L'horse country non si fa più A Sant'Ignazio solo il camping
(
da "Unione Sarda, L' (Nazionale)>"
del 05-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract: Troppa burocrazia per il sindaco
che ora si è detto pronto, se non ci saranno novità, «a bruciare le tappe«. Per
quel che riguarda il costone roccioso sottostante la chiesa (in cassa 300 mila
euro) si è in attesa dei risultati delle analisi effettuate per capire che tipo
di intervento portare avanti.
Al capezzale della scuola
( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)"
del 05-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
si
tenta di sconfiggere la burocrazia. SPESA LENTA «Abbiamo ferme in Regione 16
mila pratiche di assegni di merito di studenti universitari», ha precisato
l'assessore Baire: «Spesso anche i finanziamenti non vengono utilizzati perché
le procedure sono lente». Infine, l'assenza di una legge scolastica regionale:
«Chiederemo al ministro le risorse necessarie per questa operazione -
Podestà: più under 40 nella mia giunta
( da "Corriere della Sera"
del 05-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
impegnandosi
ad alleggerire la burocrazia ». Secondo, le infrastrutture: il completamento
della tangenziale esterna Est, l'allungamento delle tratte del metrò. Infine
l'ambiente: sì ai termovalorizzatori «per non diventare come la Napoli del
pre-Berlusconi». Elogio del premier «è un grande statista» e attacco a Penati:
«Siamo stanchi dei suoi annunci,
la ricetta di tondo: più vicini alla gente
( da "Messaggero Veneto, Il"
del 05-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
vicini
alla gente Il presidente assicura meno burocrazia e maggiori sforzi finanziari
contro la crisi AMARO. Avvicinare il sistema pubblico alla gente, ragionare ed
agire con pragmatismo e spirito unitario, scendere in campo per scoprire
talenti e valorizzarli, investire sul futuro, sostenere il credito alle imprese
ed il reddito delle famiglie per garantirne la capacità di spesa,
Sei in carcere? Tranquillo, l'Inps ti dà il sussidio
( da "Giornale.it, Il" del
05-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
avanguardia
in cui i meccanismi della burocrazia sono ben conosciuti, altre in cui i
misteri e la generosità della previdenza sono ignoti. Trarre conclusioni
generali è impresa temeraria, ma qualcosa si può dire. La realtà forse più
avanzata, su questo versante, è quella di Sollicciano, il grande carcere di
Firenze.
Un fondo unico per sanare i danni dell'alluvione di
Capoterra ( da "SardegnaIndustriale.it"
del 05-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
emergenza
perderanno la loro efficacia e subentrerà la burocrazia ordinaria. Ecco il
motivo che ha spinto il consigliere regionale Christian Solinas (Psd.az) a
proporre un emendamento in Finanziaria che individui un soggetto unico
(potrebbe essere l?assessorato dei Lavori pubblici) per assumere le iniziative
necessarie e raccogliere sia le somme non spese,
Paola Facchinello per Un'altra Bassano
( da "Gazzettino, Il (Vicenza)"
del 05-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
snellire
la burocrazia e potenziare il consultorio familiare sono solo due degli aspetti
da considerare. E dal momento che sono una donna non mancherà l'attenzione alle
pari opportunità." "La nuova economia dovrà necessariamente ripartire
dalle famiglie - ha concluso Carlo Rizzotto, coordinatore provinciale
dell'Italia dei valori - Un'
Mira tende la mano ai più deboli
( da "Gazzettino, Il (Venezia)"
del 05-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
che
non dovranno così aspettare i tempi della burocrazia. "Alle banche - ha
spiegato l'assessore alle politiche sociali Margherita Gasparini - chiederemo
di poter anticipare i contributi alla cassa integrazione, anticipare di una
settimana l'erogazione delle pensioni sociali e di tenere d'occhio i mutui
casa, prevedendo rate particolari per chi è in difficoltà".
Il Prosecco premia Barack Obama: Scelto per
festeggiare la vittoria ( da "Gazzettino, Il"
del 05-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
aziende
vitivinicole sono sono sommerse dalla burocrazia, al punto che molti
imprenditori passano più tempo tra le pratiche che in cantina». Secondo lo
studio degli agricoltori euganei un imprenditore vinicolo è costretto a
dedicare fino a 100 giorni lavorativi l'anno per districarsi dalle pratiche e
sono richiesti almeno 30 adempimenti prima di poter stappare una bottiglia di
vino.
A.A.A.: Giovani imprenditori cercasi
( da "Quotidiano.it, Il" del
05-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
Un
concorso di idee dunque, che non solo premia l'inventiva e la genialità ma
permette di offrire, ai vincitori, un percorso guidato nel labirinto
dell'imprenditoria evitando di incorrere nei meandri della burocrazia e avere strada
facile per il credito. 05/04/2009
(
da "Sicilia, La" del
05-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
Siamo
partiti da un garage e ora siamo approdati al "Villaggio di Nuova
Civiltà" (Ente Fascianella). Abbiamo due comunità per minori
"Alba" e "Germoglio" e vari laboratori creativi. Abbiamo
avviato anche il "Progetto Locanda del Samaritano" il cui svolgimento
sta subendo ritardi a causa della burocrazia». Salvatore Falzone
Delitto Ansalone, mistero irrisoltoIl caso.
( da "Sicilia, La" del
05-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
rimasto
per circa 50 anni al vertice della burocrazia municipale. Da tempo era sposato,
aveva avuto ben sei figli ? Maria, Clara, Nicola, Fausta, Giovanni e Umberto ?
che però da qualche anno abitavano a Palermo, insieme alla madre, per motivi di
studio. «In paese era rimasto solo lui con la figlia più grande, Maria, che
stava svezzando il secondo nipotino del comandante»
Il berlusconi geopoliticamente fotosensibile
( da "Foglio, Il" del
05-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
strafottendosene
della burocrazia dei protocolli ingessati dei meeting internazionali – si mette
da parte per provare a convincere Erdogan sulla nomina del nuovo segretario
generale della Nato, Rasmussen (la Turchia aveva parecchie riserve su un danese
alla guida della Nato soprattutto per la vecchia questione delle vignette del
giornale danese Jylland Post su Maometto)
Ecco la crisi del volontariato Si ferma anche la
"Bierfest" ( da "Stampa, La"
del 06-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
«La
burocrazia ci stronca - conclude Rial -. E' difficile seguire con cura tutti
gli adempimenti. Valuteremo se sarà il caso di modificare lo statuto
dell'associazione. E cercheremo, con uno spirito rinnovato, di organizzare la
festa il prossimo anno».
Nuove case del Violino: lamentele e rassicurazioni
( da "Giornale di Brescia"
del 06-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
Intanto,
la scorsa settimana alcuni interventi già previsti sulla tabella di marcia sono
stati portati a termine e altri avranno breve risoluzione. Burocrazia
permettendo, come nel caso dei pannelli fotovoltaici, la cui gestione è in capo
ad A2A e a cui Pronto Gdb segnalerà il problema. Nuri Fatolahzadeh
La Provincia si faccia garante presso le banche per
l'anticipo della cassintegrazione . G...
( da "Messaggero, Il (Rieti)"
del 06-04-2009) + 1 altra fonte
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
I
lavoratori però - dice - non possono aspettare i tempi della burocrazia». La
Tuscia è entrata appieno nel tunnel della crisi. Che, però, deve ancora
mostrare il suo vero volto. «I dati e le caratteristiche del tessuto economico
locale - racconta Turchetti - mostrano che il peggio arriverà dopo l'estate».
E sono scattate le segnalazioni in prefettura per chi,
nella burocrazia della lotta alla droga, vien...
( da "Messaggero, Il (Umbria)"
del 06-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
nella
burocrazia della lotta alla droga, viene definito assuntore. Ma il dato è
preoccupante soprattutto perché cala sempre di più l'età di chi avvicina allo
sballo. E' andata un po' meglio sul fronte della lotta all'alcol e a chi guida
ubriaco. La Polstrada di Perugia ha tolto la patente ad un trentaduenne che è
stato trovato con un tasso alcolemico del sangue di 1,
Saranno i consumi a tirare la volata
( da "Sole 24 Ore, Il" del
06-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
aveva
sparato a zero contro la burocrazia ed i ritardi dei pagamenti da parte
dell'Amministrazione pubblica. Aveva ricordato che le sole aziende padovane
perdono ogni anno 1,6 milioni di giornate di lavoro per adempimenti burocratici
e che la burocrazia, sempre a livello provincia-le, divora fra timbri e carte
170 milioni di euro, pari al 2,
Domande dal comunismo
( da "Sole 24 Ore, Il" del
06-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
una
burocrazia meno invadente, un sistema economico più efficiente. In breve, non è
sufficiente capovolgere il comunismo per giungere a una società giusta. Il
paradosso è che persino i critici più intransigenti del marxismo e del
comunismo, e in questo denso importante volume, sono molti, non riescono a
sfuggire dall'imperativo di partire dalle domande "
Gli immigrati: tutelare i nostri diritti
( da "Eco di Bergamo, L'" del
06-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
occorre
quindi mettere un freno ai disegni di legge che «generano insicurezza», alla
«lenta burocrazia che ritarda il rilascio dei permessi di soggiorno e alla
disparità di diritti sul posto di lavoro». Il Comitato nazionale degli
immigrati in Italia alza la voce contro la discriminazione e si prepara a
scendere in piazza, dopo l'estate, con una manifestazione nazionale.
PAVIA, PRESENTATE MISURE ANTICRISI VARATE DA REGIONE
LA RUSSA E BUSCEMI: LE BANCHE TORNINO A FINAZIARE LE IMPRESE ZAMBETTI E
ZANELLO: AUMENTATI FONDI PER FAVORIRE COMPETITIVITA'
( da "marketpress.info" del
06-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
apporto
che sarà ritenuto ancora più importante anche quando i nostri enti strumentali
riusciranno ad accorciare ulteriormente i tempi della burocrazia e delle
pratiche istruttorie, perché ogni giorno di ritardo, per le aziende, significa
perdere soldi e capitali". "Dico questo - ha fatto notare La Russa -
facendo tesoro delle osservazioni che mi fanno gli imprenditori che incontro.
music for peace, incubo egiziano da venti giorni stop
alla frontiera - marco preve ( da "Repubblica, La"
del 06-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
associazione
genovese bloccati dalla burocrazia a El Arish Music for peace, incubo egiziano
da venti giorni stop alla frontiera Ferme al sole tonnellate di cibo destinate
a Gaza "Abbiamo esaudito tutte le richieste, ma aspettiamo le prossime.
Questa è un tarantella impressionante, mai visto nulla del genere" MARCO
PREVE I resoconti che arrivano dal paese egiziano di El Arish,
I "trafficanti di uomini"
( da "Giornale.it, Il" del
06-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
E se è
vero che la critica montante presso certe burocrazie occidentali non ha
precedenti recenti, bisognerà pure ricordare che critiche ferocissime vennero
mosse a Giovanni Paolo II nei primi anni del suo pontificato. Così come va
richiamata alla memoria la sofferenza e l'isolamento di Paolo VI, nel momento
in cui prese decisioni coraggiose come l'Humanae vitae,
Primi risparmi dai tagli ai quartieri
( da "Sole 24 Ore, Il (Del Lunedi)"
del 06-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
in
direzione di una maggiore efficacia degli interventi e della riduzione delle
spese per la burocrazia», spiega Loreto Del Cimmuto, direttore di Legautonomie.
L'indagine mostra che mediamente il 55% degli intervistati (assessori e
dirigenti competenti nel decentramento e partecipazione) si dichiara non
soddisfatto dell'esperienza delle circoscrizioni.
Tre step verso l'autorizzazione
( da "Sole 24 Ore, Il (Del Lunedi)"
del 06-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
taglia
con un minimo di burocrazia. Per esempio la legge Liguria 45/2008 afferma che
non sono soggette a titolo abilitativo, ma a semplice comunicazione di avvio
dell'attività, l'installazione di pannelli fotovoltaici non integrati o
aderenti fino a 20 mq o quella di pannelli di qualsiasi potenza, integrati o
aderenti con la stessa inclinazione e lo stesso orientamento della falda,
LUMSA RICORDERAâ LA GIORNALISTA LUCANA ALESSANDRA
BISCEGLIA ( da "Basilicanet.it"
del 06-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
contro
l'indifferenza e molto spesso i ritardi o cavilli della burocrazia. Fino a
pochi giorni prima dall'impensabile aggravamento delle sue condizioni di
salute, Alessandra, stava lavorando come consulente degli autori per preparare
l'avvio del programma di RAI 1 "Domenica In" condotto da Lorena
Bianchetti.
Il capitalista di genioche non accumulavadenaro ma
prestigio ( da "Sicilia, La"
del 06-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
La sua
avversione per la burocrazia era tale che l'organizzazione del lavoro non era
propriamente esemplare. Davanti al garzone di bottega si apriva un'ampia scelta
di emergenze difficilmente controllabili. V'erano libri già stampati che non
uscivano perché nessuno aveva ancora pensato a scrivere il risvolto.
L'allarme degli esperti della Nasa
( da "Sicilia, La" del
06-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
L'allarme
degli esperti della Nasa «Sole mai così pigro da quasi un secolo» Il Comitato
nazionale dei diritti degli immigrati: stop a leggi che generano insicurezza,
alla burocrazia e alla disparità nel lavoro
Terremoti in Emilia e in Abruzzo
( da "Sicilia, La" del
06-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
burocrazia
che ritarda il rilascio dei permessi di soggiorno e alla disparità di diritti
sul posto di lavoro». La proposta è stata lanciata ieri a Roma, durante un'assemblea,
e nel 2010 si prevede un congresso nazionale. Secondo il Comitato, il disegno
di legge sicurezza è «un ddl insicurezza: un immigrato senza permesso di
soggiorno non ha gli strumenti giuridici per difendersi,
Trovato accordo tra Atenei
( da "Bollettino Università & Ricerca"
del 06-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
ateneo
torinese e non si tratta soltanto di un problema di burocrazia o di maggiore o
minore prestigio», spiega il rettore Paolo Garbarino. «Questo provvedimento
mette in seria discussione quasi vent?anni di paziente lavoro che hanno portato
la Facoltà di Medicina e l?Ospedale di Novara a un livello di assoluta
eccellenza.
"Alla Granda tornano pochi soldi da Roma"
( da "Stampa, La" del
07-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
che
non venga soffocato dalla burocrazia, che presti servizi ai cittadini».
Energia. Si parla di rilancio del nucleare e non si esclude che la Granda possa
ospitare una centrale. «Preferirei non parlarne ora. La verità è che sono
contraria. Al di là della provincia di Cuneo, penso che sia un'idea vecchia.
Lefebre: obiettivo Eurolega
( da "Tribuna di Treviso, La"
del 07-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
accelerata
tra le pieghe della burocrazia italiana. Male che vada Nicevic sarà italiano la
prossima stagione». Lorbek out. Uno stiramento ad un polpaccio con ogni
probabilità costringerà Domen Lorbek a saltare la sfida contro Roma. In queste
ore tuttavia sul muscolo lesionato in allenamento saranno effettuati ulteriori
accertamenti.
feudalesimo burocratico da sconfiggere
( da "Nuova Venezia, La" del
07-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
Parlo
della burocrazia amministrativa imposta da funzionari del ministero
dell'Ambiente e di altre istituzioni più interessate a boicottare le nuove
iniziative con interpretazioni personali del groviglio di leggi, esistenti in
materia di bonifiche e riutilizzo dei suoli, che finiscono per far aumentare a
dismisura i costi di bonifica»
per fare questa visita deve prenotare di nuovo
( da "Nuova Sardegna, La" del
07-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
degli
uomini di certo la perfidia è della burocrazia. E in questo caso la procedura
vuole (ma la volontà ha anche sembianze umane in questi casi) che la
prenotazione venga ripetuta. In molti casi il successo è assicurato, il
controllo diagnostico o strumentale va a buon fine. In altri, forse per non
smentire il luogo comune, a tanti è stato imposto di cimentarsi con la terza
volta:
una associazione tra le aziende, la proposta arriva
dalla provincia - tonio biosa
( da "Nuova Sardegna, La" del
07-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
Tempio
potrebbe in futuro farsi carico senza attendere le lungaggini della burocrazia
regionale. Al piano di forestazione potrebbe affiancarsi una pubblicità
istituzionale a favore del sughero sardo, salvaguardandolo, nell'impiego in
enologia, dalla concorrenza della plastica e del silicone che di naturale hanno
niente.
omologate le fermate per i disabili ma la provincia
non ha avuto le carte - donatella francesconi
( da "Tirreno, Il" del
07-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
purtroppo
la burocrazia è lenta». In questo periodo - continua Pastechi -
dall'assessorato ai lavori pubblici «sono state realizzate tre fermate a norma:
una in piazza Mazzini e due in via Mazzini». Sono quegli slarghi nei
marciapiedi che da mesi i viareggini si chiedono cosa siano, visto che non c'è
alcuna indicazione che possa far pensare alla destinazione prevista.
invenzione in pineta
( da "Tirreno, Il" del
07-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
A poco
sono servite denunce ed esposti: la burocrazia ha dei tempi infiniti e
incomprensibili quando ci sono situazioni di sofferenza; l'unica soluzione,
considerando l'insensibilità dei suoi padroni, era riuscire ad adottarla. Così
è stato e, nonostante le nostre case "trabocchino" di cani
abbandonati e maltrattati, Peggy ha avuto finalmente una cuccia,
Maledizione da trasferta (
da "Giorno, Il (Legnano)" del
07-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
ha
dovuto vendere ben sette undicesimi di squadra senza cercare facili scappatoie
nei meandri della burocrazia. «È il caso di riflettere seriamente se una
squadra possa fallire e poi ripartendo da zero societariamente, andarsene anche
in B - ha spiegato Pippo Resta, presidente del Legnano - Qualsiasi azienda,
quando fallisce, finisce di lavorare.
Nozze per il permesso Espulso lo sposo
( da "Bresciaoggi(Abbonati)"
del 07-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
Il suo
sogno italiano si è infranto a causa della burocrazia: un controllo incrociato
come ormai avviene sempre quando si è di fronte ad un matrimonio misto tra un
italiano o un'italiana e uno straniero. Centinaia ogni anno nel Bresciano i
matrimoni di comodo. Spesso la sposa è giovane e bella e lo sposo un arzillo
pensionato che per qualche migliaio di euro dice sì.
Un milione di euro per il centro storico
( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)"
del 07-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
si
potranno aprire i cantieri: il Comune sta accelerando la burocrazia per
riuscire a farlo entro l'estate. «Per ora cominciamo con questa zona, per la
quale avevamo già i finanziamenti», spiega l'assessore all'Urbanistica, Tonino
Durzu, «in seguito valuteremo se intervenire anche in altre parti del centro
storico».
Dai diritti dell'uomo all'uomo dei diritti
( da "Eco di Bergamo, L'" del
07-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
dalle
burocrazie e dai parlamenti». Don Stefano Alberto conclude: «Sembra proprio che
ritornino i ciclopi, con la loro vista monoculare. Sono capaci solo di gridare
molto. Basta guardare i giornali. Ci sono esempi quotidiani d'intemperanza ed
irrazionalismo che qualcuno vuole chiamare sinteticamente laicità dello Stato».
BRUNETTA è davvero grande, come rispetta le donne lui
non le rispetta nessuno. Se alcun...
( da "Resto del Carlino, Il (Bologna)"
del 07-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
T.
Ma., Bologna LETTERE certificate, versamenti, canoni, contributi, burocrazia
consultata da casa, niente più code, più tempo disponibile. Tutto ok. Ma se gli
statali rimarranno gli stessi, lavoreranno meno agli stessi costi C. Am.,
Pesaro
Presto l'Agenzia di valutazione Fondi legati alle
performance ( da "Sole 24 Ore, Il"
del 07-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
compiti
per evitare ogni rischio di burocrazia. L'idea di fondo resta comunque la
stessa: valutare atenei ed enti di ricerca (un pianeta che va dal Cnr
all'Agenzia spaziale) per premiare con più fondi le performance migliori.
Appena l'Anvur sarà a regime (se tutto filerà liscio dopo l'estate) questo
«sistema integrato di valutazione» - recita la bozza consentirà al ministero di
«
A quarant'anni dalla progettazione il comando dei
carabinieri è ancora incompleto
( da "Corriere del Mezzogiorno"
del 07-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
infinite
di ordinaria burocrazia quelle che incombono sulla sede del comando provinciale
dei carabinieri di via Mauri, a Mercatello. Operativa ma non del tutto. La
realizzazione della struttura, progettata dagli architetti Vincenzo Della
Monica e Fernando De Blasi, che in corso d'opera lasciò l'incarico, fu
deliberata dal Comune di Salerno nel 1969 come sede del Comando Legione dell'
C' ( da "Corriere del Veneto"
del 07-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
eccesso
di burocrazia, nella quale il legislatore europeo (da cui è partita la
direttiva) da un lato e la nostra Regione (che ha competenza legislativa in
materia) dall'altro, sono maestri. Come la gran parte di leggi regionali,
ridondanti, cariche di proclami ideologici e imprecise nella parte tecnica, la
legge dell'Emilia Romagna crea perplessità fra gli operatori (
ZOOTECNIA. DIRETTIVA NITRATI, L'ASSESSORE RABBONI
INCONTRA LE ASSOCIAZIONI AGRICOLE.
( da "marketpress.info" del
07-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
ma
allo stesso tempo intendiamo accelerare la massima semplificazione delle
procedure e della burocrazia. Chiediamo inoltre che l?applicazione delle norme
sia uguale per tutte le Regioni del bacino padano?. L?emilia-romagna ha già
provveduto a richiedere ai ministri competenti, all?Agricoltura Zaia e
all?Ambiente Prestigiacomo, l?accelerazione dell?
Costruire bene primaper non piangere dopo
( da "Secolo XIX, Il" del
07-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
impegnate
sul fronte delle regole e delle burocrazie. Consideriamo la situazione delle
grandi opere in Italia. I pochi gruppi rimasti cercano risorse sul mercato
finanziario, di rischio e di prestito. Ogni volta che un manager è indagato o
arrestato, una situazione ricorrente per le leggi poco chiare e la cultura
militante di una parte della magistratura,
Una città ridotta a tendopoli: "Quanto vivremo
qui?" ( da "Giornale.it, Il"
del 07-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
se ci
si mette in fila, perché anche il dolore ha la sua burocrazia, se qualcuno avrà
la voglia di dormire mentre la terra non smette di tremare. Chi può è fuggito,
magari coi materassi sul tetto dell?auto. «Stanotte andremo a Francavilla, sul
mare, dove abbiamo una casa - racconta Marco - poi domani torniamo.
"Sismico il 70 per cento del territorio"
( da "Giornale.it, Il" del
07-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
Dopo
anni di rimpalli il faticoso zigzagare della mappa del rischio sismico nella
burocrazia italiana è finito. La cartina disegnata nel 2003 è un affresco in
cui domina il tratto colorato che indica le zone a rischio: il 70% del paese è
costretto a temere il terremoto, la bestia più subdola esistente in natura,
visto che sette degli otto terremoti più devastanti hanno aggredito l?
GIANNI COLUCCI DIECI INTERVENTI INFRASTRUTTURALI PER
SALVARE L'ECONOMIA LOCALE. ...
( da "Mattino, Il (Salerno)"
del 07-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
burocrazia
reattiva e forti investimenti per rilanciare l'operatività dello scalo
portuale. Va anche completato l'interporto di Battipaglia e rimesso nel
circuito produttivo il patrimonio delle delle aree industriali della provincia.
Confindustria si propone come «focal point» per il monitoraggio bimestrale
sullo stato di avanzamento dei progetti di potenziamento infrastrutturale
Medicina, addio a nove scuole
( da "Gazzettino, Il (Udine)"
del 07-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
per
effetto della burocrazia italiana, l'inizio dell'attività didattica è fissata
per il 30 giugno prossimo) il timore è che in futuro la novità diventi regola,
penalizzando le facoltà friulana e giuliana. Tanto che ieri mattina a Udine, a Palazzo
Caiselli, i due rettori hanno voluto parlarne pubblicamente in un incontro
congiunto,
E se il prevedesse la messa in sicurezza?
( da "Sicilia, La" del
07-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
di
risorse economiche e di burocrazia. Le Soprintendenze ai Beni culturali ed
ambientali, stracariche di competenze, non possono fare altro che imporre
vincoli. Un sistema che andrebbe modificato per renderlo più snello ed
incisivo. A causa delle lentezze delle Soprintendenze, anche i privati che
vorrebbero effettuare interventi di manutenzione ordinaria,
Medicina, le specialità "deportate"
( da "Gazzettino, Il (Pordenone)"
del 07-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
per
effetto della burocrazia italiana, l'inizio dell'attività didattica è fissata
per il 30 giugno prossimo) il timore è che in futuro la novità diventi regola,
penalizzando le facoltà friulana e giuliana. Tanto che ieri mattina a Udine, a
Palazzo Caiselli, i due rettori hanno voluto parlarne pubblicamente in un
incontro congiunto,
Treviso NOSTRO INVIATO Salvate l'operaio Bepi,
liberate le imprese dalla tagliola dei b...
( da "Gazzettino, Il" del
07-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
rappresentanti
ma pare che sia la burocrazia interna dei Confidi a bloccare l'erogazione dei
crediti. In ogni caso Profumo fa mea culpa. «Dobbiamo recuperare la capacità di
comunicare quello che facciamo, essere un gruppo che parla in inglese ma anche
in dialetto perché fondamentalmente siamo una banca del territorio», spiega
l'ad che fa notare come ora manchi soprattutto la fiducia.
I "trafficanti di uomini".
( da "Giornale.it, Il" del
07-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
E se è
vero che la critica montante presso certe burocrazie occidentali non ha
precedenti recenti, bisognerà pure ricordare che critiche ferocissime vennero
mosse a Giovanni Paolo II nei primi anni del suo pontificato. Così come va
richiamata alla memoria la sofferenza e l'isolamento di Paolo VI, nel momento
in cui prese decisioni coraggiose come l'Humanae vitae,
SPI CGIL: Social card, altre novità
( da "Merateonline.it" del
07-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
altra
corsa ad ostacoli nei meandri della burocrazia. Per questa ragione lo Spi-Cgil
di Lecco è a disposizione dei pensionati lecchesi che sono già in possesso
della social card (valida un anno) e che possono usufruire di miglioramenti
economici con la nuova normativa e comunque di tutti i cittadini che ritengono
di averne i requisiti.
Ostiglia, nuova azienda in riva al canale
( da "Gazzetta di Mantova, La"
del 08-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
progetti
e ad adeguarci alla lenta macchina della burocrazia». Affiancata e supportata
dal suo gruppo di lavoro, Carla Salvadori riconosce al suo staff il lavoro
svolto e si assume molte responsabilità a partire dalla decisione di chiudere
la scuola elementare e di vendere la colonia di Milano Marittima: «Ho voluto
evitare crolli annunciati - ha detto il sindaco - e possibili morti.
Fochino, un corso a ostacoli ma in venti superano
l'esame ( da "Corriere delle Alpi"
del 08-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
frecciate
ad una burocrazia che ha creato qualche intoppo di troppo. "Belluno -
spiega il sodalizio presieduto da Giuseppe Zasso - ha accettato di esaminare
solo i residenti in provincia e pertanto l'organizzazione di Agordo ha dovuto
provvedere in altro modo alla qualifica dell'idoneità, iscrivendo i non
residenti in provincia di Belluno ad un esame presso la Questura di Trento,
La Plavis ricorda Dal Castel: Gli intitoleremo lo
stadio ( da "Corriere delle Alpi"
del 08-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
ma che
ora deve scontrarsi con la burocrazia e con le lungaggini che sono tipiche di
queste procedure, solo apparentemente semplici. «Penso che l'intitolazione
dello stadio a Dal Castel sia una volontà che la maggior parte di noi ha
espresso con chiarezza», ha concluso Tison, «e posso assicurare che la cosa si
farà».
Albero crolla e distrugge l'antica Via Crucis
( da "Trentino" del
08-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
Ufficio
beni monumentali e architettonici e compatibilmente con i tempi della
burocrazia dovrebbero partire i restauri. Restauri che dovrebbero interessare
anche le mura a sostegno dell'intero complesso (i 14 capitelli della Via Crucis
si snodano intorno alla chiesa di Sant'Antonio da Padova) che recentemente sono
cedute causa il deterioramento dovuto al tempo.
"Perdiamo cento giorni l'anno in pratiche
dell'enoburocrazia" ( da "Stampa, La"
del 08-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
Ogni
viticoltore trascorre 100 giorni l'anno in uffici pubblici e tra la burocrazia.
Tempo sottratto a seguire le proprie vigne e la cantina. È la denuncia della
Coldiretti cuneese, che ha individuato 30 casi di adempimenti specifiche del
settore vitivinicolo. Fabrizio Rapallino tecnico Coldiretti: «Provvedimenti
superflui?
Il piano casa è davvero innovativo
( da "Milano Finanza (MF)"
del 08-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
si dà
una spallata alla burocrazia e si migliorano stock abitativo e qualità delle
strutture. I crolli a L'Aquila? Difficile dare un giudizio Il terremoto in
Abruzzo e le polemiche sulle case costruite senza ricorrere a materiale
anti-sismico. L'applicazione di tecnologie moderne avrebbe impedito i crolli
devastanti che hanno messo in ginocchio e portato centinaia di morti a L'
Fisco, stop ai criteri automatici e presuntivi
( da "Italia Oggi" del
08-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
Quali
azioni devono invece essere perseguite per la lotta alla burocrazia?Bersani. La
lotta alla burocrazia non si fa solo con le norme anti-fannulloni. Si fa con
interventi specifici, con sanzioni ed incentivi per impiegati e, soprattutto,
dirigenti, e con un programma di radicale ridefinizione delle attività delle
pubbliche amministrazioni.
Malato va in posta per la pensione E' arrivato tardi,
deve ritornare ( da "Tribuna di Treviso, La"
del 08-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
una
storia di assurda burocrazia con al centro un pensionato di 67 anni quella
arrivata lunedì mattina alla centrale del 113. Dall'altro capo del filo,
l'operatore ha sentito la voce di un uomo sconvolta dal fatto che i
responsabili dell'ufficio postale di Borgo Mestre si erano rifiutati di
consegnargli l'assegno mensile.
siamo l'unico riferimento per la gente - silvia sanna
( da "Nuova Sardegna, La" del
08-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
Quando
la burocrazia fa per benino il suo lavoro, può succedere che sostituire una
maniglia rotta costi 400 euro. E tra sopralluoghi, accertamenti e assegnazione
dell'incarico, capita che prima di vedere la maniglia nuova al suo posto
passino parecchi giorni.
In via Giorgetti 63 c'è il Fornaio aquilano . Siamo
nelle periferia est della citt&#...
( da "Unita, L'" del
08-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
E
servono soprattutto procedure accelerate, poca burocrazia» - spiega. Servono
case. Se i costruttori si riuniranno a breve, dire quando invece si potrà
tornare a sistemare le abitazioni è ancora presto. La Provincia vorrebbe
iniziare a fare una stima dei danni per gli edifici pubblici già da subito e
chiudere il tutto entro una settimana.
nessuno crede più al prestigiatore-sindaco ciaponi
( da "Tirreno, Il" del
08-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
Non
vogliamo più un comune commissariato dalla burocrazia e intento solo ad
autoreferenziarsi, promuovendo in ogni occasione la propria immagine di
amministrazione pacata, oculata, lungimirante e che invece a appare ogni giorno
sempre più debole, contradditoria, isolata e incapace di guardare intorno a sé.
di ALESSANDRO GOLDONI BOLOGNA LA LEGGE c'è, ma anco...
( da "Resto del Carlino, Il (Bologna)"
del 08-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
non
aspettano i tempi della burocrazia per scatenarsi, ma fortunatamente viviamo in
una terra dove le scosse non sono mai state devastanti come quelle dell'Abruzzo
o, in tempi passati, dell'Irpinia. Inoltre, la buona notizia è che dal 2005 una
precedente delibera regionale ha stabilito l'obbligo di sottoporre a verifiche
675 edifici e complessi d'uso pubblico in tutta la Regione.
la ribis chiude sabato in maggio nuova gestione
( da "Messaggero Veneto, Il"
del 08-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
insostenibile
burocrazia cui dobbiamo far fronte e la concorrenza, l'importante è trovare chi
possa portare avanti lo spirito della Ribis. Noi siamo stati tra i primi a
organizzare in città incontri di lettura per i bambini e ad andare noi stessi
nelle scuole, tra gli alunni, per presentare le novità indirizzando al meglio
le proposte»
dal belice partono aiuti e consigli "gestite da
voi la ricostruzione" - massimo lorello
( da "Repubblica, La" del
08-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
tagliando
fuori un bel po´ di burocrazia: «Ogni Comune - dice - deve dotarsi di una
commissione, composta dal primo cittadino, dai consiglieri e dai tecnici di
Sovrintendenza e Genio civile, con poteri straordinari per riconosce il diritto
di chi è rimasto senza casa e autorizzare, per decreto, la ricostruzione
immediata».
zuccoli: il mio compenso? da serie b - luca pagni
( da "Repubblica, La" del
08-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
In
Francia i manager sono espressione diretta del potere politico e provengono per
lo più dall´alta burocrazia dello stato. In Italia, provengono per lo più dal
settore privato. Inoltre, bisogna dire che le nostre società pubbliche devono
ormai competere quanto meno con i loro concorrenti europei. E per ottenere
risultati occorre essere molto preparati.
statale, debutta la lista albanese "aiuteremo gli
studenti stranieri" - franco vanni
( da "Repubblica, La" del
08-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
Albania
nella lotta contro la burocrazia universitaria, spiegare loro come accedere
alle borse di studio e aiutarli a non sentirsi soli nei primi mesi milanesi.
«Ovviamente ci interessa anche promuovere la nostra cultura, ma l´importante è
anzitutto trovarsi. Per questo organizziamo serate in discoteca», dice Elezaj
Lulzim, per tutti "Paul".
Cusani: Â
( da "Tempo, Il" del
08-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
il
sistema delle burocrazie. «Quando ci siamo insediati nel 2004 nei nostri uffici
molte persone erano precarie. Le abbiamo stabilizzate e ora la struttura
dell'ente ha una sua ossatura forte, 530 persone che lavorano con precisi
obiettivi». Tra i segnali importanti da far rilevare, Cusani sottolinea il
mancato aumento delle tasse e la eliminazione della tassa sul passo carrabile.
(
da "Tempo, Il" del
08-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
I
problemi però ci sono: burocrazia, lentezza, corruzione. «Sicuramente. Vorremmo
avere per esempio una maggiore certezza nella trasparenza della burocrazia. A
un mio collega è stato chiesto il certificato fitosanitario per un trattore.
L'importante però è avere le istituzioni a fianco.
Lo Storytelling è come i blog, non letteratura
( da "Riformista, Il" del
08-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
Non la
burocrazia. O il totalitarismo. I fantasmi! E il più grande e il più furtivo di
tutti i fantasmi: quello nascosto «sotto la mano che scrive», la mania
epistolare secondo lui, diventata autoBlografia con l'esplosione dei blog
(nasce un blog al secondo, il 70% sono blog narrativi).
Una Provincia per la persona. E' questa
l'amministrazione provinciale voluta da Ar...
( da "Messaggero, Il (Frosinone)"
del 08-04-2009) + 1 altra fonte
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
Il
sistema delle burocrazie, risponde senza esitazione, «va migliorato, ci sono
investimenti che non siamo riusciti a realizzare per via di iter
interminabili». Aggiunge però che in questi cinque anni in via Costa sono
cambiate tante cose: «Non c'era un geometra assunto nell'amministrazione quando
sono arrivato, i precari erano l'asse portante,
L'AQUILA - Per prima cosa recuperare tutti i dispersi;
poi mettere in sicurezza gli edi...
( da "Messaggero, Il (Abruzzo)"
del 08-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
molti
sfollati sono anche i tempi della burocrazia, però. L'unica speranza per il
futuro è la celerità nei sopralluoghi e la certezza dei fondi statali per danni
stimati che superano di gran lunga i 30 milioni di euro. Per gli edifici la cui
staticità sarà giudicata compromessa il presidente del Consiglio ha già
previsto la costruzione di una "new town" nella parte ovest della
città.
PERUGIA - Adesso, se provate a fargli raccontare il
suo percorso per cercare di curarsi, sor...
( da "Messaggero, Il (Umbria)"
del 08-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
è solo
la burocrazia che, ancora oggi, «non mi mette in grado di curarmi, nè in Umbria
nè in altre regioni d'Italia». Così ieri Luigi S. ha deciso di restituire la
tessera sanitaria al ministero della Sanità. «Se non c'è cura per me, se devo
peregrinare da un istituto all'altro senza avere la certezza di un percorso di
cura,
Protezione civile, immagine vera del Paese
( da "Sole 24 Ore, Il" del
08-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
E lo
fa senza burocrazia e senza clamori, con un gioco di squadra che è stato rodato
attraverso allenamento costante ed esercitazioni dure cui sono chiamate gli
uomini della holding, con le loro articolazioni "federaliste" sul
territorio. La forza di questo modello sta nei pieni poteri dell'amministratore
delegato,
Al più presto la Russia nella Wto
( da "Sole 24 Ore, Il" del
08-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
burocrazia.
Sia il primo ministro Vladimir Putin, che ha concluso il Forum, sia i ministri
russi hanno tracciato un piano di riforme fiscali e nuove misure per attratte
investimenti, come le zone speciali (vedi articolo in pagina). Ma per la
Marcegaglia va fatto un ulteriore passo avanti: «L'adesione della Russia al Wto
potrebbe giocare un ruolo importante nello sbloccare il Doha
Casa Amica, ok alla Fondazione In Provincia contraria
solo la Lega ( da "Eco di Bergamo, L'"
del 08-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
che
sostiene di snellire la burocrazia, rallentare con le sue proposte l'attività
di Casa Amica?». E del Pd: «Sorprende che la Lega che sbandiera federalismo,
sicurezza e sburocratizzazione, proponga emendamenti miopi e ideologici, che
anziché proteggere il territorio lo rendono più insicuro non affrontando il
problema abitativo».
Bolzano spinge sull'export
( da "Sole 24 Ore, Il (Nord Est)"
del 08-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
Meno
burocrazia, più appalti». Sotto la normativa sulla sicurezza con la tanto
contestata legge 626 («siamo i primi ad essere interessati alla salute dei
nostri dipendenti, ma il carico burocratico richiesto anche alle microimprese è
insostenibile, senza contare l'eccessività delle sanzioni, che ogni anno
costringono alla chiusura una decina di imprese,
PALMENTO EUROPEO: VERSO UNA DIRETTIVA CONTRO TUTTE LE
DISCRIMINAZIONI ( da "marketpress.info"
del 08-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
comporterebbe
una dose sproporzionata di burocrazia» - è stata bocciata dall´Aula con 273
voti favorevoli e 356 contrari. Il Parlamento è solo consultato su questa
materia, mentre al Consiglio è necessaria l´unanimità per adottare il
provvedimento. La proposta di direttiva pone un divieto di discriminazione da
applicare a tutte le persone sia del settore pubblico che del settore privato,
Russia nel Wto, la spinta di Marcegaglia
( da "Corriere della Sera"
del 08-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
meno
burocrazia e agevolazioni fiscali» Russia nel Wto, la spinta di Marcegaglia E
Putin: l'Italia partner privilegiato. Eni, accordo da 4,2 miliardi con Gazprom
Berlusconi: il viaggio è stato un successo. Il ministro per lo Sviluppo:
l'obiettivo è diventare primo cliente del Paese DA UNO DEI NOSTRI INVIATI MOSCA
Un modello ammirato.
un anno di pena per omicidio colposo morì la
fidanzata, lui stava guidando
( da "Mattino di Padova, Il"
del 08-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
Per la
burocrazia della giustizia, i danni sono stati saldati. Resta la sofferenza,
dall'una e dall'altra parte: per chi ha perso la figlia e la sorella, per chi
ha provocato la morte della ragazza che amava. Era la sera di sabato 16
febbraio 2008 verso le 23.
Opinioni - La scommessa della certificazione
energetica ( da "Gazzetta di Parma Online, La"
del 08-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
eccesso
di burocrazia, nella quale il legislatore europeo (da cui è partita la
direttiva) da un lato e la nostra Regione (che ha competenza legislativa in
materia) dall'altro, sono maestri. Come la gran parte di leggi regionali,
ridondanti, cariche di proclami ideologici e imprecise nella parte tecnica, la
legge dell'Emilia Romagna crea perplessità fra gli operatori (
La Passione di Columbu: raccontare i Vangeli
( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)"
del 08-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
è
stato costretto dalle guardie a inginocchiarsi: in quell'immagine mi è parso di
scorgere la metafora di una società oppressa dai mediocri, che elogia i furbi e
compatisce i buoni, che costringe i cittadini a inchinarsi di fronte al potere
della politica e della burocrazia». Columbu, lei è credente o ateo? «Diciamo
che sono un credente dubitante». SERGIO NAITZA
Vespa: "La diretta più difficile? Non piangere
parlando della mia città"
( da "Giornale.it, Il" del
08-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
era la
capitale degli uffici che si vedeva soffiare la sua industria primaria, la
burocrazia amministrativa, e reagiva con una rabbia disperata». Chi sono
davvero i suoi concittadini? «La nostra è una città che nel medioevo era nata
sull?imprenditoria e sui commerci. Una città dinamica e produttiva, quindi». E
poi? «Poi questa spinta si è attenuata.
Blocco burocratico sui lavori
( da "Sole 24 Ore, Il (Sud)"
del 08-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
è la
burocrazia. A confermarlo Gaetano Rotolo, direttore tecnico di Aps: «Dal mio
punto di vista non ci sono ostacoli di altra natura, per esempio politici, si
tratta semplicemente di inerzia della burocratica a volte i funzionari non
capiscono bene le necessità di un gestore che ha bisogno di risposte celeri per
poter attivare i lavori.
Semplificazione per superare i gap
( da "Sole 24 Ore, Il (Sud)"
del 08-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
La
causa è da ricercare nella burocrazia soprattutto nella nostra Isola dove la
maggior parte dell'economia è basata sulle opere pubbliche e sull'edilizia. Si
deve spingere verso una sburocratizzazione di tutti gli iter. Se si riuscisse a
superare questo gap allora si potrebbe risolvere almeno il 30% dei problemi.
L'Eni promuove Viggiano
( da "Sole 24 Ore, Il (Sud)"
del 08-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
burocrazia,
politica e magistratura. Dall'Alto Adriatico al Sud Italia, un potenziale di
risorse e grandi capitali disponibili, mabloccati. «Un tesoretto che potrebbe
portare sviluppo e occupazione, ma è inespresso, uno spreco per il Paese in
termini di bolletta energetica, indotto, cantierabilità, fiscalità »,
di ELENA COMELLI MILANO UNA GRANDE tragedia. Ma anche
una gra... ( da "Giorno, Il (Milano)"
del 08-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
Il
grande ostacolo nei processi di ricostruzione è la burocrazia. E' giusto
abbattere le barriere burocratiche introducendo delle deroghe, ma nel contempo
ci vuole una profonda regia del governo, per non lasciare questo grande compito
al caso». Se il progettista fosse lei, che cosa privilegerebbe?
Ptcp, entra la Nuova Romea ed esce Veneto city
( da "Gazzettino, Il (Venezia)"
del 08-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
aggiunge
burocrazia e prescrizioni a carico dei cittadini ma anche dei Comuni», per
usare le parole del capogruppo di Fi-Pdl Mario Dalla Tor. Opposta la tesi del
presidente Davide Zoggia, per il quale il Ptcp - il primo dopo quello di Padova
a essere approvato in Veneto dopo il varo della legge regionale urbanistica - è
«un piano di indicazioni più che di prescrizioni,
La burocrazia frena il progetto Aikoo
( da "Gazzettino, Il (Pordenone)"
del 08-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
La
burocrazia frena il progetto Aikoo Ma la Consulta degli stranieri, scaduta da
due anni, potrebbe presto essere rieletta Mercoledì 8 Aprile 2009, Casarsa
della Delizia Il Comune di Casarsa della Delizia ha intenzione di proseguire il
cammino di cooperazione decentrata con il Ghana, denominato Progetto
"Aikoo".
Venezia Tute blu sempre più a rischio anche in Veneto,
dove il 40% delle aziende metalmecca...
( da "Gazzettino, Il" del
08-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
è un
altro problema: la burocrazia, che rallenta anche la concessione della cassa e
quindi i lavoratori si trovano a intascare i soldi mesi dalla proclamazione
della cig. Poi ci sono norme diverse per precari e artigiani, bisogna semplificare
le regole. E dalle banche fino a oggi ho sentito tante chiacchiere e pochi
fatti.
Venezia Il credito a Nordest c'è ma costa sempre più
caro. Secondo un'in... ( da "Gazzettino, Il"
del 08-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
Rimane
la questione burocrazia, quel peso che ha rallentato anche l'avvio degli
accordi tra grandi imprese come Unicredi e Confidi. «Con l'entrata a regime
dell'intesa tra Regione, consorzi fidi e banche firmata in Veneto nello scorso autunno
la collaborazione oggi è a regime - spiega Trovò - a Venezia nel giro di un
mese il numero delle pratiche è aumentato del 23%
"Da Lucento con musica" Savino e gli amici
famosi ( da "Stampa, La"
del 09-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
Per i
loro concerti si dovrebbero ridurre burocrazie e lacciuoli... Sono ragazzi!».
La gioventù che al siciliano Savino ricorda quel «Ragazzo di strada» (Corvi,
1966), e che l'amico calabrese di periferia Lucà gli intonava a richiesta. Come
un juke box.
Viticoltori e burocrazia: dichiarazioni via Internet
( da "Gazzetta di Mantova, La"
del 09-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
Viticoltori
e burocrazia: dichiarazioni via Internet Il sistema delle Camere di Commercio
si prepara all'appuntamento di agosto con l'entrata in vigore delle novità
comunitarie per la filiera vitivinicola. Per aiutare le imprese è stato
attivato il sistema web Vino & Vigneti (www.
I cognein snobbano l'incontro sul trenino
( da "Stampa, La" del
09-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
Tra
sogni e burocrazia I cognein snobbano l'incontro sul trenino In 50 alla
riunione promossa da Renouveau, pochi gli albergatori [FIRMA]JOËLLE CUNÉAZ
COGNE «Vedrai, presto arriverà il trenino». Filippo Gérard, oggi ventisettenne
e titolare con la famiglia degli alberghi Sant'Orso e Grand Paradis, dice di
sentirselo dire da quando era un bimbo di cinque anni.
Le cartucce per stampante e la questione dello
smaltimento ( da "Stampa, La"
del 09-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
perché
anche in questo campo bisogna scontrarsi con la burocrazia. Ne sa qualcosa
l'imperiese F.R., che si è rivolto alla nostra redazione perché l'Eco Imperia
non ha accettato le cartucce esauste della stampante. Si lamenta il lettore:
«Mi chiedo perché non venga data priorità a questo servizio, dato che le
cartucce sono molto inquinanti.
Chiusi gli uffici della Regione, le poste e gli studi
professionali Congelata l'intera burocrazia
( da "Stampa, La" del
09-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
LA VIA
CRUCIS Chiusi gli uffici della Regione, le poste e gli studi professionali
Congelata l'intera burocrazia
Non poteva più aspettare i tempi della burocrazia e
così un venditore ambulante di 60 anni...
( da "Leggo" del
09-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
Non
poteva più aspettare i tempi della burocrazia e così un venditore ambulante di
60 anni è cosparso di benzina determinato a darsi fuoco, ma la mediazione dei
carabinieri del Radio mobile e del San Paolo ha evitato la tragedia. E'
successo martedì pomeriggio in via Van Westerhout, al quartiere San Girolamo.
agnelli sardi, per il rilancio manca l'unità
( da "Nuova Sardegna, La" del
09-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
La
burocrazia è eccessiva: domande, bolli e bollini non finiscono mai - continua
il pastore-studente - La presenza di delegati delle associazioni di categoria
all'interno del Consorzio mi appare infine come una sorta di conflitto
d'interesse. Così come mi sembra lacunosa la mancanza di riscontri sui prezzi
finali degli agnelli.
freno ai mercatini estivi su 4 ruote
( da "Tirreno, Il" del
09-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
La
burocrazia entra dunque tra quelle che sembravano le attività improvvisate per
eccellenza e da ora in poi per vendere porchette e croccanti occorrerà avere
l'autorizzazione all'accesso alle aree demaniali marittime prescelte. Per
questo, è stato pubblicato dal Comune l'avviso per la formazione della
graduatoria dalla quale scegliere i venditori.
casa, la legge è sciagurata ma attenti alla burocrazia
- nicola pagliara ( da "Repubblica, La"
del 09-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
la
legge è sciagurata ma attenti alla burocrazia NICOLA PAGLIARA La passione è tra
i nostri sentimenti la più tragica delle esperienze e insieme la spinta più
forte che ci porta a immaginare e dare corpo (magari impattandole) alle più
grandi speranze. Il mondo, direi la psicologia collettiva, ha per secoli
costruito i suoi ideali e il suo futuro su una buona dose di passioni,
pasqua senza soldi per i lavoratori della queen - tito
giuseppe tola ( da "Nuova Sardegna, La"
del 09-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
Ma i
tempi della burocrazia sono diversi da quelli delle esigenze delle famiglie che
ormai vivono alla giornata. Le organizzazioni dei tessili hanno chiesto alla
Regione di farsi carico della situazione di disagio nella quale vivono i
lavoratori del calzificio anticipando la cassa integrazione attraverso la Sfirs
o un istituto di credito.
la legge è sciagurata ma attenti alla burocrazia -
nicola pagliara ( da "Repubblica, La"
del 09-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
Napoli
LA LEGGE è SCIAGURATA MA ATTENTI ALLA BUROCRAZIA NICOLA PAGLIARA L a passione è
stata relegata (beato chi ce l´ha) alle partite di calcio, comunque alle
manifestazioni più banali del nostro quotidiano. Si spiega così come mai tutta
la nostra forza emotiva dà il meglio di sé nei campi di calcio, dove almeno le
frange sfogano le loro frustrazioni.
Le statistiche dicono tutto, ma non raccontano niente.
A giorni sapremo come i morti del terremoto s...
( da "Unita, L'" del
09-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
Colpa
della burocrazia. Perché la bambina era in Italia da pochi giorni, Grek il
padre aveva realizzato finalmente il suo sogno, portare la famiglia dalla Moldavia
a Fossa, riabbracciare il suo cucciolo di tre anni. Ricongiungimento, si
chiama. Lo facevano i vecchi emigranti abruzzesi quando andavano nella loro
America.
pronti a sederci al tavolo per il rilancio di marghera
- gianni favarato ( da "Nuova Venezia, La"
del 09-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
spesso
contraddittorie e le tortuose procedure previste dalla burocrazia istituzionale
per realizzare le bonifiche. «Qualsiasi imprenditore che vuole investire e
portare sviluppo a Porto Marghera - spiega il presidente di Confindustria
veneziana - deve sapere con certezza quali procedure, metodologie e costi deve
affrontare per bonificare le aree, in relazione, naturalmente,
il comune decide di pagare prima
( da "Messaggero Veneto, Il"
del 09-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
«Se
finora per motivi legati alla burocrazia passava circa un mese dalla
presentazione di una fattura all'effettivo pagamento - ha spiegato il
vicesindaco e assessore alle Attività produttive, Vincenzo Martines -, d'ora in
avanti all'atto della presentazione provvederemo al pagamento.
dall'inviato Fabrizio dell'Orefice MOSCA <È stata una missione che è andata oltre le nostre aspettative>.
( da "Tempo, Il" del
09-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
Presidente
non neghiamo le difficltà: giurisdizione incerta, burocrazia e corruzione sono
i grandi ostacoli investire in Russia «È per questo che la nostra presidente
Emma Marcegaglia ha proposto di sostenere l'ingresso della Russia all'interno
dell'Organizzazione mondiale del commercio.
L'Ance Verona chiede più serietà nell'edilizia e un
piano sismico ( da "Finanza e Mercati"
del 09-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
applicazione
delle norme tecniche di costruzione hanno qualche mese e sono in uno stagno di
burocrazia. Perché la ristrutturazione degli edifici storici (la maggior parte
degli edifici dei centri storici italiani) è un'impresa titanica, tra vincoli
ambientali e ancora la burocrazia. A Verona lo sappiamo bene, si pensi a tutti
i reperti archeologici che spuntano dal terreno ad ogni scavo.
stop alla burocrazia per s. celestina
( da "Tirreno, Il" del
09-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
alla
burocrazia per S. Celestina Dopo multe e polemiche, il Comune si accollerà la
parte amministrativa Alla Som Baccarini spetterà soltanto l'organizzazione
delle varie manifestazioni SAN MARCELLO. L'amministrazione comunale assieme alla
Soms Baccarini saranno fianco a fianco nell'organizzare la logistica e la parte
burocratica della prossima festa patronale di Santa Celestina.
"petruzzelli in affitto solo per 15 giorni"
- antonio di giacomo ( da "Repubblica, La"
del 09-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
Certo
i vortici della burocrazia potrebbero anche risucchiare dentro un buco nero il
completamento dell´iter del collaudo tecnico amministrativo, ma voci di
corridoio escluderebbero la possibilità di tenuta di questa ipotesi. Alla fine
l´unico ostacolo a restare in piedi sarebbe soltanto il rilascio
dell´agibilità.
"bollette e mutui, le banche ci assediano" -
(segue dalla prima pagina) dal nostro inviato
( da "Repubblica, La" del
09-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
dice
Daniele Marrana - i politici, i loro portaborse, i funzionari locali e la
burocrazia corrotta. Dove stanno finendo gli aiuti per l´Abruzzo? Chi controlla
gli importi? Come e da chi verranno distribuiti e fondi»? E´ inutile tacerlo:
gli scampati ai crolli non si fidano «delle troppe promesse televisive di
questi giorni».
il comitato per l'autonomia ai politici: intervenite a
sostegno dell'università ( da "Messaggero Veneto, Il"
del 09-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
deciso
nelle segrete stanze della burocrazia centrale. Fatto sta che i criteri di
merito sono stati ignorati, con evidenti sperequazioni a favore di grossi
atenei e di potenti appoggi politici», ha detto ancora D'Aronco. «Ricorrere al
Tar, si è sottolineato, è tempo perso - ha aggiunto il presidente del Comitato
-.
Cara Italia, puoi ripartire dalle tue virtù
( da "Sole 24 Ore, Il" del
09-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
peso
della burocrazia, della lentezza dell'amministrazione, della complessità delle
procedure. Piero Ottone, giornalista di lungo corso, traccia nel suo ultimo
libro un quadro degli ultimi cinquant'anni dell'Italia con un grande affetto
(partendo dal titolo Italia mia), ma insieme con l'amaro realismo di chi misura
la distanza tra le grandi potenzialità e le difficoltà quotidiane.
Terna, bloccati 6 maxiprogetti
( da "Sole 24 Ore, Il" del
09-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
Sei
anni per la burocrazia, due anni per i cantieri. Di più. Negli ultimi anni
Terna ha presentato 6 progetti strategici per risolvere le principali
congestioni del sistema elettrico, alcuni addirittura giacciono nei cassetti
dei ministeri dell'Ambiente e dello Sviluppo economico dal 2006.
ROMA - E' partito alle 6 e mezzo del mattino da Roma,
senza dire niente a nessuno, nemm...
( da "Messaggero, Il" del
09-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
di
rischi demenziali e burocrazie irresponsabili: «Il rispetto e il miglioramento
delle norme antisismiche» va imposto subito. Poi la mobilitazione
straordinaria, che allarga il cuore e il futuro incerto che lo restringe. Due
ore dopo, il ritorno a Roma: «Convocate una conferenza stampa, torniamo
dall'Abruzzo».
(
da "Eco di Bergamo, L'" del
09-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
Da tre
anni aspetto qui i miei figli Così lotto contro la burocrazia» --> Eki,
nigeriana, racconta le telefonate al Consolato e i lunghi silenzi Giovedì 09
Aprile 2009 BERGAMONDO, pagina 39 e-mail print Eki Okpogie, trentanovenne
nigeriana, dal 2005 sposata con un italiano, non si perde d'animo. Da undici
anni è in Italia e lontana dai suoi quattro figli.
sfollati, aboliti i libretti sanitari - saverio
occhiuto ( da "Centro, Il"
del 09-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
burocrazia».
Gran parte dei terremotati che hanno trovato sistemazione negli alberghi della
costa sono privi di documenti e tesserini sanitari. Così, in un vertice
convocato ieri mattina nella sede della direzione amministrativa dell'ospedale,
in accordo con la Regione, si è deciso di attivare subito le associazioni dei
medici per fronteggiare «
(
da "Corriere della Sera" del
09-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
Altro
ufficio, stesso ritornello: «Per correggere l'errore, deve rivolgersi
all'Agenzia delle Entrate di Viterbo». Vittima della burocrazia? «Tutto normale
- minimizzano i dirigenti sanitari - l'utente è sempre stato curato». A PAGINA
5 Giuseppe Rescifina
Per il centrodestra ancora fumata nera' a Cotignola
( da "Resto del Carlino, Il (Ravenna)"
del 09-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
di
migliorare infrastrutture, viabilità e collegamenti anche per le aree produttive;
di valorizzare il territorio con particolare riguardo alle frazioni; di
snellire la burocrazia e razionalizzare le risorse pubbliche; di inserire nel
modello di governo forme di democrazia partecipata».
Il Tar legittima l'assunzionedel garzone ecuadoriano.
( da "Secolo XIX, Il" del
09-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
Effetto
dell'incrocio tra burocrazia e cambiamenti del mercato del lavoro: spesso
datori di lavoro e disoccupati italiani non s'incontrano, allora i primi
guardano all'estero ma per raggiungere lo scopo possono aver bisogno - come è
capitato a Calamari - di interpellare i giudici.
ancora scosse e distruzione si scaverà fino a pasqua:
272 morti, 16 sono bambini ( da "Messaggero Veneto, Il"
del 09-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
I
vigili del fuoco hanno trovato prima un ragazzo e una donna e poi Enza, l'amica
di Eleonora, che non ce l'ha fatta. In quella palazzina, però, potrebbe esserci
ancora qualcuno. Lo hanno fiutato i cani. Disperso, appunto, in attesa che le
ore e la burocrazia, senza un miracolo, lo trasformino in morto.
Sabato a genova la cerimonia di addioal piccolo andrea
e alla sua mamma ( da "Secolo XIX, Il"
del 09-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
consueti
della burocrazia e quelli dovuti all'emergenza si sommano, allungando l'attesa
dei parenti che attendono di riportare a casa i propri cari. Negli occhi della
zia di Valentina Berti, seduta nella sua abitazione di via Porro, nel ponente
genovese, ci sono ancora le lacrime versate nei giorni scorsi per quella immane
tragedia: «Quando ho visto quelle immagini alla televisione,
Crisi: la Cia del Friuli Venezia Giulia anticipa
l'assemblea annuale ( da "Sestopotere.com"
del 09-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
la
burocrazia non subisce alcuna semplificazione e la sua morsa quotidiana non si
allenta; l?Ersa è un?agenzia senza guida e senza ruolo; il percorso del Psr
resta tortuoso e non corrispondente alle aspettative delle imprese
professionali, mentre le aziende subiscono una significativa carenza di
liquidità e avrebbero necessità,
Aumentano in Italia i giornalisti di strada
( da "Denaro, Il" del
09-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
La
burocrazia, in questo caso, è limitata al minimo possibile; è sufficiente
inviare una foto via email e dopo una semplice approvazione da parte del
redattore di Reuters, la stessa può essere pubblicata online. Il servizio di
Reuters e Yahoo! non è l'unico presente sul Web;
Progetto sicurezza, primi intoppi
( da "Gazzettino, Il (Treviso)"
del 09-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
pronta
da mesi ma ancora sigillata dalla burocrazia, mentre il potenziamento del
sistema di videosorveglianza non decolla, con il bando già slittato di un anno
che ancora deve essere perfezionato. E in questo contesto anche
l'organizzazione di una ronda di cittadini, già annunciata dalla Lega Nord, ha
subito ieri una brusca frenata in Parlamento,
Un bilancio difficile da tirare, quello sui servizi
psichiatrici del territorio. A provarci è l...
( da "Gazzettino, Il (Venezia)"
del 09-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
«Quello
che pesa sono i rapporti, che vengono basati sulla burocrazia, senza riguardo
per l'individualità della persona - afferma il presidente Lucio Bulgarelli -
basti pensare che la nostra associazione, fatta di utenti, non ha nemmeno
diritto di parola in Consiglio di dipartimento di salute mentale».
Burocrazia più snella per i villaggi turistici
( da "Gazzettino, Il (Venezia)"
del 09-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
Burocrazia
più snella per i villaggi turistici Verranno agevolati gli ampliamenti Giovedì
9 Aprile 2009, Chioggia Snellire la burocrazia per dare slancio all'economia.
Questa l'intenzione della giunta che ieri sera ha presentato in Consiglio comunale
due varianti urbanistiche che finalmente sbloccheranno molte situazioni rimaste
nel dimenticatoio a causa di normative troppo restrittive
Primi passi verso la "città vasta"
( da "Gazzettino, Il (Pordenone)"
del 09-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
esigenza
di armonizzare le scelte e consentano ai Comuni di collaborare con vantaggio
perchè gli incontri senza una base di legge non portano a nulla di concreto.
Sembra solo burocrazia o al massimo una discussione per specialisti, ma in
tempi di crisi scegliere una programmazione che possa servire più paesi e
generare risparmio, potrebbe diventare anche urgente per tutti i cittadini.
Crisi, inizia il G20. Il Papa scrive a Gordon Brown
( da "Giornale.it, Il" del
09-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
E se è
vero che la critica montante presso certe burocrazie occidentali non ha
precedenti recenti, bisognerà pure ricordare che critiche ferocissime vennero
mosse a Giovanni Paolo II nei primi anni del suo pontificato. Così come va
richiamata alla memoria la sofferenza e l'isolamento di Paolo VI, nel momento
in cui prese decisioni coraggiose come l'Humanae vitae,
Fotovoltaico e burocrazia: l'Agenzia Energia e
Ambiente di Torino ti semplifica la vita
( da "Blogosfere" del
09-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
Apr 09
9 Fotovoltaico e burocrazia: l'Agenzia Energia e Ambiente di Torino ti
semplifica la vita Pubblicato da Mario Delfino alle 15:30 in Fotovoltaico
Normal 0 14 Vuoi acquistare un impianto fotovoltaico e non sai a chi rivolgerti
per il disbrigo delle pratiche previste, per l'installazione, per i rapporti
con le banche?
Rimossi gli ingombranti
( da "Sicilia, La" del
09-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
ma da
una burocrazia non in linea con i tempi e le aspettative di chi investe per
creare sviluppo e occupazione, specie in un territorio che costantemente segna
il passo negli ultimi posti delle classifiche stilate dagli istituti di
statistica. Insomma, se da un lato si predica bene con parole sontuose del tipo
"vocazione turistica del territorio"
Otto operai di Riesisenza stipendiobloccata la
raccoltarifiuti differenziati
( da "Sicilia, La" del
09-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
anno
2007 ogni niscemese ha speso 182 euro per la burocrazia, l'anno 2008 la spesa
si è ridotta a 168 euro per un totale complessivo di 5,165 milioni di euro;
l'anno 2007 4,737 milioni di euro. I costi della politica e della democrazia,
comprese le cariche elettive, sindaco, consiglio comunale, giunta (per il 2008
90 mila), la spesa complessiva, compresi i servizi,
Condono ediliziopratiche in sospeso
( da "Sicilia, La" del
09-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
burocrazia
ha frenato finchè a fine gennaio da Caltanissetta ci hanno detto che non
potevamo stipulare l'intesa». Insomma il periodo tra luglio 2008 e gennaio 2009
è passato tra incontri e lettere da Gela a Caltanissetta ed intanto le famiglie
hanno pagato fior di quattrini per le lezioni private ai figli e subito disagi
per accompagnarli a Caltanissetta o Catania dai maestri di
Lucchi (Pd): "Presto serviranno più risorse per i
consorzi fidi" ( da "RomagnaOggi.it"
del 09-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
candidato
sindaco Pd a Cesena Più credito e meno burocrazia: il mondo economico firma le
richieste Bulbi: "Con la crisi dobbiamo proteggere le imprese locali"
FORLI' - Nei prossimi mesi ci vorranno più risorse peri consorzi fidi, che sono
tra le più delicate camere di decompressione della crisi in corso.
Bulbi: "Con la crisi dobbiamo proteggere le
imprese locali" ( da "RomagnaOggi.it"
del 09-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
presidente
della Provincia Più credito e meno burocrazia: il mondo economico firma le
richieste Lucchi (Pd): "Presto serviranno più risorse per i consorzi
fidi" FORLI' - Proteggere le imprese locali, che sono imprese vere e non
imprese fatte di avvocati, perché così si protegge il livello sociale del
nostro territorio": lo dice Massimo Bulbi, presidente della Provincia di
Forlì-
( da "Trentino" del
05-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Nuova rimessa per
i pompieri Il capannone verrà realizzato sul lato est del piazzale RIVA.
Aumenta il numero dei mezzi, ma lo spazio a disposizione resta sempre lo stesso
nella caserma dei Vigili del fuoco di viale Rovereto. E così succede che il
fuoristrada giallo del Soccorso alpino, carico di tutta l'attrezzatura
necessaria per una partenza urgente, rimane parcheggiato all'esterno della
caserma, nel piazzale, generalmente accompagnato da un secondo fuoristrada, dei
pompieri. Ma dato l'affollamento obbligato all'interno delle rimesse può anche
darsi il caso che per far uscire un mezzo sia necessario prima spostare quello
parcheggiato in prima fila che ne impedisce la partenza. Conclusione:
l'amministrazione comunale ha dato incarico all'ingegner Gigi Zanoni di
progettare un ampliamento per cui sono stanziati a bilancio 500 mila euro.
L'unico lato libero è quello ad est, sul confine verso il
viottolo che entra alla cartiera a fianco di villa Aranci: lì sorgerà
l'autorimessa nuova, dotata di tutta l'impiantistica necessaria compresa
l'attrezzatura per il recupero di eventuale perdite d'olio dai mezzi. L'inizio
dei lavori è previsto, burocrazia permettendo, per l'autunno prossimo.
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( da "Repubblica, La"
del 05-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Pagina V -
Palermo Le immagini Due megastrutture abusive costruite solo con una deroga per
l´uso dell´area. Che non è un permesso Un pezzo di carta trasformato in ok così
nascono i "mostri" al Politeama L´autorizzazione si può concedere per
eventi ritenuti di "grande rilevanza culturale" Un mini-stadio di
ferro che nel breve volgere di una notte spunta a oscurare il teatro Politeama.
L´enorme casa di Babbo Natale che a fine dicembre in poche ore inghiotte la
statua di Carlo Cottone. Entrambe strutture abusive, poi sequestrate e infine
smontate. Ma come possono essere state montate senza alcuna autorizzazione
sotto gli occhi dei vigili urbani che prestano quotidianamente servizio in
piazza? Per capire le ragione che hanno portato in soli quattro mesi al sorgere
di due megastrutture in piazza Politeama poi sequestrate perché senza
autorizzazione (ieri sera gli operai hanno iniziato a smontare il mini stadio),
bisogna addentrarsi nei meandri della burocrazia. Cosa deve fare un cittadino
che vuole organizzare un evento in piazza Politeama? Anzitutto deve rivolgersi
all´ufficio di gabinetto del primo cittadino: da cinque anni c´è un ordinanza
sindacale che vieta l´organizzazione di qualsiasi evento in piazza Politeama e,
come prima mossa, gli interessati devono presentare una richiesta di deroga al
divieto. Deroga che può essere data solo per eventi di rilevante entità
culturale. Ottenuta la deroga, trattandosi di una piazza storica, bisogna
chiedere alla Soprintendenza ai Beni culturali il nulla osta sul progetto.
Ottenuto anche quello, è il momento di rivolgersi allo sportello unico per
ottenere l´autorizzazione all´occupazione di suolo pubblico e pagare la cifra
dovuta. Ma questa trafila non è stata seguita né per la casa di Babbo Natale né
per il misi stadio. In entrambi i casi le ditte hanno ritenuto che la deroga
all´utilizzo della piazza firmata dal capo di gabinetto Sergio Pollicita, fosse
già un´autorizzazione. Del resto nella nota c´è scritto che si dà mandato al
Suap di rilasciare l´autorizzazione. Ma Pollicita, che deve valutare se un
progetto è tanto culturalmente rilevante da concedere la deroga all´utilizzo
della piazza, guarda o no il progetto in questione? A lume di naso, dovrebbe,
Ma pare che nel caso di Babbo Natale nel progetto originario non fosse previsto
il megatendone anti-pioggia che ha divorato la statua di Cottone, mentre in
occasione del mini-stadio, il capo di gabinetto si sarebbe fidato
dell´assessore allo Sport Alessandro Anello che gli aveva proposto di
patrocinare l´iniziativa. E se Anello continua a ribadire di non avere alcuna
responsabilità «perché non ha mai visionato il progetto ma da assessore allo
Sport si è solo limitato a chiedere il patrocinio dell´evento», la
Soprintendenza assicura di non aver mai ricevuto alcuna richiesta di nulla
osta. E lo stesso assicura lo Sportello unico, che non ha mai visionato il
progetto, ma ha soltanto ricevuto in copia la deroga all´utilizzo della piazza
firmato da Pollicita. Altro che burocrazia: la trafila
per organizzare un evento nella piazza simbolo di Palermo, tra fogli che
passano di scrivania in scrivania, a volte visionati da occhi distratti, in
uffici e assessorati dove nessuno è competente, sembra del tutto affidata al
caso. sa. s.
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( da "Repubblica, La"
del 05-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Pagina VII -
Palermo La puliziera L´impiegato L´operaio Dall´investigatore al venditore di
auto le vite capovolte dei nuovi disoccupati Non so come pagare l´affitto, ho
già detto al mio bambino che dovrà rinunciare a libri e videogiochi Mia figlia
studiava a Firenze, le ho chiesto di tornare perché non posso più mantenerla
all´università In questa città non c´è spazio per chi lavora si pensa solo a
chi vuol diventare pip o lsu ANTONIO FRASCHILLA Tutti i giorni Mauro Bajada si
alza alle sette. Fa colazione, poi va in camera da letto e apre l´armadio. Come
sempre ci sono appese le giacche e le cravatte da lavoro. Le guarda, le sfiora
con la mano, richiude l´anta e torna a sedersi in cucina. Da quattro mesi non
ha più motivo d´indossarle, quelle giacche: perché Mauro Bajada adesso è
disoccupato, dopo aver lavorato negli ultimi 16 anni come venditore alla
concessionaria Automega di viale Michelangelo. Una sorte, la sua, che lo
accomuna ad almeno altri trecento palermitani che in questi primi mesi del 2009
sono piombati nell´incubo della disoccupazione. Tra i nuovi senza lavoro ci
sono ex dipendenti di concessionarie d´auto, ma anche di aziende nel comparto
della sicurezza e perfino addette alle pulizie nelle caserme che mai, fino a
ieri, avevano pensato che anche lo Stato le avrebbe abbandonate. Tra i nuovi
disoccupati c´è Rosario, 41 anni, per dieci dipendente della Securinform.
Rosario da alcuni mesi è tornato a vivere con la madre a Bagheria perché è
stato licenziato insieme ad altri 25 colleghi. «Quando me l´hanno comunicato
non ho dormito per una settimana, e tornare a vivere con mia madre è stata una
sconfitta» dice Rosario, che non vuole dare il cognome perché invischiato
ancora con il suo passato, fatto di pedinamenti a mogli e mariti infedeli,
figli sbandati e ladri nei supermercati. «Vado a testimoniare nei Tribunali,
continuo a mantenere il porto d´armi ma non ho più il lavoro e non so a chi
rivolgermi - dice - Facevo parte del comparto investigativo: stavo in strada
quasi per tutta la giornata, pedinavo mariti infedeli per giorni e giorni. Mi
sono travestito da muratore per scoprire chi era il commesso che rubava dalla
cassa di un noto supermercato. Ho vissuto dieci anni di adrenalina pura, e oggi
la mattina guardo mia madre e non so cosa dirle». Perdere il lavoro cambia il
modo di comportarsi con gli altri: «Sono diventato scontroso anche con la mia
ragazza perché non posso pensare in questo momento ad alcun futuro con lei -
aggiunge - La verità è che quando non hai più un lavoro, specie per chi come me
aveva un´attività intensa anche fisicamente, viene risucchiato dalla noia.
All´inizio sei fiducioso, mandi curriculum a tutti, poi nessuno ti risponde,
allora prendi coscienza che sei davvero senza futuro». Senza futuro si sente
anche chi era a un passo dalla pensione ed è caduto a pochi metri dal
traguardo. Com´è successo a Bayada, 59 anni, licenziato dalla concessionaria
Automega. Da quattro mesi la vita è cambiata anche per tutta la sua famiglia.
«La prima cosa che sono stato costretto a fare è stato dire a mia figlia, che
studiava psicologia a Firenze, di tornare a Palermo perché non posso più
permettermi di pagarle vitto e alloggio in un´altra città», dice con gli occhi
lucidi seduto nel salotto della sua bella casa al tredicesimo piano di un
condominio di via Ammiraglio Rizzo. «Ho sempre fatto il venditore di auto, ho
maturato una grande esperienza in questo settore, ma adesso non penso di
rivolgermi ad altre concessionarie - continua - Ormai agli imprenditori del
settore non interessa avere dipendenti qualificati, preferiscono piazzare nei
saloni delle belle ragazze. Adesso faccio i conti per arrivare a fine mese con
lo stipendio di mia moglie, e cerco di aiutare in famiglia come posso, anche se
mi sembra di vivere un incubo». Un incubo che sta vivendo anche chi era certo
di dormire sonni tranquilli, perché tanto lavorava per lo Stato. Come
Alessandra Moglie, 36 anni, addetta alle pulizie della caserma Cascino, che da
un contratto di 18 ore alla settimana è passata a lavorare mezz´ora al giorno
per guadagnare 50 euro al mese. «In sintesi è come se avessi perso il lavoro,
continuo ad andare in caserma nella speranza che tutto torni come prima, ma
ormai i tagli al ministero della Difesa sono irreversibili - dice la Moglie -
Adesso non so come pagare la casa in affitto, e ho paura per il futuro di mio
figlio di 12 anni, al quale ho già detto che non deve chiedere di comprare
nulla, videogiochi o libri che siano, perché non possiamo permettercelo». A
chiedere la mobilità c´è anche chi continua a lavorare, sapendo che tra qualche
giorno sarà disoccupato. Rosario Guarino, 34 anni, il primo maggio finirà di
lavorare perché gli scade il contratto, e l´azienda gli ha detto che è meglio
che si trovi un´altra occupazione. «Lavoro da quando ho 16 anni alla Coalma,
azienda che inscatola tonno nella zona di Sant´Erasmo - dice Rosario - Sono un
operaio specializzato che per la prima volta si rende conto di come in questa
città non ci sia spazio per chi lavora. Tutti sanno come tirare avanti
chiedendo favori ai politici per diventare pip, lsu o precari paracomunali, io
invece non so a chi rivolgermi. Vorrei accedere alla
mobilità, ma la burocrazia ha
tempi lunghissimi. Oggi chi viene licenziato è abbandonato a se stesso, in una
Palermo che forse non ha mai conosciuto realmente, perché lui ha vissuto solo
di lavoro mentre gli altri imparavano a vivere d´altro».
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( da "Nuova Venezia, La"
del 05-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Mira. Buoni pasto
e sconti sui medicinali per gli indigenti Famiglie in difficoltà, arriva il
soccorso Il Comune stanzia 45 mila euro per il pagamento di bollette e affitti
ALESSANDRO ABBADIR MIRA. Buoni pasto, un aiuto per bollette e affitti,
richiesta alle banche di anticipare i contributi della cassa integrazione. Il
comune di Mira fa sul serio e per aggredire la crisi mette in campo una serie
di azioni a favore delle famiglie in difficoltà che spera siano mutuate dagli
altri 17 comuni del comprensorio. Per far fronte ai problemi delle famiglie il
Comune è riuscito a trovare tra le pieghe del bilancio la somma di 45 mila
euro. Non è molto ma è pur sempre qualcosa per il sostegno delle famiglie.
Buoni pasto. Per fornire un aiuto concreto a chi è senza soldi e non può
nemmeno comprarsi da mangiare il comune in accordo con la Serimi ha deciso di
mettere a disposizione 20 mila euro che serviranno per buoni spesa (da dare ai
più bisognosi) da spendere in diversi esercizi, e con sconti sui prodotti
farmaceutici da banco. Spiega il presidente della Serimi Antonio Gottardo.
«Credo che in questa fase - dice - ognuno debba fare la propria parte, a
partire dalle società miste con finalità sociali». Anche il sindaco è chiaro.
«In un momento di reale difficoltà per centinaia di famiglie - dice - e in
attesa di un intervento del Governo che stenta ad arrivare, l'amministrazione
ha l'obbligo di formulare proposte concrete di aiuto». Affitti e bollette. Per
aiutare le famiglie ci sono a disposizione 45 mila euro che serviranno per
pagare affitti e bollette. «Si tratta di intervenire in tempi rapidi - dice
Carpinetti - per sostenere chi per diversi motivi si trova temporaneamente
senza lavoro, vedendo ridotto il proprio reddito familiare. Pensiamo così di
poter agevolare le famiglie su trasporti scolastici, mensa, affitto. In alcuni
casi saremo in grado anche di anticipare gli assegni che
spettano di diritto alle famiglie indigenti, che non dovranno così aspettare i
tempi della burocrazia».I
primi beneficiari degli aiuti saranno i disoccupati e i pensionati al minimo.
Banche. Per poter far avere ai cassintegrati i soldi necessari a far quadrare i
conti alla fine del mese saranno chiesti degli sforzi agli istituti di credito.
«Alle banche - spiega l'assessore alle Politiche sociali Margherita Gasparini -
chiederemo di poter anticipare i contributi alla cassa integrazione, anticipare
di una settimana l'erogazione delle pensioni sociali e di tenere d'occhio i
mutui casa, prevedendo rate particolari per chi è in difficoltà». Actv,
Veritas, E.on saranno chiamate, invece, a prevedere rateizzazioni nei pagamenti
delle bollette. Sportello lavoro. Un'ulteriore buona notizia arriva anche sul
versante della lotta alla disoccupazione, con la riapertura, a breve, di uno
"sportello lavoro" a Mira. «Abbiamo concordato - conclude il sindaco
- con l'ufficio provinciale del lavoro di poter riaprire uno sportello
informativo a Mira, che intervenga nelle situazioni di particolare gravità. Un
servizio che in questo periodo è utile per le molte persone che hanno perso il
lavoro e che devono riqualificarsi a partire dai 50enni e le donne»
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( da "Repubblica, La"
del 05-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Pagina XII -
Napoli UNA CHIESA VIVA IN TERRA DI CAMORRA LUIGI MEROLA I n settimana sono
stato a Castellammare di Stabia. Lì vicino ha sede una succursale della
fondazione "A voce d´e creature", al confine tra Pompei e
Castellammare. Questo confine diventa spesso periferia. Per rafforzare la rete
sul territorio abbiamo messo insieme associazioni, scuole e la parrocchia detta
"Annunziatella", chiamata così per l´effigie piccola di una statua
della Madonna. Qui ho conosciuto don Michele di Capua e i suoi trecento ragazzi
e ragazze. Mi hanno raccontato la loro storia. Si racconta sempre il male che
fa rumore, invece dobbiamo imparare a raccontare il bene: ce n´è tanto in giro
e non fa rumore. Don Michele è parroco in questo rione da quasi trent´anni.
Nonostante il potere dei clan Cesarano e D´Alessandro, è riuscito a far
rinascere un territorio morto: non c´erano le luci, don Michele ha portato la
luce; non c´erano le fogne, don Michele ha combattuto dopo il terremoto per far
costruire le fogne. Come? Rompendo le scatole agli amministratori. La sera era
sempre buio perché la luce elettrica andava via facilmente. Don Michele diede
il numero di telefono del sindaco a tutti gli abitanti, invitandoli a
chiamarlo. Don Michele, alto e robusto, è un trascinatore. Mi ha convinto
ancora di più nel continuare a operare in questo territorio, dal quale molti mi
avevano consigliato di andar via. Avere accanto padre Michele significa oggi,
per me, che la battaglia, anche lì, contro la camorra è possibile vincerla.
Come? Bisogna togliere i ragazzi dalla strada. Quel rione sembra Forcella:
tanti bambini ore e ore per strada con il rischio di diventare manovalanza
della criminalità. Invece, hanno bisogno di guide e di essere accolti. La
parrocchia di don Michele è sempre lì, aperta a qualsiasi ora per poter dare
una parola di conforto a tutti. Non è facile arrivarci, strade strette, piene
di buche, dissestate, ma don Michele riesce a far diventare il territorio un
piccolo paradiso. Prepara da anni campi estivi per i ragazzi. Organizza sale di
cineforum e attività ricreative alla domenica in attesa di
avere dal Comune di Castellammare, di fronte alla parrocchia, un terreno e
adibirlo a parco giochi della gioventù. La richiesta è sul tavolo da anni, ma
don Michele è sicuro che presto arriverà la risposta. I tempi lunghi della burocrazia non tengono conto della
emergenza educativa in alcuni quartieri delle nostre città.
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( da "Nuova Sardegna, La"
del 05-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Pagina 34 -
Nazionale Il ministero «sblocca» piazza Satta «Nivola non ha chiesto il
riconoscimento del carattere artistico» Svolta nella controversia per la nuova
facciata di Casa Deriu ANTONELLO SECHI NUORO. Né Costantino Nivola né i suoi
eredi hanno mai chiesto il riconoscimento del carattere artistico di piazza
Satta. Dunque, sulla piazza non ci sono vincoli, almeno non di quella natura.
Chi lo dice? Il Darc, ovvero la Direzione generale per la qualità e la tutela
del paesaggio, l'architettura e l'arte contemporanee del Ministero dei beni
cultuali. Vuol dire una cosa: il caso ampliamento del Man ve lo dovete
risolvere voi. Ci vorrebbe il "deus ex machina" delle tragedie greche
per sbrogliare il caso dell'ampliamento di quella che probabilmente è la più nota
e attraente struttura culturale del centro Sardegna, capace di convogliare a
Nuoro migliaia di visitatori grazie alle sue prestigiose mostre di arte
contemporanea. Da risolvere c'è la faccenda della famosa facciata che guarda su
piazza Satta. L'ampliamento del Museo d'arte della Provincia di Nuoro è
un'operazione da oltre due milioni di euro ferma da mesi perché ad alcuni non
piace l'ingresso moderno riprogettato per i nuovi locali di Casa Deriu. Di
fatto, la relativa variante non approda in consiglio comunale, cui spetta dire
sì o no. Dire che i vari attori della vicenda si sono «incartati» non è fuori
luogo, considerato il viavai di lettere tra Nuoro, Sassari, Cagliari e Roma.
