P A G I N E L I B E R E Di Federico Fedenovus Novelli
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RIFORMA DELLA PREVIDENZA COMPLEMENTARE. PICCOLO DOSSIER A CURA DI FECERICO NOVELLI
(2006-2008) Sommario ·
PENSIONI:
LE “SCELTE OBBLIGATE” DEL TFR . PICCOLA GUIDA PER DISTRICARSI. I
CONSIGLI. DI
FEDERCO NOVELLI PER CONTO DI ADUSBEF. 27-12-2006 ·
TFR. CRISI E ANDAMENTO DEI
FONDI PENSIONE. L’INDAGINE DELLA
COVIP ·
COVIP - COMMISSIONE DI
VIGILANZA SUI FONDI PENSIONE ·
L’IMPATTO DELLA
CRISI DEI MERCATI SUI FONDI PENSIONE: ·
INIZIATIVE DELLA COVIP A
TUTELA DEGLI ISCRITTI E IN MATERIA DI DIFFUSIONE DEI DATI ·
Il Sole 24 Ore
18-9-2007 Tfr, la cronaca di un
fallimento.di Tito Boeri e Luigi Zingales ·
Da www.pane-rose.it. 15-9-2007 Bilancio
della campagna contro lo scippo del TFR. ·
Dal Corriere della
Sera 29-1-2007. Fondi o Tfr? Sei clausole in cerca d’autore Massimo
Fracaro, Paolo Golinucci PENSIONI: LE “SCELTE OBBLIGATE” DEL
TFR . PICCOLA GUIDA PER DISTRICARSI. I CONSIGLI.
DI FEDERCO NOVELLI PER CONTO DI ADUSBEF. 27-12-2006
1. Introduzione L’ attuale Governo ha deciso di anticipare l’ entrata in
vigore del nuovo sistema previdenziale al 1° gennaio 2007. La riforma è
quella prevista dal decreto legislativo n. 252 del 5 dicembre 2005 (decreto
Maroni). La normativa in questione sarebbe dovuta entrare in vigore il 1°
gennaio 2008. Ora che il Governo Prodi ha stabilito che il decreto entrerà in
vigore già dall’ inizio del prossimo anno, le imprese ed i lavoratori
dovranno, entro il 30 giugno 2007 (originariamente entro il 30 giugno 2008),
prendere decisioni importanti. Vediamo quali sono le novità più significative
introdotte dalla riforma1. Sono interessati alla riforma della previdenza
complementare i lavoratori dipendenti del settore privato. Tuttavia, la
disciplina specifica sul conferimento del TFR alle forme previdenziali
complementari si applica solo ai lavoratori dipendenti. Le impostazioni
illustrate di seguito dovranno passare al vaglio del legislatore e sono
pertanto passibili di modifica. 2. Le forme di previdenza complementare
Le forme pensionistiche complementari sono forme di
previdenza finalizzate alla costituzione di una prestazione pensionistica
integrativa, autorizzate e sottoposte alla vigilanza della Covip. Le varie forme complementari si distinguono in: Fondi negoziali (o chiusi), ossia fondi complementari
stabiliti per categoria di lavoratore o istituiti presso le imprese sulla
base dei contratti collettivi; Il fondo pensione negoziale è un soggetto
giuridico autonomo, la cui attività consiste prevalentemente nella raccolta
delle adesioni e dei contributi e nell’individuazione della politica di
investimento delle risorse, che vengono affidate in gestione a soggetti
esterni specializzati nella gestione finanziaria. Fondi aperti, ossia fondi istituiti direttamente da banche
ed assicurazioni e società di gestione del risparmio. Costituiscono un
patrimonio separato ed autonomo finalizzato esclusivamente all’erogazione
delle prestazioni previdenziali. Esistono poi i contratti di assicurazione con finalità
previdenziali. Le risorse finanziarie accumulate mediante tali contratti
costituiscono patrimonio autonomo e separato. Infine menzioniamo i fondi pensione preesistenti sono
forme pensionistiche complementari già istituite alla data del 15 novembre
1992. L’adesione a questa tipologia di fondo è su base collettiva e l’ambito
dei destinatari è individuato dagli accordi aziendali o interaziendali. Tali
fondi presentano caratteristiche peculiari rispetto ai fondi istituiti
successivamente. Queste sono le più importanti forme di previdenza
complementare oggi esistenti in Italia. Con queste, i lavoratori dovranno
prendere confidenza al fine di operare una scelta consapevole. Tale scelta
non dovrà avvenire necessariamente in favore della previdenza integrativa in
quanto, come vedremo, i lavoratori potranno anche decidere di tenere il TFR
presso il proprio datore di lavoro (o presso l’ INPS nel caso in cui siano
occupati in aziende con più di 50 dipendenti). Tuttavia, anche per essere in
grado di optare per tale ultima preferenza, è indispensabile conoscere bene
il sistema dei fondi pensionistici complementari. 3. Le modalità di destinazione del TFR
In base a quanto previsto dal disegno di legge
finanziaria, dal 1° gennaio 2007 ciascun lavoratore dipendente può scegliere
di destinare il proprio Trattamento di Fine Rapporto (TFR) maturando (futuro)
alle forme pensionistiche complementari o mantenere il TFR presso il datore
di lavoro. In relazione all’anzianità contributiva maturata presso gli enti
di previdenza obbligatoria si aprono diverse possibilità di scelta per i
lavoratori. Per quanto riguarda i lavoratori dipendenti iscritti ad un
ente di previdenza obbligatoria dal 29 aprile 1993, la scelta sulla
