Breve storia delle radici concettuali
dell'ALCHIMIA
di Paolo Manzelli
L'Alchimia è stata una cultura
di antichissima formazione. Già si conoscono tracce del pensiero
alchemico fin dalla età del ferro ed in particolare dalla antica cultura
della Cina. L'Alchimia Cinese si fondò sulla
base della alternanza di due principi complementari detti YANG-YIN - che
generavano una unione di opposti YANG (Cielo - Sole -
Maschio) (YIN -Terra- Luna -Femmina), capaci di realizzare tra di loro
inversione di proprietà attive e passive generalmente simbolizzata da un
cerchio in cui una doppia spirale a rotazione inversa genera un polo nero in un
semi-campo bianco e viceversa un polo bianco nell'altro semi-campo nero.
Sommario:
ALCHIMIA ERMETICA o METALLURGICA
ALCHIMIA SPECULATIVA
ALCHIMIA FARMACOLOGICA E L'ISLAM
ALCHIMIA MISTICA
ALCHIMIA EUROPEA
* * * * *
ALCHIMIA
ERMETICA o METALLURGICA
Nella cultura Mediterranea venne considerato fondatore dell'Alchimia Ermete Trimegisto
(nome che significa il Re tre volte Grande) una figura probabilmente
immaginaria a cui furono attribuite numerose scritture; all'epoca dell'antico
Egitto, Ermete fu spesso identificato con una divinità che possiede la
conoscenza di tutte le arti e le scienze sacre e segrete della mummificazione
dei corpi.
La parola Alchimia è pure
incerta si ritiene infatti che la etimologia venga da
Al ( = il in arabo), e Kimia (la terra del "Kamel" = il cammello,
cioè l'odierno Egitto; oppure il suolo del "Kem-it", che
significa "nero", e che quindi si riferisce all'aspetto scuro della
terra fertile dell'Egitto, altri ritengono invece che Alchimia possa derivare
dal vocabolo greco "chyma" (che significa : scioglimento -fusione).
Già gli alchimisti egiziani
avevano notato che la terra nera nel Nilo doveva la sua fertilità all' "humus ", residuo della macerazione di foglie
alberi ed animali morti. Avevano anche capito che le piante venivano
mangiate dagli animali erbivori e che i carnivori mangiavano gli erbivori e
cioè che l'uomo apparteneva a questa catena alimentare biologica, dove
ogni essere vivente, quando si decomponeva ritornava in ciclo.
Pertanto al fine di evitare la
"reicarnazione" dei resti umani in seguito a "trasmutazioni
periodiche" dell'humus, essi svilupparono la Alchimia
per mummificare i corpi dei morti, in modo che il corpo mummificato
alchemicamente rimanesse inalterato dopo la morte; gli egizi chiusero infatti
le mummie in tombe serrate " ermeticamente " (vocabolo quest'ultimo
che deriva da "Ermes").
Per dimostrare tendenza alla purezza
solare dei loro re, gli egiziani fecero costruire le piramidi sopra le tombe
dove i re vennero sepolti.
Il quadrato, ottenuto combinando i
quattro triangoli equilateri che simboleggiano i quattro elementi,
rappresentava la base della piramide mentre i lati che
correlano la base al vertice in direzione del sole, rappresentarono la
"rettificazione", cioè il simbolo della purificazione espressa
come tendenza alla elevazione della terra. Più il re era potente e di
valore, più elevata doveva essere la sua piramide.
I miti ed i simboli della alchimia
sono stati sempre correlati principalmente alla purificazione dei metalli
seguendo il principio detto del "Solve e Coagula" (dissolvi e
solidifica), utile anche per la produzione di coloranti di profumi e di
medicamenti; artigianali già sviluppate all'epoca delle antiche
popolazioni Assiro-Babilonesi.
Il simbolismo di ogni trasformazione
alchemica fu concepito nell'ambito della idea che l'uomo, che è parte
della natura, proponendosi il ruolo di ordinatore del tempo dello sviluppo
naturale, potesse aiutare, la natura ad accelerare i
tempi di evoluzione prestabiliti dagli influenze celesti. L' "opus
Alchemico" sintetizzato nella frase "pensa agendo ed agisci
pensando", fu infatti considerato come "la
levatrice delle trasformazioni vitali della natura" proprio in quanto gli
alchimisti ermetici ritennero che qualora venisse scoperto il segreto, detto
della "Pietra Filosofale" o principio di purificazione di tutte le
qualità, ciò avrebbe permesso di "trasmutare" tutti i
metalli in oro puro a partire dallo stato di materia imperfetta.
