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Documento inserito il:  3-4-2013

 

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Il PuntO n° 264

L’accanimento terapeutico sui PIIGS+C  porta i terapeuti alla depressione.

Di Mauro Novelli 3-4-2013

 

L’Olanda comincia a mostrare qualche segno di depressione. Colpa della vicenda dell’euro contaminato dai PIIGS+C?

Anche la Danimarca comincia a dare segni di irrequietezza finanziaria. E qui l’euro contaminato non c’entra.

La Germania comincia ad intravedere qualche nuvoletta, per carità! Ancora candida, all’orizzonte.

L’euro ha una condanna: almeno una volta l’anno uno dei suoi paesi importanti deve affrontare tornate elettorali, durante le quali la posizione delle forze politiche – specie in materia economica e finanziaria – è dettata più da fattori sociali contingenti e di ricerca di consenso, che da motivazioni economiche.

A mio avviso i terapeuti (i bravi del nord) si aspettavano una reazione più solida da parte dei soggetti alla terapia. Reazione che è mancata. Sono andati avanti calcando la mano (per puri motivi di ricerca del consenso interno) ed ora hanno le macrovariabili economiche fuori controllo.

Dobbiamo passare le elezioni tedesche e le prossime elezioni europee (2014) per avere qualche mese di buone valutazioni polico-economiche.


 

Da wallstreetitalia.com:  Olanda, in crisi tra rischio bolla immobiliare e debiti enormi

di: WSI Pubblicato il 03 aprile 2013| Ora 09:55

Anche il paese noto per il rigore e l'austerity, è piombato nella crisi. Consumi fermi, mercato del lavoro ingessato, banche affossate. Le famiglie olandesi nel 2012 sono più indebitate di quelle spagnole nel 2011.

ROMA (WSI) - L'Olanda si è schierata al fianco della Gran Bretagna contro la proposta di una rettifica da 11,2 miliardi di euro per il bilancio Ue 2013. La posizione del ministro delle Finanze, Jeroen Dijsselbloem, nonché attuale presidente dell'Eurogruppo, con cui ha rivendicato più rigore e più risparmi nel bilancio Ue, dichiarandosi a favore della costituzione di un blocco di Stati europei contrari all'aumento del bilancio, stride non poco se si guarda il bilancio di uno Stato, il suo, che sta andando alla deriva.

Anche il quotidiano tedesco, l'autorevole Spiegel , ha segnalato che quell'economia una volta esemplare adesso è in balia di debiti enormi e dello scoppio di una vera e propria bolla immobiliare, che ha bloccato la crescita e il mercato del lavoro.

Nel grafico qualche numero che fotografa la situazione dell'economia olandese.

La lettura delle statistiche non lascia spazio ad altre interpretazioni alternative: nessuna nazione della zona euro è in una situazione debitoria, come quella dei Paesi Bassi, in cui le banche sono affossate dai mutui. Mentre i debiti delle famiglie sono arrivati a pesare per circa il 250% sul reddito disponibile. Un dato è emblematico per fotografare questa situazione: nel 2011 gli spagnoli erano fortemente indebitati ma solo al 125% a fronte di una disoccupazione in aumento, di consumi risicati e di una crescita a punto morto.

 

http://www.wallstreetitalia.com/immagine/50808.jpg/0/nel-grafico-qualche-numero-che-fotografa-la-situazione-dell-economia-olandese.aspxIl problema dell'Olanda è che, nonostante i suoi proclami sulla necessità di conservare il dogma fiscale dell'austerity, anche lì la situazione è delicata. Neanche il suo debito pubblico è in grado di rispettare i parametri stabili dal Trattato di Maastricht.

Alcuni economisti notano come gli olandesi siano stati a lungo tra i risparmiatori europei più diligenti, ma adesso l'incantesimo si è rotto. La nazionalizzazione della quarta banca olandese, la SNS Bank, per un esborso pari a 3,7 miliardi di euro nel mese di febbraio ha mandato in frantumi le belle speranze. Come anticipato sempre dal Spiegel "non c'è fine alla crisi in vista."

