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Report "crisi"   10-4-2009


Indice degli articoli

Sezione principale: crisi

LA CREAZIONE DEL VALORE ALL'OMBRA DELLA CRISI ( da "AreaPress" del 10-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: OMBRA DELLA CRISI Le soluzioni 3Com consentono di pianificare per il futuro per ottenere un vantaggio sulla concorrenza La diffusione dell?attuale crisi finanziaria nella main economy agita lo spettro di una recessione globale. La reazione delle aziende è quella di correre ai ripari per anticipare la tempesta.

babelick ha detto: ma tanto che te frega diciamolo?abbiamo già un sacco di problemi con gente che vuole sfuggire alle proprie responsabilità edilizie per star lì pensare a quello c ( da "KataWeb News" del 10-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: incontrati per decidere sulle posizioni comuni da adottare contro la crisi finanziaria, lasciando fuori la Spagna, che pure Zapatero aveva definito «l'economia più solida del mondo», addirittura il Paese sopra la media europea per reddito pro capite. Per il premier spagnolo fino a pochi mesi fa «il sorpasso dell'Italia ha fatto deprimere molto il primo ministro Berlusconi» e «in realtà,

Acer, la batteria che rinnova il pc ( da "Italia Oggi (MarketingOggi)" del 10-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: brand del gruppo che prima della crisi finanziaria ha concluso l'integrazione dei marchi acquisiti nel 2007 con Gateway che ha portato in dote Packard Bell, e e-Machines. La pioggia di nuovi modelli di computer è arrivata ieri in una spettacolare convention-show alla stazione marittima di Amsterdam, terza e ultima tappa di un tour mondiale che ha portato i vertici Acer in tre giorni,

Ascomfidi, Dolci dopo Orsatti ( da "Giornale di Brescia" del 10-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: legate alla grave crisi finanziaria ed economica e sono alle prese con una stretta creditizia delle banche. Il ruolo dei confidi come Ascomfidi, da anni presenti sul mercato, con una conoscenza approfondita delle aziende e dei vari settori merceologici, con un certo capitale accumulato, diventa sempre più importante per aiutare micro e piccole aziende che necessitano di finanziamenti.

La Lega: case Ater solo ai cittadini veneti ( da "Corriere delle Alpi" del 10-04-2009) + 1 altra fonte
Argomenti: Crisi

Abstract: in un momento di crisi finanziaria» spiega Gobbo «Con quei soldi si potranno dare incentivi fino a 30 mila euro alle giovani coppie al fine di realizzare 20 mila nuove dimore - o anche per il semplice acquisto, come sostiene Bottacin -; inoltre si potrebbe aprire un fondo per coloro che intendono investire nella manutenzione della casa,

Il Mezzogiorno reagisce meglio alla crisi finanziaria mondiale ( da "Finanza e Mercati" del 10-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Il Mezzogiorno reagisce meglio alla crisi finanziaria mondiale da Finanza&Mercati del 10-04-2009 Gli effetti recessivi della crisi finanziaria internazionale sull'economia reale non accennano ad esaurirsi, anche se in Italia qualche segnale di tenuta arriva dai dati relativi alla fiducia dei consumatori.

nuovi poveri, pioggia di offerte ( da "Mattino di Padova, Il" del 10-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: istituito a favore di quanti soffrono a causa della crisi finanziaria ed economica». Dai parroci di ogni angolo della diocesi, dai religiosi, dai fedeli, sono arrivate le offerte per i poveri. Frutto di una salda rete di solidarietà, si aggiungono allo stanziamento di 300 mila euro. Alla fine della cerimonia monsignor Doni, augurando la Buona Pasqua, ha ricordato i 5000 ramoscelli d'

Sulle ali delle polizze ( da "Milano Finanza" del 10-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: potrebbe ridare fiducia e stabilizzare un segmento che ha sofferto più di altri gli effetti della crisi finanziaria. Le compagnie infatti sono state sottoposte a enormi pressioni perché mantenessero alti gli indici di solvibilità e difendessero la solidità del capitale investito. A rating più bassi, infatti, corrispondono costi più elevati e maggiori probabilità di aumentare le perdite.

Mosse in stile Contrarian ( da "Milano Finanza" del 10-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: spiegano gli analisti di Ubs wealth management in un recente report sulla crisi finanziaria. «A novembre l'indicatore a cinque anni ha toccato il livello minimo di -0,76%. Oggi è a +0,56% quello a cinque anni e +1,42% a dieci anni. C'è margine quindi per avere guadagni su questi titoli perché tali valori sono ancora al disotto delle medie storiche che a dieci anni si attestano al 2 2,

Stiamo portando a termine uno studio che copre 15 Paesi per capire qual è la percezione ... ( da "Borsa e Finanza" del 10-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Ma è troppo presto per dire che la crisi è finita: il crollo del mercato è stato molto pesante, ci vorrà ancora un po' di tempo prima che ritorni un livello normale di fiducia. La crisi finanziaria ha esaltato due qualità dei fondi: liquidità e trasparenza. Saranno virtù sufficienti per trainare la ripresa del sistema?

Fondi a 5 stelle ( da "Borsa e Finanza" del 10-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Ma è troppo presto per dire che la crisi è finita: il crollo del mercato è stato molto pesante, ci vorrà ancora un po' di tempo prima che ritorni un livello normale di fiducia. La crisi finanziaria ha esaltato due qualità dei fondi: liquidità e trasparenza. Saranno virtù sufficienti per trainare la ripresa del sistema?

la uil: gravissima la crisi finanziaria delle nostre scuole ( da "Tirreno, Il" del 10-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Pagina 4 - Pisa La Uil: gravissima la crisi finanziaria delle nostre scuole PISA. La segreteria della Uil Scuola di Pisa lancia «un forte allarme sulla situazione di crisi in cui si dibattono le scuole, strette tra le spese necessarie per rispondere alle richieste delle famiglie e ai mancati finanziamenti».

Più veloci di Eurostoxx ( da "Borsa e Finanza" del 10-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: ultimo mese le quotazioni sono triplicate dopo che il 2008 si è chiuso con un utile netto di 49 milioni dopo perdite su investimenti per 5 miliardi. Il titolo presenta un alfa elevato (il secondo migliore dell'Eurostoxx a quota 0,846) ma le istituzioni finanziarie irlandesi rimangono nell'occhio del ciclone sia a causa della crisi finanziaria sia di quella immobiliare.

Wall Street Ingrana la Quinta ( da "Borsa e Finanza" del 10-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: La variabile critica rimane infatti la stabilizzazione del settore finanziario, mentre dati macroeconomici ancora negativi non dovrebbero disturbare più di tanto. Il punto di minimo delle Borse è probabilmente successivo alla fuoriuscita dalla fase acuta della crisi finanziaria, ma precedente al punto di minimo dell'economia reale.

quale futuro per coleman? ( da "Tirreno, Il" del 10-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: è entrata in crisi e, dall'autunno del 2007, è stata messa in liquidazione per grave crisi finanziaria e produttiva; che la Bentek S.p.A. di Firenze (gruppo Calzoni) si era dichiarata interessata all'acquisto; che al tavolo promosso dall'amministrazione provinciale si era prospettata l'ipotesi concreta di riaprire l'attività a ottobre 2008 (

conferenze su politica e economia ( da "Tirreno, Il" del 10-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: attuale crisi finanziaria, individuandone le caratteristiche differenze e analogie con la crisi del 1929. Poi il professor Giorgio Petracchi, docente di storia delle relazioni internazionali all'università di Udine, che in due conferenze ha ben inquadrato le molteplici condizioni che portarono nel 1989 alla caduta del muro di Berlino e alla fine della "

intesa sanpaolo, sì ai bonus ma dimezzati - andrea greco ( da "Repubblica, La" del 10-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: quasi metà del plafond totale � per rafforzare il patrimonio eroso dalla crisi finanziaria. Il consiglio di gestione, e quello di sorveglianza, chiamati a deliberare sui conti 2008, hanno comunque espresso «l´apprezzamento al top management, per avere significativamente rafforzato il posizionamento competitivo del gruppo».

Pratiche DI DEMOCRAZIA ( da "Manifesto, Il" del 10-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: la crisi finanziaria è un'opportunità per sbarazzarsi dell'attuale sistema politico-economico e disegnare una nuova architettura delle relazioni internazionali che sia realmente inclusiva. Per lei è anche un rischio: di recente ha scritto che, se non riusciremo ad approfittare di quest'occasione storica per dare forma a una vera democrazia globale,

La sinistra spreca la crisi Non raccoglie la sfida sulle regole e sul mercato ( da "Riformista, Il" del 10-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Per alcuni la difesa della democrazia finanziaria non deve essere messa in imbarazzo dal fatto che la terza via sia stata messa ko dallo scoppio della crisi finanziaria. Una settimana fa Giavazzi ha scritto che l'America sta lavorando sulla leva finanziaria, mentre l'Europa, più arretrata, si concentra sulla questione della fissazione delle regole.

Ap: basta con le news gratis ( da "Riformista, Il" del 10-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Con la crisi finanziaria, in Inghilterra, ad esempio, diversi editori hanno dovuto licenziare blocchi di giornalisti, mentre i giornali locali hanno registrato un crollo di pubblicità. E negli Usa va ancora peggio. Il gruppo Tribune, di Chicago Tribune e Los Angeles Times, ha già dichiarato bancarotta.

Crisi 2009, il Sud crolla meno del Nord ( da "Corriere del Mezzogiorno" del 10-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Banche Imprese del 1Ú trimestre Crisi 2009, il Sud crolla meno del Nord BARI «Gli effetti recessivi della crisi finanziaria internazionale sull'economia reale non accennano a esaurirsi. Soprattutto nelle regioni del Nord e del Centro mentre dopo il crollo registrato nell'ultimo trimestre 2008, nel Mezzogiorno la diminuzione è meno sostenuta di quella registrata nel resto del Paese»

Se la Cina chiamasse Obama ( da "Sole 24 Ore, Il" del 10-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: epoca della crisi finanziaria asiatica del 1997-98. Nulla di tutto questo può essere cambiato repentinamente, insiste il Governatore: «Anche se gli Stati Uniti non possono sostenere uno schema di crescita basato su consumi elevati e risparmi ridotti, non è proprio questo il momento adatto per aumentare il loro tasso di risparmio».

Manovra record per Tokyo ( da "Sole 24 Ore, Il" del 10-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: I mercati finanziari hanno reagito in modo ambivalente alle anticipazioni sulla maximanovra. La Borsa ha guadagnato il 3,7%, spronata anche da un recupero a sorpresa degli ordini di macchinari industriali (+1,4% a febbraio su gennaio) e dalla decisione di istituire un nuovo ente pubblico per l'acquisto diretto di azioni.

Quei segnali deboli tra carta e lamiera ( da "Sole 24 Ore, Il" del 10-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: guardare al dipanarsi di questa matassa imbrogliata è quello di seguire il ruolo della carta e della lamiera, della parte finanziaria e della parte reale dell'economia. Questa crisi è iniziata come crisi della carta, di un'economia finanziaria che giocava con strumenti nuovi e insicuri, fino a che questi giocattoli non gli sono scoppiati in faccia (è successo altre volte nella storia).

MILANO - Italia: la realtà è migliore di quanto si pensi . E... ( da "Messaggero, Il" del 10-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: della macroeconomia del paese e della sua stabilità finanziaria». Sono «tra le meno indebitate dell'Eurozona - solo il 20% ha un debito di qualche natura - e le loro finanze hanno dato prova di gran robustezza» davanti alla crisi. Quanto al nostro sistema finanziario, è vero, dice Goldman Sachs «che le banche italiane sono esposte verso l'est Europa, soprattutto Intesa e Unicredit»

Nazionalizzazioni a Berlino Parte l'offerta di Stato su Hypo ( da "Corriere della Sera" del 10-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Due diversi epiloghi ad altrettanti casi di crisi finanziaria. Quella più grave riguarda senza dubbio la tedesca Hypo Real Estate, istituto di credito specializzato nei mutui immobiliari. Non sono bastate le garanzie statali per 102 miliardi di euro già ottenute: ora il Governo tedesco ha deciso di lanciare un'offerta pubblica di acquisto su Hypo Re.

Camfin verso l'aumento, corre il titolo ( da "Corriere della Sera" del 10-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Economia Mercati Finanziari data: 10/04/2009 - pag: 37 Il caso a Milano/1 Camfin verso l'aumento, corre il titolo (g.fer.) Camfin si appresta ad aumentare il capitale? L'indiscrezione, che ha fatto correre il titolo a Piazza Affari (ha chiuso con un prezzo di riferimento di 0,24 euro, in crescita del 3% rispetto alla vigilia) è stata parzialmente confermata dalla società,

McDonald's in Francia si affida a Autogrill ( da "Corriere della Sera" del 10-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Economia Mercati Finanziari data: 10/04/2009 - pag: 37 Il caso a Milano/2 McDonald's in Francia si affida a Autogrill (g.fer.) I fast food della McDonald's entrano nelle aree di servizio gestite da Autogrill sulle autostrade francesi. Un accordo di partnership esclusiva è stato infatti siglato ieri dalle due società e Piazza Affari ha immediatamente premiato l'

Caisse des Dépôts, primo rosso della storia ( da "Sole 24 Ore, Il" del 10-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: di crisi finanziaria, la CdC ha registrato la prima perdita della sua storia. Non ci sono asset tossici o buchi derivanti da contropartite finanziarie con Lehman Brothers, nulla di tutto questo. C'è solo un impegno senza precedenti al fianco dello Stato nel ruolo di pompiere anti-crisi e delle minusvalenze derivanti dal crollo dei mercati azionari:

Indici ancora su, vola StM ( da "Corriere della Sera" del 10-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Economia Mercati Finanziari data: 10/04/2009 - pag: 37 La Giornata in Borsa Indici ancora su, vola StM di Giacomo Ferrari Pirelli Real Estate All'indomani del riassetto di vertice Pirelli Real Estate guadagna l'11,45% Alla vigilia del lungo ponte pasquale (la Borsa resterà chiusa da oggi a lunedì compreso) i rialzi continuano a dominare la scena.

Via Crucis sul ponte Calatrava ( da "Resto del Carlino, Il (R. Emilia)" del 10-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: 12 Via Crucis sul ponte Calatrava «emblema di modernità» di GIUSEPPE ADRIANO ROSSI LA CRISI finanziaria ed economica è stata il leit motiv dell'omelia che il Vescovo Adriano ha pronunciato ieri mattina in Cattedrale durante la Messa crismale, concelebrata dai vescovi Lorenzo Ghizzoni e Paolo Gibertini e da tantissimi sacerdoti diocesani.

Piccoli azionisti, vertice sulla crisi finanziaria ( da "Resto del Carlino, Il (Ferrara)" del 10-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: vertice sulla crisi finanziaria CENTO IN CITTA' DA TUTTA ITALIA CENTO capitale dei piccoli azionisti, almeno per un giorno. Venerdì 24 aprile, infatti, convergeranno sulla città del Guercino svariate decine di rappresentanti delle associazioni che raggruppano i piccoli soci, i soci di minoranza, delle grandi società quotate (soprattutto banche)

Acer, la batteria che rinnova il pc ( da "Italia Oggi" del 10-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: brand del gruppo che prima della crisi finanziaria ha concluso l'integrazione dei marchi acquisiti nel 2007 con Gateway che ha portato in dote Packard Bell, e e-Machines. La pioggia di nuovi modelli di computer è arrivata ieri in una spettacolare convention-show alla stazione marittima di Amsterdam, terza e ultima tappa di un tour mondiale che ha portato i vertici Acer in tre giorni,

Ias 39 in stand-by fino al 22 aprile ( da "Italia Oggi" del 10-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: obiettivo di congelare le perdite conseguenti all'esplosione della crisi finanziaria. Da quel momento i due standard setter avevano rafforzato i progetti di convergenza fra Ifrs e Us Gaap tanto da ipotizzare, fatto davvero storico, la redazione di un principio contabile comune in grado di pensionare proprio lo Ias 39 e lo Sfas 133.

Per "Repubblica" l'immigrazione clandestina è peccato veniale. ( da "Giornale.it, Il" del 10-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: che nella crisi finanziaria inizia a vedere una grande opportunità: quella di creare un mondo migliore. Secondo Thurman "è un bene che la coscienza collettiva degli americani si sia risvegliata. Urlano un poco? Se la gente smette di dare ascolto a certe élite e costringe chi ha provocato questo disastro a prendersi le proprie responsabilità questo può essere positivo»

la lega: case ater solo ai cittadini veneti ( da "Mattino di Padova, Il" del 10-04-2009) + 1 altra fonte
Argomenti: Crisi

Abstract: in un momento di crisi finanziaria» spiega Gobbo «Con quei soldi si potranno dare incentivi fino a 30 mila euro alle giovani coppie al fine di realizzare 20 mila nuove dimore - o anche per il semplice acquisto, come sostiene Bottacin -; inoltre si potrebbe aprire un fondo per coloro che intendono investire nella manutenzione della casa,

bazar di arti magiche ( da "Stile.it" del 10-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: a questo singolare store sono stati anche coloro che auspicavano la fine della crisi finanziaria? certo, gli Stati Uniti sono stati colpiti per primi dal tracollo finanziario, ma arrivare a pensare che una pozione possa risolvere le incertezze del mondo, è davvero illogico! Cosa non si fa per credere che i mali della vita possano essere scacciati con un colpo di bacchetta magica.

Hypo Real Estate L'Opa di Berlino ( da "Stampa, La" del 10-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: l'istituto di credito immobiliare diventato in Germania il simbolo della crisi finanziaria. Se governo e banche private non le avessero messo a disposizione aiuti e garanzie per 102 miliardi, oggi Hypo Real Estate non esisterebbe più. Uno scenario dagli effetti catastrofici per l'intero sistema finanziario tedesco.

POTENZA, "L'EUROPA INDISPENSABILE" IL LIBRO DI PITTELLA ( da "Basilicanet.it" del 10-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: La grave crisi finanziaria, economica e sociale che ha investito gli Stati Uniti e ha contagiato il resto del mondo dimostra l'indispensabilità dell'Europa. Dell'Unione europea, un'organizzazione istituzionale, economica e - non ancora abbastanza - politica, che oltre sessantenni fa grandi uomini avevano già immaginato.

BERLUSCONI TRASFORMA LA TRAGEDIA IN VANTAGGIO POLITICO - COREA DEL NORD: LA RICOMPARSA DI KIM JONG-IL - L'IRAN INAUGURA UNA FABBRICA PER IL COMBUSTIBILE NUCLEARE USA: SEGNI DI RI ( da "Dagospia.com" del 10-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: In primo piano la vicenda dei sequestri dei manager delle aziende in crisi, divenuti sempre più frequenti nelle ultime settimane. Il quotidiano dà la parola ai dirigenti delle aziende che devono far fronte all'inasprimento della lotta sindacale dei lavoratori sempre più esasperati dalla crisi finanziaria internazionale.

Il mercato: supereranno gli stress test ">Banche,Geithner a rapporto da Obama Il mercato: supereranno gli stress test pag.1 ( da "Affari Italiani (Online)" del 10-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: in questo caso si tratta di un aumento provocato da una situazione complessiva in cui le aziende non trovano altre forme di finanziamento a causa della crisi finanziaria di derivazione internazionale. Intanto oggi in serata saranno resi noti i dettagli della nuova manovra di rilancio dell`economia da oltre 150 miliardi di dollari voluta dal premier Taro Aso. < < pagina precedente

CINA/ DOPO SCANDALO, AZIENDE LATTE CHIEDONO AIUTO AL GOVERNO ( da "Wall Street Italia" del 10-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: ha affermato che il persistere delle paure legate allo scandalo, la concorrenza dei marchi stranieri e la crisi finanziaria, hanno obbligato l'associazione a chiedere aiuti finanziari al governo. L'appello chiede al governo di acquistare un terzo del latte in polvere in eccesso e donarlo alle persone colpite da disastri naturali e ai bimbi negli orfanotrofi.

KAZAKISTAN/ PRESIDENTE: NON CHIEDEREMO PRESTITI AL FMI ( da "Wall Street Italia" del 10-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: la grave crisi finanziaria, non intende chiedere aiuto al Fondo monetario internazionale (Fmi) o alla Banca mondiale. L'ha detto oggi il presidente Nursultan Nazarbaev, secondo l'agenzia di stampa Kazakhstan Today. Il paese centro-asiatico "non ha richiesto prestiti: né al Fondo monetario né alla Banca mondiale: per risolvere i problemi continueremo a lavorare in questa direzione"

La crisi non frena gli investimenti ( da "Denaro, Il" del 10-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: crisi non frena gli investimenti Export: nel 2008 più 20%. Partenariato strategico con la Banca Mondiale La Tunisia, in questo periodo di crisi finanziaria mondiale, avrà certamente dei contraccolpi congiunturali, ma le recenti misure adottate dal presidente Ben Ali in favore delle imprese più esposte mostrano in maniera eloquente le capacità di adattamento del paese e le sue capacità

Cooperazione avviata con il governo brasiliano ( da "Denaro, Il" del 10-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: crisi finanziaria e Lula da Silva ha chiesto una "riforma urgente" delle istituzioni finanziarie internazionali. "I progressi che i nostri Paesi hanno fatto sono a rischio. La crisi finanziaria globale può colpire i Paesi in via di sviluppo in modo particolarmente duro - ha detto il presidente - L'attuale crisi ci dimostra che le istituzioni finanziarie internazionali hanno bisogno,

Chrysler: stallo fra Tesoro e banche - A Buffett uno schiaffo dalla sua Moody's - BUSINESS WEEK SCOPRE L'ENI DI SCARONI - BERNABE' (TELECOM): "PER AFFRONTARE PROSSIMI ANNI GUARDARE ( da "Dagospia.com" del 10-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: tratta di un aumento provocato da una situazione complessiva in cui le aziende non trovano altre forme di finanziamento a causa della crisi finanziaria di derivazione internazionale. Intanto oggi in serata saranno resi noti i dettagli della nuova manovra di rilancio dell`economia da oltre 150 miliardi di dollari voluta dal premier Taro Aso. 2 - Gm- Chrysler, 7mln ad advisor Usa.

BARCOLLO MA NON MOLLO INTESA SAN PAOLO DIMEZZA I BONUS MA LI MANTIENE: 5.5 MLN PER GLI ALTI DIRIGENTI DI CUI 750MILA PER PASSERA e 625MILA PER MICHELI - utile netto 2008 a ( da "Dagospia.com" del 10-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: quasi metà del plafond totale - per rafforzare il patrimonio eroso dalla crisi finanziaria. Il consiglio di gestione, e quello di sorveglianza, chiamati a deliberare sui conti 2008, hanno comunque espresso «l´apprezzamento al top management, per avere significativamente rafforzato il posizionamento competitivo del gruppo».

Cina/ Dopo scandalo, aziende latte chiedono aiuto al governo ( da "Virgilio Notizie" del 10-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: ha affermato che il persistere delle paure legate allo scandalo, la concorrenza dei marchi stranieri e la crisi finanziaria, hanno obbligato l'associazione a chiedere aiuti finanziari al governo. L'appello chiede al governo di acquistare un terzo del latte in polvere in eccesso e donarlo alle persone colpite da disastri naturali e ai bimbi negli orfanotrofi.

In riva al lago si rafforza la sinergia tra hockey e turismo ( da "Gazzettino, Il (Belluno)" del 10-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: gli albergatori si sono fatti promotori di un'importante iniziativa, ovvero convincere con maggiore decisione il turista a frequentare il palazzo del ghiaccio. Anziché rimanere nei bar e nelle hall delle strutture ricettive, come accaduto in questi ultimi anni quando la crisi finanziaria era una parola sconosciuta ai più».

Fra gli irriducibili c'è Scaglia Il presidente deve pagare per i suoi errori ( da "Gazzettino, Il (Treviso)" del 10-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: con la società già in crisi finanziaria, ha fatto firmare quattro nuovi giocatori con la sola conseguenza di lasciare fuori rosa altri quattro che di fatto continua a pagare. Non sarebbe stato preferibile puntare sui giovani del vivaio che avrebbero permesso di abbassare i costi e nello stesso tempo di mettersi in vetrina con buone prospettive di vendita a giugno?

Valle Telesina: Taburno: Vitulano si candida come sede ( da "Sannio Online, Il" del 10-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: sostenibili in un momento di forte crisi finanziaria e di sfiducia nella politica. Alla opportunità politica della ubicazione della sede in un immobile di sua proprietà si aggiunge per la comunità montana la doverosità di tale opzione in un?ottica di correttezza amministrativa e di autoresponsabilità rispetto a scelte passate che hanno pesantemente inciso sul territorio di questo comune.

OLIMPIADI: A LONDRA PER SALVARE VILLAGGIO SI PUNTA SU BEI ( da "KataWebFinanza" del 10-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: dopo che la crisi finanziaria ha mandato in fumo le iniziative degli investitori provati. A scriverlo e' il "Guardian", secondo il quale la Bei, la Banca europea per gli Investimenti, ha gia' detto si' a una richiesta di prestiti per 225 milioni di sterline, mentre il governo britannico dovra' contribuire, direttamente o indirettamente,

Bankitalia: prosegue la recessione, ma ci sono segnali di rallentamento ( da "Rai News 24" del 10-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: gli effetti della crisi finanziaria sull'economia si stanno manifestando con virulenza". Anche qui tuttavia "alcuni dati più recenti la cui significatività e tenuta andranno valutate nelle prossime settimane, suggeriscono un possibile rallentamento della caduta produttiva negli Stati Uniti, in particolare con riferimento al mercato immobiliare e ai consumi"

Bankitalia: crisi virulenta, ma negli Usa si scorgono primi segnali positivi ( da "BlueTG online" del 10-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: crisi virulenta, ma negli Usa si scorgono primi segnali positivi 10-04-2009 17:03 - Gli effetti della crisi finanziaria mondiale sull'economia reale "si stanno manifestando con virulenza". La forte riduzione del valore della ricchezza, il rallentamento del credito, la contrazione della fiducia dei consumatori e delle imprese "

Bid, il 14 aprile a Washington conferenza donatori per Haiti ( da "Velino.it, Il" del 10-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: dura fase di recessione economica che lo scorso anno fu causa di una serie di disturbi interni, con scontri anche mortali, e a un avvicendamento nella guida del governo. A inizio anno il presidente della Repubblica René Preval ha pronosticato un peggioramento della situazione economica, come inevitabile conseguenza della crisi finanziaria internazionale. (red/fae) 10 apr 2009 10:13

Rallenta il turismo internazionale in Repubblica Dominicana ( da "TTG Italia Online" del 10-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Il principale motivo della frenata è da imputarsi alla crisi finanziaria in atto negli Stati Uniti, che ha portato ad un calo di arrivi turistici del 6,5% a febbraio 2009 rispetto allo stesso mese del 2008. In diminuzione anche le visite dei dominicani che vivono all'estero, che hanno fatto registrare una diminuzione di 6,5 punti percentuali window.

Olimpiadi di Londra: prestito della Bei per finanziare i progetti ( da "TTG Italia Online" del 10-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: dopo che la crisi finanziaria ha mandato in fumo le iniziative degli investitori provati. A scriverlo è il Guardian, secondo il quale la Bei, la Banca europea per gli Investimenti, ha già detto sì a una richiesta di prestiti per 225 milioni di sterline, mentre il governo britannico dovrà contribuire, direttamente o indirettamente,

Bankitalia: ( da "Corriere.it" del 10-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: La crisi finanziaria, si legge nel documento, «si ripercuote sull'economia mondiale generando, attraverso il calo della ricchezza e della disponibilità di credito e il deterioramento del clima di fiducia di consumatori e imprese, una contrazione del prodotto nelle economie avanzatè».

Olimpiadi: A Londra per salvare Villaggio si punta su Bei ( da "KataWeb News" del 10-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: dopo che la crisi finanziaria ha mandato in fumo le iniziative degli investitori provati. A scriverlo è il "Guardian", secondo il quale la Bei, la Banca europea per gli Investimenti, ha già detto sì a una richiesta di prestiti per 225 milioni di sterline, mentre il governo britannico dovrà contribuire, direttamente o indirettamente,

## Asean/ Crisi economica dominerà vertice in Thailandia ( da "Virgilio Notizie" del 10-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: dopo la crisi finanziaria del 1997/98- si legge nel rapporto- ma la regione si trova oggi in una migliore posizione per far fronte alla crisi attuale". Secondo Jong-Wha Lee, capo economista presso la Banca, "nel breve termine le previsioni per la regione sono tetre, poiché l'impatto della seria recessione nelle economie industrializzate si sta trasmettendo alle economie emergenti"

## ASEAN/ CRISI ECONOMICA DOMINERÀ VERTICE IN THAILANDIA ( da "Wall Street Italia" del 10-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: dopo la crisi finanziaria del 1997/98- si legge nel rapporto- ma la regione si trova oggi in una migliore posizione per far fronte alla crisi attuale". Secondo Jong-Wha Lee, capo economista presso la Banca, "nel breve termine le previsioni per la regione sono tetre, poiché l'impatto della seria recessione nelle economie industrializzate si sta trasmettendo alle economie emergenti"

BANKITALIA/ CRISI VIRULENTA, MA SEGNALI RALLENTAMENTO RECESSIONE ( da "Wall Street Italia" del 10-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Bankitalia/ Crisi virulenta, ma segnali rallentamento recessione di Apcom Non si prefigura arresto caduta produttiva -->Roma, 10 apr. (Apcom) - Gli effetti della crisi finanziaria mondiale sull'economia reale si stanno manifestando con "virulenza", ma s'intravedono alcuni segnali di "allentamento" della forza della recessione.

Bankitalia: "Pil cala, ma la recessione rallenta" ( da "Giornale.it, Il" del 10-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: La situazione italiana si inserisce in un quadro globale dove "gli effetti della crisi finanziaria sull?economia si stanno manifestando con virulenza". Anche qui tuttavia "alcuni dati più recenti - scrive la Banca d?Italia - la cui significatività e tenuta andranno valutate nelle prossime settimane, suggeriscono un possibile rallentamento della caduta produttiva negli Stati Uniti,

Bankitalia: dalla crisi economica effetti virulenti ma si vedono i primi segnali di miglioramento ( da "Soldionline" del 10-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Gli effetti della crisi finanziaria mondiale sull'economia reale si stanno manifestando con virulenza''. Bankitalia, nel bollettino economico, sottolinea che ''la forte riduzione del valore della ricchezza, il rallentamento del credito, la contrazione della fiducia dei consumatori e delle imprese frenano la domanda e la produzione nelle economie avanzate,

Faenza: Giampiero Zama nuovo presidente di Cna ( da "RomagnaOggi.it" del 10-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: La crisi è preoccupante - ha detto - per l'intrecciarsi della crisi finanziaria con quella di alcuni ambiti produttivi, esistono tuttavia settori che investono e sviluppano nuove iniziative". "Come banca locale - ha continuato - siamo nati per dare sostegno e accesso al credito per le piccole imprese e vogliamo confermare il nostro impegno in tal senso"


Articoli

LA CREAZIONE DEL VALORE ALL'OMBRA DELLA CRISI (sezione: crisi)

( da "AreaPress" del 10-04-2009)

Argomenti: Crisi

pubblicato il 10/04/2009 - Lingua: ITALIANO A cura di: Comunica con Simonetta - Tratto da: 3Com Corporation LA CREAZIONE DEL VALORE ALL’OMBRA DELLA CRISI Le soluzioni 3Com consentono di pianificare per il futuro per ottenere un vantaggio sulla concorrenza La diffusione dell’attuale crisi finanziaria nella main economy agita lo spettro di una recessione globale. La reazione delle aziende è quella di correre ai ripari per anticipare la tempesta. A volte, però, le reazioni automatiche non rappresentano la soluzione migliore. Le aziende che hanno risposto alle precedenti recessioni con un taglio degli investimenti e una riduzione del personale, si sono ritrovate a non essere più in grado di rispondere alla ripresa economica. 3Com, società leader a livello mondiale nella fornitura di soluzioni di networking, è convinta che soltanto le imprese più coraggiose potranno trarre vantaggio da una fase di stasi congiunturale che permetta loro di investire, riattrezzare e riorganizzare per emergere più forti in un futuro. Ad ottobre, Gartner - società di ricerca e analisi nel settore Ict - ha asserito che, nonostante la riduzione nella crescita globale dei consumi, una recessione nella spesa IT è improbabile, ribadendo che il settore è rimasto fondamentalmente forte. “Si potrebbe sostenere che ritardare gli investimenti in IT e networking fino a una ripresa sia la mossa più logica in questa fase di incertezza, ma le imprese potrebbero – e dovrebbero – vedere questo periodo come un’opportunità” – afferma Edoardo Accenti, Sales Manager 3Com Italia. Collegare la catena di valore L’infrastruttura di rete rappresenta oggi il sistema nervoso centrale per le imprese. Molto è cambiato nel corso dello scorso decennio. Il network aziendale oggi connette non solo il suo software e hardware, ma anche il suo “heartware” – impiegati, clienti, partner, distributori, stakeholder. In tal modo, il network diventa la catena di valore propria dell’azienda. Creazione del valore del network “Concepire l’infrastruttura di rete come il sistema nervoso centrale dell’azienda può creare un nuovo paradigma: il network non è più un costo, ma un cruciale creatore di valore” – spiega Accenti. Le aziende stanno scoprendo i vantaggi economici di far convergere i loro vari sistemi di comunicazione in una singola infrastruttura di rete. Stanno schierando telefonia e video IP nei loro network, risparmiando così i costi di mantenimento per due infrastrutture di network separate. Altri stanno schierando video su IP come spina dorsale per i loro sistemi di sorveglianza di sicurezza. “Un network, molti servizi” è diventato il nuovo leit motiv. La razionalizzazione delle licenze, ossia assicurare che il cliente paghi solo ciò che usa, è una mossa altrettanto saggia quanto consolidare le applicazioni su un numero ridotto di piattaforme, vale a dire più applicazioni simili che girano su una singola piattaforma server, anziché su server indipendenti con un’applicazione su ognuno di questi. Esiste anche una tendenza crescente dei produttori a realizzare prodotti di networking più “ecocompatibili”. David Law di 3Com è Presidente dell’IEEE 802.3 Ethernet Working Group, attualmente impegnato nella definizione di uno standard di interoperabilità che consenta ad ambedue le terminazioni di un link di modificare in maniera dinamica l’ampiezza del link stesso in funzione del traffico. Il sistema definito Rapid PHY Selection (RPS) ha lo scopo di ridurre l'ampiezza del link nel momento in cui questo non viene utilizzato completamente. Si stima che solo negli Stati Uniti si potrebbero risparmiare 5 TWh di energia all’anno grazie all’adozione universale del sistema RPS. Per ridurre i consumi energetici della rete, inoltre, i responsabili IT dovrebbero sfruttare le nuove tecnologie al silicone a ridotto consumo energetico, e una maggiore densità delle porte nei dispositivi di switching. Sostituendo due switch a 24 porte con uno a 48 porte, per esempio, si possono ottenere risparmi significativi sui costi di esercizio e, nello stesso tempo, prestazioni migliori. Un altro ambito importante in cui poter ridurre i costi è rappresentato dal consolidamento di applicazioni per l’accelerazione WAN, la sicurezza, ecc. nella rete, anziché su appliance autonome. Una gamma ricca e diversificata di applicazioni e servizi può essere gestita senza soluzione di continuità all’interno dell’infrastruttura di rete. Attraverso la stretta integrazione di applicazioni e servizi all’interno dell’infrastruttura di rete, per esempio, la tecnologia OSN di 3Com offre flessibilità, visibilità e controllo impareggiabili del traffico di rete e delle prestazioni applicative, generando nello stesso tempo un risparmio sui costi. Oltre il risparmio dei costi Tempi incerti come questi invitano a una riesamina critica del portafoglio di investimenti. Gli investimenti in IT non saranno esclusi. Ma ridurre i costi, non può tradursi semplicemente in una riduzione dei costi o nell’acquisizione di alternative più economiche. Ad esempio, le aziende possono risparmiare trasformando il proprio network in uno più grande e ridondante. Acquisendo switch addizionali con lo stesso budget, è possibile creare un network ridondante e assicurare operazioni ininterrotte per le attività aziendali. Un altro importante aspetto degli investimenti in IT è la protezione a lungo termine degli investimenti, che spesso sono relativi alle questioni di sistemi aperti e standard. La maggior parte delle soluzioni per network oggi sono aperte, ma si può sostenere che alcune sono più aperte di altre. Un’infrastruttura di rete che crea problemi di interoperatività non può essere considerata aperta e non rappresenta un investimento totalmente protetto. Un’architettura di rete totalmente aperta deve consentire e supportare soluzioni di terze parti, così come lo sviluppo di sistemi aperti plug-in. La protezione dell’investimento deve anche includere infrastrutture del network a prova di futuro per supportare servizi nuovi ed emergenti. Di nuovo, il pieno supporto degli standard industriali, così come il coinvolgimento attivo del cliente nello sviluppo di questi standard, sarà cruciale per proteggere gli investimenti a lungo termine. Informazioni su 3Com Corporation 3Com Corporation (NASDAQ:COMS) è una società leader a livello mondiale nella fornitura di soluzioni di networking per reti voce e dati sicure e convergenti per aziende di tutte le dimensioni. 3Com offre una vasta gamma di prodotti innovativi, supportati da un eccezionale servizio di vendita, assistenza e supporto che si distingue apportando valore aggiunto ai propri clienti. Grazie alla divisione TippingPoint, 3Com è annoverata come società leader nella fornitura di sistemi network-based di prevenzione delle intrusioni, in grado di garantire una protezione completa per le applicazioni, l’infrastruttura e le prestazioni. 3Com è proprietaria di H3C Technologies Co., Limited (H3C), fornitore di prodotti per l’ infrastruttura di rete con sede in Cina. H3C sviluppa e produce soluzioni innovative ed è ben radicata in uno dei mercati più dinamici del mondo. Per ulteriori informazioni, visitare il sito Web all’indirizzo www.3com.it o la sezione Ufficio Stampa www.3com.it/pressbox. Per Informazioni: Comunica con Simonetta Simonetta Palmieri palmieri@comunicaconsimonetta.it Tel 02 36515574 www.comunicaconsimonetta.it

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babelick ha detto: ma tanto che te frega diciamolo?abbiamo già un sacco di problemi con gente che vuole sfuggire alle proprie responsabilità edilizie per star lì pensare a quello c (sezione: crisi)

( da "KataWeb News" del 10-04-2009)

