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PRIVILEGIA
NE IRROGANTO Documento
inserito il: 3-7-2013 |
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Il PuntO 272 Il declino dell’Italia. La casta ha imposto una struttura sociale
diversamente mafiosa. Nuove forme della politica e diverso impegno dei
cittadini possono risolvere i nostri problemi? Di Mauro Novelli 3-7-2013 La differenza antropologica tra mondo antico e mondo
moderno (vado “giù per le trippe”) è l’ampliamento quantitativo del numero
dei cittadini in grado (di tentare) di progettare la propria vita, nella
speranza di poter governare il personale futuro attraverso scelte ed azioni
in grado di influenzarlo. Un tempo solo ai potenti era permesso pensare alla
vita come elongazione progettuale della capacità di governarla, al resto dei
cittadini (tali solo dal secolo dei lumi) il vivere era limitato al
sopravvivere: non si poteva andare oltre il “campare alla giornata”. La maggiore diffusione di tale possibilità
progettuale si è manifestata massivamente nel trentennio successivo alla
seconda guerra mondiale: negli anni ’50 del secolo scorso tutti i
ricostruttori del paese, anche l’ultimo contadino della piana reatina, sapeva
che se il figlio avesse “studiato” avrebbe certamente affrontato una vita
meno incerta e migliore della sua. Anche se le vecchie posizioni di vantaggio
sociale venivano mantenute (il figlio del “signore” aveva chances comunque
superiori) cionondimeno la possibilità di promozione sociale era nei fatti
offerta ai più, perché la società progettante si veniva strutturando in modo
d’accogliere senza traumi – oltre ai
predestinati sociali – anche innesti di capacità espresse da elementi
appartenenti a ceti fino ad allora esclusi.
La scuola di massa aveva il ruolo di talent scout.
Tale ruolo era ben compreso dalle famiglie: si guardava agli educatori come a
protesi potenziate ed efficaci dei genitori, consapevoli ormai di una
inadeguatezza nel tenere il passo del “progresso”: se si “andava male” a
scuola, la famiglia rincarava la dose nei confronti del figlio svogliato. Insomma, la classe dirigente analizzava i fenomeni e
cercava di governarli gestendo le risorse, anche se scarse, collocandole
adottando un giusto (a loro avviso) mix di produttività, equilibrato tra
interessi personali ed interessi nazionali. Per i governati alti non cambiava
granché, le novità intervenivano per i governati bassi, i quali erano
consapevoli che l’impegno e la capacità potevano costituire la leva per una
svolta radicale nella loro qualità della vita attraverso un miglioramento
sociale complessivo. Dopo il ’68, la classe dirigente capì che i
nuovi laureati non erano più rincalzi affidabili. Erano anzi fortemente
critici nei confronti del potere, soprattutto sul versante intellettuale. Si
decise quindi di distruggere la scuola: tutti promossi, tutti ignoranti. Dalla metà degli anni ’70 la scuola, il corpo
insegnante, i docenti, la ricerca, l’università furono abbandonati a loro
stessi. Per una gran parte degli studenti studiare non
sarebbe più servito a nulla. I ragazzi
e le loro famiglie lo hanno compreso: “Visto che la meritocrazia è stata
abbandonata, visto che dobbiamo stare qui per forza, che la scuola è stata ridotta
ad un parcheggio in attesa della
disoccupazione o del precariato, almeno promuoveteci tutti!”. Fatto. Era
così saltata l’alleanza famiglia-insegnanti. Da quel momento “..se bocciano
mio figlio, ricorro al Tar…”. Con grande sollievo della casta. La classe al potere
avrebbe, infatti, scelto i rincalzi pescando in altri vivai; quelli di
partito e di sottogoverno che, oltretutto, garantivano il funzionamento di
una eccellente macchina del consenso. La quale macchina, (affiancata dalla
decisione di stampare titoli di Stato almeno fino alla fine del secolo
passato per mantenere e accrescere la
spesa pubblica), ha garantito il mantenimento delle posizioni di potere fino
ad oggi. La seconda generazione dei potenti, in sella negli
anni ’70 e ‘80 (la prima fu quella dei costituenti), ha accelerato il
processo di sfruttamento delle rendite di posizione a danno di una società,
che ha comunque avuto la tempra di reggere l’urto di una classe diversamente
mafiosa. Introdusse principi di saccheggio sistematico, ma ancora estensivo.
