Diario MNSintesi dell’attivitā giornaliera di

Mauro Novelli

  

 

 


 

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Mercoledė 30 Maggio 2018

 

Sintesi dell’intervento di Mauro Novelli / Adusbef al convegno:

” “FINANZA ETICA E SOCIALMENTE RESPONSABILE”

a conclusione del progetto “Fine seven to seventeen”

cofinanziato dalla Regione Lazio.

 

Quando si parla di etica, č’ un mio chiodo fisso chiarire che:  “Etica” e “Morale” non sono sinonimi, anche se ormai vengono usati alternativamente. Cosė come non sono sinonimi i termini “principi” e “valori”, anch’essi usati indifferentemente.

Chiariamo.

I “principi” costituiscono la sorgente intellettuale delle mie azioni. Io non rubo per principio.

I “valori” costituiscono la traduzione da personale a sociale dei principi. Se i membri di una societā hanno principi simili (non rubano per principio) tenderanno a valorizzare questa caratteristica comune, ne faranno dei valori e cercheranno di proteggerli sanzionando chi li viola.

Dalla distinzione tra questi due termini discende quella tra etica e morale. 

L’”etica” (da “ethos”) č il modo d’essere personale, č la fonte intellettuale delle azioni di un individuo, organizza i suoi principi. Il concetto č tipicamente greco.

La “morale” (da “mos”) č la traduzione da personale a sociale dei principi etici individuali: organizza i “valori” riconosciuti e protetti dalla societā in cui vivo. E’ concetto tipicamente romano. Ed infatti, in latino il termine “etica” non veniva tradotto con “moralitas” ma con un giro di parole: “Disciplina virtutis, officii et bene vivendi”.

 

Perché, oggi, dobbiamo continuamente richiamare – quasi con nostalgia – il fatto che, in ogni branca sociale, non esistono pių né etica né morale? Perché sono cambiati i “principi” trasmessi e si č allentata manifestamente la protezione dei “valori” che costituiscono l’innesto nel sociale di quei principi?

La faccio semplice: perché non sono stati pių curati gli strumenti ed i metodi di trasmissione dei principi e di valorizzazione di questi. A cominciare dai due strumenti classici di trasmissione intergenerazionale della cultura e dei saperi: la scuola (la pių importante invenzione dell’uomo) e la famiglia. Cinquanta anni fa si suggeriva ai giovani, con uno slogan eversivo: “Fotti il sistema: studia!”. Da quando si č frantumata l’alleanza tra scuola e famiglia (a far tempo dalla prima metā degli anni ’70 del secolo scorso) i principi trasmessi hanno perso di chiarezza, si sono offuscati. Ne consegue che anche la protezione sociale dei valori si č allentata pericolosamente. Negli ultimi lustri si č assistito addirittura ad una contrapposizione scuola-famiglia: la trasmissione di “principi” e di “valori” non č pių integrata, ma quasi conflittuale. 

Ormai, nei rapporti umani, etica e moralitā navigano a vista.

 

Nel giro di un trentennio, la fine delle ideologie ha permesso a gruppi di potere, portatori di principi completamente diversi da quelli intergenerazionali trasmessi in precedenza, di imporre e proteggere valori altrettanto diversi.

Si veda l’elaborazione della Trilateral in merito alla “democrazia” del 1975.

 

Attraverso un lavoro (per ora vincente) si mira a dimostrare che i principi del sistema neoliberista – imposto al pianeta -  non solo sono i principi del sistema migliore, ma – dopo la caduta del muro di Berlino - che questo č addirittura il sistema “naturale”. Da ciō discende che i valori, che da quei principi derivano, vanno protetti da ogni critica, che ogni forma mirante a rivedere le caratteristiche di quei valori e dei principi sottostanti, va combattuta come innaturale tentativo di parte, di retroguardia e battuta con ogni mezzo.

Dal 1400 con gli Umanisti, fino alla fine del secolo scorso, si č cercato costantemente di porre (o di porre di nuovo) l’Uomo al centro delle attenzioni generali, anche e soprattutto politiche ed economiche. Da circa 30 anni, in ambiente finanziario, dove il fenomeno č particolarmente evidente, gruppi di potere, sono riusciti a scalzare l’”Uomo” e porre al centro l’”Azionista”, promuovendo l’attivitā economico-finanziaria (soprattutto finanziaria) quale nerbo dell’agire intellettuale della societā.

Nota di cronaca. Sono arrivati a sostenere, tramite il Commissario UE al Bilancio, Oettinger, che sarā il mercato ad insegnare agli Italiani a votare.

Questa disarticolazione di principi e valori ha dato luogo ad una reazione di autoprotezione dei cittadini, attraverso l’affermazione e la difesa ad oltranza di una sola faccia della medaglia, quella dei “diritti”, trascurando completamente ed offuscando quella dei “doveri”. [Barbano, direttore de Il Mattino definisce il fenomeno col termine “dirittismo”]. Si sono create in tal modo distorsioni e devianze nei rapporti umani: ciascuno si considera  portatore di soli diritti.

Seconda nota di cronaca. La nostra attuale crisi istituzionale viene da tutte le parti in causa imputata ad altri. In particolare si tende ad affermare che l’altra parte sta violando il primo articolo della nostra Costituzione. Ma di questo si cita solo quella inerente il diritto: “La sovranitā appartiene al popolo”, si afferma duramente. Ma questo articolo continua con l’esplicitazione delle modalitā di esercizio di quel diritto da parte del popolo: “che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.”. Ma il versante del “dovere” poco interessa.

 

Concludo con un veloce ma illuminante excursus circa l’evoluzione, nel nostro paese, dei rapporti tra settore della domanda (consumo) e settore dell’offerta (produzione) negli ultimi 150 anni.

 

Oggi si considera del tutto normale, anzi – come si diceva - “naturale”, il processo per cui l’offerta/produzione, al di lā di ogni esigenza della domanda/consumo, appronta strumenti specifici (mediatici, legislativi, militari ecc.) per creare surrettiziamente uno sbocco commerciale a quei servizi/prodotti immessi sul mercato e non sollecitati dalla domanda, né suggeriti originariamente da esigenze specifiche dei consumatori.

Sono riusciti a far generalmente considerare questo processo del tutto naturale: ogni forma (umana, politica, culturale, legislativa, militare) di opposizione ad esso č azione contro natura.

 

Ma quali erano le caratteristiche del rapporto Domanda/Offerta 150 anni fa, subito dopo l’affermazione ed il consolidamento della prima rivoluzione industriale?

Riporto un passo, tratto dal lavoro in 5 volumi sulla Economia pubblica, di Marco Minghetti, due volte primo ministro, nel 1863 e nel 1873; pių volte ministro del Regno d’Italia, con Cavour, Ricasoli e Menabrea ed esponente della destra storica (sottolineo: destra storica):

 

Neanche Marx osō ipotizzare una evoluzione simile nel rapporto domanda/offerta e, in generale, nei rapporti di classe: dal primato della “domanda” di metā ‘800, alla prepotenza dell’”offerta” di fine ‘900-2000.

Mauro Novelli (Maggio 2018)

 


Mercoledė 16 maggio 2018

Dal Rapporto statistico sulle frodi con le carte di pagamento No. 7/2017

MINISTERO DELL’ECONOMIA E DELLE FINANZE – DIPARTIMENTO DEL TESORO

 

 

 

Sintesi

 

Il Rapporto annuale analizza sotto diversi aspetti i fenomeni delle frodi su carte di pagamento, le manomissioni agli ATM e le revoche delle convenzioni dei POS. In particolare, rispetto alle frodi su carte di pagamento (transazioni non riconosciute), si fa riferimento alle frodi perpetrate da carte emesse in Italia e utilizzate sia in Italia che all’Estero.

 

 

Transazioni non riconosciute

 

Nel 2016, rispetto al 2015, il valore delle transazioni non riconosciute (frodi) rispetto al totale dei pagamenti genuini mediante carta č diminuito dallo 0,0171% allo 0,0164%, mentre in aumento č l’incidenza in numero (numero di frodi rispetto al numero di transazioni genuine), passata dallo 0,0110% allo 0,0129%.

Il valore delle frodi č sostanzialmente stabile sui livelli dell’anno precedente (+0,5%), a differenza del numero delle stesse che č aumentato sensibilmente (+26%), con una diminuzione del valore medio delle singole transazioni, che passa da 159€ a 127€. Il totale dei pagamenti genuini, sia in valore sia in numero, č aumentato nel 2016 rispettivamente del 5% e 8%.

Dal 2009 al 2016 il totale dei pagamenti genuini, sia in valore sia in numero, č costantemente aumentato, a riprova di un maggior utilizzo degli strumenti di pagamento alternativi al contante. L’aumento nel periodo č stato pari al 70% in numero e al 51% in valore.

 

 

Figura 1: Incidenza e frodato in termini di valore e numero, serie storica

 

 

 

Incidenza valore: Valore in euro delle transazioni non riconosciute su carte emesse in Italia diviso per il valore di tutte le transazioni genuine effettuate con carte italiane.

Incidenza numero: Numero delle transazioni non riconosciute su carte emesse in Italia diviso per il numero di tutte le transazioni genuine effettuate con carte italiane.

Valore standardizzato o Valore: Controvalore delle transazioni non riconosciute nell’anno di riferimento diviso per il valore del 2009 (il risultato viene moltiplicato per 100). Se il valore standardizzato č pari a 100 significa che il controvalore in euro č uguale a quello del 2009, se č pari a 110 significa che il controvalore č aumentato del 10% rispetto a quello del 2009.

Numero standardizzato o Numero: Numero delle transazioni non riconosciute nell’anno di riferimento diviso per il numero del 2009 (il risultato viene moltiplicato per 100). Se č pari a 100 significa che il numero delle transazioni č uguale a quello del 2009, se č pari a 110 significa che il numero delle transazioni č aumentato del 10% rispetto a quello del 2009.

 

L’importo di una singola transazione frodata č mediamente maggiore dell’importo medio di una transazione genuina, questo spiega perché le incidenze in valore sono sempre superiori a quelle in numero.

L’analisi delle incidenze della serie storica 2009-2016 descrive un fenomeno sostanzialmente sotto controllo, sia in termini di valore che di numero. In particolare l’incidenza in termini di valore si conferma in diminuzione per il terzo anno consecutivo (v. Fig. 1), a differenza di quanto accade nei principali paesi europei (v. Confronti Internazionali). L’incidenza in numero mostra un andamento altalenante, compreso tra lo 0,09% e lo 0,013%.

Se passiamo ad analizzare le incidenze specifiche in valore per canale di pagamento assistiamo, rispetto al 2015, ad una riduzione generalizzata su tutti i canali. In particolare, per la prima volta dall’inizio della rilevazione, l’incidenza in valore sul canale Internet scende a livelli inferiori rispetto a quelli registrati nell’anno precedente. In termini di numero di frodi, nei canali Internet e POS si assiste ad un aumento della relativa incidenza mentre, nel canale Prelievi, ad una sua diminuzione.

 

L’importo di una singola transazione frodata č mediamente maggiore dell’importo medio di una transazione genuina, questo spiega perché le incidenze in valore sono sempre superiori a quelle in numero.

L’analisi delle incidenze della serie storica 2009-2016 descrive un fenomeno sostanzialmente sotto controllo, sia in termini di valore che di numero. In particolare l’incidenza in termini di valore si conferma in diminuzione per il terzo anno consecutivo (v. Fig. 1), a differenza di quanto accade nei principali paesi europei (v. Confronti Internazionali). L’incidenza in numero mostra un andamento altalenante, compreso tra lo 0,09% e lo 0,013%.

Se passiamo ad analizzare le incidenze specifiche in valore per canale di pagamento assistiamo, rispetto al 2015, ad una riduzione generalizzata su tutti i canali. In particolare, per la prima volta dall’inizio della rilevazione, l’incidenza in valore sul canale Internet scende a livelli inferiori rispetto a quelli registrati nell’anno precedente. In termini di numero di frodi, nei canali Internet e POS si assiste ad un aumento della relativa incidenza mentre, nel canale Prelievi, ad una sua diminuzione.

 

 

Canale internet

 

Sul canale Internet si č verificata una diminuzione dell’incidenza delle frodi in valore di 0,04 punti percentuali, che corrisponde ad una variazione percentuale in diminuzione dell’11% rispetto all’anno precedente (Fig. 2).

 

 

L’incidenza in termini di numero č invece aumentata dal 2015 al 2016 del 9%.

In termini assoluti le frodi in valore aumentano leggermente (+3%), pių significativo č invece l’aumento registrato nel numero (33%).

Il fenomeno si verifica soprattutto all’Estero (Estero: insieme di tutte le nazioni del mondo esclusa l’Italia.

 

Nel corso del 2016, in Italia, č comunque aumentato il valore delle frodi su Internet

(Fig. 3).

 

             Italia                 Estero

 

 

Una delle componenti che sono cresciute maggiormente č il gruppo di categorie merceologiche (MCG) Travel Air/Rail/Road e, pių nello specifico, al suo interno la categoria merceologica (MCC) Passenger Railways. Tale fenomeno ha raggiunto il suo apice nel mese di febbraio 2016, riducendosi leggermente nei mesi successivi.

All’estero la riduzione si concentra maggiormente nel gruppo di categorie General Retail, soprattutto nei paesi europei (Germania e Francia).

 

 

Canale POS

 

Nel canale POS si assiste ad una diminuzione del 5% dell’incidenza in valore e a un aumento del 13% in numero. In termini assoluti il valore del frodato aumenta comunque del 5%, cosė come aumenta il numero delle frodi (+ 25%).

 

 Figura 4: Variazione valore standardizzato POS

       Estero       Italia

 

 

Pių in dettaglio la situazione si presenta molto variegata: il fenomeno cresce all’estero e mostra una leggera riduzione in Italia. Sembra riscontrarsi una sorta di specializzazione per paese. Gli aumenti pių rilevanti si hanno infatti negli Stati Uniti ed in Spagna, rispettivamente nella MCG Automotive fuel, pių in particolare nella MCC Service station, e nella MCG Travel Air/Rail/road, specificatamente nella MCC Airlines. La Cina č quarta per aumento del fenomeno e si concentra nella MCG General Retail. Da segnalare la generale diminuzione della MCG Leisure activities, segnatamente della MCC Betting Casinō Gambling nel Regno Unito.

In Italia il fenomeno si riduce particolarmente nel Lazio e in Campania, soprattutto nella MCG General retail. La diminuzione sembrerebbe consolidata, considerato che dalla metā del 2015 il fenomeno si č sempre attestato su livelli pių bassi rispetto all’anno precedente.

 

 

Canale Prelievi su ATM

 

Anche per il 2016, come giā in tutti gli anni precedenti, si conferma una tendenza alla riduzione del fenomeno delle frodi su Prelievi su ATM. La riduzione dell’incidenza č importante ed omogenea sia in termini di valore che di numero (rispettivamente -18% e -19%) e in termini assoluti risulta del tutto analoga alla diminuzione riscontrata nel numero delle frodi e nel valore del frodato a causa dell’invarianza registrata nel 2016 nel totale dei prelievi genuini.

Al calo dei prelievi ha contribuito maggiormente l’Italia, in particolare il Lazio. Altre regioni in cui il fenomeno diminuisce sono Lombardia, Piemonte ed Emilia Romagna. All’estero la diminuzione pių rilevante si ha negli Stati Uniti, dove comunque il fenomeno si concentra ancora maggiormente. Il ritiro di contante con carta di credito all’estero diminuisce anch’esso, sia pure a tassi pių contenuti.

 

 

Manomissioni ATM

 

Le manomissioni di ATM nel 2016 sono pių che raddoppiate, riavvicinandosi ai livelli del 2013. Il tasso di manomissione ha raggiunto il valore di 1,05 contro lo 0,48 dell’anno 2015 con un aumento del 121%. (Il numero di manomissioni č cresciuto del 120%, a fronte di una sostanziale stabilitā del numero degli sportelli attivi.)

 

Tasso di manomissione: Numero di manomissioni diviso per il numero di ATM attivi nel periodo di riferimento.

 

L’aumento pių vistoso delle manomissioni si verifica nel nord-ovest, in particolare in Piemonte e Lombardia. Il fenomeno si concentra poi nei grandi centri urbani. In Lombardia, dopo un inizio anno abbastanza preoccupante, si č tornati su livelli paragonabili a quelli degli anni precedenti. Altre regioni con incrementi vistosi sono il Lazio (con un aumento leggermente superiore a quello della Lombardia) e il Veneto. Anche in questi casi, come in Lombardia, il fenomeno č rientrato nella seconda parte dell’anno.

Anticipazioni sull’andamento del primo trimestre del 2017 mostrano comunque una situazione completamente sotto controllo ed in linea con gli anni precedenti.

 

 

Revoche convenzioni POS

 

Le revoche convenzioni POS in Italia diminuiscono in maniera sensibile: -5% in termini di incidenza e -14% in numero.

Da sottolineare che le riduzioni maggiori del numero delle revoche delle convenzioni si registrano nelle regioni dove il fenomeno nel 2015 si manifestava in maniera pių rilevante: Campania (-46%) e Lazio (-20%). Significativa anche la riduzione del 40% del numero di revoche registrata in Emilia Romagna. In leggera controtendenza la Lombardia, dove il fenomeno aumenta leggermente e raggiunge i livelli del Lazio.

 


Lunedė 7 maggio 2018

 

Traduzione dell’articolo per “Qui spira vento di fronda:

 

 

Da vozpopuli.com

Manuel Alejandro Hidalgo

El fantasma de Marx

(Segue la traduzione)

Es posible que no compartamos la interpretación que Marx hizo de su mundo, ni las conclusiones de su análisis, pero la evolución de la economía en el siglo XXI ofrece ciertos paralelismos a los experimentados en la primera mitad del XIX

07.05.2018 - 05:15

El pasado sábado se cumplieron doscientos aņos del nacimiento en Tréveris, hoy Alemania, de Karl Marx, quizás el más influyente de los filósofos y economistas de la historia moderna. Su pensamiento ha trascendido a su época y condicionó, como ninguno otro, el devenir del siglo XX. Aunque nunca se planteó cómo debería organizarse una sociedad post-capitalista, su célebre frase de que los filósofos no solo deben explicar el mundo, sino además deben tratar de cambiarlo, reflejaba claramente el objetivo de su obra.

Profundamente incomprendido, incluso por muchos de sus seguidores -no lo digo yo, se lo oigo precisamente a ellos-, e intensamente interpretado, su aportación a la teoría económica fue fundamental. Hoy, sin embargo, y a pesar de haber transcurrido más de ciento cuarenta aņos de su muerte, Marx sigue vivo en el debate, y sus teorías siguen generando agrias discusiones no solo por su validez, sino por la praxis que de esta se pueda derivar.

Autor enormemente prolífico, la obra fundamental de Marx fue su inacabado “El Capital”. En él condensaba más de dos décadas de pensamiento. Leyó a economistas como Smith o Ricardo y a filósofos como Hegel. De todos ellos y de muchos más obtuvo una visión del mundo que posteriormente hizo suya, criticando y avanzando sobre los primeros. De esta crítica surgió una compleja interpretación de las relaciones económicas y de poder con las relaciones de producción como espina dorsal.

La concentración de la actividad productiva y sus consecuencias laborales, por ejemplo la caída de las rentas salariales incluso en las grandes corporaciones, tiene una vinculación directa con la idea de la explotación del trabajo

Debemos comprender el entorno histórico en el que Marx desarrolló sus ideas. Las décadas centrales del siglo XIX transcurrían con las diversas economías europeas creciendo en producción, productividad, pero también en desigualdad, en especial la economía británica, a la cual recala finalmente después de aņos de nomadismo motivado por varios exilios obligados. Este aumento de la desigualdad venía inducido por la concentración de la riqueza en cada vez menos manos. La teoría que pretende desarrollar se va a centrar particularmente en explicar las razones de esta concentración y sus posibles consecuencias a largo plazo. Su previsión de que la dinámica capitalista era intrínsecamente autodestructiva le lleva a creer que, finalmente, de las ascuas de ese proceso de aniquilamiento de sus propias bases surgiría una sociedad futura mejor y más justa, reinterpretando de este modo el idealismo hegeliano de la dinámica del conocimiento y de la justicia humana en una versión más materialista. Los medios de producción, ya sean por la propia autodestrucción del capitalismo o por la toma forzada de los mismos por los trabajadores, llevarían a una sociedad idílica donde el excedente generado por el proceso productivo sería propiedad única y exclusiva del trabajador.

Pero algo falló en su tesis. Entre otras muchas razones -no es mi intención entrar en esto-, una muy importante y seņalada por Piketty es que Marx no previó las consecuencias del cambio tecnológico. Justo incluso antes de fallecer, la propia dinámica capitalista ya le estaba quitando la razón. Las mejoras tecnológicas terminaron por favorecer a los trabajadores y donde antes solo había estancamiento de los salarios ahora había mejoras. Como Kuznets dijo casi un siglo después, la tecnología venía por fin a rescatar al trabajador.

Sin embargo, sería muy injusto considerar la obra de Marx como una anécdota filosófica o económica sin ningún valor en el día de hoy. Su idea de la explotación del trabajador, basada entonces en su famosa teoría del valor y en la expropiación de los medios de producción tiene difícil eco en la interpretación de las relaciones económicas y laborales de hoy, pero no así su preocupación y su intuición sobre la cuestión. Hoy estamos experimentando de nuevo un aumento de la desigualdad que con las marcadas diferencias a la que le tocó vivir Marx, podría tener algunos paralelismos con aquella etapa de inicios y mitad del XIX, por lo que la herencia de Marx sigue presente.

El Roosevelt Institute acaba de publicar un informe que disecciona los efectos económicos y sociales del poder de mercado de las grandes corporaciones que no haría los ascos de un joven Marx

Esta herencia sigue viva. Por un lado, parte de los continuadores de la tradición marxista se han concentrado alrededor de la llamada escuela Post-Keynesiana. Sin embargo, algunos economistas “mainstream”, no marxistas, se han convertido en herederos involuntarios, no de la tradición de la escuela surgida a partir de las ideas de Marx, sino a partir de sus pesadillas. Estos economistas han puesto el foco de su análisis en algunos de los problemas que el autor de “El Capital” ya seņalará hace 160 aņos. Así, la concentración de la actividad productiva y sus consecuencias laborales, como es por ejemplo la caída de las rentas salariales o el estancamiento de los salarios incluso en las grandes corporaciones, tiene una vinculación con la idea de la explotación del trabajo. Economistas como Alan Manning han dedicado su carrera académica a estudiar el poder de las empresas en el mercado de trabajo y el impacto que tiene sobre los salarios y el empleo. Así mismo, recientemente, ha despegado una literatura que estudia cómo la proliferación de fondos de inversión y otros inversores institucionales tiene efectos negativos sobre la competencia (sólo hay que seguir los trabajos de José Azar alguno con su coautor Ignacio González*), o cómo el incremento de las rentas de monopolio afecta a las rentas salariales (Simcha Barkai) y el valor de los activos financieros, la inversión y la desigualdad (Lídia Brun e Ignacio González). El Roosevelt Institute de los Estados Unidos acaba de publicar un informe que disecciona los efectos económicos y sociales del poder de mercado de las grandes corporaciones que no haría los ascos de un joven Marx que ya comenzaba a analizar este tipo de fenómenos. O, por ejemplo, en una reciente entrada en VOX EU Samuel Bowles explica cómo la visión actual sobre el análisis teórico de las relaciones laborales, en particular en la negociación salarial, tiene mucho que deber a visiones ya contempladas por Marx hace más de 150 aņos.

En definitiva, al igual que lo fueron Smith o Ricardo, Marx se merece un lugar de honor en el estrado de los economistas ilustres. La caricaturización realizada de sus tesis, muchas veces por sus propios seguidores o su vinculación a los hechos políticos acaecidos más de cincuenta aņos después de su muerte, han relegado a este insigne alemán a la vitrina de “no tocar”. Sin embargo, y de nuevo, con las distancias apropiadas, la evolución de la economía hoy en el siglo XXI ofrece ciertos paralelismos a los experimentados en la primera mitad del siglo XIX. Es posible que no compartamos la interpretación que Marx dio de su mundo en aquella época, ni a las conclusiones de su análisis, pero lo que no es menos cierto es que sus pesadillas parecen volver como si se nos presentara su fantasma casi siglo y medio después de muerto. Recuerden, lo último que debemos hacer es ignorar a un espectro. Háganle caso y no digan paparruchas.

 

Da vozpopuli.com

Manuel Alejandro Hidalgo

Il fantasma di Marx

(Segue la traduzione)

Non possiamo condividere l'interpretazione di Marx del suo mondo, né le conclusioni della sua analisi, ma l'evoluzione dell'economia nel 21 ° secolo offre alcuni parallelismi con quelli vissuti nella prima metā del XIX secolo.

07.05.2018 - 05:15

Sabato scorso, si sono celebrati i duecento anni dalla nascita a Treviri, oggi in Germania, di Karl Marx, forse il pių influente tra i filosofi e gli economisti della storia moderna. Il suo pensiero ha trasceso il suo tempo e condizionato, come nessun altro, il futuro del ventesimo secolo. Sebbene non abbia mai considerato come dovrebbe essere organizzata una societā post-capitalista, la sua famosa frase che i filosofi non solo devono spiegare il mondo, ma deve anche cercare di cambiarlo, riflette chiaramente l'obiettivo del suo lavoro.

Profondamente misconosciuto, anche da molti dei suoi seguaci - non lo dico, lo sento da loro - e, intensamente interpretato, il suo contributo alla teoria economica č stato fondamentale. Oggi, tuttavia, e nonostante siano passati pių di cento quaranta anni dalla sua morte, Marx č ancora vivo nel dibattito e le sue teorie continuano a generare aspre discussioni non solo per la sua validitā, ma per le conseguenze che possono derivarne.

Autore enormemente prolifico, l'opera fondamentale di Marx, "Il Capitale", č incompiuta. Ha condensato pių di due decenni di pensiero. Leggeva economisti come Smith o Ricardo e filosofi come Hegel. Tra tutti e molti altri, ha delineato una visione del mondo che ha poi sostenuto, criticando e procedendo prima di altri. Da questa critica nasce una complessa interpretazione delle relazioni economiche e di potere con i rapporti di produzione come spina dorsale.

La concentrazione dell'attivitā produttiva e le sue conseguenze sul lavoro, per esempio la caduta delle rendite salariali anche nelle grandi corporazioni, ha una connessione diretta con l'idea dello sfruttamento del lavoro

Dobbiamo capire l'ambiente storico in cui Marx ha sviluppato le sue idee. Nei decenni centrali del XIX secolo, studia le varie economie europee che  crescono in produzione, in produttivitā, ma anche in disuguaglianza sociale, in particolare l'economia della Gran Bretagna, paese dove si stabilisce dopo anni di nomadismo motivati ​​da un esilio forzato. Questo aumento della disuguaglianza č stato indotto dalla concentrazione della ricchezza in un numero sempre minore di mani. La teoria si  focalizza sulla spiegazione dei motivi di questa concentrazione e le possibili conseguenze a lungo termine. La sua previsione che la dinamica capitalista era intrinsecamente autodistruttiva consapevole che, alla fine, le ceneri di quel processo di annientamento delle proprie basi faranno emergere in futuro una societā migliore e pių giusta, reinterpretando le dinamiche dell’idealismo hegeliano, con la conoscenza e la giustizia umana riviste in versione pių materialistica. Sia per l'auto-distruzione del capitalismo che per l’acquisizione forzata dei mezzi di produzione da parte dei lavoratori, porterebbe ad una societā idilliaca in cui il surplus generato dal processo di produzione sarebbe di proprietā esclusiva del lavoratore.

Ma qualcosa č fallito nella sua tesi. Tra le molte ragioni - non č mia intenzione di entrare in mertito - una molto importante e segnata da Piketty č che Marx non aveva previsto le conseguenze del cambiamento tecnologico. Poco prima di morire, la stessa dinamica capitalista stava giā minando le sue ragioni. I miglioramenti tecnologici hanno finito per favorire i lavoratori e erano migliorate le condizioni lā dove vi erano in precedenza solo salari stagnanti. Come diceva Kuznets quasi un secolo dopo, la tecnologia stava finalmente arrivando a salvare il lavoratore.

Tuttavia, sarebbe ingiusto a considerare l'opera di Marx come un aneddoto filosofico o economico oggi inutile. Č difficile individuare echi nell'interpretazione economica e nei rapporti di lavoro di oggi della sua idea di sfruttamento dei lavoratori, in base alla sua famosa teoria del valore e dell'espropriazione dei mezzi di produzione, ma non della sua preoccupazione e comprensione del problema. Oggi stiamo di nuovo assistendo ad un aumento della disuguaglianza, con differenze marcate come quelle del tempo di Marx e potrebbero emergere analogie con il fenomeno della metā del XIX, tanto da far apprezzare l'ereditā di Marx.

L'Istituto Roosevelt ha appena pubblicato un rapporto che analizza gli effetti economici e sociali del potere di mercato delle grandi aziende rapporto che non causerebbe disgusto nel giovane Marx

Questa ereditā č ancora viva. Alcuni dei continuatori della tradizione marxista si sono concentrati attorno alla cosiddetta scuola post-keynesiana. Tuttavia, alcuni economisti "mainstream", non marxisti, sono diventati eredi involontari, non della tradizione scolastica emersa dalle idee di Marx, ma dei loro incubi. Questi economisti hanno focalizzato la loro analisi su alcuni dei problemi che l'autore del  Capitale ha segnalato 160 anni fa. Quindi, la concentrazione dell'attivitā produttiva e le sue conseguenze sul lavoro, come la caduta dei redditi salariali o la stagnazione dei salari anche nelle grandi societā, č legata all'idea dello sfruttamento del lavoro. Economisti come Alan Manning hanno dedicato le loro carriere accademiche allo studio del potere delle aziende nel mercato del lavoro e all'impatto che ha sui salari e sull'occupazione. Inoltre, recentemente, una letteratura che studia come la proliferazione di fondi di investimento e altri investitori istituzionali ha effetti negativi sulla concorrenza (basta seguire il lavoro di José Azar con il suo coautore Ignacio González *), o come l'aumento delle rendite di monopolio influisce sui redditi salariali (Simcha Barkai) e sul valore delle attivitā finanziarie, degli investimenti e della disuguaglianza (Lídia Brun e Ignacio González). L'Istituto Roosevelt degli Stati Uniti ha appena pubblicato un rapporto che analizza gli effetti economici e sociali del potere di mercato delle grandi aziende che non disgusterebbero Marx, il quale stava giā iniziando ad analizzare questo tipo di fenomeni. Ed ancora,, per esempio, in una recente entrata in VOX EU, Samuel Bowles spiega come la visione attuale sull'analisi teorica dei rapporti di lavoro, in particolare nella contrattazione salariale, abbia molto a che fare con le visioni giā contemplate da Marx pių di 150 anni fa.

