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INSERITO IL 6-6-2011

 

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Il PuntO n° 205

 

Le finanze delle famiglie italiane

negli anni della crisi finanziaria (2006-2010)

 

Di Mauro Novelli 5-6-2011

[Fonti: Relazioni del Governatore della Banca d’Italia, Relazioni annuali dell’Istat]

 


 

Sommario

 

LE FINANZE DELLE FAMIGLIE ITALIANE NELLA CRISI (DAL 2006 AL 2010) 2

A.1)  SPESA MENSILE, RISPARMIO E SOFFERENZE DELLE FAMIGLIE ITALIANE  4

A.2) ATTIVITÀ E PASSIVITÀ DELLE FAMIGLIE NEL 2010  6

CAPACITA’ DI SPESA - ANNI 1995-2009  10

CONCLUSIONE  11

 


 

 

A fine anno 2010, l’Istat indica in 25.175.793 il numero delle famiglie italiane , e in 30.932 le convivenze, per un numero complessivo di abitanti pari a 60.626.442 e 2,4 componenti per nucleo familiare.


 

Istat. “Nel nostro Paese - sottolinea l'Istat - circa un quarto della popolazione (24,7%) sperimenta il rischio di povertà o esclusione, un valore superiore alla media Ue (23,1%)”. In particolare, le categorie più a rischio sono gli anziani soli e le famiglie numerose".


 

Istat. Nel 2008-2009 circa 800.000 madri italiane hanno dichiarato di essere state licenziate o messe in condizioni di doversi dimettere in occasione o a seguito di una gravidanza.


 

Relazioni del Governatore della Banca d’Italia.

Finanze delle famiglie italiane. Dal 2006 al 2010:

Attività: cresciute dell’8 per cento

Passività: cresciute del 55 per cento

Risparmio: ridotto del 49 per cento.

Sofferenze: aumentate del 47 per cento


Istat: circa il 40 per cento delle nostre famiglie non è in grado di permettersi una vacanza di sette giorni lontano da casa; un terzo non riesce a sostenere una spesa imprevista di 800 euro; circa il 15 per cento è in arretrato col pagamento dell’affitto di casa; il 13 per cento è in arretrato nel rimborso di debito diversi dal mutuo.

 


 

LE FINANZE DELLE FAMIGLIE ITALIANE NELLA CRISI (DAL 2006 AL 2010)

 

 

Analizzeremo l’andamento di alcune variabili finanziarie inerenti l’economia delle famiglie italiane. L’arco temporale indagato comprende gli anni della crisi – tuttora perdurante - dal 2006 (quando cominciò a sgonfiarsi la bolla immobiliare USA e molti possessori di mutui dal merito di credito basso (subprime)  divennero insolventi a causa del rialzo dei tassi di interesse), al 2010.

Ricordiamo che la Corte dei Conti ha quantificato in 160 miliardi di euro la perdita intervenuta nei soli anni 2008-2009.

Nei cinque anni comparati, le finanze delle famiglie italiane hanno subito un profondo cambiamento strutturale.

Le attività sono cresciute appena dell’8,2 per cento [con una inflazione cumulata del + 9,6 per cento] passando da 3.386 miliardi del 2006 a 3663 miliardi del 2010.

Le passività sono aumentate di oltre la metà (+55 %), passando da 595 a 923 miliardi di euro del 2010.

Riportiamo l’andamento di attività e  passività nella tabella che segue.

 

Tab. 1 – FINANZE DELLE FAMIGLIE ITALIANE (ANNI 2006 -2010)

[Fonte: Relazione del Governatore Draghi del 31-5-2011]

In miliardi di euro

 

 

2006

2007

2008

2009

2010

Variaz. % 2010/2006

Attivita’

3.386,011

3.697,294

3.427,917

3.594,783

3.663,013

+ 8,2 %

Passivita’

595,580

737,218

836,216

859,954

923,265

+55,0 %

 

 

Per quanto riguarda le passività, è da rilevare l’impennata dei debiti a medio e lungo termine cresciuti, nei cinque anni, di oltre la metà, passando dai 425,6 miliardi del 2006 ai 643,4 del 2010.

