PRIVILEGIA NE IRROGANTO           di Mauro Novelli               BIBLIOTECA


 

 

 

VILLA  MEDICI DEL VASCELLO

 

BALUARDO DI LIBERTA’ NEL 1849

 

( di Giorgio GIANNINI)

 

 

INDICE

 

La delusione dei liberali verso il Papa Pio IX

Nasce la Repubblica Romana

Le riforme  attuate dalla Repubblica

La costituzione del Triumvirato

La difesa della Repubblica e di Roma

L’estrema difesa a Villa Medici del Vascello

La resa

La  fine della Repubblica

La restaurazione pontificia

Le lapidi ed i busti dei patrioti al Gianicolo

Cronologia essenziale

 

BIBLIOGRAFIA

 

 

-         Capitolium (Rivista del Comune di Roma), La Repubblica Romana, Roma settembre- dicembre 1949 ( numero monografico per il centenario).

-         Aldo Chiarle, Roma o morte, Il Ventaglio, Roma 1995.

-         Riccardo Rinaldi, Roma 1849, Estate di gloria, Nuova editrice Spada, Roma 1988.

-         Luigi Rodelli, La Repubblica Romana del 1849, Domus mazziniana, Pisa 1955.

-         Giuseppe Spada, Storia della Rivoluzione di Roma, Firense 1868-1870.

-         Irebe Manzi,La Costituzione della Repubblica Romana del 1849,Il Pensiero Mazziniano,2003

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LA  DELUSIONE  DEI  LIBERALI  VERSO  IL  PAPA  IX

 

Il  16 giugno 1846  è  eletto  Papa  il  Cardinale  Giovanni  Mastai  Ferretti, Vescovo  di  Imola, che  assume  il  nome  di  Pio  IX.

Il  nuovo Papa  attua  unna  serie  di  riforme  che  gli  attirano  la  simpatia  dei  liberali, non  solo  italiani. Infatti, il  17 luglio 1846  (appena  un  mese  dopo  l’elezione ) concede  l’amnistia  ai  condannati  ed  esiliati  politici; il  5 marzo 1847  emana  un  editto  che  introduce  una  certa  libertà  di  stampa, il  14 aprile 1847  annuncia  la  costituzione  della  Consulta  di  Stato ( un  organo  consultivo  del  Governo, che  è  insediato  il  15  novembre ) il  cinque luglio 1847  istituisce  la  Guardia  Civica ( un  corpo  di  polizia  popolare, che  entra  in  servizio  dopo  appena  10  giorni, il  15  luglio ); il  1.10.1847  istituisce  il  Comune  di  Roma, Il  23 dicembre 1847 riforma l’Amministrazione  Centrale  costituendo  un  Governo  composto  da  nove  Ministeri, che  saranno  quasi  tutti  affidati a  dei  laici  nel  marzo  del  1848.

Affascinati  dalle  riforme  pontificie, i  liberali  italiani  avanzano  le  stesse  richieste  ai  propri  Sovrani, chiedendo  anche  la  Costituzione, che  viene  concessa  nei  primi  mesi  del  1848  in  alcuni  Stati  o  su  iniziativa  dei  regnanti  o  in  seguito  a  moti  popolari.

Cosi’, il  14  marzo 1848  anche  Pio  IX  concede  lo  Statuto, che  prevede  un  Parlamento  composto  da  due  Camere: l’Alto Consiglio, di nomina pontificia, costituito il 13 maggio; il  Consiglio  dei  Deputati, elettiva (le  elezioni  si  tengono  il  18-20  maggio 1848).

Nel  marzo  1848  il  Governo  pontificio  decide  la  partecipazione  alla  guerra  contro  l’Austria, promuovendo  anche  l’arruolamento  di  volontari. Il  comando  delle truppe è  affidato  al  Generale  Giovanni  Durando  che  il  22  Aprile  inizia  le  operazioni  belliche  sul  Po. Della legione Romana fa parte  il Battaglione Universitario, composto da circa 300 studenti volontari, che si distingue nei combattimenti di Cornuda (8 maggio), Treviso ( 12 maggio) e Vicenza (20-24 maggio).( Parteciperà con valore,nel 1849, anche alla difesa di Roma).

Pochi  giorni  dopo, però, il  29  aprile, il  Papa  pronuncia  una  allocuzione nella quale invita alla concordia  tra i popoli e quindi di fatto è una presa di posizione contro  la  guerra  che  prelude  al  ritiro  delle  truppe  pontificie  nel conflitto  contro  l’Austria. Questa  decisione  del  Papa  suscita  lo  sdegno  dei  liberali  e  dei  patrioti  che  avevano  riposto  molte  speranze  nella  sua  politica  riformatrice.

Dopo  la  sconfitta  delle  truppe  piemontesi, nel  luglio  1848  a  Custoza, da  parte  dell’esercito  austriaco, e la firma dell’armistizio Salasco, che pone fine alla guerra,i  patrioti  decidono  di  continuare  la  lotta  per  l’indipendenza  dell’Italia. A  Roma,  i  liberali  manifestano  più volte  contro  il  Papa, che  è  considerato  tra  i  maggiori  responsabili  della  sconfitta  nella  guerra  contro  l’Austria.

Pio  IX, per  cercare  di  tenere  sotto  controllo  il  malcontento  popolare, nomina  il  16 settembre 1848 Ministro dell’Interno il  conte  Pellegrino  Rossi, un liberista  moderato, il quale, però, per il suo carattere brusco ed altezzoso (anche con i suoi collaboratori) diventa ben presto impopolare. Così,il  15  novembre  1848,  mentre  si  reca  nel Palazzo della Cancelleria per  la  riapertura  dei  lavori  parlamentari, Pellegrino Rossi  è  ucciso  con una   pugnalata alla gola  da  un’estremista.

