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Report "crisi"  1-2 maggio 2009


Indice degli articoli

Sezione principale: crisi

mandahuevos ha detto: ciauu..mi sapete dire dove posso trovare il Marinelli??? ( da "KataWeb News" del 01-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: incontrati per decidere sulle posizioni comuni da adottare contro la crisi finanziaria, lasciando fuori la Spagna, che pure Zapatero aveva definito «l'economia più solida del mondo», addirittura il Paese sopra la media europea per reddito pro capite. Per il premier spagnolo fino a pochi mesi fa «il sorpasso dell'Italia ha fatto deprimere molto il primo ministro Berlusconi» e «in realtà,

diciamolochiaro ha detto: Dovete farvi un giro qui. Si agitano tutti come api nell'alveare. ( da "KataWeb News" del 01-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: incontrati per decidere sulle posizioni comuni da adottare contro la crisi finanziaria, lasciando fuori la Spagna, che pure Zapatero aveva definito «l'economia più solida del mondo», addirittura il Paese sopra la media europea per reddito pro capite. Per il premier spagnolo fino a pochi mesi fa «il sorpasso dell'Italia ha fatto deprimere molto il primo ministro Berlusconi» e «in realtà,

Informatica prepara la rivoluzione Ict ( da "Trentino" del 01-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: nelle prime drammatiche settimane della crisi finanziaria internazionale, gli uffici incaricati di verificare i redditi ed erogare alle famiglie bisognose i contributi per il caro riscaldamento e per il taglio delle rate dei mutui, completarono l'intero iter in poche settimane, sino al pagamento degli assegni.

Bazoli: Tranquillo sui soci di Intesa Passera: ritorno al dividendo nel 2009. Tassara scende al 2,5 del capitale ( da "Giornale di Brescia" del 01-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: 6 al 2,5% mentre la Fondazioni Cariparo ha arrotondato dal 4,6% al 4,9%. Tornando alla situazione della banca, Passera ha detto di guardare con «relativa serenità alla situazione attuale» pur non nascondendosi che «il 2009 sarà un anno molto complesso» e che la crisi finanziaria «non è ancora finita».

Ascom: il bilancio è in utile ( da "Tribuna di Treviso, La" del 01-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: La crisi finanziaria ha aggravato notevolmente i consumi e abbiamo dovuto registrare la chiusura di alcune realtà. Ciò nonostante, abbiamo cercato di rappresentare al meglio la voce, i bisogni e gli interessi del patrimonio commerciale cittadino».

Fincantieri, la guerra dei sindacati ( da "Secolo XIX, Il" del 01-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: dove avrebbe perso un sacco di soldi causa crisi finanziaria». 01/05/2009 IL NUOVO CONTRATTO 01/05/2009 PERCHé NO 01/05/2009 PERCHé Sì 01/05/2009 gENOVA. Cosa significa per i lavoratori Fincantieri l'accordo separato sul contratto? «È un'intesa che dà nuovi soldi ai lavoratori e che migliora l'efficienza di Fincantieri per superare la crisi tutti assieme.

diciamolochiaro ha detto: E infatti Agente, Zapatero si è chiesto (ed ha chiesto ai suoi) "che succede se usciamo dall'euro"? E naturalmene qualcuno presente è andato subito a racc ( da "KataWeb News" del 01-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: incontrati per decidere sulle posizioni comuni da adottare contro la crisi finanziaria, lasciando fuori la Spagna, che pure Zapatero aveva definito «l'economia più solida del mondo», addirittura il Paese sopra la media europea per reddito pro capite. Per il premier spagnolo fino a pochi mesi fa «il sorpasso dell'Italia ha fatto deprimere molto il primo ministro Berlusconi» e «in realtà,

Nuovi bus per l'Acms sulle tratte urbane ed extraurbane ( da "Caserta News" del 01-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: vive una difficile quanto complessa fase di crisi finanziaria. All'odierno appuntamento con le problematiche dei cittadini sono stati presenti anche il Direttore Generale della Provincia Ing. Sandro Diana, Il Segrretario Generale Dr. Roberto Caruso, Il Vice Segretario Dr. Nello De Sarno, il Direttore di Ragioneria Dr.

Crisi, serve un nuovo modello di sviluppo economico ( da "Italia Oggi" del 01-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: confronto con i trilioni di dollari di impegni finanziari per i salvataggi delle banche in crisi, ma può essere comunque un passo importante se viene realizzato subito, prima che prodotti, merci e tecnologie restino impantanate nelle sabbie mobili della recessione. Intanto alcuni settori chiave del commercio mondiale hanno già perso più del 20%, come i traffici commerciali aerei.

L'Istat: ad aprile torna a crescere l'inflazione ( da "Italia Oggi" del 01-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: ma anche un segnale di risveglio della domanda dovuto al venir meno del panico innestato dalla crisi finanziaria. Insomma, un risultato inaspettato e un trend da verificare nei prossimi mesi, anche se gli analisti puntano sempre su un ulteriore calo dell'andamento dei prezzi che tra maggio e luglio potrebbe portare il tasso annuo vicino allo zero.

Dati contrastanti quelli arrivati ieri dal settore minerario, ma che comunque si sono trasformati in ... ( da "Finanza e Mercati" del 01-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: E previsto nuovi «epicentri» per questa crisi finanziaria. Secondo Ackermann, l'attuale regola che prevede il 4% di capital ratio deve essere rivista, anche se tale modifica dovrebbe arrivare solo a crisi conclusa, per evitare una limitazione ai prestiti e un rallentamento del mercato del credito.

L'impresa Marco Todeschini garantisce la massima qualità delle costruzioni ( da "Arena, L'" del 01-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: spera di vedere superata la crisi finanziaria, per mettere le Aziende Committenti in condizioni di investire più denaro per remunerare i lavori eseguiti dai piccoli - medi imprenditori italiani». Ci si aspetta che le banche concedano più prestiti di capitale "all'iniziativa privata" per finanziare gli stati di avanzamento dei lavori edili e non bloccare i progetti architettonici.

Crisi, chi ci capisce qualcosa è bravo ( da "Finanza e Mercati" del 01-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: La crisi finanziaria americana è la crisi dell'intera concezione economica che ha dominato l'economia mondiale negli ultimi vent'anni, sviluppata negli Usa e diffusa nel mondo dai neoconservatori americani e dalle banche d'investimento statunitensi».

Crisi, governo alla prova dei fatti ( da "Italia Oggi" del 01-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: estensione della crisi per gestire la fase attuale, caratterizzata ancora dalla spirale negativa fra sistema finanziario ed economia globale. Non a caso, il Fondo monetario internazionale, basandosi sull'origine prevalentemente finanziaria della crisi, nel suo recente «Rapporto» sostiene la necessità di ulteriori «azioni forti» finalizzate a garantire la liquidità al sistema bancario,

Forza Italia: ( da "Resto del Carlino, Il (Ravenna)" del 01-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: alla clientela un adeguato supporto al fabbisogno finanziario necessario anche per affrontare l'attuale imprevista sfida dovuta al rallentamento economico derivato dalla crisi finanziaria». «Nel 2008 ha concluso Patuelli si è registrata la caduta dei falsi miti economici, quasi idoli pagani, che negli anni precedenti avevano affascinato in particolare la finanza anglo-americana e,>

ermacora: l'agricoltura paga più di tutti serve una ripresa dell'economia reale ( da "Messaggero Veneto, Il" del 01-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: dopo questa crisi finanziaria così forte, sarà ridato peso all'economia reale, e pertanto alla produzione e all'agricoltura». All'incontro, insieme al presidente nazionale della Coldiretti Sergio Marini, hanno partecipato in quindicimila tra imprenditori agricoli e rappresentanti delle strutture organizzate della Coldiretti: cooperative,

provincia, c'è annarita guarracino in lizza come aspirante presidente ( da "Centro, Il" del 01-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Questa ci pare una buona risposta alla crisi finanziaria che Giacinto Auriti aveva diagnosticato con largo anticipo». Viabilità, sicurezza nelle scuole, lavori pubblici nel Chietino e nella Val di Sangro per incentivare la ripresa economica e mutuo sociale, un progetto rivolto a giovani e famiglie per l'acquisto della casa sono i principali punti del programma.

Epifani: dalla crisi usciremo solo con un'Italia più giusta ( da "Unita, L'" del 01-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Il mondo del lavoro non ha la responsabilità di questa crisi che è invece figlia della irresponsabilità dei mercati finanziari, della speculazione, del profitto fatto attraverso il denaro, senza la responsabilità delle conseguenze. C'è quindi un problema morale. Va affrontato ristabilendo l'idea forte di far profitti attraverso il lavoro, la produzione, la fatica e le capacità.

Il terremoto impone la ricostruzione, non solo di paesi e città. È l'occasione ... ( da "Unita, L'" del 01-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Il mondo del lavoro non ha la responsabilità di questa crisi che è invece figlia della irresponsabilità dei mercati finanziari, della speculazione, del profitto fatto attraverso il denaro, senza la responsabilità delle conseguenze. C'è quindi un problema morale. Va affrontato ristabilendo l'idea forte di far profitti attraverso il lavoro, la produzione, la fatica e le capacità.

È Roma la capitale dell'agricoltura ( da "Tempo, Il" del 01-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: con questa idea si crea una sorta di alternativa alla crisi finanziaria: una economia di carta e di imbrogli è crollata ed è il momento giusto perché, una economia reale e radicata nel territorio e nei valori della persona umana si faccia avanti per chiedere il giusto protagonismo». Accolte con favore le proposte del sindaco dai vertici romani di Coldiretti,

Raggiunto l'obiettivo dell'aumento di capitale ( da "Tempo, Il" del 01-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: di credito ciociaro Marilena Colagiacomo Nonostante la crisi dei mercati finanziari imperversi ormai da tempo, come una sorta di spada di Damocle sulla testa dei cittadini e delle imprese, la Banca Popolare del Frusinate è riuscita a portare a termine un'operazione a dir poco straordinaria: un aumento di capitale da venti milioni di euro grazie all'impegno e allo sforzo dei soci.

Cosa cambia per Fiat e Chrysler ( da "Stampa, La" del 01-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: secondo luogo perché le case americane si sono esposte moltissimo sui mercati finanziari per finanziare i prestiti ai loro clienti. Negli Usa si dice - una battuta che spiega bene il meccanismo di quel mercato - che l'attività principale dei produttori è quella dei prestiti, non più la produzione di vetture. E il sistema dei prestiti ha sofferto la crisi di liquidità della finanza.

Serve un G8 di sostanza ( da "Milano Finanza" del 01-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: sorveglianza finanziaria internazionale (in coordinamento con le funzioni prevalentemente propositive del Financial stability board) esercitando compiti di «centrale di allerta» nei confronti dei rischi di crisi finanziarie. Dall'altro, dovrebbe rappresentare un organo di monitoraggio (e, per quanto possibile, di regolazione) della liquidità internazionale in funzione di un ruolo,

( da "Resto del Carlino, Il (Bologna)" del 01-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: la crisi finanziaria non è ancora finita, ma Intesa Sanpaolo guarda con «serenità» al futuro, ha un patrimonio coerente con il profilo di rischio, prevede di realizzare un utile «robusto» seppure inferiore a quello del 2008 (oltre 2,5 miliardi) e pensa di tornare a distribuire il dividendo agli azionisti rimasti senza quest'

La Cassa di Ravenna aumenta il capitale ( da "Resto del Carlino, Il (Bologna)" del 01-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Patuelli ha affermato che le dimensioni e gli effetti della crisi finanziaria in atto hanno posto prepotentemente in evidenza la necessità di una adeguata patrimonializzazione delle banche. «Con lungimiranza ha dichiarato Patuelli da anni il Gruppo Cassa, già tradizionalmente solido, ha attuato a supporto delle proprie strategie di sviluppo un programma di rafforzamento patrimoniale.

( da "Nazione, La (Firenze)" del 01-05-2009) + 1 altra fonte
Argomenti: Crisi

Abstract: la crisi finanziaria non è ancora finita, ma Intesa Sanpaolo guarda con «serenità» al futuro, ha un patrimonio coerente con il profilo di rischio, prevede di realizzare un utile «robusto» seppure inferiore a quello del 2008 (oltre 2,5 miliardi) e pensa di tornare a distribuire il dividendo agli azionisti rimasti senza quest'

Opa su Italease: i piccoli soci chiedono di più ( da "Resto del Carlino, Il (Bologna)" del 01-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Negli anni passati è stata fatta una smodata crescita nel leasing immobiliare, ma nella crisi finanziaria peggiore dagli anni 30 a oggi siamo riusciti a sopravvivere». La richiesta principale dei piccoli azionisti, che a questo proposito hanno annunciato la costituzione di un apposito comitato, è quella di alzare di molto il prezzo dell'Opa (1,5 euro per azione).

I pavoni del G-20 ( da "Manifesto, Il" del 01-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Tutti si sono espressi contro il protezionismo e hanno proposto di fare qualcosa, ma senza adottare misure concrete. Inoltre sono in gioco tre diversi tipi di protezionismo. Il primo attiene alla protezione delle industrie nazionali, cosa che praticamente tutti i membri del G-20 stanno già facendo e che con ogni probabilità continueranno a fare.

Crisi, Franceschini: il premier si vergogni ( da "Eco di Bergamo, L'" del 01-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: ha evidenziato l'esigenza di mantenere sotto attento monitoraggio la qualità del credito, in un quadro congiunturale non favorevole». Le autorità di vigilanza hanno riferito al Comitato in relazione all'evoluzione della crisi finanziaria e hanno confermato la sostanziale solidità del sistema finanziario italiano. 01/05/2009 nascosto-->

In pensione oltre 91mila veneti ( da "Sole 24 Ore, Il (Nord Est)" del 01-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: La crisi finanziaria in atto riducendo le risorse a disposizione dello Stato ( meno entrate a causa del calo del Pil e più spese per sostenere l'economia) indurrà presumibilmente il Governo ad accelerare la riforma delle pensioni per tentare di dare maggiore equilibrio ai conti.

Prima nel Meridione per procedure autorizzate ( da "Sole 24 Ore, Il (Sud)" del 01-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: con gli effetti della crisi finanziaria internazionale, il momento di grande difficoltà del polo produttivo lucano siè acuito oltre misura. Se Matera soffre, non si può dire che Potenza stia molto meglio: è infatti seconda al Sud e ottava in Italia per le ore medie mensili di cassa integrazione concesse per dipendente: siamo a quota 24,

Carice deve aprirsi ai soci Piccoli azionisti all'attacco ( da "Nuova Ferrara, La" del 01-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: La crisi finanziaria - ha detto il vicepresidente - ha sfatato la credibilità dei banchieri e nessuno ha più la ricetta per uscire dalla crisi, sarà necessario l'apporto di tutti gli attori sociali e in particolare di coloro, come i piccoli azionisti, che sono tanti e sempre meno silenziosi».

Correggere il capitalismo si può ( da "Sole 24 Ore, Il" del 01-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Così come contano nei mercati finanziari, che però si concentrano su ciò che è sensato attendersi nel breve, o brevissimo, volger del tempo in cui si aprono e chiudono le posizioni speculative. Imprese dallo sguardo lungo e operatori finanziari dallo sguardo miope sono parte integrante del funzionamento del sistema, ma quando la Borsa cattura le imprese,

Le due settimane di libertà per H1N1 ( da "Sole 24 Ore, Il" del 01-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: IL VIRUS CENSURATO Le due settimane di libertà per H1N1 N e i giorni frenetici della crisi finanziaria del settembre 2008, la trasparenza assicurò la tenuta degli argini di fiducia che ci salvarono dal 1929 e l'opacità,l'illusione che nelle stanze discrete del potere si possa decidere meglio ci portò a un passo dalla catastrofe.

Intesa Sanpaolo, soci in movimento ( da "Eco di Bergamo, L'" del 01-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: e che la crisi finanziaria «non è ancora finita». La scarsa visibilità sul futuro potrebbe consigliare di far slittare il nuovo piano industriale «alla fine dell'estate», non appena «le condizioni economiche si assesteranno». La banca continuerà a mantenere alta «l'attenzione sui costi e sui rischi», anche se «non sono previste ulteriori riduzioni di personale»

No ad azioni di responsabilità ( da "Eco di Bergamo, L'" del 01-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: crisi finanziaria siamo riusciti a sopravvivere, grazie soprattutto agli interventi delle banche pattiste». Dalle quali Italease ha ottenuto 7,5 miliardi di linee di credito e di questi, 2,41 sono ancora utilizzabili «per fronteggiare le esigenze correnti - ha sottolineato Mazzega ricordando che le attuali condizioni di mercato non consentono aumenti di capitale in alternativa all'

Permasteelisa, sconfitto Cimolai ( da "Corriere del Veneto" del 01-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: urto della gravissima crisi finanziaria e del settore immobiliare in atto. «Contiamo in una sostanziale stabilità del fatturato quest'anno - annuncia Croff - grazie al buon andamento in aree meno colpite dalla recessione come l'Asia e parti del Middle East. Abbiamo fatto un grande lavoro di semplificazione societaria, soprattutto in Usa,

Aedes, sì all'aumento da 150 milioni di euro ( da "Sole 24 Ore, Il" del 01-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: ha sottolineato come l'operazione varata ieri segna un importante cambio di rotta per il gruppo immobiliare, da mesi in grave crisi finanziaria: «L'azienda parte rafforzata », ha detto il presidente Cartone a margine dell'assemblea. E ha poi aggiunto: «Ci sarà molta attività sui servizi, mentre l'attività di sviluppo verrà riconfigurata».

Lo spread cresce e riporta in auge il future sui BTp ( da "Sole 24 Ore, Il" del 01-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: rispolverato nel pieno della peggiore crisi finanziaria del secolo, possa tornare alle sue vecchie glorie. Al contrario, il ritorno del BTp future potrebbe diventare il simbolo del fallimento del sogno europeo dell'euroconvergenza. Dopo l'avvio dell'Unione mone-taria, per anni i trader e gli investitori in titoli di Stato in euro si sono serviti del Bund future per operazioni di copertura,

E Tremonti adotta l' di Pechino: una moneta globale ( da "Corriere della Sera" del 01-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: a mettere sul tavolo del dibattito sulla crisi finanziaria il tema valutario e la proposta del governatore cinese. «La moneta è un problema cruciale. Dopo il disancoraggio dall'oro, l'America ha pensato al dollaro come: la mia valuta, un vostro problema. Ora, però, il dollaro è diventato anche un loro problema.

Nuova Bcc, primi sì da Industriali e Bottacin Doglioni scettico ( da "Corriere del Veneto" del 01-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: specie in un momento di profonda crisi». È Paolo Doglioni, presidente della Camera di Commercio di Belluno, invece a dirsi perplesso. «Usciamo da un sistema finanziario in sofferenza - ha spiegato Doglioni - . L'idea che muove la Bcc ha, di per sé, un valore positivo. Non so se una banca di piccole dimensioni può trovare spazio nel mercato bellunese,

Saipem e Cir ai massimi ( da "Corriere della Sera" del 01-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Economia Mercati Finanziari data: 01/05/2009 - pag: 33 La Giornata in Borsa di Giacomo Ferrari Saipem e Cir ai massimi Piazza Affari Ottava settimana consecutiva al rialzo per Milano. Forti gli scambi: 3,6 miliardi Ottava settimana consecutiva di rialzo per le Borse europee e per Piazza Affari, dove l'indice S&P-Mib ha guadagnato ieri l'

Utili in calo, Ericsson scivola dell'8% ( da "Corriere della Sera" del 01-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Economia Mercati Finanziari data: 01/05/2009 - pag: 33 Il caso a Stoccolma Utili in calo, Ericsson scivola dell'8% (g.fer.) La recessione impone ai clienti di Ericsson il rinvio degli ordini e la società svedese, leader mondiale nella produzione di apparecchiature di rete per la telefonia mobile, è costretta a registrare un calo di un terzo degli utili netti trimestrali,

I conti trimestrali spingono Edison ( da "Corriere della Sera" del 01-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Economia Mercati Finanziari data: 01/05/2009 - pag: 33 Il caso a Milano I conti trimestrali spingono Edison (g.dos.) I ricavi trimestrali in crescita del 20,4% a 3 miliardi e la conferma del target 2009 in linea con i risultati del 2008, malgrado la crisi, hanno premiato il titolo Edison, che ieri sul listino di Piazza Affari ha guadagnato il 4,

ROMA Il sistema finanziario italiano è solido ma il rischio di credito è in aumento. ... ( da "Messaggero, Il" del 01-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: evoluzione della crisi finanziaria e hanno confermato la sostanziale solidità del sistema finanziario italiano». C'è il rischio insomma che il deterioramento dell'economia e le difficoltà delle imprese (e in parte anche delle famiglie) portino ad un aumento delle sofferenze bancarie, cioè dei prestiti che non rientrano agli istituti.

E Passera prevede utili e dividendi ( da "Gazzetta di Parma (abbonati)" del 01-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: e che la crisi finanziaria «non è ancora finita». La scarsa visibilità sul futuro potrebbe consigliare di far slittare il nuovo piano industriale «alla fine dell'estate», non appena «le condizioni economiche si assesteranno». La banca continuerà a mantenere alta «l'attenzione sui costi e sui rischi», anche se «non sono previste ulteriori riduzioni di personale»

A parole nessuno vuole un ritorno al protezionismo stile anni 30, basato su dazi e quote. Ma tutti i... ( da "Messaggero, Il" del 01-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Venerdì 01 Maggio 2009 Chiudi A parole nessuno vuole un ritorno al protezionismo stile anni 30, basato su dazi e quote. Ma tutti i leader si preoccupano di tutelare le imprese del proprio Paese rispetto a quelle straniere. Lo ha fatto ieri anche il presidente Obama, che dopo aver salutato l'accordo con Fiat ha invitato ad acquistare auto americane.

Nel corso del 2008 la crisi finanziaria americana è arrivata anche all'economia reale. La ... ( da "Messaggero, Il" del 01-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Venerdì 01 Maggio 2009 Chiudi Nel corso del 2008 la crisi finanziaria americana è arrivata anche all'economia reale. La crescita è stata negativa nel secondo nel terzo trimestre dell'anno. Il 2009 si è aperto con un segno meno ancora più marcato rispetto alle previsioni (-6,1%). Ma ora sui consumi si inizia a vedere qualche segnale positivo.

Intesa Sanpaolo: Passera vede utili e tornare la cedola ( da "Arena, L'" del 01-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: e che la crisi finanziaria «non è ancora finita». La scarsa visibilità sul futuro potrebbe consigliare di far slittare il nuovo piano industriale «alla fine dell'estate», non appena «le condizioni economiche si assesteranno». La banca manterrà alta «l'attenzione sui costi e sui rischi», anche se «non sono previste ulteriori riduzioni di personale»

Influenza suina. Panico nel mondo per 7 morti ( da "Giornale.it, Il" del 01-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: eppure su 13 domande neanche una era riferita alla crisi finanziaria, che così viene dimenticata da tutti e Wall Street può salire del 2%. Complimenti agli spin doctor di Mr. President: l'influenza suina era un'occasione strepitosa e loro non se la sono lasciata scappare. Scritto in crisi, comunicazione, influenza suina, psicosi, spin, manipolazione, notizie nascoste,

Sì a Usa, sottopeso per Uk e Sol Levante. Ma con cautela ( da "Borsa e Finanza" del 01-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: anche perché sono stati meno impattati dalla crisi finanziaria. Più in particolare, sono molto confortanti i segnali provenienti dalla Cina. Per quanto riguarda le aree cosiddette core, invece, in questo momento stiamo sovrappesando l'America, mentre abbiamo un sottopeso relativo su Regno Unito e Giappone.

Al via l'aumento Pop Spoleto Possibili ingressi nel capitale ( da "Borsa e Finanza" del 01-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: anno della crisi finanziaria, il 2009 è l'anno in cui i temi dei margini e rischio di credito saranno cruciali. Nonostante ciò, continuiamo tranquilli sulla nostra strada con ulteriori crescite degli aggregati, ovviamente con andamenti più riflessivi, specie nei volumi di credito, in condizioni di stabilità patrimoniale,

Il barile ha un grande futuro ( da "Borsa e Finanza" del 01-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: La crisi finanziaria ha portato al congelamento (alcuni addirittura fino al 2012) di molti progetti di sviluppo e di ammodernamento degli impianti di estrazione causando ulteriore tensione sul lato dell'offerta. Nelle prossime settimane prevedo che le quotazioni del Wti oscillino tra i 45 e i 55 dollari per barile per poi aumentare nel terzo e nell'

Scontro a Bruxelles sul grande affare dei farmaci antivirali ( da "Stampa, La" del 01-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: E cerca ripari anche in queste società nel caso che l'epidemia trascinasse al ribasso anche i già provati mercati finanziari. Invece «l'opportunità di un possibile vaccino presenta più rischi», segnala Marco Mencini, capo analista europeo di Pioneer Investments. Troppe le variabili in gioco: dal mutamento del virus, ai tempi lunghi di preparazione.

La Fiat sbarca in America per salvare la Chrysler. L'orgoglio italiano ( da "AmericaOggi Online" del 01-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: le ricorrenti crisi petrolifere hanno fatto scoprire ai cittadini americani che il prezzo del carburante poteva anche crescere, la crisi finanziaria della fine degli anni '80 e quella devastante di questi mesi hanno fatto il resto. Se a tutto questo aggiungiamo la decisa svolta ambientalista di Obama, ecco allora che le "scatolette" risparmiose made in Italy rappresentano l'

La valuta unica di Tremonti ( da "AprileOnline.info" del 01-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: e cioè al G20 di Londra sulla crisi finanziaria, allora si dovrebbe esser certi di trovarsi di fronte a un progetto già definito con un certo grado di dettaglio. E invece no: quello che è successo è che Tremonti, alla presentazione di un libro del suo predecessore Tommaso Padoa-Schioppa, si è messo a parlare di una "valuta mondiale" da utilizzare per gli scambi internazionali,

Finanza in Comune? Niente derivati agli enti locali ( da "Panorama.it" del 01-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: La crisi finanziaria ha anche messo in luce la scarsa affidabilità, o addirittura l'inutilità, di strumenti come il rating, le pagelle sulle obbligazioni. "Il problema numero uno è quello della trasparenza. L'agenzia di rating di un emittente non può essere anche suo consulente.

Tomasoni, nuova linfa dall'acquisto solidale ( da "Brescia Oggi" del 01-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: La crisi finanziaria, che ha fatto schizzare i tassi, ha fatto il resto. «Ci siamo trovati in breve con un buco da 150 mila euro - spiega Massimo Tomasoni -: una banca ci ha chiuso il conto corrente, non abbiamo più trovato istituti disposti a finanziarci».

ANTONIO TROISE ERA STATO IL GRANDE SOGNO, ACCAREZZATO MA MAI REALIZZATO, DELL'AVVOCATO PER A... ( da "Mattino, Il (Nazionale)" del 01-05-2009) + 5 altre fonti
Argomenti: Crisi

Abstract: A rendere ancora più straordinaria questa storia italiana c'è anche un altro paradosso: l'espansione globale del Lingotto avviene proprio nel momento in cui il mito della «globalizzazione» crolla sotto i colpi della più grave crisi finanziaria dal 1929. SEGUE A PAGINA

Fiat, Napolitano: "L'Italia può essere fiera. Morti sul lavoro, non abbassare la guardia" ( da "Rai News 24" del 01-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Sforzo comune contro la crisi Per contrastare la crisi finanziaria globale serve "uno sforzo straordinario di azione comune europea e di concertazione mondiale": il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano centra il suo discorso per la festa del primo maggio sulle ripercussioni della crisi.

Napolitano: ancora troppi morti sul lavoro ( da "Giornale.it, Il" del 01-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: ancora troppi incidenti sul lavoro di Redazione Sotto i colpi della crisi finanziaria, il Primo maggio si celebra quest'anno con il tema dell'occupazione e della caduta dell'attività produttiva "in primo piano anche in Italia", ha detto il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano celebrando la Festa del Lavoro al Quirinale insieme al ministro del Lavoro Maurizio Sacconi.

1 Maggio/ Napolitano: Sforzo straordinario comune contro ( da "Virgilio Notizie" del 01-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: ripercussioni della crisi. "La crisi finanziaria che dagli Stati Uniti d'America si è propagata al resto del mondo con pesanti ripercussioni sull'andamento dell'economia in ogni continente - ha detto intervenendo alla cerimonia del primo maggio al Quirinale - ha per inaudita velocità diffusiva e vastità di impatto, determinato un quadro del tutto diverso da quello dello scorso anno"

agentediviaggi ha detto: cmq i dati ufficiali parlano a fine anno di un Italia a -4,4 e Germania a -5 o -6 e e Francia e Spagna a -3. ( da "KataWeb News" del 01-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: incontrati per decidere sulle posizioni comuni da adottare contro la crisi finanziaria, lasciando fuori la Spagna, che pure Zapatero aveva definito «l'economia più solida del mondo», addirittura il Paese sopra la media europea per reddito pro capite. Per il premier spagnolo fino a pochi mesi fa «il sorpasso dell'Italia ha fatto deprimere molto il primo ministro Berlusconi» e «in realtà,

Fiat: Napolitano, l'Italia puo' essere fiera ( da "Trend-online" del 01-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Occorre un piu' forte impegno a non abbassare in alcun modo la guardia su questo versante sempre cruciale''. Sotto i colpi della crisi finanziaria,la Festa del Lavoro si celebra quest'anno con il tema dell'occupazione e della caduta dell'attivita' produttiva ''in primo piano anche in Italia'', ha detto ancora il presidente.(ANSA).

FIAT: NAPOLITANO, L'ITALIA PUO' ESSERE FIERA ( da "Wall Street Italia" del 01-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Occorre un piu' forte impegno a non abbassare in alcun modo la guardia su questo versante sempre cruciale''. Sotto i colpi della crisi finanziaria,la Festa del Lavoro si celebra quest'anno con il tema dell'occupazione e della caduta dell'attivita' produttiva ''in primo piano anche in Italia'', ha detto ancora il presidente.(ANSA).

1 MAGGIO/ NAPOLITANO: SFORZO STRAORDINARIO COMUNE CONTRO CRISI. ( da "Wall Street Italia" del 01-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: contro crisi di Apcom Indispensabile reazione globale, europea e mondiale -->Roma, 1 mag. (Apcom) - Per contrastare la crisi finanziaria globale serve "uno sforzo straordinario di azione comune europea e di concertazione mondiale": a chiederlo è il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che centra il suo discorso per la festa del primo maggio sulle ripercussioni della crisi.

Il rischio inflazione non è un enigma ( da "Denaro, Il" del 01-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: siamo ancora oppressi dalle conseguenze della crisi finanziaria e della recessione economica, tre "temi" stanno alternandosi nelle valutazioni degli esperti: protezionismo, deflazione ed inflazione. E ciascuno aggiunge nuove paure. E questo perché chi ne scrive spesso utilizza espressioni"misteriose"che non rendono comprensibile cosa potrà emergere dal comportamento dei vari paesi.

TARIFFE SCONTATE, PACCHETTI TURISTICI E LAST MINUTE PER VINCERE LA CRISI. SONO LE INIZIATIVE MESSE I... ( da "Mattino, Il (Nazionale)" del 01-05-2009) + 5 altre fonti
Argomenti: Crisi

Abstract: La crisi finanziaria internazionale ha peggiorato le cose, assistiamo a una flessione del mercato straniero e quindi ci tocca puntare quasi esclusivamente sulle famiglie italiane» aggiunge Gentile. In questo contesto particolarmente difficile soffrono soprattutto gli hotel di lusso ma anche le strutture di categoria intermedia.

Savigliano: Delfino e Saint Gobain in Parlamento ( da "Targatocn.it" del 01-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Crisi occupazionale degli stabilimenti Saint Gobain. Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che: è necessario affrontare i problemi che la recente crisi finanziaria sta generando in modo pesante sull'economia reale, nelle imprese, nell'artigianato, nel commercio con gravi e negative conseguenze nei livelli occupazionali;

luciano.75 ha detto: MADRID - Per sbarcare il lunario si vende di tutto, anche i propri organi. ( da "KataWeb News" del 01-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: incontrati per decidere sulle posizioni comuni da adottare contro la crisi finanziaria, lasciando fuori la Spagna, che pure Zapatero aveva definito «l'economia più solida del mondo», addirittura il Paese sopra la media europea per reddito pro capite. Per il premier spagnolo fino a pochi mesi fa «il sorpasso dell'Italia ha fatto deprimere molto il primo ministro Berlusconi» e «in realtà,

Un altro giorno di preoccupazione per tanti cittadini toccati dalla crisi ( da "Gazzettino, Il (Treviso)" del 01-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: accentuato dalla crisi finanziaria ed economica in atto, è quello di far ingrossare le fila dei disagiati. Lo dicono i dati dell'OMS: entro il 2020 i disturbi psichici entreranno a far parte delle prime cinque malattie a livello mondiale». «Dalla crisi - concludono le Acli - non si esce riportando le cose allo stato precedente ma riformando nel profondo il nostro sistema economico,

Vittorio Veneto NOSTRO INVIATO È stato scontro vero, con tanto di colpi di scena a ripe... ( da "Gazzettino, Il" del 01-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: la crisi finanziaria ha portato a livelli bassissimi la capitalizzazione di borsa di Permasteelisa: circa 270 milioni di euro. Con una cifra inferiore, Bonomi potrebbe lanciare un'Opa totalitaria e diventare padrone assoluto della società. Che, visti i risultati gestionali, non avrebbe difficoltà ad essere collocata poi ad un prezzo molto superiore.

Napolitano. Incindenti sul lavoro. Non abbassare la guardia ( da "AmericaOggi Online" del 01-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Sotto i colpi della crisi finanziaria, la Festa del Lavoro si celebra quest'anno con il tema dell'occupazione e della caduta dell'attività produttiva "in primo piano anche in Italia", ha detto il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano celebrando la Festa del Lavoro al Quirinale insieme al ministro del Lavoro Maurizio Sacconi.

Grecia/ 1 Maggio: scioperi trasporti, disagi a porto e ( da "Virgilio Notizie" del 01-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Migliaia di ateniesi hanno già sfilato per il centro della città sotto un forte dispositivo di sicurezza. Il Primo ministro Costas Karamanlis è sotto pressione per la grave crisi finanziaria e l'aumento della disoccupazione che ha gennaio ha raggiunto quota 9.4%.

GRECIA/ 1 MAGGIO: SCIOPERI TRASPORTI, DISAGI A PORTO E AEROPORTO ( da "Wall Street Italia" del 01-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Migliaia di ateniesi hanno già sfilato per il centro della città sotto un forte dispositivo di sicurezza. Il Primo ministro Costas Karamanlis è sotto pressione per la grave crisi finanziaria e l'aumento della disoccupazione che ha gennaio ha raggiunto quota 9.4%.

Primo maggio, scontri in Germania, Turchia e Grecia ( da "Reuters Italia" del 01-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: risposta del governo alla crisi finanziaria globale. La crescente disoccupazione in tutta l'Europa ha aggiunto intensità alle varie marce per il Primo maggio. A Berlino e Amburgo, nelle violenze sono rimasti feriti più di 50 poliziotti in tenuta anti-sommossa, mentre la polizia turca a Istanbul ha sparato con cannoni ad acqua e lacrimogeni per disperde i manifestanti nella città.

1 maggio/ Franceschini: Morti sul lavoro dramma ( da "Virgilio Notizie" del 01-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: In merito alla crisi finanziaria globale Franceschini ha criticato il governo: "Per mesi il governo italiano è stato l'unico che ha negato la crisi. poi d'improvviso - ha aggiunto - la crisi è alle spalle. Vorrei che il governo spiegasse questo; è una presa in giro, la crisi c'è e va affrontata, non bisogna negarla".

1 MAGGIO/ FRANCESCHINI: MORTI SUL LAVORO DRAMMA INTOLLERABILE ( da "Wall Street Italia" del 01-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: In merito alla crisi finanziaria globale Franceschini ha criticato il governo: "Per mesi il governo italiano è stato l'unico che ha negato la crisi. poi d'improvviso - ha aggiunto - la crisi è alle spalle. Vorrei che il governo spiegasse questo; è una presa in giro, la crisi c'è e va affrontata, non bisogna negarla".

1 maggio. Napolitano: "Impegno per rilancio dello sviluppo economico" ( da "Sestopotere.com" del 01-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: La crisi finanziaria ha, per inaudita velocità diffusiva e vastità di impatto, determinato un quadro, per la celebrazione della Festa del 1° maggio, del tutto diverso da quello dello scorso anno”. Così il Presidente della Repubblica è intervenuto al Palazzo del Quirinale per la celebrazione della Festa del Lavoro.

diciamolochiaro ha detto: Aggiungo che comunque sono appena stata sul lago di Garda e la lingua che piu' ho sentito parlare tutto il tempo è il tedesco. ( da "KataWeb News" del 01-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: incontrati per decidere sulle posizioni comuni da adottare contro la crisi finanziaria, lasciando fuori la Spagna, che pure Zapatero aveva definito «l'economia più solida del mondo», addirittura il Paese sopra la media europea per reddito pro capite. Per il premier spagnolo fino a pochi mesi fa «il sorpasso dell'Italia ha fatto deprimere molto il primo ministro Berlusconi» e «in realtà,

SENEGAL/ FIGLIO PRESIDENTE WADE NOMINATO MINISTRO TRASPORTI ( da "Wall Street Italia" del 01-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Il nuovo incarico gli consentirà di dirigere la costruizioine di un nuovo aeroporto internazionale nei pressi diDakar e di due grandi arterie autostradali che collegano la capitale. Sotto la sua supervisione sarà anche la più grande compagnia aerea dell'Africa dell'Ovest, Air Senegal International, che oggi attraversa una gravissima crisi finanziaria. (fonte afp)

CRISI/ RUEF:ITALIA MENO ESPOSTA,SISTEMA BANCARIO MENO VULNERABILE ( da "Wall Street Italia" del 01-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: meno vulnerabile alla crisi finanziaria e l'impatto sui bilanci delle banche resta contenuto rispetto ad altri paesi". E' quanto si legge nella Relazione unificata sull'economia e la finanza pubblica, resa nota oggi dal Tesoro. "Le famiglie italiane - prosegue il documento - sono meno indebitate rispetto alla media dell'area euro.

agentediviaggi ha detto: beh occorre cmq complimentarsi con la Tina. Fino a un anno fa si definiva un ignorante in economia ora riesce a fare un discorso molto coerente e preciso. ( da "KataWeb News" del 02-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: incontrati per decidere sulle posizioni comuni da adottare contro la crisi finanziaria, lasciando fuori la Spagna, che pure Zapatero aveva definito «l'economia più solida del mondo», addirittura il Paese sopra la media europea per reddito pro capite. Per il premier spagnolo fino a pochi mesi fa «il sorpasso dell'Italia ha fatto deprimere molto il primo ministro Berlusconi» e «in realtà,

Pil, il Tesoro taglia ancora le stime Nel 2009 -4,2%. Deficit al 4,6% ( da "Corriere.it" del 02-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: meno esposta ai rischi specifici della crisi, anche se ha subito pesantemente il suo impatto indiretto». In particolare, il sistema bancario italiano appare «meno vulnerabile alla crisi finanziaria e l'impatto sui bilanci delle banche resta contenuto rispetto ad altri paesi». «Le famiglie italiane - prosegue la Relazione - sono meno indebitate rispetto alla media dell'

Primo Maggio. La consegna delle "Stelle al merito del lavoro" al Quirinale ( da "AmericaOggi Online" del 02-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Sotto i colpi della crisi finanziaria, la Festa del Lavoro si celebra quest'anno con il tema dell'occupazione e della caduta dell'attività produttiva "in primo piano anche in Italia", ha detto il presidente della Repubblica, che ha parlato delle preoccupazioni di chi teme di perdere il posto di lavoro, della caduta dell'attività produttiva,

Napolitano: "Ancora troppi incidenti sul lavoro" ( da "Giornale.it, Il" del 02-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Sotto i colpi della crisi finanziaria, il Primo maggio si celebra quest'anno con il tema dell'occupazione e della caduta dell'attività produttiva "in primo piano anche in Italia", ha detto il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano celebrando la Festa del Lavoro al Quirinale insieme al ministro del Lavoro Maurizio Sacconi.

Berlino, scontri Primo maggio proseguiti fino a notte fonda ( da "Reuters Italia" del 02-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: con migliaia di persone che hanno manifestato in occasione della Festa del lavoro contro la crisi finanziaria. Gli attacchi sono venuti da un gruppo di 500 militanti che hanno lanciato pietre, bottiglie, bombe carta e sampietrini contro i poliziotti. Gli scontri sono andati avanti fino alle 2 del mattino. "Ora la situazione è tranquilla", ha spiegato Schodrowski.

Risparmio: ammonta a 3mila mld la ricchezza delle famiglie ( da "Trend-online" del 02-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: bene sottolineare che stiamo parlando di dati medi che chiaramente non tengono conto delle forti differenze reddituali e finanziarie esistenti sia tra le classi sociali sia tra le aree geografiche del nostro Paese''.Ed essendo dati riferiti all'inizio 2008 ancora non sono presenti in pieno gli effetti della crisi finanziaria.(ANSA).

babelick ha detto: #commento numero 200!!! ah ah :lol ( da "KataWeb News" del 02-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: incontrati per decidere sulle posizioni comuni da adottare contro la crisi finanziaria, lasciando fuori la Spagna, che pure Zapatero aveva definito «l'economia più solida del mondo», addirittura il Paese sopra la media europea per reddito pro capite. Per il premier spagnolo fino a pochi mesi fa «il sorpasso dell'Italia ha fatto deprimere molto il primo ministro Berlusconi» e «in realtà,

FAMIGLIE: CGIA, PRIMA DELLA CRISI ERANO RICCHE PER QUASI 3.000 MLD. ( da "Asca" del 02-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: non tengono conto delle forti differenze reddituali e finanziarie esistenti sia tra le classi sociali sia tra le aree geografiche del nostro Paese. Inoltre, sono riferiti all'inizio del 2008 quando la crisi finanziaria proveniente dagli Usa non era ancora esplosa anche se avevamo gia' assorbito i crac di Cirio, di Parmalat, dei bond argentini e gli effetti dell'introduzione dell'

RISPARMIO: AMMONTA A 3MILA MLD LA RICCHEZZA DELLE FAMIGLIE ( da "Wall Street Italia" del 02-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: bene sottolineare che stiamo parlando di dati medi che chiaramente non tengono conto delle forti differenze reddituali e finanziarie esistenti sia tra le classi sociali sia tra le aree geografiche del nostro Paese''.Ed essendo dati riferiti all'inizio 2008 ancora non sono presenti in pieno gli effetti della crisi finanziaria.(ANSA).

Celle: oggi la presentazione della lista "Futuro Oggi" ( da "Savona news" del 02-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: La grande crisi finanziaria mondiale, per la prima volta dal dopoguerra, ha creato i presupposti per una ?depressione? che investe tutto e tutti senza precedenti. Da questa crisi si può uscire solo rinnovando idee e persone, investendo in progettualità e innovazione.

Il Tesoro: "Nel 2010 l'Italia tornerà a crescere" ( da "Giornale.it, Il" del 02-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: meno esposta ai rischi specifici della crisi, anche se ha subito pesantemente il suo impatto indiretto". In particolare, il sistema bancario italiano appare "meno vulnerabile alla crisi finanziaria e l?impatto sui bilanci delle banche resta contenuto rispetto ad altri paesi". "Le famiglie italiane - prosegue il documento - sono meno indebitate rispetto alla media dell?

CRISI: TESORO, PEGGIORANO STIME PIL 2009 MA RIPRESA NEL 2010. ( da "Asca" del 02-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: finanziaria e l'impatto sui bilanci delle banche resta contenuto rispetto ad altri Paesi''. Quanto alle famiglie, quelle italiane risultano ''meno indebitate rispetto alla media dell'area euro''. Nel documento il pil e' rivisto al ribasso rispetto alle stime precedenti, ma, spiega il ministero, ''l'alto grado di incertezza prodotto dalla crisi in atto riduce fortemente ed oggettivamente

Mosley: la F1 sopravvive anche senza la Ferrari ( da "Giornale.it, Il" del 02-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Il fenomeno del credit crunch legato alla crisi finanziaria globale, sottolinea Mosley, "non ha ancora preso piede nella Formula 1. è andata via la Honda, ma il vero problema ci sarà quando dovranno essere rinnovati i contratti di sponsorizzazione". © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G.

agentediviaggi ha detto: ehi babe ma dai, sei andato al concerto del 1 maggio?? :-) ( da "KataWeb News" del 02-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: incontrati per decidere sulle posizioni comuni da adottare contro la crisi finanziaria, lasciando fuori la Spagna, che pure Zapatero aveva definito «l'economia più solida del mondo», addirittura il Paese sopra la media europea per reddito pro capite. Per il premier spagnolo fino a pochi mesi fa «il sorpasso dell'Italia ha fatto deprimere molto il primo ministro Berlusconi» e «in realtà,

#1 MAGGIO/BERLUSCONI A AQUILA.MONITO NAPOLITANO SU DIRITTI LAVORO ( da "Wall Street Italia" del 02-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: parlando della crisi finanziaria, "uno sforzo straordinario di azione comune europea e di concertazione mondiale". Ma il presidente della Repubblica ha voluto pure ricordare l'Abruzzo, "terra devastata dal terremoto, ma non piegata nella laboriosità della sua popolazione, che ha saputo senza enfasi, con serietà e con modestia progredire negli anni"


Articoli

mandahuevos ha detto: ciauu..mi sapete dire dove posso trovare il Marinelli??? (sezione: crisi)

( da "KataWeb News" del 01-05-2009)

Argomenti: Crisi

senza il mattone.. Spagnoli ci avete scocciato: pensate ai vostri guai 28 marzo 2009 alle 14:15 — Autore: babelick — 185 commenti Gentile ambasciatore Terracciano, complimenti e sentiti ringraziamenti. Ci ha vendicati. La lettera che ha inviato al quotidiano El Pais, nella sua veste di capo della rappresentanza italiana presso il governo spagnolo, non sembra neanche scritta da un diplomatico di carriera; meglio, è opera di un diplomatico di razza rara, tanto è chiara, asciutta, ferma, e, lo faccia dire a me, sacrosantamente scocciata. Quel giornale così faziosamente filo Zapatero, praticamente un organo di partito, anche di quello Democratico italiano del quale corre in premuroso e regolare soccorso, la deve smettere di denigrare il governo e il Paese. Non c'entra niente qui la libertà di stampa; come lei sottolinea, il tentativo di demolire l'immagine dell'Italia tra gli spagnoli risponde invece a un disegno di servitù politica che nessun organo di stampa italiano si sognerebbe di progettare, piaccia o no il governo di José Luis Zapatero, per gli intimi Bambi. Succede che gli equilibri politici europei siano cambiati, che un asse Sarkozy-Merkel-Berlusconi minacci il ruolo della Spagna e le sue numerose, troppe, poltrone, ben sei super incarichi istituzionali europei. Succede che le cose non vadano più bene per l'economia, crollata miseramente dopo il boom edilizio e tante rivendicazioni di tronfio primato; che la politica estera sia un disastro, e il presidente Barack Obama nella nuova versione militare contro Bin Laden non si sia rivelato l'amico che ingenuamente la sinistra in Europa aveva immaginato; che il federalismo morda le calcagna a Madrid, visto l'apporto determinante del partito catalano alla rielezione dei socialisti. Il governo è nervoso e la butta sugli attacchi ad altri Stati, il Pais pubblica fedele, se serve, anticipa. Così l'Italia è descritta come dominio di un tiranno nello stile delle dittature latino americane, Pinochet naturalmente, non Hugo Chavez, il presidente del Consiglio eletto ha bisogno dello psichiatra, qui si praticano tortura e politiche razziste. Ha fatto bene, ambasciatore, a dire basta, anche perché c'è davvero poco, scansato il fango delle calunnie, di cui vantarsi in casa Zapatero. Al mini-summit europeo del 4 ottobre del 2008 i capi di Stato di Berlino, Roma, Parigi e Londra, si sono incontrati per decidere sulle posizioni comuni da adottare contro la crisi finanziaria, lasciando fuori la Spagna, che pure Zapatero aveva definito «l'economia più solida del mondo», addirittura il Paese sopra la media europea per reddito pro capite. Per il premier spagnolo fino a pochi mesi fa «il sorpasso dell'Italia ha fatto deprimere molto il primo ministro Berlusconi» e «in realtà, il mio obiettivo è quello di superare la Francia, anche se l'amico Sarkozy non vuole neanche sentirselo dire». Subito dopo la crisi internazionale ha svelato il bluff dell'economia spagnola. La recessione ha gettato anche la Spagna in una crisi profonda: crescita dell'1,4% nel 2008, e non del 3,5% come annunciato dal governo. Un dato che riporta il Paese agli stessi risultati del 1993. Il boom economico era stato gonfiato dagli aiuti europei allo sviluppo, investiti quasi esclusivamente nell'edilizia, un settore in forte perdita già dai primi mesi dell'anno, cioè prima della crisi internazionale. La crisi ha messo a nudo le bugie sulla politica di sicurezza e immigrazione, a lungo mantenute, anche se sulle zattere dei clandestini l'ordine è sempre stato di sparare. Nei giorni scorsi 200 organizzazioni hanno presentato alla Procura generale dello Stato una denuncia contro il ministero dell'Interno, accusando la polizia di «arresti mirati», «retate» e «controlli d'identità di massa», insomma di eseguire gli ordini per l'arresto di una «quota» minima mensile di immigrati per ciascun distretto. Gli immigrati sono saliti da mezzo milione a 5,2 milioni nel 2008, su una popolazione totale per la Spagna di 46 milioni di persone. Con una disoccupazione giunta ormai al 14%, il governo ha cambiato ufficialmente politica. La «Ley de Extranjeria» presentata a dicembre prevede severe misure restrittive: oltre all'aumento da 40 a 60 giorni del termine massimo per detenere migranti nei Centri di permanenza temporanea, per facilitare identificazioni e rimpatri coatti, il progetto prevede di interrompere i ricongiungimenti familiari. Prevede anche sanzioni fino a 10.000 euro per chi «promuove la permanenza irregolare in Spagna di uno straniero», un'«infrazione grave» perché «lo straniero dipende economicamente da chi compie l'infrazione e questa ne prolunga il soggiorno autorizzato al di là del periodo legalmente previsto». La Comision Espanola de Ayuda al Refugiado (Cear), ha protestato perché così facendo il governo «cerca di farsi complici le persone che alloggiano» gli immigrati, e si appresta a «convertire i cittadini in poliziotti». Ci sarebbe da analizzare anche il ruolo inquietante di un giudice star come Baltazar Garzon, che somigli all'Antonio Di Pietro dei tempi che furono, grande amico di Zapatero e compagno di caccia di altri ministri socialisti, ma anche evasore fiscale conclamato. Garzon negli ultimi anni ha incriminato chiunque, dai dittatori latino americani agli statisti europei, fino a personaggi dell'epoca di Francisco Franco, tutti defunti. Colleziona una gaffe dopo l'altra, eppure imperversa. Pure la battaglia contro la Chiesa cattolica, nella sua forma infantile ed estremista, è la pratica opposta a quella che si converrebbe a un premier laico che governa un Paese dove ci sono cattolici numerosi, un milione e mezzo solo fra i suoi elettori. La gaffe del ritiro dal Kosovo, comunicato in loco dal ministro della Difesa, Carmen Chacon, contro il parere e all'insaputa del collega degli Esteri, Moratinos, e di tutti i governi dell'Unione europea e della Nato, è la chicca di qualche giorno fa. Il presunto amico, il presidente Obama, è infuriato e non ha accettato i goffi tentativi di Madrid di rimediare. Peggio di così!

