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Report "Obama"  22-4-2009


Indice degli articoli

Sezione principale: Obama

Finanza in rosso Il conto arriva a 4.100 miliardi ( da "Stampa, La" del 22-04-2009)
Argomenti: Obama

Abstract: amministrazione Obama non dispiaccia sentir dare via libera a nazionalizzazioni proprio dal Fmi, la cui fedeltà all'economia di mercato è indiscutibile; poiché resta il rischio che non esista altra strada. I dirigenti del Fmi non sembrano troppo impressionati dai profitti trimestrali evidenziati negli ultimi giorni da alcune grandi banche americane.

"L'Europa segua subito Obama" ( da "Stampa, La" del 22-04-2009)
Argomenti: Obama

Abstract: economici suggeriti con forza dal presidente degli Stati Uniti Barack Obama. Il rapporto avverte questi Paesi che non c'è più tempo da perdere, devono varare gli stimoli economici al più presto per evitare il peggio sui mercati mondiali». Ma allora perché pochi giorni fa il presidente Obama aveva parlato di «segnali di speranza» sulla ripresa dell'economia, non è una contraddizione?

Sorridente, ammanettato e con la ferita sulla mano destra coperta da una vistosa fascia bianca, il s... ( da "Stampa, La" del 22-04-2009)
Argomenti: Obama

Abstract: Ap un messaggio «per il presidente Obama»: «Mi appello affinché perdoni il mio ragazzo, lo rilasci, mi consenta di vederlo e di essere con lui al processo». Emozioni a parte, parlando di «ragazzo» la madre pone un pilastro della difesa perchè se il pirata fosse minorenne potrebbe avere sconti di pena inaccessibili per chi ha 18 anni.

Un bucaniere a Manhattan ( da "Stampa, La" del 22-04-2009)
Argomenti: Obama

Abstract: Personaggio Non capitava da 150 anni Rischia l'ergastolo Un bucaniere a Manhattan Sbarca il somalo preso nell'Oceano Indiano, la madre a Obama: è solo un ragazzo MAURIZIO MOLINARI CORRISPONDENTE DA NEW YORK

New York, a processo il pirata ragazzino Frattini: "Chiarimenti sul Buccaneer" ( da "Repubblica.it" del 22-04-2009)
Argomenti: Obama

Abstract: scritto al presidente Usa Barack Obama chiedendo la grazia per suo figlio e sostenendo, come ha fatto anche il padre con la Voice of America, che ha solo 16 anni, due in meno di quello che pensano gli investigatori: "Chiedo a Obama di perdonare il mio ragazzo. Che sia rilasciato, ma se deve essere processato mi sia consentito di vederlo e di essere con lui per tutto il procedimento"

Israele: "Ahmadinejad nuovo Hitler" Onu, approvata dichiarazione sui diritti umani ( da "Repubblica.it" del 22-04-2009)
Argomenti: Obama

Abstract: Obama. Il presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha criticato le affermazioni fatte ieri da Ahmadinejad su Israele definendole "orrende e discutibili". Tuttavia, ha aggiunto, gli Usa vogliono continuare a tenere un dialogo "diretto" con Teheran con cui "tutte le opzioni restano sul tavolo".

medio oriente, i leader da obama ( da "Repubblica, La" del 22-04-2009)
Argomenti: Obama

Abstract: Pagina 1 - Prima Pagina Sul processo di pace incontri separati a giugno. Concluso il vertice Onu sul razzismo, Israele si ferma per commemorare la Shoah Medio Oriente, i leader da Obama Netanyahu, Abu Mazen e Mubarak invitati alla Casa Bianca SEGUE A PAGINA

la tela americana - vittorio zucconi ( da "Repubblica, La" del 22-04-2009)
Argomenti: Obama

Abstract: Nixon, Carter e Clinton, e che Bush aveva lasciato cadere per inseguire la chimera della «esportazione della democrazia» fino al massacro di Gaza, sarà raccolto da Barack Obama prima che lasci israeliani e palestinesi «soli di fronte all´abisso», come ha detto il suo portavoce Gibbs. SEGUE A PAGINA 32

la camp david di obama israeliani e palestinesi negli usa - alberto flores d'arcais ( da "Repubblica, La" del 22-04-2009)
Argomenti: Obama

Abstract: Esteri La Camp David di Obama israeliani e palestinesi negli Usa L´annuncio Su Ahmadinejad: "Retorica pericolosa ma vogliamo trattare" Netanyahu, Abu Mazen e il raìss egiziano Mubarak in visite separate alla Casa Bianca Per il presidente Usa le possibilità di porre fine al conflitto "esitono ancora" ALBERTO FLORES D´ARCAIS dal nostro inviato NEW YORK -

netanyahu accetta senza entusiasmo israele contraria alla tesi dei "due stati" - fabio scuto ( da "Repubblica, La" del 22-04-2009)
Argomenti: Obama

Abstract: Israele un prossimo invito alla Casa Bianca per discutere con il presidente Barack Obama come rimettere sui binari il processo di pace con i palestinesi. Stesso invito è stato rivolto ieri al presidente palestinese Abu Mazen e al leader egiziano Hosni Mubarak. Colloqui separati che il presidente americano vuole per avere una visione diretta dei complessi problemi sul tavolo negoziale.

torture, vittoria liberal: "sì alle incriminazioni" ( da "Repubblica, La" del 22-04-2009)
Argomenti: Obama

Abstract: Barack Obama ha lasciato aperto uno spiraglio a condizione però che si tratti di un´iniziativa rigorosamente «bipartisan» e che le eventuali indagini (di un procuratore speciale e del Congresso) non siano «eccessivamente politicizzate». Obama, che nei giorni scorsi aveva ripetuto (l´ultima volta lunedì nel suo incontro con gli agenti Cia nel quartier generale di Langley)

la tela americana - (segue dalla prima pagina) ( da "Repubblica, La" del 22-04-2009)
Argomenti: Obama

Abstract: Obama rimane fedele alle promesse elettorali, all´impegno di tentare ogni dialogo ragionevole, prima di arrendersi. è classico «obamismo», questo annuncio fatto quando ancora è forte l´eco del discorso provocatorio di Ahmadinejad alla conferenza dell´Onu a Ginevra, alla quale il presidente non ha voluto partecipare per non avallare l´

"sembro un garage ma ce l'ho fatta" e la bruttina battè perfino obama - enrico franceschini londra ( da "Repubblica, La" del 22-04-2009)
Argomenti: Obama

Abstract: Spettacoli "Sembro un garage ma ce l´ho fatta" e la bruttina battè perfino Obama Record su YouTube per la cantante inglese idolo del reality ENRICO FRANCESCHINI LONDRA dal nostro corrispondente è nata una stella. Ma somiglia, è lei la prima ad ammetterlo, «a un garage». Non è giovane: ha 47 anni e ne dimostra dieci di più.

santacroce: "una risata seppellirà il razzismo" - dario sarnataro ( da "Repubblica, La" del 22-04-2009)
Argomenti: Obama

Abstract: mi ha sorpreso ad esempio lo stupore del mondo per l´elezione di Obama come presidente degli Usa». Santacroce, il cui cugino Alex Santos è l´unico giocatore di colore della nazionale giapponese, è molto amico di Balotelli e suo compagno nella Nazionale Under 21: lo scorso 31 marzo hanno giocato insieme 74´ l´amichevole con l´Olanda e domenica lo accoglierà con affetto,

ahmadinejad, ritorno a casa da eroe - vanna vannuccini ( da "Repubblica, La" del 22-04-2009)
Argomenti: Obama

Abstract: Dopo gli entusiasmi suscitati dal messaggio di capodanno di Obama, e le speranze di uscire finalmente dall´isolamento internazionale, gli iraniani da ieri sono tristi e arrabbiati, dice Said Leylaz, economista riformatore. Contro il loro presidente e contro l´Europa e i doppi standard impiegati nei confronti dell´Iran.

new york, alla sbarra il pirata somalo la madre scrive a obama: "graziatelo" ( da "Repubblica, La" del 22-04-2009)
Argomenti: Obama

Abstract: alla sbarra il pirata somalo la madre scrive a Obama: "Graziatelo" NEW YORK - Primo giorno in tribunale per Abdul Kadhir Muse, il giovane pirata somalo e la prima persona accusata di pirateria negli Stati Uniti da oltre un secolo. Il ragazzo è l´unico sopravvissuto al blitz per salvare il capitano del mercantile americano Maersk Alabama.

se la recessione fa bene all'ambiente - federico rampini pechino ( da "Repubblica, La" del 22-04-2009)
Argomenti: Obama

Abstract: Resta la speranza che i comportamenti delle grandi imprese cambino quando scatteranno gli incentivi dell´Amministrazione Obama, e 150 miliardi di dollari del bilancio federale irrigheranno il business delle fonti rinnovabili. La recessione da sola non ce la può fare.

"Anche l'America ha messo a segno parecchi colpi" ( da "Stampa, La" del 22-04-2009)
Argomenti: Obama

Abstract: controffensiva di Obama Da cattivo a buono NEW YORK Barack Obama ha dichiarato guerra ai pirati informatici appena ha messo piede alla Casa Bianca. Kevin Poulsen, ex «black hat hacker» (ovvero hacker cattivo), dopo un intenso passato da criminale della rete, la latitanza e l'arresto da parte dell'Fbi si è convertito a nuova vita mettendo a frutto il suo genio informatico per giuste cause.

Medio Oriente Obama invita i leader e rilancia il dialogo ( da "Corriere della Sera" del 22-04-2009)
Argomenti: Obama

Abstract: Corriere della Sera sezione: Prima Pagina data: 22/04/2009 - pag: 1 Israele, palestinesi, Egitto Medio Oriente Obama invita i leader e rilancia il dialogo

Invito parodia con Silvio-Sarkò ( da "Corriere della Sera" del 22-04-2009)
Argomenti: Obama

Abstract: 5 Amsterdam Invito parodia con Silvio-Sarkò Fotomontaggio Niente più Obama e Putin a passeggio per Amsterdam con la maglietta «baciami sono ubriaco». L'immagine, nata per pubblicizzare la festa della Regina (il 30 aprile), è stata ritirata. Compariranno, invece, il manifesto con Sarkozy e Berlusconi abbracciati e avvolti da un boa di piume.

Razzismo, intesa all'Onu (in anticipo) ( da "Corriere della Sera" del 22-04-2009)
Argomenti: Obama

Abstract: Anche questa volta non potevamo partecipare - ribadisce Barack Obama - Nel nuovo testo è stata incorporata una conferenza che abbiamo criticato e che aveva prodotto conclusioni contestabili». Il presidente americano attacca Ahmadinejad («parole spaventose ») e lascia aperta la possibilità del dialogo diretto con Teheran («è quello che cercheremo di ottenere»).

