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NE IRROGANTO di Mauro Novelli BIBLIOTECA
Rutebeuf (Champagne - metà del 1200)
Il compianto d'oltremare
Imperatori, re, conti,
Duchi e principi, voi a cui vengono esposte,
Per svagarvi, storie diverse
Riguardanti coloro che solevano combattere
Nel passato in difesa della santa Chiesa,
Orsù, ditemi per quale servizio
Immaginate d'ottenere il paradiso.
Una volta lo guadagnavano gli eroi
Di cui voi sentito recitare in volgare le storie
Coi) la lotta e col martirio
Che essi affrontavano sulla terra.
Ecco arrivato il tempo in cui vi viene a cercare Dio,
A braccia stese, sporco dei suo sangue,
E da lui vi sarà evitato il fuoco
Dell'inferno e del purgatorio.
Intraprendete una nuova crociata,
Servite Dio con cuore sincero e integro,
Perché Dio vi indica la via
Del suo paese e della sua marca
Che sono ingiustamente oppressi.
Dovreste pertanto impegnarvi
A rivendicare e a difendere
La terra promessa
Che è in tribolazione
E perduta se Dio non ci pensa
E se non riceve quanto prima soccorso.
Ricordatevi di Dio Padre
Che per soffrire la morte amara
Inviò il suo Figlio sulla terra.
Ora è in grande pericolo la terra
Ove egli stette e mori e risuscitò.
Non so che dirvi di più:
Colui che non presterà il suo soccorso in questo frangente,
Che dimostrerà noncuranza,
Lo stimerò poco in ogni altra occorrenza,
Quantunque egli sappia ben dissimulare;
Anzi ripeterò giorno e notte:
«Non è tutto oro ciò che riluce».
Ah! re di Francia, re di Francia,
La religione, la fede e la devozione
Stanno scomparendo quasi per intero.
Perché devo continuare ad essere con voi reticente?
Portate aiuto laggiù, perché ora ce n'è bisogno,
Voi e il conte di Poitiers
E, assieme, gli altri baroni.
Non aspettate che vi rubi
L'anima la morte, per Dio,, signori!
Ormai chi vorrà avere onore
In paradiso se lo deve guadagnare,
Giacché non vedo altra ingegnosa soluzione.
Gesucristo disse nel Vangelo,
Che non mente e non inganna:
«Non deve ottenere il paradiso
Chi moglie e figli e beni
Non lascia per amore di colui
Che alla fine sarà suo giudice».
Parecchie persone sono molto dispiaciute
Per il tradimento subito da Orlando
E versano lacrime di falsa compassione;
Eppure percepiscono da sole la benevolenza
Che ci ha manifestato Dio, nostro creatore,
Il quale sulla santa croce gridò
Agli Ebrei che moriva di sete.
E questo non faceva certo per bere a garganella,
Ma perché aveva sete di redimerci.
Di lui bisogna avere soggezione e timore,
Per tale signore si deve piangere
Che si lasciò tanto maltrattare
Da farsi trapassare il costato
Per scamparci dalla dimora atroce.
Dal costato uscirono sangue e acqua
Che mondano e lavano i suoi fedeli.
Re di Francia, che avete messo
La vostra ricchezza, i vostri amici
E la vostra persona in prigione per amore di Dio,
Vi macchiereste di una colpa troppo grave
Rinunziando alla Terra Santa.
t giusto che vi andiate subito
0 che inviate h delle truppe,
Senza risparmiare oro né argento,
Affinché il diritto di Dio sia rivendicato con le armi.
Dio non vuole più accordare dilazioni
Ai suoi devoti, né lungo rinvio;
Intende anzi emettere una diffida
E desidera che lo vadano a visitare quelli
Che vorranno sedere alla sua destra.
Ahi! prelati della santa Chiesa
Che per proteggere i vostri corpi dalla sizza
Non volete farvi pellegrini,
Il signor Goffredo di Sergines
Vi reclama dall'altra parte del mare.