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diciamolochiaro ha detto: Dovete farvi un giro qui. Si agitano tutti come api nell'alveare. (sezione: crisi)

( da "KataWeb News" del 01-05-2009)

Argomenti: Crisi

senza il mattone.. Spagnoli ci avete scocciato: pensate ai vostri guai 28 marzo 2009 alle 14:15 — Autore: babelick — 187 commenti Gentile ambasciatore Terracciano, complimenti e sentiti ringraziamenti. Ci ha vendicati. La lettera che ha inviato al quotidiano El Pais, nella sua veste di capo della rappresentanza italiana presso il governo spagnolo, non sembra neanche scritta da un diplomatico di carriera; meglio, è opera di un diplomatico di razza rara, tanto è chiara, asciutta, ferma, e, lo faccia dire a me, sacrosantamente scocciata. Quel giornale così faziosamente filo Zapatero, praticamente un organo di partito, anche di quello Democratico italiano del quale corre in premuroso e regolare soccorso, la deve smettere di denigrare il governo e il Paese. Non c'entra niente qui la libertà di stampa; come lei sottolinea, il tentativo di demolire l'immagine dell'Italia tra gli spagnoli risponde invece a un disegno di servitù politica che nessun organo di stampa italiano si sognerebbe di progettare, piaccia o no il governo di José Luis Zapatero, per gli intimi Bambi. Succede che gli equilibri politici europei siano cambiati, che un asse Sarkozy-Merkel-Berlusconi minacci il ruolo della Spagna e le sue numerose, troppe, poltrone, ben sei super incarichi istituzionali europei. Succede che le cose non vadano più bene per l'economia, crollata miseramente dopo il boom edilizio e tante rivendicazioni di tronfio primato; che la politica estera sia un disastro, e il presidente Barack Obama nella nuova versione militare contro Bin Laden non si sia rivelato l'amico che ingenuamente la sinistra in Europa aveva immaginato; che il federalismo morda le calcagna a Madrid, visto l'apporto determinante del partito catalano alla rielezione dei socialisti. Il governo è nervoso e la butta sugli attacchi ad altri Stati, il Pais pubblica fedele, se serve, anticipa. Così l'Italia è descritta come dominio di un tiranno nello stile delle dittature latino americane, Pinochet naturalmente, non Hugo Chavez, il presidente del Consiglio eletto ha bisogno dello psichiatra, qui si praticano tortura e politiche razziste. Ha fatto bene, ambasciatore, a dire basta, anche perché c'è davvero poco, scansato il fango delle calunnie, di cui vantarsi in casa Zapatero. Al mini-summit europeo del 4 ottobre del 2008 i capi di Stato di Berlino, Roma, Parigi e Londra, si sono incontrati per decidere sulle posizioni comuni da adottare contro la crisi finanziaria, lasciando fuori la Spagna, che pure Zapatero aveva definito «l'economia più solida del mondo», addirittura il Paese sopra la media europea per reddito pro capite. Per il premier spagnolo fino a pochi mesi fa «il sorpasso dell'Italia ha fatto deprimere molto il primo ministro Berlusconi» e «in realtà, il mio obiettivo è quello di superare la Francia, anche se l'amico Sarkozy non vuole neanche sentirselo dire». Subito dopo la crisi internazionale ha svelato il bluff dell'economia spagnola. La recessione ha gettato anche la Spagna in una crisi profonda: crescita dell'1,4% nel 2008, e non del 3,5% come annunciato dal governo. Un dato che riporta il Paese agli stessi risultati del 1993. Il boom economico era stato gonfiato dagli aiuti europei allo sviluppo, investiti quasi esclusivamente nell'edilizia, un settore in forte perdita già dai primi mesi dell'anno, cioè prima della crisi internazionale. La crisi ha messo a nudo le bugie sulla politica di sicurezza e immigrazione, a lungo mantenute, anche se sulle zattere dei clandestini l'ordine è sempre stato di sparare. Nei giorni scorsi 200 organizzazioni hanno presentato alla Procura generale dello Stato una denuncia contro il ministero dell'Interno, accusando la polizia di «arresti mirati», «retate» e «controlli d'identità di massa», insomma di eseguire gli ordini per l'arresto di una «quota» minima mensile di immigrati per ciascun distretto. Gli immigrati sono saliti da mezzo milione a 5,2 milioni nel 2008, su una popolazione totale per la Spagna di 46 milioni di persone. Con una disoccupazione giunta ormai al 14%, il governo ha cambiato ufficialmente politica. La «Ley de Extranjeria» presentata a dicembre prevede severe misure restrittive: oltre all'aumento da 40 a 60 giorni del termine massimo per detenere migranti nei Centri di permanenza temporanea, per facilitare identificazioni e rimpatri coatti, il progetto prevede di interrompere i ricongiungimenti familiari. Prevede anche sanzioni fino a 10.000 euro per chi «promuove la permanenza irregolare in Spagna di uno straniero», un'«infrazione grave» perché «lo straniero dipende economicamente da chi compie l'infrazione e questa ne prolunga il soggiorno autorizzato al di là del periodo legalmente previsto». La Comision Espanola de Ayuda al Refugiado (Cear), ha protestato perché così facendo il governo «cerca di farsi complici le persone che alloggiano» gli immigrati, e si appresta a «convertire i cittadini in poliziotti». Ci sarebbe da analizzare anche il ruolo inquietante di un giudice star come Baltazar Garzon, che somigli all'Antonio Di Pietro dei tempi che furono, grande amico di Zapatero e compagno di caccia di altri ministri socialisti, ma anche evasore fiscale conclamato. Garzon negli ultimi anni ha incriminato chiunque, dai dittatori latino americani agli statisti europei, fino a personaggi dell'epoca di Francisco Franco, tutti defunti. Colleziona una gaffe dopo l'altra, eppure imperversa. Pure la battaglia contro la Chiesa cattolica, nella sua forma infantile ed estremista, è la pratica opposta a quella che si converrebbe a un premier laico che governa un Paese dove ci sono cattolici numerosi, un milione e mezzo solo fra i suoi elettori. La gaffe del ritiro dal Kosovo, comunicato in loco dal ministro della Difesa, Carmen Chacon, contro il parere e all'insaputa del collega degli Esteri, Moratinos, e di tutti i governi dell'Unione europea e della Nato, è la chicca di qualche giorno fa. Il presunto amico, il presidente Obama, è infuriato e non ha accettato i goffi tentativi di Madrid di rimediare. Peggio di così!

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Informatica prepara la rivoluzione Ict (sezione: crisi)

( da "Trentino" del 01-05-2009)

Argomenti: Crisi

Informatica prepara la rivoluzione Ict Innovazione trasferita dal pubblico al privato. I risultati del nuovo corso TRENTO. Garantisce i collegamenti on line del sistema pubblico, gestisce oltre 11 mila postazioni di lavoro telematiche, lo scorso esercizio ha prodotto un utile di 3,5 milioni di euro e dà lavoro a 269 dipendenti. La missione principale di Informatica Trentina è però un'altra: creare una Pubblica amministrazione efficiente e, sopratutto, essere lo strumento per l'innovazione nell'intero settore dell'Information & communication technology del Trentino. E' il compito cui Ivano Dalmonego, che ha mantenuto la presidenza di Informatica Trentina anche dopo la nomina a segretario generale della Provincia, si dedica con determinazione da anni. Una prima, positiva, verifica sperimentale dell'efficacia di una riorganizzazione contemporanea di tecnologie e procedure burocratiche l'ha avuta qualche mese fa, quando, nelle prime drammatiche settimane della crisi finanziaria internazionale, gli uffici incaricati di verificare i redditi ed erogare alle famiglie bisognose i contributi per il caro riscaldamento e per il taglio delle rate dei mutui, completarono l'intero iter in poche settimane, sino al pagamento degli assegni. Caso eccezionale, certo, ma si dimostrò che, con Informatica Trentina e con personale motivato ed addestrato, «si poteva fare». «Senza carte che viaggiano da una scrivania all'altra, senza doppie verifiche, con la possibilità da parte di tutti gli uffici coinvolti di controllare la documentazione» conferma Dalmonego. Che ieri, assieme alla direttrice Clara Fresca Fantoni, ha illustrato alla giunta il bilancio 2008, gli investimenti, l'aumento di produttività del personale, il risparmio realizzato dal pubblico per i servizi forniti a prezzi fermi dal 2000. Relazione approvata dalla Provincia che, dopo il decreto Bersani, è azionista unica della società. Il ruolo di Informatica Trentina per lo sviluppo e la gestione dell'Ict pubblica è consolidato. Dal 2005, poi, l'azienda coltiva rapporti con le imprese private del settore, sia commissionando beni e servizi (dal 2004 ad oggi il fatturato è cresciuto da 6 a 14,3 milioni), sia coinvolgendole in progetti: come la costruzione del portale turistico (in ritardo) o la joint venture con Unicredit per la commercializzazione del mandato informatico. Tutte esperienze che hanno fatto maturare la nuova missione di "società di sistema" che si propone di far crescere, attraverso la domanda di servizi, le aziende Ict del territorio. «Che sono molte e piccole» ricorda Dalmonego: 684 con 3.400 addetti, ma solo l'1,2% (8 imprese) con ricavi superiori ai 5 milioni. Informatica Trentina come fattore d'innovazione, dunque: sia per la pubblica amministrazione, sia per le imprese private, sia infine per tutti i cittadini. Non è lontano il tempo, pare di capire, che per ottenere in tempi più rapidi il documento o il contributo sarà meglio usare il Pc.

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Bazoli: Tranquillo sui soci di Intesa Passera: ritorno al dividendo nel 2009. Tassara scende al 2,5 del capitale (sezione: crisi)

( da "Giornale di Brescia" del 01-05-2009)

Argomenti: Crisi

Edizione: 01/05/2009 testata: Giornale di Brescia sezione:economia Bazoli: «Tranquillo sui soci di Intesa» Passera: ritorno al dividendo nel 2009. Tassara scende al 2,5 del capitale Giovanni Bazoli TORINOTranquillo «nel modo più assoluto». Si esprime così Giovanni Bazoli, presidente del consiglio di sorveglianza di Intesa Sanpaolo, sulla situazione dell'azionariato della banca dopo che il Crédit Agricole e le Generali hanno vincolato le rispettive partecipazioni con un accordo di consultazione che raggruppa il 10,89% del capitale di Intesa. Una precisazione che è arrivata al termine dell'assemblea di Ca dè Sass chiamata a votare sulla ripartizione dei profitti 2008 (2,5 miliardi di euro ma niente cedola per i soci) e nel corso della quale l'amministratore delegato Corrado Passera ha detto di aspettarsi per il 2009 «un utile robusto e di tornare a distribuire il dividendo anche se ora è troppo presto per prendere impegni di dimensione e quantità». Bazoli ha escluso letture ostili al patto Agricole-Generali e al successivo incremento della quota della Compagnia San Paolo dal 7,9% al 9,9% (che avverrà a giugno grazie a una opzione sull'1,9% della banca). Le manovre dei soci non vanno interpretate con «quei significati che abbiamo letto sui giornali», ha tranquillizzato. Prima di «valutare la portata» del patto, il professore bresciano, punto di equilibrio dei soci di Intesa, ha però detto di attenderne la pubblicazione: «Allo stato - ha spiegato in assemblea - le uniche informazioni di cui la banca è in possesso sono quelle ricavabili dal comunicato». Bazoli ha, infatti, chiarito che «siamo stati informati che c'era un problema da parte del Credit Agricole (il rischio di dover svalutare la quota del 5,8% in Intesa, ndr.) e che si pensava di risolverlo in un certo modo. Sul patto - ha però aggiunto - assolutamente no, non abbiamo avuto informazioni». Sempre sul fronte dell'azionariato, la Carlo Tassara ha ridotto la sua quota dal 4,6 al 2,5% mentre la Fondazioni Cariparo ha arrotondato dal 4,6% al 4,9%. Tornando alla situazione della banca, Passera ha detto di guardare con «relativa serenità alla situazione attuale» pur non nascondendosi che «il 2009 sarà un anno molto complesso» e che la crisi finanziaria «non è ancora finita».

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Ascom: il bilancio è in utile (sezione: crisi)

( da "Tribuna di Treviso, La" del 01-05-2009)

Argomenti: Crisi

Ascom: il bilancio è in utile Crescono le spese legali. Trasferimento nella nuova sede ODERZO. Chiuso in attivo il bilancio 2008 dell'Ascom opitergino-mottense con la prospettiva di un cambio di sede per l'anno in corso. Mercoledì l'assemblea dei soci ha approvato il consuntivo dell'associazione, risultato in utile. Un dato in controtendenza rispetto alla crisi che attraversa il settore e, secondo i vertici dell'ente, indica la strada da seguire per il futuro. «Al momento del voto nessuno dei 45 soci aventi diritto ha espresso parere negativo: è la dimostrazione della grande unità della nostra associazione - sottolinea il direttore Enrico Chiara - l'anno passato è stato un anno difficile, ma per il nostro settore non è una novità. La crisi finanziaria ha aggravato notevolmente i consumi e abbiamo dovuto registrare la chiusura di alcune realtà. Ciò nonostante, abbiamo cercato di rappresentare al meglio la voce, i bisogni e gli interessi del patrimonio commerciale cittadino». «Sono stati avviati nuovi importanti investimenti per la realizzazione di una nuova modernissima sede e presto ci trasferiremo in una sede provvisoria - prosegue - ciò è stato possibile grazie alla coesione di un tessuto imprenditoriale maturo, competente e propositivo ed una gestione delle risorse assolutamente efficace ed oculata». Tra i temi affrontati nella discussione sul bilancio anche l'aumento delle spese sostenute dall'associazione per gli incarichi a terzi ed in particolare per spese legali. «E' un dato che non va letto in termini assoluti - spiega Chiara - è vero che rispetto al 2007 questa voce di spesa è aumentata, ma si tratta di un impegno economico assolutamente in linea con le cifre degli anni precedenti. Va specificato inoltre che si tratta, in larghissima parte, di costi sostenuti per soddisfare le crescenti esigenze di tutela e difesa degli associati. Abbiamo pagato consulenze legali in materia di ricorsi sul tema dei rifiuti, contro la malversazione di alcune compagnie telefoniche, contro varie truffe che si sono verificate nel territorio a danno di bar e nelle problematiche di contratti commerciali di locazione. Solo in minima parte si tratta di spese legali riconducibili alle esigenze di difesa contro gli attacchi inconcludenti e strumentali che hanno impegnato l'associazione nel 2008. Sottolineo piuttosto il contenuto aumento delle quote associative pari ad un terzo dell'inflazione reale». (b.b.)

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Fincantieri, la guerra dei sindacati (sezione: crisi)

( da "Secolo XIX, Il" del 01-05-2009)

Argomenti: Crisi

Fincantieri, la guerra dei sindacati CANTIERI NAVALI NELLA BUFERA Fiom: denunciamo l'accordo separato. Uilm: sono per il tanto peggio, tanto meglio vENEZIA. Cosa significa per i lavoratori Fincantieri l'accordo separato sul contratto? «La filosofia di quell'accordo è che i lavoratori sono fannulloni, e che i soldi gli saranno dati solo se lavoreranno di più. Ci siederemo a un tavolo solo quando l'azienda riconoscerà che invece i lavoratori sono la vera risorsa di Fincantieri. Il premio di produzione, per altro, è un miraggio, contiene degli obiettivi che non sono raggiungibili e niente andrà nelle tasche dei lavoratori. Ma è soprattutto qualcosa di sbagliato nel metodo: è un accordo senza consenso, respinto dalle Rsu e su cui non è stato permesso ai lavoratori di esprimersi con un referendum, e mi spiace che gli altri sindacati si siano prestati a qualcosa del genere. L'azienda dovrebbe ritirarlo e risiedersi al tavolo, perché questo contratto è frutto dell'intesa di una ristretta minoranza, viola le basi della democrazia e delle regole sindacali. Per questo, stiamo presentando una denuncia contro l'azienda per comportamento anti-sindacale: porteremo Fincantieri in tribunale». Oggi cosa sarebbe successo a Marghera, se l'azienda non avesse cancellato la cerimonia di consegna di Costa Luminosa? «Assolutamente nulla, l'azienda aveva messo i lavoratori in ferie perché temeva lo sciopero. Semplicemente avremmo fatto una controfesta, spiegando la situazione agli ospiti anche con volantini in inglese. Leggo che l'armatore Foschi (Costa Crociere, ndr.) è preoccupato, è che nella sua azienda ci sono ottime relazioni sindacali. Mi piacerebbe fargli sapere che invece da noi non è così, ed è per questo che protestiamo. Lo facciamo oggi, lo faremo con uno sciopero a Trieste il 22 e, forse, verremo in massa a Genova il 5 giugno, per il doppio battesimo di Costa Luminosa e Pacifica». Cosa succederà in Fincantieri dopo il 2012, quando termineranno gli ordini? «Non lo sa nessuno, gli economisti hanno sbagliato tutte le previsioni e non ne voglio azzardare altre io. Ma una cosa va sottolineata: Fincantieri - anche se i manager non lo riconosceranno mai - oggi sta molto meglio di altri perché, grazie alla nostra opposizione, non è sbarcata in Borsa, dove avrebbe perso un sacco di soldi causa crisi finanziaria». 01/05/2009 IL NUOVO CONTRATTO 01/05/2009 PERCHé NO 01/05/2009 PERCHé Sì 01/05/2009 gENOVA. Cosa significa per i lavoratori Fincantieri l'accordo separato sul contratto? «È un'intesa che dà nuovi soldi ai lavoratori e che migliora l'efficienza di Fincantieri per superare la crisi tutti assieme. Vince la nostra linea, quella di chi considera lo sciopero un mezzo, non un fine, la linea di chi firma le intese. Noi non siamo, come la Fiom, quelli del tanto peggio tanto meglio, i lavoratori si sono stancati di questi atteggiamenti. Anche la richiesta di referendum è strumentale: non si può invocare la democrazia solo quando fa comodo. Allora la Fiom metta ai voti anche la sua piattaforma. Dico anche che abbiamo distribuito ai lavoratori un modulo: chi vuole, può rinunciare ai soldi del nuovo contratto. Bene, finora hanno risposto solo in due. I dipendenti sono con noi, si sono stufati di chi vuole solo fare la rivoluzione. Noi con la Fiom ci parliamo quando non ha un approccio ideologico. Cosa che succede in Fincantieri, non altrove. E penso, ad esempio, a Finmeccanica». Oggi cosa sarebbe successo a Marghera, se l'azienda non avesse cancellato la cerimonia di consegna di Costa Luminosa? «Chiariamo una cosa: scioperare è perfettamente legittimo ed è un diritto dei lavoratori. Altra cosa è fare una manifestazione di protesta quando è in programma un importante evento con uno dei primi clienti degli stabilimenti. È un danno d'immagine immenso. È un attacco a Fincantieri che è patrimonio di tutti: senza l'azienda non ci sono manager, non ci sono lavoratori, non ci sono sindacati. E questo che alla Fiom non capiscono». Cosa succederà in Fincantieri dopo il 2012, quando termineranno gli ordini? «Io dico che il dopo-2012 si costruisce oggi. L'accordo ha questa logica, migliorare l'efficienza dei cantieri per aggiudicarsi nuove navi. Altrimenti si vive di illusioni, perché nessuno ci regala niente. La Fiom faccia quello che vuole, denunci chi vuole, ma arriva un momento in cui ci si stanca di fare solo chiacchiere. E questo, i lavoratori già lo stanno dicendo. Il mio problema è uscire rafforzati, non indeboliti da questa crisi. E mantenendo attivi tutti i siti produttivi». 01/05/2009

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diciamolochiaro ha detto: E infatti Agente, Zapatero si è chiesto (ed ha chiesto ai suoi) "che succede se usciamo dall'euro"? E naturalmene qualcuno presente è andato subito a racc (sezione: crisi)

( da "KataWeb News" del 01-05-2009)

Argomenti: Crisi

senza il mattone.. Spagnoli ci avete scocciato: pensate ai vostri guai 28 marzo 2009 alle 14:15 — Autore: babelick — 189 commenti Gentile ambasciatore Terracciano, complimenti e sentiti ringraziamenti. Ci ha vendicati. La lettera che ha inviato al quotidiano El Pais, nella sua veste di capo della rappresentanza italiana presso il governo spagnolo, non sembra neanche scritta da un diplomatico di carriera; meglio, è opera di un diplomatico di razza rara, tanto è chiara, asciutta, ferma, e, lo faccia dire a me, sacrosantamente scocciata. Quel giornale così faziosamente filo Zapatero, praticamente un organo di partito, anche di quello Democratico italiano del quale corre in premuroso e regolare soccorso, la deve smettere di denigrare il governo e il Paese. Non c'entra niente qui la libertà di stampa; come lei sottolinea, il tentativo di demolire l'immagine dell'Italia tra gli spagnoli risponde invece a un disegno di servitù politica che nessun organo di stampa italiano si sognerebbe di progettare, piaccia o no il governo di José Luis Zapatero, per gli intimi Bambi. Succede che gli equilibri politici europei siano cambiati, che un asse Sarkozy-Merkel-Berlusconi minacci il ruolo della Spagna e le sue numerose, troppe, poltrone, ben sei super incarichi istituzionali europei. Succede che le cose non vadano più bene per l'economia, crollata miseramente dopo il boom edilizio e tante rivendicazioni di tronfio primato; che la politica estera sia un disastro, e il presidente Barack Obama nella nuova versione militare contro Bin Laden non si sia rivelato l'amico che ingenuamente la sinistra in Europa aveva immaginato; che il federalismo morda le calcagna a Madrid, visto l'apporto determinante del partito catalano alla rielezione dei socialisti. Il governo è nervoso e la butta sugli attacchi ad altri Stati, il Pais pubblica fedele, se serve, anticipa. Così l'Italia è descritta come dominio di un tiranno nello stile delle dittature latino americane, Pinochet naturalmente, non Hugo Chavez, il presidente del Consiglio eletto ha bisogno dello psichiatra, qui si praticano tortura e politiche razziste. Ha fatto bene, ambasciatore, a dire basta, anche perché c'è davvero poco, scansato il fango delle calunnie, di cui vantarsi in casa Zapatero. Al mini-summit europeo del 4 ottobre del 2008 i capi di Stato di Berlino, Roma, Parigi e Londra, si sono incontrati per decidere sulle posizioni comuni da adottare contro la crisi finanziaria, lasciando fuori la Spagna, che pure Zapatero aveva definito «l'economia più solida del mondo», addirittura il Paese sopra la media europea per reddito pro capite. Per il premier spagnolo fino a pochi mesi fa «il sorpasso dell'Italia ha fatto deprimere molto il primo ministro Berlusconi» e «in realtà, il mio obiettivo è quello di superare la Francia, anche se l'amico Sarkozy non vuole neanche sentirselo dire». Subito dopo la crisi internazionale ha svelato il bluff dell'economia spagnola. La recessione ha gettato anche la Spagna in una crisi profonda: crescita dell'1,4% nel 2008, e non del 3,5% come annunciato dal governo. Un dato che riporta il Paese agli stessi risultati del 1993. Il boom economico era stato gonfiato dagli aiuti europei allo sviluppo, investiti quasi esclusivamente nell'edilizia, un settore in forte perdita già dai primi mesi dell'anno, cioè prima della crisi internazionale. La crisi ha messo a nudo le bugie sulla politica di sicurezza e immigrazione, a lungo mantenute, anche se sulle zattere dei clandestini l'ordine è sempre stato di sparare. Nei giorni scorsi 200 organizzazioni hanno presentato alla Procura generale dello Stato una denuncia contro il ministero dell'Interno, accusando la polizia di «arresti mirati», «retate» e «controlli d'identità di massa», insomma di eseguire gli ordini per l'arresto di una «quota» minima mensile di immigrati per ciascun distretto. Gli immigrati sono saliti da mezzo milione a 5,2 milioni nel 2008, su una popolazione totale per la Spagna di 46 milioni di persone. Con una disoccupazione giunta ormai al 14%, il governo ha cambiato ufficialmente politica. La «Ley de Extranjeria» presentata a dicembre prevede severe misure restrittive: oltre all'aumento da 40 a 60 giorni del termine massimo per detenere migranti nei Centri di permanenza temporanea, per facilitare identificazioni e rimpatri coatti, il progetto prevede di interrompere i ricongiungimenti familiari. Prevede anche sanzioni fino a 10.000 euro per chi «promuove la permanenza irregolare in Spagna di uno straniero», un'«infrazione grave» perché «lo straniero dipende economicamente da chi compie l'infrazione e questa ne prolunga il soggiorno autorizzato al di là del periodo legalmente previsto». La Comision Espanola de Ayuda al Refugiado (Cear), ha protestato perché così facendo il governo «cerca di farsi complici le persone che alloggiano» gli immigrati, e si appresta a «convertire i cittadini in poliziotti». Ci sarebbe da analizzare anche il ruolo inquietante di un giudice star come Baltazar Garzon, che somigli all'Antonio Di Pietro dei tempi che furono, grande amico di Zapatero e compagno di caccia di altri ministri socialisti, ma anche evasore fiscale conclamato. Garzon negli ultimi anni ha incriminato chiunque, dai dittatori latino americani agli statisti europei, fino a personaggi dell'epoca di Francisco Franco, tutti defunti. Colleziona una gaffe dopo l'altra, eppure imperversa. Pure la battaglia contro la Chiesa cattolica, nella sua forma infantile ed estremista, è la pratica opposta a quella che si converrebbe a un premier laico che governa un Paese dove ci sono cattolici numerosi, un milione e mezzo solo fra i suoi elettori. La gaffe del ritiro dal Kosovo, comunicato in loco dal ministro della Difesa, Carmen Chacon, contro il parere e all'insaputa del collega degli Esteri, Moratinos, e di tutti i governi dell'Unione europea e della Nato, è la chicca di qualche giorno fa. Il presunto amico, il presidente Obama, è infuriato e non ha accettato i goffi tentativi di Madrid di rimediare. Peggio di così!

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Nuovi bus per l'Acms sulle tratte urbane ed extraurbane (sezione: crisi)

( da "Caserta News" del 01-05-2009)

Argomenti: Crisi

Venerdì 1 Maggio 2009 Nuovi bus per l’Acms sulle tratte urbane ed extraurbane TRASPORTI | Caserta Sono stati sottoscritti, alle ore 12 di oggi 30 aprile nella sala Giunta della Provincia di Caserta, gli atti amministrativi conclusivi di un complesso iter, al termine del quale, in sostanza, l'ACMS potrà disporre, subito dopo l'immatricolazione, di 23 nuovi bus di linea che andranno a ringiovanire il parco macchine della società. Alla presenza del Commissario Straordinario Prefetto Biagio GILIBERTI difatti, è stato firmato il documento finale fra l'EAV (Ente Autonomo Volturno srl), la Provincia di Caserta e l'ACMS S.p.A., mediante il quale i nuovi veicoli di diversa tipologia, potranno entrare in circolazione sul territorio entro 20/30 giorni. Il documento è stato sottoscritto oltre che dalla Provincia, dall'Amministratore Unico dell'EAV Ing. Alessandro Rizzardi e dal legale rappresentante dell'ACMS Ing. Vincenzo Attardi. -sono particolarmente soddisfatto di poter essere partecipe, quale Commissario Straordinario,- ha detto il Prefetto Giliberti - di un evento molto positivo per i cittadini di Terra di Lavoro che, in definitiva, si aspettano dalle Istituzioni il miglioramento e l'efficienza dei servizi e molta attenzione per le problematiche più avvertite, come appunto i trasporti, le infrastrutture ed il ciclo dei rifiuti. Sono certo che anche i cittadini, le maestranze dell'Azienda trasporti e le loro rappresentanze sindacali, sapranno cogliere gli aspetti positivi di questo impegno di Regione, Provincia ed ACMS, contribuendo a garantire l'efficienza dei nuovi autobus destinati a migliorare l'efficacia del servizio pubblico di trasporto. Sulla stessa linea anche l'Amministratore dell'EAV la Società che, come è noto, è concessionaria dell'acquisto e della gestione tecnico amministrativa del parco bus regionale, così come ha concordato l'Ing. Vincenzo Attardi, Presidente del Collegio dei liquidatori dell'ACMS, ringraziando la Regione e la Provincia per gli sforzi profusi. La firma di oggi , in effetti, scaturisce dalla concessione alla Provincia di Caserta di un contributo straordinario per il potenziamento e lo sviluppo dei servizi di trasporto pubblico locale pari a 4 milioni di euro, anche in considerazione delle notevoli risorse economiche profuse dall'Ente per tali finalità. I 23 pulman infatti saranno messi a disposizione dell'ACMS che, come è noto, vive una difficile quanto complessa fase di crisi finanziaria. All'odierno appuntamento con le problematiche dei cittadini sono stati presenti anche il Direttore Generale della Provincia Ing. Sandro Diana, Il Segrretario Generale Dr. Roberto Caruso, Il Vice Segretario Dr. Nello De Sarno, il Direttore di Ragioneria Dr. Giuseppe Vetrone, l'Arch. Martino Avella, Dirigente ai Trasporti che ha curato il complesso iter che si è concluso oggi ed il Dr. Eliseo Cuccaro Direttore Amministrativo dell'azienda trasporti casertana.

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Crisi, serve un nuovo modello di sviluppo economico (sezione: crisi)

( da "Italia Oggi" del 01-05-2009)

Argomenti: Crisi

ItaliaOggi sezione: Primo Piano data: 01/05/2009 - pag: 6 autore: Mario Lettieri, sottosegretario all'Economia del governo Prodi Paolo Raimondi, economista L'analisi Crisi, serve un nuovo modello di sviluppo economico L'Africa e i più deboli rischiano il tracollo, guai se la nuova Bretton woods li escludesse Costretto a una terminologia negativa anche quando vorrebbe prospettare un po' di ottimismo, come «la velocità di declino dell'economia si è rallentata», il summit dei ministri delle Finanze e dei governatori delle Banche Centrali del G7 del 25-26 aprile a Washington rivela di essere ossessionato dall'emergenza finanziaria e dalla necessità di dare risposte alle insolvenze dei banchieri. Liquidità a tutti i costi, sembra essere il programma che dalla Federal Reserve si propaga in tutti i centri decisionali dell'economia mondiale. Ma qual è l'effetto sull'economia reale? Il G20 di Londra e il G7 di Washington si sono anche impegnati a «realizzare l'iniziativa di immettere almeno 250 miliardi di dollari per finanziare il commercio». È una piccola percentuale a confronto con i trilioni di dollari di impegni finanziari per i salvataggi delle banche in crisi, ma può essere comunque un passo importante se viene realizzato subito, prima che prodotti, merci e tecnologie restino impantanate nelle sabbie mobili della recessione. Intanto alcuni settori chiave del commercio mondiale hanno già perso più del 20%, come i traffici commerciali aerei. Ci sono centinaia di navi portacontainer ferme in vari porti. Il commercio marittimo rischia il collasso totale, con crolli dei prezzi, fallimenti di armatori, paralisi dei trasporti per mancanza di merci da trasportare. Per il 2009 la Wto prevede una contrazione del 9% del commercio mondiale, mentre per l'Ocse la perdita di commercio sarà del 13,2%. Nei dieci mesi che vanno da aprile 2008 a febbraio 2009 il commercio internazionale – secondo il premio Nobel ed economista americano Paul Krugman - ha subito un crollo di gran lunga superiore a quello che si ebbe in un simile periodo durante la crisi del '29. A rimetterci drammaticamente sono innanzitutto i paesi più poveri. I ministri dell'economia dei paesi africani riuniti lo scorso fine settimana nella sede del Fondo monetario internazionale a Washington hanno dato una quadro devastato e allarmante delle loro economie. Dall'inizio della crisi l'Africa, e in particolare quella sub-sahariana, sta soffrendo per i cambiamenti nella domanda globale, per il tracollo dei prezzi delle materie prime e per l'ulteriore scarsità di investimenti e di fondi verso il continente.L'Africa ha perso importanti produzioni per l'export in quanto i mercati dei paesi cosiddetti avanzati si sono contratti. La Costa d'Avorio ha perso il 22,4 % del suo commercio, soprattutto del legno; la Tanzania ha il 25% in meno di ordini per la sua produzione di cotone e in forte diminuzione sono anche il caffè e altri prodotti agricoli; il Ghana chiude miniere di rame e di altre materie prime, mentre un terzo del suo budget annuale scompare nei pagamenti degli interessi sul debito estero. Di conseguenza sono crollati la produzione, l'occupazione e i già precari livelli di vita. La Banca mondiale ha denunciato che nel mondo, dall'inizio della crisi, i poveri con meno di 1,5 dollari al giorno sono aumentati di 50 milioni che si aggiungono al miliardo di persone che vivono nell'indigenza estrema. «L'economia globale si è deteriorata drasticamente. I paesi in via di sviluppo sono di fronte a conseguenze serie, mentre la crisi finanziaria ed economica si sta trasformando in una calamità umana». Quando si parla di nuove regole non ci si può limitare alla finanza ma occorre ridefinire un nuovo modello di sviluppo economico e sociale che non lasci nessuno ai margini. Negli Anni Quaranta l'incipiente guerra fredda aveva lasciato i paesi del blocco sovietico e i paesi in via di sviluppo fuori dagli accordi di Bretton Woods e dalla ricostruzione e cooperazione internazionale. Guai se la nuova Bretton Woods escludesse i paesi più deboli che sono poveri di potere ma ricchi di quelle risorse e materie prime tanto ambite dai grandi paesi. Se non si affronta contestualmente al problema finanziario anche la «questione Africa»si rischia un altro fallimento sistemico che perpetuerebbe squilibri e ingiustizie!

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L'Istat: ad aprile torna a crescere l'inflazione (sezione: crisi)

( da "Italia Oggi" del 01-05-2009)

Argomenti: Crisi

ItaliaOggi sezione: Economia e Politica data: 01/05/2009 - pag: 8 autore: Leonardo Rossi L'Istat: ad aprile torna a crescere l'inflazione Dopo sette mesi di rallentamento ad aprile torna a salire l'inflazione, e a soffiare sui tizzoni sempre accesi del costo della vita sono di nuovo i prodotti energetici a cui si accompagna, in presenza delle festività pasquali, la spesa per alberghi e ristoranti. Secondo la stima dell'Istat, infatti, ad aprile i prezzi al consumo sono saliti dello 0,3% sul mese precedente, mentre su aprile 2008 l'aumento è stato dell'1,3%, un decimale in più rispetto all'1,2% registrato a marzo. Il rialzo tendenziale evidenziato è piuttosto marginale, ma lo è molto meno l'incremento congiunturale perché tre decimali in un colpo solo nel bel mezzo di una recessione economica non sono uno scherzo. Tra l'altro sta per finire la moratoria sul possibile aumento delle tariffe autostradali e con l'inizio della stagione estiva sono in arrivo gli aumenti di ombrellone e sdraio. Insomma, quello di aprile può essere è un campanello d'allarme per una ripresina della corsa dei prezzi, ma anche un segnale di risveglio della domanda dovuto al venir meno del panico innestato dalla crisi finanziaria. Insomma, un risultato inaspettato e un trend da verificare nei prossimi mesi, anche se gli analisti puntano sempre su un ulteriore calo dell'andamento dei prezzi che tra maggio e luglio potrebbe portare il tasso annuo vicino allo zero. Come noto, infatti, negli stessi mesi dello scorso anno il costo della vita ha messo a segno degli aumenti di spessore per il costo esagerato dei prodotti energetici (maggio +0,5, giugno +0,4% e luglio +0,5%), pertanto il confronto ora che il petrolio è a costi ribassati deve per forza favorire una discesa del tasso annuo. Si vedrà. Ma intanto va rilevata anche la ripresa dell'inflazione di fondo, quella al netto degli energetici e dei prodotti alimentari freschi (da +1,9 a +2%). In generale c'è stata una sventagliata di aumenti che hanno toccato soprattutto il capitolo dei trasporti (+0,9%), dei servizi ricettivi e di ristorazione (+1,1%) e delle comunicazioni (+0,4%), ma non hanno risparmiato i prodotti alimentari, che seppure in lieve discesa a livello tendenziale, sono saliti dello 0,2% in un mese. Con riferimento ai prodotti energetici, emerge un calo per la componente regolamentata (-2,8% sul mese e -14,7% anno), ma all'opposto appare in aumento quella non regolamentata (+1,7% mese e +3,2% anno). Colpa naturalmente della benzina verde (+2,7% congiunturale e -12,8% tendenziale) e del gasolio che cresce del 2,6% su mese e scende del 21,2% su anno. Tra le spese per la casa, poi, il gas per il riscaldamento sale dell'1,3% mensile e scende del 21,5% annuo, le tariffe elettriche calano dell'1,7% mensile e dello 0,9% annuo e la tariffa dell'acqua potabile aumenta dell'1,1% mensile e del 6,2% tendenziale. giato sugli scaffali. «Il ruolo dei consorzi agrari è fondamentale all'interno di questo network tutto italiano e gli verrà dato pieno sostegno», ha poi aggiunto. Fra gli impegni che riguardano i consorzi, illustrati da Marco Pancaldi, presidente Assocap, c'è quello di aumentare la densità di servizi alle imprese al Sud per estendere il vantaggio di usufruire di un consorzio agrario vicino. «Nel manifesto approvato ci sono gli impegni che caratterizzeranno il nostro lavoro nei prossimi anni» ha detto Marini, illustrando a Berlusconi gli obiettivi del progetto. Che si propone di realizzare i 20 mila mercati degli agricoltori, con l'aiuto di consorzi, coop e agriturismi, firmati «campagna amica». Apertura poi a industria e gdo. «L'industria alimentare non è nostra nemica, ha i nostri stessi problemi», ha detto Marini, «il progetto non è chiuso, ma aperto a tutti». Reazioni. «Le proposte Coldiretti saranno oggetto di valutazione da parte degli organi di Legacoop Agroalimentare», ha detto il presidente Luciano Sita, mentre per Luigi Marino, presidente Confcooperative «il nostro modello di cooperazione agricola è cerniera insostituibile qualunque sia il progetto economico di aggregazione».

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Dati contrastanti quelli arrivati ieri dal settore minerario, ma che comunque si sono trasformati in ... (sezione: crisi)

( da "Finanza e Mercati" del 01-05-2009)

Argomenti: Crisi

Dati contrastanti quelli arrivati ieri dal settore minerario, ma che comunque si sono trasformati in ... da Finanza&Mercati del 01-05-2009 Dati contrastanti quelli arrivati ieri dal settore minerario, ma che comunque si sono trasformati in una giornata positiva sui mercati. Anglo American ha dichiarato che la produzione di rame nel primo trimestre è scesa del 5,4% a 151.000 tonnellate, mentre quella del minerale di ferro è schizzata in alto del 22% a 10 milioni di tonnellate. Il gruppo, che si è detto ben posizionato per superare la frenata economica, ieri chiudeva sul listino di Londra in progresso di quasi il 3% (dopo aver toccato un guadagno anche del 6% in giornata). Anglo American ha anche comunicato che De Beers ha ridotto del 91% l'output di diamanti nei tre mesi. Anglo Platinum, che produce due quinti del totale mondiale del metallo prezioso, ha registrato una flessione del 5% dell'output e annunciato di aver già ridotto del 5% la forza lavoro nel piano da 10.000 esuberi entro fine anno. Ieri ha chiuso in progresso del 3% a Johannesburg. Ackermann Fresco di una proroga di mandato, il chief executive di Deutsche Bank Josef Ackermann ha chiesto ieri requisiti minimi di capitale per gli istituti di credito tedeschi. E previsto nuovi «epicentri» per questa crisi finanziaria. Secondo Ackermann, l'attuale regola che prevede il 4% di capital ratio deve essere rivista, anche se tale modifica dovrebbe arrivare solo a crisi conclusa, per evitare una limitazione ai prestiti e un rallentamento del mercato del credito. Tornando al terremoto finanziario, per Ackermann è stato caratterizzato da epicentri in continuo cambiamento. Cambiamento che potrebbe non essere finito. «Tutto è nato da una parte del globo, per poi ripartire dall'altra e nessuno può escludere che ci possa essere un nuovo epicentro altrove», ha detto. Consumer I colossi Usa dei beni di consumo Colgate-Palmolive e Procter & Gamble hanno chiuso il primo trimestre del 2009 con risultati diversi, ma comunque confortanti. La prima ha infatti messo a segno un progresso dei profitti dell'8,9% grazie alla politica di riduzione dei costi, e all'aumento dei prezzi. Procter & Gamble, invece, in quello che per lei è il terzo trimestre ha segnato un calo del 4% dei profitti, ma battuto le stime.

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L'impresa Marco Todeschini garantisce la massima qualità delle costruzioni (sezione: crisi)

( da "Arena, L'" del 01-05-2009)

Argomenti: Crisi

Venerdì 01 Maggio 2009 SPECIALI Pagina 27 ATTUALMENTE IMPEGNATA IN NUMEROSI CANTIERI NELLE LOCALITÀ DELL'EST VERONESE L'impresa Marco Todeschini garantisce la massima qualità delle costruzioni L'impresa di Costruzioni Edili Marco Todeschini (sede a Verona) si occupa di fabbricazioni civili, realizzazioni industriali e ristrutturazioni. Si distingue, all'interno del settore, in quanto dispone di personale qualificato molto flessibile: i suoi dipendenti e artigiani sono in grado di cimentarsi in più tipi di lavorazioni. Grazie ad attrezzature proprie all'avanguardia, sono veloci nell'esecuzione e competitivi nel prezzo, riducendo i costi di noleggio. La Ditta è impegnata principalmente nella costruzione di nuovi edifici, ma è in grado di affrontare qualsiasi tipo di ristrutturazione. In entrambi i casi si punta sull'utilizzo di materiali di qualità, che tecnicamente siano idonei a garantire risultati ottimali. I materiali vengono scelti con attenzione dall'ufficio acquisti della Ditta, che valuta il rapporto prezzo-qualità nell'intento di ottenere il materiale migliore sul mercato e un importo conveniente. Per le lavorazioni importanti, come la posa di solai, Todeschini si affidaa fedelmente ad imprese storiche come Scala Calcestruzzi Spa. In questo periodo l'edilizia in Italia sta risentendo della catastrofe del terremoto in Abruzzo e le imprese committenti di lavori di grossa portata sentono sempre più l'esigenza di affidare gli appalti a imprese edili come la Todeschini Marco, in possesso dei requisiti necessari per costruire in modo sicuro, rispettando le normative e gli obblighi di legge del settore, garantendo la certezza che gli edifici siano sicuri e resistenti. Marco Todeschini sostiene «che in Italia ci sia molto da costruire. Uno dei problemi che blocca il sistema è il non riuscire a monetizzare concretamente i lavori da realizzare; si spera di vedere superata la crisi finanziaria, per mettere le Aziende Committenti in condizioni di investire più denaro per remunerare i lavori eseguiti dai piccoli - medi imprenditori italiani». Ci si aspetta che le banche concedano più prestiti di capitale "all'iniziativa privata" per finanziare gli stati di avanzamento dei lavori edili e non bloccare i progetti architettonici. La Ditta Todeschini offre oggi un'ampia gamma di appartamenti nella nell'Est veronese: Zevio, S. Maria di Zevio, località Castagné e PIan di Castagnè a Mezzane di Sotto, località Sacra Famiglia e Vago di Lavagno. Il sito www.todeschinimarco.it offre informazioni e indirizzi di posta elettronica per contattare la Ditta.  

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Crisi, chi ci capisce qualcosa è bravo (sezione: crisi)

( da "Finanza e Mercati" del 01-05-2009)

Argomenti: Crisi

Crisi, chi ci capisce qualcosa è bravo da Finanza&Mercati del 01-05-2009 MARCO COBIANCHI Pubblichiamo l'ultimo capitolo di «Bluff. Perché gli economisti non hanno previsto la crisi e continuano a non capirci niente», scritto da Marco Cobianchi (edizioni Orme). Il libro sarà presentato il 4 maggio alle ore 18,30 al Mondadori Multicenter Duomo, a Milano, durante un dibatttito cui parteciperanno, oltre all'autore, Maurizio Belpietro, Ettore Gotti Tedeschi e Roberto Perotti. La crisi ha avuto degli effetti devastanti non solo sull'economia finanziaria e su quella reale (come dicono gli americani su Wall Street e su Main Street), ma anche sulla concezione stessa di capitalismo perché nessuno si aspettava un flop di queste dimensioni e viene vissuto da molti come un dramma personale perché proprio alla religione della «perfezione» del sistema molti si erano votati fin da piccoli. Chi dimostra di aver capito meglio la questione è proprio Luigi Zingales che, con una notevole onestà intellettuale, ha ammesso (riferendosi al salvataggio dell'Aig) due cose: prima di tutto, come abbiamo visto, che per il bene superiore quella compagnia andava salvata (cioè, non lo ha detto così chiaramente perché, come abbiamo visto, soffre della sindrome di Fonzie) e, secondo, che in seguito a questo salvataggio cambia tutto perché esso «segna la fine del capitalismo come lo abbiamo conosciuto finora». E dopo due mesi, ha rincarato la dose: «Già dopo il salvataggio di Aig avevo dichiarato la fine del modello americano di capitalismo. Un modello basato sul merito e la responsabilità. Purtroppo avevo ragione. Il sistema americano sta sempre più scivolando verso l'assistenzialismo e la discrezionalità politica». Diversa l'opinione di Marco Vitale che, non essendo un sacerdote del liberalismo, si è dimostrato tutto sommato contento: «Questa non è la fine o la crisi del capitalismo, ma la fine di una degenerazione del capitalismo e di un'intera concezione che lo ha retto negli ultimi vent'anni. È questa concezione che ha spinto alla crescita dimensionale fine a se stessa, sia a livello nazionale che internazionale. Il gigantismo ha fatto premio su ogni altra considerazione. Bisognava essere grandi, sempre più grandi per ottenere applausi, onori e denari. Questo è stato vero soprattutto nel campo bancario e finanziario, dove abbiamo creato dei mostri ingestibili. Oggi l'epicentro della crisi è proprio in questi mostri, e si vede che avevano ragione i pochi grilli parlanti che mettevano in guardia contro la crescita dimensionale fine a se stessa e che sottolineavano il rischio che ciò facesse lievitare il livello d'irresponsabilità dei vertici, il loro, come si dice in gergo, moral hazard. La crisi finanziaria americana è la crisi dell'intera concezione economica che ha dominato l'economia mondiale negli ultimi vent'anni, sviluppata negli Usa e diffusa nel mondo dai neoconservatori americani e dalle banche d'investimento statunitensi». Non è vero!, strilla Michele Salvati, professore ordinario di Economia Politica presso la Facoltà di Scienze Politiche dell'Università Statale di Milano, il quale, avendo studiato in America, l'ha buttata in politica per salvare l'economia: «Essenzialmente si tratta di un fallimento della politica, una politica inquinata da legami troppo stretti con i grandi interessi privati, che non ha saputo imporre regole adeguate al sistema dei mercati finanziari». Poco prima un nutrito gruppo di politici ed economisti di sinistra europei tra i quali Jacques Delors, Jacques Santer, Felipe Gonzalez, Helmut Schmidt, Michel Rocard, Lionel Jospin, Massimo D'Alema e il liberale tedesco Otto Lambsdorff, in un appello, avevano chiesto un comitato (un altro!) europeo per rispondere alle crisi finanziarie dato che, si legge nel loro appello, la crisi «incarna il fallimento dei mercati poco o mal regolati e dimostra ancora una volta che essi non sono capaci di autoregolarsi». E su questo non ci piove. Ma il punto è: se il capitalismo non è finito, ma si è trasformato, allora come sarà la nuova versione? Marcello De Cecco è uno dei pochi che ha provatoa rispondere a questa domanda. «A partire dall'anno scorso, essi (i salvataggi delle banche, ndr) sono divenuti talmente frequenti e legalmente avventurosi da far concepire a parecchi osservatori la sensazione che si sia entrati in una nuova era, quella della fine della liberalizzazione e del ritorno ai controlli. (...) Più che l'ingresso in una nuova era di controlli autoritari, quindi, quello che sembra profilarsi, negli Stati Uniti e in altri Paesi, è l'istituzionalizzazione della liberalizzazione all'americana degli ultimi vent'anni: gli agenti economici sono liberi di fare esattamente quello che vogliono, di avere dalle autorità il prestito di prima istanza e hanno anche il diritto di essere salvati quando le loro azioni li conducono a battere contro un muro o a rischiare di cadere da un precipizio. Questo, e non un ritorno agli Anni 30 e all'economia controllata, chiede l'opinione pubblica, almeno negli Stati Uniti. Libertà di agire come meglio si crede, senza il rischio, che è parte integrale del liberismo vecchia maniera, di dover pagare per i propri errori». Che è un altro modo per dire che il capitalismo non è morto. Ci eravamo solo illusi che esso fosse vissuto.