La protesta popolare continua nei giorni seguenti, anche davanti al Quirinale, la residenza pontificia. Pertanto, il  Papa, temendo  per la  sua  incolumità, decide di abbandonare Roma. Così, nella notte tra il 24 ed il 25 novembre, Pio IX, vestito da prete, lascia il  Quirinale e con la famiglia dell’ambasciatore austriaco, conte  Spaur, si rifugia  nella  fortezza di  Gaeta, ospite  del  Re  di  Napoli  Ferdinando  II.

 

NASCE  LA  REPUBBLICA  ROMANA

 

All’inizio  di  Dicembre  il  Papa  nomina  una  Commissione di sette membri (3 ecclesiastici, 3 nobili ed un generale) per  dirigere  temporaneamente  gli  affari  civili  dello  Stato,esautorando di fatto il Governo, i cui membri si dimettono per protesta.

Questo  provvedimento  acuisce  i  contrasti  con  il  Consiglio  dei  Deputati ( la  Camera  eletta  il  20  maggio ) che,il 12 novembre, affida  i  poteri  del  Governo, fino  al  ritorno  del  Papa, ad  una Giunta  Suprema  di  Stato Provvisoria  formata  da  tre  persone  non  parlamentari: Filippo  Camerata, Tommaso  Corsini  e  Zucchini, rispettivamente  Governatori  di  Ancona, Roma  e  Bologna.

Pio  IX  condanna  come “sacrilego attentato” la  costituzione  della  Giunta. Rifiuta anche di ricevere una delegazione incaricata  di pregarlo di ritornare a Roma. Inoltre chiede aiuto alle potenze cristiane europee per la difesa del “Principato della Sede Apostolica”. In questo modo si acuiscono  i  contrasti  con  il  Consiglio  dei  Deputati, all’interno  del  quale  si  diffondono  sempre  più  le  idee  repubblicane, su  pressione  dei  Circoli  politici  liberali  che  si  erano  costituiti  negli  ultimi  mesi  nelle  principali  città  dello  Stato  Pontificio.

Il  28  dicembre  la  Giunta  scioglie  le  due  Camere  e   costituisce  la Commissione  Provvisoria  di  Governo , che , il giorno dopo (29 dicembre), decide  l’elezione  di  un’Assemblea  Costituente. L’annuncio al popolo è salutato con le salve dei cannoni di Castel S. Angelo e con il suono a festa delle campane delle chiese della città.

Il primo gennaio 1849, il Papa emana un Motu proprio con il quale  condanna  la convocazione dell’Assemblea Costituente e commina la scomunica a coloro che avessero partecipato alla consultazione elettorale.

Le  elezioni  si  tengono  il  21 gennaio 1849  e  vi  partecipano  circa  250.000  cittadini ( è  la prima consultazione popolare di massa effettuata in Italia).

Sono  eletti  179  Rappresentanti  del  popolo , tra  i  quali ci sono  una  diecina  di  liberali  non  residenti  nello  Stato  Pontificio: uno di questi è  Giuseppe  Garibaldi, eletto  a  Macerata.

L’apertura  dei  lavori  dell’Assemblea   Costituente  avviene  la  mattina  del  5  febbraio  nel  Palazzo  della  Cancelleria. Presidente  è  eletto  Giuseppe  Galletti.

L’Assemblea  inizia  a  discutere  la  forma  di  Stato  e  si  scontrano  subito  le  posizioni  dei  radicali  e  dei  costituzionalisti: i  primi  sono  favorevoli  alla  proclamazione  della  Repubblica; i  secondi  sostengono  la  conservazione  del  Papato.

L’Assemblea Costituente, nella   seduta  notturna  del  8 febbraio 1849, approva  a  stragrande  maggioranza ( 120  favorevoli,10  contrari  e  8  astenuti ) il  Decreto  Fondamentale, che  dichiara  la  decadenza  del  potere  temporale  del  Papa ( al  quale  sono  comunque  conservate  le  guarentigie  necessarie  per  l’esercizio  del  potere  spirituale ) ed  istituisce  la  Repubblica, a  capo  della  quale  è  posto  un  Comitato  Esecutivo, composto  da  Carlo  Armellini, Aurelio  Saliceti  e  Mattia  Montecchi.

La  mattina  del  9  febbraio  il  Presidente  dell’Assemblea, Giuseppe  Galletti, legge  dal  balcone  del  Palazzo  Senatorio, sul  colle  del  Campidoglio, il  Decreto  Fondamentale istitutivo  della  Repubblica  Romana, davanti  ad  una  folla  entusiasta  e  festosa  che  gremisce  la  Piazza  del  Campidoglio.

Il 10 febbraio i Ministro della Guerra ,Generale Campello, emana un Ordine del Giorno con il quale è adottata come bandiera della Repubblica il Tricolore verde bianco rosso, con l’aquila romana sull’asta.

Il 14 febbraio il Papa invia una formale protesta al Governo repubblicano, nella quale definisce la Repubblica “ nemica funesta della umana società”. Dopo la lettura della nota nell’Assemblea, si leva un grido unanime di “Viva la repubblica !”

Il  18  e  il  19  febbraio 1849  si  tengono  le  elezioni  suppletive  nei  collegi  lasciati  vacanti  dai  Deputati che, risultati   eletti  in  più  collegi, hanno  dovuto  optare  per  una  sola  sede. A  Roma  viene  eletto  Giuseppe  Mazzini.

