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PRIVILEGIA
NE IRROGANTO Documento
inserito il: 5-2-2013 |
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Lo Stato delle privatizzazioni (http://www.proteo.rdbcub.it/article.php3?id_article=202&artsuite=0) Rita Martufi Riprendiamo il discorso sulle privatizzazioni già
analizzato in diversi numeri di PROTEO per cercare di collocare storicamente
ciò che è avvenuto nel nostro Paese dagli anni ‘90 in poi; anni in cui si è
cominciata ad attuare quella politica di dismissione del patrimonio pubblico
che, pur non essendo ancora conclusa, ha già mostrato i suoi tanti lati
negativi. I lavoratori e i cittadini, infatti, hanno già potuto saggiare le conseguenze
della politica di liberismo e della “febbre di apertura al mercato” che ha
contagiato ormai tutti i governi occidentali. Insomma analizziamo lo stato delle privatizzazioni, nel doppio senso
della situazione attuale e della forma di governo. COLLOCAZIONE CRONOLOGICA Nel nostro Paese nel marzo del 1990, è sorta una Commissione per il
riassetto del patrimonio mobiliare pubblico e per le privatizzazioni
presieduta dal prof. Scognamiglio che ha stilato un documento atto a
determinare le condizioni per l’adozione di una prima misura governativa per
definire le regole generali delle privatizzazioni. In seguito nel 1992 con il
D.L. n. 333, convertito nella Legge 8 agosto 1992, n. 359, si è avuta la
trasformazione dell’IRI, l’ENI, l’ENEL e l’INA in società per azioni con
assegnazione delle azioni al Ministero del Tesoro che si vide attribuire
anche le azioni della Bnl Spa e dell’Imi
Spa [1]. Comunque: “L’avvio effettivo del processo di privatizzazione in Italia è
avvenuto nel 1992. La maggior parte delle vendite realizzate da quell’anno
sono state effettuate dal Tesoro (come nei casi di Telecom, INA, IMI, e, da
ultimo, ENEL), mentre una quota minore è stata effettuata dal gruppo IRI
(come nei casi di Banca commerciale, Credito Italiano, ILVA, Nuovo Pignone, e
infine Società Autostrade) e dall’ENI (Enichem e Agip Petroli)...
Complessivamente, la cessione di mercato di quote di aziende pubbliche è
ammontata tra il 1992 e il 1999 a circa 185.000 miliardi di lire, pari al
12,3% del PIL dell’anno iniziale. Ne consegue che, mediamente, tra il 1992 e
il 1999, la vendita di partecipazioni pubbliche ha comportato incassi pari a
1,5 punto di PIL del 1992” [2]. Il D.L. 27 settembre 1993, n. 389 ha stabilito le prime disposizioni a
carattere legislativo per garantire una giusta stabilità alle procedure di
dismissione delle partecipazioni dello Stato in società per azioni. Per
sistemare e regolarizzare il programma di privatizzazioni si sono avuti ben
cinque decreti legge e questo ha portato al fatto che molte privatizzazioni
importanti (Credit, Comit, IMI, INA) siano state attuate sulla base di regole
diverse. Nel 1995, poi, (Legge n. 481) sono state create le Autorità di
regolazione dei servizi di pubblica utilità (c.d. Authorities)
riguardanti l’energia elettrica, il gas e le telecomunicazioni. Vi sono in
questa legge due diversi gruppi di norme: il primo stabilisce le regole
generali per tutte le Authorities, definisce le
loro caratteristiche e le loro funzioni mentre, il secondo gruppo regola le
Autorità per il settore energetico (energia elettrica e gas). La tavola 1 espone in modo sintetico l’iter normativo delle
