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PRIVILEGIA NE IRROGANTO

 

Documento inserito il:  20-1-2013

 

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Il PuntO n° 254

Dal quarto punto di FARE per Fermare il Declino,

uno scambio interessante sul liberismo.

20-1-2013

 

Paolo Angiolelli ha condiviso la foto di Fermare il declino.
  • Quarto punto del programma di @[336639346419976:274:Fermare il declino]. Liberare la concorrenza per tornare a crescere, per promuovere l'equita' e creare occupazione.

Quarto punto del programma di Fermare il declino. Liberare la concorrenza per tornare a crescere, per promuovere l'equita' e creare occupazione.

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Ubaldo Menegotti Liberalizzare in Italia significa di solito privatizzare e sostituire monopoli pubblici con monopoli od oligopoli privati, con gravissimi danni per la collettività (basta vedere cosa è successo per le autostrade e per i servizi di distribuzione dell'acqua).
Liberalizzare dovrebbe anche riferirsi alle categorie private intoccabili, dove di fatto non c'è concorrenza (farmacie, banche, taxi, assicurazioni, ...), ma, come noto, i pochi tentativi di agire sulle corporazioni esistenti sono quasi tutti miseramente falliti.
Proposte liberali integraliste oggi, in una situazione di gravissima crisi mondiale proprio del modello liberista, sembra davvero una presa in giro.

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Mauro Novelli Certamente la politica di Monti non può essere definita liberista. Due sono i punti cardine del liberismo: 1) Offerta: tutti devono poter intraprendere in qualsivoglia settore (non proibito dalla legge). 2) Domanda: chi consuma deve poter scegliere tra due o più prodotti, delle cui caratteristiche deve essere correttamente informato.

In Italia sarebbe una rivoluzione.

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Ubaldo Menegotti Già i problemi globali che oggi stiamo drammaticamente vivendo nel mondo occidentale derivano proprio dall'eccesso di liberismo o, meglio da una sua “pervertita” interpretazione e dalla degenerazione dell’economia nella finanza fine a se stessa. Insomma la crisi attuale (dura da molti anni e durerà ancora parecchio) è proprio una crisi del modello liberista, che non è più in grado di far fronte a mutate condizioni di mercato, di risorse, di tecnologie, di lavoro, di equilibri sociali, di sfruttamento del terzo mondo, di concorrenza.
Non ci illudiamo, nel prossimo futuro non ci sarà più welfare per tutti, e neppure lavoro per tutti: bisognerà cercare nuovi modelli che consentano la sopravvivenza del pianeta, stiamo vivendo una rivoluzione ben più estesa e profonda di quella industriale dell’800.
Il Liberismo per intenderci alla Tatcher o alla Reagan (neoliberismo), dove applicato, ha solo prodotto guai politici, sociali ed economici.
In Italia, dove già esistono poche (o troppe? comunque molto confuse) regole che non vengono quasi mai rispettate, come è pensabile lasciar scatenare un liberismo ancor più selvaggio (homo homini lupus) senza limiti e controlli da parte di organi deputati al bene collettivo?
Non sempre anzi quasi mai la convenienza economica (del più forte) coincide con la convenienza collettiva.

E per l’italiano, miope individualista, questo è ancora più vero perché non ha proprio il senso civico, il senso della collettività, del vivere insieme ad altri, di condividere mezzi e obiettivi.

Sarebbe la fine per il Sud abbandonato al suo destino, sarebbe la fine per tutte le piccole imprese incapaci di fare ricerca e di raggiungere la massa critica per essere efficienti e produttive, sarebbe la fine per le classi più povere e indifese prive delle risorse minime per “competere” e rassegnate all'impotenza, sarebbe la fine per le infrastrutture quasi mai remunerative, ... sarebbe il declino definitivo senza appelli.

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Mauro Novelli Ma il liberismo non può essere selvaggio perché ha bisogno di un mercato regolato dalle leggi che la società gli impone (concorrenza, divieto di trust, divieto di monopoli, correttezza nei rapporti, rispetto delle leggi); il mercato brado (neoliberismo: Pinochet, Reagan, Thatcher) è la negazione del liberismo: è il mercato lasciato al più forte e questa mortale patologia stiamo subendo. Certamente la "politica" dovrà mediare tra interessi (individuali - collettivi). Oggi la politica è invece parte in gioco, la più potente gestendo legislatori, governo e, in parte, magistratura, media ecc.: fa il suo interesse e impone le sue decisioni. Qualcuno della casta parla di tagli della spesa corrente? Per carità, e poi il welfare? Occorre aumentare le tasse. E sotto con le tasse (Monti e tutti gli altri, escluso Giannino) per mantenere questo stato di cose diversamente mafioso. Ma ce lo vedi Bersani che manda a casa 500mila statali di troppo perché spesa corrente improduttiva, per riversare risorse in settori invece produttivi, in grado di produrre lavoro senza necessità di interventi sul welfare? E avanti così! Con la scusa del welfare si tengono ben alti dentro la diversamente cupola. Questa cosa andava approfondita nel Cenacolo dei Cogitanti!