 

LE   RIFORME  ATTUATE  DALLA  REPUBBLICA

 

Fin  dal  mese  di  febbraio  il  Comitato  Esecutivo  emana  una  serie  di  provvedimenti  per  riformare  in  senso  democratico e laico  tutte  le  istituzioni  dell’ex  Stato  Pontificio.

Le  riforme  interessano  ogni  settore  della  vita  pubblica. Vengono  aboliti: i  Tribunali  Ecclesiastici; ( il  S. Uffizio, la Sacra Rota e la Segnatura): la  giurisdizione  dei  Vescovi  sulle  scuole  e  le  Università; la  censura  sulla  stampa; il  dazio  sul  macinato  e  sul  sale; gli  Enti  religiosi  con  il  conseguente  incameramento  dei  loro  beni  immobili da parte della Repubblica.

E’ anche   deciso  un  prestito  forzoso  a  favore  della  Repubblica, a  carico  delle  famiglie più  ricche ( latifondisti  e  commercianti ) e  delle  società  industriali  e  commerciali.

Si  cerca  di  riorganizzare  anche  l’esercito  sul  modello  francese. E’ costituita  una  Commissione  di  guerra, coordinata  da  Carlo  Pisacane  che  si  propone  l’obbiettivo  di  arruolare  38.000  soldati ( che  però  non  sarà  raggiunto ).

In  campo  religioso  e’ attuato  il  principio  della libera  chiesa  in  libero Stato , lasciando  al  clero  assoluta  libertà  in  campo  spirituale  in  cambio  della  rinuncia  ad  ogni  ingerenza  nella  vita  politica  dello  Stato.

 

LA  COSTITUZIONE  DEL  TRIUMVIRATO

 

Nel  marzo  1849,il  Comitato  Esecutivo  decide  di  inviare  alcuni  reparti  militari  a  sostegno  dei  piemontesi nella  nuova  guerra  iniziata dal Re Carlo Alberto dopo la denuncia dell’armistizio Salasco.

Il  29  marzo, dopo  la  sconfitta  di  Novara del 23 marzo e  la  firma  dell’armistizio  di  Vignale,[1] l’Assemblea  Costituente, temendo  l’intervento  dell’Austria  per  la  restaurazione  dello  Stato  Pontificio, decide  di  sostituire  il  Comitato  Esecutivo  con  un  Triumvirato  composto  da  Giuseppe  Mazzini (arrivato il 5 febbraio a Roma), dal  giurista  Carlo  Armellini  e  dal  giovane  letterato  Aurelio  Saffi, ai  quali  sono  conferiti  “poteri  illimitati  per  la  guerra di indipendenza e per la salvezza  della  Repubblica” .

L’Azione  del  Triumvirato  si  caratterizza  subito  per   l’emanazione  di  una  serie  di  provvedimenti   a  carattere  sociale, “concernenti  il  miglioramento delle condizioni  morali e materiali  di tutti i cittadini” :l’abolizione  della  carcerazione  per  debiti; l’affidamento in enfiteusi dei terreni  dei disciolti Enti Ecclesiastici alle famiglie più povere; l’abolizione  dell’appalto  del  sale  e  la  riduzione  del  suo  prezzo  ad  un bajocco  la  libbra; la  destinazione  del  Palazzo  della  Santo  Uffizio  ad  abitazione  dei  poveri; l’affidamento  di  lavori  agli  artisti; l’obbligo  per i  commercianti  di  vendere   le  giacenze  di  merci  ad  un  prezzo  stabilito.

I  Triumviri  lanciano  un  appello  ai  liberali  italiani  per  costituire  un  esercito  per  la  difesa  della  Repubblica, dato  che  il  Papa  ha  chiesto  l’aiuto  dei  Sovrani  europei  per  riprendere  la  città  ed  il  potere  temporale.

In  pochi  giorni  giungono  a  Roma  migliaia  di  volontari, molti  dei  quali  hanno  combattuto  nella  guerra  contro  l’Austria. Garibaldi  e’ tra  i  primi  ad  accorrere  in  aiuto  della  Repubblica  Romana, con  i  suo legionari con  la  camicia  rossa,[2] che  hanno  combattuto  in  Sud America. Stabilisce il suo Quartiere Generale a Rieti dove riorganizza la sua Legione, forte di circa 1.200 uomini.

Ci  sono  anche   600  Bersaglieri  lombardi, guidati  da  Luciano  Manara, reduci  dalla  guerra  contro  l’Austria, molti  patrioti  fuggiti  dallo  Stato  borbonico  e  circa 150  studenti  universitari  provenienti  da  varie  città italiane. Ci  sono  perfino  molti  giovani  artisti  stranieri, studenti  delle  Accademie  estere  con  sede  a  Roma.

Le  forze  repubblicane  in  città, tra  soldati  regolari  ex  pontifici  membri  della  Guardia  Civica  e  volontari, ammontano  a  circa  17.000  uomini, male armati ed equipaggiati. Capo  di  Stato  Maggiore  è  nominato  Carlo  Pisacane  e  Ministro  della  guerra  il  Generale Giuseppe Avezzana, già animatore dell’insurrezione di Genova nel 1833.

 

LA  DIFESA  DELLA  REPUBBLICA  E  DELLA CITTA’

 

Intanto  il  Papa, in seguito ad una Conferenza organizzata a Gaeta dal Cardinale Antonelli con i rappresentanti delle quattro maggiori potenze cattoliche europee,  ha  ottenuto  l’aiuto  militare  del  Regno  di  Napoli, dell’Austria, della  Francia  e  della  Spagna, che  inviano  i  loro  eserciti  contro  la  Repubblica  Romana.

