PRIVILEGIA NE IRROGANTO di Mauro
Novelli
BIBLIOTECA
VILLA MEDICI DEL VASCELLO
BALUARDO DI LIBERTA’ NEL 1849
( di Giorgio GIANNINI)
La delusione dei liberali verso il Papa Pio IX
Nasce la Repubblica Romana
Le riforme
attuate dalla Repubblica
La costituzione del Triumvirato
La difesa della Repubblica e di Roma
Le
lapidi ed i busti dei patrioti al Gianicolo
Cronologia
essenziale
-
Capitolium (Rivista del Comune di
Roma), La Repubblica Romana, Roma
settembre- dicembre 1949 ( numero monografico per il centenario).
-
Aldo Chiarle, Roma o morte, Il Ventaglio, Roma 1995.
-
Riccardo Rinaldi, Roma 1849, Estate di gloria, Nuova editrice Spada, Roma 1988.
-
Luigi Rodelli, La Repubblica Romana del 1849, Domus mazziniana, Pisa 1955.
-
Giuseppe Spada, Storia della Rivoluzione di Roma, Firense 1868-1870.
-
Irebe Manzi,La Costituzione della Repubblica Romana del 1849,Il Pensiero
Mazziniano,2003
-
Il 16 giugno 1846 è
eletto Papa il
Cardinale Giovanni Mastai
Ferretti, Vescovo di Imola, che
assume il nome
di Pio IX.
Il
nuovo Papa attua unna
serie di riforme
che gli attirano
la simpatia dei
liberali, non solo italiani. Infatti, il 17 luglio 1846 (appena
un mese dopo
l’elezione ) concede
l’amnistia ai condannati
ed esiliati politici; il
5 marzo 1847 emana un
editto che introduce
una certa libertà di
stampa, il 14 aprile 1847 annuncia
la costituzione della Consulta
di Stato ( un organo
consultivo del Governo, che
è insediato il
15 novembre ) il cinque luglio 1847 istituisce
la Guardia Civica ( un corpo
di polizia popolare, che
entra in servizio
dopo appena 10
giorni, il 15 luglio ); il
1.10.1847 istituisce il Comune
di Roma, Il 23 dicembre 1847 riforma
l’Amministrazione Centrale costituendo
un Governo composto
da nove Ministeri, che saranno
quasi tutti affidati a
dei laici nel
marzo del 1848.
Affascinati dalle
riforme pontificie, i liberali
italiani avanzano le
stesse richieste ai
propri Sovrani, chiedendo anche
la Costituzione, che viene
concessa nei primi
mesi del 1848
in alcuni Stati
o su iniziativa
dei regnanti o
in seguito a
moti popolari.
Cosi’, il 14
marzo 1848 anche Pio IX concede
lo Statuto, che prevede un Parlamento composto
da due Camere: l’Alto Consiglio, di nomina pontificia,
costituito il 13 maggio; il Consiglio
dei Deputati, elettiva
(le elezioni si
tengono il 18-20
maggio 1848).
Nel
marzo 1848 il
Governo pontificio decide
la partecipazione alla
guerra contro l’Austria, promuovendo anche
l’arruolamento di volontari. Il
comando delle truppe
è affidato al
Generale Giovanni Durando
che il 22
Aprile inizia le
operazioni belliche sul
Po. Della legione Romana fa parte
il Battaglione Universitario, composto da circa 300 studenti volontari,
che si distingue nei combattimenti di Cornuda (8 maggio), Treviso ( 12 maggio)
e Vicenza (20-24 maggio).( Parteciperà con valore,nel 1849, anche alla
difesa di Roma).
Pochi giorni
dopo, però, il 29 aprile, il
Papa pronuncia una allocuzione nella quale invita alla
concordia tra i popoli e quindi di fatto
è una presa di posizione contro
la guerra che
prelude al ritiro
delle truppe pontificie
nel conflitto contro l’Austria. Questa decisione
del Papa suscita
lo sdegno dei
liberali e dei
patrioti che avevano
riposto molte speranze
nella sua politica
riformatrice.
Dopo
la sconfitta delle
truppe piemontesi, nel luglio
1848 a Custoza, da
parte dell’esercito austriaco, e la firma dell’armistizio
Salasco, che pone fine alla guerra,i
patrioti decidono di continuare la
lotta per l’indipendenza dell’Italia. A Roma,
i liberali manifestano
più volte contro il
Papa, che è considerato
tra i maggiori
responsabili della sconfitta
nella guerra contro
l’Austria.
Pio IX, per
cercare di tenere
sotto controllo il
malcontento popolare, nomina il 16
settembre 1848 Ministro dell’Interno il
conte Pellegrino Rossi, un liberista moderato, il quale, però, per il suo
carattere brusco ed altezzoso (anche con i suoi collaboratori) diventa ben presto
impopolare. Così,il 15 novembre
1848, mentre si
reca nel Palazzo della
Cancelleria per la riapertura
dei lavori parlamentari, Pellegrino Rossi è
ucciso con una pugnalata alla gola da
un’estremista.
