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DOSSIER “LAICI & CHIERICI” |
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TARTICOLI DEL 25-30 giugno 2008
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Articoli
Laici e chierici (120)
Pio XII, suor Pascalina e gli archivi ebraici
( da "Giornale.it,
Il" del 25-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: Ora che l'antica messa è stata liberalizzata - seppur con molte difficoltà e clamorose disobbedienze - molti fedeli tradizionalisti non comprendono perché la Fraternità non si accordi con Roma rientrando pienamente nella comunione cattolica. Circostanze così favorevoli con tutta probabilità non si ripeteranno più.
Da
Ruini a Vallini, da Saraiva ad Amato. Al Sant'Uffizio? Sanna
( da "Giornale.it,
Il" del 25-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: Ora che l'antica messa è stata liberalizzata - seppur con molte difficoltà e clamorose disobbedienze - molti fedeli tradizionalisti non comprendono perché la Fraternità non si accordi con Roma rientrando pienamente nella comunione cattolica. Circostanze così favorevoli con tutta probabilità non si ripeteranno più.
Gli
statuti del Cammino neocatecumenale, verso il 13 giugno
( da "Giornale.it,
Il" del 25-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: Ora che l'antica messa è stata liberalizzata - seppur con molte difficoltà e clamorose disobbedienze - molti fedeli tradizionalisti non comprendono perché la Fraternità non si accordi con Roma rientrando pienamente nella comunione cattolica. Circostanze così favorevoli con tutta probabilità non si ripeteranno più.
In
manette il rampante Follieri,rischia mezzo secolo di carcere
( da "Secolo
XIX, Il" del 25-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: ottenendo milioni di dollari da investire a scopo speculativo nell'acquisto di proprietà dismesse dalla Chiesa Cattolica in bancarotta per lo scandalo dei preti pedofili. Follieri avrebbe fatto credere ai suoi interlocutori che la Santa Sede lo aveva ufficialmente nominato "chief financial officer" e che ogni volta che andava a Roma veniva ricevuto in udienza dal Papa.
Il
faccendiere che sedusse manhattan in manette l'italiano amico dei clinton -
mario calabresi ( da "Repubblica, La"
del 25-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: in questo caso però non si trattava di beni antichi ma delle proprietà della Chiesa cattolica negli Stati Uniti di cui Follieri millantava di essere il rappresentante. E non stupisce che il primo ad avere sospetti sia stato proprio un italoamericano: Andrew Cuomo, procuratore generale di New York, che da mesi lo aveva messo nel mirino.
L'eros
da pasolini al family day - maria pia fusco roma
( da "Repubblica,
La" del 25-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: e colori è più vicina agli episcopali americani che ai raduni cattolici tradizionali. Tutto è cominciato con lo sdoganamento dei gruppi cattolici insofferenti delle gerarchie ecclesiastiche operato da papa Wojtyla, che con il suo carisma se n'è riappropriato. Oggi si saldano con un laicismo popolare molto diffuso".
Candiolo,
grande stevens alla presidenza ma allegra agnelli preferirebbe gabotto - sara
strippoli ( da "Repubblica, La"
del 25-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: A sponsorizzarlo sarebbe la corrente laica della ex-Margherita, in particolare il vicepresidente della Regione Paolo Peveraro. Il fronte dei cattolici del partito, quello che con molti distinguo riunisce il vicecapogruppo regionale Stefano Lepri, l'onorevole Marco Calgaro e il presidente del Consiglio regionale Davide Gariglio mette invece sul piatto il nome di Angelo Pera,
Tecnico
e abusivo a cattolica eraclea ( da "Repubblica, La"
del 25-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: Palermo La curiosità Tecnico e abusivo a Cattolica Eraclea SCIACCA - Era per tutti un integerrimo impiegato all'ufficio tecnico del Comune di Cattolica Eraclea, ma anche un abusivo. I carabinieri hanno messo i sigilli alla villetta che A.P., 36 anni, aveva quasi finito di realizzare in contrada Capo, uno dei luoghi più suggestivi della provincia.
Il
richiamo dei protestanti sulla lotta alla mafia - augusto cavadi
( da "Repubblica,
La" del 25-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: ma anche ai cattolici e, più ampiamente, a tutti i concittadini di qualsiasi orientamento ideale. Esse manifestano essenzialmente una preoccupazione di ordine squisitamente civile: "Lo Stato, le formazioni politiche, le agenzie culturali non sempre sostengono con trasparenza e decisione i principi della convivenza,
È
in calo l'occupazione delle donne - luca de vito
( da "Repubblica,
La" del 25-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: docente di Diritto del lavoro alla Cattolica - . C'è stato un capovolgimento: sono standard le occupazioni flessibili ed eccezionali quelle stabili". Negativo il trend per l'occupazione femminile. Dalla ricerca emergono infatti, oltre alla riduzione del numero di assunzioni, altri due elementi significativi.
"bella
chiesa nonostante le ombre" - maria cristina carratu
( da "Repubblica,
La" del 25-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: i cristiani laici, e tutta "la gente" incontrata in questi anni, i tanti, insomma, che, ha detto, "disegnano nella mia memoria l'immagine della chiesa e del popolo fiorentino, bella nonostante le ombre che non mancano mai nelle cose umane", così come i cristiani sono membra del corpo di Cristo "malgrado i loro limiti,
Gli
interrogativi globali dei due cardinali e l'imbarazzo della politica - giovanni
de plato ( da "Repubblica, La"
del 25-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: Caffarra con lo stesso approccio invita i cattolici e i laici alla riflessione per ritrovare quei valori che permettono di "stare dentro la realtà". Questo loro alto e profondo attaccamento alla storia, alle radici e alla bellezza di questa città, è sperabile che sia stato colto dalle autorità e dai cittadini di Bologna.
Gli
interrogativi dei due cardinali - giovanni de plato
( da "Repubblica,
La" del 25-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: Perché i problemi sollevati dai due Cardinali sono drammaticamente veri e richiedono misure urgenti lungo una linea di valori da condividere. Da questa cruna sono obbligati a passare i democratici se vogliono rilanciare il dialogo tra laici e cattolici per costruire un futuro finalizzato a sconfiggere i particolarismi e gli egoismi.
Quel
frate così heavy metal ( da "Unita, L'"
del 25-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: ma temi di fede che hanno a che fare con la vita e vissuti musicalmente in chiave laica". A luglio uscirà nei negozi il suo quindicesimo disco, Misteri, in cui canta "di sesso, di fede, dell'Uomo, di Dio, della vita, di Bacco e Tabacco e di Maria". L'idea del disco nasce da una canzone calabrese, Regina putentissima, cantata da 200 donne su Maria.
Italia
Oggi: no a ebrei nei viaggi papali per il Tg1
( da "Unita,
L'" del 25-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: Genah non è certo un cattolico, visto che è di religione ebraica". Questa frase, sbagliata, l'ha scritta ieri Italia Oggi riguardo al Tg1. Replica il direttore del Tg1 Riotta: "Un'affermazione assai grave. L'idea che un cittadino italiano di religione ebraica non possa occuparsi di questo o quel tema è aberrante.
L'Anpi
aderisce al Pride nazionale ( da "Manifesto, Il"
del 25-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: Tra le risposte laiche del Pride all'impossibilità di dialogo evidenziata dalle parole della Curia c'è la madrina della manifestazione. Sarà infatti una donna profondamente laica e una scienziata, l'astrofisica Margherita Hack, a benedire l'evento con un video messaggio che sarà proiettato su maxi schermo.
Si
può essere matricole senza rischiare troppo
( da "Tempo,
Il" del 25-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: Fabio Urbani Non di rado assumeva aspetti triviali e a evitarlo noi della Federazione Universitaria Cattolica anticipavamo i battesimi con. .. certificati arditi quanto bastava. La frase più spinta (che tempi!) era: "matricola quasi merda putatur". Tra i riti era previsto anche un bagno in una fontana (spesso quella di Piazza Farnese, dinanzi all'ambasciata francese).
Tg1-Italia
Oggi, polemica sul <giornalista ebreo>
( da "Corriere
della Sera" del 25-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: Genah non è certo un cattolico, visto che è di religione ebraica". Ciò che ha scritto ieri il quotidiano Italia Oggi non poteva passare inosservato. La prima reazione è arrivata dal direttore del Tg1, Gianni Riotta (foto in alto): "Si tratta di un'affermazione assai grave, e viene da sperare piuttosto che si tratti di una caduta di stile.
La
Bonino: a 60 anni mi sono innamorata
( da "Corriere
della Sera" del 25-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: Ma evidentemente il mio stereotipo è quello di una Santa Maria Teresa di Calcutta laica. Eppure...". Eppure la leader del partito di Marco Pannella spiega di aver preso anche due bambine in affidamento. "Ma gli stereotipi sono duri a morire. E così è anche per Marco Pannella: le domande del mio rapporto con lui le rivolgono solamente a me".
Il
Pride nazionale: un paese all'altezza della Costituzione. Aderisce l'Anpi
( da "Liberazione"
del 25-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: intrecciato con le religioni sul rapporto tra stato e chiese, coinvolgendo in iniziative pubbliche quella valdese e le comunità cattoliche di base, che hanno mostrato di essere più aperte al dialogo delle gerarchie cattoliche. La laicità è una delle parole d'ordine del movimento Lgbt italiano, che non si sostanzia in una chiusura aprioristica e ideologica né nei confronti dei credenti -
È
di Tiziano la <Maddalena> dell'Ambrosiana
( da "Corriere
della Sera" del 25-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: Università Cattolica) di restaurare un quadro anonimo della Pinacoteca Ambrosiana, declassato da anni sotto la dicitura "bottega di Tiziano ". Di solito i restauri puntano sulle opere celebri affinché il denaro investito si trasformi in visibilità e questo spiega perché su certi capolavori ci sia addirittura un accanimento conservativo.
1980,
addio alla Bonolis L'angelo dei più deboli
( da "Corriere
della Sera" del 25-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: le suore di via Lanzone per diventare presto responsabile del gruppo femminile dell'Azione Cattolica. Si conquista la licenza commerciale e comincia a lavorare. I sacrifici non la spaventano. Poi il diploma liceale, ottenuto frequentando le scuole serali, e il 24 novembre del 1944 la laurea in Filosofia alla Cattolica. Si iscriverà anche a Medicina, ma non arriverà al traguardo.
"Non
sparate su Alfieri altri minacciano il welfare"
( da "Stampa,
La" del 25-06-2008) + 1 altra fonte
Argomenti: Laicita'
Abstract: il collega cattolico Marco Borgione che cura gli anziani e, in parte, gli stranieri e Roberto Tricarico, pidiellino, sulle cui spalle pesano le case popolari. "Piuttosto - dice Saragnese - ci sarebbe da dare un'occhiata ai costi di tante infrastrutture lasciateci dai Giochi: stupende finché si vuole ma che hanno costi di manutenzione stratosferici"
Il
nodo Prosperini fa slittare il rimpasto
( da "Giornale.it,
Il" del 25-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: ala laica preferirebbe un altro nome (in corsa Stefano Maullu). Gli azzurri non hanno rinunciato alla possibilità di esprimere il presidente del consiglio e per questo c'è chi preferirebbe un vicepresidente della giunta leghista. La Lega, però, non ritiene attraente il ruolo di numero due di Formigoni, che rischia di essere un incarico più di forma che di sostanza.
Walter
e il loft degli amici nemici. Cattolici contro radicali
( da "Giornale.it,
Il" del 25-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: Cattolici contro radicali Il Pd sfoglia la margherita, dunque, nel senso che in casa Veltroni tira aria di lite che potrebbe sfociare prima o poi in separazione. Già, fra le anime diessina e teodem i rapporti non sono proprio idilliaci. Dopo l'anatema dei cattolici contro la "contaminazione" dei pannelliani,
<Io,
omosessuale e di destra Solo la sinistra mi discrimina>
( da "Giornale.it,
Il" del 25-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: di Paola Setti da Milano Per dirla come la dice lui: "C'è qualcosa di peggio che esser gay in un Paese cattolico. Ed è essere di destra in un Paese in cui la cultura e il movimentismo sono appannaggio della sinistra". Era in viaggio per Lubiana, sabato scorso: gli organizzatori del Gay pride sloveno lo hanno poco gentilmente invitato a tornarsene a casa.
L'autunno
caldo di Walter. Dì la tua ( da "Giornale.it, Il"
del 25-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: Cattolici contro radicali Il Pd sfoglia la margherita, dunque, nel senso che in casa Veltroni tira aria di lite che potrebbe sfociare prima o poi in separazione. Già, fra le anime diessina e teodem i rapporti non sono proprio idilliaci. Dopo l'anatema dei cattolici contro la "contaminazione" dei pannelliani,
D'Alema
batte un colpo. Contro Walter. E "L'Unità" se la prende con la
( da "Giornale.it,
Il" del 25-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: Cattolici contro radicali Il Pd sfoglia la margherita, dunque, nel senso che in casa Veltroni tira aria di lite che potrebbe sfociare prima o poi in separazione. Già, fra le anime diessina e teodem i rapporti non sono proprio idilliaci. Dopo l'anatema dei cattolici contro la "contaminazione" dei pannelliani,
Berlusconi
e il governo del "fare". Veltroni e le liti sul governo
( da "Giornale.it,
Il" del 25-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: Cattolici contro radicali Il Pd sfoglia la margherita, dunque, nel senso che in casa Veltroni tira aria di lite che potrebbe sfociare prima o poi in separazione. Già, fra le anime diessina e teodem i rapporti non sono proprio idilliaci. Dopo l'anatema dei cattolici contro la "contaminazione" dei pannelliani,
Quel
venticello di Roma che diventa uragano. Per Veltroni
( da "Giornale.it,
Il" del 25-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: Cattolici contro radicali Il Pd sfoglia la margherita, dunque, nel senso che in casa Veltroni tira aria di lite che potrebbe sfociare prima o poi in separazione. Già, fra le anime diessina e teodem i rapporti non sono proprio idilliaci. Dopo l'anatema dei cattolici contro la "contaminazione" dei pannelliani,
Così
le tecnologie ci cambiano la vita Dì la tua
( da "Giornale.it,
Il" del 25-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: Cattolici contro radicali Il Pd sfoglia la margherita, dunque, nel senso che in casa Veltroni tira aria di lite che potrebbe sfociare prima o poi in separazione. Già, fra le anime diessina e teodem i rapporti non sono proprio idilliaci. Dopo l'anatema dei cattolici contro la "contaminazione" dei pannelliani,
Berlusconi,
Veltroni e i nemici del dialogo ( da "Giornale.it, Il"
del 25-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: Cattolici contro radicali Il Pd sfoglia la margherita, dunque, nel senso che in casa Veltroni tira aria di lite che potrebbe sfociare prima o poi in separazione. Già, fra le anime diessina e teodem i rapporti non sono proprio idilliaci. Dopo l'anatema dei cattolici contro la "contaminazione" dei pannelliani,
La
Sapienza e il rito dell'intolleranza
( da "Giornale.it,
Il" del 25-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: Cattolici contro radicali Il Pd sfoglia la margherita, dunque, nel senso che in casa Veltroni tira aria di lite che potrebbe sfociare prima o poi in separazione. Già, fra le anime diessina e teodem i rapporti non sono proprio idilliaci. Dopo l'anatema dei cattolici contro la "contaminazione" dei pannelliani,
Metamorfosi
ex feudo dei cattolici democratici, oggi risente dell'influenza di bertone
( da "Riformista,
Il" del 25-06-2008) + 1 altra fonte
Argomenti: Laicita'
Abstract: non sono come La Civiltà Cattolica le cui bozze sono visionate prima della pubblicazione dalla segreteria di Stato vaticana. Eppure, a conti fatti, la sbandata degli ultimi mesi in favore di una linea intransigente con tutti sui valori, suona come un tentativo di svoltare verso la linea papale mai registratosi in precedenza.
Arrestato
Follieri, ex della Hathaway ( da "Voce d'Italia, La"
del 25-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: usato il millantato credito presso la Santa Sede per ottenere proprietà della Chiesa cattolica americana a prezzo scontato rispetto al reale valore di mercato. Giunto a New York si era presentato come emissario della Chiesa cattolica, grazie alla consulenza di Andrea Sodano, nipote dell'allora segretario di Stato vaticano. La Santa Sede ha però negato qualsiasi rapporto con lui.
Il
bivio di monsignor Fellay ( da "Giornale.it, Il"
del 25-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: Ora che l'antica messa è stata liberalizzata - seppur con molte difficoltà e clamorose disobbedienze - molti fedeli tradizionalisti non comprendono perché la Fraternità non si accordi con Roma rientrando pienamente nella comunione cattolica. Circostanze così favorevoli con tutta probabilità non si ripeteranno più.
Per
Walter avviso di sfratto. Resisterà all'assedio?
( da "Giornale.it,
Il" del 26-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: Cattolici contro radicali Il Pd sfoglia la margherita, dunque, nel senso che in casa Veltroni tira aria di lite che potrebbe sfociare prima o poi in separazione. Già, fra le anime diessina e teodem i rapporti non sono proprio idilliaci. Dopo l'anatema dei cattolici contro la "contaminazione" dei pannelliani,
Chiese,
sinagoghe e moschee così scelgono tra Obama e McCain
( da "Unita,
L'" del 26-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: primo e unico presidente cattolico degli Stati Uniti, si è stemperato negli anni di Reagan con un progressivo spostamento a destra. Gli storici ricordano inoltre che Kennedy non mise mai in primo piano la propria fede. E per meglio spiegare come ha gestito il rapporto tra religione e politica, hanno coniato l'espressione "cattolico per caso".
I
cattolici integralisti conquistano il Centro sperimentale. Alberoni dux
( da "Liberazione"
del 26-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: Per fortuna i produttori alzano la testa I cattolici integralisti conquistano il Centro sperimentale. Alberoni dux Suitcase Torna a San Siro, il Boss, dopo che nel 1985, vi fece uno dei suoi concerti più belli. Lo ha detto lui. Torna con la sua storica band, la E Street, ma senza il tastierista, Danny Federici, che è morto pochi mesi fa.
I
discorsi dei politici: da <libera Chiesa in libero Stato> al predellino
( da "Corriere
della Sera" del 26-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: Il ritorno dei cattolici in politica (Don Sturzo, 14 giugno 1919: "è superfluo dire perché non ci siamo chiamati Partito cattolico: i due termini sono antitetici; il cattolicesimo è religione, è universalità; il partito è politica, è divisione"), Bordiga e la nascita del Pci, il "bivacco" di Mussolini.
PIO
XI E GANDHI ( da "Corriere della Sera"
del 26-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: vi fu in effetti una certa tensione fra lo Stato e la Chiesa per la politica che il regime stava adottando, a scapito dell'Azione Cattolica, verso le organizzazioni giovanili. Il 29 giugno apparve su questo tema l'enciclica papale "Non abbiamo bisogno ". Forse Gandhi scelse il momento in cui era difficile essere egualmente graditi al Papa e al Duce.
Per
il torinese non autoctono ma d'importazione, la prima notte di San Giovanni
illuminata dai ( da "Stampa, La"
del 26-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: Illumina, ma è tutt'altro che illuminista. Anzi, dei circenses popolari è quello più tipicamente barocco. Infatti ci si dedicarono, senza nessuna remora o preoccupazione di consegnare all'eternità la loro opera, sommi geni come Bernini o Händel.
I
settantamila di San Siro scelgono i brani dello show
( da "Giornale.it,
Il" del 26-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: qualcuno improvvisato come None but the brave e Hungry heart chiesti, anzi implorati dai cartelli delle prime file, insomma una comunione di quasi tre ore tra settantamila persone e il loro confessore laico, sincero, ineguagliabile (e accidenti che fisico, a 59 anni). © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano.
Faretti
e luci per illuminare le opere d'arte
( da "Giornale.it,
Il" del 26-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: 26 pagina 8 Faretti e luci per illuminare le opere d'arte di Redazione Sono tre i monumenti da restaurare all'interno del Duomo: l'altare della Presentazione di Agostino Busti, detto il Bambaia, il monumento funebre di Gian Giacomo Medici di Leone Leoni e l'altare di San Giuseppe di Pellegrino Pellegrini, con la pala che raffigura lo sposalizio della Vergine di Enea Salmeggia.
Storico
asilo Ferrando non andrà in vacanza
( da "Stampa,
La" del 26-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: Per anni l'asilo è stato gestito grazie alla preziosa opera delle suore, ma poi si è visto costretto ad utilizzare solo personale laico. Quindi sono venuti a liberarsi i locali utilizzati dalle religiose al piano superiore, che ora sono stati trasformati in un attrezzato laboratorio odontotecnico.
Comincio
dalla dedica ( da "Unita, L'"
del 27-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: laica e liberale e illuminata, quella che ha contribuito a ricostruire l'Italia del secondo dopoguerra. È un giornalista "sui-generis", ha fondato giornali importanti, è stato maestro di tanti altri giornalisti italiani ed europei, ha sferzato la classe politica, denunciandone i limiti e le meschinità,
Aborto,
il buio oltre la legge ( da "Unita, L'"
del 27-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: alta lezione di etica laica. E, soprattutto, un metodo per cercare di affrontare senza superbia uno dei temi più delicati che turbano e dividono la nostra società multietica. L'aborto, ricorda Flamigni, è un "destino doloroso" che da sempre accompagna le donne (molte donne) nel loro percorso di vita: un'"ombra nera" che talvolta le uccide e sempre la angoscia.
Csm
boccia la salvapremier Mancino nel mirino Pdl
( da "Unita,
L'" del 27-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: quello del laico di Fi Michele Saponara) la bozza di parere redatta dai relatori Fabio Roia e Livio Pepino che contiene giudizi molto severi sulla costituzionalità delle norme blocca processi contenute del testo di conversione del decreto sicurezza. Nove pagine in cui si contesta alle nuove norme il "mancato rispetto" dell'articolo 111 della Costituzione,
Oggi
il via libera al lodo alfano immunità per quattro presidenti - liana milella
( da "Repubblica,
La" del 27-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: dei laici del centrosinistra, di Bergamo dell'Udc. Contrari solo Anedda (An) e Saponara. Ma il parere, che ribadisce come la sospensione, "incongrua, casuale e arbitraria", violi i principi costituzionali dell'obbligatorietà dell'azione penale e della ragionevole durata del processo e presenti "profili di grave irragionevolezza"
"il
papa venga in comune" sì in consiglio con 2 contrari
( da "Repubblica,
La" del 27-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: assise laica e politica - dice Quadrana - deve prevalere il dialogo politico e non religioso". "Da cattolica praticante - dice Gemma Azuni del gruppo Misto, assente in aula al momento del voto - ho ravvisato una non urgenza ad invitare il Papa. Considero più importante che il consiglio lavori su temi quali il disagio sociale".
"rivoluzione
pastorale per salvare la città malata"
( da "Repubblica,
La" del 27-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: lucida relazione con cui spinge alla mobilitazione gli stati generali della Diocesi di Napoli, chiudendo la tre giorni di dialogo e studi convocata a Serino. In sintesi, Sepe chiede ai parroci, ai laici e ai volontari una ancora maggiore e più profonda attività. Li spinge ad offrire risposte concrete, come servizi (quelli che spesso le istituzioni pubbliche non riescono a fornire)
Pirellone,
arriva il rimpasto in giunta neppure una donna - andrea montanari
( da "Repubblica,
La" del 27-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: Un governo maschio al cento per cento che ha già violato le disposizioni del nuovo Statuto". Il rimpasto ha provocato qualche mal di pancia anche dentro Forza Italia. La componente laica vicina al coordinatore regionale Guido Podestà ha provato a mettere in discussione l'assessore lombardo all'Ambiente azzurro Marco Pagnoncelli.
Pd
tra pluralismo e disfacimento ( da "Riformista, Il"
del 27-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: laicità positiva" che scongiuri una frattura tra laici e cattolici sulle scelte da compiere intorno a questi nodi di fondo. Ecco il terreno su cui si decide il futuro del Pd. Confesso di non avvertire, allo stato, consapevolezza della portata di un tale compito mentre vedo prevalere la tendenza ad un pragmatismo del giorno per giorno.
Parere
il compromesso con il quirinale ( da "Riformista, Il"
del 27-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: laico messo lì da Forza Italia, due anni fa. È probabile quindi che la commissione abbia varato un testo dove non esiste la parola incostituzionale. Del resto lo stesso presidente Mancino ha sempre parlato di "irragionevolezza" della norma. Un modo indiretto di puntare alla non costituzionalità, visto che "l'irragionevolezza è uno dei parametri di valutazione della costituzionalità
Rodolfo
Lorenzoni Si conclude oggi ( da "Tempo, Il"
del 27-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: ventennio ha rappresentato il volto della Chiesa Cattolica italiana grazie alle sue indiscusse doti di pastore e di comunicatore. Non sarà facile, il compito affidato a Vallini direttamente da Benedetto XVI. La diocesi di Roma è notoriamente tra le più complesse da gestire, con le sue 330 parrocchie (molte delle quali eleggono a nume tutelare un cardinale) e con il suo nutrito clero.
Salva-premier,
primo no. Il Pdl contro Mancino ( da "Manifesto, Il"
del 27-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: quello del membro laico di Forza Italia Michele Saponara. Il parere definitivo dei magistrati arriverà la prossima settimana, forse già martedì 1 luglio, quand'è convocata una riunione straordinaria del plenum con all'ordine del giorno quest'unico punto. Come anticipato ieri anche dal manifesto, al testo proposto dai relatori Livio Pepino (
Il
Comune invita Ratzinger, che domani riceve il sindaco
( da "Corriere
della Sera" del 27-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: assise laica e politica - ha aggiunto Gianluca Quadrana - deve prevalere il dialogo politico e non religioso". Esprimono la loro soddisfazione, invece, il firmatario della mozione, Dario Rossin, perché la visita "sarà una data fondamentale nella vita politica di Roma" e il vicesindaco Mauro Cutrufo: "è doveroso questo invito in Campidoglio -
Anubi
D'Avossa Lussurgiu Oramai si balla sul filo del conflitto fra poteri dello
Stato: così si ripresenta, sotto il Berlusconi IV, il leit-motiv del rapporto
fra esecutivo politic ( da "Liberazione"
del 27-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: laico" di Forza Italia, Michele Saponara, ha approvato senza modifiche sostanziali la bozza di parere formulata da Livio Pepino (per Magistratura democratica) e da Fabio Roia (per Unicost). Vi si indica l'incostituzionalità della norma per "mancato rispetto" dell'articolo 111 della Carta, quello sulla "ragionevole durata"
<Come
ripartire? Salviamo Napoli dal caos rifiuti>
( da "Corriere
della Sera" del 27-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: Il professore Luigi Campiglio dell'università Cattolica, componente del-l'IReR e del Centro nazionale di prevenzione e difesa sociale, non è sorpreso dai risultati della ricerca. Anche se non nasconde la preoccupazione. L'ottimismo è un atteggiamento psicologico ma non può essere "etereo".
Il
sociologo ( da "Corriere della Sera"
del 27-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Focus - data: 2008-06-27 num: - pag: 11 categoria: BREVI Il sociologo Luigi Campiglio è pro-rettore presso l'Università Cattolica di Milano. Fra i suoi libri "Tredici idee per ragionare di economia" e "Il costo del vivere", ambedue pubblicati presso il Mulino.
L'idea
di biopolitica, coniata da Michel Foucault in alcuni corsi al Collège de France
della fine degli anni Settanta, designa oggi, nel dibattito
filosofico-politico, i diversi ca
( da "Liberazione"
del 27-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: l'attore più potente in campo biopolitico è oggi la Chiesa cattolica, che esercita, legittimamente o no, la pretesa di governare in ogni campo le espressioni della vita. Ma, in generale, "come vivere" (e ovviamente come morire) è la posta in gioco nel conflitto tra destra e sinistra, laici e cattolici eccetera.
Non
sarà facile neanche per questo governo riuscire a gerarchizzare la scuola!
( da "Liberazione"
del 27-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: da voi cattolici, prevede una speciale attenzione da parte del pastore? Le hanno mai detto che questo compito di recupero, con tutti i limiti, ha cercato di svolgerlo quella scuola laica nata dalla Costituzione repubblicana? Sicuramente l'avranno informata che abbiamo una spesa per l'istruzione e la ricerca inferiore di due punti,
Esordio
ok per il primo talk show sull'anima, "Il cielo e la terra" <La
spiritualità è una cosa seria, non lasciamola al Prozac>
( da "Liberazione"
del 27-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: religiosi che si ancorano ad una forte laicità materiale, una manna per la fede dell'italiano medio? Abbiamo chiesto ad ognuno di loro di vestirsi come volevano, non abbiamo costumisti di scena. L'imam come il rabbino hanno il loro copricapo tipico, il monaco buddista e il monsignore si caratterizzano con abiti riconoscibili, il pastore Garrone è venuto così come si veste tutti i giorni.
Madeleine
Fontaine & C ( da "Giornale.it, Il"
del 27-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: nel 1793 confiscò i beni delle suore e impose un direttore laico alla loro scuola. Le suore dovettero indossare abiti civili. Ma il peggio doveva ancora venire, perché era quello il periodo che fu poi chiamato dagli storici "il Terrore". La superiora, la settantunenne madre Madeleine Fontaine, fece fuggire in Belgio, travestite, le suore più giovani.
Nella
stanza dell'analisi - luciana sica
( da "Repubblica,
La" del 27-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: profondamente laico nei confronti del mondo e del sapere psicoanalitico che coltiva con la statura indiscussa del teorico e la riconosciuta amabilità del terapeuta: sul piano delle idee come sul terreno impervio della pratica clinica. Da sempre, per lui - che ha di recente compiuto ottantaquattro anni - sembrano non esistere amici e avversari,
Agenda
religioni ( da "Stampa, La"
del 27-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: AZIONE CATTOLICA, UN CAMPO ESTIVO Da giovedì 3 luglio fino a domenica 6, il Settore Adulti dell'Azione Cattolica di Torino organizza un campo estivo a Valtournanche (Valle d'Aosta) nella Villa del Seminario. Il titolo è "Non ci ardeva forse il cuore?
<Con
gli ortodossi clima nuovo Per il Papa Mosca è più vicina>
( da "Giornale.it,
Il" del 27-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: Gli ortodossi hanno accusato i cattolici di voler fare "proselitismo". Lei come risponde? "Il proselitismo è estraneo alla Chiesa cattolica e se ci fossero stati degli episodi andrebbero ascritti alla limitatezza di chi li ha compiuti. Il proselitismo comincia dove finisce la missione.
Cattive
notizie da Econe ( da "Giornale.it, Il"
del 27-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: Ora che l'antica messa è stata liberalizzata - seppur con molte difficoltà e clamorose disobbedienze - molti fedeli tradizionalisti non comprendono perché la Fraternità non si accordi con Roma rientrando pienamente nella comunione cattolica. Circostanze così favorevoli con tutta probabilità non si ripeteranno più.
Come
invidiole orgogliosecertezzedi una socialista
( da "Secolo
XIX, Il" del 28-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: nella necessità di un rinnovato partito socialista italiano laico, liberale, promotore di uno sviluppo ecosostenibile. Faccio parte di quei socialisti presi a pesci in faccia da Veltroni, che con la sua grande intelligenza e preveggenza politica e con la "fola" del voto utile ha ridato in mano il Paese alla destra.
Gran
bretagna, il sorpasso dei celibi ( da "Repubblica, La"
del 28-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: sebbene più evidente in un paese largamente laico come il Regno Unito, riflette probabilmente un mutamento simile anche nel resto d'Europa. E' l'Ufficio Nazionale di Statistica a dare l'annuncio. Nel 2005, il 50,2% della popolazione di Inghilterra e Galles era sposato. Nel 2006, l'ultimo anno di cui sono disponibili i dati, si sono celebrati 236.
Navi
in bottiglia - gabriele romagnoli
( da "Repubblica,
La" del 28-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: Alla fine il gesto più laico e sano è stato quello di Cofferati Sergio, sindaco di Bologna, che non si è presentato allo stadio nel giorno in cui la squadra ritornava in serie A. L'hanno sommerso di critiche per questo, ma almeno è stato sincero, poco ruffiano e soprattutto consapevole: del fatto che il lunedì seguente a Bologna ci sarebbero stati gli stessi problemi di prima.
Roma,
vallini nuovo cardinale vicario - orazio la rocca
( da "Repubblica,
La" del 28-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: sacerdoti e laici", definendoli "una bellissima compagnia che porterò sempre nel cuore". Il cardinale Vallini "è stato da me scelto per le sue doti pastorali ed umane", ha spiegato Ratzinger. Vallini - nativo di Poli, in provincia di Roma - è stato vescovo ausiliare di Napoli, vescovo di Albano e cardinale presidente del Supremo Tribunale della Signatura apostolica della S.
Genetica
e pregiudizi bipartisan ( da "Unita, L'"
del 28-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: che è Associazione apartitica impegnata a sviluppare la riflessione bioetica in prospettiva laica, vuole offrire uno spunto di dibattito su un tema cruciale. Quella esposta non è la posizione "ufficiale", ma uno stimolo al dibattito, che ci auguriamo possa continuare ed avere copiosi frutti. Presidente della Consulta di Bioetica Onlus.
Questa
pagina è stata realizzata in collaborazione con la Consulta di Bioetica Onlus,
assoc ( da "Unita, L'"
del 28-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: stata realizzata in collaborazione con la Consulta di Bioetica Onlus, associazione culturale che promuove la bioetica in prospettiva laica. Per informazioni: www.consultadibioetica.org o chiamare il numero 0258300423. Come onlus può ricevere donazioni ed essere destinataria del 5 per mille: nella dichiarazione dei redditi basta mettere la firma nello spazio riservato alle onlus
Mosca:
non prendo impronte ai bambini Le dichiarazioni del prefetto al master degli
studenti di Roma Tre. Il censimento dei campi serve a trovare soluzioni condivise.
Inutili gli s ( da "Unita, L'"
del 28-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: Plaudono invece le associazioni cattoliche e laiche che da anni si occupano di rom. "Il prefetto ha detto cose di buon senso - spiega Mario Marazziti della Comunità di Sant'Egidio - Speriamo che l'ipotesi delle impronte digitali venga accantonata anche nel resto del Paese. Altrimenti sarebbe l'inizio di pratiche discriminatorie".
Pensando
alla Grande Guerra una maratona di musica per la pace
( da "Unita,
L'" del 28-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: e che ha compiuto nelle scorse settimane insieme a un laico come il matematico Piergiorgio Odifreddi. Questo scambio, invece, avverrà ora sulle onde radio, una sorta di pellegrinaggio per la pace via etere, reso possibile dal coinvolgimento delle radio e dei musicisti della Repubblica Ceca, dell'Austria, dell'Ungheria, della Germania, della Francia, del Canada,
Schedature
e immunità Se questo è un Paese normale
( da "Unita,
L'" del 28-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: la cui persona è considerata sacra ed inviolabile - in quanto capo della Chiesa Cattolica. Se le Camere dovessero varare il disegno di legge illustrato ieri dal ministro Alfano, gli esiti del processo Mills - e non solo - verrebbero depotenziati. Il premier, tra l'altro, non avrebbe "l'obbligo giuridico di dimettersi in caso di condanna".
Cardinal
Vallini, un pastore a San Giovanni in Laterano
( da "Unita,
L'" del 28-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: confrontarsi con la società e con la cultura laica sul tema dei valori. Il Ruini "politico" continuerà a farsi sentire. Al centro dell'impegno del suo successore, cardinale Vallini, ci sarà l'"emergenza educativa". Senza dimenticare la solidarietà, in particolare verso gli immigrati. "Ci sono molte persone in difficoltà - afferma al Tg1 - che arrivano in Italia o che sono italiane oggi,
L'orgoglio
omosessuale sfila a Bologna Oggi il Gay Pride nazionale. Il sindaco Cofferati
riceve gli organizzatori ( da "Unita, L'"
del 28-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: "Parità, dignità, laicità", le parole d'ordine del corteo che partirà alle 14 da sotto le Due Torri, per poi unirsi ai carri colorati. Volutamente assente qualsiasi invito alla "sobrietà", chiariscono gli organizzatori in polemica con chi l'ha invocata "da mille pulpiti".
Incontri
sulla ragione perduta ( da "Repubblica, La"
del 28-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: che sulla base del recente libro di Maltese "La Questua", discuteranno del rapporto tra Stato laico e Chiesa cattolica. Seguiranno serate con ospiti Monsignor Bettazzi, Francesco Remotti, Edoardo Boncinelli. Il 9 luglio con la serata "Il treno dell'ultima notte, viaggio nel cuore del Novecento" sarà a Bologna la scrittrice Dacia Maraini.
Gran
Casinò Madonnina: aprono 60 sale giochi
( da "Giornale.it,
Il" del 28-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: ragazza 20enne russa che vorrebbe avviare una sala giochi vicino all'università Cattolica. Per conto di chi non è dato saperlo. Tra gli aspiranti "croupier" ci sono tantissimi stranieri, la maggior parte cinesi: non solo in zona Paolo Sarpi, dove in realtà è stata registrata una sola richiesta e per giunta non di un cittadino asiatico, ma soprattutto nelle periferie più profonde.
Un
drink al "clero club", il bar letterario gestito dai preti - claudia
brunetto tano gullo ( da "Repubblica, La"
del 28-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: è lì che ieri sera a Palermo, è stato inaugurato il "Clero club", un caffè letterario gestito dai preti. E tanto per restare in tema di santità il locale è proprio attaccato alla chiesa di Maria Santissima della Lettera. Uno spazio polifunzionale aperto a cattolici, laici e perfino agli atei, senza veti, né limitazioni.
Bindi:
"walter non è per sempre ma il congresso ora non serve" - goffredo de
marchis ( da "Repubblica, La"
del 28-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: Da oggi lei partecipa al seminario di Argomenti 2000 sulla laicità. Il confronto tra laici e cattolici nel Pd a che punto è? "Il Partito democratico è un incontro tra tante culture. Da cattolica dico che chi rivendica solo una presenza identitaria ha sbagliato casa, perché la nostra unica identità è quella di democratici.
Contro
- benedetta craveri ( da "Repubblica, La"
del 28-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: ortodossia del mondo cattolico. Non si trattava soltanto di bloccare l'importazione delle opere dei pensatori riformati o sequestrare dalle biblioteche pubbliche e private i libri che si erano rivelati pericolosi, a cominciare dalle traduzioni dei testi sacri in lingua volgare che, consentendo ai lettori comuni una conoscenza diretta delle scritture,
Ora
il Pd guarda di qua ( da "Manifesto, Il"
del 28-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: dal rigore e il senso dello stato della migliore borghesia laica". E' la descrizione, per titoli, del blocco sociale progressivo-ulivista che ha portato per due volte il centrosinistra al governo. Quell'alleanza della cui distruzione Veltroni è stato il profeta, con corollario di disastrosa sconfitta elettorale.
Hannah,
Elfride e Martin ( da "Manifesto, Il"
del 28-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: Elfride Petri è una giovane protestante, lui è cattolico, doveva prendere gli ordini ma ha lasciato la teologia per la filosofia. E' un problema per le relative famiglie, per cui l'anno dopo si sposano civilmente, con rito cattolico e con rito protestante, tre volte di seguito, nelle polemiche assenze di parte dei congiunti.
Reliquie
e politica nell'Italia dell'Ottocento
( da "Corriere
della Sera" del 28-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: 2008-06-28 num: - pag: 37 categoria: REDAZIONALE Il volume Reliquie e politica nell'Italia dell'Ottocento Il saggio di Dino Mengozzi su Giuseppe Garibaldi (Nizza, 4 luglio 1807 Caprera, 2 giugno 1882) si intitola Garibaldi taumaturgo. Reliquie laiche e politica nell'Ottocento ed è edito da Piero Lacaita (pagine 250, e 18).
Petrarca,
la Francia batte l'Italia ( da "Corriere della Sera"
del 28-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: Petrarca del centenario" (Giuseppe Frasso della Cattolica di Milano ci ha confidato, tra l'altro, che qui uscirà presto il Canzoniere, da lui curato con Rosanna Bettarini) i francesi hanno intenzione di intensificare le pubblicazioni. Lo scopo è chiaro: diventare un nuovo punto di riferimento, grazie all'eventuale messa in rete.
Il
corpo di Garibaldi ( da "Corriere della Sera"
del 28-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: laica provò a crescere non soltanto attraverso una contrapposizione frontale con l'Italia cattolica, ma anche attraverso l'imitazione strategica dell'avversario. Inseguendo la Chiesa sul suo stesso terreno. Perseguendo una "religione civile", cioè un assieme di precetti, liturgie, rituali, destinati a trasformare venti milioni di contadini cattolici in altrettanti milioni di cittadini
Notizie
in 2 minuti ( da "Corriere della Sera"
del 28-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: Il quadro finanziario è fragile" Cultura Garibaldi, eroe laico Dopo l'unità, l'Italia laica provò a crescere contrapponendosi all'Italia cattolica per trasformare venti milioni di contadini cattolici in altrettanti cittadini italiani. Mal si prestava Giuseppe Mazzini, nemico della monarchia; molto più adatto Giuseppe Garibaldi.
Da
Leonardo a Carrà: così nacque la città d'arte
( da "Corriere
della Sera" del 28-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: Università Cattolica. O il Brunelleschi che, qualche decennio prima, studiò la fortificazione del Castello. Un marchigiano e un fiorentino alla corte degli Sforza. Non gli unici: un piemontese come Ambrogio da Fossano, il Bergognone, amava definirsi "mediolanensis" mentre dipingeva (all'inizio del '500) l'abside di San Simpliciano,
Csm
assolta per le intercettazioni unipol
( da "Riformista,
Il" del 28-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: vicepresidente il laico Pdl Michele Saponara) era nato da un esposto della Procura Generale della Cassazione che accusava il gip milanese di avere usato "accenti suggestivi e denigratori" in un "abnorme e non richiesto giudizio anticipato", e quindi si rendeva colpevole di violazione degli obblighi di "imparzialità, correttezza ed equilibrio"
Mascherati
siete voi ( da "Liberazione"
del 28-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: assediato da una presa di coscienza laica, e in cui la persecuzione legislativa diminuisce sotto la pressione dei codici civili, l'omosessualità e il lesbismo cominciano ad essere "nominati" e banditi dalla nuova religione ottocentesca - la scienza - allo scopo di medicalizzarli, classificandoli come stati patologici per reprimerli e scoraggiarli".
Scuola,
l'assunzione del mercato come paradigma regolatore del funzionamento
dell'istruzione ( da "Liberazione"
del 28-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: libera e laica dei cittadini. C'è qualcosa di più ideologico? Il punto, semmai, è se l'egemonia culturale e politica che la destra riesce ad esprimere sia tale da rendere maturi i tempi per un attacco a fondo al sistema pubblico d'istruzione, dalla scuola all'università, che non debba scontare un forte movimento d'opposizione ma,
Famiglia
sotto attacco, i rischi che arrivano dall'Europa
( da "Giornale.it,
Il" del 28-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: Ora che l'antica messa è stata liberalizzata - seppur con molte difficoltà e clamorose disobbedienze - molti fedeli tradizionalisti non comprendono perché la Fraternità non si accordi con Roma rientrando pienamente nella comunione cattolica. Circostanze così favorevoli con tutta probabilità non si ripeteranno più.
Accordo
tra S.Sede e lefebvriani, conto alla rovescia
( da "Giornale.it,
Il" del 28-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: Ora che l'antica messa è stata liberalizzata - seppur con molte difficoltà e clamorose disobbedienze - molti fedeli tradizionalisti non comprendono perché la Fraternità non si accordi con Roma rientrando pienamente nella comunione cattolica. Circostanze così favorevoli con tutta probabilità non si ripeteranno più.
Il
commiato di Ruini, le spiegazioni di Fisichella
( da "Giornale.it,
Il" del 28-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: Ora che l'antica messa è stata liberalizzata - seppur con molte difficoltà e clamorose disobbedienze - molti fedeli tradizionalisti non comprendono perché la Fraternità non si accordi con Roma rientrando pienamente nella comunione cattolica. Circostanze così favorevoli con tutta probabilità non si ripeteranno più.
Ancora
sugli statuti del Cammino, approvati dalla Chiesa
( da "Giornale.it,
Il" del 28-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: Ora che l'antica messa è stata liberalizzata - seppur con molte difficoltà e clamorose disobbedienze - molti fedeli tradizionalisti non comprendono perché la Fraternità non si accordi con Roma rientrando pienamente nella comunione cattolica. Circostanze così favorevoli con tutta probabilità non si ripeteranno più.
"La
bandiera arcobaleno è New Age, torniamo alla croce"
( da "Giornale.it,
Il" del 28-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: Ora che l'antica messa è stata liberalizzata - seppur con molte difficoltà e clamorose disobbedienze - molti fedeli tradizionalisti non comprendono perché la Fraternità non si accordi con Roma rientrando pienamente nella comunione cattolica. Circostanze così favorevoli con tutta probabilità non si ripeteranno più.
E
Walter diventa il "premier ombra"
( da "Giornale.it,
Il" del 28-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: Cattolici contro radicali Il Pd sfoglia la margherita, dunque, nel senso che in casa Veltroni tira aria di lite che potrebbe sfociare prima o poi in separazione. Già, fra le anime diessina e teodem i rapporti non sono proprio idilliaci. Dopo l'anatema dei cattolici contro la "contaminazione" dei pannelliani,
Soliarieta'
nella sicurezza ( da "Voce d'Italia, La"
del 28-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: della costante e generosa collaborazione dei vescovi ausiliari e di tutti i sacerdoti, i religiosi e i laici che lavorano nel Vicariato di Roma'. In un'intervista rilasciata a Fabio Zavattaro per il Tg1, il Card. Vallini ha sottolineato l'importanza della sicurezza e della legalità che però, ha ammonito, “vanno coniugate con la solidarietà nel rispetto persona umana”
Arrivano
questa mattina all'aeroporto Sandro Pertini di Caselle gli 80 profughi, sb
( da "Stampa,
La" del 28-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: Sono anni che le associazioni cattoliche di volontariato chiedono che il problema profughi venga affrontato diversamente. L'Italia ha sempre avuto molte difficoltà; speriamo che ora abbia capito qual è la via da seguire". Poi lancia una stoccata a quelle forze politiche che, pur dichiarandosi cattoliche, non rispettano il principio dell'accoglienza: "
Fascisti
e integralisti a convegno. Offre Tosi
( da "Manifesto,
Il" del 30-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: associazione politica cattolica Padania Cristiana, con il responsabile federale Matteo Castagna, anche autore della postfazione del volume. La lista dei conferenzieri mette i brividi e conferma, se ce ne fosse bisogno, il disegno politico-culturale portato avanti dal sindaco, da sempre legato a doppio filo con la destra radicale e con l'arcipelago dei gruppi integralisti cattolici.
L'ascesa
del giovane Angelino garbato esecutore di Berlusconi
( da "Unita,
L'" del 30-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: appena laureatosi in Giurisprudenza alla Cattolica di Milano. Nasce ad Agrigento il 31 ottobre del 1970 e a 38 anni diventa il più giovane Guardasigilli della storia della Repubblica, battendo per un solo anno Aldo Moro. Sposato con due figli, ha ereditato la passione per la politica da suo padre, annoverato tra i notabili della corrente dc di Calogero Mannino.
Essere
di sinistra ha senso. Il Pd ha buttato l'acqua sporca e il bambino
( da "Unita,
L'" del 30-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: Laici, ecologisti, attenti a difendere, e rilanciare, tutto ciò che è pubblico: scuola, sanità. Pacifisti, poco interessati alle alchimie dei partiti, molto di più a "ripartire dalle fabbriche" per costruire la nuova sinistra. E molto poco disposti a chiudersi per sempre all'opposizione, o nella testimonianza.
Nessuno
si rende conto che le regole servono per vivere democraticamente
( da "Unita,
L'" del 30-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: È una sorta di missione laica, quella intrapresa dall'ex magistrato. Che, abbandonata la Cassazione, ha accettato la proposta di entrare nella Garzanti da vicepresidente e ha deciso di dedicarsi ad un incessante pellegrinaggio tra scuole, università, parrocchie. Per discutere, riflettere, sulle regole.
È
morto in ospedale il padre che aveva sparato al figlio - sandro de riccardis
( da "Repubblica,
La" del 30-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: amministrazione dell'università Cattolica, dove si occupava di forniture relative agli impianti di riscaldamento. Mario ormai non poteva più separarsi da un catetere e un sacchetto di plastica. Negli ultimi tempi rimaneva sempre chiuso in casa. Una condizione che creava anche tensioni e litigi con il padre, sempre più frequenti.
All'Italia
servirebbero cento Spadolini . Così lo scrittore
( da "Tempo,
Il" del 30-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: sui rapporti fra Stato e Chiesa e sui partiti politici, con particolare riferimento a movimenti di "minoranza" nell'Italia liberale, quali i cattolici e i laici (repubblicani e radicali). Un insegnamento, il suo, dallo spiccato carattere interdisciplinare: storia in senso ampio, strumento indispensabile per capire il presente e sempre contraddistinta da una forte passione civile.
Giovanni
Spadolini il borghese risorgimentale
( da "Tempo,
Il" del 30-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: sui rapporti fra Stato e Chiesa e sui partiti politici, con particolare riferimento a movimenti di "minoranza" nell'Italia liberale, quali i cattolici e i laici (repubblicani e radicali). Un insegnamento, il suo, dallo spiccato carattere interdisciplinare: storia in senso ampio, strumento indispensabile per capire il presente e sempre contraddistinta da una forte passione civile.
Il
pride divide laici e cattolici pd
( da "Repubblica,
La" del 30-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: le differenze sui temi etici tra le due anime ex diessina ed ex Margherita Il Pride divide laici e cattolici pd "Gravi gli insulti alla Chiesa". De Maria: giusto, ma è stata una bella festa "Gravi gli insulti alla Chiesa". De Maria: giusto, ma è stata una bella festa Dopo aver disertato in massa il corteo, i cattolici del Pd difendono la Curia bolognese e attaccano il Gay Pride.
Il
gay pride turba i cattolici pd ( da "Repubblica, La"
del 30-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: "E' stata comunque una bella festa. Tutte le polemiche, anche da parte della sinistra radicale, sono strumentali". Ma l'impressione è che i temi etici restino un campo minato per il Pd, diviso tra la sua anima laica ex Ds e quella cattolica della Margherita.
Una
storia moderna sulle orme di De Amicis
( da "Manifesto,
Il" del 30-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: laico alle cose della nazione. A rileggerlo adesso, nel centenario della morte di De Amicis, Dagli Appennini alle Ande è ancora capace di stupirci per la sua capacità di ritrarre la situazione degli emigranti italiani nei remoti paesi in cui li spingeva la miseria, insieme alla durezza di uno Stato incapace di offrire ai più poveri se non tasse crescenti e coscrizione obbligatoria
La
radio ( da "Manifesto, Il"
del 30-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: Laico? Cattolico? ne discuteranno Elisabetta Tola con lo psicologo cognitivo Nicolao Bonini. radioradicale Il programma odierno prevede una sintesi - a partire dalle 13.30 - dei lavori della "prima assemblea nazionale della Sinistra Democratica" a Chianciano.
"la
spagna più forte della crisi così abbiamo superato l'italia" - javier
moreno ( da "Repubblica, La"
del 30-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: che definisce lo Stato aconfessionale e delega ai pubblici poteri il mantenimento di un rapporto singolare con la Chiesa cattolica, dato che la popolazione spagnola è in maggioranza di confessione cattolica. In base all'interpretazione che si è data di questo precetto costituzionale, esiste un accordo quadro di collaborazione.
Tre
rapallesi per l'Italia ai campionati Uisp
( da "Secolo
XIX, Il" del 30-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: Per la prima volta sono stati riuniti insieme i campionati italiani e le attività di 13 Leghe ed Aree Uisp, oltre ai Campionati Csit di 11 discipline sportive. Uno sforzo organizzativo senza precedenti per una manifestazione dai numeri record: saranno presenti a Cattolica 25.
Dal
marxismo all'amore Resta solo ciò che si rinnova
( da "Corriere
della Sera" del 30-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: Il caso più famoso è quello della Chiesa cattolica, che più volte si è irrigidita e ha avuto crisi gravissime, ma si è sempre ripresa grazie a movimenti che le restituivano lo spirito delle origini. Pensiamo ai benedettini, i francescani, i domenicani, e poi i gesuiti, i salesiani fino a Comunione e liberazione.
Whitehead
e gli Stones nella Swinging London
( da "Corriere
della Sera" del 30-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: Università Cattolica. Seguace del cinéma-verité, Whitehead ha avuto una formazione scientifica e giornalistica, e una vita pittoresca: è stato compagno di Niki De Saint-Phalle, ha avuto otto figli e per vent'anni ha allevato falconi in Arabia Saudita. Domani alle 20, rarità sui Rolling Stones in tour in Irlanda nel 1966,
Tra
due linee passa solo un congresso
( da "Corriere
della Sera" del 30-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: fusione dei riformisti laici e cattolici, sarebbe stato un errore. E per conseguenza ne viene anche che il terreno di scontro sarebbe il Sud, non il Nord; che anche l'antiberlusconismo più radicale può servire a cementare coalizioni incoerenti; che bisogna stare molto attenti a proposte modernizzanti, quando queste sono percepite come una minaccia dai ceti più vicini al centrosinistra,
Tonino
rispedisce Veltroni sul bus contrordine compagni
( da "Giornale.it,
Il" del 30-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: Cattolici contro radicali Il Pd sfoglia la margherita, dunque, nel senso che in casa Veltroni tira aria di lite che potrebbe sfociare prima o poi in separazione. Già, fra le anime diessina e teodem i rapporti non sono proprio idilliaci. Dopo l'anatema dei cattolici contro la "contaminazione" dei pannelliani,
Famiglia
Cristiana: "Per il governo la dignita' dell'uomo vale zero"
( da "Voce
d'Italia, La" del 30-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: In particolare a scuscitare la reazione del settimanale è stata la previsione di decreto che consentirà di rilevare le impronte digitali anche ai bambini Rom. "Alla prima prova d'esame i ministri 'cattolici' del governo del Cavaliere escono bocciati, senza appello. Per loro la dignita' dell'uomo vale zero".