La  sera  del  24  aprile, nel  porto  di  Civitavecchia  sbarcano  circa  7.000  soldati  Francesi, in  gran  parte  veterani  della  guerra  di  Algeria, con  26  cannoni, al  comando  del  Generale Victor Oudinot. Il Triumvirato invia a Civitavecchia Luciano Manara, con i suoi bersaglieri, con l’incarico di consegnare una formale protesta al Comandante francese e per cercare di dissuaderlo dal marciare su Roma.

Il  Generale Oudinot rimane fermo negli ordini ricevuti e ritiene che la campagna militare si concluderà in pochi giorni. Infatti pensa  che  i  romani  si  arrenderanno  subito  senza  opporre  alcuna  resistenza [3] e quindi  la marcia su Roma sarà una “passeggiata”.

Così, il  30  aprile, alle  ore  11, i Francesi attaccano  le  mura  aureliane  a  Porta  S. Pancrazio, sul  colle  del  Gianicolo, e  a  Porta  Cavalleggeri, vicino  al  Vaticano.

I  patrioti  romani, incitati  alla  lotta  da  Garibaldi, Giuseppe  Galletti  e  Luigi  Masi, resistono  agli  attacchi  Francesi, i  quali  nel  pomeriggio, dopo sei ore di duri combattimenti,  sono  costretti  a  ritirarsi  lungo  la  via  Aurelia. Nino Bixio, luogotenente di Garibaldi riesce a catturare un ufficiale francese, il maggiore Picard.

Garibaldi, benchè  ferito  lievemente, decide di  inseguire i Francesi con  i  suoi  legionari  fino  al  20° Km ( in  località  Castel  di  Guido ) dove  è  fermato  dall’ordine  dei  Triumviri  di  ritornare  in  città.

I  Francesi  chiedono  l’armistizio  per  guadagnare  tempo. Il  governo  di  Parigi  invia  a  Roma  un  ambasciatore  per  trattare  con  i  Triumviri. In  realtà  si  vuole  solo  guadagnare  del  tempo  in  modo  da  inviare  i  rinforzi  al  gen. Oudinot.

Intanto  gli  Austriaci  hanno  invaso  dal  Lombardo  Veneto, attraverso  i  Ducati  loro  vassalli, la  Romagna con un esercito di circa 8.000 soldati. Attaccano Bologna , che cade a metà maggio. Il  16  maggio assediano Ancona, che  resiste 18 giorni.

Un  forte  contingente  di  truppe  napoletane (circa 6.000 uomini) è  intanto risalito  da  Sud,  fino  alla  zona  dei  Castelli   Romani,  e  minaccia  di  marciare  verso  la  città. Il  Triumvirato  decide  quindi  di  muovere  contro  di  loro  le  truppe  repubblicane, comandate  dal  Generale Pietro Roselli. I  Napoletani  sono  sconfitti  a  Palestrina  il  9  maggio  ed  il  16  maggio  di nuovo a  Velletri, soprattutto per merito di Garibaldi, che li insegue  oltre  i  confini  dello  Stato  borbonico  e  li sconfigge di  nuovo  ad  Arce ( Frosinone ). Garibaldi  vorrebbe  continuare  la  guerra  nel  Regno  di  Napoli (come era da tempo nei suoi progetti), ma  il  26  maggio  è  di  nuovo  richiamato  a  Roma  dal  Triumviri, dato  che  sta  per  scadere  l’armistizio  con  i  Francesi.

Intanto,il 16 maggio giunge a Roma, proveniente dalla Toscana, per mettersi a disposizione della Repubblica, Giacomo Medici  con la sua Legione (chiamata anche Battaglione Volteggiatori Lombardi) ,composta da  4 Compagnie  con circa 300 uomini, quasi tutti lombardi ed appartenenti a classi agiate. Il 26 maggio  gli viene conferito il grado di Maggiore ed il suo reparto assume il nome di Battaglione Volteggiatori Italiani.

Il  28  maggio  sbarcano  a  Gaeta  circa  8.000  soldati  Spagnoli, al  comando  del  Generale Fernandez  De  Cordova, Capitano  Generale  della  Castiglia  che dopo aver occupato Terracina, marcia verso l’Umbria, occupando Terni e Spoleto. Offre  il  suo  aiuto  al  Generale Oudinot, il  quale  lo  rifiuta  avendo  ricevuto  i  rinforzi. Infatti, a  Civitavecchia  sono  sbarcati altri  20.000  soldati  Francesi, in  gran  parte  reparti  di  truppe  coloniali ( i  famosi zuavi), con  circa  50  cannoni  ed  armati  dei  nuovi  fucili  a  retrocarica ( gli chassepots ). Il  Governo  Francese  richiama  l’ambasciatore  e  dichiara  per  il  4  Giugno  la  fine  dell’armistizio  e  la  ripresa  delle  ostilità.

Il  Generale Oudinot, per  prendere  di  sorpresa  le  truppe  repubblicane, ordina, dal suo Comando posto nella Villa Santucci, di  attaccare  all’alba  del  3  giugno 1849,il giorno  precedente  la  fine  dell’armistizio !   I Francesi, sfruttando l’effetto sorpresa, riescono ad occupare Villa Pamphili e Villa Corsini, vicine a Porta S. Pancrazio, punto chiave della difesa della città.

