PRIVILEGIA
NE IRROGANTO Documento
inserito il: 30-8-2012 |
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DOCUMENTI CORRELATI |
Il PuntO n°
215 26-7-2011. Servizi assicurativi:
indagine quantitativa per l’anno 2010. [ Fonte: Relazione ANIA 5-7-2011 del Presidente
Cerchiai]
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Il PuntO n° 188. 22-10-2010. Servizi assicurativi:
indagine quantitativa 2010 (dati 2009).
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9-7-2009 Il PuntO n° 166. Servizi assicurativi:
indagine quantitativa 2009 (dati 2008). [ Fonte: Relazione ANIA 2-7-2009 del
Presidente Cerchiai].
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Il PuntO n° 245 Servizi assicurativi. Anno 2011: indagine
quantitativa [ Fonte:
Relazione ANIA 3 Luglio 2012 del Presidente Minucci] Di Mauro Novelli (30-8-2012) Ania: L’assicurazione italiana 2011-2012 A
fine 2011, il settore assicurativo continua a mantenere in Italia posizioni
di vantaggio ben superiori a quelle vantate dagli omologhi settori nell’Europa
dei 15. Vediamo perché. I
dati (Tab. 1) sono ricavati dalla Relazione annuale
dell’Ania (3-7-2012) tenuta dal Presidente
Minucci.[Fonte Ania, Insurance
Europe) LA
“INTERESSANTE” POSIZIONE DELL'ITALIA. Con
l’allargamento a 27, gli abitanti dell’Unione Europea hanno superato, a
luglio 2010, i 502,5 milioni di unità. Le
analisi comparate riguarderanno solo alcuni paesi dei 15 più importanti
dell’Unione. Nel
1998, nella U.E. dei 15 operavano 4.874 imprese d'assicurazione. Nel 2010, le
imprese erano scese a 4.554 (meno 320 unità in 12 anni), comunque in crescita
rispetto al 2009 quando risultavano operative 4.183 compagnie. Tale crescita
è in gran parte imputabile alla posizione della Gran Bretagna le cui compagnie
sono passate dalle 934 del 2009, alle 1.314 del 2010. [Dalla Relazione del Presidente Minucci del 3-7-2012]: Nel
2011 i primi 15 paesi dell’Unione Europea hanno raccolto premi per 965,730
miliardi di euro, in calo del 3,2% rispetto al 2010; l’anno precedente si
era registrato un aumento del 4,8%. Le
variazioni positive maggiormente significative per volume premi sono state osservate
in Spagna (+5,9%), in Svezia (+5,3%) e nel Regno Unito (+2,7%); quelle negative
che hanno contribuito maggiormente al calo della raccolta totale sono state
registrate in Francia (-8,5%) e in Italia (-12,3%), con la Germania pressoché costante
(-0,6%). Il grafico che segue fornisce, per il
2011, il livello dei premi aggregati dalle imprese di assicurazione nella
UE15. La
tabella 1 rende conto della felicissima situazione (almeno potenziale) del
mercato assicurativo italiano rispetto a quello dei 10 paesi presi in
considerazione. TAB. 1 – Settore assicurativo. Anno 2010 Numero di imprese, numero dipendenti per
impresa, raccolta per impresa, raccolta per
dipendente In alcuni paesi UE (in
rosso i primi in classifica) Ordinamento: Raccolta premi per impresa 2010
Premi
aggregati. l’Italia si colloca al quarto posto con
oltre 110 miliardi, doppiata dalla Gran Bretagna, prima in classifica con
oltre 219 miliardi di premi. Numero
delle compagnie di assicurazione: in Italia sono 242, in Spagna 292, in Francia
441, In Gran Bretagna 1.314. [Tabella 1, 2^ colonna]. Raccolta
premi per impresa: in Italia (prima dei paesi
considerati) supera i 520 milioni di euro (erano 489 nel 2009), in
Francia 468 milioni, in Gran Bretagna 157 milioni (219 nel 2009), in Svezia
73 milioni. [Tabella 1 - 3^ colonna – anno 2010]. Restiamo primi dopo essere
stati spodestati dalla Francia nel 2007 e 2008. Raccolta
premi per dipendente: Da sempre l’Italia è prima. Nel 2010
ogni dipendente ha aggregato in media 2,669 milioni di euro (erano
2,487 nel 2009), in Gran Bretagna 1,768 milioni, in Olanda 1,366, in Germania
0,826 [Tabella 1 - 4^ colonna – anno 2010]. Non
a caso, considerando la clientela potenziale (Tab.