Ma io sostengo che è da biasimare
Chi non vi chiede conto
Se non dei buoni vini e dei buon vitto
E dei pepe ben forte.
Questa è la vostra guerra e la vostra impresa,
In ballo è il vostro Dio, in ballo è la vostra salvezza:
Vostro padre vi presta aiuto.
Rutebeuf, che non tace nulla, assicura
Che avrete un piccolo lenzuolo mortuario
Sebbene le pance siano molto rigonfie.
E che faranno le anime indolenti?
Andranno in quel luogo che non oso nominare;
Dio sarà giudice di questa faccenda.
Inviate dunque l'imposta dei centesimo,
Sui beni che da lui stesso vi provengono, a Gesù Cristo,
E fategli almeno questa concessione,
Dal momento che egli vi ha posto così in alto!
Ahi! grandi chierici, grandi prebendari,
Che siete cosi smodati gozzovigliatoci
Da far della vostra pancia Dio,
Ditemi per quale benemerenza
Avrete parte nel regno di Dio voi
Che non volete recitare un solo salmo
Del salterio, tanto siete empi,
Eccetto quello che contiene due versi:
E quello stesso recitate dopo pranzo.
Dio vuole che l'andiate a vendicare
Senza inventare nessun'altra scusa
0 che rinunziate al patrimonio
Che appartiene al sangue del Crocifisso.
Voi lo rispettate in maniera sbagliata, ve l'assicuro io.
Se voi servite Dio in chiesa,
Dio vi ricompensa in altro modo,
Nutrendovi nella vostra casa:
Si è esattamente pari a pari.
Ma se voi avete a cuore il ricetto
Che procura la gioia perpetua,
Compratelo, perché Dio lo vende:
P roprio ora, in verità, egli ha bisogno
Di acquirenti e commettono un errore
Quelli che non tentano d'acquistarlo subito;
Lo vorranno infatti avere in un momento
In cui non lo si potrà più comprare.
Giostratori, che direte voi
Quando arriverete al giorno dei giudizio?
Cosa potrete rispondere dinanzi a Dio?
Allora infatti non si potranno più nascondere
Né chierici né laici,
Ed il Signore vi mostrerà le sue piaghe.
Se vi chiede spiegazioni per la terra
Ove egli volle soffrire la morte per voi,
Che gli risponderete? Non so cosa
possiate argomentare.
I più arditi saranno così docili
Che potranno esser presi per la mano;
E noi non abbiamo affatto domani,
Perché incombe e s'approssima il termine
In cui la morte ci chiuderà la bocca.
Ah, Antiochia, terra santa! Come
è doloroso il tuo pianto,
Non avendo tu più nessun Goffredo!
Il fuoco della carità è freddo In tutti i cuori cristiani;
Né giovani né anziani
Si preoccupano di combattere per Dio.
A lungo potranno dibattere
Giacobini e Cordelieri
Per trovare un Angelieri,
Un Tancredi o un Baldovino;
Ma lasceranno ai Beduini
Conservare la Terrasanta
Che ci è tolta per negligenza;
E Dio se la trova già in parte arsa.
Dafl'altra parte sopraggiungono quelli di Tarso;
E Carismani e Cananei
Verranno per devastare tutto:
Non ci sarà chi la difenda.
Se il signore Goffredo chiede
Soccorso, ha poca speranza d'ottenerlo,
Perché non vedo alcuna reale possibilità;
In effetti, più parlerò di queste cose,
Più aggraverò la situazione.
Questo mondo è marcio: chi farà del bene
Lo troverà dopo la morte.
Anonimo (da un manoscritto di metà del 1100)
Cavalieri, siete molto privilegiati,
Avendo Dio sporto a voi querela
Contro i Turchi e gli Almoravidi,
Che gli hanno recato sì gravi oltraggi.
Certo, a torto si sono impadroniti delle sue terre;
Dobbiamo giustamente provarne dolore,
Perché là Dio fu primamente adorato
E riconosciuto come signore.