L'ultima è di pochi giorni fa, quella del Darc. La Direzione ministeriale si tira
fuori, scrivendo in modo più esplicito quello che in realtà aveva spiegato in
varie occasioni. Su piazza Satta, precisa il direttore generale Francesco
Prosperetti, «non sussistono procedimenti di riconoscimento dell'importante
carattere artistico». Non lo ha chiesto Costantino Nivola, titolare del diritto
secondo la legge di autore. Né l'hanno fatto gli eredi dell'artista oranese
morto nel 1988. Può non piacere e farà molto discutere: per il Ministero,
piazza Satta non è intoccabile sotto l'aspetto artistico. co. Casomai, è
questione architettonica e paesaggistica, ma è materia di altri uffici. Il caso Man si gioca tra burocrazia e politica. La Provincia, proprietaria del museo, e il Comune di
Nuoro hanno punti di vista differenti, anche se il contrasto non si è mai
manifestato apertamente. La fase delle discussioni estetiche, che come sempre
ha visto i soliti schieramenti pro e contro, non li ha coinvolti in modo
diretto. Lo «scontro» avviene tra gli uffici, con raccomandate che vanno
e vengono. Il contrasto è nato nel luglio 2008, quando la Fondazione Nivola ha
chiesto alla Soprintendenza ai beni architettonici di Sassari di bloccare la
realizzazione della nuova facciata. Richiesta accolta con la sospensione
dell'autorizzazione rilasciata in precedenza, in attesa del pronunciamento del
Darc. Nel frattempo, i lavori di ristrutturazione di Casa Deriu sono stati
ultimati all'interno. Perché il nuovo Man cominci a funzionare, mancano solo le
facciate. è così da mesi. Prima di andare via, l'impresa ha «oscurato»
l'edificio con pareti di tavole. Una provocazione che non ha smosso le acque.
Resta ora da capire se il caso Man si sbloccherà adesso che il Darc si è
espresso in maniera così netta, scrivendo che piazza Satta non è un bene
artistico riconosciuto. La palla torna in mano a Elio Garzillo, il direttore
regionale dei beni culturali, che in varie occasioni ha chiesto di cambiare il
progetto ma poi ha sempre passato la parola al Darc. Torna anche al Comune di
Nuoro che tempo fa è stato diffidato dal Museo per il mancato parere sul
progetto del nuovo ingresso. Di certo, se lo scontro andrà avanti, adesso dovrà
diventare aperto.
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( da "Nuova Sardegna, La"
del 05-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Pagina 7 -
Sardegna Il grido del Nord-Sardegna per lo sviluppo La lunga marcia sulla
Sassari-Olbia, la strada promessa e negata dal governo TIZIANA SIMULA SU
CANALE. Il corteo per il diritto alla vita ha marciato composto sulla statale
199, due chilometri d'asfalto che in quattro anni hanno fatto cinque vittime,
un tratto di quella "strada maledetta" che da sola basta a dimostrare
la necessità della quattro corsie, opera viaria promessa e poi negata dal
governo che ha cancellato insieme ai soldi, la possibilità di sicurezza, lavoro
e sviluppo. L'operaio e il sindaco, l'imprenditore e il parlamentare, ieri,
hanno fatto sentire la loro protesta: battaglia di tutti, senza colore
politico. La seconda manifestazione, dopo quella di Oschiri, la prima promossa
dal comitato "Pro strada Olbia-Sassari" che rappresenta le comunità
di Su Canale, Monti, Chirialza, Enas e Olbia, e di sicuro non l'ultima. Una
protesta partita dal basso, che andrà avanti: l'obiettivo è recuperare i 474
milioni di euro dei fondi Fas sottratti alla Sardegna e risalire sul treno
delle procedure accelerate del G8. Nel corteo, forze politiche, sociali,
sindacali, imprenditoriali e semplici cittadini. C'erano i compagni di
università di Ivana, l'ultima vittima della strada, persone che hanno perso i
loro cari, «30 anni fa, è morto il mio unico fratello, la strada è ancora la
stessa», ha detto Teresa Pira. C'erano genitori con i loro bambini, «era giusto
partecipare, per la sicurezza nostra e dei nostri figli», ha aggiunto Grazia
Soru. E, poi, gli angeli del soccorso, la Croce Bianca di Olbia e l'Intervol
Sardegna, a sottolineare l'emergenza sicurezza. Il percorso, scortato dalle
forze dell'ordine, si è fermato in uno slargo. E qui, si è dato il via agli
interventi. «Fate di tutto per riportare indietro i soldi», ha detto la
presidente del Comitato Rita Padre, rivolgendosi alle istituzioni. «è assurdo
che nel 2009 si debba manifestare per rivendicare una strada sicura», ha
incalzato Patrizia Desole, altra componente del Comitato, che ha portato anche
la solidarietà dell'ex assessore regionale ai lavori pubblici Carlo Mannoni.
Poi, le parole di condanna di sindaci, amministratori provinciali e regionali,
parlamentari ma anche proposte. Come quella del sindaco di Monti, Giovanni
Maria Raspitzu, promotore di una richiesta d'incontro dei sindaci col ministro
Fitto. O quella di un coordinamento provinciale con a capo le due province di
Olbia-Tempio e Sassari. Tutti hanno plaudito all'iniziativa popolare. A
cominciare dal sindaco di Olbia Gianni Giovannelli, che non ha esitato a
criticare lo scippo subìto, riferendo di aver ricevuto rassicurazioni dal
presidente della Regione. «Anche le istituzioni hanno più forza se hanno al
loro fianco la gente», ha sottolineato il vicepresidente della provincia
Olbia-Tempio Antonio Satta. «Abbiamo davanti una battaglia durissima che non
potrà essere vinta solo con le fasce tricolori, dovrà essere una battaglia di
popolo, per la vita», ha aggiunto Giampiero Scanu. «è una manifestazione che
mette in campo l'orgoglio del nord Sardegna che lotta unito», ha evidenziato
l'assessore alle politiche sociali di Sassari, Cecilia Sechi. «Dobbiamo essere
capaci di guidare questa battaglia con una strategia chiara», ha rimarcato il
sindaco di Ozieri, Leonardo Ladu. «Dobbiamo concentrarla laddove si conquistano
le pagine delle cronache nazionali», ha suggerito Antonio Perinu. «Bisogna sconfiggere un mostro che si chiama burocrazia e arrivare agli uomini che
governano il portafoglio dell'Italia» ha aggiunto Fedele Sanciu. Una lotta che
finirà solo con la costruzione della strada, ha fatto notare il vice presidente
della provincia di Sassari, Pinuccio Vacca. Sul palco, anche Gavino Sale:
«questa è la rapina del secolo, se Berlusconi non ci restituirà i soldi,
assedieremo Villa Certosa», ha annunciato il leader dell'Irs. Matteo Sanna ha
fatto sapere che la commisione urbanistica trasporti e lavori pubblici da lui
presieduta, si riunirà dopo le feste a Olbia. Il tema dello sviluppo è stato
toccato dal vicesindaco di Berchidda Antonio Meloni e da Gian Simone Masia
della Confindustria, mentre il sindaco di Santa Teresa Piero Bardanzellu ha
invitato a una vertenza del nord Sardegna sul fronte viabilità.
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( da "Tirreno, Il"
del 05-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Pagina 5 -
Grosseto «Noi cacceremo i burocrati» Dall'Hotel Airone Antichi lancia la sfida
in Provincia VERSO IL VOTO LA BATTAGLIA POLITICA GROSSETO. «So che non sarò
solo, anche questa volta ce la faremo». Ha chiuso così, ieri, Alessandro
Antichi, il suo intervento, davanti a circa 300 persone, all'Hotel Airone, dove
si è tenuta la conferenza provinciale programmatica del Pdl. Andare al governo
del maggior numero di Comuni e Province per contribuire al cambiamento del
Paese avviato dal governo Berlusconi: questa la parola d'ordine lanciata dal
candidato del Pdl alla Provincia di Grosseto. «Quello del 6-7 giugno non è un
appuntamento come tanti - dice Antichi - l'opera del governo può risultare
inutile senza gli enti locali». Giovani. La conferenza programmatica, moderata
da una "valletta" d'eccezione come l'onorevole Monica Faenzi, era
stata aperta dai due più giovani candidati al consiglio provinciale.
«Contrapponiamo con orgoglio i nostri ideali vissuti nel sacrificio e questa
nostra giovinezza - dice Fabrizio Rossi - a coloro che sono cresciuti, sin da
ragazzi, nei corridoi di partito. A quei giovani dirigenti che parlano di
lavoro senza averne mai cercato uno». «Meno di un anno fa l'Argentario - gli fa
eco Priscilla Schiano, assessore al bilancio della giunta Cerulli - ha
conosciuto la benedizione dell'alternanza. Ora metto la mia esperienza a
disposizione di un cambiamento ancora più grande: l'alternanza in Provincia».
No ai burocrati. «La risorsa più importante che abbiamo - insiste Antichi - è
lo spirito indomito dei maremmani, noi cosa possiamo offrirgli? La buona
politica, il ritorno della democrazia vera». Nel mirino ci sono i
"burocrati". «La Provincia - prosegue Antichi - è
stata per troppo tempo commissariata dalla burocrazia, con una politica incapace di imporsi. Ma le norme sbagliate si
cambiano, i funzionari che non collaborano si spostano: l'elezione - conclude -
conferisce enormi poteri ed enormi responsabilità, la Provincia è governata dal
presidente che è stato eletto, non da funzionari che hanno vinto un concorso
non si sa come». Marras all'asilo. Antichi non cita mai il suo
avversario, ma ci pensano gli altri, stigmatizzando, in particolare, l'accenno
al fatto di essere più giovane del candidato del centrodestra. Il ministro
Altero Matteoli, aprendo l'intervento conclusivo della conferenza è andato giù
duro. «Fosse qui Marras - ha detto rivolto ad Antichi - visto che considera
vecchio te, a me mi manderebbe in un ospizio. Ho letto alcune sue dichiarazioni
e devo dire che è di un infantilismo politico incredibile, rischia di essere
rimandato all'asilo». La destra. Matteoli si è anche rivolto ai suoi ex
colleghi di partito. «Si va verso il bipartitismo - ha detto - non esiste una
destra al di là del centrodestra, come non esiste una sinistra al di là del
centrosinistra. Gli elettori che votano alla nostra destra rischiano di
sprecare il voto e di fare un regalo a Marras». Vip egoisti. L'ultima stoccata
Matteoli l'ha riservata ai vip capalbiesi che rallentano la realizzazione
dell'autostrada. «Non è possibile che tutto resti fermo per 100-150 vip che
hanno casa a Capalbio. Da chi ha ricevuto dalla vita più di altri, per capacità
o per eredità - ha detto - mi sarei aspettato gesti di generosità». Ospiti.
Erano presenti delegazioni di Assindustria, Confartigianato, Ance,
Confagricoltura, Ascom, Associazione familiari e vittime della strada e Lega
Nord. In sala anche Tania Amarugi del Movimento per il Bene Comune. Fuori
programma è intervenuta Alessandra Nigrelli, fondatrice del movimento
Centrosinistra di base. «Siamo vostri avversari e non mi auguro che vinciate -
ha detto - ma saremo avversari leali». Enrico Pizzi
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( da "Tirreno, Il"
del 05-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Pagina 5 -
Montecatini Borgioli sfida il centrosinistra Il Pdl presenta il suo candidato a
sindaco di Chiesina è nuovo alla politica ma conta sull'esperienza di
dipendente comunale CHIESINA. è Marco Borgioli il nuovo candidato a sindaco per
il Popolo della Libertà a Chiesina Uzzanese. Cinquant'anni, impiegato comunale
a Monsummano da oltre vent'anni, appassionato di sport da tutta la vita (da 8
anni è impegnato come allenatore della squadra di calcio juniores di Chiesina),
Borgioli si presenta come "il nuovo che avanza". «Sono un moderato -
dice nella conferenza stampa di presentazione - che non ha un'esperienza
politica alle spalle ma che, dopo ventisei anni di lavoro in un Comune, può
dire di conoscere bene il funzionamento di un'amministrazione e le esigenze dei
cittadini, che spesso devono scontrarsi con quel muro di
gomma rappresentato dalla burocrazia». Come lo stesso candidato afferma, alla sua inesperienza
politica sopperirà il supporto di quello che viene definito "lo zoccolo
duro del partito", rappresentato dai vari presenti all'ufficializzazione
della sua candidatura: Roberto Benedetti, coordinatore provinciale, Anna Maria
Celesti, consigliere regionale, Ettore Severi, sindaco di Montecatini e
candidato alla presidenza della provincia, Alberto Lapenna, candidato a sindaco
di Montecatini. Ma oltre a quello del proprio partito, Borgioli potrà contare
anche sul sostegno della Lega e dell'Udc con i quali vengono annunciate
"probabili alleanze". Di un programma ancora in via di definizione
vengono poi illustrati alcuni punti essenziali. Sul recupero del patrimonio
edilizio viene denunciata una gestione completamente sbagliata da parte delle
passate amministrazioni. «La gente è scappata dal centro urbano perché negli
anni è stato completamente abbandonato a se stesso» dice Borgioli, che propone
il restauro e il recupero degli edifici fatiscenti, oltre a misure che possano
in qualche modo rivitalizzare la vita cittadina, come il trasferimento della
biblioteca in centro. Aumentare il controllo sul territorio è l'imperativo,
attraverso una gestione migliore delle risorse: «Dobbiamo garantire una
presenza maggiore per le strade dei vigili che non possono assolvere solo al
compito di fare le multe». Il candidato del Pdl intende poi mettere in moto dei
processi volti a favorire le attività economiche del luogo: «L'amministrazione,
naturalmente nel rispetto della legge, deve trovare il modo di dare la
precedenza alle aziende del territorio». Sulla viabilità c'è in cantiere un
nuovo piano del traffico che migliori, in particolare, la viabilità del centro.
La promozione delle attività commerciali poi è un obiettivo che Borgioli vuol
raggiungere anche attraverso semplici iniziative come mostre, sagre, il
potenziamento della "Settimana chiesinese" e l'aumento delle notti bianche.
Viene annunciata poi la volontà di dar vita a delle misure anticrisi, che
vadano a sostenere coloro che restano senza lavoro, e a delle politiche di
sostegno per gli anziani e per la scuola. Francesca Maltagliati
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( da "Tirreno, Il"
del 05-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Pagina 10 -
Montecatini Maurizio Innocenti confermato alla guida della Confesercenti
PISTOIA. Maurizio Innocenti è stato rieletto all'unanimità alla presidenta
della Confesercenti proviciale al termine della recente assemblea congressuale.
che si è svolta alla presenza del presidente regionale Massimo Vivoli.
Innocenti ha sottolineato come si stia vivendo da tempo una situazione
economica gravissima per le imprese. Ha quindi affermato l'importanza
dell'unità delle associazioni, basilare punto di riferimento degli
imprenditori. Innocenti ha anche ribadito che le piccole e medie imprese hanno
urgenti necessità: il finanziamento attraverso il sostegno di Toscana Comfidi e
delle banche, l'abbattimento della congruità degli studi di settore, la
detassazione degli utili reinvestiti, la riduzione della pressione fiscale, il sostegno strutturale ai redditi e ai consumi, il taglio degli
sprechi, lo snellimento della burocrazia, lo sviluppo di un nuovo rapporto costruttivo tra imprese e
istituzioni. «A livello locale - ha detto Innocenti - Confesercenti proporrà un
programma di difesa e sviluppo del commercio, nell'interesse delle città e
della loro economia. Sarà chiesto alle amministrazioni un serio
confronto e precise risposte, in un rapporto fondato sui principi di collaborazione».
Grande importanza viene inoltre attribuita dalla Confesercenti al ruolo della
Camera di commercio per lo sviluppo dell'economia che però sia fondato
realmente sulla presenza di tutte le maggiori rappresentanze associative della
piccola e media impresa, in tutti gli organismi camerali, giunta compresa.
Infine, grande rilevanza è stata attribuita alla "unità di crisi"
richiesta dalle associazioni della piccola e media impresa e accolta dalla
Provincia.
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( da "Secolo XIX, Il"
del 05-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Istituto di
tecnologia, Babele di geni il viaggio La sfida degli scienziati in arrivo da
oltre 30 Paesi, che hanno trovato "casa" a Morego Genova. Sulla sua
scrivania, il russo Raul Gainetdinov ha una foto in bianco e nero appena
scaricata da Internet. Ci sono Barack Obama, Silvio Berlusconi e Dmitry
Medvedev ritratti sorridenti al G-20 di Londra. «Chi preferisco dei tre?
Berlusconi, senza dubbio. Con tutti i soldi che ci ha dato...». Neuroscienziato
quarantaquattrenne, Gainetdinov vive da un anno a Genova, dove lavora per
l'Iit, l'Istituto italiano di tecnologia, «l'Mit italiano». Ovvero il centro di
ricerca voluto nel 2003 dal ministro dell'Economia Giulio Tremonti e dal
direttore generale del Tesoro Vittorio Grilli, e finanziato dal governo di
Silvio Berlusconi con 100 milioni di dotazione iniziale più un miliardo di euro
pubblici in dieci anni. La struttura è ospitata sulla collina di Morego, in
Valpolcevera, nella periferia di Genova che guarda verso il passo dei Giovi, in
un grigio palazzo per uffici abbandonato dal ministero delle Finanze. Dove,
dopo una lunga fase preparatoria, la ricerca muove ora i primi veri passi.
«Sono qui da un anno ma il tempo trascorso finora è servito a sistemare gli
uffici, i laboratori, a creare la mia squadra», dice Gainetdinov. «Ora inizia
il lavoro duro». Sopra di lui, ai piani alti, siede uno dei direttori della
divisione di robotica, Jean-Guy Fontaine. «Avevo tutto dalla vita. Mi avevano
nominato professore ordinario all'Ensi (scuola nazionale superiore in
ingegneria, ndr.) di Bourges, dopo che per dieci anni ero stato professore
all'Università"Pierre et Marie Curie" di Parigi». Insomma una
carriera prestigiosa con posto inamovibile. «Ma nel 2006 leggo un annuncio su
una rivista scientifica, mi innamoro dell'idea, spedisco il mio curriculum ed
eccomi qui. Mi sono trasferito con moglie e figli. Cercavo una sfida. L'ho
trovata». La sfida è in fondo a un corridoio del palazzaccio di Morego, davanti
al distributore automatico di caffè. «È nelle pause caffè - dice Fontaine - che
le diverse esperienze si mescolano, che ricercatori di aree diverse parlano e
si confrontano. L'Iit è forse l'unica struttura al mondo, certamente l'unica
d'Europa, dove le discipline non sono a compartimenti stagni ma dialogano di
continuo. Da quel dialogo nascono le idee migliori». Fontaine ha firmato un
contratto di cinque anni, rinnovabili. «Vorrei fermarmi il più possibile perché
- spiega - stiamo portando avanti progetti a lungo termine. Non ho mai lavorato
tanto in vita mia», confessa il professore francese annunciando che tra pochi
giorni andrà per una settimana in vacanza . «La mia prima vacanza in un anno».
L'Iit è nato - è ragionevole supporre - dal pessimismo, e cioè dalla
convinzione che l'università italiana e il Cnr fossero irriformabili e che
fosse quindi necessario creare una struttura tutta nuova. Oggi ha una squadra
di circa trecento scienziati, provenienti da più di trenta paesi diversi e
sparsi nelle quattro aree di ricerca: robotica, neuroscienze, nanobiotecnologie
e farmaceutica. Con un'età media di ventinove anni, e una produttività
scientifica che finora ha dato alla luce quattrocento pubblicazioni su riviste
scientifiche internazionali, diciannove brevetti e dieci progetti europei.
«All'estero siamo ormai una realtà conosciuta, la comunità scientifica mondiale
ci segue con attenzione», spiega il professor Fontaine. In Italia l'Iit
continua ad essere un po' snobbato. L'università e il Cnr ne invidiano i grandi
finanziamenti pubblici. Una parte del centro-sinistra, non il Pd ligure, lo
ritiene un capriccio di Berlusconi. Roberto Cingolani, laurea in fisica e
carriera internazionale, è il direttore scientifico dell'Iit. «L'Istituto
italiano di tecnologia - dice - è una realtà italiana. Nata per produrre
risultati eccellenti nella ricerca pura, a lungo termine, così come in quella
applicata, a medio termine, dove dobbiamo lavorare a stretto contatto con le
aziende. Con l'obiettivo, anzitutto, di promuovere l'innovazione scientifica di
questo paese». Francesco Margioccomargiocco@ilsecoloxix.it 05/04/2009 progetto
ambizioso Jean-guy fontaine 05/04/2009 burocrazia raul gainetdinov 05/04/2009
«In Francia avevo un lavoro prestigioso e sicuro. Ho lasciato tutto per venire
qui, con moglie e figli, perché questo è il progetto più ambizioso per cui mi
sia mai capitato di lavorare» 05/04/2009 «Qui funziona tutto come nelle
migliori università americane, anche se dobbiamo fare i conti con le lentezze
della burocrazia italiana.
Come un anno di attesa per il permesso di soggiorno» 05/04/2009 contratti a termine
ryo saegusa 05/04/2009 la bella vita ryad chellali 05/04/2009 «Il mio contratto
sta per scadere ma spero in un rinnovo.Vorrei portare a compimento il mio
lavoro. Vivere a Genova? Bello, a parte la sera quando rincaso e non trovo un
buco per l'auto» 05/04/2009 «In Italia si vive bene. Non scorderò mai il mio
arrivo. Il camion del trasloco si era dovuto fermare lontano da casa. La gente
del posto è scesa per aiutarmi a scaricare i mobili» 05/04/2009
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( da "Repubblica, La"
del 05-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Pagina 32 -
Cultura Interno di famiglia con artisti i dolori del giovane Zivago Il padre
pittore illustrava i libri di Tolstoj. La madre musicista era amica di
Rachmaninov. La dacia di Peredelkino, il villaggio creato dal regime sovietico
per intellettuali e scrittori, conservava ancora, anni dopo il caso del Nobel
rifiutato, le tracce di un´aristocrazia travolta dalla caduta dello zar. Ora un
libro che raccoglie ricordi inediti del fratello e del figlio dello scrittore
ricostruisce quella storia Nella libreria tutte le sue opere, ma non il
capolavoro Due giovani barbuti accanto alla tomba leggono le sue poesie SANDRO
VIOLA Nel maggio del 1962,
in un radioso pomeriggio della primavera russa, andai
per la prima volta a Peredelkino, un villaggio a trenta chilometri da Mosca.
Peredelkino è oggi sfigurato dalle orrende ville dei nuovi ricchi, ma a quel
tempo c´erano soltanto, sparse nel bosco, le dacie d´una ventina di artisti e
intellettuali. Accompagnato da Gheorghij Breitburd, l´italianista dell´Unione
degli scrittori sovietici, andavo a visitare la dacia e la tomba di Boris
Pasternak, che era morto due anni prima. E qui va spiegato subito come mai un
funzionario dell´Unione degli scrittori, lo strumento con cui il partito
comunista esercitava un rigido controllo ideologico sul mondo della cultura,
avesse accettato d´introdurre un giornalista straniero nella casa di Pasternak.
Erano infatti trascorsi solo quattro anni da quando il regime aveva obbligato
l´autore del Dottor Zivago, con la minaccia d´esiliarlo dalla Russia, a
rinunciare al premio Nobel che l´Accademia di Svezia gli aveva assegnato per
quel suo romanzo. Ma la dolorosa, straziante rinuncia di Pasternak non aveva
placato i cerberi dell´ortodossia, i cantori del realismo socialista. Erano
infatti seguiti mesi e mesi d´accuse farneticanti contro romanzo (propaganda
antisovietica, vilipendio della rivoluzione socialista, formalismo, estetismo
eccetera), e infine l´espulsione di Pasternak dall´Unione scrittori. Dunque:
come mai m´era stato concesso, non molto tempo dopo da quell´uragano, di
visitare casa Pasternak? La risposta è che nell´Urss, agli inizi del ´62, il
clima politico era di nuovo mutato. Di nuovo sembrava infatti che ci fosse un
"disgelo" come quello occorso tra il ´56 e il ´58, tra il rapporto
Kruscev e il "caso Pasternak", quand´erano apparsi libri del tutto
impensabili negli anni di Stalin. Alla direzione di Novyj Mir, la più
autorevole e diffusa rivista letteraria sovietica, era ritornato il
"liberale" Aleksandr Tvardovskij, e qualche mese prima della mia
visita a Peredelkino Tvardovskij aveva pubblicato Una giornata di Ivan
Denisovic, il primo, clamoroso, travolgente testo di Aleksandr Solgenitsyn. Il
regime sembrava insomma essersi quietato, nei rapporti tra
la burocrazia politica e il
mondo della cultura s´era di nuovo aperto qualche spiraglio. Sulla veranda
della dacia di Pasternak mi attendevano la seconda moglie Zinaida Nikolaevna
nata Nejgauz, e il figlio Leonid. Alta, corpulenta, Zinaida Pasternak era
vestita con un abito nero - collo e polsini bianchi- più adatto a un
ricevimento serale che non a un tè del primo pomeriggio, forse lo stesso
vestito che aveva approntato per la cerimonia del Nobel quando era giunto
l´annuncio del premio. Appariva lieta dell´incontro, molto ospitale. Mentre suo
figlio Leonid, che aveva allora una trentina d´anni, dava l´impressione
d´essere a disagio, quasi assente. Sbrigammo i convenevoli in francese, poi
Breitburd fece da interprete alla conversazione attorno a un tavolo da tè
apparecchiato alla russa, biscotti, acqua con lo sciroppo di mirtilli, una
torta e una piccola brocca con la vodka. Dopo quasi mezzo secolo, il ricordo
della casa di Pasternak non s´è ancora appannato. Al centro del grande
soggiorno al pianterreno della dacia troneggiava un pianoforte a coda, e sul
pianoforte Zinaida aveva allineato le cose che voleva mostrarmi. Un elegante e
voluminoso album con i disegni e le stampe del padre di Pasternak, Leonid
Osipovic («pittore accademico», come lo definiva il figlio Boris), per molti
anni insegnante alla scuola di Belle arti di Mosca, e dal 1921 esule prima in
Germania e poi in Inghilterra. I volumi delle traduzioni di Pasternak
(Shakespeare, Goethe, Verlaine, Rilke), le prime edizioni d´alcune delle sue
opere, Mia sorella la vita, Autobiografia, Salvacondotto. Nessuna traccia,
invece, delle edizioni in russo o nelle altre lingue del Dottor Zivago. E
nessuna risposta, sguardi distratti, quando chiedevo del romanzo ormai celebre
in tutto il mondo. Forse perché Breitburd non traduceva le mie domande, forse
perché a Zinaida era stato imposto di non parlare del romanzo. Il segno che il
regime consentiva sì la visita d´uno straniero a casa Pasternak, ma il romanzo
restava esecrato, bandito, e tale sarebbe rimasto sino alla sua pubblicazione
in Russia ventisei anni dopo. I ricordi del pomeriggio a Peredelkino (che si
chiuse con la visita alla tomba dello scrittore, una grande pietra tra le
betulle accanto alla quale erano semisdraiati due giovani barbuti, ciascuno con
in mano un volume delle poesie di Pasternak, una bottiglia di vodka nell´erba)
mi tornano alla mente mentre leggo, adesso, La nostra vita. Il libro appena
edito da Excelsior 1881 a
cura di Liljana Avirovic, in cui sono raccolte le memorie dell´infanzia e prima
giovinezza di Pasternak stesso, del fratello Aleksandr e del figlio Evgenij,
avuto dalla prima moglie Evgenija Lur´e. Testi che tratteggiano la vicenda
d´una famiglia molto speciale, e da cui scaturisce - come nel bellissimo Parla,
ricordo di Vladimir Nabokov - un´accorata memoria della Russia
pre-rivoluzionaria. Forse perché inedite per il lettore italiano, sono le
pagine scritte da Aleksandr che risultano più avvincenti, intrise come sono
dell´atmosfera da "grande casato" della famiglia Pasternak. Anche la
madre di Boris e Aleksandr, Rosalia Isirodovna Kaufman, era infatti un´artista,
un´eccellente pianista. E Aleksandr descrive infatti una casa in cui i bambini
erano avvolti dagli odori di trementina, dei colori a olio che provenivano dal
cavalletto del padre, mentre dal pianoforte suonato dalla madre si levavano le
note di Bach, Schubert e Brahms. In quella casa non s´aggiravano persone comuni
ma artisti famosi. Leone Tolstoj, che veniva a vedere le tavole preparate dal
padre per le edizioni illustrate di Guerra e pace e di Resurrezione, Skryabin e
Rachmaninov, due grandi pittori come Valentin Serov e Konstatin Korovin, il
principe e scultore Troubetskoij. E quando la madre di Pasternak andava a fare
una visita portandosi dietro i piccoli Boris e Aleksandr, la meta di quelle
visite era spesso la casa di Sofia Rubinstein, la sorella di Anton e Nikolaij,
i musicisti che esercitarono un´influenza decisiva sulla formazione d´una
schiera di compositori e solisti russi alla fine dell´Ottocento. Dicevo che le
memorie del fratello di Pasternak, Aleksandr, fanno pensare a quelle di
Nabokov. Ma quanto più sincere, meno snob, di quelle scritte per il pubblico
americano dall´autore di Lolita, quasi sempre mirate ad illustrare la
condizione aristocratica e la ricchezza dei Nabokov prima della rivoluzione.
Mentre lo sguardo di Aleksandr sulla Russia zarista è meno egocentrico, per
così dire più storico, come nella descrizione dei funerali di Alessandro III,
il penultimo zar. «Le campane suonavano tristi, insistenti [�] Mosca si
toglieva il cappello, si faceva il segno della croce. Apparve la testa d´un
interminabile corteo, le truppe, il clero, i cavalli con gualdrappe e pennacchi
neri, un catafalco di inimmaginabile sfarzo, gli araldi in costumi mai visti
[�] Il corteo procedeva, e le facciate delle case erano velate da grandi
strisce e paramenti neri». Per chi ha un qualche interesse per la Russia
pre-bolscevica, e per la vita di Boris Pasternak, un libro da leggere.
Sorprende tuttavia (e dispiace) che nelle 364 pagine de La nostra vita non
ricorra neppure una volta il nome di Olga Ivinskaja, la donna che negli ultimi
quattordici anni della vita di Pasternak gli fu più vicina, amante e
ispiratrice. Moralismo di chi ha curato il libro, meschinità dei familiari? Non
ho risposte: solo stupore.
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( da "Giorno, Il (Bergamo - Brescia)"
del 05-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
BERGAMO pag. 3
Discarica da bonificare parola di Legambiente COSTA VOLPINO COSTA VOLPINO «LA
DISCARICA DI PIZZO è inquinata e quindi pericolosa. Per questo va bonificata al
più presto». Il grido d'allarme è stato lanciato dal circolo dell'Alto Sebino
di Legambiente, che nel corso di una conferenza stampa ha invitato
l'amministrazione comunale di Costa Volpino a intervenire. «Il sito di cui
parliamo - denunciano gli esponenti dell'associazione ambientalista - è quello
dell'ex Metal Fra, in località Pizzo, nel comune di Costa Volpino, nella parte
Nord del Lago d'Iseo. In più di 30 anni sono stati presentati diversi progetti
per la bonifica dell'area, ma tutto è rimasto sempre sulla
carta a causa della burocrazia. La discarica in questione si estende per 12 mila metri quadrati
sui quali, tra il 1977 e il 1979, vennero depositati ben 54 mila metri cubi di
scorie d'acciaieria, fanghi e polveri di abbattimento fumi. Le analisi
effettuate a più riprese hanno sempre confermato la presenza di elementi
inquinanti come piombo, arsenico, zinco e Pcb (policlorobifenili)». «Il
problema - sottolinea Bianca Lanfranchi, vicepresidente del circolo Alto Sebino
di Legambiente - si è allargato: le analisi effettuate dall'Arpa hanno rilevato
che anche nei terreni circostanti sono presenti sostanze derivanti dalle scorie
d'acciaieria che la normativa inquadra come rifiuti pericolosi. Dal punto di
vista penale non è stato possibile individuare chi trent'anni fa ha portato i
primi rifiuti. Rimane il fatto che l'area ancora oggi rappresenta un pericolo
per la popolazione. Quando tira vento si alza una polvere sottile che si
deposita su auto, barche del vicino porto demaniale e case di Pizzo. Per questo
abbiamo chiesto l'intervento del Comune. In tutti questi anni a Costa Volpino
si sono succedute varie amministrazioni e sappiamo che la responsabilità non è
dell'attuale sindaco, ma al primo cittadino, che deve tutelare la salute di
tutti, chiediamo un intervento risolutivo visto che con l'arrivo della bella
stagione riprenderà il flusso di turisti che vengono a Pizzo per stare all'aria
aperta. L'unica soluzione è asportare le scorie e smaltirle, perché ricoprire
il sito con argilla non basta a eliminare l'inquinamento del sottosuolo». Marco
Lamberti
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( da "Messaggero, Il (Umbria)"
del 05-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Domenica 05
Aprile 2009 Chiudi di MASSIMO SAMPAOLESI STRONCONE - Da trentacinque anni
dentro le grotte. Come i pipistrelli. Anzi, sono proprio loro ma per la
precisione il Gruppo Grotte "Pipistrelli" sezione autonoma di
Stroncone, che a marzo hanno festeggiato il trentacinquesimo compleanno da
speleologi: «Ormai eravamo molti a Stroncone - dicono dall'associazione,
ricordando gli inizi di questa lunga avventura - a vederci in determinate
serate per discutere sulle grotte ed altre cose. Tutti molto giovani e con
tanta voglia di fare. Il nostro punto di riferimento era la sezione
speleologica di Terni. Non avevamo la macchina per andare in città, così
dovevamo prendere l'autobus. Tempo a disposizione prima dell'ultima corsa per
ritornare a casa era poco più di un'ora; troppo poco per poter discutere e
mettersi d'accordo sull'attività da svolgere. Una sera esponemmo il nostro
problema ai ternani e decidemmo di comune accordo di formare una nostra
filiale». Ma non tutto andò come ci si sarebbe aspettato. Qualche dissidio
emerse: «Dopo qualche settimana - raccontano - venne indetta dal consiglio
direttivo del Cai di Terni un'assemblea presso la Camera di commercio che ben
presto si infuocò, secondo noi, in modo eccessivo. Fummo accusati di tradimento
morale anche se, a tutt'oggi, ancora non ne abbiamo capito i motivi. Inutili le
nostre argomentazioni per far loro capire le necessità e difficoltà che
incontravamo per recarci a Terni in tarda serata, per partecipare alle
riunioni». Poi, però, la decisione che li ha portati sin qui: «Dopo qualche
giorno - spiega Fiorello, uno dei fondatori del gruppo di Stroncone - digerito
il tutto, organizzammo una riunione alla quale erano presenti Gioberto Vittori,
sandro Petroni, Giuliano Vittori, Antonio Brunetti e Carlo Spezzi, Dopo varie
proposte e controproposte, si decise di tagliare con il Cai, restando comunque
amici degli speleologi ternani, e creare un nostro gruppo autonomo, di libera
adesione ma con regola serie e privo di tanta burocrazia che spesso ostacola gli obiettivi che uno si propone. Nacque
così, tra brindisi e articoli dello statuto, il Gruppo speleologico Stroncone.
Era il 1974 e quel giorno era una domenica di austerity». Da trentacinque anni,
dunque, ma con una specifica qualità: «la nostra attenzione - dice ancora
Fiorello - è rivolta verso lo studio dei fenomeni carsici sia profondi che
superficiali, ai meccanismi che regolano la vita delle cavità, alle
ricerche scientifiche che che in esse sono possibili eseguire e dell'utilità
che tali discipline rivestono per la comunità. Senza presunzione ma con
orgoglio, possiamo affermare che in tutti questi anni non sono venuti a mancare
risultati, scoperte e studi di una certa rilevanza anche a livello nazionale».
Risultati che fanno del Gruppo una sorta di marchio di qualità in questa
specifica attività che non può essere considerata solo come un hobby: «Tra le
molteplici attività portate avanti - dicono ancora dal Gruppo di Stroncone -
non si possono dimenticare le dieci grotte scoperte lungo le pareti a
strapiombo della Valle Nerina, compresa tra Ferentillo ed Arrone, nel 1976,
oppure il lavoro fatto da Fiorello e Vitaliano sulle grotte del convento dello
Speco francescano di Vasciano a carattere biologico e speleo-genetico». Ma
tante altre sono state le attività del gruppo. Come il primo incontro regionale
sulla ricerca bio-speleologica in Umbria tenutosi proprio a Stroncone nel 1980,
o il film intitolato "Alla scoperta di un mondo sconosciuto". Tra le
novità odierne anche l'inserimento, nel gruppo, di una squadra di torrentisti
che ha dato il via al primo raduno Canyoning dell'Appenino: «La nostra speranza
- chiudono gli speleologi di Stroncone - è che il lavoro iniziato trentacinque
anni fa da parte di alcuni disgraziati possa continuare ancora a lungo».
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( da "Messaggero, Il (Ostia)"
del 05-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Domenica 05
Aprile 2009 Chiudi di MARA AZZARELLI Meno burocrazia e tempi più rapidi per i commercianti che nel tredicesimo
municipio d'ora in avanti vorranno pubblicizzare il proprio negozio. Per gli
abusivi però sarà più che mai"tolleranza zero". Il Comune ridisegna
le regole per affissioni e pubblicità, e lo fa attraverso un provvedimento
voluto dall'assessore alle Attività produttive Davide Bordoni proprio partendo
dal litorale romano dove ci sono commercianti che per ottenere il
nullaosta per un'insegna, vista l'esistenza dei vincoli paesaggistici,
aspettavano fino a quattro o cinque anni. «Il provvedimento - descrive
l'assessore Bordoni - stabilisce che il nullaosta per il vincolo paesaggistico
non è più necessario. D'ora in avanti i commercianti potranno rivolgersi
direttamente al municipio e la pratica richiederà una quindicina di giorni al
massimo. L'obiettivo del nuovo regolamento è quello di semplificare e rendere
più chiare le procedure amministrative ma anche di aiutare i negozianti a
pubblicizzare le attività rispettando le regole». La notizia è stata comunicata
ieri nel corso di un incontro con la stampa a cui hanno partecipato il
presidente del municipio Giacomo Vizzani, il presidente
dell'Ascom-Confcommercio Ruggero Picchi, il presidente della Confesercenti di
Ostia Ginetto Pugliè e il presidente del coordinamento dei comitati di
quartiere di Ostia Augusto Rossoni. «Il provvedimento - spiega Vizzani -
risolve un problema che veniva segnalato da anni. Se da una parte si va
incontro all' esigenza dei commercianti di sistemare un'insegna sul loro
negozio dall'altra metteremo i vigili urbani nelle condizioni di poter
riconoscere meglio chi rimane abusivo per scelta e chi fa pubblicità servendosi
di cartelloni illegali a danno delle casse comunali». I primi interventi di
rimozione delle affissioni e delle pubblicità abusive sono previste per la
prossima settimana. Nel frattempo le associazioni dei commercianti hanno
proposto di lasciare le insegne dei negozi accese anche di notte. «Abbiamo
lanciato l'idea - dice Pugliè - per rendere le nostre città più vivibili e
sicure anche di notte. E' evidente che una città illuminata sia meno pericolosa
di una buia dove chiunque può agire indisturbato». «Abbiamo anche chiesto al
Comune - interviene Picchi - di detassare le insegne a chi contribuirà alla
sicurezza della città lasciando la luce accesa di notte. Stiamo aspettando la
risposta. Ci sembra comunque un modo per limitare i costi che i commercianti
andrebbero a sostenere». «Siamo soddisfatti - afferma Stefano Salvemme
presidente commissione attività produttive del municipio - del risultato
raggiunto con il provvedimento dell'assessore Bordoni. Avevamo migliaia di
commercianti che aspettavano un nullaosta anche da anni. In un periodo di crisi
in cui i negozianti hanno bisogno oltre che voglia di pubblicizzare le loro
attività ci sembra una soluzione ottima». La rimozione dei cartelli abusivi
inizierà invece la prossima settimana da alcune delle strade più centrali di
Ostia. Quello del "cartellone selvaggio" è un problema anche sulle
grandi arterie di collegamento fra Ostia e la capitale come la via Cristoforo
Colombo o via dei Romagnoli dove in prossimità degli incroci confondono persino
la segnaletica stradale.
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( da "Messaggero, Il (Ostia)"
del 05-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Domenica
05 Aprile 2009 Chiudi Il provvedimento presentato dall'assessore comunale
Bordoni: «Per la pratica basteranno quindici giorni» Insegne, il Comune cambia
le regole Meno burocrazia per il rilascio dei nullaosta ma
lotta dura agli abusivi
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( da "Gazzetta di Parma (abbonati)"
del 05-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
CRONACA 05-04-2009 La storia: Dietro le quinte Viaggio tra le burocrazie e i
balzelli padroni delle frontiere Kula, la dogana «forzata» dai carabinieri PEJE
(KOSOVO) DAL NOSTRO INVIATO A ltro che gli stati: alle dogane confinano la
ragione e l'imponderabile. Specie se vai a est, tre le barriere interne di
quella che era la Jugoslavia. Burocrazia, balzelli in tempo e denaro: le
frontiere, nella migliore delle ipotesi sono questo. Nella peggiore, muri
invalicabili. Anche se viaggi solo per donare una vecchia Fiat Marea a un'onlus
appiedata. Si tratta di gettare il cuore oltre la frontiera. Con la loro
esperienza di Bielorussia (dove da anni portano convogli di aiuti) Gabriele
Ravera, presidente di Help Italia, e il consigliere direttivo Emilio Crippa ci
hanno fatto il callo, alle rogne da confine. A Bari, però, sembra troppo anche
per loro. Lo Sveti Stefan, il rugginoso traghetto per il Montenegro parte alle
22, ma alle 20 si sentono intimare «Tornate dopo essere passati dal notaio» da
doganieri e poliziotti. A insospettire, è la targa tedesca a scadenza
utilizzata per il viaggio (e per evitare di pagare in tasse più del valore
dell'auto). Mancano timbri, carte bollate: se ne riparlerà tra due giorni, al
prossimo traghetto, ammesso si riesca a trovare un notaio. La discussione si
protrae, la fila si allunga. A muoversi, è la coda parallela, con i Suv e le
Porsche dei nuovi ricchi montenegrini. Un finanziere sta spostando birilli per
il dietrofront, quando saltano fuori i timbri e si scopre che era tutto un
equivoco. Si passa. Da Bari a Bar: attraverso l'A- driatico e la notte. Dal
varco del porto montenegrino si riparte dopo aver pagato 70 euro di tassa per i
pc da donare all'onlus kosovara. Si riparte per il valico di Kula, a 2000 metri di quota,
dove la neve forma muri alti più di un uomo anche a fine marzo. Ci pensano i
doganieri kosovari (con i montenegrini fila tutto liscio) a innalzarne uno che
pare insuperabile. Chiedono 50 euro per l'assicurazione, visto che la carta
verde europea non vale qui. La targa tedesca provvisoria attira anche la loro
attenzione: pretendono si paghi la tassa come si volesse vendere la Marea. Si
prende tempo, lasciando in pegno il passaporto di Crippa (una volta a Peje,
l'auto sarà sdoganata dall'onlus kosovara). «Un pizzo» commentano i volontari della
Protezione civile di Vittoria con tre veicoli carichi di generi di prima
necessità per l'emergenza Kosovo. Per i loro camion e furgoni i doganieri
chiedono 280 euro (l'uno) di assicurazione, oltre a un tot a chilo per il
carico: non importa che si tratti di una missione umanitaria. Parte un giro di
telefonate: le camionette dei carabinieri dell'Msu uscite dal Villaggio Italia
di Peje risalgono a passo di carica i tornanti del valico. Il tenente prima ci
prova con le buone. Poi, i toni si fanno sempre più aspri. «Salite a bordo: vi
scortiamo al Villaggio» dice alla fine l'ufficiale italiano ai volontari.
Ringhiante, il doganiere si oppone. «Sparami, se vuoi fermarmi » gli sibila il
tenente. Per un attimo, sembra che tutto possa succedere. Alla fine, il convoglio
riparte. Il cuore forza l'ostacolo. Ma la ragione non lo segue. Sembra (non c'è
nulla d'ufficiale) che i 280 euro per veicolo verranno pagati dalla nostra
ambasciata. rob.lon. Il cuore in viaggio Lo sbarco a Bar della Marea donata da
Help Italia.
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( da "Resto del Carlino, Il (Ferrara)"
del 05-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
FERRARA ECONOMIA
E POLITICA pag. 10 di STEFANO LOLLI DA SEI ANNI alle prese con idee
meravigliose' e ri... di STEFANO LOLLI DA SEI ANNI alle prese con idee
meravigliose' e ripensamenti del Comune; con programmi che cambiano e delibere
che si inceppano. Con garanzie ufficiali e dietrofront repentini: «Se non fosse
che ci sto rimettendo tanti soldi, mi divertirei ad
assistere a questi capricci della burocrazia e della politica...». MA GIOVANNI SARDO, geometra e piccolo
immobiliarista, non si diverte più. «Nel 2001 ho acquistato l'area ex Camilli
di via Darsena, per realizzare un intervento immobiliare racconta ; sapevo che
trattandosi di un ex deposito di carburanti avrei dovuto attuare la bonifica
dei terreni, indispensabile per legge. In effetti per la messa in
sicurezza e i primi interventi ho già speso 430 mila euro». Contemporaneamente
ha preso avvio l'iter del piano particolareggiato per la realizzazione di 19
villette a schiera con garage interrati: «E' stato approvato senza problemi,
nel 2004 ho pagato la prima rata degli oneri di urbanizzazione, quasi 40 mila
euro». PECCATO che sull'area ex Camilli, prospiciente la Darsena, sia nata una
controversia; troppo inquinata per prevedere un'urbanizzazione massiccia, ecco
prendere corpo l'idea della permuta col Comune. «Mi sono state dapprima
proposte aree in via Foro Boario e in Gaetano Pesci, poi l'amministrazione ha
cambiato idea ed ha individuato terreni in via Caduti di Cefalonia, nella zona
della Rivana ricorda Sardo ; ma a quel punto è sorta la protesta dei residenti
che difendono il piccolo parco pubblico. Dunque non se n'è fatto niente...».
INTANTO GLI ANNI passano: «Alla fine siamo arrivati all'accordo che sembrava
definitivo. Io avrei ceduto al Comune l'ex Camilli, ed aggiunto un conguaglio
di oltre 280 mila euro, Iva compreso sottolinea il costruttore ; in cambio mi è
stata promessa, e addirittura già assegnata in delibera, un'area di 12 mila
metri quadrati nel quartiere Boschetto. Certo, meno prestigiosa dal punto di
vista della posizione rispetto a quella di via Darsena, ma considerando
l'aumento della volumetria e soprattutto che così si concludeva la vicenda, per
me andava bene». VICENDA CONCLUSA? Non scherziamo, con il cocktail BuroPolitik'
l'incognita è dietro l'angolo. «Io ero tranquillo, perchè sentivo il sindaco
Sateriale ed i suoi assessori pavoneggiarsi nell'annuncio che l'area ex Camilli
sarebbe diventata un giardino, la porta d'accesso' al Museo della Shoah Sardo
sorride... sardonico ; ed invece ecco in Commissione consiliare saltare tutto,
per veti politici, ripensamenti dell'assessore Atti, questioni di
inopportunità». Legate alla bonifica dei terreni, di cui il Comune non intende
sostenere i costi e che, lasciata la proprietà al privato, nemmeno Sardo
potrebbe essere obbligato a pagare: «Con il vincolo di lasciare i terreni a
verde pubblico, non vedo proprio perchè dovrei spendere più di quello che ho
già speso dice il geometra ; ma il punto è che in questi anni, se mi fossero
stati detti con chiarezza i problemi, avrei potuto cambiare il progetto,
modificare la parte relativa ai garage interrati. A quel punto, invece dei 900
mila euro necessari al completo ripristino ambientale dei terreni, l'intervento
sarebbe costato molto meno ma io avrei potuto costruire le villette. Visto che,
politica o non politica, ho un piano particolareggiato regolarmente approvato
dal Comune e tutti i permessi a posto». SARDO NON HA cambiato idea: «Mi sono
innamorato di quell'area, e maledetto il giorno che è successo! scherza
Purtroppo non sono un colosso' dell'edilizia e di sicuro non ho santi in
paradiso, così da più di sei anni sono costretto in balia dei capricci degli
amministratori. Che si possono permettere di frenare, tergiversare, cambiare
idea mentre ai piccoli imprenditori come me questo atteggiamento costa un sacco
di soldi. Se avessi iniziato a costruire le villette nel 2004, magari cambiando
il progetto per evitare i problemi di inquinamento, a quest'ora sarebbero
finite e vendute. Adesso invece sono nuovamente in alto mare». CON UN REBUS in
testa: attendere la nuova amministrazione (visto che quella uscente ha deciso
di archiviare' la permuta e bloccare ogni decisione in merito) o avviare subito
un'azione legale contro Sateriale & C.? «Per carattere non sono una persona
bellicosa conclude Sardo , ma vista l'insensibilità degli amministratori,
incuranti del tempo e dei problemi che il loro atteggiamento causano ai
cittadini ed ai piccoli imprenditori, ho detto all'avvocato di valutare una
causa al sindaco ed all'assessore uscente. Perchè se non capiscono da soli
quanti danni procurano alla gente con i loro viaggi mentali, forse è il caso di
ricordarglielo...».
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( da "Giorno, Il (Brianza)"
del 05-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
CESANO MEDA pag.
14 «I Comuni più virtuosi sono i più penalizzati» La denuncia dell'Anci dopo
l'abolizione dell'Ici di SONIA RONCONI BARLASSINA L'ANCI, associazione
nazionale dei comuni italiani, continua a ribadire le difficoltà che la finanza
locale deve affrontare in questi tempi, nonostante l'attualità del tema del
federalismo fiscale. Anche il Comune di Barlassina, pur avendo approvato il
bilancio di previsione del 2009 rispettando il patto di stabilità e
raggiungendo l'equilibrio tra entrate e spese, risente degli effetti degli
interventi governativi, in particolare dell'abolizione dell'Ici sulla prima
casa e di altri provvedimenti. L'eliminazione della tassazione immobiliare non
è stata compensata per intero dai trasferimenti governativi. «Barlassina può
essere inclusa fra i comuni virtuosi che come denuncia l'Anci sono i più
penalizzati dalla gestione centrale della finanza locale - afferma Piera
Gaviraghi, assessore al Bilancio -. Essere cittadini di un comune virtuoso è un
orgoglio, ma rischiare meno servizi per valutazioni approssimative ed
effettuate lontano dal paese è un'ingiustizia». Per Barlassina, l'Ici sulla
prima casa certificata per il 2008 ammontava a 540.000 euro, ma il Comune ha
ricevuto dal Governo solo 508.000. Per coprire la differenza, non accertata
come minore entrata, si rischierà di dover porre un vincolo all'avanzo di
bilancio, qualora sia confermato dalle operazioni, ora in corso, di redazione
del bilancio comunale consuntivo. Per il 2009 il trasferimento della tassa
comunale sulla prima casa dovrebbe essere di 570.000 euro, certificato dal
Comune, includendo gli usi gratuiti che il governo ha assimilato alle abitazioni
principali. Ma non è sicuro che il trasferimento destinato a Barlassina possa
corrispondere alle certificazioni effettuate per il bilancio 2009. Si è passati
quindi da un'entrata certa e autonoma (quale è per sua natura l'Ici) a
un'entrata derivata (dalle decisioni centrali sui trasferimenti) e soprattutto
incerta. Da cui discendono una minor autonomia finanziaria e una maggior
difficoltà di programmazione per gli enti che, essendo più vicini ai cittadini,
dovrebbero essere in grado di dare risposte più puntuali ai loro bisogni. Un
altro argomento delicato per la finanza locale è quello relativo alla verifica
dei risparmi possibili sui costi della politica. Il Governo
ha tagliato i trasferimenti in attesa di accertare le effettive spese inutili.
Al Comune di Barlassina sono venuti meno 21.780 euro, ma l'attività di
accertamento ha evidenziato che per la burocrazia il margine di risparmio possibile fosse solo di 262 euro. Image:
20090405/foto/144.jpg
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( da "Corriere del Veneto"
del 05-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
CRONACA 05-04-2009 La storia: Dietro le quinte Viaggio tra le burocrazie e i
balzelli padroni delle frontiere Kula, la dogana «forzata» dai carabinieri PEJE
(KOSOVO) DAL NOSTRO INVIATO A ltro che gli stati: alle dogane confinano la
ragione e l'imponderabile. Specie se vai a est, tre le barriere interne di
quella che era la Jugoslavia. Burocrazia, balzelli in tempo e denaro: le
frontiere, nella migliore delle ipotesi sono questo. Nella peggiore, muri
invalicabili. Anche se viaggi solo per donare una vecchia Fiat Marea a un'onlus
appiedata. Si tratta di gettare il cuore oltre la frontiera. Con la loro
esperienza di Bielorussia (dove da anni portano convogli di aiuti) Gabriele
Ravera, presidente di Help Italia, e il consigliere direttivo Emilio Crippa ci
hanno fatto il callo, alle rogne da confine. A Bari, però, sembra troppo anche
per loro. Lo Sveti Stefan, il rugginoso traghetto per il Montenegro parte alle
22, ma alle 20 si sentono intimare «Tornate dopo essere passati dal notaio» da
doganieri e poliziotti. A insospettire, è la targa tedesca a scadenza
utilizzata per il viaggio (e per evitare di pagare in tasse più del valore
dell'auto). Mancano timbri, carte bollate: se ne riparlerà tra due giorni, al
prossimo traghetto, ammesso si riesca a trovare un notaio. La discussione si
protrae, la fila si allunga. A muoversi, è la coda parallela, con i Suv e le
Porsche dei nuovi ricchi montenegrini. Un finanziere sta spostando birilli per
il dietrofront, quando saltano fuori i timbri e si scopre che era tutto un
equivoco. Si passa. Da Bari a Bar: attraverso l'A- driatico e la notte. Dal
varco del porto montenegrino si riparte dopo aver pagato 70 euro di tassa per i
pc da donare all'onlus kosovara. Si riparte per il valico di Kula, a 2000 metri di quota,
dove la neve forma muri alti più di un uomo anche a fine marzo. Ci pensano i
doganieri kosovari (con i montenegrini fila tutto liscio) a innalzarne uno che
pare insuperabile. Chiedono 50 euro per l'assicurazione, visto che la carta
verde europea non vale qui. La targa tedesca provvisoria attira anche la loro
attenzione: pretendono si paghi la tassa come si volesse vendere la Marea. Si
prende tempo, lasciando in pegno il passaporto di Crippa (una volta a Peje,
l'auto sarà sdoganata dall'onlus kosovara). «Un pizzo» commentano i volontari
della Protezione civile di Vittoria con tre veicoli carichi di generi di prima
necessità per l'emergenza Kosovo. Per i loro camion e furgoni i doganieri
chiedono 280 euro (l'uno) di assicurazione, oltre a un tot a chilo per il
carico: non importa che si tratti di una missione umanitaria. Parte un giro di
telefonate: le camionette dei carabinieri dell'Msu uscite dal Villaggio Italia
di Peje risalgono a passo di carica i tornanti del valico. Il tenente prima ci
prova con le buone. Poi, i toni si fanno sempre più aspri. «Salite a bordo: vi
scortiamo al Villaggio» dice alla fine l'ufficiale italiano ai volontari.
Ringhiante, il doganiere si oppone. «Sparami, se vuoi fermarmi » gli sibila il
tenente. Per un attimo, sembra che tutto possa succedere. Alla fine, il
convoglio riparte. Il cuore forza l'ostacolo. Ma la ragione non lo segue.
Sembra (non c'è nulla d'ufficiale) che i 280 euro per veicolo verranno pagati
dalla nostra ambasciata. rob.lon. Il cuore in viaggio Lo sbarco a Bar della
Marea donata da Help Italia. Salvo per uso personale è vietato qualunque tipo
di riproduzione delle notizie senza autorizzazione.
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(
da "Corriere della Sera"
del 05-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Corriere della Sera sezione: Primo Piano data: 05/04/2009 - pag: 3 L'intervista Il presidente del Comitato della Difesa, la più alta carica militare dell'Alleanza «Nuovo patto tra le due sponde dell'Atlantico» L'ammiraglio Di Paola: «Massimo impegno per Kabul. E aiuteremo il Pakistan dall'esterno» DA UNO DEI NOSTRI INVIATI STRASBURGO Ammiraglio, lei che della Nato è la massima autorità militare, perché è stata così importante e tormentata la scelta della sua massima autorità politica? La gente vi vede come un'organizzazione militare autonoma... «Ma la leadership di questa organizzazione è politica. Il segretario generale presiede il Consiglio atlantico, cioè dà le direttive sulle linee strategiche. Perciò è importante che sia una personalità autorevole: perché fornisca al Consiglio una guida chiara e forte». Giampaolo Di Paola, ammiraglio e presidente del Comitato militare della Nato, è appena uscito da una delle tante riunioni di questo vertice, che si conclude con almeno una decisione importante. Quali sono gli altri risultati che si attende per il futuro, su una prospettiva più lunga? «Che venga ribadita al massimo livello politico, come è stato qui a Strasburgo, la coesione e la solidità della Nato, sulle due sponde dell'Atlantico. Che si riconfermi il suo impegno in Afghanistan. E che si lanci con coraggio l'annuncio di una profonda riflessione, fortemente mirata a un nuovo concetto di strategia». Perché il mondo è cambiato? Da tempo si sa che un gasdotto può essere più importante di un sommergibile nucleare, e che una vignetta sul profeta Maometto può innescare una guerra come e più di un confine violato... «Io penso a una profonda riflessione che dovrebbe essere aperta alla società civile, e dovrebbe svolgersi uscendo dalle stanze della burocrazia. Burocrazia, sia chiaro, della quale faccio parte anch'io...». Un'occasione per riflettere subito c'è già: la crisi economica, che minaccia i fondi accordati alla Nato dai suoi Stati membri. Basteranno, quei fondi, soprattutto con l'accresciuto impegno in Afghanistan? «La Nato non è un mostro, che si muove per conto suo e fuori della realtà. Quel 2% medio di Pil stanziato in spese per la difesa dai suoi Stati membri è un obiettivo comune e condiviso, che poi può variare da Paese a Paese. La crisi economica può portare a una battuta d'arresto ma non a un'inversione di tendenza. Ecco: i Paesi saranno oculati nelle loro scelte, forse le razionalizzeranno meglio...». E voi non chiedete più mezzi? «Noi ci auguriamo che per effetto della crisi non vi siano distrazioni eccessive dal Pil. O mettiamola così: le autorità politiche e militari della Nato chiedono ai Paesi membri di fare degli sforzi aggiuntivi. Che però non sono soltanto finanziari. Possono essere sforzi aggiuntivi in mezzi, uomini, capacità. E in duttilità operativa». Traduzione? «Nell'applicazione dei caveat» (i residui vincoli territoriali all'impiego delle varie truppe, ndr). Obama parla di approccio regionale afghano-pachistano, alla fine vedremo la Nato anche in Pakistan? «No. La Nato è in Afghanistan con la forza Isaf, e lì rimarrà. Perché l'Afghanistan ha chiesto alla comunità internazionale di intervenire. Ma il Pakistan, no. E noi rispettiamo la sua volontà. Nello stesso tempo, però, il Pakistan ha chiesto assistenza per svolgere un lavoro coordinato dai due lati della frontiera, in zone divenute santuari dei terroristi. Questo sì, possiamo farlo. Cercheremo di aiutare il Pakistan ad esercitare lui, con le sue forze, la lotta al terrorismo nei suoi territori». Avete contatti con i suoi capi militari? «Ho incontrato il generale Kayani (Ashfaq Parvez Kayani, capo di stato maggiore, ndr) quest'inverno a Bruxelles, e ora mi ha invitato per una visita a Islamabad». Una buona notizia, almeno una, dall'Afghanistan. «Ce n'è di diverse. Ma una l'ho vista con i miei occhi pochi giorni fa: sul leggendario Khyber Pass, là dove transitò anche Alessandro, è stato aperto un centro di controllo frontaliero con una moderna sala operativa dove siedono insieme militari afghani, pachistani e della Nato. Altri 5 centri verranno aperti presto. Chi l'avrebbe mai detto, pochi anni fa?». E chi avrebbe mai detto che sarebbe stato proposto di legalizzare gli «stupri coniugali»? «Oggi, al Consiglio atlantico, tutti hanno ribadito che il rispetto dei diritti delle donne, come del resto degli uomini, è una priorità, un elemento sostanziale della democrazia. E abbiamo espresso la forte preoccupazione per le possibili conseguenze di quella legge». Ucraina e Georgia: entreranno mai nella Nato? «La Nato l'ha detto chiaro: sì. Il problema non è 'se' entreranno, ma creare le condizioni perché maturi il loro ingresso». E quando matureranno quelle famose condizioni? «Dipenderà da una valutazione complessiva, anche politica, legata alle circostanze del momento». \\ Ucraina e Georgia? Entreranno, ma quando le condizioni saranno mature, anche dal punto di vista politico Luigi Offeddu>Torna all'inizio
(
da "Unione Sarda, L'
(Nazionale)" del 05-04-2009)
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Provincia
di Oristano Pagina 4040 Norbello. Addio all'iniziativa dopo 16 anni di
contributi L'horse country non si fa più A Sant'Ignazio solo il camping
Norbello.. Addio all'iniziativa dopo 16 anni di contributi --> Bufera
nell'ultimo Consiglio comunale. L'opposizione: bruciati milioni di euro. Il
sindaco: il consorzio horse country non esiste più. Polemiche anche per il
piano particolareggiato del centro storico. Niente horse country, almeno per
ora. Parte a metà il campeggio di Sant'Ignazio, affidato recentemente in
gestione e il cui nastro verrà tagliato a maggio dopo quasi sedici anni di
attesa. Progettato con la programmazione dedicata all'horse country, di fatto
ora non avrà nulla a che fare con il mondo del cavallo, al quale invece il
territorio è particolarmente votato. La società che prenderà in gestione la
struttura ricettiva non sembra però, almeno al momento, interessata a
sviluppare questo discorso. «Salta tutto il discorso legato all'horse country -
ha sostenuto Antonio Pinna, capo della minoranza, durante il Consiglio comunale
- Sono stati spesi milioni per un progetto che non parte. Il campeggio è
azzoppato rispetto all'idea iniziale». «Il progetto iniziale non ha avuto più gambe,
il consorzio horse country non è più in essere», ha replicato il sindaco Silvio
Manca. E ha aggiunto: «Per fortuna abbiamo trovato un gestore per far partire
il campeggio». Ma il tema del campeggio è stato solo uno di quelli affrontati
durante l'esame del bilancio (il cui voto a favore è arrivato solo dalla
maggioranza). Al centro della discussione anche il piano particolareggiato.
Critiche sullo strumento urbanistico dedicato al centro storico sono arrivate
sia dalla minoranza che dal consigliere Ninni Angioni che ha sostenuto che si
farebbero «figli e figliastri». Il sindaco ha sostenuto che, a breve, in
Consiglio verrà presentato il piano particolareggiato della frazione e i
residenti si sono detti favorevoli mentre su quello approvato a Norbello sono
state seguite le indicazioni per essere approvato dalla Regione. Polemica anche
sul piano degli insediamenti produttivi intercomunale. Per l'opposizione
sarebbe sbagliato incentrare lo sviluppo economico norbellese sul Pip. In aula
si è discusso anche dei finanziamenti sui costoni rocciosi. Per quello che si
trova nella strada che conduce a Domusnovas Canales a disposizione ci sono 920
mila euro ma ancora non si è riusciti a far partire i lavori. Troppa burocrazia per il sindaco che ora si è detto pronto, se non ci saranno
novità, «a bruciare le tappe«. Per quel che riguarda il costone roccioso
sottostante la chiesa (in cassa 300 mila euro) si è in attesa dei risultati
delle analisi effettuate per capire che tipo di intervento portare avanti.
Le critiche dell'opposizione è stata totalmente respinta dall'esecutivo che si
è detto invece soddisfatto dell'operato. ALESSIA ORBANA
(
da "Unione Sarda, L'
(Nazionale)" del 05-04-2009)
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Provincia
di Nuoro Pagina 5042 Baire a Nuoro Al capezzale della scuola Baire a Nuoro -->
Il caso Nuoro sarà affrontato a Roma in un tavolo istituzionale sulla scuola
sarda. E non poteva che cominciare dal capoluogo della Barbagia, in una delle
zone più penalizzate dai tagli, la ricognizione del nuovo assessore regionale
all'Istruzione, Lucia Baire con esordio nel circolo didattico di via Carboni
(dove ha incontrato il sindaco Mario Zidda e gli insegnanti della scuola
dell'infanzia), tappa al Liceo scientifico e conclusione alle Medie Borrotzu, dove, accompagnata dalla direttrice
dell'Ufficio scolastico, Clara Marrosu, ha incontrato i dirigenti scolastici di
tutta la provincia. BOTTA E RISPOSTA Rispondendo alle domande dei
responsabili d'istituto Lucia Baire si è dichiarata pronta a farsi portavoce,
davanti al ministro Gelmini, delle problematiche di tutta la scuola sarda e in
particolare di quella nuorese, già penalizzata da fenomeni come lo spopolamento
e la carenza di sevizi ricreativo-culturali. «Anch'io sono un'insegnante
precaria - ha detto l'assessore regionale - ma sul fronte educativo non ho
niente da insegnare a voi. Non ho la bacchetta magica, ma vi assicuro tutto il
mio impegno per risolvere i problemi, in cambio chiedo massima collaborazione.
Al di là delle ideologie, dobbiamo lavorare tutti insieme per il bene dei
ragazzi». LE PRIORITÀ Diversi i temi inseriti nell'agenda delle priorità. A
partire dal precariato, un problema di proporzioni abnormi che non può essere
risolto con l'assistenzialismo, ma anche con la solidarietà dei colleghi di
ruolo, lasciando spazio per esempio nei progetti extracurriculari. Un gruppo di
lavoro si sta occupando poi della sicurezza delle scuole, mentre si tenta di sconfiggere la burocrazia. SPESA LENTA «Abbiamo ferme in Regione 16 mila pratiche di
assegni di merito di studenti universitari», ha precisato l'assessore Baire:
«Spesso anche i finanziamenti non vengono utilizzati perché le procedure sono lente».
Infine, l'assenza di una legge scolastica regionale: «Chiederemo al ministro le
risorse necessarie per questa operazione - ha concluso Lucia Baire
invitando i dirigenti scolastici in assessorato ogniqualvolta ci sia una valida
proposta per migliorare l'offerta formativa. MARIA BONARIA DI GAETANO
(
da "Corriere della Sera"
del 05-04-2009)
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Corriere
della Sera sezione: Cronaca di Milano data: 05/04/2009 - pag: 5 Qui
centrodestra Il candidato Pdl: incentivi per le nuove coppie che cercano casa e
piano per le infrastrutture Podestà: più under 40 nella mia giunta Incontro con
i giovani. Il ministro Gelmini: «Da Penati erediterai un disastro» Smaltimento
rifiuti, via libera ai nuovi termovalorizzatori: «Non saremo come la Napoli del
pre-Berlusconi» Parla ai ragazzi, li incita a fargli proposte le trenta
migliori saranno pubblicate sul suo sito promette posti in giunta agli under 40
che «avranno il coraggio di cambiare». Guido Podestà alla sua prima uscita
pubblica dopo la candidatura ufficiale alle provinciali. Al circolo della
Stampa, davanti a 250 giovani del Pdl che lo sostengono e lo applaudono per
oltre due ore. E con uno sponsor di governo: il ministro del-- l'Istruzione,
Mariastella Gelmini. Programmi e propositi. Sarà anche per la platea, ma
Podestà sembra proprio puntare sulle nuove leve. Li ascolta intervengono
coordinatori regionali, provinciali, il consigliere comunale Carlo Fidanza,
rappresentanti studenteschi e li sostiene. Poi inizia con il programma, in tre
punti. Primo, il lavoro. «Daremo forme di garanzia alle imprese, alle famiglie
e alle neo-coppie, assicureremo fidi aggiuntivi a chi vuole comprare un
appartamento: la Provincia può essere soggetto facilitatore nel piano casa, impegnandosi ad alleggerire la burocrazia ». Secondo, le infrastrutture: il completamento della
tangenziale esterna Est, l'allungamento delle tratte del metrò. Infine
l'ambiente: sì ai termovalorizzatori «per non diventare come la Napoli del
pre-Berlusconi». Elogio del premier «è un grande statista» e attacco a Penati:
«Siamo stanchi dei suoi annunci, non è serio continuare a illudere la
gente, meglio che se ne vada». Podestà entra nel dettaglio: «Disse che avrebbe
tolto il ticket sanitario e non poteva, doveva mantenere le strade e non l'ha
fatto, ha perso la battaglia del termovalorizzatore, ci ha costretti a
indebitarci per comprare le azioni della Serravalle e ora le vuole vendere ».
L'invettiva continua: «Più che città metropolitana, definirei Milano una
città-regione. Ed è inutile parlare di scioglimento della Provincia visto che
non è nostra competenza». Infine: «Penati è ostaggio della sinistra radicale, in
cinque anni non è riuscito a fare niente». Anche la Gelmini, applauditissima, è
agguerrita. A Podestà dice: «Penati ti lascia un disastro economico, erediti da
lui lo stesso pasticcio che ho ricevuto io all'Istruzione. Ma si sa, a noi
piacciono le sfide». Obiettivo: stravincere. E anche se c'è la crisi «i soldi
per le fasce deboli li troveremo, abbiamo una forte sintonia con la Regione e
con i privati». Sguardo all'expo: «Che sia un momento di proiezione verso il
futuro». Appello finale ai ragazzi: «Aiutateci a tirare fuori le idee. Nella
mia giunta ci sarà una presenza importante di giovani. E non per una questione
di quote, ma perché lo meritate». Guido Podestà Candidato pdl alla Provincia
(Tamtam) Annachiara Sacchi
(
da "Messaggero Veneto,
Il" del 05-04-2009)
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Pagina
2 - Attualità La ricetta di Tondo: più vicini alla gente Il
presidente assicura meno burocrazia e maggiori sforzi finanziari contro la crisi AMARO. Avvicinare
il sistema pubblico alla gente, ragionare ed agire con pragmatismo e spirito
unitario, scendere in campo per scoprire talenti e valorizzarli, investire sul
futuro, sostenere il credito alle imprese ed il reddito delle famiglie per
garantirne la capacità di spesa, finanziare le opere pubbliche
immediatamente cantierabili. Con questi concetti operativi - illustrati ieri ad
Amaro, nella sede di Agemont, in occasione del conferimento della cittadinanza
onoraria al presidente di Area Science Park, Giancarlo Michellone, ed al
presidente di Eurotech, Roberto Siagri - il governatore del Fvg, Renzo Tondo,
ha tracciato una sorta di Vadenecum AntiCrisi, inserendo le istruzioni per
l'uso su come combatterla «con sensibilità e fiducia» e come uscirne pronti per
sfruttare al meglio le opportunità di rilancio. Per quanto riguarda il sistena
pubblico «dobbiamo dimostrare di essere più vicini alla gente». «Condicio sine
qua non per uscire dalla crisi con le ossa intere e in pole position nella fase
della ripresa è essere una regione veramente unita e coesa, capace di proporsi
al mondo come un unico Sistema Friuli Venezia Giulia. Non è più tempo di
malinconie e di campanilismi». «La Regione - poi - deve mettere i propri
strumenti finanziari al servizio delle aziende: Friulia è meglio che pensi meno
agli utili e più ad aumentare il numero di aziende partecipate. Non solo. Il
sistema pubblico è chiamato ad immettere più risorse in circolazione per
fronteggiare gli effetti di una crisi localmente già evidente nei casi
negativamente eclatanti di Caffaro, Safilo, Ferriera di Servola e Ideal
Standard». Entrando nel dettaglio delle situazioni di crisi più accentuata, Tondo
si è dichiarato convinto «che esista ancora un futuro per il comparto chimico
in Friuli Venezia Giulia. Quando un sito esiste, infatti, rappresenta per
l'intero Paese un valore aggiunto che non può essere abbandonato. È
determinante salvare la Caffaro, anche perché i 63 milioni di euro di
esposizione debitoria sono tutti nei confronti di centinaia di piccoli
fornitori che adesso sono a rischio chiusura».
(
da "Giornale.it, Il"
del 05-04-2009)
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n. 82
del 2009-04-05 pagina 15 Sei in carcere? Tranquillo, l'Inps ti dà il sussidio
di Stefano Zurlo LInps eroga senza controllare la posizione penale. Ed è
così che molte persone in cella si ritrovano con lassegno pieno Migliaia invece si aggiudicano il bonus
ridotto. Il trucco? Basta fare il giardiniere in carcere per 78 giorni
lanno MilanoLindennità di disoccupazione dietro le sbarre. I soldi dellInps per chi incrocia le braccia dietro le sbarre. Può
sembrare un paradosso, uno dei tanti del nostro Paese, ma è la realtà. Lo Stato
invia decine di assegni a molti detenuti sparsi nei penitenziari italiani.
LInps non fa distinzioni: è sufficiente che il carcerato abbia lavorato
almeno 57 settimane nei due anni precedenti e poi sia stato licenziato ma sia
iscritto alle liste di collocamento. In quel caso il bonus scatta. Comunque. LInps non guarda il curriculum criminale, se il
candidato sia in custodia cautelare o definitiva, italiano, straniero o
clandestino, se abbia avuto unoccupazione
in precedenza, quando era libero, o durante la prigionia, e nemmeno se il
detenuto abbia lavorato allinterno della struttura o allesterno.
LInps paga e paga tutti. Poco, ma a pioggia. Di più, in qualche
carcere le occupazioni tradizionali dai nomi ancora ottocenteschi - spesino,
scrivano, scopino o mof, acronimo per manutenzione ordinaria fabbricato - sono
per forza di cose provvisorie e a rotazione. Ma proprio questa circostanza,
proprio il continuo turn over, permette a centinaia di persone di raggiungere
annualmente la fatidica soglia dei 78 giorni di lavoro e di ottenere così lanno dopo la cosiddetta indennità di disoccupazione con
requisiti ridotti. In pratica un minibonus che in molte realtà è a portata
di mano per centinaia di detenuti. Insomma, con un pizzico di buona volontà, di
solidarietà e di coordinamento, lindennità,
sia pure formato mignon, non si nega a nessuno. O quasi. Basta sincronizzare i turni sul
calendario e il risultato arriva. I numeri esatti, va da sé, non li conosce
nessuno. LInps e il Dap, il
Dipartimento dellamministrazione penitenziaria, non hanno mai incrociato
i loro archivi. I dati sono per forza di cose parziali e ballerini. Ci sono realtà
allavanguardia in cui
i meccanismi della burocrazia
sono ben conosciuti, altre in cui i misteri e la generosità della previdenza
sono ignoti. Trarre conclusioni generali è impresa temeraria, ma qualcosa si
può dire. La realtà forse più avanzata, su questo versante, è quella di
Sollicciano, il grande carcere di Firenze. Poco meno di
mille detenuti, centottanta domande appena firmate per ottenere lindennità
con requisiti ridotti. Più del quindici per cento della popolazione carceraria.
«Ho compilato io le schede - spiega Giuseppe Caputo - volontario dellassociazione Laltro diritto e documentatissimo
ricercatore di sociologia del diritto - lindennità del primo tipo, almeno
qui a Sollicciano, è quasi una chimera irraggiungibile; i 78 giorni lavorati negli
ultimi dodici mesi, senza nemmeno il bisogno di essere iscritti al
collocamento, invece sì». E come si fa se si è ristretti in una cella? Il
«trucco» è appunto quello delle occupazioni interne al carcere: «Circa trecento
persone ogni anno - spiega Caputo - si dividono i lavori tradizionali: spesini,
scrivani, giardinieri, scopini. Solo a Sollicciano lavorano, naturalmente a
rotazione, fra i 60 e gli 80 detenuti». Così il «premio» di disoccupazione può
essere conquistato abbastanza facilmente: basta raggiungere quota settantotto.
«Attenzione - riprende Caputo - parliamo di somme modeste, modestissime. Lindennità può oscillare fra un minimo di 150-200 euro e
un massimo di 600-700 euro, a seconda dei periodi impegnati, ma la cifra è
annuale, non mensile, viene versata in ununica soluzione, di solito in estate, e serve
generalmente per alleviare la povertà dilagante anche dietro le sbarre».
Dunque, alcune centinaia di euro che si sommano allo stipendio, in verità
ridotto allosso - pari ai due terzi del minimo contrattuale di quella
categoria parametrato sulla busta paga del 1994 - e ai costi per lo Stato della
detenzione: quelli sì elevati, perché un carcerato costa alla collettività
grosso modo 90-100mila euro lanno.
E i paradossi non finiscono qui. A Sollicciano lindennità classica, quella ordinaria, è stata
conquistata da un transessuale nel momento in cui ha lasciato il carcere. Un
po spesino, un po scrivano, un po altro ancora, Tamara -
questo il suo nome - ha messo in fila 57 settimane nellarco di due anni, ed è uscito sventolando
lassegno mensile dellInps. Fuori da Sollicciano la percentuale dei
detenuti sovvenzionati dallInps cala: «Nel resto della Toscana - conclude
Caputo - credo che usufruisca dellindennità il 5-10 per cento della popolazione
carceraria. Non di più». Proporzioni che probabilmente si ripetono nel resto dItalia. Disegnando così il profilo, davvero surreale,
di una figura nuova nel pur frastagliato panorama previdenziale italiano: il
detenuto disoccupato. Un centauro dei nostri tempi e della nostra
legislazione. © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano
(
da "SardegnaIndustriale.it"
del 05-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
SardegnaIndustriale.it
- News 5/4/2009 Un fondo unico per sanare i danni dellalluvione di
Capoterra Capoterra, lalluvione non è finita. Nel senso che gli esiti di
quel disastroso evento che ha colpito, con epicentro Capoterra, un'ampia zona
del Cagliaritano non sono cessati e molte cose restano da fare. Le ferite del
territorio sono evidenti ed altrettanto evidenti sono i disagi di chi vi abita.
Il riconoscimento di zona colpita da calamità naturale (decreto del presidente
del Consiglio dei ministri, numero 3711) ha una scadenza, il 31 ottobre di
questanno. Oltre quella data la procedure
demergenza perderanno la loro efficacia e subentrerà la burocrazia ordinaria. Ecco il motivo che ha spinto il
consigliere regionale Christian Solinas (Psd.az) a proporre un emendamento in
Finanziaria che individui un soggetto unico (potrebbe essere lassessorato dei Lavori pubblici) per assumere le
iniziative necessarie e raccogliere sia le somme non spese, sia un ulteriore
finanziamento di 15 milioni di euro, essendosi dimostrate del tutto
insufficienti le risorse a suo tempo stanziate (20 milioni della Regione e 15
dello Stato).
(
da "Gazzettino, Il
(Vicenza)" del 05-04-2009)
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Paola
Facchinello per Un'altra Bassano «Lista aperta a tutte le forze di
centrosinistra». Sancita l'alleanza con l'Idv, Rifondazione, Sinistra e Libertà
Domenica 5 Aprile 2009, Bassano E' Paola Facchinello la candidata sindaco alle
prossime amministrative per Un'altra Bassano. E L'Italia dei valori ha già
sancito l'alleanza. "Vogliamo già parlare del nostro programma- ha
esordito la consigliera di lunga tradizione che prima di Un'altra Bassano
sedeva nei banchi dei progressisti- E' importante parlare di problemi pratici e
di alleanze. L'Italia dei valori si è avvicinata a noi da qualche tempo: con il
consigliere Antonio Campana abbiamo condiviso diverse battaglie come la
raccolta firme per l'abrogazione del Lodo Alfano. Condividiamo valori
importanti come la legalità e l'idea che amministrare dev'essere un servizio e
non uno strumento di potere. Vogliamo difendere gli interessi della
collettività." A sostenere la coalizione anche i Comunisti italiani,
Rifondazione comunista e Sinistra e Libertà: "Le liste non sono ancora
definite e chiuse. Voglio lanciare un appello- ha puntualizzato Riccardo
Poletto di Un'altra Bassano- La nostra è una coalizione di centro sinistra che
ha molta voglia di allargarsi. Vogliamo essere includenti e non
escludenti." "Siamo aperti al confronto e alla collaborazione- ha
aggiunto Giorgio Langella dei comunisti italiani- La lista è aperta a tutte le
forze del centro sinistra. Dobbiamo riuscire a limitare i danni che la destra
ha fatto nel nostro territorio." Poi la parola è andata al candidato
sindaco: "Vogliamo una città che sia a misura di pedone: per i disabili è
impossibile muoversi a Bassano. Proporremo piste ciclabili non troppo costose,
una deviazione del traffico di attraversamento della città. Non è mai stato
discusso un piano urbano del traffico. Una visione d'insieme, più che mai
necessaria, fin'ora è mancata. Il piano di assetto territoriale è stato fatto a
compartimenti stagni, senza prendere in considerazione i paesi limitrofi quali
Cassola". Il progetto del piano casa è al primo posto tra gli obiettivi
del programma. "Abbiamo 32 case comunali chiuse perché necessitano di
essere ristrutturate. Se fossi sindaco farei un mutuo per provvedere
all'immediato restauro dell'edilizia residenziale pubblica invece che per costruire
la piscina. Nulla contro le nuove piscine ma è questione di priorità. Vogliamo
creare un piano casa accompagnato da uno studio di impatto residenziale per
evitare il problema dei ghetti." Attenzione anche ai prodotti agricoli
locali. "Proporremo che nelle mense vengano usati prodotti locali, della
nostra terra. Le poche aree agricole che ci sono tali devono rimanere.
L'ortaggio locale potrebbe dare nuovo impulso all'economia locale." E gli
immigrati dovranno avere un peso diverso all'interno della città. "E' impensabile
che gli immigrati che lavorano e pagano le tasse non abbiano nemmeno il diritto
di votare alle elezioni dei comitati di quartiere. L'esempio dell'ambulatorio
per gli immigrati ci spiega come potrebbe essere Bassano se le cose non
cambiano: l'attuale sindaco Bizzotto, che si è sempre dimostrato moderato in
materia, nell'avvicinarsi al periodo elettorale ha mutato improvvisamente
atteggiamento. E ci si è voluti mascherare dietro alla questione sicurezza
quando l'ambulatorio era oltre che legale anche una questione di buonsenso.
L'azione del sindaco potrebbe essere inoltre più efficace dal punto di vista
della sanità: snellire la burocrazia e potenziare il consultorio familiare sono solo due degli
aspetti da considerare. E dal momento che sono una donna non mancherà
l'attenzione alle pari opportunità." "La nuova economia dovrà
necessariamente ripartire dalle famiglie - ha concluso Carlo Rizzotto,
coordinatore provinciale dell'Italia dei valori - Un'altra Bassano è già
possibile grazie alle eccellenze del volontariato che sono presenti in città.
Il cambiamento della nostra città dipende dalle scelte fatte oggi. Affinché i
bassanesi siano cittadini di serie A." Lara Lago
(
da "Gazzettino, Il
(Venezia)" del 05-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Mira
tende la mano ai più deboli Buoni spesa, sconti sui medicinali, sostegno alle
famiglie e rateizzazioni sulle bollette Domenica 5 Aprile 2009, Mira Buoni
spesa e sconti sui prodotti farmaceutici da banco, sostegni alle famiglie su
trasporti scolastici, mensa, contributi all'affitto, rateizzazioni nei
pagamenti delle bollette e anticipazione dei contributi alla cassa
integrazione, anticipazione di una settimana delle pensioni sociali e
attenzione ai mutui casa. Queste alcuni degli interventi previsti nel Piano
anticrisi di Mira che in sindaco Michele Carpinetti si appresta a presentare,
nei prossimi giorni a sindacati, banche, associazioni di categoria e
rappresentanti dei consumatori. Dopo le iniziative legate alle attività
produttive che mirano a dare nuovo slancio al polo industriale e artigianale
del PIP Giare, e l'accordo sottoscritto dal Comune di Mira, da Confindustria e
dalla Banca del Veneziano che ha come obiettivo il raddoppio dell'area e la
realizzazione di un centro servizi per le imprese il Comune di Mira si appresta
ad avviare un Piano Anticrisi offrendo aiuti concreti a cassintegrati,
disoccupati e pensionati al minimo oltre che alle famiglie in difficoltà.
