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Documentazione    Documento inserito il 20-4-2012

 

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IL SOLE 24 ORE del 20-4-2012

Reazioni contro le Società di rating.

 


 

1)   Società di rating nel mirino. La Sec prepara un'azione contro un'agenzia Usa. di Vito Lops www.twitter.com/vitolops

Mentre le big bank danesi licenziano Moody's la Sec prepara un'azione civile contro Egan Jones, un'altra agenzia di rating. Il tutto nel giro di poche ore. Non sarà che il mondo dei rating inizi a perdere colpi dopo anni di polemiche? Non sarà che il prolungarsi della crisi stia innervosendo tanto i Paesi quanto le aziende private finite nella scure dei rating?

Resta il fatto che l'azione civile che - secondo il Financial Times - la Sec (la Consob degli Stati Uniti) ha intenzione di avviare contro Egan Jones e la sua agenzia di rating, alimenta il tema sull'operato di queste agenzie, mentre in Europa c'è chi vorrebbe l'apertura di un'agenzia di rating continentale per contrastare la supremazia nel settore degli Stati Uniti (le "tre sorelle" Standard and Poor's, Moody's e Fitch sono statunitensi e controllano oltre il 90% dei giudizi sull'affidabilità del debito sia corporate che sovrano).

Nelle ultime ore sono venuti a galla due casi eclatanti. Il primo arriva dalla Danimarca dove le principali banche del Paese hanno deciso (o si apprestano a farlo) di non usufruire più dei servigi di Moody's non condividendo i rating emessi sui covered bond.

Il secondo è localizzato negli Stati Uniti. In questo caso la Sec punta i riflettori su Egan Jones, un'agenzia di rating autorizzata ad emettere rating su istituzioni finanziarie e aziende nel 2007, che si distingue dalle "tre sorelle". Lo stesso Jones ne ha fatto un vanto, sottolineando che i giudizi emessi dalla sua agenzia sono pagati dagli investitori e non dagli stessi emittenti di titoli, poi giudicati dalle "tre sorelle" evidenziando un conflitto di interessi.

Ma la sua agenzia è finita nel mirino della Sec: l'accusa è di aver fornito informazioni fuorvianti sui rating di asset-backed securities e titoli sovrani. La contestazione riguarda il numero di giudizi emessi e la durata temporale sulla base della quale è stata effettuata la valutazione.

Secondo fonti vicine alla notizia, ricorda il Financial Times, la Sec potrebbe vietare alla Egan Jones di emettere giudizi per due anni su titoli abs e titoli sovrani.

L'azione, se portata avanti, sarebbe la prima assoluta della Sec contro una società di rating. Nel 2010 l'organo che vigila sul mercato finanziario statunitense pubblicò un report critico nei confronti di Moody's ma non intentò un'azione legale. Stessa dinamica nel 2007 contro Standard and Poor's in relazione a un "mortgage related securities" (prestito ipotecario valutato fra le due categorie più affidabili). Anche in quel caso nessuna azione fu portata avanti.

Mentre investitori e risparmiatori ricordano ancora le polemiche in merito alle valutazioni ancora "ottimistiche" su alcune società, fino al giorno precedente il fallimento (grafico i grandi dissesti finanziari non previsti dalle società specializzate). Una storia che ci riporta negli ultimi 12 anni dai bond argentini a Lehman Brothers, senza dimenticare i casi di Enron e Parmalat.


 


2) Secondo Moody's siamo già in zona pericolo di Enrico Marro

 

Oggi lo spread BTp-Bund è tornato sopra quota 400 punti e aumenta anche la pressione anche sui decennali spagnoli (che rivedono il livello del 6%, qui lo spread Bonos-Bund in tempo reale) e francesi (qui lo spread Oat-Bund).

Ma qual è il limite invalicabile superato il quale, nel lungo periodo, il debito italiano e spagnolo non è più in grado di essere ripagato? Secondo Moody's Analytics l'abbiamo già oltrepassato: in un report firmato da Enam Ahmed, economista senior del gruppo americano, e citato dall'edizione online del Telegraph, si afferma che già ora - ragionando sul lungo termine - i decennali italiani e spagnoli sono oltre la soglia del pericolo.