Infatti le sostanze che compongono l'universo vennero considerate,
potenzialmente "oro", ma temporalmente esistenti in varie fasi della
loro purificazione che, naturalmente senza l'intervento dell'Opus Alchemica, si
sarebbe realizzata in tempi indefiniti.
La Pietra Filosofale è stata
quindi considerata il mistero da scoprire, che di fatto
è quello della intelligenza della natura, da assecondare per accelerare
i ritmi temporali della trasmutazione verso la perfezione.
Si disse pertanto negli scritti
Alchemici "nessun uomo all'interno di una barca può ostinarsi a
svuotare il mare", volendo indicare come l'uomo armato di sola ragione
è impotente di fronte al mistero occulto della purificazione alchemica,
proprio in quanto il pensiero razionale non è in grado di cogliere
l'essenza intelligente della propria natura ovvero della "Pietra
Filosofale".
L'intuizione Alchemica di base
risiede in una prospettiva cosmologica globale che correla i metalli al cielo
ed ai pianeti; pertanto ogni trasformazione, al di là delle apparenze,
non è di natura caotica e casuale in quanto è favorita dagli
influssi intelligenti ("energheja") del cielo sulla terra.
Pertanto nella tradizione della
Alchimia Metallifera piombo, ferro, stagno, rame, mercurio, sono soggetti alla
corruzione, mentre due, (argento, oro) sono
incorruttibili, cioè rispettivamente meno e non soggetti al decadimento
fisico prodotto dal tempo.
La maggiore o minore perfezione gli
alchimisti ritennero che dipendesse dallo stato di maturità
qualitativamente raggiunto. Solo l'oro sarebbe il risultato ultimo di una scala
di perfezione che tutti i metalli potevano raggiungere
in seguito a "trasmutazioni". Si pensò inizialmente che le
"trasmutazioni" sarebbero state il risultato di un gran numero di
trasformazioni progressive frutto del miglioramento cognitivo dell' Opus Alchemica nonché dall'influsso benevolo degli
astri nel cielo.
Nel "Libro dei sette
capitoli", attribuito ad Ermete le fasi di ciascuna trasformazione sono
descritte come fasi di transizione che vennero
associate alle influenze del sole, della luna e dei cinque pianeti visibili ad
occhio nudo.
La fase iniziale di ogni
trasformazione venne considerata protetta da Mercurio
(Argento vivo) che fu considerato il solvente per eccellenza.
Infatti si sapeva che il mercurio scioglie anche l'oro e l'argento
formando con tali metalli delle amalgame liquide. Si ricorda che gli antichi
artigiani alchimisti purificavano l'oro e l'argento sciogliendoli con mercurio
dalla terra impura e poi con il fuoco allontanavano il mercurio estraendo oro ed argento puri, da impurità ed anche dalle leghe
con altri metalli.
Proprio sulla base di tali
procedimenti sperimentali già da vari secoli a.C. si conosceva che il Mercurio
(principio passivo Femminile perché senza forma) scioglie
lo zolfo giallo (considerato come principio maschile o fuoco solido), dando
origine al cinabro (di colore rosso - detto sangue matriciale; Mercuro e Solfo
si imparentavano nel così detto matrimonio Alchemico)
Alla fase iniziale di ogni
trasformazione che serviva a dissolvere la sostanza allo stato embrionale in
"materia prima", succedevano tre fasi dette di
"espansione";
la prima, protetta da Saturno, (pianeta correlato al Piombo), che
veniva detta fase di "NIGREDO", cioè dello scioglimento o
della macerazione apparentemente caotica; protegge la seconda fase (detta di
"RUBEDO" per la temperatura del "calor rosso" raggiunta dai
metalli riscaldati dal fuoco nel forno Alchemico), il pianeta Giove (associato
allo Stagno);
la terza fase detta "ALBEDO" corrisponde al massimo del
calore e della lucentezza del metallo ed aveva la protezione della Luna
(associata all'Argento). Poi succedevano altre tre fasi di "contrazione e
raffreddamento", che furono considerate rispettivamente sotto la
protezione di Venere (Rame), di Marte (Ferro) e infine del Sole (Oro e/o
solfo).