In breve, proprio come Smith o Ricardo, Marx merita un posto d'onore sul podio di illustri economisti. La caricaturizzazione delle sue tesi, spesso ad opera dei suoi stessi seguaci o il suo collegamento con gli eventi politici avvenuti pių di cinquant'anni dopo la sua morte, ha relegato questo illustre tedesco in una  vetrina col cartello "non toccare". Tuttavia, e ancora, con gli appropriati distinguo, l'evoluzione dell'economia oggi nel 21 ° secolo offre alcuni parallelismi con quelli vissuti nella prima metā del 19 ° secolo. Non possiamo condividere l'interpretazione di Marx del suo mondo in quel momento, né le conclusioni della sua analisi, ma ciō che non č meno vero č che i suoi incubi sembrano tornare come se il suo fantasma ci apparisse quasi un secolo e mezzo dopo la sua morte. Ricorda, l'ultima cosa che dovremmo fare č ignorare uno spettro. Si presti attenzione a lui e non si sproloqui.

 


Domenica 6 maggio 2018

 

 

Traduzione e annotazioni dell’articolo per “Qui spira vento di fronda!”:

 

https://promarket.org

(in calce la traduzione con Google con alcune note di MN)

 

Marx and Modern Microeconomics

Posted on May 5, 2018 by Samuel Bowles

 

Few economists doubt that Marx flunked economics, a judgement mostly based on his labor theory of value. But this column argues that Marx’s representation of the power relationship between capital and labor in the firm is an essential insight for understanding and improving modern capitalism. Indeed, this insight is incorporated into standard principal–agent models of labor and credit markets.

 

Note: The post below was first published at VoxEU.org.

 

Economists, looking back, have not found much to admire in Karl Marx, the economist, the bicentennial of whose birth we commemorate next month. John Maynard Keynes referred to Capital as “an obsolete economic textbook [that is] not only scientifically erroneous but without interest or application to the modern world” (Keynes 1925). Paul Samuelson’s judgement—“From the viewpoint of pure economic theory, Karl Marx can be regarded as a minor post-Ricardian”—was equally harsh, especially as he thought Ricardo was “the most overrated of economists”(Samuelson 1962).

 

These assessments are based largely on our current—and correct in my view—understanding of Marx’s labor theory of value as a pioneering, but inconsistent and outdated, attempt at a general equilibrium model of pricing and distribution. But there is another aspect of his work that has been strongly vindicated by theoretical advances in recent decades: the idea that the exercise of power is an essential aspect of the working of the capitalist economy, even in its idealized, perfectly competitive, state.

 

Domination in Liberal Society

 

Marx used the labor theory of value to demonstrate that the exploitation of workers is a necessary condition for profits (Yoshihara 2017). The normative term ‘exploitation’ is justified by the claim that profit arises from a system of domination in which the wealthy, as owners of capital goods, direct the activities and limit the choices of employees (Vrousalis 2013). Domination in this sense could be sustained by an autocratic state acting on behalf of a capitalist class, or through the exercise of market power made possible by limited competition in goods markets.

 

But Marx chose to study a more challenging question: how could the domination of labor by capital take place in a private, perfectly competitive, economy governed by a liberal state? His answer was based on what seems a strikingly modern principal-agent representation of the employer-employee relationship, arising from a conflict of interest over the amount of labor effort performed that could be resolved in an enforceable contract.

 

Marx stressed that the employer purchases the worker’s time on the labor market, not the worker’s work. The employee’s supply of effort to the production process is not secured by contract but was rather an “extraction” that “only by misuse could … have been called any kind of exchange at all” (Marx 1939).

 

To stress the distinctive aspect of the labor market, Marx (1867) pointed out that:

 

“[T]he rise in … wages may … be unaccompanied by any change in the price of labor [meaning effort], or may even be accompanied by a fall in the latter.”

 

 

The important consequence for the worker, “be his payment high or low,” was “domination and exploitation” and “a form of despotism more hateful for its meanness” (ibid).

 

The final step in Marx’s explanation of domination in a liberal capitalist economy was the process of accumulation and technical change that supports a permanent “reserve army” (ibid) of the unemployed, and which provides the basis of the employer’s labor discipline strategy. The private ownership of the means of production conveys the right to exclude others from use of the firm’s assets, and therefore the owners of firms have a powerful threat to induce workers to supply the effort that could not be secured by contract: work hard, or join the “reserve army.”

 

The Politics of Production

 

Marx did not explain why the labor contract was incomplete. He assumed this was an uncontroversial empirical observation and used it as the starting point for his economic theory. In this, he resembles Charles Darwin who advanced a powerful theory of natural selection without an understanding of the mechanism by which it occurred. Genetic inheritance would later be explained by Gregor Mendel.

 

Just as Mendel underpinned Darwin, a more complete understanding of the incomplete labor contract developed in the twentieth century, but did not overturn Marx’s conclusions. Like Marx, Ronald Coase (1937) stressed the central role of authority in the firm’s contractual relations:

 

“[N]ote the character of the contract into which a factor enters that is employed within a firm …[T]he factor … for certain remuneration agrees to obey the directions of the entrepreneur.”

 

 

Indeed, Coase defined the firm by its political structure:

 

“If a workman moves from department Y to department X, he does not go because of a change in prices but because he is ordered to do so … the distinguishing mark of the firm is the suppression of the price mechanism.” (ibid)

 

 

Herbert Simon provided the first Coasean model of the firm (Simon 1951). He represented the employment contract as an exchange in which the employees transfer control rights over their work tasks to the employer, in return for a wage. Simon stressed the advantage to the employer of this arrangement, because there was unavoidable uncertainty about the tasks that would be required over the course of the contract. Therefore there was a high cost of agreeing to a complete contractual specification of the activities to be performed. Simon did not know that he was modeling exactly the incomplete contract for labor that was the fulcrum of Marx’s economic theory.

 

Coase or Simon did not directly explain why control rights confer power. As an empirical matter, the firm appears to be a political institution in the sense that some members of the firm routinely give commands with the expectation that they will be obeyed, while others are constrained to follow these commands. If we say that the manager has the right to decide what the worker will do, this means only that the manager has the legitimate authority, not the power to secure compliance. Given that, in a liberal society, the manager is restricted in the kinds of punishment that can be inflicted, and given that the employee is free to leave, it is a puzzle that orders are typically obeyed.

 

Noticing this, Armen Alchian and Harold Demsetz challenged the Coasean idea that the firm is a mini “command economy”, suggesting that the employment contract is no different in this respect from other contracts:

 

“The firm … has no power of fiat, no authority, no disciplinary action any different in the slightest degree from ordinary market contracting between any two people … Wherein then is the relationship between a grocer and his employee different from that between a grocer and his customer?” (Alchian and Demsetz 1972)

 

 

Oliver Hart (1989) responded:

 

‘[T]he reason that an employee is likely to be more responsive to what his employer wants than a grocer is that the employer … can deprive the employee of the assets he works with and hire another employee to work with these assets, while the customer can only deprive the grocer of his customer and as long as the customer is small, it is presumably not very difficult for the grocer to find another customer.”

 

 

The Exercise of Power

 

This explanation requires a demonstration that power—in some well-defined sense—can be exercised by employers over employees in the equilibrium of a competitive economy. It is nevertheless puzzling that power is exercised in a competitive economy, in which each actor engages voluntarily in exchanges, from which each is equally free to walk away.

 

The following sufficient condition for the exercise of power captures the central features of Marx’s (1867) representation of the “despotism” of the workplace:

 

For B to have power over A, it sufficient that, by imposing or threatening to impose sanctions on A, B is capable of affecting A’s actions in ways that further B’s interests, while A lacks this capacity with respect to B. (Bowles and Gintis 1992)

 

 

The definition clarifies the difference between the employer and the grocer in Hart’s response to Alchian and Demsetz. The sanctions imposed on the employee by depriving that employee access to the capital good are severe (technically, first order), while those imposed on the grocer by the departing customer are negligible or zero (second order). The disgruntled consumer who walks out the door does not impose a sanction on the grocer because the grocer (in competitive equilibrium) was maximizing profits by selecting a level of sales that equates marginal cost to the exogenously given price. A small variation in sales has only a second-order effect on profits. But this is not the case for the employer-employee relationship. This is because involuntary unemployment is a characteristic of the competitive equilibrium of a market in which labor effort is not covered in an enforceable contract(Bowles 1985, Gintis and Ishikawa 1987, Shapiro and Stiglitz 1985). The employer’s threat to terminate the worker’s position would thus impose a first-order cost on the worker. This is the basis of the exercise of power by employers.

 

The incomplete nature of the labor contract is therefore essential to showing both why the employer’s power over the worker is essential to profit-making, and also how it can be sustained by equilibrium unemployment. Marx understood the first but not the second, providing instead a dynamic (and not entirely convincing) account of how the reserve army would be sustained in the long run.

 

Microeconomist or Precursor to Modern Micro?

 

Marx was a pioneer in the study of principal-agent relationships, though of course he did not use the term. Principal-agent models now form the microeconomic foundation for the study of relationships among classes (though economists do not use that term) in capitalist and other economies, for example the standard treatments of the exchanges between employer and employee, or between lender and borrower. These models are essential to current analysis of workaday economic problems such as the cyclical patterns in wage-setting and productivity, and the quantity constraints that borrowers face in credit markets. Both of these problems have substantial microeconomic importance, but are also important foundations of macroeconomics.

 

Marx was a visionary precursor of modern microeconomics, and modern microeconomics has repaid him the favor by clarifying the limits of some of his most important ideas. Among them the labor theory of value as a representation of a general system of exchange (Morishima 1973, 1974), and his “theory of the tendency of the profit rate to fall” (Bowles 1981, Okishio 1961). As Michio Morishima (1974) pointed out, Marx did not resolve the outstanding theoretical problems of his day, but rather anticipated problems that would later be addressed mathematically.

 

Modern public economics, mechanism design and public choice theory has also challenged the notion—common among many latter-day Marxists, though not originating with Marx himself—that economic governance without private property and markets could be a viable system of economic governance.

 

Political and Economic Problems

 

In 1972, Abba Lerner astutely identified one of the limits of the neoclassical paradigm. A contract transforms “a political problem into an economic problem. An economic transaction is a solved political problem … Economics has gained the title Queen of the Social Sciences by choosing solved political problems as its domain.” (Lerner 1972)

 

Whether this is a feature or a bug depends on your point of view. The Queen’s domain has not seemed too cramped because the same paradigm provided a reason to think that unsolved “political problems”, such as the incomplete nature of the labor contract, or the exercise of power by employers over workers, were illusions. Joseph Schumpeter made this point: “What distinguishes directing and directed labor appears at first sight to be very fundamental,” he wrote. But, he argued, in reality the difference “constitutes no essential economic distinction … the conduct of the former is subject to the same rules as that of the latter … and to establish this regularity … is a fundamental task of economic theory.” (Schumpeter 1934)

 

Why, one wonders, would Schumpeter consider this point to be of such exceptional importance? The answer is that if Marx’s despotism of the workplace is real, then the liberal argument against economic democracy—there’s nothing there to democratize—is false.

 

Editors’ note:Samuel Bowles is a Research Professor and Director of the Behavioral Sciences Program, Santa Fe Institute. This column is based on a larger work of the same title to be published in Japanese in a special issue of Keizai Seminar, edited by Naoki Yoshihara.

 

References

 

Alchian, A A and H Demsetz (1972), “Production, Information Costs, and Economic Organization”, American Economic Review 62(5): 777-95.

 

Bowles, S (1981), “Technical Change and the Profit Rate: A Simple Proof of the Okishio Theorem”, Cambridge Journal of Economics 5(2): 183–186.

 

Bowles, S (1985), “The Production Process in a Competitive Economy: Walrasian, Neo- Hobbesian, and Marxian Models”, American Economic Review 75(1): 16-36.

 

Bowles, S and H Gintis (1992), “Power and Wealth in a Competitive Capitalist Economy”, Philosophy and Public Affairs 21(4): 324-53.

 

Coase, R H (1937), “The Nature of the Firm”, Economica 4: 386-405.

 

Gintis, H and T Ishikawa (1987), “Wages, Work Discipline, and Unemployment”, Journal of Japanese and International Economies 1: 195-228.

 

Hart, O (1989), “An Economist’s Perspective on the Theory of the Firm”, Columbia Law Review89(7): 1757-74.

 

Keynes, J M (1925), “Soviet Russia.” Nation and Athenaeum, 17, 19 and 24 October.

 

Lerner, A (1972), “The Economics and Politics of Consumer Sovereignty”, American Economic Review 62(2): 258-66.

 

Mark, K (1867), Capital, Critique of Political Economy, Verlag von Otto Meisner.

 

Marx, K (1939), Grundrisse: Foundations of the Critique of Political Economy, Marx-Engels Institute.

 

Morishima, M (1973), Marx’s Economics: A Dual Theory of Value and Growth, Cambridge University Press.

 

Morishima, M (1974), “Marx in Light of Modern Economic Theory”, Econometrica 4: 611-32.

 

Okishio, N (1961), “Technical Changes and the Rate of Profit”, Kobe University Economic Review 7: 85-99.

 

Samuelson, P (1962), “Economists and the History of Ideas”, American Economic Review 51(1): 1-18.

 

Schumpeter, J (1934), The Theory of Economic Development: An Inquiry into Profits, Capital, Credit, Interest and the Business Cycle, Oxford University Press.

 

Shapiro, C and J Stiglitz (1985), “Equilibrium Unemployment as a Worker Disciplining Device: A Reply”, American Economic Review 75(4): 892-93.

 

Simon, H (1951), “A Formal Theory of the Employment Relation”, Econometrica 19(3): 293-305.

 

Vrousalis, N (2013), “Exploitation, Vulnerability, and Social Domination”, Philosophy and Public Affairs 41: 131-57.

 

Yoshihara, N (2017), “A Progress Report on Marxian Economic Theory and on Controversies in Exploitation Theory since Okishio, 1963”, Journal of Economic Surveys, forthcoming.

 


 

Marx e la moderna microeconomia

Pubblicato il 5 maggio 2018 da Samuel Bowles

[Note in corsivo di MN]

Pochi economisti dubitano che Marx abbia bocciato l'economia, un giudizio basato principalmente sulla sua teoria del valore del lavoro. Ma questo articolo sostiene che la rappresentazione di Marx dei rapporti di potere tra capitale e lavoro nell'impresa č un'intuizione essenziale per comprendere e migliorare il capitalismo moderno. In effetti, questa intuizione č incorporata nei modelli standard di “agente-attore principale” dei mercati del lavoro e del credito.

[La relazione agente-attore principale (o Modello d'agenzia) č definita  come "un contratto in base al quale una delle due parti (l’agente) delega una quota del proprio potere all’altro. In particolare, una o pių persone (attore principale) obbliga un'altra persona (agente) ad una particolare attivitā. Nota di M.N.).

  Nota: il post sottostante č stato pubblicato per la prima volta su VoxEU.org.

 Gli economisti, guardando indietro, non hanno trovato molto da ammirare in Karl Marx, l'economista, il bicentenario della cui nascita commemoriamo il mese prossimo. John Maynard Keynes considerava il Capitale come "un libro di testo economico obsoleto, non solo scientificamente errato ma senza interesse per il mondo moderno e ad esso inapplicabile" (Keynes 1925). Ugualmente duro il giudizio di Paul Samuelson:  "Dal punto di vista della teoria economica pura, Karl Marx puō essere considerato un post-ricardiano minore" (Samuelson 1962). Giudizio duro specialmente perché Samuelson riteneva che Ricardo fosse "il pių sopravvalutato degli economisti".

 Queste valutazioni si basano in gran parte sulla nostra concezione corrente - e corretta a mio avviso – della teoria del valore del lavoro di Marx come un tentativo pionieristico, ma incoerente e superato, di un modello di equilibrio generale del prezzo e della distribuzione. Ma c'č un altro aspetto del suo lavoro che č stato fortemente rivendicato dai progressi teorici degli ultimi decenni: l'idea che l'esercizio del potere č un aspetto essenziale del funzionamento dell'economia capitalista, anche se impostato su uno stato idealizzato, perfettamente competitivo.

Dominio nella societā liberale

 Marx ha usato la teoria del valore del lavoro per dimostrare che lo sfruttamento dei lavoratori č una condizione necessaria per i profitti (Yoshihara 2017). [Marx sostiene (teoria del plusvalore) che il profitto č funzione dello sfruttamento del lavoro (capitale variabile) e non degli investimenti (capitale fisso). Infatti, Il lavoro che il capitalista acquista sul mercato č una  merce particolare che crea un valore maggiore di quello che serve per remunerarla. Il lavoro, dunque, č la sola merce che crea plusvalore. Nota di MN]. II termine "sfruttamento" č giustificato dall'affermazione che il profitto deriva da un sistema di dominio in cui i ricchi, in quanto proprietari di beni capitali, dirigono le attivitā e limitano le scelte dei dipendenti (Vrousalis 2013). La dominazione in questo senso potrebbe essere affiancata e sostenuta da uno stato autocratico che agisce per conto di una classe capitalista, o attraverso l'esercizio del potere di mercato reso possibile dalla limitata concorrenza nei mercati delle merci.

 Ma Marx scelse di rispondere ad una domanda pių stimolante: come potrebbe realizzarsi il dominio sul lavoro da parte del capitale in un'economia privata, perfettamente competitiva, governata da uno stato liberale? La sua risposta si basava su quella che sembra una rappresentazione del contratto agente-attore principale sorprendentemente moderna del rapporto datore di lavoro-dipendente, derivante da un conflitto di interessi per la quantitā di lavoro svolto che potrebbe essere risolta con un rapporto contrattualizzato.

 Marx ha sottolineato che, sul mercato del lavoro, il capitalista acquista il tempo del lavoratore non il lavoro del lavoratore. La fornitura di lavoro materiale [sforzo] da parte del dipendente al processo di produzione non č assicurata da un contratto ma č piuttosto una "estrapolazione" che "solo impropriamente potrebbe ... essere considerata come un qualsiasi tipo di scambio" (Marx 1939).

Per sottolineare l'aspetto distintivo del mercato del lavoro, Marx (1867) ha sottolineato che:

 "La crescita dei salari puō ... non essere accompagnata da alcun cambiamento nel costo del lavoro [nel significato di sforzo], o possono anche essere accompagnati da una caduta di quest'ultimo".

L'importante conseguenza per il lavoratore, č che il livello alto o basso del suo salario", era funzione di "dominazione e sfruttamento", "forma di dispotismo pių odioso per la sua meschinitā" (ibid).

 L'ultimo passo nella spiegazione di Marx del predominio del capitale in un'economia capitalista liberale č la considerazione che il processo di accumulazione e innovazione tecnica [capitale fisso =strumenti di produzione, investimenti. Nota di MN]  sostiene un "esercito di riserva" permanente (ibid), costituito da disoccupati, e fornisce la base che impone obbedienza a carico del lavoratore nei rapporti  industriali. [Una delle contraddizioni del capitalismo individuate da Marx č costituita dalla necessitā del padrone di avere massima libertā d’azione in ambito sociale (stato liberale) mentre in fabbrica ha bisogno della massima subordinazione da parte del lavoratore. Perfetta anarchia in societā. Rigida gerarchia in azienda. Insomma, il profitto (plusvalore) č generato dal lavoro; l’esercito di riserva č generato dagli investimenti (innovazioni tecnologiche ecc.) e permette di avere un’offerta di lavoro a basso costo perché sovrabbondante rispetto alla domanda dei capitalisti. Nota di MN].

La proprietā privata dei mezzi di produzione conferisce il diritto di escludere altri dall'uso dei beni dell'impresa, e quindi i proprietari delle imprese hanno una potente minacciosa arma per indurre i lavoratori a fornire quel lavoro che non puō essere garantito da un contratto: lavorare sodo, o aderire all' "esercito di riserva".

 La politica della produzione.

 Marx non ha spiegato perché il contratto di lavoro fosse incompleto. Assunse che questa era un'osservazione empirica incontrovertibile e la usava come punto di partenza per la sua teoria economica. In questo, assomiglia a Charles Darwin che ha avanzato una potente teoria della selezione naturale senza una comprensione del meccanismo utilizzato per realizzarsi. L'ereditā genetica sarebbe in seguito spiegata da Gregor Mendel.

 Proprio come Mendel sostenne Darwin, una comprensione pių completa del contratto di lavoro incompleto si sviluppō nel ventesimo secolo, ma non rovesciō le conclusioni di Marx. Come Marx, Ronald Coase (1937) ha sottolineato il ruolo centrale dell'autoritā nelle relazioni contrattuali dell'azienda:

 "Nel contratto entra un fattore che č impiegato all'interno di un'impresa ... Tale fattore ... č costituito dall’accettazione di obbedire alle indicazioni dell'imprenditore per avere in cambio una certa remunerazione ".

 In effetti, Coase ha definito l'azienda con la sua struttura politica:

 "Se un operaio si sposta dal reparto Y al reparto X, non č a causa di un cambiamento dei costi ma perché gli viene ordinato di farlo ... il segno distintivo dell'azienda č la possibilitā di non prendere in considerazione l’andamento dei costi." (Ibid)

Herbert Simon ha fornito il primo modello Coasiano dell'azienda (Simon 1951). Ha rappresentato il rapporto di lavoro come uno scambio in cui i dipendenti trasferiscono i diritti di controllo sulle loro mansioni lavorative al datore di lavoro, in cambio di un salario. Simon ha sottolineato il vantaggio per il datore di lavoro di questo accordo, perché c'era un'incertezza inevitabile sui compiti che sarebbero stati necessari nel corso del contratto. Pertanto, concordare una specifica contrattuale completa delle attivitā da eseguire avrebbe comportato un costo troppo elevato. Simon non sapeva che stava modellando esattamente il contratto di lavoro incompleto, fulcro della teoria economica di Marx.

Coase o Simon non hanno spiegato direttamente perché i diritti di controllo conferiscono potere. Come una questione empirica, l'azienda sembra essere un'istituzione politica nel senso che alcuni membri della societā di fatto impartiscono comandi con l'aspettativa di essere obbediti, mentre altri sono costretti a seguire questi comandi. Se diciamo che il manager ha il diritto di decidere cosa farā il lavoratore, questo significa solo che il manager ha l'autoritā legittima, non il potere di garantire la conformitā di comportamento del lavoratore. Dato che, in una societā liberale, il manager č limitato nei tipi di punizione che possono essere inflitti, e dato che il dipendente č libero di andarsene, č un enigma che gli ordini siano in genere rispettati.

 Notando questo, Armen Alchian e Harold Demsetz hanno sfidato l'idea Coasiana che l'azienda č una mini "economia di comando", suggerendo che il contratto di lavoro non č diverso a questo riguardo dagli altri contratti:

 "L'azienda ... non ha potere di iniziativa, nessuna autoritā, nessuna azione disciplinare diversa dal minimo comune contratto di mercato tra due persone ... Dov'č allora la diversitā nel rapporto tra un droghiere e il suo dipendente diverso da quello tra un droghiere e il suo cliente? "(Alchian e Demsetz 1972)

 Oliver Hart (1989) ha risposto:

 “Il motivo per cui un dipendente č probabilmente pių reattivo a quanto il suo datore di lavoro desidera rispetto al cliente di un droghiere č che il datore di lavoro ... puō privare il dipendente dei beni con cui lavora e assumere un altro dipendente per lavorare con questi beni, mentre il cliente puō solo privare il droghiere del suo essere cliente e fintanto che il cliente č piccolo, presumibilmente non č molto difficile per il droghiere trovare un altro cliente. "

 L'esercizio del potere

 Questa spiegazione richiede una dimostrazione del fatto che il potere, in un certo senso ben definito, puō essere esercitato dai datori di lavoro sui dipendenti nell'equilibrio di un'economia competitiva. Č tuttavia sconcertante che il potere sia esercitato in un'economia competitiva [Ma questa č caratteristica economica in uno stato liberale “ideale”, di scuola, dove vige la perfetta concorrenza, dove sono banditi monopoli ed oligopoli. Nota di MN] in cui ogni attore si impegna volontariamente in scambi, dai quali ognuno č ugualmente libero di andarsene.

 La seguente condizione sufficiente per l'esercizio del potere coglie le caratteristiche centrali della rappresentazione di Marx (1867) del "dispotismo" del posto di lavoro:

Affinché B abbia potere su A, č sufficiente che, imponendo o minacciando di imporre sanzioni su A, B sia in grado di influenzare le azioni di A in modo che gli interessi di B siano soddisfatti, mentre A manchi di questa capacitā rispetto a B. (Bowles and Gintis 1992)

La definizione chiarisce la differenza tra il datore di lavoro e il droghiere nella risposta di Hart ad Alchian e Demsetz. Le sanzioni imposte al dipendente attraverso l’impedimento dell'accesso al capitale aziendale (mezzi di produzione) sono severe (di primaria importanza), mentre quelle imposte al droghiere dal cliente che non compra sono trascurabili o pari a zero (di importanza secondaria). Il consumatore scontento che esce dalla porta non impone una sanzione al droghiere perché il droghiere (in equilibrio competitivo) massimizza i profitti selezionando un livello di vendite (e dei prezzi di vendita, nota di MN) che eguaglia il costo marginale al prezzo esogeno dato. Una piccola variazione nelle vendite ha solo un effetto di secondo ordine sui profitti. Ma questo non č applicabile al rapporto di lavoro datore-dipendente. Questo perché la disoccupazione involontaria č una caratteristica dell'equilibrio concorrenziale di un mercato in cui il lavoro materiale non č coperto da un contratto esecutivo (Bowles 1985, Gintis e Ishikawa 1987, Shapiro e Stiglitz 1985). La minaccia del datore di lavoro di porre fine al rapporto col lavoratore, imporrebbe quindi un costo di primo ordine al lavoratore. Questa č la base dell'esercizio del potere da parte dei datori di lavoro.

 La natura incompleta del contratto di lavoro č quindi essenziale per mostrare sia il motivo per cui il potere del datore di lavoro sul lavoratore č essenziale per il profitto, sia il modo in cui puō essere sostenuto dal ruolo della disoccupazione di equilibrio. Marx capė il primo assunto ma non il secondo, fornendo invece un resoconto dinamico (e non del tutto convincente) di come l'esercito di riserva sarebbe stato sostenuto nel lungo periodo.

 Microeconomista o precursore di Microeconomia  moderna?

 Marx č stato un pioniere nello studio del sistema di relazioni agente-attore principale, anche se ovviamente non usava questo  termine. I modelli di agente-attore principale costituiscono ora il fondamento microeconomico per lo studio delle relazioni tra classi (sebbene gli economisti non utilizzino tale termine) nelle economie capitalistiche e di altro tipo, ad esempio nei trattamenti standard degli scambi tra datore di lavoro e dipendente o tra prestatore e mutuatario. Questi modelli sono essenziali per l'analisi attuale dei problemi economici di tutti i giorni, come i modelli ciclici in materia di determinazione salariale e di produttivitā e i vincoli di quantitā che i mutuatari devono affrontare nei mercati del credito. Entrambi questi problemi hanno una notevole importanza microeconomica, ma sono anche importanti basi della macroeconomia.

Marx era un precursore visionario della microeconomia moderna, e la microeconomia moderna gli ha ripagato il favore chiarendo i limiti di alcune delle sue idee pių importanti. Tra questi, la teoria del valore del lavoro come rappresentazione di un sistema generale di scambio (Morishima 1973, 1974), e la sua "teoria della tendenza alla caduta del tasso di profitto" (Bowles 1981, Okishio 1961). Come ha fatto notare Michio Morishima (1974), Marx non ha risolto gli eccezionali problemi teorici dei suoi giorni, ma piuttosto i problemi previsti che in seguito sarebbero stati affrontati matematicamente.

 La moderna economia pubblica, la concezione dei meccanismi e la teoria delle decisioni pubbliche hanno anche messo in discussione la nozione - comune tra molti marxisti degli ultimi giorni, sebbene non suggerita da Marx stesso - che la governance economica senza proprietā privata e mercati potrebbe costituire un sistema vitale di governance economica.

 Problemi politici ed economici

Nel 1972, Abba Lerner identificō astutamente uno dei limiti del paradigma neoclassico. Un contratto trasforma "un problema politico in un problema economico. Una transazione economica č un problema politico risolto ... L'economia ha conquistato il titolo di regina delle scienze sociali scegliendo i problemi politici risolti come suo dominio. "(Lerner 1972)

 Se questa č una caratteristica o un bug dipende dal tuo punto di vista. Il dominio della economia-regina non č sembrato troppo angusto perché lo stesso paradigma ha fornito una ragione per pensare che "problemi politici" irrisolti, come la natura incompleta del contratto di lavoro o l'esercizio del potere da parte dei datori di lavoro sui lavoratori, fossero illusioni. Joseph Schumpeter ha sottolineato questo punto: "Ciō che distingue il lavoro dirigente da quello diretto sembra a prima vista fondamentale", ha scritto. Ma, sosteneva, in realtā che la differenza "non costituisce una distinzione economica essenziale ... la condotta della prima č soggetta alle stesse regole di quella della seconda ... e stabilire questa regolaritā ... č un compito fondamentale della teoria economica". (Schumpeter 1934)

Perché, ci si chiede, Schumpeter considererebbe questo punto di cosė eccezionale importanza? La risposta č che se il dispotismo sul posto di lavoro, esplicitato da Marx, fosse accertato, allora l'argomento liberale contro la democrazia economica (“in economia non c'č niente da democratizzare”) risulterebbe falso.

__________

 Nota dell'editore: Samuel Bowles č professore di ricerca e direttore del programma di scienze comportamentali, presso il  Santa Fe Institute. Questo articolo č basato su un'opera pių grande dello stesso titolo che sarā pubblicata in giapponese in un numero speciale del Seminario Keizai, edito da Naoki Yoshihara.

 


Sabato 5 maggio 2018

 

 


 

Venerdė 4 maggio 2018

 

·         In associazione. Valutazione progetti UE.

 

 

 

·         Prime valutazioni di “blockchain”. Documento inviato ai delegati Adusbef:

 

Cerchiamo di capirci qualcosa. E’ considerato il nuovo sistema informatico supersicuro. 

Blockchain. Qualche magagna?

Blockchain: Cos'č e come funziona veramente, una guida per capire.

