HOME PRIVILEGIA NE IRROGANTO di Mauro Novelli BIBLIOTECA
Ugo Foscolo
"Sonetti"
[1]
"Alla sera"
Metro:
sonetto (ABAB, ABAB, CDC, DCD)
Forse
perché della fatal quïete
tu
sei l'immago a me sì cara vieni
o
Sera! E quando ti corteggian liete
le
nubi estive e i zeffiri sereni, 4
e quando dal nevoso aere inquïete
tenebre
e lunghe all'universo meni
sempre
scendi invocata, e le secrete
vie
del mio cor soavemente tieni. 8
Vagar mi fai co' miei pensier su l'orme
che
vanno al nulla eterno; e intanto fugge
questo
reo tempo, e van con lui le torme 11
delle cure onde meco egli si strugge;
e
mentre io guardo la tua pace, dorme
quello
spirto guerrier ch'entro mi rugge. 14
[2]
"Non son chi fui; perì di noi gran parte"
Metro:
sonetto (ABAB, ABAB, CDC, DCD)
Non
son chi fui; perì di noi gran parte:
questo
che avvanza è sol languore e pianto.
E
secco è il mirto, e son le foglie sparte
del
lauro, speme al giovenil mio canto. 4
Perché dal dì ch'empia licenza e
Marte
vestivan
me del lor sanguineo manto,
cieca
è la mente e guasto il core, ed arte
la
fame d'oro, arte è in me fatta, e vanto. 8
Che se pur sorge di morir consiglio,
a
mia fiera ragion chiudon le porte
furor
di gloria, e carità di figlio. 11
Tal di me schiavo, e d'altri, e della
sorte,
conosco
il meglio ed al peggior mi appiglio,
e
so invocare e non darmi la morte. 14
[3]
"Te nudrice alle Muse"
Metro:
sonetto (ABAB, ABAB, CDC, DCD)
PER
LA SENTENZA CAPITALE PROPOSTA NEL GRAN CONSIGLIO CISALPINO CONTRO LA LINGUA
LATINA
Te
nudrice alle muse, ospite e Dea
le
barbariche genti che ti han doma
nomavan
tutte; e questo a noi pur fea
lieve
la varia, antiqua, infame soma. 4
Ché se i tuoi vizi, e gli anni, e sorte
rea
ti
han morto il senno ed il valor di Roma,
in
te viveva il gran dir che avvolgea
regali
allori alla servil tua chioma. 8
Or ardi, Italia, al tuo Genio ancor queste
reliquie
estreme di cotanto impero;
anzi
il Toscano tuo parlar celeste 11
ognor più stempra nel sermon
straniero,
onde,
più che di tua divisa veste,
sia
il vincitor di tua barbarie altero. 14
[4]
"Perché taccia"
Metro:
sonetto (ABAB, BABA, CDC, DCD)
Perché
taccia il rumor di mia catena
di
lagrime, di speme, e di amor vivo,
e
di silenzio; ché pietà mi affrena
se
con lei parlo, o di lei penso e scrivo. 4
Tu sol mi ascolti, o solitario rivo,
ove
ogni notte amor seco mi mena,
qui
affido il pianto e i miei danni descrivo,
qui
tutta verso del dolor la piena. 8
E narro come i grandi occhi ridenti
arsero
d'immortal raggio il mio core,
come
la rosea bocca, e i rilucenti 11
odorati capelli, ed il candore
delle
divine membra, e i cari accenti
m'insegnarono
alfin pianger d'amore. 14
[5]
"Così gl'interi giorni"
Metro:
sonetto (ABBA, ABBA, CDE, CED)
Così
gl'interi giorni in lungo incerto
sonno
gemo! ma poi quando la bruna
notte
gli astri nel ciel chiama e la luna,
e
il freddo aer di mute ombre è coverto; 4
dove selvoso è il piano più
deserto
allor
lento io vagabondo, ad una ad una
palpo
le piaghe onde la rea fotuna,
e
amore, e il mondo hanno il mio core aperto. 8
Stanco mi appoggio or al troncon d'un
pino,
ed
or prostrato ove strepitan l'onde,
con
le speranze mie parlo e deliro. 11
Ma per te le mortali ire e il destino
spesso
obblïando, a te, donna, io sospiro:
luce
degli occhi miei chi mi t'asconde? 14
[6]
"Meritamente"
Metro:
sonetto (ABAB, ABAB, CDC, EDE)
Meritamente,
però ch'io potei
abbandonarti,
or grido alle frementi
onde
che batton l'alpi, e i pianti miei
sperdono
sordi del Tirreno i venti. 4
Sperai, poiché mi han tratto uomini e Dei
in
lungo esilio fra spergiure genti
dal
bel paese ove or meni sì rei,
me
sospirando, i tuoi giorni fiorenti, 8
sperai che il tempo, e i duri casi, e
queste
rupi
ch'io varco anelando, e le eterne
ov'io
qual fiera dormo atre foreste, 11