Da questa teoria delle trasformazioni
osservata sperimentalmente gli Alchimisti conclusero che la maggiore o minore
perfezione della materia dipendeva dallo stato di
maturità da essa raggiunto.
La alchimia fu pertanto considerata l'arte di distruggere i
composti che la natura ha formato in modo imperfetto al fine di migliorare la
loro natura purificandoli modificandone le proprietà temporanee al fine
ultimo di raggiungere la perfezione assoluta.
È importante considerare
alcuni elementi della saggezza Alchemica, che hanno condotto questo particolare
atteggiamento mentale a sopravvivere, con più o meno elevata fortuna, in
tutte le epoche nell'immaginario collettivo umano, traversando civiltà
così profondamente diverse dell'oriente e dell'occidente.
Hanno contribuito a tale
longevità del pensiero Alchemico :
a) la dimensione bipolare,
complementare, interattiva, di ogni concetto, fondata sul modello primitivo
della coppia "YIN-YANG"; in tal modo l'Alchimia distinse come
complementari i concetti interpretativi del divenire, non separando mai le
relazioni tra qualità e quantità, tra forma e sostanza o tra
spirito e materia.
b) La fiducia della creatività
dell'uomo nel forzare i segreti della natura al fine di far precipitare i ritmi
temporali per il raggiungimento della perfezione "a-temporale".
c) Il contesto evolutivo cosmologico
e globale che si attua in un tempo irreversibile, in cui tutto cambia eccetto
il mutamento, in modo guidato da una natura complessivamente intelligente di
cui l'uomo è integralmente partecipe.
d) L'idea cosciente della
necessità di conoscere sia esteriormente che interiormente all'uomo per
penetrare nella scoperta progressiva del mistero della natura, così da
realizzare l'evoluzione delle conoscenze umane, in seguito al miglioramento
delle due componenti dell' EGO interiore dell'uomo, la
cui intelligenza è correlata a due fattori;
1°) "l' intuito" che
è simbolizzato dal sole e dalla rarità e purezza dell'oro;
2°) "la ragione",
quest'ultima ha come simboli alchemici Saturno ed il Piombo.
Pertanto gli alchimisti non fidandosi
della ragione fondata sulle conoscenze già acquisite, ritennero che i
simboli fossero fortemente espressivi in quanto
trascendono la parola e stimolano l'intuito, pertanto apprezzarono il ricorso a
processi intuitivi come la "Cabala", proprio in quanto essi
considerarono più importante la attività sperimentale, che quella
cognitiva; giudicarono infatti come ,"Brucia Carboni" i saputelli
capaci di sfoggiare cognizioni, che all'atto pratico non promuovevano nulla di
nuovo, sperimentalmente utile.
Per le peculiari caratteristiche sia
di intuito e fantasia che di praticità, tra gli Alchimisti si
annoverarono anche molte donne, tra esse famose nell'antichità furono ad
esempio, Cleopatra e Maria l'Ebrea (quest'ultima è rimasta rinomata per
aver ottenuto vari nuovi prodotti regolando la temperatura di reazione in un
bagno di acqua, infatti ancora oggi tale metodo di
riscaldamento è detto "a bagno Maria").
E da notare infine che gli Alchimisti
considerarono i bambini più puri nelle loro capacità intuitive
dei grandi, proprio a causa delle lacune cognitive, evidenti nelle conoscenze
umane qualora vengono commisurate con il fine di
raggiungere la perfezione.
ALCHIMIA
SPECULATIVA
Durante il periodo dello sviluppo del
pensiero scientifico al' epoca della Magna Grecia, la
alchimia perse quel carattere di attività esoterica correlata
strettamente a le concezioni astrologiche e pur mantenendo i principi della
antica alchimia ermetica quali, la correlazione tradizionale tra astri ed
elementi ed il principio comune alla alchimia di ogni epoca della ricerca della
perfezione e della purezza della materia contemporaneamente a quella del
pensiero.