Dalla sua comparsa, la Blockchain ha subito sollevato un forte interesse, per i suoi ambiti applicativi in molti settori. Vediamo quali e come funziona.

https://www.blockchain4innovation.it/esperti/blockchain-perche-e-cosi-importante/

 Nulla puō essere modificato. Poi si scopre che le modifiche possono essere apportate se la "maggioranza dei nodi" č d'accordo a farlo. Quindi o i nodi sono milioni o la fregatura puō essere dietro l'angolo. E, comunque, chi verifica che la maggioranza che ha deciso la modifica č numericamente la maggioranza reale? Che cosa vuol dire (paragrafo n° 6) che "anche coloro che non hanno potuto partecipare (nella minoranza) possono vedere esattamente tutti i passaggi che hanno condotto a quella decisione" ? Non hanno "potuto" perché? Sarō troppo diffidente, ma...

Ho inserito "maggioranza" nella finestra di ricerca. Ecco i risultati:

Ricerca del termine “maggioranza” nel documento.

 

1. La stessa “informazione” č dunque presente su tutti i nodi e pertanto diventa immodificabile se non attraverso una operazione che richiede la approvazione della maggioranza dei nodi della rete e che in ogni caso non modificherā lo storia di quella stessa informazione.

 

2. Gli aggiornamenti o records non sono pių gestiti, come accadeva tradizionalmente, sotto il controllo rigoroso di una autoritā centrale, ma sono invece creati e caricati da ciascun nodo in modo appunto indipendente. In questo modo ogni partecipante č in grado di processare e controllare ogni transazione ma nello stesso tempo ogni singola transazione, ancorché gestita in autonomia, deve essere verificata, votata e approvata dalla maggioranza dei partecipanti alla rete.

 

3. Le Permissioned Ledger possono invece essere controllate e dunque possono avere una “proprietā”. Quando un nuovo dato o record viene aggiunto il sistema di approvazione non č vincolato alla maggioranza dei partecipanti alla Blockchain bensė a un numero limitato di attori che sono definibili come Trusted.

 

4. Ethereum ed Ethereum Classic: quali sono le differenze?

Ethereum rappresenta la versione “ufficiale” della Blockchain ed č gestita e aggiornata dagli sviluppatori che l’hanno ideata e realizzata, Ethereum Classic invece č una Blockchain che partendo da Ethereum si pone come una evoluzione o come una forma di “alternativa”. Il motivo che ha portato a questa divisione č legato a uno specifico evento di hackeraggio che ha colpito un progetto Ethereum (appunto, The DAO) e che aveva indotto la comunitā di Ethereum di cambiare il codice di Ethereum per rimediare alle conseguenze di questo attacco hacker. Questa decisione ha aperto una frattura sul concetto stesso di Blockchain, ovvero sui principi di fondo di questo paradigma. Da una parte ci stavano tutti coloro che sostenevano che le Blockchain vivono sul principio della community ed č la maggioranza della community che decide sulle possibili evoluzioni della Blockchain stessa. E sulla base di questa convinzione se la maggioranza della community č d’accordo la Blockchain puō essere modificata. C’č poi una diversa scuola di pensiero che invece sostiene che la Blockchain non puō essere modificata, deve essere saldamente protetta da qualsiasi forma di manomissione. Questa divisione ha posto gli sviluppatori davanti a un bivio e i cosidetti “puristi”, quando Ethereum ha creato una nuova Blockchain, hanno scelto di continuare a operare sulla vecchia versione della Blockchain. In concreto con questo passaggio si sono venute a creare due Blockchain Ethereum e in particolare Ethereum Classic opera oggi come una versione parallela della Blockchain.

 

5. Il senso del lavoro di Satoshi Nakamoto sta tutto qui: nei rapporti tra due o pių persone che non si conoscono e nella fattispecie nei rapporti che attengono a una transazione commerciale non č pių necessario fare riferimento a una terza parte, da tutti riconosciuta come affidabile. La transazione puō essere regolata tra pari, dalla rete ovvero da tutti i partecipanti alla rete, o meglio ancora dalla maggioranza dei partecipanti.

 

6. Qualsiasi modifica poi al messaggi o, appunto, agli ordini, puō essere attuata solo con il meccanismo del consenso, ovvero dalla maggioranza dei partecipanti alla rete e una volta attuata una modifica, appunto attraverso il consenso, anche coloro che non hanno potuto partecipare (nella minoranza) possono vedere esattamente tutti i passaggi che hanno condotto a quella decisione. Il consenso distribuito non č esattamente in linea con i principi della strategia militare, ma nel caso in questione del Problema dei Generali Bizantini rappresenta la soluzione al tema della presenza di uno o pių traditori che possono “corrompere” la corretta conoscenza e la corretta diffusione degli ordini stabiliti dai generali. In questo modo tutti sanno tutto nella stessa identica forma.

 

Anche: https://it.wikipedia.org/wiki/Blockchain

 


Giovedė 3 maggio 2018

·         In associazione. Valutazione attivitā, sito e bilancio Edufin.

 


 

Mercoledė 2 maggio 2018

Dossier Sogei

 


Martedė 1° maggio 2018

 

Conclusa sistemazione memorie di PC, tablet e smartphone.

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Su Facebook (1-5-2018)

 

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Mauro Novelli piace la foto di Antonio Tanza.

"1 maggio ..."

 

1 maggio ...

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Mauro Novelli ha condiviso un post.

 

Una colf in nero per il Presidente Roberto Fico? - Le Iene

iene.mediaset.it

Un quarto d'ora da dedicare al presidente della Camera.

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Mauro Novelli ha risposto al commentodi Marcello Giaccari.

Certo, D'Alema o Bersani da Fazio sarebbe tutta un'altra cosa...

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Mauro Novelli ha commentato il suo post.

Pensa se al posto di Martina ci fosse stato Renzi, con Fico che sbandiera la meta raggiunta...

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Mauro Novelli ha risposto al commentodi Marcello Giaccari.

E quindi? Metti assieme interviste, interventi ecc. degli altri e superi abbondantemente Renzi. Prova a proporre Boccia o Bersani da Fazio. ...

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Mauro Novelli piace il post di Marianna Orlando.

Ecco a voi i lavoratori di sinistra!

"Il Comitato centrale ha deciso: poiché il popolo non č d’accordo, bisogna nominare un nuovo popolo".

(Bertolt Brecht)

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Mauro Novelli ha commentato il suo post.

 

Colf in nero, lascia il ministro inglese

lastampa.it

Differenze. http://www.lastampa.it/2014/02/08/esteri/colf-in-nero-ministro-inglese-si-dimette-kv1HnDfWtyAsCNr60HPNjJ/pagina.html

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Mauro Novelli ha condiviso un link.

 

Una colf in nero per il Presidente Roberto Fico? - Le Iene

iene.mediaset.it

Un quarto d'ora da dedicare al presidente della Camera.

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Mauro Novelli ha aggiornato il suo stato.

Polemiche nel PD contro Renzi che ha osato parlare dopo le interviste di Franceschini, Boccia, Emiliano, Cuperlo, Orlando. Scusa Martina, ma se Fico č uscito sbandierando il successo della sua azione circa il coinvolgimento del PD, vuol dire che tu gli hai assicurato cose che avresti dovuto prima discutere in direzione. Ora ti senti sputtanato. Adesso capisci che cosa significa governare un partito con voci dissonanti e linee discordati. Vi rendete conto di che immagine date ai cittadini? Continuate a dimostrare scientificamente che questo PD č del tutto inadeguato come forza di governo.

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Mauro Novelli piace il post di Andrea Franchini.

foto di Andrea Franchini.

foto di Andrea Franchini.

foto di Andrea Franchini.

Indaffarati

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Mauro Novelli piace la foto di Carla Marini.

"....oggi giornata di festa...RIDIAMO..amaramente..."

 

....oggi giornata di festa...RIDIAMO..amaramente...

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Mauro Novelli ha scritto sul diario di Renato Toschei.

Auguri, Rena'.

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Mauro Novelli ha scritto sul diario di Marzia Trevese.

Auguri, Marzietta!

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Mauro Novelli ha condiviso un link.

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Banche venete, guerra tra associazioni degli azionisti: 'Bene il fondo di ristoro'. 'No č un imbroglio, siete filo-governativi' - Il Fatto Quotidiano

ilfattoquotidiano.it

ADSUSBEF

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Mauro Novelli ha aggiornato il suo stato.

Elezioni anticipate. 
Si tenga conto che la normativa che regola le votazioni degli Italiani all'estero, impongono un intervallo di 60 giorni tra indizione ed esecuzione. 
Quindi, giugno č giā saltato. 
A luglio iniziano le vacanze. Ci si muove pių a Nord che a Sud: a Salvini conviene?

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Mauro Novelli piace la foto di Carla Marini.

"🤣🤣🤣🤣🤣😂😂😂😂😂🤣😂🤣🤣😂"

 

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30 APRILE 2018

 

Su Facebook (30-4-2018)

 

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Mauro Novelli ha commentato il suo post.

Ecco i risultati. Da Huffingtonpost. 
La Lega, di cui Fedriga č un esponente di punta, aumenta ulteriormente il proprio primato, sfiorando il 35% dei consensi, crescendo ancora rispetto alle elezioni politiche del 4 marzo, dove era giā risultata il primo partito con il 26% circa.

Nella coalizione di centrodestra ottengono un buon risultato anche i partiti alleati del carroccio. Forza Italia cresc... Altro...

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Mauro Novelli ha commentato il suo post.

Hanno convinto i grillini che la vittoria sarebbe stata veloce e a costo quasi nullo, facile ed esplicita. L'inganno comincia a dare i suoi frutti avvelenati. Infatti, i grillini - annoiati e timorosi di essere chiamati ad impegni non previsti - cambiano canale o spengono la TV.

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Mauro Novelli piace il commento di Ubaldo Menegotti.

Il termine democrazia, nel suo significato nobile e non solo quantitativo, mi sembra improprio se riferito all'approccio populista, la cui consistenza liquida si sta avvicinando a quella gassosa (punto di evaporazione?).

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Mauro Novelli ha condiviso un link.

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COMUNICATO STAMPA ANTITRUST

VENDITE ON LINE: 
NUOVI INTERVENTI 
PER UN CORRETTO 
SVILUPPO DEL MERCATO 
... Altro...

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Mauro Novelli

"Il Fatto. Beppe Scienza sul sito di Edufin."

 

Il Fatto. Beppe Scienza sul sito di Edufin.

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Mauro Novelli piace il post di Maurizio Cesanelli.

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Mauro Novelli ha aggiornato il suo stato.

M5S crolla in Friuli: - 12 % rispetto alle politiche di nenache due mesi fa. La Lega (da sola) al 34 %. Il PD č al 20 %. Chi di democrazia liquida ferisce, di democrazia eterea perisce: i votanti sotto al 50 %. Ed ora come si fa a fare un governo mettendo assieme due perdenti: il PD e Casaleggio? Se Salvini č furbo, a giugno si rivota.
Di Maio trovato nascosto dentro una scatoletta di tonno.

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Mauro Novelli ha condiviso un link.

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Elezioni Friuli Venezia Giulia, i risultati in diretta: Fedriga oltre il 55%, Pd al 28%. M5s perde 10 punti rispetto alle politiche - Il Fatto Quotidiano

ilfattoquotidiano.it

Il candidato governatore grillino non entra in consiglio regionale.

 


·         29 APRILE 2018

 

 

·         Su Facebook (29-4-2018)

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Mauro Novelli piace la foto di Giuliano Forlani.

foto di Giuliano Forlani.

 

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Mauro Novelli piace la foto di Giovanni Turchetti.

":)"

 

https://static.xx.fbcdn.net/images/emoji.php/v9/fa5/1.5/16/1f642.png:)

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Mauro Novelli piace il post di Daniela Felli Kirke.

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Mauro Novelli ha risposto al commentodi Luciano Giuliani.

 

Le Iene inguaiano Fico: “Colf in nero a Napoli”. Lui nega: č un’amica

lastampa.it

Dici che č "golf nero"?

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Mauro Novelli ha condiviso un link.

 

Merkel-Macron-May, messaggio agli Usa: "No ai dazi o l'Europa si difenderā"

repubblica.it

Noi siamo ancora a battere i piedi....Ho vinto io!... No, ho vinto io!...Pių tre linguacce..

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Mauro Novelli ha aggiornato il suo stato.

Alla fine l' Ue ha deciso di vietare i pesticidi che uccidono le api
Agi Web08:37
Il nemico pubblico numero uno delle api č sconfitto. Almeno in Europa, dove gli Stati dell' Ue hanno approvato una proposta della Commissione che vieta l' uso all' aperto di tre pesticidi neonicotinoidi ritenuti pericolosi per le api. Potranno essere utilizzati solo in serra, senza contatto con le api. La restrizione... Altro...

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Mauro Novelli ha condiviso un link.

 

Le Iene inguaiano Fico: “Colf in nero a Napoli”. Lui nega: č un’amica

lastampa.it

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Mauro Novelli piace il post di Massimo Pagliarani.

 

Le Iene inguaiano Fico: “Colf in nero a Napoli”. Lui nega: č un’amica

lastampa.it

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Mauro Novelli piace il commento di Fulvio Cavallari.

Da queste parti la gente non puō aspettare mesi se non anni bisogna fare presto

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Mauro Novelli piace la foto di Silvia Surano.

"Dipingiamo...e poi tutto in lavatrice! #Viola #love #family #salento"

 

Dipingiamo...e poi tutto in lavatrice! #Viola #love #family#salento

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Mauro Novelli ha condiviso un post.

"VOGLIAMO UNA DISCUSSIONE #AVISOAPERTO

Firma la petizione per chiedere lo STREAMING della direzione PD del 3 maggio: https://goo.gl/jGvgDr

FACCIAMO GIRARE (E FIRMARE)!"

 

VOGLIAMO UNA DISCUSSIONE #AVISOAPERTO

Firma la petizione per chiedere lo STREAMING della direzione PD del 3 maggio: https://goo.gl/jGvgDr

FACCIAMO GIRARE (E FIRMARE)!

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Mauro Novelli ha condiviso un link.

 

La decisione del gip - Ubi Banca: a giudizio Bazoli, Massiah e altri ex amministratori dell’istituto di credito

ilsecoloxix.it

ADUSBEF
Il Secolo XIX

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Mauro Novelli ha condiviso un link.

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Fondo di ristoro, coordinamento Don Torta scrive alla politica

trevisotoday.it

ADUSBEF
Da Trevisotoday
Fondo di ristoro, coordinamento Don Torta scrive alla politica
„
Fondo di ristoro, coordinamento Don Torta scrive alla politica
lettera aperta a tutti i parlamentari nazionali ed europei, a tutti i consiglieri regionali, a tutti i sindaci eletti in Veneto ed in Friuli Venezia Giulia
... Altro...

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Mauro Novelli ha scritto sul diario di Riccardo Valentini.

Auguri, Riccardo !

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Mauro Novelli piace il post di Antonio Tanza.

foto di Antonio Tanza.

foto di Antonio Tanza.

Gallipoli oggi: splendida foto del seno della Puritate fatta dal mio Caro Amico Donato Surano e l’isola di Sant’Andrea vista da Palazzo Brigant. Estate arriva presto ! https://static.xx.fbcdn.net/images/emoji.php/v9/f15/1.5/16/1f30a.png🌊https://static.xx.fbcdn.net/images/emoji.php/v9/ff4/1.5/16/2600.pnghttps://static.xx.fbcdn.net/images/emoji.php/v9/f55/1.5/16/1f32c.png🌬

 


28 APRILE 2018

 

Su Facebook (28-4-2018)

 

 

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Mauro Novelli piace il post di Antonio Longo.

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Caro Pd, cosė funziona la democrazia. Risposta a Minopoli

democratica.com

Ragionamenti interessanti di Pasquino...ma con tante obiezioni possibili. Davvero non conta chiedersi se i 5stelle siano o no un partito democratico, visto che dipendono da una srl? Davvero si puō dimenticare il diluvio di offese, ingiurie e propositi di azzerare le riforme realizzate dai governi PD dal 2013 ad oggi? Davvero si puō ignorare quanto successo al Comune di Roma, dove assessori scelti ... Altro...

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Mauro Novelli ha commentato il post di Donata Monti.

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Atac, nessuno vuole fare il controllore: su 1.216 amministrativi neanche un sė

ilmessaggero.it

Il controllo sui mezzi pubblici va affidato a cooperative di giovani. Pagate con una percentuale dei risultati che ottengono, offrirebbero un servizio a costo zero per l'azienda e i cittadini.

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Mauro Novelli piace il post di Carla Marini.

...che tenera famigliola...https://static.xx.fbcdn.net/images/emoji.php/v9/f42/1.5/16/1f496.png💖https://static.xx.fbcdn.net/images/emoji.php/v9/f42/1.5/16/1f496.png💖https://static.xx.fbcdn.net/images/emoji.php/v9/f42/1.5/16/1f496.png💖 !!!

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Mauro Novelli ha condiviso un link.

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Pir, č caccia al cliente da spolpare tra trappole e commissioni gravose

ilrisparmiotradito.it

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Mauro Novelli piace il post di Monica Cirillo.

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Pir, č caccia al cliente da spolpare tra trappole e commissioni gravose

ilrisparmiotradito.it

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Mauro Novelli piace il post di Roberto Vismara.

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Mauro Novelli piace il post di Georgina Gina Guida.

foto di Georgina Gina Guida.

foto di Georgina Gina Guida.

Never tire of these evenings - Grand Cayman
With Mattia Guida Julie Guida

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Mauro Novelli ha commentato il suo post.

 

Franceschini: Moro? Non lo interrogō Moretti. E incontrammo il Mossad

corriere.it

https://www.corriere.it/video-articoli/2018/04/27/alberto-franceschini-dei-fondatori-brigate-rosse-l-interrogatorio-moro-non-credo-l-abbia-fatto-moretti-che-si-credeva-lenin-incontrammo-mossad/7c4dfef8-4a2d-11e8-a30a-134b88b5afda.shtml

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Mauro Novelli ha commentato il suo post.

 

Alberto Franceschini, uno dei fondatori delle Brigate Rosse: ŦSul sequestro Moro c’č una veritā accettabile: ci sono cose che non possono venir detteŧ

corriere.it

https://www.corriere.it/video-articoli/2018/04/13/alberto-franceschini-dei-fondatori-brigate-rosse-sul-sequestro-moro-c-verita-accettabile-ci-sono-cose-che-non-possono-venir-dette/d95b9994-3f1e-11e8-876a-83c5b28c227f.shtml

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Mauro Novelli ha aggiornato il suo stato.

IMPORTANTE.
Brigate rosse. Parla Franceschini, fondatore be dissociato. Il ruolo della Francia e del Mossad.

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Mauro Novelli ha aggiornato il suo stato.

Suggerimento, del tutto costituzionale, a Di Maio.
Riunisci in piazza del Quirinale i 17 membri del tuo governo, formato prima del 4 marzo, e minaccia di affogare un membro ogni ora se Mattarella non ti riconosce la vittoria dandoti l'incarico. Dopo 3 o 4 affogatine, Mattarella si convince e ti dā l'incarico. A quel punto, da vincitore, puoi anche evitare la fiducia parlamentare sfrattando direttamente Gentiloni da Palazzo Chigi. 
Sai bene che un'azione del genere non viola alcun articolo della Costituzione Repubblicana. Potrebbe essere una mossa risolutiva!

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Mauro Novelli ha scritto sul diario di Rinaldo Montalenti.

Auguri, Rina'!

 


 

 

27 APRILE 2018

 

·         In  associazione (mattina)

 

Chiarita questione energia con Massimo C.

 

 

·         Su Facebook (27-4-2018)

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Mauro Novelli ha commentato il suo post.

 

Dazi, Iran, Gerusalemme. Trump liquida "Frau Angela": tre ore alla Casa Bianca, zero risultati (di U. De Giovannangeli)

huffingtonpost.it

Trump infantile: esalta Micron il debole e schizza Merkel la forte. Micron, debole e provinciale, ci casca.

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Dazi, Iran, Gerusalemme. Trump liquida "Frau Angela": tre ore alla Casa Bianca, zero risultati (di U. De Giovannangeli)

huffingtonpost.it

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Ora tutti invocano Renzi (anche chi lo odia). Direzione, si media

democratica.com

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Mauro Novelli piace il post di Georgina Gina Guida.

foto di Georgina Gina Guida.

foto di Georgina Gina Guida.

No filters required - Grand Cayman seven mile beach of endless beauty

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Pd-M5s

huffingtonpost.it

Gli sherpa M5s-Pd ragionano sul contratto. Di Maio pronto anche a rinunciare all'abolizione totale del Jobs Act e della Buona scuola: solo ritocchi (di G. Cerami) .

Una grandiosa presa in giro degli elettori grillini da parte di Casaleggio. Fortunatamente a loro insaputa. Poiché si informano poco, non soffrono. E' l'ultima occasione per Di Maio, se fallisce, nuove elezioni e palla a Di Battista che, da furbo, ha saltato un giro per non giocarsi il secondo mandato.

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Mauro Novelli ha commentato il suo post.

Da Huffingtonpost." Gli sherpa M5s-Pd ragionano sul contratto. Di Maio pronto anche a rinunciare all'abolizione totale del Jobs Act e della Buona scuola: solo ritocchi (di G. Cerami)". Una delle pių prestigiose prese in giro degli elettori grillini da parte di Casaleggio. Fortunatamente si informano poco.

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Mauro Novelli ha commentato il suo post.

Ha proprio ragione Fulvio Marino: aria fritta. Ma sappiamo che sono di bocca buona. Aggiungerei: abolizione delle strade in salita.

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Mauro Novelli ha commentato il suo post.

e della carie.

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Mauro Novelli piace il commento di Sandro Giacchetti.

sconfitta della calvizie?

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Mauro Novelli ha commentato il suo post.

Mi chiedo di che cosa abbia parlato Martina con Fico.

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Mauro Novelli ha commentato il suo post.

11) Eliminazione della corruzione. 12) Pace nel mondo. 13) Copertura degli scoperti di conto corrente

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Mauro Novelli ha condiviso un post.

"10 punti prioritari per l'Italia e un contratto che serve a realizzare il cambiamento che gli italiani ci hanno chiesto il 4 marzo scorso.
Questa č la bozza che gli esperti guidati dal Prof. Giacinto della Cananea hanno messo a punto - http://bit.ly/contrattogoverno
Pronti a lavorare per dare un futuro al nostro paese."

 

10 punti prioritari per l'Italia e un contratto che serve a realizzare il cambiamento che gli italiani ci hanno chiesto il 4 marzo scorso.
Questa č la bozza che gli esperti guidati dal Prof. Giacinto della Cananea hanno messo a punto - http://bit.ly/contrattogoverno
Pronti a lavorare per dare un futuro al nostro paese.

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Mauro Novelli piace Carlo Sibilia.

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Mauro Novelli ha stretto amicizia con Augusto Principi.

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Def 2018, una Ŧfotografiaŧ senza impegni futuri - Il Sole 24 ORE

stream24.ilsole24ore.com

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Cosė l’America ha vinto la battaglia delle banche con l’Europa

ilsole24ore.com

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Crediti a rischio: nei conti dei Comuni una falla da 23 miliardi

ilsole24ore.com

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Italia, cosė non va: un Paese di giovani poveri che sopravvivono coi soldi degli anziani

linkiesta.it

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Mauro Novelli piace il video di Must Do TravelsItaly.

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Italy

Incredibale Italy https://static.xx.fbcdn.net/images/emoji.php/v9/f52/1.5/16/1f1ee_1f1f9.png🇮🇹https://static.xx.fbcdn.net/images/emoji.php/v9/f5b/1.5/16/1f60d.png😍https://static.xx.fbcdn.net/images/emoji.php/v9/f7b/1.5/16/2728.png

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Mauro Novelli piace il post di Marcello Giaccari.

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Mauro Novelli ha commentato la foto di Antonio Tanza.

foto di Mauro Novelli.

 

Fatto:

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Mauro Novelli ha condiviso una foto.

"Di Maio prima ci ha provato con Salvini e ora ci prova con Renzi. Č come la bella di Torriglia che tutti la vogliono ma nessuno se la piglia"

 

Di Maio prima ci ha provato con Salvini e ora ci prova con Renzi. Č come la bella di Torriglia che tutti la vogliono ma nessuno se la piglia

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Mauro Novelli piace il post di Marianna Orlando.

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Mauro Novelli piace il post di Ubaldo Menegotti.

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Mauro Novelli piace il post di Sandro Giacchetti.

foto di Sandro Giacchetti.

foto di Sandro Giacchetti.

foto di Sandro Giacchetti.

foto di Sandro Giacchetti.

il tratto di strada che attraversa l'abitato di Ponte Calcara č pieno di alberi in fiore e di gente: meli e ciliegi, adulti e bambini,. Per favore, rispettate il limite di velocitā di TRENTA-CHILOMETRI-ORARI: ne guadagneremo in sicurezza noi che a Ponte Calcara ci abitiamo e voi, rispettando le regole, ci guadagnerete in bellezza e senso civico. Grazie.

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Mauro Novelli ha commentato la foto di Antonio Tanza.

"La mia lettera al CNCU aveva le gambe ..."

 

E' possibile recuperare il testo dell'articolo? E' di oggi o di ieri?

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Mauro Novelli piace la foto di Antonio Tanza.

"La mia lettera al CNCU aveva le gambe ..."

 

La mia lettera al CNCU aveva le gambe ...

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Mauro Novelli ha condiviso un link.

 

Governo, l'imbarazzo di Taverna (M5s): ''Insulti a Pd? Quello č il passato, oggi č... diverso''

video.repubblica.it

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Mauro Novelli piace il post di Romolo Giacani.

 

Governo, l'imbarazzo di Taverna (M5s): ''Insulti a Pd? Quello č il passato, oggi č... diverso''

video.repubblica.it

Dialogare? Con cialtroni simili mi darebbe fastidio anche starci dentro la stessa stanza

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Mauro Novelli ha aggiornato il suo stato.

Dio non voglia che si debba mai restare vent'anni senza una rivolta. Quale paese puo' mantenere la sua liberta' se i governanti non vengono avvertiti, di tanto in tanto,che il loro popolo conserva lo spirito di resistenza?
(Thomas Jefferson)

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Mauro Novelli ha scritto sul diario di Donatella Tigani.

Auguri, Dona !

 

 

 


26 APRILE 2018

 

In associazione

 

Su Facebook (26-4-2018)

 

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Mauro Novelli ha commentato il suo post.

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Fabrizio de André - Amico fragile

youtube.com

Quando la scrisse era superubriaco. Epigono eccelso della Scapigliatura?

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PS10998 - Attivazioni non richieste con addebiti in conto corrente, provvedimento cautelare per Switch Power

agcm.it

Garante Dati Personali

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Fabrizio de André - Amico fragile

youtube.com

Carla Marini, chi ti ricorda?

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Mauro Novelli ha condiviso un link.

 

Deutsche Bank lancia il maxi-riassetto: focus sull’Europa

ilsole24ore.com

Deutsche Bank si prepara al "dopo Draghi".

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Mauro Novelli piace il post di Federico Novelli.

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Alfie, il miracolo della vita fino all'ultimo respiro

famigliacristiana.it

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Mauro Novelli piace il post di Patrizia Pavanini.

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Mauro Novelli ha condiviso un post.

"Giusto per essere coerenti...."

 

Giusto per essere coerenti....

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Mauro Novelli piace il post di Patrizia Pavanini.

Vergognosi

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Mauro Novelli ha condiviso un post.

"L'Amaca del 25/04/2018
#25aprile #liberazione"

 

L'Amaca del 25/04/2018
#25aprile #liberazione

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Mauro Novelli piace L'Amaca di Michele Serra.

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Mauro Novelli piace il post di Federico Novelli.

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Il Buongiorno di Feltri: Nessuno sa perché

lastampa.it

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La gara a essere amici di Trump

ilsole24ore.com

Mica solo da noi! Fenomenologia del provincialismo internazionale:

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Mauro Novelli piace il post di Marianna Orlando.

Ormai č assolutamente chiaro che Alfie deve morire.
Lo faranno morire. Di fame, di sete, qualcosa s’inventeranno.
Sono stati presi in contropiede, ma di fatto l’hanno sequestrato e faranno di tutto perché muoia alla svelta. E si volti pagina. Com’č stato per Charlie e per Isaiah. Come avviene in Norvegia per migliaia di bambini sottratti alla famiglia per i pių disparati (e inconsistenti) motivi, ... Altro...

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Mauro Novelli

"La fantasia della natura di fronte alla monomania umana!"

 

La fantasia della natura di fronte alla monomania umana! — presso Roma. Porta S. Paolo.

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Instagram Post by Mauro Novelli • April 26, 2018 at 10:55AM CEST

instagram.com

Foto appena pubblicata https://t.co/8kM1ecIH9q

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Mauro Novelli ha commentato la foto di Anna Zecchino.

"Leggo per legittima difesa
Woody Allen"

 

Giusto 50 anni fa: " Fotti il sistema: studia!

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Mauro Novelli piace il post di Marianna Orlando.

 

 


25 APRILE 2018

 

Su Facebook (25-4-2018)

 

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Mauro Novelli piace il post di Alberto Garroni.

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Mauro Novelli piace il post di Marcello Giaccari.

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Mauro Novelli piace il post di Carla Marini.

........Ricorda Cittadino......

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Mauro Novelli piace la foto di Anna Zecchino.

"o.O"

 

https://static.xx.fbcdn.net/images/emoji.php/v9/f87/1.5/16/1f633.pngo.O

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Mauro Novelli piace il commento di Massimo Rosatelli.

Nelľincontro ha il giubotto antiproiettile....

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Mauro Novelli č stato taggato in un post.

Assolutamente da leggere.

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Mauro Novelli ha pubblicato qualcosa in Cenacolo dei Cogitanti.

https://www.facebook.com/mauro.novelli?hc_ref=ARST3HgFjQm5Gd-c7d05CRgcvrY_2tdkcxn1S2xa4cJynhY_7INDHpxxYkqHlPc-u2I&fref=nf

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Mauro Novelli ha commentato il suo post.

 

Addio alle password su Firefox, Chrome ed Edge

lastampa.it

http://www.lastampa.it/2018/04/25/tecnologia/addio-alle-password-su-firefox-chrome-ed-edge-SLUAe3OepqfCMVr8Qezf1O/pagina.html

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Mauro Novelli ha condiviso un link.