"In un momento di reale difficoltà per centinaia di famiglie - ha spiegato
il sindaco Carpinetti - e in attesa di un intervento del Governo che stenta ad
arrivare, l'amministrazione ha l'obbligo di formulare proposte concrete di
aiuto, con l'obiettivo di trainare qualsiasi soggetto pubblico e privato possa
essere coinvolto con investimenti o azioni positive. Si tratta di intervenire
in tempi rapidi - ha affermato il sindaco - per sostenere chi per diversi
motivi si trova manche temporaneamente senza lavoro, vedendo ridotto il proprio
reddito familiare." L'intento è quello di andare incontro alle esigenze
delle tante famiglie che subiscono gli effetti negativi di una crisi che
difficilmente rientrerà in breve tempo, lasciando strascichi pesanti sulle
economie familiari. Il comune ha già messo a disposizione 45mila euro e con il
coinvolgimento della società partecipata Serimi, sono stati recuperati altri
20mila euro in buoni spesa da spendere in diversi esercizi e sconti sui
prodotti farmaceutici da banco. "Credo che in questa fase - ha spiegato il
presidente Serimi Antonio Gottardo - ognuno debba fare la propria parte, a
partire dalle società miste con finalità sociali". Il Comune potrebbe
anticipare gli assegni che spettano alle famiglie indigenti, che non dovranno così aspettare i tempi della burocrazia. "Alle banche - ha
spiegato l'assessore alle politiche sociali Margherita Gasparini - chiederemo
di poter anticipare i contributi alla cassa integrazione, anticipare di una
settimana l'erogazione delle pensioni sociali e di tenere d'occhio i mutui
casa, prevedendo rate particolari per chi è in difficoltà". Actv,
Veritas, E.on saranno chiamate, invece, a prevedere rateizzazioni nei pagamenti
delle bollette. Luisa Giantin
(
da "Gazzettino, Il"
del 05-04-2009)
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Il
Prosecco premia Barack Obama: «Scelto per festeggiare la vittoria» Domenica 5
Aprile 2009, Verona (m.ro.) «Adriano questo premio lo merita sicuramente, vista
anche l'ultima, incredibile, "bugia" dell'aereo perso per rientrare
in Italia. Rebellin, invece, più che un bugiardo è uno "sfortunato
arrabbiato": meritava l'oro a Pechino, non l'argento, fosse solo per la
carriera e l'impegno». Così ieri al Vinitaly di Verona Giancarlo Padovan, ex
direttore di Tuttosport, ha commentato l'assegnazione dei premi "Il
Bugiardo". Sempre nello stand del Veneto (padiglione 4) ieri c'è stata la
consegna dell'attestato di ringraziamento dei fans di Barack Obama per il Prosecco
doc Conegliano Valdobbiadene offerto per festeggiare la nomina del nuovo
presidente Usa (era stato servito nel corso del ricevimento al club della
Stampa di Washington la sera della vittoria elettorale). Una forte denuncia
della Coldiretti di Padova si è levata ieri da Verona: «Le aziende
vitivinicole sono sono sommerse dalla burocrazia, al punto che molti imprenditori passano più tempo tra le
pratiche che in cantina». Secondo lo studio degli agricoltori euganei un
imprenditore vinicolo è costretto a dedicare fino a 100 giorni lavorativi
l'anno per districarsi dalle pratiche e sono richiesti almeno 30 adempimenti
prima di poter stappare una bottiglia di vino. Infine i dati
dell'Istituto nazionale per Commercio Estero-Ice, elaborati dal Centro Studi
Vinitaly sulla Svezia che vede i volumi trattati nel 2008 con un +6,88% (+23%
come valore). A crescere sono soprattutto vini rossi (+11,3%) e bollicine
(+18), mentre una leggera contrazione viene fatta registrare dai bianchi fermi
scesi del -3,7%.
(
da "Quotidiano.it, Il"
del 05-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
A.A.A.:
Giovani imprenditori cercasi San Benedetto del Tronto | Esce un nuovo bando di
concorso, organizzato dal comune e dall'Adecco, per i giovani provetti
imprenditori che potranno godere di incentivi e consulenza gratuita. di
Francesca Poli Da sin: Settimio Capriotti e Antimo Di Francesco L'
"incubatore di impresa per giovani imprenditori" è il nuovo concorso
di idee che il comune di San Benedetto ha organizzato insieme alla Adecco
Management. L'incubatore ha come obiettivo la creazione di imprese da sostenere,
mediante delle attività di consulenza, in modo da facilitarne l'accesso a
finanziamenti bancari a tasso agevolato. Un bando, dunque, per giovani
ambiziosi di età compresa tra i 18 e i 45 anni, che potranno presentare le
proprie idee imprenditoriali a partire da domani, lunedì 6 aprile, fino al 30
aprile. I progetti dovranno essere rigorosamente innovativi, non devono essere
correlati ad attività già esistenti e franchising, né devono ricorrere a
riconversioni di impresa. Al termine del bando, verrà effettuata una prima
selezione di 15 progetti, che saranno ritenuti aderenti al fabbisogno del
territorio. Seguirà una seconda selezione, definitiva, che vedrà la vincita di
5 progetti per ciascuno dei quali verrà affidato un counselling personalizzato (orientare,
sostenere e sviluppare le potenzialità del cliente) grazie all'aiuto di una
equipe di esperti nel settore che si adopererà anche nell'ottenere
finanziamenti a tasso agevolato, ad occuparsi di consulenze giuridiche e di
marketing commerciale. "In un momento di crisi rilevante come questo che
sta investendo il nostro sistema economico - afferma il Vice Sindaco Antimo Di
Francesco - abbiamo voluto lanciare un messaggio di incoraggiamento ai giovani
che sognano di intraprendere la strada dell'imprenditoria premiando le loro
capacità inventive ed innovative". 39.600 euro è il costo complessivo del
progetto:12.000 sono stati stanziati dal comune e i restanti dalla Adecco e i
suoi partners. "Abbiamo accettato questa iniziativa perché il nostro
territorio è ricco di imprese individuali - spiega l'assessore con delega al
lavoro Settimio Capriotti - le quali, specialmente in questo periodo di crisi,
stanno avendo notevoli problemi. Noi vogliamo agevolare coloro che hanno
intenzione di creare nuove aziende per farli incorrere in meno rischi
possibili". Un concorso di idee dunque, che non solo
premia l'inventiva e la genialità ma permette di offrire, ai vincitori, un
percorso guidato nel labirinto dell'imprenditoria evitando di incorrere nei
meandri della burocrazia e
avere strada facile per il credito. 05/04/2009
(
da "Sicilia, La"
del 05-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
«Un
centro giovanile sorgerà a Montedoro» San Cataldo. Il presidente di Nuova
Civiltà don Giuseppe Anzalone tira le somme del "Mandorloinfiore
Day", festa annuale dell'associazione (nata 24 anni fa in un garage), che
si è svolta domenica scorsa nell'affollato auditorium dell'istituto Fascianella.
«Mi sembra un bilancio positivo - dice -, buona la risposta dei giovani e degli
intellettuali. Incisiva la testimonianza di don Massimo Naro che ha ricevuto il
"Premio Nuova Civiltà 2009" dalle mani di mons. Russotto. Stimolante
l'intervento di don Bellia. Ma mi chiedo se il "tornare a pensare"
abbia inquietato anche coloro che, sul piano ecclesiale e civile, sono chiamati
a rispondere alla domanda di senso e di concretezza delle nuove generazioni».
Il Mandorloinfiore Day è un movimento di cultura e spiritualità «che si ispira
- continua don Giuseppe - alla lezione di vita di quel grande maestro di fede
che fu mons. Naro; è una realtà che è nata dal cuore dei nisseni e dei
monrealesi che non lo hanno dimenticato. Raccoglie in un solo evento il cammino
di spiritualità del gruppo che si riunisce a Nuova Civiltà ogni settimana il
giovedì alle ore 19». Il tema scelto quest'anno è stato: "Torniamo a
pensare sulle orme di mons. Cataldo Naro". Perché? «Viviamo un tempo, per
dirla con Bauman di "amore liquido" che scaturisce da un
"pensiero liquido" ovvero da una leggerezza dell'essere fino al
"vuoto" esistenziale. Le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti.
Anche nella nostra realtà nissena i giovani sono quelli che pagano il prezzo
più alto. Tornare al pensiero di don Aldo e al Progetto culturale della chiesa
italiana significa scoprire la struttura portante dell'essere in Cristo una
nuova creatura partecipe di una nuova vita nello Spirito». Nel corso del suo
intervento ha fatto riferimento alle "buche" del nisseno. «Mentre
altrove appena si apre una crepa si cerca di rimediare, da noi le buche
rimangono mesi. Ma il riferimento alla buca come metafora del vuoto
esistenziale e dell'assenza di pensiero rimanda alla solitudine cui è stata
costretta la nostra generazione. Vedo un atteggiamento di rassegnazione in una
parte del clero e delle istituzioni. Il sentimento prevalente tra i nostri
giovani è quello della fuga. Il livello di cultura della vita - conclude - si è
abbassato in quella che è stata stimata la provincia "fanalino di
coda" per la qualità della vita». Tutto ciò si traduce nell'impegno in
un'associazione come Nuova Civiltà. «Un movimento nato 24 anni fa. Siamo partiti da un garage e ora siamo approdati al
"Villaggio di Nuova Civiltà" (Ente Fascianella). Abbiamo due comunità
per minori "Alba" e "Germoglio" e vari laboratori creativi.
Abbiamo avviato anche il "Progetto Locanda del Samaritano" il cui
svolgimento sta subendo ritardi a causa della burocrazia». Salvatore Falzone
(
da "Sicilia, La"
del 05-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Delitto
Ansalone, mistero irrisoltoIl caso. Il comandante dei vigili urbani fu ucciso
il 13 settembre del 1945. Nel 1926 aveva preso parte alla «retata» Mori Anche
Liborio Ansalone, comandante dei vigili urbani di Corleone, era una persona
perbene, uno che si era sempre sforzato di fare il suo dovere. La sera del 13
settembre 1945 si era soffermato in piazza, davanti al municipio,
chiacchierando con qualche conoscente, poi era entrato in un negozio a comprare
del bicarbonato e, lentamente, col pacco sottobraccio, si stava avviando verso
casa, in piazza Nascè. All'improvviso si udì il crepitare di alcuni colpi di
fucile. Ansalone cadde supino al centro della piazza, accanto alla fontanella
in ghisa, dalla quale continuava a zampillare l'acqua. Era stato colpito
all'addome da tre proiettili, che l'avevano ucciso. Chi aveva sparato al
comandante dei vigili urbani di Corleone, ad appena di 5 mesi e mezzo
dall'assassinio Comaianni? E perché? Se lo chiedevano i passanti, che
guardavano quel corpo senza vita steso per terra. Ma, più ancora, se lo
chiesero la polizia e i carabinieri. Non fu facile trovare la risposta, perché
Ansalone pare che non avesse avuto contrasti con nessuno. Aveva 51 anni, era
figlio dello storico segretario comunale, rimasto per circa 50 anni al vertice
della burocrazia municipale. Da tempo era sposato,
aveva avuto ben sei figli Maria, Clara, Nicola, Fausta, Giovanni e
Umberto che però da qualche anno abitavano a Palermo, insieme alla
madre, per motivi di studio. «In paese era rimasto solo lui con la figlia più
grande, Maria, che stava svezzando il secondo nipotino del comandante», ci
racconta Nonuccio Anselmo, nel terzo volume della sua «Corleone Novecento». E
non abitava più nella vecchia casa di famiglia di via Santa Caterina, ma in un
appartamento preso in affitto presso l'Istituto Canzoneri. Ma, allora, perché
era stato assassinato Liborio Ansalone? In assenza di risposte certe, che
nemmeno la magistratura riuscì a trovare (dopo mesi di indagini a vuoto, il
delitto fu archiviato come «a carico di ignoti»), bisogna accontentarsi delle
«voci» che circolarono in paese. A quanto si disse, Ansalone aveva pagato un
conto molto lontano nel tempo. Un conto antico, datato 20 dicembre 1926, il
giorno della famosa «retata» del prefetto Mori a Corleone. Fu alle prime luci
dell'alba di quel giorno che l'allora giovane comandante dei vigili urbani
aveva guidato i militari di Cesare Mori per le vie del paese, indicando una per
una le abitazioni dei mafiosi d'arrestare. «Era arduo spiegare che il
comandante difficilmente avrebbe potuto sottrarsi all'ordine del superprefetto
senza finire per primo in gattabuia o al confino», spiega ancora Anselmo. Anche
perché «qualcuno era convinto che ci avesse goduto». Sarà stato questo
«qualcuno», in quei convulsi mesi del secondo dopoguerra, a rivolgersi a don
Michele Navarra, fresco capomafia del paese, per avere l'autorizzazione a
saldare quel vecchio conto. Don Michele, evidentemente, non si fece pregare e
diede il «via libera» per togliere di mezzo «uno sbirro», che si era permesso
di «aiutare» Cesare Mori, mettendosi contro i «fratuzzi» di Corleone. Contro i
«paesani». D'altra parte, nella Corleone degli anni '40, simili regolamenti di
conti erano la norma. Pochi mesi prima, il 28 marzo 1945, non erano stati
Luciano Liggio e suo «compare» Giovanni Pasqua ad assassinare la guardia
giurata Calogero Comaianni? Oggi potremmo dire che Ansalone e Comaianni si
erano messi dalla parte della legalità. Allora furono solo «du sbirri» in meno
sulla faccia della terra. D. P.
(
da "Foglio, Il"
del 05-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
5
aprile 2009 Il berlusconi geopoliticamente fotosensibile Tra le tante
stupidaggine lette in questi giorni sui giornali a proposito di Berlusconi e
della sua, chiamiamola così, strategia politica al G20 ci sono un paio di cose
che, per quanto raccontate mi sembra in maniera un po ridicola, forse
andrebbero precisate. Primo. Nonostante ci sia qualcuno, me compreso, che non
si trova esattamente a suo agio con l'esuberanza del nostro presidente del
Consiglio, alla fine dei giochi quello che del Cav. resterà del G20 di Londra
saranno quelle foto con cui ha messo insieme i sorrisi di Obama e Medvedv e
quella sua telefonata con cui – strafottendosene della burocrazia
dei protocolli ingessati dei meeting internazionali – si mette da parte per
provare a convincere Erdogan sulla nomina del nuovo segretario generale della
Nato, Rasmussen (la Turchia aveva parecchie riserve su un danese alla guida
della Nato soprattutto per la vecchia questione delle vignette del giornale
danese Jylland Post su Maometto). Ora, dov'è il problema? E' un problema che il
Cav. abbia fatto indispettire la Merkel? E' un problema che si sia messo a
parlare a telefono con Erdogan? (e che il Cav. sia a telefono con Erdogan in
quel momento lo ammette anche Repubblica). A me pare proprio di no, pare
proprio che quello di Berlusconi – a parte l'evitabilissima volontà di spezzare
le redini ai giornalisti che raccontano balle su di lui – sia stato un successo
mediatico incredibile, e sarebbe bastato vedere con quale foto due giorni fa i
giornali di mezzo mondo hanno scelto di riassumere il contenuto del vertice
londinese. Indovinate un po' qual era? di Claudio Cerasa
(
da "Stampa, La"
del 06-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
EVENTO
ANNULLATO.DA VENT'ANNI RICHIAMAVA MIGLIAIA DI VISITATORI Ecco la crisi del
volontariato Si ferma anche la "Bierfest" [FIRMA]DANIELA GIACHINO
GRESSONEY-SAINT-JEAN Addio fiumi di birra, ai piedi del Monte Rosa. O meglio,
arrivederci al 2010. Quest'anno niente «Bierfest» a Gressoney-Saint-Jean. Il
virus che attacca le Pro loco valdostane, cioé la mancanza di volontari, ha
minato anche la resistenza del Gruppo Folkloristico guidato da Romano Rial,
organizzatore di un evento che, apparentemente, da vent'anni non conosceva
crisi. Pur non offrendo altro che birra, cibo e musica, era diventato un
appuntamento da non perdere per i valdostani e per migliaia di piemontesi.
«Abbiamo deciso di sospendere la manifestazione per un anno - dice Rial -. Non
ci sono problemi né di soldi, né di rifornimento birra. Siamo troppo pochi: il
direttivo è composto da 7 persone, il gruppo da 25. Nei due giorni di festa si
aggregano altri volontari, ma il peso dell'organizzazione ricade su pochi.
Inoltre, in quanto volontari, senza alcun interesse personale, ci avviliamo
quando piovono critiche per qualcosa che non ha funzionato». E le nuove
normative non aiutano. «La burocrazia ci stronca - conclude Rial -. E' difficile seguire con cura
tutti gli adempimenti. Valuteremo se sarà il caso di modificare lo statuto
dell'associazione. E cercheremo, con uno spirito rinnovato, di organizzare la
festa il prossimo anno». E anche per il barone Federico Beck Peccoz,
produttore della Kühbacher, sarà un anno di pausa. La sua fama di industriale ha
radici nell'Ottocento, quando un ramo della famiglia gressonara si stabilì in
Baviera e, dopo aver fatto fortuna con il commercio dell'ottone, nel 1862
acquistò un birrificio. La birra, non pastorizzata, arriva da Kühbach,
cittadina di 4 mila abitanti della Baviera, in una grande botte per mantenere
intatte le pregiate caratteristiche. E' prodotta otto settimane prima
dell'inizio della festa, viene filtrata e poi inviata a Gressoney a bordo di un
Tir. A produrla il piccolo birrificio di Beck Peccoz che ogni anno vende circa
50 mila ettolitri di birra: il 30% è commercializzato nelle botti, il 10 per
certo è acquistato dalla popolazione locale e il rimanente è imbottigliato. Le
cifre della manifestazione gressonara negli ultimi anni erano imponenti: 15 mila
litri di birra venduta, sette quintali di carne cucinata, cento volontari,
padiglione da 1800
metri quadrati.
(
da "Giornale di Brescia"
del 06-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Edizione:
06/04/2009 testata: Giornale di Brescia sezione:città e provincia Nuove case
del Violino: lamentele e rassicurazioni É stato costruito pieno di aspettative
da parte di tutti: Comune, costruttori, futuri inquilini. E continua a
rappresentare una sfida per ognuno degli attori protagonisti. Diventate un
simbolo dell'edilizia ecologica, le nuove case del Villaggio Violino, Sud Ovest
di Brescia, sono state sottoposto ad alcuni «ma» e «se» proprio da chi in
quegli appartamenti abita da oltre due anni. A telefonare a Pronto Giornale di
Brescia sono stati i residenti della schiera «O», appartenente proprio al lotto
di recente realizzazione. E la segnalazione è semplice: «I nostri appartamenti
presentano alcuni problemi irrisolti». Il sopralluogo nelle abitazioni
«Partiamo dall'alto: li vede quei pannelli solari? Hanno un'inclinazione
diversa rispetto a quelli degli altri complessi, i nostri sono del tutto
orizzontali». Inizia così il tour nelle abitazioni racchiuse fra il civico 32 e
il 46. «La resa, così come li hanno montati, è inferiore del 30% - raccontano i
proprietari - e nonostante la promessa di sistemazione entro settembre 2007,
nessuno si è più visto». Altro problema, le crepe esterne, tutte alla stessa
altezza nelle case a schiera; e poi gli scoli dell'acqua che, ristagnando sul
balcone, creano umidità all'interno delle abitazioni. «Il pavimento dei
terrazzini è in pendenza, gli abbaini dell'acqua sono direzionati verso i
balconi e per evitare di trovare la stanza allagata abbiamo dovuto provvedere
ad apporre delle pensiline. A nostre spese». Anche dentro, le criticità
rilevate sono comuni: stessi inconvenienti, alla stessa posizione, nelle stesse
stanze. Innanzitutto le «fessurazioni» sulle pareti (quelle striature che si
distinguono dalle crepe perché più sottili e meno profonde e che vanno perciò
ad intaccare il solo strato di intonaco): «I costruttori - spiegano gli
inquilini - sono già intervenuti stuccando e siliconando a più riprese e sono
stati diversi i sopralluoghi effettuati dai tecnici, ma le fessure sono
ricomparse». Poi, la muffa: «La ventola di aerazione è sempre attiva, ma dato
il grande problema di umidità, su alcune pareti è comparsa la muffa» incalza il
signor Daniele, che conclude: «Gli altri sono dettagli, ma uniti a tutto il
resto e alle lunghe attese, diventano più fastidiosi». Edilizia ecologica ed
economica La filosofia che aveva guidato il progetto del nuovo tratto del
Violino (143 alloggi) prevedeva la combinazione di mano pubblica, interventi
privati e... pollice verde. Bioedilizia e risparmio energetico erano i punti di
forza del progetto, lanciato e pianificato nei minimi dettagli dalla precedente
Amministrazione comunale; il tutto in case di edilizia convenzionata e quindi a
basso costo. Qualcosa non è andato per il verso giusto? Per capirne di più
abbiamo contattato la cooperativa Centro Studi La Famiglia, responsabile e
referente della schiera «O». La Famiglia, per altro è la cooperativa che ha
fondato la parte storica del quartiere (Villaggio Marcolini) e che con questo
intervento ha concluso un'opera iniziata nel 1954. La Famiglia risponde «Le
case - ribadisce il direttore generale della cooperativa, Giacomo Tomasini -
sono state costruite a regola d'arte, seguendo i princìpi che da sempre ci
contraddistinguono. Queste case a schiera sono però un'opera particolare, nata
sulla scia di lunghi dibattiti proprio per la sua complessità, sia
architettonica sia costruttiva. Ci sono muri di una stessa casa costruiti con
tecniche diverse. E ogni ditta specializzata ha curato il proprio settore di
riferimento». I problemi, specifica Tomasini, «sono tutti risolvibili, pur
necessitando alcuni di essere monitorati nel tempo». Ed eventuali vizi di
costruzione sono coperti da una polizza assicurativa decennale, per legge. Ad
ogni modo, La Famiglia rassicura i residenti: «L'obiettivo rimane quello di
sempre, ossia non lasciare soli i nostri soci; va in questa direzione il nostro
impegno, mirato a risolvere quanto prima le perplessità emerse» conclude
Tomasini. Intanto, la scorsa settimana alcuni interventi
già previsti sulla tabella di marcia sono stati portati a termine e altri
avranno breve risoluzione. Burocrazia permettendo, come nel caso dei pannelli
fotovoltaici, la cui gestione è in capo ad A2A e a cui Pronto Gdb segnalerà il
problema. Nuri Fatolahzadeh
(
da "Messaggero, Il
(Rieti)" del 06-04-2009)
Pubblicato anche in: (Messaggero,
Il (Viterbo))
Argomenti: Burocrazia
Lunedì
06 Aprile 2009 Chiudi «La Provincia si faccia garante presso le banche per
l'anticipo della cassintegrazione». Giancarlo Turchetti, segretario della Uil,
fa appello a palazzo Gentili affinché concretizzi una politica vera per
arginare la crisi. «Abbiamo presentato una proposta al tavolo di concertazione
ma non abbiamo ricevuto alcuna risposta. I lavoratori però
- dice - non possono aspettare i tempi della burocrazia». La Tuscia è entrata appieno nel tunnel della crisi. Che, però,
deve ancora mostrare il suo vero volto. «I dati e le caratteristiche del
tessuto economico locale - racconta Turchetti - mostrano che il peggio arriverà
dopo l'estate». Nel Viterbese infatti, la norma è fatta di piccole e
medie imprese, spesso a conduzione familiare, che non superano i 15 dipendenti,
limite previsto per poter accedere alla cassintegrazione in caso di congiuntura
sfavorevole. La crisi ha quindi la forma dell'imbuto: iniziata nei mesi scorsi,
è ancora nella fase dell'imboccatura. Ma i lavoratori però già soffrono le pene
dell'emergenza. Partiamo dai dati regionali, come rilevati dall'ultima stima
della Uil: il Lazio è dietro solo a Lombardia, Piemonte, e Campania per numero
di cassintegrati, che raggiungono quota 17.856. Se prendiamo, poi, il raffronto
tra il primo bimestre del 2008 e quello del 2009, si vede che nella regione le
ore autorizzate per la cig e la cigs sono aumentate del 56,3%. E a Viterbo? «La
situazione - illustra Turchetti - è decisamente peggiore rispetto alla media
laziale: rapportando le ore autorizzate a gennaio-febbraio del 2008 e nello
stesso periodo del 2009, la percentuale si impenna a più 141,4%». Nello
specifico, si è passati da 219.381 ore del bimestre di riferimento dello scorso
anno a 529.652 di quello in corso, con 492.075 ore per gli operai e 37.577 per
gli impiegati. Il che equivale a 1.698 lavoratori attualmente congelati nella
Tuscia e che usufruiscono degli ammortizzatori. Come lanciare una scialuppa di
salvataggio a cassintegrati e disoccupati? «Occorre - sostiene Turchetti - fare
sistema tra Stato, autonomie locali, parti sociali ed economiche: solo così
potremo trarre il massimo dalle risorse disponibili, come i fondi europei e
quelli nazionali per le aree sottosviluppate, al fine di sostenere il potere
d'acquisto dei salari e delle pensioni e far fronte alle richieste di
ammortizzatori sociali». In vista del picco critico che secondo il sindacalista
nella Tuscia si toccherà tra settembre e ottobre di quest'anno, Turchetti fa
appello agli enti locali, Provincia in primis. «Lo scorso 9 marzo - sostiene -
in seno all'ultima riunione del tavolo di concertazione abbiamo presentato al
presidente Mazzoli una proposta già adottata altrove e che vede l'ente farsi
garante dell'anticipo della cassintegrazione nei confronti delle banche. Un'operazione
a costo zero per la Provincia ma che consentirebbe di dare respiro ai
lavoratori, altrimenti vittime di tempi troppo lunghi nell'ottenimento degli
ammortizzatori». Ma da allora, nessuna nuova convocazione del tavolo. «Sappiamo
- conclude - che in bilancio sono previsti fondi per l'anticipo, ma sarebbe più
opportuno spostarli magari a favore dei disoccupati e procedere col testo
proposto dalla Uil che non comporta alcuna spesa e consente di aiutare chi ne
ha più bisogno». Re. Vi.
(
da "Messaggero, Il
(Umbria)" del 06-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Lunedì
06 Aprile 2009 Chiudi E sono scattate le segnalazioni in prefettura per chi, nella burocrazia della lotta alla droga, viene definito assuntore. Ma il dato è
preoccupante soprattutto perché cala sempre di più l'età di chi avvicina allo
sballo. E' andata un po' meglio sul fronte della lotta all'alcol e a chi guida
ubriaco. La Polstrada di Perugia ha tolto la patente ad un trentaduenne che è
stato trovato con un tasso alcolemico del sangue di 1,3. Il controllo è
scattato in un locale notturno lungo l'asse della Centrale Umbra. E, sempre
durante quei controlli, gli agenti della polizia stradale hanno elevato quattro
contravvenzioni per velocità non consentita e due perché chi guidava non
indossava le cinture di sicurezza. Sembrano peccati veniali, ma nella notte
possono essere errori micidiali per chi si mette al volante dopo una serata
passa con gli amici. I controlli della Polstrada sono un anticipo di quelli che
scatteranno per il tradizionale week end di Pasqua e che vedranno in strada le
pattuglie che vigileranno con autovelox, telelaser e provida, sulla voglia di
festa degli automobilisti umbri.
(
da "Sole 24 Ore, Il"
del 06-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Il
Sole-24 Ore sezione: ECONOMIA E IMPRESE data: 2009-04-05 - pag: 15 autore:
INTERVISTA Francesco Peghin Presidente Confindustria Padova Saranno i consumi a
tirare la volata PADOVA Giusto ieri Francesco Peghin, presidente di
Confindustria Padova, intervenendo ad un convegno sulla competitività promosso
nell'ambito del Festival delle città d'impresa,aveva
sparato a zero contro la burocrazia ed i ritardi dei pagamenti da parte dell'Amministrazione
pubblica. Aveva ricordato che le sole aziende padovane perdono ogni anno 1,6
milioni di giornate di lavoro per adempimenti burocratici e che la burocrazia, sempre a livello
provincia-le, divora fra timbri e carte 170 milioni di euro, pari al 2,4%
del Pil locale. Non solo, la stessa Amministrazione pubblica paga mediamente in
135 giorni contro una media europea di 68 giorni. Elementi fondamentali,
assieme all'innovazione che è il filo conduttore degli incontri del Festival
fra Rovereto, Schio, Camposampiero, Montebelluna e Maniago, per fronteggiare in
maniera adeguata il momento di crisi ma soprattutto per non perdere terreno.
Nonostante questo,presidente, le aziende del Nordest sembrano mostrare timidi
segnali di controtendenza. Sia chiaro che la crisi non è affatto passata. Forse
è stato toccato il picco negativo e ci stiamo stabilizzando, ma anche in questo
primo trimestre dell'anno il nostro export segna un calo del 30%. Una enormità.
Non possiamo, però, cedereal catastrofismo e queste indicazioni di frenata
della caduta certamente incoraggiano. Da dove ripartire? Sicuramente dai
mercati.Quelli che negli ultimi tempi erano i più promettenti, mi riferisco
alla Russia ed all'intero blocco dell'Est europeo. Oggi sono i più in crisi.Ci
sono Paesi sull'orlo della bancarotta e bisogna sanare al più presto la cosa in
maniera stabile. Anche l'Asia sta dando parecchi problemi ma credo che dovremmo
concentrarci in maniera prioritaria sull'Europa, sia la vecchia Europa dove ci
sono Paesi che si sono letteralmente fermati come Spagna ed Irlanda,sia l'Est.
Le aziende come si stanno muovendo? Al di là di azioni scontate nell'emergenza
come il taglio dei costi, si sta lavorando soprattutto sulla produzione, si
cerca di approfittare di questo rallentamento per avere i prodotti più
sofisticati e le tecnologie più avanzate per aggredire il mercato. Il tutto
giocando al meglio lo strumento della flessibilità. Chi aprirà la strada alla
ripresa? Sicuramente chi oggi subisce meno la crisi. Penso alle nostre imprese
dell'agroalimentare o del farmaceutico. Ma la spinta importante verrà dal mondo
dell'edilizia. Più lentamente arriverà la meccanica. Saranno i consumi a tirare
la volata, più che i beni di investimento. C.Pas. © RIPRODUZIONE RISERVATA
Padova. Francesco Peghin AGF
(
da "Sole 24 Ore, Il"
del 06-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Il
Sole-24 Ore sezione: ECONOMIA E SOCIETA data: 2009-04-05 - pag: 37 autore:
Politica Domande dal comunismo di Gianfranco Pasquino U n fenomeno grande,
ancorché tragico e sostanzialmente fallito, come il comunismo, continua a
meritare l'attenzione, non soltanto dei po-litici, ma soprattutto degli
studiosi e degli interpreti del secolo XX.Opportunamente sottotitolato «Il
comunismo nella riflessione liberale e democratica del Novecento », questo
volume contiene saggi di straordinario interesse su come si sono rapportati al
comunismo alcuni dei grandi intellettuali occidentali. Poiché si tratta di
ventidue capitoli dedicati al loro pensiero, non potrò menzionarli tutti. Da
Aron a Orwell, da Gobetti a Einaudi, da Koestler a Hayek, da Bobbio a Popper,
da Weber a Schumpeter, da Dewey a Lippmann, il materiale offerto al lettore è
ricchissimo. In un certo senso, riflette molto utilmente il clima e le
preoccupazioni dei tempi e dei luoghi nei quali i diversi autori lavoravano e
scrivevano. Discende anche dalle loro esperienze a contatto, in qualche caso
diretto, come Koestler e Orwell, con i comunisti. Soprattutto, però, quello che
emerge, forse persino inconsapevolmente, è quanto, nella teoria e nella
pratica, il comunismo sia stato influente in tutto il Novecento. Le critiche
che ciascun autore apporta dalla sua prospettiva disciplinare, sociologica
(Weber), di teoria politica (Aron e Bobbio), giuridica (Kelsen), economica
(Einaudi, Schumpeter e Hayek), di visione del mondo (Popper, Arendt e, in
misura più limitata,Gobetti) sono rivelatrici dell'importanza, della ricchezza,
delle contraddizioni e delle ambizioni del pensiero di Marx e, con lui e contro
di lui, delle conseguenze applicative, di nessuna delle quali si può, in
verità, attribuirgli interamente la responsabilità. Ne emerge un quadro
complessivo che è davvero impressionante. Sarebbe sbagliato, come ho avuto la
tentazione di pensare, che fare tutto il contrario di quello che Marx ha
scritto e di quello che i regimi comunismi hanno cercato di attuare, produrrebbe,
quasi automaticamente, una società meno diseguale, uno Stato meno oppressivo, una burocrazia meno invadente, un sistema economico più efficiente. In breve,
non è sufficiente capovolgere il comunismo per giungere a una società giusta.
Il paradosso è che persino i critici più intransigenti del marxismo e del
comunismo, e in questo denso importante volume, sono molti, non riescono a
sfuggire dall'imperativo di partire dalle domande "comuniste"
e di proporre risposte che, in non pochi casi, debbono prendere atto anche
delle risposte comuniste. In un saggio rimasto celebre, Bobbio si chiese
retoricamente «esiste una dottrina marxista dello Stato? ». Tutti, o quasi, gli
autori dei capitoli di questo volume cercano di rispondere, andando oltre le
loro critiche puntuali, severe, argomentate, alla domanda «per giungere a una
società e a uno Stato migliori è sufficiente rovesciare marxismo e comunismo?
». La risposta sembra essere "no". Nella migliore tradizione di
Giustizia e Libertà e di Carlo Rosselli, probabilmente tutti gli autori
aggiungerebbero: «Bisogna cercare, e teorizzare, ancora». Qualcuno
aggiungerebbe che è utile e più efficace farlo con gli excomunisti. ©
RIPRODUZIONE RISERVATA 1Franco Sbarberi (a cura di), «La forza dei bisogni e le
ragioni della libertà», Diabasis, Reggio Emilia, pagg. 392, Á 15,00.
(
da "Eco di Bergamo, L'"
del 06-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Gli
immigrati: tutelare i nostri diritti --> Lunedì 06 Aprile 2009 GENERALI,
pagina 5 e-mail print ROMAI diritti degli immigrati devono essere tutelati: occorre quindi mettere un freno ai disegni di legge che «generano
insicurezza», alla «lenta burocrazia che ritarda il rilascio dei permessi di soggiorno e alla
disparità di diritti sul posto di lavoro». Il Comitato nazionale degli
immigrati in Italia alza la voce contro la discriminazione e si prepara a
scendere in piazza, dopo l'estate, con una manifestazione nazionale. La
proposta è stata lanciata ieri a Roma, durante un'assemblea, e nel 2010 si
prevede un congresso nazionale. Secondo il Comitato, di cui si fa portavoce un
bengalese in Italia da 20 anni, Bachcu, il disegno di legge sicurezza è «un ddl
insicurezza: un immigrato senza permesso di soggiorno non ha gli strumenti
giuridici per difendersi, ciò genera insicurezza. Stessa cosa per il diritto
alla salute e per l'impossibilità di registrare un bambino partorito in Italia
da una donna clandestina: il minore può diventare facilmente oggetto di tratta.
Da questo punto di vista, esiste il dubbio che dietro l'Italia, un Paese
democratico, ci sia un gioco mafioso». In Italia, ricorda il Comitato, si
stimano circa un milione di clandestini. «Al governo - afferma Bachcu -
chiediamo una sanatoria per rilasciare loro i permessi di soggiorno: se questi
immigrati pagassero le tasse governative, lo Stato guadagnerebbe 1.000 milioni
di euro in più, che in un momento di crisi come questo darebbero un po' di
respiro». Per Aboubakar Soumahoro del collettivo immigrati auto-organizzato di
Torino la crisi economica danneggerà soprattutto gli immigrati, «che saranno i
primi a essere licenziati, il loro permesso di soggiorno non verrà rinnovato e
saranno espatriati». Per il responsabile nazionale per l'immigrazione del Prc,
Stefano Galieni, bisogna «combattere una battaglia» affinché i diritti dei
lavoratori immigrati siano sullo stesso piano di quelli degli italiani: «Con la
crisi verranno licenziati per primi gli immigrati e purtroppo a causa delle
leggi razziste che ci sono diventeranno clandestini e quindi un problema di
ordine pubblico». Poi un altro dato: il 15% degli infortuni sul lavoro
registrati in Italia dall'Inail nel 2007 riguarda un immigrato. Simile la
percentuale delle morti bianche: in 14 casi su 100 la vittima è straniera. «Ma
in alcuni casi - ha affermato Soumahoro - quando manca il permesso di soggiorno
questi incidenti vengono ingiustamente fatti figurare come incidenti domestici
o stradali». 06/04/2009 nascosto-->
(
da "marketpress.info"
del 06-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Lunedì
06 Aprile 2009 PAVIA, PRESENTATE MISURE ANTICRISI VARATE DA REGIONE LA RUSSA E
BUSCEMI: LE BANCHE TORNINO A FINAZIARE LE IMPRESE ZAMBETTI E ZANELLO: AUMENTATI
FONDI PER FAVORIRE COMPETITIVITA´ Pavia, 6 aprile 2009 - Le misure a sostegno
delle piccole e medie imprese e del comparto artigianale e le strategie a lungo
e medio termine approntate da Regione Lombardia per fronteggiare la crisi
economico-finanziaria. Sono questi i temi affrontati dagli assessori Domenico
Zambetti (Artigianato e Servizi), Romano La Russa (Industria,pmi e
Cooperazione), Massimo Buscemi (Reti e Servizi di Pubblica Utilità) e Massimo
Zanello (Culture, Identità e Autonomia), intervenuti questa mattina, presso la
Questura di Pavia, al convegno, organizzato da Finlombarda, "Crisi
finanziaria: le sfide della Regione Lombardia a supporto delle imprese".
"In un quadro economico connotato da congiunture negative - ha detto
Zambetti - Regione Lombardia si è mossa da subito, grazie alle intuizioni del
presidente Formigoni, lanciando 13 misure anticrisi a favore delle nostre
imprese. Interventi mirati a potenziare il sistema delle garanzie,
l´agevolazione degli investimenti, la ricerca, l´innovazione e
l´internazionalizzazione, così come a sostenere, di concerto con Governo ed
Unione europea, l´occupazione". Tutti ciò significa aver attivato garanzie
per il credito fino a 3 miliardi di euro e finanziamenti per un altro miliardo.
Non solo: sono stati rifinanziati il fondo ´Made in Lombardy´, in grado di
attivare oltre 400 milioni di euro di finanziamenti, e, con 48 milioni, il
Fondo regionale per le agevolazioni all´artigianato. "Lo scorso febbraio -
ha aggiunto Zambetti - con il sistema camerale abbiamo stanziato anche 83
milioni di euro da impegnare sugli assi di intervento dedicati a innovazione,
internazionalizzazione, comparto artigiano, micro impresa e sistema
infrastrutturale lombardo, proprio perché riteniamo che la vitalità delle nostre
imprese sia quanto mai strategica per uscire da una situazione generalmente non
serena". L´assessore La Russa ha sottolineato invece il ruolo strategico
che, in tale contesto, gli istituti di credito sono chiamati a svolgere,
evidenziando a questo proposito "come Regione Lombardia si sia mossa in
grande anticipo rispetto alle altre Regioni proprio per favorire l´accesso al
credito rinnovando il sistema delle garanzie". "E averlo fatto in
meno di 2 mesi - ha aggiunto - significa aver compreso il bisogno delle nostre
imprese di sentire l´appoggio concreto delle istituzioni, un apporto che sarà ritenuto ancora più importante anche quando i
nostri enti strumentali riusciranno ad accorciare ulteriormente i tempi della burocrazia e delle pratiche istruttorie,
perché ogni giorno di ritardo, per le aziende, significa perdere soldi e
capitali". "Dico questo - ha fatto notare La Russa - facendo tesoro
delle osservazioni che mi fanno gli imprenditori che incontro. Il
problema non è tanto la mancanza di lavoro o commesse, quanto di
liquidità". Il ruolo strategico degli istituti di credito è stato
sottolineato anche dall´assessore Buscemi, per il quale "è fondamentale
che le banche tornino a fare il loro mestiere, iniziando di nuovo a rischiare e
mettendosi al servizio di privati e imprese". Secondo l´assessore poi,
tutto ciò deve andare di pari passo con riforme istituzionali che diminuiscano
i costi a carico della collettività, aumentando, al contrario, i servizi.
"La politica - ha aggiunti l´assessore Zanello - ha bisogno del contatto
diretto con le imprese per cogliere i segnali che da lì derivano e quindi
occorre studiare e realizzare interventi che siano reale risposta ai
bisogni". "E affinché la competitività lombarda e italiana non venga
meno - ha concluso - vogliamo valorizzarne e incrementarne i fattori
scatenanti; fra i questi ci sono sicuramente la cultura, la storia e il
recupero delle nostre identità. Ed è proprio per questo che, come Governo
regionale, per il terzo anno consecutivo, abbiamo aumentato gli investimenti in
questi settori". . <<BACK
(
da "Repubblica, La"
del 06-04-2009)
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Pagina
II - Genova I volontari dell´associazione genovese bloccati
dalla burocrazia a El Arish
Music for peace, incubo egiziano da venti giorni stop alla frontiera Ferme al
sole tonnellate di cibo destinate a Gaza "Abbiamo esaudito tutte le
richieste, ma aspettiamo le prossime. Questa è un tarantella impressionante,
mai visto nulla del genere" MARCO PREVE I resoconti che arrivano dal paese
egiziano di El Arish, a cinquanta chilometri dal confine con Israele,
potrebbero rivelare al mondo l´ennesimo spreco scandaloso di aiuti umanitari.
Secondo i volontari dell´associazione genovese Music for Peace, bloccati ormai
da venti giorni con il loro carico di 36 tonnellate di cibo, sarebbero, a stare
anche alla denuncia dell´Autorità nazionale Palestinese, oltre diecimila le
tonnellate di prodotti alimentari ferme a marcire sotto il sole, nei container
parcheggiati nella città di 115 mila abitanti affacciata sul Mediterraneo.
Stefano Rebora e gli altri volontari di Music for Peace sono partiti da Genova
il 9 marzo in aereo. Quattro container erano arrivati al porto di Alessandria
l´11 marzo e sdoganati il 16. La loro destinazione era la striscia di Gaza per
portare gli aiuti, raccolti a Genova e in Liguria, alla popolazione palestinese
che sta soffrendo le conseguenze delle operazioni militari israeliane. Ma
dall´Egitto sono transitati solo i due container con i farmaci. Gli alimentari
sono stati confinati nei depositi dell´organizzazione World Food Program
assieme ad altre migliaia di tonnellate di prodotti provenienti da tutto il
mondo. Le procedure per riuscire a convincere le autorità egiziane e israeliane
a liberare il carico sono complicatissime. «Oggi, quasi con stupore, vediamo le
36 tonnellate del nostro carico imballate in pallets, come Egitto e Israele
desiderano. L´ennesima richiesta delle autorità è stata esaudita. Quali saranno
le prossime
?» si chiedevano ieri sul
loro diario on line (www.creatividellanottemusicforpeace.org) i volontari
genovesi. Stefano Rebora, presidente dell´associazione: «Una
tarantella burocratica impressionante, in 14 missioni mai riscontrate tante
difficoltà, o per meglio dire, l´impossibilità di portare gli aiuti a
destinazione come in questo caso. Chiediamo aiuto alla Farnesina, cui abbiamo
già rivolto numerosi appelli attraverso l´ambasciata. Sulla parola c´è
l´impegno di tutti, i risultati però non ci sono».
(
da "Giornale.it, Il"
del 06-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
All'Angelus
di ieri il Papa ha parlato degli immigrati vittime dei "trafficanti di
uomini". Quando pensiamo a forme di moderna schiavitù, ci vengono in mente
Paesi sottosviluppati, lontanissimi da noi. Non sempre è così. Mi ha
profondamente colpito questa intervista video realizzata dal direttore di Fides
Luca De Mata per uno dei suoi programmi documentario. L'uomo che parla è un
immigrato sudamericano in Nord America. Scritto in Varie Non commentato » (1
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RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 02Apr 09 Il
Papa ai giovani: il cristianesimo non sia ridotto a slogan Questa sera
Benedetto XVI ha celebrato in San Pietro con i giovani la messa per il quarto
anniversario della morte di Papa Wojtyla. Nell'omelia, dopo aver detto che il
ricordo di Giovanni Paolo II "continua a essere vivo nel cuore della
gente" e aver citato la fecondità del suo magistero con i giovani, Ratzinger
ha parlato del momento attuale e del pericolo che la fede sia strumentalizzata:
"Fate attenzione: in momenti come questo, dato il contesto culturale e
sociale nel quale viviamo, potrebbe essere più forte il rischio di ridurre la
speranza cristiana a ideologia, a slogan di gruppo, a rivestimento esteriore.
Nulla di più contrario al messaggio di Gesù! Egli non vuole che i suoi
discepoli "recitino" una parte, magari quella della speranza. Egli
vuole che essi "siano" speranza, e possono esserlo soltanto se
restano uniti a Lui! Vuole che ognuno di voi, cari giovani amici, sia una
piccola sorgente di speranza per il suo prossimo, e che tutti insieme
diventiate un'oasi di speranza per la società all'interno della quale siete
inseriti. Ora, questo è possibile ad una condizione: che viviate di Lui e in
Lui" Scritto in Varie Commenti ( 49 ) » (5 votes, average: 5 out of 5)
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Commenti Invia questo articolo a un amico 01Apr 09 Crisi, inizia il G20. Il
Papa scrive a Gordon Brown Benedetto XVI, di ritorno dall'Africa, ha scritto
una lettera al premier inglese Gordon Brown per il G20 che inizia a Londra.
Eccone qualche passaggio: "Il Vertice di Londra, così come il Vertice di
Washington che lo precedette nel 2008, per motivi pratici di urgenza si è
limitato a convocare gli Stati che rappresentano il 90% del PIL e l'80% del
commercio mondiale. In questo contesto, l'Africa subsahariana è presente con un
unico Stato e qualche Organismo regionale. Tale situazione deve indurre i
partecipanti al Vertice a una profonda riflessione, perché appunto coloro la
cui voce ha meno forza nello scenario politico sono quelli che soffrono di più
i danni di una crisi di cui non portano la responsabilità. Essi poi, a lungo
termine, sono quelli che hanno più potenzialità per contribuire al progresso di
tutti". "Occorre pertanto fare ricorso ai meccanismi e agli strumenti
multilaterali esistenti nel complesso delle Nazioni Unite e delle agenzie ad
essa collegate, affinché sia ascoltata la voce di tutti i Paesi del mondo e
affinché le misure e i provvedimenti decisi negli incontri del G20 siano
condivisi da tutti". "Allo stesso tempo, vorrei aggiungere un altro
motivo di riflessione per il Vertice. Le crisi finanziarie scattano nel momento
in cui, anche a causa del venir meno di un corretto comportamento etico, manca
la fiducia degli agenti economici negli strumenti e nei sistemi finanziari.
Tuttavia, la finanza, il commercio e i sistemi di produzione sono creazioni
umane contingenti che, quando diventano oggetto di fiducia cieca, portano in sé
stesse la radice del loro fallimento. L'unico fondamento vero e solido è la
fiducia nell'uomo. Perciò tutte le misure proposte per arginare la crisi devono
cercare, in ultima analisi, di offrire sicurezza alle famiglie e stabilità ai
lavoratori e di ripristinare, tramite opportune regole e controlli, l'etica
nelle finanze". Scritto in Varie Commenti ( 111 ) » (7 votes, average: 5
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RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 26Mar 09 Una nuova
"Inchiesta sulla Sindone" S'intitola "Inchiesta sulla
Sindone" il nuovo libro del vaticanista (e amico) Marco Tosatti, in
libreria in questi giorni, edito da Piemme. Un ottimo modo per prepararsi
all'ostensione del 2010 e per fare il punto sulla misteriosa immagine dell'uomo
morto crocifisso, che una controversa datazione al radiocarbonio nel 1988
ritenne d'età medioevale, pur essendoci numerosissimi altri indizi che la facevano
risalire, invece, al primo secolo dell'era cristiana. Tosatti descrive la
storia del lino sul quale - in modo inspiegabile, e più inspiegabile oggi che
vent'anni fa - si è impressa un'immagine che rappresenta un negativo
fotografico. Una delle parti del libro che mi ha colpito di più è quella
dedicata all'esame al radiocarbonio, sulla cui correttezza è lecito sollevare
più di un dubbio: i risultati dei tre laboratori, infatti, non avevano il
margine minimo di compatibilità stabilito, e si sarebbe dovuto ripetere
nuovamente il test. Senza contare che proprio questo esame ha fallito
clamorosamente, datando come vecchie di 400 anni foglie di platano raccolte il
giorno prima, oppure stabilendo al 1600 la fattura di una tovaglia moderna, o
ancora datando all'800 dopo Cristo dipinti africani che avevano invece solo
undici anni. Con contributi scientifici e nuove testimonianze, il libro mostra
quanto si faccia bene a dubitare su quel dato che permise di affermare che la
Sindone sarebbe in reltà un manufatto medioevale. Anche se bisogna sempre tener
presente il metodo di Dio, applicabile anche a questo caso: lasciare sempre
sufficiente luce per chi vuole credere, e sufficiente tenebra per chi non vuole
credere. Scritto in Varie Commenti ( 124 ) » (16 votes, average: 4.56 out of 5)
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Commenti Invia questo articolo a un amico 24Mar 09 Il Papa in Africa, un
bilancio di due viaggi Visitando l'Africa, nei suoi sei giorni di permanenza
nel Continente nero, Benedetto XVI ha compiuto due viaggi. Due viaggi molto
diversi tra di loro. Il primo è quello reale, segnato dal contatto con le folle
del Camerun e dell'Angola, dai temi che il Papa ha trattato nei discorsi e
nelle omelie, dall'impatto con le contraddizioni di due capitali dove ricchezza
e povertà estreme convivono fianco a fianco. L'altro viaggio è quello virtuale,
quello su cui si sono accapigliati commentatori, burocrati e sondaggisti
occidentali, che hanno accusato Ratzinger di irresponsabilità per aver detto
ciò che tutti dovrebbero ormai riconoscere e che è attestato da studi
scientifici: la distribuzione di preservativi non è il metodo efficace per
combattere la diffusione dell'Aids in questi Paesi. Per tre giorni, nei Paesi
europei così come negli Stati Uniti, mentre il Papa parlava di povertà,
sviluppo, diritti umani, si è discusso di profilattici. Per poi passare,
durante i successivi tre giorni, a parlare di aborto terapeutico, sulla base di
una frase pronunciata da Benedetto XVI in un discorso forte sui mali che
affliggono l'Africa.La macchina mediatico-politica, una volta messa in moto,
non si è più fermata. E così in Francia, dove impallinare il Pontefice sembra
diventato ultimamente uno sport nazionale, si sono fatti sondaggi e sondaggini
per dimostrare che almeno metà dei cattolici del Paese chiedono a Ratzinger di
dimettersi. La sensazione, leggendo dichiarazioni di alcuni ministri e dei loro
portavoce, è che per la prima volta dopo molto tempo, il Papa non sia più
circondato da quel rispetto attribuito a una personalità super partes, ma sia
considerato un capo partito, sottoposto al tiro incrociato delle quotidiane
dichiarazioni tipiche del «pastone» politico. C'è chi lo invita al silenzio,
chi lo invita a lasciare, chi gli spiega cosa dire e come dirlo.Così, sedici
discorsi pronunciati in terra africana, si sono ridotti a due-frasi-due, la
prima delle quali peraltro pronunciata in modo estemporaneo durante la
conferenza stampa tenuta sull'aereo. L'impressione è che Benedetto XVI non sia
eccessivamente preoccupato di questa crescente ostilità. Mai come in questi
giorni si è colta l'enorme distanza tra viaggio reale e viaggio virtuale. E se è vero che la critica montante presso certe burocrazie
occidentali non ha precedenti recenti, bisognerà pure ricordare che critiche
ferocissime vennero mosse a Giovanni Paolo II nei primi anni del suo
pontificato. Così come va richiamata alla memoria la sofferenza e l'isolamento
di Paolo VI, nel momento in cui prese decisioni coraggiose come l'Humanae vitae,
divenendo segno di contraddizione.Che cosa resta, dunque, del viaggio di
Benedetto in Camerun e Angola? Prima ancora e più ancora dei messaggi lanciati
dal Papa per la lotta alla povertà, per la dignità della donna, per un'economia
che non sia disumana, per l'educazione e lo sviluppo, resta una presenza e una
straordinaria corrente di simpatia umana, che ha avuto il suo culmine in
Angola. Tanta gente semplice e straordinaria, ha trascorso ore ed ore sotto il
sole per salutare non Joseph Ratzinger, ma il successore di Pietro, venuto fino
a qui per confermare i fratelli nella fede. E in Paesi travagliati da tragiche
guerre intestine, abusi, soprusi, miserie, violenze, l'abbraccio di Pietro, il
suo sorriso e la sua vicinanza hanno contato di più di mille discorsi. Scritto
in Varie Commenti ( 109 ) » (15 votes, average: 5 out of 5) Loading ... Il Blog
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articolo a un amico 21Mar 09 Luanda, due morti allo stadio prima dell'arrivo del
Papa La notizia si è diffusa solo in serata: verso le ore 13, al momento
dell'apertura delle porte dello stadio dove Benedetto XVI ha poi incontrato i
giovani, un ragazzo e una ragazza sono morti schiacciati nella calca. Secondo
un'altra versione i due, quattordici e sedici anni, si sono sentiti male a
causa del caldo e della disidratazione. Ci sono stati anche otto feriti. Né il
Papa né il suo seguito non sono stati informati (se lo avesse saputo, avrebbe
pregato per le vittime insieme ai giovani durante l'incontro). Soltanto ad ora
di cena Benedetto XVI l'ha saputo. Le notizie sono ancora frammentarie e
imprecise. Scritto in Varie Commenti ( 43 ) » (6 votes, average: 5 out of 5)
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Invia questo articolo a un amico 21Mar 09 Ennesimo caso mediatico sul Papa.
Speriamo sia abortito. Cari amici, qualcuno già ieri e poi soprattutto oggi ha
letto il passaggio del discorso del Papa ai politici angolani dedicato
all'aborto come come uno schierarsi dello stesso Benedetto XVI dalla parte del
vescovo di Recife sul caso della bambina violentata e rimasta incinta di due
gemelli. Lettura indebita perché, come ha spiegato il direttore della Sala
Stampa della Santa Sede, padre Federico Lombardi, «Non ha parlato assolutamente
di aborto terapeutico, non ha detto che deve essere rifiutato sempre: il Papa è
contro il concetto di salute riproduttiva che rintroduce largamente l'aborto
come mezzo di controllo delle nascite». Scritto in Varie Commenti ( 58 ) » (9
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Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 20Mar 09
Luanda, calore umano e resistenza fisica di Benedetto Cari amici, alle 12.37
siamo atterrati all'aeroporto di Luanda, in Angola. La vista dall'aereo è
impressionante: una distesa a perdita d'occhio di case e casupole per lo più
diroccate, che lambivano quasi i bordi della pista dove il Boeing 777-200
dell'Alitalia ha toccato terra. Se in Camerun faceva caldo, qui fa caldissimo.
Un clima torrido, l'asfalto quasi liquefatto. Sono bastati pochi minuti di
attesa davanti al padiglione dell'aeroporto per stenderci tutti. Avevamo
sinceramente paura per il Papa, che ha dovuto ascoltare gli inni e stringere le
mani dei notabili per molti minuti. Poi, sotto uno striminzito palchetto,
Ratzinger ha ascoltato stando in piedi il discorso del presidente Dos Santos.
Infine ha preso la parola, e ha pronunciato il suo discorso, peraltro non
breve, al quale ha aggiunto un paragrafo dedicato alle vittime delle
inondazioni che nei giorni scorsi hanno sconvolto alcune zone dell'Angola.
Nonostante la giornata veramente faticosa di ieri a Yaoundé, e il caldo che
avrebbe steso chiunque, Benedetto XVI ha portato a termine il suo saluto in
portoghese, prima di "imbarcarsi" sulla papamobile. Anche qui, come
in camerun, accoglienza festosissima, con la gente accalcata sulle strade per
salutare il passaggio del corteo papale. Scritto in Varie Commenti ( 17 ) » (9
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Chi fa la lezione al Papa sull'Africa Oggi divampa la polemica per le parole di
Benedetto XVI sui preservativi. Si stracciano le vesti ministri francesi,
tedeschi e belgi; interviene l'Unione europea. Dal sito del settimanale
"Vita", vi propongo questa riflessione di Riccardo Bonacina: «A
salire in cattedra, oggi, sono stati gli stessi responsabili di aver fatto
carta straccia di tutti gli impegni internazionali da qualche decennio in qua.
A parlare sono gli stessi rappresentanti di quei Governi che non arrossiscono
neppure per aver fallito e tradito l'obiettivo fissato alla conferenza di
Barcellona del 2002 di destinare agli aiuti internazionali lo 0,33 per cento
del PIL entro il 2006. Di aver tradito e fallito un ulteriore impegno, quello
preso nel 2004 sugli Obiettivi del Millennio, quando firmarono e
controfirmarono con inchiostro invisibile l'impegno di innalzare la quota per
la cooperazione allo sviluppo sino allo 0,7% del Pil entro il 2015. E ancora la
promessa del G8 2005 che disse di voler raddoppiare l'aiuto all'Africa.Come
stiano le cose l'ha spiegato poche settimane fa l'Ocse."I Paesi donatori
avevano promesso di aumentare i loro finanziamenti di circa 50 miliardi di
dollari l'anno entro il 2015,
a partire dai livelli del 2004 - si legge nel
Development Co-operation Report pubblicato in questi giorni - ma le proiezioni
dell'OCSE rispetto alla destinazione di questi fondi registrano una caduta
complessiva di circa 30 miliardi ciascun anno. I numeri sono abbastanza
eloquenti: tra 2006 e 2007 i Paesi di area Ocse hanno diminuito il loro impegno
dell'8,5% a livello internazionale, con punte del 29,6% per il Regno unito, del
29,8% del Giappone, del 16,4% della Francia e dell'11,2% del Belgio. Anche
l'Italia perde terreno: meno 2,6% nel 2007". Scritto in Varie Commenti (
243 ) » (12 votes, average: 4.5 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea
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amico 17Mar 09 L'abbraccio
di Yaoundé a Papa Benedetto Cari amici, sul Giornale di domani potrete leggere
la cronaca della prima giornata africana del Papa. Ciò che ci ha detto
sull'aereo, il suo primo discorso a Yaoundé. Scrivo queste righe un po' in
fretta, per comunicarvi ciò che è avvenuto al nostro arrivo: una folla di
decine di migliaia di persone ha salutato il Papa lungo tutto il percorso
dall'aeroporto alla città. Un'accoglienza bella, spontanea, festosissima. Uno
spettacolo davvero unico di sorrisi, balli, entusiasmo, simpatia. Non solo
verso il Papa, ma anche verso di noi giornalisti, che chiudevamo il lungo
corteo, e che non abbiamo mai smesso di salutare persone di tutte le età che si
sbracciavano per darci il benvenuto, perché avevamo viaggiato con Benedetto
XVI. Mi ha colpito la povertà di alcuni quartieri che abbiamo oltrepassato e
non dimenticherò facilmente i tantissimi volti di bambini sorridenti che hanno
reso davvero speciale il nostro arrivo. Scritto in Varie Commenti ( 63 ) » (10
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Chi sono Sono Andrea Tornielli, il vaticanista del Giornale, classe 1964,
laurea in storia della lingua greca. Sono sposato e ho tre figli. Vivo tra Roma
e Milano Tutti gli articoli di Andrea Tornielli su ilGiornale.it contatti
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.farei di tutto, CON-Sentendo. Lo immaginavo già: (Anche perché me lo...
Filippo: Dear Artefice, alias Mr. Senso, non voglio snobbarti. Perciò tento di
dialogare. Forse ho capito un dieci... Filippo: Caro giacobino Roberto, la
Chiesa non è un Moloch travestito da Cerbero, pronto a ringhiare sul popolo
per... mauro: Caro Roberto, Lei ha usato paroli troppo delicate. Avrebbe dovuto
affermare che in Italia si sta andando verso... roberto: Caro Filippo Aggiungo:
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ben poco?? Grazie. Corrado: Mi scuso per la .http://blog.ilgiornale. it/tornielli/2008/07/02/roma-e
-fraternita-san-pio-x-il-dialo go-va-avanti/Read "How can I tell the
difference from phalaris grass that has DMT in it?" at Home & Garden
The Daily P.E.E.P.: Antonio Cardinal Cañizares Llovera Abiura: Comment on Thornborn,
un Dan Brown cattolico? by Rovere I più votati Violenze e minacce, dobbiamo
vigilare - 107 Votes La comunione nella mano, la fine dell'inginocchiatoio - 57
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(
da "Sole 24 Ore, Il
(Del Lunedi)" del 06-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Il
Sole-24 Ore del lunedì sezione: AUTONOMIE LOCALI E PA data: 2009-04-06 - pag:
39 autore: Costi della politica. Indagine in 70 città Primi risparmi dai tagli
ai quartieri Francesco Montemurro Nel 2008 i Comuni più grandi hanno effettuato
tagli per circa 20 milioni alle spese per la gestione delle circoscrizioni,
anche per le misure anti-spreco varate dalla Finanziaria 2008. I risparmi sono
stati previsti dalle amministrazioni comunali con popolazione compresa tra 30 e
100mila abitanti (9,2 milioni), che in base all'articolo 2, comma 29, della
legge 244/2007 non possono più articolare il territorio di competenza in
circoscrizioni, e dai Comuni che hanno tra i 100 e i 250mila abitanti (10,1
milioni), ora non più obbligati a dotarsi del tradizionale strumento di
decentramento. Tra gli esempi più interessanti, a Brescia il riordino ha
ridotto da 9 a
5 delle circoscrizioni e il potenziato il ruolo dei quartieri (nella gestione
dei servizi e nel rapporto tra uffici e cittadini), con una riduzione dei costi
politici del 43% e del 25% dei costi amministrativi. Ad Alessandria i tagli
alle spese previste raggiungono si attestano attorno al 55 per cento. A Foggia
i risparmi sono stati ottenuti a seguito del dimezzamento del numero di
circoscrizioni (da 6 a
3) approvato dal Consiglio comunale. Questi i principali risultati della
indagine realizzata su 70 Comuni da Legautonomie per tracciare un primo
bilancio delle misure introdotte dalla Finanziaria 2008 e di valutare le
caratteristiche principali delle nuove politiche di decentramento. Il problema
centrale è la valutazione dell'esperienza delle circoscrizioni, introdotte
trent'anni fa (legge 278/1976) e più volte al centro dell'attenzione per via
degli scarsi poteri effettivamente attribuiti dalle norme (in sostanza le circoscrizioni
devono limitarsi a fornire pareri e a esercitare le funzioni a loro delegate) e
del peso dei "costi della politica". «Al di là dell'impatto sui
bilanci, la legge 244/2007 ha sollecitato molti enti a ripensare le politiche
di decentramento e la partecipazione dei cittadini, in
direzione di una maggiore efficacia degli interventi e della riduzione delle
spese per la burocrazia»,
spiega Loreto Del Cimmuto, direttore di Legautonomie. L'indagine mostra che
mediamente il 55% degli intervistati (assessori e dirigenti competenti nel
decentramento e partecipazione) si dichiara non soddisfatto dell'esperienza
delle circoscrizioni. Da sottolineare, tuttavia, che soprattutto tra i
Comuni localizzati nelle aree centrali del Paese, le funzioni svolte fino ad
oggi dalle circoscrizioni vengono giudicate in modo positivo, fino ad essere
ritenute difficilmente sostituibili. «Ad esempio – prosegue Del Cimmuto –
Cesena, Pesaro e Piombino hanno continuato a puntare sugli organismi di
decentramento previsti dalla normativa di riferimento, ai quali sono stati
attribuiti, già in passato, maggiori poteri ammini-strativi, parziale autonomia
gestionale e strumenti efficaci per promuovere la partecipazione dei
cittadini». Per quanto riguarda le misure di decentramento introdotte
recentemente, specie i Comuni con popolazione tra i 30 e i 100mila abitanti,
attesi a giugno dalla scadenza elettorale per il rinnovo dell'amministrazione
(a seguito della quale le circoscrizioni verranno abrogate), hanno
effettivamente attivato o potenziato centri civici o di quartiere, (nel 78% dei
casi), libere forme associative (56%) e gestione decentrata dei servizi (52%).
© RIPRODUZIONE RISERVATA
(
da "Sole 24 Ore, Il
(Del Lunedi)" del 06-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Il
Sole-24 Ore del lunedì sezione: EDILIZIA, AMBIENTE E SICUREZZA data: 2009-04-06
- pag: 38 autore: Gli adempimenti. Dalla Dia alla comunicazione al Comune Tre
step verso l'autorizzazione La valutazione di impatto ambientale è solo uno dei
tassellinecessari per comporre il quadro delle autorizzazioni per le fonti
rinnovabili. Il suo iter viaggia "in parallelo" con tre tipi di
procedure: l'autorizzazione unica, la denuncia di inizio di attività (Dia) e la
semplice comunicazione al Comune, senza bisogno di particolari assensi.
L'autorizzazione unica, rilasciata dalla Regione o dalle Province, comprende in
genere al suo "interno" anche la Via. La legge Finanziaria 2008 ha, però, semplificato
le procedure, concedendo che per gli impianti di potenza medio-bassa possa
bastare una semplice Dia. Si tratta di quelli eolici fino a 60 kw, dei
fotovoltaici fino a 20 kw, degli idraulici fino a 100 kw, di quelli a biomasse
fino a 200 kw e di quelli a biogas fino a 250 kw. In caso di Dia, la
valutazione di impatto può essere oppure non essere necessaria, e ha un iter
del tutto autonomo. Le Regioni si stanno via via inserendo nel processo
normativo, dettando a loro volta regole proprie e, spesso, consentendo la
realizzazione di impianti di piccola taglia con un minimo
di burocrazia. Per esempio
la legge Liguria 45/2008 afferma che non sono soggette a titolo abilitativo, ma
a semplice comunicazione di avvio dell'attività, l'installazione di pannelli
fotovoltaici non integrati o aderenti fino a 20 mq o quella di pannelli di qualsiasi
potenza, integrati o aderenti con la stessa inclinazione e lo stesso
orientamento della falda, purché di superficie non superiore a quella
della copertura. In Calabria (legge 42/2008), non necessitano di nessuna Dia e
neanche di comunicazione gli impianti fotovoltaici aderenti o integrati nei
tetti degli edifici con la stessa inclinazione e lo stesso orientamento della
falda.
(
da "Basilicanet.it"
del 06-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
LUMSA
RICORDERAâ LA GIORNALISTA LUCANA ALESSANDRA BISCEGLIA 06/04/2009
09.06.40 [Basilicata] âAlessandra Bisceglia, la nota giornalista
lucana autrice RAI, che ci ha lasciato prematuramente lo scorso 3 settembre è¨
stata sicuramente una ragazza speciale, che pur nella sua sofferenza è¨
riuscita a raggiungere nel corso della sua breve vita traguardi personali e
professionali prestigiosi che tante altre persone normali non sono riusciteâ. La Facoltà di Lettere e Filosofia della Lumsa
di Roma ricorderà la brillante ragazza lucana laureatasi con il massimo
dei voti nel corso di un pubblico incontro con gli studenti in programma
Martedì¬ 7 aprile alle ore 15 presso lâAula Traglia e nel corso del quale interverranno
il Prof. Giuseppe Dalla Torre â Magnifico Rettore; Loredana Lazzari
(Preside della Facoltà di Lettere e Filosofia), Donatella Pacelli
(Presidente del corso di laurea in Scienze della Comunicazione,
Informazione e Marketing). Seguiranno quindi gli interventi di: Mons. Lorenzo
Leuzzi (Pastorale Universitaria) Lorenza Lei (Presidente del Comitato per la
Fondazione Alessandra Bisceglia) Andrea Garibaldi (Corriere della Sera) Gianni
Gaspari (Tg 2) Gianluigi Laguardia (Ordine dei giornalisti di Basilicata
proponente del Premio Nazionale Giornalistico Alessandra Bisceglia) Sono tante
le testimonianze di stima, di ammirazione, di compiacimento tutte rivolte ad
esaltare ed elogiare la bravura, la capacità , lo spirito di
intraprendenza di una ragazza che come ricordava anche l'inseparabile amica e
collega Lorena Bianchetti "Alessandra è¨ il chicco di grano che non muore,
esemplare esempio per noi tutti e per tutte le persone disabili a guardare
comunque avanti" e che sono state riportate in un cd che sarà
proiettato nel corso dellâiniziativa.
Il sorriso, la dolcezza e la generosità della giovanissima collega
saranno sempre vivi nel ricordo dei suoi cari e delle persone che l'hanno
conosciuta, ma anche la sua spiccata bravura e l'innato amore per la
professione giornalistica che ha inseguito con la forza della volontà
rimarranno sempre ben presenti nel mondo del giornalismo lucano e nazionale con
il Premio Giornalistico Nazionale "Alessandra Bisceglia", che
l'Ordine Regionale dei Giornalisti della Basilicata ha voluto istituire
accogliendo la proposta avanzata dal consigliere Gianluigi Laguardia e che ha
ricevuto il patrocinio dellâOrdine Nazionale dei Giornalisti, della
Regione Basilicata, del Consiglio Regionale della Basilicata e della Provincia
di Potenza. Il premio vuol essere un riconoscimento per la Comunicazione
Sociale rivolto a segnalare quei colleghi che hanno portato alla ribalta le
tante storie di vita quotidiana in cui molto spesso persone disabili e non sono
costrette a combattere, contro l'indifferenza e molto
spesso i ritardi o cavilli della burocrazia. Fino a pochi giorni prima dall'impensabile aggravamento delle
sue condizioni di salute, Alessandra, stava lavorando come consulente degli
autori per preparare l'avvio del programma di RAI 1 "Domenica In"
condotto da Lorena Bianchetti. La giovanissima autrice dopo aver
conseguito brillantemente con il massimo dei voti e lode la Laurea in Scienze
della Comunicazione (indirizzo giornalismo) con la tesi sulla "61 Mostra
Internazionale d'arte cinematografica di Venezia: mass media a confronto"
presso la LUMSA a Roma e con il praticantato presso l'agenzia di stampa
"LumsaNews" e altre testate locali e nazionali è¨ diventata
giornalista il 27/7/2005, iscrivendosi nell'elenco dei Professionisti
dell'Ordine del Lazio con tessera n. 064036. Nel corso delle prestigiose
collaborazioni Alessandra è¨ stata anche autrice del programma di RAI 2
"Ragazzi c'è¨ Voyager" condotto da Roberto Giacobbe, ha collaborato
nella redazione di "Uno Mattina Estate" su RAI 1, è¨ stata
opinionista nel programma di RAI 2 "Blog, Reazioni a catena" condotto
da Catena Fiorello. Inoltre, ha collaborato anche con la redazione cultura del
TG2, la redazione radiofonica Rai Radio2 di "28minuti" condotto da
Barbara Palombelli e come assistente ai programmi nella redazione di "Mi
manda RaiTre". Da segnalare poi, anche uno stage e collaborazioni con la
redazione romana del Corriere della Sera pagine culturali. Lo scorso febbraio
aveva scritto "Viaggi in Transilvania" pubblicato da Giuni Editori
per la collana "Atlanti di Voyager" in collaborazione sempre con la
Rai. bas 02
(
da "Sicilia, La"
del 06-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Il
capitalista di genio che non accumulava denaro ma prestigio FRANCESCO MANNONI
"La tecnica pedagogica dell'Editore era semplice: buttare in mare
l'apprendista senza preavviso, assegnargli compiti che sembravano
sproporzionati alle sue reali capacità, e stare a guardare come se la cavava. La sua avversione per la burocrazia era tale che l'organizzazione del lavoro non era propriamente
esemplare. Davanti al garzone di bottega si apriva un'ampia scelta di emergenze
difficilmente controllabili. V'erano libri già stampati che non uscivano perché
nessuno aveva ancora pensato a scrivere il risvolto. Sembrava di essere
capitati in una delle famiglie disordinate descritte da Natalia Ginzburg: il
padre collerico, la madre garrula, i fratelli balzani, ognuno preso dalle
proprie passioni, la montagna, la politica, ma tutti contenti di stare insieme
in quel modo confuso e pittoresco ". Così Ernesto Ferrero a dieci anni dalla
morte ricorda Giulio Einaudi (Torino 01/02/1912 - Roma 05/04/1999), il
leggendario editore che Giulio Bollati nella primavera del 1963 spiegava al
giovane che si apprestava a diventare addetto stampa della casa editrice
torinese, come: "L'uomo più intelligente che abbia mai conosciuto. Un
genio. Un capitalista di tipo speciale. Non accumula profitti. Accumula
qualcosa di più importante, di più duraturo. Accumula prestigio ". Del
laboratorio di Via Biancamano, Ferrero, nel corso di più di venticinque anni
d'attività, sarà poi direttore letterario e nel 1989 direttore editoriale,
accumulando anche lui oltre al prestigio, tantissimi ricordi che qualche anno
fa sono diventati un libro appassionato: "I migliori anni della nostra
vita " (Feltrinelli). Con sfumato sentimento nostalgico, Ferrero ricorda
gli anni di un attivismo intellettuale che sarebbe diventato il marchio di
fabbrica della cultura italiana novecentesca; un cammino d'entusiasmi, idee e
conflitti che avrebbero fatto della casa editrice torinese, un faro della
cultura nazionale. Chiediamo a Ernesto Ferrero, qual è stato il reale apporto
fornito da Einaudi alla cultura italiana? Senza la sua illuminata attività, il
panorama letterario del nostro paese avrebbe la stessa ricchezza? "Credo
che nei primi decenni del dopoguerra la Einaudi sia stata la vera università
degli italiani - dice Ernesto Ferrero che dal 1998 è Direttore della Fiera del
Libro di Torino - , e abbia saputo colmare rapidamente il gap prodotto dalle
chiusure del Fascismo. Era portatrice di un'idea forte di editoria, la cui
valenza didattico-pedagogica resta tipicamente piemontese. Qui ha giocato un
ruolo decisivo la fame inesausta del nuovo che aveva Giulio Einaudi. Correva
sempre davanti a tutti, non si accontentava mai, voleva che il big bang delle
curiosità intellettuale non si raffreddasse mai. E noi tutti a inseguirlo
trafelati." - Come nacque la vocazione editoriale di Giulio Einaudi?
"Einaudi era figlio di un padre sapiente, Luigi, grande economista (e
grande scrittore) nonché primo Presidente della Repubblica italiana. Ed era
fratello di due 'primi della classe', Mario e Roberto. Sul terreno degli studi
non poteva batterli. Allora li ha sfidati per interposta persona, diventando
direttore d'orchestra, ricorrendo ai talenti altrui, organizzandoli, inventando
un progetto culturale: una casa editrice per il post-fascismo, degna di un
Paese che sarebbe dovuto diventare moderno. La sua fortuna fu quella di pescare
in un mazzo, quello della cultura torinese tra le due guerre, dove stavano le
intelligenze più vive del Paese: Leone Ginzburg, Pavese, Bobbio, Mila, Vittorio
Foa, Carlo Levi, Antonicelli
Quelli del Liceo D'Azeglio, i 'piccoli Bruti' spregiatori della tirannide
tirati su da Augusto Monti." - In via Biancamano, le scelte politiche da chi e come
erano gestite? "La casa era naturalmente schierata a sinistra, ma al suo
interno c'erano cattolici come Felice Balbo, o illustri esponenti del Partito
d'Azione come Bobbio e Venturi. Non c'era alcuna sudditanza nei confronti del
Pci. La vera linea 'politica' della casa era la ricerca strenua del nuovo, di
qualcosa che spostasse un po' più avanti i confini delle metodologie e della
conoscenza. E anche dei sacri testi del marxismo si privilegiava la lettura
critica. Si era sempre per gli eretici, i devianti, i marginali, e contro le
istituzioni, quali che esse fossero." - La casa editrice sotto la sua
direzione è stata sempre una grande famiglia, o non sono mancati i contrasti e
gli screzi? Quali quelli più forti? "Era un gruppo di amici anche molto
diversi tra loro, che lavorava a un progetto comune con grande dedizione e
disinteresse personale. I contrasti nascevano dallo scontro dialettico, dalla
discussione che Einaudi alimentava deliberatamente, convinto com'era che solo
un confronto serrato potesse produrre vera cultura. Era un'idea che aveva
ereditato da suo padre, il quale già nel 1920 aveva sostenuto che la
discussione è il sale della vera democrazia. L'unanimità lo allarmava. Se te ne
andavi, cercava poi di ricuperarti. Diciamo che a un uomo delle sue qualità si
poteva perdonare tutto. Anche quelli che sembravano capricci, erano un modo per
cercare di capire veramente se credevi nelle proposte che avevi fatto. Magari
le rimetteva in discussione proprio all'ultimo momento, ma era perché voleva
capire se ne eri convinto fino in fondo." - Che cosa è rimasto al mondo
editoriale italiano della sua lezione, oggi che l'editoria sembra perseguire
scopi assai diversi da quelli che erano i principali obiettivi di Einaudi?
"L'articolazione e la complessità dell'editoria italiana non si possono
riassumere in poche righe. Diciamo che oggi prevale l'ossessione dei risultati,
dei budget, dei margini operativi, dei profitti. La qualità del prodotto è
molto scaduta. Traduzioni tirate via, cure redazionali appaltate all'esterno,
refusi. La parte manageriale prevale su quella progettuale. Gli einaudiani
scrivevano il loro programma annuale come una sinfonia: i vari strumenti, cioè
i titoli, si legavano tra loro in un discorso coerente. Oggi prevale la ricerca
spasmodica del best-seller che ti salva la stagione."
(
da "Sicilia, La"
del 06-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
L'allarme degli esperti della Nasa «Sole mai così pigro da
quasi un secolo» Il Comitato nazionale dei diritti degli immigrati: stop a
leggi che generano insicurezza, alla burocrazia
e alla disparità nel lavoro
(
da "Sicilia, La"
del 06-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Paura
ma nessun danno Terremoti in Emilia e in Abruzzo Elisa Pinna Città del
Vaticano. Forte appello ieri di Benedetto XVI all'Unione europea affinché
adotti assieme ai Paesi africani «urgenti strategie coordinate» per affrontare
il problema dell'immigrazione e impedire che possano ripetersi stragi del mare,
dovute al dramma della povertà e alle responsabilità di trafficanti senza
scrupoli. Il Papa, prima della preghiera dell'Angelus di mezzogiorno, ha
ricordato con commozione i «fratelli e le sorelle africani» che hanno perso la
vita in centinaia pochi giorni fa su un barcone affondato nel Mediterraneo
mentre cercavano di raggiungere l'Europa: «Non possiamo rassegnarci a simili
tragedie che purtroppo si ripetono nel tempo» ha esclamato, alzando il tono
della voce. Piazza San Pietro era inondata dal sole e piena di gente: 80-100
mila persone, secondo le stime della gendarmeria vaticana. Un tripudio di
foglie di palma, ramoscelli d'ulivo, bandiere nazionali per la messa pontificia
che apre la settimana di Pasqua. «Le dimensioni dell'immigrazione ha spiegato il Papa rendono sempre più urgenti
strategie coordinate tra Unione europea e Stati africani, come pure
l'adozione di adeguate misure di carattere umanitario, per impedire che questi
migranti ricorrano a trafficanti senza scrupoli». «Vorrei osservare ha aggiunto che questo problema, ulteriormente
aggravato dalla crisi globale, troverà soluzione solo quando le popolazioni
africane, con l'aiuto della comunità internazionale, potranno affrancarsi dalla
miseria e dalle guerre». Proseguono intanto gli sbarchi in Sicilia. Nella notte
tra sabato e ieri sono arrivati a Lampedusa i due barconi rispettivamente con
61 e 69 migranti segnalati sabato al largo di Malta e soccorsi dalle
motovedette dalla Guardia costiera e della Guardia di finanza non appena
entrati in acque di competenza italiana. A Lampedusa sono rimasti nel Cie
trenta migranti tutti maschi. Hanno detto di provenire da Marocco, Tunisia,
Egitto, Nigeria, Somalia e Ghana. Gli altri cento extracomunitari, su
disposizione della Direzione centrale dell'immigrazione, con un volo charter
sono stati trasferiti a Bari. Intanto, secondo il ministro dell'Interno libico,
Abdelfattah Yunis El Obeidi, circa l'80% dei clandestini che tentano di
attraversare il Mediterraneo verso l'Europa arriva in Libia dal Niger. «L'80%
degli emigranti passano per il Niger e poi rischiano la vita tentando di
attraversare il deserto libico e il Mediterraneo», ha detto il ministro, citato
dall'agenzia libica Jana, nel corso di un incontro con il suo omologo del
Niger. El Obeidi ha riferito che Libia e Niger si sono accordati sulla
creazione di «pattuglie miste per sorvegliare i confini». Infine, il Comitato
nazionale degli immigrati in Italia alza la voce contro la discriminazione e si
prepara a scendere in piazza, dopo l'estate, con una manifestazione nazionale:
i diritti degli immigrati devono essere tutelati e occorre quindi mettere un
freno ai disegni di legge che «generano insicurezza», alla «lenta burocrazia che ritarda il rilascio dei
permessi di soggiorno e alla disparità di diritti sul posto di lavoro». La
proposta è stata lanciata ieri a Roma, durante un'assemblea, e nel 2010 si
prevede un congresso nazionale. Secondo il Comitato, il disegno di legge sicurezza
è «un ddl insicurezza: un immigrato senza permesso di soggiorno non ha gli
strumenti giuridici per difendersi, ciò genera insicurezza. Stessa cosa
per il diritto alla salute e per l'impossibilità di registrare un bambino
partorito in Italia da una donna clandestina: il minore può diventare
facilmente oggetto di tratta. Da questo punto di vista, esiste il dubbio che
dietro l'Italia, un Paese democratico, ci sia un gioco mafioso». In Italia si
stimano circa un milione di clandestini. «Al governo chiediamo una sanatoria
per rilasciare loro i permessi di soggiorno: se questi immigrati pagassero le
tasse governative, lo Stato guadagnerebbe 1.000 milioni di euro in più, che in
un momento di crisi come questo darebbero un po' di respiro». Il 15% degli
infortuni sul lavoro registrati in Italia dall'Inail nel 2007 riguarda un
immigrato. Simile la percentuale delle morti bianche: in 14 casi su 100 la
vittima è straniera. «Gli immigrati
spiegano i rappresentanti del Comitato producono il 10% del Pil e
vogliono essere partecipi veramente dei loro diritti».