Essi comprendono anche i mutui per l’acquisto di abitazioni. Ne deriva che questi debiti finanziari danno luogo, parallelamente ad un incremento della ricchezza reale della famiglia.

 

L’andamento di alcune voci delle passività, in Tab. 2.

 

 

Tab. 2 - ANNI 2006-2010 PASSIVITA’ DELLE FAMIGLIE

Fonte: Relazioni del Governatore della Banca d’Italia - Miliardi di euro

 

 

2006

2007

2008

2009

2010

Variazione % 2010/2006

Totale passività

595,580

737,218

836,216

859,954

923,265

+ 55,0 %

Di cui….

 

 

 

 

 

 

Debiti a breve termine (1)

53,969

56,271

55,640

59,859

58,338

+ 8,1 %

di cui: bancari

51,810

53,601

52,832

55,936

54,666

+ 5,5 %

Debiti a m/l termine (2)

425,649

469,468

562,956

581,453

643,404

+ 51,2 %

di cui: bancari

378,943

410,779

415,944

440,380

537,998

+ 42,0 %

 

(1) Includono anche i finanziamenti da società di factoring.

(2) Includono anche i finanziamenti da società di leasing, il credito al consumo da società finanziarie e altre partite minori.

 

 

L’ultima Relazione di Bankitalia (31-5-2011) disaggrega i dati relativi al credito erogato alle famiglie da banche e finanziarie.

A dicembre 2010, il sistema bancario aveva erogato prestiti per l’acquisto di abitazioni per oltre 326 miliardi di euro.

Le erogazioni per credito al consumo ammontavano ad oltre 111 miliardi di euro, 58 miliardi imputabili a banche, circa 53 a finanziarie che stanno comunque cedendo terreno dopo il bum del 2007 (+21,9 %).

Gli “altri prestiti” (aperture di credito in C/C, mutui per finanziamento ecc.) hanno avuto, negli anni considerati, un andamento crescente più sostenuto delle precedenti voci e si attestano a quasi 86 miliardi di euro.

 

Ecco i dati di Bankitalia:

 

Credito famiglie (3-2011)

 

Circa il potere d’acquisto delle famiglie consumatrici  e la pressione fiscale, nel suo Rapporto sul 2010, l’Istat rileva che, mentre il primo è in costante calo dal 2007, è al contrario in costante crescita il carico fiscale e contributivo.

Circa la propensione al risparmio, questa è scesa di oltre tre punti percentuali dal 2006 (12,5 %)  al 2010 (9,1 %); logicamente è cresciuta della stessa entità la propensione al consumo. Nonostante tali andamenti, i consumi sono praticamente fermi in quantità, essendo cresciuti esclusivamente in valore.

 

                        Potere d'acquisto pressione

 

 

A.1)  SPESA MENSILE, RISPARMIO E SOFFERENZE DELLE FAMIGLIE ITALIANE

 

SPESA MENSILE

 

In attesa dei dati relativi alla spesa mensile delle famiglie per il 2010 (L’Istat dovrebbe pubblicarli in luglio), riportiamo i dati degli anni 2006-2009.

Dopo due anni di crescita non certo sostenuta (2007-2008), nel 2009 si assiste addirittura ad una diminuzione: dai 2.485 euro del 2008 ai 2.442 del 2009.

 

 

TAB. 3 - SPESA MEDIA MENSILE DELLE FAMIGLIE

Anni 2006-2009 - Fonte Istat (7-2010) In euro.