 

Il teorico delle password complicate ammette: ho sbagliato tutto

lastampa.it

Sicurezza e password.

http://www.lastampa.it/2018/04/25/tecnologia/addio-alle-password-su-firefox-chrome-ed-edge-SLUAe3OepqfCMVr8Qezf1O/pagina.html

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Mauro Novelli piace il commento di Antonio Tanza.

Pian pianino ... https://static.xx.fbcdn.net/images/emoji.php/v9/fb0/1.5/16/1f609.png😉

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Mauro Novelli ha commentato il post di Antonio Tanza.

foto di Antonio Tanza.

foto di Antonio Tanza.

foto di Antonio Tanza.

foto di Antonio Tanza.

Giā si valorizza per conto suo, ma un bel solarium in legno massiccio, quando?

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Mauro Novelli piace il post di Antonio Tanza.

foto di Antonio Tanza.

foto di Antonio Tanza.

foto di Antonio Tanza.

foto di Antonio Tanza.

25 aprile a Gallipoli per vedere il cantiere in terrazza https://static.xx.fbcdn.net/images/emoji.php/v9/fdc/1.5/16/1f60e.png😎https://static.xx.fbcdn.net/images/emoji.php/v9/ff4/1.5/16/2600.pnghttps://static.xx.fbcdn.net/images/emoji.php/v9/f55/1.5/16/1f32c.png🌬https://static.xx.fbcdn.net/images/emoji.php/v9/f15/1.5/16/1f30a.png🌊

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Fortissima scossa di terremoto in Molise, a Termoli e su tutta la costa

huffingtonpost.it

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Mauro Novelli piace il post di Eugenio Pinto Wnorowska.

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Mauro Novelli ha aggiornato il suo stato.

ADUSBEF
Da Reuters
Pop Bari, il 29 assemblea, soci chiedono tutele dopo calo azioni
Redazione Reuters

di Giuseppe Fonte
... Altro...

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Mauro Novelli piace la foto di Marianna Orlando.

"Veleggiando sullo Stretto di Messina. (foto di Immacolata Pulicano)"

 

Veleggiando sullo Stretto di Messina. (foto di Immacolata Pulicano)

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Mauro Novelli ha aggiornato il suo stato.

ADUSBEF
Da La Voce delle Voci
RISPARMIO TRADITO: UBI BANCA DISATTENDE LE PRONUNCE DELL’ARBITRO
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Ubi Banca, che aveva ricevuto in regalo 3 delle 4 banche in risoluzione (Banca Marche, Banca Etruria, CariChieti per 1 euro), disattende le pronunce dell’arbitro per le controversie finanziarie (ACF) della Consob, nonostante sia stata co... Altro...

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Mauro Novelli ha aggiornato il suo stato.

Festeggiamo il giorno della libertá anche per conto di coloro che ritengono si stia meglio col cervello imbraghettato e che confidano nel cervello di loro superiori.

 

 


 

24 APRILE 2018

 

Su Facebook (24-4-2018)

 

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Mauro Novelli

foto di Mauro Novelli.

 

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Mauro Novelli piace il commento di Maurizio Cesanelli.

Non solo la ricordo, ma ho pure un cd e me la sento in macchina ogni tanto.
Poi apro il finestrino e mando affanculo il resto del mondo.

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Mauro Novelli ha condiviso un link.

www.youtube.com

youtube.com

Dobbiamo ricominciare!
Negativitā: nel 1965 avevo 53 anni di meno. 
Positivitā: oggi ho 53 anni di pių.
Chi se la ricorda?

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Mauro Novelli piace la foto di Anna Zecchino.

"Io non voglio cancellare il mio passato, perchč nel bene o nel male mi ha reso quello che sono oggi. Anzi ringrazio chi mi ha fatto scoprire l'amore e il dolore, chi mi ha amato e usato, chi mi ha detto ti voglio bene credendoci e chi invece l'ha fatto solo per i suoi sporchi comodi. Io ringrazio me stesso per aver trovato sempre la forza di rialzarmi e andare avanti, sempre.
(Oscar Wilde)"

 

Io non voglio cancellare il mio passato, perchč nel bene o nel male mi ha reso quello che sono oggi. Anzi ringrazio chi mi ha fatto scoprire l'amore e il dolore, chi mi ha amato e usato, chi mi ha detto ti voglio bene credendoci e chi invece l'ha fatto solo per i suoi sporchi comodi. Io ringrazio me stesso per aver trovato sempre la forza di rialzarmi e andare avanti, sempre.
(Oscar Wilde)

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Hai un minuto per aiutare Giuliano Forlani?

change.org

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Mauro Novelli piace il post di Giuliano Forlani.

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Hai un minuto per aiutare Giuliano Forlani?

change.org

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Mauro Novelli piace il post di Tina Napoli.

Per i morti della Resistenza - Giuseppe Ungaretti

"Qui
vivono per sempre
gli occhi che furono chiusi alla luce
perché tutti
li avessero aperti... Altro...

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Mauro Novelli

foto di Mauro Novelli.

 

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Mauro Novelli piace il post di Marianna Orlando.

Il 25 aprile non bisogna festeggiare l'ottenuta liberazione, ma iniziarla.

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Mauro Novelli ha aggiornato il suo stato.

#senzadime Fico, qualche tempo fa: "Il PD č il nemico pubblico numero uno!"

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Mauro Novelli ha risposto al suo commento.

Sė, ma speravate di conquistare la prima regione. Conquistata invece dalla Lega. Riprovate! Sarete pių fortunati.

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Mauro Novelli ha commentato il post di Alessandra Di Sarno.

foto di Alessandra Di Sarno.

foto di Alessandra Di Sarno.

foto di Alessandra Di Sarno.

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Auguri, Ciccia 2 !

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Mauro Novelli piace il post di Carla Marini.

........e..eeee...ssiiiiiii......!!!!https://static.xx.fbcdn.net/images/emoji.php/v9/f87/1.5/16/1f633.png😳https://static.xx.fbcdn.net/images/emoji.php/v9/f8d/1.5/16/1f914.png🤔https://static.xx.fbcdn.net/images/emoji.php/v9/f10/1.5/16/1f917.png🤗https://static.xx.fbcdn.net/images/emoji.php/v9/f10/1.5/16/1f917.png🤗

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Mauro Novelli ha aggiornato il suo stato.

Fico (un paio d'anni fa): "Il PD č il pericolo pubblico numero uno!"

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Mauro Novelli ha stretto amicizia con Carlo Bravetti.

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Mauro Novelli ha condiviso un link.

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Francia, Le Monde: "Vincent Bollorč fermato per corruzione" - Il Fatto Quotidiano

ilfattoquotidiano.it

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Mauro Novelli piace la foto di Romolo Giacani.

"Oggi abbiamo firmato l'accordo quadro con le Associazioni dei consumatori, si rinnova l'impegno al dialogo e al confronto. Grazie alle mie splendide collaboratrici e agli amici delle Associazioni che condividono con noi questo impegno!"

 

Oggi abbiamo firmato l'accordo quadro con le Associazioni dei consumatori, si rinnova l'impegno al dialogo e al confronto. Grazie alle mie splendide collaboratrici e agli amici delle Associazioni che condividono con noi questo impegno!

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Mauro Novelli piace il post di Marianna Orlando.

Se non ci fosse l'ironia! https://static.xx.fbcdn.net/images/emoji.php/v9/f29/1.5/16/1f602.png😂

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Mauro Novelli ha condiviso un link.

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Processo CRC, parola all'accusa: immobili di Isoldi sopravvalutati di 15 milioni per "coprire" il buco?

cesenatoday.it

Adusbef
Da Cesenatoday
Processo CRC, parola all'accusa: immobili di Isoldi sopravvalutati di 15 milioni per "coprire" il buco?

Processo CRC, parola all'accusa: immobili di Isoldi sopravvalutati di 15 milioni per "coprire" il buco?
Lunedė mattina davanti al Tribunale collegiale presieduto da Giovanni Treré (giudici a latere Marco De Leva e Zambelli) si sono incontrate nuovamente le parti coinvolte... Altro...

 


 

23 APRILE 2018

 

 

Concluso il trasferimento di Musica Grande sulla nuvola.

 

 

Poste. Incontro con AD Del Fante (11:00-13:00)

Firma protocollo

 

Telegram.

Mauro Novelli, [23.04.18 16:03]

Sito Edufin. Mai l'iniziativa di inoltrare il documento di critica  ed il blocco del bilancio fu pių provvidenziale. Stamattina all'incontro con l'AD di di Poste (di nessun interesse se non per il fatto che pootrebbero esserci progetti da realizzare) le altre associazioni, Altroconsumo in testa, hanno sparato addosso al sito. Antonio, non ricordo se il doc.to l'hai mandato anche ai membri del CNCU. Se non č stato inviato, valuta l'opportunitā di farlo.  Saluti

 

Fabio Blasi, [23.04.18 16:10]

Provvidenzialmente mandato ieri sera! Di fatto tra il sito di bankitalia, abi e consob quelle informazioni giā si trovano

 

Mauro Novelli, [23.04.18 16:12]

Ma tutta la baracca č costata un milione?

 

Fabio Blasi, [23.04.18 16:18]

Magari.mi sembra di cspire che quelli sono l’inzio. Per mantenerlo non si capisce quanto costa ogni anno. Vergogna!!

 

Mauro Novelli, [23.04.18 16:20]

Morté!

 

Su Facebook (23-4-2018)

 

 

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Mauro Novelli ha scritto sul diario di Georgina Gina Guida.

Ho appena saputo dal TG dell'attentato a Toronto. Tutto bene?

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Mauro Novelli ha aggiornato il suo stato.

Se in Friuli i risultati dovessero essere altrettanto positivi per Salvini, alla Lega conviene riandare alle urne.

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Mauro Novelli ha commentato il suo post.

Se per l'eventuale governo grillino piddino le cose si dovessero mettere male, Di Maio (o Fico) farā una proposta irricevibile, mette la fiducia e ti obbliga a votare contro. A quel punto sei tu che fai cadere il governo e "con questo PD non si puō trattare!". Nuove elezioni e prendi il 10% lo stesso. Con 5 Stelle e Salvini che pigliano tutto.

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Mauro Novelli piace il post di Antonio Longo.

Molise: Politiche 44%, Regionali 31%. Una sberla a Giggino o' selfpresident.

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Mauro Novelli ha aggiornato il suo stato.

Un governo M5S - PD sarebbe la fine del PD, che verrebbe massacrato dai grillini - quale capro espiatorio - alla prima occasione di voto contrario a Fico (o Di Maio) in caso di azione governativa manifestamente invotabile. Inoltre ridarebbe fiato ai ragazzi di sinistra, Grasso e Boldrini, 
impallinatori comodamente dall'opposizione.
Salvini andrebbe verso il 30% come Lega, cioč senza Berlusca.

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Mauro Novelli piace il post di Marianna Orlando.

ORGOGLIOSA DI ESSERE ITALIANA!

BREAKING NEWS

ITALIA CONCEDE CITTADINANZA AL PICCOLO ALFIE!

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L'agonia di Atac e il colpo di grazia della Giunta Raggi spiegati alla perfezione. Un saggio da leggere

romafaschifo.com

L'agonia di Atac e il colpo di grazia della Giunta Raggi spiegati alla perfezione. Un saggio da leggere

18 aprile 2018

 

Non potevamo esimerci dal ripubblicare il lungo saggio che Walter Tocci (ultimo assessore alla mobilitā di Roma degno di questo nome) ha scritto per spiegare la attuale tragicomica e drammatica situazione di Atac. Uno scritto che non risparmia nessuno, che delinea la filiera delle responsabilitā, che spiega con dovizia sia le colpe del passato sia le enormi colpe dell'attuale amministrazione fautrice, su un corpaccione moribondo, di un autentico colpo di grazia congegnato con un unico obbiettivo: allisciare il pelo di clientele, pessimi sindacati e bacini di voti. Uno squallore che č sempre stato della politica, ma questa politica che si racconta come nuova e onesta č in realtā molto peggio di chi l'ha preceduta.

Nella speranza di una soluzione onorevole (noi ci auguriamo che il servizio venga messo a regolare bando, come vuole la legge oltre che il buon senso, e che la gestione venga rilevata da Atm: una integrazione tariffaria, grafica, operativa sull'asse Milano-Roma sarebbe di grande sinergia e utilitā) vi invitiamo con forza a leggere questo documento. Molto lungo, ma molto utile.

 

 

La crisi dell'Atac, le scelte sbagliate e le soluzioni possibili

 

di Walter Tocci

 

Abstract

 

La crisi dell'Atac č il principale problema del governo di Roma. Non č pių tempo di pannicelli caldi, occorre una soluzione di sistema: nel tempo, uscendo dall'emergenza con una strategia di medio termine; nei contenuti, curando i mali aziendali nel contesto della politica integrata della mobilitā.

 

Le cause strutturali del malfunzionamento e le possibili soluzioni si possono riassumere in tre questioni:

 

a) L'inefficienza della gestione crea debito e produce un livello insufficiente di trasporto. In seguito alle maldestre scelte della giunta Raggi l'azienda č stata gettata in una procedura fallimentare ad alto rischio per la cittā e per i lavoratori. Si poteva evitare - ed č ancora possibile - decidendo di separare il debito dal servizio, che č l'unico modo per risolvere entrambi: il primo con un'operazione finanziaria comunale a lungo termine e il secondo aprendo alla concorrenza per aumentare l'efficienza. Il ricorso a gare europee č una scelta utile per i cittadini e quasi obbligata dalle leggi. In una cittā normale non ci sarebbe neppure bisogno di un referendum, invece esso č necessario per rimuovere la decisione della sindaca di conservare l'attuale monopolio. Č perō dirimente come si effettuano le gare: con la privatizzazione si rischia di cadere dalla padella nella brace passando da un monopolio pubblico a uno privato. Occorre invece una liberalizzazione che affidi ai privati solo la produzione mantenendo saldamente in mano pubblica i caratteri pubblici del servizio, in particolare le linee, le frequenze e le tariffe.

 

b) La rete degli autobus č molto estesa ma poco efficace. Per inseguire la disordinata espansione urbanistica si sono aggiunti e prolungati tanti collegamenti a domanda debole e a bassa densitā. Questa struttura diradata comporta costi di gestione elevatissimi e standard di servizio insufficienti. Occorre un ridisegno radicale basato sulla specializzazione delle linee: Express, a orario predefinito, con integrazione al ferro ecc. Nel territorio a bassa densitā bisogna utilizzare le nuove tecnologie per offrire servizi a chiamata su itinerari flessibili con mezzi di trasporto pių piccoli. La riforma della rete deve essere sostenuta da coraggiose politiche della mobilitā, non solo le corsie preferenziali ma intere strade verdi dedicate esclusivamente ai mezzi pubblici.

 

c) Il deficit di infrastrutture accumulato nel Novecento comporta una scarsa dotazione di trasporto su ferro e un eccessivo ricorso alla modalitā dell'autobus. Da tanto tempo si č impostata la soluzione della cura del ferro come integrazione tra diverse modalitā di trasporto: la ristrutturazione e il potenziamento delle ferrovie regionali; la realizzazione di due nuove metropolitane C e D; il rilancio del tram in centro e in periferia. Questa strategia č stata spesso dimenticata o distorta. La nuova amministrazione ne ha ripreso gli obiettivi tranviari con meritevoli intenzioni, ma anche facili dimenticanze e alcuni progetti sbagliati, come si vedrā nell'ultima parte del libretto.

A differenza di altre cittā, nel trasporto romano le tre cause strutturali si presentano con la massima intensitā e interagiscono tra di loro. Per questo motivo in Italia nessun altro bacino di trasporto pubblico č cosė tanto costoso e sgradito ai cittadini. Dovrebbe essere un motivo sufficiente per realizzare una coraggiosa e lungimirante politica della mobilitā.

 

 

 

LE AVVENTURE DELLA GIUNTA RAGGI

 

La crisi dell’Atac viene da lontano e si č aggravata negli ultimi anni. All’emergenza la giunta Raggi ha risposto con provvedimenti sbagliati che rischiano di peggiorare il servizio giā molto scadente, di mettere in pericolo la condizione di decine di migliaia di lavoratori compreso l'indotto e di perdere il controllo del bilancio comunale.

Esaminiamo le due delibere approvate a gennaio dal Consiglio Comunale: la proroga del monopolio Atac oltre la scadenza prevista del dicembre 2019; l'autorizzazione a ricorrere alla procedura fallimentare nella modalitā del concordato preventivo con i creditori.

 

1. Con la proroga si conserva il monopolio che č la principale causa della crisi: l'azienda da diversi anni non č in grado di produrre la quantitā di trasporto che il Comune richiede e finanzia tramite il contratto di servizio. Il livello della produzione su gomma nel 2017, come indica il piano industriale, č stato di circa 84 milioni di km, un dato peggiore di quello del 2016 e ben al di sotto dei 101 milioni previsti dal contratto vigente, e ancora peggio rispetto ai 120 milioni di Km prodotti nel 2000.

 

Il livello di offerta č oggi al minimo storico. Questi numeri danno la misura del disagio quotidiano avvertito dagli utenti, seppure in modi differenziati sul territorio. La riduzione media di circa il 30% non č applicata alle linee centrali giā sature e viene scaricata sulle linee periferiche, fino a raggiungere tagli superiori al 50%; addirittura di alcune linee č rimasta solo la palina a testimoniare che una volta passava anche l'autobus.

Il piano industriale approvato dalle delibere comunali prevede che nei prossimi anni l'offerta di trasporto aumenterā lievemente ma rimarrā comunque al di sotto del livello previsto dal contratto di servizio. Solo nel 2021, alla fine della proroga della gestione in house, raggiungerā l'obiettivo di 101 milioni. Č un paradosso amministrativo: con l'approvazione del piano industriale l'Atac viene autorizzata a non rispettare il contratto di servizio che pure ha stipulato con il Comune. La giunta Raggi certifica che durante il suo mandato il servizio rimarrā insufficiente rispetto alle previsioni.

 

Se il bilancio comunale prevede di finanziare pių trasporto ma l'azienda non riesce a produrlo, la giunta dovrebbe affidare mediante gare ad altri gestori almeno la quota di servizio non soddisfatta dall'Atac (101-80=20 milioni di Km). La concorrenza, quindi, si rende necessaria non solo in base alle leggi nazionali ma anche per la semplice constatazione che l'azienda non riesce a produrre quanto richiesto dallo stesso Comune. Invece, si prolunga il monopolio pur sapendo che non č in grado di rispettare gli impegni verso la cittā. Ciō procura un danno evidente agli utenti e meno visibile alla stessa azienda. Nel suo bilancio, infatti, in base al contratto stipulato con il Comune č scritto in entrata il corrispettivo previsto, che perō viene decurtato a causa del minore servizio erogato, determinando una perdita. La crisi di bilancio dell'Atac dipende dall’incapacitā di produrre la necessaria quantitā di trasporto. Le ragioni sono da ricercare innanzitutto nell'inefficiente organizzazione del lavoro e nella carenza degli investimenti. Ma al di lā delle spiegazioni settoriali, la sottoproduzione č il risultato di una deriva autoreferenziale che induce l'azienda a rispondere agli interessi interni prima che alle esigenze del servizio.

Riassumendo, il monopolio č una prigione che impedisce alla cittā di ottenere pių servizio e allo stesso tempo indebita l'azienda. La delibera di proroga, quindi, produce solo effetti negativi per i cittadini.

 

2. Il concordato preventivo č una procedura fallimentare che consente di gestire, sotto il controllo del Tribunale, il contenzioso con i creditori, assicurando la continuitā del servizio. L'esito perō non č scontato, e in caso negativo porterebbe al fallimento ordinario che sarebbe affidato a un commissario al fine di liquidare l'azienda, con esiti imprevedibili per il servizio pubblico. L'insuccesso del concordato puō venire da cause amministrative oppure economiche.

 

La fragilitā amministrativa dipende dalle incongruenze formali e sostanziali di entrambe le delibere. Sulla proroga del monopolio c'č un parere negativo dell'Autoritā per la concorrenza perché il Comune non puō dimostrare, come richiederebbe la legge, che il ricorso all'in house č pių efficiente delle gare. Inoltre, la delibera di approvazione del piano industriale che accompagna il concordato contiene diversi profili di rischio e di illegittimitā espressamente richiamati nei pareri del Ragioniere e del Segretario del Comune allegati alle delibere di Giunta (n. 1 e 4 del 3-4 gennaio 2018). Nella mia lunga esperienza capitolina mai mi era capitato di leggere pareri cosė dettagliati e severi da parte dei massimi responsabili del controllo interno. Tra l'altro si spingono a dichiarare che non sono stati messi in grado di svolgere un'adeguata istruttoria degli atti portati all'esame della giunta. Con questi pareri le delibere resisterebbero difficilmente al contenzioso che un soggetto interessato eventualmente volesse attivare. Anche il Tribunale fallimentare, in via istruttoria con il decreto del 21 marzo 2018, ha evidenziato alcune illegittimitā che dovranno essere chiarite dal Comune per ottenere l’approvazione del concordato.

 

La fragilitā economica č indicata giā nel nome della procedura che si chiama "concordato" perché č mirata a ottenere il consenso della maggioranza dei creditori, i quali si esprimeranno in apposite assemblee nei prossimi mesi. Se non approveranno la proposta il processo scivolerā verso il fallimento ordinario con la conseguente liquidazione dell'azienda. L'accettazione o il rifiuto dipendono quindi da quanta parte del credito viene riconosciuta. La proposta non sembra entusiasmante: i creditori riceverebbero solo il 31% del dovuto entro il 2021, poi otterrebbero con quantitā e tempi incerti ulteriori ristori : il 30% entro il 2022 e il saldo finale del 39% dopo il 2027 senza una precisa scadenza. L'incertezza dipende dal fatto che queste ultime rate verranno erogate nella forma di due prodotti finanziari connessi alla partecipazione al 30% di eventuali futuri utili. Che l'Atac non vada pių in rosso e cominci a produrre profitti č una previsione molto coraggiosa. E per certi versi anche negativa, perché gli eventuali utili dovrebbero essere prima di tutto investiti per potenziare il trasporto, almeno fino a livello previsto dal contratto di servizio.

Il successo della procedura, quindi, non č assicurato, ma supponiamo che l'esito sia positivo. In sostanza il concordato ha l'obiettivo di superare la crisi operando all'interno sulla produttivitā del lavoro e all'esterno sul sacrificio economico a carico dei fornitori. A giudizio del Ragioniere il risanamento interno č debole e tutto il processo č fondato solo sulle ricadute esterne. La critica - ripresa poi anche dal Tribunale fallimentare - č molto dura e meriterebbe una presa di posizione della giunta che invece si limita a certificare un dissidio esplicito tra gli alti dirigenti comunali e gli organi aziendali.

 

Senza una smentita della tesi del Ragioniere, rimane legittimo il dubbio che il concordato sia utilizzato dal corporativismo aziendale per conservare se stesso e far pagare il conto solo ai fornitori. Tra questi reggeranno agevolmente l’abbattimento del credito coloro che hanno ottenuto prezzi elevati su commesse non concorrenziali, come č accaduto nei casi segnalati dagli analisti e dai media. Al contrario, i fornitori efficienti che hanno vinto le gare con prezzi congrui, se otterranno solo il 31% della liquiditā spettante, subiranno un colpo tanto grave da mettere a rischio l’attivitā imprenditoriale. In Campidoglio nessuno si preoccupa degli effetti devastanti sul tessuto produttivo di un'operazione che salva le imprese assistite e penalizza quelle pių competitive.

 

In ogni caso, l'abbattimento dei vecchi crediti renderā pių difficile l'approvvigionamento delle nuove forniture, come sottolinea anche il Tribunale in particolare per l'acquisto degli autobus. Le imprese che hanno subito un danno saranno pių esigenti nel chiedere pagamenti immediati, e molte altre eviteranno di partecipare alle gare bandite dall'Atac oppure interromperanno i lavori in corso, come si č giā visto nelle opere di ristrutturazione delle ferrovie di Ostia e di Roma Nord. Tutto ciō rischia di accentuare la mancanza di ricambi e la penuria di investimenti, cioč proprio i principali motivi di sofferenza della produzione degli anni passati. Il concordato non solo non risolve, ma asseconda le dinamiche della crisi aziendale.

Infine, le due delibere che dovrebbero risanare l'azienda in realtā peggiorano le sofferenze di bilancio. La proroga del monopolio č sanzionata dalla legge (articolo 27, c. 2, lettera d del decreto legge n. 50 del 24 aprile 2017) con una riduzione del finanziamento regionale pari al 15% del costo del contratto di servizio. Ciō comporta a regime un taglio di circa 100 milioni che verrā applicato gradualmente a partire da 20 milioni nel 2020.

 

Ancora pių penosa č la vicenda dell’integrazione tariffaria Metrebus, nella quale l'Atac ha gestito la cassa senza versare al Cotral e a Trenitalia le quote spettanti rispettivamente di circa 70 e 30 milioni. Nel concordato queste somme sono trattate come crediti di normali fornitori, mentre invece derivano dal mancato riparto di risorse tra i gestori pubblici del trasporto. Il tentativo di abbattere questi debiti di Metrebus č destinato a fallire. Il Cotral otterrā infatti il rimborso dalla Regione, che a compensazione taglierā ad Atac una pari somma nella voce di finanziamento della gestione delle ferrovie concesse. Anche Trenitalia attiverā un contenzioso per ottenere la sua parte degli introiti tariffari. Č prevedibile che circa 100 milioni saranno sottratti alla procedura del concordato e riportati sul debito corrente dell'Atac.

 

L'equilibrio economico della proposta di concordato si regge sull'ipotesi di vendere i depositi non pių funzionali all'esercizio, secondo un'impostazione duramente criticata dal Tribunale. Una delibera comunale del 2011 aveva giā autorizzato la vendita ma l'azienda e il Comune non sono stati in grado di portarla a termine. Ora viene di nuovo autorizzata l’alienazione, che potrā essere effettuata anche prima della variante urbanistica. Un deposito di autobus vale ben poco sul mercato, ma puō moltiplicare diverse volte il suo valore se diventa un edificio ad uso residenziale o terziario. Ciō significa che il patrimonio verrā svenduto, perdendo la valorizzazione immobiliare che sarā invece incamerata dall'acquirente. La destinazione d'uso sarā oggetto di una trattativa con il proprietario privato nella quale spesso il Comune si rivela incapace di assicurare la qualitā urbanistica e sociale dell'operazione.

 

Quando si alienano immobili per ripianare i debiti di un'azienda si rischia di favorire la rendita immobiliare creando un altro debito in termini di infrastrutture che risultano sottodimensionate rispetto alle necessitā del quartiere coinvolto nella trasformazione. Ad esempio, il nuovo stadio, al di lā delle favole raccontate ai tifosi, serve a ripianare i vecchi debiti accumulati dai costruttori verso le banche e verrā realizzato con un forte deficit infrastrutturale, tanto č vero che si č ventilato l'intervento dello Stato per finanziare la realizzazione del nuovo ponte sul Tevere.

 

Infine, la gestione del concordato ha un costo elevato per le perizie, gli avvocati, i commercialisti, i commissari. Si produrrā una camionata di carte spendendo circa 13 milioni, che potrebbero essere investiti invece nell'acquisto di una cinquantina di autobus, con effetti sicuramente benefici sul trasporto cittadino. Ora la sindaca Raggi si accorge dell’onere delle consulenze, ma era tutto scritto nella delibera di giunta sul concordato. Viene il dubbio che l’abbia approvata senza neppure leggerla.

 

 

 

SI POTEVA EVITARE IL FALLIMENTO DELL'ATAC

 

 

I danni e rischi sarebbero stati evitati se non si fosse attivata la procedura del concordato. Č stata presentata come una scelta obbligata, ma non č vero. L'Atac č stata gettata nella situazione fallimentare proprio dal Comune. Infatti, la decisione del Ragioniere di non riconoscere un debito comunale di circa 200 milioni ha creato una voragine nel bilancio dell'Atac, portando il capitale sociale sotto la soglia che rende obbligatoria la procedura fallimentare. La giunta ha accettato supinamente l’interpretazione del Ragioniere, nonostante una precedente delibera della giunta Marino (D.G. n. 323 del 2014) avesse giā riconosciuto le ragioni all’Atac. Il debito si riferisce a oneri dei contratti nazionali che sulla base di alcune sentenze del Tribunale civile sono da attribuire al Comune. Una parte del debito č riferita anche ad accordi locali sottoscritti direttamente dalla giunta Alemanno senza il coinvolgimento dell'azienda: una procedura inaudita che dice tutto sulla devastazione delle regole di separazione tra indirizzo politico e autonomia gestionale, tra compiti comunali e funzioni aziendali.

 

L'Amministratore delegato ha contestato il provvedimento di cancellazione del debito e coerentemente ha attivato un contenzioso in tribunale proprio contro il Comune, che pure č impegnato a salvare l'azienda. Questa contraddizione č duramente stigmatizzata nel parere del Ragioniere, anch'egli in piena coerenza con il suo ruolo. Di fronte allo scontro in atto tra i massimi dirigenti aziendali e comunali la giunta non ha preso posizione e tanto meno ha sentito il bisogno di trovare una mediazione. Il non governo dei processi rischia di portare agli esiti pių negativi. Sarā infatti la magistratura a risolvere anche questa partita: se darā ragione all'Atac verranno a cadere le condizioni obbligatorie del fallimento e il debito di 200 milioni tornerā in capo al Comune.

Se invece il tribunale respingerā l'istanza dell'Amministratore delegato la procedura del concordato rimarrā confermata, ma si determinerā un danno non minore nel bilancio comunale. Infatti, questo prevede anche di incassare da Atac una somma di circa 500 milioni per una serie di anticipazioni dei fondi regionali effettuate dalla Ragioneria comunale e non restituite. Č un caso emblematico del grave disordine contabile tra controllante e controllato.

 

La procedura del concordato stabilisce che i crediti dell'azionista si possano soddisfare solo dopo aver saldato quelli dei fornitori. Nella delibera si posticipa il rimborso al Comune con rate poliennali a cominciare dal 2022, ma in quel periodo, come si č visto, dovrebbe essere ancora in corso il saldo ai creditori, per la quota residua del 39%, mediante il secondo prodotto finanziario. Entrambi i rimborsi andrebbero ad attingere contemporaneamente al 30% degli utili in proporzione all'ammontare dei crediti. Il Tribunale ritiene illegittima questa sovrapposizione e quindi l'Atac dovrā riformulare il progetto del concordato spostando a valle della completa soddisfazione dei creditori privati il credito cosė detto "postergato" del Comune. Non si puō quindi definire con precisione la data della prima rata di rimborso, comunque verso la fine degli anni venti, quando i creditori avranno riscosso il secondo prodotto finanziario. Occorre ricordare che una precedente delibera della giunta Raggi, n. 53 del 12 ottobre 2016, aveva giā approvato un accordo con l'azienda per attivare il rimborso della somma in venti anni a partire dal 2019. Questa delibera č stata annullata il 28 agosto del 2017, dopo l'annuncio del concordato. Il Comune si č fatto del male da solo: nella nuova impostazione il suo credito verrā rimborsato non si sa bene quando, ma probabilmente dieci anni dopo la data che era stata prevista.