Argomenti: Crisi

senza il mattone.. Spagnoli ci avete scocciato: pensate ai vostri guai 28 marzo 2009 alle 14:15 — Autore: babelick — 97 commenti Gentile ambasciatore Terracciano, complimenti e sentiti ringraziamenti. Ci ha vendicati. La lettera che ha inviato al quotidiano El Pais, nella sua veste di capo della rappresentanza italiana presso il governo spagnolo, non sembra neanche scritta da un diplomatico di carriera; meglio, è opera di un diplomatico di razza rara, tanto è chiara, asciutta, ferma, e, lo faccia dire a me, sacrosantamente scocciata. Quel giornale così faziosamente filo Zapatero, praticamente un organo di partito, anche di quello Democratico italiano del quale corre in premuroso e regolare soccorso, la deve smettere di denigrare il governo e il Paese. Non c'entra niente qui la libertà di stampa; come lei sottolinea, il tentativo di demolire l'immagine dell'Italia tra gli spagnoli risponde invece a un disegno di servitù politica che nessun organo di stampa italiano si sognerebbe di progettare, piaccia o no il governo di José Luis Zapatero, per gli intimi Bambi. Succede che gli equilibri politici europei siano cambiati, che un asse Sarkozy-Merkel-Berlusconi minacci il ruolo della Spagna e le sue numerose, troppe, poltrone, ben sei super incarichi istituzionali europei. Succede che le cose non vadano più bene per l'economia, crollata miseramente dopo il boom edilizio e tante rivendicazioni di tronfio primato; che la politica estera sia un disastro, e il presidente Barack Obama nella nuova versione militare contro Bin Laden non si sia rivelato l'amico che ingenuamente la sinistra in Europa aveva immaginato; che il federalismo morda le calcagna a Madrid, visto l'apporto determinante del partito catalano alla rielezione dei socialisti. Il governo è nervoso e la butta sugli attacchi ad altri Stati, il Pais pubblica fedele, se serve, anticipa. Così l'Italia è descritta come dominio di un tiranno nello stile delle dittature latino americane, Pinochet naturalmente, non Hugo Chavez, il presidente del Consiglio eletto ha bisogno dello psichiatra, qui si praticano tortura e politiche razziste. Ha fatto bene, ambasciatore, a dire basta, anche perché c'è davvero poco, scansato il fango delle calunnie, di cui vantarsi in casa Zapatero. Al mini-summit europeo del 4 ottobre del 2008 i capi di Stato di Berlino, Roma, Parigi e Londra, si sono incontrati per decidere sulle posizioni comuni da adottare contro la crisi finanziaria, lasciando fuori la Spagna, che pure Zapatero aveva definito «l'economia più solida del mondo», addirittura il Paese sopra la media europea per reddito pro capite. Per il premier spagnolo fino a pochi mesi fa «il sorpasso dell'Italia ha fatto deprimere molto il primo ministro Berlusconi» e «in realtà, il mio obiettivo è quello di superare la Francia, anche se l'amico Sarkozy non vuole neanche sentirselo dire». Subito dopo la crisi internazionale ha svelato il bluff dell'economia spagnola. La recessione ha gettato anche la Spagna in una crisi profonda: crescita dell'1,4% nel 2008, e non del 3,5% come annunciato dal governo. Un dato che riporta il Paese agli stessi risultati del 1993. Il boom economico era stato gonfiato dagli aiuti europei allo sviluppo, investiti quasi esclusivamente nell'edilizia, un settore in forte perdita già dai primi mesi dell'anno, cioè prima della crisi internazionale. La crisi ha messo a nudo le bugie sulla politica di sicurezza e immigrazione, a lungo mantenute, anche se sulle zattere dei clandestini l'ordine è sempre stato di sparare. Nei giorni scorsi 200 organizzazioni hanno presentato alla Procura generale dello Stato una denuncia contro il ministero dell'Interno, accusando la polizia di «arresti mirati», «retate» e «controlli d'identità di massa», insomma di eseguire gli ordini per l'arresto di una «quota» minima mensile di immigrati per ciascun distretto. Gli immigrati sono saliti da mezzo milione a 5,2 milioni nel 2008, su una popolazione totale per la Spagna di 46 milioni di persone. Con una disoccupazione giunta ormai al 14%, il governo ha cambiato ufficialmente politica. La «Ley de Extranjeria» presentata a dicembre prevede severe misure restrittive: oltre all'aumento da 40 a 60 giorni del termine massimo per detenere migranti nei Centri di permanenza temporanea, per facilitare identificazioni e rimpatri coatti, il progetto prevede di interrompere i ricongiungimenti familiari. Prevede anche sanzioni fino a 10.000 euro per chi «promuove la permanenza irregolare in Spagna di uno straniero», un'«infrazione grave» perché «lo straniero dipende economicamente da chi compie l'infrazione e questa ne prolunga il soggiorno autorizzato al di là del periodo legalmente previsto». La Comision Espanola de Ayuda al Refugiado (Cear), ha protestato perché così facendo il governo «cerca di farsi complici le persone che alloggiano» gli immigrati, e si appresta a «convertire i cittadini in poliziotti». Ci sarebbe da analizzare anche il ruolo inquietante di un giudice star come Baltazar Garzon, che somigli all'Antonio Di Pietro dei tempi che furono, grande amico di Zapatero e compagno di caccia di altri ministri socialisti, ma anche evasore fiscale conclamato. Garzon negli ultimi anni ha incriminato chiunque, dai dittatori latino americani agli statisti europei, fino a personaggi dell'epoca di Francisco Franco, tutti defunti. Colleziona una gaffe dopo l'altra, eppure imperversa. Pure la battaglia contro la Chiesa cattolica, nella sua forma infantile ed estremista, è la pratica opposta a quella che si converrebbe a un premier laico che governa un Paese dove ci sono cattolici numerosi, un milione e mezzo solo fra i suoi elettori. La gaffe del ritiro dal Kosovo, comunicato in loco dal ministro della Difesa, Carmen Chacon, contro il parere e all'insaputa del collega degli Esteri, Moratinos, e di tutti i governi dell'Unione europea e della Nato, è la chicca di qualche giorno fa. Il presunto amico, il presidente Obama, è infuriato e non ha accettato i goffi tentativi di Madrid di rimediare. Peggio di così!

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Acer, la batteria che rinnova il pc (sezione: crisi)

( da "Italia Oggi (MarketingOggi)" del 10-04-2009)

Argomenti: Crisi

ItaliaOggi Numero 085  pag. 17 del 10/4/2009 | Indietro Acer, la batteria che rinnova il pc MARKETING OGGI Di da Amsterdam Simonetta Scarane Ad Amsterdam la convention del gruppo. Cambia veste anche il marchio Packard Bell Doppia durata, 10 ore. Lanci: nuovo impulso per i portatili Una batteria di lunga vita firmata Acer rivoluziona il mercato dei computer portatili. In tempi di crisi come questi il gruppo Acer, terzo produttore mondiale di computer, guidato da Gianfranco Lanci, investe sull'innovazione e la creatività, e moltiplica i prodotti dai pc agli smartphone, agli all-in-one, in vista dell'arrivo della Iptv (la tv su protocollo Internet) per soddisfare tutti i segmenti di mercato e di target. E ha ridefinito l'identità del marchio Packard Bell in versione fashion victim. Saranno 3 miliardi di persone connesse a breve, secondo Lanci, e Acer intensifica la strategia del multiprodotto frutto del lavoro della multibrand strategy che ha occupato il gruppo di Taiwan per oltre un anno. Il risultato si traduce in una valanga di novità per tutti i brand del gruppo che prima della crisi finanziaria ha concluso l'integrazione dei marchi acquisiti nel 2007 con Gateway che ha portato in dote Packard Bell, e e-Machines. La pioggia di nuovi modelli di computer è arrivata ieri in una spettacolare convention-show alla stazione marittima di Amsterdam, terza e ultima tappa di un tour mondiale che ha portato i vertici Acer in tre giorni, a raffica, prima negli Usa, a New York martedì, poi in Cina, a Pechino mercoledì, e ieri in Olanda per il lancio mondiale dei nuovi prodotti. In testa alle molteplici novità c'è quella che riguarda la durata delle batterie per i computer portatili che la ricerca Acer è riuscita a raddoppiare arrivando a portarla a un'autonomia di circa dieci ore. Frutto della ricerca spinta del gruppo, che in questo campo diventa un precursore. Il raddoppio della durata della batteria per i portatili si annuncia come «una rivoluzione nell'industria del mobile computing», ha sottolineato Lanci, «e segna una svolta epocale destinata a imprimere un nuovo impulso allo sviluppo del mercato dei portatili, per i quali abbiamo stimato uno spazio di crescita intorno al 35% come unità vendute nel mercato globale». Acer ha archiviato il 2008 con un fatturato di12,8 miliardi di euro. E aggiunge Gianpiero Morbello, vice president marketing & brand di Acer Group, «la nostra visione del mercato per il secondo trimestre 2009, ci vede in calo di vendite per il desktop tra il 5 e il 10%, in unità vendute, non come valore, meno della metà della media di mercato che si aggirerà intorno al -20%. In totale stimiamo che l'aumento delle vendite, calcolando anche i portatili, in crescita del 35%, si attesterà intorno al +25%». La pila dalla lunga vita caratterizza la novità di prodotto in casa Acer che moltiplica i computer della linea Aspire: il nuovo notebook con la pila garantita dieci ore si chiama Timeline ed è sottile come fosse una pelle, oltre che confortevole dal punto di vista termico perché, altra innovazione, utilizza una tecnologia nuova per il raffreddamento mutuata dalle turbine delle stazioni del gas, come ha spiegato Antonello Fornara, direttore area prodotti per Europa, Medio Oriente e Africa. Aspire Timeline è un concentrato di innovazione, carta sulla quale il gruppo multinazionale, che conta il primato di vendite di pc portatili in Europa, Medio Oriente e Africa, sta accelerando con la convinzione dichiarata che per guadagnare l'uscita dal tunnel della crisi finanziaria in atto serva lavorare sull'innovazione, l'innovazione e ancora l'innovazione, restando flessibili e snelli. Al riguardo Lanci ha fatto sapere che Acer group (6 mila addetti, in 70 paesi, e presente in 90 mila retail store) ha aperto un nuovo centro di ricerca in Cina a Shanghai. «In Cina è vero che si sono ridotti i consumi ma per i computer ci sono ancora tassi di crescita interessanti, e anche negli Usa», ha rivelato Morbello ieri ad Amsterdam proveniente da Pechino. L'innovazione e la creatività sono i due fattori che hanno portato una rivoluzione anche nel brand Packard Bell, per il quale è stata ridefinita l'identità, colorata di rosso «puredesire». E che da ieri ha un logo nuovo di zecca, rosso fuoco, glossy come un rossetto, e conta due nuovi computer, nei segmenti notebook, Easynote Butterfly e netbook, battezzato dot, piccolo come un'agenda da borsa, ambedue attraenti e trendy come i prodotti fashion e di design. Tanto che la linea Easynote di Packard Bell conta anche un nuovo modello TR 85 frutto della collaborazione con Pininfarina, designer della Ferrari della quale il gruppo Acer è sponsor. «Nessun ridimensionamento per le sponsorizzazioni, pilastro del marketing. Per le olimpiadi di Vancouver nel 2010 e di Londra nel 2012 stiamo già lavorando da un anno», ha dichiarato Morbello, che torna a parlare di come va affrontata la crisi in atto «non galleggiare ma aggredirla in maniera creativa investendo sulla multibrand strategy per uscirne ancora più forti». «Il nostro obiettivo» ha concluso «è soddisfare bisogni vendendo prodotti e servizi, oggetti innovativi, iper-tecnologici, commodity capaci di rappresentare il proprio mondo e stile di vita. Non semplicemente vendere prodotti e servizi. C'è un'enorme differenza tra questi due concetti».

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Ascomfidi, Dolci dopo Orsatti (sezione: crisi)

( da "Giornale di Brescia" del 10-04-2009)

Argomenti: Crisi

Edizione: 10/04/2009 testata: Giornale di Brescia sezione:la città Ascomfidi, Dolci dopo Orsatti Il grazie dell'Associazione commercianti al presidente in carica da ventotto anni Cambio al vertice nella fondazione della cooperativa confidi che conta 3.100 soci Scambio di auguri tra lo storico presidente Antonio Orsatti e il nuovo Luigi Dolci Cambio della guardia ad Ascomfidi: ad Antonio Orsatti, storico presidente dal 1981 e vicepresidente vicario di Ascom, subentra Luigi Dolci, consigliere Ascomfidi dal 1999. Titolare dell'omonima ditta storica di ferramenta di via S. Faustino in città, recentemente trasferitosi a Roncadelle, 46 anni, coniugato con una figlia, Luigi Dolci è presidente dell'Ente bilaterale del commercio e servizi di Brescia e presidente del sindacato ferramenta di Ascom. Il nuovo Consiglio di amministrazione di Ascomfidi è composto dal presidente Luigi Dolci, dal vicepresidente Vittorio Bozza e dai consiglieri Franco Begni, Alberto Sante Brugnolo, Giuseppe Calvagna, Elena Maffizzoli, Carlo Massoletti, Antonio Orsatti, Giovanni Provezza. Paola Fanchin è il segretario. Il Collegio dei revisori dei conti è formato dal presidente Ernesto Stefanutti e da Marco Giffoni e Gianluigi Landi. Per ringraziare Orsatti - che ha recentemente comunicato le dimissioni dall'incarico per motivi di salute - dell'attività profusa, è stata organizzata una festa alla presenza di tutti gli amministratori e sindaci e personale dipendente della cooperativa e dei rappresentanti dell'Ascom - il presidente onorario Raoul Porteri, il past president Ferruccio Rossi Thielen e il direttore Fabrizio Mulas - nella sede di via della Posta 9. Orsatti è stato presidente Ascomfidi dal 1981. Nel corso di 28 anni di amministrazione attenta ed oculata la cooperativa ha raggiunto ottimi risultati: i soci sono 3.100, dalla costituzione sono stati erogati 135 milioni di euro, deliberate 5.000 pratiche, il patrimonio netto è di 2,3 milioni di euro, 27 le banche convenzionate, la percentuale di insolvenza è tra le più basse tra i confidi lombardi. Lo scopo della cooperativa Ascomfidi è di concedere garanzie alle imprese del terziario, così che possano ottenere prestiti dalle banche a condizioni vantaggiose; inoltre interviene con gli enti pubblici, in particolare la Camera di Commercio, perché le imprese socie ottengano contributi a fondo perduto ad abbattimento dei tassi d'interesse. Il neoeletto presidente Luigi Dolci ha premiato Orsatti con una targa e richiamato il lavoro da lui svolto, sottolineando lo spirito combattivo ed il grande cuore che lo hanno sempre contraddistinto. Da qui la soddisfazione per la disponibilità a restare nell'organo amministrativo: sarà possibile usufruire della sua grande esperienza e dei suoi preziosi suggerimenti. Dolci ha riassunto le sfide che attendono la cooperativa: gli imprenditori stanno affrontando le difficoltà legate alla grave crisi finanziaria ed economica e sono alle prese con una stretta creditizia delle banche. Il ruolo dei confidi come Ascomfidi, da anni presenti sul mercato, con una conoscenza approfondita delle aziende e dei vari settori merceologici, con un certo capitale accumulato, diventa sempre più importante per aiutare micro e piccole aziende che necessitano di finanziamenti.

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La Lega: case Ater solo ai cittadini veneti (sezione: crisi)

( da "Corriere delle Alpi" del 10-04-2009)
Pubblicato anche in: (Tribuna di Treviso, La)

Argomenti: Crisi

di Simonetta Zanetti La Lega: case Ater solo ai cittadini veneti Controffensiva del Carroccio dopo lo scontro di mercoledì sul decreto sicurezza Gobbo si dice preoccupato: «Nel piano regalie a extracomunitari e abusivi» VENEZIA. Largo ai veneti. Sulla vendita degli alloggi Ater la Lega lancia il suo piano casa. Prima che le polemiche infuriate alla Camera sulla bocciatura del prolungamento della detenzione dei clandestini nei Cie siano sopite, il Carroccio batte un colpo. Non a caso. «Dopo quanto si è visto nei giorni scorsi, credo sia opportuno rivolgere lo sguardo alle esigenze della nostra gente - interviene il segretario regionale Gian Paolo Gobbo - anche sulla casa, come accaduto sulla sicurezza, la Lega rimane l'unica forza di governo davvero attenta ai bisogni della gente veneta». La strategia sul tema è stata tracciata ieri pomeriggio a Padova, nel corso di una riunione di gruppo. A parlare è proprio il segretario nazionale, solitamente parco di parole. «Il provvedimento mi sta bene, ma mi sono confrontato con i consiglieri regionali e ci sono alcuni punti che devono essere corretti» sostiene Gobbo commentando il documento: «Tecnicamente il piano è valido, ma ci sono alcuni passaggi che non mi convincono, a cominciare dalle regalie previste per gli extracomunitari - precisa - è fondamentale introdurre un criterio che assicuri un tetto, in primis, a chi ha cittadinanza italiana e risiede in Veneto da almeno dieci anni». Il riferimento è al programma di liquidazione degli alloggi Ater presentato la scorsa settimana dalla triade Brunetta-Galan-Giorgetti e che prevede, entro fine ottobre, la messa in vendita di 41 mila alloggi con un introito complessivo di 750 milioni di euro. «Leggo nel documento che anche gli abusivi potranno comperare la casa che già occupano, pur senza averne titolo: sono cioè coloro che hanno sfondato le porte di appartamenti dove si sono introdotti illegalmente. Del resto, temo siamo di fronte ad un nuovo "indulto", come quello dato dal voto alla Camera contro il decreto Sicurezza del ministro Maroni». La Lega critica la mancanza di confronto a monte del provvedimento: «Siamo sorpresi, oltre che perplessi su parecchie cose, visto che sul tema non c'è stato dibattito all'interno della maggioranza - sostiene Gianpaolo Bottacin, capogruppo in Consiglio regionale - ad esempio non vediamo come sia possibile "regalare" 41 mila alloggi per recuperarne al massimo 3000 a prezzo di mercato. Vogliamo quindi sapere cosa succederà ai soldi derivanti da questa operazione. Per non parlare della possibilità di vendere ad extracomunitari ed abusivi: insomma non esiste che si regolarizzino i Casarini». La Lega aspetta quindi la formalizzazione del progetto di legge. «La vendita degli alloggi frutterà del denaro che potrà diventare risorsa per il nostro territorio, in un momento di crisi finanziaria» spiega Gobbo «Con quei soldi si potranno dare incentivi fino a 30 mila euro alle giovani coppie al fine di realizzare 20 mila nuove dimore - o anche per il semplice acquisto, come sostiene Bottacin -; inoltre si potrebbe aprire un fondo per coloro che intendono investire nella manutenzione della casa, ammodernando impianti tecnici e strutture abitative, dalle caldaie agli infissi, ai fini del risparmio energetico. Non dimentichiamo, inoltre, la possibilità di destinare altri 100 milioni per la costruzione di nuove case popolari. Ovviamente, dovremo fare attenzione alle possibili speculazioni edilizie da parte di fantomatiche società: abbiamo ancora sotto gli occhi il fallimento della cartolarizzazione per la cessione degli immobili, con l'esperimento della Società cartolarizzazione immobili pubblici». E mentre quella che fu An cerca di restare ancorata al tema della sicurezza - con l'assessore Donazzan che intima di spostare l'ufficio immigrati dalla scuola elementare di Bassano a protezione dei bambini - la Lega affonda: «Benissimo se il provvedimento è rivolto a persone che risiedono in Veneto da 10 anni e che hanno cittadinanza italiana - conferma Bottacin - ma a questo punto il Pdl deve venire allo scoperto e chiarire la sua posizione sulla questione. Stabilito che non ci sono problemi di carattere costituzionale, si tratta di esporsi su quelle che sono considerate le priorità».

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Il Mezzogiorno reagisce meglio alla crisi finanziaria mondiale (sezione: crisi)

( da "Finanza e Mercati" del 10-04-2009)

Argomenti: Crisi

Il Mezzogiorno reagisce meglio alla crisi finanziaria mondiale da Finanza&Mercati del 10-04-2009 Gli effetti recessivi della crisi finanziaria internazionale sull'economia reale non accennano ad esaurirsi, anche se in Italia qualche segnale di tenuta arriva dai dati relativi alla fiducia dei consumatori. È quanto emerge dal rapporto «Congiuntura Mezzogiorno» relativo al primo trimestre 2009, realizzato da Isae, Obi e Srm per l'analisi della situazione congiunturale del settore manifatturiero, delle costruzioni, del terziario innovativo e delle famiglie, guardando ai dati relativi al Mezzogiorno e alle regioni che ne fanno parte in relazione al quadro congiunturale nazionale. Complessivamente, spiega l'indagine, l'indicatore di clima economico elaborato dalla Commissione europea e riferito all'intera area Ue perde altri dodici punti, passando da 73,3 a 61,5 e attestandosi su livelli di oltre 40 punti inferiori a quelli dello scorso anno. Una caduta particolarmente vistosa della fiducia si registra nell'industria e nei servizi; cali meno significativi invece li subiscono gli indici relativi al settore del commercio e ai consumatori. Anche in Italia il clima economico elaborato dall'Isae continua a scendere, a ritmi leggermente meno sostenuti rispetto a quanto riscontrato mediamente a livello europeo: l'indice si porta infatti a 66,1 da 73,2 dell'ultimo trimestre del 2008. Guardando al dettaglio territoriale, il calo del clima economico è forte nelle regioni del Nord e soprattutto in quelle del Centro; dopo il crollo registrato lo scorso trimestre, nel Mezzogiorno la diminuzione è invece meno sostenuta di quella registrata nel resto del paese. La domanda di prodotti manifatturieri continua a scendere in modo pressoché omogeneo sul territorio nazionale. Nel Nord ovest e nel Mezzogiorno, tuttavia, le imprese sembrano avere iniziato a far fronte alla crisi e sono riuscite a ridurre le scorte di magazzino accumulate negli ultimi mesi; di conseguenza, le attese di produzione continuano a peggiorare, ma in modo meno severo rispetto alle altre aree del Paese. Nelle regioni meridionali, inoltre, dopo il crollo dello scorso trimestre la fiducia delle imprese operanti nel settore dei servizi registra un rimbalzo positivo, anche se rimane su valori nettamente inferiori a quelli medi dello scorso anno. Il calo della fiducia delle imprese di costruzione è invece in linea con quanto riscontrato nella media nazionale. I consumatori meridionali, infine, registrano un netto miglioramento della propria fiducia, grazie probabilmente all'andamento particolarmente moderato dei prezzi, sia correnti, sia attesi: risalgono di conseguenza le valutazioni sul bilancio familiare e sulle possibilità di acquisto di beni durevoli, oltre a quelle più generali sulla situazione economica famigliare e nazionale, in un quadro tuttavia ancora caratterizzato da forti timori circa l'evoluzione attesa del mercato del lavoro.

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nuovi poveri, pioggia di offerte (sezione: crisi)

( da "Mattino di Padova, Il" del 10-04-2009)

Argomenti: Crisi

La messa del vescovo Mattiazzo: «Pensiamo ai terremotati in Abruzzo e ai cittadini in difficoltà economica» Nuovi poveri, pioggia di offerte «Contributi da sommare ai 300 mila euro già stanziati» La messa crismale del giovedì santo che si è svolta in cattedrale è un rito intenso. Sono benedetti gli oli del sacro crisma e quelli per il battesimo, la cresima, l'ordinazione dei presbiteri e l'unzione degli infermi. Un corteo di religiosi porta all'altare le grandi ampolle. Il vescovo Antonio Mattiazzo che ha appena parlato ai fedeli siede su un grande scranno bianco e oro. Sono vestiti di bianco gli 800 preti della diocesi e la chiesa vibra dei canti di circa 1500 persone. Un altro evento importante è espresso dall'invocazione vescovile: «A voi presbiteri che rinnovate in questa liturgia le promesse sacerdotali chiedo: volete unirvi al Signore Gesù, modello del nostro sacerdozio?». Questo è l'anno pastorale del bene comune, della condivisione fraterna e il vescovo cita San Paolo, che organizzò la celebre colletta in favore dei poveri di Gerusalemme, Fuori, si è abbattuta la crisi economica: molti hanno perso il lavoro, molti non riescono ad arrivare alla fine del mese, molti anziani vivono il dramma della solitudine. «Nella celebrazione eucaristica - dice Mattiazzo - noi esprimiamo nella preghiera universale la condivisione delle necessità e delle sofferenze del mondo. E oggi vogliamo ricordare e pregare in particolare per le popolazioni dell'Abruzzo colpite dal grave e disastroso terremoto. A tutti loro siamo vicini. Nella Santa Messa c'è sempre anche la presentazione delle offerte. Proviamo a riscoprire e proporre il suo significato alla luce dell'insegnamento di San Paolo con attenzione al bene soprattutto dei poveri e bisognosi. In questa celebrazione siamo invitati a dare la nostra offerta per il Fondo di Solidarietà istituito a favore di quanti soffrono a causa della crisi finanziaria ed economica». Dai parroci di ogni angolo della diocesi, dai religiosi, dai fedeli, sono arrivate le offerte per i poveri. Frutto di una salda rete di solidarietà, si aggiungono allo stanziamento di 300 mila euro. Alla fine della cerimonia monsignor Doni, augurando la Buona Pasqua, ha ricordato i 5000 ramoscelli d'ulivo nelle mani dei giovani che hanno trasformato il sagrato in un bosco la Domenica delle Palme, una manifestazione di fede entusiasta e gioiosa. Infine, le coordinate per contribuire al Fondo solidale: Antonveneta VIII Febbraio Padova Iban: IT 83 L 05040 12150 000004500009 intestato a Diocesi di Padova-Caritas Fondo temporaneo di solidarietà; e ancora: Cassa di risparmio del Veneto, agenzia monte di Pietà, piazza Duomo, codice Iban: IT 74 S 06225 12150 100000004989 intestato a Diocesi di Padova-provincia di Padova-Caritas, Fondo straordinario di solidarietà. (Aldo Comello)

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Sulle ali delle polizze (sezione: crisi)

( da "Milano Finanza" del 10-04-2009)

Argomenti: Crisi

Milano Finanza sezione: I vostri soldi il Trader ETF data: 10/04/2009 - pag: 42 autore: di Salvatore Licciardello Sulle ali delle polizze I fondi indice dedicati al comparto assicurativo statunitense sono cresciuti a marzo di circa il 20%, battuti solo dai prodotti specializzati sulle banche In un solo mese il rimbalzo dei mercati ha premiato il settore assicurativo con una performance straordinaria. Tanto che il fondo Lyxor Dow Jones Stoxx Insurance (Ins) ha guadagnato il 24%. Un risultato secondo solo alle performance dei replicanti dedicati al settore bancario.Le assicurazioni, un po' a sorpresa, sono state infatti incluse tra i soggetti qualificati, insieme alle banche, a ricevere gli aiuti dal governo degli Stati Uniti. Ma a determinate condizioni. Occorre che le compagnie di assicurazioni del ramo vita ricadano per statuto nella categoria delle bank holding companies. Da qui i benefici per gli Etf specializzati. Un certo numero di assicurazioni vita già soddisfa le condizioni di accesso alle facilitazioni. Tra queste Met Life, Prudential e anche Hartford Financial Services Group e Lincoln Financial. Questa mossa potrebbe ridare fiducia e stabilizzare un segmento che ha sofferto più di altri gli effetti della crisi finanziaria. Le compagnie infatti sono state sottoposte a enormi pressioni perché mantenessero alti gli indici di solvibilità e difendessero la solidità del capitale investito. A rating più bassi, infatti, corrispondono costi più elevati e maggiori probabilità di aumentare le perdite.Tra l'altro, in un periodo in cui gli investitori attivi la fanno da padroni, approfittando delle ondate speculative, è sufficiente un recupero in valore assoluto rispetto ai minimi storici per avere dei ritorni importanti. Se in un anno il comparto assicurativo ha perso il 52% negli Usa, è possibile ipotizzare un recupero, entro i prossimi mesi, anche di solo metà del terreno perduto. In tal caso si otterrebbe, partendo dai valori attuali, una performance relativa del 54%. Un rischio che vale la pena correre secondo i molti che ci hanno creduto finora. I dati negativi sulle condizioni dell'economia continuano ad inondare gli schermi degli operatori. Ma il loro effetto non è più così negativo come nella precedente fase di mercato. Negli ultimi 18 mesi è esplosa la più grande bolla mai formatasi nell'economia secondo molti osservatori. È possibile che i mercati finanziari abbiano scontato gran parte dei conseguenti effetti catastrofici ed è comunque un segno di inversione di tendenza il fatto che il rimbalzo tecnico abbia assunto una forza molto superiore alle aspettative.Ma attenzione. I portafogli delle assicurazioni sono gonfi di obbligazioni, le cui prospettive in Europa sono rese più difficili dall'atteggiamento della Bce. Secondo Stefan Isaacs, gestore del fondo M&G European Corporate Bond Fund, i mercati si aspettavano un taglio dei tassi all'1%, e giustamente. La forza dell'euro rispetto a un paniere di valute estere sta per raggiungere un livello mai visto prima, e questo penalizza le esportazioni. «Quindi, cosa sta aspettando la Bce?» si chiede Isaacs. E cosa farà dopo un altro taglio, comprerà obbligazioni governative? Si concentrerà sull'acquisto di corporate bond?, E se sì, di quali? In ogni caso l'effetto sui valori dei bond, soprattutto di quelli societari, non dovrebbe essere penalizzante, a tutto beneficio dei conti delle compagnie assicurative e dei fondi indice a esse collegati.

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Mosse in stile Contrarian (sezione: crisi)

( da "Milano Finanza" del 10-04-2009)

Argomenti: Crisi

Milano Finanza sezione: I Vostri Soldi data: 10/04/2009 - pag: 33 autore: di Roberta Castellarin e Paola Valentini Mosse in stile Contrarian Fondi Perché in una fase di deflazione le gestioni inflation linked possono trasformarsi in un buon affare Oggi i prezzi al consumo sono in diminuzione, ma la minaccia di un ritorno dell'inflazione pesa sempre più sui mercati. Si teme che l'ingente liquidità immessa sul mercato dalle banche centrali, in alcuni casi anche attraverso la stampa di nuove banconote, possa fare ripartire la corsa del caro-vita dopo questi mesi di deflazione. Se le cose stanno così, si può pensare di scommettere sul ritorno dell'inflazione con strumenti come le obbligazioni inflation linked. Il momento attuale è considerato dai money manager il migliore per chi punta a sfruttare l'atteso rialzo dell'inflazione. Spiega Luca Tenani, responsabile della divisione mutual funds di Schroders in Italia: «Investiamo in obbligazioni inflation linked in questa fase perché sono prodotti che vanno colti come opportunità di breve periodo e che vanno comprati quando mercati sono in deflazione». Il minimo storico dell'indice globale dei titoli inflation linked è stato toccato il 24 novembre 2008 e da allora ha guadagnato il +7,5% di cui il 4,3% solo nel mese di marzo.«A spingere al rialzo l'indice è la convinzione che le azioni di politica monetaria stiano creando le condizioni per la ripresa dell'inflazione. Solo lo scorso anno la liquidità mondiale è cresciuta del 9,2% e 2 trilioni di dollari di liquidità sono stati immessi. Quindi le aspettative di ripresa inflazionistica sono reali», prosegue Tenani. Gli fa eco Alexandre Bouchardy, gestore di Credit Suisse inflation linked: «In questa situazione economica negativa la deflazione rimane la minaccia maggiore per i prossimi uno-due anni a causa dell'aumento della disoccupazione e del rallentamento della crescita. È normale che la curva dei prezzi dei bond inflation linked sconti la deflazione, ma è eccessivo il fatto che la sconti fino al 2019. Crediamo quindi che questi titoli siano un investimento interessante, in particolare le scadenze tra sei e dieci anni, sia in termini reali sia nominali». Ma avverte il gestore: «Bisogna comunque tenere presente che a breve potrebbero ancora soffrire anche se le politiche monetarie espansive a medio termine faranno sicuramente ripartire il caro-vita». Concorda nella scelta delle scadenze a medio-lungo termine Marion Le Morhedec, gestore di Axa euro inflation bond che ha investito il 28% del portafoglio in titoli con duration tra sette e dieci anni. L'indicatore utilizzato dai money manager per capire qual è il momento giusto per investire in questi bond è il break even inflation rate che esprime il differenziale tra il rendimento di un titolo governativo e quello di un inflation linked. «Se il tasso di inflazione atteso è maggiore del break even inflation rate, i bond indicizzati sono più attraenti dei bond nominali e viceversa. In sostanza i primi tendono a superare il rendimento dei secondi quando l'inflazione reale è più elevata di quella attesa», spiegano gli analisti di Ubs wealth management in un recente report sulla crisi finanziaria. «A novembre l'indicatore a cinque anni ha toccato il livello minimo di -0,76%. Oggi è a +0,56% quello a cinque anni e +1,42% a dieci anni. C'è margine quindi per avere guadagni su questi titoli perché tali valori sono ancora al disotto delle medie storiche che a dieci anni si attestano al 2 2,5%», sottolinea ancora il manager di Schroders. Aggiunge Le Morhedec: «Per questo possiamo affermare che le migliori opportunità di investimento nascono quando l'investitore si posiziona scommettendo su un tasso di inflazione futuro più elevato di quello di break even, ovvero del tasso di inflazione prezzato dal mercato». Sul fronte delle previsioni, gli esperti Pictet indicano una ripresa dell'inflazione in Europa, Usa e Giappone, a metà 2009. Spiegano ancora da Ubs wm: «Sebbene ci aspettiamo che i tassi di inflazione scendano temporaneamente sotto lo zero nel 2009, pensiamo che uno scenario di deflazione prolungato sia improbabile. Anzi riteniamo che le attese di inflazione aumenteranno nel corso dell'anno, soprattutto in Usa e Gran Bretagna. A marzo scorso il break even inflation rate in questi due paesi e nella zona euro scontava solo una moderata inflazione per i prossimi due anni. Confrontando le nostre proiezioni di lungo termine con il tasso di break even che il mercato si aspetta, ne risulta che i bond indicizzati siano oggi un asset più attraente rispetto agli altri bond governativi». Ubs considera in sostanza oggi «i bond inflation linked l'asset più sicura anche più del cash in ottica di lungo termine». Secondo le analisi dell'istituto svizzero con un tasso di inflazione dell'1% non c'è differenza tra detenere un bond indicizzato a dieci anni (com cedola del 2%) e uno nominale sempre a dieci anni (con cedola del 3%), mentre dal 2% in poi scatta la differenza con un rendimento per i primi superiore del 28,5% in caso di inflazione al 3% e del 62% con un tasso del 5%. D'altra parte, c'è un pavimento alle perdite massime visto che sia con una deflazione al 3% la differenza di performance stimata è del -12%, lo stesso valore che si ha con una deflazione al -1%.

