CENACOLO
DEI COGITANTI |
Finanza in rosso Il conto
arriva a 4.100 miliardi ( da "Stampa,
La" del 22-04-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: amministrazione Obama non
dispiaccia sentir dare via libera a nazionalizzazioni proprio dal Fmi, la cui
fedeltà all'economia di mercato è indiscutibile; poiché resta il rischio che
non esista altra strada. I dirigenti del Fmi non sembrano troppo impressionati
dai profitti trimestrali evidenziati negli ultimi giorni da alcune grandi
banche americane.
"L'Europa segua
subito Obama" ( da "Stampa,
La" del 22-04-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: economici suggeriti con forza dal
presidente degli Stati Uniti Barack Obama. Il rapporto avverte questi Paesi che
non c'è più tempo da perdere, devono varare gli stimoli economici al più presto
per evitare il peggio sui mercati mondiali». Ma allora perché pochi giorni fa
il presidente Obama aveva parlato di «segnali di speranza» sulla ripresa
dell'economia, non è una contraddizione?
Sorridente, ammanettato e
con la ferita sulla mano destra coperta da una vistosa fascia bianca, il s...
( da "Stampa, La" del
22-04-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: Ap un messaggio «per il presidente
Obama»: «Mi appello affinché perdoni il mio ragazzo, lo rilasci, mi consenta di
vederlo e di essere con lui al processo». Emozioni a parte, parlando di
«ragazzo» la madre pone un pilastro della difesa perchè se il pirata fosse
minorenne potrebbe avere sconti di pena inaccessibili per chi ha 18 anni.
Un bucaniere a Manhattan
( da "Stampa, La" del
22-04-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: Personaggio Non capitava da 150
anni Rischia l'ergastolo Un bucaniere a Manhattan Sbarca il somalo preso
nell'Oceano Indiano, la madre a Obama: è solo un ragazzo MAURIZIO MOLINARI
CORRISPONDENTE DA NEW YORK
New York, a processo il
pirata ragazzino Frattini: "Chiarimenti sul Buccaneer"
( da "Repubblica.it"
del 22-04-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: scritto al presidente Usa Barack
Obama chiedendo la grazia per suo figlio e sostenendo, come ha fatto anche il
padre con la Voice of America, che ha solo 16 anni, due in meno di quello che
pensano gli investigatori: "Chiedo a Obama di perdonare il mio ragazzo.
Che sia rilasciato, ma se deve essere processato mi sia consentito di vederlo e
di essere con lui per tutto il procedimento"
Israele: "Ahmadinejad
nuovo Hitler" Onu, approvata dichiarazione sui diritti umani
( da "Repubblica.it"
del 22-04-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: Obama. Il presidente degli Stati
Uniti Barack Obama ha criticato le affermazioni fatte ieri da Ahmadinejad su
Israele definendole "orrende e discutibili". Tuttavia, ha aggiunto,
gli Usa vogliono continuare a tenere un dialogo "diretto" con Teheran
con cui "tutte le opzioni restano sul tavolo".
medio oriente, i leader da
obama ( da "Repubblica,
La" del 22-04-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: Pagina 1 - Prima Pagina Sul
processo di pace incontri separati a giugno. Concluso il vertice Onu sul
razzismo, Israele si ferma per commemorare la Shoah Medio Oriente, i leader da
Obama Netanyahu, Abu Mazen e Mubarak invitati alla Casa Bianca SEGUE A PAGINA
la tela americana -
vittorio zucconi ( da "Repubblica,
La" del 22-04-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: Nixon, Carter e Clinton, e che Bush
aveva lasciato cadere per inseguire la chimera della «esportazione della
democrazia» fino al massacro di Gaza, sarà raccolto da Barack Obama prima che
lasci israeliani e palestinesi «soli di fronte all´abisso», come ha detto il
suo portavoce Gibbs. SEGUE A PAGINA 32
la camp david di obama
israeliani e palestinesi negli usa - alberto flores d'arcais
( da "Repubblica, La"
del 22-04-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: Esteri La Camp David di Obama
israeliani e palestinesi negli Usa L´annuncio Su Ahmadinejad: "Retorica
pericolosa ma vogliamo trattare" Netanyahu, Abu Mazen e il raìss egiziano
Mubarak in visite separate alla Casa Bianca Per il presidente Usa le
possibilità di porre fine al conflitto "esitono ancora" ALBERTO
FLORES D´ARCAIS dal nostro inviato NEW YORK -
netanyahu accetta senza
entusiasmo israele contraria alla tesi dei "due stati" - fabio scuto
( da "Repubblica, La"
del 22-04-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: Israele un prossimo invito alla
Casa Bianca per discutere con il presidente Barack Obama come rimettere sui
binari il processo di pace con i palestinesi. Stesso invito è stato rivolto
ieri al presidente palestinese Abu Mazen e al leader egiziano Hosni Mubarak.
Colloqui separati che il presidente americano vuole per avere una visione
diretta dei complessi problemi sul tavolo negoziale.
torture, vittoria liberal:
"sì alle incriminazioni"
( da "Repubblica, La"
del 22-04-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: Barack Obama ha lasciato aperto uno
spiraglio a condizione però che si tratti di un´iniziativa rigorosamente
«bipartisan» e che le eventuali indagini (di un procuratore speciale e del Congresso)
non siano «eccessivamente politicizzate». Obama, che nei giorni scorsi aveva
ripetuto (l´ultima volta lunedì nel suo incontro con gli agenti Cia nel
quartier generale di Langley)
la tela americana - (segue
dalla prima pagina) ( da "Repubblica,
La" del 22-04-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: Obama rimane fedele alle promesse
elettorali, all´impegno di tentare ogni dialogo ragionevole, prima di
arrendersi. è classico «obamismo», questo annuncio fatto quando ancora è forte
l´eco del discorso provocatorio di Ahmadinejad alla conferenza dell´Onu a
Ginevra, alla quale il presidente non ha voluto partecipare per non avallare l´
"sembro un garage ma
ce l'ho fatta" e la bruttina battè perfino obama - enrico franceschini
londra ( da "Repubblica,
La" del 22-04-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: Spettacoli "Sembro un garage
ma ce l´ho fatta" e la bruttina battè perfino Obama Record su YouTube per
la cantante inglese idolo del reality ENRICO FRANCESCHINI LONDRA dal nostro
corrispondente è nata una stella. Ma somiglia, è lei la prima ad ammetterlo, «a
un garage». Non è giovane: ha 47 anni e ne dimostra dieci di più.
santacroce: "una
risata seppellirà il razzismo" - dario sarnataro
( da "Repubblica, La"
del 22-04-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: mi ha sorpreso ad esempio lo
stupore del mondo per l´elezione di Obama come presidente degli Usa».
Santacroce, il cui cugino Alex Santos è l´unico giocatore di colore della
nazionale giapponese, è molto amico di Balotelli e suo compagno nella Nazionale
Under 21: lo scorso 31 marzo hanno giocato insieme 74´ l´amichevole con
l´Olanda e domenica lo accoglierà con affetto,
ahmadinejad, ritorno a
casa da eroe - vanna vannuccini ( da "Repubblica,
La" del 22-04-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: Dopo gli entusiasmi suscitati dal
messaggio di capodanno di Obama, e le speranze di uscire finalmente
dall´isolamento internazionale, gli iraniani da ieri sono tristi e arrabbiati,
dice Said Leylaz, economista riformatore. Contro il loro presidente e contro
l´Europa e i doppi standard impiegati nei confronti dell´Iran.
new york, alla sbarra il
pirata somalo la madre scrive a obama: "graziatelo"
( da "Repubblica, La"
del 22-04-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: alla sbarra il pirata somalo la
madre scrive a Obama: "Graziatelo" NEW YORK - Primo giorno in
tribunale per Abdul Kadhir Muse, il giovane pirata somalo e la prima persona
accusata di pirateria negli Stati Uniti da oltre un secolo. Il ragazzo è
l´unico sopravvissuto al blitz per salvare il capitano del mercantile americano
Maersk Alabama.
se la recessione fa bene
all'ambiente - federico rampini pechino
( da "Repubblica, La"
del 22-04-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: Resta la speranza che i
comportamenti delle grandi imprese cambino quando scatteranno gli incentivi
dell´Amministrazione Obama, e 150 miliardi di dollari del bilancio federale
irrigheranno il business delle fonti rinnovabili. La recessione da sola non ce
la può fare.
"Anche l'America ha
messo a segno parecchi colpi"
( da "Stampa, La" del
22-04-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: controffensiva di Obama Da cattivo
a buono NEW YORK Barack Obama ha dichiarato guerra ai pirati informatici appena
ha messo piede alla Casa Bianca. Kevin Poulsen, ex «black hat hacker» (ovvero
hacker cattivo), dopo un intenso passato da criminale della rete, la latitanza
e l'arresto da parte dell'Fbi si è convertito a nuova vita mettendo a frutto il
suo genio informatico per giuste cause.
Medio Oriente Obama invita
i leader e rilancia il dialogo ( da "Corriere
della Sera" del 22-04-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: Corriere della Sera sezione: Prima
Pagina data: 22/04/2009 - pag: 1 Israele, palestinesi, Egitto Medio Oriente
Obama invita i leader e rilancia il dialogo
Invito parodia con
Silvio-Sarkò ( da "Corriere
della Sera" del 22-04-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: 5 Amsterdam Invito parodia con
Silvio-Sarkò Fotomontaggio Niente più Obama e Putin a passeggio per Amsterdam
con la maglietta «baciami sono ubriaco». L'immagine, nata per pubblicizzare la
festa della Regina (il 30 aprile), è stata ritirata. Compariranno, invece, il
manifesto con Sarkozy e Berlusconi abbracciati e avvolti da un boa di piume.
Razzismo, intesa all'Onu
(in anticipo) ( da "Corriere
della Sera" del 22-04-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: Anche questa volta non potevamo
partecipare - ribadisce Barack Obama - Nel nuovo testo è stata incorporata una
conferenza che abbiamo criticato e che aveva prodotto conclusioni
contestabili». Il presidente americano attacca Ahmadinejad («parole spaventose »)
e lascia aperta la possibilità del dialogo diretto con Teheran («è quello che
cercheremo di ottenere»).