Vertice a Washington Obama rilancia sul Medio Oriente ( da "Corriere della Sera" del 22-04-2009)
Argomenti: Obama

Abstract: incontro con il re giordano Abdallah Vertice a Washington Obama rilancia sul Medio Oriente A giugno invitati Abu Mazen,Mubarak e Netanyahu Il presidente americano: «Dobbiamo fare un passo indietro dall'abisso, la prospettiva della pace esiste ancora» DAL NOSTRO CORRISPONDENTE WASHINGTON Barack Obama sulle orme di Jimmy Carter e Bill Clinton.

Rubati i segreti del jet Usa Sospetti sugli hacker cinesi ( da "Corriere della Sera" del 22-04-2009)
Argomenti: Obama

Abstract: il problema è ora diventato prioritario per la quella di Barack Obama, che pensa di creare in seno alla Casa Bianca un ufficio per la sicurezza dei sistemi computerizzati (con l'incarico di coordinare tutte le iniziative) e allo stesso un nuovo presidio militare al Pentagono, che dovrebbe dedicarsi unicamente alla difesa dalle intrusioni dei cibernauti.

Torture Cia, possibile un'inchiesta ( da "Corriere della Sera" del 22-04-2009)
Argomenti: Obama

Abstract: pubblicazione dei quattro memorandum sulle torture dei detenuti di Al Qaeda compiute dalla Cia, Barack Obama lascia la porta aperta a possibili incriminazioni degli avvocati dell'amministrazione Bush che consentirono gli abusi. Quei documenti «riflettono il modo in cui l'America ha perso la sua statura morale», ha detto Obama pronunciandosi a favore di un'inchiesta parlamentare bipartisan.


Articoli

Finanza in rosso Il conto arriva a 4.100 miliardi (sezione: Obama)

( da "Stampa, La" del 22-04-2009)

Argomenti: Obama

LA GRANDE CRISI Finanza in rosso Il conto arriva a 4.100 miliardi Servono azioni forti: «Ricapitalizzare nei casi in cui serve Negli altri, liquidare» SEGNALI D'ALLARME Nazionalizzazioni «Non sono da escludere. Per restare in piedi alle banche servono altri soldi» Il Fondo monetario avverte i Paesi europei "Sugli interventi di sostegno siete in ritardo" [FIRMA]STEFANO LEPRI ROMA I guai delle banche non sono affatto finiti. Negli Stati Uniti serviranno ancora molti soldi per rimetterle in piedi. E nel farle emergere «l'Europa è ancora piuttosto indietro rispetto agli Stati Uniti» dice lo spagnolo José Viñals, da pochi giorni direttore del dipartimento finanziario del Fmi. Le cifre sono spaventose. Dentro i 4.100 miliardi di dollari di perdite totali (già trapelati nei giorni scorsi) 2.800 sono a carico delle banche, di cui solo 1.000 già emersi al momento. La restrizione del credito alle imprese rischia di arrivare, nel momento peggiore, al 4%. Per impedirlo, alle banche degli Stati Uniti serve nuovo capitale per ulteriori 275 miliardi di dollari, a quelle britanniche per 125, 375 (ovvero 290 miliardi di euro) a quelle dell'area dell'euro, 100 miliardi per il resto dell'Europa continentale. Chi ce lo metterà? Se non si trovano soluzioni nel settore privato, «non sono da escludere temporanee nazionalizzazioni» dice il Fondo monetario internazionale. Ovviamente si dovrebbe dire subito entro quali tempi le banche ritorneranno al settore privato. Si pensa subito agli Stati Uniti, dove l'opinione pubblica è massicciamente ostile alle nazionalizzazioni e il Congresso non sembra disposto a stanziare altro denaro. C'è chi suppone che all'amministrazione Obama non dispiaccia sentir dare via libera a nazionalizzazioni proprio dal Fmi, la cui fedeltà all'economia di mercato è indiscutibile; poiché resta il rischio che non esista altra strada. I dirigenti del Fmi non sembrano troppo impressionati dai profitti trimestrali evidenziati negli ultimi giorni da alcune grandi banche americane. Non vi hanno trovato ragione di modificare il Rapporto semestrale sulla stabilità finanziaria mondiale (Gsfr) che hanno pubblicato ieri, e a cui lavoravano da settimane. Presentandolo, ieri, Viñals e i suoi colleghi hanno lodato quanto si è fatto finora, ma hanno anche chiesto nuove azioni, «forti, decise ed efficaci», tra cui «ricapitalizzare le banche sottocapitalizzate» e «liquidare prontamente quelle non più vitali». L'ostacolo è che l'opinione pubblica sta assumendo un atteggiamento «scettico su quello che percepisce, in alcuni casi, come abuso dei fondi dei contribuenti». Altri stanziamenti verrebbero recepiti come aiuti ai banchieri. Sarebbe meglio chiarire che lo Stato prende qualcosa in cambio, espellendo i vecchi proprietari e i vecchi gruppi dirigenti. Altrimenti si rischia di non «allocare abbastanza risorse per risolvere il problema»; senza saper interrompere la «spirale negativa» della paralisi finanziaria che danneggia l'economia e della recessione economica che peggiora ancora lo stato delle banche. Il ministro del Tesoro Usa Tim Geithner in serata ha replicato che «la vasta maggioranza delle banche americane ha più capitale di quanto sia necessario», risollevando la Borsa che in precedenza era stata intimorita dal rapporto Fmi; e ha aggiunto che i fondi già stanziati sono sufficienti. Il timore del Fondo monetario è che la recessione sia lunga e la ripresa lenta. Oggi usciranno ufficialmente le sue cifre delle previsioni economiche: si parla di -1,5% per il prodotto lordo mondiale, circa -4% per l'Italia. Nel rapporto di ieri già si legge che il debito italiano nel 2010 salirà al 121% del prodotto lordo, quello giapponese addirittura al 227%. Nella conferenza stampa di ieri Viñals ha invece escluso che si prospetti un nuovo peggioramento della situazione nell'Europa centro-orientale (una affrettata lettura del rapporto aveva fatto circolare timori): «Dopo i recenti interventi dei governi e delle banche centrali, la situazione là è migliorata».

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"L'Europa segua subito Obama" (sezione: Obama)

( da "Stampa, La" del 22-04-2009)

Argomenti: Obama

IL RAPPORTO FMI TEMPESTA FINANZIARIA IN CINA Intervista Jena jena@lastampa.it Roger Kubarych "L'Italia? Ha problemi vecchi Potrà risolverli solo a fine crisi" «È un monito all'Ue e alla Cina: fa paura ma è molto vero» "L'Europa segua subito Obama" «Chi s'illude che sia finita farebbe bene a essere più prudente» «Il crollo globale farebbe danni giganteschi ha bisogno di crescere» MAURIZIO MOLINARI Ex capo economista Nyse Eppur CORRISPONDENTE DA NEW YORK È un monito all'Unione Europea e alla Cina». E' questa la lettura che Roger Kubarych, capo economista della Borsa di New York durante la crisi finanziaria del 1987 e oggi analista del «Council on Foreign Relations» di New York, dà del rapporto del Fondo monetario internazionale secondo cui «la crisi del credito è serio ed è destinata a durare nel tempo». Di che tipo di monito si tratta? «Il Fondo monetario agisce sulla base dei risultati del recente summit del G20 a Londra, dove gran parte del mondo, a cominciare dai Paesi europei e dai cinesi, si è rifiutato di varare gli stimoli economici suggeriti con forza dal presidente degli Stati Uniti Barack Obama. Il rapporto avverte questi Paesi che non c'è più tempo da perdere, devono varare gli stimoli economici al più presto per evitare il peggio sui mercati mondiali». Ma allora perché pochi giorni fa il presidente Obama aveva parlato di «segnali di speranza» sulla ripresa dell'economia, non è una contraddizione? «Non proprio. I segnali di speranza ci sono sui mercati ma il punto è che sono fondati sulla proposta americana, condivisa dai britannici, di varare un consistente stimolo globale all'economia. Per avverare la speranza l'Europa dovrebbe seguire Barack Obama, cosa che invece non sta facendo. La speranza non è un concetto vago che si materializza per improvvisi motivi ma uno scenario concreto che si basa su piani solidi, come nel caso dello stimolo varato dall'amministrazione americana». Leggendo il rapporto del Fmi che opinione ne ha tratto? «Fa paura, ma è molto vero». Dunque il costo per le economie dei Paesi più avanzati si aggira attorno a quattro trilioni di dollari? «Almeno. Chi si illude che la tempesta finanziaria sia finita, che il peggio sia oramai alle spalle farebbe bene ad essere molto prudente. Non è il momento di farsi facili illusioni. La crisi sarà superata solo quando, molto lentamente, si innescherà un altro ciclo positivo dell'economia, a cominciare dall'acquisto di immobili venduti sul mercato al loro prezzo reale. Non siamo ancora a questo punto. Restiamo nel bel mezzo della crisi del credito. Sono numerose le banche, non solo americane, che restano pesantemente esposte, in situazione di rischio. I segnali che vediamo sono delle avvisaglie di quanto di positivo potrebbe avvenire nel medio termine se ci dimostreremo capaci di fare le scelte giuste, senza aspettare». Dunque lei sta dicendo che il Fmi preme per favorire la strategia di Barack Obama... «Esatto». Perchè? «Per il semplice motivo che il Fmi ha fatto i suoi studi ed approfondimenti ed è arrivato alla conclusione che solo la somma di ingenti stimoli nazionali può evitare che la recessione si trasformi in depressione. Più le economie sono ricche, più grande deve essere lo stimolo affinché la crescita possa ripartire. I governo di molti Paesi europei continuano invece a ragionare in ottiche ristrette, perdono d'occhio la dimensione globale dell'attuale crisi». E la Cina? «Da un crollo globale la Cina potrebbe rimetterci più di altri in ragione del sostenuto ritmo di crescita di cui ha bisogno per rispondere all'annuale richiesta di posti di lavoro sul mercato interno. La Cina ha le risorse per varare importanti stimoli economici ma al momento esita». Ritiene che europei e cinesi potranno rivedere il rifiuto dato a Londra allo stimolo globale dopo la pubblicazione di questo rapporto? «Lo spero davvero. Non ci sono molte alternative. Il presidente Obama e il Fmi ci stanno dicendo quale è la strada per uscire da un tunnel dentro il quale potrebbe ancora avvenire di tutto». Riguardo all'Italia il documento del Fmi prevede che nel 2010 il rapporto fra debito pubblico e pil arriverà al 121 per cento con un incremento di 15 punti rispetto al 2008. Quali sono le opzioni che ha il governo italiano di fronte a tali cifre? «Non molte. L'Italia ha problemi vecchi che continua a non risolvere. Quando c'è una crisi in corso non si può fare molto per risolverli. Il momento in cui bisogna rimboccarsi le maniche arriva quando la crisi finisce. Se e quando finirà l'Italia dovrà farsi trovare a quell'appuntamento con una ricetta pronta per sanare ritardi noti». «Fischia il vento infuria la bufera scarpe rotte eppur bisogna andar...». Silvio fa le prove.