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Stiamo portando a termine uno studio che copre 15 Paesi per capire qual è la percezione ... (sezione: crisi)

( da "Borsa e Finanza" del 10-04-2009)

Argomenti: Crisi

INCHIESTA «Stiamo portando a termine uno studio che copre 15 Paesi per capire qual è la percezione ... di Redazione - 10-04-2009 «Stiamo portando a termine uno studio che copre 15 Paesi per capire qual è la percezione degli investitori per quanto riguarda la trasparenza, i costi, le strategie e le garanzie per i sottoscrittori. Questo aiuterà a far luce su quali sono le diverse pratiche nel mondo. E spero anche che sia un impulso al cambiamento nelle aree dove è più necessario». Eccolo lo «sceriffo» o, se preferite, l'astronomo che scruta i cieli del risparmio. Dal suo ufficio nel cuore del Loop, il quartiere degli affari di Chicago, Joe Mansueto, mister Morningstar, analizza l'industria del gestito, anello strategico degli equilibri finanziari dell'economia globale. Consapevole che ogni violazione alle regole del gioco può risultare fatale. Ma anche che, con tutti i suoi difetti, per il sistema dei fondi vale quel che Winston Churchill disse della democrazia: «È la peggior forma di governo, a eccezione delle altre». Mr. Mansueto, dopo anni di deflussi, l'industria dei fondi di investimento dà segni di recupero, soprattutto negli Stati Uniti. È arrivato il punto di svolta? Negli Stati Uniti abbiamo appena assistito a quattro settimane consecutive di andamenti positivi sui mercati azionari. L'indice S&P500 ha recuperato circa il 25% dai suoi minimi. Questo aiuta gli investitori a sentirsi più fiduciosi. Stiamo anche assistendo al rientro di capitali nei fondi con un orizzonte temporale di lungo periodo. Ma è troppo presto per dire che la crisi è finita: il crollo del mercato è stato molto pesante, ci vorrà ancora un po' di tempo prima che ritorni un livello normale di fiducia. La crisi finanziaria ha esaltato due qualità dei fondi: liquidità e trasparenza. Saranno virtù sufficienti per trainare la ripresa del sistema? Liquidità e trasparenza sono elementi fondamentali affinché il settore dell'asset management torni in salute. Gli investitori devono essere sicuri di poter rientrare in possesso dei loro soldi e nel frattempo devono avere tutte le informazioni necessarie per capire come viene investito il loro denaro. I fondi, in questo senso, sono lo strumento ideale perché lavorano in un regime di trasparenza. Anche se alcuni strumenti hanno avuto problemi di liquidità, la maggior parte dei portafogli viene generalmente investita in azioni, bond o altri asset su cui è facile avere informazioni. La trasparenza è un altro vantaggio per i fondi che forniscono i dati sulle consistenze di portafoglio almeno due volte l'anno. In questi mesi c'è stato un ritorno d'interesse per i fondi monetari. Non pensa che, con un'ottica di medio periodo, sarebbe meglio orientarsi su fondi azionari o su piani di accumulo? Noi abbiamo sempre insistito su un fatto: il livello di rischio di un portafoglio (e quindi l'asset allocation) deve essere coerente con la tolleranza al rischio e gli obiettivi dell'investitore. I risparmiatori, invece, tendono a fare investimenti molto rischiosi dopo un prolungato periodo di rialzo delle Borse e a diventare eccessivamente conservativi dopo una forte correzione. E l'errore potrebbe ripetersi. Gli investitori che, pur avendo un orizzonte di lungo termine, stanno spostando tutti i loro capitali sui fondi monetari, rischiano di farsi male da soli. Non avendo esposizione sul mercato azionario si perderanno la ripresa dell'equity. La strategia ha senso solo se l'investitore ha un'eccessiva esposizione al rischio rispetto al suo grado di tolleranza. In ogni caso, suggeriamo sempre ai risparmiatori di avere una visione di lungo termine e di non dimenticarsi quali sono i loro obiettivi. Passiamo all'Europa. L'asset management vive una fase di trasformazione. La direttiva Ucits IV, che entrerà in vigore nel 2010, dovrebbe aiutare la creazione di un mercato unico a livello continentale per i fondi d'investimento. Qual è la sua previsione sullo sviluppo dell'industria nel Vecchio Continente? Circa un terzo degli asset dei fondi di investimento sono basati in Europa. Quindi la salute dell'industria in Europa giocherà un ruolo fondamentale per il settore a livello mondiale. Se guardiamo ai fondi, notiamo che molti hanno dimensioni troppo piccole. La direttiva Ucits IV dovrebbe facilitare le fusioni crossborder in modo da creare un'ondata di consolidamento almeno tra i fondi più piccoli e meno redditizi. Più in generale, l'Ucits IV dovrebbe ridurre i costi per gli investitori e ampliare l'offerta. Anche l'Italia sta per riconoscere il ruolo professionale del consulente indipendente, come negli Stati Uniti e in Inghilterra. Quale sarà l'impatto della riforma? Posso dire che questa figura professionale ha conosciuto una crescita rilevante e costante in molte parti del mondo. I consulenti indipendenti hanno un ruolo cruciale nel guidare gli investitori nel mare delle scelte finanziarie, per aiutarli a raggiungere gli obiettivi che si sono preposti. Sempre più ci si sta rendendo conto che i risparmiatori vogliono opinioni indipendenti e desiderano poter scegliere fra tutti gli strumenti disponibili, non solo quelli di una scuderia. Nell'ordine. Quali elementi bisogna tenere in considerazione quando si sceglie un fondo d'investimento: il rating, il gestore, la performance o i rischi? Le nostre analisi combinano l'approccio qualitativo e quello quantitativo. Per capire esattamente se un fondo è un buono o cattivo investimento le nostre ricerche tengono conto di una gran varietà di informazioni, che raccogliamo anche intervistando i gestori e incontrandoli personalmente. Ma analizziamo anche regolarmente la strategia, le commissioni, il portafoglio e il profilo di rischio. Secondo noi ci sono cinque domande che un investitore dovrebbe porsi quando valuta un fondo. Cominciamo dalla prima. Quanto sono bravi il gestore e gli analisti che gestiscono il fondo? Questo perché, quando si acquistano quote di un fondo, in realtà ci si affida a delle persone che scelgono come investire i nostri soldi. Seconda domanda: qual è la strategia e come viene realizzata? Noi parliamo con ogni singolo gestore almeno due volte l'anno e quindi siamo in grado di capire se la strategia è coerente con quanto dichiarato. Comprendere la strategia ci permette di rapportare le performance con un set di aspettative dell'investitore sul livello di rischio. Ad esempio, il fondo è value o growth? Si focalizza su una nicchia di mercato o copre un ampio universo? Si rapporta con il benchmark o è a ritorno assoluto? La risposta a queste domande ci permette di valutare come un fondo può comportarsi in differenti contesti o come può inserirsi in un portafoglio diversificato. Ma quanto conta stabilire se un fondo costa il «giusto»? È la terza domanda: il fondo dà valore rispetto a quanto costa? Noi prendiamo in considerazione tutti i costi di un fondo e tutti gli elementi che possono condizionare le commissioni. In generale, siamo convinti che la maggior parte dei fondi siano eccessivamente costosi. Ma sappiamo anche che ci sono prodotti di alto livello con spese basse. Non bisogna guardare solo l'expense ratio, ma anche i costi di transazione, incluse le commissioni di intermediazione e l'impatto della negoziazione di strumenti illiquidi. Non trascuriamo l'aspetto umano... Quarta domanda: qual è il comportamento della società di gestione nei confronti del cliente? Quando si investono soldi guadagnati faticosamente, la fiducia diventa l'elemento essenziale. Spesso gli interessi del gestore non coincidono con quelli di chi investe: le commissioni troppo alte ne sono un esempio lampante. Noi prendiamo in considerazione la governance della società, l'indipendenza dei suoi amministratori, gli incentivi ai gestori. Ma anche i rapporti della società con gli organismi di vigilanza. Infine, last but non least, la performance. Da valutare nel tempo. L'ultima domanda è: perché il fondo ha avuto quella determinata performance? È importante vedere se l'andamento di un fondo è stato costante, anche nei momenti in cui il mercato era meno favorevole. In generale bisogna ricordarsi che è sempre difficile recuperare le perdite. I fondi che registrano grandi perdite faranno più fatica a tornare in pareggio.

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Fondi a 5 stelle (sezione: crisi)

( da "Borsa e Finanza" del 10-04-2009)

Argomenti: Crisi

INCHIESTA Fondi a 5 stelle di Ugo Bertone - 10-04-2009 «Stiamo portando a termine uno studio che copre 15 Paesi per capire qual è la percezione degli investitori per quanto riguarda la trasparenza, i costi, le strategie e le garanzie per i sottoscrittori. Questo aiuterà a far luce su quali sono le diverse pratiche nel mondo. E spero anche che sia un impulso al cambiamento nelle aree dove è più necessario». Eccolo lo «sceriffo» o, se preferite, l'astronomo che scruta i cieli del risparmio. Dal suo ufficio nel cuore del Loop, il quartiere degli affari di Chicago, Joe Mansueto, mister Morningstar, analizza l'industria del gestito, anello strategico degli equilibri finanziari dell'economia globale. Consapevole che ogni violazione alle regole del gioco può risultare fatale. Ma anche che, con tutti i suoi difetti, per il sistema dei fondi vale quel che Winston Churchill disse della democrazia: «È la peggior forma di governo, a eccezione delle altre». Mr. Mansueto, dopo anni di deflussi, l'industria dei fondi di investimento dà segni di recupero, soprattutto negli Stati Uniti. È arrivato il punto di svolta? Negli Stati Uniti abbiamo appena assistito a quattro settimane consecutive di andamenti positivi sui mercati azionari. L'indice S&P500 ha recuperato circa il 25% dai suoi minimi. Questo aiuta gli investitori a sentirsi più fiduciosi. Stiamo anche assistendo al rientro di capitali nei fondi con un orizzonte temporale di lungo periodo. Ma è troppo presto per dire che la crisi è finita: il crollo del mercato è stato molto pesante, ci vorrà ancora un po' di tempo prima che ritorni un livello normale di fiducia. La crisi finanziaria ha esaltato due qualità dei fondi: liquidità e trasparenza. Saranno virtù sufficienti per trainare la ripresa del sistema? Liquidità e trasparenza sono elementi fondamentali affinché il settore dell'asset management torni in salute. Gli investitori devono essere sicuri di poter rientrare in possesso dei loro soldi e nel frattempo devono avere tutte le informazioni necessarie per capire come viene investito il loro denaro. I fondi, in questo senso, sono lo strumento ideale perché lavorano in un regime di trasparenza. Anche se alcuni strumenti hanno avuto problemi di liquidità, la maggior parte dei portafogli viene generalmente investita in azioni, bond o altri asset su cui è facile avere informazioni. La trasparenza è un altro vantaggio per i fondi che forniscono i dati sulle consistenze di portafoglio almeno due volte l'anno. In questi mesi c'è stato un ritorno d'interesse per i fondi monetari. Non pensa che, con un'ottica di medio periodo, sarebbe meglio orientarsi su fondi azionari o su piani di accumulo? Noi abbiamo sempre insistito su un fatto: il livello di rischio di un portafoglio (e quindi l'asset allocation) deve essere coerente con la tolleranza al rischio e gli obiettivi dell'investitore. I risparmiatori, invece, tendono a fare investimenti molto rischiosi dopo un prolungato periodo di rialzo delle Borse e a diventare eccessivamente conservativi dopo una forte correzione. E l'errore potrebbe ripetersi. Gli investitori che, pur avendo un orizzonte di lungo termine, stanno spostando tutti i loro capitali sui fondi monetari, rischiano di farsi male da soli. Non avendo esposizione sul mercato azionario si perderanno la ripresa dell'equity. La strategia ha senso solo se l'investitore ha un'eccessiva esposizione al rischio rispetto al suo grado di tolleranza. In ogni caso, suggeriamo sempre ai risparmiatori di avere una visione di lungo termine e di non dimenticarsi quali sono i loro obiettivi. Passiamo all'Europa. L'asset management vive una fase di trasformazione. La direttiva Ucits IV, che entrerà in vigore nel 2010, dovrebbe aiutare la creazione di un mercato unico a livello continentale per i fondi d'investimento. Qual è la sua previsione sullo sviluppo dell'industria nel Vecchio Continente? Circa un terzo degli asset dei fondi di investimento sono basati in Europa. Quindi la salute dell'industria in Europa giocherà un ruolo fondamentale per il settore a livello mondiale. Se guardiamo ai fondi, notiamo che molti hanno dimensioni troppo piccole. La direttiva Ucits IV dovrebbe facilitare le fusioni crossborder in modo da creare un'ondata di consolidamento almeno tra i fondi più piccoli e meno redditizi. Più in generale, l'Ucits IV dovrebbe ridurre i costi per gli investitori e ampliare l'offerta. Anche l'Italia sta per riconoscere il ruolo professionale del consulente indipendente, come negli Stati Uniti e in Inghilterra. Quale sarà l'impatto della riforma? Posso dire che questa figura professionale ha conosciuto una crescita rilevante e costante in molte parti del mondo. I consulenti indipendenti hanno un ruolo cruciale nel guidare gli investitori nel mare delle scelte finanziarie, per aiutarli a raggiungere gli obiettivi che si sono preposti. Sempre più ci si sta rendendo conto che i risparmiatori vogliono opinioni indipendenti e desiderano poter scegliere fra tutti gli strumenti disponibili, non solo quelli di una scuderia. Nell'ordine. Quali elementi bisogna tenere in considerazione quando si sceglie un fondo d'investimento: il rating, il gestore, la performance o i rischi? Le nostre analisi combinano l'approccio qualitativo e quello quantitativo. Per capire esattamente se un fondo è un buono o cattivo investimento le nostre ricerche tengono conto di una gran varietà di informazioni, che raccogliamo anche intervistando i gestori e incontrandoli personalmente. Ma analizziamo anche regolarmente la strategia, le commissioni, il portafoglio e il profilo di rischio. Secondo noi ci sono cinque domande che un investitore dovrebbe porsi quando valuta un fondo. Cominciamo dalla prima. Quanto sono bravi il gestore e gli analisti che gestiscono il fondo? Questo perché, quando si acquistano quote di un fondo, in realtà ci si affida a delle persone che scelgono come investire i nostri soldi. Seconda domanda: qual è la strategia e come viene realizzata? Noi parliamo con ogni singolo gestore almeno due volte l'anno e quindi siamo in grado di capire se la strategia è coerente con quanto dichiarato. Comprendere la strategia ci permette di rapportare le performance con un set di aspettative dell'investitore sul livello di rischio. Ad esempio, il fondo è value o growth? Si focalizza su una nicchia di mercato o copre un ampio universo? Si rapporta con il benchmark o è a ritorno assoluto? La risposta a queste domande ci permette di valutare come un fondo può comportarsi in differenti contesti o come può inserirsi in un portafoglio diversificato. Ma quanto conta stabilire se un fondo costa il «giusto»? È la terza domanda: il fondo dà valore rispetto a quanto costa? Noi prendiamo in considerazione tutti i costi di un fondo e tutti gli elementi che possono condizionare le commissioni. In generale, siamo convinti che la maggior parte dei fondi siano eccessivamente costosi. Ma sappiamo anche che ci sono prodotti di alto livello con spese basse. Non bisogna guardare solo l'expense ratio, ma anche i costi di transazione, incluse le commissioni di intermediazione e l'impatto della negoziazione di strumenti illiquidi. Non trascuriamo l'aspetto umano... Quarta domanda: qual è il comportamento della società di gestione nei confronti del cliente? Quando si investono soldi guadagnati faticosamente, la fiducia diventa l'elemento essenziale. Spesso gli interessi del gestore non coincidono con quelli di chi investe: le commissioni troppo alte ne sono un esempio lampante. Noi prendiamo in considerazione la governance della società, l'indipendenza dei suoi amministratori, gli incentivi ai gestori. Ma anche i rapporti della società con gli organismi di vigilanza. Infine, last but non least, la performance. Da valutare nel tempo. L'ultima domanda è: perché il fondo ha avuto quella determinata performance? È importante vedere se l'andamento di un fondo è stato costante, anche nei momenti in cui il mercato era meno favorevole. In generale bisogna ricordarsi che è sempre difficile recuperare le perdite. I fondi che registrano grandi perdite faranno più fatica a tornare in pareggio.

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la uil: gravissima la crisi finanziaria delle nostre scuole (sezione: crisi)

( da "Tirreno, Il" del 10-04-2009)

Argomenti: Crisi

Pagina 4 - Pisa La Uil: gravissima la crisi finanziaria delle nostre scuole PISA. La segreteria della Uil Scuola di Pisa lancia «un forte allarme sulla situazione di crisi in cui si dibattono le scuole, strette tra le spese necessarie per rispondere alle richieste delle famiglie e ai mancati finanziamenti». «è molto grave - afferma il sindacato - che le scuole siano costrette a barcamenarsi preferendo volta per volta o il pagamento del personale supplente, o quello delle attività aggiuntive e progettuali, e così via. Tutto questo costringe dirigenti scolastici, collegi docenti e personale Ata a situazioni di forte contrasto tra quello che "deve essere fatto" e quello che può essere pagato». La Uil Scuola «è preoccupata dal diffondersi di situazioni critiche per pagamenti dovuti per supplenze senza il corrispettivo invio delle somme dal Ministero. Il sindacato deve sostenere le giuste esigenze dei lavoratori della scuola a essere pagati per il lavoro svolto, senza dover scegliere tra supplenti o personale interno, così come deve aiutare i dirigenti e l'amministrazione a disporre dei fondi per l'attività corrente e per la didattica». «In questo contesto - prosegue la Uil - a titolo esemplificativo, ma non esaustivo, intendiamo accogliere la legittima protesta del personale dell'Istituto statale d'arte di Pisa e Cascina, che si trova in una forte situazione di difficoltà, nonostante la disponibilità della dirigente dell'Ufficio scolastico provinciale di Pisa. Molti lavoratori della scuola non hanno ottenuto il pagamento delle attività svolte, perché gli accrediti non sono equivalenti a quanto è stato impegnato. Nonostante questa situazione il personale, docente e Ata, ha continuato a svolgere le attività a favore degli studenti, a dimostrazione che i lavoratori del pubblico impiego hanno passione per la propria missione e sono orgogliosi del proprio lavoro. Nel caso dell'Isa, ad aggravare le difficoltà ha piovuto sul bagnato e a causa di errori, imputabili a motivi tecnici, sono partiti e arrivati una notevole quantità di conguagli fiscali per somme non percepite». La Uil Scuola «chiede che siano aperti tavoli di confronto tecnico-operativi a livello provinciale e regionale, perché siano messi in chiaro i dati quantitativi del fenomeno e siano individuati modi e tempi per il ritorno alla normalità. Non si devono e non si possono lasciare sole le scuole». Il sindacato «ritiene che in questo e negli altri casi non sia giusto essere costretti alla via delle ingiunzioni, mentre crede che la via della contrattazione sia la meno traumatica».

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Più veloci di Eurostoxx (sezione: crisi)

( da "Borsa e Finanza" del 10-04-2009)

Argomenti: Crisi

ANALISI TECNICA Più veloci di Eurostoxx L'auto Volkswagen, il biotech Crucell e le greche Public Power e Coca Cola Hellenic. Poi tre scommesse finanziarie: Fortis, Aegon e Irish Life Per un portafoglio ad elevato «alpha» in grado di sovraperformare l'indice europeo di Massimiliano Malandra - 10-04-2009 Nell'ultimo mese molti titoli finanziari sono stati protagonisti in Borsa. E anche questo portafoglio, basato sull'analisi quantitativa, non può che tenerne conto: Fortis, Aegon e Irish Life sono infatti le tre scommesse di questo paniere, mentre gli altri quattro titoli sono Volkswagen, la biotech olandese Crucell e le due società greche Public Power e Coca Cola Hellenic Bottling. La selezione è avvenuta in base a metodi quantitativi e fondamentali: il principale filtro è rappresentato da un alfa (coefficiente che misura la variabilità del titolo a fronte di una crescita nulla dell'indice) positivo ed elevato, a sei e a 24 mesi; mentre, sul versante fondamentale, si sono utilizzati come filtri un rapporto tra prezzo e mezzi propri inferiore a 3, e il calo fra prezzo e profitti fra il 2008 e il 2009. Vediamo ora in dettaglio le sette società. Il primo titolo del portafoglio è Volkswagen. Il gruppo tedesco, dopo l'exploit dell'ultimo trimestre 2008 in cui aveva più che triplicato il proprio valore sull'onda dell'Opa di Porsche, è tornata ormai a oscillare tra 200 e 300 euro. Lo scorso anno la casa automobilistica ha aumentato i ricavi del 5% a 114 miliardi e l'utile del 15% a 4,8 miliardi. Il titolo rimane interessante: si tratta pur sempre del primo produttore europeo con interessi in tutto il mondo, dal Brasile, Paese in cui contende a Fiat la palma della prima casa automobilistica, alla Cina. L'alfa a sei mesi vale 0,899, il valore più elevato dell'intero indice Eurostoxx. Crucell è una compagnia biotech olandese da 1 miliardo di market cap, specializzata in vaccini e antibiotici. Nel 2008 i ricavi sono passati da 204 a 267 milioni, ma la società ha fatto segnare il primo utile chiudendo con 15 milioni di profitti (46 di perdita un anno prima) grazie al proprio vaccino antinfluenzale Qinvaxem, di cui nel 2008 è più che raddoppiata la domanda. Ora il management si attende per il 2009 ricavi in crescita del 20%. Ma l'appeal speculativo non manca: fallite le trattative con la statunitense Wyeth, il gruppo rimane nel mirino di altre aziende farmaceutiche, da Novartis a Sanofi-Aventis. Public Power e Coca Cola Hellenic Bottling sono i due titoli greci di questo portafoglio. La prima è un'utility da 3,2 miliardi di market cap che produce energia con le proprie centrali a carbone, a gas e idroelettriche. Nel 2008 la perdita è stata di 306 milioni, ma il management ha reiterato la propria previsione di ritorno all'utile quest'anno e il titolo ora vale meno di sei volte i profitti attesi. La seconda, Coca Cola Hellenic Bottling, produce e distribuisce tutti i marchi dell'omonimo gruppo statunitense (che ne possiede il 24% circa); nel 2008 il gruppo ha realizzato ricavi per 6,99 miliardi di euro (+8%) ma utili per soli 228 milioni, contro i 472 milioni del 2007, dopo svalutazioni per 190 milioni e un aumento dei costi delle materie prime e dell'energia. Il programma di riduzione dei costi (fra cui un taglio di oltre 3mila dipendenti) porterà già da quest'anno a risparmi nell'ordine di 20-25 milioni di euro. Con una capitalizzazione di mercato di 4 miliardi, la società greca passa ora di mano a meno di dieci volte gli utili, con un multiplo di 0,6 volte sui ricavi e di 1,4 sui mezzi propri. Infine le scommesse finanziarie. Fortis, attualmente, tratta a due volte gli utili attesi per il 2009 e 0,1 volte la media del patrimonio. Le stime sono di mezzi propri per circa 7,7 miliardi una volta concluse le dismissioni tuttora in atto, mentre la capitalizzazione attuale è di 3,2 miliardi. Poi Aegon: il secondo gruppo assicurativo olandese (che opera nel comparto previdenziale, in quello dell'healthcare e nei rami vita e danni con una presenza che spazia dall'Europa al Nord America) vale in Borsa 14 volte i profitti, e ha chiuso il 2008 con 24 miliardi di ricavi e una perdita di 1 miliardo (2,6 miliardi di utile netto nel 2007), a causa di 770 di perdite sul portafoglio investimenti e 500 di svalutazioni di altri asset. Aegon ha ricevuto lo scorso anno 3 miliardi di euro dal governo olandese, ma ha dichiarato di avere 5,6 miliardi di excess capital e un solvency ratio pari a 1,83 volte i minimi richiesti. Infine la più rischiosa, Irish Life & Permanent. Si tratta di un gruppo finanziario irlandese con una market cap di circa 500 milioni di euro e un rapporto sugli utili di cinque volte e di 0,2 volte sul patrimonio netto. Nell'ultimo mese le quotazioni sono triplicate dopo che il 2008 si è chiuso con un utile netto di 49 milioni dopo perdite su investimenti per 5 miliardi. Il titolo presenta un alfa elevato (il secondo migliore dell'Eurostoxx a quota 0,846) ma le istituzioni finanziarie irlandesi rimangono nell'occhio del ciclone sia a causa della crisi finanziaria sia di quella immobiliare.

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Wall Street Ingrana la Quinta (sezione: crisi)

( da "Borsa e Finanza" del 10-04-2009)

Argomenti: Crisi

ANALISI TECNICA Wall Street Ingrana la Quinta Ancora una settimana positiva sui listini americani guidata dai bancari Ma adesso attenzione ai supporti di S&P500 (765/800) e Nasdaq (1.550) di Redazione - 10-04-2009 Settimana di assestamento con corsa finale. Il rally partito dai minimi del 6 marzo, dopo avere raggiunto i primi obiettivi indicati con rialzi dell'ordine del 25% sui principali indici, si concede di riprendere fiato. Ma poi cambia marcia e infila la quinta ottava positiva. Ora l'inizio di una fase di consolidamento appare del tutto fisiologica, ma vista la buona impostazione di fondo non si può escludere che il mercato voglia presto riprendere a salire, mettendo a segno una seconda «gamba» del rialzo. Che il rally riprenda subito oppure sia preceduto da una fase laterale o da storni di una manciata di punti percentuali, sembra comunque che lo scenario rimanga favorevole all'azionario, con spazi di recupero dai livelli correnti ancora molto ampi. Seppur all'interno di un quadro tecnico più ampio ancora molto incerto e fragile, l'obiettivo del bear market rally in corso rimane infatti il raggiungimento dei livelli di fine settembre 2008, prima del grande crash di ottobre-novembre seguito al fallimento di Lehman. Dai prezzi attuali vorrebbe dire una salita di un ulteriore +35% sui principali indici: un rimbalzo di tutto rispetto. Per non negare tale possibilità, eventuali storni non devono però riportare gli indici al di sotto di livelli critici di supporto. Per l'S&P500 deve tenere l'area 765/80, ma un segnale di rinnovata debolezza si avrebbe solo su ritorni al di sotto del forte supporto a 740, eventualità poco probabile. Sul Dow Jones Industrial un segnale di perdita di spinta si avrebbe sotto 7.500 e quindi sotto 7.250 (poco probabile), ma le vendite riprenderebbero solo al di sotto di 7.000 (improbabile). Per il Nasdaq Composite deve tenere il supporto a 1.550, con estensioni verso 1.485-1.500. Il tono tornerebbe ribassista solo con la perforazione del supporto critico a 1.440 (improbabile). Un segnale di ripresa degli acquisti si avrebbe invece col superamento, rispettivamente, di 835/45, 8.000/300 e 1.600/50. Ciò spingerebbe gli indici verso nuovi obiettivi: 935/45 per l'S&P500, 9.650/800 per il Dow e 1.900 per il Nasdaq. Per avere un segnale convincente di ripresa del rally è necessario che il Vix si porti al di sotto del supporto in area 40-41, in fase di test; ancora meglio se riuscisse a confermare il tentativo in atto da inizio aprile di assestamento al di sotto del Vxn. La variabile critica rimane infatti la stabilizzazione del settore finanziario, mentre dati macroeconomici ancora negativi non dovrebbero disturbare più di tanto. Il punto di minimo delle Borse è probabilmente successivo alla fuoriuscita dalla fase acuta della crisi finanziaria, ma precedente al punto di minimo dell'economia reale. Rimaniamo positivi.

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quale futuro per coleman? (sezione: crisi)

( da "Tirreno, Il" del 10-04-2009)

Argomenti: Crisi

INTERROGAZIONE PD Quale futuro per Coleman? PISTOIA. La Coleman è tornata sui banchi del consiglio provinciale grazie all'interrogazione, rivolta alla giunta provinciale, del capogruppo Pd Giovanni Sarteschi. Sarteschi ha fatto notare che il 13 gennaio il consiglio regionale approvò all'unanimità una mozione sugli sviluppi della crisi dell'azienda che impegnava la giunta regionale ad attivare una task force al fine di sostenere la Provincia e le amministrazioni locali nelle trattative in corso con la Calzoni Finanziaria, interessata all'acquisto e alla riattivazione del presidio produttivo di Campo Tizzoro, oltre che a intervenire presso Piaggio per attivare le commesse necessarie al passaggio di proprietà e alla ripresa dell'attività produttiva. Il capogruppo ha ricordato che l'ex Coleman occupava 70 lavoratori, mostrandosi perciò una delle realtà più importanti della montagna pistoiese; che l'azienda e i suoi dipendenti hanno attraversato tre fallimenti in quattro anni; che la ditta, specializzata nella produzione di cablaggi elettrici per motoveicoli e caravan, è entrata in crisi e, dall'autunno del 2007, è stata messa in liquidazione per grave crisi finanziaria e produttiva; che la Bentek S.p.A. di Firenze (gruppo Calzoni) si era dichiarata interessata all'acquisto; che al tavolo promosso dall'amministrazione provinciale si era prospettata l'ipotesi concreta di riaprire l'attività a ottobre 2008 (cosa che non si è verificata). Appreso che nelle ultime settimane il Gruppo Calzoni di Bologna ha fatto sapere di non essere più in grado di investire da solo in quest'azienda, complice anche la crisi economica mondiale, e ha quindi bisogno di partner, sulla cui ricerca non si sa niente, Sarteschi ha espresso forte preoccupazione per il protrarsi di una vicenda che vede, da molti mesi, decine di lavoratori abbandonati all'incertezza, interrogando la Giunta Provinciale per conoscere quali esiti abbia avuto l'intervento della task force regionale sul tavolo provinciale, se e come intenda, ancora oggi, garantire il massimo impegno sul caso ex Coleman, alla ricerca di eventuali nuovi investitori e per la riattivazione del rapporto di committenza con Piaggio.

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conferenze su politica e economia (sezione: crisi)

( da "Tirreno, Il" del 10-04-2009)

Argomenti: Crisi

MANTELLATE Conferenze su politica e economia PISTOIA. All'istituto Suore Mantellate, una scuola sempre impegnata ad aggiornare i propri contenuti e a rinnovare metodologie più adeguate a favorire l'apprendimento degli studenti e lo sviluppo del senso critico sui problemi della vita e delle realtà sociali, si è tenuto un ciclo di tre conferenze su questioni di carattere socio economico e politico internazionale. Sono intervenuti per le trattazioni il professor Piero Tani, docente di economia all'università di Firenze, che ha analizzato le cause storiche ed economiche dell'attuale crisi finanziaria, individuandone le caratteristiche differenze e analogie con la crisi del 1929. Poi il professor Giorgio Petracchi, docente di storia delle relazioni internazionali all'università di Udine, che in due conferenze ha ben inquadrato le molteplici condizioni che portarono nel 1989 alla caduta del muro di Berlino e alla fine della "guerra fredda" esaminandone le conseguenze sull'Europa dell'est e dell'ovest e sui rapporti tra Usa e Russia. I tre incontri sono stati di grande spessore culturale e hanno coinvolto gli studenti del triennio del liceo socio psico pedagogico che hanno seguito con spiccato interesse. Hanno visto peraltro, al primo incontro, la partecipazione di studenti del liceo Niccolò Forteguerri e di altri esponenti della cultura pistoiese.

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intesa sanpaolo, sì ai bonus ma dimezzati - andrea greco (sezione: crisi)

( da "Repubblica, La" del 10-04-2009)

Argomenti: Crisi

Pagina 30 - Economia Intesa Sanpaolo, sì ai bonus ma dimezzati A Passera 750mila euro di premio 2008: ha raggiunto gli obiettivi minimi Dal doppio consiglio "apprezzamento" ai manager. Agli alti dirigenti emolumenti per 5,5 milioni ANDREA GRECO MILANO - Intesa Sanpaolo mantiene i bonus per i suoi manager, anche se dimezzati rispetto all´ammontare potenziale, e a quello incassato sull´esercizio 2007. Fanno comunque 5,5 milioni di euro per gli alti dirigenti del gruppo, di cui 750mila euro per il consigliere delegato Corrado Passera, 625mila euro per il direttore generale Francesco Micheli. Una decisione, quella del consiglio di sorveglianza del maggiore gruppo bancario nazionale, avvenuta «applicando rigorosamente «i parametri di redditività, produttività, efficienza e controllo dei rischi» stabiliti per assegnare la componente variabile che sono stati raggiunti nella loro soglia minima. Ma anche una decisione, in un momento così delicato per gli istituti di credito del Paese e del mondo, che ha destato qualche perplessità. Come quella di Pietro Garibaldi, consigliere di sorveglianza che ha preferito astenersi nella votazione. Il membro indipendente, secondo quanto risulta, avrebbe preferito l´azzeramento d´ufficio dei bonus, considerato anche il fatto che Intesa Sanpaolo ha appena fatto ricorso all´aiuto dello Stato � sotto forma di prestito "Tremonti bond" da 4 miliardi, quasi metà del plafond totale � per rafforzare il patrimonio eroso dalla crisi finanziaria. Il consiglio di gestione, e quello di sorveglianza, chiamati a deliberare sui conti 2008, hanno comunque espresso «l´apprezzamento al top management, per avere significativamente rafforzato il posizionamento competitivo del gruppo». Che Intesa Sanpaolo abbia sofferto meno di altri rivali la crisi (a partire da Unicredit, che tra l´altro non ha distribuito bonus ai vertici, non avendo raggiunto i suoi requisiti minimi), è un fatto. Ma è vero altresì che l´utile netto del 2008 è sceso a 2,5 miliardi di euro, contro i 7,4 miliardi dell´anno prima (dove c´erano 3,7 miliardi di plusvalenze per la vendita di Cariparma). La Ca´ de Sass spenderà l´8% del costo del lavoro per i bonus � circa 400 milioni � di cui metà per la componente contrattuale sugli obiettivi di produttività destinata a impiegati e quadri. La parte restante, dimezzata rispetto al budget, è ripartita per il 78% agli impiegati, per il 20% ai dirigenti e per il 2% ai top manager. Il tema dei bonus, la parte di "premio" delle retribuzioni, è annoso, e ha già scatenato frustrazione e gesti d´ira in America, Francia, Gran Bretagna. Lo stesso governatore Mario Draghi ha da poco raccomandato sobrietà e legame con obiettivi di lungo termine, in materia. Da anni bonus e stock option "stile anglosassone" sono molto cresciuti in Italia. A un primo esame dei bilanci 2008, tuttavia, emerge che i manager, soprattutto bancari, hanno subito decurtazioni sensibili degli stipendi, fino al 50%. Il fenomeno è diffuso anche nel nostro Paese, dove però la cultura retributiva garantista, sbilanciata sulla parte fissa dello stipendio, lo attenua.

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Pratiche DI DEMOCRAZIA (sezione: crisi)

( da "Manifesto, Il" del 10-04-2009)

Argomenti: Crisi

INTERVISTA AL SOCIOLOGO CANDIDO GRZYBOWSKI Pratiche DI DEMOCRAZIA «Solo una società fondata sulla cittadinanza attiva può contrastare la globalizzazione neoliberista», sostiene lo studioso e attivista brasiliano, tra i «padri fondatori» del World Social Forum, di recente in Italia per il Festival del Giornalismo Giuliano Battiston Secondo il sociologo brasiliano Cândido Grzybowski, tra i «padri fondatori» del World Social Forum, bisogna approfittare dell'apertura dello spazio politico emerso dalla crisi economica per costruire alternative che «rafforzino l'autonomia e al tempo stesso la complementarietà dei popoli». Per cambiare i connotati della globalizzazione neoliberista, «che domina le diversità trasformandole in disuguaglianze strutturali», occorre «agglutinare le forze», cogliendo l'occasione per riconquistare l'autonomia dei cittadini nei confronti dei poteri statali e dell'economia di mercato. All'«individualismo predicato e praticato dal modello neoliberista», infatti, non si può che opporre una nuova cittadinanza globale che «derivi dalle battaglie sociali e che sia in grado di fortificare la diversità dei soggetti collettivi», assicurando a tutti il diritto di partecipare alla cosa pubblica. Per Grzybowski anche la democrazia può trasformarsi in un serio rischio, se «si limita al formalismo della rappresentanza e rimane incapace di generare una società fondata sulla cittadinanza attiva», che dia visibilità anche a quanti sono socialmente invisibili. Per fare tutto questo bisogna «pensare audacemente, molto audacemente. E costruire senza paura un nuovo immaginario». In Italia su invito del Festival Internazionale del Giornalismo, lo abbiamo incontrato a Roma, nella sede dell'Arci, dove ha partecipato a un incontro del Coordinamento italiano per il World Social Forum. Per gli «altermondialisti» la crisi finanziaria è un'opportunità per sbarazzarsi dell'attuale sistema politico-economico e disegnare una nuova architettura delle relazioni internazionali che sia realmente inclusiva. Per lei è anche un rischio: di recente ha scritto che, se non riusciremo ad approfittare di quest'occasione storica per dare forma a una vera democrazia globale, «dovremo fare i conti con un reincarnazione del capitalismo peggiore di quella attuale». Quali strumenti suggerisce di adottare per trasformare il rischio in opportunità? La crisi dimostra semplicemente che il sistema non è sostenibile e non funziona, ma per individuare priorità e percorsi da compiere c'è bisogno di una riflessione strategica: la crisi apre le porte, ma non indica quale strada seguire, né, tanto meno, offre gli strumenti con cui edificare un nuovo sistema. Quegli strumenti vanno costruiti pezzo per pezzo. I sostenitori del modello neoliberista, e gli stessi governi che a quel modello hanno «aderito», non hanno idee da proporre; discutono solo dei modi per evitare che accada il peggio, in particolare di come mantenere un certo livello di occupazione, e gli stessi movimenti sociali sembrano orientati in questa direzione. Quella del lavoro è una questione importante, che però rischia di farci dimenticare come già prima della crisi il lavoro non fosse garantito a tutti. Chi pensa a quella parte cospicua della popolazione mondiale che non ha mai avuto lavoro, che prima della crisi non aveva prospettive di ottenerlo e che ora vede la propria posizione peggiorare? Soluzioni facili non ce ne sono, ma proprio per questo dobbiamo lavorare con maggiore determinazione per coagulare forze e capacità, tessere alleanze e riflettere. Soprattutto, sulla base degli insegnamenti dei movimenti indigeni dell'America Latina e del Sud, dobbiamo riconoscere la necessità di decolonizzare le nostre menti. Finora per criticare il capitalismo e i suoi effetti abbiamo usato prevalentemente le categorie del marxismo, che in qualche modo suggerivano l'idea che con l'incremento delle capacità industriali avremmo ottenuto società migliori e più eque. Ma ci siamo resi conto che il sistema industriale con il suo «produttivismo» è parte del problema, non della soluzione. Per questo occorre ricominciare a pensare: edificare una nuova scienza, indirizzare diversamente la tecnologia, riappropriarci della ricerca scientifica privatizzata, dare forma a un nuovo modello di società. Si tratta di un cambiamento che richiederà del tempo. Ma una democrazia globale reale, che voglia essere inclusiva di tutti gli attori sociali, che sia fatta di negoziazione e partecipazione, procede proprio in questo modo: creando nuove condizioni prima ancora che indicando percorsi specifici. La crisi produce nuovi conflitti sociali, che potrebbero coinvolgere fasce di popolazioni sempre più ampie. In un saggio scritto per la rete di attivisti Euralat, «Liberdade e igualdade com afirmação da diversidade», lei ha sostenuto che «i conflitti e le battaglie hanno un potenziale distruttivo e costruttivo. Quale dei due aspetti prevale dipende dal modo in cui sono condotte e indirizzate». Cosa dovremmo fare per promuovere conflitti che siano costruttivi e non si riducano alla richiesta di cambiamenti «cosmetici»? Canalizzare le energie intorno a un programma politico, esercitando gli strumenti dell'ingegneria politica. Lei sicuramente conoscerà bene Gramsci, uno degli studiosi che con più lucidità ha riflettuto sui modi attraverso i quali stabilire un'egemonia e imprimere una «direzione» politica agli eventi. In questi termini, occorre «dare senso» ai conflitti. I cambiamenti strutturali accadono soprattutto nella sfera economica e in quella statale, ma dipendono in primo luogo dai cittadini. Nella storia è sempre stato così. Lo Stato non ha in sé la forza dinamica di cambiare; sono i cittadini che spingono a farlo. Lo stesso vale per l'economia, che va sempre re-inventata, e che oggi deve essere subordinata al bene comune collettivo. I conflitti attuali vanno esaminati con estrema attenzione: possiamo «banalizzare» le energie che esprimono, depotenziarle, perfino distruggerle, o lasciare che diventino il serbatoio per una nuova forma di fascismo. Per evitare tutto questo dobbiamo trarre insegnamento dalla storia: le istituzioni sono in gran parte inadeguate a rispondere alle sfide globali, anche perché rispondono a logiche di carattere nazionale. Di fronte a queste sfide servono nuove strategie integrate, di natura regionale, con cui costruire piattaforme che superino i limiti degli Stati-nazione. È un percorso difficile, perché contraddice cinque secoli di costruzione e consolidamento degli Stati. Ma è necessario. Soprattutto oggi. Dal 1990 lei è direttore di Ibase, l'Istituto brasiliano per le Analisi sociali ed economiche, e tra i diversi progetti che Ibase porta avanti ce ne sono due particolarmente importanti: «L'Agenda post-neoliberista: alternative strategiche per uno sviluppo umano democratico e sostenibile» e «Dialogo tra popoli per costruire un regionalismo alternativo». Ritiene che una alternativa praticabile ed efficace al modello neoliberista passi anche per un'integrazione regionale di natura culturale e sociale? I più potenti attori economici, come le multinazionali, usano le divisioni per procedere contro i bisogni della gente e nascondere la natura «comune» delle risorse. Per questo il regionalismo è indispensabile. Prendiamo il caso dell'Amazzonia, un bene comune, condiviso da nove nazioni e da un numero ancora maggiore di popoli. Praticamente tutti i popoli indigeni dell'America Latina hanno qualche legame con l'Amazzonia; popoli che spesso vedono nell'autorità statale una nuova forma di colonialismo. Affinché la loro autonomia possa essere salvaguardata e si possano edificare Stati autenticamente pluralisti, c'è bisogno di una strategia su scala regionale: da soli questi popoli non avrebbero la forza di resistere alle pressioni esterne. Preferirei però che si parlasse di regionalizzazione piuttosto che di integrazione. Quest'ultimo è un termine di derivazione commerciale: le grandi infrastrutture che attraversano l'America Latina come vene aperte (per riprendere l'espressione di Eduardo Galeano) riflettono proprio questo modello, basti pensare alle arterie commerciali destinate all'estrazione dei minerali. Il regionalismo invece non richiede infrastrutture, ma comunicazione di culture, esperienze e popoli. Solo attraverso una comunicazione del genere si potrà finalmente riconoscere la reciprocità dei diritti, dare forma a una diversa «visione del mondo», creare progetti, elaborare sogni. Prima ancora delle indicazioni «tecniche», c'è bisogno infatti di trasformare i nostri progetti in un grande movimento di idee, che investa le società e assuma la forma di una rivendicazione culturale, di una richiesta di cambiamento. Una richiesta radicale, che nel momento stesso in cui viene avanzata dimostra la sua realizzabilità: la fiducia nella possibilità di cambiare le cose può trasformare i conflitti in forze costruttive. Dai suoi esordi, lei è uno dei protagonisti e organizzatori del World Social Forum. L'ultima edizione, che si è svolta pochi mesi fa a Bélem, in Brasile, ha visto la presenza di ben cinque presidenti di paesi latino-americani (Lula, Morales, Correa, Lugo, Chavez). In un'intervista con Alejandro Kirk di International Press Service lei ha sostenuto che il Wsf di per sé non ha prodotto la «svolta» a sinistra in America Latina, ma ha aggiunto che «se non ci fosse stato sarebbe stato difficile immaginare» una svolta simile. Ci spiega meglio cosa intendeva dire? Intendevo dire che la svolta a sinistra è fortemente legata all'atmosfera creata dalle richieste di cambiamento dei movimenti sociali. Come dicevo poco fa, sono le idee che «attraversano la società» a spingere la politica in una certa direzione. Politicamente è stato importantissimo che i cinque presidenti abbiano partecipato insieme allo stesso evento. Ma l'elemento più rilevante è emerso dal discorso di Lula, quando ha affermato che i presidenti erano a Bélem grazie a noi, ai diversi gruppi sociali, e non viceversa. È stato un riconoscimento esplicito della forza dei movimenti sociali. Una forza che da un lato comporta una grande responsabilità per l'America Latina nel suo complesso, perché ci invita a procedere, a sperimentare nuove pratiche e adottare soluzioni non ortodosse. E dall'altro coincide con un innegabile vantaggio politico in relazione alla crisi. Prendiamo l'Europa: c'è forse un solo leader politico che sia capace di articolare un'idea degna di questo nome? Qualcuno che abbia veramente in mente delle alternative? A proposito di Lula: quando è stato eletto per la prima volta lei ha affermato che con la sua vittoria «i poveri, coloro che sono stati marginalizzati, i lavoratori» sarebbero potuti «diventare la forza trainante nella ricostruzione della nazione», mentre in un saggio del 2007, «Which Brazil does the world need?», ha scritto: «bisogna riconoscere che il ciclo di rinnovamento democratico inaugurato con la battaglia contro la dittatura si è esaurito». Qual è «l'altro Brasile» che la democrazia brasiliana avrebbe dovuto costruire, e come giudica, oggi, il governo Lula? Lula è quanto di meglio poteva produrre il processo di democratizzazione brasiliano. Ma non è abbastanza. Rappresenta la fine di un certo periodo della nostra storia, mentre avremmo bisogno di un nuovo inizio. Il Brasile che usciva dalla dittatura militare ha creato un sistema formalmente democratico, ma ha perso l'occasione per sviluppare una democrazia realmente inclusiva. Si stima che circa metà della popolazione brasiliana non sia organizzata politicamente, che non abbia alcuna «identità» politica. L'altro Brasile che dovremmo costruire è un paese capace di portare queste persone all'interno dell'arena pubblica, di farne soggetti politici che esercitano i loro diritti, e che così facendo contribuiscono all'affermazione di una nuova ondata di attivismo sociale. Ma occorre anche tornare a riflettere sul modello di sviluppo. In questo campo c'è stato un deficit di analisi, perché si è pensato che bastasse la democrazia formale per ottenere un cambiamento anche nello sviluppo. Invece c'era - e c'è - bisogno di alternative reali, di una riflessione democratica su come costruire un'altra economia. Quella attuale non può essere democratizzata, perché non è stata pensata per la democrazia e non è un «portato» della democrazia. Credo che sia necessario passare per una rilocalizzazione dell'economia per renderla democratica: tutti noi viviamo in qualche luogo particolare, abbiamo un «indirizzo», siamo «individuabili». Gli attori economici invece spesso non ce l'hanno. Dovremmo fare in modo che anche loro abbiano un indirizzo. PROFILO Dal Brasile al Brasile, passando per l'Europa Cândido Grzybowski ha studiato in Brasile e in Francia, dove ha preso un dottorato all'Università di Parigi-I (Panthéon-Sorbonne), e poi a Londra, allo University College; dall'89 al '91 è stato professore di Sociologia dello sviluppo alla Fundaçao Getulio Vergas di Rio de Janeiro. Dal 1991 è direttore di Ibase, l'Istituto brasiliano per le Analisi sociali ed economiche. Tra gli ideatori del World Social Forum, membro del comitato organizzatore e del Segretariato internazionale del WSF, ritiene che il Forum sia «un luogo essenziale per l'affermazione di una nuova cultura politica», e ne rivendica «la natura aperta e non deliberativa». Foto: JUAN MUNOZ, «CONVERSATION PIECE»