Vertice a Washington Obama
rilancia sul Medio Oriente ( da "Corriere
della Sera" del 22-04-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: incontro con il re giordano
Abdallah Vertice a Washington Obama rilancia sul Medio Oriente A giugno
invitati Abu Mazen,Mubarak e Netanyahu Il presidente americano: «Dobbiamo fare
un passo indietro dall'abisso, la prospettiva della pace esiste ancora» DAL
NOSTRO CORRISPONDENTE WASHINGTON Barack Obama sulle orme di Jimmy Carter e Bill
Clinton.
Rubati i segreti del jet
Usa Sospetti sugli hacker cinesi ( da "Corriere
della Sera" del 22-04-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: il problema è ora diventato
prioritario per la quella di Barack Obama, che pensa di creare in seno alla
Casa Bianca un ufficio per la sicurezza dei sistemi computerizzati (con
l'incarico di coordinare tutte le iniziative) e allo stesso un nuovo presidio
militare al Pentagono, che dovrebbe dedicarsi unicamente alla difesa dalle
intrusioni dei cibernauti.
Torture Cia, possibile
un'inchiesta ( da "Corriere
della Sera" del 22-04-2009)
Argomenti:
Obama
Abstract: pubblicazione dei quattro
memorandum sulle torture dei detenuti di Al Qaeda compiute dalla Cia, Barack
Obama lascia la porta aperta a possibili incriminazioni degli avvocati
dell'amministrazione Bush che consentirono gli abusi. Quei documenti
«riflettono il modo in cui l'America ha perso la sua statura morale», ha detto
Obama pronunciandosi a favore di un'inchiesta parlamentare bipartisan.
( da "Stampa, La" del
22-04-2009)
Argomenti: Obama
LA GRANDE CRISI
Finanza in rosso Il conto arriva a 4.100 miliardi Servono azioni forti:
«Ricapitalizzare nei casi in cui serve Negli altri, liquidare» SEGNALI
D'ALLARME Nazionalizzazioni «Non sono da escludere. Per restare in piedi alle
banche servono altri soldi» Il Fondo monetario avverte i Paesi europei
"Sugli interventi di sostegno siete in ritardo" [FIRMA]STEFANO LEPRI
ROMA I guai delle banche non sono affatto finiti. Negli Stati Uniti serviranno
ancora molti soldi per rimetterle in piedi. E nel farle emergere «l'Europa è
ancora piuttosto indietro rispetto agli Stati Uniti» dice lo spagnolo José
Viñals, da pochi giorni direttore del dipartimento finanziario del Fmi. Le
cifre sono spaventose. Dentro i 4.100 miliardi di dollari di perdite totali
(già trapelati nei giorni scorsi) 2.800 sono a carico delle banche, di cui solo
1.000 già emersi al momento. La restrizione del credito alle imprese rischia di
arrivare, nel momento peggiore, al 4%. Per impedirlo, alle banche degli Stati
Uniti serve nuovo capitale per ulteriori 275 miliardi di dollari, a quelle
britanniche per 125, 375 (ovvero 290 miliardi di euro) a quelle dell'area
dell'euro, 100 miliardi per il resto dell'Europa continentale. Chi ce lo
metterà? Se non si trovano soluzioni nel settore privato, «non sono da
escludere temporanee nazionalizzazioni» dice il Fondo monetario internazionale.
Ovviamente si dovrebbe dire subito entro quali tempi le banche ritorneranno al
settore privato. Si pensa subito agli Stati Uniti, dove l'opinione pubblica è
massicciamente ostile alle nazionalizzazioni e il Congresso non sembra disposto
a stanziare altro denaro. C'è chi suppone che all'amministrazione
Obama non dispiaccia sentir dare via libera a nazionalizzazioni
proprio dal Fmi, la cui fedeltà all'economia di mercato è indiscutibile; poiché
resta il rischio che non esista altra strada. I dirigenti del Fmi non sembrano
troppo impressionati dai profitti trimestrali evidenziati negli ultimi giorni
da alcune grandi banche americane. Non vi hanno trovato ragione di
modificare il Rapporto semestrale sulla stabilità finanziaria mondiale (Gsfr)
che hanno pubblicato ieri, e a cui lavoravano da settimane. Presentandolo,
ieri, Viñals e i suoi colleghi hanno lodato quanto si è fatto finora, ma hanno
anche chiesto nuove azioni, «forti, decise ed efficaci», tra cui
«ricapitalizzare le banche sottocapitalizzate» e «liquidare prontamente quelle
non più vitali». L'ostacolo è che l'opinione pubblica sta assumendo un
atteggiamento «scettico su quello che percepisce, in alcuni casi, come abuso
dei fondi dei contribuenti». Altri stanziamenti verrebbero recepiti come aiuti
ai banchieri. Sarebbe meglio chiarire che lo Stato prende qualcosa in cambio,
espellendo i vecchi proprietari e i vecchi gruppi dirigenti. Altrimenti si
rischia di non «allocare abbastanza risorse per risolvere il problema»; senza
saper interrompere la «spirale negativa» della paralisi finanziaria che
danneggia l'economia e della recessione economica che peggiora ancora lo stato
delle banche. Il ministro del Tesoro Usa Tim Geithner in serata ha replicato
che «la vasta maggioranza delle banche americane ha più capitale di quanto sia
necessario», risollevando la Borsa che in precedenza era stata intimorita dal
rapporto Fmi; e ha aggiunto che i fondi già stanziati sono sufficienti. Il
timore del Fondo monetario è che la recessione sia lunga e la ripresa lenta.
Oggi usciranno ufficialmente le sue cifre delle previsioni economiche: si parla
di -1,5% per il prodotto lordo mondiale, circa -4% per l'Italia. Nel rapporto
di ieri già si legge che il debito italiano nel 2010 salirà al 121% del
prodotto lordo, quello giapponese addirittura al 227%. Nella conferenza stampa
di ieri Viñals ha invece escluso che si prospetti un nuovo peggioramento della
situazione nell'Europa centro-orientale (una affrettata lettura del rapporto
aveva fatto circolare timori): «Dopo i recenti interventi dei governi e delle
banche centrali, la situazione là è migliorata».
( da "Stampa, La" del
22-04-2009)
Argomenti: Obama
IL RAPPORTO FMI
TEMPESTA FINANZIARIA IN CINA Intervista Jena jena@lastampa.it Roger Kubarych
"L'Italia? Ha problemi vecchi Potrà risolverli solo a fine crisi" «È
un monito all'Ue e alla Cina: fa paura ma è molto vero» "L'Europa segua
subito Obama" «Chi s'illude che sia finita
farebbe bene a essere più prudente» «Il crollo globale farebbe danni
giganteschi ha bisogno di crescere» MAURIZIO MOLINARI Ex capo economista Nyse
Eppur CORRISPONDENTE DA NEW YORK È un monito all'Unione Europea e alla Cina».
E' questa la lettura che Roger Kubarych, capo economista della Borsa di New
York durante la crisi finanziaria del 1987 e oggi analista del «Council on
Foreign Relations» di New York, dà del rapporto del Fondo monetario
internazionale secondo cui «la crisi del credito è serio ed è destinata a
durare nel tempo». Di che tipo di monito si tratta? «Il Fondo monetario agisce
sulla base dei risultati del recente summit del G20 a Londra, dove gran parte
del mondo, a cominciare dai Paesi europei e dai cinesi, si è rifiutato di
varare gli stimoli economici suggeriti con forza dal
presidente degli Stati Uniti Barack Obama. Il rapporto
avverte questi Paesi che non c'è più tempo da perdere, devono varare gli
stimoli economici al più presto per evitare il peggio sui mercati mondiali». Ma
allora perché pochi giorni fa il presidente Obama aveva
parlato di «segnali di speranza» sulla ripresa dell'economia, non è una
contraddizione? «Non proprio. I segnali di speranza ci sono sui mercati
ma il punto è che sono fondati sulla proposta americana, condivisa dai
britannici, di varare un consistente stimolo globale all'economia. Per avverare
la speranza l'Europa dovrebbe seguire Barack Obama,
cosa che invece non sta facendo. La speranza non è un concetto vago che si
materializza per improvvisi motivi ma uno scenario concreto che si basa su
piani solidi, come nel caso dello stimolo varato dall'amministrazione
americana». Leggendo il rapporto del Fmi che opinione ne ha tratto? «Fa paura,
ma è molto vero». Dunque il costo per le economie dei Paesi più avanzati si
aggira attorno a quattro trilioni di dollari? «Almeno. Chi si illude che la
tempesta finanziaria sia finita, che il peggio sia oramai alle spalle farebbe
bene ad essere molto prudente. Non è il momento di farsi facili illusioni. La
crisi sarà superata solo quando, molto lentamente, si innescherà un altro ciclo
positivo dell'economia, a cominciare dall'acquisto di immobili venduti sul
mercato al loro prezzo reale. Non siamo ancora a questo punto. Restiamo nel bel
mezzo della crisi del credito. Sono numerose le banche, non solo americane, che
restano pesantemente esposte, in situazione di rischio. I segnali che vediamo
sono delle avvisaglie di quanto di positivo potrebbe avvenire nel medio termine
se ci dimostreremo capaci di fare le scelte giuste, senza aspettare». Dunque
lei sta dicendo che il Fmi preme per favorire la strategia di Barack Obama... «Esatto». Perchè? «Per il semplice motivo che il
Fmi ha fatto i suoi studi ed approfondimenti ed è arrivato alla conclusione che
solo la somma di ingenti stimoli nazionali può evitare che la recessione si
trasformi in depressione. Più le economie sono ricche, più grande deve essere
lo stimolo affinché la crescita possa ripartire. I governo di molti Paesi
europei continuano invece a ragionare in ottiche ristrette, perdono d'occhio la
dimensione globale dell'attuale crisi». E la Cina? «Da un crollo globale la
Cina potrebbe rimetterci più di altri in ragione del sostenuto ritmo di
crescita di cui ha bisogno per rispondere all'annuale richiesta di posti di
lavoro sul mercato interno. La Cina ha le risorse per varare importanti stimoli
economici ma al momento esita». Ritiene che europei e cinesi potranno rivedere
il rifiuto dato a Londra allo stimolo globale dopo la pubblicazione di questo
rapporto? «Lo spero davvero. Non ci sono molte alternative. Il presidente Obama e il Fmi ci stanno dicendo quale è la strada per
uscire da un tunnel dentro il quale potrebbe ancora avvenire di tutto».