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Crisi, governo alla prova dei fatti (sezione: crisi)

( da "Italia Oggi" del 01-05-2009)

Argomenti: Crisi

ItaliaOggi sezione: Confsal data: 01/05/2009 - pag: 31 autore: di Marco Paolo Nigi La ripresa passerà solo dalla valorizzazione della centralità del lavoro nei processi produttivi Crisi, governo alla prova dei fatti Per la Confsal è decisiva la gestione dell'attuale fase critica L'andamento della più grande crisi finanziaria ed economica dell'era della globalizzazione ha registrato i primi significativi segnali di rallentamento. I provvedimenti nazionali e sovrannazionali hanno determinato una situazione nuova che il mondo della produzione e del lavoro deve ora valutare. Anzitutto, è bene tener presente la natura, le cause di fondo e l'estensione della crisi per gestire la fase attuale, caratterizzata ancora dalla spirale negativa fra sistema finanziario ed economia globale. Non a caso, il Fondo monetario internazionale, basandosi sull'origine prevalentemente finanziaria della crisi, nel suo recente «Rapporto» sostiene la necessità di ulteriori «azioni forti» finalizzate a garantire la liquidità al sistema bancario, dopo averlo liberato dei titoli anomali. In sintesi, l'Fmi non considera per nulla acquisita la stabilità finanziaria globale e quindi chiusa la prima fase della crisi. Ma si può ipotizzare che il suo rallentamento si traduca in una recessione meno grave e diffusa dell'attuale, in una stagnazione di breve-medio periodo e quindi nell'auspicata ripresa della crescita economica.A questo punto è indispensabile prevedere con una certa attendibilità gli esiti differiti degli interventi pubblici e assicurare le azioni ulteriori con l'obiettivo di ridurre i tempi della crisi in funzione della ripresa della crescita economica.La rigidità e le difficoltà oggettive dell'attuale fase di governo della crisi sono legate all'enorme massa di debito pubblico accumulata negli Stati Uniti e in Europa per il soccorso al sistema bancario. In Italia, il peso del debito pubblico ha condizionato fin dall'inizio l'azione governativa anti-crisi e verosimilmente continuerà a condizionarla. Ed è per questo che la Confsal ha sempre sostenuto che l'obiettivo primario per il nostro paese è la legalizzazione della finanza pubblica da cui dovrà scaturire in massima parte il risanamento dei conti pubblici.La scarsa sensibilità politica e la conseguente inerzia del governo riguardo al contrasto all'evasione fiscale non sono più sostenibili, anche perché è prevedibile un maggior debito pubblico per effetto dell'impegno finanziario per la crisi economica e per la ricostruzione in Abruzzo. Non lo sono in Italia per la dovuta equità sociale e non lo sono in Europa per il rispetto del Patto di stabilità.Il vero rischio che corre l'Italia è dunque quello di non riuscire a cogliere appieno tutte le opportunità della ripresa economica globale. Del resto, con una finanza pubblica irregolare per l'entrata e irrazionale e/o compressa nella spesa, con finanziamenti pubblici lenti e insufficienti per le infrastrutture, con una distribuzione del reddito al netto dell'imposizione fiscale penalizzante per i lavoratori dipendenti (vedi studio Bankitalia), con un welfare non allineato ai maggiori paesi europei, con un sistema di formazione lontano dagli obiettivi di Lisbona, con gli investimenti in ricerca e in innovazione tecnologica inadeguati, e con altre questioni strutturali irrisolte, il nostro paese subirà tutte le conseguenze dei fattori negativi endogeni difficilmente compensati dai fattori positivi, come il basso livello del debito privato e la forza del made in Italy.Spetta, dunque, al governo assicurare in questa fase politiche innovative per lo sviluppo e realizzare le tanto attese riforme strutturali, e spetta al sistema delle imprese premiare la produttività del lavoro con un'equa distribuzione della ricchezza aggiuntiva prodotta, ora possibile universalmente con il nuovo modello contrattuale. Ed è proprio da questo punto, dalla valorizzazione della centralità del lavoro nei processi produttivi, che potrà partire il volano della ripresa della crescita economica.Occorre anche tener presente che con la crescita economica si ripresenterà prevedibilmente un nuovo andamento inflattivo al rialzo dovuto a fattori finanziari e monetari e con esso un'ulteriore riduzione del potere di acquisto delle retribuzioni dei lavoratori dipendenti e delle pensioni. In assenza di nuove e più eque politiche di reddito e fiscali, così come oggi a pagare la crisi economica sono i lavoratori cassintegrati e i precari, nonostante l'estensione del soccorso al reddito, domani la ripresa inflattiva, connessa a quella economica, la pagheranno tutti i lavoratori dipendenti e i pensionati, con gravi conseguenze in termini di nuove povertà e di disgregazione sociale. La Confsal non consentirà questa ulteriore enorme iniquità, e soprattutto i lavoratori e i pensionati non potranno subire un'ulteriore «storica» ingiustizia sociale.

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Forza Italia: (sezione: crisi)

( da "Resto del Carlino, Il (Ravenna)" del 01-05-2009)

Argomenti: Crisi

RAVENNA CRONACA pag. 9 Forza Italia: «Damiano Novello, rifiutate 30 richieste d'iscrizione» SCUOLA, LA DENUNCIA DI COSTA E DE CARLI VIA LIBERA all'umento di capitale gratuito per gli azionisti e applausi ai passaggi più significativi della relazione di bilancio. S' è conclusa così, al Teatro Alighieri, l'assemblea della Cassa di Risparmio. In sede straordinaria è stata approvata la proposta di aumento del capitale sociale (gratuito per gli azionisti) da 151.372.000 a 174.660.000 euro mediante aumento del valore nominale unitario delle azioni da 5,20 a 6 euro. In sede ordinaria l'assemblea della Cassa ha approvato il bilancio di esercizio al 31 dicembre 2008 con la conferma del dividendo record dello scorso anno di 66 centesimi di euro in contanti. A conclusione della relazione all'assemblea della Cassa, a nome del Consiglio di amministrazione, il Presidente Antonio Patuelli ha affermato che le dimensioni e gli effetti della crisi finanziaria in atto hanno posto prepotentemente in evidenza la necessità di una adeguata patrimonializzazione delle banche. «Con lungimiranza ha dichiarato Patuelli da anni il Gruppo Cassa, già tradizionalmente solido, ha attuato a supporto delle proprie strategie di sviluppo un programma di rafforzamento patrimoniale, sin dal 2000 per la Cassa e negli anni più recenti per Sofibar. Tali operazioni, oltre all'impegno profuso nelle iniziative assunte in esecuzione delle nuove Disposizioni di Vigilanza prudenziale per le banche in attuazione degli accordi di Basilea 2, fanno sì che i coefficienti patrimoniali della Cassa siano ben superiori a quelli normativamente previsti. Tale circostanza ci consente di far fronte autonomamente ad eventuali ulteriori occasioni di sviluppo ed assicurare >alla clientela un adeguato supporto al fabbisogno finanziario necessario anche per affrontare l'attuale imprevista sfida dovuta al rallentamento economico derivato dalla crisi finanziaria». «Nel 2008 ha concluso Patuelli si è registrata la caduta dei falsi miti economici, quasi idoli pagani, che negli anni precedenti avevano affascinato in particolare la finanza anglo-americana e, in misura minore, anche quella europea e pure italiana, ma non la Cassa di Risparmio di Ravenna che non ha mai creduto nelle virtù di rischi elevatissimi, in presenza di capitali troppo ridotti, per favorire elevati ROE e cospicue distribuzioni di premi ad amministratori e dirigenti anche in strumenti finanziari e stock options. Infatti la Cassa ha continuato sempre a perseguire le regole fondamentali più prudenziali del far banca». «Per noi ha concluso Patuelli la solidità del patrimonio è un requisito fondamentale ed infinito, il rischio va sempre frammentato e limitato al massimo, il Roe non è un idolo, mentre le stock options (mai distribuite ad alcuno nella nostra banca) sono elementi di distorsione della sana e prudente gestione». Nella foto un momento dell'assemblea

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ermacora: l'agricoltura paga più di tutti serve una ripresa dell'economia reale (sezione: crisi)

( da "Messaggero Veneto, Il" del 01-05-2009)

Argomenti: Crisi

Pagina 2 - Attualità Ermacora: l'agricoltura paga più di tutti Serve una ripresa dell'economia reale Coldiretti Fvg ROMA. Era composta da oltre trecento persone, fra dirigenti e funzionari della struttura, la delegazione della Coldiretti del Friuli Venezia Giulia che giovedì a Roma ha partecipato alla convention dove è stato presentato il progetto sul piano spesa per portare il vero Made in Italy sulle tavole al giusto prezzo. «Stop a inganni e moltiplicazione dei prezzi: nasce la filiera tutta agricola», questo è il tema che sintetizzava il motivo conduttore. «E' stato un evento importante, molto sentito. Anche gli ospiti sono sembrati davvero coinvolti. L'agricoltura - ha detto il presidente regionale Dario Ermacora (foto) - è l'unico settore che sta pagando, forse assieme ai consumatori. E' una situazione che non è più sostenibile. Speriamo di poter iniziare un progetto per poter gestire davvero l'intera filiera agricola italiana. C'è la speranza, siamo ottimisti, per la sensibilità che abbiamo ricevuto dal mondo politico. Forse, dopo questa crisi finanziaria così forte, sarà ridato peso all'economia reale, e pertanto alla produzione e all'agricoltura». All'incontro, insieme al presidente nazionale della Coldiretti Sergio Marini, hanno partecipato in quindicimila tra imprenditori agricoli e rappresentanti delle strutture organizzate della Coldiretti: cooperative, mercati degli agricoltori (farmers market) di Campagna Amica e Consorzi agrari italiani. I consumi alimentari sono la seconda voce di spesa, dopo la casa, con una incidenza del 19 per cento sul reddito degli italiani. Con la filiera agricola tutta italiana prende vita il "piano spesa" della Coldiretti, per garantire la qualità al cento per cento italiana e al giusto prezzo. Un progetto che è anche un contributo dell'agricoltura allo sviluppo del Paese. Con l'occasione è stata aperta la rassegna dei primati conquistati dall'agroalimentare Made in Italy nella qualità e sicurezza, ma sono state anche svelate le minacce in agguato per aiutare i cittadini a difendersi dalle speculazioni e dagli inganni.

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provincia, c'è annarita guarracino in lizza come aspirante presidente (sezione: crisi)

( da "Centro, Il" del 01-05-2009)

Argomenti: Crisi

La Destra punta su un cartello alternativo ai principali schieramenti Provincia, c'è Annarita Guarracino in lizza come aspirante presidente CHIETI. Una donna in lizza come presidente della Destra. La notizia non è ufficiale, ma è la stessa aspirante candidata, consigliera comunale a Ortona, Annarita Guarracino, a non smentire le propria ambizioni. «Martedì presenteremo la lista, con tutti i nomi, sia su Pescara che su Chieti. Daremo vita a un cartello autonomo dagli altri due schieramenti politici, con un esclusivo vincolo di mandato: stare vicino ai bisogni della gente». Nella rosa di nomi del partito, che parte dal 3 per cento dei consensi ottenuti nella scorsa tornata elettorale, compaiono personaggi conosciuti alla politica locale come l'ex sindaco di Chieti Nicola Cucullo, Carmine Di Giovanni, in rappresentanza di Francavilla al Mare, Paolo Damiano, referente di Guardiagrele, un altro ortonese, Giuseppe Bontempo, e per San Salvo, Antonio Castaldo. «La destra non ha veline», commenta Guarracino, «il candidato presidente del Pdl, Enrico Di Giuseppantonio, più volte ci ha invitato a sedere al suo tavolo. La nostra lista fa appello a chi non si vede identificato nelle altre due squadre. In un eventuale ballottaggio appoggeremo il presidente e la lista che sposa meglio il nostro programma» afferma la rappresentate della destra ortonese. «Influirà anche la presa d'atto del progetto di emissione di una moneta locale che circoli parallelamente all'euro. Questa ci pare una buona risposta alla crisi finanziaria che Giacinto Auriti aveva diagnosticato con largo anticipo». Viabilità, sicurezza nelle scuole, lavori pubblici nel Chietino e nella Val di Sangro per incentivare la ripresa economica e mutuo sociale, un progetto rivolto a giovani e famiglie per l'acquisto della casa sono i principali punti del programma. «In consiglio provinciale intendiamo farci portavoce dei problemi della Asl», interviene Paolo Damiano, il quale propone «un azionariato sociale per il rilancio della sanità pubblica». «Vogliamo dare un nuovo messaggio», promette Guarracino, «che non parla di poltronariato o di mercenari». Debora Zappacosta

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Epifani: dalla crisi usciremo solo con un'Italia più giusta (sezione: crisi)

( da "Unita, L'" del 01-05-2009)

Argomenti: Crisi

Epifani: dalla crisi usciremo solo con un'Italia più giusta Il leader della Cgil: il lavoro paga gli errori delle imprese, la speculazione finanziaria, la caduta morale del capitalismo. È l'ora di scelte coraggiose Il terremoto impone la ricostruzione, non solo di paesi e città. «È l'occasione per risollevare l'economia o dargli il colpo di grazia», dice Guglielmo Epifani. Anche la crisi può servire a cambiare: «Ma servono politiche coraggiose, per questo incalziamo il governo». Primo Maggio tra tende e macerie, nel pieno di una crisi mondiale. Non è come gli altri: che significato ha? «Vogliamo richiamare l'attenzione sulla condizione del lavoro nella crisi e porre di nuovo la necessità di politiche di sostegno. E vogliamo portare un messaggio di solidarietà e di vicinanza alle popolazioni dell'Abruzzo. Non è testimonianza: si deve ricostruire, oltre ai paesi, il tessuto produttivo e quindi il lavoro e l'occupazione. L'Aquila è stata un grande centro industriale, poi ha visto chiudere importanti insediamenti. Il terremoto può dare il colpo decisivo alla de-industrializzazione oppure la possibilità di una ripresa». Anche la crisi può essere servire a ricostruire correggendo gli errori? «La crisi è sempre un processo di trasformazione. Può essere l'occasione per cambiare segno, ma servono politiche coraggiose. Finora non si sono viste. Il governo galleggia, non ha una politica industriale, non sostiene la filiera, il prodotto, investe le stesse risorse per dieci usi diversi. Non aiuta le persone in difficoltà. Poi c'è un un problema che non riguarda le condizioni materiali». E cosa riguarda? «Quelle più generali, di giustizia, di legalità. Il mondo del lavoro non ha la responsabilità di questa crisi che è invece figlia della irresponsabilità dei mercati finanziari, della speculazione, del profitto fatto attraverso il denaro, senza la responsabilità delle conseguenze. C'è quindi un problema morale. Va affrontato ristabilendo l'idea forte di far profitti attraverso il lavoro, la produzione, la fatica e le capacità. Deve esserci giustizia redistributiva, chi non ha responsabilità non deve pagare due volte». Perché dovrebbe? «Perché se ci si ritrova con una base produttiva ridotta o un deficit pubblico più alto, si andrà incontro ad altri sacrifici o alla ripresa dell'inflazione che colpirebbe ancora i redditi da lavoro e da pensione». L'aria d'ottimismo che tira proprio non la sfiora. Anche mercoledì Tremonti ha detto che la crisi è alle spalle. «Non c'è bisogno di ottimismo di maniera. È stato calcolato che l'effetto della contrazione dei consumi e degli investimenti sarà molto amplificato rispetto alle crisi precedenti e passerà molto tempo prima di poter archiviare tutto. L'ottimismo è quello della volontà: si deve e si può uscire dalla crisi solo con le politiche giuste. Altri paesi le stanno facendo. Noi incalziamo il governo perché le faccia». A proposito di altri paesi: Fiat e Chrysler, è un Primo Maggio segnato anche da questo. Che cosa cambia nell'industria italiana dell'auto? «Conclusa, è una signora operazione per la Fiat che entra nel capitale di controllo di una grande azienda - sia pure in crisi- dell'automobilismo statunitense e mondiale, un'azienda integrabile per i prodotti a fascia medio-alta e per la collocazione geografica». Queste le rose. Le spine? «Riguardano le sinergie di sviluppo. Non si possono lasciare gli stabilimenti italiani al loro destino, in un gruppo che produce 4 milioni e mezzo di auto non possono essere solo 600mila quelle prodotte in Italia». Il governo Obama è protagonista di questa operazione. Il governo Berlusconi ha un ruolo? «È importante che si faccia parte attiva e che ci sia un tavolo con Fiat sindacati e governo che affronti il futuro dell'industria dell'auto. Va detto: veniamo da anni in cui ci è stata spiegata la forza, il primato del mercato, mentre questa è un'operazione tutta pubblica, in cui il mercato non c'entra nulla. È stata voluta e gestita dal governo degli Stati Uniti». Ovvero la patria del libero mercato. «Infatti. Vorrei che si riconoscesse che nella patria del mercato libero c'è un ruolo del governo così determinante; nel nostro paese dell'"economia sociale di mercato", come la chiama Tremonti, per avere un po' di sostegno all'industria dell'auto abbiamo dovuto insistere e lottare. È questa asimmetria che mi preoccupa, e non vale solo per l'auto. E vorrei che anche Fiat e Confindustria riconoscessero questo ruolo pubblico». Oggi Cgil, Cisl e Uil sono sul palco insieme. Le polemiche sono rinviate a domani? «Bisogna capire quando è il momento di stare uniti nonostante le divisioni e poi, ognuno con le proprie motivazioni, tenere aperto il fronte del confronto e anche della polemica. A una condizione però: la si smetta con gli insulti verso la Cgil e le sue categorie. È inaccettabile. Insultare offende, ma è anche è un grande segno di debolezza perché chi ha argomenti forti li espone e si ferma lì. Se invece non fai altro che insultare gli altri, vuol dire che ti senti molto debole». L'intervista

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Il terremoto impone la ricostruzione, non solo di paesi e città. È l'occasione ... (sezione: crisi)

( da "Unita, L'" del 01-05-2009)

Argomenti: Crisi

Il terremoto impone la ricostruzione, non solo di paesi e città. «È l'occasione per risollevare l'economia o dargli il colpo di grazia», dice Guglielmo Epifani. Anche la crisi può servire a cambiare: «Ma servono politiche coraggiose, per questo incalziamo il governo». Primo Maggio tra tende e macerie, nel pieno di una crisi mondiale. Non è come gli altri: che significato ha? «Vogliamo richiamare l'attenzione sulla condizione del lavoro nella crisi e porre di nuovo la necessità di politiche di sostegno. E vogliamo portare un messaggio di solidarietà e di vicinanza alle popolazioni dell'Abruzzo. Non è testimonianza: si deve ricostruire, oltre ai paesi, il tessuto produttivo e quindi il lavoro e l'occupazione. L'Aquila è stata un grande centro industriale, poi ha visto chiudere importanti insediamenti. Il terremoto può dare il colpo decisivo alla de-industrializzazione oppure la possibilità di una ripresa». Anche la crisi può essere servire a ricostruire correggendo gli errori? «La crisi è sempre un processo di trasformazione. Può essere l'occasione per cambiare segno, ma servono politiche coraggiose. Finora non si sono viste. Il governo galleggia, non ha una politica industriale, non sostiene la filiera, il prodotto, investe le stesse risorse per dieci usi diversi. Non aiuta le persone in difficoltà. Poi c'è un un problema che non riguarda le condizioni materiali». E cosa riguarda? «Quelle più generali, di giustizia, di legalità. Il mondo del lavoro non ha la responsabilità di questa crisi che è invece figlia della irresponsabilità dei mercati finanziari, della speculazione, del profitto fatto attraverso il denaro, senza la responsabilità delle conseguenze. C'è quindi un problema morale. Va affrontato ristabilendo l'idea forte di far profitti attraverso il lavoro, la produzione, la fatica e le capacità. Deve esserci giustizia redistributiva, chi non ha responsabilità non deve pagare due volte». Perché dovrebbe? «Perché se ci si ritrova con una base produttiva ridotta o un deficit pubblico più alto, si andrà incontro ad altri sacrifici o alla ripresa dell'inflazione che colpirebbe ancora i redditi da lavoro e da pensione». L'aria d'ottimismo che tira proprio non la sfiora. Anche mercoledì Tremonti ha detto che la crisi è alle spalle. «Non c'è bisogno di ottimismo di maniera. È stato calcolato che l'effetto della contrazione dei consumi e degli investimenti sarà molto amplificato rispetto alle crisi precedenti e passerà molto tempo prima di poter archiviare tutto. L'ottimismo è quello della volontà: si deve e si può uscire dalla crisi solo con le politiche giuste. Altri paesi le stanno facendo. Noi incalziamo il governo perché le faccia». A proposito di altri paesi: Fiat e Chrysler, è un Primo Maggio segnato anche da questo. Che cosa cambia nell'industria italiana dell'auto? «Conclusa, è una signora operazione per la Fiat che entra nel capitale di controllo di una grande azienda - sia pure in crisi- dell'automobilismo statunitense e mondiale, un'azienda integrabile per i prodotti a fascia medio-alta e per la collocazione geografica». Queste le rose. Le spine? «Riguardano le sinergie di sviluppo. Non si possono lasciare gli stabilimenti italiani al loro destino, in un gruppo che produce 4 milioni e mezzo di auto non possono essere solo 600mila quelle prodotte in Italia». Il governo Obama è protagonista di questa operazione. Il governo Berlusconi ha un ruolo? «È importante che si faccia parte attiva e che ci sia un tavolo con Fiat sindacati e governo che affronti il futuro dell'industria dell'auto. Va detto: veniamo da anni in cui ci è stata spiegata la forza, il primato del mercato, mentre questa è un'operazione tutta pubblica, in cui il mercato non c'entra nulla. È stata voluta e gestita dal governo degli Stati Uniti». Ovvero la patria del libero mercato. «Infatti. Vorrei che si riconoscesse che nella patria del mercato libero c'è un ruolo del governo così determinante; nel nostro paese dell'"economia sociale di mercato", come la chiama Tremonti, per avere un po' di sostegno all'industria dell'auto abbiamo dovuto insistere e lottare. È questa asimmetria che mi preoccupa, e non vale solo per l'auto. E vorrei che anche Fiat e Confindustria riconoscessero questo ruolo pubblico». Oggi Cgil, Cisl e Uil sono sul palco insieme. Le polemiche sono rinviate a domani? «Bisogna capire quando è il momento di stare uniti nonostante le divisioni e poi, ognuno con le proprie motivazioni, tenere aperto il fronte del confronto e anche della polemica. A una condizione però: la si smetta con gli insulti verso la Cgil e le sue categorie. È inaccettabile. Insultare offende, ma è anche è un grande segno di debolezza perché chi ha argomenti forti li espone e si ferma lì. Se invece non fai altro che insultare gli altri, vuol dire che ti senti molto debole».

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È Roma la capitale dell'agricoltura (sezione: crisi)

( da "Tempo, Il" del 01-05-2009)

Argomenti: Crisi

stampa Alla convention di Coldiretti il sindaco annuncia i farmer market dal 15 maggio e una grande manifestazione fieristica È Roma la capitale dell'agricoltura Alemanno: «Così si crea l'alternativa a una economia di carta e di imbrogli» Il sindaco rilancia i farmer market annunciando l'apertura dal 15 maggio di un nuovo spazio dedicato alla vendita diretta delle imprese agricole presso il mercato del pesce e promuove una grande manifestazione fieristica nella città, che è primo comune agricolo d'Europa. L'occasione è stata la convention al Palalottomatica voluta da Coldiretti, alla quale hanno partecipato Berlusconi con i ministri Scajola e Zaia e il sindaco Alemanno, per l'istituzione di una filiera dell'agroalimentare tutta italiana, in grado di offrire prodotti certificati di qualità, così da contribuire al reddito delle imprese agricole e di assicurare ai consumatori il giusto prezzo. Tra le proposte al centro dell'assise nazionale anche i farmer market di Campagna Amica, in grado di promuovere la vendita diretta dal campo alla tavola e avvicinare i cittadini a una migliore conoscenza della stagionalità dei prodotti e del territorio che li esprime. «Sono orgoglioso di annunciare che il 15 maggio partiranno i farmer market - ha detto il sindaco Alemanno presente alla convention - i mercati in cui l'agricoltura italiana e quella dell'Agro Romano potrà mostrare la faccia ed entrare in rapporto con le migliaia di persone che vengono ogni anno nella nostra città». Da qui anche l'opportunità di immaginare una grande manifestazione fieristica per raccontare le tante eccellenze agroalimentari di cui l'Italia è ricchissima. A cominciare dalle nostre produzioni locali e regionali. «Mi auguro che, grazie alla collaborazione con Coldiretti - ha proseguito il sindaco - il prossimo anno possa nascere alla Fiera di Roma un grande evento, una manifestazione agricola in cui la filiera italiana possa mostrare le sue produzioni». Alemanno ha inoltre sottolineato il ruolo che dovrà giocare la capitale soprattutto in occasione del prossimo vertice Fao, «una sfida per trasmettere i grandi messaggi dell'agricoltura italiana che hanno carattere identitario e universale». Il progetto di una filiera agricola italiana, per Alemanno rappresenta infatti «una sorta di sintesi delle tante battaglie fatte in questi anni per la qualità, per la tracciabilità del prodotto, per la dignità dell'agricoltura». Secondo il sindaco, «con questa idea si crea una sorta di alternativa alla crisi finanziaria: una economia di carta e di imbrogli è crollata ed è il momento giusto perché, una economia reale e radicata nel territorio e nei valori della persona umana si faccia avanti per chiedere il giusto protagonismo». Accolte con favore le proposte del sindaco dai vertici romani di Coldiretti, che si dichiarano «entusiasti di realizzare i mercati di Campagna Amica in un luogo simbolo di identità, tradizioni e cultura, che esalta un'attività oggi di nuovo al centro dell'attenzione dell'ecomonia - dice il presidente romano Massimo Gargano - Nel 2010 il Mediterraneo sarà un'area di libero scambio e un evento che leghi Roma Capitale a un momento di eccellenza del made in Italy dell' dell'agroalimentare di una filiera tutta italiana, può oggettivamente costituire una forte risposta locale a quelli che sono le tematiche anche negative che la globalizzazione planetaria ha creato». Cin.Tra.

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Raggiunto l'obiettivo dell'aumento di capitale (sezione: crisi)

( da "Tempo, Il" del 01-05-2009)

Argomenti: Crisi

stampa Raggiunto l'obiettivo dell'aumento di capitale Importante risultato per l'istituto di credito ciociaro Marilena Colagiacomo Nonostante la crisi dei mercati finanziari imperversi ormai da tempo, come una sorta di spada di Damocle sulla testa dei cittadini e delle imprese, la Banca Popolare del Frusinate è riuscita a portare a termine un'operazione a dir poco straordinaria: un aumento di capitale da venti milioni di euro grazie all'impegno e allo sforzo dei soci. Un'operazione prestigiosa, come sottolineato anche in un redazionale di Mario Gerevini, pubblicato sul Corriere della Sera del 12 aprile, tra le firme principali della finanza. Dunque, in un contesto internazionale che vede i grandi gruppi bancari soggetti a processi di nazionalizzazione e aggregazione forzata, l'aumento di capitale sociale della Popolare del Frusinate non è passato inosservato alla stampa nazionale. «Ma com'è possibile visto che nel frattempo c'è stato un crollo epocale dei mercati (in senso lato, non solo le Borse o la finanza) che se lo ricorderanno generazioni di banchieri, risparmiatori, imprenditori e lavoratori? Per dare un'idea, l'indice Mib bancario di Piazza Affari ha perso oltre 60% in un anno. Mai successo prima. E allora, qual è la pozione magica delle popolari?». È questo l'incipit dell'articolo di Gerevini che non ha potuto far altro che sottolineare la grande impresa di un istituto di credito da sempre vicino e attento al proprio territorio. Quello della Banca Popolare del Frusinate è stato additato come esempio della capacità di questa tipologia di banche di non risentire della crisi finanziaria in corso, sfruttando gli elementi peculiari della loro struttura e cioè, essere popolari, fondate cioè sulla partecipazione attiva dei Soci e non quotate in borsa. E proprio il ruolo dei Soci è stato determinante per portare a segno un progetto così ambizioso. I soci di una banca popolare, infatti, beneficiano, attraverso la peculiare governance tipica di queste banche (essenzialmente, la regola «un socio - un voto, indipendentemente dall'entità dell'apporto di capitale di ciascuno»), di un esercizio dei propri diritti superiore rispetto alla società per azioni. 8 sportelli a Frosinone e dintorni, 59 dipendenti e 15 consiglieri; prezzo di ogni azione che ha determinato l'aumento di capitale pari a 139 euro, il 12% in più del valore corrente dell'azione. Sette soci su dieci hanno sottoscritto. Questi alcuni numeri che hanno portato la Popolare del Frusinate a raggiungere l'obiettivo. A quanto pare, le banche popolari, così come la Frusinate, godono di una situazione finanziaria in crescita. Significative le parole del Corriere della Sera: «Fa riflettere che in un panorama di bilanci bancari massacrati, quelli delle popolari non quotate brillino in solitudine». Dalla Banca Popolare del Frusinate rispondono che i veri protagonisti del traguardo raggiunto sono i soci, fermamente consapevoli del valore di «essere socio» e delle responsabilità che tale ruolo comporta; ancora una volta, infatti, hanno saputo e voluto dimostrare un attaccamento alla Banca fuori dal comune. Determinato, quindi, dalla fiducia di quest'ultimi nei confronti di un'impresa capace di risultati positivi ormai costanti, l'aumento di capitale sociale rafforza l'autonomia della Banca e ne esalta le caratteristiche di banca del territorio. Questo aumento di capitale è l'emblema della forza e della determinazione di un territorio capace di affrontare le difficili sfide imposte dal mercato globale e di reagire alle stesse, manifestando un notevole senso di compattezza e di unità. L'operazione messa in atto, infatti, consolida ulteriormente la potenzialità della Banca di attrarre capitale e diffondere benessere, sancisce il ruolo di banca locale tenacemente perseguito e rafforza la tesi economica più volte ribadita nel corso delle assemblee, secondo la quale l'autonomia della Banca è virtù imprescindibile a garanzia della costanza dei risultati futuri.

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Cosa cambia per Fiat e Chrysler (sezione: crisi)

( da "Stampa, La" del 01-05-2009)

Argomenti: Crisi

a cura di Marco Sodano Domande e risposte ACCORDO STORICO Lo scambio Da Torino motori verdi Gli americani apriranno agli italiani le porte della loro rete di vendita IL FUTURO DOPO LA FIRMA Cosa cambia per Fiat e Chrysler Davvero Fiat ha comprato Chrysler a costo zero? Non è proprio a costo zero: Fiat, in cambio del 20% della casa americana fornirà tecnologie e progetti, non denaro. Anche le tecnologie rappresentano un valore. E poi Fiat non ha ancora comprato: l'iniziale 20%, per esempio, potrà essere trasformato nel 35% solo se si raggiungeranno determinati obiettivi, e per salire al 51% bisognerà aver restituito tutti gli aiuti di Stato. I singoli passaggi saranno discussi uno per uno. Che cosa ci guadagna Chrysler? Anzitutto, un grosso risparmio sui tempi. Lo sviluppo dei nuovi motori, più piccoli di cilindrata e più ecologici - secondo i desideri del presidente Obama - e la loro installazione su vetture più piccole, partendo da zero richiederebbe quattro o cinque anni di lavoro. Basandosi sulle piattaforme fornite da Fiat, gli americani possono mettere in produzione la nuova generazione nel giro di un paio di anni: per sviluppare i modelli avranno spese molto più basse del previsto, basandosi sulla Mito, sulla Grande Punto e sul telaio della Panda. E Fiat? Quali vantaggi avrà da questa intesa? In primo luogo guadagna uno sbocco sul mercato americano immediato, grazie alle reti di vendita Chrysler. Secondo, può progettare la produzione di modelli da vendere sul mercato Usa direttamente negli Stati Uniti, in stabilimenti - o parte di stabilimenti - che potrebbe «ereditare» da Chrysler. I costi di trasporto - specie con prodotti delicati, voluminosi e pesanti come le auto - incidono molto sul prezzo finale. Producendo negli Usa potrà vendere le sue auto a prezzi molto concorrenziali. Perché Detroit ha scelto il Lingotto? In Europa ci sono produttori più grossi. La peculiarità del mercato italiano è l'alto costo dei prodotti energetici, a cominciare dai carburanti che costano più che negli altri Paesi europei. Per fronteggiare questo svantaggio di mercato, Fiat ha sviluppato prima dei suoi concorrenti europei motori a basso consumo e basse emissioni, anche per approfittare della politica degli incentivi degli anni passati. Inoltre, gli altri europei (Renault-Nissan e Volkswagen) hanno già quote significative del mercato negli Stati Uniti. Con un accordo simile rischiavano di farsi concorrenza da soli aggiungendo, in dimensioni, molto poco alla loro capacità produttiva. Il mercato americano è pronto per le auto italiane? Difficile prevedere come un mercato reagisce a un prodotto: la novità, finché non la si sperimenta, resta una questione di previsioni. Ma il vero nodo dell'alleanza non sta nel vendere le auto italiane in America o viceversa. Si tratta di raggiungere numeri abbastanza grossi per stare in piedi. Sergio Marchionne ha detto che servono sei milioni di vetture l'anno. Chrysler e Fiat, insieme, arrivano più o meno a quattro. Importa poco dove si vendono: l'essenziale è realizzare le economie di scala che rendono redditizia l'attività del gruppo. La bancarotta controllata di Chrysler cambia le cose? Nella sostanza no. Il Lingotto acquisirà la sua quota dal «fallimento» anziché direttamente da Chrysler. Qualche complicazione potrebbe nascere sui tempi, che si allungheranno di un mese e mezzo almeno. Passato questo periodo, si costituirà una nuova società in partnership con Fiat. Sie i tempi saranno rispettati, più o meno negli stessi giorni dovrebbe arrivare anche la «soluzione» per General Motors, l'altra grande malata di Detroit. L'opzione Opel resta aperta? L'accordo con Chrysler, dal punto di vista del Lingotto, per il momento è a costo zero. Dunque non pregiudica ulteriori alleanze, anche se dovessero richiedere investimenti. Ma è una partita del tutto indipendente. Rispetto ai concorrenti di Magna - i canadesi interessati a loro volta ad Opel - Fiat è in vantaggio perché produce già auto, mentre i canadesi sono un big della componentistica. Viceversa, Magna è in vantaggio sul piano della liquidità: sarebbe pronta a investire cinque miliardi di dollari, anche se il punto per il momento resta ancora controverso. Il governo tedesco preferisce Magna. Perché la grande crisi ha pesato sull'auto Usa più che su quella europea? In primo luogo perché i consumi americani si sono ridotti molto più di quelli europei. In secondo luogo perché le case americane si sono esposte moltissimo sui mercati finanziari per finanziare i prestiti ai loro clienti. Negli Usa si dice - una battuta che spiega bene il meccanismo di quel mercato - che l'attività principale dei produttori è quella dei prestiti, non più la produzione di vetture. E il sistema dei prestiti ha sofferto la crisi di liquidità della finanza. In Europa l'auto paga solo la riduzione - pesante - del mercato. Tra i creditori Chrysler c'è anche il sindacato. Perché? Il sistema di previdenza e pensioni americano è diverso. Negli Stati Uniti sono aziende e sindacati che pagano pensioni e cure sanitarie, raccogliendo i contributi. Le società dell'auto, in condizioni normali, disponevano dunque di un'enorme liquidità che veniva investita sui mercati finanziari. La grande crisi ha eroso quei capitali, facendo crollare la liquidità delle case di Detroit e mettendole in serie difficoltà. A quel punto il sindacato - e indirettamente i lavoratori - sono finiti nella lista dei creditori in attesa di denaro.

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Serve un G8 di sostanza (sezione: crisi)

( da "Milano Finanza" del 01-05-2009)

Argomenti: Crisi

Milano Finanza sezione: congiuntura data: 01/05/2009 - pag: 9 autore: di Angelo De Mattia crisi/2 Serve un G8 di sostanza Complice l'errata sensazione che la recessione sta per finire, il summit a L'Aquila rischia di trasformarsi in un'inutile vetrina. Invece è ora di mettere mano alle regole. A partire da Fmi e Banca Mondiale C'è il rischio che il G8 de L'Aquila risulti depotenziato dopo le decisioni G20 di Londra (e quelle previste per la nuova sessione in autunno) e dopo il G7 e il G8 di Washington, con il seguito delle riunioni del Fondo monetario internazionale (Fmi) e della Banca mondiale? In particolare, un affievolimento dell'impegno, almeno intellettuale, per il cosiddetto legal standard potrebbe spingere a una valutazione della crisi finanziaria considerata ormai alle spalle? Ossia a una valutazione errata, dal momento che sarebbe intempestivo considerare anche il peggio definitivamente superato? Si veda, al riguardo, la grande prudenza di un maestro, il premio Nobel Paul Samuelson, che non ritiene affatto alle viste la ripresa. Ma si rifletta anche sulla posizione del presidente Barack Obama, fiducioso nel futuro ma non soddisfatto del presente. Obama ritiene che nel futuro degli Usa debba esserci molta meno finanza, considerato che una parte delle ricchezza da essa generata è risultata illusoria, ma aggiunge che è fondamentale l'esigenza di una nuova regolamentazione per frenare il ricorso alla leva finanziaria e ai rischi. Il presidente degli Stati Uniti parla oggi della necessità di ricostruire l'America, ristrutturandone radicalmente l'economia. La Federal Reserve, dal canto suo, nonostante il tonfo del pil nel primo trimestre (-6,1%), fa presente che la contrazione dell'attività sembra avere rallentato il passo nelle ultime settimane. Ma è sufficiente questo nuovo quadro, americano e internazionale, a far abbandonare il tema della necessità di un nuovo ordine monetario internazionale, di una nuova governance mondiale, sia pure depurandola degli aspetti utopici o millenaristici vagheggiata qualche volta, soprattutto in Italia? Niente affatto.Sarebbe intanto interessante conoscere lo stato di avanzamento dei lavori degli esperti riuniti in un'apposita commissione dal ministro dell'Economia per la preparazione dei materiali in vista del G8, mentre si preannuncia per il prossimo 11 maggio una riunione a Roma di giuristi di rilievo internazionale. Al di là di questa esigenza, dovrebbe ormai essere chiaro che la costruzione di una nuova architettura finanziaria internazionale ha effettive possibilità di decollare, secondo un lavoro in progress, solo se sulle altre regolamentazioni dell'attività bancaria e finanziaria, nel frattempo affrontate e promosse, si conseguono solide convergenze e risultati concreti. Diversamente, sarebbe come proporre a un consesso di legislatori, che non fosse riuscito ad approvare una legge ordinaria, di cimentarsi con l'emanazione di una legge costituzionale. Oppure come chiedere a un governo, che non fosse stato in grado di ottenere una corretta applicazione di una norma del primo tipo, di provvedere all'efficace attuazione di una norma costituzionale. D'altro canto, il G20 di Londra, intervenendo in campi quali i paradisi fiscali, il rifinanziamento del Fmi, le attività finanziarie non regolate, ha sottratto parte della materia che avrebbe dovuto essere sottoposta al G8 di luglio, secondo le intese originarie. Per di più, sui paradisi fiscali, nonostante le affermazioni del premier britannico Gordon Brown, secondo cui per essi sarebbe stato decretato il principio della fine nel vertice londinese, non mancano i contrasti nella traduzione in pratica dei deliberati. Anzi, questi sono così forti che il presidente dell'Eurogruppo, il lussemburghese Jean-Claude Junker, potrebbe minacciare di dimettersi dalla carica per contrasti con Nicolas Sarkozy probabilmente a proposito della lista nera dei centri offshore, mentre mercoledì 29 aprile la Commissione ha approvato una direttiva che, aprendo indiscriminatamente all'operatività nel territorio dell'Unione europea di hedge fund e private equity (sia pure previo assolvimento di determinati obblighi di registrazione e informazione), potrebbe consentire l'attività in Europa anche da parte dei fondi che operano nei paradisi fiscali. Sarebbe un risultato clamoroso, un vero autogol. Ma ciò sta a significare che, nonostante i progressi segnati, i problemi nel varo di regole «non costituzionali», ma di portata cruciale, sono notevoli. Finora l'unico organismo che ha portato a termine i mandati di volta in volta ricevuti è il Financial stability board, in particolare in materia di titoli tossici, di criteri contabili, di remunerazione dei manager, di attività finanziarie sottratte a regolamentazione. Naturalmente, ora sono altre le istituzioni che, insieme con i governi dei Paesi innanzitutto del G20, debbono dare seguito agli indirizzi varati dal Board della stabilità. Il G8 aquilano, che dovrebbe essere senz'altro allargato almeno ai principali Stati del G20 che non fanno parte del primo raggruppamento, potrà conservare il suo ruolo e rispondere alle iniziali aspettative se, da un lato, metterà all'ordine del giorno la soluzione dei problemi applicativi sorti dopo le precedenti riunioni internazionali. Dall'altro, se sarà in grado di affrontare con capacità propositiva concreta i principali temi della governance internazionale: innanzitutto, la riforma del Fmi e della Banca Mondiale. Come più volte è stato ricordato, di questa rivisitazione si parla ormai quasi da un decennio, senza che siano stati fatti passi avanti significativi. Il Fondo dovrebbe divenire un organo, da un lato, di sorveglianza finanziaria internazionale (in coordinamento con le funzioni prevalentemente propositive del Financial stability board) esercitando compiti di «centrale di allerta» nei confronti dei rischi di crisi finanziarie. Dall'altro, dovrebbe rappresentare un organo di monitoraggio (e, per quanto possibile, di regolazione) della liquidità internazionale in funzione di un ruolo, non certo per l'oggi, di Banca centrale mondiale. Coerentemente, andrebbero riviste quelle funzioni della Banca Mondiale che non si concentrano negli interventi e negli aiuti ai Paesi poveri o sottosviluppati. Del resto, nelle riunioni di Washington si è potuto osservare che una non calibrata divisione di compiti tra Fmi e Banca Mondiale può nuocere all'organicità dell'analisi e della proposta, dal momento che solo nell'ultima giornata di incontri si è potuto affrontare il tema degli effetti della crisi finanziaria nei confronti dei suddetti Paesi, come se potesse veramente essere una «sezione» a parte. Comunque, dovrebbe essere abbastanza condiviso che, senza l'individuazione e il rafforzamento degli organi di controllo, la discussione sul legal standard rischia di non fare significativi progressi. Insomma, il prossimo G8 dovrà dimostrare di essere capace di affrontare concretissime questioni di regolazione, ma anche di avere l'ambizione non di promuovere una utopistica nuova Bretton Woods, bensì di giungere a soluzioni chiare e largamente condivise su una nuova governance finanziaria mondiale. Si sa che, ovviamente, lo svolgimento dei lavori di questi organismi avviene ben prima della loro formale riunione. Dunque, è l'attività preparatoria, sono gli incontri internazionali propedeutici, probabilmente in corso da qualche tempo, a dover essere la cartina di tornasole della riuscita della riunione. Deludere le aspettative sarebbe grave. Se ci fosse questo rischio, tanto varrebbe ridimensionare il profilo della riunione. Soprattutto perché, con la decisione di trasferirne la sede a L'Aquila, si accresce l'esigenza che si realizzi un compito di risonanza internazionale; un lavoro non di mera vetrina, ma che illustri il Paese e fissi all'estero l'immagine de L'Aquila come quella di una città, martoriata dal terremoto, con la cui ricostruzione si intreccia un evento di grande rilievo come la risposta alla crisi con l'affermazione di elementi di un nuovo ordine monetario, che resteranno nel futuro della finanza globale. La novità del G8 non può essere solo quella, pur significativa e apprezzabile, dello spostamento nella nuova sede. Se si ha l'ambizione di compiere qualcosa aere perennius, allora occorre operare di conseguenza.

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(sezione: crisi)

( da "Resto del Carlino, Il (Bologna)" del 01-05-2009)

Argomenti: Crisi

ECONOMIA E FINANZA pag. 25 «Intesa farà un utile robusto Contiamo di ridare il dividendo» Passera: siamo sereni, abbiamo fieno in cascina. Titolo a +5,98% MILANO Il 2009 sarà un anno molto complesso, la crisi finanziaria non è ancora finita, ma Intesa Sanpaolo guarda con «serenità» al futuro, ha un patrimonio coerente con il profilo di rischio, prevede di realizzare un utile «robusto» seppure inferiore a quello del 2008 (oltre 2,5 miliardi) e pensa di tornare a distribuire il dividendo agli azionisti rimasti senza quest'anno tranne quelli di risparmio (0,026 euro a titolo). E' un Corrado Passera fiducioso quello che ha guidato ieri l'assemblea degli azionisti chiamata a Torino ad approvare il bilancio 2008. Del resto, oltre alla promozione della Borsa (più 5,98% a 2,4375, miglior titolo dello S&P Mib) ha anche incassato, insieme con tutto il management, i complimenti dei presidenti del consiglio di sorveglianza, Giovanni Bazoli e del consiglio di gestione, Enrico Salza «per avere significativamente rafforzato, in un esercizio connotato da un difficilissimo contesto di mercato, il posizionamento del gruppo». DUNQUE PER IL 2009, ha spiegato l'ad, Intesa conta di tornare a distribuire il dividendo dopo la pausa «anticrisi» dell'esercizio 2008 anche se «è troppo presto per prendere un impegno su dimensioni e quantità». Comunque la banca, che «ha messo fiena in cascina perché non si sa quanto durerà l'inverno» è «determinata ad attraversare la crisi e uscirne ulteriomente rafforzata»». Nonostante il calo fortissimo dei tassi di mercato stia portando a una riduzione importante del margine di interese, la redditività si mantiene solida e «se non avessimo fatto il lavoro che abbiamo fatto negli ultimi anni ha detto Passera non potremmo guardare con relativa serenità alla situazione attuale». Un anno ancora complicato nel quale si avrà «il picco delle perdite sui crediti» confermate dal peggioramento della qualità del credito nei primi due mesi. Comunque, grazie alla forte liquidità, Intesa Sanpaolo resta una banca al servizio del paese (dalle pmi alle grandi aziende come Fiat, Telecom, Alitalia) e utilizzerà i Tremonti bond (il modo più interessante per raccogliere capitale sul mercato in questo momento) nello «stretto tempo della crisi». E quando si sarà toccato il fondo e si avranno previsioni macroeconomiche più stabili sarà presentato il nuovo piano triennale, probabilmente dopo l'estate. Comunque, pur continuando ad agire sui costi, non ci saranno altre riduzioni di personale. L'ASSEMBLEA, infine, è stata anche il momento per fare il punto sull'assetto azionario dalla riduzione al 2,5% della quota della Carlo Tassara di Zaleski al recente accordo di consultazione tra Generali e Credit Agricole. Accordo di cui «si potrà valutare la portata solo quando verrà pubblicato» ha commentato Bazoli che si è detto «assolutamente tranquillo». Mentre secondo Passera adesso esiste «il dovere di comprare il 50% di Intesa Vita che è in mano a Generali» e rimettere ordine nella bancassicurazione. E proprio ieri il presidente della banca francese Renè Carron ha ribadito che il patto di consultazione con Trieste per la quota (10,89%) di Intesa che complessivamente detengono Agricole e Generali è un segnale di fiducia e non di ostilità. L'obiettivo del resto è quello di «svolgere il nostro ruolo di azionisti significativi» per valorizzare una partecipazione che, visti gli attuali corsi borsistici, non può essere dismessa. Achille Perego

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La Cassa di Ravenna aumenta il capitale (sezione: crisi)

( da "Resto del Carlino, Il (Bologna)" del 01-05-2009)

Argomenti: Crisi

ECONOMIA E FINANZA pag. 27 La Cassa di Ravenna aumenta il capitale CONTI L'ASSEMBLEA DEI SOCI HA APPROVATO IL BILANCIO DEL 2008 RAVENNA L'ASSEMBLEA della Cassa di Risparmio di Ravenna ha approvato ieri, in sede straordinaria, la proposta di aumento del capitale sociale (gratuito per gli azionisti) da 151.372.000 a 174.660.000 euro mediante aumento del valore nominale unitario delle azioni da 5,20 a 6 euro. In sede ordinaria l'assemblea della Cassa ha approvato il bilancio di esercizio al 31 dicembre 2008 con la conferma del dividendo record dello scorso anno di 66 centesimi di euro in contanti. A conclusione della relazione all'assemblea della Cassa, a nome del Consiglio di amministrazione, il Presidente Antonio Patuelli ha affermato che le dimensioni e gli effetti della crisi finanziaria in atto hanno posto prepotentemente in evidenza la necessità di una adeguata patrimonializzazione delle banche. «Con lungimiranza ha dichiarato Patuelli da anni il Gruppo Cassa, già tradizionalmente solido, ha attuato a supporto delle proprie strategie di sviluppo un programma di rafforzamento patrimoniale. Tali operazioni fanno sì che i coefficienti patrimoniali della Cassa siano ben superiori a quelli normativamente previsti. Tale circostanza ci consente di far fronte autonomamente a eventuali ulteriori occasioni di sviluppo e di assicurare alla clientela un adeguato supporto al fabbisogno finanziario necessario anche per affrontare l'attuale imprevista sfida dovuta al rallentamento economico».