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La sinistra spreca la crisi Non raccoglie la sfida sulle regole e sul mercato (sezione: crisi)

( da "Riformista, Il" del 10-04-2009)

Argomenti: Crisi

Analisi la recessione mette alla corda la terza via. parlano Giovannini, Gitti, Fassina e Rossi La sinistra spreca la crisi Non raccoglie la sfida sulle regole e sul mercato chiave. «Poiché il 90 per cento della sinistra italiana è fatta di riformisti per forza, ora i suoi dirigenti e i suoi intellettuali si trovano nella paradossale situazione di mangiarsi le mani perché avrebbero voluto scrivere loro il libro di Tremonti». segue dalla prima pagina La seconda ragione è questa: la cultura e la prassi politica da cui nasce la Grande Crisi Finanziaria si sono sviluppate proprio a sinistra, in quella forma di nuovo lib-lab nato negli anni 90 tra l'America di Bill Clinton e la Gran Bretagna di Tony Blair, sotto le insegne della terza via di Anthony Giddens, di cui furono parte pezzi cospicui della classe dirigente economica internazionale, da Robert Rubin a John Corzine, già Ceo di Goldman Sachs, attuale governatore del New Jersey. L'innovazione dei terzaviisti fu di rubare il bagaglio del conservatorismo economico alla destra, a partire dalla politica fiscale. Come spiega un osservatore indipendente dei fatti italiani, Alberto Giovannini, già professore di economia e finanza a Columbia University, «successivamente - forse a causa di una specie di distrazione - accadde che poiché il mainstream politico ritenne che l'economia finanziaria era sempre in grado di aggirare i vincoli posti dai regolatori, tanto valeva che i regolatori non ficcassero il naso sull'evoluzione del mercato». L'effetto fu dunque che Stati Uniti e Gran Bretagna svilupparono implicitamente un'idea di politica economica costruita sul boost finanziario. Volete una casa? Finanziatevela al 100 per cento. Volete un'auto da 50.000 dollari? Idem. Questa impostazione trovò una formulazione anche nel conservatorismo di George W. Bush con la sua ownership society, la società dei proprietari. La combinazione degli interessi politici ed economici consentì buoni ritmi di crescita, ma innescò una bolla finanziaria. La polemica tremontiana sul mercatismo nasce dall'analisi di quella fase. Per Giulio Tremonti, il mercatismo è la zelante applicazione di un meccanismo sedicente liberale su cui si innesta un metodo postcomunista. In questa chiave la terza via fu un'espressione per l'appunto mercatista. In Italia, dopo la prima fase degli anni 90 (privatizzazioni, pacchetto Treu, liberalizzazione dell'energia e prima fase della liberalizzazione del commercio), lo sviluppo del terzaviismo ha seguito un ulteriore percorso: prima la costituzione di un'area trasversale riformista, quella dei volenterosi, poi l'individuazione simbolica della cosiddetta agenda Giavazzi che individuava nell'azione culturale di uno degli editorialisti di punta del Corriere della Sera la strumentazione del liberalismo democratico; e infine il liberismo di sinistra, dal titolo di un fortunato pamphlet dello stesso Francesco Giavazzi con Alberto Alesina, in cui si sosteneva che gli effetti delle politiche liberiste sono di sinistra. Interessano ogni singolo cittadino, in quanto consumatore. Spingono alla crescita economica i cui effetti sono benefici per tutti. La crisi finanziaria dà vigore alla contestazione a questo tipo di approccio. C'è chi ritiene che l'obiettivo della crescita a tutti i costi sia sbagliato. E che sia sbagliata anche la difesa militante della finanza come strumento di democrazia economica. Come ha scritto Paul Krugman due settimane fa sul New York Times: «È fallito un intero modello di banca, un sistema finanziario superfetato che ha fatto più male che bene». Il filone critico krugmaniano si sviluppa e spunta qua e là sempre più frequente. È appena uscito uno svelto pamphlet del Mulino firmato dall'economista Ronald Dore, che con un argomento krugmaniano, appunto, ha polemizzato con la tesi di Alesina e Giavazzi sulla tenuta del valore di un bene - per esempio una casa a Genova - garantito dalla copertura finanziaria della diversificazione dei rischi: «Godetevi la vostra casa e pensate serenamente che il potervi godere la vostra abitazione non è influenzato dal fatto che la vostra ricchezza immobiliare sia esposta alle fortune dell'economia genovese». L'altra critica al liberismo di sinistra riguarda soprattutto i simboli utilizzati nella battaglia di idee. Non dovevano essere i taxi da liberalizzare (una giusta liberalizzazione che riguarda però una quantità limitata di beneficiari), ma semmai le linee aeree, l'elettricità e via dicendo, cioè settori di più ampio impatto sulla vita delle famiglie. Come ha detto il sociologo Bruno Manghi, in una intervista recente, la sinistra si è occupata di taxi, dimenticandosi di quello che stava accadendo nella finanza. Dice Nicola Rossi: «Sono obiezioni che non mi convincono: dei problemi finanziari si era perfettamente accorto per esempio un economista come Luigi Spaventa, e nei nostri documenti degli anni scorsi ci sono dei riferimenti ai rischi della finanziarizzazione. Quanto ai simboli non sono d'accordo. Nella prima stagione di governo, cioè negli anni 90, la sinistra italiana si è occupata di monopoli e di mercati aperti, fu la stagione delle Authority. In una seconda fase, poiché si era scoperto che era difficile vincere le resistenze di interi settori economici che tendevano alla conservazione, si è scelta la strada emblematica, taxi, farmacie, cioè le lenzuolate: ma i simboli non vanno sottovalutati». Per alcuni la difesa della democrazia finanziaria non deve essere messa in imbarazzo dal fatto che la terza via sia stata messa ko dallo scoppio della crisi finanziaria. Una settimana fa Giavazzi ha scritto che l'America sta lavorando sulla leva finanziaria, mentre l'Europa, più arretrata, si concentra sulla questione della fissazione delle regole. Da questo punto di vista, Giulio Napolitano sul Riformista dell'altro giorno, ha notato che le differenze in questo tra Europa e America sono meno nette di quanto appaia. Giovannini dice: «La difesa della democrazia finanziaria nasce dalla preoccupazione che la cultura liberale in Italia è così fragile che ci vuole poco ad abbatterla». Spiega ancora Rossi: «C'è di sicuro la contingenza delle responsabilità della terza via, però noi dovremmo riprendere a discutere e a chiedere più libertà perché viviamo ancora in un paese dominato dall'iper-regolazione e da una cultura dello stato che si occupa regolarmente di quello di cui non dovrebbe occuparsi». Ed è questa la ragione principale per cui i liberali (di sinistra, ma non solo in verità) sono poco disponibili alla questione posta dal ministro dell'Economia sulla necessità innanzitutto di ricondurre l'economia dentro un sistema di norme; e poi decidere, in un secondo momento, se ci piace di più il mercato o lo stato. Così l'ha spiegata lo stesso Tremonti in una risposta a un editoriale di Angelo Panebianco sul Corriere della Sera. Gregorio Gitti, professore di diritto privato alla statale di Milano, osserva: «Bisognerebbe puntare a ristabilire un equilibrio tra diritto ed economia. Anche solo pensando che nel deposito millenario delle norme civilistiche, c'è l'accompagnamento giuridico degli scambi economici». Ma questo equilibrio per ora non trova spazio nella discussione. Per dare l'idea di come la dialettica su questi temi si sia incartata, è curiosa la discussione sugli ordoliberali, un gruppo di liberali tedeschi che dettero un contributo alla formulazione di economia sociale di mercato, su cui si reggerà l'ordinamento economico tedesco per tutta la seconda metà del Novecento. Gli antitremontiani non amano il riferimento agli ordoliberali. Eppure in un'intervento del 1998 all'Istituto Gramsci sul rinnovamento del pensiero liberale, Valerio Zanone, storico liberale di sinistra, uno dei fondatori del lib-lab italiano a cavallo tra la fine degli anni Settanta e l'inizio degli 80, notava che nell'ordoliberalismo esiste un legame tra mercato e società aperta. Certo, si può discutere, si può dire che Eucken è un positivista, mentre Hayek crede nella norma come recepimento dell'ordine che scaturisce dal mercato, ma la sostanza - per quello che dovrebbe riguardare la crisi di fronte alla quale ci troviamo - non cambia: non c'è mercato senza legge e siccome noi abbiamo (molto) bisogno del mercato, in questo momento abbiamo assolutamente bisogno di legge. Insomma non ci sarebbe bisogno di prendersela tanto con gli ordoliberali, a meno che l'obiettivo non sia l'offensiva egemonica di Tremonti, il quale viene sospettato di utilizzare Eucken per recuperare in termini di potere un maggiore interventismo sull'economia, sotto la forma di primato politico delle regole sul mercato. Ma questo è un altro discorso, da regolare nei rapporti di forza oggi in campo. In generale la crisi non sta producendo una discussione identitaria nel centrosinistra. «È un'opportunità, ma il confronto non è partito, molti cercano di tenere una visione difensiva per la conservazione di un patrimonio di consenso in calo», dice Gitti. Aggiunge Rossi: «Il problema è che la sinistra non solo è senza identità da offrire al paese, ma è incapace di generarne, la sua unica preoccupazione è rimuovere». Ma la cosa più singolare è che il tema in discussione - deve prevalere il diritto o l'economia? - non diventa un tema di battaglia neanche da parte di chi liberale non è, e non lo è mai stato - anticapitalisti, comunisti, no global - e che sulla prevalenza della legge sul mercato potrebbe costruire la rivendicazione di un successo ex post, di una vittoria culturale, il riconoscimento di una supremazia morale. Ieri è stato presentato un documento firmato da tre economisti di centrosinistra, Emiliano Brancaccio, Paolo Leon e Stefano Fassina, che nella loro area politica sono stati culturalmente in minoranza ai tempi della terza via. E' un contributo commissionato dai metalmeccanici e dalla funzione pubblica della Cgil - cioè dall'asse tra Gianni Rinaldini e Carlo Podda - con cui si apre la discussione in vista del congresso del prossimo anno. Il documento propone una sere di soluzioni di politica economica. Dice Fassina, della direzione nazionale del Pd e responsabile finanza pubblica ed economia internazionale del partito: «In questo documento affrontiamo anche il tema delle regole sociali e ambientali con cui il mercato dovrà confrontarsi, perché in questa fase la legge deve prevalere sull'economia. Certo, è singolare che proprio nel momento in cui crolla il fondamentalismo di mercato, la sinistra europea si ritrova al minimo storico. Il problema è che una parte di noi si è rifugiata nelle icone, nelle parole d'ordine del deficit spending, della proprietà pubblica e del lavoro fordista; mentre un'altra parte di noi è stata subalterna a una cultura che non era la nostra». Marco Ferrante 10/04/2009

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Ap: basta con le news gratis (sezione: crisi)

( da "Riformista, Il" del 10-04-2009)

Argomenti: Crisi

Ap: basta con le news gratis WEB. Agenzia e quotidiani contro Google e gli aggregatori-notizie. L'azienda Usa incassa. Ma non molla. di Antonello Guerrera Oramai è scontro. Gli editori hanno lanciato il guanto di sfida a Google e minacciano ritorsioni. Il motivo sta tutto nell'informazione. O meglio, nella distribuzione informatica delle news. Inutile dirlo, oramai sulla rete vige la totale anarchia a riguardo, mentre, proprio ieri, l'Assemblea nazionale francese ha affossato il ddl antipirateria. L'accusa principale al motore di ricerca più famoso del mondo è giunta dalla Ap per mezzo del suo presidente Dean Singleton: «Non possiamo più rimanere con le mani in mano e vedere gli altri rubarci il lavoro». Una sfida palese a Google e agli altri aggregatori di notizie sul web che fanno copia-incolla di articoli e flash di giornali e agenzie. In questa trafila vige sempre il nebuloso concetto americano di "fair use" (giusto utilizzo), lo stesso che ha portato ai ferri corti l'Ap con l'artista Fairey per il rinomato ritratto Hope di Obama. La protesta di Ap e compagni, vedi il Guardian (per mezzo di Henry Porter) e Wall Street Journal (per voce del manager Thomson), è rivolta ai profitti che Google e aggregatori incassano riportando le notizie degli altri, mediante i messaggi pubblicitari allegati nei rispettivi siti. Il tutto senza avere nemmeno una redazione. Ma Google, che tramite il presidente Eric Schmidt ha cercato di abbassare i toni, si è appellata proprio al "giusto utilizzo", sottolineando: «Google ha un contratto multimilionario con l'Ap per riportare i lanci delle agenzie, e speriamo che il nostro rapporto continui per molti anni». Insomma, lasciamo le cose come stanno, dice Schmidt. Che però poi, al meeting della Newspaper Association of America (Naa), ha criticato apertamente lo status quo dei quotidiani cartacei: «I loro contenuti dovrebbero essere per la maggior parte online, gratis per tutti e senza costi di distribuzione». E qui i nodi vengono al pettine. Perché i quotidiani, a sgobbare per informare gratis (o quasi) gli internauti, ovviamente non ci stanno. Il tycoon dei media Rupert Murdoch lo ha detto chiaramente qualche giorno fa, presto le news online non saranno più gratuite. Punzecchiature e affondi vari che hanno lasciato diversi aggregatori interdetti, vedi Techmeme. La cui parola d'ordine ora è "wait and see": aspettiamo e vediamo che succede. Google, invece, forte della sua posizione preferenziale va avanti, anche se a testa bassa. Anche perché, in queste condizioni, troncare di netto il rapporto tra azienda di Schmidt e quotidiani forse farebbe più male ai secondi che ai primi. Fatto sta che il traffico informatico che Google genera assieme agli altri aggregatori è di dimensioni abnormi. Contenitori "copia-incolla" come Huffington Post e The Daily Beast oramai negli Usa rivaleggiano alla grande con i maggiori quotidiani. Che, inutile dirlo, sono di fronte a un bivio: carta, web o tutti e due? Gli stessi addetti ai lavori non hanno ancora le idee chiare. Tanto che sulle pagine dello stesso Guardian online si sono lette negli ultimi giorni posizioni discordanti dopo l'affondo di Ap contro Google. Dall'anticatastrofismo di Roy Greenslade sino alle accuse al motore di ricerca da parte di Henry Porter e Tim Luckhurst, che reputano Google & Co. una minaccia amorale per il sano "journalism" a favore del "churnalism" (ossia riportare a man bassa le notizie senza controllarne le fonti). Una cosa è certa però. I giornali devo decidersi in fretta perché il tempo stringe. Con la crisi finanziaria, in Inghilterra, ad esempio, diversi editori hanno dovuto licenziare blocchi di giornalisti, mentre i giornali locali hanno registrato un crollo di pubblicità. E negli Usa va ancora peggio. Il gruppo Tribune, di Chicago Tribune e Los Angeles Times, ha già dichiarato bancarotta. Mentre Rocky Mountain News e Seattle Post-Intelligencer hanno dovuto chiudere i battenti. 10/04/2009

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Crisi 2009, il Sud crolla meno del Nord (sezione: crisi)

( da "Corriere del Mezzogiorno" del 10-04-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere del Mezzogiorno sezione: ECONOMIA data: 10/04/2009 - pag: 9 Analisi Emerge dal rapporto dell'Osservatorio Banche Imprese del 1Ú trimestre Crisi 2009, il Sud crolla meno del Nord BARI «Gli effetti recessivi della crisi finanziaria internazionale sull'economia reale non accennano a esaurirsi. Soprattutto nelle regioni del Nord e del Centro mentre dopo il crollo registrato nell'ultimo trimestre 2008, nel Mezzogiorno la diminuzione è meno sostenuta di quella registrata nel resto del Paese». È quanto evidenzia il Rapporto «Congiuntura Mezzogiorno» sul IÚ trimestre 2009 dell'Osservatorio Regionale Banche Imprese di Economia e Finanza - realizzato congiuntamente all'Istituto di studi e analisi economica Isae e all'Srm (Studi e ricerche per il Mezzogiorno) - che ha analizzato la situazione congiunturale del settore manifatturiero, delle costruzioni, del terziario innovativo e delle famiglie, guardando ai dati relativi al Mezzogiorno e alle regioni che ne fanno parte, viste in relazione al quadro congiunturale nazionale. Dallo studio emerge che «la domanda di prodotti manifatturieri continua a scendere in modo pressoché omogeneo sul territorio nazionale. Nel Nord-Ovest e nel Mezzogiorno, tuttavia, le imprese sembrano avere iniziato a far fronte alla crisi e sono riuscite a ridurre le scorte di magazzino accumulate negli ultimi mesi; di conseguenza, le attese di produzione continuano a peggiorare, ma in modo meno severo rispetto alle altre aree del Paese. Nelle regioni meridionali, inoltre, dopo il crollo dello scorso trimestre la fiducia delle imprese operanti nel settore dei servizi registra un rimbalzo positivo, anche se rimane su valori nettamente inferiori a quelli medi dello scorso anno. Il calo della fiducia delle imprese di costruzione è invece in linea con quanto riscontrato nella media nazionale. I consumatori meridionali, infine, registrano un netto miglioramento della propria fiducia, grazie probabilmente all'andamento particolarmente moderato dei prezzi, sia correnti, sia attesi: risalgono di conseguenza le valutazioni sul bilancio familiare e sulle possibilità di acquisto di beni durevoli, oltre a quelle più generali sulla situazione economica famigliare e nazionale, in un quadro tuttavia ancora caratterizzato da forti timori circa l'evoluzione attesa del mercato del lavoro ». Guardando ai dati regionali, emergono andamenti notevolmente differenziati tra regione e regione per il cosiddetto «Clima economico »: l'indice continua a scendere, infatti, in Calabria, Mo-- lise, Campania e Abruzzo (figuriamoci adesso dopo il terrmoto), è sostanzialmente stabile in Puglia e mostra invece primi segnali di recupero in Basilicata, Sicilia e Sardegna. In Basilicata, in particolare, qualche segno di miglioramento si avverte anche dal lato dell'industria manifatturiera, oltre che per i consumatori. Restano ovunque molto pessimiste, però, le attese a breve termine relative all'evoluzione del mercato del lavoro. R. E.

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Se la Cina chiamasse Obama (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 10-04-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: MONDO data: 2009-04-10 - pag: 10 autore: DALLA PRIMA Se la Cina chiamasse Obama L'Ocse prevede un balzo del debito pubblico statunitense pari a quasi il 40% del prodotto interno lordo nel corso di tre anni. è piuttosto probabile, quindi, che la prossima crisi venga innescata daquello che i mercati considerano un debito pubblico eccessivo in Paesi con forti disavanzi correnti strutturali, in particolare negli Stati Uniti. Se questo dovesse succedere, il sistema economico internazionale si troverebbe ad affrontare un momento critico. è curioso notare che è Pechino a sollevare questi dubbi. Innegabilmente lo fa spinta da interessi personali: la Cina è infatti preoccupata per le sue riserve di valuta estera, la maggior parte delle quali denominate in dollari; vuole liberarsi da ogni responsabilità per la crisi; desidera preservare il più possibile il proprio modello di sviluppo; e immagino stia cercando di controbilanciare la pressione statunitense sul tasso di cambio del renminbi. Wen Jiabao, il primo ministro cinese, ha sottolineato la preoccupazione del proprio Paese riguardo al valore delle sue vaste riserve: quasi 2mila miliardi di dollari, ovvero quasi la metà del Pil. Immaginate come reagirebbero gli americani se il loro Governo avesse investito intorno ai 7mila miliardi di dollari (la cifra corrispondente rapportata al Pil Usa) in passività di Governi non del tutto amichevoli. Pechino ha iniziato a capire di aver commesso un errore ma, ahimé, troppo tardi. Nel frattempo Zhou Xiaochuan, Governatore della Banca centrale cinese, ha prodotto una serie considerevole di discorsi e documenti sul sistema finanziario globale, sugli squilibri mondiali e sulla riforma del sistema monetario internazionale. Essi rappresentano una dichiarazione del punto di vista cinese e allo stesso tempo un contributo al dibattito. Non bisogna essere necessariamente d'accordo con tutto quello che il Governatore dichiara, ma il semplice fatto che si esprima apertamente è di per sé significativo. Zhou sostiene che l'elevato tasso di risparmio della Cina e di altri Paesi dell'Est asiatico sia una conseguenza di tradizione, cultura, struttura familiare, situazione demografica e attuale fase dello sviluppo economico. Aggiunge, inoltre, che questi «non possono essere adeguati semplicemente variando il tasso di cambio nominale». Insiste spiegando che «l'elevato tasso di risparmio e le ingenti riserve estere sono il risultato di reazioni difensive contro la speculazione predatoria», avvenute in particolare all'epoca della crisi finanziaria asiatica del 1997-98. Nulla di tutto questo può essere cambiato repentinamente, insiste il Governatore: «Anche se gli Stati Uniti non possono sostenere uno schema di crescita basato su consumi elevati e risparmi ridotti, non è proprio questo il momento adatto per aumentare il loro tasso di risparmio». Il che significa: «Ci sta bene la parsimonia statunitense ma non ora». Nel frattempo, aggiunge il Governatore, il Governo cinese ha elaborato uno dei programmi di stimolo economico più imponenti al mondo. Inoltre, il vasto accumulo di riserve di valuta estera, aumentate di 5.400 miliardi di dollari fra il 1999 e il picco del mese di luglio 2008, riflette la domanda di sicurezza delle economie emergenti. Poiché, tuttavia, il dollaro rimane la principale attività di riserva a livello globale, il mondo intero dipende dalle emissioni monetarie statunitensi. Inoltre, proprio per questa ragione gli Usa tendono a incorrere in disavanzi correnti. Il risultato è rappresentato dal riemergere di una debolezza discussa già negli anni nebulosi dei tassi di cambio fissi del sistema Bretton Woods, sistema crollato all'inizio degli anni 70:la sovraemissione della valuta chiave. La risposta a lungo termine, aggiunge Zhou, è una «valuta di riserva sovranazionale». è fin troppo facile controbattere a numerosi dei suoi argomenti. Gran parte dello straordinario aumento del risparmio aggregato della Cina deriva dall'aumento degli utili aziendali. Indubbiamente si potrebbero tassare tali utili per spenderne poi una parte. Il Governo potrebbe altresì contrarre maggiori prestiti: il debito cinese, che l'Fmi stima pari al 3,6% del Pil, rimane decisamente modesto. è altrettanto difficile credere che un Paese come la Cina debba risparmiare metà di quanto produce o registrare avanzi correnti che si avvicinano al 10% del Pil. Allo stesso modo, sebbene il sistema monetario internazionale sia chiaramente difettoso, difficilmente può essere ritenuto il solo responsabile del vasto accumulo mondiale di riserve di valuta estera. Un'altra ragione va ricercata nell'affidamento eccessivo su una crescita trainata dalle esportazioni. Nonostante ciò, Zhou ha ragione quando afferma che parte della soluzione a lungo termine della crisi è un sistema di creazione di riserve che permetta alle economie emergenti di incorrere in disavanzi correnti in sicurezza. L'emissione di Dsp è un modo per raggiungere tale obiettivo senza sconvolgere le fondamenta del sistema globale. La Cina sta cercando di ottenere l'impegno degli Usa, e questo è già di per sé estremamente importante. Tuttavia, la condizione indispensabile per avviare una discussione seria su riforme globali è l'auto-ricerca di una propria motivazione. La Cina deve inoltre capire un elemento essenziale: il mondo non può assorbire senza difficoltà gli avanzi correnti che si prevede genererà stando all'attuale andamento dellosviluppo. Un Paese grande come la Cina non può sperare di fare affidamento su questi considerevoli avanzi correnti come fonte di domanda. La spesa interna deve continuare ad aumentare nettamente e in maniera sostenibile, proporzionalmente alla crescita del risultato potenziale. Niente di più facile, e più difficile, di questo. Martin Wolf martin.wolf@ft.com

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Manovra record per Tokyo (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 10-04-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: MONDO data: 2009-04-10 - pag: 10 autore: Giappone. Varato un nuovo pacchetto di stimoli da 115 miliardi di euro Manovra record per Tokyo Stefano Carrer TOKYO. Dal nostro inviato La maggiore manovra espansiva nella storia del Giappone, a integrazione di un bilancio statale già da record, ma anche un piano a medio-lungo termine per riportare il Paese sulla strada della crescita e addirittura per contribuire in modo decisivo al raddoppio dell'economia dell'Asia entro il 2020: il premier nipponico Taro Aso ha delineato ieri un programma di legislatura (e oltre) a dispetto del calendario istituzionale che prevede il ricorso alle urne al massimo entro 5 mesi. Il pacchetto di stimolo all'economia comporterà spese per 15.400 miliardi di yen (circa 115 miliardi di euro), più dei 12mila miliardi già impegnati nelle precedenti manovre: una manovra pari al 3,1% del Pil che ha l'obiettivo di generare domanda interna per 60mila miliardi di yen (450 miliardi di euro) e creare da 1,4 a 2 milioni di posti di lavoro entro tre anni. Ma Aso è volato alto impegnandosi a far crescere il Pil di oltre 120mila miliardi di yen (925 miliardi euro) e a promuovere quattro milioni di posti di qui al 2020. In una conferenza stampa, il premier - tutto sorrisi dopo la ripresa di popolarità seguita alla dura reazione al lancio del razzo da parte della Corea del Nord - ha parlato di «tre pilastri» per la crescita di un nuovo Giappone. Anzitutto, le tecnologie ambientali: Tokyo dovrà recuperare il primo posto al mondo nella produzione di energia solare aumentandola di 20 volte in 11 anni (ci saranno incentivi per l'installazione di pannelli in case ed edifici) e dovrà essere leader anche nelle auto ecologiche (sussidi per rottamazione e vetture "verdi"). In secondo luogo, si moltiplicheranno i servizi medicali e di assistenza agli anziani. Infine, ci sarà enfasi sulla promozione dell'attrattività del Paese, dal turismo alla cultura dei manga (di cui Aso è un appassionato). A un certo punto il primi ministro ha persino mostrato una rivista cinese con in copertina una stellina giapponese, a dimostrazione della crescente influenza culturale del Paese, da tradurre in business. Il premier ha fissato l'obiettivo di aumentare i turisti da 8 a 20 milioni entro il 2020, anche con il miglioramento delle infrastrutture. Il pilastro aggiuntivo del rilancio verrà dalla domanda addizionale asiatica che il Giappone intende promuovere finanziando infrastrutture e insediamenti industriali nella parte centro-meridionale del continente: domenica a Pattaya, al vertice Asean+3, Aso annuncerà lo stanziamento di 2mila miliardi di yen in assicurazioni su crediti, oltre a una cifra analoga in aiuti ufficiali e 500 miliardi in prestiti per progetti ecologici. I mercati finanziari hanno reagito in modo ambivalente alle anticipazioni sulla maximanovra. La Borsa ha guadagnato il 3,7%, spronata anche da un recupero a sorpresa degli ordini di macchinari industriali (+1,4% a febbraio su gennaio) e dalla decisione di istituire un nuovo ente pubblico per l'acquisto diretto di azioni. Ma il mercato obbligazionario è andato sotto pressione in quanto la manovra dovrà essere finanziata con l'emissione extra di titoli di debito per almeno 10-11mila miliardi di yen (75 miliardi di euro). Alcuni analisti hanno sottolineato che, se sul breve termine gli incentivi sproneranno il Pil, nel medio-lungo periodo il Paese pagherà per il peggioramento dei conti pubblici. «Aumentare l'imposta sui consumi? Sì, ma solo quando l'economia si sarà ripresa», ha detto Aso: adesso non è tempo di guardare al riequilibrio del bilancio. Paradossalmente, il premier ha citato - come lezione della storia - l'esempio delle città-stato italiane e dell'Olanda «cresciute con la manifattura e il commercio, ma decadute quando la finanza ha preso il sopravvento». Forse si riferiva alle speculazioni sui tulipani e ai "default" che penalizzarono i banchieri fiorentini e genovesi, rei di aver dato un “rating” ottimista al debito sovrano francese. stefano.carrer@ilsole24ore.com © RIPRODUZIONE RISERVATA MISURE ANTI-CRISI Il Governo punta a rilanciare la domanda interna e annuncia la creazione di due milioni di posti di lavoro nei prossimi tre anni

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Quei segnali deboli tra carta e lamiera (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 10-04-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: ECONOMIA E IMPRESE data: 2009-04-10 - pag: 21 autore: DALLA PRIMA Quei segnali deboli tra carta e lamiera Il tempo della congiuntura è destinato a migliorare come quello delle stagioni? Ci sono ragioni sia per gli ottimisti che per i pessimisti. Questi ultimi puntano il dito sulla subitaneità e sulla simultaneità di un peggioramento dell'attività economica che non conosce frontiere.L'accasciamento è stato rapido e intenso e l'economia internazionale potrebbe dire, con il Poeta, "la lena m'era del polmon sì munta" che rialzarsi dal duro colpo sarà opera lunga e difficile. Gli ottimisti potrebbero invece ricordare l'antico esperimento ( risale a fine Ottocento) della "rana nella padella". Se si mette una rana in una padella in cui l'acqua sobbolle, questa balza via. Se si mette la rana in una padella con acqua fredda e si aumenta insensibilmente il calore, questa finisce per morire bollita. Da questo punto di vista, una crisi acuta come quella che stiamo vivendo potrebbe anche avere una uscita rapida, e poco importa se la rana balza via sua sponte o se è aiutata dal soffio potente delle politiche economiche di supporto. Un altro modo di guardare al dipanarsi di questa matassa imbrogliata è quello di seguire il ruolo della carta e della lamiera, della parte finanziaria e della parte reale dell'economia. Questa crisi è iniziata come crisi della carta, di un'economia finanziaria che giocava con strumenti nuovi e insicuri, fino a che questi giocattoli non gli sono scoppiati in faccia (è successo altre volte nella storia). L'ondata di sfiducia, in una finanza mondiale a vasi comunicanti, si è diffusa con una virulenza che ricorda i miasmi di un vaso di Pandora più che il quieto contagio di un raffreddore. Nell'oscurità della crisi finanziaria l'economia si è fermata, come si immobilizza chi entra in una stanza buia. Imprese e famiglie hanno tirato in barca i remi della spesa e nel mondo intero sono andati stridendo i freni del ciclo. Se l'economia deve uscire da questo stallo, bisogna che si risani dapprima il primum movens della crisi, l'immenso mercato della finanza. E su questo punto vi sono chiari segni di una normalizzazione, anche se molti interventi si muovono ancora lungo "righe storte". Vi sono anche alcuni timidi segnali che di questo miglioramento della carta potrà beneficiare anche la lamiera. A cavallo fra le due stanno, come il Colosso di Rodi, i mercati azionari, che cercano di trar guadagni, più o meno cartacei, dagli andamenti dell'economia reale. E le Borse, ormai in rialzo del 25-30% rispetto ai minimi, danno conto di queste speranze. Naturalmente, la prudenza è d'obbligo: come disse il premio Nobel dell'economia Paul Samuelson, «le Borse hanno segnalato sette delle ultime cinque riprese». Ma è giusto, in questi tempi cupi dell'economia, dar conto del fatto che l'orizzonte non è privo di fiammelle, e quelle che George Eliot chiamava le «mendicanti speranze dei mortali» potrebbero non esser deluse. Fabrizio Galimberti fabrizio@bigpond.net.au © RIPRODUZIONE RISERVATA

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MILANO - Italia: la realtà è migliore di quanto si pensi . E... (sezione: crisi)

( da "Messaggero, Il" del 10-04-2009)

Argomenti: Crisi

Venerdì 10 Aprile 2009 Chiudi di GIULIA LEONI MILANO - «Italia: la realtà è migliore di quanto si pensi». E' riassunta tutta nel titolo di un recente report di Goldamn Sachs, l'idea che la banca d'affari ha sullo stato di salute del nostro paese. Un report di 21 pagine, datato 2 aprile e firmato dall' analista Natacha Valla, che ci rimanda la fotografia di un'Italia tutt'altro che sbiadita. E' vero, si legge, che «l'economia italiana soffre di un certo numero di problemi seri». Ma «non sono poi così tanti come di solito si è portati a credere». I numeri certamente ci dicono che, «anche se nel 2007, quando è iniziata la crisi finanziaria, i fondamentali dell'Italia stavano migliorando, da oltre dieci anni la performance della macroeconomia del paese è stata fiacca rispetto a quella dei vicini». In particolare «dal 1996 al 2006 il pil reale in Italia è cresciuto in media dell'1,5% mentre nella zona euro è salito del 2,2%». Ed è altrettanto inconfutabile, si legge, che «l'indice di produttività ha manifestato una debolezza endemica», che «i trend demografici sono stati sfavorevoli tanto che la percentuale di dipendenza dagli anziani passerà dal 29,5% nel 2005 al 62,1% nel 2050 il che renderà necessario aumentare l'immigrazione verso il paese». Ed è anche vero che «sono stati creati molti posti di lavoro temporanei col risultato che oggi i lavoratori sono in media molto esposti al rischio di perdere l'impiego» e che la competitività dell'Italia «è stata poco brillante». Tuttavia «a dispetto di queste fragilità strutturali, la situazione è meno peggio di quanto si possa credere», si legge nel rapporto. Che subito dopo elenca una serie di elementi da considerare. «Ci sono alcuni fattori in gioco - dice Goldman Sachs - che favoriranno il rimbalzo dell'economia italiana; in particolare gli stati patrimoniali del settore privato che fanno da contrappeso all'alto indebitamento del settore pubblico». La paura diffusa sulle finanze pubbliche «tende ad oscurare il fatto che, nella totalità, l'Italia è uno dei paesi europei con meno debiti», sottolinea il report. Le famiglie poi, «sono la vera ancora di salvezza della macroeconomia del paese e della sua stabilità finanziaria». Sono «tra le meno indebitate dell'Eurozona - solo il 20% ha un debito di qualche natura - e le loro finanze hanno dato prova di gran robustezza» davanti alla crisi. Quanto al nostro sistema finanziario, è vero, dice Goldman Sachs «che le banche italiane sono esposte verso l'est Europa, soprattutto Intesa e Unicredit», ma è vero anche che hanno «una capacità di assorbire le perdite migliore rispetto ai competitor europei». E sono solide. Quanto alle aziende italiane, sebbene il loro debito sia cresciuto rapidamente «sono comunque molto meno indebitate delle aziende degli altri paesi europei». Ma anch'esse sono potenzialmente vulnerabili sia perchè «i loro asset sono molto interconnessi» - spesso le proprietà sono incrociate - sia per la loro dipendenza dal sistema finanziario. Tirando le somme, dice il report, «non c'è ragione di essere eccessivamente pessimisti sul futuro dell'economia italiana». Di certo «la crescita economica è stata troppo a lungo controllata ma ci sono segnali di recupero e fattori di crescita». Infine un suggerimento, con l'invito a mettere in pista «riforme strutturali e politiche dell'immigrazione ben pianificate».

