Sezione
principale: crisi
mandahuevos ha detto:
ciauu..mi sapete dire dove posso trovare il Marinelli???
( da "KataWeb News" del
01-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: incontrati per decidere sulle
posizioni comuni da adottare contro la crisi finanziaria, lasciando fuori la
Spagna, che pure Zapatero aveva definito «l'economia più solida del mondo»,
addirittura il Paese sopra la media europea per reddito pro capite. Per il
premier spagnolo fino a pochi mesi fa «il sorpasso dell'Italia ha fatto
deprimere molto il primo ministro Berlusconi» e «in realtà,
diciamolochiaro ha detto:
Dovete farvi un giro qui. Si agitano tutti come api nell'alveare.
( da "KataWeb News" del
01-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: incontrati per decidere sulle
posizioni comuni da adottare contro la crisi finanziaria, lasciando fuori la
Spagna, che pure Zapatero aveva definito «l'economia più solida del mondo»,
addirittura il Paese sopra la media europea per reddito pro capite. Per il
premier spagnolo fino a pochi mesi fa «il sorpasso dell'Italia ha fatto
deprimere molto il primo ministro Berlusconi» e «in realtà,
Informatica prepara la
rivoluzione Ict ( da "Trentino"
del 01-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: nelle prime drammatiche settimane
della crisi finanziaria internazionale, gli uffici incaricati di verificare i
redditi ed erogare alle famiglie bisognose i contributi per il caro
riscaldamento e per il taglio delle rate dei mutui, completarono l'intero iter
in poche settimane, sino al pagamento degli assegni.
Bazoli: Tranquillo sui
soci di Intesa Passera: ritorno al dividendo nel 2009. Tassara scende al 2,5
del capitale ( da "Giornale
di Brescia" del 01-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: 6 al 2,5% mentre la Fondazioni
Cariparo ha arrotondato dal 4,6% al 4,9%. Tornando alla situazione della banca,
Passera ha detto di guardare con «relativa serenità alla situazione attuale»
pur non nascondendosi che «il 2009 sarà un anno molto complesso» e che la crisi
finanziaria «non è ancora finita».
Ascom: il bilancio è in
utile ( da "Tribuna
di Treviso, La" del 01-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: La crisi finanziaria ha aggravato
notevolmente i consumi e abbiamo dovuto registrare la chiusura di alcune
realtà. Ciò nonostante, abbiamo cercato di rappresentare al meglio la voce, i
bisogni e gli interessi del patrimonio commerciale cittadino».
Fincantieri, la guerra dei
sindacati ( da "Secolo
XIX, Il" del 01-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: dove avrebbe perso un sacco di
soldi causa crisi finanziaria». 01/05/2009 IL NUOVO CONTRATTO 01/05/2009 PERCHé
NO 01/05/2009 PERCHé Sì 01/05/2009 gENOVA. Cosa significa per i lavoratori
Fincantieri l'accordo separato sul contratto? «È un'intesa che dà nuovi soldi
ai lavoratori e che migliora l'efficienza di Fincantieri per superare la crisi
tutti assieme.
diciamolochiaro ha detto:
E infatti Agente, Zapatero si è chiesto (ed ha chiesto ai suoi) "che
succede se usciamo dall'euro"? E naturalmene qualcuno presente è andato
subito a racc ( da "KataWeb
News" del 01-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: incontrati per decidere sulle
posizioni comuni da adottare contro la crisi finanziaria, lasciando fuori la
Spagna, che pure Zapatero aveva definito «l'economia più solida del mondo»,
addirittura il Paese sopra la media europea per reddito pro capite. Per il
premier spagnolo fino a pochi mesi fa «il sorpasso dell'Italia ha fatto
deprimere molto il primo ministro Berlusconi» e «in realtà,
Nuovi bus per l'Acms sulle
tratte urbane ed extraurbane ( da "Caserta
News" del 01-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: vive una difficile quanto complessa
fase di crisi finanziaria. All'odierno appuntamento con le problematiche dei
cittadini sono stati presenti anche il Direttore Generale della Provincia Ing.
Sandro Diana, Il Segrretario Generale Dr. Roberto Caruso, Il Vice Segretario
Dr. Nello De Sarno, il Direttore di Ragioneria Dr.
Crisi, serve un nuovo
modello di sviluppo economico ( da "Italia
Oggi" del 01-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: confronto con i trilioni di dollari
di impegni finanziari per i salvataggi delle banche in crisi, ma può essere
comunque un passo importante se viene realizzato subito, prima che prodotti,
merci e tecnologie restino impantanate nelle sabbie mobili della recessione.
Intanto alcuni settori chiave del commercio mondiale hanno già perso più del
20%, come i traffici commerciali aerei.
L'Istat: ad aprile torna a
crescere l'inflazione ( da "Italia
Oggi" del 01-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: ma anche un segnale di risveglio
della domanda dovuto al venir meno del panico innestato dalla crisi
finanziaria. Insomma, un risultato inaspettato e un trend da verificare nei
prossimi mesi, anche se gli analisti puntano sempre su un ulteriore calo
dell'andamento dei prezzi che tra maggio e luglio potrebbe portare il tasso
annuo vicino allo zero.
Dati contrastanti quelli
arrivati ieri dal settore minerario, ma che comunque si sono trasformati in ...
( da "Finanza e Mercati"
del 01-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: E previsto nuovi «epicentri» per
questa crisi finanziaria. Secondo Ackermann, l'attuale regola che prevede il 4%
di capital ratio deve essere rivista, anche se tale modifica dovrebbe arrivare
solo a crisi conclusa, per evitare una limitazione ai prestiti e un
rallentamento del mercato del credito.
L'impresa Marco Todeschini
garantisce la massima qualità delle costruzioni
( da "Arena, L'" del
01-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: spera di vedere superata la crisi
finanziaria, per mettere le Aziende Committenti in condizioni di investire più
denaro per remunerare i lavori eseguiti dai piccoli - medi imprenditori
italiani». Ci si aspetta che le banche concedano più prestiti di capitale
"all'iniziativa privata" per finanziare gli stati di avanzamento dei
lavori edili e non bloccare i progetti architettonici.
Crisi, chi ci capisce
qualcosa è bravo ( da "Finanza
e Mercati" del 01-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: La crisi finanziaria americana è la
crisi dell'intera concezione economica che ha dominato l'economia mondiale
negli ultimi vent'anni, sviluppata negli Usa e diffusa nel mondo dai
neoconservatori americani e dalle banche d'investimento statunitensi».
Crisi, governo alla prova
dei fatti ( da "Italia
Oggi" del 01-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: estensione della crisi per gestire
la fase attuale, caratterizzata ancora dalla spirale negativa fra sistema
finanziario ed economia globale. Non a caso, il Fondo monetario internazionale,
basandosi sull'origine prevalentemente finanziaria della crisi, nel suo recente
«Rapporto» sostiene la necessità di ulteriori «azioni forti» finalizzate a
garantire la liquidità al sistema bancario,
Forza Italia:
(
da "Resto del Carlino, Il (Ravenna)"
del 01-05-2009)
Argomenti: CrisiAbstract: alla clientela un adeguato supporto al fabbisogno finanziario necessario anche per affrontare l'attuale imprevista sfida dovuta al rallentamento economico derivato dalla crisi finanziaria». «Nel 2008 ha concluso Patuelli si è registrata la caduta dei falsi miti economici, quasi idoli pagani, che negli anni precedenti avevano affascinato in particolare la finanza anglo-americana e,>
ermacora: l'agricoltura
paga più di tutti serve una ripresa dell'economia reale
( da "Messaggero Veneto, Il"
del 01-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: dopo questa crisi finanziaria così
forte, sarà ridato peso all'economia reale, e pertanto alla produzione e
all'agricoltura». All'incontro, insieme al presidente nazionale della
Coldiretti Sergio Marini, hanno partecipato in quindicimila tra imprenditori agricoli
e rappresentanti delle strutture organizzate della Coldiretti: cooperative,
provincia, c'è annarita
guarracino in lizza come aspirante presidente
( da "Centro, Il"
del 01-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Questa ci pare una buona risposta
alla crisi finanziaria che Giacinto Auriti aveva diagnosticato con largo
anticipo». Viabilità, sicurezza nelle scuole, lavori pubblici nel Chietino e
nella Val di Sangro per incentivare la ripresa economica e mutuo sociale, un
progetto rivolto a giovani e famiglie per l'acquisto della casa sono i
principali punti del programma.
Epifani: dalla crisi
usciremo solo con un'Italia più giusta
( da "Unita, L'"
del 01-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Il mondo del lavoro non ha la
responsabilità di questa crisi che è invece figlia della irresponsabilità dei
mercati finanziari, della speculazione, del profitto fatto attraverso il
denaro, senza la responsabilità delle conseguenze. C'è quindi un problema
morale. Va affrontato ristabilendo l'idea forte di far profitti attraverso il
lavoro, la produzione, la fatica e le capacità.
Il terremoto impone la
ricostruzione, non solo di paesi e città. È l'occasione ...
( da "Unita, L'"
del 01-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Il mondo del lavoro non ha la
responsabilità di questa crisi che è invece figlia della irresponsabilità dei
mercati finanziari, della speculazione, del profitto fatto attraverso il
denaro, senza la responsabilità delle conseguenze. C'è quindi un problema
morale. Va affrontato ristabilendo l'idea forte di far profitti attraverso il
lavoro, la produzione, la fatica e le capacità.
È Roma la capitale
dell'agricoltura ( da "Tempo,
Il" del 01-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: con questa idea si crea una sorta
di alternativa alla crisi finanziaria: una economia di carta e di imbrogli è
crollata ed è il momento giusto perché, una economia reale e radicata nel
territorio e nei valori della persona umana si faccia avanti per chiedere il
giusto protagonismo». Accolte con favore le proposte del sindaco dai vertici
romani di Coldiretti,
Raggiunto l'obiettivo
dell'aumento di capitale ( da "Tempo,
Il" del 01-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: di credito ciociaro Marilena
Colagiacomo Nonostante la crisi dei mercati finanziari imperversi ormai da
tempo, come una sorta di spada di Damocle sulla testa dei cittadini e delle
imprese, la Banca Popolare del Frusinate è riuscita a portare a termine
un'operazione a dir poco straordinaria: un aumento di capitale da venti milioni
di euro grazie all'impegno e allo sforzo dei soci.
Cosa cambia per Fiat e
Chrysler ( da "Stampa,
La" del 01-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: secondo luogo perché le case
americane si sono esposte moltissimo sui mercati finanziari per finanziare i
prestiti ai loro clienti. Negli Usa si dice - una battuta che spiega bene il
meccanismo di quel mercato - che l'attività principale dei produttori è quella
dei prestiti, non più la produzione di vetture. E il sistema dei prestiti ha
sofferto la crisi di liquidità della finanza.
Serve un G8 di sostanza
( da "Milano Finanza"
del 01-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: sorveglianza finanziaria
internazionale (in coordinamento con le funzioni prevalentemente propositive
del Financial stability board) esercitando compiti di «centrale di allerta» nei
confronti dei rischi di crisi finanziarie. Dall'altro, dovrebbe rappresentare
un organo di monitoraggio (e, per quanto possibile, di regolazione) della
liquidità internazionale in funzione di un ruolo,
(
da "Resto del Carlino, Il (Bologna)"
del 01-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: la crisi finanziaria non è ancora
finita, ma Intesa Sanpaolo guarda con «serenità» al futuro, ha un patrimonio
coerente con il profilo di rischio, prevede di realizzare un utile «robusto»
seppure inferiore a quello del 2008 (oltre 2,5 miliardi) e pensa di tornare a
distribuire il dividendo agli azionisti rimasti senza quest'
La Cassa di Ravenna
aumenta il capitale ( da "Resto
del Carlino, Il (Bologna)" del
01-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Patuelli ha affermato che le
dimensioni e gli effetti della crisi finanziaria in atto hanno posto
prepotentemente in evidenza la necessità di una adeguata patrimonializzazione
delle banche. «Con lungimiranza ha dichiarato Patuelli da anni il Gruppo Cassa,
già tradizionalmente solido, ha attuato a supporto delle proprie strategie di
sviluppo un programma di rafforzamento patrimoniale.
(
da "Nazione, La (Firenze)"
del 01-05-2009) + 1 altra fonte
Argomenti:
Crisi
Abstract: la crisi finanziaria non è ancora
finita, ma Intesa Sanpaolo guarda con «serenità» al futuro, ha un patrimonio
coerente con il profilo di rischio, prevede di realizzare un utile «robusto»
seppure inferiore a quello del 2008 (oltre 2,5 miliardi) e pensa di tornare a
distribuire il dividendo agli azionisti rimasti senza quest'
Opa su Italease: i piccoli
soci chiedono di più ( da "Resto
del Carlino, Il (Bologna)" del
01-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Negli anni passati è stata fatta
una smodata crescita nel leasing immobiliare, ma nella crisi finanziaria
peggiore dagli anni 30 a
oggi siamo riusciti a sopravvivere». La richiesta principale dei piccoli
azionisti, che a questo proposito hanno annunciato la costituzione di un
apposito comitato, è quella di alzare di molto il prezzo dell'Opa (1,5 euro per
azione).
I pavoni del G-20
( da "Manifesto, Il"
del 01-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Tutti si sono espressi contro il
protezionismo e hanno proposto di fare qualcosa, ma senza adottare misure
concrete. Inoltre sono in gioco tre diversi tipi di protezionismo. Il primo
attiene alla protezione delle industrie nazionali, cosa che praticamente tutti
i membri del G-20 stanno già facendo e che con ogni probabilità continueranno a
fare.
Crisi, Franceschini: il
premier si vergogni ( da "Eco
di Bergamo, L'" del 01-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: ha evidenziato l'esigenza di
mantenere sotto attento monitoraggio la qualità del credito, in un quadro
congiunturale non favorevole». Le autorità di vigilanza hanno riferito al
Comitato in relazione all'evoluzione della crisi finanziaria e hanno confermato
la sostanziale solidità del sistema finanziario italiano. 01/05/2009
nascosto-->
In pensione oltre 91mila
veneti ( da "Sole
24 Ore, Il (Nord Est)" del
01-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: La crisi finanziaria in atto
riducendo le risorse a disposizione dello Stato ( meno entrate a causa del calo
del Pil e più spese per sostenere l'economia) indurrà presumibilmente il
Governo ad accelerare la riforma delle pensioni per tentare di dare maggiore
equilibrio ai conti.
Prima nel Meridione per
procedure autorizzate ( da "Sole
24 Ore, Il (Sud)" del 01-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: con gli effetti della crisi
finanziaria internazionale, il momento di grande difficoltà del polo produttivo
lucano siè acuito oltre misura. Se Matera soffre, non si può dire che Potenza
stia molto meglio: è infatti seconda al Sud e ottava in Italia per le ore medie
mensili di cassa integrazione concesse per dipendente: siamo a quota 24,
Carice deve aprirsi ai
soci Piccoli azionisti all'attacco
( da "Nuova Ferrara, La"
del 01-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: La crisi finanziaria - ha detto il
vicepresidente - ha sfatato la credibilità dei banchieri e nessuno ha più la
ricetta per uscire dalla crisi, sarà necessario l'apporto di tutti gli attori
sociali e in particolare di coloro, come i piccoli azionisti, che sono tanti e
sempre meno silenziosi».
Correggere il capitalismo
si può ( da "Sole
24 Ore, Il" del 01-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Così come contano nei mercati
finanziari, che però si concentrano su ciò che è sensato attendersi nel breve,
o brevissimo, volger del tempo in cui si aprono e chiudono le posizioni
speculative. Imprese dallo sguardo lungo e operatori finanziari dallo sguardo
miope sono parte integrante del funzionamento del sistema, ma quando la Borsa cattura
le imprese,
Le due settimane di
libertà per H1N1 ( da "Sole
24 Ore, Il" del 01-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: IL VIRUS CENSURATO Le due settimane
di libertà per H1N1 N e i giorni frenetici della crisi finanziaria del
settembre 2008, la trasparenza assicurò la tenuta degli argini di fiducia che
ci salvarono dal 1929 e l'opacità,l'illusione che nelle stanze discrete del
potere si possa decidere meglio ci portò a un passo dalla catastrofe.
Intesa Sanpaolo, soci in
movimento ( da "Eco
di Bergamo, L'" del 01-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: e che la crisi finanziaria «non è
ancora finita». La scarsa visibilità sul futuro potrebbe consigliare di far
slittare il nuovo piano industriale «alla fine dell'estate», non appena «le
condizioni economiche si assesteranno». La banca continuerà a mantenere alta
«l'attenzione sui costi e sui rischi», anche se «non sono previste ulteriori
riduzioni di personale»
No ad azioni di
responsabilità ( da "Eco
di Bergamo, L'" del 01-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: crisi finanziaria siamo riusciti a
sopravvivere, grazie soprattutto agli interventi delle banche pattiste». Dalle
quali Italease ha ottenuto 7,5 miliardi di linee di credito e di questi, 2,41
sono ancora utilizzabili «per fronteggiare le esigenze correnti - ha
sottolineato Mazzega ricordando che le attuali condizioni di mercato non
consentono aumenti di capitale in alternativa all'
Permasteelisa, sconfitto
Cimolai ( da "Corriere
del Veneto" del 01-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: urto della gravissima crisi
finanziaria e del settore immobiliare in atto. «Contiamo in una sostanziale
stabilità del fatturato quest'anno - annuncia Croff - grazie al buon andamento
in aree meno colpite dalla recessione come l'Asia e parti del Middle East.
Abbiamo fatto un grande lavoro di semplificazione societaria, soprattutto in
Usa,
Aedes, sì all'aumento da
150 milioni di euro ( da "Sole
24 Ore, Il" del 01-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: ha sottolineato come l'operazione
varata ieri segna un importante cambio di rotta per il gruppo immobiliare, da
mesi in grave crisi finanziaria: «L'azienda parte rafforzata », ha detto il
presidente Cartone a margine dell'assemblea. E ha poi aggiunto: «Ci sarà molta
attività sui servizi, mentre l'attività di sviluppo verrà riconfigurata».
Lo spread cresce e riporta
in auge il future sui BTp ( da "Sole
24 Ore, Il" del 01-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: rispolverato nel pieno della
peggiore crisi finanziaria del secolo, possa tornare alle sue vecchie glorie.
Al contrario, il ritorno del BTp future potrebbe diventare il simbolo del
fallimento del sogno europeo dell'euroconvergenza. Dopo l'avvio dell'Unione
mone-taria, per anni i trader e gli investitori in titoli di Stato in euro si
sono serviti del Bund future per operazioni di copertura,
E Tremonti adotta l'
di Pechino: una moneta globale ( da "Corriere
della Sera" del 01-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: a mettere sul tavolo del dibattito
sulla crisi finanziaria il tema valutario e la proposta del governatore cinese.
«La moneta è un problema cruciale. Dopo il disancoraggio dall'oro, l'America ha
pensato al dollaro come: la mia valuta, un vostro problema. Ora, però, il
dollaro è diventato anche un loro problema.
Nuova Bcc, primi sì da
Industriali e Bottacin Doglioni scettico
( da "Corriere del Veneto"
del 01-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: specie in un momento di profonda
crisi». È Paolo Doglioni, presidente della Camera di Commercio di Belluno,
invece a dirsi perplesso. «Usciamo da un sistema finanziario in sofferenza - ha
spiegato Doglioni - . L'idea che muove la Bcc ha, di per sé, un valore
positivo. Non so se una banca di piccole dimensioni può trovare spazio nel
mercato bellunese,
Saipem e Cir ai massimi
( da "Corriere della Sera"
del 01-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Economia Mercati Finanziari data:
01/05/2009 - pag: 33 La Giornata in Borsa di Giacomo Ferrari Saipem e Cir ai
massimi Piazza Affari Ottava settimana consecutiva al rialzo per Milano. Forti
gli scambi: 3,6 miliardi Ottava settimana consecutiva di rialzo per le Borse
europee e per Piazza Affari, dove l'indice S&P-Mib ha guadagnato ieri l'
Utili in calo, Ericsson
scivola dell'8% ( da "Corriere
della Sera" del 01-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Economia Mercati Finanziari data:
01/05/2009 - pag: 33 Il caso a Stoccolma Utili in calo, Ericsson scivola
dell'8% (g.fer.) La recessione impone ai clienti di Ericsson il rinvio degli
ordini e la società svedese, leader mondiale nella produzione di apparecchiature
di rete per la telefonia mobile, è costretta a registrare un calo di un terzo
degli utili netti trimestrali,
I conti trimestrali
spingono Edison ( da "Corriere
della Sera" del 01-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Economia Mercati Finanziari data:
01/05/2009 - pag: 33 Il caso a Milano I conti trimestrali spingono Edison
(g.dos.) I ricavi trimestrali in crescita del 20,4% a 3 miliardi e la conferma
del target 2009 in
linea con i risultati del 2008, malgrado la crisi, hanno premiato il titolo
Edison, che ieri sul listino di Piazza Affari ha guadagnato il 4,
ROMA Il sistema
finanziario italiano è solido ma il rischio di credito è in aumento. ...
( da "Messaggero, Il"
del 01-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: evoluzione della crisi finanziaria
e hanno confermato la sostanziale solidità del sistema finanziario italiano».
C'è il rischio insomma che il deterioramento dell'economia e le difficoltà
delle imprese (e in parte anche delle famiglie) portino ad un aumento delle
sofferenze bancarie, cioè dei prestiti che non rientrano agli istituti.
E Passera prevede utili e
dividendi ( da "Gazzetta
di Parma (abbonati)" del
01-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: e che la crisi finanziaria «non è
ancora finita». La scarsa visibilità sul futuro potrebbe consigliare di far
slittare il nuovo piano industriale «alla fine dell'estate», non appena «le
condizioni economiche si assesteranno». La banca continuerà a mantenere alta
«l'attenzione sui costi e sui rischi», anche se «non sono previste ulteriori
riduzioni di personale»
A parole nessuno vuole un
ritorno al protezionismo stile anni 30, basato su dazi e quote. Ma tutti i...
( da "Messaggero, Il"
del 01-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Venerdì 01 Maggio 2009 Chiudi A
parole nessuno vuole un ritorno al protezionismo stile anni 30, basato su dazi
e quote. Ma tutti i leader si preoccupano di tutelare le imprese del proprio
Paese rispetto a quelle straniere. Lo ha fatto ieri anche il presidente Obama,
che dopo aver salutato l'accordo con Fiat ha invitato ad acquistare auto
americane.
Nel corso del 2008 la
crisi finanziaria americana è arrivata anche all'economia reale. La ...
( da "Messaggero, Il"
del 01-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Venerdì 01 Maggio 2009 Chiudi Nel
corso del 2008 la crisi finanziaria americana è arrivata anche all'economia
reale. La crescita è stata negativa nel secondo nel terzo trimestre dell'anno.
Il 2009 si è aperto con un segno meno ancora più marcato rispetto alle
previsioni (-6,1%). Ma ora sui consumi si inizia a vedere qualche segnale
positivo.
Intesa Sanpaolo: Passera
vede utili e tornare la cedola ( da "Arena,
L'" del 01-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: e che la crisi finanziaria «non è
ancora finita». La scarsa visibilità sul futuro potrebbe consigliare di far slittare
il nuovo piano industriale «alla fine dell'estate», non appena «le condizioni
economiche si assesteranno». La banca manterrà alta «l'attenzione sui costi e
sui rischi», anche se «non sono previste ulteriori riduzioni di personale»
Influenza suina. Panico
nel mondo per 7 morti ( da "Giornale.it,
Il" del 01-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: eppure su 13 domande neanche una
era riferita alla crisi finanziaria, che così viene dimenticata da tutti e Wall
Street può salire del 2%. Complimenti agli spin doctor di Mr. President:
l'influenza suina era un'occasione strepitosa e loro non se la sono lasciata
scappare. Scritto in crisi, comunicazione, influenza suina, psicosi, spin,
manipolazione, notizie nascoste,
Sì a Usa, sottopeso per Uk
e Sol Levante. Ma con cautela ( da "Borsa
e Finanza" del 01-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: anche perché sono stati meno
impattati dalla crisi finanziaria. Più in particolare, sono molto confortanti i
segnali provenienti dalla Cina. Per quanto riguarda le aree cosiddette core,
invece, in questo momento stiamo sovrappesando l'America, mentre abbiamo un
sottopeso relativo su Regno Unito e Giappone.
Al via l'aumento Pop
Spoleto Possibili ingressi nel capitale
( da "Borsa e Finanza"
del 01-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: anno della crisi finanziaria, il
2009 è l'anno in cui i temi dei margini e rischio di credito saranno cruciali.
Nonostante ciò, continuiamo tranquilli sulla nostra strada con ulteriori
crescite degli aggregati, ovviamente con andamenti più riflessivi, specie nei
volumi di credito, in condizioni di stabilità patrimoniale,
Il barile ha un grande
futuro ( da "Borsa
e Finanza" del 01-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: La crisi finanziaria ha portato al
congelamento (alcuni addirittura fino al 2012) di molti progetti di sviluppo e
di ammodernamento degli impianti di estrazione causando ulteriore tensione sul
lato dell'offerta. Nelle prossime settimane prevedo che le quotazioni del Wti
oscillino tra i 45 e i 55 dollari per barile per poi aumentare nel terzo e
nell'
Scontro a Bruxelles sul
grande affare dei farmaci antivirali
( da "Stampa, La"
del 01-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: E cerca ripari anche in queste
società nel caso che l'epidemia trascinasse al ribasso anche i già provati
mercati finanziari. Invece «l'opportunità di un possibile vaccino presenta più
rischi», segnala Marco Mencini, capo analista europeo di Pioneer Investments.
Troppe le variabili in gioco: dal mutamento del virus, ai tempi lunghi di
preparazione.
La Fiat sbarca in America
per salvare la Chrysler. L'orgoglio italiano
( da "AmericaOggi Online"
del 01-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: le ricorrenti crisi petrolifere
hanno fatto scoprire ai cittadini americani che il prezzo del carburante poteva
anche crescere, la crisi finanziaria della fine degli anni '80 e quella
devastante di questi mesi hanno fatto il resto. Se a tutto questo aggiungiamo
la decisa svolta ambientalista di Obama, ecco allora che le
"scatolette" risparmiose made in Italy rappresentano l'
La valuta unica di
Tremonti ( da "AprileOnline.info"
del 01-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: e cioè al G20 di Londra sulla crisi
finanziaria, allora si dovrebbe esser certi di trovarsi di fronte a un progetto
già definito con un certo grado di dettaglio. E invece no: quello che è
successo è che Tremonti, alla presentazione di un libro del suo predecessore
Tommaso Padoa-Schioppa, si è messo a parlare di una "valuta mondiale"
da utilizzare per gli scambi internazionali,
Finanza in Comune? Niente
derivati agli enti locali ( da "Panorama.it"
del 01-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: La crisi finanziaria ha anche messo
in luce la scarsa affidabilità, o addirittura l'inutilità, di strumenti come il
rating, le pagelle sulle obbligazioni. "Il problema numero uno è quello
della trasparenza. L'agenzia di rating di un emittente non può essere anche suo
consulente.
Tomasoni, nuova linfa
dall'acquisto solidale ( da "Brescia
Oggi" del 01-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: La crisi finanziaria, che ha fatto
schizzare i tassi, ha fatto il resto. «Ci siamo trovati in breve con un buco da
150 mila euro - spiega Massimo Tomasoni -: una banca ci ha chiuso il conto
corrente, non abbiamo più trovato istituti disposti a finanziarci».
ANTONIO TROISE ERA STATO
IL GRANDE SOGNO, ACCAREZZATO MA MAI REALIZZATO, DELL'AVVOCATO PER A...
( da "Mattino, Il (Nazionale)"
del 01-05-2009) + 5 altre fonti
Argomenti:
Crisi
Abstract: A rendere ancora più straordinaria
questa storia italiana c'è anche un altro paradosso: l'espansione globale del
Lingotto avviene proprio nel momento in cui il mito della «globalizzazione»
crolla sotto i colpi della più grave crisi finanziaria dal 1929. SEGUE A PAGINA
Fiat, Napolitano: "L'Italia
può essere fiera. Morti sul lavoro, non abbassare la guardia"
( da "Rai News 24"
del 01-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Sforzo comune contro la crisi Per
contrastare la crisi finanziaria globale serve "uno sforzo straordinario
di azione comune europea e di concertazione mondiale": il presidente della
Repubblica Giorgio Napolitano centra il suo discorso per la festa del primo
maggio sulle ripercussioni della crisi.
Napolitano: ancora troppi
morti sul lavoro ( da "Giornale.it,
Il" del 01-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: ancora troppi incidenti sul lavoro
di Redazione Sotto i colpi della crisi finanziaria, il Primo maggio si celebra
quest'anno con il tema dell'occupazione e della caduta dell'attività produttiva
"in primo piano anche in Italia", ha detto il presidente della
Repubblica Giorgio Napolitano celebrando la Festa del Lavoro al Quirinale
insieme al ministro del Lavoro Maurizio Sacconi.
1 Maggio/ Napolitano:
Sforzo straordinario comune contro
( da "Virgilio Notizie"
del 01-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: ripercussioni della crisi. "La
crisi finanziaria che dagli Stati Uniti d'America si è propagata al resto del
mondo con pesanti ripercussioni sull'andamento dell'economia in ogni continente
- ha detto intervenendo alla cerimonia del primo maggio al Quirinale - ha per
inaudita velocità diffusiva e vastità di impatto, determinato un quadro del
tutto diverso da quello dello scorso anno"
agentediviaggi ha detto:
cmq i dati ufficiali parlano a fine anno di un Italia a -4,4 e Germania a -5 o
-6 e e Francia e Spagna a -3. ( da "KataWeb
News" del 01-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: incontrati per decidere sulle
posizioni comuni da adottare contro la crisi finanziaria, lasciando fuori la
Spagna, che pure Zapatero aveva definito «l'economia più solida del mondo»,
addirittura il Paese sopra la media europea per reddito pro capite. Per il
premier spagnolo fino a pochi mesi fa «il sorpasso dell'Italia ha fatto
deprimere molto il primo ministro Berlusconi» e «in realtà,
Fiat: Napolitano, l'Italia
puo' essere fiera ( da "Trend-online"
del 01-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Occorre un piu' forte impegno a non
abbassare in alcun modo la guardia su questo versante sempre cruciale''. Sotto
i colpi della crisi finanziaria,la Festa del Lavoro si celebra quest'anno con
il tema dell'occupazione e della caduta dell'attivita' produttiva ''in primo
piano anche in Italia'', ha detto ancora il presidente.(ANSA).
FIAT: NAPOLITANO, L'ITALIA
PUO' ESSERE FIERA ( da "Wall
Street Italia" del 01-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Occorre un piu' forte impegno a non
abbassare in alcun modo la guardia su questo versante sempre cruciale''. Sotto
i colpi della crisi finanziaria,la Festa del Lavoro si celebra quest'anno con
il tema dell'occupazione e della caduta dell'attivita' produttiva ''in primo
piano anche in Italia'', ha detto ancora il presidente.(ANSA).
1 MAGGIO/ NAPOLITANO:
SFORZO STRAORDINARIO COMUNE CONTRO CRISI.
( da "Wall Street Italia"
del 01-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: contro crisi di Apcom
Indispensabile reazione globale, europea e mondiale -->Roma, 1 mag. (Apcom)
- Per contrastare la crisi finanziaria globale serve "uno sforzo
straordinario di azione comune europea e di concertazione mondiale": a
chiederlo è il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che centra il suo
discorso per la festa del primo maggio sulle ripercussioni della crisi.
Il rischio inflazione non
è un enigma ( da "Denaro,
Il" del 01-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: siamo ancora oppressi dalle
conseguenze della crisi finanziaria e della recessione economica, tre
"temi" stanno alternandosi nelle valutazioni degli esperti:
protezionismo, deflazione ed inflazione. E ciascuno aggiunge nuove paure. E
questo perché chi ne scrive spesso utilizza
espressioni"misteriose"che non rendono comprensibile cosa potrà
emergere dal comportamento dei vari paesi.
TARIFFE SCONTATE,
PACCHETTI TURISTICI E LAST MINUTE PER VINCERE LA CRISI. SONO LE INIZIATIVE
MESSE I... ( da "Mattino,
Il (Nazionale)" del 01-05-2009) + 5 altre
fonti
Argomenti:
Crisi
Abstract: La crisi finanziaria internazionale
ha peggiorato le cose, assistiamo a una flessione del mercato straniero e
quindi ci tocca puntare quasi esclusivamente sulle famiglie italiane» aggiunge
Gentile. In questo contesto particolarmente difficile soffrono soprattutto gli
hotel di lusso ma anche le strutture di categoria intermedia.
Savigliano: Delfino e
Saint Gobain in Parlamento ( da "Targatocn.it"
del 01-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Crisi occupazionale degli
stabilimenti Saint Gobain. Al Ministro del lavoro, della salute e delle
politiche sociali. - Per sapere - premesso che: è necessario affrontare i
problemi che la recente crisi finanziaria sta generando in modo pesante
sull'economia reale, nelle imprese, nell'artigianato, nel commercio con gravi e
negative conseguenze nei livelli occupazionali;
luciano.75 ha detto:
MADRID - Per sbarcare il lunario si vende di tutto, anche i propri organi.
( da "KataWeb News"
del 01-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: incontrati per decidere sulle
posizioni comuni da adottare contro la crisi finanziaria, lasciando fuori la
Spagna, che pure Zapatero aveva definito «l'economia più solida del mondo»,
addirittura il Paese sopra la media europea per reddito pro capite. Per il
premier spagnolo fino a pochi mesi fa «il sorpasso dell'Italia ha fatto
deprimere molto il primo ministro Berlusconi» e «in realtà,
Un altro giorno di
preoccupazione per tanti cittadini toccati dalla crisi
( da "Gazzettino, Il (Treviso)"
del 01-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: accentuato dalla crisi finanziaria
ed economica in atto, è quello di far ingrossare le fila dei disagiati. Lo
dicono i dati dell'OMS: entro il 2020 i disturbi psichici entreranno a far
parte delle prime cinque malattie a livello mondiale». «Dalla crisi -
concludono le Acli - non si esce riportando le cose allo stato precedente ma
riformando nel profondo il nostro sistema economico,
Vittorio Veneto NOSTRO
INVIATO È stato scontro vero, con tanto di colpi di scena a ripe...
( da "Gazzettino, Il"
del 01-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: la crisi finanziaria ha portato a
livelli bassissimi la capitalizzazione di borsa di Permasteelisa: circa 270
milioni di euro. Con una cifra inferiore, Bonomi potrebbe lanciare un'Opa
totalitaria e diventare padrone assoluto della società. Che, visti i risultati
gestionali, non avrebbe difficoltà ad essere collocata poi ad un prezzo molto
superiore.
Napolitano. Incindenti sul
lavoro. Non abbassare la guardia ( da "AmericaOggi
Online" del 01-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Sotto i colpi della crisi
finanziaria, la Festa del Lavoro si celebra quest'anno con il tema
dell'occupazione e della caduta dell'attività produttiva "in primo piano
anche in Italia", ha detto il presidente della Repubblica Giorgio
Napolitano celebrando la Festa del Lavoro al Quirinale insieme al ministro del
Lavoro Maurizio Sacconi.
Grecia/ 1 Maggio: scioperi
trasporti, disagi a porto e ( da "Virgilio
Notizie" del 01-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Migliaia di ateniesi hanno già
sfilato per il centro della città sotto un forte dispositivo di sicurezza. Il
Primo ministro Costas Karamanlis è sotto pressione per la grave crisi
finanziaria e l'aumento della disoccupazione che ha gennaio ha raggiunto quota
9.4%.
GRECIA/ 1 MAGGIO: SCIOPERI
TRASPORTI, DISAGI A PORTO E AEROPORTO
( da "Wall Street Italia"
del 01-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Migliaia di ateniesi hanno già
sfilato per il centro della città sotto un forte dispositivo di sicurezza. Il
Primo ministro Costas Karamanlis è sotto pressione per la grave crisi
finanziaria e l'aumento della disoccupazione che ha gennaio ha raggiunto quota
9.4%.
Primo maggio, scontri in
Germania, Turchia e Grecia ( da "Reuters
Italia" del 01-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: risposta del governo alla crisi
finanziaria globale. La crescente disoccupazione in tutta l'Europa ha aggiunto
intensità alle varie marce per il Primo maggio. A Berlino e Amburgo, nelle
violenze sono rimasti feriti più di 50 poliziotti in tenuta anti-sommossa,
mentre la polizia turca a Istanbul ha sparato con cannoni ad acqua e
lacrimogeni per disperde i manifestanti nella città.
1 maggio/ Franceschini:
Morti sul lavoro dramma ( da "Virgilio
Notizie" del 01-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: In merito alla crisi finanziaria
globale Franceschini ha criticato il governo: "Per mesi il governo
italiano è stato l'unico che ha negato la crisi. poi d'improvviso - ha aggiunto
- la crisi è alle spalle. Vorrei che il governo spiegasse questo; è una presa
in giro, la crisi c'è e va affrontata, non bisogna negarla".
1 MAGGIO/ FRANCESCHINI:
MORTI SUL LAVORO DRAMMA INTOLLERABILE
( da "Wall Street Italia"
del 01-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: In merito alla crisi finanziaria
globale Franceschini ha criticato il governo: "Per mesi il governo
italiano è stato l'unico che ha negato la crisi. poi d'improvviso - ha aggiunto
- la crisi è alle spalle. Vorrei che il governo spiegasse questo; è una presa in
giro, la crisi c'è e va affrontata, non bisogna negarla".
1 maggio. Napolitano:
"Impegno per rilancio dello sviluppo economico"
( da "Sestopotere.com"
del 01-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: La crisi finanziaria ha, per
inaudita velocità diffusiva e vastità di impatto, determinato un quadro, per la
celebrazione della Festa del 1° maggio, del tutto diverso da quello dello
scorso anno”. Così il Presidente della Repubblica è intervenuto al Palazzo del
Quirinale per la celebrazione della Festa del Lavoro.
diciamolochiaro ha detto:
Aggiungo che comunque sono appena stata sul lago di Garda e la lingua che piu'
ho sentito parlare tutto il tempo è il tedesco.
( da "KataWeb News"
del 01-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: incontrati per decidere sulle
posizioni comuni da adottare contro la crisi finanziaria, lasciando fuori la
Spagna, che pure Zapatero aveva definito «l'economia più solida del mondo»,
addirittura il Paese sopra la media europea per reddito pro capite. Per il
premier spagnolo fino a pochi mesi fa «il sorpasso dell'Italia ha fatto
deprimere molto il primo ministro Berlusconi» e «in realtà,
SENEGAL/ FIGLIO PRESIDENTE
WADE NOMINATO MINISTRO TRASPORTI ( da "Wall
Street Italia" del 01-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Il nuovo incarico gli consentirà di
dirigere la costruizioine di un nuovo aeroporto internazionale nei pressi
diDakar e di due grandi arterie autostradali che collegano la capitale. Sotto
la sua supervisione sarà anche la più grande compagnia aerea dell'Africa
dell'Ovest, Air Senegal International, che oggi attraversa una gravissima crisi
finanziaria. (fonte afp)
CRISI/ RUEF:ITALIA MENO
ESPOSTA,SISTEMA BANCARIO MENO VULNERABILE
( da "Wall Street Italia"
del 01-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: meno vulnerabile alla crisi
finanziaria e l'impatto sui bilanci delle banche resta contenuto rispetto ad
altri paesi". E' quanto si legge nella Relazione unificata sull'economia e
la finanza pubblica, resa nota oggi dal Tesoro. "Le famiglie italiane -
prosegue il documento - sono meno indebitate rispetto alla media dell'area
euro.
agentediviaggi ha detto:
beh occorre cmq complimentarsi con la Tina. Fino a un anno fa si definiva un
ignorante in economia ora riesce a fare un discorso molto coerente e preciso.
( da "KataWeb News"
del 02-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: incontrati per decidere sulle
posizioni comuni da adottare contro la crisi finanziaria, lasciando fuori la
Spagna, che pure Zapatero aveva definito «l'economia più solida del mondo»,
addirittura il Paese sopra la media europea per reddito pro capite. Per il
premier spagnolo fino a pochi mesi fa «il sorpasso dell'Italia ha fatto
deprimere molto il primo ministro Berlusconi» e «in realtà,
Pil, il Tesoro taglia
ancora le stime Nel 2009 -4,2%. Deficit al 4,6%
( da "Corriere.it"
del 02-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: meno esposta ai rischi specifici
della crisi, anche se ha subito pesantemente il suo impatto indiretto». In
particolare, il sistema bancario italiano appare «meno vulnerabile alla crisi
finanziaria e l'impatto sui bilanci delle banche resta contenuto rispetto ad
altri paesi». «Le famiglie italiane - prosegue la Relazione - sono meno
indebitate rispetto alla media dell'
Primo Maggio. La consegna
delle "Stelle al merito del lavoro" al Quirinale
( da "AmericaOggi Online"
del 02-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Sotto i colpi della crisi
finanziaria, la Festa del Lavoro si celebra quest'anno con il tema
dell'occupazione e della caduta dell'attività produttiva "in primo piano
anche in Italia", ha detto il presidente della Repubblica, che ha parlato
delle preoccupazioni di chi teme di perdere il posto di lavoro, della caduta
dell'attività produttiva,
Napolitano: "Ancora
troppi incidenti sul lavoro"
( da "Giornale.it, Il"
del 02-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Sotto i colpi della crisi
finanziaria, il Primo maggio si celebra quest'anno con il tema dell'occupazione
e della caduta dell'attività produttiva "in primo piano anche in
Italia", ha detto il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano
celebrando la Festa del Lavoro al Quirinale insieme al ministro del Lavoro
Maurizio Sacconi.
Berlino, scontri Primo
maggio proseguiti fino a notte fonda
( da "Reuters Italia"
del 02-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: con migliaia di persone che hanno
manifestato in occasione della Festa del lavoro contro la crisi finanziaria.
Gli attacchi sono venuti da un gruppo di 500 militanti che hanno lanciato
pietre, bottiglie, bombe carta e sampietrini contro i poliziotti. Gli scontri
sono andati avanti fino alle 2 del mattino. "Ora la situazione è
tranquilla", ha spiegato Schodrowski.
Risparmio: ammonta a 3mila
mld la ricchezza delle famiglie ( da "Trend-online"
del 02-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: bene sottolineare che stiamo
parlando di dati medi che chiaramente non tengono conto delle forti differenze
reddituali e finanziarie esistenti sia tra le classi sociali sia tra le aree
geografiche del nostro Paese''.Ed essendo dati riferiti all'inizio 2008 ancora
non sono presenti in pieno gli effetti della crisi finanziaria.(ANSA).
babelick ha detto:
#commento numero 200!!! ah ah :lol
( da "KataWeb News"
del 02-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: incontrati per decidere sulle
posizioni comuni da adottare contro la crisi finanziaria, lasciando fuori la
Spagna, che pure Zapatero aveva definito «l'economia più solida del mondo»,
addirittura il Paese sopra la media europea per reddito pro capite. Per il
premier spagnolo fino a pochi mesi fa «il sorpasso dell'Italia ha fatto
deprimere molto il primo ministro Berlusconi» e «in realtà,
FAMIGLIE: CGIA, PRIMA
DELLA CRISI ERANO RICCHE PER QUASI 3.000 MLD.
( da "Asca" del
02-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: non tengono conto delle forti
differenze reddituali e finanziarie esistenti sia tra le classi sociali sia tra
le aree geografiche del nostro Paese. Inoltre, sono riferiti all'inizio del
2008 quando la crisi finanziaria proveniente dagli Usa non era ancora esplosa
anche se avevamo gia' assorbito i crac di Cirio, di Parmalat, dei bond
argentini e gli effetti dell'introduzione dell'
RISPARMIO: AMMONTA A 3MILA
MLD LA RICCHEZZA DELLE FAMIGLIE ( da "Wall
Street Italia" del 02-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: bene sottolineare che stiamo
parlando di dati medi che chiaramente non tengono conto delle forti differenze
reddituali e finanziarie esistenti sia tra le classi sociali sia tra le aree
geografiche del nostro Paese''.Ed essendo dati riferiti all'inizio 2008 ancora
non sono presenti in pieno gli effetti della crisi finanziaria.(ANSA).
Celle: oggi la
presentazione della lista "Futuro Oggi"
( da "Savona news"
del 02-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: La grande crisi finanziaria
mondiale, per la prima volta dal dopoguerra, ha creato i presupposti per una
?depressione? che investe tutto e tutti senza precedenti. Da questa crisi si
può uscire solo rinnovando idee e persone, investendo in progettualità e
innovazione.
Il Tesoro: "Nel 2010
l'Italia tornerà a crescere"
( da "Giornale.it, Il"
del 02-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: meno esposta ai rischi specifici
della crisi, anche se ha subito pesantemente il suo impatto indiretto". In
particolare, il sistema bancario italiano appare "meno vulnerabile alla
crisi finanziaria e l?impatto sui bilanci delle banche resta contenuto rispetto
ad altri paesi". "Le famiglie italiane - prosegue il documento - sono
meno indebitate rispetto alla media dell?
CRISI: TESORO, PEGGIORANO
STIME PIL 2009 MA RIPRESA NEL 2010.
( da "Asca" del
02-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: finanziaria e l'impatto sui bilanci
delle banche resta contenuto rispetto ad altri Paesi''. Quanto alle famiglie,
quelle italiane risultano ''meno indebitate rispetto alla media dell'area
euro''. Nel documento il pil e' rivisto al ribasso rispetto alle stime
precedenti, ma, spiega il ministero, ''l'alto grado di incertezza prodotto
dalla crisi in atto riduce fortemente ed oggettivamente
Mosley: la F1 sopravvive
anche senza la Ferrari ( da "Giornale.it,
Il" del 02-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Il fenomeno del credit crunch
legato alla crisi finanziaria globale, sottolinea Mosley, "non ha ancora
preso piede nella Formula 1. è andata via la Honda, ma il vero problema ci sarà
quando dovranno essere rinnovati i contratti di sponsorizzazione". ©
SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G.
agentediviaggi ha detto:
ehi babe ma dai, sei andato al concerto del 1 maggio?? :-)
( da "KataWeb News"
del 02-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: incontrati per decidere sulle
posizioni comuni da adottare contro la crisi finanziaria, lasciando fuori la
Spagna, che pure Zapatero aveva definito «l'economia più solida del mondo»,
addirittura il Paese sopra la media europea per reddito pro capite. Per il
premier spagnolo fino a pochi mesi fa «il sorpasso dell'Italia ha fatto
deprimere molto il primo ministro Berlusconi» e «in realtà,
#1 MAGGIO/BERLUSCONI A
AQUILA.MONITO NAPOLITANO SU DIRITTI LAVORO
( da "Wall Street Italia"
del 02-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: parlando della crisi finanziaria,
"uno sforzo straordinario di azione comune europea e di concertazione
mondiale". Ma il presidente della Repubblica ha voluto pure ricordare
l'Abruzzo, "terra devastata dal terremoto, ma non piegata nella
laboriosità della sua popolazione, che ha saputo senza enfasi, con serietà e
con modestia progredire negli anni"
( da "KataWeb News"
del 01-05-2009)
Argomenti: Crisi
senza il
mattone.. Spagnoli ci avete scocciato: pensate ai vostri guai 28 marzo 2009
alle 14:15 — Autore: babelick — 185 commenti Gentile ambasciatore Terracciano,
complimenti e sentiti ringraziamenti. Ci ha vendicati. La lettera che ha
inviato al quotidiano El Pais, nella sua veste di capo della rappresentanza
italiana presso il governo spagnolo, non sembra neanche scritta da un
diplomatico di carriera; meglio, è opera di un diplomatico di razza rara, tanto
è chiara, asciutta, ferma, e, lo faccia dire a me, sacrosantamente scocciata.
Quel giornale così faziosamente filo Zapatero, praticamente un organo di
partito, anche di quello Democratico italiano del quale corre in premuroso e
regolare soccorso, la deve smettere di denigrare il governo e il Paese. Non
c'entra niente qui la libertà di stampa; come lei sottolinea, il tentativo di
demolire l'immagine dell'Italia tra gli spagnoli risponde invece a un disegno
di servitù politica che nessun organo di stampa italiano si sognerebbe di
progettare, piaccia o no il governo di José Luis Zapatero, per gli intimi
Bambi. Succede che gli equilibri politici europei siano cambiati, che un asse
Sarkozy-Merkel-Berlusconi minacci il ruolo della Spagna e le sue numerose,
troppe, poltrone, ben sei super incarichi istituzionali europei. Succede che le
cose non vadano più bene per l'economia, crollata miseramente dopo il boom
edilizio e tante rivendicazioni di tronfio primato; che la politica estera sia
un disastro, e il presidente Barack Obama nella nuova versione militare contro
Bin Laden non si sia rivelato l'amico che ingenuamente la sinistra in Europa
aveva immaginato; che il federalismo morda le calcagna a Madrid, visto
l'apporto determinante del partito catalano alla rielezione dei socialisti. Il
governo è nervoso e la butta sugli attacchi ad altri Stati, il Pais pubblica
fedele, se serve, anticipa. Così l'Italia è descritta come dominio di un
tiranno nello stile delle dittature latino americane, Pinochet naturalmente,
non Hugo Chavez, il presidente del Consiglio eletto ha bisogno dello
psichiatra, qui si praticano tortura e politiche razziste. Ha fatto bene,
ambasciatore, a dire basta, anche perché c'è davvero poco, scansato il fango delle
calunnie, di cui vantarsi in casa Zapatero. Al mini-summit europeo del 4
ottobre del 2008 i capi di Stato di Berlino, Roma, Parigi e Londra, si sono incontrati per decidere sulle posizioni comuni da adottare contro
la crisi finanziaria,
lasciando fuori la Spagna, che pure Zapatero aveva definito «l'economia più
solida del mondo», addirittura il Paese sopra la media europea per reddito pro
capite. Per il premier spagnolo fino a pochi mesi fa «il sorpasso dell'Italia
ha fatto deprimere molto il primo ministro Berlusconi» e «in realtà, il
mio obiettivo è quello di superare la Francia, anche se l'amico Sarkozy non
vuole neanche sentirselo dire». Subito dopo la crisi
internazionale ha svelato il bluff dell'economia spagnola. La recessione ha
gettato anche la Spagna in una crisi profonda:
crescita dell'1,4% nel 2008, e non del 3,5% come annunciato dal governo. Un
dato che riporta il Paese agli stessi risultati del 1993. Il boom economico era
stato gonfiato dagli aiuti europei allo sviluppo, investiti quasi esclusivamente
nell'edilizia, un settore in forte perdita già dai primi mesi dell'anno, cioè
prima della crisi internazionale. La crisi ha messo a nudo le bugie sulla politica di sicurezza e
immigrazione, a lungo mantenute, anche se sulle zattere dei clandestini
l'ordine è sempre stato di sparare. Nei giorni scorsi 200 organizzazioni hanno
presentato alla Procura generale dello Stato una denuncia contro il ministero
dell'Interno, accusando la polizia di «arresti mirati», «retate» e «controlli
d'identità di massa», insomma di eseguire gli ordini per l'arresto di una
«quota» minima mensile di immigrati per ciascun distretto. Gli immigrati sono
saliti da mezzo milione a 5,2 milioni nel 2008, su una popolazione totale per
la Spagna di 46 milioni di persone. Con una disoccupazione giunta ormai al 14%,
il governo ha cambiato ufficialmente politica. La «Ley de Extranjeria»
presentata a dicembre prevede severe misure restrittive: oltre all'aumento da 40 a 60 giorni del termine
massimo per detenere migranti nei Centri di permanenza temporanea, per
facilitare identificazioni e rimpatri coatti, il progetto prevede di
interrompere i ricongiungimenti familiari. Prevede anche sanzioni fino a 10.000
euro per chi «promuove la permanenza irregolare in Spagna di uno straniero», un'«infrazione
grave» perché «lo straniero dipende economicamente da chi compie l'infrazione e
questa ne prolunga il soggiorno autorizzato al di là del periodo legalmente
previsto». La Comision Espanola de Ayuda al Refugiado (Cear), ha protestato
perché così facendo il governo «cerca di farsi complici le persone che
alloggiano» gli immigrati, e si appresta a «convertire i cittadini in
poliziotti». Ci sarebbe da analizzare anche il ruolo inquietante di un giudice
star come Baltazar Garzon, che somigli all'Antonio Di Pietro dei tempi che
furono, grande amico di Zapatero e compagno di caccia di altri ministri
socialisti, ma anche evasore fiscale conclamato. Garzon negli ultimi anni ha
incriminato chiunque, dai dittatori latino americani agli statisti europei, fino
a personaggi dell'epoca di Francisco Franco, tutti defunti. Colleziona una
gaffe dopo l'altra, eppure imperversa. Pure la battaglia contro la Chiesa
cattolica, nella sua forma infantile ed estremista, è la pratica opposta a
quella che si converrebbe a un premier laico che governa un Paese dove ci sono
cattolici numerosi, un milione e mezzo solo fra i suoi elettori. La gaffe del
ritiro dal Kosovo, comunicato in loco dal ministro della Difesa, Carmen Chacon,
contro il parere e all'insaputa del collega degli Esteri, Moratinos, e di tutti
i governi dell'Unione europea e della Nato, è la chicca di qualche giorno fa.