 

 

Spesa mensile

media in euro

Differenza

 percentuale

2010

2009

2.442

- 1,7 %

2008

2.485

+ 0,2 %

2007

2.480

+ 0,7 %

2006

2.461

+ 2,6 %

 

 

Nelle situazioni di crisi le  nostre famiglie tendono ad autogovernarsi: riducono i consumi  (soluzione di breve periodo) e tendono a non fare figli (soluzione di lungo periodo).

Nel 2009 queste tendenze sono aggravate anche dalla riduzione del reddito disponibile.

Comunque, gli aumenti nominali delle retribuzioni, cumulati  nel quinquennio (+13,2 per Ula [Unità di lavoro equivalenti a tempo pieno] - e +13,9 per le contrattuali) sono stati appena in grado di recuperare sull’inflazione (9,6 per cento cumulata).

 

 

Retribuzioni 06-10

 

 

Per quanto riguarda i consumi delle famiglie, nel biennio 2008-2009, si è assistito ad un vero e proprio arretramento: -2,1 per cento in media, riconducendo l’entità a prima del 1999.

Tra le voci di consumo, nel biennio in esame, è risultata quindi inevitabilmente in calo innanzitutto la spesa per le vacanze (-3,2%). Ma è diminuita anche quella per i pasti in casa e fuori casa (-3,2%), la mobilità e le comunicazioni (-3,1%) e l'abbigliamento (-3,1%). Tengono, invece,  le spese per la salute (+2,5%), per elettrodomestici e tecnologia domestica (+2,4%) e quelle per beni e servizi per la telefonia (+0,4 per cento).

A giugno 2011, secondo Confcommercio, si assiste ad un primo incremento dei consumi dopo dodici mesi di arretramento: + 1,1 % su base annua. Ma sembrerebbe per esclusivo merito di giochi e scommesse.

 

 

 

RISPARMIO

 

Nei cinque anni della crisi in atto, il risparmio delle famiglie italiane ( da sempre caratterizzate da una propensione a risparmiare tra le più alte del mondo) si è praticamente dimezzato, passando dai 60 miliardi del 2006 ai 30,6 del 2010 (-49 per cento)

Nel 2010 si è assistito ad un vero e proprio tracollo del risparmio: -26,6 per cento rispetto al 2009.

 

La tabella che segue fornisce il livello di risparmio delle famiglie dal 2002 al 2010.

Complessivamente, dal 2002 (con oltre 95 miliardi risparmiati), l’entità del risparmio delle nostre famiglie si è ridotta ad un terzo (- 67,75 %).

 

TAB. 4 - IL RISPARMIO DELLE FAMIGLIE ITALIANE. ANNI 2002-2010

Fonte: Relazioni del Governatore della Banca d’Italia

(miliardi di euro)

 

2002

2003

2004

2005

2006

2007

2008

2009

2010

 

Variazione

2010/2009

Variazione

2010/2006

 

95,015

68,676

83,646

64,866

59,999

42,626

55,170

41,752

30,641

- 26,6 %

- 49,0 %

 

 

 

 

SOFFERENZE

 

Con il perdurare della crisi, aumenta notevolmente il numero delle famiglie in difficoltà e, con esso, le partite in sofferenza.

La tabella che segue mette in evidenza la difficoltà delle famiglie consumatrici nell’onorare i propri impegni: le sofferenze sono cresciute del 46,9 per cento tra il 2006 e il 2010.

 

 

TAB. 5 - SOFFERENZE DELLE FAMIGLIE CONSUMATRICI. ANNI 2006-2010.

Bollettini Statistici di Bankitalia n° 3 dell’anno di riferimento. Dati mese di giugno dell’anno.

In miliardi di euro. Ns. elaborazione

 

 

6-2006

6-2007

6-2008

6-2009

6-2010

Variazione 2010/2006

SOFFERENZE DELLE

FAMIGLIE CONSUMATRICI

17,034

17,509

18,488

20,976

25,018

+ 46,9 %

 

 

Disaggregando i dati delle sofferenze delle famiglie tra banche e società finanziarie forniti da Bankitalia per i cinque anni considerati, si evidenzia un aumento medio contenuto per quelle bancarie (+ 12,2 %) e una crescita molto sostenuta per sofferenze con società finanziarie (+ 88,8 %).