Garibaldi ,al quale era stata affidata la difesa della riva destra del Tevere, tenta, con alcuni disperati contrattacchi, di riconquistare Villa Corsini, ma l’azione  non ha successo. I  combattenti  sono  molto  duri  e  cruenti e muoiono molti uomini della Legione Garibaldina ( tra cui il Colonnello Francesco Daverio, Capo di Stato Maggiore), dei Bersaglieri Lombardi ( tra cui  Enrico Dandolo ed Emilio Morosini) , dei Lancieri Emiliani ( tra cui il Comandante, Colonnello  Angelo Masina). E’ anche ferito a morte il patriota e poeta genovese Goffredo Mameli,di appena 22 anni, autore dell’inno garibaldino e dell’Inno  Fratelli d’Italia, poi diventato Inno Nazionale. Muore dopo una lunga agonia per le complicazioni dell’amputazione di una gamba.

 

                  L’ESTREMA DIFESA  NELLA VILLA DE  “IL VASCELLO”

 

Il pomeriggio del 3 giugno  entra in azione  Giacomo Medici che si trincera, con i suoi uomini, nella seicentesca Villa Giraud [4]e nella Casa Giacometti, che rappresenta un caposaldo avanzato per la difesa de Il Vascello e per tentare la riconquista di Villa Corsini.

 I  repubblicani, asserragliati  nelle  ville ed edifici  ubicati  nella zona del Gianicolo ( Villa de Il  Vascello, Villa Spada, Convento  di  S. Pancrazio, Casino  dei  Quattro  Venti), tutti trasformati  in  fortilizi, oppongono  una  strenua  resistenza. Per  ben  30  giorni  resistono  ai  numerosi  e  violenti  attacchi  delle  truppe  Francesi; alcune  ville ( Villa  Pamphili  e  Villa  Corsini ) sono  prese  dai  Francesi  e  riconquistate  dai  repubblicani  dopo  cruenti  combattimenti  corpo  a  corpo.

La resistenza  dei repubblicani è particolarmente forte nella Villa de Il Vascello e  sorprende anche i Francesi che martellano  di continuo la Villa con l’artiglieria, schierata a poche centinaia di metri. Si calcola che vengano sparati contro la Villa circa 400 proiettili al giorno, che riducono in completa rovina l’edificio. Eppure i soldati asserragliati all’interno resistono fino all’ultimo. Il Battaglione dei Volteggiatori Italiani è rinforzato, a turno, da contingenti dei Bersaglieri Lombardi di Luciano Manara, del Reggimento Unione, di studenti e di volontari trasteverini guidati da Ciceruacchio.    

Giacomo Medici fa costruire  delle trincee e dei camminamenti tra la Casa Giacometti, il Vascello e Porta S. Pancrazio; in questo modo riesce a resistere a tutti gli attacchi dei Francesi, in particolare quello effettuato, di sorpresa, la notte tra il 20 ed il 21 giugno, che comporta la perdita di Casa Giacometti, subito riconquistata dai repubblicani

Nella  notte  tra  il  21  e  il  22  giugno  i  Francesi  conquistano  alcuni tratti delle  mura, in corrispondenza dei bastioni Centrale e Barberini,  e  con  i  cannoni  iniziano  a  bombardare  la  città  colpendo  non  solo  molte  abitazioni, ma  anche  alcuni  monumenti, suscitando  cosi  lo  sdegno  degli  stranieri  che  si  trovano  in  città.

All’alba  del  22  giugno  le  campane  suonano  a  stormo  per  chiamare  la  popolazione  alla  difesa  della  città. Migliaia  di  popolani, incitati  da vari  membri  dell’Assemblea  Costituente, accorrono  in  soccorso  delle  truppe  repubblicane.

La  situazione  militare  è  ormai  disperata. Garibaldi  sposta da Villa Savorelli a Villa Spada (al Gianicolo) il suo Quartiere Generale e decide di arretrare la linea di difesa in corrispondenza delle Mura Aureliane. Invece di contrattaccare i Francesi per riconquistare i bastioni perduti,come gli viene ordinato, propone  di  attaccare  di  sorpresa  le  retroguardie  Francesi, per distruggere  le loro linee di  rifornimento; Mazzini  è  d’accordo, ma il Comandante in Capo, Generale  Roselli,  si  oppone. Garibaldi  , profondamente  rattristato  per  questo  nuovo  contrasto  con il Comandante in Capo, lascia  con  i  suoi  Legionari la  zona  del  Gianicolo. Luciano  Manara  pero’  lo  convince a  riprendere  il  posto  di  combattimento  con  i  suoi  uomini  che  si  presentano  con  la  “camicia  rossa”.

Nella notte tra il 23 ed il 24 giugno, essendo ormai impossibile la riconquista di Villa Corsini, viene evacuato l’avamposto di  Casa Giacometti e  tutti i difensori si ritirano nell’edificio  de Il Vascello e nel suo giardino. Gli attacchi dei Francesi si concentrano su Il Vascello, il cui edificio  crolla, in seguito ai continui bombardamenti, il 27 giugno seppellendo una ventina di difensori. Giacomo Medici riesce però a riorganizzare la difesa ed a respingere gli attacchi francesi, i quali però, nella notte tra il 29 ed il 30 giugno conquistano la posizione di Casa Merluzzo ed attaccano anche Villa Spada, dove Garibaldi ha spostato il suo Comando. In questa Villa è ferito a morte Luciano Manara, che muore  alcuni giorni dopo ,il 2 luglio, amorevolmente assistito dalla Principessa Cristina di Belgioioso, che aveva costituito il corpo delle infermiere volontarie.

All’alba  del  30  giugno  i  Francesi  sferrano  in  forze  l’assalto  finale  e  riescono  a  sfondare  le  ultime  esigue  difese, tenute  ormai  solo  da  poche  centinaia  di  patrioti.