Il presunto amico, il presidente Obama, è infuriato e non ha accettato i goffi
tentativi di Madrid di rimediare. Peggio di così!
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( da "KataWeb News"
del 01-05-2009)
Argomenti: Crisi
senza il
mattone.. Spagnoli ci avete scocciato: pensate ai vostri guai 28 marzo 2009
alle 14:15 — Autore: babelick — 187 commenti Gentile ambasciatore Terracciano,
complimenti e sentiti ringraziamenti. Ci ha vendicati. La lettera che ha
inviato al quotidiano El Pais, nella sua veste di capo della rappresentanza
italiana presso il governo spagnolo, non sembra neanche scritta da un
diplomatico di carriera; meglio, è opera di un diplomatico di razza rara, tanto
è chiara, asciutta, ferma, e, lo faccia dire a me, sacrosantamente scocciata.
Quel giornale così faziosamente filo Zapatero, praticamente un organo di
partito, anche di quello Democratico italiano del quale corre in premuroso e
regolare soccorso, la deve smettere di denigrare il governo e il Paese. Non c'entra
niente qui la libertà di stampa; come lei sottolinea, il tentativo di demolire
l'immagine dell'Italia tra gli spagnoli risponde invece a un disegno di servitù
politica che nessun organo di stampa italiano si sognerebbe di progettare,
piaccia o no il governo di José Luis Zapatero, per gli intimi Bambi. Succede
che gli equilibri politici europei siano cambiati, che un asse
Sarkozy-Merkel-Berlusconi minacci il ruolo della Spagna e le sue numerose,
troppe, poltrone, ben sei super incarichi istituzionali europei. Succede che le
cose non vadano più bene per l'economia, crollata miseramente dopo il boom
edilizio e tante rivendicazioni di tronfio primato; che la politica estera sia
un disastro, e il presidente Barack Obama nella nuova versione militare contro
Bin Laden non si sia rivelato l'amico che ingenuamente la sinistra in Europa
aveva immaginato; che il federalismo morda le calcagna a Madrid, visto
l'apporto determinante del partito catalano alla rielezione dei socialisti. Il
governo è nervoso e la butta sugli attacchi ad altri Stati, il Pais pubblica
fedele, se serve, anticipa. Così l'Italia è descritta come dominio di un
tiranno nello stile delle dittature latino americane, Pinochet naturalmente,
non Hugo Chavez, il presidente del Consiglio eletto ha bisogno dello
psichiatra, qui si praticano tortura e politiche razziste. Ha fatto bene,
ambasciatore, a dire basta, anche perché c'è davvero poco, scansato il fango
delle calunnie, di cui vantarsi in casa Zapatero. Al mini-summit europeo del 4
ottobre del 2008 i capi di Stato di Berlino, Roma, Parigi e Londra, si sono incontrati per decidere sulle posizioni comuni da adottare contro
la crisi finanziaria,
lasciando fuori la Spagna, che pure Zapatero aveva definito «l'economia più
solida del mondo», addirittura il Paese sopra la media europea per reddito pro
capite. Per il premier spagnolo fino a pochi mesi fa «il sorpasso dell'Italia
ha fatto deprimere molto il primo ministro Berlusconi» e «in realtà, il
mio obiettivo è quello di superare la Francia, anche se l'amico Sarkozy non
vuole neanche sentirselo dire». Subito dopo la crisi
internazionale ha svelato il bluff dell'economia spagnola. La recessione ha
gettato anche la Spagna in una crisi profonda:
crescita dell'1,4% nel 2008, e non del 3,5% come annunciato dal governo. Un
dato che riporta il Paese agli stessi risultati del 1993. Il boom economico era
stato gonfiato dagli aiuti europei allo sviluppo, investiti quasi
esclusivamente nell'edilizia, un settore in forte perdita già dai primi mesi
dell'anno, cioè prima della crisi internazionale. La crisi ha messo a nudo le bugie sulla politica di sicurezza e
immigrazione, a lungo mantenute, anche se sulle zattere dei clandestini
l'ordine è sempre stato di sparare. Nei giorni scorsi 200 organizzazioni hanno
presentato alla Procura generale dello Stato una denuncia contro il ministero
dell'Interno, accusando la polizia di «arresti mirati», «retate» e «controlli
d'identità di massa», insomma di eseguire gli ordini per l'arresto di una
«quota» minima mensile di immigrati per ciascun distretto. Gli immigrati sono
saliti da mezzo milione a 5,2 milioni nel 2008, su una popolazione totale per
la Spagna di 46 milioni di persone. Con una disoccupazione giunta ormai al 14%,
il governo ha cambiato ufficialmente politica. La «Ley de Extranjeria»
presentata a dicembre prevede severe misure restrittive: oltre all'aumento da 40 a 60 giorni del termine
massimo per detenere migranti nei Centri di permanenza temporanea, per
facilitare identificazioni e rimpatri coatti, il progetto prevede di
interrompere i ricongiungimenti familiari. Prevede anche sanzioni fino a 10.000
euro per chi «promuove la permanenza irregolare in Spagna di uno straniero»,
un'«infrazione grave» perché «lo straniero dipende economicamente da chi compie
l'infrazione e questa ne prolunga il soggiorno autorizzato al di là del periodo
legalmente previsto». La Comision Espanola de Ayuda al Refugiado (Cear), ha
protestato perché così facendo il governo «cerca di farsi complici le persone
che alloggiano» gli immigrati, e si appresta a «convertire i cittadini in
poliziotti». Ci sarebbe da analizzare anche il ruolo inquietante di un giudice
star come Baltazar Garzon, che somigli all'Antonio Di Pietro dei tempi che
furono, grande amico di Zapatero e compagno di caccia di altri ministri
socialisti, ma anche evasore fiscale conclamato. Garzon negli ultimi anni ha
incriminato chiunque, dai dittatori latino americani agli statisti europei,
fino a personaggi dell'epoca di Francisco Franco, tutti defunti. Colleziona una
gaffe dopo l'altra, eppure imperversa. Pure la battaglia contro la Chiesa
cattolica, nella sua forma infantile ed estremista, è la pratica opposta a
quella che si converrebbe a un premier laico che governa un Paese dove ci sono
cattolici numerosi, un milione e mezzo solo fra i suoi elettori. La gaffe del
ritiro dal Kosovo, comunicato in loco dal ministro della Difesa, Carmen Chacon,
contro il parere e all'insaputa del collega degli Esteri, Moratinos, e di tutti
i governi dell'Unione europea e della Nato, è la chicca di qualche giorno fa.
Il presunto amico, il presidente Obama, è infuriato e non ha accettato i goffi
tentativi di Madrid di rimediare. Peggio di così!
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( da "Trentino" del
01-05-2009)
Argomenti: Crisi
Informatica
prepara la rivoluzione Ict Innovazione trasferita dal pubblico al privato. I
risultati del nuovo corso TRENTO. Garantisce i collegamenti on line del sistema
pubblico, gestisce oltre 11 mila postazioni di lavoro telematiche, lo scorso
esercizio ha prodotto un utile di 3,5 milioni di euro e dà lavoro a 269
dipendenti. La missione principale di Informatica Trentina è però un'altra:
creare una Pubblica amministrazione efficiente e, sopratutto, essere lo
strumento per l'innovazione nell'intero settore dell'Information &
communication technology del Trentino. E' il compito cui Ivano Dalmonego, che
ha mantenuto la presidenza di Informatica Trentina anche dopo la nomina a
segretario generale della Provincia, si dedica con determinazione da anni. Una
prima, positiva, verifica sperimentale dell'efficacia di una riorganizzazione
contemporanea di tecnologie e procedure burocratiche l'ha avuta qualche mese
fa, quando, nelle prime drammatiche settimane della crisi finanziaria internazionale, gli
uffici incaricati di verificare i redditi ed erogare alle famiglie bisognose i
contributi per il caro riscaldamento e per il taglio delle rate dei mutui,
completarono l'intero iter in poche settimane, sino al pagamento degli assegni.
Caso eccezionale, certo, ma si dimostrò che, con Informatica Trentina e con
personale motivato ed addestrato, «si poteva fare». «Senza carte che viaggiano
da una scrivania all'altra, senza doppie verifiche, con la possibilità da parte
di tutti gli uffici coinvolti di controllare la documentazione» conferma
Dalmonego. Che ieri, assieme alla direttrice Clara Fresca Fantoni, ha
illustrato alla giunta il bilancio 2008, gli investimenti, l'aumento di
produttività del personale, il risparmio realizzato dal pubblico per i servizi
forniti a prezzi fermi dal 2000. Relazione approvata dalla Provincia che, dopo
il decreto Bersani, è azionista unica della società. Il ruolo di Informatica
Trentina per lo sviluppo e la gestione dell'Ict pubblica è consolidato. Dal
2005, poi, l'azienda coltiva rapporti con le imprese private del settore, sia
commissionando beni e servizi (dal 2004 ad oggi il fatturato è cresciuto da 6 a 14,3 milioni), sia
coinvolgendole in progetti: come la costruzione del portale turistico (in
ritardo) o la joint venture con Unicredit per la commercializzazione del
mandato informatico. Tutte esperienze che hanno fatto maturare la nuova
missione di "società di sistema" che si propone di far crescere,
attraverso la domanda di servizi, le aziende Ict del territorio. «Che sono
molte e piccole» ricorda Dalmonego: 684 con 3.400 addetti, ma solo l'1,2% (8
imprese) con ricavi superiori ai 5 milioni. Informatica Trentina come fattore
d'innovazione, dunque: sia per la pubblica amministrazione, sia per le imprese
private, sia infine per tutti i cittadini. Non è lontano il tempo, pare di
capire, che per ottenere in tempi più rapidi il documento o il contributo sarà
meglio usare il Pc.
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( da "Giornale di Brescia"
del 01-05-2009)
Argomenti: Crisi
Edizione:
01/05/2009 testata: Giornale di Brescia sezione:economia Bazoli: «Tranquillo
sui soci di Intesa» Passera: ritorno al dividendo nel 2009. Tassara scende al
2,5 del capitale Giovanni Bazoli TORINOTranquillo «nel modo più assoluto». Si
esprime così Giovanni Bazoli, presidente del consiglio di sorveglianza di
Intesa Sanpaolo, sulla situazione dell'azionariato della banca dopo che il
Crédit Agricole e le Generali hanno vincolato le rispettive partecipazioni con
un accordo di consultazione che raggruppa il 10,89% del capitale di Intesa. Una
precisazione che è arrivata al termine dell'assemblea di Ca dè Sass chiamata a
votare sulla ripartizione dei profitti 2008 (2,5 miliardi di euro ma niente
cedola per i soci) e nel corso della quale l'amministratore delegato Corrado
Passera ha detto di aspettarsi per il 2009 «un utile robusto e di tornare a
distribuire il dividendo anche se ora è troppo presto per prendere impegni di
dimensione e quantità». Bazoli ha escluso letture ostili al patto
Agricole-Generali e al successivo incremento della quota della Compagnia San
Paolo dal 7,9% al 9,9% (che avverrà a giugno grazie a una opzione sull'1,9%
della banca). Le manovre dei soci non vanno interpretate con «quei significati
che abbiamo letto sui giornali», ha tranquillizzato. Prima di «valutare la
portata» del patto, il professore bresciano, punto di equilibrio dei soci di
Intesa, ha però detto di attenderne la pubblicazione: «Allo stato - ha spiegato
in assemblea - le uniche informazioni di cui la banca è in possesso sono quelle
ricavabili dal comunicato». Bazoli ha, infatti, chiarito che «siamo stati
informati che c'era un problema da parte del Credit Agricole (il rischio di
dover svalutare la quota del 5,8% in Intesa, ndr.) e che si pensava di
risolverlo in un certo modo. Sul patto - ha però aggiunto - assolutamente no,
non abbiamo avuto informazioni». Sempre sul fronte dell'azionariato, la Carlo
Tassara ha ridotto la sua quota dal 4,6 al 2,5% mentre la
Fondazioni Cariparo ha arrotondato dal 4,6% al 4,9%. Tornando alla situazione
della banca, Passera ha detto di guardare con «relativa serenità alla
situazione attuale» pur non nascondendosi che «il 2009 sarà un anno molto
complesso» e che la crisi finanziaria «non è ancora finita».
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( da "Tribuna di Treviso, La"
del 01-05-2009)
Argomenti: Crisi
Ascom: il
bilancio è in utile Crescono le spese legali. Trasferimento nella nuova sede
ODERZO. Chiuso in attivo il bilancio 2008 dell'Ascom opitergino-mottense con la
prospettiva di un cambio di sede per l'anno in corso. Mercoledì l'assemblea dei
soci ha approvato il consuntivo dell'associazione, risultato in utile. Un dato
in controtendenza rispetto alla crisi che attraversa
il settore e, secondo i vertici dell'ente, indica la strada da seguire per il
futuro. «Al momento del voto nessuno dei 45 soci aventi diritto ha espresso
parere negativo: è la dimostrazione della grande unità della nostra
associazione - sottolinea il direttore Enrico Chiara - l'anno passato è stato
un anno difficile, ma per il nostro settore non è una novità. La crisi finanziaria ha aggravato notevolmente i consumi e abbiamo dovuto registrare
la chiusura di alcune realtà. Ciò nonostante, abbiamo cercato di rappresentare
al meglio la voce, i bisogni e gli interessi del patrimonio commerciale
cittadino». «Sono stati avviati nuovi importanti investimenti per la
realizzazione di una nuova modernissima sede e presto ci trasferiremo in una
sede provvisoria - prosegue - ciò è stato possibile grazie alla coesione di un
tessuto imprenditoriale maturo, competente e propositivo ed una gestione delle
risorse assolutamente efficace ed oculata». Tra i temi affrontati nella
discussione sul bilancio anche l'aumento delle spese sostenute
dall'associazione per gli incarichi a terzi ed in particolare per spese legali.
«E' un dato che non va letto in termini assoluti - spiega Chiara - è vero che
rispetto al 2007 questa voce di spesa è aumentata, ma si tratta di un impegno
economico assolutamente in linea con le cifre degli anni precedenti. Va
specificato inoltre che si tratta, in larghissima parte, di costi sostenuti per
soddisfare le crescenti esigenze di tutela e difesa degli associati. Abbiamo
pagato consulenze legali in materia di ricorsi sul tema dei rifiuti, contro la
malversazione di alcune compagnie telefoniche, contro varie truffe che si sono
verificate nel territorio a danno di bar e nelle problematiche di contratti
commerciali di locazione. Solo in minima parte si tratta di spese legali
riconducibili alle esigenze di difesa contro gli attacchi inconcludenti e
strumentali che hanno impegnato l'associazione nel 2008. Sottolineo piuttosto
il contenuto aumento delle quote associative pari ad un terzo dell'inflazione
reale». (b.b.)
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( da "Secolo XIX, Il"
del 01-05-2009)
Argomenti: Crisi
Fincantieri, la
guerra dei sindacati CANTIERI NAVALI NELLA BUFERA Fiom: denunciamo l'accordo
separato. Uilm: sono per il tanto peggio, tanto meglio vENEZIA. Cosa significa
per i lavoratori Fincantieri l'accordo separato sul contratto? «La filosofia di
quell'accordo è che i lavoratori sono fannulloni, e che i soldi gli saranno
dati solo se lavoreranno di più. Ci siederemo a un tavolo solo quando l'azienda
riconoscerà che invece i lavoratori sono la vera risorsa di Fincantieri. Il
premio di produzione, per altro, è un miraggio, contiene degli obiettivi che
non sono raggiungibili e niente andrà nelle tasche dei lavoratori. Ma è
soprattutto qualcosa di sbagliato nel metodo: è un accordo senza consenso, respinto
dalle Rsu e su cui non è stato permesso ai lavoratori di esprimersi con un
referendum, e mi spiace che gli altri sindacati si siano prestati a qualcosa
del genere. L'azienda dovrebbe ritirarlo e risiedersi al tavolo, perché questo
contratto è frutto dell'intesa di una ristretta minoranza, viola le basi della
democrazia e delle regole sindacali. Per questo, stiamo presentando una
denuncia contro l'azienda per comportamento anti-sindacale: porteremo
Fincantieri in tribunale». Oggi cosa sarebbe successo a Marghera, se l'azienda
non avesse cancellato la cerimonia di consegna di Costa Luminosa?
«Assolutamente nulla, l'azienda aveva messo i lavoratori in ferie perché temeva
lo sciopero. Semplicemente avremmo fatto una controfesta, spiegando la
situazione agli ospiti anche con volantini in inglese. Leggo che l'armatore
Foschi (Costa Crociere, ndr.) è preoccupato, è che nella sua azienda ci sono
ottime relazioni sindacali. Mi piacerebbe fargli sapere che invece da noi non è
così, ed è per questo che protestiamo. Lo facciamo oggi, lo faremo con uno
sciopero a Trieste il 22 e, forse, verremo in massa a Genova il 5 giugno, per
il doppio battesimo di Costa Luminosa e Pacifica». Cosa succederà in
Fincantieri dopo il 2012, quando termineranno gli ordini? «Non lo sa nessuno,
gli economisti hanno sbagliato tutte le previsioni e non ne voglio azzardare
altre io. Ma una cosa va sottolineata: Fincantieri - anche se i manager non lo
riconosceranno mai - oggi sta molto meglio di altri perché, grazie alla nostra
opposizione, non è sbarcata in Borsa, dove avrebbe perso un
sacco di soldi causa crisi finanziaria». 01/05/2009 IL NUOVO CONTRATTO 01/05/2009 PERCHé NO 01/05/2009
PERCHé Sì 01/05/2009 gENOVA. Cosa significa per i lavoratori Fincantieri
l'accordo separato sul contratto? «È un'intesa che dà nuovi soldi ai lavoratori
e che migliora l'efficienza di Fincantieri per superare la crisi tutti assieme. Vince la
nostra linea, quella di chi considera lo sciopero un mezzo, non un fine, la
linea di chi firma le intese. Noi non siamo, come la Fiom, quelli del tanto
peggio tanto meglio, i lavoratori si sono stancati di questi atteggiamenti.
Anche la richiesta di referendum è strumentale: non si può invocare la
democrazia solo quando fa comodo. Allora la Fiom metta ai voti anche la sua piattaforma.
Dico anche che abbiamo distribuito ai lavoratori un modulo: chi vuole, può
rinunciare ai soldi del nuovo contratto. Bene, finora hanno risposto solo in
due. I dipendenti sono con noi, si sono stufati di chi vuole solo fare la
rivoluzione. Noi con la Fiom ci parliamo quando non ha un approccio ideologico.
Cosa che succede in Fincantieri, non altrove. E penso, ad esempio, a
Finmeccanica». Oggi cosa sarebbe successo a Marghera, se l'azienda non avesse
cancellato la cerimonia di consegna di Costa Luminosa? «Chiariamo una cosa:
scioperare è perfettamente legittimo ed è un diritto dei lavoratori. Altra cosa
è fare una manifestazione di protesta quando è in programma un importante
evento con uno dei primi clienti degli stabilimenti. È un danno d'immagine immenso.
È un attacco a Fincantieri che è patrimonio di tutti: senza l'azienda non ci
sono manager, non ci sono lavoratori, non ci sono sindacati. E questo che alla
Fiom non capiscono». Cosa succederà in Fincantieri dopo il 2012, quando
termineranno gli ordini? «Io dico che il dopo-2012 si costruisce oggi.
L'accordo ha questa logica, migliorare l'efficienza dei cantieri per
aggiudicarsi nuove navi. Altrimenti si vive di illusioni, perché nessuno ci
regala niente. La Fiom faccia quello che vuole, denunci chi vuole, ma arriva un
momento in cui ci si stanca di fare solo chiacchiere. E questo, i lavoratori
già lo stanno dicendo. Il mio problema è uscire rafforzati, non indeboliti da
questa crisi. E mantenendo attivi tutti i siti
produttivi». 01/05/2009
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( da "KataWeb News"
del 01-05-2009)
Argomenti: Crisi
senza il
mattone.. Spagnoli ci avete scocciato: pensate ai vostri guai 28 marzo 2009
alle 14:15 — Autore: babelick — 189 commenti Gentile ambasciatore Terracciano,
complimenti e sentiti ringraziamenti. Ci ha vendicati. La lettera che ha
inviato al quotidiano El Pais, nella sua veste di capo della rappresentanza
italiana presso il governo spagnolo, non sembra neanche scritta da un
diplomatico di carriera; meglio, è opera di un diplomatico di razza rara, tanto
è chiara, asciutta, ferma, e, lo faccia dire a me, sacrosantamente scocciata.
Quel giornale così faziosamente filo Zapatero, praticamente un organo di
partito, anche di quello Democratico italiano del quale corre in premuroso e
regolare soccorso, la deve smettere di denigrare il governo e il Paese. Non
c'entra niente qui la libertà di stampa; come lei sottolinea, il tentativo di
demolire l'immagine dell'Italia tra gli spagnoli risponde invece a un disegno
di servitù politica che nessun organo di stampa italiano si sognerebbe di
progettare, piaccia o no il governo di José Luis Zapatero, per gli intimi
Bambi. Succede che gli equilibri politici europei siano cambiati, che un asse
Sarkozy-Merkel-Berlusconi minacci il ruolo della Spagna e le sue numerose,
troppe, poltrone, ben sei super incarichi istituzionali europei. Succede che le
cose non vadano più bene per l'economia, crollata miseramente dopo il boom
edilizio e tante rivendicazioni di tronfio primato; che la politica estera sia
un disastro, e il presidente Barack Obama nella nuova versione militare contro
Bin Laden non si sia rivelato l'amico che ingenuamente la sinistra in Europa
aveva immaginato; che il federalismo morda le calcagna a Madrid, visto
l'apporto determinante del partito catalano alla rielezione dei socialisti. Il
governo è nervoso e la butta sugli attacchi ad altri Stati, il Pais pubblica
fedele, se serve, anticipa. Così l'Italia è descritta come dominio di un
tiranno nello stile delle dittature latino americane, Pinochet naturalmente,
non Hugo Chavez, il presidente del Consiglio eletto ha bisogno dello
psichiatra, qui si praticano tortura e politiche razziste. Ha fatto bene,
ambasciatore, a dire basta, anche perché c'è davvero poco, scansato il fango
delle calunnie, di cui vantarsi in casa Zapatero. Al mini-summit europeo del 4
ottobre del 2008 i capi di Stato di Berlino, Roma, Parigi e Londra, si sono incontrati per decidere sulle posizioni comuni da adottare contro
la crisi finanziaria,
lasciando fuori la Spagna, che pure Zapatero aveva definito «l'economia più
solida del mondo», addirittura il Paese sopra la media europea per reddito pro
capite. Per il premier spagnolo fino a pochi mesi fa «il sorpasso dell'Italia
ha fatto deprimere molto il primo ministro Berlusconi» e «in realtà, il
mio obiettivo è quello di superare la Francia, anche se l'amico Sarkozy non
vuole neanche sentirselo dire». Subito dopo la crisi
internazionale ha svelato il bluff dell'economia spagnola. La recessione ha
gettato anche la Spagna in una crisi profonda:
crescita dell'1,4% nel 2008, e non del 3,5% come annunciato dal governo. Un
dato che riporta il Paese agli stessi risultati del 1993. Il boom economico era
stato gonfiato dagli aiuti europei allo sviluppo, investiti quasi
esclusivamente nell'edilizia, un settore in forte perdita già dai primi mesi
dell'anno, cioè prima della crisi internazionale. La crisi ha messo a nudo le bugie sulla politica di sicurezza e
immigrazione, a lungo mantenute, anche se sulle zattere dei clandestini
l'ordine è sempre stato di sparare. Nei giorni scorsi 200 organizzazioni hanno
presentato alla Procura generale dello Stato una denuncia contro il ministero
dell'Interno, accusando la polizia di «arresti mirati», «retate» e «controlli
d'identità di massa», insomma di eseguire gli ordini per l'arresto di una
«quota» minima mensile di immigrati per ciascun distretto. Gli immigrati sono
saliti da mezzo milione a 5,2 milioni nel 2008, su una popolazione totale per
la Spagna di 46 milioni di persone. Con una disoccupazione giunta ormai al 14%,
il governo ha cambiato ufficialmente politica. La «Ley de Extranjeria»
presentata a dicembre prevede severe misure restrittive: oltre all'aumento da 40 a 60 giorni del termine
massimo per detenere migranti nei Centri di permanenza temporanea, per facilitare
identificazioni e rimpatri coatti, il progetto prevede di interrompere i
ricongiungimenti familiari. Prevede anche sanzioni fino a 10.000 euro per chi
«promuove la permanenza irregolare in Spagna di uno straniero», un'«infrazione
grave» perché «lo straniero dipende economicamente da chi compie l'infrazione e
questa ne prolunga il soggiorno autorizzato al di là del periodo legalmente
previsto». La Comision Espanola de Ayuda al Refugiado (Cear), ha protestato
perché così facendo il governo «cerca di farsi complici le persone che
alloggiano» gli immigrati, e si appresta a «convertire i cittadini in
poliziotti». Ci sarebbe da analizzare anche il ruolo inquietante di un giudice
star come Baltazar Garzon, che somigli all'Antonio Di Pietro dei tempi che furono,
grande amico di Zapatero e compagno di caccia di altri ministri socialisti, ma
anche evasore fiscale conclamato. Garzon negli ultimi anni ha incriminato
chiunque, dai dittatori latino americani agli statisti europei, fino a
personaggi dell'epoca di Francisco Franco, tutti defunti. Colleziona una gaffe
dopo l'altra, eppure imperversa. Pure la battaglia contro la Chiesa cattolica,
nella sua forma infantile ed estremista, è la pratica opposta a quella che si
converrebbe a un premier laico che governa un Paese dove ci sono cattolici
numerosi, un milione e mezzo solo fra i suoi elettori. La gaffe del ritiro dal
Kosovo, comunicato in loco dal ministro della Difesa, Carmen Chacon, contro il
parere e all'insaputa del collega degli Esteri, Moratinos, e di tutti i governi
dell'Unione europea e della Nato, è la chicca di qualche giorno fa. Il presunto
amico, il presidente Obama, è infuriato e non ha accettato i goffi tentativi di
Madrid di rimediare. Peggio di così!
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( da "Caserta News"
del 01-05-2009)
Argomenti: Crisi
Venerdì 1 Maggio
2009 Nuovi bus per lAcms sulle tratte urbane ed
extraurbane TRASPORTI | Caserta Sono stati sottoscritti, alle ore 12 di oggi 30 aprile nella
sala Giunta della Provincia di Caserta, gli atti amministrativi conclusivi di
un complesso iter, al termine del quale, in sostanza, l'ACMS potrà disporre,
subito dopo l'immatricolazione, di 23 nuovi bus di linea che andranno a
ringiovanire il parco macchine della società. Alla presenza del Commissario
Straordinario Prefetto Biagio GILIBERTI difatti, è stato firmato il documento
finale fra l'EAV (Ente Autonomo Volturno srl), la Provincia di Caserta e l'ACMS
S.p.A., mediante il quale i nuovi veicoli di diversa tipologia, potranno
entrare in circolazione sul territorio entro 20/30 giorni. Il documento è stato
sottoscritto oltre che dalla Provincia, dall'Amministratore Unico dell'EAV Ing.
Alessandro Rizzardi e dal legale rappresentante dell'ACMS Ing. Vincenzo
Attardi. -sono particolarmente soddisfatto di poter essere partecipe, quale
Commissario Straordinario,- ha detto il Prefetto Giliberti - di un evento molto
positivo per i cittadini di Terra di Lavoro che, in definitiva, si aspettano
dalle Istituzioni il miglioramento e l'efficienza dei servizi e molta
attenzione per le problematiche più avvertite, come appunto i trasporti, le
infrastrutture ed il ciclo dei rifiuti. Sono certo che anche i cittadini, le
maestranze dell'Azienda trasporti e le loro rappresentanze sindacali, sapranno
cogliere gli aspetti positivi di questo impegno di Regione, Provincia ed ACMS,
contribuendo a garantire l'efficienza dei nuovi autobus destinati a migliorare
l'efficacia del servizio pubblico di trasporto. Sulla stessa linea anche
l'Amministratore dell'EAV la Società che, come è noto, è concessionaria
dell'acquisto e della gestione tecnico amministrativa del parco bus regionale,
così come ha concordato l'Ing. Vincenzo Attardi, Presidente del Collegio dei
liquidatori dell'ACMS, ringraziando la Regione e la Provincia per gli sforzi
profusi. La firma di oggi , in effetti, scaturisce dalla concessione alla
Provincia di Caserta di un contributo straordinario per il potenziamento e lo sviluppo
dei servizi di trasporto pubblico locale pari a 4 milioni di euro, anche in
considerazione delle notevoli risorse economiche profuse dall'Ente per tali
finalità. I 23 pulman infatti saranno messi a disposizione dell'ACMS che, come
è noto, vive una difficile quanto complessa fase di crisi finanziaria. All'odierno
appuntamento con le problematiche dei cittadini sono stati presenti anche il
Direttore Generale della Provincia Ing. Sandro Diana, Il Segrretario Generale
Dr. Roberto Caruso, Il Vice Segretario Dr. Nello De Sarno, il Direttore di
Ragioneria Dr. Giuseppe Vetrone, l'Arch. Martino Avella, Dirigente ai
Trasporti che ha curato il complesso iter che si è concluso oggi ed il Dr.
Eliseo Cuccaro Direttore Amministrativo dell'azienda trasporti casertana.
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( da "Italia Oggi"
del 01-05-2009)
Argomenti: Crisi
ItaliaOggi
sezione: Primo Piano data: 01/05/2009 - pag: 6 autore: Mario Lettieri,
sottosegretario all'Economia del governo Prodi Paolo Raimondi, economista
L'analisi Crisi, serve un nuovo modello di sviluppo economico L'Africa e i più
deboli rischiano il tracollo, guai se la nuova Bretton woods li escludesse
Costretto a una terminologia negativa anche quando vorrebbe prospettare un po'
di ottimismo, come «la velocità di declino dell'economia si è rallentata», il
summit dei ministri delle Finanze e dei governatori delle Banche Centrali del
G7 del 25-26 aprile a Washington rivela di essere ossessionato dall'emergenza finanziaria e dalla necessità di dare risposte alle
insolvenze dei banchieri. Liquidità a tutti i costi, sembra essere il programma
che dalla Federal Reserve si propaga in tutti i centri decisionali
dell'economia mondiale. Ma qual è l'effetto sull'economia reale? Il G20 di
Londra e il G7 di Washington si sono anche impegnati a «realizzare l'iniziativa
di immettere almeno 250 miliardi di dollari per finanziare il commercio». È una
piccola percentuale a confronto con i trilioni di dollari
di impegni finanziari per i salvataggi delle banche in crisi, ma può essere comunque un passo
importante se viene realizzato subito, prima che prodotti, merci e tecnologie
restino impantanate nelle sabbie mobili della recessione. Intanto alcuni
settori chiave del commercio mondiale hanno già perso più del 20%, come i
traffici commerciali aerei. Ci sono centinaia di navi portacontainer
ferme in vari porti. Il commercio marittimo rischia il collasso totale, con
crolli dei prezzi, fallimenti di armatori, paralisi dei trasporti per mancanza
di merci da trasportare. Per il 2009 la Wto prevede una contrazione del 9% del
commercio mondiale, mentre per l'Ocse la perdita di commercio sarà del 13,2%.
Nei dieci mesi che vanno da aprile 2008 a febbraio 2009 il commercio
internazionale secondo il premio Nobel ed economista
americano Paul Krugman - ha subito un crollo di gran lunga superiore a quello
che si ebbe in un simile periodo durante la crisi del '29. A rimetterci
drammaticamente sono innanzitutto i paesi più poveri. I ministri dell'economia
dei paesi africani riuniti lo scorso fine settimana nella sede del Fondo
monetario internazionale a Washington hanno dato una quadro devastato e
allarmante delle loro economie. Dall'inizio della crisi
l'Africa, e in particolare quella sub-sahariana, sta soffrendo per i
cambiamenti nella domanda globale, per il tracollo dei prezzi delle materie
prime e per l'ulteriore scarsità di investimenti e di fondi verso il
continente.L'Africa ha perso importanti produzioni per l'export in quanto i
mercati dei paesi cosiddetti avanzati si sono contratti. La Costa d'Avorio ha
perso il 22,4 % del suo commercio, soprattutto del legno; la Tanzania ha il 25%
in meno di ordini per la sua produzione di cotone e in forte diminuzione sono
anche il caffè e altri prodotti agricoli; il Ghana chiude miniere di rame e di
altre materie prime, mentre un terzo del suo budget annuale scompare nei
pagamenti degli interessi sul debito estero. Di conseguenza sono crollati la
produzione, l'occupazione e i già precari livelli di vita. La Banca mondiale ha
denunciato che nel mondo, dall'inizio della crisi, i
poveri con meno di 1,5 dollari al giorno sono aumentati di 50 milioni che si
aggiungono al miliardo di persone che vivono nell'indigenza estrema.
«L'economia globale si è deteriorata drasticamente. I paesi in via di sviluppo
sono di fronte a conseguenze serie, mentre la crisi
finanziaria ed economica si sta trasformando in una calamità umana».
Quando si parla di nuove regole non ci si può limitare alla finanza ma occorre
ridefinire un nuovo modello di sviluppo economico e sociale che non lasci
nessuno ai margini. Negli Anni Quaranta l'incipiente guerra fredda aveva
lasciato i paesi del blocco sovietico e i paesi in via di sviluppo fuori dagli
accordi di Bretton Woods e dalla ricostruzione e cooperazione internazionale.
Guai se la nuova Bretton Woods escludesse i paesi più deboli che sono poveri di
potere ma ricchi di quelle risorse e materie prime tanto ambite dai grandi
paesi. Se non si affronta contestualmente al problema finanziario anche la
«questione Africa»si rischia un altro fallimento sistemico che perpetuerebbe
squilibri e ingiustizie!
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( da "Italia Oggi"
del 01-05-2009)
Argomenti: Crisi
ItaliaOggi
sezione: Economia e Politica data: 01/05/2009 - pag: 8 autore: Leonardo Rossi
L'Istat: ad aprile torna a crescere l'inflazione Dopo sette mesi di
rallentamento ad aprile torna a salire l'inflazione, e a soffiare sui tizzoni
sempre accesi del costo della vita sono di nuovo i prodotti energetici a cui si
accompagna, in presenza delle festività pasquali, la spesa per alberghi e
ristoranti. Secondo la stima dell'Istat, infatti, ad aprile i prezzi al consumo
sono saliti dello 0,3% sul mese precedente, mentre su aprile 2008 l'aumento è stato
dell'1,3%, un decimale in più rispetto all'1,2% registrato a marzo. Il rialzo
tendenziale evidenziato è piuttosto marginale, ma lo è molto meno l'incremento
congiunturale perché tre decimali in un colpo solo nel bel mezzo di una
recessione economica non sono uno scherzo. Tra l'altro sta per finire la
moratoria sul possibile aumento delle tariffe autostradali e con l'inizio della
stagione estiva sono in arrivo gli aumenti di ombrellone e sdraio. Insomma,
quello di aprile può essere è un campanello d'allarme per una ripresina della
corsa dei prezzi, ma anche un segnale di risveglio della
domanda dovuto al venir meno del panico innestato dalla crisi finanziaria. Insomma, un risultato
inaspettato e un trend da verificare nei prossimi mesi, anche se gli analisti
puntano sempre su un ulteriore calo dell'andamento dei prezzi che tra maggio e
luglio potrebbe portare il tasso annuo vicino allo zero. Come noto,
infatti, negli stessi mesi dello scorso anno il costo della vita ha messo a
segno degli aumenti di spessore per il costo esagerato dei prodotti energetici
(maggio +0,5, giugno +0,4% e luglio +0,5%), pertanto il confronto ora che il
petrolio è a costi ribassati deve per forza favorire una discesa del tasso
annuo. Si vedrà. Ma intanto va rilevata anche la ripresa dell'inflazione di
fondo, quella al netto degli energetici e dei prodotti alimentari freschi (da +1,9 a +2%). In generale c'è
stata una sventagliata di aumenti che hanno toccato soprattutto il capitolo dei
trasporti (+0,9%), dei servizi ricettivi e di ristorazione (+1,1%) e delle
comunicazioni (+0,4%), ma non hanno risparmiato i prodotti alimentari, che
seppure in lieve discesa a livello tendenziale, sono saliti dello 0,2% in un
mese. Con riferimento ai prodotti energetici, emerge un calo per la componente
regolamentata (-2,8% sul mese e -14,7% anno), ma all'opposto appare in aumento
quella non regolamentata (+1,7% mese e +3,2% anno). Colpa naturalmente della
benzina verde (+2,7% congiunturale e -12,8% tendenziale) e del gasolio che
cresce del 2,6% su mese e scende del 21,2% su anno. Tra le spese per la casa,
poi, il gas per il riscaldamento sale dell'1,3% mensile e scende del 21,5%
annuo, le tariffe elettriche calano dell'1,7% mensile e dello 0,9% annuo e la
tariffa dell'acqua potabile aumenta dell'1,1% mensile e del 6,2% tendenziale.
giato sugli scaffali. «Il ruolo dei consorzi agrari è fondamentale all'interno
di questo network tutto italiano e gli verrà dato pieno sostegno», ha poi
aggiunto. Fra gli impegni che riguardano i consorzi, illustrati da Marco
Pancaldi, presidente Assocap, c'è quello di aumentare la densità di servizi
alle imprese al Sud per estendere il vantaggio di usufruire di un consorzio
agrario vicino. «Nel manifesto approvato ci sono gli impegni che caratterizzeranno
il nostro lavoro nei prossimi anni» ha detto Marini, illustrando a Berlusconi
gli obiettivi del progetto. Che si propone di realizzare i 20 mila mercati
degli agricoltori, con l'aiuto di consorzi, coop e agriturismi, firmati
«campagna amica». Apertura poi a industria e gdo. «L'industria alimentare non è
nostra nemica, ha i nostri stessi problemi», ha detto Marini, «il progetto non
è chiuso, ma aperto a tutti». Reazioni. «Le proposte Coldiretti saranno oggetto
di valutazione da parte degli organi di Legacoop Agroalimentare», ha detto il
presidente Luciano Sita, mentre per Luigi Marino, presidente Confcooperative
«il nostro modello di cooperazione agricola è cerniera insostituibile qualunque
sia il progetto economico di aggregazione».
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( da "Finanza e Mercati"
del 01-05-2009)
Argomenti: Crisi
Dati contrastanti
quelli arrivati ieri dal settore minerario, ma che comunque si sono trasformati
in ... da Finanza&Mercati del 01-05-2009 Dati contrastanti quelli arrivati
ieri dal settore minerario, ma che comunque si sono trasformati in una giornata
positiva sui mercati. Anglo American ha dichiarato che la produzione di rame
nel primo trimestre è scesa del 5,4% a 151.000 tonnellate, mentre quella del
minerale di ferro è schizzata in alto del 22% a 10 milioni di tonnellate. Il
gruppo, che si è detto ben posizionato per superare la frenata economica, ieri
chiudeva sul listino di Londra in progresso di quasi il 3% (dopo aver toccato
un guadagno anche del 6% in giornata). Anglo American ha anche comunicato che
De Beers ha ridotto del 91% l'output di diamanti nei tre mesi. Anglo Platinum,
che produce due quinti del totale mondiale del metallo prezioso, ha registrato
una flessione del 5% dell'output e annunciato di aver già ridotto del 5% la
forza lavoro nel piano da 10.000 esuberi entro fine anno. Ieri ha chiuso in
progresso del 3% a Johannesburg. Ackermann Fresco di una proroga di mandato, il
chief executive di Deutsche Bank Josef Ackermann ha chiesto ieri requisiti
minimi di capitale per gli istituti di credito tedeschi. E
previsto nuovi «epicentri» per questa crisi
finanziaria. Secondo Ackermann, l'attuale regola che
prevede il 4% di capital ratio deve essere rivista, anche se tale modifica
dovrebbe arrivare solo a crisi conclusa, per evitare una limitazione ai prestiti e un
rallentamento del mercato del credito. Tornando al terremoto
finanziario, per Ackermann è stato caratterizzato da epicentri in continuo
cambiamento. Cambiamento che potrebbe non essere finito. «Tutto è nato da una
parte del globo, per poi ripartire dall'altra e nessuno può escludere che ci possa
essere un nuovo epicentro altrove», ha detto. Consumer I colossi Usa dei beni
di consumo Colgate-Palmolive e Procter & Gamble hanno chiuso il primo
trimestre del 2009 con risultati diversi, ma comunque confortanti. La prima ha
infatti messo a segno un progresso dei profitti dell'8,9% grazie alla politica
di riduzione dei costi, e all'aumento dei prezzi. Procter & Gamble, invece,
in quello che per lei è il terzo trimestre ha segnato un calo del 4% dei
profitti, ma battuto le stime.
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( da "Arena, L'" del
01-05-2009)
Argomenti: Crisi
Venerdì 01 Maggio
2009 SPECIALI Pagina 27 ATTUALMENTE IMPEGNATA IN NUMEROSI CANTIERI NELLE
LOCALITÀ DELL'EST VERONESE L'impresa Marco Todeschini garantisce la massima
qualità delle costruzioni L'impresa di Costruzioni Edili Marco Todeschini (sede
a Verona) si occupa di fabbricazioni civili, realizzazioni industriali e
ristrutturazioni. Si distingue, all'interno del settore, in quanto dispone di
personale qualificato molto flessibile: i suoi dipendenti e artigiani sono in
grado di cimentarsi in più tipi di lavorazioni. Grazie ad attrezzature proprie
all'avanguardia, sono veloci nell'esecuzione e competitivi nel prezzo,
riducendo i costi di noleggio. La Ditta è impegnata principalmente nella
costruzione di nuovi edifici, ma è in grado di affrontare qualsiasi tipo di
ristrutturazione. In entrambi i casi si punta sull'utilizzo di materiali di
qualità, che tecnicamente siano idonei a garantire risultati ottimali. I
materiali vengono scelti con attenzione dall'ufficio acquisti della Ditta, che
valuta il rapporto prezzo-qualità nell'intento di ottenere il materiale
migliore sul mercato e un importo conveniente. Per le lavorazioni importanti,
come la posa di solai, Todeschini si affidaa fedelmente ad imprese storiche
come Scala Calcestruzzi Spa. In questo periodo l'edilizia in Italia sta
risentendo della catastrofe del terremoto in Abruzzo e le imprese committenti
di lavori di grossa portata sentono sempre più l'esigenza di affidare gli
appalti a imprese edili come la Todeschini Marco, in possesso dei requisiti
necessari per costruire in modo sicuro, rispettando le normative e gli obblighi
di legge del settore, garantendo la certezza che gli edifici siano sicuri e
resistenti. Marco Todeschini sostiene «che in Italia ci sia molto da costruire.
Uno dei problemi che blocca il sistema è il non riuscire a monetizzare
concretamente i lavori da realizzare; si spera di vedere
superata la crisi finanziaria, per mettere le Aziende Committenti in condizioni di investire
più denaro per remunerare i lavori eseguiti dai piccoli - medi imprenditori
italiani». Ci si aspetta che le banche concedano più prestiti di capitale
"all'iniziativa privata" per finanziare gli stati di avanzamento dei
lavori edili e non bloccare i progetti architettonici. La Ditta
Todeschini offre oggi un'ampia gamma di appartamenti nella nell'Est veronese:
Zevio, S. Maria di Zevio, località Castagné e PIan di Castagnè a Mezzane di
Sotto, località Sacra Famiglia e Vago di Lavagno. Il sito
www.todeschinimarco.it offre informazioni e indirizzi di posta elettronica per contattare
la Ditta.
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( da "Finanza e Mercati"
del 01-05-2009)
Argomenti: Crisi
Crisi, chi ci
capisce qualcosa è bravo da Finanza&Mercati del 01-05-2009 MARCO COBIANCHI
Pubblichiamo l'ultimo capitolo di «Bluff. Perché gli economisti non hanno
previsto la crisi e continuano a non capirci niente»,
scritto da Marco Cobianchi (edizioni Orme). Il libro sarà presentato il 4
maggio alle ore 18,30 al Mondadori Multicenter Duomo, a Milano, durante un
dibatttito cui parteciperanno, oltre all'autore, Maurizio Belpietro, Ettore
Gotti Tedeschi e Roberto Perotti. La crisi ha avuto
degli effetti devastanti non solo sull'economia finanziaria
e su quella reale (come dicono gli americani su Wall Street e su Main Street),
ma anche sulla concezione stessa di capitalismo perché nessuno si aspettava un
flop di queste dimensioni e viene vissuto da molti come un dramma personale
perché proprio alla religione della «perfezione» del sistema molti si erano
votati fin da piccoli. Chi dimostra di aver capito meglio la questione è
proprio Luigi Zingales che, con una notevole onestà intellettuale, ha ammesso
(riferendosi al salvataggio dell'Aig) due cose: prima di tutto, come abbiamo
visto, che per il bene superiore quella compagnia andava salvata (cioè, non lo
ha detto così chiaramente perché, come abbiamo visto, soffre della sindrome di
Fonzie) e, secondo, che in seguito a questo salvataggio cambia tutto perché
esso «segna la fine del capitalismo come lo abbiamo conosciuto finora». E dopo
due mesi, ha rincarato la dose: «Già dopo il salvataggio di Aig avevo
dichiarato la fine del modello americano di capitalismo. Un modello basato sul
merito e la responsabilità. Purtroppo avevo ragione. Il sistema americano sta
sempre più scivolando verso l'assistenzialismo e la discrezionalità politica».
Diversa l'opinione di Marco Vitale che, non essendo un sacerdote del
liberalismo, si è dimostrato tutto sommato contento: «Questa non è la fine o la
crisi del capitalismo, ma la fine di una degenerazione
del capitalismo e di un'intera concezione che lo ha retto negli ultimi
vent'anni. È questa concezione che ha spinto alla crescita dimensionale fine a
se stessa, sia a livello nazionale che internazionale. Il gigantismo ha fatto
premio su ogni altra considerazione. Bisognava essere grandi, sempre più grandi
per ottenere applausi, onori e denari. Questo è stato vero soprattutto nel
campo bancario e finanziario, dove abbiamo creato dei mostri ingestibili. Oggi
l'epicentro della crisi è proprio in questi mostri, e
si vede che avevano ragione i pochi grilli parlanti che mettevano in guardia
contro la crescita dimensionale fine a se stessa e che sottolineavano il
rischio che ciò facesse lievitare il livello d'irresponsabilità dei vertici, il
loro, come si dice in gergo, moral hazard. La crisi finanziaria americana è la crisi dell'intera concezione economica
che ha dominato l'economia mondiale negli ultimi vent'anni, sviluppata negli
Usa e diffusa nel mondo dai neoconservatori americani e dalle banche
d'investimento statunitensi». Non è vero!, strilla Michele Salvati, professore
ordinario di Economia Politica presso la Facoltà di Scienze Politiche
dell'Università Statale di Milano, il quale, avendo studiato in America, l'ha
buttata in politica per salvare l'economia: «Essenzialmente si tratta di un
fallimento della politica, una politica inquinata da legami troppo stretti con
i grandi interessi privati, che non ha saputo imporre regole adeguate al
sistema dei mercati finanziari». Poco prima un nutrito gruppo di politici ed
economisti di sinistra europei tra i quali Jacques Delors, Jacques Santer,
Felipe Gonzalez, Helmut Schmidt, Michel Rocard, Lionel Jospin, Massimo D'Alema
e il liberale tedesco Otto Lambsdorff, in un appello, avevano chiesto un
comitato (un altro!) europeo per rispondere alle crisi
finanziarie dato che, si legge nel loro appello, la crisi
«incarna il fallimento dei mercati poco o mal regolati e dimostra ancora una
volta che essi non sono capaci di autoregolarsi». E su questo non ci piove. Ma
il punto è: se il capitalismo non è finito, ma si è trasformato, allora come
sarà la nuova versione? Marcello De Cecco è uno dei pochi che ha provatoa
rispondere a questa domanda. «A partire dall'anno scorso, essi (i salvataggi
delle banche, ndr) sono divenuti talmente frequenti e legalmente avventurosi da
far concepire a parecchi osservatori la sensazione che si sia entrati in una
nuova era, quella della fine della liberalizzazione e del ritorno ai controlli.