(
da "Bollettino
Università & Ricerca" del 06-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Università
Piemonte Orientale Trovato accordo tra Atenei Parzialmente rientrato lallarme
per le scuole di specializzazione di area sanitaria. Ieri mattina i vertici
dellUniversità del Piemonte Orientale e dellUniversità di Torino si
sono incontrati a Torino per trovare un accordo in vista del bando che dovrebbe
essere emanato oggi. La scorsa settimana, infatti, senza alcuna consultazione
con i diretti interessati, il Ministero dellIstruzione, dellUniversità e della Ricerca ha
comunicato che otto delle scuole di specializzazione novaresi
sarebbero state di fatto accorpate a quelle torinesi. Le scuole che perdono lautonomia sono: Anatomia patologica, Chirurgia
maxillo-facciale, Dermatologia, Neurologia, Otorinolaringoiatria, Patologia
clinica, Radioterapia e Urologia. Rettori e presidi hanno raggiunto laccordo, che verrà sottoscritto domani mattina, di
scindere i concetti di “sede amministrativa” e di “sede formativa”. La sede
amministrativa, anche per le scuole torinesi, sarà lUniversità di Torino,
perché
così ha deciso il Ministero. La sede formativa delle scuole “federate”, invece,
rimarrà a Novara e avrà il medesimo numero di posti garantiti per lanno accademico precedente. In parole semplici, il
provvedimento avrà carattere soltanto burocratico-amministrativo,
poiché gli studenti specializzandi non saranno penalizzati con meno posti e
continueranno a svolgere la loro attività formativa e assistenziale presso la
Facoltà di Medicina di Novara e lAzienda
Ospedaliero-Universitaria “Maggiore della Carità”. Esiste la
disponibilità dellateneo torinese di fare in
modo che alcune delle scuole federate abbiano come direttore un clinico
novarese. Successivamente sarà emanato un Regolamento delle Scuole, concordato
tra i due atenei, per risolvere i problemi di carattere pratico
e operativo (per es.: a chi consegnare le domande, dove si svolgeranno gli
esami e così via).>> Se le aspettative degli studenti sono salve, diversa
è langolatura da cui viene giudicato sia il provvedimento sia
laccordo. «Di fatto siamo federati allateneo torinese e non si tratta soltanto di un problema
di
burocrazia o di maggiore o minore prestigio», spiega
il rettore Paolo Garbarino. «Questo provvedimento mette in seria discussione
quasi ventanni di paziente lavoro che hanno portato la Facoltà di
Medicina e lOspedale di Novara a un
livello di assoluta eccellenza. Tutte le scuole colpite hanno maturato best
practice e traguardi che dovrebbero essere considerati molto più dei numeri di
posti messi a concorso. Grazie alla sintonia con il rettore Ezio
Pelizzetti possiamo considerare laccordo
soddisfacente, anche se ha il velato sapore del compromesso. Ci batteremo fin
dora affinché dal prossimo anno accademico lo status quo venga
ristabilito e ringrazio i parlamentari e i vertici istituzionali novaresi
che si sono già concretamente mossi in tal senso. Dobbiamo svolgere un lavoro
di squadra compatto, deciso, senza titubanze e indugi. Giustissimo
razionalizzare, ma se si taglia il legno verde, che ne sarà di quello secco?».
BUR.IT 07.04.09
(
da "Stampa, La"
del 07-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
"Alla
Granda tornano pochi soldi da Roma" Lasciata la casa di Bergamo, Gianna
Gancia è tornata a tempo pieno nella sua Narzole. Riunioni, incontri, letture,
telefonate a ripetizione. Si sta preparando alla campagna elettorale. «Ne ho
fatte tante in vent'anni. Ma per gli altri. Qui sono in ballo io. Mica posso
rispondere senza essere preparata, documentata su ogni dettaglio. In tanti mi
aiutano. Amici, politici, tecnici». Da giovedì è ufficialmente lei la candidata
della Lega nord a guidare il Centrodestra per continuare a governare la
provincia di Cuneo dopo Raffaele Costa. Sul suo nome, molti nel Pdl, hanno
storto il naso. «Non solo sul mio, di nome. In fondo loro erano divisi tra
Cirio o Guida. La Lega ha proposto me, e la decisione è stata presa. Ma il
bello, nel centrodestra, è che si litiga prima. Poi si ritrova compattezza,
unità d'intenti. Chi non mi voleva adesso lavora al mio fianco con sincerità».
Già decise le spartizioni, i numeri degli assessori? «Assolutamente no. Ci
siamo incontrati. Per parlare di programma, di cose da fare, mica di poltrone».
E di liste? «Mi appoggeranno Lega, Pdl e Donne per la Granda. Un'idea mia. In
lista ci saranno donne come la Mantini di Fossano che hanno voglia di
impegnarsi, di dedicare tempo e intelligenza per il bene della Granda.
Mercoledì avremo il primo incontro». Il programma? «Ci sono problemi storici da
risolvere. Non ero ancora nata e già si scriveva di Tenda Bis e della
Cuneo-Asti: e ne hanno finiti, tra mille fatiche solo 40 chilometri. E' che
questa provincia ha 3800
chilometri di strade. Basta un po' di pioggia e diventano
disastri. Bisogna ripensare, riorganizzare, migliorare l'intero sistema viario
cuneese». Con quali risorse? «Questo è il vero nodo. Stiamo facendo calcoli. Ma
da una prima stima la provincia di Cuneo riceve dallo Stato centrale solo tra
il 16% e il 20% delle tasse che versa. La media in Italia è del 22%. Con il
Federalismo si potrà avere di più. Ma se eletta il primo passo sarà chiamare
rappresentanti di Stato, Regione, banche, categorie produttive a un tavolo per
individuare, al di là delle appartenenze politiche, le priorità e scegliere un
percorso condiviso per la ripresa economica, l'ammodernamento, il rilancio
della Provincia». Aeroporto di Levaldigi. «Nel 2004 perdeva 7 milioni di euro.
Spropositato. Si lavora per il rilancio? Bene. Pensate a Orio al Serio: è
diventata un'eccellenza. Ma servono bilanci attivi. I cittadini non possono
essere costretti a pagare servizi che non utilizzano». Scuole. «Gli edifici
sono una delle emergenze. La Provincia con Costa ha già investito 20 milioni di
euro. Bisogna individuare priorità e continuare a investire per avere scuole
sicure, moderne, vivibili al meglio». Immigrati. La Coldiretti chiede numeri
più alti per gli stagionali in agricoltura. «La presenza di immigrati cresce in
misura spropositata. Con la delinquenza: l'80% dei reclusi nelle carceri
cuneesi non sono italiani. E nella vita quotidiana gli immigrati sono molto più
attenti nel richiedere, ottenere aiuti, agevolazioni di quanto lo sono gli
italiani, i cuneesi in particolare. Credo che l'integrazione sia un'utopia. Ma
una convivenza civile, fatta di rispetto per la nostra gente e questa terra che
li ospita sia possibile. Quindi ben vengano gli immigrati chiamati a lavorare e
che lo fanno onestamente e nel rispetto delle leggi». Sanità cuneese. Un giudizio.
«Non è competenza della Provincia. Ma domando: a che serve un reparto di
maternità con 40 nascite all'anno se a 15 chilometri c'è
un'altra struttura d'eccellenza? Ecco: meno strutture ma puntare al meglio che
la scienza offre». E l'Ente Provincia? Funziona, ha personale a sufficienza?
«Costa ha già fatto molto chiudendo società partecipate inutili. E' che credo
in un ente snello, che non venga soffocato dalla burocrazia, che presti servizi ai
cittadini». Energia. Si parla di rilancio del nucleare e non si esclude che la
Granda possa ospitare una centrale. «Preferirei non parlarne ora. La verità è
che sono contraria. Al di là della provincia di Cuneo, penso che sia un'idea
vecchia. Ci mettiamo a costruire centrali quando fra cinquant'anni non
ci sarà più uranio disponibile. Meglio pensare a altre fonti energetiche». E le
grandi dighe? «Perché no? L'acqua è una risorsa, pulita rinnovabile. Ma gli
impianti devono rispettare l'ambiente, il territorio. Guai a creare mostri».
Rapporti ha con le banche? «La Lega è sempre stata per il piccolo. E qui ci
sono piccole ma eccellenti banche: conoscono i clienti e la serietà degli
imprenditori ai quali fanno credito. Anche su di loro guardiamo per il rilancio
dell'economia».
(
da "Tribuna di Treviso,
La" del 07-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Assorbita
la delusione di Eurocup la Benetton vuole trovare in campionato un ruolo da
protagonista Lefebre: obiettivo Eurolega Lorbek (stiramento) a rischio contro
la Lottomatica Cosa resta delle Final Eight di Eurocup, a parte un Lietuvos
impazzito di gioia? Cosa resta della Benetton, che nel week end torinese aveva
investito risorse e speranze? Risponde il g.m. Enzo Lefebre. «Resta l'amarezza
di essere andati fuori subito contro la squadra che poi ha vinto, quindi con la
consapevolezza che avremmo potuto essere al suo posto: e questo acuisce la
delusione, certo non la attenua. Ci è mancato qualcosa, ma nelle partite secche
ci sono variabili, sfumature non programmabili: mi vengono in mente quei
canestri mangiati, i falli tecnici. E dire che abbiamo perso di misura...». Lo
scarto maggiore in sette gare è stato di nove punti. «E' una manifestazione
difficile, pronostici non se ne possono fare e quindi anche penalizzante: può
accadere che la squadra più forte per quella sera non riesca ad esprimersi e
vada a casa, vedi anche la Dynamo Mosca o il Khimki, che comunque non ha vinto,
subendo fra l'altro un break ancora più grande del nostro». Ed ora? «Ora si
guarda avanti, cioè ai playoff che sono ormai alla nostra portata, bisogna
raggiungere il piazzamento più alto possibile». Allora che Benetton vedremo
domani sera? «Dobbiamo rivedere la miglior Benetton. Abbiamo lavorato tanto per
essere dentro i playoff, bene, adesso vogliamo finire il più in là possibile
dandoci dentro a tutto spiano. In teoria dal secondo al settimo posto tutto è
ancora possibile, realisticamente potrebbe arrivare un quarto-quinto posto». Il
quarto significa beccare Siena in una eventuale semifinale. «Comunque vorrebbe
dire lottare per un posto in Eurolega». Spieghiamo bene il meccanismo. «Siena è
sicura, l'altra squadra verrà decisa dalla classifica e da chi farà la finale.
Se il ranking lo vince la Virtus Bologna e in finale ci va con Siena allora in
Eurolega passa la terza, se invece una di quelle che hanno la licenza triennale
non va in finale ci dovrebbe essere un posto in più. In sostanza l'unica cosa è
non fare calcoli ma cercare di ottenere il miglior piazzamento possibile». Roma
ha perso quattro delle ultime sei partite. «Però resta una squadra molto
profonda e con tanto talento, che è stata al secondo posto per lungo tempo.
Credo che contro di noi rientrino anche gli assenti, vedi Becirovic, De La
Fuente ecc. Magari sta avendo un periodo di flessione ma questa è solo la
conferma che in A1, tolto il Montepaschi, c'è davvero un grande equilibrio:
puoi vincere e perdere con chiunque». Notizie del passaporto italiano a
Nicevic? «Una piccola speranza che arrivi già ora c'è: il passaporto è scontato
e le procedure sono in fase avanzata e stiamo cercando di dare un'accelerata tra le pieghe della burocrazia italiana. Male che vada Nicevic sarà italiano la prossima
stagione». Lorbek out. Uno stiramento ad un polpaccio con ogni probabilità
costringerà Domen Lorbek a saltare la sfida contro Roma. In queste ore tuttavia
sul muscolo lesionato in allenamento saranno effettuati ulteriori accertamenti.
(Silvano Focarelli)
(
da "Nuova Venezia, La"
del 07-04-2009)
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Pagina
20 - Cronaca «Feudalesimo burocratico da sconfiggere» Colomban: «Potenzialità
immense frenate dai funzionari ministeriali» L'ANALISI Il presidente del Vega
Massimo Colomban, fondatore di Permasteelisa, la rinomata società trevigiana
che ha rivestito grattaceli e nuovi complessi fronte-mare nelle capitali di
mezzo mondo, è arrivato alla fine del suo mandato di presidente del parco
tecnologico e scientifico Vega, vero e unico «avamposto» di un nuovo modello di
sviluppo per tutto il polo industriale, in crisi o già dismesso, di Porto
Marghera. Nessuno meglio di lui che ci ha provato, è d'accordo con il sindaco
Cacciari e il «governatore» Giancarlo Galan sulla necessità di creare un
soggetto forte per garantire la «rinascita» economica di Porto Marghera e
creare nuova occupazione. Solo un commissario straordinario o una agenzia
istituzionale possono garantire la bonifica e il rilancio delle aree
abbandonate? «Risanare e avviare un nuovo sviluppo per Porto Marghera,
garantendo anche nuovi posti di lavoro, è possibile e noi al Vega l'abbiamo
dimostrato concretamente insediando 100 aziende e tre nuovi meta-distretti con
altre 400. Ma non basta nominare qualcuno, quel che conta è che ci sia un
accordo a 360 gradi sui poteri e gli obiettivi della struttura che si vuole
creare. è essenziale, inoltre, sconfiggere il nuovo feudalesimo burocratico che
blocca ogni iniziativa. Parlo della burocrazia amministrativa imposta da
funzionari del ministero dell'Ambiente e di altre istituzioni più interessate a
boicottare le nuove iniziative con interpretazioni personali del groviglio di
leggi, esistenti in materia di bonifiche e riutilizzo dei suoli, che finiscono
per far aumentare a dismisura i costi di bonifica». Impossibile, quindi,
salvare Porto Marghera dall'inquinamento e dalla decadenza industriale? «Ora
che sono a fine mandato posso dire che oltre ad avere risanato il bilancio
della società del parco tecnologico e scientifico, abbiamo dimostrato che Porto
Marghera e il suo waterfront hanno potenzialità immense. Venezia è la più
fantastica città al mondo sull'acqua, che con aeroporto, porto, ferrovie,
strade e grandi aree disponibili, è un punto di aggregazione fisica di una
Regione, come il Veneto, dove operano 500 mila imprese che diventano 800 mila
se consideriamo l'intero Nordest. Malgrado ciò, siamo riusciti a realizzare e
sviluppare solo il primo lotto dei quattro progettati e previsti al parco Vega.
Per gli altri tre lotti, cioè Vega 2, 3 e 4 per i quali esistono progetti e
investitori pronti a investire 50 milioni di euro, tutto è fermo per i cavilli
burocratici e le interpretazioni personali di norme e leggi in materia di
bonifiche, sollevate da alti funzionari del ministero dell'Ambiente e di altri
enti. è davvero grave perché nel primo lotti del parco Vega, dove prima sorgeva
l'agrochimica, operano già oltre cento aziende con 2 mila dipendenti che
diventeranno 10 mila quando saranno completati, burocrati permettendo, anche
gli altri lotti».
(
da "Nuova Sardegna, La"
del 07-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
SANITà.
Le sofferenze dei cittadini nell'impatto con il servizio raccontate alla
redazione «Per fare questa visita deve prenotare di nuovo» Gli appuntamenti per
eseguire analisi spesso saltano: ecco le testimonianze IGLESIAS. «Dovrebbe
tornare al Cup e fissare un nuovo appuntamento per la visita». Negli ospedali
la risposta è sempre più frequente. «Ma guardi, sono già trascorsi due mesi, ne
passeranno altri due. Rinviare ancora mi procura qualche problema». Non sempre
due volte chiudono il caso. C'è chi al Cup, centro unico di prenotazione, ci è
andato tre volte per mettere in agenda la stessa visita, andata a monte per
ragioni non sempre comprensibili per gli utenti. Le testimonianze sono
numerose. «Mi sono presentato all'appuntamento come previsto e mi sento dire:
ma noi abbiamo chiamato al numero telefonico che ci aveva lasciato, non siamo
riusciti a trovarla». Replica: «Guardi, le mie telefonate sono tutte
registrate. In due mesi non ho avuto alcuna chiamata dal servizio sanitario».
Se la cattiveria non è degli uomini di certo la perfidia è
della burocrazia. E in
questo caso la procedura vuole (ma la volontà ha anche sembianze umane in
questi casi) che la prenotazione venga ripetuta. In molti casi il successo è
assicurato, il controllo diagnostico o strumentale va a buon fine. In altri,
forse per non smentire il luogo comune, a tanti è stato imposto di cimentarsi
con la terza volta: perchè è mancata la disponibilità prevista a suo
tempo, perchè il medico quel giorno non c'è o altro. In molte occasioni sgomberate
dalla strada dei pazienti dall'amministrazione della Asl numero sette, le liste
d'attesa nel servizio sanitario del Sulcis Iglesiente affiorano ancora a
ostacolare la strada dei cittadini. Ma le indicazioni e le disposizioni
generali non sempre raggiungono l'obiettivo di una perlomeno buona funzionalità
del sistema. Per quale ragione? Gli inghippi maggiori sono due, intrecciati uno
all'altro. Il primo è operativo. Le prenotazioni sono solitamente organizzate
in due tempi: la raccolta e l'appuntamento vero e proprio. La prima operazione
avviene allo sportello (front office), da qui vengono trasferite all'ufficio
interno (back office) che le dovrebbe fissare nell'agenda dei vari reparti o
ambulatori o laboratorio e così via. Il fatto è che le comunicazioni non sempre
sono puntuali, corrette, possono essere esposte a qualche errore e forse anche
il personale ha tanto da fare qualche sbavatura operativa è comprensibile. «Ma
non sempre tutto può passare nella grande disponibilità degli utenti, che sono
pazienti per definizione ma qualche volta la pazienza sono portati a perderla»,
confessa alla nostra redazione un'altro dei malcapitati. Sì, diventa difficile
spendere buonsenso quando ti rinviano al terzo appuntamento, ti presenti
puntuale e ti senti rispondere: mi spiace, ma il lunedì questa visita non si
fa. Inutile ribadire che non si tratta di una decisione autonoma ma di una
prenotazione fatta a suo tempo nelle modalità previste e ripetute perchè già
gli appuntamenti precedenti erano saltati. Non solo. Ma tra il secondo e il
terzo c'erano state pure le scuse formali della direzione sanitaria. Chi lascia
l'ospedale con l'amara delusione di un ennesimo rinvio non resta che constatare
di avere impegnato un altro giorno "a vuoto". «E chi mi ha prnotato
per un inutile lunedì? Doveva conoscere o no la scansione dei calendari di quel
reparto?». L'altro inghippo, è parzialmente già raccontato. Riguarda le
comunicazioni interne, con la complicazione che deriva dalle difese di
postazioni, ruoli, tempi, dinamiche organizzative. Insomma, in qualche caso il
risultato può essere del tipo: «La prenotazione è stata fatta da altri che non
hanno ben chiaro come funziona qui da noi». Quindi? Passare di nuovo al Cup,
prego. L'alternativa potrebbe essere in una prenotazione diretta nel reparto.
Fiducia e buona fede al primo posto. Sperando che anche le linee telefoniche
non si mettano di traverso quel meraviglioso giorno destinato alla chiamata:
«Gentile signore, scusi se la disturbiamo, vorremmo ricordarle che domattina
lei ha un appuntamento con noi per la visita tale o talaltra». Ma queste
formule non sono ancora alla portata di tutto il sistema pubblico italiano. Non
solo sul fronte dei servizi sanitari. (red.s.i.)
(
da "Nuova Sardegna, La"
del 07-04-2009)
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Pagina
15 - Gallura Una associazione tra le aziende, la proposta arriva dalla
Provincia Il consorzio tra operatori favorirà l'acquisto della materia prima
TONIO BIOSA TEMPIO. «La grave crisi congiunturale che ha colpito il settore
sugheriero del Nord Sardegna investe l'economia storica del territori di
Calangianus, Tempio, Luras ed altri centri attorno. Nel comparto trovano
occupazione, direttamente o indirettamente, circa 2700 addetti, un numero
ragguardevole rispetto all'esigua popolazione della Provincia e che non fa
altro che far risaltare la gravità della crisi in atto. Occorre pertanto
intervenire in maniera strutturale». Ad accorrere al capezzale del pianeta
sughero, affetto da una crisi profonda e più preoccupante delle precedenti,
sono tre consiglieri provinciali di maggioranza: il calangianese Carlo Ferrari
e gli olbiesi Gianni Ricciu e Pietro Sircana. Partendo da un esame del settore,
con un documento essi propongono delle azioni a sostegno del Distretto del
sughero che si incentra nei suddetti territori. Azioni a breve e o a lungo
termine, a fronte della constatazione del perdurare di alcune carenze che
gravano sul settore. Fra queste essi non mancano di collocare «la congenita
idiosincrasia delle imprese a fare rete e a consorziarsi, rinunciando a priori
a quelli che potrebbero esser i molteplici vantaggi derivanti dall'appartenere
realmente ad un distretto». Ma alla carenza di base associativa ed
organizzativa essi non possono che aggiungere la cronica carenza di materia
prima alla quale si sopperisce con l'importazione, soprattutto dai paesi del
Maghreb, di una notevole quantità di sughero che non avrebbe però le stesso
pregio di quello autoctono. «Da questa situazione - osservano io consiglieri -
nasce la necessità di implementare la produzione di sughero nostrano con un
piano regionale di forestazione di quercia da sughero, caratteristica dei
nostri territori. Un piano però agile, duttile e rapportato alle nostre
necessità e di cui la provincia Olbia-Tempio potrebbe in
futuro farsi carico senza attendere le lungaggini della burocrazia regionale. Al piano di
forestazione potrebbe affiancarsi una pubblicità istituzionale a favore del
sughero sardo, salvaguardandolo, nell'impiego in enologia, dalla concorrenza
della plastica e del silicone che di naturale hanno niente. Da questo
deriva la necessità della certificazione della qualità del tappo in sughero,
vera nota dolente del settore poiché purtroppo molti dei nostri produttori di
turaccioli si trovano a dover subire delle contestazioni riguardo al famigerato
"sentore di tappo" e che si risolvono spesso in danni economici
notevoli per gli esosi risarcimenti richiesti dalle cantine. In questa delicata
fase pertanto la provincia Olbia-Tempio potrebbe intervenire garantendo un
supporto tecnico ai vari produttori di tappi. Potrebbe esser questo un sistema
che sostituisca la classica bollitura della corteccia con uno più moderno quale
la vaporizzazione che garantirebbe la sterilizzazione del prodotto medesimo e
impedirebbe che le muffe abbiano il tempo materiale di attaccare il sughero da
trasformare in tappi. Seguirebbe poi la certificazione di un tappo uscito da
questo procedimento».
(
da "Tirreno, Il"
del 07-04-2009)
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Pagina
4 - Viareggio «Omologate le fermate per i disabili» Ma la Provincia non ha
avuto le carte DONATELLA FRANCESCONI VIAREGGIO. Portare una persona costretta
sulla sedia rotelle da un qualsiasi quartiere periferico della città fino sul
Molo, o in piazza Mazzini, a prendere una boccata di mare. Provateci se abitate
in periferia e siete costretti a salire su un mezzo pubblico per spostarvi. Per
scoprire che è impossibile, nonostante i nuovi mezzi"Vaibus" siano
dotati di apposite piattaforme, a causa della mancanza di piazzole a norma
sulle quali le piattaforme possano scendere in sicurezza per poi consentire
l'uscita del bus della carrozzina. La questione, oltre che da numerosi
cittadini interessati, è posta con forza nell'ultima relazione, datata 2008 (per
metà amministrazione Marcucci e per metà Lunardini), del difensore civico
comunale, Pietro Giorgio Magnani che scrive: «L'azienda "Vaibus" ha
qualche automezzo attrezzato, con piattaforme, che non usa per mancanza di
adeguato riscontro strada/marciapiede». Per dirla con parole semplici il bus,
attualmente, può far scendere il disabile non autosufficiente dal punto di
vista della mobilità solo in mezzo alla strada. Con tutti i rischi del caso, e
con una responsabilità oggettiva degli autisti "Vaibus". Ieri "il
Tirreno" ha cercato notizie sulle attese piattaforme negli uffici dei
lavori pubblici. I cui funzionari ci hanno risposto alla presenza del
consigliere comunale di maggioranza Athos Pastechi, poiché - c'è stato spiegato
- «è in vigore una circolare del direttore generale che fa divieto al personale
comunale di dare informazioni ai giornalisti». Giornalisti che devono passare
per forza dagli assessori, i quali poi si informano dai dirigenti stessi. «Mi
sono interessato personalmente del caso di un dipendente della Misericordia che
trova queste difficoltà negli spostamenti quotidiani con il mezzo pubblico.
Sono sette mesi che mi interesso della cosa...purtroppo la burocrazia è lenta». In questo periodo -
continua Pastechi - dall'assessorato ai lavori pubblici «sono state realizzate
tre fermate a norma: una in piazza Mazzini e due in via Mazzini». Sono quegli
slarghi nei marciapiedi che da mesi i viareggini si chiedono cosa siano, visto
che non c'è alcuna indicazione che possa far pensare alla destinazione prevista.
«Questo perché manca - spiega Pastechi - l'omologazione che deve arrivare dalla
Provincia». L'assessore provinciale ai lavori pubblici Silvano Simonetti, dopo
una verifica con gli uffici fatta ieri mattina, ci ha spiegato: «Francamente
non c'è arrivata nessuna richiesta di omologazione per le fermate in questione.
Ho fatto fare un controllo anche nella posta in arrivo. Su una cosa come questa
però non c'è da fare lo scaricabarile: noi ci muoviamo appena riceviamo la
dichiarazione di conformità da parte del Comune». Inoltre, con gli autisti e i
sindacati, insieme alle associazioni dei disabili e dei mutilati - prosegue
Simonetti - «stiamo facendo una serie di riunioni per passare alla omologazione
progressiva di tutte le fermate che sono sanabili. Stiamo predisponendo una
modulistica da inviare a tutti i Comune che, dopo i sopralluoghi, la
rimanderanno alla Provincia i cui uffici procederanno man mano alla
omologazione». E nel frattempo - è la conclusione amara del difensore civico
comunale - «la storia del cittadino che dalla periferia anela a raggiungere la
Passeggiata resta tale e quale. E se l'anziano dovesse morire prima della
soluzione, visti i tempi della politica e della burocrazia,
a quel punto potremo soltanto constatare che non ha avuto alcun riscontro. è
triste, ma è così».
(
da "Tirreno, Il"
del 07-04-2009)
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Pagina
7 - Viareggio INVENZIONE IN PINETA INVENZIONE IN PINETA Una scaletta e un
"attico" per proteggere i mici Visto che i cinghiali del parco si
sono spinti fino alla piscina comunale, qualcuno ha visto bene di difendere la
pappa dei mici che vivono nella zona tra il parcheggio e la pineta, vicino alla
piscina comunale. Qualcuno ha quindi creato una casetta di legno con accesso
tramite scaletta, esclusiva per i gatti! E sembra che l'apprezzino, insieme al
cibo e all'acqua lasciato nell'attico vista mare. I cinghiali nei giorni
scorsi, sono stati segnalati più volte, sia dentro il giardino della piscina
(ridotto ad un campo arato), che sul viale Europa e sulla via Menini, alla
ricerca di cibo, visto che le condizioni meteo di quest'anno hanno fatto diventare
un acquitrinio tutta la pineta fino a Torre del Lago, riduncendo la possibilità
a questi ultimi di procacciarselo naturalmente. E quest'anno scarseggiano in
tutta la pineta le ghiande, alimento favorito d'inverno insieme a tuberi,
rizomi e radici di questi ungulati, che, ricordiamo, non si cibano di fogliame.
Maurizio Cozzani e Patrizia PROPOSTA DI CHIOCCHETTI Chiediamo ai cassintegrati
di lavorare per il decoro Alle soglie della stagione turistica, non siamo
ancora riusciti ad avere una città accogliente, pulita e pronta a ricevere i
turisti in un contesto di decoro urbano. Purtroppo il comune ha le casse vuote
e questo è un problema che non può essere sottovalutato, e chiaramente la
manutenzione della città ha i suoi onerosi costi. Le prospettive non sono delle
più rosee, licenziamenti su tutti i settori e in altri casi, quelli più
fortunati cassa integrazione. Visto che il Comune non ha soldi per pagare
operai per lavori di straordinaria manutenzione, perché non ricorrere all'aiuto
dei cassaintegrati, che bene o male un minimo di stipendio lo percepiscono? In
questo caso non solo impiegano il tempo ma rendono un servizio utile alla città
e a loro stessi, magari a rotazione e per brevi periodi, in attesa di poter
riprendere il proprio lavoro. Paolo Chiocchetti, Udc VITTIMA DEGLI
"UMANI" Peggy è morta serena dopo tante sofferenze Questa è la storia
di Peggy, una dolce meticcia dagli occhi nocciola, uccisa dall'indifferenza e
dalla crudeltà umana. Fino a pochi mesi fa viveva blindata in una sorta di
immondezzaio, dove i proprietari l'avevano abbandonata dopo aver traslocato in
un altro posto. In quell'inferno, Peggy, aveva lottato, per almeno due anni,
contro la fame, la sete, l'abbandono e la solitudine. è stato per il buon cuore
di due persone, che tra mille ostacoli, non ultimo il filo spinato, riuscivamo
a somministrarle un po' d'acqua e cibo, a impedire che morisse di stenti. A poco sono servite denunce ed esposti: la burocrazia ha dei tempi infiniti e
incomprensibili quando ci sono situazioni di sofferenza; l'unica soluzione,
considerando l'insensibilità dei suoi padroni, era riuscire ad adottarla. Così
è stato e, nonostante le nostre case "trabocchino" di cani
abbandonati e maltrattati, Peggy ha avuto finalmente una cuccia, un
posto caldo e tanto amore. Ma questo non è bastato a salvarla, come non sono
bastate le cure veterinarie che ha ricevuto in questi ultimi mesi, perché il
male che l'ha corrosa e portata via tra mille sofferenze, era curabile se preso
in tempo, se i suoi "padroni" non avessero deciso di abbandonarla al
suo destino. Oggi Peggy se n'è andata, lasciandoci sgomenti, rabbiosi, inermi
di fronte a tanta ingiustificata e gratuita cattiveria, tristi e addolorati per
non avere avuto abbastanza tempo per coccolarla, giocare e farle dimenticare tutto
quello che aveva subito nella sua piccola breve vita. Ci resta il ricordo
dell'immenso amore e dell'innocenza che leggevamo nei suoi occhi. Isabella
Favilla, Manola Biagini FRATELLI D'ITALIA Aggressivi e diffidenti, siamo un
popolo troppo nervoso Noi razza umana, noi italiani dal cuore d'oro, ci
mettiamo la mano in petto al suono di "Fratelli d'Italia", e poi? Ci
scanniamo, alziamo la voce, non ci fidiamo, ci crediamo tutti inutili
fannulloni, inattendibili, impazienti ci guardiamo in cagnesco, ma altro che
fratelli d'Italia. Amiamoci un po', comprendiamoci e soprattutto chiediamoci
perché a volte siamo così aggressivi. Non è giusto prendersela con il primo che
capita. Esistono italiani buoni, dolci; siamo noi, ognuno di noi. Scaviamo
dentro la nostra quotidianità e vedrete che bella sorpresa. Rossana, da email
apedreschi@alice.it CRIMINALITà A PIETRASANTA La coperta corta del presidio del
territorio Apro il giornale e vengo a sapere che la stazione ferroviaria di
Pietrasanta è stata oggetto di un assalto, l'ennesimo atto di criminalità. La
città è senza un servizio di vigilanza all'altezza, vuoi per gli scellerati
tagli finanziari, vuoi per ridicole iniziative come quella delle ronde civiche
(di cui peraltro non c'è traccia). Apprendo inoltre che l'amministrazione
comunale è intenzionata a trasferire la sede della polizia municipale al
fabbricato viaggiatori "in modo da presidiare l'area", ma il
lenzuolo, purtroppo, è corto. Se certe zone verranno coperte, altre rischiano
di restare nel mirino della malavita. Matteo Tartarelli
(
da "Giorno, Il
(Legnano)" del 07-04-2009)
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CALCIO
LEGNANO pag. 9 Maledizione da trasferta «Lontani da casa crolliamo» Crisi Otto
sconfitte e due pari nelle ultime dieci via dal «Mari» RABBIA. Il fallimento
della Pro Patria festeggiato dagli stessi tifosi tigrotti e dai politici
bustocchi non è andato giù ai dirigenti lilla. La squadra di Busto Arsizio
potrebbe addirittura andare in serie B nonostante il fallimento. Questo grazie
a leggi più che permissive che stanno creando un altro caso "Pescara"
e grandissimo imbarazzo in Lega. Se a Busto nessuno paga, ma si punta alla
serie cadetta, a Legnano nel mercato di riparazione la dirigenza lilla, per
evitare la bancarotta, ha dovuto vendere ben sette
undicesimi di squadra senza cercare facili scappatoie nei meandri della burocrazia. «È il caso di riflettere
seriamente se una squadra possa fallire e poi ripartendo da zero
societariamente, andarsene anche in B - ha spiegato Pippo Resta, presidente del
Legnano - Qualsiasi azienda, quando fallisce, finisce di lavorare.
Servono regole chiare per tutti. Mi spiace molto per lo sport». Lo stratagemma
adottata a Busto non è tecnico, ma solo amministrativo. Un pugno allo stomaco
rivolto verso chi si sforza, nonostante tutto, di essere in regola con
stipendi, contributi Irpef e regolamento. Il problema rimane proprio questo:
chi si ingegna costruendo una squadra di fuoriclasse riesce a far punti in
barba agli altri. Tanto poi le conseguenze, semmai ci saranno, ricadranno su
una stagione sportiva diversa da quella a cui sono riferite. Logica invece
vorrebbe che se fossero riscontrate irregolarità in questo campionato, si
dovrebbero scontare eventuali mancanze nella medesima sede. Ma nel calcio non è
così. Ch. S.
(
da "Bresciaoggi(Abbonati)"
del 07-04-2009)
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Martedì
07 Aprile 2009 PROVINCIA Pagina 28 GAVARDO. Un marocchino clandestino fermato
in Comune prima di sposare una 39enne: due i denunciati, tra cui il fratello
della donna, per l'opera di mediazione Nozze per il permesso Espulso lo «sposo»
Senza permesso di soggiorno, costretto a lavorare in nero come muratore nei
cantieri del Bresciano con l'incubo di essere scoperto e rimpatriato, un
muratore egiziano di trent'anni ha cercato di risolvere il problema del tanto
agognato documento combinando un matrimonio con una donna di Gavardo. Grazie ad
un collega di lavoro, che ha fatto da tramite, ha preso contato con il fratello
della possibile sposa, una donna di 39 anni. Ha promesso 10 mila euro per quel
matrimonio da celebrarsi al più presto. Il muratore egiziano ha iniziato a
frequentare la casa dei fratelli ed è entrato nelle simpatie della donna che su
richiesta ha acconsentito alle nozze. Probabilmente si era anche invaghita di
quell'uomo che si era proposto come marito. CI SONO STATE le pubblicazioni, ma
il matrimonio fissato per sabato scorso in comune a Gavardo è «saltato» per
l'intervento dei carabinieri prima che la cerimonia iniziasse, e ci fosse il
classico sì seguito dallo scambio degli anelli. Tutto era pronto. Compreso il
brindisi. Ma un controllo al terminale è emerso che lo sposo era clandestino e
le indagini hanno appurato che si trattava di un matrimonio di comodo, dietro
congruo compenso: 10 mila euro.Niente amore. È FINITA con la sposa senza
marito, il collega di lavoro in cantiere e il futuro cognato denunciati dai
carabinieri per aver cercato di favorire l'immigrazione clandestina in Italia e
l'aspirante sposo accompagnato in un centro di accoglienza del Milanese in
attesa del primo imbarco per Il Cairo. Essendo clandestino non può rimanere in
Italia, ed essendoci posto nel centro di accoglienza e potendo contare sui
documenti portati in comune a Gavardo è stato identificato. Il suo sogno italiano si è infranto a causa della burocrazia: un controllo incrociato come
ormai avviene sempre quando si è di fronte ad un matrimonio misto tra un
italiano o un'italiana e uno straniero. Centinaia ogni anno nel Bresciano i
matrimoni di comodo. Spesso la sposa è giovane e bella e lo sposo un arzillo
pensionato che per qualche migliaio di euro dice sì.F.MO.
(
da "Unione Sarda, L'
(Nazionale)" del 07-04-2009)
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Provincia
di Cagliari Pagina 1022 Quartucciu. Bando pubblicato dal Comune, i lavori forse
inizieranno entro l'estate Un milione di euro per il centro storico
Quartucciu.. Bando pubblicato dal Comune, i lavori forse inizieranno entro
l'estate Pavimentazione in lastricato e recupero delle antiche case -->
Pavimentazione in lastricato e recupero delle antiche case Il primo bando
riguarda la zona attorno alla chiesa di San Giorgio, ma si cercano già i fondi
per le altre vie del centro storico. Diventa realtà il progetto per la
rinascita del centro storico di Quartucciu. Nei giorni scorsi il Comune ha
pubblicato il bando per l'assegnazione dei lavori, che cambieranno radicalmente
il volto della zona attorno alla chiesa di San Giorgio. Un opera per la quale è
stato stanziato un milione di euro, attesa da tempo. Con ogni probabilità, i
lavori porteranno anche modifiche alla viabilità in tutto il cuore antico di
Quartucciu. I FINANZIAMENTI Dei fondi già a disposizione, settecentomila euro
serviranno per realizzare una nuova pavimentazione in pietra nell'area tra le
chiese di San Biagio e Sant'Antonio e Casa Angioni. Sarà completamente rifatto
anche l'impianto di illuminazione pubblica, per il quale saranno utilizzati
lampioni in stile, inoltre saranno sistemati anche i sottoservizi tra le vie
Corongiu e Neghelli. Un altro mezzo milione di euro sarà invece messo a
disposizione dei cittadini per la ristrutturazione delle vecchie abitazioni.
Per la suddivisione dei fondi a disposizione dei privati, sarà stilata una graduatoria
che terrà conto dello stato dell'edificio e del valore dell'opera. I TEMPI Il
bando per l'assegnazione dei lavori scadrà il 27 di questo mese. Poi, quando
saranno state completate tutte le trafile burocratiche, si
potranno aprire i cantieri: il Comune sta accelerando la burocrazia per riuscire a farlo entro
l'estate. «Per ora cominciamo con questa zona, per la quale avevamo già i
finanziamenti», spiega l'assessore all'Urbanistica, Tonino Durzu, «in seguito
valuteremo se intervenire anche in altre parti del centro storico». I
VINCOLI I cittadini che vorranno sistemare le domus riceveranno i contributi,
ma dovranno rispettare i vincoli che gravano sul centro storico: è già successo
in via Quartu, dove sono stati rimessi a posto facciate e portoni, che hanno
nuovamente assunto l'aspetto di un tempo. Lo scopo principale è ridare decoro
alle facciate: l'hanno già fatto diversi proprietari negli ultimi tempi,
riportando alla luce architravi e colonne suggestive. LE CASE ANTICHE
Quartucciu conserva un grande patrimonio di case campidanesi, ma anche di ville
e palazzi in stile Liberty sparsi tra via Nazionale e il centro storico. Non
solo Casa Angioni, ma anche Casa Cossu (oggi centro per anziani) e lo stesso
palazzo comunale. Splendida la villa dei Vivanet su via Nazionale e poi ancora
Casa Fanti e Casa Zedda, dove a decoro delle finestre sono ancora perfettamente
intatte le cornici con intrecci vegetali in rilievo e i medaglioni con un viso
femminile. Un vero gioiello sono le case dei cittadini incastonate nelle
strette stradine del centro storico: quasi tutte hanno resistito all'usura del
tempo, mantenendo intatta la loro bellezza. GIORGIA DAGA
(
da "Eco di Bergamo, L'"
del 07-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Dai
diritti dell'uomo all'uomo dei diritti --> Pierre Manent e Marta Cartabia
sull'involuzione della democrazia occidentale: diventa sempre più «egocrazia»
Un passaggio epocale: oggi dalla persona si è passati all'individuo. Padrone di
sé, decide della vita e della morte Martedì 07 Aprile 2009 TERZA, pagina 40
e-mail print «Flora» di Giovanni Carnovali detto il Piccio Una democrazia che
diventa sempre più «egocrazia». È quanto emerso dagli interventi all'Università
Cattolica di Milano durante l'incontro «Desideri, diritti, convivenza. Il
contributo del senso religioso alla democrazia» organizzato dal Cmc, con il grande filosofo della politica Pierre
Manent e Marta Cartabia, ordinario di diritto costituzionale all'Università
Bicocca-Milano. «C'è sempre meno un fondamento razionale e ragionevole alla convivenza
- ha esordito don Stefano Alberto (docente di Introduzione alla Teologia alla
Cattolica), che ha moderato l'incontro - e il nostro è un diritto senza
destinazione, che va e va ma non sa dove muove. Quale sono le ragioni? E quale
la prospettiva futura? Benedetto XVI ha spesso ricordato che una libertà male
interpretata può facilmente sfociare nell'arbitrio, nella negazione della
libertà medesima. Il suo richiamo è incessante a un nuovo uso della ragione: a
riscoprire le ragioni della convivenza al di là dell'arbitrio, al di là
dell'emotività e di una autodeterminazione assoluta». Il francese Manent,
cattolico liberale, ha ricordato le «due nascite» della democrazia: «la prima,
più antica, nella città greca, e la seconda, tra il XVI e il XVII secolo». Ad
Atene la vita politica diventa naturalmente democrazia. «Prima della città, gli
uomini vivevano in tribù, in una sorta di famiglia allargata. I greci, popolo
di poeti, dicevano che prima della città c'era il regime dei ciclopi, cantato
da Omero nell'Odissea, con il suo Polifemo. Anche Aristotele ripropone questa
visione di vita isolata, dove il patriarca stabilisce la legge e la dà alle
mogli e ai figli». La differenza tra la vita dei ciclopi e quella dei cittadini
è immensa. Con il passaggio al regime della città, si acquisisce il senso della
cosa pubblica. Prosegue il filosofo della politica: «La città è questa cosa
pubblica, il bene comune. Le regole veicolano la libertà. I cittadini devono
declinare quelle che i greci e i romani hanno iniziato a chiamare le virtù. Per
essere governata, la cosa comune richiede giustizia, coraggio, temperanza e la
virtù suprema dell'ordine politico, la prudenza». L'idea greca di democrazia ci
ha accompagnato durante tutta la nostra storia occidentale. I diritti individuali
si scoprono invece tra il XVI e il XVII secolo. «È un processo audace degli
europei - dice Manent -. Si va al nocciolo della vita umana, lo stato naturale.
L'uomo che scopre i propri diritti e i propri bisogni è l'uomo che non vuole
morire». Poi arriva la Rivoluzione francese, «il momento fondatore della
democrazia moderna». Nel XIX secolo e per tutta la metà del XX, «ha la meglio
la formula che mescola i due tipi di democrazia. Ci si sforza che tengano i
diritti individuali e il bene comune. Ma le difficoltà esistono: si va a fare
la guerra per difendere la propria patria e in guerra si rischia di morire. I
diritti alla vita vengono messi in discussione». Il cambiamento in peggio
arriva negli anni '60. Ne conviene Cartabia: «C'è un chiaro nesso tra la rivoluzione
dei costumi del '68, e poi il divorzio, l'aborto, tutte queste decisioni. Le
radici degli esiti di oggi vengono da lì. Negli anni '60 abbiamo assistito a
due torsioni letterali e concettuali: allo stesso tempo nel mondo giuridico la
libertà è diventata sinonimo di autodeterminazione e l'uguaglianza è diventata
non discriminazione, vista come la massima virtù del diritto. Domina questa
cecità alle differenze. Non si guarda l'individuo come è nella realtà. Oggi
siamo di fronte a un passaggio epocale che va dalla persona all'individuo.
L'uomo è ridotto a individuo. Invece sotteso alla Costituzione c'è il
personalismo: la persona è vista nei suoi rapporti, sia orizzontali sia
verticali. Questa parabola è stata accelerata dal trionfo del diritto all'autodeterminazione.
Prendiamo il caso di Eluana e del conseguente disegno di legge sul testamento
biologico o adesso la decisione repellente del parlamento di Singapore di
liberalizzare il commercio di organi umani. Abbiamo ammesso che l'individuo è
padrone di se stesso fino al punto di decidere della vita e della morte. Allora
gli consentiamo di usare parti del proprio corpo magari per affrontare
un'emergenza economica». Oggi un diritto viene giustificato non appena viene
rivendicato, dice il filosofo Manent: «Con questa nuova modalità, le società
sono entrate in una corsa per garantire diritti formulati sempre più
arbitrariamente. Le conseguenze sono infelici». Si è completamente perso quello
che era fondamentale per gli autori liberali. «Rousseau diceva che i diritti
sono radicati in qualcosa che è molto oggettivo - ricorda Manent -. I diritti
si radicano in questo nostro bisogno di preservarci. Un'altra prospettiva sul
diritto ci viene da Kant, che diceva: "L'umanità è una dignità"».
Stiamo sempre più «abbandonando questo bisogno del Logos, della ragione -
sottolinea Manent -. Ecco la difficoltà della democrazia in Europa che ha
rinunciato a una visione più equilibrata della propria storia politica e
spirituale. L'Europa è nata grazie a tre tradizioni: repubblicana, cristiana e
liberale. La prima, la più antica, è stata elaborata ad Atene, poi continuata a
Roma, e a Firenze si chiamava il vivere civile. Quella cristiana, che mette al
centro ogni vita umana come l'avventura di un'anima, viene sempre più messa da
parte. La terza fonte, quella liberale dei diritti individuali, è come
impazzita. Perché ritorni l'equilibrio in Europa, dobbiamo riuscire a far
partecipare al dibattito pubblico queste tre tradizioni». Viviamo in un'Europa
che «ha distrutto progressivamente le mediazioni: prima quella grande della
Chiesa Cattolica, e poi quella della repubblica. L'individuo è ridotto alla sue
rivendicazioni, che oggi non appoggiano più sull'esperienza perché non c'è più
la mediazione con la quale relazionarsi all'esperienza». Come dice Cartabia,
siamo nell'epoca «dell'impazzamento dei diritti. Non nell'epoca dei diritti
dell'uomo, ma nell'epoca dell'uomo dei diritti. I diritti non sono più risposte
dei bisogni umani. Vengono "pretesi" nelle aule giudiziarie, dalle burocrazie e dai parlamenti». Don Stefano Alberto conclude:
«Sembra proprio che ritornino i ciclopi, con la loro vista monoculare. Sono
capaci solo di gridare molto. Basta guardare i giornali. Ci sono esempi
quotidiani d'intemperanza ed irrazionalismo che qualcuno vuole chiamare
sinteticamente laicità dello Stato». Mariella Radaelli 07/04/2009
nascosto-->
(
da "Resto del Carlino,
Il (Bologna)" del 07-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
LETTERE
E COMMENTI pag. 39 BRUNETTA è davvero grande, come rispetta le donne lui non le
rispetta nessuno. Se alcun... BRUNETTA è davvero grande, come rispetta le donne
lui non le rispetta nessuno. Se alcune statali facevano i loro comodi, non è
che i loro colleghi maschi facessero diversamente... o no? T.
Ma., Bologna LETTERE certificate, versamenti, canoni, contributi, burocrazia consultata da casa, niente
più code, più tempo disponibile. Tutto ok. Ma se gli statali rimarranno gli
stessi, lavoreranno meno agli stessi costi C. Am., Pesaro
(
da "Sole 24 Ore, Il"
del 07-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Il
Sole-24 Ore sezione: COMMENTI E INCHIESTE data: 2009-04-07 - pag: 12 autore: Il
regolamento. All'esame di Palazzo Chigi nei prossimi giorni Presto l'Agenzia di
valutazione Fondi legati alle performance A introdurre massicce dosi di
valutazione in un sistema finora piuttosto allergico a pagelle e voti ci
proverà la tanto attesa Anvur: l'Agenzia nazionale di valutazione del sistema
universitario e della ricerca, che il ministro Mariastella Gelmini disegna nei
14 articoli del regolamento atteso nei prossimi giorni all'esame di Palazzo
Chigi. Le nuove regole puntano subito al sodo affidando all'Anvur meno compiti per evitare ogni rischio di burocrazia. L'idea di fondo resta comunque la stessa: valutare atenei ed
enti di ricerca (un pianeta che va dal Cnr all'Agenzia spaziale) per premiare
con più fondi le performance migliori. Appena l'Anvur sarà a regime (se tutto
filerà liscio dopo l'estate) questo «sistema integrato di valutazione» - recita
la bozza consentirà al ministero di «collegare i trasferimenti statali
ai risultati raggiunti». Insomma le "pagelle" si faranno sentire al
momento dell'assegnazione del Fondo di finanziamento ordinario che vale circa
7,5 miliardi all'anno. L'Anvur,che avrà sede a Roma, valuterà università, enti
di ricerca, corsi di studio e dottorati, accordi di programma, «prodotti della
ricerca» e «risultati della didattica», oltre a stabilire i requisiti per
aprire nuovi atenei o sedi distaccate. Una fatica di Sisifo che culminerà, ogni
due anni, nella pubblicazione di un rapporto sullo stato di salute del sistema.
L'organigramma dell'Anvur prevede che il presidente sia scelto tra i sette
membri del Consiglio direttivo che a sua volta sarà nominato interamente dal
ministro con la base del metodo dei comitati di selezione (i famigerati "search
committee"). Due membri saranno prescelti in due rose indicate dal
Consiglio europeo di ricerca e dall'associazione universitaria europea. Gli
altri 5 saranno scelti in una maxi-rosa di 15-20 nomi di personalità
scientifiche e culturali provenienti anche «da una pluralità di ambiti
disciplinari». Il Consiglio sarà, infine, affiancato da un direttore e da un
Comitato consultivo. Mar.B. © RIPRODUZIONE RISERVATA
(
da "Corriere del
Mezzogiorno" del 07-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Corriere
del Mezzogiorno sezione: SALERNO data: 07/04/2009 - pag: 7 Il caso Per
realizzare gli alloggi e camerate ci vogliono due milioni e mezzo A
quarant'anni dalla progettazione il comando dei carabinieri è ancora incompleto
SALERNO Un progetto fatto e rifatto decine di volte e una caserma dei
carabinieri tuttora incompleta, priva cioè di alloggi e camerate. Nonostante
dal momento in cui se ne cominciò a parlare siano trascorsi ben quarant'anni.
Storie infinite di ordinaria burocrazia quelle che incombono sulla sede del comando provinciale dei
carabinieri di via Mauri, a Mercatello. Operativa ma non del tutto. La
realizzazione della struttura, progettata dagli architetti Vincenzo Della
Monica e Fernando De Blasi, che in corso d'opera lasciò l'incarico, fu
deliberata dal Comune di Salerno nel 1969 come sede del Comando Legione dell'Arma.
Soltanto nove anni dopo, però, con Fiorentino Sullo presidente della
commissione Lavori pubblici, furono stanziati i primi finanziamenti. I lavori
di primo stralcio, per un importo di cinque miliardi e seicento milioni di
lire, furono appaltati nel 1983. Fino al 1997, data effettiva di apertura del
cantiere, l'opera è stata via via modificata, assoggettata anche ad un
ridimensionamento dovuto al fatto che non avrebbe più ospitato il Comando
Legione ma solo quello più circoscritto provinciale. La consegna dei lavori
dell'ottavo lotto è avvenuta nel 1999. L'intero complesso, però, non è stato mai
ufficialmente inaugurato nè intitolato, come era stato deciso, ai due
carabinieri Arena e Pezzuto che morirono a Faiano vittime di un agguato
camorristico nel 1992. Nè il monumento a loro dedicato, che pure avrebbe dovuto
fare bella mostra di sè all'ingresso della caserma, è stato mai realizzato. Ma
il vero e proprio paradosso sta nel fatto che a tutt'oggi, a 40 anni
dall'affidamento della progettazione, il corpo di fabbrica alloggi ancora non
esiste. «Sì, è vero - conferma l'architetto Della Monica - ci vorrebbero, come
previsto dalla normativa, altri dodici alloggi oltre alle camerate. Attualmente
alcuni locali nati come uffici sono stati destinati per necessità a camerate».
Eppure la spesa per portare a compimento l'opera non è elevatissima: poco più
di due milioni e mezzo di euro. Nel 2003 la somma fu deliberata dal ministero
dei Lavori Pubblici ma successivamente destinata ad altra struttura per
iniziativa del Comando Regione Campania. Sorprende che finora nessun politico
locale abbia preso a cuore la questione. Incompiuta La caserma dei carabinieri
a Mercatello e l'area non ancora edificata
(
da "Corriere del Veneto"
del 07-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
ECONOMIA
07-04-2009 Opinioni Arturo Dalla Tana notaio La scommessa della certificazione
energetica C' è una logica, del tutto condivisibile, nella nuova normativa
sulla certificazione energetica, compiutamente illustrata nell'importante
convegno organizzato dal Collegio Notarile di Parma al Centro Cavagnari. Ma c'è
una scommessa, dalla quale dipende il raggiungimento degli obiettivi. La logica
è nel rendere le case non più fonte di inquinamento e di spesa, ma strumento di
risparmio energetico. Le nuove case nulla hanno a che vedere con quelle
costruite negli anni '70, e prima ancora. Allora si realizzava l'edificio, poi
si decideva come riscaldarlo e quanta energia occorreva. Ora il percorso è
inverso, la progettazione deve tener conto del risparmio da realizzare; la
struttura, i materiali, gli impianti vengono decisi in funzione del risultato,
che non è una scelta del costruttore, ma un obbligo di legge. Su questo
l'obiettivo è già raggiunto: la casa del duemila è di un'altra generazione
rispetto alla sua antenata di trent'anni prima. Ma la scommessa riguarda la
percezione, per gli acquirenti di case, della maggior qualità dell'edificio che
risparmia e non inquina. Per questo, da luglio di quest'anno, ogni rogito dovrà
essere accompagnato dalla pagella energetica dell'immobile. Si chiama ACE
(Attestato di Certificazione Energetica), prende spunto dal documento che
accompagna frigoriferi e lavatrici, suddivide gli immobili in otto classi,
dalla A+ (il massimo del risparmio) alla G (il massimo dello spreco). Le perplessità
riguardano l'eccesso di burocrazia, nella quale il legislatore europeo (da cui è partita la
direttiva) da un lato e la nostra Regione (che ha competenza legislativa in
materia) dall'altro, sono maestri. Come la gran parte di leggi regionali, ridondanti,
cariche di proclami ideologici e imprecise nella parte tecnica, la legge
dell'Emilia Romagna crea perplessità fra gli operatori (non è chiaro se
l'ACE debba essere allegato ai rogiti e se comunque l'acquirente possa
esonerare il venditore dall'onere), si pone in evidente contrasto con la
Costituzione, come dimostrato dal Notaio Bevilacqua nel Convegno con
l'illustrazione dell'univoca produzione della Corte Costituzionale
sull'argomento, quando la Regione dispone regole che ineriscono il diritto privato,
materia in cui non ha competenza. E impone un onere economico eccessivo sia con
la duplicazione fra AQE (Attestato di Qualificazione Energetica che deve
produrre il costruttore ad opera di un tecnico abilitato con asseverazione del
Direttore dei lavori) e ACE, due documenti che attestano le stesse cose e che
potrebbero essere unificati, sia con l'obbligo di produzione di un inutile ACE
anche per fabbricati vetusti e destinati alla ristrutturazione. Perché l'ACE è
un documento complesso, che richiede tempi e costi, e l'edilizia, in questa
fase, chiede cose diverse. Si diceva della scommessa che accompagna il cammino
di questa legge. Per vincerla è necessario che la casa ecocompatibile sia
percepita come un valore. Con le auto e gli elettrodomestici ci si è riusciti,
pubblicizzando i vantaggi e concedendo agevolazioni. Difficile che si possa
arrivare agli stessi risultati puntando sul carico burocratico e causando un
aumento di costi. Ma da qui al 1 luglio, vero inizio applicativo della legge,
un po' di tempo ancora c'è. Salvo per uso personale è vietato qualunque tipo di
riproduzione delle notizie senza autorizzazione.
(
da "marketpress.info"
del 07-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Martedì
07 Aprile 2009 ZOOTECNIA. DIRETTIVA NITRATI, L´ASSESSORE RABBONI INCONTRA LE
ASSOCIAZIONI AGRICOLE. Bologna - Lassessore regionale
allAgricoltura, Tiberio Rabboni, ha incontrato le associazioni agricole
professionali e le centrali cooperative per aprire una collaborazione e un
approfondimento sullapplicazione della direttiva europea sui nitrati. La
normativa comunitaria, che regolamenta lo spandimento dellazoto sul
terreno, impatta fortemente sullattività delle aziende zootecniche della
regione. La Regione ha intenzione
di porsi a fianco del mondo agricolo e non come controparte ha detto
lassessore Rabboni Ci attiveremo per garantire la corretta
applicazione della direttiva, ma allo stesso tempo intendiamo accelerare la
massima semplificazione delle procedure e della burocrazia.
Chiediamo inoltre che lapplicazione delle norme sia uguale per tutte le
Regioni del bacino padano. Lemilia-romagna ha già provveduto a
richiedere ai ministri competenti, allAgricoltura Zaia e
allAmbiente Prestigiacomo, laccelerazione delliter per
ottenere la deroga da parte dellUnione europea ad alcuni limiti posti
dalla direttiva. In particolare le deroghe riguardano i quantitativi massimi di
azoto utilizzabili nelle zone vulnerabili. Dallesame del primo periodo di
applicazione la Regione ha già provveduto a semplificare alcune procedure,
quali lindividuazione cartografica delle superfici dove portare
lazoto e il calcolo delle quantità da destinare alle diverse colture.
Conformemente a quanto già deliberato a livello regionale, si è inoltre
impegnati a operare per modificare la normativa nazionale per classificare i
prodotti degli impianti di biogas come effluenti zootecnici e per linnalzamento delle soglie entro cui prescrivere la
comunicazione delle aziende agricole. Le organizzazioni agricole si sono
dette disponibili a lavorare al fianco della Regione, e per verificare tutte le
problematiche del settore lassessore
Rabboni ha proposto listituzione di un tavolo tecnico aperto a tutti i
soggetti pubblici e privati coinvolti. Il tavolo si riunirà già il prossimo 16
aprile, in vista dellincontro al
ministero programmato per il 21 aprile. . <<BACK
(
da "Secolo XIX, Il"
del 07-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Costruire
bene primaper non piangere dopo ERMANNO MAROCCO La terra ha tremato e gli
edifici costruiti dall'uomo sono crollati. Un'intera città, L'Aquila, e molti
paesi e borghi della sua provincia sono stati frustati da una scossa sismica
che in pochi minuti ha costretto decine di migliaia di persone ad abbandonare
nella notte le loro abitazioni lasciando indietro molte vittime e molti
dispersi. La tragedia è purtroppo di vaste proporzioni con almeno centomila
sfollati, oltre centocinquanta vittime, 250 dispersi, l'ospedale cittadino
evacuato, il centro di comando, la prefettura, inagibile. Sono crollati edifici
storici, ma anche palazzi costruiti quarant'anni fa con il cemento armato. In
queste ore il primo pensiero va alle operazioni di soccorso che vedono
impegnate cospicue forze dello Stato e molti volontari che devono
contemporaneamente occuparsi del soccorso ai feriti, della ricerca frenetica
dei sopravissuti ancora imprigionati dalle macerie e dai senza tetto che devono
essere nutriti e alloggiati. Nei prossimi giorni, terminata la prima emergenza,
si tratterà di trovare una dimora a un'intera città, di predisporre piani di
ricostruzione, di reperire fondi adeguati (molti miliardi di euro) e avviare
celermente la ricostruzione di un'intera area. Ma certamente il primo pensiero
sarà rivolto alle vittime, alle vite stroncate e alle sofferenze dei loro
familiari. E la prima domanda che tutti noi dovremo fare sarà semplice e
doverosa: di fronte alle catastrofi naturali abbiamo fatto tutto quello che
eravamo in grado di realizzare per contrastarle, per ridurne le conseguenze,
per dare maggiore garanzie e sicurezza alla nostra vita quotidiana? L'Italia è
un Paese idrogeologicamente fragile, impervio, franoso, soggetto in molte zone
a scosse sismiche molto forti e ricorrenti. Questa fragilitàè stata
incrementata dall'azione incauta e a volte criminale dell'uomo con costruzioni
non adeguate, dalla pretesa di colonizzare abusivamente aree inadatte, di
edificare nell'alveo dei fiumi o sulle spendici di colline instabili. Negli
ultimi cinquant'anni abbiamo costruito molti edifici, anche pubblici, che non
rispettavano le normative esistenti o le interpretavano con grande leggerezza. Il
risultato è che oggi, di fronte a qualsiasi evento naturale, rischiamo vite
umane innestando un circolo negativo: lutti, distruzione di edifici e
infrastrutture, danni a volte irreparabili del tessuto produttivo. E di
conseguenza la necessità di investire enormi risorse per la ricostruzione. In
Irpinia il più terribile terremoto degli ultimi cinquant'anni (1980), si
contarono 2.570 morti e furono impiegati oltre 50 mila miliardi per la
ricostruzione e lo sviluppo industriale, con risultati assolutamente incerti: a
ventinove anni dal sisma molti vivono ancora nei container o nei prefabbricati,
parte delle industrie che utilizzarono gli aiuti di Stato sono fallite a hanno
cessato la loro attività. La risposta a questo evento tragico non dovrebbe
essere quindi la consueta polemica sull'eventuale inadeguatezza dei soccorsi,
sulla molto ipotetica possibilità di prevedere il sisma, sulle eventuali
lentezze organizzative dell'azione di ricostruzione ma su una questione più
strutturale, più decisiva: come affrontare e contrastare la congenita fragilità
del nostro territorio, come bloccare la costruzione di edifici non a norma o
abusivi, come migliorare decisamente la qualità delle nostre edificazioni in
termini di sicurezza ed energeia. Non solo un piano casa per ampliare qualche
abitazione monofamiliare ma un piano per la riqualificazione, modernizzazione e
messa a norma del nostro patrimonio edilizio, pubblico e privato. Espressa in
questi termini appare forse come un'impresa impossibile, molto onerosa e dai
tempi biblici. E da qui può invece partire la sfida culturale e insieme morale:
non accontentiamoci di inseguire i problemi e di commemorare le vittime.
Proviamo a scegliere la strada più giusta, più concreta, economicamente nel
tempo più vantaggiosa. Non si tratta solo di rispondere alle grandi tragedie
come quella che stiamo vivendo ma di affrontare lo stillicidio di disastri che
ogni giorno si susseguono. Dallo smottamento di una collina al crollo di
qualche soffitto nelle nostre scuole. Dalle alluvioni ormai incontrollabili
allo scoppio in qualche palazzina con impianti a gas fuorilegge. Invertiamo
l'ordine delle azioni: costruiamo bene prima per evitare di ricostruire dopo.
Come? Certamente focalizzando le attenzioni progettuali, normative, le risorse
sulle aree a rischio e sulle infrastrutture di pubblica utilità: scuole,
ospedali. Orientiamo le risorse economiche sugli interventi relativi ai bisogni
essenziali di una nazione: sicurezza ed efficienza energetica. Liberiamo le
risorse dei privati vincolandole però alla convenienza pubblica e spingiamo
Stato, Regioni e Comuni a selezionare i loro investimenti. Nella tragedia di
oggi colpisce il fatto che le due principali strutture pubbliche preposte alla
sicurezza sono inagibili: la prefettura che è il centro di comando e
coordinamento delle forze di soccorso, e l'ospedale, il punto nevralgico per
salvare vite umane e soccorrere i feriti. In Italia parte dei nosocomi è
strutturalmente vecchio, a volte con settanta o cento anni di vita. Sono
sottoposti a continui interventi per adeguarli normativamente e
organizzativamente. La loro vetustà genera costi aggiuntivi per la gestione
sanitaria ed energetica, la loro struttura rappresenta un vincolo per la
modernizzazione dei processi sanitari. E oggi scopriamo che in caso di un sisma
non sono in grado di svolgere il loro ruolo primario: proteggere i loro degenti
e affrontare un'emergenza grave. Il vero impegno morale e solidale nei
confronti delle popolazioni colpite dal tragico evento naturale è certamente
quello di fornire loro tutte le risorse necessarie per affrontare l'emergenza e
la ricostruzione. Ma insieme dovremmo appunto assumerci la responsabilità di
invertire l'ordine innaturale degli eventi: preveniamo, programmiamo,
selezioniamo le risorse per garantire a tutti maggiore sicurezza. Prima e non
dopo. 07/04/2009 edifici fuori leggeIn 50 anni abbiamo realizzato edifici fuori
norma. Il risultato è che di fronte a qualunque evento naturale rischiamo delle
vite 07/04/2009 ordine innaturaleBisogna invertire l'ordine innaturale degli
eventi: prevenendo, programmando e selezionando le risorse 07/04/2009 giorgio
oldoini Secondo statistiche Ocse, negli ultimi anni si è rilevata una crescente
attività delle imprese di costruzioni cinesi in Africa, America Latina e in Asia:
un raddoppio nel solo periodo 2005/2006. Queste imprese ottengono finanziamenti
pubblici agevolati o a fondo perduto, hanno un costo della manodopera
specializzata e manageriale molto basso anche rispetto ai Paesi in cui operano,
utilizzano equipaggiamenti prodotti in casa che pagano un terzo delle imprese
europee, fanno conto su interventi "politici" che consentono di
evitare le gare internazionali, accettano di essere pagate con materie prime
dei Paesi ospitanti. Un'impressionante macchina "aziendale", destinata
a vincere tutte le guerre con le "fragili" imprese occidentali, impegnate sul fronte delle regole e delle burocrazie.
Consideriamo la situazione delle grandi opere in Italia. I pochi gruppi rimasti
cercano risorse sul mercato finanziario, di rischio e di prestito. Ogni volta
che un manager è indagato o arrestato, una situazione ricorrente per le leggi
poco chiare e la cultura militante di una parte della magistratura, la
quotazione di Borsa crolla e le banche limitano gli interventi. I competitori
europei o americani utilizzano come armi improprie, ampi stralci dei nostri
giornali che (doverosamente) riportano quegli eventi. I costi fissi della burocrazia amministrativo-legale (spesso inutili) delle
nostre imprese, superano il 5% del fatturato (a fronte di una media Ocse del
2%); per non parlare della fiscalità allargata, che non ha uguali per aliquote
e tecniche aggressive d'accertamento. Insomma, le gare che ci sono aggiudicate
nel mondo, rappresentano un miracolo dell'intelligenza, della perseveranza e
della professionalità dei nostri imprenditori. È certo che lo Stato e il
sistema-Paese, sono lontani anni luce da questi successi. A fronte di tale
scenario, che non riguarda solo le grandi opere, si assiste in Italia ad un
dibattito "ideologico" tra i fautori del libero mercato e i
cosiddetti protezionisti. Mi domando cosa c'entri il protezionismo economico
con la giusta pretesa degli imprenditori, di essere messi nelle stesse
condizioni di partenza dei loro concorrenti. Se l'occidente non avrà la forza
di imporre regole comuni (e costi burocratici e istituzionali comuni), la
nostra stessa civiltà può entrare in crisi irreversibile. E non si tratta
solamente di stabilire delle regole, ma di pretendere la loro effettiva
applicazione; ciò implica una verifica costante dell'efficienza e
dell'affidabilità delle stesse istituzioni cui è affidato il compito di
regolare i mercati. Ma queste pretese sono a dir poco ridicole; possono valere
per il mercato interno, anche se trovo poco corretto impedire ai nostri
consumatori di pagare le magliette cinesi al prezzo d'origine. Molto meglio
chiudere le nostre fabbriche tessili anziché obbligarle al sommerso; almeno il
problema scoppierà nella sua vera dimensione. Come si fa ad imporre a Paesi
come il Camerum o il Gabon, al mondo arabo o all'Uruguay, di adottare le nostre
leggi, prevedere il nostro statuto dei lavoratori e il relativo modello
sindacale, impiegare le nostre burocrazie, clonare il software d'intervento
delle nostre procure, pagare i beni e servizi il triplo dei costi industriali?
Niente paura, l'occidente riuscirà"con ogni mezzo" nell'impresa di
imporre al più grande Paese al mondo, guidato da militari comunisti che stanno
realizzando una titanica rivoluzione economica "liberale", di
adottare le regole della "democrazia" con tutte le implicazioni che
ne derivano. Il che, francamente, mi terrorizza molto più del protezionismo
economico. Giorgio Oldoini è manager d'impresa. 07/04/2009
(
da "Giornale.it, Il"
del 07-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
n. 83
del 2009-04-07 pagina 11 Una città ridotta a tendopoli: "Quanto tempo
vivremo qui?" di Andrea Cuomo AllAquila
nessuno ha dormito nella propria casa. Chi ha potuto è fuggito portandosi i
materassi sul tetto dellauto. Requisiti gli alberghi sul litorale. Letti
in stadi e caserme. Barelle allaperto
e auto usate come ambulanze. LAquila - «Quanto tempo dovremo vivere
così?». Verso sera il dio del cielo, volta le spalle alla gente che il dio
della terra, maligno davvero, ha sbattuto fuori di casa, e incomincia a
piovere. Una pioggia forte e impietosa, che alluviona lumore del popolo degli sfollati sotto le tende o in
mezzo allerba di piazza dArmi, uno dei cinque punti
dellAquila adibiti a ricovero dei senza tetto. Decine di migliaia solo
quelli del capoluogo, ospiti degli stadi (Fattori, Acquasanta, Centi
Colella), della caserma Rossi. Altri spediti nelle quattromila stanze degli
alberghi del litorale adriatico requisite dal tour operator dellemergenza. Qualcun altro, si dice 800, nelle cuccette
dei vagoni spediti in tutta fretta alla stazione. Perché dopo
la notte della paura ad aspettare gli aquilani è la notte dei tormenti: la
terra continua a tremare, spallate continue, nervi a pezzi. Nessun dorma,
tranne i bambini e quelli troppo stanchi. Tutta una provincia di sfollati,
nessuno in casa, tutti dove capita, magari in questo campo datletica che nel pomeriggio assolato, prima della
pioggia, sembrava un enorme pic nic senza gioia: bambini, tavolini di plastica,
buste di biscotti, plaid stesi sullerba, pantofole e focacce. Sono i
senza tetto, gli sfollati, i terremotati, che pronunciano questa
parola malinconica, meridionale nel senso più lato, con laria di volerci fare labitudine. Sono le altre
vittime del terremoto, quelle che hanno portato a casa (casa?) la pellaccia ma
non sanno che cosa riserva loro il futuro. Quello anteriore. Quello
prossimo è questa notte in tenda, se si è fortunati, se basteranno quelle
arrivate da ogni parte dItalia, se
qualcuno le saprà montare, se ci si mette in fila, perché anche il dolore ha la
sua
burocrazia, se qualcuno avrà la voglia di dormire
mentre la terra non smette di tremare. Chi può è fuggito, magari coi materassi
sul tetto dellauto. «Stanotte andremo a Francavilla, sul mare, dove
abbiamo una casa - racconta Marco - poi domani torniamo. E dopodomani?
Dopodomani vedremo». Ognuno di loro racconta agli altri il suo diverso tipo di
terrore in una notte destinata a non essere dimenticata. «Non finiva più, non
finiva più. La cosa più brutta è stata la lunghezza», dice una donna di 47 anni
che piange dietro gli occhiali e si tiene stretta i suoi figli giovani, che
chiacchierano con gli amici come al muretto. Poco lontano, un gruppo di
studenti israeliani con grandi valigie si consultano. Venuti in Italia per
studiare medicina e per fuggire dal loro paese inquieto ora non vedono lora di tornarci ma sullaereo da Roma non cè
posto per tutti. «Mio padre - racconta Claudio - ha 81 anni ed è rimasto sotto
le macerie, lhanno tirato fuori sano e salvo quelli della protezione
civile. Noi siamo scappati correndo a piedi nudi su vetri e sassi da casa
nostra, che è nuova ma è in parte venuta giù. Ho anche lasciato il cellulare,
chissà dove, a casa». Ecco, il telefono. è un oggetto non più così scontato da
queste parti perché in molti, fuggendo, lhanno
lasciato dietro di sé, magari a squillare a vuoto sotto i calcinacci,
amplificando così le preoccupazioni dei parenti. Chi scrive è stato più volte
avvicinato da persone in lacrime che chiedevano la piccola grazia di una
telefonata, di un sms. Al mercato della disperazione, un breve ticchettare
sulla tastiera vale molto di più delle banane e dei pezzi di pane che molti
portano via come trofei. Sono sfollati due volte anche i feriti che lospedale San Salvatore, moderno ma pieno di crepe, non
può ospitare i bisognosi se non nei corridoi e - fin quando il tempo
lo permette - nei cortili, sotto tende, nelle ambulanze venute da ogni dove, in
lettighe allaperto, perfino in auto private dal cui finestrino esce un
tubo attaccato a una flebo. Poi, verso le 17, lospedale viene evacuato, i
pochi feriti rimasti trasportati a Pescara, Teramo, Avezzano, i più gravi a
Roma. Tra loro Massimo Luigi, geometra, 51 anni, rimasto con la metà inferiore
del corpo per sei ore sotto le macerie della sua casa di via Cola dellAmatriciana, in centro. «Non mi sento
più le gambe», si lamenta. Un altro uomo, le scarpe piene di polvere,
tranquillizza qualcuno al telefono: «La casa non cè più, ma noi siamo ancora vivi». Vivi e felici di
esserlo, anche se nel mezzo di unaltra notte da incubo. © SOCIETà EUROPEA DI
EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano
(
da "Giornale.it, Il"
del 07-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
n. 83
del 2009-04-07 pagina 15 "E' sismico il 70% del territorio italiano"
di Giuseppe Marino Dopo anni di rimpalli il faticoso zigzagare della mappa del
rischio sismico nella burocrazia italiana è finito. La
cartina disegnata nel 2003 è un affresco in cui domina il tratto colorato che
indica le zone a rischio: il 70% del paese è costretto a temere il terremoto,
la bestia più subdola esistente in natura, visto che sette degli otto terremoti
più devastanti hanno aggredito lItalia
tra il tramonto e le prime luci dellalba, nelle ore del buio, quando avevamo la guardia
abbassata. Nella mappa, larea colpita ieri è colorata di rosso vivo,
segnale di rischio massimo che riguarda praticamente tutto lAppennino
dallUmbria fino alla Calabria, oltre a due isole in Friuli e Sicilia.
Paradossalmente, a sbloccare lapprovazione
della mappa che superava la carente legge del 1915 sul rischio sismico (secondo
cui erano pericolose le zone dove si erano verificati terremoti) fu la tragedia
di San Giuliano, il paese del Molise dove non crollò praticamente nulla
tranne una scuola elementare in cui restarono uccisi una maestra e 27 bambini.
Un caso, quindi, più di pertinenza dei giudici più che dei geologi. Ora dunque
sappiamo dovè il pericolo. Ma questo
non vuol dire che facciamo abbastanza per prevenirlo. «Non voglio parlare
prima di verificare sul campo - spiega Raffaelle Funiciello, docente di Scienze
geologiche dellUniversità RomaTre - ma
certo alcuni degli edifici crollati in Abruzzo mi sembravano di costruzione
piuttosto recente». Ci sono, ad esempio, dubbi sulla Casa dello
studente e su alcuni alberghi. Eppure, per sapere che la zona dellAquila è a rischio sismico non serviva la mappa
geologica, bastava studiare la storia. Dal 700 a oggi larea è stata
colpita da un terremoto distruttivo per ciascun secolo. E da novembre scorso
gli aquilani ballavano al ritmo di uno sciame sismico che nelle ultime
settimane si affacciava un giorno sì e uno no. «Di certo - conferma Funiciello
- allo stato non cè modo di prevedere questi eventi
catastrofici. Però le misurazioni del Radon in relazione agli eventi sismici
sono interessanti e sono già al centro di diverse ricerche in Italia. Ma la
ricerca è una cosa, le applicazioni unaltra».
Nella pratica lurgenza è unaltra. «Lidea lanciata dal ministro
Scajola di un provvedimento che favorisca le ristrutturazioni anti sismiche è
ragionevole - dice Funiciello - e poi bisognerebbe creare ununica autorità per il territorio. Oggi il servizio
idrogeologico è finito al ministero per lAmbiente, quello
sismico alla Protezione civile, quello delle dighe è quasi smantellato». ©
SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano
(
da "Mattino, Il
(Salerno)" del 07-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
GIANNI
COLUCCI Dieci interventi infrastrutturali per «salvare» l'economia locale. Una
forte attenzione all'emergenza lavoro che richiede il ricorso immediato ad una
grande rete di solidarietà e protezione sociale con l'utilizzo degli
ammortizzatori sociali: ecco la ricetta di Agostino Gallozzi presentata in un
vertice riservato a via Madonna di Fatima a cui hanno partecipato l'assessore
regionale ai Trasporti Ennio Cascetta, i due candidati alla Provincia Angelo
Villani e Edmondo Cirielli, amministratori locali, operatori economici. Ma non
è mancato il richiamo del presidente di Confindustria: «Mentre progettiamo il
futuro, l'unica infrastruttura che funziona, il porto di Salerno, è abbandonata
al suo destino». E così Cascetta ha potuto dire la sua definitivamente sul
porto commerciale: «Per me deve rimanere lì. Metterò il massimo impegno per
reperire 70 milioni necessari al dragaggio dei fondali per consentire
l'ingresso alle grandi navi portacontainers che oggi sono sempre di maggiori
dimensioni». «La crisi economica sta ormai strangolando l'economia, occorrono
segnali importanti da parte della filiera istituzionale ed in primo luogo della
Regione Campania», ha aggiunto Gallozzi. «E' necessario accelerare al massimo
la spesa per le infrastrutture. Serve un confronto diretto con i diversi ambiti
locali: è fondamentale rendere operativo fin da subito un Tavolo anti-crisi
provinciale con la partecipazione della Provincia, dei Comuni e delle parti
sociali. Va reso operativo un piano straordinario per le infrastrutture e per
gli ammortizzatori sociali prendendo impegni temporalmente riscontrabili ed
avviando contestualmente il monitoraggio degli stati di avanzamento delle opere
sia in fase progettuale che esecutiva», ha aggiunto Gallozzi. L'appello-allarme
del presidente di Confindustria davanti all'assessore regionale Cascetta, il
presidente Villani, Edmondo Cirielli, Antonio Paravia, Alfonso Andria, il
consigliere regionale Pasquale Marrazzo, l'assessore provinciale ai lavori
pubblici Franco Alfieri, il presidente della Camera di Commercio Augusto
Strianese, con loro il presidente dell'Autorità Portuale Andrea Annunziata e
l'Amministratore delegato di Logica Zeno D'Agostino. Gallozzi ha proposto le
sue dieci proposte progettuali: dal porto all'aeroporto alla Salerno -Reggio da
completare. Ma serve anche una burocrazia reattiva e forti investimenti per rilanciare l'operatività dello
scalo portuale. Va anche completato l'interporto di Battipaglia e rimesso nel
circuito produttivo il patrimonio delle delle aree industriali della provincia.
Confindustria si propone come «focal point» per il monitoraggio bimestrale
sullo stato di avanzamento dei progetti di potenziamento infrastrutturale
della provincia. Confindustria monitorerà lo stato di avanzamento degli
interventi infrastrutturali con un proprio osservatorio. L'iniziativa prevede
il coordinamento operativo di Confindustria Salerno, l'istituzione di una borsa
di studio per un ricercatore impiegato nella raccolta di dati ed informazioni,
la redazione delle informazioni in formato supportabile su Internet. Le
informazioni saranno rese disponibili sul sito web di Confindustria Salerno,
degli enti finanziatori e degli enti partecipanti all'osservatorio.
(
da "Gazzettino, Il
(Udine)" del 07-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Medicina,
addio a nove scuole Appello dei rettori di Udine e Trieste: «Urologia e
Gastroenterologia fuori regione, servizi penalizzati» Martedì 7 Aprile 2009, La
gestione di nove scuole di specializzazione medica deportata fuori regionale. È
il frutto del decreto ministeriale relativo all'assegnazione dei contratti per
i frequentanti le Scuole di specializzazione mediche, emanato il 31 marzo
scorso e che dovrà essere applicato dai rettori di tutte le Università
italiane, con la firma dei bandi specifici, entro oggi. Il risultato, temuto ma
comunque inaspettato dal mondo accademico del Friuli Venezia Giulia, è che nove
specializzazioni non saranno più attivate in regione, ma accorpate
("federate" nel linguaggio adottato dal Miur) con quelle di altre
università del Nordest e saranno gestite sul piano amministrativo a Padova,
Verona o Modena. Il provvedimento riguarda Chirurgia Maxillo-Facciale,
Farmacologia Medica, Gastroentorologia, Malattie Infettive, Patologia Clinica,
Reumatologia (che non faranno più capo a Udine), Urologia, Genetica Medica e
Chirurgia Toracica (che non saranno più gestite da Trieste). Oltre a ciò, il
Miur ha provveduto anche ad accorpare alcune scuole tra le due facoltà di
Medicina della regione, spingendole - di fatto - a una maggiore collaborazione.
Se quest'ultimo aspetto non suscita critiche, ecco che l'emigrazione forzata di
alcune specializzazioni in Veneto o Emilia preoccupa i rettori Cristiana
Compagno e Francesco Peroni. Innanzitutto per la rapidità con cui il ministero
è intervenuto, stravolgendo l'attività didattica degli atenei di Udine e
Trieste e compromettendola anche per il futuro. Perchè se è vero che il decreto
vale solo per l'anno accademico 2008/09 (per effetto della burocrazia italiana, l'inizio
dell'attività didattica è fissata per il 30 giugno prossimo) il timore è che in
futuro la novità diventi regola, penalizzando le facoltà friulana e giuliana.
Tanto che ieri mattina a Udine, a Palazzo Caiselli, i due rettori hanno voluto
parlarne pubblicamente in un incontro congiunto, insieme ai presidi
Massimo Bazzocchi e Secondo Guastino. «Ci troviamo - dice Compagno - di fronte
a una situazione che penalizza tutto il Fvg». «Si tratta - aggiunge Peroni - di
un provvedimento sconcertante e privo di fondamento razionale, che rischia di
avere riflessi negativi anche sulle prestazioni assistenziali del nostro
servizio sanitario regionale. Non è chiaro se e come gli specializzandi
opereranno in regione; questo significa meno medici al servizio dei cittadini.
Non siamo ostili alle razionalizzazioni, ma in questo caso sono dannose e
controproducenti». Il riferimento è in particolare alle scuole di Urologia e
Gastroenterologia, che formano medici operanti su patologie piuttosto diffuse,
come il cancro alla prostata o all'intestino. «Non è chiaro come saranno
gestite le specializzazioni "federate" e neppure se la Regione vorrà
sostenerle in futuro - avvisa Peroni - il rischio è che con il tempo le due
nostre facoltà perdano iscritti e autorevolezza». «Non dimentichiamo che per le
scuole gestite fuori regione si perderanno anche risorse economiche - ha
rimarcato Compagno - pertanto è bene che i cittadini siano consapevoli di
quanto sta accadendo e i politici intervengano». I due rettori intendono ora
incontrare il governatore Renzo Tondo e l'assessore alla Salute Vladimir Kosic
affinchè convincano il Ministero a ritarare la manovra che si prospetta, se non
per quest'anno, perlomeno per il futuro. «La sede giusta per il confronto è la
conferenza Stato-Regioni - dicono all'unisono - qualche mese fa, gli assessori
alla Sanità di Fvg e Veneto avevano scritto una lettera congiunta al ministero,
ottenendo poi rassicurazioni che non si sono tradotte in atti concreti».
Lorenzo Marchiori
(
da "Sicilia, La"
del 07-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
La
situazione in Sicilia. Oggi in commissione ambiente l'ipotesi di consolidare il
patrimonio artistico-monumentale E se il «piano casa» prevedesse la messa in
sicurezza? Lillo Miceli Palermo. La possibilità di prevedere interventi per il
consolidamento del patrimonio artistico-monumentale della Sicilia, dopo il
terremoto che ha ridotto in briciole il centro storico de L'Aquila, sarà
valutata questa mattina in commissione Ambiente dell'Ars dove è in discussione
il disegno di legge sul cosiddetto «piano casa». Il presidente della
commissione Fabio Mancuso porrà il quesito durante l'audizione dei presidenti
degli ordini degli ingegneri, degli architetti e dei geologi. Il disegno di
legge, presentato dal Pdl, in linea con i principi generali approvati dal
Consiglio dei ministri la scorsa settimana, esclude la possibilità di aumentare
la cubatura nei centri storici e nelle aree sottoposte a vincolo. Consente,
tuttavia, la demolizione di edifici «moderni» e la loro ricostruzione con
biotecnologie e impianti per il risparmio energetico. Neanche le linee guida
approvate del governo regionale prevedono interventi per il consolidamento
degli edifici dei centri storici siciliani. Sono decine di migliaia ed alcuni
hanno parecchi secoli sulle spalle. Edifici che hanno resistito ad ogni tipo di
intemperie, terremoti compresi. Redigere un piano generale per il censimento
della stabilità del patrimonio artistico-monumentale, però, potrebbe essere
utile. Almeno, si potrebbe stabilire una scala di priorità. Perché interventi a
360 gradi sarebbero impossibili dal punto di vista finanziario. Nel corso dei
decenni, in Sicilia, sono crollati parecchi edifici antichi, soprattutto
chiese. E non per causa dei terremoti, ma per mancanza di manutenzione.