 


 

Da linchiesta.it  2 aprile 2013   Crisi immobiliare (e bancaria): a preoccupare ora è la Danimarca Andrea Guarise

Che la situazione a livello europeo, in ambito immobiliare, non fosse tra le più rosee si era già capito con le varie analisi internazionali, che anche qui, su Linkiesta ho cercato di divulgare ad inizio 2013. Ma se ora è il Fondo Monetario Internazionale a sollevare dubbi sulla tenuta del sistema immobiliare, bancario e creditizio di uno dei cosiddetti Paesi virtuosi del Nord Europa, allora la situazione merita un’attenta disanima: attenzione alla Danimarca.

 a preoccupare ora è la DanimarcaNelle ultime settimane si è fatto un gran parlare della situazione di Cipro, e, per i più attenti, anche dello stato sempre più preoccupante della vicina Slovenia. Per contraltare, alla condizione economica di generale debolezza, o di sostanziale crisi per meglio esprimere il concetto, dei Paesi dell’area mediterranea, nell’immaginario collettivo, almeno a parole, i Paesi nordici, in testa la Germania, e subito a ruota quelli dell’area scandinava sono e restano sinonimo di rigore e disciplina. Ma, come spesso accade, la situazione ha molte sfaccettature, ed è proprio questo il caso della Danimarca.

Il Paese delle fantastiche fiabe di Hans Christian Andersen, dallo scoppio della bolla immobiliare, nel 2008, ha visto calare i prezzi degli immobili del 20 per cento, e ciò ha determinato una svalutazione dell’industria dei mutui del 51% pari a 1,9 miliardi di corone (255 milioni di euro) costringendo gli istituti di credito danesi a fornire 131 miliardi di corone (17,5 miliardi di euro) in garanzie supplementare dal 2007 al dicembre 2012 per soddisfare i requisiti normativi, e altri 107 miliardi di corone per soddisfare le richieste degli investitori internazionali (14,4 miliardi di euro).

Come risultato, secondo gli analisti del FMI e di Standard & Poor’s, gli interessi sui soli prestiti hanno indebolito la Danimarca di 500 miliardi dollari sul mercato dei mutui, e se le banche danesi, nonostante tutto, hanno mantenuto i mutui ad un livello di prezzi accessibile durante questi anni, la mancata ammortizzazione del settore ha comportato la crescita del debito privato alla straordinaria soglia del 322 per cento del reddito disponibile.

E i nodi stanno ora venendo tutti al pettine. Le banche danesi avevano iniziato ad offrire ai mutuatari, nel 2003, prodotti con l’opzione di differimento dei pagamenti in conto capitale a dieci anni, e oggi, secondo le stime del settore gli interessi sui soli prestiti ipotecari costituiscono il 56 per cento del totale del debito. Morale? Secondo uno studio del febbraio 2013, della University of Southern Denmark sono 100mila i proprietari di casa che non riusciranno a far fronte al debito accumulato e che avranno bisogno di una qualche forma di sostentamento.

E l’economia reale, di certo, non mostra segnali positivi con la Danmarks Nationalbank (la Banca centrale danese) che lo scorso 20 marzo ha comunicato che il prodotto interno lordo crescerà dello 0,8% quest’anno, in diminuzione rispetto alla previsione dell’1,3% del solo mese di dicembre 2012; mentre il settore immobiliare non da alcun segno di ripresa con i prezzi in calo del 2,8 per cento nel quarto trimestre 2012 rispetto all’anno precedente.

E se a Cipro il valore complessivo dei depositi bancari è pari a circa nove volte il PIL, in Danimarca il livello dei depositi è pari a quattro volte il PIL. Siamo sicuri che anche il “fronte nordico” non sia ora da monitorare con più attenzione?