E’ la dimostrazione che il risparmio privato declina velocemente al perdurare della crisi finanziaria internazionale e che un numero sempre maggiore di famiglie in difficoltà vede chiudersi il canale bancario e deve far ricorso alle finanziarie, a tassi crescenti.

 

 

 

A.2) Attività e passività delle famiglie nel 2010

 

Nonostante le difficoltà, la nostra sempre notevole propensione al risparmio ha permesso ad una classe dirigente (manifestamente incapace di governare una situazione complessa) di poter far leva sui risparmi privati per poter dimostrare ai partners internazionali che la posizione finanziaria dell’Italia non è poi così pesante come la sola voce del debito pubblico lascerebbe intendere.

In effetti, il grafico che segue mette in evidenza il differenziale dei debiti finanziari delle famiglie in alcuni paesi occidentali, per gli anni 2004 e 2010. E’ chiara la posizione di vantaggio delle nostre famiglie.

 

 

Nonostante la sostanziale stabilità degli indicatori di deprivazione economica – sostiene l’Istat - il 43,3 per cento delle famiglie dichiara di aver visto peggiorare la propria situazione economica rispetto all’anno precedente, una quota comunque inferiore a quella registrata nel 2009 (pari al 50,0 per cento). La difficile situazione economica costringe infatti le famiglie a contrarre debiti o a fare ricorso alle proprie risorse patrimoniali (16,2 per cento contro il 15,1 del 2009) e a risparmiare meno dell’anno precedente (19,1 per cento)

 

Ricordiamo che, secondo le specifiche della UE, il 15,7 per cento delle nostre famiglie (circa 4 milioni) è in momento di deprivazione (Nota “b” della tabella che segue), mentre il 7,1 per cento (circa 1,8 milioni di famiglie) è in fase di “forte” deprivazione (Nota “c” della tabella che segue).

 


Deprivazione 2009-2010

 

Pur cresciuti dal 2004, i nostri debiti privati del 2010 superano appena il 60 per cento del reddito disponibile[1]. Le famiglie francesi si avvicinano all’80 per cento del reddito disponibile; i “convertiti” tedeschi si collocano al 90 per cento, in netto calo rispetto al 2004; la Spagna si avvicina al 110 per cento.

 

Immagine

Su questo fronte, la situazione dei paesi anglosassoni è addirittura allarmante: in Gran Bretagna i debiti delle famiglie superano il 150 per cento del reddito disponibile, mentre negli USA si mantiene la posizione del 2004, al 120 per cento.

 

Ma questo stato delle finanze nazionali nasconde un serio pericolo: se la BCE e  le autorità monetarie imporranno a tutti i paesi di Eurolandia un drastico rientro nel rapporto Debito pubblico/PIL[2], non potremo che far leva proprio su quelle variabili private (patrimoniale sulla casa e tassazione sulle rendite finanziarie portata al 20 per cento?[3]) che hanno permesso a Tremonti di introdurre nelle valutazioni l’indebitamento privato (drammatico nei paesi anglosassoni) e di mitigare il giudizio sulle nostre finanze in sede internazionale.

 

Dal Rapporto annuale 2010 dell’Istat, ricaviamo alcuni dati interessanti circa le difficoltà delle famiglie italiane: circa il 40 per cento non è in grado di permettersi una vacanza di sette giorni lontano da casa; un terzo non riesce a sostenere una spesa imprevista di 800 euro; circa il 15 per cento è in arretrato col pagamento dell’affitto di casa; il 13 per cento è in arretrato nel rimborso di debito diversi dal mutuo.

 

 

 

ATTIVITA’ DELLE FAMIGLIE NEL 2010

 

Le attività delle famiglie nel 2010 cresce dell’1,9 per cento RISPETTO AL 2009.