(...) Più che l'ingresso in una nuova era di controlli autoritari, quindi,
quello che sembra profilarsi, negli Stati Uniti e in altri Paesi, è
l'istituzionalizzazione della liberalizzazione all'americana degli ultimi
vent'anni: gli agenti economici sono liberi di fare esattamente quello che
vogliono, di avere dalle autorità il prestito di prima istanza e hanno anche il
diritto di essere salvati quando le loro azioni li conducono a battere contro
un muro o a rischiare di cadere da un precipizio. Questo, e non un ritorno agli
Anni 30 e all'economia controllata, chiede l'opinione pubblica, almeno negli
Stati Uniti. Libertà di agire come meglio si crede, senza il rischio, che è
parte integrale del liberismo vecchia maniera, di dover pagare per i propri
errori». Che è un altro modo per dire che il capitalismo non è morto. Ci
eravamo solo illusi che esso fosse vissuto.
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( da "Italia Oggi"
del 01-05-2009)
Argomenti: Crisi
ItaliaOggi
sezione: Confsal data: 01/05/2009 - pag: 31 autore: di Marco Paolo Nigi La
ripresa passerà solo dalla valorizzazione della centralità del lavoro nei
processi produttivi Crisi, governo alla prova dei fatti Per la Confsal è
decisiva la gestione dell'attuale fase critica L'andamento della più grande crisi finanziaria ed economica dell'era della
globalizzazione ha registrato i primi significativi segnali di rallentamento. I
provvedimenti nazionali e sovrannazionali hanno determinato una situazione nuova
che il mondo della produzione e del lavoro deve ora valutare. Anzitutto, è bene
tener presente la natura, le cause di fondo e l'estensione
della crisi per gestire la
fase attuale, caratterizzata ancora dalla spirale negativa fra sistema
finanziario ed economia globale. Non a caso, il Fondo monetario internazionale,
basandosi sull'origine prevalentemente finanziaria della crisi,
nel suo recente «Rapporto» sostiene la necessità di ulteriori «azioni forti»
finalizzate a garantire la liquidità al sistema bancario, dopo averlo
liberato dei titoli anomali. In sintesi, l'Fmi non considera per nulla
acquisita la stabilità finanziaria globale e quindi
chiusa la prima fase della crisi. Ma si può ipotizzare
che il suo rallentamento si traduca in una recessione meno grave e diffusa
dell'attuale, in una stagnazione di breve-medio periodo e quindi nell'auspicata
ripresa della crescita economica.A questo punto è indispensabile prevedere con
una certa attendibilità gli esiti differiti degli interventi pubblici e assicurare
le azioni ulteriori con l'obiettivo di ridurre i tempi della crisi
in funzione della ripresa della crescita economica.La rigidità e le difficoltà
oggettive dell'attuale fase di governo della crisi
sono legate all'enorme massa di debito pubblico accumulata negli Stati Uniti e
in Europa per il soccorso al sistema bancario. In Italia, il peso del debito
pubblico ha condizionato fin dall'inizio l'azione governativa anti-crisi e verosimilmente continuerà a condizionarla. Ed è per
questo che la Confsal ha sempre sostenuto che l'obiettivo primario per il
nostro paese è la legalizzazione della finanza pubblica da cui dovrà scaturire
in massima parte il risanamento dei conti pubblici.La scarsa sensibilità
politica e la conseguente inerzia del governo riguardo al contrasto
all'evasione fiscale non sono più sostenibili, anche perché è prevedibile un
maggior debito pubblico per effetto dell'impegno finanziario per la crisi economica e per la ricostruzione in Abruzzo. Non lo
sono in Italia per la dovuta equità sociale e non lo sono in Europa per il
rispetto del Patto di stabilità.Il vero rischio che corre l'Italia è dunque
quello di non riuscire a cogliere appieno tutte le opportunità della ripresa
economica globale. Del resto, con una finanza pubblica irregolare per l'entrata
e irrazionale e/o compressa nella spesa, con finanziamenti pubblici lenti e
insufficienti per le infrastrutture, con una distribuzione del reddito al netto
dell'imposizione fiscale penalizzante per i lavoratori dipendenti (vedi studio
Bankitalia), con un welfare non allineato ai maggiori paesi europei, con un
sistema di formazione lontano dagli obiettivi di Lisbona, con gli investimenti
in ricerca e in innovazione tecnologica inadeguati, e con altre questioni
strutturali irrisolte, il nostro paese subirà tutte le conseguenze dei fattori
negativi endogeni difficilmente compensati dai fattori positivi, come il basso
livello del debito privato e la forza del made in Italy.Spetta, dunque, al
governo assicurare in questa fase politiche innovative per lo sviluppo e
realizzare le tanto attese riforme strutturali, e spetta al sistema delle
imprese premiare la produttività del lavoro con un'equa distribuzione della
ricchezza aggiuntiva prodotta, ora possibile universalmente con il nuovo
modello contrattuale. Ed è proprio da questo punto, dalla valorizzazione della
centralità del lavoro nei processi produttivi, che potrà partire il volano
della ripresa della crescita economica.Occorre anche tener presente che con la
crescita economica si ripresenterà prevedibilmente un nuovo andamento
inflattivo al rialzo dovuto a fattori finanziari e monetari e con esso
un'ulteriore riduzione del potere di acquisto delle retribuzioni dei lavoratori
dipendenti e delle pensioni. In assenza di nuove e più eque politiche di reddito
e fiscali, così come oggi a pagare la crisi economica
sono i lavoratori cassintegrati e i precari, nonostante l'estensione del
soccorso al reddito, domani la ripresa inflattiva, connessa a quella economica,
la pagheranno tutti i lavoratori dipendenti e i pensionati, con gravi
conseguenze in termini di nuove povertà e di disgregazione sociale. La Confsal
non consentirà questa ulteriore enorme iniquità, e soprattutto i lavoratori e i
pensionati non potranno subire un'ulteriore «storica» ingiustizia sociale.
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(
da "Resto del Carlino, Il (Ravenna)"
del 01-05-2009)
Argomenti: Crisi
RAVENNA CRONACA pag. 9 Forza Italia: «Damiano Novello, rifiutate 30 richieste d'iscrizione» SCUOLA, LA DENUNCIA DI COSTA E DE CARLI VIA LIBERA all'umento di capitale gratuito per gli azionisti e applausi ai passaggi più significativi della relazione di bilancio. S' è conclusa così, al Teatro Alighieri, l'assemblea della Cassa di Risparmio. In sede straordinaria è stata approvata la proposta di aumento del capitale sociale (gratuito per gli azionisti) da 151.372.000 a 174.660.000 euro mediante aumento del valore nominale unitario delle azioni da 5,20 a 6 euro. In sede ordinaria l'assemblea della Cassa ha approvato il bilancio di esercizio al 31 dicembre 2008 con la conferma del dividendo record dello scorso anno di 66 centesimi di euro in contanti. A conclusione della relazione all'assemblea della Cassa, a nome del Consiglio di amministrazione, il Presidente Antonio Patuelli ha affermato che le dimensioni e gli effetti della crisi finanziaria in atto hanno posto prepotentemente in evidenza la necessità di una adeguata patrimonializzazione delle banche. «Con lungimiranza ha dichiarato Patuelli da anni il Gruppo Cassa, già tradizionalmente solido, ha attuato a supporto delle proprie strategie di sviluppo un programma di rafforzamento patrimoniale, sin dal 2000 per la Cassa e negli anni più recenti per Sofibar. Tali operazioni, oltre all'impegno profuso nelle iniziative assunte in esecuzione delle nuove Disposizioni di Vigilanza prudenziale per le banche in attuazione degli accordi di Basilea 2, fanno sì che i coefficienti patrimoniali della Cassa siano ben superiori a quelli normativamente previsti. Tale circostanza ci consente di far fronte autonomamente ad eventuali ulteriori occasioni di sviluppo ed assicurare >alla
clientela un adeguato supporto al fabbisogno finanziario necessario anche per
affrontare l'attuale imprevista sfida dovuta al rallentamento economico
derivato dalla crisi finanziaria». «Nel 2008 ha concluso Patuelli si è registrata
la caduta dei falsi miti economici, quasi idoli pagani, che negli anni
precedenti avevano affascinato in particolare la finanza anglo-americana e, in misura minore, anche quella europea e pure
italiana, ma non la Cassa di Risparmio di Ravenna che non ha mai creduto nelle
virtù di rischi elevatissimi, in presenza di capitali troppo ridotti, per
favorire elevati ROE e cospicue distribuzioni di premi ad amministratori e
dirigenti anche in strumenti finanziari e stock options. Infatti la Cassa ha
continuato sempre a perseguire le regole fondamentali più prudenziali del far
banca». «Per noi ha concluso Patuelli la solidità del patrimonio è un requisito
fondamentale ed infinito, il rischio va sempre frammentato e limitato al
massimo, il Roe non è un idolo, mentre le stock options (mai distribuite ad
alcuno nella nostra banca) sono elementi di distorsione della sana e prudente
gestione». Nella foto un momento dell'assemblea
(
da "Messaggero Veneto,
Il" del 01-05-2009)
Argomenti: Crisi
Pagina 2
- Attualità Ermacora: l'agricoltura paga più di tutti Serve una ripresa
dell'economia reale Coldiretti Fvg ROMA. Era composta da oltre trecento
persone, fra dirigenti e funzionari della struttura, la delegazione della
Coldiretti del Friuli Venezia Giulia che giovedì a Roma ha partecipato alla
convention dove è stato presentato il progetto sul piano spesa per portare il
vero Made in Italy sulle tavole al giusto prezzo. «Stop a inganni e
moltiplicazione dei prezzi: nasce la filiera tutta agricola», questo è il tema
che sintetizzava il motivo conduttore. «E' stato un evento importante, molto
sentito. Anche gli ospiti sono sembrati davvero coinvolti. L'agricoltura - ha
detto il presidente regionale Dario Ermacora (foto) - è l'unico settore che sta
pagando, forse assieme ai consumatori. E' una situazione che non è più
sostenibile. Speriamo di poter iniziare un progetto per poter gestire davvero
l'intera filiera agricola italiana. C'è la speranza, siamo ottimisti, per la
sensibilità che abbiamo ricevuto dal mondo politico. Forse, dopo questa crisi finanziaria così forte, sarà ridato peso all'economia reale, e pertanto alla
produzione e all'agricoltura». All'incontro, insieme al presidente nazionale
della Coldiretti Sergio Marini, hanno partecipato in quindicimila tra
imprenditori agricoli e rappresentanti delle strutture organizzate della
Coldiretti: cooperative, mercati degli agricoltori (farmers market) di
Campagna Amica e Consorzi agrari italiani. I consumi alimentari sono la seconda
voce di spesa, dopo la casa, con una incidenza del 19 per cento sul reddito degli
italiani. Con la filiera agricola tutta italiana prende vita il "piano
spesa" della Coldiretti, per garantire la qualità al cento per cento
italiana e al giusto prezzo. Un progetto che è anche un contributo
dell'agricoltura allo sviluppo del Paese. Con l'occasione è stata aperta la
rassegna dei primati conquistati dall'agroalimentare Made in Italy nella
qualità e sicurezza, ma sono state anche svelate le minacce in agguato per
aiutare i cittadini a difendersi dalle speculazioni e dagli inganni.
(
da "Centro, Il"
del 01-05-2009)
Argomenti: Crisi
La
Destra punta su un cartello alternativo ai principali schieramenti Provincia,
c'è Annarita Guarracino in lizza come aspirante presidente CHIETI. Una donna in
lizza come presidente della Destra. La notizia non è ufficiale, ma è la stessa
aspirante candidata, consigliera comunale a Ortona, Annarita Guarracino, a non
smentire le propria ambizioni. «Martedì presenteremo la lista, con tutti i
nomi, sia su Pescara che su Chieti. Daremo vita a un cartello autonomo dagli
altri due schieramenti politici, con un esclusivo vincolo di mandato: stare
vicino ai bisogni della gente». Nella rosa di nomi del partito, che parte dal 3
per cento dei consensi ottenuti nella scorsa tornata elettorale, compaiono
personaggi conosciuti alla politica locale come l'ex sindaco di Chieti Nicola
Cucullo, Carmine Di Giovanni, in rappresentanza di Francavilla al Mare, Paolo
Damiano, referente di Guardiagrele, un altro ortonese, Giuseppe Bontempo, e per
San Salvo, Antonio Castaldo. «La destra non ha veline», commenta Guarracino,
«il candidato presidente del Pdl, Enrico Di Giuseppantonio, più volte ci ha
invitato a sedere al suo tavolo. La nostra lista fa appello a chi non si vede
identificato nelle altre due squadre. In un eventuale ballottaggio appoggeremo
il presidente e la lista che sposa meglio il nostro programma» afferma la
rappresentate della destra ortonese. «Influirà anche la presa d'atto del
progetto di emissione di una moneta locale che circoli parallelamente all'euro.
Questa ci pare una buona risposta alla crisi finanziaria che Giacinto Auriti
aveva diagnosticato con largo anticipo». Viabilità, sicurezza nelle scuole,
lavori pubblici nel Chietino e nella Val di Sangro per incentivare la ripresa
economica e mutuo sociale, un progetto rivolto a giovani e famiglie per
l'acquisto della casa sono i principali punti del programma. «In
consiglio provinciale intendiamo farci portavoce dei problemi della Asl»,
interviene Paolo Damiano, il quale propone «un azionariato sociale per il
rilancio della sanità pubblica». «Vogliamo dare un nuovo messaggio», promette
Guarracino, «che non parla di poltronariato o di mercenari». Debora Zappacosta
(
da "Unita, L'"
del 01-05-2009)
Argomenti: Crisi
Epifani:
dalla crisi usciremo solo con un'Italia più giusta Il leader della Cgil: il
lavoro paga gli errori delle imprese, la speculazione finanziaria,
la caduta morale del capitalismo. È l'ora di scelte coraggiose Il terremoto
impone la ricostruzione, non solo di paesi e città. «È l'occasione per
risollevare l'economia o dargli il colpo di grazia», dice Guglielmo Epifani.
Anche la crisi può servire a cambiare: «Ma servono politiche coraggiose, per
questo incalziamo il governo». Primo Maggio tra tende e macerie, nel pieno di
una crisi mondiale. Non è come gli altri: che significato ha? «Vogliamo
richiamare l'attenzione sulla condizione del lavoro nella crisi e porre di
nuovo la necessità di politiche di sostegno. E vogliamo portare un messaggio di
solidarietà e di vicinanza alle popolazioni dell'Abruzzo. Non è testimonianza:
si deve ricostruire, oltre ai paesi, il tessuto produttivo e quindi il lavoro e
l'occupazione. L'Aquila è stata un grande centro industriale, poi ha visto
chiudere importanti insediamenti. Il terremoto può dare il colpo decisivo alla
de-industrializzazione oppure la possibilità di una ripresa». Anche la crisi
può essere servire a ricostruire correggendo gli errori? «La crisi è sempre un
processo di trasformazione. Può essere l'occasione per cambiare segno, ma
servono politiche coraggiose. Finora non si sono viste. Il governo galleggia,
non ha una politica industriale, non sostiene la filiera, il prodotto, investe
le stesse risorse per dieci usi diversi. Non aiuta le persone in difficoltà. Poi
c'è un un problema che non riguarda le condizioni materiali». E cosa riguarda?
«Quelle più generali, di giustizia, di legalità. Il mondo
del lavoro non ha la responsabilità di questa crisi che è invece figlia della
irresponsabilità dei mercati finanziari, della speculazione, del profitto fatto attraverso il denaro,
senza la responsabilità delle conseguenze. C'è quindi un problema morale. Va
affrontato ristabilendo l'idea forte di far profitti attraverso il lavoro, la
produzione, la fatica e le capacità. Deve esserci giustizia
redistributiva, chi non ha responsabilità non deve pagare due volte». Perché
dovrebbe? «Perché se ci si ritrova con una base produttiva ridotta o un deficit
pubblico più alto, si andrà incontro ad altri sacrifici o alla ripresa dell'inflazione
che colpirebbe ancora i redditi da lavoro e da pensione». L'aria d'ottimismo
che tira proprio non la sfiora. Anche mercoledì Tremonti ha detto che la crisi
è alle spalle. «Non c'è bisogno di ottimismo di maniera. È stato calcolato che
l'effetto della contrazione dei consumi e degli investimenti sarà molto
amplificato rispetto alle crisi precedenti e passerà molto tempo prima di poter
archiviare tutto. L'ottimismo è quello della volontà: si deve e si può uscire
dalla crisi solo con le politiche giuste. Altri paesi le stanno facendo. Noi
incalziamo il governo perché le faccia». A proposito di altri paesi: Fiat e
Chrysler, è un Primo Maggio segnato anche da questo. Che cosa cambia
nell'industria italiana dell'auto? «Conclusa, è una signora operazione per la
Fiat che entra nel capitale di controllo di una grande azienda - sia pure in
crisi- dell'automobilismo statunitense e mondiale, un'azienda integrabile per i
prodotti a fascia medio-alta e per la collocazione geografica». Queste le rose.
Le spine? «Riguardano le sinergie di sviluppo. Non si possono lasciare gli
stabilimenti italiani al loro destino, in un gruppo che produce 4 milioni e
mezzo di auto non possono essere solo 600mila quelle prodotte in Italia». Il
governo Obama è protagonista di questa operazione. Il governo Berlusconi ha un
ruolo? «È importante che si faccia parte attiva e che ci sia un tavolo con Fiat
sindacati e governo che affronti il futuro dell'industria dell'auto. Va detto:
veniamo da anni in cui ci è stata spiegata la forza, il primato del mercato,
mentre questa è un'operazione tutta pubblica, in cui il mercato non c'entra
nulla. È stata voluta e gestita dal governo degli Stati Uniti». Ovvero la
patria del libero mercato. «Infatti. Vorrei che si riconoscesse che nella
patria del mercato libero c'è un ruolo del governo così determinante; nel
nostro paese dell'"economia sociale di mercato", come la chiama
Tremonti, per avere un po' di sostegno all'industria dell'auto abbiamo dovuto
insistere e lottare. È questa asimmetria che mi preoccupa, e non vale solo per
l'auto. E vorrei che anche Fiat e Confindustria riconoscessero questo ruolo
pubblico». Oggi Cgil, Cisl e Uil sono sul palco insieme. Le polemiche sono
rinviate a domani? «Bisogna capire quando è il momento di stare uniti nonostante
le divisioni e poi, ognuno con le proprie motivazioni, tenere aperto il fronte
del confronto e anche della polemica. A una condizione però: la si smetta con
gli insulti verso la Cgil e le sue categorie. È inaccettabile. Insultare
offende, ma è anche è un grande segno di debolezza perché chi ha argomenti
forti li espone e si ferma lì. Se invece non fai altro che insultare gli altri,
vuol dire che ti senti molto debole». L'intervista
(
da "Unita, L'"
del 01-05-2009)
Argomenti: Crisi
Il
terremoto impone la ricostruzione, non solo di paesi e città. «È l'occasione
per risollevare l'economia o dargli il colpo di grazia», dice Guglielmo
Epifani. Anche la crisi può servire a cambiare: «Ma servono politiche
coraggiose, per questo incalziamo il governo». Primo Maggio tra tende e
macerie, nel pieno di una crisi mondiale. Non è come gli altri: che significato
ha? «Vogliamo richiamare l'attenzione sulla condizione del lavoro nella crisi e
porre di nuovo la necessità di politiche di sostegno. E vogliamo portare un
messaggio di solidarietà e di vicinanza alle popolazioni dell'Abruzzo. Non è
testimonianza: si deve ricostruire, oltre ai paesi, il tessuto produttivo e
quindi il lavoro e l'occupazione. L'Aquila è stata un grande centro
industriale, poi ha visto chiudere importanti insediamenti. Il terremoto può
dare il colpo decisivo alla de-industrializzazione oppure la possibilità di una
ripresa». Anche la crisi può essere servire a ricostruire correggendo gli
errori? «La crisi è sempre un processo di trasformazione. Può essere
l'occasione per cambiare segno, ma servono politiche coraggiose. Finora non si
sono viste. Il governo galleggia, non ha una politica industriale, non sostiene
la filiera, il prodotto, investe le stesse risorse per dieci usi diversi. Non
aiuta le persone in difficoltà. Poi c'è un un problema che non riguarda le
condizioni materiali». E cosa riguarda? «Quelle più generali, di giustizia, di
legalità. Il mondo del lavoro non ha la responsabilità di
questa crisi che è invece figlia della irresponsabilità dei mercati finanziari, della speculazione,
del profitto fatto attraverso il denaro, senza la responsabilità delle
conseguenze. C'è quindi un problema morale. Va affrontato ristabilendo l'idea
forte di far profitti attraverso il lavoro, la produzione, la fatica e le
capacità. Deve esserci giustizia redistributiva, chi non ha
responsabilità non deve pagare due volte». Perché dovrebbe? «Perché se ci si
ritrova con una base produttiva ridotta o un deficit pubblico più alto, si
andrà incontro ad altri sacrifici o alla ripresa dell'inflazione che colpirebbe
ancora i redditi da lavoro e da pensione». L'aria d'ottimismo che tira proprio
non la sfiora. Anche mercoledì Tremonti ha detto che la crisi è alle spalle.
«Non c'è bisogno di ottimismo di maniera. È stato calcolato che l'effetto della
contrazione dei consumi e degli investimenti sarà molto amplificato rispetto
alle crisi precedenti e passerà molto tempo prima di poter archiviare tutto.
L'ottimismo è quello della volontà: si deve e si può uscire dalla crisi solo
con le politiche giuste. Altri paesi le stanno facendo. Noi incalziamo il
governo perché le faccia». A proposito di altri paesi: Fiat e Chrysler, è un
Primo Maggio segnato anche da questo. Che cosa cambia nell'industria italiana
dell'auto? «Conclusa, è una signora operazione per la Fiat che entra nel
capitale di controllo di una grande azienda - sia pure in crisi-
dell'automobilismo statunitense e mondiale, un'azienda integrabile per i
prodotti a fascia medio-alta e per la collocazione geografica». Queste le rose.
Le spine? «Riguardano le sinergie di sviluppo. Non si possono lasciare gli
stabilimenti italiani al loro destino, in un gruppo che produce 4 milioni e
mezzo di auto non possono essere solo 600mila quelle prodotte in Italia». Il
governo Obama è protagonista di questa operazione. Il governo Berlusconi ha un
ruolo? «È importante che si faccia parte attiva e che ci sia un tavolo con Fiat
sindacati e governo che affronti il futuro dell'industria dell'auto. Va detto:
veniamo da anni in cui ci è stata spiegata la forza, il primato del mercato,
mentre questa è un'operazione tutta pubblica, in cui il mercato non c'entra
nulla. È stata voluta e gestita dal governo degli Stati Uniti». Ovvero la
patria del libero mercato. «Infatti. Vorrei che si riconoscesse che nella
patria del mercato libero c'è un ruolo del governo così determinante; nel
nostro paese dell'"economia sociale di mercato", come la chiama
Tremonti, per avere un po' di sostegno all'industria dell'auto abbiamo dovuto
insistere e lottare. È questa asimmetria che mi preoccupa, e non vale solo per
l'auto. E vorrei che anche Fiat e Confindustria riconoscessero questo ruolo
pubblico». Oggi Cgil, Cisl e Uil sono sul palco insieme. Le polemiche sono
rinviate a domani? «Bisogna capire quando è il momento di stare uniti
nonostante le divisioni e poi, ognuno con le proprie motivazioni, tenere aperto
il fronte del confronto e anche della polemica. A una condizione però: la si
smetta con gli insulti verso la Cgil e le sue categorie. È inaccettabile.
Insultare offende, ma è anche è un grande segno di debolezza perché chi ha
argomenti forti li espone e si ferma lì. Se invece non fai altro che insultare
gli altri, vuol dire che ti senti molto debole».
(
da "Tempo, Il"
del 01-05-2009)
Argomenti: Crisi
stampa
Alla convention di Coldiretti il sindaco annuncia i farmer market dal 15 maggio
e una grande manifestazione fieristica È Roma la capitale dell'agricoltura
Alemanno: «Così si crea l'alternativa a una economia di carta e di imbrogli» Il
sindaco rilancia i farmer market annunciando l'apertura dal 15 maggio di un
nuovo spazio dedicato alla vendita diretta delle imprese agricole presso il
mercato del pesce e promuove una grande manifestazione fieristica nella città,
che è primo comune agricolo d'Europa. L'occasione è stata la convention al
Palalottomatica voluta da Coldiretti, alla quale hanno partecipato Berlusconi
con i ministri Scajola e Zaia e il sindaco Alemanno, per l'istituzione di una
filiera dell'agroalimentare tutta italiana, in grado di offrire prodotti
certificati di qualità, così da contribuire al reddito delle imprese agricole e
di assicurare ai consumatori il giusto prezzo. Tra le proposte al centro
dell'assise nazionale anche i farmer market di Campagna Amica, in grado di
promuovere la vendita diretta dal campo alla tavola e avvicinare i cittadini a
una migliore conoscenza della stagionalità dei prodotti e del territorio che li
esprime. «Sono orgoglioso di annunciare che il 15 maggio partiranno i farmer
market - ha detto il sindaco Alemanno presente alla convention - i mercati in
cui l'agricoltura italiana e quella dell'Agro Romano potrà mostrare la faccia
ed entrare in rapporto con le migliaia di persone che vengono ogni anno nella
nostra città». Da qui anche l'opportunità di immaginare una grande
manifestazione fieristica per raccontare le tante eccellenze agroalimentari di
cui l'Italia è ricchissima. A cominciare dalle nostre produzioni locali e
regionali. «Mi auguro che, grazie alla collaborazione con Coldiretti - ha
proseguito il sindaco - il prossimo anno possa nascere alla Fiera di Roma un
grande evento, una manifestazione agricola in cui la filiera italiana possa
mostrare le sue produzioni». Alemanno ha inoltre sottolineato il ruolo che
dovrà giocare la capitale soprattutto in occasione del prossimo vertice Fao,
«una sfida per trasmettere i grandi messaggi dell'agricoltura italiana che
hanno carattere identitario e universale». Il progetto di una filiera agricola
italiana, per Alemanno rappresenta infatti «una sorta di sintesi delle tante
battaglie fatte in questi anni per la qualità, per la tracciabilità del
prodotto, per la dignità dell'agricoltura». Secondo il sindaco, «con questa idea si crea una sorta di alternativa alla crisi finanziaria: una economia di carta
e di imbrogli è crollata ed è il momento giusto perché, una economia reale e
radicata nel territorio e nei valori della persona umana si faccia avanti per
chiedere il giusto protagonismo». Accolte con favore le proposte del sindaco
dai vertici romani di Coldiretti, che si dichiarano «entusiasti di
realizzare i mercati di Campagna Amica in un luogo simbolo di identità,
tradizioni e cultura, che esalta un'attività oggi di nuovo al centro
dell'attenzione dell'ecomonia - dice il presidente romano Massimo Gargano - Nel
2010 il Mediterraneo sarà un'area di libero scambio e un evento che leghi Roma
Capitale a un momento di eccellenza del made in Italy dell' dell'agroalimentare
di una filiera tutta italiana, può oggettivamente costituire una forte risposta
locale a quelli che sono le tematiche anche negative che la globalizzazione
planetaria ha creato». Cin.Tra.
(
da "Tempo, Il"
del 01-05-2009)
Argomenti: Crisi
stampa
Raggiunto l'obiettivo dell'aumento di capitale Importante risultato per
l'istituto di credito ciociaro Marilena Colagiacomo
Nonostante la crisi dei
mercati finanziari imperversi ormai da tempo, come una sorta di spada di
Damocle sulla testa dei cittadini e delle imprese, la Banca Popolare del
Frusinate è riuscita a portare a termine un'operazione a dir poco straordinaria:
un aumento di capitale da venti milioni di euro grazie all'impegno e allo
sforzo dei soci. Un'operazione prestigiosa, come sottolineato anche in
un redazionale di Mario Gerevini, pubblicato sul Corriere della Sera del 12
aprile, tra le firme principali della finanza. Dunque, in un contesto
internazionale che vede i grandi gruppi bancari soggetti a processi di
nazionalizzazione e aggregazione forzata, l'aumento di capitale sociale della
Popolare del Frusinate non è passato inosservato alla stampa nazionale. «Ma
com'è possibile visto che nel frattempo c'è stato un crollo epocale dei mercati
(in senso lato, non solo le Borse o la finanza) che se lo ricorderanno
generazioni di banchieri, risparmiatori, imprenditori e lavoratori? Per dare
un'idea, l'indice Mib bancario di Piazza Affari ha perso oltre 60% in un anno.
Mai successo prima. E allora, qual è la pozione magica delle popolari?». È
questo l'incipit dell'articolo di Gerevini che non ha potuto far altro che
sottolineare la grande impresa di un istituto di credito da sempre vicino e
attento al proprio territorio. Quello della Banca Popolare del Frusinate è
stato additato come esempio della capacità di questa tipologia di banche di non
risentire della crisi finanziaria in corso, sfruttando
gli elementi peculiari della loro struttura e cioè, essere popolari, fondate
cioè sulla partecipazione attiva dei Soci e non quotate in borsa. E proprio il
ruolo dei Soci è stato determinante per portare a segno un progetto così
ambizioso. I soci di una banca popolare, infatti, beneficiano, attraverso la
peculiare governance tipica di queste banche (essenzialmente, la regola «un
socio - un voto, indipendentemente dall'entità dell'apporto di capitale di
ciascuno»), di un esercizio dei propri diritti superiore rispetto alla società
per azioni. 8 sportelli a Frosinone e dintorni, 59 dipendenti e 15 consiglieri;
prezzo di ogni azione che ha determinato l'aumento di capitale pari a 139 euro,
il 12% in più del valore corrente dell'azione. Sette soci su dieci hanno sottoscritto.
Questi alcuni numeri che hanno portato la Popolare del Frusinate a raggiungere
l'obiettivo. A quanto pare, le banche popolari, così come la Frusinate, godono
di una situazione finanziaria in crescita.
Significative le parole del Corriere della Sera: «Fa riflettere che in un
panorama di bilanci bancari massacrati, quelli delle popolari non quotate
brillino in solitudine». Dalla Banca Popolare del Frusinate rispondono che i
veri protagonisti del traguardo raggiunto sono i soci, fermamente consapevoli del
valore di «essere socio» e delle responsabilità che tale ruolo comporta; ancora
una volta, infatti, hanno saputo e voluto dimostrare un attaccamento alla Banca
fuori dal comune. Determinato, quindi, dalla fiducia di quest'ultimi nei
confronti di un'impresa capace di risultati positivi ormai costanti, l'aumento
di capitale sociale rafforza l'autonomia della Banca e ne esalta le
caratteristiche di banca del territorio. Questo aumento di capitale è l'emblema
della forza e della determinazione di un territorio capace di affrontare le
difficili sfide imposte dal mercato globale e di reagire alle stesse,
manifestando un notevole senso di compattezza e di unità. L'operazione messa in
atto, infatti, consolida ulteriormente la potenzialità della Banca di attrarre
capitale e diffondere benessere, sancisce il ruolo di banca locale tenacemente
perseguito e rafforza la tesi economica più volte ribadita nel corso delle
assemblee, secondo la quale l'autonomia della Banca è virtù imprescindibile a
garanzia della costanza dei risultati futuri.
(
da "Stampa, La"
del 01-05-2009)
Argomenti: Crisi
a cura
di Marco Sodano Domande e risposte ACCORDO STORICO Lo scambio Da Torino motori
verdi Gli americani apriranno agli italiani le porte della loro rete di vendita
IL FUTURO DOPO LA FIRMA Cosa cambia per Fiat e Chrysler Davvero Fiat ha
comprato Chrysler a costo zero? Non è proprio a costo zero: Fiat, in cambio del
20% della casa americana fornirà tecnologie e progetti, non denaro. Anche le
tecnologie rappresentano un valore. E poi Fiat non ha ancora comprato:
l'iniziale 20%, per esempio, potrà essere trasformato nel 35% solo se si
raggiungeranno determinati obiettivi, e per salire al 51% bisognerà aver
restituito tutti gli aiuti di Stato. I singoli passaggi saranno discussi uno
per uno. Che cosa ci guadagna Chrysler? Anzitutto, un grosso risparmio sui tempi.
Lo sviluppo dei nuovi motori, più piccoli di cilindrata e più ecologici -
secondo i desideri del presidente Obama - e la loro installazione su vetture
più piccole, partendo da zero richiederebbe quattro o cinque anni di lavoro.
Basandosi sulle piattaforme fornite da Fiat, gli americani possono mettere in
produzione la nuova generazione nel giro di un paio di anni: per sviluppare i
modelli avranno spese molto più basse del previsto, basandosi sulla Mito, sulla
Grande Punto e sul telaio della Panda. E Fiat? Quali vantaggi avrà da questa
intesa? In primo luogo guadagna uno sbocco sul mercato americano immediato,
grazie alle reti di vendita Chrysler. Secondo, può progettare la produzione di
modelli da vendere sul mercato Usa direttamente negli Stati Uniti, in
stabilimenti - o parte di stabilimenti - che potrebbe «ereditare» da Chrysler.
I costi di trasporto - specie con prodotti delicati, voluminosi e pesanti come
le auto - incidono molto sul prezzo finale. Producendo negli Usa potrà vendere
le sue auto a prezzi molto concorrenziali. Perché Detroit ha scelto il
Lingotto? In Europa ci sono produttori più grossi. La peculiarità del mercato
italiano è l'alto costo dei prodotti energetici, a cominciare dai carburanti
che costano più che negli altri Paesi europei. Per fronteggiare questo
svantaggio di mercato, Fiat ha sviluppato prima dei suoi concorrenti europei
motori a basso consumo e basse emissioni, anche per approfittare della politica
degli incentivi degli anni passati. Inoltre, gli altri europei (Renault-Nissan
e Volkswagen) hanno già quote significative del mercato negli Stati Uniti. Con
un accordo simile rischiavano di farsi concorrenza da soli aggiungendo, in
dimensioni, molto poco alla loro capacità produttiva. Il mercato americano è
pronto per le auto italiane? Difficile prevedere come un mercato reagisce a un
prodotto: la novità, finché non la si sperimenta, resta una questione di
previsioni. Ma il vero nodo dell'alleanza non sta nel vendere le auto italiane
in America o viceversa. Si tratta di raggiungere numeri abbastanza grossi per
stare in piedi. Sergio Marchionne ha detto che servono sei milioni di vetture
l'anno. Chrysler e Fiat, insieme, arrivano più o meno a quattro. Importa poco
dove si vendono: l'essenziale è realizzare le economie di scala che rendono
redditizia l'attività del gruppo. La bancarotta controllata di Chrysler cambia
le cose? Nella sostanza no. Il Lingotto acquisirà la sua quota dal «fallimento»
anziché direttamente da Chrysler. Qualche complicazione potrebbe nascere sui
tempi, che si allungheranno di un mese e mezzo almeno. Passato questo periodo,
si costituirà una nuova società in partnership con Fiat. Sie i tempi saranno
rispettati, più o meno negli stessi giorni dovrebbe arrivare anche la
«soluzione» per General Motors, l'altra grande malata di Detroit. L'opzione
Opel resta aperta? L'accordo con Chrysler, dal punto di vista del Lingotto, per
il momento è a costo zero. Dunque non pregiudica ulteriori alleanze, anche se
dovessero richiedere investimenti. Ma è una partita del tutto indipendente.
Rispetto ai concorrenti di Magna - i canadesi interessati a loro volta ad Opel
- Fiat è in vantaggio perché produce già auto, mentre i canadesi sono un big
della componentistica. Viceversa, Magna è in vantaggio sul piano della
liquidità: sarebbe pronta a investire cinque miliardi di dollari, anche se il
punto per il momento resta ancora controverso. Il governo tedesco preferisce
Magna. Perché la grande crisi ha pesato sull'auto Usa più che su quella
europea? In primo luogo perché i consumi americani si sono ridotti molto più di
quelli europei. In secondo luogo perché le case americane
si sono esposte moltissimo sui mercati finanziari per finanziare i prestiti ai loro clienti. Negli Usa si dice -
una battuta che spiega bene il meccanismo di quel mercato - che l'attività
principale dei produttori è quella dei prestiti, non più la produzione di
vetture. E il sistema dei prestiti ha sofferto la crisi di liquidità della
finanza. In Europa l'auto paga solo la riduzione - pesante - del
mercato. Tra i creditori Chrysler c'è anche il sindacato. Perché? Il sistema di
previdenza e pensioni americano è diverso. Negli Stati Uniti sono aziende e
sindacati che pagano pensioni e cure sanitarie, raccogliendo i contributi. Le
società dell'auto, in condizioni normali, disponevano dunque di un'enorme
liquidità che veniva investita sui mercati finanziari.
La grande crisi ha eroso quei capitali, facendo crollare la liquidità delle
case di Detroit e mettendole in serie difficoltà. A quel punto il sindacato - e
indirettamente i lavoratori - sono finiti nella lista dei creditori in attesa
di denaro.
(
da "Milano Finanza"
del 01-05-2009)
Argomenti: Crisi
Milano
Finanza sezione: congiuntura data: 01/05/2009 - pag: 9 autore: di Angelo De
Mattia crisi/2 Serve un G8 di sostanza Complice
l'errata sensazione che la recessione sta per finire, il summit a L'Aquila
rischia di trasformarsi in un'inutile vetrina. Invece è ora di mettere mano
alle regole. A partire da Fmi e Banca Mondiale C'è il rischio che il G8 de
L'Aquila risulti depotenziato dopo le decisioni G20 di Londra (e quelle
previste per la nuova sessione in autunno) e dopo il G7 e il G8 di Washington,
con il seguito delle riunioni del Fondo monetario internazionale (Fmi) e della
Banca mondiale? In particolare, un affievolimento dell'impegno, almeno
intellettuale, per il cosiddetto legal standard potrebbe spingere a una
valutazione della crisi finanziaria considerata ormai
alle spalle? Ossia a una valutazione errata, dal momento che sarebbe
intempestivo considerare anche il peggio definitivamente superato? Si veda, al
riguardo, la grande prudenza di un maestro, il premio Nobel Paul Samuelson, che
non ritiene affatto alle viste la ripresa. Ma si rifletta anche sulla posizione
del presidente Barack Obama, fiducioso nel futuro ma non soddisfatto del
presente. Obama ritiene che nel futuro degli Usa debba esserci molta meno
finanza, considerato che una parte delle ricchezza da essa generata è risultata
illusoria, ma aggiunge che è fondamentale l'esigenza di una nuova
regolamentazione per frenare il ricorso alla leva finanziaria
e ai rischi. Il presidente degli Stati Uniti parla oggi della necessità di
ricostruire l'America, ristrutturandone radicalmente l'economia. La Federal
Reserve, dal canto suo, nonostante il tonfo del pil nel primo trimestre
(-6,1%), fa presente che la contrazione dell'attività sembra avere rallentato
il passo nelle ultime settimane. Ma è sufficiente questo nuovo quadro,
americano e internazionale, a far abbandonare il tema della necessità di un
nuovo ordine monetario internazionale, di una nuova governance mondiale, sia
pure depurandola degli aspetti utopici o millenaristici vagheggiata qualche volta,
soprattutto in Italia? Niente affatto.Sarebbe intanto interessante conoscere lo
stato di avanzamento dei lavori degli esperti riuniti in un'apposita
commissione dal ministro dell'Economia per la preparazione dei materiali in
vista del G8, mentre si preannuncia per il prossimo 11 maggio una riunione a
Roma di giuristi di rilievo internazionale. Al di là di questa esigenza,
dovrebbe ormai essere chiaro che la costruzione di una nuova architettura finanziaria internazionale ha effettive possibilità di decollare,
secondo un lavoro in progress, solo se sulle altre regolamentazioni
dell'attività bancaria e finanziaria, nel frattempo
affrontate e promosse, si conseguono solide convergenze e risultati concreti.
Diversamente, sarebbe come proporre a un consesso di legislatori, che non fosse
riuscito ad approvare una legge ordinaria, di cimentarsi con l'emanazione di
una legge costituzionale. Oppure come chiedere a un governo, che non fosse
stato in grado di ottenere una corretta applicazione di una norma del primo
tipo, di provvedere all'efficace attuazione di una norma costituzionale.
D'altro canto, il G20 di Londra, intervenendo in campi quali i paradisi
fiscali, il rifinanziamento del Fmi, le attività finanziarie non regolate, ha
sottratto parte della materia che avrebbe dovuto essere sottoposta al G8 di
luglio, secondo le intese originarie. Per di più, sui paradisi fiscali,
nonostante le affermazioni del premier britannico Gordon Brown, secondo cui per
essi sarebbe stato decretato il principio della fine nel vertice londinese, non
mancano i contrasti nella traduzione in pratica dei deliberati. Anzi, questi
sono così forti che il presidente dell'Eurogruppo, il lussemburghese
Jean-Claude Junker, potrebbe minacciare di dimettersi dalla carica per
contrasti con Nicolas Sarkozy probabilmente a proposito della lista nera dei
centri offshore, mentre mercoledì 29 aprile la Commissione ha approvato una
direttiva che, aprendo indiscriminatamente all'operatività nel territorio
dell'Unione europea di hedge fund e private equity (sia pure previo
assolvimento di determinati obblighi di registrazione e informazione), potrebbe
consentire l'attività in Europa anche da parte dei fondi che operano nei
paradisi fiscali. Sarebbe un risultato clamoroso, un vero autogol. Ma ciò sta a
significare che, nonostante i progressi segnati, i problemi nel varo di regole
«non costituzionali», ma di portata cruciale, sono notevoli. Finora l'unico
organismo che ha portato a termine i mandati di volta in volta ricevuti è il
Financial stability board, in particolare in materia di titoli tossici, di
criteri contabili, di remunerazione dei manager, di attività finanziarie
sottratte a regolamentazione. Naturalmente, ora sono altre le istituzioni che,
insieme con i governi dei Paesi innanzitutto del G20, debbono dare seguito agli
indirizzi varati dal Board della stabilità. Il G8 aquilano, che dovrebbe essere
senz'altro allargato almeno ai principali Stati del G20 che non fanno parte del
primo raggruppamento, potrà conservare il suo ruolo e rispondere alle iniziali
aspettative se, da un lato, metterà all'ordine del giorno la soluzione dei
problemi applicativi sorti dopo le precedenti riunioni internazionali.
Dall'altro, se sarà in grado di affrontare con capacità propositiva concreta i
principali temi della governance internazionale: innanzitutto, la riforma del
Fmi e della Banca Mondiale. Come più volte è stato ricordato, di questa
rivisitazione si parla ormai quasi da un decennio, senza che siano stati fatti
passi avanti significativi. Il Fondo dovrebbe divenire un organo, da un lato,
di sorveglianza finanziaria internazionale (in coordinamento con le funzioni prevalentemente
propositive del Financial stability board) esercitando compiti di «centrale di
allerta» nei confronti dei rischi di crisi finanziarie. Dall'altro, dovrebbe rappresentare un organo di
monitoraggio (e, per quanto possibile, di regolazione) della liquidità
internazionale in funzione di un ruolo, non certo per l'oggi, di Banca
centrale mondiale. Coerentemente, andrebbero riviste quelle funzioni della
Banca Mondiale che non si concentrano negli interventi e negli aiuti ai Paesi
poveri o sottosviluppati. Del resto, nelle riunioni di Washington si è potuto
osservare che una non calibrata divisione di compiti tra Fmi e Banca Mondiale
può nuocere all'organicità dell'analisi e della proposta, dal momento che solo
nell'ultima giornata di incontri si è potuto affrontare il tema degli effetti
della crisi finanziaria nei confronti dei suddetti
Paesi, come se potesse veramente essere una «sezione» a parte. Comunque,
dovrebbe essere abbastanza condiviso che, senza l'individuazione e il
rafforzamento degli organi di controllo, la discussione sul legal standard
rischia di non fare significativi progressi. Insomma, il prossimo G8 dovrà
dimostrare di essere capace di affrontare concretissime questioni di
regolazione, ma anche di avere l'ambizione non di promuovere una utopistica
nuova Bretton Woods, bensì di giungere a soluzioni chiare e largamente
condivise su una nuova governance finanziaria
mondiale. Si sa che, ovviamente, lo svolgimento dei lavori di questi organismi
avviene ben prima della loro formale riunione. Dunque, è l'attività
preparatoria, sono gli incontri internazionali propedeutici, probabilmente in
corso da qualche tempo, a dover essere la cartina di tornasole della riuscita
della riunione. Deludere le aspettative sarebbe grave. Se ci fosse questo
rischio, tanto varrebbe ridimensionare il profilo della riunione. Soprattutto
perché, con la decisione di trasferirne la sede a L'Aquila, si accresce l'esigenza
che si realizzi un compito di risonanza internazionale; un lavoro non di mera
vetrina, ma che illustri il Paese e fissi all'estero l'immagine de L'Aquila
come quella di una città, martoriata dal terremoto, con la cui ricostruzione si
intreccia un evento di grande rilievo come la risposta alla crisi
con l'affermazione di elementi di un nuovo ordine monetario, che resteranno nel
futuro della finanza globale. La novità del G8 non può essere solo quella, pur
significativa e apprezzabile, dello spostamento nella nuova sede. Se si ha
l'ambizione di compiere qualcosa aere perennius, allora occorre operare di
conseguenza.
(sezione: crisi)
(
da "Resto del Carlino,
Il (Bologna)" del 01-05-2009)
Argomenti: Crisi
ECONOMIA
E FINANZA pag. 25 «Intesa farà un utile robusto Contiamo di ridare il
dividendo» Passera: siamo sereni, abbiamo fieno in cascina. Titolo a +5,98%
MILANO Il 2009 sarà un anno molto complesso, la crisi finanziaria non è ancora finita,
ma Intesa Sanpaolo guarda con «serenità» al futuro, ha un patrimonio coerente
con il profilo di rischio, prevede di realizzare un utile «robusto» seppure
inferiore a quello del 2008 (oltre 2,5 miliardi) e pensa di tornare a distribuire
il dividendo agli azionisti rimasti senza quest'anno tranne quelli di
risparmio (0,026 euro a titolo). E' un Corrado Passera fiducioso quello che ha
guidato ieri l'assemblea degli azionisti chiamata a Torino ad approvare il
bilancio 2008. Del resto, oltre alla promozione della Borsa (più 5,98% a
2,4375, miglior titolo dello S&P Mib) ha anche incassato, insieme con tutto
il management, i complimenti dei presidenti del consiglio di sorveglianza,
Giovanni Bazoli e del consiglio di gestione, Enrico Salza «per avere
significativamente rafforzato, in un esercizio connotato da un difficilissimo
contesto di mercato, il posizionamento del gruppo». DUNQUE PER IL 2009, ha spiegato l'ad,
Intesa conta di tornare a distribuire il dividendo dopo la pausa «anticrisi» dell'esercizio 2008 anche se «è troppo presto per
prendere un impegno su dimensioni e quantità». Comunque la banca, che «ha messo
fiena in cascina perché non si sa quanto durerà l'inverno» è «determinata ad
attraversare la crisi e uscirne ulteriomente rafforzata»».
Nonostante il calo fortissimo dei tassi di mercato stia portando a una
riduzione importante del margine di interese, la redditività si mantiene solida
e «se non avessimo fatto il lavoro che abbiamo fatto negli ultimi anni ha detto
Passera non potremmo guardare con relativa serenità alla situazione attuale».
Un anno ancora complicato nel quale si avrà «il picco delle perdite sui
crediti» confermate dal peggioramento della qualità del credito nei primi due
mesi. Comunque, grazie alla forte liquidità, Intesa Sanpaolo resta una banca al
servizio del paese (dalle pmi alle grandi aziende come Fiat, Telecom, Alitalia)
e utilizzerà i Tremonti bond (il modo più interessante per raccogliere capitale
sul mercato in questo momento) nello «stretto tempo della crisi».
E quando si sarà toccato il fondo e si avranno previsioni macroeconomiche più
stabili sarà presentato il nuovo piano triennale, probabilmente dopo l'estate.
Comunque, pur continuando ad agire sui costi, non ci saranno altre riduzioni di
personale. L'ASSEMBLEA, infine, è stata anche il momento per fare il punto
sull'assetto azionario dalla riduzione al 2,5% della quota della Carlo Tassara
di Zaleski al recente accordo di consultazione tra Generali e Credit Agricole.
Accordo di cui «si potrà valutare la portata solo quando verrà pubblicato» ha
commentato Bazoli che si è detto «assolutamente tranquillo». Mentre secondo
Passera adesso esiste «il dovere di comprare il 50% di Intesa Vita che è in
mano a Generali» e rimettere ordine nella bancassicurazione. E proprio ieri il
presidente della banca francese Renè Carron ha ribadito che il patto di
consultazione con Trieste per la quota (10,89%) di Intesa che complessivamente
detengono Agricole e Generali è un segnale di fiducia e non di ostilità.
L'obiettivo del resto è quello di «svolgere il nostro ruolo di azionisti
significativi» per valorizzare una partecipazione che, visti gli attuali corsi
borsistici, non può essere dismessa. Achille Perego
(
da "Resto del Carlino,
Il (Bologna)" del 01-05-2009)
Argomenti: Crisi
ECONOMIA
E FINANZA pag. 27 La Cassa di Ravenna aumenta il capitale CONTI L'ASSEMBLEA DEI
SOCI HA APPROVATO IL BILANCIO DEL 2008 RAVENNA L'ASSEMBLEA della Cassa di
Risparmio di Ravenna ha approvato ieri, in sede straordinaria, la proposta di
aumento del capitale sociale (gratuito per gli azionisti) da 151.372.000 a
174.660.000 euro mediante aumento del valore nominale unitario delle azioni da 5,20 a 6 euro. In sede
ordinaria l'assemblea della Cassa ha approvato il bilancio di esercizio al 31
dicembre 2008 con la conferma del dividendo record dello scorso anno di 66
centesimi di euro in contanti. A conclusione della relazione all'assemblea
della Cassa, a nome del Consiglio di amministrazione, il Presidente Antonio Patuelli ha affermato che le dimensioni e gli effetti della crisi finanziaria in atto hanno posto
prepotentemente in evidenza la necessità di una adeguata patrimonializzazione
delle banche. «Con lungimiranza ha dichiarato Patuelli da anni il Gruppo Cassa,
già tradizionalmente solido, ha attuato a supporto delle proprie strategie di
sviluppo un programma di rafforzamento patrimoniale. Tali operazioni
fanno sì che i coefficienti patrimoniali della Cassa siano ben superiori a
quelli normativamente previsti. Tale circostanza ci consente di far fronte
autonomamente a eventuali ulteriori occasioni di sviluppo e di assicurare alla
clientela un adeguato supporto al fabbisogno finanziario necessario anche per
affrontare l'attuale imprevista sfida dovuta al rallentamento economico».