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Sorridente, ammanettato e con la ferita sulla mano destra coperta da una vistosa fascia bianca, il s... (sezione: Obama)

( da "Stampa, La" del 22-04-2009)

Argomenti: Obama

Sorridente, ammanettato e con la ferita sulla mano destra coperta da una vistosa fascia bianca, il somalo Abdul Wali-i-Musi è entrato nella sede del tribunale di Manhattan diventando il primo pirata ad essere processato a New York negli ultimi 146 anni. Il capitano Thomas Baker del vascello «Savannah» e il suo equipaggio comparvero il 23 ottobre 1861 di fronte alla stessa corte distrettuale dopo essere stati catturati in maniera simile al somalo: attaccarono una nave pensando fosse facile preda ma poichè era un'unità dell'Us Navy ebbero la peggio. Abdul Wali-i-Musi è stato catturato perché con i tre compagni ha fallito l'assalto alla Maersk Alabama grazie alla rivolta dell'equipaggio del capitano Richard Phillips e sono stati poi messi fuori combattimento dai cecchini dei Navy Seals saliti a bordo della Uss Bainbridge. Se Abdul è l'unico sopravvissuto lo deve alla ferita alla mano: fu un marinaio dell'Alabama a causargliela e lui, sanguinante, si arrese alla Uss Bainbridge prima che i cecchini eliminassero gli altri pirati. Questi episodi saranno al centro del processo che potrebbe terminare con l'ergastolo di Abdul a causa del reato di «pirateria». Per evitare tale sorte il pirata si affida a due avvocati. Il primo è la mamma, Adar Abdirahman Hassan, che si è fatta viva da Galkayo, in Somalia, consegnando all'Ap un messaggio «per il presidente Obama»: «Mi appello affinché perdoni il mio ragazzo, lo rilasci, mi consenta di vederlo e di essere con lui al processo». Emozioni a parte, parlando di «ragazzo» la madre pone un pilastro della difesa perchè se il pirata fosse minorenne potrebbe avere sconti di pena inaccessibili per chi ha 18 anni. Riguardo al fatto di essere un pirata il padre Abdiqadir Muse fa capire che sarebbe un frutto della povertà perché «la nostra famiglia è senza un centesimo» e «lui è stato ingannato da chi prometteva denaro». L'altro avvocato è un legale vero: Richard Kuby, arruolato dalle associazioni di immigrati somali. Da un lato si prepara a rispolverare il processo alla «Savannah» perché uno dei membri dell'equipaggio fu assolto in quanto riconosciuto «partecipante non volontario alla pirateria» e lo stesso sarebbe vero per Abdul, e dall'altro punta a rovesciare il dibattimento contro la Us Navy. Questa è la sua tesi: «Wali-i-Musi è salito sulla Uss Bainbridge protetto dalla bandiera bianca, non avrebbe dovuto essere arrestato, facendolo hanno violato i suoi diritti». La parola ora passa al giudice. Il giovane pirata intanto se la ride, forse convinto che tanta pubblicità, in qualche maniera, finirà per giovargli. Nel Golfo di Aden intanto altre due navi sono state catturate dai pirati e il Segretario di Stato Hillary Clinton chiede alle unità della Nato che operano in quelle acque di «non rilasciare i gangster arrestati» come fatto da un'unità olandese alcuni giorni fa in ragione di quella che l'Aja ha chiamato «assenza di giurisdizione». Il processo di New York serve proprio per poter sanare questa lacuna giuridica.

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Un bucaniere a Manhattan (sezione: Obama)

( da "Stampa, La" del 22-04-2009)

Argomenti: Obama

Personaggio Non capitava da 150 anni Rischia l'ergastolo Un bucaniere a Manhattan Sbarca il somalo preso nell'Oceano Indiano, la madre a Obama: è solo un ragazzo MAURIZIO MOLINARI CORRISPONDENTE DA NEW YORK

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New York, a processo il pirata ragazzino Frattini: "Chiarimenti sul Buccaneer" (sezione: Obama)

( da "Repubblica.it" del 22-04-2009)

Argomenti: Obama

NEW YORK - E' stato incriminato formalmente in un tribunale di New York per pirateria e complotto per catturare ostaggi Abdul Kadhir Muse, il giovane pirata somalo diventato la prima persona sotto processo per pirateria negli Stati Uniti da oltre un secolo. Il ragazzo, arrivato ieri su un volo militare a New York, rischia adesso il carcere a vita. L'udienza preliminare ha stabilito anche che può essere processato come un adulto perché ha più di 18 anni. Muse - che nei documenti del tribunale è identificato come Abduhl Wali-i-Musi - è l'unico sopravvissuto al blitz effettuato dalla Marina militare Usa per salvare il capitano del mercantile americano Maersk Alabama, preso in ostaggio su una scialuppa dai sequestratori dopo che l'equipaggio era riuscito a riprendere possesso della nave assaltata l'8 aprile scorso. Le accuse formali contro Muse sono state in dubbio fino all'ultimo momento. "Non succedeva da oltre cent'anni negli Stati Uniti", ha detto Michael Passman, un avvocato di Chicago che ha studiato diritto in relazione ai pirati da quando frequentava la Brooklyn Law School. L'ultimo processo per pirateria negli Stati Uniti risale al 1861 quando un gruppo di marinai del mercantile confederato Savannah finirono alla sbarra a New York. Stavolta nei confronti di Muse sono state usate due leggi federali poco note sulla pirateria e la presa di ostaggi: "Quest'uomo si è arreso portando bandiera bianca e con l'intenzione di negoziare. E' stato catturato. Il suo arresto - ha detto Ron Kuby, un avvocato specializzato in diritti civili - potrebbe non essere legale". Kuby sta cercando di mettere assieme una squadra di avvocati per la difesa del giovane: a suo giudizio il caso induce a chiedersi se gli Stati Uniti hanno violato i principi della tregua in tempi di guerra in mare aperto. OAS_RICH('Middle'); Intanto dalla città di Galkayo in Somalia, la madre del giovane pirata, Adar Abdirarman Hassan, ha scritto al presidente Usa Barack Obama chiedendo la grazia per suo figlio e sostenendo, come ha fatto anche il padre con la Voice of America, che ha solo 16 anni, due in meno di quello che pensano gli investigatori: "Chiedo a Obama di perdonare il mio ragazzo. Che sia rilasciato, ma se deve essere processato mi sia consentito di vederlo e di essere con lui per tutto il procedimento". Il caso Buccaneer. E' ancora coperta da stretto riserbo la vicenda del rimorchiatore italiano Buccaneer, sequestrato l'11 aprile e ora tenuto in rada sotto il controllo delle autorità dell'autoproclamato stato autonomo del Puntland, che accusano l'equipaggio di trasportare rifiuti tossici con l'intenzione di sversarli in acque somale. "Abbiamo indicazioni chiare dall'armatore che la nave viaggiasse vuota, senza alcun tipo di carico, tanto meno di materiale tossico", ha affermato il ministro degli Esteri italiano Franco Frattini. "Vogliamo capire dal governo somalo e da quello locale - perché la regione del Puntland è autonoma - quali siano gli elementi di prova in loro possesso". Per Frattini, il fatto che le autorità locali abbiano sottolineato che non si sia trattato di un atto di pirateria, "dà un segnale di rassicurazione perché consente di chiarire tutto". "Siamo convinti", ha ribadito il ministro, "di poter chiarire ciò che l'armatore ci ha detto ma vogliamo conoscere gli elementi in possesso delle autorità somale". "Sono in corso contatti", ha concluso Frattini, "manteniamo il riserbo". (21 aprile 2009

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Israele: "Ahmadinejad nuovo Hitler" Onu, approvata dichiarazione sui diritti umani (sezione: Obama)

( da "Repubblica.it" del 22-04-2009)

Argomenti: Obama

GINEVRA - "Il mondo ha visto ieri il ritorno di Adolf Hitler, che questa volta ha la barba e si esprime in Farsi". Gerusalemme non abbassa il tono delle polemiche dopo le frasi contro Israele pronunciate dal presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad alla conferenza Onu sul razzismo (Durban 2) in corso a Ginevra. Le parole del leader di Teheran hanno suscitato durissime reazioni da parte del Vaticano, dell'Unione europea, della Casa Bianca che tuttavia annuncia che il dialogo con l'Iran va avanti. Il forum delle Nazioni Unite prosegue quindi tra le polemiche e nel pomeriggio ha approvato la dichiarazione finale. Obama. Il presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha criticato le affermazioni fatte ieri da Ahmadinejad su Israele definendole "orrende e discutibili". Tuttavia, ha aggiunto, gli Usa vogliono continuare a tenere un dialogo "diretto" con Teheran con cui "tutte le opzioni restano sul tavolo". La dichiarazione finale. Nel pomeriggio la conferenza di Ginevra ha approvato per acclamazione la dichiarazione finale, con tre giorni d'anticipo rispetto al calendario del forum che proseguirà fino a venerdì. ''Signore e signori, avete preso una decisione importante adottando il documento'', ha dichiarato il presidente della conferenza, Amos Wako, definendo il testo un ''risultato storico''. Il testo finale è stato al centro di un braccio di ferro tra il gruppo dei Paesi musulmani e i Paesi occidentali, a causa delle divergenze sulla questione medio-orientale e la diffamazione delle religioni. Come chiedevano gli occidentali, il testo adottato non menziona Israele né il concetto di diffamazione delle religioni. Il paragrafo sull'Olocausto è stato invece mantenuto malgrado le richieste dell'Iran. OAS_RICH('Middle'); L'Unione europea. A Ginevra c'erano anche i rappresentanti di 23 Paesi dell'Unione europea (gli altri, tra i quali l'Italia, hanno boicottato la conferenza e ora Berlusconi dice: "Avevamo previsto tutto"). Ieri durante l'intervento di Ahmadinejad sono usciti in segno di protesta ma non hanno abbandonato i lavori. E oggi hanno adottato il documento finale. "E' stata tutt'altro che una sconfitta, piuttosto è stato l'inizio di un successo", dice il ministro degli esteri francese, Bernard Kouchner spiegando che la scelta di non boicottare la conferenza è stata compiuta in apprezzamento delle frasi contenute nella dichiarazione finale. Nel testo "figura tutto quello che desideriamo, tutto quello che i paesi occidentali vogliono", aggiunge Kouchner, citando l'antisemitismo, la discriminazione delle persone, la libertà d'espressione. "Si parla del genocidio, dell'olocausto, dei diritti delle donne, della tratta degli esseri umani, degli ammalati di Aids e delle persone handicappate", sottolinea. Il Vaticano. La Santa Sede, afferma una nota diffusa dalla sala stampa, "deplora l'utilizzazione del forum dell'Onu sul razzismo per assumere posizioni politiche, estremiste e offensive, contro qualsiasi Stato". Un tale atteggiamento, spiega la nota, "non contribuisce al dialogo e provoca una conflittualità inaccettabile". Rimane però la posizione del Vaticano, che ha deciso di non partecipare alla protesta e di lasciare il suo rappresentante nella sala durante il discorso di Ahmadinejad. Al termine della conferenza, l'osservatore della Santa Sede all'Onu, monsignor Silvano Tomasi, parla della dichiarazione finale come di un testo "non perfetto" ma che comunque "rispetta i punti sostanziali dei diritti umani, apre la strada a continuare a negoziare in futuro su alcuni temi che, per la prima volta, sono stati accettati universalmente''. Per il Vaticano sono stati quindi fatti dei passi avanti. L'abbandono della sala di numerosi delegati ieri durante il discorso di Ahmadinejad Il giorno della Shoah. Il suono delle sirene ha fermato per due minuti gli israeliani alle nove di mattina, ora locale, in ricordo dei sei milioni di ebrei sterminati dai nazisti durante la Seconda Guerra mondiale. Nel Paese è ancora forte lo sdegno causato dalle dichiarazioni del presidente iraniano. "Il mondo ha visto ieri il ritorno di Adolf Hitler, che questa volta ha la barba e si esprime in Farsi": ha affermato il presidente della Knesset (parlamento) Reuven Rivlin, un dirigente del Likud, durante una cerimonia. "Le sue parole sono le stesse, le aspirazioni sono le stesse, la determinazione di dotarsi dei mezzi per realizzarle è la stessa determinazione minacciosa". Rivlin ha anche biasimato la Svizzera per l'accoglienza riservata ad Ahmadinejad "nel nome della neutralità ". Il presidente Shimon Peres ha ringraziato i Paesi che hanno deciso di boicottare la conferenza: "Le camere a gas sono sparite, ma i veleni rimangono". Il ritorno di Ahmadinejad. Al suo ritorno a Teheran Ahmadinejad ha avuto un'accoglienza da eroe. Al presidente sono stati offerti fiori e una folla di studenti militanti fondamentalisti ha gridato ripetutamente lo slogan "Morte all'America". "Prenderò parte a tutte le conferenze internazionali - ha affermato Ahmadinejad - nonostante il volere dell'Occidente". Il leader iraniano, si è appreso oggi, ha rinunciato a pronunciare una frase che definiva l'Olocausto, "questione ambigua e dubbia", contenuta nella versione in inglese e scritta del discorso. Nel suo intervento, in farsi, Ahmadinejad ha parlato "dell'abuso della questione dell'Olocausto. (21 aprile 2009