 

Si determina, perō, un paradosso: il rimborso del credito č previsto dopo la scadenza della proroga dell'in-house, cioč quando l'azienda non sarā pių titolare della concessione. Il Segretario e il Ragioniere esprimono la preoccupazione di prorogare un grande credito a un soggetto che potrebbe non esistere pių alla scadenza prevista. Alternativamente, nel 2021, quando terminerā la proroga, potrebbe venire la tentazione di prolungare ulteriormente la gestione in house per tenere in vita l'azienda che deve restituire i 500 milioni. Il Comune potrebbe trovarsi in un'alternativa comunque dannosa: o perde il credito o blinda il monopolio. In ogni caso, il rinvio del rimborso di un credito di questa portata produce ulteriori sofferenze nella gestione corrente delle risorse comunali.

Inoltre, la proroga del monopolio espone il Comune verso i fornitori dell'Atac. La figura giuridica dell'in house - come č evidente dal nome - configura l'azienda come una diretta dipendenza dell'Amministrazione, al pari degli altri dipartimenti comunali. In base a questa interpretazione la magistratura civile e quella amministrativa potrebbero riconoscere ai creditori qualche diritto a rivalersi direttamente sul Campidoglio. C'č giā stata infatti l'attivazione di tale istanza da parte di uno dei principali fornitori, quello della vigilanza degli impianti, e potrebbe essere solo l'inizio di una serie.

 

Il concordato diffonde gli effetti negativi sulle altre aziende capitoline che vantano crediti nei confronti di Atac. L'Acea e l'Ama perdono una somma di circa 50 milioni che potrebbe ricadere sul Comune in quanto azionista. Anche questo rischio č evidenziato dal parere del Ragioniere.

In conclusione, il concordato produce rischi gravi per l'azienda e un danno sicuro per il Comune. Invece di ratificare gli eventi la giunta doveva elaborare un'idea autonoma di come governare il processo. Doveva evitare il fallimento respingendo la proposta del Ragioniere di scaricare sull'Atac il debito di 200 milioni, facendo riferimento alla deliberazione precedente che ne riconosceva la validitā. Curiosamente non ha avuto la forza di mettere in discussione una decisione sbagliata del dirigente contabile, ma poi ha ignorato il suo parere e quello del Segretario generale, entrambi fortemente negativi sulla delibera del concordato. Emerge un'evidente contraddizione dell'organo politico, poiché asseconda gli errori e rifiuta i pareri della burocrazia.

 

 

 

SEPARARE IL DEBITO DAL SERVIZIO

 

 

Tutti i problemi soprarichiamati non derivano dal concordato in sé - che anzi č un'ottima procedura di governo delle crisi aziendali - ma dall'illusoria ipotesi che ne sorregge l'applicazione al caso specifico. Si immagina che l'Atac sia capace di non produrre pių debito, anzi di creare un utile sufficiente a ripagare i crediti. Non solo č uno scenario poco credibile, ma č anche doppiamente dannoso: in primo luogo, perché il management sotto la stretta dei commissari nominati dal Tribunale sarā tentato di raggiungere gli obiettivi finanziari riducendo le risorse disponibili per il servizio di trasporto. Giā negli anni passati la crisi finanziaria ha comportato l'abbattimento degli investimenti e ha determinato una forte riduzione dell'offerta, come sanno per esperienza diretta i cittadini romani; in secondo luogo, l'eventuale attivo che dovesse emergere dall'applicazione del piano industriale, verrebbe sequestrato dal ripiano dei crediti, mentre dovrebbe essere finalizzato a migliorare il servizio che si trova oggi al minimo storico.

 

In ogni caso č sbagliato il presupposto fondamentale dell'operazione: gestire il debito in azienda non solo non č risolutivo, ma frena la produzione industriale, complica il rapporto con i fornitori, riduce gli investimenti, degrada l’offerta e quindi rischia di determinare nuove perdite. Non sono previsioni pessimistiche, č solo la constatazione di un circuito vizioso in atto da un decennio: il debito impedisce di produrre l'offerta stabilita dal contratto di servizio stipulato con il Comune, il quale di conseguenza ha dovuto ridurre l'erogazione del finanziamento, aggravando cosė la crisi finanziaria.

In linea teorica il debito non dovrebbe proprio esistere in un'azienda titolare di un contratto di servizio, perché il corrispettivo pių gli introiti delle tariffe dovrebbero coprire interamente i costi di produzione relativi al volume di offerta. Lo sbilanciamento č stato quindi determinato da una cattiva gestione del contratto da parte di entrambi i soggetti: l'azienda non produceva la quantitā prevista; il corrispettivo non era adeguato oppure era definito in modo ambiguo e tale da generare contenziosi. Con il contratto di servizio stipulato nel 2015 si č compiuto un passo avanti nella chiarezza degli obiettivi da raggiungere e delle risorse disponibili. Si puō fare ancora meglio per evitare che si ricreino nuovi debiti quando l'azienda sarā liberata dal peso del passato.

 

A tal fine l'unica soluzione possibile consiste nel separare il debito dal servizio. Solo slegando i due problemi si puō risolverli alla radice. Il primo va affrontato riconoscendo che ormai le perdite non sono pių solo dell'azienda ma riguardano il Comune di Roma come azionista unico. Il secondo ha bisogno di migliorare l'efficacia e l'efficienza mediante la liberalizzazione della produzione, come vedremo nei prossimi paragrafi.

Giā negli anni passati si doveva decidere di assumere il debito a livello comunale per prevenire la crisi. Il Comune doveva riconoscere la partita negativa dei 200 milioni, compensandola con la partita positiva dei 500 milioni per ottenere un quadro pių stabile. L'Atac non avrebbe portato i libri in tribunale. Nel bilancio comunale sarebbe stato scritto un credito di 300 milioni, certo inferiore ma pių credibile di quello di 500 milioni che sarā rinviato alla fine degli anni venti e rimborsato completamente solo verso il 2050, peraltro con l'incertezza denunciata dagli alti dirigenti comunali.

 

La separazione del debito dal servizio č ancora una misura valida e anzi potrebbe presentarsi come l'unica soluzione in caso di insuccesso della procedura concordataria. Si tratta di prendere atto realisticamente che l'Atac non č in grado di ripagare l'azionista. Di conseguenza il credito comunale di 300 milioni diventa inesigibile e si trasforma in un debito del bilancio capitolino da affrontare con la necessaria gradualitā e gli strumenti adeguati. Potrebbe essere collocato nella gestione commissariale degli oneri finanziari del Comune, istituita dieci anni fa con il famoso "accordo della pajata" tra Tremonti, Bossi e Alemanno. Il "buco" di bilancio allora non c'era, ma il polverone mediatico servė a coprire la decisione pių scellerata: furono cancellati gli investimenti dello Stato per la Capitale e in cambio il Comune ottenne la possibilitā di gonfiare la spesa corrente. Si allentarono i cordoni della borsa per consentire le assunzioni di Parentopoli all'Atac e furono quasi annullati gli investimenti per gli acquisti degli autobus.

 

A quei tempi il Commissariato per il debito comunale non serviva, ma oggi potrebbe essere utilizzato per riparare i danni successivi: consentirebbe di gestire il debito del trasporto con adeguata professionalitā, al riparo dei pignoramenti, fuori dall'emergenza e con maggiori margini di manovra verso le banche, dalle quali dipende in gran parte l'esito finale. Si dovrebbe istituire, con una piccola   _____________________________________________________________________ normativa, una sezione speciale del commissariamento al fine di attribuire gli oneri solo al Comune, evitando ulteriori sussidi statali.

Ho proposto nell'ottobre del 2017 l'assunzione del debito da parte del Comune ed č apparsa azzardata a molti osservatori. Eppure č pienamente giustificata dal punto di vista empirico e teorico. In pratica č giā accaduto in passato che la gestione commissariale assumesse la voce passiva dei 200 milioni verso Atac. In seguito la somma fu riportata in capo al bilancio corrente e da qui scaricata sulle spalle dell'Atac con la decisione del Ragioniere di cui si č giā detto.

 

Per chiarire il punto di vista teorico occorre ritornare sull'ipotesi che sorregge il concordato. Si promette di saldare i creditori facendo conto sull'utile di servizio che sarebbe determinato dall'attuazione del piano industriale. Ma un'azienda finanziata dal contratto di servizio, come non dovrebbe avere un debito, non dovrebbe neppure presentare un utile di gestione oltre una ragionevole remunerazione del capitale. Infatti, un surplus molto alto, quanto sarebbe necessario per ripianare il debito, segnalerebbe una stima in eccesso dei costi di produzione che dovrebbe essere corretta con la revisione a ribasso del corrispettivo del contratto. Se ciō non avvenisse il Comune deciderebbe, senza saperlo o senza dichiararlo, di finanziare indirettamente il ripiano del debito consentendo un eccessivo utile di gestione all'azienda. Quindi, giā l'attuale concordato č basato, senza alcuna trasparenza, su una presa in carico del debito Atac da parte del Comune. E allora sarebbe meglio realizzare lo stesso obiettivo dichiarandolo esplicitamente, assumendo il ripiano nella gestione commissariale e uscendo dalla procedura fallimentare.

 

In tal modo si porterebbe a soluzione il debito pregresso, togliendo dalle spalle dell'azienda un peso insostenibile e creando quindi le condizioni pių favorevoli per la radicale riforma della gestione del servizio. Solo cosė si potrebbe evitare la formazione di nuovo debito e innalzare l'offerta di trasporto per i cittadini.

 

SUPERARE IL MONOPOLIO

 

 

Il piano industriale che accompagna il concordato č inadeguato negli obiettivi e negli strumenti. Contiene ricette giā annunciate in passato e quasi mai messe in pratica. Propone soluzioni largamente al di sotto della grave crisi strutturale. Nell'ultimo decennio l'azienda ha smarrito i principi elementari di organizzazione dei processi, ha accumulato un ritardo tecnologico, ha dequalificato il management e ha sperperato ciō che rimaneva della sua credibilitā interna ed esterna. Un'azienda in questo condizioni non si riprende con provvedimenti di ordinaria amministrazione. Č necessario mettere in discussione l'assetto produttivo e regolativo. Il superamento del monopolio č l'unica via d'uscita dalla crisi, non solo perché lo impone la legge, ma innanzitutto per l'irreversibile degrado della struttura aziendale.

 

Al contrario, la giunta ha scelto di conservare il monopolio utilizzando come alibi proprio il concordato, presentandolo come uno scenario che renderebbe impossibili le gare. Č falso, non solo non esistono impedimenti giuridici, ma secondo il Tribunale fallimentare il difetto pių grave della proposta di concordato consiste proprio nel non aver preso in esame "le misure regolatorie dell'Autoritā di Regolazione dei Trasporti in tema di trasferimento dei beni strumentali al nuovo gestore".

L'apertura al mercato con l'esternalizzazione della produzione dovrebbe essere la prioritā del piano industriale. Sarebbe l'unico provvedimento capace di innalzare la produttivitā e di rendere credibile il risanamento anche verso i creditori. Giā l’annuncio della concorrenza darebbe una scossa di efficienza, come al contrario la scelta dell’in house quindici anni fa ha innescato il degrado del servizio e del bilancio. Fu percepita dai peggiori vizi aziendali come una sorta di “tana libera tutti”. Consentė il ritorno in grande stile del comando politico e sindacale sui dirigenti aziendali. Tornō la vecchia logica: le risorse sono consumate prima di tutto nel consociativismo degli interessi interni, e solo ciō che avanza rimane disponibile per il servizio ai cittadini. Č l'esito di un monopolio che di pubblico ha ormai solo il nome e anzi mette in sofferenza la vita quotidiana della cittā.

 

L'alibi del concordato per la proroga del monopolio č servito a sancire il patto con i sindacati, i quali forse solo dopo si sono accorti di essere caduti nella trappola. Per la prima volta nella storia aziendale hanno accettato di entrare in una procedura fallimentare che potrebbe avere esiti disastrosi, non hanno denunciato con forza la responsabilitā della giunta nel buco di bilancio e non hanno chiesto neppure che il Comune si facesse carico della sofferenza finanziaria dell'azienda, ottenendo in cambio solo il rinvio di due anni delle gare. Il patto č stato implicitamente recepito nell'ordine del giorno approvato dal Consiglio Comunale il 7 settembre del 2017, secondo il quale il concordato sarebbe volto a "mantenere, unitamente al servizio di TPL da parte di Atac, la connessa salvaguardia dei livelli occupazionali". Ma non č un grande risultato per i lavoratori, poiché, come vedremo pių avanti, la concorrenza in qualsiasi forma garantisce la continuitā della forza lavoro. Con le gare invece finisce il consociativismo sindacale nella gestione delle funzioni che dovrebbero essere nella responsabilitā dei quadri direttivi. Tutto ciō č stato non solo dannoso per l'azienda - poiché ha assecondato l'abdicazione della dirigenza - ma ha distorto le stesse organizzazioni sindacali che si sono burocratizzate e frammentate in una decina di sigle per suddividere il potere consociativo. La concorrenza puō aiutare a creare normali relazioni industriali sulla base del contratto nazionale di lavoro. Sarā una formidabile occasione di rinnovamento per il sindacato: potrā difendere i diritti dei lavoratori senza far conto sull'ignavia dei dirigenti, anzi dovrā controllare il management e proporre piattaforme rivendicative coerenti con la qualitā del servizio di trasporto.

 

La sindaca Raggi ha stipulato un'intesa elettorale con i corporativismi aziendali e oggi mantiene la promessa di conservare lo status quo. Dopo essersi presentata in discontinuitā con le classi politiche precedenti ne perpetua le politiche sbagliate. Per giustificarsi inventa inesistenti problemi relativi alla gestione delle gare: ha sostenuto che comporterebbero l'aumento delle tariffe, ma č falso, come sanno bene i cittadini che utilizzano il titolo di viaggio Metrebus non solo sui mezzi Atac ma anche sugli autobus giā oggi gestiti da privati nella rete periferica; ha dichiarato che ci vorrebbe troppo tempo, circa 4-5 anni, ma i suoi uffici stanno giā elaborando i capitolati per la gara sulla rete periferica la cui concessione scade a giugno 2018.

Con questo bando si chiede ai privati una produzione di servizio di 40 milioni di Km, superiore ai 27 milioni di Km attualmente gestiti da Roma Tpl. C'č quindi un consistente aumento di offerta di 13 milioni di Km che non riguarderā solo l'attuale rete periferica, ma sarā probabilmente impegnato su altre linee attualmente gestite dall'Atac. Se fosse cosė sarebbe un'ottima decisione, proprio come auspicavo nel primo paragrafo: se il monopolista non č in grado di produrre la quantitā fissata dal contratto di servizio, č necessario ricorrere a un altro produttore che integri l'offerta. Ma ciō significa che la giunta toglie all'Atac una parte della concessione per metterla sul mercato, proprio mentre dichiara solennemente di voler mantenere il monopolio. Č una clamorosa contraddizione politica: si rifiuta a parole la concorrenza ma poi viene attuata di soppiatto, senza alcuna trasparenza.

La complessitā del problema richiederebbe invece un approccio rigoroso e trasparente. La prima decisione da prendere č il superamento del monopolio dell’Atac. Non č in discussione il se ma il come. Procedere alle gare č una scelta quasi obbligata dalle leggi vigenti, se non in diritto almeno in via di fatto, per le ragioni suddette. Come vengono attuate invece č dirimente per ottenere risultati positivi o negativi. Sono possibili due scenari: con la liberalizzazione diminuiscono i costi e migliora il servizio, invece con la privatizzazione si rischia di peggiorare sia l'offerta per i cittadini sia il peso sul bilancio comunale. Esaminiamo entrambi gli scenari nei paragrafi seguenti.

 

 

 

SĖ ALLA LIBERALIZZAZIONE

 

 

La storia del trasporto in Italia dimostra una tendenza costante dei produttori a imporre i propri interessi prima e sopra quelli dei cittadini. I monopoli hanno curato le esigenze corporative aziendali pių del servizio pubblico. Anche nel linguaggio della policy community - la retorica manageriale, i discorsi politici, i documenti normativi e perfino gran parte della letteratura scientifica - l'ottica aziendale prevale su quella degli utenti.

Soprattutto a Roma la regolazione del trasporto ha tradito le motivazioni originarie della municipalizzazione. Dal punto di vista formale dovrebbe essere il Comune a prendere le decisioni e l'azienda dovrebbe semplicemente attuarle. Nella realtā perō accade esattamente il contrario. Nell'ultimo decennio il carrozzone Atac ha imposto in via di fatto, spesso senza una chiara decisione formale dell'amministrazione, una serie di scelte negative per la cittā: offerta quasi sempre inferiore al livello necessario; degrado dell'integrazione tariffaria a causa dei litigi tra le burocrazie delle diverse aziende pubbliche; debiti gestionali e poi pretesa di impadronirsi degli utili con il concordato; mancanza di investimenti essenziali e ordinari per l'esercizio; ritardo tecnologico nell'infomobility e inadeguatezza del controllo satellitare che non fornisce informazioni attendibili agli utenti; fallimenti gestionali nella diversificazione delle linee - a orario, Express - e nella biforcazione nella metro B; revisioni della rete per assecondare la minore produzione di servizio, come descritto pių avanti.

 

Č tempo di riconoscere le conseguenze inaccettabili di questo assetto aziendale. L'enorme dimensione produttiva di oltre diecimila dipendenti, la pių grande industria dell'Italia centrale, costituisce una forza di condizionamento delle decisioni pubbliche. Il servizio del trasporto deve tornare pienamente sotto il governo dell'amministrazione pubblica che risponde ai cittadini. Le attuali regole formali non sono sufficienti: per rafforzare la sovranitā del Comune deve diminuire il potere reale dell'azienda. E ciō si puō ottenere solo con nuovo sistema regolativo: da un lato occorre alleggerire l'azienda pubblica dal peso dell'attivitā industriale; dall'altro lato l'Amministrazione deve dotarsi di professionalitā e di uffici capaci di svolgere effettivamente le competenze regolative. Soprattutto la politica deve smetterla di immischiarsi nella gestione e si deve dedicare alla programmazione degli obiettivi e delle risorse.

 

Per superare il monopolio in senso reale e non solo formale occorre separare due momenti fondamentali del trasporto pubblico: la produzione e il servizio.

La produzione č l'attivitā industriale che organizza la guida e la manutenzione dei mezzi. Il servizio č l'insieme delle strutture e delle funzioni che rendono possibile la produzione e la tramutano in offerta di trasporto per i cittadini.

 

La liberalizzazione consiste nel sottoporre a concorrenza la produzione del trasporto, tenendo saldamente in mano pubblica la gestione del servizio. Ciascuno č chiamato a fare bene il proprio mestiere: i privati per vincere le gare devono aumentare l'efficienza industriale; il Comune si assume la responsabilitā di decidere sulla qualitā e sulla quantitā del trasporto, liberandosi dai condizionamenti dell'azienda monopolista.

L'attuazione pratica della liberalizzazione comporta la soluzione di complessi problemi sia nell'organizzazione della produzione sia nella gestione del servizio.

 

1. La produzione. Il risultato della concorrenza nella produzione dipende in gran parte dalla capacitā di organizzare procedure di gara efficaci, rigorose e realmente contendibili, in maniera che vinca il migliore. Nei bandi devono essere garantite effettive condizioni di paritā di trattamento per tutti gli operatori. Per la definizione dei capitolati si puō prendere come base di riferimento proprio quel contratto di servizio che l'azienda pubblica per tanti anni non ha saputo rispettare, valutando tutte le innovazioni che le imprese private sono in grado di apportare. Esse avranno il compito di migliorare le procedure gestionali, l’organizzazione del lavoro e la logistica.

Dovranno comunque assumere i lavoratori attualmente impegnati nelle funzioni produttive, alle stesse condizioni salariali, e potranno invece sostituire i dirigenti. Si tratta quindi di gare che hanno per oggetto prevalentemente il management. La causa prima della crisi, infatti, č da ricercarsi nella cronica incapacitā dei dirigenti, con alcune meritorie eccezioni, nel mettere in pratica i pių elementari principi di gestione aziendale e innovazione tecnologica. Le cause della dequalificazione vengono da lontano e si sono accentuate negli ultimi tempi: i dirigenti non rispondono a una razionalitā aziendale, ma sono prima di tutto fedeli ai padrini politici e sindacali che influiscono sulle loro carriere; e cosė incitano tutti i dipendenti a fare altrettanto.

 

Quando penso alla grave carenza di direzione, mi stupisco sempre nel vedere che gli autobus nonostante tutto percorrono le strade romane. Non č un'azienda, č una sorta di "associazione di autisti" che producono il servizio in base alle loro doti di autogoverno. Se ne puō avere conferma empirica osservando le ampie oscillazioni di risultato in funzione dello stato d'animo degli operatori: la forte motivazione che scatta in occasione dei grandi eventi politici o religiosi produce miracoli nella gestione del servizio, come ad esempio si vide per la canonizzazione degli ultimi papi. Al contrario, il servizio degrada quando un malessere nelle relazioni sindacali annulla quell'autogestione che č l'unica risorsa produttiva. Non c'č una qualitā "normale" per mancanza di una rigorosa organizzazione industriale. Ma se, nell'eccesso opposto, si dovesse intervenire con un irrigidimento tecnocratico, l'esito finale potrebbe essere inferiore a quello ottenuto per via spontanea. Da tutto ciō viene un monito ai nuovi gestori: potranno fare meglio di oggi solo se sapranno motivare gli autisti e tutti i dipendenti in una nuova organizzazione del lavoro.

 

Alle gare si dovrebbe accompagnare un'incisiva operazione di risanamento. Per effetto di Parentopoli l'azienda si č riempita di figure amministrative, restringendo i margini di assunzione degli autisti. Il capitolato delle gare puō limitarsi a registrare la situazione caricando il privato di personale non necessario e ovviamente pagandone il prezzo nella base d'asta dell'appalto. Sarebbe meglio invece affrontare una complessa operazione di riconversione professionale di questo personale per ricollocarlo nell'amministrazione comunale che presenta in diversi settori evidenti carenze di organico. In questo modo il Comune migliorerebbe la propria organizzazione del lavoro e pagherebbe un prezzo inferiore nell'appalto, trasferendo al privato solo il personale strettamente necessario alla produzione.

I mezzi di trasporto - autobus, tram e treni - dovrebbero essere di proprietā pubblica. Verrebbero conferiti al privato che in tal modo non sarebbe costretto a sostenere complessi investimenti con i conseguenti oneri di ammortamento. Ciō consentirebbe di accorciare la durata della concessione. Le imprese verrebbero sottoposte frequentemente alle gare, migliorando la concorrenzialitā del sistema.

 

Nonostante la diffusa tendenza a creare carrozzoni non ci sono rilevanti economie di scala. Una dimensione ottimale della produzione č il bacino corrispondente al deposito, che si puō considerare come la "fabbrica" del trasporto. A Roma non č ben calibrata la copertura territoriale degli attuali depositi, alcuni troppo grandi, altri troppo piccoli o distanti dal bacino di servizio. Andrebbe programmato un investimento per migliorare la logistica e ridurre i percorsi a vuoto degli autobus a inizio turno. Comunque, seguendo il dimensionamento per deposito si dovrebbero organizzare le gare su una decina di lotti per il settore della gomma, da attuare gradualmente in due-tre anni e non con un bando unico. Altri lotti dovrebbero poi riguardare la produzione sul ferro, uno per ciascuna infrastruttura, la metro A, B e C, la rete tram e le ferrovie concesse, in accordo con la Regione che ne č proprietaria. Si dovrebbe investire sulla estensione alle linee A e B della guida automatica che sulla linea C ha giā dato ottimi risultati di efficienza, regolaritā e sicurezza.

 

Si avrebbero complessivamente circa una quindicina di lotti con le dimensioni analoghe a quelle di un capoluogo di provincia. Ovviamente si dovrebbe consentire ai migliori operatori di poter vincere le gare su pių lotti al fine di massimizzare la qualitā del sistema. Andrebbe perō stabilito un limite massimo - ad esempio 3-4 lotti - per evitare che si creino nuove tendenze monopolistiche. Complessivamente sulla piazza romana ci sarebbero quindi 4-5 grandi operatori a gestione multipla dei lotti. La frammentazione dei contratti serve a rafforzare il controllo del pubblico e a inibire il potere di ricatto di privati che potrebbero minacciare l'interruzione di servizio per ottenere condizioni pių favorevoli. Le autoritā comunali potrebbero facilmente rescindere il contratto ad un operatore inadempiente, ampliando ad un altro l'affidamento fino all'espletamento della nuova gara. Divide et impera č una vecchia massima che si adatta molto bene alla politica di liberalizzazione.

 

La produzione funziona meglio nella piccola scala, mentre il servizio deve essere integrato a larga scala, non solo la cittā ma la regione, non solo gli autobus, ma tutte le altre modalitā, i tram, le metro e le ferrovie. Questa regola antitetica diventa chiara solo nella liberalizzazione che separa produzione e servizio. Al contrario, il vecchio monopolio oscura la differenza, utilizzando l'integrazione del servizio come alibi per giustificare i carrozzoni inefficienti della produzione. Ricorre spesso nel dibattito la proposta di unificazione di Atac con il Cotral e Ferrovie dello Stato. Sarebbe un mostro burocratico privo di qualsiasi economia di scala, ma viene giustificato applicando impropriamente alla produzione il principio di integrazione che invece vale solo per il servizio.

 

Per concludere sul tema della produzione, l'assetto proposto assegna ai privati un compito molto vincolato, come fornitori della trazione dei mezzi e della manutenzione. Questo prodotto poi viene assemblato dal soggetto pubblico in un servizio per i cittadini. I privati quindi non hanno alcun rapporto con gli utenti e non possono influire sui caratteri pubblici del servizio, dalle linee alle tariffe. Č un'interpretazione radicale della modalitā contrattuale chiamata gross-cost. Ha dato ottimi risultati, come dimostrano recenti studi, nei paesi che ne hanno fatto ampio uso - Germania e Svezia - portando a significativi miglioramenti di modal split a favore del mezzo pubblico. Si puō obiettare, perō, che in tal modo si restringe troppo lo spirito di iniziativa degli imprenditori. C'č il rischio di una scarsa varianza dei parametri di concorrenza e potrebbe venire la tentazione di ampliare i margini comprimendo i diritti del lavoro. Sono obiezioni fondate e bisogna tenerne conto con un'attenta definizione dei capitolati, descrivendo al meglio le variabili di qualitā della produzione e ponendo vincoli rigorosi sul rispetto dei contratti di lavoro.

 

Come sempre in una policy complessa si tratta di scegliere le prioritā. A mio avviso, bisogna accettare, e mitigare, questo difetto della restrizione dell'iniziativa imprenditoriale perché č molto pių importante salvaguardare l'autonomia delle decisioni di interesse collettivo. La sfida vera della liberalizzazione riguarda il potere di regolazione. Per assegnare un vero primato al pubblico, bisogna contenere i privati in un ruolo meramente produttivo.

 

2. Il servizio. Non basta perō contenere i privati, occorre ripensare radicalmente la forma e il ruolo dell'azienda pubblica. La liberalizzazione presuppone un assetto di governo della mobilitā che imponga effettivamente la prioritā dell'offerta ai cittadini rispetto ai condizionamenti delle strutture operative.

Bisogna scomporre l'azienda sulla linea di separazione tra servizio e produzione. Ecco il cuore della riforma: l'Atac deve trasformarsi in una moderna agenzia di governo del sistema. Si dovrā liberare della produzione, che peraltro gestisce male ormai da quasi un trentennio, per diventare una tecnostruttura specializzata nella regolazione e nell'integrazione del trasporto. Sarā un'azienda pių piccola, circa un decimo del personale attuale, ma pių intelligente e autorevole nel governo dei processi. Porterā ancora il nome antico Atac proprio per sottolineare la continuitā con la funzione pubblica del servizio, ma in effetti sarā un soggetto completamente diverso dall'attuale.

Prima di tutto dovrā ampliare la scala di intervento diventando l'agenzia della nuova Cittā metropolitana per supportare anche i comuni dell'hinterland e per regolare tutte le reti - urbane, extraurbane e ferroviarie - dell'area vasta. Si dovrā concordare con la Pisana una cooperazione con l'agenzia regionale al fine di realizzare un'integrazione comprensiva anche dei servizi del Cotral e di Trenitalia.

 

La sfida pių difficile consiste nella riconversione professionale della nuova Atac come regolatore e non pių come produttore. Comporta un cambiamento profondo nell'organizzazione, nelle competenze e perfino nelle mentalitā. Occorre recuperare anche specializzazioni ormai disperse, degradate o addirittura dimenticate. Vediamo in sintesi le principali innovazioni che sono necessarie.

 

Prima di tutto si devono ricondurre all'interno della nuova Atac tutte le attuali agenzie comunali: l'Agenzia comunale della Mobilitā che si occupa della pianificazione e dei servizi per la mobilitā privata e pubblica, in particolare delle linee, le frequenze, gli orari e gli standard di servizio; Roma Metropolitane specializzata nella progettazione e nell'appalto delle infrastrutture su ferro, in particolare la metro C. Non si capisce in base a quale razionalitā il Comune debba possedere tre diverse strutture che si occupano di mobilitā. Oltretutto, l'Amministrazione oggi gestisce molto male i tre contratti di servizio: ha portato sull'orlo del fallimento non solo Atac ma anche Roma Metropolitane e ha messo in sofferenza finanziaria anche l'altra agenzia. L'unificazione semplificherebbe le procedure, diminuirebbe i costi fissi delle strutture e ridurrebbe i consigli di amministrazione. Nascerebbe una potente struttura di ingegneria capace di progettare tutti gli elementi della mobilitā, dai piani di traffico, alle linee degli autobus fino alle metropolitane.