2 – 4^ colonna), cioè la dimensione del bacino di abitanti su cui può contare
potenzialmente ciascuna compagnia operante in ciascun paese, le nostre
imprese hanno possibilità di pascolo sovrabbondante rispetto alle concorrenti
estere: oltre 251mila Italiani per ogni nostra compagnia; poco più di 144mila
per le francesi; 136mila per ciascuna compagnia tedesca; circa 67mila per le
britanniche; al di sotto dei 20mila per le irlandesi. TAB. 2 – Settore assicurativo Numero di imprese, abitanti e clientela
potenziale in alcuni paesi UE Ordinamento per Clientela potenziale
Questi
dati fanno riflettere. Con una popolazione simile per Francia, Gran Bretagna
ed Italia, nel nostro paese operavano – a fine 2010 - 242 compagnie
assicurative, poco più della metà di quelle presenti in Francia (441), un
quinto di quelle operanti in Gran Bretagna (1.314). Altre
comparazioni risultano illuminanti: nel 2010, in Spagna (46 milioni di
abitanti) operavano 292 compagnie, 50 più delle nostre; in Olanda (16 milioni
e mezzo di abitanti) prosperavano 268 compagnie, 26 più delle nostre; in
Svezia (poco più di 9 milioni di abitanti) 386 imprese (144 in più che in
Italia). Eclatante
il caso di Danimarca e Irlanda: nel primo paese, i 5 milioni e mezzo di
danesi vedevano attive 184 compagnie, soltanto 58 meno delle nostre; nel
secondo, i 4 milioni e mezzo di irlandesi contavano su 227 imprese, 15 meno
delle nostre. Com’è
possibile che in Italia siano in grado di operare così poche compagnie di
assicurazione e, a sentir loro, anche stentatamente? Non ci si affolla per
“intraprendere” nel settore! Perché gelosamente protetto, o proprio non
conviene per motivi puramente mercantili? Più plausibile la prima ipotesi. Altri
atteggiamenti nei confronti dei prodotti assicurativi, si dirà, altra
tradizione. Ma come spiegare il fatto che le 242 malandate, a loro dire,
compagnie italiane aggreghino il più alto livello di premi per singola
impresa? 520 milioni di euro per ogni azienda italiana (erano 489 nel 2009),
468 milioni per la Francia, 157 per ciascuna delle inglesi, 296 delle
tedesche, fino a giungere ai 56 milioni di euro per ciascuna azienda
irlandese. Il dato per
azienda non è accidentale: anche i premi aggregati
per dipendente (nel 2009 erano 47.369, passati nel 2010 a 47.477), vedono le
compagnie italiane al primo posto da almeno un lustro: 2,669 milioni di euro
per ogni impiegato italiano (erano 2,487 milioni nel 2009); 1,768 milioni per
l’inglese; 1,401 milioni di euro per il francese; solo 826 mila euro per
ciascun dipendente tedesco. Il
mercato italiano delle assicurazioni ha, quindi, tutte le caratteristiche
perché si intraprenda con floridezza. Dovrebbe esserci spazio per ulteriori
aziende, ma tale valutazione liberista non risulta vincente e conferma il
nostro giudizio di settore protetto ed autoprotetto. Infatti, tenere
basso il numero di aziende mantiene più alto il bacino di utenza potenziale,
cioè il numero di cittadini che in media possono essere acquisiti da ciascuna
compagnia: 250 mila abitanti per azienda in l'Italia, 92mila utenti
potenziali in più del secondo paese, la Spagna, che può contare su 158 mila
abitanti per azienda. Si rimarchi che in Svezia le compagnie di assicurazione
prosperano con un bacino potenziale di circa 24mila abitanti, in Irlanda con
meno di 20mila. Di fatto, il bacino medio di utenza nella U.E. dei 15 è
di circa 117 mila abitanti per compagnia. Nonostante
questi dati, le assicurazioni italiane lamentano da sempre un mercato interno
asfittico e sterile, tale da non permettere previsioni ottimistiche,
falcidiato dal “collo debole degli italiani” e dalle relative truffe sia nel
ramo danni che in quello vita. C’è
da chiedersi: “Ma i nostri assicuratori sanno fare il loro lavoro? Alcuni (old style)
rispondo che sanno farlo fin troppo bene! IL
MERCATO INTERNO Nel
2007 e nel 2008 si è assistito ad un calo del monte premi aggregato: 2007=
103,568 miliardi di euro (- 8,2 per cento sugli oltre 112 miliardi del 2006),
proseguito nel 2008= 94,992 miliardi euro (-8,1 per cento rispetto al 2007).
Nel 2009, si assiste ad un forte recupero con un monte premi aggregato pari a
117,806 miliardi di euro. In particolare il Ramo Vita ha raccolto premi per
81,120 miliardi di euro (+48 per cento sul 2007) , il Ramo Danni 36,686
miliardi di Euro (- 2 per cento sul 2008). Nel
2010 la crescita è proseguita fino a raggiungere il livello di 125,954
miliardi di euro, con un ulteriore incremento per il ramo vita, passato a
90,102 miliardi (+11 per cento rispetto al 2009), mentre il ramo danni scende
a 35,852 miliardi (-2,3 per cento sul 2009). Nel
2011 si assiste ad una inversione di tendenza con una diminuzione che porta
il monte premi a poco più di 110 miliardi di euro. I
grafici che seguono forniscono la disaggregazione del dato per Ramo danni e
Ramo vita Danni Vita Si
inverte la curva delle spese di gestione. delle spese di gestione, la cui
incidenza sui premi è passata da oltre il 14 percento del 2008, all’11 del
2009 e al 10,2 del 2010 per tornare all’11,3% nel 2011. Ecco l’andamento
delle spese di gestione sui premi dal 2002: UTILI
DEL SETTORE Dopo
l’anno “nero” del 2008, il 2009 ha visto un utile complessivo pari a 3,870
miliardi di euro, tornato negativo nel 2010 (-703 milioni di euro). Nel 2011,
secondo i dati Ania, la situazione si è
ulteriormente aggravata portando le perdite a 3,703 miliardi di euro TAB. 3 - UTILE D’ESERCIZIO DEL SETTORE
ASSICURATIVO Fonte Ania
2011– Elaborazione Adusbef. In miliardi di euro.
Il settore continua ad offrire quindi
eccellenti prospettive per chi voglia e sappia intraprendere. Perché
nessuno si fa avanti? Chi frappone ostacoli? E in presenza di ostacoli ad entrare,
a chi è affidato il compito di rimuoverli? Proposta: In
Gran Bretagna sono state costituite in un anno 380 nuove compagnie. Ciascuna
delle 1314 imprese inglesi raccoglie in media 157 milioni di euro, e non
sembrano lamentarsi. Le nostre 242 (da anni a questi livelli numerici)
raccolgono ciascuna 520 milioni di euro. Perché le nostre non danno in
appalto gestione ed investimenti alle loro consorelle inglesi? |
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