destinazione del TFR riguarda l’intero TFR maturando e può essere manifestata
in modo esplicito (dichiarazione espressa) o tacito (silenzio-assenso all’adesione). Modalità Esplicite Entro il 30 giugno 2007 per i lavoratori in servizio al 1°
gennaio 2007, o entro 6 mesi dalla data di assunzione, se avvenuta
successivamente al 1° gennaio 2007, il lavoratore dipendente può scegliere
di: • destinare il TFR futuro ad una forma pensionistica
complementare; • mantenere il TFR futuro presso il datore di lavoro. In tal caso, per i lavoratori di aziende con più di 50
dipendenti, l’intero TFR è trasferito dal datore di lavoro al Fondo per
l’erogazione del TFR ai dipendenti del settore privato, gestito, per conto
dello Stato, dall’INPS (in attesa di approvazione la proposta di destinare
solo il 50 per cento del TFR). La scelta di destinazione del TFR futuro ad una forma
pensionistica complementare deve essere espressa dal lavoratore attraverso
una dichiarazione scritta indirizzata al proprio datore di lavoro con
l’indicazione della forma di previdenza complementare prescelta. La dichiarazione scritta è necessaria anche nel caso in
cui si scelga di mantenere il TFR futuro presso il proprio datore di lavoro. Modalità Tacite (Silenzio - Assenso) Se entro il 30 giugno 2007 per chi è in servizio al 1°
gennaio 2007, o entro 6 mesi dall’assunzione, se avvenuta successivamente al
1° gennaio 2007, il lavoratore non esprime alcuna indicazione relativa alla
destinazione del TFR, il datore di lavoro trasferisce il TFR futuro alla
forma pensionistica collettiva prevista dagli accordi o contratti collettivi,
anche territoriali, o ad altra forma collettiva individuata con un diverso
accordo aziendale, se previsto. Tale diverso accordo deve essere notificato
dal datore di lavoro al lavoratore in modo diretto e personale. In presenza
di più forme pensionistiche collettive, il datore di lavoro trasferisce il
TFR futuro: alla forma individuata con accordo aziendale; in assenza di
specifico accordo, alla forma alla quale abbia aderito il maggior numero di
lavoratori dell’azienda. In assenza di una forma pensionistica collettiva
individuabile sulla base di questi criteri, il datore di lavoro trasferisce
il TFR futuro ad un’apposita forma pensionistica complementare istituita
presso l’INPS, alla quale si applicano le stesse regole di funzionamento delle altre forme di
previdenza complementare. Trenta giorni prima della scadenza dei 6 mesi utili
per effettuare la scelta, il datore di lavoro deve comunicare al lavoratore
che ancora non abbia presentato alcuna dichiarazione le necessarie
informazioni sulla forma pensionistica collettiva alla quale sarà trasferito
il TFR futuro in caso di silenzio del lavoratore. La destinazione del TFR futuro ad una forma pensionistica
complementare, sia con modalità esplicite che tacite: • riguarda esclusivamente il TFR futuro. Il TFR maturato
fino alla data di esercizio dell’opzione resta accantonato presso il datore
di lavoro e sarà liquidato alla fine del rapporto di lavoro con le
rivalutazioni di legge; • determina l’automatica iscrizione del lavoratore alla
forma prescelta. Il lavoratore iscritto godrà quindi dei diritti di
informazione e partecipazione alla forma di previdenza complementare cui ha
aderito; • non può essere revocata, mentre la scelta di mantenere
il TFR futuro presso il datore di lavoro può in ogni momento essere revocata
per aderire ad una forma pensionistica complementare. Per quanto concerne invece i lavoratori dipendenti
iscritti ad un Istituto di previdenza obbligatoria in data antecedente al 29
aprile 1993 ci sono possibilità di scelta differenti. In particolare, tali lavoratori possono: • se già iscritti ad una forma pensionistica complementare
al 1° gennaio 2007, scegliere, con dichiarazione scritta indirizzata al
datore di lavoro (modalità esplicita), di contribuire al fondo con la stessa
quota versata in precedenza mantenendo presso il datore di lavoro la quota
residua di TFR; • se non iscritti ad una forma pensionistica complementare
al 1° gennaio 2007, scegliere con dichiarazione scritta diretta al datore di
lavoro (modalità esplicita) di trasferire il TFR futuro a una forma
pensionistica complementare, nella misura fissata dagli accordi collettivi o,
in assenza di accordi in merito, in misura non inferiore al 50%. In entrambi i casi resta ferma la possibilità di
incrementare la quota di TFR maturando da versare alla forma pensionistica
complementare. Se i lavoratori iscritti alla previdenza obbligatoria prima
del 29 aprile 1993 non esprimono alcuna scelta sul TFR, si verifica il
silenzio-assenso all’adesione e il datore di lavoro trasferisce integralmente
il TFR futuro alla forma pensionistica complementare individuata, secondo
quanto illustrato in ‘Modalità Tacite’ (v.sopra). 4. La spesa previdenziale diventerà davvero insostenibile ?