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Ubaldo Menegotti Riporto da un articolo di BorsaPlus – Giornale dei mercati finanziari firmato Ars Longa:

" Non stupitevi se a Destra come a Sinistra sentite parlare di liberalizzazioni e privatizzazioni. Non stupitevi se – ogni giorno – vi viene servito lo stesso piatto con gli stessi ingredienti. Il liberismo è diventato l’unico vero dogma, l’unica vera ideologia, l’unica vera religione. La trasformazione di una teoria economica in ideologia dogmatica produce delle conseguenze. La prima è che la politica perde il suo senso e la sua credibilità. La seconda è che – per difendere i propri dogmi – la società viene profondamente stravolta.
Occorrerebbero investimenti, finanziati in disavanzo con nuova moneta. Bisognerebbe distinguere tra debito “buono” contratto per fare investimenti di crescita e debito “cattivo” contratto per spesa pubblica improduttiva. Occorrerebbe cioè dar vita a misure espansive. Per far questo però lo Stato dovrebbe tornare ad essere protagonista non salvando le banche ma creando occupazione e nuovi investimenti. Si tratterebbe cioè di usare gli strumenti di Keynes. La lobby degli economisti liberisti non può accettarlo.

Oggi siamo ostaggi degli economisti liberisti che, per difendere il loro dogmatismo, impediscono il superamento della crisi, svuotano la politica del suo ruolo, distruggono il lavoro come valore, rimangono indifferenti all'impoverimento di molti e all'intollerabile arricchimento di pochi. I liberisti hanno sostituito al principio di uguaglianza sociale il vuoto e inutile termine di “equità”. In realtà non c’è nulla di equo nel liberismo: Il futuro delle nostre società si avvia ad essere sempre più quello di aggregazioni di persone più o meno fortunate. Ricchi sempre più ricchi e poveri sempre più poveri. Parole feticcio come “meritocrazia” e “libertà di impresa” servono soltanto a nascondere un mondo selvaggio, privato delle sicurezze di base, senza un orizzonte di futuro per le persone che sono viste soltanto come rotelline dell’ingranaggio economico.

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Mauro Novelli Torno a chiedere: Monti è un liberista? La sua politica è stata ispirata da idee liberiste? Ha fatto finta di impostare riforme. Solo annunci mediatici: le leggi importanti (corruzione, tagli, province) gliele hanno scritte Bersani, Casini e Alfano, ben coinsapevoli che la "loro" burocrazia non avrebbe mai prodotto i decreti attuativi [ su oltre 400 necessari a mettere in produzione le leggi di Monti, ne sono stati emanati una ottantina]. Per non parlare della dissennatezza di una classe politica (Napolitano compreso) che - essendo poco intelligente - ha impostato un piano di riforme quinquennale avendo a disposizione un solo anno di tempo. Tant'è: i soldi (persi) sono sempre nostri e a reggere le conseguenze del declino siamo sempre noi. Nuova moneta, debito buono? In base a quali criteri viene qualificato? Soprattutto da chi? Mantenere in piedi aziende decotte (Ilva ad esempio) è debito buono? Hanno convinto tutti che "va salvaguardato il posto di lavoro!". Quindi dagli coi debiti in aiuto dei famigli a cui hanno affidato quelle aziende tenute in piedi per decreto. Oggi sono finiti i soldi: ecco il dramma dei saccheggiatori. Del resto, per anni Berlusca-Tremonti hanno portato a giustificazione delle loro costose sciatterie economico-finanziarie il fatto che: "abbiamo un alto debito pubblico, ma le nostre famiglie stanno molto meglio delle vostre: unifichiamo le due grandezze!". Bene - hanno detto i "partners"- allora prendete i soldi delle famigli! Detto fatto. Ma il liberismo col saccheggio che cosa c'entra? Per concludere, è come dire che Pol Pot era ispirato da principi marxisti!

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Mauro Novelli Dimenticavo sulla meritocrazia. Se si ha bisogno di un medico, di un avvocato o di un ingegnere, non si vada dal migliore sulla piazza: devono campare tutti!