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medio oriente, i leader da obama (sezione: Obama)

( da "Repubblica, La" del 22-04-2009)

Argomenti: Obama

Pagina 1 - Prima Pagina Sul processo di pace incontri separati a giugno. Concluso il vertice Onu sul razzismo, Israele si ferma per commemorare la Shoah Medio Oriente, i leader da Obama Netanyahu, Abu Mazen e Mubarak invitati alla Casa Bianca SEGUE A PAGINA 2

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la tela americana - vittorio zucconi (sezione: Obama)

( da "Repubblica, La" del 22-04-2009)

Argomenti: Obama

Pagina 1 - Prima Pagina LA TELA AMERICANA VITTORIO ZUCCONI Il filo di speranza che tre Presidenti avevano tentato di tessere, Nixon, Carter e Clinton, e che Bush aveva lasciato cadere per inseguire la chimera della «esportazione della democrazia» fino al massacro di Gaza, sarà raccolto da Barack Obama prima che lasci israeliani e palestinesi «soli di fronte all´abisso», come ha detto il suo portavoce Gibbs. SEGUE A PAGINA 32

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la camp david di obama israeliani e palestinesi negli usa - alberto flores d'arcais (sezione: Obama)

( da "Repubblica, La" del 22-04-2009)

Argomenti: Obama

Pagina 2 - Esteri La Camp David di Obama israeliani e palestinesi negli Usa L´annuncio Su Ahmadinejad: "Retorica pericolosa ma vogliamo trattare" Netanyahu, Abu Mazen e il raìss egiziano Mubarak in visite separate alla Casa Bianca Per il presidente Usa le possibilità di porre fine al conflitto "esitono ancora" ALBERTO FLORES D´ARCAIS dal nostro inviato NEW YORK - Irritato dalle dichiarazioni di Ahmadinejad contro Israele e dalle critiche di chi (in America) gli rimprovera un atteggiamento poco propositivo sul processo di pace in Medio Oriente, Obama abbandona la politica dei piccoli passi e decide di imprimere una svolta. Così convoca a Washington, per fine maggio-inizio giugno, il premier israeliano Benjamin Netanyahu, il leader palestinese Abu Mazen e il presidente egiziano Hosni Mubarak. Sulla carta non sarà un vertice comune, ma una serie di incontri bilaterali per rilanciare un dialogo che ha segnato il passo con l´arrivo al potere di Netanyahu (e le dichiarazioni del suo ministro degli esteri Lieberman) nella speranza di vedere «nei prossimi mesi dei gesti di buona volontà da tutte le parti in causa». Per il presidente Usa le possibilità di porre fine al conflitto tra Israele e palestinesi «continuano ad esistere», nonostante lo scetticismo crescente nella regione e la pace sarà possibile solo con la creazione di uno Stato palestinese. L´incontro con Benjamin Netanyahu non sarà dei più facili. Al momento il nuovo premier di Gerusalemme scarta l´ipotesi «due Stati» - a meno che i palestinesi non accettino la definzione di Israele come «Stato ebraico», cosa già respinta da Abu Mazen - e si é detto pronto a parlare di pace con i palestinesi sulla base di un piano che abbia al centro il loro sviluppo economico. Obama non ha voltuto entrare nei dettagli sui gesti di «buona volontà» richiesti dalla Casa Bianca («non ho intenzione di dire più precisamente quali debbano essere, ma penso che tutte le parti coinvolte sappiano benissimo quali misure debbano prendere») ma é chiaro - era del resto anche la politica di Bush - che a Netanyahu chiederà di accettare i due Stati. Pur riconoscendo che il governo israeliano é da troppo poco tempo in carica per esigere subito «misure concrete». E possibile che Obama incontri il premier israeliano da solo con un certo anticipo rispetto agli altri (c´é un ipotesi che arrivi a Washington nella prima metà di maggio) per evitare di creare frizioni con il paese che é storicamente un alleato insostituibile per la politica estera americana. «Sfortunatamente in questo momento quello che vediamo, in Israele ma anche nei territori palestinesi e negli altri Stati arabi, é un profondo scetticismo sulle possibilità di un qualsiasi progresso», ha spiegato Obama confermando perÓ la linea - chiave della sua politica in Medio Oriente: «Sono un acceso sostenitore della soluzione due Stati. L´ho dteto pubblicamente, lo dirÓ nuovamente in privato». E con un accenno polemico ha aggiunto, «ritengo che molti israeliani siano d´accordo con questa soluzione». Ad annunciare gli incontri della prima settimana di giugno é stato il portavoce della Casa Bianca Robert Gibbs. Precisando che «con ciascuno di loro» il presidente discuterà come gli Stati Uniti possono «rafforzare la nostra partnership, così come le iniziative che le parti dovranno adottare per raggiungere la pace tra Israele ed i palestinesi e tra Israele ed i paesi arabi». Un modo per tentare di mettere fuori gioco l´Iran di Ahmadinejad e il suo alleato Hamas (che non é stato invitato ai colloqui in quanto organizzazione terroristica). Le frasi usate dal presidente iraniano a Ginevra, hanno provocato la dura reazione della Casa Bianca. «Sono incredibili e false», ha detto Obama e hanno solo l´effetto di «danneggiare ulteriormente» il ruolo dell´Iran non soltanto «per la possibilità di relazioni Usa-Iran, ma credo anche perché indeboliscono la posizione iraniana di fronte a tutta la comunità internazionale. Purtroppo la retorica non è una novità, ed é questo genere di retorica che dobbiamo aspettarci dal presidente Ahmadinejad».

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netanyahu accetta senza entusiasmo israele contraria alla tesi dei "due stati" - fabio scuto (sezione: Obama)

( da "Repubblica, La" del 22-04-2009)

Argomenti: Obama

Pagina 3 - Esteri Netanyahu accetta senza entusiasmo Israele contraria alla tesi dei "due Stati" Emozione nel giorno della Shoah. "L´Iran come la Germania nazista" "Abbiamo visto il ritorno di Hitler, solo che questa volta ha la barba e parla in farsi" Ieri, al suono della sirena, gli israeliani hanno celebrato le vittime dell´Olocausto FABIO SCUTO DAL NOSTRO INVIATO GERUSALEMME - Benyamin Netanyahu se l´aspettava. Da due settimane il Dipartimento di Stato, e più discretamente il console americano a Gerusalemme, aveva anticipato al primo ministro d´Israele un prossimo invito alla Casa Bianca per discutere con il presidente Barack Obama come rimettere sui binari il processo di pace con i palestinesi. Stesso invito è stato rivolto ieri al presidente palestinese Abu Mazen e al leader egiziano Hosni Mubarak. Colloqui separati che il presidente americano vuole per avere una visione diretta dei complessi problemi sul tavolo negoziale. Una sorta di «Camp David» a compartimenti stagni ma propedeutica forse a una trattativa su binari paralleli da mettere in campo nella seconda parte dell´anno. Del resto Obama ha definito la risoluzione del conflitto israelo-palestinese come una delle massime priorità della sua amministrazione. Il presidente americano non ha mai fatto mistero della sua convinzione che la soluzione risieda «nei due Stati», con la nascita a fianco di Israele della Palestina, con un solido accordo di pace di cui gli Stati Uniti si farebbero garanti. L´invito di ieri alla Casa Bianca è stato ancor più esplicito, fatto davanti alle tv di tutto il mondo, dopo un lungo incontro con re Abdallah di Giordania, un altro elemento chiave della complessa trattativa mediorientale e da sempre fedele alleato degli statunitensi. A Gerusalemme la notizia dell´invito è arrivata a serata ormai avanzata, ma tv e siti web hanno registrato con interesse e dato in evidenza l´accelerazione che gli Stati Uniti vogliono dare a questo avvio di trattativa. Ma le posizioni sono distanti, specie con il nuovo governo di centro-destra-sinistra guidato dal leader del Likud. Gli Stati Uniti non condividono la formula già espressa da Netanyahu per una «pace economica» con i palestinesi, una formula cioè che punta essenzialmente a favorire lo sviluppo economico dei Territori occupati, ritenuto una condizione essenziale per la nascita di solide istituzioni politiche. Ecco spiegata la «tiepida» accoglienza del governo israeliano riservata all´invito a Washington. Bibi Netanyahu e il suo ministro degli Esteri Avigdor Lieberman non vogliono sentir parlare di «due Stati». Ma nonostante queste premesse - stando ad alcune indiscrezioni comparse sulla stampa israeliana - l´amministrazione Obama sta mettendo a punto un ambizioso piano che prevede lo svolgimento di trattative di pace parallele tra israeliani e siriani e israeliani e palestinesi. Il piano si basa sull´iniziativa di pace araba, e mira a una normalizzazione dei rapporti tra Israele e i suoi vicini arabi, in cambio del ritiro israeliano dai territori occupati e della nascita di uno Stato palestinese. Gli Usa potrebbero richiedere anche una smilitarizzazione dei territori lasciati da Israele, che potrebbero poi essere posti per alcuni anni sotto il controllo di una forza multinazionale. Sono giorni carichi di emozione in Israele. Ieri mattina a capo chino, immobili per due minuti all´ululato delle sirene, gli israeliani hanno sospeso le loro attività per rendere omaggio ai sei milioni di ebrei trucidati dai nazisti nella Seconda guerra mondiale. Come ogni anno nel 27esimo giorno del mese ebraico di Nissan i dirigenti del Paese si sono presentati nei luoghi-simbolo dello Stato: la Knesset, dove hanno rievocato i parenti sterminati nei lager, e il museo dell´Olocausto. Messaggi e discorsi quest´anno sono stati tutti centrati sulla Conferenza «Durban-2» e sull´incendiario intervento di Ahmadinejad. Per il suo odio viscerale verso Israele, ha detto il capo dello Stato Shimon Peres, ricorda da vicino Adolf Hitler e Josip Stalin. «Ieri abbiamo visto il ritorno di Hitler, solo che questa volta ha la barba e si esprime in Farsi», ha commentato amaramente il presidente della Knesset Reuven Rivlin.