( da "Giornale.it, Il" del 25-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Sono venuto in possesso
delle cinque condizioni poste a monsignor Fellay in vista del rientro nella
piena comunione con Roma. Al contrario delle iniziali indiscrezioni, non si
parla di accettazione del Concilio o della nuova messa: sono condizioni
generali previe. Di fatto la Santa Sede, mostrando una grande generosità,
chiede di non attaccare la persona del Papa. Monsignor Fellay ha invocato da
Benedetto XVI la revoca della scomunica, la richiesta di rispettarne l'autorità
senza più pretendere essere destinatari di un magistero "superiore" a
quello del Pontefice regnante mi sembra una condizione di buon senso! Questo il
testo della lettera che porta la firma del cardinale presidente di Ecclesia
Dei: Condizioni risultanti dall'incontro del 4 giugno 2008 tra il cardinale Dario
Castrillon Hoyos e il vescovo Bernard Fellay: 1) L'impegno a una risposta
proporzionata alla generosità del Papa. 2) L'impegno ad evitare ogni intervento
pubblico che non rispetti la persona del Santo Padre e che possa essere
negativo per la carità ecclesiale. 3) L'impegno a evitare la pretesa di un
magistero superiore al Santo Padre e di non proporre la Fraternità in
contrapposizione alla Chiesa. 4) L'impegno a dimostrare la volontà di agire
onestamente nella piena carità ecclesiale e nel rispetto dell'autorità del
Vicario di Cristo. 5) L'impegno a rispettare la data - fissata alla fine del
mese di gigno - per rispondere positivamente. Questa sarà una condizione
richiesta e necessaria come preparazione immediata all'adesione per avere la
piena comunione. Scritto in Varie Commenti ( 52 ) " (6 votes, average:
3.83 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2008 Feed RSS Articoli
Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 23Jun 08 Accordo tra S.Sede
e lefebvriani, conto alla rovescia E' iniziato il conto alla rovescia per
l'accordo tra la Fraternità San Pio X fondata dal vescovo francese Marcel
Lefebvre e la Santa Sede, come scrivo sul Giornale di oggi. I lefebvriani, che
hanno chiesto la revoca della scomunica, dovranno rispondere entro il 28 giugno
alle proposte presentate per conto di Benedetto XVI dal cardinale Dario
Castrillòn Hoyos, presidente della pontificia commissione "Ecclesia
Dei". Si tratta di cinque punti da sottoscrivere, chiariti i quali la
Fraternità potrà rientrare nella piena comunione con Roma. E' un'occasione
irripetibile: i lefebvriani da tempo chiedevano la liberalizzazione del messale
antico - e Papa Ratzinger con il Motu proprio "Summorum pontificum
cura" ha ridato piena cittadinanza al rito preconciliare - ed è innegabile
la "catechesi" che negli ultimi tempi proviene dalle messe papali,
con il recupero di alcuni elementi tradizionali. La Fraternità dovrà accettare
il Concilio Vaticano II e la piena validità del rito liturgico post-conciliare
(entrambi i punti furono già sottoscritti dallo stesso monsignor Lefebvre nel
1988) e per quanto riguarda la sua sistemazione canonica, potrebbe essere
configurata come una "prelatura". E' noto però che vi sono resistenze
interne: queste dovrà cercare di superare il vescovo Bernard Fellay, superiore
dei lefebvriani, nei prossimi giorni, in occasione del capitolo generale. Ora che l'antica messa è stata liberalizzata - seppur con molte
difficoltà e clamorose disobbedienze - molti fedeli tradizionalisti non
comprendono perché la Fraternità non si accordi con Roma rientrando pienamente
nella comunione cattolica. Circostanze così favorevoli con tutta probabilità
non si ripeteranno più. Scritto in Varie Commenti ( 178 ) " (12 votes,
average: 4.67 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2008 Feed RSS
Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 22Jun 08 Il
commiato di Ruini, le spiegazioni di Fisichella Ieri sera in San Giovanni in
Laterano il cardinale Vicario di Roma Camillo Ruini ha celebrato il 25
anniversario del suo episcopato (la data esatta della consacrazione in realtà è
29 giugno) accomiatandosi dalla diocesi. Ha ringraziato i collaboratori e ha
tenuto un'omelia per certi versi inedita, chiedendo scusa per la
"mediocrità" della sua preghiera. Questo è l'ampio articolo che
pubblico oggi sul Giornale. L'avvicendamento di Ruini con Vallini sarà
annunciato venerdì prossimo, 27 giugno. Sempre sulle pagine odierne, pubblico
anche un'intervista al rettore della Lateranense e nuovo presidente della
Pontificia Accademia per la vita, monsignor Rino Fisichella, che interviene sul
tema della comunione ai divorziati risposati, sollevato ieri mattina da Silvio
Berlusconi davanti al vescovo di Tempio Pausania. Scritto in Varie Commenti (
59 ) " (6 votes, average: 4.33 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea
Tornielli © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un
amico 21Jun 08 "La bandiera arcobaleno è New Age, torniamo alla croce"
Sul Giornale di oggi pubblico un articolo che riprende una lunga e articolata
riflessione messa online ieri dall'agenzia Fides della Congregazione per
l'evangelizzazione dei popoli, diretta da Luca De Mata. Vi si sottolinea come
sia del tutto improprio l'uso della bandiera della pace arcobaleno, dimostrando
che l'origine di quel simbolo è la Teosofia (corrente filosofico-religiosa di
tipo gnostico, legata alle religioni orientali) e oggi il New Age: dunque
quanto di meno cattolico possa esistere, dato che il sincretismo gnostico e più
pericoloso per il cristianesimo - che è invece un avvenimento storico basato
sull'incarnazione - dello stesso materialismo ateo. Vi invito a leggerlo e a
farlo leggere a quei parroci che hanno disteso la "rainbow flag" nelle
chiese e persino sugli altari. Scritto in Varie Commenti ( 130 ) " (12
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Pio XII, suor Pascalina e gli archivi ebraici Sul Giornale di oggi pubblico un
lungo articolo di recensione alla nuova biografia di suor Pascalina Lehnert, la
religiosa che accudiva Pio XII: il volume, edito dalla San Paolo, s'intitola
"La signora del sacro palazzo". Il volume è serio e documentato, il
titolo (cambiato rispetto all'edizione tedesca) a mio avviso indulge un po'
troppo allo scandalismo. Ma si sa che contro Papa Pacelli e la sua corte si può
sparare (e c'è "l'aggravante" che Pascalina era una donna, e dunque
"sospetta"), mentre sui pure potenti e influenti segretari di altri
Papi è d'obbligo il rispetto e la riverenza. Sulla stessa pagina pubblico anche
un pezzo che annuncia le iniziative della Santa Sede per ricordare i 50 anni
dalla morte di Pio XII: una mostra fotografica e di oggetti (alla quale ho
collaborato anch'io), realizzata dal Pontificio comitato di Scienze storiche,
un convegno sulla modernità del magistero di Papa Pacelli e su come questo
abbia influito decisamente sul Concilio Vaticano II. Inoltre, sono annunciati un
convegno sui presunti "silenzi" a Gerusalemme e una riunione di
esponenti dell'ebraismo americano che intendono esprimere la loro gratitudine
per ciò che Pio XII fece in favore dei perseguitati. Presentando le iniziative
(martedì scorso, ma il pezzo esce solo oggi perché è saltato dalla pagina,
"scalzato" dalla morte di Mario Rigoni Stern), monsignor Brandmuller,
presidente del Pontificio comitato di Scienze storiche, ha detto: "Ci sono
15 archivi israeliani che hanno documenti ancora non visibili e che nessuno
indaga". Scritto in Varie Commenti ( 85 ) " (12 votes, average: 3.67
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RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 15Jun 08 Famiglia sotto attacco,
i rischi che arrivano dall'Europa La famiglia è sottoposta all'attacco di forze
che "cercano di indebolirla". Questo ha detto ieri sera Benedetto XVI
ai giovani brindisini, che lo accolgono con grande calore in una delle poche
regioni italiane che, su iniziativa della giunta guidata da Niki Vendola, ha
legiferato per concedere diritti alle coppie di fatto. A loro il Papa ha
ricordato che "fra i valori radicati" di questa terra c'è "il
rispetto della vita" e "l'attaccamento alla famiglia" che oggi "è
esposta al convergente attacco di numerose forze che cercano di
indebolirla". Nei giorni scorsi ho pubblicato sul Giornale un articolo
sulle minacce che sommessamente (e subdolamente) arrivano su questa materia
dall'Europa, attraverso quello che la professoressa Marta Cartabia ha definito
"colonialismo giurisdizionale": vale a dire la modifica delle
legislazioni familiari a colpi di sentenze delle corti europee. Un dibattito
attualissimo, dopo la clamorosa bocciatura dell'Irlanda del Trattato di
Lisbona. Scritto in Varie Commenti ( 296 ) " (21 votes, average: 4.52 out
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Commenti Invia questo articolo a un amico 14Jun 08 Ancora sugli statuti del
Cammino, approvati dalla Chiesa Sono in partenza per Brindisi e Santa Maria di
Leuca dove questo pomeriggio e domani seguirò la visita di Papa Ratzinger. Apro
questo nuovo spazio perché il precedente thread dedicato ai neocatecumenali ha
un record di commenti che rende difficile aprire la pagina. Non posso fare a
meno di prendere le distanze da coloro che hanno tacciato e continuano a
tacciare il Cammino di eresia, da coloro che hanno fatto paragoni davvero
offensivi avvicinando il fondatore del Cammino a dittatori feroci. Leggo con
attenzione tutti i distinguo, le prese di distanza, gli appunti sulla libertà
di critica rispetto alle decisioni papali e vaticane. Mi permetto sommessamente
di far notare che allora questi criteri vanno adottati sempre (quando non si
tratti di pronunciamenti ex cathedra), e allora ci si dovrebbe inalberare di
meno di fronte a critiche o "disobbedienze" che riguardano altri
provvedimenti o decisioni. In ogni caso, l'approvazione di ieri - che è stata
voluta da Benedetto XVI, il quale non mi risulta in quel momento fosse
sottoposto a tortura o costrizioni - sancisce che il Cammino appartiene alla
Chiesa. Nessuno è obbligato ad aderirci, nessuno è obbligato a credere a questa
proposta. Devo dire in tutta onestà che il quadro che del Cammino è stato dipinto in molti dei commenti che ho letto mi è sembrato
a dir poco unilaterale. Sono state usate espressioni inaccettabili, sono stati
formulati giudizi e sentenze inappellabili, abbiamo mostrato ancora una volta
il volto di una Chiesa che letteralmente si scanna al suo interno. La storia
della Chiesa, diceva Chesterton, è fatta da un'avanguardia di santi, un popolo
di mediocri, una retroguardia di delinquenti: sono le proporzioni della nostra
umanità. Anche nel Cammino, dunque, accanto a qualche santo ci saranno tante
persone "normali" o mediocri, e, come nel resto del cattolicesimo e
dell'intero genere umano anche qualche mascalzone. Capisco bene, data la
sensibilità tradizionale di molti frequentatori del blog, che le liturgie
neocatecumenali possano non piacere. Ma paragonare il Cammino a una setta protestante
chiudendo gli occhi su ciò che fa per l'evangelizzazione signfica a mio avviso
mancare di senso della misura. Gli abusi liturgici accadono - eccome accadono!
- nelle parrocchie, nelle chiese cattedrali, durante le
"ortodossissime" messe aperte a tutti e magari frequentate da pochi.
Immagino che queste poche righe non piaceranno a molti di voi. Ma siete stati
voi, continuando la discussione, a chiedermi di aprire nuovi spazi per renderla
possibile e visto che ci troviamo nel mio blog mi permetto di ricapitolare la
mia posizione. E' troppo facile, a mio avviso, bollare il cardinale Rylko,
strettissimo collaboratore di Giovanni Paolo II per molti anni, creato
cardinale da Benedetto XVI all'ultimo concistoro, come un fan dei
neocatecumenali. Rileggete, per favore, le parole che il Papa ha detto ai
movimenti il mese scorso. Scritto in Varie Commenti ( 1291 ) " (35 votes,
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Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 12Jun 08 Da Ruini a
Vallini, da Saraiva ad Amato. Al Sant'Uffizio? Sanna Si avvicina il giorno
dell'annuncio dell'avvicendamento del Vicario di Roma: la scelta del Papa, per
la successione del cardinale Camillo Ruini, è caduta sull'attuale Prefetto della
Segnatura apostolica, il cardinale Agostino Vallini, già vescovo ausiliare di
Napoli e poi vescovo di Albano. La nomina dovrebbe essere resa nota entro fine
mese, probabilmente il 24 giugno. Non ci sono cambi in vista nella struttura
del Vicariato: il successore di Ruini dovrebbe infatti mantenere al suo posto
l'attuale vicegente, monsignor Moretti. Nei giorni successivi alla nomina di
Vallini al Vicariato dovrebbe essere resa nota la promozione del Segretario
dell'ex Sant'Uffizio, l'arcivescovo Angelo Amato, a Prefetto della
Congregazione delle cause dei santi, in sostituzione del cardinale José Saraiva
Martins. Il delicato ruolo di numero due della Congregazione per la dottrina
della fede si vociferava fosse destinato al vescovo Rino Fisichella, ausiliare
di Roma, attuale rettore della Lateranense. Ma nelle ultime ore sta prendendo
quota un'altra candidatura: quella del più anziano arcivescovo di Oristano, il
teologo Ignazio Sanna, che era stato promosso alla
diocesi sarda da appena due anni. Fisichella viene riservato per altri futuri
incarichi. Scritto in Varie Commenti ( 122 ) " (22 votes, average: 3.77
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RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 10Jun 08 Gli statuti del Cammino
neocatecumenale, verso il 13 giugno Alcuni di voi mi hanno chiesto di aprire un
nuovo thread dedicato alla discussione sugli statuti del Cammino
neocatecumenale, che sono stati approvati da Benedetto XVI e saranno consegnati
nella tarda mattina di venerdì prossimo ai responsabili del Cammino. Il motivo
della richiesta è l'alto numero di commenti che rende difficile l'accesso alle
pagine con le discussioni precedenti. Una richiesta simile mi era stata rivolta
nei giorni scorsi da Klaus, il quale ha poi lasciato il blog a causa della mia
scelta di aprire il nuovo spazio di discussione in calce al post dedicato al
romanzo thriller di Thornborn. La mia scelta era stata dettata dall'impegno che
avevo preso di non intervenire più sulla vicenda fino al 13 giugno. Pur non
essendo d'accordo con il tono e con i contenuti di molti commenti (in queste
due settimane mi sono beccato rimproveri da destra e da manca, sono stato fatto passare come un portavoce del Cammino solo
perché non non lo ritengo "eretico", è stato
ipotizzato che la mia posizione sia dovuta alla paura di reazione dei
neocatecumenali stessi, sono stato pure offeso
pesantemente), mi rendo conto ora che Klaus aveva ragione a chiedere uno spazio
apposito, perché se è vero che gli argomenti sul mio blog li decido io, è
altrettanto vero che la discussione si alimenta grazie al contributo di tutti e
dunque - visto l'interesse suscitato dall'argomento - è giusto che possa
continuare. Scritto in Varie Commenti ( 1126 ) " (19 votes, average: 4.26
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RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 07Jun 08 Antonelli a Roma, Betori
a Firenze, Brambilla (forse) alla Cei E' stata annunciata a mezzogiorno di oggi
la nomina del cardinale Ennio Antonelli alla guida del Pontificio consiglio per
la famiglia. L'arcivescovo lascia Firenze per succedere allo scomparso
cardinale Alfonso Lopez Truijllo. La diocesi del capoluogo toscano vive un
momento di empasse, dopo le tristi ben note vicende dello scandalo di abusi che
ha coinvolto don Cantini e ha finito per lambire pure l'attuale vescovo
ausiliare Claudio Maniago (criticato per aver minimizzato l'accaduto) che alla
comunità di Cantini era legato. Non è stato reso noto
il nome di chi prenderà il posto di Antonelli. Il pole position c'è il
Segretario della Cei Giuseppe Betori. Come numero due della Conferenza
episcopale, dopo la partenza di Betori, continua a consolidarsi la candidatura
del vescovo ausiliare di Milano, il teologo Franco Giulio Brambilla. Più
defilate altre due candidature, quella del vescovo di Albano Marcello Semeraro,
e quella del vescovo di Macerata Claudio Giuliodori, già direttore dell'ufficio
comunicazioni sociali della Cei. Scritto in Varie Commenti ( 199 ) " (21
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1964, laurea in storia della lingua greca. Sono sposato e ho tre figli. Vivo
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Damiani, sul fatto che Tornielli si dedichi a fare il "lavoro sporco"
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sacramento della Confermazione nel 2005. Cherubino: veramente mi sembra più
fantastico Benedetto XVI, ma chiaramente ognuno fa le sue scelte.
Gianpaolo1951: Grazie Gregorio VII e grazie Rovere! Siete semplicemente
"FANTASTICI"! Che Dio vi preservi e vi... Cherubino: Papa Benedetto
XVI: "Quarant'anni dopo il Concilio possiamo rilevare che il positivo è
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spiegazioni di Fisichella "La bandiera arcobaleno è New Age, torniamo alla
croce" Pio XII, suor Pascalina e gli archivi ebraici Famiglia sotto
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Sant'Uffizio? Sanna Gli statuti del Cammino neocatecumenale, verso il 13 giugno
Antonelli a Roma, Betori a Firenze, Brambilla (forse) alla Cei Pagine About
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Sono venuto in
possesso delle cinque condizioni poste a monsignor Fellay in vista del rientro
nella piena comunione con Roma. Al contrario delle iniziali indiscrezioni, non
si parla di accettazione del Concilio o della nuova messa: sono condizioni
generali previe. Di fatto la Santa Sede, mostrando una grande generosità,
chiede di non attaccare la persona del Papa. Monsignor Fellay ha invocato da
Benedetto XVI la revoca della scomunica, la richiesta di rispettarne l'autorità
senza più pretendere essere destinatari di un magistero "superiore" a
quello del Pontefice regnante mi sembra una condizione di buon senso! Questo il
testo della lettera che porta la firma del cardinale presidente di Ecclesia
Dei: Condizioni risultanti dall'incontro del 4 giugno 2008 tra il cardinale
Dario Castrillon Hoyos e il vescovo Bernard Fellay: 1) L'impegno a una risposta
proporzionata alla generosità del Papa. 2) L'impegno ad evitare ogni intervento
pubblico che non rispetti la persona del Santo Padre e che possa essere
negativo per la carità ecclesiale. 3) L'impegno a evitare la pretesa di un
magistero superiore al Santo Padre e di non proporre la Fraternità in
contrapposizione alla Chiesa. 4) L'impegno a dimostrare la volontà di agire
onestamente nella piena carità ecclesiale e nel rispetto dell'autorità del
Vicario di Cristo. 5) L'impegno a rispettare la data - fissata alla fine del
mese di gigno - per rispondere positivamente. Questa sarà una condizione
richiesta e necessaria come preparazione immediata all'adesione per avere la
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e lefebvriani, conto alla rovescia E' iniziato il conto alla rovescia per
l'accordo tra la Fraternità San Pio X fondata dal vescovo francese Marcel
Lefebvre e la Santa Sede, come scrivo sul Giornale di oggi. I lefebvriani, che
hanno chiesto la revoca della scomunica, dovranno rispondere entro il 28 giugno
alle proposte presentate per conto di Benedetto XVI dal cardinale Dario
Castrillòn Hoyos, presidente della pontificia commissione "Ecclesia
Dei". Si tratta di cinque punti da sottoscrivere, chiariti i quali la
Fraternità potrà rientrare nella piena comunione con Roma. E' un'occasione
irripetibile: i lefebvriani da tempo chiedevano la liberalizzazione del messale
antico - e Papa Ratzinger con il Motu proprio "Summorum pontificum
cura" ha ridato piena cittadinanza al rito preconciliare - ed è innegabile
la "catechesi" che negli ultimi tempi proviene dalle messe papali,
con il recupero di alcuni elementi tradizionali. La Fraternità dovrà accettare
il Concilio Vaticano II e la piena validità del rito liturgico post-conciliare
(entrambi i punti furono già sottoscritti dallo stesso monsignor Lefebvre nel
1988) e per quanto riguarda la sua sistemazione canonica, potrebbe essere
configurata come una "prelatura". E' noto però che vi sono resistenze
interne: queste dovrà cercare di superare il vescovo Bernard Fellay, superiore
dei lefebvriani, nei prossimi giorni, in occasione del capitolo generale. Ora che l'antica messa è stata liberalizzata - seppur con molte
difficoltà e clamorose disobbedienze - molti fedeli tradizionalisti non
comprendono perché la Fraternità non si accordi con Roma rientrando pienamente
nella comunione cattolica. Circostanze così favorevoli con tutta probabilità
non si ripeteranno più. Scritto in Varie Commenti ( 178 ) " (12
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Il commiato di Ruini, le spiegazioni di Fisichella Ieri sera in San Giovanni in
Laterano il cardinale Vicario di Roma Camillo Ruini ha celebrato il 25
anniversario del suo episcopato (la data esatta della consacrazione in realtà è
29 giugno) accomiatandosi dalla diocesi. Ha ringraziato i collaboratori e ha
tenuto un'omelia per certi versi inedita, chiedendo scusa per la
"mediocrità" della sua preghiera. Questo è l'ampio articolo che
pubblico oggi sul Giornale. L'avvicendamento di Ruini con Vallini sarà
annunciato venerdì prossimo, 27 giugno. Sempre sulle pagine odierne, pubblico
anche un'intervista al rettore della Lateranense e nuovo presidente della
Pontificia Accademia per la vita, monsignor Rino Fisichella, che interviene sul
tema della comunione ai divorziati risposati, sollevato ieri mattina da Silvio
Berlusconi davanti al vescovo di Tempio Pausania. Scritto in Varie Commenti (
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croce" Sul Giornale di oggi pubblico un articolo che riprende una lunga e
articolata riflessione messa online ieri dall'agenzia Fides della Congregazione
per l'evangelizzazione dei popoli, diretta da Luca De Mata. Vi si sottolinea
come sia del tutto improprio l'uso della bandiera della pace arcobaleno,
dimostrando che l'origine di quel simbolo è la Teosofia (corrente
filosofico-religiosa di tipo gnostico, legata alle religioni orientali) e oggi
il New Age: dunque quanto di meno cattolico possa esistere, dato che il
sincretismo gnostico e più pericoloso per il cristianesimo - che è invece un
avvenimento storico basato sull'incarnazione - dello stesso materialismo ateo.
Vi invito a leggerlo e a farlo leggere a quei parroci che hanno disteso la
"rainbow flag" nelle chiese e persino sugli altari. Scritto in Varie
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articolo a un amico 19Jun 08 Pio XII, suor Pascalina e gli archivi ebraici Sul
Giornale di oggi pubblico un lungo articolo di recensione alla nuova biografia
di suor Pascalina Lehnert, la religiosa che accudiva Pio XII: il volume, edito
dalla San Paolo, s'intitola "La signora del sacro palazzo". Il volume
è serio e documentato, il titolo (cambiato rispetto all'edizione tedesca) a mio
avviso indulge un po' troppo allo scandalismo. Ma si sa che contro Papa Pacelli
e la sua corte si può sparare (e c'è "l'aggravante" che Pascalina era
una donna, e dunque "sospetta"), mentre sui pure potenti e influenti
segretari di altri Papi è d'obbligo il rispetto e la riverenza. Sulla stessa
pagina pubblico anche un pezzo che annuncia le iniziative della Santa Sede per
ricordare i 50 anni dalla morte di Pio XII: una mostra fotografica e di oggetti
(alla quale ho collaborato anch'io), realizzata dal Pontificio comitato di
Scienze storiche, un convegno sulla modernità del magistero di Papa Pacelli e
su come questo abbia influito decisamente sul Concilio Vaticano II. Inoltre,
sono annunciati un convegno sui presunti "silenzi" a Gerusalemme e
una riunione di esponenti dell'ebraismo americano che intendono esprimere la
loro gratitudine per ciò che Pio XII fece in favore dei perseguitati. Presentando
le iniziative (martedì scorso, ma il pezzo esce solo oggi perché è saltato
dalla pagina, "scalzato" dalla morte di Mario Rigoni Stern),
monsignor Brandmuller, presidente del Pontificio comitato di Scienze storiche,
ha detto: "Ci sono 15 archivi israeliani che hanno documenti ancora non
visibili e che nessuno indaga". Scritto in Varie Commenti ( 85 ) "
(12 votes, average: 3.67 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli ©
2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 15Jun
08 Famiglia sotto attacco, i rischi che arrivano dall'Europa La famiglia è
sottoposta all'attacco di forze che "cercano di indebolirla". Questo
ha detto ieri sera Benedetto XVI ai giovani brindisini, che lo accolgono con
grande calore in una delle poche regioni italiane che, su iniziativa della
giunta guidata da Niki Vendola, ha legiferato per concedere diritti alle coppie
di fatto. A loro il Papa ha ricordato che "fra i valori radicati" di
questa terra c'è "il rispetto della vita" e "l'attaccamento alla
famiglia" che oggi "è esposta al convergente attacco di numerose
forze che cercano di indebolirla". Nei giorni scorsi ho pubblicato sul
Giornale un articolo sulle minacce che sommessamente (e subdolamente) arrivano
su questa materia dall'Europa, attraverso quello che la professoressa Marta
Cartabia ha definito "colonialismo giurisdizionale": vale a dire la
modifica delle legislazioni familiari a colpi di sentenze delle corti europee.
Un dibattito attualissimo, dopo la clamorosa bocciatura dell'Irlanda del Trattato
di Lisbona. Scritto in Varie Commenti ( 296 ) " (21 votes, average: 4.52
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RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 14Jun 08 Ancora sugli statuti del
Cammino, approvati dalla Chiesa Sono in partenza per Brindisi e Santa Maria di
Leuca dove questo pomeriggio e domani seguirò la visita di Papa Ratzinger. Apro
questo nuovo spazio perché il precedente thread dedicato ai neocatecumenali ha
un record di commenti che rende difficile aprire la pagina. Non posso fare a
meno di prendere le distanze da coloro che hanno tacciato e continuano a
tacciare il Cammino di eresia, da coloro che hanno fatto paragoni davvero
offensivi avvicinando il fondatore del Cammino a dittatori feroci. Leggo con
attenzione tutti i distinguo, le prese di distanza, gli appunti sulla libertà
di critica rispetto alle decisioni papali e vaticane. Mi permetto sommessamente
di far notare che allora questi criteri vanno adottati sempre (quando non si
tratti di pronunciamenti ex cathedra), e allora ci si dovrebbe inalberare di
meno di fronte a critiche o "disobbedienze" che riguardano altri
provvedimenti o decisioni. In ogni caso, l'approvazione di ieri - che è stata
voluta da Benedetto XVI, il quale non mi risulta in quel momento fosse
sottoposto a tortura o costrizioni - sancisce che il Cammino appartiene alla
Chiesa. Nessuno è obbligato ad aderirci, nessuno è obbligato a credere a questa
proposta. Devo dire in tutta onestà che il quadro che del Cammino è stato dipinto in molti dei commenti che ho letto mi è
sembrato a dir poco unilaterale. Sono state usate espressioni inaccettabili,
sono stati formulati giudizi e sentenze inappellabili, abbiamo mostrato ancora
una volta il volto di una Chiesa che letteralmente si scanna al suo interno. La
storia della Chiesa, diceva Chesterton, è fatta da un'avanguardia di santi, un
popolo di mediocri, una retroguardia di delinquenti: sono le proporzioni della
nostra umanità. Anche nel Cammino, dunque, accanto a qualche santo ci saranno
tante persone "normali" o mediocri, e, come nel resto del
cattolicesimo e dell'intero genere umano anche qualche mascalzone. Capisco
bene, data la sensibilità tradizionale di molti frequentatori del blog, che le
liturgie neocatecumenali possano non piacere. Ma paragonare il Cammino a una
setta protestante chiudendo gli occhi su ciò che fa per l'evangelizzazione
signfica a mio avviso mancare di senso della misura. Gli abusi liturgici
accadono - eccome accadono! - nelle parrocchie, nelle chiese cattedrali,
durante le "ortodossissime" messe aperte a tutti e magari frequentate
da pochi. Immagino che queste poche righe non piaceranno a molti di voi. Ma
siete stati voi, continuando la discussione, a chiedermi di aprire nuovi spazi
per renderla possibile e visto che ci troviamo nel mio blog mi permetto di
ricapitolare la mia posizione. E' troppo facile, a mio avviso, bollare il
cardinale Rylko, strettissimo collaboratore di Giovanni Paolo II per molti
anni, creato cardinale da Benedetto XVI all'ultimo concistoro, come un fan dei
neocatecumenali. Rileggete, per favore, le parole che il Papa ha detto ai
movimenti il mese scorso. Scritto in Varie Commenti ( 1291 ) " (35 votes,
average: 3.54 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2008 Feed RSS
Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 12Jun 08 Da Ruini a
Vallini, da Saraiva ad Amato. Al Sant'Uffizio? Sanna Si avvicina il giorno
dell'annuncio dell'avvicendamento del Vicario di Roma: la scelta del Papa, per
la successione del cardinale Camillo Ruini, è caduta sull'attuale Prefetto
della Segnatura apostolica, il cardinale Agostino Vallini, già vescovo
ausiliare di Napoli e poi vescovo di Albano. La nomina dovrebbe essere resa
nota entro fine mese, probabilmente il 24 giugno. Non ci sono cambi in vista
nella struttura del Vicariato: il successore di Ruini dovrebbe infatti
mantenere al suo posto l'attuale vicegente, monsignor Moretti. Nei giorni
successivi alla nomina di Vallini al Vicariato dovrebbe essere resa nota la
promozione del Segretario dell'ex Sant'Uffizio, l'arcivescovo Angelo Amato, a
Prefetto della Congregazione delle cause dei santi, in sostituzione del
cardinale José Saraiva Martins. Il delicato ruolo di numero due della
Congregazione per la dottrina della fede si vociferava fosse destinato al
vescovo Rino Fisichella, ausiliare di Roma, attuale rettore della Lateranense.
Ma nelle ultime ore sta prendendo quota un'altra candidatura: quella del più
anziano arcivescovo di Oristano, il teologo Ignazio Sanna, che era stato promosso alla diocesi sarda da appena due anni.
Fisichella viene riservato per altri futuri incarichi. Scritto in Varie
Commenti ( 122 ) " (22 votes, average: 3.77 out of 5) Loading ... Il Blog
di Andrea Tornielli © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo
articolo a un amico 10Jun 08 Gli statuti del Cammino neocatecumenale, verso il
13 giugno Alcuni di voi mi hanno chiesto di aprire un nuovo thread dedicato
alla discussione sugli statuti del Cammino neocatecumenale, che sono stati
approvati da Benedetto XVI e saranno consegnati nella tarda mattina di venerdì
prossimo ai responsabili del Cammino. Il motivo della richiesta è l'alto numero
di commenti che rende difficile l'accesso alle pagine con le discussioni
precedenti. Una richiesta simile mi era stata rivolta nei giorni scorsi da
Klaus, il quale ha poi lasciato il blog a causa della mia scelta di aprire il
nuovo spazio di discussione in calce al post dedicato al romanzo thriller di
Thornborn. La mia scelta era stata dettata dall'impegno che avevo preso di non
intervenire più sulla vicenda fino al 13 giugno. Pur non essendo d'accordo con
il tono e con i contenuti di molti commenti (in queste due settimane mi sono
beccato rimproveri da destra e da manca, sono stato
fatto passare come un portavoce del Cammino solo perché non non lo ritengo
"eretico", è stato ipotizzato che la mia
posizione sia dovuta alla paura di reazione dei neocatecumenali stessi, sono stato pure offeso pesantemente), mi rendo conto ora che
Klaus aveva ragione a chiedere uno spazio apposito, perché se è vero che gli
argomenti sul mio blog li decido io, è altrettanto vero che la discussione si
alimenta grazie al contributo di tutti e dunque - visto l'interesse suscitato
dall'argomento - è giusto che possa continuare. Scritto in Varie Commenti (
1126 ) " (19 votes, average: 4.26 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea
Tornielli © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un
amico 07Jun 08 Antonelli a Roma, Betori a Firenze, Brambilla (forse) alla Cei
E' stata annunciata a mezzogiorno di oggi la nomina del cardinale Ennio
Antonelli alla guida del Pontificio consiglio per la famiglia. L'arcivescovo
lascia Firenze per succedere allo scomparso cardinale Alfonso Lopez Truijllo.
La diocesi del capoluogo toscano vive un momento di empasse, dopo le tristi ben
note vicende dello scandalo di abusi che ha coinvolto don Cantini e ha finito
per lambire pure l'attuale vescovo ausiliare Claudio Maniago (criticato per
aver minimizzato l'accaduto) che alla comunità di Cantini era legato. Non è stato reso noto il nome di chi prenderà il posto di
Antonelli. Il pole position c'è il Segretario della Cei Giuseppe Betori. Come
numero due della Conferenza episcopale, dopo la partenza di Betori, continua a
consolidarsi la candidatura del vescovo ausiliare di Milano, il teologo Franco
Giulio Brambilla. Più defilate altre due candidature, quella del vescovo di
Albano Marcello Semeraro, e quella del vescovo di Macerata Claudio Giuliodori,
già direttore dell'ufficio comunicazioni sociali della Cei. Scritto in Varie
Commenti ( 199 ) " (21 votes, average: 3.81 out of 5) Loading ... Il Blog
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articolo a un amico Post precedenti Chi sono Sono Andrea Tornielli, il
vaticanista del Giornale, classe 1964, laurea in storia della lingua greca.
Sono sposato e ho tre figli. Vivo tra Roma e Milano Tutti gli articoli di
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a fare il "lavoro sporco" per... Ester: Per Daniele. Da quello che
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condizioni della lettera a Fellay Accordo tra S.Sede e lefebvriani, conto alla
rovescia Il commiato di Ruini, le spiegazioni di Fisichella "La bandiera
arcobaleno è New Age, torniamo alla croce" Pio XII, suor Pascalina e gli
archivi ebraici Famiglia sotto attacco, i rischi che arrivano dall'Europa
Ancora sugli statuti del Cammino, approvati dalla Chiesa Da Ruini a Vallini, da
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neocatecumenale, verso il 13 giugno Antonelli a Roma, Betori a Firenze,
Brambilla (forse) alla Cei Pagine About Disclaimer I miei libri Pio XII. Un
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Blog di Andrea Tornielli © 2008 disclaimer Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti.
( da "Giornale.it, Il" del 25-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Sono venuto in
possesso delle cinque condizioni poste a monsignor Fellay in vista del rientro
nella piena comunione con Roma. Al contrario delle iniziali indiscrezioni, non
si parla di accettazione del Concilio o della nuova messa: sono condizioni
generali previe. Di fatto la Santa Sede, mostrando una grande generosità,
chiede di non attaccare la persona del Papa. Monsignor Fellay ha invocato da
Benedetto XVI la revoca della scomunica, la richiesta di rispettarne l'autorità
senza più pretendere essere destinatari di un magistero "superiore" a
quello del Pontefice regnante mi sembra una condizione di buon senso! Questo il
testo della lettera che porta la firma del cardinale presidente di Ecclesia
Dei: Condizioni risultanti dall'incontro del 4 giugno 2008 tra il cardinale
Dario Castrillon Hoyos e il vescovo Bernard Fellay: 1) L'impegno a una risposta
proporzionata alla generosità del Papa. 2) L'impegno ad evitare ogni intervento
pubblico che non rispetti la persona del Santo Padre e che possa essere
negativo per la carità ecclesiale. 3) L'impegno a evitare la pretesa di un
magistero superiore al Santo Padre e di non proporre la Fraternità in
contrapposizione alla Chiesa. 4) L'impegno a dimostrare la volontà di agire
onestamente nella piena carità ecclesiale e nel rispetto dell'autorità del
Vicario di Cristo. 5) L'impegno a rispettare la data - fissata alla fine del
mese di gigno - per rispondere positivamente. Questa sarà una condizione
richiesta e necessaria come preparazione immediata all'adesione per avere la
piena comunione. Scritto in Varie Commenti ( 52 ) " (6 votes, average:
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Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 23Jun 08 Accordo tra S.Sede
e lefebvriani, conto alla rovescia E' iniziato il conto alla rovescia per
l'accordo tra la Fraternità San Pio X fondata dal vescovo francese Marcel
Lefebvre e la Santa Sede, come scrivo sul Giornale di oggi. I lefebvriani, che
hanno chiesto la revoca della scomunica, dovranno rispondere entro il 28 giugno
alle proposte presentate per conto di Benedetto XVI dal cardinale Dario
Castrillòn Hoyos, presidente della pontificia commissione "Ecclesia
Dei". Si tratta di cinque punti da sottoscrivere, chiariti i quali la
Fraternità potrà rientrare nella piena comunione con Roma. E' un'occasione
irripetibile: i lefebvriani da tempo chiedevano la liberalizzazione del messale
antico - e Papa Ratzinger con il Motu proprio "Summorum pontificum
cura" ha ridato piena cittadinanza al rito preconciliare - ed è innegabile
la "catechesi" che negli ultimi tempi proviene dalle messe papali,
con il recupero di alcuni elementi tradizionali. La Fraternità dovrà accettare
il Concilio Vaticano II e la piena validità del rito liturgico post-conciliare
(entrambi i punti furono già sottoscritti dallo stesso monsignor Lefebvre nel
1988) e per quanto riguarda la sua sistemazione canonica, potrebbe essere
configurata come una "prelatura". E' noto però che vi sono resistenze
interne: queste dovrà cercare di superare il vescovo Bernard Fellay, superiore
dei lefebvriani, nei prossimi giorni, in occasione del capitolo generale. Ora che l'antica messa è stata liberalizzata - seppur con molte
difficoltà e clamorose disobbedienze - molti fedeli tradizionalisti non
comprendono perché la Fraternità non si accordi con Roma rientrando pienamente
nella comunione cattolica. Circostanze così favorevoli con tutta probabilità
non si ripeteranno più. Scritto in Varie Commenti ( 178 ) " (12
votes, average: 4.67 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2008
Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 22Jun 08
Il commiato di Ruini, le spiegazioni di Fisichella Ieri sera in San Giovanni in
Laterano il cardinale Vicario di Roma Camillo Ruini ha celebrato il 25
anniversario del suo episcopato (la data esatta della consacrazione in realtà è
29 giugno) accomiatandosi dalla diocesi. Ha ringraziato i collaboratori e ha
tenuto un'omelia per certi versi inedita, chiedendo scusa per la
"mediocrità" della sua preghiera. Questo è l'ampio articolo che
pubblico oggi sul Giornale. L'avvicendamento di Ruini con Vallini sarà
annunciato venerdì prossimo, 27 giugno. Sempre sulle pagine odierne, pubblico
anche un'intervista al rettore della Lateranense e nuovo presidente della
Pontificia Accademia per la vita, monsignor Rino Fisichella, che interviene sul
tema della comunione ai divorziati risposati, sollevato ieri mattina da Silvio
Berlusconi davanti al vescovo di Tempio Pausania. Scritto in Varie Commenti (
59 ) " (6 votes, average: 4.33 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea
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amico 21Jun 08 "La bandiera arcobaleno è New Age, torniamo alla
croce" Sul Giornale di oggi pubblico un articolo che riprende una lunga e
articolata riflessione messa online ieri dall'agenzia Fides della Congregazione
per l'evangelizzazione dei popoli, diretta da Luca De Mata. Vi si sottolinea
come sia del tutto improprio l'uso della bandiera della pace arcobaleno,
dimostrando che l'origine di quel simbolo è la Teosofia (corrente
filosofico-religiosa di tipo gnostico, legata alle religioni orientali) e oggi
il New Age: dunque quanto di meno cattolico possa esistere, dato che il
sincretismo gnostico e più pericoloso per il cristianesimo - che è invece un
avvenimento storico basato sull'incarnazione - dello stesso materialismo ateo.
Vi invito a leggerlo e a farlo leggere a quei parroci che hanno disteso la
"rainbow flag" nelle chiese e persino sugli altari. Scritto in Varie
Commenti ( 130 ) " (12 votes, average: 4.5 out of 5) Loading ... Il Blog
di Andrea Tornielli © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo
articolo a un amico 19Jun 08 Pio XII, suor Pascalina e gli archivi ebraici Sul
Giornale di oggi pubblico un lungo articolo di recensione alla nuova biografia
di suor Pascalina Lehnert, la religiosa che accudiva Pio XII: il volume, edito
dalla San Paolo, s'intitola "La signora del sacro palazzo". Il volume
è serio e documentato, il titolo (cambiato rispetto all'edizione tedesca) a mio
avviso indulge un po' troppo allo scandalismo. Ma si sa che contro Papa Pacelli
e la sua corte si può sparare (e c'è "l'aggravante" che Pascalina era
una donna, e dunque "sospetta"), mentre sui pure potenti e influenti
segretari di altri Papi è d'obbligo il rispetto e la riverenza. Sulla stessa
pagina pubblico anche un pezzo che annuncia le iniziative della Santa Sede per
ricordare i 50 anni dalla morte di Pio XII: una mostra fotografica e di oggetti
(alla quale ho collaborato anch'io), realizzata dal Pontificio comitato di Scienze
storiche, un convegno sulla modernità del magistero di Papa Pacelli e su come
questo abbia influito decisamente sul Concilio Vaticano II. Inoltre, sono
annunciati un convegno sui presunti "silenzi" a Gerusalemme e una
riunione di esponenti dell'ebraismo americano che intendono esprimere la loro
gratitudine per ciò che Pio XII fece in favore dei perseguitati. Presentando le
iniziative (martedì scorso, ma il pezzo esce solo oggi perché è saltato dalla
pagina, "scalzato" dalla morte di Mario Rigoni Stern), monsignor
Brandmuller, presidente del Pontificio comitato di Scienze storiche, ha detto:
"Ci sono 15 archivi israeliani che hanno documenti ancora non visibili e
che nessuno indaga". Scritto in Varie Commenti ( 85 ) " (12 votes,
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sotto attacco, i rischi che arrivano dall'Europa La famiglia è sottoposta
all'attacco di forze che "cercano di indebolirla". Questo ha detto
ieri sera Benedetto XVI ai giovani brindisini, che lo accolgono con grande
calore in una delle poche regioni italiane che, su iniziativa della giunta
guidata da Niki Vendola, ha legiferato per concedere diritti alle coppie di
fatto. A loro il Papa ha ricordato che "fra i valori radicati" di
questa terra c'è "il rispetto della vita" e "l'attaccamento alla
famiglia" che oggi "è esposta al convergente attacco di numerose
forze che cercano di indebolirla". Nei giorni scorsi ho pubblicato sul Giornale
un articolo sulle minacce che sommessamente (e subdolamente) arrivano su questa
materia dall'Europa, attraverso quello che la professoressa Marta Cartabia ha
definito "colonialismo giurisdizionale": vale a dire la modifica
delle legislazioni familiari a colpi di sentenze delle corti europee. Un
dibattito attualissimo, dopo la clamorosa bocciatura dell'Irlanda del Trattato
di Lisbona. Scritto in Varie Commenti ( 296 ) " (21 votes, average: 4.52
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Cammino, approvati dalla Chiesa Sono in partenza per Brindisi e Santa Maria di
Leuca dove questo pomeriggio e domani seguirò la visita di Papa Ratzinger. Apro
questo nuovo spazio perché il precedente thread dedicato ai neocatecumenali ha
un record di commenti che rende difficile aprire la pagina. Non posso fare a
meno di prendere le distanze da coloro che hanno tacciato e continuano a
tacciare il Cammino di eresia, da coloro che hanno fatto paragoni davvero
offensivi avvicinando il fondatore del Cammino a dittatori feroci. Leggo con
attenzione tutti i distinguo, le prese di distanza, gli appunti sulla libertà
di critica rispetto alle decisioni papali e vaticane. Mi permetto sommessamente
di far notare che allora questi criteri vanno adottati sempre (quando non si
tratti di pronunciamenti ex cathedra), e allora ci si dovrebbe inalberare di
meno di fronte a critiche o "disobbedienze" che riguardano altri
provvedimenti o decisioni. In ogni caso, l'approvazione di ieri - che è stata
voluta da Benedetto XVI, il quale non mi risulta in quel momento fosse
sottoposto a tortura o costrizioni - sancisce che il Cammino appartiene alla
Chiesa. Nessuno è obbligato ad aderirci, nessuno è obbligato a credere a questa
proposta. Devo dire in tutta onestà che il quadro che del Cammino è stato dipinto in molti dei commenti che ho letto mi è
sembrato a dir poco unilaterale. Sono state usate espressioni inaccettabili,
sono stati formulati giudizi e sentenze inappellabili, abbiamo mostrato ancora
una volta il volto di una Chiesa che letteralmente si scanna al suo interno. La
storia della Chiesa, diceva Chesterton, è fatta da un'avanguardia di santi, un
popolo di mediocri, una retroguardia di delinquenti: sono le proporzioni della
nostra umanità. Anche nel Cammino, dunque, accanto a qualche santo ci saranno
tante persone "normali" o mediocri, e, come nel resto del
cattolicesimo e dell'intero genere umano anche qualche mascalzone. Capisco
bene, data la sensibilità tradizionale di molti frequentatori del blog, che le
liturgie neocatecumenali possano non piacere. Ma paragonare il Cammino a una
setta protestante chiudendo gli occhi su ciò che fa per l'evangelizzazione
signfica a mio avviso mancare di senso della misura. Gli abusi liturgici
accadono - eccome accadono! - nelle parrocchie, nelle chiese cattedrali,
durante le "ortodossissime" messe aperte a tutti e magari frequentate
da pochi. Immagino che queste poche righe non piaceranno a molti di voi. Ma
siete stati voi, continuando la discussione, a chiedermi di aprire nuovi spazi
per renderla possibile e visto che ci troviamo nel mio blog mi permetto di
ricapitolare la mia posizione. E' troppo facile, a mio avviso, bollare il
cardinale Rylko, strettissimo collaboratore di Giovanni Paolo II per molti
anni, creato cardinale da Benedetto XVI all'ultimo concistoro, come un fan dei
neocatecumenali. Rileggete, per favore, le parole che il Papa ha detto ai
movimenti il mese scorso. Scritto in Varie Commenti ( 1291 ) " (35 votes,
average: 3.54 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2008 Feed RSS
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Vallini, da Saraiva ad Amato. Al Sant'Uffizio? Sanna Si avvicina il giorno
dell'annuncio dell'avvicendamento del Vicario di Roma: la scelta del Papa, per
la successione del cardinale Camillo Ruini, è caduta sull'attuale Prefetto
della Segnatura apostolica, il cardinale Agostino Vallini, già vescovo
ausiliare di Napoli e poi vescovo di Albano. La nomina dovrebbe essere resa
nota entro fine mese, probabilmente il 24 giugno. Non ci sono cambi in vista
nella struttura del Vicariato: il successore di Ruini dovrebbe infatti
mantenere al suo posto l'attuale vicegente, monsignor Moretti. Nei giorni
successivi alla nomina di Vallini al Vicariato dovrebbe essere resa nota la
promozione del Segretario dell'ex Sant'Uffizio, l'arcivescovo Angelo Amato, a
Prefetto della Congregazione delle cause dei santi, in sostituzione del cardinale
José Saraiva Martins. Il delicato ruolo di numero due della Congregazione per
la dottrina della fede si vociferava fosse destinato al vescovo Rino
Fisichella, ausiliare di Roma, attuale rettore della Lateranense. Ma nelle
ultime ore sta prendendo quota un'altra candidatura: quella del più anziano
arcivescovo di Oristano, il teologo Ignazio Sanna, che era stato
promosso alla diocesi sarda da appena due anni. Fisichella viene riservato per
altri futuri incarichi. Scritto in Varie Commenti ( 122 ) " (22 votes,
average: 3.77 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2008 Feed RSS
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statuti del Cammino neocatecumenale, verso il 13 giugno Alcuni di voi mi hanno
chiesto di aprire un nuovo thread dedicato alla discussione sugli statuti del
Cammino neocatecumenale, che sono stati approvati da Benedetto XVI e saranno
consegnati nella tarda mattina di venerdì prossimo ai responsabili del Cammino.
Il motivo della richiesta è l'alto numero di commenti che rende difficile
l'accesso alle pagine con le discussioni precedenti. Una richiesta simile mi
era stata rivolta nei giorni scorsi da Klaus, il quale ha poi lasciato il blog
a causa della mia scelta di aprire il nuovo spazio di discussione in calce al
post dedicato al romanzo thriller di Thornborn. La mia scelta era stata dettata
dall'impegno che avevo preso di non intervenire più sulla vicenda fino al 13
giugno. Pur non essendo d'accordo con il tono e con i contenuti di molti
commenti (in queste due settimane mi sono beccato rimproveri da destra e da
manca, sono stato fatto passare come un portavoce del
Cammino solo perché non non lo ritengo "eretico", è stato ipotizzato che la mia posizione sia dovuta alla paura
di reazione dei neocatecumenali stessi, sono stato
pure offeso pesantemente), mi rendo conto ora che Klaus aveva ragione a
chiedere uno spazio apposito, perché se è vero che gli argomenti sul mio blog
li decido io, è altrettanto vero che la discussione si alimenta grazie al
contributo di tutti e dunque - visto l'interesse suscitato dall'argomento - è
giusto che possa continuare. Scritto in Varie Commenti ( 1126 ) " (19
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Antonelli a Roma, Betori a Firenze, Brambilla (forse) alla Cei E' stata
annunciata a mezzogiorno di oggi la nomina del cardinale Ennio Antonelli alla
guida del Pontificio consiglio per la famiglia. L'arcivescovo lascia Firenze
per succedere allo scomparso cardinale Alfonso Lopez Truijllo. La diocesi del
capoluogo toscano vive un momento di empasse, dopo le tristi ben note vicende
dello scandalo di abusi che ha coinvolto don Cantini e ha finito per lambire
pure l'attuale vescovo ausiliare Claudio Maniago (criticato per aver
minimizzato l'accaduto) che alla comunità di Cantini era legato. Non è stato reso noto il nome di chi prenderà il posto di
Antonelli. Il pole position c'è il Segretario della Cei Giuseppe Betori. Come numero
due della Conferenza episcopale, dopo la partenza di Betori, continua a
consolidarsi la candidatura del vescovo ausiliare di Milano, il teologo Franco
Giulio Brambilla. Più defilate altre due candidature, quella del vescovo di
Albano Marcello Semeraro, e quella del vescovo di Macerata Claudio Giuliodori,
già direttore dell'ufficio comunicazioni sociali della Cei. Scritto in Varie
Commenti ( 199 ) " (21 votes, average: 3.81 out of 5) Loading ... Il Blog
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veramente mi sembra più fantastico Benedetto XVI, ma chiaramente ognuno fa le
sue scelte. Gianpaolo1951: Grazie Gregorio VII e grazie Rovere! Siete
semplicemente "FANTASTICI"! Che Dio vi preservi e vi... Cherubino:
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( da "Secolo XIX, Il" del 25-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Millantato credito
in vaticano New York. Il diavolo veste Prada, ma quando fa le pentole non ci
mette i coperchi: Raffaello Follieri, il giovane finanziere pugliese da poco
scaricato dall'attrice americana Anne Hathaway, è stato
arrestato a New York con l'accusa di frode e
riciclaggio. Se condannato rischia di passare il prossimo mezzo secolo dietro
le sbarre. Il giudice Henry Pitman, giudicandolo a rischio di fuga, ha fissato
una cauzione da 21 milioni di dollari. Pugliese di San Giovanni Rotondo, 29
anni, Follieri è stato accusato di aver millantato
credito in Vaticano davanti a investitori americani tra cui il miliardario dei
supermercati Ron Burkle, playboy e amico per la pelle di Bill Clinton, ottenendo milioni di dollari da investire a scopo speculativo
nell'acquisto di proprietà dismesse dalla Chiesa Cattolica in bancarotta per lo
scandalo dei preti pedofili. Follieri avrebbe fatto credere ai suoi
interlocutori che la Santa Sede lo aveva ufficialmente nominato "chief
financial officer" e che ogni volta che andava a Roma veniva ricevuto in
udienza dal Papa. In realtà il giovane compaesano di Padre Pio non aveva
che tenui contatti in Vaticano. Gli investimenti promessi intanto non si erano
materializzati, in compenso Follieri tra il 2005 e 2007 avrebbe sperperato i
biglietti verdi dei suoi finanziatori in vacanze col jet privato ai Caraibi e a
Las Vegas, abiti di sartoria, un "opulento" appartamento di lusso al
46esimo e 47esimo piano della Olympic Tower davanti alla cattedrale di San Patrizio
con vista di Central Park, cene nei migliori ristoranti, l'accompagnatore per
il cane e molto altro. Lusso, inganni, monsignori vestiti da alti prelati:
nell'atto di incriminazione del Distretto Sud di New York ci sono tutti gli
elementi di un copione. Sarà per questo che la sofisticata Hathaway la scorsa
settimana ha fatto sapere di aver preso le distanze dal boyfriend italiano?
Molti episodi citati nella deposizione dell'agente dell'Fbi Theodore Cacioppi,
al cuore dell'atto di accusa, erano già emersi da ricostruzioni di stampa dopo
che la Yucaipa, il fondo di investimenti di Burkle in cui anche Clinton ha una
partecipazione, aveva fatto causa presso un tribunale del Deleware al giovane
pugliese accusandolo di truffa per 1,3 milioni di dollari. Non però l'esistenza
di un "reporter di una ben nota testata italiana" che avrebbe aiutato
Follieri a "organizzare incontri" con personalità a Roma, né dei due
"monsignori" stipendiati con soldi dei finanziatori creduloni con cui
Follieri si accompagnava per accreditare la fama di stretti legami col
Vaticano. Racconta l'agente Cacioppi: "Secondo molti testimoni, Follieri
teneva abiti talari, tra cui abiti da alti prelati, nel suo ufficio di New
York. Un testimone ha raccontato che almeno un monsignore fu fatto vestire con
gli abiti di un prelato di più alto rango per far credere che Follieri era
legato a filo doppio con le gerarchie Vaticane". Alessandra Baldini (Ansa)
25/06/2008.
( da "Repubblica, La" del 25-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Il faccendiere che
sedusse Manhattan in manette l'italiano amico dei Clinton Millantava agganci in
Vaticano, lungo flirt con l'attrice Hathaway Per il giudice c'è pericolo di
fuga, la cauzione fissata a 21 milioni di dollari MARIO CALABRESI dal nostro
corrispondente New York - Dopo cinque anni di lussi, feste, aerei privati,
panfili, amicizie potenti e un amore hollywoodiano, la favola americana di
Raffaello Follieri, nato 29 anni fa a San Giovanni Rotondo - il paese dove è
sepolto Padre Pio - si è conclusa ieri quando l'Fbi lo ha portato in manette
nel Tribunale federale di Manhattan. Incriminato per associazione a delinquere
finalizzata alla truffa, trasferimento illecito di denaro e riciclaggio, il
ragazzo italiano che aveva fatto credere a New York e ai Clinton di essere il
direttore finanziario del Vaticano ora rischia 225 anni di prigione. Per la
libertà condizionata, il giudica ha fissato una cauzione di 21 milioni di
dollari. è una storia che ha tutti le caratteristiche classiche e che ricorda i
film in cui Totò cercava di vendere agli americani la Fontana di Trevi: in questo caso però non si trattava di beni antichi ma delle
proprietà della Chiesa cattolica negli Stati Uniti di cui Follieri millantava
di essere il rappresentante. E non stupisce che il primo ad avere sospetti sia stato proprio un italoamericano: Andrew
Cuomo, procuratore generale di New York, che da mesi lo aveva messo nel mirino.
Da cinque anni il jet set di Manhattan si era abituato alla presenza di questo
ragazzo belloccio, fidanzato con l'attrice Anne Hathaway - 24 anni, famosa per
essere stata la protagonista del film "Il diavolo veste Prada" - che
faceva una vita da nababbo. Appartamento alla Trump Tower sulla Quinta Strada,
37mila dollari d'affitto al mese; ufficio su Park Avenue; vacanze e viaggi con
l'aereo privato; un uomo di scorta sempre alle sue spalle; uno yacht di 40
metri ai Caraibi; un appartamento di 750 metri quadrati, che si sviluppava tra
il 46esimo e 47esimo piano, comprato all'Olympic Tower, il palazzo costruito da
Onassis accanto alla cattedrale di St. Patrick e con vista su Central Park; un
tenore di vita incredibile, perfino il lusso delle visite a domicilio di un
dottore londinese le cui trasferte a New York costavano ben 30 mila dollari
l'una. A costruire questa favola Follieri ci era riuscito sostenendo di essere
in America per incarico del cardinale Angelo Sodano, segretario di Stato della
Santa Sede dal 1991 al 2006, e facendosi accompagnare dal giovane nipote
dell'alto prelato, l'ingegnere Andrea Sodano. Millantando il legame con il
Vaticano, Follieri sosteneva di essere in grado di acquistare, ad un prezzo di
favore, gli immobili che alcune diocesi Usa erano state costrette a mettere in
vendita per pagare gli indennizzi dovuti allo scandalo dei preti pedofili. Chi
entrava nel suo ufficio restava colpito prima di tutto dalla foto di Raffaello
e della fidanzata con Papa Giovanni Paolo II, l'Fbi invece è stata più
impressionata dal fatto che avesse negli armadi molti abiti talari, vesti
cardinalizie, che servivano a far fare il salto di qualità a due monsignori da
lui stipendiati che si portava dietro ogni volta che doveva trattare un affare.