La protesta
popolare continua nei giorni seguenti, anche davanti al Quirinale, la residenza
pontificia. Pertanto, il Papa,
temendo per la sua
incolumità, decide di abbandonare Roma. Così, nella notte
tra il 24 ed il 25 novembre, Pio IX, vestito da prete, lascia il Quirinale e con la famiglia dell’ambasciatore
austriaco, conte Spaur, si rifugia nella
fortezza di Gaeta, ospite del
Re di Napoli
Ferdinando II.
All’inizio di
Dicembre il Papa
nomina una Commissione di sette membri (3 ecclesiastici,
3 nobili ed un generale) per
dirigere temporaneamente gli
affari civili dello
Stato,esautorando di fatto il Governo, i cui membri si dimettono per
protesta.
Questo provvedimento
acuisce i contrasti
con il Consiglio
dei Deputati ( la Camera
eletta il 20
maggio ) che,il 12 novembre, affida
i poteri del
Governo, fino al ritorno
del Papa, ad una Giunta Suprema
di Stato Provvisoria formata
da tre persone
non parlamentari: Filippo Camerata, Tommaso Corsini
e Zucchini, rispettivamente Governatori
di Ancona, Roma e
Bologna.
Pio IX
condanna come “sacrilego
attentato” la costituzione della
Giunta. Rifiuta anche di ricevere una delegazione incaricata di pregarlo di ritornare a Roma. Inoltre
chiede aiuto alle potenze cristiane europee per la difesa del “Principato della
Sede Apostolica”. In questo modo si acuiscono
i contrasti con
il Consiglio dei
Deputati, all’interno del quale
si diffondono sempre
più le idee
repubblicane, su pressione dei
Circoli politici liberali
che si erano
costituiti negli ultimi
mesi nelle principali
città dello Stato
Pontificio.
Il 28
dicembre la Giunta
scioglie le due
Camere e costituisce
la Commissione Provvisoria
di Governo , che , il giorno
dopo (29 dicembre), decide
l’elezione di un’Assemblea Costituente. L’annuncio al popolo
è salutato con le salve dei cannoni di Castel S. Angelo e con il suono a
festa delle campane delle chiese della città.
Il primo
gennaio 1849, il Papa emana un Motu
proprio con il quale condanna la convocazione dell’Assemblea Costituente e
commina la scomunica a coloro che avessero partecipato alla consultazione
elettorale.
Le elezioni
si tengono il 21
gennaio 1849 e vi
partecipano circa 250.000
cittadini ( è la prima
consultazione popolare di massa effettuata in Italia).
Sono eletti
179 Rappresentanti del popolo , tra i
quali ci sono una diecina
di liberali non
residenti nello Stato
Pontificio: uno di questi è
Giuseppe Garibaldi, eletto a
Macerata.
L’apertura dei
lavori dell’Assemblea Costituente
avviene la mattina
del 5 febbraio
nel Palazzo della
Cancelleria. Presidente
è eletto Giuseppe
Galletti.
L’Assemblea inizia
a discutere la
forma di Stato
e si scontrano
subito le posizioni
dei radicali e
dei costituzionalisti: i primi
sono favorevoli alla
proclamazione della Repubblica; i
secondi sostengono la
conservazione del Papato.
L’Assemblea
Costituente, nella seduta notturna
del 8 febbraio 1849, approva a
stragrande maggioranza ( 120 favorevoli,10
contrari e 8
astenuti ) il Decreto
Fondamentale, che
dichiara la decadenza
del potere temporale
del Papa ( al quale
sono comunque conservate
le guarentigie necessarie
per l’esercizio del
potere spirituale ) ed istituisce
la Repubblica, a capo
della quale è
posto un Comitato Esecutivo, composto da
Carlo Armellini, Aurelio Saliceti
e Mattia Montecchi.
La mattina
del 9 febbraio
il Presidente dell’Assemblea, Giuseppe Galletti, legge dal
balcone del Palazzo
Senatorio, sul colle del
Campidoglio, il Decreto
Fondamentale istitutivo
della Repubblica Romana, davanti ad una folla
entusiasta e festosa
che gremisce la Piazza del
Campidoglio.
Il 10 febbraio
i Ministro della Guerra ,Generale Campello, emana un Ordine del Giorno con il
quale è adottata come bandiera della Repubblica il Tricolore verde
bianco rosso, con l’aquila romana sull’asta.
Il 14 febbraio
il Papa invia una formale protesta al Governo repubblicano, nella quale
definisce la Repubblica “ nemica funesta della umana società”. Dopo la
lettura della nota nell’Assemblea, si leva un grido unanime di “Viva la
repubblica !”
Il 18
e il 19
febbraio 1849 si tengono
le elezioni suppletive
nei collegi lasciati
vacanti dai Deputati che, risultati eletti
in più collegi, hanno dovuto
optare per una
sola sede. A Roma
viene eletto Giuseppe
Mazzini.
Fin dal
mese di febbraio
il Comitato Esecutivo
emana una serie
di provvedimenti per
riformare in senso
democratico e laico tutte le
istituzioni dell’ex Stato
Pontificio.