In quest'epoca l'alchimia
sviluppò la sua dimensione speculativa interagendo con la cultura
scientifica e filosofica della Magna Grecia e pertanto l'alchimia
accettò la concezione dei Quattro elementi (Fuoco-Acqua-Aria
e Terra), come fondamento della composizione di tutti i corpi, ma gli
alchimisti correlarono le proprietà di "Estensione e
Contrazione" dell'aria e della Terra ai principi attivi del Fuoco e
dell'Acqua. Si ritenne pertanto che i quattro elementi non esistessero puri, in
quanto tutte le sostanze venivano ad essere combinazioni di tali
proprietà elementari che ancora che tendevano a svilupparsi verso la
purezza dell'oro; genuinità che nel campo del pensiero cognitivo fu
oggettivamente associata all'idea della scoperta della "Pietra
Filosofale". Quest'ultima è stata interpretata come la chiave della
comprensione della via della purezza, che può
essere raggiunta tramite salti di livello intuitivo detti "visio"
(cioè di immaginazione o di rivelazione divina).
Il simbolismo attribuito ai
"Quattro Elementi" fu il seguente:
FUOCO- Triangolo rivolto verso l'alto
per indicare la proprietà di salire verso il cielo
ACQUA- Triangolo rivolto verso il
basso per indicare la proprietà di discendere verso la
terra tagliato da un segmento, per indicare la capacità spontanea
di estensione
ARIA- Triangolo rivolto verso l'alto
tagliato da un segmento, per indicare la capacità spontanea di
estensione
TERRA- Triangolo rivolto verso il
basso per indicare la capacità di cadere verso il basso.
Ai quattro elementi furono accoppiate
le rispettive qualità, sensazioni e colori: Fuoco- caldo - luce- rosso,
Acqua -umido -liquido -blu, Aria- secco - gas -
bianco, Terra - freddo - solido - nero.
I due elementi fluidi , aria ed acqua, vennero considerati i principali enti di
trasferimento rispettivamente del calore (fluido oscuro) e della luce (fluido
luminoso), e vennero correlati all'influsso (Energheja) del firmamento, che
tramite il trasferimento del suo potere
di informazione ( = capacità di dare forma alle cose),
muove i venti ed il mare, determinando il movimento e che generando i fulmini
feconda la terra.
L'ALCHIMIA
FARMACOLOGICA E L'ISLAM
Nel mondo arabo l'alchimia si
sviluppò ponendo in chiara evidenza come l'intervento di perfezionamento
dell'uomo portava ad una maggiore perfezione dei prodotti artificiali alchemici
rispetto a quelli naturali.
Si deve agli alchimisti Arabi un
grande sviluppo delle tecniche di distillazione con gli "alambicchi"
che utilizzarono perseguendo l'idea di tentare di estrarre lo
"spirito" (il respiro vitale emesso dal Sole che dà vita alle
cose), che si riteneva esercitasse la funzione di legame per tenere assieme gli
elementi terreni e i frutti della terra.
L'alcool distillato dal vino e dalla
frutta fu ad esempio ritenuto un elixir magico, in quanto medicamento capace di
curare dalle infezioni delle ferite ed anche vari altri mali.
Grande sviluppo ebbe la Alchimia araba al tramonto dell'impero romano.
L'Islam dette un grande incremento
alla civiltà mediterranea e riuscì a integrare sotto un nuovo
profilo concettuale la scienza classica di origine greca con la cultura
orientale (dell'India e della Cina).
In particolare ciò avvenne quando l'impero islamico realizzò il suo
immenso dominio esteso dall'India alla Persia al nord-Africa, e poi alla
Sicilia e alla Spagna.
In quell'epoca fu al massimo fulgore
la capitale dell'Islam, che si spostò da Damasco (661-750 d.C) a Bagdad , dove con grande tolleranza culturale il Califfo Harum
al-Rashid ( 786 -
In questo ambito l'alchimia Islamica
fiorì sviluppando la così detta "via umida" ( detta così a differenza delle "via secca"
che utilizza il fuoco per fondere sostanze omogenee e separarle da quelle
eterogenee).