Riguardo all'Italia il documento del Fmi prevede che nel 2010 il rapporto fra
debito pubblico e pil arriverà al 121 per cento con un incremento di 15 punti
rispetto al 2008. Quali sono le opzioni che ha il governo italiano di fronte a
tali cifre? «Non molte. L'Italia ha problemi vecchi che continua a non
risolvere. Quando c'è una crisi in corso non si può fare molto per risolverli.
Il momento in cui bisogna rimboccarsi le maniche arriva quando la crisi
finisce. Se e quando finirà l'Italia dovrà farsi trovare a quell'appuntamento
con una ricetta pronta per sanare ritardi noti». «Fischia il vento infuria la
bufera scarpe rotte eppur bisogna andar...». Silvio fa le prove.
( da "Stampa, La" del
22-04-2009)
Argomenti: Obama
Sorridente,
ammanettato e con la ferita sulla mano destra coperta da una vistosa fascia
bianca, il somalo Abdul Wali-i-Musi è entrato nella sede del tribunale di
Manhattan diventando il primo pirata ad essere processato a New York negli
ultimi 146 anni. Il capitano Thomas Baker del vascello «Savannah» e il suo
equipaggio comparvero il 23 ottobre 1861 di fronte alla stessa corte
distrettuale dopo essere stati catturati in maniera simile al somalo:
attaccarono una nave pensando fosse facile preda ma poichè era un'unità dell'Us
Navy ebbero la peggio. Abdul Wali-i-Musi è stato catturato perché con i tre
compagni ha fallito l'assalto alla Maersk Alabama grazie alla rivolta
dell'equipaggio del capitano Richard Phillips e sono stati poi messi fuori
combattimento dai cecchini dei Navy Seals saliti a bordo della Uss Bainbridge.
Se Abdul è l'unico sopravvissuto lo deve alla ferita alla mano: fu un marinaio
dell'Alabama a causargliela e lui, sanguinante, si arrese alla Uss Bainbridge
prima che i cecchini eliminassero gli altri pirati. Questi episodi saranno al
centro del processo che potrebbe terminare con l'ergastolo di Abdul a causa del
reato di «pirateria». Per evitare tale sorte il pirata si affida a due
avvocati. Il primo è la mamma, Adar Abdirahman Hassan, che si è fatta viva da
Galkayo, in Somalia, consegnando all'Ap un messaggio «per
il presidente Obama»: «Mi appello affinché perdoni il mio ragazzo, lo rilasci, mi
consenta di vederlo e di essere con lui al processo». Emozioni a parte,
parlando di «ragazzo» la madre pone un pilastro della difesa perchè se il
pirata fosse minorenne potrebbe avere sconti di pena inaccessibili per chi ha
18 anni. Riguardo al fatto di essere un pirata il padre Abdiqadir Muse
fa capire che sarebbe un frutto della povertà perché «la nostra famiglia è
senza un centesimo» e «lui è stato ingannato da chi prometteva denaro». L'altro
avvocato è un legale vero: Richard Kuby, arruolato dalle associazioni di
immigrati somali. Da un lato si prepara a rispolverare il processo alla
«Savannah» perché uno dei membri dell'equipaggio fu assolto in quanto
riconosciuto «partecipante non volontario alla pirateria» e lo stesso sarebbe
vero per Abdul, e dall'altro punta a rovesciare il dibattimento contro la Us
Navy. Questa è la sua tesi: «Wali-i-Musi è salito sulla Uss Bainbridge protetto
dalla bandiera bianca, non avrebbe dovuto essere arrestato, facendolo hanno
violato i suoi diritti». La parola ora passa al giudice. Il giovane pirata
intanto se la ride, forse convinto che tanta pubblicità, in qualche maniera,
finirà per giovargli. Nel Golfo di Aden intanto altre due navi sono state
catturate dai pirati e il Segretario di Stato Hillary Clinton chiede alle unità
della Nato che operano in quelle acque di «non rilasciare i gangster arrestati»
come fatto da un'unità olandese alcuni giorni fa in ragione di quella che l'Aja
ha chiamato «assenza di giurisdizione». Il processo di New York serve proprio
per poter sanare questa lacuna giuridica.
( da "Stampa, La" del
22-04-2009)
Argomenti: Obama
Personaggio
Non capitava da 150 anni Rischia l'ergastolo Un bucaniere a Manhattan Sbarca il
somalo preso nell'Oceano Indiano, la madre a Obama: è solo un
ragazzo MAURIZIO MOLINARI CORRISPONDENTE DA NEW YORK
( da "Repubblica.it"
del 22-04-2009)
Argomenti: Obama
NEW YORK - E' stato
incriminato formalmente in un tribunale di New York per pirateria e complotto
per catturare ostaggi Abdul Kadhir Muse, il giovane pirata somalo diventato la
prima persona sotto processo per pirateria negli Stati Uniti da oltre un
secolo. Il ragazzo, arrivato ieri su un volo militare a New York, rischia
adesso il carcere a vita. L'udienza preliminare ha stabilito anche che può
essere processato come un adulto perché ha più di 18 anni. Muse - che nei
documenti del tribunale è identificato come Abduhl Wali-i-Musi - è l'unico
sopravvissuto al blitz effettuato dalla Marina militare Usa per salvare il
capitano del mercantile americano Maersk Alabama, preso in ostaggio su una
scialuppa dai sequestratori dopo che l'equipaggio era riuscito a riprendere
possesso della nave assaltata l'8 aprile scorso. Le accuse formali contro Muse
sono state in dubbio fino all'ultimo momento. "Non succedeva da oltre
cent'anni negli Stati Uniti", ha detto Michael Passman, un avvocato di Chicago
che ha studiato diritto in relazione ai pirati da quando frequentava la
Brooklyn Law School. L'ultimo processo per pirateria negli Stati Uniti risale
al 1861 quando un gruppo di marinai del mercantile confederato Savannah
finirono alla sbarra a New York. Stavolta nei confronti di Muse sono state
usate due leggi federali poco note sulla pirateria e la presa di ostaggi:
"Quest'uomo si è arreso portando bandiera bianca e con l'intenzione di
negoziare. E' stato catturato. Il suo arresto - ha detto Ron Kuby, un avvocato
specializzato in diritti civili - potrebbe non essere legale". Kuby sta
cercando di mettere assieme una squadra di avvocati per la difesa del giovane:
a suo giudizio il caso induce a chiedersi se gli Stati Uniti hanno violato i
principi della tregua in tempi di guerra in mare aperto. OAS_RICH('Middle');
Intanto dalla città di Galkayo in Somalia, la madre del giovane pirata, Adar
Abdirarman Hassan, ha scritto al presidente Usa Barack Obama chiedendo la grazia per suo figlio e sostenendo, come ha fatto
anche il padre con la Voice of America, che ha solo 16 anni, due in meno di
quello che pensano gli investigatori: "Chiedo a Obama di perdonare
il mio ragazzo. Che sia rilasciato, ma se deve essere processato mi sia
consentito di vederlo e di essere con lui per tutto il procedimento".
Il caso Buccaneer. E' ancora coperta da stretto riserbo la vicenda del
rimorchiatore italiano Buccaneer, sequestrato l'11 aprile e ora tenuto in rada
sotto il controllo delle autorità dell'autoproclamato stato autonomo del Puntland,
che accusano l'equipaggio di trasportare rifiuti tossici con l'intenzione di
sversarli in acque somale. "Abbiamo indicazioni chiare dall'armatore che
la nave viaggiasse vuota, senza alcun tipo di carico, tanto meno di materiale
tossico", ha affermato il ministro degli Esteri italiano Franco Frattini.