Nelle carte dell'Fbi si racconta anche che aveva pagato un impiegato
amministrativo del Vaticano per avere informazioni, contatti, numeri telefonici
di alti esponenti delle gerarchie ecclesiatiche e per poter organizzare visite
private nei giardini e ai musei vaticani per i suoi ospiti, così da
impressionarli del suo potere. Grazie a questa messa in scena aveva stretto un
rapporto con Douglas Band, un collaboratore di Bill Clinton, e con il suo aiuto
aveva avvicinato molti dei facoltosi amici dell'ex presidente, a partire dal
miliardario californiano Ronald Burkle. è a lui che avrebbe proposto l'acquisto
di proprietà della Chiesa a prezzo stracciato, ottenendo un investimento di 55
milioni di dollari, finiti però nelle tasche di Follieri, per finanziare la sua
vita principesca. Ai Clinton aveva promesso grandi donazioni - mai arrivate -
alla fondazione di Bill e il voto di molti cattolici
per Hillary. Per un lungo tempo raccontò che grazie ai suoi contatti vaticani
era in grado di comprare proprietà immobiliari della Chiesa in disuso per
lanciarle sul mercato, ma quando si cominciò a capire che non era vero cambiò
cavallo e prima disse che stava per comprare una rete televisiva cattolica, poi
di aver avuto il mandato da una delle organizzazioni finanziarie della Chiesa
di vendere l'oro, infine si presentava come direttore finanziario del Vaticano.
Ora il castello di menzogne è crollato. Nel documento dell'Fbi si racconta che
un giornalista "di una ben nota testata italiana" ha aiutato Follieri
a "organizzare incontri con personalità a Roma" e che sarebbe stato suo ospite nell'appartamento newyorkese. Del reporter
non si conosce il nome, così come sono ancora senza volto i due
"monsignori". Per lungo tempo Follieri sembrava godere di legami ad
altissimo livello, tanto che lo scorso anno ebbe ospite a cena l'allora
ministro degli Esteri Massimo D'Alema. La prima a rendersi conto che la favola
era finita è stata, con incredibile tempismo, la fidanzata. Due settimane fa
erano ancora insieme alle sfilate a New York, ma Anne Hathaway lo ha lasciato
nel weekend tra il 14 e il 15 giugno, alla vigilia della serata di lancio del
suo ultimo film, "Get smart", e prima di diventare la testimonial del
nuovo profumo di Lancome. Lei aveva capito che l'aria era davvero cambiata
quando si era accorta che lui aveva smesso di pagare l'affitto alla Trump
Tower. Molti lo ricordano due anni fa al gala della Niaf (National Italian
American Foundation) dove venne premiato per motivi umanitari - grazie alla sua
fondazione che prometteva di vaccinare bambini latinoamericani - seduto al
tavolo insieme al padre, alla madre, alla fidanzata e a due cardinali, di cui
nessuno però ricorda i nomi.
( da "Repubblica, La" del 25-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Spettacoli Tabù
L'eros da Pasolini al Family Day Ci sono argomenti ancora tabù come le pratiche
sadomaso: nessuno vuole parlarne MARIA PIA FUSCO ROMA Gli sposi in gondola in
una Venezia da cartolina. Sorridono, salutano radiosi mentre si allontanano
verso il loro futuro. La voce malinconica e gentile di Pasolini li accompagna
con il suo poetico augurio di amore per sempre. Sono le immagini in bianco e
nero di Comizi d'amore, il film documento in cui Pasolini, con la complicità di
Alberto Moravia e Cesare Musatti, parlava con gli italiani dei primi anni
Sessanta di temi ancora scabrosi come il sesso e l'amore. Sono le immagini che
lo scrittore Antonio Scurati ha scelto come finale di La stagione dell'amore,
il documentario con cui ripropone gli stessi temi nell'Italia di oggi. Prodotto
da Fandango, andrà in onda stasera a La storia siamo noi, il programma di
Giovanni Minoli (RaiTre alle 8.05 e 0.35). Il quale, dice, "mi ha
interessato, oltre l'argomento, il ritmo narrativo scelto da Scurati. Un ritmo
dilatato, che permette di cogliere nelle reazioni degli intervistati
atteggiamenti, gesti, esitazioni, pudori, dettagli che spesso significano molto
di più delle parole. è una modalità narrativa nuova, importante nella ricerca
di varietà dei linguaggi". L'omaggio a Pasolini, dice Antonio Scurati,
"è esplicito, la sua poetica sugli sposi è l'unico testo letterario di
commento nel film, l'ho usato per la sua bellezza e la sua attualità. Non avevo
l'ambizione di rifare il lavoro di Pasolini, se mai un prolungamento. Comizi
d'amore è un modello irripetibile, anche perché l'Italia di allora era una nazione
mediaticamente ingenua. Abbiamo constatato che l'innocenza mediatica è perduta:
oggi davanti a una telecamere si cerca di recitare il proprio ruolo". I
suoi intervistati vanno dai partecipanti al Family day agli studenti del Parini
ai frequentatori del circolo di destra Casa Pound. Tutti disponibili a parlare?
"Ci sono argomenti ancora tabù, le pratiche sadomaso per esempio. Mi ha
stupito che nessuno degli studenti del Politecnico di Milano fosse disposto ad
affrontarlo, si giravano dall'altra parte oppure dicevano di non saperne nulla.
A Casa Pound sono entrato grazie a un amico. All'inizio abbiamo parlato
dell'arte della guerra, i ragazzi erano molto colpiti dalla mia preparazione,
erano convinti che fossi dalla loro parte. Sono rimasti molto stupiti quando ho
detto che ero un uomo di sinistra". Perché ha cominciato con il Family
day? "M'incuriosiva la modalità della manifestazione: con tanti giovani,
bande, balli, canti, e colori è più vicina agli episcopali
americani che ai raduni cattolici tradizionali. Tutto è cominciato con lo sdoganamento dei gruppi cattolici insofferenti delle gerarchie
ecclesiastiche operato da papa Wojtyla, che con il suo carisma se n'è
riappropriato. Oggi si saldano con un laicismo popolare molto diffuso". Com'è andato l'incontro con
monsignor Fisichella? "è l'ideatore del Family day, di recente è diventato
arcivescovo e presidente dell'Accademia per la vita. è stato
molto disponibile. Ha avuto solo un attimo di perplessità quando gli ho fatto
notare che il clero e gli omosessuali hanno in comune l'impossibilità di avere
figli. Temevo s'irritasse, ma se è successo lo ha nascosto molto bene". I
temi sono famiglia, Dico, tradimento, castità, sessualità. Un tema su cui
insiste è quello dell'amore romantico. "è stato
il mio punto di partenza, dopo aver scritto Una storia romantica. Oggi si vive
una sessualità libera, assoluta, l'amore romantico sembra qualcosa di
degradato, invece è molto forte perché negato, è forte nella misura della sua
assenza. è una lacerazione sentimentale ma anche sociale del nostro tempo, la
nostra pratica quotidiana è la precarietà. Un tempo amore e guerra ispiravano
gli artisti, oggi l'amore è stato abbandonato dalla
grande arte e lasciato alla serie B, agli psicologi d'accatto della tv. Invece
bisognerebbe riappropriarsene. Manchiamo di un'educazione sentimentale, non fa
fico parlare d'amore, ma la precarietà sentimentale genera un'instabilità
sociale molto forte. Secondo me questa nuova ondata misogina è anche il frutto
di questa lacerazione. L'eclissi dell'amore romantico, inteso come sentimento,
genera violenza. E non solo da parte degli uomini che vengono dall'est, la
pratica della violenza è anche degli italiani". Lei è spesso critico nei
confronti della tv. Ha cambiato idea? "La stagione dell'amore è il mio
primo lavoro per la televisione. Ogni tanto vado come ospite, sono un ospite
appetibile perché ho una natura polemica, ma accetto un invito su dieci. No,
non ho cambiato idea, la mia ambizione è riuscire a usare il mezzo contro se
stesso, una sfida ardua data la potenza del mezzo. Ritengo che uno scrittore
che vuole essere un intellettuale pubblico - ricordiamo Pasolini - deve
accettare un confronto di tipo agonistico con la televisione, un corpo a corpo
con questo linguaggio, cercare la possibilità di sperimentare. Penso che la tv
sia una cosa troppo seria per lasciarla ai critici televisivi. Appartengo alla
generazione cresciuta con la tv, la scarsa qualità della nostra fiction è ben
lontana dalla maturità di una certa produzione americana. E tutto dipende dalla
scrittura". I diritti di Il sopravvissuto sono stati acquistati per farne
un film. Altri suoi libri saranno portati sullo schermo? "Una storia
romantica è stata comprata da Bibi Ballandi, che vorrebbe esordire come
produttore ricavandone una fiction tv per la prima serata. L'idea mi attrae,
sarebbe una bella sfida".
( da "Repubblica, La" del 25-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Pagina VII - Torino
Verso la nomina Oggi è prevista la nomina al vertice della Fondazione
dell'istituto di cura e ricerca sul cancro, Bresso si schiera Candiolo, Grande Stevens
alla presidenza ma Allegra Agnelli preferirebbe Gabotto Due i vice: lo stesso
Gabotto dovrebbe essere affiancato da Loredana Cappelli Per la direzione
generale si discute dentro il Pd sui nomi di Pera e Lombardo SARA STRIPPOLI
(segue dalla prima di cronaca) Dopo l'approvazione del disegno di legge del
febbraio 2008, ultimo scoglio per ottenere il riconoscimento del centro
antitumori come Irccs (istituto di ricovero e cura a carattere scientifico) da
parte del ministero, l'attività della nuova Fondazione parte adesso
ufficialmente con la nomina dei vertici chiamati al nuovo corso nel delicato
momento del definitivo distacco dal Mauriziano. Dopo dieci anni di convivenza,
fra qualche gioia e molte polemiche. Nessun dubbio per la presidente della
Regione Mercedes Bresso: il candidato ideale per occupare la carica di
presidente è l'avvocato di casa Agnelli, fresco di uscita dalla Compagnia di
San Paolo. L'altra donna al tavolo della partita, Allegra Agnelli, sembrava
invece propensa a perorare la causa di Giampiero Gabotto, consigliere delegato
della onlus Fondazione piemontese, che insieme con la Regione compone la nuova
Fondazione. Nei giorni scorsi è arrivato l'accordo sul nome di prestigio che è
considerato garanzia per entrambe. Gabotto potrebbe dunque accontentarsi del
ruolo di vicepresidente, una carica con tutta probabilità da condividere con
Loredana Cappelli, che in questi anni al progetto della trasformazione di
Candiolo in Irccs ha lavorato su mandato della Regione. L'altra partita in
gioco, quella che in questi giorni vede l'agitarsi concitato della politica
regionale e cittadina, riguarda la nomina del direttore generale e dei
consiglieri di amministrazione. Il nome più inflazionato per il ruolo di
direttore è quello di Mario Lombardo, ex direttore dell'Asl 1 e attuale
vicepresidente dell'Aress. Peraltro già riapparso nei rumors della buvette di
Palazzo Lascaris quando era tempo di nominare il responsabile del forum sanità
del Pd. A sponsorizzarlo sarebbe la corrente laica della
ex-Margherita, in particolare il vicepresidente della Regione Paolo Peveraro.
Il fronte dei cattolici del
partito, quello che con molti distinguo riunisce il vicecapogruppo regionale
Stefano Lepri, l'onorevole Marco Calgaro e il presidente del Consiglio
regionale Davide Gariglio mette invece sul piatto il nome di Angelo Pera,
primario di gastroenterologia del Mauriziano, adesso in pensione. Pera
rappresenta l'Anpo, l'associazione nazionale primari ospedalieri e negli ultimi
anni, accanto ai rappresentanti del sindacato medici Anaao, ha combattuto la
dura battaglia per l'ospedale e l'Ordine Mauriziano durante il controverso
commissariamento di Anna Maria D'Ascenzo. Una partita tutta ancora da decidere.
Con una sicurezza: un presidente come l'avvocato Grande Stevens non sembra
incline ad appoggiare nomine di marca strettamente politica e Mercedes Bresso
non è una tifosa di Mario Lombardo. La decisione sarà presa comunque di
concerto con l'assessore regionale alla sanità Eleonora Artesio. L'altro nome
dell'attuale Fondazione piemontese è quello di Paolo Comoglio, attuale
direttore scientifico di Candiolo. Possibile una sua conferma. Come richiesto
dal ministero per la concessione del carattere scientifico, Candiolo
raddoppierà i posti letto, dagli attuali 75 a 150. La onlus della famiglia
Agnelli ha deciso di far confluire nella nuova Fondazione, oltre al fondo
inizialmente stabilito, anche beni strumentali, immobiliari e servizi di alta
formazione per un valore complessivo di 25 milioni di euro nei prossimi cinque
anni.
( da "Repubblica, La" del 25-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Pagina VIII - Palermo La curiosità Tecnico e abusivo a Cattolica Eraclea
SCIACCA - Era per tutti un integerrimo impiegato all'ufficio tecnico del Comune
di Cattolica Eraclea, ma anche un abusivo. I carabinieri hanno messo i sigilli
alla villetta che A.P., 36 anni, aveva quasi finito di realizzare in contrada
Capo, uno dei luoghi più suggestivi della provincia. Una denuncia è
scattata per l'impiegato ma anche per la moglie, pure lei addetta all'ufficio
tecnico. Il sequestro è scattato dopo i consueti servizi di perlustrazione
effettuati dai militari di Cattolica Eraclea in campagna, proprio per prevenire
il diffuso fenomeno dell'abusivismo edilizio. La provincia di Agrigento
continua infatti a essere in testa alle classifiche per la violazione delle
norme urbanistiche. a.s.
( da "Repubblica, La" del 25-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Pagina XV - Palermo
IL RICHIAMO DEI PROTESTANTI SULLA LOTTA ALLA MAFIA AUGUSTO CAVADI
"Assistiamo al ritorno della ricerca del capro espiatorio (una volta i
rumeni, prima gli albanesi, sempre i clandestini, oggi i Rom, anche le persone
omosessuali, e le prostitute di strada, che sappiamo benissimo essere in gran
parte schiavizzate) su cui scaricare la responsabilità delle paure, delle
insicurezze diffuse, della estrema precarietà rispetto al proprio lavoro ed al
proprio futuro. Si tratta di un orribile regresso ad un livello primitivo del
vivere sociale, che nega quanto faticosamente conquistato
dopo la tragedia della seconda guerra mondiale". Così si legge nelle righe
iniziali di un messaggio che i rappresentanti delle chiese cristiane valdesi e
metodiste del Sud hanno reso pubblico alla fine della loro conferenza annuale.
è un appello rivolto non solo ai protestanti, ma anche ai cattolici e, più ampiamente, a tutti i
concittadini di qualsiasi orientamento ideale. Esse manifestano essenzialmente una
preoccupazione di ordine squisitamente civile: "Lo Stato, le formazioni
politiche, le agenzie culturali non sempre sostengono con trasparenza e
decisione i principi della convivenza, della solidarietà, della
accoglienza espressi dal nostro patto fondativo, la Costituzione
repubblicana". Anzi, peggio: "lo Stato non interviene quando gruppi
di violenti distruggono e incendiano case, baracche, costringono famiglie,
donne, bambini a fuggire nel terrore di essere linciati per colpe commesse da
altri". Non un missionario cattolico né un rivoluzionario marxista, ma un
compunto osservatore liberale, Tocqueville, lo aveva già notato quasi duecento
anni fa: "Quando una nazione chiede al suo governo soprattutto il
mantenimento dell'ordine è già schiava nel suo animo". In nome della
sicurezza si concentra l'attenzione sulla microcriminalità quotidiana,
strumentalizzandola per demonizzare intere etnie, dimenticando "la
malattia sociale del Meridione": quei gruppi criminali mafiosi che
"pretendono di controllare tutti gli affari e il modo di vivere sul
territorio, imponendo un proprio modello sociale fondato sulla sopraffazione e
l'esercizio della violenza anche nelle forme più cruente come le stragi".
In questo contesto, ognuno è chiamato a scelte nette, inequivoche. Chi è
credente nel vangelo di Cristo, deve decidere "da che parte stare".
Anche le coscienze laiche, che non si riconoscono in nessuna fede e in nessuna
chiesa, devono fare le proprie opzioni, soprattutto in una fase in cui le voci
dei partiti, dei sindacati e dei movimenti di orientamento progressista
sembrano ridotti a un doloroso silenzio. Spetta anche ad esse con parole e
gesti concreti, personali e collettivi, esprimere consenso o dissenso rispetto
a chi, a livello locale, "esercita il controllo mafioso del territorio, di
ogni attività produttiva, dell'esistenza stessa di milioni di esseri
umani". Può sembrare sintomo di infantilismo sperare, in questo momento di
oscuramento degli orizzonti, in un futuro in cui principi elementari di etica
sociale possano prevalere sul calcolo dei vantaggi immediati. Ma, una volta
tanto, ha ragione la saggezza popolare: non può fare più buio di mezzanotte. La
miopia interessata, se oltrepassa certi limiti, diventa autolesionistica. Un
organismo sociale in cui tutti arraffano quel che gli capita sotto mano si
condanna all'implosione. La cronaca palermitana pullula di casi di idiozia
quasi sistemica: come altrimenti definire i reati di cui sono imputati
impiegati dell'Agenzia delle imposte di Palermo (che sottraevano denaro all'erario
pubblico per favorire se stessi ed altri), dipendenti del Jolly Hotel
(fotografati con le vettovaglie sottratte abitualmente alle cantine),
spacciatori dell'Acquasanta (attivi nel rione e in mezza città)? Ma la logica
impone che i parassiti possono prosperare solo sino a quando non divorano del
tutto il tessuto sano: quando lo dilacerano gravemente, si autocondannano
all'estinzione. Quando l'economia del privilegio e delle clientele avrà
mostrato la corda, apparirà evidente ciò che agli occhi di molti resta
nascosto: gli utopisti sono i realisti che hanno ragione troppo presto.
( da "Repubblica, La" del 25-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Pagina VIII - Milano
Le assunzioni a tempo scendono dell'15%. E crescono del 30% le disilluse che
neppure cercano più il posto è in calo l'occupazione delle donne Contratti
flessibili in sette casi su dieci. E la crisi spinge il lavoro autonomo rosa
LUCA DE VITO Per la prima volta dopo anni l'occupazione femminile nella
provincia di Milano è in calo. Dal 2004 le donne avevano sempre fatto
registrare non solo incrementi positivi, ma anche aumenti di gran lunga
superiori a quelli degli uomini. Nel 2007, invece, il numero delle assunte è
sceso dello 0,9 per cento. Ma è tutto il mercato occupazionale a soffrire a
Milano e provincia, e secondo l'Osservatorio sul mercato del lavoro di Palazzo
Isimbardi fa registrare una sensibile battuta d'arresto: un modesto più 0,1 per
cento, trainato solo dal forte incremento del lavoro part time. Tanto che,
ipotizzano gli autori della ricerca, se si guardassero solo le ore di lavoro
effettive il saldo occupazionale potrebbe essere addirittura negativo. Dice
Bruno Casati, assessore provinciale al Lavoro: "A Milano con l'Expo si
annunciano 70/80mila nuovi posti di lavoro. Propongo un patto tra le
istituzioni per raggiungere un'occupazione piena e stabile, e avviare già nel
presente percorsi di formazione". Anche perché oggi si nota un
"consolidarsi di lavoratori stabilmente instabili - osserva Pier Antonio
Varesi, docente di Diritto del lavoro alla Cattolica - .
C'è stato un
capovolgimento: sono standard le occupazioni flessibili ed eccezionali quelle
stabili". Negativo il trend per l'occupazione femminile. Dalla ricerca
emergono infatti, oltre alla riduzione del numero di assunzioni, altri due
elementi significativi. Il primo è relativo all'aumento tra le donne del
lavoro indipendente, indicatore che si manifesta spesso nei momenti di
difficoltà occupazionale: quando trovare un posto è un'impresa, ci si inventa
letteralmente un'attività. Meno occupate, dunque, le donne. Ma più
micro-imprenditrici. Il secondo elemento è relativo al numero dei disoccupati
che un lavoro neppure lo cercano più: per le donne si è registrato in un solo
anno un aumento addirittura del 34 per cento, dato che sembra testimoniare
l'effetto "scoraggiamento" nei confronti del mondo del lavoro. Anche
nei contratti a tempo determinato le cose non vanno meglio: nel 2007 le donne
che lavorano con contratti a termine sono diminuite del 15,7 per cento, a
fronte di un aumento maschile del 3,2 per cento. In termini assoluti il mercato
del lavoro nella provincia milanese è rimasto sostanzialmente immobile. E
segnato dalla precarietà per i neoassunti. L'anno scorso ci sono state 757mila
nuovi contratti di assunzione, che hanno interessato 420mila persone, di cui
ben il 70 per cento a tempo determinato. Solo uno su tre viene assunto a tempo
indeterminato. Una percentuale bassa, e che risente della registrazione di
lavoratori neo-comunitari: nel 2007 si è infatti verificata una forte impennata
delle assunzioni stabili per questi lavoratori, che hanno rappresentato quasi
il 50 per cento del totale degli assunti a tempo indeterminato. SEGUE A PAGINA
VI.
( da "Repubblica, La" del 25-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Pagina V - Firenze
"Bella chiesa nonostante le ombre" L'addio di Antonelli: mille
persone alla messa in Duomo Il cardinale va a Roma: "Terrò sempre un cero
acceso per Firenze" MARIA CRISTINA CARRATU maria cristina carratù Ha salutato
Firenze forse non a caso nel giorno di San Giovanni, patrono di Firenze, figura
simbolica di una chiesa dell'annuncio, che prepara la strada a Cristo e si fa
da parte, il cardinale Ennio Antonelli, arcivescovo in partenza chiamato da
Papa Benedetto XVI alla guida del Pontificio consiglio per la famiglia. In
Duomo, davanti a oltre un migliaio di fedeli, la messa solenne di ogni 24
giugno - concelebrata con a fianco il suo predecessore Silvano Piovanelli,
quindici vescovi toscani e decine di sacerdoti, di fronte alle autorità civili
e militari, agli esponenti dell'Ordine di Malta e dei cavalieri del Santo
Sepolcro, della Misericordia e della Società di San Giovanni, della Caritas e
delle tante associazioni legate alla diocesi, nonché di molte altre comunità
religiose, ortodossi e copti, valdesi e evangelici, ebrei, e musulmani - è
stata insieme una festa e un addio. Conclusa con la tradizionale offerta dei
ceri, uno dei quali dal sindaco Leonardo Domenici, occasione di uno scambio
ravvicinato di auguri fra due "dirimpettai" che si sono sempre
cautamente rispettati: "Terrò sempre acceso un cero per Firenze" ha
detto Antonelli al primo cittadino, che lo ha ringraziato: "E noi sempre
accesa la nostra amicizia". Si è aperto così per la diocesi, in attesa di
un successore di cui ancora non si sa nulla (si parla, ma senza ancora
conferme, dell'attuale segretario generale della Cei Giuseppe Betori, mentre
Antonelli resta fino a settembre come amministratore apostolico), un periodo
pieno di incognite dopo sette anni di mandato senza sussulti, che sembrava
potesse arrivare alla sua naturale scadenza con il compimento dei 75 anni
dell'arcivescovo in carica. E invece bruscamente segnato, dall'aprile 2007, con
l'esplodere del caso don Cantini, da una di quelle "ombre che non mancano
mai nelle cose umane" cui lo stesso Antonelli ha accennato, ieri, nella
sua omelia, ma solo en passant. Come se il suo lascito fosse, a questo punto,
l'invito a voltare pagina, piuttosto che a restare su un terreno doloroso,
magari promettendo una rapida conclusione della nuova indagine sul prete
accusato di violenze, come si aspettavano, oltre alle vittime di don Cantini,
molti fra preti e fedeli. Dopo il saluto del vescovo ausiliare Claudio Maniago,
("grazie a Dio per lei, eminenza carissima"), Antonelli ha ricordato
con "grande affetto e gratitudine" il suo predecessore Piovanelli,
"consigliere sempre affabile, delicato e saggio", il suo ausiliare
"sollecito, generoso, intelligente, instancabile", i vescovi, i presbiteri
e i religiosi (fra cui i molti che ieri celebravano i 25, i 50, i 60 e perfino
a 70 anni di ordinazione), i diaconi, le suore, i cristiani
laici, e tutta "la gente" incontrata in questi anni, i tanti,
insomma, che, ha detto, "disegnano nella mia memoria l'immagine della
chiesa e del popolo fiorentino, bella nonostante le ombre che non mancano mai
nelle cose umane", così come i cristiani sono membra del corpo di Cristo
"malgrado i loro limiti, errori e peccati". Ha auspicato per
Firenze sempre più vocazioni e soprattutto nuovi santi, "lievito per tutta
la città", citato don Divo Barsotti, il grande mistico fiorentino, e Madre
Teresa di Calcutta, invitato la città che meno di mostra praticante ad andare a
messa la domenica e a "riscoprire le radici cristiane della sua cultura
umanistica". E finito con una dichiarazione di umiltà, per "la
sproporzione", ha detto, "fra le mie forze e il compito" che il
Papa gli ha affidato. "Non ho fatto studi specifici sulla famiglia"
ha confessato Antonelli, "non ho una esperienza internazionale. Eppure"
ha concluso "vado con fiducia". Convinto che ci sia tanto da fare,
per una istituzione "per molti aspetti in crisi", e però ancora
"un ideale molto sentito". Un applauso ha accolto le sue parole,
seguito dai flash dei turisti incuriositi quando il corteo con al centro
l'arcivescovo è uscito per dirigersi al nuovo ceck point di piazza San
Giovanni, capolavoro di tecnologia al servizio di una accoglienza intelligente.
( da "Repubblica, La" del 25-06-2008)
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Pagina III - Bologna
L'intervento Gli interrogativi globali dei due cardinali e l'imbarazzo della
politica GIOVANNI DE PLATO Il Cardinale di Bologna Carlo Caffarra ha compiuto
questo anno i 70 anni e nello stesso mese di giugno il suo predecessore
cardinale Giacomo Biffi ha raggiunto con altrettanta perfetta forma gli 80
anni. Ai due Cardinali vada l'augurio di una lunga vita e di una splendida
missione evangelica, con la consapevolezza che questa città ha bisogno del loro
insegnamento. Questi due pastori che si sono succeduti nella guida spirituale
della diocesi di Bologna, con continuità e con una propria peculiarità, non
mancano di stupire per il loro instancabile entusiasmo che riesce sempre a
donare una parola di speranza per tutti, anche nei momenti più bui e critici.
Nelle messe in loro onore, le omelie delle eminenze avevano come filo
conduttore il loro profondo amore per la città e la comunità di Bologna. In
particolare, va sottolineato il richiamo di Biffi ai bolognesi nel sapere porsi
gli interrogativi sugli avvenimenti più scomodi senza temere lo sconvolgimento
personale, anche quando si tocca il nodo di quella casualità che riguarda la
storia della propria vita. A sua volta, Caffarra con lo
stesso approccio invita i cattolici e i laici alla riflessione per ritrovare quei valori che
permettono di "stare dentro la realtà". Questo loro alto e profondo
attaccamento alla storia, alle radici e alla bellezza di questa città, è
sperabile che sia stato
colto dalle autorità e dai cittadini di Bologna. "Se c'è una città
- dice Caffarra - che ha fatto storia nel senso più alto del termine,
dall'Università al pensiero politico, è Bologna". Su questa grandezza e
bellezza della città, oggi in via di forte logoramento, il Cardinale cerca di
proporre una riflessione sulla attuale crisi di civiltà e indica una via
percorribile di ripresa e speranza. SEGUE A PAGINA IX.
( da "Repubblica, La" del 25-06-2008)
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Pagina XI - Bologna
GLI INTERROGATIVI DEI DUE CARDINALI GIOVANNI DE PLATO (segue dalla prima di
cronaca) Peccato che a queste scomode verità non sia seguito da parte di chi
governa una serena riflessione, un costruttivo dialogo e la ricerca della
condivisione di un progetto per il futuro. Peccato che la stessa politica non
riesca ad essere all'altezza di affrontare questa complessità sociale. I
dirigenti bolognesi dello schieramento di destra come quello di sinistra, hanno
dato ancora una volta la prova evidente che non riescono ad ascoltare chi pone
interrogativi dall'alto del suo magistero e che non sanno riflettere sui
conflitti propri di un mondo che si globalizza e che scarica le sue
contraddizioni a livello locale. Che senso ha rispondere, come hanno fatto i
dirigenti dei due schieramenti politici, con immediatezza e con stereotipi
all'invito a sapersi interrogare di Biffi e a capire le ragioni del declino di
civiltà di Caffarra? Chi strombazza la sua repentina adesione e proclama la sua
votata fedeltà alla gerarchia ecclesiale, dimostra che non ha saputo ascoltare
il messaggio del Cardinale e che alla riflessione preferisce la devozione senza
ragione. Chi dal lato opposto si preoccupa soltanto di evitare qualsiasi
critica perchè pensa che il 'declino' sia di altri o che scaturisca da una
analisi sbagliata, dimostra una povertà culturale che non aiuta la politica a
saper dare risposte che vadano nella direzione di una democrazia governante.
Per gli uni e gli altri del mondo politico bolognese, il consiglio è di
rileggere con attenzione il discorso di Biffi e di Caffarra, e di capirne il
senso per riuscire a riflettere prima di rispondere. Perché
i problemi sollevati dai due Cardinali sono drammaticamente veri e richiedono
misure urgenti lungo una linea di valori da condividere. Da questa cruna sono
obbligati a passare i democratici se vogliono rilanciare il dialogo tra laici e
cattolici per costruire un
futuro finalizzato a sconfiggere i particolarismi e gli egoismi.
( da "Unita, L'" del 25-06-2008)
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l'edizione del CURIOSITÀ Un Cappuccino aprirà il festival "Gods of
Metal" Quel frate così heavy metal / Bologna Una lunga barba bianca in
stile ZZ Top, gruppo hard rock americano, saio, sandali e rosario. Mentre canta
con la sua band fa vorticare il cordone che fa da cinta. Frate Cesare, in arte
Fratello Metallo, è un Cappuccino di 62 anni appassionato di heavy metal che
quest'anno suonerà al festival "Gods of Metal". Lo aprirà con un
concerto di mezz'ora. "Sono dieci anni che ci vado e saluto il pubblico-
spiega - e questa volta lo aprirò per presentare il mio nuovo disco". Chi pensa
che il metal sia un genere con influenze sataniste "si sbaglia, sono tutte
balle - sostiene -. I metallari sono di una bellezza e di una tenerezza unica.
Saranno due o tre i gruppi satanisti, ma credo lo facciano per vendere di
più". Per Frate Cesare, nato a Offanengo (Cremona), ex operaio, ex
bersagliere, ex missionario in Costa D'Avorio, assistente spirituale dei
tranvieri di Milano, impegnato nelle Missioni Popolari, protagonista di molti
video su YouTube, il mondo della musica più pesante "è pulito, circolano
pochissime droghe" e lo ha sempre accolto "benissimo, per lo meno dal
70% della gente - precisa -. Poi, c'è sempre chi ha qualcosa da ridire, chi è
anticlericale e magari vorrebbe ammazzarmi". Il frate scopre la musica 15
anni fa in Africa. Tre anni più tardi, mentre officia il matrimonio a un amico
tranviere, conosce la band dello sposo, di cui pubblica un album e aggiunge
suoi brani. Il metal lo folgora. "È il più energetico, vivo, profondo e
vero linguaggio musicale che conosca" e, afferma, gli permette di
comunicare "non messaggi religiosi, ma temi di fede
che hanno a che fare con la vita e vissuti musicalmente in chiave laica".
A luglio uscirà nei negozi il suo quindicesimo disco, Misteri, in cui canta
"di sesso, di fede, dell'Uomo, di Dio, della vita, di Bacco e Tabacco e di
Maria". L'idea del disco nasce da una canzone calabrese, Regina
putentissima, cantata da 200 donne su Maria. "Stupenda - continua -
L'ho tradotta in latino ed è nato il disco". Frate Metallo afferma di non
aver incontrato resistenze tra i confratelli, "solo un piccolo richiamo
sei anni fa - racconta - quando partecipai al programma tv Furore" e per
questo non va più sul piccolo schermo. Qualcosa c'è che lo fa arrabbiare però:
"non ne posso più di chi pensa che io sia un finto frate. Sono un vero
frate e un vero metallaro".
( da "Unita, L'" del 25-06-2008)
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l'edizione del RAI Polemica tra Riotta, cdr e il giornale Italia Oggi: no a
ebrei nei viaggi papali per il Tg1 "Viene da sperare che non diventi
un'altra sfida la decisione di Riotta di affidare al Vice Direttore Raffaele
Genah il coordinamento delle dirette dei viaggi del Papa. Genah
non è certo un cattolico, visto che è di religione ebraica". Questa frase,
sbagliata, l'ha scritta ieri Italia Oggi riguardo al Tg1. Replica il direttore
del Tg1 Riotta: "Un'affermazione assai grave. L'idea che un cittadino
italiano di religione ebraica non possa occuparsi di questo o quel tema è
aberrante. Il nostro Paese ha conosciuto una stagione atroce in cui
questa discriminazione era legge ed è bene non permettere nessun gesto di
intolleranza, non importa quanto minuscolo". A Riotta ribatte il direttore
del quotidiano Franco Bechis: "Nelle ultime righe di un articolo, e che
riguardava un clamoroso infortunio di un giornalista del Tg1, ci si augurava
che non nascessero polemiche sulla nomina di un non cattolico a quell'incarico
e si specificava un dato di cronaca: Genah è ebreo osservante. Sono ebreo, la
mia famiglia ha subito le persecuzioni. Non accetto lezioni o polemiche
speciose". Per il comitato di redazione del Tg1 sono "vergognose e inaccettabili
insinuazioni" le parole di Italia Oggi. Per Luigi Lusi, Pd, "in un
passato che non vorremmo mai tornasse ci si poteva imbattere in giornali che
mettevano all'indice i giornalisti perché ebrei, è una vergogna, Ordine dei
Giornalisti e opinione pubblica dovrebbero protestare".
( da "Manifesto, Il" del 25-06-2008)
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Il cardinale Caffarra
invitato al corteo lgbt di sabato L'Anpi aderisce al Pride nazionale BOLOGNA
Nei sei fogli del lungo elenco di adesioni spicca sicuramente quella dell'Anpi.
Un gesto che i partigiani spiegano con il bisogno di "tutelare i diritti
civili" in un momento in cui "in Italia si tenta di legalizzare la
discriminazione". Il Pride nazionale di Bologna è pronto a scattare ma ha
già ricevuto la scomunica della Curia. Ci ha pensato direttamente il cardinale
Carlo Caffarra sulle colonne dell'inserto locale di Avvenire, ha spiegato che
la mancata distinzione uomo-donna "inficia ogni rapporto sociale".
Con ironica e opportuna leggerezza gli ha risposto Marcella Di Folco, leader
del Movimento Italiano Transessuali. "Noi invitiamo il cardinale. In mezzo
a tante trans qualche gonnella in più non fa male". Tra
le risposte laiche del Pride all'impossibilità di dialogo evidenziata dalle
parole della Curia c'è la madrina della manifestazione. Sarà infatti una donna
profondamente laica e una scienziata, l'astrofisica Margherita Hack, a benedire
l'evento con un video messaggio che sarà proiettato su maxi schermo.
Sabato alle 14 l'appuntamento per la manifestazione dell'orgoglio omosessuale è
direttamente sotto le Due Torri. Da lì partirà il corteo a piedi mentre un'ora
dopo dai Giardini Margherita si muoveranno i trenta carri che comporranno la
sfilata. Nel presentare la giornata, che promette di portare in piazza diverse
decine di migliaia di persone, il presidente di Arcigay nazionale Aurelio
Mancuso ha mostrato una lettera trovata proprio ieri mattina nella buchetta
della sede bolognese. Un foglio azzurro con su scritto a stampa "Mi
dispiace per voi ma ho sempre scherzato" seguito da una firma. La presenza
poi di un cerotto nella busta ha lasciato l'impressione di una minaccia.
"È solo un esempio di come l'aria sia molto pesante - ha commentato
Mancuso - riceviamo continue segnalazioni di persone che hanno paura". La
presentazione del programma del Pride è stata anche l'occasione per annunciare
la due giorni prevista per il 18 e il 19 ottobre in cui si uniranno numerose
coppie gay, lesbiche e trans. È una scelta di auto-organizzazione che le
associazioni (Arcilesbica, Arcigay, i transessuali del Mit, i genitori
dell'Agedo e le Famiglie Arcobaleno) hanno scelto di fare in chiara e aperta
polemica con "una legge che non arriva" visti anche "i segnali
in controtendenza". Per il momento sono 53 le città dove si realizzeranno
queste promesse pubbliche di unione e i nomi delle coppie andranno a costruire
un registro nazionale.
( da "Tempo, Il" del 25-06-2008)
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Stampa Si può essere
matricole senza rischiare troppo Tra i ricordi non si dimentica la... cerimonia
della matricola, con la quale le nuove leve venivano "battezzate"
dagli anziani. Fabio Urbani Non di rado assumeva aspetti
triviali e a evitarlo noi della Federazione Universitaria Cattolica
anticipavamo i battesimi con. .. certificati arditi quanto bastava. La frase
più spinta (che tempi!) era: "matricola quasi merda putatur". Tra i
riti era previsto anche un bagno in una fontana (spesso quella di Piazza
Farnese, dinanzi all'ambasciata francese). ***.
( da "Corriere della Sera" del 25-06-2008)
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Corriere della Sera
- NAZIONALE - sezione: Politica - data: 2008-06-25 num: - pag: 10 categoria:
REDAZIONALE Il vicedirettore a Saxa Rubra, Raffaele Genah Tg1-Italia Oggi,
polemica sul "giornalista ebreo" MILANO - Prima l'attacco ai servizi
del Tg1 dal Vaticano. Quindi la frase che chiude l'articolo e crea lo sconcerto
generale: "Viene da sperare che non diventi un'altra sfida la decisione di
Riotta di affidare al vicedirettore Raffaele Genah il coordinamento delle
dirette dei viaggi del Papa. Genah non è certo un cattolico,
visto che è di religione ebraica". Ciò che ha scritto ieri il quotidiano
Italia Oggi non poteva passare inosservato. La prima reazione è arrivata dal
direttore del Tg1, Gianni Riotta (foto in alto): "Si tratta di
un'affermazione assai grave, e viene da sperare piuttosto che si tratti di una
caduta di stile. Tutte le colleghe e i colleghi del Tg1 lavorano secondo
il dettato della Costituzione, senza distinzione alcuna di fede, opinione,
genere, non divisi da nessuno steccato e seguendo sempre l'etica professionale.
L'idea che un cittadino italiano di religione ebraica non possa occuparsi di
questo o quel tema è aberrante". Anche perché, aggiunge Riotta, "il
nostro Paese ha conosciuto una stagione atroce in cui questa discriminazione
era legge ed è bene perciò non permettere nessun gesto di intolleranza, non
importa quanto in apparenza minuscolo". Il direttore conclude con "la
più affettuosa solidarietà" e l'"apprezzamento per il lavoro" di
Raffaele Genah (foto in basso), "offeso nella sua dignità", e lo stesso
fa il cdr del Tg1: "Sono insinuazioni vergognose e inaccettabili,
respingiamo con indignazione qualsiasi tentativo di discriminare i giornalisti
in base alla loro fede religiosa". Anche Riccardo Pacifici, presidente
della comunità ebraica romana, parla di "allusioni inaccettabili" e
scandisce: "Ci auguriamo che siano prontamente smentite".
"Sarebbe ridicolo, se non fosse aberrante", dice Fiamma Nirenstein,
Pdl. Ed Emanuele Fiano, Pd: "A Raffaele Genah va tutta la mia solidarietà
e a Franco Bechis la richiesta di pronunciare scuse chiare. Riconosca
l'errore". Il direttore di Italia Oggi, Franco Bechis, si difende:
"Ci si augurava che non nascessero polemiche sulla nomina di un non
cattolico a quell'incarico e si specificava un dato di cronaca: che Genah è ebreo
osservante". Nessuna discriminazione, dice Bechis, "sono ebreo, la
mia famiglia ha subito le persecuzioni delle leggi razziali".
( da "Corriere della Sera" del 25-06-2008)
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Corriere della Sera
- NAZIONALE - sezione: Cronache - data: 2008-06-25 num: - pag: 18 categoria:
REDAZIONALE La leader radicale: "Nulla tra me e Pannella" La Bonino:
a 60 anni mi sono innamorata ROMA - "A sessant'anni sono innamorata: lui
non è un politico e non è italiano". Emma Bonino racconta il suo privato e
lo fa in un'intervista con "Diva e donna", anche se poi tentare di
farle raccontare qualcosa di più sulla sua storia d'amore è un'impresa
praticamente impossibile. "Il privato è privato", tronca di netto la
leader radicale che si stupisce del clamore su questo amore. Dice, infatti:
"Quando questa storia è nata un paio di anni fa non ho pensato fosse il
caso di fare una conferenza stampa. Ma evidentemente il mio
stereotipo è quello di una Santa Maria Teresa di Calcutta laica.
Eppure...". Eppure la leader del partito di Marco Pannella spiega di aver
preso anche due bambine in affidamento. "Ma gli stereotipi sono duri a morire.
E così è anche per Marco Pannella: le domande del mio rapporto con lui le
rivolgono solamente a me". E le risposte sono sempre quelle:
"Tra me e Marco Pannella non ci sono mai state implicazioni di tipo
sentimentale o sessuale", conferma Emma Bonino spiegando, ancora una
volta, che nessuno dei due è mai stato innamorato
dell'altro. "Puoi fare battaglie di ogni genere, fare il ministro,
impegnarti nelle operazioni più complicate e nessuno si occupa di te. Si parla
del tuo privato e tutti si danno da fare per sapere". Ma insieme al suo
amore, nell'intervista sul settimanale Emma Bonino parla anche delle sue
aspirazioni politiche. E confessa di non aver ancora rinunciato all'idea di
poter ascendere al Colle: "Per arrivare al Quirinale ci vogliono ottanta anni,
io ne ho sessanta: ho dunque ancora vent'anni di tentativi davanti".
Insieme Emma Bonino con Marco Pannella.
( da "Liberazione" del 25-06-2008)
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Paola Brandolini,
Marcella Di Folco, Emiliano Zaino* Il movimento Lgbt c'è e ha la capacità di
raccogliere e convogliare in un impegno comune coloro che credono nella lotta
per i diritti civili e le libertà. Tra le tante adesioni di rilievo, dalla Cgil
all'Arci, siamo orgogliosi di annunciare quella dell'Anpi nazionale, che per la
prima volta sostiene esplicitamente il Pride nazionale. Anche l'Anpi ha
valutato il repentino peggioramento del livello di civiltà nel nostro Paese:
"Consideriamo quest'iniziativa - nel momento in cui in Italia si tenta di
legalizzare la discriminazione - come un'occasione importante per riportare
all'attenzione di tutti la questione della tutela dei diritti civili".
L'antifascismo appartiene geneticamente al movimento Lgbt e il sostegno della
principale associazione partigiana deve riempire d'orgoglio tutta la comunità,
darci forza e fungere da monito a mantenere viva la memoria. Il Pride nazionale
di Bologna si è contraddistinto per un dialogo intrecciato
con le religioni sul rapporto tra stato e chiese, coinvolgendo in iniziative pubbliche quella valdese e
le comunità cattoliche di base, che hanno mostrato di essere più aperte al
dialogo delle gerarchie cattoliche. La laicità è una delle parole d'ordine del
movimento Lgbt italiano, che non si sostanzia in una chiusura aprioristica e
ideologica né nei confronti dei credenti - tanti omosessuali lo sono -
né nei confronti delle chiese che si rivelano consapevoli del loro ruolo nella
società, senza sconfinare nella vita dello stato. Il
primo atto di laicità, sia chiaro, non viene richiesto alle chiese, ma alle
istituzioni, che non devono farsi dettare legge da altri valori che non siano
quelli contenuti nella Costituzione, come sta invece avvenendo con la messa in
discussione della legge 194, con la legge 40 sulla procreazione medicalmente
assistita e con il pervicace rifiuto del riconoscimento delle unioni tra
persone dello stesso sesso. Se ci fosse, su questo punto, un'inversione di
tendenza, sarebbe una prova di laicità da parte di uno stato
democratico, oltre ad essere in sintonia con quanto avviene nella maggioranza
dei Paesi europei. Il Pride nazionale di sabato prossimo avrà una madrina d'eccezione:
Margherita Hack, la nota astrofisica e divulgatrice scientifica, simbolo della
laicità e del coraggio nell'esprimersi su temi anche scomodi, a favore dei
diritti della popolazione Lgbt. A Bologna ci sarà la partecipazione di migliaia
e migliaia di lesbiche, gay e trans. Accanto a loro moltissimi eterosessuali a
rappresentare la pluralità concreta della società italiana, convinti che una
società che garantisce diritti di cittadinanza a tutti sia una società più
giusta e democratica. Noi che scenderemo in piazza il 28 giugno crediamo che
una società più giusta sia possibile. Portavoci del Pride nazionale 25/06/2008.
( da "Corriere della Sera" del 25-06-2008)
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Corriere della Sera
- NAZIONALE - sezione: Terza Pagina - data: 2008-06-25 num: - pag: 45
categoria: REDAZIONALE Arte Il restauro e un manoscritto alla base
dell'attribuzione. Prima la si credeva un lavoro di bottega è di Tiziano la
"Maddalena" dell'Ambrosiana N on sempre, come vorrebbe Virgilio, la
Fortuna aiuta gli audaci. Però questa volta ha davvero premiato la scelta
coraggiosa della neonata Fondazione Cardinale Federico Borromeo (promossa a
Milano dalla Biblioteca Ambrosiana e da Asam, la Scuola di Management dell'Università Cattolica) di restaurare un quadro anonimo della
Pinacoteca Ambrosiana, declassato da anni sotto la dicitura "bottega di
Tiziano ". Di solito i restauri puntano sulle opere celebri affinché il
denaro investito si trasformi in visibilità e questo spiega perché su certi
capolavori ci sia addirittura un accanimento conservativo. E invece ecco
che, pulendo dalle vernici ingiallite una tela della "Maddalena " ritenuta
replica di quella autografa conservata alla Galleria Palatina di Firenze, è
ricomparsa la firma del grande maestro veneto: Titianus fecit. In stampatello,
accanto al vaso di unguento (quello con cui nel Vangelo si dice che la
Maddalena ungesse i piedi di Gesù prima della Passione) fino a oggi invisibile,
nascosto dalla cornice e dalla sporcizia. Anche la mancanza di quel vaso aveva
fatto dubitare gli studiosi riguardo all'autografia: le copie, di solito, sono
infatti più approssimative proprio nei particolari e di quel soggetto, che
riscosse subito una enorme fortuna, furono eseguite numerose repliche
direttamente dalla bottega del maestro. A corroborare la tesi dell'autografia
si aggiunge poi anche la scoperta di un manoscritto dell'Ambrosiana redatto nel
1685 dal sacerdote Biagio Guenzati e finora inedito dove viene riferito
l'episodio dell'acquisto della "Maddalena" "di mano di
Tiziano": Federico Borromeo la comprò da una vedova che la svendeva per
trecento scudi, ma il cardinale ne volle pagare settecento valutando che quello
fosse il prezzo giusto per un Tiziano. La tela rappresenta la prima e la più
lasciva di due varianti: qui la Maddalena è dipinta come una cortigiana
pentita, con i seni scoperti, appena velati dai lunghi e biondi capelli che le
scendono fino ai fianchi. Troppo erotica per il nuovo clima controriformista
che, dopo il concilio di Trento, impose ai pittori il decoro delle immagini.
Tiziano, allora, creò una seconda versione, anche questa molto replicata e i
cui pezzi migliori si trovano a Capodimonte e all'Ermitage: non rinunciò ai
lunghi capelli, ma nascose i seni sotto una camicia, che scende negligentemente
sotto le spalle nude. Ora gli storici dell'arte continueranno a confrontarsi su
un'attribuzione che li ha da sempre divisi: la firma è un nuovo e importante
elemento, ma non redimerà tutte le diatribe. Maestri Tiziano, "La
Maddalena", Pinacoteca Ambrosiana di Milano (96X74 cm) Francesca
Bonazzoli.
( da "Corriere della Sera" del 25-06-2008)
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Corriere della Sera
- MILANO - sezione: Cronaca di Milano - data: 2008-06-25 num: - pag: 9
categoria: REDAZIONALE Cose dell'altro secolo di FRANCO TETTAMANTI 1980, addio
alla Bonolis L'angelo dei più deboli Ci sono persone che passano la vita ad
ascoltare e aiutare gli altri. Guidate e sorrette dal cuore, dall'impegno
civile, dalla passione o dalla fede. Ci sono, per fortuna, persone come Adele
Bonolis. Nata il 14 agosto del 1909 a Milano, in via Caminadella. è una
ragazzina quando comincia a frequentare le suore di via
Lanzone per diventare presto responsabile del gruppo femminile dell'Azione
Cattolica. Si conquista la licenza commerciale e comincia a lavorare. I
sacrifici non la spaventano. Poi il diploma liceale, ottenuto frequentando le
scuole serali, e il 24 novembre del 1944 la laurea in Filosofia alla Cattolica.
Si iscriverà anche a Medicina, ma non arriverà al traguardo. Adele
Bonolis ha una missione nella vita: aiutare gli altri, fare del bene. Stare
accanto ai più deboli, ai meno fortunati. Agli ultimi. E saranno ben visibili i
frutti di questa missione. Negli anni Cinquanta è tra le fondatrici della Cof,
la Casa di orientamento femminile (a Montano Lucino vicino a Como) che accoglie
e recupera donne disperate, prostitute, emarginate. Ma non è finita. Bisogna
pensare a quanti escono dal carcere, ai malati psichici, ai più deboli e
disperati, a quelli che intorno hanno solo silenzio e solitudine. A quanti
hanno bisogno di assistenza e riabilitazione. Ecco allora che Adele Bonolis
(tra l'altro zia di Paolo, mattatore della tv di questi ultimi anni) è in prima
fila per trasformare i desideri in realtà. Così nascono La Casa San Paolo a
Vedano al Lambro, la Casa Maria delle Grazie vicino a Lecco e, ancora, Villa
Salus a Lenno in provincia di Como. Lei non si arrenderà mai: avvicina le
persone ospitate, le accoglie, le ascolta con pazienza e amore, regala una
parola di conforto, una preghiera, un sorriso, un consiglio. Per anni, senza
risparmiarsi, perché gli angeli custodi non si riposano. Anche dopo il giugno
del 1976 quando i primi sintomi di un tumore terribile si fanno sentire. Verrà
operata nel dicembre del 1978. Ma la malattia non perdona. Adele Bonolis se ne
andrà in un giorno di agosto del 1980: "Non camminate da soli in questa
via di amicizia... " lascerà scritto alle amiche. Per Adele Bonolis è da
tempo cominciato il processo di beatificazione. Una questione d'amore, per non
camminare in solitudine. Impegno Adele Bonolis (1909-1980) ftettamanti@rcs.it.
( da "Stampa, La" del 25-06-2008)
Pubblicato anche in: (Stampa, La)
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Il caso I conti
pubblici e il peso della cultura "Non sparate su Alfieri altri minacciano
il welfare" BEPPE MINELLO Hanno lottato con le unghie e con i denti per
non cedere un euro del loro budget. Nel migliore dei casi sono riusciti a
mantenere i soldi dell'anno passato. Eppure nessuno di loro butterebbe dalla
metaforica torre il collega Fiorenzo Alfieri, il responsabile della Cultura e
di una robusta (47 milioni) voce di spesa di Palazzo Civico, per salvare anche
solo un posto in un asilo piuttosto che un letto per un anziano. "Nessuno
di noi mette in discussione l'importanza che gli investimenti culturali hanno
per Torino" spergiurano da sinistra il rifondarolo Luigi Saragnese, responsabile
di nidi e materne, il collega cattolico Marco Borgione che
cura gli anziani e, in parte, gli stranieri e Roberto Tricarico, pidiellino,
sulle cui spalle pesano le case popolari. "Piuttosto - dice Saragnese - ci
sarebbe da dare un'occhiata ai costi di tante infrastrutture lasciateci dai
Giochi: stupende finché si vuole ma che hanno costi di manutenzione
stratosferici". "Non dico si debba rinunciare alla cultura -
incalza Borgione - ma, invece di puntare su qualche evento di importanza
internazionale e di costi adeguati, magari si potrebbe volare un po' più
basso...". "Sciocchezze - taglia corto Tricarico - le nostre
sofferenze non derivano da Alfieri, ma dai trasferimenti regionali e nazionali,
è su Regione e Stato che dobbiamo battere, altro che Alfieri". "Però
non possiamo ignorare - dice Saragnese - che la città sta cambiando. Per
fortuna, dopo anni di contrazione anagrafica c'è, per merito degli immigrati,
un'inversione di tendenza che ci pone il problema non più di dismettere edifici
scolastici ma di farne di nuovi". Sarà dura per Saragnese continuare a
limare i circa 110 milioni che il Comune spende per mantenere 84 scuole
materne, convenzionarne un'altra cinquantina di area cattolica, e tenere in
piedi asili nido per 4 mila bambini con altri 1400 in lista d'attesa: "E
dire che quest'anno abbiamo creato 250 nuovi posti, ma niente: quando aumenti
l'offerta sale anche la domanda". Saragnese ha individuato un'altra strada
per ridurre la spesa: passare allo Stato - visto che sarebbe di sua competenza
- un po' delle materne comunali, in modo da alleggerire le casse comunali da un
tot di stipendi: "Ma è ancora lunga, vedremo". Chi invece vede il
problema da risolvere continuamente allargarsi è Borgione che con il 24% dei
torinesi over 65 (in Europa la media è appena del 13%) ha una platea sconfinata
di potenziali "clienti". Borgione non nasconde la sua irritazione per
la "sorpresa" dell'assessore regionale alla Sanità Artesio riguardo
allo scandalo delle "dimissioni facili": "Quando un anziano deve
lasciare un ospedale e non c'è nessuno che possa seguirlo fuori che si fa? Sono
problemi che non si risolvono con la guardia di finanza ma creando posti
letto". Insufficienti a Torino visto che ci sono 2 mila anziani che
attendono un ricovero a fronte di 3300 che ce l'hanno. "Facciamo una
fatica enorme - dice sconsolato Borgione - a mantenere il livello del servizio,
altro che allargarlo. Per uscirne bisogna sperimentare nuovi modelli di
gestione: per gli anziani non può esserci solo la gestione diretta del servizio
pubblico, occorre coinvolgere i privati mantenendo al pubblico la guida".
Il più indulgente con Alfieri è Tricarico: "Non da Fiorenzo, ripeto,
dipendono le nostre sofferenze, ma da Regione e Stato. Se l'anno scorso siamo
riusciti, ad esempio, a spendere 70 milioni e ad acquistare 450 alloggi lo
dobbiamo ai fondi arrivati dalla Regione la quale dovrebbe investire
soprattutto nel Welfare non nelle mostre. Piazza Castello deve fare
programmazione non finanziare la vetrina". La vostra opinione su www.lastampa.it/sondaggi.
( da "Giornale.it, Il" del 25-06-2008)
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N. 150 del
2008-06-25 pagina 4 Il nodo Prosperini fa slittare il rimpasto di Sabrina
Cottone Il governatore vuole chiudere in fretta ma non c'è intesa sul vice E
intanto la Regione rischia di trovarsi senza più donne in giunta "Il
rimpasto arriverà alla fine del mese" annuncia Roberto Formigoni. Mancano
pochi giorni alla scadenza indicata dal governatore per sostituire i tre
assessori eletti in Parlamento (Giancarlo Abelli di Forza Italia, Viviana
Beccalossi e Massimo Corsaro di An) e non tutte le tessere sono ancora al loro
posto. Le dimissioni di Viviana Beccalossi (An) hanno aperto due problemi e
cioè chi erediterà il suo ruolo di vicepresidente e se davvero (come sembra)
Roberto Formigoni si troverà a guidare una giunta senza donne. An ha indicato
come numero due Pier Gianni Prosperini, attuale assessore allo Sport ma
Formigoni ha in mente un'altra soluzione. "Ho visto che c'è molta fantasia
ma non sempre le fantasie trovano realizzazione" risponde a chi gli chiede
se accetterà la proposta di Alleanza nazionale. Sono dati in entrata Giulio Boscagli
(Famiglia), Luca Ferrazzi (Agricoltura), Romano La Russa (Industria). Nessuna
donna, come lamenta il Pd. "Risponderò quando presenterò la nuova
giunta" replica sibillino Formigoni. Il presidente della Regione ha fretta
di chiudere per evitare di assumere su di sé ad interim le competenze degli
assessori dimissionari ma vorrebbe tener conto anche di chi sostituirà Ettore
Albertoni, presidente del consiglio leghista. Restano poi diversi problemi
interni a Forza Italia, ovvero l'assenza di azzurri milanesi in giunta, le
divergenze sul capogruppo che sostituirà Boscagli e i conseguenti malumori di
chi ritiene Varese troppo valorizzata dalle scelte del Pirellone. Formigoni
vorrebbe Paolo Valentini Puccitelli (che è appunto di Varese), l'ala laica preferirebbe un altro nome (in corsa Stefano Maullu).