I fautori della “riforma delle pensioni” puntano – spesso
con toni drammatici – sul fatto che la previdenza complementare è
assolutamente necessaria in quanto la spesa previdenziale diventerà
insostenibile nei prossimi decenni e ciò renderà impossibile per i lavoratori
avere una pensione dignitosa. In realtà bisogna porre bene in evidenza che questo
ragionamento è specioso e falso perché distorto dal nostro sistema
previdenziale, che finanzia oltre la previdenza anche l’assistenza ed altre
“provvidenze”. Insomma, l’Italia addossa all’INPS ogni forma di
provvidenza: dalla cassa integrazione, agli assegni familiari, alle
cosiddette pensioni sociali. Paga lo Stato, ma la colpa viene addossata al
sistema pensionistico. Se non si separa chiaramente la previdenza dall’
assistenza è ovvio che i fondi pensione complementari diventeranno una
necessità e un grande affare per chi li gestisce. 5. I consigli
1) Come scelta iniziale:
mantenere il proprio TFR presso il proprio datore di lavoro; sarà infatti
possibile, in qualsiasi momento cambiare scelta destinando il TFR ad un fondo
complementare. Infatti, se decidessimo diversamente, la scelta sarà
definitiva e non potremo più cambiare destinazione al TFR. Nel momento in cui
saremo in grado di valutare meglio gli strumenti a disposizione e di poterne
verificare la qualità (gestione, rendimenti, trasparenza, chiarezza nei costi
ecc.) potremo destinare decidere per una destinazione diversa ed a ragion
veduta. 2) Attenzione all’esca dei
rendimenti. I fondi aperti rendono di più, ma hanno costi maggiori: per
adescare gli interessati, banche e assicurazioni sbandiereranno i rendimenti
spuntati e sorvoleranno sui costi. Non è opportuno decidere in funzione dei
tassi di rendimento passati: non è detto che verranno ripetuti. 3) Capitale subito o rendita?.
Conclusa la vita lavorativa, chi avrà optato per lasciare il TFR in azienda o
all’INPS, otterrà la liquidazione in unica soluzione; chi avrà optato
diversamente potrà ottenere solo il 50 per cento del capitale risultante in
unica soluzione immediata. Il restante 50 per cento dovrà essere riscosso a
rate. Chi ritiene pertanto più conveniente entrare subito in possesso di
tutto il capitale (da gestire e/o investire come ritiene più opportuno) dovrà
quindi non optare per i fondi: con la scelta aziendale, la liquidazione
avverrà esattamente come è avvenuta fino ad ora. 4) Per il governo: sarebbe
opportuno emettere titoli di Stato “dedicati” all’ investimento individuale
ed automatico del TFR, senza soggiacere ai gestori (banche e assicurazioni):
si potrebbe pensare a titoli con rendimento pari a quelli dei CCT, non
liquidabili se non per i motivi già di legge (acquisto prima casa per sé o
per familiari stretti, grave malattia), di durata dai 5 ai 35 anni, con
reinvestimento automatico della cedola annuale in titoli della stessa
qualità. La loro liquidazione ( o il loro mantenimento) dovrebbe avvenire
solo a conclusione della vita lavorativa. Potrebbero essere di concorrenza ai
gestori privati. TFR.
CRISI E ANDAMENTO DEI FONDI PENSIONE.