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torture, vittoria liberal: "sì alle incriminazioni" (sezione: Obama)

( da "Repubblica, La" del 22-04-2009)

Argomenti: Obama

Pagina 3 - Esteri Ma solo nei confronti dei legali che le hanno avallate. Cheney: "America meno sicura" Torture, vittoria liberal: "Sì alle incriminazioni" DAL NOSTRO INVIATO NEW YORK - Gli avvocati dell´amministrazione Bush che hanno dato il via libera alle «tecniche brutali» di interrogatorio usate dagli agenti della Cia contro i terroristi di Al Qaeda catturati dagli Usa, potrebbero rischiare l´incriminazione. Sotto la pressione dell´ala liberal del partito, delle organizzazioni per i diritti umani e dei blog di sinistra, Barack Obama ha lasciato aperto uno spiraglio a condizione però che si tratti di un´iniziativa rigorosamente «bipartisan» e che le eventuali indagini (di un procuratore speciale e del Congresso) non siano «eccessivamente politicizzate». Obama, che nei giorni scorsi aveva ripetuto (l´ultima volta lunedì nel suo incontro con gli agenti Cia nel quartier generale di Langley) che «occorre guardare avanti e mettersi il passato alle spalle» dice adesso che i quattro memo sull´Intelligence «riflettono il modo in cui l´America ha perso la sua statura morale». Ha precisato che lui «non sta suggerendo» la creazione di una commisisone d´indagine ma rispondendo a una domanda dei giornalisti nello Studio Ovale della Casa Bianca ha detto che l´ipotesi è possibile «se e quando ci sarà la necessità di un approfondimento». Confermata in toto invece l´amnistia per gli agenti responsabili delle «tecniche» di tortura. Hanno agito «in buona fede» obbedendo agli ordini della Casa Bianca (di Bush) e non finiranno mai sotto processo. Tanto basta perché i liberal esultino (in prima fila il presidente della commissione Intelligence, senatrice Dianne Feinstein) e i conservatori ripartano all´attacco dopo una decisione (quella di pubblicare i memo) che, dicono, renderà «l´America meno sicura». Capofila della contestazione l´ex vice - presidente Cheney secondo cui il presidente - se proprio doveva render pubblici i memorandum - avrebbe dovuto rendere noti anche i documenti che elencavano i fatti positivi, ovvero «le informazioni ottenute con questi metodi», che hanno salvato «molte vite» americane. Accuse cui il presidente ha replicato: «Non sono un ingenuo: vado a letto tutte le sere preoccupandomi della sicurezza dell´America». Dopo la cauta apertura di Obama spetterà adesso al ministro della Giustizia Eric Holder decidere se aprire azioni legali contro gli avvocati della Casa Bianca responsabili. Sotto accusa potrebbero finire Jay Bybee, Steven Bradbury e John Yoo, coloro cioè che hanno firmato i quattro memo. (a. f. d´a.)

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la tela americana - (segue dalla prima pagina) (sezione: Obama)

( da "Repubblica, La" del 22-04-2009)

Argomenti: Obama

Pagina 32 - Commenti LA TELA AMERICANA (SEGUE DALLA PRIMA PAGINA) La fatica di tessitori della ragione ricomincia, senza illusioni, ma senza cinismi ideologici. Il nuovo primo ministro israeliano Netanyahu, il presidente egiziano Mubarak e il presidente di mezzo territorio palestinese, Abbas, saranno invitati a Washington in maggio, per sondarli, senza la coreografia forzosa del vertice a oltranza che Clinton tentò invano con Yasser Arafat e l´allora premier israeliano Ehud Barak nel 2000. Ancora una volta, Obama rimane fedele alle promesse elettorali, all´impegno di tentare ogni dialogo ragionevole, prima di arrendersi. è classico «obamismo», questo annuncio fatto quando ancora è forte l´eco del discorso provocatorio di Ahmadinejad alla conferenza dell´Onu a Ginevra, alla quale il presidente non ha voluto partecipare per non avallare l´antisemitismo di Teheran. Mentre rende omaggio allo sdegno israeliano per quell´operazione di propaganda, Obama si affretta a ricordare, agli israeliani per primi, che neppure le farneticazioni di Ahmadinejad possono far ignorare la catastrofe del popolo palestinese. Se la conferenza di Ginevra ha fornito la motivazione immediata, la decisione di convocare a Washington, per ora uno alla volta, Egitto, Israele e Autorità Palestinese ha due spiegazioni più profonde. La prima è la sensazione che la pur striminzita vittoria della destra israeliana e l´assunzione al governo dell´estremista antipalestinese Lieberman distruggano, insieme con il controllo di Hamas su Gaza, ogni ipotesi di pace equa e giusta. La seconda è la riaffermazione che nessuna strada è praticabile, nessuna pace ipotizzabile, senza l´intervento politico diretto e forte degli Stati Uniti, nel ruolo classico dell´«honest broker», dell´onesto mediatore. Era quel ruolo che prima Kissinger con la Siria, poi Carter, autore della pace fra Sadat e Begin nel 1978 e infine Clinton, nell´affannosa e controproducente maratona di Camp David nel 2000 avevano interpretato e che la mostruosità dell´11 settembre e poi la illusione bushista di poter aggirare il nodo rimuovendo Saddam Hussein e dichiarando «guerra al terrore», avevano troncato. Contrariamente a Bush, Obama mantiene ancora intatto il proprio prestigio e quella sensazione di aria nuova che ora cerca di giocare anche sul tavolo diplomatico più difficile, puntando sul credito che anche i governi ostili gli hanno aperto. Il filo è sottilissimo, ma la risposta stizzita e sprezzante del vero ideologo di al Qaeda, Zawahiri, che ha licenziato Obama come «niente di nuovo» segnala qualche inquietudine per le azioni del presidente «Barack Hussein». E tutto quello che innervosisce al Qaeda è una buona notizia per il resto del mondo, arabi, palestinesi e musulmani per primi.

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"sembro un garage ma ce l'ho fatta" e la bruttina battè perfino obama - enrico franceschini londra (sezione: Obama)

( da "Repubblica, La" del 22-04-2009)

Argomenti: Obama

Pagina 47 - Spettacoli "Sembro un garage ma ce l´ho fatta" e la bruttina battè perfino Obama Record su YouTube per la cantante inglese idolo del reality ENRICO FRANCESCHINI LONDRA dal nostro corrispondente è nata una stella. Ma somiglia, è lei la prima ad ammetterlo, «a un garage». Non è giovane: ha 47 anni e ne dimostra dieci di più. Non è magra: «Sono grassottella e mi vado bene così», dice. E certamente non è bella: confessa di non avere mai avuto un boyfriend, né mai baciato un uomo. Eppure Susan Boyle ha più fan di ogni altro personaggio al mondo: in appena una settimana oltre 100 milioni di persone hanno guardato su YouTube e su altri siti il video di lei che canta I dreamed a dream, il brano dal musical Les miserables, durante "Britain got talent", un reality show britannico simile all´appena concluso "X-Factor" italiano. Nubile, bruttina e imbranata, Susan suscitava risolini di scherno tra giurati e spettatori quando è salita sul palcoscenico, ma appena ha cominciato a cantare è accaduto un miracolo, la sua voce ha conquistato tutti e in breve tempo è diventata un fenomeno su Internet, polverizzando ogni record precedente: nessun video era mai stato visto da tanta gente in così poco tempo. «è cinque volte più popolare di Barack Obama», scrivono i tabloid londinesi, facendo il confronto con i 18 milioni di persone che hanno guardato la cerimonia di inaugurazione del primo presidente nero della storia. Chiunque può fare la prova, digitando il suo nome su Google e guardando i tre minuti della sua interpretazione: all´inizio si è tentati di sghignazzare, alla fine è impossibile non avere le lacrime agli occhi. «è una parabola del nostro tempo», scrive il quotidiano Guardian, ma cosa vuol dire? Qualcuno afferma che si tratta semplicemente di una voce straordinaria. Altri sostengono che è la vecchia favola del brutto anattrocolo, della rana trasformata in principe (o principessa), ovvero che sarebbe il contrasto tra il suo aspetto e la sua voce ad attirare su Susan una curiosità morbosa. «è come l´orco Shrek del cartone animato», ironizza Rosie O´Donnell, una cattiva dei talk-show radiofonici americani. Tutti però riconoscono che quello che è accaduto è la riprova del sempre più grande potere di Internet. «Nella nostra era ognuno ha diritto a tre minuti di celebrità», sentenziava Andy Warhol negli anni Ottanta, ma oggi tre minuti di celebrità, grazie alla grancassa del web, e della tv planetaria di YouTube possono rapidamente fare di un nessuno l´uomo o la donna più famosa del pianeta. E lei, che viveva sola, col suo gatto, una collezione di vecchi lp e il sogno di diventare una cantante, come reagisce ai 100 milioni di fan, a 60 interviste in una settimana, agli inviti al Larry King e all´Ophra Winfrey Show negli Usa, al contratto proposto da una casa discografica, all´offerta di un produttore di film porno pronto a darle 800 mila euro perché «perda la verginità» davanti a una cinepresa? «Sono felice come sono, anche se quando ho guardato il video della mia canzone ho pensato che somiglio a un garage e mi sono sentita mortificata», dice dalla sua casetta di Blackburn. «Ma non credevo di riuscire a commuovere così tanta gente, e a rivedermi mi sono commossa anch´io. Da giovane i coetanei mi prendevano in giro, e i loro commenti bruciavano, ma ora sono tutti gentili. Ridevano di me, ma ride bene chi ride ultimo, no? Ho sempre amato cantare ma non avevo mai avuto l´opportunità di farlo in pubblico. L´importante, nella vita, è non arrendersi. Fare un passo alla volta, sperando che prima o poi arrivi l´occasione».