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(sezione: crisi)

( da "Nazione, La (Firenze)" del 01-05-2009)
Pubblicato anche in: (Giorno, Il (Milano))

Argomenti: Crisi

ECONOMIA & FINANZA pag. 25 «Intesa farà un utile robusto Contiamo di ridare il dividendo» Passera: siamo sereni, abbiamo fieno in cascina. Titolo a +5,98% MILANO Il 2009 sarà un anno molto complesso, la crisi finanziaria non è ancora finita, ma Intesa Sanpaolo guarda con «serenità» al futuro, ha un patrimonio coerente con il profilo di rischio, prevede di realizzare un utile «robusto» seppure inferiore a quello del 2008 (oltre 2,5 miliardi) e pensa di tornare a distribuire il dividendo agli azionisti rimasti senza quest'anno tranne quelli di risparmio (0,026 euro a titolo). E' un Corrado Passera fiducioso quello che ha guidato ieri l'assemblea degli azionisti chiamata a Torino ad approvare il bilancio 2008. Del resto, oltre alla promozione della Borsa (più 5,98% a 2,4375, miglior titolo dello S&P Mib) ha anche incassato, insieme con tutto il management, i complimenti dei presidenti del consiglio di sorveglianza, Giovanni Bazoli e del consiglio di gestione, Enrico Salza «per avere significativamente rafforzato, in un esercizio connotato da un difficilissimo contesto di mercato, il posizionamento del gruppo». DUNQUE PER IL 2009, ha spiegato l'ad, Intesa conta di tornare a distribuire il dividendo dopo la pausa «anticrisi» dell'esercizio 2008 anche se «è troppo presto per prendere un impegno su dimensioni e quantità». Comunque la banca, che «ha messo fiena in cascina perché non si sa quanto durerà l'inverno» è «determinata ad attraversare la crisi e uscirne ulteriomente rafforzata»». Nonostante il calo fortissimo dei tassi di mercato stia portando a una riduzione importante del margine di interese, la redditività si mantiene solida e «se non avessimo fatto il lavoro che abbiamo fatto negli ultimi anni ha detto Passera non potremmo guardare con relativa serenità alla situazione attuale». Un anno ancora complicato nel quale si avrà «il picco delle perdite sui crediti» confermate dal peggioramento della qualità del credito nei primi due mesi. Comunque, grazie alla forte liquidità, Intesa Sanpaolo resta una banca al servizio del paese (dalle pmi alle grandi aziende come Fiat, Telecom, Alitalia) e utilizzerà i Tremonti bond (il modo più interessante per raccogliere capitale sul mercato in questo momento) nello «stretto tempo della crisi». E quando si sarà toccato il fondo e si avranno previsioni macroeconomiche più stabili sarà presentato il nuovo piano triennale, probabilmente dopo l'estate. Comunque, pur continuando ad agire sui costi, non ci saranno altre riduzioni di personale. L'ASSEMBLEA, infine, è stata anche il momento per fare il punto sull'assetto azionario dalla riduzione al 2,5% della quota della Carlo Tassara di Zaleski al recente accordo di consultazione tra Generali e Credit Agricole. Accordo di cui «si potrà valutare la portata solo quando verrà pubblicato» ha commentato Bazoli che si è detto «assolutamente tranquillo». Mentre secondo Passera adesso esiste «il dovere di comprare il 50% di Intesa Vita che è in mano a Generali» e rimettere ordine nella bancassicurazione. E proprio ieri il presidente della banca francese Renè Carron ha ribadito che il patto di consultazione con Trieste per la quota (10,89%) di Intesa che complessivamente detengono Agricole e Generali è un segnale di fiducia e non di ostilità. L'obiettivo del resto è quello di «svolgere il nostro ruolo di azionisti significativi» per valorizzare una partecipazione che, visti gli attuali corsi borsistici, non può essere dismessa. Achille Perego

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Opa su Italease: i piccoli soci chiedono di più (sezione: crisi)

( da "Resto del Carlino, Il (Bologna)" del 01-05-2009)

Argomenti: Crisi

BREVI DI ECONOMIA pag. 28 Opa su Italease: i piccoli soci chiedono di più ASSEMBLEA LA MINORANZA RITIENE BASSA L'OFFERTA DI 1,5 EURO DEL BANCO POPOLARE MILANO Assemblea molto calda per Banca Italease, passata dal rischio di fallimento all'attuale Opa annunciata dal principale azionista, il Banco Popolare. Le poco velate accuse di incompetenza e le domande per chiarimenti al presidente, Lino Benassi, e all'ad, Massimo Mazzega (nella foto Prisma), sono numerose, compresa una chiara richiesta di scuse per la gestione della banca. «Non ritengo di dovere chiedere scusa perché ho la coscienza a posto», replica per primo Benassi. Sulla stessa lunghezza d'onda la risposta di Mazzega, che aggiunge: «Negli anni passati è stata fatta una smodata crescita nel leasing immobiliare, ma nella crisi finanziaria peggiore dagli anni 30 a oggi siamo riusciti a sopravvivere». La richiesta principale dei piccoli azionisti, che a questo proposito hanno annunciato la costituzione di un apposito comitato, è quella di alzare di molto il prezzo dell'Opa (1,5 euro per azione). IN OGNI CASO, dopo diverse ore di lunga e via via più pacata discussione, l'assemblea approva il bilancio 2008, chiuso con una perdita di un miliardo e 94 milioni. Il rosso' è determinato prevalentemente da 847 milioni di rettifiche su crediti deteriorati, dalla svalutazione di avviamenti per 248 milioni e dalla cancellazione di benefici fiscali. In particolare, sostiene Italease, il deterioramento del portafoglio crediti è caratterizzato da grandi esposizioni su operazioni perfezionate durante la gestione dell'ex amministratore delegato, Massimo Faenza.

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I pavoni del G-20 (sezione: crisi)

( da "Manifesto, Il" del 01-05-2009)

Argomenti: Crisi

COMMENTO I pavoni del G-20 Immanuel Wallerstein Quasi tutti hanno preso troppo sul serio il meeting del G-20 che si è tenuto a Londra lo scorso 2 aprile. Esperti e commentatori l'hanno analizzato come se gli stati partecipanti lo avessero pensato per modificare in qualche modo le loro politiche. In realtà tutti coloro che ci sono andati già sapevano che il meeting non avrebbe prodotto alcun cambiamento significativo e che le poche, piccole novità introdotte potevano tranquillamente essere decise anche senza quel meeting. CONTINUA | PAGINA 12 Scopo del G-20 - per gli Usa, per la Francia e la Germania, per la Cina - era dimostrare all'opinione pubblica nazionale che questi paesi stanno «facendo qualcosa» riguardo alla disastrosa situazione economica mondiale, quando in realtà non stanno facendo niente di significativo per salvare la nave che affonda. Il meeting era forse importante soprattutto per il Presidente Obama, che partecipando ha voluto dimostrare tre cose: che gode di popolarità in tutto il mondo, che il suo stile diplomatico è radicalmente diverso da quello di Gorge W. Bush, e che le due cose insieme fanno la differenza. Obama ha certamente dimostrato le prime due cose. È stato acclamato dalle folle ovunque si trovasse - a Londra, Parigi e Strasburgo, in Germania, a Praga e in Turchia - nonché dai soldati americani in Iraq. E così anche Michelle Obama. E lo stile diplomatico adottato dal presidente Usa è certamente diverso. Tutti i suoi interlocutori hanno riferito che Obama li ha presi sul serio, li ha ascoltati con attenzione, ha ammesso gli errori e i limiti degli Stati uniti in passato, ed è apparso aperto a soluzioni di compromesso nelle dispute diplomatiche - non i comportamenti che avrebbero potuto rimproverare a George W. Bush. Ma tutto questo ha prodotto qualche differenza per il raggiungimento degli obiettivi diplomatici degli Usa? È difficile vederla in questo modo. La diatriba su come rilanciare l'economia mondiale, tra l'approccio Usa - sostenuto dalla Gran Bretagna e dal Giappone - da una parte (più «stimolo»), e l'approccio franco-tedesco dall'altra (più «regolazione» internazionale delle istituzioni finanziarie), non è stata minimanente risolta. A prescindere dal merito dei due argomenti, entrambe le parti sono rimaste sulle proprie posizioni, e il comunicato ha nascosto le differenze. È vero che il gruppo del G-20 ha deciso di mettere insieme un pacchetto di millecento miliardi di dollari da destinare al Fmi per l'emissione dei cosiddetti «diritti speciali di prelievo» nell'ambito di un «piano globale per la ripresa le cui dimensioni sono senza precedenti». Ma, come molti commentatori hanno osservato, le dimensioni della manovra sono molto più piccole di quanto non si lasci intendere. Prima di tutto, una parte di questo denaro non è nuovo. In secondo luogo, si tratta di financing e non necessariamente di spesa. In terzo luogo, il 60% dei diritti speciali di prelievo andrà agli Usa, all'Europa e alla Cina, che non ne hanno bisogno. Infine, 1.100 miliardi di dollari non sono poi così tanti, se raffrontati ai 5mila miliardi già previsti dai piani di stimolo economico in tutto il globo. Tutti si sono espressi contro il protezionismo e hanno proposto di fare qualcosa, ma senza adottare misure concrete. Inoltre sono in gioco tre diversi tipi di protezionismo. Il primo attiene alla protezione delle industrie nazionali, cosa che praticamente tutti i membri del G-20 stanno già facendo e che con ogni probabilità continueranno a fare. Il secondo attiene alla regolamentazione degli hedge funds e delle agenzie di rating. I cinesi plaudono a quest'idea, mentre gli Usa e l'Europa occidentale sono esitanti. Il terzo attiene alla regolamentazione dei paradisi fiscali. Gli europei stanno spingendo in tal senso, i cinesi sono molto freddi a riguardo, e gli Usa si collocano nel mezzo. A Londra non è cambiato nulla. I francesi e i tedeschi hanno usato il vertice di Londra - così è sembrato - più per dimostrare che anche con Obama continueranno a rifiutare gli impegni geopolitici che avevano già rifiutato con Bush. Il giornale tedesco Der Spiegel ha espresso un giudizio aspro. La causa del disastro finanziario, ha scritto, è che George W. Bush è stato un «coltivatore di oppio» che ha «inondato il mondo intero ... creando una crescita artificiosa e causando una bolla speculativa...». Ancor peggio, «il cambio di governo a Washington non ha prodotto un ritorno all'auto-moderazione e alla solidità. Al contrario, ha portato a una ulteriore dissipazione». La sua conclusione: «La cancelliera Merkel ha ragione. È possibilissimo che l'Occidente si stia auto-somministrando una overdose fatale». In campo geopolitico, l'atteggiamento della Francia e della Germania nei confronti dell'Aghanistan è immutato: sostegno verbale agli obiettivi Usa, ma niente più truppe. Sono disposte ad accogliere i prigionieri rilasciati da Guantanamo? La Germania continua a dire: assolutamente no. La Francia, magnanimamente, ha accettato di accoglierne uno - sì, uno. Obama ha tenuto un importante discorso a Praga, rilanciando il disarmo nucleare: presumibilmente un grande cambiamento rispetto alla posizione di Bush. Il giornale francese conservatore Le Figaro riferisce che gli ambienti diplomatici interni al circolo ristretto di Sarkozy hanno dato una lettura del discorso molto «caustica». Solo pubbliche relazioni, hanno detto, per mascherare il fatto che i negoziati tra Usa e Russia su questa questione non stanno andando da nessuna parte. Inoltre la Francia non è disposta a prendere lezioni di morale dagli americani. Questo, per quanto riguarda il nuovo stile diplomatico che dovrebbe appagare l'Europa occidentale. Con l'Europa orientale non sembra che le cose abbiano funzionato molto meglio. Il primo ministro della Repubblica Ceca, Mirek Topolanek, ha definito le proposte di stimolo economico di Obama «una strada per l'inferno». Il discorso di Obama al parlamento turco gli è valso grandi applausi da tutte le fazioni (eccetto la destra protofascista) per il suo atteggiamento concreto e sfumato sulle questioni turche. Ma gli osservatori hanno notato che sulle questioni mediorientali il linguaggio era tradizionalista e vago. Quello che la Cina sembrava volere dal G-20, era il fatto stesso che il G-20 si facesse: voleva essere inclusa nel circolo ristretto dei decisori mondiali. Il G-20 serviva a esibire questa nuova realtà. Decidendo di riunirsi ancora, il G-20 ha confermato il posto della Cina. Il G-8 si riunirà mai di nuovo? Detto questo, la Cina ha mostrato in molti modi le sue riserve riguardo alle decisioni prese. Ha contribuito in misura irrisoria al nuovo pacchetto per il Fondo monetario internazionale. Dopo tutto, non ha ottenuto garanzie che la governance dell'Fmi sarà realmente riformata, cosa questa che potrebbe farle avere un ruolo adeguato. In sintesi, possiamo dire che gli attori principali si sono pavoneggiati sulla scena mondiale. Hanno mai avuto intenzione di fare qualcosa di più? Probabilmente no. La crisi economica mondiale continua a procedere per la sua strada, come se il G-20 non ci fosse mai stato. * Con questo articolo avviamo una collaborazione con Immanuel Wallerstein: ogni quindici giorni ne pubblicheremo i commenti visibili anche sul sito del Fernand Braduel Center for the Study of Economics, Historical Systems and Civilizations, Binghamton University, New York. (Copyright Immanuel Wallerstein, distribuito da Agence Global- Traduzione Marina Impallomeni)

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Crisi, Franceschini: il premier si vergogni (sezione: crisi)

( da "Eco di Bergamo, L'" del 01-05-2009)

Argomenti: Crisi

Crisi, Franceschini: il premier si vergogni --> «Dopo avere negato la recessione ora dice che è alle spalle» Il Cavaliere: più fiducia nell'aggredire il mercato estero Venerdì 01 Maggio 2009 GENERALI, pagina 4 e-mail print Mentre il premier Silvio Berlusconi ribadisce che «l'Italia uscirà dalla crisi prima e meglio» degli altri Paesi, il leader del Pd Dario Franceschini torna ad attaccarlo su questo terreno: «Ci sono tutte le condizioni per uscire da questa crisi - spiega Franceschini -. Crisi che c'è ancora. Ma in Italia c'è un'anomalia: mentre in tutti i Paesi i capi di governo hanno onestamente messo in campo la durezza della crisi perché l'opinione pubblica ne fosse consapevole e ciascuno facesse la propria parte, da noi la linea del premier e del ministro Tremonti è stata di negare e nascondere la crisi». Il segretario del Pd è intervenuto ieri a Prato nel corso dell'incontro con i lavoratori all'interno dello stabilimento tessile «Belli», prima tappa della sua giornata in Toscana. «Poi d'improvviso - ha aggiunto Franceschini - hanno detto che la crisi è superata. È una cosa surreale ed è una vergogna che una classe dirigente, dopo averla negata, dica che la crisi è alle spalle». Franceschini non ha poi voluto commentare la questione veline: «Non chiedetemi delle veline... Berlusconi offre molte occasioni di distrazione e di svago. Ma l'Italia non è un giornale di gossip, né il Grande Fratello, né Dinasty. L'Italia è un Paese di persone che vogliono uscire dalla crisi, crisi che c'è ancora, che durerà del tempo. Ma gli italiani sono gente responsabile, che nei momenti di difficoltà sa rimboccarsi le maniche, e se lavoreremo come in una comunità in cui ognuno fa la propria parte, se non metteremo le imprese contro i lavoratori, ma se sentiremo di avere una missione, usciremo dalla crisi prima degli altri Paesi». L'intervento del premier Intanto Berlusconi ieri ha ribadito che per uscire prima e meglio dalla crisi occorre anche avere «maggiore fiducia nella possibilità di aggredire i mercati stranieri». Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, nel giorno dell'accordo fra Fiat e Chrysler, non cita direttamente i due colossi automobilistici ma, parlando davanti alla platea degli agricoltori della Coldiretti, sottolinea che l'apertura verso l'estero è un ingrediente fondamentale per lasciarsi alle spalle le difficoltà economiche di questi mesi. Difficoltà che rischiano di essere acuite dalla nuova influenza che arriva dal Messico e che, a causa dell'effetto domino, mette sotto scacco anche gli allevatori. Per rassicurare i consumatori ecco allora che Berlusconi raccoglie la «sfida» degli agricoltori e davanti alle telecamere mangia un pezzetto di mortadella. «Buono, davvero buono», mima con i gesti il Cavaliere, che per l'occasione si improvvisa anche cameriere e serve alla platea salame e prosciutto su un vassoio d'argento. La forza del made in Italy Il made in Italy non si deve arrendere e anzi deve andare «a bussare alle porte» dei Paesi stranieri, insiste dunque il presidente del Consiglio. Soprattutto «di quelli dell'Est - dice - dalla Federazione russa all'India e alla Cina». Lì gli italiani possono stare sicuri di trovare «interesse, simpatia e in molti casi anche amore», assicura il premier. Il governo da parte sua è «orgoglioso di aver mantenuto» gli impegni e promette di fare altrettanto nel prossimo futuro. Perché, dice ancora una volta il premier, «la gente non ne può più delle chiacchiere, vuole i fatti. E noi continuiamo a voler fare i fatti». Un esempio? L'intervento «tempestivo» in Abruzzo, quello «incisivo» per risolvere l'emergenza rifiuti. Simbolo di questa battaglia e, soprattutto, della vittoria è l'apertura del termovalorizzatore di Acerra: «Abbiamo utilizzato l'esercito e continueremo a usarlo per garantire la legalità in Italia. Sempre». Regina degli esempi è però, secondo Berlusconi, l'azione del governo di fronte alla crisi: «Il fatto che il nostro governo è intervenuto prima degli altri è un vanto e deve essere orgoglio di tutti». A favore dell'Italia non finisce solo il paragone con i Paesi europei, ma anche quello con l'America: «Negli Stati Uniti chi perde il posto di lavoro si trova nella disperazione. Noi abbiamo la fortuna di avere famiglie risparmiatrici, così come abbiamo - sottolinea - un sistema bancario solido». Ed è proprio alle banche, però, che il premier rinnova l'appello: è bene, dice, che continuino a fare il «loro mestiere dando a chi lavora ciò che è necessario per spostare avanti la loro attività». Obiettivo fondamentale, perché «la vera ricchezza - è la convinzione di Berlusconi - non si fa con la finanza, ma con il lavoro e il sudore della fronte». La stabilità finanziaria Intanto, ieri si è riunito il «Comitato per la salvaguardia della stabilità finanziaria» per esaminare gli sviluppi più recenti delle tensioni sui mercati finanziari internazionali e nazionali. Alla riunione, presieduta dal ministro Giulio Tremonti, hanno partecipato il direttore generale della Banca d'Italia, Fabrizio Saccomanni, il direttore generale del Tesoro, Vittorio Grilli, i presidenti dell'Isvap Giancarlo Giannini, della Consob, Lamberto Cardia. «La Banca d'Italia - è scritto in una nota del ministero dell'Economia - ha evidenziato l'esigenza di mantenere sotto attento monitoraggio la qualità del credito, in un quadro congiunturale non favorevole». Le autorità di vigilanza hanno riferito al Comitato in relazione all'evoluzione della crisi finanziaria e hanno confermato la sostanziale solidità del sistema finanziario italiano. 01/05/2009 nascosto-->

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In pensione oltre 91mila veneti (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il (Nord Est)" del 01-05-2009)

Argomenti: Crisi

Nord-Est sezione: EST data: 2009-04-29 - pag: 4 autore: In pensione oltre 91mila veneti Dal 2010 per i lavoratori che cessano l'attività trattamenti ridotti del 6-8% A CURA DI Davide Buzzo Per buona parte degli oltre 90mila lavoratori veneti (di cui il 26% veneziani) che andranno in pensione nel 2010 con il sistema contributivo o misto si prepara una sorpresa amara: una rendita decisamente ridotta rispetto a chi ha cessato il lavoro un anno prima. Il motivo è la quasi certa riduzione dei coefficienti di trasformazione delle pensioni. Un problema che vale per tutti i lavoratori italiani, ma che per il Veneto è possibile quantificare e vedere come si distribuisce sul territorio.Il Centro Studi Tagliacarne, elaborando dati Unioncamere, ipotizza infatti che nel 2008 dovrebbero essere stati 91.770 – i dati non sono ancora definitivi – i veneti andati in pensione. Nel 2010 il dato non si dovrebbe discostare da quello indicato anche se, a causa delladifficile congiuntura economica, il totale potrebbe salire per un'uscita anticipata di molti lavoratori. Ovviamente il peggiore trattamento varrà anche per coloro che andranno in pensione nel 2011 e negli anni seguenti. Ma vediamo l'impatto sul territorio. Come si vede nella tabella a lato, dovrebbero uscire nel 2010 dal mercato (ipotesi basate su fonte Istat, dati 2008) oltre 23mila veneziani, quasi 20mila veronesi, 14mila padovani, 13mila trevigiani e vicentini, 5mila bellunesi e quasi 4mila rodigini. La crisi finanziaria in atto riducendo le risorse a disposizione dello Stato ( meno entrate a causa del calo del Pil e più spese per sostenere l'economia) indurrà presumibilmente il Governo ad accelerare la riforma delle pensioni per tentare di dare maggiore equilibrio ai conti. Ma un primo passo è già stato fatto,con l'ormai certo graduale innalzamento a 65 anni dell'età pensionabile delle donne attive nel pubblico impiego. Il maggiore risparmio atteso riguarda, come si è detto, la riduzione dei coefficienti di trasformazione delle pensioni. Ciò comporterà un calo delle prestazioni dei futuri pensionati (a partire dal 2010 per coloro il cui calcolo della pensione avviene con sistema contributivo o misto) compreso tra il 6,38% e l'8,41% su base annuale. Basta analizzare come si calcola la pensione di un lavoratore dipendente per chiarire quale sarà l'impatto dei nuovi coefficienti. Ogni anno, l'ente previdenziale accantona in un conto intestato al lavoratore stesso un contributo pari al 33% della retribuzione imponibile. Quindi, per fare un esempio, per un lavoratore che abbia una retribuzione imponibile pari a 25mila euro annui l'accantonamento sarà di 8.250 euro (25.000 x 33% = 8.250). Questo importo, e quelli successivi accantonati fino alla data del pensionamento, vengono ogni anno rivalutati dall'ente (Inps) in base alla variazione del Pil del quinquennio. Nell'esempio abbiamo ipotizzato che la retribuzione imponibile salga al tasso del 2% annuo per tutti i 40 anni di lavoro (frutto di rinnovi contrattuali) e che il Pil salga sempre linearmente dell'1,50% per anno (che è la media degli ultimi 10 anni). Se ne ricava che dopo 40 anni l'Inps avrà accantonato per il lavoratore dipendente del caso 498.316 euro, che sono tuttavia stati rivalutati a 650.135 euro. A questo punto entrano in gioco i nuovi coefficienti di trasformazione della pensione. Infatti, per calcolare le pensione annua il montante contributivo (650.135 euro) va moltiplicato per un coefficiente che, oggi, per un lavoratore di 65 anni è pari a 6,136 per cento. Quindi il nostro lavoratore andrebbe in pensione con un assegno annuale pari a 39.832 euro (650.135 x 6,136% = 39.832). Ma, poiché il coefficiente passerà nel 2010 a 5,62%, l'assegno sarà rivisto al ribasso di 3.294 euro (infatti 650.135 X 5,62% = 36.538). Questa è l'ipotesidi maggiore penalizzazione (ovvero con una pensione ridotta di oltre l'8%, ma anche contenendo i danni –lavoratore 57enne,calo della pensione pari al 6,38%- i conti sono presto fatti, e l'informazione sul punto appare decisamente carente. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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Prima nel Meridione per procedure autorizzate (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il (Sud)" del 01-05-2009)

Argomenti: Crisi

Sud sezione: PRIMO PIANO data: 2009-04-29 - pag: 3 autore: MATERA Prima nel Meridione per procedure autorizzate MATERA Tra le eccellenze italiane localizzate sul territorio meridionale gode di un prestigio universalmente riconosciuto. Ma il suo stato di salute dipende soprattutto dalla domanda estera che purtroppo, da più di un anno a questa parte, appare ridimensionata. Momento di grande difficoltà per l'industria del mobile imbottito e, di conseguenza, per il polo produttivo di Matera: la provincia lucana, da gennaioa marzo 2009, è la prima del Sud per ore medie di cassa integrazione concesse per dipendente del manifatturiero. In pratica ciascun lavoratore del comparto ha beneficiato di 28,1 ore di ammortizzatori sociali, performance che vale la quinta piazza a livello nazionale. Misure per certi versi estreme che sono occorse, secondo il direttore di Confindustria Basilicata Giuseppe Carriero, «per ridurre l'impatto sociale di una crisi acuta che meritava e merita attenzione istituzionale, per evitare un vero e proprio tracollo del locale sistema manifatturiero». Il cosiddetto distretto del salotto, localizzato proprio tra Basilicata e Puglia, da più di un anno ha dovuto fare i conti con il calo della domanda estera, in particolare americana. In principio fu l'euro fortea frenare le commesse degli acquirenti di oltreoceano ma si può dire che, con gli effetti della crisi finanziaria internazionale, il momento di grande difficoltà del polo produttivo lucano siè acuito oltre misura. Se Matera soffre, non si può dire che Potenza stia molto meglio: è infatti seconda al Sud e ottava in Italia per le ore medie mensili di cassa integrazione concesse per dipendente: siamo a quota 24,5. Dinamiche in larga parte determinate dalla crisi del mercato automobilistico che si fa sentire nello stabilimento Fiat di Melfie nell'articolatissimo indotto che gli gravita intorno. Un momento triste, insomma, per l'economia della regione meridionale. «La Confindustria lucana- conclude Carriero- sta sostenendo da tempo, in ogni sede, che la crisi della Basilicata va affrontata con mezzi straordinari,all'insegna di una strategia in grado di sostenere quei processi economicie produttivi che rappresentano la base sulla quale costruire un sistema equilibrato». © RIPRODUZIONE RISERVATA

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Carice deve aprirsi ai soci Piccoli azionisti all'attacco (sezione: crisi)

( da "Nuova Ferrara, La" del 01-05-2009)

Argomenti: Crisi

«Carice deve aprirsi ai soci» Piccoli azionisti all'attacco Il calo dell'utile ha lasciato perplessi gli Amici della Cassa CENTO. Un bilancio da dieta, quello presentato l'altro pomeriggio dai vertici della Cassa di Risparmio di Cento agli azionisti: -40% l'utile netto, -44% il dividendo. Non sorprendono dunque gli interventi piuttosto freddi da parte dei soci, in particolare dell'associazione Amici della Cassa, la più grande a livello regionale con 300 soci su 6.000 in totale, pari al 4,4% di azioni detenute. «Prendiamo atto delle risultanze di bilancio 2008 - ha detto il presidente Francesco Lorenzoni - L'associazione auspica che il bilancio 2009 possa essere migliore e formula a tutti gli attori sociali ed a tutto il personale della banca gli auguri di buon lavoro nell'anno del centocinquantesimo». A titolo personale, poi, il vicepresidente Marco Mattarelli ha toccato alcuni punti rilevanti del bilancio 2008, come la consistenza del free capital e la redditività industriale. Mattarelli ha concluso evocando la collaborazione con i piccoli azionisti anche in funzione del difficile 2009 che si sta vivendo. «Ignorare sistematicamente in assemblea l'apporto dei piccoli azionisti è e sarà dannoso per la società. La crisi finanziaria - ha detto il vicepresidente - ha sfatato la credibilità dei banchieri e nessuno ha più la ricetta per uscire dalla crisi, sarà necessario l'apporto di tutti gli attori sociali e in particolare di coloro, come i piccoli azionisti, che sono tanti e sempre meno silenziosi». Le antenne dei piccoli azionisti sono già ben dritte sulle novità nello Statuto attese per giugno, all'assemblea straordinaria chiamata proprio a modificare alcuni articoli in direzione di una maggiore rappresentatività ai soci. E' quindi chiaro che l'atteggiamento futuro degli Amici della Cassa di Cento dipenderà molto dal grado di apertura del nuovo Statuto, che dovrà peraltro recepire precise indicazioni di carattere nazionale.

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Correggere il capitalismo si può (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 01-05-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: COMMENTI E INCHIESTE data: 2009-05-01 - pag: 14 autore: Correggere il capitalismo si può di Giangiacomo Nardozzi C on la crisi siamo tornati a interrogarci su come correggere il capitalismo, con l'esperienza vissuta dei suoi gravi difetti ma anche del fatto che non vi è alternativa migliore. Una questione che fu al centro del pensiero di Keynes. Tuttavia dimenticata dopo gli sviluppi della teoria economica che, nei decenni più recenti, hanno riportato in auge la visione contro cui il grande economista - e opinionista - si batté con forza. Si tratta della visione appagante di un sistema economico che, in quanto espressione di liberi mercati, è tendenzialmente stabile, salvo shock ad esso non imputabili. Per troppo tempo si è creduto che questa teoria fosse confermata dalla realtà. Dopo il disordine degli anni 70 del seco-lo scorso, con l'ordine nuovo –ma in effetti pre-keynesiano - imboccato pressoché contemporaneamente nell'America di Ronald Reagan e nella Gran Bretagna di Margaret Thatcher, adottato poi nell'Europa dell'euro e nei Paesi emergenti, si è assistito alla cosiddetta "Grande Moderazione": minore frequenza, intensità e durata delle recessioni, inflazione ridotta e sotto controllo. Certo, le crisi finanziarie erano intanto divenute più frequenti, ma venivano viste, appunto, come effetti di shock, di cattive politiche. La Grande Moderazione ha finito però per tramutarsi in una nuova Grande Crisi, scatenata dalla finanza. Nel lungo periodo il sistema non si è dimostrato stabile come si pensava e ha creato il disastro dal quale non siamo ancora usciti. Per porvi riparo, si è disseppellito alla grande il Keynes del deficit pubblico per compensare il crollo della domanda privata. La crisi delle banche- o meglio di un sistema bancario parallelo e occulto- ha costretto intanto quelle centrali a iniettare quantità inimmaginabili di moneta. Occorrerà mettere a punto una convincente politica di rientro da questi interventi d'emergenza per non rischiare nuovi crolli dopo la ripresa. Non c'è quindi solo la finanza da riaggiustare, c'è anche, e soprattutto, da ridiscutere la visione che ispira il governo dell'economia.L'ampio dibattito sui rimedi da adottare si è finora svolto trattando di singoli aspetti emersi nelle varie analisi della genesi della crisi. Oltre ai limiti della regolamentazione e della vigilanza sul sistema finanziario si è parlato di molte altre cose. Di sottovalutazione dell'incertezza, dei fattori psicologici che caratterizzano i mercati, dei rischi prodotti dai massicci squilibri nei conti con l'estero e dall'enorme liquidità da essi generata, nonché del diffondersi, nell'economia e nella politica, di comportamenti miopi, improntati a perseguire guadagni immediati. Tutti fattori, certo, che hanno giocato un loro ruolo. Ma credo sia un'illusione pensare che la considerazione di questi vari aspetti consenta di mantenere il paradigma interpretativo adottato finora. è invece dall'instabilità del capitalismo che occorre ripartire per correggerlo, e coglierne i buoni frutti senza quelli cattivi di dirompenti crisi. Come fece Keynes, che ne vedeva i difetti proprio nei suoi punti di forza. La sua analisi non sottovaluta certo il rilievo dei fattori psicologici, recentemente sottolineato da Amartya Sen in un contributo sul capitalismo del dopo-crisi. Questi fattori contano enormemente negli animal spirits che spingono gli imprenditori a investire sulla base di aspettative di lungo periodo. Così come contano nei mercati finanziari, che però si concentrano su ciò che è sensato attendersi nel breve, o brevissimo, volger del tempo in cui si aprono e chiudono le posizioni speculative. Imprese dallo sguardo lungo e operatori finanziari dallo sguardo miope sono parte integrante del funzionamento del sistema, ma quando la Borsa cattura le imprese,queste diventano anch'esse speculative. E le cose rischiano allora di andar male, come scriveva Keynes in un famoso capitolo della sua Teoria generale oltre settant'anni prima che Ralf Dahrendorf denunciasse, tra le cause della crisi, il dominio della miopia (si veda Il Sole 24 Ore di domenica scorsa). L'importanza della psicologia e delle aspettative è, a sua volta, spiegata dall'incertezza sul futuro in cui opera un'economia, come quella capitalistica, che sul futuro si proietta. Incertezza che Edmund Phelps (Il Sole 24 Ore del 17 aprile) ritiene fondamentale considerare nella rieducazione di cui ha bisogno il capitalismo postcrisi, ma che costituisce l'asse portante della teoria di Keynes. Non è al calcolo statistico delle probabilità – usato e abusato per mettere a puntoi nuovi strumenti finanziari tossici - che bisogna rivolgersi per trattare l'incertezza, ma alla logica di ciò che è ragionevole fare in date circostanze. E qui entra la politica come strumento principe per ridurre l'incertezza, quindi per dare stabilità all'economia attraverso la persuasione della capacità di governarla correggendone i fisiologici difetti. Naturalmente occorre che la politica sia convinta di avere a che fare con un sistema instabile. Perché se conta sulla sua stabilità di fondo, rimane miope – allineandosi ai mercati di cui ha troppo esaltato le virtù negli anni passati - in quanto mirata a risultati di breve termine e ai rimedi agli shock temporanei. Trascurando invece i fattori d'ambiente che alimentano incertezza, o false certezze, fino a renderle esplosive, come avvenuto con il susseguirsi di "bolle" (azionarie, immobiliari, creditizie) che ci hanno portato all'attuale situazione. Questa vista corta ha consentito di sostenere l'economia con successi immediati senza preoccupazioni per i danni futuri. Ma dopo questa crisi, dalla politica ci si attende un profondo rinnovamento nel governo del capitalismo ormai fattosi globale. Difficile attuarlo senza la guida di vecchie idee sulla sua congenita instabilità, seppure aggiornate alla luce delle grandi mutazioni di cui si è sempre mostrato capace. © RIPRODUZIONE RISERVATA LEZIONI DAL PASSATO Imprese con lo sguardo lungo e operatori finanziari miopi rientrano nelle normali dinamiche. Da riconsiderare Keynes e le idee sulla crisi

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Le due settimane di libertà per H1N1 (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 01-05-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: COMMENTI E INCHIESTE data: 2009-05-01 - pag: 14 autore: ... IL VIRUS CENSURATO Le due settimane di libertà per H1N1 N e i giorni frenetici della crisi finanziaria del settembre 2008, la trasparenza assicurò la tenuta degli argini di fiducia che ci salvarono dal 1929 e l'opacità,l'illusione che nelle stanze discrete del potere si possa decidere meglio ci portò a un passo dalla catastrofe. Basta riguardare i verbali delle conversazioni tra il segretario Paulson e i leader di Bank of America e Merrill Lynch per misurare con precisione che disinfettante poderoso sia la trasparenza e che virus temibile la carenza d'informazioni. Stesso pericolo abbiamo corso con l'influenza possibile pandemia, nata da un virus che ha condiviso uomo e maiale come ambiente, trasformandosi infine con aggressività (ma che, ripetiamolo, non implica rischi nel consumo di prodotti suini). Il sito Veratect, che controlla il flusso dell'informazione online, calcola in almeno due settimane il ritardo con cuile autorità messicane hanno lanciato l'allarme sulla possibile epidemia, dal 10 al 23 aprile. Il tempo necessario al virus per diffondersi nel mondo. Non ci sono più frontiere nel nostro pianeta, né per i derivati, né per l'H1N1. E la cura migliore resta, in tutti i casi, la semplice verità.

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Intesa Sanpaolo, soci in movimento (sezione: crisi)

( da "Eco di Bergamo, L'" del 01-05-2009)

Argomenti: Crisi

Intesa Sanpaolo, soci in movimento --> Zaleski scende, sale la Compagnia, patto Agricole-Generali. Bazoli: «Siamo tranquilli» Venerdì 01 Maggio 2009 ECONOMIA, pagina 42 e-mail print Passera e Bazoli foto Ansa Tranquillo «nel modo più assoluto». Si esprime così Giovanni Bazoli, presidente del consiglio di sorveglianza di Intesa Sanpaolo, sui movimenti nell'azionariato dopo che il Credit Agricole e le Generali hanno vincolato le loro partecipazioni in un accordo di consultazione che raggruppa il 10,89% del capitale della banca. La precisazione è arrivata al termine dell'assemblea che ha approvato la ripartizione dei profitti 2008 (2,5 miliardi di euro ma niente cedola per i soci) e nel corso della quale l'amministratore delegato Corrado Passera ha detto di aspettarsi per il 2009 «un utile robusto e di tornare a distribuire il dividendo anche se ora è troppo presto per prendere impegni di dimensione e quantità». Bazoli ha escluso letture ostili al patto Agricole-Generali e al successivo incremento della quota della Compagnia San Paolo dal 7,9% al 9,9% (che avverrà a giugno grazie all'esercizio di un'opzione). Le manovre dei soci non vanno interpretate con «quei significati che abbiamo letto sui giornali», ha tranquillizzato. Prima di «valutare la portata» del patto, il professore bresciano, punto di equilibrio dei soci di Intesa, ha però detto di attenderne la pubblicazione: «Allo stato - ha spiegato in assemblea - le uniche informazioni di cui la banca è in possesso sono quelle ricavabili dal comunicato». Bazoli ha, infatti, chiarito che «siamo stati informati che c'era un problema da parte del Credit Agricole (il rischio di dover svalutare la quota del 5,8% in Intesa NdR) e che si pensava di risolverlo in un certo modo. Sul patto - ha però aggiunto - assolutamente no, non abbiamo avuto informazioni». Sempre sul fronte dell'azionariato, la Carlo Tassara di Romain Zaleski ha intanto ridotto la sua quota dal 4,6 al 2,5% mentre la Fondazioni Cariparo ha arrotondato dal 4,6% al 4,9%. Tornando alla situazione della banca, Passera ha detto di guardare con «relativa serenità alla situazione attuale» pur non nascondendosi che «il 2009 sarà un anno molto complesso» e che la crisi finanziaria «non è ancora finita». La scarsa visibilità sul futuro potrebbe consigliare di far slittare il nuovo piano industriale «alla fine dell'estate», non appena «le condizioni economiche si assesteranno». La banca continuerà a mantenere alta «l'attenzione sui costi e sui rischi», anche se «non sono previste ulteriori riduzioni di personale» rispetto a quelle già comunicate. E, dopo i 3,1 miliardi del quarto trimestre, «non ci aspettiamo svalutazioni importanti». Le domande dei soci sono state anche l'occasione per affrontare il tema della quota in Bankitalia (il 42,6% in carico a 629 milioni). Bazoli ha sostenuto che la sua cessione «è un passo che deve essere realizzato», non per «un conflitto di interesse» (alla quota «non corrisponde nessun potere effettivo»), ma perchè il suo possesso «rappresenta un'anomalia». A fronte dell'assenza di poteri e di un apparente conflitto di interessi, «noi soffriamo perchè c'è una cristallizzazione nei bilanci delle banche di queste quote». Bankitalia, alle cui disposizioni l'assemblea ha adeguato lo statuto, è stata richiamata da Bazoli anche per difendere il sistema di retribuzione del management, oggetto di interventi critici in assemblea. L'attribuzione della parte variabile dei compensi ai manager trova «piena rispondenza» nelle sue indicazioni. 01/05/2009 nascosto-->

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No ad azioni di responsabilità (sezione: crisi)

( da "Eco di Bergamo, L'" del 01-05-2009)

Argomenti: Crisi

No ad azioni di responsabilità --> Venerdì 01 Maggio 2009 ECONOMIA, pagina 42 e-mail print L'assemblea dei soci di Banca Italease ha approvato a maggioranza, dopo sei ore di discussione, il bilancio 2008 chiuso con una perdita di oltre un miliardo dovuta principalmente a svalutazioni e rettifiche su crediti deteriorati imputabili alla precedente gestione dell'ex amministratore delegato Massimo Faenza. Era presente il 53,9% del capitale dell'istituto che ha il Banco Popolare come primo azionista con una quota del 30% e i voti favorevoli sono stati pari al 53,79% del capitale. Bocciata invece con il voto contrario del 99,89% del capitale presente la proposta di una azione di responsabilità contro gli amministratori e la revoca degli stessi «con persone più degne», come chiesto da uno dei tanti piccoli azionisti molto polemici in assemblea. In assemblea è stata anche annunciata la costituzione di un comitato per alzare «di molto» il prezzo dell'Opa lanciata per salvare l'istituto dal Banco Popolare. «Perché avete accettato 1,5 euro per azione, quando la media degli ultimi sei mesi di Borsa più un piccolo premio è di 3,4 euro?», è stato domandato più volte al vertice del gruppo. «Negli anni passati è stata fatta una smodata crescita nel leasing immobiliare - ha affermato l'amministratore delegato Massimo Mazzega - ma nella crisi finanziaria siamo riusciti a sopravvivere, grazie soprattutto agli interventi delle banche pattiste». Dalle quali Italease ha ottenuto 7,5 miliardi di linee di credito e di questi, 2,41 sono ancora utilizzabili «per fronteggiare le esigenze correnti - ha sottolineato Mazzega ricordando che le attuali condizioni di mercato non consentono aumenti di capitale in alternativa all'Opa. «L'Opa - ha affermato il presidente Lino Benassi - rappresenta l'opzione più concreta per salvaguardare la continuità della gestione aziendale e il valore residuo dell'impresa». 01/05/2009 nascosto--> ANNUNCI DI GOOGLE

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Permasteelisa, sconfitto Cimolai (sezione: crisi)

( da "Corriere del Veneto" del 01-05-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere del Veneto sezione: ECOVUOTA data: 01/05/2009 - pag: 11 Permasteelisa, sconfitto Cimolai Croff resta in sella da presidente: «Assicurata continuità al piano industriale» Bonomi e soci si preparano a Opa e delisting. Il costruttore: non è finita qui VITTORIO VENETO (Treviso) È stata combattuta tra tecnicismi, delibere, fair play e grisaglie da avvocati. Ma è stata lo stesso, nella sostanza, una dura battaglia di conquista su Permasteelisa: l'ha persa Luigi Cimolai, il costruttore friulano salito al 15,53% del capitale nei giorni scorsi con l'intenzione di ottenere la presidenza e, di fatto, il controllo di uno dei più bei gruppi industriali del Veneto, capace di fatturare 1,13 miliardi e di presidiare tutti i continenti con le sue facciate di vetro e i suoi rivestimenti architettonici di lusso. Ha vinto la continuità: alla fine di un'assemblea durata poco meno di quattro ore, è stata eletta a maggioranza la lista che fa capo al fondo Investindustrial della famiglia Bonomi (detiene il 22,26% ed ha legato con patto di sindacato uno dei soci-manager, Lucio Mafessanti, che possiede un altro 4,39%). Tra i consiglieri eletti ci sono Davide Croff e Nicola Greco, che saranno confermati rispettivamente presidente e amministratore delegato. L'ex banchiere veneziano parla di un esito che «soddisfa tutto il management e consente di completare il piano industriale che già tanti buoni risultati ha prodotto ». Lo sconfitto chiude con la classica promessa: «Ho perso una battaglia, ma la guerra continua ». Potrà «combattere» già dai prossimi giorni come unico consigliere di minoranza tra i dieci membri del board. Che vivrà solo un anno contro i tre previsti: un'altra mossa infilata dalla maggioranza in assemblea e contestata dal costruttore. Il sospetto di quest'ultimo è che una durata così breve faccia parte di una più ampia strategia: assicurarsi che il socio «ribelle » non duri troppo in cda, mentre magari si affilano le armi per l'Opa e il delisting del gruppo, operazione tante volte ipotizzata dai rumors («ho contato 24 articoli sui giornali») e mai smentita. A suffragare il sospetto sarebbe la mancata distribuzione del dividendo proposta dal cda e approvata ieri in assemblea. Cimolai ha provato a rovesciare la decisione, proponendo una cedola forte - un euro per azione, in tutto 25 milioni - e giustificandola con il brillante utile di gruppo 2008 (quasi 45 milioni) e i 130 milioni di cassa positiva. «Non c'è motivo di trattenere il dividendo - ha attaccato il friulano - a meno che questa liquidità non serva ad altre operazioni finanziarie». Chiara allusione al fatto che i soldi della società potrebbero essere utilizzati indirettamente per il delisting. Tutte illazioni respinte dai vertici. Quanto alla durata del cda, Croff parla di «ramoscello di ulivo offerto per tentare una ricomposizione entro un anno delle divergenze tra i soci». La mancata cedola è invece un modo «di rafforzare il patrimonio del gruppo e di affrontare con più maggiori mezzi questa crisi globale. Non ci sono altri fini dietro questa decisione». Cimolai ha perso perché Amber Capital, ago della bilancia alla vigilia, si è schierato con Bonomi. Il rappresentante del fondo americano, azionista al 15%, a sorpresa non ha partecipato al voto sul dividendo, facendo subito intuire quale sarebbe stato l'esito finale dell'assemblea. Adesso, delisting o no, Permasteelisa si rimboccherà le maniche per reggere l'urto della gravissima crisi finanziaria e del settore immobiliare in atto. «Contiamo in una sostanziale stabilità del fatturato quest'anno - annuncia Croff - grazie al buon andamento in aree meno colpite dalla recessione come l'Asia e parti del Middle East. Abbiamo fatto un grande lavoro di semplificazione societaria, soprattutto in Usa, che ha portato notevolissimi vantaggi fiscali e organizzativi». Non si cambia vocazione industriale. Cimolai ha proposto l'evoluzione del gruppo in general contractor, Croff ribatte: «Giusto sperimentare nuovi business, e noi lo stiamo facendo con il solare in joint venture con Erg, ma manterremo la specializzazione nelle facciate alto di gamma. Altrimenti i cinesi ci spazzano in un secondo». Claudio Trabona Confermato Davide Croff, presidente fino al 2010 «Ribelle» Luigi Cimolai eletto in consiglio

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Aedes, sì all'aumento da 150 milioni di euro (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 01-05-2009)

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Il Sole-24 Ore sezione: FINANZA E MERCATI data: 2009-05-01 - pag: 35 autore: Cartone neopresidente della società Aedes, sì all'aumento da 150 milioni di euro Via libera dell'assemblea di Aedes all'aumento di capitale da 150 milioni che consentirà ad Amenduni e Isoldi di prendere il controllo della società. Un passaggio che segna ufficialmente la chiusura della gestione Castelli e apre un nuovo corso per il gruppo immobiliare. Oltre all'aumento di capitale, infatti, é stato sottoscritto anche un accordo con il sistema bancario che convertirà in azioni di categoria speciale 310 milioni di crediti chirografi. L'assemblea di Aedes ha provveduto anche a nominare il nuovo consiglio di amministrazione che tiene già conto dei mutati assetti azionari. Il presidente sarà Tommaso Cartone. Nel corso della riunione proprio l'ex amministratore delegato, Luca Castelli, ha ricordato l'imminente uscita dall'azionariato del gruppo, dove finora deteneva il 27%: «Abbiamo dato alle banche le nostre quote dopo aver raggiunto un accordo a livello della holding di famiglia, la Crescendo Family Holding, e adesso ci prepariamo ad uscire ». Quanto alla possibilità che la famiglia Castelli resti nell'azionariato ha spiegato: «Forse manterremo l'1-2% ma é probabile che usciremo del tutto». La nuova proprietà, d'altraparte,ha sottolineato come l'operazione varata ieri segna un importante cambio di rotta per il gruppo immobiliare, da mesi in grave crisi finanziaria: «L'azienda parte rafforzata », ha detto il presidente Cartone a margine dell'assemblea. E ha poi aggiunto: «Ci sarà molta attività sui servizi, mentre l'attività di sviluppo verrà riconfigurata».