Le nuove tecniche alchemiche
condussero a scoprire molti acidi ed alcali e nuovi sali nonché liquori
medicamentosi utili a rendere più perfette le attività
dell'essere umano. La finalità della "via umida" fu quella di
ricercare l' Elixir di lunga vita, ovvero
"Oro-Liquido" oppure la "Medicina Vera ed Universale", come
estremo obbiettivo del perfezionamento della vita terrena.
Diversamente dal mondo Arabo la Alchimia venne invece considerata "arte
segreta" nella sponda cristiana del mediterraneo, dove gli alchimisti
furono normalmente considerati gente di malaffare, stregoni dediti ad arti
magiche ed occulte più che studiosi di scienza.
Contemporaneamente a Bagdad
l'alchimia, libera da condanne e pregiudizi religiosi, iniziò a prendere
sviluppo come scienza e tecnica separando la propria cultura dalla magia.
Il più famoso alchimista arabo
fu Giabin ibn Hayyan, che visse durante la seconda metà del VII sec.
d.C. e perfezionò il processo di distillazione
costruendo nuovi tipi di alambicchi con cui ottenne moltissimi altri
"elixir" e "tinture" a base di alcool ed anche l'acqua
distillata quale solvente esente da impurezze.
La preparazione dell'alcool ( la cui
etimologia deriva da "al -ghul", che significa spirito del demonio),
fu permessa per uso medicinale nonostante che l'assunzione di bevande alcoliche
fosse proibita e punita con fermezza dal Corano. L'Alchimia Araba
sviluppò processi tecnici artigianali di grande rilevanza, tra essi la produzione della carta secondo metodi importati
dalla alchimia cinese. Già dal 793 d.C. fu realizzata a Bagdad la prima
cartiera nella quale si ottenne una produzione semi-industriale della carta da
una pasta di fibre di canapa e di gelso, mescolate ad allume e colla, che veniva levigata e ridotta a foglio e fatta seccare al sole.
La produzione della carta si diffuse
rapidamente nel mondo islamico portando un forte contributo alla stessa
diffusione della cultura.
L'ALCHIMIA
MISTICA
Alcuni alchimisti medievali in campo
cristiano pensarono che la possibile "tramutazione" dei metalli vili
in oro era essenzialmente funzione della scoperta
della Pietra Filosofale e cioè delle capacità creative
dell'ingegno umano. Pertanto essi intesero l'Alchimia come l'agente di
perfezione parallelo alle indicazioni di purezza spirituale proposte da Cristo.
L'Uomo fu quindi considerato per analogia il "Forno filosofico" in
cui si compie l'elaborazione del pensiero capace di
scoprire le capacità di trasmutazione che conducono alla purezza.
Secondo gli "alchimisti
mistici" il Cristianesimo fondato sulla Chiesa si propone di salvare
l'uomo, ma non la natura a cui l'uomo appartiene,
mentre per essi il Cristo è il salvatore dell'universo nella sua
totalità e non solo dell'anima umana. Pertanto rifacendosi, secondo la
secolare tradizione alchemica alla inseparabilità delle concezioni
apparentemente in contrapposizione quali "spirito e materia",
sostennero il principio della "coincidenza oppositorum", che diceva
che ogni manifestazione del pensiero ha due componenti: una manifesta ed una occulta di indole spirituale,che non sono mai
separabili. Tale coicidenza tra azione spitituale e materiale fu simbolicamente
rappresentata dall' "uroboro" (il serpente
che si morde la coda). In considerazione di ciò venne
detto che: "Se tu vuoi realizzare la nostra Pietra, sii senza peccato, realizza
una vita dedita alla perfezione del mistero dello spirito."
Da questa impostazione gli Alchimisti
Mistici, vollero stabilire tutta una serie di equivalenze che avevano per scopo
la ricerca l'ottenimento della purezza, parallelamente a quella della salvezza
e purificazione spirituale proposta da Cristo al fine di coinvolgere secondo la
tradizione alchemica, riletta in senso cristiano, l'intera realtà
materiale e spirituale del mondo e degli esseri umani.