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santacroce: "una risata seppellirà il razzismo" - dario sarnataro (sezione: Obama)

( da "Repubblica, La" del 22-04-2009)

Argomenti: Obama

Pagina XVIII - Napoli Santacroce: "Una risata seppellirà il razzismo" I tifosi: "Fischi a Balotelli, ma solo come avversario" DARIO SARNATARO S´incroceranno domenica sera al San Paolo. L´uno, sempre sorridente e con la maglia azzurra, l´altro, talvolta irridente e con la maglia dei futuri campioni d´Italia. Santacroce-Balotelli è una sfida tra talenti di un calcio italiano sempre più multietnico. Il razzismo ha sfiorato il primo e ha invece fatto salire agli onori della cronaca nazionale il secondo. Entrambi "si sentono" italiani prima di esserlo a tutti gli effetti. Il difensore del Napoli parla brianzolo, ha papà lombardo e mamma brasiliana. L´attaccante dell´Inter è addirittura nato a Palermo. Eppure sono stati nel mirino di cori e commenti razzisti, più di recente Balotelli. «Ho sofferto di razzismo solo un po´ da ragazzo – ha detto di recente Santacroce – perchè nelle giovanili c´era qualche compagno stupido. Ma ho sempre dato poco peso a queste esternazioni. Se qualcuno dovesse insultarmi mi metterei a ridere. Per me queste differenze non esistono: mi ha sorpreso ad esempio lo stupore del mondo per l´elezione di Obama come presidente degli Usa». Santacroce, il cui cugino Alex Santos è l´unico giocatore di colore della nazionale giapponese, è molto amico di Balotelli e suo compagno nella Nazionale Under 21: lo scorso 31 marzo hanno giocato insieme 74´ l´amichevole con l´Olanda e domenica lo accoglierà con affetto, ma solo fuori dal rettangolo di gioco. Lo stesso faranno i 60 mila (22 mila i biglietti venduti fino a ieri) attesi al San Paolo: l´invito dell´Associazione Italiana Napoli Club di non insultare Balotelli domenica al San Paolo ha trovato terreno fertile in città e presso una tifoseria che in verità non si è mai macchiata di derive razzistiche. Il tam-tam delle radio, dei forum di internet e dei social network ha consentito di conoscere il parere anche del tifoso comune. L´idea di molti supporter è quella di applaudire il giocatore nella fase di riscaldamento in campo, per poi fischiarlo «come un qualsiasi avversario» se dovesse giocare contro il Napoli. La società, che due settimane fa promosse la giornata del "No al Razzismo", annuisce in silenzio e pensa intanto al mercato. D´Agostino si allontana, Floccari si avvicina: sull´attaccante c´è la concorrenza del Genoa ma De Laurentiis si è mosso in prima persona con Ruggeri. Denis o le metà di Calaiò e Garics nella trattativa per il bomber dell´Atalanta. Forte interesse inoltre per i due giovani dell´Ascoli Di Tacchio e Bellusci.

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ahmadinejad, ritorno a casa da eroe - vanna vannuccini (sezione: Obama)

( da "Repubblica, La" del 22-04-2009)

Argomenti: Obama

Pagina 4 - Esteri Ahmadinejad, ritorno a casa da eroe Il presidente iraniano: dopo Ginevra il dialogo con Washington continua Lo scontro Il Nobel Shrin Ebadi entrerà nel collegio di difesa della reporter Usa condannata in Iran VANNA VANNUCCINI «A causa della mia presenza alcuni paesi non hanno partecipato alla conferenza dell´Onu. Dichiaro pertanto che d´ora in poi parteciperò a tutte le conferenze internazionali. Quelli che esaltano la libertà di parola non sono stati nemmeno capaci di tollerare una voce contraria in una conferenza da loro organizzata». Come un eroe Ahmadinejad è stato accolto al suo ritorno a Teheran da esponenti del governo e da un manipolo di Basiji inneggianti morte all´America e a Israele. Cori di morte a Israele si sono levati anche nel Majlis, dove la stragrande maggioranza dei deputati ha approvato una mozione di sostegno al presidente. Un solo giornale, il riformatore Etemad, ha parlato del suo "discorso controverso" a Ginevra. Tutti gli altri accusano l´Occidente di razzismo, mentre la tv di Stato mostra in continuazione le immagini del suo discorso di Ginevra, eliminando l´uscita dall´aula dei rappresentanti europei. «Ahmadinejad ha realizzato l´obiettivo di essere sulle prime pagine dei giornali e dei telegiornali mondiali e nazionali» dice l´ex sottosegretario agli Interni Mostafa Tajzadegh, che nel governo Khatami era responsabile per l´organizzazione delle elezioni. «Il suo scopo è mantenere la popolarità di cui gode nel mondo islamico e riguadagnarla in patria a meno di due mese dalle elezioni presidenziali». Dopo gli entusiasmi suscitati dal messaggio di capodanno di Obama, e le speranze di uscire finalmente dall´isolamento internazionale, gli iraniani da ieri sono tristi e arrabbiati, dice Said Leylaz, economista riformatore. Contro il loro presidente e contro l´Europa e i doppi standard impiegati nei confronti dell´Iran. «L´Europa prende sempre per oro colato quello che dice Ahmadinejad, mentre dovrebbe sapere che la politica estera in Iran non la fa il presidente ma il Leader Supremo, che non ha mai negato l´Olocausto o cancellato Israele dalle carte geografiche. Khamenei ha a cuore una cosa sola, la sicurezza del paese. Non si fida degli americani, trent´anni di politica americana esplicitamente diretta a rovesciare il regime lasciano il segno. Nel suo discorso di Mashad aveva detto esplicitamente agli americani di dare un segnale concreto della loro attuale disponibilità a riconoscere la Repubblica islamica, per esempio dissequestrando i beni iraniani negli Stati Uniti. Anche per lui la questione dei rapporti con gli Stati Uniti è delicata, dopo che per trent´anni la nazione è stata addestrata a gridare "morte all´America". I gruppi più radicali dei Guardiani della Rivoluzione boicottano ogni apertura all´America. Per questo si muove con i piedi di piombo». I primi segnali si vedranno alla ripresa delle trattative "Iran Sei". Allo stadio attuale di pre-colloqui, la questione è sapere quale sia l´aspettativa realistica dei Sei, si chiedono gli analisti a Teheran. Qualcuno da qualche parte dovrà fare un passo indietro. Ahmadinejad sembra convinto che le carte migliori siano in questo momento in mano a Teheran. In un´intervista allo Spiegel ha raccontato che almeno dieci dei membri del Consiglio di Sicurezza avevano confidato all´Iran di aver appoggiato le sanzioni solo per la pressione politica "di un certo governo". Con molta abilità, Ahmadinejah continua a giocare su due tavoli. A Ginevra, nonostante l´èclat provocato dal suo discorso, ha ribadito di vedere molto positivamente le aperture americane verso l´Iran. E com´era prevedibile il suo intervento irrituale a favore della giornalista americana Roxana Saberi ha dato immediatamente dei risultati. Il padre ha detto di avere buone speranze nel giudizio di appello e il premio Nobel Shirin Ebadi ha annunciato da Berlino che entrerà a far parte del collegio di difesa. SEGUE A PAGINA 5

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new york, alla sbarra il pirata somalo la madre scrive a obama: "graziatelo" (sezione: Obama)

( da "Repubblica, La" del 22-04-2009)

Argomenti: Obama

Pagina 19 - Esteri Il caso New York, alla sbarra il pirata somalo la madre scrive a Obama: "Graziatelo" NEW YORK - Primo giorno in tribunale per Abdul Kadhir Muse, il giovane pirata somalo e la prima persona accusata di pirateria negli Stati Uniti da oltre un secolo. Il ragazzo è l´unico sopravvissuto al blitz per salvare il capitano del mercantile americano Maersk Alabama. La madre del giovane pirata ha scritto al presidente Obama chiedendo di graziare suo figlio sostenendo che ha solo 16 anni.

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se la recessione fa bene all'ambiente - federico rampini pechino (sezione: Obama)

( da "Repubblica, La" del 22-04-2009)