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Lo spread cresce e riporta in auge il future sui BTp (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 01-05-2009)

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Il Sole-24 Ore sezione: PRIMO PIANO data: 2009-05-01 - pag: 7 autore: Lo spread cresce e riporta in auge il future sui BTp Isabella Bufacchi ROMA «Back to the BTp future», ritorno al contratto derivato future sui Buoni del Tesoro decennali. Non è il titolo di un nuovo romanzo o film di fantafinanza, ma un'iniziativa concreta e reale allo studio di Eurex, una delle più grandi Borse dei derivati al mondo. Il progetto inevitabilmente è anche all'esame dei tecnici del debito pubblico del ministero dell'Economia e delle banche italiane ed estere superprimary dealer in titoli di Stato italiani. Il BTp future è stato uno dei contratti derivati più negoziatie popolari al mondo agli inizi degli anni 90, ma fu soppresso nell'estate del 2000 dalla Borsa londinese Liffe in seguito all'introduzione dell'euro: il contratto italiano venne letteralmente schiacciato dalla supremazia del future sui Bund tedeschi. A distanza di poco meno di un decennio, l'allargamento del differenziale tra il rendimento dei Bund rispetto ai BTp e più in generale ai bond governativi in euro cosiddetti "periferici" (greci, irlandesi, portoghesi e spagnoli) sta facendo vacillare il mito del Bund future e sta creando i presupposti per la resurrezione del BTp future. Questo colpo di scena tuttavia non significa che il contratto derivato italiano, rispolverato nel pieno della peggiore crisi finanziaria del secolo, possa tornare alle sue vecchie glorie. Al contrario, il ritorno del BTp future potrebbe diventare il simbolo del fallimento del sogno europeo dell'euroconvergenza. Dopo l'avvio dell'Unione mone-taria, per anni i trader e gli investitori in titoli di Stato in euro si sono serviti del Bund future per operazioni di copertura, arbitraggio e speculazione sui tassi a lungo termine nell'eurozona: perché gli "spread" tra titoli di Stato diversi erano stretti (qualche decina di centesimi di punto percentuale) in virtù dell'euroconvergenza e del cammino comune degli Stati membri dell'Uem verso gli obiettivi condivisi del Trattato di Maastricht su debito/Pil e deficit/Pil. Ora i tempi sono cambiati, e gli operatori si lamentano del fatto che il Bund future non consente più una buona copertura perfetta sui titoli italiani e altri periferici: la volatilità del gap tra i rendimenti dei BTp e dei Bund è tale che il future sul titolo tedesco non funziona. «Se avessi coperto la mia posizione sui BTp con il Bund future avrei perso più soldi di quanto non mi sia accaduto mantenendo solo il titolo italiano in portafoglio », è il commento di un trader che ha preferito mantenere l'anonimato.è proprio la domanda nata spontaneamente sul mercato, presupposto indispensabile per il successo di un contratto future, ad aver alimentato in questi giorni le voci sul ritorno del BTp future. Un portavoce di Eurex contattato dal Sole 24 Ore ha confermato che il progetto è all'esame della Borsa dei derivati svizzero-tedesca, che ha avviato una consultazione con le banche. L'intenzione di lanciare questo nuovo contratto probabilmente ha anche a che fare con la voglia di rivitalizzare il listino dei prodotti fixed income all'Eurex,in quanto il Bund future ha registrato un crollo attorno al 50% delle contrattazioni e dei volumi di scambi per colpa del la crisi. Il BTp future debuttò nel 1991 sul parterre della Borsa inglese alle grida Liffe, fu protagonista del duello tra Londra e Parigi quando anche il Matif francese decise di lanciare lo stesso prodotto: dopo il fiasco parigino, questo derivato rientrò in Italia animando gli scambi del mercato italiano dei futures Mif. Il BTp future denominato in lire fu un successo, come decretò la Banca d'Italia all'epoca, perchè contribuì alla crescita degli scambi sul mercato cash dei titoli di Stato e addirittura abbassò il rendimento del BTp decennale utile per la consegna del cotratto future «riducendo il costo delle emissioni a lungo termine del Tesoro». Tutto questo non è più ripetibile, almeno non in automatico, perchè il nuovo BTp future sarebbe denominato in euro e probabilimente verrebbe usato per la copertura dell'intero pacchetto dei bond periferici nell'eurozona. Sarebbe sì un re, ma un re di periferia. Il disco verde del Mef all'iniziativa dell'Eurex non è d'obbligo, ma non incassarlo stroncherebbe sul nascare il progetto: fonti vicine a Via XX Settembre fanno notare che l'analisi costi/benefici è in corso. La Borsa con sede centrale a Francoforte inoltre non potrà muovere un passo senza il supporto delle banche che dovranno impegnarsi e garantire la liquidità del BTp future: in un periodo di crisi e grandi ristrettezze, in tempi in cui qualsiasi impegno pesa sui bilanci delle banche, neppure il supporto alla liquidità viene in automatico. Eurex comunque non si scoraggia: anche se i BTp sono i più liquidi e dunque perfetti per il future, non è escluso che venga analizzato un contratto alternativo coinvolgendo altri periferici. isabella.bufacchi@ilsole24ore.com © RIPRODUZIONE RISERVATA IL RITORNO L'iniziativa è allo studio della super-Borsa dei derivati Eurex, dei tecnici di Via XX Settembre e degli istituti dealer FRENA L'EUROCONVERGENZA Non basta più il contratto a termine sui Bund, perché il divario tra i rendimenti dei titoli dell'eurozona sta crescendo troppo

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E Tremonti adotta l' di Pechino: una moneta globale (sezione: crisi)

( da "Corriere della Sera" del 01-05-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere della Sera sezione: Economia data: 01/05/2009 - pag: 30 Il dibattito con Padoa-Schioppa E Tremonti adotta l'«idea» di Pechino: una moneta globale ROMA La moneta unica globale? «Un'idea di straordinario interesse» dice, convinto, il ministro dell'Economia Giulio Tremonti. Che ieri si è spinto anche oltre, mettendosi ad elaborare sulla proposta lanciata dal Governatore della banca centrale cinese, Zhou Xiaochuan: trasformare in una valuta mondiale di riserva i Diritti Speciali di Prelievo, cioè le unità di conto del Fondo Monetario Internazionale, una moneta virtuale il cui valore è determinato da un paniere ponderato di valute nazionali. «È un'idea che evoca una moneta unica nel mondo. Uno che vive in Belgio o in Canada, magari, la parola paniere non la capisce. E allora si può pensare a una doppia circolazione: uno strumento per denominare le transazioni mondiali e, rasoterra, conservare le nostre monete nazionali per le operazioni locali» ha detto Tremonti, intervenuto ieri con Giuliano Amato, alla presentazione del libro del suo predecessore Tommaso Padoa-Schioppa, «La veduta corta » scritto con Beda Romano. È stato proprio Amato, ministro del Tesoro e presidente del Consiglio nel pieno della tempesta valutaria del 1992, a mettere sul tavolo del dibattito sulla crisi finanziaria il tema valutario e la proposta del governatore cinese. «La moneta è un problema cruciale. Dopo il disancoraggio dall'oro, l'America ha pensato al dollaro come: la mia valuta, un vostro problema. Ora, però, il dollaro è diventato anche un loro problema. Il fatto è che un'unica moneta secondo Amato non può tutelare gli interessi della propria economia e nello stesso tempo funzionare come valuta di riserva per gli altri. Per ridurre l'enorme disavanzo commerciale degli Stati Uniti, ad esempio, il dollaro dovrebbe essere svalutato moltissimo, ma questo danneggerebbe enormemente i paesi che li detengono come riserva». Visioni diverse nel dibattito, soprattutto tra Tremonti e Padoa-Schioppa, sono invece emerse sulle cause della crisi in corso. Che per Tremonti nasce con la caduta del muro di Berlino nell'89 e la successiva globalizzazione, che è stata troppo veloce, e per Padoa-Schioppa, che ne data la nascita 10 anni prima, nel '79, con l'elezione di Reagan e della Thatcher, dalla «crescita trainata dal consumo a debito». E divergenze sono apparse chiare anche sul 'rischio democratico'. «Non è che con la fine della sinistra, non solo in Italia, sia finita la democrazia. Questa non è in discussione, anche se la crisi alimenta molte suggestioni» dice Tremonti. Mentre Padoa-Schioppa avverte: «Democrazia e mercato sono due regimi che hanno in sé il germe dell'autodistruzione, che può attivarsi se sono lasciati senza regole. E su democrazia e mercato non bisogna mai essere troppo tranquilli» Mario Sensini Le date chiave Per il ministro l'origine della crisi è l'89, per Padoa-Schioppa risale alla Thatcher Il ministro dell'Economia Giulio Tremonti e l'ex ministro Tommaso Padoa- Schioppa

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Nuova Bcc, primi sì da Industriali e Bottacin Doglioni scettico (sezione: crisi)

( da "Corriere del Veneto" del 01-05-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere del Veneto sezione: BELLUNO data: 01/05/2009 - pag: 10 Credito Nuova Bcc, primi sì da Industriali e Bottacin Doglioni scettico BELLUNO Dopo la presentazione del progetto per la nuova Banca di credito cooperativo di Belluno e Feltre, ieri sono arrivate già le prime sottoscrizioni di capitale sociale: un pensionato e un giovane assicuratore i primi a presentarsi al comitato promotore. Intanto l'assessore provinciale al Lavoro, Daniela Larese Filon, ha convocato un incontro tra i promotori e la giunta. Si moltiplicano le reazioni all'iniziativa finanzaria, specie tra sindacati e categorie. Reazioni positive, anche se non manca qualche perplessità. Entusiasta il candidato alla provincia del centrodestra, Gianpaolo Bottacin: «Accolgo con i migliori favori il nuovo istituto che si sta costituendo in provincia. L'auspicio è che la Bcc possa rappresentare una realtà in grado di lavorare concretamente nell'interesse dei cittadini, delle imprese e di tutti i lavoratori, specie in un momento di profonda crisi». È Paolo Doglioni, presidente della Camera di Commercio di Belluno, invece a dirsi perplesso. «Usciamo da un sistema finanziario in sofferenza - ha spiegato Doglioni - . L'idea che muove la Bcc ha, di per sé, un valore positivo. Non so se una banca di piccole dimensioni può trovare spazio nel mercato bellunese, dove gli sportelli e le banche sono tanti». Per Confidustria è il direttore Stefano Perale a sintetizzare: «Nel momento di difficoltà che viviamo, questo tipo di banche che sono rivolte agli associati stessi, e che forse sono meno coinvolte nella crisi finanziaria mondiale, possono riuscire a dare risposte concrete ai bisogni della gente. Abbiamo dato il nostro plauso, attendiamo di incontrare anche il comitato». Comitato che ora ha tempo fino a fine aprile del prossimo anno per raccogliere i 5 milioni di euro di capitale sociale per partire. Il progetto prevede due sportelli: uno a Belluno, dove sarà la sede della banca, e uno a Feltre, con 14 dipendenti, tutti soci. Il cda è rappresentato da un presidente, un vice, e un numero di consiglieri tra 5 e 11. Per quanto attiene alla raccolta dei risparmi, il progetto indica come obiettivo 15 milioni il primo anno, quasi 32 nel secondo e poco più di 47 nel terzo. Per gli impieghi, il progetto prevede 12 milioni il primo anno, 26 per il secondo e 40 per il terzo. Federica Fant

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Saipem e Cir ai massimi (sezione: crisi)

( da "Corriere della Sera" del 01-05-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere della Sera sezione: Economia Mercati Finanziari data: 01/05/2009 - pag: 33 La Giornata in Borsa di Giacomo Ferrari Saipem e Cir ai massimi Piazza Affari Ottava settimana consecutiva al rialzo per Milano. Forti gli scambi: 3,6 miliardi Ottava settimana consecutiva di rialzo per le Borse europee e per Piazza Affari, dove l'indice S&P-Mib ha guadagnato ieri l'1,44%, mentre il Mibtel è cresciuto dell'1,19%, con scambi decisamente superiori alla media dei primi mesi di quest'anno (sono passati di mano titoli per un controvalore complessivo di 3,6 miliardi di euro). A trascinare al rialzo il listino della Borsa italiana sono stati soprattutto i valori bancari. In particolare, Intesa-Sanpaolo ha corso più di tutti, con un prezzo di riferimento di 2,43 euro, +5,98% rispetto alla vigilia. Ma anche Mediolanum (+4,65%) e Mediobanca (+4,40%) sono state tra le azioni bancarie più gettonate nel corso della seduta. Nel resto dell' S&P-Mib, inoltre, Cir e Saipem, oltre a registrare progressi superiori ai tre punti percentuali, hanno toccato i nuovi massimi dell'anno. La società del gruppo De Benedetti ha sfiorato quota 1 euro (+3,97%), mentre la compagnia controllata dall'Eni è salita del 3,28% a 16,37 euro. La lista dei maggiori ribassi si apre invece con Fiat, che nel giorno dell'intesa con Chrysler ha ceduto il 5,94%, a quota 7,515 euro, confermando così la vecchia massima degli operatori di Borsa, che recita: «Compra sulle attese, vendi sulla notizia». In calo anche Geox, che a causa delle vendite di beneficio (mercoledì il titolo aveva toccato il massimo annuale) ha lasciato sul campo il 3,58%. Altre flessioni significative, infine, per Lottomatica (-3,16%) e Italcementi (-3,11%): entrambi i titoli avevano corso molto la seduta precedente.

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Utili in calo, Ericsson scivola dell'8% (sezione: crisi)

( da "Corriere della Sera" del 01-05-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere della Sera sezione: Economia Mercati Finanziari data: 01/05/2009 - pag: 33 Il caso a Stoccolma Utili in calo, Ericsson scivola dell'8% (g.fer.) La recessione impone ai clienti di Ericsson il rinvio degli ordini e la società svedese, leader mondiale nella produzione di apparecchiature di rete per la telefonia mobile, è costretta a registrare un calo di un terzo degli utili netti trimestrali, a 1,8 miliardi di corone (171 milioni di euro). Sale, invece, a 49,6 miliardi di corone il fatturato (+12%) grazie sostanzialmente all'effetto cambio. I dati, comunicati ieri, hanno avuto immediate ripercussioni sul corso del titolo alla Borsa di Stoccolma. A fine seduta le azioni Ericsson valevano 71 corone, l'8,03% in meno rispetto alla vigilia. Carl-Henric Svanberg ceo di Ericsson

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I conti trimestrali spingono Edison (sezione: crisi)

( da "Corriere della Sera" del 01-05-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere della Sera sezione: Economia Mercati Finanziari data: 01/05/2009 - pag: 33 Il caso a Milano I conti trimestrali spingono Edison (g.dos.) I ricavi trimestrali in crescita del 20,4% a 3 miliardi e la conferma del target 2009 in linea con i risultati del 2008, malgrado la crisi, hanno premiato il titolo Edison, che ieri sul listino di Piazza Affari ha guadagnato il 4,4% attestandosi poco sotto 1 euro per azione (0,961). Con una nota, la società guidata da Umberto Quadrino ha sottolineato che i risultati di bilancio sono stati conseguiti «nonostante condizioni di mercato critiche, caratterizzate da un forte calo dei consumi di energia elettrica, pari al 7,9% nei primi tre mesi dell'anno ». Annunciata un'operazione di finanziamento a medio termine (tre anni) per 500 milioni. Umberto Quadrino ad di Edison

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ROMA Il sistema finanziario italiano è solido ma il rischio di credito è in aumento. ... (sezione: crisi)

( da "Messaggero, Il" del 01-05-2009)

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Venerdì 01 Maggio 2009 Chiudi ROMA Il sistema finanziario italiano è solido ma il rischio di credito è in aumento. È quanto emerge al termine del Comitato per la salvaguardia della stabilità finanziaria che si è riunito ieri per esaminare gli sviluppi più recenti delle tensioni sui mercati finanziari internazionali e nazionali. Alla riunione, presieduta dal ministro dell'Economia e delle Finanze, Giulio Tremonti, hanno partecipato il direttore generale della Banca d'Italia, Fabrizio Saccomanni, il direttore generale del Tesoro, Vittorio Grilli, il presidente dell'Isvap, Giancarlo Giannini, il presidente della Consob, Lamberto Cardia. La Banca d'Italia, si legge nella nota, «ha evidenziato l'esigenza di mantenere sotto attento monitoraggio la qualità del credito, in un quadro congiunturale non favorevole». Le Autorità di vigilanza, conclude la nota, «hanno riferito al Comitato in relazione all'evoluzione della crisi finanziaria e hanno confermato la sostanziale solidità del sistema finanziario italiano». C'è il rischio insomma che il deterioramento dell'economia e le difficoltà delle imprese (e in parte anche delle famiglie) portino ad un aumento delle sofferenze bancarie, cioè dei prestiti che non rientrano agli istituti. Le banche si trovano quindi nella necessità di valutare molto attentamente la concessione di finanziamenti, e anche su questo aspetto vigila la Banca d'Italia. Il governo però ha un'esigenza non del tutto coincidente: quella di assicurare che anche in queste condizioni non venga a mancare da parte del sistema bancario il necessario finanziamento all'economia. Per questo sono stati messi a punto diversi provvedimenti tra cui quello relativo ai Tremonti-bond: titoli emessi dalle banche e sottoscritti dal tesoro, attraverso i quali viene immessa liquidità da riversare a famiglie e imprese. Un altro intervento permette alle banche di erogare finanziamenti usando risorse della cassa Depositi e Prestiti.

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E Passera prevede utili e dividendi (sezione: crisi)

( da "Gazzetta di Parma (abbonati)" del 01-05-2009)

Argomenti: Crisi

ECONOMIA 01-05-2009 INTESA SANPAOLO BAZOLI «TRANQUILLO» SUI SOCI DOPO L'ACCORDO AGRICOLE-GENERALI E Passera prevede utili e dividendi TORINO II Tranquillo «nel modo più assoluto ». Si esprime così Giovanni Bazoli, presidente del consiglio di sorveglianza di Intesa Sanpaolo, sulla situazione dell'azionariato dopo che il Cré- dit Agricole e le Generali hanno vincolato le rispettive partecipazioni con un accordo di consultazione che raggruppa il 10,89% del capitale di Intesa. Una precisazione che è arrivata al termine dell'assemblea di Ca dè Sass chiamata a votare sulla ripartizione dei profitti 2008 (2,5 miliardi di euro ma niente cedola per i soci) e nel corso della quale l'amministratore delegato Corrado Passera ha detto di aspettarsi per il 2009 «un utile robusto e di tornare a distribuire il dividendo anche se ora è troppo presto per prendere impegni di dimensione e quantità». Bazoli ha escluso letture ostili al patto Agricole-Generali e al successivo incremento della quota della Compagnia San Paolo dal 7,9% al 9,9% (che avverrà a giugno grazie a una opzione sull'1,9% della banca). Le manovre dei soci non vanno interpretate con «quei significati che abbiamo letto sui giornali», ha tranquillizzato. Sempre sul fronte dell'azionariato, la Carlo Tassara ha ridotto la sua quota dal 4,6 al 2,5% mentre la Fondazioni Cariparo ha arrotondato dal 4,6% al 4,9%. Tornando alla situazione della banca, Passera ha detto di guardare con «relativa serenità alla situazione attuale» pur non nascondendosi che «il 2009 sarà un anno molto complesso» e che la crisi finanziaria «non è ancora finita». La scarsa visibilità sul futuro potrebbe consigliare di far slittare il nuovo piano industriale «alla fine dell'estate», non appena «le condizioni economiche si assesteranno». La banca continuerà a mantenere alta «l'attenzione sui costi e sui rischi», anche se «non sono previste ulteriori riduzioni di personale» rispetto a quelle già comunicate. E, dopo i 3,1 miliardi del quarto trimestre del 2008, «non ci aspettiamo svalutazioni importanti». Quanto al tema della quota in Bankitalia (il 42,6% in carico a 629 milioni) Bazoli ha sostenuto che la sua cessione «è un passo che deve essere realizzato».

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A parole nessuno vuole un ritorno al protezionismo stile anni 30, basato su dazi e quote. Ma tutti i... (sezione: crisi)

( da "Messaggero, Il" del 01-05-2009)

Argomenti: Crisi

Venerdì 01 Maggio 2009 Chiudi A parole nessuno vuole un ritorno al protezionismo stile anni 30, basato su dazi e quote. Ma tutti i leader si preoccupano di tutelare le imprese del proprio Paese rispetto a quelle straniere. Lo ha fatto ieri anche il presidente Obama, che dopo aver salutato l'accordo con Fiat ha invitato ad acquistare auto americane.

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Nel corso del 2008 la crisi finanziaria americana è arrivata anche all'economia reale. La ... (sezione: crisi)

( da "Messaggero, Il" del 01-05-2009)

Argomenti: Crisi

Venerdì 01 Maggio 2009 Chiudi Nel corso del 2008 la crisi finanziaria americana è arrivata anche all'economia reale. La crescita è stata negativa nel secondo nel terzo trimestre dell'anno. Il 2009 si è aperto con un segno meno ancora più marcato rispetto alle previsioni (-6,1%). Ma ora sui consumi si inizia a vedere qualche segnale positivo.

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Intesa Sanpaolo: Passera vede utili e tornare la cedola (sezione: crisi)

( da "Arena, L'" del 01-05-2009)

Argomenti: Crisi

Venerdì 01 Maggio 2009 ECONOMIA Pagina 38 BANCHE. L'ad: 2009 complesso, ma positivo Intesa Sanpaolo: Passera vede utili e tornare la cedola Il presidente Bazoli: «Sui soci siamo tranquilli» TORINO Tranquillo «nel modo più assoluto». Si esprime così Giovanni Bazoli, presidente del consiglio di sorveglianza di Intesa Sanpaolo, sulla situazione dell'azionariato della banca dopo che il Credit Agricole e le Generali hanno vincolato le rispettive partecipazioni con un accordo di consultazione che raggruppa il 10,89% del capitale di Intesa. Una precisazione che è arrivata al termine dell'assemblea di Ca dè Sass chiamata a votare sulla ripartizione dei profitti 2008 (2,5 miliardi di euro, ma niente cedola per i soci) e nel corso della quale l'amministratore delegato Corrado Passera ha detto di aspettarsi per il 2009 «un utile robusto e di tornare a distribuire il dividendo anche se ora è presto per prendere impegni di dimensione e quantità». Bazoli ha escluso letture ostili al patto Agricole-Generali e al successivo incremento della quota della Compagnia San Paolo dal 7,9% al 9,9% (che avverrà a giugno grazie a una opzione sull'1,9% della banca). Le manovre dei soci non vanno interpretate con «quei significati che abbiamo letto sui giornali», ha tranquillizzato. Prima di «valutare la portata» del patto, il professore bresciano, punto di equilibrio dei soci di Intesa, ha detto di attenderne la pubblicazione: «allo stato - ha spiegato in assemblea - le uniche informazioni di cui la banca è in possesso sono quelle ricavabili dal comunicato». Bazoli ha, infatti, chiarito che «siamo stati informati che c'era un problema da parte del Credit Agricole (il rischio di dover svalutare la quota del 5,8% in Intesa, ndr.) e che si pensava di risolverlo in un certo modo. Sul patto - ha però aggiunto - assolutamente no, non abbiamo avuto informazioni». Sempre sul fronte dell'azionariato, la Tassara ha ridotto la sua quota dal 4,6 al 2,5% mentre la Fondazioni Cariparo ha arrotondato dal 4,6% al 4,9%. Tornando alla situazione della banca, Passera ha detto di guardare con «relativa serenità alla situazione attuale» pur non nascondendosi che «il 2009 sarà un anno molto complesso» e che la crisi finanziaria «non è ancora finita». La scarsa visibilità sul futuro potrebbe consigliare di far slittare il nuovo piano industriale «alla fine dell'estate», non appena «le condizioni economiche si assesteranno». La banca manterrà alta «l'attenzione sui costi e sui rischi», anche se «non sono previste ulteriori riduzioni di personale» rispetto ai già comunicati. E, dopo i 3,1 miliardi del quarto trimestre 2008, «non ci aspettiamo svalutazioni importanti». Bankitalia, alle cui disposizioni l'assemblea ha adeguato lo statuto, è stata richiamata da Bazoli anche per difendere il sistema di retribuzione del management, oggetto di interventi critici in assemblea. L'attribuzione della parte variabile dei compensi ai manager trova «piena rispondenza» nelle sue indicazioni.  

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Influenza suina. Panico nel mondo per 7 morti (sezione: crisi)

( da "Giornale.it, Il" del 01-05-2009)

Argomenti: Crisi

Il mondo continua a lottare contro la recessione, il Pil americano sprofonda a -6%, ma c'è qualcuno che ha già vinto. I soliti noti, sì, proprio loro, la casta dei banchieri Usa che, come spiego in questo articolo nel 2009 si appresta ad incassare stipendi e bonus strepitosi, quasi allo stesso livello del fantastico (per loro) 2007: nei primi tre mesi dell'anno le sei principali banche americane hanno accantonato la bellezza di 36 miliardi di dollari per il prorio management. Chi lavora nel dipartimento trading e investimenti bancari di JPMorgan Chase, ad esempio, assapora già, per l'anno in corso, un reddito medio pro capite di 509mila dollari, mentre nell'ultima annata senza eccessi, il 2006, era stato di 345mila dollari. Intanto, però, le banche continuano a licenziare e a delocalizzare gli impieghi più modesti in India e nelle Filippine. E' il loro modo di ringraziare il contribuente americano. Intanto, grazie al New York Times, sappiamo con certezza che l'uomo scelto da Obama per risanare l'economia statunitense, il ministro del Tesoro Timothy Geithner quando era alla guida della Federal Reserve aveva rapporti scandalosamente stretti con i banchieri (per i dettagli leggere qui). Insomma, era e resta il loro uomo. Intanto i banchieri festeggiano anche in Gran Bretagna (bonus per 7 miliardi) , mentre il numero uno di Societé Générale Daniel Bouton dopo aver fatto disastri se ne va con una pensione da 730 mila euro. E tutto torna come prima: la casta dei banchieri continua a comandare. Scritto in giustizia, banche, capitalismo, crisi, manipolazione, era obama, notizie nascoste, globalizzazione, economia, società, gli usa e il mondo Commenti ( 16 ) » (3 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 28Apr 09 Influenza suina. Panico nel mondo per 7 morti Non mi piace scrivere più post sullo stesso argomento a distanza di poche ore. Ma non posso esimermi dal farlo. L'Oms ha dichiarato oggi che i morti provocati dall'influenza suina sono sette. Tutti gli altri sono solo sospetti. Ciò nonostante la California proclama lo stato d'emergenza, Obama chiede fondi straordinari per 1,5 miliardi di dollari e, come previsto, spuntano casi inquietanti in tutta Europa. Un panico mondiale per 7 morti, mentre la Novartis ci fa sapere che entro due mesi sarà pronto il vaccino e gli infettologi raccomandano "farmaci specifici per il trattamento-prevenzione dell'influenza umana da virus suino come l'Oseltamivir (ovvero l'immancabile Tamiflu della Roche, già prescritto contro l'aviaria) e lo Zanimivir" (fonte: dieci domane e risposte pubblicate oggi dal Giornale a firma di Manila Alfano e Matthias Pfaender). Se non è spin questo. AGGIORNAMENTO: In questo articolo spiego come si costruisce ad arte il panico globale e paragono l'aviaria alla suina. Inoltre: la conferenza stampa di ieri di Obama rafforza i miei sospetti. Barack l'ha aperta parlando dell'influenza suina e la prima domanda è stata su questo tema. Ieri è stato annunciato il crollo del 6% del Pil americano e tra 4 giorni verranno resi noti i risultati dello stress-test sulle banche, eppure su 13 domande neanche una era riferita alla crisi finanziaria, che così viene dimenticata da tutti e Wall Street può salire del 2%. Complimenti agli spin doctor di Mr. President: l'influenza suina era un'occasione strepitosa e loro non se la sono lasciata scappare. Scritto in crisi, comunicazione, influenza suina, psicosi, spin, manipolazione, notizie nascoste, globalizzazione, società, era obama, gli usa e il mondo Commenti ( 60 ) » (6 voti, il voto medio è: 4.33 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 27Apr 09 E la Cina diventa sempre più influente nel mondo Il mondo è angosciato dalla crisi economica, ma c'è chi approfitta di questa situazione - e del declino degli Stati Uniti - per ampliare le propria influenza nel mondo. Chi? La Cina, ovviamente, che stringe accordi commerciali e finanziari in Asia, in Africa e persino nell'America Latina. Concede prestiti non più solo in dollari, ma anche in yuan e propone un modello di sviluppo alternativo a quello anglosassone, come spiego in questo articolo . Il tutto con discrezione ed efficacia, mentre l'America si dimostra incapace di reagire. Pechino potrebbe diventare una superpotenza molto prima del previsto, secondo l'economista Nouriel Roubini addirittura entro dieci anni. Scritto in capitalismo, crisi, era obama, globalizzazione, cina, notizie nascoste, gli usa e il mondo Commenti ( 57 ) » (6 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 25Apr 09 Influenza suina, una psicosi molto sospetta. Nelle ultime 24 ore è scattato l'allarme in Messico per l'influenza suina e i media di tutto il mondo hanno ripreso la notizia con toni drammatici evocando il rischio di un contagio planetario. Sarà, ma gli studi sullo spin mi hanno insegnato a diffidare degli allarmi su improvvise epidemie provocate da malattie misteriose. Ricordate la Mucca pazza? E quelle immagini angoscianti dei bovini tremanti? All'epoca ci dissero che l'encefalopatia spongiforme bovina, variante del morbo di Creutzfeldt-Jakob, avrebbe provocato la morte di migliaia di persone, nonostante l'abbattimento di decine di migliaia di capi. Ma a oggi sono stati registrati 183 casi in tutto il mondo. Le autorità fecero bene a mettere al bando le farine di origine animale, che costringevano degli erbivori a trasformarsi in carnivori; ma l'allarme fu eccessivo. E la Sars? Vi ricordate le immagini dei condimini sigillati, con i medici che vi entravano indossando degli scafandri simili a quelli degli astronauti? Furono pochissime le vittime, ma ci fu panico in tutto il mondo. Oggi il virus pare sia scomparso. Ancora: l'influenza aviaria, Esiste dal 1878 e i casi di trasmissione all'uomo sono rarissimi. Eppure il mondo nel 2005 non parlava d'altro; i governi decisero di rendere obbligatorie stock di riserva del Tamiflu, un farmaco in realtà poco efficiente contro la malattia; per la gioia della Roche ( su quella vicenda segnalo la splendida inchiesta di Sabrina Giannini, trasmessa nel 2006 da report) Ora improvvisamente tutto il mondo parla dell'influenza suina e da Città del Messico arrivano, come da copione, notizie molto allarmanti. Gli Usa sostengono che sia troppo tardi per arignare il virus, l'Europa è in allarme. Si stanno creando tutte le premesse per diffondere una piscosi mondiale. Sarà ingiustificata come le altre? Io dico di sì, con una conseguenza facilmente prevedibile: per un po' ci si scorderà della crisi economica. Scritto in crisi, comunicazione, influenza suina, psicosi, spin, manipolazione, globalizzazione, economia, società, notizie nascoste Commenti ( 98 ) » (7 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 23Apr 09 La Casa Bianca e la Fed truccano i conti? Navigando su Internet ho trovato alcune notizie assai interessanti. Il suicidio del top manager Kellermann ha fatto emergere un retroscena sconcertante sul modo in cui l'Amministrazione Obama gestisce gli interventi di risanamento. Il mese scorso ha tentato ripetutamente (ed energicamente) di convincere il management di Freddie Mac di nascondere il costo reale del programma varato per arginare la confisca degli immobili dei mutuatari insolventi. E che costo: 30 miliardi di dollari a carico della società. Il management (Kellermann incluso) si è opposto strenuamente e i rappresentanti del Tesoro hanno dovuto rinunciare. Alla fine la cifra è uscita, ma è stata subito relativizzata dalle rassicurazioni del presidente Barack Obama e del ministro del Tesoro Timothy Geithner. Ieri sera il numero uno di Bank of America, Kennet Lewis, ha rivelato che lo scorso settembre il presidente della Federal Reserve, Ben Bernanke, e l'allora ministro del Tesoro Paulson fecero forti pressioni affinchè lo stesso Lewis non rivelasse le gravi difficoltà finanziarie di Merril Lynch, scoperte nell'ambito delle trattative per la fusione tra i due istituti. E se si considera che il governo ha autorizzato le banche a cambiare le regole contabili - e dunque ad annacquare le perdite sui debiti tossici - il quadro non è affatto rassicurante. Nessuno parla più del debito complessivo americano (pari al 35o% del Pil); pochi rilevano che la Cina da tre mesi sta riducendo l'acquisto di Buoni del tesoro americani o che il gettito fiscale sarà inferiore alle attese con inevitabili ripercussioni sul defiti pubblico. L'impressione è che le autorità Usa stiano tentando di mascherare i problemi o addirittura di indurre l'opinione pubblica a ignorarli. Ma basta truccare le carte per spingere il mondo fuori dalla crisi? Io dico di no: l'ipnosi aiuta ma non risolve. AGGIORNAMENTO: Una società di consulenza privata, la PNC Financial Services Group Inc, ha pubblicato ieri le stime sui debiti tossici delle banche americane. I risultati sono disastrosi: gli asset che non danno interessi sono aumentati del 169% nel primo trimestre 2009 in tredici dei più grandi istituti. Ma le Borse continuano a salire; già, il peggio è proprio passato. Scritto in banche, capitalismo, crisi, manipolazione, era obama, cina, economia, gli usa e il mondo Commenti ( 66 ) » (5 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 21Apr 09 E' nel blog il futuro del giornalismo? Premessa: fino a metà del 2008 questo blog era una piacevole e utilissima integrazione al mio ruolo di inviato del Giornale. Negli ultimi mesi la situazione è cambiata: continuo ad essere un inviato del Giornale, ma il blog diventa sempre più qualificante per il mio profilo professionale e non solo perché è sempre più letto, con un media di commenti molto alta (e di questo vi sono molto grato). Mi capita sempre più spesso di essere invitato a partecipare a trasmissioni radiofoniche o televisive da colleghi che hanno letto commenti interessanti su "il cuore del mondo", mentre prima accadeva solo per gli articoli sull'edizione cartacea. L'altro giorno un brillante collega della Televisione della Svizzera italiana, Michele Fazioli, mi ha intervistato sul futuro del giornalismo e sulle insidie della comunicazione, con molte domande ispirate proprio dal blog (chi volesse seguirla può scaricare qui la trasmissione Controluce). E stamane un amico e valente blogger, Wolly, mi ha segnalato un interessante articolo di Alberto Flores d'Arcais, da cui risulta che tra gli oltre 20 milioni di blogger presi in esame in America (tutti quelli che lo fanno per passione, per informare, per gioco o per qualsiasi altro motivo) ce ne sono 1,7 milioni che ci guadagnano sopra. E per 452mila di costoro quei soldi sono la prima fonte di stipendio. E con 100mila visitatori unici si riesce a guadagnare 75mila dollari all'anno. Mica pochi. Con qualche ombra, però. Diversi blogger vengono pagati per "bloggare" un prodotto, spesso senza dichiarare il committente e questo è preoccupante perchè in questo modo si accentua il fenomeno della pubblicità parassitaria o camuffata, che già tormenta i media tradizionali. Ma secondo il Wall Street Journal è sempre più consistente il numero dei reporter che fanno buon giornalismo sul blog anzichè sui media tradizionali, come peraltro emerso recentemente a Perugia durante il riuscitissimo Festival internazionale di giornalismo. E in Gran Bretagna il Guardian inizia a guadagnare bene grazie alla pubblicità mirata raccolta attraverso i blog. Da qui la domanda: il futuro del giornalismo è nel blog? Vedo un mondo in cui ci saranno alcuni siti generalisti e tanti piccoli blog specializzati ad altro valore aggiunto, alcuni dei quali diventeranno vere e proprie testate giornalistiche (negli Usa è già successo con Huffington Post). Sbaglio? Inoltre mi chiedo: in una professione che sta cambiando rapidamente cromosomi, fino a quando i giornalisti italiani potranno pretendere di mantenere in vita un Ordine professionale? Scritto in crisi, blog, comunicazione, società, notizie nascoste, gli usa e il mondo, Italia, giornalismo Commenti ( 42 ) » (5 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 19Apr 09 La casta dei top manager continua a imperare (anche in Italia) Il mio amico e collega Nicola Porro latita un po' sul suo blog, ma sul Giornale è assai presente e ieri è stato uno dei rari giornalisti italiani a dare con la giusta evidenza una notizia che ritengo, purtroppo, molto significativa. Trattasi di questo: Tronchetti Provera ha deciso di "dimissionare" Carlo Puri Negri, il numero uno di Pirelli Real Estate. E a ben vedere. Come scrive Porro: "Il titolo piazzato in Borsa a 26 euro viaggia oggi intorno ai 4,7", e fino a pochi giorni fa era ancora più giù. "Nel 2008 Pirelli Re ha perso quasi 200 milioni ed è stata costretta a lanciare un aumento di capitale da 400 milioni. Se Pirelli Re non avesse avuto l'ombrello finanziario ed economico di Pirelli, sarebbe come le tante società immobiliari che stanno saltando come pop corn". Puri Negri, dopo molti anni lusinghieri, ha fallito ed è invitato ad andarsene. Il capitalismo funziona così. Ma se ne va con una buonuscita da 14 milioni di euro. E questo proprio non va. Perchè il capitalismo esige l'assunzione di responsabilità, mentre questa vicenda dimostra che la casta dei supermanager non ha imparato la lezione e continua a comportarsi con avidità, arroganza, disprezzo del buon senso e degli altri. Una casta che ha provocato i danni maggiori nelle banche, ma che influisce anche in altri settori.Ed è inutile parlare di risanamento e di capitalismo etico fino a quando prevarranno queste logiche. Torniamo ai fondamentali, a un sistema che premia chi fa bene, ma che punisce chi sbaglia. E' una questione di giustizia e di buon senso, ormai irrinunciabile, perchè senza fiducia sociale il sistema non regge. Scritto in banche, capitalismo, crisi, società, economia, Italia, notizie nascoste, democrazia, giornalismo Commenti ( 53 ) » (13 voti, il voto medio è: 4.92 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 16Apr 09 Referendum, la Lega ha fatto bene i conti? Premessa: io sono (ma ormai bisogna dire ero) favorevole all'accorpamento tra il referendum e le elezioni europee, non fosse che per una questione di buon senso. Non ha senso a pochi giorni dal terremoto e in piena crisi economica sprecare 400 milioni di euro. Fini è indignato e ha ragione. Berlusconi avrebbe voluto l'abbinamento e ha dovuto cedere solo perchè la Lega ha minacciato la crisi di governo. Ma perchè la Lega non vuole l'accorpamento? Ufficialmente perché lo ritiene anticostituzionale; in realtà perchè teme che il referendum venga approvato e dunque rinviandolo al 14 o al 21 giugno punta al mancato raggiungimento del quorum. E che cosa chiede il referendum? I tre quesiti sono formulati in modo incomprensibile; di fatto propongono di: 1) abrogare le norme che permettono il collegamento tra le liste alla Camera. Il premio di maggioranza non verrebbe più attribuito alla coalizione vincente, ma alla singola lista che ottiene più voti. 2) attribuire il premio di maggioranza anche al Senato con nuove soglie di sbarramento: 4% alla Camera, 8% al Senato. 3) abrogare le candidature multiple che consentono a un candidato di correre in più seggi elettorali. Se passassero i primi due quesiti la Lega rischierebbe di diventare ininfluente alla Camera e di non entrare nemmeno al Senato. Ecco perchè ha alzato la posta in gioco. Il suo ostruzionismo è fondato su ragioni comprensibili. Ho l'impressione, però, che la maggior parte degli italiani non gradisca affatto lo sperpero di 400 milioni e che sia favorevole al referendum. Rinviarlo a metà giugno potrebbe non bastare per indurre il 50,1% degli elettori a disertare le urne. Inoltre da questa vicenda l'immagine della Lega esce offuscata: mentre l'Italia si unisce e riscopre uno spirito nazionale, il Carroccio fa prevalere il cabotaggio elettorale, che motiva la base del partito, ma rischia di irritare molti elettori moderati. Sì, la Lega ha le sue ragioni, tuttavia mi chiedo: Bossi ha fatto bene i conti? Scritto in politica, lega, referendum, pdl, crisi, democrazia, società, partito democratico, Italia Commenti ( 44 ) » (12 voti, il voto medio è: 3.25 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 14Apr 09 Una farsa il ritorno agli utili delle banche Usa? Dunque, Wells Fargo ha annunciato utili per 3 miliardi di dollari, Goldman Sachs ieri per 1,5 miliardi e da qualche settimana le Borse festeggiano. Molti commentatori ritengono che il peggio, per le banche Usa, sia passato. E' davvero così? Ho molti dubbi. Com'è possibile che banche che fino a due mesi fa erano soffocate dai debiti tossici improvvisamente risplendano? Dove sono finiti i debiti? Strano, molto strano. O è un miracolo o c'è un trucco. Io propendo per la seconda ipotesi, per questa ragione: 1) Il governo americano ha consentito di allentare le regole mark-to-market, che obbligavano le banche a contabilizzare ogni giorni il valore di mercato dei loro debiti e siccome quelli tossici valevano zero gli istituti erano costretti a riportare perdite gigantesche. Ora invece le banche possono valutare con molta elasticità questi debiti. Secondo le nuove regole sono loro stesse a stabilire i criteri per stabilire il valore di questi titoli. L'istituto X ha un debito tossico che a valore di mercato vale 1, ma può decidere autonomamente che valga 5 o 6 perchè questo è il valore atteso fra uno o due anni. E le banche possono vantare utili inattesi. Capito? E' un nuovo esempio di finanza creativa. 2) Le banche in questi giorni sono sottoposte a uno stress-test e, i risultati preliminari, sapientemente passati al New York Times rivelano che lo stato di salute dei 19 principali istituti americani è migliore del previsto. Ma Nouriel Roubini in un post dimostra che sono inattendibili perchè fondati su premesse che la realtà ha già superato, in negativo. Ovvero i "casi estremi" considerati dal test sono molto migliori dei dati emersi nel frattempo sull'economia americana. Insomma, è una truffa. 3) La Federal reserve ha portato quasi a zero i tassi di interesse, ma l'Amministrazione Obama si è ben guardata dall'imporre limiti sui tassi che gli istituti finanziari posso chiedere al consumatore, che, negli Usa restano altissimi, a cominciare da quelli sulle carte di credito. Le banche li stanno addirittura alzando. Si finanziano a tasso zero, ma impongono al consumatore tassi superiori al 10%. Corrette e riconoscenti, come sempre. Il G 20 ha proiettato l'illusione di una regolamentazione dei mercati finanziari, le Borse risalgono, Obama alimenta le speranze parlando di "segnali di ripresa". E' evidente il tentativo di infondere artificialmente fiducia, di cambiare la psicologia del mercato e della gente, nella speranza che la profezia di un mondo migliore e improvvisamente risanato si autoavveri. Sarà, ma il ritorno agli utili delle banche Usa mi sembra una farsa. E a lungo termine questa manovra, che non rimuove il male ma lo accentua, estremamente pericolosa. Scritto in banche, capitalismo, crisi, spin, manipolazione, globalizzazione, economia, era obama, gli usa e il mondo Commenti ( 63 ) » (9 voti, il voto medio è: 4.67 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 09Apr 09 Per "Repubblica" l'immigrazione clandestina è peccato veniale Dunque Berlusconi non cambia linea nella lotta all'immigrazione clandestina e per rimediare al no della Camera, prolungherà il decreto in scadenza il 26 aprile. Mille immigrati, quasi tutti tunisini, non verranno messi in libertà. Ed è probabile che in futuro vengano approvate norme ancora più restrittive: la Spagna di Zapatero, la permissiva Olanda, la Gran Bretagna del laburista Brown vanno in questa direzione. E ieri il presidente francese Sarkozy ha pubblicato una direttiva che Alberto Toscano riassume così: "Massimo controllo di chi arriva per lavorare e massimo sforzo per allontanare (con le buone o con le cattive) dal suolo nazionale gli extracomunitari privi di permesso di soggiorno". Quest'anno dovranno essere espulsi almeno 27mila clandestini; come dire: lavoro ai francesi, via gli irregolari. Si tratta di misure draconiane, ben più severe di quelle italiane. Ma per la stampa di sinistra il governo italiano è troppo duro, disumano. Sulla Repubblica di oggi, ad esempio, Massimo Giannini, scrive: " L'allungamento a 180 giorni della permanenza dell'immigrato nei centri di smistamento è persino peggio: una misura sostanzialmente carceraria, stabilità da un'autorità amministrativa, in assenza di reato e di garanzia giurisdizionale >". In assenza di reato? Fino a prova contraria l'immigrato che tenta di entrare non avendo i documenti in regola, nè i visti necessari, viola le leggi del Paese. E questo, sebbene formalmente sia un illecito amministrativo, non può essere tollerato, soprattutto quando assume proporzioni preoccupanti che la società italiana dimostra di non tollerare più . Ma, evidentemente, per "Repubblica" l'immigrazione clandestina è un peccato veniale. (Versione aggiornata del post) Scritto in crisi, comunicazione, pdl, politica, partito democratico, società, francia, immigrazione, Italia, europa, giornalismo Commenti ( 95 ) » (8 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico Post precedenti Chi sono Sono inviato speciale di politica internazionale. Sposato, ho tre figli. Risiedo a Milano e giro il mondo. Tutti gli articoli di Marcello Foa su ilGiornale.it contatti Categorie banche (14) blog (2) capitalismo (16) cina (21) comunicazione (7) crisi (24) democrazia (64) economia (37) era obama (23) europa (15) francia (26) germania (6) giornalismo (55) giustizia (3) gli usa e il mondo (72) globalizzazione (53) immigrazione (41) influenza suina (2) islam (20) israele (2) Italia (157) lega (1) manipolazione (12) medio oriente (13) notizie nascoste (53) partito democratico (5) pdl (4) politica (4) presidenziali usa (23) progressisti (3) psicosi (2) referendum (1) russia (14) sicurezza (1) sindacati (1) società (33) spin (11) svizzera (5) turchia (12) Varie (17) I più inviati Dietro la vicenda Alitalia la mano della lobby europea - 4 Emails Una vita meritocratica... - 4 Emails Abbiamo vinto l'Expo. 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Rodolfo de Trent: Noi siamo abituati a pensare che tutto sia come una matrioska: tu sei nell'auto, l'auto è... 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Sì a Usa, sottopeso per Uk e Sol Levante. Ma con cautela (sezione: crisi)

( da "Borsa e Finanza" del 01-05-2009)

Argomenti: Crisi

INCHIESTA «Sì a Usa, sottopeso per Uk e Sol Levante. Ma con cautela» di Gabriele Petrucciani - 01-05-2009 «È una correzione tecnica, non penso ancora al risveglio del Toro». Sergio Bertoncini è strategist di Crédit Agricole Asset Management: «È vero - puntualizza - che lo scenario complessivo è migliorato, ma ancora non ci sono le condizioni per una ripresa duratura dei mercati azionari». Ritiene che le Borse debbano toccare nuovi minimi? È una previsione molto difficile, ma credo di no. In questa fase le Borse si stanno muovendo abbastanza bene ed è probabile che il trend continui ancora per un po'. Ci sono diversi fattori che stanno contribuendo a questo rimbalzo: dalla ripresa del mercato del credito a una stabilizzazione della volatilità, ora sotto i picchi dell'ultima parte del 2008, agli importanti interventi di natura monetaria e fiscale da parte delle autorità. Ma la situazione a livello macro rimane difficile. Per cui è molto probabile che nel breve l'attuale movimento rialzista di tipo correttivo potrebbe lasciare spazio a una pausa di riflessione e poi a una fase di movimento laterale. Di positivo c'è che stiamo assistendo a una rotazione settoriale molto consistente, favorevole per i titoli più ciclici e negativa per quelli più difensivi. Insomma, il mercato sta ricomprando tutte quelle azioni che fino a poco tempo fa venivano massacrate, tra cui le banche. Quali sono le aree da privilegiare? Gli emergenti stanno sicuramente evidenziando tutta la loro forza, anche perché sono stati meno impattati dalla crisi finanziaria. Più in particolare, sono molto confortanti i segnali provenienti dalla Cina. Per quanto riguarda le aree cosiddette core, invece, in questo momento stiamo sovrappesando l'America, mentre abbiamo un sottopeso relativo su Regno Unito e Giappone. Ma allora con che timing entrare sull'equity? Sicuramente è consigliabile un ingresso graduale sui mercati azionari, magari con uno strumento tipo il Pac che, in considerazione delle forti oscillazioni sia al rialzo sia al ribasso, tende proprio a ridurre il rischio del timing. Inoltre, dato che la nostra view è molto difensiva, l'idea di base è approfittare di potenziali fasi di reverse rispetto all'attuale trend di breve periodo per entrare maggiormente nell'equity. Cautela, insomma. È ancora un bear market che non va giocato aggressivamente.

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Al via l'aumento Pop Spoleto Possibili ingressi nel capitale (sezione: crisi)

( da "Borsa e Finanza" del 01-05-2009)

Argomenti: Crisi

ATTUALITÀ Al via l'aumento Pop Spoleto Possibili ingressi nel capitale L'offerta a fine maggio-inizio giugno. Non sono escluse acquisizioni di filiali. La valutazione sui Tre-bond rinviata dopo il primo semestre di Stefania Pescarmona - 01-05-2009 BANCHE IN MANOVRA Count down all'aumento di capitale da 44 milioni (di cui 4 riservati ai dipendendi) della Banca Popolare di Spoleto (BpS) nel cui azionariato potrebbero entrare nuovi soci istituzionali. «Attualmente è in corso l'esame del prospetto informativo da parte della Consob. È presumibile che l'offerta partirà l'ultima settimana di maggio o al massimo la prima di giugno», spiega il dg Alfredo Pallini, aggiungendo che la ricapitalizzazione potrebbe durare due-tre settimane, per chiudersi in ogni caso entro fine giugno. Ancora da definire il prezzo, «che verrà fissato dal cda in prossimità dell'offerta», puntualizza il direttore generale. BpS attualmente è quotata sul segmento Standard classe 1 di Borsa Italiana, ma il titolo è poco scambiato. «Stiamo lavorando per questo. L'aumento di capitale si propone, tra l'altro, di aumentare il flottante e, quindi, gli scambi dei titoli», aggiunge Pallini. I due soci di riferimento, la Spoleto Credito e Servizi (51,07%) e Mps (25,94%), hanno già dato la loro disponibilità a sottoscrivere l'aumento. «Per la restante parte, non dovrebbe essere un problema completare la raccolta, visto l'andamento della banca, le prospettive di sviluppo e la convenienza degli attuali prezzi di Borsa», osserva il dg. L'aumento è stato previsto al momento della predisposizione del piano 2007-2010, «quindi ante crisi, e si propone la finalità di supportare la crescita aziendale. Consente di sviluppare circa 500 milioni di maggiori finanziamenti all'economia e di fronteggiare la crescita dimensionale con l'apertura di 15 nuove dipendenze». Due di queste (Milano e Civitanova Marche) sono già operative. Per altre otto, BpS ha già ottenuto l'autorizzazione di Bankitalia: quattro verranno aperte entro dicembre (una a Roma e una in provincia di Teramo) e altre quattro il prossimo anno. Non è esclusa anche una crescita per linee esterne, così come l'eventuale ricorso ai Tremonti bond. «Osserviamo attentamente il mercato degli sportelli, anche alla luce del crollo dei prezzi e le dismissioni/chiusure annunciate da taluni intermediari», precisa Pallini. L'istituto punta a completare la presenza nel Lazio e nelle Marche e a entrare in Emilia Romagna. Quanto ai Tremonti bond, la banca potrebbe emettere obbligazioni garantite dal ministero del Tesoro fino a 40 milioni, pari al 2% dell'attivo a rischio e a circa 200 basis point di tier 1. Pallini ha però tenuto a ricordare che BpS «si presenta con un tier 1 del 7,3%, che diventerà oltre il 9% dopo l'aumento di capitale e l'8,6% a fine anno per la crescita dell'operatività», mentre «per la fine del 2010 ha previsto un tier 1 vicino all'8%». Il direttore generale ha aggiunto poi che in sede di valutazione Icaap (il processo interno di determinazione dell'adeguatezza patrimoniale, Internal capital adequacy assessment process), effettuata nei giorni scorsi e comunicata a Bankitalia, non hanno ravvisato particolari esigenze per richiederli e che «un'ulteriore valutazione della questione è stata rinviata dopo l'approvazione della semestrale, la conclusione dell'aumento di capitale e l'esame di ulteriori eventuali esigenze di supporto allo sviluppo aziendale». Sull'andamento del primo trimestre, il dg ha rinviato all'11 maggio, giorno in cui verranno approvati i dati, ma dichiara: «Mentre il 2008 è stato l'anno della crisi finanziaria, il 2009 è l'anno in cui i temi dei margini e rischio di credito saranno cruciali. Nonostante ciò, continuiamo tranquilli sulla nostra strada con ulteriori crescite degli aggregati, ovviamente con andamenti più riflessivi, specie nei volumi di credito, in condizioni di stabilità patrimoniale, economica e finanziaria». Quanto alle ultime mosse messe a segno, il dg ha ricordato che, a fine 2008-inizio 2009, BpS è entrata nel capitale dell'azienda informatica Cedacri, con una quota del 2,5%. «Abbiamo investito complessivamente circa 3 milioni e il 15 aprile sono entrato nel cda della società in rappresentanza della BpS», conclude Pallini.