Chi ora andrà con Luigi
Giammai avrà paura dell'inferno,
Perché la sua anima se ne starà in paradiso
Con gli angeli di nostro Signore.
Edessa è occupata, lo sapete bene,
E i cristiani ne sono sgomenti;
Le chiese sono bruciate e distrutte:
A Dio non è più offerto li il sacrificio eucaristico.
Cavalieri, perché indugiate a pensare,
Voi che siete apprezzati per fatti d'armi?
Presentate in dono le vostre persone a colui
Che per voi fu messo ritto sulla croce.
Chi ora andrà con Luigi
Giammai avrà paura dell'inferno,
Perché la sua anima se ne starà in paradiso
Con gli angeli di nostro Signore.
Prendete esempio da Luigi,
Che ha più beni di voi:
Egli è ricco e potente,
Cinto di corona superiore a quella di tutti gli altri re:
Ha abbandonato pellicce vaie e grigie,
Castelli, paesi e città:
Si è volto a colui
Che per noi fu martoriato sulla croce.
Chi ora andrà con Luigi
Giammai avrà paura dell'inferno,
Perché la sua anima se ne starà in paradiso
Con gli angeli di nostro Signore.
Il Salvatore consegnò il suo corpo ai Giudei
Per liberare noi dalla prigione;
Gli procurarono piaghe in cinque punti,
Tanto che sopportò morte e passione.
Ora vi fa sapere che i Cananei
E la gente di Sanguin il fellone
Gli hanno inflitto dei colpi molto spiacevoli:
Rendete subito loro il guiderdone che si meritano!
Chi ora andrà con Luigi
Giammai avrà paura dell'inferno,
Perché la sua anima se ne starà in paradiso
Con gli angeli di nostra Signore.
Dio ha disposto una battaglia
Tra inferno e paradiso
E esorta tutti i suoi fedeli
Che vogliono prendere le sue difese
A non venirgli meno...
Chi ora andrà con Luigi
Giammai avrà paura dell'inferno,
Perché la sua anima se ne starà in paradiso
Con gli angeli di nostro Signore,
Ora il figlio di Dio Creatore
Ha fissato un giorno per essere a Edessa:
Là saranno redenti i peccatori
........................................
Coloro che colpiranno bene e per amore suo
Andranno a servirlo in quest'occorrenza
.......................................
Per procurare la vendetta di Dio.
Chi ora andrà con Luigi
Giammai avrà paura dell'inferno,
Perché la sua anima se ne starà in paradiso
Con gli angeli di nostro Sipore.
Andiamo a recuperare le reliquie di Mosè,
Che si recò sul monte Sinai;
Non le lasciamo più ai Saraceni,
E non lasciamo a loro nemmeno la verga con cui egli bipartì
In un sol colpo fi mar Rosso
Quando un gran numero di persone lo seguì;
E Faraone gli corse dietro,
Rimettendoci coi suoi la vita.
Chi ora andrà con Luigi
Giammai avrà paura dell'inferno,
Perché la sua anima se ne starà in paradiso
Con gli angeli di nostro Signore.
Richard de Fournival (nato ad
Amiens il 10 ottobre 1201)
Ascoltate, signori indolenti per poltroneria,
Che rimanete qui, privi d'ogni bene,
Ricordatevi della morte angosciosa
Che il figlio di Dio soffi, lui per primo!
Egli fu legato al palo con stringhe
E fu battuto con corregge nodose;
Sappiamo bene che fu messo sulla croce
Per liberarci dalle pene dolorose.
Ah! cuori fiacchi, cattivo carname ignominioso,
Avete dunque grande paura di morire?
Ricordatevi della morte dolorosa
Che sarà senza fine e sarà sempre più tormentosa!
Riconciliamoci col nostro creatore
Che ci viene a cercare con aspetto molto gioioso
E dice: «Qua, tutti i buoni e i migliori,
Ché in paradiso c'è molto posto libero!»