Gli azzurri non hanno rinunciato alla possibilità di esprimere il presidente
del consiglio e per questo c'è chi preferirebbe un vicepresidente della giunta
leghista. La Lega, però, non ritiene attraente il ruolo di numero due di
Formigoni, che rischia di essere un incarico più di forma che di sostanza.
E il governatore non vuole toccare troppo gli equilibri per evitare ulteriori
complicazioni. Così è difficile che riapra una partita che ritiene
politicamente già chiusa con la decisione di non modificare gli assetti di
maggioranza. Resta aperta la questione del numero due. La decisione di An di
puntare su Prosperini non convince Formigoni. "Il partito ha fatto il mio
nome, adesso il presidente farà quel che ritiene più opportuno. Vado dove mi
mettono" dice Prosperini. E c'è chi pensa che da parte di An sia un modo
di alzare il tiro per poi ripiegare su un altro candidato, l'ex consigliere
regionale Romano La Russa, fratello del ministro della Difesa Ignazio e attualmente
europarlamentare. Ma c'è chi si aspetta una sorpresa dal governatore. Il
consiglio regionale ha preso atto ieri delle dimissioni di cinque consiglieri,
tra cui appunto i tre assessori e altri due consiglieri: l'azzurro Giancarlo
Serafini e Luciano Pizzetti del Pd. Il neo senatore Serafini viene sostituito
dal consigliere della Lega Nord Fabio Rizzi (Varese). Fortunato Pedrazzi (Uniti
nell'Ulivo Cremona) prenderà il posto di Luciano Pizzetti eletto alla Camera. A
Beccalossi, Abelli e Corsaro subentreranno rispettivamente il bresciano Vanni
Ligasacchi (An-Pdl), il pavese Francesco Fiori (Forza Italia-Pdl) e Giovanni
Bordoni (Forza Italia-Pdl, Sondrio). © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G.
Negri 4 - 20123 Milano.
( da "Giornale.it, Il" del 25-06-2008)
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In politica tutti nodi
vengono al pettine, dopo le sconfitte elettorali. Ma il sogno di Walter
Veltroni, creare un grande partito di centrosinistra, scommettere sul
bipolarimo, tagliare fuori la sinistra radicale (che è riuscito a estromettere
dal parlamento anche grazie al voto degli italiani) appare in questo momento
davvero un sogno. La verità è che Veltroni è sotto assedio, e a circondare il
fortilizio del loft sono proprio molti dei suoi: a cominciare da Massimo
D'Alema per finire al "silente" (troppo.) Romano Prodi. E a dargli un
avviso di sfratto di sfratto in modo diretto è Arturo Parisi, l'inventore
dell'Ulivo: "Cambiamo leader", dice senza tanti giri di parole con un
linguaggio che rifugge le liturgie del politichese vecchio stile (Pci, Dc).
Così, come scrive sul "Giornale" Paolo Guzzanti, la debolezza del
segretario ridà forza all'ala Furiosa (leggi l'articolo), alla sinistra che fa
dell'antiberlusconismo e del giustizialismo forcaiolo una ragion politica, una
questione di sopravvivenza: unico programma , in mancanza di proposte serie per
l'Italia, abbattere Berlusconi. Poi si vedrà. Del resto quando si è aperto il
dibattito su Veltrusconi, sul dialogo tra destra e sinistra, sulle grandi
riforme condivise nell'interesse del Paese, le nubi dell'uragano si sono subito
addensate sulla testa (da tagliare) del leader del Pd. Riuscirà Walter a
resistere all'assedio? A contrattaccare? A conquistare una leadership vera alla
guida di un'opposizione credibile e realmente alternativa? Ora tocca a lui non
spezzare quell'idea di una sinistra moderna e non condizionata da quella
radicale (e radical chic), a fare im modo che non resti solo un bel sogno.
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Commenti Invia questo post a un amico 20Jun 08 L'autunno caldo di Walter. Dì la
tua Tanto tuonò che piovve, sul Partito democratico e sul suo leader dimezzato
Walter Veltroni. Già, perché le rese dei conti, nella sinistra. ma anche nel
centrosinistra, si consumano con calma, secondo un rito vecchio che ha alle
spalle decenni di scuola comunista e democristiana. Stretto fra l'offensiva di
Massimo D'Alema e della sua fondazione (corrente?), tra l'idea di ritorni
ulivisti (per alleanza allergate, acnora alla sinistra), tra il nodo delle
elezioni Europee e niet preventivo della Bindi al tentativo di
"abbraccio" con Casini e l'Udc, tra il secco e ribadito addio di
Prodi alla presidenza del Pd e il nodo gordiano dell'adesione al Pse (D'Alema
dice sì, gli ex Margherita dicono no, lui dice. andiamo oltre), Veltroni ora
scopre il doppio binario: dialogo sulle riforme con Berlusconi ma anche
opposizione più "dura" per non perdere consensi a vantaggio del vasto
e diviso mondo della sinistra a cui guarda invece D'Alema. Così alla
Costituente del Pd lancia la doppia sfida interna e esterna: no alle correnti
personali (facile a dirsi ma.) e "autunno in piazza" (più facile da
fere e comodo): Walter "buonista". ma anche "oppositore duro"
di Berlusconi, quello che ha strappato la tela del dialogo. Due volti dello
stesso leader che vuol impedire che la sua moneta di fresco conio politico
venga svalutata e rotoli via assieme al Pd. Perchè il rischio c'è, e Veltroni
lo sa bene: non c'è solo l'ombra lunga di D'Alema, ma pure quelle di Prodi (che
il segretario invita a restare ne l Pd). Tanto che, per fare un 'esempio,
Rutelli dice del Ppe: "Siamo più innovatori noi dei
socialdemocratici". E spinge Veltroni a dire, in Europa: "Costruiamo
un nuovo campo riformista". Come dire, andiamo oltre il Ppe altrimenti per
noi sono guai. Già, perché sul Ppe D'Alema e suoi, ma pare anch Fassino, la
pensano in modo opposto. Insomma, la "guerra" è solo agli inizi, con
il voto alla Costituente si cominceranno a contare le truppe e la traversata
nel deserto è appena iniziata. Vedremo chi sopravviverà alla guida
dell'esercito perduto di Senofonte. Parisi: "Se è l'Ulivo fatto partito,
si è fatto male." E gli attacchi arrivano dal centrosinistra, impietoso il
giusidizio dell'inventore dell'Ulivo. Arturo Parisi a margine dell'assemblea
del Pd, non risparmia una critica alla relazione di Walter eltroni che, tra
l'altro, ha fatto un esplicito riferimento all'Ulivo. "Noi abbiamo sempre
lavorato con l'idea che "Ulivo avesse come obiettivo un bipolarismo a
vocazione bipartitica ma con l'unificazione di tutto il campo del
entrosinistra", ha spiegato Parisi. Più in generale, l'ex ministro della
Difesa ha detto del discorso di Veltroni: "una comprensibile difesa del
suo perato, purtroppo l'unico giudizio sul nostro operato risulta essere quello
degli elettori in casi come la Capitale o a Sicilia". Scritto in Varie
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a un amico 10Jun 08 Walter e il loft degli amici nemici. Cattolici
contro radicali Il Pd sfoglia la margherita, dunque, nel senso che in casa
Veltroni tira aria di lite che potrebbe sfociare prima o poi in separazione.
Già, fra le anime diessina e teodem i rapporti non sono proprio idilliaci. Dopo
l'anatema dei cattolici
contro la "contaminazione" dei pannelliani, le dure critiche
di "Famiglia Cristiana" e della solita Binetti a cui si aggiunge l'ex
ministro Fioroni (infuriato) che dice "il loft? sembra di stare a
Teheran.", la frenata sull'adesione al Partito socialista europeo, la
strada per Veltroni è ancora più in salita. Da un lato c'è il governo
Berlusconi che piace sempre di più agli italiani, dall'altro il livello dello
scontro che assomiglia a un tutti contro tutti a pochi mesi dalle elezioni
europee. Di Pietro, ma anche i Teodem, D'Alema ma anche Rutelli che pare
meditare "vendetta" politica dopop la clamorosa trombatura rimediata
nella corsa al Campidoglio. E ci si mette pure Bertinotti, il "parolaio
rosso" di Pansa che rientra nel gioco della poltica con un seminario sul
futuro della sinistra e invita Massimo D'Alema, capace di guardare a sinistra
più di quanto non sappia o non voglia fare Veltroni (che vuole lo sbarramento
anche per le europee, tanto per tener fuori i "cespugli" rossi anche
dal parlamento di Strasburgo). Grande è l'agitazione nel campo della sinistra,
dove si agitano spettri di scissioni e "ricomposizioni". Già, perché
fra i teodem e gli uomini della margherita c'è chi guarda a Casini e quel che
resta dell'Udc, isolata e senza per ora spartito politico da suonare che la
lancia la sua Costituente popolare (a cui guarda con interesse anche Clemente
Mastella), e in più c'è chi teme le mosse di Rutelli. Intanto il governo Berlusconi
va. Scritto in Varie Commenti ( 35 ) " (26 votes, average: 3.12 out of 5)
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Commenti Invia questo post a un amico 28May 08 La Sapienza e il rito
dell'intolleranza Prima il no dei Collettivi di sinistra a Papa Benedetto XVI,
poi il no al dibattito sulle foibe: alla Sapienza di Roma l'intolleranza è di
casa in nome di una "tradizione democratica" che tenta di riproporre
schemi antichi, quelli del "rituale antifascista" degli anni Settanta.
Già, brutto periodo quello, nelle università e nel Paese. con il corollario nel
secondo caso dei manifesti di Forza Nuova strappati dai militanti dei
Collettivi di sinistra, della rissa, degli arresti, delle polemiche e delle
accuse. Salvo poi chiarire (rapporto della Digos) che l'aggressione è partita
da sinistra. Ma stabilire colpe e responsabilità spetta ai giudici. E' il tema
dell'intolleranza travestita da antifascismo, come scrive il nostro Mario
Cervi, a preoccupare. E' il tentativo a questo punto nemmeno tanto mascherato
di ricreare un clima di tensione, di scontro e di odio, a preoccupare. E' il
tentativo di tornare allo schema degli opposti estremismi, ad allarmare.
L'intolleranza si traveste, sbandiera ideali nobili, ma resta intolleranza: di
parte e da parte di pochi. Bene ha fatto il sindaco di Roma Gianni Alemanno a
dire: "Noi dobbiamo lanciare messaggi chiari, ovvero che questi episodi
sono solati, estranei al contesto culturale e storico della nostra città e
della nostra nazione. Questo è il messaggio che deve venire da tutti. Quando si
costruiscono teoremi politici su una rissa tra giovani si comincia ad aprire un
varco e armare le contrapposizioni ideologiche. Bisogna evitare questi schemi e
queste persone vanno trattate come imbecilli fuori dalla storia e dal
tempo". Veltroni invita la destra a "non minimizzare" e dice
(giustamente) che le istituzioni devono stroncare subito l'insorgere della
violenza. Ma quale? quella di una parte o di quella di tutte le parti? penso
voglia dire quella di tutte. forse il "ma anche" stavolta ci sarebbe stato bene, per evitare fraintendimenti. Cosa che non fa
Marco Ferrando, leader del Partito comunista dei lavoratori:
"L'aggressione fascista a La Sapienza - sullo sfondo del nuovo quadro
politico - ripropone il tema dell'autodifesa come diritto democratico
elementare.E. E aggiunge il Ferrando: "E' necessario che ogni realtà
minacciata appronti strutture di autodifesa, democraticamente designate e
controllate". Parole gravi, le sue che ricordano proprio quegli anni di
piombo che la maggioranza degli italiani vorrebbe consegnare agli archivi della
storia. A chi giova strumentalizzare questi episodi per interessi di parte
politica? A chi giova tornare a pescare nel torbido? Credo a nessuno, una
democrazia è tanto più forte quanto è capace di rifiutare l'intolleranza delle
estreme politiche ("frange" si diceva una volta). Il
"giustificazionismo ideologico" stavolta non pagherebbe, gli italiani
hanno scelto un' altra strada. Il dibattito è aperto. Scritto in Varie Commenti
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16May 08 Così le tecnologie ci cambiano la vita. Dì la tua Vi è mai successo di
dimenticare il cellulare a casa? E' facile immaginare la sensazione che avete
provato, perché la maggioranza di noi l'ha vissuta in prima persona. Ci si
sente persi. Vulnerabili. Uno studio condotto da un gruppo di ricercatori
britannici ha rilevato che è una sensazione paragonabile alla "tremarella
del giorno delle nozze" o alla paura di quando si va dal dentista.
Addirittura è stato coniato appositamente un termine
medico. "Nomofobia", così si chiama la paura di rimanere senza
portatile ("nomo" è l'abbreviazione di no mobile). Quale futuro? Non
c'è niente da fare. Dobbiamo ammetterlo. La tecnologia fa parte di noi. Della
nostra quotidianità. Ma dove stiamo andando? Quali saranno i nuovi mezzi di
comunicazione e quale ruolo ricopriranno in un futuro più o meno vicino?
Possible. ou probable Il Gruppo Editis, una prestigiosa casa editrice francese,
ha proposto il suo punto di vista attraverso la realizzazione di un
cortometraggio intitolato "Possible ou probable". Il film, che ha
ricevuto il Laurier di bronzo al festival di Creusot, si propone di fare un
salto in avanti nel tempo. Nella vita di una giovane coppia nell'era
dell'editoria digitale. Di' la tua Editis apre il dibattito. Il Giornale.it, in
occasione del 17 maggio, giornata mondiale delle Telecomunicazioni e della
Società dell'Informazione, segue lasciando a voi lo spazio per esprimere le
vostre idee e le vostre riflessioni su quello che è e che potrà essere. Guarda
il cortometraggio (9 minuti) Scritto in Varie Commenti ( 12 ) " (115
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Berlusconi, Veltroni e i nemici del dialogo Il discorso di Silvio Berlusconi
alla Camera (leggi il discorso del premier), l'apertura unilaterale al dialogo
con l'opposizione (che è seguita alla telefonata del premier a leder del Pd),
sono i segnali più evidenti che qualcosa sta davvero cambiando, nel Parlamento
e nel Paese. Aggiungiamoci anche il discorso del presidente della Repubblica
Giorgio Napolitano di alto profilo istituzionale e politico, come ha
riconosciuto il presidente della Camera Gianfranco Fini. Insomma, molti saranno
scettici, ma parlare di avvio di Terza Repubblica forse non è azzardato. Basta
rileggere le parole del premier, il "sì" di Fassino a nome del Pd:
l'asse Berlusconi-Veltroni si rinsalda, su questo punto cruciale, pur nella
distinzione dei ruoli. Ma non sono tutte rose e fiori, anche Berlusconi e
Veltroni devono fare come Fanfani qualche decennio fa: contare amici e nemici.
E parare i colpi. Soprattutto Veltroni. Sconfitta alle urne la sinistra
massimalista, resta da sconfiggere il partito "giacobino", quei
giustizialisti che sono ripartiti alla carica (vedi il caso Travaglio-Schifani)
e faranno di tutto per mettere i bastoni fra le ruote proprio a Veltroni. E'
lui l'anello "debole" che la sinistra giacobina vuole colpire fino a
indebolirlo e condizionarlo. Una prova? La sceneggiata di Antonio Di Pietro
alla Camera: "Noi non abboccheremo, non intendiamo cadere nella tela del
ragno. Abbiamo memoria e non intendiamo perderla. Conosciamo bene la sua storia
personale e politica". Così ha parlato Tonino, l'ex pm. Ma il bersaglio
non è il Cavaliere. No, lui ha una maggioranza solida, consegnatagli dal voto
popolare. Il bersaglio è Walter, e di Pietro non è certo il suo solo nemico.
C'è un filo che lega il Santoro, Travaglio, Grillo. Tonino punta dritto su quel
mondo e pensa alle Europee del 2009. Come ci pensa su un altro versante Massimo
D'Alema, tornato gran manovratore dentro e fuori il Pd. Del resto, come
racconta Augusto Minzolini sulla "Stampa", alla cerimonia della
consegna della Campanella usata per le riunioni del Consiglio dei ministri,
Prodi ha detto a Berlusconi: "Tu sei un avversario, io i veri nemici li ho
avuti qua dentro.". La battuta ora vale anche per Veltroni. A cosa serve
un'opposizione parlamentare debole in una Paese normale? Peserà di più
l'opposizione nelle piazze? L'apertura di Berlusconi (ma già in campagna
elettorale era stato chiaro) aiuta Veltroni, ma anche
l'Italia. L'ha capito anche Walter: "Occorre il riconoscimento della
vittoria e della responsabilità da parte degli sconfitti ma anche l'equilibrio
dei vincitori, perciò vi prendo in parola: siamo pronti da subito. Ma non
pensate di avere il paese in mano". Scritto in Varie Commenti ( 101 )
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© 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo post a un amico 09May
08 E Walter diventa il "premier ombra" Dopo Occhetto (Pci poi Pds)
nel 1989, Veltroni (Pci, Pds, Ds, Pd): la storia sembra ripetersi (ovviamente
Veltroni spera in esiti migliori.) e torna il "governo ombra" (leggi
l'articolo). Edizione rinnovata e aggiornata ai tempi di quella lontana
esperienza partorita a Botteghe Oscure che - come ha ricordato Visco all'Unità
- fu un fallimento e l'ex ministro ritiene che ci sarà il bis). Veltroni
diventa "premier ombra" del "governo dell'opposizione":
alla fine dopo trattative e incontri, divisioni e riavvicinamenti, no eccellenti
(D'Alema e Parisi), tentennamenti divenuti alla fine un "sì accetto"
(Bersani) ed entusiasti (Fassino, Franceschini) il leader del Partito
democratico ha varato lo "shadow cabinet" di stampo anglosassone. Per
ora le analogie finiscono qui, inutile fare il processo alle intenzioni che
sulla carta sono buone. Tanto che la lista dei ministri ombra è stata
presentata al presidente Napolitano (che fece parte - Esteri - della prima
compagine occhettiana). Certo è sospetta la fretta con cui Walter si è affrettato
a dichiarare "con D'Alema nessun conflitto, perché bisognerebbe essere in
due.". Come dire: non sono io quello che polemizza e fa i distinguo.
Insomma ponti d'oro al D'Alema portatore d'idee nel suo"ruolo importante
che deve svolgere" alla fondazione ItalianiEuropei. Dopotutto il
centralismo democratico non c'è più in casa degli ex-post e a-comunisti. Andare
avanti, pensare subito alla direzione del Pd che sarà partorita dall'assemblea
costituente. Mentre sprisce il "caminetto" e nasce il coordinamento
dei "nove" che affiancherà il segretario piddino. Insomma, Veltroni
riparte per tentare di rafforzare la sua non fortissima leadership. Vedremo se
anche a sinistra nascerà davvero il "partito di Veltroni". Scritto in
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post a un amico 08May 08 Berlusconi e il governo del "fare". Veltroni
e le liti sul governo "ombra". Dite la vostra Il governo Berlusconi
quater va e stavolta per i detrattori più accaniti del Cavaliere sarà difficile
sostenere che non c'è niente di nuovo a Palazzo Chigi. Già, perché i ministri
(quelli che contano, con portafoglio) sono solo 12 (9 senza portafoglio ma con
la casella chiave delle Riforme affidata a Umberto Bossi) e perché sono entrati
uomini nuovi che affiancano ministri già collaudati: 13 new entry (quattro
hanno fra 31 e 40 anni). Continuità-discontinuità, insomma. Il premier è deciso
è riprendere il filo del suo progetto Paese interrotto dai due anni di Prodi,
ma molto è cambiato. Questo sarà davvero il governo del premier, innanzitutto,
che potrà contare su un nocciolo duro di governo che ruota attorno al
sottegretario alla Presidenza del Consiglio Gianni Letta, a Tremonti, Bossi,
Maroni. e poi ci sono Matteoli e La Russa. Poco spazio ai tradizionali giochi
di partito e 23 giorni per mettere a posto tutto, come ha riconosciuto
soddisfatto il presidente Giorgio Napolitano ("Lungaggini? Siamo stati più
veloci della Spagna."). Velocità, azione (ai tempi di Craxi fu coniato
l'efficace "decisionismo"), la scelta bipartitica degli elettori che
hanno semplificato il quadro politico di maggioranza e opposizione rende tutto
più "decisionista" e apre la strada a una nuova stagione del
"fare". Berlusconi su questo è deciso: anche perché da
"fare" c'è davvero molto: pensiamo solo al caso Alitalia o alla
vergogna dei rifiuti in Campania. E poi ci sono "problemini" non da
poco che si chiamano stipendi, carico fiscale, sicurezza, immigrazione
clandestina, rilancio del sistema paese, costi della politica e della
burocrazia, federalismo. Mali antichi e problemi nuovi. Ecco perché Berlusconi
ancora una volta ha sparigliato le carte. Per "fare", come chiedono
gli italiani, serve un governo del premier (il Cavaliere) più che dei partiti.
Ora ci aspettano i primi cento giorni di "luna di miele" con il Paese
e le responsabilità di governo e maggioranza sono davvero grandi. Intanto la
sinistra litiga sul governo che non ha sul "governo ombra" voluto da
Veltroni (leggi l'articolo). Già perché anche il premier ombra ha i suoi
problemi. Intanto D'Alema e Parisi hanno detto no, Bersani non è convinto,
mentre Fassino ha detto sì per recuperare ruolo e visibilità. Ma serve il
governo ombra? Esperienza di stampo anglosassone già sperimentata nel 1989 dal
Pci poi diventato Pds. Allora non funzionò. lo volle Achille Occhetto quandò
andò in crisi il governo De Mita e subentrò Andreotti (sesto governo) e la
maggioranza era pentapartito. Sapete chi c'era? Giorgio Napolitano (esteri),
Visco (finanze), Giovanni Berlinguer (sanità), Scola (spettacolo), Rodotà
(giustizia). E oggi sull'Unità lo stesso Visco lo stronca: "Il governo
ombra non ha un suo ruolo istituzionale e dunque non riesce ad operare. Si
aggiunga il fatto che in un sistema dove ci sono più partiti, e non solo due
come in Gran Bretagna, ciascun partito ha gruppi e rappresentanti in
commissione. A questo punto si capisce perché non è stato
esportato dalla Gran Bretagna in nessun altro paese. Lì è un luogo riconosciuto
dell'opposizione. Da noi no". Senza contare, fa notare Visco, che tale
proposta "anche interessante nella nostra esperienza passata non
funzionò" e che "ci sono delle persone autorevoli dei partiti che
stanno fuori dal governo ombra e che certo non smetteranno di dire quello che
pensano", a cominciare da Massimo D'Alema. Comunque Walter ci riprova ma
quello che dovrebbe essere un punto di forza del Pd rischia di rivelare che il
re è nudo, perché sta mettendo in mostra divisioni correntizie, lacerazioni
personali di un partito che pare allo sbando ed in cerca della rotta con una
bussola rotta. Scritto in Varie Commenti ( 67 ) " (49 votes, average: 2.1
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RSS Commenti Invia questo post a un amico 05May 08 D'Alema batte un colpo.
Contro Walter. E "L'Unità" se la prende con la sinistra veltroniana
tutta feste e terrazze E alla fine Massimo D'Alema parlò. Dopo una campagna
elettorale che è apparsa ai più "silente" (salvo evitare le
dimissioni di Bassolino in Campania per scongiurare il voto anticipato alla
Regione ed rinviare l'ennesima sconfitta del Pd), il ministro degli Esteri ha
rivestito i panni dell'uomo di partito e ha iniziato a sparigliare le carte nel
loft veltroniano. già, perché la resa dei conti post elettorali sarà lunga e
sicuramente non indolore nel centrosinistra. "La sconfitta è stata grave,
ed è di lungo periodo. Serve quindi una riflessione approfondita.". Primo
colpo. "La sintonia tra Berlusconi e il Paese, cominciata nel '94, non è
mai finita". Secondo colpo. Il Pd "deve cercare di coalizzare
coalizzare tutte le forze che si oppongono alla destra" perché anche se
non è in Parlamento la sinistra radicale "non è scomparsa dal Paese e il
Pd non è chiamato a continuare a correre sempre da solo, anche perché in Italia
ci sono leggi elettorali diverse. Con il 33% l'autosufficienza sarebbe un
errore". Quarto colpo. Partito del Nord? "Abbiamo bisogno di un
grande partito nazionale, fortemente radicato nel territorio, con una struttura
federale che abbia dei leader". Quinto colpo. "Non sono candidato nè
aspiro a nessuna carica, quindi non sono antagonista di nessuno". Sesto
colpo, il più pericoloso perché, tradotto significa "caro Vetroni, mi tengo
le mani libere.". Così emerge "l'altra linea del Pd"
a-veltroniano, che sembra saldare attorno a D'Alema anche il prodiano Parisi e
il delusissimo (e furibondo) Rutelli, in cerca di rivincite, lui che è stato mandato allo sbaraglio. Per ora Veltroni regge, per
ora. Vedremo se avrà davvero intenzione di andare al congresso anticipato e
alla inevitabile conta. Anche perché non è da escludere un ritorno di Prodi,
quando cadono le prime foglie dell'autunno. In fondo anche lui per ora si tiene
le mani libere, ma i messaggi che ha mandato in giro non sono certo
rassicuranti per Veltroni. Intanto "L'Unità" fa satira contro la
sinistra veltroniana, come spiega il nostro Gianni Penncchi: è tutta feste e
terrazze, con una serie di amare vignette-denuncia di Stefano Disegni,
"matita cult" della sinistra. E' COSI'? COSA NE PENSI? DI' LA TUA
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Commenti Invia questo post a un amico 29Apr 08 Quel venticello di Roma che
diventa uragano. Per Veltroni Ebbene sì, la straordinaria vittoria di Gianni
Alemanno che ha abbattuto il "muro" di Roma, non ha travolto solo
Rutelli ma ha anche ridotto in macerie (politiche) il loft veltroniano. E ha
aperto la strada alla resa dei conti all'interno del Pd. Dopo la sconfitta
senza se e senza ma alle elezioni politiche è arrivata la mazzata della perdita
del Campidoglio. Altro che venticello di Roma, il centrosinistra è stato spazzato via dall'uragano Gianni. E ora, povero
Walter? Quando inizieranno a volare gli stracci in casa del bi-sconfitto,
accusato da Rutelli di averlo lasciato solo e atteso al varco da Massimo
D'Alema? Dopo la sconfitta elettorale i leader dei partiti di sinistra
defenestrati a furor di voto popolare dal parlamento, si sono dimessi. E
Veltroni? Resterà a combattere come una sorta di San Sebastiano infilzato dal
centrodestra e dai suoi, oppure farebbe meglio a lasciare la guida del Pd? In
fondo lui sogna l'Africa e qualcuno dei suoi, perfidamente, potrebbe anche
soprannominarlo "sciupone l'africano", politicamente parlando. Già,
perché dall'I care all'inno all'obamismo pare proprio non averne azzeccata una.
Veltroni è in grado di costruire un grande partito di centrosinistra di stampo
europeo o ci sono altri in grado, meglio di lui, di farlo? Cosa ne pensate?
Veltroni deve restare o dimettersi? Dì la tua Secondo voi, chi dovrebbe guidare
il Pd? Vota il tuo leader Scritto in Varie Commenti ( 58 ) " (131 votes,
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sono Sono il caporedattore del Giornale.it, un toscano "adottato" da
Indro Montanelli e da Milano nel 1983. Tutti gli articoli di Alberto Taliani su
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dici caro Fabio? Cambiare la Costituzione? E' impensabile che Veltroni posssa
farlo! Il... Federico Fanelli: .Veltroni.non vale la pena di parlarne. inutile
quasi come Rutelli. Mi piace dire... valentino: Carissimo Mazzari, se Uolter
vuole creare un Partito Socialdemocratico lo consiglio vivamente di andarsi
a... fabio cabaciuba: L'errore di Veltroni? quando si è messo in testa di
cambiare la politica italiana, è stato... Murgo
Salvatore: Ve li ricordate quei giapponesi che alla fine degli anni sessanta
venivano ritrovati in alcune isole... I più inviati Sayed, primo risultato
della mobilitazione internazionale: il senato afgano ha ritirato la conferma
della condanna a morte - 12 Emails Pensioni, a chi gli aumenti... - 3 Emails E
Walter diventa il "premier ombra" - 2 Emails Berlusconi e il governo
del "fare". Veltroni e le liti sul governo "ombra". Dite la
vostra - 1 Emails Berlusconi, Veltroni e i nemici del dialogo - 1 Emails La
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amici nemici. Cattolici contro radicali La Sapienza e il rito dell'intolleranza
Così le tecnologie ci cambiano la vita. Dì la tua Berlusconi, Veltroni e i
nemici del dialogo E Walter diventa il "premier ombra" Berlusconi e
il governo del "fare". Veltroni e le liti sul governo
"ombra". Dite la vostra D'Alema batte un colpo. Contro Walter. E
"L'Unità" se la prende con la sinistra veltroniana tutta feste e
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( da "Giornale.it, Il" del 25-06-2008)
Argomenti: Laicita'
N. 150 del 2008-06-25
pagina 13 "Io, omosessuale e di destra Solo la sinistra mi
discrimina" di Paola Setti da Milano Per dirla come la
dice lui: "C'è qualcosa di peggio che esser gay in un Paese cattolico. Ed
è essere di destra in un Paese in cui la cultura e il movimentismo sono
appannaggio della sinistra". Era in viaggio per Lubiana, sabato scorso:
gli organizzatori del Gay pride sloveno lo hanno poco gentilmente invitato a
tornarsene a casa. Voleva partecipare al Gay pride di Bologna, sabato
prossimo: il Comitato italiano gli ha fatto capire che non è il benvenuto.
Allora ha scritto una testimonianza al Secolo d'Italia, che l'ha titolata così:
"Io, gay discriminato da quelli del Gay pride". Daniele Priori, non
le resta che cambiare sponda. "Politica o sessuale?". Veda lei.
"Mi domando perché un gay di destra deve rinunciare a rivendicare i suoi
diritti". Ma cosa è successo? "Nel febbraio scorso con GayLib,
l'unica associazione gay di destra, decidiamo di proporre al Gay pride di
Bologna un convegno su Dante Alighieri e gli omosessuali". Bell'idea, il
Sommo Poeta vi ha sbattuti all'Inferno. "Era un modo per elevare il
dibattito, l'analisi dei canti della Divina Commedia ci pareva più utile
dell'ostentazione di tette e culi". E? "Ci rispondono solo a maggio,
dicendo che non ci sono i soldi, che peraltro non abbiamo chiesto, né gli
spazi. Insomma, non è aria". Quindi? "Decidiamo di fare il Pride
della destra gay, a Provesano, sulla tomba di Pim Fortuyn, il leader della
destra olandese, gay dichiarato, ucciso nel 2002 da un fanatico di sinistra a
quattro giorni dalla vittoria elettorale che lo avrebbe reso primo
ministro". Poi partite per Lubiana. "Ma durante il viaggio ci
telefonano e dicono: "Se onorate un fascista xenofobo evitate pure di
venire". Aggiungono che i berlusconiani non sono bene accetti". E
voi? "Noi abbiamo preso atto e siamo tornati a casa, perché da liberali e
libertari siamo rispettosi delle opinioni di tutti. Al contrario di questa
sinistra ormai extraparlamentare che per tornare in auge sta allungando le mani
con violenza sui movimenti, cercando di fagocitarli". Si nota una punta
acida. "Sono inferocito. Per ottenere dei risultati i movimenti devono
essere trasversali alla politica, non appiattirsi su un unico partito. Infatti
in Italia non si ottiene mai niente". Roberto Calderoli vi chiama
"culattoni". "A Provesano c'erano tutti i vertici leghisti
locali". Vabbè, ma le uniche battaglie per i vostri diritti le fa il
centrosinistra. "Questo è un falso storico. Negli anni Novanta, prima
dell'11 settembre che ha reso tutti bacchettoni in difesa della cristianità,
c'erano state molte aperture dalla Casa della Libertà. Nel 2003, 50 deputati di
centrodestra hanno firmato una proposta di legge per i Pacs. Alessandra
Mussolini nel suo "governo penombra" ha messo alle Pari opportunità
Enrico Oliari, presidente di GayLib. Per non parlare delle aperture di
Gianfranco Fini sulle coppie di fatto". Vladimir Luxuria si è battuto per
i Dico. "Vladimir al massimo rappresenta i transgender, certo non me. I
Dico sono un compromesso al ribasso inaccettabile, perché non riconoscono la
coppia". Vorrebbe il matrimonio? "Sarebbe il compimento
dell'uguaglianza sociale". Per la Chiesa sarebbe la fine della famiglia.
"Ma qui parliamo di matrimonio civile. Comunque, visto che in Italia
bisogna confrontarsi con il sentire cattolico, ci accontenteremmo di veder
riconosciuti i diritti della coppia, come la reversibilità della pensione, il
diritto alle case popolari, alle visite in ospedale, all'eredità". Come si
fa? "Intanto bisogna cambiare il Gay pride: troppo folklore è
controproducente". Adesso è lei il bacchettone. "Sono realista. O si
dice che è solo un carnevale, oppure, se si carica questa giornata di un
significato politico, allora bisogna pensare a chi c'è dall'altro lato del tavolo
delle trattative, e andarci in giacca e cravatta". Lei è fidanzato?
"Convivo da un anno e mezzo". Vorrebbe adottare un bambino? "No,
i bambini non sono cavie. Hanno diritto a una famiglia naturale. E l'Italia non
è pronta". È mai stato boicottato? "Mai.
Anzi. Sono portavoce della giunta di centrodestra del Comune di Marino, in
provincia di Roma. Il sindaco Adriano Palozzi mi ha messo in prima linea. Il
solo boicottaggio che ho subito è quello della sinistra". © SOCIETà
EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano.
( da "Giornale.it, Il" del 25-06-2008)
Argomenti: Laicita'
In politica tutti nodi
vengono al pettine, dopo le sconfitte elettorali. Ma il sogno di Walter
Veltroni, creare un grande partito di centrosinistra, scommettere sul
bipolarimo, tagliare fuori la sinistra radicale (che è riuscito a estromettere
dal parlamento anche grazie al voto degli italiani) appare in questo momento
davvero un sogno. La verità è che Veltroni è sotto assedio, e a circondare il
fortilizio del loft sono proprio molti dei suoi: a cominciare da Massimo
D'Alema per finire al "silente" (troppo.) Romano Prodi. E a dargli un
avviso di sfratto di sfratto in modo diretto è Arturo Parisi, l'inventore
dell'Ulivo: "Cambiamo leader", dice senza tanti giri di parole con un
linguaggio che rifugge le liturgie del politichese vecchio stile (Pci, Dc).
Così, come scrive sul "Giornale" Paolo Guzzanti, la debolezza del
segretario ridà forza all'ala Furiosa (leggi l'articolo), alla sinistra che fa
dell'antiberlusconismo e del giustizialismo forcaiolo una ragion politica, una
questione di sopravvivenza: unico programma , in mancanza di proposte serie per
l'Italia, abbattere Berlusconi. Poi si vedrà. Del resto quando si è aperto il
dibattito su Veltrusconi, sul dialogo tra destra e sinistra, sulle grandi
riforme condivise nell'interesse del Paese, le nubi dell'uragano si sono subito
addensate sulla testa (da tagliare) del leader del Pd. Riuscirà Walter a
resistere all'assedio? A contrattaccare? A conquistare una leadership vera alla
guida di un'opposizione credibile e realmente alternativa? Ora tocca a lui non
spezzare quell'idea di una sinistra moderna e non condizionata da quella
radicale (e radical chic), a fare im modo che non resti solo un bel sogno.
Scritto in Varie Commenti ( 23 ) " (16 votes, average: 3.19 out of 5)
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Commenti Invia questo post a un amico 20Jun 08 L'autunno caldo di Walter. Dì la
tua Tanto tuonò che piovve, sul Partito democratico e sul suo leader dimezzato
Walter Veltroni. Già, perché le rese dei conti, nella sinistra. ma anche nel
centrosinistra, si consumano con calma, secondo un rito vecchio che ha alle
spalle decenni di scuola comunista e democristiana. Stretto fra l'offensiva di
Massimo D'Alema e della sua fondazione (corrente?), tra l'idea di ritorni
ulivisti (per alleanza allergate, acnora alla sinistra), tra il nodo delle
elezioni Europee e niet preventivo della Bindi al tentativo di
"abbraccio" con Casini e l'Udc, tra il secco e ribadito addio di
Prodi alla presidenza del Pd e il nodo gordiano dell'adesione al Pse (D'Alema
dice sì, gli ex Margherita dicono no, lui dice. andiamo oltre), Veltroni ora
scopre il doppio binario: dialogo sulle riforme con Berlusconi ma anche
opposizione più "dura" per non perdere consensi a vantaggio del vasto
e diviso mondo della sinistra a cui guarda invece D'Alema. Così alla
Costituente del Pd lancia la doppia sfida interna e esterna: no alle correnti
personali (facile a dirsi ma.) e "autunno in piazza" (più facile da
fere e comodo): Walter "buonista". ma anche "oppositore duro"
di Berlusconi, quello che ha strappato la tela del dialogo. Due volti dello
stesso leader che vuol impedire che la sua moneta di fresco conio politico
venga svalutata e rotoli via assieme al Pd. Perchè il rischio c'è, e Veltroni
lo sa bene: non c'è solo l'ombra lunga di D'Alema, ma pure quelle di Prodi (che
il segretario invita a restare ne l Pd). Tanto che, per fare un 'esempio,
Rutelli dice del Ppe: "Siamo più innovatori noi dei
socialdemocratici". E spinge Veltroni a dire, in Europa: "Costruiamo
un nuovo campo riformista". Come dire, andiamo oltre il Ppe altrimenti per
noi sono guai. Già, perché sul Ppe D'Alema e suoi, ma pare anch Fassino, la
pensano in modo opposto. Insomma, la "guerra" è solo agli inizi, con
il voto alla Costituente si cominceranno a contare le truppe e la traversata
nel deserto è appena iniziata. Vedremo chi sopravviverà alla guida
dell'esercito perduto di Senofonte. Parisi: "Se è l'Ulivo fatto partito,
si è fatto male." E gli attacchi arrivano dal centrosinistra, impietoso il
giusidizio dell'inventore dell'Ulivo. Arturo Parisi a margine dell'assemblea
del Pd, non risparmia una critica alla relazione di Walter eltroni che, tra
l'altro, ha fatto un esplicito riferimento all'Ulivo. "Noi abbiamo sempre
lavorato con l'idea che "Ulivo avesse come obiettivo un bipolarismo a
vocazione bipartitica ma con l'unificazione di tutto il campo del
entrosinistra", ha spiegato Parisi. Più in generale, l'ex ministro della
Difesa ha detto del discorso di Veltroni: "una comprensibile difesa del
suo perato, purtroppo l'unico giudizio sul nostro operato risulta essere quello
degli elettori in casi come la Capitale o a Sicilia". Scritto in Varie
Commenti ( 102 ) " (23 votes, average: 3.61 out of 5) Loading ... Il Blog
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a un amico 10Jun 08 Walter e il loft degli amici nemici. Cattolici
contro radicali Il Pd sfoglia la margherita, dunque, nel senso che in casa
Veltroni tira aria di lite che potrebbe sfociare prima o poi in separazione.
Già, fra le anime diessina e teodem i rapporti non sono proprio idilliaci. Dopo
l'anatema dei cattolici
contro la "contaminazione" dei pannelliani, le dure critiche
di "Famiglia Cristiana" e della solita Binetti a cui si aggiunge l'ex
ministro Fioroni (infuriato) che dice "il loft? sembra di stare a
Teheran.", la frenata sull'adesione al Partito socialista europeo, la
strada per Veltroni è ancora più in salita. Da un lato c'è il governo
Berlusconi che piace sempre di più agli italiani, dall'altro il livello dello
scontro che assomiglia a un tutti contro tutti a pochi mesi dalle elezioni
europee. Di Pietro, ma anche i Teodem, D'Alema ma anche Rutelli che pare
meditare "vendetta" politica dopop la clamorosa trombatura rimediata
nella corsa al Campidoglio. E ci si mette pure Bertinotti, il "parolaio
rosso" di Pansa che rientra nel gioco della poltica con un seminario sul
futuro della sinistra e invita Massimo D'Alema, capace di guardare a sinistra
più di quanto non sappia o non voglia fare Veltroni (che vuole lo sbarramento
anche per le europee, tanto per tener fuori i "cespugli" rossi anche
dal parlamento di Strasburgo). Grande è l'agitazione nel campo della sinistra,
dove si agitano spettri di scissioni e "ricomposizioni". Già, perché
fra i teodem e gli uomini della margherita c'è chi guarda a Casini e quel che
resta dell'Udc, isolata e senza per ora spartito politico da suonare che la
lancia la sua Costituente popolare (a cui guarda con interesse anche Clemente
Mastella), e in più c'è chi teme le mosse di Rutelli. Intanto il governo Berlusconi
va. Scritto in Varie Commenti ( 35 ) " (26 votes, average: 3.12 out of 5)
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Commenti Invia questo post a un amico 28May 08 La Sapienza e il rito
dell'intolleranza Prima il no dei Collettivi di sinistra a Papa Benedetto XVI,
poi il no al dibattito sulle foibe: alla Sapienza di Roma l'intolleranza è di
casa in nome di una "tradizione democratica" che tenta di riproporre
schemi antichi, quelli del "rituale antifascista" degli anni Settanta.
Già, brutto periodo quello, nelle università e nel Paese. con il corollario nel
secondo caso dei manifesti di Forza Nuova strappati dai militanti dei
Collettivi di sinistra, della rissa, degli arresti, delle polemiche e delle
accuse. Salvo poi chiarire (rapporto della Digos) che l'aggressione è partita
da sinistra. Ma stabilire colpe e responsabilità spetta ai giudici. E' il tema
dell'intolleranza travestita da antifascismo, come scrive il nostro Mario
Cervi, a preoccupare. E' il tentativo a questo punto nemmeno tanto mascherato
di ricreare un clima di tensione, di scontro e di odio, a preoccupare. E' il
tentativo di tornare allo schema degli opposti estremismi, ad allarmare.
L'intolleranza si traveste, sbandiera ideali nobili, ma resta intolleranza: di
parte e da parte di pochi. Bene ha fatto il sindaco di Roma Gianni Alemanno a
dire: "Noi dobbiamo lanciare messaggi chiari, ovvero che questi episodi
sono solati, estranei al contesto culturale e storico della nostra città e
della nostra nazione. Questo è il messaggio che deve venire da tutti. Quando si
costruiscono teoremi politici su una rissa tra giovani si comincia ad aprire un
varco e armare le contrapposizioni ideologiche. Bisogna evitare questi schemi e
queste persone vanno trattate come imbecilli fuori dalla storia e dal
tempo". Veltroni invita la destra a "non minimizzare" e dice
(giustamente) che le istituzioni devono stroncare subito l'insorgere della
violenza. Ma quale? quella di una parte o di quella di tutte le parti? penso
voglia dire quella di tutte. forse il "ma anche" stavolta ci sarebbe stato bene, per evitare fraintendimenti. Cosa che non fa
Marco Ferrando, leader del Partito comunista dei lavoratori:
"L'aggressione fascista a La Sapienza - sullo sfondo del nuovo quadro
politico - ripropone il tema dell'autodifesa come diritto democratico
elementare.E. E aggiunge il Ferrando: "E' necessario che ogni realtà
minacciata appronti strutture di autodifesa, democraticamente designate e
controllate". Parole gravi, le sue che ricordano proprio quegli anni di
piombo che la maggioranza degli italiani vorrebbe consegnare agli archivi della
storia. A chi giova strumentalizzare questi episodi per interessi di parte
politica? A chi giova tornare a pescare nel torbido? Credo a nessuno, una
democrazia è tanto più forte quanto è capace di rifiutare l'intolleranza delle
estreme politiche ("frange" si diceva una volta). Il
"giustificazionismo ideologico" stavolta non pagherebbe, gli italiani
hanno scelto un' altra strada. Il dibattito è aperto. Scritto in Varie Commenti
( 76 ) " (46 votes, average: 3.54 out of 5) Loading ... Il Blog di Alberto
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16May 08 Così le tecnologie ci cambiano la vita. Dì la tua Vi è mai successo di
dimenticare il cellulare a casa? E' facile immaginare la sensazione che avete
provato, perché la maggioranza di noi l'ha vissuta in prima persona. Ci si
sente persi. Vulnerabili. Uno studio condotto da un gruppo di ricercatori
britannici ha rilevato che è una sensazione paragonabile alla "tremarella
del giorno delle nozze" o alla paura di quando si va dal dentista.
Addirittura è stato coniato appositamente un termine
medico. "Nomofobia", così si chiama la paura di rimanere senza
portatile ("nomo" è l'abbreviazione di no mobile). Quale futuro? Non
c'è niente da fare. Dobbiamo ammetterlo. La tecnologia fa parte di noi. Della
nostra quotidianità. Ma dove stiamo andando? Quali saranno i nuovi mezzi di
comunicazione e quale ruolo ricopriranno in un futuro più o meno vicino?
Possible. ou probable Il Gruppo Editis, una prestigiosa casa editrice francese,
ha proposto il suo punto di vista attraverso la realizzazione di un
cortometraggio intitolato "Possible ou probable". Il film, che ha
ricevuto il Laurier di bronzo al festival di Creusot, si propone di fare un
salto in avanti nel tempo. Nella vita di una giovane coppia nell'era
dell'editoria digitale. Di' la tua Editis apre il dibattito. Il Giornale.it, in
occasione del 17 maggio, giornata mondiale delle Telecomunicazioni e della
Società dell'Informazione, segue lasciando a voi lo spazio per esprimere le
vostre idee e le vostre riflessioni su quello che è e che potrà essere. Guarda
il cortometraggio (9 minuti) Scritto in Varie Commenti ( 12 ) " (115
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Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo post a un amico 14May 08
Berlusconi, Veltroni e i nemici del dialogo Il discorso di Silvio Berlusconi
alla Camera (leggi il discorso del premier), l'apertura unilaterale al dialogo
con l'opposizione (che è seguita alla telefonata del premier a leder del Pd),
sono i segnali più evidenti che qualcosa sta davvero cambiando, nel Parlamento
e nel Paese. Aggiungiamoci anche il discorso del presidente della Repubblica
Giorgio Napolitano di alto profilo istituzionale e politico, come ha
riconosciuto il presidente della Camera Gianfranco Fini. Insomma, molti saranno
scettici, ma parlare di avvio di Terza Repubblica forse non è azzardato. Basta
rileggere le parole del premier, il "sì" di Fassino a nome del Pd:
l'asse Berlusconi-Veltroni si rinsalda, su questo punto cruciale, pur nella
distinzione dei ruoli. Ma non sono tutte rose e fiori, anche Berlusconi e
Veltroni devono fare come Fanfani qualche decennio fa: contare amici e nemici.
E parare i colpi. Soprattutto Veltroni. Sconfitta alle urne la sinistra
massimalista, resta da sconfiggere il partito "giacobino", quei
giustizialisti che sono ripartiti alla carica (vedi il caso Travaglio-Schifani)
e faranno di tutto per mettere i bastoni fra le ruote proprio a Veltroni. E'
lui l'anello "debole" che la sinistra giacobina vuole colpire fino a
indebolirlo e condizionarlo. Una prova? La sceneggiata di Antonio Di Pietro
alla Camera: "Noi non abboccheremo, non intendiamo cadere nella tela del
ragno. Abbiamo memoria e non intendiamo perderla. Conosciamo bene la sua storia
personale e politica". Così ha parlato Tonino, l'ex pm. Ma il bersaglio
non è il Cavaliere. No, lui ha una maggioranza solida, consegnatagli dal voto
popolare. Il bersaglio è Walter, e di Pietro non è certo il suo solo nemico.
C'è un filo che lega il Santoro, Travaglio, Grillo. Tonino punta dritto su quel
mondo e pensa alle Europee del 2009. Come ci pensa su un altro versante Massimo
D'Alema, tornato gran manovratore dentro e fuori il Pd. Del resto, come
racconta Augusto Minzolini sulla "Stampa", alla cerimonia della
consegna della Campanella usata per le riunioni del Consiglio dei ministri,
Prodi ha detto a Berlusconi: "Tu sei un avversario, io i veri nemici li ho
avuti qua dentro.". La battuta ora vale anche per Veltroni. A cosa serve
un'opposizione parlamentare debole in una Paese normale? Peserà di più
l'opposizione nelle piazze? L'apertura di Berlusconi (ma già in campagna
elettorale era stato chiaro) aiuta Veltroni, ma anche
l'Italia. L'ha capito anche Walter: "Occorre il riconoscimento della
vittoria e della responsabilità da parte degli sconfitti ma anche l'equilibrio
dei vincitori, perciò vi prendo in parola: siamo pronti da subito. Ma non
pensate di avere il paese in mano". Scritto in Varie Commenti ( 101 )
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© 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo post a un amico 09May
08 E Walter diventa il "premier ombra" Dopo Occhetto (Pci poi Pds)
nel 1989, Veltroni (Pci, Pds, Ds, Pd): la storia sembra ripetersi (ovviamente
Veltroni spera in esiti migliori.) e torna il "governo ombra" (leggi
l'articolo). Edizione rinnovata e aggiornata ai tempi di quella lontana
esperienza partorita a Botteghe Oscure che - come ha ricordato Visco all'Unità
- fu un fallimento e l'ex ministro ritiene che ci sarà il bis). Veltroni
diventa "premier ombra" del "governo dell'opposizione":
alla fine dopo trattative e incontri, divisioni e riavvicinamenti, no eccellenti
(D'Alema e Parisi), tentennamenti divenuti alla fine un "sì accetto"
(Bersani) ed entusiasti (Fassino, Franceschini) il leader del Partito
democratico ha varato lo "shadow cabinet" di stampo anglosassone. Per
ora le analogie finiscono qui, inutile fare il processo alle intenzioni che
sulla carta sono buone. Tanto che la lista dei ministri ombra è stata
presentata al presidente Napolitano (che fece parte - Esteri - della prima
compagine occhettiana). Certo è sospetta la fretta con cui Walter si è affrettato
a dichiarare "con D'Alema nessun conflitto, perché bisognerebbe essere in
due.". Come dire: non sono io quello che polemizza e fa i distinguo.
Insomma ponti d'oro al D'Alema portatore d'idee nel suo"ruolo importante
che deve svolgere" alla fondazione ItalianiEuropei. Dopotutto il
centralismo democratico non c'è più in casa degli ex-post e a-comunisti. Andare
avanti, pensare subito alla direzione del Pd che sarà partorita dall'assemblea
costituente. Mentre sprisce il "caminetto" e nasce il coordinamento
dei "nove" che affiancherà il segretario piddino. Insomma, Veltroni
riparte per tentare di rafforzare la sua non fortissima leadership. Vedremo se
anche a sinistra nascerà davvero il "partito di Veltroni". Scritto in
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post a un amico 08May 08 Berlusconi e il governo del "fare". Veltroni
e le liti sul governo "ombra". Dite la vostra Il governo Berlusconi
quater va e stavolta per i detrattori più accaniti del Cavaliere sarà difficile
sostenere che non c'è niente di nuovo a Palazzo Chigi. Già, perché i ministri
(quelli che contano, con portafoglio) sono solo 12 (9 senza portafoglio ma con
la casella chiave delle Riforme affidata a Umberto Bossi) e perché sono entrati
uomini nuovi che affiancano ministri già collaudati: 13 new entry (quattro
hanno fra 31 e 40 anni). Continuità-discontinuità, insomma. Il premier è deciso
è riprendere il filo del suo progetto Paese interrotto dai due anni di Prodi,
ma molto è cambiato. Questo sarà davvero il governo del premier, innanzitutto,
che potrà contare su un nocciolo duro di governo che ruota attorno al
sottegretario alla Presidenza del Consiglio Gianni Letta, a Tremonti, Bossi,
Maroni. e poi ci sono Matteoli e La Russa. Poco spazio ai tradizionali giochi
di partito e 23 giorni per mettere a posto tutto, come ha riconosciuto
soddisfatto il presidente Giorgio Napolitano ("Lungaggini? Siamo stati più
veloci della Spagna."). Velocità, azione (ai tempi di Craxi fu coniato
l'efficace "decisionismo"), la scelta bipartitica degli elettori che
hanno semplificato il quadro politico di maggioranza e opposizione rende tutto
più "decisionista" e apre la strada a una nuova stagione del
"fare". Berlusconi su questo è deciso: anche perché da
"fare" c'è davvero molto: pensiamo solo al caso Alitalia o alla
vergogna dei rifiuti in Campania. E poi ci sono "problemini" non da
poco che si chiamano stipendi, carico fiscale, sicurezza, immigrazione
clandestina, rilancio del sistema paese, costi della politica e della
burocrazia, federalismo. Mali antichi e problemi nuovi. Ecco perché Berlusconi
ancora una volta ha sparigliato le carte. Per "fare", come chiedono
gli italiani, serve un governo del premier (il Cavaliere) più che dei partiti.
Ora ci aspettano i primi cento giorni di "luna di miele" con il Paese
e le responsabilità di governo e maggioranza sono davvero grandi. Intanto la
sinistra litiga sul governo che non ha sul "governo ombra" voluto da
Veltroni (leggi l'articolo). Già perché anche il premier ombra ha i suoi
problemi. Intanto D'Alema e Parisi hanno detto no, Bersani non è convinto,
mentre Fassino ha detto sì per recuperare ruolo e visibilità. Ma serve il
governo ombra? Esperienza di stampo anglosassone già sperimentata nel 1989 dal
Pci poi diventato Pds. Allora non funzionò. lo volle Achille Occhetto quandò
andò in crisi il governo De Mita e subentrò Andreotti (sesto governo) e la
maggioranza era pentapartito. Sapete chi c'era? Giorgio Napolitano (esteri),
Visco (finanze), Giovanni Berlinguer (sanità), Scola (spettacolo), Rodotà
(giustizia). E oggi sull'Unità lo stesso Visco lo stronca: "Il governo
ombra non ha un suo ruolo istituzionale e dunque non riesce ad operare. Si
aggiunga il fatto che in un sistema dove ci sono più partiti, e non solo due
come in Gran Bretagna, ciascun partito ha gruppi e rappresentanti in
commissione. A questo punto si capisce perché non è stato
esportato dalla Gran Bretagna in nessun altro paese. Lì è un luogo riconosciuto
dell'opposizione. Da noi no". Senza contare, fa notare Visco, che tale
proposta "anche interessante nella nostra esperienza passata non
funzionò" e che "ci sono delle persone autorevoli dei partiti che
stanno fuori dal governo ombra e che certo non smetteranno di dire quello che
pensano", a cominciare da Massimo D'Alema. Comunque Walter ci riprova ma
quello che dovrebbe essere un punto di forza del Pd rischia di rivelare che il
re è nudo, perché sta mettendo in mostra divisioni correntizie, lacerazioni
personali di un partito che pare allo sbando ed in cerca della rotta con una
bussola rotta. Scritto in Varie Commenti ( 67 ) " (49 votes, average: 2.1
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RSS Commenti Invia questo post a un amico 05May 08 D'Alema batte un colpo.