La mattina del 30 giugno, Garibaldi, temendo l’accerchiamento de Il Vascello, ordina a Medici di abbandonare la Villa. Così, nel pomeriggio i superstiti del Battaglione dei Volteggiatori Italiani (appena un terzo degli effettivi) si ritirano  in città attraverso la Porta S. Pancrazio. Giacomo Medici è promosso Luogotenente Colonnello. Il 2 luglio il Battaglione dei Volteggiatori Italiani è sciolto ed il suo Comandante, Giacomo Medici, è decorato  con la Medaglia d’oro al Valore Militare per la coraggiosa difesa operata nella Villa.[5]

La mattina del 30 giugno 1849, Mazzini  convoca  il  Consiglio  di  Guerra  per  riferire  all’Assemblea Costituente  cosa  è  meglio  fare  per  la  difesa  della  città. Prevale  la  proposta  del  Generale Avezzana  di  resistere  ad  oltranza  su  quella  di  Mazzini, Garibaldi  e  Pisacane  di  uscire  da  Roma  con  le  truppe  rimaste  per  continuare  la  guerra  nelle  province.    

 

                                                        LA  RESA 

 

Sempre il 30 giugno l’Assemblea  Costituente, ritenendo  ormai  impossibile  la  difesa  della  città, approva  una  Risoluzione  con   la  quale  si  chiede  ai  Triumviri  di  trattare  la  resa  con  i  Francesi. Mazzini, costernato  e  sdegnato  della  decisione, scrive  una  dura  lettera  all’Assemblea, firmata  anche  dagli  altri  due  Triumviri, con  la  quale  tutti  e  tre  si  dimettono  dalla  carica,  non  essendo  disponibili  a  trattare  la  resa  con  i  Francesi.

La sera del 30 giugno cessa di fatto la  difesa della città.

La  mattina  del  1  luglio  l’Assemblea  elegge, a  stretta  maggioranza, un  nuovo  Triumvirato  composto  da  Alessandro  Calandrelli, Livio  Mariani  e  Aurelio  Saliceti. Il  giorno  seguente  l’Assemblea  conferisce  loro  i  pieni  poteri  e  dichiara  Mazzini, Saffi  ed  Armellini  “benemeriti  della  patria” ; inoltre  nomina  Garibaldi  Comandante  in  capo  con  poteri  pari  a  quelli  di  Roselli. Garibaldi  pero’ ha  maturato  l’idea  di  lasciare  la  città  con  coloro  che  sono  disponibili  a  continuare  la  guerra.

Intanto  l’Assemblea  Costituente  il  30  giugno  ha  incaricato  il  Municipio  di  Roma  di  condurre  le  trattative  con  i  Francesi  per  la  resa.

Dopo  alcuni  incontri  con  il  Generale Oudinot, che  detta  sempre  nuove  condizioni, il  Consiglio  Comunale  decide  all’umanità  di “cedere  alla  forza  delle  armi”  e  di ricevere  passivamente  i  Francesi.

Anche  l’Assemblea  ed  il  Triumvirato  accettano  questa  posizione  ed  ordinano  alle  truppe  di  non  opporre  alcuna  resistenza  ai  Francesi.

 

LA  FINE  DELLA  REPUBBLICA

 

Il  2  luglio 1849 , Garibaldi, ritenendo  ormai  imminente  l’ingresso  delle  truppe  Francesi  in  città, rivolge  ai  patrioti  romani  un  accorato  appello  per  invitarli  a  seguirlo  ed  a  continuare  la  lotta  per  l’indipendenza  dell’Italia “ Chi vuole continuare la guerra contro lo straniero venga con me. Io non offro né paga,né provvigioni; vi offro fame, sete,marce forzate e morte…”.

Nonostante  i  Francesi  abbiano  garantito  salva  la  vita  a  tutti  i  combattenti  repubblicani, circa  4.500  patrioti, tra  i  quali  il  frate  barnabita  Ugo  Bassi  ed  il  popolano  Angelo  Brunetti  detto  Ciceruacchio, animatore  dei  Volontari  Trasteverini, decidono  di  seguirlo  per  andare  in  aiuto  della  Repubblica  Veneta  che  resiste ancora. Sono  inseguiti  dagli  Austriaci  che  hanno  l’ordine  di  catturare  Garibaldi  vivo  o  morto.

La  mattina  del  3  luglio, i  deputati  dell’Assemblea  Costituente  riuniti  nell’aula  del  Campidoglio, approvano  solennemente, dopo due settimane di dibattito,  la  Costituzione  repubblicana, che  riconosce  i  fondamentali  diritti  di  libertà.

Nel  pomeriggio, i  Triumviri  inviano  ai  Presidi (Capi) delle  Province  un  proclama  con  il  quale  annunciano  la  fine  della  Repubblica. Quindi  nominano  Carlo  Bonaparte, membro  dell’Assemblea  Costituente, ambasciatore  presso  i  Governi  di  Francia, di  Inghilterra  e  degli  Stati  Uniti  nell’estremo  tentativo  di  perorare  la  sopravvivenza  della  Repubblica.

Alle  ore  18  del  3  luglio, le  truppe  Francesi, guidate  dal  Generale Oudinot, entrano  in  città  dalla  Porta  del  Popolo.

Il  giorno  seguente ( 4 luglio),  reparti  Francesi  occupano  la  sede  dell’Assemblea  Costituente  sul  Campidoglio  e  quella  del  Triumvirato  nel  Palazzo  del  Quirinale  e  sciolgono  i  due  organi. L’Assemblea approva una formale protesta “contro la violenta invasione della sua sede, operata dalle truppe francesi ”.

