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INSERITO IL  7-5-2012

 

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Il PuntO n° 232

 

Suicidi per difficoltà economiche e non solo.

 

Di Mauro Novelli 7-5-2012

 

Punto primo. La morte di una persona è sempre un dramma cosmico. Fino a prova del contrario, nell’universo siamo 7 miliardi di cervelli. Il numero non sarebbe ridotto neanche rispetto ai numeri cosmici. Il guaio ci deriva dall’essere concentrati su un puntino di questo universo. Un refolo improvviso e ci spegnamo. Pertanto ogni morte è un dramma per l’umanità.

 

Secondo punto. Questi suicidi  intervengono su persone psicologicamente deboli o indebolite dalla loro situazione economica? Nel secondo caso prepariamoci  ad una impennata di suicidi. Basti pensare a quanti – in questi momenti di crisi acuta - subiscono licenziamenti.

 

Terzo punto. La condizione economica disastrata delle persone che si suicidano, dipende da atteggiamenti colpevoli, incompetenti, omissive  delle istituzioni o è la situazione di mercato che – vigendo il liberismo economico – emargina che non ce la fa?

 

Nel primo caso siamo tutti colpevoli perché accettiamo una classe di governo ed una burocrazia delinquenziali. Dovremmo cercar di capire che cosa dobbiamo fare. Tutti. Se le istituzioni si sono comportate in modo criminale dovremmo poter denunciare i responsabili per tentata estorsione, appropriazione indebita, furto, induzione al suicidio.

 

Nel secondo caso, (fallimenti di iniziative imprenditoriali, licenziamenti) è noto che le leggi di un mercato improntato al liberismo sono ferree: per il bene di tutti, i marginali dovranno essere estromessi, siano essi imprenditori od operai: in altri termini, se operano in settori non remunerativi e/o decadenti devono essere allontanati dalla produzione specifica ed essere riconvertiti – se ne hanno la capacità - in settori in grado di svilupparsi; ogni aiuto surrettizio è una dispendio di energie finanziarie, uno spreco di risorse che il mercato liberista impone di utilizzare in settori non marginali e più produttivi.

Bisognerà quindi capire se chi si suicida ha operato correttamente nel mercato concorrenziale. Perché, nel caso in cui l’imprenditore o l’operaio si fossero abituati ad aiutini, ad aiutoni, o non avessero, ad esempio, pagato le tasse falsando una delle leggi fondamentali di un mercato liberista, cioè adottando una concorrenza scorretta nei confronti di operatori corretti con l’Erario, nel momento in cui cessano quei privilegi non possono certo imputare a terzi il loro fallimento.