(sezione: crisi)
(
da "Nazione, La
(Firenze)" del 01-05-2009)
Pubblicato anche in: (Giorno,
Il (Milano))
Argomenti: Crisi
ECONOMIA
& FINANZA pag. 25 «Intesa farà un utile robusto Contiamo di ridare il
dividendo» Passera: siamo sereni, abbiamo fieno in cascina. Titolo a +5,98%
MILANO Il 2009 sarà un anno molto complesso, la crisi finanziaria non è ancora finita,
ma Intesa Sanpaolo guarda con «serenità» al futuro, ha un patrimonio coerente
con il profilo di rischio, prevede di realizzare un utile «robusto» seppure
inferiore a quello del 2008 (oltre 2,5 miliardi) e pensa di tornare a
distribuire il dividendo agli azionisti rimasti senza quest'anno tranne
quelli di risparmio (0,026 euro a titolo). E' un Corrado Passera fiducioso
quello che ha guidato ieri l'assemblea degli azionisti chiamata a Torino ad
approvare il bilancio 2008. Del resto, oltre alla promozione della Borsa (più
5,98% a 2,4375, miglior titolo dello S&P Mib) ha anche incassato, insieme
con tutto il management, i complimenti dei presidenti del consiglio di
sorveglianza, Giovanni Bazoli e del consiglio di gestione, Enrico Salza «per
avere significativamente rafforzato, in un esercizio connotato da un
difficilissimo contesto di mercato, il posizionamento del gruppo». DUNQUE PER
IL 2009, ha
spiegato l'ad, Intesa conta di tornare a distribuire il dividendo dopo la pausa
«anticrisi» dell'esercizio 2008 anche se «è troppo
presto per prendere un impegno su dimensioni e quantità». Comunque la banca,
che «ha messo fiena in cascina perché non si sa quanto durerà l'inverno» è
«determinata ad attraversare la crisi e uscirne
ulteriomente rafforzata»». Nonostante il calo fortissimo dei tassi di mercato
stia portando a una riduzione importante del margine di interese, la
redditività si mantiene solida e «se non avessimo fatto il lavoro che abbiamo
fatto negli ultimi anni ha detto Passera non potremmo guardare con relativa
serenità alla situazione attuale». Un anno ancora complicato nel quale si avrà
«il picco delle perdite sui crediti» confermate dal peggioramento della qualità
del credito nei primi due mesi. Comunque, grazie alla forte liquidità, Intesa
Sanpaolo resta una banca al servizio del paese (dalle pmi alle grandi aziende
come Fiat, Telecom, Alitalia) e utilizzerà i Tremonti bond (il modo più
interessante per raccogliere capitale sul mercato in questo momento) nello
«stretto tempo della crisi». E quando si sarà toccato
il fondo e si avranno previsioni macroeconomiche più stabili sarà presentato il
nuovo piano triennale, probabilmente dopo l'estate. Comunque, pur continuando
ad agire sui costi, non ci saranno altre riduzioni di personale. L'ASSEMBLEA,
infine, è stata anche il momento per fare il punto sull'assetto azionario dalla
riduzione al 2,5% della quota della Carlo Tassara di Zaleski al recente accordo
di consultazione tra Generali e Credit Agricole. Accordo di cui «si potrà
valutare la portata solo quando verrà pubblicato» ha commentato Bazoli che si è
detto «assolutamente tranquillo». Mentre secondo Passera adesso esiste «il
dovere di comprare il 50% di Intesa Vita che è in mano a Generali» e rimettere
ordine nella bancassicurazione. E proprio ieri il presidente della banca
francese Renè Carron ha ribadito che il patto di consultazione con Trieste per
la quota (10,89%) di Intesa che complessivamente detengono Agricole e Generali
è un segnale di fiducia e non di ostilità. L'obiettivo del resto è quello di
«svolgere il nostro ruolo di azionisti significativi» per valorizzare una
partecipazione che, visti gli attuali corsi borsistici, non può essere
dismessa. Achille Perego
(
da "Resto del Carlino,
Il (Bologna)" del 01-05-2009)
Argomenti: Crisi
BREVI DI
ECONOMIA pag. 28 Opa su Italease: i piccoli soci chiedono di più ASSEMBLEA LA
MINORANZA RITIENE BASSA L'OFFERTA DI 1,5 EURO DEL BANCO POPOLARE MILANO
Assemblea molto calda per Banca Italease, passata dal rischio di fallimento
all'attuale Opa annunciata dal principale azionista, il Banco Popolare. Le poco
velate accuse di incompetenza e le domande per chiarimenti al presidente, Lino
Benassi, e all'ad, Massimo Mazzega (nella foto Prisma), sono numerose, compresa
una chiara richiesta di scuse per la gestione della banca. «Non ritengo di
dovere chiedere scusa perché ho la coscienza a posto», replica per primo
Benassi. Sulla stessa lunghezza d'onda la risposta di Mazzega, che aggiunge: «Negli anni passati è stata fatta una smodata crescita nel leasing
immobiliare, ma nella crisi finanziaria peggiore dagli anni 30
a oggi siamo riusciti a sopravvivere». La richiesta
principale dei piccoli azionisti, che a questo proposito hanno annunciato la
costituzione di un apposito comitato, è quella di alzare di molto il prezzo
dell'Opa (1,5 euro per azione). IN OGNI CASO, dopo diverse ore di lunga
e via via più pacata discussione, l'assemblea approva il bilancio 2008, chiuso
con una perdita di un miliardo e 94 milioni. Il rosso' è determinato
prevalentemente da 847 milioni di rettifiche su crediti deteriorati, dalla
svalutazione di avviamenti per 248 milioni e dalla cancellazione di benefici
fiscali. In particolare, sostiene Italease, il deterioramento del portafoglio
crediti è caratterizzato da grandi esposizioni su operazioni perfezionate
durante la gestione dell'ex amministratore delegato, Massimo Faenza.
(
da "Manifesto, Il"
del 01-05-2009)
Argomenti: Crisi
COMMENTO
I pavoni del G-20 Immanuel Wallerstein Quasi tutti hanno preso troppo sul serio
il meeting del G-20 che si è tenuto a Londra lo scorso 2 aprile. Esperti e
commentatori l'hanno analizzato come se gli stati partecipanti lo avessero
pensato per modificare in qualche modo le loro politiche. In realtà tutti
coloro che ci sono andati già sapevano che il meeting non avrebbe prodotto
alcun cambiamento significativo e che le poche, piccole novità introdotte
potevano tranquillamente essere decise anche senza quel meeting. CONTINUA |
PAGINA 12 Scopo del G-20 - per gli Usa, per la Francia e la Germania, per la
Cina - era dimostrare all'opinione pubblica nazionale che questi paesi stanno
«facendo qualcosa» riguardo alla disastrosa situazione economica mondiale, quando
in realtà non stanno facendo niente di significativo per salvare la nave che
affonda. Il meeting era forse importante soprattutto per il Presidente Obama,
che partecipando ha voluto dimostrare tre cose: che gode di popolarità in tutto
il mondo, che il suo stile diplomatico è radicalmente diverso da quello di
Gorge W. Bush, e che le due cose insieme fanno la differenza. Obama ha
certamente dimostrato le prime due cose. È stato acclamato dalle folle ovunque
si trovasse - a Londra, Parigi e Strasburgo, in Germania, a Praga e in Turchia
- nonché dai soldati americani in Iraq. E così anche Michelle Obama. E lo stile
diplomatico adottato dal presidente Usa è certamente diverso. Tutti i suoi
interlocutori hanno riferito che Obama li ha presi sul serio, li ha ascoltati
con attenzione, ha ammesso gli errori e i limiti degli Stati uniti in passato,
ed è apparso aperto a soluzioni di compromesso nelle dispute diplomatiche - non
i comportamenti che avrebbero potuto rimproverare a George W. Bush. Ma tutto
questo ha prodotto qualche differenza per il raggiungimento degli obiettivi
diplomatici degli Usa? È difficile vederla in questo modo. La diatriba su come
rilanciare l'economia mondiale, tra l'approccio Usa - sostenuto dalla Gran
Bretagna e dal Giappone - da una parte (più «stimolo»), e l'approccio
franco-tedesco dall'altra (più «regolazione» internazionale delle istituzioni
finanziarie), non è stata minimanente risolta. A prescindere dal merito dei due
argomenti, entrambe le parti sono rimaste sulle proprie posizioni, e il
comunicato ha nascosto le differenze. È vero che il gruppo del G-20 ha deciso di mettere
insieme un pacchetto di millecento miliardi di dollari da destinare al Fmi per
l'emissione dei cosiddetti «diritti speciali di prelievo» nell'ambito di un
«piano globale per la ripresa le cui dimensioni sono senza precedenti». Ma,
come molti commentatori hanno osservato, le dimensioni della manovra sono molto
più piccole di quanto non si lasci intendere. Prima di tutto, una parte di
questo denaro non è nuovo. In secondo luogo, si tratta di financing e non
necessariamente di spesa. In terzo luogo, il 60% dei diritti speciali di
prelievo andrà agli Usa, all'Europa e alla Cina, che non ne hanno bisogno.
Infine, 1.100 miliardi di dollari non sono poi così tanti, se raffrontati ai
5mila miliardi già previsti dai piani di stimolo economico in tutto il globo. Tutti si sono espressi contro il protezionismo e hanno proposto di fare qualcosa, ma senza adottare misure
concrete. Inoltre sono in gioco tre diversi tipi di protezionismo. Il primo attiene alla protezione delle industrie nazionali,
cosa che praticamente tutti i membri del G-20 stanno già facendo e che con ogni
probabilità continueranno a fare. Il secondo attiene alla
regolamentazione degli hedge funds e delle agenzie di rating. I cinesi plaudono
a quest'idea, mentre gli Usa e l'Europa occidentale sono esitanti. Il terzo
attiene alla regolamentazione dei paradisi fiscali. Gli europei stanno
spingendo in tal senso, i cinesi sono molto freddi a riguardo, e gli Usa si collocano
nel mezzo. A Londra non è cambiato nulla. I francesi e i tedeschi hanno usato
il vertice di Londra - così è sembrato - più per dimostrare che anche con Obama
continueranno a rifiutare gli impegni geopolitici che avevano già rifiutato con
Bush. Il giornale tedesco Der Spiegel ha espresso un giudizio aspro. La causa
del disastro finanziario, ha scritto, è che George W. Bush è stato un
«coltivatore di oppio» che ha «inondato il mondo intero ... creando una
crescita artificiosa e causando una bolla speculativa...». Ancor peggio, «il
cambio di governo a Washington non ha prodotto un ritorno all'auto-moderazione
e alla solidità. Al contrario, ha portato a una ulteriore dissipazione». La sua
conclusione: «La cancelliera Merkel ha ragione. È possibilissimo che
l'Occidente si stia auto-somministrando una overdose fatale». In campo
geopolitico, l'atteggiamento della Francia e della Germania nei confronti
dell'Aghanistan è immutato: sostegno verbale agli obiettivi Usa, ma niente più
truppe. Sono disposte ad accogliere i prigionieri rilasciati da Guantanamo? La
Germania continua a dire: assolutamente no. La Francia, magnanimamente, ha
accettato di accoglierne uno - sì, uno. Obama ha tenuto un importante discorso
a Praga, rilanciando il disarmo nucleare: presumibilmente un grande cambiamento
rispetto alla posizione di Bush. Il giornale francese conservatore Le Figaro
riferisce che gli ambienti diplomatici interni al circolo ristretto di Sarkozy
hanno dato una lettura del discorso molto «caustica». Solo pubbliche relazioni,
hanno detto, per mascherare il fatto che i negoziati tra Usa e Russia su questa
questione non stanno andando da nessuna parte. Inoltre la Francia non è
disposta a prendere lezioni di morale dagli americani. Questo, per quanto
riguarda il nuovo stile diplomatico che dovrebbe appagare l'Europa occidentale.
Con l'Europa orientale non sembra che le cose abbiano funzionato molto meglio.
Il primo ministro della Repubblica Ceca, Mirek Topolanek, ha definito le
proposte di stimolo economico di Obama «una strada per l'inferno». Il discorso
di Obama al parlamento turco gli è valso grandi applausi da tutte le fazioni
(eccetto la destra protofascista) per il suo atteggiamento concreto e sfumato
sulle questioni turche. Ma gli osservatori hanno notato che sulle questioni
mediorientali il linguaggio era tradizionalista e vago. Quello che la Cina
sembrava volere dal G-20, era il fatto stesso che il G-20 si facesse: voleva
essere inclusa nel circolo ristretto dei decisori mondiali. Il G-20 serviva a
esibire questa nuova realtà. Decidendo di riunirsi ancora, il G-20 ha confermato il posto
della Cina. Il G-8 si riunirà mai di nuovo? Detto questo, la Cina ha mostrato
in molti modi le sue riserve riguardo alle decisioni prese. Ha contribuito in
misura irrisoria al nuovo pacchetto per il Fondo monetario internazionale. Dopo
tutto, non ha ottenuto garanzie che la governance dell'Fmi sarà realmente
riformata, cosa questa che potrebbe farle avere un ruolo adeguato. In sintesi,
possiamo dire che gli attori principali si sono pavoneggiati sulla scena
mondiale. Hanno mai avuto intenzione di fare qualcosa di più? Probabilmente no.
La crisi economica mondiale continua a procedere per la sua strada, come se il
G-20 non ci fosse mai stato. * Con questo articolo avviamo una collaborazione
con Immanuel Wallerstein: ogni quindici giorni ne pubblicheremo i commenti
visibili anche sul sito del Fernand Braduel Center for the Study of Economics,
Historical Systems and Civilizations, Binghamton University, New York.
(Copyright Immanuel Wallerstein, distribuito da Agence Global- Traduzione
Marina Impallomeni)
(
da "Eco di Bergamo, L'"
del 01-05-2009)
Argomenti: Crisi
Crisi,
Franceschini: il premier si vergogni --> «Dopo avere negato la recessione
ora dice che è alle spalle» Il Cavaliere: più fiducia nell'aggredire il mercato
estero Venerdì 01 Maggio 2009 GENERALI, pagina 4 e-mail print Mentre il premier
Silvio Berlusconi ribadisce che «l'Italia uscirà dalla crisi
prima e meglio» degli altri Paesi, il leader del Pd Dario Franceschini torna ad
attaccarlo su questo terreno: «Ci sono tutte le condizioni per uscire da questa
crisi - spiega Franceschini -. Crisi che c'è ancora.
Ma in Italia c'è un'anomalia: mentre in tutti i Paesi i capi di governo hanno
onestamente messo in campo la durezza della crisi
perché l'opinione pubblica ne fosse consapevole e ciascuno facesse la propria
parte, da noi la linea del premier e del ministro Tremonti è stata di negare e
nascondere la crisi». Il segretario del Pd è
intervenuto ieri a Prato nel corso dell'incontro con i lavoratori all'interno
dello stabilimento tessile «Belli», prima tappa della sua giornata in Toscana.
«Poi d'improvviso - ha aggiunto Franceschini - hanno detto che la crisi è superata. È una cosa surreale ed è una vergogna che
una classe dirigente, dopo averla negata, dica che la crisi
è alle spalle». Franceschini non ha poi voluto commentare la questione veline:
«Non chiedetemi delle veline... Berlusconi offre molte occasioni di distrazione
e di svago. Ma l'Italia non è un giornale di gossip, né il Grande Fratello, né
Dinasty. L'Italia è un Paese di persone che vogliono uscire dalla crisi, crisi che c'è ancora, che
durerà del tempo. Ma gli italiani sono gente responsabile, che nei momenti di
difficoltà sa rimboccarsi le maniche, e se lavoreremo come in una comunità in
cui ognuno fa la propria parte, se non metteremo le imprese contro i
lavoratori, ma se sentiremo di avere una missione, usciremo dalla crisi prima degli altri Paesi». L'intervento del premier
Intanto Berlusconi ieri ha ribadito che per uscire prima e meglio dalla crisi occorre anche avere «maggiore fiducia nella
possibilità di aggredire i mercati stranieri». Il presidente del Consiglio
Silvio Berlusconi, nel giorno dell'accordo fra Fiat e Chrysler, non cita
direttamente i due colossi automobilistici ma, parlando davanti alla platea
degli agricoltori della Coldiretti, sottolinea che l'apertura verso l'estero è un
ingrediente fondamentale per lasciarsi alle spalle le difficoltà economiche di
questi mesi. Difficoltà che rischiano di essere acuite dalla nuova influenza
che arriva dal Messico e che, a causa dell'effetto domino, mette sotto scacco
anche gli allevatori. Per rassicurare i consumatori ecco allora che Berlusconi
raccoglie la «sfida» degli agricoltori e davanti alle telecamere mangia un
pezzetto di mortadella. «Buono, davvero buono», mima con i gesti il Cavaliere,
che per l'occasione si improvvisa anche cameriere e serve alla platea salame e
prosciutto su un vassoio d'argento. La forza del made in Italy Il made in Italy
non si deve arrendere e anzi deve andare «a bussare alle porte» dei Paesi
stranieri, insiste dunque il presidente del Consiglio. Soprattutto «di quelli
dell'Est - dice - dalla Federazione russa all'India e alla Cina». Lì gli
italiani possono stare sicuri di trovare «interesse, simpatia e in molti casi
anche amore», assicura il premier. Il governo da parte sua è «orgoglioso di
aver mantenuto» gli impegni e promette di fare altrettanto nel prossimo futuro.
Perché, dice ancora una volta il premier, «la gente non ne può più delle
chiacchiere, vuole i fatti. E noi continuiamo a voler fare i fatti». Un
esempio? L'intervento «tempestivo» in Abruzzo, quello «incisivo» per risolvere
l'emergenza rifiuti. Simbolo di questa battaglia e, soprattutto, della vittoria
è l'apertura del termovalorizzatore di Acerra: «Abbiamo utilizzato l'esercito e
continueremo a usarlo per garantire la legalità in Italia. Sempre». Regina
degli esempi è però, secondo Berlusconi, l'azione del governo di fronte alla crisi: «Il fatto che il nostro governo è intervenuto prima
degli altri è un vanto e deve essere orgoglio di tutti». A favore dell'Italia
non finisce solo il paragone con i Paesi europei, ma anche quello con
l'America: «Negli Stati Uniti chi perde il posto di lavoro si trova nella
disperazione. Noi abbiamo la fortuna di avere famiglie risparmiatrici, così
come abbiamo - sottolinea - un sistema bancario solido». Ed è proprio alle
banche, però, che il premier rinnova l'appello: è bene, dice, che continuino a
fare il «loro mestiere dando a chi lavora ciò che è necessario per spostare
avanti la loro attività». Obiettivo fondamentale, perché «la vera ricchezza - è
la convinzione di Berlusconi - non si fa con la finanza, ma con il lavoro e il
sudore della fronte». La stabilità finanziaria
Intanto, ieri si è riunito il «Comitato per la salvaguardia della stabilità finanziaria» per esaminare gli sviluppi più recenti delle
tensioni sui mercati finanziari internazionali e nazionali. Alla riunione,
presieduta dal ministro Giulio Tremonti, hanno partecipato il direttore
generale della Banca d'Italia, Fabrizio Saccomanni, il direttore generale del
Tesoro, Vittorio Grilli, i presidenti dell'Isvap Giancarlo Giannini, della
Consob, Lamberto Cardia. «La Banca d'Italia - è scritto in una nota del
ministero dell'Economia - ha evidenziato l'esigenza di mantenere sotto attento
monitoraggio la qualità del credito, in un quadro congiunturale non favorevole».
Le autorità di vigilanza hanno riferito al Comitato in relazione all'evoluzione
della crisi finanziaria e hanno confermato la
sostanziale solidità del sistema finanziario italiano. 01/05/2009
nascosto-->
(
da "Sole 24 Ore, Il
(Nord Est)" del 01-05-2009)
Argomenti: Crisi
Nord-Est
sezione: EST data: 2009-04-29 - pag: 4 autore: In pensione oltre 91mila veneti
Dal 2010 per i lavoratori che cessano l'attività trattamenti ridotti del 6-8% A
CURA DI Davide Buzzo Per buona parte degli oltre 90mila lavoratori veneti (di
cui il 26% veneziani) che andranno in pensione nel 2010 con il sistema
contributivo o misto si prepara una sorpresa amara: una rendita decisamente
ridotta rispetto a chi ha cessato il lavoro un anno prima. Il motivo è la quasi
certa riduzione dei coefficienti di trasformazione delle pensioni. Un problema
che vale per tutti i lavoratori italiani, ma che per il Veneto è possibile
quantificare e vedere come si distribuisce sul territorio.Il Centro Studi
Tagliacarne, elaborando dati Unioncamere, ipotizza infatti che nel 2008
dovrebbero essere stati 91.770 – i dati non sono ancora definitivi – i veneti
andati in pensione. Nel 2010 il dato non si dovrebbe discostare da quello
indicato anche se, a causa delladifficile congiuntura economica, il totale
potrebbe salire per un'uscita anticipata di molti lavoratori. Ovviamente il
peggiore trattamento varrà anche per coloro che andranno in pensione nel 2011 e
negli anni seguenti. Ma vediamo l'impatto sul territorio. Come si vede nella
tabella a lato, dovrebbero uscire nel 2010 dal mercato (ipotesi basate su fonte
Istat, dati 2008) oltre 23mila veneziani, quasi 20mila veronesi, 14mila
padovani, 13mila trevigiani e vicentini, 5mila bellunesi e quasi 4mila
rodigini. La crisi finanziaria in atto riducendo le risorse a disposizione dello Stato ( meno
entrate a causa del calo del Pil e più spese per sostenere l'economia) indurrà
presumibilmente il Governo ad accelerare la riforma delle pensioni per tentare
di dare maggiore equilibrio ai conti. Ma un primo passo è già stato
fatto,con l'ormai certo graduale innalzamento a 65 anni dell'età pensionabile
delle donne attive nel pubblico impiego. Il maggiore risparmio atteso riguarda,
come si è detto, la riduzione dei coefficienti di trasformazione delle
pensioni. Ciò comporterà un calo delle prestazioni dei futuri pensionati (a
partire dal 2010 per coloro il cui calcolo della pensione avviene con sistema
contributivo o misto) compreso tra il 6,38% e l'8,41% su base annuale. Basta
analizzare come si calcola la pensione di un lavoratore dipendente per chiarire
quale sarà l'impatto dei nuovi coefficienti. Ogni anno, l'ente previdenziale accantona
in un conto intestato al lavoratore stesso un contributo pari al 33% della
retribuzione imponibile. Quindi, per fare un esempio, per un lavoratore che
abbia una retribuzione imponibile pari a 25mila euro annui l'accantonamento
sarà di 8.250 euro (25.000 x 33% = 8.250). Questo importo, e quelli successivi
accantonati fino alla data del pensionamento, vengono ogni anno rivalutati
dall'ente (Inps) in base alla variazione del Pil del quinquennio. Nell'esempio
abbiamo ipotizzato che la retribuzione imponibile salga al tasso del 2% annuo
per tutti i 40 anni di lavoro (frutto di rinnovi contrattuali) e che il Pil
salga sempre linearmente dell'1,50% per anno (che è la media degli ultimi 10
anni). Se ne ricava che dopo 40 anni l'Inps avrà accantonato per il lavoratore
dipendente del caso 498.316 euro, che sono tuttavia stati rivalutati a 650.135
euro. A questo punto entrano in gioco i nuovi coefficienti di trasformazione
della pensione. Infatti, per calcolare le pensione annua il montante
contributivo (650.135 euro) va moltiplicato per un coefficiente che, oggi, per
un lavoratore di 65 anni è pari a 6,136 per cento. Quindi il nostro lavoratore
andrebbe in pensione con un assegno annuale pari a 39.832 euro (650.135 x
6,136% = 39.832). Ma, poiché il coefficiente passerà nel 2010 a 5,62%, l'assegno sarà
rivisto al ribasso di 3.294 euro (infatti 650.135 X 5,62% = 36.538). Questa è
l'ipotesidi maggiore penalizzazione (ovvero con una pensione ridotta di oltre
l'8%, ma anche contenendo i danni –lavoratore 57enne,calo della pensione pari
al 6,38%- i conti sono presto fatti, e l'informazione sul punto appare
decisamente carente. © RIPRODUZIONE RISERVATA
(
da "Sole 24 Ore, Il
(Sud)" del 01-05-2009)
Argomenti: Crisi
Sud
sezione: PRIMO PIANO data: 2009-04-29 - pag: 3 autore: MATERA Prima nel
Meridione per procedure autorizzate MATERA Tra le eccellenze italiane
localizzate sul territorio meridionale gode di un prestigio universalmente
riconosciuto. Ma il suo stato di salute dipende soprattutto dalla domanda
estera che purtroppo, da più di un anno a questa parte, appare ridimensionata.
Momento di grande difficoltà per l'industria del mobile imbottito e, di
conseguenza, per il polo produttivo di Matera: la provincia lucana, da gennaioa
marzo 2009, è la prima del Sud per ore medie di cassa integrazione concesse per
dipendente del manifatturiero. In pratica ciascun lavoratore del comparto ha
beneficiato di 28,1 ore di ammortizzatori sociali, performance che vale la
quinta piazza a livello nazionale. Misure per certi versi estreme che sono
occorse, secondo il direttore di Confindustria Basilicata Giuseppe Carriero,
«per ridurre l'impatto sociale di una crisi acuta che
meritava e merita attenzione istituzionale, per evitare un vero e proprio
tracollo del locale sistema manifatturiero». Il cosiddetto distretto del
salotto, localizzato proprio tra Basilicata e Puglia, da più di un anno ha
dovuto fare i conti con il calo della domanda estera, in particolare americana.
In principio fu l'euro fortea frenare le commesse degli acquirenti di
oltreoceano ma si può dire che, con gli effetti della crisi finanziaria internazionale, il
momento di grande difficoltà del polo produttivo lucano siè acuito oltre
misura. Se Matera soffre, non si può dire che Potenza stia molto meglio: è
infatti seconda al Sud e ottava in Italia per le ore medie mensili di cassa
integrazione concesse per dipendente: siamo a quota 24,5. Dinamiche in
larga parte determinate dalla crisi del mercato
automobilistico che si fa sentire nello stabilimento Fiat di Melfie
nell'articolatissimo indotto che gli gravita intorno. Un momento triste,
insomma, per l'economia della regione meridionale. «La Confindustria lucana-
conclude Carriero- sta sostenendo da tempo, in ogni sede, che la crisi della Basilicata va affrontata con mezzi
straordinari,all'insegna di una strategia in grado di sostenere quei processi
economicie produttivi che rappresentano la base sulla quale costruire un
sistema equilibrato». © RIPRODUZIONE RISERVATA
(
da "Nuova Ferrara, La"
del 01-05-2009)
Argomenti: Crisi
«Carice
deve aprirsi ai soci» Piccoli azionisti all'attacco Il calo dell'utile ha
lasciato perplessi gli Amici della Cassa CENTO. Un bilancio da dieta, quello
presentato l'altro pomeriggio dai vertici della Cassa di Risparmio di Cento
agli azionisti: -40% l'utile netto, -44% il dividendo. Non sorprendono dunque
gli interventi piuttosto freddi da parte dei soci, in particolare
dell'associazione Amici della Cassa, la più grande a livello regionale con 300
soci su 6.000 in
totale, pari al 4,4% di azioni detenute. «Prendiamo atto delle risultanze di
bilancio 2008 - ha detto il presidente Francesco Lorenzoni - L'associazione
auspica che il bilancio 2009 possa essere migliore e formula a tutti gli attori
sociali ed a tutto il personale della banca gli auguri di buon lavoro nell'anno
del centocinquantesimo». A titolo personale, poi, il vicepresidente Marco
Mattarelli ha toccato alcuni punti rilevanti del bilancio 2008, come la
consistenza del free capital e la redditività industriale. Mattarelli ha
concluso evocando la collaborazione con i piccoli azionisti anche in funzione
del difficile 2009 che si sta vivendo. «Ignorare sistematicamente in assemblea
l'apporto dei piccoli azionisti è e sarà dannoso per la società. La crisi finanziaria - ha detto il vicepresidente - ha sfatato la credibilità dei
banchieri e nessuno ha più la ricetta per uscire dalla crisi, sarà necessario l'apporto di
tutti gli attori sociali e in particolare di coloro, come i piccoli azionisti,
che sono tanti e sempre meno silenziosi». Le antenne dei piccoli
azionisti sono già ben dritte sulle novità nello Statuto attese per giugno,
all'assemblea straordinaria chiamata proprio a modificare alcuni articoli in
direzione di una maggiore rappresentatività ai soci. E' quindi chiaro che
l'atteggiamento futuro degli Amici della Cassa di Cento dipenderà molto dal
grado di apertura del nuovo Statuto, che dovrà peraltro recepire precise
indicazioni di carattere nazionale.
(
da "Sole 24 Ore, Il"
del 01-05-2009)
Argomenti: Crisi
Il
Sole-24 Ore sezione: COMMENTI E INCHIESTE data: 2009-05-01 - pag: 14 autore:
Correggere il capitalismo si può di Giangiacomo Nardozzi C on la crisi siamo
tornati a interrogarci su come correggere il capitalismo, con l'esperienza
vissuta dei suoi gravi difetti ma anche del fatto che non vi è alternativa
migliore. Una questione che fu al centro del pensiero di Keynes. Tuttavia
dimenticata dopo gli sviluppi della teoria economica che, nei decenni più
recenti, hanno riportato in auge la visione contro cui il grande economista - e
opinionista - si batté con forza. Si tratta della visione appagante di un
sistema economico che, in quanto espressione di liberi mercati,
è tendenzialmente stabile, salvo shock ad esso non imputabili. Per troppo tempo
si è creduto che questa teoria fosse confermata dalla realtà. Dopo il disordine
degli anni 70 del seco-lo scorso, con l'ordine nuovo –ma in effetti
pre-keynesiano - imboccato pressoché contemporaneamente nell'America di Ronald
Reagan e nella Gran Bretagna di Margaret Thatcher, adottato poi nell'Europa
dell'euro e nei Paesi emergenti, si è assistito alla cosiddetta "Grande
Moderazione": minore frequenza, intensità e durata delle recessioni,
inflazione ridotta e sotto controllo. Certo, le crisi finanziarie
erano intanto divenute più frequenti, ma venivano viste, appunto, come effetti
di shock, di cattive politiche. La Grande Moderazione ha finito però per
tramutarsi in una nuova Grande Crisi, scatenata dalla finanza. Nel lungo
periodo il sistema non si è dimostrato stabile come si pensava e ha creato il
disastro dal quale non siamo ancora usciti. Per porvi riparo, si è
disseppellito alla grande il Keynes del deficit pubblico per compensare il
crollo della domanda privata. La crisi delle banche- o meglio di un sistema
bancario parallelo e occulto- ha costretto intanto quelle centrali a iniettare
quantità inimmaginabili di moneta. Occorrerà mettere a punto una convincente
politica di rientro da questi interventi d'emergenza per non rischiare nuovi
crolli dopo la ripresa. Non c'è quindi solo la finanza da riaggiustare, c'è
anche, e soprattutto, da ridiscutere la visione che ispira il governo
dell'economia.L'ampio dibattito sui rimedi da adottare si è finora svolto
trattando di singoli aspetti emersi nelle varie analisi della genesi della
crisi. Oltre ai limiti della regolamentazione e della vigilanza sul sistema finanziario si è parlato di molte altre cose. Di
sottovalutazione dell'incertezza, dei fattori psicologici che caratterizzano i mercati, dei rischi prodotti dai massicci squilibri nei
conti con l'estero e dall'enorme liquidità da essi generata, nonché del
diffondersi, nell'economia e nella politica, di comportamenti miopi, improntati
a perseguire guadagni immediati. Tutti fattori, certo, che hanno giocato un
loro ruolo. Ma credo sia un'illusione pensare che la considerazione di questi
vari aspetti consenta di mantenere il paradigma interpretativo adottato finora.
è invece dall'instabilità del capitalismo che occorre ripartire per
correggerlo, e coglierne i buoni frutti senza quelli cattivi di dirompenti
crisi. Come fece Keynes, che ne vedeva i difetti proprio nei suoi punti di
forza. La sua analisi non sottovaluta certo il rilievo dei fattori psicologici,
recentemente sottolineato da Amartya Sen in un contributo sul capitalismo del
dopo-crisi. Questi fattori contano enormemente negli animal spirits che
spingono gli imprenditori a investire sulla base di aspettative di lungo periodo.
Così come contano nei mercati
finanziari, che però si concentrano su ciò che è
sensato attendersi nel breve, o brevissimo, volger del tempo in cui si aprono e
chiudono le posizioni speculative. Imprese dallo sguardo lungo e operatori finanziari dallo sguardo miope sono
parte integrante del funzionamento del sistema, ma quando la Borsa cattura le
imprese,queste diventano anch'esse speculative. E le cose rischiano
allora di andar male, come scriveva Keynes in un famoso capitolo della sua
Teoria generale oltre settant'anni prima che Ralf Dahrendorf denunciasse, tra
le cause della crisi, il dominio della miopia (si veda Il Sole 24 Ore di
domenica scorsa). L'importanza della psicologia e delle aspettative è, a sua
volta, spiegata dall'incertezza sul futuro in cui opera un'economia, come
quella capitalistica, che sul futuro si proietta. Incertezza che Edmund Phelps
(Il Sole 24 Ore del 17 aprile) ritiene fondamentale considerare nella
rieducazione di cui ha bisogno il capitalismo postcrisi, ma che costituisce l'asse
portante della teoria di Keynes. Non è al calcolo statistico delle probabilità
– usato e abusato per mettere a puntoi nuovi strumenti finanziari
tossici - che bisogna rivolgersi per trattare l'incertezza, ma alla logica di
ciò che è ragionevole fare in date circostanze. E qui entra la politica come
strumento principe per ridurre l'incertezza, quindi per dare stabilità
all'economia attraverso la persuasione della capacità di governarla
correggendone i fisiologici difetti. Naturalmente occorre che la politica sia
convinta di avere a che fare con un sistema instabile. Perché se conta sulla
sua stabilità di fondo, rimane miope – allineandosi ai mercati
di cui ha troppo esaltato le virtù negli anni passati - in quanto mirata a
risultati di breve termine e ai rimedi agli shock temporanei. Trascurando
invece i fattori d'ambiente che alimentano incertezza, o false certezze, fino a
renderle esplosive, come avvenuto con il susseguirsi di "bolle"
(azionarie, immobiliari, creditizie) che ci hanno portato all'attuale situazione.
Questa vista corta ha consentito di sostenere l'economia con successi immediati
senza preoccupazioni per i danni futuri. Ma dopo questa crisi, dalla politica
ci si attende un profondo rinnovamento nel governo del capitalismo ormai
fattosi globale. Difficile attuarlo senza la guida di vecchie idee sulla sua
congenita instabilità, seppure aggiornate alla luce delle grandi mutazioni di
cui si è sempre mostrato capace. © RIPRODUZIONE RISERVATA LEZIONI DAL PASSATO
Imprese con lo sguardo lungo e operatori finanziari
miopi rientrano nelle normali dinamiche. Da riconsiderare Keynes e le idee
sulla crisi
(
da "Sole 24 Ore, Il"
del 01-05-2009)
Argomenti: Crisi
Il
Sole-24 Ore sezione: COMMENTI E INCHIESTE data: 2009-05-01 - pag: 14 autore:
... IL VIRUS CENSURATO Le due settimane di libertà per H1N1
N e i giorni frenetici della crisi finanziaria del settembre 2008, la trasparenza assicurò la tenuta degli
argini di fiducia che ci salvarono dal 1929 e l'opacità,l'illusione che nelle
stanze discrete del potere si possa decidere meglio ci portò a un passo dalla
catastrofe. Basta riguardare i verbali delle conversazioni tra il
segretario Paulson e i leader di Bank of America e Merrill Lynch per misurare
con precisione che disinfettante poderoso sia la trasparenza e che virus
temibile la carenza d'informazioni. Stesso pericolo abbiamo corso con
l'influenza possibile pandemia, nata da un virus che ha condiviso uomo e maiale
come ambiente, trasformandosi infine con aggressività (ma che, ripetiamolo, non
implica rischi nel consumo di prodotti suini). Il sito Veratect, che controlla
il flusso dell'informazione online, calcola in almeno due settimane il ritardo
con cuile autorità messicane hanno lanciato l'allarme sulla possibile epidemia,
dal 10 al 23 aprile. Il tempo necessario al virus per diffondersi nel mondo.
Non ci sono più frontiere nel nostro pianeta, né per i derivati, né per l'H1N1.
E la cura migliore resta, in tutti i casi, la semplice verità.
(
da "Eco di Bergamo, L'"
del 01-05-2009)
Argomenti: Crisi
Intesa Sanpaolo,
soci in movimento --> Zaleski scende, sale la Compagnia, patto
Agricole-Generali. Bazoli: «Siamo tranquilli» Venerdì 01 Maggio 2009 ECONOMIA,
pagina 42 e-mail print Passera e Bazoli foto Ansa Tranquillo «nel modo più
assoluto». Si esprime così Giovanni Bazoli, presidente del consiglio di
sorveglianza di Intesa Sanpaolo, sui movimenti nell'azionariato dopo che il
Credit Agricole e le Generali hanno vincolato le loro partecipazioni in un
accordo di consultazione che raggruppa il 10,89% del capitale della banca. La
precisazione è arrivata al termine dell'assemblea che ha approvato la
ripartizione dei profitti 2008 (2,5 miliardi di euro ma niente cedola per i
soci) e nel corso della quale l'amministratore delegato Corrado Passera ha
detto di aspettarsi per il 2009 «un utile robusto e di tornare a distribuire il
dividendo anche se ora è troppo presto per prendere impegni di dimensione e
quantità». Bazoli ha escluso letture ostili al patto Agricole-Generali e al
successivo incremento della quota della Compagnia San Paolo dal 7,9% al 9,9%
(che avverrà a giugno grazie all'esercizio di un'opzione). Le manovre dei soci
non vanno interpretate con «quei significati che abbiamo letto sui giornali»,
ha tranquillizzato. Prima di «valutare la portata» del patto, il professore
bresciano, punto di equilibrio dei soci di Intesa, ha però detto di attenderne
la pubblicazione: «Allo stato - ha spiegato in assemblea - le uniche
informazioni di cui la banca è in possesso sono quelle ricavabili dal
comunicato». Bazoli ha, infatti, chiarito che «siamo stati informati che c'era
un problema da parte del Credit Agricole (il rischio di dover svalutare la
quota del 5,8% in Intesa NdR) e che si pensava di risolverlo in un certo modo.
Sul patto - ha però aggiunto - assolutamente no, non abbiamo avuto
informazioni». Sempre sul fronte dell'azionariato, la Carlo Tassara di Romain
Zaleski ha intanto ridotto la sua quota dal 4,6 al 2,5% mentre la Fondazioni
Cariparo ha arrotondato dal 4,6% al 4,9%. Tornando alla situazione della banca,
Passera ha detto di guardare con «relativa serenità alla situazione attuale»
pur non nascondendosi che «il 2009 sarà un anno molto complesso» e che la crisi finanziaria «non è ancora finita». La scarsa visibilità sul futuro potrebbe
consigliare di far slittare il nuovo piano industriale «alla fine dell'estate»,
non appena «le condizioni economiche si assesteranno». La banca continuerà a
mantenere alta «l'attenzione sui costi e sui rischi», anche se «non sono
previste ulteriori riduzioni di personale» rispetto a quelle già
comunicate. E, dopo i 3,1 miliardi del quarto trimestre, «non ci aspettiamo
svalutazioni importanti». Le domande dei soci sono state anche l'occasione per
affrontare il tema della quota in Bankitalia (il 42,6% in carico a 629
milioni). Bazoli ha sostenuto che la sua cessione «è un passo che deve essere
realizzato», non per «un conflitto di interesse» (alla quota «non corrisponde
nessun potere effettivo»), ma perchè il suo possesso «rappresenta un'anomalia».
A fronte dell'assenza di poteri e di un apparente conflitto di interessi, «noi
soffriamo perchè c'è una cristallizzazione nei bilanci delle banche di queste
quote». Bankitalia, alle cui disposizioni l'assemblea ha adeguato lo statuto, è
stata richiamata da Bazoli anche per difendere il sistema di retribuzione del
management, oggetto di interventi critici in assemblea. L'attribuzione della
parte variabile dei compensi ai manager trova «piena rispondenza» nelle sue
indicazioni. 01/05/2009 nascosto-->
(
da "Eco di Bergamo, L'"
del 01-05-2009)
Argomenti: Crisi
No ad
azioni di responsabilità --> Venerdì 01 Maggio 2009 ECONOMIA, pagina 42
e-mail print L'assemblea dei soci di Banca Italease ha approvato a maggioranza,
dopo sei ore di discussione, il bilancio 2008 chiuso con una perdita di oltre
un miliardo dovuta principalmente a svalutazioni e rettifiche su crediti
deteriorati imputabili alla precedente gestione dell'ex amministratore delegato
Massimo Faenza. Era presente il 53,9% del capitale dell'istituto che ha il
Banco Popolare come primo azionista con una quota del 30% e i voti favorevoli
sono stati pari al 53,79% del capitale. Bocciata invece con il voto contrario
del 99,89% del capitale presente la proposta di una azione di responsabilità
contro gli amministratori e la revoca degli stessi «con persone più degne»,
come chiesto da uno dei tanti piccoli azionisti molto polemici in assemblea. In
assemblea è stata anche annunciata la costituzione di un comitato per alzare
«di molto» il prezzo dell'Opa lanciata per salvare l'istituto dal Banco
Popolare. «Perché avete accettato 1,5 euro per azione, quando la media degli
ultimi sei mesi di Borsa più un piccolo premio è di 3,4 euro?», è stato
domandato più volte al vertice del gruppo. «Negli anni passati è stata fatta
una smodata crescita nel leasing immobiliare - ha affermato l'amministratore
delegato Massimo Mazzega - ma nella crisi finanziaria siamo riusciti a sopravvivere, grazie soprattutto agli
interventi delle banche pattiste». Dalle quali Italease ha ottenuto 7,5
miliardi di linee di credito e di questi, 2,41 sono ancora utilizzabili «per
fronteggiare le esigenze correnti - ha sottolineato Mazzega ricordando che le
attuali condizioni di mercato non consentono aumenti di capitale in alternativa
all'Opa. «L'Opa - ha affermato il presidente Lino Benassi - rappresenta
l'opzione più concreta per salvaguardare la continuità della gestione aziendale
e il valore residuo dell'impresa». 01/05/2009 nascosto--> ANNUNCI DI GOOGLE
(
da "Corriere del Veneto"
del 01-05-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere
del Veneto sezione: ECOVUOTA data: 01/05/2009 - pag: 11 Permasteelisa,
sconfitto Cimolai Croff resta in sella da presidente: «Assicurata continuità al
piano industriale» Bonomi e soci si preparano a Opa e delisting. Il
costruttore: non è finita qui VITTORIO VENETO (Treviso) È stata combattuta tra
tecnicismi, delibere, fair play e grisaglie da avvocati. Ma è stata lo stesso,
nella sostanza, una dura battaglia di conquista su Permasteelisa: l'ha persa
Luigi Cimolai, il costruttore friulano salito al 15,53% del capitale nei giorni
scorsi con l'intenzione di ottenere la presidenza e, di fatto, il controllo di
uno dei più bei gruppi industriali del Veneto, capace di fatturare 1,13
miliardi e di presidiare tutti i continenti con le sue facciate di vetro e i
suoi rivestimenti architettonici di lusso. Ha vinto la continuità: alla fine di
un'assemblea durata poco meno di quattro ore, è stata eletta a maggioranza la
lista che fa capo al fondo Investindustrial della famiglia Bonomi (detiene il
22,26% ed ha legato con patto di sindacato uno dei soci-manager, Lucio
Mafessanti, che possiede un altro 4,39%). Tra i consiglieri eletti ci sono
Davide Croff e Nicola Greco, che saranno confermati rispettivamente presidente
e amministratore delegato. L'ex banchiere veneziano parla di un esito che
«soddisfa tutto il management e consente di completare il piano industriale che
già tanti buoni risultati ha prodotto ». Lo sconfitto chiude con la classica
promessa: «Ho perso una battaglia, ma la guerra continua ». Potrà «combattere»
già dai prossimi giorni come unico consigliere di minoranza tra i dieci membri
del board. Che vivrà solo un anno contro i tre previsti: un'altra mossa
infilata dalla maggioranza in assemblea e contestata dal costruttore. Il
sospetto di quest'ultimo è che una durata così breve faccia parte di una più
ampia strategia: assicurarsi che il socio «ribelle » non duri troppo in cda,
mentre magari si affilano le armi per l'Opa e il delisting del gruppo,
operazione tante volte ipotizzata dai rumors («ho contato 24 articoli sui
giornali») e mai smentita. A suffragare il sospetto sarebbe la mancata
distribuzione del dividendo proposta dal cda e approvata ieri in assemblea.
Cimolai ha provato a rovesciare la decisione, proponendo una cedola forte - un
euro per azione, in tutto 25 milioni - e giustificandola con il brillante utile
di gruppo 2008 (quasi 45 milioni) e i 130 milioni di cassa positiva. «Non c'è
motivo di trattenere il dividendo - ha attaccato il friulano - a meno che
questa liquidità non serva ad altre operazioni finanziarie». Chiara allusione
al fatto che i soldi della società potrebbero essere utilizzati indirettamente
per il delisting. Tutte illazioni respinte dai vertici. Quanto alla durata del
cda, Croff parla di «ramoscello di ulivo offerto per tentare una ricomposizione
entro un anno delle divergenze tra i soci». La mancata cedola è invece un modo
«di rafforzare il patrimonio del gruppo e di affrontare con più maggiori mezzi
questa crisi globale. Non ci sono altri fini dietro
questa decisione». Cimolai ha perso perché Amber Capital, ago della bilancia
alla vigilia, si è schierato con Bonomi. Il rappresentante del fondo americano,
azionista al 15%, a sorpresa non ha partecipato al voto sul dividendo, facendo
subito intuire quale sarebbe stato l'esito finale dell'assemblea. Adesso,
delisting o no, Permasteelisa si rimboccherà le maniche per reggere l'urto della gravissima crisi finanziaria e del settore immobiliare in atto. «Contiamo in una sostanziale
stabilità del fatturato quest'anno - annuncia Croff - grazie al buon andamento
in aree meno colpite dalla recessione come l'Asia e parti del Middle East.
Abbiamo fatto un grande lavoro di semplificazione societaria, soprattutto in
Usa, che ha portato notevolissimi vantaggi fiscali e organizzativi». Non
si cambia vocazione industriale. Cimolai ha proposto l'evoluzione del gruppo in
general contractor, Croff ribatte: «Giusto sperimentare nuovi business, e noi
lo stiamo facendo con il solare in joint venture con Erg, ma manterremo la
specializzazione nelle facciate alto di gamma. Altrimenti i cinesi ci spazzano
in un secondo». Claudio Trabona Confermato Davide Croff, presidente fino al
2010 «Ribelle» Luigi Cimolai eletto in consiglio
(
da "Sole 24 Ore, Il"
del 01-05-2009)
Argomenti: Crisi
Il
Sole-24 Ore sezione: FINANZA E MERCATI data: 2009-05-01 - pag: 35 autore:
Cartone neopresidente della società Aedes, sì all'aumento da 150 milioni di
euro Via libera dell'assemblea di Aedes all'aumento di capitale da 150 milioni
che consentirà ad Amenduni e Isoldi di prendere il controllo della società. Un
passaggio che segna ufficialmente la chiusura della gestione Castelli e apre un
nuovo corso per il gruppo immobiliare. Oltre all'aumento di capitale, infatti,
é stato sottoscritto anche un accordo con il sistema bancario che convertirà in
azioni di categoria speciale 310 milioni di crediti chirografi. L'assemblea di
Aedes ha provveduto anche a nominare il nuovo consiglio di amministrazione che
tiene già conto dei mutati assetti azionari. Il presidente sarà Tommaso
Cartone. Nel corso della riunione proprio l'ex amministratore delegato, Luca
Castelli, ha ricordato l'imminente uscita dall'azionariato del gruppo, dove
finora deteneva il 27%: «Abbiamo dato alle banche le nostre quote dopo aver
raggiunto un accordo a livello della holding di famiglia, la Crescendo Family
Holding, e adesso ci prepariamo ad uscire ». Quanto alla possibilità che la
famiglia Castelli resti nell'azionariato ha spiegato: «Forse manterremo l'1-2%
ma é probabile che usciremo del tutto». La nuova proprietà, d'altraparte,ha sottolineato come l'operazione varata ieri segna un importante
cambio di rotta per il gruppo immobiliare, da mesi in grave crisi finanziaria: «L'azienda parte
rafforzata », ha detto il presidente Cartone a margine dell'assemblea. E ha poi
aggiunto: «Ci sarà molta attività sui servizi, mentre l'attività di sviluppo
verrà riconfigurata».