Nel giorno terribile, spiacevole e pieno d'angoscia
In cui il figlio di Dio verrà inflessibile e sdegnato
E mostrerà per intero le ferite
Nei fianchi, nelle mani, nei piedi,
Che ebbe per noi e che lo fendettero e passarono da parte a parte,
Non ci sarà santo che oserà dire una sola parola;
Il più ardito vorrà aver preso la croce,
Tanto si avrà paura del suo malumore e del suo sdegno.
Oltremare, in quella terra santa
Ove il Signore nacque e ove morì e risuscitò,
Dobbiamo andare a reclamare la nostra eredità,
Perché a gran torto per noi ne fu estromesso;
Chi non verrà laggiù non sarà suo fedele,
Perché egli non ha pace, né tregua, né sosta;
Dio ci permetta di andare laggiù e di ritornare in modo
Che possiamo accedere al paradiso senza difficoltà.
Aimeric de Peguilhan
(nato a Tolosa attorno al 1170)
Ora si vedrà quali persone saranno desiderose
D'avere l'apprezzamento del mondo e l'apprezzamento di Dio,
Ché potranno facilmente guadagnarli ambedue
Coloro che si faranno giudiziosamente pellegrini
Per recuperare il Sepolcro.
Ahimè! quale dolore
Che i Turchi abbiano recato oltraggio a nostro Signore!
Teniamo nell'intimo sempre presente quel disonore mortale
E prendiamo il santo emblema della croce
E passiamo di là, dato che il forte e saggio
Buon papa Innocenzo ci guiderà.
Dunque, poiché ciascuno ne è pregato ed esortato.
Si tragga avanti e si faccia crociato nel nome di Dio,
Il quale fu messo nella croce fra due ladroni,
Quando senza colpa l'uccisero i Giudei;
Se infatti apprezziamo lealtà e valore,
Terremo a disonore la spoliazione delle cose lasciateci da lui.
Ma noi amiamo e ricerchiamo ciò che è cattivo
E sdegniamo ciò che è buono e ha valore;
La verità è che il vivere qui, che equivale a morire, non
è bello,
Mentre il morire laggiù, cioè il rivivere nella salvezza
eterna, è gradevole.
Non dovrebbe esserci uomo timoroso
Di subire la morte nel servizio di Dio,
Dal momento che egli la subì per servire noi,
Per cui saranno salvi assieme a sant'Andrea
Coloro che lo seguiranno là verso il Monte Tabor;
Nessuno quindi deve aver paura,
Nella spedizione, di questa morte carnale.
Si deve di più temere la morte spirituale,
Quando ci saranno pianti e stridori di denti,
Come rivela e garantisce san Matteo.
Ah, son venuti il tempo e la stagione
In cui si deve appurare chi dubita di Dio,
Giacché egli non esorta se non i valenti e i prodi.
Quelli invero saranno sempre sinceramente suoi
Che saranno laggiù forti e buoni combattenti
.. .....................................................
E franchi e generosi e cortesi e leali;
E rimarranno qua i miseri e i venali,
Perché Dio vuole che soltanto i buoni con generosi atti di valore
Si salvino laggiù; ed è questo un bel salvamento.
Se mai fu buon Guglielmo Malaspina
In questo mondo, ben lo prova ora nel servizio di Dio, Perché s'è
volontariamente crociato tra i primi
Per soccorrere il santo sepolcro e la terra ricadente sotto la sua
sovranità;
Perciò hanno colpa i re e gli imperatori,
Perché non s'accordano tra loro
Al fine di liberare il regno del Re
E così pure la città luminosa, il sepolcro e la croce
Che i Turchi hanno detenuto tanto a lungo
Che il solo udirlo costituisce una grave afflizione.
Marchese di Monferrato, i vostri antenati,
Ebbero il prestigioso possesso della Siria;
E voi, signore, vogliate averlo parimenti.