"Vogliamo capire dal governo somalo e da quello locale - perché la regione
del Puntland è autonoma - quali siano gli elementi di prova in loro
possesso". Per Frattini, il fatto che le autorità locali abbiano
sottolineato che non si sia trattato di un atto di pirateria, "dà un
segnale di rassicurazione perché consente di chiarire tutto". "Siamo
convinti", ha ribadito il ministro, "di poter chiarire ciò che
l'armatore ci ha detto ma vogliamo conoscere gli elementi in possesso delle
autorità somale". "Sono in corso contatti", ha concluso
Frattini, "manteniamo il riserbo". (21 aprile 2009
( da "Repubblica.it"
del 22-04-2009)
Argomenti: Obama
GINEVRA - "Il
mondo ha visto ieri il ritorno di Adolf Hitler, che questa volta ha la barba e
si esprime in Farsi". Gerusalemme non abbassa il tono delle polemiche dopo
le frasi contro Israele pronunciate dal presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad
alla conferenza Onu sul razzismo (Durban 2) in corso a Ginevra. Le parole del
leader di Teheran hanno suscitato durissime reazioni da parte del Vaticano,
dell'Unione europea, della Casa Bianca che tuttavia annuncia che il dialogo con
l'Iran va avanti. Il forum delle Nazioni Unite prosegue quindi tra le polemiche
e nel pomeriggio ha approvato la dichiarazione finale. Obama. Il
presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha criticato
le affermazioni fatte ieri da Ahmadinejad su Israele definendole "orrende
e discutibili". Tuttavia, ha aggiunto, gli Usa vogliono continuare a
tenere un dialogo "diretto" con Teheran con cui "tutte le
opzioni restano sul tavolo". La dichiarazione finale. Nel
pomeriggio la conferenza di Ginevra ha approvato per acclamazione la
dichiarazione finale, con tre giorni d'anticipo rispetto al calendario del
forum che proseguirà fino a venerdì. ''Signore e signori, avete preso una
decisione importante adottando il documento'', ha dichiarato il presidente
della conferenza, Amos Wako, definendo il testo un ''risultato storico''. Il
testo finale è stato al centro di un braccio di ferro tra il gruppo dei Paesi
musulmani e i Paesi occidentali, a causa delle divergenze sulla questione
medio-orientale e la diffamazione delle religioni. Come chiedevano gli occidentali,
il testo adottato non menziona Israele né il concetto di diffamazione delle
religioni. Il paragrafo sull'Olocausto è stato invece mantenuto malgrado le
richieste dell'Iran. OAS_RICH('Middle'); L'Unione europea. A Ginevra c'erano
anche i rappresentanti di 23 Paesi dell'Unione europea (gli altri, tra i quali
l'Italia, hanno boicottato la conferenza e ora Berlusconi dice: "Avevamo
previsto tutto"). Ieri durante l'intervento di Ahmadinejad sono usciti in
segno di protesta ma non hanno abbandonato i lavori. E oggi hanno adottato il
documento finale. "E' stata tutt'altro che una sconfitta, piuttosto è
stato l'inizio di un successo", dice il ministro degli esteri francese,
Bernard Kouchner spiegando che la scelta di non boicottare la conferenza è
stata compiuta in apprezzamento delle frasi contenute nella dichiarazione
finale. Nel testo "figura tutto quello che desideriamo, tutto quello che i
paesi occidentali vogliono", aggiunge Kouchner, citando l'antisemitismo,
la discriminazione delle persone, la libertà d'espressione. "Si parla del
genocidio, dell'olocausto, dei diritti delle donne, della tratta degli esseri
umani, degli ammalati di Aids e delle persone handicappate", sottolinea.
Il Vaticano. La Santa Sede, afferma una nota diffusa dalla sala stampa, "deplora
l'utilizzazione del forum dell'Onu sul razzismo per assumere posizioni
politiche, estremiste e offensive, contro qualsiasi Stato". Un tale
atteggiamento, spiega la nota, "non contribuisce al dialogo e provoca una
conflittualità inaccettabile". Rimane però la posizione del Vaticano, che
ha deciso di non partecipare alla protesta e di lasciare il suo rappresentante
nella sala durante il discorso di Ahmadinejad. Al termine della conferenza,
l'osservatore della Santa Sede all'Onu, monsignor Silvano Tomasi, parla della
dichiarazione finale come di un testo "non perfetto" ma che comunque
"rispetta i punti sostanziali dei diritti umani, apre la strada a
continuare a negoziare in futuro su alcuni temi che, per la prima volta, sono
stati accettati universalmente''. Per il Vaticano sono stati quindi fatti dei
passi avanti. L'abbandono della sala di numerosi delegati ieri durante il
discorso di Ahmadinejad Il giorno della Shoah. Il suono delle sirene ha fermato
per due minuti gli israeliani alle nove di mattina, ora locale, in ricordo dei
sei milioni di ebrei sterminati dai nazisti durante la Seconda Guerra mondiale.
Nel Paese è ancora forte lo sdegno causato dalle dichiarazioni del presidente
iraniano. "Il mondo ha visto ieri il ritorno di Adolf Hitler, che questa
volta ha la barba e si esprime in Farsi": ha affermato il presidente della
Knesset (parlamento) Reuven Rivlin, un dirigente del Likud, durante una
cerimonia. "Le sue parole sono le stesse, le aspirazioni sono le stesse,
la determinazione di dotarsi dei mezzi per realizzarle è la stessa
determinazione minacciosa". Rivlin ha anche biasimato la Svizzera per
l'accoglienza riservata ad Ahmadinejad "nel nome della neutralità ".
Il presidente Shimon Peres ha ringraziato i Paesi che hanno deciso di
boicottare la conferenza: "Le camere a gas sono sparite, ma i veleni
rimangono". Il ritorno di Ahmadinejad. Al suo ritorno a Teheran
Ahmadinejad ha avuto un'accoglienza da eroe. Al presidente sono stati offerti
fiori e una folla di studenti militanti fondamentalisti ha gridato
ripetutamente lo slogan "Morte all'America". "Prenderò parte a
tutte le conferenze internazionali - ha affermato Ahmadinejad - nonostante il
volere dell'Occidente". Il leader iraniano, si è appreso oggi, ha
rinunciato a pronunciare una frase che definiva l'Olocausto, "questione
ambigua e dubbia", contenuta nella versione in inglese e scritta del
discorso. Nel suo intervento, in farsi, Ahmadinejad ha parlato "dell'abuso
della questione dell'Olocausto. (21 aprile 2009
( da "Repubblica, La"
del 22-04-2009)
Argomenti: Obama
Pagina
1 - Prima Pagina Sul processo di pace incontri separati a giugno. Concluso il
vertice Onu sul razzismo, Israele si ferma per commemorare la Shoah Medio
Oriente, i leader da Obama Netanyahu, Abu
Mazen e Mubarak invitati alla Casa Bianca SEGUE A PAGINA 2
( da "Repubblica, La"
del 22-04-2009)
Argomenti: Obama
Pagina 1 - Prima
Pagina LA TELA AMERICANA VITTORIO ZUCCONI Il filo di speranza che tre
Presidenti avevano tentato di tessere, Nixon, Carter e
Clinton, e che Bush aveva lasciato cadere per inseguire la chimera della
«esportazione della democrazia» fino al massacro di Gaza, sarà raccolto da
Barack Obama prima che lasci israeliani e palestinesi «soli di fronte
all´abisso», come ha detto il suo portavoce Gibbs. SEGUE A PAGINA 32
( da "Repubblica, La"
del 22-04-2009)
Argomenti: Obama
Pagina 2 - Esteri La Camp David di Obama israeliani e
palestinesi negli Usa L´annuncio Su Ahmadinejad: "Retorica pericolosa ma
vogliamo trattare" Netanyahu, Abu Mazen e il raìss egiziano Mubarak in
visite separate alla Casa Bianca Per il presidente Usa le possibilità di porre
fine al conflitto "esitono ancora" ALBERTO FLORES D´ARCAIS dal nostro
inviato NEW YORK - Irritato dalle dichiarazioni di Ahmadinejad contro
Israele e dalle critiche di chi (in America) gli rimprovera un atteggiamento
poco propositivo sul processo di pace in Medio Oriente, Obama
abbandona la politica dei piccoli passi e decide di imprimere una svolta. Così
convoca a Washington, per fine maggio-inizio giugno, il premier israeliano
Benjamin Netanyahu, il leader palestinese Abu Mazen e il presidente egiziano
Hosni Mubarak. Sulla carta non sarà un vertice comune, ma una serie di incontri
bilaterali per rilanciare un dialogo che ha segnato il passo con l´arrivo al
potere di Netanyahu (e le dichiarazioni del suo ministro degli esteri
Lieberman) nella speranza di vedere «nei prossimi mesi dei gesti di buona
volontà da tutte le parti in causa». Per il presidente Usa le possibilità di
porre fine al conflitto tra Israele e palestinesi «continuano ad esistere»,
nonostante lo scetticismo crescente nella regione e la pace sarà possibile solo
con la creazione di uno Stato palestinese. L´incontro con Benjamin Netanyahu
non sarà dei più facili. Al momento il nuovo premier di Gerusalemme scarta
l´ipotesi «due Stati» - a meno che i palestinesi non accettino la definzione di
Israele come «Stato ebraico», cosa già respinta da Abu Mazen - e si é detto
pronto a parlare di pace con i palestinesi sulla base di un piano che abbia al
centro il loro sviluppo economico. Obama non ha
voltuto entrare nei dettagli sui gesti di «buona volontà» richiesti dalla Casa
Bianca («non ho intenzione di dire più precisamente quali debbano essere, ma
penso che tutte le parti coinvolte sappiano benissimo quali misure debbano
prendere») ma é chiaro - era del resto anche la politica di Bush - che a
Netanyahu chiederà di accettare i due Stati. Pur riconoscendo che il governo
israeliano é da troppo poco tempo in carica per esigere subito «misure
concrete». E possibile che Obama incontri il premier
israeliano da solo con un certo anticipo rispetto agli altri (c´é un ipotesi
che arrivi a Washington nella prima metà di maggio) per evitare di creare
frizioni con il paese che é storicamente un alleato insostituibile per la
politica estera americana. «Sfortunatamente in questo momento quello che
vediamo, in Israele ma anche nei territori palestinesi e negli altri Stati
arabi, é un profondo scetticismo sulle possibilità di un qualsiasi progresso»,
ha spiegato Obama confermando perÓ la linea - chiave
della sua politica in Medio Oriente: «Sono un acceso sostenitore della
soluzione due Stati. L´ho dteto pubblicamente, lo dirÓ nuovamente in privato».
E con un accenno polemico ha aggiunto, «ritengo che molti israeliani siano
d´accordo con questa soluzione». Ad annunciare gli incontri della prima
settimana di giugno é stato il portavoce della Casa Bianca Robert Gibbs.
Precisando che «con ciascuno di loro» il presidente discuterà come gli Stati
Uniti possono «rafforzare la nostra partnership, così come le iniziative che le
parti dovranno adottare per raggiungere la pace tra Israele ed i palestinesi e tra
Israele ed i paesi arabi». Un modo per tentare di mettere fuori gioco l´Iran di
Ahmadinejad e il suo alleato Hamas (che non é stato invitato ai colloqui in
quanto organizzazione terroristica). Le frasi usate dal presidente iraniano a
Ginevra, hanno provocato la dura reazione della Casa Bianca. «Sono incredibili
e false», ha detto Obama e hanno solo l´effetto di
«danneggiare ulteriormente» il ruolo dell´Iran non soltanto «per la possibilità
di relazioni Usa-Iran, ma credo anche perché indeboliscono la posizione
iraniana di fronte a tutta la comunità internazionale. Purtroppo la retorica
non è una novità, ed é questo genere di retorica che dobbiamo aspettarci dal
presidente Ahmadinejad».