L’INDAGINE DELLA COVIP. Di Secondo un’ indagine della COVIP, organismo di vigilanza
sulla previdenza complementare, nell’ ultimo periodo di tempo l’ andamento
dei fondi-pensione complementari ha fatto registrare rendimenti negativi; in
particolare, i fondi negoziali e quelli aperti, al 31 ottobre 2008 e dall’
inizio dell’anno registravano un rendimento complessivo medio del -8%. I PIP
con gestione unit linked hanno
fatto registrare addirittura un rendimento pari al -21%, con punte del - 31%
per quanto riguarda l’ andamento delle linee azionarie. La COVIP
sottolinea che, per la prima volta dalla crisi del 2002, il rendimento dei
fondi pensione complementari è stato nettamente inferiore a quello assicurato
dalla rivalutazione del TFR. D’ altro canto la Commissione ha
ribadito il principio della diversificazione, già sancito nella normativa di
settore (D.M. 703/96). Tale principio ha consentito di limitare l’ impatto
negativo delle crisi sui patrimoni dei fondi. Al fine di
realizzare una maggiore flessibilità negli investimenti, la Commissione ha
autorizzato il superamento del limite di detenzione di liquidità. Sono stati avviati
interventi specifici di vigilanza. Particolarmente
degna di nota è una proposta ora all’ esame del Ministero del Lavoro, di
istituzione di un meccanismo di garanzia che salvaguardi la posizione di
coloro che escono o sono usciti dal mondo del lavoro per pensionamento o per
riscatto dovuto a prolungata cessazione dell’ attività lavorativa dopo il 31
agosto 2008. Tale meccanismo dovrebbe essere attivo per un arco di tempo
determinato. Infine, la COVIP
ha anche avviato una nuova politica di diffusione dei dati che avrà uno dei
punti di forza nella rete internet. Sul sito www.covip.it dall’ inizio del 2009 si avrà
una diffusione dei dati con regolare cadenza trimestrale. Da quanto detto
finora, sembra proprio che la previdenza complementare non sia conveniente.
Ciò è anche confermato dai dati del sondaggio condotto da Eurisko per conto
di AnimaFinLab nel luglio 2007 e pubblicato sul “Sole 24 Ore” del 18
settembre 2007. Il sondaggio ha coinvolto un campione rappresentativo dei
lavoratori dipendenti del settore privato. Da esso risulta che solo un
lavoratore su Per quanto
riguarda le imprese più piccole, 3 lavoratori su 4 hanno deciso di lasciare
il TFR in azienda e meno di 1 su Dal sondaggio
Eurisko emerge anche che i lavoratori sono più propensi a lasciare il loro
TFR in azienda in quanto desiderano avere, al termine del rapporto con il
datore di lavoro, una somma di denaro in contanti piuttosto che un vitalizio.
Infatti questa è la prima motivazione addotta dagli intervistati (più del
20%). Al secondo posto
(17% delle risposte) c’ è la sfiducia negli investimenti finanziari. Al terzo
posto c’ è la convinzione che il TFR in azienda garantisca un rendimento più
sicuro rispetto ai fondi. Inoltre, si consideri che solo il 3% dei lavoratori
ha totale fiducia nei fondi, mentre il 31% di essi ha totale fiducia nell’
impresa per la quale lavora. Da questi dati
emerge chiaramente che, in questo primo periodo di attività della previdenza
complementare, non c’ è fiducia da parte dei lavoratori; soprattutto in un
momento di crisi come quello attuale. Si riportano,
nelle seguenti tabelle, i dati statistici provvisori riferiti al 31 ottobre
2008 forniti dalla COVIP: COVIP - COMMISSIONE DI VIGILANZA SUI FONDI PENSIONE
L’IMPATTO DELLA CRISI DEI MERCATI SUI FONDI
PENSIONE:
INIZIATIVE DELLA COVIP A TUTELA DEGLI ISCRITTI E
IN MATERIA DI
DIFFUSIONE DEI DATI
1)
Comunicato stampa 21-11-2008 2)
La previdenza complementare e la crisi finanziaria: proposte e interventi di
vigilanza della COVIP; l’andamento dei rendimenti dei fondi pensione; una
nuova politica di diffusione dei dati e di attività divulgative sulla
previdenza complementare. 3) TFR. Principali dati statistici COMUNICATO
STAMPA COVIP
Roma, 21 novembre 2008 La COVIP – Commissione di Vigilanza sui Fondi Pensione –
ha intrapreso una serie di azioni volte a fronteggiare gli effetti negativi
che l’attuale crisi finanziaria sta determinando sulle posizioni
previdenziali degli iscritti alla previdenza complementare e a standardizzare
la diffusione dei dati relativi all’andamento
del settore. Iniziative COVIP – La COVIP ha recentemente ribadito che i
