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PRIVILEGIA
NE IRROGANTO Documento
inserito il: 27-4-2016 |
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Il PuntO
n° 333 Saremo anche peracottari (sales of baked pears - Google) ma, ad un
esamino un po’ serio, anche i Tedeschi si dimostrano
spesso dei gebackener Birnen
Verkäufer (sempre Google). 27-4-2016 La Repubblica
27-4-2016 .
«La Commissione europea tende continuamente a scendere a compromessi a danno
del rispetto del bilancio, prorogando di volta in volta la scadenza dei
periodi di adeguamento per gli Stati in deficit». Jens Weidmann, presidente
della Bundesbank, non menziona esplicitamente l' Italia ma le sue parole
gelano la platea di Villa Almone, residenza romana dell' ambasciatore
tedesco. Poi esplicita il suo pensiero intravedendo il rischio che «i
problemi finanziari dei singoli Stati» minaccino «la stabilità finanziaria
dell' Unione monetaria». EUGENIO OCCORSIO E ROBERTO PETRINI Il Tesoro: "Noi i più
virtuosi con sacrifici record in Europa Berlino ha sforato sette volte" I conti
pubblici. La linea del ministero dell' Economia espressa attraverso i dati Eurostat degli ultimi vent' anni con il confronto
Italia-Germania ROMA.
Come la statua di Quintino Sella che continua a vigilare sul palazzone del
ministero del Tesoro, Pier Carlo Padoan tace. Di
fronte al blitz del presidente della Bundesbank Jens Weidmann, che è sceso all' Ambasciata tedesca
di Roma per sferrare dure critiche all' Italia, a Via Venti Settembre si
sceglie il basso profilo dei numeri. Cifre ufficiali, ma mai utilizzate nel
braccio di ferro ormai quotidiano che vede costantemente sotto accusa l'
Italia-cicala, incapace di far fronte al proprio debito, e non risparmia
neppure il presidente della Bce Mario Draghi spesso dipinto da alcuni
economisti tedeschi assai influenti come Hans-Werner
Sinn alla stregua di uno che ha a cuore soprattutto
gli interessi di Roma. La misura sembra colma. Padoan
alza appena un sopracciglio, ma le tabelle che i suoi portano sempre nel tablet nelle missioni a Bruxelles, sfatano una serie di
luoghi comuni sulla partita Italia- Germania. A vedere infatti i dati del
rapporto deficit-Pil, il fatale criterio di
Maastricht, negli ultimi vent' anni, dal 1997 quando cominciò di fatto il
viaggio dell' euro, la Germania ha sforato il «tetto» per sette volte: dal
2001 al 2005 lo ha fatto regolarmente (tanto che ottenne deroghe anche con l'
appoggio della allora presidenza italiana dell' Ecofin)
e poi è nuovamente caduta nella «colpa» dell' alto deficit nel biennio
2009-2010. L' Italia ha «peccato » otto volte, ma il risultato non giustifica
uno sguardo che si pone costantemente dall' alto verso il basso. La seconda
tabella, di rigorosa fonte Eurostat, è ancora più
illuminante e scagiona l' Italia dall' accusa di scansare i sacrifici. Il
documento indica il cosiddetto saldo primario,
cioè al netto della spesa per interessi, in rapporto al Pil.