(
da "Sole 24 Ore, Il"
del 01-05-2009)
Argomenti: Crisi
Il
Sole-24 Ore sezione: PRIMO PIANO data: 2009-05-01 - pag: 7 autore: Lo spread
cresce e riporta in auge il future sui BTp Isabella Bufacchi ROMA «Back to the
BTp future», ritorno al contratto derivato future sui Buoni del Tesoro
decennali. Non è il titolo di un nuovo romanzo o film di fantafinanza, ma
un'iniziativa concreta e reale allo studio di Eurex, una delle più grandi Borse
dei derivati al mondo. Il progetto inevitabilmente è anche all'esame dei
tecnici del debito pubblico del ministero dell'Economia e delle banche italiane
ed estere superprimary dealer in titoli di Stato italiani. Il BTp future è
stato uno dei contratti derivati più negoziatie popolari al mondo agli inizi
degli anni 90, ma fu soppresso nell'estate del 2000 dalla Borsa londinese Liffe
in seguito all'introduzione dell'euro: il contratto italiano venne
letteralmente schiacciato dalla supremazia del future sui Bund tedeschi. A
distanza di poco meno di un decennio, l'allargamento del differenziale tra il
rendimento dei Bund rispetto ai BTp e più in generale ai bond governativi in
euro cosiddetti "periferici" (greci, irlandesi, portoghesi e
spagnoli) sta facendo vacillare il mito del Bund future e sta creando i
presupposti per la resurrezione del BTp future. Questo colpo di scena tuttavia
non significa che il contratto derivato italiano, rispolverato
nel pieno della peggiore crisi finanziaria del secolo, possa tornare alle sue vecchie glorie. Al contrario,
il ritorno del BTp future potrebbe diventare il simbolo del fallimento del
sogno europeo dell'euroconvergenza. Dopo l'avvio dell'Unione mone-taria, per
anni i trader e gli investitori in titoli di Stato in euro si sono serviti del
Bund future per operazioni di copertura, arbitraggio e speculazione sui
tassi a lungo termine nell'eurozona: perché gli "spread" tra titoli
di Stato diversi erano stretti (qualche decina di centesimi di punto
percentuale) in virtù dell'euroconvergenza e del cammino comune degli Stati
membri dell'Uem verso gli obiettivi condivisi del Trattato di Maastricht su
debito/Pil e deficit/Pil. Ora i tempi sono cambiati, e gli operatori si
lamentano del fatto che il Bund future non consente più una buona copertura
perfetta sui titoli italiani e altri periferici: la volatilità del gap tra i
rendimenti dei BTp e dei Bund è tale che il future sul titolo tedesco non
funziona. «Se avessi coperto la mia posizione sui BTp con il Bund future avrei
perso più soldi di quanto non mi sia accaduto mantenendo solo il titolo
italiano in portafoglio », è il commento di un trader che ha preferito
mantenere l'anonimato.è proprio la domanda nata spontaneamente sul mercato,
presupposto indispensabile per il successo di un contratto future, ad aver
alimentato in questi giorni le voci sul ritorno del BTp future. Un portavoce di
Eurex contattato dal Sole 24 Ore ha confermato che il progetto è all'esame
della Borsa dei derivati svizzero-tedesca, che ha avviato una consultazione con
le banche. L'intenzione di lanciare questo nuovo contratto probabilmente ha
anche a che fare con la voglia di rivitalizzare il listino dei prodotti fixed
income all'Eurex,in quanto il Bund future ha registrato un crollo attorno al
50% delle contrattazioni e dei volumi di scambi per colpa del la crisi. Il BTp future debuttò nel 1991 sul parterre della
Borsa inglese alle grida Liffe, fu protagonista del duello tra Londra e Parigi
quando anche il Matif francese decise di lanciare lo stesso prodotto: dopo il
fiasco parigino, questo derivato rientrò in Italia animando gli scambi del
mercato italiano dei futures Mif. Il BTp future denominato in lire fu un
successo, come decretò la Banca d'Italia all'epoca, perchè contribuì alla
crescita degli scambi sul mercato cash dei titoli di Stato e addirittura
abbassò il rendimento del BTp decennale utile per la consegna del cotratto
future «riducendo il costo delle emissioni a lungo termine del Tesoro». Tutto
questo non è più ripetibile, almeno non in automatico, perchè il nuovo BTp
future sarebbe denominato in euro e probabilimente verrebbe usato per la
copertura dell'intero pacchetto dei bond periferici nell'eurozona. Sarebbe sì
un re, ma un re di periferia. Il disco verde del Mef all'iniziativa dell'Eurex
non è d'obbligo, ma non incassarlo stroncherebbe sul nascare il progetto: fonti
vicine a Via XX Settembre fanno notare che l'analisi costi/benefici è in corso.
La Borsa con sede centrale a Francoforte inoltre non potrà muovere un passo
senza il supporto delle banche che dovranno impegnarsi e garantire la liquidità
del BTp future: in un periodo di crisi e grandi
ristrettezze, in tempi in cui qualsiasi impegno pesa sui bilanci delle banche,
neppure il supporto alla liquidità viene in automatico. Eurex comunque non si
scoraggia: anche se i BTp sono i più liquidi e dunque perfetti per il future,
non è escluso che venga analizzato un contratto alternativo coinvolgendo altri
periferici. isabella.bufacchi@ilsole24ore.com © RIPRODUZIONE RISERVATA IL
RITORNO L'iniziativa è allo studio della super-Borsa dei derivati Eurex, dei
tecnici di Via XX Settembre e degli istituti dealer FRENA L'EUROCONVERGENZA Non
basta più il contratto a termine sui Bund, perché il divario tra i rendimenti
dei titoli dell'eurozona sta crescendo troppo
(
da "Corriere della Sera"
del 01-05-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere
della Sera sezione: Economia data: 01/05/2009 - pag: 30 Il dibattito con
Padoa-Schioppa E Tremonti adotta l'«idea» di Pechino: una moneta globale ROMA
La moneta unica globale? «Un'idea di straordinario interesse» dice, convinto,
il ministro dell'Economia Giulio Tremonti. Che ieri si è spinto anche oltre,
mettendosi ad elaborare sulla proposta lanciata dal Governatore della banca
centrale cinese, Zhou Xiaochuan: trasformare in una valuta mondiale di riserva
i Diritti Speciali di Prelievo, cioè le unità di conto del Fondo Monetario
Internazionale, una moneta virtuale il cui valore è determinato da un paniere
ponderato di valute nazionali. «È un'idea che evoca una moneta unica nel mondo.
Uno che vive in Belgio o in Canada, magari, la parola paniere non la capisce. E
allora si può pensare a una doppia circolazione: uno strumento per denominare
le transazioni mondiali e, rasoterra, conservare le nostre monete nazionali per
le operazioni locali» ha detto Tremonti, intervenuto ieri con Giuliano Amato,
alla presentazione del libro del suo predecessore Tommaso Padoa-Schioppa, «La
veduta corta » scritto con Beda Romano. È stato proprio Amato, ministro del
Tesoro e presidente del Consiglio nel pieno della tempesta valutaria del 1992, a mettere sul tavolo del dibattito sulla crisi
finanziaria il tema valutario e la proposta del
governatore cinese. «La moneta è un problema cruciale. Dopo il disancoraggio
dall'oro, l'America ha pensato al dollaro come: la mia valuta, un vostro
problema. Ora, però, il dollaro è diventato anche un loro problema. Il
fatto è che un'unica moneta secondo Amato non può tutelare gli interessi della
propria economia e nello stesso tempo funzionare come valuta di riserva per gli
altri. Per ridurre l'enorme disavanzo commerciale degli Stati Uniti, ad
esempio, il dollaro dovrebbe essere svalutato moltissimo, ma questo
danneggerebbe enormemente i paesi che li detengono come riserva». Visioni
diverse nel dibattito, soprattutto tra Tremonti e Padoa-Schioppa, sono invece
emerse sulle cause della crisi in corso. Che per
Tremonti nasce con la caduta del muro di Berlino nell'89 e la successiva
globalizzazione, che è stata troppo veloce, e per Padoa-Schioppa, che ne data
la nascita 10 anni prima, nel '79, con l'elezione di Reagan e della Thatcher,
dalla «crescita trainata dal consumo a debito». E divergenze sono apparse
chiare anche sul 'rischio democratico'. «Non è che con la fine della sinistra,
non solo in Italia, sia finita la democrazia. Questa non è in discussione,
anche se la crisi alimenta molte suggestioni» dice
Tremonti. Mentre Padoa-Schioppa avverte: «Democrazia e mercato sono due regimi
che hanno in sé il germe dell'autodistruzione, che può attivarsi se sono
lasciati senza regole. E su democrazia e mercato non bisogna mai essere troppo
tranquilli» Mario Sensini Le date chiave Per il ministro l'origine della crisi è l'89, per Padoa-Schioppa risale alla Thatcher Il
ministro dell'Economia Giulio Tremonti e l'ex ministro Tommaso Padoa- Schioppa
(
da "Corriere del Veneto"
del 01-05-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere
del Veneto sezione: BELLUNO data: 01/05/2009 - pag: 10 Credito Nuova Bcc, primi
sì da Industriali e Bottacin Doglioni scettico BELLUNO Dopo la presentazione
del progetto per la nuova Banca di credito cooperativo di Belluno e Feltre,
ieri sono arrivate già le prime sottoscrizioni di capitale sociale: un
pensionato e un giovane assicuratore i primi a presentarsi al comitato
promotore. Intanto l'assessore provinciale al Lavoro, Daniela Larese Filon, ha
convocato un incontro tra i promotori e la giunta. Si moltiplicano le reazioni
all'iniziativa finanzaria, specie tra sindacati e categorie. Reazioni positive,
anche se non manca qualche perplessità. Entusiasta il candidato alla provincia
del centrodestra, Gianpaolo Bottacin: «Accolgo con i migliori favori il nuovo
istituto che si sta costituendo in provincia. L'auspicio è che la Bcc possa
rappresentare una realtà in grado di lavorare concretamente nell'interesse dei
cittadini, delle imprese e di tutti i lavoratori, specie in
un momento di profonda crisi». È Paolo Doglioni, presidente della Camera di Commercio di
Belluno, invece a dirsi perplesso. «Usciamo da un sistema finanziario in
sofferenza - ha spiegato Doglioni - . L'idea che muove la Bcc ha, di per sé, un
valore positivo. Non so se una banca di piccole dimensioni può trovare spazio
nel mercato bellunese, dove gli sportelli e le banche sono tanti». Per
Confidustria è il direttore Stefano Perale a sintetizzare: «Nel momento di
difficoltà che viviamo, questo tipo di banche che sono rivolte agli associati
stessi, e che forse sono meno coinvolte nella crisi
finanziaria mondiale, possono riuscire a dare risposte concrete ai
bisogni della gente. Abbiamo dato il nostro plauso, attendiamo di incontrare
anche il comitato». Comitato che ora ha tempo fino a fine aprile del prossimo
anno per raccogliere i 5 milioni di euro di capitale sociale per partire. Il
progetto prevede due sportelli: uno a Belluno, dove sarà la sede della banca, e
uno a Feltre, con 14 dipendenti, tutti soci. Il cda è rappresentato da un
presidente, un vice, e un numero di consiglieri tra 5 e 11. Per quanto attiene
alla raccolta dei risparmi, il progetto indica come obiettivo 15 milioni il
primo anno, quasi 32 nel secondo e poco più di 47 nel terzo. Per gli impieghi,
il progetto prevede 12 milioni il primo anno, 26 per il secondo e 40 per il
terzo. Federica Fant
(
da "Corriere della Sera"
del 01-05-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere
della Sera sezione: Economia Mercati Finanziari data:
01/05/2009 - pag: 33 La Giornata in Borsa di Giacomo Ferrari Saipem e Cir ai
massimi Piazza Affari Ottava settimana consecutiva al rialzo per Milano. Forti
gli scambi: 3,6 miliardi Ottava settimana consecutiva di rialzo per le Borse
europee e per Piazza Affari, dove l'indice S&P-Mib ha guadagnato ieri l'1,44%,
mentre il Mibtel è cresciuto dell'1,19%, con scambi decisamente superiori alla
media dei primi mesi di quest'anno (sono passati di mano titoli per un
controvalore complessivo di 3,6 miliardi di euro). A trascinare al rialzo il
listino della Borsa italiana sono stati soprattutto i valori bancari. In
particolare, Intesa-Sanpaolo ha corso più di tutti, con un prezzo di
riferimento di 2,43 euro, +5,98% rispetto alla vigilia. Ma anche Mediolanum
(+4,65%) e Mediobanca (+4,40%) sono state tra le azioni bancarie più gettonate
nel corso della seduta. Nel resto dell' S&P-Mib, inoltre, Cir e Saipem,
oltre a registrare progressi superiori ai tre punti percentuali, hanno toccato
i nuovi massimi dell'anno. La società del gruppo De Benedetti ha sfiorato quota
1 euro (+3,97%), mentre la compagnia controllata dall'Eni è salita del 3,28% a
16,37 euro. La lista dei maggiori ribassi si apre invece con Fiat, che nel
giorno dell'intesa con Chrysler ha ceduto il 5,94%, a quota 7,515 euro,
confermando così la vecchia massima degli operatori di Borsa, che recita:
«Compra sulle attese, vendi sulla notizia». In calo anche Geox, che a causa
delle vendite di beneficio (mercoledì il titolo aveva toccato il massimo
annuale) ha lasciato sul campo il 3,58%. Altre flessioni significative, infine,
per Lottomatica (-3,16%) e Italcementi (-3,11%): entrambi i titoli avevano
corso molto la seduta precedente.
(
da "Corriere della Sera"
del 01-05-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere
della Sera sezione: Economia Mercati Finanziari data:
01/05/2009 - pag: 33 Il caso a Stoccolma Utili in calo, Ericsson scivola
dell'8% (g.fer.) La recessione impone ai clienti di Ericsson il rinvio degli
ordini e la società svedese, leader mondiale nella produzione di
apparecchiature di rete per la telefonia mobile, è costretta a registrare un
calo di un terzo degli utili netti trimestrali, a 1,8 miliardi di corone
(171 milioni di euro). Sale, invece, a 49,6 miliardi di corone il fatturato
(+12%) grazie sostanzialmente all'effetto cambio. I dati, comunicati ieri,
hanno avuto immediate ripercussioni sul corso del titolo alla Borsa di
Stoccolma. A fine seduta le azioni Ericsson valevano 71 corone, l'8,03% in meno
rispetto alla vigilia. Carl-Henric Svanberg ceo di Ericsson
(
da "Corriere della Sera"
del 01-05-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere
della Sera sezione: Economia Mercati Finanziari data:
01/05/2009 - pag: 33 Il caso a Milano I conti trimestrali spingono Edison
(g.dos.) I ricavi trimestrali in crescita del 20,4% a 3 miliardi e la conferma
del target 2009 in
linea con i risultati del 2008, malgrado la crisi, hanno premiato il titolo
Edison, che ieri sul listino di Piazza Affari ha guadagnato il 4,4%
attestandosi poco sotto 1 euro per azione (0,961). Con una nota, la società
guidata da Umberto Quadrino ha sottolineato che i risultati di bilancio sono
stati conseguiti «nonostante condizioni di mercato critiche, caratterizzate da
un forte calo dei consumi di energia elettrica, pari al 7,9% nei primi tre mesi
dell'anno ». Annunciata un'operazione di finanziamento a medio termine (tre
anni) per 500 milioni. Umberto Quadrino ad di Edison
(
da "Messaggero, Il"
del 01-05-2009)
Argomenti: Crisi
Venerdì
01 Maggio 2009 Chiudi ROMA Il sistema finanziario
italiano è solido ma il rischio di credito è in aumento. È quanto emerge al
termine del Comitato per la salvaguardia della stabilità finanziaria
che si è riunito ieri per esaminare gli sviluppi più recenti delle tensioni sui
mercati finanziari internazionali e nazionali. Alla
riunione, presieduta dal ministro dell'Economia e delle Finanze, Giulio
Tremonti, hanno partecipato il direttore generale della Banca d'Italia,
Fabrizio Saccomanni, il direttore generale del Tesoro, Vittorio Grilli, il presidente
dell'Isvap, Giancarlo Giannini, il presidente della Consob, Lamberto Cardia. La
Banca d'Italia, si legge nella nota, «ha evidenziato l'esigenza di mantenere
sotto attento monitoraggio la qualità del credito, in un quadro congiunturale
non favorevole». Le Autorità di vigilanza, conclude la nota, «hanno riferito al
Comitato in relazione all'evoluzione della crisi finanziaria e hanno confermato la
sostanziale solidità del sistema finanziario italiano». C'è il rischio insomma che il deterioramento dell'economia
e le difficoltà delle imprese (e in parte anche delle famiglie) portino ad un
aumento delle sofferenze bancarie, cioè dei prestiti che non rientrano agli
istituti. Le banche si trovano quindi nella necessità di valutare molto
attentamente la concessione di finanziamenti, e anche su questo aspetto vigila
la Banca d'Italia. Il governo però ha un'esigenza non del tutto coincidente:
quella di assicurare che anche in queste condizioni non venga a mancare da
parte del sistema bancario il necessario finanziamento all'economia. Per questo
sono stati messi a punto diversi provvedimenti tra cui quello relativo ai
Tremonti-bond: titoli emessi dalle banche e sottoscritti dal tesoro, attraverso
i quali viene immessa liquidità da riversare a famiglie e imprese. Un altro
intervento permette alle banche di erogare finanziamenti usando risorse della
cassa Depositi e Prestiti.
(
da "Gazzetta di Parma
(abbonati)" del 01-05-2009)
Argomenti: Crisi
ECONOMIA
01-05-2009 INTESA SANPAOLO BAZOLI «TRANQUILLO» SUI SOCI DOPO L'ACCORDO
AGRICOLE-GENERALI E Passera prevede utili e dividendi TORINO II Tranquillo «nel
modo più assoluto ». Si esprime così Giovanni Bazoli, presidente del consiglio
di sorveglianza di Intesa Sanpaolo, sulla situazione dell'azionariato dopo che
il Cré- dit Agricole e le Generali hanno vincolato le rispettive partecipazioni
con un accordo di consultazione che raggruppa il 10,89% del capitale di Intesa.
Una precisazione che è arrivata al termine dell'assemblea di Ca dè Sass
chiamata a votare sulla ripartizione dei profitti 2008 (2,5 miliardi di euro ma
niente cedola per i soci) e nel corso della quale l'amministratore delegato
Corrado Passera ha detto di aspettarsi per il 2009 «un utile robusto e di
tornare a distribuire il dividendo anche se ora è troppo presto per prendere
impegni di dimensione e quantità». Bazoli ha escluso letture ostili al patto
Agricole-Generali e al successivo incremento della quota della Compagnia San
Paolo dal 7,9% al 9,9% (che avverrà a giugno grazie a una opzione sull'1,9%
della banca). Le manovre dei soci non vanno interpretate con «quei significati
che abbiamo letto sui giornali», ha tranquillizzato. Sempre sul fronte
dell'azionariato, la Carlo Tassara ha ridotto la sua quota dal 4,6 al 2,5%
mentre la Fondazioni Cariparo ha arrotondato dal 4,6% al 4,9%. Tornando alla
situazione della banca, Passera ha detto di guardare con «relativa serenità
alla situazione attuale» pur non nascondendosi che «il 2009 sarà un anno molto
complesso» e che la crisi
finanziaria «non è ancora finita». La scarsa
visibilità sul futuro potrebbe consigliare di far slittare il nuovo piano
industriale «alla fine dell'estate», non appena «le condizioni economiche si
assesteranno». La banca continuerà a mantenere alta «l'attenzione sui costi e
sui rischi», anche se «non sono previste ulteriori riduzioni di personale»
rispetto a quelle già comunicate. E, dopo i 3,1 miliardi del quarto trimestre
del 2008, «non ci aspettiamo svalutazioni importanti». Quanto al tema della
quota in Bankitalia (il 42,6% in carico a 629 milioni) Bazoli ha sostenuto che
la sua cessione «è un passo che deve essere realizzato».
(
da "Messaggero, Il"
del 01-05-2009)
Argomenti: Crisi
Venerdì 01 Maggio 2009 Chiudi A parole nessuno vuole un
ritorno al protezionismo
stile anni 30, basato su dazi e quote. Ma tutti i leader si preoccupano di
tutelare le imprese del proprio Paese rispetto a quelle straniere. Lo ha fatto
ieri anche il presidente Obama, che dopo aver salutato l'accordo con Fiat ha
invitato ad acquistare auto americane.
(
da "Messaggero, Il"
del 01-05-2009)
Argomenti: Crisi
Venerdì 01 Maggio 2009 Chiudi Nel corso del 2008 la crisi
finanziaria americana è arrivata anche all'economia
reale. La crescita è stata negativa nel secondo nel terzo trimestre dell'anno.
Il 2009 si è aperto con un segno meno ancora più marcato rispetto alle
previsioni (-6,1%). Ma ora sui consumi si inizia a vedere qualche segnale
positivo.
(
da "Arena, L'"
del 01-05-2009)
Argomenti: Crisi
Venerdì
01 Maggio 2009 ECONOMIA Pagina 38 BANCHE. L'ad: 2009 complesso, ma positivo
Intesa Sanpaolo: Passera vede utili e tornare la cedola Il presidente Bazoli:
«Sui soci siamo tranquilli» TORINO Tranquillo «nel modo più assoluto». Si
esprime così Giovanni Bazoli, presidente del consiglio di sorveglianza di
Intesa Sanpaolo, sulla situazione dell'azionariato della banca dopo che il
Credit Agricole e le Generali hanno vincolato le rispettive partecipazioni con
un accordo di consultazione che raggruppa il 10,89% del capitale di Intesa. Una
precisazione che è arrivata al termine dell'assemblea di Ca dè Sass chiamata a
votare sulla ripartizione dei profitti 2008 (2,5 miliardi di euro, ma niente cedola
per i soci) e nel corso della quale l'amministratore delegato Corrado Passera
ha detto di aspettarsi per il 2009 «un utile robusto e di tornare a distribuire
il dividendo anche se ora è presto per prendere impegni di dimensione e
quantità». Bazoli ha escluso letture ostili al patto Agricole-Generali e al
successivo incremento della quota della Compagnia San Paolo dal 7,9% al 9,9%
(che avverrà a giugno grazie a una opzione sull'1,9% della banca). Le manovre
dei soci non vanno interpretate con «quei significati che abbiamo letto sui
giornali», ha tranquillizzato. Prima di «valutare la portata» del patto, il
professore bresciano, punto di equilibrio dei soci di Intesa, ha detto di
attenderne la pubblicazione: «allo stato - ha spiegato in assemblea - le uniche
informazioni di cui la banca è in possesso sono quelle ricavabili dal
comunicato». Bazoli ha, infatti, chiarito che «siamo stati informati che c'era
un problema da parte del Credit Agricole (il rischio di dover svalutare la
quota del 5,8% in Intesa, ndr.) e che si pensava di risolverlo in un certo
modo. Sul patto - ha però aggiunto - assolutamente no, non abbiamo avuto
informazioni». Sempre sul fronte dell'azionariato, la Tassara ha ridotto la sua
quota dal 4,6 al 2,5% mentre la Fondazioni Cariparo ha arrotondato dal 4,6% al
4,9%. Tornando alla situazione della banca, Passera ha detto di guardare con
«relativa serenità alla situazione attuale» pur non nascondendosi che «il 2009
sarà un anno molto complesso» e che la crisi finanziaria «non è ancora finita».
La scarsa visibilità sul futuro potrebbe consigliare di far slittare il nuovo
piano industriale «alla fine dell'estate», non appena «le condizioni economiche
si assesteranno». La banca manterrà alta «l'attenzione sui costi e sui rischi»,
anche se «non sono previste ulteriori riduzioni di personale» rispetto
ai già comunicati. E, dopo i 3,1 miliardi del quarto trimestre 2008, «non ci
aspettiamo svalutazioni importanti». Bankitalia, alle cui disposizioni
l'assemblea ha adeguato lo statuto, è stata richiamata da Bazoli anche per
difendere il sistema di retribuzione del management, oggetto di interventi
critici in assemblea. L'attribuzione della parte variabile dei compensi ai
manager trova «piena rispondenza» nelle sue indicazioni.
(
da "Giornale.it, Il"
del 01-05-2009)
Argomenti: Crisi
Il mondo
continua a lottare contro la recessione, il Pil americano sprofonda a -6%, ma
c'è qualcuno che ha già vinto. I soliti noti, sì, proprio loro, la casta dei
banchieri Usa che, come spiego in questo articolo nel 2009 si appresta ad
incassare stipendi e bonus strepitosi, quasi allo stesso livello del fantastico
(per loro) 2007: nei primi tre mesi dell'anno le sei principali banche
americane hanno accantonato la bellezza di 36 miliardi di dollari per il prorio
management. Chi lavora nel dipartimento trading e investimenti bancari di
JPMorgan Chase, ad esempio, assapora già, per l'anno in corso, un reddito medio
pro capite di 509mila dollari, mentre nell'ultima annata senza eccessi, il
2006, era stato di 345mila dollari. Intanto, però, le banche continuano a
licenziare e a delocalizzare gli impieghi più modesti in India e nelle
Filippine. E' il loro modo di ringraziare il contribuente americano. Intanto,
grazie al New York Times, sappiamo con certezza che l'uomo scelto da Obama per
risanare l'economia statunitense, il ministro del Tesoro Timothy Geithner
quando era alla guida della Federal Reserve aveva rapporti scandalosamente
stretti con i banchieri (per i dettagli leggere qui). Insomma, era e resta il
loro uomo. Intanto i banchieri festeggiano anche in Gran Bretagna (bonus per 7
miliardi) , mentre il numero uno di Societé Générale Daniel Bouton dopo aver
fatto disastri se ne va con una pensione da 730 mila euro. E tutto torna come
prima: la casta dei banchieri continua a comandare. Scritto in giustizia,
banche, capitalismo, crisi, manipolazione, era obama,
notizie nascoste, globalizzazione, economia, società, gli usa e il mondo
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articolo a un amico 28Apr 09 Influenza suina. Panico nel mondo per 7 morti Non
mi piace scrivere più post sullo stesso argomento a distanza di poche ore. Ma
non posso esimermi dal farlo. L'Oms ha dichiarato oggi che i morti provocati
dall'influenza suina sono sette. Tutti gli altri sono solo sospetti. Ciò
nonostante la California proclama lo stato d'emergenza, Obama chiede fondi
straordinari per 1,5 miliardi di dollari e, come previsto, spuntano casi
inquietanti in tutta Europa. Un panico mondiale per 7 morti, mentre la Novartis
ci fa sapere che entro due mesi sarà pronto il vaccino e gli infettologi
raccomandano "farmaci specifici per il trattamento-prevenzione
dell'influenza umana da virus suino come l'Oseltamivir (ovvero l'immancabile
Tamiflu della Roche, già prescritto contro l'aviaria) e lo Zanimivir"
(fonte: dieci domane e risposte pubblicate oggi dal Giornale a firma di Manila
Alfano e Matthias Pfaender). Se non è spin questo. AGGIORNAMENTO: In questo
articolo spiego come si costruisce ad arte il panico globale e paragono
l'aviaria alla suina. Inoltre: la conferenza stampa di ieri di Obama rafforza i
miei sospetti. Barack l'ha aperta parlando dell'influenza suina e la prima
domanda è stata su questo tema. Ieri è stato annunciato il crollo del 6% del
Pil americano e tra 4 giorni verranno resi noti i risultati dello stress-test
sulle banche, eppure su 13 domande neanche una era riferita
alla crisi finanziaria, che
così viene dimenticata da tutti e Wall Street può salire del 2%. Complimenti
agli spin doctor di Mr. President: l'influenza suina era un'occasione
strepitosa e loro non se la sono lasciata scappare. Scritto in crisi, comunicazione, influenza suina,
psicosi, spin, manipolazione, notizie nascoste, globalizzazione,
società, era obama, gli usa e il mondo Commenti ( 60 ) » (6 voti, il voto medio
è: 4.33 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS
Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 27Apr 09 E la Cina
diventa sempre più influente nel mondo Il mondo è angosciato dalla crisi economica, ma c'è chi approfitta di questa situazione
- e del declino degli Stati Uniti - per ampliare le propria influenza nel
mondo. Chi? La Cina, ovviamente, che stringe accordi commerciali e finanziari
in Asia, in Africa e persino nell'America Latina. Concede prestiti non più solo
in dollari, ma anche in yuan e propone un modello di sviluppo alternativo a
quello anglosassone, come spiego in questo articolo . Il tutto con discrezione
ed efficacia, mentre l'America si dimostra incapace di reagire. Pechino
potrebbe diventare una superpotenza molto prima del previsto, secondo
l'economista Nouriel Roubini addirittura entro dieci anni. Scritto in
capitalismo, crisi, era obama, globalizzazione, cina,
notizie nascoste, gli usa e il mondo Commenti ( 57 ) » (6 voti, il voto medio
è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS
Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 25Apr 09 Influenza
suina, una psicosi molto sospetta. Nelle ultime 24 ore è scattato l'allarme in
Messico per l'influenza suina e i media di tutto il mondo hanno ripreso la
notizia con toni drammatici evocando il rischio di un contagio planetario.
Sarà, ma gli studi sullo spin mi hanno insegnato a diffidare degli allarmi su
improvvise epidemie provocate da malattie misteriose. Ricordate la Mucca pazza?
E quelle immagini angoscianti dei bovini tremanti? All'epoca ci dissero che
l'encefalopatia spongiforme bovina, variante del morbo di Creutzfeldt-Jakob,
avrebbe provocato la morte di migliaia di persone, nonostante l'abbattimento di
decine di migliaia di capi. Ma a oggi sono stati registrati 183 casi in tutto
il mondo. Le autorità fecero bene a mettere al bando le farine di origine
animale, che costringevano degli erbivori a trasformarsi in carnivori; ma l'allarme
fu eccessivo. E la Sars? Vi ricordate le immagini dei condimini sigillati, con
i medici che vi entravano indossando degli scafandri simili a quelli degli
astronauti? Furono pochissime le vittime, ma ci fu panico in tutto il mondo.
Oggi il virus pare sia scomparso. Ancora: l'influenza aviaria, Esiste dal 1878
e i casi di trasmissione all'uomo sono rarissimi. Eppure il mondo nel 2005 non
parlava d'altro; i governi decisero di rendere obbligatorie stock di riserva
del Tamiflu, un farmaco in realtà poco efficiente contro la malattia; per la
gioia della Roche ( su quella vicenda segnalo la splendida inchiesta di Sabrina
Giannini, trasmessa nel 2006 da report) Ora improvvisamente tutto il mondo
parla dell'influenza suina e da Città del Messico arrivano, come da copione,
notizie molto allarmanti. Gli Usa sostengono che sia troppo tardi per arignare
il virus, l'Europa è in allarme. Si stanno creando tutte le premesse per
diffondere una piscosi mondiale. Sarà ingiustificata come le altre? Io dico di
sì, con una conseguenza facilmente prevedibile: per un po' ci si scorderà della
crisi economica. Scritto in crisi,
comunicazione, influenza suina, psicosi, spin, manipolazione, globalizzazione,
economia, società, notizie nascoste Commenti ( 98 ) » (7 voti, il voto medio è:
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Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 23Apr 09 La Casa
Bianca e la Fed truccano i conti? Navigando su Internet ho trovato alcune
notizie assai interessanti. Il suicidio del top manager Kellermann ha fatto
emergere un retroscena sconcertante sul modo in cui l'Amministrazione Obama
gestisce gli interventi di risanamento. Il mese scorso ha tentato ripetutamente
(ed energicamente) di convincere il management di Freddie Mac di nascondere il
costo reale del programma varato per arginare la confisca degli immobili dei
mutuatari insolventi. E che costo: 30 miliardi di dollari a carico della
società. Il management (Kellermann incluso) si è opposto strenuamente e i rappresentanti
del Tesoro hanno dovuto rinunciare. Alla fine la cifra è uscita, ma è stata
subito relativizzata dalle rassicurazioni del presidente Barack Obama e del
ministro del Tesoro Timothy Geithner. Ieri sera il numero uno di Bank of
America, Kennet Lewis, ha rivelato che lo scorso settembre il presidente della
Federal Reserve, Ben Bernanke, e l'allora ministro del Tesoro Paulson fecero
forti pressioni affinchè lo stesso Lewis non rivelasse le gravi difficoltà
finanziarie di Merril Lynch, scoperte nell'ambito delle trattative per la
fusione tra i due istituti. E se si considera che il governo ha autorizzato le
banche a cambiare le regole contabili - e dunque ad annacquare le perdite sui
debiti tossici - il quadro non è affatto rassicurante. Nessuno parla più del
debito complessivo americano (pari al 35o% del Pil); pochi rilevano che la Cina
da tre mesi sta riducendo l'acquisto di Buoni del tesoro americani o che il
gettito fiscale sarà inferiore alle attese con inevitabili ripercussioni sul
defiti pubblico. L'impressione è che le autorità Usa stiano tentando di
mascherare i problemi o addirittura di indurre l'opinione pubblica a ignorarli.
Ma basta truccare le carte per spingere il mondo fuori dalla crisi?
Io dico di no: l'ipnosi aiuta ma non risolve. AGGIORNAMENTO: Una società di
consulenza privata, la PNC Financial Services Group Inc, ha pubblicato ieri le
stime sui debiti tossici delle banche americane. I risultati sono disastrosi:
gli asset che non danno interessi sono aumentati del 169% nel primo trimestre 2009 in tredici dei più
grandi istituti. Ma le Borse continuano a salire; già, il peggio è proprio
passato. Scritto in banche, capitalismo, crisi,
manipolazione, era obama, cina, economia, gli usa e il mondo Commenti ( 66 ) »
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21Apr 09 E' nel blog il futuro del giornalismo? Premessa: fino a metà del 2008
questo blog era una piacevole e utilissima integrazione al mio ruolo di inviato
del Giornale. Negli ultimi mesi la situazione è cambiata: continuo ad essere un
inviato del Giornale, ma il blog diventa sempre più qualificante per il mio
profilo professionale e non solo perché è sempre più letto, con un media di
commenti molto alta (e di questo vi sono molto grato). Mi capita sempre più
spesso di essere invitato a partecipare a trasmissioni radiofoniche o
televisive da colleghi che hanno letto commenti interessanti su "il cuore
del mondo", mentre prima accadeva solo per gli articoli sull'edizione
cartacea. L'altro giorno un brillante collega della Televisione della Svizzera
italiana, Michele Fazioli, mi ha intervistato sul futuro del giornalismo e
sulle insidie della comunicazione, con molte domande ispirate proprio dal blog
(chi volesse seguirla può scaricare qui la trasmissione Controluce). E stamane
un amico e valente blogger, Wolly, mi ha segnalato un interessante articolo di
Alberto Flores d'Arcais, da cui risulta che tra gli oltre 20 milioni di blogger
presi in esame in America (tutti quelli che lo fanno per passione, per
informare, per gioco o per qualsiasi altro motivo) ce ne sono 1,7 milioni che
ci guadagnano sopra. E per 452mila di costoro quei soldi sono la prima fonte di
stipendio. E con 100mila visitatori unici si riesce a guadagnare 75mila dollari
all'anno. Mica pochi. Con qualche ombra, però. Diversi blogger vengono pagati
per "bloggare" un prodotto, spesso senza dichiarare il committente e
questo è preoccupante perchè in questo modo si accentua il fenomeno della
pubblicità parassitaria o camuffata, che già tormenta i media tradizionali. Ma
secondo il Wall Street Journal è sempre più consistente il numero dei reporter
che fanno buon giornalismo sul blog anzichè sui media tradizionali, come peraltro
emerso recentemente a Perugia durante il riuscitissimo Festival internazionale
di giornalismo. E in Gran Bretagna il Guardian inizia a guadagnare bene grazie
alla pubblicità mirata raccolta attraverso i blog. Da qui la domanda: il futuro
del giornalismo è nel blog? Vedo un mondo in cui ci saranno alcuni siti
generalisti e tanti piccoli blog specializzati ad altro valore aggiunto, alcuni
dei quali diventeranno vere e proprie testate giornalistiche (negli Usa è già
successo con Huffington Post). Sbaglio? Inoltre mi chiedo: in una professione
che sta cambiando rapidamente cromosomi, fino a quando i giornalisti italiani
potranno pretendere di mantenere in vita un Ordine professionale? Scritto in crisi, blog, comunicazione, società, notizie nascoste, gli usa
e il mondo, Italia, giornalismo Commenti ( 42 ) » (5 voti, il voto medio è: 5
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Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 19Apr 09 La casta
dei top manager continua a imperare (anche in Italia) Il mio amico e collega
Nicola Porro latita un po' sul suo blog, ma sul Giornale è assai presente e
ieri è stato uno dei rari giornalisti italiani a dare con la giusta evidenza
una notizia che ritengo, purtroppo, molto significativa. Trattasi di questo:
Tronchetti Provera ha deciso di "dimissionare" Carlo Puri Negri, il
numero uno di Pirelli Real Estate. E a ben vedere. Come scrive Porro: "Il
titolo piazzato in Borsa a 26 euro viaggia oggi intorno ai 4,7", e fino a
pochi giorni fa era ancora più giù. "Nel 2008 Pirelli Re ha perso quasi
200 milioni ed è stata costretta a lanciare un aumento di capitale da 400
milioni. Se Pirelli Re non avesse avuto l'ombrello finanziario ed economico di
Pirelli, sarebbe come le tante società immobiliari che stanno saltando come pop
corn". Puri Negri, dopo molti anni lusinghieri, ha fallito ed è invitato
ad andarsene. Il capitalismo funziona così. Ma se ne va con una buonuscita da
14 milioni di euro. E questo proprio non va. Perchè il capitalismo esige
l'assunzione di responsabilità, mentre questa vicenda dimostra che la casta dei
supermanager non ha imparato la lezione e continua a comportarsi con avidità,
arroganza, disprezzo del buon senso e degli altri. Una casta che ha provocato i
danni maggiori nelle banche, ma che influisce anche in altri settori.Ed è
inutile parlare di risanamento e di capitalismo etico fino a quando prevarranno
queste logiche. Torniamo ai fondamentali, a un sistema che premia chi fa bene,
ma che punisce chi sbaglia. E' una questione di giustizia e di buon senso,
ormai irrinunciabile, perchè senza fiducia sociale il sistema non regge.
Scritto in banche, capitalismo, crisi, società,
economia, Italia, notizie nascoste, democrazia, giornalismo Commenti ( 53 ) »
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un amico 16Apr 09 Referendum, la Lega ha fatto bene i conti? Premessa: io sono
(ma ormai bisogna dire ero) favorevole all'accorpamento tra il referendum e le
elezioni europee, non fosse che per una questione di buon senso. Non ha senso a
pochi giorni dal terremoto e in piena crisi economica
sprecare 400 milioni di euro. Fini è indignato e ha ragione. Berlusconi avrebbe
voluto l'abbinamento e ha dovuto cedere solo perchè la Lega ha minacciato la crisi di governo. Ma perchè la Lega non vuole
l'accorpamento? Ufficialmente perché lo ritiene anticostituzionale; in realtà
perchè teme che il referendum venga approvato e dunque rinviandolo al 14 o al
21 giugno punta al mancato raggiungimento del quorum. E che cosa chiede il
referendum? I tre quesiti sono formulati in modo incomprensibile; di fatto
propongono di: 1) abrogare le norme che permettono il collegamento tra le liste
alla Camera. Il premio di maggioranza non verrebbe più attribuito alla
coalizione vincente, ma alla singola lista che ottiene più voti. 2) attribuire
il premio di maggioranza anche al Senato con nuove soglie di sbarramento: 4%
alla Camera, 8% al Senato. 3) abrogare le candidature multiple che consentono a
un candidato di correre in più seggi elettorali. Se passassero i primi due
quesiti la Lega rischierebbe di diventare ininfluente alla Camera e di non
entrare nemmeno al Senato. Ecco perchè ha alzato la posta in gioco. Il suo
ostruzionismo è fondato su ragioni comprensibili. Ho l'impressione, però, che
la maggior parte degli italiani non gradisca affatto lo sperpero di 400 milioni
e che sia favorevole al referendum. Rinviarlo a metà giugno potrebbe non
bastare per indurre il 50,1% degli elettori a disertare le urne. Inoltre da
questa vicenda l'immagine della Lega esce offuscata: mentre l'Italia si unisce
e riscopre uno spirito nazionale, il Carroccio fa prevalere il cabotaggio
elettorale, che motiva la base del partito, ma rischia di irritare molti
elettori moderati. Sì, la Lega ha le sue ragioni, tuttavia mi chiedo: Bossi ha
fatto bene i conti? Scritto in politica, lega, referendum, pdl, crisi, democrazia, società, partito democratico, Italia
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questo articolo a un amico 14Apr 09 Una farsa il ritorno agli utili delle
banche Usa? Dunque, Wells Fargo ha annunciato utili per 3 miliardi di dollari,
Goldman Sachs ieri per 1,5 miliardi e da qualche settimana le Borse
festeggiano. Molti commentatori ritengono che il peggio, per le banche Usa, sia
passato. E' davvero così? Ho molti dubbi. Com'è possibile che banche che fino a
due mesi fa erano soffocate dai debiti tossici improvvisamente risplendano?
Dove sono finiti i debiti? Strano, molto strano. O è un miracolo o c'è un
trucco. Io propendo per la seconda ipotesi, per questa ragione: 1) Il governo
americano ha consentito di allentare le regole mark-to-market, che obbligavano
le banche a contabilizzare ogni giorni il valore di mercato dei loro debiti e
siccome quelli tossici valevano zero gli istituti erano costretti a riportare
perdite gigantesche. Ora invece le banche possono valutare con molta elasticità
questi debiti. Secondo le nuove regole sono loro stesse a stabilire i criteri
per stabilire il valore di questi titoli. L'istituto X ha un debito tossico che
a valore di mercato vale 1, ma può decidere autonomamente che valga 5 o 6
perchè questo è il valore atteso fra uno o due anni. E le banche possono
vantare utili inattesi. Capito? E' un nuovo esempio di finanza creativa. 2) Le
banche in questi giorni sono sottoposte a uno stress-test e, i risultati
preliminari, sapientemente passati al New York Times rivelano che lo stato di
salute dei 19 principali istituti americani è migliore del previsto. Ma Nouriel
Roubini in un post dimostra che sono inattendibili perchè fondati su premesse
che la realtà ha già superato, in negativo. Ovvero i "casi estremi"
considerati dal test sono molto migliori dei dati emersi nel frattempo
sull'economia americana. Insomma, è una truffa. 3) La Federal reserve ha
portato quasi a zero i tassi di interesse, ma l'Amministrazione Obama si è ben
guardata dall'imporre limiti sui tassi che gli istituti finanziari posso
chiedere al consumatore, che, negli Usa restano altissimi, a cominciare da
quelli sulle carte di credito. Le banche li stanno addirittura alzando. Si
finanziano a tasso zero, ma impongono al consumatore tassi superiori al 10%.
Corrette e riconoscenti, come sempre. Il G 20 ha proiettato l'illusione
di una regolamentazione dei mercati finanziari, le Borse risalgono, Obama
alimenta le speranze parlando di "segnali di ripresa". E' evidente il
tentativo di infondere artificialmente fiducia, di cambiare la psicologia del
mercato e della gente, nella speranza che la profezia di un mondo migliore e
improvvisamente risanato si autoavveri. Sarà, ma il ritorno agli utili delle
banche Usa mi sembra una farsa. E a lungo termine questa manovra, che non
rimuove il male ma lo accentua, estremamente pericolosa. Scritto in banche,
capitalismo, crisi, spin, manipolazione,
globalizzazione, economia, era obama, gli usa e il mondo Commenti ( 63 ) » (9
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09Apr 09 Per "Repubblica" l'immigrazione clandestina è peccato
veniale Dunque Berlusconi non cambia linea nella lotta all'immigrazione
clandestina e per rimediare al no della Camera, prolungherà il decreto in
scadenza il 26 aprile. Mille immigrati, quasi tutti tunisini, non verranno
messi in libertà. Ed è probabile che in futuro vengano approvate norme ancora
più restrittive: la Spagna di Zapatero, la permissiva Olanda, la Gran Bretagna
del laburista Brown vanno in questa direzione. E ieri il presidente francese
Sarkozy ha pubblicato una direttiva che Alberto Toscano riassume così:
"Massimo controllo di chi arriva per lavorare e massimo sforzo per
allontanare (con le buone o con le cattive) dal suolo nazionale gli
extracomunitari privi di permesso di soggiorno". Quest'anno dovranno
essere espulsi almeno 27mila clandestini; come dire: lavoro ai francesi, via gli
irregolari. Si tratta di misure draconiane, ben più severe di quelle italiane.
Ma per la stampa di sinistra il governo italiano è troppo duro, disumano. Sulla
Repubblica di oggi, ad esempio, Massimo Giannini, scrive: " L'allungamento
a 180 giorni della permanenza dell'immigrato nei centri di smistamento è
persino peggio: una misura sostanzialmente carceraria, stabilità da un'autorità
amministrativa, in assenza di reato e di garanzia giurisdizionale >".
In assenza di reato? Fino a prova contraria l'immigrato che tenta di entrare
non avendo i documenti in regola, nè i visti necessari, viola le leggi del
Paese. E questo, sebbene formalmente sia un illecito amministrativo, non può
essere tollerato, soprattutto quando assume proporzioni preoccupanti che la
società italiana dimostra di non tollerare più . Ma, evidentemente, per
"Repubblica" l'immigrazione clandestina è un peccato veniale.
(Versione aggiornata del post) Scritto in crisi,
comunicazione, pdl, politica, partito democratico, società, francia,
immigrazione, Italia, europa, giornalismo Commenti ( 95 ) » (8 voti, il voto
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Alberto: Se come abbiamo letto Geithner era al corrente di tutto o quasi
quand'era alla NY FED, perche'... Rodolfo de Trent: Noi siamo abituati a
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(
da "Borsa e Finanza"
del 01-05-2009)
Argomenti: Crisi
INCHIESTA
«Sì a Usa, sottopeso per Uk e Sol Levante. Ma con cautela» di Gabriele
Petrucciani - 01-05-2009 «È una correzione tecnica, non penso ancora al
risveglio del Toro». Sergio Bertoncini è strategist di Crédit Agricole Asset
Management: «È vero - puntualizza - che lo scenario complessivo è migliorato,
ma ancora non ci sono le condizioni per una ripresa duratura dei mercati
azionari». Ritiene che le Borse debbano toccare nuovi minimi? È una previsione
molto difficile, ma credo di no. In questa fase le Borse si stanno muovendo
abbastanza bene ed è probabile che il trend continui ancora per un po'. Ci sono
diversi fattori che stanno contribuendo a questo rimbalzo: dalla ripresa del
mercato del credito a una stabilizzazione della volatilità, ora sotto i picchi
dell'ultima parte del 2008, agli importanti interventi di natura monetaria e
fiscale da parte delle autorità. Ma la situazione a livello macro rimane
difficile. Per cui è molto probabile che nel breve l'attuale movimento
rialzista di tipo correttivo potrebbe lasciare spazio a una pausa di
riflessione e poi a una fase di movimento laterale. Di positivo c'è che stiamo
assistendo a una rotazione settoriale molto consistente, favorevole per i
titoli più ciclici e negativa per quelli più difensivi. Insomma, il mercato sta
ricomprando tutte quelle azioni che fino a poco tempo fa venivano massacrate,
tra cui le banche. Quali sono le aree da privilegiare? Gli emergenti stanno
sicuramente evidenziando tutta la loro forza, anche perché
sono stati meno impattati dalla crisi finanziaria. Più in particolare, sono molto confortanti i segnali
provenienti dalla Cina. Per quanto riguarda le aree cosiddette core, invece, in
questo momento stiamo sovrappesando l'America, mentre abbiamo un sottopeso
relativo su Regno Unito e Giappone. Ma allora con che timing entrare
sull'equity? Sicuramente è consigliabile un ingresso graduale sui mercati
azionari, magari con uno strumento tipo il Pac che, in considerazione delle
forti oscillazioni sia al rialzo sia al ribasso, tende proprio a ridurre il
rischio del timing. Inoltre, dato che la nostra view è molto difensiva, l'idea
di base è approfittare di potenziali fasi di reverse rispetto all'attuale trend
di breve periodo per entrare maggiormente nell'equity. Cautela, insomma. È
ancora un bear market che non va giocato aggressivamente.
(
da "Borsa e Finanza"
del 01-05-2009)
Argomenti: Crisi
ATTUALITÀ
Al via l'aumento Pop Spoleto Possibili ingressi nel capitale L'offerta a fine
maggio-inizio giugno. Non sono escluse acquisizioni di filiali. La valutazione
sui Tre-bond rinviata dopo il primo semestre di Stefania Pescarmona -
01-05-2009 BANCHE IN MANOVRA Count down all'aumento di capitale da 44 milioni
(di cui 4 riservati ai dipendendi) della Banca Popolare di Spoleto (BpS) nel
cui azionariato potrebbero entrare nuovi soci istituzionali. «Attualmente è in
corso l'esame del prospetto informativo da parte della Consob. È presumibile
che l'offerta partirà l'ultima settimana di maggio o al massimo la prima di
giugno», spiega il dg Alfredo Pallini, aggiungendo che la ricapitalizzazione
potrebbe durare due-tre settimane, per chiudersi in ogni caso entro fine
giugno. Ancora da definire il prezzo, «che verrà fissato dal cda in prossimità
dell'offerta», puntualizza il direttore generale. BpS attualmente è quotata sul
segmento Standard classe 1 di Borsa Italiana, ma il titolo è poco scambiato.
«Stiamo lavorando per questo. L'aumento di capitale si propone, tra l'altro, di
aumentare il flottante e, quindi, gli scambi dei titoli», aggiunge Pallini. I
due soci di riferimento, la Spoleto Credito e Servizi (51,07%) e Mps (25,94%),
hanno già dato la loro disponibilità a sottoscrivere l'aumento. «Per la
restante parte, non dovrebbe essere un problema completare la raccolta, visto
l'andamento della banca, le prospettive di sviluppo e la convenienza degli
attuali prezzi di Borsa», osserva il dg. L'aumento è stato previsto al momento
della predisposizione del piano 2007-2010, «quindi ante crisi,
e si propone la finalità di supportare la crescita aziendale. Consente di
sviluppare circa 500 milioni di maggiori finanziamenti all'economia e di
fronteggiare la crescita dimensionale con l'apertura di 15 nuove dipendenze».
Due di queste (Milano e Civitanova Marche) sono già operative. Per altre otto,
BpS ha già ottenuto l'autorizzazione di Bankitalia: quattro verranno aperte
entro dicembre (una a Roma e una in provincia di Teramo) e altre quattro il
prossimo anno. Non è esclusa anche una crescita per linee esterne, così come
l'eventuale ricorso ai Tremonti bond. «Osserviamo attentamente il mercato degli
sportelli, anche alla luce del crollo dei prezzi e le dismissioni/chiusure annunciate
da taluni intermediari», precisa Pallini. L'istituto punta a completare la
presenza nel Lazio e nelle Marche e a entrare in Emilia Romagna. Quanto ai
Tremonti bond, la banca potrebbe emettere obbligazioni garantite dal ministero
del Tesoro fino a 40 milioni, pari al 2% dell'attivo a rischio e a circa 200
basis point di tier 1. Pallini ha però tenuto a ricordare che BpS «si presenta
con un tier 1 del 7,3%, che diventerà oltre il 9% dopo l'aumento di capitale e
l'8,6% a fine anno per la crescita dell'operatività», mentre «per la fine del 2010 ha previsto un tier 1
vicino all'8%». Il direttore generale ha aggiunto poi che in sede di
valutazione Icaap (il processo interno di determinazione dell'adeguatezza
patrimoniale, Internal capital adequacy assessment process), effettuata nei
giorni scorsi e comunicata a Bankitalia, non hanno ravvisato particolari
esigenze per richiederli e che «un'ulteriore valutazione della questione è
stata rinviata dopo l'approvazione della semestrale, la conclusione dell'aumento
di capitale e l'esame di ulteriori eventuali esigenze di supporto allo sviluppo
aziendale». Sull'andamento del primo trimestre, il dg ha rinviato all'11
maggio, giorno in cui verranno approvati i dati, ma dichiara: «Mentre il 2008 è
stato l'anno della crisi
finanziaria, il 2009 è l'anno in cui i temi dei
margini e rischio di credito saranno cruciali. Nonostante ciò, continuiamo
tranquilli sulla nostra strada con ulteriori crescite degli aggregati,
ovviamente con andamenti più riflessivi, specie nei volumi di credito, in
condizioni di stabilità patrimoniale, economica e finanziaria».