lavoratori che abbiano maturato i requisiti per il pensionamento o abbiano
anche iniziato a percepire la pensione obbligatoria possono restare iscritti
al fondo pensione - anche senza versare ulteriori contributi -e rimandare
quindi ad altro momento l’uscita dal sistema di previdenza complementare. La
Commissione ha invitato i fondi pensione a rendere noto agli interessati che
possono avvalersi di tale facoltà (v. Orientamenti COVIP del 14 novembre
2008). La Commissione, al fine di valutare con maggiore efficacia
gli effetti che l’attuale situazione sta determinando sulle scelte effettuate
dai fondi pensione, ha avviato una serie di azioni di vigilanza anche
mediante incontri con esponenti delle forme
pensionistiche complementari di maggior rilievo. Oggetto della valutazione
sono le politiche di investimento, le modalità gestionali concretamente
sperimentate dai singoli fondi pensione, anche con riguardo alla gestione e
al monitoraggio del rischio, e le politiche di costo. La COVIP si è fatta inoltre promotrice di una proposta
normativa – ora al vaglio del Ministero del Lavoro - che prevede
l’istituzione di un meccanismo di garanzia destinato a salvaguardare la
posizione accumulata, con riferimento alla porzione di quote riferite al TFR,
di coloro che escono dal sistema, o che già ne siano usciti, successivamente
al 31 agosto 2008. L’intervento avrebbe un orizzonte temporale limitato ad un
anno e riguarderebbe tra i 10 e i 20 mila lavoratori iscritti. Rendimenti dei fondi pensione – I rendimenti dei fondi
pensione al 31 ottobre 2008 risentono della gravissima crisi che il sistema
finanziario sta attraversando: dall’inizio dell’anno i fondi pensione negoziali
e aperti hanno fatto registrare un rendimento medio complessivo pari a circa
– 8 per cento. Gli andamenti negativi sono più evidenti nei comparti
azionari ai quali aderisce poco più dell’1 per cento degli iscritti ai fondi
negoziali e il 30 per cento degli iscritti ai fondi aperti. Nell’ambito delle altre categorie di comparti, soltanto
quelle con profili di investimento particolarmente prudenziali, hanno fatto
registrare risultati, in aggregato, di segno positivo. Se si considera come orizzonte temporale di riferimento il
periodo compreso tra il 2003 e la fine del mese di ottobre 2008, il
rendimento medio risulta pari, nel complesso, al 15 per cento. Peraltro, tale
valore si colloca, per la prima volta dalla crisi del 2002,
significativamente al di sotto della rivalutazione del TFR. Per quanto riguarda i PIP, le gestioni di tipo unit linked, che rappresentano
il 40 per cento del volume delle risorse del comparto, hanno fatto registrare
nel complesso nei primi 10 mesi dell’anno un rendimento pari a –21 per cento.
In tale ambito l’andamento delle linee azionarie è stato particolarmente
negativo, con un risultato pari a -31 per cento. Da sottolineare che poiché
la maggior parte dei PIP conformi al D.lgs. 252/2005 è di recente
istituzione, alle linee azionarie fa riferimento un numero di iscritti e,
soprattutto, un ammontare di risorse ancora limitato. Considerando tutte le forme pensionistiche complementari
di nuova istituzione, emerge che, a fronte di quasi 20 miliardi di euro di
patrimonio alla fine del mese di ottobre, il 10 per cento fa riferimento a
linee azionarie; il 40 per cento fa riferimento a linee bilanciate, mentre il
restante 50 per cento è investito in linee obbligazionarie o garantite. Il quadro generale non è certamente soddisfacente e
proprio per questo la COVIP si è fatta carico dell’iniziativa legislativa
rivolta agli iscritti in uscita dal sistema nella presente congiuntura cui si
è fatto cenno in precedenza. Diffusione dei dati - Riguardo alla diffusione dei dati
relativi ai principali aspetti quantitativi del sistema, la COVIP intende
continuare a svolgere tale attività seguendo, a partire dal prossimo anno,
una cadenza trimestrale. L’attuale congiuntura finanziaria ha
comprensibilmente generato un’attenzione accentuata da parte degli organi di
stampa e dell’opinione pubblica sulla redditività dei fondi pensione;
tuttavia, una eccessiva focalizzazione sugli
andamenti di breve termine mal si concilia con la finalità di lungo periodo
che invece caratterizza il risparmio previdenziale; finalità che è sempre
necessario sottolineare a tutela dei risparmiatori che devono effettuare