Contro Walter. E "L'Unità" se la prende con la sinistra veltroniana
tutta feste e terrazze E alla fine Massimo D'Alema parlò. Dopo una campagna
elettorale che è apparsa ai più "silente" (salvo evitare le
dimissioni di Bassolino in Campania per scongiurare il voto anticipato alla
Regione ed rinviare l'ennesima sconfitta del Pd), il ministro degli Esteri ha
rivestito i panni dell'uomo di partito e ha iniziato a sparigliare le carte nel
loft veltroniano. già, perché la resa dei conti post elettorali sarà lunga e
sicuramente non indolore nel centrosinistra. "La sconfitta è stata grave,
ed è di lungo periodo. Serve quindi una riflessione approfondita.". Primo
colpo. "La sintonia tra Berlusconi e il Paese, cominciata nel '94, non è
mai finita". Secondo colpo. Il Pd "deve cercare di coalizzare
coalizzare tutte le forze che si oppongono alla destra" perché anche se
non è in Parlamento la sinistra radicale "non è scomparsa dal Paese e il
Pd non è chiamato a continuare a correre sempre da solo, anche perché in Italia
ci sono leggi elettorali diverse. Con il 33% l'autosufficienza sarebbe un
errore". Quarto colpo. Partito del Nord? "Abbiamo bisogno di un
grande partito nazionale, fortemente radicato nel territorio, con una struttura
federale che abbia dei leader". Quinto colpo. "Non sono candidato nè
aspiro a nessuna carica, quindi non sono antagonista di nessuno". Sesto
colpo, il più pericoloso perché, tradotto significa "caro Vetroni, mi tengo
le mani libere.". Così emerge "l'altra linea del Pd"
a-veltroniano, che sembra saldare attorno a D'Alema anche il prodiano Parisi e
il delusissimo (e furibondo) Rutelli, in cerca di rivincite, lui che è stato mandato allo sbaraglio. Per ora Veltroni regge, per
ora. Vedremo se avrà davvero intenzione di andare al congresso anticipato e
alla inevitabile conta. Anche perché non è da escludere un ritorno di Prodi,
quando cadono le prime foglie dell'autunno. In fondo anche lui per ora si tiene
le mani libere, ma i messaggi che ha mandato in giro non sono certo
rassicuranti per Veltroni. Intanto "L'Unità" fa satira contro la
sinistra veltroniana, come spiega il nostro Gianni Penncchi: è tutta feste e
terrazze, con una serie di amare vignette-denuncia di Stefano Disegni,
"matita cult" della sinistra. E' COSI'? COSA NE PENSI? DI' LA TUA
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Commenti Invia questo post a un amico 29Apr 08 Quel venticello di Roma che
diventa uragano. Per Veltroni Ebbene sì, la straordinaria vittoria di Gianni
Alemanno che ha abbattuto il "muro" di Roma, non ha travolto solo
Rutelli ma ha anche ridotto in macerie (politiche) il loft veltroniano. E ha
aperto la strada alla resa dei conti all'interno del Pd. Dopo la sconfitta
senza se e senza ma alle elezioni politiche è arrivata la mazzata della perdita
del Campidoglio. Altro che venticello di Roma, il centrosinistra è stato spazzato via dall'uragano Gianni. E ora, povero
Walter? Quando inizieranno a volare gli stracci in casa del bi-sconfitto,
accusato da Rutelli di averlo lasciato solo e atteso al varco da Massimo
D'Alema? Dopo la sconfitta elettorale i leader dei partiti di sinistra
defenestrati a furor di voto popolare dal parlamento, si sono dimessi. E
Veltroni? Resterà a combattere come una sorta di San Sebastiano infilzato dal
centrodestra e dai suoi, oppure farebbe meglio a lasciare la guida del Pd? In
fondo lui sogna l'Africa e qualcuno dei suoi, perfidamente, potrebbe anche
soprannominarlo "sciupone l'africano", politicamente parlando. Già,
perché dall'I care all'inno all'obamismo pare proprio non averne azzeccata una.
Veltroni è in grado di costruire un grande partito di centrosinistra di stampo
europeo o ci sono altri in grado, meglio di lui, di farlo? Cosa ne pensate?
Veltroni deve restare o dimettersi? Dì la tua Secondo voi, chi dovrebbe guidare
il Pd? Vota il tuo leader Scritto in Varie Commenti ( 58 ) " (131 votes,
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sono Sono il caporedattore del Giornale.it, un toscano "adottato" da
Indro Montanelli e da Milano nel 1983. Tutti gli articoli di Alberto Taliani su
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dici caro Fabio? Cambiare la Costituzione? E' impensabile che Veltroni posssa
farlo! Il... Federico Fanelli: .Veltroni.non vale la pena di parlarne. inutile
quasi come Rutelli. Mi piace dire... valentino: Carissimo Mazzari, se Uolter
vuole creare un Partito Socialdemocratico lo consiglio vivamente di andarsi
a... fabio cabaciuba: L'errore di Veltroni? quando si è messo in testa di
cambiare la politica italiana, è stato... Murgo
Salvatore: Ve li ricordate quei giapponesi che alla fine degli anni sessanta
venivano ritrovati in alcune isole... I più inviati Sayed, primo risultato
della mobilitazione internazionale: il senato afgano ha ritirato la conferma
della condanna a morte - 12 Emails Pensioni, a chi gli aumenti... - 3 Emails E
Walter diventa il "premier ombra" - 2 Emails Berlusconi e il governo
del "fare". Veltroni e le liti sul governo "ombra". Dite la
vostra - 1 Emails Berlusconi, Veltroni e i nemici del dialogo - 1 Emails La
Sapienza e il rito dell'intolleranza - 1 Emails Ultime News Commercio, vendite
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nemici del dialogo E Walter diventa il "premier ombra" Berlusconi e
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( da "Giornale.it, Il" del 25-06-2008)
Argomenti: Laicita'
In politica tutti
nodi vengono al pettine, dopo le sconfitte elettorali. Ma il sogno di Walter
Veltroni, creare un grande partito di centrosinistra, scommettere sul
bipolarimo, tagliare fuori la sinistra radicale (che è riuscito a estromettere
dal parlamento anche grazie al voto degli italiani) appare in questo momento
davvero un sogno. La verità è che Veltroni è sotto assedio, e a circondare il
fortilizio del loft sono proprio molti dei suoi: a cominciare da Massimo
D'Alema per finire al "silente" (troppo.) Romano Prodi. E a dargli un
avviso di sfratto di sfratto in modo diretto è Arturo Parisi, l'inventore
dell'Ulivo: "Cambiamo leader", dice senza tanti giri di parole con un
linguaggio che rifugge le liturgie del politichese vecchio stile (Pci, Dc).
Così, come scrive sul "Giornale" Paolo Guzzanti, la debolezza del
segretario ridà forza all'ala Furiosa (leggi l'articolo), alla sinistra che fa
dell'antiberlusconismo e del giustizialismo forcaiolo una ragion politica, una
questione di sopravvivenza: unico programma , in mancanza di proposte serie per
l'Italia, abbattere Berlusconi. Poi si vedrà. Del resto quando si è aperto il
dibattito su Veltrusconi, sul dialogo tra destra e sinistra, sulle grandi
riforme condivise nell'interesse del Paese, le nubi dell'uragano si sono subito
addensate sulla testa (da tagliare) del leader del Pd. Riuscirà Walter a
resistere all'assedio? A contrattaccare? A conquistare una leadership vera alla
guida di un'opposizione credibile e realmente alternativa? Ora tocca a lui non
spezzare quell'idea di una sinistra moderna e non condizionata da quella
radicale (e radical chic), a fare im modo che non resti solo un bel sogno.
Scritto in Varie Commenti ( 23 ) " (16 votes, average: 3.19 out of 5)
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Commenti Invia questo post a un amico 20Jun 08 L'autunno caldo di Walter. Dì la
tua Tanto tuonò che piovve, sul Partito democratico e sul suo leader dimezzato
Walter Veltroni. Già, perché le rese dei conti, nella sinistra. ma anche nel
centrosinistra, si consumano con calma, secondo un rito vecchio che ha alle
spalle decenni di scuola comunista e democristiana. Stretto fra l'offensiva di
Massimo D'Alema e della sua fondazione (corrente?), tra l'idea di ritorni
ulivisti (per alleanza allergate, acnora alla sinistra), tra il nodo delle
elezioni Europee e niet preventivo della Bindi al tentativo di
"abbraccio" con Casini e l'Udc, tra il secco e ribadito addio di
Prodi alla presidenza del Pd e il nodo gordiano dell'adesione al Pse (D'Alema
dice sì, gli ex Margherita dicono no, lui dice. andiamo oltre), Veltroni ora
scopre il doppio binario: dialogo sulle riforme con Berlusconi ma anche
opposizione più "dura" per non perdere consensi a vantaggio del vasto
e diviso mondo della sinistra a cui guarda invece D'Alema. Così alla
Costituente del Pd lancia la doppia sfida interna e esterna: no alle correnti
personali (facile a dirsi ma.) e "autunno in piazza" (più facile da
fere e comodo): Walter "buonista". ma anche "oppositore
duro" di Berlusconi, quello che ha strappato la tela del dialogo. Due
volti dello stesso leader che vuol impedire che la sua moneta di fresco conio
politico venga svalutata e rotoli via assieme al Pd. Perchè il rischio c'è, e
Veltroni lo sa bene: non c'è solo l'ombra lunga di D'Alema, ma pure quelle di
Prodi (che il segretario invita a restare ne l Pd). Tanto che, per fare un
'esempio, Rutelli dice del Ppe: "Siamo più innovatori noi dei
socialdemocratici". E spinge Veltroni a dire, in Europa: "Costruiamo un
nuovo campo riformista". Come dire, andiamo oltre il Ppe altrimenti per
noi sono guai. Già, perché sul Ppe D'Alema e suoi, ma pare anch Fassino, la
pensano in modo opposto. Insomma, la "guerra" è solo agli inizi, con
il voto alla Costituente si cominceranno a contare le truppe e la traversata
nel deserto è appena iniziata. Vedremo chi sopravviverà alla guida
dell'esercito perduto di Senofonte. Parisi: "Se è l'Ulivo fatto partito,
si è fatto male." E gli attacchi arrivano dal centrosinistra, impietoso il
giusidizio dell'inventore dell'Ulivo. Arturo Parisi a margine dell'assemblea
del Pd, non risparmia una critica alla relazione di Walter eltroni che, tra
l'altro, ha fatto un esplicito riferimento all'Ulivo. "Noi abbiamo sempre
lavorato con l'idea che "Ulivo avesse come obiettivo un bipolarismo a
vocazione bipartitica ma con l'unificazione di tutto il campo del
entrosinistra", ha spiegato Parisi. Più in generale, l'ex ministro della
Difesa ha detto del discorso di Veltroni: "una comprensibile difesa del
suo perato, purtroppo l'unico giudizio sul nostro operato risulta essere quello
degli elettori in casi come la Capitale o a Sicilia". Scritto in Varie
Commenti ( 102 ) " (23 votes, average: 3.61 out of 5) Loading ... Il Blog
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a un amico 10Jun 08 Walter e il loft degli amici nemici. Cattolici
contro radicali Il Pd sfoglia la margherita, dunque, nel senso che in casa
Veltroni tira aria di lite che potrebbe sfociare prima o poi in separazione.
Già, fra le anime diessina e teodem i rapporti non sono proprio idilliaci. Dopo
l'anatema dei cattolici
contro la "contaminazione" dei pannelliani, le dure critiche
di "Famiglia Cristiana" e della solita Binetti a cui si aggiunge l'ex
ministro Fioroni (infuriato) che dice "il loft? sembra di stare a
Teheran.", la frenata sull'adesione al Partito socialista europeo, la
strada per Veltroni è ancora più in salita. Da un lato c'è il governo
Berlusconi che piace sempre di più agli italiani, dall'altro il livello dello
scontro che assomiglia a un tutti contro tutti a pochi mesi dalle elezioni
europee. Di Pietro, ma anche i Teodem, D'Alema ma anche Rutelli che pare
meditare "vendetta" politica dopop la clamorosa trombatura rimediata
nella corsa al Campidoglio. E ci si mette pure Bertinotti, il "parolaio
rosso" di Pansa che rientra nel gioco della poltica con un seminario sul
futuro della sinistra e invita Massimo D'Alema, capace di guardare a sinistra
più di quanto non sappia o non voglia fare Veltroni (che vuole lo sbarramento
anche per le europee, tanto per tener fuori i "cespugli" rossi anche
dal parlamento di Strasburgo). Grande è l'agitazione nel campo della sinistra,
dove si agitano spettri di scissioni e "ricomposizioni". Già, perché
fra i teodem e gli uomini della margherita c'è chi guarda a Casini e quel che
resta dell'Udc, isolata e senza per ora spartito politico da suonare che la
lancia la sua Costituente popolare (a cui guarda con interesse anche Clemente
Mastella), e in più c'è chi teme le mosse di Rutelli. Intanto il governo
Berlusconi va. Scritto in Varie Commenti ( 35 ) " (26 votes, average: 3.12
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RSS Commenti Invia questo post a un amico 28May 08 La Sapienza e il rito
dell'intolleranza Prima il no dei Collettivi di sinistra a Papa Benedetto XVI,
poi il no al dibattito sulle foibe: alla Sapienza di Roma l'intolleranza è di
casa in nome di una "tradizione democratica" che tenta di riproporre
schemi antichi, quelli del "rituale antifascista" degli anni
Settanta. Già, brutto periodo quello, nelle università e nel Paese. con il
corollario nel secondo caso dei manifesti di Forza Nuova strappati dai
militanti dei Collettivi di sinistra, della rissa, degli arresti, delle
polemiche e delle accuse. Salvo poi chiarire (rapporto della Digos) che
l'aggressione è partita da sinistra. Ma stabilire colpe e responsabilità spetta
ai giudici. E' il tema dell'intolleranza travestita da antifascismo, come
scrive il nostro Mario Cervi, a preoccupare. E' il tentativo a questo punto
nemmeno tanto mascherato di ricreare un clima di tensione, di scontro e di
odio, a preoccupare. E' il tentativo di tornare allo schema degli opposti
estremismi, ad allarmare. L'intolleranza si traveste, sbandiera ideali nobili,
ma resta intolleranza: di parte e da parte di pochi. Bene ha fatto il sindaco
di Roma Gianni Alemanno a dire: "Noi dobbiamo lanciare messaggi chiari,
ovvero che questi episodi sono solati, estranei al contesto culturale e storico
della nostra città e della nostra nazione. Questo è il messaggio che deve
venire da tutti. Quando si costruiscono teoremi politici su una rissa tra
giovani si comincia ad aprire un varco e armare le contrapposizioni
ideologiche. Bisogna evitare questi schemi e queste persone vanno trattate come
imbecilli fuori dalla storia e dal tempo". Veltroni invita la destra a
"non minimizzare" e dice (giustamente) che le istituzioni devono
stroncare subito l'insorgere della violenza. Ma quale? quella di una parte o di
quella di tutte le parti? penso voglia dire quella di tutte. forse il "ma
anche" stavolta ci sarebbe stato bene, per
evitare fraintendimenti. Cosa che non fa Marco Ferrando, leader del Partito
comunista dei lavoratori: "L'aggressione fascista a La Sapienza - sullo
sfondo del nuovo quadro politico - ripropone il tema dell'autodifesa come
diritto democratico elementare.E. E aggiunge il Ferrando: "E' necessario
che ogni realtà minacciata appronti strutture di autodifesa, democraticamente
designate e controllate". Parole gravi, le sue che ricordano proprio
quegli anni di piombo che la maggioranza degli italiani vorrebbe consegnare
agli archivi della storia. A chi giova strumentalizzare questi episodi per
interessi di parte politica? A chi giova tornare a pescare nel torbido? Credo a
nessuno, una democrazia è tanto più forte quanto è capace di rifiutare
l'intolleranza delle estreme politiche ("frange" si diceva una
volta). Il "giustificazionismo ideologico" stavolta non pagherebbe,
gli italiani hanno scelto un' altra strada. Il dibattito è aperto. Scritto in
Varie Commenti ( 76 ) " (46 votes, average: 3.54 out of 5) Loading ... Il
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post a un amico 16May 08 Così le tecnologie ci cambiano la vita. Dì la tua Vi è
mai successo di dimenticare il cellulare a casa? E' facile immaginare la
sensazione che avete provato, perché la maggioranza di noi l'ha vissuta in
prima persona. Ci si sente persi. Vulnerabili. Uno studio condotto da un gruppo
di ricercatori britannici ha rilevato che è una sensazione paragonabile alla
"tremarella del giorno delle nozze" o alla paura di quando si va dal
dentista. Addirittura è stato coniato appositamente un
termine medico. "Nomofobia", così si chiama la paura di rimanere
senza portatile ("nomo" è l'abbreviazione di no mobile). Quale
futuro? Non c'è niente da fare. Dobbiamo ammetterlo. La tecnologia fa parte di
noi. Della nostra quotidianità. Ma dove stiamo andando? Quali saranno i nuovi
mezzi di comunicazione e quale ruolo ricopriranno in un futuro più o meno
vicino? Possible. ou probable Il Gruppo Editis, una prestigiosa casa editrice
francese, ha proposto il suo punto di vista attraverso la realizzazione di un
cortometraggio intitolato "Possible ou probable". Il film, che ha
ricevuto il Laurier di bronzo al festival di Creusot, si propone di fare un
salto in avanti nel tempo. Nella vita di una giovane coppia nell'era
dell'editoria digitale. Di' la tua Editis apre il dibattito. Il Giornale.it, in
occasione del 17 maggio, giornata mondiale delle Telecomunicazioni e della
Società dell'Informazione, segue lasciando a voi lo spazio per esprimere le
vostre idee e le vostre riflessioni su quello che è e che potrà essere. Guarda
il cortometraggio (9 minuti) Scritto in Varie Commenti ( 12 ) " (115 votes,
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Articoli Feed RSS Commenti Invia questo post a un amico 14May 08 Berlusconi,
Veltroni e i nemici del dialogo Il discorso di Silvio Berlusconi alla Camera
(leggi il discorso del premier), l'apertura unilaterale al dialogo con
l'opposizione (che è seguita alla telefonata del premier a leder del Pd), sono
i segnali più evidenti che qualcosa sta davvero cambiando, nel Parlamento e nel
Paese. Aggiungiamoci anche il discorso del presidente della Repubblica Giorgio
Napolitano di alto profilo istituzionale e politico, come ha riconosciuto il
presidente della Camera Gianfranco Fini. Insomma, molti saranno scettici, ma
parlare di avvio di Terza Repubblica forse non è azzardato. Basta rileggere le
parole del premier, il "sì" di Fassino a nome del Pd: l'asse
Berlusconi-Veltroni si rinsalda, su questo punto cruciale, pur nella
distinzione dei ruoli. Ma non sono tutte rose e fiori, anche Berlusconi e
Veltroni devono fare come Fanfani qualche decennio fa: contare amici e nemici.
E parare i colpi. Soprattutto Veltroni. Sconfitta alle urne la sinistra
massimalista, resta da sconfiggere il partito "giacobino", quei
giustizialisti che sono ripartiti alla carica (vedi il caso Travaglio-Schifani)
e faranno di tutto per mettere i bastoni fra le ruote proprio a Veltroni. E'
lui l'anello "debole" che la sinistra giacobina vuole colpire fino a
indebolirlo e condizionarlo. Una prova? La sceneggiata di Antonio Di Pietro
alla Camera: "Noi non abboccheremo, non intendiamo cadere nella tela del
ragno. Abbiamo memoria e non intendiamo perderla. Conosciamo bene la sua storia
personale e politica". Così ha parlato Tonino, l'ex pm. Ma il bersaglio
non è il Cavaliere. No, lui ha una maggioranza solida, consegnatagli dal voto
popolare. Il bersaglio è Walter, e di Pietro non è certo il suo solo nemico.
C'è un filo che lega il Santoro, Travaglio, Grillo. Tonino punta dritto su quel
mondo e pensa alle Europee del 2009. Come ci pensa su un altro versante Massimo
D'Alema, tornato gran manovratore dentro e fuori il Pd. Del resto, come
racconta Augusto Minzolini sulla "Stampa", alla cerimonia della
consegna della Campanella usata per le riunioni del Consiglio dei ministri,
Prodi ha detto a Berlusconi: "Tu sei un avversario, io i veri nemici li ho
avuti qua dentro.". La battuta ora vale anche per Veltroni. A cosa serve
un'opposizione parlamentare debole in una Paese normale? Peserà di più
l'opposizione nelle piazze? L'apertura di Berlusconi (ma già in campagna
elettorale era stato chiaro) aiuta Veltroni, ma anche
l'Italia. L'ha capito anche Walter: "Occorre il riconoscimento della
vittoria e della responsabilità da parte degli sconfitti ma anche l'equilibrio
dei vincitori, perciò vi prendo in parola: siamo pronti da subito. Ma non pensate
di avere il paese in mano". Scritto in Varie Commenti ( 101 ) " (52
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Walter diventa il "premier ombra" Dopo Occhetto (Pci poi Pds) nel
1989, Veltroni (Pci, Pds, Ds, Pd): la storia sembra ripetersi (ovviamente
Veltroni spera in esiti migliori.) e torna il "governo ombra" (leggi
l'articolo). Edizione rinnovata e aggiornata ai tempi di quella lontana esperienza
partorita a Botteghe Oscure che - come ha ricordato Visco all'Unità - fu un
fallimento e l'ex ministro ritiene che ci sarà il bis). Veltroni diventa
"premier ombra" del "governo dell'opposizione": alla fine
dopo trattative e incontri, divisioni e riavvicinamenti, no eccellenti (D'Alema
e Parisi), tentennamenti divenuti alla fine un "sì accetto" (Bersani)
ed entusiasti (Fassino, Franceschini) il leader del Partito democratico ha
varato lo "shadow cabinet" di stampo anglosassone. Per ora le
analogie finiscono qui, inutile fare il processo alle intenzioni che sulla
carta sono buone. Tanto che la lista dei ministri ombra è stata presentata al
presidente Napolitano (che fece parte - Esteri - della prima compagine
occhettiana). Certo è sospetta la fretta con cui Walter si è affrettato a
dichiarare "con D'Alema nessun conflitto, perché bisognerebbe essere in
due.". Come dire: non sono io quello che polemizza e fa i distinguo.
Insomma ponti d'oro al D'Alema portatore d'idee nel suo"ruolo importante
che deve svolgere" alla fondazione ItalianiEuropei. Dopotutto il
centralismo democratico non c'è più in casa degli ex-post e a-comunisti. Andare
avanti, pensare subito alla direzione del Pd che sarà partorita dall'assemblea
costituente. Mentre sprisce il "caminetto" e nasce il coordinamento
dei "nove" che affiancherà il segretario piddino. Insomma, Veltroni
riparte per tentare di rafforzare la sua non fortissima leadership. Vedremo se
anche a sinistra nascerà davvero il "partito di Veltroni". Scritto in
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post a un amico 08May 08 Berlusconi e il governo del "fare". Veltroni
e le liti sul governo "ombra". Dite la vostra Il governo Berlusconi
quater va e stavolta per i detrattori più accaniti del Cavaliere sarà difficile
sostenere che non c'è niente di nuovo a Palazzo Chigi. Già, perché i ministri
(quelli che contano, con portafoglio) sono solo 12 (9 senza portafoglio ma con
la casella chiave delle Riforme affidata a Umberto Bossi) e perché sono entrati
uomini nuovi che affiancano ministri già collaudati: 13 new entry (quattro
hanno fra 31 e 40 anni). Continuità-discontinuità, insomma. Il premier è deciso
è riprendere il filo del suo progetto Paese interrotto dai due anni di Prodi,
ma molto è cambiato. Questo sarà davvero il governo del premier, innanzitutto,
che potrà contare su un nocciolo duro di governo che ruota attorno al
sottegretario alla Presidenza del Consiglio Gianni Letta, a Tremonti, Bossi,
Maroni. e poi ci sono Matteoli e La Russa. Poco spazio ai tradizionali giochi
di partito e 23 giorni per mettere a posto tutto, come ha riconosciuto
soddisfatto il presidente Giorgio Napolitano ("Lungaggini? Siamo stati più
veloci della Spagna."). Velocità, azione (ai tempi di Craxi fu coniato
l'efficace "decisionismo"), la scelta bipartitica degli elettori che
hanno semplificato il quadro politico di maggioranza e opposizione rende tutto
più "decisionista" e apre la strada a una nuova stagione del
"fare". Berlusconi su questo è deciso: anche perché da
"fare" c'è davvero molto: pensiamo solo al caso Alitalia o alla
vergogna dei rifiuti in Campania. E poi ci sono "problemini" non da
poco che si chiamano stipendi, carico fiscale, sicurezza, immigrazione
clandestina, rilancio del sistema paese, costi della politica e della
burocrazia, federalismo. Mali antichi e problemi nuovi. Ecco perché Berlusconi
ancora una volta ha sparigliato le carte. Per "fare", come chiedono
gli italiani, serve un governo del premier (il Cavaliere) più che dei partiti.
Ora ci aspettano i primi cento giorni di "luna di miele" con il Paese
e le responsabilità di governo e maggioranza sono davvero grandi. Intanto la
sinistra litiga sul governo che non ha sul "governo ombra" voluto da
Veltroni (leggi l'articolo). Già perché anche il premier ombra ha i suoi
problemi. Intanto D'Alema e Parisi hanno detto no, Bersani non è convinto,
mentre Fassino ha detto sì per recuperare ruolo e visibilità. Ma serve il governo
ombra? Esperienza di stampo anglosassone già sperimentata nel 1989 dal Pci poi
diventato Pds. Allora non funzionò. lo volle Achille Occhetto quandò andò in
crisi il governo De Mita e subentrò Andreotti (sesto governo) e la maggioranza
era pentapartito. Sapete chi c'era? Giorgio Napolitano (esteri), Visco
(finanze), Giovanni Berlinguer (sanità), Scola (spettacolo), Rodotà
(giustizia). E oggi sull'Unità lo stesso Visco lo stronca: "Il governo
ombra non ha un suo ruolo istituzionale e dunque non riesce ad operare. Si
aggiunga il fatto che in un sistema dove ci sono più partiti, e non solo due
come in Gran Bretagna, ciascun partito ha gruppi e rappresentanti in
commissione. A questo punto si capisce perché non è stato
esportato dalla Gran Bretagna in nessun altro paese. Lì è un luogo riconosciuto
dell'opposizione. Da noi no". Senza contare, fa notare Visco, che tale
proposta "anche interessante nella nostra esperienza passata non
funzionò" e che "ci sono delle persone autorevoli dei partiti che
stanno fuori dal governo ombra e che certo non smetteranno di dire quello che
pensano", a cominciare da Massimo D'Alema. Comunque Walter ci riprova ma
quello che dovrebbe essere un punto di forza del Pd rischia di rivelare che il
re è nudo, perché sta mettendo in mostra divisioni correntizie, lacerazioni
personali di un partito che pare allo sbando ed in cerca della rotta con una
bussola rotta. Scritto in Varie Commenti ( 67 ) " (49 votes, average: 2.1
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RSS Commenti Invia questo post a un amico 05May 08 D'Alema batte un colpo.
Contro Walter. E "L'Unità" se la prende con la sinistra veltroniana
tutta feste e terrazze E alla fine Massimo D'Alema parlò. Dopo una campagna
elettorale che è apparsa ai più "silente" (salvo evitare le
dimissioni di Bassolino in Campania per scongiurare il voto anticipato alla
Regione ed rinviare l'ennesima sconfitta del Pd), il ministro degli Esteri ha
rivestito i panni dell'uomo di partito e ha iniziato a sparigliare le carte nel
loft veltroniano. già, perché la resa dei conti post elettorali sarà lunga e
sicuramente non indolore nel centrosinistra. "La sconfitta è stata grave,
ed è di lungo periodo. Serve quindi una riflessione approfondita.". Primo
colpo. "La sintonia tra Berlusconi e il Paese, cominciata nel '94, non è
mai finita". Secondo colpo. Il Pd "deve cercare di coalizzare
coalizzare tutte le forze che si oppongono alla destra" perché anche se
non è in Parlamento la sinistra radicale "non è scomparsa dal Paese e il
Pd non è chiamato a continuare a correre sempre da solo, anche perché in Italia
ci sono leggi elettorali diverse. Con il 33% l'autosufficienza sarebbe un
errore". Quarto colpo. Partito del Nord? "Abbiamo bisogno di un
grande partito nazionale, fortemente radicato nel territorio, con una struttura
federale che abbia dei leader". Quinto colpo. "Non sono candidato nè
aspiro a nessuna carica, quindi non sono antagonista di nessuno". Sesto
colpo, il più pericoloso perché, tradotto significa "caro Vetroni, mi
tengo le mani libere.". Così emerge "l'altra linea del Pd"
a-veltroniano, che sembra saldare attorno a D'Alema anche il prodiano Parisi e
il delusissimo (e furibondo) Rutelli, in cerca di rivincite, lui che è stato mandato allo sbaraglio. Per ora Veltroni regge, per
ora. Vedremo se avrà davvero intenzione di andare al congresso anticipato e
alla inevitabile conta. Anche perché non è da escludere un ritorno di Prodi,
quando cadono le prime foglie dell'autunno. In fondo anche lui per ora si tiene
le mani libere, ma i messaggi che ha mandato in giro non sono certo
rassicuranti per Veltroni. Intanto "L'Unità" fa satira contro la
sinistra veltroniana, come spiega il nostro Gianni Penncchi: è tutta feste e
terrazze, con una serie di amare vignette-denuncia di Stefano Disegni,
"matita cult" della sinistra. E' COSI'? COSA NE PENSI? DI' LA TUA
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Commenti Invia questo post a un amico 29Apr 08 Quel venticello di Roma che
diventa uragano. Per Veltroni Ebbene sì, la straordinaria vittoria di Gianni
Alemanno che ha abbattuto il "muro" di Roma, non ha travolto solo
Rutelli ma ha anche ridotto in macerie (politiche) il loft veltroniano. E ha
aperto la strada alla resa dei conti all'interno del Pd. Dopo la sconfitta
senza se e senza ma alle elezioni politiche è arrivata la mazzata della perdita
del Campidoglio. Altro che venticello di Roma, il centrosinistra è stato spazzato via dall'uragano Gianni. E ora, povero
Walter? Quando inizieranno a volare gli stracci in casa del bi-sconfitto,
accusato da Rutelli di averlo lasciato solo e atteso al varco da Massimo
D'Alema? Dopo la sconfitta elettorale i leader dei partiti di sinistra
defenestrati a furor di voto popolare dal parlamento, si sono dimessi. E
Veltroni? Resterà a combattere come una sorta di San Sebastiano infilzato dal
centrodestra e dai suoi, oppure farebbe meglio a lasciare la guida del Pd? In
fondo lui sogna l'Africa e qualcuno dei suoi, perfidamente, potrebbe anche
soprannominarlo "sciupone l'africano", politicamente parlando. Già,
perché dall'I care all'inno all'obamismo pare proprio non averne azzeccata una.
Veltroni è in grado di costruire un grande partito di centrosinistra di stampo
europeo o ci sono altri in grado, meglio di lui, di farlo? Cosa ne pensate?
Veltroni deve restare o dimettersi? Dì la tua Secondo voi, chi dovrebbe guidare
il Pd? Vota il tuo leader Scritto in Varie Commenti ( 58 ) " (131 votes,
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sono Sono il caporedattore del Giornale.it, un toscano "adottato" da
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dici caro Fabio? Cambiare la Costituzione? E' impensabile che Veltroni posssa
farlo! Il... Federico Fanelli: .Veltroni.non vale la pena di parlarne. inutile
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vuole creare un Partito Socialdemocratico lo consiglio vivamente di andarsi
a... fabio cabaciuba: L'errore di Veltroni? quando si è messo in testa di
cambiare la politica italiana, è stato... Murgo
Salvatore: Ve li ricordate quei giapponesi che alla fine degli anni sessanta
venivano ritrovati in alcune isole... I più inviati Sayed, primo risultato
della mobilitazione internazionale: il senato afgano ha ritirato la conferma
della condanna a morte - 12 Emails Pensioni, a chi gli aumenti... - 3 Emails E
Walter diventa il "premier ombra" - 2 Emails Berlusconi e il governo
del "fare". Veltroni e le liti sul governo "ombra". Dite la
vostra - 1 Emails Berlusconi, Veltroni e i nemici del dialogo - 1 Emails La
Sapienza e il rito dell'intolleranza - 1 Emails Ultime News Commercio, vendite
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L'autunno caldo di Walter. Dì la tua Walter e il loft degli amici nemici.
Cattolici contro radicali La Sapienza e il rito dell'intolleranza Così le
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dialogo E Walter diventa il "premier ombra" Berlusconi e il governo
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( da "Giornale.it, Il" del 25-06-2008)
Argomenti: Laicita'
In politica tutti
nodi vengono al pettine, dopo le sconfitte elettorali. Ma il sogno di Walter
Veltroni, creare un grande partito di centrosinistra, scommettere sul
bipolarimo, tagliare fuori la sinistra radicale (che è riuscito a estromettere
dal parlamento anche grazie al voto degli italiani) appare in questo momento
davvero un sogno. La verità è che Veltroni è sotto assedio, e a circondare il
fortilizio del loft sono proprio molti dei suoi: a cominciare da Massimo
D'Alema per finire al "silente" (troppo.) Romano Prodi. E a dargli un
avviso di sfratto di sfratto in modo diretto è Arturo Parisi, l'inventore
dell'Ulivo: "Cambiamo leader", dice senza tanti giri di parole con un
linguaggio che rifugge le liturgie del politichese vecchio stile (Pci, Dc).
Così, come scrive sul "Giornale" Paolo Guzzanti, la debolezza del
segretario ridà forza all'ala Furiosa (leggi l'articolo), alla sinistra che fa
dell'antiberlusconismo e del giustizialismo forcaiolo una ragion politica, una
questione di sopravvivenza: unico programma , in mancanza di proposte serie per
l'Italia, abbattere Berlusconi. Poi si vedrà. Del resto quando si è aperto il
dibattito su Veltrusconi, sul dialogo tra destra e sinistra, sulle grandi
riforme condivise nell'interesse del Paese, le nubi dell'uragano si sono subito
addensate sulla testa (da tagliare) del leader del Pd. Riuscirà Walter a
resistere all'assedio? A contrattaccare? A conquistare una leadership vera alla
guida di un'opposizione credibile e realmente alternativa? Ora tocca a lui non
spezzare quell'idea di una sinistra moderna e non condizionata da quella
radicale (e radical chic), a fare im modo che non resti solo un bel sogno.
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Commenti Invia questo post a un amico 20Jun 08 L'autunno caldo di Walter. Dì la
tua Tanto tuonò che piovve, sul Partito democratico e sul suo leader dimezzato
Walter Veltroni. Già, perché le rese dei conti, nella sinistra. ma anche nel
centrosinistra, si consumano con calma, secondo un rito vecchio che ha alle
spalle decenni di scuola comunista e democristiana. Stretto fra l'offensiva di
Massimo D'Alema e della sua fondazione (corrente?), tra l'idea di ritorni
ulivisti (per alleanza allergate, acnora alla sinistra), tra il nodo delle
elezioni Europee e niet preventivo della Bindi al tentativo di
"abbraccio" con Casini e l'Udc, tra il secco e ribadito addio di
Prodi alla presidenza del Pd e il nodo gordiano dell'adesione al Pse (D'Alema
dice sì, gli ex Margherita dicono no, lui dice. andiamo oltre), Veltroni ora
scopre il doppio binario: dialogo sulle riforme con Berlusconi ma anche
opposizione più "dura" per non perdere consensi a vantaggio del vasto
e diviso mondo della sinistra a cui guarda invece D'Alema. Così alla
Costituente del Pd lancia la doppia sfida interna e esterna: no alle correnti
personali (facile a dirsi ma.) e "autunno in piazza" (più facile da
fere e comodo): Walter "buonista". ma anche "oppositore
duro" di Berlusconi, quello che ha strappato la tela del dialogo. Due
volti dello stesso leader che vuol impedire che la sua moneta di fresco conio
politico venga svalutata e rotoli via assieme al Pd. Perchè il rischio c'è, e
Veltroni lo sa bene: non c'è solo l'ombra lunga di D'Alema, ma pure quelle di
Prodi (che il segretario invita a restare ne l Pd). Tanto che, per fare un
'esempio, Rutelli dice del Ppe: "Siamo più innovatori noi dei
socialdemocratici". E spinge Veltroni a dire, in Europa: "Costruiamo un
nuovo campo riformista". Come dire, andiamo oltre il Ppe altrimenti per
noi sono guai. Già, perché sul Ppe D'Alema e suoi, ma pare anch Fassino, la
pensano in modo opposto. Insomma, la "guerra" è solo agli inizi, con
il voto alla Costituente si cominceranno a contare le truppe e la traversata
nel deserto è appena iniziata. Vedremo chi sopravviverà alla guida
dell'esercito perduto di Senofonte. Parisi: "Se è l'Ulivo fatto partito,
si è fatto male." E gli attacchi arrivano dal centrosinistra, impietoso il
giusidizio dell'inventore dell'Ulivo. Arturo Parisi a margine dell'assemblea
del Pd, non risparmia una critica alla relazione di Walter eltroni che, tra
l'altro, ha fatto un esplicito riferimento all'Ulivo. "Noi abbiamo sempre
lavorato con l'idea che "Ulivo avesse come obiettivo un bipolarismo a
vocazione bipartitica ma con l'unificazione di tutto il campo del
entrosinistra", ha spiegato Parisi. Più in generale, l'ex ministro della
Difesa ha detto del discorso di Veltroni: "una comprensibile difesa del
suo perato, purtroppo l'unico giudizio sul nostro operato risulta essere quello
degli elettori in casi come la Capitale o a Sicilia". Scritto in Varie
Commenti ( 102 ) " (23 votes, average: 3.61 out of 5) Loading ... Il Blog
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a un amico 10Jun 08 Walter e il loft degli amici nemici. Cattolici
contro radicali Il Pd sfoglia la margherita, dunque, nel senso che in casa
Veltroni tira aria di lite che potrebbe sfociare prima o poi in separazione.
Già, fra le anime diessina e teodem i rapporti non sono proprio idilliaci. Dopo
l'anatema dei cattolici
contro la "contaminazione" dei pannelliani, le dure critiche
di "Famiglia Cristiana" e della solita Binetti a cui si aggiunge l'ex
ministro Fioroni (infuriato) che dice "il loft? sembra di stare a
Teheran.", la frenata sull'adesione al Partito socialista europeo, la
strada per Veltroni è ancora più in salita. Da un lato c'è il governo
Berlusconi che piace sempre di più agli italiani, dall'altro il livello dello
scontro che assomiglia a un tutti contro tutti a pochi mesi dalle elezioni
europee. Di Pietro, ma anche i Teodem, D'Alema ma anche Rutelli che pare
meditare "vendetta" politica dopop la clamorosa trombatura rimediata
nella corsa al Campidoglio. E ci si mette pure Bertinotti, il "parolaio
rosso" di Pansa che rientra nel gioco della poltica con un seminario sul
futuro della sinistra e invita Massimo D'Alema, capace di guardare a sinistra
più di quanto non sappia o non voglia fare Veltroni (che vuole lo sbarramento
anche per le europee, tanto per tener fuori i "cespugli" rossi anche
dal parlamento di Strasburgo). Grande è l'agitazione nel campo della sinistra,
dove si agitano spettri di scissioni e "ricomposizioni". Già, perché
fra i teodem e gli uomini della margherita c'è chi guarda a Casini e quel che
resta dell'Udc, isolata e senza per ora spartito politico da suonare che la
lancia la sua Costituente popolare (a cui guarda con interesse anche Clemente
Mastella), e in più c'è chi teme le mosse di Rutelli. Intanto il governo
Berlusconi va. Scritto in Varie Commenti ( 35 ) " (26 votes, average: 3.12
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RSS Commenti Invia questo post a un amico 28May 08 La Sapienza e il rito
dell'intolleranza Prima il no dei Collettivi di sinistra a Papa Benedetto XVI,
poi il no al dibattito sulle foibe: alla Sapienza di Roma l'intolleranza è di
casa in nome di una "tradizione democratica" che tenta di riproporre
schemi antichi, quelli del "rituale antifascista" degli anni
Settanta. Già, brutto periodo quello, nelle università e nel Paese. con il
corollario nel secondo caso dei manifesti di Forza Nuova strappati dai
militanti dei Collettivi di sinistra, della rissa, degli arresti, delle
polemiche e delle accuse. Salvo poi chiarire (rapporto della Digos) che
l'aggressione è partita da sinistra. Ma stabilire colpe e responsabilità spetta
ai giudici. E' il tema dell'intolleranza travestita da antifascismo, come
scrive il nostro Mario Cervi, a preoccupare. E' il tentativo a questo punto
nemmeno tanto mascherato di ricreare un clima di tensione, di scontro e di
odio, a preoccupare. E' il tentativo di tornare allo schema degli opposti
estremismi, ad allarmare. L'intolleranza si traveste, sbandiera ideali nobili,
ma resta intolleranza: di parte e da parte di pochi. Bene ha fatto il sindaco
di Roma Gianni Alemanno a dire: "Noi dobbiamo lanciare messaggi chiari,
ovvero che questi episodi sono solati, estranei al contesto culturale e storico
della nostra città e della nostra nazione. Questo è il messaggio che deve
venire da tutti. Quando si costruiscono teoremi politici su una rissa tra
giovani si comincia ad aprire un varco e armare le contrapposizioni
ideologiche. Bisogna evitare questi schemi e queste persone vanno trattate come
imbecilli fuori dalla storia e dal tempo". Veltroni invita la destra a
"non minimizzare" e dice (giustamente) che le istituzioni devono
stroncare subito l'insorgere della violenza. Ma quale? quella di una parte o di
quella di tutte le parti? penso voglia dire quella di tutte. forse il "ma
anche" stavolta ci sarebbe stato bene, per
evitare fraintendimenti. Cosa che non fa Marco Ferrando, leader del Partito
comunista dei lavoratori: "L'aggressione fascista a La Sapienza - sullo
sfondo del nuovo quadro politico - ripropone il tema dell'autodifesa come
diritto democratico elementare.E. E aggiunge il Ferrando: "E' necessario
che ogni realtà minacciata appronti strutture di autodifesa, democraticamente
designate e controllate". Parole gravi, le sue che ricordano proprio
quegli anni di piombo che la maggioranza degli italiani vorrebbe consegnare
agli archivi della storia. A chi giova strumentalizzare questi episodi per
interessi di parte politica? A chi giova tornare a pescare nel torbido? Credo a
nessuno, una democrazia è tanto più forte quanto è capace di rifiutare
l'intolleranza delle estreme politiche ("frange" si diceva una
volta). Il "giustificazionismo ideologico" stavolta non pagherebbe,
gli italiani hanno scelto un' altra strada. Il dibattito è aperto. Scritto in
Varie Commenti ( 76 ) " (46 votes, average: 3.54 out of 5) Loading ... Il
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post a un amico 16May 08 Così le tecnologie ci cambiano la vita. Dì la tua Vi è
mai successo di dimenticare il cellulare a casa? E' facile immaginare la
sensazione che avete provato, perché la maggioranza di noi l'ha vissuta in
prima persona. Ci si sente persi. Vulnerabili. Uno studio condotto da un gruppo
di ricercatori britannici ha rilevato che è una sensazione paragonabile alla
"tremarella del giorno delle nozze" o alla paura di quando si va dal
dentista. Addirittura è stato coniato appositamente un
termine medico. "Nomofobia", così si chiama la paura di rimanere
senza portatile ("nomo" è l'abbreviazione di no mobile). Quale
futuro? Non c'è niente da fare. Dobbiamo ammetterlo. La tecnologia fa parte di
noi. Della nostra quotidianità. Ma dove stiamo andando? Quali saranno i nuovi
mezzi di comunicazione e quale ruolo ricopriranno in un futuro più o meno
vicino? Possible. ou probable Il Gruppo Editis, una prestigiosa casa editrice
francese, ha proposto il suo punto di vista attraverso la realizzazione di un
cortometraggio intitolato "Possible ou probable". Il film, che ha
ricevuto il Laurier di bronzo al festival di Creusot, si propone di fare un
salto in avanti nel tempo. Nella vita di una giovane coppia nell'era
dell'editoria digitale. Di' la tua Editis apre il dibattito. Il Giornale.it, in
occasione del 17 maggio, giornata mondiale delle Telecomunicazioni e della
Società dell'Informazione, segue lasciando a voi lo spazio per esprimere le
vostre idee e le vostre riflessioni su quello che è e che potrà essere. Guarda
il cortometraggio (9 minuti) Scritto in Varie Commenti ( 12 ) " (115
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Berlusconi, Veltroni e i nemici del dialogo Il discorso di Silvio Berlusconi
alla Camera (leggi il discorso del premier), l'apertura unilaterale al dialogo
con l'opposizione (che è seguita alla telefonata del premier a leder del Pd),
sono i segnali più evidenti che qualcosa sta davvero cambiando, nel Parlamento
e nel Paese. Aggiungiamoci anche il discorso del presidente della Repubblica
Giorgio Napolitano di alto profilo istituzionale e politico, come ha
riconosciuto il presidente della Camera Gianfranco Fini. Insomma, molti saranno
scettici, ma parlare di avvio di Terza Repubblica forse non è azzardato. Basta
rileggere le parole del premier, il "sì" di Fassino a nome del Pd:
l'asse Berlusconi-Veltroni si rinsalda, su questo punto cruciale, pur nella
distinzione dei ruoli. Ma non sono tutte rose e fiori, anche Berlusconi e
Veltroni devono fare come Fanfani qualche decennio fa: contare amici e nemici.
E parare i colpi. Soprattutto Veltroni. Sconfitta alle urne la sinistra
massimalista, resta da sconfiggere il partito "giacobino", quei
giustizialisti che sono ripartiti alla carica (vedi il caso Travaglio-Schifani)
e faranno di tutto per mettere i bastoni fra le ruote proprio a Veltroni. E'
lui l'anello "debole" che la sinistra giacobina vuole colpire fino a
indebolirlo e condizionarlo. Una prova? La sceneggiata di Antonio Di Pietro
alla Camera: "Noi non abboccheremo, non intendiamo cadere nella tela del
ragno. Abbiamo memoria e non intendiamo perderla. Conosciamo bene la sua storia
personale e politica". Così ha parlato Tonino, l'ex pm. Ma il bersaglio
non è il Cavaliere. No, lui ha una maggioranza solida, consegnatagli dal voto
popolare. Il bersaglio è Walter, e di Pietro non è certo il suo solo nemico.
C'è un filo che lega il Santoro, Travaglio, Grillo. Tonino punta dritto su quel
mondo e pensa alle Europee del 2009. Come ci pensa su un altro versante Massimo
D'Alema, tornato gran manovratore dentro e fuori il Pd. Del resto, come
racconta Augusto Minzolini sulla "Stampa", alla cerimonia della
consegna della Campanella usata per le riunioni del Consiglio dei ministri,
Prodi ha detto a Berlusconi: "Tu sei un avversario, io i veri nemici li ho
avuti qua dentro.". La battuta ora vale anche per Veltroni. A cosa serve
un'opposizione parlamentare debole in una Paese normale? Peserà di più
l'opposizione nelle piazze? L'apertura di Berlusconi (ma già in campagna
elettorale era stato chiaro) aiuta Veltroni, ma anche
l'Italia. L'ha capito anche Walter: "Occorre il riconoscimento della
vittoria e della responsabilità da parte degli sconfitti ma anche l'equilibrio
dei vincitori, perciò vi prendo in parola: siamo pronti da subito. Ma non
pensate di avere il paese in mano". Scritto in Varie Commenti ( 101 )
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08 E Walter diventa il "premier ombra" Dopo Occhetto (Pci poi Pds)
nel 1989, Veltroni (Pci, Pds, Ds, Pd): la storia sembra ripetersi (ovviamente
Veltroni spera in esiti migliori.) e torna il "governo ombra" (leggi
l'articolo). Edizione rinnovata e aggiornata ai tempi di quella lontana
esperienza partorita a Botteghe Oscure che - come ha ricordato Visco all'Unità
- fu un fallimento e l'ex ministro ritiene che ci sarà il bis). Veltroni
diventa "premier ombra" del "governo dell'opposizione":
alla fine dopo trattative e incontri, divisioni e riavvicinamenti, no
eccellenti (D'Alema e Parisi), tentennamenti divenuti alla fine un "sì
accetto" (Bersani) ed entusiasti (Fassino, Franceschini) il leader del
Partito democratico ha varato lo "shadow cabinet" di stampo
anglosassone. Per ora le analogie finiscono qui, inutile fare il processo alle
intenzioni che sulla carta sono buone. Tanto che la lista dei ministri ombra è
stata presentata al presidente Napolitano (che fece parte - Esteri - della
prima compagine occhettiana). Certo è sospetta la fretta con cui Walter si è
affrettato a dichiarare "con D'Alema nessun conflitto, perché bisognerebbe
essere in due.". Come dire: non sono io quello che polemizza e fa i
distinguo. Insomma ponti d'oro al D'Alema portatore d'idee nel suo"ruolo
importante che deve svolgere" alla fondazione ItalianiEuropei. Dopotutto
il centralismo democratico non c'è più in casa degli ex-post e a-comunisti.
Andare avanti, pensare subito alla direzione del Pd che sarà partorita
dall'assemblea costituente. Mentre sprisce il "caminetto" e nasce il
coordinamento dei "nove" che affiancherà il segretario piddino.
Insomma, Veltroni riparte per tentare di rafforzare la sua non fortissima
leadership. Vedremo se anche a sinistra nascerà davvero il "partito di
Veltroni". Scritto in Varie Commenti ( 89 ) " (30 votes, average:
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Feed RSS Commenti Invia questo post a un amico 08May 08 Berlusconi e il governo
del "fare". Veltroni e le liti sul governo "ombra". Dite la
vostra Il governo Berlusconi quater va e stavolta per i detrattori più accaniti
del Cavaliere sarà difficile sostenere che non c'è niente di nuovo a Palazzo
Chigi. Già, perché i ministri (quelli che contano, con portafoglio) sono solo
12 (9 senza portafoglio ma con la casella chiave delle Riforme affidata a
Umberto Bossi) e perché sono entrati uomini nuovi che affiancano ministri già
collaudati: 13 new entry (quattro hanno fra 31 e 40 anni). Continuità-discontinuità,
insomma. Il premier è deciso è riprendere il filo del suo progetto Paese
interrotto dai due anni di Prodi, ma molto è cambiato. Questo sarà davvero il
governo del premier, innanzitutto, che potrà contare su un nocciolo duro di
governo che ruota attorno al sottegretario alla Presidenza del Consiglio Gianni
Letta, a Tremonti, Bossi, Maroni. e poi ci sono Matteoli e La Russa. Poco
spazio ai tradizionali giochi di partito e 23 giorni per mettere a posto tutto,
come ha riconosciuto soddisfatto il presidente Giorgio Napolitano
("Lungaggini? Siamo stati più veloci della Spagna."). Velocità,
azione (ai tempi di Craxi fu coniato l'efficace "decisionismo"), la
scelta bipartitica degli elettori che hanno semplificato il quadro politico di
maggioranza e opposizione rende tutto più "decisionista" e apre la
strada a una nuova stagione del "fare". Berlusconi su questo è
deciso: anche perché da "fare" c'è davvero molto: pensiamo solo al
caso Alitalia o alla vergogna dei rifiuti in Campania. E poi ci sono "problemini"
non da poco che si chiamano stipendi, carico fiscale, sicurezza, immigrazione
clandestina, rilancio del sistema paese, costi della politica e della
burocrazia, federalismo. Mali antichi e problemi nuovi. Ecco perché Berlusconi
ancora una volta ha sparigliato le carte. Per "fare", come chiedono
gli italiani, serve un governo del premier (il Cavaliere) più che dei partiti.
Ora ci aspettano i primi cento giorni di "luna di miele" con il Paese
e le responsabilità di governo e maggioranza sono davvero grandi. Intanto la
sinistra litiga sul governo che non ha sul "governo ombra" voluto da
Veltroni (leggi l'articolo). Già perché anche il premier ombra ha i suoi
problemi. Intanto D'Alema e Parisi hanno detto no, Bersani non è convinto,
mentre Fassino ha detto sì per recuperare ruolo e visibilità. Ma serve il
governo ombra? Esperienza di stampo anglosassone già sperimentata nel 1989 dal
Pci poi diventato Pds. Allora non funzionò. lo volle Achille Occhetto quandò
andò in crisi il governo De Mita e subentrò Andreotti (sesto governo) e la
maggioranza era pentapartito. Sapete chi c'era? Giorgio Napolitano (esteri),
Visco (finanze), Giovanni Berlinguer (sanità), Scola (spettacolo), Rodotà
(giustizia). E oggi sull'Unità lo stesso Visco lo stronca: "Il governo ombra
non ha un suo ruolo istituzionale e dunque non riesce ad operare. Si aggiunga
il fatto che in un sistema dove ci sono più partiti, e non solo due come in
Gran Bretagna, ciascun partito ha gruppi e rappresentanti in commissione. A
questo punto si capisce perché non è stato esportato
dalla Gran Bretagna in nessun altro paese. Lì è un luogo riconosciuto
dell'opposizione. Da noi no". Senza contare, fa notare Visco, che tale
proposta "anche interessante nella nostra esperienza passata non
funzionò" e che "ci sono delle persone autorevoli dei partiti che
stanno fuori dal governo ombra e che certo non smetteranno di dire quello che
pensano", a cominciare da Massimo D'Alema. Comunque Walter ci riprova ma
quello che dovrebbe essere un punto di forza del Pd rischia di rivelare che il
re è nudo, perché sta mettendo in mostra divisioni correntizie, lacerazioni
personali di un partito che pare allo sbando ed in cerca della rotta con una
bussola rotta. Scritto in Varie Commenti ( 67 ) " (49 votes, average: 2.1
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RSS Commenti Invia questo post a un amico 05May 08 D'Alema batte un colpo.
Contro Walter. E "L'Unità" se la prende con la sinistra veltroniana
tutta feste e terrazze E alla fine Massimo D'Alema parlò. Dopo una campagna
elettorale che è apparsa ai più "silente" (salvo evitare le
dimissioni di Bassolino in Campania per scongiurare il voto anticipato alla
Regione ed rinviare l'ennesima sconfitta del Pd), il ministro degli Esteri ha
rivestito i panni dell'uomo di partito e ha iniziato a sparigliare le carte nel
loft veltroniano. già, perché la resa dei conti post elettorali sarà lunga e
sicuramente non indolore nel centrosinistra. "La sconfitta è stata grave,
ed è di lungo periodo. Serve quindi una riflessione approfondita.". Primo
colpo. "La sintonia tra Berlusconi e il Paese, cominciata nel '94, non è
mai finita". Secondo colpo. Il Pd "deve cercare di coalizzare
coalizzare tutte le forze che si oppongono alla destra" perché anche se
non è in Parlamento la sinistra radicale "non è scomparsa dal Paese e il
Pd non è chiamato a continuare a correre sempre da solo, anche perché in Italia
ci sono leggi elettorali diverse. Con il 33% l'autosufficienza sarebbe un
errore". Quarto colpo. Partito del Nord? "Abbiamo bisogno di un
grande partito nazionale, fortemente radicato nel territorio, con una struttura
federale che abbia dei leader". Quinto colpo. "Non sono candidato nè
aspiro a nessuna carica, quindi non sono antagonista di nessuno". Sesto
colpo, il più pericoloso perché, tradotto significa "caro Vetroni, mi
tengo le mani libere.". Così emerge "l'altra linea del Pd"
a-veltroniano, che sembra saldare attorno a D'Alema anche il prodiano Parisi e
il delusissimo (e furibondo) Rutelli, in cerca di rivincite, lui che è stato mandato allo sbaraglio. Per ora Veltroni regge, per
ora. Vedremo se avrà davvero intenzione di andare al congresso anticipato e
alla inevitabile conta. Anche perché non è da escludere un ritorno di Prodi,
quando cadono le prime foglie dell'autunno. In fondo anche lui per ora si tiene
le mani libere, ma i messaggi che ha mandato in giro non sono certo
rassicuranti per Veltroni. Intanto "L'Unità" fa satira contro la
sinistra veltroniana, come spiega il nostro Gianni Penncchi: è tutta feste e
terrazze, con una serie di amare vignette-denuncia di Stefano Disegni,
"matita cult" della sinistra. E' COSI'? COSA NE PENSI? DI' LA TUA
Scritto in Varie Commenti ( 19 ) " (122 votes, average: 1.43 out of 5)
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Commenti Invia questo post a un amico 29Apr 08 Quel venticello di Roma che
diventa uragano. Per Veltroni Ebbene sì, la straordinaria vittoria di Gianni
Alemanno che ha abbattuto il "muro" di Roma, non ha travolto solo
Rutelli ma ha anche ridotto in macerie (politiche) il loft veltroniano. E ha
aperto la strada alla resa dei conti all'interno del Pd. Dopo la sconfitta
senza se e senza ma alle elezioni politiche è arrivata la mazzata della perdita
del Campidoglio. Altro che venticello di Roma, il centrosinistra è stato spazzato via dall'uragano Gianni. E ora, povero
Walter? Quando inizieranno a volare gli stracci in casa del bi-sconfitto,
accusato da Rutelli di averlo lasciato solo e atteso al varco da Massimo
D'Alema? Dopo la sconfitta elettorale i leader dei partiti di sinistra
defenestrati a furor di voto popolare dal parlamento, si sono dimessi. E
Veltroni? Resterà a combattere come una sorta di San Sebastiano infilzato dal
centrodestra e dai suoi, oppure farebbe meglio a lasciare la guida del Pd? In
fondo lui sogna l'Africa e qualcuno dei suoi, perfidamente, potrebbe anche
soprannominarlo "sciupone l'africano", politicamente parlando. Già,
perché dall'I care all'inno all'obamismo pare proprio non averne azzeccata una.