In particolare:

 

  • Gli strumenti bancari (depositi+titoli a m/l termine) si attestano a 1.016,240 miliardi di euro (-23,559 miliardi rispetto al 2009).
  • La raccolta postale raggiunge i 325,788 miliardi di euro (+11,904 miliardi rispetto al 2009)
  • I titoli pubblici in portafoglio scendono a 188,254 miliardi di euro (-4,369 sul 2009).
  • Le quote di fondi comuni italiani scendono a 153,416 miliardi (-18,199 miliardi sul 2009).

·       Le quote di fondi comuni esteri raggiungono gli 89,788 miliardi (+17,332 sul 2009).

·       Le azioni e partecipazioni si impennano fino a raggiungere  i 755,555 miliardi (+48,065 rispetto al 2009).

  • Assicurazioni,  fondi pensione e TFR si collocano a 668,287 miliardi (+26,396 sul 2009).

 

 

 

PASSIVITA’ DELLE FAMIGLIE NEL 2010

 

Nel 2010, le passività delle famiglie italiane crescono del 7,4 per cento rispetto al 2009.

In particolare:

 

  • I debiti a breve (anche factoring) sono pari a 58,338 miliardi di euro (+2,574 mld sul 2009).
  • I debiti a m/l termine ( anche leasing e credito al consumo da società finanziarie) passano a 643,404 miliardi (+31,468 sul 2009).
  • Le altre passività (debiti commerciali, fondi di quiescenza ecc.) raggiungono i 221,523 miliardi (+5,283 sul 2009).

 

Riportiamo i dati in tabella:

 

 

 

Tab. 6 - ATTIVITA’ DELLE FAMIGLIE ITALIANE (ANNO 2010 VARIAZIONI SUL2009)

[Fonte: Relazione del Governatore Draghi del 31-5-2011]

In miliardi di euro

 

2010

2009

ATTIVITA’ DELLE FAMIGLIE

 

3.663,013

[+1,9 % sul 2009]

3.594,783

 

Di cui…:

CONSISTENZE 2010

VARIAZ. SUL 2009

Strumenti bancari (depositi+titoli a m/l termine)

1.016,240

-23,559

Quote di fondi comuni italiani

153,416

-18,199

Titoli pubblici in portafoglio

188,254

-4,369

Azioni e partecipazioni

755,555

+48,065

Assicurazioni,  fondi pensione e TFR

668,287

+26,396

Quote di fondi comuni esteri

89,788

+17,332

Raccolta postale

325,788

+11,904

 

 

 

Tab. 7 - PASSIVITA’ DELLE FAMIGLIE ITALIANE (ANNO 2010 VARIAZIONI SUL2009)

[Fonte: Relazione del Governatore Draghi del 31-5-2011]

In miliardi di euro

 

2010

2009

PASSIVITA’ DELLE FAMIGLIE

 

923,265

[+7,4 % sul 2009]

859,954

 

Di cui…:

CONSISTENZE 2010

VARIAZ. SUL 2009

Debiti a breve (anche factoring)

58,338

+2,574

Debiti a m/l termine (anche leasing ecc.)

643,404

+31,468

Altre passività (debiti commer.li, fondi di quiesc.)

221,523

+5,283

 

 

                   


 

 

CAPACITA’ DI SPESA - ANNI 1995-2009

 

Dal 1995, Eurostat procede a trasformare il PIL pro capite dei paesi UE in Capacità di spesa attraverso un parametro predefinito di un paniere di prodotti e dei loro prezzi rilevati in ciascuna nazione.