( da "Repubblica, La"
del 22-04-2009)
Argomenti: Obama
Pagina 3 - Esteri
Netanyahu accetta senza entusiasmo Israele contraria alla tesi dei "due
Stati" Emozione nel giorno della Shoah. "L´Iran come la Germania
nazista" "Abbiamo visto il ritorno di Hitler, solo che questa volta
ha la barba e parla in farsi" Ieri, al suono della sirena, gli israeliani
hanno celebrato le vittime dell´Olocausto FABIO SCUTO DAL NOSTRO INVIATO
GERUSALEMME - Benyamin Netanyahu se l´aspettava. Da due settimane il
Dipartimento di Stato, e più discretamente il console americano a Gerusalemme,
aveva anticipato al primo ministro d´Israele un prossimo
invito alla Casa Bianca per discutere con il presidente Barack Obama come rimettere sui binari il processo di pace con i palestinesi.
Stesso invito è stato rivolto ieri al presidente palestinese Abu Mazen e al
leader egiziano Hosni Mubarak. Colloqui separati che il presidente americano
vuole per avere una visione diretta dei complessi problemi sul tavolo
negoziale. Una sorta di «Camp David» a compartimenti stagni ma
propedeutica forse a una trattativa su binari paralleli da mettere in campo
nella seconda parte dell´anno. Del resto Obama ha
definito la risoluzione del conflitto israelo-palestinese come una delle massime
priorità della sua amministrazione. Il presidente americano non ha mai fatto
mistero della sua convinzione che la soluzione risieda «nei due Stati», con la
nascita a fianco di Israele della Palestina, con un solido accordo di pace di
cui gli Stati Uniti si farebbero garanti. L´invito di ieri alla Casa Bianca è
stato ancor più esplicito, fatto davanti alle tv di tutto il mondo, dopo un
lungo incontro con re Abdallah di Giordania, un altro elemento chiave della
complessa trattativa mediorientale e da sempre fedele alleato degli
statunitensi. A Gerusalemme la notizia dell´invito è arrivata a serata ormai
avanzata, ma tv e siti web hanno registrato con interesse e dato in evidenza
l´accelerazione che gli Stati Uniti vogliono dare a questo avvio di trattativa.
Ma le posizioni sono distanti, specie con il nuovo governo di
centro-destra-sinistra guidato dal leader del Likud. Gli Stati Uniti non
condividono la formula già espressa da Netanyahu per una «pace economica» con i
palestinesi, una formula cioè che punta essenzialmente a favorire lo sviluppo
economico dei Territori occupati, ritenuto una condizione essenziale per la
nascita di solide istituzioni politiche. Ecco spiegata la «tiepida» accoglienza
del governo israeliano riservata all´invito a Washington. Bibi Netanyahu e il
suo ministro degli Esteri Avigdor Lieberman non vogliono sentir parlare di «due
Stati». Ma nonostante queste premesse - stando ad alcune indiscrezioni comparse
sulla stampa israeliana - l´amministrazione Obama sta
mettendo a punto un ambizioso piano che prevede lo svolgimento di trattative di
pace parallele tra israeliani e siriani e israeliani e palestinesi. Il piano si
basa sull´iniziativa di pace araba, e mira a una normalizzazione dei rapporti
tra Israele e i suoi vicini arabi, in cambio del ritiro israeliano dai
territori occupati e della nascita di uno Stato palestinese. Gli Usa potrebbero
richiedere anche una smilitarizzazione dei territori lasciati da Israele, che
potrebbero poi essere posti per alcuni anni sotto il controllo di una forza
multinazionale. Sono giorni carichi di emozione in Israele. Ieri mattina a capo
chino, immobili per due minuti all´ululato delle sirene, gli israeliani hanno
sospeso le loro attività per rendere omaggio ai sei milioni di ebrei trucidati
dai nazisti nella Seconda guerra mondiale. Come ogni anno nel 27esimo giorno
del mese ebraico di Nissan i dirigenti del Paese si sono presentati nei
luoghi-simbolo dello Stato: la Knesset, dove hanno rievocato i parenti
sterminati nei lager, e il museo dell´Olocausto. Messaggi e discorsi quest´anno
sono stati tutti centrati sulla Conferenza «Durban-2» e sull´incendiario
intervento di Ahmadinejad. Per il suo odio viscerale verso Israele, ha detto il
capo dello Stato Shimon Peres, ricorda da vicino Adolf Hitler e Josip Stalin.
«Ieri abbiamo visto il ritorno di Hitler, solo che questa volta ha la barba e
si esprime in Farsi», ha commentato amaramente il presidente della Knesset
Reuven Rivlin.
( da "Repubblica, La"
del 22-04-2009)
Argomenti: Obama
Pagina 3 - Esteri Ma
solo nei confronti dei legali che le hanno avallate. Cheney: "America meno
sicura" Torture, vittoria liberal: "Sì alle incriminazioni" DAL
NOSTRO INVIATO NEW YORK - Gli avvocati dell´amministrazione Bush che hanno dato
il via libera alle «tecniche brutali» di interrogatorio usate dagli agenti
della Cia contro i terroristi di Al Qaeda catturati dagli Usa, potrebbero
rischiare l´incriminazione. Sotto la pressione dell´ala liberal del partito,
delle organizzazioni per i diritti umani e dei blog di sinistra, Barack Obama ha lasciato aperto uno spiraglio a condizione però che si tratti
di un´iniziativa rigorosamente «bipartisan» e che le eventuali indagini (di un
procuratore speciale e del Congresso) non siano «eccessivamente politicizzate».
Obama, che nei giorni scorsi aveva ripetuto (l´ultima volta lunedì nel
suo incontro con gli agenti Cia nel quartier generale di Langley) che
«occorre guardare avanti e mettersi il passato alle spalle» dice adesso che i
quattro memo sull´Intelligence «riflettono il modo in cui l´America ha perso la
sua statura morale». Ha precisato che lui «non sta suggerendo» la creazione di
una commisisone d´indagine ma rispondendo a una domanda dei giornalisti nello
Studio Ovale della Casa Bianca ha detto che l´ipotesi è possibile «se e quando
ci sarà la necessità di un approfondimento». Confermata in toto invece
l´amnistia per gli agenti responsabili delle «tecniche» di tortura. Hanno agito
«in buona fede» obbedendo agli ordini della Casa Bianca (di Bush) e non
finiranno mai sotto processo. Tanto basta perché i liberal esultino (in prima
fila il presidente della commissione Intelligence, senatrice Dianne Feinstein)
e i conservatori ripartano all´attacco dopo una decisione (quella di pubblicare
i memo) che, dicono, renderà «l´America meno sicura». Capofila della
contestazione l´ex vice - presidente Cheney secondo cui il presidente - se
proprio doveva render pubblici i memorandum - avrebbe dovuto rendere noti anche
i documenti che elencavano i fatti positivi, ovvero «le informazioni ottenute
con questi metodi», che hanno salvato «molte vite» americane. Accuse cui il
presidente ha replicato: «Non sono un ingenuo: vado a letto tutte le sere
preoccupandomi della sicurezza dell´America». Dopo la cauta apertura di Obama spetterà adesso al ministro della Giustizia Eric
Holder decidere se aprire azioni legali contro gli avvocati della Casa Bianca
responsabili. Sotto accusa potrebbero finire Jay Bybee, Steven Bradbury e John
Yoo, coloro cioè che hanno firmato i quattro memo. (a. f. d´a.)
( da "Repubblica, La"
del 22-04-2009)
Argomenti: Obama
Pagina 32 - Commenti
LA TELA AMERICANA (SEGUE DALLA PRIMA PAGINA) La fatica di tessitori della
ragione ricomincia, senza illusioni, ma senza cinismi ideologici. Il nuovo
primo ministro israeliano Netanyahu, il presidente egiziano Mubarak e il
presidente di mezzo territorio palestinese, Abbas, saranno invitati a
Washington in maggio, per sondarli, senza la coreografia forzosa del vertice a
oltranza che Clinton tentò invano con Yasser Arafat e l´allora premier
israeliano Ehud Barak nel 2000. Ancora una volta, Obama rimane
fedele alle promesse elettorali, all´impegno di tentare ogni dialogo
ragionevole, prima di arrendersi. è classico «obamismo», questo annuncio fatto
quando ancora è forte l´eco del discorso provocatorio di Ahmadinejad alla
conferenza dell´Onu a Ginevra, alla quale il presidente non ha voluto
partecipare per non avallare l´antisemitismo di Teheran. Mentre rende
omaggio allo sdegno israeliano per quell´operazione di propaganda, Obama si affretta a ricordare, agli israeliani per primi,
che neppure le farneticazioni di Ahmadinejad possono far ignorare la catastrofe
del popolo palestinese. Se la conferenza di Ginevra ha fornito la motivazione
immediata, la decisione di convocare a Washington, per ora uno alla volta,
Egitto, Israele e Autorità Palestinese ha due spiegazioni più profonde. La
prima è la sensazione che la pur striminzita vittoria della destra israeliana e
l´assunzione al governo dell´estremista antipalestinese Lieberman distruggano,
insieme con il controllo di Hamas su Gaza, ogni ipotesi di pace equa e giusta.
La seconda è la riaffermazione che nessuna strada è praticabile, nessuna pace
ipotizzabile, senza l´intervento politico diretto e forte degli Stati Uniti,
nel ruolo classico dell´«honest broker», dell´onesto mediatore. Era quel ruolo
che prima Kissinger con la Siria, poi Carter, autore della pace fra Sadat e
Begin nel 1978 e infine Clinton, nell´affannosa e controproducente maratona di
Camp David nel 2000 avevano interpretato e che la mostruosità dell´11 settembre
e poi la illusione bushista di poter aggirare il nodo rimuovendo Saddam Hussein
e dichiarando «guerra al terrore», avevano troncato. Contrariamente a Bush, Obama mantiene ancora intatto il proprio prestigio e quella
sensazione di aria nuova che ora cerca di giocare anche sul tavolo diplomatico
più difficile, puntando sul credito che anche i governi ostili gli hanno
aperto. Il filo è sottilissimo, ma la risposta stizzita e sprezzante del vero
ideologo di al Qaeda, Zawahiri, che ha licenziato Obama
come «niente di nuovo» segnala qualche inquietudine per le azioni del presidente
«Barack Hussein». E tutto quello che innervosisce al Qaeda è una buona notizia
per il resto del mondo, arabi, palestinesi e musulmani per primi.