privatizzazioni in Italia dal 1990 al 1995. E’ fondamentale aver presente che dal 1992 al 1999 sono entrati allo
Stato oltre 178.000 miliardi di lire (il 12,3% del PIL del 1992, anno in cui
sono partire le privatizzazioni; i ricavi lordi delle cessioni in sette anni
sono stati di oltre 100.000 miliardi di lire) E’ opportuno sottolineare però quali sono stati i maggiori settori
interessati a questo intenso processo di privatizzazioni. Il 31,6% delle
aziende privatizzate appartiene al settore bancario-assicurativo, il 33,2% al
settore delle telecomunicazioni (Telecom, STET) [3], il 13% ai
trasporti, il 2,8% all’editoria, il 3,4% al settore alimentare, il 4,6% al
settore siderurgico, mentre l’11,5% ad altri settori. [4] A livello finanziario comunque fra il 1993 e il 1999 le privatizzazioni
hanno portato nelle casse dello Stato 152.000 miliardi di lire, quasi l’otto
per cento del Prodotto interno lordo (Pil) dello
stesso periodo. Negli anni ‘90 sono state privatizzate tutte le aziende statali nel
settore dell’acciaio e in quello alimentare mentre si è ridotto il controllo
nei settori strategici quali quello dell’elettricità, delle
telecomunicazioni, del petrolio, dei prodotti chimici, dei trasporti. Ci pare interessante ora mostrare una breve cronologia delle
privatizzazioni italiane dal 1993 ad oggi [5]: 1993: le prime operazioni Fu l’anno più contenuto, con un incasso totale di 2.753 miliardi di
vecchie lire. Oltre alla vendita di Italgel, Cirio-Bertolli-De Rica (IRI) e di SIV (Efim),
fu anche l’anno dell’addio alla prima delle grandi banche pubbliche, il
Credito Italiano (IRI) che fu ceduta tramite Offerta pubblica di vendita (Opv) per 1.801 miliardi di vecchie lire. 1994: in vendita la Comit Con 7 operazioni, lo Stato incassò 12.704 miliardi di vecchie lire. Fu
l’anno della vendita di Comit (Opv da 2.891
miliardi) da parte dell’azionista IRI, della prima tranche di IMI (2.147
miliardi), INA (4.530 miliardi) e Sme (IRI), della cessione di Nuovo Pignone
(ENI), dell’Acciai Speciali Terni (IRI) e di altre società dell’ENI. 1995: l’anno di ENI Per complessivi 13.462 miliardi di vecchie lire furono collocate le
seconde tranche di IMI, INA (entrambe tramite trattativa privata per
rispettivi 1.200 e 1.687 miliardi) e Sme e la prima tranche dell’ENI (Opv da 6.299 miliardi). Lo stesso anno furono anche
cedute Italtel (IRI), Ilva Laminati Piani (IRI),
Enichem Agusta, Ise (IRI) e altre società dell’ENI. 1996: il grande boom Assieme al ‘95 è stato l’anno con il maggior numero di privatizzazioni,
con un introito totale di oltre 18.000 miliardi di lire (circa 9,3 miliardi
di e). Oltre alle ricche vendite di ENI (seconda Opv,
8.870 miliardi) e INA (terza tranche, 3.260 miliardi) furono ceduti anche
Dalmine (IRI), Italimpianti (IRI), Nuova Tirrena,
Sme (terza tranche), Mac (IRI), IMI (terza tranche), Montefibre. Dal luglio 1992 al 31 dicembre 1996 il gruppo IRI ha realizzato cessioni
per un valore pari a 20.873 miliardi di lire , dei quali il 55% è da
imputarsi ad operazioni effettuate dal gruppo IRI S.p.A. Il gruppo ENI dal luglio 1992 al 31 dicembre 1996 ha realizzato cessioni
per un importo pari a 5.839 miliardi di lire; i debiti finanziari trasferiti
sono stati pari a 2.481 miliardi di vecchie lire. In complesso l’effetto
finanziario è stato pari a circa 8.320 miliardi di vecchie lire.