Le riforme
interessano ogni settore
della vita pubblica. Vengono aboliti: i
Tribunali Ecclesiastici; (
il S. Uffizio, la Sacra Rota e la
Segnatura): la giurisdizione dei
Vescovi sulle scuole
e le Università; la censura
sulla stampa; il dazio
sul macinato e
sul sale; gli Enti
religiosi con il
conseguente incameramento dei
loro beni immobili da parte della Repubblica.
E’ anche deciso
un prestito forzoso
a favore della
Repubblica, a carico delle
famiglie più ricche (
latifondisti e commercianti ) e delle
società industriali e
commerciali.
Si cerca
di riorganizzare anche
l’esercito sul modello
francese. E’ costituita una Commissione di
guerra, coordinata da Carlo
Pisacane che si
propone l’obbiettivo di
arruolare 38.000 soldati ( che
però non sarà
raggiunto ).
In campo
religioso e’ attuato il
principio della libera
chiesa in libero Stato , lasciando al
clero assoluta libertà in
campo spirituale in
cambio della rinuncia
ad ogni ingerenza
nella vita politica
dello Stato.
Nel marzo
1849,il Comitato Esecutivo
decide di inviare
alcuni reparti militari
a sostegno dei
piemontesi nella nuova guerra
iniziata dal Re Carlo Alberto dopo la denuncia dell’armistizio Salasco.
Il 29
marzo, dopo la sconfitta
di Novara del 23 marzo e la
firma dell’armistizio di
Vignale,[1]
l’Assemblea Costituente, temendo l’intervento
dell’Austria per la
restaurazione dello Stato
Pontificio, decide di sostituire
il Comitato Esecutivo
con un Triumvirato composto
da Giuseppe Mazzini (arrivato il 5 febbraio a Roma),
dal giurista Carlo
Armellini e dal
giovane letterato Aurelio
Saffi, ai quali sono
conferiti “poteri illimitati
per la guerra di indipendenza e per la salvezza della
Repubblica” .
L’Azione del
Triumvirato si caratterizza
subito per l’emanazione
di una serie
di provvedimenti a
carattere sociale, “concernenti il
miglioramento delle condizioni
morali e materiali di tutti i cittadini”
:l’abolizione della carcerazione
per debiti; l’affidamento in
enfiteusi dei terreni dei disciolti Enti
Ecclesiastici alle famiglie più povere; l’abolizione dell’appalto
del sale e
la riduzione del
suo prezzo ad un
bajocco la libbra; la
destinazione del Palazzo
della Santo Uffizio
ad abitazione dei
poveri; l’affidamento di lavori
agli artisti; l’obbligo per i
commercianti di vendere
le giacenze di
merci ad un
prezzo stabilito.
I Triumviri
lanciano un appello
ai liberali italiani
per costituire un
esercito per la
difesa della Repubblica, dato che
il Papa ha
chiesto l’aiuto dei
Sovrani europei per
riprendere la città
ed il potere
temporale.
In pochi
giorni giungono a Roma migliaia
di volontari, molti dei
quali hanno combattuto
nella guerra contro
l’Austria. Garibaldi e’ tra i
primi ad accorrere
in aiuto della
Repubblica Romana, con i suo legionari con la
camicia rossa,[2] che hanno
combattuto in Sud America. Stabilisce il suo Quartiere
Generale a Rieti dove riorganizza la sua Legione, forte di circa 1.200 uomini.
Ci sono
anche 600 Bersaglieri
lombardi, guidati da Luciano
Manara, reduci dalla guerra
contro l’Austria, molti patrioti
fuggiti dallo Stato
borbonico e circa 150
studenti universitari provenienti
da varie città italiane. Ci sono
perfino molti giovani
artisti stranieri, studenti delle
Accademie estere con
sede a Roma.
Le forze
repubblicane in città, tra soldati
regolari ex pontifici
membri della Guardia Civica
e volontari, ammontano a
circa 17.000 uomini, male armati ed equipaggiati.
Capo di
Stato Maggiore è
nominato Carlo Pisacane
e Ministro della
guerra il Generale Giuseppe Avezzana, già
animatore dell’insurrezione di Genova nel 1833.
Intanto il
Papa, in seguito ad una Conferenza organizzata a Gaeta dal Cardinale
Antonelli con i rappresentanti delle quattro maggiori potenze cattoliche
europee, ha ottenuto
l’aiuto militare del
Regno di Napoli, dell’Austria, della Francia
e della Spagna, che
inviano i loro
eserciti contro la
Repubblica Romana.
La sera
del 24 aprile, nel
porto di Civitavecchia
sbarcano circa 7.000
soldati Francesi, in gran
parte veterani della
guerra di Algeria, con
26 cannoni, al comando
del Generale Victor Oudinot. Il
Triumvirato invia a Civitavecchia Luciano Manara, con i suoi bersaglieri, con
l’incarico di consegnare una formale protesta al Comandante francese e per
cercare di dissuaderlo dal marciare su Roma.