Nel nome di Dio prendete la croce
E passate di là, ché gloria e onore
Avrete nel mondo e salvezza in Dio.
Tutto ciò che uno fa nel mondo equivale ad un bel niente
Se alla fine non l'assiste la sua sagacia.
Guilhem Figueira ( nato a Tolosa
- prima metà del 1200)
Ogni uomo che ben comincia e ben finisce
Allontana da sé il biasimo ed acquista positiva reputazione;
Dio infonde invero a chi ben comincia
forza conveniente, cosi che risulta buona la fine.
E mai senza la benedizione iniziale e finale di Dio
Vedemmo maturare frutto da buona semenza;
Ecco perché colui che ben comincia e ben finisce
Riporta frutto di pregio e frutto di salvezza.
Questo buon frutto nasce primariamente e fiorisce
Da buona fede e poi, quand'è in fiore,
Lo nutrono con dolcezza le buone opere:
Con la fede infatti nasce e con le opere si nutre.
E chi mangerà di questo frutto nel modo dovuto
Vorrà morire come penitente;
Per cui la sua morte sarà senza macchia, una vera nascita,
Perché il giorno in cui l'uomo muore per Dio nasce alla giustizia.
Alla giustizia è nato colui che Dio ha in grazia,
Indi vive sempre in giustizia, senza afflizione,
Perché in giustizia e con dolce sapore
Ha mangiato il frutto per mezzo del quale è salva la sua anima.
E allora andiamo tutti assieme
A mangiare di questo frutto che è la nostra salvezza
E lo troveremo certamente oltremare
Là dove il Signore fu messo a morte e pure risorse.
La sua morte rappresentò il vero cammino
Per il quale dobbiamo andare tutti noi peccatori
E chi morrà per Dio Creatore
Vivrà sempre gioioso in paradiso;
Tale morte infatti non è altro che una vita senza tormento
E il vero frutto di Cristo, che l'apprezza;
Perciò ognuno deve avere in mente
Questo modo di morire per vivere in eterno.
Dio ha esortato al frutto che non perisce
Il valente re Federico, mio signore,
E tutti quelli che per suo amore
Vorranno morire e rivivere esorta
Ad andare a schiacciare la gente infedele
Che rifiuta di riconoscere Cristo e il suo messaggio
E la sacra croce, in cui non crede,
E che rifiuta sprezzantemente di riconoscere il Sepolcro.
Gesù, signore verace, cui son devoto,
Luce retta di vero splendore,
Cristo Salvatore, date forza e vigore
E buon consiglio ai vostri pellegrini 44
E preservateli da pena e da vento avverso,
In modo che possano senza esitazione passare
Là per recuperare con il vostro aiuto
La sacra croce e il santo sepolcro.
Re Federico, voi siete frutto di giovinezza
E frutto di pregio e frutto di sapere
E se ora mangiate del frutto di penitenza,
Finirete bene ciò che avete cominciato bene.
Elias Feirel (nato a Périgord verso la fine del 1100)
Se si sapesse suggerire prima un così buon rimedio
Come si fa dopo, quando si è subito il danno,
Nessun uomo sarebbe preso alla sprovvista.
E procrastinando il servizio a quel signore
Che volle soffrire per noi morte e pena?
Per questo non si deve indugiare ad agire bene,
Perché dopo la morte il rimedio non vale nulla.
Non vale nulla, una volta che si è subìto il danno:
E a procurare il proprio danno sono ben addestrati
I conti e i re e i baroni e i marchesi
Che s'uccidono l'un l'altro facendosi guerra.
Così faranno perire la cristianità;
E dovrebbero piuttosto uccidere Turchi e pagani
E recuperare la città santa,
Gerusalemme, e conquistare il Cairo.