Quanto alle ultime mosse messe a segno, il dg ha ricordato che, a fine
2008-inizio 2009, BpS è entrata nel capitale dell'azienda informatica Cedacri,
con una quota del 2,5%. «Abbiamo investito complessivamente circa 3 milioni e
il 15 aprile sono entrato nel cda della società in rappresentanza della BpS»,
conclude Pallini.
(
da "Borsa e Finanza"
del 01-05-2009)
Argomenti: Crisi
ANALISI
TECNICA «Il barile ha un grande futuro» Jacazio (Barclays Capital): «La
situazione dei fondamentali di domanda e offerta riporterà i corsi entro fine
anno in area 60/70 dollari per barile» di Gianluigi Raimondi - 01-05-2009 «Per
quest'anno stimiamo un calo della domanda mondiale di petrolio di 2-3 milioni
di barili al giorno. Allo stesso tempo, il taglio della produzione Opec e la
riduzione dell'offerta dei Paesi non aderenti al Cartello ammonterà a circa 4
milioni di barili. Di conseguenza appaiono improbabili, a meno di eventi
eccezionali, discese dei prezzi sotto i 40 dollari per barile». La previsione
arriva da Costanza Jacazio, oil analist di Barclays Capital. Quanto peserà sui
corsi, l'attuale recessione? La crisi
finanziaria ha portato al congelamento (alcuni
addirittura fino al 2012) di molti progetti di sviluppo e di ammodernamento
degli impianti di estrazione causando ulteriore tensione sul lato dell'offerta.
Nelle prossime settimane prevedo che le quotazioni del Wti oscillino tra i 45 e
i 55 dollari per barile per poi aumentare nel terzo e nell'ultimo
quarter fino a raggiungere i 60/70 dollari. Chi sarà a trainare la domanda nei
prossimi mesi? Per la Cina quest'anno stimiamo un tasso di crescita economico
del 7,2%, con la conseguenza di un aumento della richiesta di oil. Inoltre, nel
primo trimestre del 2009 Pechino ha fatto abbondante uso delle scorte nazionali
per soddisfare la domanda interna. Stock che presto dovranno essere aumentati.
In America e in Europa, inoltre, la diving season è ormai alle porte. Le scorte
Usa sono però cresciute al top degli ultimi 19 anni... L'influenza sulle
quotazioni degli stock Usa è in genere limitato al breve termine. Le scorte
statunitensi riflettono un'immagine limitata, benché importante, della domanda
mondiale. Il fatto è che sono gli unici dati dati disponibili con aggiornamenti
settimanali. La domanda degli investitori istituzionali e dei fondi speculativi
potrà portare i prezzi a nuovi picchi? Non credo. Al momento l'unico driver
credibile (e sostenibile) dei corsi sono i fondamentali della domanda e
dell'offerta.
(
da "Stampa, La"
del 01-05-2009)
Argomenti: Crisi
Retroscena
I colossi chimici preferiscono trattare coi governi Scontro a Bruxelles sul
grande affare dei farmaci antivirali FRANCESCO SPINI MILANO A Bruxelles la cosa
è piaciuta assai poco. Gli uomini di Roche, la casa farmaceutica svizzera che
produce il Tamiflu, farmaco principe nella lotta alla febbre suina, due giorni
fa hanno dato buca. Non si sono presentati alla riunione tra il commissario Ue
alla Salute, Androulla Vassiliou, e i rappresentanti dell'industria
farmaceutica europea convocata per discutere di come affrontare l'emergenza.
«Roche non ha partecipato senza dare spiegazioni», attacca il commissario.
«Avevamo chiesto di partecipare telefonicamente, ma ci è stato negato», ribattono
da Basilea. «Non è questo il modo di lavorare in maniera collegiale», chiude la
Vassiliou. Nei corridoi della Commissione europea la sensazione è che la casa
di Basilea voglia trattare direttamente con i singoli governi sull'impiego del
suo superfarmaco. Non a caso il sottosegretario alla Salute, Ferruccio Fazio,
conferma: «Dalla Roche mi hanno chiesto un appuntamento». Tutto questo proprio
mentre il Tamiflu diventa sempre più oggetto del desiderio di chi, in preda
alla psicosi, si sente braccato dall'influenza suina. In Francia (come in
Italia) può essere venduto con la sola ricetta medica, ma a Parigi non se ne
trova più. Tanto che la filiale Roche ha chiuso i rubinetti a farmacie e
grossisti: «Non stiamo finendo le scorte, ma è nostra responsabilità dare
priorità agli ospedali e alle autorità sanitarie», la motivazione della casa
svizzera. Insomma, da caso clinico va diffondendosi il dubbio che
quest'influenza vada trasformandosi anche in un caso di business. In cima alla
lista delle società sorvegliate speciali dagli analisti di Borsa ci sono Roche,
ovviamente, e GlaxoSmithKline. La prima, sede a Basilea in Svizzera, parte in
vantaggio grazie all'ormai noto antivirale che raggiunse i massimi di vendite
nel 2006, a
quota 1,6 miliardi di euro per le scorte governative post Sars. A Gilead,
società californiana che mise a punto il Tamiflu per Roche nel '96, va tra il
14 e il 22% di royalties. Per GlaxoSmithKline la ricetta si chiama invece
Relenza che, al contrario di Tamiflu, si assume per inalazione e non va bene
per tutti i pazienti. Il picco di vendite è stato raggiunto nei primi tre mesi
di quest'anno, grazie a un maxi-ordinativo del governo britannico. Anche qui
c'è un giro di royalties che Gsk riconosce all'australiana Biota, pari al 7%
sulle vendite totali. In prospettiva sarà comunque un buon affare. Secondo gli
analisti della svizzera Credit Suisse ogni 151 milioni di euro di vendite
aggiuntive di anti-virali dovuti all'influenza, gli utili delle case
farmaceutiche produttrici ne hanno un beneficio dello 0,5%. Per questo la banca
dice che i titoli di queste aziende «possono essere usati per proteggere i
portafogli nel caso la febbre suina dovesse diventare una grande pandemia». La
Borsa, del resto, è cinica. E cerca ripari anche in queste
società nel caso che l'epidemia trascinasse al ribasso anche i già provati mercati finanziari. Invece
«l'opportunità di un possibile vaccino presenta più rischi», segnala Marco
Mencini, capo analista europeo di Pioneer Investments. Troppe le variabili in
gioco: dal mutamento del virus, ai tempi lunghi di preparazione. Tra i
big dei vaccini in Europa Sanofi, Gsk e Novartis. Ma in Borsa volano già in
tanti «con casi di pura speculazione», come li definisce Patrizio Pazzaglia di
Bank Insinger de Beaufort. Il record va alla piccola Novavax di cui ora tutti
vogliono le azioni: al Nasdaq di New York è salita del 200% in pochi giorni
solo per aver detto di lavorare al vaccino.
(
da "AmericaOggi Online"
del 01-05-2009)
Argomenti: Crisi
La Fiat
sbarca in America per salvare la Chrysler. L'orgoglio italiano di Emilio
Manuelli 01-05-2009 Chi l'avrebbe mai detto? Il tricolore sventola alla Casa
Bianca, a segnalare una delle cose più positive dei primi cento giorni della
nuova amministrazione americana. L'accordo annunciato ieri da Barack Obama con
la Fiat per il salvataggio della Chrysler è uno di quegli eventi imprevedibili:
la "piccola" azienda torinese interviene con successo per rilanciare
le sorti della potente terza sorella di Detroit, messa in ginocchio dalla
recessione e da una folle politica gestionale. Dobbiamo esserne orgogliosi. A
costo di essere retorici e un po' romantici bisogna dire che è la vittoria
della fantasia italica e di un management poco italiano ma molto europeo. Una miscela
di successo. Sergio Marchionne è il principale e grande interprete di questo
sogno americano: come un bravo ma non ricco giocatore di poker ha saputo usare
bene le poche fiches rimastegli. Un'azienda in crisi
di vendite, già in difficoltà prima dell'esplodere della crisi,
ha trovato in lui l'uomo della puntata vincente. Copertosi le spalle in Italia
grazie all'ennesima pioggia di denaro pubblico, sotto forma di incentivi,
Marchionne ha intuito la difficoltà delle big automobilistiche a stelle e strisce.
In un mercato mondiale sempre più costretto all'aggregazione, in cui si sta
lentamente avverando la previsione storica dell'Avvocato Agnelli
("rimarranno in vita cinque o sei gruppi") e da lui fatta propria con
la convinzione di dover conseguire una massa critica produttiva di almeno 6
milioni di auto all'anno, il leader della Fiat ha saputo tessere bene la sua
tela, convinto dai fatti e dalle circostanze che Obama non aveva altra scelta
per incassare questo risultato. Siamo sicuri che l'avvicinamento a Detroit non
è nato in queste settimane, viene da più lontano, almeno da quando Marchionne e
i suoi hanno scelto la strategia del rilancio. L'ultimatum del 30 aprile
imposto da Obama ai vertici della Chrysler ha fatto il resto. Si è realizzata
così grazie al realismo dei sindacati americani e canadesi che controllanò i
lavoratori di Detroit la prima delle condizioni richieste: non era così
scontato, almeno per noi abituati a registrare il settarismo dei nostri
sindacati capaci di bocciare accordi convenienti per dover subirne poi altri
più rigorosi (si pensi all'Alitalia). Il sacrificio dei lavoratori per salvare
il salvabile ha fatto da traino all'accordo con i maggiori creditori di
Chrysler, le big americane del credito che hanno preferito veder tagliato l'ammontare
da incassare, ma poter investire sulla ripresa della casa di Detroit. Il via
libera delle banche ritorna spesso nelle vicende della Fiat, al quale non sono
mai mancati in Italia gli apporti di capitale nei ricorrenti momenti di crisi. Al di là di quelle che sono gli sviluppi della
vicenda - certamente un po' offuscata dal ricorso alla bancarotta pilotata, a
causa del non pieno coinvolgimento nel piano di salvataggio di tutti i
creditori - è interessante sottolineare il motivo di fondo che ha portato alla
scelta di Fiat. La sua debolezza è stato il suo punto di forza: l'eterna
critica sulla scarsa capacità a produrre berline di cilindrata maggiore non era
certo infondata. Su questa fascia di mercato Fiat ha sempre sofferto, è dai
tempi della Thema che non riesce ad affermarsi sul mercato con un auto
"ammiraglia". Ma sul fronte delle piccole la musica è stata sempre
un'altra: le Punto, le Panda, le Y, la nuova 500 stanno ad indicare il dominio
torinese fra le "utilitarie". È qui che la storia si intreccia
positivamente con la vicenda di queste ore: la dissennata politica delle big
Usa (Ford, General motors, Chrysler) ha intasato le strade americane di
macchinoni prima e di suv e fuoristrada potentissimi poi. La benzina non
costava niente, i redditi crescevano. Poi, lentamente, il declino: le ricorrenti crisi petrolifere hanno fatto scoprire ai cittadini americani che il
prezzo del carburante poteva anche crescere, la crisi
finanziaria della fine degli anni '80 e quella
devastante di questi mesi hanno fatto il resto. Se a tutto questo aggiungiamo
la decisa svolta ambientalista di Obama, ecco allora che le
"scatolette" risparmiose made in Italy rappresentano l'idea
vincente. Nei prossimi giorni conosceremo nel dettaglio come si svilupperà il
business, come funzionerà lo scambio fra la tecnologia italiana per costruire
macchine più piccole, ecologiche, meno costose e la possibilità per Fiat di
sbarcare sul mercato americano, quale sarà la reale quota di controllo di
Chrysler, quanti manager Fiat entreranno nella sala dei bottoni di Detroit.
Realizzato questo obiettivo, la nascita di un nuovo grande gruppo globale
dell'auto, Sergio Marchionne dovrà però fare una pensatina a quello che sta
avvenendo in Italia, dove i sindacati rumoreggiano per un futuro incerto, dove
il ricorso alla cassa integrazione spunta frequentemente. Questa riflessione
sulla strategia industriale interna si impone da subito, prima ancora di
pensare all'acquisizione della Opel in Germania.
(
da "AprileOnline.info"
del 01-05-2009)
Argomenti: Crisi
La
valuta unica di Tremonti Nane Cantatore, 01 maggio 2009, 11:25 Economia
Partecipando alla presentazione del libro di Tommaso Padoa Schioppa, il
ministro dell'Economia rilancia l'idea di una nuova valuta mondiale, già
proposta da Russia e Cina all'ultimo G20, apportando alcune modifiche all'idea
del governatore della Banca cinese e proponendo una sua personale ricetta che,
specifica, "mi sono inventato qui": si potrebbe passare ad una
"doppia circolazione" che prevede "uno strumento per denominare
le transazioni mondiali e rasoterra conservare le nostre vecchie e nuove
monete". Ma non sembra che abbia riflettuto a fondo sul senso di questo
progetto e sulle sue finalità Quando un ministro della repubblica avanza una
proposta, anche se è un ministro del governo da cui siamo così disgraziatamente
governati, c'è da aspettarsi che si tratti di un'idea ponderata a fondo, almeno
nelle sue implicazioni di massima. Quando poi si tratta di quello che dovrebbe
essere il più preparato tra gli esponenti di questo governo, le aspettative
dovrebbero essere ancora più fondate; se poi la proposta in questione riprende
dei suggerimenti già presentati ai massimi livelli internazionali, e cioè al G20 di Londra sulla crisi
finanziaria, allora si dovrebbe esser certi di
trovarsi di fronte a un progetto già definito con un certo grado di dettaglio.
E invece no: quello che è successo è che Tremonti, alla presentazione di un
libro del suo predecessore Tommaso Padoa-Schioppa, si è messo a parlare di una
"valuta mondiale" da utilizzare per gli scambi internazionali,
mentre le valute nazionali dovrebbero avere una circolazione domestica. Tutto
questo, beninteso, presentato come "un'idea che mi sono inventato oggi,
così, su due piedi". Insomma, verrebbe da pensare che il ministro abbia voluto
inventarsi una boutade per rubare la scena, un po' come fa il suo boss quando
si mette a parlare al telefono in mezzo ai ministri o a raccontare barzellette
sceme. Per capire quanto sia campata in aria l'uscita di Tremonti, è opportuno
fare un piccolo passo indietro, a un documento della banca centrale cinese del
23 marzo, in cui il governatore Zhou Xiaochuan proponeva la creazione di una
nuova valuta di riserva mondiale; questa proposta è stata ripresa il primo
aprile dal presidente russo Dimitri Medvedev in occasione del G20. Il
significato del progetto è semplice: oggi il 64 per cento delle riserve delle
banche centrali del mondo è in dollari, mentre l'euro si attesta al 26, e il
resto è composto da altre monete forti, tipicamente yen giapponesi, sterline
inglesi e poche altre. In un clima di sostanziale debolezza della divisa
americana, la cui solidità è peraltro ulteriormente minacciata dalla crescita
galoppante del debito pubblico degli Stati Uniti, sarebbe decisamente opportuno
introdurre una maggior diversificazione, in grado di assorbire meglio le
oscillazioni dei mercati finanziari e di dare maggiore
rilievo alle manovre delle banche centrali. Una soluzione di questo tipo esiste
già: si tratta dell'SDR (Special drawing rights), un paniere utilizzato dal
Fondo monetario internazionale come parametro di riferimento e che viene
utilizzato per transazioni contabili internazionali; alcuni Paesi, come la
Siria, già utilizzano l'SDR come valuta internazionale a cui ancorare la
propria. Oggi, il paniere dell'SDR è composto da un 44 per cento di dollari, un
34 di euro e un 11 a
testa per yen e sterlina; anche se la proposta cinese prevede una maggiore
diversificazione e una diversa ripartizione, si tratta già di un mix
decisamente meno imperniato sul dollaro rispetto alle attuali riserve delle
banche centrali. La ragione per questo passaggio, dal valore simbolico così
potente, è proprio quella di assorbire meglio lo shock della perdita di valore
del dollaro: se i cinesi si volessero sbarazzare del loro eccesso di biglietti
verdi acquistando più euro potrebbero benissimo farlo, ma ciò avrebbe un
impatto devastante sul dollaro, aggravando ulteriormente la crisi.
La scelta di individuare una valuta comune, il cui valore sia determinato da un
paniere fisso, dovrebbe permettere una transizione armonica e controllata,
mettendo le istituzioni finanziarie centrali al riparo
dalle tempeste valutarie o dagli attacchi speculativi, come è avvenuto diverse
volte per le valute più deboli. Si tratta, insomma, di un notevole passo avanti
sul piano di un governo condiviso dei mercati
valutari, che sancirebbe ufficialmente l'avvento di una vera economia
multipolare. Ciò avrebbe anche una ulteriore valenza distensiva, dal momento
che disinnescherebbe gran parte delle cosiddette "atomiche
valutarie": gli accumuli di grandi quantità di una divisa specifica, che
possono essere immessi istantaneamente sul mercato facendone crollare il
valore. Per quanto riguarda l'Europa, sarebbe un ottimo sistema per rafforzare
in modo consistente l'influenza dell'euro, senza correre i rischi legati a
un'ufficializzazione del suo valore di moneta di riferimento. Se questo è lo
scenario effettivo della proposta, lascia abbastanza interdetti vedere Tremonti
che si lancia in improbabili considerazioni, del tipo "per uno che è in
Canada o in Belgio, la parola paniere magari non la capisce, quindi forse è
meglio avere una moneta mondiale, per fare operazioni mondiali e una moneta
nazionale per operazioni nazionali", come se fossero davvero due valute
circolanti su diversa scala. Del resto, è difficile che una valuta
internazionale possa davvero essere utilizzata per gli scambi commerciali
bilaterali, visto che si dovrebbe fare una doppia operazione di cambio, mentre
l'utilizzo contemporaneo costringerebbe all'accumulo di riserve in due distinte
valute, il che ridurrebbe ulteriormente la disponibilità di liquidità, l che
non è esattamente la cosa più auspicabile durante una crisi
finanziaria. Insomma, Tremonti si dovrebbe ripassare un paio di regole
dell'economia di mercato. La circostanza che possa farlo anche in Russia o in
Cina è un bel segno dei tempi.
(
da "Panorama.it"
del 01-05-2009)
Argomenti: Crisi
-
Economia - http://blog.panorama.it/economia - Finanza in Comune? Niente
derivati agli enti locali Posted By redazione On 29/4/2009 @ 15:42 In Headlines
| No Comments di Angelo Pergolini Da quando la crisi è
scoppiata a livello globale, in autunno, banchieri e governi non fanno che
ripeterlo: servono nuove regole e un nuovo sistema di controlli. Una sorta di
mantra, una litania ripetuta in ogni vertice o convegno. Però di proposte
precise se ne sono viste poche. "Il [1] Financial stability forum già ad
aprile 2008 aveva dato delle indicazioni" osserva Gregorio De Felice,
presidente dell'[2] Aiaf (l'associazione che riunisce gli analisti finanziari)
e capoeconomista dell'Intesa Sanpaolo. È passato un anno "e non è stato
fatto praticamente nulla" commenta sospirando l'economista. Cambiare è
così difficile? "Alcune cose sono complesse. Per esempio" spiega De
Felice "la modifica delle norme [3] Basilea 2. Stabiliscono parametri
rigidi sulla solvibilità degli intermediari, invece dovrebbero essere elastici,
entro una certa misura, e variare a seconda dell'andamento del ciclo economico.
Altra misura tanto necessaria quanto non facile da adottare è introdurre
un'armonizzazione minima a livello europeo fra le authority: servirebbe un
sistema federato, come quello delle banche centrali. Detto questo ci sono anche
cose che sono utili e facilmente realizzabili. Anche subito". Esempi?
"In primo luogo" risponde il presidente dell'Aiaf "si dovrebbe
affrontare la questione dei prodotti derivati. Sotto almeno tre aspetti.
Anzitutto questi prodotti, oggi spesso incomprensibili, andrebbero
standardizzati sulla base di un ristretto numero di modelli. Poi bisogna
stabilire che le transazioni di tutti i derivati devono passare attraverso una
"clearing house", una stanza di compensazione. Insomma, devono essere
trattati su mercati regolamentati e trasparenti". C'è un terzo aspetto:
"Riguarda non gli emittenti ma gli acquirenti. L'Aiaf ritiene opportuno
stabilire che questi prodotti non possano essere acquistati da precise
categorie, come gli enti locali. Più in generale si tratta di porre limiti per
evitare che mettano a rischio il risparmio. Prendere misure come queste, lo
ripeto, non sarebbe difficile". La crisi finanziaria ha anche messo in luce
la scarsa affidabilità, o addirittura l'inutilità, di strumenti come il rating,
le pagelle sulle obbligazioni. "Il problema numero uno è quello della
trasparenza. L'agenzia di rating di un emittente non può essere anche suo
consulente. Le due attività vanno nettamente separate". Ma ci sono
già i cosiddetti muri cinesi, ovvero le attività sono separate, dicono le
agenzie del settore. "Come è oggi, è solo una presa in giro. No, bisogna
stabilire che una società o fa una cosa oppure l'altra. Punto".
Basterebbe? "No, bisognerebbe fare almeno altre tre cose. Primo: stabilire
che il rating non sia pagato dalla società oggetto del controllo. Secondo:
imporre alle agenzie di rating di mettere il mercato a conoscenza dei metodi di
giudizio adottati. Terzo: abolire le sigle oggi usate per indicare il rischio.
Fanno venire il mal di pancia all'investitore. Andrebbero sostituite da un
indicatore della probabilità di fallimento dell'emittente". Beh, vasto
programma. "Per riscrivere le regole del rating non servirebbe molto.
Basterebbe un regolamento della Consob".
(
da "Brescia Oggi"
del 01-05-2009)
Argomenti: Crisi
Tomasoni,
nuova linfa dall'acquisto solidale IL RILANCIO. Il futuro del caseificio di
Gottolengo assicurato grazie all'impegno dei clienti Oltre mille famiglie di 87
«Gas» in campo per il salvataggio 01/05/2009 rss e-mail print La sala di
produzione del caseificio con sede a Gottolengo Un'azienda in crisi salvata dai propri clienti: è successo a Gottolengo,
dove il caseificio «Tomasoni f.lli» è riuscito a superare una congiuntura
difficile grazie all'incondizionato appoggio di oltre mille famiglie, riunite in
87 Gruppi di acquisto solidale (Gas). Una storia singolare, per una realtà
radicata sul territorio da quasi due secoli, dal 1995 guidata dai fratelli
Massimo, Alberto e Stefano Tomasoni. Sono stati loro a decidere, attorno al
2000, di convertire le produzioni al biologico: Grana, ma anche robiole,
crescenza, caciotte. «Ci stavamo rendendo conto che le piccole realtà artigiane
come la nostra avevano difficoltà a reggere in un mercato che cercava più
l'uniformità del prodotto che una qualità superiore - racconta Massimo Tomasoni
-. Allora abbiamo deciso di raccogliere l'invito di un commerciante e passare
al bio: ottenuta la certificazione nel Duemila, la nuova attività è decollata
nel 2001. Poi l'accordo con il nostro "ispiratore", che si era impegnato
a ritirare la produzione, è saltato: ci siamo trovati senza un mercato, con i
ricavi scesi a 300.000 euro nel 2004 dai 2,5 milioni del 2003». Nonostante
questo, l'azienda ha scelto di eliminare completamente la produzione
convenzionale e di ricostruirsi da capo una rete commerciale, investendo nel
progetto anche attraverso l'accensione di mutui: pian piano, grazie ai Gas e
all'export, il lavoro è tornato a crescere. «Il 2008 doveva essere l'anno del
pareggio - raccontano in azienda -. Ma la speculazione legata al latte a
partire dal 2007 ci ha messo in ginocchio: agli aumenti di prezzo sul
convenzionale dovevamo aggiungere circa un 20-30% per il bio». La crisi finanziaria, che ha fatto schizzare i tassi, ha fatto il resto. «Ci siamo
trovati in breve con un buco da 150 mila euro - spiega Massimo Tomasoni -: una
banca ci ha chiuso il conto corrente, non abbiamo più trovato istituti disposti
a finanziarci». È in questo momento che sono entrati in gioco i Gas:
Tomasoni ha inviato una lettera ai clienti spiegando la situazione e chiedendo
un aumento di prezzo dell'11%. Ha risposto il responsabile di un Gruppo di
acquisto solidale di Lecco, chiedendo spiegazioni, dopodichè ha contattato
tutti gli altri Gas lanciando l'idea di una specie di «adozione» a distanza
delle forme di Grana. In pratica, i Gruppi, 87 sparsi in tutta la Lombardia per
un totale di un migliaio di famiglie di cui 300 bresciane, hanno anticipato al
caseificio le somme per le forme bio, da consegnare a stagionatura ultimata. In
totale, grazie anche all'appoggio di una finanziaria
di tipo sociale, Tomasoni, tra febbraio e marzo 2009, ha raccolto 150 mila
euro, con i quali ha potuto saldare il debito nei confronti della Cooperativa
fornitrice di latte (ha fatto la sua parte aspettando pazientemente la soluzione
del problema), pagare le rate del mutuo sospeso, ridurre i debiti bancari e
riprendere in sostanza a lavorare. I prestiti saranno restituiti alle famiglie
dei Gas tramite forniture di prodotto. «Dopo quattro anni di perdite - conclude
Massimo Tomasoni - vediamo finalmente un po' di luce. Le vendite, grazie anche
al passaparola, non sono mai andate così bene: prevediamo di lavorare
quest'anno circa 4.000-4.500 quintali di latte, e di chiudere l'esercizio con
un fatturato tra 1,2 e 1,3 milioni. Ma la cosa più bella resterà per sempre la
fortissima prova di solidarietà». Claudio Andrizzi Claudio Andrizzi
(
da "Mattino, Il
(Nazionale)" del 01-05-2009)
Pubblicato anche in: (Mattino,
Il (Benevento)) (Mattino, Il (Caserta)) (Mattino, Il (Circondario Sud1))
(Mattino, Il (Avellino)) (Mattino, Il (Salerno))
Argomenti: Crisi
Antonio
Troise Era stato il grande sogno, accarezzato ma mai realizzato, dell'avvocato
per antonomasia, Gianni Agnelli: quello di una Fiat mondiale, fra le poche
società ammesse di diritto al ristrettissimo club dei giganti dell'industria
delle quattro ruote. Un club con tre o al massimo quattro «competitor». Per
tutti gli altri marchi, al massimo, un ruolo da comprimari. Un sogno che
l'accordo con la Chrysler rende improvvisamente realizzabile. Forse al di là di
ogni più rosea aspettativa. Chi avrebbe scommesso, appena qualche anno fa,
sullo sbarco in grande stile del Lingotto negli Stati Uniti? A rendere ancora più straordinaria questa storia italiana c'è
anche un altro paradosso: l'espansione globale del Lingotto avviene proprio nel
momento in cui il mito della «globalizzazione» crolla sotto i colpi della più
grave crisi finanziaria dal
1929. SEGUE A PAGINA 3
(
da "Rai News 24"
del 01-05-2009)
Argomenti: Crisi
Roma | 1
maggio 2009 Fiat, Napolitano: "L'Italia può essere fiera. Morti sul
lavoro, non abbassare la guardia" Giorgio Napolitano "Oggi l'Italia
può essere fiera del riconoscimento che una nostra grande impresa ha ottenuto
in America e nel mondo", ha detto il Presidente della Repubblica, Giorgio
Napolitano, con implicito riferimento all'accordo Fiat-Chrysler. "E' un
riconoscimento straordinario - ha detto celebrando al Quirinale il Primo Maggio
- per i dirigenti, i tecnici, le maestranze tutte. E' la conferma
dell'importanza decisiva dell'innovazione e della piena valorizzazione delle
risorse umane a partire dal mondo del lavoro di cui l'Italia è ricca". Non
abbassare la guardia sugli incidenti mortali Anche quest'anno Napolitano ha
celebrato la Festa del Lavoro sottolineando l'attualità drammatica degli
incidenti mortali sul lavoro. E' "un segnale positivo ma non ancora
sufficiente", ha detto, il dato che indicato uno scendere delle morti
bianche sotto il livello di 1.200 casi l'anno. "Il fenomeno rimane
dolorosissimo e inquietante e si rischia di vederlo aggravarsi di fronte alla crisi economica". Questo rischio, ha detto Napolitano,
si corre se di fronte alla crisi emergerà
"qualche tendenza a ricorrere più facilmente al sommerso e comunque al
lavoro irregolare, in special modo all'impiego illegale di immigrati. Occorre
un più forte impegno a non abbassare in alcun modo la guardia su questo
versante sempre cruciale". Sforzo comune contro la crisi Per contrastare la crisi finanziaria globale serve
"uno sforzo straordinario di azione comune europea e di concertazione
mondiale": il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano centra il suo
discorso per la festa del primo maggio sulle ripercussioni della crisi. "La crisi finanziaria che dagli Stati Uniti d'America si è
propagata al resto del mondo con pesanti ripercussioni sull'andamento
dell'economia in ogni continente - ha detto intervenendo alla cerimonia del
primo maggio al Quirinale - ha per inaudita velocità diffusiva e vastità di
impatto, determinato un quadro del tutto diverso da quello dello scorso
anno". "Inutile dire che a una crisi globale
senza precedenti come quella di cui si è chiamati a fronteggiare tutte le
manifestazioni e le cause - ha aggiunto - si può reagire solo con uno sforzo
straordinario di azione comune europea e di concertazione mondiale".
Italia più attenta ai diritti del lavoro Napolitano invita l'Italia a essere
"più attenta ai diritti del lavoro". "L'occasione della crisi - dice nel suo intervento alla cerimonia di consegna,
in Quirinale, delle Stelle al Merito ai Maestri del Lavoro - va colta per farne
uscire un'Italia più giusta. E ciò significa in special modo - dobbiamo
sottolinearlo in questa giornata del 1 Maggio - un'Italia più attenta al valore
del lavoro, alla tutela del lavoro, ai diritti del lavoro". "Fu
quella - afferma - l'Italia cui pensavano i nostri padri costituenti nel
definire il primo articolo della Carta costituzionale e la sua linea
ispiratrice".
(
da "Giornale.it, Il"
del 01-05-2009)
Argomenti: Crisi
n. 104
del 2009-05-01 pagina 0 Napolitano: ancora troppi incidenti
sul lavoro di Redazione Sotto i colpi della crisi
finanziaria, il Primo maggio si celebra quest'anno
con il tema dell'occupazione e della caduta dell'attività produttiva "in
primo piano anche in Italia", ha detto il presidente della Repubblica
Giorgio Napolitano celebrando la Festa del Lavoro al Quirinale insieme al
ministro del Lavoro Maurizio Sacconi. Napolitano ha parlato delle
preoccupazioni di chi teme di perdere il posto di lavoro, della caduta
dell'attività produttiva, "dell'insufficienza della protezione sociale,
della debolezza delle prospettive per i giovani in cerca di lavoro". Su
questi temi, ha detto, "molte toccanti lettere a me indirizzate richiamano
l'attenzione". Incidenti sul lavoro Anche quest'anno Napolitano ha
sottolineato l'attualità drammatica degli incidenti mortali sul lavoro. E'
"un segnale positivo ma non ancora sufficiente", ha detto, il dato
che indicato uno scendere delle morti bianche sotto il livello di 1.200 casi
l'anno. "Il fenomeno rimane dolorosissimo e inquietante e si rischia di
vederlo aggravarsi di fronte alla crisi
economica". Questo rischio, ha detto Napolitano, si corre se di fronte
alla crisi emergerà "qualche tendenza a ricorrere
più facilmente al sommerso e comunque al lavoro irregolare, in special modo
all'impiego illegale di immigrati. Occorre un più forte impegno a non abbassare
in alcun modo la guardia su questo versante sempre cruciale". Fiat:
l'Italia può essere fiera "Oggi l'Italia può essere fiera del
riconoscimento che una nostra grande impresa ha ottenuto in America e nel
mondo", ha detto il Presidente della Repubblica, con implicito riferimento
all'accordo Fiat-Chrysler. "E' un riconoscimento straordinario per i
dirigenti, i tecnici, le maestranze tutte. E' la conferma dell'importanza
decisiva dell'innovazione e della piena valorizzazione delle risorse umane a
partire dal mondo del lavoro di cui l'Italia è ricca". Sacconi: meno morti
bianche, ma non basta Per la prima volta dal dopoguerra, secondo le stime
dell'Inail, il bilancio delle morti bianche è sceso "sotto la soglia dei
1.200 casi l'anno. E' un segnale positivo, ma non ancora sufficiente", ha
sottolineato il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, intervenendo alle
celebrazioni della festa del lavoro al Quirinale. Proprio perché il risultato
non basta è necessario "uno sforzo straordinario per rilanciare con
determinazione, anche in termini di una più intensa collaborazione tra imprese
e lavoratori, una nuova cultura della sicurezza che veda nella prevenzione il
suo punto qualificante". © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri
4 - 20123 Milano
(
da "Virgilio Notizie"
del 01-05-2009)
Argomenti: Crisi
Per
contrastare la crisi finanziaria globale serve
"uno sforzo straordinario di azione comune europea e di concertazione
mondiale": a chiederlo è il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano
che centra il suo discorso per la festa del primo maggio sulle ripercussioni della crisi. "La crisi finanziaria che dagli Stati Uniti d'America si è propagata al resto del
mondo con pesanti ripercussioni sull'andamento dell'economia in ogni continente
- ha detto intervenendo alla cerimonia del primo maggio al Quirinale - ha per
inaudita velocità diffusiva e vastità di impatto, determinato un quadro del
tutto diverso da quello dello scorso anno". "Inutile dire che
a una crisi globale senza precedenti come quella di
cui si è chiamati a fronteggiare tutte le manifestazioni e le cause - ha
aggiunto - si può reagire solo con uno sforzo straordinario di azione comune
europea e di concertazione mondiale". (Segue)
(
da "KataWeb News"
del 01-05-2009)
Argomenti: Crisi
senza il
mattone.. Spagnoli ci avete scocciato: pensate ai vostri guai 28 marzo 2009
alle 14:15 — Autore: babelick — 191 commenti Gentile ambasciatore Terracciano,
complimenti e sentiti ringraziamenti. Ci ha vendicati. La lettera che ha
inviato al quotidiano El Pais, nella sua veste di capo della rappresentanza
italiana presso il governo spagnolo, non sembra neanche scritta da un
diplomatico di carriera; meglio, è opera di un diplomatico di razza rara, tanto
è chiara, asciutta, ferma, e, lo faccia dire a me, sacrosantamente scocciata.
Quel giornale così faziosamente filo Zapatero, praticamente un organo di
partito, anche di quello Democratico italiano del quale corre in premuroso e
regolare soccorso, la deve smettere di denigrare il governo e il Paese. Non c'entra
niente qui la libertà di stampa; come lei sottolinea, il tentativo di demolire
l'immagine dell'Italia tra gli spagnoli risponde invece a un disegno di servitù
politica che nessun organo di stampa italiano si sognerebbe di progettare,
piaccia o no il governo di José Luis Zapatero, per gli intimi Bambi. Succede
che gli equilibri politici europei siano cambiati, che un asse
Sarkozy-Merkel-Berlusconi minacci il ruolo della Spagna e le sue numerose,
troppe, poltrone, ben sei super incarichi istituzionali europei. Succede che le
cose non vadano più bene per l'economia, crollata miseramente dopo il boom
edilizio e tante rivendicazioni di tronfio primato; che la politica estera sia
un disastro, e il presidente Barack Obama nella nuova versione militare contro
Bin Laden non si sia rivelato l'amico che ingenuamente la sinistra in Europa
aveva immaginato; che il federalismo morda le calcagna a Madrid, visto
l'apporto determinante del partito catalano alla rielezione dei socialisti. Il
governo è nervoso e la butta sugli attacchi ad altri Stati, il Pais pubblica
fedele, se serve, anticipa. Così l'Italia è descritta come dominio di un
tiranno nello stile delle dittature latino americane, Pinochet naturalmente,
non Hugo Chavez, il presidente del Consiglio eletto ha bisogno dello
psichiatra, qui si praticano tortura e politiche razziste. Ha fatto bene,
ambasciatore, a dire basta, anche perché c'è davvero poco, scansato il fango
delle calunnie, di cui vantarsi in casa Zapatero. Al mini-summit europeo del 4
ottobre del 2008 i capi di Stato di Berlino, Roma, Parigi e Londra, si sono incontrati per decidere sulle posizioni comuni da adottare contro
la crisi finanziaria,
lasciando fuori la Spagna, che pure Zapatero aveva definito «l'economia più
solida del mondo», addirittura il Paese sopra la media europea per reddito pro
capite. Per il premier spagnolo fino a pochi mesi fa «il sorpasso dell'Italia
ha fatto deprimere molto il primo ministro Berlusconi» e «in realtà, il
mio obiettivo è quello di superare la Francia, anche se l'amico Sarkozy non
vuole neanche sentirselo dire». Subito dopo la crisi
internazionale ha svelato il bluff dell'economia spagnola. La recessione ha
gettato anche la Spagna in una crisi profonda:
crescita dell'1,4% nel 2008, e non del 3,5% come annunciato dal governo. Un
dato che riporta il Paese agli stessi risultati del 1993. Il boom economico era
stato gonfiato dagli aiuti europei allo sviluppo, investiti quasi
esclusivamente nell'edilizia, un settore in forte perdita già dai primi mesi
dell'anno, cioè prima della crisi internazionale. La crisi ha messo a nudo le bugie sulla politica di sicurezza e
immigrazione, a lungo mantenute, anche se sulle zattere dei clandestini
l'ordine è sempre stato di sparare. Nei giorni scorsi 200 organizzazioni hanno
presentato alla Procura generale dello Stato una denuncia contro il ministero
dell'Interno, accusando la polizia di «arresti mirati», «retate» e «controlli
d'identità di massa», insomma di eseguire gli ordini per l'arresto di una
«quota» minima mensile di immigrati per ciascun distretto. Gli immigrati sono
saliti da mezzo milione a 5,2 milioni nel 2008, su una popolazione totale per
la Spagna di 46 milioni di persone. Con una disoccupazione giunta ormai al 14%,
il governo ha cambiato ufficialmente politica. La «Ley de Extranjeria»
presentata a dicembre prevede severe misure restrittive: oltre all'aumento da 40 a 60 giorni del termine
massimo per detenere migranti nei Centri di permanenza temporanea, per
facilitare identificazioni e rimpatri coatti, il progetto prevede di
interrompere i ricongiungimenti familiari. Prevede anche sanzioni fino a 10.000
euro per chi «promuove la permanenza irregolare in Spagna di uno straniero»,
un'«infrazione grave» perché «lo straniero dipende economicamente da chi compie
l'infrazione e questa ne prolunga il soggiorno autorizzato al di là del periodo
legalmente previsto». La Comision Espanola de Ayuda al Refugiado (Cear), ha
protestato perché così facendo il governo «cerca di farsi complici le persone
che alloggiano» gli immigrati, e si appresta a «convertire i cittadini in
poliziotti». Ci sarebbe da analizzare anche il ruolo inquietante di un giudice
star come Baltazar Garzon, che somigli all'Antonio Di Pietro dei tempi che
furono, grande amico di Zapatero e compagno di caccia di altri ministri
socialisti, ma anche evasore fiscale conclamato. Garzon negli ultimi anni ha
incriminato chiunque, dai dittatori latino americani agli statisti europei,
fino a personaggi dell'epoca di Francisco Franco, tutti defunti. Colleziona una
gaffe dopo l'altra, eppure imperversa. Pure la battaglia contro la Chiesa
cattolica, nella sua forma infantile ed estremista, è la pratica opposta a
quella che si converrebbe a un premier laico che governa un Paese dove ci sono
cattolici numerosi, un milione e mezzo solo fra i suoi elettori. La gaffe del
ritiro dal Kosovo, comunicato in loco dal ministro della Difesa, Carmen Chacon,
contro il parere e all'insaputa del collega degli Esteri, Moratinos, e di tutti
i governi dell'Unione europea e della Nato, è la chicca di qualche giorno fa.
Il presunto amico, il presidente Obama, è infuriato e non ha accettato i goffi
tentativi di Madrid di rimediare. Peggio di così!
(
da "Trend-online"
del 01-05-2009)
Argomenti: Crisi
Fiat:
Napolitano, l'Italia puo' essere fiera ANSA NEWS, clicca qui per leggere la
rassegna di Ansa , 01.05.2009 12:46 Scopri le migliori azioni per fare trading
questa settimana!! (ANSA) - ROMA, 1 MAG -''Oggi l'Italia puo' essere fiera del
riconoscimento che una nostra grande impresa ha ottenuto in America e nel
mondo'',ha detto Napolitano. 'E' un riconoscimento straordinario - dice il
Presidente celebrando al Quirinale il 1 Maggio e facendo riferimento
all'accordo Fiat-Chrysler - per i dirigenti, i tecnici, le maestranze tutte''.
La crisi -aggiunge - mette al centro l'occupazione.
Napolitano sottolinea la drammaticita' degli incidenti mortali sul lavoro e
invita a non abbassare la guardia. E' ''un segnale positivo ma non ancora
sufficiente'', ha detto, il dato che indicato uno scendere delle morti bianche
sotto il livello di 1.200 casi l'anno. ''Il fenomeno rimane dolorosissimo e
inquietante e si rischia di vederlo aggravarsi di fronte alla crisi economica''. Questo rischio, ha detto Napolitano, si
corre se di fronte alla crisi emergera' ''qualche
tendenza a ricorrere piu' facilmente al sommerso e comunque al lavoro
irregolare, in special modo all'impiego illegale di immigrati. Occorre un piu' forte impegno a non abbassare in alcun modo la
guardia su questo versante sempre cruciale''. Sotto i colpi della crisi finanziaria,la Festa del Lavoro si
celebra quest'anno con il tema dell'occupazione e della caduta dell'attivita'
produttiva ''in primo piano anche in Italia'', ha detto ancora il
presidente.(ANSA).
(
da "Wall Street Italia"
del 01-05-2009)
Argomenti: Crisi
Fiat:
Napolitano, l'Italia puo' essere fiera di ANSA Sugli incidenti sul lavoro
invita a non abbassare la guardia -->(ANSA) - ROMA, 1 MAG -''Oggi l'Italia
puo' essere fiera del riconoscimento che una nostra grande impresa ha ottenuto
in America e nel mondo'',ha detto Napolitano. 'E' un riconoscimento
straordinario - dice il Presidente celebrando al Quirinale il 1 Maggio e
facendo riferimento all'accordo Fiat-Chrysler - per i dirigenti, i tecnici, le
maestranze tutte''. La crisi -aggiunge - mette al
centro l'occupazione. Napolitano sottolinea la drammaticita' degli incidenti
mortali sul lavoro e invita a non abbassare la guardia. E' ''un segnale
positivo ma non ancora sufficiente'', ha detto, il dato che indicato uno
scendere delle morti bianche sotto il livello di 1.200 casi l'anno. ''Il
fenomeno rimane dolorosissimo e inquietante e si rischia di vederlo aggravarsi
di fronte alla crisi economica''. Questo rischio, ha
detto Napolitano, si corre se di fronte alla crisi
emergera' ''qualche tendenza a ricorrere piu' facilmente al sommerso e comunque
al lavoro irregolare, in special modo all'impiego illegale di immigrati. Occorre un piu' forte impegno a non abbassare in alcun modo la
guardia su questo versante sempre cruciale''. Sotto i colpi della crisi finanziaria,la Festa del Lavoro si
celebra quest'anno con il tema dell'occupazione e della caduta dell'attivita'
produttiva ''in primo piano anche in Italia'', ha detto ancora il
presidente.(ANSA).
(
da "Wall Street Italia"
del 01-05-2009)
Argomenti: Crisi
1
Maggio/ Napolitano: Sforzo straordinario comune contro crisi
di Apcom Indispensabile reazione globale, europea e mondiale -->Roma, 1 mag.
(Apcom) - Per contrastare la crisi finanziaria globale
serve "uno sforzo straordinario di azione comune europea e di
concertazione mondiale": a chiederlo è il presidente della Repubblica
Giorgio Napolitano che centra il suo discorso per la festa del primo maggio
sulle ripercussioni della crisi. "La crisi finanziaria che dagli Stati Uniti d'America si è
propagata al resto del mondo con pesanti ripercussioni sull'andamento
dell'economia in ogni continente - ha detto intervenendo alla cerimonia del
primo maggio al Quirinale - ha per inaudita velocità diffusiva e vastità di
impatto, determinato un quadro del tutto diverso da quello dello scorso
anno". "Inutile dire che a una crisi globale
senza precedenti come quella di cui si è chiamati a fronteggiare tutte le
manifestazioni e le cause - ha aggiunto - si può reagire solo con uno sforzo
straordinario di azione comune europea e di concertazione mondiale".
(Segue)
(
da "Denaro, Il"
del 01-05-2009)
Argomenti: Crisi
Soldi
& imprese fatti & numeri Il rischio inflazione non è un enigma Un
pericolo per il quale bisogna apprestare le necessarie difese francesco
fracasso In questi ultimi mesi, mentre siamo ancora
oppressi dalle conseguenze della crisi finanziaria e della recessione economica, tre "temi" stanno
alternandosi nelle valutazioni degli esperti: protezionismo, deflazione ed
inflazione. E ciascuno aggiunge nuove paure. E questo perché chi ne scrive
spesso utilizza espressioni"misteriose"che non rendono comprensibile
cosa potrà emergere dal comportamento dei vari paesi. Questa settimana
mi soffermo in particolare sull'inflazione. Finora, in realtà, quella che
maggiormente preoccupa è la deflazione che appare la minaccia più incombente.
Ma questo solo perché -specie in Europa- molti ritengono che il sensibile
abbassamento dei prezzi ed il crollo dei consumi conducano diritto al
decremento produttivo. Non sono molti,invece, coloro che temono un aumento dei
prezzi, quale prima conseguenza, ad esempio, del rimbalzo del petrolio che
verrebbe a determinare una improvvisa impennata dell'inflazione. Un pericolo
molto grave che potrebbe,però, "convenire" non solo all'intero
sistema finanziario ma anche ai governi che, in questo modo,
"sosterrebbero" meglio la montagna di debiti che si è accumulata. Ma,
di certo, questa evenienza arrecherebbe ulteriori danni ai consumatori ed ai
risparmiatori. E così, il costo del denaro che in tutto il mondo si è abbassato
fino a toccare addirittura tassi negativi o vicini allo zero, potrebbe
improvvisamente schizzare in alto. Si tratta, comunque, di un pericolo che in
concreto non sembra ancora all'orizzonte per quest'anno e verosimilmente anche
per il 2010, in
quanto mancano di fatto i presupposti di una improvvisa e consistente ripresa
che darebbe l'avvio ad un processo di innalzamento dei prezzi. Però,un segnale
molto indiretto di quanto comincia a muoversi sotto traccia viene fornito dalla
domanda di obbligazioni indicizzate che ultimamente stanno incontrando un
consistente favore. Negli Stati Uniti i titoli obbligazionari legati
all'inflazione sono in netto aumento, mentre appena qualche mese fa le stime
erano quasi irrisorie. "Da qualche tempo come osserva Alessandro Frugnoli,
strategist di Abaxbank (Il Sole 24 Ore del 20 aprile)- capita di cogliere nei
mercati più inquietudine per l'inflazione (che non c'è e sta calando) che non
per la crescita(che è stata in caduta libera per sei mesi e solo adesso mostra
qualche timido segnale di possibile stabilizzazione)". Che aggiunge: "Perfino
le Borse, scese a un certo punto del 60 per cento dai massimi, sembrano creare
meno preoccupazioni dell'inflazione". Lo scenario si fa ancora più cupo
quando si osserva che anche i mutui a tasso fisso cominciano a destare qualche
inquietudine: infatti, il tempo che intercorre tra la scelta iniziale del mutuo
fino alla stipula è tale che il tasso effettivo alla fine può subire anche dei
sensibili aumenti rispetto a quanto sembrava essere stato definito inizialmente
con la banca. E queste variazioni derivano appunto da una serie di
"interpretazioni" degli eventi futuri che portano le banche a
prevedere una lievitazione dei tassi. E' anche vero, però, che le autorità
monetarie sanno bene che la minaccia dell'inflazione è un rischio per il quale
bisogna fin da ora apprestare le necessarie difese che, in buona sostanza,
consistono nell'eliminare la gran parte della liquidità in eccesso. Ma alle
buone intenzioni non è detto che farebbe seguito un concreto approccio con la
ricerca degli strumenti idonei per una solida strategia:deficit finanziario
degli Stati ed un sensibile incremento della massa monetaria e delle risorse
delle banche, potrebbero quindi tradursi in una miscela esplosiva. Insomma, la
situazione che presumibilmente si presenterà al termine della recessione
dovrebbe essere presa in considerazione fin da ora in modo che quando
l'economia riprenderà a camminare speditamente siano già immediatamente
utilizzabili gli strumenti per ridurre le notevoli quantità di moneta in
eccesso e per impedire così che essa sia capace di provocare un'esplosione
inflazionistica. C'è ancora del tempo per fronteggiare questa situazione: ma
non può essere sprecato. Questa volta il vortice che si determinerebbe potrebbe
davvero travolgere tutti. Com'è già accaduto in passato. del 01-05-2009 num.
(
da "Mattino, Il
(Nazionale)" del 01-05-2009)
Pubblicato anche in: (Mattino,
Il (Benevento)) (Mattino, Il (Avellino)) (Mattino, Il (Caserta)) (Mattino, Il
(City)) (Mattino, Il (Circondario Sud1))
Argomenti: Crisi
Tariffe
scontate, pacchetti turistici e last minute per vincere la crisi.