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Nazionalizzazioni a Berlino Parte l'offerta di Stato su Hypo (sezione: crisi)

( da "Corriere della Sera" del 10-04-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere della Sera sezione: Economia data: 10/04/2009 - pag: 31 Credito Barclays vende iShares, per ora resta indipendente Nazionalizzazioni a Berlino Parte l'offerta di Stato su Hypo MILANO In Germania sta per andare in porto la prima nazionalizzazione di una banca dagli anni '30, mentre in Gran Bretagna c'è chi riesce a evitarlo, a costo però di rinunciare all'argenteria di casa. Due diversi epiloghi ad altrettanti casi di crisi finanziaria. Quella più grave riguarda senza dubbio la tedesca Hypo Real Estate, istituto di credito specializzato nei mutui immobiliari. Non sono bastate le garanzie statali per 102 miliardi di euro già ottenute: ora il Governo tedesco ha deciso di lanciare un'offerta pubblica di acquisto su Hypo Re. L'operazione prevede il pagamento di 1,39 euro per azione, calcolato aumentando del 10% la media della quotazione rilevata in Borsa tra l'1 e il 15 febbraio scorso, vale a dire le due settimane precedenti l'annuncio ufficiale della nazionalizzazione. Il prezzo offerto dal Governo (che già possiede il 9% del capitale) è comunque superiore alla chiusura di ieri del titolo a Francoforte, pari a 1,2 euro. Se l'Opa (che avverrà attraverso Soffin, il Fondo di stabilizzazione del mercato finanziario) non dovesse avere successo, c'è chi teme un'azione ancora più drastica: qualcuno parla addirittura di «esproprio». Nel frattempo il governo di Berlino sta valutando l'ipotesi di creare una «bad bank» nella quale far confluire tutti gli asset tossici nel portafoglio delle banche tedesche. Si tratterebbe dell'azione più radicale mai intrapresa da un Paese per arginare gli effetti della crisi finanziaria globale. Diverso il caso della britannica Barclay's, che per acquisire liquidità ha dovuto cedere iShares, la propria unità di asset management. Ad acquistare la società è stato il gruppo di private equity Cvc Capital Partners, con una transazione che vale 3 miliardi di sterline (circa 4,4 miliardi di dollari). In realtà l'operazione sarà in gran parte finanziata dalla stessa Barclays, che si aspetta quindi di ricavare alla fine una plusvalenza pari alla metà circa dell'importo, cioè 1,5 miliardi di sterline. G. Fer.

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Camfin verso l'aumento, corre il titolo (sezione: crisi)

( da "Corriere della Sera" del 10-04-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere della Sera sezione: Economia Mercati Finanziari data: 10/04/2009 - pag: 37 Il caso a Milano/1 Camfin verso l'aumento, corre il titolo (g.fer.) Camfin si appresta ad aumentare il capitale? L'indiscrezione, che ha fatto correre il titolo a Piazza Affari (ha chiuso con un prezzo di riferimento di 0,24 euro, in crescita del 3% rispetto alla vigilia) è stata parzialmente confermata dalla società, capofila del gruppo che fa capo a Marco Tronchetti Provera. In una nota, richiesta dalla Consob, si legge infatti che è in atto un «programma finalizzato al rafforzamento del profilo patrimoniale del gruppo attraverso una serie di azioni che, con il supporto di Mediobanca, sono oggetto di valutazione anche con le principali banche finanziatrici, ma non ancora definite». Giorgio L. Bruno ad di Camfin

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McDonald's in Francia si affida a Autogrill (sezione: crisi)

( da "Corriere della Sera" del 10-04-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere della Sera sezione: Economia Mercati Finanziari data: 10/04/2009 - pag: 37 Il caso a Milano/2 McDonald's in Francia si affida a Autogrill (g.fer.) I fast food della McDonald's entrano nelle aree di servizio gestite da Autogrill sulle autostrade francesi. Un accordo di partnership esclusiva è stato infatti siglato ieri dalle due società e Piazza Affari ha immediatamente premiato l'azienda italiana controllata dal gruppo Benetton, che ha chiuso con un rialzo dell'8,17%, a quota 5,26 euro. L'apertura del primo ristorante è previsto per il prossimo autunno. L'intesa, intanto, prevede lo studio di fattibilità per l'eventuale ingresso di McDonald's anche negli altri siti di Autogrill in Francia, come aeroporti e stazioni ferroviarie. G.Mario Tondato ad di Autogrill

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Caisse des Dépôts, primo rosso della storia (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 10-04-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: FINANZA E MERCATI data: 2009-04-10 - pag: 38 autore: Holding. Perdita di 1,5 miliardi: pesano le svalutazioni e il salvataggio di Dexia Caisse des DépÔts, primo rosso della storia Attilio Geroni PARIGI. Dal nostro corrispondente Anche la «vecchia signora di rue de Lille» paga un tributo alla crisi economica e al ruolo d'istituzione al servizio del pubblico interesse. La Caisse des DépÔts et Consignations (CdC) ha chiuso il 2008 in rosso per 1,5 miliardi di euro, a causa della svalutazione del suo portafoglio azionario e dell'intervento diretto nel salvataggio della banca franco-belga Dexia. Creata nel 1816 durante la Restaurazione e in un periodo ( anche allora) di crisi finanziaria, la CdC ha registrato la prima perdita della sua storia. Non ci sono asset tossici o buchi derivanti da contropartite finanziarie con Lehman Brothers, nulla di tutto questo. C'è solo un impegno senza precedenti al fianco dello Stato nel ruolo di pompiere anti-crisi e delle minusvalenze derivanti dal crollo dei mercati azionari: l'istituto guidato da Augustine de Romanet è azionista di tutte le società del Cac40 essendone il primo o il secondo per un terzo di esse. Un investitore strategicoe di lungo termine che spesso ha avuto il compito di difendere gli interessi nazionali da eventuali predatori stranieri (un anno fa aumentò al 20% la partecipazione nel gruppo di costruzioni Eiffage per bloccare le ambizioni di conquista della spagnola Sacyr Vallehermoso). Secondo le ancitipazioni del quotidiano economico Les Echos, la Caisse des dépÔts ha dovuto " aggiustare", ovviamente al ribasso, per circa 2,5 miliardi di euro, il valore di molte sue partecipazioni strategiche. E in particolare quella del 19% in Dexia, oggetto nell'autunno scorso di un salvataggio congiunto degli Stati belga e francese e per il quale la CdC ha investito 2 miliardi di euro nell'ambito di un aumento di capitale. Un'operazione fatta al prezzo di 9,90 euro ad azione contro un corso attuale del titolo Dexia inferiore ai 3 euro. Questi interventi, assieme a un apporto cash di 3 miliardi per il nuovo Fondo strategico d'investimento voluto da Sarkozy, rischiano di indebolire la solidità finanziaria dell'istituto? Da rue de Lille, quartier generale della CdC, si levano segnali rassicuranti. Alla fine dell'anno scorso disponeva di fondi propri per 18 miliardi di euro rispetto ai 20 dell'esercizio precedente: «Un bilancio sano, fatto per attraversare le crisi», hanno dichiarato a Les Echos. La stabilità della Caisse des Dépots sta a cuore a milioni di francesi poiché tra i tanti compiti istituzionali ( «è come un coltellino svizzero», ama dire Romanet) vi è anche la gestione centralizzata della più importante forma di risparmio del Paese, il Livret A e di cui una parte consistente serve a finanziare la costruzione degli alloggi popolari. Si tratta però di una gestione separata dal resto della contabilità e che l'anno scorso, sempre secondo indiscrezioni, dovrebbe aver registrato un risultato leggermente positivo dopo l'utile di 1,7 miliardi del 2007.

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Indici ancora su, vola StM (sezione: crisi)

( da "Corriere della Sera" del 10-04-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere della Sera sezione: Economia Mercati Finanziari data: 10/04/2009 - pag: 37 La Giornata in Borsa Indici ancora su, vola StM di Giacomo Ferrari Pirelli Real Estate All'indomani del riassetto di vertice Pirelli Real Estate guadagna l'11,45% Alla vigilia del lungo ponte pasquale (la Borsa resterà chiusa da oggi a lunedì compreso) i rialzi continuano a dominare la scena. I due principali indici di Piazza Affari hanno messo a segno ieri un robusto progresso (+2,77% l'S&P-Mib, +2,25% il Mibtel) e, nonostante il clima prefestivo, anche gli scambi hanno toccato un controvalore di 2,9 miliardi di euro. Nel paniere dei titoli principali a crescere di più è stata StMicroelectronics (+8,26%), seguita a ruota da Autogrill (+8,17%), che ha siglato con Mc Donald's un'intesa per l'apertura di ristoranti della catena Usa nelle aree di servizio lungo le autostrade francesi. Giornata positiva, inoltre, per il comparto bancario, sulla scia del balzo di Wells Fargo a Wall Street. In Italia i due titoli principali di questo settore, Intesa-Sanpaolo e Unicredit, sono cresciuti rispettivamente del 6,83% e del 5,26%. L'elenco dei rialzi si completa poi con il recupero di Bulgari (+6,57%) e il rimbalzo di Tenaris (+5,95%). E' proseguito, inoltre, il rally di Pirelli (+5,7%), mentre la controllata Pirelli Real Estate è volata dell'11,45% all'indomani del riassetto di vertice, con l'uscita di Carlo Puri Negri. Meno evidente il miglioramento di Fiat (+1,64%) in attesa di novità dagli Usa circa la trattativa per Chrysler. Pochi (e tutti inferiori al punto percentuale) i ribassi nell'ambito dei 40 titoli dell'S&P-Mib. Almeno tre, infine, i rialzi a due cifre fra i titoli minori: soprattutto Coin che all'indomani della presentazione del bilancio è balzato del 26%, mentre Banca Generali ha guadagnato invece il 24,6% e Pininfarina il 18,8%.

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Via Crucis sul ponte Calatrava (sezione: crisi)

( da "Resto del Carlino, Il (R. Emilia)" del 10-04-2009)

Argomenti: Crisi

REGGIO pag. 12 Via Crucis sul ponte Calatrava «emblema di modernità» di GIUSEPPE ADRIANO ROSSI LA CRISI finanziaria ed economica è stata il leit motiv dell'omelia che il Vescovo Adriano ha pronunciato ieri mattina in Cattedrale durante la Messa crismale, concelebrata dai vescovi Lorenzo Ghizzoni e Paolo Gibertini e da tantissimi sacerdoti diocesani. Questa messa ricorda infatti l'istituzione del sacerdozio e monsignor Caprioli ha voluto focalizzare proprio il tema della "povertà evangelica del presbitero a servizio della Chiesa". L'omelia del vescovo si è appuntata su una povertà che è tale perché innervata della castità celibataria. «Non è, infatti, povertà l'accettare di vivere ogni legame umano con amore intenso e sincero, senza mai lasciarci condizionare da preferenze personali e interessi, che non siano le preferenze del Signore per i piccoli? Non è povertà il saperci appassionare delle relazioni che nascono dal ministero, anche se limitate nel tempo, restando sempre disponibili a vivere relazioni nuove e differenti? Non è povertà l'accettare i momenti di solitudine o di fatica come occasioni per riscoprire la bellezza e la gioia del rimanere nell'amore di Cristo?" Il Vescovo ha aggiunto un altro interrogativo: «E non è povertà anche l'uso dei beni personali per il ministero, la condivisione dei beni nel presbiterio, anche nelle forme di vita comune, la stesura del testamento tempestiva e attenta alle necessità della Chiesa, della quale si è stati a servizio?». IL VESCOVO si è poi soffermato su un altro aspetto della povertà dei sacerdoti: la loro responsabilità nel gestire i beni materiali che sono della Chiesa e da essa loro affidati. E ha raccomandato: «È una responsabilità da condividere in spirito di comunione ecclesiale con altri, anzitutto con i fedeli laici competenti e preparati, in particolare con i vari membri dei consigli per gli affari economici e del consiglio pastorale». E ha poi ammonito: «Siamo chiamati a destinarli esclusivamente ai fini che sono loro propri, indicati dal Concilio in questi quattro: l'organizzazione del culto divino, il dignitoso mantenimento del clero, il sostegno delle opere di apostolato e la carità, specialmente in favore dei poveri». Infatti, non c'è solo una povertà del cristiano e del presbitero, ma anche una povertà della comunità cristiana che deve esprimersi come condivisione. In questa prospettiva di comunione ecclesiale, occorre affrontare il problema della condivisione dei beni non solo tra le persone, ma anche tra le parrocchie, legate dalla pastorale d'insieme nelle unità pastorali, nel sostegno alle missioni diocesane, nelle opere di carità comuni. UN ULTERIORE deciso richiamo ha fatto il Vescovo alla povertà degli stili di vita, «che in questi giorni ci viene richiamato dal confronto con le condizioni di vita della gente. Vediamo infatti, oltre alle ordinarie e quotidiane forme di sostegno sostenute dalle nostre Caritas, moltiplicarsi i casi di nuclei familiari in difficoltà a seguito della crisi economica. Il pensiero che delle famiglie in parrocchia, normalmente in grado di provvedere a se stesse, si possano trovare a vivere in questi mesi situazioni non previste di necessità, non può non interpellare ciascuno di noi». A CIÒ si aggiunga anche la spaventosa drammaticità delle conseguenze del sisma in Abruzzo. Ecco allora l'appello di mons. Caprioli ad «solidarietà umana e cristiana da ritrovare nei nostri paesi e nelle nostre città, perché chi vive momenti di difficoltà e più fatica a uscire dall'anonimato e dall'isolamento non si senta abbandonato». Ne consegue per giovani e meno giovani la inderogabile necessità di cambiare una mentalità e un costume costruito sul consumismo per tornare a stili di vita più di sobrietà, segno di giustizia prima ancora che di carità. La solidarietà si alimenta con la sobrietà. A tale proposito ha richiamato il fondo di solidarietà "Famiglie-lavoro" recentemente da lui voluto e istituito. «Un'iniziativa che avrà carattere straordinario e temporaneo, e come destinatari i nuclei familiari che, a causa dell'attuale crisi economica, hanno perso il posto di lavoro, uscendone senza alcuna tutela sociale, privilegiando in particolare quelle con presenza di figli piccoli o in situazioni di malattia o handicap».

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Piccoli azionisti, vertice sulla crisi finanziaria (sezione: crisi)

( da "Resto del Carlino, Il (Ferrara)" del 10-04-2009)

Argomenti: Crisi

VETRINA CENTO pag. 15 Piccoli azionisti, vertice sulla crisi finanziaria CENTO IN CITTA' DA TUTTA ITALIA CENTO capitale dei piccoli azionisti, almeno per un giorno. Venerdì 24 aprile, infatti, convergeranno sulla città del Guercino svariate decine di rappresentanti delle associazioni che raggruppano i piccoli soci, i soci di minoranza, delle grandi società quotate (soprattutto banche) e anche di piccole aziende di credito non quotate come la Cassa di Risparmio di Cento. E si deve infatti all'associazione Amici di CariCento' l'organizzazione di questo incontro che vivrà due momenti: il primo, nella mattinata all'hotel Europa, vedrà lo svolgimento del congresso nazionale di CoNaApa, cioè del coordinamento nazionale delle associazioni dei piccoli azionisti. Nel pomeriggio, nel salone di rappresentanza della Cassa, si svolgerà il convegno dal titolo Crisi finanziaria e partecipazione dei piccoli azionisti'. Interverranno, fra gli altri, il presidente di CoNaPa Nerio Nesi già ministro e presidente di Bnl che farà da moderatore e Bruno Tabacci membro della commissione Finanza della Camera. Ma si preannunciano anche due esponenti di rilievo sia del Centrodestra che del Centrosinistra; e così, come sottolineano gli organizzatori, l'iniziativa sarà bipartisan. Oltre 5 milioni sono i piccoli azionisti in Italia, tutti interessati alla proposta di Governo in merito alla partecipazione dei soci di minoranza nelle società: un tema, questo, che sarà al centro della riflessione del convegno; convegno che cercherà di dare voce e spazio ai piccoli azionisti in attesa di «una legislazione adeguata». L'Associazione Amici della Cassa di Risparmio di Cento (presidente Francesco Lorenzoni) conta 350 iscritti pari al 7-8% dell'azionariato privato della banca (i due terzi complessivi delle quote, come è noto, sono in portafoglio alla Fondazione Cassa di Risparmio di Cento e alla sua controllata Holding Cr Cento). CariCento è l'unica Cassa che ha un rappresentante dei piccoli azionisti in Cda. Percentualmente raccoglie la quota più elevata fra le analoghe associazioni di Casse di risparmio della regione. a. l.

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Acer, la batteria che rinnova il pc (sezione: crisi)

( da "Italia Oggi" del 10-04-2009)

Argomenti: Crisi

ItaliaOggi sezione: Marketing Oggi data: 10/04/2009 - pag: 17 autore: da Amsterdam Simonetta Scarane Ad Amsterdam la convention del gruppo. Cambia veste anche il marchio Packard Bell Acer, la batteria che rinnova il pc Doppia durata, 10 ore. Lanci: nuovo impulso per i portatili Una batteria di lunga vita firmata Acer rivoluziona il mercato dei computer portatili. In tempi di crisi come questi il gruppo Acer, terzo produttore mondiale di computer, guidato da Gianfranco Lanci, investe sull'innovazione e la creatività, e moltiplica i prodotti dai pc agli smartphone, agli all-in-one, in vista dell'arrivo della Iptv (la tv su protocollo Internet) per soddisfare tutti i segmenti di mercato e di target. E ha ridefinito l'identità del marchio Packard Bell in versione fashion victim. Saranno 3 miliardi di persone connesse a breve, secondo Lanci, e Acer intensifica la strategia del multiprodotto frutto del lavoro della multibrand strategy che ha occupato il gruppo di Taiwan per oltre un anno. Il risultato si traduce in una valanga di novità per tutti i brand del gruppo che prima della crisi finanziaria ha concluso l'integrazione dei marchi acquisiti nel 2007 con Gateway che ha portato in dote Packard Bell, e e-Machines. La pioggia di nuovi modelli di computer è arrivata ieri in una spettacolare convention-show alla stazione marittima di Amsterdam, terza e ultima tappa di un tour mondiale che ha portato i vertici Acer in tre giorni, a raffica, prima negli Usa, a New York martedì, poi in Cina, a Pechino mercoledì, e ieri in Olanda per il lancio mondiale dei nuovi prodotti.In testa alle molteplici novità c'è quella che riguarda la durata delle batterie per i computer portatili che la ricerca Acer è riuscita a raddoppiare arrivando a portarla a un'autonomia di circa dieci ore. Frutto della ricerca spinta del gruppo, che in questo campo diventa un precursore. Il raddoppio della durata della batteria per i portatili si annuncia come «una rivoluzione nell'industria del mobile computing», ha sottolineato Lanci, «e segna una svolta epocale destinata a imprimere un nuovo impulso allo sviluppo del mercato dei portatili, per i quali abbiamo stimato uno spazio di crescita intorno al 35% come unità vendute nel mercato globale».Acer ha archiviato il 2008 con un fatturato di12,8 miliardi di euro. E aggiunge Gianpiero Morbello, vice president marketing & brand di Acer Group, «la nostra visione del mercato per il secondo trimestre 2009, ci vede in calo di vendite per il desktop tra il 5 e il 10%, in unità vendute, non come valore, meno della metà della media di mercato che si aggirerà intorno al -20%. In totale stimiamo che l'aumento delle vendite, calcolando anche i portatili, in crescita del 35%, si attesterà intorno al +25%».La pila dalla lunga vita caratterizza la novità di prodotto in casa Acer che moltiplica i computer della linea Aspire: il nuovo notebook con la pila garantita dieci ore si chiama Timeline ed è sottile come fosse una pelle, oltre che confortevole dal punto di vista termico perché, altra innovazione, utilizza una tecnologia nuova per il raffreddamento mutuata dalle turbine delle stazioni del gas, come ha spiegato Antonello Fornara, direttore area prodotti per Europa, Medio Oriente e Africa. Aspire Timeline è un concentrato di innovazione, carta sulla quale il gruppo multinazionale, che conta il primato di vendite di pc portatili in Europa, Medio Oriente e Africa, sta accelerando con la convinzione dichiarata che per guadagnare l'uscita dal tunnel della crisi finanziaria in atto serva lavorare sull'innovazione, l'innovazione e ancora l'innovazione, restando flessibili e snelli.Al riguardo Lanci ha fatto sapere che Acer group (6 mila addetti, in 70 paesi, e presente in 90 mila retail store) ha aperto un nuovo centro di ricerca in Cina a Shanghai. «In Cina è vero che si sono ridotti i consumi ma per i computer ci sono ancora tassi di crescita interessanti, e anche negli Usa», ha rivelato Morbello ieri ad Amsterdam proveniente da Pechino.L'innovazione e la creatività sono i due fattori che hanno portato una rivoluzione anche nel brand Packard Bell, per il quale è stata ridefinita l'identità, colorata di rosso «puredesire». E che da ieri ha un logo nuovo di zecca, rosso fuoco, glossy come un rossetto, e conta due nuovi computer, nei segmenti notebook, Easynote Butterfly e netbook, battezzato dot, piccolo come un'agenda da borsa, ambedue attraenti e trendy come i prodotti fashion e di design. Tanto che la linea Easynote di Packard Bell conta anche un nuovo modello TR 85 frutto della collaborazione con Pininfarina, designer della Ferrari della quale il gruppo Acer è sponsor.«Nessun ridimensionamento per le sponsorizzazioni, pilastro del marketing. Per le olimpiadi di Vancouver nel 2010 e di Londra nel 2012 stiamo già lavorando da un anno», ha dichiarato Morbello, che torna a parlare di come va affrontata la crisi in atto «non galleggiare ma aggredirla in maniera creativa investendo sulla multibrand strategy per uscirne ancora più forti». «Il nostro obiettivo» ha concluso «è soddisfare bisogni vendendo prodotti e servizi, oggetti innovativi, iper-tecnologici, commodity capaci di rappresentare il proprio mondo e stile di vita. Non semplicemente vendere prodotti e servizi. C'è un'enorme differenza tra questi due concetti».

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Ias 39 in stand-by fino al 22 aprile (sezione: crisi)

( da "Italia Oggi" del 10-04-2009)

Argomenti: Crisi

ItaliaOggi sezione: Giustizia e Società data: 10/04/2009 - pag: 31 autore: di Andrea Fradeani Iasb prende tempo sulle modifiche Ias 39 in stand-by fino al 22 aprile Ias 39 in stand-by fino al 22 aprile. L'International accounting standards board (Iasb), in evidente imbarazzo sia per la «fuga in avanti» del Fasb che per le pressioni politiche del G20, rinvia ogni decisione, sulla correzione delle regole valutative per gli strumenti finanziari, alla prossima riunione che si terrà, a Londra, entro la fine del mese. È questo, in sintesi, il contenuto del comunicato stampa, apparso sul sito http://www.iasb.org (al termine di una settimana di fuoco), del board presieduto da David Tweedie.La patata bollente riguarda, ancora una volta, fair value ed impairment test: le attuali regole di valutazione degli strumenti finanziari, improntate su logiche valutative mark to market, non sembrano più adeguate a un contesto in cui i mercati (sempre che risultino attivi) manifestano andamenti tanto altalenanti.Gli operatori, che temono per le performance negative da comunicare agli azionisti (incombono le prime trimestrali del 2009), e il mondo politico, che vuole interrompere il circolo vizioso della sfiducia da «continuo rosso», hanno ripetutamente chiesto (da ultimo al recente G20 di Londra) un immediato ammorbidimento globale delle regole contabili: mitigare, in breve, sia gli effetti del fair value che le rigidità dell'impairment dei titoli a maggior rischio di svalutazione.Una prima importante deroga, lo ricordiamo, era stata già concessa (attraverso una procedura d'urgenza), sia da Iasb sia Fasb (nell'ottobre del 2008) con l'obiettivo di congelare le perdite conseguenti all'esplosione della crisi finanziaria. Da quel momento i due standard setter avevano rafforzato i progetti di convergenza fra Ifrs e Us Gaap tanto da ipotizzare, fatto davvero storico, la redazione di un principio contabile comune in grado di pensionare proprio lo Ias 39 e lo Sfas 133. La ratio di tale comportamento era quella di evitare modifiche estemporanee alle regole valutative degli strumenti finanziari in favore di una rilettura complessiva e coordinata dell'intero fenomeno.Le fondamenta di tale progetto non erano, evidentemente, così solide: il 2 aprile scorso, infatti, il Financial accounting standards board, da sempre più sensibile alle pressioni po-litiche, si è smarcato dal comune percorso accelerando verso modifiche, a valenza immediata, che rappresentano un ulteriore addolcimento delle regole contabili sugli strumenti finanziari. Benzina sul fuoco, ovviamente, per il mondo politico (in special modo europeo) preoccupato della possibile penalizzazione derivante da principi contabili internazionali più rigorosi di quelli statunitensi.Lo Iasb si trova ora, davanti al fatto compiuto, in una situazione non certo invidiabile: mantenere la propria posizione contraria alle deroghe, concettualmente più corretta ma a rischio di una asimmetria che potrebbe danneggiare i player europei; oppure adeguarsi alle pressioni, rincorrendo quindi il Fasb, con il rischio sia di creare un precedente pericoloso che di scalfire la propria credibilità.Non sappiamo che cosa deciderà lo Iasb il prossimo 22 aprile (anche se fra le righe del comunicato stampa ci sembra d'intuire la disponibilità ad un compromesso), certo è che non potranno essere eventuali piccole modifiche d'urgenza a costituire quel nuovo corpus di regole contabili invocate dalla politica mondiale (Obama compreso).

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Per "Repubblica" l'immigrazione clandestina è peccato veniale. (sezione: crisi)

( da "Giornale.it, Il" del 10-04-2009)