La leggenda della Santo Graal (Calice
che aveva contenuto il sangue di Cristo in Croce ), fu interpretata come la
ricerca della "parola perduta" cioè di una verità
rivelata da ricercare dalla quale trarre la saggezza necessaria per attuare la
scoperta della Pietra Filosofale.
Inoltre, per ridurre i quattro
elementi a una trinità di funzioni, gli alchimisti mistici ritennero
che:
Acqua + Aria = Creavano il Principio
del Mercurio
Aria + Fuoco = Creavano il Principio
dello Zolfo
Fuoco + Terra = Creavano il Principio
il Principio del Sale
Ed i tre principi furono associati
come elementi terreni opposti ma coincidenti con il Padre il Figlio ed lo Spirito Santo.
Per questa loro importazione tendente
ad correlare l'Alchimia di origine pagana agli
insegnamenti religiosi del cristianesimo, gli alchimisti medioevali mistici,
furono perseguitati dalla Chiesa di Roma, principalmente in quanto tentarono in
modo ritenuto blasfemo di unire con analogie e metafore, la Trinità
dell'Unità divina a Trinità ed Unità terrene, là
dove vennero a volte equiparati, Spirito, Anima e Corpo, a Zolfo (ovvero: Fuoco
solido) , Mercurio (ovvero :Acqua permanente) e Sale (ovvero capacità di
unione del Padreterno).
Al di là di questa
impostazione stravagante, gli alchimisti medioevali importarono nell'Europa
Cristiana lo sviluppo della cultura Alchemica progredita nella civiltà
Araba di quel periodo e ciò fu comunque importante per lo sviluppo
culturale successivo all'epoca medievale.
L' ALCHIMIA EUROPEA: crepuscolo del
medioevo e fucina del rinascimento
L'alchimia metallica (via secca) e
quella degli Elixir o Quintessenze (via umida) fu riscoperta nell'occidente
europeo nel tardo medioevo, in gran parte dalle traduzioni della Alchimia
dell'era della Magna Grecia e dalle tradizioni
scientifiche arabe introdotte in Sicilia ed in Spagna.
Ancora per motivi religiosi dovuti
alla difficoltà di integrazione con le concezioni sviluppate nell'Islam,
gli studi alchemici furono proibiti dalla chiesa cristiana e gli alchimisti
perseguitati e condannati dalla sacra inquisizione. Solo nel periodo del tardo
medioevo in europa, in alcuni casi rimasti famosi, gli studi alchemici furono
approfonditi da personaggi potenti sia tra la nobiltà che nella sfera
ecclesiastica, tra essi Alberto Magno (1193-1280),
Ruggero Bacone (1214-1294), e lo stesso Tommaso D'Aquino (1226-1274). Cecco
d'Ascoli autore del libro alchemico "L'Acerba", non essendo un
potente, fu messo al rogo a Firenze il 17 Luglio del 1327. Raimondo Lullo (
Ramon Llull di Palma de Majorca 1232-1315) discendente di un antico casato aristocratico
e pertanto vicino alle leve del potere, fu uno tra i più famosi
alchimisti europei; egli tentò una interessante
giustificazione della Alchimia in relazione al concetto di "libero
arbitrio" dell'uomo, così da farla accettare nell'ambito della
teologia della chiesa cristiana. Nel "Liber de segretis naturae seu de quinta essentia" il ragionamento di Lullo in favore
dell'Alchimia fu all'incirca il seguente:
"Dio non può fare quello
che vuole, ... perchè Egli può esercitare solo il bene"
L'uomo invece può incorrere nel male perché ha a disposizione solo il
calore del fuoco, per portare a purezza le cose terrene, ma con l'aiuto dei
principi essenziali e con la fede potrà in futuro concepire e realizzare
delle "trasmutazioni" naturali come già è in grado di
compire utili trasformazioni artificiali degli elementi naturali.
Perciò la Alchimia,
che è la vera arte nel promuovere il sapere, non può essere
condannata dalla Chiesa, in quanto la scelta tra il bene ed il male appartiene
al libero arbitrio dell'uomo; quest'ultimo è frutto della sua ignoranza,
ma l'ignoranza umana stessa è stata voluta dalla giustizia di Dio e
quindi è un bene dal punto di vista del Dio Padre Onnipotente.