1997: poche ma ricche E’ l’anno con il minor numero di operazioni ma con incassi più che
raddoppiati, pari a oltre 40.000 miliardi di vecchie lire. Il Ministero del Tesoro ha gestito la vendita della Telecom (nucleo
stabile + Opv, 22.883 miliardi), alla terza tranche
ENI (Opv, 13.230 miliardi), alla Bancaroma (Opv + prestito
obbligazionario, 1.900 miliardi), alla Seat e Aeroporti di Roma. Il Tesoro ha gestito poi le dismissioni riguardanti la vendita della
parte del pacchetto azionario posseduto nell’Istituto Bancario San Paolo di
Torino S.p.A e la vendita di una quota delle azioni
nel Banco di Napoli S.p.A. Dal luglio 1992 al 31 dicembre 1997 l’incasso è stato di oltre 48.209
miliardi di lire , dei quali oltre il 76% riguarda le operazioni attuate
direttamente dall’IRI S.p.A. Nel 1997, nel gruppo IRI vi fu un incasso di oltre 2.800 miliardi di lire
(1,4 miliardi di e). Dal luglio 1992 al 31 dicembre 1997 il valore delle operazioni effettuate
dal gruppo ENI è stato di oltre 6.291 miliardi di lire; a questi vanno
aggiunti circa 2.427 miliardi di lire di debiti finanziari trasferiti. L’effetto complessivo totale finanziario è stato di oltre 9.348 miliardi
di lire. “Il Tesoro, in particolare, realizza operazioni per un controvalore
complessivo pari ad oltre 38 mila miliardi di lire (circa 19,6 miliardi di
e): cede tramite l’offerta globale, la propria partecipazione nell’Istituto
Bancario San Paolo di Torino; vende tramite asta competitiva e dopo
un’operazione di riassetto patrimoniale, il pacchetto di maggioranza del
Banco di Napoli; colloca, tramite un’offerta globale, la terza tranche di
azioni dell’ENI; cede, attraverso un’asta competitiva, la partecipazione
detenuta nella SEAT e, infine, porta a termine la maggiore offerta pubblica
secondaria mai realizzata in Europa, dimettendo la partecipazione detenuta in
TELECOM ITALIA , attraverso un’offerta globale e una trattativa diretta,
volta alla costituzione di un azionariato stabile” [7].
1998: sul mercato Bnl Nel 1998 le entrate da dismissioni hanno superato i 25 mila miliardi di
lire (circa 13 miliardi di e). Il Ministero del Tesoro ha dismesso una ulteriore quota della
partecipazione azionaria tenuta in ENI S.p.A. e la vendita della
partecipazione nella Banca Nazionale del Lavoro. Si è avuta la vendita della quarta tranche dell’ENI (12.995 miliardi; la
partecipazione del Tesoro è scesa così molto al di sotto del 50%), della BNL
(6.707). Il gruppo IRI ha realizzato dismissioni per più di 4mila miliardi di
lire ((circa 2 miliardi di e), mentre il gruppo ENI ha realizzato operazioni
che hanno portato ad entrate pari a 1.100 miliardi di lire (5,68 miliardi di
e). Dal luglio 1992 al 31 dicembre 1998 il gruppo ENI ha realizzato un volume
complessivo di entrate pari a circa 8.106 miliardi di lire (4.186.399,624 e). [1] Va ricordato
che le privatizzazioni possono essere di carattere mobiliare (possono
riguardare il settore finanziario-assicurativo, quello industriale in senso
stretto, quello delle utilities e quello dei servizi pubblici) e privatizzazioni,
invece, che hanno per oggetto il patrimonio immobiliare dello Stato o di
altri enti pubblici. [2] Cfr. S.De Nardis (a cura di), “Le
privatizzazioni italiane”,il Mulino, Bologna, 2000,
pag.15. [3] Dati OCSE [4] E’
interessante notare che i dati forniti rilevano che in tutti i paesi OCSE il
settore delle telecomunicazioni è stato quello che ha registrato gli incassi
più elevati. [5] L. Nivarra : “Le privatizzazioni tra riforma del mercato
azionario e democrazia economica “, in www.ansa.it [6] Cfr. Libro
Bianco sulle operazioni di privatizzazione , pag.28 [7] Cfr. Libro
Bianco sulle operazioni......, op. cit., pag.41. [8] Cfr. Libro
Bianco sulle operazioni di privatizzazione, pag.42 [9] Cfr. Libro