( da "Repubblica, La"
del 22-04-2009)
Argomenti: Obama
Pagina 47 - Spettacoli "Sembro un garage ma ce l´ho fatta" e la
bruttina battè perfino Obama Record su YouTube per la cantante inglese idolo del reality
ENRICO FRANCESCHINI LONDRA dal nostro corrispondente è nata una stella. Ma
somiglia, è lei la prima ad ammetterlo, «a un garage». Non è giovane: ha 47
anni e ne dimostra dieci di più. Non è magra: «Sono grassottella e mi
vado bene così», dice. E certamente non è bella: confessa di non avere mai
avuto un boyfriend, né mai baciato un uomo. Eppure Susan Boyle ha più fan di
ogni altro personaggio al mondo: in appena una settimana oltre 100 milioni di
persone hanno guardato su YouTube e su altri siti il video di lei che canta I
dreamed a dream, il brano dal musical Les miserables, durante "Britain got
talent", un reality show britannico simile all´appena concluso "X-Factor"
italiano. Nubile, bruttina e imbranata, Susan suscitava risolini di scherno tra
giurati e spettatori quando è salita sul palcoscenico, ma appena ha cominciato
a cantare è accaduto un miracolo, la sua voce ha conquistato tutti e in breve
tempo è diventata un fenomeno su Internet, polverizzando ogni record
precedente: nessun video era mai stato visto da tanta gente in così poco tempo.
«è cinque volte più popolare di Barack Obama»,
scrivono i tabloid londinesi, facendo il confronto con i 18 milioni di persone
che hanno guardato la cerimonia di inaugurazione del primo presidente nero
della storia. Chiunque può fare la prova, digitando il suo nome su Google e
guardando i tre minuti della sua interpretazione: all´inizio si è tentati di
sghignazzare, alla fine è impossibile non avere le lacrime agli occhi. «è una
parabola del nostro tempo», scrive il quotidiano Guardian, ma cosa vuol dire?
Qualcuno afferma che si tratta semplicemente di una voce straordinaria. Altri
sostengono che è la vecchia favola del brutto anattrocolo, della rana
trasformata in principe (o principessa), ovvero che sarebbe il contrasto tra il
suo aspetto e la sua voce ad attirare su Susan una curiosità morbosa. «è come
l´orco Shrek del cartone animato», ironizza Rosie O´Donnell, una cattiva dei
talk-show radiofonici americani. Tutti però riconoscono che quello che è
accaduto è la riprova del sempre più grande potere di Internet. «Nella nostra
era ognuno ha diritto a tre minuti di celebrità», sentenziava Andy Warhol negli
anni Ottanta, ma oggi tre minuti di celebrità, grazie alla grancassa del web, e
della tv planetaria di YouTube possono rapidamente fare di un nessuno l´uomo o
la donna più famosa del pianeta. E lei, che viveva sola, col suo gatto, una
collezione di vecchi lp e il sogno di diventare una cantante, come reagisce ai
100 milioni di fan, a 60 interviste in una settimana, agli inviti al Larry King
e all´Ophra Winfrey Show negli Usa, al contratto proposto da una casa
discografica, all´offerta di un produttore di film porno pronto a darle 800
mila euro perché «perda la verginità» davanti a una cinepresa? «Sono felice
come sono, anche se quando ho guardato il video della mia canzone ho pensato
che somiglio a un garage e mi sono sentita mortificata», dice dalla sua casetta
di Blackburn. «Ma non credevo di riuscire a commuovere così tanta gente, e a
rivedermi mi sono commossa anch´io. Da giovane i coetanei mi prendevano in
giro, e i loro commenti bruciavano, ma ora sono tutti gentili. Ridevano di me,
ma ride bene chi ride ultimo, no? Ho sempre amato cantare ma non avevo mai
avuto l´opportunità di farlo in pubblico. L´importante, nella vita, è non
arrendersi. Fare un passo alla volta, sperando che prima o poi arrivi
l´occasione».
( da "Repubblica, La"
del 22-04-2009)
Argomenti: Obama
Pagina XVIII -
Napoli Santacroce: "Una risata seppellirà il razzismo" I tifosi:
"Fischi a Balotelli, ma solo come avversario" DARIO SARNATARO
S´incroceranno domenica sera al San Paolo. L´uno, sempre sorridente e con la
maglia azzurra, l´altro, talvolta irridente e con la maglia dei futuri campioni
d´Italia. Santacroce-Balotelli è una sfida tra talenti di un calcio italiano
sempre più multietnico. Il razzismo ha sfiorato il primo e ha invece fatto
salire agli onori della cronaca nazionale il secondo. Entrambi "si
sentono" italiani prima di esserlo a tutti gli effetti. Il difensore del
Napoli parla brianzolo, ha papà lombardo e mamma brasiliana. L´attaccante
dell´Inter è addirittura nato a Palermo. Eppure sono stati nel mirino di cori e
commenti razzisti, più di recente Balotelli. «Ho sofferto di razzismo solo un
po´ da ragazzo ha detto di recente Santacroce
perchè nelle giovanili c´era qualche compagno stupido. Ma ho sempre dato poco
peso a queste esternazioni. Se qualcuno dovesse insultarmi mi metterei a ridere. Per me queste differenze
non esistono: mi ha sorpreso ad esempio lo stupore del
mondo per l´elezione di Obama come presidente degli Usa». Santacroce, il cui cugino Alex
Santos è l´unico giocatore di colore della nazionale giapponese, è molto amico di
Balotelli e suo compagno nella Nazionale Under 21: lo scorso 31 marzo hanno
giocato insieme 74´ l´amichevole con l´Olanda e domenica lo accoglierà con
affetto, ma solo fuori dal rettangolo di gioco. Lo stesso faranno i 60
mila (22 mila i biglietti venduti fino a ieri) attesi al San Paolo: l´invito
dell´Associazione Italiana Napoli Club di non insultare Balotelli domenica al
San Paolo ha trovato terreno fertile in città e presso una tifoseria che in
verità non si è mai macchiata di derive razzistiche. Il tam-tam delle radio,
dei forum di internet e dei social network ha consentito di conoscere il parere
anche del tifoso comune. L´idea di molti supporter è quella di applaudire il
giocatore nella fase di riscaldamento in campo, per poi fischiarlo «come un qualsiasi
avversario» se dovesse giocare contro il Napoli. La società, che due settimane
fa promosse la giornata del "No al Razzismo", annuisce in silenzio e
pensa intanto al mercato. D´Agostino si allontana, Floccari si avvicina:
sull´attaccante c´è la concorrenza del Genoa ma De Laurentiis si è mosso in
prima persona con Ruggeri. Denis o le metà di Calaiò e Garics nella trattativa
per il bomber dell´Atalanta. Forte interesse inoltre per i due giovani
dell´Ascoli Di Tacchio e Bellusci.
( da "Repubblica, La"
del 22-04-2009)
Argomenti: Obama
Pagina 4 - Esteri
Ahmadinejad, ritorno a casa da eroe Il presidente iraniano: dopo Ginevra il
dialogo con Washington continua Lo scontro Il Nobel Shrin Ebadi entrerà nel
collegio di difesa della reporter Usa condannata in Iran VANNA VANNUCCINI «A
causa della mia presenza alcuni paesi non hanno partecipato alla conferenza
dell´Onu. Dichiaro pertanto che d´ora in poi parteciperò a tutte le conferenze
internazionali. Quelli che esaltano la libertà di parola non sono stati nemmeno
capaci di tollerare una voce contraria in una conferenza da loro organizzata».