 

Occorre poi ricostituire la competenza ingegneristica dei mezzi di trasporto. Č andato disperso un sapere che in passato ha raggiunto livelli elevati, dalla progettazione di veicoli tranviari come lo Stanga o il brevetto della giostra Urbinati che consentiva lo snodo tra due casse tranviarie. Oggi č impensabile progettare in casa mezzi di trasporto, ma l'azienda pubblica deve avere una competenza specifica non inferiore a quella dei fornitori, se non vuole subire le loro scelte. In questo assetto l'Atac sarebbe in Italia la pių grande stazione appaltante locale di autobus, tram e treni. Dovrebbe dotarsi di una forte divisione ingegneristica per gestire a proprio vantaggio gli acquisti e controllare la manutenzione effettuata dai produttori del servizio.

 

Anche i depositi devono rimanere di proprietā pubblica per essere conferiti ai vincitori delle gare, come raccomanda anche l'Autoritā di regolazione dei trasporti. Č una condizione essenziale per assicurare un'ampia concorrenzialitā. Se al contrario ogni privato che partecipa ai bandi dovesse dotarsi di propri depositi, non semplici da reperire nella conurbazione romana, si avrebbe una pesante restrizione dell'accesso alle gare. Ciō significa che la nuova Atac dovrā dotarsi anche di un settore altamente professionalizzato per la gestione dei beni di proprietā e per lo sviluppo e l'ammodernamento degli impianti.

C'č poi il sistema tariffario, deliberato dagli organi comunali e gestito dall'Atac con gravi carenze: cronica incapacitā di colpire l'evasione, ritardo tecnologico nelle modalitā di pagamento e nella logistica; ostilitā verso l'integrazione tariffaria del Metrebus, fino al punto che il piano industriale propone di tornare ai titoli di viaggio esclusivamente urbani, costringendo i pendolari a pagare di pių per prendere diversi mezzi.

In questo settore la nuova Atac deve cambiare mentalitā e metodi. Le tariffe devono essere gestite insieme a una moderna capacitā di comunicazione. Č incredibile che l'azienda non sia ancora capace di gestire adeguatamente il controllo satellitare dopo quasi un decennio dall'installazione. Questa intollerabile deficienza impedisce al Comune di verificare effettivamente la corrispondenza del livello della produzione con le previsioni del contratto e fornisce informazioni errate o incomplete agli utenti che consultano le apposite app.

 

Non solo comunicazione, ci vuole anche l'ascolto dei cittadini, mediante vecchi e nuovi strumenti, dai social network, ai forum degli utenti, al confronto nei municipi sul controllo e sulla pianificazione del servizio. Dal coinvolgimento possono venire miglioramenti puntuali e una riconquistata credibilitā. I romani se ne intendono di trasporti: sugli autobus si ascoltano discussioni molto competenti sulle linee, le frequenze e perfino i turni di lavoro. Nelle cittā europee i passeggeri leggono il giornale senza preoccuparsi dei turni. Certo, la nostra competenza č cresciuta come difesa dalle inefficienze, forse ne faremmo volentieri a meno, ma potrebbe essere volta in positivo come contributo al miglioramento dei servizi.

Una moderna agenzia non puō occuparsi solo della rete degli autobus, ma deve promuovere tutti i servizi innovativi che vanno sviluppandosi con le nuove tecnologie; car e bike-sharing, car-pooling, mobility manager, taxi mutiplo ecc. Si tratta di iniziative gestite da operatori privati e non devono essere irrigidite dalla burocrazia, perō l'agenzia puō svolgere una funzione preziosa di supporto, di collaborazione e di integrazione con il servizio pubblico.

 

Infine, la nuova Atac dovrā acquisire una profonda competenza dei contratti con i privati produttori del servizio. In essa convergono diverse professionalitā: capacitā ingegneristica nel controllo degli standard del servizio e della manutenzione delle infrastrutture, attitudine regolativa nella definizione dei parametri di competitivitā, supporto legale nel contenzioso contrattuale, monitoraggio finanziario dei pagamenti e delle risorse. Formalmente il titolare delle gare puō essere la nuova Atac oppure il Comune; nel secondo caso l'agenzia svolge il supporto nella gestione delle gare e nel controllo dei contratti comportandosi come un dipartimento comunale.

 

La gestione di una quindicina di lotti di produzione dalla gomma al ferro richiede una tecnostruttura di altissima efficienza tecnica e giuridica. Č bene sapere che tale obiettivo č molto lontano dalla situazione attuale. Occorre formare una competenza che oggi non esiste. Si puō imparare molto dagli errori commessi dalla coppia Atac-Comune nella gestione del contratto con Roma TPL, il privato che gestisce da venti anni la rete periferica. Si trascina da tempo un forte contenzioso che nessuno ha avuto la capacitā di risolvere, fino a rendere necessaria la mediazione in prefettura. Il Comune si č rifiutato di pagare un addendum del contratto pur riconosciuto dalle sentenze del Tribunale amministrativo. Il privato ha scaricato la difficoltā finanziaria sui lavoratori ritardando il pagamento degli stipendi. Sono cose inaccettabili, esempi da evitare in futuro: la committenza pubblica deve essere severa nel controllo ma corretta nei pagamenti. Il Comune avrebbe dovuto chiedere al privato di costituirsi in una societā unitaria, e non in un consorzio di imprese - in alcuni casi molto piccole - che non ha la soliditā e la compattezza per gestire l'intero ciclo produttivo. Nonostante questi problemi di relazione pubblico-privato, alcuni risultati operativi sono stati invece positivi.

 

Se consideriamo nel decennio la perdita di servizio rispetto a livello programmato, un parametro rappresentativo della regolaritā e della capacitā produttiva, l'Atac si č attestata tra il 6% e il 10% per sprofondare al 15% nel 2017. Roma Tpl ha pių che dimezzato la perdita attestandosi sempre sotto il 3%, crollando al 6% nell'annus horribilis. Ciō significa che la confusa gestione contrattuale con il privato puō pregiudicare i positivi risultati ottenuti dalla liberalizzazione.

D'altronde, se il Comune č inefficiente non č in grado neppure di far funzionare il monopolio, anzi rischia di portare i libri in tribunale, come si č visto. Nel dibattito su liberalizzazione e monopolio, quindi, non si puō usare a favore di una tesi o dell'altra l'inefficienza del Comune, perché in entrambi i casi i risultati positivi verranno solo se migliorerā l'amministrazione pubblica.

 

Il successo della liberalizzazione non č scontato. Tutto dipende dalla capacitā di creare una nuova Atac all'altezza del compito: qualificare il carattere pubblico del servizio e diventare protagonista dell'apertura alla concorrenza. Non č un obiettivo semplice, ma certo č pių facile rinnovare un'azienda dieci volte pių piccola dell'attuale, č pių credibile creare un'agenzia efficiente piuttosto che risanare un colosso produttivo di oltre diecimila persone.

 

La nuova Atac sarebbe l'occasione per il riscatto della tradizione di servizio e di ingegneria pubblica, certo oggi molto degradata, ma che nel corso del Novecento ha vissuto momenti di grande valore. Il fondatore Giovanni Montemartini, il brillante riformista socialista e il miglior assessore nella storia della cittā, immaginava l'azienda pubblica come garanzia per i cittadini contro i monopoli finanziari inglesi e belgi che si erano impossessati del servizio a inizio secolo. Poi c'č stata una lunga decadenza fino alla procedura fallimentare. L'azienda puō uscire dalla crisi, ma non come era prima, cambiando profondamente il suo assetto. Chiamarsi ancora Atac significa sottolineare l'intenzione di ritrovare il meglio di una lunga storia del servizio pubblico romano.

 

 

 

NO ALLA PRIVATIZZAZIONE

 

 

La privatizzazione agisce invece sull'azienda cosė come č oggi, senza la preventiva separazione tra servizio e produzione. Si apre ai privati la partecipazione al capitale della societā per azioni Atac oppure si trasferisce la concessione del servizio a imprese private. Questo approccio, a mio avviso, metterebbe a rischio il trasporto pubblico romano. L'Atac non sarebbe pių protagonista del processo, ma diventerebbe oggetto della privatizzazione o vittima di una liquidazione di fatto, secondo le due possibili modalitā di gara che vanno per la maggiore.

 

Con la prima modalitā, la gara cosiddetta a "doppio oggetto" si seleziona l'operatore che migliora l’offerta del contratto di servizio e acquista un determinato numero di azioni. Se la procedura riguarda l’azienda nell’attuale assetto - cioč con la commistione tra servizio e produzione - si consente in via di fatto al privato di condizionare l'offerta di trasporto e di   _____________________________________________________________________re a proprio vantaggio la struttura dei costi e dei ricavi. Anche se rimangono in capo al Comune le decisioni regolative, la loro attuazione dipende dalle competenze e dalle strutture operative dell’azienda in parte privatizzata. Č molto probabile che ciō consenta al privato di "catturare il regolatore", come č giā avvenuto con il monopolista interamente pubblico.

Quando i nuovi azionisti subentrano nelle vecchie aziende pubbliche, quasi mai si dedicano al nocciolo duro dell'organizzazione del lavoro. Si tratta infatti di un'opera faticosa, lunga e di risultato incerto che il privato tende a eludere per ottenere vantaggi immediati e quantificabili. Preferisce conservare l'inefficienza trovando il modo di farla pagare al pubblico. Qualcosa del genere č accaduto anche con i manager avvicendatisi in modo frenetico negli ultimi tempi e spesso impegnati solo su operazioni finanziarie oppure su iniziative mediatiche, piuttosto che nel difficile lavoro di riorganizzazione dei processi produttivi.

 

L'approccio privatistico č attratto dalla possibilitā di gestire il monopolio a proprio vantaggio. Gli azionisti privati tenderanno a risolvere la crisi chiedendo al Comune di alzare le tariffe e tagliare le linee invece di migliorare l'efficienza produttiva. Prima convinceranno i rappresentanti del Comune con i quali collaborano nel consiglio di amministrazione e poi insieme faranno pressioni sul sindaco perché accetti la soluzione a loro pių favorevole, che sarā presentata con adeguate campagne mediatiche come la migliore. Il consociativismo interno tra i manager di nomina pubblica e privata preparerā le soluzioni da imporre all'autoritā politica. Gli effetti negativi del monopolio privato possono essere pių gravi di quelli ben noti del monopolio pubblico.

 

L'esperienza condotta negli ultimi venti anni ha mostrato che il difetto intrinseco delle societā miste č la commistione di interessi tra pubblico e privato. Essa consente alla politica di invadere la sfera tecnico-professionale e agli imprenditori di condizionare l’interesse generale.

Basta constatare, ad esempio, come in Acea i “partner industriali” decidano quasi tutto, pur essendo azionisti di minoranza. E la commistione pubblico-privata rende incomprensibili le decisioni. L’emergenza idrica ha alimentato nell’opinione pubblica il sospetto che gli investimenti sulla manutenzione degli acquedotti siano diminuiti per aumentare i dividendi degli azionisti.

 

Ovviamente, si puō sostenere che in Atac, a differenza dell'Acea, l'azionista privato sarebbe comunque vincolato al contratto di servizio e dovrebbe rivendere le azioni alla scadenza della concessione. Ma in senso contrario, l'azionista Atac potrebbe essere pių disinvolto rispetto a quello di Acea che č sottoposto al giudizio di mercato essendo una societā collocata in borsa.

La privatizzazione sarebbe meno rischiosa se la gara a doppio oggetto avvenisse a valle della separazione tra servizio e produzione e riguardasse solo il contenitore societario che gestisce l’attivitā industriale. In tal modo l’operatore economico non avrebbe la possibilitā di influire sulle reti e sulle tariffe. Perō rimarrebbe la dannosa promiscuitā di interessi tra pubblico e privato nella societā mista: se il Comune come regolatore dovesse comminare sanzioni per il mancato rispetto del contratto ne pagherebbe le conseguenze come proprietario per la sua quota di azioni, in una sgradevole confusione di ruoli e di interessi.

 

Il secondo modo di fare le gare ai fini della privatizzazione consiste nel mettere in competizione l'Atac con altre imprese private. Č l'approccio pių banale e pių diffuso, ma anche il pių scorretto in via di principio e nel caso romano anche il pių dannoso. Si crea infatti un grave conflitto di interessi in capo al Comune che deve scegliere tra l'azienda di cui č azionista e altri soggetti imprenditoriali. Due funzioni pubbliche - la regolazione e la proprietā - entrano in una irresolubile contraddizione. In passato i Comuni hanno spesso risolto il problema scrivendo bandi molto favorevoli alla propria azienda, cioč facendo gare finte. Oggi non sarebbe pių possibile perché i capitolati "farlocchi" non potrebbero superare il vaglio dell'Autoritā dei trasporti, dell'Autoritā per la concorrenza e dell'Autoritā anticorruzione.

 

Se la gara fosse rigorosa, l'Atac probabilmente non sarebbe in grado di vincerla, e di conseguenza verrebbe messa in liquidazione. Al suo posto subentrerebbe un privato che gestirebbe non solo l'attivitā industriale, ma influirebbe sulle funzioni regolative, come nello scenario precedente della gara a doppio oggetto.

Le due modalitā di gara sopra descritte non sono intrinsecamente negative, e anzi possono dare esiti positivi se applicate a valle della separazione tra servizio e produzione. In tal caso perō non si tratterebbe pių di una privatizzazione ma di una liberalizzazione.

La differenza tra i due approcci č decisiva: nel primo caso il monopolio pubblico rischia di trasformarsi in monopolio privato con effetti negativi per l'interesse pubblico; nel secondo caso, invece, il superamento strutturale del monopolio consente di gestire in modo ottimale sia la produzione mediante la concorrenza sia il servizio con una nuova agenzia pubblica.

 

Questo era l'obiettivo della scissione societaria che portō alla fine degli anni novanta alla creazione di tre nuove aziende: Trambus e Metro per la produzione del trasporto rispettivamente su gomma e su ferro, e la nuova Atac di circa mille dipendenti impegnati solo nelle attivitā di regolazione e di gestione degli asset proprietari. Il programma comportava due possibilitā attuative: gara a doppio oggetto con vendita del 100% delle azioni di Trambus e Metro, oppure gara tra le due societā pubbliche e le imprese private. Con tali soluzioni si sarebbero evitate tutte le criticitā di sui si č detto sopra. Nel primo caso, l'azionista privato avrebbe avuto la responsabilitā totalitaria delle aziende di produzione, senza commistioni con il pubblico e senza possibilitā di influire sulla regolazione. Nel secondo caso, l'insuccesso nelle gare non avrebbe messo in liquidazione il patrimonio pubblico dell'Atac, ma avrebbe comportato la liquidazione solo di Trambus e Metro con il trasferimento di ramo d'azienda al privato e la piena garanzia per i lavoratori. Non a caso questo ambizioso disegno venne concordato anche con le organizzazioni sindacali in un protocollo di intesa sull'intera politica di liberalizzazione del Comune di Roma.

 

Ciō nonostante, nel 2009 Trambus e Metro furono riunificate con Atac. Fu un segnale chiaro e ben compreso dal sistema consociativo aziendale: era scampato il pericolo della liberalizzazione e si poteva tornare a fare come prima e pių di prima. Il ricostituito carrozzone nelle mani di Alemanno ridusse il servizio, peggiorō la produttivitā per addetto e dissipō le risorse nel disastro di Parentopoli. Non sarebbe potuto accadere se nei primi anni duemila fosse stato attuato il progetto di liberalizzazione.

 

 

 

L'OCCASIONE DEL REFERENDUM

 

 

Il 3 giugno si terrā il referendum promosso dai radicali. Non ce ne sarebbe bisogno in una cittā normale, poiché le gare sono una scelta quasi obbligata. E invece č necessario perché la decisione della sindaca Raggi di conservare il monopolio puō essere rimossa solo con una netta vittoria del SĖ. Č bene che un ampio schieramento democratico sostenga tale posizione accompagnandola con un progetto di riforma dell'Atac e con una chiara opzione a favore della liberalizzazione e contro la privatizzazione.

 

La vittoria del NO, invece, manterrebbe la situazione attuale con tutti i rischi e le criticitā che possono anche far cadere il castello di carte del concordato. Se si dovesse aprire uno scenario drammatico, la giunta, presa dal panico, sarebbe costretta a svendere l'azienda, senza avere pių tempo per separare il servizio dalla produzione. La privatizzazione a seguito di un'emergenza e senza un progetto di riforma č purtroppo ricorrente nella vicenda italiana degli ultimi venti anni. Non č difficile immaginare che molte lobbies oggi lavorino per creare una drammatica emergenza, da cui ottenere maggiori vantaggi. Solo a quel tempo i medici pietosi che finora hanno accarezzato il monopolio si accorgeranno di aver contribuito al disastro dell'azienda che a parole volevano salvare.

 

Il referendum quindi č l'ultima occasione per migliorare il trasporto romano. E soprattutto č un'opportunitā per i cittadini di partecipare alle decisioni sulla questione pių importante di Roma. La voce popolare č l'unica risorsa in grado di superare gli sterili conservatorismi che hanno impedito finora la riforma dell'Atac.

 

 

 

LA RIFORMA DELLA RETE

 

 

Le gare non sono la panacea di tutti i mali, anzi devono essere accompagnate da un rilancio della politica della mobilitā. La concorrenza puō risolvere il deficit di efficienza della produzione, ma non si esce dalla crisi strutturale del servizio se non si risolve il problema della rete.

Esso č determinato da due cause, una amministrativa e l'altra urbanistica. La prima dipende dall'ampio confine comunale che, a differenza delle altre cittā, si estende nell'hinterland ben oltre l'edificato. Gli insediamenti pių esterni vengono coperti dal servizio in modalitā urbana come le linee centrali, ma dovrebbero essere gestiti con la modalitā del trasporto extraurbano. Per fare un esempio, Corcolle č una borgata collocata a 30 km dal Campidoglio e viene servita dall'Atac con linee a passaggio casuale, mentre il vicino comune di Tivoli č servito dal Cotral con passaggi a orario. L'anomalia del confine comporta un'impropria applicazione del trasporto urbano nell'hinterland.

 

La causa urbanistica ha prodotto una rete molto estesa e costituita da collegamenti a domanda debole in un territorio a bassa densitā. Č il risultato di un continuo prolungamento di linee che si sono aggiunte alla geometria di rete degli anni cinquanta senza  modificarne l'assetto, con l'eccezione di alcuni interventi parziali. La lunga espansione č stata scandita da due salti di scala: il forte potenziamento del servizio negli anni settanta andō a coprire i nuovi insediamenti fino al Gra e comportō il passaggio da due a tre cifre nella numerazione delle linee; l'ulteriore sviluppo oltre il Gra dell'ultimo trentennio ha richiesto l'attivazione di una nuova corona di linee, distinte con uno zero iniziale, in buona parte oggi gestite da privati. In tal modo si č arrivati a produrre circa 300 linee fisse, gestite tutte nello stesso modo, senza alcuna differenza tra il 64 che connette Termini con San Pietro e, ad esempio, la linea 024 che collega il paesino di Cesano a 32 km dal centro di Roma.

Questo disegno di rete determina costi elevati per il Comune e servizi inefficaci per i cittadini. Č la conseguenza della disordinata espansione urbanistica che ha consumato una grande estensione territoriale disseminando insediamenti sparsi a bassa densitā. Ogni volta che si costruisce un nuovo quartiere isolato nell'Agro romano si aumenta la componente urbanistica del costo del servizio di trasporto.

 

C'č scarsa consapevolezza di questo peso sempre crescente sul bilancio comunale, ma č il pių grave problema strutturale del trasporto nella capitale. Per indicarne una misura basta un semplice confronto tra Roma e Milano. Per servire un territorio molto ampio e poco denso da noi occorre una dotazione di rete - intesa come il numero di km per abitante - del 38% maggiore rispetto alla cittā ambrosiana. Ma tale sforzo produttivo produce un risultato scarso per i cittadini che ottengono un'offerta di posti per km del 41% pių bassa (dati Istat elaborati da Federico Tomassi). Per semplificare si potrebbe dire che le paline sono tante, ma anche per questo vi passano pochi autobus. Cioč, i mezzi vanno dappertutto nel grande territorio comunale, assicurando l'accessibilitā anche ai quartieri pių isolati e questo č un merito indiscutibile, ma in tal modo riescono a dare ben poco agli utenti in termini di frequenze e di posti disponibili. Sono percentuali impressionanti che dimostrano quanto sia dispendiosa e inefficace la rete pubblica. La sua radicale riforma dovrebbe quindi essere una prioritā per la politica comunale.

 

Ci sono state solo due ristrutturazioni importanti, una in aumento e l'altra in diminuzione di offerta.

La prima fu realizzata alla fine degli anni novanta nel bacino Salario-Nomentano-Oltreaniene e si basava su due innovazioni: a) riserva di spazio urbano a favore degli autobus, non solo corsie preferenziali, ma intere "strade verdi", secondo il modello sperimentato a viale Libia purtroppo smantellato da Alemanno; b) gerarchia di rete con l'introduzione delle linee Express pių frequenti e veloci perché effettuano solo le fermate pių importanti accorciando i tempi delle lunghe percorrenze. In realtā esse riprendono la modalitā di gestione delle linee celeri degli anni trenta. A volte le vere novitā sono alle nostre spalle.

Con la ristrutturazione si rafforzō la percorrenza sulle linee portanti verso il centro e si resero pių capillari gli spostamenti tra i quartieri, invece di trattare tutte le linee allo stesso modo. La convergenza tra riserva pubblica di strade e gerarchia di rete produsse un forte aumento di offerta e di regolaritā nell'intero bacino. Il progetto doveva proseguire sugli altri quadranti urbani ma fu abbandonato dalle successive amministrazioni.

 

Nel 2014 c'č stata un'altra importante ristrutturazione che, pur con l'intento di ridurre l'offerta, ha ottenuto risultati positivi almeno all'inizio. Le modifiche sono state di ampia portata: 48 linee soppresse, 12 di nuova istituzione e un centinaio te o potenziate. L'obiettivo era diminuire il servizio di 7,5 milioni di Km per avvicinarlo alla minore capacitā di produzione dell'Atac. Ciō nonostante i passeggeri sono aumentati del 2% per effetto di una migliore corrispondenza della rete rispetto alla struttura urbana. L'anno successivo, perō, l'azienda ha ridotto ulteriormente la produzione, bruciando i vantaggi ottenuti e costringendo la giunta a fermare la ristrutturazione. La vicenda insegna molte cose: il ridisegno della rete presenta margini molto ampi di miglioramento del servizio a costi inferiori; se l'operazione č condotta a ribasso per assecondare la minore produzione dell'azienda si finisce per diminuire ulteriormente l'offerta; solo se si libera la produzione dai vincoli del monopolio, si puō disegnare un'offerta meno costosa ma pių ricca per i cittadini.

 

Oggi, con le tecnologie dell'infomobilitā si puō immaginare una riforma di rete pių radicale delle precedenti. Si tratta di mettere in discussione non solo il disegno delle linee, ma anche la forma di gestione e perfino il modo di fruizione del servizio. Sono quattro le innovazioni fondamentali.

 

1. Il punto critico č costituito dalle linee a bassissima domanda che servono gli insediamenti isolati nell'Agro. Č la parte pių inefficace e inefficiente del servizio, perché costringe gli utenti a tempi di attesa inaccettabili, fino a un’ora, e scarica costi insostenibili sull'azienda. Qui si deve compiere la svolta radicale passando dalle attuali linee rigide a itinerari flessibili con accesso a chiamata da parte degli utenti, come si verifica giā nelle esperienze pių avanzate in Italia. I cittadini prenotano i propri spostamenti con il cellulare, anche in tempo reale, e l'operatore adegua l'itinerario secondo le richieste pervenute, offrendo un servizio puntuale con mezzi pių piccoli e confortevoli. I gestori potrebbero essere tassisti e noleggiatori che si mettono insieme per fornire un servizio collettivo di Taxi “2.0”, sulla base di una convenzione comunale. Ancora meglio potrebbe svilupparsi il nuovo servizio se fosse sostenuto da una riscrittura della normativa di settore, come ho proposto in un apposito disegno di legge. Secondo uno studio del Comune, su questi bacini si abbatterebbero i tempi di attesa e si ridurrebbero i costi di Atac del 75%. I trasporti di questa modalitā 2.0 farebbero parte a pieno titolo del servizio pubblico. L’utente pagherebbe normalmente il biglietto o l’abbonamento e gli operatori verrebbero compensati da un sussidio comunale finanziato con una parte del risparmio ottenuto con l'eliminazione delle linee fisse. Si offrirebbe un'opportunitā di sviluppo agli operatori Taxi e NCC nella modalitā innovativa del taxi collettivo, che potrebbe essere estesa successivamente a tutta la cittā.

 

2. Occorre gestire la rete extraurbana secondo le sue regole. I quartieri periferici pių esterni devono essere serviti secondo la modalitā Cotral, cioč con linee a orario predefinito. In diverse occasioni si č chiesto ad Atac di adottare questa modalitā, ma si č sempre rivelata incapace di farlo. Nelle gare si dovrā verificare la capacitā dei privati di rispettare gli orari previsti alle paline, utilizzando anche il controllo satellitare per informare l'utenza su eventuali scostamenti.

 

3. Le linee interquartiere e di adduzione al ferro hanno bisogno di una revisione sulla base della metodologia giā sperimentata nel 2014. Si tratta di eliminare molte incongruenze e sovrapposizioni che si sono create nella lunga espansione cumulativa della rete. L'integrazione con le stazioni ferroviarie e delle metro deve essere non solo spaziale ma anche temporale, mediante uno stretto coordinamento negli orari dei treni e degli autobus. Su questa parte intermedia della rete occorre un forte miglioramento dell'informazione all'utenza sui tempi di passaggio dei mezzi. Alla fermata il cittadino deve poter consultare le apposite app per sapere con sicurezza quando arriverā l'autobus.

 

4. Le linee Express vanno ripristinate e sviluppate. Oggi si č smarrita la differenza e funzionano come tutte le altre linee. Invece devono costituire gli assi portanti della rete con alti livelli di frequenza e di capacitā di trasporto. Se funzionano bene i grandi collegamenti centro-periferia tutte le altre linee ne hanno un beneficio di integrazione. Il rafforzamento delle linee Express non solo consente di servire al meglio i flussi principali ma diffonde l'effetto rete su tutto il territorio.

 

Queste quattro modalitā della rete sono purtroppo del tutto estranee all'attuale gestione dell'Atac. Essa si organizza secondo le abitudini e le convenienze interne che conducono inevitabilmente a trattare tutte le linee nello stesso modo. Non solo non č mai riuscita a gestire linee a orario, non ha mai realizzato i servizi a chiamata, ha banalizzato le linee Express, ha esteso la modalitā urbana nell'area extra urbana.

Il monopolio non solo produce inefficienza, ma impone modelli di servizio calibrati sugli interessi corporativi e non sulle esigenze collettive. La riforma della rete puō essere attuata solo con la liberalizzazione. I bandi di gara definiranno le caratteristiche del servizio che deve essere differenziato a misura della straordinaria complessitā territoriale di Roma.

Infine, la ristrutturazione della rete consente una migliore allocazione delle risorse. Nella parte periferica con i servizi a domanda debole e le linee a orario si offre un servizio di gran lunga migliore a costi pių bassi. I risparmi possono essere utilizzati per potenziare le linee interquartiere e soprattutto le Express. La rete deve essere riformata non per tagliare, anzi per aumentare l'offerta e per convincere molti romani a lasciare l'automobile.

 

L'alleggerimento del peso del trasporto sul bilancio comunale, che sarā comunque un problema anche per il futuro, si dovrā ottenere operando sulle altre due inefficienze, quella produttiva e quella infrastrutturale. La riduzione del costo unitario di produzione che scaturisce dalla liberalizzazione deve essere utilizzata per diminuire la spesa corrente del contratto di servizio, creando cosė margini per aumentare gli investimenti, dagli autobus alla cura del ferro, e quindi migliorare ulteriormente l'efficienza del sistema. In tal modo si inverte il circolo dissipativo dell'inefficienza monopolistica, la quale aumenta la spesa corrente a discapito degli investimenti, creando cosė nuovo debito per carenza tecnologica, come si č visto nella mancata disponibilitā degli autobus negli ultimi anni.

 

La realizzazione delle metro e dei tram consentirā di eliminare gradualmente almeno alcune linee Express, determinando nuovi risparmi di gestione accompagnati a migliore qualitā del servizio. Gli autobus non dovranno pių essere utilizzati per le linee portanti, ma solo per gli spostamenti interquartiere e di adduzione al ferro. Solo con la cura del ferro si potrā superare l'anomalia della rete romana troppo dipendente dalla modalitā autobus, il mezzo di trasporto pių costoso e meno efficace.

 

 

 

IL FERRO SENZA CURA

 

 

La cura del ferro, tanto a lungo dimenticata e trascurata, oggi avrebbe le condizioni pių favorevoli per il suo rilancio. Č merito del ministro Delrio aver operato una svolta rispetto agli anni passati: con lo smantellamento della berlusconiana Legge obiettivo, fonte di malaffare e ritardi dei cantieri, ha ristabilito il primato della progettazione pubblica negli appalti; la costituzione del fondo per le opere su ferro nelle grandi cittā rilancia la pianificazione dei trasporti; il finanziamento di un programma pluriennale di acquisti di treni, di tram e di autobus consente di ottenere miglioramenti a breve nei servizi urbani. Per Roma č arrivata subito la buona notizia, un grande finanziamento di 425 milioni di euro per la manutenzione e la gestione delle metro A e B. Ora la giunta deve spenderlo rapidamente per eliminare i gravi disagi nelle metropolitane. Le incertezze del concordato giā stanno causando ritardi nell'impegno di queste risorse statali.

 

La conclusione dell'Alta Velocitā ha liberato tracce ferroviarie per il trasporto regionale soprattutto nell'area meridionale, i Castelli e la provincia pontina, che č anche la pių popolosa. La giunta Zingaretti ha sostenuto un forte miglioramento del servizio mediante l'acquisto dei treni e l'adeguamento del contratto con Trenitalia. Si puō fare di pių in futuro investendo sul potenziamento tecnologico e sui nodi di scambio delle due direttrici per Cassino e per Formia, che sono state liberate in gran parte dal traffico nazionale. Soprattutto il potenziamento della linea tirrenica consentirebbe di pedonalizzare il Parco dell'Appia antica migliorando l'accessibilitā via treno, con un collegamento di dieci minuti da Termini fino alla stazioncina di Torricola da riqualificare all'uopo. Inoltre, la ferrovia potenziata, e migliorata nella connessione con il tessuto urbano di Latina, alleggerirebbe il traffico automobilistico sulla via Pontina spostando sul mezzo pubblico la domanda della parte meridionale della regione. Ciō consentirebbe di impostare un progetto pių leggero di riqualificazione della strada, al fine di evitare ulteriori devastazioni ambientali in un territorio delicato e complesso.