Il Generale Oudinot rimane fermo negli ordini
ricevuti e ritiene che la campagna militare si concluderà in pochi
giorni. Infatti pensa che i
romani si arrenderanno
subito senza opporre
alcuna resistenza [3] e quindi la marcia su Roma sarà una
“passeggiata”.
Così,
il 30
aprile, alle ore 11, i Francesi attaccano le
mura aureliane a
Porta S. Pancrazio, sul colle
del Gianicolo, e a Porta Cavalleggeri, vicino al
Vaticano.
I patrioti
romani, incitati alla lotta
da Garibaldi, Giuseppe Galletti
e Luigi Masi, resistono agli
attacchi Francesi, i quali
nel pomeriggio, dopo sei ore di
duri combattimenti, sono costretti
a ritirarsi lungo
la via Aurelia. Nino Bixio, luogotenente di
Garibaldi riesce a catturare un ufficiale francese, il maggiore Picard.
Garibaldi,
benchè ferito lievemente, decide di inseguire i Francesi con i
suoi legionari fino
al 20° Km ( in località Castel
di Guido ) dove è
fermato dall’ordine dei
Triumviri di ritornare
in città.
I Francesi
chiedono l’armistizio per
guadagnare tempo. Il governo
di Parigi invia
a Roma un
ambasciatore per trattare
con i Triumviri. In
realtà si vuole
solo guadagnare del
tempo in modo
da inviare i
rinforzi al gen. Oudinot.
Intanto gli
Austriaci hanno invaso
dal Lombardo Veneto, attraverso i
Ducati loro vassalli, la
Romagna con un esercito di circa 8.000 soldati. Attaccano Bologna , che
cade a metà maggio. Il 16 maggio assediano Ancona, che resiste 18 giorni.
Un forte
contingente di truppe
napoletane (circa 6.000 uomini) è
intanto risalito da Sud,
fino alla zona
dei Castelli Romani,
e minaccia di
marciare verso la
città. Il Triumvirato decide
quindi di muovere
contro di loro
le truppe repubblicane, comandate dal
Generale Pietro Roselli. I
Napoletani sono sconfitti
a Palestrina il 9 maggio
ed il 16
maggio di nuovo a Velletri, soprattutto per merito di
Garibaldi, che li insegue oltre i
confini dello Stato
borbonico e li sconfigge di nuovo
ad Arce ( Frosinone ).
Garibaldi vorrebbe continuare
la guerra nel
Regno di Napoli (come era da tempo nei suoi progetti),
ma il
26 maggio è
di nuovo richiamato
a Roma dal
Triumviri, dato che sta
per scadere l’armistizio
con i Francesi.
Intanto,il 16
maggio giunge a Roma, proveniente dalla Toscana, per mettersi a disposizione
della Repubblica, Giacomo Medici con la
sua Legione (chiamata anche Battaglione Volteggiatori Lombardi) ,composta
da 4 Compagnie con circa 300 uomini, quasi tutti lombardi ed
appartenenti a classi agiate. Il 26 maggio
gli viene conferito il grado di Maggiore ed il suo reparto assume il
nome di Battaglione Volteggiatori Italiani.
Il 28
maggio sbarcano a
Gaeta circa 8.000
soldati Spagnoli, al comando
del Generale Fernandez De
Cordova, Capitano Generale della
Castiglia che dopo aver occupato
Terracina, marcia verso l’Umbria, occupando Terni e Spoleto. Offre il
suo aiuto al
Generale Oudinot, il quale lo
rifiuta avendo ricevuto
i rinforzi. Infatti, a Civitavecchia
sono sbarcati altri 20.000
soldati Francesi, in gran
parte reparti di truppe coloniali ( i
famosi zuavi), con circa
50 cannoni ed
armati dei nuovi
fucili a retrocarica ( gli chassepots ). Il
Governo Francese richiama
l’ambasciatore e dichiara
per il 4
Giugno la fine
dell’armistizio e la
ripresa delle ostilità.
Il Generale Oudinot, per prendere
di sorpresa le
truppe repubblicane, ordina, dal
suo Comando posto nella Villa Santucci, di
attaccare all’alba del
3 giugno 1849,il giorno precedente
la fine dell’armistizio ! I Francesi, sfruttando l’effetto sorpresa,
riescono ad occupare Villa Pamphili e Villa Corsini, vicine a Porta S.
Pancrazio, punto chiave della difesa della città.
Garibaldi ,al
quale era stata affidata la difesa della riva destra del Tevere, tenta, con
alcuni disperati contrattacchi, di riconquistare Villa Corsini, ma
l’azione non ha successo. I combattenti
sono molto duri
e cruenti e muoiono molti uomini
della Legione Garibaldina ( tra cui il Colonnello Francesco Daverio, Capo di
Stato Maggiore), dei Bersaglieri Lombardi ( tra cui Enrico Dandolo ed Emilio Morosini) , dei
Lancieri Emiliani ( tra cui il Comandante, Colonnello Angelo Masina). E’ anche ferito a morte il
patriota e poeta genovese Goffredo Mameli,di appena 22 anni, autore dell’inno
garibaldino e dell’Inno Fratelli d’Italia, poi diventato Inno
Nazionale. Muore dopo una lunga agonia per le complicazioni dell’amputazione di
una gamba.