sarien ristoro al mio cor sanguinente;
ahi
vota speme! Amor fra l'ombre inferne
seguirammi
immortale, onnipotente. 14
[7]
"Solcata ho fronte"
Metro:
sonetto (ABAB, BABA, CDE, CED)
Solcata
ho fronte, occhi incavati intenti,
crin
fulvo, emunte guance, ardito aspetto,
labbro
tumido acceso, e tersi denti,
capo
chino, bel collo, e largo petto; 4
giuste membra; vestir semplice eletto;
ratti
i passi, i pensier, gli atti, gli accenti;
sobrio,
umano, leal, prodigo, schietto;
avverso
al mondo, avversi a me gli eventi: 8
talor di lingua, e spesso di man prode;
mesto
i più giorni e solo, ognor pensoso,
pronto,
iracondo, inquïeto, tenace: 11
di vizi ricco e di virtù, do lode
alla
ragion, ma corro ove al cor piace:
morte
sol mi darà fama e riposo. 14
[8]
"E tu ne' carmi avrai perenne vita"
Metro:
sonetto (ABBA, ABBA, CDC, EDE)
E
tu ne' carmi avrai perenne vita
sponda
che Arno saluta in suo cammino
partendo
la città che dal latino
nome
accogliea finor l'ombra fuggita. 4
Già dal tuo ponte all'onda
impaurita
il
papale furore e il ghibellino
mescean
gran sangue, ove oggi al pellegrino
del
fero vate la magion si addita. 8
Per me cara, felice, inclita riva
ove
sovente i pie' leggiadri mosse
colei
che vera al portamento Diva 11
in me volgeva sue luci beate,
mentr'io
sentia dai crin d'oro commosse
spirar
ambrosia l'aure innamorate. 14
[9]
"A Zacinto"
Metro:
sonetto (ABAB, ABAB, CDE, CED)
Né
più mai toccherò le sacre sponde
ove
il mio corpo fanciulletto giacque,
Zacinto
mia, che te specchi nell'onde
del
greco mar da cui vergine nacque 4
Venere, e fea quelle isole feconde
col
suo primo sorriso, onde non tacque
le tue limpide nubi e le tue fronde
l'inclito
verso di colui che l'acque 8
cantò fatali, ed il diverso esiglio
per
cui bello di fama e di sventura
baciò
la sua petrosa Itaca Ulisse. 11
Tu non altro che il canto avrai del
figlio,
o
materna mia terra; a noi prescrisse
il
fato illacrimata sepoltura. 14
[10]
"In morte del fratello Giovanni"
Metro:
sonetto (ABAB, ABAB, CDC, DCD)
Un
dì, s'io non andrò sempre fuggendo
di
gente in gente, me vedrai seduto
su
la tua pietra, o fratel mio, gemendo
il
fior de' tuoi gentili anni caduto. 4
La Madre or sol suo dì tardo
traendo
parla
di me col tuo cenere muto,
ma
io deluse a voi le palme tendo
e
sol da lunge i miei tetti saluto. 8
Sento gli avversi numi, e le secrete
cure
che al viver tuo furon tempesta,
e
prego anch'io nel tuo porto quïete. 11
Questo di tanta speme oggi mi resta!
Straniere
genti, almen le ossa rendete
allora
al petto della madre mesta. 14
[11]
"Alla musa"
Metro:
sonetto (ABBA, ABAB, CDE, CDE)
Pur
tu copia versavi alma di canto
su
le mie labbra un tempo, Aonia Diva,
quando
de' miei fiorenti anni fuggiva
la
stagion prima, e dietro erale intanto 4
questa, che meco per la via del pianto
scende
di Lete ver la muta riva:
non
udito or t'invoco; ohimè! soltanto
una
favilla del tuo spirto è viva. 8
E tu fuggisti in compagnia dell'ore,
o
Dea! tu pur mi lasci alle pensose
membranze,
e del futuro al timor cieco. 11
Però mi accorgo, e mel ridice
amore,
che
mal ponno sfogar rade, operose
rime
il dolor che deve albergar meco. 14
[12]
"Che stai?"
Metro:
sonetto (ABBA, ABBA, CDC, EDE)
Che
stai? già il secol l'orma ultima lascia;
dove
del tempo son le leggi rotte
precipita,
portando entro la notte
quattro
tuoi lustri, e obblio freddo li fascia. 4
Che se vita è l'error, l'ira, e
l'ambascia,
troppo
hai del viver tuo l'ore prodotte;
or
meglio vivi, e con fatiche dotte
a
chi diratti antico esempi lascia. 8
Figlio infelice, e disperato amante,
e
senza patria, a tutti aspro e a te stesso,
giovine
d'anni e rugoso in sembiante, 11
che stai? breve è la vita, e lunga
è l'arte;
a
chi altamente oprar non è concesso
fama
tentino almen libere carte. 14