Sono le iniziative messe in campo dagli albergatori napoletani per richiamare
visitatori italiani e stranieri in occasione del Maggio dei monumenti.
Obiettivo: raggiungere almeno il 65% delle presenze contenendo i danni in un
momento particolarmente difficile per l'economia italiana e mondiale come
quello attuale. «Escludendo il 2008 che a causa dell'emergenza rifiuti è da
cancellare, qualche anno fa il weekend del primo maggio ci avrebbe garantito il
90% delle camere prenotate. Ora, purtroppo, siamo costretti ad accontentarci, a
ragionare in difesa - spiega il presidente cittadino di Federalberghi Pasquale
Gentile - Per questo proponiamo tariffe scontate dal 10 al 20 per cento e
speriamo nelle condizioni atmosferiche favorevoli». Previsioni? «Non è possibile
farne - chiarisce - Oggi le prenotazioni avvengono quasi sempre in extremis, si
punta sui last minute o addirittura sui last second, non più sulle agenzie di
viaggio. Tra qualche giorno potremo tracciare un primo bilancio. Incrociamo le
dita». La situazione, comunque, è tutt'altro che positiva: «La crisi finanziaria internazionale ha peggiorato le cose, assistiamo a una flessione
del mercato straniero e quindi ci tocca puntare quasi esclusivamente sulle
famiglie italiane» aggiunge Gentile. In questo contesto particolarmente
difficile soffrono soprattutto gli hotel di lusso ma anche le strutture di
categoria intermedia. I turisti, infatti, preferiscono i bed and
breakfast (più economici) o gli agriturismi (dove si trascorre qualche ora
all'aria aperta in un ambiente rilassante). «Non riusciamo a scrollarci di
dosso l'immagine di una città insicura - spiega Sergio Boccalatte,
amministratore del gruppo Sea Hotels - I turisti arrivano qui e hanno paura di
essere scippati e rapinati. Così le presenze crollano vertiginosamente, molto
al di sotto di Firenze, Venezia e Roma. In questo periodo riusciamo a far
quadrare i conti soltanto grazie alle visite di gruppi di studenti, ma non può
bastare». Una proposta per scacciare la crisi arriva
da Mario Grilli, patron dell'hotel Ramada: «Organizzare il Maggio dei monumenti
in questo modo non serve a nulla. Gli eventi vanno concentrati nei momenti più
difficili per il turismo come luglio e agosto. Maggio, invece, è normalmente un
mese positivo per le presenze. Per queste ragioni sarebbe opportuno istituire
l'estate dei monumenti». Non mancano le critiche agli amministratori locali: «I
tempi della politica non coincidono con quelli degli imprenditori - dice Grilli
- Occorre superare questo meccanismo perverso che costringe il Comune ad
arrivare all'ultimo giorno per presentare eventi e iniziative. Così non si va
da nessuna parte. La via d'uscita è invece la programmazione a lungo termine,
che consente agli albergatori di presentare offerte convenienti mettendo in
campo un circolo virtuoso». Infine l'avvocato Sergio Maione, patron della
Prestige, la società che gestisce l'hotel Vesuvio, l'Excelsior e il Majestic:
«La situazione è stazionaria, quindi negativa - ammette - Ma dobbiamo essere
per forza ottimisti altrimenti non potremmo fare gli imprenditori. Ci auguriamo
che con il superamento della crisi economica riprenda
anche il flusso turistico». ger.aus.
(
da "Targatocn.it"
del 01-05-2009)
Argomenti: Crisi
Savigliano:
Delfino e Saint Gobain in Parlamento Proponiamo il testo integrale della
interrogazione di Teresio Delfino in Parlamento in merito al caso Saint Gobain
di Savigliano. "Delfino: Crisi occupazionale degli
stabilimenti Saint Gobain. Al Ministro del lavoro, della salute e delle
politiche sociali. - Per sapere - premesso che: è necessario affrontare i
problemi che la recente crisi finanziaria sta generando in modo pesante sull'economia reale, nelle
imprese, nell'artigianato, nel commercio con gravi e negative conseguenze nei
livelli occupazionali; è noto che questa grave crisi
ha colpito anche il sistema industriale e delle piccole e medie imprese della
provincia di Cuneo così come confermato dai dati della Camera di Commercio
della Provincia di Cuneo e dai dati della cassa integrazione ordinaria e
straordinaria dell'INPS dai quali risulta che la situazione dell'industria e
dell'artigianato peggiora di giorno in giorno creando gravi difficoltà
occupazionali; la situazione dello stabilimento saviglianese della Sekurit
Saint Gobain, azienda multinazionale francese produttrice di vetri per auto,
sta precipitando e la chiusura dello stabilimento di Savigliano - che comporta
la perdita di oltre 350 addetti (226 dipendenti più l'indotto) - è stata
confermata dalla direzione della Sekurit Saint Gobain il 22 aprile 2009 in un comunicato alle
Segreterie Nazionali dei sindacati di categoria. La direzione del Gruppo ha
altresì ribadito l'intenzione di procedere ad una drastica riduzione del
personale nello stabilimento Euroveder di Cervasca, con il taglio di 143 posti
su 240 dipendenti; davanti a questa drammatica e inaccettabile situazione che
determinerebbe un fortissimo disagio sociale ed economico per una vasta area
del territorio provinciale cuneese le organizzazione sindacali hanno
intensificato le iniziative di lotta e di mobilitazione per ribadire il loro
pieno impegno alla difesa delle predette unità produttive e per sollecitare
l'urgente intervento delle istituzioni e del Governo nazionale ad una
iniziativa che blocchi la decisione della multinazionale francese e metta in
campo una serie di confronti per arrivare alla salvaguardia degli stabilimenti
in premessa nonché alla tutela dei livelli occupazionali -: quali siano gli
interventi già effettuati dal Governo su questa grave e delicata situazione e
quali tavoli di concertazione siano stati insediati per scongiurare il pericolo
di un drastico ridimensionamento produttivo del Gruppo Saint Gobain dei due
stabilimenti in oggetto e per definire un piano di interventi concreti per la
salvaguardia dei livelli occupazionali e per una forte tutela degli interessi
del nostro Paese rispetto alle presenze che la multinazionale Saint Gobain ha
in altri paesi.(5-01353) . *Teresio DELFINO (UdC) illustra la sua
interrogazione n. 5-01353, che trae origine dalla decisione della società
multinazionale Saint Gobain di chiudere lo stabilimento di Savigliano e ridurre
sensibilmente lattività presso gli
impianti di Cervasca: si tratta di una vicenda da tempo segnalata al Governo da
parte delle autonomie locali interessate, che hanno anche tentato a più riprese ed
infruttuosamente di stimolare un
coinvolgimento operativo del Ministero dello sviluppo economico. Osserva,
pertanto, che la sua interrogazione si pone lobiettivo di comprendere i
motivi per i quali si è arrivati ad una decisione così drastica, senza che il
Governo abbia saputo intervenire con determinazione per scongiurare soluzioni
che portassero alla definitiva chiusura degli impianti. In particolare, si
domanda se lEsecutivo sia quanto meno in grado di avviare
rapidamente un tavolo di concertazione, per verificare le possibili misure da
adottare per fronteggiare la situazione venutasi a creare sul territorio. Il
sottosegretario *Pasquale VIESPOLI risponde alle interrogazioni Passo ad
illustrare congiuntamente le interrogazioni dellOnorevole
Delfino
e dellOnorevole Damiano in quanto vertenti su analogo
argomento ovvero la situazione della società del Gruppo francese Saint Gobain,
situate nelle province di Cuneo e Pisa La Saint Gobain, che rappresenta uno dei
primi 100 gruppi industriali al mondo, produce, trasforma e distribuisce
materiale vario in vetro, ceramica, plastica ed è presente con circa 200 mila
dipendenti, in 57 paesi. La Sekurit Saint Gobain Italia, situata in Savigliano
in provincia di Cuneo, opera, in particolare, nel settore delle vetrature per
autovetture. La Regione Piemonte interessata al riguardo, ha reso noto che i
vertici della società in argomento hanno comunicato la decisione di cessare lattività dello stabilimento di Savigliano, che occupa
226 lavoratori diretti e 70 di una cooperativa di logistica, e la messa in cassa
integrazione di 143 lavoratori della Euroveder di Cervasca appartenente al
medesimo gruppo. In merito allannunciata
chiusura dello stabilimento della Sekurit di Savigliano i rappresentanti degli
enti territoriali,
hanno sollecitato un intervento del Governo volto a scongiurare la chiusura
dello stesso, chiedendo nel contempo, un incontro urgente per evitare che nel
territorio piemontese, già pesantemente colpito dalla crisi,
venga chiuso un presidio così importante. Per quanto concerne lo stabilimento
di Pisa della Società Saint Gobain Glass, la competente direzione del lavoro ha
reso noto che il forno float presente presso il medesimo, utilizzato per la
produzione di vetro piano usato nel settore delledilizia, è stato
chiuso, su indicazione della casa madre francese, per ragioni di sicurezza. Il
completo spegnimento del forno in questione avverrà a luglio del corrente anno.
Tale decisione comporterà un esubero di personale di circa 70-100 unità, per
far fronte al quale non sono ancora stati indicati gli strumenti normativi che
la società intende utilizzare. Presso la sede dellUnione Industriale Pisana, si è recentemente svolto un
incontro fra i rappresentanti sindacali dei lavoratori e i responsabili della sede pisana della
società Saint Gobain Glass, nel corso del quale questi ultimi hanno affermato
di essere in attesa di ulteriori indicazioni in merito ad eventuali nuove forme
di investimento sul territorio pisano da parte della casa madre francese. In proposito
faccio presente che ad oggi, non risulta pervenuta, presso i competenti uffici
dellAmministrazione che rappresento, alcuna
richiesta di incontro da parte delle Parti sociali , per lesame delle
situazioni occupazionali descritte né è pervenuta alcunaltra segnalazione al riguardo. In conclusione sono in
grado di informare che è stato fissato per il giorno 11 maggio p.v. presso il
Ministero dello Sviluppo Economico un incontro diretto a valutare ogni notizia
utile ad affrontare le situazioni di crisi di cui
alle interrogazioni. Nellassicurare la massima
attenzione da parte del Governo per le delicate situazioni aziendali
allattenzione, mi impegno infine a fornire direttamente agli onorevoli
interroganti le notizie relative agli eventuali sviluppi delle vicende
aziendali in parola, a partire dallesito
dellincontro. *Teresio DELFINO (UdC) si dichiara convinto che il Governo
potesse e dovesse fare di più rispetto a quanto prospettato nella risposta
appena fornita, atteso anche levidente e grave ritardo con cui lEsecutivo si è mosso, pur a fronte dei ripetuti
solleciti che gli enti territoriali della provincia di Cuneo avevano rivolto al
dicastero dello sviluppo economico ben prima dellannuncio della chiusura
dellimpianto di Savigliano. Nel giudicare inaccettabile la situazione
venutasi a creare considerate anche le
rilevanti commesse su cui può ancora contare la società multinazionale
interessata dalla vicenda e la realtà in attivo registrata dagli stabilimenti
richiamati ritiene impossibile che il Governo non sia in grado di
intervenire sullargomento, anche per
tutelare la capacità professionale dei lavoratori coinvolti: osserva, infatti,
che i governi di altri Stati membri dellUnione europea, quando sono stati
interessati da vicende analoghe, hanno sempre deciso di intervenire con forza per la
salvaguardia delle proprie realtà produttive e delloccupazione, soprattutto della manodopera
specializzata. In conclusione, prende atto dellimpegno assunto oggi dal
rappresentante del Governo, auspicando che vi sia un importante e serio
intervento di fronte alla crisi in atto. In questo
senso, si dichiara complessivamente insoddisfatto della risposta ricevuta,
soprattutto per la mancanza di determinazione dimostrata dallEsecutivo nelladozione di iniziative nei
confronti della società multinazionale in questione, ma afferma di confidare
ancora nella possibilità di un recupero, a partire dalla riunione del tavolo di
concertazione, prevista per il prossimo 11 maggio." .
(
da "KataWeb News"
del 01-05-2009)
Argomenti: Crisi
senza il
mattone.. Spagnoli ci avete scocciato: pensate ai vostri guai 28 marzo 2009
alle 14:15 — Autore: babelick — 192 commenti Gentile ambasciatore Terracciano,
complimenti e sentiti ringraziamenti. Ci ha vendicati. La lettera che ha
inviato al quotidiano El Pais, nella sua veste di capo della rappresentanza
italiana presso il governo spagnolo, non sembra neanche scritta da un
diplomatico di carriera; meglio, è opera di un diplomatico di razza rara, tanto
è chiara, asciutta, ferma, e, lo faccia dire a me, sacrosantamente scocciata.
Quel giornale così faziosamente filo Zapatero, praticamente un organo di
partito, anche di quello Democratico italiano del quale corre in premuroso e
regolare soccorso, la deve smettere di denigrare il governo e il Paese. Non
c'entra niente qui la libertà di stampa; come lei sottolinea, il tentativo di
demolire l'immagine dell'Italia tra gli spagnoli risponde invece a un disegno
di servitù politica che nessun organo di stampa italiano si sognerebbe di
progettare, piaccia o no il governo di José Luis Zapatero, per gli intimi Bambi.
Succede che gli equilibri politici europei siano cambiati, che un asse
Sarkozy-Merkel-Berlusconi minacci il ruolo della Spagna e le sue numerose,
troppe, poltrone, ben sei super incarichi istituzionali europei. Succede che le
cose non vadano più bene per l'economia, crollata miseramente dopo il boom
edilizio e tante rivendicazioni di tronfio primato; che la politica estera sia
un disastro, e il presidente Barack Obama nella nuova versione militare contro
Bin Laden non si sia rivelato l'amico che ingenuamente la sinistra in Europa
aveva immaginato; che il federalismo morda le calcagna a Madrid, visto
l'apporto determinante del partito catalano alla rielezione dei socialisti. Il
governo è nervoso e la butta sugli attacchi ad altri Stati, il Pais pubblica fedele,
se serve, anticipa. Così l'Italia è descritta come dominio di un tiranno nello
stile delle dittature latino americane, Pinochet naturalmente, non Hugo Chavez,
il presidente del Consiglio eletto ha bisogno dello psichiatra, qui si
praticano tortura e politiche razziste. Ha fatto bene, ambasciatore, a dire
basta, anche perché c'è davvero poco, scansato il fango delle calunnie, di cui
vantarsi in casa Zapatero. Al mini-summit europeo del 4 ottobre del 2008 i capi
di Stato di Berlino, Roma, Parigi e Londra, si sono incontrati
per decidere sulle posizioni comuni da adottare contro la crisi finanziaria, lasciando fuori la
Spagna, che pure Zapatero aveva definito «l'economia più solida del mondo»,
addirittura il Paese sopra la media europea per reddito pro capite. Per il
premier spagnolo fino a pochi mesi fa «il sorpasso dell'Italia ha fatto
deprimere molto il primo ministro Berlusconi» e «in realtà, il mio
obiettivo è quello di superare la Francia, anche se l'amico Sarkozy non vuole
neanche sentirselo dire». Subito dopo la crisi
internazionale ha svelato il bluff dell'economia spagnola. La recessione ha gettato
anche la Spagna in una crisi profonda: crescita
dell'1,4% nel 2008, e non del 3,5% come annunciato dal governo. Un dato che
riporta il Paese agli stessi risultati del 1993. Il boom economico era stato
gonfiato dagli aiuti europei allo sviluppo, investiti quasi esclusivamente
nell'edilizia, un settore in forte perdita già dai primi mesi dell'anno, cioè
prima della crisi internazionale. La crisi ha messo a nudo le bugie sulla politica di sicurezza e
immigrazione, a lungo mantenute, anche se sulle zattere dei clandestini
l'ordine è sempre stato di sparare. Nei giorni scorsi 200 organizzazioni hanno
presentato alla Procura generale dello Stato una denuncia contro il ministero
dell'Interno, accusando la polizia di «arresti mirati», «retate» e «controlli d'identità
di massa», insomma di eseguire gli ordini per l'arresto di una «quota» minima
mensile di immigrati per ciascun distretto. Gli immigrati sono saliti da mezzo
milione a 5,2 milioni nel 2008, su una popolazione totale per la Spagna di 46
milioni di persone. Con una disoccupazione giunta ormai al 14%, il governo ha
cambiato ufficialmente politica. La «Ley de Extranjeria» presentata a dicembre
prevede severe misure restrittive: oltre all'aumento da 40 a 60 giorni del termine
massimo per detenere migranti nei Centri di permanenza temporanea, per
facilitare identificazioni e rimpatri coatti, il progetto prevede di
interrompere i ricongiungimenti familiari. Prevede anche sanzioni fino a 10.000
euro per chi «promuove la permanenza irregolare in Spagna di uno straniero»,
un'«infrazione grave» perché «lo straniero dipende economicamente da chi compie
l'infrazione e questa ne prolunga il soggiorno autorizzato al di là del periodo
legalmente previsto». La Comision Espanola de Ayuda al Refugiado (Cear), ha
protestato perché così facendo il governo «cerca di farsi complici le persone
che alloggiano» gli immigrati, e si appresta a «convertire i cittadini in
poliziotti». Ci sarebbe da analizzare anche il ruolo inquietante di un giudice
star come Baltazar Garzon, che somigli all'Antonio Di Pietro dei tempi che
furono, grande amico di Zapatero e compagno di caccia di altri ministri
socialisti, ma anche evasore fiscale conclamato. Garzon negli ultimi anni ha
incriminato chiunque, dai dittatori latino americani agli statisti europei,
fino a personaggi dell'epoca di Francisco Franco, tutti defunti. Colleziona una
gaffe dopo l'altra, eppure imperversa. Pure la battaglia contro la Chiesa
cattolica, nella sua forma infantile ed estremista, è la pratica opposta a
quella che si converrebbe a un premier laico che governa un Paese dove ci sono
cattolici numerosi, un milione e mezzo solo fra i suoi elettori. La gaffe del
ritiro dal Kosovo, comunicato in loco dal ministro della Difesa, Carmen Chacon,
contro il parere e all'insaputa del collega degli Esteri, Moratinos, e di tutti
i governi dell'Unione europea e della Nato, è la chicca di qualche giorno fa.
Il presunto amico, il presidente Obama, è infuriato e non ha accettato i goffi
tentativi di Madrid di rimediare. Peggio di così!
(
da "Gazzettino, Il
(Treviso)" del 01-05-2009)
Argomenti: Crisi
«Un
altro giorno di preoccupazione per tanti cittadini toccati dalla crisi» Venerdì 1 Maggio 2009, Ancora in piena crisi economica, «la festa del primo maggio - osserva con
una nota la presidenza provinciale della Acli - sarà una giornata di
preoccupazione per tanti cittadini.. in un momento di grandi trasformazioni per
il mondo del lavoro, caduto preda del mercato, che sta perdendo dignità e
sicurezze». «Questo, e non solo il reddito, ha contribuito al progressivo
impoverimento dei lavoratori, neppure più evocati come soggetto di
interlocuzione politica. Il loro posto è stato preso all'individuo
"consumatore". Ne risentono soprattutto i giovani e quelle persone
con un impiego fuori dal fortino delle tutele, i dipendenti a termine, i
parasubordinati.. Emergono - prosegue la nota - modalità più sottili di
sfruttamento, l'eccessiva flessibilità rende precaria la vita familiare, a
fronte della quale non vi sono ancora ne serie politiche di ammortizzazione, né
strumenti di sostegno alla ricollocazione, se non quelli della formazione
professionale». «Passerà sotto silenzio, ma uno degli effetti di queste
trasformazioni, accentuato dalla crisi
finanziaria ed economica in atto, è quello di far
ingrossare le fila dei disagiati. Lo dicono i dati dell'OMS: entro il 2020 i
disturbi psichici entreranno a far parte delle prime cinque malattie a livello
mondiale». «Dalla crisi -
concludono le Acli - non si esce riportando le cose allo stato precedente ma
riformando nel profondo il nostro sistema economico, soprattutto
inserendo reti di protezione sociale e di welfare locale».
(
da "Gazzettino, Il"
del 01-05-2009)
Argomenti: Crisi
Venerdì
1 Maggio 2009, Vittorio Veneto NOSTRO INVIATO È stato scontro vero, con tanto
di colpi di scena a ripetizione. Alla fine, però, la Permasteelisa Spa, società
quotata alla Borsa di Milano e specializzata nei grandi rivestimenti in vetro
acciaio (dal museo Guggenheim di Bilbao al più alto grattacielo del mondo, il
«101» di Taiwan, per non parlare di due delle 4 nuove torri di Ground Zero) è
rimasta nelle mani dell'attuale gestione, che fa capo alla Investindustrial del
finanziere Andrea Bonomi. Non è riuscito l'imprenditore pordenonese Luigi
Cimolai a mettere in minoranza il 26,65% delle azioni che fanno capo al patto
di Bonomi. Ma l'assemblea, che si è svolta nell'avveniristica sede
vetrocementoacciaio di Permasteelisa, ha conosciuto più di qualche momento di
tensione. Anche perché gli schieramenti non erano così definiti. Se Bonomi
poteva aggiungere al 21% detenuto direttamente e indirettamente, attraverso
Investindustrial, anche il 4,4% della finanziaria
lussemburghese Andimahia (oltre ad alcuni azionisti minori), Cimolai partiva da
una quota del 15%, cui però sperava di aggiungere anche il 19,1% delle azioni
possedute dal fondo Amber. Circostanza che avrebbe messo in minoranza Bonomi e
determinato un vero e proprio terremoto nella società. Non solo perché, a quel
punto, sarebbe stato sostituito sia il presidente Davide Croff che l'ad Nicola
Greco, ma sarebbero cambiate le prospettive stesse di Permasteelisa. Cimolai ha
presentato infatti un piano industriale che prevedeva una trsformazione della
società in una sorta di general contractor. Non limitata cioè solo alle
megastrutture in vetroacciaio, ma in grado di consegnare quasi chiavi in mano i
grattacieli, potenziandosi nei servizi e nelle tecnologie. Dall'altra parte,
invece, il presidente uscente Croff ha ribadito i buoni risultati fin qui
ottenuti, sostenendo la necessità di mantere questa "mission". Ma,
nelle paure della minoranza, con la volontà nascosta di fare uscire la società
dalla Borsa attraverso un delisting, per poi venderla ad un grande investitore
(secondo alcune voci sarebbe già pronto, e verrebbe dall'Est Europa). In
effetti, la crisi finanziaria ha portato a livelli bassissimi la capitalizzazione di borsa di
Permasteelisa: circa 270 milioni di euro. Con una cifra inferiore, Bonomi potrebbe
lanciare un'Opa totalitaria e diventare padrone assoluto della società. Che,
visti i risultati gestionali, non avrebbe difficoltà ad essere collocata poi ad
un prezzo molto superiore. Per la minoranza, la prova di questa volontà
sta proprio nella mancata erogazione di un dividendo, a fronte di un utile
cospicuo. «Penso che questo denaro rimasto nella pancia della società - ha
detto fuori dai denti Cimolai ai soci - serva per altre operazioni finanziarie,
che solo i pochi che la controllano ora conoscono». Chi avrebbe vinto lo si è
capito subito, quando il rappresentante di Amber, pur costituitosi in
assemblea, al momento del voto ha lasciato l'assemlea. A quel punto Cimolai è
rimasto solo, o quasi, mentre la maggioranza di Bonomi ha votato compatta: niente
dividendo, ok al bilancio, nomina del nuovo cda e sua durata di un anno anziché
3. «Ciò - ha spiegato a proposito di quest'ultima decisione la rappresentante
della finanziaria Andimahia, che fa capo a Lucio
Maffesanti, uno dei fondatori di Permasteelisa - per cercare di trovare un
accordo fra i soci ora così divisi». In realtà un modo, secondo la minoranza,
di avere il tempo di liquidare definitivamente Cimolai, per poter poi avere le
mani libere del tutto. «Mi sento come Don Chisciotte - ha detto l'imprenditore
pordenonese una volta preso atto della sconfitta - Il Cda ha fatto bene, ma noi
volevamo dare ulteriore impulso, estendendo l'attività all'impiantistica». In
una pausa dei lavori, sorseggiando un caffè e riferendosi ai passaggi di mano
di numerose aziende del Nordest, amareggiato sottolineava:«Ci rubano anche
questo». Alla fine a Bonomi sono andati 9 consiglieri, Croff e Greco in testa,
mentre Cimolai è entrato come rappresentante della minoranza. «Per fortuna, la
guerra è solo all'inizio», ha detto l'imprenditore al termine dei lavori,
smentendo seccamente di volere, o essere disponibile, a cedere la propria quota
in Permasteelisa. Ugo Pollesel
(
da "AmericaOggi Online"
del 01-05-2009)
Argomenti: Crisi
Napolitano.
Incindenti sul lavoro. Non abbassare la guardia 01-05-2009 ROMA. Anche
quest'anno Napolitano ha celebrato la Festa del Lavoro sottolineando
l'attualità drammatica degli incidenti mortali sul lavoro. E' "un segnale
positivo ma non ancora sufficiente", ha detto, il dato che indicato uno
scendere delle morti bianche sotto il livello di 1.200 casi l'anno. "Il
fenomeno rimane dolorosissimo e inquietante e si rischia di vederlo aggravarsi
di fronte alla crisi economica". Questo rischio,
ha detto Napolitano, si corre se di fronte alla crisi emergerà
"qualche tendenza a ricorrere più facilmente al sommerso e comunque al
lavoro irregolare, in special modo all'impiego illegale di immigrati. Occorre
un più forte impegno a non abbassare in alcun modo la guardia su questo
versante sempre cruciale". Sotto i colpi della crisi finanziaria, la Festa del Lavoro
si celebra quest'anno con il tema dell'occupazione e della caduta dell'attività
produttiva "in primo piano anche in Italia", ha detto il presidente
della Repubblica Giorgio Napolitano celebrando la Festa del Lavoro al Quirinale
insieme al ministro del Lavoro Maurizio Sacconi. Napolitano ha parlato
delle preoccupazioni di chi teme di perdere il posto di lavoro, della caduta
dell'attività produttiva, "dell'insufficienza della protezione sociale,
della debolezza delle prospettive per i giovani in cerca di lavoro". Su
questi temi, ha detto, "molte toccanti lettere a me indirizzate richiamano
l'attenzione".
(
da "Virgilio Notizie"
del 01-05-2009)
Argomenti: Crisi
Atene è
da questa mattina paralizzata per gli scioperi dei trasporti aereo e marittimo
indetti in occasione della Festa dei lavoratori. La compagnia di bandiera
Olympic Airlines ha cancellato più di 100 voli, fra cui almeno sei collegamenti
internazionali. Al Porto del Pireo, è praticamente impossibile imbarcarsi per
le isole dell'Egeo. E bloccata è anche la circolazione stradale nella capitale
per le manifestazioni del Primo maggio. Migliaia di
ateniesi hanno già sfilato per il centro della città sotto un forte dispositivo
di sicurezza. Il Primo ministro Costas Karamanlis è sotto pressione per la
grave crisi finanziaria e
l'aumento della disoccupazione che ha gennaio ha raggiunto quota 9.4%.
(
da "Wall Street Italia"
del 01-05-2009)
Argomenti: Crisi
Grecia/
1 Maggio: scioperi trasporti, disagi a porto e aeroporto di Apcom Olympic
Airlines ha cancellato oltre 100 voli -->Atene, 1 mag. (Ap) - Atene è da
questa mattina paralizzata per gli scioperi dei trasporti aereo e marittimo
indetti in occasione della Festa dei lavoratori. La compagnia di bandiera
Olympic Airlines ha cancellato più di 100 voli, fra cui almeno sei collegamenti
internazionali. Al Porto del Pireo, è praticamente impossibile imbarcarsi per
le isole dell'Egeo. E bloccata è anche la circolazione stradale nella capitale
per le manifestazioni del Primo maggio. Migliaia di
ateniesi hanno già sfilato per il centro della città sotto un forte dispositivo
di sicurezza. Il Primo ministro Costas Karamanlis è sotto pressione per la
grave crisi finanziaria e
l'aumento della disoccupazione che ha gennaio ha raggiunto quota 9.4%.
(
da "Reuters Italia"
del 01-05-2009)
Argomenti: Crisi
BERLINO/ISTANBUL
(Reuters) - Scontri tra manifestanti e polizia si sono registrati oggi in
Germania, Turchia e Grecia per le celebrazioni di Primo maggio, festa dei
lavoratori, mentre migliaia di persone hanno sfilato in Francia arrabbiate per
la risposta del governo alla crisi
finanziaria globale. La crescente disoccupazione in
tutta l'Europa ha aggiunto intensità alle varie marce per il Primo maggio. A
Berlino e Amburgo, nelle violenze sono rimasti feriti più di 50 poliziotti in
tenuta anti-sommossa, mentre la polizia turca a Istanbul ha sparato con cannoni
ad acqua e lacrimogeni per disperde i manifestanti nella città. Anche in
Grecia la polizia si è scontrata con i manifestanti anarchici. Nella capitale
tedesca, diversi bidoni della spazzatura sono stati dati alle fiamme mentre
un'altra pacifica manifestazione di circa 2.000 persone stava terminando, ha
spiegato la polizia. I dimostranti hanno lanciato bottiglie e pietre anche
contro mezzi pubblici e auto e diversi vetri sono stati rotti alle fermate dei
bus. "Da una parte c'è anche gente per strada che protesta pacificamente
contro la crisi economica e non c'è niente di male in
questo", ha detto un portavoce della polizia tedesca. "Ma quando si
bruciano auto e bidoni della spazzatura e si commettono altri reati...questo
non ha niente a che fare con le proteste politiche". A Istanbul, giovani
hanno lanciato pietre e molotov contro la polizia e hanno rotto le vetrine di
banche e supermercati, mentre la polizia ha sparato colpi di avvertimento
vicino alla piazza Taksim, la principale della città. Un portavoce della
polizia ha detto che 68 manifestanti sono stati arrestati e 11 agenti sono
rimasti feriti. Gli uffici pubblici e i mercati finanziari sono chiusi oggi
dopo che la Turchia ha dichiarato quest'anno il Primo maggio festa nazionale.
Continua...
(
da "Virgilio Notizie"
del 01-05-2009)
Argomenti: Crisi
Gli
incidenti sul lavoro rappresentano "uno dei drammi italiani più assurdi e
intollerabile": a ricordarlo è il leader del Pd, Dario Franceschini,
intervenuto oggi pomeriggio al concertone del Primo maggio in piazza . "Il
numero delle morti bianche è tuttora impressionante; servono sanzioni molto
severe per chi non rispetta le norme, in questo giorno bisogna ricordarsi anche
di chi il lavoro lo hanno perso. È nostro dovere non dimenticarli". In merito alla crisi finanziaria globale Franceschini ha criticato il governo: "Per mesi il
governo italiano è stato l'unico che ha negato la crisi. poi d'improvviso - ha aggiunto - la crisi è alle spalle. Vorrei che il governo spiegasse questo; è una
presa in giro, la crisi c'è
e va affrontata, non bisogna negarla". Sull'atmosfera che sta
vivendo San Giovanni, dove sono presenti oltre 500mila- secondo gli
organizzatori - Franceschini ha detto: "E' una festa, l'atmosfera è sempre
positiva anche in un momento di crisi. Il consiglio
che do alla politica è chiedere qualcosa ai più ricchi per dare ai
poveri". Franceschi ha poi concluso con una Battuta: "Resterà anche
per Vasco Rossi".
(
da "Wall Street Italia"
del 01-05-2009)
Argomenti: Crisi
1
maggio/ Franceschini: Morti sul lavoro dramma intollerabile di Apcom Per mesi
il governo ha negato la crisi -->Roma, 1 mag.
(Apcom) - Gli incidenti sul lavoro rappresentano "uno dei drammi italiani
più assurdi e intollerabile": a ricordarlo è il leader del Pd, Dario
Franceschini, intervenuto oggi pomeriggio al concertone del Primo maggio in
piazza . "Il numero delle morti bianche è tuttora impressionante; servono
sanzioni molto severe per chi non rispetta le norme, in questo giorno bisogna
ricordarsi anche di chi il lavoro lo hanno perso. È nostro dovere non
dimenticarli". In merito alla crisi finanziaria globale Franceschini
ha criticato il governo: "Per mesi il governo italiano è stato l'unico che
ha negato la crisi. poi
d'improvviso - ha aggiunto - la crisi è alle spalle. Vorrei che il governo spiegasse questo; è una
presa in giro, la crisi c'è
e va affrontata, non bisogna negarla". Sull'atmosfera che sta
vivendo San Giovanni, dove sono presenti oltre 500mila- secondo gli
organizzatori - Franceschini ha detto: "E' una festa, l'atmosfera è sempre
positiva anche in un momento di crisi. Il consiglio
che do alla politica è chiedere qualcosa ai più ricchi per dare ai
poveri". Franceschi ha poi concluso con una Battuta: "Resterà anche
per Vasco Rossi".
(
da "Sestopotere.com"
del 01-05-2009)
Argomenti: Crisi
1°
maggio. Napolitano: Impegno per rilancio dello
sviluppo economico" (1/5/2009 15:20) | (Sesto Potere) - Roma - 1 maggio
2009 - “La
crisi finanziaria ha, per inaudita velocità diffusiva
e vastità di impatto, determinato un quadro, per la celebrazione della Festa
del 1° maggio, del tutto diverso da quello dello scorso anno”. Così il
Presidente della Repubblica è intervenuto al Palazzo del Quirinale per la
celebrazione della Festa del Lavoro. “Di qui limpegno
del governo e del Parlamento, così come delle parti sociali – ha proseguito il
Capo dello Stato - per interventi pubblici efficaci su un duplice fronte:
quello del superamento della crisi in atto e del
rilancio dello sviluppo economico, e quello del rafforzamento delle tutele del
reddito per i lavoratori e le famiglie in difficoltà, in particolare del
rafforzamento degli ammortizzatori
sociali. Il Presidente Napolitano ha quindi sottolineato come la crisi possa essere unoccasione
per “unItalia più attenta al valore del lavoro, alla tutela del lavoro,
ai diritti del lavoro. Fu quella lItalia cui pensavano i nostri padri nel
definire il primo articolo della Carta costituzionale e la sua linea ispiratrice”. Il Capo
dello Stato ha quindi salutato i lavoratori abruzzesi che quest'anno hanno
partecipato alla cerimonia al Quirinale sottolineando la "grande prova
collettiva di dignità, di fermezza e di senso del futuro che gli abruzzesi
hanno offerto all'Italia e al mondo". Il Presidente della Repubblica ha
altresì evidenziato come il fenomeno degli incidenti sul lavoro rimanga
“dolorosissimo e inquietante, e si può rischiare di vederlo aggravarsi se alle
difficoltà della crisi economica corrispondesse una qualche
tendenza a ricorrere più facilmente al “sommerso” e comunque al lavoro
irregolare, in special modo allimpiego illegale
di immigrati”. Il Capo dello Stato ha fatto, infine, riferimento all'accordo
Fiat-Chrysler: "Oggi l'Italia può essere fiera del riconoscimento che
una nostra grande impresa ha ottenuto in America e nel mondo. E' la conferma
dell'importanza decisiva dell'innovazione e della piena valorizzazione delle
risorse umane, a partire dal mondo del lavoro, di cui l'Italia è ricca".
Foto: il Presidente Giorgio Napolitano rende omaggio al Monumento dedicato alle
vittime sul lavoro
(
da "KataWeb News"
del 01-05-2009)
Argomenti: Crisi
senza il
mattone.. Spagnoli ci avete scocciato: pensate ai vostri guai 28 marzo 2009
alle 14:15 — Autore: babelick — 195 commenti Gentile ambasciatore Terracciano,
complimenti e sentiti ringraziamenti. Ci ha vendicati. La lettera che ha
inviato al quotidiano El Pais, nella sua veste di capo della rappresentanza
italiana presso il governo spagnolo, non sembra neanche scritta da un
diplomatico di carriera; meglio, è opera di un diplomatico di razza rara, tanto
è chiara, asciutta, ferma, e, lo faccia dire a me, sacrosantamente scocciata.
Quel giornale così faziosamente filo Zapatero, praticamente un organo di
partito, anche di quello Democratico italiano del quale corre in premuroso e
regolare soccorso, la deve smettere di denigrare il governo e il Paese. Non
c'entra niente qui la libertà di stampa; come lei sottolinea, il tentativo di
demolire l'immagine dell'Italia tra gli spagnoli risponde invece a un disegno
di servitù politica che nessun organo di stampa italiano si sognerebbe di
progettare, piaccia o no il governo di José Luis Zapatero, per gli intimi
Bambi. Succede che gli equilibri politici europei siano cambiati, che un asse Sarkozy-Merkel-Berlusconi
minacci il ruolo della Spagna e le sue numerose, troppe, poltrone, ben sei
super incarichi istituzionali europei. Succede che le cose non vadano più bene
per l'economia, crollata miseramente dopo il boom edilizio e tante rivendicazioni
di tronfio primato; che la politica estera sia un disastro, e il presidente
Barack Obama nella nuova versione militare contro Bin Laden non si sia rivelato
l'amico che ingenuamente la sinistra in Europa aveva immaginato; che il
federalismo morda le calcagna a Madrid, visto l'apporto determinante del
partito catalano alla rielezione dei socialisti. Il governo è nervoso e la
butta sugli attacchi ad altri Stati, il Pais pubblica fedele, se serve,
anticipa. Così l'Italia è descritta come dominio di un tiranno nello stile
delle dittature latino americane, Pinochet naturalmente, non Hugo Chavez, il
presidente del Consiglio eletto ha bisogno dello psichiatra, qui si praticano
tortura e politiche razziste. Ha fatto bene, ambasciatore, a dire basta, anche
perché c'è davvero poco, scansato il fango delle calunnie, di cui vantarsi in
casa Zapatero. Al mini-summit europeo del 4 ottobre del 2008 i capi di Stato di
Berlino, Roma, Parigi e Londra, si sono incontrati per
decidere sulle posizioni comuni da adottare contro la crisi
finanziaria, lasciando fuori la Spagna, che pure
Zapatero aveva definito «l'economia più solida del mondo», addirittura il Paese
sopra la media europea per reddito pro capite. Per il premier spagnolo fino a
pochi mesi fa «il sorpasso dell'Italia ha fatto deprimere molto il primo
ministro Berlusconi» e «in realtà, il mio obiettivo è quello di superare
la Francia, anche se l'amico Sarkozy non vuole neanche sentirselo dire». Subito
dopo la crisi internazionale ha svelato il bluff
dell'economia spagnola. La recessione ha gettato anche la Spagna in una crisi profonda: crescita dell'1,4% nel 2008, e non del 3,5%
come annunciato dal governo. Un dato che riporta il Paese agli stessi risultati
del 1993. Il boom economico era stato gonfiato dagli aiuti europei allo
sviluppo, investiti quasi esclusivamente nell'edilizia, un settore in forte
perdita già dai primi mesi dell'anno, cioè prima della crisi
internazionale. La crisi ha messo a nudo le bugie
sulla politica di sicurezza e immigrazione, a lungo mantenute, anche se sulle
zattere dei clandestini l'ordine è sempre stato di sparare. Nei giorni scorsi
200 organizzazioni hanno presentato alla Procura generale dello Stato una
denuncia contro il ministero dell'Interno, accusando la polizia di «arresti
mirati», «retate» e «controlli d'identità di massa», insomma di eseguire gli
ordini per l'arresto di una «quota» minima mensile di immigrati per ciascun
distretto. Gli immigrati sono saliti da mezzo milione a 5,2 milioni nel 2008,
su una popolazione totale per la Spagna di 46 milioni di persone. Con una
disoccupazione giunta ormai al 14%, il governo ha cambiato ufficialmente
politica. La «Ley de Extranjeria» presentata a dicembre prevede severe misure
restrittive: oltre all'aumento da 40
a 60 giorni del termine massimo per detenere migranti
nei Centri di permanenza temporanea, per facilitare identificazioni e rimpatri
coatti, il progetto prevede di interrompere i ricongiungimenti familiari.
Prevede anche sanzioni fino a 10.000 euro per chi «promuove la permanenza
irregolare in Spagna di uno straniero», un'«infrazione grave» perché «lo
straniero dipende economicamente da chi compie l'infrazione e questa ne
prolunga il soggiorno autorizzato al di là del periodo legalmente previsto». La
Comision Espanola de Ayuda al Refugiado (Cear), ha protestato perché così
facendo il governo «cerca di farsi complici le persone che alloggiano» gli
immigrati, e si appresta a «convertire i cittadini in poliziotti». Ci sarebbe
da analizzare anche il ruolo inquietante di un giudice star come Baltazar
Garzon, che somigli all'Antonio Di Pietro dei tempi che furono, grande amico di
Zapatero e compagno di caccia di altri ministri socialisti, ma anche evasore
fiscale conclamato. Garzon negli ultimi anni ha incriminato chiunque, dai
dittatori latino americani agli statisti europei, fino a personaggi dell'epoca
di Francisco Franco, tutti defunti. Colleziona una gaffe dopo l'altra, eppure
imperversa. Pure la battaglia contro la Chiesa cattolica, nella sua forma
infantile ed estremista, è la pratica opposta a quella che si converrebbe a un
premier laico che governa un Paese dove ci sono cattolici numerosi, un milione
e mezzo solo fra i suoi elettori. La gaffe del ritiro dal Kosovo, comunicato in
loco dal ministro della Difesa, Carmen Chacon, contro il parere e all'insaputa
del collega degli Esteri, Moratinos, e di tutti i governi dell'Unione europea e
della Nato, è la chicca di qualche giorno fa. Il presunto amico, il presidente
Obama, è infuriato e non ha accettato i goffi tentativi di Madrid di rimediare.
Peggio di così!
(
da "Wall Street Italia"
del 01-05-2009)
Argomenti: Crisi
Senegal/
Figlio presidente Wade nominato ministro Trasporti di Apcom Karima Wader,
spesso citato come possibile successore del padre -->Dakar, 1 mag. (Apcom) -
Karima Wade, il figlio del presidente del Senegal, Abdoulaye Wade, spesso
citato come suo possibile successore, è entrato a far parte del governo, con
l'incarico di ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture. Il decreto
ufficiale è stato firmato oggi. Quarant'anni, Karim Wade, 40 ans, occupa dal
2001 la poltrona di consigliere, molto influente, presso il capo di stato, che
oggi ha 82 anni. Il nuovo incarico gli consentirà di
dirigere la costruizioine di un nuovo aeroporto internazionale nei pressi
diDakar e di due grandi arterie autostradali che collegano la capitale. Sotto
la sua supervisione sarà anche la più grande compagnia aerea dell'Africa
dell'Ovest, Air Senegal International, che oggi attraversa una gravissima crisi finanziaria. (fonte afp)
(
da "Wall Street Italia"
del 01-05-2009)
Argomenti: Crisi
Crisi/
Ruef:Italia meno esposta,sistema bancario meno vulnerabile di Apcom Famiglie
meno indebitate. Crisi è opportunità cambiamento -->Roma, 1 mag. (Apcom) -
L'economia italiana è risultata essere "meno esposta ai rischi specifici
della crisi, anche se ha subito pesantemente il suo
impatto indiretto". In particolare, il sistema bancario italiano appare
"meno vulnerabile alla crisi
finanziaria e l'impatto sui bilanci delle banche
resta contenuto rispetto ad altri paesi". E' quanto si legge nella
Relazione unificata sull'economia e la finanza pubblica, resa nota oggi dal
Tesoro. "Le famiglie italiane - prosegue il documento - sono meno
indebitate rispetto alla media dell'area euro. Non ci sono in Italia
squilibri interni che hanno contribuito ad appesantire, e in alcuni casi hanno
determinato, l'attuale congiuntura sfavorevole di altri Paesi. Questo - viene
sottolineato - lascia pensare che, non appena sarà superata l'attuale fase di
difficoltà della domanda mondiale, l'economia italiana potrà contare su una
base più solida per la sua ripresa. L'attuale crisi
rappresenta un'opportunità di cambiamento e di sviluppo per l'Italia,
un'opportunità che deve essere colta".
(
da "KataWeb News"
del 02-05-2009)
Argomenti: Crisi
senza il
mattone.. Spagnoli ci avete scocciato: pensate ai vostri guai 28 marzo 2009
alle 14:15 — Autore: babelick — 198 commenti Gentile ambasciatore Terracciano,
complimenti e sentiti ringraziamenti. Ci ha vendicati. La lettera che ha
inviato al quotidiano El Pais, nella sua veste di capo della rappresentanza
italiana presso il governo spagnolo, non sembra neanche scritta da un
diplomatico di carriera; meglio, è opera di un diplomatico di razza rara, tanto
è chiara, asciutta, ferma, e, lo faccia dire a me, sacrosantamente scocciata.
Quel giornale così faziosamente filo Zapatero, praticamente un organo di
partito, anche di quello Democratico italiano del quale corre in premuroso e
regolare soccorso, la deve smettere di denigrare il governo e il Paese. Non
c'entra niente qui la libertà di stampa; come lei sottolinea, il tentativo di
demolire l'immagine dell'Italia tra gli spagnoli risponde invece a un disegno
di servitù politica che nessun organo di stampa italiano si sognerebbe di
progettare, piaccia o no il governo di José Luis Zapatero, per gli intimi
Bambi. Succede che gli equilibri politici europei siano cambiati, che un asse
Sarkozy-Merkel-Berlusconi minacci il ruolo della Spagna e le sue numerose,
troppe, poltrone, ben sei super incarichi istituzionali europei. Succede che le
cose non vadano più bene per l'economia, crollata miseramente dopo il boom
edilizio e tante rivendicazioni di tronfio primato; che la politica estera sia
un disastro, e il presidente Barack Obama nella nuova versione militare contro
Bin Laden non si sia rivelato l'amico che ingenuamente la sinistra in Europa
aveva immaginato; che il federalismo morda le calcagna a Madrid, visto
l'apporto determinante del partito catalano alla rielezione dei socialisti. Il
governo è nervoso e la butta sugli attacchi ad altri Stati, il Pais pubblica
fedele, se serve, anticipa. Così l'Italia è descritta come dominio di un
tiranno nello stile delle dittature latino americane, Pinochet naturalmente,
non Hugo Chavez, il presidente del Consiglio eletto ha bisogno dello
psichiatra, qui si praticano tortura e politiche razziste. Ha fatto bene,
ambasciatore, a dire basta, anche perché c'è davvero poco, scansato il fango
delle calunnie, di cui vantarsi in casa Zapatero. Al mini-summit europeo del 4
ottobre del 2008 i capi di Stato di Berlino, Roma, Parigi e Londra, si sono incontrati per decidere sulle posizioni comuni da adottare contro
la crisi finanziaria,
lasciando fuori la Spagna, che pure Zapatero aveva definito «l'economia più
solida del mondo», addirittura il Paese sopra la media europea per reddito pro
capite. Per il premier spagnolo fino a pochi mesi fa «il sorpasso dell'Italia
ha fatto deprimere molto il primo ministro Berlusconi» e «in realtà, il
mio obiettivo è quello di superare la Francia, anche se l'amico Sarkozy non
vuole neanche sentirselo dire». Subito dopo la crisi
internazionale ha svelato il bluff dell'economia spagnola. La recessione ha
gettato anche la Spagna in una crisi profonda:
crescita dell'1,4% nel 2008, e non del 3,5% come annunciato dal governo. Un
dato che riporta il Paese agli stessi risultati del 1993. Il boom economico era
stato gonfiato dagli aiuti europei allo sviluppo, investiti quasi
esclusivamente nell'edilizia, un settore in forte perdita già dai primi mesi
dell'anno, cioè prima della crisi internazionale. La crisi ha messo a nudo le bugie sulla politica di sicurezza e
immigrazione, a lungo mantenute, anche se sulle zattere dei clandestini
l'ordine è sempre stato di sparare. Nei giorni scorsi 200 organizzazioni hanno
presentato alla Procura generale dello Stato una denuncia contro il ministero
dell'Interno, accusando la polizia di «arresti mirati», «retate» e «controlli
d'identità di massa», insomma di eseguire gli ordini per l'arresto di una
«quota» minima mensile di immigrati per ciascun distretto. Gli immigrati sono
saliti da mezzo milione a 5,2 milioni nel 2008, su una popolazione totale per
la Spagna di 46 milioni di persone. Con una disoccupazione giunta ormai al 14%,
il governo ha cambiato ufficialmente politica. La «Ley de Extranjeria»
presentata a dicembre prevede severe misure restrittive: oltre all'aumento da 40 a 60 giorni del termine
massimo per detenere migranti nei Centri di permanenza temporanea, per
facilitare identificazioni e rimpatri coatti, il progetto prevede di
interrompere i ricongiungimenti familiari. Prevede anche sanzioni fino a 10.000
euro per chi «promuove la permanenza irregolare in Spagna di uno straniero»,
un'«infrazione grave» perché «lo straniero dipende economicamente da chi compie
l'infrazione e questa ne prolunga il soggiorno autorizzato al di là del periodo
legalmente previsto». La Comision Espanola de Ayuda al Refugiado (Cear), ha
protestato perché così facendo il governo «cerca di farsi complici le persone
che alloggiano» gli immigrati, e si appresta a «convertire i cittadini in
poliziotti». Ci sarebbe da analizzare anche il ruolo inquietante di un giudice
star come Baltazar Garzon, che somigli all'Antonio Di Pietro dei tempi che
furono, grande amico di Zapatero e compagno di caccia di altri ministri
socialisti, ma anche evasore fiscale conclamato. Garzon negli ultimi anni ha
incriminato chiunque, dai dittatori latino americani agli statisti europei,
fino a personaggi dell'epoca di Francisco Franco, tutti defunti. Colleziona una
gaffe dopo l'altra, eppure imperversa. Pure la battaglia contro la Chiesa
cattolica, nella sua forma infantile ed estremista, è la pratica opposta a
quella che si converrebbe a un premier laico che governa un Paese dove ci sono
cattolici numerosi, un milione e mezzo solo fra i suoi elettori. La gaffe del
ritiro dal Kosovo, comunicato in loco dal ministro della Difesa, Carmen Chacon,
contro il parere e all'insaputa del collega degli Esteri, Moratinos, e di tutti
i governi dell'Unione europea e della Nato, è la chicca di qualche giorno fa.
Il presunto amico, il presidente Obama, è infuriato e non ha accettato i goffi
tentativi di Madrid di rimediare. Peggio di così!