Bianco sulle operazioni......, op. cit., pag.63. [10] Cfr. Libro Bianco sulle operazioni......,
op. cit., pag.78 PAGINA 2 1999: l’anno del record E’ stato l’anno più generoso con incassi senza precedenti. Con due sole
dismissioni, quella di ENEL (il più grande collocamento fatto in Italia,
32.045 miliardi di lire) e quella di Autostrade (asta + Opv
da 13.500 miliardi), lo Stato ha incassato in tutto 47.112 miliardi di lire
(24,33 miliardi di e). Il Tesoro ha poi venduto anche la partecipazione
detenuta nel Mediocredito Centrale. Solo nel settore energetico e bancario il Tesoro ha avuto un incasso di
oltre 36 mila miliardi di lire (circa 18,6 miliardi di e). Dal luglio 1992 al 30 giugno 1999 il gruppo IRI attraverso le cessioni ha
realizzato proventi pari a circa 52.745 miliardi di lire. Nel 2000 si è avuta una diminuzione delle dismissioni condotte dal
Tesoro, anche perché il Governo ha deciso di non lasciare la quota di
controllo dell’ENI; l’IRI invece in attesa della liquidazione, ha portato
avanti il processo di privatizzazione. Le entrate del Tesoro sono state di circa 1.100 miliardi di lire (600
milioni di e). Tra le più importanti operazioni di dismissione si è avuta la
vendita delle azioni di controllo nel Credito Industriale Sardo e delle
azioni rimaste nel Mediocredito Lombardo e nella Meliorbanca.
L’IRI SpA (che ha effettuato il 97% delle
azioni del gruppo) ha realizzato la vendita di circa il 44% delle azioni in
Finmeccanica , ha perfezionato il trasferimento del nucleo stabile del 30%
della società Autostrade ed ha venduto la partecipazione di controllo della
società Aeroporti di Roma ; tutto ciò ha portato entrate per 19 mila miliardi
di lire (circa 10 miliardi di e) [2]. Al termine dell’operazione il Ministero del Tesoro detiene il 32,45% del
capitale sociale di Finmeccanica. E’ interessante evidenziare che negli anni tra il 1992 e il 2000 le
dismissioni di imprese pubbliche hanno consentito un’entrata apri a circa 198
mila miliardi di vecchie lire provenienti rispettivamente : “Lire 121.741 miliardi per operazioni realizzate direttamente dal Tesoro. Lire 56.051 miliardi (esclusi 24.533 miliardi relativi alla cessione di
azioni Telecom Italia e SEAT curata dal Ministero del Tesoro) per operazioni
realizzate dall’IRI dal 1992 al 30 giugno 2000. Lire 6.605 miliardi per operazioni realizzate dall’ENI dal 1992 al 1998. Lire 844 miliardi per operazioni realizzate dall’EFIM. Lire 9.639 miliardi per le principali operazioni realizzate da enti
pubblici diversi (prevalentemente per cessione di azioni bancarie) Lire 3.572 miliardi per le principali operazioni realizzate da enti
pubblici locali”. [3] Il Tesoro ha iniziato la politica di dismissioni nel 1994 con la vendita
della prima tranche dell’IMI; tra le operazioni più considerevoli va
ricordata la vendita della prima tranche dell’ENEL nel 1999 e la vendita
della Telecom Italia che va ricordata come la più grande OPV a livello
mondiale che ha portato ad una privatizzazione. L’IRI e l’ENI dal 1992 al giugno del 2000 hanno realizzato
rispettivamente oltre 105.000 miliardi di vecchie lire per l’IRI e quasi
10.600 miliardi di vecchie lire l’ENI, per un totale di oltre 115.700
miliardi di vecchie lire. Infine, va ricordato l’EFIM, posto in liquidazione nel 1992; le entrate
derivate dalla vendita delle società ai privati sono state di oltre 850
miliardi di lire. Nel primo trimestre 2001 il Tesoro ha venduto una quota di circa il
5% del capitale dell’ENI ad investitori istituzionali con entrate pari a
5.268 miliardi di lire (2,72 miliardi di e). L’IRI invece con la vendita del 100% delle azioni della Cofiri ha realizzato entrate pari a 984 miliardi di lire
(508 miliardi di e).