Intanto  il  Generale Oudinot  vieta  la  stampa  di  ogni  pubblicazione  e  fa  celebrare  un  solenne  Te  Deum  nella  Basilica  di  S. Pietro.

Sempre  il  4  luglio, l’ambasciatore  Francese, Conte  de  Rayneval  ed  il  Commissario  De  Corcelles, che  ha  condotto  le  trattative  di  resa  insieme  ad  Oudinot, formano  un  nuovo  Governo.

Il  5  luglio, Mazzini  rende  pubblico  un  proclama  ai  Romani  nel  quale  esprime  la  speranza  di  poter  ricostituire  la  Repubblica.

 

LA  RESTAURAZIONE  PONTIFICIA

 

Il  14  luglio, Festa Nazionale francese per la ricorrenza della “presa della Bastiglia nel 1789,  il  Comandante Francese Oudinot proclama  la  restaurazione  del  potere  temporale  del  Papa  ed  ordina  agli  ex  dirigenti  della  Repubblica  Romana  di  lasciare  la  città  entro  24  ore. Mazzini  parte  la  sera  stessa.

Lo  stesso  giorno  il  Prefetto  di  Polizia  ordina  la  chiusura  di  tutti i  giornali  ad  eccezione  del Giornale  di  Roma . E’  la  fine  della  libertà  di  stampa.

Il  2  agosto  una  Commissione  pontificia, composta  da  tre  Cardinali, annulla  tutti  i  provvedimenti  emanati  dalla  Repubblica  Romana, dichiarandoli “nulli e di niun effetto”.

Il  12 aprile 1850, quando  la  situazione  è  ormai  “normalizzata” , non  solo  in  città  ma  anche  in  tutto  lo  Stato  Pontificio, Pio  IX  ritorna  a  Roma, scortato dai soldati francesi. Il Colonnello Neil gli consegna simbolicamente le chiavi della città.

Il  12 settembre 1849  il  Papa  ripristina  le  norme  antiebraiche: inizia  cosi  di  nuovo  l’intolleranza  religiosa  e  la  segregazione  civile  e  politica  della  Comunità  Ebraica  Romana  che  ha  partecipato  attivamente  alla  vita  della  Repubblica.

 

                            LE LAPIDI ED I BUSTI Al GIANICOLO

Nella difesa di Roma cadono circa 3.000 patrioti, molti dei quali giovani.Basti ricordare, per tutti, Righetto, un giovane trasteverino, orfano, di soli 12 anni, che è ferito a morte dall’esplosione di una bomba, che cercava di spegnere, nella zona di Porta S. Pancrazio. Aveva organizzato una “banda” di ragazzini della sua età, che spegnevano le bombe lanciate sulla città dai Francesi, spegnendo la miccia con una straccio bagnato.

Ricordiamo anche, tra gli studenti universitari accorsi da tutta l’Italia in difesa della Repubblica, molti dei quali caduti nei cruenti combattimenti del giugno 1849, Giacomo Trevisan, di 25 anni, studente triestino dell’Università di Padova, gravemente ferito il 22 giugno nella difesa del Casino Barberini e morto il 2 luglio. Alla sua memoria i triestini posero sul muro de Il Vascello ,il XX settembre 1895, una lapide ed un busto, recentemente restaurati dal GOI.[6]

In memoria dei patrioti caduti nella difesa di Roma, nel 1875 fu collocata, sul muro de Il Vascello, per iniziativa dei “non elettori [7]del V Collegio “ (zona di Trastevere) una lapide con la seguente scritta “Pochi contro moltissimi- senza speranza di vincere-duce però Garibaldi- i non degeneri figli – di Roma e d’Italia- qui pugnarono – un intero mese costanti- esempio ai venturi- come non conti i nemici- chi combatte- per la libertà e per la patria- assedio di Roma 1849”.

Nel 1870 il Consiglio Comunale approva una Delibera per la realizzazione di un Monumento-ossario ai patrioti caduti per la difesa della Repubblica Romana e per la campagna di liberazione di Roma (anni 1867-1870).

Poiché la delibera comunale non aveva avuto alcun seguito, la realizzazione del Monumento fu sollecitata nel 1876 dalla “Società dei reduci  delle patrie battaglie”. Il 24 aprile 1877 il Consiglio Comunale approva una Delibera per l’esproprio di un’area di circa 1.000 mq nella zona del “Colle del pino”, al Gianicolo, dove Garibaldi aveva avuto il suo Quartiere Generale. Il Monumento  è inaugurato  il 10 febbraio 1879.

Nel 1883, il Comune di Roma acquista l’altopiano del Gianicolo per farci un Parco- Passeggiata, dedicata ai martiri del Risorgimento, sul modello  della Passeggiata del Pincio, iniziata nel 1849 dalla Repubblica Romana e dedicata ad illustri personaggi.[8]

Il primo tratto della Passeggiata, su progetto dell’architetto  R. Bonfiglietti fu inaugurato nella primavera del 1884 e nel mese di agosto la Giunta Comunale decise, su proposta della “Commissione dei busti e delle lapidi” di collocarvi i busti dei più noti patrioti italiani. Il primo busto, del Generale  Alessandro Lamarmora, fu collocato  il 18 giugno 1886. Seguirono quelli di Luciano Manara, Goffredo Mameli, Nino Bixio, Angelo Masina, Pietro Roselli e di molti altri combattenti per la Repubblica Romana, per un totale di 80 busti.