(
da "Corriere.it"
del 02-05-2009)
Argomenti: Crisi
«Ma c'è
qualche speranza che l'attuale fase di crisi rallenti»
Pil, il Tesoro taglia ancora le stime Nel 2009 -4,2%. Deficit al 4,6% I dati
contenuti nella Relazione unificata sulla finanza pubblica: crolla
l'occupazione, sale la pressione fiscale ROMA - Anno nero per l'economia
italiana nel 2009. Il Pil è previsto in calo del -4,2%, ben oltre le ultime
previsioni: è la stima del Tesoro contenuta nella Relazione unificata sulla
finanza pubblica pubblicata sul sito del ministero dell'Economia. Timidi
segnali di ripresa solo l'anno prossimo, quando la crescita del Prodotto
interno lordo tornerà positiva a +0,3%. «Il profilo trimestrale - si legge nel
documento - prospetta una modesta ripresa a partire dal secondo trimestre del
prossimo anno. Nel periodo 2010-2011 il Pil è proiettato crescere dello 0,7%».
I DATI - In aumento il deficit/Pil italiano. Nel 2009, secondo le previsioni
contenute nella Relazione unificata sulla finanza pubblica, il disavanzo si
attesterà al 4,6% del Pil, superiore di 0,9 punti percentuali rispetto alla
stima elaborata a febbraio nell'Aggiornamento del Patto di stabilità interno
(3,7%). Secondo le previsioni contenute nella Ruef, aumenta il debito pubblico,
che si attesterà quest'anno al 114,3% del Pil, per poi salire ancora al 117,1%
l'anno prossimo e a 118,3% nel 2011.
In aumento anche la pressione fiscale, che salirà nel
2009 al 43,5% del Pil dal 43,3% delle ultime previsioni. Crolla quest'anno
l'occupazione: misurata in termini di unità standard di lavoro, mostrerebbe una
"riduzione significativa" del 2,6%. Nell'industria, la riduzione più
ampia. Nell'ipotesi di una crescita nulla dell'offerta di lavoro, il tasso di
disoccupazione si attesterebbe all'8,6%. L'occupazione tornerebbe a crescere
nel 2011 (0,6%) quando il tasso di disoccupazione si attesterebbe all'8,5%. Nel
2010, invece, il tasso di disoccupazione si attesterà all'8,7%. Decelera
l'inflazione nel 2009 rispetto allo scorso anno: quella al consumo è prevista
attestarsi in media al di sotto dell'1%. IL SISTEMA BANCARIO - L'economia
italiana, si legge nel documento, è risultata essere «meno
esposta ai rischi specifici della crisi, anche se ha subito pesantemente il suo impatto indiretto». In
particolare, il sistema bancario italiano appare «meno vulnerabile alla crisi finanziaria e l'impatto sui
bilanci delle banche resta contenuto rispetto ad altri paesi». «Le famiglie
italiane - prosegue la Relazione - sono meno indebitate rispetto alla media
dell'area euro. Non ci sono in Italia squilibri interni che hanno
contribuito ad appesantire, e in alcuni casi hanno determinato, l'attuale
congiuntura sfavorevole di altri Paesi. Questo - viene sottolineato - lascia
pensare che, non appena sarà superata l'attuale fase di difficoltà della
domanda mondiale, l'economia italiana potrà contare su una base più solida per
la sua ripresa». «C'È QUALCHE SPERANZA CHE L'ATTUALE FASE DI CRISI RALLENTI» -
Le prospettive economiche globali, si legge nelle conclusioni della Relazione,
«si sono deteriorate negli ultimi mesi» ma allo stesso tempo «sono aumentati
gli sforzi tanto dei governi nazionali quanto degli organismi e delle sedi
sovranazionali». Ora, quindi, «si guarda con qualche speranza alla possibilità
di rallentamento dell'attuale fase di crisi».
«Rallentamento che - spiega il ministero - dipende da fattori numerosi e
variabili: dal ristabilimento di un'adeguata crescita a livello mondiale alla
conservazione del commercio mondiale; dal miglioramento della situazione
occupazione fino a una nuova spinta verso il progresso sociale». stampa |
(
da "AmericaOggi Online"
del 02-05-2009)
Argomenti: Crisi
Primo
Maggio. La consegna delle "Stelle al merito del lavoro" al Quirinale
02-05-2009 ROMA. Si è svolta ieri mattina al Palazzo del Quirinale la Festa del
Lavoro alla presenza dei nuovi Maestri del Lazio e dell'Abruzzo insigniti della
"Stella al Merito del Lavoro". Dopo la consegna, da parte del Ministro
del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali sen. Maurizio Sacconi, delle
onorificenze, nel Salone dei Corazzieri sono intervenuti il Presidente della
Federazione Nazionale dei Cavalieri del Lavoro, Cav. Lav. Benito Benedini, il
Presidente dell'Associazione Nazionale Lavoratori Anziani di Azienda, ing.
Riccardo Tucci, il Presidente della Federazione dei Maestri del Lavoro
d'Italia, dott. Gianluigi Diamantini, e il Ministro Sacconi. Un lavoratore
abruzzese ha testimoniato dell'impegno per la ripresa delle attività produttive
nelle aree colpite dal sisma. L'attrice Raffaella Rea ha letto alcuni brani
tratti dai discorsi di Amintore Fanfani e Giuseppe Di Vittorio all'Assemblea
Costituente sulle prime parole della Carta fondamentale: "L'Italia è una
Repubblica fondata sul lavoro". La cerimonia si è conclusa con
l'intervento del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Erano
presenti il Vice Presidente della Corte Costituzionale, prof. Ugo De Siervo, il
sen. Benedetto Adragna, in rappresentanza del Senato della Repubblica, l'on.
Renzo Lusetti per la Camera dei Deputati, i Consoli provinciali e regionali del
Lazio e dell'Abruzzo, autorità civili ed esponenti del mondo del lavoro. Stiamo
attraversando "una crisi economica globale senza
precedenti" che richiede una risposta altrettanto globale, ha detto
Napolitano, indicando la necessità di una azione comune europea, di una
concertazione mondiale e, nel nostro Paese, della "lucida
consapevolezza"che il tessuto imprenditoriale e sociale è in grado di
reggere. La crisi potrebbe gonfiarsi, come è accaduto
in America, solo se dovesse attecchire "il virus" della sfiducia. E
"in effetti credo che non stia attecchendo", ha detto il capo dello
Stato riprendendo alcuni temi del suo messaggio di fine anno, ma ciò non basta:
"Occorre trasformare la crisi in una opportunità,
in una occasione da non perdere per sciogliere nodi che da troppo tempo
impacciano in Italia il cammino della crescita economica e sociale; tra questi
l'attuale sistema normativo di regolazione dei rapporti di lavoro, da
considerarsi insoddisfacente da entrambe le parti sociali, e in particolare per
le categorie meno protette di lavoratori". Un evidente riferimento ala
riforma della contrattazione, della cui necessità ha parlato anche il ministro
del lavoro Maurizio Sacconi, prendendo la parola prima di Napolitano. Sotto i colpi della crisi finanziaria, la Festa del Lavoro si celebra quest'anno con il tema
dell'occupazione e della caduta dell'attività produttiva "in primo piano
anche in Italia", ha detto il presidente della Repubblica, che ha parlato
delle preoccupazioni di chi teme di perdere il posto di lavoro, della caduta
dell'attività produttiva, "dell'insufficienza della protezione
sociale, della debolezza delle prospettive per i giovani in cerca di
lavoro". Su questi temi, ha detto, "molte toccanti lettere a me
indirizzate richiamano l'attenzione". Anche quest'anno Napolitano ha
celebrato la Festa del Lavoro sottolineando l'attualità drammatica degli
incidenti mortali sul lavoro. E' "un segnale positivo ma non ancora
sufficiente", ha detto, il dato che indicato uno scendere delle morti
bianche sotto il livello di 1.200 casi l'anno. "Il fenomeno rimane
dolorosissimo e inquietante e si rischia di vederlo aggravarsi di fronte alla crisi economica". Questo rischio, ha detto Napolitano,
si corre se di fronte alla crisi emergerà
"qualche tendenza a ricorrere più facilmente al sommerso e comunque al
lavoro irregolare, in special modo all'impiego illegale di immigrati. Occorre
un più forte impegno a non abbassare in alcun modo la guardia su questo
versante sempre cruciale". Nel segno della continuità dell'impegno contro
le morti bianche, al termine della celebrazione il Capo dello Stato,
accompagnato dal Ministro Sacconi, ha deposto una corona di alloro davanti al
monumento ai Caduti sul lavoro, inaugurato lo scorso anno in Piazza Pastore,
antistante la sede dell'Inail di Roma, alla presenza dei familiari dei
lavoratori che quest'anno hanno ricevuto il riconoscimento alla memoria. Sono
state conferite le seguenti onorificenze. - Medaglia d'oro al Merito Civile
alla memoria del sig. Stefano Miniussi - Giovane operaio, espostosi, con
generoso slancio, a grave rischio per prestare soccorso ad un collega scomparso
sul fondo di una vasca di un impianto di depurazione, veniva colto da malore
per le forti esalazioni nocive, sacrificando la vita ai più nobili ideali di
altruismo ed umana solidarietà. Luminosa testimonianza di coraggio ed elevato
senso civico. Trieste, 8 ottobre 2001. - Stella al Merito del Lavoro alla
memoria dei lavoratori italiani deceduti a seguito delle esplosioni
verificatesi, il 6 dicembre 1907, nella miniera di carbone di Monongah - West
Virginia negli Stati Uniti d'America. - Stella al Merito del Lavoro alla
memoria dei signori Valerio Anchino, Marino Barale, Antonio Cavicchioli, Massimiliano
Manuello e Mario Ricca, deceduti a causa dell'esplosione e del successivo
incendio nello stabilimento di molitura della ditta Molino Cordero. Fossano
(CN), 16 luglio 2007. - Stella al Merito del Lavoro alla memoria dei signori
Giuseppe Palermo, Salvatore Pulici, Salvatore Smecca, Natale Sofia, Salvatore
Tumino e Giuseppe Zaccaria, deceduti a causa delle esalazioni sprigionatesi nel
corso della pulitura delle vasche dell'impianto di depurazione comunale. Mineo
(CT), 11 giugno 2008. - Stella al Merito del Lavoro alla memoria del signor
Domenico Cagnina, deceduto a seguito di una caduta da una impalcatura mentre
effettuava lavori di manutenzione presso la centrale termoelettrica dell'Enel.
Termini Imerese (PA), 13 giugno 2008. - Menzione speciale alla memoria dei
signori Ashour Maomhoud Mohamed Hassan e Salama Awad Omar Younes, lavoratori
egiziani deceduti a seguito del crollo di un ponteggio presso un cantiere
edile. Vighignolo frazione di Settimo Milanese (MI), 13 giugno
(
da "Giornale.it, Il"
del 02-05-2009)
Argomenti: Crisi
n. 105
del 2009-05-02 pagina 0 Napolitano: "Ancora troppi incidenti sul
lavoro" di Redazione Il capo dello Stato festeggia il primo maggio al
Quirinale e lancia un nuovo appello contro le "morti bianche". Poi
dice: "Salvaguardia dei posti di lavoro in primo piano". Il ministro
Sacconi: "Gli incidenti sul lavoro sono diminuiti ma non basta" Roma
- Sotto i colpi della crisi
finanziaria, il Primo maggio si celebra quest'anno
con il tema dell'occupazione e della caduta dell'attività produttiva "in
primo piano anche in Italia", ha detto il presidente della Repubblica
Giorgio Napolitano celebrando la Festa del Lavoro al Quirinale insieme al
ministro del Lavoro Maurizio Sacconi. Napolitano ha parlato delle
preoccupazioni di chi teme di perdere il posto di lavoro, della caduta
dell'attività produttiva, "dell'insufficienza della protezione sociale,
della debolezza delle prospettive per i giovani in cerca di lavoro". Su
questi temi, ha detto, "molte toccanti lettere a me indirizzate richiamano
l'attenzione". Incidenti sul lavoro Anche quest'anno Napolitano ha
sottolineato l'attualità drammatica degli incidenti mortali sul lavoro. E'
"un segnale positivo ma non ancora sufficiente", ha detto, il dato
che indicato uno scendere delle morti bianche sotto il livello di 1.200 casi
l'anno. "Il fenomeno rimane dolorosissimo e inquietante e si rischia di
vederlo aggravarsi di fronte alla crisi
economica". Questo rischio, ha detto Napolitano, si corre se di fronte
alla crisi emergerà "qualche tendenza a ricorrere
più facilmente al sommerso e comunque al lavoro irregolare, in special modo
all'impiego illegale di immigrati. Occorre un più forte impegno a non abbassare
in alcun modo la guardia su questo versante sempre cruciale". Fiat:
l'Italia può essere fiera "Oggi l'Italia può essere fiera del
riconoscimento che una nostra grande impresa ha ottenuto in America e nel
mondo", ha detto il Presidente della Repubblica, con implicito riferimento
all'accordo Fiat-Chrysler. "E' un riconoscimento straordinario per i
dirigenti, i tecnici, le maestranze tutte. E' la conferma dell'importanza
decisiva dell'innovazione e della piena valorizzazione delle risorse umane a
partire dal mondo del lavoro di cui l'Italia è ricca". Sacconi: meno morti
bianche, ma non basta Per la prima volta dal dopoguerra, secondo le stime
dell'Inail, il bilancio delle morti bianche è sceso "sotto la soglia dei
1.200 casi l'anno. E' un segnale positivo, ma non ancora sufficiente", ha
sottolineato il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, intervenendo alle celebrazioni
della festa del lavoro al Quirinale. Proprio perché il risultato non basta è
necessario "uno sforzo straordinario per rilanciare con determinazione,
anche in termini di una più intensa collaborazione tra imprese e lavoratori,
una nuova cultura della sicurezza che veda nella prevenzione il suo punto
qualificante". © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123
Milano
(
da "Reuters Italia"
del 02-05-2009)
Argomenti: Crisi
di Erik
Kirschbaum BERLINO (Reuters) - Poliziotti in tenuta anti-sommossa e militanti
di sinistra si sono scontrati a Berlino in occasione del Primo maggio per oltre
cinque ore, fino a notte inoltrata. "C'erano alcune persone piuttosto
aggressive nell'attaccare la polizia", ha detto oggi il portavoce della
polizia di Berlino, Bernhard Schodrowski. Ci sono stati diversi feriti tra gli
agenti e i dimostranti. Gli scontri nella notte a Berlino e nella seconda città
tedesca, Amburgo, sono arrivati dopo una lunga giornata di proteste in tutto il
Paese, con migliaia di persone che hanno manifestato in
occasione della Festa del lavoro contro la crisi
finanziaria. Gli attacchi sono venuti da un gruppo
di 500 militanti che hanno lanciato pietre, bottiglie, bombe carta e
sampietrini contro i poliziotti. Gli scontri sono andati avanti fino alle 2 del
mattino. "Ora la situazione è tranquilla", ha spiegato Schodrowski.
Il numero degli arrestati e dei feriti verrà annunciato dal ministro
dell'Interno Ehrhart Koerting nel corso di una conferenza stampa in giornata.
Continua...
(
da "Trend-online"
del 02-05-2009)
Argomenti: Crisi
Risparmio:
ammonta a 3mila mld la ricchezza delle famiglie ANSA NEWS, clicca qui per
leggere la rassegna di Ansa , 02.05.2009 10:50 Scopri le migliori azioni per
fare trading questa settimana!! (ANSA) - VENEZIA, 2 MAG - La ricchezza finanziaria delle famiglie italiane, circa 24 mln, ammonta a
3.000 mld di euro secondo uno studio della Cgia di Mestre. L'importo e' dato
dalla differenza tra le attivita' finanziarie (depositi bancari, risparmi
postali, titoli, azioni,fondi), che al 1 gennaio 2008 hanno raggiunto i 3.652
mld, e le passivita' (prestiti, crediti al consumo, mutui, debiti commerciali,
etc.) che ammontano a 710,5 mld. Per ciascuna famiglia la ricchezza netta e'
calcolata in 121.140 euro. Negli ultimi 10 anni la ricchezza netta e' aumentata
del 38,7% contro un incremento dell'inflazione del 22,1%. Le principali voci di
risparmio degli italiani sono le azioni e le partecipazioni in societa' di capitali
e i titoli di stato. 'Sono dati molto positivi che denotano la tenuta economica
delle famiglie produttrici e consumatrici ,commenta Giuseppe Bortolussi della
Cgia. Nonostante cio' e' bene sottolineare che stiamo
parlando di dati medi che chiaramente non tengono conto delle forti differenze
reddituali e finanziarie esistenti sia tra le classi sociali sia tra le aree
geografiche del nostro Paese''.Ed essendo dati riferiti all'inizio 2008 ancora
non sono presenti in pieno gli effetti della crisi
finanziaria.(ANSA).
(
da "KataWeb News"
del 02-05-2009)
Argomenti: Crisi
senza il
mattone.. Spagnoli ci avete scocciato: pensate ai vostri guai 28 marzo 2009
alle 14:15 — Autore: babelick — 200 commenti Gentile ambasciatore Terracciano,
complimenti e sentiti ringraziamenti. Ci ha vendicati. La lettera che ha
inviato al quotidiano El Pais, nella sua veste di capo della rappresentanza
italiana presso il governo spagnolo, non sembra neanche scritta da un
diplomatico di carriera; meglio, è opera di un diplomatico di razza rara, tanto
è chiara, asciutta, ferma, e, lo faccia dire a me, sacrosantamente scocciata.
Quel giornale così faziosamente filo Zapatero, praticamente un organo di
partito, anche di quello Democratico italiano del quale corre in premuroso e
regolare soccorso, la deve smettere di denigrare il governo e il Paese. Non
c'entra niente qui la libertà di stampa; come lei sottolinea, il tentativo di
demolire l'immagine dell'Italia tra gli spagnoli risponde invece a un disegno
di servitù politica che nessun organo di stampa italiano si sognerebbe di
progettare, piaccia o no il governo di José Luis Zapatero, per gli intimi
Bambi. Succede che gli equilibri politici europei siano cambiati, che un asse
Sarkozy-Merkel-Berlusconi minacci il ruolo della Spagna e le sue numerose,
troppe, poltrone, ben sei super incarichi istituzionali europei. Succede che le
cose non vadano più bene per l'economia, crollata miseramente dopo il boom
edilizio e tante rivendicazioni di tronfio primato; che la politica estera sia
un disastro, e il presidente Barack Obama nella nuova versione militare contro
Bin Laden non si sia rivelato l'amico che ingenuamente la sinistra in Europa
aveva immaginato; che il federalismo morda le calcagna a Madrid, visto
l'apporto determinante del partito catalano alla rielezione dei socialisti. Il
governo è nervoso e la butta sugli attacchi ad altri Stati, il Pais pubblica
fedele, se serve, anticipa. Così l'Italia è descritta come dominio di un
tiranno nello stile delle dittature latino americane, Pinochet naturalmente,
non Hugo Chavez, il presidente del Consiglio eletto ha bisogno dello
psichiatra, qui si praticano tortura e politiche razziste. Ha fatto bene,
ambasciatore, a dire basta, anche perché c'è davvero poco, scansato il fango
delle calunnie, di cui vantarsi in casa Zapatero. Al mini-summit europeo del 4
ottobre del 2008 i capi di Stato di Berlino, Roma, Parigi e Londra, si sono incontrati per decidere sulle posizioni comuni da adottare contro
la crisi finanziaria,
lasciando fuori la Spagna, che pure Zapatero aveva definito «l'economia più
solida del mondo», addirittura il Paese sopra la media europea per reddito pro
capite. Per il premier spagnolo fino a pochi mesi fa «il sorpasso dell'Italia
ha fatto deprimere molto il primo ministro Berlusconi» e «in realtà, il
mio obiettivo è quello di superare la Francia, anche se l'amico Sarkozy non
vuole neanche sentirselo dire». Subito dopo la crisi
internazionale ha svelato il bluff dell'economia spagnola. La recessione ha
gettato anche la Spagna in una crisi profonda:
crescita dell'1,4% nel 2008, e non del 3,5% come annunciato dal governo. Un
dato che riporta il Paese agli stessi risultati del 1993. Il boom economico era
stato gonfiato dagli aiuti europei allo sviluppo, investiti quasi
esclusivamente nell'edilizia, un settore in forte perdita già dai primi mesi
dell'anno, cioè prima della crisi internazionale. La crisi ha messo a nudo le bugie sulla politica di sicurezza e
immigrazione, a lungo mantenute, anche se sulle zattere dei clandestini
l'ordine è sempre stato di sparare. Nei giorni scorsi 200 organizzazioni hanno
presentato alla Procura generale dello Stato una denuncia contro il ministero
dell'Interno, accusando la polizia di «arresti mirati», «retate» e «controlli
d'identità di massa», insomma di eseguire gli ordini per l'arresto di una
«quota» minima mensile di immigrati per ciascun distretto. Gli immigrati sono
saliti da mezzo milione a 5,2 milioni nel 2008, su una popolazione totale per
la Spagna di 46 milioni di persone. Con una disoccupazione giunta ormai al 14%,
il governo ha cambiato ufficialmente politica. La «Ley de Extranjeria»
presentata a dicembre prevede severe misure restrittive: oltre all'aumento da 40 a 60 giorni del termine
massimo per detenere migranti nei Centri di permanenza temporanea, per
facilitare identificazioni e rimpatri coatti, il progetto prevede di
interrompere i ricongiungimenti familiari. Prevede anche sanzioni fino a 10.000
euro per chi «promuove la permanenza irregolare in Spagna di uno straniero»,
un'«infrazione grave» perché «lo straniero dipende economicamente da chi compie
l'infrazione e questa ne prolunga il soggiorno autorizzato al di là del periodo
legalmente previsto». La Comision Espanola de Ayuda al Refugiado (Cear), ha
protestato perché così facendo il governo «cerca di farsi complici le persone
che alloggiano» gli immigrati, e si appresta a «convertire i cittadini in
poliziotti». Ci sarebbe da analizzare anche il ruolo inquietante di un giudice
star come Baltazar Garzon, che somigli all'Antonio Di Pietro dei tempi che
furono, grande amico di Zapatero e compagno di caccia di altri ministri
socialisti, ma anche evasore fiscale conclamato. Garzon negli ultimi anni ha
incriminato chiunque, dai dittatori latino americani agli statisti europei,
fino a personaggi dell'epoca di Francisco Franco, tutti defunti. Colleziona una
gaffe dopo l'altra, eppure imperversa. Pure la battaglia contro la Chiesa
cattolica, nella sua forma infantile ed estremista, è la pratica opposta a
quella che si converrebbe a un premier laico che governa un Paese dove ci sono
cattolici numerosi, un milione e mezzo solo fra i suoi elettori. La gaffe del ritiro
dal Kosovo, comunicato in loco dal ministro della Difesa, Carmen Chacon, contro
il parere e all'insaputa del collega degli Esteri, Moratinos, e di tutti i
governi dell'Unione europea e della Nato, è la chicca di qualche giorno fa. Il
presunto amico, il presidente Obama, è infuriato e non ha accettato i goffi
tentativi di Madrid di rimediare. Peggio di così!
(
da "Asca"
del 02-05-2009)
Argomenti: Crisi
FAMIGLIE:
CGIA, PRIMA DELLA CRISI ERANO RICCHE PER QUASI 3.000 MLD (ASCA) - Roma, 2 mag -
La ricchezza finanziaria delle famiglie italiane (pari
a circa 24 milioni) all'inizio dell'anno scorso ammontava a quasi 3.000 mld di
euro (precisamente 2.941,6 mld euro). E' l'importo dato dalla differenza tra le
attivita' finanziarie (vale a dire cartamoneta, depositi bancari, risparmi
postali, titoli, azioni, fondi di investimento, etc), che al 1 gennaio 2008
hanno raggiunto la soglia di 3.652 mld di euro e le passivita' finanziarie
(ossia prestiti, crediti al consumo, mutui per l'acquisto della casa, debiti
commerciali, etc.) che sempre nello stesso periodo hanno toccato i 710,5 mld di
euro. A rilevarlo e' la CGIA di Mestre che ha elaborato i dati forniti dalla
Banca d'Italia. In termini ''pro famiglia'' la ricchezza netta e' di 121.140,8
euro dato dalla differenza tra le attivita' finanziarie pari a 150.400,6 euro e
le passivita' finanziarie che hanno raggiunto quota 29.259,8 euro. Negli ultimi
10 anni la ricchezza netta e' aumentata del 38,7% contro un incremento
dell'inflazione pari al 22,1%. Sempre dall'analisi ''pro famiglia'' si
evidenzia che le principali voci di risparmio degli italiani sono le azioni e
le partecipazioni in societa' di capitali (pari a 31.154,1 euro) e i titoli di
stato (mediamente pari a 30.025,8 euro). ''Sono dati molto positivi che
denotano la tenuta economica delle famiglie produttrici e consumatrici -
commenta Giuseppe Bortolussi della CGIA - Nonostante cio' e' bene sottolineare
che stiamo parlando di dati medi che chiaramente non
tengono conto delle forti differenze reddituali e finanziarie esistenti sia tra
le classi sociali sia tra le aree geografiche del nostro Paese. Inoltre, sono
riferiti all'inizio del 2008 quando la crisi
finanziaria proveniente dagli Usa non era ancora
esplosa anche se avevamo gia' assorbito i crac di Cirio, di Parmalat, dei bond
argentini e gli effetti dell'introduzione dell'euro avvenuto nel 2002''.
red/mcc/ss
(
da "Wall Street Italia"
del 02-05-2009)
Argomenti: Crisi
Risparmio:
ammonta a 3mila mld la ricchezza delle famiglie di ANSA Ricerca della Cgia di
Mestre, in media 121mila euro a nucleo -->(ANSA) - VENEZIA, 2 MAG - La
ricchezza finanziaria delle famiglie italiane, circa
24 mln, ammonta a 3.000 mld di euro secondo uno studio della Cgia di Mestre.
L'importo e' dato dalla differenza tra le attivita' finanziarie (depositi
bancari, risparmi postali, titoli, azioni,fondi), che al 1 gennaio 2008 hanno
raggiunto i 3.652 mld, e le passivita' (prestiti, crediti al consumo, mutui,
debiti commerciali, etc.) che ammontano a 710,5 mld. Per ciascuna famiglia la
ricchezza netta e' calcolata in 121.140 euro. Negli ultimi 10 anni la ricchezza
netta e' aumentata del 38,7% contro un incremento dell'inflazione del 22,1%. Le
principali voci di risparmio degli italiani sono le azioni e le partecipazioni
in societa' di capitali e i titoli di stato. 'Sono dati molto positivi che
denotano la tenuta economica delle famiglie produttrici e consumatrici
,commenta Giuseppe Bortolussi della Cgia. Nonostante cio' e' bene sottolineare che stiamo parlando di dati medi che
chiaramente non tengono conto delle forti differenze reddituali e finanziarie
esistenti sia tra le classi sociali sia tra le aree geografiche del nostro
Paese''.Ed essendo dati riferiti all'inizio 2008 ancora non sono presenti in
pieno gli effetti della crisi finanziaria.(ANSA).
(
da "Savona news"
del 02-05-2009)
Argomenti: Crisi
Celle:
oggi la presentazione della lista "Futuro Oggi" Questo pomeriggio
alle 17,30 verrà presentata in piazza del Popolo a Celle Ligure la Lista civica
Futuro Oggi "Il coraggio di
cambiare". Questo il pensiero di Giovanni Durante. Cari Cittadini, cari
Cellesi, siamo tutti consapevoli di vivere un momento di smarrimento e
confusione. La grande crisi finanziaria mondiale, per
la prima volta dal dopoguerra, ha creato i presupposti per una depressione che investe tutto e tutti senza
precedenti. Da questa crisi si può uscire solo
rinnovando idee e persone, investendo in progettualità e innovazione. Mai come
oggi il sistema politico italiano è in crisi di
identità e credibilità. Per uscire da questa crisi che
è economica, ma anche sociale, culturale e politica cè bisogno dellimpegno di tutti. Non possiamo più
delegare ad altri le scelte che ci riguardano, bensì dobbiamo riappropriarci
della capacità di fare tutti insieme Comunità, attraverso la
condivisione delle idee, la partecipazione, la responsabilità di ognuno di
noi. Non è con lantipolitica che si
possono migliorare le condizioni di vita, ma ridando dignità alla politica come
strumento di decisione collettiva del nostro presente e del futuro delle prossime generazioni.
La tutela e la valorizzazione dellambiente
e del territorio non è più un approccio conservativo, ma lunica leva di
sviluppo possibile. Celle Ligure può fare la propria parte per rilanciare una
Regione ed un territorio pesantemente compromesso con opere spesso inutili e
improduttive, un territorio preda di speculazioni che peseranno per i prossimi
decenni e sulle future generazioni. Celle Ligure ha bisogno di un progetto di
rilancio condiviso da tutti i cittadini, un progetto di speranza per il futuro.
Dobbiamo riuscire a costruire insieme un rinnovamento profondo della nostra
comunità, che sappia porre al centro la giustizia, un nuovo modello di
sviluppo, lequità, la dignità di essere cittadini. Chi
pensa che le cose vadano bene così, sa già chi votare e a chi votarsi. Ma se
pensate che Celle meriti di più, che meriti modi e persone nuove, con idee e
proposte innovative, oggi, cari concittadini, avete una reale alternativa. A
Celle è successo un fatto straordinario e quasi unico, per adesso: una
generazione intera di giovani si è messa in movimento e ha deciso di provare a
cambiare profondamente il rapporto tra amministrazione pubblica e cittadini,
riavvicinando la politica al bene comune, agli interessi generali e non
personali. Questa generazione ha chiesto a persone più mature di aiutarla in questo percorso di
innovazione, cambiamento e rinnovamento. Insieme abbiamo dato vita ad un
movimento che cambierà profondamente, comunque, la storia della nostra
comunità. La lista civica che vi presentiamo è soltanto la punta di un
iceberg, di una forte partecipazione che parte dal basso, composta di persone
che risponderanno costantemente a tutti i cittadini e che non si chiuderanno in
una torre davorio. Centinaia di Cellesi ci chiedono di
impegnarci
affinché i diritti non vengano barattati con i favori, per ridare dignità alla
parola cittadinanza. Nei prossimi giorni confronteremo il programma con tutta
la comunità, lo faremo con modi nuovi e anche più tradizionali. Lo faremo senza
polemiche ed in modo costruttivo, ma senza far sconti a nessuno, nella
chiarezza, a testa alta. I nostri ragazzi provano a costruire il futuro del
nostro paese, oggi. Adesso hanno bisogno di tutti noi, di credere che cambiare
sia possibile. E una risorsa straordinaria
e
forse lultima occasione per Celle. Cari Cellesi,
investite su di loro, sulla loro onestà, sulla loro pulizia, sulla loro
energia, sulle loro idee e sulle loro competenze. Perché il futuro è oggi. Un
caro saluto a tutti, e coraggio
Il Tesoro: "Nel 2010 l'Italia tornerà a crescere" (sezione: crisi)
(
da "Giornale.it, Il"
del 02-05-2009)
Argomenti: Crisi
n. 105
del 2009-05-02 pagina 0 Il Tesoro: "Nel 2010 l'Italia tornerà a
crescere" di Redazione Torna il sereno. Secondo le stime del Tesoro il pil
italiano nel 2009 si contrarrà del 4,2% ma ci sarà una lieve ripresa nel 2010,
anno in cui si assisterà ad una crescita delleconomia
dello 0,3%. Il rapporto deficit pil si attesterà questanno al 4,6% Roma -
Il pil italiano nel 2009 si contrarrà del 4,2% ma ci sarà una lieve ripresa nel
2010, anno in cui si assisterà ad una crescita delleconomia dello 0,3%. Sono le previsioni contenute nella
Relazione unificata sulleconomia e la finanza pubblica per il 2009
(Ruef). La ripresa nel 2010 Anno nero per leconomia
italiana nel 2009. Il pil è previsto in calo a -4,2%, ben oltre le ultime
previsioni. Timidi segnali di ripresa solo lanno prossimo, quando la
crescita del Prodotto interno lordo tornerà positiva a +0,3%. "Tenuto conto
della persistente debolezza della congiuntura internazionale e del
trascinamento negativo ereditato dallanno
precedente, nel 2009 - si legge nel documento - il pil è stimato contrarsi del
4,2%", 2,2 punti percentuali in meno rispetto alla stima indicata nellAggiornamento del programma di stabilità dello scorso
febbraio (-2%). Il Tesoro prospetta una "modesta ripresa" a partire
dal secondo trimestre del prossimo anno. Nel periodo 2010-2011 il pil è
proiettato crescere dello 0,7%. La speranza del Tesoro Le prospettive economiche
globali "si sono deteriorate negli ultimi mesi" ma allo stesso tempo
"sono aumentati gli sforzi tanto dei governi nazionali quanto degli
organismi e delle sedi sovranazionali". Ora, quindi, "si guarda con
qualche speranza alla possibilità di rallentamento dellattuale fase di crisi".
"Rallentamento che - spiega il ministero - dipende da fattori numerosi e
variabili: dal ristabilimento di unadeguata
crescita a livello mondiale alla conservazione del commercio mondiale; dal
miglioramento della situazione occupazione fino a una nuova spinta verso il
progresso sociale". Un'economia solida Leconomia
italiana è risultata essere "meno esposta ai rischi specifici della crisi, anche se ha subito pesantemente il suo impatto
indiretto". In particolare, il sistema bancario italiano appare "meno
vulnerabile alla crisi finanziaria e limpatto sui bilanci delle banche resta contenuto
rispetto ad altri paesi". "Le famiglie italiane - prosegue il
documento - sono meno indebitate rispetto alla media dellarea euro. Non
ci sono in Italia squilibri interni che hanno contribuito ad appesantire, e in
alcuni casi hanno determinato, lattuale
congiuntura sfavorevole di altri Paesi. Questo - viene sottolineato - lascia
pensare che, non appena sarà superata lattuale fase di difficoltà della
domanda mondiale, leconomia italiana potrà
contare su una base più solida per la sua ripresa. Lattuale crisi rappresenta unopportunità
di cambiamento e di sviluppo per lItalia, unopportunità che deve
essere colta". Decelera l'inflazione Decelera linflazione nel 2009 rispetto allo
scorso anno. Secondo le previsioni della Ruef, il deflatore dei consumi privati
è atteso crescere allo 0,7% "per effetto congiunto del calo dei prezzi
delle materie prime e della riduzione della domanda". Linflazione al consumo è prevista attestarsi in media
al di sotto dell1%. Deficit e debito In
aumento il deficit-pil italiano e il debito pubblico italiano. Nel 2009, il
disavanzo si attesterà al 4,6% del pil, superiore di 0,9 punti percentuali
rispetto alla stima elaborata a febbraio nellAggiornamento del
Patto di stabilità interno (3,7%). Il livello di indebitamento nel 2010 si
attesterà sullo stesso livello del 2009, per iniziare a scendere a partire dal
2011, anno in cui dovrebbe collocarsi al 4,3%. Il debito si attesterà questanno al 114,3% del pil, per poi salire ancora al 117,1% lanno prossimo e a 118,3% nel 2011. Il Tesoro ha rivisto
quindi le stime in aumento: secondo le previsioni contenute
nellAggiornamento del Patto di stabilità interno, pubblicate a febbraio,
il debito-pil era visto questanno al 110,5%,
lanno prossimo a 112% e nel 2011 a 111,6%. Cala il gettito fiscale
Inversione di tendenza per le entrate fiscali. Nel 2009 il gettito tributario è
stimato in riduzione del 2,1% (-1,3% per i tributi diretti e -3% per quelli indiretti), mentre
quello contributivo cresce dello 0,8%. Le spese correnti, al netto degli
interessi, sono stimate in aumento del 3,6%, quelle in conto capitale in
aumento dell8,5%. La dinamica della spesa per interessi è
prevista in riduzione del 5,5%, "grazie alla consistente riduzione dei
tassi di interesse e nonostante il rilevante aumento del fabbisogno". ©
SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano
(
da "Asca"
del 02-05-2009)
Argomenti: Crisi
CRISI:
TESORO, PEGGIORANO STIME PIL 2009 MA RIPRESA NEL 2010 (ASCA) - Roma, 2 mag - Il
Tesoro vede l'economia italiana ''relativamente meno esposta ai rischi
specifici della crisi, anche se ha subito pesantemente
il suo impatto indiretto''. Cosi' la Relazione unificata sull'economia e la
finanza pubblica, diffusa oggi sul sito del Ministero dell'Economia, dove si
evidenzia anche che ''non appena sara' superata l'attuale fase di difficolta'
della domanda mondiale, l'economia italiana potra' contare su una base piu'
solida per la sua ripresa''. E cosi' proprio la crisi
- dice il Tesoro - rappresenta ''anche un'opportunita' di cambiamento e di
sviluppo per l'Italia, un'opportunita' che deve essere colta''. In particolare,
''il sistema bancario italiano appare comparativamente meno vulnerabile alla crisi finanziaria e l'impatto sui bilanci delle banche resta contenuto rispetto ad
altri Paesi''. Quanto alle famiglie, quelle italiane risultano ''meno
indebitate rispetto alla media dell'area euro''. Nel documento il pil e'
rivisto al ribasso rispetto alle stime precedenti, ma, spiega il ministero,
''l'alto grado di incertezza prodotto dalla crisi in atto riduce fortemente ed oggettivamente l'attendibilita'
delle previsioni''. Ecco i punti principali della Relazione. PIL - Il pil
italiano scendera' del 4,2% quest'anno per poi mostrare una lieve ripresa nel
2010, anno in cui si assistera' ad una crescita dell'economia dello 0,3%. Il
rapporto deficit pil si attestera' al 4,6% nel 2009. PRESSIONE FISCALE - La
pressione fiscale complessiva nel 2008 e' risultata pari al 42,8%, inferiore di
0,3 punti percentuali rispetto al 43,1% del 2007. E quest'anno il peso del
fisco arrivera' al 43,5% del pil. Peraltro lo scorso anno c'e' stato un calo
delle entrate tributarie pari allo 0,7%, influenzato sia dalla componente
erariale (-0,5%), sia da quella locale (-1,6%), sulla quale ha pesato anche
l'eliminazione dell' Ici sulla prima casa. OCCUPAZIONE - In termini di unita'
standard di lavoro, l'occupazione nel 2009 mostrerebbe una riduzione del 2,6%,
soprattutto nell'industria. Nell'ipotesi di una crescita zero dell'offerta di
lavoro, il tasso di disoccupazione si attesterebbe quindi all'8,6%. INFLAZIONE
- Quest'anno l'inflazione al consumo e' prevista attestarsi in media al di
sotto dell'1%. Torna a crescere invece, nel 2009, il debito pubblico: si
portera' al 114,3% del pil (dal 105,8% del 2008), salendo ulteriormente al
117,1% nel 2010 e al 118,3% nel 2011. red/mcc/ss
(
da "Giornale.it, Il"
del 02-05-2009)
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n. 105
del 2009-05-02 pagina 0 Mosley: la F1 sopravvive anche senza la Ferrari di
Redazione Pugno duro del presidente della Fia: "La F1 può andare avanti
anche senza la Ferrari nel caso in cui la scuderia di Maranello decida di
lasciare il Circus in segno di protesta contro
lintroduzione del tetto al budget dei team" La Formula 1 può
andare avanti anche senza la Ferrari nel caso in cui la scuderia di Maranello
decida di lasciare il Circus in segno di
protesta contro lintroduzione del tetto al budget dei team. è quanto
sostiene il presidente della Federazione automobilistica internazionale
(Fia), Max Mosley, in una intervista pubblicata dal Financial Times. Il pugno
duro di Mosley Mosley chiarisce altresì che non si tornerà indietro sulla
questione del budget cap, fissato ad oltre 44 milioni di euro per la stagione
2010. Tutti i team potranno accettarlo volontariamente usufruendo di vantaggi
tecnici, in particolare per lo sviluppo del motore. "Lo sport può
sopravvivere senza la Ferrari. Sarebbe molto triste perdere la Ferrari -
attacca il presidente della Fia sulle pagine dellautorevole
quotidiano britannico - è la Nazionale italiana". I compiti delle scuderie
"Io spero e penso - aggiunge Mosley - che se una scuderia va dal suo board
e dice: 'Voglio fare la guerra alla Fia perché voglio essere in grado di spendere 100
milioni di sterline in più di quanto la Fia vuole farmi spendere', i dirigenti
si chiedano perchè si possono spendere 40 milioni di sterline se gli altri team
possono farlo". Il presidente della Fia ha definito la sua decisione sul
tetto ai budget a 44 milioni di euro "forse il più grande passo avanti da
quando sono nello sport". Il margine per negoziare "Cè poco margine per negoziare. Ma il messaggio che
ricevo dai board di due o tre case costruttrici è: se puoi fare in modo che
lassegno che firmiamo non superi i 25 milioni di sterline, puoi
considerarlo come un accordo permanente", rileva. "Io credo che il
tetto al budget resterà - ribadisce Mosley - Cè
un margine per discutere, può salire o scendere nel 2011 e se leconomia
si riprende, magari nel 2014, potrebbe aumentare. Si può modificare il
limite nellinteresse dello sport, ma per avere una
competizione equilibrata". Il fenomeno del credit crunch
legato alla crisi finanziaria globale, sottolinea Mosley, "non ha ancora preso piede nella
Formula 1. è andata via la Honda, ma il vero problema ci sarà quando dovranno
essere rinnovati i contratti di sponsorizzazione". © SOCIETà EUROPEA DI
EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano
(
da "KataWeb News"
del 02-05-2009)
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senza il
mattone.. Spagnoli ci avete scocciato: pensate ai vostri guai 28 marzo 2009
alle 14:15 — Autore: babelick — 201 commenti Gentile ambasciatore Terracciano,
complimenti e sentiti ringraziamenti. Ci ha vendicati. La lettera che ha
inviato al quotidiano El Pais, nella sua veste di capo della rappresentanza
italiana presso il governo spagnolo, non sembra neanche scritta da un
diplomatico di carriera; meglio, è opera di un diplomatico di razza rara, tanto
è chiara, asciutta, ferma, e, lo faccia dire a me, sacrosantamente scocciata.
Quel giornale così faziosamente filo Zapatero, praticamente un organo di
partito, anche di quello Democratico italiano del quale corre in premuroso e
regolare soccorso, la deve smettere di denigrare il governo e il Paese. Non c'entra
niente qui la libertà di stampa; come lei sottolinea, il tentativo di demolire
l'immagine dell'Italia tra gli spagnoli risponde invece a un disegno di servitù
politica che nessun organo di stampa italiano si sognerebbe di progettare,
piaccia o no il governo di José Luis Zapatero, per gli intimi Bambi. Succede
che gli equilibri politici europei siano cambiati, che un asse
Sarkozy-Merkel-Berlusconi minacci il ruolo della Spagna e le sue numerose,
troppe, poltrone, ben sei super incarichi istituzionali europei. Succede che le
cose non vadano più bene per l'economia, crollata miseramente dopo il boom
edilizio e tante rivendicazioni di tronfio primato; che la politica estera sia
un disastro, e il presidente Barack Obama nella nuova versione militare contro
Bin Laden non si sia rivelato l'amico che ingenuamente la sinistra in Europa
aveva immaginato; che il federalismo morda le calcagna a Madrid, visto
l'apporto determinante del partito catalano alla rielezione dei socialisti. Il
governo è nervoso e la butta sugli attacchi ad altri Stati, il Pais pubblica
fedele, se serve, anticipa. Così l'Italia è descritta come dominio di un
tiranno nello stile delle dittature latino americane, Pinochet naturalmente,
non Hugo Chavez, il presidente del Consiglio eletto ha bisogno dello
psichiatra, qui si praticano tortura e politiche razziste. Ha fatto bene,
ambasciatore, a dire basta, anche perché c'è davvero poco, scansato il fango
delle calunnie, di cui vantarsi in casa Zapatero. Al mini-summit europeo del 4
ottobre del 2008 i capi di Stato di Berlino, Roma, Parigi e Londra, si sono incontrati per decidere sulle posizioni comuni da adottare contro
la crisi finanziaria,
lasciando fuori la Spagna, che pure Zapatero aveva definito «l'economia più
solida del mondo», addirittura il Paese sopra la media europea per reddito pro
capite. Per il premier spagnolo fino a pochi mesi fa «il sorpasso dell'Italia
ha fatto deprimere molto il primo ministro Berlusconi» e «in realtà, il
mio obiettivo è quello di superare la Francia, anche se l'amico Sarkozy non
vuole neanche sentirselo dire». Subito dopo la crisi
internazionale ha svelato il bluff dell'economia spagnola. La recessione ha
gettato anche la Spagna in una crisi profonda:
crescita dell'1,4% nel 2008, e non del 3,5% come annunciato dal governo. Un
dato che riporta il Paese agli stessi risultati del 1993. Il boom economico era
stato gonfiato dagli aiuti europei allo sviluppo, investiti quasi
esclusivamente nell'edilizia, un settore in forte perdita già dai primi mesi
dell'anno, cioè prima della crisi internazionale. La crisi ha messo a nudo le bugie sulla politica di sicurezza e
immigrazione, a lungo mantenute, anche se sulle zattere dei clandestini
l'ordine è sempre stato di sparare. Nei giorni scorsi 200 organizzazioni hanno
presentato alla Procura generale dello Stato una denuncia contro il ministero
dell'Interno, accusando la polizia di «arresti mirati», «retate» e «controlli
d'identità di massa», insomma di eseguire gli ordini per l'arresto di una
«quota» minima mensile di immigrati per ciascun distretto. Gli immigrati sono
saliti da mezzo milione a 5,2 milioni nel 2008, su una popolazione totale per
la Spagna di 46 milioni di persone. Con una disoccupazione giunta ormai al 14%,
il governo ha cambiato ufficialmente politica. La «Ley de Extranjeria»
presentata a dicembre prevede severe misure restrittive: oltre all'aumento da 40 a 60 giorni del termine
massimo per detenere migranti nei Centri di permanenza temporanea, per
facilitare identificazioni e rimpatri coatti, il progetto prevede di
interrompere i ricongiungimenti familiari. Prevede anche sanzioni fino a 10.000
euro per chi «promuove la permanenza irregolare in Spagna di uno straniero»,
un'«infrazione grave» perché «lo straniero dipende economicamente da chi compie
l'infrazione e questa ne prolunga il soggiorno autorizzato al di là del periodo
legalmente previsto». La Comision Espanola de Ayuda al Refugiado (Cear), ha
protestato perché così facendo il governo «cerca di farsi complici le persone
che alloggiano» gli immigrati, e si appresta a «convertire i cittadini in
poliziotti». Ci sarebbe da analizzare anche il ruolo inquietante di un giudice
star come Baltazar Garzon, che somigli all'Antonio Di Pietro dei tempi che
furono, grande amico di Zapatero e compagno di caccia di altri ministri
socialisti, ma anche evasore fiscale conclamato. Garzon negli ultimi anni ha
incriminato chiunque, dai dittatori latino americani agli statisti europei,
fino a personaggi dell'epoca di Francisco Franco, tutti defunti. Colleziona una
gaffe dopo l'altra, eppure imperversa. Pure la battaglia contro la Chiesa
cattolica, nella sua forma infantile ed estremista, è la pratica opposta a
quella che si converrebbe a un premier laico che governa un Paese dove ci sono
cattolici numerosi, un milione e mezzo solo fra i suoi elettori. La gaffe del
ritiro dal Kosovo, comunicato in loco dal ministro della Difesa, Carmen Chacon,
contro il parere e all'insaputa del collega degli Esteri, Moratinos, e di tutti
i governi dell'Unione europea e della Nato, è la chicca di qualche giorno fa.
Il presunto amico, il presidente Obama, è infuriato e non ha accettato i goffi
tentativi di Madrid di rimediare. Peggio di così!
(
da "Wall Street Italia"
del 02-05-2009)
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#1
Maggio/Berlusconi a Aquila.Monito Napolitano su diritti lavoro di Apcom Il
Presidente ammonisce ancora: inquietano troppe morti bianche -->Milano, 2
mag. (Apcom) - E' stato l'Abruzzo il punto in comune del Primo maggio di
Giorgio Napolitano e Silvio Berlusconi. Il Presidente della Repubblica ha
presenziato al Quirinale alla Festa del Lavoro, dove sono state consegnate le
Stelle al merito ai maestri del lavoro per il Lazio e l'Abruzzo. Silvio
Berlusconi, invece, dopo una mattinata trascorsa a Napoli per un concerto al
teatro San Carlo, ha raggiunto nel pomeriggio l'Aquila per un briefing
operativo sul terremoto. Al Quirinale, nel suo intervento alla cerimonia di
premiazione dei maestri del lavoro, Giorgio Napolitano ha toccato il tema
ancora "inquietante" delle troppi morti bianche in Italia, pur
sottolineando che "la soglia dei 1.200 casi l'anno costituisce un segnale
positivo, ma non ancora sufficente". Con la richiesta, parlando della crisi finanziaria, "uno sforzo straordinario di azione comune europea e di
concertazione mondiale". Ma il presidente della Repubblica ha voluto pure
ricordare l'Abruzzo, "terra devastata dal terremoto, ma non piegata nella
laboriosità della sua popolazione, che ha saputo senza enfasi, con serietà e
con modestia progredire negli anni", dando prova "di dignità,
di fermezza e di senso del futuro". Il primo maggio di Silvio Berlusconi
si è svolto, invece, tutto nel Mezzogiorno. Il presidente del consiglio ha
assistito nella mattinata al Teatro San Carlo di Napoli al concerto dei
Berliner Philarmoniker diretti dal maestro Riccardo Muti, raccogliendo
all'uscita fischi e cori contro. Parlando poi con i giornalisti, Berlusconi ha annunciato
che a metà giugno andrà a negli Stati Uniti per incontrare Barack Obama,
vantandosi anche di avere raggiunto il suo record assoluto di consensi,
arrivati al 75,1%, superiori a quelli del presidente americano. Arrivato nel
pomeriggio a l'Aquila, la decima visita nel capoluogo abruzzese dal sisma del 6
aprile, Berlusconi ha poi voluto precisare la battuta sui consensi personali,
chiarendo che si trattava appunto di una battuta e che l'aveva detta ridendo.
Il premier è poi intervenuto sulla crisi economica,
sostenendo che si tratta di "una crisi
psicologica", sul trasferimento del G8 all'Aquila - "tutti i leader
che parteciperanno hanno aderito con molto entusiasmo" - e sul terremoto.
"Entro fine ottobre saranno consegnate le nuove case" per i senzatetto,
chiarendo che "non c'è nessuna new town in programma". La settimana
prossima, infine, capo dello Stato e premier si incontreranno al Colle, così ha
confermato Berlusconi, per le nuove nomine del governo.