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Il barile ha un grande futuro (sezione: crisi)

( da "Borsa e Finanza" del 01-05-2009)

Argomenti: Crisi

ANALISI TECNICA «Il barile ha un grande futuro» Jacazio (Barclays Capital): «La situazione dei fondamentali di domanda e offerta riporterà i corsi entro fine anno in area 60/70 dollari per barile» di Gianluigi Raimondi - 01-05-2009 «Per quest'anno stimiamo un calo della domanda mondiale di petrolio di 2-3 milioni di barili al giorno. Allo stesso tempo, il taglio della produzione Opec e la riduzione dell'offerta dei Paesi non aderenti al Cartello ammonterà a circa 4 milioni di barili. Di conseguenza appaiono improbabili, a meno di eventi eccezionali, discese dei prezzi sotto i 40 dollari per barile». La previsione arriva da Costanza Jacazio, oil analist di Barclays Capital. Quanto peserà sui corsi, l'attuale recessione? La crisi finanziaria ha portato al congelamento (alcuni addirittura fino al 2012) di molti progetti di sviluppo e di ammodernamento degli impianti di estrazione causando ulteriore tensione sul lato dell'offerta. Nelle prossime settimane prevedo che le quotazioni del Wti oscillino tra i 45 e i 55 dollari per barile per poi aumentare nel terzo e nell'ultimo quarter fino a raggiungere i 60/70 dollari. Chi sarà a trainare la domanda nei prossimi mesi? Per la Cina quest'anno stimiamo un tasso di crescita economico del 7,2%, con la conseguenza di un aumento della richiesta di oil. Inoltre, nel primo trimestre del 2009 Pechino ha fatto abbondante uso delle scorte nazionali per soddisfare la domanda interna. Stock che presto dovranno essere aumentati. In America e in Europa, inoltre, la diving season è ormai alle porte. Le scorte Usa sono però cresciute al top degli ultimi 19 anni... L'influenza sulle quotazioni degli stock Usa è in genere limitato al breve termine. Le scorte statunitensi riflettono un'immagine limitata, benché importante, della domanda mondiale. Il fatto è che sono gli unici dati dati disponibili con aggiornamenti settimanali. La domanda degli investitori istituzionali e dei fondi speculativi potrà portare i prezzi a nuovi picchi? Non credo. Al momento l'unico driver credibile (e sostenibile) dei corsi sono i fondamentali della domanda e dell'offerta.

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Scontro a Bruxelles sul grande affare dei farmaci antivirali (sezione: crisi)

( da "Stampa, La" del 01-05-2009)

Argomenti: Crisi

Retroscena I colossi chimici preferiscono trattare coi governi Scontro a Bruxelles sul grande affare dei farmaci antivirali FRANCESCO SPINI MILANO A Bruxelles la cosa è piaciuta assai poco. Gli uomini di Roche, la casa farmaceutica svizzera che produce il Tamiflu, farmaco principe nella lotta alla febbre suina, due giorni fa hanno dato buca. Non si sono presentati alla riunione tra il commissario Ue alla Salute, Androulla Vassiliou, e i rappresentanti dell'industria farmaceutica europea convocata per discutere di come affrontare l'emergenza. «Roche non ha partecipato senza dare spiegazioni», attacca il commissario. «Avevamo chiesto di partecipare telefonicamente, ma ci è stato negato», ribattono da Basilea. «Non è questo il modo di lavorare in maniera collegiale», chiude la Vassiliou. Nei corridoi della Commissione europea la sensazione è che la casa di Basilea voglia trattare direttamente con i singoli governi sull'impiego del suo superfarmaco. Non a caso il sottosegretario alla Salute, Ferruccio Fazio, conferma: «Dalla Roche mi hanno chiesto un appuntamento». Tutto questo proprio mentre il Tamiflu diventa sempre più oggetto del desiderio di chi, in preda alla psicosi, si sente braccato dall'influenza suina. In Francia (come in Italia) può essere venduto con la sola ricetta medica, ma a Parigi non se ne trova più. Tanto che la filiale Roche ha chiuso i rubinetti a farmacie e grossisti: «Non stiamo finendo le scorte, ma è nostra responsabilità dare priorità agli ospedali e alle autorità sanitarie», la motivazione della casa svizzera. Insomma, da caso clinico va diffondendosi il dubbio che quest'influenza vada trasformandosi anche in un caso di business. In cima alla lista delle società sorvegliate speciali dagli analisti di Borsa ci sono Roche, ovviamente, e GlaxoSmithKline. La prima, sede a Basilea in Svizzera, parte in vantaggio grazie all'ormai noto antivirale che raggiunse i massimi di vendite nel 2006, a quota 1,6 miliardi di euro per le scorte governative post Sars. A Gilead, società californiana che mise a punto il Tamiflu per Roche nel '96, va tra il 14 e il 22% di royalties. Per GlaxoSmithKline la ricetta si chiama invece Relenza che, al contrario di Tamiflu, si assume per inalazione e non va bene per tutti i pazienti. Il picco di vendite è stato raggiunto nei primi tre mesi di quest'anno, grazie a un maxi-ordinativo del governo britannico. Anche qui c'è un giro di royalties che Gsk riconosce all'australiana Biota, pari al 7% sulle vendite totali. In prospettiva sarà comunque un buon affare. Secondo gli analisti della svizzera Credit Suisse ogni 151 milioni di euro di vendite aggiuntive di anti-virali dovuti all'influenza, gli utili delle case farmaceutiche produttrici ne hanno un beneficio dello 0,5%. Per questo la banca dice che i titoli di queste aziende «possono essere usati per proteggere i portafogli nel caso la febbre suina dovesse diventare una grande pandemia». La Borsa, del resto, è cinica. E cerca ripari anche in queste società nel caso che l'epidemia trascinasse al ribasso anche i già provati mercati finanziari. Invece «l'opportunità di un possibile vaccino presenta più rischi», segnala Marco Mencini, capo analista europeo di Pioneer Investments. Troppe le variabili in gioco: dal mutamento del virus, ai tempi lunghi di preparazione. Tra i big dei vaccini in Europa Sanofi, Gsk e Novartis. Ma in Borsa volano già in tanti «con casi di pura speculazione», come li definisce Patrizio Pazzaglia di Bank Insinger de Beaufort. Il record va alla piccola Novavax di cui ora tutti vogliono le azioni: al Nasdaq di New York è salita del 200% in pochi giorni solo per aver detto di lavorare al vaccino.

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La Fiat sbarca in America per salvare la Chrysler. L'orgoglio italiano (sezione: crisi)

( da "AmericaOggi Online" del 01-05-2009)

Argomenti: Crisi

La Fiat sbarca in America per salvare la Chrysler. L'orgoglio italiano di Emilio Manuelli 01-05-2009 Chi l'avrebbe mai detto? Il tricolore sventola alla Casa Bianca, a segnalare una delle cose più positive dei primi cento giorni della nuova amministrazione americana. L'accordo annunciato ieri da Barack Obama con la Fiat per il salvataggio della Chrysler è uno di quegli eventi imprevedibili: la "piccola" azienda torinese interviene con successo per rilanciare le sorti della potente terza sorella di Detroit, messa in ginocchio dalla recessione e da una folle politica gestionale. Dobbiamo esserne orgogliosi. A costo di essere retorici e un po' romantici bisogna dire che è la vittoria della fantasia italica e di un management poco italiano ma molto europeo. Una miscela di successo. Sergio Marchionne è il principale e grande interprete di questo sogno americano: come un bravo ma non ricco giocatore di poker ha saputo usare bene le poche fiches rimastegli. Un'azienda in crisi di vendite, già in difficoltà prima dell'esplodere della crisi, ha trovato in lui l'uomo della puntata vincente. Copertosi le spalle in Italia grazie all'ennesima pioggia di denaro pubblico, sotto forma di incentivi, Marchionne ha intuito la difficoltà delle big automobilistiche a stelle e strisce. In un mercato mondiale sempre più costretto all'aggregazione, in cui si sta lentamente avverando la previsione storica dell'Avvocato Agnelli ("rimarranno in vita cinque o sei gruppi") e da lui fatta propria con la convinzione di dover conseguire una massa critica produttiva di almeno 6 milioni di auto all'anno, il leader della Fiat ha saputo tessere bene la sua tela, convinto dai fatti e dalle circostanze che Obama non aveva altra scelta per incassare questo risultato. Siamo sicuri che l'avvicinamento a Detroit non è nato in queste settimane, viene da più lontano, almeno da quando Marchionne e i suoi hanno scelto la strategia del rilancio. L'ultimatum del 30 aprile imposto da Obama ai vertici della Chrysler ha fatto il resto. Si è realizzata così grazie al realismo dei sindacati americani e canadesi che controllanò i lavoratori di Detroit la prima delle condizioni richieste: non era così scontato, almeno per noi abituati a registrare il settarismo dei nostri sindacati capaci di bocciare accordi convenienti per dover subirne poi altri più rigorosi (si pensi all'Alitalia). Il sacrificio dei lavoratori per salvare il salvabile ha fatto da traino all'accordo con i maggiori creditori di Chrysler, le big americane del credito che hanno preferito veder tagliato l'ammontare da incassare, ma poter investire sulla ripresa della casa di Detroit. Il via libera delle banche ritorna spesso nelle vicende della Fiat, al quale non sono mai mancati in Italia gli apporti di capitale nei ricorrenti momenti di crisi. Al di là di quelle che sono gli sviluppi della vicenda - certamente un po' offuscata dal ricorso alla bancarotta pilotata, a causa del non pieno coinvolgimento nel piano di salvataggio di tutti i creditori - è interessante sottolineare il motivo di fondo che ha portato alla scelta di Fiat. La sua debolezza è stato il suo punto di forza: l'eterna critica sulla scarsa capacità a produrre berline di cilindrata maggiore non era certo infondata. Su questa fascia di mercato Fiat ha sempre sofferto, è dai tempi della Thema che non riesce ad affermarsi sul mercato con un auto "ammiraglia". Ma sul fronte delle piccole la musica è stata sempre un'altra: le Punto, le Panda, le Y, la nuova 500 stanno ad indicare il dominio torinese fra le "utilitarie". È qui che la storia si intreccia positivamente con la vicenda di queste ore: la dissennata politica delle big Usa (Ford, General motors, Chrysler) ha intasato le strade americane di macchinoni prima e di suv e fuoristrada potentissimi poi. La benzina non costava niente, i redditi crescevano. Poi, lentamente, il declino: le ricorrenti crisi petrolifere hanno fatto scoprire ai cittadini americani che il prezzo del carburante poteva anche crescere, la crisi finanziaria della fine degli anni '80 e quella devastante di questi mesi hanno fatto il resto. Se a tutto questo aggiungiamo la decisa svolta ambientalista di Obama, ecco allora che le "scatolette" risparmiose made in Italy rappresentano l'idea vincente. Nei prossimi giorni conosceremo nel dettaglio come si svilupperà il business, come funzionerà lo scambio fra la tecnologia italiana per costruire macchine più piccole, ecologiche, meno costose e la possibilità per Fiat di sbarcare sul mercato americano, quale sarà la reale quota di controllo di Chrysler, quanti manager Fiat entreranno nella sala dei bottoni di Detroit. Realizzato questo obiettivo, la nascita di un nuovo grande gruppo globale dell'auto, Sergio Marchionne dovrà però fare una pensatina a quello che sta avvenendo in Italia, dove i sindacati rumoreggiano per un futuro incerto, dove il ricorso alla cassa integrazione spunta frequentemente. Questa riflessione sulla strategia industriale interna si impone da subito, prima ancora di pensare all'acquisizione della Opel in Germania.

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La valuta unica di Tremonti (sezione: crisi)

( da "AprileOnline.info" del 01-05-2009)

Argomenti: Crisi

La valuta unica di Tremonti Nane Cantatore, 01 maggio 2009, 11:25 Economia Partecipando alla presentazione del libro di Tommaso Padoa Schioppa, il ministro dell'Economia rilancia l'idea di una nuova valuta mondiale, già proposta da Russia e Cina all'ultimo G20, apportando alcune modifiche all'idea del governatore della Banca cinese e proponendo una sua personale ricetta che, specifica, "mi sono inventato qui": si potrebbe passare ad una "doppia circolazione" che prevede "uno strumento per denominare le transazioni mondiali e rasoterra conservare le nostre vecchie e nuove monete". Ma non sembra che abbia riflettuto a fondo sul senso di questo progetto e sulle sue finalità Quando un ministro della repubblica avanza una proposta, anche se è un ministro del governo da cui siamo così disgraziatamente governati, c'è da aspettarsi che si tratti di un'idea ponderata a fondo, almeno nelle sue implicazioni di massima. Quando poi si tratta di quello che dovrebbe essere il più preparato tra gli esponenti di questo governo, le aspettative dovrebbero essere ancora più fondate; se poi la proposta in questione riprende dei suggerimenti già presentati ai massimi livelli internazionali, e cioè al G20 di Londra sulla crisi finanziaria, allora si dovrebbe esser certi di trovarsi di fronte a un progetto già definito con un certo grado di dettaglio. E invece no: quello che è successo è che Tremonti, alla presentazione di un libro del suo predecessore Tommaso Padoa-Schioppa, si è messo a parlare di una "valuta mondiale" da utilizzare per gli scambi internazionali, mentre le valute nazionali dovrebbero avere una circolazione domestica. Tutto questo, beninteso, presentato come "un'idea che mi sono inventato oggi, così, su due piedi". Insomma, verrebbe da pensare che il ministro abbia voluto inventarsi una boutade per rubare la scena, un po' come fa il suo boss quando si mette a parlare al telefono in mezzo ai ministri o a raccontare barzellette sceme. Per capire quanto sia campata in aria l'uscita di Tremonti, è opportuno fare un piccolo passo indietro, a un documento della banca centrale cinese del 23 marzo, in cui il governatore Zhou Xiaochuan proponeva la creazione di una nuova valuta di riserva mondiale; questa proposta è stata ripresa il primo aprile dal presidente russo Dimitri Medvedev in occasione del G20. Il significato del progetto è semplice: oggi il 64 per cento delle riserve delle banche centrali del mondo è in dollari, mentre l'euro si attesta al 26, e il resto è composto da altre monete forti, tipicamente yen giapponesi, sterline inglesi e poche altre. In un clima di sostanziale debolezza della divisa americana, la cui solidità è peraltro ulteriormente minacciata dalla crescita galoppante del debito pubblico degli Stati Uniti, sarebbe decisamente opportuno introdurre una maggior diversificazione, in grado di assorbire meglio le oscillazioni dei mercati finanziari e di dare maggiore rilievo alle manovre delle banche centrali. Una soluzione di questo tipo esiste già: si tratta dell'SDR (Special drawing rights), un paniere utilizzato dal Fondo monetario internazionale come parametro di riferimento e che viene utilizzato per transazioni contabili internazionali; alcuni Paesi, come la Siria, già utilizzano l'SDR come valuta internazionale a cui ancorare la propria. Oggi, il paniere dell'SDR è composto da un 44 per cento di dollari, un 34 di euro e un 11 a testa per yen e sterlina; anche se la proposta cinese prevede una maggiore diversificazione e una diversa ripartizione, si tratta già di un mix decisamente meno imperniato sul dollaro rispetto alle attuali riserve delle banche centrali. La ragione per questo passaggio, dal valore simbolico così potente, è proprio quella di assorbire meglio lo shock della perdita di valore del dollaro: se i cinesi si volessero sbarazzare del loro eccesso di biglietti verdi acquistando più euro potrebbero benissimo farlo, ma ciò avrebbe un impatto devastante sul dollaro, aggravando ulteriormente la crisi. La scelta di individuare una valuta comune, il cui valore sia determinato da un paniere fisso, dovrebbe permettere una transizione armonica e controllata, mettendo le istituzioni finanziarie centrali al riparo dalle tempeste valutarie o dagli attacchi speculativi, come è avvenuto diverse volte per le valute più deboli. Si tratta, insomma, di un notevole passo avanti sul piano di un governo condiviso dei mercati valutari, che sancirebbe ufficialmente l'avvento di una vera economia multipolare. Ciò avrebbe anche una ulteriore valenza distensiva, dal momento che disinnescherebbe gran parte delle cosiddette "atomiche valutarie": gli accumuli di grandi quantità di una divisa specifica, che possono essere immessi istantaneamente sul mercato facendone crollare il valore. Per quanto riguarda l'Europa, sarebbe un ottimo sistema per rafforzare in modo consistente l'influenza dell'euro, senza correre i rischi legati a un'ufficializzazione del suo valore di moneta di riferimento. Se questo è lo scenario effettivo della proposta, lascia abbastanza interdetti vedere Tremonti che si lancia in improbabili considerazioni, del tipo "per uno che è in Canada o in Belgio, la parola paniere magari non la capisce, quindi forse è meglio avere una moneta mondiale, per fare operazioni mondiali e una moneta nazionale per operazioni nazionali", come se fossero davvero due valute circolanti su diversa scala. Del resto, è difficile che una valuta internazionale possa davvero essere utilizzata per gli scambi commerciali bilaterali, visto che si dovrebbe fare una doppia operazione di cambio, mentre l'utilizzo contemporaneo costringerebbe all'accumulo di riserve in due distinte valute, il che ridurrebbe ulteriormente la disponibilità di liquidità, l che non è esattamente la cosa più auspicabile durante una crisi finanziaria. Insomma, Tremonti si dovrebbe ripassare un paio di regole dell'economia di mercato. La circostanza che possa farlo anche in Russia o in Cina è un bel segno dei tempi.

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Finanza in Comune? Niente derivati agli enti locali (sezione: crisi)

( da "Panorama.it" del 01-05-2009)

Argomenti: Crisi

- Economia - http://blog.panorama.it/economia - Finanza in Comune? Niente derivati agli enti locali Posted By redazione On 29/4/2009 @ 15:42 In Headlines | No Comments di Angelo Pergolini Da quando la crisi è scoppiata a livello globale, in autunno, banchieri e governi non fanno che ripeterlo: servono nuove regole e un nuovo sistema di controlli. Una sorta di mantra, una litania ripetuta in ogni vertice o convegno. Però di proposte precise se ne sono viste poche. "Il [1] Financial stability forum già ad aprile 2008 aveva dato delle indicazioni" osserva Gregorio De Felice, presidente dell'[2] Aiaf (l'associazione che riunisce gli analisti finanziari) e capoeconomista dell'Intesa Sanpaolo. È passato un anno "e non è stato fatto praticamente nulla" commenta sospirando l'economista. Cambiare è così difficile? "Alcune cose sono complesse. Per esempio" spiega De Felice "la modifica delle norme [3] Basilea 2. Stabiliscono parametri rigidi sulla solvibilità degli intermediari, invece dovrebbero essere elastici, entro una certa misura, e variare a seconda dell'andamento del ciclo economico. Altra misura tanto necessaria quanto non facile da adottare è introdurre un'armonizzazione minima a livello europeo fra le authority: servirebbe un sistema federato, come quello delle banche centrali. Detto questo ci sono anche cose che sono utili e facilmente realizzabili. Anche subito". Esempi? "In primo luogo" risponde il presidente dell'Aiaf "si dovrebbe affrontare la questione dei prodotti derivati. Sotto almeno tre aspetti. Anzitutto questi prodotti, oggi spesso incomprensibili, andrebbero standardizzati sulla base di un ristretto numero di modelli. Poi bisogna stabilire che le transazioni di tutti i derivati devono passare attraverso una "clearing house", una stanza di compensazione. Insomma, devono essere trattati su mercati regolamentati e trasparenti". C'è un terzo aspetto: "Riguarda non gli emittenti ma gli acquirenti. L'Aiaf ritiene opportuno stabilire che questi prodotti non possano essere acquistati da precise categorie, come gli enti locali. Più in generale si tratta di porre limiti per evitare che mettano a rischio il risparmio. Prendere misure come queste, lo ripeto, non sarebbe difficile". La crisi finanziaria ha anche messo in luce la scarsa affidabilità, o addirittura l'inutilità, di strumenti come il rating, le pagelle sulle obbligazioni. "Il problema numero uno è quello della trasparenza. L'agenzia di rating di un emittente non può essere anche suo consulente. Le due attività vanno nettamente separate". Ma ci sono già i cosiddetti muri cinesi, ovvero le attività sono separate, dicono le agenzie del settore. "Come è oggi, è solo una presa in giro. No, bisogna stabilire che una società o fa una cosa oppure l'altra. Punto". Basterebbe? "No, bisognerebbe fare almeno altre tre cose. Primo: stabilire che il rating non sia pagato dalla società oggetto del controllo. Secondo: imporre alle agenzie di rating di mettere il mercato a conoscenza dei metodi di giudizio adottati. Terzo: abolire le sigle oggi usate per indicare il rischio. Fanno venire il mal di pancia all'investitore. Andrebbero sostituite da un indicatore della probabilità di fallimento dell'emittente". Beh, vasto programma. "Per riscrivere le regole del rating non servirebbe molto. Basterebbe un regolamento della Consob".

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Tomasoni, nuova linfa dall'acquisto solidale (sezione: crisi)

( da "Brescia Oggi" del 01-05-2009)

Argomenti: Crisi

Tomasoni, nuova linfa dall'acquisto solidale IL RILANCIO. Il futuro del caseificio di Gottolengo assicurato grazie all'impegno dei clienti Oltre mille famiglie di 87 «Gas» in campo per il salvataggio 01/05/2009 rss e-mail print La sala di produzione del caseificio con sede a Gottolengo Un'azienda in crisi salvata dai propri clienti: è successo a Gottolengo, dove il caseificio «Tomasoni f.lli» è riuscito a superare una congiuntura difficile grazie all'incondizionato appoggio di oltre mille famiglie, riunite in 87 Gruppi di acquisto solidale (Gas). Una storia singolare, per una realtà radicata sul territorio da quasi due secoli, dal 1995 guidata dai fratelli Massimo, Alberto e Stefano Tomasoni. Sono stati loro a decidere, attorno al 2000, di convertire le produzioni al biologico: Grana, ma anche robiole, crescenza, caciotte. «Ci stavamo rendendo conto che le piccole realtà artigiane come la nostra avevano difficoltà a reggere in un mercato che cercava più l'uniformità del prodotto che una qualità superiore - racconta Massimo Tomasoni -. Allora abbiamo deciso di raccogliere l'invito di un commerciante e passare al bio: ottenuta la certificazione nel Duemila, la nuova attività è decollata nel 2001. Poi l'accordo con il nostro "ispiratore", che si era impegnato a ritirare la produzione, è saltato: ci siamo trovati senza un mercato, con i ricavi scesi a 300.000 euro nel 2004 dai 2,5 milioni del 2003». Nonostante questo, l'azienda ha scelto di eliminare completamente la produzione convenzionale e di ricostruirsi da capo una rete commerciale, investendo nel progetto anche attraverso l'accensione di mutui: pian piano, grazie ai Gas e all'export, il lavoro è tornato a crescere. «Il 2008 doveva essere l'anno del pareggio - raccontano in azienda -. Ma la speculazione legata al latte a partire dal 2007 ci ha messo in ginocchio: agli aumenti di prezzo sul convenzionale dovevamo aggiungere circa un 20-30% per il bio». La crisi finanziaria, che ha fatto schizzare i tassi, ha fatto il resto. «Ci siamo trovati in breve con un buco da 150 mila euro - spiega Massimo Tomasoni -: una banca ci ha chiuso il conto corrente, non abbiamo più trovato istituti disposti a finanziarci». È in questo momento che sono entrati in gioco i Gas: Tomasoni ha inviato una lettera ai clienti spiegando la situazione e chiedendo un aumento di prezzo dell'11%. Ha risposto il responsabile di un Gruppo di acquisto solidale di Lecco, chiedendo spiegazioni, dopodichè ha contattato tutti gli altri Gas lanciando l'idea di una specie di «adozione» a distanza delle forme di Grana. In pratica, i Gruppi, 87 sparsi in tutta la Lombardia per un totale di un migliaio di famiglie di cui 300 bresciane, hanno anticipato al caseificio le somme per le forme bio, da consegnare a stagionatura ultimata. In totale, grazie anche all'appoggio di una finanziaria di tipo sociale, Tomasoni, tra febbraio e marzo 2009, ha raccolto 150 mila euro, con i quali ha potuto saldare il debito nei confronti della Cooperativa fornitrice di latte (ha fatto la sua parte aspettando pazientemente la soluzione del problema), pagare le rate del mutuo sospeso, ridurre i debiti bancari e riprendere in sostanza a lavorare. I prestiti saranno restituiti alle famiglie dei Gas tramite forniture di prodotto. «Dopo quattro anni di perdite - conclude Massimo Tomasoni - vediamo finalmente un po' di luce. Le vendite, grazie anche al passaparola, non sono mai andate così bene: prevediamo di lavorare quest'anno circa 4.000-4.500 quintali di latte, e di chiudere l'esercizio con un fatturato tra 1,2 e 1,3 milioni. Ma la cosa più bella resterà per sempre la fortissima prova di solidarietà». Claudio Andrizzi Claudio Andrizzi

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ANTONIO TROISE ERA STATO IL GRANDE SOGNO, ACCAREZZATO MA MAI REALIZZATO, DELL'AVVOCATO PER A... (sezione: crisi)

( da "Mattino, Il (Nazionale)" del 01-05-2009)
Pubblicato anche in: (Mattino, Il (Benevento)) (Mattino, Il (Caserta)) (Mattino, Il (Circondario Sud1)) (Mattino, Il (Avellino)) (Mattino, Il (Salerno))

Argomenti: Crisi

Antonio Troise Era stato il grande sogno, accarezzato ma mai realizzato, dell'avvocato per antonomasia, Gianni Agnelli: quello di una Fiat mondiale, fra le poche società ammesse di diritto al ristrettissimo club dei giganti dell'industria delle quattro ruote. Un club con tre o al massimo quattro «competitor». Per tutti gli altri marchi, al massimo, un ruolo da comprimari. Un sogno che l'accordo con la Chrysler rende improvvisamente realizzabile. Forse al di là di ogni più rosea aspettativa. Chi avrebbe scommesso, appena qualche anno fa, sullo sbarco in grande stile del Lingotto negli Stati Uniti? A rendere ancora più straordinaria questa storia italiana c'è anche un altro paradosso: l'espansione globale del Lingotto avviene proprio nel momento in cui il mito della «globalizzazione» crolla sotto i colpi della più grave crisi finanziaria dal 1929. SEGUE A PAGINA 3

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Fiat, Napolitano: "L'Italia può essere fiera. Morti sul lavoro, non abbassare la guardia" (sezione: crisi)

( da "Rai News 24" del 01-05-2009)

Argomenti: Crisi

Roma | 1 maggio 2009 Fiat, Napolitano: "L'Italia può essere fiera. Morti sul lavoro, non abbassare la guardia" Giorgio Napolitano "Oggi l'Italia può essere fiera del riconoscimento che una nostra grande impresa ha ottenuto in America e nel mondo", ha detto il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, con implicito riferimento all'accordo Fiat-Chrysler. "E' un riconoscimento straordinario - ha detto celebrando al Quirinale il Primo Maggio - per i dirigenti, i tecnici, le maestranze tutte. E' la conferma dell'importanza decisiva dell'innovazione e della piena valorizzazione delle risorse umane a partire dal mondo del lavoro di cui l'Italia è ricca". Non abbassare la guardia sugli incidenti mortali Anche quest'anno Napolitano ha celebrato la Festa del Lavoro sottolineando l'attualità drammatica degli incidenti mortali sul lavoro. E' "un segnale positivo ma non ancora sufficiente", ha detto, il dato che indicato uno scendere delle morti bianche sotto il livello di 1.200 casi l'anno. "Il fenomeno rimane dolorosissimo e inquietante e si rischia di vederlo aggravarsi di fronte alla crisi economica". Questo rischio, ha detto Napolitano, si corre se di fronte alla crisi emergerà "qualche tendenza a ricorrere più facilmente al sommerso e comunque al lavoro irregolare, in special modo all'impiego illegale di immigrati. Occorre un più forte impegno a non abbassare in alcun modo la guardia su questo versante sempre cruciale". Sforzo comune contro la crisi Per contrastare la crisi finanziaria globale serve "uno sforzo straordinario di azione comune europea e di concertazione mondiale": il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano centra il suo discorso per la festa del primo maggio sulle ripercussioni della crisi. "La crisi finanziaria che dagli Stati Uniti d'America si è propagata al resto del mondo con pesanti ripercussioni sull'andamento dell'economia in ogni continente - ha detto intervenendo alla cerimonia del primo maggio al Quirinale - ha per inaudita velocità diffusiva e vastità di impatto, determinato un quadro del tutto diverso da quello dello scorso anno". "Inutile dire che a una crisi globale senza precedenti come quella di cui si è chiamati a fronteggiare tutte le manifestazioni e le cause - ha aggiunto - si può reagire solo con uno sforzo straordinario di azione comune europea e di concertazione mondiale". Italia più attenta ai diritti del lavoro Napolitano invita l'Italia a essere "più attenta ai diritti del lavoro". "L'occasione della crisi - dice nel suo intervento alla cerimonia di consegna, in Quirinale, delle Stelle al Merito ai Maestri del Lavoro - va colta per farne uscire un'Italia più giusta. E ciò significa in special modo - dobbiamo sottolinearlo in questa giornata del 1 Maggio - un'Italia più attenta al valore del lavoro, alla tutela del lavoro, ai diritti del lavoro". "Fu quella - afferma - l'Italia cui pensavano i nostri padri costituenti nel definire il primo articolo della Carta costituzionale e la sua linea ispiratrice".

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Napolitano: ancora troppi morti sul lavoro (sezione: crisi)

( da "Giornale.it, Il" del 01-05-2009)

Argomenti: Crisi

n. 104 del 2009-05-01 pagina 0 Napolitano: ancora troppi incidenti sul lavoro di Redazione Sotto i colpi della crisi finanziaria, il Primo maggio si celebra quest'anno con il tema dell'occupazione e della caduta dell'attività produttiva "in primo piano anche in Italia", ha detto il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano celebrando la Festa del Lavoro al Quirinale insieme al ministro del Lavoro Maurizio Sacconi. Napolitano ha parlato delle preoccupazioni di chi teme di perdere il posto di lavoro, della caduta dell'attività produttiva, "dell'insufficienza della protezione sociale, della debolezza delle prospettive per i giovani in cerca di lavoro". Su questi temi, ha detto, "molte toccanti lettere a me indirizzate richiamano l'attenzione". Incidenti sul lavoro Anche quest'anno Napolitano ha sottolineato l'attualità drammatica degli incidenti mortali sul lavoro. E' "un segnale positivo ma non ancora sufficiente", ha detto, il dato che indicato uno scendere delle morti bianche sotto il livello di 1.200 casi l'anno. "Il fenomeno rimane dolorosissimo e inquietante e si rischia di vederlo aggravarsi di fronte alla crisi economica". Questo rischio, ha detto Napolitano, si corre se di fronte alla crisi emergerà "qualche tendenza a ricorrere più facilmente al sommerso e comunque al lavoro irregolare, in special modo all'impiego illegale di immigrati. Occorre un più forte impegno a non abbassare in alcun modo la guardia su questo versante sempre cruciale". Fiat: l'Italia può essere fiera "Oggi l'Italia può essere fiera del riconoscimento che una nostra grande impresa ha ottenuto in America e nel mondo", ha detto il Presidente della Repubblica, con implicito riferimento all'accordo Fiat-Chrysler. "E' un riconoscimento straordinario per i dirigenti, i tecnici, le maestranze tutte. E' la conferma dell'importanza decisiva dell'innovazione e della piena valorizzazione delle risorse umane a partire dal mondo del lavoro di cui l'Italia è ricca". Sacconi: meno morti bianche, ma non basta Per la prima volta dal dopoguerra, secondo le stime dell'Inail, il bilancio delle morti bianche è sceso "sotto la soglia dei 1.200 casi l'anno. E' un segnale positivo, ma non ancora sufficiente", ha sottolineato il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, intervenendo alle celebrazioni della festa del lavoro al Quirinale. Proprio perché il risultato non basta è necessario "uno sforzo straordinario per rilanciare con determinazione, anche in termini di una più intensa collaborazione tra imprese e lavoratori, una nuova cultura della sicurezza che veda nella prevenzione il suo punto qualificante". © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano

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1 Maggio/ Napolitano: Sforzo straordinario comune contro (sezione: crisi)

( da "Virgilio Notizie" del 01-05-2009)

Argomenti: Crisi

Per contrastare la crisi finanziaria globale serve "uno sforzo straordinario di azione comune europea e di concertazione mondiale": a chiederlo è il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che centra il suo discorso per la festa del primo maggio sulle ripercussioni della crisi. "La crisi finanziaria che dagli Stati Uniti d'America si è propagata al resto del mondo con pesanti ripercussioni sull'andamento dell'economia in ogni continente - ha detto intervenendo alla cerimonia del primo maggio al Quirinale - ha per inaudita velocità diffusiva e vastità di impatto, determinato un quadro del tutto diverso da quello dello scorso anno". "Inutile dire che a una crisi globale senza precedenti come quella di cui si è chiamati a fronteggiare tutte le manifestazioni e le cause - ha aggiunto - si può reagire solo con uno sforzo straordinario di azione comune europea e di concertazione mondiale". (Segue)

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agentediviaggi ha detto: cmq i dati ufficiali parlano a fine anno di un Italia a -4,4 e Germania a -5 o -6 e e Francia e Spagna a -3. (sezione: crisi)

( da "KataWeb News" del 01-05-2009)

Argomenti: Crisi

senza il mattone.. Spagnoli ci avete scocciato: pensate ai vostri guai 28 marzo 2009 alle 14:15 — Autore: babelick — 191 commenti Gentile ambasciatore Terracciano, complimenti e sentiti ringraziamenti. Ci ha vendicati. La lettera che ha inviato al quotidiano El Pais, nella sua veste di capo della rappresentanza italiana presso il governo spagnolo, non sembra neanche scritta da un diplomatico di carriera; meglio, è opera di un diplomatico di razza rara, tanto è chiara, asciutta, ferma, e, lo faccia dire a me, sacrosantamente scocciata. Quel giornale così faziosamente filo Zapatero, praticamente un organo di partito, anche di quello Democratico italiano del quale corre in premuroso e regolare soccorso, la deve smettere di denigrare il governo e il Paese. Non c'entra niente qui la libertà di stampa; come lei sottolinea, il tentativo di demolire l'immagine dell'Italia tra gli spagnoli risponde invece a un disegno di servitù politica che nessun organo di stampa italiano si sognerebbe di progettare, piaccia o no il governo di José Luis Zapatero, per gli intimi Bambi. Succede che gli equilibri politici europei siano cambiati, che un asse Sarkozy-Merkel-Berlusconi minacci il ruolo della Spagna e le sue numerose, troppe, poltrone, ben sei super incarichi istituzionali europei. Succede che le cose non vadano più bene per l'economia, crollata miseramente dopo il boom edilizio e tante rivendicazioni di tronfio primato; che la politica estera sia un disastro, e il presidente Barack Obama nella nuova versione militare contro Bin Laden non si sia rivelato l'amico che ingenuamente la sinistra in Europa aveva immaginato; che il federalismo morda le calcagna a Madrid, visto l'apporto determinante del partito catalano alla rielezione dei socialisti. Il governo è nervoso e la butta sugli attacchi ad altri Stati, il Pais pubblica fedele, se serve, anticipa. Così l'Italia è descritta come dominio di un tiranno nello stile delle dittature latino americane, Pinochet naturalmente, non Hugo Chavez, il presidente del Consiglio eletto ha bisogno dello psichiatra, qui si praticano tortura e politiche razziste. Ha fatto bene, ambasciatore, a dire basta, anche perché c'è davvero poco, scansato il fango delle calunnie, di cui vantarsi in casa Zapatero. Al mini-summit europeo del 4 ottobre del 2008 i capi di Stato di Berlino, Roma, Parigi e Londra, si sono incontrati per decidere sulle posizioni comuni da adottare contro la crisi finanziaria, lasciando fuori la Spagna, che pure Zapatero aveva definito «l'economia più solida del mondo», addirittura il Paese sopra la media europea per reddito pro capite. Per il premier spagnolo fino a pochi mesi fa «il sorpasso dell'Italia ha fatto deprimere molto il primo ministro Berlusconi» e «in realtà, il mio obiettivo è quello di superare la Francia, anche se l'amico Sarkozy non vuole neanche sentirselo dire». Subito dopo la crisi internazionale ha svelato il bluff dell'economia spagnola. La recessione ha gettato anche la Spagna in una crisi profonda: crescita dell'1,4% nel 2008, e non del 3,5% come annunciato dal governo. Un dato che riporta il Paese agli stessi risultati del 1993. Il boom economico era stato gonfiato dagli aiuti europei allo sviluppo, investiti quasi esclusivamente nell'edilizia, un settore in forte perdita già dai primi mesi dell'anno, cioè prima della crisi internazionale. La crisi ha messo a nudo le bugie sulla politica di sicurezza e immigrazione, a lungo mantenute, anche se sulle zattere dei clandestini l'ordine è sempre stato di sparare. Nei giorni scorsi 200 organizzazioni hanno presentato alla Procura generale dello Stato una denuncia contro il ministero dell'Interno, accusando la polizia di «arresti mirati», «retate» e «controlli d'identità di massa», insomma di eseguire gli ordini per l'arresto di una «quota» minima mensile di immigrati per ciascun distretto. Gli immigrati sono saliti da mezzo milione a 5,2 milioni nel 2008, su una popolazione totale per la Spagna di 46 milioni di persone. Con una disoccupazione giunta ormai al 14%, il governo ha cambiato ufficialmente politica. La «Ley de Extranjeria» presentata a dicembre prevede severe misure restrittive: oltre all'aumento da 40 a 60 giorni del termine massimo per detenere migranti nei Centri di permanenza temporanea, per facilitare identificazioni e rimpatri coatti, il progetto prevede di interrompere i ricongiungimenti familiari. Prevede anche sanzioni fino a 10.000 euro per chi «promuove la permanenza irregolare in Spagna di uno straniero», un'«infrazione grave» perché «lo straniero dipende economicamente da chi compie l'infrazione e questa ne prolunga il soggiorno autorizzato al di là del periodo legalmente previsto». La Comision Espanola de Ayuda al Refugiado (Cear), ha protestato perché così facendo il governo «cerca di farsi complici le persone che alloggiano» gli immigrati, e si appresta a «convertire i cittadini in poliziotti». Ci sarebbe da analizzare anche il ruolo inquietante di un giudice star come Baltazar Garzon, che somigli all'Antonio Di Pietro dei tempi che furono, grande amico di Zapatero e compagno di caccia di altri ministri socialisti, ma anche evasore fiscale conclamato. Garzon negli ultimi anni ha incriminato chiunque, dai dittatori latino americani agli statisti europei, fino a personaggi dell'epoca di Francisco Franco, tutti defunti. Colleziona una gaffe dopo l'altra, eppure imperversa. Pure la battaglia contro la Chiesa cattolica, nella sua forma infantile ed estremista, è la pratica opposta a quella che si converrebbe a un premier laico che governa un Paese dove ci sono cattolici numerosi, un milione e mezzo solo fra i suoi elettori. La gaffe del ritiro dal Kosovo, comunicato in loco dal ministro della Difesa, Carmen Chacon, contro il parere e all'insaputa del collega degli Esteri, Moratinos, e di tutti i governi dell'Unione europea e della Nato, è la chicca di qualche giorno fa. Il presunto amico, il presidente Obama, è infuriato e non ha accettato i goffi tentativi di Madrid di rimediare. Peggio di così!

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Fiat: Napolitano, l'Italia puo' essere fiera (sezione: crisi)

( da "Trend-online" del 01-05-2009)

Argomenti: Crisi

Fiat: Napolitano, l'Italia puo' essere fiera ANSA NEWS, clicca qui per leggere la rassegna di Ansa , 01.05.2009 12:46 Scopri le migliori azioni per fare trading questa settimana!! (ANSA) - ROMA, 1 MAG -''Oggi l'Italia puo' essere fiera del riconoscimento che una nostra grande impresa ha ottenuto in America e nel mondo'',ha detto Napolitano. 'E' un riconoscimento straordinario - dice il Presidente celebrando al Quirinale il 1 Maggio e facendo riferimento all'accordo Fiat-Chrysler - per i dirigenti, i tecnici, le maestranze tutte''. La crisi -aggiunge - mette al centro l'occupazione. Napolitano sottolinea la drammaticita' degli incidenti mortali sul lavoro e invita a non abbassare la guardia. E' ''un segnale positivo ma non ancora sufficiente'', ha detto, il dato che indicato uno scendere delle morti bianche sotto il livello di 1.200 casi l'anno. ''Il fenomeno rimane dolorosissimo e inquietante e si rischia di vederlo aggravarsi di fronte alla crisi economica''. Questo rischio, ha detto Napolitano, si corre se di fronte alla crisi emergera' ''qualche tendenza a ricorrere piu' facilmente al sommerso e comunque al lavoro irregolare, in special modo all'impiego illegale di immigrati. Occorre un piu' forte impegno a non abbassare in alcun modo la guardia su questo versante sempre cruciale''. Sotto i colpi della crisi finanziaria,la Festa del Lavoro si celebra quest'anno con il tema dell'occupazione e della caduta dell'attivita' produttiva ''in primo piano anche in Italia'', ha detto ancora il presidente.(ANSA).

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FIAT: NAPOLITANO, L'ITALIA PUO' ESSERE FIERA (sezione: crisi)

( da "Wall Street Italia" del 01-05-2009)

Argomenti: Crisi

Fiat: Napolitano, l'Italia puo' essere fiera di ANSA Sugli incidenti sul lavoro invita a non abbassare la guardia -->(ANSA) - ROMA, 1 MAG -''Oggi l'Italia puo' essere fiera del riconoscimento che una nostra grande impresa ha ottenuto in America e nel mondo'',ha detto Napolitano. 'E' un riconoscimento straordinario - dice il Presidente celebrando al Quirinale il 1 Maggio e facendo riferimento all'accordo Fiat-Chrysler - per i dirigenti, i tecnici, le maestranze tutte''. La crisi -aggiunge - mette al centro l'occupazione. Napolitano sottolinea la drammaticita' degli incidenti mortali sul lavoro e invita a non abbassare la guardia. E' ''un segnale positivo ma non ancora sufficiente'', ha detto, il dato che indicato uno scendere delle morti bianche sotto il livello di 1.200 casi l'anno. ''Il fenomeno rimane dolorosissimo e inquietante e si rischia di vederlo aggravarsi di fronte alla crisi economica''. Questo rischio, ha detto Napolitano, si corre se di fronte alla crisi emergera' ''qualche tendenza a ricorrere piu' facilmente al sommerso e comunque al lavoro irregolare, in special modo all'impiego illegale di immigrati. Occorre un piu' forte impegno a non abbassare in alcun modo la guardia su questo versante sempre cruciale''. Sotto i colpi della crisi finanziaria,la Festa del Lavoro si celebra quest'anno con il tema dell'occupazione e della caduta dell'attivita' produttiva ''in primo piano anche in Italia'', ha detto ancora il presidente.(ANSA).

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1 MAGGIO/ NAPOLITANO: SFORZO STRAORDINARIO COMUNE CONTRO CRISI. (sezione: crisi)

( da "Wall Street Italia" del 01-05-2009)

Argomenti: Crisi

1 Maggio/ Napolitano: Sforzo straordinario comune contro crisi di Apcom Indispensabile reazione globale, europea e mondiale -->Roma, 1 mag. (Apcom) - Per contrastare la crisi finanziaria globale serve "uno sforzo straordinario di azione comune europea e di concertazione mondiale": a chiederlo è il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che centra il suo discorso per la festa del primo maggio sulle ripercussioni della crisi. "La crisi finanziaria che dagli Stati Uniti d'America si è propagata al resto del mondo con pesanti ripercussioni sull'andamento dell'economia in ogni continente - ha detto intervenendo alla cerimonia del primo maggio al Quirinale - ha per inaudita velocità diffusiva e vastità di impatto, determinato un quadro del tutto diverso da quello dello scorso anno". "Inutile dire che a una crisi globale senza precedenti come quella di cui si è chiamati a fronteggiare tutte le manifestazioni e le cause - ha aggiunto - si può reagire solo con uno sforzo straordinario di azione comune europea e di concertazione mondiale". (Segue)

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Il rischio inflazione non è un enigma (sezione: crisi)

( da "Denaro, Il" del 01-05-2009)

Argomenti: Crisi

Soldi & imprese fatti & numeri Il rischio inflazione non è un enigma Un pericolo per il quale bisogna apprestare le necessarie difese francesco fracasso In questi ultimi mesi, mentre siamo ancora oppressi dalle conseguenze della crisi finanziaria e della recessione economica, tre "temi" stanno alternandosi nelle valutazioni degli esperti: protezionismo, deflazione ed inflazione. E ciascuno aggiunge nuove paure. E questo perché chi ne scrive spesso utilizza espressioni"misteriose"che non rendono comprensibile cosa potrà emergere dal comportamento dei vari paesi. Questa settimana mi soffermo in particolare sull'inflazione. Finora, in realtà, quella che maggiormente preoccupa è la deflazione che appare la minaccia più incombente. Ma questo solo perché -specie in Europa- molti ritengono che il sensibile abbassamento dei prezzi ed il crollo dei consumi conducano diritto al decremento produttivo. Non sono molti,invece, coloro che temono un aumento dei prezzi, quale prima conseguenza, ad esempio, del rimbalzo del petrolio che verrebbe a determinare una improvvisa impennata dell'inflazione. Un pericolo molto grave che potrebbe,però, "convenire" non solo all'intero sistema finanziario ma anche ai governi che, in questo modo, "sosterrebbero" meglio la montagna di debiti che si è accumulata. Ma, di certo, questa evenienza arrecherebbe ulteriori danni ai consumatori ed ai risparmiatori. E così, il costo del denaro che in tutto il mondo si è abbassato fino a toccare addirittura tassi negativi o vicini allo zero, potrebbe improvvisamente schizzare in alto. Si tratta, comunque, di un pericolo che in concreto non sembra ancora all'orizzonte per quest'anno e verosimilmente anche per il 2010, in quanto mancano di fatto i presupposti di una improvvisa e consistente ripresa che darebbe l'avvio ad un processo di innalzamento dei prezzi. Però,un segnale molto indiretto di quanto comincia a muoversi sotto traccia viene fornito dalla domanda di obbligazioni indicizzate che ultimamente stanno incontrando un consistente favore. Negli Stati Uniti i titoli obbligazionari legati all'inflazione sono in netto aumento, mentre appena qualche mese fa le stime erano quasi irrisorie. "Da qualche tempo come osserva Alessandro Frugnoli, strategist di Abaxbank (Il Sole 24 Ore del 20 aprile)- capita di cogliere nei mercati più inquietudine per l'inflazione (che non c'è e sta calando) che non per la crescita(che è stata in caduta libera per sei mesi e solo adesso mostra qualche timido segnale di possibile stabilizzazione)". Che aggiunge: "Perfino le Borse, scese a un certo punto del 60 per cento dai massimi, sembrano creare meno preoccupazioni dell'inflazione". Lo scenario si fa ancora più cupo quando si osserva che anche i mutui a tasso fisso cominciano a destare qualche inquietudine: infatti, il tempo che intercorre tra la scelta iniziale del mutuo fino alla stipula è tale che il tasso effettivo alla fine può subire anche dei sensibili aumenti rispetto a quanto sembrava essere stato definito inizialmente con la banca. E queste variazioni derivano appunto da una serie di "interpretazioni" degli eventi futuri che portano le banche a prevedere una lievitazione dei tassi. E' anche vero, però, che le autorità monetarie sanno bene che la minaccia dell'inflazione è un rischio per il quale bisogna fin da ora apprestare le necessarie difese che, in buona sostanza, consistono nell'eliminare la gran parte della liquidità in eccesso. Ma alle buone intenzioni non è detto che farebbe seguito un concreto approccio con la ricerca degli strumenti idonei per una solida strategia:deficit finanziario degli Stati ed un sensibile incremento della massa monetaria e delle risorse delle banche, potrebbero quindi tradursi in una miscela esplosiva. Insomma, la situazione che presumibilmente si presenterà al termine della recessione dovrebbe essere presa in considerazione fin da ora in modo che quando l'economia riprenderà a camminare speditamente siano già immediatamente utilizzabili gli strumenti per ridurre le notevoli quantità di moneta in eccesso e per impedire così che essa sia capace di provocare un'esplosione inflazionistica. C'è ancora del tempo per fronteggiare questa situazione: ma non può essere sprecato. Questa volta il vortice che si determinerebbe potrebbe davvero travolgere tutti. Com'è già accaduto in passato. del 01-05-2009 num.