Intanto, nel 1884 il Parlamento approva un’ordine del giorno con il quale sollecita l’ erezione di un monumento a Garibaldi, che è realizzato al Gianicolo ed è inaugurato il 20 settembre 1895, nel 25° anniversario della  “liberazione- di Roma”.

 

 

 

CRONOLOGIA ESSENZIALE

1846

16 giugno- Giovanni Mastai Ferretti, Vescovo di Imola, è eletto Papa (Pio IX)

17 luglio-  Il Papa concede l’amnistia anche ai prigionieri ed esiliati politici

1847

15 marzo- Si riconosce una limitata libertà di stampa, autorizzando  a discutere di “amministrazione e di storia contemporanea”

14 aprile-  Si annuncia la costituzione di una Consulta di Stato, che è insediata il 15 novembre, presieduta dal Cardinale Antonelli

18 giugno- Gli ebrei sono autorizzati a  abitare fuori del ghetto, istituito nel 1555

5 luglio- E’ istituita a Roma  la Guardia Civica, che entra in servizio il 15 luglio

Agosto-settembre- Grandi manifestazioni inneggianti al  Papa in tutta l’Italia

1 ottobre- E’ istituito il Comune di Roma

23 dicembre- E’ riordinato il Governo pontificio, costituito da 9 Ministeri

1848

10 marzo- E’ costituito un nuovo Governo, composto prevalentemente da laici

14 marzo. E’ pubblicato lo Statuto fondamentale degli Stati della Chiesa

29 aprile. Allocuzione del Papa contro al guerra . I laici escono dal Governo

13 maggio- E’ costituito  l’Alto Consiglio (organo legislativo di nomina pontificia)

18-20 maggio- Elezioni per il Consiglio dei Deputati (organo legislativo elettivo)

16 settembre- Nomina di Pellegrino Rossi a Ministro dell’Interno

15 novembre- Pellegrino Rossi è ucciso con una pugnalata nella Cancelleria

25 novembre- Pio IX fugge a Gaeta, travestito da prete

28 dicembre- Sono sciolti l’Alto Consiglio ed il Consiglio dei Deputati

1849

21 gennaio-  E’ eletta l’Assemblea Costituente, che si riunisce il 5 febbraio

9 febbraio- E’ proclamata solennemente  in Campidoglio al Repubblica Romana

29 marzo- Costituzione del Triumvirato con Mazzini, Armellini e  Saffi

20 aprile- Il Papa chiede alle potenze  cattoliche aiuto per ritornare a Roma

30 aprile- Primo attacco a Roma delle truppe francesi, sbarcate il 25 a Civitavecchia

9 maggio- Garibaldi sconfigge i napoletani a Palestrina ed il 17 a Velletri

19 maggio- La Repubblica  sottoscrive una tregua con i francesi fino al 4 giugno.

3 giugno-  I francesi attaccano di nuovo Roma, violando la tregua

3-30 giugno- Valorosa difesa della città

1 luglio- Il Comune di Roma, incaricato delle trattative, firma la resa

2 luglio-  Garibaldi lascia Roma con 4.500  uomini per continuare la lotta

3 luglio-  La mattina è proclamata solennemente in Campidoglio la  Costituzione

                La sera i francesi entrano in città dalla Porta del Popolo

14 luglio- I Francesi restaurano il potere temporale del Papa

2 agosto- Una Commissione pontificia annulla tutti provvedimenti della Repubblica

1850

12 aprile- Pio IX ritorna a Roma, scortato dai Francesi

 

 

 

 



[1]  L’armistizio di Vignale porta all’abdicazione di Carlo Alberto in favore del figlio Vittorio Emanuele II ed al suo esilio a Oporto, in Portogallo, dove muore l’anno seguente ,il 23 luglio.

[2] Le camicie rosse erano  state utilizzate da Garibaldi per vestire i suoi uomini della “Legione Italiana “ costituita a Montevideo per combattere in difesa della Repubblica dell’Uruguay. Queste camicie erano indossate dagli operai degli stabilimenti di macellazione dei capi di bestiame. Garibaldi le aveva  acquistate a buon prezzo da un negoziante di Buenos Aires, che ne aveva molte in magazzino.

 

 

 

[3] Oudinot  infatti  dichiara  che “gli italiani non si battono”- “les  italiens ne  se  battent pas”.

[4]  La Villa fu  costruita su progetto degli architetti Basilio e Plautilla Bricci per l’abate Elpidio  Benedetti, collaboratore del Cardinale Mazzarino . Fu subito chiamata  Il Vascello per la sua forma simile a quella della prora di una nave

[5]  Solo Garibaldi ed il Colonnello Bruzzese ricevono un’analoga decorazione, per il coraggio e la determinazione dimostrata nella difesa della città.

 Il Colonnello Medici nel 1876 riceve il titolo nobiliare, aggiungendo al suo cognome  il predicato “Del Vascello” . La Villa  è da lui acquistata nel 1877..

[6] Venezian è anche ricordato, insieme ad altri 4 studenti dell’Università di Padova ( tra i quali Lucidano Manara , di 24 anni) in una stele posta dalla stessa Università vicino al monumento di Anita Garibaldi, inaugurato nel 1930.

 

[7] I “non elettori” erano cittadini di idee repubblicane che fino al 1875 rifiutarono di partecipare alle elezioni.

 

[8] La giunta Comunale riprese nel 1871 il progetto e decise di realizzare  30 busti di personaggi illustri, che avevano contribuito al Risorgimento, ma anche di liberi pensatori, quali Giordano bruno, Arnaldo Da Brescia e Savonarola.