Qui le cose volgono decisamente a nostro favore: l' Italia, notano al Tesoro,
in ventuno anni, dal 1995 al 2015 ha segnato un saldo primario negativo, cioè più spese che entrate
al netto di quanto ci costano gli interessi sul debito, una sola volta: era
il 2009, all' indomani della Grande crisi scoppiata negli Usa. E Berlino? Ha
avuto un saldo primario negativo nel
1996, costantemente nel periodo 2001-2005 e nel biennio della recente crisi
2009-2010. Sul fronte della spesa, invece, abbiamo agito, eccome. E i
sacrifici li abbiamo fatti. «L' Italia ha fatto l' aggiustamento più
importante di tutti i Paesi, compresi quelli sottoposti a procedura e quelli
che hanno ricevuto il programma di aiuti», fanno sapere dal Tesoro. Parla un
documento ben conosciuto in Europa che si intitola «Consolidamento e sostegno
alla crescita», datato marzo 2016: nel periodo critico per l' Europa, con
crisi, spread e Grecia, che va dal 2009 al 2014, la spesa pubblica italiana è
cresciuta meno di tutti, dell' 1,4 per cento, contro il 9 dell' Unione
europea e il 12,1 della Germania. Ancora più eloquente il deficit- Pil: se lo si calcola in media nel periodo tumultuoso
2009-2015 emerge che l' Italia ha mantenuto il disavanzo al 3,5 per cento.
Sì, la Germania è rimasta all' 1,1 per cento, ma il Pil
dell' Italia è precipitato: si è trattato, sottolinea il Tesoro, di uno
«sforzo di finanza pubblica straordinario». Stessa musica per il debito: non
è cresciuto perché è esplosa la spesa, ma perché è crollato il Pil. Comunque, osserva il Tesoro, il rapporto debito-Pil si è stabilizzato nel 2015 tant' è che l' Italia,
secondo la Commissione, è tra i Paesi a basso rischio per la sostenibilità
nel lungo periodo. Ma il sassolino nella scarpa del Tesoro nei confronti
della Buba, che cita a spron battuto Tommaso Padoan Schioppa, si chiama
«austerità». Il nostro dissidio, spiegano a Via Venti Settembre, è
prevalentemente sulle vie per risolvere i problemi più che sul punto d'
arrivo: l' austerità non funziona. In Grecia abbiamo visto come è andata; il
Portogallo non ha ancora risolto i suoi problemi; il modello Spagna è
discutibile, cresce ma ha nel 2015 un deficit doppio a quello dell' Italia,
pari al 5,2 per cento, e una disoccupazione al 20 per cento. Probabilmente -
questa l' amara conclusione di un polemica non cercata - l' Italia con un
deficit al 5,2 per cento avrebbe una crescita più sostenuta, ma ovviamente
una spesa per interessi che vanificherebbe i benefici. ©RIPRODUZIONE
RISERVATA Solo nel 2009 Roma ha fatto registrare spese maggiori delle
entrate, al netto degli interessi Lo scontro è tutto attorno al concetto di
austerità: "In Grecia, Portogallo e Spagna non funziona" Il Sole 24 Ore. 26 aprile 2016 Weidmann (Bundesbank): «Da Italia violazioni
a Patto di stabilità». E stoppa Padoan sulla
condivisione dei rischi Omaggio all’Italia, il discorso del
presidente della Bundesbank Jens Weidmann all’Ambasciata tedesca a Roma, si
apre con la citazione di una battuta di Tommaso Padoa
Schioppa, uno dei padri fondatori della moneta
unica, che trovava «estremamente adeguata» la denoniminazione
inglese dell’European Monetary
Union, abbreviata in “EMU”, perchè «come il suo
omonimo australiano - l'emù - anche l'Unione monetaria non può correre
all'indietro». Si tratta dunque di andare avanti, e per Weidmann la strada
potrebbe essere quella di procedere a maggiore integrazione, ovvero «gli
Stati trasferiscono sia il potere decisionale sia la responsabilità per le
questioni di bilancio a livello europeo, ad esempio nella forma di una unione
fiscale europea». Un Tesoro europeo in pratica, «una vera unione fiscale
(che) potrebbe effettivamente ristabilire la giusta armonia tra le azioni e
la responsabilità». Unione fiscale «sarebbe il passo più
grande nel processo di integrazione» Senza salto di qualità necessario
rafforzare vincoli di Maastricht Il disaccordo con Padoan
su condivisione dei rischi e tendenza al debito Elogi all’Italia per il riformismo che
ha portato al Jobs Act La critica alla politica monetaria di
Mario Draghi |
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