scelte il più possibile razionali e al riparo da pur comprensibili ondate di
panico. La previdenza complementare e la crisi finanziaria:
proposte e interventi di vigilanza della COVIP; l’andamento dei rendimenti
dei fondi pensione; una nuova politica di diffusione dei dati e di attività
divulgative sulla previdenza complementare. PremessaLa crisi del sistema finanziario internazionale ha avuto
evidenti ripercussioni sui rendimenti dei fondi pensione italiani. Dai dati
che pubblichiamo, riferiti al mese di ottobre 2008, emerge che, per la prima
volta dalla crisi del 2002, i rendimenti dei fondi sono significativamente
inferiori alla rivalutazione del TFR. Per tale ragione la COVIP, nei giorni
scorsi, si è fatta portatrice di una proposta di intervento a tutela di
quegli iscritti che si trovino a maturare i requisiti per l’uscita dal
sistema proprio nella presente congiuntura. In tale contesto, si ritiene inoltre opportuno dare
rinnovata evidenza agli elementi tipici della previdenza complementare per
poter fondare una più stabile convinzione circa l’opportunità della scelta di
partecipazione indipendentemente dalle fasi alterne dei mercati. Occorre, innanzitutto, ricordare che l’andamento delle
forme pensionistiche complementari, per la loro stessa natura, deve essere
osservato in un orizzonte temporale di lungo termine, nel
quale momenti di turbolenza dei mercati possono considerarsi come
inevitabili. E’, pure, necessario mettere in rilievo come il vantaggio
derivante dalla partecipazione alla previdenza complementare sia
rappresentato per l’aderente da un insieme di fattori, per cui al rendimento
conseguito dal fondo pensione occorre sommare il vantaggio fiscale derivante
da tale partecipazione e il contributo del datore di lavoro, che, laddove
previsto, rappresenta un rilevante incremento del flusso contributivo. Sotto il profilo della salvaguardia del patrimonio del
fondo pensione, è importante ricordare che i
fondi pensione restano titolari delle risorse e dei valori anche quando sono
conferiti in gestione, come nel caso dei fondi negoziali. Nei fondi aperti e
nei PIP sussiste l’obbligo di distinzione patrimoniale delle risorse e dei
valori afferenti al fondo pensione da quelli della società istitutrice; in
tutti i casi, i valori e le risorse del fondo pensione non possono essere
distratti dal fine al quale sono stati destinati e, pertanto non possono
formare oggetto di esecuzione da parte dei creditori del soggetto istitutore
o del gestore anche in caso di procedura fallimentare. E’, infine, oltremodo importante sottolineare che la
normativa cui sono assoggettati gli investimenti dei fondi pensione,
estremamente rigorosa, ha contribuito efficacemente a prevenire le ricadute
negative sui portafogli dei fondi pensione che avrebbero potuto essere generate da investimenti in
strumenti finanziari alternativi la cui gestione del rischio è
particolarmente complessa. La COVIP è ben consapevole delle attese e delle
preoccupazioni degli iscritti alle forme di previdenza complementare da essa
vigilate e con questo documento si propone di informarli delle attività che
sta svolgendo in queste settimane a salvaguardia dei loro interessi, fornendo
al contempo un’adeguata comunicazione istituzionale all’intera pubblica
opinione sull’andamento del sistema. 1. Proposte e interventi di vigilanzaIn relazione al quadro particolarmente complesso che si è
determinato, la COVIP ha posto in essere una serie di iniziative volte a
fronteggiare gli effetti negativi che l’attuale turbolenza può determinare
sulle posizioni previdenziali degli aderenti. All’indomani della notizia del fallimento della banca
d’affari “Lehman Brothers”,
la COVIP ha condotto una ricognizione dalla quale, così come a suo tempo
avvenuto a seguito della rilevazione effettuata sull’eventuale esposizione
dei fondi pensione italiani ai titoli legati al mercato dei cosiddetti
subprime mortgages, è emersa una scarsa diffusione
di tali strumenti nel sistema della previdenza complementare. Tra la fine di settembre e l’inizio del mese di ottobre di
quest’anno, la Commissione ha ritenuto opportuno ribadire l’estrema
importanza che tutti i fondi pensione rispettino il principio della
diversificazione, sancito dalla normativa di settore sugli investimenti (D.M.
