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Documento inserito il: 23-1-2015 

 

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Il PuntO n° 306

Telegrafiche considerazioni sull’”alleggerimento quantitativo” (Q.E)

promosso da Draghi.

Di Mauro Novelli 23-1-2015

 

Trascuriamo le previsioni generiche e tutte da verificare in materia di grandi rilanci dell'economia europea. L’unica valutazione che possiamo (quasi scientificamente) ritenere probabile è quella che rispetta la legge  di domanda/offerta: la crescita quantitativa di euro presenti sul mercato (oltre mille miliardi in pochi anni) ne deprimerà i corsi per abbondanza di offerta.

Quindi, un euro più debole nei confronti di dollaro, sterlina, franco svizzero e yen ecc. avrà questi effetti:

-  faciliterà le aziende di Eurolandia esportatrici in area extra euro: il costo del prodotto per l’importatore americano, giapponese ecc. e per i consumatori finali diminuirà perché con tot dollari, yen ecc. si acquisteranno più euro di quanti non ne potessero acquistare prima della svalutazione.

-  farà aumentare i prezzi interni dei prodotti e dei servizi importati (ad esempio nel settore elettronico, in quello petrolifero ecc.), scoraggiandone l'acquisto da parte dei ns. consumatori. Quindi saranno penalizzate le aziende extra euro che esportano in Eurolandia perché il prezzo in euro dei loro prodotti aumenterà;

- i prezzi di prodotti e servizi di origine interna non avranno ripercussioni, se non per il fatto che, rispetto ai prodotti importati che – abbiamo visto - risultano più costosi, diventeranno relativamente più competitivi;

- questo andamento dei prezzi interni convoglierà una maggior domanda interna verso prodotti e servizi di aziende domestiche non esportatrici, creando una maggior propensione all’investimento con benefici effetti  (nel tempo) sull’occupazione

Considerazioni da circostanziare meglio per i prodotti petroliferi, il cui andamento potrebbe vanificare gli effetti del bazooka di Draghi.

L'attuale congiuntura insperata e impensabile che vede il prezzo del petrolio dimezzato in pochi mesi, va a più che compensare l'aumento dei costi dovuti alla svalutazione dell'euro nei confronti del dollaro (valuta di pagamento dei prodotti petroliferi). Se però l'andamento del barile dovesse invertirsi, o perché l'Opec  chiude i rubinetti creando scarsità sul mercato o perché gli USA dovessero abbandonare i nuovi metodi di estrazione, la bolletta petrolifera potrebbe impennarsi repentinamente. L'inflazione così importata potrebbe velocemente dar luogo (anche solo a causa della bolletta petrolifera) ad  un avvicinamento del livello medio dei prezzi interni  a quel 2%, che Draghi non potrà mai permettersi di superare, pena scotennamento da parte dei Tedeschi. A quel punto il Q.E. potrebbe/dovrebbe interrompersi.

Ecco, infatti, la disaggregazione operata da Eurostat (gennaio 2015)  per l’inflazione/deflazione in quattro settori fondamentali:

 

http://www.mauronovelli.it/Prezzi%20Eurolandia.JPG

 

Oltre queste "previsioni" non andrei.

Non punterei affatto sull’aumento, nel breve, dei livelli di credito al settore produttivo e alle famiglie di Eurolandia: le ristrettezze degli ultimi anni (almeno in Italia) non sono dipese da carenza di liquidità, cioè di scarsezza di euro sul mercato, ma dalla ridotta (direi azzerata) propensione al rischio del nostro sistema bancario, situazione contrabbandata dalle nostre aziende di credito per mancanza di domanda di credito da parte di aziende e famiglie.    

Altrettanto gracile risulta questa iniziativa sul versante della “fiducia” di aziende e cittadini consumatori: gli effetti positivi della manovra si vedranno nel tempo; al contrario, se dovesse risultare inefficace, tornerebbe ad oscurare immediatamente l’orizzonte di tutti.