“Mani pulite” fu il prodotto di anticorpi naturalmente presenti nel corpo
sociale. Scrive Vittorio Foa in
“Questo novecento” (Einaudi – 1996): “Ci si è domandato
come mai i giudici non si erano mossi prima. L’avevano fatto: ma i partiti,
usando altri giudici, avevano fermato le inchieste…. Da molto tempo la
Procura di Roma era chiamata “il porto delle nebbie”, un porto dove le varie
inchieste di ogni parte d’Italia venivano richiamate e archiviate”. La terza generazione, quella ancora oggi in sella,
ha imparato – parzialmente - la
lezione, ed ha distillato i metodi precedenti: ha introdotto soluzioni
legislative che traducessero da illegali a legali le azioni ed i
comportamenti che avevano portato, nei primi anni ’90, alla scomparsa dei predecessori. Il finanziamento dei partiti doveva diventare
istituzionale, i funzionari di partito non dovevano più pesare sulle singole
organizzazioni politiche ma sulla Pubblica amministrazione: 1)
Furono cancellati i risultati del referendum sul
finanziamento pubblico del 18 aprile 1993 (il 90,3 per cento dei votanti si
espresse per sopprimerlo) introducendo i “rimborsi elettorali e referendari” e
“finanziamenti agli organi di partito”. Tutti i referendum successivi al 1995
non raggiunsero più il quorum: aveva vinto la Casta. Oggi bastano due
parlamentari a formare un partitino, e dotarlo di una televisioncina
quale organo del partitino per avere qualche milione di euro di
finanziamenti. Solo nel 2011 i referendum (acqua, energia, legittimo
impedimento) hanno visto i cittadini permettere il raggiungimento del quorum,
con una inversione di tendenza che durava da oltre 15 anni. 2)
Le vecchie “Partecipazioni statali” furono
avvicinate alla base: divennero “Partecipazioni locali”. Si costituirono
società (oltre 26 mila) partecipate da regioni, province, comuni e capitale
privato, con perdite imputate a Pantalone, e guadagni privatizzati. Solo Roma
ne conta oltre 400. Decine di migliaia di consiglieri, presidenti, revisori
dei conti ecc. sostituirono il finanziatore-partito attingendo “legalmente”
alle casse dello Stato. 3)
Si impiantarono nuove province (la Sardegna – 1,4 milioni
di abitanti - ne ha oggi otto) con consiglieri, prefetture, questure, uffici
amministrativi, aziende partecipate al seguito. 4)
Si provvide a togliere agli elettori la possibilità
di esprimere preferenze sulle schede elettorali. Fin dalle elezioni del 27
marzo 1994, i cittadini chiamati alle urne non hanno la possibilità di
scegliere. 5)
I partiti furono trasformati in allevamenti di
Satrapi: abbastanza capaci per alimentare il consenso, ma non
sufficientemente intelligenti da mettere in discussione i capi bastone. In
Italia, infatti, l’avvicendamento della casta avviene –oggi - per vie
naturali. E’ infatti normale l’ottantennne al
potere, ma non il quarantenne. La “fedeltà” rimpiazzò definitivamente la
“meritocrazia”. In tal modo sono stati eletti parenti, amici, amanti,
avvocati difensori, amici degli amici ecc. 6)
Si continuò a caricare sulle famiglie ogni sorta di
inefficienza, dalla burocratica alla sanitaria, dalla politica alla
amministrativa. E le famiglie sono state costrette a reagire con l’unico
strumento a loro disposizione: non consumando e non facendo figli. I governi
dei paesi nostri concorrenti
procedono con accomodamenti continui e ragionati sulle loro azioni di
governo, nel tentativo di tenere ferma la barra e controllare dinamiche socio
economiche nuove ed impegnative. Soprattutto,
le dinamiche interne alle formazioni politiche declassano velocemente i
gruppi dirigenti che perdono le elezioni. Certamente fanno anche i loro
interessi personali, ma il controllo sociale è ben più pervasivo rispetto a
quanto possono mettere in campo i cittadini italiani. I nostri governanti procedono con mediazioni
continue e ragionate con i cogestori del potere: grands commis e concrezioni
burocratiche inamovibili e “minacciose”; gruppi di potere e potentati in grado
di avere referenti in parlamento; una giustizia ridotta a servizio della
pubblica amministrazione; metodi adottati in ogni “affare” improntati alla
corruttela; collusione più o meno larvata con la criminalità organizzata.
Metodi e rapporti adottati al solo scopo di mantenere immutate le rendite di
posizione ed evitare che la Casta soccomba
sotto i colpi di dinamiche esogene, nuove ed impegnative. Certamente non hanno né capacità, né voglia, né
tempo da dedicare agli interessi nazionali. Nonostante il governo dei “tecnici” di Monti,
nonostante il governo di massima maggioranza di Letta, burocrazia, giustizia,
corruzione e scuola hanno visto aggravare i loro problemi. Chi e come è possibile
superare questi problemi? Nuove forme della politica e diverso impegno dei
cittadini possono essere risolutivi? Come articolare il dibattito e gli
approfondimenti sulle soluzioni istituzionali? Quanto pesano il controllo
sociale e una nuova intelaiatura istituzionale ? I cambiamenti da introdurre
possono dimostrare che i cittadini italiani hanno capito la lezione che li ha
visti quasi soccombere, anche per la loro trascuraggine circa i problemi
della polis? |
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