Purtroppo, se non c'è l'emergenza non si interviene. E quando lo si fa, spesso,
è troppo tardi. E' una questione di cultura, di risorse
economiche e di burocrazia.
Le Soprintendenze ai Beni culturali ed ambientali, stracariche di competenze,
non possono fare altro che imporre vincoli. Un sistema che andrebbe modificato
per renderlo più snello ed incisivo. A causa delle lentezze delle
Soprintendenze, anche i privati che vorrebbero effettuare interventi di
manutenzione ordinaria, spesso vi rinunciano. Negli ultimi anni, grazie
ai fondi europei, molti monumenti sono stati restaurati e riportati all'antico
splendore. Si tratta, per la maggior parte di edifici pubblici o di culto. Ma
gran parte degli immobili dei centri storici siciliani sono proprietà dei
privati. A Palermo, per esempio, grazie al piano per il recupero del centro
storico, intere aree degradate sono state recuperate, ma sono parecchi anche i
crolli che, specialmente nei mesi invernali, continuano a registrarsi. «Il
piano del governo nazionale - ha rilevato il presidente della Regione, Raffaele
Lombardo - non prevede interventi di consolidamento nei centri storici. Ma noi
abbiamo, in materia, potestà legislativa. Il problema va certamente affrontato.
Non solo dobbiamo rendere più sicuri i centri storici, ma dobbiamo fare in modo
che tornino ad essere abitati».
(
da "Gazzettino, Il
(Pordenone)" del 07-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Medicina,
le specialità "deportate" Appello dei rettori: «Perdiamo Urologia e
Gastroenterologia, penalizzati i servizi» Martedì 7 Aprile 2009, La gestione di
nove scuole di specializzazione medica deportata fuori regionale. È il frutto
del decreto ministeriale relativo all'assegnazione dei contratti per i
frequentanti le Scuole di specializzazione mediche, emanato il 31 marzo scorso e
che dovrà essere applicato dai rettori di tutte le Università italiane, con la
firma dei bandi specifici, entro oggi. Il risultato, temuto ma comunque
inaspettato dal mondo accademico del Friuli Venezia Giulia, è che nove
specializzazioni non saranno più attivate in regione, ma accorpate
("federate" nel linguaggio adottato dal Miur) con quelle di altre
università del Nordest e saranno gestite sul piano amministrativo a Padova,
Verona o Modena. Il provvedimento riguarda Chirurgia Maxillo-Facciale,
Farmacologia Medica, Gastroentorologia, Malattie Infettive, Patologia Clinica,
Reumatologia (che non faranno più capo a Udine), Urologia, Genetica Medica e
Chirurgia Toracica (che non saranno più gestite da Trieste). Oltre a ciò, il
Miur ha provveduto anche ad accorpare alcune scuole tra le due facoltà di
Medicina della regione, spingendole - di fatto - a una maggiore collaborazione.
Se quest'ultimo aspetto non suscita critiche, ecco che l'emigrazione forzata di
alcune specializzazioni in Veneto o Emilia preoccupa i rettori Cristiana
Compagno e Francesco Peroni. Innanzitutto per la rapidità con cui il ministero
è intervenuto, stravolgendo l'attività didattica degli atenei di Udine e
Trieste e compromettendola anche per il futuro. Perchè se è vero che il decreto
vale solo per l'anno accademico 2008/09 (per effetto della burocrazia italiana, l'inizio
dell'attività didattica è fissata per il 30 giugno prossimo) il timore è che in
futuro la novità diventi regola, penalizzando le facoltà friulana e giuliana.
Tanto che ieri mattina a Udine, a Palazzo Caiselli, i due rettori hanno voluto
parlarne pubblicamente in un incontro congiunto, insieme ai presidi
Massimo Bazzocchi e Secondo Guastino. «Ci troviamo - dice Compagno - di fronte
a una situazione che penalizza tutto il Fvg». «Si tratta - aggiunge Peroni - di
un provvedimento sconcertante e privo di fondamento razionale, che rischia di
avere riflessi negativi anche sulle prestazioni assistenziali del nostro
servizio sanitario regionale. Non è chiaro se e come gli specializzandi
opereranno in regione; questo significa meno medici al servizio dei cittadini.
Non siamo ostili alle razionalizzazioni, ma in questo caso sono dannose e
controproducenti». Il riferimento è in particolare alle scuole di Urologia e
Gastroenterologia, che formano medici operanti su patologie piuttosto diffuse,
come il cancro alla prostata o all'intestino. «Non è chiaro come saranno
gestite le specializzazioni "federate" e neppure se la Regione vorrà
sostenerle in futuro - avvisa Peroni - il rischio è che con il tempo le due
nostre facoltà perdano iscritti e autorevolezza». «Non dimentichiamo che per le
scuole gestite fuori regione si perderanno anche risorse economiche - ha
rimarcato Compagno - pertanto è bene che i cittadini siano consapevoli di
quanto sta accadendo e i politici intervengano». I due rettori intendono ora
incontrare il governatore Renzo Tondo e l'assessore alla Salute Vladimir Kosic
affinchè convincano il Ministero a ritarare la manovra che si prospetta, se non
per quest'anno, perlomeno per il futuro. «La sede giusta per il confronto è la
conferenza Stato-Regioni - dicono all'unisono - qualche mese fa, gli assessori
alla Sanità di Fvg e Veneto avevano scritto una lettera congiunta al ministero,
ottenendo poi rassicurazioni che non si sono tradotte in atti concreti».
Lorenzo Marchiori
(
da "Gazzettino, Il"
del 07-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Martedì
7 Aprile 2009, Treviso NOSTRO INVIATO Salvate l'operaio Bepi, liberate le
imprese dalla tagliola dei bene messi in garanzia e utilizzate criteri più
"umani" e flessibili per concedere il credito alle aziende. Serve un
nuovo patto per il Nordest altrimenti le multinazionali tascabili affonderanno
in questa crisi partita finanziaria e diventata terribilmente reale. Davanti
all'amministratore delegato di Unicredit Alessandro Profumo sfilano gli uomini
d'impresa e d'apparato del Veneto alle prese con la peggiore crisi del
dopoguerra, quel ciclone che ha portato il 40% delle aziende metalmeccaniche ad
attivare la cassa integrazione, l'edilizia a bloccarsi, le industrie a
congelare gli investimenti. Il top manager del gruppo leader dell'area non ci
sta a farsi mettere sul banco degli imputati. «Oggi non è più come nell'autunno
scorso - spiega Profumo - non c'è più una crisi di liquidità. È ovvio che non
possiamo salvare tutti, ma è il sistema industriale che non chiede
finanziamenti. In Veneto, a differenza per esempio dell'Emilia Romagna, non
siamo riusciti ancora a firmare tutti gli accordi con i Confidi per attivare i
fondi del programma Impresa Italia». Profumo non vuole entrare in polemica con
i rappresentanti ma pare che sia la burocrazia interna dei Confidi a
bloccare l'erogazione dei crediti. In ogni caso Profumo fa mea culpa. «Dobbiamo
recuperare la capacità di comunicare quello che facciamo, essere un gruppo che
parla in inglese ma anche in dialetto perché fondamentalmente siamo una banca
del territorio», spiega l'ad che fa notare come ora manchi soprattutto la
fiducia. «Ci sono segnali di minore negatività: rispetto alla scorsa
estate le rate dei mutui si sono ridotte di un terzo e i costi per benzina,
gas, elettricità sono scesi decisamente. Ogni famiglia quindi potrebbe
risparmiare 2.000 euro all'anno, in totale fanno 40 miliardi - sottolinea
Profumo -. Togliamone anche 5 per chi ha perso il lavoro o è in difficoltà, ne
rimangono sempre 35 disponibili che non vengono spesi in consumi perché le
famiglie sono intimorite». Insomma, la crisi di oggi sarebbe soprattuto
psicologica. Anche se i segnali dai territori sono assolutamente concreti. «Due
imprese su tre del Trevigiano hanno ridotto gli investimenti, diecimila persone
sono in cassa integrazione», osserva il sociologo Aldo Bonomi. «Quello che
dobbiamo tutelare in primo luogo è il capitale umano», sottolinea Alessandro
Vardanega, presidente di Unindustria Treviso. Il professore Ferruccio Bresolin
racconta di una crisi che colpisce soprattutto i distretti, dei problemi di
liquidità: «I finanziamenti alle Pmi sono legati spesso a garanzie sui beni
immobili, sui capannoni. Servirebbe una bad bank anche per queste garanzie per
liberare di nuovo il credito». In ogni caso il Nordest del piccole è bello è
finito. «Oggi abbiamo bisogno di fare sistema - dice Vendemiano Sartor,
assessore alle Attività Produttive della Regione Veneto - settori come quello
dell'edilizia devono essere totalmente ripensati verso la qualità, il risparmio
energetico». «Servirebbe un rating del Nordest, che tenesse conto di un
territorio particolare che ha il 95% di imprese familiari e un capitale umano
di prim'ordine - sottolinea Federico Tessari, presidente dell'Unioncamere del
Veneto - le banche dovrebbero essere più veloci nella concessione dei crediti.
Noi con i nostri accordi siamo riusciti a tenere basso il costo del denaro».
«Anche gli imprenditori però devono investire nelle loro aziende - esorta
Paolino Barbiero, segretario Cgil Treviso - e le banche favorire le aggregazioni
lasciando però morire le imprese che non ce la possono fare». «Qui si parla
sempre di chi esporta, delle imprese più grandi, ma sono i piccoli a valere il
70% del Pil veneto - accusa Giuseppe Bortolussi, segretario Cgia Mestre - ora
hanno bisogno dell'ossigeno del credito per sopravvivere». E invece le banche
pensano soprattutto ai soliti noti: «L'1% delle imprese in Veneto ha il 44%
degli affidamenti». Sullo sfondo rimane la domanda del presidente della
Fondazione Cassamarca Dino De Poli: «La banca è un'istituzione del territorio o
solo un'impresa?». Profumo risolve il dilemma con queste cifre: «Il 24% delle
microimprese finanziate da Unicredit sono in perdita e hanno una reddittività
inferiore al 2%». Non è beneficienza ma un impegno concreto. Anche perché sono
state accolte più domande di finanziamento anche se è meno redditizio che in
Germania e Austria, sottolinea l'ad di Unciredit, che si gode la ritrovata
intesa con le Fondazioni socie e il guadagno del 40% in Borsa messo a segno da
fine marzo. Che poi il cavallo industriale del Nordest non beva più fondi è
un'altra questione. Forse solo di fiducia. Maurizio Crema
(
da "Giornale.it, Il"
del 07-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
All'Angelus
di ieri il Papa ha parlato degli immigrati vittime dei "trafficanti di
uomini". Quando pensiamo a forme di moderna schiavitù, ci vengono in mente
Paesi sottosviluppati, lontanissimi da noi. Non sempre è così. Mi ha
profondamente colpito questa intervista video realizzata dal direttore di Fides
Luca De Mata per uno dei suoi programmi documentario. L'uomo che parla è un
immigrato sudamericano in Nord America. Scritto in Varie Commenti ( 19 ) » (3
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RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 02Apr 09 Il
Papa ai giovani: il cristianesimo non sia ridotto a slogan Questa sera
Benedetto XVI ha celebrato in San Pietro con i giovani la messa per il quarto anniversario
della morte di Papa Wojtyla. Nell'omelia, dopo aver detto che il ricordo di
Giovanni Paolo II "continua a essere vivo nel cuore della gente" e
aver citato la fecondità del suo magistero con i giovani, Ratzinger ha parlato
del momento attuale e del pericolo che la fede sia strumentalizzata: "Fate
attenzione: in momenti come questo, dato il contesto culturale e sociale nel
quale viviamo, potrebbe essere più forte il rischio di ridurre la speranza
cristiana a ideologia, a slogan di gruppo, a rivestimento esteriore. Nulla di
più contrario al messaggio di Gesù! Egli non vuole che i suoi discepoli
"recitino" una parte, magari quella della speranza. Egli vuole che
essi "siano" speranza, e possono esserlo soltanto se restano uniti a Lui!
Vuole che ognuno di voi, cari giovani amici, sia una piccola sorgente di
speranza per il suo prossimo, e che tutti insieme diventiate un'oasi di
speranza per la società all'interno della quale siete inseriti. Ora, questo è
possibile ad una condizione: che viviate di Lui e in Lui" Scritto in Varie
Commenti ( 50 ) » (7 votes, average: 5 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea
Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un
amico 01Apr 09 Crisi, inizia il G20. Il Papa scrive a Gordon Brown Benedetto
XVI, di ritorno dall'Africa, ha scritto una lettera al premier inglese Gordon
Brown per il G20 che inizia a Londra. Eccone qualche passaggio: "Il
Vertice di Londra, così come il Vertice di Washington che lo precedette nel
2008, per motivi pratici di urgenza si è limitato a convocare gli Stati che
rappresentano il 90% del PIL e l'80% del commercio mondiale. In questo
contesto, l'Africa subsahariana è presente con un unico Stato e qualche
Organismo regionale. Tale situazione deve indurre i partecipanti al Vertice a
una profonda riflessione, perché appunto coloro la cui voce ha meno forza nello
scenario politico sono quelli che soffrono di più i danni di una crisi di cui
non portano la responsabilità. Essi poi, a lungo termine, sono quelli che hanno
più potenzialità per contribuire al progresso di tutti". "Occorre
pertanto fare ricorso ai meccanismi e agli strumenti multilaterali esistenti
nel complesso delle Nazioni Unite e delle agenzie ad essa collegate, affinché
sia ascoltata la voce di tutti i Paesi del mondo e affinché le misure e i
provvedimenti decisi negli incontri del G20 siano condivisi da tutti".
"Allo stesso tempo, vorrei aggiungere un altro motivo di riflessione per
il Vertice. Le crisi finanziarie scattano nel momento in cui, anche a causa del
venir meno di un corretto comportamento etico, manca la fiducia degli agenti
economici negli strumenti e nei sistemi finanziari. Tuttavia, la finanza, il
commercio e i sistemi di produzione sono creazioni umane contingenti che,
quando diventano oggetto di fiducia cieca, portano in sé stesse la radice del
loro fallimento. L'unico fondamento vero e solido è la fiducia nell'uomo.
Perciò tutte le misure proposte per arginare la crisi devono cercare, in ultima
analisi, di offrire sicurezza alle famiglie e stabilità ai lavoratori e di
ripristinare, tramite opportune regole e controlli, l'etica nelle
finanze". Scritto in Varie Commenti ( 126 ) » (8 votes, average: 5 out of
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Commenti Invia questo articolo a un amico 26Mar 09 Una nuova "Inchiesta
sulla Sindone" S'intitola "Inchiesta sulla Sindone" il nuovo
libro del vaticanista (e amico) Marco Tosatti, in libreria in questi giorni,
edito da Piemme. Un ottimo modo per prepararsi all'ostensione del 2010 e per
fare il punto sulla misteriosa immagine dell'uomo morto crocifisso, che una
controversa datazione al radiocarbonio nel 1988 ritenne d'età medioevale, pur
essendoci numerosissimi altri indizi che la facevano risalire, invece, al primo
secolo dell'era cristiana. Tosatti descrive la storia del lino sul quale - in
modo inspiegabile, e più inspiegabile oggi che vent'anni fa - si è impressa
un'immagine che rappresenta un negativo fotografico. Una delle parti del libro
che mi ha colpito di più è quella dedicata all'esame al radiocarbonio, sulla
cui correttezza è lecito sollevare più di un dubbio: i risultati dei tre
laboratori, infatti, non avevano il margine minimo di compatibilità stabilito,
e si sarebbe dovuto ripetere nuovamente il test. Senza contare che proprio
questo esame ha fallito clamorosamente, datando come vecchie di 400 anni foglie
di platano raccolte il giorno prima, oppure stabilendo al 1600 la fattura di
una tovaglia moderna, o ancora datando all'800 dopo Cristo dipinti africani che
avevano invece solo undici anni. Con contributi scientifici e nuove
testimonianze, il libro mostra quanto si faccia bene a dubitare su quel dato
che permise di affermare che la Sindone sarebbe in reltà un manufatto
medioevale. Anche se bisogna sempre tener presente il metodo di Dio,
applicabile anche a questo caso: lasciare sempre sufficiente luce per chi vuole
credere, e sufficiente tenebra per chi non vuole credere. Scritto in Varie
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articolo a un amico 24Mar 09 Il Papa in Africa, un bilancio di due viaggi
Visitando l'Africa, nei suoi sei giorni di permanenza nel Continente nero,
Benedetto XVI ha compiuto due viaggi. Due viaggi molto diversi tra di loro. Il
primo è quello reale, segnato dal contatto con le folle del Camerun e
dell'Angola, dai temi che il Papa ha trattato nei discorsi e nelle omelie,
dall'impatto con le contraddizioni di due capitali dove ricchezza e povertà
estreme convivono fianco a fianco. L'altro viaggio è quello virtuale, quello su
cui si sono accapigliati commentatori, burocrati e sondaggisti occidentali, che
hanno accusato Ratzinger di irresponsabilità per aver detto ciò che tutti
dovrebbero ormai riconoscere e che è attestato da studi scientifici: la
distribuzione di preservativi non è il metodo efficace per combattere la
diffusione dell'Aids in questi Paesi. Per tre giorni, nei Paesi europei così
come negli Stati Uniti, mentre il Papa parlava di povertà, sviluppo, diritti
umani, si è discusso di profilattici. Per poi passare, durante i successivi tre
giorni, a parlare di aborto terapeutico, sulla base di una frase pronunciata da
Benedetto XVI in un discorso forte sui mali che affliggono l'Africa.La macchina
mediatico-politica, una volta messa in moto, non si è più fermata. E così in
Francia, dove impallinare il Pontefice sembra diventato ultimamente uno sport
nazionale, si sono fatti sondaggi e sondaggini per dimostrare che almeno metà
dei cattolici del Paese chiedono a Ratzinger di dimettersi. La sensazione,
leggendo dichiarazioni di alcuni ministri e dei loro portavoce, è che per la
prima volta dopo molto tempo, il Papa non sia più circondato da quel rispetto
attribuito a una personalità super partes, ma sia considerato un capo partito,
sottoposto al tiro incrociato delle quotidiane dichiarazioni tipiche del
«pastone» politico. C'è chi lo invita al silenzio, chi lo invita a lasciare,
chi gli spiega cosa dire e come dirlo.Così, sedici discorsi pronunciati in
terra africana, si sono ridotti a due-frasi-due, la prima delle quali peraltro
pronunciata in modo estemporaneo durante la conferenza stampa tenuta
sull'aereo. L'impressione è che Benedetto XVI non sia eccessivamente
preoccupato di questa crescente ostilità. Mai come in questi giorni si è colta
l'enorme distanza tra viaggio reale e viaggio virtuale. E
se è vero che la critica montante presso certe burocrazie occidentali non ha
precedenti recenti, bisognerà pure ricordare che critiche ferocissime vennero
mosse a Giovanni Paolo II nei primi anni del suo pontificato. Così come va
richiamata alla memoria la sofferenza e l'isolamento di Paolo VI, nel momento
in cui prese decisioni coraggiose come l'Humanae vitae, divenendo segno
di contraddizione.Che cosa resta, dunque, del viaggio di Benedetto in Camerun e
Angola? Prima ancora e più ancora dei messaggi lanciati dal Papa per la lotta
alla povertà, per la dignità della donna, per un'economia che non sia disumana,
per l'educazione e lo sviluppo, resta una presenza e una straordinaria corrente
di simpatia umana, che ha avuto il suo culmine in Angola. Tanta gente semplice
e straordinaria, ha trascorso ore ed ore sotto il sole per salutare non Joseph
Ratzinger, ma il successore di Pietro, venuto fino a qui per confermare i
fratelli nella fede. E in Paesi travagliati da tragiche guerre intestine,
abusi, soprusi, miserie, violenze, l'abbraccio di Pietro, il suo sorriso e la
sua vicinanza hanno contato di più di mille discorsi. Scritto in Varie Commenti
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amico 21Mar 09 Luanda, due morti allo stadio prima dell'arrivo del Papa La
notizia si è diffusa solo in serata: verso le ore 13, al momento dell'apertura
delle porte dello stadio dove Benedetto XVI ha poi incontrato i giovani, un
ragazzo e una ragazza sono morti schiacciati nella calca. Secondo un'altra
versione i due, quattordici e sedici anni, si sono sentiti male a causa del
caldo e della disidratazione. Ci sono stati anche otto feriti. Né il Papa né il
suo seguito non sono stati informati (se lo avesse saputo, avrebbe pregato per
le vittime insieme ai giovani durante l'incontro). Soltanto ad ora di cena Benedetto
XVI l'ha saputo. Le notizie sono ancora frammentarie e imprecise. Scritto in
Varie Commenti ( 43 ) » (7 votes, average: 5 out of 5) Loading ... Il Blog di
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articolo a un amico 21Mar 09 Ennesimo caso mediatico sul Papa. Speriamo sia
abortito. Cari amici, qualcuno già ieri e poi soprattutto oggi ha letto il
passaggio del discorso del Papa ai politici angolani dedicato all'aborto come
come uno schierarsi dello stesso Benedetto XVI dalla parte del vescovo di
Recife sul caso della bambina violentata e rimasta incinta di due gemelli.
Lettura indebita perché, come ha spiegato il direttore della Sala Stampa della
Santa Sede, padre Federico Lombardi, «Non ha parlato assolutamente di aborto
terapeutico, non ha detto che deve essere rifiutato sempre: il Papa è contro il
concetto di salute riproduttiva che rintroduce largamente l'aborto come mezzo
di controllo delle nascite». Scritto in Varie Commenti ( 58 ) » (10 votes,
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Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 20Mar 09 Luanda,
calore umano e resistenza fisica di Benedetto Cari amici, alle 12.37 siamo
atterrati all'aeroporto di Luanda, in Angola. La vista dall'aereo è
impressionante: una distesa a perdita d'occhio di case e casupole per lo più
diroccate, che lambivano quasi i bordi della pista dove il Boeing 777-200
dell'Alitalia ha toccato terra. Se in Camerun faceva caldo, qui fa caldissimo.
Un clima torrido, l'asfalto quasi liquefatto. Sono bastati pochi minuti di
attesa davanti al padiglione dell'aeroporto per stenderci tutti. Avevamo
sinceramente paura per il Papa, che ha dovuto ascoltare gli inni e stringere le
mani dei notabili per molti minuti. Poi, sotto uno striminzito palchetto,
Ratzinger ha ascoltato stando in piedi il discorso del presidente Dos Santos.
Infine ha preso la parola, e ha pronunciato il suo discorso, peraltro non
breve, al quale ha aggiunto un paragrafo dedicato alle vittime delle
inondazioni che nei giorni scorsi hanno sconvolto alcune zone dell'Angola.
Nonostante la giornata veramente faticosa di ieri a Yaoundé, e il caldo che
avrebbe steso chiunque, Benedetto XVI ha portato a termine il suo saluto in
portoghese, prima di "imbarcarsi" sulla papamobile. Anche qui, come
in camerun, accoglienza festosissima, con la gente accalcata sulle strade per
salutare il passaggio del corteo papale. Scritto in Varie Commenti ( 17 ) » (10
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Chi fa la lezione al Papa sull'Africa Oggi divampa la polemica per le parole di
Benedetto XVI sui preservativi. Si stracciano le vesti ministri francesi, tedeschi
e belgi; interviene l'Unione europea. Dal sito del settimanale
"Vita", vi propongo questa riflessione di Riccardo Bonacina: «A
salire in cattedra, oggi, sono stati gli stessi responsabili di aver fatto
carta straccia di tutti gli impegni internazionali da qualche decennio in qua.
A parlare sono gli stessi rappresentanti di quei Governi che non arrossiscono
neppure per aver fallito e tradito l'obiettivo fissato alla conferenza di
Barcellona del 2002 di destinare agli aiuti internazionali lo 0,33 per cento
del PIL entro il 2006. Di aver tradito e fallito un ulteriore impegno, quello
preso nel 2004 sugli Obiettivi del Millennio, quando firmarono e
controfirmarono con inchiostro invisibile l'impegno di innalzare la quota per
la cooperazione allo sviluppo sino allo 0,7% del Pil entro il 2015. E ancora la
promessa del G8 2005 che disse di voler raddoppiare l'aiuto all'Africa.Come
stiano le cose l'ha spiegato poche settimane fa l'Ocse."I Paesi donatori
avevano promesso di aumentare i loro finanziamenti di circa 50 miliardi di
dollari l'anno entro il 2015,
a partire dai livelli del 2004 - si legge nel
Development Co-operation Report pubblicato in questi giorni - ma le proiezioni
dell'OCSE rispetto alla destinazione di questi fondi registrano una caduta
complessiva di circa 30 miliardi ciascun anno. I numeri sono abbastanza
eloquenti: tra 2006 e 2007 i Paesi di area Ocse hanno diminuito il loro impegno
dell'8,5% a livello internazionale, con punte del 29,6% per il Regno unito, del
29,8% del Giappone, del 16,4% della Francia e dell'11,2% del Belgio. Anche
l'Italia perde terreno: meno 2,6% nel 2007". Scritto in Varie Commenti (
243 ) » (13 votes, average: 4.54 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea
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amico 17Mar 09 L'abbraccio
di Yaoundé a Papa Benedetto Cari amici, sul Giornale di domani potrete leggere
la cronaca della prima giornata africana del Papa. Ciò che ci ha detto
sull'aereo, il suo primo discorso a Yaoundé. Scrivo queste righe un po' in
fretta, per comunicarvi ciò che è avvenuto al nostro arrivo: una folla di
decine di migliaia di persone ha salutato il Papa lungo tutto il percorso
dall'aeroporto alla città. Un'accoglienza bella, spontanea, festosissima. Uno
spettacolo davvero unico di sorrisi, balli, entusiasmo, simpatia. Non solo
verso il Papa, ma anche verso di noi giornalisti, che chiudevamo il lungo
corteo, e che non abbiamo mai smesso di salutare persone di tutte le età che si
sbracciavano per darci il benvenuto, perché avevamo viaggiato con Benedetto
XVI. Mi ha colpito la povertà di alcuni quartieri che abbiamo oltrepassato e
non dimenticherò facilmente i tantissimi volti di bambini sorridenti che hanno
reso davvero speciale il nostro arrivo. Scritto in Varie Commenti ( 63 ) » (11
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Chi sono Sono Andrea Tornielli, il vaticanista del Giornale, classe 1964,
laurea in storia della lingua greca. Sono sposato e ho tre figli. Vivo tra Roma
e Milano Tutti gli articoli di Andrea Tornielli su ilGiornale.it contatti
Categorie Varie (338) Ultime discussioni Filippo: Caro Artefice, grazie per il
plauso. La perfezione è attributo di Dio. Il peccato è attributo mio. La...
Filippo: Sig. Mauro, quello che lei definisce scherzo è la promessa di Cristo a
Pietro: Su di Te fonderò la mia... Filippo: Sig. Mauro, lei forse prende spunto
da Wikipedia o da sue fonti. Il Regno dei Cieli ce lo spiega Cristo... mauro:
Caro Filippo, secondo la religione cristiana in Regno Dei Cieli è tutto ciò che
ci sta intorno, buono o... mauro: Caro Filippo, la dicitura "unicuique
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recenti den Fall Williamson exsultet.net: Papstbrief als Reaktion blogring.org:
Blogring per andrea... phalaris: sul Filioque, ma sui dogmi la sostanza cambia
ben poco?? Grazie. Corrado: Mi scuso per la .http://blog.ilgiornale.
it/tornielli/2008/07/02/roma-e -fraternita-san-pio-x-il-dialo go-va-avanti/Read
"How can I tell the difference from phalaris grass that has DMT in
it?" at Home & Garden The Daily P.E.E.P.: Antonio Cardinal Cañizares
Llovera Abiura: Comment on Thornborn, un Dan Brown cattolico? by Rovere I più
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viaggi Luanda, due morti allo stadio prima dell'arrivo del Papa Ennesimo caso
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(
da "Merateonline.it"
del 07-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Economia
>> Sindacati 7 / 4 / 2009 SPI CGIL: Social card, altre novità Con
un decreto interministeriale sono stati riaperti i termini per ottenere
accrediti relativi social card che riguardano lultimo trimestre del 2008. Ora, per le sole domande
presentate entro il 30 aprile 2009, la carta acquisti sarà ricaricata dal
Ministero delle Finanze e che riguarda il trimestre ottobre-novembre-dicembre
2008 e i primi quattro mesi del 2009. Si tratta di 280 euro a condizione
che i requisiti sussistano. La novità principale riguarda lelevazione dell Isee da 6.000 a 6.198 euro. Il
certificato Isee rilasciato dai Caaf è valido per un anno. La carta vale 40
euro mensili, però laccredito avviene ogni due mesi. Per i pensionati
si tratta di affrontare un`altra corsa ad ostacoli nei
meandri della burocrazia.
Per questa ragione lo Spi-Cgil di Lecco è a disposizione dei pensionati
lecchesi che sono già in possesso della social card (valida un anno) e che
possono usufruire di miglioramenti economici con la nuova normativa e comunque
di tutti i cittadini che ritengono di averne i requisiti. Sono
sicuramente esclusi coloro che hanno un Isee di oltre 6.200 euro e gli
incapienti. "Io darei il tavolo in testa a coloro che hanno inventato
questo marchingegno perverso e offensivo per i pochissimi che ne hanno diritto
– osserva il segretario dello Spi Sergio Pomari – Noi faremo il nostro dovere
fornendo tutti i supporti informativi utili per agevolarne lapplicazione. Nella Provincia di Lecco la social – card
è stata assegnata a 514 cittadini. Con le nuove disposizione il numero salirà di
qualche decina di unità. Rilevo inoltre che vi sono altri punti del decreto da
chiarire per cui dovremo prevedere almeno un altro provvedimento". Listituzione della social card è nata male e sta andando
avanti peggio. Una vera stupidaggine con costi incredibili, perdite di
tempo e umiliazioni di tanti cittadini che non esito a definire vergognosi”.
Spi – Lecco Articoli Correlati: (c)www.merateonline.it Il primo giornale
digitale della provincia di Lecco Scritto il 7/4/2009 alle 19.34
(
da "Gazzetta di
Mantova, La" del 08-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Ostiglia,
nuova azienda in riva al canale Salvadori annuncia: ha acquistato un'area di un
milione di metri Il sindaco: abbiamo rispettato il programma Lesignoli: non
politici ma amministratori OSTIGLIA. Programma rispettato, parola di sindaco.
Carla Salvadori si presenta alla prima uscita pubblica, lunedì sera, di questo
avvio di campagna elettorale elencando tre punti fondamentali del suo mandato:
lo sblocco, dopo 20 anni, dell'area industriale futuro insediamento di Eusider,
la ristrutturazione della scuola elementare, il recupero dell'ex ospedale per
la realizzazione della Cittadella del Soccorso. E sul fronte sviluppo annuncia
che un'altra azienda ha comperato un milione di metri quadrati di fronte al
Canale. Enuncia poi un piano casa per i giovani e i single e il recupero della
vecchia chiesa di Correggioli. Punto per punto analizza modalità, impegno
economico e volontà di portare a termine progetti. «Non come fanno i politici -
sottolinea Luca Lesignoli, attuale capogruppo di maggioranza - ma come abbiamo
fatto noi in questi 3 anni, da semplici amministratori, perché i primi 2 li
abbiamo spesi a sistemare progetti e ad adeguarci alla
lenta macchina della burocrazia». Affiancata e supportata dal suo gruppo di lavoro, Carla
Salvadori riconosce al suo staff il lavoro svolto e si assume molte
responsabilità a partire dalla decisione di chiudere la scuola elementare e di
vendere la colonia di Milano Marittima: «Ho voluto evitare crolli annunciati -
ha detto il sindaco - e possibili morti. La scuola era diventata
l'edificio pubblico più pericoloso del nostro paese. E lì c'erano i nostri
bambini. Siamo stati precursori rispetto alla tragedia che poi si è verificata
a Rivoli. Sulla colonia - aggiunge - si sono dette tante falsità. Semplicemente
abbiamo utilizzato i fondi della vendita, trasferiti per salvaguardare un
patrimonio pubblico di maggiore utilizzo quale può e deve essere un plesso
scolastico. La nostra diventerà una scuola bellissima, peraltro tutelata dai
Beni culturali, per cui inalterata negli spazi. Ritengo, di fronte a un
edificio inutilizzato a Milano Marittim, di aver agito sulla basa di una buona
politica amministrativa. E ancora, daremo vita alla cittadella del Soccorso con
l'inserimento di una struttura per disagi psichici e nuovi servizi per dimissioni
protette. Questi sforzi per la collettività credo meritino continuità». Tutti
gli assessori illustrano iniziative e opere portate a termine. Ci sono Davide
Bottura, Arrigo Morselli, Carlo Bellati, Giacomo Coppi e Fabrizio Borghi.
Quest'ultimo (lavori pubblici) difende la scelta di realizzare la scalinata
sull'argine e annuncia il rifacimento ex novo di via Cappuccini, oggi chiusa
per dissesto. Bottura evidenzia il coinvolgimento e la rete creata con tutte le
associazioni sportive e di volontariato, e la messa a norma degli impianti
sportivi. Coppi, nel definire l'impresa «difficile come non si aspettava»
sottolinea il suo ruolo di amministratore delle risorse pubbliche al servizio
dei cittadini. La nota di Lesignoli è più politica: «Abbiamo rispettato il
programma lavorando come amministratori e non come politici. Abbiamo cercato di
favorire le aziende per portare ricchezza. Pensate a com'era il paese solo 5
anni fa. Siamo orgogliosi di quello che abbiamo realizzato. E vorrei aver visto
di più in consiglio comunale chi oggi ci sfida per amministrare il paese». In
sala 150 persone.
(
da "Corriere delle Alpi"
del 08-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
AGORDO
Fochino, un corso a ostacoli ma in venti superano l'esame AGORDO. Seppur con
qualche ostacolo si è concluso a fine marzo il Corso di Fochino 2009,
organizzato ad Agordo per accrescere le potenzialità della futura
professionalità degli studenti diplomandi, ma aperto anche agli addetti ai
lavori esterni per aumentare l'area di operatività. "I circa venti
iscritti - segnalano insieme l'Istituto Follador e l'Associazione dei periti
industriali minerari (Apim) - hanno superato l'esame finale presso la Prefettura
seppur con qualche restrizione". L'Apim non risparmia infatti alcune frecciate ad una burocrazia che ha creato qualche intoppo di troppo. "Belluno - spiega
il sodalizio presieduto da Giuseppe Zasso - ha accettato di esaminare solo i
residenti in provincia e pertanto l'organizzazione di Agordo ha dovuto
provvedere in altro modo alla qualifica dell'idoneità, iscrivendo i non
residenti in provincia di Belluno ad un esame presso la Questura di Trento,
i cui funzionari si sono dimostrati ben più disponibili a risolvere un problema
che, in quella Regione, davvero non esiste". Prima della conclusione
dell'iter si è però verificato ancora qualche inghippo. "Alla fine tutto
bene - conclude l'Apim - salvo qualche rallentamento relativamente alla convalida
annuale del patentino di Fochino a coloro che ne sono già in possesso per la
pervicace indisponibilità di qualche isolato applicato". Intanto però per
il futuro si prospettano interessanti novità per gli studenti del Follador.
L'associazione dei periti minerari annuncia che il dirigente scolastico Bruno
Bulf sta valutando l'inserimento annuale della qualifica di fochino,
agganciandola al normale programma di studio. (g.san.)
(
da "Corriere delle Alpi"
del 08-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
SANTA
GIUSTINA La Plavis ricorda Dal Castel: «Gli intitoleremo lo stadio» SANTA
GIUSTINA. Da lunedì una targa ferma il ricordo di Eugenio Dal Castel, lo
storico presidente della Plavis, scomparso nell'agosto del 2007, sul muro degli
impianti sportivi di via Pulliere. Un primo passo verso l'intitolazione dello
stadio che è fortemente voluta da tutto l'ambiente biancoceleste: da dirigenti,
giocatori, tifosi, ma anche dai molti cittadini di Santa Giustina che lunedì
sera erano presenti nel piazzale dello stadio per partecipare a questa sentita
cerimonia. E' stato un momento semplice come lo era Eugenio Dal Castel: una
persona davvero speciale che per più di venticinque anni è stato l'anima della
Plavis facendo vivere, a quelli che chiamava "suoi ragazzi", l'essenza
dello sport con i suoi valori più puri e più nobili. «L'importante non è ciò
che facciamo, ma come lo facciamo», ha ricodato il vescovo Andrich tracciando
un ricordo di Dal Castel, «e lui ha sempre usato il cuore in ogni suo gesto,
trasformandoli in messaggi positivi per i suoi ragazzi. Ed è proprio l'amore
che noi lasciamo su questo mondo che diventa una proiezione infinita nel tempo
di noi stessi». E' stato quindi il sindaco Vito Tison a far rivivere poi la
passione e la solarità del presidente biancoceleste: «Non l'ho mai visto
arrabbiato una volta», ha ricordato con commozione il primo cittadino, «anzi
aveva sempre una parola buona per tutti, accompagnata dal suo bonario sorriso.
La targa che sveliamo questa sera vuole essere solo un primo passo per
ricordare il nostro Ennio». Il secondo passo sarà quello di intitolare l'intero
stadio di Santa Giustina al compianto presidente biancoceleste. Una richiesta
che era partita un mese dopo la scomparsa di Dal Castel, ma
che ora deve scontrarsi con la burocrazia e con le lungaggini che sono tipiche di queste procedure, solo
apparentemente semplici. «Penso che l'intitolazione dello stadio a Dal Castel
sia una volontà che la maggior parte di noi ha espresso con chiarezza», ha
concluso Tison, «e posso assicurare che la cosa si farà». A fine serata
i ragazzi della Plavis, guidati dal loro capitano Enrico Da Lan, hanno scoperto
la targa del loro «instancabile presidente che con zelo e passione ha creduto
nello sport e nei suoi valori, dedicandosi con rara generosità alla crescita
sportiva e umana dei Suoi ragazzi». Valentina Damin
(
da "Trentino"
del 08-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Albero
crolla e distrugge l'antica Via Crucis Semiabbattuto il capitello della sesta
stazione, danni anche all'affresco della seconda Uno dei grossi larici già
smosso dallo scioglimento della nave si è sradicato abbattendosi sul percorso
devozionale LORENA STABLUM OSSANA. Sono state gravemente danneggiate dalla
caduta di alcuni alberi due edicole del percorso del calvario, eretto sul Colle
Tomino di Ossana. Il percorso della Passione di Cristo rappresenta una delle
più antiche, e meglio conservate, testimonianze di una particolare forma di
devozione popolare diffusasi in valle nei primi decenni del Settecento. Il
danno più ingente si registra sulla sesta stazione, raffigurante la Veronica
mentre asciuga con un panno il volto di Gesù. Uno dei grossi larici, che
ombreggiano i pendii del dosso roccioso, si è sradicato, forse già smosso sotto
la pesante neve di quest'inverno scioglimento, è si è abbattuto sull'edicola
rompendola a metà. L'impatto ha provocato la distruzione del tetto e del
timpano causando la perdita di parte dell'affresco e delle decorazioni esterne.
Risulta quasi illeggibile la didascalia a posta a descrizione dell'evento
raffigurato all'interno della nicchia. Anche la seconda stazione, posta più a
valle, è stata rovinata da un grosso ramo che ha provocato la caduta
dell'inferriata di protezione e ha parzialmente rovinato l'affresco interno,
raffigurante l'episodio di Gesù caricato della croce. «I danni sono evidenti e
colpiscono un complesso monumentale che ritengo uno dei segni, con il castello,
più distintivi e pregevoli del nostro comune», afferma rammaricato il sindaco
di Ossana Luciano Dell'Eva, che ha già provveduto a informare gli uffici
competenti dell'accaduto. Lunedì sono stati effettuati i sopralluoghi da parte
dei funzionari dell'Ufficio beni monumentali e
architettonici e compatibilmente con i tempi della burocrazia dovrebbero partire i restauri. Restauri che dovrebbero
interessare anche le mura a sostegno dell'intero complesso (i 14 capitelli
della Via Crucis si snodano intorno alla chiesa di Sant'Antonio da Padova) che
recentemente sono cedute causa il deterioramento dovuto al tempo. I
lavori di restauro, che erano stati eseguiti verso la fine degli anni Ottanta
sull'intera Via Crucis, non avevano previsto il consolidamento delle mura
perimetrali. Anche don Giovanni Torresani, parroco di Ossana, che ha in cura
l'intero complesso, auspica un pronto intervento. «La nostra amministrazione è
sensibile alla tutela delle opere artistiche e faremo in modo di avviare al più
presto i lavori - continua Dell'Eva - purtroppo questi danni si aggiungono ai
numerosi che abbiamo registrato sul nostro territorio causati dalla neve». Un
po' ovunque si registrano strade malconce, marciapiedi rovinati e staccionate
distrutte. Tutto ciò va a incrementare la spesa già sostenuta dal Comune
(intorno ai 140 mila euro) per le attività di sgombero neve.
(
da "Stampa, La"
del 08-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
PROTESTA.
COLDIRETTI E PRODUTTORI "Perdiamo cento giorni l'anno in pratiche dell'enoburocrazia" [FIRMA]LORENZO BORATTO CUNEO Documenti,
registri, comunicazioni e altre mille carte. Ogni
viticoltore trascorre 100 giorni l'anno in uffici pubblici e tra la burocrazia. Tempo sottratto a seguire le
proprie vigne e la cantina. È la denuncia della Coldiretti cuneese, che ha
individuato 30 casi di adempimenti specifiche del settore vitivinicolo.
Fabrizio Rapallino tecnico Coldiretti: «Provvedimenti superflui?
Obbligare a segnare immediatamente su un registro tutti i documenti di acquisto
o vendita, quando già ci sono bolle e ricevute che lo confermano». Non solo:
Coldiretti punta il dito sul piano dei controlli. Dai produttori di vino si
recano Guardia di finanza, Nas, Asl, Forestale e Sav (il servizio repressione
frodi della Provincia). «Basterebbe un coordinamento, per controlli mirati -
aggiunge Rapallino -. Poi ci sono norme e sanzioni sovrapposte e mai
aggiornate. Così una dimenticanza, come non aver spedito un fax, viene
sanzionata 1200 euro». Le conferme arrivano direttamente dai produttori. «Ad
esempio le accise, tasse sull'alcol - spiega Chiara Boschis con un'azienda a
Barolo da 20 mila bottiglie l'anno, vendute all'80% all'estero -: si pagano in
Irlanda e in Inghilterra, non in Germania. Ma se esporto in quest'ultimo paese
devo comunque fare la trafila burocratica e pagare un consulente: per far
incassare nulla allo Stato tedesco». Federico Vacca, produttore di Neive: «La
superficie dei vigneti viene misurata in modo diverso, a seconda dell'ente: un
criterio per l'albo vigneti della Camera di commercio, uno per lo schedario
vitivinicolo della Regione, un altro ancora per quello nazionale del Ministero.
Se ho mille metri quadri di terreno, diventano 1124 per la Pac o 1032 per il
Catasto: assurdo. Prima c'era tanta carta, adesso l'informatica è complessa. La
verità è che si sono sommate». Cesare Gilli, segretario Coldiretti di Alba:
«Serve un cambio di rotta. Una parte di burocrazia
tutela consumatore e produttore. Il resto va sfrondato: 100 giorni di lavoro
dedicati agli uffici sono anche un costo per le aziende». «Riuniremo un gruppo
di lavoro regionale a Torino - dice Bruno Rivarossa, direttore Coldiretti
Piemonte -: proporremo al Governo un testo unico. Il mondo del vino è cambiato
in 20 anni e si appoggia ancora a regi decreti degli Anni '30. Per sbrigare le
pratiche anche al di fuori degli orari d'ufficio, serve più dialogo telematico,
via internet, tra ditte e amministrazioni pubbliche».
(
da "Milano Finanza (MF)"
del 08-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
MF
sezione: Mercati Globali data: 08/04/2009 - pag: 12 autore: di Vanina Gerardi
Class Cnbc carlo pesenti (italcementi) a class cnbc promuove il provvedimento
del governo Il piano casa è davvero innovativo Il top manager: si rilancia
l'economia attingendo a risorse private, si dà una spallata
alla burocrazia e si
migliorano stock abitativo e qualità delle strutture. I crolli a L'Aquila?
Difficile dare un giudizio Il terremoto in Abruzzo e le polemiche sulle case
costruite senza ricorrere a materiale anti-sismico. L'applicazione di
tecnologie moderne avrebbe impedito i crolli devastanti che hanno messo in
ginocchio e portato centinaia di morti a L'Aquila e dintorni? «È
difficilissimo dare un risposta. Le tecnologie e le strutture più moderne
sicuramente riducono i rischi correlati a fenomeni di questo tipo. Ma va
considerato che il patrimonio immobiliare italiano si è formato nei secoli: i
crolli sono legati all'età degli edifici», risponde Carlo Pesenti, consigliere
delegato di Italcementi, a New York per il roadshow di Borsa.Domanda. Dottor
Pesenti, voi utilizzate materiali antisismici?Risposta. I prodotti li abbiamo e
sono disponibili da tantissimo tempo: sono le tecnologie che permettono la
messa in opera di strutture adatte a sopportare eventi di questa natura e
ridurre al minimo i rischi strutturali.D. Avete siti produttivi in loco?R. Sì.
In Abruzzo, a Safa, vicino Pescara, abbiamo una nostra azienda produttrice di
cemento. Il sito non ha subito conseguenze o danni per il terremoto.D. Veniamo
al business. Come è andato il primo trimestre e che cosa si può prevedere per
l'intero anno?R. Il primo trimestre riflette il trend registrato nel corso
dell' ultimo trimestre del 2008, quindi abbiamo registrato un forte
rallentamento in quei mercati che noi definiamo maturi, come l' Europa e il
Nord America. Molto bene invece i mercati emergenti dove ancora si registra un
forte tasso di crescitaD. Politica di razionalizzazione dei costi. A che punto
è Italcementi?R. Le aziende da sempre razionalizzano la propria struttura di
costi. Per fortuna noi abbiamo cominciato questa ristrutturazione prima che la
crisi cominciasse e fosse così violenta. Nel triennio 2007-2009 la forza lavoro
del gruppo calerà del 10% e l'operazione riguarderà tutti i livelli.
Continuiamo a investire in tecnologie finalizzati a migliorare e ampliare la
nostra capacità produttiva, per raggiungere la massima efficienza nella
produzione. D. Avete in mente operazioni di crescita esterna?R. Abbiamo un
obiettivo di crescita nei Paesi arabi e poi analizziamo l'area del Mediterraneo
dove ci sono opportunità di sviluppo ancora da perseguire. Infine guardiamo
all'India e a tutta l'area del Sud est asiatico.D. Pensate di diversificare
l'attività?R. Stiamo puntando sull'energia rinnovabile, unici nel nostro settore.
Stiamo sviluppando una produzione di energia elettrica rinnovabile per poter
mediare l'emissione di anidride carbonica nell'ambiente nel medio lungo
termine. D. Vi spaventa la concorrenza cinese?R. L' industria del cemento si è
globalizzata nell'ultimo decennio e i concorrenti sono ovunque, non solo in
Cina. Ci sono player forse ancora più agguerriti più vicini a noi: pensiamo ai
Paesi che hanno grande disponibilità di energia. La nostra strategia passa dal
presidio capillare dei mercati di riferimento.D. Piano Casa. Come avete accolto
l'iniziativa?R. Sono molto ottimista sul piano casa che trovo davvero
innovativo. Dato per scontato che la priorità è preservare il nostro patrimonio
ambientale, sono convinto che il governo voglia migliorare la situazione
italiana con conseguenti ricadute positive sulla domanda interna nel breve
termine. Inoltre, il processo autorizzativo viene accelerato in maniera
significativa ma soprattutto si rilancia l'economia del Paese attingendo da
risorse private e non pubbliche, senza incidere sul debito pubblico bensì sulle
risorse economiche di chi farà uso di questa normativa. Si rilancia così
soprattutto il settore edilizio e si migliorano lo stock abitativo e la qualità
strutturale. Insomma, nascerà un nuovo comparto industriale.D. Che cosa vi
chiedono gli investitori americani?R. A loro interessa capire l'andamento della
domanda e dell'offerta ma soprattutto l'impatto che le iniziative anticicliche
che i governi stanno implementando in tutto il mondo.
(
da "Italia Oggi"
del 08-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
ItaliaOggi
sezione: forum imprese e mercati data: 08/04/2009 - pag: 13 autore: di Antonio
Ranalli LE INTERVISTE PARALLELE/Bersani (Pd) e Della Vedova (Pdl) sulle
politiche per le pmi Fisco, stop ai criteri automatici e presuntivi Domanda.
Come valuta il lavoro fatto fino ad oggi dal governo sulle pmi?Pier Luigi
Bersani. L'orecchio del governo continua ad essere attento prevalentemente alle
esigenze della Confindustria, mentre non c'è dubbio che sono le pmi le più
esposte e colpite dalla crisi. Finora la politica economica del governo è stata
all'insegna della propaganda, incapace di assumere decisioni efficaci per
sostenere la domanda interna e i consumi delle famiglie. Il Pd ha evidenziato
questi errori di impostazione e proposto misure per garantire i flussi di
credito alle pmi attraverso un sostegno finanziario vero e consistente ai
Confidi. Proponemmo e continuiamo a proporre il pagamento di una parte dello
stock di crediti vantati dalle imprese nei confronti della p.a, misure di
allentamento temporaneo della pressione fiscale, quali il dimezzamento
dell'acconto di giugno prossimo e l'azzeramento della tassazione per il reddito
reinvestito in azienda.Benedetto Della Vedova. Il governo sta intervenendo con
tempestività sui fronti che più interessano le pmi: credito e fisco. Da un
lato, c'è da accompagnare la ripresa del circuito finanziario. A questo puntano
il rifinanziamento del Fondo di garanzia, l'accordo per il credito agevolato,
le importanti risorse che la Cassa depositi e prestiti stanzierà, le misure per
una più rapida esigibilità dei crediti nei confronti della p.a. Sul fronte
fiscale, con la detassazione delle start-up spero possa avviarsi una
«rivoluzione imprenditoriale»: proprio in una fase così difficile come quella
di oggi, bisogna promuovere l'imprenditorialità, che è la leva
dell'innovazione, della produttività, della crescita.D. Gli imprenditori hanno
chiesto al governo di mettere mano alla revisione degli studi di settore. Qual
è il suo parere?Bersani. Gli studi di settore rischiano di essere la sola
valvola di sfogo dell'inadeguatezza della politica economica del governo. Gli
imprenditori devono poter avere redditi netti più elevati attraverso il
sostegno all'attività produttiva, sia sul versante della domanda interna che
dell'accesso al credito. Ridurre le imposte su redditi che vanno a zero non
porta lontano. Tuttavia, gli studi vanno rivisti a partire dalla consapevolezza
che non sono, non devono essere, una minimum tax. L'imprenditore che ha un
reddito minore al livello di congruità previsto dallo studio deve pagare le
imposte in base al reddito effettivo e non in riferimento al reddito stimato
dalla Sose. L'Agenzia delle entrate deve fare i controlli in riferimento alla
specifica situazione di ogni azienda, non in base a quanto indica il modello.
Il Pd ha proposto di allargare le maglie del «forfettone» introdotto in via
sperimentale nel 2008: innalzamento del limite massimo di fatturato a 70 mila
euro e del limite per il valore dei beni strumentali a 45 mila euro.Della
Vedova. Gli studi di settore non possono e non debbono finire per punire
fiscalmente le imprese e i lavoratori autonomi che patiscono difficoltà di
mercato. Più in generale, credo che il governo Berlusconi non debba aver timore
di una riforma profonda, anche immaginando il superamento di quei meccanismi
automatici e presuntivi, come gli indicatori di normalità economica introdotti
da Visco nel 2007, che non descrivono la situazione reale di un'impresa.
Peraltro delle indicazioni ragionevoli sono giunte dalla Commissione di esperti
per gli studi di settore, che richiede che la pretesa tributaria sia
accompagnata in sede di accertamento anche da altri elementi più direttamente
legati all'andamento del ciclo economico.D. Quali azioni
devono invece essere perseguite per la lotta alla burocrazia?Bersani. La lotta alla burocrazia non si fa solo con le norme anti-fannulloni. Si fa con
interventi specifici, con sanzioni ed incentivi per impiegati e, soprattutto,
dirigenti, e con un programma di radicale ridefinizione delle attività delle
pubbliche amministrazioni. Per esempio, accorpando tutte le sedi del
governo sul territorio in un unico ufficio o riformando le imprese pubbliche
per i servizi pubblici locali. Il governo avrebbe dovuto portare a termine la
spending review, avviata nel 2007, mentre ha scelto la strada, apparentemente
più semplice, ma assolutamente inefficace ed iniqua, dei tagli orizzontali,
colpendo alla cieca programmi da tagliare ed altri da potenziare, con il
risultato che la spesa corrente continua ad aumentare e le aree di spreco
permangono. Della Vedova. Il ministro Brunetta sta realizzando un ottimo
lavoro, anzitutto dal punto di vista «culturale». Più che le misure potrà il
richiamo costante all'etica del lavoro e della responsabilità. L'efficienza
della macchina burocratica è, ovviamente, solo un aspetto del problema. Sul
fronte della deregolamentazione e della semplificazione normativa il governo
sta lavorando in attuazione del «taglialeggi». L'obiettivo deve essere quello
di avvicinare le migliori pratiche europee, riducendo in modo sensibile il
costo burocratico degli adempimenti. Accanto a queste richieste è il caso che
si torni a parlare di liberalizzazioni: in fondo, le liberalizzazioni sono la
riduzione delle regole in favore dell'apertura dei mercati.D. Come valuta la
proposta di prevedere l'intervento della Sace per favorire la realizzazione del
credito presso il sistema bancario?Bersani. La proposta di consentire alla
Sace, impresa controllata dal ministero dell'economia e dotata di un ingente
liquidità, di garantire i pagamenti dovuti dalle pubbliche amministrazioni è parte
del pacchetto di proposte presentato dal Pd alle forze economiche e sociali il
14 Febbraio scorso. In quel pacchetto proponemmo anche il ricorso alla Cassa
depositi e prestiti. A nove mesi dall'esplosione della crisi, siamo ancora alle
promesse.Della Vedova. Con il decreto anti-crisi in corso di conversione,
l'esecutivo ha messo in campo una poderosa «operazione-liquidità», anche
consentendo alla Sace di prestare garanzie rispetto al credito vantato dalle
imprese nei confronti della p.a. Nondimeno, il problema in prospettiva non può
essere quello di garantire il credito delle imprese ma di assicurare tempi di
pagamento certi che non costringano i fornitori a subire oneri burocratici o a
pagare oneri finanziari causati dall'inefficienza dello Stato debitore.D. È
ipotizzabile consentire alle imprese di compensare i crediti certi ed esigibili
vantati nei confronti della p.a. con i debiti di natura fiscale e
contributiva?Bersani. In via di principio siamo assolutamente favorevoli.
Ricordo che fu il governo Prodi nel 1997 ad introdurre la compensazione dei
crediti Iva con imposte e contributi dovuti. Ricordo anche che è stato il
governo Prodi nel 2007 a
definire un piano straordinario di rimborso dei crediti fiscali a famiglie ed
imprese e a introdurre un tasso di interesse di mercato per i debiti fiscali
ultradecennali delle pubbliche amministrazioni verso i contribuenti. Noto anche
che il ministero dell'economia ha appena fatto saltare questa ultima misura.
Per arrivare a una piena compensabilità di debiti e crediti fiscali dobbiamo
essere certi dei crediti vantati.Della Vedova. Il decreto anti-crisi ha esteso
ai crediti maturati nel 2008 dalle imprese nei confronti dei ministeri la
possibilità di compensazione fiscale già prevista per gli anni precedenti dalla
versione originaria del decreto anti-crisi. La via maestra per affrontare la
questione, più che nella compensazione, sta nella certezza e nella
ragionevolezza dei tempi di pagamento: ne va anzitutto della gestione corretta
della macchina dello Stato e degli enti locali e del principio di trasparenza
dei bilanci pubblici. In questo senso, il principio della compensazione, pur
nelle sue difficoltà applicative, rappresenterebbe una clausola di salvaguardia
nel rapporto tra impresa-contribuente e stato-esattore.
(
da "Tribuna di Treviso,
La" del 08-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Malato
va in posta per la pensione «E' arrivato tardi, deve ritornare» All'ufficio
postale si rifiutano di consegnargli la pensione perché è arrivato in ritardo
di due giorni e lui chiama la polizia. Nemmeno con l'intervento degli agenti,
però, riesce a intascare l'assegno. E' una storia di
assurda burocrazia con al
centro un pensionato di 67 anni quella arrivata lunedì mattina alla centrale
del 113. Dall'altro capo del filo, l'operatore ha sentito la voce di un uomo
sconvolta dal fatto che i responsabili dell'ufficio postale di Borgo Mestre si
erano rifiutati di consegnargli l'assegno mensile. Motivo? A causa di
problemi di salute non era riuscito a presentarsi come sempre il 4 aprile.
Così, lunedì 6 è andato allo sportello a richiedere la sua pensione. Si è
sentito però rispondere dall'impiegata: «Troppo tardi. Deve tornare l'8
aprile». Alle sue proteste, l'impiegata è stata irremovibile: «E' il
regolamento». A quel punto ha chiamato il 113. Gli agenti delle Volanti, vista
la situazione, hanno cercato di convincere la responsabile dell'ufficio di
Borgo Mestre a dare comunque la pensione al pensionato, visto che era il suo
unico sostentamento. Nulla da fare: deve tornare questa mattina.
(
da "Nuova Sardegna, La"
del 08-04-2009)
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Pagina
25 - Sassari «Siamo l'unico riferimento per la gente» I parlamentini in agro
difendono il loro ruolo: «La città è lontana» No all'accorpamento: «Noi e la VI
copriamo un territorio troppo vasto» SILVIA SANNA SASSARI. Quando
la burocrazia fa per benino
il suo lavoro, può succedere che sostituire una maniglia rotta costi 400 euro.
E tra sopralluoghi, accertamenti e assegnazione dell'incarico, capita che prima
di vedere la maniglia nuova al suo posto passino parecchi giorni.
Succede nell'agro. Dove le due circoscrizioni, così come quelle cittadine, non
hanno il potere di sostituire una lampadina. Ora chiedono due cose:
sopravvivere e godere di un briciolo di autonomia. I tagli, obbligatori per
legge, potrebbero portare alla cancellazione definitiva di uno dei due
parlamentini dell'agro. La circoscrizione V (Tottubella-Campanedda-La Corte) e
la VI (Palmadula-Argentiera-Biancareddu-La Pedraia-Baratz-Villa
Assunta-Canaglia), difendono con i denti il loro ruolo. Respingono l'accusa di
essere un gettonificio e rispediscono al mittente la proposta di un
accorpamento. Durante l'audizione in commissione Affari generali, il presidente
della V Raffaele Pes dice che la situazione diventerebbe ingestibile: «Il
territorio è immenso, solo il nostro copre 23mila ettari». E fa un esempio: «In
tre anni con la mia auto ho percorso 160mila chilometri. E dal momento che non
lavoro più, ho fatto avanti e indietro solo in qualità di presidente
circoscrizionale. Ci spostiamo tutti con le altre auto, con i gettoni i
commissari si pagano a malapena la benzina». Impensabile anche l'unione con una
circoscrizione cittadina: «La situazione peggiorerebbe perchè non avremmo alcun
rappresentante. E alla popolazione mancherebbe un riferimento preziosissimo».
Il fatto è che, per i 3000 abitanti scarsi sparpagliati tra le borgate rurali e
costiere, il Comune è un oggetto quasi misterioso. «Tutti conoscono i
consiglieri circoscrizionali, pochi quelli comunali. La gente quando ha un
problema si rivolge a noi, si aspetta che la circoscrizione si muova presso chi
di dovere. C'è un rapporto particolare, un contatto quotidiano, che
probabilmente non esiste in città». Per ridurre le distanze, la circoscrizione
è riuscita ad ottenere l'apertura di due uffici distaccati per il rilascio di
certificati: oltre a quello principale di Tottubella, una volta alla settimana
aprono anche la Corte e Campanedda. Il risultato è stato che per evitare le
file in città, anche parecchia gente dalle altre borgate va lì a rinnovare la
carta d'identità. «Dunque - aggiunge Pes - offriamo un servizio all'intero
territorio». La sintesi è questa: «Se le circoscrizioni devono diventare
quattro, è preferibile mantenere le due nell'agro ed eliminarne due in città».
I commissari ascoltano e prendono appunti. Il presidente Paolo Scanu ha aperto
la seduta spiegando che la normativa (che pure su questo aspetto lascia ampia
libertà di manovra), suggerisce una media di 30mila abitanti per ciascuna
circoscrizione. Ma dopo le parole di Pes, l'aria sembra cambiare. Dolores Lai
(Pd) dice che «in casi come questi i commissari svolgono un lavoro di
frontiera. Ma il loro ruolo va rivisto, deve diventare più dignitoso. I
consiglieri non possono diventare semplici segnalatori di buche
all'amministrazione comunale». Secondo Alberto Galisai (Pd) serve una
struttura: «un paio di geometri che operino per le circoscrizioni, che agiscano
come una cinghia di trasmissione tra i parlamentini e Palazzo Ducale. Senza una
struttura, non è pensabile ipotizzare un ruolo differente, più propositivo».
Maggiore autonomia per le piccole spese è sollecitata anche da Alessandro
Colombino, presidente della III commissione Cultura e Pubblica istruzione. Dice
che in questi tre anni «non siamo rimasti con le mani in mano: abbiamo
sottoscritto il progetto «Un milione di nuovi alberi», organizzato le gite per
anziani, le vacanze per i ragazzi e creato il centro d'aggregazione sociale a
Tottubella. Ora vorremo avere maggiori poteri, intervendo sulla delibera 106
del consiglio comunale che blinda la nostra libertà di movimento».
(
da "Unita, L'"
del 08-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
In
via Giorgetti 63 c'è il «Fornaio aquilano». Siamo nelle periferia est della
città. Il negozio non è più grande di trenta metri, è basso ed è completamente
di cemento. È brutto, piccolo, ma terribilmente resistente, praticamente
indistruttibile. Due giorni di terremoto non l'hanno scalfito. All'Aquila è una
sorta di mosca bianca. E' uno dei pochi negozi aperti. Non ha mai chiuso.
Neanche lunedì scorso. Uno dei pochi a dare lavoro a quattro persone. La
proprietaria, Stefania, la madre e due commesse. Fortunate. Doppiamente
fortunate. Non hanno avuto la casa distrutta e hanno un lavoro. Il grande
problema di domani. All'Aquila non esistono più negozi, molti capannoni sono
stati danneggiati, anche la sede di Confindustria è crollata. In una provincia
che conta 250mila abitanti il terremoto è stato un colpo fatale in un momento
drammatico. L'area negli ultimi mesi ha avuto il maggior incremento del tasso
di cassa di integrazione anno su anno. Le piccole e medie imprese che avevano
creato nella valle Fucino uno dei più importanti poli elettronici del centro
Italia si sono piano piano svuotate. Anche un'azienda come la Micron
Technology, la più grande del settore in regione, era stata costretta a
ricorrere alla cassa integrazione per l'80% dei dipendenti per tre mesi. Il suo
proprietario Sergio Galbiati, presidente degli industriali della zona, spiega:
«Era una misura temporanea. Una volta smaltiti gli inventari ne saremmo venuti
fuori. Ora è più difficile per noi ma anche per gli altri. Stavamo cercando di
fare della provincia un modello di sviluppo, con la creazione di un polo
universitario ricco, con un bacino 25-30 studenti, e centri di eccellenza». Il
terremoto, il crollo della casa dello studente, ha portato via anche questa
prospettiva. ricominciare Ora bisogna ricominciare. Da dove? Da piccole cose.
Confindustria regionale ha deciso di raccogliere fondi. Da oggi dovrebbe
partire una sottoscrizione per aiutare le imprese a risollevarsi. Il governo,
invece, ha stanziato appena trenta milioni di euro. «Una cifra ridicola» -
spiega l'assessore provinciale con delega alla protezione civile Michela Fina.
«Ne servirebbero dieci volte tanto. Non solo per le imprese ma per ridare
speranza e una casa alla gente che non ce l'ha. Ma si rende conto che cosa sono
trenta milioni in una realtà industriale come la nostra?». Acqua. Dove per ora,
quindi, si naviga a vista. Con il premier che ha rifiutato qualsiasi aiuto
internazionale ad eccezione dei soldi promessi dal presidente americano Barack
Obama per la ricostruzione delle opere d'arte. Il segretario del Pd ha invece
invitato il governo ad accettare gli aiuti ed i soccorsi internazionali,
secondo una prassi sempre seguita. ricostruzione E di ricostruzione si parlerà
sabato prossimo a Pescara. Il governatore della Regione Chiodi chiamerà a
raccolta i grandi imprenditori edili della zona. Uno di questi è Ettore
Barattelli, La sua impresa, che porta il suo nome, occupa trenta persone e al
momento è ferma. «Servono fondi, servono subito. E servono
soprattutto procedure accelerate, poca burocrazia» - spiega. Servono case. Se i costruttori si riuniranno a breve,
dire quando invece si potrà tornare a sistemare le abitazioni è ancora presto.
La Provincia vorrebbe iniziare a fare una stima dei danni per gli edifici
pubblici già da subito e chiudere il tutto entro una settimana. Per
quelli privati i tempi saranno più lunghi. Tre mesi, forse. Tutto dipenderà da
quanto tempo dureranno le scosse di assestamento. Anche la Cgil non rimarrà con
le mani in mano. «Oggi - ci dice il segretario Sandro Giovarruscio - in piazza
Fonti Luminose allestiremo un camper per aiutare chi è rimasto senza
occupazione». Un camper provvisorio. Provvisorio e precario come gli immobili
della zona, come le condizioni di vita, come il lavoro. Il grande problema di domani.
(
da "Tirreno, Il"
del 08-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Pagina
7 - Empoli Nessuno crede più al prestigiatore-sindaco Ciaponi Il sindaco di
Santa Croce Ciaponi e l'assessore Bertacca hanno entusiasticamente annunciato
non solo che partiranno "immediatamente" alcuni importanti cantieri,
quali il parcheggio da 400 posti al palazzetto, il completamento dei lavori al
Museo del Cuoio, la sostituzione dell'illuminazione in via Francesca Nord, il
rifacimento di piazza Panattoni a Staffoli, le asfaltature di strade e le
sistemazioni di marciapiedi, ma addirittura che "se tutto procede per il
meglio" i relativi lavori si concluderanno entro la fine del mandato, cioè
il giorno prima delle elezioni del 6-7 giugno prossimi. Come sempre e più di
altre volte, sotto le elezioni ci si affanna a far capire alla gente quanta
attenzione, impegno e cura abbia l'amministrazione comunale del proprio
patrimonio di strade e del decoro del paese, ma questa volta la routine non è
bastata. Ci vogliono strabiliare con le magie e i giochi di prestigio. Quale
credibilità potranno avere simili annunci? Ciaponi è stato assessore ai lavori
pubblici per quattro anni e se ci sono le buche sulle strade è colpa sua, è
inutile che si affanni a promettere che in un mese le tapperà tutte. In questo
settore non si recupera consenso e credibilità in un mese di tempo prima delle
elezioni dopo anni e anni di incuria che hanno ridotto le strade e le piazze
del paese nello stato di degrado che tutti vedono. Non mi daranno certo il
premio se indovino che Ciaponi e Bertacca non riusciranno a fare neanche il 30%
di quello che hanno promesso. Ritengo pertanto che sia giunto davvero il
momento di cambiare modo di fare politica, di essere più vicini ai bisogni
della gente tutti i giorni e non solo quando sono prossime le elezioni. In un
comune che aspira ad essere moderno come Santa Croce, la relizzazione di nuove
strade, nuovi parcheggi, piazze e aree a verde deve costituire una delle
principali priorità per l'amministrazione comunale e con essa la loro
manutenzione costante e periodica, se necessario mediante forme di
coinvolgimento dei privati. La lista "Uniti per cambiare Santa Croce"
si impegnerà fortemente in questa direzione e comunque una cosa la garantisce
fin da subito, non prenderà in giro nessuno. La lista "Uniti per cambiare
Santa Croce" offre a questo paese e a questo suo spirito indomito una cosa
molto preziosa: il ritorno della buona politica a sevizio dei cittadini. Non vogliamo più un comune commissariato dalla burocrazia e intento solo ad
autoreferenziarsi, promuovendo in ogni occasione la propria immagine di
amministrazione pacata, oculata, lungimirante e che invece a appare ogni giorno
sempre più debole, contradditoria, isolata e incapace di guardare intorno a sé.
Alberto Pellegrini esponente della lista "Uniti per cambiare Santa
Croce"
(
da "Resto del Carlino,
Il (Bologna)" del 08-04-2009)
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PRIMO
PIANO pag. 19 di ALESSANDRO GOLDONI BOLOGNA LA LEGGE c'è, ma anco... di
ALESSANDRO GOLDONI BOLOGNA LA LEGGE c'è, ma ancora sulla carta. Bisognerà
aspettare ancora mesi (si parla del dicembre 2009), prima che entri a regime.
Stiamo parlando del pdl regionale, denominato Norme per la riduzione del
rischio sismico' approvato nell'autunno 2008, per garantire ai cittadini più
sicurezza dai terremoti. Il provvedimento, che recepisce disposizioni
nazionali, dovrà dar tempo ai comuni di dotarsi di strutture e personale
adeguati per rilasciare l'autorizzazione preventiva sui requisiti antisismici
di tutti gli interventi edilizi nelle zone classificate a media sismicità.
Faranno eccezione i comuni a bassa sismicità (in Emilia-Romagna sono 236,
mentre quelli a media sono 105). In questo caso i controlli verranno fatti a
campione. Verrebbe da pensare che i terremoti non aspettano
i tempi della burocrazia
per scatenarsi, ma fortunatamente viviamo in una terra dove le scosse non sono
mai state devastanti come quelle dell'Abruzzo o, in tempi passati,
dell'Irpinia. Inoltre, la buona notizia è che dal 2005 una precedente delibera
regionale ha stabilito l'obbligo di sottoporre a verifiche 675 edifici e
complessi d'uso pubblico in tutta la Regione. Si fa riferimento a ospedali,
ma anche a centri commerciali, scuole, municipi, cinema, etc. I controlli sono
già in corso e dovranno essere ultimati entro il 31 dicembre 2010. MA COSA vuol
dire oggi costruire con criteri antisismici? Intanto significa strutture più
resistenti, e cioè più ferro nel cemento armato e piloni portanti di maggior
dimensioni. Ma si può arrivare a soluzioni ancora più tecnologiche come gli
edifici costruiti con i cosiddetti isolatori sismici (dispositivi che filtrano
le componenti orizzontali del terremoto, le più pericolose) o i dissipatori:
ammortizzatori che attraggono la forza delle scosse. Con tali soluzioni sono
state costruite due scuole e un pronto soccorso sull'appennino bolognese. Più
difficile immaginare queste soluzioni nell'edilizia residenziale, visto gli
alti costi. «Ne avremmo abbastanza che esistesse un testo unico e chiaro sulle
tensioni ammissibili dice Gabriele Buia, presidente regionale dell'Ance,
l'associazione dei costruttori invece da dodici anni, si susseguono ordinanze
dello Stato in proroga a volte più severe a volte meno».
(
da "Messaggero Veneto,
Il" del 08-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
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6 - Udine La Ribis chiude sabato in maggio nuova gestione È sempre una vittoria
quando qualcosa che si è solo osato sognare diventa realtà. A maggior ragione
se il sogno in questione riguarda il leggere e lo scrivere, che rappresentano
punti di riferimento irrinunciabili. Era con un po' di tristezza che avevamo
annunciato, in dicembre, seppur fra le parole delle poesie lette dagli attori
del Magazzino dei Tetranti, la chiusura della libreria udinese Ribis, in via
Cavour, uno dei negozi storici del centro, inaugurato oltre mezzo secolo fa e
ultimamente gestito da Annamaria Balduzzi. La libreria chiudeva con la speranza
di trovare presto un acquirente che portasse avanti non solo l'impegno
dell'esercizio, ma soprattutto la specifica offerta libraria di cui si è fatta
protagonista, in particolare con le proposte verso bambini e ragazzi. «Al di là
della malinconia di vedere un negozio chiudere - ci aveva spiegato la titolare
-, il che rappresenta già di per sè una piccola sconfitta in quanto sembrerebbe
che non ci sia più voglia di leggere mentre alla decisione si è giunti per
motivi totalmente diversi, in primo luogo l'insostenibile burocrazia cui dobbiamo far fronte e la
concorrenza, l'importante è trovare chi possa portare avanti lo spirito della
Ribis. Noi siamo stati tra i primi a organizzare in città incontri di lettura
per i bambini e ad andare noi stessi nelle scuole, tra gli alunni, per
presentare le novità indirizzando al meglio le proposte». Ora,
fortunatamente, la speranza della signora Balduzzi si è avverata: «La libreria
- ci dice - chiuderà definitivamente con questa gestione sabato prossimo, il
giorno prima di Pasqua, ma solo per rinascere fra un mese, a metà maggio, dopo
che ci sarà il tempo materiale per mettere a posto i locali, con la nuova
gestione dell'imprenditore Andrea Capone. Quello che conta, al di là del lavoro
svolto con impegno e passione da tutti noi, e di cui sono davvero grata, è che
il miracolo della lettura continui affascinando quella classe di età, i bimbi,
in cui sognare sulle pagine scritte è un diritto, mai un dovere». Valentina
Coluccia
(
da "Repubblica, La"
del 08-04-2009)
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III - Palermo Oggi il consiglio straordinario dei comuni della valle delibererà
le iniziative a favore dell´Abruzzo Dal Belice partono aiuti e consigli
"Gestite da voi la ricostruzione" I sindaci: l´errore? Abbandonare il
proprio paese Vito Bonanno: "Da noi lo Stato disegnò nuove strade e piazze
senza dire nulla ai cittadini" "Nel �68 ricevemmo sostegno e
conforto da tutta Italia adesso possiamo ricambiare" MASSIMO LORELLO
Dicono: è sempre la vostra terra, anche quando trema. Per questo implorano la
popolazione a non andare via. Perché, sottolineano, nemmeno una tragedia così
grande può far odiare il proprio paese. I sindaci del Belice che hanno vissuto
sulla loro pelle il terremoto del �68 si mobilitano in favore della
popolazione d´Abruzzo. Raccolgono fondi, reclutano volontari e dispensano
consigli accorati ai loro colleghi in fascia tricolore che, dopo le scosse
delle prime ore di lunedì, possono amministrare solo le macerie. «I sindaci
dell´Abruzzo pretendano di gestire direttamente e sotto la loro responsabilità
le operazioni di ricostruzione - suggerisce Vito Bonanno, primo cittadino di
Gibellina, nato un anno dopo il terremoto - Nel Belice gestì ogni cosa il
ministero dei Lavori pubblici con l´Istituto per lo sviluppo dell´edilizia
sociale. Hanno scelto loro quante strade, quante piazze, quanti edifici. Hanno
disegnato paesi nei quali i cittadini non si sono mai riconosciuti. E non hanno
nemmeno completato l´opera. A Gibellina, finché tutto è rimasto in mano allo
Stato la ricostruzione non è andata oltre il 15 per cento, quando finalmente la
gestione è passata al Comune siamo arrivati al 96 per cento. I sindaci
dell´Abruzzo comincino fin da adesso a rivendicare le loro competenze». Francesco
Santoro, primo cittadino di Santa Margherita Belice, indica il sistema grazie
al quale le amministrazioni locali possono gestire direttamente la
ricostruzione, tagliando fuori un bel po´ di burocrazia: «Ogni Comune - dice - deve
dotarsi di una commissione, composta dal primo cittadino, dai consiglieri e dai
tecnici di Sovrintendenza e Genio civile, con poteri straordinari per riconosce
il diritto di chi è rimasto senza casa e autorizzare, per decreto, la
ricostruzione immediata». L´Unione dei Comuni del Belice riunirà oggi
alle 16 la giunta straordinaria per programmare gli aiuti. Le amministrazioni
della valle, oltre a numerosi volontari, sono pronte a inviare i loro esperti
per valutare l´agibilità degli edifici, il sindaco di Santa Margherita ha già
messo a disposizione l´ingegnere capo del Comune. Sono tutti in allerta,
attendono solo che la Protezione civile nazionale chieda il loro aiuto. è già
partita invece la raccolta di fondi e di generi di prima necessità per gli
abruzzesi rimasti senza casa. «Gli italiani ma anche numerosi cittadini di
altri paesi europei hanno fatto tanto per la popolazione del Belice - osserva
il sindaco di Gibellina - Abbiamo l´occasione di ricambiare, dimostrando la
stessa generosità». Soldi, cibo, vestiti e coperte serviranno a dare ristoro ma
hanno anche un´altra finalità meno immediata. «Tante famiglie, compresa la mia,
dopo il terremoto del Belice, hanno lasciato i loro paesi in cerca di un tetto
e un po´ di cibo. è stato un grande, doloroso errore - racconta Rosario Drago,
sindaco di Salaparuta - Agli abruzzesi dico: restate dove siete. Avevo 14 anni
quando vidi la mia casa cadere davanti a me. Pensavo solo a scappare via.
Invece, bisogna avere il coraggio di restare, di continuare ad amarlo il
proprio paese. Solo così si avrà la forza di rimetterlo in piedi». Bisogna
restare, dunque, e pretendere la gestione diretta della ricostruzione. Ma i
sindaci del Belice hanno un´altra dritta per i loro colleghi d´Abruzzo: «Nella
nostra valle lo Stato ha puntato esclusivamente sulla ricostruzione delle case
- dice Antonino Accardo, sindaco di Vita - Nessuno ha pensato che assieme ai
fabbricati era crollata anche l´economia, nessuno si è curato di favorire e
incentivare lo sviluppo. Oggi Vita ha le case ma le mancano i cittadini. La
densità è di 2 mila abitanti, ma a Toronto abbiamo una comunità di 5 mila
persone. In tanti sarebbero rimasti se lo Stato avesse pensato anche
all´economia oltre che all´edilizia». Che poi, nel Belice, le case non sono
arrivate nemmeno tanto velocemente. E da qui parte l´ultimo consiglio ai
sindaci abruzzesi: «I miei colleghi evitino il più possibile di spendere soldi
nei ricoveri provvisori che costano quanto le abitazioni normali ma ne rinviano
inesorabilmente la costruzione - afferma Paolo Pellicane, sindaco di Santa
Ninfa - Meglio i container rispetto ai prefabbricati che saranno pure più
confortevoli ma proprio per questo, da provvisori rischiano di diventare
definitivi». E di trasformarsi in baraccopoli.
(
da "Repubblica, La"
del 08-04-2009)
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VII - Milano Lo squilibrio La crisi I campioni La classifica Zuccoli: il mio
compenso? Da serie B Il top manager di A2A: "Non guadagno troppo, è
un´azienda di primo piano" L´intervista Non è corretto il divario tra i
salari dei dipendenti e quelli di vertice ma tocca alla politica intervenire Sì
all´esame di coscienza Ho tagliato i 700mila euro della mia parte variabile e
spero che lo facciano tutti Per ottenere risultati bisogna essere molto
preparati: la Champions esige dei fuoriclasse Siamo quotati in Borsa e ci
confrontiamo con i colossi europei: paragonarci a realtà locali è impossibile Il
presidente del consiglio di gestione dell´ex Aem è il dirigente pubblico più
pagato tra i milanesi LUCA PAGNI «Il mio stipendio è il più alto per le società
pubbliche di serie B. Ma noi, già da qualche anno, siamo stati promossi in
serie A. E, in questo caso, il mio stipendio è tra i più bassi». Giuliano
Zuccoli, presidente del consiglio di gestione di A2A, è il manager più pagato
tra le società pubbliche milanesi (1,4 milioni nel 2008). Un primato che
rivendica per i risultati ottenuti dal gruppo che dieci anni fa ha portato alla
quotazione a Piazza Affari e per i dividendi che ogni stagione gira a Palazzo
Marino. Ammette, però, che i manager negli ultimi anni hanno esagerato. Al
punto da dichiarare che sarebbe meglio si dessero una bella sforbiciata agli
stipendi. A cominciare dal suo. Zuccoli, si sente più invidiato dai suo
colleghi alla guida delle altre ex-municipalizzate o dai dipendenti di A2A che
guadagnano molto meno di lei? «Ammetto che i manager hanno molto peccato di
autoreferenzialità. Anche se va detto che stiamo parlando di dirigenti che ogni
tre anni devono essere riconfermati e che le cifre di cui stiamo parlando sono
al lordo delle tasse; il fisco se ne prende almeno la metà». Ma in soldoni,
cosa intende per autoreferenzialità? Che ne hanno approfittato e si sono dati
stipendi troppo alti? «è così, ma è anche vero che questo è accaduto molto di
più per le società a proprietà privata diffusa. Meno in quelle pubbliche, dove
i membri dei consigli di amministrazione nominati dai comuni intervengono nello
stabilire gli emolumenti». Questo non ha impedito che con la fusione tra Aem
Milano e Asm Brescia si arrivasse al raddoppio delle spese per gli
amministratori. «Mi rendo conto che la crisi in atto deve portare tutti a fare
un esame di coscienza. E ammetto che abbiamo trovato grandi difficoltà per
mettere in pratica il piano di razionalizzazione delle controllate proprio
perché eliminava molto poltrone. Inoltre, ho già espresso pubblicamente le mie
rimostranze per i costi del consiglio di sorveglianza: dovrebbe costarci di
meno». Quindi, le poltrone rimarranno le stesse di prima e gli stipendi anche.
«Personalmente ho rinunciato alla parte variabile del mio stipendio, pari a
700mila euro. Ho chiesto ai manager di A2A di tagliarsi almeno il 30% della
loro parte variabile. E ho posto il problema dello stipendio
dell´amministratore delegato della nostra controllata Edison (Umberto Quadrino,
ndr) ritenendo che, a sua volta, dovrebbe rinunciare alla parte variabile». Non
crede che gli amministratori di società controllate dal pubblico dovrebbero
avere stipendi più contenuti? Come avviene in Francia: lei, per esempio,
guadagna come il numero uno di Edf, una società che è più grande di Enel. «Non
sono d´accordo per due motivi. In Francia i manager sono
espressione diretta del potere politico e provengono per lo più dall´alta burocrazia dello stato. In Italia,
provengono per lo più dal settore privato. Inoltre, bisogna dire che le nostre
società pubbliche devono ormai competere quanto meno con i loro concorrenti
europei. E per ottenere risultati occorre essere molto preparati. Per
fare un altro paragone calcistico, per giocare in Champions League devo
ingaggiare i campioni». Rimane il fatto che lei è il manager pubblico milanese
di gran lunga più pagato. Non si sente un privilegiato? «Ma A2A è una società
quotata in Borsa, che ha rilevato la metà di Edison e che deve confrontarsi con
i colossi europei. Non si può paragonare ad altre società che pure danno un
servizio importante alla città. Su un punto, però, mi sento di concordare con
chi critica lo strapotere economico di certi manager, per la verità molto più
elevato nei paesi anglosassoni che da noi: non trovo corretta la differenza, in
qualche caso clamorosa, tra lo stipendio dei manager e il livello medio di
quello dei dipendenti. Dovrebbe esserci un moltiplicatore oltre il quale non si
dovrebbe andare. Ma deve essere il livello politico a individuarne i limiti. Se
ne assumano la responsabilità».