Argomenti: Crisi

Dunque Berlusconi non cambia linea nella lotta all'immigrazione clandestina e per rimediare al no della Camera, prolungherà il decreto in scadenza il 26 aprile. Mille immigrati, quasi tutti tunisini, non verranno messi in libertà. Ed è probabile che in futuro vengano approvate norme ancora più restrittive: la Spagna di Zapatero, la permissiva Olanda, la Gran Bretagna del laburista Brown vanno in questa direzione. E ieri il presidente francese Sarkozy ha pubblicato una direttiva che Alberto Toscano riassume così: "Massimo controllo di chi arriva per lavorare e massimo sforzo per allontanare (con le buone o con le cattive) dal suolo nazionale gli extracomunitari privi di permesso di soggiorno". Quest'anno dovranno essere espulsi almeno 27mila clandestini; come dire: lavoro ai francesi, via gli irregolari. Si tratta di misure draconiane, ben più severe di quelle italiane. Ma per la stampa di sinistra il governo italiano è troppo duro, disumano. Sulla Repubblica di oggi, ad esempio, Massimo Giannini, scrive: " L'allungamento a 180 giorni della permanenza dell'immigrato nei centri di smistamento è persino peggio: una misura sostanzialmente carceraria, stabilità da un'autorità amministrativa, in assenza di reato e di garanzia giurisdizionale >". In assenza di reato? Fino a prova contraria l'immigrato che tenta di entrare non avendo i documenti in regola, nè i visti necessari, viola le leggi del Paese. E questo, sebbene formalmente sia un illecito amministrativo, non può essere tollerato, soprattutto quando assume proporzioni preoccupanti che la società italiana dimostra di non tollerare più . Ma, evidentemente, per "Repubblica" l'immigrazione clandestina è un peccato veniale. (Versione aggiornata del post) Scritto in crisi, comunicazione, pdl, politica, partito democratico, società, francia, immigrazione, Italia, europa, giornalismo Commenti ( 18 ) » (Nessun voto) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 08Apr 09 Dalla crisi (e dalle tragedie) può nascere un mondo migliore? Sul Giornale di oggi intervisto Bob Thurman, personaggio di grande caratura, sebbene poco noto in Italia. E' uno dei principali consiglieri del Dalai Lama, saggista di grande successo, la rivista "Time" lo inserì tra i dieci americani più influenti. Il suo è il punto di vista di un americano spirituale, che nella crisi finanziaria inizia a vedere una grande opportunità: quella di creare un mondo migliore. Secondo Thurman "è un bene che la coscienza collettiva degli americani si sia risvegliata. Urlano un poco? Se la gente smette di dare ascolto a certe élite e costringe chi ha provocato questo disastro a prendersi le proprie responsabilità questo può essere positivo», mentre prima la coscienza era assopita "perché prevaleva l'egoismo. Molti si rendevano conto degli abusi di un gruppo ristretto di persone, di lobbies molto potenti come quelle delle banche, ma finché riuscivano ad andare avanti si dicevano: cosa posso rimediare da solo? E siccome tutti pensavano così, nulla cambiava davvero. D'altronde bastava accendere la tele per distrarsi: chi parlava dei problemi reali? Nessuno, tutto era trasformato in uno spettacolo, anche l'informazione». Questa crisi è un'opportunità "perché il sistema così non poteva funzionare: stavamo correndo verso il disastro. Tutto a credito, tutto esasperato, centinaia di milioni di persone strappate alla campagne. Il governo americano e le grandi istituzioni dicevano ai Paesi piccoli: non potete proteggere i piccoli coltivatori. Così tutta la produzione finiva nelle mani dei grandi gruppi. E gli agricoltori senza più lavoro che cosa fanno? Vanno nelle città dove vivono nelle baraccopoli. È progresso questo? Ora c'è la possibilità di creare sistema più equilibrato. Era un'economia guidata dall'avidità, che ignorava i limiti delle risorse naturali e il rispetto della natura. Ora c'è la possibilità di creare un sistema più saggio, basato sui valori positivi dell'uomo». Thurman ricorda che "dopo ogni grande tragedia, la gente si scopre migliore. All'indomani dell'undici settembre i newyorkesi erano solidali, si cercavano, si aiutavano", li interpeta come segnali di una trasformazione della coscienza e della sensibilità collettive. E se osserviamo quel che sta accadendo in Abruzzo l'intuizione di Thurman trova conferme. Il mio collega Cristiano Gatti, racconta la straordinaria dignità degli abitanti delle zone colpite. Scrive in un bellissimo articolo: "Di sventure e di dolore, di lutto e di rabbia, insomma di creature afflitte e dolenti ormai ne abbiamo viste tante, passando da un cataclisma all'altro. Ma mai, lo dico da semplice testimone neutrale, ho ammirato un simile affresco di spontanea compostezza, di sano orgoglio, di rigoroso rispetto. L'Aquila e dintorni sono a pezzi, non c'è famiglia che non abbia un buon motivo per piangere, ma da questo girone infernale si alza solo silenzio, decoro, contegno. E voglia di ricominciare. Parole toccanti. Rifletto e mi chiedo: dalla crisi economica, dalle tragedie, sta nascendo davvero un mondo migliore? Scritto in capitalismo, crisi, società, globalizzazione, Italia, gli usa e il mondo Commenti ( 28 ) » (3 voti, il voto medio è: 4.33 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 07Apr 09 Terremoto, l'Italia che reagisce bene (con qualche eccezione) Per una volta l'Italia ha stupito in bene reagendo alla tragedia dell'Abruzzo: anzichè dividersi in polemiche sterili, il Paese si è unito. I soccorsi sono stati rapidi, la solidarietà della gente comune commovente, la reazione dei partiti finalmente responsabile. Ho apprezzato molto l'intervento di Franceschini in Parlamento che, senza se e senza ma, ha offerto il proprio sostegno a Berlusconi che, senza se e senza ma, l'ha accettato. Bene, con qualche ulteriore riflessione: 1) Ora si tratta di continuare su questa strada, scongiurando il rischio, molto alto, che passata l'emozione, prevalgano antiche e cattive abitudini ovvero che i fondi stanziati per la ricostruzione non arrivino mai, o solo in parte, a chi ne ha davvero bisogno. 2) Questa tragedia conferma, purtroppo, la mancanza di una cultura della prevenzione nel nostro Paese. In una zona a forte sismico troppi edifici non sono stati messi a norma e questo spiega perchè a crollare non sono state solo case vecchie ma anche edifici recenti. 3) Nonostante il cordoglio, qualcuno non si è trattenuto dall'insinuare qualche polemica. Per un certo mondo, il solito (ovvero il popolo di Grillo, Travaglio, Di Pietro), il terremoto si poteva prevedere e considera Giuliani, l'esperto che sostiene di averlo annunciato, un incompreso da difendere. Peccato che la sua previsione fosse imprecisa: aveva previsto il sisma per il 29 marzo a Sulmona. Immaginiamo che le autorità gli avessero prestato ascolto: migliaia di persone sarebbero state evacuate, poi il 30 o il 31 marzo fatte rientrare a casa. L'Aquila e i paesi circostanti non sarebbero stati risparmiati dalla scossa che ha colpito il 6 aprile, con epicentro il comune di Catipignano. Ieri ho partecipato a una trasmissione radiofonica in Francia su Rtl e uno dei più famosi sismologi francesi - dunaue senza alcun legame con il governo italiano - ha confermato che è impossibile prevedere i terremoti. La polemica non dovrebbe nemmeno iniziare, ma temo che di Giuliani sentiremo parlare a lungo. Sui blog di Grillo è Di Pietro tira già una certa aria.. sì, diventerà un eroe, un perseguitato, un nuovo simbolo di un'Italia confusamente arrabbiata e facilmente manipolabile. O sbaglio? AGGIORNAMENTO: tutti i leader del mondo hanno espresso all'Italia solidarietà e cordoglio, anche il presidente Obama, con toni partecipi e una lunga telefonata a Berlusconi. Lo ringraziamo, ma poi l'ambasciata americana ha deciso lo stanziamento di 50 mila dollari per l'assistenza umanitaria. Dico: 50mila dollari. Un pensierino ino ino ino, peraltro non richiesto dall'Italia. Il governo americano poteva proprio rispiarmarselo. Scritto in comunicazione, pdl, politica, partito democratico, spin, Italia, società, manipolazione, giornalismo Commenti ( 60 ) » (3 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 05Apr 09 Obama è il nuovo Gorbaciov? Ammettiamolo: questo viaggio in Europa e Turchia sancisce un grande successo di immagine per Obama. La stampa lo ha esaltato e non capita mai che un presidente, all'estero, venga accolto da folle in delirio. O meglio: succedeva a Gorbaciov ai tempi della perestroika. Obama in Germania ha parlato a un'assemblea di cittadini adoranti e i sondaggi rivelano che, se si candidasse alle elezioni politiche di fine settembre, batterebbe agevolmente Angela Merkel. Come Gorbaciov ha sposato una donna dal carattere forte, carismatico e capace di rompere gli schemi. La sua straripante popolarità dimostra che gli Usa, quando usano i toni giusti, possono essere ancora amati nel mondo e dunque che l'antiamericanismo non era viscerale, né irreversibile, ma limitato agli eccessi dell'era Bush. Infatti le proteste di strada non erano rivolte contro di lui. L'analogia con Gorbaciov, però, rischia di essere anche politica, sebbene non altrettanto drammatica nell'esito finale. L'esperienza del profeta della glasnost si concluse con il crollo dell'Urss, quella del primo presidente afroamericano difficilmente terminerà con l'implosione degli Stati Uniti. Ma proprio questo primo viaggio ha svelato al mondo un'altra America, meno sicura di sé, improvvisamente umile, a tratti quasi implorante. Quella di un tempo era abituata a imporre i compromessi, quella di oggi dà l'impressione di subirli. Il G20 è stato salutato come un grande successo, ma Washington non ha ottenuto l'impegno di tutti i Paesi a varare una maxi-manovra di stimolo. Dal vertice della Nato si aspettava un impegno ampio e coordinato da parte degli alleati per l'invio duraturo di nuove truppe in Afghanistan, ha ottenuto lo spiegamento di 5mila uomini limitato alle elezioni presidenziali. Eppure nelle scorse settimane aveva esercitato pressioni fortissime per piegare le resistenze degli europei. Inutilmente: per la prima volta il Vecchio Continente può dire no, senza temere lacerazionie tanto meno ritorsioni. La Ue è diventata improvvisamente forte? No, è quella di sempre caotica, litigiosa, multicefala. Semmai è l'America a essere divenuta debole. Obama ha avuto l'onestà intellettuale di ammetterlo: «Siamo stati noi a provocare la crisi finanziaria», da cui, però, gli Stati Uniti non possono uscire da soli. Ha bisogno degli altri, come ben sappiamo. E allora Obama è costretto ad assumere un registro inconsueto per un capo della Casa Bianca: quello del mediatore, dell'amico bonario, del leader che parla poco e ascolta molto. Nei due vertici - G20 e Nato - ha dovuto ritagliarsi un ruolo di negoziatore, di pacificatore. La sua è un'America che tende la mano e riscopre il consenso. Con un dubbio: Obama sta gestendo un periodo di difficoltà transitoria in attesa di riprendere il ruolo di superpotenza o, come Gorbaciov, verrà ricordato come il gestore di un grande Paese che declina tra gli applausi del mondo? Scritto in era obama, crisi, europa, globalizzazione, gli usa e il mondo, germania, francia Commenti ( 39 ) » (7 voti, il voto medio è: 2.86 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 03Apr 09 Dal G20 pochi fatti, molto ottimismo. Basterà? La Merkel ha parlato di un compromesso storico, Obama ieri era raggiante; tutti i leader hanno salutato con enfasi i risultati del G20. Ed è normale che sia così: tentano di infondere fiducia e speranza, nel tentativo, perlomeno, di sbloccare i consumi. E le Borse hanno risposto. Tuttavia analizzando i contenuti ci si accorge che, come previsto, il G20 ha portato poche novità. L'unica è l'aumento dei fondi a disposizione del Fmi: erano previsti 500 miliardi, saranno 750. per il resto: - hanno annunciato che intendono regolamentare gli hedge funds e le agenzie di rating. Bene, ma le norme devono essere ancora stabilite e il dibattito rischia di essere lungo. - secondo Brown "non ci saranno più i bonus per i manager che fanno fallire le società". Era ora, ma più che altro è un auspicio condiviso, perchè ogni Paese, com'è ovvio, deciderà autonomamente se e come realizzarlo. - hanno dichiarato di aver posto le fondamenta per "ripulire i bilanci delle banche dagli asset tossici", ma anche questa è una dichiarazione d'intenti. In realtà, i Paesi continuano a procedere in ordine sparso e un codice comune appare ancora lontano. L'economista Giorgio Barba Navaretti ( vedi l' intervista uscita sul Giornale) rileva due punti innovativi: l'impegno a far ripartire il commercio mondiale e l'ammissione che la crescita non potrà più dipendere solo dagli Usa, ma da quello che definisce "un traino globale", in cui i Paesi come Cina, India, Brasile avranno un ruolo sempre più importante. Ma questo avrà effetto nel lungo periodo: a breve è improbabile che queste economia possano generare una domanda interna molto forte. Complessivamente il G20 è stato insoddisfacente su due punti: - il pacchetto da 1100 miliardi non serve a rilanciare l'economia mondiale - il problema più urgente, quello di una riforma strutturale del sistema finanziario mondiale è irrisolto. Intanto proprio ieri gli Stati Uniti hanno allentato il mark-to-market ovvero la norma che obbligava le banche a valutare ogni giorno il prezzo di mercato dei prodotti finanziari e siccome molti di questi non hanno acquirenti le banche erano costrette a iscrivere a bilancio perdite colossali. Ora invece potranno diluirle nel tempo, nella speranza che in futuro i prodotti tossici valgano più di zero. Insomma , cambiano i parametri anzichè affrontare le cause del male. L'impressione è che il G20 si servito soprattutto a spargere tanta cipria sulla crisi mondiale, nel tentativo di cambiare la psicologia catastrofista dei mercati, infondendo ottimismo, avvalorando l'impressione che la situazione sia sotto controllo. Il tentativo in sè è comprensibile, ma basterà per risollevare l'economia globale? Scritto in spin, era obama, banche, capitalismo, crisi, società, economia, gli usa e il mondo, germania, globalizzazione, europa, francia Commenti ( 44 ) » (5 voti, il voto medio è: 4.6 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 02Apr 09 Che tristezza, la Cnn (e un certo giornalismo). Ieri pomeriggio decine di migliaia di persone hanno preso d'assalto la City, spaccando vetrine delle banche, accerchiando la Banca d'Inghilterra; ci sono stati tafferugli, feriti e un morto. Ieri pomeriggio mi sono sintonizzato sulla Cnn: da sempre in questi frangenti è la più rapida e la più completa; ma ieri sembrava stesse su un altro pianeta. Mentre la protesta esplodeva, la Cnn ci ha parlato di Obama dalla regina, del menu preparato dallo chef dei vip, dei preparativi della cena del G20, ha mostrato fino alla nausea le immagini di Obama sorridente con Medvedev e il presidente cinese Hu Jintao. E i disordini? Un collegamento di un paio di minuti, come si trattasse di un fatto marginale. Le possibilità sono due: o la Cnn ha commesso un grave errore giornalistico oppure ha volutamente minimizzato i disordini di Londra. Propoendo per la seconda ipotesi e vi spiego perchè: da quando negli Usa è esplosa la protesta contro i bonus dei manager Aig, l'establishment finanziario e politico teme che le proteste, per ora isolate, possano estendersi; dunque il messaggio che gli spin doctor trasmettono ai media è di essere cauti, di non infiammare gli animi, di minimizzare. E la Cnn si è adeguata, come se fosse una tv di regime. Da notare che nessun media europeo ha fatto altrettanto, sebbene molti governi siano assai preoccupati e abbiano inviato messaggi analoghi: tutti i mezzi d'informazione, di destra e di sinistra, hanno dato spazio alle proteste, giudicandole, giustamente, una notizia importante. Che tristezza, la Cnn e, purtroppo, non è l'unico episodio negativo che riguarda la stampa americana che negli ultimi anni ha assecondato senza critiche la guerra in Irak, ha censurato inchieste su Madoff (è successo al Wall Street Journal), e per oltre un decennio non ha analizzato, nè denunciato gli abusi e le storture della casta finanziaria di Wall Street, di cui, anzi, era diventata il megafono. E questi non sono che alcuni esempi. La stampa europea (e quella italiana) ha molti difetti, ma per anni abbiamo considerato quella americana come un modello da imitare. Ora non più. Il livellamento, è verso il basso e non è una buona notizia per il giornalismo occidentale. Scritto in manipolazione, era obama, spin, crisi, comunicazione, società, europa, gli usa e il mondo, notizie nascoste, democrazia, globalizzazione, giornalismo Commenti ( 41 ) » (2 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 31Mar 09 G20, tanto rumore per poco. E l'America non fa più paura. Dunque, ci siamo. Obama arriva oggi a Londra e domani vedrà i leader dei venti principali Paesi industrializzati; ma questo vertice, ritenuto da tutti fondamentale, si concluderà con ogni probabilità con pochi risultati concreti, che non è difficile prevedere: un impegno generico a una nuova regolamentazione degli hedge funds, misure contro i paradisi fiscali, nuovi fondi al Fmi. Le riforme strutturali resteranno nel cassetto e lo strapotere della finanza sull'economia reale non verrà rimesso in discussione: questo espone il mondo a nuovi choc. Una delle novità più importanti riguarda il rapporto tra l'America e l'Europa. Come ho scritto in un pezzo sul Giornale, l"'Europa ha deciso di non seguire l'America sulla via del rilancio economico, perlomeno non secondo le modalità statunitensi. Obama, in circa due mesi, ha approvato misure, che, inclusi i salvataggi delle banche e delle industria in difficoltà, toccheranno l'astronomica cifra di 4500 miliardi di dollari, pari quasi al 30% del Pil. E per settimane l'amministrazione Obama, con il martellante sostegno della stampa, ha tentato di convincere l'Unione europea ad uniformarsi agli Usa. Ma la cancelliera tedesca Merkel, spalleggiata da Sarkozy, ha tenuto duro e ha vinto". I consiglieri della Casa Bianca hanno annunciato che "Obama non insisterà con i leader dei venti Paesi più importanti del pianeta sulla necessità di varare la prima, grande, coordinata manovra mondiale. La bozza della risoluzione, trapelata su un giornale tedesco, esprimerà un auspicio generico, senza alcun vincolo. Come dire: ognuno faccia da sé". L'Europa ritiene più importante salvaguardare la solidità dei conti pubblici e limitare i rischi di un'iperinflazione, l'America, invece, la cui economia è basta al 75% sui consumi, deve far ripartire ad ogni costo l'economia. Il viaggio confermerà la straordinaria popolarità di Obama, ma sarà inconcludente anche su altri dossier, soprattutto sull'Afghanistan: fino a poche settimane fa Washington pretendeva dagli europei l'invio di nuove truppe al fianco dei marines, ma nella Ue questa eventualità è talmente impopolare da indurre i governi a respingere le pressioni americance. E l'America è così debole da abbozzare: al vertice della Nato la questione delle nuove truppe a Kabul passerà sotto traccia. La mia impressione è che politicamente il viaggio di Obama rischia di essere ricordato come il primo di un'America a cui il mondo non riconosce più lo status di superpotenza. Perchè dire no aall'America oggi si può, e non basta un presidente mediatico a ridare prestigio e credibiltà a un Paese a cui il mondo, all'unanimità, rinfaccia la responsabilità della crisi. Scritto in era obama, banche, capitalismo, crisi, economia, europa, gli usa e il mondo, germania, democrazia, globalizzazione, francia Commenti ( 53 ) » (5 voti, il voto medio è: 4.8 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 28Mar 09 Nasce il Pdl, ma saprà darsi un'identità? Nasce il Pdl, bene. E non è difficile prevedere che sarà vincente, perchè Berlusconi è la figura di riferimento da oltre 15 anni e alla maggioranza degli italiani è assai gradira e perchè i partiti conservatori, in Italia, ma non solo, affrontano la crisi meglio di una sinistra moderata che, avendo fatto proprio il dogma liberista (ricordate il libro di Giavazzi e Alesina?), ora appare meno credibile di un centrodestra, dove nel corso degli anni non sono mancate le critiche allo stapotere della finanza e alla deriva morale della società ( vedi Tremonti, Bossi, certi esponenti di An). Tuttavia il Pdl corre lo stesso rischio del Pd, che è fallito perchè non è riuscito a darsi una nuova identità ovvero non ha saputo creare una sintesi innovativa tra i cattolici sociali e i post comunisti. Al Pd, come già osservato su questo blog, manca il senso di appartenenza. La domanda che mi pongo è la seguente: il popolo di Forza Italia e, soprattutto, il popolo di An, che è più piccolo ma più coeso, saprà riconoscersi nel Pdl? Ovvero: il nuovo partito sarà sentito come proprio dai militanti? Avrà una coerenza ideologica, programmatica, sociale? Se la risposta sarà negativa, non è difficile prevedere un aumento dei consensi a Lega e Udc, che hanno già un profilo consolidato e sono facilmente riconoscibili dagli elettori. Il successo del nuovo partito nel medio e lungo periodo si gioca sull'identità. Che dovrà essere forte, autentica, condivisa. O sbaglio? Scritto in politica, pdl, partito democratico, democrazia, Italia Commenti ( 70 ) » (4 voti, il voto medio è: 4.5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 25Mar 09 Ma il mercato distorce la realtà? Soros dice di sì. Di questi tempi abbiamo parlato molto di economia e mi spiace dover restare in tema, ma sono rimasto colpito da questa affermazione di George Soros, l'ex speculatore che affossò la lira e la sterlina negli anni Novanta e che ora è diventato un guru economico-filosofico-filantropico. Con i mercati ha guadagnato miliardi e i fondi Hedge da lui creati continuano a guadagnarne molti (pare). Eppure ieri durante un incontro con il minostro del Tesoro Usa Geithner ha pronunciato questa frase che ha scioccato l'America: "L'idea che i mercati (finanziari) siano in grado di correggersi da soli si è dimostrata falsa. I mercati, anzichè rispecchiare la realtà sottostante, la distorgono sempre". La mia prima reazione è stata di stizza: ma come, proprio lui fa queste considerazioni? Il personaggio non è certo coerente.. ma, pensandoci bene, forse non ha tutti i torti. Mi spiego: io sono da sempre un liberale e penso che l'economia di mercato abbia consentito di portare sulla via del benessere intere nazioni. Ma ho l'impressione - anzi, la certezza - che i mercati finanziari oggi non siano il risultato del normale incrocio tra domanda e offerta. E questo a causa dei derivati e dei prodotti di ingegneria finanziaria. Qualcuno sa dirmi l'utilità di questi strumenti? Nati a fin di bene ovvero per permettere agli operatori e agli industriali di cautelarsi contro rischi di cambio o sbalzi nelle quotazioni, sono diventati dei mostri che con l'effetto leva consentono profitti o perdite inimmaginabili. Ma servono all'economia reale? Consentono una miglior valutazione delle società quotate? La risposta a queste domande è no: non servono a nulla se non a una certa finanza. E l'effetto leva è così vertiginoso da distorgere molte valutazioni, accentuando spasmodicamente i movimenti al rialzo o al ribasso di borse, valute, materie prime, obbligazioni. Ricordate il petrolio? Su su fino a 150 dollari, poi già sotto i 40, il dollaro che passa da 1,25 a 1,45 in dieci giorni e poi torna a 1,25. Tutto questo è innaturale e superfluo. E allora perchè non limitarli o addirittura abolirli, progressivamente? I trader, certi banchieri, gli speculatori hanno già fatto abbastanza danni. Che la festa finisca e che il mercato torni ad essere il mercato, in un'ottica autenticamente liberale. Domanda: Che Soros abbia ragione? Scritto in capitalismo, crisi, banche, manipolazione, globalizzazione, economia, notizie nascoste Commenti ( 91 ) » (6 voti, il voto medio è: 4.33 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 24Mar 09 Il piano Geithner? Un'altra beffa. I mercati finanziari hanno reagito con entusiasmo al piano del ministro del Tesoro americano Geithner e non è difficile capire perchè: non fa altro che prorogare lo strapotere della casta finanziaria di Wall Street. Come hanno evidenziato alcuni commentatori (segnalo al riguardo l'ottimo fondo di Luigi Zingales sul Sole 24Ore), la manovra messa a punto dall'Amministrazione Obama si risolve in uno straordinario regalo alle banche che hanno provocato il dissesto finanziario, in un incentivo agli hedge funds che potranno indebitarsi a spese del contribuente, e persino in un premio alle agenzie di rating che per valutare i nuovi fondi di asset tossici intascheranno un miliardo di dollari. Sul Giornale di oggi do voce anche a un'illustre economista, Alice Rivlin, ex membro del board della Federal Reserve, che sebbene con qualche perplessità difende il piano. Tuttavia resto molto scettico, per queste quattro ragioni: 1) Il piano ignora le cause strutturali del dissesto. Anche se avesse successo, non impedirebbe alle banche di ripetere gli stessi errori del passato. infatti, secondo voci accreditate, gli istituti bancari non hanno ancora rinunciato alle operazioni di ingegneria finanziaria, insomma continuano a trastullarsi con derivati, cartolarizzazioni, eccetera. 2) Il fondo dovrebbe essere alimentato con mille miliardi di dollari, ma l'ammontare dei debiti tossici è di gran lunga superiore a questa pur ingente cifra. Verosimilmente, non sarà sufficiente per risanare completamente i bilanci delle banche. 3) La Cina è sempre più diffidente nei confronti degli Stati Uniti e sempre meno disposta a indebitarsi in dollari. Ieri, d'accordo con la Russia, ha lanciato l'idea di una moneta globale al posto della valuta statunitense. L'ipotesi appartiene a un futuro lontano. Ma il solo fatto che venga presa in considerazione è indicativa delle intenzioni di Pechino. 4) L'economia americana si basa per il 75% sui consumi e le misure varate dal governo faranno esplodere prima il deficit e poi il debito pubblico, che potrebbe arrivare in appena due anni all'80% del Pil. E ci vorranno molti anni per riconvertirla all'industria. Le sue debolezze sono strutturali. L'ottimismo di molti operatori è davvero giustificato? Scritto in banche, capitalismo, crisi, era obama, economia, cina, globalizzazione, gli usa e il mondo Commenti ( 63 ) » (3 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico Post precedenti Chi sono Sono inviato speciale di politica internazionale. Sposato, ho tre figli. Risiedo a Milano e giro il mondo. 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Davide, guarda che questa volta Goretti ha ragione da vendere. Anche quì in Germania vedo... Ultime news Il giorno del dolore: funerali di Stato alle 11Berlusconi: "Dall'Europa in arrivo 500 milioni Il dolore? 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la lega: case ater solo ai cittadini veneti (sezione: crisi)

( da "Mattino di Padova, Il" del 10-04-2009)
Pubblicato anche in: (Nuova Venezia, La)

Argomenti: Crisi

di Simonetta Zanetti La Lega: case Ater solo ai cittadini veneti Controffensiva del Carroccio dopo lo scontro di mercoledì sul decreto sicurezza Gobbo si dice preoccupato: «Nel piano regalie a extracomunitari e abusivi» VENEZIA. Largo ai veneti. Sulla vendita degli alloggi Ater la Lega lancia il suo piano casa. Prima che le polemiche infuriate alla Camera sulla bocciatura del prolungamento della detenzione dei clandestini nei Cie siano sopite, il Carroccio batte un colpo. Non a caso. «Dopo quanto si è visto nei giorni scorsi, credo sia opportuno rivolgere lo sguardo alle esigenze della nostra gente - interviene il segretario regionale Gian Paolo Gobbo - anche sulla casa, come accaduto sulla sicurezza, la Lega rimane l'unica forza di governo davvero attenta ai bisogni della gente veneta». La strategia sul tema è stata tracciata ieri pomeriggio a Padova, nel corso di una riunione di gruppo. A parlare è proprio il segretario nazionale, solitamente parco di parole. «Il provvedimento mi sta bene, ma mi sono confrontato con i consiglieri regionali e ci sono alcuni punti che devono essere corretti» sostiene Gobbo commentando il documento: «Tecnicamente il piano è valido, ma ci sono alcuni passaggi che non mi convincono, a cominciare dalle regalie previste per gli extracomunitari - precisa - è fondamentale introdurre un criterio che assicuri un tetto, in primis, a chi ha cittadinanza italiana e risiede in Veneto da almeno dieci anni». Il riferimento è al programma di liquidazione degli alloggi Ater presentato la scorsa settimana dalla triade Brunetta-Galan-Giorgetti e che prevede, entro fine ottobre, la messa in vendita di 41 mila alloggi con un introito complessivo di 750 milioni di euro. «Leggo nel documento che anche gli abusivi potranno comperare la casa che già occupano, pur senza averne titolo: sono cioè coloro che hanno sfondato le porte di appartamenti dove si sono introdotti illegalmente. Del resto, temo siamo di fronte ad un nuovo "indulto", come quello dato dal voto alla Camera contro il decreto Sicurezza del ministro Maroni». La Lega critica la mancanza di confronto a monte del provvedimento: «Siamo sorpresi, oltre che perplessi su parecchie cose, visto che sul tema non c'è stato dibattito all'interno della maggioranza - sostiene Gianpaolo Bottacin, capogruppo in Consiglio regionale - ad esempio non vediamo come sia possibile "regalare" 41 mila alloggi per recuperarne al massimo 3000 a prezzo di mercato. Vogliamo quindi sapere cosa succederà ai soldi derivanti da questa operazione. Per non parlare della possibilità di vendere ad extracomunitari ed abusivi: insomma non esiste che si regolarizzino i Casarini». La Lega aspetta quindi la formalizzazione del progetto di legge. «La vendita degli alloggi frutterà del denaro che potrà diventare risorsa per il nostro territorio, in un momento di crisi finanziaria» spiega Gobbo «Con quei soldi si potranno dare incentivi fino a 30 mila euro alle giovani coppie al fine di realizzare 20 mila nuove dimore - o anche per il semplice acquisto, come sostiene Bottacin -; inoltre si potrebbe aprire un fondo per coloro che intendono investire nella manutenzione della casa, ammodernando impianti tecnici e strutture abitative, dalle caldaie agli infissi, ai fini del risparmio energetico. Non dimentichiamo, inoltre, la possibilità di destinare altri 100 milioni per la costruzione di nuove case popolari. Ovviamente, dovremo fare attenzione alle possibili speculazioni edilizie da parte di fantomatiche società: abbiamo ancora sotto gli occhi il fallimento della cartolarizzazione per la cessione degli immobili, con l'esperimento della Società cartolarizzazione immobili pubblici». E mentre quella che fu An cerca di restare ancorata al tema della sicurezza - con l'assessore Donazzan che intima di spostare l'ufficio immigrati dalla scuola elementare di Bassano a protezione dei bambini - la Lega affonda: «Benissimo se il provvedimento è rivolto a persone che risiedono in Veneto da 10 anni e che hanno cittadinanza italiana - conferma Bottacin - ma a questo punto il Pdl deve venire allo scoperto e chiarire la sua posizione sulla questione. Stabilito che non ci sono problemi di carattere costituzionale, si tratta di esporsi su quelle che sono considerate le priorità».

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bazar di arti magiche (sezione: crisi)

( da "Stile.it" del 10-04-2009)

Argomenti: Crisi

Pozioni, filtri, incantesimi. Il mondo della magia ha sempre stregato chiunque e continua ancora a farlo… Tornano subito alla mente tutte quelle serie televisive che sul tema della magia hanno inondato i nostri palinsesti, come “ Sabrina”, “Streghe” e “Buffy” o film, come quelli più recentemente trasmessi nelle sale cinematografiche, come  “Vita da strega” con una sempre stupenda Nicole Kidman o l’interminabile avvincente saga di “Harry Potter”, che ha fatto la fortuna anche della sua ideatrice e scrittrice Joanne Kathleen Rowling. Pozioni, filtri,  incantesimi, il mondo della magia ha sempre stregato chiunque e continua ancora a farlo. Nell’East Village di Manhattan a New York, più conosciuto come Lower East side, dove l’atmosfera anni ’70 è ancora ben conservata, è molto frequentato (e di gran moda!) un piccolo bazar di arti magiche, Enchantments (letteralmente "Incanto"). Nato nei primi anni ’80, quest’insolito emporio richiama ogni giorno un flusso sempre crescente di newyorkesi o  visitatori di ogni angolo del mondo in viaggio nella grande mela. Qui ci si diverte a creare e a giocare con ogni tipo di filtro e pozione. La cultura esoterica divampa tra i vecchi palazzi dell’East Village: tutto fa rivivere le misteriose atmosfere e le diavolerie di questo mondo magico, dalle vetrine agli interni arredati nei minimi dettagli sino alle melodie oscure che vi risuonano, dove la padrona di casa accoglie tutti, allievi stregoni  e avventori curiosi. Il target più affezionato? Giovani donne in preda al panico perché il loro uomo non è più così presente come una volta o semplicemente perché  pensa ad altro… e allora come fare per invertire la rotta? Ma certo!!! Tutte  di corsa da Enchantments,  alla scoperta dei più svariati intrugli per riportare sulla retta via gli uomini in fuga o quelli che hanno soltanto smarrito un po’ d’entusiasmo iniziale. Chissà se davvero queste pozioni o candele prodigiose hanno insito il potere di trasformare il corso degli eventi: la cosa certa è che spesso il fascino di queste miscele magiche gioca sulle delusioni e sulle illusioni di chi le ricerca, creando false aspettative. È innegabile, però, che spesso farsi cullare dalle fantasie ci aiuta anche a staccare un po’ la spina dalle tensioni della vita e ad immergerci in un mondo fantastico dove ogni cosa sembra possibile. Sembrerà incredibile, ma a rivolgersi a questo singolare store sono stati anche coloro che auspicavano la fine della crisi finanziaria… certo, gli Stati Uniti sono stati colpiti per primi dal tracollo finanziario, ma arrivare a pensare che una pozione possa risolvere le incertezze del mondo, è davvero illogico! Cosa non si fa per credere che i mali della vita possano essere scacciati con un colpo di bacchetta magica. In fondo, di questi tempi, qualche filtro magico sarebbe davvero la giusta soluzione a molti problemi. Della serie “aggrappiamoci a tutto e… abracadabra”!!!

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Hypo Real Estate L'Opa di Berlino (sezione: crisi)

( da "Stampa, La" del 10-04-2009)

Argomenti: Crisi

L'ISTITUTO SARÀ NAZIONALIZZATO Hypo Real Estate L'Opa di Berlino Il governo Merkel non ha intenzione di giocare la carta dell'esproprio [FIRMA]ALESSANDRO ALVIANI BERLINO Berlino non ha perso tempo: nello stesso giorno in cui è entrata in vigore la legge che le consente di nazionalizzare le banche in crisi, è passata all'azione. Poco prima delle otto di ieri mattina un comunicato ha annunciato ciò che in 60 anni di Repubblica federale non s'era mai visto: lo Stato tedesco ha lanciato un'Opa su Hypo Real Estate, l'istituto di credito immobiliare diventato in Germania il simbolo della crisi finanziaria. Se governo e banche private non le avessero messo a disposizione aiuti e garanzie per 102 miliardi, oggi Hypo Real Estate non esisterebbe più. Uno scenario dagli effetti catastrofici per l'intero sistema finanziario tedesco. Malgrado il piano di salvataggio, però, il pericolo di un fallimento non è ancora bandito e i 5,4 miliardi di perdite del 2008 sono lì a ricordarlo. Per questo, dopo essersi già assicurata una quota dell'8,7%, Berlino punta ora a rilevare completamente l'istituto, con un piano in due fasi. La prima è arrivata ieri: agli azionisti lo Stato offre 1,39 euro per azione, con un premio del 10% rispetto al minimo prescritto dalla legge e del 16% rispetto alla chiusura di mercoledì. In tutto 290 milioni. Offerta «generosa» secondo l'associazione degli azionisti, che ha invitato ad accettarla. L'obiettivo è chiaro: mettere sul piatto una somma allettante per evitare di dover passare alla fase due, quella dell'esproprio. Strumento previsto come ultima ratio nella legge firmata martedì dal presidente Horst Köhler ma che, se applicato, potrebbe aprire spaccature profonde nel governo. Non pochi nella Cdu del cancelliere Angela Merkel - e non solo - collegano l'esproprio a esperienze traumatiche come quella dell'ex Germania orientale (o, ancora più indietro, del nazismo). Intraprendere tale strada - ha avvertito la Confindustria tedesca - rischia di arrecare pesanti danni all'immagine tedesca. La parola passa ora all'investitore statunitense Christopher Flowers, che controlla il 21,7% di Hypo Real Estate e si trova di fronte a un dilemma: cedere volontariamente per 1,39 euro delle azioni che ha comprato lo scorso anno a 22,50, o rischiare l'esproprio. Ieri Flowers, che non esclude ricorsi legali, ha ribadito il suo no: «preferiamo restare nella società», ha detto un suo portavoce. Per ora il ministro delle Finanze Peer Steinbrück proverà a conquistare il 50% delle azioni e a imporre poi all'assemblea degli azionisti un aumento di capitale per annacquare la partecipazione di Flowers. Se tale piano dovesse fallire c'è sempre il jolly dell'esproprio, anche se i tempi stringono: lo Stato può giocarlo solo fino al 30 giugno.

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POTENZA, "L'EUROPA INDISPENSABILE" IL LIBRO DI PITTELLA (sezione: crisi)

( da "Basilicanet.it" del 10-04-2009)

Argomenti: Crisi

POTENZA, "L'EUROPA INDISPENSABILE" IL LIBRO DI PITTELLA 10/04/2009 09.39.28 [Basilicata] (Artè¨) Potenza -Nel pomeriggio di venerdi 10 alle 17.15, presso il Club House della città , sarà  presentato il libro "L'Europa indispensabile" Tra spinte nazionalistiche e mondo globalizzato di Gianni Pittella con la prefazione di Enrico Letta. Interverranno, oltre sindaco Vito Santarsiero, Roberto Speranza, presidente della commissione cultura del Comune, il senatoe a vita Emilio Colombo, Enzo Lavarra, eurodeputato Pd, Umberto Ranieri responsabil politiche europee del Partito Democratico. La grave crisi finanziaria, economica e sociale che ha investito gli Stati Uniti e ha contagiato il resto del mondo dimostra l'indispensabilità  dell'Europa. Dell'Unione europea, un'organizzazione istituzionale, economica e - non ancora abbastanza - politica, che oltre sessantenni fa grandi uomini avevano già  immaginato. Anche per l'Europa non è¨ un momento facile. I no al Trattato costituzionale e al Trattato di Lisbona sono la spia di un disagio, di un disamore verso l'idea stessa dell'Unione. Questo libro spiega perché©, invece, l'Europa è¨ necessaria, cosa ha già  fatto per i cittadini e cosa ancora può² e deve fare, purché© ne abbia la possibilità . L'autore, Gianni Pittella, parlamentare europeo di lungo corso, racconta come, dalle grandi crisi internazionali ai problemi energetici, dai fondi per il Mezzogiorno agli stanziamenti per la ricerca, al mercato del lavoro, ai temi della giustizia e dei diritti civili, più¹ Europa significhi più¹ forza e opportunità  per tutti e non, come qualcuno vorrebbe far credere, burocrazia e istituzioni senz'anima. Il volume, oltre a rivelare curiosi aneddoti su personaggi noti, costituisce uno strumento per entrare negli ingranaggi di un'Europa che stanzia risorse e dispensa multe, che offre formazione ai giovani e infrastrutture ai diversi paesi, che a volte sembra invadere, e altre invece sfiorare, le nostre vite. Gianni Pittella, dopo una lunga esperienza di amministratore locale in Lucania nelle file del Partito socialista, è¨ approdato prima al Parlamento nazionale (1996) e poi a quello europeo (1999), dove svolge il ruolo di presidente dei deputati italiani aderenti al Gruppo socialista europeo. Ȉ dirigente nazionale del Pd. bas 02

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BERLUSCONI TRASFORMA LA TRAGEDIA IN VANTAGGIO POLITICO - COREA DEL NORD: LA RICOMPARSA DI KIM JONG-IL - L'IRAN INAUGURA UNA FABBRICA PER IL COMBUSTIBILE NUCLEARE USA: SEGNI DI RI (sezione: crisi)

( da "Dagospia.com" del 10-04-2009)

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HomePage | Segnala articolo --> BERLUSCONI TRASFORMA LA TRAGEDIA IN VANTAGGIO POLITICO - COREA DEL NORD: LA RICOMPARSA DI KIM JONG-IL - L’IRAN INAUGURA UNA FABBRICA PER IL COMBUSTIBILE NUCLEARE – USA: SEGNI DI RISVEGLIO NEL COMMERCIO AL DETTAGLIO E BANCHE… Rassegna stampa internazionale a cura di Apcom 1 - SPAGNA EL MUNDO - Titolo di apertura per le dimissioni del sottosegretario all'Economia, David Vegara, numero due di Pedro Solbes, considerato la 'mente' dell'equipe economica dell'ex ministro. Durante la crisi il suo nome era circolato come possibile presidente. Secondo quanto si è appreso, Vegara non sarebbe in sintonia con il nuovo ministro Elena Salgado. "Il numero due di Solbes si dimette per una mancanza di sintonia con Salgado". BERLUSCONI POMPIERE Spazio in prima pagina anche per la nuova sfida di Teheran sul programma nucleare. Il presidente Ahmadinejad ha annunciato che l'Iran è già in possesso di 7.000 centrifughe per l'arricchimento dell'uranio. E ieri è stata inaugurata una nuova fabbrica per il combustibile nucleare. "L'Iran prosegue la sua sfida inaugurando una fabbrica per il combustibile nucleare". EL PAIS - In primo piano la riunione di ieri tra la vicepresidente economica Elena Salgado e il ministro per i Trasporti e le Infrastrutture Josè Blanco per dare nuovo impulso al piano voluto da premier Zapatero per accelerare le opere pubbliche in Spagna. "Zapatero ordina di accelerare i finanziamenti di migliaia di milioni per le opere pubbliche". Spazio in prima pagina anche per l'annuncio iraniano sul completamento del ciclo di fabbricazione di combustibile nucleare, tappa chiave per la produzione di energia atomica. "L'Iran annuncia di aver completato una fase decisiva del suo programma nucleare". 2 - FRANCIA LIBERATION - In primo piano la vicenda dei sequestri dei manager delle aziende in crisi, divenuti sempre più frequenti nelle ultime settimane. Il quotidiano dà la parola ai dirigenti delle aziende che devono far fronte all'inasprimento della lotta sindacale dei lavoratori sempre più esasperati dalla crisi finanziaria internazionale. "Sequestri, mi sono preparato". LE FIGARO - In apertura la nota redatta dal personale diplomatico dell'Eliseo, destinata a Nicolas Sarkozy, che tradisce il nervosismo della Francia riguardo al discorso pronunciato a Praga dal presidente degli Stati Uniti Barack Obama sul disarmo nucleare. Secondo Parigi, la politica di Obama sul disarmo non si è discostata di molto da quella del suo predecessore. La Francia, secondo quanto emerso, non intende "accettare lezioni" dal suo alleato americano. "Le proposte di Obama irritano la Francia". Berlusconi pompiere Spazio in prima pagina anche per la riapparizione in pubblico del leader nordcoreano Kim Jong-Il, dopo l'ictus di cui sarebbe stato vittima la scorsa estate. "Corea del nord: la ricomparsa di Kim Jong-Il". 3 - GERMANIA 4 - GRAN BRETAGNA THE GUARDIAN - La morte di Ian Tomlinson: l'agente che aggredì l'uomo è stato sospeso ma non ancora interrogato, nonostante siano passate 48 ore dalla diffusione del video. Olimpiadi 2010: il villaggio olimpico chiede un prestito di 225 milioni di sterline alla Banca europea per gli investimenti. La crisi economica ha indotto molti britannici a rimanere a casa per le festività pasquali. Condom: Il nuovo arcivescovo cattolico di Westminster denuncia una pubblicità sui preservativi e per il controllo delle nascite. THE INDEPENDENT - Apertura dedicata allo Sri Lanka: uno studente si sta lasciando morire di fame davanti al Parlamento per protestare contro il silenzio della guerra contro i tamil nello Sri Lanka. "Berlusconi trasforma la tragedia in vantaggio politico": l'energica reazione del premier al disastro del terremoto si è trasformato in un trionfo di immagine. Un editoriale sul passo falso di Scotland Yard: "Un errore folle e pericoloso", quello che ha costretto Bob Quick alle dimissioni. Berlusconi pompiere THE TIMES - Intervista esclusiva al generale Usa Ray Odierno: per contenere il terrorismo di Al Qaida dovremo ignorare la scadenza del 30 giugno per il ritiro delle truppe dall'Iraq. "L'Fbi negozia per il rilascio del capitano Usa" rapito dai pirati somali. Terrorismo: "La polizia cerca la fabbrica di bombe" a Liverpool dove sospetta che un gruppo di Al Qaida stesse preparando un attentato. 5 - STATI UNITI THE NEW YORK TIMES - Zimbabwe: Gli aiutanti di Mugabe usano la violenza per ottenere l'amnistia, i tenenti del presidente dello Zimbabwe tentano di obbligare l'opposizione politica a concedere loro l'amnistia per crimini passati torturando i membri dell'opposizione. "Mentre le borse crescono, alcuni temono ancora un possibile crollo", gli investitori si chiedono se i mercati hanno toccato il fondo o se i problemi più gravi sono ignorati. Golfo Aden: lo stallo con i pirati mostra che i poteri degli Usa hanno un limite, i gruppi di corsari che hanno catturato il capitano di una nave mercantile americana sono un nemico non convenzionale per l'esercito degli Stati Uniti. Zapatero THE WASHINGTON POST - "Segni di ripresa nel commercio al dettaglio e nelle banche", la finanza in via di guarigione e il settore commerciale hanno mostrato segni positivi ieri, un cambiamento incoraggiante. Russia: elezioni colorate di verde; Dmitry Belanovich è riuscito a diventare sindaco di Mozhaisk con un metodo semplice e tenace. Curiosità: un biglietto da 144 milioni di dollari è stato venduto in un supermercato a sud-est di Washington. 6 - STAMPA ARABA AL SHARQ AL AWSAT - quotidiano panarabo edito a Londra, apre sulle indagini delle autorità egiziane contro una "cellula terroristica" degli Hezbollah libanesi arrestati in Cairo: "fratello di uno degli accusati: tutti sanno che mio fratello sostiene la resistenza" palestinese. Pirateria, "i barconieri del mare faccia a faccia con gli americani... l'intelligence trattano con loro e una fregata li tiene sotto occhio". Iraq, in occasione del sesto anniversario della guerra, il grande ayatollah sciita "Mohammed Hussein al Hakim: non dimenticheremo mai i bene che ci hanno fatto gli americani". Gran Bretagna, "il fotoreporter che ha causato le dimissioni del capo dell'antiterrorismo di Londra intervistato da al Sharq al Awsat: "non sono pentito e non ho guadagnato soldi". AL QUDS AL ARABI - giornale palestinese edito a Londra, apre sul nucleare iraniano: "Ahamdinejad annuncia nuovi progressi nel programma nucleare e dice che l'Iran è riuscito a ottenere il processo completo per la produzione del combustibile, ma Washington dubita e sollecita Teherean al dialogo". Voto in Algeria, "contarastanti i numeri dell'affluenza, e Buoteflika verso una terzo mandato" presidenziale. Egitto, "15 giorni di fermo per indagini ai 49 accusati di essere agenti degli Hezbollah libanesi, Nasrallah rispode oggi alle accuse e Hamas nega ogni legame con il gruppo". Kim Jong Iraq, "al Baath smentisce di essere il mandante degli ultimi attentati a Baghdad" e l'ex vice di Saddam Hussein "Ezzat al Douri chiede agli Usa: ritiro, scuse, risarcimenti e ricostruzione dell'esercito". Libano, "per non avere pagato la bolletta, tagliate le linee telefoniche di 17 ambasciate a Beirut". "Un uomo saudita ha divorziato da sua moglie con una sms inviato dal suo cellulare dall'Iraq". AL AHARM - giornale egiziano semi-ufficale, "Abu Mazen: le dichiarazioni di Lieberman sono fuori della legalità internazionale"; "dopo il suo incontro con il rais Mubarak, il presidente dell'Anp: i colloqui hanno riguardato il futuro del dialogo palestinese e gli sforzi egiziani per realizzare la riconciliazione tra le fazioni palestinesi"; "al Fatah è per il dialogo anche in tempi lunghi, se questo evita scontri e violenza". Iraq, "i sciiti celebrano la caduta di Saddam e chiedono agli americani di ritirarsi dal Paese". [10-04-2009] AHMADINEJAD

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Il mercato: supereranno gli stress test ">Banche,Geithner a rapporto da Obama Il mercato: supereranno gli stress test pag.1 (sezione: crisi)

( da "Affari Italiani (Online)" del 10-04-2009)

Argomenti: Crisi

Focus mercati/ Borse, le banche ripartono. Fiducia a WS e Tokyo Venerdí 10.04.2009 09:00 La spinta derivante da Wall Street e dalle aspettative sul maxipiano di stimolo all`economia e` stata in parte controbilanciata dalla debolezza dei titoli dell`intero settore bancario. Ha pesato la revisione al ribasso delle stime di bilanciao da parte di Sumitomo Mitsui Financial Group, che accuserà una perdita di 3.900 miliardi di yen nell`esercizio appena concluso e varerà un collocamento azionario da 800 miliardi di yen. Smfg è stata sommersa da una valanga di ordini di vendita, restando sospesa dalle contrattazioni sul livello di 3.110 yen, che rappresenta un calo-limite del 13,9% rispetto alla chisuura di giovedì. La nuova ricapitalizzazione di Smfg porta a ben 33 miliardi di dollari l'ammontare di mezzi freschi richiesti al mercato dalle grandi banche nipponiche. Va comunque segnalato che oggi la Banca del Giappone ha reso noto che nell`esercizio fiscale al 312 marzo scorso la media giornaliera dei volumi di prestiti erogati dalle banche e` aumentata del 2,7% rispetto all`anno precedente, per in terzo anno consecutivo di crescita. Ma in questo caso si tratta di un aumento provocato da una situazione complessiva in cui le aziende non trovano altre forme di finanziamento a causa della crisi finanziaria di derivazione internazionale. Intanto oggi in serata saranno resi noti i dettagli della nuova manovra di rilancio dell`economia da oltre 150 miliardi di dollari voluta dal premier Taro Aso. < < pagina precedente

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CINA/ DOPO SCANDALO, AZIENDE LATTE CHIEDONO AIUTO AL GOVERNO (sezione: crisi)

( da "Wall Street Italia" del 10-04-2009)

Argomenti: Crisi

Cina/ Dopo scandalo, aziende latte chiedono aiuto al governo di Apcom Più di 250mila tonnellate di latte in polvere invendute -->Pechino, 10 apr. (Ap) - L'industria del latte in Cina ha chiesto aiuto al governo dopo che il settore è stato duramente colpito l'anno scorso dallo scandalo del latte alla melamina, che ha ucciso almeno sei neonati: lo riferisce un portavoce di una delle principali associazioni casearie del Paese del Dragone. Il quotidiano China Daily riferisce che le aziende si ritrovano con più di 250mila tonnellate di latte in polvere invenduto. Uno dei funzionari dell'Associazione per lo sviluppo dell'industria casearia della Cina occidentale, ha affermato che il persistere delle paure legate allo scandalo, la concorrenza dei marchi stranieri e la crisi finanziaria, hanno obbligato l'associazione a chiedere aiuti finanziari al governo. L'appello chiede al governo di acquistare un terzo del latte in polvere in eccesso e donarlo alle persone colpite da disastri naturali e ai bimbi negli orfanotrofi.

