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Il PuntO n° 231 Debito pubblico e Titoli di stato. Detentori negli anni della crisi: fuga degli stranieri;
aumentano gli acquisti delle nostre banche Di Mauro Novelli 1-5-2012 Facciamo il punto sui detentori del nostro debito pubblico, per analizzarne in particolare l’andamento negli anni della crisi (2006-2012). Da Banca d’Italia. Suppl.nti al Bollettino statistico “Finanza Pubblica”
Per inciso ricordiamo che, al 30 giugno 2011, Bankitalia calcolava in 112,838 miliardi di euro il debito delle amministrazioni locali. In particolare, il 44 per cento del totale è imputato ai Comuni, circa il 37 alle Regioni, l’8 per cento alle Province, oltre l’11 ad altri enti. Ecco, suddivisi anche per comparti geografici, i dati Bankitalia (Suppl. al Bollettino stat. n° 56 di ottobre 2011): Da Banca d’Italia. Suppl.nti al Bollettino statistico “Debito delle Amm.ni locali (In mld di euro)
Dai dati riportati possiamo sintetizzare la seguente tabella (in miliardi di euro). Nella seconda colonna si riportano i dati relativi all’ammontare complessivo del Debito delle Amministrazioni pubbliche, e la quota di debito detenuta all’estero. Nella terza colonna è riportata la quota di debito espresso in titoli (di stato e di amministrazioni locali):
E’ evidente la disaffezione degli investitori stranieri nel comprare il nostro debito pubblico. Nei cinque anni della crisi, la quota detenuta all’estero degli strumenti complessivi in cui si articola finanziariamente il nostro debito pubblico, è passata dal 43,3 per cento al 38,7 per cento, con un calo di 4,6 punti percentuali. In particolare, la fuga è più marcata se si considerano i titoli del debito pubblico (di stato e delle amministrazioni locali). Gli investitori esteri hanno alleggerito le loro posizioni passando dal 55,5 per cento del monte titoli del dicembre 2006, al 41,3 del dicembre scorso, con un calo di oltre 14 punti percentuali. Nei primi due mesi del 2012, con molta probabilità, la fuga di investitori esteri si è ulteriormente accelerata. Anche le nostre le compagnie di assicurazione hanno alleggerito la loro posizione in titoli: da 159,5 miliardi del 2010 ai circa 152 di fine settembre 2011 In positivo va considerato il fronte interessi, di entità tra i 75 e gli 80 miliardi di euro annui. Fino al 2010, praticamente oltre la metà della remunerazione riconosciuta sui titoli emigrava, senza possibilità di recuperare il 12,5 per cento di tassazione, se non per la quota detenuta da cittadini delle nazioni (poche) in lista nera perché non permettono scambi di informazioni finanziarie sui detentori dei nostri titoli. Con il nuovo riposizionamento, emigra solo il 41,3 per cento degli interessi. Anche a seguito delle perplessità e delle critiche intervenute sull’utilizzo, da parte delle banche, della liquidità “affidata” da Draghi ai sistemi bancari nazionali di Eurolandia, è interessante valutare l’andamento relativo ai Titoli di stato della Repubblica detenuti in portafoglio dalla banche italiane. Titoli di stato della Repubblica detenuti
da banche italiane. In miliardi di euro
Nel periodo considerato, l’aumento del portafoglio Titoli di stato in mano alle aziende di credito è stato del 176,6 per cento, mentre il monte Titoli di stato è cresciuto “solo” del 28,7 %. Si è passati infatti da 96,6 miliardi di euro del 2006 (pari al 7,69 del totale) ai 267,3 miliardi del febbraio 2012 (il 16,52 per cento del totale). In particolare, la tabella evidenzia l’andamento degli ultimi due mesi. Da dicembre 2011 a febbraio 2012 (periodo di svolgimento delle “aste” di BCE), la quota detenuta dalle banche è lievitata del 27,5 per cento, passando da 209 a 267 miliardi, mentre il totale dei Titoli di stato è cresciuto del 2 per cento. E’ questo “pieno” operato dalle nostre banche a sollevare
le perplessità delle società di rating. |