Secondo Moody's l'Italia riuscirebbe a sostenere il debito se i tassi sui decennali tornassero a 4,2% (ora viaggiano intorno al 5,7%). In generale, comunque, tutti gli analisti sono preoccupati per l'entità e la rapidità del balzo dei decennali dei due "big" periferici, Italia e Spagna: i Bonos spagnoli sono aumentati dal 5,2% di metà gennaio al 6% di oggi, i BTp dal 4,8% di inizio marzo (periodo in cui pesava l'effetto salutare della seconda tranche del LTRO, la maxi iniezione di liquidità della Bce) al 5,7%. L'unico elemento positivo è che a vita media del debito pubblico italiano al 31 dicembre dello scorso anno restava ancora circa sette anni, un livello molto più rassicurante dei tre anni di inizio anni Novanta.

Con una pericolosa incertezza politica, economica e finanziaria (elezioni francesi e greche, referendum irlandese, possibili buchi nei bilanci delle banche e degli enti locali spagnoli, andamento della recessione italiana), i mercati temono che presto la Bce sia costretta a tornare ad acquistare titoli italiani e spagnoli con il Securities markets programme. O magari si arrivi ad attivare l'Efsf

 (il fondo salva-Stati) sul primario e secondario dei titoli di Stato. Per il quale è richiesta la sottoscrizione di una formale richiesta di aiuti da parte dello Stato soccorso. Il che già di per sé rappresenta un segnale estremamente negativo per i mercati.

 

 

3)   Le banche danesi dicono basta alle agenzie di rating di Fabrizio Galimberti

 

Le maggiori banche danesi - la Nykredit A/S pochi giorni fa, la Danske Bank A/S l'anno scorso e forse fra poco anche la Jyske Bank A/S - hanno licenziato o si apprestano a licenziare Moody's, contestando il giudizio dell'agenzia di rating sulle loro emissioni di covered bond (obbligazioni «coperte» dai crediti delle banche nei confronti dei mutuatari). Come si sa, le agenzie di rating sono pagate dagli stessi emittenti di titoli su cui esprimono un giudizio, facendo sorgere il sospetto di un conflitto di interessi: il controllore è pagato dal controllato.

Questo «licenziamento» - il contratto è stato rescisso - potrebbe a prima vista sembrar fugare il sospetto di un conflitto di interessi: anche se è pagata dal controllato, la Moody's, fieramente indipendente, non ha paura di rischiare la perdita di lucrosi contratti pur di dire quello che pensa. Ma le banche danesi non sono come altre banche situate più a sud, che possono avere ragioni disperate per obiettare a duri giudizi. I danesi argomentano nel merito la severità di Moody's, che afferma come il mercato dei covered bond in Danimarca (la Nykredit Bank è il più grande emittente europeo di Abs residenziali) sia tarlato da un disallineamento fra le scadenze delle attività e delle passività. E i grandi investitori sembrano dar poco peso agli argomenti di Moody's. Da quando, lo scorso giugno, l'agenzia di rating lanciò i suoi avvertimenti, l'indice dei covered bond ha guadagnato il 6,3 per cento.

Un andamento che va nella direzione opposta a quella che avrebbe dovuto seguire il monito di Moody's. L'episodio ricorda l'abbassamento del merito di credito del Tesoro americano lo scorso agosto. La perdita della Tripla A fu seguita da un rally delle quotazioni dei T-Bond, che a tutt'oggi riscuotono la cieca fiducia degli investitori.

Il Tesoro Usa non ebbe bisogno di licenziare Moody's per il semplice fatto che i rating delle agenzie nei confronti dei debiti sovrani non sono pagati da nessuno: le agenzie li fanno per spirito di servizio (o per darsi lustro, potrebbero dire alcuni malpensanti). Ma è certo che molti Paesi in Europa invidiano quelle banche danesi che hanno potuto licenziare Moody's. Dei rating ne farebbero volentieri a meno. E, dato quello che le agenzie hanno fatto in passato, spargendo a piene e mani triple A a titoli che si rivelarono tossici, o elargendo giudizi negativi a Paesi in difficoltà, con ciò stesso esaltando queste difficoltà, questa frustrata volontà di licenziarle sembra condivisibile.