Veltroni è in grado di costruire un grande partito di centrosinistra di stampo
europeo o ci sono altri in grado, meglio di lui, di farlo? Cosa ne pensate?
Veltroni deve restare o dimettersi? Dì la tua Secondo voi, chi dovrebbe guidare
il Pd? Vota il tuo leader Scritto in Varie Commenti ( 58 ) " (131 votes,
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sono Sono il caporedattore del Giornale.it, un toscano "adottato" da
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dici caro Fabio? Cambiare la Costituzione? E' impensabile che Veltroni posssa
farlo! Il... Federico Fanelli: .Veltroni.non vale la pena di parlarne. inutile
quasi come Rutelli. Mi piace dire... valentino: Carissimo Mazzari, se Uolter
vuole creare un Partito Socialdemocratico lo consiglio vivamente di andarsi
a... fabio cabaciuba: L'errore di Veltroni? quando si è messo in testa di
cambiare la politica italiana, è stato... Murgo
Salvatore: Ve li ricordate quei giapponesi che alla fine degli anni sessanta
venivano ritrovati in alcune isole... I più inviati Sayed, primo risultato
della mobilitazione internazionale: il senato afgano ha ritirato la conferma
della condanna a morte - 12 Emails Pensioni, a chi gli aumenti... - 3 Emails E
Walter diventa il "premier ombra" - 2 Emails Berlusconi e il governo
del "fare". Veltroni e le liti sul governo "ombra". Dite la
vostra - 1 Emails Berlusconi, Veltroni e i nemici del dialogo - 1 Emails La
Sapienza e il rito dell'intolleranza - 1 Emails Ultime News Commercio, vendite
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L'autunno caldo di Walter. Dì la tua Walter e il loft degli amici nemici.
Cattolici contro radicali La Sapienza e il rito dell'intolleranza Così le
tecnologie ci cambiano la vita. Dì la tua Berlusconi, Veltroni e i nemici del
dialogo E Walter diventa il "premier ombra" Berlusconi e il governo
del "fare". Veltroni e le liti sul governo "ombra". Dite la
vostra D'Alema batte un colpo. Contro Walter. E "L'Unità" se la
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( da "Giornale.it, Il" del 25-06-2008)
Argomenti: Laicita'
In politica tutti
nodi vengono al pettine, dopo le sconfitte elettorali. Ma il sogno di Walter
Veltroni, creare un grande partito di centrosinistra, scommettere sul
bipolarimo, tagliare fuori la sinistra radicale (che è riuscito a estromettere
dal parlamento anche grazie al voto degli italiani) appare in questo momento
davvero un sogno. La verità è che Veltroni è sotto assedio, e a circondare il
fortilizio del loft sono proprio molti dei suoi: a cominciare da Massimo
D'Alema per finire al "silente" (troppo.) Romano Prodi. E a dargli un
avviso di sfratto di sfratto in modo diretto è Arturo Parisi, l'inventore
dell'Ulivo: "Cambiamo leader", dice senza tanti giri di parole con un
linguaggio che rifugge le liturgie del politichese vecchio stile (Pci, Dc).
Così, come scrive sul "Giornale" Paolo Guzzanti, la debolezza del
segretario ridà forza all'ala Furiosa (leggi l'articolo), alla sinistra che fa
dell'antiberlusconismo e del giustizialismo forcaiolo una ragion politica, una
questione di sopravvivenza: unico programma , in mancanza di proposte serie per
l'Italia, abbattere Berlusconi. Poi si vedrà. Del resto quando si è aperto il
dibattito su Veltrusconi, sul dialogo tra destra e sinistra, sulle grandi
riforme condivise nell'interesse del Paese, le nubi dell'uragano si sono subito
addensate sulla testa (da tagliare) del leader del Pd. Riuscirà Walter a
resistere all'assedio? A contrattaccare? A conquistare una leadership vera alla
guida di un'opposizione credibile e realmente alternativa? Ora tocca a lui non
spezzare quell'idea di una sinistra moderna e non condizionata da quella
radicale (e radical chic), a fare im modo che non resti solo un bel sogno.
Scritto in Varie Commenti ( 23 ) " (16 votes, average: 3.19 out of 5)
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Commenti Invia questo post a un amico 20Jun 08 L'autunno caldo di Walter. Dì la
tua Tanto tuonò che piovve, sul Partito democratico e sul suo leader dimezzato
Walter Veltroni. Già, perché le rese dei conti, nella sinistra. ma anche nel
centrosinistra, si consumano con calma, secondo un rito vecchio che ha alle
spalle decenni di scuola comunista e democristiana. Stretto fra l'offensiva di
Massimo D'Alema e della sua fondazione (corrente?), tra l'idea di ritorni
ulivisti (per alleanza allergate, acnora alla sinistra), tra il nodo delle
elezioni Europee e niet preventivo della Bindi al tentativo di
"abbraccio" con Casini e l'Udc, tra il secco e ribadito addio di
Prodi alla presidenza del Pd e il nodo gordiano dell'adesione al Pse (D'Alema
dice sì, gli ex Margherita dicono no, lui dice. andiamo oltre), Veltroni ora
scopre il doppio binario: dialogo sulle riforme con Berlusconi ma anche
opposizione più "dura" per non perdere consensi a vantaggio del vasto
e diviso mondo della sinistra a cui guarda invece D'Alema. Così alla
Costituente del Pd lancia la doppia sfida interna e esterna: no alle correnti
personali (facile a dirsi ma.) e "autunno in piazza" (più facile da
fere e comodo): Walter "buonista". ma anche "oppositore
duro" di Berlusconi, quello che ha strappato la tela del dialogo. Due
volti dello stesso leader che vuol impedire che la sua moneta di fresco conio
politico venga svalutata e rotoli via assieme al Pd. Perchè il rischio c'è, e
Veltroni lo sa bene: non c'è solo l'ombra lunga di D'Alema, ma pure quelle di
Prodi (che il segretario invita a restare ne l Pd). Tanto che, per fare un
'esempio, Rutelli dice del Ppe: "Siamo più innovatori noi dei
socialdemocratici". E spinge Veltroni a dire, in Europa: "Costruiamo
un nuovo campo riformista". Come dire, andiamo oltre il Ppe altrimenti per
noi sono guai. Già, perché sul Ppe D'Alema e suoi, ma pare anch Fassino, la
pensano in modo opposto. Insomma, la "guerra" è solo agli inizi, con
il voto alla Costituente si cominceranno a contare le truppe e la traversata
nel deserto è appena iniziata. Vedremo chi sopravviverà alla guida
dell'esercito perduto di Senofonte. Parisi: "Se è l'Ulivo fatto partito,
si è fatto male." E gli attacchi arrivano dal centrosinistra, impietoso il
giusidizio dell'inventore dell'Ulivo. Arturo Parisi a margine dell'assemblea
del Pd, non risparmia una critica alla relazione di Walter eltroni che, tra
l'altro, ha fatto un esplicito riferimento all'Ulivo. "Noi abbiamo sempre
lavorato con l'idea che "Ulivo avesse come obiettivo un bipolarismo a
vocazione bipartitica ma con l'unificazione di tutto il campo del
entrosinistra", ha spiegato Parisi. Più in generale, l'ex ministro della
Difesa ha detto del discorso di Veltroni: "una comprensibile difesa del
suo perato, purtroppo l'unico giudizio sul nostro operato risulta essere quello
degli elettori in casi come la Capitale o a Sicilia". Scritto in Varie
Commenti ( 102 ) " (23 votes, average: 3.61 out of 5) Loading ... Il Blog
di Alberto Taliani © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo post
a un amico 10Jun 08 Walter e il loft degli amici nemici. Cattolici
contro radicali Il Pd sfoglia la margherita, dunque, nel senso che in casa
Veltroni tira aria di lite che potrebbe sfociare prima o poi in separazione.
Già, fra le anime diessina e teodem i rapporti non sono proprio idilliaci. Dopo
l'anatema dei cattolici
contro la "contaminazione" dei pannelliani, le dure critiche
di "Famiglia Cristiana" e della solita Binetti a cui si aggiunge l'ex
ministro Fioroni (infuriato) che dice "il loft? sembra di stare a
Teheran.", la frenata sull'adesione al Partito socialista europeo, la
strada per Veltroni è ancora più in salita. Da un lato c'è il governo
Berlusconi che piace sempre di più agli italiani, dall'altro il livello dello
scontro che assomiglia a un tutti contro tutti a pochi mesi dalle elezioni
europee. Di Pietro, ma anche i Teodem, D'Alema ma anche Rutelli che pare
meditare "vendetta" politica dopop la clamorosa trombatura rimediata
nella corsa al Campidoglio. E ci si mette pure Bertinotti, il "parolaio
rosso" di Pansa che rientra nel gioco della poltica con un seminario sul
futuro della sinistra e invita Massimo D'Alema, capace di guardare a sinistra
più di quanto non sappia o non voglia fare Veltroni (che vuole lo sbarramento
anche per le europee, tanto per tener fuori i "cespugli" rossi anche
dal parlamento di Strasburgo). Grande è l'agitazione nel campo della sinistra,
dove si agitano spettri di scissioni e "ricomposizioni". Già, perché
fra i teodem e gli uomini della margherita c'è chi guarda a Casini e quel che
resta dell'Udc, isolata e senza per ora spartito politico da suonare che la
lancia la sua Costituente popolare (a cui guarda con interesse anche Clemente
Mastella), e in più c'è chi teme le mosse di Rutelli. Intanto il governo
Berlusconi va. Scritto in Varie Commenti ( 35 ) " (26 votes, average: 3.12
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RSS Commenti Invia questo post a un amico 28May 08 La Sapienza e il rito
dell'intolleranza Prima il no dei Collettivi di sinistra a Papa Benedetto XVI,
poi il no al dibattito sulle foibe: alla Sapienza di Roma l'intolleranza è di
casa in nome di una "tradizione democratica" che tenta di riproporre
schemi antichi, quelli del "rituale antifascista" degli anni
Settanta. Già, brutto periodo quello, nelle università e nel Paese. con il
corollario nel secondo caso dei manifesti di Forza Nuova strappati dai
militanti dei Collettivi di sinistra, della rissa, degli arresti, delle
polemiche e delle accuse. Salvo poi chiarire (rapporto della Digos) che
l'aggressione è partita da sinistra. Ma stabilire colpe e responsabilità spetta
ai giudici. E' il tema dell'intolleranza travestita da antifascismo, come scrive
il nostro Mario Cervi, a preoccupare. E' il tentativo a questo punto nemmeno
tanto mascherato di ricreare un clima di tensione, di scontro e di odio, a
preoccupare. E' il tentativo di tornare allo schema degli opposti estremismi,
ad allarmare. L'intolleranza si traveste, sbandiera ideali nobili, ma resta
intolleranza: di parte e da parte di pochi. Bene ha fatto il sindaco di Roma
Gianni Alemanno a dire: "Noi dobbiamo lanciare messaggi chiari, ovvero che
questi episodi sono solati, estranei al contesto culturale e storico della
nostra città e della nostra nazione. Questo è il messaggio che deve venire da
tutti. Quando si costruiscono teoremi politici su una rissa tra giovani si
comincia ad aprire un varco e armare le contrapposizioni ideologiche. Bisogna evitare
questi schemi e queste persone vanno trattate come imbecilli fuori dalla storia
e dal tempo". Veltroni invita la destra a "non minimizzare" e
dice (giustamente) che le istituzioni devono stroncare subito l'insorgere della
violenza. Ma quale? quella di una parte o di quella di tutte le parti? penso
voglia dire quella di tutte. forse il "ma anche" stavolta ci sarebbe stato bene, per evitare fraintendimenti. Cosa che non fa
Marco Ferrando, leader del Partito comunista dei lavoratori:
"L'aggressione fascista a La Sapienza - sullo sfondo del nuovo quadro
politico - ripropone il tema dell'autodifesa come diritto democratico
elementare.E. E aggiunge il Ferrando: "E' necessario che ogni realtà
minacciata appronti strutture di autodifesa, democraticamente designate e
controllate". Parole gravi, le sue che ricordano proprio quegli anni di
piombo che la maggioranza degli italiani vorrebbe consegnare agli archivi della
storia. A chi giova strumentalizzare questi episodi per interessi di parte
politica? A chi giova tornare a pescare nel torbido? Credo a nessuno, una
democrazia è tanto più forte quanto è capace di rifiutare l'intolleranza delle
estreme politiche ("frange" si diceva una volta). Il
"giustificazionismo ideologico" stavolta non pagherebbe, gli italiani
hanno scelto un' altra strada. Il dibattito è aperto. Scritto in Varie Commenti
( 76 ) " (46 votes, average: 3.54 out of 5) Loading ... Il Blog di Alberto
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16May 08 Così le tecnologie ci cambiano la vita. Dì la tua Vi è mai successo di
dimenticare il cellulare a casa? E' facile immaginare la sensazione che avete
provato, perché la maggioranza di noi l'ha vissuta in prima persona. Ci si
sente persi. Vulnerabili. Uno studio condotto da un gruppo di ricercatori
britannici ha rilevato che è una sensazione paragonabile alla "tremarella
del giorno delle nozze" o alla paura di quando si va dal dentista.
Addirittura è stato coniato appositamente un termine
medico. "Nomofobia", così si chiama la paura di rimanere senza
portatile ("nomo" è l'abbreviazione di no mobile). Quale futuro? Non
c'è niente da fare. Dobbiamo ammetterlo. La tecnologia fa parte di noi. Della
nostra quotidianità. Ma dove stiamo andando? Quali saranno i nuovi mezzi di comunicazione
e quale ruolo ricopriranno in un futuro più o meno vicino? Possible. ou
probable Il Gruppo Editis, una prestigiosa casa editrice francese, ha proposto
il suo punto di vista attraverso la realizzazione di un cortometraggio
intitolato "Possible ou probable". Il film, che ha ricevuto il
Laurier di bronzo al festival di Creusot, si propone di fare un salto in avanti
nel tempo. Nella vita di una giovane coppia nell'era dell'editoria digitale.
Di' la tua Editis apre il dibattito. Il Giornale.it, in occasione del 17
maggio, giornata mondiale delle Telecomunicazioni e della Società
dell'Informazione, segue lasciando a voi lo spazio per esprimere le vostre idee
e le vostre riflessioni su quello che è e che potrà essere. Guarda il
cortometraggio (9 minuti) Scritto in Varie Commenti ( 12 ) " (115 votes,
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Articoli Feed RSS Commenti Invia questo post a un amico 14May 08 Berlusconi,
Veltroni e i nemici del dialogo Il discorso di Silvio Berlusconi alla Camera
(leggi il discorso del premier), l'apertura unilaterale al dialogo con
l'opposizione (che è seguita alla telefonata del premier a leder del Pd), sono
i segnali più evidenti che qualcosa sta davvero cambiando, nel Parlamento e nel
Paese. Aggiungiamoci anche il discorso del presidente della Repubblica Giorgio
Napolitano di alto profilo istituzionale e politico, come ha riconosciuto il
presidente della Camera Gianfranco Fini. Insomma, molti saranno scettici, ma
parlare di avvio di Terza Repubblica forse non è azzardato. Basta rileggere le
parole del premier, il "sì" di Fassino a nome del Pd: l'asse
Berlusconi-Veltroni si rinsalda, su questo punto cruciale, pur nella
distinzione dei ruoli. Ma non sono tutte rose e fiori, anche Berlusconi e
Veltroni devono fare come Fanfani qualche decennio fa: contare amici e nemici.
E parare i colpi. Soprattutto Veltroni. Sconfitta alle urne la sinistra
massimalista, resta da sconfiggere il partito "giacobino", quei
giustizialisti che sono ripartiti alla carica (vedi il caso Travaglio-Schifani)
e faranno di tutto per mettere i bastoni fra le ruote proprio a Veltroni. E'
lui l'anello "debole" che la sinistra giacobina vuole colpire fino a
indebolirlo e condizionarlo. Una prova? La sceneggiata di Antonio Di Pietro
alla Camera: "Noi non abboccheremo, non intendiamo cadere nella tela del
ragno. Abbiamo memoria e non intendiamo perderla. Conosciamo bene la sua storia
personale e politica". Così ha parlato Tonino, l'ex pm. Ma il bersaglio
non è il Cavaliere. No, lui ha una maggioranza solida, consegnatagli dal voto
popolare. Il bersaglio è Walter, e di Pietro non è certo il suo solo nemico.
C'è un filo che lega il Santoro, Travaglio, Grillo. Tonino punta dritto su quel
mondo e pensa alle Europee del 2009. Come ci pensa su un altro versante Massimo
D'Alema, tornato gran manovratore dentro e fuori il Pd. Del resto, come
racconta Augusto Minzolini sulla "Stampa", alla cerimonia della
consegna della Campanella usata per le riunioni del Consiglio dei ministri,
Prodi ha detto a Berlusconi: "Tu sei un avversario, io i veri nemici li ho
avuti qua dentro.". La battuta ora vale anche per Veltroni. A cosa serve
un'opposizione parlamentare debole in una Paese normale? Peserà di più
l'opposizione nelle piazze? L'apertura di Berlusconi (ma già in campagna
elettorale era stato chiaro) aiuta Veltroni, ma anche
l'Italia. L'ha capito anche Walter: "Occorre il riconoscimento della
vittoria e della responsabilità da parte degli sconfitti ma anche l'equilibrio
dei vincitori, perciò vi prendo in parola: siamo pronti da subito. Ma non
pensate di avere il paese in mano". Scritto in Varie Commenti ( 101 )
" (52 votes, average: 2.9 out of 5) Loading ... Il Blog di Alberto Taliani
© 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo post a un amico 09May
08 E Walter diventa il "premier ombra" Dopo Occhetto (Pci poi Pds)
nel 1989, Veltroni (Pci, Pds, Ds, Pd): la storia sembra ripetersi (ovviamente
Veltroni spera in esiti migliori.) e torna il "governo ombra" (leggi
l'articolo). Edizione rinnovata e aggiornata ai tempi di quella lontana
esperienza partorita a Botteghe Oscure che - come ha ricordato Visco all'Unità
- fu un fallimento e l'ex ministro ritiene che ci sarà il bis). Veltroni
diventa "premier ombra" del "governo dell'opposizione": alla
fine dopo trattative e incontri, divisioni e riavvicinamenti, no eccellenti
(D'Alema e Parisi), tentennamenti divenuti alla fine un "sì accetto"
(Bersani) ed entusiasti (Fassino, Franceschini) il leader del Partito
democratico ha varato lo "shadow cabinet" di stampo anglosassone. Per
ora le analogie finiscono qui, inutile fare il processo alle intenzioni che
sulla carta sono buone. Tanto che la lista dei ministri ombra è stata
presentata al presidente Napolitano (che fece parte - Esteri - della prima compagine
occhettiana). Certo è sospetta la fretta con cui Walter si è affrettato a
dichiarare "con D'Alema nessun conflitto, perché bisognerebbe essere in
due.". Come dire: non sono io quello che polemizza e fa i distinguo.
Insomma ponti d'oro al D'Alema portatore d'idee nel suo"ruolo importante
che deve svolgere" alla fondazione ItalianiEuropei. Dopotutto il
centralismo democratico non c'è più in casa degli ex-post e a-comunisti. Andare
avanti, pensare subito alla direzione del Pd che sarà partorita dall'assemblea
costituente. Mentre sprisce il "caminetto" e nasce il coordinamento
dei "nove" che affiancherà il segretario piddino. Insomma, Veltroni
riparte per tentare di rafforzare la sua non fortissima leadership. Vedremo se
anche a sinistra nascerà davvero il "partito di Veltroni". Scritto in
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post a un amico 08May 08 Berlusconi e il governo del "fare". Veltroni
e le liti sul governo "ombra". Dite la vostra Il governo Berlusconi
quater va e stavolta per i detrattori più accaniti del Cavaliere sarà difficile
sostenere che non c'è niente di nuovo a Palazzo Chigi. Già, perché i ministri
(quelli che contano, con portafoglio) sono solo 12 (9 senza portafoglio ma con
la casella chiave delle Riforme affidata a Umberto Bossi) e perché sono entrati
uomini nuovi che affiancano ministri già collaudati: 13 new entry (quattro
hanno fra 31 e 40 anni). Continuità-discontinuità, insomma. Il premier è deciso
è riprendere il filo del suo progetto Paese interrotto dai due anni di Prodi,
ma molto è cambiato. Questo sarà davvero il governo del premier, innanzitutto,
che potrà contare su un nocciolo duro di governo che ruota attorno al
sottegretario alla Presidenza del Consiglio Gianni Letta, a Tremonti, Bossi,
Maroni. e poi ci sono Matteoli e La Russa. Poco spazio ai tradizionali giochi
di partito e 23 giorni per mettere a posto tutto, come ha riconosciuto
soddisfatto il presidente Giorgio Napolitano ("Lungaggini? Siamo stati più
veloci della Spagna."). Velocità, azione (ai tempi di Craxi fu coniato
l'efficace "decisionismo"), la scelta bipartitica degli elettori che
hanno semplificato il quadro politico di maggioranza e opposizione rende tutto
più "decisionista" e apre la strada a una nuova stagione del
"fare". Berlusconi su questo è deciso: anche perché da
"fare" c'è davvero molto: pensiamo solo al caso Alitalia o alla
vergogna dei rifiuti in Campania. E poi ci sono "problemini" non da
poco che si chiamano stipendi, carico fiscale, sicurezza, immigrazione
clandestina, rilancio del sistema paese, costi della politica e della
burocrazia, federalismo. Mali antichi e problemi nuovi. Ecco perché Berlusconi
ancora una volta ha sparigliato le carte. Per "fare", come chiedono
gli italiani, serve un governo del premier (il Cavaliere) più che dei partiti.
Ora ci aspettano i primi cento giorni di "luna di miele" con il Paese
e le responsabilità di governo e maggioranza sono davvero grandi. Intanto la
sinistra litiga sul governo che non ha sul "governo ombra" voluto da
Veltroni (leggi l'articolo). Già perché anche il premier ombra ha i suoi
problemi. Intanto D'Alema e Parisi hanno detto no, Bersani non è convinto,
mentre Fassino ha detto sì per recuperare ruolo e visibilità. Ma serve il
governo ombra? Esperienza di stampo anglosassone già sperimentata nel 1989 dal
Pci poi diventato Pds. Allora non funzionò. lo volle Achille Occhetto quandò
andò in crisi il governo De Mita e subentrò Andreotti (sesto governo) e la
maggioranza era pentapartito. Sapete chi c'era? Giorgio Napolitano (esteri),
Visco (finanze), Giovanni Berlinguer (sanità), Scola (spettacolo), Rodotà
(giustizia). E oggi sull'Unità lo stesso Visco lo stronca: "Il governo
ombra non ha un suo ruolo istituzionale e dunque non riesce ad operare. Si
aggiunga il fatto che in un sistema dove ci sono più partiti, e non solo due
come in Gran Bretagna, ciascun partito ha gruppi e rappresentanti in
commissione. A questo punto si capisce perché non è stato
esportato dalla Gran Bretagna in nessun altro paese. Lì è un luogo riconosciuto
dell'opposizione. Da noi no". Senza contare, fa notare Visco, che tale
proposta "anche interessante nella nostra esperienza passata non
funzionò" e che "ci sono delle persone autorevoli dei partiti che
stanno fuori dal governo ombra e che certo non smetteranno di dire quello che
pensano", a cominciare da Massimo D'Alema. Comunque Walter ci riprova ma
quello che dovrebbe essere un punto di forza del Pd rischia di rivelare che il
re è nudo, perché sta mettendo in mostra divisioni correntizie, lacerazioni
personali di un partito che pare allo sbando ed in cerca della rotta con una
bussola rotta. Scritto in Varie Commenti ( 67 ) " (49 votes, average: 2.1
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RSS Commenti Invia questo post a un amico 05May 08 D'Alema batte un colpo.
Contro Walter. E "L'Unità" se la prende con la sinistra veltroniana
tutta feste e terrazze E alla fine Massimo D'Alema parlò. Dopo una campagna
elettorale che è apparsa ai più "silente" (salvo evitare le
dimissioni di Bassolino in Campania per scongiurare il voto anticipato alla
Regione ed rinviare l'ennesima sconfitta del Pd), il ministro degli Esteri ha
rivestito i panni dell'uomo di partito e ha iniziato a sparigliare le carte nel
loft veltroniano. già, perché la resa dei conti post elettorali sarà lunga e
sicuramente non indolore nel centrosinistra. "La sconfitta è stata grave,
ed è di lungo periodo. Serve quindi una riflessione approfondita.". Primo
colpo. "La sintonia tra Berlusconi e il Paese, cominciata nel '94, non è
mai finita". Secondo colpo. Il Pd "deve cercare di coalizzare
coalizzare tutte le forze che si oppongono alla destra" perché anche se
non è in Parlamento la sinistra radicale "non è scomparsa dal Paese e il
Pd non è chiamato a continuare a correre sempre da solo, anche perché in Italia
ci sono leggi elettorali diverse. Con il 33% l'autosufficienza sarebbe un
errore". Quarto colpo. Partito del Nord? "Abbiamo bisogno di un
grande partito nazionale, fortemente radicato nel territorio, con una struttura
federale che abbia dei leader". Quinto colpo. "Non sono candidato nè
aspiro a nessuna carica, quindi non sono antagonista di nessuno". Sesto
colpo, il più pericoloso perché, tradotto significa "caro Vetroni, mi
tengo le mani libere.". Così emerge "l'altra linea del Pd"
a-veltroniano, che sembra saldare attorno a D'Alema anche il prodiano Parisi e
il delusissimo (e furibondo) Rutelli, in cerca di rivincite, lui che è stato mandato allo sbaraglio. Per ora Veltroni regge, per
ora. Vedremo se avrà davvero intenzione di andare al congresso anticipato e
alla inevitabile conta. Anche perché non è da escludere un ritorno di Prodi,
quando cadono le prime foglie dell'autunno. In fondo anche lui per ora si tiene
le mani libere, ma i messaggi che ha mandato in giro non sono certo
rassicuranti per Veltroni. Intanto "L'Unità" fa satira contro la
sinistra veltroniana, come spiega il nostro Gianni Penncchi: è tutta feste e terrazze,
con una serie di amare vignette-denuncia di Stefano Disegni, "matita
cult" della sinistra. E' COSI'? COSA NE PENSI? DI' LA TUA Scritto in Varie
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a un amico 29Apr 08 Quel venticello di Roma che diventa uragano. Per Veltroni
Ebbene sì, la straordinaria vittoria di Gianni Alemanno che ha abbattuto il
"muro" di Roma, non ha travolto solo Rutelli ma ha anche ridotto in
macerie (politiche) il loft veltroniano. E ha aperto la strada alla resa dei
conti all'interno del Pd. Dopo la sconfitta senza se e senza ma alle elezioni
politiche è arrivata la mazzata della perdita del Campidoglio. Altro che
venticello di Roma, il centrosinistra è stato spazzato
via dall'uragano Gianni. E ora, povero Walter? Quando inizieranno a volare gli
stracci in casa del bi-sconfitto, accusato da Rutelli di averlo lasciato solo e
atteso al varco da Massimo D'Alema? Dopo la sconfitta elettorale i leader dei
partiti di sinistra defenestrati a furor di voto popolare dal parlamento, si
sono dimessi. E Veltroni? Resterà a combattere come una sorta di San Sebastiano
infilzato dal centrodestra e dai suoi, oppure farebbe meglio a lasciare la
guida del Pd? In fondo lui sogna l'Africa e qualcuno dei suoi, perfidamente,
potrebbe anche soprannominarlo "sciupone l'africano", politicamente
parlando. Già, perché dall'I care all'inno all'obamismo pare proprio non averne
azzeccata una. Veltroni è in grado di costruire un grande partito di
centrosinistra di stampo europeo o ci sono altri in grado, meglio di lui, di
farlo? Cosa ne pensate? Veltroni deve restare o dimettersi? Dì la tua Secondo
voi, chi dovrebbe guidare il Pd? Vota il tuo leader Scritto in Varie Commenti (
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E' impensabile che Veltroni posssa farlo! Il... Federico Fanelli: .Veltroni.non
vale la pena di parlarne. inutile quasi come Rutelli. Mi piace dire...
valentino: Carissimo Mazzari, se Uolter vuole creare un Partito
Socialdemocratico lo consiglio vivamente di andarsi a... fabio cabaciuba:
L'errore di Veltroni? quando si è messo in testa di cambiare la politica
italiana, è stato... Murgo Salvatore: Ve li ricordate
quei giapponesi che alla fine degli anni sessanta venivano ritrovati in alcune
isole... I più inviati Sayed, primo risultato della mobilitazione
internazionale: il senato afgano ha ritirato la conferma della condanna a morte
- 12 Emails Pensioni, a chi gli aumenti... - 3 Emails E Walter diventa il
"premier ombra" - 2 Emails Berlusconi e il governo del "fare".
Veltroni e le liti sul governo "ombra". Dite la vostra - 1 Emails
Berlusconi, Veltroni e i nemici del dialogo - 1 Emails La Sapienza e il rito
dell'intolleranza - 1 Emails Ultime News Commercio, vendite al dettaglio in
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il "premier ombra" Berlusconi e il governo del "fare".
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Taliani © 2008 disclaimer Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti.
( da "Giornale.it, Il" del 25-06-2008)
Argomenti: Laicita'
In politica tutti
nodi vengono al pettine, dopo le sconfitte elettorali. Ma il sogno di Walter
Veltroni, creare un grande partito di centrosinistra, scommettere sul bipolarimo,
tagliare fuori la sinistra radicale (che è riuscito a estromettere dal
parlamento anche grazie al voto degli italiani) appare in questo momento
davvero un sogno. La verità è che Veltroni è sotto assedio, e a circondare il
fortilizio del loft sono proprio molti dei suoi: a cominciare da Massimo
D'Alema per finire al "silente" (troppo.) Romano Prodi. E a dargli un
avviso di sfratto di sfratto in modo diretto è Arturo Parisi, l'inventore
dell'Ulivo: "Cambiamo leader", dice senza tanti giri di parole con un
linguaggio che rifugge le liturgie del politichese vecchio stile (Pci, Dc).
Così, come scrive sul "Giornale" Paolo Guzzanti, la debolezza del
segretario ridà forza all'ala Furiosa (leggi l'articolo), alla sinistra che fa
dell'antiberlusconismo e del giustizialismo forcaiolo una ragion politica, una
questione di sopravvivenza: unico programma , in mancanza di proposte serie per
l'Italia, abbattere Berlusconi. Poi si vedrà. Del resto quando si è aperto il
dibattito su Veltrusconi, sul dialogo tra destra e sinistra, sulle grandi
riforme condivise nell'interesse del Paese, le nubi dell'uragano si sono subito
addensate sulla testa (da tagliare) del leader del Pd. Riuscirà Walter a
resistere all'assedio? A contrattaccare? A conquistare una leadership vera alla
guida di un'opposizione credibile e realmente alternativa? Ora tocca a lui non
spezzare quell'idea di una sinistra moderna e non condizionata da quella
radicale (e radical chic), a fare im modo che non resti solo un bel sogno.
Scritto in Varie Commenti ( 23 ) " (16 votes, average: 3.19 out of 5)
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Commenti Invia questo post a un amico 20Jun 08 L'autunno caldo di Walter. Dì la
tua Tanto tuonò che piovve, sul Partito democratico e sul suo leader dimezzato
Walter Veltroni. Già, perché le rese dei conti, nella sinistra. ma anche nel
centrosinistra, si consumano con calma, secondo un rito vecchio che ha alle
spalle decenni di scuola comunista e democristiana. Stretto fra l'offensiva di
Massimo D'Alema e della sua fondazione (corrente?), tra l'idea di ritorni
ulivisti (per alleanza allergate, acnora alla sinistra), tra il nodo delle
elezioni Europee e niet preventivo della Bindi al tentativo di
"abbraccio" con Casini e l'Udc, tra il secco e ribadito addio di
Prodi alla presidenza del Pd e il nodo gordiano dell'adesione al Pse (D'Alema
dice sì, gli ex Margherita dicono no, lui dice. andiamo oltre), Veltroni ora
scopre il doppio binario: dialogo sulle riforme con Berlusconi ma anche
opposizione più "dura" per non perdere consensi a vantaggio del vasto
e diviso mondo della sinistra a cui guarda invece D'Alema. Così alla
Costituente del Pd lancia la doppia sfida interna e esterna: no alle correnti
personali (facile a dirsi ma.) e "autunno in piazza" (più facile da
fere e comodo): Walter "buonista". ma anche "oppositore
duro" di Berlusconi, quello che ha strappato la tela del dialogo. Due
volti dello stesso leader che vuol impedire che la sua moneta di fresco conio
politico venga svalutata e rotoli via assieme al Pd. Perchè il rischio c'è, e
Veltroni lo sa bene: non c'è solo l'ombra lunga di D'Alema, ma pure quelle di
Prodi (che il segretario invita a restare ne l Pd). Tanto che, per fare un
'esempio, Rutelli dice del Ppe: "Siamo più innovatori noi dei socialdemocratici".
E spinge Veltroni a dire, in Europa: "Costruiamo un nuovo campo
riformista". Come dire, andiamo oltre il Ppe altrimenti per noi sono guai.
Già, perché sul Ppe D'Alema e suoi, ma pare anch Fassino, la pensano in modo
opposto. Insomma, la "guerra" è solo agli inizi, con il voto alla
Costituente si cominceranno a contare le truppe e la traversata nel deserto è
appena iniziata. Vedremo chi sopravviverà alla guida dell'esercito perduto di
Senofonte. Parisi: "Se è l'Ulivo fatto partito, si è fatto male." E
gli attacchi arrivano dal centrosinistra, impietoso il giusidizio
dell'inventore dell'Ulivo. Arturo Parisi a margine dell'assemblea del Pd, non
risparmia una critica alla relazione di Walter eltroni che, tra l'altro, ha
fatto un esplicito riferimento all'Ulivo. "Noi abbiamo sempre lavorato con
l'idea che "Ulivo avesse come obiettivo un bipolarismo a vocazione
bipartitica ma con l'unificazione di tutto il campo del entrosinistra", ha
spiegato Parisi. Più in generale, l'ex ministro della Difesa ha detto del
discorso di Veltroni: "una comprensibile difesa del suo perato, purtroppo
l'unico giudizio sul nostro operato risulta essere quello degli elettori in
casi come la Capitale o a Sicilia". Scritto in Varie Commenti ( 102 )
" (23 votes, average: 3.61 out of 5) Loading ... Il Blog di Alberto
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10Jun 08 Walter e il loft degli amici nemici. Cattolici
contro radicali Il Pd sfoglia la margherita, dunque, nel senso che in casa Veltroni
tira aria di lite che potrebbe sfociare prima o poi in separazione. Già, fra le
anime diessina e teodem i rapporti non sono proprio idilliaci. Dopo l'anatema
dei cattolici contro la
"contaminazione" dei pannelliani, le dure critiche di
"Famiglia Cristiana" e della solita Binetti a cui si aggiunge l'ex
ministro Fioroni (infuriato) che dice "il loft? sembra di stare a
Teheran.", la frenata sull'adesione al Partito socialista europeo, la
strada per Veltroni è ancora più in salita. Da un lato c'è il governo
Berlusconi che piace sempre di più agli italiani, dall'altro il livello dello
scontro che assomiglia a un tutti contro tutti a pochi mesi dalle elezioni
europee. Di Pietro, ma anche i Teodem, D'Alema ma anche Rutelli che pare
meditare "vendetta" politica dopop la clamorosa trombatura rimediata
nella corsa al Campidoglio. E ci si mette pure Bertinotti, il "parolaio
rosso" di Pansa che rientra nel gioco della poltica con un seminario sul
futuro della sinistra e invita Massimo D'Alema, capace di guardare a sinistra
più di quanto non sappia o non voglia fare Veltroni (che vuole lo sbarramento
anche per le europee, tanto per tener fuori i "cespugli" rossi anche
dal parlamento di Strasburgo). Grande è l'agitazione nel campo della sinistra,
dove si agitano spettri di scissioni e "ricomposizioni". Già, perché
fra i teodem e gli uomini della margherita c'è chi guarda a Casini e quel che
resta dell'Udc, isolata e senza per ora spartito politico da suonare che la
lancia la sua Costituente popolare (a cui guarda con interesse anche Clemente
Mastella), e in più c'è chi teme le mosse di Rutelli. Intanto il governo
Berlusconi va. Scritto in Varie Commenti ( 35 ) " (26 votes, average: 3.12
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RSS Commenti Invia questo post a un amico 28May 08 La Sapienza e il rito
dell'intolleranza Prima il no dei Collettivi di sinistra a Papa Benedetto XVI,
poi il no al dibattito sulle foibe: alla Sapienza di Roma l'intolleranza è di
casa in nome di una "tradizione democratica" che tenta di riproporre
schemi antichi, quelli del "rituale antifascista" degli anni
Settanta. Già, brutto periodo quello, nelle università e nel Paese. con il
corollario nel secondo caso dei manifesti di Forza Nuova strappati dai
militanti dei Collettivi di sinistra, della rissa, degli arresti, delle
polemiche e delle accuse. Salvo poi chiarire (rapporto della Digos) che
l'aggressione è partita da sinistra. Ma stabilire colpe e responsabilità spetta
ai giudici. E' il tema dell'intolleranza travestita da antifascismo, come
scrive il nostro Mario Cervi, a preoccupare. E' il tentativo a questo punto
nemmeno tanto mascherato di ricreare un clima di tensione, di scontro e di
odio, a preoccupare. E' il tentativo di tornare allo schema degli opposti estremismi,
ad allarmare. L'intolleranza si traveste, sbandiera ideali nobili, ma resta
intolleranza: di parte e da parte di pochi. Bene ha fatto il sindaco di Roma
Gianni Alemanno a dire: "Noi dobbiamo lanciare messaggi chiari, ovvero che
questi episodi sono solati, estranei al contesto culturale e storico della
nostra città e della nostra nazione. Questo è il messaggio che deve venire da
tutti. Quando si costruiscono teoremi politici su una rissa tra giovani si
comincia ad aprire un varco e armare le contrapposizioni ideologiche. Bisogna
evitare questi schemi e queste persone vanno trattate come imbecilli fuori
dalla storia e dal tempo". Veltroni invita la destra a "non
minimizzare" e dice (giustamente) che le istituzioni devono stroncare subito
l'insorgere della violenza. Ma quale? quella di una parte o di quella di tutte
le parti? penso voglia dire quella di tutte. forse il "ma anche"
stavolta ci sarebbe stato bene, per evitare
fraintendimenti. Cosa che non fa Marco Ferrando, leader del Partito comunista dei
lavoratori: "L'aggressione fascista a La Sapienza - sullo sfondo del nuovo
quadro politico - ripropone il tema dell'autodifesa come diritto democratico
elementare.E. E aggiunge il Ferrando: "E' necessario che ogni realtà
minacciata appronti strutture di autodifesa, democraticamente designate e
controllate". Parole gravi, le sue che ricordano proprio quegli anni di
piombo che la maggioranza degli italiani vorrebbe consegnare agli archivi della
storia. A chi giova strumentalizzare questi episodi per interessi di parte
politica? A chi giova tornare a pescare nel torbido? Credo a nessuno, una
democrazia è tanto più forte quanto è capace di rifiutare l'intolleranza delle
estreme politiche ("frange" si diceva una volta). Il
"giustificazionismo ideologico" stavolta non pagherebbe, gli italiani
hanno scelto un' altra strada. Il dibattito è aperto. Scritto in Varie Commenti
( 76 ) " (46 votes, average: 3.54 out of 5) Loading ... Il Blog di Alberto
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16May 08 Così le tecnologie ci cambiano la vita. Dì la tua Vi è mai successo di
dimenticare il cellulare a casa? E' facile immaginare la sensazione che avete
provato, perché la maggioranza di noi l'ha vissuta in prima persona. Ci si
sente persi. Vulnerabili. Uno studio condotto da un gruppo di ricercatori
britannici ha rilevato che è una sensazione paragonabile alla "tremarella
del giorno delle nozze" o alla paura di quando si va dal dentista.
Addirittura è stato coniato appositamente un termine
medico. "Nomofobia", così si chiama la paura di rimanere senza
portatile ("nomo" è l'abbreviazione di no mobile). Quale futuro? Non
c'è niente da fare. Dobbiamo ammetterlo. La tecnologia fa parte di noi. Della
nostra quotidianità. Ma dove stiamo andando? Quali saranno i nuovi mezzi di
comunicazione e quale ruolo ricopriranno in un futuro più o meno vicino?
Possible. ou probable Il Gruppo Editis, una prestigiosa casa editrice francese,
ha proposto il suo punto di vista attraverso la realizzazione di un cortometraggio
intitolato "Possible ou probable". Il film, che ha ricevuto il
Laurier di bronzo al festival di Creusot, si propone di fare un salto in avanti
nel tempo. Nella vita di una giovane coppia nell'era dell'editoria digitale.
Di' la tua Editis apre il dibattito. Il Giornale.it, in occasione del 17
maggio, giornata mondiale delle Telecomunicazioni e della Società
dell'Informazione, segue lasciando a voi lo spazio per esprimere le vostre idee
e le vostre riflessioni su quello che è e che potrà essere. Guarda il
cortometraggio (9 minuti) Scritto in Varie Commenti ( 12 ) " (115 votes,
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Articoli Feed RSS Commenti Invia questo post a un amico 14May 08 Berlusconi,
Veltroni e i nemici del dialogo Il discorso di Silvio Berlusconi alla Camera
(leggi il discorso del premier), l'apertura unilaterale al dialogo con
l'opposizione (che è seguita alla telefonata del premier a leder del Pd), sono
i segnali più evidenti che qualcosa sta davvero cambiando, nel Parlamento e nel
Paese. Aggiungiamoci anche il discorso del presidente della Repubblica Giorgio
Napolitano di alto profilo istituzionale e politico, come ha riconosciuto il
presidente della Camera Gianfranco Fini. Insomma, molti saranno scettici, ma
parlare di avvio di Terza Repubblica forse non è azzardato. Basta rileggere le
parole del premier, il "sì" di Fassino a nome del Pd: l'asse
Berlusconi-Veltroni si rinsalda, su questo punto cruciale, pur nella
distinzione dei ruoli. Ma non sono tutte rose e fiori, anche Berlusconi e
Veltroni devono fare come Fanfani qualche decennio fa: contare amici e nemici.
E parare i colpi. Soprattutto Veltroni. Sconfitta alle urne la sinistra
massimalista, resta da sconfiggere il partito "giacobino", quei giustizialisti
che sono ripartiti alla carica (vedi il caso Travaglio-Schifani) e faranno di
tutto per mettere i bastoni fra le ruote proprio a Veltroni. E' lui l'anello
"debole" che la sinistra giacobina vuole colpire fino a indebolirlo e
condizionarlo. Una prova? La sceneggiata di Antonio Di Pietro alla Camera:
"Noi non abboccheremo, non intendiamo cadere nella tela del ragno. Abbiamo
memoria e non intendiamo perderla. Conosciamo bene la sua storia personale e
politica". Così ha parlato Tonino, l'ex pm. Ma il bersaglio non è il
Cavaliere. No, lui ha una maggioranza solida, consegnatagli dal voto popolare.
Il bersaglio è Walter, e di Pietro non è certo il suo solo nemico. C'è un filo
che lega il Santoro, Travaglio, Grillo. Tonino punta dritto su quel mondo e pensa
alle Europee del 2009. Come ci pensa su un altro versante Massimo D'Alema,
tornato gran manovratore dentro e fuori il Pd. Del resto, come racconta Augusto
Minzolini sulla "Stampa", alla cerimonia della consegna della
Campanella usata per le riunioni del Consiglio dei ministri, Prodi ha detto a
Berlusconi: "Tu sei un avversario, io i veri nemici li ho avuti qua
dentro.". La battuta ora vale anche per Veltroni. A cosa serve
un'opposizione parlamentare debole in una Paese normale? Peserà di più
l'opposizione nelle piazze? L'apertura di Berlusconi (ma già in campagna
elettorale era stato chiaro) aiuta Veltroni, ma anche
l'Italia. L'ha capito anche Walter: "Occorre il riconoscimento della
vittoria e della responsabilità da parte degli sconfitti ma anche l'equilibrio
dei vincitori, perciò vi prendo in parola: siamo pronti da subito. Ma non
pensate di avere il paese in mano". Scritto in Varie Commenti ( 101 )
" (52 votes, average: 2.9 out of 5) Loading ... Il Blog di Alberto Taliani
© 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo post a un amico 09May
08 E Walter diventa il "premier ombra" Dopo Occhetto (Pci poi Pds)
nel 1989, Veltroni (Pci, Pds, Ds, Pd): la storia sembra ripetersi (ovviamente
Veltroni spera in esiti migliori.) e torna il "governo ombra" (leggi
l'articolo). Edizione rinnovata e aggiornata ai tempi di quella lontana
esperienza partorita a Botteghe Oscure che - come ha ricordato Visco all'Unità
- fu un fallimento e l'ex ministro ritiene che ci sarà il bis). Veltroni
diventa "premier ombra" del "governo dell'opposizione":
alla fine dopo trattative e incontri, divisioni e riavvicinamenti, no
eccellenti (D'Alema e Parisi), tentennamenti divenuti alla fine un "sì
accetto" (Bersani) ed entusiasti (Fassino, Franceschini) il leader del
Partito democratico ha varato lo "shadow cabinet" di stampo
anglosassone. Per ora le analogie finiscono qui, inutile fare il processo alle
intenzioni che sulla carta sono buone. Tanto che la lista dei ministri ombra è
stata presentata al presidente Napolitano (che fece parte - Esteri - della
prima compagine occhettiana). Certo è sospetta la fretta con cui Walter si è
affrettato a dichiarare "con D'Alema nessun conflitto, perché bisognerebbe
essere in due.". Come dire: non sono io quello che polemizza e fa i distinguo.
Insomma ponti d'oro al D'Alema portatore d'idee nel suo"ruolo importante
che deve svolgere" alla fondazione ItalianiEuropei. Dopotutto il
centralismo democratico non c'è più in casa degli ex-post e a-comunisti. Andare
avanti, pensare subito alla direzione del Pd che sarà partorita dall'assemblea
costituente. Mentre sprisce il "caminetto" e nasce il coordinamento
dei "nove" che affiancherà il segretario piddino. Insomma, Veltroni
riparte per tentare di rafforzare la sua non fortissima leadership. Vedremo se
anche a sinistra nascerà davvero il "partito di Veltroni". Scritto in
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post a un amico 08May 08 Berlusconi e il governo del "fare". Veltroni
e le liti sul governo "ombra". Dite la vostra Il governo Berlusconi
quater va e stavolta per i detrattori più accaniti del Cavaliere sarà difficile
sostenere che non c'è niente di nuovo a Palazzo Chigi. Già, perché i ministri
(quelli che contano, con portafoglio) sono solo 12 (9 senza portafoglio ma con
la casella chiave delle Riforme affidata a Umberto Bossi) e perché sono entrati
uomini nuovi che affiancano ministri già collaudati: 13 new entry (quattro
hanno fra 31 e 40 anni). Continuità-discontinuità, insomma. Il premier è deciso
è riprendere il filo del suo progetto Paese interrotto dai due anni di Prodi,
ma molto è cambiato. Questo sarà davvero il governo del premier, innanzitutto,
che potrà contare su un nocciolo duro di governo che ruota attorno al
sottegretario alla Presidenza del Consiglio Gianni Letta, a Tremonti, Bossi,
Maroni. e poi ci sono Matteoli e La Russa. Poco spazio ai tradizionali giochi
di partito e 23 giorni per mettere a posto tutto, come ha riconosciuto
soddisfatto il presidente Giorgio Napolitano ("Lungaggini? Siamo stati più
veloci della Spagna."). Velocità, azione (ai tempi di Craxi fu coniato
l'efficace "decisionismo"), la scelta bipartitica degli elettori che
hanno semplificato il quadro politico di maggioranza e opposizione rende tutto
più "decisionista" e apre la strada a una nuova stagione del
"fare". Berlusconi su questo è deciso: anche perché da
"fare" c'è davvero molto: pensiamo solo al caso Alitalia o alla vergogna
dei rifiuti in Campania. E poi ci sono "problemini" non da poco che
si chiamano stipendi, carico fiscale, sicurezza, immigrazione clandestina,
rilancio del sistema paese, costi della politica e della burocrazia,
federalismo. Mali antichi e problemi nuovi. Ecco perché Berlusconi ancora una
volta ha sparigliato le carte. Per "fare", come chiedono gli
italiani, serve un governo del premier (il Cavaliere) più che dei partiti. Ora
ci aspettano i primi cento giorni di "luna di miele" con il Paese e
le responsabilità di governo e maggioranza sono davvero grandi. Intanto la
sinistra litiga sul governo che non ha sul "governo ombra" voluto da
Veltroni (leggi l'articolo). Già perché anche il premier ombra ha i suoi
problemi. Intanto D'Alema e Parisi hanno detto no, Bersani non è convinto, mentre
Fassino ha detto sì per recuperare ruolo e visibilità. Ma serve il governo
ombra? Esperienza di stampo anglosassone già sperimentata nel 1989 dal Pci poi
diventato Pds. Allora non funzionò. lo volle Achille Occhetto quandò andò in
crisi il governo De Mita e subentrò Andreotti (sesto governo) e la maggioranza
era pentapartito. Sapete chi c'era? Giorgio Napolitano (esteri), Visco
(finanze), Giovanni Berlinguer (sanità), Scola (spettacolo), Rodotà
(giustizia). E oggi sull'Unità lo stesso Visco lo stronca: "Il governo
ombra non ha un suo ruolo istituzionale e dunque non riesce ad operare. Si
aggiunga il fatto che in un sistema dove ci sono più partiti, e non solo due
come in Gran Bretagna, ciascun partito ha gruppi e rappresentanti in
commissione. A questo punto si capisce perché non è stato
esportato dalla Gran Bretagna in nessun altro paese. Lì è un luogo riconosciuto
dell'opposizione. Da noi no". Senza contare, fa notare Visco, che tale
proposta "anche interessante nella nostra esperienza passata non funzionò"
e che "ci sono delle persone autorevoli dei partiti che stanno fuori dal
governo ombra e che certo non smetteranno di dire quello che pensano", a
cominciare da Massimo D'Alema. Comunque Walter ci riprova ma quello che
dovrebbe essere un punto di forza del Pd rischia di rivelare che il re è nudo,
perché sta mettendo in mostra divisioni correntizie, lacerazioni personali di
un partito che pare allo sbando ed in cerca della rotta con una bussola rotta.
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Commenti Invia questo post a un amico 05May 08 D'Alema batte un colpo. Contro
Walter. E "L'Unità" se la prende con la sinistra veltroniana tutta
feste e terrazze E alla fine Massimo D'Alema parlò. Dopo una campagna
elettorale che è apparsa ai più "silente" (salvo evitare le
dimissioni di Bassolino in Campania per scongiurare il voto anticipato alla
Regione ed rinviare l'ennesima sconfitta del Pd), il ministro degli Esteri ha
rivestito i panni dell'uomo di partito e ha iniziato a sparigliare le carte nel
loft veltroniano. già, perché la resa dei conti post elettorali sarà lunga e
sicuramente non indolore nel centrosinistra. "La sconfitta è stata grave,
ed è di lungo periodo. Serve quindi una riflessione approfondita.". Primo
colpo. "La sintonia tra Berlusconi e il Paese, cominciata nel '94, non è
mai finita". Secondo colpo. Il Pd "deve cercare di coalizzare
coalizzare tutte le forze che si oppongono alla destra" perché anche se
non è in Parlamento la sinistra radicale "non è scomparsa dal Paese e il
Pd non è chiamato a continuare a correre sempre da solo, anche perché in Italia
ci sono leggi elettorali diverse. Con il 33% l'autosufficienza sarebbe un
errore". Quarto colpo. Partito del Nord? "Abbiamo bisogno di un
grande partito nazionale, fortemente radicato nel territorio, con una struttura
federale che abbia dei leader". Quinto colpo. "Non sono candidato nè
aspiro a nessuna carica, quindi non sono antagonista di nessuno". Sesto
colpo, il più pericoloso perché, tradotto significa "caro Vetroni, mi
tengo le mani libere.". Così emerge "l'altra linea del Pd"
a-veltroniano, che sembra saldare attorno a D'Alema anche il prodiano Parisi e
il delusissimo (e furibondo) Rutelli, in cerca di rivincite, lui che è stato mandato allo sbaraglio. Per ora Veltroni regge, per
ora. Vedremo se avrà davvero intenzione di andare al congresso anticipato e
alla inevitabile conta. Anche perché non è da escludere un ritorno di Prodi,
quando cadono le prime foglie dell'autunno. In fondo anche lui per ora si tiene
le mani libere, ma i messaggi che ha mandato in giro non sono certo
rassicuranti per Veltroni. Intanto "L'Unità" fa satira contro la
sinistra veltroniana, come spiega il nostro Gianni Penncchi: è tutta feste e
terrazze, con una serie di amare vignette-denuncia di Stefano Disegni,
"matita cult" della sinistra. E' COSI'? COSA NE PENSI? DI' LA TUA
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Commenti Invia questo post a un amico 29Apr 08 Quel venticello di Roma che
diventa uragano. Per Veltroni Ebbene sì, la straordinaria vittoria di Gianni
Alemanno che ha abbattuto il "muro" di Roma, non ha travolto solo
Rutelli ma ha anche ridotto in macerie (politiche) il loft veltroniano. E ha
aperto la strada alla resa dei conti all'interno del Pd. Dopo la sconfitta
senza se e senza ma alle elezioni politiche è arrivata la mazzata della perdita
del Campidoglio. Altro che venticello di Roma, il centrosinistra è stato spazzato via dall'uragano Gianni. E ora, povero
Walter? Quando inizieranno a volare gli stracci in casa del bi-sconfitto,
accusato da Rutelli di averlo lasciato solo e atteso al varco da Massimo D'Alema?