Argomenti: Obama

Pagina 39 - Esteri Oggi si celebra la "Giornata della Terra" E per la prima volta, dopo anni, lo smog cala Se la recessione fa bene all´ambiente A Pechino in 7 anni l´inquinamento è diminuito del 25% Gli scienziati: "Grazie alla crisi" Ma dall´Europa agli Stati Uniti il fenomeno è riscontrabile quasi ovunque FEDERICO RAMPINI PECHINO dal nostro corrispondente Dopo cinque anni di vita a Pechino, una delle città più inquinate del pianeta, la mia sensazione di un calo nello smog poteva essere dovuta a semplice assuefazione. Ma un panel indipendente di esperti internazionali conferma quello che le narici di noi residenti avvertono da qualche tempo. Nella capitale cinese l´inquinamento atmosferico dell´ultimo trimestre è stato inferiore del 25% rispetto ai 7 anni precedenti. Lo scienziato Chak Chan della Hong Kong University of Technology non ha dubbi: «E´ grazie alla recessione». Per i fautori della de-crescita è un trionfo della loro tesi: la migliore cura per l´ambiente è fermare lo sviluppo. Segnali simili si moltiplicano in ogni angolo del pianeta. In America, da New York a San Francisco, i pendolari costretti a risparmiare riscoprono in massa i mezzi pubblici meno inquinanti, metropolitane e treni. Le compagnie aeree a corto di passeggeri lasciano a terra molti apparecchi e disdicono i contratti di acquisto con Airbus e Boeing. Centinaia di navi portacontainer, a Hong Kong e Yokohama, Seul e Singapore, sono ferme per il crollo del commercio mondiale: anche lo smog del trasporto marittimo si riduce. In Europa 150 città hanno aderito al movimento delle Transition Town, che applicano una strategia sistematica per la riduzione dei consumi energetici. Il laboratorio più vasto per misurare "l´impatto verde" della crisi è la Repubblica Popolare, che due anni fa superò gli Stati Uniti per il volume di Co2 rilasciato nell´atmosfera. Non solo a Pechino ma in tutta la Cina un effetto positivo della recessione è innegabile. Nella provincia meridionale del Guangdong hanno chiuso per bancarotta 62.400 imprese in un solo trimestre. E quindi hanno smesso di rilasciare smog. La fine della bolla speculativa immobiliare ha bloccato l´apertura di nuovi cantieri per edificare grattacieli a Shanghai. Il consumo di elettricità (prodotta da centrali a carbone) è in calo per la prima volta da decenni. Tutte le cause dell´inquinamento sono in ritirata. Sulla sponda opposta del Pacifico si accumulano nei piazzali di Detroit i Suv invenduti, disertati dai consumatori. Diventa un simbolo nazionale la famiglia Wojtowicz di Alma, nel Michigan. Il marito Patrick, ex camionista di 36 anni, la moglie Melissa di 37, la figlia quindicenne Gabrielle, sono stati scelti dal giornale Usa Today come i precursori di un nuovo trend: "La frugalità del XXI secolo". I Wojtowicz hanno restituito alle banche tutte le carte di credito. Hanno disdetto l´abbonamento alla tv via cavo. Hanno venduto nei mercatini dell´usato i costosi giocattoli elettronici. Si sono ritirati in una fattoria con porcile e pollaio per allevare gli animali, e un campicello di 16 ettari per coltivare frutta e verdura. Il loro obiettivo economico è l´autosufficienza. E naturalmente uno stile di vita sostenibile. Le reazioni dei lettori di Usa Today sono entusiastiche. Il taglio dei consumi imposto alle famiglie americane dalla crisi viene nobilitato come una nuova etica, un trend di costume. Comincia a cambiare quella miriade di abitudini quotidiane che imponevano una pressione crescente sull´ecosistema. Le virtù della de-crescita sembrano confermate. In realtà nel passato c´erano stati dei casi simili, che consigliano prudenza. Lo scienziato ambientale Kenneth Rahn, dell´università di Rhode Island, ricorda che quando crollò l´Unione sovietica e tutta l´Europa dell´Est entrò in una lunga crisi economica, i livelli di smog sopra il circolo polare artico diminuirono del 50%. La chiusura di tante fabbriche in Russia e nei suoi ex-satelliti aveva provocato gli stessi effetti che sono visibili vent´anni dopo in Cina. «Una riduzione dell´attività economica - dice Rahn - automaticamente abbassa i livelli di inquinamento». Ma per l´ambiente questo progresso è durevole? Il caso della crisi nel blocco ex-sovietico non è confortante. Quando la riduzione dello smog è solo un effetto dell´impoverimento, i suoi benefici sono temporanei. Le recessioni sono addirittura controproducenti se rallentano gli investimenti in nuove tecnologie verdi, penalizzate dal contro-choc petrolifero e dall´inaridirsi del credito. L´industria cinese dei pannelli solari è tramortita da un crollo di esportazioni. Theolia, il colosso francese delle energie alternative, ha cancellato il progetto di creare una nuova filiale dedicata ai paesi emergenti. Il magnate americano T. Boone Pickens, che aveva in cantiere la più grande centrale eolica del mondo nel Texas, ha congelato il progetto. Un´altra impresa specializzata nell´energia generata dalle pale a vento, la britannica Centrica, ha bloccato tre piani di creazione di nuove centrali eoliche. Oltre all´improvviso ritorno di un temibile concorrente come il petrolio o il carbone a buon mercato, un handicap aggiuntivo per le fonti rinnovabili è che spesso richiedono finanziamenti a lungo termine. La crisi bancaria ha reso più difficile raccogliere fondi per progetti decennali. Un indicatore dei problemi futuri è il comportamento delle compagnie petrolifere. Durante l´impennata dei prezzi del greggio, si erano scoperte una nuova vocazione verde. Ora che il greggio è precipitato sotto i 50 dollari il barile, la Shell ha già dismesso le sue attività nel solare e nell´energia eolica. Resta la speranza che i comportamenti delle grandi imprese cambino quando scatteranno gli incentivi dell´Amministrazione Obama, e 150 miliardi di dollari del bilancio federale irrigheranno il business delle fonti rinnovabili. La recessione da sola non ce la può fare.

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"Anche l'America ha messo a segno parecchi colpi" (sezione: Obama)

( da "Stampa, La" del 22-04-2009)

Argomenti: Obama

Intervista Kevin Poulsen "Anche l'America ha messo a segno parecchi colpi" FRANCESCO SEMPRINI L'ex pirata: pronta la controffensiva di Obama Da cattivo a buono NEW YORK Barack Obama ha dichiarato guerra ai pirati informatici appena ha messo piede alla Casa Bianca. Kevin Poulsen, ex «black hat hacker» (ovvero hacker cattivo), dopo un intenso passato da criminale della rete, la latitanza e l'arresto da parte dell'Fbi si è convertito a nuova vita mettendo a frutto il suo genio informatico per giuste cause. Ha sgominato una rete di pedofili e ora dirige la rivista online Wired News. Alla notizia della violazione dei segreti sul super-jet assicura: «Obama ha in mente una strategia di ampio respiro per stroncare un fenomeno al quale non si è dato sino ad oggi il giusto peso». Come è possibile che pirati informatici entrino con tanta facilità nei sistemi della Difesa Usa? «La rete informatica del Pentagono è molto vasta, è come un castello dotato di molte entrate ed è chiaro che maggiori sono le porte di accesso maggiori sono le possibilità che vengano forzate eludendo. Parte della rete è affidata allo sviluppo e alla gestione di contractor esterni che a loro volto li subappaltano ad altre società minori. Non mi sorprenderei quindi se le violazioni avvenissero attraverso questi canali». Vuol dire che nel ventunesimo secolo non esistono sistemi di anti-intrusione sicuri? «Come accade per i software commerciali, ogni volta che viene messo sul mercato un antivirus, un firewall o un anti-spam, immediatamente esce un programma in grado di bucarli». Qual è la matrice di questi attacchi? «Si tratta senza dubbio di hacker cinesi». Vuol dire che i tecnici cinesi sono più capaci? «La vulnerabilità della rete informatica è cosa nota a tutti e per questo i pirati non hanno difficoltà a districarsi tra i canali del Web ed entrare all'interno dei sistemi. Non ritengo inoltre che gli hacker cinesi siano più preparati di altri». Vuole dire che infiltrazioni ci sono anche da parte di americani nei sistemi cinesi? «Non lo escludo. Lo stesso governo cinese avrebbe difficoltà ad ammetterlo». Cosa ne fanno delle informazioni rubate? «Possono utilizzarle, come nel caso del super-bombardiere, per studiare le caratteristiche delle dotazioni elettroniche di bordo del velivolo, rendendo più facile proteggersi in caso di operazioni condotte col fighter. In ogni caso occorre dire che non si tratta di informazioni cruciali, cioè non classified». Non c'è il rischio che possano raggiungere anche quelle? «No perché quelle vengono immagazzinate e gestite in sistemi informatici che non sono collegati con Internet, ovvero in network separati non raggiungibili attraverso il World Wide Web». Cosa dovrebbe fare il Pentagono per migliorare la sicurezza? «L'amministrazione del presidente Barack Obama da parte sua ha portato a termine alcuni giorni fa uno studio sulla cyber-sicurezza i cui risultati non sono ancora stati resi pubblici. Si tratta del primo passo di una strategia di lungo periodo sulla quale il governo sta investendo tempo e risorse per stroncare un fenomeno al quale non si è data la giusta importanza sino a oggi».

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Medio Oriente Obama invita i leader e rilancia il dialogo (sezione: Obama)

( da "Corriere della Sera" del 22-04-2009)

Argomenti: Obama

Corriere della Sera sezione: Prima Pagina data: 22/04/2009 - pag: 1 Israele, palestinesi, Egitto Medio Oriente Obama invita i leader e rilancia il dialogo

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Invito parodia con Silvio-Sarkò (sezione: Obama)

( da "Corriere della Sera" del 22-04-2009)

Argomenti: Obama

Corriere della Sera sezione: Primo Piano data: 22/04/2009 - pag: 5 Amsterdam Invito parodia con Silvio-Sarkò Fotomontaggio Niente più Obama e Putin a passeggio per Amsterdam con la maglietta «baciami sono ubriaco». L'immagine, nata per pubblicizzare la festa della Regina (il 30 aprile), è stata ritirata. Compariranno, invece, il manifesto con Sarkozy e Berlusconi abbracciati e avvolti da un boa di piume.

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Razzismo, intesa all'Onu (in anticipo) (sezione: Obama)

( da "Corriere della Sera" del 22-04-2009)

Argomenti: Obama

Corriere della Sera sezione: Politica data: 22/04/2009 - pag: 12 Durban II Accelerazione dei lavori, documento finale votato tre giorni prima. Sì della Francia, critici gli Usa Razzismo, intesa all'Onu (in anticipo) Israele attacca Ahmadinejad: «A Ginevra è ricomparso Hitler» Le 16 pagine richiamano la dichiarazione e il piano delineato dall'Onu a Durban otto anni fa DAL NOSTRO INVIATO GINEVRA Applausi, nessuna obiezione. Dopo mesi di negoziati, i 143 punti del documento finale sono stati approvati con tre giorni di anticipo. Navi Pillay, alto commissario per i Diritti umani, assicura che la fretta non nasce dalla paura di altre defezioni. La conferenza sul razzismo è stata boicottata da dieci Paesi (tra cui Stati Uniti, Israele e Italia) e «sono gli unici a non aver adottato il testo». Chi è rimasto, ha detto sì. I delegati europei sono tornati in sala e al tavolo delle trattative, dopo l'esodo dei ventitré diplomatici durante il discorso di Mahmoud Ahmadinejad, presidente iraniano. Le 16 pagine richiamano la dichiarazione e il piano delineato dall'Onu a Durban otto anni fa. Gli americani e gli israeliani avevano abbandonato il summit sudafricano, dopo che le nazioni arabe avevano tentato di definire il sionismo come razzista. «Anche questa volta non potevamo partecipare - ribadisce Barack Obama - Nel nuovo testo è stata incorporata una conferenza che abbiamo criticato e che aveva prodotto conclusioni contestabili». Il presidente americano attacca Ahmadinejad («parole spaventose ») e lascia aperta la possibilità del dialogo diretto con Teheran («è quello che cercheremo di ottenere»). La strategia di Washington è un «paradosso» per Benard Kouchner, ministro degli Esteri francese. «Non ha senso sabotare il vertice sul razzismo, dopo aver detto di essere pronti a negoziare con l'Iran sul nucleare. Non vogliono ascoltare Ahmadinejad a Ginevra, ma vogliono parlarci. Non è solo un paradosso, rischia di essere un errore ». Parigi considera il summit un successo: «Nel testo adottato c'è tutto quello che volevamo menzionare: l'antisemitismo, la discriminazione, la libertà d'espressione. Si parla del genocidio, dell'Olocausto, dei diritti delle donne, della tratta degli esseri umani, degli ammalati di Aids e delle persone handicappate ». Ahmadinejad è tornato a Teheran ed è stato accolto da trionfatore. Militanti all'aeroporto hanno gridato gli slogan «morte all'America» e «il regime sionista va sradicato ». Il leader iraniano ha accusato i Paesi occidentali, perché «proclamano di difendere la libertà di parola e poi non tollerano chi si oppone loro. Sarò presente a tutte le conferenze internazionali, anche se non mi vogliono». La televisione di Stato ha mostrato a ripetizione le immagini del ritorno e del discorso a Ginevra, ma ha tagliato le contestazioni e l'abbandono dell'aula da parte dei rappresentanti dei Paesi europei. I funzionari delle Nazioni Unite si sono resi conto ieri che Ahmadinejad ha modificato sul podio le frasi originali del discorso. Il testo scritto, fatto circolare dai diplomatici iraniani, definiva l'Olocausto «dubbio e ambiguo», un passaggio che il presidente ha lasciato cadere, quando ha accusato l'Occidente di aver sfruttato la Shoah come «pretesto per l'aggressione contro i palestinesi». Nel giorno dell'Olocausto, quando tutta Israele si ferma in silenzio per due minuti, il governo ha reagito alle parole del leader iraniano. Il premier Benyamin Netanyahu ha proclamato che «un nuovo sterminio non ci sarà» e Reuven Rivlin, presidente del Parlamento, ha paragonato Ahmadinejad a Hitler: «Abbiamo assistito alla sua ricomparsa, solo che questa volta ha la barba e si esprime in Farsi ». Davide Frattini