 

PIL pro capite tradotto in Capacità di spesa

(Fonte Eurostat)

 

1995

2006

2009

VARIAZ. 2009/1995

European Union (27 countries)

100 

100 

100 

 

Euro area (17 countries)

114 

109 

109 

- 4,4 %

France

116 

108 

107 

- 7,7 %

Germany

129

116 

116

- 10,1 %

Greece

84 

93p 

94p 

+ 11,9 %

Ireland

103 

145 

127 

+ 23,3 %

Italy

121 

104 

104 

- 14,0 %

Spain

92 

104 

103 

+ 11,9 %

United Kingdom

113 

120 

112 

- 0,8 %

 

 

Norway

135 

183 

175 

+ 29,6 %

Switzerland

153p 

136p 

144p 

- 5,9 %

United States

159 

154 

146 

- 8,2 %

 

 

 

Nella tabella, riportiamo la variazione, dal 1995 al 2009, della Capacità di spesa dei principali paesi  della UE, considerata pari a 100 quella della UE.

 

Nei 15 anni considerati, l’Italia marca la diminuzione maggiore: i suoi cittadini hanno visto diminuire la loro Capacità di Spesa di 14 punti percentuali, seguiti dai Tedeschi (- 10,1 %) e dai Francesi (-7,7 %).

Nonostante le difficoltà degli ultimi anni, dal 1995 Irlanda e Grecia hanno visto crescere notevolmente la loro CdS, rispettivamente di +23,3 % e +11,9 %.

Da notare che dal 2006 al 2009 la CdS di Italia e Germania è rimasta stabile, rispettivamente a 104 e 116; è leggermente calata per la Francia, è crollata per l’Irlanda (da 145 del 2006 a 127 del 2009) e per la Gran Bretagna (dal 120 al 112).

Al di fuori della UE, migliora nei 15 anni di quasi il 30 per cento la Capacità di Spesa della Norvegia, anche in calo rispetto al 2006.

 

E’ evidente come il 2006, [a fine anno iniziò la crisi] sia un anno di svolta anche per la Capacità di spesa di tutti i paesi considerati. Solo la Svizzera e la Grecia hanno migliorato, nel 2009, le loro posizioni rispetto a quell’anno.

 

Restiamo in attesa dei dati 2010 che Eurostat dovrebbe rendere noti in autunno.

 

 


 

 

CONCLUSIONE

 

Di fatto le famiglie italiane, come sempre, sono sole a sostenere i colpi della crisi. La casta sembra avere ben altre preoccupazioni. Non sappiamo per quanto durerà ancora questa situazione. Certamente le finanze familiari, che rappresentano l’unico nostro baluardo finanziario, stanno velocemente dando fondo sia ai risparmi accantonati per far fronte a situazioni di criticità, sia al merito di credito conquistato in decenni di corretta ed accorta gestione economica.

 

Né sono fonte di ottimismo le “provvidenze” estemporanee a favore dei mutuatari a tasso variabile di Tremonti ed ABI: il paese ha bisogno di ben altri ammortizzatori sociali, oggi a carico esclusivamente dei privati, cioè delle stesse famiglie in difficoltà[4].

E’ comunque certo che esse non potranno reggere molto a lungo i colpi della crisi finanziaria internazionale e quelli che provengono dall’inconsistenza  della classe politica che sempre più chiaramente dimostra incapacità di governo e di cura degli interessi nazionali complessivi.

D’altra parte, non sono più disponibili le leve del debito pubblico e dell’azione sui cambi con le svalutazioni competitive. La UE aumenta costantemente la capacità di controllo e di sanzione nei confronti di chi non si adegua ai parametri finanziari ed economici decisi a Bruxelles, come nel campo della contabilità pubblica. Parallelamente, si impone una riduzione della discrezionalità nazionale.

 

Non a caso, nel suo recente Rapporto annuale (Situazione del 2010), l’Istat sostiene:

[…]

Con Europa 2020 […] Rispetto al passato, l’azione di sorveglianza sulla stabilità macroeconomica è più estesa, affiancando all’indebitamento pubblico quello privato, la posizione sull’estero, gli andamenti della competitività di prezzo e del mercato immobiliare. Essa è anche resa più stringente, rafforzando i meccanismi di sorveglianza e sanzione con diverse novità sostanziali: il monitoraggio preventivo e il peer reviewing, la riduzione della discrezionalità nelle decisioni sanzionatorie, e l’attribuzione a Eurostat – l’Istituto di statistica europeo, parte della Commissione – di poteri di vigilanza sui dati di contabilità pubblica prodotti a livello nazionale.