 

Č meritoria l'intenzione della giunta di rilanciare gli investimenti sul tram. Anche se non sono ancora chiare le prioritā e soprattutto le conseguenze progettuali e operative degli annunci. Č molto positivo l'annuncio della diramazione del tram 8 su viale Marconi. L'opera amplierebbe il bacino del miglior tram romano, servirebbe un quadrante molto popoloso e servito oggi in modo inadeguato, migliorerebbe l'integrazione della rete tranviaria con la metro B a San Paolo. Bisogna superare resistenze e difficoltā per l'eliminazione della sosta in superficie a viale Marconi, ma la consultazione giā avviata con i cittadini lascia ben sperare. Se la giunta porterā a termine l'intervento otterrā sicuramente un successo nella politica della mobilitā.

 

Desta invece grande sconcerto l'altro annuncio di un nuovo tram da Piazza Vittorio, lungo via Cavour con attestamento a Largo Corrado Ricci davanti ai Fori imperiali. Si prevede poi in futuro, senza uno studio di fattibilitā, il prolungamento fino a Piazza Venezia con un viadotto sospeso sopra l'area archeologica. Č un progetto inutile, sbagliato, rinunciatario e furbesco per i seguenti motivi:

 

1. Č inutile se si considerano le motivazioni presentate dalla giunta. Non serve a nulla il moncherino tranviario da piazza Vittorio ai Fori, poiché la stessa relazione č giā coperta dall'attuale rete tranviaria; infatti, dal Colosseo il tram risale via Labicana e potrebbe svoltare a sinistra verso piazza Vittorio, utilizzando i binari - oggi quasi in disuso - del tratto in salita di via Emanuele Filiberto. L'opera si potrebbe giustificare meglio come collegamento tra il bacino Prenestino e il centro storico. Ma quando sarā realizzata la metro C non ci saranno pių autobus su via dei Fori e gli utenti del tram dovranno andare a piedi fino a Piazza Venezia. Sarebbe, invece, molto pių efficace l'integrazione a monte della tranvia Prenestina con la linea C nella stazione di Pigneto. Si potrebbe pensare a una riconversione del trenino Centocelle-Termini in una moderna tranvia che confluirebbe in una tratta unica insieme al tram Prenestino verso piazza Vittorio fino alla Stazione. In tal modo si potrebbe liberare dai binari la via Giolitti che andrebbe riqualificata come viale urbano ricco di luoghi culturali antichi e moderni, dal Tempio di Minerva Medica, alla scuola dell'arte della Medaglia, al teatro Ambra Jovinelli.

 

2. Č un'opera sbagliata perché mette in sofferenza la viabilitā di bordo della ZTL su via Cavour. C'č una buona regola di ingegneria della mobilitā che puō essere compresa anche dai non esperti. Quando si chiude una zona centrale bisogna lasciare libero il perimetro perché viene interessato da un aumento dei flussi. Nel caso specifico, la meritoria decisione di Marino di eliminare le automobili da via dei Fori Imperiali ha aumentato i flussi sulla direttrice via Cavour-via Annibaldi. Fu un intervento frettoloso e realizzato solo con la segnaletica, ma si potrebbe migliorare tutta la viabilitā del quadrante con piccoli interventi strutturali sulle sedi stradali, a cominciare da via Salvi. Comunque, se in futuro si decidesse - come sarebbe necessario - di accentuare la chiusura della Ztl - ampliando l'orario del divieto e riducendo i permessi - si avrebbe un ulteriore appesantimento di via Cavour. Insomma, questa strada non deve essere ridotta da un impianto tranviario perché č necessaria alla chiusura al traffico di tutta l'area centrale. Oppure l'altra possibilitā sarebbe ampliare la Ztl oltre via Cavour fino alla circonvallazione di via Amba Aradam, ma di questo ambizioso progetto non c'č traccia oggi nell'agenda del Comune.

 

3. Č una pianificazione rinunciataria perché tende a vanificare la strategia basata sull'asse tranviario Termini, via Nazionale, San Pietro, via Aurelia.

Quando fu realizzato il tram 8 si pianificō il suo prolungamento su via Nazionale fino a Piazza dei Cinquecento, fino alla connessione con il capolinea delle attuali linee orientali, come un grande passante urbano da Monteverde al Prenestino. Questa pianificazione formalmente non viene cancellata, ma di fatto č sostituita dal nuovo tracciato proposto, senza un confronto analitico tra le due ipotesi. Eppure, per valutare gli effetti di entrambe bastano alcune semplici considerazioni.

Gran parte degli utenti del tram 8, ancora pių numerosi con la diramazione a viale Marconi, arrivando a Piazza Venezia vorrebbero proseguire per Termini, come hanno dimostrato tutti gli studi di mobilitā ed č facilmente comprensibile dal senso comune. Nella prima ipotesi la connessione con la stazione avviene per la via pių breve e diretta di via Nazionale; nella seconda ipotesi invece la linea allungherebbe il tragitto su via Cavour per poi arrivare a piazza Vittorio e dirigersi alla stazione in sovrapposizione con il tratto finale, giā al massimo carico, della linea Prenestina. Oppure, sarebbe meglio non passare da Piazza Vittorio e procedere per via Cavour direttamente a Termini, ma questa ipotesi non č considerata dal progetto comunale.

Il tracciato tranviario su via Nazionale consentirebbe di eliminare il pių grande flusso di autobus dell'intera cittā, realizzando un trasporto meno inquinante, con maggiore comfort e regolaritā, e costi di gestione inferiori. Nell'ipotesi di via Cavour, invece, non ci sarebbe proprio nulla da sostituire perché oggi non esiste neppure una linea di autobus tra piazza Venezia e piazza Vittorio. Ciō significa che verrebbe usata inutilmente la tecnologia tranviaria, che serve proprio a eliminare gli autobus nelle direttrici di maggiore carico. Sarebbe davvero uno spreco investire su una nuova infrastruttura senza risolvere lo stato di degrado permanente di via Nazionale. Forse ci siamo abituati e non ci rendiamo conto che in nessuna cittā del mondo l'asse centrale č sovraccaricato da alcune centinaia di autobus al giorno. Invece, si dovrebbe eliminare il traffico pubblico e privato su gomma sull'intero asse da Termini a S. Pietro, creando la condizione strutturale per una vasta pedonalizzazione del Centro Storico. Sarebbe l'occasione per "Rifare l'Ottocento", ripensando l'incerta haussmanizzazione con un nuovo boulevard trampedonale aperto sui vicoli della vecchia Roma.

 

4. Furbesca č poi l'intenzione di cancellare quaranta anni di dibattito sul "Progetto Fori", facendo finta di niente, come quel tale che scrive su un muro e si allontana fischiettando. Ci sono sempre stati tanti oppositori della grande idea di Petroselli, Cederna, Benevolo, Insolera e La Regina di eliminare lo stradone costruito dal fascismo. Per decenni l'argomento contrario č stato che non si potesse eliminare il traffico automobilistico, perché altrimenti sarebbe venuta l'apocalisse. Come si č detto, il sindaco Marino, il giorno prima di essere defenestrato dal suo partito con le firme dal notaio, prese la decisione di eliminare le automobili dall'intera area archeologica, purtroppo accompagnata dalla infausta demolizione di via Alessandrina. La perdita dell'argomento contrario ha disorientato gli oppositori, che perō in futuro potranno aggrapparsi a un nuovo impedimento: lo stradone non si puō eliminare perché deve passare il tram di via Cavour.

 

Non credo sia tanto facile costruire una grande struttura su ferro sospesa in viadotto sopra l'area archeologica, e non pare che siano stati elaborati studi di fattibilitā. Probabilmente il tram rimarrā attestato su Largo Corrado Ricci come un moncherino senza destinazione, e il prolungamento a piazza Venezia non sarā mai realizzato, ma funzionerā perfettamente come alibi per impedire in futuro l'eliminazione di via dei Fori.

Questa, invece, renderebbe possibili due affascinanti opere di archeologia urbana: il tratto da Largo Corrado Ricci a via Labicana potrebbe diventare la grande piazza del Colosseo, un luogo di incontro dei cittadini tra loro e con la storia, il centro degli eventi civili, la piazza del mondo; lo smantellamento del tratto verso piazza Venezia consentirebbe di utilizzare gli antichi Fori di Traiano, Augusto e Cesare come le piazze della vita quotidiana della cittā, connesse a una rete di itinerari pedonali del Centro Storico.

 

L'ambizioso obiettivo oggi diventa possibile proprio perché č in fase di realizzazione la condizione strutturale prevista dal progetto di Leonardo Benevolo: la metro C.

L'opera č stata portata fuori binario a causa dell'inserimento nella Legge obiettivo, che ha conferito molti poteri ai costruttori privati, indebolendo i controlli pubblici. Le gravi vicende della gestione dell'appalto hanno alimentato il pessimismo. Rassegnarsi a non proseguire la metro significherebbe il pių grande regalo alla mala-gestione. Si dimostrerebbe che le opere si possono fare solo male. E invece si devono realizzare bene, come ad esempio si č fatto a Napoli, controllando i costi ed elevando la qualitā progettuale. Il vincolo archeologico puō diventare un'opportunitā, č possibile riportare alla luce reperti preziosi - come si č giā realizzato nella stazione di S.Giovanni. Nella stazione di S. Andrea della Valle č possibile rendere visibili i reperti del teatro di Pompeo, uno dei pių prestigiosi monumenti antichi. Invece, con le modifiche progettuali apportate ai tempi di Alemanno, si pretendeva di realizzare le stazioni con scavi a cielo aperto che avrebbero devastato lo strato archeologico. Per questo motivo sono poi state dichiarate infattibili, ma sono realizzabili se si torna al progetto originario - come ha ricordato di recente Adriano La Regina - che prevedeva stazioni profonde all'interno delle gallerie.

 

Anche su questo tema preoccupa la paralisi decisionale della giunta. Dovrebbe per prima cosa avviare la revisione progettuale, correggendo gli errori della gestione Alemanno, e ripartire con un nuovo appalto del tratto del Centro Storico, fino a San Pietro e poi alla Farnesina. Il Ministero ha dichiarato la disponibilitā a proseguire l'opera e ha predisposto un finanziamento per la revisione progettuale, non ancora utilizzato dalla giunta a causa delle sue incertezze amministrative. Il tempo stringe: a fine anno la talpa che viene da San Giovanni arriverā al Colosseo e poi, come previsto dal contratto, proseguirā per un breve tratto fermandosi proprio sotto il Foro di Traiano. Se non si prende alcuna decisione la talpa sarā abbandonata in profonditā perché sarebbe quasi impossibile e comunque costoso tirarla fuori. Se, invece, si prende la decisione di proseguire la metro a San Pietro č ragionevole portare la talpa a piazza Venezia, prima della conclusione del cantiere.

 

Incombono due pericoli per il Foro di Traiano: lasciare la talpa sotto le sue fondamenta a causa dell'incapacitā decisionale e costruire davanti un viadotto tranviario a causa della pianificazione sbagliata. Invece della cura del ferro si rischia di realizzare il ferro senza cura. Quel luogo č stato teatro di trionfi e di decadenze, di potenza e di distruzione, di splendore e di calamitā. Nel succedersi delle diverse vicende, quelle negative non meno di quelle positive hanno contribuito a elaborare il fascino dell'opera storica. Le sciagure del passato - i terremoti, le invasioni e le spoliazioni - avevano pur sempre delle giustificazioni naturali o storiche. Gli errori dei giorni nostri, invece, rischiano di essere privi di senso, senza neppure l'aura tragica dei grandi eventi, ma solo con la mestizia dell'insipienza.

 

Non possiamo lasciare in ereditā alle generazioni successive due grandi impianti di ferro sotto e davanti la maestosa piazza disegnata da Apollodoro di Damasco, il pių grande architetto del suo tempo.

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Mauro Novelli ha commentato il suo post.

Un mese e mezzo fa gli stessi elettori, i Molisani, vi hanno premiato col 44 %: o non sapete scegliere la vs. classe dirigente, o pensano che oltre alle dichiarazioni sulla scatoletta di tonno non siete in grado di andare.

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Mauro Novelli ha aggiornato il suo stato.

Regionali Molise 22-4-2018
Destra: 44,0 %
M5S: 38,1 %
PD: 16,9 %

Politiche Molise 4-3-2018
Destra: 29,5 %
M5S: 44,8 %
PD: 18,4 %

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Mauro Novelli piace il post di Monica Cirillo.

foto di Monica Cirillo.

foto di Monica Cirillo.

foto di Monica Cirillo.

foto di Monica Cirillo.

Mi Manda Rai Tre per parlare di societā di recupero crediti che adottano pratiche aggressive. Per rivedere la puntata clicca qui https://goo.gl/cf923d

 

 


 

22 APRILE 2018

 

Continuo a scaricare da ieri la mia Musica (Grande, Etnica, Normale) sulla nuvola .

 

 

Inviati via Telegram a Segreteria Adusbef i due decaloghi:

Due decaloghi “salvafamiglie”!

 

A conclusione di questa prima guida – segue la guida sui prodotti assicurativi con caratteristiche riconducibili alla collocazione del risparmio – aggiorniamo due decaloghi pensati per  Adusbef in passato, per renderli in linea con i suggerimenti “salvafamiglie”.

In Italia, negli ultimi 25anni, quasi 300mila  risparmiatori sono stati coinvolti  in vari dissesti finanziari che hanno mandato in  fumo oltre 3 miliardi di euro.

Come il risparmiatore puō proteggersi da saccheggi finanziari?

 

Ecco alcune regole di "minima accortezza": il primo decalogo č rivolto a chi ha deciso di investire i propri risparmi in titoli mobiliari; il secondo per chi ha deciso di investire in azioni, quindi in borsa.

 

IL DECALOGO SALVAFAMIGLIE PER CHI HA DECISO DI INVESTIRE I SUOI RISPARMI

 

1) Diffidare SEMPRE delle offerte di investimento occasionalmente pubblicizzate sulla stampa o per televisione.

2) Non lasciarsi MAI allettare dalle promesse di rendimenti notevolmente pių alti rispetto a quelli di mercato.

3) Diffidare SEMPRE delle "voci" o delle confidenze di  amici, parenti o conoscenti: la raccolta atipica del risparmio é  stata canalizzata usando come collettori proprio parenti, amici e conoscenti.

4) Non firmare MAI un contratto se non si sono  capite  bene tutte le clausole contrattuali, diffidando comunque di coloro che mettono fretta. Anche nel settore della raccolta  del risparmio, é garantito il " diritto di ripensamento ".

5) Diffidare SEMPRE delle societā finanziarie poco conosciute, informandosi SEMPRE presso un esperto finanziario di propria fiducia e di provata onorabilitā.

6) Ricordarsi SEMPRE di avere, nei confronti dell'investimento finanziario, lo stesso atteggiamento che si avrebbe nei confronti di qualsivoglia altra merce, prodotto o servizio da acquistare: per utilizzarli al meglio occorre conoscerli.

7)  In caso di investimento "azionario" (fondi ecc.),  guardare  bene  il "prospetto informativo" diffidando sempre di coloro che promettono (a voce)  di  far lievitare in breve tempo il capitale o, che fanno balenare  alti profitti  e facili guadagni.

8)  Ricordarsi SEMPRE di chiedere  direttamente  informazioni sulla  societā che propone l'investimento: le societā serie  sono ben liete di fornirle.

9) Esigere SEMPRE la documentazione sottoscritta, conservandola  con cura. Non lasciare MAI (all' intermediario,  alla  banca, alla  fiduciaria  o ad altri) moduli o documenti firmati in bianco.

 10) Non investire MAI se la personale situazione  finanziaria non lo permette. In caso di investimento seguire direttamente, o aiutati da persona di esclusiva fiducia, l'andamento della sottoscrizione.

11) Leggere SEMPRE le periodiche informazioni  inviate  dalle societā a cui sono stati affidati i propri risparmi. In caso  di difficoltā di comprensione "convocare" chi ha proposto l'investimento o recarsi in banca per i necessari chiarimenti.

 

 

IL DECALOGO SALVAFAMIGLIE PER CHI INTENDE AFFRONTARE UN INVESTIMENTO A RISCHIO.

ATTENZIONE:

1) Valutare bene i tempi di utilizzo del nostro risparmio. Occorre avere un quadro preciso dei propri impegni finanziari nel breve e medio periodo: se dobbiamo affrontare una spesa consistente nei prossimi 12 mesi la collocazione dei nostri risparmi non puō essere a rischio (azioni, fondi), come potrebbe invece essere se per i prossimi cinque - sette anni non abbiamo preventivato grosse uscite finanziarie.

2) La quota di investimento in capitale di rischio deve rappresentare una frazione dei nostri risparmi. Per decidere quanto investire in prodotti "rischiosi", dobbiamo chiederci: "Di che somma  potrō non aver bisogno per i prossimi quattro - sette anni" ? Non č male, poi, inserire nella valutazione qualche spesa imprevista.

3) Occorre poter disporre di una quota di riserva per intervenire in caso di successivo calo del valore dei titoli azionari acquistati. In altri termini non si deve investire tutto e subito, ma frazionare gli acquisti, per avere un capitale di riserva che possa essere utilizzato per comprare lo stesso titolo svalutato, spingendo, in tal modo, verso il basso la media dei prezzi.

4) Ricordarsi che quando ci arriva la "soffiata riservatissima" (operatori, news letter, borsino, giornali, amici "ben informati", ecc.) chi doveva sapere ed agire ha saputo ed agito molto prima di noi, specie in un mercato finanziario ristretto come quello italiano.

5) Se il nostro investimento sta andando bene, liquidiamolo per tempo, anche contro il nostro istinto: aspettare il picco massimo significa incappare nella inversione di tendenza e, troppo spesso, questa ci convincerā a non vendere pių, sperando in una risalita che potrebbe arrivare dopo anni.

In borsa si dice: "Vendi e pentiti".

6) Riflettiamo sul fatto che in nessun mercato (tanto meno in quello azionario) esiste "l'ultimo treno". L'andamento, cioč, non sarā sempre crescente né sempre in calo. Aver fretta di entrare o di uscire puō non essere conveniente.

7) Attenzione a non essere presi dalla sindrome del gioco d'azzardo, con le prime vincite che ci spingono a nuove e pių alte puntate.

Si dice: "La Borsa presta !".

8) Alla luce dell'andamento dei tassi, non dismettere i titoli di Stato, pur se hanno avuto una performance eccellente, per investire in borsa per il fatto che “ormai non rendono pių nulla”: le delusioni possono essere fortissime. I rendimenti ( e la sicurezza) dei titoli di Stato italiani (di nuovo apprezzati) sono ancora competitivi rispetto ai rendimenti del reddito fisso reperibili su altri mercati europei.

9) Non dimenticare che pių sono alti i rendimenti di un titolo, pių č alta la sua rischiositā.

10) Mettete alla porta chi cerca di convincervi a collocare i vostri risparmi osannando rendimenti passati e "prevedendone" di futuri.

 

 

Su Facebook (22-4-2018)

 

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Mauro Novelli ha risposto al commentodi Barbara Vasapollo.

 

OMOCISTEINA: L’ESAME CHE I MEDICI NON PRESCRIVONO MAI. INDOVINATE PERCHE?

lospillo.info

Hai ragione. Verificate mie analisi.

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Mauro Novelli piace il post di Antonio Tanza.

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I post di Antonio hanno ricevuto 8000 "Mi piace"

Č piacevole condividere ideali ed emozioni con i propri amici di fb https://static.xx.fbcdn.net/images/emoji.php/v9/f10/1.5/16/1f917.png🤗!

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Mauro Novelli piace il commento di Barbara Vasapollo.

Veramente la prescriviamo solo da 10 anni....

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Mauro Novelli ha commentato il suo post.

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Omocisteina alta, bassa e valori normali - Farmaco e Cura

farmacoecura.it

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Mauro Novelli ha pubblicato qualcosa in Cenacolo dei Cogitanti.

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Omocisteina alta, bassa e valori normali - Farmaco e Cura

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Mauro Novelli ha pubblicato qualcosa in Cenacolo dei Cogitanti.

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OMOCISTEINA: L’ESAME CHE I MEDICI NON PRESCRIVONO MAI. INDOVINATE PERCHE?

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Mauro Novelli piace il post di Marianna Orlando.

"Il messaggio č forte e chiaro: gli italiani non sono disposti a farsi ingannare dalle lusinghe e soprattutto dalla propaganda dall’establishment. Hanno voglia di una vera svolta e sono sempre pių attenti alla coerenza dei leader.Non č un caso che il gradimento di Di Maio sia sceso di 6 punti, mentre quello di Salvini continui a salire, fino a superare, per la prima volta, quello del capo del Movimento 5 Stelle. Gli elettori non gradiscono la disinvoltura con cui quest’ultimo si propone sia alla Lega sia al Pd e non amano chi antepone evidenti, incontrollabili ambizioni personali al perseguimento di un disegno pių ampio e nell’interesse del Paese."

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OMOCISTEINA: L’ESAME CHE I MEDICI NON PRESCRIVONO MAI. INDOVINATE PERCHE?

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Mauro Novelli piace il post di Daniela Felli Kirke.

 

OMOCISTEINA: L’ESAME CHE I MEDICI NON PRESCRIVONO MAI. INDOVINATE PERCHE?

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Mauro Novelli piace il post di Eugenio Pinto Wnorowska.

I momenti piacevoli che la vita ci riserva!

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Mauro Novelli piace il post di Rosalba Di Placido.

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Adusbef: "Importante sentenza di Cassazione a tutela utenti banche"

ilcittadinoonline.it

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Mauro Novelli piace il commento di Anna Zecchino.

...E' con questo animo quindi, giovani che mi rivolgo a voi: ascoltatemi vi prego: non armate la vostra mano.
Armate il vostro animo.
Non armate la vostra mano, giovani, non ricorrete alla violenza, perchč la violenza fa risorgere dal fondo dell'animo dell'uomo gli istinti primordiali, fa prevalere la bestia sull'uomo ed anche quando si usa in istato di legittima difesa essa lascia sempre l'amaro ... Altro...

21 APRILE

 

 


 

21aprile 2018

 

Inizio a scaricare Musica sulla nuvola

 

 

Su Facbook (21aprile 2018)

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Maxi multa da un miliardo a Wells Fargo per i 3,5 milioni di conti finti

ilsole24ore.com

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Mauro Novelli ha commentato il post di Monica Cirillo.

foto di Monica Cirillo.

foto di Monica Cirillo.

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Eccellente!

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Mauro Novelli ha commentato il post di Antonio Tanza.

foto di Antonio Tanza.

foto di Antonio Tanza.

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Che bello!

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Mauro Novelli ha aggiornato il suo stato.

Coraggio! Molise domani sera e Friuli domenica prossima, ci diranno se avremo un governo. In tal caso, ci diranno anche chi sarā il presidente del consiglio.

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Mauro Novelli ha aggiornato il suo stato.

Adusbef 
Da Affari Italiani
Venerdė, 20 aprile 2018 - 11:43:00
Derivati Tesoro, Draghi usato come scudo. Conto da 1,2 mld per ex dirigenti
Nel timore di dover risarcire 4 miliardi, i funzionari del Tesoro e Morgan Stanley provano a coinvolgere il presidente Bce
Derivati Tesoro, Draghi usato come scudo. Conto da 1,2 mld per ex dirigenti
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20 APRILE 2018

 

 

In associazione

 

 

Elaborazione documento per su sito Edufin. Inviato anche a E.

 

Considerazioni circa il nuovo portale Edufin (di Mauro Novelli).

 

E’ nostro obbiettivo strutturare un sito che non miri esclusivamente a promuovere le magnifiche sorti e progressive del sistema bancario, nel tentativo di acquisire gli ultimi 3 o 4 milioni di cittadini “non ancora bancati”.

Scopo del sito č di informare i cittadini, soprattutto giovani, circa un settore ancora poco conosciuto e che, agli occhi di molti non gode di una chiara fama.

Dobbiamo quindi procedere didascalicamente perché tutti acquisiscano quelle informazioni circa un settore che ormai permea ogni giorno famiglie e singoli cittadini.

In societā di mercato, le banche ( e in genere le societā di seervizi)  prosperano se hanno una clientela informata e soddisfatta. Da ciō deriva che i comportamenti tra addetti ai lavori e clienti sono fondamentali nella percezione che il correntista ha circa la correttezza, l’affidabilitā, la professionalitā quali caratteristiche fondanti nei rapporti tra domanda e offerta dei servizi bancari.

 

 

Ecco su  cosa deve riflettere chi non č ancora un cliente di banca o lo č diventato molto poco consapevolmente.


La banca č una societā che fornisce servizi alla clientela ( soprattutto di contabilitā) pertanto dobbiamo considerare che:

1) Ogni servizio ha un costo. Non solamente i classici prodotti del settore del credito, ma anche: il bell'arredo degli uffici, l'aria condizionata del salone, la sicurezza rap-
presentata dalle guardie giurate, gli eleganti espositori per informare la
clientela circa caratteristiche e condizioni dei servizi offerti.
2) Un mercato č "utile ed economico" se i soggetti che offrono e
quelli che comprano hanno un comportamento "adulto", cioč responsabile, non umorale e soprattutto consapevole della necessaria presenza della controparte
Č buona norma acquisire immediatamente atteggiamenti di educata
non subordinazione, né nei confronti dei prodotti ( come per l'acquisto
di una lavatrice, tanto vale imparare subito e con buona volontā il funzionamento), né nei confronti degli impiegati, né nei confronti del "direttore”

Il conto economico che li sostenta č alimentato anche dalle spese che noi affrontiamo per l'utilizzo dei servizi proposti dalla banca.
Ciō rende legittimo pretendere che ogni nostra difficoltā, sia tecnica che
di conoscenza dei prodotti o di comunicazione interpersonale, trovi risposta pronta, cortese e qualificata negli ambiti degli uffici e dei dipendenti bancari. Essendo noi gli acquirenti della 'merce esposta", abbiamo il diritto di chiedere, di informarci, di capire e (perchč no?)  anche di “rompere" nei limiti intelligenti della buona educazione, come se ci trovassimo in un qualsiasi altro negozio.
Ma lo spirito di servizio che dobbiamo ricercare non vuol significare
pretendere un atteggiamento servizievole. Se il modulo che dobbiamo
riempire ci impressiona, o ci vengono richieste "cose" che non cono-
sciamo cerchiamo non aiuto, ma informazioni e chiarimenti (sarā sufficiente imparare 4 o 5 nuovi codici): mai chiedere agli impiegati di riempirlo al posto nostro. Siamo forse analfabeti? La modulistica č semplicemente una richiesta di dati messa in forma particolare, basta leggere le richieste con calma; non č un compito in classe da consegnare o un quadro da completare. Prima impariamo ad utilizzare i moduli, meno lunga e pių ben vista sarā la nostra visita in banca.

3) Se uno dei due soggetti che intervengono nel mercato non sa "regolarsi", deve intervenire il legislatore.

La normativa obbliga, tra l'altro, alla pubblicizzazione per ogni servizio proposto di: caratteristiche, commissioni, tassi attivi e passivi, spese richieste, formalitā dei contratti, modalitā di revisione, cadenza delle comunicazioni della banca, comportamento degli addetti ecc. In ultima analisi, caratteristiche, costi e vantaggi di ogni servizio discendono da contratti che il cliente dovrebbe sottoscrivere solo dopo averne conosciuto le implicazioni. In altri termini non dimentichiamo che: "Primo dovere č conoscere i diritti, nostri e degli altri".A questo punto, prima di presentarci in banca, dobbiamo svolgere al cune valutazioni preventive.


4) Perché la banca ? Quale č il motivo che ci porta a richiedere i servizi di un istituto di credito? In funzione della risposta dovremo individuare il servizio bancario, o i servizi, che risolvono il nostro problema (e anche i servizi accessori che, prima o poi, la banca ci proporrā).

Per essi č doveroso informarsi sia in merito al funzionamento che ai costi e
valutarne la rispondenza alle nostre esigenze. Ad esempio, se vogliamo investire in titoli avremo bisogno del conto corrente e della custodia titoli; ma se vogliamo semplicemente vincolare una somma in Certificati di deposito basta presentarsi allo sportello con il denaro, non occorrendo altro. Se vogliamo destinare una piccola somma mensile al figliolo, sarā sufficiente aprire un libretto di risparmio, meno costoso del conto corrente e remunerato con un tasso pių alto, oppure accedere ai pių sofisticati Piani di accumulazione di capitale (Pac). Per utilizzare Bancomat o Carte di credito occorre necessariamente un conto corrente. Se dobbiamo pagare somme in maniera continuativa (affitti, rate ecc.) non occorre avere rapporti di clientela, basta ordinare soldi alla mano, un bonifico allo sportello di una qualsiasi banca.
5) Apparteniamo ad una fascia sociale interessante e, perciō, corteggiata? La nostra posizione lavorativa (libero professionista, dipendente della P.A. o di grandi aziende ecc.) o sociale (giovane, pensionato ecc.) puō costituire un vantaggio per l'attenzione ad essa prestata dalla banca? Tutti gli istituti di credito hanno una serie di "convenzioni" riservate ai dipendenti di determinati enti o societā (ministeri, aziende ecc) o operanti in particolari settori (medici, avvocati, agenti di commercio, insegnanti, militari, artigiani, pensionati ecc.). Tali convenzioni, vantaggiose per la banca per l'alto numero di clientela potenziale coinvolgibile, prevedono condizioni particolari e pių economiche per molti servizi. Č chiaro che poterne approfittare genera notevoli vantaggi. Occorre pertanto informarsi. Si tenga presente che anche un solido 'gruppo familiare" (vari rapporti intrattenuti da elementi di una stessa famiglia, o da elementi ad essa riconducibili) puō convincere la banca ad adottare condizioni di vantaggio. E ancora, potrebbe risultare conveniente proporre alla valutazione della banca la possibilitā di strutturare una convenzione in quanto membri di Cral o di altre entitā (ad esempio del Terzo settore) numericamente allettanti per l'istituto di credito.

6) Come scegliere la banca? Abbiamo ben compreso che con la recente normativa  mirante a risolvere i problemi di banche in difficoltā (bail-in) “le banche non sono pių tutte uguali”?  E’ possibile  informarsi sulla soliditā di un istituto di credito?