(
da "Repubblica, La"
del 08-04-2009)
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XIV - Milano Bicocca Elezioni universitarie/2 Con il nome New Age, "New
Albanian Generation Era", corre a Scienze politiche e Giurisprudenza
Convegno e corti sulla realtà della migrazione Statale, debutta la lista
albanese "Aiuteremo gli studenti stranieri" "Fanno bene i
ragazzi a sentirsi uniti, all´inizio è stato duro anche per me, so quanto è
importante trovare consigli amici" FRANCO VANNI Il gruppo si chiama New
Age, che sta per "New Albanian Generation Era". è la lista con cui
gli studenti universitari albanesi che vivono in città si presentano alle
elezioni della Statale. Concorrono per i consigli di facoltà di Giurisprudenza,
dove le possibilità di vincere sono poche, e di Scienze politiche. In via
Conservatorio la speranza di eleggere un rappresentante c´è. O almeno ne è
convinta Rea Nepravishta, 24enne di Tirana a Milano dal 2004, iscritta alla
specialistica in Relazioni internazionali, candidata assieme all´amica Blerina:
«Non so dire quanti siamo noi albanesi in facoltà, ma contiamo di raccogliere
anche voti degli studenti di altri paesi, che hanno le nostre stesse
difficoltà». La lista ha un programma molto pratico: guidare gli studenti
appena arrivati dall´Albania nella lotta contro la burocrazia universitaria, spiegare loro
come accedere alle borse di studio e aiutarli a non sentirsi soli nei primi
mesi milanesi. «Ovviamente ci interessa anche promuovere la nostra cultura, ma
l´importante è anzitutto trovarsi. Per questo organizziamo serate in
discoteca», dice Elezaj Lulzim, per tutti "Paul". Ha 28 anni è
nato a Scutari, vive a Milano dal 2000. Lo snodo di tutto è internet: oltre a
una mailing-list e a un gruppo su Facebook, i ragazzi di New Age usano come
agenda il sito newagera. org, scritto in albanese. «Il portale - continua Paul
- cresce di anno in anno insieme al numero degli studenti albanesi in Italia».
Nel 2003, quando in Bicocca nacque il primo embrione del gruppo, gli studenti
albanesi in città erano meno di 150. Ora sono almeno 500, uno su dieci arrivato
negli anni 90 con la famiglia, tutti gli
altri a Milano da cinque anni al massimo, apposta per studiare, a volte grazie
a una borsa. «Ma la borsa non basta mai - dice Rea - io vivo in uno studentato
e per mantenermi devo lavorare. Faccio ripetizioni di inglese, la mediatrice
culturale nelle scuole. Prima ho anche fatto la cameriera e la hostess in
fiera». Quella di Rea è la storia di molti giovani albanesi, arrivati con pochi
soldi e la necessità di mantenersi. «Per questo - spiega Paul - molti di noi
impiegano molti anni a laurearsi». La lista in Statale è stata accolta con
curiosità e qualche diffidenza. A sinistra sono in molti a sostenere che New
Age sia l´ennesimo gruppo collegato in modo più o meno diretto con Comunione e
Liberazione. «Cos´è Comunione e Liberazione?», chiede Rea, che rilancia: «La
politica con noi c´entra poco, miriamo a risolvere problemi veri». Uno su
tutti: il ritorno a casa per le vacanze estive. «Il biglietto aereo per Tirana
costa 200 euro - dice Paul - una delle cose su cui ci siamo uniti e siamo diventati
una comunità è l´organizzazione dei passaggi in auto per imbarcarsi a Bari o
Ancona». Un appoggio a New Age viene da Kledi Kadiu, 35 anni, arrivato
clandestino in nave nel 1991 e diventato poi attore e ballerino di successo (lo
racconta nel suo libro autobiografico Meglio di una favola). «Fanno bene i
ragazzi a sentirsi finalmente uniti - dice - nei miei primi mesi in Italia,
oltre che degli stenti economici, ho sofferto dell´indifferenza dei miei
connazionali, incapaci di fare gruppo». SEGUE A PAGINA V
(
da "Tempo, Il"
del 08-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
stampa
Cusani: «Un referendum per staccarci da Roma» È il primo obiettivo del
presidente in caso di rielezione Fabio Benvenuti La certezza di aver «dato il
massimo insieme a tutta la squadra», obiettivi precisi per l'eventuale secondo
mandato e una stoccata politica agli avversari interni (il fronte di Conte e
Macci) ed esterni (il Pd targato Sesa Amici). Armando Cusani non si dilunga nei
dettagli dei cinque anni del suo mandato alla presidenza della Provincia,
affidando il resoconto ad un'agile pubblicazione in cui sono raccolti progetti
e numeri. Ma il candidato del Pdl alla presidenza ci tiene a precisare: «Il
nostro lavoro si è articolato su cinque assi fondamentali: persone, Comuni,
infrastrutture, sviluppo e territorio. In questo senso abbiamo sempre cercato
di mettere l'uomo, le persone al centro di ogni nostra azione e progetto, unito
alla sussidiarietà. Sottolineo che abbiamo elargito sostegno e fondi,
nell'ambito delle nostre competenze, a tutti i Comuni del territorio e senza
fare distinzioni di carattere politico. Ecco, posso dire che abbiamo dato il
massimo; certo, si può sempre fare di più ma io mi ritengo sufficientemente
soddisfatto del lavoro svolto. Ma non voglio dare giudizi né fare propaganda.
Il giudizio vero e definitivo lo daranno gli elettori l'8 giugno». Tra le cose
che è necessario migliorare, Cusani inserisce il sistema
delle burocrazie. «Quando ci siamo insediati nel 2004 nei nostri uffici molte
persone erano precarie. Le abbiamo stabilizzate e ora la struttura dell'ente ha
una sua ossatura forte, 530 persone che lavorano con precisi obiettivi». Tra i
segnali importanti da far rilevare, Cusani sottolinea il mancato aumento delle
tasse e la eliminazione della tassa sul passo carrabile. Essenziali i
numeri: 4.200mila euro stanziati per l'esenzione del pagamento dell'acqua a
famiglie poco abbienti; 8.612mila euro di finanziamenti ai vari Comuni a cui si
aggiungono 7.029mila euro per impianti sportivi. Inoltre 150milioni di euro per
lo sviluppo delle strade e 110milioni per le scuole. Tra i progetti più
interessanti, Cusani ha citato quelli relativi al miglioramento delle strade e
il progetto «angeli custodi» contro la mendicità. Poi uno sguardo al futuro.
«Il primo obiettivo se sarò rieletto? Nel primo Consiglio utile, voteremo il
progetto della "Regione delle Province". Chiederemo cioè che Roma
abbia una propria potestà legislativa e altre Provincie autonome. Per questo
chiederemo al Parlamento di indire un referendum». Poi le stoccate politiche.
Agli «amici», innanzitutto. «Siamo oggetto di attacchi anche da rappresentanti
istituzionali e questa è una anomalia. Spero che Macci si candidi, che abbia il
coraggio di farlo fino in fondo e non sia tutta una tattica per chiedere
qualcosa al Pdl». Quindi il Pd: «L'anomalia del centrosinistra è che non ha
candidato chi ha fatto opposizione per cinque anni, e cioè Guidi, che aveva il
diritto di veder giudicato il suo lavoro dagli elettori».
(
da "Tempo, Il"
del 08-04-2009)
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stampa
L'intervistaAlessandro Addari, uno dei due imprenditori abruzzesi a Mosca: «I
lavoratori ci aiutino» «Ognuno deve mettere da parte i propri interessi»
dall'inviato MOSCA Si divide tra i computer messi a disposizione
dall'organizzazione, per controllare se in posta elettronica è arrivato qualche
nuovo messaggio, e la sfilza di incontri - ben dieci - che gli hanno chiesto
potenziali clienti russi. Lui, Alessandro Addari, è uno dei due imprenditori
abruzzesi dei quasi cinquecento che hanno preso parte alla missione in Russia.
Ma è anche presidente dei giovani di Confindustria di Pescara. E così, se da un
lato dà uno sguardo al business dall'altro è attento al terremoto che ha scosso
la sua terra. Addari, cominciamo dalla sua azienda. Ha subito danni? «No,
nessun danno per fortuna. Noi siamo sulla costa e il terremoto si è avvertito
ma niente rispetto a quello che è successo a L'Aquila. Devo dire che l'altro
imprenditore che è qui, Meschini, che è anche il mio vice in Confindustria, non
ha avuto problemi con l'azienda che pure è a Pescara. Mentre invece ne ha avuti
a casa». Perché? «Perché lui abita a Penne, la sua famiglia l'ha avvertita
forte la scossa. Moglie e figli, ne ha due di uno e tre anni, hanno dormito in macchina».
Il ministro Scajola afferma che il 60% del sistema produttivo abruzzese è
attualmente fermo. «Penso sia così. Mi risulta che proprio in queste ore la
nostra organizzazione ha inviato una nota a tutti gli associati con la quale si
chiede di far conoscere danni e problemi. L'importante ora è non fermarsi.
Credo che un computo reale e complessivo si potrà fare solo nei prossimi
giorni». E la sua stima? «Non sono in grado di farla. Mi giungono notizie di
fabbriche distrutte. Però penso sia giusto che la priorità ora sia anzitutto
tirare fuori chi è ancora sotto le macerie, gli sfollati, chi ha perso tutto».
E dopo? «Dopo si vedrà. Bisognerà prima fare questa stima che le dicevo».
Secondo lei per le imprese quali saranno le maggiori priorità? «Si dovrà prima
fare la ricognizione per capire che cosa è successo, dopo si potrà stendere un
elenco. Stiamo affrontando un momento drammatico. C'è una crisi economica molto
forte a cui si aggiunge questa tragedia». Come se ne esce? «Tutti assieme. C'è
una sola vera possibilità e questa è che tutti si mettano ai remi andando nella
stessa direzione. Penso anzitutto a lavoratori e imprenditori. È necessario
mettere da parte gli interessi di ciascuno e procedere tutti assieme». E poi?
«Penso anche alle imprese. Bisogna mettere da parte le concorrenze, mettere da
parte la competition che pure è naturale, e cercare le sinergie possibili». Il
governo può fare qualcosa in questo senso? «Può promuovere questo processo». Un
po' come è avvenuto qui a Mosca, con questa missione? «Non c'è dubbio. Il fatto
che si muovesse il governo al massimo livello, e dunque le associazioni di
categorie pure al top con la nostra presidente Marcegaglia, le grandi imprese;
ecco, tutto ciò assieme ha fatto in modo che anche le piccole e medie imprese
partissero all'attacco di questo mercato». I problemi però
ci sono: burocrazia,
lentezza, corruzione. «Sicuramente. Vorremmo avere per esempio una maggiore
certezza nella trasparenza della burocrazia. A un mio collega è stato chiesto il certificato fitosanitario
per un trattore. L'importante però è avere le istituzioni a fianco.
Tutte le istituzioni assieme. Quando l'Italia si muove così, come un unico
sistema in blocco, non ha rivali». F. d. O.
(
da "Riformista, Il"
del 08-04-2009)
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Lo
Storytelling è come i blog, non letteratura RISPOSTA A WU MING 2. L'autore del saggio sulle
nuove pratiche di scrittura risponde allo scrittore. Alla letteratura resta il
potere di trasgressione rispetto alle macchine narrative industriali. Anche
Delillo da copywriter ha rifiutato di «far digerire l'inaccettabile raccontando
storie semplici». Per Kafka, l'arte era una parola necessaria contro la mania
epistolare, oggi diventata autoBlografia, storie che «possono essere anche
prigioni». di Christian Salmon Caro Wu Ming 2, se si prescinde dal tono un po'
arrogante del suo articolo, vi si possono trovare due elementi: una presa di
posizione e un interrogativo. La posizione è quella tipica delle persone a cui
non la si dà a bere. Come disse Deleuze, ogni volta che si presenta un fenomeno
inedito o impensato, c'è sempre qualcuno che afferma: «niente di nuovo sotto al
sole». L'interrogativo sollevato dal suo articolo - posto però in maniera
trasversale - è più interessante: il problema «strategico» di cui ha parlato
Kafka alla fine della sua vita, ovvero cosa succede al racconto e
all'esperienza quando trionfano «le relazioni fantomatiche tra gli uomini». Ma
torniamo di nuovo alla presa di posizione: niente di nuovo sotto al sole?
Quando si decide di esplorare l'immenso territorio coperto dai riferimenti allo
storytelling, si può scoprire una varietà di nuove pratiche, di tecniche e di
usi della narrazione. Si tratta di un concetto multiforme e nomade, che
comprende anche tecniche di controllo e di comando. Lo storytelling (non
soltanto l'arte di raccontare) è anche talvolta il prodotto e il sintomo
dell'apparizione di un nuovo spazio contraddittorio in cui, come dico nel mio
libro, forze sociali e istituzioni, narratori e contro-narratori, tecniche di
codificazione e di formattazione si contrappongono o collaborano, per non
dimenticare la parola frammentata che freme. Non esprime dunque lo storytelling
l'antica esigenza dell'uomo di raccontarsi, di identificarsi, di dare un senso
alle proprie esperienze attraverso la narrazione, che ha conosciuto - grazie
alla rete - un nuovo spazio e un pubblico di lettori estendibile all'infinito?
O piuttosto si tratta solo di una nuova moda manageriale che nasce ciclicamente
? Assistiamo così a un'ombra minacciosa di un nuovo Grande Fratello, che
avrebbe messo in liquidazione le sue vecchie macchine ottiche di sorveglianza
per sostituirle con tecniche anonime di tracciamento e di simulazione?
Effettivamente, è forte la tentazione di pensare che, sotto la superficie di
questi innumerevoli racconti, si esercitino le forze del potere, come una regia
generale per orchestrare le azioni e le emozioni degli individui. Una nuova
fase di controllo sociale, che aggiungerebbe ai dispositivi studiati da
Foucault e Deleuze un potere narrativo per influenzare direttamente
l'immaginario individuale. Questa trasformazione è osservabile a quattro
livelli. 1) A livello microeconomico d'impresa, lo storytelling è invaso dalle
tecniche di produzione e di vendita. Disegna modi di azione e disposizioni di
controllo il cui scopo è rispondere a una crisi generale della partecipazione,
e alla necessità di una mobilitazione permanente degli individui. Le tecniche
di storytelling intervengono anche all'interno delle organizzazioni, per
convertire schemi o piani organizzativi in comportamenti individuali. Sono
pratiche di configurazione concreta del comportamento ma anche gestione dei
flussi emotivi, degli investimenti affettivi. 2) A livello giuridico-politico,
lo storytelling ispira nuove tecniche di potere che determinano il
comportamento degli individui, sottomettendoli a determinati fini grazie alla
ripartizione dei territori, alla telesorveglianza e alla profilazione narrativa
resa possibile incrociando i dati degli schedari. È l'equivalente di quello che
Foucault aveva scoperto e qualificato come potere della scrittura alla nascita
delle società regolamentate (comparsa dei registri, degli schedari), e che oggi
si estenderebbe con un potere narrativo capace non solo di registrare i
movimenti, i fatti, i gesti degli individui, ma anche di prevederne il
comportamento, di anticiparne la storia. 3) A livello macropolitico si constata
come si moltiplichino i riferimenti al racconto a scopo di legittimazione: un
discorso di convalida delle pratiche sociali e dell'ordine sociale in cui
queste pratiche si iscrivono, così come si esprimono nei discorsi degli uomini
politici. Questo tipo di storytelling (storytelling come etica che si oppone
allo storytelling come prassi dei livelli 1 e 2) ha lo scopo di giustificare e di
coinvolgere le masse, di sincronizzare e di mobilitare individui ed emozioni. È
il lavoro degli storyspinner dei candidati e delle agenzie di lobbying e di
narrazione politica. 4) A livello individuale, lo storytelling si manifesta
anche nelle nuove tecniche di scrittura e di gioco per applicazioni sempre
nuove (blog, chat, giochi interattivi on-line) che permettono agli individui di
prolungare l'azione regolatrice dei poteri con comportamenti di autoverifica e
autocontrollo. Questa messa in discorso dell'esistenza da parte dell'individuo
stesso rende generale un nuovo modo di identificazione: un'
autorappresentazione del sè che è al tempo stesso scrittura ed esibizione. Un
autocontrollo narrativo degli individui: autobiografie, webcam, second life.
Vengo ora alla domanda posta, a mio parere, dal vostro articolo. Che cosa può
fare la letteratura di fronte a queste nuove pratiche narrative? E anche: come
definire la letteratura quando gli eventi di vera scrittura crollano e
abbandonano il quadro rassicurante della forma libro per migrare in
innumerevoli eventi digitali, mescolando il supporto cartaceo allo schermo? La
mia ipotesi è questa: lo storytelling non si pone alla fine della letteratura,
ma al suo principio. Non sotterra il romanzo, lo stimola, e questo è vero fin
dal primo grande romanzo moderno che non può essere capito se ci si estrania da
questa dimensione polemica verso lo storytelling dell'epoca. Don Delillo
ricordava recentemente in un'intervista il suo primo lavoro in pubblicità: «Era
veramente un lavoro privo di interesse. Dovevo scrivere delle storie il cui
obiettivo finale era vendere un prodotto. Non ho mai firmato film pubblicitari
importanti, certamente perchè ero già perplesso in partenza. Questo mi ha
insegnato a non fidarmi della tecnica dello storytelling impiegata oggi dai
nostri uomini politici; per far digerire l'inaccettabile, raccontano storie
semplici, in cui ciascuno può riconoscersi». Don Chisciotte non è forse una
macchina da guerra contro il romanzo di cavalleria, che pretendeva di imporre
alle coscienze un modo di vita e un modello comportamentale? Una Spagna
fantomatica impastoiata dai suoi miti cavallereschi. Il romanzo Madame Bovary
non è che un'offensiva contro il potere di smarrimento dei romanzi sentimentali
di cui Emma si nutriva. Flaubert ha prodotto una nuova forma d'identificazione,
divenuta usuale oggi, nell'era di Second Life, frutto della pietrificazione
dell'esperienza umana nei cliché romanzeschi e nelle storie chiavi in mano. «Le
storie possono essere prigioni», avverte David Boje, uno dei sociologi dello
storytelling delle organizzazioni. Anche la psicanalisi lo conferma. La visione
di Kafka è la più lungimirante. Non la burocrazia. O il totalitarismo. I
fantasmi! E il più grande e il più furtivo di tutti i fantasmi: quello nascosto
«sotto la mano che scrive», la mania epistolare secondo lui, diventata
autoBlografia con l'esplosione dei blog (nasce un blog al secondo, il 70% sono
blog narrativi). In Kafka, i fantasmi hanno questo strano potere di
«restituire le parole nella mano» di chi scrive. Per Kafka, la sola
giustificazione dell'arte era ricreare incessantemente le condizioni di una
vera comunicazione da essere a essere, contro «lo sviluppo di relazioni
fantomatiche tra gli uomini» da cui era gravato, a suo parere, lo slancio
tecnologico della sua epoca (la posta, il telefono, la telegrafia). Che direbbe
oggi di fronte all'esplosione di Internet? Kafka ha rinnovato la nostra
immagine dei fantasmi. Ha tolto loro le lenzuola ridicole e un po' sporche per
il lungo uso. È stato il primo a scovarne la presenza all'interno delle
macchine. Ogni rivoluzione tecnologica (il passaggio dall'orale allo scritto,
l'invenzione della stampa, la registrazione del sonoro) ha imposto una nuova
forma di storytelling, una rivoluzione industriale di forme e di usi narrativi.
La più recente (l'informatica e il web) sarebbe solo la più potente e la più
perversa, per la potenza e l'universalità delle sue tecniche di penetrazione
nelle coscienze. Il mio libro non è un manifesto contro la narrativa (qualunque
narrativa), come sembrate credere; al contrario, è una difesa della
letteratura, dei suoi poteri di trasgressione e dei suoi poteri cognitivi nel
nuovo campo di battaglia che si è aperto dopo la metà degli anni 90. Un campo
dove si oppongono discorsi a contro-discorsi, finzioni del potere e
contro-narrazioni, il nuovo ordine del potere e le linee di fuga di Deleuze. Un
aggravarsi senza precedenti, caro Wu Ming 2, della lotta a cui si dedicano, fin
dai tempi di Cervantes, la letteratura e le macchine narrative industriali. La
macchina storytelling di oggi rende solo più urgente, più difficile e più
esemplare la lotta contro il fantomatico, tipico dell'esistenza umana, che si
manifesta in particolare nella pietrificazione della vita nei cliché
romanzeschi. Il rifiuto di una simile industrializzazione dei racconti di vita
non è mai stato così necessario, e non solo per ragioni estetiche o morali, la
difesa della "buona letteratura" o della "vera verità", due
feticci di cui quasi ringrazieremmo il mercato di averci liberato, se non si
trattasse proprio di questo. Ma sono in gioco il linguaggio e la possibilità di
difendersi contro la gestione politica dei desideri e dei corpi. È un canto e
un grido contro le restrizioni delle condizioni dell'esperienza, contro la
pietrificazione che istupidisce la vita. 08/04/2009
(
da "Messaggero, Il
(Frosinone)" del 08-04-2009)
Pubblicato anche in: (Messaggero,
Il (Latina))
Argomenti: Burocrazia
Mercoledì
08 Aprile 2009 Chiudi di MONICA FORLIVESI Una Provincia per la persona. E'
questa l'amministrazione provinciale voluta da Armando Cusani, quella che ha
tentato di costruire in questi cinque anni di governo, una Provincia "al
servizio della comunità", come scrive sull'opuscolo in cui ha raccolto per
capitoli e riassunto il lavoro del suo primo mandato da presidente. «Se mi
chiedete se sono soddisfatto pienamente vi dicono di no - dice sfogliando il
depliant azzurro - si può fare sempre di più, ma questo è il massimo che siamo
riusciti a fare, per il nostro impegno e per le nostre capacità». Sceglie
l'estrema sintesi il presidente Cusani in questo primo bilancio di fine
mandato, i particolari li lascia alle conferenze che faranno gli assessori: settore
per settore. Il principale nodo da sciogliere? Il sistema
delle burocrazie, risponde senza esitazione, «va migliorato, ci sono
investimenti che non siamo riusciti a realizzare per via di iter
interminabili». Aggiunge però che in questi cinque anni in via Costa sono
cambiate tante cose: «Non c'era un geometra assunto nell'amministrazione quando
sono arrivato, i precari erano l'asse portante, ora abbiamo stabilizzato
i lavoratori e puntato sulla formazione, chi arriverà dopo di noi troverà una
struttura al massimo dell'efficienza. Siamo una delle pochissime Province
italiane ad aver approvato il consuntivo, non lasciamo nulla in sospeso dal
punto di vista amministrativo». Poi lo sguardo verso le prossime elezioni. Se
lo aspettava un panorama così frastagliato, con il capogruppo del Pd in
Provincia Domenico Guidi che si candida autonomamente dal suo partito e Umberto
Macci che si candida contro di lei? «Sono preoccupato del fatto che chi fa un
lavoro per cinque anni, come ha fatto Guidi, non venga ringraziato ma messo da
parte. Chi ha fatto un lavoro di opposizione per cinque anni ha diritto di
essere candidato, anche per vedere se gli elettori condividono le sue battaglie
o meno. Questa è l'anomalia del centrosinistra. Per quanto riguarda Macci spero
vada fino in fondo, ma deve sapere che se non lo fa e la sua è una strategia
per ottenere qualcosa dal Pdl non lo avrà, non un seggio, niente di niente». Il
primo punto del nuovo programma di governo se sarà rieletto? «La Regione delle
province e la potestà legislativa per Roma Capitale. Se saremo riconfermati
chiederemo al Parlamento italiano di indire un referendum sul tema. E' questa
la Regione che vogliamo, con le province protagoniste del loro sviluppo e non
soffocate da Roma Capitale». Infine il "caso Fondi", con l'invio nei
giorni scorsi da parte del ministro Maroni della richiesta di scioglimento del
Consiglio comunale al Consiglio dei ministri. Cusani allarga le braccia: «Sui
tempi non posso dire nulla, non abbiamo certo chiesto noi di ritardarli, se
avessero deciso a settembre sarebbe stato meglio. Nel merito la nostra
posizione è chiara: politicamente abbiamo sempre difeso gli amministratori di
Fondi perché siamo convinti non ci sia stato alcun comportamento da sanzionare.
Stando ai fatti mi chiedo: se le accuse sono fondate perché il prefetto non ha
sospeso il Consiglio comunale di Fondi? La legge gliene dà facoltà, avrebbe
potuto esercitarla».
(
da "Messaggero, Il
(Abruzzo)" del 08-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Mercoledì
08 Aprile 2009 Chiudi di ANTONELLA CALCAGNI L'AQUILA - Per prima cosa
recuperare tutti i dispersi; poi mettere in sicurezza gli edifici;
successivamente dare avvio alla vita sociale. Questo il protocollo della
Protezione Civile, attuato pedissequamente anche in occasione del terribile
sisma dell'Aquila nel quale hanno perso la vita più di 200 persone. Il recupero
dei dispersi andrà avanti per altre 48 ore a partire dai ieri, come ribadito da
presidente del Consiglio Silvio Berlusconi nella sua seconda conferenza stampa;
Le ricognizioni degli immobili cominceranno dunque nei prossimi giorni e
l'abitabilità o l'inagibilità delle abitazioni sarà stabilita dai sopralluoghi
che effettueranno i Vigili del Fuoco. Sono oltre 15 mila le persone senzatetto.
Solo in pochi saranno coloro che potranno rientrare nelle proprie
abitazioni,non prima, però del sopralluogo dei Vigili. In caso di mancata
agibilità dovrà essere fatto un progetto da sottoporre all'Amministrazione
comunale. I lavori saranno pagati direttamente dallo Stato alla ditta che
eseguirà gli interventi per stati di avanzamento. A spaventare i molti sfollati sono anche i tempi della burocrazia, però. L'unica speranza per il futuro è la celerità nei
sopralluoghi e la certezza dei fondi statali per danni stimati che superano di
gran lunga i 30 milioni di euro. Per gli edifici la cui staticità sarà
giudicata compromessa il presidente del Consiglio ha già previsto la
costruzione di una "new town" nella parte ovest della città.
«Crediamo che molte case dovranno essere abbattute -ha preannuncato l'assessore
alle Opere pubbliche Ermanno Lisi- Del resto l'incolumità dei cittadini deve
essere messa al primo posto anche se ci rendiamo conto che sarà molto doloroso
per i cittadini perdere un pezzo della propria storia». Contrario il presidente
de La Destra, Teodoro Buontempo: «L'Aquila deve essere ricostruita partendo dal
suo centro storico, per far rinascere una città antica su nuove basi
architettoniche. Occorre un piano urbanistico moderno, che permetta alla popolazione
di mantenere vive le sue radici di appartenenza con il territorio. Siamo quindi
assolutamente contrari alla "new town", perché L'Aquila è una città
che custodisce tesori architettonici con solide radici culturali e anche perché
dove sono nate le "new town", queste poi sono diventate
città-dormitorio dove il degrado ha preso il sopravvento. La cosiddetta
L'Aquila 2, sul modello di Milano, è una trovata che ha il sapore della
propaganda e in ogni caso mi sembra inopportuna in questo momento, con il
numero dei morti che continua a crescere e con le mille difficoltà che
incontrano i soccorritori nella loro encomiabile attività nei luoghi colpiti
dal terremoto». Intanto una task force per i Beni culturali sta valutando
invece come procedere per gli ingenti danni inferti dal sisma sui monumenti
cittadini. Sempre nella giornata di ieri gli anziani della casa albergo exx
Onpi sono stati trasferiti in pullman nella residenza del san Camillo di Sora.
(
da "Messaggero, Il
(Umbria)" del 08-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Mercoledì
08 Aprile 2009 Chiudi di VANNA UGOLINI PERUGIA - Adesso, se provate a fargli
raccontare il suo percorso per cercare di curarsi, sorride, con un sorriso un
po' storto, perchè la malattia che da almeno nove anni lo sta facendo soffrire
gli sta spostando le ossa del viso. Ormai la malattia è a uno stadio tale che è
visibile. A non vederla - è il suo grido di dolore - è solo
la burocrazia che, ancora
oggi, «non mi mette in grado di curarmi, nè in Umbria nè in altre regioni
d'Italia». Così ieri Luigi S. ha deciso di restituire la tessera sanitaria al
ministero della Sanità. «Se non c'è cura per me, se devo peregrinare da un
istituto all'altro senza avere la certezza di un percorso di cura, se
devo continuare a spendere migliaia di euro di tasca mia, con il rischio di
capitare in mano a persone non preparate, che bisogno ho del sistema sanitario
nazionale?». Luigi S. è affetto da disfunzione cervico mandibolare, una sorta
di malocclusione della mandibola che provoca, nel tempo, uno spostamento delle
ossa del cranio e poi, via via, di tutto il corpo, fino ad arrivare alla
schiena, alle gambe, con il rischio di rimanere paralizzati. In Umbria sono
stati riscontrati una decina di casi, fino ad ora. Ma prima di arrivare ad una
diagnosi, i malati di questa patologia hanno dovuto passare le mani di parecchi
medici e anche diverse umiliazioni. Sono passati, per molto tempo, per dei
malati immaginari, tanto che un'altra ragazza, anche lei affetta da questa
malattia che le provoca continuamente mal di testa e, anche, problemi all'udito
tali per cui ogni minimo rumore viene percepito in maniera fortissima,
inizialmente sono stati curati con degli psicofarmaci. Luigi S., invece, nella
sua personale e solitaria ricerca di cure che dessero sollievo al suo
quotidiano dolore, ha fondato un'associazione, Arianuova, (www.arianuova.eu) e
ha fatto anche una sorta di scalata (con strascichi giudiziari ancora in corso)
contro il silenzio delle istituzioni sanitarie, Asl e Regione che, lui
sostiene, in questi anni l'hanno lasciato solo. Una trentina di pagine che sono
arrivate, l'11 marzo scorso, anche al ministero della Salute. Che l'ha chiamato
per conoscere la sua posizione. «Io e un'altra signora, siamo andati in
rappresentanza dell'associazione a parlare con la dottoressa Pellegrino, del
ministero, l'11 marzo. E' stato un colloquio che ci aveva dato speranza perchè
ci era stato detto che sarebbero state inviate mail di chiarimenti ad Asl e
Regione. Ma, ad oggi, ancora niente. Anzi, abbiamo chiesto il contenuto del
carteggio fra le due istituzioni ma ci è stato detto che è riservato. Ci era
stato indicato anche il centro odontoiatrico di Amelia, a cui, poi avevo
inviato la mia documentazione sanitaria. Avrei dovuto avere un appuntamento per
domani ma nei giorni scorsi mi ha telefonato il dottor Cannarozzi, del centro,
per dirmi che lì non erano in grado di curarmi, quindi che era inutile che
domani andassi all'appuntamento». Perchè l'Umbria non riesce a curare questo
tipo di malattia? «Perchè le strutture dicono che non possono praticare una
cura di questa malocclusione in quanto manca uno gnatologo in tutta l'Umbria».
Ma non è possibile per gli Umbri che hanno questa malattia curarsi fuori
regione? «Sono andato in un centro di Milano ma mi hanno detto che la cura non
si può fare perchè non sono residente in Lombardia. Ma se l'Umbria non ha un
centro specializzato perchè almeno non fa una convenzione con una struttura in
un'altra regione?». Non sono previsti rimborsi, almeno, per le terapie che
danno sollievo? «Nonostante sia riconosciuto il 76 per cento di handicap grave,
che, secondo la legge, prevede il diritto al rimborso della terapia, non ho
ricevuto rimborsi». Non solo dunque, qui non c'è la possibilità di curarsi per
chi ha questa possibilità ma la Regione non indica nemmeno un percorso di cura.
Con il rischio, concreto, di finire in mano a medici poco professionale, che
vanno per tentativi. Proprio come è successo a F., una ragazza anche lei
affetta dalla stessa malattia. Non sopportando più il dolore si è fatta operare
in un centro privato a Roma. Che, anzichè curarla, le ha tolto ogni, con
l'intervento, ogni speranza di guarire. «Allora, a cosa mi serve la tessera
sanitaria?».
(
da "Sole 24 Ore, Il"
del 08-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Il
Sole-24 Ore sezione: PRIMA data: 2009-04-08 - pag: 1 autore: SOLIDARIETà ED
EFFICIENZA Protezione civile, immagine vera del Paese di Giorgio Santilli U n
milione e 300mila volontari registrati da 2.500 associazioni, con 60mila unità
sempre pronte per rispondere alla chiamata operativa. Settecento dipendenti in
organico ma anche il coordinamento con pieni poteri di tutti i corpi dello
Stato nelle situazioni di emergenza. Un bilancio ordinario di 1,6 miliardi (in
riduzione rispetto al 2008) di cui solo l'8% effettivamente manovrabile. Ma
anche contributi straordinari come quelli per la gestione del G-8 della
Maddalena. Sono alcuni dei numeri della holding Protezione civile «modello
Bertolaso », alla prova in questi giorni con la prima vera sfida di una catastrofe
naturale di grandi dimensioni, assai diversa per scala dai rifiuti campani o
dalla piena del Tevere. Non mancano le polemiche, inevitabili in tragedie di
queste dimensioni, come quelle sui ritardi nell'organizzazione delle tendopoli
o sulla prevedibilità del terremoto aquilano. Ma anche queste polemiche
sembrano destinate a lasciare il campo alla solida operosità della macchina
messa in piedi da Guido Bertolaso. Che ha i poteri e mostra l'autorevolezza per
mettere insieme le forze migliori del Paese: eroi del terzo millennio come sono
gli angeli della polvere di questi giorni, i vigili del fuoco, i militari in
missioni delicate. E lo fa senza burocrazia e senza clamori, con un gioco di squadra che è stato rodato
attraverso allenamento costante ed esercitazioni dure cui sono chiamate gli
uomini della holding, con le loro articolazioni "federaliste" sul
territorio. La forza di questo modello sta nei pieni poteri dell'amministratore
delegato, nella catena corta di comando, nella deroga a ogni
imbrigliatura legislativa o burocratica, nella capacità di coordinamento
discreto di settori ampi dello Stato che hanno via via accettato più
consapevolmente di sottoporsi al comando del super- commissario. Non è un caso
che proprio intorno a Bertolaso e alla sua azione si registri un inedito
tentativo di unità nazionale anche fra le forze politiche. Certamente c'è la
gravità della situazione a consigliare di mettere via le posizioni di parte. Ma
a cementare questo dialogo, per una volta non urlato, c'è una figura assolutamente
bipartisan, un uomo dello Stato che tutti riconoscono. Continua u pagina 5 l'articolo prosegue in altra
pagina
(
da "Sole 24 Ore, Il"
del 08-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Il
Sole-24 Ore sezione: ECONOMIA E IMPRESE data: 2009-04-08 - pag: 19 autore:
Competitività. La presidente Marcegaglia sostiene l'ingresso della Federazione
nell'organizzazione mondiale del commercio «Al più presto la Russia nella Wto»
Pieno successo a Mosca della missione economica di Confindustria-Ice-Abi
Nicoletta Picchio MOSCA. Dal nostro inviato La Russia chiama, sollecitando
maggiori investimenti italiani, e Confindustria risponde: non solo con gli
accordi appena firmati e con gli oltre mille imprenditori presenti in questi
giorni nella missione italiana nella Federazione russa, ma anche con l'appoggio
politico nelle partite che il Cremlino ha a in gioco a livello internazionale.
Prima tra tutte l'adesione al Wto: la presidente Emma Marcegaglia è stata
esplicita: «Siamo e saremo al vostro fianco in tutte le sedi internazionali nel
percorso di adesione all'Organizzazione mondiale del commercio ». Ma anche nel
rendere la Russia membro effettivo dell'Ocse e realizzare rapporti più stretti
con la Ue. L'adesione alla Unione europea «in questa fase è prematura », ma i
rapporti bilaterali devono essere più stretti: «L'Italia può essere la voce che
porta la Ue a stringere rapporti più forti con la Russia», ha detto la
Marcegaglia al Forum istituzionale di ieri, a Mosca, presenti i ministri russi
delle Finanze, Aleksey Kudrin e dell'Industria Viktor Khristenko, e
nell'inconto al Cremlino, ieri pomeriggio, con il presidente Dmitri Medvedev.
Ed ha indicato una prima occasione: il G8 delle imprese che si terrà a fine
aprile in Sardegna. è un riconoscimento dell'importanza della Russia come
protagonista dell'economia mondiale e come «partner strategico». Un passaggio
fondamentale «per aumentare gli investimenti reciproci» e far diventare
l'Italia primo Paese fornitore della Federazione russa, come ha detto anche il
ministro dello Sviluppo, Claudio Scajola. L'interesse imprenditoriale c'è: la
missione in Russia di Governo, Confindustria, Abi ed Ice, è la più grande mai
realizzata, a riprova della volontà delle imprese di reagire alla crisi. Sono
6.500 gli incontri faccia a faccia tra imprese tra la tappa di Mosca e le
successive quattro (Ekaterinburg, San Pietroburgo, Novosibirsk, Krasnodar) di
oggi. Ed è costata al sistema italiano, ha detto Scajola, 2 milioni e mezzo di
euro. Tutto il calendario è stato confermato, nonostante l'assenza di Silvio
Berlusconi, rimasto a Roma per il dramma del terremoto. Se gli scambi
commerciali sono saliti dal 2007 al 2008 dell'11%, ha detto la Marcegaglia, per
quello che riguarda gli investimenti direttiin Russia c'è ancora molto da fare.
Anche a causa delle barriere al mercato che ancora esistono e alla burocrazia. Sia il primo ministro
Vladimir Putin, che ha concluso il Forum, sia i ministri russi hanno tracciato
un piano di riforme fiscali e nuove misure per attratte investimenti, come le
zone speciali (vedi articolo in pagina). Ma per la Marcegaglia va fatto un
ulteriore passo avanti: «L'adesione della Russia al Wto potrebbe giocare un
ruolo importante nello sbloccare il Doha Round e dire no al
protezionismo ». Non solo: «Inserire la Russia in un contesto di regole
riconosciute a livello internazionale potrà facilitare gli investimenti delle
imprese italiane». Tutti temi che sono stati riaffrontati ieri pomeriggio, al
Cremlino, nell'incontro tra il presidente Dmitri Medvedev e la delegazione
imprenditoriale. Quasi due ore di colloquio, con una parentesi a tu per tu tra
Medvedev e Marcegaglia. La presidente ha ipotizzato con Medvedev una
partnership per aumentare gli investimenti russi in Italia, di dare un seguito
settoriale alla missione e lo ha informato di aver invitato a Roma
l'associazione degli imprenditori russi. Forse, ha detto il presidente
Alexander Shokhin, verranno il prossimo anno: da subito ci sarà comunque un
desk in Confindustria e uno a Mosca per il follow up della missione. Se il
Governo russo vuole fare crescere un tessuto di piccole e medie imprese,
mutuando da noi il sistema dei distretti, secondo la Marcegaglia «L'Italia può
essere un benchmark importante ».Tra i settori in potenziale crescita c'è il
turismo: si potrebbe salire, stima Daniel Winteler, presidente di Federturismo
e numero uno di Alpitour Group, ad un milione di arrivi al giorno rispetto ai
400mila di oggi. Ma bisogna liberalizzare le rotte aeree, aprendo ai charter e
superando l'accordo Alitalia- Aeroflot degli '60. Vanno resi più facili i
visti, che ancora hanno bisogno di due-tre settimane, andando avanti nel
processo di modrenizzazione del Paese, che è la condizione essenziale per la
crescita economica. © RIPRODUZIONE RISERVATA LA MISSIONE Nella fotografia a
fianco il presidente russo, Dimitrij Medvedev (a destra) con il presidente
della Piccola Industria di Confindustria, Giuseppe Morandini e il presidente
dell'Abi, Corrado Faissola. Nell'immagine in alto, il presidente di
Confindustria, Emma Marcegaglia, che ha guidato la missione economica, e al suo
fianco il ministro delle Sviluppo economico Claudio Scajola PRIMO BILANCIO Sono
stati oltre 6.500 gli incontri bilaterali delle imprese italiane per intese
industriali e commerciali
(
da "Eco di Bergamo, L'"
del 08-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Casa
Amica, ok alla Fondazione In Provincia contraria solo la Lega --> Mercoledì
08 Aprile 2009 PROVINCIA, pagina 28 e-mail print Via libera della Provincia
alla trasformazione in Fondazione di Casa Amica Casa Amica «isola» la Lega.
Ieri in Consiglio provinciale (apertosi con un minuto di raccoglimento per le
vittime e gli sfollati del terremoto abruzzese, e la decisione di devolvere
all'emergenza il gettone di presenza) è passata la delibera per la
trasformazione in Fondazione dell'Associazione che dal '93 si occupa del
disagio abitativo. Contrari solo i consiglieri del Carroccio, i cui emendamenti
all'ordine del giorno (discussi uno per uno) sono stati tutti bocciati. Con
giallo sul finale. Il display segnalava cinque voti contrari, ma in aula
c'erano solo quattro consiglieri lumbard. «Non è che ci sono i pianisti pure
qui?», ha fatto notare Vittorio Armanni (Rifondazione). Il risultato non
cambia. Le richieste avanzate dal capogruppo Alberto Piccioli Cappelli -
«limite dell'attività al territorio bergamasco; pari dignità nell'accesso alle
abitazioni (50% agli italiani e 50% agli stranieri); criteri più definiti per
l'assegnazione; controllo degli investimenti della Fondazione, che rischia di
trasformarsi in una grande immobiliare, con passaggio degli atti negli
organismi consiliari degli enti pubblici che vi partecipano» - sono state
respinte da centrodestra e centrosinistra. Particolari tensioni tra Forza
Italia (compatta nel votare contro, eccezion fatta per Davide Morandi che si è
astenuto su gran parte degli emendamenti) e Lega. In aula sono arrivati gli
strascichi del «botta e risposta» in corso sulla candidatura di Ettore Pirovano
alla presidenza della Provincia. Con scambi diciamo non proprio di cortesia tra
azzurri e Piccioli Cappelli. «Preferiamo esserci in Casa Amica e incidere,
anziché tirarci fuori e lanciare improduttivi urli alla luna. Siete altezzosi»,
ha detto il capogruppo di Forza Italia Antonio Martinelli, rispondendo alla
Lega che aveva provocato: «Diteglielo voi ai bergamaschi quando avranno 34
alloggi su 234 o in Consiglio passerà qualche bilancio in rosso». All'attacco
l'Udc: «Non esistono distinzioni tra i poveri. Come può la Lega, che sostiene di snellire la burocrazia, rallentare con le sue proposte l'attività di Casa Amica?». E
del Pd: «Sorprende che la Lega che sbandiera federalismo, sicurezza e
sburocratizzazione, proponga emendamenti miopi e ideologici, che anziché
proteggere il territorio lo rendono più insicuro non affrontando il problema
abitativo». Favorevole alla delibera Ermanno Gavazzi (Pensionati) «anche
se la Provincia ha fatto troppo poco per il disagio abitativo». Un distinguo è
arrivato da Mario Gandolfi, capogruppo di An: «Casa Amica non è al vertice
delle mie simpatie e non si può negare che alcune modifiche statutarie proposte
dalla Lega siano condivisibili e dovrebbero diventare raccomandazioni per la
Fondazione. Approvare anche solo un emendamento, ora, però, significherebbe
bloccare un processo già avanzato». La trasformazione in Fondazione avverrà
infatti nell'assemblea straordinaria del 16 aprile, e le amministrazioni
comunali coinvolte (Palafrizzoni compreso) hanno già deliberato in tal senso.
Spiega l'assessore provinciale al Bilancio Bruno Rizzi: «La Provincia ha
concesso a Casa Amica otto appartamenti in comodato gratuito, perché partecipa
a tre progetti che riguardano i rifugiati politici, chi è in mobilità per
lavoro dal Sud al Nord e le famiglie monoparentali; ha inoltre versato 100 mila
euro per entrare nella Fondazione. Di fatto Casa Amica diventa un ente di
diritto privato, approvare gli emendamenti della Lega avrebbe significato
bloccarne l'attività, vincolandola al parere dell'ente pubblico». Con stoccata
politica finale: «E non venite a dire che ho fatto l'inciucio col Pd solo
perché su questo argomento siamo d'accordo». Benedetta Ravizza 08/04/2009
nascosto-->
(
da "Sole 24 Ore, Il
(Nord Est)" del 08-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Nord-Est
sezione: EST data: 2009-04-08 - pag: 16 autore: Edilizia. Nuovi mercati
decisivi per le aziende artigiane Bolzano spinge sull'export BOLZANO Mirco
Marchiodi Novemila addetti (il 5% dell'intera occupazione altoatesina), oltre
5mila aziende (il 13% del totale) e un fatturato annuo sul milione di euro. Il
settore dell'edilizia artigiana è uno dei più importanti in Alto Adige, ma il
sensibile calo degli incarichi – pubblici e soprattutto privati – preoccupa e
induce a puntare di più sull'export. E così per la prima volta le nove
categorie professionali del settore – muratori, carpentieri, conciatetti,
piastrellisti, fumisti, pittori, scalpellini, pavimentisti e movimento terra –
hanno dato vitaa un congresso unitario. «Un segnale – spiega Markus Bernard,
presidente della sezione edile dell'Associazione provinciale artigiani – che
evidenzia quanto in questo momento serva unità ». Le richieste alla politica
sono riconducibili a un semplice slogan: «Meno burocrazia, più appalti». Sotto la
normativa sulla sicurezza con la tanto contestata legge 626 («siamo i primi ad
essere interessati alla salute dei nostri dipendenti, ma il carico burocratico
richiesto anche alle microimprese è insostenibile, senza contare l'eccessività
delle sanzioni, che ogni anno costringono alla chiusura una decina di imprese,
accusa Bernard), mentre viene valutato positivamente il fatto che il 96,7%
degli appalti provinciali venga affidato a imprese locali (per un importo di
238 milioni, l'86% del totale, segno che le aziende da fuori si aggiudicano
spesso gli appalti maggiori). Non piace, invece, il piano casa straordinario –
con la costruzione di mille alloggi per il ceto medio – che la Provincia
intende realizzare investendo 200 milioni. «In questo modo –sostiene Bernard
–si mette in ginocchio il mercato immobiliare privato e noi finiamo relegati
nel ruolo dei subappaltatori ». Replica il presidente della Provincia, Luis
Durnwalder: «Gli alloggi servono e li realizzeremo. Però potremmo costruirne
solo una parte, acquistando il resto sul mercato». Lo stesso Durnwalder ha
peraltro rivolto un chiaro invito agli imprenditori: «Negli anni Sessanta i
poveri eravamo noi, ma ci siamo dati da fare. Fino ad oggi in Alto Adige c'è
sempre stato da costruire. Ora è arrivato il momento di guardare a nuovi
mercati, di cercare lavoro anche fuori provincia, come fanno le aziende che
partecipano alle nostre gare». In effetti, l'edilizia è uno dei settori in cui
l'export incide meno: l'1% del fatturato complessivo contro il 90%dell'Alto
Adigee il 9% del resto d'Italia. Tra chi si è mosso anche fuori dei confini
altoatesini c'è la NiederstÄtter di Bolzano, azienda che si occupa di vendita e
noleggio di macchine per il movimento terra. La presidente, Maria
NiederstÄtter, condivide le parole del governatore: «Da sempre l'artigianato
altoatesino si contraddistingue per la sua qualità. Abbiamo le carte in regole
per affermarci anche su mercati diversi da quello locale ». Ci crede anche il
collegio edile, che assieme a Eos, l'azienda speciale che si occupa proprio di
export, sta mettendo a punto un programma che dovrebbe aiutare anche le aziende
più piccole ad accaparrarsi appalti fuori dai confini nazionali.
Particolarmente interessanti per l'edilizia altoatesina vengono ritenute la
Slovacchia e la Romania. © RIPRODUZIONE RISERVATA
(
da "marketpress.info"
del 08-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Mercoledì
08 Aprile 2009 PALMENTO EUROPEO: VERSO UNA DIRETTIVA CONTRO TUTTE LE
DISCRIMINAZIONI Bruxelles, 8 aprile 2009 - Il Parlamento si è espresso riguardo
alla direttiva sulla lotta alla discriminazione basata su religione,
disabilità, età o orientamento sessuale, per rendere effettiva la parità di
trattamento nell´assistenza sociale e sanitaria, nell´istruzione e nell´accesso
a beni e servizi, come gli alloggi. Chiede di precisare le norme sugli gli
obblighi di banche e assicurazioni quando discriminano in base all´età e
sull´accesso alle scuole religiose, nonché di rafforzare i diritti dei
disabili. Il Parlamento auspica anche l´esclusione dalla direttiva delle
disposizioni nazionali sulla famiglia, la laicità dello Stato, l´istruzione e
la pubblicità. Chiede poi ai governi di adottare le misure necessarie affinché
il danno subito a causa di una discriminazione sia effettivamente indennizzato
o risarcito. Approvando con 363 voti favorevoli, 226 contrari e 64 astensioni
la relazione di Kathalijne Buitenweg (Verdi/ale, Nl), il Parlamento accoglie
con favore la proposta di direttiva che stabilisce un quadro generale per la
lotta alla discriminazione per motivi di religione o convinzioni personali,
disabilità, età od orientamento sessuale, al fine di rendere effettivo negli
Stati membri il principio di parità di trattamento anche in campi diversi
dall´occupazione, completando altri provvedimenti che vietano tali
discriminazioni nella sfera professionale. Propone però molti emendamenti volti
a rafforzarne la portata. Ma la proposta di respingere in toto la proposta -
perché «non rispetta il principio di sussidiarietà e comporterebbe
una dose sproporzionata di burocrazia» - è stata bocciata dall´Aula con 273 voti favorevoli e 356
contrari. Il Parlamento è solo consultato su questa materia, mentre al
Consiglio è necessaria l´unanimità per adottare il provvedimento. La proposta
di direttiva pone un divieto di discriminazione da applicare a tutte le persone
sia del settore pubblico che del settore privato, compresi gli organismi
di diritto pubblico, per quanto attiene alla sicurezza sociale e all´assistenza
sanitaria, alle prestazioni sociali, all´istruzione e all´accesso a beni e
servizi disponibili al pubblico e alla loro fornitura, inclusi gli alloggi. I
deputati chiedono di includere esplicitamente anche i trasporti e di escludere
le transazioni tra privati che non costituiscono un´attività commerciale o
professionale. Propongono inoltre di applicare il divieto all´affiliazione e
all´attività in associazioni nonché alle prestazioni erogate da tali
organizzazioni. La proposta, è precisato, non riguarda le differenze di
trattamento basate sulla nazionalità e non pregiudica le disposizioni e le
condizioni relative all´ingresso e al soggiorno di cittadini di paesi terzi e
di apolidi nel territorio degli Stati membri. Lascia anche impregiudicate «le
normative nazionali in materia di stato coniugale o di famiglia, inclusi i
diritti di riproduzione». Ma il Parlamento chiede di modificare questo
principio sancendo che la direttiva «non modifica la ripartizione delle
competenze tra l´Unione europea e i suoi Stati membri, anche nel settore del
diritto coniugale e di famiglia». Su proposta del Ppe/de, i deputati precisano
inoltre che la direttiva «non si applica agli ordinamenti nazionali che
garantiscono la laicità dello Stato, delle istituzioni o degli organismi
statali, dell´istruzione o riguardanti lo status, le attività delle chiese e di
altre organizzazioni fondate su una religione o convinzione». Chiedono inoltre
di non applicare la direttiva ai «contenuti dell´insegnamento, alle attività e
all´organizzazione dei sistemi d´istruzione nazionali». La direttiva non
dovrebbe nemmeno essere applicata ai settori della pubblicità e dei media. Allo
scopo di assicurare l´effettiva e completa parità, gli Stati membri possono
anche mantenere o adottare misure specifiche per evitare o compensare svantaggi
connessi alla religione o alle convinzioni personali, alla disabilità, all´età
o all´orientamento sessuale. Le tipologie di discriminazione - La direttiva
statuisce che vi è "discriminazione diretta" quando, per uno
qualsiasi dei citati motivi, «una persona è trattata meno favorevolmente di
quanto sia, sia stata o sarebbe trattata un´altra in una situazione analoga».
Sussiste invece "discriminazione indiretta" quando «una disposizione,
un criterio o una prassi apparentemente neutri possono mettere persone di una
determinata religione o convinzione, con una disabilità, di età o di
orientamento sessuale in una posizione di particolare svantaggio rispetto ad
altre persone». I deputati chiedono di prendere in considerazione anche la
«multidiscriminazione», ossia una combinazione dei motivi di discriminazione
summenzionati. La proposta considera anche le molestie come una
discriminazione, se queste violano la dignità di una persona e creano «un clima
intimidatorio, ostile, degradante, umiliante od offensivo». Lo stesso vale per
«l´istruzione di discriminare persone». Un emendamento vi include anche la
«richiesta basata su una relazione gerarchica» e le discriminazioni fondate su
supposizioni. Per quanto riguarda l´età, tuttavia, sono consentite
discriminazioni giustificate da una finalità legittima attuata con «mezzi
appropriati», ad esempio per accedere a taluni servizi o beni (come bevande
alcoliche, patente di guida, ecc. ). I deputati precisano che le disparità di
trattamento devono essere «oggettivamente e ragionevolmente» motivate.
Viceversa, vanno ritenute compatibili con il principio di non discriminazione
le misure riferite all´età che fissano condizioni più favorevoli di quelle
generalmente applicabili, come le tariffe ridotte per i trasporti pubblici e i
musei. Lo stesso vale per i disabili. Un emendamento del Ppe/de - accolto con
un solo voto di scarto (299 sì, 298 no e 52 astensioni) - precisa poi che
nell´ambito dell´offerta dei servizi finanziari (banche e assicurazioni, ad
esempio) non vanno considerate discriminatorie le differenze proporzionate di
trattamento ove, per il prodotto in questione, i fattori età e disabilità siano
determinanti nella valutazione dei rischi, «in base a principi attuariali
pertinenti, a dati statistici accurati o a conoscenze mediche. I deputati
chiedono però che il fornitore del servizio deve poter dimostrare in modo
obiettivo l´esistenza di rischi «significativamente più elevati», garantendo
che le differenze di trattamento siano «obiettivamente e ragionevolmente
giustificate da un fine legittimo» e che i mezzi per raggiungere tale fine «siano
proporzionati, necessari ed efficaci». I dati attuariali, inoltre, devono
riflettere i cambiamenti positivi in termini di speranza di vita. Una
particolare attenzione ai disabili - Per garantire il rispetto del principio di
parità di trattamento delle persone con disabilità, la proposta di direttiva
prevede l´adozione preventiva delle misure necessarie per consentire loro
«l´accesso effettivo e non discriminatorio» alla protezione sociale, alle
prestazioni sociali, all´assistenza sanitaria, all´istruzione e ai beni e
servizi disponibili al pubblico, inclusi gli alloggi. Il Parlamento aggiunge le
telecomunicazioni e le comunicazioni elettroniche, l´informazione (in formati
accessibili), i servizi finanziari, le attività culturali e per il tempo
libero, gli edifici aperti al pubblico, i mezzi di trasporto nonché altri spazi
e strutture pubblici. Precisa inoltre che si deve procedere all´identificazione
e all´eliminazione di ostacoli e barriere che impediscono l´accesso delle
persone con disabilità a beni, servizi e strutture disponibili al pubblico. Ove
possibile, poi, l´accesso deve essere fornito agli stessi termini e alle stesse
condizioni previsti per le persone senza disabilità, mentre dev´essere
agevolato l´uso di dispositivi ausiliari, come ad esempio sedie a rotelle o
cani guida addestrati ed altre forme di assistenza. Qualora, malgrado ogni
sforzo, non sia possibile trovare «soluzioni ragionevoli», dovrebbe essere
fornita «un´alternativa appropriata». Un altro emendamento precisa poi che le
misure «non devono costituire un onere sproporzionato o richiedere modifiche
sostanziali». Dette soluzioni ragionevoli, non devono necessariamente
comportare significativi cambiamenti strutturali agli edifici la cui struttura
è specificamente protetta dalla legislazione nazionale in ragione del loro
valore storico, culturale o architettonico. Religione e istruzione - il
Parlamento propone che gli Stati membri possano consentire differenze di
trattamento basate su una religione o convinzione nell´accesso ad istituti scolastici
«solo sulla base di giustificazioni oggettive» e «allorché s´intenda esigere .
Che gli individui agiscano in buona fede e con lealtà rispetto all´ethos
dell´organizzazione». E «purché ciò non giustifichi discriminazioni su
nessun´altra base e purché vi siano altri istituti scolastici geograficamente
accessibili che costituiscono un´alternativa ragionevole, al fine di evitare
una discriminazione indiretta». Gli Stati membri sono anche chiamati a
garantire «che ciò non comporti la negazione del diritto all´istruzione».
Tutela dei diritti - garantire il risarcimento - In forza alla proposta, gli
Stati membri dovrebbero provvedere affinché tutte le persone che si ritengono
lese, in seguito alla mancata applicazione nei loro confronti del principio di
parità di trattamento, possano accedere a procedimenti giudiziari e/o
amministrativi. Riconosce inoltre alle associazioni il diritto di ricorrere per
conto di una persona che si ritiene lesa. D´altro canto, il Parlamento chiede
agli Stati membri di introdurre nel loro ordinamento giuridico interno le
misure necessarie affinché il danno subito a causa di una discriminazione «sia
realmente ed effettivamente indennizzato o risarcito» secondo modalità da essi
fissate, «in modo dissuasivo e proporzionato rispetto al danno subito».
Riguardo all´onere della prova, la proposta chiede agli Stati membri di
adottare i provvedimenti necessari affinché spetti alla parte convenuta provare
linsussistenza della violazione del principio di
parità di trattamento qualora chi si ritiene leso dalla mancata osservanza del
principio di parità di trattamento produca dinanzi ad un organo giurisdizionale
elementi di fatto che permettono di presumere l´esistenza di una
discriminazione diretta o indiretta. Gli Stati membri dovrebbero infine,
istituire uno o più organismi di parità di tutte le persone indipendentemente
dalla loro religione o convinzioni personali, disabilità, età o dal loro
orientamento sessuale. Il Parlamento precisa che essi dovranno essere dotati di
risorse sufficienti e svolgere i propri compiti in maniera efficace e
accessibile. . <<BACK
(
da "Corriere della Sera"
del 08-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Corriere
della Sera sezione: Economia data: 08/04/2009 - pag: 34 La missione Il Cremlino
promette ai 900 imprenditori a Mosca con Confindustria «meno
burocrazia e agevolazioni
fiscali» Russia nel Wto, la spinta di Marcegaglia E Putin: l'Italia partner
privilegiato. Eni, accordo da 4,2 miliardi con Gazprom Berlusconi: il viaggio è
stato un successo. Il ministro per lo Sviluppo: l'obiettivo è diventare primo
cliente del Paese DA UNO DEI NOSTRI INVIATI MOSCA Un modello ammirato.
Un modello che vorrebbero importare. E l'invito è esplicito. Lo firma Vladimir
Putin, lo controsigla subito dopo in un incontro ristretto al Cremlino Dmitri
Medvedev: premier e presidente russo «chiamano» Emma Marcegaglia e le nostre
aziende, nel Paese che vuole passare dal «capitalismo degli oligarchi» a un
tessuto produttivo più esteso, oltre il gas e oltre il petrolio, il prototipo
cui dichiaratamente si guarda è quello del sistema industriale made in Italy.
«Vi aspettiamo», dice Putin dal Forum Italia-Russia, e ai 900 imprenditori
capitanati dalla leader di Confindustria per la più grande missione all'estero
mai organizzata da Viale dell'Astronomia (con Abi e Ice) promette «agevolazioni
fiscali, snellimento della burocrazia, semplificazione
degli investimenti»: «Proseguiremo su questa strada di stimoli», assicura
Putin, e se è vero che il programma è rivolto a tutti i capitali stranieri, di
qualunque nazionalità, l'ex presidente e oggi premier russo non può non
sottolineare che con noi il rapporto è storicamente privilegiato. Si augura
possa essere così anche in futuro: «La reciproca apertura porterà sviluppo».
Trova la risposta che si aspettava. Non c'è, al Forum moscovita, «il mio grande
amico Silvio Berlusconi, ma di fronte all' immane tragedia del terremoto che vi
ha colpiti comprendo benissimo la sua decisione». Berlusconi in serata, con una
nota, sottolineerà comunque il «successo» della «missione di sistema » e la
soddisfazione per gli accordi raggiunti. È comunque Marcegaglia, a nome delle
imprese italiane e con il governo rappresentato da Claudio Scajola, a ribadire
che sì, certo l'apertura è reciproca. Di più. «Il nostro obiettivo spiega il
ministro per lo Sviluppo economico è divenire il primo partner economico della
Russia e dei suoi imprenditori che sanno di poter trovare negli imprenditori
italiani validissimi partner». Questa non è solo «una missione di business»,
ribadisce la presidente di Confindustria, questo è un momento-chiave per
«guardare oltre la crisi». E se nel frattempo è il mondo intero che si deve
ripensare, «una grande potenza industriale come la Russia» non può essere
lasciata fuori: «Occorre accelerare il processo della vostra adesione al Wto,
così come auspichiamo un forte e rapido avvicinamento alla Ue. L'Italia sarà
portavoce di queste istanze, e voglio sappiate che Confindustria darà il suo
contributo in tutte le sedi perché ciò avvenga nei tempi più brevi». Un'ora e
mezza di colloquio al Cremlino con Medvedev, prima del rientro di Marcegaglia a
Roma, rafforza ulteriormente l'unità di obiettivi. Certo, lei non nasconde che
questo non è un Paese facile, né politicamente né economicamente: «Ci sono
ancora molti problemi di accesso ». Però è vero che, qui, proprio la politica e
gli storici rapporti economici possono essere la carta in più. Lo sottolinea
Putin: «L'Italia, il suo governo e i suoi capitani d'industria sono pionieri
della Russia». In prima fila siedono Paolo Scaroni e Pier Francesco
Guarguaglini (l'Eni ha appena siglato l'accordo per la cessione del 20% di
GazpromNeft per 4,2 miliardi, Finmeccanica è pronta alla consegna dei Superjet
100), ci sono uomini Fiat, Enel, Pirelli e via con gli altri grandi gruppi.
«Conosciamo bene tutti loro», è il riconoscimento, e anche perciò ora Mosca
vuole allargare l'orizzonte: «L'attenzione prioritaria è per il vostro modello
di piccole e medie imprese, per il vostro sistema dei distretti». Marcegaglia e
i tanti 'piccoli' sbarcati con lei (il 90% della delegazione) ovviamente
ringrazia, lusingata: «Voi avete potenzialità enormi». Da affrontare, ora, con
una spinta in più: «Il nostro cuore oggi è in Italia», allo «strazio enorme»
del terremoto. Ma «ne verremo fuori. Ricostruiremo i nostri paesi, i nostri
affetti, il nostro mondo. A maggior ragione è allora importante lavorare tutti
insieme per tirarci fuori dalle secche pesantissime della crisi. E a maggior
ragione è importante essere qui». Raffaella Polato
(
da "Mattino di Padova,
Il" del 08-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
PONTE
SAN NICOLO' Un anno di pena per omicidio colposo Morì la fidanzata, lui stava
guidando PONTE SAN NICOLO'. Era un sabato sera come tanti altri, da consumare
insieme alla fidanzatina Giulia, il primo amore della vita nato sui banchi di
scuola tre anni prima, seduta accanto nella Citroen C4, prima vera conquista
della maggiore età. Un sabato finito malissimo con quell'auto accartocciata
contro un palo e poi scivolata lungo la scarpata dell'argine. A poco più di un
anno di distanza il conto con la giustizia è stato chiuso. Anche se le ferite
psicologiche di quella drammatica notte saranno difficilmente rimarginabili. E
il dolore non potrà mai essere davvero superato. Ieri mattina davanti al gup
Paola Cameran il ventenne Giulio Garbo, di Roncaglia di Ponte San Nicolò, ha
patteggiato un anno di reclusione (pena sospesa) per omicidio colposo e un anno
di sospensione della patente. Quella patente che aveva appena conseguito
all'epoca dell'incidente in cui perse la vita la fidanzatina Giulia Guerra,
diciassettenne studentessa dell'Istituto Calvi, residente con i genitori e il
fratello in una villetta del quartiere padovano di Sant'Osvaldo in via
Facciolati 95. è stato il difensore del ragazzo, l'avvocato Filippo Marotta, a
chiedere il patteggiamento, accolto dal giudice in quanto la compagnia
assicuratrice dell'imputato ha risarcito i familiari della vittima. Per la burocrazia della giustizia, i danni sono stati saldati. Resta la
sofferenza, dall'una e dall'altra parte: per chi ha perso la figlia e la
sorella, per chi ha provocato la morte della ragazza che amava. Era la sera di
sabato 16 febbraio 2008 verso le 23. Giulio e Giulia, coppia fissa da
quando lei aveva 14 anni e lui 15, stavano percorrendo il lungargine Bassanello
a Padova diretti verso Ponte Scaricatore. Forse la velocità sostenuta, forse
l'inesperienza alla guida e ancora l'umidità che aveva reso scivoloso l'asfalto:
il mix di ingredienti è stato fatale. Giulio, arrivato all'altezza di via
Anconitano, era improvvisamente sbandato. E l'auto, come impazzita, aveva
invaso l'opposta corsia di marcia correndo dritta verso un palo della luce che
costeggiava la strada. Bersaglio centrato e palo divelto con la parte troncata
finita sul lato passeggero dell'abitacolo. Un impatto devastante per Giulia,
morta senza rendersi conto di quello che stava succedendo. Poi la Citroen era
rotolata lungo l'argine diventando una prigione di lamiere contorte. Solo i
vigili del fuoco erano riusciti a liberare i due ragazzi: Giulio se l'era
cavata con poco; per Giulia non c'era più nulla da fare.
(
da "Gazzetta di Parma
Online, La" del 08-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Opinioni
- La scommessa della certificazione energetica C'è una logica, del tutto
condivisibile, nella nuova normativa sulla certificazione energetica,
compiutamente illustrata nell'importante convegno organizzato dal Collegio
Notarile di Parma al Centro Cavagnari. Ma c'è una scommessa, dalla quale
dipende il raggiungimento degli obiettivi. La logica è nel rendere le case non
più fonte di inquinamento e di spesa, ma strumento di risparmio energetico. Le
nuove case nulla hanno a che vedere con quelle costruite negli anni '70, e
prima ancora. Allora si realizzava l'edificio, poi si decideva come riscaldarlo
e quanta energia occorreva. Ora il percorso è inverso, la progettazione deve
tener conto del risparmio da realizzare; la struttura, i materiali, gli impianti
vengono decisi in funzione del risultato, che non è una scelta del costruttore,
ma un obbligo di legge. Su questo l'obiettivo è già raggiunto: la casa del
duemila è di un'altra generazione rispetto alla sua antenata di trent'anni
prima. Ma la scommessa riguarda la percezione, per gli acquirenti di case,
della maggior qualità dell'edificio che risparmia e non inquina. Per questo, da
luglio di quest'anno, ogni rogito dovrà essere accompagnato dalla pagella
energetica dell'immobile. Si chiama ACE (Attestato di Certificazione
Energetica), prende spunto dal documento che accompagna frigoriferi e
lavatrici, suddivide gli immobili in otto classi, dalla A+ (il massimo del
risparmio) alla G (il massimo dello spreco). Le perplessità riguardano l'eccesso di burocrazia, nella quale il legislatore europeo (da cui è partita la
direttiva) da un lato e la nostra Regione (che ha competenza legislativa in
materia) dall'altro, sono maestri. Come la gran parte di leggi regionali,
ridondanti, cariche di proclami ideologici e imprecise nella parte tecnica, la
legge dell'Emilia Romagna crea perplessità fra gli operatori (non è
chiaro se l'ACE debba essere allegato ai rogiti e se comunque l'acquirente
possa esonerare il venditore dall'onere), si pone in evidente contrasto con la
Costituzione, come dimostrato dal Notaio Bevilacqua nel Convegno con
l'illustrazione dell'univoca produzione della Corte Costituzionale
sull'argomento, quando la Regione dispone regole che ineriscono il diritto
privato, materia in cui non ha competenza. E impone un onere economico
eccessivo sia con la duplicazione fra AQE (Attestato di Qualificazione
Energetica che deve produrre il costruttore ad opera di un tecnico abilitato
con asseverazione del Direttore dei lavori) e ACE, due documenti che attestano
le stesse cose e che potrebbero essere unificati, sia con l'obbligo di
produzione di un inutile ACE anche per fabbricati vetusti e destinati alla
ristrutturazione. Perché l'ACE è un documento complesso, che richiede tempi e
costi, e l'edilizia, in questa fase, chiede cose diverse. Si diceva della
scommessa che accompagna il cammino di questa legge. Per vincerla è necessario
che la casa ecocompatibile sia percepita come un valore. Con le auto e gli
elettrodomestici ci si è riusciti, pubblicizzando i vantaggi e concedendo
agevolazioni. Difficile che si possa arrivare agli stessi risultati puntando
sul carico burocratico e causando un aumento di costi. Ma da qui al 1 luglio,
vero inizio applicativo della legge, un po' di tempo ancora c'è.
(
da "Unione Sarda, L'
(Nazionale)" del 08-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Cultura
Pagina 354 L'intervista.
L'autore di Arcipelaghi sul set dopo 8 anni: attori presi dalla
strada, dialoghi in limba La Passione di Columbu: raccontare i Vangeli
L'intervista.. L'autore di Arcipelaghi sul set dopo 8 anni: attori
presi dalla strada, dialoghi in limba Riprende quota il nuovo film del regista
sardo: «Tanta fatica e pochi spiccioli, ma non ho mollato» --> Riprende
quota il nuovo film del regista sardo: «Tanta fatica e pochi spiccioli, ma non
ho mollato» Le vie del Signore sono infinite, quelle del cinema anche. A patto
che per seguirle ci si metta un po' di testardaggine e, naturalmente, tanta
passione. E di passione Giovanni Columbu, 56 anni, regista, ne ha tanta, almeno
quanto la testardaggine. Più una santa pazienza. Perché dopo il successo, nel
2001, di Arcipelaghi - folgorante esordio che frugava negli anfratti culturali,
sociali e psicologici del codice barbaricino - s'è fatto prendere da una
visione, anzi da una ossessione: raccontare la storia di Gesù attraverso le
verità, spesso non coincidenti, dei quattro Vangeli. Con attori presi dalla
strada, ambientazione sarda, dialoghi in limba. Progetto, coi tempi che
corrono, fuori mercato. Una sfida con se stessi e con la pigrizia stagnante di
un cinema italiano che pratica poco il rompete le righe. Otto anni senza il
set: per un regista, una quasi un'era geologica. Però qualcosa si è mossa. E
ora Su Re (il titolo è provvisorio) a metà maggio - grazie agli spiccioli
raccolti - può tornare al ciak. Forse quello buono. Columbu, laurea in Architettura,
vent'anni alla Rai da programmista-regista (all'epoca bella della
sperimentazione regionale) prova a spiegare cosa significa per lui questo
chiodo fisso dei Vangeli, materia che giorno dopo giorno ha studiato e
approfondito, modificando la sua visione personale e anche il suo sguardo sul
cinema. Intanto, con quale stato d'animo si ritorna sul set dopo anni di
inattività e battaglie perse? «Non ho mai pensato di desistere da questo
progetto. Però, nel novembre scorso, quando abbiamo effettuato una prima
sessione di riprese e dopo il primo ciak ho sentito la mia voce che tornava a
pronunciare la parola azione, per
un attimo ho percepito l'assurdità e l'ingiustizia di tanti anni di immobilità
produttiva». Alla quale però ha reagito. «Ho dato corso a una
sottoscrizione pubblica con l'aiuto della chiesa sarda, mi sono inventato un
nuovo mestiere andando in giro a raccontare il film per ottenere sostegni, ho
incontrato migliaia di persone e ho messo assieme cinquanta amministrazioni
locali che hanno concorso al finanziamento, poi ho ottenuto la collaborazione
del Teatro Lirico e ho trovato la distribuzione della Sacher di Nanni Moretti.
Ma è scandaloso che a quattro anni dall'approvazione in Consiglio regionale la
legge sul cinema non abbia ancora finanziato un solo film». Perché un film su
Gesù? Dopo Pasolini, Zeffirelli, Scorsese, Gibson. Perché insistere? «Leggere
il Vangelo passando da un testo all'altro rende possibile una nuova percezione
del racconto. Fa pensare a diversi testimoni che abbiano visto gli stessi fatti
da angoli diversi e ognuno in base alla propria sensibilità. Ma soprattutto
accentua la forza drammatica della tragedia. In prossimità della morte Gesù
pronuncia parole che risultano ogni volta diverse e anche le folle reagiscono in
modo diverso». Mel Gibson in The
passion usa l'aramaico, operazione filologica. Qui ci sarà la lingua
sarda e l'ambientazione isolana. Che significa? «Ogni lingua, come la
rappresentazione del più remoto luogo del pianeta, può concorrere a rivelare
qualcosa
che riguarda l'intero universo e che appartiene all'esperienza non ancora
rivelata di tutti gli esseri umani. Una lingua, come un luogo, è un medium
rivelatore. Dice e rende possibile la comprensione di qualcosa che non è chiaro
se detto con altre parole. Ecco perché ho trasposto il Vangelo in Sardegna».
Nessun imbarazzo? «Assolutamente no. Se guardiamo alla storia dell'arte
scopriamo che i pittori rinascimentali hanno fatto proprio questo genere di
operazione: hanno trasposto la storia di Gesù nei loro paesi rivestendo i
protagonisti con i costumi del loro tempo e collocandoli puntualmente sullo
sfondo dei loro paesaggi». Quello che oggi definiamo glocal. «Esatto. Ma la
relazione tra ciò che è globale e locale, non è una invenzione del nostro
tempo. I prìncipi e i mecenati che furono protagonisti del Rinascimento
investirono proprio su questa relazione. Dipingere la figura della Madonna
sullo sfondo delle architetture del Brunelleschi, penso allo Sposalizio
della Vergine di Raffaello, significava promuovere Firenze legandosi a
qualcosa di universalmente noto. Allo stesso modo rappresentare la scena del
Golgota sullo sfondo di uno scenario naturale dominato da un mulino a vento,
come fa Bruegel, significava promuovere il paesaggio delle Fiandre. Ecco, anche
la trasposizione del Vangelo in Sardegna comporta una grande occasione. Di
identità linguistica e culturale. E geografica». Dove sarà girato il film? «In
diversi luoghi della Sardegna con richiami all'architettura più arcaica e a
quella monumentale dei secoli trascorsi. La scena del sinedrio, ad esempio, è
ambientata nella Basilica di San Giovanni di Sinis, quella del pretorio tra i
ruderi della ex chiesa di Sant'Andrea, a Orani». Attori non professionisti,
ovviamente. «Scelta coerente. Volti, gesti, movimenti devono appartenere ad una
spontaneità neorealista. Quando ho girato delle sequenze-prova, le scene hanno
cominciato a prendere forma mosse dagli interpreti o da dinamiche non previste.
Dopo una settimana i numerosi figuranti avevano una fisionomia e un'identità
precisa di racconto e il racconto dunque rivelava nuovi spazi di
approfondimento». Qualche nome? «Gesù è Giovanni Frau, Pietrina Menneas
interpreta Maria, Gavino Ledda è nei panni di Caifa. Poi Fiorenzo Mattu, Paolo
Pillonca, Bruno Bagedda. Ma sarà un film corale». Budget previsto? «Una cifra
ridicola, mi vergogno a dirla. Spero solo che gli ultimi tasselli finanziari
promessi non mi vengano negati all'ultimo momento». Possibile che nessun
produttore abbia detto sì? «C'è un dettaglio: non ho mai accettato compromessi.
Così ho rifiutato l'offerta di un miliardario, un ebreo, disposto a pagare
tutto il film purché avessi mostrato che a mandare a morte Gesù non furono i
sacerdoti ma Pilato. Un'interpretazione anticolonialista, che poteva anche essere
narrata, anzi era il taglio che Dreyer voleva dare al suo film mai fatto su
Gesù. Ma non era quello che avevo in mente». Sarà una rilettura con riferimenti
all'oggi? «Cito quello che è accaduto quando ho girato la scena in cui Gesù è
trascinato con violenza di fronte a Caifa. Senza che io lo avessi chiesto o
spiegato, è stato costretto dalle guardie a inginocchiarsi:
in quell'immagine mi è parso di scorgere la metafora di una società oppressa
dai mediocri, che elogia i furbi e compatisce i buoni, che costringe i
cittadini a inchinarsi di fronte al potere della politica e della burocrazia». Columbu, lei è credente o
ateo? «Diciamo che sono un credente dubitante». SERGIO NAITZA
(
da "Giornale.it, Il"
del 08-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
n. 84
del 2009-04-08 pagina 8 Vespa: "La diretta più difficile? Cercare di non
piangere parlando della mia città" di Luca Telese Il conduttore di
"Porta a porta": "LAquila risorgerà presto Berlusconi la
ricostruirà come liberò Napoli dai rifiuti" Roma Questa volta, per lui loggetto della puntata era terribilmente familiare: una
tragedia sentita sulla propria pelle, o meglio - come dice lui - «Segnata, per
quel che mi riguarda, da un conflitto di interessi psicologico ed emotivo».
Perché Bruno Vespa è da una vita a Roma, ma non ha mai perso il suo legame con
la regione dove è nato ed è cresciuto. Due sere fa, nel giorno dellemergenza, ha condotto una puntata di Porta a Porta, in
cui, come racconta, si è dovuto sforzare «per non piangere». Una puntata molto anomala, e molto
interattiva: Vespa raccoglieva informazioni in diretta, organizzava iniziative
di solidarietà in tempo reale, dava persino indicazioni agli uomini della
protezione civile che erano collegati con il suo studio su come piazzare le
tende. Una nottata in cui tornava ad occuparsi, (per la seconda volta da
giornalista) della sua città. Che idea si è fatto di questo terremoto? «Da
giornalista ho seguito tutti i terremoti della nostra storia recente, dal
Friuli, allIrpinia, allUmbria,
a San Giuliano...». Più le analogie o le diversità? «Cè una costante, sempre. Nessuno vuole abbandonare la
sua terra, anche se tutto è stato distrutto». E in questa vicenda che cosa ha
capito? «Ho acquisito abbastanza esperienza per dire una cosa che può sembrare
segnata
da un ottimismo pro forma, ma che invece non lo è affatto». Quale? «Sono giorni
che passo i pomeriggi con la testa sulle agenzie, sto seguendo i miei inviati
sul campo, valuto i dettagli dellintervento
e lo sviluppo dellemergenza... Ebbene, sono convinto che lAbruzzo si riprenderà da questa tragedia, che
lAquila coglierà questa occasione per risorgere, più bella di prima». Ci
sono state polemiche sui soccorsi, lei che ne pensa? «Francamente mi fa piacere
che tutti esprimano le loro opinioni... Ci sono momenti in cui è difficile
stilare pagelle e dare giudizi stando fuori. Però mi pare innegabile...». Cosa?
«Che la protezione civile e il governo si siano mossi, in questo frangente,
molto bene». Anche se molte famiglie hanno dormito in macchina... «Mi chiedo se
ci si rende conto del fatto che ieri notte oltre 70mila persone hanno perso il
tetto, e sono rimaste sfollate! Di fronte a questi numeri quale macchina
organizzativa avrebbe potuto fare di più?». Lei ha dato ampio spazio alla
polemica sulla «previsione» del sisma con una intervista esclusiva a Giampaolo
Giuliani. «Mi sembrava un dovere giornalistico». Ho visto che il professor
Barberi, in diretta, si è risentito... «No, non mi pare. Ha espresso tutti i
suoi dubbi come era legittimo, noi abbiamo approfondito una ipotesi, cercando
di capire se esiste o meno un possibile fondamento scientifico». è proprio
questo che non mi pare vada a genio agli esperti della commissione grandi
rischi... «Stiamo parlando di una intervista che è stata richiesta in tutto il
mondo! Dal Giappone al Sudamerica... Era una notizia, punto». Non deve
convincere me! «Fatto salvo il dovere di cronaca, e linformazione di servizio che hanno assoluta priorità,
abbiamo fatto giornalismo vero, su un problema che pone dei dubbi ai ricercatori di
tutto il mondo». Facciamo un passo indietro. Le era mai capitato di fare una
puntata di «Porta a Porta» sulla sua città? «Guardi, lultima volta avevo raccontato da inviato la cosiddetta
rivolta fascista del 1971». Noto che lei marca molto laccento su
quellaggettivo. «Sì, perché di fascista, in realtà, quella rivolta aveva
poco o nulla. Era una autentica sollevazione popolare per difendere il titolo
di città capoluogo». Ha un ricordo che le è rimasto indelebile? «Accidenti!
Arrivai in piena notte: strade al buio, ma illuminate dalle fiamme dei
fuochi». La città democristiana che vedeva soffiare il vento di rivolta. «Qui
bisogna fare un discorso sulla storia cittadina: era la capitale degli uffici
che si vedeva soffiare la sua industria primaria, la burocrazia
amministrativa, e reagiva con una rabbia disperata». Chi sono davvero i suoi
concittadini? «La nostra è una città che nel medioevo era nata sullimprenditoria
e sui commerci. Una città dinamica e produttiva, quindi». E poi? «Poi questa spinta
si è attenuata. Se si vuole cercare una ragione storica, credo che la radice di
questo rallentamento sia da cercare nella dominazione spagnola». Durante «Porta
a Porta» lei ha definito lAquila
una delle capitali del rinascimento italiano. «Perbacco! Lei che parola
userebbe per una città fondata nel 1250, che in appena quarantanni vede accorrere i re di mezza Europa per
linvestitura di Celestino V? La storia de lAquila è stata
segnata da questo piccolo miracolo. E ci regalerà nuove sorprese». Lei crede
che ci sarà un risurrezione rapida? «Oh, sì... Fra laltro credo che Berlusconi giocherà tutte le sue carte
sulla ricostruzione». In che senso? «è stato eletto perché si è presentato come
un decisore, e lo sa. è al suo terzo mandato, vuole lasciare un segno epocale...»
E quindi la risposta al terremoto secondo lei è un modo per farlo? «Certo. Se
vuole lasciare un segno, deve fare della resurrezione de LAquila una seconda Napoli. Daltra parte anche la
frequenza dei suoi viaggi mi pare un segnale innegabile». E gli
abruzzesi come reagiranno? «Ha visto durante la mia puntata il collegamento da
Onna? Cera uno sfollato che
chiedeva solo due cose: aiutateci, e levateci di mezzo la burocrazia. Un messaggio più chiaro di questo...». Ho visto
anche che in onda lei dava indicazioni su dove trovare tende agli uomini della
protezione civile... «Sì, anche questo può fare la televisione. Avevo letto che
a San Demetrio erano arrivate 500 tende, mi sembrava strano che a pochi
chilometri, e a notte inoltrata, ancora non ci fossero. Lindomani ho anche controllato». E cera un motivo?
