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PRIVILEGIA NE IRROGANTO Documento inserito il: 4-7-2013 |
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DOCUMENTI CORRELATI |
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Il PuntO n° 245. 30-8-2012 Servizi assicurativi. Anno 2011: indagine quantitativa
[ Fonte: Relazione ANIA 3 Luglio 2012 del Presidente Minucci]
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Il PuntO n° 215
26-7-2011. Servizi assicurativi: indagine
quantitativa per l’anno 2010. [ Fonte: Relazione ANIA 5-7-2011 del Presidente
Cerchiai]
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Il PuntO n° 188. 22-10-2010.
Servizi assicurativi: indagine quantitativa per l’anno 2009.
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Il
PuntO n° 166. 9-7-2009 Servizi assicurativi: indagine quantitativa 2008.
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Il
PuntO n° 294 Servizi
assicurativi. Anno 2013: indagine quantitativa [ Fonti: Relazione ANIA 1° Luglio 2014 del Presidente Minucci e Insurance Europe] Di
Mauro Novelli (4-7-2014)
Ania: L’assicurazione italiana 2013-2014 Ivass: Relazione sull’attività del 2013 Anche a fine 2013, il
settore assicurativo continua a mantenere in Italia posizioni di vantaggio
ben superiori a quelle vantate dagli omologhi settori nell’Europa dei 15.
Eccone alcuni motivi. I dati (Tab. 1) sono ricavati dalla Relazione annuale dell’Ania (2-7-2013) tenuta dal Presidente Minucci.[Fonte
Ania, Insurance Europe) LA “INTERESSANTE”
POSIZIONE DELL'ITALIA (ANNO 2012). Con l’allargamento a
28 (ultima la Croazia), gli abitanti dell’Unione Europea hanno superato, nel
2012, i 507 milioni di unità. Le analisi comparate
riguarderanno solo alcuni paesi dei 15 più importanti dell’Unione. Nel 1998, nella U.E.
dei 15 operavano 4.874 imprese d'assicurazione. Nel 2011, le imprese erano
scese a 4.229. Nel 2012 si assiste ad un ulteriore calo: il numero di imprese
assicurative è passato a 4.125. La
Relazione 2014 del Presidente Minucci fornisce, per il 2013, il dato
dell’andamento dei premi per paese: “Nel 2013 la raccolta premi dei primi 15
paesi dell’Unione Europea è stata pari a 1.001 miliardi di euro milioni di euro,
in crescita del 4,1% rispetto al 2012, anno in cui si è registrato un
aumento più contenuto pari all’ 1,4%. Le variazioni positive che hanno
principalmente contribuito alla crescita del volume premi complessivo sono state registrate
in Italia (+13,1%), nel Regno Unito (+8,4%), in Francia (+4,9%) e in Germania
(+3,0%); le variazioni negative più significative sono relative al Belgio (-17,7%),
all’Olanda (-5,2%) e alla Spagna (-0,5%). Il grafico che segue
permette di comparare, per il 2013, il livello dei premi aggregati dalle
imprese di assicurazione nella UE15 e gli scostamenti rispetto al 2012: Premi aggregati nel
2013. l’Italia mantiene quindi il quarto posto con quasi
119 miliardi (erano stati 105 nel 2012), con un incremento del 13,1 %,
doppiata dalla Gran Bretagna, prima in classifica con oltre 236 miliardi di
premi. Comparazioni con altri paesi UE Per la comparazione,
consideriamo 10 paesi della UE: Italia, Francia, Olanda, Germania, Spagna,
Belgio, Gr. Bretagna, Danimarca, Svezia, Irlanda. La tabella 1
rende conto della felicissima situazione (almeno potenziale) del mercato
assicurativo italiano nel 2012, rispetto a quello dei 10 paesi presi in
considerazione. TAB.
1 – Settore assicurativo. Anno 2012 Numero
di imprese, numero dipendenti per impresa, raccolta per impresa, raccolta
per dipendente in alcuni paesi UE (in
rosso i primi in classifica) Ordinamento:
Raccolta premi per impresa 2012. Fonte Ania/Insurance Europe
Numero delle compagnie di assicurazione: in Italia sono 235 (erano 239 nel
2012, 242 nel 2011 e 247 nel 2009); in
Spagna 270, in Francia 405, in Gran Bretagna 1.247. [Tabella 1, 2^ colonna]. Raccolta premi per impresa: in Italia, per il quarto anno
consecutivo prima dei paesi considerati, la raccolta premi supera i 451
milioni di euro (erano 461 nel 2011), in Francia 446 milioni, in Gran
Bretagna 194 milioni (170 nel 2011), in Svezia 77 milioni. [Tabella 1 - 3^
colonna – anno 2012]. Raccolta premi per dipendente: Da sempre l’Italia è prima. Nel 2012 ogni
dipendente ha aggregato in media 2,221 milioni di premi (erano
stati 2,322 milioni nel 2011), in Gran Bretagna 1,437 milioni, in Olanda
1,393, in Germania 0,848 [Tabella 1 - 4^ colonna – anno 2012]. Clientela potenziale (Tab. 2).