Dopo la sconfitta elettorale i leader dei partiti di sinistra defenestrati a
furor di voto popolare dal parlamento, si sono dimessi. E Veltroni? Resterà a
combattere come una sorta di San Sebastiano infilzato dal centrodestra e dai
suoi, oppure farebbe meglio a lasciare la guida del Pd? In fondo lui sogna
l'Africa e qualcuno dei suoi, perfidamente, potrebbe anche soprannominarlo
"sciupone l'africano", politicamente parlando. Già, perché dall'I
care all'inno all'obamismo pare proprio non averne azzeccata una. Veltroni è in
grado di costruire un grande partito di centrosinistra di stampo europeo o ci
sono altri in grado, meglio di lui, di farlo? Cosa ne pensate? Veltroni deve
restare o dimettersi? Dì la tua Secondo voi, chi dovrebbe guidare il Pd? Vota il
tuo leader Scritto in Varie Commenti ( 58 ) " (131 votes, average: 1.49
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dici caro Fabio? Cambiare la Costituzione? E' impensabile che Veltroni posssa
farlo! Il... Federico Fanelli: .Veltroni.non vale la pena di parlarne. inutile
quasi come Rutelli. Mi piace dire... valentino: Carissimo Mazzari, se Uolter
vuole creare un Partito Socialdemocratico lo consiglio vivamente di andarsi
a... fabio cabaciuba: L'errore di Veltroni? quando si è messo in testa di
cambiare la politica italiana, è stato... Murgo
Salvatore: Ve li ricordate quei giapponesi che alla fine degli anni sessanta
venivano ritrovati in alcune isole... I più inviati Sayed, primo risultato
della mobilitazione internazionale: il senato afgano ha ritirato la conferma
della condanna a morte - 12 Emails Pensioni, a chi gli aumenti... - 3 Emails E
Walter diventa il "premier ombra" - 2 Emails Berlusconi e il governo
del "fare". Veltroni e le liti sul governo "ombra". Dite la
vostra - 1 Emails Berlusconi, Veltroni e i nemici del dialogo - 1 Emails La
Sapienza e il rito dell'intolleranza - 1 Emails Ultime News Commercio, vendite
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L'autunno caldo di Walter. Dì la tua Walter e il loft degli amici nemici.
Cattolici contro radicali La Sapienza e il rito dell'intolleranza Così le
tecnologie ci cambiano la vita. Dì la tua Berlusconi, Veltroni e i nemici del
dialogo E Walter diventa il "premier ombra" Berlusconi e il governo
del "fare". Veltroni e le liti sul governo "ombra". Dite la
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( da "Giornale.it, Il" del 25-06-2008)
Argomenti: Laicita'
In politica tutti
nodi vengono al pettine, dopo le sconfitte elettorali. Ma il sogno di Walter
Veltroni, creare un grande partito di centrosinistra, scommettere sul
bipolarimo, tagliare fuori la sinistra radicale (che è riuscito a estromettere
dal parlamento anche grazie al voto degli italiani) appare in questo momento
davvero un sogno. La verità è che Veltroni è sotto assedio, e a circondare il
fortilizio del loft sono proprio molti dei suoi: a cominciare da Massimo
D'Alema per finire al "silente" (troppo.) Romano Prodi. E a dargli un
avviso di sfratto di sfratto in modo diretto è Arturo Parisi, l'inventore
dell'Ulivo: "Cambiamo leader", dice senza tanti giri di parole con un
linguaggio che rifugge le liturgie del politichese vecchio stile (Pci, Dc).
Così, come scrive sul "Giornale" Paolo Guzzanti, la debolezza del
segretario ridà forza all'ala Furiosa (leggi l'articolo), alla sinistra che fa
dell'antiberlusconismo e del giustizialismo forcaiolo una ragion politica, una
questione di sopravvivenza: unico programma , in mancanza di proposte serie per
l'Italia, abbattere Berlusconi. Poi si vedrà. Del resto quando si è aperto il
dibattito su Veltrusconi, sul dialogo tra destra e sinistra, sulle grandi
riforme condivise nell'interesse del Paese, le nubi dell'uragano si sono subito
addensate sulla testa (da tagliare) del leader del Pd. Riuscirà Walter a
resistere all'assedio? A contrattaccare? A conquistare una leadership vera alla
guida di un'opposizione credibile e realmente alternativa? Ora tocca a lui non
spezzare quell'idea di una sinistra moderna e non condizionata da quella
radicale (e radical chic), a fare im modo che non resti solo un bel sogno.
Scritto in Varie Commenti ( 23 ) " (16 votes, average: 3.19 out of 5)
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Commenti Invia questo post a un amico 20Jun 08 L'autunno caldo di Walter. Dì la
tua Tanto tuonò che piovve, sul Partito democratico e sul suo leader dimezzato
Walter Veltroni. Già, perché le rese dei conti, nella sinistra. ma anche nel
centrosinistra, si consumano con calma, secondo un rito vecchio che ha alle
spalle decenni di scuola comunista e democristiana. Stretto fra l'offensiva di
Massimo D'Alema e della sua fondazione (corrente?), tra l'idea di ritorni
ulivisti (per alleanza allergate, acnora alla sinistra), tra il nodo delle
elezioni Europee e niet preventivo della Bindi al tentativo di
"abbraccio" con Casini e l'Udc, tra il secco e ribadito addio di
Prodi alla presidenza del Pd e il nodo gordiano dell'adesione al Pse (D'Alema
dice sì, gli ex Margherita dicono no, lui dice. andiamo oltre), Veltroni ora
scopre il doppio binario: dialogo sulle riforme con Berlusconi ma anche
opposizione più "dura" per non perdere consensi a vantaggio del vasto
e diviso mondo della sinistra a cui guarda invece D'Alema. Così alla
Costituente del Pd lancia la doppia sfida interna e esterna: no alle correnti
personali (facile a dirsi ma.) e "autunno in piazza" (più facile da
fere e comodo): Walter "buonista". ma anche "oppositore
duro" di Berlusconi, quello che ha strappato la tela del dialogo. Due
volti dello stesso leader che vuol impedire che la sua moneta di fresco conio
politico venga svalutata e rotoli via assieme al Pd. Perchè il rischio c'è, e
Veltroni lo sa bene: non c'è solo l'ombra lunga di D'Alema, ma pure quelle di
Prodi (che il segretario invita a restare ne l Pd). Tanto che, per fare un
'esempio, Rutelli dice del Ppe: "Siamo più innovatori noi dei socialdemocratici".
E spinge Veltroni a dire, in Europa: "Costruiamo un nuovo campo
riformista". Come dire, andiamo oltre il Ppe altrimenti per noi sono guai.
Già, perché sul Ppe D'Alema e suoi, ma pare anch Fassino, la pensano in modo
opposto. Insomma, la "guerra" è solo agli inizi, con il voto alla
Costituente si cominceranno a contare le truppe e la traversata nel deserto è
appena iniziata. Vedremo chi sopravviverà alla guida dell'esercito perduto di
Senofonte. Parisi: "Se è l'Ulivo fatto partito, si è fatto male." E
gli attacchi arrivano dal centrosinistra, impietoso il giusidizio
dell'inventore dell'Ulivo. Arturo Parisi a margine dell'assemblea del Pd, non
risparmia una critica alla relazione di Walter eltroni che, tra l'altro, ha
fatto un esplicito riferimento all'Ulivo. "Noi abbiamo sempre lavorato con
l'idea che "Ulivo avesse come obiettivo un bipolarismo a vocazione
bipartitica ma con l'unificazione di tutto il campo del entrosinistra", ha
spiegato Parisi. Più in generale, l'ex ministro della Difesa ha detto del discorso
di Veltroni: "una comprensibile difesa del suo perato, purtroppo l'unico
giudizio sul nostro operato risulta essere quello degli elettori in casi come
la Capitale o a Sicilia". Scritto in Varie Commenti ( 102 ) " (23
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Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo post a un amico 10Jun 08
Walter e il loft degli amici nemici. Cattolici contro
radicali Il Pd sfoglia la margherita, dunque, nel senso che in casa Veltroni
tira aria di lite che potrebbe sfociare prima o poi in separazione. Già, fra le
anime diessina e teodem i rapporti non sono proprio idilliaci. Dopo l'anatema
dei cattolici contro la
"contaminazione" dei pannelliani, le dure critiche di
"Famiglia Cristiana" e della solita Binetti a cui si aggiunge l'ex
ministro Fioroni (infuriato) che dice "il loft? sembra di stare a
Teheran.", la frenata sull'adesione al Partito socialista europeo, la
strada per Veltroni è ancora più in salita. Da un lato c'è il governo Berlusconi
che piace sempre di più agli italiani, dall'altro il livello dello scontro che
assomiglia a un tutti contro tutti a pochi mesi dalle elezioni europee. Di
Pietro, ma anche i Teodem, D'Alema ma anche Rutelli che pare meditare
"vendetta" politica dopop la clamorosa trombatura rimediata nella
corsa al Campidoglio. E ci si mette pure Bertinotti, il "parolaio
rosso" di Pansa che rientra nel gioco della poltica con un seminario sul
futuro della sinistra e invita Massimo D'Alema, capace di guardare a sinistra più
di quanto non sappia o non voglia fare Veltroni (che vuole lo sbarramento anche
per le europee, tanto per tener fuori i "cespugli" rossi anche dal
parlamento di Strasburgo). Grande è l'agitazione nel campo della sinistra, dove
si agitano spettri di scissioni e "ricomposizioni". Già, perché fra i
teodem e gli uomini della margherita c'è chi guarda a Casini e quel che resta
dell'Udc, isolata e senza per ora spartito politico da suonare che la lancia la
sua Costituente popolare (a cui guarda con interesse anche Clemente Mastella),
e in più c'è chi teme le mosse di Rutelli. Intanto il governo Berlusconi va.
Scritto in Varie Commenti ( 35 ) " (26 votes, average: 3.12 out of 5)
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Invia questo post a un amico 28May 08 La Sapienza e il rito dell'intolleranza
Prima il no dei Collettivi di sinistra a Papa Benedetto XVI, poi il no al
dibattito sulle foibe: alla Sapienza di Roma l'intolleranza è di casa in nome
di una "tradizione democratica" che tenta di riproporre schemi
antichi, quelli del "rituale antifascista" degli anni Settanta. Già,
brutto periodo quello, nelle università e nel Paese. con il corollario nel
secondo caso dei manifesti di Forza Nuova strappati dai militanti dei Collettivi
di sinistra, della rissa, degli arresti, delle polemiche e delle accuse. Salvo
poi chiarire (rapporto della Digos) che l'aggressione è partita da sinistra. Ma
stabilire colpe e responsabilità spetta ai giudici. E' il tema
dell'intolleranza travestita da antifascismo, come scrive il nostro Mario
Cervi, a preoccupare. E' il tentativo a questo punto nemmeno tanto mascherato
di ricreare un clima di tensione, di scontro e di odio, a preoccupare. E' il
tentativo di tornare allo schema degli opposti estremismi, ad allarmare.
L'intolleranza si traveste, sbandiera ideali nobili, ma resta intolleranza: di
parte e da parte di pochi. Bene ha fatto il sindaco di Roma Gianni Alemanno a
dire: "Noi dobbiamo lanciare messaggi chiari, ovvero che questi episodi
sono solati, estranei al contesto culturale e storico della nostra città e
della nostra nazione. Questo è il messaggio che deve venire da tutti. Quando si
costruiscono teoremi politici su una rissa tra giovani si comincia ad aprire un
varco e armare le contrapposizioni ideologiche. Bisogna evitare questi schemi e
queste persone vanno trattate come imbecilli fuori dalla storia e dal
tempo". Veltroni invita la destra a "non minimizzare" e dice
(giustamente) che le istituzioni devono stroncare subito l'insorgere della violenza.
Ma quale? quella di una parte o di quella di tutte le parti? penso voglia dire
quella di tutte. forse il "ma anche" stavolta ci sarebbe stato bene, per evitare fraintendimenti. Cosa che non fa
Marco Ferrando, leader del Partito comunista dei lavoratori:
"L'aggressione fascista a La Sapienza - sullo sfondo del nuovo quadro
politico - ripropone il tema dell'autodifesa come diritto democratico
elementare.E. E aggiunge il Ferrando: "E' necessario che ogni realtà
minacciata appronti strutture di autodifesa, democraticamente designate e
controllate". Parole gravi, le sue che ricordano proprio quegli anni di
piombo che la maggioranza degli italiani vorrebbe consegnare agli archivi della
storia. A chi giova strumentalizzare questi episodi per interessi di parte
politica? A chi giova tornare a pescare nel torbido? Credo a nessuno, una
democrazia è tanto più forte quanto è capace di rifiutare l'intolleranza delle
estreme politiche ("frange" si diceva una volta). Il
"giustificazionismo ideologico" stavolta non pagherebbe, gli italiani
hanno scelto un' altra strada. Il dibattito è aperto. Scritto in Varie Commenti
( 76 ) " (46 votes, average: 3.54 out of 5) Loading ... Il Blog di Alberto
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16May 08 Così le tecnologie ci cambiano la vita. Dì la tua Vi è mai successo di
dimenticare il cellulare a casa? E' facile immaginare la sensazione che avete
provato, perché la maggioranza di noi l'ha vissuta in prima persona. Ci si
sente persi. Vulnerabili. Uno studio condotto da un gruppo di ricercatori
britannici ha rilevato che è una sensazione paragonabile alla "tremarella
del giorno delle nozze" o alla paura di quando si va dal dentista.
Addirittura è stato coniato appositamente un termine
medico. "Nomofobia", così si chiama la paura di rimanere senza
portatile ("nomo" è l'abbreviazione di no mobile). Quale futuro? Non
c'è niente da fare. Dobbiamo ammetterlo. La tecnologia fa parte di noi. Della
nostra quotidianità. Ma dove stiamo andando? Quali saranno i nuovi mezzi di
comunicazione e quale ruolo ricopriranno in un futuro più o meno vicino?
Possible. ou probable Il Gruppo Editis, una prestigiosa casa editrice francese,
ha proposto il suo punto di vista attraverso la realizzazione di un cortometraggio
intitolato "Possible ou probable". Il film, che ha ricevuto il
Laurier di bronzo al festival di Creusot, si propone di fare un salto in avanti
nel tempo. Nella vita di una giovane coppia nell'era dell'editoria digitale.
Di' la tua Editis apre il dibattito. Il Giornale.it, in occasione del 17
maggio, giornata mondiale delle Telecomunicazioni e della Società
dell'Informazione, segue lasciando a voi lo spazio per esprimere le vostre idee
e le vostre riflessioni su quello che è e che potrà essere. Guarda il cortometraggio
(9 minuti) Scritto in Varie Commenti ( 12 ) " (115 votes, average: 1.18
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RSS Commenti Invia questo post a un amico 14May 08 Berlusconi, Veltroni e i
nemici del dialogo Il discorso di Silvio Berlusconi alla Camera (leggi il
discorso del premier), l'apertura unilaterale al dialogo con l'opposizione (che
è seguita alla telefonata del premier a leder del Pd), sono i segnali più
evidenti che qualcosa sta davvero cambiando, nel Parlamento e nel Paese.
Aggiungiamoci anche il discorso del presidente della Repubblica Giorgio
Napolitano di alto profilo istituzionale e politico, come ha riconosciuto il
presidente della Camera Gianfranco Fini. Insomma, molti saranno scettici, ma parlare
di avvio di Terza Repubblica forse non è azzardato. Basta rileggere le parole
del premier, il "sì" di Fassino a nome del Pd: l'asse
Berlusconi-Veltroni si rinsalda, su questo punto cruciale, pur nella
distinzione dei ruoli. Ma non sono tutte rose e fiori, anche Berlusconi e
Veltroni devono fare come Fanfani qualche decennio fa: contare amici e nemici.
E parare i colpi. Soprattutto Veltroni. Sconfitta alle urne la sinistra
massimalista, resta da sconfiggere il partito "giacobino", quei giustizialisti
che sono ripartiti alla carica (vedi il caso Travaglio-Schifani) e faranno di
tutto per mettere i bastoni fra le ruote proprio a Veltroni. E' lui l'anello
"debole" che la sinistra giacobina vuole colpire fino a indebolirlo e
condizionarlo. Una prova? La sceneggiata di Antonio Di Pietro alla Camera:
"Noi non abboccheremo, non intendiamo cadere nella tela del ragno. Abbiamo
memoria e non intendiamo perderla. Conosciamo bene la sua storia personale e
politica". Così ha parlato Tonino, l'ex pm. Ma il bersaglio non è il
Cavaliere. No, lui ha una maggioranza solida, consegnatagli dal voto popolare.
Il bersaglio è Walter, e di Pietro non è certo il suo solo nemico. C'è un filo
che lega il Santoro, Travaglio, Grillo. Tonino punta dritto su quel mondo e
pensa alle Europee del 2009. Come ci pensa su un altro versante Massimo
D'Alema, tornato gran manovratore dentro e fuori il Pd. Del resto, come
racconta Augusto Minzolini sulla "Stampa", alla cerimonia della
consegna della Campanella usata per le riunioni del Consiglio dei ministri,
Prodi ha detto a Berlusconi: "Tu sei un avversario, io i veri nemici li ho
avuti qua dentro.". La battuta ora vale anche per Veltroni. A cosa serve
un'opposizione parlamentare debole in una Paese normale? Peserà di più
l'opposizione nelle piazze? L'apertura di Berlusconi (ma già in campagna
elettorale era stato chiaro) aiuta Veltroni, ma anche
l'Italia. L'ha capito anche Walter: "Occorre il riconoscimento della
vittoria e della responsabilità da parte degli sconfitti ma anche l'equilibrio
dei vincitori, perciò vi prendo in parola: siamo pronti da subito. Ma non
pensate di avere il paese in mano". Scritto in Varie Commenti ( 101 )
" (52 votes, average: 2.9 out of 5) Loading ... Il Blog di Alberto Taliani
© 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo post a un amico 09May
08 E Walter diventa il "premier ombra" Dopo Occhetto (Pci poi Pds)
nel 1989, Veltroni (Pci, Pds, Ds, Pd): la storia sembra ripetersi (ovviamente
Veltroni spera in esiti migliori.) e torna il "governo ombra" (leggi
l'articolo). Edizione rinnovata e aggiornata ai tempi di quella lontana
esperienza partorita a Botteghe Oscure che - come ha ricordato Visco all'Unità
- fu un fallimento e l'ex ministro ritiene che ci sarà il bis). Veltroni
diventa "premier ombra" del "governo dell'opposizione":
alla fine dopo trattative e incontri, divisioni e riavvicinamenti, no
eccellenti (D'Alema e Parisi), tentennamenti divenuti alla fine un "sì
accetto" (Bersani) ed entusiasti (Fassino, Franceschini) il leader del
Partito democratico ha varato lo "shadow cabinet" di stampo
anglosassone. Per ora le analogie finiscono qui, inutile fare il processo alle
intenzioni che sulla carta sono buone. Tanto che la lista dei ministri ombra è
stata presentata al presidente Napolitano (che fece parte - Esteri - della
prima compagine occhettiana). Certo è sospetta la fretta con cui Walter si è
affrettato a dichiarare "con D'Alema nessun conflitto, perché bisognerebbe
essere in due.". Come dire: non sono io quello che polemizza e fa i
distinguo. Insomma ponti d'oro al D'Alema portatore d'idee nel suo"ruolo
importante che deve svolgere" alla fondazione ItalianiEuropei. Dopotutto
il centralismo democratico non c'è più in casa degli ex-post e a-comunisti.
Andare avanti, pensare subito alla direzione del Pd che sarà partorita
dall'assemblea costituente. Mentre sprisce il "caminetto" e nasce il
coordinamento dei "nove" che affiancherà il segretario piddino.
Insomma, Veltroni riparte per tentare di rafforzare la sua non fortissima
leadership. Vedremo se anche a sinistra nascerà davvero il "partito di
Veltroni". Scritto in Varie Commenti ( 89 ) " (30 votes, average:
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Feed RSS Commenti Invia questo post a un amico 08May 08 Berlusconi e il governo
del "fare". Veltroni e le liti sul governo "ombra". Dite la
vostra Il governo Berlusconi quater va e stavolta per i detrattori più accaniti
del Cavaliere sarà difficile sostenere che non c'è niente di nuovo a Palazzo
Chigi. Già, perché i ministri (quelli che contano, con portafoglio) sono solo
12 (9 senza portafoglio ma con la casella chiave delle Riforme affidata a
Umberto Bossi) e perché sono entrati uomini nuovi che affiancano ministri già
collaudati: 13 new entry (quattro hanno fra 31 e 40 anni). Continuità-discontinuità,
insomma. Il premier è deciso è riprendere il filo del suo progetto Paese
interrotto dai due anni di Prodi, ma molto è cambiato. Questo sarà davvero il
governo del premier, innanzitutto, che potrà contare su un nocciolo duro di governo
che ruota attorno al sottegretario alla Presidenza del Consiglio Gianni Letta,
a Tremonti, Bossi, Maroni. e poi ci sono Matteoli e La Russa. Poco spazio ai
tradizionali giochi di partito e 23 giorni per mettere a posto tutto, come ha
riconosciuto soddisfatto il presidente Giorgio Napolitano ("Lungaggini?
Siamo stati più veloci della Spagna."). Velocità, azione (ai tempi di
Craxi fu coniato l'efficace "decisionismo"), la scelta bipartitica
degli elettori che hanno semplificato il quadro politico di maggioranza e
opposizione rende tutto più "decisionista" e apre la strada a una
nuova stagione del "fare". Berlusconi su questo è deciso: anche
perché da "fare" c'è davvero molto: pensiamo solo al caso Alitalia o
alla vergogna dei rifiuti in Campania. E poi ci sono "problemini" non
da poco che si chiamano stipendi, carico fiscale, sicurezza, immigrazione
clandestina, rilancio del sistema paese, costi della politica e della
burocrazia, federalismo. Mali antichi e problemi nuovi. Ecco perché Berlusconi
ancora una volta ha sparigliato le carte. Per "fare", come chiedono
gli italiani, serve un governo del premier (il Cavaliere) più che dei partiti.
Ora ci aspettano i primi cento giorni di "luna di miele" con il Paese
e le responsabilità di governo e maggioranza sono davvero grandi. Intanto la
sinistra litiga sul governo che non ha sul "governo ombra" voluto da
Veltroni (leggi l'articolo). Già perché anche il premier ombra ha i suoi
problemi. Intanto D'Alema e Parisi hanno detto no, Bersani non è convinto,
mentre Fassino ha detto sì per recuperare ruolo e visibilità. Ma serve il
governo ombra? Esperienza di stampo anglosassone già sperimentata nel 1989 dal
Pci poi diventato Pds. Allora non funzionò. lo volle Achille Occhetto quandò
andò in crisi il governo De Mita e subentrò Andreotti (sesto governo) e la
maggioranza era pentapartito. Sapete chi c'era? Giorgio Napolitano (esteri),
Visco (finanze), Giovanni Berlinguer (sanità), Scola (spettacolo), Rodotà
(giustizia). E oggi sull'Unità lo stesso Visco lo stronca: "Il governo
ombra non ha un suo ruolo istituzionale e dunque non riesce ad operare. Si
aggiunga il fatto che in un sistema dove ci sono più partiti, e non solo due
come in Gran Bretagna, ciascun partito ha gruppi e rappresentanti in
commissione. A questo punto si capisce perché non è stato
esportato dalla Gran Bretagna in nessun altro paese. Lì è un luogo riconosciuto
dell'opposizione. Da noi no". Senza contare, fa notare Visco, che tale
proposta "anche interessante nella nostra esperienza passata non
funzionò" e che "ci sono delle persone autorevoli dei partiti che
stanno fuori dal governo ombra e che certo non smetteranno di dire quello che
pensano", a cominciare da Massimo D'Alema. Comunque Walter ci riprova ma
quello che dovrebbe essere un punto di forza del Pd rischia di rivelare che il
re è nudo, perché sta mettendo in mostra divisioni correntizie, lacerazioni
personali di un partito che pare allo sbando ed in cerca della rotta con una
bussola rotta. Scritto in Varie Commenti ( 67 ) " (49 votes, average: 2.1
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RSS Commenti Invia questo post a un amico 05May 08 D'Alema batte un colpo.
Contro Walter. E "L'Unità" se la prende con la sinistra veltroniana
tutta feste e terrazze E alla fine Massimo D'Alema parlò. Dopo una campagna
elettorale che è apparsa ai più "silente" (salvo evitare le
dimissioni di Bassolino in Campania per scongiurare il voto anticipato alla
Regione ed rinviare l'ennesima sconfitta del Pd), il ministro degli Esteri ha
rivestito i panni dell'uomo di partito e ha iniziato a sparigliare le carte nel
loft veltroniano. già, perché la resa dei conti post elettorali sarà lunga e
sicuramente non indolore nel centrosinistra. "La sconfitta è stata grave,
ed è di lungo periodo. Serve quindi una riflessione approfondita.". Primo
colpo. "La sintonia tra Berlusconi e il Paese, cominciata nel '94, non è
mai finita". Secondo colpo. Il Pd "deve cercare di coalizzare
coalizzare tutte le forze che si oppongono alla destra" perché anche se non
è in Parlamento la sinistra radicale "non è scomparsa dal Paese e il Pd
non è chiamato a continuare a correre sempre da solo, anche perché in Italia ci
sono leggi elettorali diverse. Con il 33% l'autosufficienza sarebbe un
errore". Quarto colpo. Partito del Nord? "Abbiamo bisogno di un
grande partito nazionale, fortemente radicato nel territorio, con una struttura
federale che abbia dei leader". Quinto colpo. "Non sono candidato nè
aspiro a nessuna carica, quindi non sono antagonista di nessuno". Sesto colpo,
il più pericoloso perché, tradotto significa "caro Vetroni, mi tengo le
mani libere.". Così emerge "l'altra linea del Pd" a-veltroniano,
che sembra saldare attorno a D'Alema anche il prodiano Parisi e il delusissimo
(e furibondo) Rutelli, in cerca di rivincite, lui che è stato
mandato allo sbaraglio. Per ora Veltroni regge, per ora. Vedremo se avrà
davvero intenzione di andare al congresso anticipato e alla inevitabile conta.
Anche perché non è da escludere un ritorno di Prodi, quando cadono le prime foglie
dell'autunno. In fondo anche lui per ora si tiene le mani libere, ma i messaggi
che ha mandato in giro non sono certo rassicuranti per Veltroni. Intanto
"L'Unità" fa satira contro la sinistra veltroniana, come spiega il
nostro Gianni Penncchi: è tutta feste e terrazze, con una serie di amare
vignette-denuncia di Stefano Disegni, "matita cult" della sinistra.
E' COSI'? COSA NE PENSI? DI' LA TUA Scritto in Varie Commenti ( 19 ) "
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2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo post a un amico 29Apr 08
Quel venticello di Roma che diventa uragano. Per Veltroni Ebbene sì, la
straordinaria vittoria di Gianni Alemanno che ha abbattuto il "muro"
di Roma, non ha travolto solo Rutelli ma ha anche ridotto in macerie
(politiche) il loft veltroniano. E ha aperto la strada alla resa dei conti
all'interno del Pd. Dopo la sconfitta senza se e senza ma alle elezioni
politiche è arrivata la mazzata della perdita del Campidoglio. Altro che venticello
di Roma, il centrosinistra è stato spazzato via
dall'uragano Gianni. E ora, povero Walter? Quando inizieranno a volare gli
stracci in casa del bi-sconfitto, accusato da Rutelli di averlo lasciato solo e
atteso al varco da Massimo D'Alema? Dopo la sconfitta elettorale i leader dei
partiti di sinistra defenestrati a furor di voto popolare dal parlamento, si
sono dimessi. E Veltroni? Resterà a combattere come una sorta di San Sebastiano
infilzato dal centrodestra e dai suoi, oppure farebbe meglio a lasciare la
guida del Pd? In fondo lui sogna l'Africa e qualcuno dei suoi, perfidamente,
potrebbe anche soprannominarlo "sciupone l'africano", politicamente
parlando. Già, perché dall'I care all'inno all'obamismo pare proprio non averne
azzeccata una. Veltroni è in grado di costruire un grande partito di
centrosinistra di stampo europeo o ci sono altri in grado, meglio di lui, di
farlo? Cosa ne pensate? Veltroni deve restare o dimettersi? Dì la tua Secondo
voi, chi dovrebbe guidare il Pd? Vota il tuo leader Scritto in Varie Commenti (
58 ) " (131 votes, average: 1.49 out of 5) Loading ... Il Blog di Alberto
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Socialdemocratico lo consiglio vivamente di andarsi a... fabio cabaciuba: L'errore
di Veltroni? quando si è messo in testa di cambiare la politica italiana, è stato... Murgo Salvatore: Ve li ricordate quei giapponesi
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sfratto. Resisterà? L'autunno caldo di Walter. Dì la tua Walter e il loft degli
amici nemici. Cattolici contro radicali La Sapienza e il rito dell'intolleranza
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nemici del dialogo E Walter diventa il "premier ombra" Berlusconi e
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"ombra". Dite la vostra D'Alema batte un colpo. Contro Walter. E
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( da "Giornale.it, Il" del 25-06-2008)
Argomenti: Laicita'
In politica tutti
nodi vengono al pettine, dopo le sconfitte elettorali. Ma il sogno di Walter
Veltroni, creare un grande partito di centrosinistra, scommettere sul bipolarimo,
tagliare fuori la sinistra radicale (che è riuscito a estromettere dal
parlamento anche grazie al voto degli italiani) appare in questo momento
davvero un sogno. La verità è che Veltroni è sotto assedio, e a circondare il
fortilizio del loft sono proprio molti dei suoi: a cominciare da Massimo
D'Alema per finire al "silente" (troppo.) Romano Prodi. E a dargli un
avviso di sfratto di sfratto in modo diretto è Arturo Parisi, l'inventore
dell'Ulivo: "Cambiamo leader", dice senza tanti giri di parole con un
linguaggio che rifugge le liturgie del politichese vecchio stile (Pci, Dc).
Così, come scrive sul "Giornale" Paolo Guzzanti, la debolezza del
segretario ridà forza all'ala Furiosa (leggi l'articolo), alla sinistra che fa
dell'antiberlusconismo e del giustizialismo forcaiolo una ragion politica, una
questione di sopravvivenza: unico programma , in mancanza di proposte serie per
l'Italia, abbattere Berlusconi. Poi si vedrà. Del resto quando si è aperto il
dibattito su Veltrusconi, sul dialogo tra destra e sinistra, sulle grandi
riforme condivise nell'interesse del Paese, le nubi dell'uragano si sono subito
addensate sulla testa (da tagliare) del leader del Pd. Riuscirà Walter a
resistere all'assedio? A contrattaccare? A conquistare una leadership vera alla
guida di un'opposizione credibile e realmente alternativa? Ora tocca a lui non
spezzare quell'idea di una sinistra moderna e non condizionata da quella
radicale (e radical chic), a fare im modo che non resti solo un bel sogno.
Scritto in Varie Commenti ( 23 ) " (16 votes, average: 3.19 out of 5)
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Commenti Invia questo post a un amico 20Jun 08 L'autunno caldo di Walter. Dì la
tua Tanto tuonò che piovve, sul Partito democratico e sul suo leader dimezzato
Walter Veltroni. Già, perché le rese dei conti, nella sinistra. ma anche nel
centrosinistra, si consumano con calma, secondo un rito vecchio che ha alle
spalle decenni di scuola comunista e democristiana. Stretto fra l'offensiva di
Massimo D'Alema e della sua fondazione (corrente?), tra l'idea di ritorni
ulivisti (per alleanza allergate, acnora alla sinistra), tra il nodo delle
elezioni Europee e niet preventivo della Bindi al tentativo di
"abbraccio" con Casini e l'Udc, tra il secco e ribadito addio di
Prodi alla presidenza del Pd e il nodo gordiano dell'adesione al Pse (D'Alema
dice sì, gli ex Margherita dicono no, lui dice. andiamo oltre), Veltroni ora
scopre il doppio binario: dialogo sulle riforme con Berlusconi ma anche opposizione
più "dura" per non perdere consensi a vantaggio del vasto e diviso
mondo della sinistra a cui guarda invece D'Alema. Così alla Costituente del Pd
lancia la doppia sfida interna e esterna: no alle correnti personali (facile a
dirsi ma.) e "autunno in piazza" (più facile da fere e comodo):
Walter "buonista". ma anche "oppositore duro" di
Berlusconi, quello che ha strappato la tela del dialogo. Due volti dello stesso
leader che vuol impedire che la sua moneta di fresco conio politico venga
svalutata e rotoli via assieme al Pd. Perchè il rischio c'è, e Veltroni lo sa
bene: non c'è solo l'ombra lunga di D'Alema, ma pure quelle di Prodi (che il
segretario invita a restare ne l Pd). Tanto che, per fare un 'esempio, Rutelli
dice del Ppe: "Siamo più innovatori noi dei socialdemocratici". E
spinge Veltroni a dire, in Europa: "Costruiamo un nuovo campo
riformista". Come dire, andiamo oltre il Ppe altrimenti per noi sono guai.
Già, perché sul Ppe D'Alema e suoi, ma pare anch Fassino, la pensano in modo
opposto. Insomma, la "guerra" è solo agli inizi, con il voto alla
Costituente si cominceranno a contare le truppe e la traversata nel deserto è
appena iniziata. Vedremo chi sopravviverà alla guida dell'esercito perduto di
Senofonte. Parisi: "Se è l'Ulivo fatto partito, si è fatto male." E
gli attacchi arrivano dal centrosinistra, impietoso il giusidizio
dell'inventore dell'Ulivo. Arturo Parisi a margine dell'assemblea del Pd, non
risparmia una critica alla relazione di Walter eltroni che, tra l'altro, ha
fatto un esplicito riferimento all'Ulivo. "Noi abbiamo sempre lavorato con
l'idea che "Ulivo avesse come obiettivo un bipolarismo a vocazione
bipartitica ma con l'unificazione di tutto il campo del entrosinistra", ha
spiegato Parisi. Più in generale, l'ex ministro della Difesa ha detto del
discorso di Veltroni: "una comprensibile difesa del suo perato, purtroppo
l'unico giudizio sul nostro operato risulta essere quello degli elettori in
casi come la Capitale o a Sicilia". Scritto in Varie Commenti ( 102 )
" (23 votes, average: 3.61 out of 5) Loading ... Il Blog di Alberto
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10Jun 08 Walter e il loft degli amici nemici. Cattolici
contro radicali Il Pd sfoglia la margherita, dunque, nel senso che in casa
Veltroni tira aria di lite che potrebbe sfociare prima o poi in separazione.
Già, fra le anime diessina e teodem i rapporti non sono proprio idilliaci. Dopo
l'anatema dei cattolici
contro la "contaminazione" dei pannelliani, le dure critiche
di "Famiglia Cristiana" e della solita Binetti a cui si aggiunge l'ex
ministro Fioroni (infuriato) che dice "il loft? sembra di stare a
Teheran.", la frenata sull'adesione al Partito socialista europeo, la
strada per Veltroni è ancora più in salita. Da un lato c'è il governo
Berlusconi che piace sempre di più agli italiani, dall'altro il livello dello
scontro che assomiglia a un tutti contro tutti a pochi mesi dalle elezioni
europee. Di Pietro, ma anche i Teodem, D'Alema ma anche Rutelli che pare
meditare "vendetta" politica dopop la clamorosa trombatura rimediata
nella corsa al Campidoglio. E ci si mette pure Bertinotti, il "parolaio
rosso" di Pansa che rientra nel gioco della poltica con un seminario sul
futuro della sinistra e invita Massimo D'Alema, capace di guardare a sinistra
più di quanto non sappia o non voglia fare Veltroni (che vuole lo sbarramento
anche per le europee, tanto per tener fuori i "cespugli" rossi anche
dal parlamento di Strasburgo). Grande è l'agitazione nel campo della sinistra,
dove si agitano spettri di scissioni e "ricomposizioni". Già, perché
fra i teodem e gli uomini della margherita c'è chi guarda a Casini e quel che
resta dell'Udc, isolata e senza per ora spartito politico da suonare che la
lancia la sua Costituente popolare (a cui guarda con interesse anche Clemente
Mastella), e in più c'è chi teme le mosse di Rutelli. Intanto il governo
Berlusconi va. Scritto in Varie Commenti ( 35 ) " (26 votes, average: 3.12
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RSS Commenti Invia questo post a un amico 28May 08 La Sapienza e il rito
dell'intolleranza Prima il no dei Collettivi di sinistra a Papa Benedetto XVI,
poi il no al dibattito sulle foibe: alla Sapienza di Roma l'intolleranza è di
casa in nome di una "tradizione democratica" che tenta di riproporre
schemi antichi, quelli del "rituale antifascista" degli anni
Settanta. Già, brutto periodo quello, nelle università e nel Paese. con il
corollario nel secondo caso dei manifesti di Forza Nuova strappati dai militanti
dei Collettivi di sinistra, della rissa, degli arresti, delle polemiche e delle
accuse. Salvo poi chiarire (rapporto della Digos) che l'aggressione è partita
da sinistra. Ma stabilire colpe e responsabilità spetta ai giudici. E' il tema
dell'intolleranza travestita da antifascismo, come scrive il nostro Mario
Cervi, a preoccupare. E' il tentativo a questo punto nemmeno tanto mascherato
di ricreare un clima di tensione, di scontro e di odio, a preoccupare. E' il
tentativo di tornare allo schema degli opposti estremismi, ad allarmare.
L'intolleranza si traveste, sbandiera ideali nobili, ma resta intolleranza: di
parte e da parte di pochi. Bene ha fatto il sindaco di Roma Gianni Alemanno a
dire: "Noi dobbiamo lanciare messaggi chiari, ovvero che questi episodi
sono solati, estranei al contesto culturale e storico della nostra città e
della nostra nazione. Questo è il messaggio che deve venire da tutti. Quando si
costruiscono teoremi politici su una rissa tra giovani si comincia ad aprire un
varco e armare le contrapposizioni ideologiche. Bisogna evitare questi schemi e
queste persone vanno trattate come imbecilli fuori dalla storia e dal
tempo". Veltroni invita la destra a "non minimizzare" e dice
(giustamente) che le istituzioni devono stroncare subito l'insorgere della
violenza. Ma quale? quella di una parte o di quella di tutte le parti? penso
voglia dire quella di tutte. forse il "ma anche" stavolta ci sarebbe stato bene, per evitare fraintendimenti. Cosa che non fa
Marco Ferrando, leader del Partito comunista dei lavoratori:
"L'aggressione fascista a La Sapienza - sullo sfondo del nuovo quadro
politico - ripropone il tema dell'autodifesa come diritto democratico
elementare.E. E aggiunge il Ferrando: "E' necessario che ogni realtà
minacciata appronti strutture di autodifesa, democraticamente designate e
controllate". Parole gravi, le sue che ricordano proprio quegli anni di
piombo che la maggioranza degli italiani vorrebbe consegnare agli archivi della
storia. A chi giova strumentalizzare questi episodi per interessi di parte
politica? A chi giova tornare a pescare nel torbido? Credo a nessuno, una
democrazia è tanto più forte quanto è capace di rifiutare l'intolleranza delle
estreme politiche ("frange" si diceva una volta). Il "giustificazionismo
ideologico" stavolta non pagherebbe, gli italiani hanno scelto un' altra
strada. Il dibattito è aperto. Scritto in Varie Commenti ( 76 ) " (46
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Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo post a un amico 16May 08 Così
le tecnologie ci cambiano la vita. Dì la tua Vi è mai successo di dimenticare
il cellulare a casa? E' facile immaginare la sensazione che avete provato,
perché la maggioranza di noi l'ha vissuta in prima persona. Ci si sente persi.
Vulnerabili. Uno studio condotto da un gruppo di ricercatori britannici ha
rilevato che è una sensazione paragonabile alla "tremarella del giorno
delle nozze" o alla paura di quando si va dal dentista. Addirittura è stato coniato appositamente un termine medico.
"Nomofobia", così si chiama la paura di rimanere senza portatile
("nomo" è l'abbreviazione di no mobile). Quale futuro? Non c'è niente
da fare. Dobbiamo ammetterlo. La tecnologia fa parte di noi. Della nostra
quotidianità. Ma dove stiamo andando? Quali saranno i nuovi mezzi di
comunicazione e quale ruolo ricopriranno in un futuro più o meno vicino?
Possible. ou probable Il Gruppo Editis, una prestigiosa casa editrice francese,
ha proposto il suo punto di vista attraverso la realizzazione di un
cortometraggio intitolato "Possible ou probable". Il film, che ha
ricevuto il Laurier di bronzo al festival di Creusot, si propone di fare un
salto in avanti nel tempo. Nella vita di una giovane coppia nell'era
dell'editoria digitale. Di' la tua Editis apre il dibattito. Il Giornale.it, in
occasione del 17 maggio, giornata mondiale delle Telecomunicazioni e della
Società dell'Informazione, segue lasciando a voi lo spazio per esprimere le
vostre idee e le vostre riflessioni su quello che è e che potrà essere. Guarda
il cortometraggio (9 minuti) Scritto in Varie Commenti ( 12 ) " (115
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Berlusconi, Veltroni e i nemici del dialogo Il discorso di Silvio Berlusconi
alla Camera (leggi il discorso del premier), l'apertura unilaterale al dialogo
con l'opposizione (che è seguita alla telefonata del premier a leder del Pd),
sono i segnali più evidenti che qualcosa sta davvero cambiando, nel Parlamento
e nel Paese. Aggiungiamoci anche il discorso del presidente della Repubblica
Giorgio Napolitano di alto profilo istituzionale e politico, come ha
riconosciuto il presidente della Camera Gianfranco Fini. Insomma, molti saranno
scettici, ma parlare di avvio di Terza Repubblica forse non è azzardato. Basta
rileggere le parole del premier, il "sì" di Fassino a nome del Pd:
l'asse Berlusconi-Veltroni si rinsalda, su questo punto cruciale, pur nella
distinzione dei ruoli. Ma non sono tutte rose e fiori, anche Berlusconi e
Veltroni devono fare come Fanfani qualche decennio fa: contare amici e nemici.
E parare i colpi. Soprattutto Veltroni. Sconfitta alle urne la sinistra
massimalista, resta da sconfiggere il partito "giacobino", quei
giustizialisti che sono ripartiti alla carica (vedi il caso Travaglio-Schifani)
e faranno di tutto per mettere i bastoni fra le ruote proprio a Veltroni. E'
lui l'anello "debole" che la sinistra giacobina vuole colpire fino a
indebolirlo e condizionarlo. Una prova? La sceneggiata di Antonio Di Pietro
alla Camera: "Noi non abboccheremo, non intendiamo cadere nella tela del
ragno. Abbiamo memoria e non intendiamo perderla. Conosciamo bene la sua storia
personale e politica". Così ha parlato Tonino, l'ex pm. Ma il bersaglio
non è il Cavaliere. No, lui ha una maggioranza solida, consegnatagli dal voto
popolare. Il bersaglio è Walter, e di Pietro non è certo il suo solo nemico.
C'è un filo che lega il Santoro, Travaglio, Grillo. Tonino punta dritto su quel
mondo e pensa alle Europee del 2009. Come ci pensa su un altro versante Massimo
D'Alema, tornato gran manovratore dentro e fuori il Pd. Del resto, come
racconta Augusto Minzolini sulla "Stampa", alla cerimonia della
consegna della Campanella usata per le riunioni del Consiglio dei ministri,
Prodi ha detto a Berlusconi: "Tu sei un avversario, io i veri nemici li ho
avuti qua dentro.". La battuta ora vale anche per Veltroni. A cosa serve
un'opposizione parlamentare debole in una Paese normale? Peserà di più l'opposizione
nelle piazze? L'apertura di Berlusconi (ma già in campagna elettorale era stato chiaro) aiuta Veltroni, ma anche l'Italia. L'ha capito
anche Walter: "Occorre il riconoscimento della vittoria e della
responsabilità da parte degli sconfitti ma anche l'equilibrio dei vincitori,
perciò vi prendo in parola: siamo pronti da subito. Ma non pensate di avere il
paese in mano". Scritto in Varie Commenti ( 101 ) " (52 votes,
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Articoli Feed RSS Commenti Invia questo post a un amico 09May 08 E Walter
diventa il "premier ombra" Dopo Occhetto (Pci poi Pds) nel 1989,
Veltroni (Pci, Pds, Ds, Pd): la storia sembra ripetersi (ovviamente Veltroni
spera in esiti migliori.) e torna il "governo ombra" (leggi
l'articolo). Edizione rinnovata e aggiornata ai tempi di quella lontana
esperienza partorita a Botteghe Oscure che - come ha ricordato Visco all'Unità
- fu un fallimento e l'ex ministro ritiene che ci sarà il bis). Veltroni
diventa "premier ombra" del "governo dell'opposizione":
alla fine dopo trattative e incontri, divisioni e riavvicinamenti, no
eccellenti (D'Alema e Parisi), tentennamenti divenuti alla fine un "sì
accetto" (Bersani) ed entusiasti (Fassino, Franceschini) il leader del
Partito democratico ha varato lo "shadow cabinet" di stampo
anglosassone. Per ora le analogie finiscono qui, inutile fare il processo alle
intenzioni che sulla carta sono buone. Tanto che la lista dei ministri ombra è
stata presentata al presidente Napolitano (che fece parte - Esteri - della
prima compagine occhettiana). Certo è sospetta la fretta con cui Walter si è
affrettato a dichiarare "con D'Alema nessun conflitto, perché bisognerebbe
essere in due.". Come dire: non sono io quello che polemizza e fa i distinguo.
Insomma ponti d'oro al D'Alema portatore d'idee nel suo"ruolo importante
che deve svolgere" alla fondazione ItalianiEuropei. Dopotutto il
centralismo democratico non c'è più in casa degli ex-post e a-comunisti. Andare
avanti, pensare subito alla direzione del Pd che sarà partorita dall'assemblea
costituente. Mentre sprisce il "caminetto" e nasce il coordinamento
dei "nove" che affiancherà il segretario piddino. Insomma, Veltroni
riparte per tentare di rafforzare la sua non fortissima leadership. Vedremo se
anche a sinistra nascerà davvero il "partito di Veltroni". Scritto in
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post a un amico 08May 08 Berlusconi e il governo del "fare". Veltroni
e le liti sul governo "ombra". Dite la vostra Il governo Berlusconi
quater va e stavolta per i detrattori più accaniti del Cavaliere sarà difficile
sostenere che non c'è niente di nuovo a Palazzo Chigi. Già, perché i ministri
(quelli che contano, con portafoglio) sono solo 12 (9 senza portafoglio ma con
la casella chiave delle Riforme affidata a Umberto Bossi) e perché sono entrati
uomini nuovi che affiancano ministri già collaudati: 13 new entry (quattro
hanno fra 31 e 40 anni). Continuità-discontinuità, insomma. Il premier è deciso
è riprendere il filo del suo progetto Paese interrotto dai due anni di Prodi,
ma molto è cambiato. Questo sarà davvero il governo del premier, innanzitutto,
che potrà contare su un nocciolo duro di governo che ruota attorno al
sottegretario alla Presidenza del Consiglio Gianni Letta, a Tremonti, Bossi,
Maroni. e poi ci sono Matteoli e La Russa. Poco spazio ai tradizionali giochi
di partito e 23 giorni per mettere a posto tutto, come ha riconosciuto
soddisfatto il presidente Giorgio Napolitano ("Lungaggini? Siamo stati più
veloci della Spagna."). Velocità, azione (ai tempi di Craxi fu coniato
l'efficace "decisionismo"), la scelta bipartitica degli elettori che
hanno semplificato il quadro politico di maggioranza e opposizione rende tutto
più "decisionista" e apre la strada a una nuova stagione del
"fare". Berlusconi su questo è deciso: anche perché da
"fare" c'è davvero molto: pensiamo solo al caso Alitalia o alla
vergogna dei rifiuti in Campania. E poi ci sono "problemini" non da
poco che si chiamano stipendi, carico fiscale, sicurezza, immigrazione
clandestina, rilancio del sistema paese, costi della politica e della
burocrazia, federalismo. Mali antichi e problemi nuovi. Ecco perché Berlusconi
ancora una volta ha sparigliato le carte. Per "fare", come chiedono
gli italiani, serve un governo del premier (il Cavaliere) più che dei partiti.
Ora ci aspettano i primi cento giorni di "luna di miele" con il Paese
e le responsabilità di governo e maggioranza sono davvero grandi. Intanto la
sinistra litiga sul governo che non ha sul "governo ombra" voluto da
Veltroni (leggi l'articolo). Già perché anche il premier ombra ha i suoi
problemi. Intanto D'Alema e Parisi hanno detto no, Bersani non è convinto,
mentre Fassino ha detto sì per recuperare ruolo e visibilità. Ma serve il
governo ombra? Esperienza di stampo anglosassone già sperimentata nel 1989 dal
Pci poi diventato Pds. Allora non funzionò. lo volle Achille Occhetto quandò
andò in crisi il governo De Mita e subentrò Andreotti (sesto governo) e la
maggioranza era pentapartito. Sapete chi c'era? Giorgio Napolitano (esteri),
Visco (finanze), Giovanni Berlinguer (sanità), Scola (spettacolo), Rodotà
(giustizia). E oggi sull'Unità lo stesso Visco lo stronca: "Il governo
ombra non ha un suo ruolo istituzionale e dunque non riesce ad operare. Si
aggiunga il fatto che in un sistema dove ci sono più partiti, e non solo due
come in Gran Bretagna, ciascun partito ha gruppi e rappresentanti in commissione.
A questo punto si capisce perché non è stato esportato
dalla Gran Bretagna in nessun altro paese. Lì è un luogo riconosciuto
dell'opposizione. Da noi no". Senza contare, fa notare Visco, che tale
proposta "anche interessante nella nostra esperienza passata non
funzionò" e che "ci sono delle persone autorevoli dei partiti che
stanno fuori dal governo ombra e che certo non smetteranno di dire quello che
pensano", a cominciare da Massimo D'Alema. Comunque Walter ci riprova ma
quello che dovrebbe essere un punto di forza del Pd rischia di rivelare che il
re è nudo, perché sta mettendo in mostra divisioni correntizie, lacerazioni
personali di un partito che pare allo sbando ed in cerca della rotta con una
bussola rotta. Scritto in Varie Commenti ( 67 ) " (49 votes, average: 2.1
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RSS Commenti Invia questo post a un amico 05May 08 D'Alema batte un colpo.
Contro Walter. E "L'Unità" se la prende con la sinistra veltroniana
tutta feste e terrazze E alla fine Massimo D'Alema parlò. Dopo una campagna
elettorale che è apparsa ai più "silente" (salvo evitare le
dimissioni di Bassolino in Campania per scongiurare il voto anticipato alla
Regione ed rinviare l'ennesima sconfitta del Pd), il ministro degli Esteri ha
rivestito i panni dell'uomo di partito e ha iniziato a sparigliare le carte nel
loft veltroniano. già, perché la resa dei conti post elettorali sarà lunga e
sicuramente non indolore nel centrosinistra. "La sconfitta è stata grave,
ed è di lungo periodo. Serve quindi una riflessione approfondita.". Primo
colpo. "La sintonia tra Berlusconi e il Paese, cominciata nel '94, non è
mai finita". Secondo colpo. Il Pd "deve cercare di coalizzare
coalizzare tutte le forze che si oppongono alla destra" perché anche se
non è in Parlamento la sinistra radicale "non è scomparsa dal Paese e il
Pd non è chiamato a continuare a correre sempre da solo, anche perché in Italia
ci sono leggi elettorali diverse. Con il 33% l'autosufficienza sarebbe un
errore". Quarto colpo. Partito del Nord? "Abbiamo bisogno di un
grande partito nazionale, fortemente radicato nel territorio, con una struttura
federale che abbia dei leader". Quinto colpo. "Non sono candidato nè
aspiro a nessuna carica, quindi non sono antagonista di nessuno". Sesto
colpo, il più pericoloso perché, tradotto significa "caro Vetroni, mi
tengo le mani libere.". Così emerge "l'altra linea del Pd"
a-veltroniano, che sembra saldare attorno a D'Alema anche il prodiano Parisi e
il delusissimo (e furibondo) Rutelli, in cerca di rivincite, lui che è stato mandato allo sbaraglio. Per ora Veltroni regge, per
ora. Vedremo se avrà davvero intenzione di andare al congresso anticipato e
alla inevitabile conta. Anche perché non è da escludere un ritorno di Prodi,
quando cadono le prime foglie dell'autunno. In fondo anche lui per ora si tiene
le mani libere, ma i messaggi che ha mandato in giro non sono certo
rassicuranti per Veltroni. Intanto "L'Unità" fa satira contro la
sinistra veltroniana, come spiega il nostro Gianni Penncchi: è tutta feste e
terrazze, con una serie di amare vignette-denuncia di Stefano Disegni,
"matita cult" della sinistra. E' COSI'? COSA NE PENSI? DI' LA TUA
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questo post a un amico 29Apr 08 Quel venticello di Roma che diventa uragano.
Per Veltroni Ebbene sì, la straordinaria vittoria di Gianni Alemanno che ha
abbattuto il "muro" di Roma, non ha travolto solo Rutelli ma ha anche
ridotto in macerie (politiche) il loft veltroniano. E ha aperto la strada alla
resa dei conti all'interno del Pd. Dopo la sconfitta senza se e senza ma alle
elezioni politiche è arrivata la mazzata della perdita del Campidoglio. Altro
che venticello di Roma, il centrosinistra è stato
spazzato via dall'uragano Gianni. E ora, povero Walter? Quando inizieranno a
volare gli stracci in casa del bi-sconfitto, accusato da Rutelli di averlo
lasciato solo e atteso al varco da Massimo D'Alema? Dopo la sconfitta
elettorale i leader dei partiti di sinistra defenestrati a furor di voto
popolare dal parlamento, si sono dimessi. E Veltroni? Resterà a combattere come
una sorta di San Sebastiano infilzato dal centrodestra e dai suoi, oppure
farebbe meglio a lasciare la guida del Pd? In fondo lui sogna l'Africa e
qualcuno dei suoi, perfidamente, potrebbe anche soprannominarlo "sciupone
l'africano", politicamente parlando. Già, perché dall'I care all'inno
all'obamismo pare proprio non averne azzeccata una. Veltroni è in grado di
costruire un grande partito di centrosinistra di stampo europeo o ci sono altri
in grado, meglio di lui, di farlo? Cosa ne pensate? Veltroni deve restare o
dimettersi? Dì la tua Secondo voi, chi dovrebbe guidare il Pd? Vota il tuo
leader Scritto in Varie Commenti ( 58 ) " (131 votes, average: 1.49 out of
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dici caro Fabio? Cambiare la Costituzione? E' impensabile che Veltroni posssa
farlo! Il... Federico Fanelli: .Veltroni.non vale la pena di parlarne. inutile
quasi come Rutelli. Mi piace dire... valentino: Carissimo Mazzari, se Uolter
vuole creare un Partito Socialdemocratico lo consiglio vivamente di andarsi
a... fabio cabaciuba: L'errore di Veltroni? quando si è messo in testa di
cambiare la politica italiana, è stato... Murgo
Salvatore: Ve li ricordate quei giapponesi che alla fine degli anni sessanta
venivano ritrovati in alcune isole... I più inviati Sayed, primo risultato
della mobilitazione internazionale: il senato afgano ha ritirato la conferma
della condanna a morte - 12 Emails Pensioni, a chi gli aumenti... - 3 Emails E
Walter diventa il "premier ombra" - 2 Emails Berlusconi e il governo
del "fare". Veltroni e le liti sul governo "ombra". Dite la
vostra - 1 Emails Berlusconi, Veltroni e i nemici del dialogo - 1 Emails La
Sapienza e il rito dell'intolleranza - 1 Emails Ultime News Commercio, vendite
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"ombra". Dite la vostra D'Alema batte un colpo. Contro Walter. E
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terrazze Quel venticello di Roma che diventa uragano. Per Veltroni Pagine About
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( da "Riformista, Il" del 25-06-2008)
Pubblicato anche in: (Riformista, Il)
Argomenti: Laicita'
Metamorfosi ex feudo
dei cattolici democratici, oggi risente dell'influenza
di bertone L'ombra di Ratzinger sulla nuova Famiglia Cristiana Cosa diavolo sta
succedendo a Famiglia Cristiana ? Possibile che la più importante e gloriosa
rivista d'ispirazione cattolica (almeno stando al numero di lettori) ogni
settimana sbandi attaccando ora la sinistra ora la destra, oggi il Pd, domani
il Cavaliere, a mo' di giostra che girando all'impazzata sbatte a casaccio
contro questo o quello ostacolo? La risposta non è difficile da dare e,
ovviamente, è la più scontata. Gli attacchi di Famiglia Cristiana , quelli
(tanto per fare due esempi) di quindici giorni fa al Pd - è un "partito
fantasma" infettato da un'"anarchia dei valori teorizzata da
Berlusconi", un partito che ha tradito "lo spirito originario che
aveva portato Ds e l'ex Margherita a fondersi", un partito nel quale i cattolici sono destinati a fare la "riserva
indiana" - e quelli di questa settimana al Cavaliere - "ha
un'ossessione: i magistrati", si legge nell'editoriale, "e una
passione: gli avvocati. Naturalmente, i primi sono contro di lui, gli altri li
fa eleggere in Parlamento. E uno, ex segretario personale, lo mette ministro
della Giustizia" - hanno uno scopo preciso: lasciare alle spalle la linea
smaccatamente pro cattolicesimo democratico (adulto o di sinistra che dir si
voglia) per fare propria, ovviamente secondo la propria sensibilità, la
battaglia ratzingeriana della difesa dei valori. Su tutti, il valore della
famiglia, quella tradizionale, fondata sul sacramento del matrimonio. Un
cambiamento di rotta sul quale, si dice, abbia avuto una certa influenza anche
il segretario di Stato vaticano Tarcisio Bertone, stufo di sentire da presuli e
prelati, preti e suore, lamentele d'ogni genere per articoli non sempre
ortodossi usciti dalle penne dei giornalisti assunti dalle edizioni paoline.