«Sì: avevano valutato che in alcune zone, il rischio alluvionale era tale da
sconsigliare la realizzazione di una tendopoli. Unaltra riprova del fatto
che la protezione civile non si è mossa a caso». Quando quel signore è
scoppiato a piangere davanti al microfono della sua inviata non ha sentito la
stretta della commozione? «Caspita. Si stava parlando della mia terra, di un
dramma che mi tocca molto da vicino... Ho dovuto farmi forza». Perché,
considerava disdicevole farsi riprendere commosso? «Senta, ognuno interpreta il
mestiere come crede, cè anche chi le
lacrime le esibisce...». Lei no. «Io preferirei sempre evitare le emozioni
pubbliche. Per una scelta di stile, ma anche per una mia interpretazione
della deontologia. Un chirurgo non deve piangere mentre opera, anche se
vorrebbe, un giornalista può raccontare dei drammi, se riesce a mantenersi il
più lucido possibile». Si può essere coinvolti, ovviamente. «Oh sì... Detto
questo, se lei mi chiede come mi sentivo, le posso dire che avrei voluto
piangere per tutta la sera». © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4
- 20123 Milano
(
da "Sole 24 Ore, Il
(Sud)" del 08-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Sud
sezione: SICILIA data: 2009-04-08 - pag: 8 autore: Reti idriche. Acque potabili
siciliane aspetta dall'inizio del 2007 le autorizzazioni Blocco burocratico sui
lavori Nel Palermitano vanno a rilento investimenti per 324 milioni PALERMO
Valeria Russo Sistemazione della reti fognarie, adeguamenti dei depuratori e
degli acquedotti. Ammontano a 28 milioni i progetti presentati finora dall'Aps,
Acque potabili Siciliane controllata dalla Società acque potabili Torino, per
un totale di 20 interventi in tutta la provincia di Palermo che occuperebbero
nei cantieri almeno70 persone. I primi progetti sono stati depositati all'Ato1
a partire dal febbraio 2008 ma solo 7 (investimento programmato di 6,5 milioni)
a partire dal dicembre 2008 sono stati passati all'Arra, l'Agenzia regionale
rifiuti e acque, che però non ha ancora decretato il cofinanziamento. Alla base
di questi ritardi, che di fatto bloccano gli interventi nella provincia, c'è la burocrazia. A confermarlo Gaetano Rotolo, direttore tecnico di Aps: «Dal
mio punto di vista non ci sono ostacoli di altra natura, per esempio politici,
si tratta semplicemente di inerzia della burocratica a volte i funzionari non
capiscono bene le necessità di un gestore che ha bisogno di risposte celeri per
poter attivare i lavori. Certamente i tempi sono lunghi ovunque ma in
Sicilia spesso sono raddoppiati». Gli interventi di Aps vengono realizzati in
cofinanziamento, ovvero il 55% a carico del gestore privato e il 45% con fondi
pubblici. Questo vuol dire che dei 324 milioni di investimenti programmati nel
piano quinquennale di Aps per un totale di 260 progetti circa 145 milioni
saranno versati dalla parte pubblica. La società torinese è sbarcata a Palermo
nel 2007 e la convenzione per la gestione delle acque è stata sottoscritta il
14 giugno dello stesso anno. Al momento però gli interventi attuati hanno
riguardato solo quelli urgenti (per un totale di 2,5 milioni cofinanziati e che
hanno avuto un iter più snello proprio per il carattere di urgenza del lavoro)
e gli interventi di manutenzione ordinaria (altri 2,5 milioni) che però sono a
totale carico di Aps. Il problema, come spiega Rotolo, sta nel fatto che tutti
questi progetti restano incastrati. In pratica Aps definisce il progetto e lo
presenta alla società d'ambito territoriale di Palermo. All'Ato i funzionari
fanno una verifica tecnica dell'intervento che, a seconda della tipologia, deve
ricevere anche delle approvazioni amministrative. Si pensi per esempio ai
vincoli a cui possono essere soggetti i territori interessati dagli interventi.
In media le approvazioni che devono essere date al progetto nella fase in cui
si trova all'Ato sono cinque o sei. «Va detto però che alcuni enti rispondono
celermente, anche in 24-48 ore –sottolinea Rotolo – altri invece ci chiedono
modifiche e quindi bisogna risistemare il progetto ». Queste approvazioni
potrebbero essere presentate anche nella conferenza dei servizi chiedendo
quindi un solo via libera, ma a volte, dicono all'Aps, questa si dimostra
essere la strada più lunga e così si preferisce chiedere un'autorizzazione
separata per ogni ente. A questo punto l'Ato fa l'approvazione della linea
amministrativa e in teoria si potrebbe iniziare l'intervento. Tuttavia, per
ricevere i fondi pubblici serve il via libera dell'Arra che di fatto deve
avviare l'istruttoria, ovvero fare una verifica di legittimità, e vedere se a
livello normativo è tutto ok. Solo a questo punto l'agenzia delle acque emette
il decreto di finanziamento e l'Aps riceve la parte pubblica dell'intervento.
Infine bisogna considerare che dei 324 milioni di investimenti programmati nel
quinquennio almeno 70 milioni dovrebbero interessare la città di Palermo.
Tuttavia, l'accordo tra Amap e Ato che permetterebbe ad Aps di poter
intervenire sul capoluogo regolamentando i rapporti tra i due gestori non è
stato ancora firmato anche se presumibilmente dovrebbe vedere la luce entro la
metà di aprile. Intanto nella provincia di Palermo inizia a fare caldo e
l'estate, con tutti i problemi di acqua a singhiozzo causata da una rete idrica
che ha bisogno di lavori, si avvicina. © RIPRODUZIONE RISERVATA 324 milioni
Investimenti. è quanto prevede il piano triennale di Acque potabili siciliane
145 milioni La quota pubblica. Il contributo sul totale degli investimenti
programmati dal gestore
(
da "Sole 24 Ore, Il
(Sud)" del 08-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Sud
sezione: SICILIA data: 2009-04-08 - pag: 8 autore: INTERVISTA Antonello
Montante «Semplificazione per superare i gap» PALERMO «Sbloccare al più presto
le opere minori e subito cantierabili così da mettere in circolo liquidità sul
territorio». Lo afferma Antonello Montante, 46 anni, vice presidente di
Confindustria Sicilia e presidente degli industriali nisseni oltre che delegato
nazionale di Confindustria per i rapporti con le istituzioni preposte al
controllo del territorio. Cosa provoca l'immobilismo negli investimenti? La causa è da ricercare nella burocrazia soprattutto nella nostra Isola dove la maggior parte
dell'economia è basata sulle opere pubbliche e sull'edilizia. Si deve spingere
verso una sburocratizzazione di tutti gli iter. Se si riuscisse a superare
questo gap allora si potrebbe risolvere almeno il 30% dei problemi. Cosa
significherebbe per l'Isola riattivare questi investimenti finora fermi? Da un
lato si metterebbe in circolo denaro fresco, dall'altro lato, come per esempio
per le opere pubbliche, la Sicilia riuscirebbe a dotarsi delle infrastrutture
che le servono. è possibile quantificare i ritardi? No, e questo è un altro
problema. Non esiste una data certa entro cui è possibile ricevere per esempio
le autorizzazioni. Senza un tempo certo le imprese non possono pianificare i
costi e in un'ottica di concorrenza globale il rischio è di uscire dal mercato.
Quali prospettive per il futuro? Qualcosa si sta muovendo: si spera in una
maggiore sensibilizzazione rispetto al passato da parte di alcuni esponenti del
Governo regionale, anche se in alcuni settori è ancora tutto fermo. Va. Ru. ©
RIPRODUZIONE RISERVATA Delegato legalità Confindustria. Antonello Montante
IMAGOECONOMICA
(
da "Sole 24 Ore, Il
(Sud)" del 08-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Sud
sezione: BASILICATA data: 2009-04-08 - pag: 7 autore: Petrolio. La Val d'Agri
diventa una delle due sedi operative d'Italia e coordinerà tutto il Sud L'Eni
promuove Viggiano Ministero e compagnie cercano rimedi allo stallo delle
autorizzazioni RAVENNA Luigia Ierace L'industria petrolifera internazionale
sfida la crisi puntando sulla Basilicata e sulla Val d'Agri. Comincia l'Eni,
che ha "promosso" Viggiano a sede di uno dei suoi due distretti
nazionali, frutto della riorganizzazione aziendale appena varata. All'Omc 2009 (Offshore Mediterranean Conference) di
Ravenna gli operatori hanno parlato di scenari internazionali e nazionali, burocrazia, politica e magistratura.
Dall'Alto Adriatico al Sud Italia, un potenziale di risorse e grandi capitali
disponibili, mabloccati. «Un tesoretto che potrebbe portare sviluppo e
occupazione, ma è inespresso, uno spreco per il Paese in termini di bolletta
energetica, indotto, cantierabilità, fiscalità », ha detto Giuseppe
Tannoia, consigliere di Assomineraria. I tempi autorizzativi sono doppi della
media mondiale e dissipano il 40% di valore dei progetti. «Ma – ha detto
JeanPierre Tallon, manager attività E&P e Country Chair di Shell Italia
–c'è pure lo scollegamento tra l'industria e la società. Occorrono più trasparenza
e dialogo per mandare avanti progetti complessi». Il riferimento appare
soprattutto alle indagini sulla Total che hanno bloccato il giacimento lucano
di Tempa Rossa. In questo quadro, se Ravenna con i 370 stand dell'Omc si candida a "città dell'energia"e distretto
di riferimento per l'off shore (giacimenti in mare), la Basilicata potrebbe
diventare il distretto dell'on shore, forte del suo 80% circa della produzione
nazionale di greggio su terraferma. La politica lucana continua ad essere
assente ai tavoli delle decisioni importanti, ma l'industria estrattiva lancia
un altro stimolo all'economia locale: l'Eni divide in due l'Italia, fissando a
Ravenna la sede del Distretto Centro-Nord (Dics) e a Viggiano (Potenza) di
quello Sud ( Dime), con autonomia gestionale e potere decisionale indipendente,
per semplificare e accelerare le procedure interne. Quindi, da Distretto di
produzione, Viggiano diventa centro operativo di riferimento di tutte le
attività del Sud (Puglia, Campania, Basilicata, Calabria e off shore della
Sicilia): l'Eni fa arrivare tutto il suo staff da Ortona (sede distrettuale ora
eliminata), seguito da una serie di aziendesatellite. Intorno al petrolio
lucano ruotano circa 70 società, le più importanti dei settori minerario,
idrocarburi e quelle fornitrici di beni e di servizi, che occupano nell'indotto
diretto oltre 200 lavoratori (un centinaio lucani) e circa 1.500 in quello indiretto
(750 lucani). Ma sono numeri variabili che crescono in funzione di attività e
sviluppo del giacimento. «Grandi imprese – dice il presidente dei Giovani
imprenditori di Confindustria Basilicata, Gabriella Megale – che portano
ricchezza, se alla base vi è una politica regionale che tuteli le nostre
giovani menti. Possono far da traino ai giovani industriali, che però devono
essere bravi a cogliere queste opportunità. Mentre la classe politica e quella
imprenditoriale più adulta devono essere di sostegno perché questa ricchezza e
know how che arriva possa davvero accompagnare e favorire la crescita di
aziende in loco ». «Per questo occorre uscire dallo stallo attuale – dice il
direttore generale Risorse minerarie e petrolifere del ministero dello Sviluppo
economico, Franco Terlizzese –. Occorrono forti semplificazioni sui processi
autorizzativi cercando il dialogo con le Regioni tramite protocolli d'intesa.
Gli operatori dovranno fornire documentazione tecnica in cui sia chiaro che non
ci sono conseguenze negative per ambiente e territorio». Gli operatori
ritengono indispensabile un tavolo di confronto ministero- Assomineraria-
Regioni pare indispensabile e si sorprendono perché, proprio mentre il
Parlamento europeo esprime «preoccupazione per gli effetti della crisi sulla
capacità di investimento dell'industria petrolifera»e invita Commissione Ue e
Stati membri a «predisporre incentivi agli investimenti», si parli di aumento
delle royalties (articolo sotto). Per loro, occorre rendersi conto che ogni
giorno di ritardo si traduce in una perdita per tutti. © RIPRODUZIONE RISERVATA
L'impianto centrale. Il Centro Oli dell'Eni, nella valle sottostante l'abitato
di Viggiano DONATO FASANO
(
da "Giorno, Il (Milano)"
del 08-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
PRIMO
PIANO pag. 6 di ELENA COMELLI MILANO UNA GRANDE tragedia. Ma anche una gra...
di ELENA COMELLI MILANO UNA GRANDE tragedia. Ma anche una grande opportunità.
«Quella di agganciarsi al treno degli eco-quartieri, che l'Italia ormai stava
perdendo». Mario Cucinella, architetto bolognese pluripremiato per i suoi
progetti di case eco-sostenibili, non fa fatica a immaginare dei quartieri
modello al posto delle case crollate come un castello di carte: blindati dal
punto di vista della sicurezza anti-sismica, all'avanguardia sul fronte della
salubrità e dei consumi energetici. Difficile parlare di futuro davanti alle
macerie, ma non si può fare a meno di immaginare una realtà nuova al posto di
queste case che non hanno protetto nessuno... «Sarà anche difficile, ma è molto
urgente. Bisogna dare a queste popolazioni una soluzione rapida e sicura perché
possano ricostruire la loro normalità. L'importante è non riutilizzare gli
stessi materiali e gli stessi modelli edilizi che hanno portato a questo
disastro. Stavolta abbiamo l'opportunità di far vedere al mondo un Paese che
reagisce non solo con l'assistenza, ma con la qualità e la creatività. E' una
grande opportunità per migliorare l'immagine cialtrona dell'Italia». Lei parla
di nuovi quartieri più che di nuove città... «Non è pensabile sradicare
completamente gli abitanti di queste zone dal contesto in cui vivevano. E del
resto il concetto di new town è molto superato. Quello che invece si potrebbe
inserire molto bene in questo contesto sono i nuovi quartieri eco-sostenibili,
che crescono come funghi in tutta Europa e in Italia mancano del tutto».
Proviamo a fare qualche esempio? «Mi riferisco a insediamenti come BedZed, un
piccolo quartiere a Sud di Londra, realizzato nei primi anni Duemila in
materiali naturali e riciclati, con un ottimo bilancio energetico grazie ai
pannelli fotovoltaici e alla buona esposizione. Oppure il quartiere Vauban di
Friburgo, realizzato in una zona di caserme abbandonate a costi bassissimi e
tutto composto da edifici passivi, che assicurano il benessere termico senza
alcun impianto di riscaldamento convenzionale». Il suo progetto di una casa da
100mila euro sarebbe adatto alle esigenze della ricostruzione? «La mia casa da
100mila euro si costruisce in otto mesi con materiali molto leggeri, che
rispondono bene alle esigenze antisismiche del luogo. Quindi soddisfa le
necessità di rapidità e sicurezza delle popolazioni colpite. E' una casa che si
avvale di tutte le tecnologie disponibili per limitare i costi di costruzione
senza compromettere la qualità. E' capace di produrre energia utilizzando ogni
strategia passiva e attiva per rendere l'edificio una macchina bioclimatica.
Anzi, una parte dell'energia prodotta può anche essere venduta alla rete, generando
un microreddito». Potrebbe essere la soluzione ideale... «Ma non è l'unica
soluzione. Bisogna dare spazio alla creatività italiana per riportare alla luce
un modello di convivenza che si adatti bene al nostro territorio, senza
abbandonare le popolazioni colpite alla speculazione. Il
grande ostacolo nei processi di ricostruzione è la burocrazia. E' giusto abbattere le barriere burocratiche introducendo delle
deroghe, ma nel contempo ci vuole una profonda regia del governo, per non
lasciare questo grande compito al caso». Se il progettista fosse lei, che cosa
privilegerebbe? «La rapidità e la qualità dei materiali».
(
da "Gazzettino, Il
(Venezia)" del 08-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Ptcp,
entra la Nuova Romea ed esce Veneto city Approvata le delibera sulle
osservazioni, ora il piano urbanistico provinciale passa all'esame della
Regione Mercoledì 8 Aprile 2009, Un taglio netto a Veneto City, il Quadrante di
Tessera diviso in due e un'inattesa apertura al progetto della Nuova Romea. Con
l'auspicio che le opere di mitigazione possano ricalcare l'iter seguito per il
Passante di Mestre. Non è stata un'operazione formale l'esame delle
osservazioni al Piano territoriale di coordinamento provinciale (Ptcp) adottato
a dicembre e conclusa ieri in Consiglio provinciale con il voto che ha chiuso
il cerchio attorno allo strumento di pianificazione urbanistica che ora passerà
all'esame della Regione. Dopo quattro anni di lavoro, circa tremila
osservazioni esaminate, 200 incontri ufficiali, cinque giorni di dibattito in
aula (per 26 ore complessive) con 335 votazioni, il piano è passato con 22 voti
della maggioranza di centrosinistra e nove voti contrari dell'opposizione.
Quest'ultima ha rinunciato a fare ostruzionismo - cosa che avrebbe di fatto
rinviato l'approvazione del Ptcp a dopo le elezioni - decisa a giocarsi in
campagna elettorale le critiche a un piano che, per il centrodestra, «aggiunge burocrazia e prescrizioni a carico dei cittadini ma anche dei Comuni», per
usare le parole del capogruppo di Fi-Pdl Mario Dalla Tor. Opposta la tesi del
presidente Davide Zoggia, per il quale il Ptcp - il primo dopo quello di Padova
a essere approvato in Veneto dopo il varo della legge regionale urbanistica - è
«un piano di indicazioni più che di prescrizioni, che non dice di
"no" alla Romea commerciale ma che pone limiti a progetti come Veneto
city». In effetti una delle novità di ieri è l'approvazione di un'osservazione
dei comitati civici che schiude una porta al tracciato autostradale veneto
della Mestre-Orte (la Nuova Romea) auspicando un accordo fra Regione e
agricoltori analogo a quello del Passante verde per ridurre l'impatto ambientale
dell'opera. Da parte sua Rifondazione con il capogruppo Aldo Bertoldo dichiara
di avere posto un freno al progetto immobiliare di Veneto city, limitandone lo
sviluppo direzionale a quanto già previsto dai piani regolatori di Dolo, Mira e
Pianiga. Ma anche il Quadrante di Tessera, dove dovrebbero sorgere uffici,
negozi e alberghi, ne esce dimezzato con una previsione produttiva per i Comuni
di Marcon e Quarto d'Altino e una legata allo sviluppo aeroportuale per l'area
veneziana. Infine è previsto che l'asse viario lungo il tracciato dell'idrovia
non sia più a pedaggio ma aperto al territorio. «È un piano di sviluppo
sostenibile - spiega l'assessore all'Urbanistica Enza Vio - che ora passa
all'esame della Regione che avrà sei mesi di tempo per avanzare eventuali
richieste di modifica». E alla Regione guarda anche la minoranza, per la quale
il Ptcp «blocca lo sviluppo delle seconde case nelle aree turistiche - come
osserva Daniele Bison (An-Pdl) - non prevede alcuno sviluppo nautico per
Bibione» e «pone solo vincoli per i Comuni» come prevede Giacomo Gasparotto
(Fi-Pdl). L'opposizione (attraverso l'ex assessore della Margherita Bruno
Moretto) non ha mancato neppure di sottolineare il voto in libertà della
sinistra (Prc, Pdci, Verdi e Rps) rispetto alla maggioranza di centrosinistra
nei numerosi emendamenti proposti dalle associazioni ambientaliste. Ma ciò
rientra probabilmente nel gioco delle parti dell'imminente competizione
elettorale: «Abbiamo dimostrato che la Provincia ha una maggioranza che può
continuare a governare», ha detto Zoggia nell'intervento conclusivo, mentre
Renato Spolaor (Pd) ha ribadito che «la sostenibilità del territorio non
confligge con le opportunità produttive ed economiche». Saranno i Comuni, d'ora
in poi, a doversi confrontare con le indicazioni del Ptcp in materia
urbanistica, materia che solo dal 2004, con il varo della legge regionale 11, ha assegnato la
competenza alle Province. «Con fatica la Provincia sta tentando di esercitare
questo nuovo ruolo», aveva detto Zoggia all'inizio del dibattito. Ma Venezia,
alla fine, è riuscita ad arrivare al traguardo prima delle altre province.
Alberto Francesconi
(
da "Gazzettino, Il
(Pordenone)" del 08-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
La burocrazia
frena il progetto Aikoo Ma la Consulta degli stranieri, scaduta da due anni,
potrebbe presto essere rieletta Mercoledì 8 Aprile 2009, Casarsa della Delizia
Il Comune di Casarsa della Delizia ha intenzione di proseguire il cammino di
cooperazione decentrata con il Ghana, denominato Progetto "Aikoo". Questa è la
risposta ufficiale dell'amministrazione comunale dopo che l'Osservatorio
sociale, nella recente relazione di bilancio per il 2008, aveva sottolineato
alcune difficoltà nel compimento del terzo anno del progetto. «Come abbiamo già
avuto modo di dichiarare - ha spiegato l'assessore alle Politiche sociali,
Franco Canzian - continueremo a sostenere il progetto di cooperazione
decentrata, visto che si lega alla nostra tradizione missionaria, che ha visto
partire da Casarsa, per diverse aree del mondo, tanti sacerdoti e suore negli
ultimi decenni». Ma allora, da cosa derivano i problemi con la controparte
africana? «Sostanzialmente - ha spiegato Canzian - si tratta di questioni
burocratiche: da una parte cambi di regolamenti e ritardi nell'invio di
finanziamenti da parte della Regione, dall'altra il recente cambio
dell'ambasciatore del Ghana. La prima tranche di soldi è già arrivata e sta
dando i suoi frutti». L'altro fronte aperto nelle politiche sociali riguarda la
Consulta degli Stranieri, scaduta da due anni e che potrebbe presto essere
rieletta. Almeno questa è l'intenzione dell'amministrazione comunale, che ha
deciso di continuare il percorso che vide Casarsa, tra le prime realtà
d'Italia, attivare quest'organo consultivo. «Crediamo nell'utilità della
Consulta - ha aggiunto l'assessore alle Politiche sociali Franco Canzian -,
tanto che prossimamente procederemo al suo rinnovo. In ogni caso - ha concluso
l'esponente della Giunta - tengo a precisare che l'Osservatorio sociale lavora
per tutta la cittadinanza e non solo per gli stranieri. È un organismo davvero
utile, che svolge un lavoro prezioso tramite le sue commissioni. Inoltre, dopo
15 anni dalla sua fondazione, abbiamo dato seguito a quanto stabilito dall'atto
costitutivo, redigendo il regolamento interno». L'Osservatorio è un organismo
istituito dallo Statuto Comunale, approvato nel 1991 e operativo dal 1993: da
allora è in costante crescita nella propria attività di approfondimento sui
fenomeni di disagio sociale e di emarginazione presenti nel territorio
comunale. Visto il traguardo dei tre lustri appena compiuto, ora è in arrivo
anche la pubblicazione di uno speciale opuscolo sulle attività svolte in tutti
questi anni. L'attività del sodalizio, uno dei primi ad essere istituiti a
livello regionale, è oramai apprezzata anche fuori dai confini friulani. Nel
2007 gli è stato conferito il premio "Tom Benetollo per le buone pratiche
locali", istituito dalla Presidenza del Consiglio provinciale di Roma.
Michela Sovrano
(
da "Gazzettino, Il"
del 08-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Mercoledì
8 Aprile 2009, Venezia Tute blu sempre più a rischio anche in Veneto, dove il
40% delle aziende metalmeccaniche stanno utilizzando la cassa integrazione. «La
cassa integrazione aumenterà purtroppo nei prossimi mesi: le grandi aziende
stanno ritirando le commesse esterne mettendo in crisi le piccolissime imprese
e nello stesso tempo le ferie arretrate sono agli sgoccioli - avverte Antonio
Aldrighetti, 56 anni, veronese, segretario uscente della Fim Cisl del Veneto -.
Siamo di fronte alla crisi più grave per il metalmeccanico veneto. C'è un
problema di quantità, i 120 milioni stanziati dallo Stato solo per la cig in
deroga, non basteranno; di meccanismi per accendere la cig e c'è una questione
strutturale di prospettiva: da anni il settore ha bisogno di maggiore
innovazione, per evitare la concorrenza dei Paesi in sviluppo. Ma solo il 10%
delle aziende fanno ricerca sul prodotto, tanto che l'offerta pubblica è
superiore alla domanda. Le aziende pensano a comprare nuove macchine piuttosto
che a inventare nuovi prodotti». Noi abbiamo le imprese medio grandi con più di
15 addetti che sta esplodendo in Veneto. La Regione ha stimato che servano 120
milioni solo per le piccole imprese per la cassa in deroga, fino a oggi ne sono
arrivati solo 10. L'assurdo
è che nella nostra regione sono arrivati gli stessi fondi della Calabria,
quindi lo Stato ha ripartito i soldi male - accusa Aldrighetti - adesso ce ne
hanno promessi altri 20, che dovrebbero arrivare a giorni. Speriamo. Ma c'è un altro problema: la burocrazia, che rallenta anche la concessione della cassa e quindi i
lavoratori si trovano a intascare i soldi mesi dalla proclamazione della cig.
Poi ci sono norme diverse per precari e artigiani, bisogna semplificare le
regole. E dalle banche fino a oggi ho sentito tante chiacchiere e pochi fatti.
Solo la Provincia di Vicenza ha anticipato i soldi di tasca sua». M.Cr.
(
da "Gazzettino, Il"
del 08-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Mercoledì
8 Aprile 2009, Venezia Il credito a Nordest c'è ma costa sempre più caro.
Secondo un'indagine del Cuoa, il consorzio universitario vicentino, sono le Pmi
del Nordest a essere penalizzate in questo campo. Per il 60% delle imprese
l'indebitamento è globalmente cresciuto nel 2008, ma le banche chiedono il
rientro dei fidi e il 74% delle aziende denunciano un peggioramento delle
condizioni con spread (la differenza rispetto all'Euribor, cioè di fatto la
commissione che intasca la banca) in aumento. «È vero, ci sono istituti che
arrivano a chiedere tassi anche del 10% contro un Euribor che oggi si aggira
intorno all'1,5% - afferma Paolo Trovò, vice presidente del Neafidi e candidato
alla presidenza di Unindustria Venezia - per questo noi consigliamo sempre ai
nostri imprenditori di confrontare le varie offerte, si possono strappare
condizioni molto migliori grazie anche all'intervento dei Confidi». Rimane la questione burocrazia, quel peso che ha rallentato anche l'avvio degli accordi tra
grandi imprese come Unicredi e Confidi. «Con l'entrata a regime dell'intesa tra
Regione, consorzi fidi e banche firmata in Veneto nello scorso autunno la
collaborazione oggi è a regime - spiega Trovò - a Venezia nel giro di un mese
il numero delle pratiche è aumentato del 23%, a Verona addirittura del
40%». Il problema vero è che oggi senza il "bollo" del Confidi spesso
le banche non rilasciano nuovi fidi e chiudono quelli vecchi. «Negli ultimi tre
mesi abbiamo aumentato del 35% il nostro lavoro, questo è un brutto segnale: le
imprese che prima avevano la concessione del credito normalmente si ritrovano a
dover avere le nostre garanzie per ottenere nuovi fondi - avverte Fabio Di
Stasio, commercialista e direttore dell'Artigianfidi di Padova, 8.500 soci e
circa 65 milioni di garanzie già operative -. Unicredit è uno degli istituti
che ha tagliato per primo il credito alle imprese. È inutile che il loro ad
Alessandro Profumo chiami in causa gli enti di garanzia: i soldi sono loro,
possono concederli anche domani mattina. Ma li vogliono dare con le garanzie ed
è per questo che mettono in campo di Confidi, troppo comodo». Di Stasio è
critico: «Quando è scoppiata la crisi Unicredit ha richiamato le imprese a
ritornare i crediti, non hanno guardato in faccia l'imprenditore, hanno chiesto
indietro i soldi senza preoccuparsi del futuro delle aziende. E oggi propongono
nuove condizioni capestro: la banca cerca di tutelare sempre di più se stessa».
E l'accusa di essere troppo burocratici? «Noi nel giro di 15 giorni prepariamo
la pratica, è la banca a riservarsi fino a 60 giorni per concedere il credito e
oggi in generale allungano ancora di più i tempi, anche se ci sono istituti
come le Bcc e Veneto Banca che lavorano veloci. Anche l'Antonveneta si sta
riprendendo. In Unicredit arrivano a chiedere indietro anche i 10-15 euro fuori
dal conto. Anche il dialogo è difficile: cambiano sempre i funzionari».
Conclusione: «A Profumo diciamo: noi diamo le garanzie, lui cacci i denari -
dichiarano all'unisono Carlo Ruzza e Fabio Di Stasio, rispettivamente
presidente e direttore dell'Artigianfidi promosso dall'Upa di Padova -. Le
imprese, soprattutto quelle di minori dimensioni, sono stufe di leggere i
resoconti di dotti convegni e vorrebbero, per contro, vedere fatti concreti.
Purtroppo, al momento, i fatti dicono che il credito, a livello di grandi
banche, è bloccato. E non per colpa dei confidi!». Maurizio Crema
(
da "Stampa, La"
del 09-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
CONCERTO
STASERA IL DR. SOUND AL KING KONG "Da Lucento con musica" Savino e
gli amici famosi [FIRMA]LUCIANO BORGHESAN L'attraversata dell'Afghanistan è
diventata una delle canzoni che Savino interpreterà stasera, ore 21,30, al King
Kong, in via Po. Il suo secondo cd «Strade» è dedicato a quel deserto polveroso
che il cantautore torinese percorse, per la prima volta, nel 1976: «Suonavo per
mangiare. Per sei mesi è stata la mia guerra, dolce rispetto alla vita dei
bambini condannati all'ergastolo tra fame e bombe chimiche». Savino Cippo, 54
anni, ha la musica nel dna: trasformò la cantina di via Borsi in sala audio;
nelle discoteche ha fatto il dj e intrattenuto i ragazzi con il suo complesso,
il Dr. Sound; dal 1978 (dal 1987) ha un negozio di dischi. Dalla periferia al
palco: da Lucento al centro: come il compianto Franco Lucà, il fondatore del
Folk Club di via Perrone e della Maison de la Musique di Rivoli, come Walter
Vergnano, sovrintendente del Regio. Lucà abitava in via Borgomasino, Vergnano
in corso Potenza. Come si può partire da Lucento con la chitarra e vivere di
suoni? «Negli Anni 60 si cresceva a calcio e rock, c'erano i prati per giocare
e Bandiera Gialla da ascoltare. La città si allargava in parallelo alla Fiat,
giovani coppie che arrivavano da ogni parte d'Italia e tutti con bambini, i
miei dalla Sicilia», ricorda Savino che per alcuni anni alternò il sogno di
diventare un calciatore della Juventus a quello di emulare i Rockes. «Ho
militato - racconta - nelle giovanili della Juve. Suonavo e giocavo con
Mastropasqua, il quale esordì in serie A in bianconero e poi disputò diversi
campionati con l'Atalanta». Il pallone restò un hobby, invece sitar, indu-banjo
e altri strumenti divennero una collezione. «Ritrovai Lucà organizzatore di
eventi e feci alcuni concerti con lui, ma per divertimento, il mio lavoro è
vendere musica», dice Cippo evidenziando le difficoltà di un mercato
rivoluzionato dall'arrivo dell'ipod. Attento alle tendenze, Savino ogni mese va
a Londra ad aggiornarsi sulle novità, «in Inghilterra ad esempio producono
ancora il vinile e io importo anche 45 giri». Lì ha amici famosi, come Deep
Purple, Iron Maiden. Il suo Videomusic, vicino al King Kong, è meta di
passaggio per molti artisti: «Conosco dall'inizio Subsonica, Statuto, Africa
unite, tutti di Torino. E sono molti i gruppi che autoproducono cd, io glieli
metto in vetrina». Sotto la Mole nasce una musica che piace, aggiunge Savino:
«Ai giovani bisogna dare spazi adeguati, dove esibirsi, una sede con
possibilità di ampliarsi all'aperto, l'ideale sarebbe lungo il fiume. Per i loro concerti si dovrebbero ridurre burocrazie e
lacciuoli... Sono ragazzi!». La gioventù che al siciliano Savino ricorda quel
«Ragazzo di strada» (Corvi, 1966), e che l'amico calabrese di periferia Lucà
gli intonava a richiesta. Come un juke box.
(
da "Gazzetta di
Mantova, La" del 09-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Viticoltori e burocrazia:
dichiarazioni via Internet Il sistema delle Camere di Commercio si prepara
all'appuntamento di agosto con l'entrata in vigore delle novità comunitarie per
la filiera vitivinicola. Per aiutare le imprese è stato attivato il sistema web
Vino & Vigneti (www.ic-deis.it), pensato nell'ottica di una
sempre maggiore semplificazione amministrativa, per supportarle nello sviluppo
del loro business. Vino & Vigneti prevede infatti la gestione completamente
telematica di tutte le fasi necessarie per il corretto controllo della filiera
vitivinicola, permette l'accesso da parte degli utenti al sistema di
certificazione camerale e consente agli utenti stessi di inviare, sempre in
modalità telematica, i documenti relativi agli adempimenti previsti dalla
normativa. L'accesso e l'abilitazione alle funzioni telematiche, come per tutti
i servizi offerti dalle Camere di Commercio ai cittadini e alle imprese, può
essere inoltrato online attraverso il sito www.registroimprese.it. Con le
procedure on-line è stato possibile ottenere anche un'utile banca dati.
(
da "Stampa, La"
del 09-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Tra sogni e burocrazia
I cognein snobbano l'incontro sul trenino In 50 alla riunione promossa da
Renouveau, pochi gli albergatori [FIRMA]JOËLLE CUNÉAZ COGNE «Vedrai, presto
arriverà il trenino». Filippo Gérard, oggi ventisettenne e titolare con la
famiglia degli alberghi Sant'Orso e Grand Paradis, dice di sentirselo dire da
quando era un bimbo di cinque anni. «Non vorrei si continuasse a
menare il can per l'aia», è stato invece il commento laconico del commerciante
Agostino Guichardaz. Battute e amarezza nell'incontro con i cognein promosso
martedì sera da Franco Vallet e Albert Chatrian, coordinatore e segretario di
Renouveau Valdôtain, incentrato sullo «stato dell'arte» della tranvia
Cogne-Plan Praz. Oggetto di 48 delibere regionali, la prima datata 23 maggio
1980, 13 finanziarie e una spesa di 32 milioni di euro, da quasi 30 anni la
sorte del trenino divide ministri, assessori, consiglieri e cittadini.
«Tranvia? - ha esordito Andrea Celesia dell'hotel Notre Maison - A Cogne lo si
è sempre chiamato trenino: una portata oraria di 150 persone, a fronte dei 3000
posti letto stimati, escluse le seconde case e le prime case date in affitto,
giustifica il diminutivo. Lo sci resta il principale volano del segmento
turistico invernale, pertanto l'ipotesi di un collegamento con il comprensorio
di Pila tramite funivia, avanzata nel 2003, non va accantonata. Sorprende la
celerità con la quale la Regione ha compiuto altri interventi mentre continui
studi, commissioni e audizioni costellano la sventurata storia del trenino».
Unità d'intenti e un progetto esclusivo sono gli ingredienti della ricetta
suggerita da Piero Roullet, dell'hotel Bellevue. «Le lotte intestine, alibi
servito su un piatto d'argento agli esponenti politici, e le partite a monopoli
hanno fatto il loro tempo - ha commentato - urge una messa a fuoco collettiva
delle soluzioni. Personalmente credo nella valorizzazione del patrimonio
minerario e nella conversione di parte dell'ex villaggio minatori in centro
benessere e area artigianale. La gestione? Perché non creare una FinCogne, un
organismo in house, a capitale pubblico, snello e funzionale». Di occasione
persa ha parlato Massimo Grappein del bar La Sapinière: «Erano una cinquantina
le persone presenti, pochi i giovani e gli operatori turistici, attori direttamente
interessati dalla vicenda. Per la prima volta si è discusso in concreto di
progetti e investimenti: un paese normale avrebbe gremito la sala, qui a torto
si predilige la sterile polemica da bar». Un confronto interno alla comunità,
sollecitato dalla platea, è poi stato promesso dal sindaco Bruno Zanivan. «Ora
che il Comune dispone di un dossier esaustivo - ha spiegato - è possibile
ragionare su dati e numeri precisi: la tranvia va senza dubbio concepita
all'interno di un sistema miniera, sebbene un milione di euro di costi di
gestione a regime annuo siano una cifra considerevole. Terminata l'inchiesta
avviata lo scorso novembre dalla commissione consiliare Sviluppo Economico, i
cognein saranno chiamati ad analizzare accuratamente il futuro sviluppo del
paese e a scegliere. La proposta presentata agli interlocutori regionali dovrà
essere l'espressione di una volontà condivisa, seppur non unanime. Ritengo
cruciale garantire l'efficienza minima del trenino, unica via di fuga in caso
di emergenza, il che comporta la messa in sicurezza degli impianti e la
risoluzione dei problemi che riguardano il collaudo dei locomotori, già in
dotazione, e alla galleria Drink». Il medesimo pensiero ha scortato oratori e
pubblico all'uscita: che lo si chiami trenino o tranvia poco importa, a patto
che non ci vogliano altri 30 anni per conoscerne il destino.
(
da "Stampa, La"
del 09-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
AMBIENTEL'ECO
IMPERIA NON PUÒ OCCUPARSENE, CI PENSANO ALTRE DITTE Le cartucce per stampante e
la questione dello smaltimento IMPERIA Differenziare i rifiuti non è poi così
facile, perché anche in questo campo bisogna scontrarsi con
la burocrazia. Ne sa
qualcosa l'imperiese F.R., che si è rivolto alla nostra redazione perché l'Eco
Imperia non ha accettato le cartucce esauste della stampante. Si lamenta il
lettore: «Mi chiedo perché non venga data priorità a questo servizio, dato che
le cartucce sono molto inquinanti. Mi sono presentato presso il deposito
di via Argine Destro e l'addetto ha rifiutato di ritirare le cartucce perché
"non esiste il codice per classificarle"». E aggiunge: «La scelta era
gettare il materiale in un cassonetto o cercare un negozio che ricarica
cartucce a cui consegnarle. Ho scelto la seconda alternativa, ma quanti
preferiranno questa soluzione, quando il primo rimedio è più comodo?». In
effetti questa è la realtà, come conferma il presidente della Spa a maggioranza
pubblica, Massimo Faraldi: «Ogni tipologia di rifiuto, dal legno alla plastica,
passando per indumenti, carta e quant'altro raccogliamo quotidianamente, è
contraddistinta da un codice Cer (Catalogo Europeo Rifiuti). Per effettuare la
raccolta serve l'autorizzazione della Provincia. Nel nostro caso non abbiamo
"il codice" per il materiale edilizio di risulta, gli oli esausti e
le cartucce da stampante. Per questo motivo, quindi, non possiamo ritirare
certe tipologie di rifiuti». Persino le cartucce da stampante dell'Eco Imperia,
d'altra parte, vengono smaltite da altre ditte. Conclude Faraldi: «Nei nostri
uffici, con regolarità, viene una ditta specializzata che ritira proprio questo
tipo di rifiuti, catalogati come "materiale tossico nocivo"». \
(
da "Stampa, La"
del 09-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
LA VIA CRUCIS Chiusi gli uffici della Regione, le poste e gli
studi professionali Congelata l'intera burocrazia
(
da "Leggo"
del 09-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Non poteva più aspettare i tempi della burocrazia
e così un venditore ambulante di 60 anni è cosparso di benzina determinato a
darsi fuoco, ma la mediazione dei carabinieri del Radio mobile e del San Paolo
ha evitato la tragedia. E' successo martedì pomeriggio in via Van Westerhout,
al quartiere San Girolamo. L'ambulante ha così richiamato
l'attenzione su di sé chiedendo di incontrare il sindaco. La mediazione dei
militari e soprattutto la capacità persuasiva di un maresciallo del Nucleo
radio mobile è servito a mettere in contatto l'uomo con l'amministrazione
comunale riuscendo a ottenere rassicurazioni in merito alla sua pratica. (M.
Lop/ass)
(
da "Nuova Sardegna, La"
del 09-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
di
Pier Giorgio Pinna Agnelli sardi, per il rilancio manca l'unità Tra proteste e
scarsa coesione l'Igp non decolla Pasqua, crescono i prezzi finali e i
concorrenti SASSARI. Crisi e paradossi. Le indicazioni geografiche sugli
alimenti tipici sono trainanti ovunque tranne che nell'isola. Un esempio
clamoroso? Gli agnelli da latte. Quelli sardi sono richiestissimi. E Pasqua è
con Natale uno dei momenti d'oro. In questi giorni i pastori dovrebbero fare
salti di gioia. I marchi protetti potrebbero rilanciare l'intero settore. E le
Oc, le nuove maxiorganizzazioni commerciali, venderli al meglio. Invece
nell'isola le cose vanno male: proprio mentre le Igp altrove offrono business
in crescita nonostante la recessione. Il giro d'affari al dettaglio, dalle
nostre parti, sfiora i 90 milioni all'anno. Ma nessuno si rallegra: l'isola,
leader in Italia con 2 milioni e mezzo di capi ovini, resta lontana dal gotha
di chi si arricchisce. Anzi, con gli agnelli gli allevatori sardi spesso non
riescono neanche a coprire i buchi di bilancio delle loro aziende familiari. I
conti sono presto fatti. I clienti delle macellerie sarde in questi giorni
pagano gli agnelli dell'isola poco sotto i 10 euro e in continente fino a 14.
Il proprietario del gregge ne incassa però ben di meno: da 3,20 a 3,50 euro (peso
vivo). L'analisi. Due le premesse. La prima è che ci si muove in un campo nel
quale resiste la tendenza individuale ad autoassolversi. Con la contemporanea
tentazione di prendersela con i concorrenti o di dare la colpa di tutto a
categorie diverse dalla propria. Come in un circolo vizioso, gli allevatori se
la prendono con i macellatori. Questi ultimi con i porzionatori, con i pastori,
con la grande distribuzione. I centri commerciali più grossi accusano i
produttori dell'isola di non riuscire a fare massa critica. Nel frattempo non
vengono lesinate critiche al Contas, il Consorzio per la tutela Igp agnello di
Sardegna. I cui componenti a loro volta rilevano pecche in diverse linee
dell'intera catena. Se poi alla fine si pensa alle lamentele da parte dei
consumatori per i continui aumenti dei prezzi degli agnelli (negati dai
macellai), il quadro del palleggiamento di responsabilità si estende ancora. La
seconda premessa è che nella situazione sarda - secondo esperti, analisti ed
economisti - nessuno ha completamente ragione e nessuno ha del tutto torto. Con
l'ovvia conclusione che una modifica di sistema si fa urgente se si vuole
davvero risollevare il comparto. L'Agris. Una carrellata di opinioni spesso
differenti, quando addirittura non in netta contrapposizione, fa comprendere
meglio la situazione. Nell'agenzia regionale per la ricerca in agricoltura, si
occupano di questa specifica problematica due specialiste, le dottoresse Pirisi
e Scintu. «Finora abbiamo riscontrato difficoltà nelle certificazioni - spiega
a Sassari il direttore di Agris, Giuseppe Pulina - Più in generale, inoltre, si
deve constatare che gli agnelli Igp di Sardegna non riescono a spuntare prezzi
realmente competitivi. Ma nell'isola gli agronomi girano ovile per ovile e la
faccenda dei marchi è comunque gestita in maniera seria. Anche se, per come
sono organizzate le cose oggi, le due stagioni sotto Natale e sotto Pasqua
durano poco più di 15 giorni ciascuna. E fare ispezioni dappertutto in un tempo
tanto breve è impossibile». Secondo Pulina è dunque arrivato il momento di
attivare un'opera di sensibilizzazione capillare. Tutto per far afferrare sino
in fondo agli allevatori i vantaggi delle indicazioni geografiche sugli agnelli
e per una più massiccia vigilanza. «In questo modo - sono le conclusioni del
direttore - il valore aggiunto rappresentato dall'Igp risulterà evidente a
tutti. E nel frattempo eviteremo di continuare a catalogare gli agnelli come
una specie di sottoprodotto del latte: il sistema-carne riuscirà in definitiva
a valutare meglio le capacità di autonomia rispetto alle logiche legate
all'industria dei formaggi». I sindacati. Le maggiori organizzazioni di
rappresentanza che operano nell'agro-zootecnia sottolineano come, dopo due
annate climatiche avverse, quasi tutte le oltre 16mila aziende del settore (con
oltre 25mila addetti) siano in ginocchio. E in effetti da un recente convegno
tenuto a Sassari è risultato che l'ovile medio in Sardegna perde oggi
cinquemila euro all'anno nonostante tre tipi differenti di contributi assegnati
ai pastori. Il milione e mezzo di agnelli messi in vendita tra Natale e Pasqua
di ogni anno dovrebbero in teoria aiutare gli allevatori. Ma nella sostanza
tante operazioni commerciali avviate dalla base produttiva sono coronate da un
ritorno economico. Se a questo si aggiunge che soltanto il 15-20% dei prodotti
sardi reca l'indicazione geografica protetta, si capisce come lo scenario
appaia sconfortante a numerosi addetti ai lavori. Dice infatti da Cagliari il
direttore regionale della Coldiretti, Luca Saba: «In Sardegna viene prodotto un
quarto del consumo nazionale, pari grosso modo a 7-8 milioni di capi. L'80% è
destinato all'esportazione e, di questo, il 65% va alla grande distribuzione.
Ma ancora non riusciamo a convincere gli allevatori di quanto sia importante
l'Igp. Né a persuadere i macellatori a pagare di più i capi contrassegnati da
questo marchio. In definitiva garantiamo così poco più di un mercato di
nicchia». I produttori. Aspetti negativi ai quali se ne aggiungono altri. Come
la macellazione illegale di 200mila agnellini: chi nell'isola non ne ha mai
comprato uno direttamente dai pastori? O come la concorrenza sleale di prodotti
dell'Est, forte in queste settimane che precedono Pasqua. Ma tanti, stagione
dopo stagione, contestano farraginosità, lungaggini, modalità troppo complesse
legate al Consorzio per l'Igp, ormai operativo da quasi cinque anni. Tra loro
c'è Natale Ghironi, un giovane allevatore titolare con i familiari di un'azienda
nella Nurra proprietaria di mille pecore. Le contestazioni. «Sono parecchie le
situazioni che non vanno bene», osserva Ghironi, che fra l'altro è iscritto in
Scienze dell'amministrazione all'università e non può quindi venire accusato di
far parte della vecchia generazione di pastori refrattari ai cambiamenti. «Per
via dei tagli delle orecchie degli animali manca la certezza di un riscontro
sull'effettiva adesione al Consorzio Igp - rileva innanzitutto - è poi
incredibile che si accettino pezzature superiori agli 8 chili di peso per
ciascun capo: dove vanno a finire in questo caso le caratteristiche tipiche dei
nostri agnellini da latte?». «La burocrazia è eccessiva: domande, bolli e bollini non finiscono mai -
continua il pastore-studente - La presenza di delegati delle associazioni di
categoria all'interno del Consorzio mi appare infine come una sorta di
conflitto d'interesse. Così come mi sembra lacunosa la mancanza di riscontri
sui prezzi finali degli agnelli. E che dire di quanto poco riesce a fare
il Consorzio per combattere i possibili cartelli dei macellatori e i mattatoi
clandestini?». Oltre il mare. Ma all'estero è la compattezza degli allevatori
la vera forza. Indicativo il caso della Gran Bretagna. Che, con la sua massa
critica di 40 milioni di pecore, strappa prezzi decisamente migliori. E che ha
nel Galles un esempio di eccellenza. «Non è un caso se proprio il Galles trova
in Italia il suo quinto miglior mercato con 3mila e 146 tonnellate vendute in
700 diversi punti distributivi e un incremento nell'ultimo anno del 45% -
specifica da Nuoro Antonello Gallisai, direttore del Consorzio sardo per l'Igp
degli agnelli - Una commercializzazione così non può che fondarsi sull'unità
degli allevatori. Esattamente quello che manca nella nostra isola». Il Contas.
«Da noi infatti tutti sono specialisti nell'inventarsi alibi - afferma Gallisai
- Esiste, certo, una carenza di legislazione a cui si spera la Ue ponga presto
rimedio: con la generica denominazione di "agnello da latte" si
banalizza il prodotto. Ma la storia dei riscontri mancati a tutela
dell'individuazione geografica in Sardegna non corrisponde alla realtà: viene
fatta una quantità enorme di verifiche e controlli con tanto di documentazione
inoppugnabile. Le procedure, poi, sono semplici, non complicate. E non è
neppure pensabile che di per sé un marchio possa triplicare il valore di un
alimento. Noi, di sicuro, garantiamo la certezza che i nostri prodotti sono di
razza sarda. Quel che manca, come per il latte, è la capacità di fare sistema.
Insomma: la verità è che i nostri punti di forza dovrebbero essere la buona
carne e l'aggregazione. Ma sotto quest'ultimo profilo la strada da percorrere è
ancora molto lunga».
(
da "Tirreno, Il"
del 09-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Pagina
8 - Grosseto Freno ai mercatini estivi su 4 ruote Nuove regole limiteranno la
presenza dei camioncini sul litorale è stato pubblicato dal Comune l'avviso per
la formazione della graduatoria dalla quale scegliere i venditori ORBETELLO.
Sono un classico delle giornate trascorse in spiaggia, al pari dei vù cumprà
che girano con i loro borsoni cercando di rifilarti ogni genere di
chincaglieria o degli esperti orientali in massaggi e tatuaggi (ma in questi
casi il discorso sulle norme igienico sanitarie porterebbe lontano) che ti
promettono un corpo perfetto. Stiamo parlando dei camioncini che passano lungo
il litorale a vendere gelati, panini, fette di cocco e quant'altro. Chi non li
ha visti in prossimità delle spiaggie e magari si è fermato a comperare
qualcosa per placare la fame o far contenti i bambini attratti dai dolciumi?
Ebbene, questi venditori ambulanti fanno parte delle nostre estati da tempo
immemorabile e lo faranno ancora quest'anno. Soltanto che il Comune di
Orbetello ha deciso che è finito il tempo in cui bastava prendere il
camioncino, attrezzarlo per bene e partire alla ricerca di bagnanti- acquirenti.
Dalla prossima stagione subentreranno regole ben precise, in base alle quali
occorreranno le autorizzazioni per vendere, non si potrà superare un
determinato numero di ambulanti per spiaggia e l'amministrazione dovrà essere
perfino tutelata economicamente da eventuali danni ambientali. La burocrazia
entra dunque tra quelle che sembravano le attività improvvisate per eccellenza
e da ora in poi per vendere porchette e croccanti occorrerà avere
l'autorizzazione all'accesso alle aree demaniali marittime prescelte. Per
questo, è stato pubblicato dal Comune l'avviso per la formazione della
graduatoria dalla quale scegliere i venditori. Chiunque vuole svolgere
questo tipo di servizio itinerante deve presentare la domanda all'ufficio
demanio marittimo del Comune di Orbetello entro il 30 aprile ed attendere
l'esito della formazione della graduatoria fissata per l'8 maggio alle ore 9.
Per meglio razionalizzare il tutto, il litorale orbetellano è stato diviso in
cinque zone: la n. 1 è l'arenile compreso tra Talamone e Fonteblanda (spiaggia
di Fertilia); la n. 2 è quello tra la foce del fiume Osa e la foce
dell'Albegna; la n. 3 consiste nell'arenile compreso tra la foce del fiume
Albegna e la foce del canale Peschiera; la n. 4 è data dall'arenile della
Feniglia (dai limiti amministrativi del Comune di Orbetello verso il Comune di
Monte Argentario ad Ansedonia) e la n. 5 è l'arenile compreso tra la Tagliata
fino ai limiti amministrativi con il Comune di Capalbio. Ogni zona ha, per la
stagione balneare 2009, un limite di permessi per il commercio itinerante con
mezzi meccanici che sono: uno per la prima, due per le seconde, tre ciascuno
per le terze e la quarta e due per la quinta. Non è ammessa più di una domanda
da parte dello stesso soggetto e-o società per ciascuna di queste zone del
litorale. Il rilascio dell'autorizzazione è subordinato alla presentazione di
un deposito cauzionale di 2.500 euro per ciascun mezzo a favore del Comune di
Orbetello a garanzia di eventuali danneggiamenti o sversamenti causati dal mezzo
meccanico durante il passaggio o la sosta nelle aree demaniali di servizio.
Paola Tana
(
da "Repubblica, La"
del 09-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Pagina
I - Napoli L´opinione Norme assurde e incomprensibili paralizzano da anni ogni
attività Casa, la legge è sciagurata ma attenti alla burocrazia NICOLA PAGLIARA La passione è
tra i nostri sentimenti la più tragica delle esperienze e insieme la spinta più
forte che ci porta a immaginare e dare corpo (magari impattandole) alle più
grandi speranze. Il mondo, direi la psicologia collettiva, ha per secoli
costruito i suoi ideali e il suo futuro su una buona dose di passioni,
spesso incontrollate, dei cui risultati non si potevano prevedere le
conseguenze. Ma tuttavia sono state le passioni il sale (si dice così) e il
sapore della nostra vita, definendo i livelli e la forza del nostro spirito.
Alle passioni amorose della gioventù, si sostituirono presto le partecipazioni
emotive a credi politici; a mondi della cultura. Purtroppo nel corso degli
anni, per lo stemperarsi delle nostre emotività, questa sublime condizione si è
(in ogni campo) andata affievolendo anche perché, senza una visione politica e
senza traguardi a cui mirare, la nostra volontà, la nostra "passione"
appunto, è finita nel cassetto. SEGUE A PAGINA XII
(
da "Nuova Sardegna, La"
del 09-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Macomer.
I sindacati sollecitano il pagamento all'Inps e al ministero del Lavoro Pasqua
senza soldi per i lavoratori della Queen Il magro assegno della Cig non arriva
da ben quattro mesi TITO GIUSEPPE TOLA MACOMER. Pasqua amara e senza soldi per
i lavoratori dell'ex calzificio Queen in cassa integrazione. Da quattro mesi
non percepiscono l'assegno e i tempi per l'erogazione delle spettanze non
sembrano imminenti. Di sicuro non riceveranno i soldi prima di Pasqua. I
sindacati sono intervenuti presso l'Inps e il ministero del Lavoro per
sollecitare un rapido pagamento delle indennità. Ma i tempi
della burocrazia sono
diversi da quelli delle esigenze delle famiglie che ormai vivono alla giornata.
Le organizzazioni dei tessili hanno chiesto alla Regione di farsi carico della
situazione di disagio nella quale vivono i lavoratori del calzificio
anticipando la cassa integrazione attraverso la Sfirs o un istituto di credito.
Finora non c'è stata riposta. «I lavoratori - dice il segretario della Femca Cisl, Tomaso Canu, - vivono in una condizione di
sofferenza per la situazione nella quale si ritrovano a causa dei tempi lunghi
nel pagamento della cassa integrazione. Sono in arretrato le mensilità di
dicembre, gennaio, febbraio e marzo e già sta andando a maturare quella di
aprile». Sono in cassa integrazione circa 160 lavoratori. A vivere una
particolare condizione di disagio sono quelli che non hanno altri redditi.
Spesso si tratta di coniugi, marito e moglie che lavorano entrambi nella
fabbrica. Con circa 700 euro al mese che arrivano dopo quattro mesi c'è poco di
che allargarsi: bastano appena per vivere. Per le necessità più immediate
spesso inetrvengono i genitori. Con la rata del mutuo e con altre scadenze,
come la bollettazione pesante di acqua e luce, la situazione diventa pesante.
La Ft Calze, la nuova società che la rilevato lo stabilimento di Tossilo con un
contratto d'affitto, intanto, da lunedì ha ripreso la produzione richiamando al
lavoro 16 persone, che sono state assunte a tempo determinato. Sono state richiamate
al lavoro 16 operaie della sala tessitura, il primo reparto che ha ripreso a
produrre. Le organizzazioni sindacali dei tessili hanno chiesto un incontro
all'azienda per conoscere tempi e metodi di riassorbimento del personale
necessario per mandare avanti l'attività. «Probabilmente - dice Tomaso Canu -
ci convocheranno dopo Pasqua. Siamo in attesa anche della risposta della Sfirs
sull'ipotesi di partecipazione avanzata un mese fa. Allo stato delle cose
sappiamo che c'è un unico imprenditore. Cosa farà la Sfirs? Entrerà nella
società? Abbiamo chiesto l'incontro per sapere anche questo».
(
da "Repubblica, La"
del 09-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Pagina
XII - Napoli LA LEGGE è SCIAGURATA MA ATTENTI ALLA
BUROCRAZIA NICOLA PAGLIARA L a passione è stata relegata (beato chi ce l´ha)
alle partite di calcio, comunque alle manifestazioni più banali del nostro
quotidiano. Si spiega così come mai tutta la nostra forza emotiva dà il meglio
di sé nei campi di calcio, dove almeno le frange sfogano le loro frustrazioni.
I partiti della sinistra, che da sempre erano vissuti sul riscatto proletario e
sulla lotta di classe, venuti a mancare ideali concreti, oggi puntano tutto sulle
rivendicazioni salariali e sulla contrapposizione fine a se stessa agli organi
di governo. Non voglio drammatizzare, ma rispetto ai nostri anni Cinquanta,
usciti dalla catastrofe della guerra, i nuovi valori intellettuali riempivano
le nostre passioni, mentre pieni di speranze puntavamo tutti a un nuovo mondo
dove fossero riconosciute le nostre sacrosante libertà. Da ciò che è stata la
nostra vita è scomparsa quasi senza lasciare traccia l´emotività, costruendo un
vuoto rischioso che può essere facilmente colmato da programmi e proclami
meritocratici, da prospettive di "libertà" della quale il cumulo
delle burocrazie su qualsiasi organismo dello Stato ha sedimentato solo divieti
e intralci, paralizzando di fatto la voglia (e le speranze) che valesse veramente
la pena di vivere. La probabile legge che sarà varata sulla casa, sugli aumenti
di volumetria, sulla disinvoltura approvativa, è di per sé sciagurata. Ma
pensiamo a quanto male ha commesso la burocrazia, ai
piani regolatori sospesi e attuati dopo anni, dove visioni super restrittive
hanno bloccato ogni seria iniziativa. E pensiamo alle soprintendenze nelle
quali a qualche direttore illuminato e a giovani funzionari zelanti e colti si
contrappone una pletora di impiegati ignoranti che blocca (senza regole si
badi, ma solo sul piano del "gusto" personale) pratiche e iniziative
che avrebbero consentito di programmare tempi e lavoro. Per non parlare, sempre
nell´ambito che mi è più famigliare, di norme assurde e incomprensibili che,
partendo da un fondamento culturale, al contrario paralizzano da anni ogni
attività. Intorno a tante regole, a tante leggi è perciò facile proporre una
svolta che dia la sensazione che finalmente un nodo insostenibile è stato
"eroicamente" tagliato con un colpo di spada. Alessandro docet! Dei
nostri anni Cinquanta sono rimasti molti intellettuali per lo più integrati, e
molte macerie di una passione e una speranza che avevamo coltivato. Fra i tanti
errori commessi in questi anni, quello più vistoso e che di fatto ha impedito una
crescita vera della cultura nelle cose e non astratta e codina sulle cose, è
stata la spocchia incontrollata e la discriminazione tanto in auge nei regimi
totalitari di destra e di sinistra, che da noi si è trasformata in quel
clientelismo di bassa lega sul quale si è fondato il nostro lavoro. E la
libertà, quella tanto decantata, è ormai limitata alle cento testate che in
definitiva riferiscono con toni diversi le stesse cose e alle passioni
profonde, che quelle sì hanno bisogno di spazio vitale, di aria pulita nella
quale respirare a pieni polmoni. Delle speranze non resta neppure l´ombra e
neppure (se ci facciamo caso) il significato. Perciò abbiamo ben poco da
lamentarci, pavidi lacchè del nostro vissuto, se una compagine politica o un
personaggio ruspante indica e promette un mondo più attuale e anche più
spregiudicato: solo noi saremo i colpevoli senza alibi delle sue conseguenze.
(
da "Unita, L'"
del 09-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
ENRICO
FIERRO Le statistiche dicono tutto, ma non raccontano niente. A giorni sapremo
come i morti del terremoto sono divisi paese per paese, per sesso, per età, per
condizione sociale, per il timbro impresso sul passaporto. Ma sono calcoli
freddi che non si imprimono nella memoria. Maciniamo numeri davanti alla tv.
Tanti morti per le stragi del sabato sera, per le guerre, per gli incidenti sul
lavoro. Eppure dietro ogni numero c'è una vita. Le ambizioni bruciate dagli
anni e dai fallimenti, e i sogni giovani tutti ancora da vivere. Dietro ogni
numero di quei 272 morti del terremoto c'è un pezzo d'Italia che abbiamo
l'imperdonabile colpa di non raccontare mai. Uomini e donne, giovani e anziani,
studenti e manovali, italiani e stranieri: un paese intero, il paese dei morti.
Che parte avrà nella statistica del dopo Rosalba Franco? Strappava la vita a
Poggio Picena ed era una lavoratrice precaria al Comune. Ragazza madre con un
figlio di dieci anni, dicono in paese. E lo dicono con comprensione, senza mai
un accenno di giudizio, perché da queste parti la gente ha imparato ad essere
aperta e accogliente. Rosalba è uno dei cinque morti del suo villaggio di mille
abitanti. Viveva nel centro storico, la stanza per dormire era al secondo
piano, quando l'hanno trovata il letto era al primo. Lei abbracciata al suo
piccolo uomo. E della piccola figlia di Grek Pavel, che di mestiere faceva il
muratore? Di lei non sanno ancora il nome preciso. Colpa
della burocrazia. Perché la
bambina era in Italia da pochi giorni, Grek il padre aveva realizzato
finalmente il suo sogno, portare la famiglia dalla Moldavia a Fossa,
riabbracciare il suo cucciolo di tre anni. Ricongiungimento, si chiama. Lo
facevano i vecchi emigranti abruzzesi quando andavano nella loro America.
Una vita di pane e cipolla, la casa e poi il "richiamo" per la
famiglia. Per Grek e la sua piccola il sogno dell' America che si chiama Italia
si è spezzato nella notte di domenica. i grandi campi Sognava i grandi campi. E
in un club importante aveva anche giocato, la giovanile della Fiorentina. Un
successo, e a soli 14 anni. Poi il fallimento della squadra e il ritorno in
Abruzzo, a giocare nel Loreto, a Celano. Sempre con lo stesso impegno. Il
"campione" lo chiamavano. Domenica era andato a trovare la sua fidanzata
a L'Aquila, in via XX settembre. Alle 3 passate il rombo che annuncia il sisma.
La ragazza muore sul colpo, Giuseppe resiste, gli è crollato il soffitto
addosso, ma ce l'ha fatta. Muore nella notte tra lunedì e martedì all'ospedale
di Teramo. «Con negli occhi il verde del campo da gioco e il ricordo dell'odore
dell'erba fresca", dicono i suoi cari amici. E quali erano i sogni dei
ragazzi di via XX settembre, quelli della Casa dello Studente? Serena Scipione
voleva laurearsi in medicina. Le foto la mostrano allegra, bella e solare. Da
medico - confidava alle amiche - voleva andare nei paesi dove c'era più bisogno
per salvare vite umane. E' morta con la sua amica Federica Moscardelli, 25
anni. Una forza della natura. Studiava a L'Aquila, ma al suo paese era volontaria
della Croce Bianca, frequentava la chiesa e cantava nel coro. ragazzi Ragazzi.
Un pianeta indefinibile. Ognuno di loro è un mondo, una storia a sé. Fabio De
Felice aveva vent'anni e studiava ragioneria. Lavorava. A Natale aveva fatto un
po' di soldi spalando la neve. Domenica aveva anche litigato con i suoi che
vivono a Onna e hanno una casa nuova. Solida di ferro e cemento. «Io nonna non
la lascio dormire da sola. Ha paura del terremoto». Ha preso le sue cose ed è
andato nella vecchia casa di pietra e tufi. Lì ha perso la sua lotta col sisma.
Povero Davide contro un Golia che ha scaricato sulle fragili case dell'Abruzzo
la forza di cinque atomiche. La nostra Spoon River, storie di tante persone
scomparse, di tante speranze e progetti interrotti dal terremoto. Ci sono i
ragazzi della casa dello studente, l'immigrato, la bambina, la precaria.
(
da "Nuova Venezia, La"
del 09-04-2009)
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19 - Cronaca «Pronti a sederci al tavolo per il rilancio di Marghera» LA
PROPOSTA Sì degli industriali a Galan e Cacciari GIANNI FAVARATO Se il
«governatore» Galan, inviterà anche gli imprenditori veneziani al proposto
«tavolo» per le bonifiche e lo sviluppo di Porto Marghera, Confindustria
veneziana non si tirerà di certo indietro, e nemmeno l'Eni, proprietaria di una
grossa fetta di aree industriali dismesse e da riutilizzare per nuove attività.
«E' il momento giusto per ragionare tutti insieme, senza pregiudizi,
contrapposizioni e distinguo - dice il presidente di Confindustria veneziana,
Antonio Favrin -. Porto Marghera è un'area di interesse locale e nazionale che
ha un grande futuro. Ma dobbiamo avere il coraggio di affrontare e una buona
volta risolvere, il problema del recupero e del riutilizzo delle aree libere,
nel quadro di un intervento programmato, complessivo e strategico, che si
sappia misurare con il breve e il lungo termine». «I grandi cambiamenti in atto
nell'economia globale - riflette Favrin - rendono ancora più impellente la
necessità di un cambiamento anche sulla programmazione e lo sviluppo a livello
locale». Tra i più importanti associati di Confindustria veneziana c'è anche
l'Eni di Paolo Scaroni che attraverso le sue società chimiche, è proprietaria
di ampie aree industriali in gran parte dismesse e da bonificare. Erano
dell'Eni anche le poche aree dove le bonifiche sono già state fatte (l'ex
Agrimont e gli ex depositi Agip) o sono in via di ultimazione (Vecchio
Petrolchimico). Paolo Scaroni, veneto di nascita e già presidente degli
industriali veneziani, ha fatto sapere che l'Eni «non è contraria a qualsiasi
iniziativa che possa accelerare i processi di autorizzazione delle bonifiche e
degli interventi di riutilizzo delle aree». Ma a proposito della scelta di chi
e di quale struttura o soggetto (un commissario straordinario o un'agenzia)
debba gestire il nuovo sviluppo di Porto Marghera, l'Eni precisa che ciò «è di
esclusiva competenza e scelta delle istituzioni pubbliche». Anche per Antonio
Favrin «sono le istituzioni locali che debbono governare il programma,
coinvolgendo anche il Governo in un'operazione di interesse nazionale come lo
sviluppo del polo industriale e portuale di Venezia». In quanto agli
imprenditori, grandi e piccoli che siano e proprietari o no delle aree di Porto
Marghera, Antonio Favrin precisa che «non si tireranno indietro di fronte a
progetti di investimento con percorsi certi e accettati, a rischio programmato
e con un sicuro ritorno di capitale». Il primo ostacolo da rimuovere sulla
strada dello sviluppo, secondo Favrin è la ridda di leggi, spesso
contraddittorie e le tortuose procedure previste dalla burocrazia istituzionale per realizzare
le bonifiche. «Qualsiasi imprenditore che vuole investire e portare sviluppo a
Porto Marghera - spiega il presidente di Confindustria veneziana - deve sapere
con certezza quali procedure, metodologie e costi deve affrontare per
bonificare le aree, in relazione, naturalmente, al previsto riutilizzo».
Per Favrin le attività da valorizzare e sviluppare non possono prescindere
dalla presenza delle industrie, comprese quelle chimiche che però «scontano
anni di ostilità della popolazione e una grave congiuntura internazionale dei
mercati».
(
da "Messaggero Veneto,
Il" del 09-04-2009)
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Pagina
3 - Udine Il Comune decide di pagare prima Forniture Pagamenti in anticipo per
combattere la crisi. È questa l'ultima misura studiata dal Comune di Udine per
dare una boccata d'ossigeno a tutte le aziende che lavorano per l'ente
pubblico. Palazzo D'Aronco anticiperà infatti tutti i pagamenti alle imprese
impegnate realizzare opere o a garantire forniture. «Se
finora per motivi legati alla burocrazia passava circa un mese dalla presentazione di una fattura
all'effettivo pagamento - ha spiegato il vicesindaco e assessore alle Attività
produttive, Vincenzo Martines -, d'ora in avanti all'atto della presentazione
provvederemo al pagamento. Questo vale sia per tutti i cantieri aperti
che per le forniture. Per quanto riguarda le forniture gli uffici completeranno
una griglia con l'elenco di tutte le scadenze dei pagamenti in modo tale da
individuare quelli che potranno essere anticipati. In questo modo cercheremo di
dare un piccolo contributo affinché le imprese non restino in difficoltà sul
fronte della liquidità. Secondo una prima stima degli uffici - ha concluso
Martines - questa "manovra" potrebbe costare al Comune circa 15 mila
euro di interessi attivi, ma riteniamo che i benefici per l'economia saranno
importanti».
(
da "Tempo, Il"
del 09-04-2009)
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stampa
dall'inviato Fabrizio dell'Orefice MOSCA «È stata una missione che è andata
oltre le nostre aspettative». Paolo Zegna prova a tirare le somme. E le cifre
parlano chiaro, quasi mille imprenditori, cinquecento aziende, 6800 incontri
business to business. Il vicepresidente di Confindustria, che ha delega proprio
sull'internazionalizzazione, si dice soddisfatto mentre si accinge ad effetuare
la sua ultima tappa del viaggio, a San Pietroburgo, mentre il ministro Scajola
è volato a Ekaterinburg. Presidente, soddisfazione in particolare per che cosa?
«Soddisfazione per una missione di sistema che è la più grande che il nostro
Paese abbia mai fatto all'estero». Secondo lei perché la Russia ha riscosso
questo successo? «Anzitutto comincia ad essere opinione diffusa che la crisi
economica si può vincere. E si può vincere andando all'estero, provando a
varcare i nostri confini, rischiando. Andando insomma a cercare nuove occasioni
di business». D'accordo, ma perché a Mosca? «Le nostre imprese hanno capito che
qui c'è terreno fertile, mi pare evidente. E poi indubbiamente ha giocato un
ruolo fondamentale il fatto che tra i due Paesi, in particolare a livello
politico, c'è un rapporto molto stretto. Lei ha visto il rapporto che c'è tra
tra i due primi ministri, Berlusconi e Putin. E come lo ha visto lei lo abbiamo
visto tutti». E questo che cosa vuol dire? «Vuol dire non solo le grandi
imprese ma anche le piccole e le medie si possono sentire con le spalle
coperte. Queste condizioni hanno spinto verso il successo questa missione».
Forse la svolta è proprio che le piccole imprese spingono verso
l'internazionalizzazione? «È il grande dato di questa tre giorni. Qualcosa è
cambiato anche nel nostro sistema. Ora dobbiamo andare avanti, non fermarci
qui». Presidente non neghiamo le difficltà: giurisdizione
incerta, burocrazia e
corruzione sono i grandi ostacoli investire in Russia «È per questo che la
nostra presidente Emma Marcegaglia ha proposto di sostenere l'ingresso della
Russia all'interno dell'Organizzazione mondiale del commercio.
(
da "Finanza e Mercati"
del 09-04-2009)
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L'Ance
Verona chiede più serietà nell'edilizia e un piano sismico da
Finanza&Mercati del 09-04-2009 Senza un completo piano sismico non si può
parlare di edilizia antisismica, ci vuole più serietà da parte di tutti gli
operatori dell'edilizia e dei committenti, non solo da parte dello Stato.
Questo il parere espresso dall'Ance Verona, l'associazione nazionale
costruttori edili della città veneta, a pochi giorni dalla tragedia in Abruzzo.
«No all'allarmismo, sì all'attenzione - ha affermato il presidente di Ance
Verona, Andrea Marani - solo oggi possiamo parlare di edilizia antisismica,
fino a ieri eravamo a livello di pensiero. Domani, si comincerà a costruire.
Forse. Perché ad oggi, le istruzioni per l'applicazione
delle norme tecniche di costruzione hanno qualche mese e sono in uno stagno di burocrazia. Perché la ristrutturazione
degli edifici storici (la maggior parte degli edifici dei centri storici
italiani) è un'impresa titanica, tra vincoli ambientali e ancora la burocrazia. A Verona lo sappiamo bene, si
pensi a tutti i reperti archeologici che spuntano dal terreno ad ogni scavo.
Perché gli stessi committenti non sono disposti a spendere il giusto per avere
maggiore sicurezza, l'esempio dovrebbe avvenire dal pubblico con scuole,
ospedali, musei e le altre strutture». Circa il 25% del costi di una
costruzione normale è imputabile alle strutture, attualmente, il resto se ne va
in impianti e in finiture, osserva ancora l'Ance. Il privato è disposto a
spendere molto per le mattonelle, per gli infissi e i pavimenti, per ciò che si
vede, meno per ciò che sta dentro alla casa. «L'Italia non è il Giappone, -
prosegue Marani - non abbiamo strutture secolari di legno, abbiamo preziosi
edifici di mattoni, marmi e pietra. Si pensi all'Arena, uno splendido, magnifico
esemplare di architettura romana destinato forse ad accasciarsi in caso di
sisma: ma che fino ad ora ha sopportato varie scosse sismiche, abbassandosi dal
livello originario. I committenti debbono sapere che una casa ha una sua vita,
come l'uomo, necessita di check up e di attenzione continui». Per costruire in
sicurezza, ci vuole anche professionalità da parte delle imprese, che agiscano
nelle regole, rispettando tutte le norme che disciplinano la sicurezza nei
cantieri e sul lavoro ed è per questo che sono contro il massimo ribasso. «Che
le imprese siano serie, sennò debbono uscire dal mercato, ma uguale serietà la
pretendiamo dai direttori lavori, dai progettisti e dai committenti, ci vuole
maggiore responsabilità da parte di tutti noi, per evitare che tragedie come
quella d'Aquila restino solo un brutto ricordo», conclude Marani.
(
da "Tirreno, Il"
del 09-04-2009)
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7 - Pistoia Stop alla burocrazia per S. Celestina Dopo multe e polemiche, il Comune si accollerà
la parte amministrativa Alla Som Baccarini spetterà soltanto l'organizzazione
delle varie manifestazioni SAN MARCELLO. L'amministrazione comunale assieme
alla Soms Baccarini saranno fianco a fianco nell'organizzare la logistica e la
parte burocratica della prossima festa patronale di Santa Celestina.
Questa è una novità per quanto riguarda il variegato mondo delle associazioni.
Lo rendono noto l'assessore al turismo e del tempo libero David Ulivagnoli e
Davide Ferrari, assessore alla semplificazione amministrativa, dopo le
pressioni ricevute dal presidente della Soms Stefano Gaggini, proprio il giorno
successivo all'ultimo lancio della tradizionale mongolfiera che chiude la
stagione turistica estiva nel capoluogo. Che fosse diventato maledettamente
complicato fare una domanda in modo corretto per organizzare una qualsiasi
manifestazione nel comune di San Marcello, è un dato di fatto. Come è un dato
di fatto che la legge deve essere rispettata e i vincoli sono aumentati. Di
questo nel capoluogo montano ne sono testimoni le quattro contrade, con il loro
clamoroso sciopero per colpa della troppa burocrazia,
di lacciuoli e leggine che hanno costretto i quattro borghi a cessare la loro
attività, confluendo nel comitato San Marcello 3000 con la sola eccezione della
contrada Port'Arsa, che ha proseguito il suo cammino e le sue feste. Per non
parlare poi delle domande sbagliate per l'assegnazione dell'ex Maeba da parte
tutti i partecipanti e delle varie multe per la mancata presentazione della
Dia. Di questi problemi ne ha sofferto anche la Baccarini, non per le sanzioni
amministrative o per domande errate, ma perché organizzare ad esempio il lancio
della mongolfiera, richiede una conoscenza della materia aviatoria che i
volontari non hanno, con leggi che cambiano una volta al mese: e il continuo
andare e venire dentro il palazzo comunale logora e viene voglia di smettere.
«Il 9 settembre mi incontrai con il sindaco Carla Strufaldi per manifestare il
mio malessere - dichiara Stefano Gaggini - o ci prendiamo pari responsabilità o
non organizzeremo più i festeggiamenti dell'8 settembre. Si prosegue solo se
siamo aiutati dall'amministrazione, perché la festa impegna i nostri soci sin
da aprile. E' una richiesta che risale e che avevamo fatto anche all'allora
sindaco Alessandro Bini (1996). Lavoriamo tutti per il paese con rischi anche
di prenderci una denuncia penale». «Considerato che la festa religiosa di Santa
Celestina richiama nel capoluogo anche oltre 4000 presenze e considerando che è
la festa patronale - dichiara l'assessore al turismo David Ulivagnoli - il
Comune di San Marcello metterà da ora in poi a disposizione degli organizzatori
i nostri uffici e il nostro personale tecnico per agevolare il lavoro dei
volontari della Soms Baccarini. Una figura analoga sarà individuata anche dalla
Baccarini e questo dovrebbe snellire la filiera burocratica e agevolare il
lavoro dei volontari». Alessandro Sisi
(
da "Repubblica, La"
del 09-04-2009)
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II - Bari "Petruzzelli in affitto solo per 15 giorni" La proposta
della Fondazione alla famiglia: "Pagheremo tutto noi" Il sindaco
contatta gli avvocati "Incertezza sull´apertura ora decidiamo"
ANTONIO DI GIACOMO «Dateci il Petruzzelli in affitto». Suona come una
provocazione ma quella del sindaco Michele Emiliano, nella sua qualità di
presidente della Fondazione lirico sinfonica, è una proposta. Rivolta già ieri
mattina alla famiglia Messeni Nemagna, attraverso due colloqui intercorsi con i
legali Ascanio Amenduni e Michele Costantino. Certo perché ciò avvenga è pur
sempre necessario che il teatro venga riconsegnato alla famiglia, se non allo
stesso ente lirico. Ma sulla consegna è ancora buio fitto, almeno fino ai
lavori del consiglio di amministrazione della Fondazione di ieri mattina. «Il
nostro è un estremo tentativo di smuovere le acque, perché - spiega Emiliano -
non abbiamo notizie delle intenzioni del ministero, né il suo rappresentante in
seno al cda, l´avvocato Mario Carrieri, è informato sulle prospettive della
consegna. Ora, in attesa che il ministro Bondi esprima un parere sulla validità
del protocollo d´intesa del 2002, ho proposto che si affitti il Petruzzelli
almeno per La Valchiria di Richard Wagner. Per 15 giorni o il tempo che sarà necessario
all´allestimento dell´opera. Ebbene, il cda non ha ritenuto di dover esprimersi
in proposito». Un silenzio assenso che ha spianato la strada alla proposta di
Emiliano che, già ieri mattina alla chiusura dell´incontro in Fondazione, ha
preso il telefono e contattato personalmente Amenduni e Costantino per
formalizzare la proposta d´affitto del Petruzzelli manifestando, allo stesso
tempo, la piena disponibilità dell´ente a farsi carico di qualsiasi voce di
spesa, dall´assicurazione alla guardiania del teatro. Qualcosa, del resto,
dovrà pur accadere entro i prossimi dieci giorni se è vero com´è vero che, al
rilascio del certificato di collaudo tecnico amministrativo del politeama,
l´impresa Ricostruzione Petruzzelli sarà obbligata a consegnare le chiavi del
teatro al commissario straordinario di governo Angelo Balducci. è in questa
chiave che l´idea di Emiliano acquisisce una sua plausibilità, evidentemente
non solo provocatoria. Certo i vortici della burocrazia potrebbero anche risucchiare
dentro un buco nero il completamento dell´iter del collaudo tecnico
amministrativo, ma voci di corridoio escluderebbero la possibilità di tenuta di
questa ipotesi. Alla fine l´unico ostacolo a restare in piedi sarebbe soltanto
il rilascio dell´agibilità. Questione di giorni, insomma, per capire
quali scenari potranno prefigurarsi e se La Valchiria, in un modo o nell´altro,
riuscirà ad acquisire diritto di cittadinanza sul palcoscenico del Petruzzelli.
Ed è proprio nell´attesa che si sciolgano questi nodi che il sovrintendente
Giandomenico Vaccari ha optato per un rinvio della presentazione ufficiale
della stagione lirica 2009.
(
da "Repubblica, La"
del 09-04-2009)
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11 - Cronaca "Bollette e mutui, le banche ci assediano" Sfollati
sotto pressione per i pagamenti. E spunta la borsa nera: carne a 80 euro il
chilo L´allarme Sacconi rassicura: posticiperemo i versamenti Ma i terremotati
non si fidano Angoscia e rabbia nei paesi distrutti: da pagare auto schiacciate
e case distrutte (SEGUE DALLA PRIMA PAGINA) DAL NOSTRO INVIATO giampaolo
visetti TEMPERA Gli chiede anche se ha «riportato lesioni invalidanti». «Mi
sono rimasti 5 euro - risponde Antonini - e il lavoro non l´ho più». Monta
così, nei paesi distrutti dal terremoto, l´angoscia e la rabbia. «Dormiamo su
una branda - dice il taxista Francesco Colajanni a Onna - e certe banche ci
fanno capire di essere pronte a pignorare anche le macerie. La mia auto è
schiacciata sotto la chiesa. Non posso lavorare e non possono pagare le rate. A
Paganica e Monticchio ci sono artigiani che hanno fatto ipoteche per acquistare
macchinari: già ieri sono inseguiti da banche, assicurazioni e fornitori, che
ricordano le scadenze». Le rassicurazioni del ministro Sacconi nel primo
pomeriggio -"faremo posticipare per qualche tempo i pagamenti" - ,
non placano l´indignazione. Migliaia di famiglie, nell´Aquilano, si sono
indebitate per la casa, o per mettere in piedi negozi, bar, imprese. Hanno
perso tutto e sotto le tende, o rifugiate in auto, si sentono raggiungere da
ingiunzioni di pagamento. «Non vedo differenza - dice Gianfranco Gritti,
impiegato di un´impresa chiusa - con gli sciacalli che rubano sotto le
macerie». Ieri la polizia non ha fermato solo due presunti ladri a Onna. Tre
persone sono state sorprese a svaligiare i detriti di San Gregorio. A Paganica
una coppia delle Marche, con addosso false giacche della protezione civile, ha
rischiato il linciaggio. Usciva dall´abitazione di una famiglia sterminata con
i gioielli nascosti in una borsa da medico. A Pizzoli, secondo le agenzie, un
furgone ha tentato di vendere carne a 80 euro al chilo. Gli adulti, nelle
tendopoli, pensano a «comitati di difesa». Iniziano però a confrontarsi con i
drammi del futuro. La maggioranza non ha più una fonte di reddito. Molti
ricevono la notizia di licenziamenti, o cassa integrazione. «Per ora ci danno
un pasto e una tenda - dice a Bazzano Celestino Eusani - ma non sappiamo cosa
dire ai nostri figli. Finiti i primi aiuti, conosceremo il volto della
miseria». Per centinaia è uno spettro già reale. I sopravvissuti, fuggiti in
pigiama, non hanno soldi. Carte e portafogli sono perduti. Negli accampamenti,
eretti da soccorritori di straordinaria generosità, non possono permettersi
nemmeno di acquistare la benzina, o un dentifricio. La gente che dorme nelle
auto, per riscaldarsi, è costretta ad accendere il motore. Da ieri si dorme al
freddo. A mezzogiorno, dalle frazioni dell´Aquila, colonne si dirigono verso il
capoluogo. Gli sfollati cercano bancomat, invano. Solo un sportello, nel
capoluogo, distribuisce ancora denaro. Per ritirare cento euro l´attesa è di
due ore. Nei paesi le banche sono chiuse, o inagibili. Dal pomeriggio aprono
alcuni sportelli postali volanti. Tre vecchi hanno potuto ritirare la pensione.
«Per fare il pieno - dice a Barisciano Fernando Olivieri - ho dovuto fare una
colletta. Questa notte, a due gradi sotto zero, mia madre si è messa a tossire
ed è finita all´ospedale». Le pompe sono ancora a secco. Qualcuno, nel piazzale
di un ipermercato dell´Aquila, vende taniche di carburante a 5 euro il litro.