Non a caso, considerando la clientela potenziale (Tab.
2 – 4^ colonna), cioè la dimensione del bacino di abitanti su cui può contare
potenzialmente ogni compagnia operante in ciascun paese, le nostre imprese
hanno possibilità di pascolo sovrabbondante rispetto alle concorrenti estere:
oltre 258mila Italiani per ogni nostra compagnia; poco più di 161mila per le
francesi; 143mila per ciascuna compagnia tedesca; poco più di 50mila per le
britanniche; 20mila per le irlandesi. TAB.
2 – Settore assicurativo Numero
di imprese, abitanti e clientela potenziale in alcuni paesi UE Ordinamento
per Clientela potenziale. Ns. elaborazione
[Il bacino medio di utenza nella U.E. dei 15 è
di circa 120mila abitanti per compagnia.] Questi dati fanno
riflettere. Con una popolazione simile per Francia, Gran Bretagna ed Italia,
nel nostro paese operavano – a fine 2012 - 235 compagnie assicurative, poco
meno della metà di quelle presenti in Francia (405), un quinto di quelle
operanti in Gran Bretagna (1.247). Altre comparazioni risultano
illuminanti: nel 2012, in Spagna (46 milioni di abitanti) operavano 270
compagnie, 35 più delle nostre; in Olanda (16 milioni e mezzo di abitanti)
prosperavano 210 compagnie, solo 25 in meno delle nostre; in Svezia (9
milioni e mezzo di abitanti) 337 imprese (102 in più che in Italia). Eclatante il caso di Danimarca e
Irlanda: nel primo paese, i 5 milioni e mezzo di danesi vedevano attive 156
compagnie, soltanto 79 meno delle nostre; nel secondo, i 4 milioni e mezzo di
irlandesi contavano su 227 imprese, 8 meno delle nostre. Perché in Italia operano così poche
compagnie anche se col più appetibile bacino d’utenza potenziale? Come
spiegare il fatto che le 235 malandate, a loro dire, compagnie
italiane aggreghino da anni il più alto livello di premi per singola impresa?
451 milioni di euro per ogni azienda italiana, 446 milioni per la Francia,
194 per ciascuna delle inglesi, 319 delle tedesche, fino a giungere ai 47
milioni di euro per ciascuna azienda irlandese. Il dato 2012 per azienda non è occasionale: le nostre aziende sono prime
“raccoglitrici” da quattro anni. Anche i premi aggregati per dipendente
(le nostre compagnie 2012 impiegavano 47.712 lavoratori), vedono le compagnie
italiane al primo posto da almeno un lustro: 2,221 milioni di euro per ogni
impiegato italiano (erano 2,322 milioni nel 2011); 1,437 milioni per
l’inglese; 1,262 per lo svedese; 1,225 milioni di euro per il francese; solo
848 mila euro per ciascun dipendente tedesco. Il mercato italiano delle assicurazioni
ha, quindi, tutte le caratteristiche perché in esso si intraprenda con
floridezza. Dovrebbe esserci spazio per ulteriori aziende, ma tale
valutazione liberista non risulta vincente e conferma il nostro giudizio di
settore protetto ed autoprotetto. Infatti, tenere basso il numero di
aziende mantiene più alto il bacino di utenza potenziale, cioè il numero di
cittadini che in media possono essere acquisiti da ciascuna compagnia: quasi
259mila abitanti per azienda in l'Italia, 88mila utenti potenziali in più del
secondo paese, la Spagna, che può contare su 171 mila abitanti per azienda.