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TARIFFE SCONTATE, PACCHETTI TURISTICI E LAST MINUTE PER VINCERE LA CRISI. SONO LE INIZIATIVE MESSE I... (sezione: crisi)

( da "Mattino, Il (Nazionale)" del 01-05-2009)
Pubblicato anche in: (Mattino, Il (Benevento)) (Mattino, Il (Avellino)) (Mattino, Il (Caserta)) (Mattino, Il (City)) (Mattino, Il (Circondario Sud1))

Argomenti: Crisi

Tariffe scontate, pacchetti turistici e last minute per vincere la crisi. Sono le iniziative messe in campo dagli albergatori napoletani per richiamare visitatori italiani e stranieri in occasione del Maggio dei monumenti. Obiettivo: raggiungere almeno il 65% delle presenze contenendo i danni in un momento particolarmente difficile per l'economia italiana e mondiale come quello attuale. «Escludendo il 2008 che a causa dell'emergenza rifiuti è da cancellare, qualche anno fa il weekend del primo maggio ci avrebbe garantito il 90% delle camere prenotate. Ora, purtroppo, siamo costretti ad accontentarci, a ragionare in difesa - spiega il presidente cittadino di Federalberghi Pasquale Gentile - Per questo proponiamo tariffe scontate dal 10 al 20 per cento e speriamo nelle condizioni atmosferiche favorevoli». Previsioni? «Non è possibile farne - chiarisce - Oggi le prenotazioni avvengono quasi sempre in extremis, si punta sui last minute o addirittura sui last second, non più sulle agenzie di viaggio. Tra qualche giorno potremo tracciare un primo bilancio. Incrociamo le dita». La situazione, comunque, è tutt'altro che positiva: «La crisi finanziaria internazionale ha peggiorato le cose, assistiamo a una flessione del mercato straniero e quindi ci tocca puntare quasi esclusivamente sulle famiglie italiane» aggiunge Gentile. In questo contesto particolarmente difficile soffrono soprattutto gli hotel di lusso ma anche le strutture di categoria intermedia. I turisti, infatti, preferiscono i bed and breakfast (più economici) o gli agriturismi (dove si trascorre qualche ora all'aria aperta in un ambiente rilassante). «Non riusciamo a scrollarci di dosso l'immagine di una città insicura - spiega Sergio Boccalatte, amministratore del gruppo Sea Hotels - I turisti arrivano qui e hanno paura di essere scippati e rapinati. Così le presenze crollano vertiginosamente, molto al di sotto di Firenze, Venezia e Roma. In questo periodo riusciamo a far quadrare i conti soltanto grazie alle visite di gruppi di studenti, ma non può bastare». Una proposta per scacciare la crisi arriva da Mario Grilli, patron dell'hotel Ramada: «Organizzare il Maggio dei monumenti in questo modo non serve a nulla. Gli eventi vanno concentrati nei momenti più difficili per il turismo come luglio e agosto. Maggio, invece, è normalmente un mese positivo per le presenze. Per queste ragioni sarebbe opportuno istituire l'estate dei monumenti». Non mancano le critiche agli amministratori locali: «I tempi della politica non coincidono con quelli degli imprenditori - dice Grilli - Occorre superare questo meccanismo perverso che costringe il Comune ad arrivare all'ultimo giorno per presentare eventi e iniziative. Così non si va da nessuna parte. La via d'uscita è invece la programmazione a lungo termine, che consente agli albergatori di presentare offerte convenienti mettendo in campo un circolo virtuoso». Infine l'avvocato Sergio Maione, patron della Prestige, la società che gestisce l'hotel Vesuvio, l'Excelsior e il Majestic: «La situazione è stazionaria, quindi negativa - ammette - Ma dobbiamo essere per forza ottimisti altrimenti non potremmo fare gli imprenditori. Ci auguriamo che con il superamento della crisi economica riprenda anche il flusso turistico». ger.aus.

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Savigliano: Delfino e Saint Gobain in Parlamento (sezione: crisi)

( da "Targatocn.it" del 01-05-2009)

Argomenti: Crisi

Savigliano: Delfino e Saint Gobain in Parlamento Proponiamo il testo integrale della interrogazione di Teresio Delfino in Parlamento in merito al caso Saint Gobain di Savigliano. "Delfino: Crisi occupazionale degli stabilimenti Saint Gobain. Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che: è necessario affrontare i problemi che la recente crisi finanziaria sta generando in modo pesante sull'economia reale, nelle imprese, nell'artigianato, nel commercio con gravi e negative conseguenze nei livelli occupazionali; è noto che questa grave crisi ha colpito anche il sistema industriale e delle piccole e medie imprese della provincia di Cuneo così come confermato dai dati della Camera di Commercio della Provincia di Cuneo e dai dati della cassa integrazione ordinaria e straordinaria dell'INPS dai quali risulta che la situazione dell'industria e dell'artigianato peggiora di giorno in giorno creando gravi difficoltà occupazionali; la situazione dello stabilimento saviglianese della Sekurit Saint Gobain, azienda multinazionale francese produttrice di vetri per auto, sta precipitando e la chiusura dello stabilimento di Savigliano - che comporta la perdita di oltre 350 addetti (226 dipendenti più l'indotto) - è stata confermata dalla direzione della Sekurit Saint Gobain il 22 aprile 2009 in un comunicato alle Segreterie Nazionali dei sindacati di categoria. La direzione del Gruppo ha altresì ribadito l'intenzione di procedere ad una drastica riduzione del personale nello stabilimento Euroveder di Cervasca, con il taglio di 143 posti su 240 dipendenti; davanti a questa drammatica e inaccettabile situazione che determinerebbe un fortissimo disagio sociale ed economico per una vasta area del territorio provinciale cuneese le organizzazione sindacali hanno intensificato le iniziative di lotta e di mobilitazione per ribadire il loro pieno impegno alla difesa delle predette unità produttive e per sollecitare l'urgente intervento delle istituzioni e del Governo nazionale ad una iniziativa che blocchi la decisione della multinazionale francese e metta in campo una serie di confronti per arrivare alla salvaguardia degli stabilimenti in premessa nonché alla tutela dei livelli occupazionali -: quali siano gli interventi già effettuati dal Governo su questa grave e delicata situazione e quali tavoli di concertazione siano stati insediati per scongiurare il pericolo di un drastico ridimensionamento produttivo del Gruppo Saint Gobain dei due stabilimenti in oggetto e per definire un piano di interventi concreti per la salvaguardia dei livelli occupazionali e per una forte tutela degli interessi del nostro Paese rispetto alle presenze che la multinazionale Saint Gobain ha in altri paesi.(5-01353) . *Teresio DELFINO (UdC) illustra la sua interrogazione n. 5-01353, che trae origine dalla decisione della società multinazionale Saint Gobain di chiudere lo stabilimento di Savigliano e ridurre sensibilmente l’attività presso gli impianti di Cervasca: si tratta di una vicenda da tempo segnalata al Governo da parte delle autonomie locali interessate, che hanno anche tentato – a più riprese ed infruttuosamente – di stimolare un coinvolgimento operativo del Ministero dello sviluppo economico. Osserva, pertanto, che la sua interrogazione si pone l’obiettivo di comprendere i motivi per i quali si è arrivati ad una decisione così drastica, senza che il Governo abbia saputo intervenire con determinazione per scongiurare soluzioni che portassero alla definitiva chiusura degli impianti. In particolare, si domanda se l’Esecutivo sia quanto meno in grado di avviare rapidamente un tavolo di concertazione, per verificare le possibili misure da adottare per fronteggiare la situazione venutasi a creare sul territorio. Il sottosegretario *Pasquale VIESPOLI risponde alle interrogazioni Passo ad illustrare congiuntamente le interrogazioni dell’Onorevole Delfino e dell’Onorevole Damiano in quanto vertenti su analogo argomento ovvero la situazione della società del Gruppo francese Saint Gobain, situate nelle province di Cuneo e Pisa La Saint Gobain, che rappresenta uno dei primi 100 gruppi industriali al mondo, produce, trasforma e distribuisce materiale vario in vetro, ceramica, plastica ed è presente con circa 200 mila dipendenti, in 57 paesi. La Sekurit Saint Gobain Italia, situata in Savigliano in provincia di Cuneo, opera, in particolare, nel settore delle vetrature per autovetture. La Regione Piemonte interessata al riguardo, ha reso noto che i vertici della società in argomento hanno comunicato la decisione di cessare l’attività dello stabilimento di Savigliano, che occupa 226 lavoratori diretti e 70 di una cooperativa di logistica, e la messa in cassa integrazione di 143 lavoratori della Euroveder di Cervasca appartenente al medesimo gruppo. In merito all’annunciata chiusura dello stabilimento della Sekurit di Savigliano i rappresentanti degli enti territoriali, hanno sollecitato un intervento del Governo volto a scongiurare la chiusura dello stesso, chiedendo nel contempo, un incontro urgente per evitare che nel territorio piemontese, già pesantemente colpito dalla crisi, venga chiuso un presidio così importante. Per quanto concerne lo stabilimento di Pisa della Società Saint Gobain Glass, la competente direzione del lavoro ha reso noto che il forno float presente presso il medesimo, utilizzato per la produzione di vetro piano usato nel settore dell’edilizia, è stato chiuso, su indicazione della casa madre francese, per ragioni di sicurezza. Il completo spegnimento del forno in questione avverrà a luglio del corrente anno. Tale decisione comporterà un esubero di personale di circa 70-100 unità, per far fronte al quale non sono ancora stati indicati gli strumenti normativi che la società intende utilizzare. Presso la sede dell’Unione Industriale Pisana, si è recentemente svolto un incontro fra i rappresentanti sindacali dei lavoratori e i responsabili della sede pisana della società Saint Gobain Glass, nel corso del quale questi ultimi hanno affermato di essere in attesa di ulteriori indicazioni in merito ad eventuali nuove forme di investimento sul territorio pisano da parte della casa madre francese. In proposito faccio presente che ad oggi, non risulta pervenuta, presso i competenti uffici dell’Amministrazione che rappresento, alcuna richiesta di incontro da parte delle Parti sociali , per l’esame delle situazioni occupazionali descritte né è pervenuta alcun’altra segnalazione al riguardo. In conclusione sono in grado di informare che è stato fissato per il giorno 11 maggio p.v. presso il Ministero dello Sviluppo Economico un incontro diretto a valutare ogni notizia utile ad affrontare le situazioni di crisi di cui alle interrogazioni. Nell’assicurare la massima attenzione da parte del Governo per le delicate situazioni aziendali all’attenzione, mi impegno infine a fornire direttamente agli onorevoli interroganti le notizie relative agli eventuali sviluppi delle vicende aziendali in parola, a partire dall’esito dell’incontro. *Teresio DELFINO (UdC) si dichiara convinto che il Governo potesse e dovesse fare di più rispetto a quanto prospettato nella risposta appena fornita, atteso anche l’evidente e grave ritardo con cui l’Esecutivo si è mosso, pur a fronte dei ripetuti solleciti che gli enti territoriali della provincia di Cuneo avevano rivolto al dicastero dello sviluppo economico ben prima dell’annuncio della chiusura dell’impianto di Savigliano. Nel giudicare inaccettabile la situazione venutasi a creare – considerate anche le rilevanti commesse su cui può ancora contare la società multinazionale interessata dalla vicenda e la realtà in attivo registrata dagli stabilimenti richiamati – ritiene impossibile che il Governo non sia in grado di intervenire sull’argomento, anche per tutelare la capacità professionale dei lavoratori coinvolti: osserva, infatti, che i governi di altri Stati membri dell’Unione europea, quando sono stati interessati da vicende analoghe, hanno sempre deciso di intervenire con forza per la salvaguardia delle proprie realtà produttive e dell’occupazione, soprattutto della manodopera specializzata. In conclusione, prende atto dell’impegno assunto oggi dal rappresentante del Governo, auspicando che vi sia un importante e serio intervento di fronte alla crisi in atto. In questo senso, si dichiara complessivamente insoddisfatto della risposta ricevuta, soprattutto per la mancanza di determinazione dimostrata dall’Esecutivo nell’adozione di iniziative nei confronti della società multinazionale in questione, ma afferma di confidare ancora nella possibilità di un recupero, a partire dalla riunione del tavolo di concertazione, prevista per il prossimo 11 maggio." .

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luciano.75 ha detto: MADRID - Per sbarcare il lunario si vende di tutto, anche i propri organi. (sezione: crisi)

( da "KataWeb News" del 01-05-2009)

Argomenti: Crisi

senza il mattone.. Spagnoli ci avete scocciato: pensate ai vostri guai 28 marzo 2009 alle 14:15 — Autore: babelick — 192 commenti Gentile ambasciatore Terracciano, complimenti e sentiti ringraziamenti. Ci ha vendicati. La lettera che ha inviato al quotidiano El Pais, nella sua veste di capo della rappresentanza italiana presso il governo spagnolo, non sembra neanche scritta da un diplomatico di carriera; meglio, è opera di un diplomatico di razza rara, tanto è chiara, asciutta, ferma, e, lo faccia dire a me, sacrosantamente scocciata. Quel giornale così faziosamente filo Zapatero, praticamente un organo di partito, anche di quello Democratico italiano del quale corre in premuroso e regolare soccorso, la deve smettere di denigrare il governo e il Paese. Non c'entra niente qui la libertà di stampa; come lei sottolinea, il tentativo di demolire l'immagine dell'Italia tra gli spagnoli risponde invece a un disegno di servitù politica che nessun organo di stampa italiano si sognerebbe di progettare, piaccia o no il governo di José Luis Zapatero, per gli intimi Bambi. Succede che gli equilibri politici europei siano cambiati, che un asse Sarkozy-Merkel-Berlusconi minacci il ruolo della Spagna e le sue numerose, troppe, poltrone, ben sei super incarichi istituzionali europei. Succede che le cose non vadano più bene per l'economia, crollata miseramente dopo il boom edilizio e tante rivendicazioni di tronfio primato; che la politica estera sia un disastro, e il presidente Barack Obama nella nuova versione militare contro Bin Laden non si sia rivelato l'amico che ingenuamente la sinistra in Europa aveva immaginato; che il federalismo morda le calcagna a Madrid, visto l'apporto determinante del partito catalano alla rielezione dei socialisti. Il governo è nervoso e la butta sugli attacchi ad altri Stati, il Pais pubblica fedele, se serve, anticipa. Così l'Italia è descritta come dominio di un tiranno nello stile delle dittature latino americane, Pinochet naturalmente, non Hugo Chavez, il presidente del Consiglio eletto ha bisogno dello psichiatra, qui si praticano tortura e politiche razziste. Ha fatto bene, ambasciatore, a dire basta, anche perché c'è davvero poco, scansato il fango delle calunnie, di cui vantarsi in casa Zapatero. Al mini-summit europeo del 4 ottobre del 2008 i capi di Stato di Berlino, Roma, Parigi e Londra, si sono incontrati per decidere sulle posizioni comuni da adottare contro la crisi finanziaria, lasciando fuori la Spagna, che pure Zapatero aveva definito «l'economia più solida del mondo», addirittura il Paese sopra la media europea per reddito pro capite. Per il premier spagnolo fino a pochi mesi fa «il sorpasso dell'Italia ha fatto deprimere molto il primo ministro Berlusconi» e «in realtà, il mio obiettivo è quello di superare la Francia, anche se l'amico Sarkozy non vuole neanche sentirselo dire». Subito dopo la crisi internazionale ha svelato il bluff dell'economia spagnola. La recessione ha gettato anche la Spagna in una crisi profonda: crescita dell'1,4% nel 2008, e non del 3,5% come annunciato dal governo. Un dato che riporta il Paese agli stessi risultati del 1993. Il boom economico era stato gonfiato dagli aiuti europei allo sviluppo, investiti quasi esclusivamente nell'edilizia, un settore in forte perdita già dai primi mesi dell'anno, cioè prima della crisi internazionale. La crisi ha messo a nudo le bugie sulla politica di sicurezza e immigrazione, a lungo mantenute, anche se sulle zattere dei clandestini l'ordine è sempre stato di sparare. Nei giorni scorsi 200 organizzazioni hanno presentato alla Procura generale dello Stato una denuncia contro il ministero dell'Interno, accusando la polizia di «arresti mirati», «retate» e «controlli d'identità di massa», insomma di eseguire gli ordini per l'arresto di una «quota» minima mensile di immigrati per ciascun distretto. Gli immigrati sono saliti da mezzo milione a 5,2 milioni nel 2008, su una popolazione totale per la Spagna di 46 milioni di persone. Con una disoccupazione giunta ormai al 14%, il governo ha cambiato ufficialmente politica. La «Ley de Extranjeria» presentata a dicembre prevede severe misure restrittive: oltre all'aumento da 40 a 60 giorni del termine massimo per detenere migranti nei Centri di permanenza temporanea, per facilitare identificazioni e rimpatri coatti, il progetto prevede di interrompere i ricongiungimenti familiari. Prevede anche sanzioni fino a 10.000 euro per chi «promuove la permanenza irregolare in Spagna di uno straniero», un'«infrazione grave» perché «lo straniero dipende economicamente da chi compie l'infrazione e questa ne prolunga il soggiorno autorizzato al di là del periodo legalmente previsto». La Comision Espanola de Ayuda al Refugiado (Cear), ha protestato perché così facendo il governo «cerca di farsi complici le persone che alloggiano» gli immigrati, e si appresta a «convertire i cittadini in poliziotti». Ci sarebbe da analizzare anche il ruolo inquietante di un giudice star come Baltazar Garzon, che somigli all'Antonio Di Pietro dei tempi che furono, grande amico di Zapatero e compagno di caccia di altri ministri socialisti, ma anche evasore fiscale conclamato. Garzon negli ultimi anni ha incriminato chiunque, dai dittatori latino americani agli statisti europei, fino a personaggi dell'epoca di Francisco Franco, tutti defunti. Colleziona una gaffe dopo l'altra, eppure imperversa. Pure la battaglia contro la Chiesa cattolica, nella sua forma infantile ed estremista, è la pratica opposta a quella che si converrebbe a un premier laico che governa un Paese dove ci sono cattolici numerosi, un milione e mezzo solo fra i suoi elettori. La gaffe del ritiro dal Kosovo, comunicato in loco dal ministro della Difesa, Carmen Chacon, contro il parere e all'insaputa del collega degli Esteri, Moratinos, e di tutti i governi dell'Unione europea e della Nato, è la chicca di qualche giorno fa. Il presunto amico, il presidente Obama, è infuriato e non ha accettato i goffi tentativi di Madrid di rimediare. Peggio di così!

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Un altro giorno di preoccupazione per tanti cittadini toccati dalla crisi (sezione: crisi)

( da "Gazzettino, Il (Treviso)" del 01-05-2009)

Argomenti: Crisi

«Un altro giorno di preoccupazione per tanti cittadini toccati dalla crisi» Venerdì 1 Maggio 2009, Ancora in piena crisi economica, «la festa del primo maggio - osserva con una nota la presidenza provinciale della Acli - sarà una giornata di preoccupazione per tanti cittadini.. in un momento di grandi trasformazioni per il mondo del lavoro, caduto preda del mercato, che sta perdendo dignità e sicurezze». «Questo, e non solo il reddito, ha contribuito al progressivo impoverimento dei lavoratori, neppure più evocati come soggetto di interlocuzione politica. Il loro posto è stato preso all'individuo "consumatore". Ne risentono soprattutto i giovani e quelle persone con un impiego fuori dal fortino delle tutele, i dipendenti a termine, i parasubordinati.. Emergono - prosegue la nota - modalità più sottili di sfruttamento, l'eccessiva flessibilità rende precaria la vita familiare, a fronte della quale non vi sono ancora ne serie politiche di ammortizzazione, né strumenti di sostegno alla ricollocazione, se non quelli della formazione professionale». «Passerà sotto silenzio, ma uno degli effetti di queste trasformazioni, accentuato dalla crisi finanziaria ed economica in atto, è quello di far ingrossare le fila dei disagiati. Lo dicono i dati dell'OMS: entro il 2020 i disturbi psichici entreranno a far parte delle prime cinque malattie a livello mondiale». «Dalla crisi - concludono le Acli - non si esce riportando le cose allo stato precedente ma riformando nel profondo il nostro sistema economico, soprattutto inserendo reti di protezione sociale e di welfare locale».

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Vittorio Veneto NOSTRO INVIATO È stato scontro vero, con tanto di colpi di scena a ripe... (sezione: crisi)

( da "Gazzettino, Il" del 01-05-2009)

Argomenti: Crisi

Venerdì 1 Maggio 2009, Vittorio Veneto NOSTRO INVIATO È stato scontro vero, con tanto di colpi di scena a ripetizione. Alla fine, però, la Permasteelisa Spa, società quotata alla Borsa di Milano e specializzata nei grandi rivestimenti in vetro acciaio (dal museo Guggenheim di Bilbao al più alto grattacielo del mondo, il «101» di Taiwan, per non parlare di due delle 4 nuove torri di Ground Zero) è rimasta nelle mani dell'attuale gestione, che fa capo alla Investindustrial del finanziere Andrea Bonomi. Non è riuscito l'imprenditore pordenonese Luigi Cimolai a mettere in minoranza il 26,65% delle azioni che fanno capo al patto di Bonomi. Ma l'assemblea, che si è svolta nell'avveniristica sede vetrocementoacciaio di Permasteelisa, ha conosciuto più di qualche momento di tensione. Anche perché gli schieramenti non erano così definiti. Se Bonomi poteva aggiungere al 21% detenuto direttamente e indirettamente, attraverso Investindustrial, anche il 4,4% della finanziaria lussemburghese Andimahia (oltre ad alcuni azionisti minori), Cimolai partiva da una quota del 15%, cui però sperava di aggiungere anche il 19,1% delle azioni possedute dal fondo Amber. Circostanza che avrebbe messo in minoranza Bonomi e determinato un vero e proprio terremoto nella società. Non solo perché, a quel punto, sarebbe stato sostituito sia il presidente Davide Croff che l'ad Nicola Greco, ma sarebbero cambiate le prospettive stesse di Permasteelisa. Cimolai ha presentato infatti un piano industriale che prevedeva una trsformazione della società in una sorta di general contractor. Non limitata cioè solo alle megastrutture in vetroacciaio, ma in grado di consegnare quasi chiavi in mano i grattacieli, potenziandosi nei servizi e nelle tecnologie. Dall'altra parte, invece, il presidente uscente Croff ha ribadito i buoni risultati fin qui ottenuti, sostenendo la necessità di mantere questa "mission". Ma, nelle paure della minoranza, con la volontà nascosta di fare uscire la società dalla Borsa attraverso un delisting, per poi venderla ad un grande investitore (secondo alcune voci sarebbe già pronto, e verrebbe dall'Est Europa). In effetti, la crisi finanziaria ha portato a livelli bassissimi la capitalizzazione di borsa di Permasteelisa: circa 270 milioni di euro. Con una cifra inferiore, Bonomi potrebbe lanciare un'Opa totalitaria e diventare padrone assoluto della società. Che, visti i risultati gestionali, non avrebbe difficoltà ad essere collocata poi ad un prezzo molto superiore. Per la minoranza, la prova di questa volontà sta proprio nella mancata erogazione di un dividendo, a fronte di un utile cospicuo. «Penso che questo denaro rimasto nella pancia della società - ha detto fuori dai denti Cimolai ai soci - serva per altre operazioni finanziarie, che solo i pochi che la controllano ora conoscono». Chi avrebbe vinto lo si è capito subito, quando il rappresentante di Amber, pur costituitosi in assemblea, al momento del voto ha lasciato l'assemlea. A quel punto Cimolai è rimasto solo, o quasi, mentre la maggioranza di Bonomi ha votato compatta: niente dividendo, ok al bilancio, nomina del nuovo cda e sua durata di un anno anziché 3. «Ciò - ha spiegato a proposito di quest'ultima decisione la rappresentante della finanziaria Andimahia, che fa capo a Lucio Maffesanti, uno dei fondatori di Permasteelisa - per cercare di trovare un accordo fra i soci ora così divisi». In realtà un modo, secondo la minoranza, di avere il tempo di liquidare definitivamente Cimolai, per poter poi avere le mani libere del tutto. «Mi sento come Don Chisciotte - ha detto l'imprenditore pordenonese una volta preso atto della sconfitta - Il Cda ha fatto bene, ma noi volevamo dare ulteriore impulso, estendendo l'attività all'impiantistica». In una pausa dei lavori, sorseggiando un caffè e riferendosi ai passaggi di mano di numerose aziende del Nordest, amareggiato sottolineava:«Ci rubano anche questo». Alla fine a Bonomi sono andati 9 consiglieri, Croff e Greco in testa, mentre Cimolai è entrato come rappresentante della minoranza. «Per fortuna, la guerra è solo all'inizio», ha detto l'imprenditore al termine dei lavori, smentendo seccamente di volere, o essere disponibile, a cedere la propria quota in Permasteelisa. Ugo Pollesel

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Napolitano. Incindenti sul lavoro. Non abbassare la guardia (sezione: crisi)

( da "AmericaOggi Online" del 01-05-2009)

Argomenti: Crisi

Napolitano. Incindenti sul lavoro. Non abbassare la guardia 01-05-2009 ROMA. Anche quest'anno Napolitano ha celebrato la Festa del Lavoro sottolineando l'attualità drammatica degli incidenti mortali sul lavoro. E' "un segnale positivo ma non ancora sufficiente", ha detto, il dato che indicato uno scendere delle morti bianche sotto il livello di 1.200 casi l'anno. "Il fenomeno rimane dolorosissimo e inquietante e si rischia di vederlo aggravarsi di fronte alla crisi economica". Questo rischio, ha detto Napolitano, si corre se di fronte alla crisi emergerà "qualche tendenza a ricorrere più facilmente al sommerso e comunque al lavoro irregolare, in special modo all'impiego illegale di immigrati. Occorre un più forte impegno a non abbassare in alcun modo la guardia su questo versante sempre cruciale". Sotto i colpi della crisi finanziaria, la Festa del Lavoro si celebra quest'anno con il tema dell'occupazione e della caduta dell'attività produttiva "in primo piano anche in Italia", ha detto il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano celebrando la Festa del Lavoro al Quirinale insieme al ministro del Lavoro Maurizio Sacconi. Napolitano ha parlato delle preoccupazioni di chi teme di perdere il posto di lavoro, della caduta dell'attività produttiva, "dell'insufficienza della protezione sociale, della debolezza delle prospettive per i giovani in cerca di lavoro". Su questi temi, ha detto, "molte toccanti lettere a me indirizzate richiamano l'attenzione".

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Grecia/ 1 Maggio: scioperi trasporti, disagi a porto e (sezione: crisi)

( da "Virgilio Notizie" del 01-05-2009)

Argomenti: Crisi

Atene è da questa mattina paralizzata per gli scioperi dei trasporti aereo e marittimo indetti in occasione della Festa dei lavoratori. La compagnia di bandiera Olympic Airlines ha cancellato più di 100 voli, fra cui almeno sei collegamenti internazionali. Al Porto del Pireo, è praticamente impossibile imbarcarsi per le isole dell'Egeo. E bloccata è anche la circolazione stradale nella capitale per le manifestazioni del Primo maggio. Migliaia di ateniesi hanno già sfilato per il centro della città sotto un forte dispositivo di sicurezza. Il Primo ministro Costas Karamanlis è sotto pressione per la grave crisi finanziaria e l'aumento della disoccupazione che ha gennaio ha raggiunto quota 9.4%.

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GRECIA/ 1 MAGGIO: SCIOPERI TRASPORTI, DISAGI A PORTO E AEROPORTO (sezione: crisi)

( da "Wall Street Italia" del 01-05-2009)

Argomenti: Crisi

Grecia/ 1 Maggio: scioperi trasporti, disagi a porto e aeroporto di Apcom Olympic Airlines ha cancellato oltre 100 voli -->Atene, 1 mag. (Ap) - Atene è da questa mattina paralizzata per gli scioperi dei trasporti aereo e marittimo indetti in occasione della Festa dei lavoratori. La compagnia di bandiera Olympic Airlines ha cancellato più di 100 voli, fra cui almeno sei collegamenti internazionali. Al Porto del Pireo, è praticamente impossibile imbarcarsi per le isole dell'Egeo. E bloccata è anche la circolazione stradale nella capitale per le manifestazioni del Primo maggio. Migliaia di ateniesi hanno già sfilato per il centro della città sotto un forte dispositivo di sicurezza. Il Primo ministro Costas Karamanlis è sotto pressione per la grave crisi finanziaria e l'aumento della disoccupazione che ha gennaio ha raggiunto quota 9.4%.

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Primo maggio, scontri in Germania, Turchia e Grecia (sezione: crisi)

( da "Reuters Italia" del 01-05-2009)

Argomenti: Crisi

BERLINO/ISTANBUL (Reuters) - Scontri tra manifestanti e polizia si sono registrati oggi in Germania, Turchia e Grecia per le celebrazioni di Primo maggio, festa dei lavoratori, mentre migliaia di persone hanno sfilato in Francia arrabbiate per la risposta del governo alla crisi finanziaria globale. La crescente disoccupazione in tutta l'Europa ha aggiunto intensità alle varie marce per il Primo maggio. A Berlino e Amburgo, nelle violenze sono rimasti feriti più di 50 poliziotti in tenuta anti-sommossa, mentre la polizia turca a Istanbul ha sparato con cannoni ad acqua e lacrimogeni per disperde i manifestanti nella città. Anche in Grecia la polizia si è scontrata con i manifestanti anarchici. Nella capitale tedesca, diversi bidoni della spazzatura sono stati dati alle fiamme mentre un'altra pacifica manifestazione di circa 2.000 persone stava terminando, ha spiegato la polizia. I dimostranti hanno lanciato bottiglie e pietre anche contro mezzi pubblici e auto e diversi vetri sono stati rotti alle fermate dei bus. "Da una parte c'è anche gente per strada che protesta pacificamente contro la crisi economica e non c'è niente di male in questo", ha detto un portavoce della polizia tedesca. "Ma quando si bruciano auto e bidoni della spazzatura e si commettono altri reati...questo non ha niente a che fare con le proteste politiche". A Istanbul, giovani hanno lanciato pietre e molotov contro la polizia e hanno rotto le vetrine di banche e supermercati, mentre la polizia ha sparato colpi di avvertimento vicino alla piazza Taksim, la principale della città. Un portavoce della polizia ha detto che 68 manifestanti sono stati arrestati e 11 agenti sono rimasti feriti. Gli uffici pubblici e i mercati finanziari sono chiusi oggi dopo che la Turchia ha dichiarato quest'anno il Primo maggio festa nazionale. Continua...

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1 maggio/ Franceschini: Morti sul lavoro dramma (sezione: crisi)

( da "Virgilio Notizie" del 01-05-2009)

Argomenti: Crisi

Gli incidenti sul lavoro rappresentano "uno dei drammi italiani più assurdi e intollerabile": a ricordarlo è il leader del Pd, Dario Franceschini, intervenuto oggi pomeriggio al concertone del Primo maggio in piazza . "Il numero delle morti bianche è tuttora impressionante; servono sanzioni molto severe per chi non rispetta le norme, in questo giorno bisogna ricordarsi anche di chi il lavoro lo hanno perso. È nostro dovere non dimenticarli". In merito alla crisi finanziaria globale Franceschini ha criticato il governo: "Per mesi il governo italiano è stato l'unico che ha negato la crisi. poi d'improvviso - ha aggiunto - la crisi è alle spalle. Vorrei che il governo spiegasse questo; è una presa in giro, la crisi c'è e va affrontata, non bisogna negarla". Sull'atmosfera che sta vivendo San Giovanni, dove sono presenti oltre 500mila- secondo gli organizzatori - Franceschini ha detto: "E' una festa, l'atmosfera è sempre positiva anche in un momento di crisi. Il consiglio che do alla politica è chiedere qualcosa ai più ricchi per dare ai poveri". Franceschi ha poi concluso con una Battuta: "Resterà anche per Vasco Rossi".

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1 MAGGIO/ FRANCESCHINI: MORTI SUL LAVORO DRAMMA INTOLLERABILE (sezione: crisi)

( da "Wall Street Italia" del 01-05-2009)

Argomenti: Crisi

1 maggio/ Franceschini: Morti sul lavoro dramma intollerabile di Apcom Per mesi il governo ha negato la crisi -->Roma, 1 mag. (Apcom) - Gli incidenti sul lavoro rappresentano "uno dei drammi italiani più assurdi e intollerabile": a ricordarlo è il leader del Pd, Dario Franceschini, intervenuto oggi pomeriggio al concertone del Primo maggio in piazza . "Il numero delle morti bianche è tuttora impressionante; servono sanzioni molto severe per chi non rispetta le norme, in questo giorno bisogna ricordarsi anche di chi il lavoro lo hanno perso. È nostro dovere non dimenticarli". In merito alla crisi finanziaria globale Franceschini ha criticato il governo: "Per mesi il governo italiano è stato l'unico che ha negato la crisi. poi d'improvviso - ha aggiunto - la crisi è alle spalle. Vorrei che il governo spiegasse questo; è una presa in giro, la crisi c'è e va affrontata, non bisogna negarla". Sull'atmosfera che sta vivendo San Giovanni, dove sono presenti oltre 500mila- secondo gli organizzatori - Franceschini ha detto: "E' una festa, l'atmosfera è sempre positiva anche in un momento di crisi. Il consiglio che do alla politica è chiedere qualcosa ai più ricchi per dare ai poveri". Franceschi ha poi concluso con una Battuta: "Resterà anche per Vasco Rossi".

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1 maggio. Napolitano: "Impegno per rilancio dello sviluppo economico" (sezione: crisi)

( da "Sestopotere.com" del 01-05-2009)

Argomenti: Crisi

1° maggio. Napolitano: “Impegno per rilancio dello sviluppo economico" (1/5/2009 15:20) | (Sesto Potere) - Roma - 1 maggio 2009 - “La crisi finanziaria ha, per inaudita velocità diffusiva e vastità di impatto, determinato un quadro, per la celebrazione della Festa del 1° maggio, del tutto diverso da quello dello scorso anno”. Così il Presidente della Repubblica è intervenuto al Palazzo del Quirinale per la celebrazione della Festa del Lavoro. “Di qui l’impegno del governo e del Parlamento, così come delle parti sociali – ha proseguito il Capo dello Stato - per interventi pubblici efficaci su un duplice fronte: quello del superamento della crisi in atto e del rilancio dello sviluppo economico, e quello del rafforzamento delle tutele del reddito per i lavoratori e le famiglie in difficoltà, in particolare del rafforzamento degli ‘ammortizzatori sociali’. Il Presidente Napolitano ha quindi sottolineato come la crisi possa essere un’occasione per “un’Italia più attenta al valore del lavoro, alla tutela del lavoro, ai diritti del lavoro. Fu quella l’Italia cui pensavano i nostri padri nel definire il primo articolo della Carta costituzionale e la sua linea ispiratrice”. Il Capo dello Stato ha quindi salutato i lavoratori abruzzesi che quest'anno hanno partecipato alla cerimonia al Quirinale sottolineando la "grande prova collettiva di dignità, di fermezza e di senso del futuro che gli abruzzesi hanno offerto all'Italia e al mondo". Il Presidente della Repubblica ha altresì evidenziato come il fenomeno degli incidenti sul lavoro rimanga “dolorosissimo e inquietante, e si può rischiare di vederlo aggravarsi se alle difficoltà della crisi economica corrispondesse una qualche tendenza a ricorrere più facilmente al “sommerso” e comunque al lavoro irregolare, in special modo all’impiego illegale di immigrati”. Il Capo dello Stato ha fatto, infine, riferimento all'accordo Fiat-Chrysler: "Oggi l'Italia può essere fiera del riconoscimento che una nostra grande impresa ha ottenuto in America e nel mondo. E' la conferma dell'importanza decisiva dell'innovazione e della piena valorizzazione delle risorse umane, a partire dal mondo del lavoro, di cui l'Italia è ricca". Foto: il Presidente Giorgio Napolitano rende omaggio al Monumento dedicato alle vittime sul lavoro

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diciamolochiaro ha detto: Aggiungo che comunque sono appena stata sul lago di Garda e la lingua che piu' ho sentito parlare tutto il tempo è il tedesco. (sezione: crisi)

( da "KataWeb News" del 01-05-2009)

Argomenti: Crisi

senza il mattone.. Spagnoli ci avete scocciato: pensate ai vostri guai 28 marzo 2009 alle 14:15 — Autore: babelick — 195 commenti Gentile ambasciatore Terracciano, complimenti e sentiti ringraziamenti. Ci ha vendicati. La lettera che ha inviato al quotidiano El Pais, nella sua veste di capo della rappresentanza italiana presso il governo spagnolo, non sembra neanche scritta da un diplomatico di carriera; meglio, è opera di un diplomatico di razza rara, tanto è chiara, asciutta, ferma, e, lo faccia dire a me, sacrosantamente scocciata. Quel giornale così faziosamente filo Zapatero, praticamente un organo di partito, anche di quello Democratico italiano del quale corre in premuroso e regolare soccorso, la deve smettere di denigrare il governo e il Paese. Non c'entra niente qui la libertà di stampa; come lei sottolinea, il tentativo di demolire l'immagine dell'Italia tra gli spagnoli risponde invece a un disegno di servitù politica che nessun organo di stampa italiano si sognerebbe di progettare, piaccia o no il governo di José Luis Zapatero, per gli intimi Bambi. Succede che gli equilibri politici europei siano cambiati, che un asse Sarkozy-Merkel-Berlusconi minacci il ruolo della Spagna e le sue numerose, troppe, poltrone, ben sei super incarichi istituzionali europei. Succede che le cose non vadano più bene per l'economia, crollata miseramente dopo il boom edilizio e tante rivendicazioni di tronfio primato; che la politica estera sia un disastro, e il presidente Barack Obama nella nuova versione militare contro Bin Laden non si sia rivelato l'amico che ingenuamente la sinistra in Europa aveva immaginato; che il federalismo morda le calcagna a Madrid, visto l'apporto determinante del partito catalano alla rielezione dei socialisti. Il governo è nervoso e la butta sugli attacchi ad altri Stati, il Pais pubblica fedele, se serve, anticipa. Così l'Italia è descritta come dominio di un tiranno nello stile delle dittature latino americane, Pinochet naturalmente, non Hugo Chavez, il presidente del Consiglio eletto ha bisogno dello psichiatra, qui si praticano tortura e politiche razziste. Ha fatto bene, ambasciatore, a dire basta, anche perché c'è davvero poco, scansato il fango delle calunnie, di cui vantarsi in casa Zapatero. Al mini-summit europeo del 4 ottobre del 2008 i capi di Stato di Berlino, Roma, Parigi e Londra, si sono incontrati per decidere sulle posizioni comuni da adottare contro la crisi finanziaria, lasciando fuori la Spagna, che pure Zapatero aveva definito «l'economia più solida del mondo», addirittura il Paese sopra la media europea per reddito pro capite. Per il premier spagnolo fino a pochi mesi fa «il sorpasso dell'Italia ha fatto deprimere molto il primo ministro Berlusconi» e «in realtà, il mio obiettivo è quello di superare la Francia, anche se l'amico Sarkozy non vuole neanche sentirselo dire». Subito dopo la crisi internazionale ha svelato il bluff dell'economia spagnola. La recessione ha gettato anche la Spagna in una crisi profonda: crescita dell'1,4% nel 2008, e non del 3,5% come annunciato dal governo. Un dato che riporta il Paese agli stessi risultati del 1993. Il boom economico era stato gonfiato dagli aiuti europei allo sviluppo, investiti quasi esclusivamente nell'edilizia, un settore in forte perdita già dai primi mesi dell'anno, cioè prima della crisi internazionale. La crisi ha messo a nudo le bugie sulla politica di sicurezza e immigrazione, a lungo mantenute, anche se sulle zattere dei clandestini l'ordine è sempre stato di sparare. Nei giorni scorsi 200 organizzazioni hanno presentato alla Procura generale dello Stato una denuncia contro il ministero dell'Interno, accusando la polizia di «arresti mirati», «retate» e «controlli d'identità di massa», insomma di eseguire gli ordini per l'arresto di una «quota» minima mensile di immigrati per ciascun distretto. Gli immigrati sono saliti da mezzo milione a 5,2 milioni nel 2008, su una popolazione totale per la Spagna di 46 milioni di persone. Con una disoccupazione giunta ormai al 14%, il governo ha cambiato ufficialmente politica. La «Ley de Extranjeria» presentata a dicembre prevede severe misure restrittive: oltre all'aumento da 40 a 60 giorni del termine massimo per detenere migranti nei Centri di permanenza temporanea, per facilitare identificazioni e rimpatri coatti, il progetto prevede di interrompere i ricongiungimenti familiari. Prevede anche sanzioni fino a 10.000 euro per chi «promuove la permanenza irregolare in Spagna di uno straniero», un'«infrazione grave» perché «lo straniero dipende economicamente da chi compie l'infrazione e questa ne prolunga il soggiorno autorizzato al di là del periodo legalmente previsto». La Comision Espanola de Ayuda al Refugiado (Cear), ha protestato perché così facendo il governo «cerca di farsi complici le persone che alloggiano» gli immigrati, e si appresta a «convertire i cittadini in poliziotti». Ci sarebbe da analizzare anche il ruolo inquietante di un giudice star come Baltazar Garzon, che somigli all'Antonio Di Pietro dei tempi che furono, grande amico di Zapatero e compagno di caccia di altri ministri socialisti, ma anche evasore fiscale conclamato. Garzon negli ultimi anni ha incriminato chiunque, dai dittatori latino americani agli statisti europei, fino a personaggi dell'epoca di Francisco Franco, tutti defunti. Colleziona una gaffe dopo l'altra, eppure imperversa. Pure la battaglia contro la Chiesa cattolica, nella sua forma infantile ed estremista, è la pratica opposta a quella che si converrebbe a un premier laico che governa un Paese dove ci sono cattolici numerosi, un milione e mezzo solo fra i suoi elettori. La gaffe del ritiro dal Kosovo, comunicato in loco dal ministro della Difesa, Carmen Chacon, contro il parere e all'insaputa del collega degli Esteri, Moratinos, e di tutti i governi dell'Unione europea e della Nato, è la chicca di qualche giorno fa. Il presunto amico, il presidente Obama, è infuriato e non ha accettato i goffi tentativi di Madrid di rimediare. Peggio di così!

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SENEGAL/ FIGLIO PRESIDENTE WADE NOMINATO MINISTRO TRASPORTI (sezione: crisi)

( da "Wall Street Italia" del 01-05-2009)

Argomenti: Crisi

Senegal/ Figlio presidente Wade nominato ministro Trasporti di Apcom Karima Wader, spesso citato come possibile successore del padre -->Dakar, 1 mag. (Apcom) - Karima Wade, il figlio del presidente del Senegal, Abdoulaye Wade, spesso citato come suo possibile successore, è entrato a far parte del governo, con l'incarico di ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture. Il decreto ufficiale è stato firmato oggi. Quarant'anni, Karim Wade, 40 ans, occupa dal 2001 la poltrona di consigliere, molto influente, presso il capo di stato, che oggi ha 82 anni. Il nuovo incarico gli consentirà di dirigere la costruizioine di un nuovo aeroporto internazionale nei pressi diDakar e di due grandi arterie autostradali che collegano la capitale. Sotto la sua supervisione sarà anche la più grande compagnia aerea dell'Africa dell'Ovest, Air Senegal International, che oggi attraversa una gravissima crisi finanziaria. (fonte afp)

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CRISI/ RUEF:ITALIA MENO ESPOSTA,SISTEMA BANCARIO MENO VULNERABILE (sezione: crisi)

( da "Wall Street Italia" del 01-05-2009)

Argomenti: Crisi

Crisi/ Ruef:Italia meno esposta,sistema bancario meno vulnerabile di Apcom Famiglie meno indebitate. Crisi è opportunità cambiamento -->Roma, 1 mag. (Apcom) - L'economia italiana è risultata essere "meno esposta ai rischi specifici della crisi, anche se ha subito pesantemente il suo impatto indiretto". In particolare, il sistema bancario italiano appare "meno vulnerabile alla crisi finanziaria e l'impatto sui bilanci delle banche resta contenuto rispetto ad altri paesi". E' quanto si legge nella Relazione unificata sull'economia e la finanza pubblica, resa nota oggi dal Tesoro. "Le famiglie italiane - prosegue il documento - sono meno indebitate rispetto alla media dell'area euro. Non ci sono in Italia squilibri interni che hanno contribuito ad appesantire, e in alcuni casi hanno determinato, l'attuale congiuntura sfavorevole di altri Paesi. Questo - viene sottolineato - lascia pensare che, non appena sarà superata l'attuale fase di difficoltà della domanda mondiale, l'economia italiana potrà contare su una base più solida per la sua ripresa. L'attuale crisi rappresenta un'opportunità di cambiamento e di sviluppo per l'Italia, un'opportunità che deve essere colta".

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agentediviaggi ha detto: beh occorre cmq complimentarsi con la Tina. Fino a un anno fa si definiva un ignorante in economia ora riesce a fare un discorso molto coerente e preciso. (sezione: crisi)

( da "KataWeb News" del 02-05-2009)

Argomenti: Crisi

senza il mattone.. Spagnoli ci avete scocciato: pensate ai vostri guai 28 marzo 2009 alle 14:15 — Autore: babelick — 198 commenti Gentile ambasciatore Terracciano, complimenti e sentiti ringraziamenti. Ci ha vendicati. La lettera che ha inviato al quotidiano El Pais, nella sua veste di capo della rappresentanza italiana presso il governo spagnolo, non sembra neanche scritta da un diplomatico di carriera; meglio, è opera di un diplomatico di razza rara, tanto è chiara, asciutta, ferma, e, lo faccia dire a me, sacrosantamente scocciata. Quel giornale così faziosamente filo Zapatero, praticamente un organo di partito, anche di quello Democratico italiano del quale corre in premuroso e regolare soccorso, la deve smettere di denigrare il governo e il Paese. Non c'entra niente qui la libertà di stampa; come lei sottolinea, il tentativo di demolire l'immagine dell'Italia tra gli spagnoli risponde invece a un disegno di servitù politica che nessun organo di stampa italiano si sognerebbe di progettare, piaccia o no il governo di José Luis Zapatero, per gli intimi Bambi. Succede che gli equilibri politici europei siano cambiati, che un asse Sarkozy-Merkel-Berlusconi minacci il ruolo della Spagna e le sue numerose, troppe, poltrone, ben sei super incarichi istituzionali europei. Succede che le cose non vadano più bene per l'economia, crollata miseramente dopo il boom edilizio e tante rivendicazioni di tronfio primato; che la politica estera sia un disastro, e il presidente Barack Obama nella nuova versione militare contro Bin Laden non si sia rivelato l'amico che ingenuamente la sinistra in Europa aveva immaginato; che il federalismo morda le calcagna a Madrid, visto l'apporto determinante del partito catalano alla rielezione dei socialisti. Il governo è nervoso e la butta sugli attacchi ad altri Stati, il Pais pubblica fedele, se serve, anticipa. Così l'Italia è descritta come dominio di un tiranno nello stile delle dittature latino americane, Pinochet naturalmente, non Hugo Chavez, il presidente del Consiglio eletto ha bisogno dello psichiatra, qui si praticano tortura e politiche razziste. Ha fatto bene, ambasciatore, a dire basta, anche perché c'è davvero poco, scansato il fango delle calunnie, di cui vantarsi in casa Zapatero. Al mini-summit europeo del 4 ottobre del 2008 i capi di Stato di Berlino, Roma, Parigi e Londra, si sono incontrati per decidere sulle posizioni comuni da adottare contro la crisi finanziaria, lasciando fuori la Spagna, che pure Zapatero aveva definito «l'economia più solida del mondo», addirittura il Paese sopra la media europea per reddito pro capite. Per il premier spagnolo fino a pochi mesi fa «il sorpasso dell'Italia ha fatto deprimere molto il primo ministro Berlusconi» e «in realtà, il mio obiettivo è quello di superare la Francia, anche se l'amico Sarkozy non vuole neanche sentirselo dire». Subito dopo la crisi internazionale ha svelato il bluff dell'economia spagnola. La recessione ha gettato anche la Spagna in una crisi profonda: crescita dell'1,4% nel 2008, e non del 3,5% come annunciato dal governo. Un dato che riporta il Paese agli stessi risultati del 1993. Il boom economico era stato gonfiato dagli aiuti europei allo sviluppo, investiti quasi esclusivamente nell'edilizia, un settore in forte perdita già dai primi mesi dell'anno, cioè prima della crisi internazionale. La crisi ha messo a nudo le bugie sulla politica di sicurezza e immigrazione, a lungo mantenute, anche se sulle zattere dei clandestini l'ordine è sempre stato di sparare. Nei giorni scorsi 200 organizzazioni hanno presentato alla Procura generale dello Stato una denuncia contro il ministero dell'Interno, accusando la polizia di «arresti mirati», «retate» e «controlli d'identità di massa», insomma di eseguire gli ordini per l'arresto di una «quota» minima mensile di immigrati per ciascun distretto. Gli immigrati sono saliti da mezzo milione a 5,2 milioni nel 2008, su una popolazione totale per la Spagna di 46 milioni di persone. Con una disoccupazione giunta ormai al 14%, il governo ha cambiato ufficialmente politica. La «Ley de Extranjeria» presentata a dicembre prevede severe misure restrittive: oltre all'aumento da 40 a 60 giorni del termine massimo per detenere migranti nei Centri di permanenza temporanea, per facilitare identificazioni e rimpatri coatti, il progetto prevede di interrompere i ricongiungimenti familiari. Prevede anche sanzioni fino a 10.000 euro per chi «promuove la permanenza irregolare in Spagna di uno straniero», un'«infrazione grave» perché «lo straniero dipende economicamente da chi compie l'infrazione e questa ne prolunga il soggiorno autorizzato al di là del periodo legalmente previsto». La Comision Espanola de Ayuda al Refugiado (Cear), ha protestato perché così facendo il governo «cerca di farsi complici le persone che alloggiano» gli immigrati, e si appresta a «convertire i cittadini in poliziotti». Ci sarebbe da analizzare anche il ruolo inquietante di un giudice star come Baltazar Garzon, che somigli all'Antonio Di Pietro dei tempi che furono, grande amico di Zapatero e compagno di caccia di altri ministri socialisti, ma anche evasore fiscale conclamato. Garzon negli ultimi anni ha incriminato chiunque, dai dittatori latino americani agli statisti europei, fino a personaggi dell'epoca di Francisco Franco, tutti defunti. Colleziona una gaffe dopo l'altra, eppure imperversa. Pure la battaglia contro la Chiesa cattolica, nella sua forma infantile ed estremista, è la pratica opposta a quella che si converrebbe a un premier laico che governa un Paese dove ci sono cattolici numerosi, un milione e mezzo solo fra i suoi elettori. La gaffe del ritiro dal Kosovo, comunicato in loco dal ministro della Difesa, Carmen Chacon, contro il parere e all'insaputa del collega degli Esteri, Moratinos, e di tutti i governi dell'Unione europea e della Nato, è la chicca di qualche giorno fa. Il presunto amico, il presidente Obama, è infuriato e non ha accettato i goffi tentativi di Madrid di rimediare. Peggio di così!