703/96), che ha consentito e consente di limitare gli impatti negativi sui
patrimoni dei fondi stessi dovuti a crisi di singole entità o di specifici
settori economici. In coincidenza con l’aggravamento della crisi nel mese di
settembre, al fine di consentire ai fondi pensione una maggiore flessibilità
nell’articolazione degli investimenti, la Commissione ha disposto una
generale autorizzazione a superare il limite di detenzione di liquidità, di regola
fissato nella misura del 20 per cento del patrimonio. Proseguendo nell’analisi dell’impatto degli andamenti
negativi dei mercati sulle scelte operate dai fondi pensione, nell’immediato
e oltre tale orizzonte, la COVIP ha avviato interventi specifici di vigilanza
anche mediante incontri con esponenti delle forme pensionistiche
complementari di maggiore rilievo, concentrando l’attenzione sugli effetti
che l’attuale situazione sta determinando sull’impostazione delle politiche
di investimento, sulle modalità gestionali concretamente sperimentate, anche
con riguardo alle valutazioni circa il sistema di gestione del rischio, e
sulle politiche di costo. L’iniziativa, oltre che ispirata da contingenti finalità
di vigilanza, è altresì funzionale alla individuazione
di un metodo di indagine e approfondimento che sia idoneo a far emergere
eventuali situazioni di particolare criticità presenti nel sistema e consenta
comunque di avviare in questo frangente una organica politica di
intervento. Sotto altro aspetto, la Commissione riserva altresì
attenzione, alle strategie di comunicazione che gli operatori stanno ponendo
in essere in questi mesi nella gestione dei rapporti con gli iscritti e alle
eventuali iniziative adottate al fine di accrescere la consapevolezza di
questi ultimi sull’impatto della crisi e le contromisure adottate. E’ stato ritenuto utile emanare specifici orientamenti
interpretativi indirizzati alla situazione di coloro che si trovano oggi
nelle condizioni di poter esercitare il diritto alla prestazione
pensionistica complementare. La COVIP, a tal proposito, ha ribadito che nel nostro
ordinamento di previdenza complementare è consentito ai lavoratori che
abbiano maturato i requisiti per il pensionamento e abbiano anche iniziato a
percepire le prestazioni nel regime di base, di procrastinare il momento di
avvio dell’erogazione delle prestazioni pensionistiche complementari,
mantenendo nel frattempo la posizione individuale presso la forma
pensionistica e conservando, anche senza necessità di prosecuzione nella
contribuzione, la qualifica di iscritto attivo alla forma stessa. Considerata la rilevanza della tematica, la Commissione ha
chiesto a tutte le forme pensionistiche complementari di diffondere i
contenuti di tali orientamenti e di curare con particolare attenzione,
mediante apposite comunicazioni, l’informativa agli iscritti che risultano
prossimi al pensionamento. La Commissione si è fatta promotrice di un’ulteriore
iniziativa, avuto riguardo alle proprie competenze istituzionali che contemplano
la possibilità di formulare al Ministro del Lavoro proposte
di modifiche legislative. La proposta, ora al vaglio del Ministero del Lavoro,
prevede, in un ambito di eccezionalità qual è quello prefigurato dall’attuale
situazione, la possibilità di istituire un meccanismo di garanzia, destinato
ad operare per un arco di tempo determinato, per la salvaguardia della
posizione accumulata da coloro che siano usciti o escano dal sistema per
pensionamento o per riscatto per prolungata cessazione dell’attività
lavorativa successivamente al 31 agosto 2008. L’intervento avrebbe dichiaratamente un obiettivo
temporale limitato (un anno) e assolverebbe all’esigenza
di far sì che coloro che accedono alle predette prestazioni in tale arco di
tempo siano tenuti indenni delle perdite determinatesi in questi mesi di
crisi finanziaria, con riguardo alla porzione di posizione riferibile alle
quote di TFR. Si tratterebbe di una misura che, secondo le stime
elaborate, potrebbe riguardare tra i 10 e i 20 mila lavoratori. 2. Gli effetti della crisi sui rendimenti dei fondi pensioneL’aggiornamento statistico, riferito alla fine di ottobre
dell’anno in corso, offre una sintetica illustrazione dei principali aspetti
quantitativi relativi alle forme di previdenza complementare, ed evidenzia
che i risultati di gestione ottenuti riflettono la gravità della crisi che ha
colpito i mercati finanziari: dall’inizio dell’anno il rendimento dei fondi
pensione negoziali e aperti è stato pari, nel complesso, a circa il –8 per
cento. L’incidenza di tali andamenti negativi risulta ancora più
evidente nei comparti azionari, che hanno fatto registrare cadute di circa il
22 per cento per i fondi pensione negoziali e del 24 per cento per i fondi
pensione aperti. Tuttavia occorre considerare che ai comparti azionari aderivano, alla fine dell’anno passato, poco più dell’uno
per cento degli iscritti ai fondi pensione negoziali e il 30 per cento degli
iscritti ai fondi pensione aperti. Meno penalizzate sono state le altre categorie di comparti,
anche se soltanto per quelle con profili di investimento particolarmente
prudenziali si sono registrati risultati, in aggregato, di segno
positivo. Considerando come orizzonte temporale di riferimento il
periodo compreso tra il 2003 e la fine del mese di ottobre 2008, il
rendimento medio risulta tuttavia ancora positivo e pari,
nel complesso, al 15 per cento. Per quanto concerne i PIP (piani individuali pensionistici
di tipo assicurativo istituiti ai sensi del D.lgs. 252/2005), nel valutare i
rendimenti raggiunti è opportuno ricordare che tali forme, con riguardo agli
investimenti, restano assoggettate alla disciplina assicurativa e possono
essere attuate mediante gestioni sia di ramo I sia di ramo III. Le gestioni di ramo I presentano una connotazione
tipicamente prudenziale, anche perché sono assistite da una garanzia di
risultato prestata dall’impresa di assicurazione. Le gestioni di ramo III sono attuate tramite contratti di
tipo unit linked il cui
rendimento è collegato a fondi interni ovvero a OICR (non è invece consentito
il ricorso a contratti di tipo index linked). Alla fine del 2007, il 54 per cento degli iscritti a tali
forme previdenziali aveva scelto una gestione separata di ramo I e il
restante 46 per cento era ricorso a linee di tipo unit
linked. Nel complesso le gestioni di tipo unit
linked dei PIP hanno fatto registrare nei primi 10
mesi dell’anno in corso un rendimento pari a –21 per cento. L’andamento delle
linee azionarie è stato particolarmente negativo, con un risultato pari a -31
per cento. Tuttavia, poiché la maggior parte dei PIP conformi al D.lgs.