Vaga gente strana che distribuisce biglietti con la scritta «presto soldi e
compro ori». Per questo chi si è salvato chiede di «fare presto». La povertà è
insidiata del cinismo di moltiplicati rapaci. Ma soprattutto si prega di non
ripetere «le finte ricostruzioni già viste». «Ci fanno paura - dice Daniele Marrana - i politici, i loro portaborse, i
funzionari locali e la burocrazia corrotta. Dove stanno finendo gli aiuti per l´Abruzzo? Chi
controlla gli importi? Come e da chi verranno distribuiti e fondi»? E´ inutile
tacerlo: gli scampati ai crolli non si fidano «delle troppe promesse televisive
di questi giorni». Ad Onna, in poche ore, sfilano i ministri Zaia e La
Russa, il leader del Pd, Franceschini. L´accoglienza, se non fredda, è una
mediazione tra il fastidio e l´indifferenza. Un brusio ostile si alza quando
Zaia, alla tivù tedesca, chiede ai turisti germanici di «comprare zafferano e
vino Montepulciano». Gli sfollati, con le coperte addosso e in ciabatte, non lo
capiscono. Cercano biancheria, sapone, scarpe, sacchi a pelo asciutti: non se
la sentono di ripetere che la stalle sono crollate e che la campagna non verrà
seminata. Verso sera si riuniscono per formare un comitato. «Le dichiarazioni -
dice il medico Franco Papola - devono diventare fatti. Temiamo che tra una
settimana ci si dimentichi che i nostri paesi vanno ricostruiti». Nelle tende,
prive di fornelli, la notte si gela. L´umidità della condensa piove sulle
brande. Vecchi e bambini tremano e piangono. In alcuni campi inizia a
scarseggiare l´acqua e i bagni chimici sono fuori uso. «Già a settembre - dice
Gianluca Chiaretti, falegname di Tempera - il Gran Sasso scarica freddo. Poi
nevica. Senza prefabbricati solidi non si può tirare un inverno». A Paganica, a
mezzogiorno, il governatore trentino Lorenzo Dellai promette che entro dieci
giorni arriveranno in Abruzzo le prime dieci casette di legno. Altre duecento
saranno costruite presto. «Doneremo - dice - anche un edificio pubblico
antisismico in legno, fino a sei piani». I paesi colpiti però si svuotano. I
centri, pericolanti e transennati, ormai sono deserti. Dopo le ultime scosse a
migliaia hanno accettato di andarsene, lungo la costa. A Bazzano, l´altra sera,
è crollata improvvisamente la facciata della chiesa. Mezz´ora dopo duecento
persone, sfinite della tensione, hanno lasciato il paese. Forca di Valle, nel
pomeriggio, ha sepolto Paolo Verzilli. Il primo funerale, in regione. Uno
studente, falciato nella sua stanza a L´Aquila.
(
da "Messaggero Veneto,
Il" del 09-04-2009)
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Pagina
7 - Regione Il Comitato per l'autonomia ai politici: «Intervenite a sostegno
dell'università» La polemica UDINE. Il Comitato per l'autonomia del Friuli
interviene a difesa dell'università dopo gli annunciati tagli. «Si viene a
sapere che la scure del Ministero taglierà nella Facoltà di medicina di Udine
dieci scuole di specializzazione e in quella di Trieste sei. Si parla poi di
accorpamenti tra scuole della Regione per così dire autonoma», afferma
Gianfranco D'Aronco, presidente del Comitato per l'autonomia e il rilancio del
Friuli. «Si sapeva da tempo che la Facoltà udinese di medicina primeggia in
Italia, mentre nessun personaggio politico in visita da noi non manca di
esaltare le virtù dei friulani, additandoli ad esempio - continua -. I rettori
Compagno di Udine e Peroni di Trieste hanno immediatamente protestato per la
celerità e l'implacabilità del provvedimento, deciso nelle
segrete stanze della burocrazia centrale. Fatto sta che i criteri di merito sono stati ignorati,
con evidenti sperequazioni a favore di grossi atenei e di potenti appoggi
politici», ha detto ancora D'Aronco. «Ricorrere al Tar, si è sottolineato, è
tempo perso - ha aggiunto il presidente del Comitato -. I nostri
specializzandi della intera regione dovranno andare a Padova, a Verona o a
Modena, mentre Udine perderà di riflesso consistenti risorse economiche. Non
vedo quali speranze si possano nutrire, specie per il Friuli, al solito
penalizzato e privo di rappresentanti in seno al Governo. Ma abbiamo dei
politici da noi eletti, a Roma e a Trieste. Se ci sono, battano un colpo»,
conclude D'Aronco.
(
da "Sole 24 Ore, Il"
del 09-04-2009)
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Il
Sole-24 Ore sezione: COMMENTI E INCHIESTE data: 2009-04-09 - pag: 14 autore:
L'ECONOMIA E LE IDEE ... Cara Italia, puoi ripartire dalle tue virtù I n questi
giorni la tragedia del terremoto in Abruzzo porta in primo piano, insieme al
dolore e alla paura, anche la forza, l'orgoglio, lo spirito di partecipazione
degli italiani. La volontà di affrontare il disastro, pur nella ferita profonda
delle tragedie personali, è emersa di pari passo con l'avanzare di una vera e
propria ondata di solidarietà,con l'impegno dei volontari e la spontaneità
delle donazioni. Gli italiani stanno dimostrando ancora una volta di essere
capaci di grandi slanci nelle situazioni di emergenza, di avere volontà e forza
d'animo e anche di riuscire a organizzare gli interventi sulla base delle
competenze e dei bisogni. Ma ci si può chiedere come mai le virtù private
tendano nella normalità a diventare quasi regolarmente vizi collettivi e, nella
stessa prospettiva, come mai il grande spirito imprenditoriale debba avanzare
tra le mille difficoltà del peso della burocrazia, della lentezza
dell'amministrazione, della complessità delle procedure. Piero Ottone,
giornalista di lungo corso, traccia nel suo ultimo libro un quadro degli ultimi
cinquant'anni dell'Italia con un grande affetto (partendo dal titolo Italia
mia), ma insieme con l'amaro realismo di chi misura la distanza tra le grandi
potenzialità e le difficoltà quotidiane. Con la sua analisi Ottone ha un
obiettivo ambizioso, quello di aggiornare uno dei maggiori successi,
soprattutto all'estero, dell'editoria italiana negli anni '60: Gli italiani di
Luigi Barzini. Ne esce un affresco ricco di personaggi, tratteggiati con stile
ed eleganza, con giudizi anche sferzanti, ma che aiutano puntualmente a
ricostruire le più recenti e importanti vicende politiche ed economiche. La
realtà italiana è letta sul filo conduttore delle traversie del giornalismo, di
cui Ottone, direttore prima del Secolo XIX e poi del Corriere della Sera, è
stato uno dei protagonisti. Traversie che peraltro sono strettamente
intrecciate con le personalità, come Gianni Agnelli e Carlo De Benedetti, che
hanno avuto una parte determinante nelle trasformazioni economiche del Paese.
Al fondo resta un giudizio disarmante: «Ci sono gli individui di valore –
scrive Ottone – ma gli individui, per avere successo, per affermarsi, per
imporre i loro criteri e il loro stile, insomma per rendere, devono fare
squadra». E ancora: «A livello nazionale la squadra manca, non si è mai fatta:
non c'è una classe dirigente paragonabile a quella dei grandi Paesi
occidentali».L'accusa più forteè rivolta così alla classe politica i cui
esponenti «sono impreparati, inefficienti, inaffidabili». Eppure resta sempre
valido il paradosso del calabrone, in teoria troppo pesante per volare con
quelle piccole ali, ma che, non sapendolo, continua a volare. Anche l'Italia ha
il peso di una politica che non vuole riformare se stessa, eppure il Paese
riesce ad affermarsi, ad affrontare le emergenze come i terremoti, ma anche a
organizzare, inventare e trovare nuove strade per produrre e creare valore. I
difetti ci sono: ma già la capacità di riconoscerli è fare un passo avanti per
affrontarli. © RIPRODUZIONE RISERVATA
http://gianfrancofabi.blog.ilsole24ore.com/ “ LA CITAZIONE «Da noi non c'è una
classe dirigente paragonabile a quella dei grandi Paesi occidentali» PIERO
OTTONE Dal libro Italia mia, Longanesi, pagg. 190, à 15,00 di Gianfranco Fabi
(
da "Sole 24 Ore, Il"
del 09-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Il
Sole-24 Ore sezione: ECONOMIA E IMPRESE data: 2009-04-09 - pag: 21 autore:
Energia. La società che gestisce la rete elettrica replica alle contestazioni
dell'industria sui prezzi Terna, bloccati 6 maxiprogetti L'obiettivo è
risolvere la congestione del sistema di distribuzione Marco Alfieri MILANO Più
investimenti nella rete per ridurre i costi finali dell'energia. Grandi aziende
e produttori di elettricità riuniti in Confindustria e molto spesso in polemica
tra loro, hanno trovato un punto in comune nel denunciare i colli di bottiglia
di Terna, il gestore della rete elettrica nazionale. Il «Sole 24 Ore» lo ha
raccontato ieri. Secondo produttori e clienti, gran parte dei problemi di
extracosto derivano proprio dalle strozzature sulle connessioni di trasporto di
energia. «Le accuse in realtà sono falsee fuorvianti», non si fa attendere la
replica di Terna. «Ed è singolare che produttori e consumatori, solitamente
antagonisti, accusino il gestore che ha come priorità la missione di
trasportare l'energia e costruire reti, mentre il costo dell'energia in Italia
è il più alto che si registri in Europa e nel mondo». Ovviamente «una parte dei
ritardi è ascrivibile a difficoltà autorizzative ed alle opposizioni locali nei
confronti delle nuove infrastrutture», questo in Confindustria lo si ammette
senza problemi. Tuttavia, si ripete, «è necessaria una maggiore focalizzazione
di Terna nei confronti degli investimenti previsti nei piani di sviluppo della
rete di trasmissione nazionale». Anche qui, però, il Gestore ricorda «di aver
quadruplicato gli investimenti passando dai 200 scarsi annui del 2004 ai circa
800 milioni del 2008». E «il 70% degli investimenti già realizzati (San
Fiorano/Robbia, Turbigo/Rho e Rizziconi/ Laino) serve proprio a decongestionare
la rete e ad eliminare i famosi colli di bottiglia, sia in termini di portata
elettrica che di pieno utilizzo degli impianti». Dunque è vero, come dicono
produttori e consumatori, che ci sono strozzature sulla rete, «ma non dipendono
da noi, bensì dai ritardi autorizzativi come ben sanno anche le aziende
produttrici », sostiene Terna. Tempi che in Italia superano di 2/3 volte quelli
di realizzazione delle infrastrutture. Sei anni per la burocrazia, due anni per i cantieri. Di
più. Negli ultimi anni Terna ha presentato 6 progetti strategici per risolvere
le principali congestioni del sistema elettrico, alcuni addirittura giacciono
nei cassetti dei ministeri dell'Ambiente e dello Sviluppo economico dal 2006.
Si tratta degli elettrodotti Sorgente- Rizziconi, del Foggia-Benevento, del
Fusina-Dolo-Camin, della razionalizzazione di rete dell'area di Lodi,
dell'elettrodotto Redipuglia-Udine ovest, e del Trinio-Lacchiarella, per un
totale investimenti, spalmati sul prossimo decennio, di circa 6 miliardi. Ma
soprattutto, precisa il Gestore, «i costi legati agli oneri del dispacciamento
energia di competenza Terna incidono per il 5% sul prezzo del MWh, in media
europea». Mentre i prezzi dell'energia prodotta restano i più alti d'Europa e
scendono meno prontamente che nel resto del continente quando calano i prezzi
delle materie prime. «Il che significa che anche abbattendo inefficienze nel
trasporto si taglierebbero strozzatute che gravano per 4 euro su 80 del costo
totale (è 50 negli altri Paesi)», precisa Gianni Armani, direttore Operation
Italia di Terna. «Curiosamente, invece, il capro espiatorio diventa la rete di
trasmissione». Infine c'è l'annosa questione degli incentivi premiali e delle
sanzioni. Secondo le imprese energivore e Assoelettrica, «gli attuali
meccanismi previsti dall'Autorità garante per il sistema di trasmissione
continuano ad essere inadeguati perché, a differenza di quanto accade in altri
paesi Ue, premiano i risultati positivi senza penalizzare il mancato
raggiungimento degli obiettivi». In sostanza, la tariffa media da riconoscere a
Terna dovrebbe variare in aumento o in diminuzione secondo i risultati ottenuti
nella riduzione dei costi delle congestioni. «Nessun problema a discuterne »,
assicura Stefano Conti, direttore Rapporti Istituzionali di Terna, «a patto che
qualunque meccanismo di valutazione parta dal momento del rilascio delle
autorizzazioni». © RIPRODUZIONE RISERVATA
(
da "Messaggero, Il"
del 09-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Giovedì
09 Aprile 2009 Chiudi di CLAUDIO RIZZA ROMA - E' partito alle 6 e mezzo del
mattino da Roma, senza dire niente a nessuno, nemmeno al partito, per evitare
clamori e codazzi. Accompagnato dal fido Piero Martino e dai due poliziotti
della scorta. Alle 7,40 l'auto
di Dario Franceschini, leader del Pd, è arrivato a Onna, il paese svanito. La
gente dormiva ancora nelle tende. Freddo pungente, 3 gradi. Ha raccontato:
«Volevo parlare con le persone senza intralciare i soccorsi. Una cosa sono le
autorità, che devono andare, un'altra i politici, di cui non c'è bisogno».
Nella tragedia cambia anche lo stile dei politici, induce sobrietà e rispetto.
Franceschini non le ha cercate, le autorità. Ha parlato in strada con gli
operatori della protezione civile, con i vigili del fuoco, e le voci più vere
hanno confermato le impressioni: la macchina dei soccorsi ha funzionato a
meraviglia. I pompieri romani erano sul terremoto già alle 5 e mezza di lunedì
mattina. Da Emilia, Friuli e Marche la protezione civile era già in moto alle
5, e alle 7 in
zona. Tutto tempestivo, nessun bluff mediatico. «Al governo abbiamo detto che
siamo pronti a discutere i provvedimenti di urgenza per l'Abruzzo per
accelerare al massimo l'approvazione dei provvedimenti che possono servire a
superare l'emergenza»: l'aveva già detto alla Camera, la collaborazione l'ha
confermata ieri. E ha setretto la mano a Bertolaso. Negli occhi e nel cuore
l'impressione di tanti: visi smarriti che non vedono futuro, perciò imbambolati
e annichiliti. Il centro dell'Aquila, città ormai morta: e si capisce perché il
governo parli di new town, perché solo una nuova città potrà rinascere, ma mai
quella che c'era e non ci sarà più. L'indignazione per le case giovani crollate
miseramente, accanto a certe vecchie ben costruite e viceversa: un'ecatombe
senza logica, figlia di finti cementi, di rischi demenziali
e burocrazie irresponsabili: «Il rispetto e il miglioramento delle norme
antisismiche» va imposto subito. Poi la mobilitazione straordinaria, che
allarga il cuore e il futuro incerto che lo restringe. Due ore dopo, il ritorno
a Roma: «Convocate una conferenza stampa, torniamo dall'Abruzzo». E al
Pd sono caduti dalle nuvole.
(
da "Eco di Bergamo, L'"
del 09-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
«Da
tre anni aspetto qui i miei figli Così lotto contro la burocrazia»
--> Eki, nigeriana, racconta le telefonate al Consolato e i lunghi silenzi
Giovedì 09 Aprile 2009 BERGAMONDO, pagina 39 e-mail print Eki Okpogie,
trentanovenne nigeriana, dal 2005 sposata con un italiano, non si perde
d'animo. Da undici anni è in Italia e lontana dai suoi quattro figli. Cuore di
madre e voglia di riunire la famiglia le danno la forza di perseverare contro i
silenzi del Consolato generale d'Italia a Lagos, capitale della Nigeria. Dopo
tre anni di insistenza, i primi risultati. Secondo una circolare del ministero
dell'Interno, il ricongiungimento familiare richiesto da cittadini stranieri
coniugati a italiani dovrebbe seguire un percorso agevolato: non serve il nulla
osta rilasciato dagli Sportelli Unici, basta richiedere il visto d'ingresso alle
rappresentanze consolari italiane all'estero. Nella realtà è un percorso ad
ostacoli. Il legislatore non ha fatto i conti con i consolati esteri. «Scatole
chiuse, inaccessibili, raggiungibili per telefono dopo ripetuti tentativi.
Benché consolati italiani, vieni ascoltato solo se parli in inglese, sperando
che la comunicazione non si interrompa. Trovare anche la persona competente è
un'odissea. Quello che dovrebbe essere un percorso agevolato si svela
l'opposto. È più snella la via del nulla osta, evita comunicazioni a distanza»
spiega Valentina, dello sportello Anolf Cisl. Casi come quelli di Eki sono
particolari. La normativa da applicare è a metà tra quelle per comunitari e
extracomunitari: una sorta di visto per familiari a seguito senza richiesta del
nulla osta allo Sportello Unico, essendo coniuge di un italiano. Il familiare
straniero di cittadino italiano o comunitario non deve richiedere il nulla osta
allo Sportello unico, ma direttamente il visto in Ambasciata. I cittadini
extracomunitari regolarmente soggiornati in Italia devono invece inoltrare
domanda di ricongiungimento familiare per via telematica al ministero
dell'Interno, che la inoltra al competente Sportello Unico. Lo sportello
chiamerà il richiedente perché presenti la documentazione necessaria relativa
ad alloggio e reddito e rilascerà una ricevuta. Verificata la sussistenza dei
requisiti, entro 180 giorni dalla ricezione dell'istanza, si rilascia il
nullaosta da spedire al parente da ricongiungere. Questi lo presenterà
all'autorità consolare italiana all'estero per ottenere il visto di ingresso.
Entro otto giorni dall'ingresso in Italia, il familiare deve andare allo
Sportello Unico per richiedere il primo ingresso per motivi familiari. Per
legge Eki ha saltato questi passaggi, ma la vita gliene ha presentati altri. È
arrivata in Italia nel 1998 sotto raggiro, dopo cinque mesi nascosta nelle
stive delle navi e nei bagagliai delle auto. Le avevano promesso che avrebbe
lavorato come badante, invece è stata vittima del racket nigeriano della prostituzione.
Tre anni sulla strada per pagare il riscatto e riavere il passaporto. Poi la
libertà e il matrimonio con l'italiano che l'ha aiutata a cambiare vita. Lavora
da anni nella lavanderia di una casa di riposo. È regolare, inserita. Grata
alla Provvidenza, crede che qualcuno la aiuti anche questa volta, per porre
fine al calvario del ricongiungimento con i figli: Austin Odemwingie Aghedo di
23 anni, Ikponmwosa Sharp Aghedo di 19, Joy Ehis Aghedo di 17 e la piccola
Efosa Holy Aghedo di 12 anni, ora dalla sorella, vedova e con altri quattro
figli a carico. La nuova odissea di Eki è iniziata nel 2006, quando si rivolse
all'Anolf Cisl per inviare al Consolato generale la domanda per visto di
ingresso per i figli. Dalla Nigeria nessuna risposta. Chiese allora ad una
ditta di Milano di inoltrare domanda di assunzione per il figlio maggiore, così
che potesse entrare con i flussi. La ditta accettò ma, avvisata dopo un anno
dalla Questura che era pronto il nulla osta per Austin, disse che ormai non
aveva più bisogno del giovane. Dalla Nigeria arrivavano notizie sempre più
drammatiche: Austin, esasperato, era disposto a prendere una barca pur di
raggiungere la madre. Eki lo convinse a fermarsi, ma non si arrese: all'inizio
del 2007 inoltrò domanda di visto turistico sempre al Consolato ma, a dicembre
dello stesso anno, le risposero che la domanda era stata respinta. Eki ebbe un
momento di sconforto. Nell'autunno del 2008 Adriano Allieri, co-presidente
Anolf, inviò una mail al Consolato chiedendo chiarimenti in merito alle
modalità di ricezione delle richieste di visto. Nessuna risposta. Lo scorso 30
ottobre, l'Anolf inviò al Consolato una nuova domanda di richiesta di visti di
ingresso per il ricongiungimento familiare dei quattro figli. Passano più di
tre mesi: «Dopo innumerevoli telefonate, lo scorso 11 febbraio sono riuscito a
parlare con il capo Ufficio visti del consolato in Nigeria - spiega Allieri -
per sentirmi dire che le difficoltà di comunicazione sono dovute alla mancata
erogazione di corrente quattro giorni su sette, con conseguenti pc che si
fulminano, a cui si aggiunge la scarsità del personale. Per la pratica mi è
stato detto di inviare la richiesta di legalizzazione dei documenti di stato
civile dei figli. Procedura seguita. Ora qualcosa si sta muovendo». A febbraio
Eki è tornata in Nigeria, dopo 11 anni. È andata subito in Consolato «prima di
riabbracciare le uniche gioie della mia vita - racconta -. Ma facevano entrare
solo nigeriane accompagnate da marito italiano, e io ero sola. Mi hanno detto di
andare nella banca per pagare la tassa per la legalizzazione. Ora i miei figli
sono stati chiamati per il test del dna. Lo farò anch'io, non mi interessano i
costi, li voglio qui. Vedendoli ho pianto. Austin mi ha preso in braccio,
mentre l'ultima figlia non mi riconosceva nemmeno. Mi immaginava grassa. Spero
di riabbracciarli presto in Italia, nessuna madre dorme tranquilla con i figli
lontani». Daniela Morandi 09/04/2009 nascosto-->
(
da "Centro, Il"
del 09-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Pagina
40 - Altre Sfollati, aboliti i libretti sanitari Meno ostacoli burocratici,
corsie preferenziali al pronto soccorso La Asl: «Ora tocca a distretti e
ambulatori fare la loro parte» SAVERIO OCCHIUTO PESCARA. Ora tocca ai medici di
base, ai Distretti sanitari, al territorio. L'appello è partito ieri mattina
dal pronto soccorso dell'ospedale di Pescara, dove il primario Alberto Albani e
la sua équipe sono stati costretti a fronteggiare una nuova ondata di
terremotati provenienti dall'Aquilano, dopo quella drammatica di lunedì. Sono
le famiglie che hanno cercato riparo sulla costa. Il problema che si è posto,
spiegava ieri mattina Albani, è quello di superare la «burocrazia». Gran parte dei terremotati che hanno trovato sistemazione
negli alberghi della costa sono privi di documenti e tesserini sanitari. Così,
in un vertice convocato ieri mattina nella sede della direzione amministrativa
dell'ospedale, in accordo con la Regione, si è deciso di attivare subito le
associazioni dei medici per fronteggiare «sul territorio», tra
ambulatori medici e distretti Asl, quella che si annuncia come una emergenza
lunga, molto più lunga del previsto. La prima indicazione fornita ai medici di
base (questa mattina dovrebbe essere ufficializzata dalla Asl), è quella di
firmare le ricette necessarie alle persone provenienti dalle zone terremotate,
anche in assenza di documenti e tesserini sanitari, scrivendo sul ricettario la
frase "Emergenza terremoto" che consentirà poi ai medici e alle
farmacie di ottenere i rimborsi dalla Regione. In altre parole, spiegava ieri
mattina un portavoce della Asl, i terremotati provenienti da fuori provinvcia
verranno considerati a tutti gli effetti come dei «residenti» per cui i medici
di base potranno trattarli come se fossero dei loro pazienti. «Io lo sto già
facendo da lunedì», spiega il dottor Sandro Damiani, medico chirurgo impegnato
da anni con la Caritas nell'attività di volontariato. «Chi viene nel mio ambulatorio
in queste ore, dalle zone colpite dal terremoto, è semplicemente un abruzzese
in cerca di aiuto e non vado certo a chiedere se ha con sè il tesserino
sanitario. Posso essere solo felice se la Asl e la Regione hanno deciso di
superare tutti gli ostacoli burocratici sui ticket e l'assistenza in questa
fase di eccezionale emergenza». Damiani, come altri medici volontari, ha già
battuto a tappeto gli alberghi della città. Ha incontrato i familiari dei
traumatizzati dislocati nei vari reparti dell'ospedale. Tra loro c'è gente
anziana che era già in cura nei centri dell'Aquilano e che ha bisogno di
medicine, esami diagnostici, protesi, ginecologi. Un'anziana proveniente
dall'Aquila ha perso la sua dentiera sotto le macerie. Ora è all'Hotel Holiday
di Pescara a fronteggiare anche questo "inconveniente", insieme al
resto. Ma ieri mattina al pronto soccorso dell'ospedale si è presentata anche
una giovane donna con addosso una tuta verde e il volto sofferente. Cinque
giorni fa, prima del terrmoto, era stata colpita da infarto mentre il marito si
trovava ricoverato all'ospedale dell'Aquila per essere sottoposto a intervento
chirurgico. Il primario del Pronto soccorso, Alberto Albani, ha organizzato
nella struttura dell'ospedale un accesso diretto e un apposito ambulatorio per
i terremotati: niente codici bianco-verde e giallo-rosso. Per questi pazienti
la porta è sempre aperta. Un altro ostacolo della burocrazia
che cade. C'è bisogno di tutto tra i terremotati dislocati negli alberghi della
costa e nell'accampamento di Montesilvano. Dalle fasce elastiche all'aspirina,
alle cure specialistiche. Servono odontotecnici, cardiologi, esami di
laboratorio. L'ospedale non è in grado di far fronte a tutto. Un ospedale che
ha risposto comunque bene all'emergenza delle ultime 48 ore. I letti sistemati
nell'atrio dell'Accettazione sono già stati smantellati. I 98 terremotati
ricoverati fino a ieri a Pescara sono stati smistati nelle unità di ortopedia,
medicina, psichiatria e nelle varie chirurgie specialistiche. Nel monoblocco
dello Spirito Santo la situazione è tornata alla normalità. Il problema, ora, è
all'esterno. «Sembra che l'appello lanciato da Berlusconi: "non state qui
andate sulla costa" sia stato raccolto» dice un operatore sanitario
dell'ospedale. Antonio Daristotele, medico dell'unità di chirurgia 1 al terzo
piano del monoblocco, spiegava ieri mattina qual è la situazione nel suo
reparto: «In questo momento i ricoverati provenienti dalla zona del terremoto
sono una decina. Si tratta sostanzialmente di politraumatizzati che non
andavano trattati in ortopedia. La maggior parte ha riportato traumi cranici,
toracici e addominali ma non ci sono stati interventi importanti di chirurgia
sulle persone ricoverate nella nostra unità, tranne uno diuna certa
complessità. I pazienti che abbiamo trattato sono soprattutto giovani e qualche
anziano. Riceviamo molte chiamate. I familiari di una ragazza di Lecce, che si
trovava all'Aquila al momento delle terremoto, hanno chiesto il trasferimento
della paziente in un ospedale della Puglia per poter stare vicini alla figlia».
Nell'unità di Ortopedia, al secondo piano dell'ospedale, il professor Francesco
Paolo Ciampa ha appena finito di visitare una giovane coppia nel suo studio.
Anche qui, sarebbero molte le storie da raccontare: «Abbiamo molti
traumatizzati, si lavora, non si pensa ad altro. Io ho sospeso la mia vacanza.
Non c'è neanche lo spirito necessario in questo momento per pensare a certe
cose. Qui abbiamo molti pazienti con fratture esposte agli arti e alla colonna
vertebrale. Gente che è scesa dal letto al momento del terremoto e sotto ha
trovato il vuoto. C'è anche un altro problema: molte di queste persone hanno
camminato nonostante le fratture e hanno perso parte del tessuto osseo. La
giornata più dura è stata quella di lunedì, ma devo dire che il lavoro di
smistamento all'interno dell'ospedale è stato ottimo». Il primario di ortopedia
è originario di Popoli: «Lì vive mia madre, la casa è lesionata. Ieri sono
scappato un attimo a trovarla ma ora c'è tanto da fare qui. Incredibili le
storie di questa tragedia che abbiamo raccolto nel reparto. Gran parte dei
traumi non stati dovuti all'impatto con oggetti, ma a cadute dall'alto: gente
che si è lanciata dalle finestre, altri che al momento di figgire hanno trovato
solo un buco sotto i loro piedi».
(
da "Corriere della Sera"
del 09-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Corriere
della Sera sezione: PRIMA PAGINA data: 09/04/2009 - pag: 1 Il signor G. La
paradossale vicenda burocratica di un cinquantenne di Viterbo «La tessera Asl?
Lei è morto da 14 anni...» Montalto di Castro, set pirandelliano. Il
«personaggio in cerca d'autore» - meglio, di identità - è il signor S.G.: 55
anni, di Viterbo, che all'anagrafe risulta morto da 14 anni. Curato
regolarmente dal Servizio sanitario nazionale, finché non ha richiesto alla Asl
di Montalto la tessera sanitaria, mai ricevuta. «Lei è deceduto da 14 anni - la
risposta - per maggiori accertamenti vada a Tarquinia ». Altro
ufficio, stesso ritornello: «Per correggere l'errore, deve rivolgersi
all'Agenzia delle Entrate di Viterbo». Vittima della burocrazia? «Tutto normale - minimizzano i dirigenti sanitari - l'utente è
sempre stato curato». A PAGINA 5 Giuseppe Rescifina
(
da "Resto del Carlino,
Il (Ravenna)" del 09-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
LUGO
pag. 16 Per il centrodestra ancora fumata nera' a Cotignola ELEZIONI FORSE OGGI
IL NOME DEL CANDIDATO. A BAGNACAVALLO LISTA UNICA PRI-IDV FUMATA nera' martedì
sera per la nomina del candidato sindaco del centrodestra a Cotignola. Gli
esponenti dei vari partiti si sono incontrati e dopo una lunga discussione
hanno deciso di aggiornare la riunione a ieri sera. Quindi, a meno di clamorosi
colpi di scena, oggi si saprà finalmente il nome di chi cercherà di contendere
all'atuale sindaco Antonio Pezzi, candidato del centrosinistra, la poltrona di
primo cittadino. Alla riunione di lunedì sera non era presente il candidato
sindaco di Libertà e futuro', Paolo Brambilla, perchè ha partecipato al
convegno su Islam e mondo occidentale' organizzato proprio da Libertà e futuro'
a Massa Lombarda. «La notizia della mia presenza alla riunione di Cotignola non
vorrei fosse stata data con l'intento di riabilitare Arianna Bragliani
candidato sindaco del centrodestra». Rimanendo in tema di elezioni
amministrative, l'Italia dei Valori e il pri hanno deciso di correre' assieme a
Bagnacavallo, dove si presenteranno con un'unica lista, unendo insieme i loro
simboli e appoggiando la candidatura a sindaco di Laura Rossi indicata dal
centrosinistra. Repubblicani e Dipietristi' hanno chiesto alla coalizione di
centrosinistra di «fare un patto etico basato su legalità e trasparenza
dell'amministrazione; di dare garanzie di sicurezza anche attraverso il
controllo della clandestinità; di dare particolare rilievo allo sviluppo
economico; di migliorare infrastrutture, viabilità e
collegamenti anche per le aree produttive; di valorizzare il territorio con
particolare riguardo alle frazioni; di snellire la burocrazia e razionalizzare le risorse pubbliche; di inserire nel modello
di governo forme di democrazia partecipata».
(
da "Secolo XIX, Il"
del 09-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Il
Tar legittima l'assunzionedel garzone ecuadoriano condannato il ministero
Flussi migratori, la sentenza dà ragione a un panificatore di Pegli LI SEPARA
l'Atlantico, li unisce un'attesa di sedici mesi. Da questa parte un
panificatore genovese in cerca di manodopera, dall'altra un ecuadoriano pronto
a lavorare per lui. In mezzo lo scoglio, non più insuperabile, del
"permesso d' ingresso in Italia per motivi di lavoro" imposto dalla
legge Bossi-Fini e dal decreto 2007 sui flussi migratori. Ma è dovuto
intervenire il Tar per sbloccare la situazione. Nei giorni scorsi i giudici
amministrativi della Liguria hanno accolto il ricorso del panificatore di
Pegli, Tito Calamari, assistito dall'avvocato Efrem Rainero, e hanno annullato
la decisione dello Sportello unico per l'immigrazione della Prefettura di
Genova che negava il nulla osta indispensabile per far arrivare in Italia
l'aspirante garzone extracomunitario. Il Tar ha anche condannato il Ministero dell'interno
a risarcire Calamari delle spese sostenute per andare in giudizio. Mille euro.
«Non è un caso unico - sottolinea l'avvocato Rainero - sta quasi diventando un
fenomeno». Effetto dell'incrocio tra burocrazia e cambiamenti del mercato del
lavoro: spesso datori di lavoro e disoccupati italiani non s'incontrano, allora
i primi guardano all'estero ma per raggiungere lo scopo possono aver bisogno -
come è capitato a Calamari - di interpellare i giudici. Calamari è tipo
concreto «ma questa faccenda - racconta - l'ho proprio presa di petto». Come a
dire che ne ha fatto una questione di principio.Sessantasei anni, ha cominciato
a lavorare a tredici, a ventitre si è messo in proprio, attualmente è titolare
del laboratorio "Il panettiere" in via Ungaretti e ha una dozzina di
dipendenti. «Per metà stranieri. Li ho assunti qui, erano già in Italia. Come
mi trovo? Dico solo che dopo una vita passata a lavorare venti ore al giorno,
senza fare un giorno di vacanza, da quando ci sono loro qualche giornata di
riposo me la prendo. Sono disponibili. I giovani italiani che ho avuto al
massimo sono durati sei mesi. Guai a domandare di fare qualche ora in più o
saltare una festa programmata...». Alla fine del 2007 Calamari chiede di
portare in Italia un giovane ecuadoriano da assumere nel suo panificio.«Me l'ha
segnalato un suo cugino che era già da me. "È un tipo a posto, mi ha
detto, ha voglia di lavorare"». A Calamari tanto basta e presenta la
domanda. Passa quasi un anno di silenzio, e poi il 4 novembre 2008 la Prefettura
comunica che la sua richiesta è stata respinta perchè l'ultimo bilancio
dell'azienda risulta negativo. Calamari sbotta: «Ma come li leggono i bilanci?
Io per un anno posso anche non avere utili personali perchè magari ho fatto un
piano di ammortamento ma tutte le voci di bilancio dimostrano che sono
perfettamente in grado di pagare i dipendenti e di assumerne uno». Nel ricorso
l'avvocato Rainero punta sull'errata valutazione delle scritture contabili e
sulla mancata comunicazione da parte dell'ufficio competente delle obiezioni
rilevate al bilancio. «Per legge dovevano informare prima l'interessato, e non
a decisione presa, affinchè potesse eventualmente chiarire . Non lo hanno
fatto». I giudici del Tar hanno accolto entrambi i rilievi. Ora la Prefettura dovrà
emettere un nuovo atto. Passeranno altri mesi prima che l'aspirante garzone
possa varcare l'Atlantico. daniela altimani altimani@ilsecoloxix.it 09/04/2009
(
da "Messaggero Veneto,
Il" del 09-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Si
aggrava il bilancio del sisma e dieci sono tuttora dispersi. In 28 mila senza
casa La vita riparte nelle tendopoli e negli alberghi svuotati. Molti restano a
dormire in auto Ancora scosse e distruzione Si scaverà fino a Pasqua: 272
morti, 16 sono bambini TERREMOTO IN ABRUZZO Il dramma degli sfollati L'AQUILA.
Ufficialmente sono dispersi: senza un miracolo, sono altri morti che andranno a
ingrossare l'interminabile lista delle vittime del terremoto, salite a 272 e
tra queste 16 sono bambini. Sono infatti una decina, ancora, quelli da trovare
tra L'Aquila e la provincia, mentre la terra continua a tremare con scosse di
assestamento, e la paura è sempre tanta fra i 28 mila rimasti senza casa. La
vita intanto riparte con fatica nelle tendopoli e negli alberghi della costa,
ma molti preferiscono dormire ancora nelle automobili perchè nelle tende fa
troppo freddo in queste zone di montagna. E c'è tanta umidità. «Scaveremo fino
a Pasqua», ha detto ieri il ministro dell'Interno Roberto Maroni. Per cercare
loro, i dispersi, per continuare a coltivare la speranza o comunque anche solo
per restituire quei corpi a familiari e amici. Difficilmente usciranno vivi,
chi scava sa che sono le prime 48 ore quelle fondamentali. Se si supera quella
fatidica soglia non dipende più dalla bravura dei soccorritori quanto dalle
condizioni fisiche di chi sta sotto. E dalla fortuna. Tra i dispersi c'è
Lorenzo Sebastiani, un ragazzone, pilone della squadra di rugby dell'Aquila.
Era una promessa e di lui si sono perse le tracce dalle 3.32 di lunedì, quando
in venti secondi è venuto giù mezzo centro storico dell'Aquila. Le macerie,
intanto, continuano a restituire cadaveri, tanti. E ancora una volta sono
giovani. Così, se quella di San Giuliano di Puglia è stata la tragedia dei
bambini, sepolti sotto la loro scuola crollata, questa dell'Aquila è la
tragedia degli studenti. Diciassettemila sono i fuorisede che studiano in
città, 27 mila gli universitari. In tanti sono morti sotto le macerie. I morti
continuano a spuntare dalla Casa dello studente, dove ormai si è smesso di
cercare con i cani e si cerca di abbattere prima possibile quello scheletro
diventato uno dei simboli del terremoto. Da lì è stato estratto un giovane
israeliano. E spuntano, le vittime, dalle case di via Don Sturzo, via XX
Settembre, Villa Gioia. I corpi di due donne li hanno tirati fuori all'alba;
Giulia Cardinale, 23 anni di Arpino, è uscita verso mezzogiorno e una signora
di 81 anni l'hanno trovata nel pomeriggio nella zona di Porta Napoli. Anche la
palazzina di cinque piani sotto Villa Gioia dove l'altra sera è stata estratta
viva Eleonora, dopo 43 ore di incubo, continua a restituire cadaveri. I vigili del fuoco hanno trovato prima un ragazzo e una donna e
poi Enza, l'amica di Eleonora, che non ce l'ha fatta. In quella palazzina,
però, potrebbe esserci ancora qualcuno. Lo hanno fiutato i cani. Disperso,
appunto, in attesa che le ore e la burocrazia, senza un miracolo, lo trasformino in morto.
(
da "Secolo XIX, Il"
del 09-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Sabato
a genova la cerimonia di addioal piccolo andrea e alla sua mamma i genovesi
morti Genova. «Andrea avrebbe compiuto tre anni la prossima settimana, i suoi
non parlavano che di quel giorno. Si rende conto che suo papà Stefano adesso è
da solo, che non ha più la sua famiglia? È terribile, non riesco neppure a
parlarne». A parlare, appoggiata al tavolo della cucina di casa, è una zia di
Valentina Berti, la moglie del finanziere genovese Stefano Esposito, morta
assieme al figlio Andrea e alla madre Maria Marcotullio Berti durante i crolli
provocati dal terremoto. «Da quanto mi ha detto il fratello di Valentina,
Gianluca - prosegue l'anziana signora - I corpi di Andrea e della sua mamma
arriveranno a Genova venerdì sera. E sabato verranno celebrati qui i funerali
con noi della famiglia». Per quanto riguarda Maria Berti, invece, le pratiche
non sarebbero ancora pronte. I tempi consueti della burocrazia e quelli dovuti all'emergenza
si sommano, allungando l'attesa dei parenti che attendono di riportare a casa i
propri cari. Negli occhi della zia di Valentina Berti, seduta nella sua
abitazione di via Porro, nel ponente genovese, ci sono ancora le lacrime
versate nei giorni scorsi per quella immane tragedia: «Quando ho visto quelle
immagini alla televisione, mi è tornata alla mente la mia giovinezza
sotto i bombardamenti, durante la guerra. La stessa desolazione, lo stesso
sconforto di quei momenti. È terribile, dobbiamo tutti stringerci attorno a
Stefano: la famiglia Berti sa unirsi in questi momenti». 09/04/2009
(
da "Sestopotere.com"
del 09-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Crisi:
la Cia del Friuli Venezia Giulia anticipa lassemblea annuale (9/4/2009
10:00) | (Sesto Potere) - Trieste - 9 aprile 2009 - “Le crisi aziendali si
aggravano e il settore agricolo, soprattutto a livello regionale, è lasciato a
sé stesso”. E questa lamara considerazione di Ennio Benedetti,
presidente della Cia del Friuli Venezia Giulia. “Per formulare una serie di
proposte che vadano incontro alle tante necessità degli agricoltori -aggiunge-
abbiamo pertanto deciso di anticipare lassemblea
annuale e di aprirla a tutti i capigruppo del Consiglio regionale e ai
parlamentari che sono stati eletti nel nostro territorio”. Il comparto
agricolo è in estrema difficoltà, segnala la Cia regionale: per tutti i
prodotti si continuano a registrare prezzi di vendita in discesa ed elevati
costi di produzione. “Mentre servono forti scelte politiche di indirizzo,
assistiamo a un completo immobilismo da parte dei responsabili regionali”,
incalza Benedetti. A suo dire, pur nel passare dei mesi, le emergenze rimangono
tali: la direttiva nitrati continua a creare problemi alle aziende zootecniche;
la burocrazia non subisce alcuna semplificazione e la
sua morsa quotidiana non si allenta; lErsa è unagenzia senza guida
e senza ruolo; il percorso del Psr resta tortuoso e non corrispondente alle
aspettative delle imprese professionali, mentre le aziende subiscono una
significativa carenza di liquidità e avrebbero necessità, quanto meno, di poter
ottenere il consolidamento delle passività. “Dalla crisi non si esce
ignorandola -conclude Benedetti- ma affrontandola, formulando idee e proposte
adeguate e considerandola unopportunità
per delineare un nuovo modello di sviluppo agricolo che dia futuro al
comparto”. Proprio questi saranno i temi, accompagnati dalle proposte, che la
Cia intende discutere tra pochi giorni, assieme ai propri associati e ai responsabili delle
politica regionale e nazionale che sentono di avere a cuore il settore primario
e le sue problematiche.
(
da "Denaro, Il"
del 09-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Futura
internet per tutti Aumentano in Italia i giornalisti di strada PASQUALE
POPOLIZIO* Il citizen journalism riguarda la raccolta di informazioni testuali,
immagini e contributi multimediali che riguardano fatti di cronaca e
accadimenti vari, prodotti da semplici cittadini ed utenti della Rete ed
inviati a grandi portali di informazione sulla Rete. Non è necessario aver
vinto il premio Pulitzer per poter scrivere un articolo, corredarlo di immagini
ed inviarlo al sito Web informativo; è sufficiente essere presenti sul fatto,
avere un telefonino con la foto o video camera ed una connessione alla Rete per
inviare testo ed immagini. Il fenomeno del citizen journalism è nato pochissimi
anni fa ed è stato scoperto dai media classici quando, in occasione degli attentati
terroristici di Londra del luglio 2005, le uniche immagini che furono
disponibili per la cronaca furono quelle riprese ed inviate dagli stessi
cittadini londinesi che erano sul posto e che erano scampati alla bombe sui bus
e nel metro. Nell'occasione la polizia ed i servizi segreti vietarono alle
televisioni, BBC in primis, di accedere e quindi riprendere i luoghi e le
persone coinvolte con le drammatiche immagini di devastazione e dolore. Furono
così i londinesi che scamparono alle bombe gli unici testimoni degli attimi
successivi agli attentati; le microcamere dei loro smartphone ripresero e
registrarono il fumo, il dolore delle vittime, il fuggi fuggi generale, tutti
momenti che altrimenti sarebbero stati persi e dei quali non avremmo avuto alcuna
memoria. Forse la qualità delle immagini non è esaltante, ma la testimonianza
vale molto di più di una bella inquadratura. La Reuters e Yahoo! hanno così
realizzato il servizio You Witness New con il quale tutti possono inviare le
loro testimonianza in formato testuale, audio e video su fatti di cronaca. La burocrazia,
in questo caso, è limitata al minimo possibile; è sufficiente inviare una foto
via email e dopo una semplice approvazione da parte del redattore di Reuters,
la stessa può essere pubblicata online. Il servizio di Reuters e Yahoo! non è
l'unico presente sul Web; in effetti è molto più semplice avere
l'immagine o il video di una fatto di cronaca da una persona che è già sul
posto, invece di inviare un fotografo o un cronista ed attendere i suoi scatti
fotografici. Questo meccanismo ora è seriamente preso in considerazione da
tutti i principali portali Web di informazione italiani. La tragica notte fra
domenica 5 e lunedì e 6 aprile 2009 del terremoto di Abruzzo è stata un'ottima
possibilità per i portali Web italiani di sperimentare ed utilizzare il citizen
journalism. Mentre cominciavano ad arrivare le prime notizie dai media
tradizionali e dal Web, i siti Web de la Repubblica, Corriere della Sera, Il
Messaggero e la Stampa allestirono subito uno spazio Web aperto ai contributi
di tutti coloro erano presenti sul posto e potevano così inviare foto, testi e
video. Il sito di Repubblica permette l'invio di documenti multimediali, che
siano quindi sia immagini che video, oltre ad un piccolo testo di
accompagnamento; il Corriere delle Sera invece, permette l'invio di un file
immagine, oltre ad un testo leggermente più lungo. La Stampa ed il Messaggero,
invece, hanno scelto una strada leggermente diversa; il quotidiano di Torino e
quello di Roma, infatti, hanno aperto dei forum nei quali gli utenti possono
partecipare per inviare testi ed immagini e discutere. Forse in alcuni casi la
qualità dei video non è ottimale, ma non è la qualità la variabile
fondamentale: il vantaggio di avere la possibilità di coprire in qualche modo
l'avvenimento, di avere delle testimonianze filmate, rappresentano degli ottimi
motivi per richiedere ed accettare il contributo di semplici cittadini che
possono e vogliono diventare testimoni degli avvenimenti. * esperto di Web Marketing
e accessibilità pasquale.popolizio@gmail.com del 09-04-2009 num.
(
da "Gazzettino, Il
(Treviso)" del 09-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Progetto
sicurezza, primi intoppi Salta anche la videosorveglianza. Cittadini
preoccupati per i numerosi furti Giovedì 9 Aprile 2009, Paese Si accumulano i
ritardi sulla sicurezza. La riunione del comitato comunale ristretto non è più
urgente. L'incontro, previsto per domani pomeriggio, è saltato. Rinviato a data
da destinarsi. Nel frattempo si attende ancora l'apertura della nuova caserma
dei carabinieri, pronta da mesi ma ancora sigillata dalla burocrazia, mentre il potenziamento del
sistema di videosorveglianza non decolla, con il bando già slittato di un anno
che ancora deve essere perfezionato. E in questo contesto anche
l'organizzazione di una ronda di cittadini, già annunciata dalla Lega Nord, ha
subito ieri una brusca frenata in Parlamento, che ha portato alla
modifica del pacchetto Sicurezza. Non sono bastati, quindi, i numerosi colpi
messi a segno negli ultimi giorni, compreso il raid in centro della scorsa
settimana, senza distinzione tra case, negozi e strutture pubbliche. Un'ondata
preoccupante soprattutto perché costellata da molti tentativi di intrusione non
riusciti. Dettagli che lasciano pensare a una delinquenza, come sottolinea il
Carroccio, figlia "della crescente crisi economica che potrebbe indurre
persone in forte difficoltà a commettere atti illegali". La rapida
riunione di un comitato sicurezza ristretto, bollato come indispensabile, era
stata la risposta del Comune. Ma ora i riflettori sembrano essersi già spenti.
All'incontro in municipio avrebbero dovuto partecipare i vertici della Polizia
locale, dei Carabinieri e degli istituti di vigilanza privati che operano a
Paese. L'obiettivo era quello di mettere a punto nuove azioni per arginare i
furti e le spaccate. Per il momento, però, non se ne parla. Una sensazione di
paralisi resa ancora più forte dalla mancata apertura della nuova caserma dei
Carabinieri di via Olimpia, pronta da mesi ma ancora chiusa a causa di
un'autorizzazione dell'agenzia del Demanio che non vuole saperne di arrivare, e
dai ritardi nel posizionamento di sei nuove telecamere, oltre alle otto già
attive, per il servizio di videosorveglianza. "Questo sistema è
perfettamente inutile - attacca il candidato sindaco del centrodestra,
Francesco Pietrobon - la dimostrazione arriva da un furto avvenuto nella zona
della scuola Pravato, proprio dove c'è una telecamera che alla fine non è
servita a nulla". Ma il primo cittadino difende le scelte fatte.
"L'incontro del gruppo comunale sulla sicurezza è difficile perché ci sono
altri impegni - ammette Mardegan - ma su questo tema ci stiamo impegnano da
anni, con iniziative che non hanno eguali in altri territori". Dal canto
suo la Lega Nord ha già iniziato l'organizzazione di una ronda per vigilare sui
luoghi più a rischio. E il sindaco apre anche la porta, ma proprio quando a
chiuderla è il Parlamento. Ieri, infatti, il governo ha stralciato dal
pacchetto Sicurezza la parte relativa alle ronde, che così per essere
istituzionalizzate ora dovranno attendere un disegno di legge dedicato.
"Che si facciano pure le ronde, ma nel rispetto delle leggi - scandisce
sibillino - ne potremo discutere, ma se saranno previste e se ci sarà una norma
che le regola".
(
da "Gazzettino, Il
(Venezia)" del 09-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Giovedì
9 Aprile 2009, Un bilancio difficile da tirare, quello sui servizi psichiatrici
del territorio. A provarci è la Municipalità di Mestre-Carpenedo, che ha
invitato neo giorni scorsi ad una tavola rotonda sia i rappresentanti dell'Asl
12 che delle associazioni che gravitano attorno al dipartimento di Salute
Mentale. «Purtroppo i medici sono stati bloccati dall'Azienda, che ha inviato
al gabinetto del sindaco un messaggio in cui si parla di difficoltà di dialogo
con le Municipalità - afferma il presidente della commissione Politiche sociali
della Municipalità Federico Camporese (Verdi) - cosa che può essere considerata
l'ennesima latitanza dell'Asl in merito ai servizi psichiatrici». Dal
tête-à-tête con le associazioni emerge un quadro magmatico, fatto di
miglioramenti e marce indietro. «Nell'ultimo anno si è visto un miglioramento
nelle prese in carico dei pazienti» annuncia Emilia Ticozzi, dell'Aitsam
(Associazione italiana tutela salute mentale) di Mestre. In pratica a fare
passi avanti sarebbero i percorsi di riabilitazione dei pazienti, ma ad essere
in seria difficoltà è quella che è considerata la perla della riabilitazione
psichiatrica a Mestre, ovvero il centro Rodari di via delle Muneghe a Favaro.
Peculiarità del centro è il ruolo che riveste il dialogo psicoterapico (molto)
rispetto all'uso di medicinali (pochi), che si sviluppa attraverso corsi tenuti
da specialisti in varie materie, dall'informatica alla cucina, per favorire
l'inserimento, anche lavorativo, delle persone che si rivolgono al Rodari. «Il
problema è che da dicembre sono scaduti i contratti dei maestri d'arte -
denuncia Simone Scaggiante, consigliere di Municipalità a Chrignago-Zelarino e
operatore del Rodari - dei 15 che erano ne sono rimasti 3, legati alla
cooperativa attiva al centro, e senza operatori le attività diminuiscono in
qualità, tanto da allontanare gli utenti». Per l'assunzione dei nuovi maestri,
secondo le associazioni mancherebbero dei protocolli per cui è attesa la firma
finale dell'Asl da gennaio. A puntare dritto su quello che ancora manca è
l'associazione Orizzonti, che unisce utenti del dipartimento. «Quello che pesa sono i rapporti, che vengono basati sulla burocrazia, senza riguardo per
l'individualità della persona - afferma il presidente Lucio Bulgarelli - basti
pensare che la nostra associazione, fatta di utenti, non ha nemmeno diritto di
parola in Consiglio di dipartimento di salute mentale». Dal canto suo
l'associazione "Lo Specchio" pone l'accento sulla necessità di
servizi distribuiti sul territorio. «Accanto ai 19 posti letto dell'Ospedale
dell'Angelo, a Mestre c'è bisogno di una struttura con altri 7-8 posti letto,
aperta 24 ore al giorno, 7 giorni la settimana - sottolinea il presidente
Attilio Baldan - abbiamo già elaborato un documento programmatico». Intanto la
Municipalità chiede conferma delle voci di corridoio sull'assunzione di uno
psichiatra, due psicologi e tre assistenti sociali per l'area di Mestre Nord.
«Se l'Asl non fa da interlocutore - rimarca la delegata Marisa Gruarin (Pd) -
noi non possiamo dare risposte ai cittadini». Giulia Da Lio
(
da "Gazzettino, Il
(Venezia)" del 09-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Burocrazia più snella per i villaggi turistici Verranno
agevolati gli ampliamenti Giovedì 9 Aprile 2009, Chioggia Snellire la burocrazia
per dare slancio all'economia. Questa l'intenzione della giunta che ieri sera
ha presentato in Consiglio comunale due varianti urbanistiche che finalmente
sbloccheranno molte situazioni rimaste nel dimenticatoio a causa di normative
troppo restrittive o contraddittorie. I cambiamenti riguardano gli
ampliamenti e le riorganizzazioni dei campeggi e dei villaggi turistici e le
ristrutturazioni dei fabbricati fuori dal centro storico. La prima richiesta di
variante parte dalla segnalazione dell'Associazione Cisa Camping e prevede la
modifica dell'art. 84 delle Norme tecniche del Prg. Con l'approvazione del
provvedimento campeggi e i villaggi turistici potranno infatti realizzare
interventi sulle loro strutture e piccoli ampliamenti sui terreni vicini di
proprietà, all'interno del comparto, in maniera indipendente. Questo senza
essere soggetti, come era previsto dalla normativa precedente, ad un piano
urbanistico attuativo da concordare con tutti gli altri proprietari del
comparto. Sono una decina i camping, gravitanti principalmente nella zona a sud
di Sottomarina, che potranno provvedere alla riorganizzazione delle loro
strutture con interventi edilizi diretti. In cambio al Comune verrà ceduta a
titolo gratuito l'area di sedime della futura via Morosini. La seconda variante
sblocca, di fatto, la possibilità di ristrutturare aumentando il numero di
unità abitative. La normativa precedente bloccava gran parte delle
ristrutturazioni in cui erano previsti aumenti delle unità immobiliari.
Paradossalmente non era possibile, se l'aumento degli appartamenti era
superiore alle due unità, utilizzare aree esterne o limitrofe da adibire a
parcheggio o garage. Con la variante parziale viene superata questa
contraddizione. Con il nuovo provvedimento infatti nel caso in cui, in seguito
a una ristrutturazione, vengano ricavati più alloggi e appartamenti, senza
limiti di numero, per mantenere lo standard previsto per i parcheggi, sarà
possibile recuperare gli spazi anche all'esterno del lotto entro un raggio di 300 metri. Soddisfatto
l'assessore all'Urbanistica Carlo Perini: «Queste varianti - afferma - sono un
segno del lavoro dell'Amministrazione verso quello snellimento burocratico che
è un valore aggiunto per le imprese edili e gli operatori turistici che
lavorano sul territorio». M.Biol.
(
da "Gazzettino, Il
(Pordenone)" del 09-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Primi
passi verso la "città vasta" Dalla viabilità all'energia, è il
momento di riorganizzare i servizi in funzione di più centri Giovedì 9 Aprile
2009, Roveredo in Piano Sergio Bolzonello (Pordenone), Stefano Del Cont Bernard
(Aviano), Giovanni Baviera (Fontanafredda), Renzo Liva (Roveredo in Piano)
Corrado Della Mattia (San Quirino) e Stefano Turchet (Porcia) che cos'hanno in
comune? Sono sindaci che cercano di collaborare per ridisegnare i loro centri
senza concentrarsi sul campanile. Si sono incontrati nel municipio di via
Carducci per discutere di "Città vasta, conurbamento senza confini".
«Facciamo un esempio?». Prego. «Il termovalorizzatore ad Aviano si può fare o
no? Se la scelta è quella di costruirlo il più lontano possibile dove non
disturba nessuno, siamo è un modo di pensare vecchio. Il termovalorizzatore
deve esser costruito dove la sua collocazione serve a tutti i comuni dell'area,
al maggior numero di centri», spiega Corrado Della Mattia. E il lungo dibattito
su questo si è incentrato fra gli intervenuti. Su strade e ospedale (alla
Comina), raccolta rifiuti, servizi sociali e sicurezza: tutti servizi da
riordinare in una nuova visione urbanistica. Quella della rete. «Il convitato
di pietra - continua Della Mattia - è il vuoto legislativo». E pare incredibile
che si chiedano altre leggi. Ma è mancata in questi anni, mentre prendeva corpo
il concetto di città vasta, cioè di programmazione rivolta a più comuni, la
collaborazione fra gli enti. Il dibattito di ieri pomeriggio doveva servire a
tenere vivo il problema, a mandare segnali a Trieste. I sindaci chiedono un
testo unico e programmi che tengano conto di questa esigenza
di armonizzare le scelte e consentano ai Comuni di collaborare con vantaggio
perchè gli incontri senza una base di legge non portano a nulla di concreto.
Sembra solo burocrazia o al
massimo una discussione per specialisti, ma in tempi di crisi scegliere una
programmazione che possa servire più paesi e generare risparmio, potrebbe
diventare anche urgente per tutti i cittadini.
(
da "Giornale.it, Il"
del 09-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Sul
Giornale di oggi pubblico un articolo dedicato alla tensione crescente fra la
Chiesa Usa e il presidente Barak Obama. Tensione che coinvolge anche il
Vaticano: da settimane infatti si è creato un impasse per la nomina del nuovo
ambasciatore Usa, che dovrà sostituire Mary Ann Glendon (designata da Bush e
notoriamente vicinissima alle posizioni di Benedetto XVI). La Santa Sede
vorrebbe un diplomatico professionista cattolico e non un politico del partito
democratico da premiare per il suo sostegno alla campagna di Obama. Non è
facile infatti trovare infatti politici cattolici del partito democratico che
non siano "pro choice" sull'aborto. Nelle pagine culturali, inoltre,
ho ampiamente recensito il nuovo libro di Camillo Langone: una guida Michelin
alle messe italiane. Scritto in Varie Commenti ( 7 ) » (1 votes, average: 5 out
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Commenti Invia questo articolo a un amico 06Apr 09 I "trafficanti di
uomini" All'Angelus di ieri il Papa ha parlato degli immigrati vittime dei
"trafficanti di uomini". Quando pensiamo a forme di moderna
schiavitù, ci vengono in mente Paesi sottosviluppati, lontanissimi da noi. Non
sempre è così. Mi ha profondamente colpito questa intervista video realizzata
dal direttore di Fides Luca De Mata per uno dei suoi programmi documentario.
L'uomo che parla è un immigrato sudamericano in Nord America. Scritto in Varie
Commenti ( 44 ) » (3 votes, average: 5 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea
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amico 02Apr 09 Il Papa ai giovani: il cristianesimo non sia ridotto a slogan
Questa sera Benedetto XVI ha celebrato in San Pietro con i giovani la messa per
il quarto anniversario della morte di Papa Wojtyla. Nell'omelia, dopo aver
detto che il ricordo di Giovanni Paolo II "continua a essere vivo nel
cuore della gente" e aver citato la fecondità del suo magistero con i giovani,
Ratzinger ha parlato del momento attuale e del pericolo che la fede sia
strumentalizzata: "Fate attenzione: in momenti come questo, dato il
contesto culturale e sociale nel quale viviamo, potrebbe essere più forte il
rischio di ridurre la speranza cristiana a ideologia, a slogan di gruppo, a
rivestimento esteriore. Nulla di più contrario al messaggio di Gesù! Egli non
vuole che i suoi discepoli "recitino" una parte, magari quella della
speranza. Egli vuole che essi "siano" speranza, e possono esserlo
soltanto se restano uniti a Lui! Vuole che ognuno di voi, cari giovani amici,
sia una piccola sorgente di speranza per il suo prossimo, e che tutti insieme
diventiate un'oasi di speranza per la società all'interno della quale siete
inseriti. Ora, questo è possibile ad una condizione: che viviate di Lui e in
Lui" Scritto in Varie Commenti ( 55 ) » (8 votes, average: 5 out of 5)
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Commenti Invia questo articolo a un amico 01Apr 09 Crisi, inizia il G20. Il
Papa scrive a Gordon Brown Benedetto XVI, di ritorno dall'Africa, ha scritto
una lettera al premier inglese Gordon Brown per il G20 che inizia a Londra.
Eccone qualche passaggio: "Il Vertice di Londra, così come il Vertice di
Washington che lo precedette nel 2008, per motivi pratici di urgenza si è
limitato a convocare gli Stati che rappresentano il 90% del PIL e l'80% del
commercio mondiale. In questo contesto, l'Africa subsahariana è presente con un
unico Stato e qualche Organismo regionale. Tale situazione deve indurre i
partecipanti al Vertice a una profonda riflessione, perché appunto coloro la
cui voce ha meno forza nello scenario politico sono quelli che soffrono di più
i danni di una crisi di cui non portano la responsabilità. Essi poi, a lungo termine,
sono quelli che hanno più potenzialità per contribuire al progresso di
tutti". "Occorre pertanto fare ricorso ai meccanismi e agli strumenti
multilaterali esistenti nel complesso delle Nazioni Unite e delle agenzie ad
essa collegate, affinché sia ascoltata la voce di tutti i Paesi del mondo e
affinché le misure e i provvedimenti decisi negli incontri del G20 siano
condivisi da tutti". "Allo stesso tempo, vorrei aggiungere un altro
motivo di riflessione per il Vertice. Le crisi finanziarie scattano nel momento
in cui, anche a causa del venir meno di un corretto comportamento etico, manca
la fiducia degli agenti economici negli strumenti e nei sistemi finanziari.
Tuttavia, la finanza, il commercio e i sistemi di produzione sono creazioni
umane contingenti che, quando diventano oggetto di fiducia cieca, portano in sé
stesse la radice del loro fallimento. L'unico fondamento vero e solido è la
fiducia nell'uomo. Perciò tutte le misure proposte per arginare la crisi devono
cercare, in ultima analisi, di offrire sicurezza alle famiglie e stabilità ai
lavoratori e di ripristinare, tramite opportune regole e controlli, l'etica
nelle finanze". Scritto in Varie Commenti ( 140 ) » (8 votes, average: 5
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RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 26Mar 09 Una nuova
"Inchiesta sulla Sindone" S'intitola "Inchiesta sulla
Sindone" il nuovo libro del vaticanista (e amico) Marco Tosatti, in
libreria in questi giorni, edito da Piemme. Un ottimo modo per prepararsi
all'ostensione del 2010 e per fare il punto sulla misteriosa immagine dell'uomo
morto crocifisso, che una controversa datazione al radiocarbonio nel 1988
ritenne d'età medioevale, pur essendoci numerosissimi altri indizi che la facevano
risalire, invece, al primo secolo dell'era cristiana. Tosatti descrive la
storia del lino sul quale - in modo inspiegabile, e più inspiegabile oggi che
vent'anni fa - si è impressa un'immagine che rappresenta un negativo
fotografico. Una delle parti del libro che mi ha colpito di più è quella
dedicata all'esame al radiocarbonio, sulla cui correttezza è lecito sollevare
più di un dubbio: i risultati dei tre laboratori, infatti, non avevano il
margine minimo di compatibilità stabilito, e si sarebbe dovuto ripetere
nuovamente il test. Senza contare che proprio questo esame ha fallito
clamorosamente, datando come vecchie di 400 anni foglie di platano raccolte il
giorno prima, oppure stabilendo al 1600 la fattura di una tovaglia moderna, o
ancora datando all'800 dopo Cristo dipinti africani che avevano invece solo
undici anni. Con contributi scientifici e nuove testimonianze, il libro mostra
quanto si faccia bene a dubitare su quel dato che permise di affermare che la
Sindone sarebbe in reltà un manufatto medioevale. Anche se bisogna sempre tener
presente il metodo di Dio, applicabile anche a questo caso: lasciare sempre
sufficiente luce per chi vuole credere, e sufficiente tenebra per chi non vuole
credere. Scritto in Varie Commenti ( 124 ) » (17 votes, average: 4.59 out of 5)
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Commenti Invia questo articolo a un amico 24Mar 09 Il Papa in Africa, un
bilancio di due viaggi Visitando l'Africa, nei suoi sei giorni di permanenza
nel Continente nero, Benedetto XVI ha compiuto due viaggi. Due viaggi molto
diversi tra di loro. Il primo è quello reale, segnato dal contatto con le folle
del Camerun e dell'Angola, dai temi che il Papa ha trattato nei discorsi e
nelle omelie, dall'impatto con le contraddizioni di due capitali dove ricchezza
e povertà estreme convivono fianco a fianco. L'altro viaggio è quello virtuale,
quello su cui si sono accapigliati commentatori, burocrati e sondaggisti
occidentali, che hanno accusato Ratzinger di irresponsabilità per aver detto
ciò che tutti dovrebbero ormai riconoscere e che è attestato da studi
scientifici: la distribuzione di preservativi non è il metodo efficace per
combattere la diffusione dell'Aids in questi Paesi. Per tre giorni, nei Paesi
europei così come negli Stati Uniti, mentre il Papa parlava di povertà,
sviluppo, diritti umani, si è discusso di profilattici. Per poi passare,
durante i successivi tre giorni, a parlare di aborto terapeutico, sulla base di
una frase pronunciata da Benedetto XVI in un discorso forte sui mali che
affliggono l'Africa.La macchina mediatico-politica, una volta messa in moto,
non si è più fermata. E così in Francia, dove impallinare il Pontefice sembra
diventato ultimamente uno sport nazionale, si sono fatti sondaggi e sondaggini
per dimostrare che almeno metà dei cattolici del Paese chiedono a Ratzinger di
dimettersi. La sensazione, leggendo dichiarazioni di alcuni ministri e dei loro
portavoce, è che per la prima volta dopo molto tempo, il Papa non sia più
circondato da quel rispetto attribuito a una personalità super partes, ma sia
considerato un capo partito, sottoposto al tiro incrociato delle quotidiane
dichiarazioni tipiche del «pastone» politico. C'è chi lo invita al silenzio,
chi lo invita a lasciare, chi gli spiega cosa dire e come dirlo.Così, sedici
discorsi pronunciati in terra africana, si sono ridotti a due-frasi-due, la
prima delle quali peraltro pronunciata in modo estemporaneo durante la
conferenza stampa tenuta sull'aereo. L'impressione è che Benedetto XVI non sia
eccessivamente preoccupato di questa crescente ostilità. Mai come in questi
giorni si è colta l'enorme distanza tra viaggio reale e viaggio virtuale. E se è vero che la critica montante presso certe burocrazie
occidentali non ha precedenti recenti, bisognerà pure ricordare che critiche
ferocissime vennero mosse a Giovanni Paolo II nei primi anni del suo
pontificato. Così come va richiamata alla memoria la sofferenza e l'isolamento
di Paolo VI, nel momento in cui prese decisioni coraggiose come l'Humanae vitae,
divenendo segno di contraddizione.Che cosa resta, dunque, del viaggio di
Benedetto in Camerun e Angola? Prima ancora e più ancora dei messaggi lanciati
dal Papa per la lotta alla povertà, per la dignità della donna, per un'economia
che non sia disumana, per l'educazione e lo sviluppo, resta una presenza e una
straordinaria corrente di simpatia umana, che ha avuto il suo culmine in
Angola. Tanta gente semplice e straordinaria, ha trascorso ore ed ore sotto il
sole per salutare non Joseph Ratzinger, ma il successore di Pietro, venuto fino
a qui per confermare i fratelli nella fede. E in Paesi travagliati da tragiche
guerre intestine, abusi, soprusi, miserie, violenze, l'abbraccio di Pietro, il
suo sorriso e la sua vicinanza hanno contato di più di mille discorsi. Scritto
in Varie Commenti ( 109 ) » (16 votes, average: 5 out of 5) Loading ... Il Blog
di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo
articolo a un amico 21Mar 09 Luanda, due morti allo stadio prima dell'arrivo
del Papa La notizia si è diffusa solo in serata: verso le ore 13, al momento
dell'apertura delle porte dello stadio dove Benedetto XVI ha poi incontrato i
giovani, un ragazzo e una ragazza sono morti schiacciati nella calca. Secondo
un'altra versione i due, quattordici e sedici anni, si sono sentiti male a
causa del caldo e della disidratazione. Ci sono stati anche otto feriti. Né il
Papa né il suo seguito non sono stati informati (se lo avesse saputo, avrebbe
pregato per le vittime insieme ai giovani durante l'incontro). Soltanto ad ora
di cena Benedetto XVI l'ha saputo. Le notizie sono ancora frammentarie e
imprecise. Scritto in Varie Commenti ( 43 ) » (7 votes, average: 5 out of 5)
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Invia questo articolo a un amico 21Mar 09 Ennesimo caso mediatico sul Papa.
Speriamo sia abortito. Cari amici, qualcuno già ieri e poi soprattutto oggi ha
letto il passaggio del discorso del Papa ai politici angolani dedicato
all'aborto come come uno schierarsi dello stesso Benedetto XVI dalla parte del
vescovo di Recife sul caso della bambina violentata e rimasta incinta di due
gemelli. Lettura indebita perché, come ha spiegato il direttore della Sala
Stampa della Santa Sede, padre Federico Lombardi, «Non ha parlato assolutamente
di aborto terapeutico, non ha detto che deve essere rifiutato sempre: il Papa è
contro il concetto di salute riproduttiva che rintroduce largamente l'aborto
come mezzo di controllo delle nascite». Scritto in Varie Commenti ( 58 ) » (10
votes, average: 4.6 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009
Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 20Mar 09
Luanda, calore umano e resistenza fisica di Benedetto Cari amici, alle 12.37
siamo atterrati all'aeroporto di Luanda, in Angola. La vista dall'aereo è
impressionante: una distesa a perdita d'occhio di case e casupole per lo più
diroccate, che lambivano quasi i bordi della pista dove il Boeing 777-200
dell'Alitalia ha toccato terra. Se in Camerun faceva caldo, qui fa caldissimo.
Un clima torrido, l'asfalto quasi liquefatto. Sono bastati pochi minuti di
attesa davanti al padiglione dell'aeroporto per stenderci tutti. Avevamo
sinceramente paura per il Papa, che ha dovuto ascoltare gli inni e stringere le
mani dei notabili per molti minuti. Poi, sotto uno striminzito palchetto,
Ratzinger ha ascoltato stando in piedi il discorso del presidente Dos Santos.
Infine ha preso la parola, e ha pronunciato il suo discorso, peraltro non
breve, al quale ha aggiunto un paragrafo dedicato alle vittime delle
inondazioni che nei giorni scorsi hanno sconvolto alcune zone dell'Angola.
Nonostante la giornata veramente faticosa di ieri a Yaoundé, e il caldo che
avrebbe steso chiunque, Benedetto XVI ha portato a termine il suo saluto in
portoghese, prima di "imbarcarsi" sulla papamobile. Anche qui, come
in camerun, accoglienza festosissima, con la gente accalcata sulle strade per
salutare il passaggio del corteo papale. Scritto in Varie Commenti ( 17 ) » (10
votes, average: 4.9 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009
Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 18Mar 09
Chi fa la lezione al Papa sull'Africa Oggi divampa la polemica per le parole di
Benedetto XVI sui preservativi. Si stracciano le vesti ministri francesi,
tedeschi e belgi; interviene l'Unione europea. Dal sito del settimanale
"Vita", vi propongo questa riflessione di Riccardo Bonacina: «A
salire in cattedra, oggi, sono stati gli stessi responsabili di aver fatto
carta straccia di tutti gli impegni internazionali da qualche decennio in qua.
A parlare sono gli stessi rappresentanti di quei Governi che non arrossiscono
neppure per aver fallito e tradito l'obiettivo fissato alla conferenza di
Barcellona del 2002 di destinare agli aiuti internazionali lo 0,33 per cento
del PIL entro il 2006. Di aver tradito e fallito un ulteriore impegno, quello
preso nel 2004 sugli Obiettivi del Millennio, quando firmarono e
controfirmarono con inchiostro invisibile l'impegno di innalzare la quota per
la cooperazione allo sviluppo sino allo 0,7% del Pil entro il 2015. E ancora la
promessa del G8 2005 che disse di voler raddoppiare l'aiuto all'Africa.Come
stiano le cose l'ha spiegato poche settimane fa l'Ocse."I Paesi donatori
avevano promesso di aumentare i loro finanziamenti di circa 50 miliardi di
dollari l'anno entro il 2015,
a partire dai livelli del 2004 - si legge nel
Development Co-operation Report pubblicato in questi giorni - ma le proiezioni
dell'OCSE rispetto alla destinazione di questi fondi registrano una caduta
complessiva di circa 30 miliardi ciascun anno. I numeri sono abbastanza
eloquenti: tra 2006 e 2007 i Paesi di area Ocse hanno diminuito il loro impegno
dell'8,5% a livello internazionale, con punte del 29,6% per il Regno unito, del
29,8% del Giappone, del 16,4% della Francia e dell'11,2% del Belgio. Anche
l'Italia perde terreno: meno 2,6% nel 2007". Scritto in Varie Commenti (
243 ) » (13 votes, average: 4.54 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea
Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un
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Giornale, classe 1964, laurea in storia della lingua greca. Sono sposato e ho
tre figli. Vivo tra Roma e Milano Tutti gli articoli di Andrea Tornielli su
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che un'eventuale nomina di Caroline Kennedy sarebbe stata discutibile. La
signora in questione,... Quixote: In un commento su un argomento diverso avevo
già espresso il mio parere sulle liturgie innovative dei... laurentinum: Caro
Artefice Il senso esce dal pane che si rompe, il nostro conflitto sta nelle
rottura del pane,... paola martorelli: Un augurio sincero di Buona Pasqua e un
grazie per i bellissimi articoli. ellekappa: "La Santa Sede vorrebbe un
diplomatico professionista cattolico" Ma... Gli articoli più inviati Il
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Papstbrief als Reaktion blogring.org: Blogring per andrea... phalaris: sul
Filioque, ma sui dogmi la sostanza cambia ben poco?? Grazie. Corrado: Mi scuso
per la .http://blog.ilgiornale. it/tornielli/2008/07/02/roma-e
-fraternita-san-pio-x-il-dialo go-va-avanti/Read "How can I tell the
difference from phalaris grass that has DMT in it?" at Home & Garden
The Daily P.E.E.P.: Antonio Cardinal Cañizares Llovera Abiura: Comment on
Thornborn, un Dan Brown cattolico? by Rovere I più votati Violenze e minacce,
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(
da "Blogosfere"
del 09-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Apr 09 9 Fotovoltaico e burocrazia:
l'Agenzia Energia e Ambiente di Torino ti semplifica la vita Pubblicato da
Mario Delfino alle 15:30 in Fotovoltaico Normal 0 14 Vuoi acquistare un
impianto fotovoltaico e non sai a chi rivolgerti per il disbrigo delle pratiche
previste, per l'installazione, per i rapporti con le banche? Abiti nella
provincia di Torino? Se la risposte sono entrambi affermative, allora, puoi
contattare l'Agenzia Energia e Ambiente di Torino. Si occuperanno di tutto.
Sopralluogo, dimensionamento, rapporti con le banche, gestione pratiche
autorizzative, indicazione di una rosa di installatori precedentemente
selezionati. L'iniziativa sta funzionando così bene che a breve verrà estesa a
tutto il Piemonte. Qui potete leggere maggiori particolari. Ciao A presto. Si
ringrazia: - qualenergia.it
(
da "Sicilia, La"
del 09-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Rimossi
gli ingombranti Sir Rocco Forte può tirare un sospiro di sollievo: è stata
rilasciata la concessione demaniale per realizzare le opere a mare consistenti
nella barriera sommersa per bloccare l'erosione della costa e il consolidamento
del costone. Adesso l'ultimo ingranaggio della complessa macchina burocratica
spetta al Comune di Sciacca per il rilascio della concessione edilizia. Sir
Rocco Forte potrà iniziare subito i lavori che deve eseguire con propri soldi,
mentre le opere che devono essere realizzate con fondi pubblici devono essere
messere a bando pubblico. Sembra un paradosso, ma la contentezza di aver
completato un iter burocratico che ha richiesto un tempo eccessivamente lungo è
smorzata dal fatto che ormai al 29 maggio, data dell'inaugurazione del golf
resort, manca davvero poco tempo. Dalla conferenza di servizi del 10 marzo sono
passati esattamente 30 giorni. Troppi per un business plan di un imprenditore,
costretto, tra l'altro, a subire ritardi causati non solo dalle note vicende
degli esposti di Legambiente (che comunque continuano anche con le opere da
realizzare sul demanio), ma da una burocrazia non in linea con i tempi e le
aspettative di chi investe per creare sviluppo e occupazione, specie in un
territorio che costantemente segna il passo negli ultimi posti delle
classifiche stilate dagli istituti di statistica. Insomma, se da un lato si
predica bene con parole sontuose del tipo "vocazione turistica del
territorio", dall'altro l'infernale macchina burocratica sembra
mettersi di traverso e far saltare ogni ragionevole programmazione. Nei due
anni di vicende legate agli esposti di Legambiente, la compagnia del magnate
sir Rocco Forte ha aperto a Praga, sta realizzando in Tunisia e nei paesi
arabi. Intanto, domani continua il processo che vede imputati il capo progetto
del golf resort, Domenico Baudille e l'ex ad della compagnia inglese, Moreno
Occhiolini. Filippo Cardinale
(
da "Sicilia, La"
del 09-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Otto
operai di Riesi senza stipendio bloccata la raccolta rifiuti differenziati
Niscemi. Enzo Paradisi, consigliere comunale, nonché segretario della locale
sezione Udc, ha fatto un'analisi-ricerca sui costi della politica e
dell'efficienza, o meno, della macchina burocratico-amministrativa. Alla fine
conclude: «il consiglio, al fine di prendersi la propria responsabilità,
istituisca una commissione consiliare di indagine per verificare le eventuali
manchevolezze amministrative di cui il cittadino è fruitore finale e i tecnici
subiscono i risvolti di questo fenomeno incancrenito». Paradisi, nella sua
nota, inoltre, afferma «La macchina comunale di Niscemi mediamente costa 170
euro a testa. Per l'anno 2007 ogni niscemese ha speso 182
euro per la burocrazia, l'anno
2008 la spesa si è ridotta a 168 euro per un totale complessivo di 5,165
milioni di euro; l'anno 2007 4,737 milioni di euro. I costi della politica e
della democrazia, comprese le cariche elettive, sindaco, consiglio comunale,
giunta (per il 2008 90 mila), la spesa complessiva, compresi i servizi,
ammonta ad un totale di 1,15 milioni di euro, pari a 40 euro pro capite, per il
2008, ed euro 38 per l'anno 2007. I niscemesi pagano per avere i servizi da
parte dell'amministrazione la stessa somma dei cittadini di Parma, Forlì,
Isernia, Latina, ma non ricevono gli stessi servizi. Il cittadino-utente
niscemese - sottolinea Paradisi - è sottoposto con le dovute eccezioni a
vessazione: in particolare non viene comunicato il responsabile del
procedimento, non viene data il più delle volte risposta alle istanze; i tempi
medi di rilascio autorizzazioni sono da terzo mondo». Giuseppe Vaccaro
(
da "Sicilia, La"
del 09-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
il
comune ha speso finora 600 mila euro per i tecnici Condono edilizio pratiche in
sospeso A Gela capita che una scuola apra quando in Italia tutte le altre
stanno per chiudere i battenti. La scuola dallo start tardivo è l'istituto
musicale " Navarra" istituito dal Comune dieci anni fa. Ieri mattina
durante il dibattito consiliare è emerso che questo ritardo nell'avvio delle
lezioni non ci sarebbe stato se l'amministrazione comunale avesse continuato ad
usare la vecchia formula cioè di appoggiarsi all'Istituto Bellini di Catania
che in questi anni ha fornito il coordinamento tecnico ed i docenti all'istuto
musicale Navarra. Ma nell'ultimo scorcio della presidenza di Filippo Collura,
Piero Lo Nigro che era presidente dell'istituto musicale «Vincenzo Bellini» di
Caltanissetta avanzò al Comune la proposta di una convenzione. Divenuto
presidente Pino Federico, lui e il sindaco di Gela Rosario Crocetta convennero
di arrivare alla stipula del protocollo. I due amministratori erano d'accordo
in tal senso. «La parte politica lo era - ha detto in aula il dirigente della
Pubblica Istruzione Maria Morinello, ma la burocrazia ha frenato finchè a fine gennaio da Caltanissetta ci hanno detto
che non potevamo stipulare l'intesa». Insomma il periodo tra luglio 2008 e
gennaio 2009 è passato tra incontri e lettere da Gela a Caltanissetta ed
intanto le famiglie hanno pagato fior di quattrini per le lezioni private ai
figli e subito disagi per accompagnarli a Caltanissetta o Catania dai maestri
di musica. Ora l'amministrazione ha ripreso i contatti con il Bellini di
Catania. Il consiglio comunale ha deliberato all'unanimità il via libera
all'incarico a 16 docenti, passo indispensabile per dare il via alle anomale
lezioni della stagione primavera-estate - autunno. Il presidente Giuseppe Di
Dio e vari consiglieri hanno bacchettato l'assessore al ramo Sandra Bennici per
aver dichiarato alcune settimane fa che il consiglio tardava ad inserire la
delibera all'ordine del giorno. E' stato evidenziato che così non era.
L'amministrazione ora dovrà dimostrare di saper programmare adeguatamente e nei
tempi il prossimo anno scolastico e di saper scegliere la via giusta per
assicurare un futuro alla scuola musicale. M.C.G.
(
da "RomagnaOggi.it"
del 09-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
9
aprile 2009 - 16.06 (Ultima Modifica: 09 aprile 2009) Paolo Lucchi, candidato sindaco Pd a Cesena Più credito e meno burocrazia: il mondo economico firma le
richieste Bulbi: "Con la crisi dobbiamo proteggere le imprese locali"
FORLI' - Nei prossimi mesi ci vorranno più risorse peri consorzi fidi, che sono
tra le più delicate camere di decompressione della crisi in corso. A
farsi interprete del problema davanti ai rappresentanti del mondo economico è
Paolo Lucchi, consigliere regionale del Pd e candidato sindaco a Cesena:
"Serviranno più risorse, altrimenti i consorzi fidi andranno in
difficoltà, su questo punto la Regione deve fare di più, mi prendo l'impegno di
farlo presente alla giunta regionale". La Regione Emilia-Romagna, inoltre,
ha messo a disposizione un miliardo di euro per lo sviluppo e "ha
investito tantissimi milioni sui raggruppamenti di imprese che vanno
all'attacco dei mercati esteri e quest'anno, nonostante la crisi, le domande
sono in tenuta, vuol dire c'è già chi sta puntando all'export per uscire dalla
crisi": a fornire il dato è sempre Paolo Lucchi.
(
da "RomagnaOggi.it"
del 09-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
9
aprile 2009 - 15.44 (Ultima Modifica: 09 aprile 2009) Massimo Bulbi, presidente della Provincia Più credito e meno burocrazia: il mondo economico firma le
richieste Lucchi (Pd): "Presto serviranno più risorse per i consorzi
fidi" FORLI' - Proteggere le imprese locali, che sono imprese vere e non
imprese fatte di avvocati, perché così si protegge il livello sociale del
nostro territorio": lo dice Massimo Bulbi, presidente della Provincia di
Forlì-Cesena (e ricandidato alla stessa carica per conto del Pd). La
questione, per Bulbi, si risolve essenzialmente rilanciando il Tavolo
dello sviluppo': "E' il luogo della coalizione sociale, quello che tutti
ci chiedono". Per Bulbi, lo strumento di concertazione del mondo economico
è fondamentale in questa fase: "Ma dobbiamo riconoscerlo come luogo di
concertazione vera, superando i dubbi che ancora ci sono, deve essere il luogo
dove mettere in rete le esperienze". Il presidente della Provincia
respinge, infine, l'etichetta del cattivo
pagatore' affibbiata alla Provincia. "Nel 2007 siamo andati fuori dal
patto di stabilità interno perché avevamo anticipato pagamenti dello Stato, la
Provincia di Forlì-Cesena investe 1,5 euro ogni euro incassato,
contro lo Stato che investe un euro ogni dieci incassati", rivendica il
suo risultato Bulbi. "Ora anche noi siamo costretti a ritardare i
pagamenti perché lo stato centrale non ci permette di operare".