L’ESTREMA DIFESA NELLA VILLA
DE “IL VASCELLO”
Il pomeriggio
del 3 giugno entra in azione Giacomo Medici che si trincera, con i suoi
uomini, nella seicentesca Villa Giraud [4]e nella Casa Giacometti,
che rappresenta un caposaldo avanzato per la difesa de Il Vascello e per
tentare la riconquista di Villa Corsini.
I
repubblicani, asserragliati
nelle ville ed edifici ubicati
nella zona del Gianicolo ( Villa de Il
Vascello, Villa Spada, Convento
di S. Pancrazio, Casino dei
Quattro Venti), tutti
trasformati in fortilizi, oppongono una
strenua resistenza. Per ben
30 giorni resistono
ai numerosi e
violenti attacchi delle
truppe Francesi; alcune ville ( Villa
Pamphili e Villa
Corsini ) sono prese dai
Francesi e riconquistate
dai repubblicani dopo
cruenti combattimenti corpo
a corpo.
La
resistenza dei repubblicani è particolarmente
forte nella Villa de Il Vascello e
sorprende anche i Francesi che martellano di continuo la Villa con l’artiglieria,
schierata a poche centinaia di metri. Si calcola che vengano sparati contro la
Villa circa 400 proiettili al giorno, che riducono in completa rovina
l’edificio. Eppure i soldati asserragliati all’interno resistono fino
all’ultimo. Il Battaglione dei Volteggiatori Italiani è rinforzato, a
turno, da contingenti dei Bersaglieri Lombardi di Luciano Manara, del
Reggimento Unione, di studenti e di volontari trasteverini guidati da
Ciceruacchio.
Giacomo Medici
fa costruire delle trincee e dei
camminamenti tra la Casa Giacometti, il Vascello e Porta S. Pancrazio; in
questo modo riesce a resistere a tutti gli attacchi dei Francesi, in
particolare quello effettuato, di sorpresa, la notte tra il 20 ed il 21 giugno,
che comporta la perdita di Casa Giacometti, subito riconquistata dai
repubblicani
Nella notte
tra il 21
e il 22
giugno i Francesi
conquistano alcuni tratti delle mura, in corrispondenza dei bastioni Centrale
e Barberini, e con i cannoni
iniziano a bombardare
la città colpendo
non solo molte
abitazioni, ma anche alcuni
monumenti, suscitando cosi lo
sdegno degli stranieri
che si trovano
in città.
All’alba del
22 giugno le
campane suonano a
stormo per chiamare
la popolazione alla
difesa della città. Migliaia di
popolani, incitati da vari membri
dell’Assemblea Costituente,
accorrono in soccorso
delle truppe repubblicane.
La situazione
militare è ormai
disperata. Garibaldi sposta da
Villa Savorelli a Villa Spada (al Gianicolo) il suo Quartiere Generale e decide
di arretrare la linea di difesa in corrispondenza delle Mura Aureliane. Invece
di contrattaccare i Francesi per riconquistare i bastioni perduti,come gli
viene ordinato, propone di attaccare
di sorpresa le
retroguardie Francesi, per
distruggere le loro linee di rifornimento; Mazzini è
d’accordo, ma il Comandante in Capo, Generale Roselli, si
oppone. Garibaldi ,
profondamente rattristato per
questo nuovo contrasto
con il Comandante in Capo, lascia
con i suoi
Legionari la zona del
Gianicolo. Luciano Manara pero’
lo convince a riprendere
il posto di
combattimento con i
suoi uomini che
si presentano con
la “camicia rossa”.
Nella notte tra
il 23 ed il 24 giugno, essendo ormai impossibile la riconquista di Villa
Corsini, viene evacuato l’avamposto di
Casa Giacometti e tutti i
difensori si ritirano nell’edificio de
Il Vascello e nel suo giardino. Gli attacchi dei Francesi si concentrano su Il
Vascello, il cui edificio crolla, in
seguito ai continui bombardamenti, il 27 giugno seppellendo una ventina di
difensori. Giacomo Medici riesce però a riorganizzare la difesa ed a
respingere gli attacchi francesi, i quali però, nella notte tra il 29 ed
il 30 giugno conquistano la posizione di Casa Merluzzo ed attaccano anche Villa
Spada, dove Garibaldi ha spostato il suo Comando. In questa Villa è
ferito a morte Luciano Manara, che muore
alcuni giorni dopo ,il 2 luglio, amorevolmente assistito dalla
Principessa Cristina di Belgioioso, che aveva costituito il corpo delle
infermiere volontarie.
All’alba del
30 giugno i
Francesi sferrano in
forze l’assalto finale e
riescono a sfondare
le ultime esigue
difese, tenute ormai solo
da poche centinaia
di patrioti.