E ancora, conviene intrattenere rapporti con una banca nelle vicinanze dell'abitazione o, piuttosto, del posto di lavoro? Cercheremo la risposta nella conduzione giornaliera delle nostre attivitā, Se il recarsi in banca non trova impedimenti nei nostri impegni di lavoro converrā decidersi per una agenzia nei pressi dell'ufficio. Delle banche vicine, quale č pių conveniente circa il servizio di cui abbiamo bisogno o che pensiamo di utilizzare di pių? Conviene intraprendere un rapporto individualmente, senza che altri possano intervenire, o, piuttosto, sarebbe opportuno coinvolgere genitori coniuge, figli o persona di fiducia, imponendo una duplice titolaritā nel servizio che andiamo ad acquistare? O, pių semplicemente, conviene delegare formalmente un nostro fiduciario perché svolga solo particolari e definite operazioni ? Nei vari casi, quali sono le conseguenze e le responsabilitā nella ipotesi di: assenza o impedimento, premorienza, cattiva gestione o altro?

 Abbiamo deciso. Tutto, in teoria, ci č (quasi) chiaro.

Abbiamo ben definito le nostre esigenze.

Entriamo

7) La banca in pratica. Con l'impiegato approfondiamo le caratteristiche tecniche e di funzionamento del prodotto che ci interessa, definiamo
perfettamente i costi di utilizzo (commissioni per la banca, spese da rimborsare, bolli per l'erario ecc.), ci informiamo sulle formalitā per “acquistarlo" (occorrerā un documento con fotografia, porto d'armi, passaporto pių apprezzati di patente e di carta di identitā e il nostro codice fiscale); dovremo apporre delle firme, ma sempre dopo aver letto attentamente il modulo da sottoscrivere e, in caso di dubbio, chiedere e richiedere spiegazioni (magari anche rivolgendosi  a che ne sa pių di noi e tornare in banca successivamente). Conosceremo i nostri doveri di utente e quelli della banca fornitrice. Ci informeremo su formalitā, costi e tempi necessari per recedere e chiudere il rapporto. Ci informeremo altresė dei canali da seguire per risolvere eventuali problemi o difficoltā che si dovessero presentare: sapremo quali poteri ha l'impiegato di sportello; che cosa possiamo risolvere con il direttore, quando dobbiamo rivolgerci all'ispettorato reclami o  all’ABF. Contrattare le condizioni. Se il servizio prevede una remunerazione (interesse) o commissioni passibili di variazione, occorrerā, pacatamente ma fermamente, contrattare le condizioni. In seguito sarā nostra cura verificare periodicamente e con pignoleria l'applicazione di quanto definito, di volta in volta, con gli impiegati. Si rammenti che la tempestivitā e la fermezza di un nostro intervento possono risolvere una situazione che, se lasciata incancrenire, potrebbe risultare irresolubile.


9) Siamo ormai clienti della banca X. Veniamo a scoprire che, col tempo e la reciproca conoscenza, i nostri rapporti con impiegati e direttori
migliorano se, da parte di tutti, si adottano comportamenti corretti che non vuol dire remissivi o di inferioritā), se ci manteniamo aggiornati
ed informati sugli argomenti che interessano il nostro rapporto con banca (andamento dei tassi, rendimento dei titoli di Stato ecc.); se le nostre richieste sono logiche e non campate in aria; se modifichiamo fin da subito e con severitā loro eventuali atteggiamenti di sufficienza o di saccente sopportazione; se fattivamente, la banca conquista la nostra fiducia con correttezza di prassi, rispetto di accordi, chiarezza e certezza di condizioni.

Ma il tempo potrebbe, al contrario, convincerci di aver sbagliato banca. Ricercheremo le cause del pessimo rapporto: se esse non sono a noi imputabili, occorrerā valutare costi e vantaggi di un cambiamento. Se, infine decidiamo di cambiare, mai chiudere impulsivamente il rapporto con la banca X per aprirne uno con la banca Y solo in un secondo tempo: avendo deciso di sopportare le spese e gli inconvenienti della chiusura di un rapporto, tanto vale diventare prima clienti anche della seconda banca, valutarne, comparandole con la prima, caratteristiche e comportamenti, organizzazione e atteggiamenti, per poi stabilire quale dei due rapporti chiudere (e quando), magari informando apertamente le banche della decisione che si sta per prendere (ponendole in tal modo in concorrenza) potremmo anche decidere di rimanere nella primitiva "padella", evitando la successiva "brace"

10) Proviamo, fin da subito, ad offrire (e a pretendere sinceramente) cordialitā, educazione e tolleranza. Potrebbe risultare l'unico reciproco servizio gratuito e vincente.

 

­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­

 

Alla luce di quanto espresso, ecco le mie valutazioni sulle pagine iniziali del sito che ci occupa.

Se si inizia seguendo i video presentati dai moduli, occorre illustrare gli strumenti che il video stesso suggerisce, con quella progressione: libretto, carta prepagata, conto corrente.

Chi sa poco di banca e finanza non puō trovarsi questi strumenti in ordine alfabetico.

cid:image003.jpg@01D3D5B2.8339E1E0Ad esempio, nel primo modulo: primo strumento: Bonifico Sepa?  Bonifico!? Sepa?!

Il sito va strutturato con intenti didascalici, per chi non ha conoscenze di banca e finanza o ne ha poche.

Cosė mi sembra poco coinvolgente e risultano addirittura pių accattivanti le guide presenti sul sito di Bankitalia:

 

Comprare una casa - il mutuo ipotecario in parole semplici

Data pubblicazione:27 giugno 2017

Il Conto corrente in parole semplici

Data pubblicazione:28 giugno 2016

Il credito ai consumatori in parole semplici

Data pubblicazione:28 giugno 2016

 

 

Secondo modulo. Tra gli strumenti che potrebbero essere utili per comprare casa: Primo strumento: Addebito diretto. ???

Il problema dell’ordine alfabetico continua anche per gli altri moduli.

 

Proposte.

1)   Gli strumenti devono seguire gli sviluppi informativio del video che li precede.

2)   Alla fine di ogni mudulo, inserire un decalogo con consigli, accortezza da tenere, suggerimenti.

3)   Valutare se non sia il caso di inserire un paragrafo sulle criticitā pių frequentemente riscontrate. 

 

Allego il link del progetto realizzato da Adusbef dodici  anni fa.

 Potrebbe essere utile per qualche suggerimento.

http://www.mauronovelli.it/GUIDA%20ADUSBEF.pdf

 

 

Investimenti

Circa i prodotti di investimento, vanno accesi i riflettori su una innegabile veritā: “Se i tassi di rendimento sono superiori a quelli di mercato, c’č un sensibile rischio sottostante che l’investitore deve ben valutare.

Ma, perché il risparmiatore decida consapevolmente sulla collocazione del suo risparmio, prima ancora del rendimento finanziario, occorre mettere in risalto le altre caratteristiche fondamentali  del prodotto di investimento.

1)   Vincolo temporale

Va richiamata l’attenzione del risparmiatore sui vincoli temporali che bloccano l’investimento e non permettono la sua liquidazione secondo le eventuali necessitā finanziarie dell’investitore.

2)   Liquidabilitā

Occorre richiamare la consapevolezza dell’investitore sulla circostanza se i prodotti sottoscritti siano facilmente liquidabili sul mercato o se debba andare a cercarsi un acquirente, come Diogene.

3)   Quotazione

E fondamentale evidenziare al risparmiatore la necessitā che l’andamento del prezzo del prodotto acquistato sia riportato da quotidiani economici.

4)   Tassazione.

Occorre richiamare l’attenzione sulla necessitā di appurare con precisione l’entitā della tassazione per procedere a una chiara comparazione.

5)   Oneri e commissioni.

Fornire precise informazioni sui costi d’,ingresso, di gestione e di liquidazione dei singoli investimenti.

 


 

Su Facebook (20-4-2018)

 

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Mauro Novelli ha commentato il post di Georgina Gina Guida.

Una puta, una putela, un boceto e un vecio. Auguri, vecio alpin! Ops vecio Guardiamarina!

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Mauro Novelli ha aggiornato il suo stato.

Adusbef
Da Il Cittadino on line.
Adusbef: “Importante sentenza di Cassazione a tutela utenti banche”
Data: 20 aprile 2018 10:04in: News dal Mondo
"il creditore non sarā tenuto a fornire prova specifica del danno causalmente ricollegabile alla svalutazione monetaria. Sarā il debitore a dover provare una situazione opposta"

ROMA. La Cassazione Civile, con l’ordinanza odierna, ha confermato un con... Altro...

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Mauro Novelli ha commentato il post di Georgina Gina Guida.

foto di Georgina Gina Guida.

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Un vecio, tanti bocia, un boceto e una putela!

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Mauro Novelli piace il post di Marianna Orlando.

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"ma quanti Natali ce stanno?! mamma mia che ansia #Raggi #Roma #spelacchio2 #pocheideemaconfuse"

 

ma quanti Natali ce stanno?! mamma mia che ansia #Raggi #Roma #spelacchio2 #pocheideemaconfuse

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Mauro Novelli piace il post di Sandro Giacchetti.

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Andrā in commissione Lavoro la senatrice M5s a casa otto mesi per stress da lavoro. Guarė dopo la candidatura

repubblica.it

Miracolo al Senato. Giggino 'e sangennaro colpisce prima degli altri!

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Mauro Novelli ha scritto sul diario di Barbara Ardu.

Auguri, Barbara!

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Mauro Novelli ha scritto sul diario di Mattia Guida.

Auguri Mattia!

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Mauro Novelli piace il commento di Luciano Giuliani.

L'anomalia della politica italiana, ormai eterodiretta, risulterebbe definitivamente chiara con un incarico a Casaleggio

19 APRILE

 


19 APRILE 2018

 

Su Facebook (19-4-2018)

 

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18 APRILE 2018

 

Su Facebook (18-4-2018)

 

 

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La truffa del M5s č il programma

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Ecco il Foglio https://www.ilfoglio.it/politica/2018/04/18/news/la-truffa-del-m5s-e-il-programma-190009/

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La truffa del M5s č il programma

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Ecco il Foglio. https://www.ilfoglio.it/politica/2018/04/18/news/la-truffa-del-m5s-e-il-programma-190009/

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La truffa del M5s č il programma

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Ecco il Foglio https://www.ilfoglio.it/politica/2018/04/18/news/la-truffa-del-m5s-e-il-programma-190009/

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Il Programma del MoVimento 5 Stelle č quello votato dagli iscritti

ilblogdellestelle.it

Questo post compare oggi sul blog 5S: https://www.ilblogdellestelle.it/2018/04/il_programma_del_movimento_5_stelle_e_quello_votato_dagli_iscritti.html

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Il Programma del MoVimento 5 Stelle č quello votato dagli iscritti

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Questo compare oggi sul blog: https://www.ilblogdellestelle.it/2018/04/il_programma_del_movimento_5_stelle_e_quello_votato_dagli_iscritti.html

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Mauro Novelli ha commentato il suo post.

Su questa storia dei programmi del MoVimento 5 Stelle siamo costretti a smentire il Foglio, perché la vera truffa č proprio l'articolo che oggi ci accusa di aver to i punti programmatici subito dopo il voto delle elezioni politiche. 
Andiamo per ordine. Il Foglio scrive che "fino al 2 febbraio sul sito del M5S c’era un programma, il 7 marzo – tre giorni dopo le elezioni – ce n’era un altro...Altro...

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Mauro Novelli ha commentato il suo post.

Questo compare oggi sul blog:

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Mauro Novelli ha risposto al commentodi Rosalba Di Placido.

Internet Archive: Digital Library of Free & Borrowable Books, Movies, Music & Wayback Machine

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Verificato con www.archive.org dal giornalista. Si puō fare altrettanto

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Mauro Novelli ha aggiornato il suo stato.

COMUNICATO STAMPA IVASS DEL 18 APRILE 2018

R.C. AUTO: IVASS DEFINISCE NUOVE REGOLE PER L’ATTESTATO DI RISCHIO “DINAMICO” E PER LA CLASSE DI MERITO DI CONVERSIONE UNIVERSALE

L’IVASS emana due Provvedimenti in materia di r.c. auto che:
• introducono una nuova disciplina dell’attestato di rischio, c.d. Attestato di rischio dinamico (Provvedimento n. 71 del 16 aprile 2018 recante modifiche al Regol... Altro...

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Mauro Novelli ha commentato il suo post.

Internet Archive: Digital Library of Free & Borrowable Books, Movies, Music & Wayback Machine

archive.org

Nei progetti il prototipo č fondamentale. Poi ciascuno costruisce secondo le sue inclinazioni. Ma senza il prototipo č tutto molto molto pių difficile. Andrea, avevamo 18 anni di meno. Creature per un sito primitivo.

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Mauro Novelli piace il commento di Andrea Franchini.

Mauro Novelli mi ha insegnato molto, molto altro. E in un attimo mi ha superato in competenza tecnica. Adusbef č uno dei pochi fari accesi nella nebbia della nostra societā, del nostro Paese.

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Internet Archive: Digital Library of Free & Borrowable Books, Movies, Music & Wayback Machine

archive.org

Andrea Franchini mi insegnō i rudimenti necessari per costruire un sito. Ancora lo ringrazio.
Tramite il link sottoriportato potete risalire alla pių vecchia pagina-indice di Adusbef. E’ del 2 marzo 2000. Che tenerezza!
Questo servizio č offerto da www.archive.org 

https://web.archive.org/web/20000302175355/http://www.adusbef.it:80/

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Mauro Novelli ha commentato il suo post.

 

Votati, postati, rimossi. I programmi del M5s. Storia di una truffa

ilfoglio.it

https://www.ilfoglio.it/politica/2018/04/17/news/votati-postati-rimossi-i-programmi-del-m5s-storia-di-una-truffa-189745/#.WtXahonnM1E.twitter

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Mauro Novelli ha aggiornato il suo stato.

Per informare che con www.archive.org č possibile risalire ai contenuti di un sito presenti anche 20 anni fa. Avvisate coloro che sono abituati a fare i giochini di democrazia diretta ndo nottetempo le loro pagine

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Votati, postati, rimossi. I programmi del M5s. Storia di una truffa

ilfoglio.it

Ecco la democrazia diretta. Nel senso che Di Maio e/o Casaleggio intervengono direttamente e senza passare dal Via. Gli altri? Non sanno neanche che cosa sia successo.

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Mauro Novelli piace il post di Rosalba Di Placido.

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Mauro Novelli piace il post di Raffaella Rossi.

17 APRILE

 

 


 

17 APRILE 2018

 

Su Facebook (17-4-2018)

 

 

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Mauro Novelli ha risposto al suo commento.

Internet Archive: Digital Library of Free & Borrowable Books, Movies, Music & Wayback Machine

archive.org

Č opportuno informare chi fa i giochini con le pagine pubblicate sui siti, che con www.archive.org non si scappa.

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Mauro Novelli ha risposto al suo commento.

Internet Archive: Digital Library of Free & Borrowable Books, Movies, Music & Wayback Machine

archive.org

Basta collazionare due gruppi di documenti. Su www.archive.org trovate le vecchie pagine dei siti pių visitati. Non č difficile. Ad esempio, per Adusbef si puō risalire al contenuto del sito dal 2000, alle date in grassetto

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Mauro Novelli ha commentato il suo post.

 

Votati, postati, rimossi. I programmi del M5s. Storia di una truffa

ilfoglio.it

Perché non denunciate Il Foglio?

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Mauro Novelli piace la foto di Edoardo Gimigliano.

"oggi per i miei primi 51 anni mi sono fatto un bel regalo"

 

oggi per i miei primi 51 anni mi sono fatto un bel regalo

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Votati, postati, rimossi. I programmi del M5s. Storia di una truffa

ilfoglio.it

Ecco la democrazia diretta. Nel senso che Di Maio e/o Casaleggio intervengono direttamente e senza passare dal Via. Gli altri? Non sanno neanche che cosa sia successo.

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Mauro Novelli piace il post di Monica Cirillo.

FALLIMENTO DEIULEMAR
Si comunica che la Corte di Appello di Roma ha depositato la motivazione della sentenza con la quale sono stati confermati i reati di raccolta abusiva di risparmio e bancarotta fraudolenta a carico dei componenti delle tre famiglie proprietarie della fallita societā Deiulemar.

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Mauro Novelli ha commentato il post di Marianna Orlando.

Sempre Petrarca: "Io, infatti, mi domando a chi giovi il conoscere la natura delle belve e degli uccelli e dei pesci e dei serpenti, ed ignorare o non curar di sapere la natura dell'uomo, perché siamo nati, donde veniamo, dove andiamo......

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Mauro Novelli piace il post di Federico Novelli.

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Il Buongiorno di Feltri: La sharia occidentale

lastampa.it

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Migliaia di app Android tracciano i bambini illegalmente

lastampa.it

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Mauro Novelli ha scritto sul diario di Edoardo Gimigliano.

Auguri, Edoa'!

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Mauro Novelli ha scritto sul diario di Alessandra Di Sarno.

Auguri, Ale!

 

 


 

16 APRILE 2018

 

Su Facebook (16-4-2018)

 

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Mauro Novelli ha commentato il post di Sandro Giacchetti.

 

Firenze, in coda per ore per un paio di sneakers: 'Č un lavoro, siamo qui da 4 giorni'

video.repubblica.it

Nel senso che abbiamo imparato a metterci correttamente in fila?

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Mauro Novelli piace il post di Sandro Giacchetti.

 

Firenze, in coda per ore per un paio di sneakers: 'Č un lavoro, siamo qui da 4 giorni'

video.repubblica.it

č bello scoprire che siamo un Popolo legato a valori etici e identitari importanti

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Cinaglio commissariata, concluse le verifiche e votati i bilanci, si va ad elezioni il 10 giugno

lastampa.it

Adusbef

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Pignoramento prima casa, limiti e tutele: quello che l’Adusbef puō fare per “salvare” l’immobile

termolionline.it

Adusbef

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Educazione finanziaria, l'offerta cresce ma italiani ancora bocciati

repubblica.it

Adusbef
Il presidente, Antonio Tanza, consiglia corsi che "non abbiano legami con banche e assicurazioni, cioč le 'controparti'".

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Mauro Novelli piace il post di Massimo Pagliarani.

foto di Massimo Pagliarani.

foto di Massimo Pagliarani.

foto di Massimo Pagliarani.

foto di Massimo Pagliarani.

Foto scattate al confine Cino Tibetano a 5800mt slm durante l'equinozio di primavera.
Ci vorranno altri 150 anni per riavere le stesse condizioni.

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L’attacco in Siria? Un’utile commedia per evitare il peggio

linkiesta.it

I tre porcellini hanno problemi interni. Quale migliore diversivo di una guerretta?

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Mauro Novelli ha condiviso un link.

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Bilancio Aperto - Registrazione completata

app-pubblica.mef.gov.it

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Mauro Novelli ha aggiornato il suo stato.

Crisi mediorientale. Solo per ricordare che abbiamo 1200 ragazzi in Libano.

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Mauro Novelli ha commentato il suo post.

Gruppo Archeologico Romano - Memoria, Ricerca, Scoperte, Passione.

gruppoarcheologico.it

I vs. Interventi sono un elogio a chi č stato abituato a tener bene le cose ed a cercare di accomodarle prima di giubilarle.

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Mauro Novelli ha commentato il suo post.

Gruppo Archeologico Romano - Memoria, Ricerca, Scoperte, Passione.

gruppoarcheologico.it

Grazie a tutti per i like ed i commenti.

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Mauro Novelli ha commentato il post di Marianna Orlando.

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bugie made in US sulla Siria - Gen.Tricarico chiarisce QUESTIONE armi chimiche -TG2 14 febbraio 2018

youtube.com

Da 1:50 il generale Tricarico. https://www.youtube.com/watch?v=mkctW-ZIeYg

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Mauro Novelli ha commentato il post di Edoardo Boncinelli.

Forse č il 7%?

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Mauro Novelli piace il post di Vincenzo Rosselli.

Roma. Mancano i soldi e va bene; i guai vengono da lontano (boh!!) e va bene ma dove č il progetto ? La visione ? Qualunque sia la situazione raggi non lo ha!

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Mauro Novelli piace il post di Gaspare Di Maria.

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Un devastante audio rubato. Berlusconi massacra Salvini-Meloni: "Con quei due al governo..." / Video

tv.liberoquotidiano.it

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"Nous avons des preuves de l'attaque chimique!"

 

Nous avons des preuves de l'attaque chimique!

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"Nous avons des preuves de l'attaque chimique!"

 

Nous avons des preuves de l'attaque chimique!

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"Nous avons des preuves de l'attaque chimique!"

 

Nous avons des preuves de l'attaque chimique!

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Mauro Novelli piace il post di Marianna Orlando.

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Mauro Novelli piace la foto di Giovanni Turchetti.

"🤔   😂🤣😂🤣  🤔"

 

https://static.xx.fbcdn.net/images/emoji.php/v9/f8d/1.5/16/1f914.png🤔 https://static.xx.fbcdn.net/images/emoji.php/v9/f29/1.5/16/1f602.png😂https://static.xx.fbcdn.net/images/emoji.php/v9/fab/1.5/16/1f923.png🤣https://static.xx.fbcdn.net/images/emoji.php/v9/f29/1.5/16/1f602.png😂https://static.xx.fbcdn.net/images/emoji.php/v9/fab/1.5/16/1f923.png🤣 https://static.xx.fbcdn.net/images/emoji.php/v9/f8d/1.5/16/1f914.png🤔

 


 

15 APRILE 2018

 

Su Facebook (15-4-2018)

 

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Due terzi dei cinguettii di Twitter sono robotici

lastampa.it

https://t.co/gMn1l7smRp

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Mauro Novelli piace la foto di Giovanni Turchetti.

foto di Giovanni Turchetti.

 

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Mauro Novelli piace il post di Monica Cirillo.

foto di Monica Cirillo.

foto di Monica Cirillo.

foto di Monica Cirillo.

foto di Monica Cirillo.

Mi Manda Rai Tre per parlare di:
https://static.xx.fbcdn.net/images/emoji.php/v9/f25/1.5/16/27a1.pngQuando la rata di un prestito si trasforma in un tormento quotidiano
https://static.xx.fbcdn.net/images/emoji.php/v9/f25/1.5/16/27a1.pngPagare un'auto senza mai riceverla
Per rivedere la punata clicca qui https://goo.gl/zxmexV

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Mauro Novelli ha risposto al commento di Georgina Gina Guida.

Gruppo Archeologico Romano - Memoria, Ricerca, Scoperte, Passione.

gruppoarcheologico.it

Gina, da giovani Guardiamarina, con Mattia avevamo giā preso servizio a Maristat. Ci eravamo giā conosciuti?

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Mauro Novelli ha commentato il suo post.

Gruppo Archeologico Romano - Memoria, Ricerca, Scoperte, Passione.

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L'attivitā era supervisionata dalla Sovrintendenza. Liberato il dromos, entrammo in un ambiente angusto, ma trovammo un sarcofago con una iscrizione sul coperchio, non molto comune presso gli Etruschi. Sicuramente giā "visitato", secondo me dalla squadra "Cesanelli" {una sottosezione del Gar 
infiltrata dai tombaroli} . A fine giornata, come da indicazioni, richiudemmo tutto, per tornare la domenica successiva. Una settimana dopo, trovammo la tomba aperta. Disperavamo per il sarcofago che, perō, era ancora lí: era stato spezzato per essere portato via. Ma la squadra Cesanelli non era riuscita nell'impresa.

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Gruppo Archeologico Romano - Memoria, Ricerca, Scoperte, Passione.

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Esattamente 45 anni fa conobbi mia moglie durante lo scavo di una tomba a Vulci. Eravamo nello stesso gruppo del GAR.

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Mauro Novelli ha commentato il post di Sandro Giacchetti.

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Roma, il Comune cerca contadini: ma nessuno vuole il lavoro

ilmessaggero.it

Bene. Il tuo cazziatone mi fa riflettere.

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Mauro Novelli ha commentato il post di Sandro Giacchetti.

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Roma, il Comune cerca contadini: ma nessuno vuole il lavoro

ilmessaggero.it

No, Sandro. Questi interventi sono preziosi, sono quelli che ti permettono di qualificare tutti gli altri! Sono importanti per valutare il q.i. medio dei frequentatori di FB.

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Mauro Novelli ha risposto al commentodi Sandro Giacchetti.

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Roma, il Comune cerca contadini: ma nessuno vuole il lavoro

ilmessaggero.it

Ti leggo e ti piango

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Mauro Novelli ha aggiornato il suo stato.

Rai scuola Digital world

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Tweets with replies by Mauro Novelli (@mauronovus) | Twitter

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Ricordi quando ti sei unito a Twitter? In piena crisi finanziaria. #IlMioAnniversarioDiTwitterhttps://t.co/ZyvauhBw2Q

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Tweets with replies by Mauro Novelli (@mauronovus) | Twitter

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Ricordi quando ti sei unito a Twitter? Io sė! In piena crisi finanziaria. 
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Mauro Novelli ha aggiornato il suo stato.

Da ADNKronos. Mosca blocca Telegram

Pubblicato il: 13/04/2018 11:58
Un tribunale di Mosca ha ordinato il blocco in Russia dell'accesso all'applicazione di messaggistica Telegram, per non aver fornito ai servizi di sicurezza (Fsb) le chiavi per decrittare i messaggi degli utenti.

Secondo quanto riporta la Tass, il tribunale distrettuale di Tagansky ha accolto la richiesta del Roskomnadzor, l’orga... Altro...

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Mauro Novelli piace il commento di Sandro Giacchetti.

Vincent Moroni ecco, appunto: non parliamo tanto per parlare! Ma che cavolo di risposta č? Io non ho mai fatto il contadino per professione, ma solo per diletto, perché la mia professione č stata indirizzata dalla mia formazione, dai miei studi, dalle mie esperienze e, perché no, dalla mia fortuna. Ma per fare quello che sapevo fare ho fatto le valigie e ho passato molti anni della mia vita ruzzo... Altro...

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"Non solo vitalizi, gli onorevoli hanno un altro privilegio"

huffingtonpost.it

Boeri: "Ho scritto a Fico ma non ho ricevuto risposta". Boe', bisogna capire i ritardi di Fico: lui va a piedi.

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Mauro Novelli ha commentato il post di Sandro Giacchetti.

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Roma, il Comune cerca contadini: ma nessuno vuole il lavoro

ilmessaggero.it

In materia faccio sempre questa considerazione: se in Veneto cercano lavoratori, come fa un ragazzo pugliese disoccupato ad andare a lavorare a Vicenza con uno stipendio di 1000 euro, quando oltre la metā se ne va in affitto? Qualcuno deve suggerire a questo ragazzo di fare come suo nonno: vivere in uno stanzone con altri 10 emigranti. Il problema non č generato dalla Leopolda, ma da Fanfani, Leone, Andreotti, Rumor ecc. A fine anni '70 la mia busta paga di bancario annoverava ancora la voce "Gescal": una trattenuta (di una certa consistenza) per la "Gestione delle case dei lavoratori". Dove sono finiti quei soldi? Li hanno rubati quelli della Leopolda! Ne sono sicuro.

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Mauro Novelli

"A vino stiamo cosė:"

 

A vino stiamo cosė:

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Mauro Novelli piace la foto di Paolo Eremita.

"PIŲ TUTTO IL RESTO"

 

PIŲ TUTTO IL RESTO

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Mauro Novelli ha commentato il post di Rosalba Di Placido.

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Ecco chi controlla i governi di tutto il mondo

youtube.com

Č di un paio d'anni fa, ma sintetizza bene lo stato delle cose. Forse avrebbe dovuto chiarire meglio che, con i $ stampati da Fed, gli USA continuano a comprarsi il mondo. Per inciso, la Fed č il piú grande detentore di titoli del debito USA con oltre il doppio di quelli che detiene la Cina, primo paese detentore.

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Mauro Novelli piace il post di Rosalba Di Placido.

 

La Siria. Forse non tutti sanno che ...

crepanelmuro.blogspot.com

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Mauro Novelli ha commentato il suo post.

 

Strasburgo condanna il metodo Travaglio

ilfoglio.it

Il povero Padellaro dovette dimettersi da direttore per lasciare il posto a Travaglio. Scprirono troppo tardi che i grillini non leggono i giornali.

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Mauro Novelli piace il commento di Elena Capretti.

Nn entro neanche nel merito d i contenuti, ma i toni sono insopportabili. Č acido peggio di una vecchia zitella (con tutto il rispetto per la categoria). Inoltre la copia fra delle invettive č sempre la stessa: prima con Berlusconi, poi con il PD e Bersani, poi con Renzi, poi di nuovo Berlusconi. Ma da s more l'impressione di uno che parla per risentimento personale e nn per amore della veritā. Č sempre a giudicare con sospetto e malizia. Il vero giornalista racconta i fatti, la realtā, nn la sua interpretazione.

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Mauro Novelli piace il commento di Andrea Franchini.

Potrebbe cambiare nome in "Il Cotto"

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Mauro Novelli piace la foto di Anna Zecchino.

"o.O"

 

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Mauro Novelli piace il post di Anna Zecchino.

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Ottico vende montature senza lenti spacciandole per occhiali omeopatici

lercio.it

'n ce se crede!

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Mauro Novelli ha commentato il suo post.

 

Strasburgo condanna il metodo Travaglio

ilfoglio.it

Ormai il Fatto vivacchia poco sopra le 32 mila copie cartacee e attorno alle 10.500 digitali vendute.

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Mauro Novelli piace il commento di Ubaldo Menegotti.

Chissā cosa ne pensa l'ordine dei giornalisti, che dovrebbe garantire la deontologia professionele dei suoi iscritti?
Il "Travaglismo" non č solo uno sbrodolamento professionale casuale e imputabile ad irruenza caratteriale, č ormai un metodo vero e proprio, una tecnica scientifica di conduzione di campagne CONTRO, soprattutto contro qualcuno pių che contro qualcosa.
Lui e la sua banda sono un'age... Altro...

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Mauro Novelli piace il post di Donata Monti.

 

Strasburgo condanna il metodo Travaglio

ilfoglio.it

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Strasburgo condanna il metodo Travaglio

ilfoglio.it

Ci voleva Strasburgo!

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Mauro Novelli piace il post di Giuliano Forlani.

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Mauro Novelli piace il post di Georgina Gina Guida.

 

Toronto area braces for ice storm that could bring power outages, dangerous driving conditions

thestar.com

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"E ora chiedete scusa a Kim #siria"

 

E ora chiedete scusa a Kim #siria

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Mauro Novelli piace il post di Romolo Giacani.

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Mauro Novelli ha aggiornato il suo stato.

Intervento in Siria. "Azione giusta e legale, un messaggio a chiunque voglia usare armi chimiche".
Insomma, devono usare solo le nostre armi. Spendiamo miliardi per progettarle e questi usano la varicchina!