Quindi l'uomo può sbagliare
provando e riprovando nella ricerca della Purezza, mentre Dio non può
aver fatto assolutamente alcun errore né alcuna
ingiustizia. Sulla base di tale ragionamento e convinzione
Raimoldo Lullo è rimasto
famoso sia per la revisione di molti errori che egli attribuì
ad errate convinzioni alchimiche di alcuni suoi contemporanei e predecessori,
sia per la sua tenacia nel difendere e divulgare gli studi alchemici.
In seguito ,
pur lentamente gli studi alchemici sulla "trasmutazione" degli
elementi, ottennero anche per il lavoro di difesa e di chiarezza impostato per
primo da Raimondo Lullo, una profonda trasformazione concettuale che permise di
realizzare in occidente lo sviluppo dell'alchimia in scienza chimica.
Firenze fu uno dei centri di sviluppo
della Alchimia Rinascimentale proprio in quanto Cosimo
I° dei Medici (1517-1574) fece tradurre e diffuse prima in latino e poi in
volgare il "Corpus Alchemico" di Ermete Trimegisto. Cosimo dei Medici
volle così importare a Firenze una nuova cultura in modo da rendere
libera la Toscana dalle influenze del potere temporale dei Papi e quindi fu
mecenate del rifiorire di una nuova cultura rinascimentale che ebbe origine da
un processo di integrazione della antichissima cultura alchemica con la emergente capacità produttiva artigianale
fiorentina nella fusione dei metalli, nella preparazione e la fissazione dei
coloranti per le stoffe e gli arazzi e nella preparazione dei medicamenti in
farmacia da parte della potente corporazione fiorentina degli
"speziali". L'alchimia fu vista dal casato dei Medici come una
cultura globale e quindi più adatta a salvare il mondo perfezionandone
la sua natura, ivi compresa quella umana, con una finalità non limitata
alla salvezza dell'uomo, come richiedeva la tradizionale impostazione culturale
dell'alchimia di indole mistica; in tal senso la riscoperta della alchimia
ermetica fu considerata a Firenze una utile componente
di un processo di rinnovamento culturale capace di superare il medioevo.
Il risultato più evidente di
un tale processo di integrazione culturale, tra alchimia ermetica e "arti
e mestieri" del rinascimento, fu infatti quello
di iniziare a mettere in dubbio l'utilità delle concezioni
aristoteliche, che avevano rappresentato la cultura scientifica dominante nel
medioevo, la quale si era perfettamente integrata nella tradizione cristiana ufficialmente
accettata dalla Chiesa di Roma.
Con il Rinascimento Fiorentino inizia
una riflessione quanto mai prammatica sul concetto di "trasmutazione in
oro", che con ogni evidenza fino ad allora era risultato
impossibile da sperimentare. Anziché ritenere colpevoli le conoscenze
raggiunte, intelligenze del calibro di Leonardo Da Vinci (1452-1519),
iniziarono a ritenere impossibile, il fatto che, le deboli forze messe in
giuoco dal fuoco, quale agente di trasformazione, potessero condurre al
raggiungimento di un puro stato di "nigredo", capace di disciogliere
qualsiasi sostanza e raggiungere lo stadio di "materia prima", in
quanto solo tale stato di perfezionamento della fase iniziale delle trasformazioni, avrebbe permesso di ricombinare la
materia e raggiungere effettivamente la "trasmutazione" qualitativa
degli elementi in oro.
Piuttosto che approfondire tali
critiche, che in seguito condussero a nuove forme di pensiero ed al recupero
della teoria Atomistica ad iniziare dal libro di Robert Boyle (edito nel 1661),
nella Firenze Medicea fu vincente la prassi delle Arti e Mestieri che, con
Vannoccio Biringuccio - ( scrittore del Libro "De La Pirotechnia"
-Siena 1540), Benvenuto Cellini e molti altri, favorirono in Toscana la
crescita il Rinascimento Italiano creando una scuola di artigiani ed artisti
famosi nel saper adoperare l'arte del fuoco per fabbricare vetri, fondere
metalli, produrre nuovi coloranti, sperimentare nuovi medicamenti .. sviluppando gli insegnamenti della antica Alchimia.
[ricevuto da M. Novelli il 30 settembre 1999]