La mattina del
30 giugno, Garibaldi, temendo l’accerchiamento de Il Vascello, ordina a Medici
di abbandonare la Villa. Così, nel pomeriggio i superstiti del
Battaglione dei Volteggiatori Italiani (appena un terzo degli effettivi) si
ritirano in città attraverso la
Porta S. Pancrazio. Giacomo Medici è promosso Luogotenente Colonnello.
Il 2 luglio il Battaglione dei Volteggiatori Italiani è sciolto ed il
suo Comandante, Giacomo Medici, è decorato con la Medaglia d’oro al Valore Militare per
la coraggiosa difesa operata nella Villa.[5]
La mattina del
30 giugno 1849, Mazzini convoca il
Consiglio di Guerra
per riferire all’Assemblea Costituente cosa
è meglio fare
per la difesa
della città. Prevale la
proposta del Generale Avezzana di
resistere ad oltranza
su quella di
Mazzini, Garibaldi e Pisacane
di uscire da
Roma con le
truppe rimaste per
continuare la guerra nelle
province.
LA RESA
Sempre il 30
giugno l’Assemblea Costituente,
ritenendo ormai impossibile
la difesa della
città, approva una Risoluzione
con la quale
si chiede ai Triumviri di
trattare la resa
con i Francesi. Mazzini, costernato e
sdegnato della decisione, scrive una
dura lettera all’Assemblea, firmata anche
dagli altri due
Triumviri, con la quale
tutti e tre
si dimettono dalla
carica, non essendo
disponibili a trattare
la resa con
i Francesi.
La sera del 30
giugno cessa di fatto la difesa della
città.
La mattina
del 1 luglio
l’Assemblea elegge, a stretta
maggioranza, un nuovo
Triumvirato composto da
Alessandro Calandrelli,
Livio Mariani e
Aurelio Saliceti. Il giorno
seguente l’Assemblea conferisce
loro i pieni
poteri e dichiara
Mazzini, Saffi ed Armellini
“benemeriti della patria” ; inoltre nomina
Garibaldi Comandante in
capo con poteri
pari a quelli
di Roselli. Garibaldi pero’ ha
maturato l’idea di
lasciare la città
con coloro che
sono disponibili a
continuare la guerra.
Intanto l’Assemblea
Costituente il 30
giugno ha incaricato
il Municipio di
Roma di condurre
le trattative con
i Francesi per
la resa.
Dopo alcuni
incontri con il
Generale Oudinot, che detta sempre
nuove condizioni, il Consiglio
Comunale decide all’umanità di “cedere
alla forza delle
armi” e di ricevere
passivamente i Francesi.
Anche l’Assemblea
ed il Triumvirato
accettano questa posizione
ed ordinano alle
truppe di non
opporre alcuna resistenza
ai Francesi.
Il 2
luglio 1849 , Garibaldi, ritenendo
ormai imminente l’ingresso
delle truppe Francesi
in città, rivolge ai
patrioti romani un
accorato appello per
invitarli a seguirlo
ed a continuare
la lotta per
l’indipendenza dell’Italia “ Chi vuole continuare la guerra contro lo
straniero venga con me. Io non offro né paga,né provvigioni; vi offro fame,
sete,marce forzate e morte…”.
Nonostante i
Francesi abbiano garantito
salva la vita
a tutti i combattenti repubblicani, circa 4.500
patrioti, tra i quali
il frate barnabita Ugo
Bassi ed il
popolano Angelo Brunetti
detto Ciceruacchio,
animatore dei Volontari
Trasteverini, decidono di seguirlo
per andare in
aiuto della Repubblica
Veneta che resiste ancora. Sono inseguiti
dagli Austriaci che
hanno l’ordine di
catturare Garibaldi vivo o morto.
La mattina
del 3 luglio, i
deputati dell’Assemblea Costituente
riuniti nell’aula del
Campidoglio, approvano
solennemente, dopo due settimane di dibattito, la Costituzione repubblicana, che riconosce
i fondamentali diritti
di libertà.
Nel pomeriggio, i
Triumviri inviano ai
Presidi (Capi) delle
Province un proclama
con il quale
annunciano la fine
della Repubblica. Quindi nominano
Carlo Bonaparte, membro dell’Assemblea Costituente, ambasciatore presso
i Governi di
Francia, di Inghilterra e
degli Stati Uniti
nell’estremo tentativo di
perorare la sopravvivenza
della Repubblica.
Alle ore
18 del 3
luglio, le truppe Francesi, guidate dal
Generale Oudinot, entrano in città
dalla Porta del
Popolo.
Il giorno
seguente ( 4 luglio),
reparti Francesi occupano
la sede dell’Assemblea Costituente
sul Campidoglio e
quella del Triumvirato
nel Palazzo del
Quirinale e sciolgono
i due organi. L’Assemblea approva una formale
protesta “contro la violenta invasione della sua sede, operata dalle truppe
francesi ”.
Intanto il
Generale Oudinot vieta la
stampa di ogni
pubblicazione e fa
celebrare un solenne
Te
Deum nella Basilica
di S. Pietro.
Sempre il
4 luglio, l’ambasciatore Francese, Conte de
Rayneval ed il
Commissario De Corcelles, che ha
condotto le trattative
di resa insieme
ad Oudinot, formano un
nuovo Governo.