Come un eroe Ahmadinejad è stato accolto al suo ritorno a Teheran da esponenti
del governo e da un manipolo di Basiji inneggianti morte all´America e a
Israele. Cori di morte a Israele si sono levati anche nel Majlis, dove la
stragrande maggioranza dei deputati ha approvato una mozione di sostegno al
presidente. Un solo giornale, il riformatore Etemad, ha parlato del suo
"discorso controverso" a Ginevra. Tutti gli altri accusano
l´Occidente di razzismo, mentre la tv di Stato mostra in continuazione le
immagini del suo discorso di Ginevra, eliminando l´uscita dall´aula dei
rappresentanti europei. «Ahmadinejad ha realizzato l´obiettivo di essere sulle
prime pagine dei giornali e dei telegiornali mondiali e nazionali» dice l´ex
sottosegretario agli Interni Mostafa Tajzadegh, che nel governo Khatami era
responsabile per l´organizzazione delle elezioni. «Il suo scopo è mantenere la
popolarità di cui gode nel mondo islamico e riguadagnarla in patria a meno di
due mese dalle elezioni presidenziali». Dopo gli entusiasmi
suscitati dal messaggio di capodanno di Obama, e le
speranze di uscire finalmente dall´isolamento internazionale, gli iraniani da
ieri sono tristi e arrabbiati, dice Said Leylaz, economista riformatore. Contro
il loro presidente e contro l´Europa e i doppi standard impiegati nei confronti
dell´Iran. «L´Europa prende sempre per oro colato quello che dice
Ahmadinejad, mentre dovrebbe sapere che la politica estera in Iran non la fa il
presidente ma il Leader Supremo, che non ha mai negato l´Olocausto o cancellato
Israele dalle carte geografiche. Khamenei ha a cuore una cosa sola, la
sicurezza del paese. Non si fida degli americani, trent´anni di politica
americana esplicitamente diretta a rovesciare il regime lasciano il segno. Nel
suo discorso di Mashad aveva detto esplicitamente agli americani di dare un
segnale concreto della loro attuale disponibilità a riconoscere la Repubblica
islamica, per esempio dissequestrando i beni iraniani negli Stati Uniti. Anche
per lui la questione dei rapporti con gli Stati Uniti è delicata, dopo che per
trent´anni la nazione è stata addestrata a gridare "morte
all´America". I gruppi più radicali dei Guardiani della Rivoluzione
boicottano ogni apertura all´America. Per questo si muove con i piedi di
piombo». I primi segnali si vedranno alla ripresa delle trattative "Iran
Sei". Allo stadio attuale di pre-colloqui, la questione è sapere quale sia
l´aspettativa realistica dei Sei, si chiedono gli analisti a Teheran. Qualcuno
da qualche parte dovrà fare un passo indietro. Ahmadinejad sembra convinto che
le carte migliori siano in questo momento in mano a Teheran. In un´intervista
allo Spiegel ha raccontato che almeno dieci dei membri del Consiglio di
Sicurezza avevano confidato all´Iran di aver appoggiato le sanzioni solo per la
pressione politica "di un certo governo". Con molta abilità,
Ahmadinejah continua a giocare su due tavoli. A Ginevra, nonostante l´èclat
provocato dal suo discorso, ha ribadito di vedere molto positivamente le
aperture americane verso l´Iran. E com´era prevedibile il suo intervento
irrituale a favore della giornalista americana Roxana Saberi ha dato
immediatamente dei risultati. Il padre ha detto di avere buone speranze nel
giudizio di appello e il premio Nobel Shirin Ebadi ha annunciato da Berlino che
entrerà a far parte del collegio di difesa. SEGUE A PAGINA 5
( da "Repubblica, La"
del 22-04-2009)
Argomenti: Obama
Pagina 19 - Esteri
Il caso New York, alla sbarra il pirata somalo la madre
scrive a Obama: "Graziatelo" NEW YORK - Primo giorno in tribunale per
Abdul Kadhir Muse, il giovane pirata somalo e la prima persona accusata di
pirateria negli Stati Uniti da oltre un secolo. Il ragazzo è l´unico
sopravvissuto al blitz per salvare il capitano del mercantile americano Maersk
Alabama. La madre del giovane pirata ha scritto al presidente Obama chiedendo di graziare suo figlio sostenendo che ha
solo 16 anni.
( da "Repubblica, La"
del 22-04-2009)
Argomenti: Obama
Pagina 39 - Esteri
Oggi si celebra la "Giornata della Terra" E per la prima volta, dopo
anni, lo smog cala Se la recessione fa bene all´ambiente A Pechino in 7 anni
l´inquinamento è diminuito del 25% Gli scienziati: "Grazie alla crisi"
Ma dall´Europa agli Stati Uniti il fenomeno è riscontrabile quasi ovunque
FEDERICO RAMPINI PECHINO dal nostro corrispondente Dopo cinque anni di vita a
Pechino, una delle città più inquinate del pianeta, la mia sensazione di un
calo nello smog poteva essere dovuta a semplice assuefazione. Ma un panel
indipendente di esperti internazionali conferma quello che le narici di noi
residenti avvertono da qualche tempo. Nella capitale cinese l´inquinamento
atmosferico dell´ultimo trimestre è stato inferiore del 25% rispetto ai 7 anni precedenti.
Lo scienziato Chak Chan della Hong Kong University of Technology non ha dubbi:
«E´ grazie alla recessione». Per i fautori della de-crescita è un trionfo della
loro tesi: la migliore cura per l´ambiente è fermare lo sviluppo. Segnali
simili si moltiplicano in ogni angolo del pianeta. In America, da New York a
San Francisco, i pendolari costretti a risparmiare riscoprono in massa i mezzi
pubblici meno inquinanti, metropolitane e treni. Le compagnie aeree a corto di
passeggeri lasciano a terra molti apparecchi e disdicono i contratti di
acquisto con Airbus e Boeing. Centinaia di navi portacontainer, a Hong Kong e
Yokohama, Seul e Singapore, sono ferme per il crollo del commercio mondiale:
anche lo smog del trasporto marittimo si riduce. In Europa 150 città hanno
aderito al movimento delle Transition Town, che applicano una strategia
sistematica per la riduzione dei consumi energetici. Il laboratorio più vasto
per misurare "l´impatto verde" della crisi è la Repubblica Popolare,
che due anni fa superò gli Stati Uniti per il volume di Co2 rilasciato
nell´atmosfera. Non solo a Pechino ma in tutta la Cina un effetto positivo
della recessione è innegabile. Nella provincia meridionale del Guangdong hanno
chiuso per bancarotta 62.400 imprese in un solo trimestre. E quindi hanno
smesso di rilasciare smog. La fine della bolla speculativa immobiliare ha
bloccato l´apertura di nuovi cantieri per edificare grattacieli a Shanghai. Il
consumo di elettricità (prodotta da centrali a carbone) è in calo per la prima
volta da decenni. Tutte le cause dell´inquinamento sono in ritirata. Sulla
sponda opposta del Pacifico si accumulano nei piazzali di Detroit i Suv
invenduti, disertati dai consumatori. Diventa un simbolo nazionale la famiglia
Wojtowicz di Alma, nel Michigan. Il marito Patrick, ex camionista di 36 anni,
la moglie Melissa di 37, la figlia quindicenne Gabrielle, sono stati scelti dal
giornale Usa Today come i precursori di un nuovo trend: "La frugalità del
XXI secolo". I Wojtowicz hanno restituito alle banche tutte le carte di
credito. Hanno disdetto l´abbonamento alla tv via cavo. Hanno venduto nei
mercatini dell´usato i costosi giocattoli elettronici. Si sono ritirati in una
fattoria con porcile e pollaio per allevare gli animali, e un campicello di
( da "Stampa, La" del
22-04-2009)
Argomenti: Obama
Intervista Kevin
Poulsen "Anche l'America ha messo a segno parecchi colpi" FRANCESCO
SEMPRINI L'ex pirata: pronta la controffensiva di Obama Da cattivo a buono NEW YORK Barack Obama ha
dichiarato guerra ai pirati informatici appena ha messo piede alla Casa Bianca.
Kevin Poulsen, ex «black hat hacker» (ovvero hacker cattivo), dopo un intenso
passato da criminale della rete, la latitanza e l'arresto da parte dell'Fbi si
è convertito a nuova vita mettendo a frutto il suo genio informatico per giuste
cause. Ha sgominato una rete di pedofili e ora dirige la rivista online
Wired News. Alla notizia della violazione dei segreti sul super-jet assicura: «Obama ha in mente una strategia di ampio respiro per
stroncare un fenomeno al quale non si è dato sino ad oggi il giusto peso». Come
è possibile che pirati informatici entrino con tanta facilità nei sistemi della
Difesa Usa? «La rete informatica del Pentagono è molto vasta, è come un
castello dotato di molte entrate ed è chiaro che maggiori sono le porte di
accesso maggiori sono le possibilità che vengano forzate eludendo. Parte della
rete è affidata allo sviluppo e alla gestione di contractor esterni che a loro
volto li subappaltano ad altre società minori. Non mi sorprenderei quindi se le
violazioni avvenissero attraverso questi canali». Vuol dire che nel ventunesimo
secolo non esistono sistemi di anti-intrusione sicuri? «Come accade per i
software commerciali, ogni volta che viene messo sul mercato un antivirus, un
firewall o un anti-spam, immediatamente esce un programma in grado di bucarli».
Qual è la matrice di questi attacchi? «Si tratta senza dubbio di hacker
cinesi». Vuol dire che i tecnici cinesi sono più capaci? «La vulnerabilità
della rete informatica è cosa nota a tutti e per questo i pirati non hanno
difficoltà a districarsi tra i canali del Web ed entrare all'interno dei
sistemi. Non ritengo inoltre che gli hacker cinesi siano più preparati di
altri». Vuole dire che infiltrazioni ci sono anche da parte di americani nei
sistemi cinesi? «Non lo escludo. Lo stesso governo cinese avrebbe difficoltà ad
ammetterlo». Cosa ne fanno delle informazioni rubate? «Possono utilizzarle,
come nel caso del super-bombardiere, per studiare le caratteristiche delle
dotazioni elettroniche di bordo del velivolo, rendendo più facile proteggersi
in caso di operazioni condotte col fighter. In ogni caso occorre dire che non
si tratta di informazioni cruciali, cioè non classified». Non c'è il rischio
che possano raggiungere anche quelle? «No perché quelle vengono immagazzinate e
gestite in sistemi informatici che non sono collegati con Internet, ovvero in
network separati non raggiungibili attraverso il World Wide Web». Cosa dovrebbe
fare il Pentagono per migliorare la sicurezza? «L'amministrazione del
presidente Barack Obama da parte sua ha portato a
termine alcuni giorni fa uno studio sulla cyber-sicurezza i cui risultati non
sono ancora stati resi pubblici. Si tratta del primo passo di una strategia di
lungo periodo sulla quale il governo sta investendo tempo e risorse per
stroncare un fenomeno al quale non si è data la giusta importanza sino a oggi».
( da "Corriere della Sera"
del 22-04-2009)
Argomenti: Obama
Corriere
della Sera sezione: Prima Pagina data: 22/04/2009 - pag: 1 Israele,
palestinesi, Egitto Medio Oriente Obama invita i
leader e rilancia il dialogo
( da "Corriere della Sera"
del 22-04-2009)
Argomenti: Obama
Corriere della Sera
sezione: Primo Piano data: 22/04/2009 - pag: 5 Amsterdam
Invito parodia con Silvio-Sarkò Fotomontaggio Niente più Obama e Putin a passeggio per Amsterdam con la maglietta «baciami sono
ubriaco». L'immagine, nata per pubblicizzare la festa della Regina (il 30
aprile), è stata ritirata. Compariranno, invece, il manifesto con Sarkozy e
Berlusconi abbracciati e avvolti da un boa di piume.