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Vertice a Washington Obama rilancia sul Medio Oriente (sezione: Obama)

( da "Corriere della Sera" del 22-04-2009)

Argomenti: Obama

Corriere della Sera sezione: Politica data: 22/04/2009 - pag: 13 L'annuncio Ieri l'incontro con il re giordano Abdallah Vertice a Washington Obama rilancia sul Medio Oriente A giugno invitati Abu Mazen,Mubarak e Netanyahu Il presidente americano: «Dobbiamo fare un passo indietro dall'abisso, la prospettiva della pace esiste ancora» DAL NOSTRO CORRISPONDENTE WASHINGTON Barack Obama sulle orme di Jimmy Carter e Bill Clinton. Il presidente degli Stati Uniti ha invitato i leader di Israele, Palestina ed Egitto nella capitale americana per colloqui separati, in un nuovo tentativo di far ripartire il processo di pace in Medio Oriente. Al termine della visita del re di Giordania Abdallah, la Casa Bianca ha annunciato che Obama ha chiesto al premier israeliano Benjamin Netanyahu, al leader palestinese Abu Mazen e al presidente egiziano Hosni Mubarak di venire a Washington ai primi di giugno. «Dobbiamo fare un passo indietro dall'abisso», ha detto il presidente dopo l'incontro con il sovrano hashemita, aggiungendo che, «per quanto difficile e complicato possa essere, la prospettiva della pace esiste ancora, ma richiederà scelte molto drastiche». L'offensiva diplomatica di Obama deve far i conti con molti ostacoli. In primo luogo, l'atteggiamento di Netanyahu che a un mese dalla sua elezione evita ancora di riconoscere il diritto dei palestinesi a uno Stato indipendente, come invece aveva fatto il suo predecessore Ehud Olmert. Il presidente americano è stato molto attento a non affrontare di petto il tema, ma ha fatto capire chiaramente che la sua Amministrazione si aspetta che il nuovo governo israeliano accetti la soluzione dei due Stati sovrani, in pace l'uno fianco all'altro. «Io ne sono un grande sostenitore, l'ho già detto pubblicamente e lo argomenterò in privato. E penso anche ci siano molti israeliani che credano alla soluzione dei due Stati», ha detto Obama. Non è chiaro però fino a che punto il presidente sia disposto a spingersi nel far pressione su Gerusalemme. L'altro dubbio riguarda la debolezza politica di Abu Mazen, che governa solo sulla Cisgiordania, mentre Gaza è sotto il completo controllo degli estremisti di Hamas. Il capo della Casa Bianca ha ammesso che al momento in Medio Oriente ci sia «profondo scetticismo» sulla possibilità di compiere concreti passi in avanti, non solo in Israele, ma anche dentro i territori palestinesi e fra gli Stati Arabi. Ma se «gesti di buona volontà» verranno fatti da «tutte le parti» e se il «senso di urgenza» nella ricerca di una soluzione prevarrà, allora sarà possibile «vedere qualche progresso sul campo ». Le visite dei tre leader mediorientali dovrebbero aver luogo prima del viaggio in Francia di Obama, previsto per il 6 giugno. «Con ognuno di loro, il presidente discuterà i modi in cui gli Stati Uniti possono rafforzare e approfondire la loro cooperazione, nonché i passi che ognuno dovrebbe compiere per giungere alla pace complessiva, tra Israele e i palestinesi e tra Israele e gli Stati arabi » ha riferito il portavoce della Casa Bianca, Robert Gibbs. L'impegno in Medio Oriente è considerato uno dei pilastri della politica estera della nuova Amministrazione, segnalato anche dalla nomina dell'ex senatore George Mitchell a inviato speciale nella regione. Paolo Valentino

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Rubati i segreti del jet Usa Sospetti sugli hacker cinesi (sezione: Obama)

( da "Corriere della Sera" del 22-04-2009)

Argomenti: Obama

Corriere della Sera sezione: Esteri data: 22/04/2009 - pag: 14 Guerra militare La rivelazione della stampa, il Pentagono non conferma Rubati i segreti del jet Usa Sospetti sugli hacker cinesi Violati i computer con i dati del caccia più moderno La Difesa ammette solo di essere di fronte a ondate di attacchi durissimi, non tutti provenienti dalla stessa parte del mondo DAL NOSTRO CORRISPONDENTE WASHINGTON È il cacciabombardiere più costoso della Storia: per pensarlo, progettarlo e costruirlo il Pentagono ha investito 300 miliardi di dollari. Ed è anche l'aereo militare tecnologicamente più sofisticato di sempre, con un «cervello» forte di 7,5 milioni di linee di codici digitali, il triplo di quelli attualmente in servizio. Ma ora l'F-35 Lightining II rischia di vedere minata la sua supposta invincibilità. Qualcuno, da qualche parte nel mondo, è potenzialmente in grado di approntare difese efficaci contro i suoi attacchi. Secondo il Wall Street Journal, che ha citato fonti anonime del governo americano, pirati telematici hanno forzato a più riprese negli anni scorsi i computer del Dipartimento della Difesa USA, copiando dati importanti e segretissimi sul design, le prestazioni e i sistemi elettronici del Joint Strike Fighter, il nome ufficiale del progetto. Mentre l'US Air Force ha già aperto un'inchiesta, alcuni ex funzionari della Difesa hanno detto al quotidiano, che gli attacchi verrebbero dalla Cina, nonostante sia molto difficile identificare la vera origine degli hacker. Un mese fa un rapporto del Pentagono aveva segnalato «progressi costanti» dei cinesi nello sviluppo delle tecniche di guerriglia telematica, uno dei modi con cui Pechino compenserebbe il suo relativo ritardo tecnologico nel campo militare. Ma l'ambasciata della Repubblica Popolare a Washington aveva subito ricordato che «la Cina proibisce ogni forma di crimine cibernetico», liquidando il rapporto come il prodotto di «una mentalità tipica della Guerra Fredda». Non ci sono dettagli sull'ampiezza del danno arrecato dai pirati, i quali in ogni caso non hanno avuto accesso ai dati fondamentali e più sensibili, che vengono immagazzinati in computer non collegati all'Internet. Ma l'intrusione è comunque considerata della massima gravità, anche perché incidenti simili sono diventati sempre più comuni negli ultimi sei mesi. Ne è stato vittima, per esempio, il sistema di controllo del traffico dell'Aeronautica militare USA. Gli attacchi ai segreti del caccia F-35, iniziati già nel 2007, sono in altre parole la conferma, che una vera e propria guerra sia in corso sulla rete telematica tra gli USA e i loro potenziali avversari. «Non abbiamo mai visto nulla di simile», ha detto uno dei funzionari intervistati dal Journal. Già identificato dall'amministrazione Bush, il problema è ora diventato prioritario per la quella di Barack Obama, che pensa di creare in seno alla Casa Bianca un ufficio per la sicurezza dei sistemi computerizzati (con l'incarico di coordinare tutte le iniziative) e allo stesso un nuovo presidio militare al Pentagono, che dovrebbe dedicarsi unicamente alla difesa dalle intrusioni dei cibernauti. Il piano di spesa, che sotto Bush era stato quantificato nell'ordine di 17 miliardi di dollari nell'arco di vari anni, verrebbe ulteriormente allargato. Realizzato da un consorzio guidato da Lockheed Martin, del quale fanno parte anche Northrop Grumman e BAE Systems, il progetto del caccia F-35 vede anche il contributo di Paesi alleati. Ciò avrebbe aperto altre strade d'accesso alle spie on-line: uno degli attacchi recenti sarebbe infatti avvenuto in Turchia. Il Pentagono non ha voluto commentare direttamente le rivelazioni. Il portavoce della US Air Force, il colonnello Eric Butter, ha solo detto che i computer della difesa vengano controllati ogni giorno: «Monitoriamo in modo aggressivo i nostri network, per proteggerli da eventuali intrusioni e abbiamo procedure adeguate per far fronte a simili pericoli». Ma qualche giorno fa, il capo del contro-spionaggio, Joel Brenner, ha ammesso davanti a una platea di uomini d'affari in Texas, che i piani del Joint Strike Fighter sarebbero stati compromessi dagli attacchi delle spie telematiche. In particolare i pirati sono riusciti a copiare fra le altre cose il sistema, che diagnostica i problemi di funzionamento durante il volo. Paolo Valentino

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Torture Cia, possibile un'inchiesta (sezione: Obama)

( da "Corriere della Sera" del 22-04-2009)

Argomenti: Obama

Corriere della Sera sezione: Esteri data: 22/04/2009 - pag: 15 Dopo la pubblicazione dei memorandum Torture Cia, possibile un'inchiesta WASHINGTON Sotto pressione dopo la pubblicazione dei quattro memorandum sulle torture dei detenuti di Al Qaeda compiute dalla Cia, Barack Obama lascia la porta aperta a possibili incriminazioni degli avvocati dell'amministrazione Bush che consentirono gli abusi. Quei documenti «riflettono il modo in cui l'America ha perso la sua statura morale», ha detto Obama pronunciandosi a favore di un'inchiesta parlamentare bipartisan. Critico l'ex vicepresidente Dick Cheney: «Ho chiesto alla Cia di rendere noti anche i memorandum con le informazioni ottenute» (nella foto l'ultima copertina del mensile «Washingtonian», dedicata al «nostro nuovo vicino») .

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