Al Cairo, infatti, Arabi e Persiani,
Curdi e Turchi sono attanagliati dalla paura
E mai paese fu conquistato così facilmente
Come sarebbe quello, dato che essi vanno già
Spaventando la cosa:
Nei loro sortilegi hanno trovato senza ombra di dubbio
Che i cristiani devono arrivare loro addosso
E conquistare e distruggere la loro terra;
E l'ora è giunta, a mio parere.
A mio parere nessuno sa così
Ben parlare da poter descrivere
I grandi onori, le ricchezze e i vantaggi
Che avranno coloro che passeranno di là.
Perché, dunque, si mostrano irresoluti
I potenti malvagi che dovrebbero rallegrarsi
E lanciarsi a gara verso la crociata,
In modo che si potesse convertire in bene il male che fanno?
Voglio esporre ai crociati che vanno laggiù
Qual è il giusto percorso dei viaggio:
Attraverso l'Ungheria nella terra dei Greci,
Giacché in quelle contrade non troveranno alcuna opposizione;
E soccorrano colei nella quale Dio volle concentrare
Tutte le virtù, per cui la si deve onorare:
L'imperatrice Iolanda che con pena
Governa la terra nella quale fu imperatore Emanuele.
Imperatore Federico, vi faccio sapere
Che si è impegnato a procurare il suo danno
Il vassallo che ha promesso al suo signore
Ciò in cui gli vien meno nel momento del grave bisogno.
Orbene, con questo canto vi voglio pregare e raccomandare
Di passare là dove Gesù volle morire
E di non essere in quest'occasione inattendibile,
Perché il padre non deve stare ad aspettare il figlio.
Marchese Guglielmo, all'ozio e al dormire
Del Monferrato non volete rinunziare?
Difficilmente vendicherete la morte di vostro padre
E le spoliazioni che vengono compiute ai danni di vostro fratello.
A ragione vi si può definire cattivo figlio di buon padre,
E mi dispiace assai, ma non posso far altrimenti.
Falquet de Romans (nato nel
Delfinato attorno al 1170)
Dal momento che arriva la dolce stagione e va via il freddo
E trovo assai grande abbondanza d'argomenti,
Ben devo cantare, ché per troppo tempo me ne sono astenuto;
E mi hanno impedito di cantare lo smarrimento e il dolore
Che provo vedendo andare alla perdizione
E distruzione la santa cristianità
E vedendo tutto il mondo sovvertito e alterato;
Per questo non posso concedermi grande allegria.
Conti e re, duchi e imperatori
E molti baroni e molti personaggi potenti
Vedo promuovere guerre per semplice capriccio
E i forti portano via ai deboli i loro beni.
Eppure tutti moriremo, lo sappiamo con certezza!
Ognuno si separerà allora dal suo patrimonio
E la somma dei torti e dei peccati
Troveremo tutti nel giorno del giudizio.
Ahimè! miseri, quanto sarà grande il dolore
E che diremo quando saremo riuniti
In un campo fiorito dove vedremo inchiodato
Il Signore nella croce per tutti noi peccatori
E ferito tanto crudelmente nel costato
E coronato di pungenti spine!
Allora vorremmo ciascuno aver recuperato
La sacra croce e il suo santo sepolcro.
Quando il Signore dirà: «Coloro che freddo e caldo hanno
Sofferto per me e versato il loro sangue
E che mi hanno riverito e temuto e amato
E che mi hanno servito e prestato aiuto e onorato,
Quelli staranno nel gaudio, senza tormento,
E quelli che avranno verso di me torti e peccati
Immancabilmente, perché a loro non sarà perdonato,
Cadranno laggiù nel fuoco ardente dell'inferno».
Allora ci saranno costernazione, dolore e pianto
Quando il Signore dirà: «Andate, sciagurati,
Nell'inferno dove sarete tormentati
Ormai per sempre con pena e con supplizi
Perché non credeste che io avessi sofferto grave martirio;
Fui ucciso per voi e ve ne siete mal ricordati!»
Ma potranno dire quelli che morranno crociati:
«E noi,
Signore, fummo a nostra volta uccisi per voi!»