( da "Corriere della Sera"
del 22-04-2009)
Argomenti: Obama
Corriere della Sera
sezione: Politica data: 22/04/2009 - pag: 12 Durban II Accelerazione dei
lavori, documento finale votato tre giorni prima. Sì della Francia, critici gli
Usa Razzismo, intesa all'Onu (in anticipo) Israele attacca Ahmadinejad: «A
Ginevra è ricomparso Hitler» Le 16 pagine richiamano la dichiarazione e il
piano delineato dall'Onu a Durban otto anni fa DAL NOSTRO INVIATO GINEVRA
Applausi, nessuna obiezione. Dopo mesi di negoziati, i 143 punti del documento
finale sono stati approvati con tre giorni di anticipo. Navi Pillay, alto
commissario per i Diritti umani, assicura che la fretta non nasce dalla paura
di altre defezioni. La conferenza sul razzismo è stata boicottata da dieci
Paesi (tra cui Stati Uniti, Israele e Italia) e «sono gli unici a non aver
adottato il testo». Chi è rimasto, ha detto sì. I delegati europei sono tornati
in sala e al tavolo delle trattative, dopo l'esodo dei ventitré diplomatici
durante il discorso di Mahmoud Ahmadinejad, presidente iraniano. Le 16 pagine
richiamano la dichiarazione e il piano delineato dall'Onu a Durban otto anni
fa. Gli americani e gli israeliani avevano abbandonato il summit sudafricano,
dopo che le nazioni arabe avevano tentato di definire il sionismo come
razzista. «Anche questa volta non potevamo partecipare -
ribadisce Barack Obama - Nel nuovo testo è stata incorporata una conferenza che abbiamo
criticato e che aveva prodotto conclusioni contestabili». Il presidente
americano attacca Ahmadinejad («parole spaventose ») e lascia aperta la
possibilità del dialogo diretto con Teheran («è quello che cercheremo di
ottenere»). La strategia di Washington è un «paradosso» per Benard
Kouchner, ministro degli Esteri francese. «Non ha senso sabotare il vertice sul
razzismo, dopo aver detto di essere pronti a negoziare con l'Iran sul nucleare.
Non vogliono ascoltare Ahmadinejad a Ginevra, ma vogliono parlarci. Non è solo
un paradosso, rischia di essere un errore ». Parigi considera il summit un
successo: «Nel testo adottato c'è tutto quello che volevamo menzionare:
l'antisemitismo, la discriminazione, la libertà d'espressione. Si parla del
genocidio, dell'Olocausto, dei diritti delle donne, della tratta degli esseri
umani, degli ammalati di Aids e delle persone handicappate ». Ahmadinejad è
tornato a Teheran ed è stato accolto da trionfatore. Militanti all'aeroporto
hanno gridato gli slogan «morte all'America» e «il regime sionista va sradicato
». Il leader iraniano ha accusato i Paesi occidentali, perché «proclamano di
difendere la libertà di parola e poi non tollerano chi si oppone loro. Sarò
presente a tutte le conferenze internazionali, anche se non mi vogliono». La
televisione di Stato ha mostrato a ripetizione le immagini del ritorno e del
discorso a Ginevra, ma ha tagliato le contestazioni e l'abbandono dell'aula da
parte dei rappresentanti dei Paesi europei. I funzionari delle Nazioni Unite si
sono resi conto ieri che Ahmadinejad ha modificato sul podio le frasi originali
del discorso. Il testo scritto, fatto circolare dai diplomatici iraniani,
definiva l'Olocausto «dubbio e ambiguo», un passaggio che il presidente ha
lasciato cadere, quando ha accusato l'Occidente di aver sfruttato la Shoah come
«pretesto per l'aggressione contro i palestinesi». Nel giorno dell'Olocausto,
quando tutta Israele si ferma in silenzio per due minuti, il governo ha reagito
alle parole del leader iraniano. Il premier Benyamin Netanyahu ha proclamato
che «un nuovo sterminio non ci sarà» e Reuven Rivlin, presidente del
Parlamento, ha paragonato Ahmadinejad a Hitler: «Abbiamo assistito alla sua
ricomparsa, solo che questa volta ha la barba e si esprime in Farsi ». Davide
Frattini
( da "Corriere della Sera"
del 22-04-2009)
Argomenti: Obama
Corriere della Sera
sezione: Politica data: 22/04/2009 - pag:
( da "Corriere della Sera"
del 22-04-2009)
Argomenti: Obama
Corriere della Sera
sezione: Esteri data: 22/04/2009 - pag: 14 Guerra militare La rivelazione della
stampa, il Pentagono non conferma Rubati i segreti del jet Usa Sospetti sugli
hacker cinesi Violati i computer con i dati del caccia più moderno La Difesa
ammette solo di essere di fronte a ondate di attacchi durissimi, non tutti
provenienti dalla stessa parte del mondo DAL NOSTRO CORRISPONDENTE WASHINGTON È
il cacciabombardiere più costoso della Storia: per pensarlo, progettarlo e
costruirlo il Pentagono ha investito 300 miliardi di dollari. Ed è anche
l'aereo militare tecnologicamente più sofisticato di sempre, con un «cervello»
forte di 7,5 milioni di linee di codici digitali, il triplo di quelli
attualmente in servizio. Ma ora l'F-35 Lightining II rischia di vedere minata
la sua supposta invincibilità. Qualcuno, da qualche parte nel mondo, è
potenzialmente in grado di approntare difese efficaci contro i suoi attacchi.
Secondo il Wall Street Journal, che ha citato fonti anonime del governo
americano, pirati telematici hanno forzato a più riprese negli anni scorsi i computer
del Dipartimento della Difesa USA, copiando dati importanti e segretissimi sul
design, le prestazioni e i sistemi elettronici del Joint Strike Fighter, il
nome ufficiale del progetto. Mentre l'US Air Force ha già aperto un'inchiesta,
alcuni ex funzionari della Difesa hanno detto al quotidiano, che gli attacchi
verrebbero dalla Cina, nonostante sia molto difficile identificare la vera
origine degli hacker. Un mese fa un rapporto del Pentagono aveva segnalato
«progressi costanti» dei cinesi nello sviluppo delle tecniche di guerriglia
telematica, uno dei modi con cui Pechino compenserebbe il suo relativo ritardo
tecnologico nel campo militare. Ma l'ambasciata della Repubblica Popolare a
Washington aveva subito ricordato che «la Cina proibisce ogni forma di crimine
cibernetico», liquidando il rapporto come il prodotto di «una mentalità tipica
della Guerra Fredda». Non ci sono dettagli sull'ampiezza del danno arrecato dai
pirati, i quali in ogni caso non hanno avuto accesso ai dati fondamentali e più
sensibili, che vengono immagazzinati in computer non collegati all'Internet. Ma
l'intrusione è comunque considerata della massima gravità, anche perché
incidenti simili sono diventati sempre più comuni negli ultimi sei mesi. Ne è
stato vittima, per esempio, il sistema di controllo del traffico
dell'Aeronautica militare USA. Gli attacchi ai segreti del caccia F-35,
iniziati già nel 2007, sono in altre parole la conferma, che una vera e propria
guerra sia in corso sulla rete telematica tra gli USA e i loro potenziali
avversari. «Non abbiamo mai visto nulla di simile», ha detto uno dei funzionari
intervistati dal Journal. Già identificato dall'amministrazione Bush, il problema è ora diventato prioritario per la quella di Barack Obama, che pensa di creare in seno alla Casa Bianca un ufficio per la
sicurezza dei sistemi computerizzati (con l'incarico di coordinare tutte le
iniziative) e allo stesso un nuovo presidio militare al Pentagono, che dovrebbe
dedicarsi unicamente alla difesa dalle intrusioni dei cibernauti. Il
piano di spesa, che sotto Bush era stato quantificato nell'ordine di 17
miliardi di dollari nell'arco di vari anni, verrebbe ulteriormente allargato.
Realizzato da un consorzio guidato da Lockheed Martin, del quale fanno parte
anche Northrop Grumman e BAE Systems, il progetto del caccia F-35 vede anche il
contributo di Paesi alleati. Ciò avrebbe aperto altre strade d'accesso alle
spie on-line: uno degli attacchi recenti sarebbe infatti avvenuto in Turchia.
Il Pentagono non ha voluto commentare direttamente le rivelazioni. Il portavoce
della US Air Force, il colonnello Eric Butter, ha solo detto che i computer
della difesa vengano controllati ogni giorno: «Monitoriamo in modo aggressivo i
nostri network, per proteggerli da eventuali intrusioni e abbiamo procedure
adeguate per far fronte a simili pericoli». Ma qualche giorno fa, il capo del
contro-spionaggio, Joel Brenner, ha ammesso davanti a una platea di uomini
d'affari in Texas, che i piani del Joint Strike Fighter sarebbero stati
compromessi dagli attacchi delle spie telematiche. In particolare i pirati sono
riusciti a copiare fra le altre cose il sistema, che diagnostica i problemi di
funzionamento durante il volo. Paolo Valentino
( da "Corriere della Sera"
del 22-04-2009)
Argomenti: Obama
Corriere della Sera
sezione: Esteri data: 22/04/2009 - pag: 15 Dopo la pubblicazione dei memorandum
Torture Cia, possibile un'inchiesta WASHINGTON Sotto pressione dopo la pubblicazione dei quattro memorandum sulle torture dei detenuti
di Al Qaeda compiute dalla Cia, Barack Obama lascia la
porta aperta a possibili incriminazioni degli avvocati dell'amministrazione Bush
che consentirono gli abusi. Quei documenti «riflettono il modo in cui l'America
ha perso la sua statura morale», ha detto Obama
pronunciandosi a favore di un'inchiesta parlamentare bipartisan. Critico
l'ex vicepresidente Dick Cheney: «Ho chiesto alla Cia di rendere noti anche i
memorandum con le informazioni ottenute» (nella foto l'ultima copertina del
mensile «Washingtonian», dedicata al «nostro nuovo vicino») .