Il 5
luglio, Mazzini rende pubblico
un proclama ai
Romani nel quale
esprime la speranza
di poter ricostituire
la Repubblica.
LA
RESTAURAZIONE PONTIFICIA
Il 14
luglio, Festa Nazionale francese per la ricorrenza della “presa della
Bastiglia nel 1789, il Comandante Francese Oudinot proclama la
restaurazione del potere
temporale del Papa
ed ordina agli
ex dirigenti della
Repubblica Romana di
lasciare la città
entro 24 ore. Mazzini
parte la sera
stessa.
Lo stesso
giorno il Prefetto
di Polizia ordina
la chiusura di
tutti i giornali ad
eccezione del Giornale
di Roma . E’ la
fine della libertà di
stampa.
Il 2
agosto una Commissione
pontificia, composta da
tre Cardinali, annulla tutti
i provvedimenti emanati
dalla Repubblica Romana, dichiarandoli “nulli e di niun
effetto”.
Il 12 aprile 1850, quando la
situazione è ormai
“normalizzata” , non solo in
città ma anche
in tutto lo
Stato Pontificio, Pio IX
ritorna a Roma, scortato dai soldati francesi. Il
Colonnello Neil gli consegna simbolicamente le chiavi della città.
Il 12 settembre 1849 il
Papa ripristina le
norme antiebraiche: inizia cosi
di nuovo l’intolleranza religiosa
e la segregazione
civile e politica
della Comunità Ebraica
Romana che ha
partecipato attivamente alla
vita della Repubblica.
LE LAPIDI ED I
BUSTI Al GIANICOLO
Nella difesa di
Roma cadono circa 3.000 patrioti, molti dei quali giovani.Basti ricordare, per
tutti, Righetto, un giovane trasteverino, orfano, di soli 12 anni, che è
ferito a morte dall’esplosione di una bomba, che cercava di spegnere, nella
zona di Porta S. Pancrazio. Aveva organizzato una “banda” di ragazzini della
sua età, che spegnevano le bombe lanciate sulla città dai
Francesi, spegnendo la miccia con una straccio bagnato.
Ricordiamo
anche, tra gli studenti universitari accorsi da tutta l’Italia in difesa della
Repubblica, molti dei quali caduti nei cruenti combattimenti del giugno 1849,
Giacomo Trevisan, di 25 anni, studente triestino dell’Università di
Padova, gravemente ferito il 22 giugno nella difesa del Casino Barberini e
morto il 2 luglio. Alla sua memoria i triestini posero sul muro de Il Vascello
,il XX settembre 1895, una lapide ed un busto, recentemente restaurati dal GOI.[6]
In memoria dei patrioti caduti nella
difesa di Roma, nel 1875 fu collocata, sul muro de Il Vascello, per iniziativa
dei “non elettori [7]del
V Collegio “ (zona di Trastevere) una lapide con la seguente scritta “Pochi
contro moltissimi- senza speranza di vincere-duce però Garibaldi- i non
degeneri figli – di Roma e d’Italia- qui pugnarono – un intero mese costanti-
esempio ai venturi- come non conti i nemici- chi combatte- per la
libertà e per la patria- assedio di Roma
Nel 1870 il Consiglio Comunale approva
una Delibera per la realizzazione di un Monumento-ossario ai patrioti caduti
per la difesa della Repubblica Romana e per la campagna di liberazione di Roma
(anni 1867-1870).
Poiché la delibera comunale non aveva
avuto alcun seguito, la realizzazione del Monumento fu sollecitata nel 1876
dalla “Società dei reduci delle
patrie battaglie”. Il 24 aprile 1877 il Consiglio Comunale approva una Delibera
per l’esproprio di un’area di circa 1.000 mq nella zona del “Colle del pino”, al
Gianicolo, dove Garibaldi aveva avuto il suo Quartiere Generale. Il
Monumento è inaugurato il 10 febbraio 1879.
Nel 1883, il Comune di Roma acquista
l’altopiano del Gianicolo per farci un Parco- Passeggiata, dedicata ai martiri
del Risorgimento, sul modello della
Passeggiata del Pincio, iniziata nel 1849 dalla Repubblica Romana e dedicata ad
illustri personaggi.[8]
Il primo tratto della Passeggiata, su
progetto dell’architetto R. Bonfiglietti
fu inaugurato nella primavera del 1884 e nel mese di agosto la Giunta Comunale
decise, su proposta della “Commissione dei busti e delle lapidi” di collocarvi
i busti dei più noti patrioti italiani. Il primo busto, del
Generale Alessandro Lamarmora, fu
collocato il 18 giugno 1886. Seguirono
quelli di Luciano Manara, Goffredo Mameli, Nino Bixio, Angelo Masina, Pietro
Roselli e di molti altri combattenti per la Repubblica Romana, per un totale di
80 busti.