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KAZAKISTAN/ PRESIDENTE: NON CHIEDEREMO PRESTITI AL FMI (sezione: crisi)

( da "Wall Street Italia" del 10-04-2009)

Argomenti: Crisi

Kazakistan/ Presidente: non chiederemo prestiti al Fmi di Apcom Nazarbaev assicura: risolveremo da soli i problemi -->Roma, 10 apr. (Apcom-Nuova Europa) - Il Kazakistan, nonostante la grave crisi finanziaria, non intende chiedere aiuto al Fondo monetario internazionale (Fmi) o alla Banca mondiale. L'ha detto oggi il presidente Nursultan Nazarbaev, secondo l'agenzia di stampa Kazakhstan Today. Il paese centro-asiatico "non ha richiesto prestiti: né al Fondo monetario né alla Banca mondiale: per risolvere i problemi continueremo a lavorare in questa direzione". Astana è entrata in sofferenza proprio a causa delle difficili condizioni in cui versa il suo sistema bancario, molto esposto ai capitali esteri.

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La crisi non frena gli investimenti (sezione: crisi)

( da "Denaro, Il" del 10-04-2009)

Argomenti: Crisi

Mediterraneo tunisia La crisi non frena gli investimenti Export: nel 2008 più 20%. Partenariato strategico con la Banca Mondiale La Tunisia, in questo periodo di crisi finanziaria mondiale, avrà certamente dei contraccolpi congiunturali, ma le recenti misure adottate dal presidente Ben Ali in favore delle imprese più esposte mostrano in maniera eloquente le capacità di adattamento del paese e le sue capacità di reazione. Lo dice il ministro dell'Industria, dell' Energia e delle Piccole e medie imprese, Afif Chebbi, rimarcando che, nonostante il difficile momento mondiale, la Tunisia ha conservato la sua attrattiva nei confronti degli investimenti diretti stranieri. Le misure congiunturali adottate riguardano i settori finanziari, sociale e delle esportazioni da un lato; quelle strutturali mirano a migliorare il clima degli affari, la competitività delle imprese e la qualità dei loro prodotti dall'altro. Esaminando i risultati del settore industriale nell' anno appena trascorso, Chelbi li ha definiti eccellenti nonostante la forte concorrenza mondiale. Le esportazioni manifatturiere hanno raggiunto i 18.700 milioni di dinari (circa 9,5 milioni di euro), con un aumento del 20 per cento rispetto al 2007 e superando l'obiettivo dei 18 milioni prefissato nell'undicesimo piano di sviluppo. Nelle esportazioni eccellenti risultati per le industrie meccaniche, elettriche e del tessile, con il 61 per cento. Hanno invece fatto registrare un calo (-1,5 per cento) le esportazioni di quelle manifatturiere. E tra il governo tunisino e la Banca Mondiale sono in corso studi per l' adozione di un partenariato strategico. Lo riferisce Juan Josè Daboub, direttore generale della Banca Mondiale. ''Il successo della Tunisia nella sua gestione economica e i rimarchevoli risultati in termine di sviluppo umano - dice Daboub - hanno ben posizionato il Paese nei confronti della crisi finanziaria internazionale e della recessione globale''. "La Banca Mondiale - dice ancora Daboub - stima che il governo tunisino adotta attualmente una serie di misure adeguate per rispondere al difficile sviluppo mondiale. Noi ribadiamo il nostro sostegna a questi sforzi, in particolare attraverso il programma di appoggio all' integrazione e alla competitività". "La Banca mondiale - secondo quanto ha riferito il suo direttore generale - è anche dell' avviso che la creazione di posti di lavoro e' una priorità principale per il Paese e che è necessario adottare un approccio globale relativo ad una maggior produttività e competitività, allo sviluppo del settore privato ed altre riforme settoriali". del 10-04-2009 num.

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Cooperazione avviata con il governo brasiliano (sezione: crisi)

( da "Denaro, Il" del 10-04-2009)

Argomenti: Crisi

Mediterraneo giordania Cooperazione avviata con il governo brasiliano La Giordania e il Brasile hanno siglato undici accordi di cooperazione per rafforzare la cooperazione economica, culturale e politica. Le intese sono state raggiunte durante la visita di re Abdallah II in Brasile. In un comunicato congiunto, diffuso dopo l'incontro tra Abdallah II e il presidente brasiliano Luiz Inacio Lula da Silva, le due parti si sono impegnate a rafforzare le relazioni in ogni settore, anche attraverso le misure necessarie per aumentare il volume dell'interscambio commerciale. Secondo i dati forniti oggi dall'agenzia di stampa 'Xinhua', lo scorso anno le esportazioni del Brasile in Giordania hanno raggiunto quota 32 milioni di dollari, mentre le esportazioni del regno hascemita nel Paese guidato da Lula da Silva sono ferme a sette milioni. Il presidente brasiliano e il sovrano giordano hanno anche parlato della crisi finanziaria e Lula da Silva ha chiesto una "riforma urgente" delle istituzioni finanziarie internazionali. "I progressi che i nostri Paesi hanno fatto sono a rischio. La crisi finanziaria globale può colpire i Paesi in via di sviluppo in modo particolarmente duro - ha detto il presidente - L'attuale crisi ci dimostra che le istituzioni finanziarie internazionali hanno bisogno, con urgenza, di una riforma". del 10-04-2009 num.

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Chrysler: stallo fra Tesoro e banche - A Buffett uno schiaffo dalla sua Moody's - BUSINESS WEEK SCOPRE L'ENI DI SCARONI - BERNABE' (TELECOM): "PER AFFRONTARE PROSSIMI ANNI GUARDARE (sezione: crisi)

( da "Dagospia.com" del 10-04-2009)

Argomenti: Crisi

HomePage | Segnala articolo --> Chrysler: stallo fra Tesoro e banche - A Buffett uno schiaffo dalla sua Moody’s - BUSINESS WEEK SCOPRE L’ENI DI SCARONI - BERNABE’ (TELECOM): "PER AFFRONTARE PROSSIMI ANNI GUARDARE AL WEB" – MAC DONALD’S E AUTOGRILL INSIEME IN FRANCIA... 1 - Borsa, Tokyo in lieve rialzo frenata dai titoli delle banche... Da "ilsole24ore.com" - La Borsa di Tokyo ha chiuso oggi in rialzo ma meno di altre piazze asiatiche e senza riuscire a mantenere il livello di 9mila punti raggiunto in mattinata per la prima volta da tre mesi: l`indice Nikkei ha chiuso con un progresso limitato allo 0,54%, terminando a 8.964,11 punti. La spinta derivante dalla precedente performance di Wall Street e dalle aspettative sul maxipiano di stimolo all`economia e` stata in parte controbilanciata dalla debolezza dei titoli dell`intero settore bancario. Ha pesato la revisione al ribasso delle stime di bilanciao da parte di Sumitomo Mitsui Financial Group, che accuserà una perdita di 3.900 miliardi di yen nell`esercizio appena concluso e varerà un collocamento azionario da 800 miliardi di yen. Smfg è stata sommersa da una valanga di ordini di vendita, restando sospesa dalle contrattazioni sul livello di 3.110 yen, che rappresenta un calo-limite del 13,9% rispetto alla chisuura di giovedì. Logo "Chrysler" La nuova ricapitalizzazione di Smfg porta a ben 33 miliardi di dollari l'ammontare di mezzi freschi richiesti al mercato dalle grandi banche nipponiche. Va comunque segnalato che oggi la Banca del Giappone ha reso noto che nell`esercizio fiscale al 312 marzo scorso la media giornaliera dei volumi di prestiti erogati dalle banche e` aumentata del 2,7% rispetto all`anno precedente, per in terzo anno consecutivo di crescita. Ma in questo caso si tratta di un aumento provocato da una situazione complessiva in cui le aziende non trovano altre forme di finanziamento a causa della crisi finanziaria di derivazione internazionale. Intanto oggi in serata saranno resi noti i dettagli della nuova manovra di rilancio dell`economia da oltre 150 miliardi di dollari voluta dal premier Taro Aso. 2 - Gm- Chrysler, 7mln ad advisor Usa... (ANSA) - Boston Consulting sara' pagata dal governo americano 7mln di dollari per svolgere il suo lavoro di advisor sui dossier GM e Chrysler. Lo riporta l'agenzia Bloomberg, precisando che la maggior parte del lavoro di Boston Consulting e' quella di analizzare il piano di ristrutturazione di Gm e la proposta alleanza Chrysler-Fiat. In particolare, Boston Consulting analizzera' il valore della tecnologia offerta da Fiat a Chrysler e quanto i prodotti derivanti dall'alleanza sarebbero competitivi. 3 - Chrysler: stallo fra Tesoro e banche... (ANSA) - Le trattative fra il Tesoro Usa e le banche creditrici di Chrysler sulla ristrutturazione del debito sarebbero ''a un punto morto''. Lo riporta il Wall Street Journal, citando fonti vicine alle trattative secondo le quali i maggiori creditori e investitori si sarebbero sentiti offesi dall'ultima offerta del Tesoro: cioe' ''accettare 15 cent per ogni dollaro investito'', il che vorrebbe dire recuperare circa 1mld di dollari a fronte dei 6,8 mld dell'ammontare attuale del debito Chrysler. Franco Bernabè 4 - Francia: - 15, 5% produzione industria... (ANSA) - Crolla a febbraio la produzione industriale francese. Rispetto a febbraio 2008 il calo e' stato infatti del 15,5%. Nel confronto con gennaio, ha reso noto l'istituto di statistica locale, la produzione e' invece diminuita dello 0,5%. 5 - ENI: BUSINESS WEEK, L'IMPROBABILE ASCESA DI UNA POTENZA PETROLIFERA... (ASCA) - Roma, 10 apr - 'In Italia l'improbabile ascesa di una potenza petrolifera'. Con questo titolo il Business Week pubblica un profilo dell'Eni, una societa' che 'sta crescendo rapidamente grazie ai legami del suo CEO in Congo, Iraq e in altri paesi politicamente rilevanti'. 'Mentre altre compagnie tipicamente si tengono alla larga dagli impianti di energia elettrica, che offrono un ritorno inferiore dell'estrazione del petrolio - sottolinea il settimanale - l'AD Eni Paolo Scaroni ha usato questi progetti per stabilire solidi legami con Paesi dove la compagnia opera. 'il fatto e' che il petrolio e' loro', dice Scaroni, 62 anni. 'Se vieni considerato un partner allora ti e' consentito di utilizzare il loro olio; altrimenti sei tagliato fuori''. Secondo Business Week, in Congo e in altri Paesi del mondo 'la strategia di Scaroni sta dando i suoi frutti. Mentre gran parte delle oil major hanno visto calare la propria produzione di olio e gas lo scorso anno, la produzione Eni e' salita del 3,5%, a circa 1,8 milioni di barili al giorno'. 6 - TELECOM: BERNABE' "PER AFFRONTARE PROSSIMI ANNI GUARDARE AL WEB" ROMA (ITALPRESS) - "La Rete ha gia' fatto esattamente il contrario di quel che ci si aspettava: ha potenziato la societa' dell'informazione. Guardiamoci attorno: si legge, si scrive e si pubblica oggi molto di piu' che prima". Lo afferma in una lunga intervista esclusiva al settimanale "Il Mondo" Franco Bernabe', amministratore delegato di Telecom. "Rischi? Non ne vedo proprio - aggiunge -. Il mercato della telefonia e' maturo, per affrontare i prossimi anni bisogna guardare al web. Per questo, vicino a San Marco a Venezia, nell'ex convento di Campo San Salvador, lavora il Future centre Telecom dedicato a studiare le nuove proiezioni del business, un lavoro affidato ai nostri giovani piu' brillanti e intraprendenti". L'ad di Telecom parla dell'esperienza del Future centre e dell'iniziativa delle Venice Sessions organizzate dal big delle tlc coinvolgendo "giovani da tutte le parti del mondo organizzati in gruppi interdisciplinari e internazionali che fanno base a Venezia, anche ad altri esterni a Telecom. Persone con le esperienze professionali piu' diverse, ma che hanno dato ciascuno un contributo di forte innovazione, scientifico o letterario". Bernabe' parla anche dei bloggers e di Telecom Italia media: "Il progetto e' quello di lavorare per creare una piattaforma aperta a tutti. Non vogliamo essere una media company". Fabrizio Palenzona 7 - Autogrill, accordo con McDonald's in Francia... Da "il sole24ore.com" - Partnership esclusiva per Autogrill e McDonald's, che hanno siglato un accordo per l'apertura di ristoranti McDonald's nelle aree di servizio autostradali gestite da Autogrill in Francia. L'intesa, che rientra nell'ambito delle strategie di sviluppo dei due Gruppi, prevede la valutazione di opportunità d'ingresso del marchio McDonald's anche negli altri canali di attività di Autogrill in Francia, quali aeroporti, stazioni e siti di prestigio. L'apertura del primo McDonald's gestito da Autogrill è già prevista nel prossimo autunno, pianificata su un'area emblematica della rete autostradale del Paese. 8 - A Buffett uno schiaffo dalla sua Moody's... Da "Il Sole 24 Ore" - Warren Buffett ha perso la tripla A anche da Moody's. L'impero finanziario dell'Oracolo di Omaha, la Berkshire Hathaway, è stato declassato a "Aa2" da "Aaa" dopo esser già stato condannato a simile sorte da un'altra grande agenzia di valutazione del credito,la Fitch. Ma la decisione di Moody's ha una par-ticolarità: Berkshire, con una quota del 20%, e' il principale azionista della società. Forse, per Moody's, un gesto d'indipendenza: la credibilità, per le regine dei rating accusate di voti facili, è diventata merce rara. Di sicuro il riflesso di una crisi che non risparmia nessuno: Moody's, nel declassare l'impero di Buffett, ha citato l'economia debole e i rovesci sul mercato azionario. E uno di questi rovesci è avvenuto nei titoli dello stesso gruppo di rating: sono in calo del 70% dal 2007. La retrocessione, almeno agli occhi del mercato, potrebbe tuttavia non fermare Buffett: ieri tra gli investitori si sono diffuse voci su un suo possibile takeover dell'assicurazione svizzera Swiss Re. (M.Val.) 9 - Aedes, due istituti come scoglio... Da "Il Sole 24 Ore" - Ieri il consiglio di amministrazione di Aedes ha compiuto un altro passo verso il salvataggio. Ma ancora una volta non è quello definitivo. È stato approvato il contratto di investimento, la convenzione bancaria con i 56 istituti coinvolti, ed è stata messa la firma al prestito ponte da 20 milioni ma non è ancora arrivatol'ok dituttele banche creditrici. All'appello mancano due istituti regionali esposti rispettivamente per 4,9 milioni e 2,7 milioni, in tutto 7,6 milioni su oltre 300 milioni di debiti chirografari. Un ammontare limitato rispetto alla mole complessiva ma che rischia di bloccare il processo di turnaround. Warren Buffett Entro il 14 aprile, infatti, un via libera anche informale da parte loro è indispensabile per assicurare la continuità aziendale della società immobiliare. Proprio il 14 aprile i revisori dovranno mettere il sigillo al bilancio ma senza l'ok di quei due istituti sarà difficile che ciò possa avvenire. Insomma il rilancio di Aedes è vicino ma il baratro non è sufficientemente distante per poter già brindare al nuovo corso. (L.G.) 10 - Palenzona verso la guida Assaeroporti... Da "Il Sole 24 Ore" - Dopo mesi di contrasti l'Assaeroporti ha trovato una convergenza tra grandi e piccoli scali per un presidente forte. Fabrizio Palenzona, presidente di Aeroporti di Roma, ha consensi sufficienti per essere nominato a capo della lobby degli aeroporti. In luglio Palenzona era andato all'attacco, firmando una lettera in cui si contestava che «in tema di tariffe (...) l'associazione non è stata in grado di rappresentare in maniera adeguata gli associati». Schiacciato dai debiti assunti per pagare la privatizzazione del 2000 (pari a 1.321,9 milioni a fine 2008), il gruppo è in rosso per 8,3 milioni nel 2008 e reclama aumenti di tariffe. E anche Sea se la passa male. Palenzona dovrà conciliare il nuovo impegno con altre cariche: vicepresidente di UniCredit, consigliere di Mediobanca, presidente di Aviva Italia, Faiservice Scarl, Conftrasporto, Fondazione Slala e Gwh Sa, è nel cda di Abi e Fondazione Cassa di risparmio di Alessandria e nel comitato esecutivo della giunta industriali di Roma. È presidente dell'associazione delle autostrade italiane (Aiscat) ed europee (Asecap). (G.D.) 11 - Mr. Diamond e il dubbio sul bonus... Da "Il Sole 24 Ore" - Un assegno da 6,9 milioni di dollari vale almeno un dubbio per mr Diamond. Il presidente di Barclays tanto incasserà per la cessione di iShare la divisione più remunerativa di Barclays Global Investors che andrà al gruppo di private equity Cvc per 4,2 miliardi di dollari. Un assegno pesante è destinato anche ai manager di Bgi in base alle intese di gruppo. Nulla di sorprendente nel mondo di ieri. Un po' meno scontato in quello di oggi. La questione riguarda la volontà di non incassare bonus nel 2008 annunciata dal top management di Barclays nel pieno della crisi del credito. Siamo nel 2009, è vero,e l'impegno potrebbe non contare più; la cessione di iShare,inoltre, è operazione straordinaria e il bonus collegato è anch'esso straordinario (non solo per l'importo). Vero anche questo. Ma la linea sui bonus e sulle retribuzioni dei manager uscita dal G20 di Londra va nella direzione opposta...ai 6,9 milioni di dollari. Un bel dubbio per mr Diamond. O, almeno, un piccolo imbarazzo. (M.Mais.) 12 - Liquidazione al top per Benedetto... Da "Il Sole 24 Ore" - Marco Benedetto ha lasciato la guida del Gruppo Editoriale L'Espresso con 3,464 milioni lordi di compensi nel 2008. Nel 2007 aveva guadagnato 1,029 milioni. La busta paga dell'ex ammini-stratore delegato, che dal primo gennaio è vicepresidente, è divisa in tre voci. Benedetto ha ricevuto 1,22 milioni di «emolumenti per la carica», in crescita del 19,6% rispetto al 2007. Inoltre è stato gratificato con 1,035 milioni di bonus «relativo - precisa una nota nel bilancio -agli incentivi erogati per i risultati raggiunti negli esercizi 2007 e 2008 ». Nel 2007 non aveva bonus. La terza voce vale 1,209 milioni, si tratta di «altri compensi», sostanzialmente del «corrispettivo erogato a fronte di un patto di non concorrenza » al termine dell'incarico di a.d., dopo 24 anni. Nel 2008 l'utile netto del gruppo è diminuito da 95,6 a 20,6 milioni (-78,5%), i ricavi consolidati sono diminuiti del 6,6% a 1.025,5 milioni. Il consiglio propone all'assemblea di non distribuire dividendo. Si è dimesso il 31 luglio dell'anno scorso Fabio Tacciaria, direttore generale della divisione holding. Ha ricevuto 2,47 milioni lordi, compreso «Tfr maturato dal 1991», «indennità di ferie non godute» e «altre indennità contrattuali» (557mila il suo stipendio 2007). Arretrano le buste paga degli altri due direttori generali, Carlo Ottino della divisione Repubblica con 338mila euro (452mila nel 2007)e Corrado Corradi della divisione Espresso con 295mila ( 360mila nel 2007). Monica Mondardini, nel cda dal 16 settembre 2008 e a.d. dal primo gennaio 2009, ha percepito 155.833 euro. Al presidente, Carlo De Benedetti, spettano 530mila euro,come nel 2007,erogati alla sua Romed Spa. ( G.D.) 13 - A2a, l´acea in salsa bresciana... Luca Pagni per "la Repubblica" - Un altro intervento della politica nelle utility quotate in Borsa. Dopo Acea, dove il sindaco Gianni Alemanno ha fatto saltare prima il presidente Fabiano Fabiani e poi l´ad Andrea Mangoni prima della scadenza, ecco scoppiare il nuova caso che ha come protagonista A2a. Il sindaco di Brescia Andrea Paroli ha convinto il collega di Milano Letizia Moratti a scaricare l´intero consiglio di sorveglianza della società a poco più di un anno dal suo insediamento. Motivo ufficiale: «È venuto meno il rapporto fiduciario» tra il comune di Brescia e i membri del consiglio di sorveglianza «nominati dalla precedente amministrazione». In altre parole, la nuova giunta vuole occupare le poltrone con i suoi uomini. Scaricando Renzo Capra, lo storico manager di Asm che l´aveva portata in Borsa e alla fusione con Aem Milano. Ma che non era stato nominato dalla nuova giunta. [10-04-2009]

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BARCOLLO MA NON MOLLO INTESA SAN PAOLO DIMEZZA I BONUS MA LI MANTIENE: 5.5 MLN PER GLI ALTI DIRIGENTI DI CUI 750MILA PER PASSERA e 625MILA PER MICHELI - utile netto 2008 a (sezione: crisi)

( da "Dagospia.com" del 10-04-2009)

Argomenti: Crisi

HomePage | Segnala articolo --> BARCOLLO MA NON MOLLO – INTESA SAN PAOLO DIMEZZA I BONUS MA LI MANTIENE: 5.5 MLN € PER GLI ALTI DIRIGENTI DI CUI 750MILA € PER PASSERA e 625MILA € PER MICHELI - utile netto 2008 a 2,5 mld €, contro i 7,4 miliardi del 2007… - Andrea Greco per "la Repubblica" Intesa Sanpaolo mantiene i bonus per i suoi manager, anche se dimezzati rispetto all´ammontare potenziale, e a quello incassato sull´esercizio 2007. Fanno comunque 5,5 milioni di euro per gli alti dirigenti del gruppo, di cui 750mila euro per il consigliere delegato Corrado Passera, 625mila euro per il direttore generale Francesco Micheli. Corrado Passera Una decisione, quella del consiglio di sorveglianza del maggiore gruppo bancario nazionale, avvenuta «applicando rigorosamente «i parametri di redditività, produttività, efficienza e controllo dei rischi» stabiliti per assegnare la componente variabile che sono stati raggiunti nella loro soglia minima. Ma anche una decisione, in un momento così delicato per gli istituti di credito del Paese e del mondo, che ha destato qualche perplessità. Come quella di Pietro Garibaldi, consigliere di sorveglianza che ha preferito astenersi nella votazione. Il membro indipendente, secondo quanto risulta, avrebbe preferito l´azzeramento d´ufficio dei bonus, considerato anche il fatto che Intesa Sanpaolo ha appena fatto ricorso all´aiuto dello Stato - sotto forma di prestito "Tremonti bond" da 4 miliardi, quasi metà del plafond totale - per rafforzare il patrimonio eroso dalla crisi finanziaria. Il consiglio di gestione, e quello di sorveglianza, chiamati a deliberare sui conti 2008, hanno comunque espresso «l´apprezzamento al top management, per avere significativamente rafforzato il posizionamento competitivo del gruppo». Che Intesa Sanpaolo abbia sofferto meno di altri rivali la crisi (a partire da Unicredit, che tra l´altro non ha distribuito bonus ai vertici, non avendo raggiunto i suoi requisiti minimi), è un fatto. Giovanni Bazoli Ma è vero altresì che l´utile netto del 2008 è sceso a 2,5 miliardi di euro, contro i 7,4 miliardi dell´anno prima (dove c´erano 3,7 miliardi di plusvalenze per la vendita di Cariparma). La Ca´ de Sass spenderà l´8% del costo del lavoro per i bonus - circa 400 milioni - di cui metà per la componente contrattuale sugli obiettivi di produttività destinata a impiegati e quadri. La parte restante, dimezzata rispetto al budget, è ripartita per il 78% agli impiegati, per il 20% ai dirigenti e per il 2% ai top manager. Il tema dei bonus, la parte di "premio" delle retribuzioni, è annoso, e ha già scatenato frustrazione e gesti d´ira in America, Francia, Gran Bretagna. Lo stesso governatore Mario Draghi ha da poco raccomandato sobrietà e legame con obiettivi di lungo termine, in materia. Da anni bonus e stock option "stile anglosassone" sono molto cresciuti in Italia. A un primo esame dei bilanci 2008, tuttavia, emerge che i manager, soprattutto bancari, hanno subito decurtazioni sensibili degli stipendi, fino al 50%. Il fenomeno è diffuso anche nel nostro Paese, dove però la cultura retributiva garantista, sbilanciata sulla parte fissa dello stipendio, lo attenua. [10-04-2009] Mario DraghiFrancesco Micheli

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Cina/ Dopo scandalo, aziende latte chiedono aiuto al governo (sezione: crisi)

( da "Virgilio Notizie" del 10-04-2009)

Argomenti: Crisi

Pechino, 10 apr. (Ap) - L'industria del latte in Cina ha chiesto aiuto al governo dopo che il settore è stato duramente colpito l'anno scorso dallo scandalo del latte alla melamina, che ha ucciso almeno sei neonati: lo riferisce un portavoce di una delle principali associazioni casearie del Paese del Dragone. Il quotidiano China Daily riferisce che le aziende si ritrovano con più di 250mila tonnellate di latte in polvere invenduto. Uno dei funzionari dell'Associazione per lo sviluppo dell'industria casearia della Cina occidentale, ha affermato che il persistere delle paure legate allo scandalo, la concorrenza dei marchi stranieri e la crisi finanziaria, hanno obbligato l'associazione a chiedere aiuti finanziari al governo. L'appello chiede al governo di acquistare un terzo del latte in polvere in eccesso e donarlo alle persone colpite da disastri naturali e ai bimbi negli orfanotrofi.

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In riva al lago si rafforza la sinergia tra hockey e turismo (sezione: crisi)

( da "Gazzettino, Il (Belluno)" del 10-04-2009)

Argomenti: Crisi

In riva al lago si rafforza la sinergia tra hockey e turismo Venerdì 10 Aprile 2009, Alleghe (M.M.) Costruttivo incontro tra gli operatori turistici di Alleghe (Alleghe Funivie, albergatori, operatori commerciali) e la società Alleghe Hockey con il presidente Renato Rossi. «Costruttivo e che ci dà coraggio - dice il presidente - perché i nostri interlocutori non solo hanno ascoltato con attenzione la nostra relazione, ovviamente con riferimento anche alle grandi difficoltà economiche che riscontra oggi un qualsiasi club che si dedica allo sport nelle massime serie, ma hanno anche promesso un rapporto di fattiva collaborazione». Va detto che già da tempo gli operatori turistici contribuiscono allo sviluppo dell'hockey su ghiaccio anche perché esiste un preciso tornaconto, non solo nella promozione, ma anche nelle masse di tifosi che sposta lo sport del ghiaccio. È inoltre un valore aggiunto per il turista, in un paese troppo spesso abulico, con poche manifestazioni per i giovani e con locali sì all'avanguardia ma che potranno continuare a "vivere" solo se Alleghe si riempie di turisti e valligiani. «In conclusione - dice Rossi - abbiamo avuto la conferma che anche per il prossimo anno il contributo della parte commerciale del paese sarà concreto. Inoltre, e questo è molto importante, gli albergatori si sono fatti promotori di un'importante iniziativa, ovvero convincere con maggiore decisione il turista a frequentare il palazzo del ghiaccio. Anziché rimanere nei bar e nelle hall delle strutture ricettive, come accaduto in questi ultimi anni quando la crisi finanziaria era una parola sconosciuta ai più».

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Fra gli irriducibili c'è Scaglia Il presidente deve pagare per i suoi errori (sezione: crisi)

( da "Gazzettino, Il (Treviso)" del 10-04-2009)

Argomenti: Crisi

Fra gli irriducibili c'è Scaglia «Il presidente deve pagare per i suoi errori» Venerdì 10 Aprile 2009, Treviso L'ennesimo appuntamento mancato. Setten aveva promesso di incontrare tutti i giocatori ma di fatto, proprio all'ultimo momento, ha dato forfait facendo arrabbiare gli atleti che speravano potesse essere la volta buona. Invece il presidente continua a restare un miraggio. L'imprenditore di Mansuè si è limitato a telefonare ai giocatori più rappresentativi per spiegare, per sommi capi, i suoi progetti e dando appuntamento a tutti nei primi giorni della prossima settimana. Questo ennesimo rinvio ha colto impreparati anche i collaboratori più vicini all'imprenditore, ma soprattutto ha fatto infuriare alcuni biancocelesti. Anche perchè l'argomento sul piatto non è di poco conto: Setten ha fatto chiaramente capire che il suo piano di risanamento passa attraverso una riduzione degli ingaggi del 30 per cento da gennaio 2009. Mettere d'accordo su questo tema 30 giocatori sarà un'impresa ardua. Ma ancor più difficile sarà, da parte dello spogliatoio, formare un fronte compatto. Nei giorni scorsi il capitano Gissi e il portiere Guardalben si erano espressi a favore della riduzione: «Non sono certo milionario -diceva Gissi- ma qualcosa ho messo da parte e quindi se questo significa dormire meglio la notte e vivere meglio durante il giorno, sarei anche disposto a rinunciare a parte del contratto». Lo stesso vale per il portiere: «Se questa è la strada per portare a casa qualcosa -dice- sarei propenso a percorrerla». Il gruppo dei contrari si identifica invece in Scaglia che ha dichiarato di essere contrario proprio due giorni fa: «È una proposta che ritengo fuori luogo -sono le sue parole- e per diversi motivi. Il primo è che quando Setten ha firmato questi contratti non aveva la pistola puntata alla testa; il secondo è che a gennaio, con la società già in crisi finanziaria, ha fatto firmare quattro nuovi giocatori con la sola conseguenza di lasciare fuori rosa altri quattro che di fatto continua a pagare. Non sarebbe stato preferibile puntare sui giovani del vivaio che avrebbero permesso di abbassare i costi e nello stesso tempo di mettersi in vetrina con buone prospettive di vendita a giugno?». Trovare una soluzione che possa andar bene alla società e ai giocatori non sarà dunque facile, anche perchè nel gruppo ci sono atleti che prendono il minimo contrattuale che è di milleottocento euro e rinunciare a circa 550 euro diventa un problema soprattutto se hanno delle scadenze da rispettare. Dovrebbe essere più facile invece trovare un accordo con chi ha una certa tranquillità economica, derivata da anni di professionismo. Il presidente, in attesa di sviluppi dal fronte calciatori, ha però dato un assegno ai contabili della società per pagare almeno un paio di mensilità a tutti o quasi tutti i dipendenti, i collaboratori e gli allenatori del settore giovanile. Ieri si stavano preparando le distinte e oggi dovrebbero essere effettuati i bonifici. ARBITRATO PER L'IVA- Gli avvocati Raciti e Galea erano ieri a Roma per discutere del punto di penalizzazione per il ritardo pagamento dell'Iva. I legali trevigiani erano pronti al dibattito ma non quelli della Federazione, soprattutto dopo aver visto che il giudice era lo stesso che tre settimane fa ha restituito i tre punti al Treviso. Quindi hanno chiesto un rinvio di un mese, consentito dalle normative, fissando la nuova udienza per il 14 maggio. «Non potevamo dire di no alla loro richiesta -afferma Salvatore Raciti- ma ci siamo limitati a chiedere al giudice una procedura veloce altrimenti il risultato potrebbe essere nullo se arrivasse troppo vicino alla conclusione del campionato». Giampaolo Zorzo

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Valle Telesina: Taburno: Vitulano si candida come sede (sezione: crisi)

( da "Sannio Online, Il" del 10-04-2009)

Argomenti: Crisi

Valle Telesina: Taburno: Vitulano si candida come sede Pubblicato il 10-04-2009 Il sindaco di Vitulano Mario Scarinzi si rivolge al presidente dell’ente montano del Taburno Michelino Giordano per parlare del centro sociale polivalente ed il maneggio-campeggio (in zona Cappella)... Il sindaco di Vitulano Mario Scarinzi si rivolge al presidente dell’ente montano del Taburno Michelino Giordano per parlare del centro sociale polivalente (che sorge al centro di Vitulano) ed il maneggio-campeggio (in zona Cappella). La nota è rivolta per conoscenza ai sindaci dei comuni che rientrano nell’ente ed ai componenti dell’assemblea generale. Si tratta di due strutture completate da oltre dieci anni 10 anni ma che “non sono state mai utilizzate per le finalità indicate nel progetto, malgrado – scrive Scarinzi – le iniziative assunte dalla comunità con avvisi pubblici volti anche all’alienazione del maneggio. Essendo immobili di grande valore l’amministrazione della comunità, allo scopo di evitare atti vandalici, ha disposto per molti anni la custodia affidandola a dieci operai forestali per il maneggio-campeggio e ad uno per il centro sociale polivalente. La custodia è stata assicurata per 24 ore su 24, con grande dispendio economico”. Tuttavia, aggiunge, nonostante tutto ciò “sono stati compiuti atti vandalici che hanno danneggiato soprattutto gli infissi. Ma, a parte i danni provocati dagli uomini, il progressivo degrado delle citate strutture è stato determinato soprattutto dalla loro mancata utilizzazione, da uno stato di abbandono in cui continuano a versare sin dal loro completamento. Ciò comporta – aggiunge il sindaco – un continuo deperimento con notevoli danni in varie parti degli immobili, sia internamente che esternamente”. Un degrado che si rileva in entrambe le strutture anche se in misura diversa. Per quel che concerne il centro sociale polivalente (opera di 13.000 metri quadrati, per un costo la cui costruzione ha di oltre 15 miliardi di lire) “ha subito i danni maggiori. Se lo stato di abbandono dell’immobile dovesse persistere – scrive infatti Scarinzi – il degrado si aggraverebbe con la conseguenza di renderlo inutilizzabile e di arrecare un grave danno all’erario. L’Amministrazione comunale di Vitulano ha assunto diverse iniziative per individuare le attività da realizzare in detto centro, promuovendo visite da parte di gruppi o società, ma tutte hanno dato esito negativo sia per l’intervento di recupero della funzionalità dell’intero complesso giudicato molto oneroso sia per la sua rilevante superficie. Ritengo che dovere dell’ente proprietario sia non solo quello di salvaguardare per quanto possibile il valore dell’immobile ma anche di tutelare la propria immagine con una utilizzazione anche parziale della struttura. Una occasione di utilizzo – spiega – è fornita dalla legge regionale numero 12 del 30/09/2008 che affida all’assemblea della comunità la elaborazione dello statuto. In esso bisogna indicare non solo le modalità di funzionamento dell’ente ma anche la scelta della sede e la denominazione della comunità. Siccome Vitulano è l’unico Comune in cui la comunità montana ha la proprietà di un immobile utilizzabile come sede e che può ospitare sia gli uffici che il parco mezzi sembra ovvia e ragionevole la scelta della sede. Ed è anche giustificata dal fatto che attualmente l’ente è ospite del Comune di Frasso Telesino che ha messo a disposizione un vecchio edificio scolastico bisognevole oltretutto di una rilevante spesa per manutenzione straordinaria per la riparazione del tetto, per il rifacimento dei bagni, per gli adeguamenti alla norme sulla sicurezza e per l’abbattimento delle barriere architettoniche. Spesa a carico della comunità che dovrebbe impegnare fondi del proprio bilancio che potrebbero essere meglio utilizzati per il recupero funzionale di una propria struttura. Confermare come sede Frasso e non Vitulano significa valorizzare un immobile di altro ente e non invece uno di proprietà con il rischio di comprometterne funzionalità e con grave assunzione di responsabilità patrimoniale che la Corte dei Conti potrebbe contestare. La salvaguardia del valore del centro si potrebbe ottenere con un intervento di recupero funzionale dal costo non rilevante, come si può rilevare dall’allegato preventivo, e che potrebbe essere finanziato dal fondo del patto territoriale. Sarebbe questa una scelta di sana amministrazione che eviterebbe anche il rischio di una più che probabile contestazione da parte della Corte dei conti, oggi più che mai attenta ed impegnata a perseguire gli sprechi di risorse economiche nella pubblica amministrazione. Spese ingiustificate come il salario di undici operai, peraltro assegnati a mansioni improprie, non sono più sostenibili in un momento di forte crisi finanziaria e di sfiducia nella politica. Alla opportunità politica della ubicazione della sede in un immobile di sua proprietà si aggiunge per la comunità montana la doverosità di tale opzione in un’ottica di correttezza amministrativa e di autoresponsabilità rispetto a scelte passate che hanno pesantemente inciso sul territorio di questo comune. Non assumendosi questa responsabilità l’ente tradirebbe in maniera irreparabile la sua missione e nessuna ragione giustificherebbe tale scelta. Questa Amministrazione – conclude – comunica la propria disponibilità a collaborare perché il patrimonio immobiliare della Comunità presente sul territorio del Comune di Vitulano sia proficuamente utilizzato”.