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Pil, il Tesoro taglia ancora le stime Nel 2009 -4,2%. Deficit al 4,6% (sezione: crisi)

( da "Corriere.it" del 02-05-2009)

Argomenti: Crisi

«Ma c'è qualche speranza che l'attuale fase di crisi rallenti» Pil, il Tesoro taglia ancora le stime Nel 2009 -4,2%. Deficit al 4,6% I dati contenuti nella Relazione unificata sulla finanza pubblica: crolla l'occupazione, sale la pressione fiscale ROMA - Anno nero per l'economia italiana nel 2009. Il Pil è previsto in calo del -4,2%, ben oltre le ultime previsioni: è la stima del Tesoro contenuta nella Relazione unificata sulla finanza pubblica pubblicata sul sito del ministero dell'Economia. Timidi segnali di ripresa solo l'anno prossimo, quando la crescita del Prodotto interno lordo tornerà positiva a +0,3%. «Il profilo trimestrale - si legge nel documento - prospetta una modesta ripresa a partire dal secondo trimestre del prossimo anno. Nel periodo 2010-2011 il Pil è proiettato crescere dello 0,7%». I DATI - In aumento il deficit/Pil italiano. Nel 2009, secondo le previsioni contenute nella Relazione unificata sulla finanza pubblica, il disavanzo si attesterà al 4,6% del Pil, superiore di 0,9 punti percentuali rispetto alla stima elaborata a febbraio nell'Aggiornamento del Patto di stabilità interno (3,7%). Secondo le previsioni contenute nella Ruef, aumenta il debito pubblico, che si attesterà quest'anno al 114,3% del Pil, per poi salire ancora al 117,1% l'anno prossimo e a 118,3% nel 2011. In aumento anche la pressione fiscale, che salirà nel 2009 al 43,5% del Pil dal 43,3% delle ultime previsioni. Crolla quest'anno l'occupazione: misurata in termini di unità standard di lavoro, mostrerebbe una "riduzione significativa" del 2,6%. Nell'industria, la riduzione più ampia. Nell'ipotesi di una crescita nulla dell'offerta di lavoro, il tasso di disoccupazione si attesterebbe all'8,6%. L'occupazione tornerebbe a crescere nel 2011 (0,6%) quando il tasso di disoccupazione si attesterebbe all'8,5%. Nel 2010, invece, il tasso di disoccupazione si attesterà all'8,7%. Decelera l'inflazione nel 2009 rispetto allo scorso anno: quella al consumo è prevista attestarsi in media al di sotto dell'1%. IL SISTEMA BANCARIO - L'economia italiana, si legge nel documento, è risultata essere «meno esposta ai rischi specifici della crisi, anche se ha subito pesantemente il suo impatto indiretto». In particolare, il sistema bancario italiano appare «meno vulnerabile alla crisi finanziaria e l'impatto sui bilanci delle banche resta contenuto rispetto ad altri paesi». «Le famiglie italiane - prosegue la Relazione - sono meno indebitate rispetto alla media dell'area euro. Non ci sono in Italia squilibri interni che hanno contribuito ad appesantire, e in alcuni casi hanno determinato, l'attuale congiuntura sfavorevole di altri Paesi. Questo - viene sottolineato - lascia pensare che, non appena sarà superata l'attuale fase di difficoltà della domanda mondiale, l'economia italiana potrà contare su una base più solida per la sua ripresa». «C'È QUALCHE SPERANZA CHE L'ATTUALE FASE DI CRISI RALLENTI» - Le prospettive economiche globali, si legge nelle conclusioni della Relazione, «si sono deteriorate negli ultimi mesi» ma allo stesso tempo «sono aumentati gli sforzi tanto dei governi nazionali quanto degli organismi e delle sedi sovranazionali». Ora, quindi, «si guarda con qualche speranza alla possibilità di rallentamento dell'attuale fase di crisi». «Rallentamento che - spiega il ministero - dipende da fattori numerosi e variabili: dal ristabilimento di un'adeguata crescita a livello mondiale alla conservazione del commercio mondiale; dal miglioramento della situazione occupazione fino a una nuova spinta verso il progresso sociale». stampa |

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Primo Maggio. La consegna delle "Stelle al merito del lavoro" al Quirinale (sezione: crisi)

( da "AmericaOggi Online" del 02-05-2009)

Argomenti: Crisi

Primo Maggio. La consegna delle "Stelle al merito del lavoro" al Quirinale 02-05-2009 ROMA. Si è svolta ieri mattina al Palazzo del Quirinale la Festa del Lavoro alla presenza dei nuovi Maestri del Lazio e dell'Abruzzo insigniti della "Stella al Merito del Lavoro". Dopo la consegna, da parte del Ministro del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali sen. Maurizio Sacconi, delle onorificenze, nel Salone dei Corazzieri sono intervenuti il Presidente della Federazione Nazionale dei Cavalieri del Lavoro, Cav. Lav. Benito Benedini, il Presidente dell'Associazione Nazionale Lavoratori Anziani di Azienda, ing. Riccardo Tucci, il Presidente della Federazione dei Maestri del Lavoro d'Italia, dott. Gianluigi Diamantini, e il Ministro Sacconi. Un lavoratore abruzzese ha testimoniato dell'impegno per la ripresa delle attività produttive nelle aree colpite dal sisma. L'attrice Raffaella Rea ha letto alcuni brani tratti dai discorsi di Amintore Fanfani e Giuseppe Di Vittorio all'Assemblea Costituente sulle prime parole della Carta fondamentale: "L'Italia è una Repubblica fondata sul lavoro". La cerimonia si è conclusa con l'intervento del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Erano presenti il Vice Presidente della Corte Costituzionale, prof. Ugo De Siervo, il sen. Benedetto Adragna, in rappresentanza del Senato della Repubblica, l'on. Renzo Lusetti per la Camera dei Deputati, i Consoli provinciali e regionali del Lazio e dell'Abruzzo, autorità civili ed esponenti del mondo del lavoro. Stiamo attraversando "una crisi economica globale senza precedenti" che richiede una risposta altrettanto globale, ha detto Napolitano, indicando la necessità di una azione comune europea, di una concertazione mondiale e, nel nostro Paese, della "lucida consapevolezza"che il tessuto imprenditoriale e sociale è in grado di reggere. La crisi potrebbe gonfiarsi, come è accaduto in America, solo se dovesse attecchire "il virus" della sfiducia. E "in effetti credo che non stia attecchendo", ha detto il capo dello Stato riprendendo alcuni temi del suo messaggio di fine anno, ma ciò non basta: "Occorre trasformare la crisi in una opportunità, in una occasione da non perdere per sciogliere nodi che da troppo tempo impacciano in Italia il cammino della crescita economica e sociale; tra questi l'attuale sistema normativo di regolazione dei rapporti di lavoro, da considerarsi insoddisfacente da entrambe le parti sociali, e in particolare per le categorie meno protette di lavoratori". Un evidente riferimento ala riforma della contrattazione, della cui necessità ha parlato anche il ministro del lavoro Maurizio Sacconi, prendendo la parola prima di Napolitano. Sotto i colpi della crisi finanziaria, la Festa del Lavoro si celebra quest'anno con il tema dell'occupazione e della caduta dell'attività produttiva "in primo piano anche in Italia", ha detto il presidente della Repubblica, che ha parlato delle preoccupazioni di chi teme di perdere il posto di lavoro, della caduta dell'attività produttiva, "dell'insufficienza della protezione sociale, della debolezza delle prospettive per i giovani in cerca di lavoro". Su questi temi, ha detto, "molte toccanti lettere a me indirizzate richiamano l'attenzione". Anche quest'anno Napolitano ha celebrato la Festa del Lavoro sottolineando l'attualità drammatica degli incidenti mortali sul lavoro. E' "un segnale positivo ma non ancora sufficiente", ha detto, il dato che indicato uno scendere delle morti bianche sotto il livello di 1.200 casi l'anno. "Il fenomeno rimane dolorosissimo e inquietante e si rischia di vederlo aggravarsi di fronte alla crisi economica". Questo rischio, ha detto Napolitano, si corre se di fronte alla crisi emergerà "qualche tendenza a ricorrere più facilmente al sommerso e comunque al lavoro irregolare, in special modo all'impiego illegale di immigrati. Occorre un più forte impegno a non abbassare in alcun modo la guardia su questo versante sempre cruciale". Nel segno della continuità dell'impegno contro le morti bianche, al termine della celebrazione il Capo dello Stato, accompagnato dal Ministro Sacconi, ha deposto una corona di alloro davanti al monumento ai Caduti sul lavoro, inaugurato lo scorso anno in Piazza Pastore, antistante la sede dell'Inail di Roma, alla presenza dei familiari dei lavoratori che quest'anno hanno ricevuto il riconoscimento alla memoria. Sono state conferite le seguenti onorificenze. - Medaglia d'oro al Merito Civile alla memoria del sig. Stefano Miniussi - Giovane operaio, espostosi, con generoso slancio, a grave rischio per prestare soccorso ad un collega scomparso sul fondo di una vasca di un impianto di depurazione, veniva colto da malore per le forti esalazioni nocive, sacrificando la vita ai più nobili ideali di altruismo ed umana solidarietà. Luminosa testimonianza di coraggio ed elevato senso civico. Trieste, 8 ottobre 2001. - Stella al Merito del Lavoro alla memoria dei lavoratori italiani deceduti a seguito delle esplosioni verificatesi, il 6 dicembre 1907, nella miniera di carbone di Monongah - West Virginia negli Stati Uniti d'America. - Stella al Merito del Lavoro alla memoria dei signori Valerio Anchino, Marino Barale, Antonio Cavicchioli, Massimiliano Manuello e Mario Ricca, deceduti a causa dell'esplosione e del successivo incendio nello stabilimento di molitura della ditta Molino Cordero. Fossano (CN), 16 luglio 2007. - Stella al Merito del Lavoro alla memoria dei signori Giuseppe Palermo, Salvatore Pulici, Salvatore Smecca, Natale Sofia, Salvatore Tumino e Giuseppe Zaccaria, deceduti a causa delle esalazioni sprigionatesi nel corso della pulitura delle vasche dell'impianto di depurazione comunale. Mineo (CT), 11 giugno 2008. - Stella al Merito del Lavoro alla memoria del signor Domenico Cagnina, deceduto a seguito di una caduta da una impalcatura mentre effettuava lavori di manutenzione presso la centrale termoelettrica dell'Enel. Termini Imerese (PA), 13 giugno 2008. - Menzione speciale alla memoria dei signori Ashour Maomhoud Mohamed Hassan e Salama Awad Omar Younes, lavoratori egiziani deceduti a seguito del crollo di un ponteggio presso un cantiere edile. Vighignolo frazione di Settimo Milanese (MI), 13 giugno

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Napolitano: "Ancora troppi incidenti sul lavoro" (sezione: crisi)

( da "Giornale.it, Il" del 02-05-2009)

Argomenti: Crisi

n. 105 del 2009-05-02 pagina 0 Napolitano: "Ancora troppi incidenti sul lavoro" di Redazione Il capo dello Stato festeggia il primo maggio al Quirinale e lancia un nuovo appello contro le "morti bianche". Poi dice: "Salvaguardia dei posti di lavoro in primo piano". Il ministro Sacconi: "Gli incidenti sul lavoro sono diminuiti ma non basta" Roma - Sotto i colpi della crisi finanziaria, il Primo maggio si celebra quest'anno con il tema dell'occupazione e della caduta dell'attività produttiva "in primo piano anche in Italia", ha detto il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano celebrando la Festa del Lavoro al Quirinale insieme al ministro del Lavoro Maurizio Sacconi. Napolitano ha parlato delle preoccupazioni di chi teme di perdere il posto di lavoro, della caduta dell'attività produttiva, "dell'insufficienza della protezione sociale, della debolezza delle prospettive per i giovani in cerca di lavoro". Su questi temi, ha detto, "molte toccanti lettere a me indirizzate richiamano l'attenzione". Incidenti sul lavoro Anche quest'anno Napolitano ha sottolineato l'attualità drammatica degli incidenti mortali sul lavoro. E' "un segnale positivo ma non ancora sufficiente", ha detto, il dato che indicato uno scendere delle morti bianche sotto il livello di 1.200 casi l'anno. "Il fenomeno rimane dolorosissimo e inquietante e si rischia di vederlo aggravarsi di fronte alla crisi economica". Questo rischio, ha detto Napolitano, si corre se di fronte alla crisi emergerà "qualche tendenza a ricorrere più facilmente al sommerso e comunque al lavoro irregolare, in special modo all'impiego illegale di immigrati. Occorre un più forte impegno a non abbassare in alcun modo la guardia su questo versante sempre cruciale". Fiat: l'Italia può essere fiera "Oggi l'Italia può essere fiera del riconoscimento che una nostra grande impresa ha ottenuto in America e nel mondo", ha detto il Presidente della Repubblica, con implicito riferimento all'accordo Fiat-Chrysler. "E' un riconoscimento straordinario per i dirigenti, i tecnici, le maestranze tutte. E' la conferma dell'importanza decisiva dell'innovazione e della piena valorizzazione delle risorse umane a partire dal mondo del lavoro di cui l'Italia è ricca". Sacconi: meno morti bianche, ma non basta Per la prima volta dal dopoguerra, secondo le stime dell'Inail, il bilancio delle morti bianche è sceso "sotto la soglia dei 1.200 casi l'anno. E' un segnale positivo, ma non ancora sufficiente", ha sottolineato il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, intervenendo alle celebrazioni della festa del lavoro al Quirinale. Proprio perché il risultato non basta è necessario "uno sforzo straordinario per rilanciare con determinazione, anche in termini di una più intensa collaborazione tra imprese e lavoratori, una nuova cultura della sicurezza che veda nella prevenzione il suo punto qualificante". © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano

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Berlino, scontri Primo maggio proseguiti fino a notte fonda (sezione: crisi)

( da "Reuters Italia" del 02-05-2009)

Argomenti: Crisi

di Erik Kirschbaum BERLINO (Reuters) - Poliziotti in tenuta anti-sommossa e militanti di sinistra si sono scontrati a Berlino in occasione del Primo maggio per oltre cinque ore, fino a notte inoltrata. "C'erano alcune persone piuttosto aggressive nell'attaccare la polizia", ha detto oggi il portavoce della polizia di Berlino, Bernhard Schodrowski. Ci sono stati diversi feriti tra gli agenti e i dimostranti. Gli scontri nella notte a Berlino e nella seconda città tedesca, Amburgo, sono arrivati dopo una lunga giornata di proteste in tutto il Paese, con migliaia di persone che hanno manifestato in occasione della Festa del lavoro contro la crisi finanziaria. Gli attacchi sono venuti da un gruppo di 500 militanti che hanno lanciato pietre, bottiglie, bombe carta e sampietrini contro i poliziotti. Gli scontri sono andati avanti fino alle 2 del mattino. "Ora la situazione è tranquilla", ha spiegato Schodrowski. Il numero degli arrestati e dei feriti verrà annunciato dal ministro dell'Interno Ehrhart Koerting nel corso di una conferenza stampa in giornata. Continua...

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Risparmio: ammonta a 3mila mld la ricchezza delle famiglie (sezione: crisi)

( da "Trend-online" del 02-05-2009)

Argomenti: Crisi

Risparmio: ammonta a 3mila mld la ricchezza delle famiglie ANSA NEWS, clicca qui per leggere la rassegna di Ansa , 02.05.2009 10:50 Scopri le migliori azioni per fare trading questa settimana!! (ANSA) - VENEZIA, 2 MAG - La ricchezza finanziaria delle famiglie italiane, circa 24 mln, ammonta a 3.000 mld di euro secondo uno studio della Cgia di Mestre. L'importo e' dato dalla differenza tra le attivita' finanziarie (depositi bancari, risparmi postali, titoli, azioni,fondi), che al 1 gennaio 2008 hanno raggiunto i 3.652 mld, e le passivita' (prestiti, crediti al consumo, mutui, debiti commerciali, etc.) che ammontano a 710,5 mld. Per ciascuna famiglia la ricchezza netta e' calcolata in 121.140 euro. Negli ultimi 10 anni la ricchezza netta e' aumentata del 38,7% contro un incremento dell'inflazione del 22,1%. Le principali voci di risparmio degli italiani sono le azioni e le partecipazioni in societa' di capitali e i titoli di stato. 'Sono dati molto positivi che denotano la tenuta economica delle famiglie produttrici e consumatrici ,commenta Giuseppe Bortolussi della Cgia. Nonostante cio' e' bene sottolineare che stiamo parlando di dati medi che chiaramente non tengono conto delle forti differenze reddituali e finanziarie esistenti sia tra le classi sociali sia tra le aree geografiche del nostro Paese''.Ed essendo dati riferiti all'inizio 2008 ancora non sono presenti in pieno gli effetti della crisi finanziaria.(ANSA).

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babelick ha detto: #commento numero 200!!! ah ah :lol (sezione: crisi)

( da "KataWeb News" del 02-05-2009)

Argomenti: Crisi

senza il mattone.. Spagnoli ci avete scocciato: pensate ai vostri guai 28 marzo 2009 alle 14:15 — Autore: babelick — 200 commenti Gentile ambasciatore Terracciano, complimenti e sentiti ringraziamenti. Ci ha vendicati. La lettera che ha inviato al quotidiano El Pais, nella sua veste di capo della rappresentanza italiana presso il governo spagnolo, non sembra neanche scritta da un diplomatico di carriera; meglio, è opera di un diplomatico di razza rara, tanto è chiara, asciutta, ferma, e, lo faccia dire a me, sacrosantamente scocciata. Quel giornale così faziosamente filo Zapatero, praticamente un organo di partito, anche di quello Democratico italiano del quale corre in premuroso e regolare soccorso, la deve smettere di denigrare il governo e il Paese. Non c'entra niente qui la libertà di stampa; come lei sottolinea, il tentativo di demolire l'immagine dell'Italia tra gli spagnoli risponde invece a un disegno di servitù politica che nessun organo di stampa italiano si sognerebbe di progettare, piaccia o no il governo di José Luis Zapatero, per gli intimi Bambi. Succede che gli equilibri politici europei siano cambiati, che un asse Sarkozy-Merkel-Berlusconi minacci il ruolo della Spagna e le sue numerose, troppe, poltrone, ben sei super incarichi istituzionali europei. Succede che le cose non vadano più bene per l'economia, crollata miseramente dopo il boom edilizio e tante rivendicazioni di tronfio primato; che la politica estera sia un disastro, e il presidente Barack Obama nella nuova versione militare contro Bin Laden non si sia rivelato l'amico che ingenuamente la sinistra in Europa aveva immaginato; che il federalismo morda le calcagna a Madrid, visto l'apporto determinante del partito catalano alla rielezione dei socialisti. Il governo è nervoso e la butta sugli attacchi ad altri Stati, il Pais pubblica fedele, se serve, anticipa. Così l'Italia è descritta come dominio di un tiranno nello stile delle dittature latino americane, Pinochet naturalmente, non Hugo Chavez, il presidente del Consiglio eletto ha bisogno dello psichiatra, qui si praticano tortura e politiche razziste. Ha fatto bene, ambasciatore, a dire basta, anche perché c'è davvero poco, scansato il fango delle calunnie, di cui vantarsi in casa Zapatero. Al mini-summit europeo del 4 ottobre del 2008 i capi di Stato di Berlino, Roma, Parigi e Londra, si sono incontrati per decidere sulle posizioni comuni da adottare contro la crisi finanziaria, lasciando fuori la Spagna, che pure Zapatero aveva definito «l'economia più solida del mondo», addirittura il Paese sopra la media europea per reddito pro capite. Per il premier spagnolo fino a pochi mesi fa «il sorpasso dell'Italia ha fatto deprimere molto il primo ministro Berlusconi» e «in realtà, il mio obiettivo è quello di superare la Francia, anche se l'amico Sarkozy non vuole neanche sentirselo dire». Subito dopo la crisi internazionale ha svelato il bluff dell'economia spagnola. La recessione ha gettato anche la Spagna in una crisi profonda: crescita dell'1,4% nel 2008, e non del 3,5% come annunciato dal governo. Un dato che riporta il Paese agli stessi risultati del 1993. Il boom economico era stato gonfiato dagli aiuti europei allo sviluppo, investiti quasi esclusivamente nell'edilizia, un settore in forte perdita già dai primi mesi dell'anno, cioè prima della crisi internazionale. La crisi ha messo a nudo le bugie sulla politica di sicurezza e immigrazione, a lungo mantenute, anche se sulle zattere dei clandestini l'ordine è sempre stato di sparare. Nei giorni scorsi 200 organizzazioni hanno presentato alla Procura generale dello Stato una denuncia contro il ministero dell'Interno, accusando la polizia di «arresti mirati», «retate» e «controlli d'identità di massa», insomma di eseguire gli ordini per l'arresto di una «quota» minima mensile di immigrati per ciascun distretto. Gli immigrati sono saliti da mezzo milione a 5,2 milioni nel 2008, su una popolazione totale per la Spagna di 46 milioni di persone. Con una disoccupazione giunta ormai al 14%, il governo ha cambiato ufficialmente politica. La «Ley de Extranjeria» presentata a dicembre prevede severe misure restrittive: oltre all'aumento da 40 a 60 giorni del termine massimo per detenere migranti nei Centri di permanenza temporanea, per facilitare identificazioni e rimpatri coatti, il progetto prevede di interrompere i ricongiungimenti familiari. Prevede anche sanzioni fino a 10.000 euro per chi «promuove la permanenza irregolare in Spagna di uno straniero», un'«infrazione grave» perché «lo straniero dipende economicamente da chi compie l'infrazione e questa ne prolunga il soggiorno autorizzato al di là del periodo legalmente previsto». La Comision Espanola de Ayuda al Refugiado (Cear), ha protestato perché così facendo il governo «cerca di farsi complici le persone che alloggiano» gli immigrati, e si appresta a «convertire i cittadini in poliziotti». Ci sarebbe da analizzare anche il ruolo inquietante di un giudice star come Baltazar Garzon, che somigli all'Antonio Di Pietro dei tempi che furono, grande amico di Zapatero e compagno di caccia di altri ministri socialisti, ma anche evasore fiscale conclamato. Garzon negli ultimi anni ha incriminato chiunque, dai dittatori latino americani agli statisti europei, fino a personaggi dell'epoca di Francisco Franco, tutti defunti. Colleziona una gaffe dopo l'altra, eppure imperversa. Pure la battaglia contro la Chiesa cattolica, nella sua forma infantile ed estremista, è la pratica opposta a quella che si converrebbe a un premier laico che governa un Paese dove ci sono cattolici numerosi, un milione e mezzo solo fra i suoi elettori. La gaffe del ritiro dal Kosovo, comunicato in loco dal ministro della Difesa, Carmen Chacon, contro il parere e all'insaputa del collega degli Esteri, Moratinos, e di tutti i governi dell'Unione europea e della Nato, è la chicca di qualche giorno fa. Il presunto amico, il presidente Obama, è infuriato e non ha accettato i goffi tentativi di Madrid di rimediare. Peggio di così!

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FAMIGLIE: CGIA, PRIMA DELLA CRISI ERANO RICCHE PER QUASI 3.000 MLD. (sezione: crisi)

( da "Asca" del 02-05-2009)

Argomenti: Crisi

FAMIGLIE: CGIA, PRIMA DELLA CRISI ERANO RICCHE PER QUASI 3.000 MLD (ASCA) - Roma, 2 mag - La ricchezza finanziaria delle famiglie italiane (pari a circa 24 milioni) all'inizio dell'anno scorso ammontava a quasi 3.000 mld di euro (precisamente 2.941,6 mld euro). E' l'importo dato dalla differenza tra le attivita' finanziarie (vale a dire cartamoneta, depositi bancari, risparmi postali, titoli, azioni, fondi di investimento, etc), che al 1 gennaio 2008 hanno raggiunto la soglia di 3.652 mld di euro e le passivita' finanziarie (ossia prestiti, crediti al consumo, mutui per l'acquisto della casa, debiti commerciali, etc.) che sempre nello stesso periodo hanno toccato i 710,5 mld di euro. A rilevarlo e' la CGIA di Mestre che ha elaborato i dati forniti dalla Banca d'Italia. In termini ''pro famiglia'' la ricchezza netta e' di 121.140,8 euro dato dalla differenza tra le attivita' finanziarie pari a 150.400,6 euro e le passivita' finanziarie che hanno raggiunto quota 29.259,8 euro. Negli ultimi 10 anni la ricchezza netta e' aumentata del 38,7% contro un incremento dell'inflazione pari al 22,1%. Sempre dall'analisi ''pro famiglia'' si evidenzia che le principali voci di risparmio degli italiani sono le azioni e le partecipazioni in societa' di capitali (pari a 31.154,1 euro) e i titoli di stato (mediamente pari a 30.025,8 euro). ''Sono dati molto positivi che denotano la tenuta economica delle famiglie produttrici e consumatrici - commenta Giuseppe Bortolussi della CGIA - Nonostante cio' e' bene sottolineare che stiamo parlando di dati medi che chiaramente non tengono conto delle forti differenze reddituali e finanziarie esistenti sia tra le classi sociali sia tra le aree geografiche del nostro Paese. Inoltre, sono riferiti all'inizio del 2008 quando la crisi finanziaria proveniente dagli Usa non era ancora esplosa anche se avevamo gia' assorbito i crac di Cirio, di Parmalat, dei bond argentini e gli effetti dell'introduzione dell'euro avvenuto nel 2002''. red/mcc/ss

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RISPARMIO: AMMONTA A 3MILA MLD LA RICCHEZZA DELLE FAMIGLIE (sezione: crisi)

( da "Wall Street Italia" del 02-05-2009)

Argomenti: Crisi

Risparmio: ammonta a 3mila mld la ricchezza delle famiglie di ANSA Ricerca della Cgia di Mestre, in media 121mila euro a nucleo -->(ANSA) - VENEZIA, 2 MAG - La ricchezza finanziaria delle famiglie italiane, circa 24 mln, ammonta a 3.000 mld di euro secondo uno studio della Cgia di Mestre. L'importo e' dato dalla differenza tra le attivita' finanziarie (depositi bancari, risparmi postali, titoli, azioni,fondi), che al 1 gennaio 2008 hanno raggiunto i 3.652 mld, e le passivita' (prestiti, crediti al consumo, mutui, debiti commerciali, etc.) che ammontano a 710,5 mld. Per ciascuna famiglia la ricchezza netta e' calcolata in 121.140 euro. Negli ultimi 10 anni la ricchezza netta e' aumentata del 38,7% contro un incremento dell'inflazione del 22,1%. Le principali voci di risparmio degli italiani sono le azioni e le partecipazioni in societa' di capitali e i titoli di stato. 'Sono dati molto positivi che denotano la tenuta economica delle famiglie produttrici e consumatrici ,commenta Giuseppe Bortolussi della Cgia. Nonostante cio' e' bene sottolineare che stiamo parlando di dati medi che chiaramente non tengono conto delle forti differenze reddituali e finanziarie esistenti sia tra le classi sociali sia tra le aree geografiche del nostro Paese''.Ed essendo dati riferiti all'inizio 2008 ancora non sono presenti in pieno gli effetti della crisi finanziaria.(ANSA).

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Celle: oggi la presentazione della lista "Futuro Oggi" (sezione: crisi)

( da "Savona news" del 02-05-2009)

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Celle: oggi la presentazione della lista "Futuro Oggi" Questo pomeriggio alle 17,30 verrà presentata in piazza del Popolo a Celle Ligure la Lista civica “Futuro Oggi” "Il coraggio di cambiare". Questo il pensiero di Giovanni Durante. Cari Cittadini, cari Cellesi, siamo tutti consapevoli di vivere un momento di smarrimento e confusione. La grande crisi finanziaria mondiale, per la prima volta dal dopoguerra, ha creato i presupposti per una “depressione” che investe tutto e tutti senza precedenti. Da questa crisi si può uscire solo rinnovando idee e persone, investendo in progettualità e innovazione. Mai come oggi il sistema politico italiano è in crisi di identità e credibilità. Per uscire da questa crisi che è economica, ma anche sociale, culturale e politica c’è bisogno dell’impegno di tutti. Non possiamo più delegare ad altri le scelte che ci riguardano, bensì dobbiamo riappropriarci della capacità di fare tutti insieme “Comunità”, attraverso la condivisione delle idee, la partecipazione, la responsabilità di ognuno di noi. Non è con l’antipolitica che si possono migliorare le condizioni di vita, ma ridando dignità alla politica come strumento di decisione collettiva del nostro presente e del futuro delle prossime generazioni. La tutela e la valorizzazione dell’ambiente e del territorio non è più un approccio conservativo, ma l’unica leva di sviluppo possibile. Celle Ligure può fare la propria parte per rilanciare una Regione ed un territorio pesantemente compromesso con opere spesso inutili e improduttive, un territorio preda di speculazioni che peseranno per i prossimi decenni e sulle future generazioni. Celle Ligure ha bisogno di un progetto di rilancio condiviso da tutti i cittadini, un progetto di speranza per il futuro. Dobbiamo riuscire a costruire insieme un rinnovamento profondo della nostra comunità, che sappia porre al centro la giustizia, un nuovo modello di sviluppo, l’equità, la dignità di essere cittadini. Chi pensa che le cose vadano bene così, sa già chi votare e a chi votarsi. Ma se pensate che Celle meriti di più, che meriti modi e persone nuove, con idee e proposte innovative, oggi, cari concittadini, avete una reale alternativa. A Celle è successo un fatto straordinario e quasi unico, per adesso: una generazione intera di giovani si è messa in movimento e ha deciso di provare a cambiare profondamente il rapporto tra amministrazione pubblica e cittadini, riavvicinando la politica al bene comune, agli interessi generali e non personali. Questa generazione ha chiesto a persone più “mature” di aiutarla in questo percorso di innovazione, cambiamento e rinnovamento. Insieme abbiamo dato vita ad un movimento che cambierà profondamente, comunque, la storia della nostra comunità. La lista civica che vi presentiamo è soltanto la punta di un iceberg, di una forte partecipazione che parte dal basso, composta di persone che risponderanno costantemente a tutti i cittadini e che non si chiuderanno in una torre d’avorio. Centinaia di Cellesi ci chiedono di impegnarci affinché i diritti non vengano barattati con i favori, per ridare dignità alla parola cittadinanza. Nei prossimi giorni confronteremo il programma con tutta la comunità, lo faremo con modi nuovi e anche più tradizionali. Lo faremo senza polemiche ed in modo costruttivo, ma senza far sconti a nessuno, nella chiarezza, a testa alta. I nostri ragazzi provano a costruire il futuro del nostro paese, oggi. Adesso hanno bisogno di tutti noi, di credere che cambiare sia possibile. E’ una risorsa straordinaria e forse l’ultima occasione per Celle. Cari Cellesi, investite su di loro, sulla loro onestà, sulla loro pulizia, sulla loro energia, sulle loro idee e sulle loro competenze. Perché il futuro è oggi. Un caro saluto a tutti, e coraggio…

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Il Tesoro: "Nel 2010 l'Italia tornerà a crescere" (sezione: crisi)

( da "Giornale.it, Il" del 02-05-2009)

Argomenti: Crisi

n. 105 del 2009-05-02 pagina 0 Il Tesoro: "Nel 2010 l'Italia tornerà a crescere" di Redazione Torna il sereno. Secondo le stime del Tesoro il pil italiano nel 2009 si contrarrà del 4,2% ma ci sarà una lieve ripresa nel 2010, anno in cui si assisterà ad una crescita dell’economia dello 0,3%. Il rapporto deficit pil si attesterà quest’anno al 4,6% Roma - Il pil italiano nel 2009 si contrarrà del 4,2% ma ci sarà una lieve ripresa nel 2010, anno in cui si assisterà ad una crescita dell’economia dello 0,3%. Sono le previsioni contenute nella Relazione unificata sull’economia e la finanza pubblica per il 2009 (Ruef). La ripresa nel 2010 Anno nero per l’economia italiana nel 2009. Il pil è previsto in calo a -4,2%, ben oltre le ultime previsioni. Timidi segnali di ripresa solo l’anno prossimo, quando la crescita del Prodotto interno lordo tornerà positiva a +0,3%. "Tenuto conto della persistente debolezza della congiuntura internazionale e del trascinamento negativo ereditato dall’anno precedente, nel 2009 - si legge nel documento - il pil è stimato contrarsi del 4,2%", 2,2 punti percentuali in meno rispetto alla stima indicata nell’Aggiornamento del programma di stabilità dello scorso febbraio (-2%). Il Tesoro prospetta una "modesta ripresa" a partire dal secondo trimestre del prossimo anno. Nel periodo 2010-2011 il pil è proiettato crescere dello 0,7%. La speranza del Tesoro Le prospettive economiche globali "si sono deteriorate negli ultimi mesi" ma allo stesso tempo "sono aumentati gli sforzi tanto dei governi nazionali quanto degli organismi e delle sedi sovranazionali". Ora, quindi, "si guarda con qualche speranza alla possibilità di rallentamento dell’attuale fase di crisi". "Rallentamento che - spiega il ministero - dipende da fattori numerosi e variabili: dal ristabilimento di un’adeguata crescita a livello mondiale alla conservazione del commercio mondiale; dal miglioramento della situazione occupazione fino a una nuova spinta verso il progresso sociale". Un'economia solida L’economia italiana è risultata essere "meno esposta ai rischi specifici della crisi, anche se ha subito pesantemente il suo impatto indiretto". In particolare, il sistema bancario italiano appare "meno vulnerabile alla crisi finanziaria e l’impatto sui bilanci delle banche resta contenuto rispetto ad altri paesi". "Le famiglie italiane - prosegue il documento - sono meno indebitate rispetto alla media dell’area euro. Non ci sono in Italia squilibri interni che hanno contribuito ad appesantire, e in alcuni casi hanno determinato, l’attuale congiuntura sfavorevole di altri Paesi. Questo - viene sottolineato - lascia pensare che, non appena sarà superata l’attuale fase di difficoltà della domanda mondiale, l’economia italiana potrà contare su una base più solida per la sua ripresa. L’attuale crisi rappresenta un’opportunità di cambiamento e di sviluppo per l’Italia, un’opportunità che deve essere colta". Decelera l'inflazione Decelera l’inflazione nel 2009 rispetto allo scorso anno. Secondo le previsioni della Ruef, il deflatore dei consumi privati è atteso crescere allo 0,7% "per effetto congiunto del calo dei prezzi delle materie prime e della riduzione della domanda". L’inflazione al consumo è prevista attestarsi in media al di sotto dell’1%. Deficit e debito In aumento il deficit-pil italiano e il debito pubblico italiano. Nel 2009, il disavanzo si attesterà al 4,6% del pil, superiore di 0,9 punti percentuali rispetto alla stima elaborata a febbraio nell’Aggiornamento del Patto di stabilità interno (3,7%). Il livello di indebitamento nel 2010 si attesterà sullo stesso livello del 2009, per iniziare a scendere a partire dal 2011, anno in cui dovrebbe collocarsi al 4,3%. Il debito si attesterà quest’anno al 114,3% del pil, per poi salire ancora al 117,1% l’anno prossimo e a 118,3% nel 2011. Il Tesoro ha rivisto quindi le stime in aumento: secondo le previsioni contenute nell’Aggiornamento del Patto di stabilità interno, pubblicate a febbraio, il debito-pil era visto quest’anno al 110,5%, l’anno prossimo a 112% e nel 2011 a 111,6%. Cala il gettito fiscale Inversione di tendenza per le entrate fiscali. Nel 2009 il gettito tributario è stimato in riduzione del 2,1% (-1,3% per i tributi diretti e -3% per quelli indiretti), mentre quello contributivo cresce dello 0,8%. Le spese correnti, al netto degli interessi, sono stimate in aumento del 3,6%, quelle in conto capitale in aumento dell’8,5%. La dinamica della spesa per interessi è prevista in riduzione del 5,5%, "grazie alla consistente riduzione dei tassi di interesse e nonostante il rilevante aumento del fabbisogno". © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano

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CRISI: TESORO, PEGGIORANO STIME PIL 2009 MA RIPRESA NEL 2010. (sezione: crisi)

( da "Asca" del 02-05-2009)

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CRISI: TESORO, PEGGIORANO STIME PIL 2009 MA RIPRESA NEL 2010 (ASCA) - Roma, 2 mag - Il Tesoro vede l'economia italiana ''relativamente meno esposta ai rischi specifici della crisi, anche se ha subito pesantemente il suo impatto indiretto''. Cosi' la Relazione unificata sull'economia e la finanza pubblica, diffusa oggi sul sito del Ministero dell'Economia, dove si evidenzia anche che ''non appena sara' superata l'attuale fase di difficolta' della domanda mondiale, l'economia italiana potra' contare su una base piu' solida per la sua ripresa''. E cosi' proprio la crisi - dice il Tesoro - rappresenta ''anche un'opportunita' di cambiamento e di sviluppo per l'Italia, un'opportunita' che deve essere colta''. In particolare, ''il sistema bancario italiano appare comparativamente meno vulnerabile alla crisi finanziaria e l'impatto sui bilanci delle banche resta contenuto rispetto ad altri Paesi''. Quanto alle famiglie, quelle italiane risultano ''meno indebitate rispetto alla media dell'area euro''. Nel documento il pil e' rivisto al ribasso rispetto alle stime precedenti, ma, spiega il ministero, ''l'alto grado di incertezza prodotto dalla crisi in atto riduce fortemente ed oggettivamente l'attendibilita' delle previsioni''. Ecco i punti principali della Relazione. PIL - Il pil italiano scendera' del 4,2% quest'anno per poi mostrare una lieve ripresa nel 2010, anno in cui si assistera' ad una crescita dell'economia dello 0,3%. Il rapporto deficit pil si attestera' al 4,6% nel 2009. PRESSIONE FISCALE - La pressione fiscale complessiva nel 2008 e' risultata pari al 42,8%, inferiore di 0,3 punti percentuali rispetto al 43,1% del 2007. E quest'anno il peso del fisco arrivera' al 43,5% del pil. Peraltro lo scorso anno c'e' stato un calo delle entrate tributarie pari allo 0,7%, influenzato sia dalla componente erariale (-0,5%), sia da quella locale (-1,6%), sulla quale ha pesato anche l'eliminazione dell' Ici sulla prima casa. OCCUPAZIONE - In termini di unita' standard di lavoro, l'occupazione nel 2009 mostrerebbe una riduzione del 2,6%, soprattutto nell'industria. Nell'ipotesi di una crescita zero dell'offerta di lavoro, il tasso di disoccupazione si attesterebbe quindi all'8,6%. INFLAZIONE - Quest'anno l'inflazione al consumo e' prevista attestarsi in media al di sotto dell'1%. Torna a crescere invece, nel 2009, il debito pubblico: si portera' al 114,3% del pil (dal 105,8% del 2008), salendo ulteriormente al 117,1% nel 2010 e al 118,3% nel 2011. red/mcc/ss

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Mosley: la F1 sopravvive anche senza la Ferrari (sezione: crisi)

( da "Giornale.it, Il" del 02-05-2009)

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n. 105 del 2009-05-02 pagina 0 Mosley: la F1 sopravvive anche senza la Ferrari di Redazione Pugno duro del presidente della Fia: "La F1 può andare avanti anche senza la Ferrari nel caso in cui la scuderia di Maranello decida di lasciare il ’Circus’ in segno di protesta contro l’introduzione del tetto al budget dei team" La Formula 1 può andare avanti anche senza la Ferrari nel caso in cui la scuderia di Maranello decida di lasciare il ’Circus’ in segno di protesta contro l’introduzione del tetto al budget dei team. è quanto sostiene il presidente della Federazione automobilistica internazionale (Fia), Max Mosley, in una intervista pubblicata dal Financial Times. Il pugno duro di Mosley Mosley chiarisce altresì che non si tornerà indietro sulla questione del budget cap, fissato ad oltre 44 milioni di euro per la stagione 2010. Tutti i team potranno accettarlo volontariamente usufruendo di vantaggi tecnici, in particolare per lo sviluppo del motore. "Lo sport può sopravvivere senza la Ferrari. Sarebbe molto triste perdere la Ferrari - attacca il presidente della Fia sulle pagine dell’autorevole quotidiano britannico - è la Nazionale italiana". I compiti delle scuderie "Io spero e penso - aggiunge Mosley - che se una scuderia va dal suo board e dice: 'Voglio fare la guerra alla Fia perché voglio essere in grado di spendere 100 milioni di sterline in più di quanto la Fia vuole farmi spendere', i dirigenti si chiedano perchè si possono spendere 40 milioni di sterline se gli altri team possono farlo". Il presidente della Fia ha definito la sua decisione sul tetto ai budget a 44 milioni di euro "forse il più grande passo avanti da quando sono nello sport". Il margine per negoziare "C’è poco margine per negoziare. Ma il messaggio che ricevo dai board di due o tre case costruttrici è: se puoi fare in modo che l’assegno che firmiamo non superi i 25 milioni di sterline, puoi considerarlo come un accordo permanente", rileva. "Io credo che il tetto al budget resterà - ribadisce Mosley - C’è un margine per discutere, può salire o scendere nel 2011 e se l’economia si riprende, magari nel 2014, potrebbe aumentare. Si può modificare il limite nell’interesse dello sport, ma per avere una competizione equilibrata". Il fenomeno del credit crunch legato alla crisi finanziaria globale, sottolinea Mosley, "non ha ancora preso piede nella Formula 1. è andata via la Honda, ma il vero problema ci sarà quando dovranno essere rinnovati i contratti di sponsorizzazione". © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano

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agentediviaggi ha detto: ehi babe ma dai, sei andato al concerto del 1 maggio?? :-) (sezione: crisi)

( da "KataWeb News" del 02-05-2009)

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senza il mattone.. Spagnoli ci avete scocciato: pensate ai vostri guai 28 marzo 2009 alle 14:15 — Autore: babelick — 201 commenti Gentile ambasciatore Terracciano, complimenti e sentiti ringraziamenti. Ci ha vendicati. La lettera che ha inviato al quotidiano El Pais, nella sua veste di capo della rappresentanza italiana presso il governo spagnolo, non sembra neanche scritta da un diplomatico di carriera; meglio, è opera di un diplomatico di razza rara, tanto è chiara, asciutta, ferma, e, lo faccia dire a me, sacrosantamente scocciata. Quel giornale così faziosamente filo Zapatero, praticamente un organo di partito, anche di quello Democratico italiano del quale corre in premuroso e regolare soccorso, la deve smettere di denigrare il governo e il Paese. Non c'entra niente qui la libertà di stampa; come lei sottolinea, il tentativo di demolire l'immagine dell'Italia tra gli spagnoli risponde invece a un disegno di servitù politica che nessun organo di stampa italiano si sognerebbe di progettare, piaccia o no il governo di José Luis Zapatero, per gli intimi Bambi. Succede che gli equilibri politici europei siano cambiati, che un asse Sarkozy-Merkel-Berlusconi minacci il ruolo della Spagna e le sue numerose, troppe, poltrone, ben sei super incarichi istituzionali europei. Succede che le cose non vadano più bene per l'economia, crollata miseramente dopo il boom edilizio e tante rivendicazioni di tronfio primato; che la politica estera sia un disastro, e il presidente Barack Obama nella nuova versione militare contro Bin Laden non si sia rivelato l'amico che ingenuamente la sinistra in Europa aveva immaginato; che il federalismo morda le calcagna a Madrid, visto l'apporto determinante del partito catalano alla rielezione dei socialisti. Il governo è nervoso e la butta sugli attacchi ad altri Stati, il Pais pubblica fedele, se serve, anticipa. Così l'Italia è descritta come dominio di un tiranno nello stile delle dittature latino americane, Pinochet naturalmente, non Hugo Chavez, il presidente del Consiglio eletto ha bisogno dello psichiatra, qui si praticano tortura e politiche razziste. Ha fatto bene, ambasciatore, a dire basta, anche perché c'è davvero poco, scansato il fango delle calunnie, di cui vantarsi in casa Zapatero. Al mini-summit europeo del 4 ottobre del 2008 i capi di Stato di Berlino, Roma, Parigi e Londra, si sono incontrati per decidere sulle posizioni comuni da adottare contro la crisi finanziaria, lasciando fuori la Spagna, che pure Zapatero aveva definito «l'economia più solida del mondo», addirittura il Paese sopra la media europea per reddito pro capite. Per il premier spagnolo fino a pochi mesi fa «il sorpasso dell'Italia ha fatto deprimere molto il primo ministro Berlusconi» e «in realtà, il mio obiettivo è quello di superare la Francia, anche se l'amico Sarkozy non vuole neanche sentirselo dire». Subito dopo la crisi internazionale ha svelato il bluff dell'economia spagnola. La recessione ha gettato anche la Spagna in una crisi profonda: crescita dell'1,4% nel 2008, e non del 3,5% come annunciato dal governo. Un dato che riporta il Paese agli stessi risultati del 1993. Il boom economico era stato gonfiato dagli aiuti europei allo sviluppo, investiti quasi esclusivamente nell'edilizia, un settore in forte perdita già dai primi mesi dell'anno, cioè prima della crisi internazionale. La crisi ha messo a nudo le bugie sulla politica di sicurezza e immigrazione, a lungo mantenute, anche se sulle zattere dei clandestini l'ordine è sempre stato di sparare. Nei giorni scorsi 200 organizzazioni hanno presentato alla Procura generale dello Stato una denuncia contro il ministero dell'Interno, accusando la polizia di «arresti mirati», «retate» e «controlli d'identità di massa», insomma di eseguire gli ordini per l'arresto di una «quota» minima mensile di immigrati per ciascun distretto. Gli immigrati sono saliti da mezzo milione a 5,2 milioni nel 2008, su una popolazione totale per la Spagna di 46 milioni di persone. Con una disoccupazione giunta ormai al 14%, il governo ha cambiato ufficialmente politica. La «Ley de Extranjeria» presentata a dicembre prevede severe misure restrittive: oltre all'aumento da 40 a 60 giorni del termine massimo per detenere migranti nei Centri di permanenza temporanea, per facilitare identificazioni e rimpatri coatti, il progetto prevede di interrompere i ricongiungimenti familiari. Prevede anche sanzioni fino a 10.000 euro per chi «promuove la permanenza irregolare in Spagna di uno straniero», un'«infrazione grave» perché «lo straniero dipende economicamente da chi compie l'infrazione e questa ne prolunga il soggiorno autorizzato al di là del periodo legalmente previsto». La Comision Espanola de Ayuda al Refugiado (Cear), ha protestato perché così facendo il governo «cerca di farsi complici le persone che alloggiano» gli immigrati, e si appresta a «convertire i cittadini in poliziotti». Ci sarebbe da analizzare anche il ruolo inquietante di un giudice star come Baltazar Garzon, che somigli all'Antonio Di Pietro dei tempi che furono, grande amico di Zapatero e compagno di caccia di altri ministri socialisti, ma anche evasore fiscale conclamato. Garzon negli ultimi anni ha incriminato chiunque, dai dittatori latino americani agli statisti europei, fino a personaggi dell'epoca di Francisco Franco, tutti defunti. Colleziona una gaffe dopo l'altra, eppure imperversa. Pure la battaglia contro la Chiesa cattolica, nella sua forma infantile ed estremista, è la pratica opposta a quella che si converrebbe a un premier laico che governa un Paese dove ci sono cattolici numerosi, un milione e mezzo solo fra i suoi elettori. La gaffe del ritiro dal Kosovo, comunicato in loco dal ministro della Difesa, Carmen Chacon, contro il parere e all'insaputa del collega degli Esteri, Moratinos, e di tutti i governi dell'Unione europea e della Nato, è la chicca di qualche giorno fa. Il presunto amico, il presidente Obama, è infuriato e non ha accettato i goffi tentativi di Madrid di rimediare. Peggio di così!

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#1 MAGGIO/BERLUSCONI A AQUILA.MONITO NAPOLITANO SU DIRITTI LAVORO (sezione: crisi)

( da "Wall Street Italia" del 02-05-2009)

Argomenti: Crisi

#1 Maggio/Berlusconi a Aquila.Monito Napolitano su diritti lavoro di Apcom Il Presidente ammonisce ancora: inquietano troppe morti bianche -->Milano, 2 mag. (Apcom) - E' stato l'Abruzzo il punto in comune del Primo maggio di Giorgio Napolitano e Silvio Berlusconi. Il Presidente della Repubblica ha presenziato al Quirinale alla Festa del Lavoro, dove sono state consegnate le Stelle al merito ai maestri del lavoro per il Lazio e l'Abruzzo. Silvio Berlusconi, invece, dopo una mattinata trascorsa a Napoli per un concerto al teatro San Carlo, ha raggiunto nel pomeriggio l'Aquila per un briefing operativo sul terremoto. Al Quirinale, nel suo intervento alla cerimonia di premiazione dei maestri del lavoro, Giorgio Napolitano ha toccato il tema ancora "inquietante" delle troppi morti bianche in Italia, pur sottolineando che "la soglia dei 1.200 casi l'anno costituisce un segnale positivo, ma non ancora sufficente". Con la richiesta, parlando della crisi finanziaria, "uno sforzo straordinario di azione comune europea e di concertazione mondiale". Ma il presidente della Repubblica ha voluto pure ricordare l'Abruzzo, "terra devastata dal terremoto, ma non piegata nella laboriosità della sua popolazione, che ha saputo senza enfasi, con serietà e con modestia progredire negli anni", dando prova "di dignità, di fermezza e di senso del futuro". Il primo maggio di Silvio Berlusconi si è svolto, invece, tutto nel Mezzogiorno. Il presidente del consiglio ha assistito nella mattinata al Teatro San Carlo di Napoli al concerto dei Berliner Philarmoniker diretti dal maestro Riccardo Muti, raccogliendo all'uscita fischi e cori contro. Parlando poi con i giornalisti, Berlusconi ha annunciato che a metà giugno andrà a negli Stati Uniti per incontrare Barack Obama, vantandosi anche di avere raggiunto il suo record assoluto di consensi, arrivati al 75,1%, superiori a quelli del presidente americano. Arrivato nel pomeriggio a l'Aquila, la decima visita nel capoluogo abruzzese dal sisma del 6 aprile, Berlusconi ha poi voluto precisare la battuta sui consensi personali, chiarendo che si trattava appunto di una battuta e che l'aveva detta ridendo. Il premier è poi intervenuto sulla crisi economica, sostenendo che si tratta di "una crisi psicologica", sul trasferimento del G8 all'Aquila - "tutti i leader che parteciperanno hanno aderito con molto entusiasmo" - e sul terremoto. "Entro fine ottobre saranno consegnate le nuove case" per i senzatetto, chiarendo che "non c'è nessuna new town in programma". La settimana prossima, infine, capo dello Stato e premier si incontreranno al Colle, così ha confermato Berlusconi, per le nuove nomine del governo.

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