Intanto, nel 1884 il Parlamento approva
un’ordine del giorno con il quale sollecita l’ erezione di un monumento a
Garibaldi, che è realizzato al Gianicolo ed è inaugurato il 20
settembre 1895, nel 25° anniversario della
“liberazione- di Roma”.
1846
16 giugno- Giovanni Mastai Ferretti,
Vescovo di Imola, è eletto Papa (Pio IX)
17 luglio- Il Papa concede l’amnistia anche ai
prigionieri ed esiliati politici
1847
15 marzo- Si
riconosce una limitata libertà di stampa, autorizzando a discutere di “amministrazione e di storia
contemporanea”
14 aprile- Si annuncia la costituzione di una Consulta di Stato, che è
insediata il 15 novembre, presieduta dal Cardinale Antonelli
18 giugno- Gli
ebrei sono autorizzati a abitare fuori
del ghetto, istituito nel 1555
5 luglio- E’
istituita a Roma la Guardia Civica, che entra in servizio il 15 luglio
Agosto-settembre-
Grandi manifestazioni inneggianti al
Papa in tutta l’Italia
1 ottobre- E’
istituito il Comune di Roma
23 dicembre- E’
riordinato il Governo pontificio, costituito da 9 Ministeri
1848
10 marzo- E’
costituito un nuovo Governo, composto prevalentemente da laici
14 marzo. E’
pubblicato lo Statuto fondamentale degli Stati della Chiesa
29 aprile.
Allocuzione del Papa contro al guerra . I laici escono dal Governo
13 maggio- E’
costituito l’Alto Consiglio (organo
legislativo di nomina pontificia)
18-20 maggio-
Elezioni per il Consiglio dei Deputati (organo legislativo elettivo)
16 settembre-
Nomina di Pellegrino Rossi a Ministro dell’Interno
15 novembre-
Pellegrino Rossi è ucciso con una pugnalata nella Cancelleria
25 novembre-
Pio IX fugge a Gaeta, travestito da prete
28 dicembre-
Sono sciolti l’Alto Consiglio ed il Consiglio dei Deputati
1849
21
gennaio- E’ eletta l’Assemblea
Costituente, che si riunisce il 5 febbraio
9 febbraio- E’
proclamata solennemente in Campidoglio
al Repubblica Romana
29 marzo-
Costituzione del Triumvirato con Mazzini, Armellini e Saffi
20 aprile- Il
Papa chiede alle potenze cattoliche
aiuto per ritornare a Roma
30 aprile-
Primo attacco a Roma delle truppe francesi, sbarcate il
9 maggio-
Garibaldi sconfigge i napoletani a Palestrina ed il
19 maggio- La
Repubblica sottoscrive una tregua con i
francesi fino al 4 giugno.
3 giugno- I francesi attaccano di nuovo Roma, violando
la tregua
3-30 giugno-
Valorosa difesa della città
1 luglio- Il
Comune di Roma, incaricato delle trattative, firma la resa
2 luglio- Garibaldi lascia Roma con 4.500 uomini per continuare la lotta
3 luglio- La mattina è proclamata solennemente
in Campidoglio la Costituzione
La sera i francesi entrano in città
dalla Porta del Popolo
14 luglio- I
Francesi restaurano il potere temporale del Papa
2 agosto- Una
Commissione pontificia annulla tutti provvedimenti della Repubblica
1850
12 aprile- Pio
IX ritorna a Roma, scortato dai Francesi
[1] L’armistizio di Vignale porta all’abdicazione di Carlo Alberto in favore del figlio Vittorio Emanuele II ed al suo esilio a Oporto, in Portogallo, dove muore l’anno seguente ,il 23 luglio.
[2] Le camicie rosse erano state utilizzate da Garibaldi per vestire i suoi uomini della “Legione Italiana “ costituita a Montevideo per combattere in difesa della Repubblica dell’Uruguay. Queste camicie erano indossate dagli operai degli stabilimenti di macellazione dei capi di bestiame. Garibaldi le aveva acquistate a buon prezzo da un negoziante di Buenos Aires, che ne aveva molte in magazzino.
[3] Oudinot infatti dichiara che “gli italiani non si battono”- “les italiens ne se battent pas”.
[4] La Villa fu costruita su progetto degli architetti Basilio e Plautilla Bricci per l’abate Elpidio Benedetti, collaboratore del Cardinale Mazzarino . Fu subito chiamata Il Vascello per la sua forma simile a quella della prora di una nave
[5] Solo Garibaldi ed il Colonnello Bruzzese ricevono un’analoga decorazione, per il coraggio e la determinazione dimostrata nella difesa della città.
Il Colonnello Medici nel 1876 riceve il titolo nobiliare, aggiungendo al suo cognome il predicato “Del Vascello” . La Villa è da lui acquistata nel 1877..
[6]
Venezian è anche ricordato, insieme ad
altri 4 studenti dell’Università di Padova ( tra i quali Lucidano Manara
, di 24 anni) in una stele posta dalla stessa Università vicino al
monumento di Anita Garibaldi, inaugurato nel 1930.
[7] I “non elettori” erano cittadini di idee repubblicane che fino al 1875 rifiutarono di partecipare alle elezioni.