 

 

Non possiamo più permetterci di sopportare né governi  “governicchi”, né governi con  “un uomo solo al comando, curatore esclusivamente dei suoi problemi personali”.

 

 


 

NOTE

 

[1] Il “reddito disponibile” è l’aggregato dei redditi da lavoro e da capitale percepiti dalle famiglie al netto dei trasferimenti verso altri settori (pagamento imposte ecc.).

 

2 Poca attenzione è stata dedicata al “meccanismo europeo di stabilità” (ESM) che è in fase di concretizzazione e le cui procedure entreranno in vigore a metà 2013. L’ intervento di questo “meccanismo” è subordinato alla adozione di rigorosi programmi di aggiustamento delle politiche economiche da parte degli stati interessati. Soprattutto, detto aiuto deve essere preceduto da una iniziativa che lo stato insolvente dovrà porre in essere negoziando con i detentori dei titoli un piano globale di ristrutturazione contrattando, con i creditori privati, sospensione, proroga di scadenze, riduzione del tasso di interesse e/o haircut .

3  La proposta della Commissione europea, base per i negoziati attuali, prevede un rapido aggiustamento del rapporto tra debito e Pil fino ad arrivare al 60 per cento. Riducendo l’eccesso di debito di un ventesimo all’anno: almeno 40-50 miliardi annui. Senza crescita del PIL la manovra sarà devastante.

 

4 Anno 2008: siamo il paese che destina meno risorse agli ammortizzatori sociali. Sostegno alle famiglie: 4,7 per cento, contro l’8,3 dell’Ue; disoccupazione: 1,9 per cento, 5,2 nei paesi Ue;  contrasto alle condizioni di povertà ed esclusione sociale: 0,2 per cento, 1,4 nell’Ue;  disabilità: 5,9 per cento contro l’ 8,1. [Istat. Rapporto annusale 2010]

 

 



[1] Il “reddito disponibile” è l’aggregato dei redditi da lavoro e da capitale percepiti dalle famiglie al netto dei trasferimenti verso altri settori (pagamento imposte ecc.).

[2] Poca attenzione è stata dedicata al “meccanismo europeo di stabilità” (ESM) che è in fase di concretizzazione e le cui procedure entreranno in vigore a metà 2013. L’ intervento di questo “meccanismo” è subordinato alla adozione di rigorosi programmi di aggiustamento delle politiche economiche da parte degli stati interessati. Soprattutto, detto aiuto deve essere preceduto da una iniziativa che lo stato insolvente dovrà porre in essere negoziando con i detentori dei titoli un piano globale di ristrutturazione contrattando, con i creditori privati, sospensione, proroga di scadenze, riduzione del tasso di interesse e/o haircut .

[3] La proposta della Commissione europea, base per i negoziati attuali, prevede un rapido aggiustamento del rapporto tra debito e Pil fino ad arrivare al 60 per cento. Riducendo l’eccesso di debito di un ventesimo all’anno: almeno 40-50 miliardi annui. Senza crescita del PIL la manovra sarà devastante.

[4] Anno 2008: siamo il paese che destina meno risorse agli ammortizzatori sociali. Sostegno alle famiglie: 4,7 per cento, contro l’8,3 dell’Ue; disoccupazione: 1,9 per cento, 5,2 nei paesi Ue;  contrasto alle condizioni di povertà ed esclusione sociale: 0,2 per cento, 1,4 nell’Ue;  disabilità: 5,9 per cento contro l’ 8,1. [Istat. Rapporto annusale 2010]