Si rimarchi che in Svezia le compagnie di assicurazione prosperano con un
bacino potenziale di 28mila abitanti, in Irlanda con poco più di 20mila. Nonostante questi dati, le assicurazioni
italiane lamentano da sempre un mercato interno asfittico e sterile, tale da
non permettere previsioni ottimistiche, falcidiato – nel settore RCAuto - dal “collo debole degli italiani” e dalle
relative truffe, (mai contrastate seriamente: più comodo ed economico
aumentare i premi), il cui problema l’Ania cerca di
addossare all’IVASS. Mai che si prenda in considerazione l’atteggiamento
delle compagnie nei confronti dei cittadini che denunciano sinistri:
scostante e caratterizzato troppo spesso da un atteggiamento del tipo “fammi
causa!”, soprattutto dei periti: è sempre più frequente, da parte di questi,
un giudizio di incompatibilità tra i danni lamentati e la dinamica del
sinistro. Ci faccia causa! C’è da chiedersi: “Ma i nostri
assicuratori sanno fare il loro lavoro? Alcuni (old
style) rispondo che sanno farlo fin
troppo bene! Una risposta può essere fornita dalla
relazione dell’Ania e dai dati forniti sul ROE: “LA REDDITIVITÀ DELLE IMPRESE EUROPEE QUOTATE NEL 2013 Con riferimento alle sole imprese quotate è
possibile un confronto sulla redditività dei settori assicurativi nei principali paesi
europei nel 2013. Con l’esclusione delle imprese francesi, il cui ROE* è leggermente
diminuito rispetto al 2012, nel 2013 il ROE delle imprese assicurative tedesche,
britanniche e italiane è aumentato, recuperando la contrazione registrata nel 2011: rispetto al
2012 il ROE delle compagnie tedesche era pari a 14% (14% nel 2012) e quello delle
compagnie britanniche al 21,5% (16,9%). È invece diminuito leggermente l’indice relativo
alle compagnie francesi (9,2%, 9,8% nel 2012). Il ROE delle compagnie quotate italiane è
ulteriormente cresciuto nel 2013, portandosi al 7,3% (5,6% nel 2012). (*) Il R.O.E. non è altro che il rapporto tra l’utile prima delle tasse conseguito
nel corso dell’esercizio e il valore del capitale proprio impiegato in
media nel corso dello stesso esercizio. E’ detto anche saggio del
reddito. Il R.O.E. esprime
il rendimento economico del capitale di rischio per l’esercizio
considerato. Tale indice viene normalmente impiegato per mostrare in modo
sintetico l’economicità complessiva della gestione nell’esercizio
considerato. C’è da chiedersi il perché di tale
differenza nei ROE tra le compagnie italiane e quelle dei paesi competitori:
nel 2007 il nostro ROE era superiore a quello della Germania e se la batteva
con quello della Francia. Solo 5 anni dopo, nel 2012, un disastro: Italia a 5,6%; Germania a
15,5%, Francia a 9,8%. Il ns. recupero a 7,3% nel 2013 non entusiasma. IL MERCATO INTERNO Nel 2007 e nel 2008 si è assistito ad un
calo del monte premi aggregato: 2007= 103,568 miliardi di euro (- 8,2 per
cento sugli oltre 112 miliardi del 2006), proseguito nel 2008= 94,992
miliardi euro (-8,1 per cento rispetto al 2007). Nel 2009, si assiste ad un forte
recupero pari a 117,806 miliardi di euro. In particolare il Ramo Vita ha
raccolto premi per 81,120 miliardi di euro (+48 per cento sul 2007) , il Ramo
Danni 36,686 miliardi di Euro (- 2 per cento sul 2008). Nel 2010 la crescita è proseguita fino a
raggiungere il livello di 125,954 miliardi di euro, con un ulteriore
incremento per il ramo vita, passato a 90,102 miliardi (+11 per cento
rispetto al 2009), mentre il ramo danni scende a 35,852 miliardi (-2,3 per cento
sul 2009). Nel 2011 si verifica una inversione di
tendenza con una diminuzione che porta il monte premi a poco più di 110
miliardi di euro. La tendenza si conferma anche per il
2012 con monte premi che scende a 105,120 miliardi di euro. In particolare il
ramo danni si attesta a 35,407 miliardi (-2,6% sul 2011) ; il ramo vita a
69,713 (-5,6% sul 20121). Nel 2013 , i premi del ramo vita, sono
stati pari a 85,1 miliardi, in aumento del 22,1%, dopo il calo del 5,5% nel
2012 e del 18% nel 2011. Nel 2013 la raccolta premi dei rami
danni è stata pari a 33,7 miliardi (-4,6% rispetto al 2012). L’incidenza dei
rami danni sul totale dei premi è passata dal 33,7% al 28,4%, anche per
effetto del forte aumento dei premi vita. I grafici che seguono forniscono,
per il 2013, la comparazione per
paese del dato per Ramo vita e Ramo
danni Rami Danni Canali
di distribuzione Per il ramo Vita è ormai consolidata
l’attività di bancassicurazione che ormai colloca
quasi i 3/4 dei prodotti Vita. Al contrario, il ramo Danni è appannaggio
per i 4/5 degli agenti. TAB.
3 – Settore assicurativo. Canali di distribuzione Fonte Ania
UTILI DEL SETTORE Dopo
l’anno “nero” del 2008, il 2009 ha visto un utile complessivo pari a 3,870
miliardi di euro, tornato negativo nel 2010 (-703 milioni di euro). Nel 2011,
secondo i dati Ania, la situazione si è
ulteriormente aggravata portando le perdite a 3,703 miliardi di euro. Nel
2012, il settore è tornato in utile per 5,8 miliardi, al netto delle tasse. Nel
2013, l’utile si è attestato a 5,233 miliardi. TAB. 4 - UTILE D’ESERCIZIO DEL SETTORE
ASSICURATIVO Fonte Ania 2013– Ns. Elaborazione.
In miliardi di euro.
Il
settore continua ad offrire quindi eccellenti prospettive per chi voglia e
sappia intraprendere. La domanda è sempre la
stessa: perché nessuno si fa avanti? Chi frappone ostacoli? E in presenza di
ostacoli ad entrare, a chi è affidato il compito di rimuoverli? |
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