Sono state, inoltre, programmate ulteriori operazioni di dismissione da
parte del Tesoro; una vendita che porti la partecipazione pubblica sull’ENEL
al di sotto del 50%, la vendita delle residue quote mantenute nella Telecom,
la vendita di importanti settori del patrimonio immobiliare pubblico e del
settore bancario. Va ricordato che i dati del consuntivo del 2000 mostrano che l’ENEL è
ancora l’operatore dominante in tutti i segmenti di mercato (produzione,
potenza, trasmissione e distribuzione). In particolare, infatti, fino al 2000
il gruppo ENEL deteneva il 77,4% della produzione netta, il 74,3% della
potenza, l’89% della trasmissione delle linee a 380-220 KV e l’85% delle
linee a 150-132-120 KV (attraverso la Terna, società del gruppo) e l’80%
della distribuzione . Anche nella vendita al mercato libero l’ENEL Trade possiede ancora una quota di mercato di oltre il
40%; nel mercato vincolato il 92% dei clienti è fornito dall’ENEL
Distribuzione coprendo circa il 97% delle vendite. (Cfr. Tav.8.) Il decreto legislativo 164 del 23 maggio 2000 ha definito i principi che
dovranno accompagnare la liberalizzazione del settore del gas. Le attività di
trasporto, di erogazione, di approvvigionamento e di vendita del gas sono
stati oggetto di diversi decreti che prevedevano di volta in volta la
liberalizzazione dei diversi settori. “Il Ministero dell’Economia nel corso del 2000 e nei primi sei mesi del
2001 ha realizzato le seguenti operazioni di dismissione relative a società
direttamente controllate: a) La vendita della quota detenuta nel Credito Industriale Sardo (53,23%)
realizzata nel maggio 2000; b) La vendita dei pacchetti di minoranza residui detenuti in Meliorbanca
(7,21%), Banco di Napoli (16,16%) e Mediocredito Lombardo (3,39%) realizzata
sempre nel corso del 2000; c) La vendita di una quota del 5% del capitale sociale di ENI realizzata
nei primi sei mesi del 2001; d) La vendita delle partecipazioni residue detenute in Beni Stabili
(0,25%) e San Paolo-IMI (0,35%) conclusa nel giugno 2001. Tali operazioni hanno generato un introito lordo complessivo pari a
6.558,678 miliardi di lire (circa 3.387,274 milioni di e), di cui 6.466,451
miliardi (pari a circa 3.339,643 milioni di e) sono stati versati al capitolo
4055 dello stato di previsione dell’entrata del bilancio dello Stato, per poi
affluire al “Fondo per l’ammortamento dei titoli di Stato” [5]; quanto ai residui 50 miliardi di lire (pari
a 25,823 milioni di e) sono stati versati a ricostituzione delle somme di cui
al capitolo 4056 dello stesso stato di previsione dell’entrata del bilancio
dello Stato [6]. L’incasso netto delle operazioni del periodo è stato pari a complessivi
6.512,439 miliardi di lire (3.363,394 milioni di e). I proventi delle privatizzazioni costituiscono la principale fonte di
alimentazione del Fondo per l’ammortamento dei titoli di Stato. Dal 1994 (primo
anno di esercizio dello stesso) al 30 giugno 2001, vi sono affluiti
complessivi 163.810,222 miliardi di lire (84.600,919 milioni di e), dei quali
157.197,499 miliardi (81.185,732 milioni di e) derivanti da dismissioni
patrimoniali. In base alle disposizioni normative che ne regolano il funzionamento, le
somme ivi accreditate possono essere impiegate per il riacquisto di titoli di
Stato sul mercato, per il rimborso di titoli in scadenza nonché per
l’acquisto di partecipazioni azionarie possedute da società delle quali il
Tesoro sia unico azionista, ai fini della loro dismissione” [7]. E’ interessante analizzare la distribuzione delle nuove quote di mercato