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OLIMPIADI: A LONDRA PER SALVARE VILLAGGIO SI PUNTA SU BEI (sezione: crisi)

( da "KataWebFinanza" del 10-04-2009)

Argomenti: Crisi

OLIMPIADI: A LONDRA PER SALVARE VILLAGGIO SI PUNTA SU BEI (AGI) - Roma, 10 apr. - Gli organizzatori delle Olimpiadi di Londra del 2012 saranno costretti a ricorrere agli aiuti pubblici per salvare il progetto piu' costoso, la costruzione del Villaggio degli atleti da un miliardo di sterline, dopo che la crisi finanziaria ha mandato in fumo le iniziative degli investitori provati. A scriverlo e' il "Guardian", secondo il quale la Bei, la Banca europea per gli Investimenti, ha gia' detto si' a una richiesta di prestiti per 225 milioni di sterline, mentre il governo britannico dovra' contribuire, direttamente o indirettamente, con altri 400 milioni di sterline per consentire al Villaggio, composto da circa 3 mila appartamenti a Stratford, di vedere la luce. L'Oda, l'autorita' che e' responsabile della realizzazione delle infrastrutture e dei servizi per le Olimpiadi londinesi, non si e' ancora pronunciata sul prestito Bei e lo stesso governo britannico non ha ancora deciso se accettarlo o meno, anche se e' evidente che non arriveranno gli attesi soldi dei privati, dopo che l'australiana Lend Lease, capo cordata del progetto per il Villaggio, non e' riuscita a raccogliere le centinaia di milioni di sterline necessarie per finanziare i lavori. L'Oda, in un comunicato, fa sapere che la Bei e' una delle possibili fonti di finanziamento e assicura che i negoziati con Lend Lease proseguono. "Le trattative - dice l'Oda - si concluderanno questa estate". Il progetto del Villaggio e' gia' stato ridimensionato e gli appartamenti per gli atleti, che dopo la fine dei giochi saranno messi sul mercato, sono stati ridotti da 4 mila a 3 mila. 10/04/2009 - 15:32

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Bankitalia: prosegue la recessione, ma ci sono segnali di rallentamento (sezione: crisi)

( da "Rai News 24" del 10-04-2009)

Argomenti: Crisi

Roma | 10 aprile 2009 Bankitalia: prosegue la recessione, ma ci sono segnali di rallentamento La sede della Banca d'Italia L'Italia dovrebbe vedere nel primo trimestre dell'anno il quarto calo consecutivo del Pil ma "si intravedono alcuni segnali prospettici di allentamento della forza della recessione". E' quanto afferma la Banca d'Italia nel bollettino economico secondo cui tali segnali tuttavia non "sono ancora tali da prefigurare un arresto della caduta produttiva". La situazione italiana si inserisce in un quadro globale dove "gli effetti della crisi finanziaria sull'economia si stanno manifestando con virulenza". Anche qui tuttavia "alcuni dati più recenti la cui significatività e tenuta andranno valutate nelle prossime settimane, suggeriscono un possibile rallentamento della caduta produttiva negli Stati Uniti, in particolare con riferimento al mercato immobiliare e ai consumi". Da verificare anche gli effetti delle "eccezionali misure di politica economica adottate in quasi tutto il mondo per stimolare la domanda aggregata". Restano incerte le prospettive delle famiglie per il 2009 a causa "delle incertezze sulle prospettive occupazionali" che hanno "compensato gli effetti di stimolo sui consumi del calo dell'inflazione". Il settore dell'auto, fra i piu' colpiti dalla recessione, "potrebbe registrare un parziale recupero nei prossimi mesi, grazie all'avvio degli incentivi per l'acquisto di autoveicolo ecologici".

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Bankitalia: crisi virulenta, ma negli Usa si scorgono primi segnali positivi (sezione: crisi)

( da "BlueTG online" del 10-04-2009)

Argomenti: Crisi

Bankitalia: crisi virulenta, ma negli Usa si scorgono primi segnali positivi 10-04-2009 17:03 - Gli effetti della crisi finanziaria mondiale sull'economia reale "si stanno manifestando con virulenza". La forte riduzione del valore della ricchezza, il rallentamento del credito, la contrazione della fiducia dei consumatori e delle imprese "frenano la domanda e la produzione nelle economie avanzate, dove si registrano significative perdite di posti di lavoro". Lo segnala l'ultimo Bollettino Economico di Bankitalia, dove però si fa notare anche come "alcuni dati più recenti, la cui significatività e tenuta andranno valutate nelle prossime settimane, suggeriscono un possibile rallentamento della caduta produttiva negli Stati Uniti, in particolare con riferimento al mercato immobiliare e ai consumi". (l.s.)

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Bid, il 14 aprile a Washington conferenza donatori per Haiti (sezione: crisi)

( da "Velino.it, Il" del 10-04-2009)

Argomenti: Crisi

Il Velino presenta, in esclusiva per gli abbonati, le notizie via via che vengono inserite. EST - Bid, il 14 aprile a Washington conferenza donatori per Haiti Roma, 10 apr (Velino/Velino Latam) - Il Banco interamericano per lo sviluppo (Bid) e il governo di Haiti hanno convocato una conferenza straordinaria dei donatori per il prossimo 14 di aprile a Washington. All’appuntamento, convocato per raccogliere e organizzare fondi a favore dello stato caraibico, sono attesi la primo ministro haitiana, Michèle Duvivier Pierre-Louis e il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-Moon. “La conferenza - si legge in una nota della presidenza haitiana - si concentrerà sull’appoggio della comunità internazionale a progetti di recupero economico del governo, un programma di due anni con il quale si spera di dare vita a 150mila posti di lavoro”. Il comunicato annuncia anche la presenza del segretario di Stato Usa, Hillary Clinton. Haiti attraversa una dura fase di recessione economica che lo scorso anno fu causa di una serie di disturbi interni, con scontri anche mortali, e a un avvicendamento nella guida del governo. A inizio anno il presidente della Repubblica René Preval ha pronosticato un peggioramento della situazione economica, come inevitabile conseguenza della crisi finanziaria internazionale. (red/fae) 10 apr 2009 10:13

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Rallenta il turismo internazionale in Repubblica Dominicana (sezione: crisi)

( da "TTG Italia Online" del 10-04-2009)

Argomenti: Crisi

10/04/2009 16.00 Rallenta il turismo internazionale in Repubblica Dominicana Incoming internazionale in frenata per la Repubblica Dominicana. Negli ultimi nove mesi i visitatori in meno nel Paese sono stati 145.373. Secondo i dati rilevati da Quisqueya Foundation, società indipendente basata a New York, tra luglio 2008 e marzo 2009 gli arrivi totali sono stati 2.533.229, il 5,4% in meno rispetto all'analogo periodo dell'anno precedente. Il principale motivo della frenata è da imputarsi alla crisi finanziaria in atto negli Stati Uniti, che ha portato ad un calo di arrivi turistici del 6,5% a febbraio 2009 rispetto allo stesso mese del 2008. In diminuzione anche le visite dei dominicani che vivono all'estero, che hanno fatto registrare una diminuzione di 6,5 punti percentuali window.google_render_ad()

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Olimpiadi di Londra: prestito della Bei per finanziare i progetti (sezione: crisi)

( da "TTG Italia Online" del 10-04-2009)

Argomenti: Crisi

10/04/2009 17.34 Olimpiadi di Londra: prestito della Bei per finanziare i progetti Gli organizzatori delle Olimpiadi di Londra del 2012 saranno costretti a ricorrere agli aiuti pubblici per salvare il progetto più costoso, la costruzione del Villaggio degli atleti da un miliardo di sterline, dopo che la crisi finanziaria ha mandato in fumo le iniziative degli investitori provati. A scriverlo è il Guardian, secondo il quale la Bei, la Banca europea per gli Investimenti, ha già detto sì a una richiesta di prestiti per 225 milioni di sterline, mentre il governo britannico dovrà contribuire, direttamente o indirettamente, con altri 400 milioni di sterline per consentire al Villaggio, composto da circa 3mila appartamenti a Stratford, di vedere la luce. L'Oda, l'autorità che è responsabile della realizzazione delle infrastrutture e dei servizi per le Olimpiadi londinesi, non si è ancora pronunciata sul prestito Bei e lo stesso governo britannico non ha ancora deciso se accettarlo o meno, anche se è evidente che non arriveranno gli attesi soldi dei privati, dopo che l'australiana Lend Lease, capo cordata del progetto per il Villaggio, non è riuscita a raccogliere le centinaia di milioni di sterline necessarie per finanziare i lavori. L'Oda, in un comunicato, fa sapere che la Bei è una delle possibili fonti di finanziamento e assicura che i negoziati con Lend Lease proseguono. "Le trattative - dice l'Oda - si concluderanno quest'estate". Il progetto del Villaggio è già stato ridimensionato e gli appartamenti per gli atleti, che dopo la fine dei giochi saranno messi sul mercato, sono stati ridotti da 4mila a 3mila

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Bankitalia: (sezione: crisi)

( da "Corriere.it" del 10-04-2009)

Argomenti: Crisi

«le condizioni del mercato del lavoro hanno subito progressivo deterioramento» Bankitalia: «Primi segnali di calo della forza della recessione» Il Bollettino economico di via Nazionale: «Sono incerti i tempi del ritorno su un sentiero di crescita» ROMA - La crisi resta pesante ma all'orizzonte appaiono i primi segnali di un possibile miglioramento della situazione. Il Bollettino economico della Banca d'Italia non nasconde la difficoltà della situazione ma apre anche a un timido ottimismo: forse il picco più duro è stato superato. «Gli indicatori congiunturali», rilevano i tecnici di via Nazionale, «fanno stimare un proseguimento del calo dell'attività economica nel primo trimestre dell'anno in corso, il quarto consecutivo». Ma sullo sfondo, aggiungono, «si intravedono alcuni segnali prospettici di allentamento della forza della recessione», pur se «ancora non tali da prefigurare un arresto della caduta produttiva». RIPRESA - La ripresa però non arriverà domani. «La natura dell'attuale recessione», si legge nel documento, «rende incerti i tempi del ritorno su un sentiero di crescita che, secondo le principali istituzioni internazionali e i previsori privati, potrebbe avviarsi nel prossimo anno». In passato ci avevano pensato le esportazioni a riavviare il motore, questa volta non sarà cosi. Via Nazionale non si sbilancia in previsioni puntuali ma il Bollettino riporta che «gli analisti intervistati a metà marzo da Consensus Forecast si attendono per l'Italia una contrazione media dell'attività economica del 2,8% nell'anno in corso (con rischi al ribasso) e una crescita appena positiva (0,3%) nel prossimo». Ricorda però anche che l'Ocse è assai più pessimista, con una stima del Pil in calo del 4,3% nel 2009 e ancora dello 0,4% nel 2010. PRODUZIONE INDUSTRIALE - A testimoniare le difficoltà è innanzitutto l'andamento «in caduta» della produzione industriale. Nella media del primo bimestre è scesa di circa il 5% rispetto al periodo precedente. E le stime di Bankitalia «per marzo basate sui consumi di energia elettrica ne indicano un ulteriore calo. La maggioranza dei settori industriali», sottolineano a Palazzo Koch, «è in difficolta». In particolare il comparto automobilistico, che tuttavia «potrebbe registrare un parziale recupero nei prossimi mesi, grazie all'avvio degli incentivi per l'acquisto di autoveicoli ecologici, all'origine della crescita delle immatricolazioni a partire da febbraio e del forte incremento dei nuovi ordini presso i concessionari». LAVORO - Restano invece incerte le prospettive delle famiglie per il 2009 a causa «delle incertezze sulle prospettive occupazionali» che hanno «compensato gli effetti di stimolo sui consumi del calo dell'inflazione». Per la Banca d'Italia però «nonostante gli effetti positivi sul bilancio familiare e sulla possibilità di risparmiare determinati dal rapido calo del'inflazione e dei tassi di interesse, sono peggiorati i giudizi sul quadro economico» e in particolare «sull'andamento dell'occupazione». Le condizioni del mercato del lavoro hanno infatti subito un «progressivo deterioramento» nel quarto trimestre del 2008, con un calo del numero di occupati che conferma un trend iniziato nell'estate dello scorso anno. Via Nazionale rileva che i costi della recessione ricadono soprattutto sui lavoratori con contratti a termine. Le posizioni a termine, riferisce Bankitalia, sono infatti diminuite dell'1,2% (-27mila unità) nel periodo preso in esame, per effetto della flessione del numero di quelle a tempo pieno (-2,9%). COMMERCIO MONDIALE - «Il commercio mondiale registra, per la prima volta dopo un quarto di secolo, una forte caduta, che riflette anche la ridotta disponibilitá di crediti commerciali» afferma ancora Bankitalia nel bollettino economico. La crisi finanziaria, si legge nel documento, «si ripercuote sull'economia mondiale generando, attraverso il calo della ricchezza e della disponibilità di credito e il deterioramento del clima di fiducia di consumatori e imprese, una contrazione del prodotto nelle economie avanzatè». Palazzo Koch sottolinea che a questi eventi «si associano ampie perdite di posti di lavoro, e un forte rallentamento in quelle emergenti, colpite anche da una netta riduzione dei flussi internazionali di capitale». TASSI - I tassi bancari, sempre per Bankitalia, si sono intanto adeguati alle recenti forti diminuzioni di quelli ufficiali. Tra novembre e febbraio, il costo dei finanziamenti a breve termine delle imprese e quello dei nuovi mutui alle famiglie a tasso variabile è sceso di oltre un punto e mezzo, rispettivamente al 5,2 e al 3,9%. Il differenziale che esisteva tra l'Italia e la media dell'area dell'euro nel costo dei nuovi mutui a tasso fisso, pari a circa l'1% a metà 2007, si è annullato. Anche la qualità del credito risente del peggioramento congiunturale. Nel quarto trimestre del 2008, il flusso di nuove sofferenze rettificate in rapporto ai prestiti è salito dell'1,5%, il valore più alto dal 1999. Gli ingressi in sofferenza sono stati più intensi per le famiglie non finanziarie, mentre il tasso di insolvenza delle famiglie consumatrici, pur registrando un lieve aumento, si è mantenuto su valori storicamente bassi (1%). ATTIVI BANCARI - La qualità degli attivi bancari ha continuato a deteriorarsi nei primi mesi del 2009. Brusca la decelerazione della raccolta. A febbraio il ritmo di crescita tendenziale è risultato pari al 4,6%, oltre 5 punti in meno rispetto a settembre. Più in generale, il 2008 ha visto «un forte peggioramento» della redditività dei gruppi bancari italiani. Gli utili si sono ridotti di circa un terzo rispetto al 2007, il Roe (la sigla sta per return on equity e indica indice di redditività del capitale proprio ndr) è diminuito di quattro punti collocandosi attorno al 7%. Gli accantonamenti e le rettifiche di valore sono quasi raddoppiati. Bankitalia promuove però «le politiche dei dividendi e le azioni di capital management recentemente intraprese dai maggiori gruppi bancari» che, afferma il Bollettino, «hanno determinato un rafforzamento patrimoniale». stampa |

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Olimpiadi: A Londra per salvare Villaggio si punta su Bei (sezione: crisi)

( da "KataWeb News" del 10-04-2009)

Argomenti: Crisi

Olimpiadi: A Londra per salvare Villaggio si punta su Bei 10 aprile 2009 alle 15:49 — Fonte: repubblica.it — 0 commenti Gli organizzatori delle Olimpiadi di Londra del 2012 saranno costretti a ricorrere agli aiuti pubblici per salvare il progetto più costoso, la costruzione del Villaggio degli atleti da un miliardo di sterline, dopo che la crisi finanziaria ha mandato in fumo le iniziative degli investitori provati. A scriverlo è il "Guardian", secondo il quale la Bei, la Banca europea per gli Investimenti, ha già detto sì a una richiesta di prestiti per 225 milioni di sterline, mentre il governo britannico dovrà contribuire, direttamente o indirettamente, con altri 400 milioni di sterline per consentire al Villaggio, composto da circa 3 mila appartamenti a Stratford, di vedere la luce. L'Oda, l'autorità che è responsabile della realizzazione delle infrastrutture e dei servizi per le Olimpiadi londinesi, non si è ancora pronunciata sul prestito Bei e lo stesso governo britannico non ha ancora deciso se accettarlo o meno, anche se è evidente che non arriveranno gli attesi soldi dei privati, dopo che l'australiana Lend Lease, capo cordata del progetto per il Villaggio, non è riuscita a raccogliere le centinaia di milioni di sterline necessarie per finanziare i lavori. L'Oda, in un comunicato, fa sapere che la Bei è una delle possibili fonti di finanziamento e assicura che i negoziati con Lend Lease proseguono. "Le trattative -- dice l'Oda -- si concluderanno questa estate". Il progetto del Villaggio è già stato ridimensionato e gli appartamenti per gli atleti, che dopo la fine dei giochi saranno messi sul mercato, sono stati ridotti da 4 mila a 3 mila. AGI

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## Asean/ Crisi economica dominerà vertice in Thailandia (sezione: crisi)

( da "Virgilio Notizie" del 10-04-2009)

Argomenti: Crisi

Pechino, 10 apr. (Apcom) - Per le Tigri Asiatiche e le roboanti economie del sud-est asiatico l'evoluzione della situazione economica mondiale negli ultimi mesi è un film già visto, del cui finale sperano però di fare a meno. La crisi asiatica del 1997/98 che aveva messo in ginocchio i mercati finanziari del continente, sarà usata a mo' di lezione esemplare dai dieci paesi dell'Associazione dei Paesi del Sud-est Asiatico (ASEAN) in riunione da domani a Pattay, in Thailandia. Entrambi i primi ministri di Thailandia e Giappone hanno ribadito appeno dieci giorni fa al vertice di Londra che l'Asia ha forza sufficiente per uscire dalla crisi, grazie all'esperienza accumulata nel 1997. Il premier Abhisit Vejjajiva, che farà gli onori di casa alla delegazione di centinaia di rappresentanti di governi, sostiene che, contrariamente a quanto avvenuto un decennio fa e a quanto deciso da alcuni paesi europei, è il momento per i governi di adottare piani di stimolo per promuovere la ripresa dell'economia. In ciò gli dà ragione anche la Banca Asiatica di Sviluppo, che ha appena pubblicato in un rapporto le previsioni per la crescita del continente nell'anno in corso. "La crescita dell'economia asiatica diminuirà raggiungendo il suo ritmo più lento dopo la crisi finanziaria del 1997/98- si legge nel rapporto- ma la regione si trova oggi in una migliore posizione per far fronte alla crisi attuale". Secondo Jong-Wha Lee, capo economista presso la Banca, "nel breve termine le previsioni per la regione sono tetre, poiché l'impatto della seria recessione nelle economie industrializzate si sta trasmettendo alle economie emergenti". Nel 2009 la crescita dei paesi dell'est asiatico si fermerà al 3,6%, la metà del 6,6% raggiunto nel 2008 e ben al di sotto del 10,4% del 2007. E il livello è mantenuto tale solo dalla Cina da cui ci si aspetta una crescita del 7% "sostenuta da massicce misure di stimolo", secondo il rapporto, mentre economie strettamente dipendenti dalle esportazioni scenderanno a record storici. E' il caso di Hong Kong da cui la Banca si aspetta un -2%, della Repubblica di Corea a -3%, e di Taiwan che crescerà di -4%. Ma molti governi asiatici hanno già risposto prontamente alla crisi emanando misure finanziarie, monetarie e fiscali per limitarne l'impatto. Dalla riunione di due giorni dovrebbe risultare un ulteriore sforzo congiunto con la creazione di un fondo regionale per aiutare le economie in difficoltà, estremamente dipendenti dalle esportazioni e dal livello di consumi dei paesi sviluppati. Secondo l'agenzia France Presse i capi di governo sarebbero pronti a raccogliere 120 mld di dollari per incrementare un fondo di 80 mld di dollari deciso lo scorso febbraio e che si spera sia operativo a partire dal mese prossimo. Nel documento che sarà approvato alla fine dei due giorni di meeting, i 10 paesi dell'Asean forniranno il 20% del contributo, il resto sarà lasciato alle casse di Cina, Giappone e Corea. Sebbene focalizzato sulle urgenti questioni economiche il summit dovrà fare i conti con le questioni interne del paese ospitante e le migliaia di dimostranti che da giorni assediano la capitale tailandese. Le camicie rosse, come sono chiamati i sostenitori dell'ex premier Thaksin Shinawatra a ragione della divisa che indossano, chiedono le dimissioni dell'attuale Primo Ministro Abhisit Vejjajivae lo scioglimento del Parlamento, propedeutico per nuove elezioni. Oggi erano in 2000 radunati attorno alla sede del meeting, secondo le fonti tailandesi, e decisi ad approfittare della presenza dei rappresentanti di tutti i paesi vicini per denunciare l'illegittimità del governo di Bangkok. Dell'Asean fanno parte dieci paesi del sud-est asiatico (Brunei, Cambogia, Indonesia, Laos, Malesia, Birmania, the Filippine, Singapore, Vietnam e Thailandia) a cui si aggiungono Cina, Giappone e Corea. Domenica si svolgerà l'incontro del Global Dialogue, un meccanismo a cui prendono parte il Segretario generale delle Nazioni Unite, i capi di Fondo Monetario Internazionale, Banca Mondiale e Organizzazione Mondiale del Commercio.

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## ASEAN/ CRISI ECONOMICA DOMINERÀ VERTICE IN THAILANDIA (sezione: crisi)

( da "Wall Street Italia" del 10-04-2009)

Argomenti: Crisi

## Asean/ Crisi economica dominerà vertice in Thailandia di Apcom Seguito del G20 per paesi asiatici dipendenti da esportazioni -->Pechino, 10 apr. (Apcom) - Per le Tigri Asiatiche e le roboanti economie del sud-est asiatico l'evoluzione della situazione economica mondiale negli ultimi mesi è un film già visto, del cui finale sperano però di fare a meno. La crisi asiatica del 1997/98 che aveva messo in ginocchio i mercati finanziari del continente, sarà usata a mo' di lezione esemplare dai dieci paesi dell'Associazione dei Paesi del Sud-est Asiatico (ASEAN) in riunione da domani a Pattay, in Thailandia. Entrambi i primi ministri di Thailandia e Giappone hanno ribadito appeno dieci giorni fa al vertice di Londra che l'Asia ha forza sufficiente per uscire dalla crisi, grazie all'esperienza accumulata nel 1997. Il premier Abhisit Vejjajiva, che farà gli onori di casa alla delegazione di centinaia di rappresentanti di governi, sostiene che, contrariamente a quanto avvenuto un decennio fa e a quanto deciso da alcuni paesi europei, è il momento per i governi di adottare piani di stimolo per promuovere la ripresa dell'economia. In ciò gli dà ragione anche la Banca Asiatica di Sviluppo, che ha appena pubblicato in un rapporto le previsioni per la crescita del continente nell'anno in corso. "La crescita dell'economia asiatica diminuirà raggiungendo il suo ritmo più lento dopo la crisi finanziaria del 1997/98- si legge nel rapporto- ma la regione si trova oggi in una migliore posizione per far fronte alla crisi attuale". Secondo Jong-Wha Lee, capo economista presso la Banca, "nel breve termine le previsioni per la regione sono tetre, poiché l'impatto della seria recessione nelle economie industrializzate si sta trasmettendo alle economie emergenti". Nel 2009 la crescita dei paesi dell'est asiatico si fermerà al 3,6%, la metà del 6,6% raggiunto nel 2008 e ben al di sotto del 10,4% del 2007. E il livello è mantenuto tale solo dalla Cina da cui ci si aspetta una crescita del 7% "sostenuta da massicce misure di stimolo", secondo il rapporto, mentre economie strettamente dipendenti dalle esportazioni scenderanno a record storici. E' il caso di Hong Kong da cui la Banca si aspetta un -2%, della Repubblica di Corea a -3%, e di Taiwan che crescerà di -4%. Ma molti governi asiatici hanno già risposto prontamente alla crisi emanando misure finanziarie, monetarie e fiscali per limitarne l'impatto. Dalla riunione di due giorni dovrebbe risultare un ulteriore sforzo congiunto con la creazione di un fondo regionale per aiutare le economie in difficoltà, estremamente dipendenti dalle esportazioni e dal livello di consumi dei paesi sviluppati. Secondo l'agenzia France Presse i capi di governo sarebbero pronti a raccogliere 120 mld di dollari per incrementare un fondo di 80 mld di dollari deciso lo scorso febbraio e che si spera sia operativo a partire dal mese prossimo. Nel documento che sarà approvato alla fine dei due giorni di meeting, i 10 paesi dell'Asean forniranno il 20% del contributo, il resto sarà lasciato alle casse di Cina, Giappone e Corea. Sebbene focalizzato sulle urgenti questioni economiche il summit dovrà fare i conti con le questioni interne del paese ospitante e le migliaia di dimostranti che da giorni assediano la capitale tailandese. Le camicie rosse, come sono chiamati i sostenitori dell'ex premier Thaksin Shinawatra a ragione della divisa che indossano, chiedono le dimissioni dell'attuale Primo Ministro Abhisit Vejjajivae lo scioglimento del Parlamento, propedeutico per nuove elezioni. Oggi erano in 2000 radunati attorno alla sede del meeting, secondo le fonti tailandesi, e decisi ad approfittare della presenza dei rappresentanti di tutti i paesi vicini per denunciare l'illegittimità del governo di Bangkok. Dell'Asean fanno parte dieci paesi del sud-est asiatico (Brunei, Cambogia, Indonesia, Laos, Malesia, Birmania, the Filippine, Singapore, Vietnam e Thailandia) a cui si aggiungono Cina, Giappone e Corea. Domenica si svolgerà l'incontro del Global Dialogue, un meccanismo a cui prendono parte il Segretario generale delle Nazioni Unite, i capi di Fondo Monetario Internazionale, Banca Mondiale e Organizzazione Mondiale del Commercio.

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BANKITALIA/ CRISI VIRULENTA, MA SEGNALI RALLENTAMENTO RECESSIONE (sezione: crisi)

( da "Wall Street Italia" del 10-04-2009)

Argomenti: Crisi

Bankitalia/ Crisi virulenta, ma segnali rallentamento recessione di Apcom Non si prefigura arresto caduta produttiva -->Roma, 10 apr. (Apcom) - Gli effetti della crisi finanziaria mondiale sull'economia reale si stanno manifestando con "virulenza", ma s'intravedono alcuni segnali di "allentamento" della forza della recessione. E' quanto osserva la Banca d'Italia nel Bollettino economico. Gli indicatori congiunturali, secondo Palazzo Koch, fanno stimare per l'Italia un proseguimento del calo dell'attività economica nel primo trimestre del 2009, il quarto consecutivo. Ma si intravedono "alcuni segnali prospettici di allentamento della forza della recessione", pur se ancora non tali da prefigurare "un arresto della caduta produttiva". Più in generale la forte riduzione del valore della ricchezza, il rallentamento del credito, la contrazione della fiducia dei consumatori e delle imprese frenano la domanda e la produzione nelle economie avanzate, dove si registrano significative perdite di posti di lavoro. Le conseguenze per l'attività nelle economie emergenti e in via di sviluppo, verso cui si orientano flussi creditizi internazionali di oltre due terzi inferiori a quelli del 2007, sono significative. La caduta del commercio internazionale si ripercuote sull'attività economica, con rischi di ulteriore indebolimento del sistema bancario. Le previsioni degli organismi internazionali e quelle degli analisti interpellati da Consensus Forecasts sono state finora riviste al ribasso. Ma alcuni dati più recenti, "la cui significatività e tenuta andranno valutate nelle prossime settimane, suggeriscono - osserva la Banca d'Italia - un possibile rallentamento della caduta produttiva negli Stati Uniti, in particolare con riferimento al mercato immobiliare e ai consumi". Inoltre "andranno verificati gli effetti delle eccezionali misure di politica economica adottate in quasi tutto il mondo per stimolare la domanda aggregata".

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Bankitalia: "Pil cala, ma la recessione rallenta" (sezione: crisi)

( da "Giornale.it, Il" del 10-04-2009)

Argomenti: Crisi

n. 86 del 2009-04-10 pagina 0 Bankitalia: "Pil cala, ma la recessione rallenta" di Redazione L'aveva anticipato Draghi a Praga, lo conferma il bollettino di via Nazionale: "Il pil scende per il quatro trimestre consecutivo, ma alcuni segnali indicano una frenata della crisi". E l'Ocse sottolinea: "In Italia attenuazione del deterioramento dell'economia" Roma - Il pil cala ancora. E' il quarto trimestre consecutivo di calo del prodotto interno lordo. Ma la recessione rallenta. Almeno in Italia. Lo aveva anticipato il governatore di Bankitalia Mario Draghi al forum economico di Praga, lo conferma il bollettino di via Nazionale. "L’Italia dovrebbe vedere nel primo trimestre dell’anno il quarto calo consecutivo del pil, ma si intravedono alcuni segnali prospettici di allentamento della forza della recessione". "Ma - avverte la Banca d’Italia - i segnali non sono ancora tali da prefigurare un arresto della caduta produttiva". Un 2010 in ripresa Via Nazionale ricorda come nelle fasi recessive del 1974-'75 e del 1992-'93 le esportazioni avevano rapidamente riavviato l’attività, favorite, rispettivamente dalla pronta ripresa del commercio internazionale e dalla svalutazione del cambio mentre "la natura globale dell’attuale recessione rende incerti i tempi del ritorno su un sentiero di crescita che secondo le istituzioni internazionali e i previsori privati potrebbe avviarsi nel prossimo anno". La situazione italiana si inserisce in un quadro globale dove "gli effetti della crisi finanziaria sull’economia si stanno manifestando con virulenza". Anche qui tuttavia "alcuni dati più recenti - scrive la Banca d’Italia - la cui significatività e tenuta andranno valutate nelle prossime settimane, suggeriscono un possibile rallentamento della caduta produttiva negli Stati Uniti, in particolare con riferimento al mercato immobiliare e ai consumi". Da verificare anche gli effetti delle "eccezionali misure di politica economica adottate in quasi tutto il mondo per stimolare la domanda aggregata". Fiducia delle famiglie Restano incerte le prospettive delle famiglie per il 2009 a causa "delle incertezze sulle prospettive occupazionali" che hanno "compensato gli effetti di stimolo sui consumi del calo dell’inflazione. Nonostante gli effetti positivi sul bilancio familiare e sulla possibilità di risparmiare determinati dal rapido calo del’inflazione e dei tassi di interesse, sono peggiorati i giudizi sul quadro economico" e in particolare "sull’andamento dell’occupazione". In particolare, rileva il bollettino, "fra il mese di giugno 2008 e lo scorso marzo, la percentuale delle famiglie che si attendono un aumento della disoccupazione nei prossimi mesi è salita di circa 45 punti percentuali, all’80%, in linea con picco storico registrato nella fase recessiva all’inizio degli anni ’90". I conti pubblici "La recessione sta peggiorando i conti pubblici e nel 2008 è tornato a crescere il disavanzo, al 2,7% del prodotto". Questo uno dei segnali negativi secondo Bankitalia . "Le entrate hanno registrato nel complesso un forte rallentamento e le imposte indirette sono diminuite". In particolare l’istituto centrale ricorda come il rapporto tra debito pubblico e prodotto è aumentato a 105,8%, tornando sui livello del 2005. "Per il 2009 - si legge - a febbraio il governo stimava un ulteriore aumento del disavanzo, di un punto percentuale del pil, dovuto all’aggravarsi della congiuntura. Un aggiornamento delle previsioni è atteso nel mese in corso". La Banca d’Italia rileva poi come "l’azione discrezionale di sostegno alla domanda aggregata, iniziata alla fine del 2008, trova un vincolo nell’elevato debito pubblico e a fine febbraio il governo l’ha rafforzata introducendo incentivi alla domanda, soprattutto di beni durevoli e sgravi fiscali alle imprese". © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano

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Bankitalia: dalla crisi economica effetti virulenti ma si vedono i primi segnali di miglioramento (sezione: crisi)

( da "Soldionline" del 10-04-2009)

Argomenti: Crisi

Bankitalia: dalla crisi economica effetti virulenti ma si vedono i primi segnali di miglioramento L'Istituto di Via Nazionale sottolinea che la domanda e la produzione sono frenate e si continua a registrare una significativa perdita di posti di lavoro. Tuttavia gli incentivi ai consumi, a partire dal settore auto, possono aiutare a invertire la tendenza Roma, 10 apr. - (Adnkronos/Ign) - ''Gli effetti della crisi finanziaria mondiale sull'economia reale si stanno manifestando con virulenza''. Bankitalia, nel bollettino economico, sottolinea che ''la forte riduzione del valore della ricchezza, il rallentamento del credito, la contrazione della fiducia dei consumatori e delle imprese frenano la domanda e la produzione nelle economie avanzate, dove si registrano significative perdite di posti di lavoro''.Le conseguenze riguardano anche l'attivita' nelle economie emergenti e in via di sviluppo, ''verso cui -sottolinea Bankitalia- si orientano flussi creditizi internazionali di oltre due terzi inferiori a quelli del 2007''. La caduta del commercio internazionale si ripercuote sull'attivita' economica, ''con rischi di ulteriore indebolimento del sistema bancario'', afferma l'Istituto di via Nazionale. Che ricorda: le previsioni degli organismi internazionali e quelle degli analisti interpellati da Consensus Forecasts ''sono state finora riviste al ribasso''.Tuttavia, aggiunge Bankitalia, "grazie all'avvio di incentivi a sostegno dei consumi di beni durevoli, dalla meta' del mese di febbraio la fiducia delle famiglie dovrebbe attenuare la marcata tendenza negativa in atto dall'inizio del 2008''. Indicazioni in tal senso, rileva l'istituto di Via Nazionale, ''provengono dagli ordinativi di autoveicoli, in forte ripresa''.

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Faenza: Giampiero Zama nuovo presidente di Cna (sezione: crisi)

( da "RomagnaOggi.it" del 10-04-2009)

Argomenti: Crisi

10 aprile 2009 - 18.16 (Ultima Modifica: 10 aprile 2009) FAENZA - Giampiero Zama, socio dell'azienda Energy Casa è stato chiamato alla presidenza comunale della CNA di Faenza che ha tenuto nei giorni scorsi la propria assemblea congressuale, aperta da un confronto sui temi della situazione economica, con particolare attenzione alle problematiche del credito e della formazione professionale come fattori per il superamento della crisi economica. L'assemblea è stata introdotta dalla relazione del presidente uscente, Walter Alessandrelli, il quale ha espresso il cordoglio di tutta la Confederazione per la tragedia che ha colpito le popolazioni dell'Abruzzo, a favore delle quali la CNA nazionale ha promosso una sottoscrizione a cui ha aderito anche la CNA Faentina. "Di fronte a queste calamità l'unica difesa è la prevenzione, mettere a frutto con buon senso le conoscenza acquisite per difendere le persone e il territorio - ha esordito Alessandrelli -. Trasmette una immensa tristezza vedere crollare edifici storici che identificano la storia delle nostre comunità, ma è assolutamente incomprensibile vedere crollare edifici "moderni" costruiti solo pochi anni addietro". Alessandrelli ha poi proseguito affrontando i temi della crisi economica e delle speculazioni finanziarie che l'hanno determinata. "Tutto questo - ha proseguito - ha comunque avuto un risvolto positivo: quello di far emergere il valore del saper fare, della qualità artigianale, della conoscenza che si lega alle produzioni. Noi siamo interessati al futuro di Faenza e del suo comprensorio, al funzionamento dei servizi e delle attività che vi vengono svolte perché qui abbiamo le nostre attività e qui viviamo con le nostre famiglie, non apparteniamo a quella categoria di imprese che, magari partecipando ad un appalto, vengono per fare il lavoro e poi si disinteressano di come viene eseguito, oppure a quelle imprese che spostano le produzioni da un luogo all'altro senza interessarsi a quello che resta nel territorio". Riattivare il credito a chi ha voglia e capacità di fare, finanziare da subito le piccole opere che non hanno bisogno di iter burocratici lunghissimi, favorire le piccole imprese rispetto ai progetti, superare il patto di stabilità che penalizza i Comuni e imprese, rivedere i vincoli degli studi di settore, sono i temi trattati nella relazione che si è poi soffermata sulla esigenza che anche i Comuni del nostro comprensorio riescano sempre più a lavorare in un'ottica di collaborazione e semplificazione delle procedure, come è stato richiesto nella recente Conferenza Economica a cui anche la CNA ha attivamente collaborato. Temi questi ripresi dall'intervento di saluto del sindaco, Caludio Casadio, il quale ha evidenziato il valore delle coesione sociale di questo territorio espresso dalla capacità di dialogare fra le forze sociali ed economiche che proprio la Conferenza Economica ha evidenziato. "Questo è un territorio - ha affermato - dove la ricchezza che si è creata non è derivata dalla speculazione finanziaria, ma è stata creata dalla economia reale, per questo possiamo avere oggi maggiori opportunità di ripresa come evidenzia l'articolazione e la ricchezza del tessuto imprenditoriale di Faenza". Il Sindaco ha poi proseguito sottolineando l'importanza del ruolo che possono svolgere gli Istituti di credito locali direttamente legati al loro territorio. Sul tema della formazione - in relazione anche al sostegno per gli ammortizzatori sociali - è intervenuto l'assessore provinciale, Germano Savorani, che ha evidenziato come non sempre la formazione professionale viene intesa come immediato valore economico, mentre può effettivamente tradursi come una opportunità per lo sviluppo delle competenze che sono rappresentate all'interno delle imprese. Entro l'anno, nella nostra provincia si potranno attivare i Fondi europei che saranno messi a disposizione per i progetti di sviluppo professionale e dei nuovi investimenti a sostegno dell'impresa. Il ruolo del credito e delle banche è stato poi il tema toccato dalla relazione di Edo Miserocchi, direttore della BCC Ravennate e Imolese. " La crisi è preoccupante - ha detto - per l'intrecciarsi della crisi finanziaria con quella di alcuni ambiti produttivi, esistono tuttavia settori che investono e sviluppano nuove iniziative". "Come banca locale - ha continuato - siamo nati per dare sostegno e accesso al credito per le piccole imprese e vogliamo confermare il nostro impegno in tal senso". L'intervento di Miserocchi ha messo in evidenza le origini della crisi finanziaria e la necessità di riavviare le iniziative a sostegno della piccola impresa e delle aziende artigiane, stimolando la scelta di investimenti innovativi, primo fra tutti il risparmio energetico. Il Congresso ha quindi proceduto alla elezione del nuovo presidente, Giampiero Zama che sarà affiancato dal vicepresidente, Canzio Camuffo, socio di Faenza Spurghi. La Direzione eletta è inoltre composta da: Walter Alessandrelli, Melissa Alpi, Gianfranco Argnani, Remo Tedeschi, Bruno Benati, Marco Bertaccini, Daniele Del Fagio, Giovanni Fabbri, Danilo Gambi, Riccardo Lai, Mario Lucarella, Omar Montanari, Alfeo Poli, Tiziana Poli, Marina Ranzi, Enkeljd Sanaj, Antonella Solaroli, Nadia Valgimigli, Maria Rosa Zama Maria Rosa, Massimo Zama Massimo.

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