252/2005 è di recente istituzione, a tali linee fa riferimento un ammontare
di risorse ancora limitato. L’incidenza degli andamenti negativi registrati nel corso
dell’anno risulta, quindi, in parte attenuata dalla ripartizione delle
risorse tra i diversi comparti. Considerando tutte le forme pensionistiche complementari
di nuova istituzione, emerge che, a fronte di quasi 20 miliardi di euro di
patrimonio alla fine del mese di ottobre, il 10 per cento fa riferimento a
linee azionarie; il 40 per cento fa riferimento a linee bilanciate, mentre il
restante 50 per cento è investito in linee obbligazionarie o garantite. 3. Nuova politica di diffusione dei dati e delle notizie sulla previdenza
complementare
La COVIP, in coerenza col proprio mandato istituzionale,
ha costantemente operato avendo presente che la diffusione delle informazioni
sulla previdenza complementare costituisce un elemento essenziale per gli
operatori, per gli aderenti, o potenziali aderenti, alle forme pensionistiche
complementari nonché per i soggetti a vario titolo interessati ad ottenere una informazione esauriente ed attendibile al riguardo
(centri di ricerca, istituzioni universitarie, organi di informazione).
Con l’avvio della riforma della previdenza complementare,
introdotta con il decreto legislativo 252/2005, la COVIP ha condotto un
monitoraggio costante dell’andamento delle adesioni al quale si è logicamente
accompagnata una frequente diffusione delle principali informazioni riferite
al sistema. Tale fase iniziale di implementazione della riforma è da
ritenersi conclusa e il sistema della previdenza complementare può ora essere
osservato seguendo una impostazione più coerente con
la finalità di medio – lungo periodo propria degli strumenti previdenziali e
quindi idonea a porre maggiormente in luce altri elementi utili alla
comprensione delle dinamiche che lo caratterizzano. L’attuale congiuntura finanziaria ha comprensibilmente
generato un’attenzione particolarmente accentuata degli organi di stampa e
dell’opinione pubblica sulla redditività delle forme di previdenza
complementare. Tuttavia, porre il “focus” sugli andamenti di breve termine
mal si concilia con la menzionata finalità di lungo periodo del risparmio a
fini previdenziali. Una finalità che occorre sia sempre sottolineata e che,
in particolar modo nelle fasi caratterizzate da una
maggiore volatilità dei mercati, è opportuno costituisca il riferimento per
ogni intervento diretto a rafforzare le capacità di scelta dei risparmiatori.
In tale prospettiva, la Commissione reputa opportuno, nel
quadro di trasparenza e obiettività che caratterizza la propria strategia di
comunicazione dei dati, continuare nella diffusione delle principali
informazioni quantitative sul sistema della previdenza complementare seguendo
una cadenza di pubblicazione regolare e secondo uno standard predefinito. In
tal modo, si intende rispondere alla generale aspettativa di un’informazione
adeguata e operare nel solco delle prassi più evolute tra quelle adottate nel
contesto internazionale. Con l’inizio del prossimo anno, pertanto, la diffusione
dei dati sul sito internet (www.covip.it) avrà regolare cadenza trimestrale
e, in tal modo, si andrà ad aggiungere alla Relazione annuale, documento nel
quale, come è noto, sono svolti gli approfondimenti circa i fenomeni più
significativi registrati nel corso dell’anno di riferimento. Internet rappresenta certamente uno strumento molto
efficace per facilitare all’utente/risparmiatore la conoscenza del settore di
riferimento (banche, assicurazioni, mercato finanziario, previdenza di base,
previdenza complementare ecc.) e consentire l’accesso guidato alle
informazioni utili per orientare nella maniera migliore le scelte dei singoli
individui. E’ per tale motivo che è in corso di realizzazione la
revisione del sito web istituzionale, allo scopo di ampliarne l’ambito
informativo e di far sì che esso non sia indirizzato solamente agli addetti
ai lavori, ma anche alla vasta platea degli utenti del mercato dei fondi
pensione, ivi compresi quelli che per la prima volta si affacciano nel mondo
della previdenza complementare. L’obiettivo che si intende in tal modo perseguire, facendo
ovviamente tesoro anche delle iniziative assunte da altri organismi italiani
ed esteri, è quello di creare un vero e proprio “portale” della previdenza
complementare. TFR. Principali dati statistici Covip
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