del settore del gas attraverso i dati forniti dall’ Autorità Energia
elettrica e Gas nel 2001. Si sta procedendo alla vendita della società Tirrenia e la dismissione
della partecipazione dell’IRI nella Fincantieri. Per realizzare il tanto decantato beneficio del mercato, in sostanza è
richiesta: - “l’uscita dello Stato dalle principali imprese ancora a controllo
pubblico, e in particolare dal settore dell’energia elettrica, da quello
petrolifero e, gradualmente, da quello della difesa. La privatizzazione della
RAI dovrà essere avviata in un adeguato contesto normativo del settore
radiotelevisivo; - la rinuncia ai poteri speciali attribuiti al Ministero del Tesoro in
base alla legge 474/94, come richiesto dalla Commissione Europea. Questo
consentirà di accrescere ulteriormente la contendibilità delle imprese
privatizzate; - l’attuazione, auspicata anche nell’ultimo rapporto dell’OCSE, di
autentici programmi di privatizzazione a livello locale, dove, anche in un
passato recente, si è assistito ad una continua crescita del pubblico
rispetto al privato; - il controllo attento e puntuale nell’attuazione in tempi rapidi della
normativa sulle fondazioni bancarie, in modo da promuovere l’efficienza dell’intero
settore, separando la gestione del patrimonio delle fondazioni dal controllo
delle banche e generando al contempo la disponibilità di risorse finanziarie
da impiegare nel settore no-profit; - l’accelerazione dell’impiego del project financing e di forme di Public-Private Partnership,
estendendo il concetto di privatizzazione alla realizzazione e gestione di
infrastrutture e servizi di pubblica utilità... - il completamento di un quadro regolamentare certo, che consenta la
programmazione di strategie industriali e lo sviluppo della concorrenza in
mercati sempre più aperti ed integrati a livello europeo” [8]. Ed ancora: il Ministro dell’economia Giulio Tremonti sostenendo che
“Nello Stato c’è ancora molto da vendere” si è detto favorevole ad accelerare
il processo delle privatizzazioni sostenendo che il Governo pensa di
realizzare nelle legislatura corrente oltre 120.000 miliardi. “Completare, accelerandone i tempi, la cessione di ENI ed ENEL;
realizzare rapidamente la vendita delle partecipazioni residue in Telecom e
Seat, nei vari Mediocrediti regionali , gli scampoli di azioni detenuti in
INA e BNL, dare l’avvio alla procedura per privatizzare l’ETI, la società che
ha ereditato l’attività degli ex Monopoli: questo il menù delle operazioni
che dovrebbero assicurare gli incassi ipotizzati” [9]. [1] Cfr. Libro Bianco sulle operazioni......,
op. cit., pag.91. [2] Cfr. Libro Bianco sulle operazioni......,
op. cit., pag.92. [3] “Le privatizzazioni in Italia dal 1992”,
R&S , op. cit. pag.25 [4] Cfr. Libro Bianco sulle operazioni......,
op. cit., pag.103. [5] Il “Fondo per l’ammortamento dei titoli di
Stato” è stato istituito ai sensi dell’art.2 della Legge 27 ottobre 1993, n.
432. [6] A tale capitolo vengono imputati gli importi
necessari al pagamento dei costi sostenuti per la realizzazione delle
operazioni di cessione. [7] Relazione sulle privatizzazioni Relazione al
Parlamento sulle operazioni di cessione delle partecipazioni in società
controllate direttamente o indirettamente dallo Stato (ex art. 13, comma 6,
legge 474/94), Ministero dell’economia, Dipartimento del Tesoro [8] Cfr. Libro Bianco sulle operazioni......,
op. cit., pag.114-115. [9] Cal. M., “Privatizzazioni, 120 mila mld in 5 anni”, in Il sole 24ore del 17/07/01 |
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