Certo, i paolini (oltre a Famiglia Cristiana dirigono altre riviste: Il
Giornalino , Club 3 , Jesus , Famiglia Oggi , Letture , Gbaby , vita pastorale
, Gazzetta d'Alba , la Domenica ) ci tengono parecchio a sottolineare la
propria indipendenza intellettuale dalle gerarchie: loro, per intenderci, non sono come La Civiltà Cattolica le cui bozze sono visionate
prima della pubblicazione dalla segreteria di Stato vaticana. Eppure, a conti
fatti, la sbandata degli ultimi mesi in favore di una linea intransigente con
tutti sui valori, suona come un tentativo di svoltare verso la linea papale mai
registratosi in precedenza. Ai tempi della Dc, Famiglia Cristiana stava
col partito. Vendeva un milione di copie e compattava al suo interno quelle
differenze tra i cattolici che oggi prendono forma nei
diversi schieramenti politici. Poi, mentre l'Italia cambiava, Famiglia
Cristiana ha abbracciato le istanze dei sindacati cattolici,
del cattolicesimo democratico, cercando di rimanere comunque una rivista di
massa, di popolo, capace di parlare a tutti. Sono i primi anni della direzione
di don Leonardo Zega (1981-1997). Anni caratterizzati da un crescendo di
politica anti berlusconiana, politica la cui ultima goccia velenosa venne
versata giusto l'"altro ieri", ovvero durante la campagna elettorale
per le politiche del 2006. Berlusconi si rifiutò di farsi intervistare dal
settimanale perché, a suo giudizio, "Famiglia Cristiana sta
dichiaratamente e inspiegabilmente appoggiando Prodi e i comunisti". Ma fu
davvero l'ultimo episodio di una linea oramai in decadenza perché, già dal
momento dell'elezione di Ratzinger al soglio di Pietro, qualcosa è cambiato.
Per carità, l'attuale direttore di Famiglia Cristiana , don Antonio Sciortino,
non si è mai distinto per un appoggio incondizionato al Cavaliere, anzi. Ma,
intorno a sé, ovvero negli organi dirigenziali dei paolini, si è via via dovuto
accorgere della presenza di personale targato Ratzinger e, con questo, ha
dovuto confrontarsi: don Antonio Tarzia, da poco tempo direttore di Jesus , vanta
una amicizia di vecchia data con l'attuale Pontefice; mentre Elio Guerriero
(vice direttore editoriale delle Edizioni San Paolo) è colui che ha curato,
assieme a Ingrid Stampa, l'edizione italiana del libro di Benedetto XVI
dedicato a Gesù di Nazaret. Non solo, è colui che da anni dirige la rivista
internazionale di teologia Communio , fondata anni fa da Ratzinger e Hans Urs
von Balthasar in antitesi alla più progressista Concilium . Le Edizioni Paoline
hanno visto il proprio bilancio crescere dopo l'elezione di Benedetto XVI. Sono
loro, infatti, ad avere i diritti sulle principali opere di Ratzinger prima del
pontificato. La crescita, probabilmente, non basterà a bloccare la messa in
campo di una politica di taglio dei costi che prevede, a breve, la chiusura
della redazione romana di Famiglia Cristiana . Non basterà nonostante, ancora
oggi, a differenza degli altri periodici paolini, il bilancio di Famiglia
Cristiana sia in positivo. Quello che conta è contare ancora qualcosa. E, in
questo senso, la nuova linea pare stia pagando. (P. Rodari) 25/06/2008.
( da "Voce d'Italia, La" del 25-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Esteri Arrestato Follieri, ex della Hathaway Accusato di truffa e
riciclaggio, rischia tra gli 87 e i 103 mesi di carcere New York, 25 giu. - è
finito in manette Raffaello Follieri, l'imprenditore pugliese diveuto famoso
per la sua storia d'amore con l'attrice Anne Hathaway, la protagonista de
"Il diavolo veste Prada", durata quattro anni e finita da poco. Le
accuse per lui sono di truffa e riciclaggio di denaro. L'imprenditore italiano,
che era stato in affari anche con la famiglia Clinton,
si è presentato davanti alla Corte federale di Manhattan. Dopo l'udienza in
tribunale, Follieri è stato portato in un ospedale per
"un attacco" non meglio specificato, forse si tratta di un'infezione.
Il giudice ha fissato in 21 milioni di dollari (circa 14 milioni di euro) la
cauzione per la libertà vigilata. Una cifra astronomica. Il tetto e' stato fissato cosi' alto per via dell'alto pericolo di fuga.
Sull'imprenditore pendono dodici capi di imputazioni tra cui associazione a
delinquere finalizzata a truffa, trasferimenti di denaro e riciclaggio. Ad
incastrare Follieri sono state le e-mail e le tracce dei movimenti tra i conti
bancari. I reati per cui e' accusato Follieri potrebbero essere puniti
teoricamente fino a un massimo di 225 anni di reclusione, in realta' l'imprenditore
rischia tra gli 87 e i 103 mesi di carcere. Follieri, 29enne di San Giovanni
Rotondo trasferitosi negli States nel 2003, secondo l'accusa, si spacciava come
amministratore delegato delle finanze vaticane e avrebbe usato
il millantato credito presso la Santa Sede per ottenere proprietà della Chiesa
cattolica americana a prezzo scontato rispetto al reale valore di mercato.
Giunto a New York si era presentato come emissario della Chiesa cattolica,
grazie alla consulenza di Andrea Sodano, nipote dell'allora segretario di Stato
vaticano. La Santa Sede ha però negato qualsiasi rapporto con lui.
Follieri ha tentato di comprare e rivendere gli immobili che la Chiesa
cattolica americana e' costretta a cedere per pagare i debiti e i risarcimenti
alle vittime dei preti omosessuali. Gia' 2007 il miliardario californiano Ron
Burkle, amico della famiglia Clinton, aveva denunciato Follieri per
appropriazione indebita di 1,3 milioni di dollari. Secondo i calcoli del Fbi,
il giovane pugliese avrebbe inoltre trasferito oltre 2 milioni di dollari di
Burkle su un conto a Montecarlo da lui controllato. Mentre 387.000 dollari
sarebbero finiti su conti del Vaticano non meglio specificati. Inoltre il
Follieri Group, di cui il finanziere è amministratore delegato, è stato condannato a pagare 275mila dollari più le spese al
Carmen Group, un società di lobbisti di Washington. Ad aprile Follieri e'
finito sotto accusa anche per un assegno scoperto da 215 mila dollari. La
vicenda di Follieri in versione americana, ricorda tanto una gia' vista e
sentita nel nostro Paese. Si spacciava per immobiliarista. C'e il finanziere,
Ron Burkle, uno degli uomini più ricchi del mondo, c'e' il politico, Bill
Clinton, e la star del cinema, Anne Hathaway. L'epilogo e' simile alla storia
che ben conosciamo. La denuncia di Burkle per truffa, Clinton che dichiara di
conoscerlo a malapena. E la settimana scorsa, ciliegina sulla torta Anne ha
annunciato pubblicamente di aver rotto con lui.
( da "Giornale.it, Il" del 25-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Mi trovo a Roma e ho
raccolto ulteriori informazioni che aiutano a inquadrare meglio le cinque condizioni
presenti nella lettera del cardinale Castrillòn Hoyos a mons. Fellay.
Innanzitutto quelle condizioni non sono poste ai lefebvriani in generale, ma
proprio al loro superiore, cioè lo stesso Fellay. Il quale nei colloqui
manifesta volontà di dialogo, poi però scrive e sottoscrive attacchi durissimi
contro il Papa. Le cinque condizioni sono dunque un passo previo per arrivare
alla cancellazione della scomunica. Centrale è il punto dedicato al fatto che
la Fraternità, e i suoi superiori, danno l'impressione di sentirsi. superiori
allo stesso Pontefice, di giudicarlo dall'alto, come se la San Pio X fosse la
"vera" Chiesa e la "vera" Roma, e la Chiesa cattolica
guidata da Benedetto XVI fosse un gruppo separato che deve rientrare nella
piena comunione con Econe e Menzingen. La verità, purtroppo, è che si sono
ormai stratificati atteggiamenti e prese di posizione (lo dimostrano anche
alcuni commenti presenti nel precedente post) che rendono difficile riconoscere
questo elementare dato: non sono i lefebvriani la vera Chiesa, la vera Chiesa
cattolica è quella in comunione con Benedetto XVI. Mai come in questo momento
il cuore pastorale e generoso del Pontefice, attraverso il cardinale Castrillòn
è aperto alla riconciliazione. Ma è la San Pio X che deve tornare all'ovile
dopo l'atto scismatico della consacrazione illecita dei vescovi fatta da
Lefebvre, non è la Santa Sede a dover chiedere scusa ai lefebvriani. Scritto in
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articolo a un amico 24Jun 08 Ecco le cinque condizioni della lettera a Fellay
Sono venuto in possesso delle cinque condizioni poste a monsignor Fellay in
vista del rientro nella piena comunione con Roma. Al contrario delle iniziali
indiscrezioni, non si parla di accettazione del Concilio o della nuova messa:
sono condizioni generali previe. Di fatto la Santa Sede, mostrando una grande
generosità, chiede di non attaccare la persona del Papa. Monsignor Fellay ha
invocato da Benedetto XVI la revoca della scomunica, la richiesta di
rispettarne l'autorità senza più pretendere essere destinatari di un magistero
"superiore" a quello del Pontefice regnante mi sembra una condizione
di buon senso! Questo il testo della lettera che porta la firma del cardinale
presidente di Ecclesia Dei: Condizioni risultanti dall'incontro del 4 giugno
2008 tra il cardinale Dario Castrillon Hoyos e il vescovo Bernard Fellay: 1)
L'impegno a una risposta proporzionata alla generosità del Papa. 2) L'impegno
ad evitare ogni intervento pubblico che non rispetti la persona del Santo Padre
e che possa essere negativo per la carità ecclesiale. 3) L'impegno a evitare la
pretesa di un magistero superiore al Santo Padre e di non proporre la
Fraternità in contrapposizione alla Chiesa. 4) L'impegno a dimostrare la
volontà di agire onestamente nella piena carità ecclesiale e nel rispetto
dell'autorità del Vicario di Cristo. 5) L'impegno a rispettare la data -
fissata alla fine del mese di gigno - per rispondere positivamente. Questa sarà
una condizione richiesta e necessaria come preparazione immediata all'adesione
per avere la piena comunione. Scritto in Varie Commenti ( 86 ) " (9 votes,
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Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 23Jun 08 Accordo
tra S.Sede e lefebvriani, conto alla rovescia E' iniziato il conto alla
rovescia per l'accordo tra la Fraternità San Pio X fondata dal vescovo francese
Marcel Lefebvre e la Santa Sede, come scrivo sul Giornale di oggi. I
lefebvriani, che hanno chiesto la revoca della scomunica, dovranno rispondere
entro il 28 giugno alle proposte presentate per conto di Benedetto XVI dal
cardinale Dario Castrillòn Hoyos, presidente della pontificia commissione
"Ecclesia Dei". Si tratta di cinque punti da sottoscrivere, chiariti
i quali la Fraternità potrà rientrare nella piena comunione con Roma. E'
un'occasione irripetibile: i lefebvriani da tempo chiedevano la liberalizzazione
del messale antico - e Papa Ratzinger con il Motu proprio "Summorum
pontificum cura" ha ridato piena cittadinanza al rito preconciliare - ed è
innegabile la "catechesi" che negli ultimi tempi proviene dalle messe
papali, con il recupero di alcuni elementi tradizionali. La Fraternità dovrà
accettare il Concilio Vaticano II e la piena validità del rito liturgico
post-conciliare (entrambi i punti furono già sottoscritti dallo stesso
monsignor Lefebvre nel 1988) e per quanto riguarda la sua sistemazione canonica,
potrebbe essere configurata come una "prelatura". E' noto però che vi
sono resistenze interne: queste dovrà cercare di superare il vescovo Bernard
Fellay, superiore dei lefebvriani, nei prossimi giorni, in occasione del
capitolo generale. Ora che l'antica messa è stata
liberalizzata - seppur con molte difficoltà e clamorose disobbedienze - molti
fedeli tradizionalisti non comprendono perché la Fraternità non si accordi con
Roma rientrando pienamente nella comunione cattolica. Circostanze così favorevoli
con tutta probabilità non si ripeteranno più. Scritto in Varie Commenti
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amico 22Jun 08 Il commiato di Ruini, le spiegazioni di Fisichella Ieri sera in
San Giovanni in Laterano il cardinale Vicario di Roma Camillo Ruini ha
celebrato il 25 anniversario del suo episcopato (la data esatta della
consacrazione in realtà è 29 giugno) accomiatandosi dalla diocesi. Ha
ringraziato i collaboratori e ha tenuto un'omelia per certi versi inedita,
chiedendo scusa per la "mediocrità" della sua preghiera. Questo è
l'ampio articolo che pubblico oggi sul Giornale. L'avvicendamento di Ruini con
Vallini sarà annunciato venerdì prossimo, 27 giugno. Sempre sulle pagine
odierne, pubblico anche un'intervista al rettore della Lateranense e nuovo
presidente della Pontificia Accademia per la vita, monsignor Rino Fisichella,
che interviene sul tema della comunione ai divorziati risposati, sollevato ieri
mattina da Silvio Berlusconi davanti al vescovo di Tempio Pausania. Scritto in
Varie Commenti ( 76 ) " (8 votes, average: 4.5 out of 5) Loading ... Il
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articolo a un amico 21Jun 08 "La bandiera arcobaleno è New Age, torniamo
alla croce" Sul Giornale di oggi pubblico un articolo che riprende una
lunga e articolata riflessione messa online ieri dall'agenzia Fides della
Congregazione per l'evangelizzazione dei popoli, diretta da Luca De Mata. Vi si
sottolinea come sia del tutto improprio l'uso della bandiera della pace
arcobaleno, dimostrando che l'origine di quel simbolo è la Teosofia (corrente
filosofico-religiosa di tipo gnostico, legata alle religioni orientali) e oggi
il New Age: dunque quanto di meno cattolico possa esistere, dato che il
sincretismo gnostico e più pericoloso per il cristianesimo - che è invece un
avvenimento storico basato sull'incarnazione - dello stesso materialismo ateo.
Vi invito a leggerlo e a farlo leggere a quei parroci che hanno disteso la
"rainbow flag" nelle chiese e persino sugli altari. Scritto in Varie
Commenti ( 130 ) " (14 votes, average: 4.57 out of 5) Loading ... Il Blog
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articolo a un amico 19Jun 08 Pio XII, suor Pascalina e gli archivi ebraici Sul
Giornale di oggi pubblico un lungo articolo di recensione alla nuova biografia
di suor Pascalina Lehnert, la religiosa che accudiva Pio XII: il volume, edito
dalla San Paolo, s'intitola "La signora del sacro palazzo". Il volume
è serio e documentato, il titolo (cambiato rispetto all'edizione tedesca) a mio
avviso indulge un po' troppo allo scandalismo. Ma si sa che contro Papa Pacelli
e la sua corte si può sparare (e c'è "l'aggravante" che Pascalina era
una donna, e dunque "sospetta"), mentre sui pure potenti e influenti
segretari di altri Papi è d'obbligo il rispetto e la riverenza. Sulla stessa
pagina pubblico anche un pezzo che annuncia le iniziative della Santa Sede per
ricordare i 50 anni dalla morte di Pio XII: una mostra fotografica e di oggetti
(alla quale ho collaborato anch'io), realizzata dal Pontificio comitato di
Scienze storiche, un convegno sulla modernità del magistero di Papa Pacelli e
su come questo abbia influito decisamente sul Concilio Vaticano II. Inoltre,
sono annunciati un convegno sui presunti "silenzi" a Gerusalemme e
una riunione di esponenti dell'ebraismo americano che intendono esprimere la
loro gratitudine per ciò che Pio XII fece in favore dei perseguitati.
Presentando le iniziative (martedì scorso, ma il pezzo esce solo oggi perché è
saltato dalla pagina, "scalzato" dalla morte di Mario Rigoni Stern),
monsignor Brandmuller, presidente del Pontificio comitato di Scienze storiche,
ha detto: "Ci sono 15 archivi israeliani che hanno documenti ancora non
visibili e che nessuno indaga". Scritto in Varie Commenti ( 85 ) "
(14 votes, average: 3.86 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli ©
2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 15Jun
08 Famiglia sotto attacco, i rischi che arrivano dall'Europa La famiglia è
sottoposta all'attacco di forze che "cercano di indebolirla". Questo
ha detto ieri sera Benedetto XVI ai giovani brindisini, che lo accolgono con
grande calore in una delle poche regioni italiane che, su iniziativa della
giunta guidata da Niki Vendola, ha legiferato per concedere diritti alle coppie
di fatto. A loro il Papa ha ricordato che "fra i valori radicati" di
questa terra c'è "il rispetto della vita" e "l'attaccamento alla
famiglia" che oggi "è esposta al convergente attacco di numerose
forze che cercano di indebolirla". Nei giorni scorsi ho pubblicato sul
Giornale un articolo sulle minacce che sommessamente (e subdolamente) arrivano
su questa materia dall'Europa, attraverso quello che la professoressa Marta
Cartabia ha definito "colonialismo giurisdizionale": vale a dire la
modifica delle legislazioni familiari a colpi di sentenze delle corti europee.
Un dibattito attualissimo, dopo la clamorosa bocciatura dell'Irlanda del
Trattato di Lisbona. Scritto in Varie Commenti ( 296 ) " (23 votes,
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Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 14Jun 08 Ancora
sugli statuti del Cammino, approvati dalla Chiesa Sono in partenza per Brindisi
e Santa Maria di Leuca dove questo pomeriggio e domani seguirò la visita di
Papa Ratzinger. Apro questo nuovo spazio perché il precedente thread dedicato
ai neocatecumenali ha un record di commenti che rende difficile aprire la
pagina. Non posso fare a meno di prendere le distanze da coloro che hanno
tacciato e continuano a tacciare il Cammino di eresia, da coloro che hanno
fatto paragoni davvero offensivi avvicinando il fondatore del Cammino a
dittatori feroci. Leggo con attenzione tutti i distinguo, le prese di distanza,
gli appunti sulla libertà di critica rispetto alle decisioni papali e vaticane.
Mi permetto sommessamente di far notare che allora questi criteri vanno adottati
sempre (quando non si tratti di pronunciamenti ex cathedra), e allora ci si
dovrebbe inalberare di meno di fronte a critiche o "disobbedienze"
che riguardano altri provvedimenti o decisioni. In ogni caso, l'approvazione di
ieri - che è stata voluta da Benedetto XVI, il quale non mi risulta in quel
momento fosse sottoposto a tortura o costrizioni - sancisce che il Cammino
appartiene alla Chiesa. Nessuno è obbligato ad aderirci, nessuno è obbligato a
credere a questa proposta. Devo dire in tutta onestà che il quadro che del
Cammino è stato dipinto in molti dei commenti che ho
letto mi è sembrato a dir poco unilaterale. Sono state usate espressioni
inaccettabili, sono stati formulati giudizi e sentenze inappellabili, abbiamo
mostrato ancora una volta il volto di una Chiesa che letteralmente si scanna al
suo interno. La storia della Chiesa, diceva Chesterton, è fatta da
un'avanguardia di santi, un popolo di mediocri, una retroguardia di
delinquenti: sono le proporzioni della nostra umanità. Anche nel Cammino,
dunque, accanto a qualche santo ci saranno tante persone "normali" o
mediocri, e, come nel resto del cattolicesimo e dell'intero genere umano anche
qualche mascalzone. Capisco bene, data la sensibilità tradizionale di molti
frequentatori del blog, che le liturgie neocatecumenali possano non piacere. Ma
paragonare il Cammino a una setta protestante chiudendo gli occhi su ciò che fa
per l'evangelizzazione signfica a mio avviso mancare di senso della misura. Gli
abusi liturgici accadono - eccome accadono! - nelle parrocchie, nelle chiese
cattedrali, durante le "ortodossissime" messe aperte a tutti e magari
frequentate da pochi. Immagino che queste poche righe non piaceranno a molti di
voi. Ma siete stati voi, continuando la discussione, a chiedermi di aprire
nuovi spazi per renderla possibile e visto che ci troviamo nel mio blog mi
permetto di ricapitolare la mia posizione. E' troppo facile, a mio avviso,
bollare il cardinale Rylko, strettissimo collaboratore di Giovanni Paolo II per
molti anni, creato cardinale da Benedetto XVI all'ultimo concistoro, come un
fan dei neocatecumenali. Rileggete, per favore, le parole che il Papa ha detto
ai movimenti il mese scorso. Scritto in Varie Commenti ( 1295 ) " (36
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Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 12Jun 08
Da Ruini a Vallini, da Saraiva ad Amato. Al Sant'Uffizio? Sanna Si avvicina il
giorno dell'annuncio dell'avvicendamento del Vicario di Roma: la scelta del
Papa, per la successione del cardinale Camillo Ruini, è caduta sull'attuale
Prefetto della Segnatura apostolica, il cardinale Agostino Vallini, già vescovo
ausiliare di Napoli e poi vescovo di Albano. La nomina dovrebbe essere resa
nota entro fine mese, probabilmente il 24 giugno. Non ci sono cambi in vista
nella struttura del Vicariato: il successore di Ruini dovrebbe infatti
mantenere al suo posto l'attuale vicegente, monsignor Moretti. Nei giorni
successivi alla nomina di Vallini al Vicariato dovrebbe essere resa nota la
promozione del Segretario dell'ex Sant'Uffizio, l'arcivescovo Angelo Amato, a
Prefetto della Congregazione delle cause dei santi, in sostituzione del
cardinale José Saraiva Martins. Il delicato ruolo di numero due della
Congregazione per la dottrina della fede si vociferava fosse destinato al
vescovo Rino Fisichella, ausiliare di Roma, attuale rettore della Lateranense.
Ma nelle ultime ore sta prendendo quota un'altra candidatura: quella del più
anziano arcivescovo di Oristano, il teologo Ignazio Sanna, che era stato promosso alla diocesi sarda da appena due anni.
Fisichella viene riservato per altri futuri incarichi. Scritto in Varie
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articolo a un amico 10Jun 08 Gli statuti del Cammino neocatecumenale, verso il
13 giugno Alcuni di voi mi hanno chiesto di aprire un nuovo thread dedicato
alla discussione sugli statuti del Cammino neocatecumenale, che sono stati
approvati da Benedetto XVI e saranno consegnati nella tarda mattina di venerdì
prossimo ai responsabili del Cammino. Il motivo della richiesta è l'alto numero
di commenti che rende difficile l'accesso alle pagine con le discussioni precedenti.
Una richiesta simile mi era stata rivolta nei giorni scorsi da Klaus, il quale
ha poi lasciato il blog a causa della mia scelta di aprire il nuovo spazio di
discussione in calce al post dedicato al romanzo thriller di Thornborn. La mia
scelta era stata dettata dall'impegno che avevo preso di non intervenire più
sulla vicenda fino al 13 giugno. Pur non essendo d'accordo con il tono e con i
contenuti di molti commenti (in queste due settimane mi sono beccato rimproveri
da destra e da manca, sono stato fatto passare come un
portavoce del Cammino solo perché non non lo ritengo "eretico", è stato ipotizzato che la mia posizione sia dovuta alla paura
di reazione dei neocatecumenali stessi, sono stato
pure offeso pesantemente), mi rendo conto ora che Klaus aveva ragione a
chiedere uno spazio apposito, perché se è vero che gli argomenti sul mio blog
li decido io, è altrettanto vero che la discussione si alimenta grazie al
contributo di tutti e dunque - visto l'interesse suscitato dall'argomento - è
giusto che possa continuare. Scritto in Varie Commenti ( 1126 ) " (20
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1964, laurea in storia della lingua greca. Sono sposato e ho tre figli. Vivo
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se vuole le faccio l'elenco dei crimini. Non ne è a conoscenza? Strano.
Indios... emilia: @ giorgio da verona Lo Spirito Santo dovrà suscitare grandi
santi per raddrizzare la verità annebbiata... Sandro: Ohhhhhhhhh:finalmente il
Signore ci ha liberato da questi 4 bigottoni.Sia Lodato Gesù Cristo Grisostomo:
"il vaticano (un luogo dove i sacrifici umani sono la regola)"
Deciderò, sentito un... Gregorio VII: Aggiungo qualcosa al mio precedente
intervento. Ecco cosa potrebbe accadere se Mons Fellay e gli altri... Gli
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( da "Giornale.it, Il" del 26-06-2008)
Argomenti: Laicita'
In politica tutti
nodi vengono al pettine, dopo le sconfitte elettorali. Ma il sogno di Walter
Veltroni, creare un grande partito di centrosinistra, scommettere sul
bipolarimo, tagliare fuori la sinistra radicale (che è riuscito a estromettere
dal parlamento anche grazie al voto degli italiani) appare in questo momento
davvero un sogno. La verità è che Veltroni è sotto assedio, e a circondare il
fortilizio del loft sono proprio molti dei suoi: a cominciare da Massimo
D'Alema per finire al "silente" (troppo.) Romano Prodi. E a dargli un
avviso di sfratto di sfratto in modo diretto è Arturo Parisi, l'inventore
dell'Ulivo: "Cambiamo leader", dice senza tanti giri di parole con un
linguaggio che rifugge le liturgie del politichese vecchio stile (Pci, Dc).
Così, come scrive sul "Giornale" Paolo Guzzanti, la debolezza del
segretario ridà forza all'ala Furiosa (leggi l'articolo), alla sinistra che fa
dell'antiberlusconismo e del giustizialismo forcaiolo una ragion politica, una
questione di sopravvivenza: unico programma , in mancanza di proposte serie per
l'Italia, abbattere Berlusconi. Poi si vedrà. Del resto quando si è aperto il
dibattito su Veltrusconi, sul dialogo tra destra e sinistra, sulle grandi
riforme condivise nell'interesse del Paese, le nubi dell'uragano si sono subito
addensate sulla testa (da tagliare) del leader del Pd. Riuscirà Walter a
resistere all'assedio? A contrattaccare? A conquistare una leadership vera alla
guida di un'opposizione credibile e realmente alternativa? Ora tocca a lui non
spezzare quell'idea di una sinistra moderna e non condizionata da quella
radicale (e radical chic), a fare im modo che non resti solo un bel sogno. E
Parisi insiste: già, perché dopo essere uscito allo scoperto senza se e senza
ma, l'ex ministro della Difesa vuol far uscire allo scoperto gli avversari di
Veltroni, in particolare Massimo D'Alema, che ha lanciato - anche se lui dice
che non cerca lo scontro - una sorta di partito-ombra che si chiama
"Red" (Riformisti e democratici). Dice Parisi: "Sento D'Alema
avanzare proposta diversa da Veltroni, vorrei essere sicuro che lo faccia
esplicitamente.". Aspettiamo la prossima puntata. Scritto in Varie
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un amico 20Jun 08 L'autunno caldo di Walter. Dì la tua Tanto tuonò che piovve,
sul Partito democratico e sul suo leader dimezzato Walter Veltroni. Già, perché
le rese dei conti, nella sinistra. ma anche nel centrosinistra, si consumano
con calma, secondo un rito vecchio che ha alle spalle decenni di scuola
comunista e democristiana. Stretto fra l'offensiva di Massimo D'Alema e della
sua fondazione (corrente?), tra l'idea di ritorni ulivisti (per alleanza
allergate, acnora alla sinistra), tra il nodo delle elezioni Europee e niet
preventivo della Bindi al tentativo di "abbraccio" con Casini e
l'Udc, tra il secco e ribadito addio di Prodi alla presidenza del Pd e il nodo
gordiano dell'adesione al Pse (D'Alema dice sì, gli ex Margherita dicono no,
lui dice. andiamo oltre), Veltroni ora scopre il doppio binario: dialogo sulle
riforme con Berlusconi ma anche opposizione più "dura" per non
perdere consensi a vantaggio del vasto e diviso mondo della sinistra a cui
guarda invece D'Alema. Così alla Costituente del Pd lancia la doppia sfida
interna e esterna: no alle correnti personali (facile a dirsi ma.) e
"autunno in piazza" (più facile da fere e comodo): Walter
"buonista". ma anche "oppositore duro" di Berlusconi,
quello che ha strappato la tela del dialogo. Due volti dello stesso leader che
vuol impedire che la sua moneta di fresco conio politico venga svalutata e
rotoli via assieme al Pd. Perchè il rischio c'è, e Veltroni lo sa bene: non c'è
solo l'ombra lunga di D'Alema, ma pure quelle di Prodi (che il segretario
invita a restare ne l Pd). Tanto che, per fare un 'esempio, Rutelli dice del
Ppe: "Siamo più innovatori noi dei socialdemocratici". E spinge
Veltroni a dire, in Europa: "Costruiamo un nuovo campo riformista".
Come dire, andiamo oltre il Ppe altrimenti per noi sono guai. Già, perché sul
Ppe D'Alema e suoi, ma pare anch Fassino, la pensano in modo opposto. Insomma,
la "guerra" è solo agli inizi, con il voto alla Costituente si
cominceranno a contare le truppe e la traversata nel deserto è appena iniziata.
Vedremo chi sopravviverà alla guida dell'esercito perduto di Senofonte. Parisi:
"Se è l'Ulivo fatto partito, si è fatto male." E gli attacchi
arrivano dal centrosinistra, impietoso il giusidizio dell'inventore dell'Ulivo.
Arturo Parisi a margine dell'assemblea del Pd, non risparmia una critica alla
relazione di Walter eltroni che, tra l'altro, ha fatto un esplicito riferimento
all'Ulivo. "Noi abbiamo sempre lavorato con l'idea che "Ulivo avesse
come obiettivo un bipolarismo a vocazione bipartitica ma con l'unificazione di
tutto il campo del entrosinistra", ha spiegato Parisi. Più in generale,
l'ex ministro della Difesa ha detto del discorso di Veltroni: "una
comprensibile difesa del suo perato, purtroppo l'unico giudizio sul nostro
operato risulta essere quello degli elettori in casi come la Capitale o a Sicilia".
Scritto in Varie Commenti ( 102 ) " (24 votes, average: 3.63 out of 5)
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Commenti Invia questo post a un amico 10Jun 08 Walter e il loft degli amici
nemici. Cattolici contro radicali Il Pd sfoglia la
margherita, dunque, nel senso che in casa Veltroni tira aria di lite che
potrebbe sfociare prima o poi in separazione. Già, fra le anime diessina e
teodem i rapporti non sono proprio idilliaci. Dopo l'anatema dei cattolici contro la
"contaminazione" dei pannelliani, le dure critiche di
"Famiglia Cristiana" e della solita Binetti a cui si aggiunge l'ex
ministro Fioroni (infuriato) che dice "il loft? sembra di stare a
Teheran.", la frenata sull'adesione al Partito socialista europeo, la
strada per Veltroni è ancora più in salita. Da un lato c'è il governo
Berlusconi che piace sempre di più agli italiani, dall'altro il livello dello
scontro che assomiglia a un tutti contro tutti a pochi mesi dalle elezioni
europee. Di Pietro, ma anche i Teodem, D'Alema ma anche Rutelli che pare
meditare "vendetta" politica dopop la clamorosa trombatura rimediata
nella corsa al Campidoglio. E ci si mette pure Bertinotti, il "parolaio
rosso" di Pansa che rientra nel gioco della poltica con un seminario sul
futuro della sinistra e invita Massimo D'Alema, capace di guardare a sinistra
più di quanto non sappia o non voglia fare Veltroni (che vuole lo sbarramento
anche per le europee, tanto per tener fuori i "cespugli" rossi anche
dal parlamento di Strasburgo). Grande è l'agitazione nel campo della sinistra,
dove si agitano spettri di scissioni e "ricomposizioni". Già, perché
fra i teodem e gli uomini della margherita c'è chi guarda a Casini e quel che
resta dell'Udc, isolata e senza per ora spartito politico da suonare che la
lancia la sua Costituente popolare (a cui guarda con interesse anche Clemente
Mastella), e in più c'è chi teme le mosse di Rutelli. Intanto il governo
Berlusconi va. Scritto in Varie Commenti ( 35 ) " (27 votes, average: 3.19
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RSS Commenti Invia questo post a un amico 28May 08 La Sapienza e il rito
dell'intolleranza Prima il no dei Collettivi di sinistra a Papa Benedetto XVI,
poi il no al dibattito sulle foibe: alla Sapienza di Roma l'intolleranza è di
casa in nome di una "tradizione democratica" che tenta di riproporre
schemi antichi, quelli del "rituale antifascista" degli anni
Settanta. Già, brutto periodo quello, nelle università e nel Paese. con il
corollario nel secondo caso dei manifesti di Forza Nuova strappati dai
militanti dei Collettivi di sinistra, della rissa, degli arresti, delle
polemiche e delle accuse. Salvo poi chiarire (rapporto della Digos) che
l'aggressione è partita da sinistra. Ma stabilire colpe e responsabilità spetta
ai giudici. E' il tema dell'intolleranza travestita da antifascismo, come
scrive il nostro Mario Cervi, a preoccupare. E' il tentativo a questo punto
nemmeno tanto mascherato di ricreare un clima di tensione, di scontro e di odio,
a preoccupare. E' il tentativo di tornare allo schema degli opposti estremismi,
ad allarmare. L'intolleranza si traveste, sbandiera ideali nobili, ma resta
intolleranza: di parte e da parte di pochi. Bene ha fatto il sindaco di Roma
Gianni Alemanno a dire: "Noi dobbiamo lanciare messaggi chiari, ovvero che
questi episodi sono solati, estranei al contesto culturale e storico della
nostra città e della nostra nazione. Questo è il messaggio che deve venire da
tutti. Quando si costruiscono teoremi politici su una rissa tra giovani si
comincia ad aprire un varco e armare le contrapposizioni ideologiche. Bisogna
evitare questi schemi e queste persone vanno trattate come imbecilli fuori
dalla storia e dal tempo". Veltroni invita la destra a "non minimizzare"
e dice (giustamente) che le istituzioni devono stroncare subito l'insorgere
della violenza. Ma quale? quella di una parte o di quella di tutte le parti?
penso voglia dire quella di tutte. forse il "ma anche" stavolta ci
sarebbe stato bene, per evitare fraintendimenti. Cosa
che non fa Marco Ferrando, leader del Partito comunista dei lavoratori:
"L'aggressione fascista a La Sapienza - sullo sfondo del nuovo quadro
politico - ripropone il tema dell'autodifesa come diritto democratico
elementare.E. E aggiunge il Ferrando: "E' necessario che ogni realtà
minacciata appronti strutture di autodifesa, democraticamente designate e
controllate". Parole gravi, le sue che ricordano proprio quegli anni di
piombo che la maggioranza degli italiani vorrebbe consegnare agli archivi della
storia. A chi giova strumentalizzare questi episodi per interessi di parte
politica? A chi giova tornare a pescare nel torbido? Credo a nessuno, una
democrazia è tanto più forte quanto è capace di rifiutare l'intolleranza delle
estreme politiche ("frange" si diceva una volta). Il
"giustificazionismo ideologico" stavolta non pagherebbe, gli italiani
hanno scelto un' altra strada. Il dibattito è aperto. Scritto in Varie Commenti
( 76 ) " (47 votes, average: 3.57 out of 5) Loading ... Il Blog di Alberto
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16May 08 Così le tecnologie ci cambiano la vita. Dì la tua Vi è mai successo di
dimenticare il cellulare a casa? E' facile immaginare la sensazione che avete
provato, perché la maggioranza di noi l'ha vissuta in prima persona. Ci si
sente persi. Vulnerabili. Uno studio condotto da un gruppo di ricercatori
britannici ha rilevato che è una sensazione paragonabile alla "tremarella
del giorno delle nozze" o alla paura di quando si va dal dentista.
Addirittura è stato coniato appositamente un termine
medico. "Nomofobia", così si chiama la paura di rimanere senza
portatile ("nomo" è l'abbreviazione di no mobile). Quale futuro? Non
c'è niente da fare. Dobbiamo ammetterlo. La tecnologia fa parte di noi. Della
nostra quotidianità. Ma dove stiamo andando? Quali saranno i nuovi mezzi di
comunicazione e quale ruolo ricopriranno in un futuro più o meno vicino?
Possible. ou probable Il Gruppo Editis, una prestigiosa casa editrice francese,
ha proposto il suo punto di vista attraverso la realizzazione di un
cortometraggio intitolato "Possible ou probable". Il film, che ha
ricevuto il Laurier di bronzo al festival di Creusot, si propone di fare un
salto in avanti nel tempo. Nella vita di una giovane coppia nell'era
dell'editoria digitale. Di' la tua Editis apre il dibattito. Il Giornale.it, in
occasione del 17 maggio, giornata mondiale delle Telecomunicazioni e della
Società dell'Informazione, segue lasciando a voi lo spazio per esprimere le vostre
idee e le vostre riflessioni su quello che è e che potrà essere. Guarda il
cortometraggio (9 minuti) Scritto in Varie Commenti ( 12 ) " (115 votes,
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Articoli Feed RSS Commenti Invia questo post a un amico 14May 08 Berlusconi,
Veltroni e i nemici del dialogo Il discorso di Silvio Berlusconi alla Camera
(leggi il discorso del premier), l'apertura unilaterale al dialogo con
l'opposizione (che è seguita alla telefonata del premier a leder del Pd), sono
i segnali più evidenti che qualcosa sta davvero cambiando, nel Parlamento e nel
Paese. Aggiungiamoci anche il discorso del presidente della Repubblica Giorgio
Napolitano di alto profilo istituzionale e politico, come ha riconosciuto il
presidente della Camera Gianfranco Fini. Insomma, molti saranno scettici, ma
parlare di avvio di Terza Repubblica forse non è azzardato. Basta rileggere le
parole del premier, il "sì" di Fassino a nome del Pd: l'asse
Berlusconi-Veltroni si rinsalda, su questo punto cruciale, pur nella
distinzione dei ruoli. Ma non sono tutte rose e fiori, anche Berlusconi e
Veltroni devono fare come Fanfani qualche decennio fa: contare amici e nemici.
E parare i colpi. Soprattutto Veltroni. Sconfitta alle urne la sinistra
massimalista, resta da sconfiggere il partito "giacobino", quei
giustizialisti che sono ripartiti alla carica (vedi il caso Travaglio-Schifani)
e faranno di tutto per mettere i bastoni fra le ruote proprio a Veltroni. E'
lui l'anello "debole" che la sinistra giacobina vuole colpire fino a
indebolirlo e condizionarlo. Una prova? La sceneggiata di Antonio Di Pietro
alla Camera: "Noi non abboccheremo, non intendiamo cadere nella tela del
ragno. Abbiamo memoria e non intendiamo perderla. Conosciamo bene la sua storia
personale e politica". Così ha parlato Tonino, l'ex pm. Ma il bersaglio
non è il Cavaliere. No, lui ha una maggioranza solida, consegnatagli dal voto
popolare. Il bersaglio è Walter, e di Pietro non è certo il suo solo nemico.
C'è un filo che lega il Santoro, Travaglio, Grillo. Tonino punta dritto su quel
mondo e pensa alle Europee del 2009. Come ci pensa su un altro versante Massimo
D'Alema, tornato gran manovratore dentro e fuori il Pd. Del resto, come
racconta Augusto Minzolini sulla "Stampa", alla cerimonia della
consegna della Campanella usata per le riunioni del Consiglio dei ministri,
Prodi ha detto a Berlusconi: "Tu sei un avversario, io i veri nemici li ho
avuti qua dentro.". La battuta ora vale anche per Veltroni. A cosa serve un'opposizione
parlamentare debole in una Paese normale? Peserà di più l'opposizione nelle
piazze? L'apertura di Berlusconi (ma già in campagna elettorale era stato chiaro) aiuta Veltroni, ma anche l'Italia. L'ha capito
anche Walter: "Occorre il riconoscimento della vittoria e della
responsabilità da parte degli sconfitti ma anche l'equilibrio dei vincitori,
perciò vi prendo in parola: siamo pronti da subito. Ma non pensate di avere il
paese in mano". Scritto in Varie Commenti ( 101 ) " (52 votes,
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Articoli Feed RSS Commenti Invia questo post a un amico 09May 08 E Walter
diventa il "premier ombra" Dopo Occhetto (Pci poi Pds) nel 1989,
Veltroni (Pci, Pds, Ds, Pd): la storia sembra ripetersi (ovviamente Veltroni
spera in esiti migliori.) e torna il "governo ombra" (leggi
l'articolo). Edizione rinnovata e aggiornata ai tempi di quella lontana
esperienza partorita a Botteghe Oscure che - come ha ricordato Visco all'Unità
- fu un fallimento e l'ex ministro ritiene che ci sarà il bis). Veltroni
diventa "premier ombra" del "governo dell'opposizione":
alla fine dopo trattative e incontri, divisioni e riavvicinamenti, no
eccellenti (D'Alema e Parisi), tentennamenti divenuti alla fine un "sì
accetto" (Bersani) ed entusiasti (Fassino, Franceschini) il leader del
Partito democratico ha varato lo "shadow cabinet" di stampo
anglosassone. Per ora le analogie finiscono qui, inutile fare il processo alle
intenzioni che sulla carta sono buone. Tanto che la lista dei ministri ombra è
stata presentata al presidente Napolitano (che fece parte - Esteri - della
prima compagine occhettiana). Certo è sospetta la fretta con cui Walter si è
affrettato a dichiarare "con D'Alema nessun conflitto, perché bisognerebbe
essere in due.". Come dire: non sono io quello che polemizza e fa i
distinguo. Insomma ponti d'oro al D'Alema portatore d'idee nel suo"ruolo
importante che deve svolgere" alla fondazione ItalianiEuropei. Dopotutto
il centralismo democratico non c'è più in casa degli ex-post e a-comunisti.
Andare avanti, pensare subito alla direzione del Pd che sarà partorita
dall'assemblea costituente. Mentre sprisce il "caminetto" e nasce il
coordinamento dei "nove" che affiancherà il segretario piddino. Insomma,
Veltroni riparte per tentare di rafforzare la sua non fortissima leadership.
Vedremo se anche a sinistra nascerà davvero il "partito di Veltroni".
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Commenti Invia questo post a un amico 08May 08 Berlusconi e il governo del
"fare". Veltroni e le liti sul governo "ombra". Dite la
vostra Il governo Berlusconi quater va e stavolta per i detrattori più accaniti
del Cavaliere sarà difficile sostenere che non c'è niente di nuovo a Palazzo
Chigi. Già, perché i ministri (quelli che contano, con portafoglio) sono solo
12 (9 senza portafoglio ma con la casella chiave delle Riforme affidata a
Umberto Bossi) e perché sono entrati uomini nuovi che affiancano ministri già
collaudati: 13 new entry (quattro hanno fra 31 e 40 anni).
Continuità-discontinuità, insomma. Il premier è deciso è riprendere il filo del
suo progetto Paese interrotto dai due anni di Prodi, ma molto è cambiato.
Questo sarà davvero il governo del premier, innanzitutto, che potrà contare su
un nocciolo duro di governo che ruota attorno al sottegretario alla Presidenza
del Consiglio Gianni Letta, a Tremonti, Bossi, Maroni. e poi ci sono Matteoli e
La Russa. Poco spazio ai tradizionali giochi di partito e 23 giorni per mettere
a posto tutto, come ha riconosciuto soddisfatto il presidente Giorgio
Napolitano ("Lungaggini? Siamo stati più veloci della Spagna.").
Velocità, azione (ai tempi di Craxi fu coniato l'efficace "decisionismo"),
la scelta bipartitica degli elettori che hanno semplificato il quadro politico
di maggioranza e opposizione rende tutto più "decisionista" e apre la
strada a una nuova stagione del "fare". Berlusconi su questo è
deciso: anche perché da "fare" c'è davvero molto: pensiamo solo al
caso Alitalia o alla vergogna dei rifiuti in Campania. E poi ci sono
"problemini" non da poco che si chiamano stipendi, carico fiscale,
sicurezza, immigrazione clandestina, rilancio del sistema paese, costi della
politica e della burocrazia, federalismo. Mali antichi e problemi nuovi. Ecco
perché Berlusconi ancora una volta ha sparigliato le carte. Per
"fare", come chiedono gli italiani, serve un governo del premier (il
Cavaliere) più che dei partiti. Ora ci aspettano i primi cento giorni di
"luna di miele" con il Paese e le responsabilità di governo e
maggioranza sono davvero grandi. Intanto la sinistra litiga sul governo che non
ha sul "governo ombra" voluto da Veltroni (leggi l'articolo). Già
perché anche il premier ombra ha i suoi problemi. Intanto D'Alema e Parisi
hanno detto no, Bersani non è convinto, mentre Fassino ha detto sì per
recuperare ruolo e visibilità. Ma serve il governo ombra? Esperienza di stampo
anglosassone già sperimentata nel 1989 dal Pci poi diventato Pds. Allora non
funzionò. lo volle Achille Occhetto quandò andò in crisi il governo De Mita e
subentrò Andreotti (sesto governo) e la maggioranza era pentapartito. Sapete
chi c'era? Giorgio Napolitano (esteri), Visco (finanze), Giovanni Berlinguer
(sanità), Scola (spettacolo), Rodotà (giustizia). E oggi sull'Unità lo stesso
Visco lo stronca: "Il governo ombra non ha un suo ruolo istituzionale e
dunque non riesce ad operare. Si aggiunga il fatto che in un sistema dove ci
sono più partiti, e non solo due come in Gran Bretagna, ciascun partito ha
gruppi e rappresentanti in commissione. A questo punto si capisce perché non è stato esportato dalla Gran Bretagna in nessun altro paese.
Lì è un luogo riconosciuto dell'opposizione. Da noi no". Senza contare, fa
notare Visco, che tale proposta "anche interessante nella nostra
esperienza passata non funzionò" e che "ci sono delle persone
autorevoli dei partiti che stanno fuori dal governo ombra e che certo non
smetteranno di dire quello che pensano", a cominciare da Massimo D'Alema.
Comunque Walter ci riprova ma quello che dovrebbe essere un punto di forza del
Pd rischia di rivelare che il re è nudo, perché sta mettendo in mostra
divisioni correntizie, lacerazioni personali di un partito che pare allo sbando
ed in cerca della rotta con una bussola rotta. Scritto in Varie Commenti ( 67 )
" (49 votes, average: 2.1 out of 5) Loading ... Il Blog di Alberto Taliani
© 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo post a un amico 05May
08 D'Alema batte un colpo. Contro Walter. E "L'Unità" se la prende
con la sinistra veltroniana tutta feste e terrazze E alla fine Massimo D'Alema
parlò. Dopo una campagna elettorale che è apparsa ai più "silente"
(salvo evitare le dimissioni di Bassolino in Campania per scongiurare il voto
anticipato alla Regione ed rinviare l'ennesima sconfitta del Pd), il ministro
degli Esteri ha rivestito i panni dell'uomo di partito e ha iniziato a
sparigliare le carte nel loft veltroniano. già, perché la resa dei conti post
elettorali sarà lunga e sicuramente non indolore nel centrosinistra. "La
sconfitta è stata grave, ed è di lungo periodo. Serve quindi una riflessione
approfondita.". Primo colpo. "La sintonia tra Berlusconi e il Paese,
cominciata nel '94, non è mai finita". Secondo colpo. Il Pd "deve
cercare di coalizzare coalizzare tutte le forze che si oppongono alla
destra" perché anche se non è in Parlamento la sinistra radicale "non
è scomparsa dal Paese e il Pd non è chiamato a continuare a correre sempre da
solo, anche perché in Italia ci sono leggi elettorali diverse. Con il 33%
l'autosufficienza sarebbe un errore". Quarto colpo. Partito del Nord?
"Abbiamo bisogno di un grande partito nazionale, fortemente radicato nel
territorio, con una struttura federale che abbia dei leader". Quinto
colpo. "Non sono candidato nè aspiro a nessuna carica, quindi non sono
antagonista di nessuno". Sesto colpo, il più pericoloso perché, tradotto
significa "caro Vetroni, mi tengo le mani libere.". Così emerge
"l'altra linea del Pd" a-veltroniano, che sembra saldare attorno a
D'Alema anche il prodiano Parisi e il delusissimo (e furibondo) Rutelli, in
cerca di rivincite, lui che è stato mandato allo
sbaraglio. Per ora Veltroni regge, per ora. Vedremo se avrà davvero intenzione
di andare al congresso anticipato e alla inevitabile conta. Anche perché non è
da escludere un ritorno di Prodi, quando cadono le prime foglie dell'autunno.
In fondo anche lui per ora si tiene le mani libere, ma i messaggi che ha
mandato in giro non sono certo rassicuranti per Veltroni. Intanto "L'Unità"
fa satira contro la sinistra veltroniana, come spiega il nostro Gianni
Penncchi: è tutta feste e terrazze, con una serie di amare vignette-denuncia di
Stefano Disegni, "matita cult" della sinistra. E' COSI'? COSA NE
PENSI? DI' LA TUA Scritto in Varie Commenti ( 19 ) " (122 votes, average:
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Feed RSS Commenti Invia questo post a un amico 29Apr 08 Quel venticello di Roma
che diventa uragano. Per Veltroni Ebbene sì, la straordinaria vittoria di
Gianni Alemanno che ha abbattuto il "muro" di Roma, non ha travolto
solo Rutelli ma ha anche ridotto in macerie (politiche) il loft veltroniano. E
ha aperto la strada alla resa dei conti all'interno del Pd. Dopo la sconfitta
senza se e senza ma alle elezioni politiche è arrivata la mazzata della perdita
del Campidoglio. Altro che venticello di Roma, il centrosinistra è stato spazzato via dall'uragano Gianni. E ora, povero
Walter? Quando inizieranno a volare gli stracci in casa del bi-sconfitto,
accusato da Rutelli di averlo lasciato solo e atteso al varco da Massimo
D'Alema? Dopo la sconfitta elettorale i leader dei partiti di sinistra
defenestrati a furor di voto popolare dal parlamento, si sono dimessi. E
Veltroni? Resterà a combattere come una sorta di San Sebastiano infilzato dal
centrodestra e dai suoi, oppure farebbe meglio a lasciare la guida del Pd? In
fondo lui sogna l'Africa e qualcuno dei suoi, perfidamente, potrebbe anche
soprannominarlo "sciupone l'africano", politicamente parlando. Già,
perché dall'I care all'inno all'obamismo pare proprio non averne azzeccata una.
Veltroni è in grado di costruire un grande partito di centrosinistra di stampo
europeo o ci sono altri in grado, meglio di lui, di farlo? Cosa ne pensate?
Veltroni deve restare o dimettersi? Dì la tua Secondo voi, chi dovrebbe guidare
il Pd? Vota il tuo leader Scritto in Varie Commenti ( 58 ) " (131 votes,
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sono Sono il caporedattore del Giornale.it, un toscano "adottato" da
Indro Montanelli e da Milano nel 1983. Tutti gli articoli di Alberto Taliani su
ilGiornale.it contatti Categorie Varie (40) Ultime discussioni Damy: Salve tutti!
Walter o non Walter; credo qualsiasi politico,ora del centro sinistra o pd
avrebbe avuto comunque... Fabrizio: Sono molto dispiaciuto per la probabile
caduta di Veltroni dalla poltrona di segretario del PD se non altro... Michele:
Pur non essendo del Pd dico solo a Walter Veltroni che deve tirare fuori gli
artigli con i suoi alleati e... moritz: "Il valore di un uomo è
proporzionale alla grandezza del suo avversario".Silvio riconoscere...
valentino: Caro Uolter, cosa dura cambiar la testa ai "compagni".&
#8230;!!!!!! Se poi aggiungi... I più inviati Sayed, primo risultato della
mobilitazione internazionale: il senato afgano ha ritirato la conferma della
condanna a morte - 12 Emails Pensioni, a chi gli aumenti... - 3 Emails E Walter
diventa il "premier ombra" - 2 Emails Berlusconi e il governo del
"fare". Veltroni e le liti sul governo "ombra". Dite la
vostra - 1 Emails Berlusconi, Veltroni e i nemici del dialogo - 1 Emails La
Sapienza e il rito dell'intolleranza - 1 Emails Ultime News Caldo: allarme
rosso fino a sabato In città è caro-acquaAccusato di 13 omicidi uscirà tra un
mese: decorrenza dei terminiAutotrasporto: trovata l'intesa, niente
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Dì la tua Walter e il loft degli amici nemici. Cattolici contro radicali La
Sapienza e il rito dell'intolleranza Così le tecnologie ci cambiano la vita. Dì
la tua Berlusconi, Veltroni e i nemici del dialogo E Walter diventa il
"premier ombra" Berlusconi e il governo del "fare".
Veltroni e le liti sul governo "ombra". Dite la vostra D'Alema batte
un colpo. Contro Walter. E "L'Unità" se la prende con la sinistra
veltroniana tutta feste e terrazze Quel venticello di Roma che diventa uragano.
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( da "Unita, L'" del 26-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Stai consultando
l'edizione del L'INCHIESTA Chiese, sinagoghe e moschee così scelgono tra Obama
e McCain IN GOD WE TRUST Gli Stati Uniti sono una nazione profondamente
religiosa, sta scritto persino sulle loro banconote. Dall'ultima inchiesta
nazionale sul rapporto tra fede e vita pubblica, risulta che il 92% degli
americani crede in Dio. La vera novità è che aumenta la tolleranza tra fedi
diverse, mentre perde terreno ogni confessione rigidamente organizzata. In
tutte le ultime presidenziali, l'affluenza in chiesa è stata il miglior
indicatore dell'orientamento di voto. La schiacciante maggioranza di chi
osserva i precetti ha regolarmente votato il candidato repubblicano. Ora in
vista delle elezioni di novembre, il voto si presenta molto più fluido rispetto
agli schieramenti tradizionali. I democratici guadagnano consenso tra la
maggioranza protestante, soprattutto tra i giovani evangelici. E la campagna di
Barack Obama ha dedicato uno straordinario impegno per stringere contatti con
le varie organizzazioni religiose. Il terreno presenta tuttavia molte insidie:
l'ultima è una polemica sull'interpretazione delle scritture in un comizio di
Obama: "Nel Levitico la schiavitù sembra ok. Mangiare crostacei è un
abominio". Il rapporto del Pew Research Center's Forum on Religion &
Public Life, basato su un campione di 35mila adulti rappresentativi della
popolazione Usa, indica che per la prima volta i consensi del Partito
repubblicano tra gli evangelici scendono sotto il 60 per cento. "I nuovi
evangelici, una sfida per la destra religiosa", titola il settimanale New
Yorker. Si tratta di giovani pragmatici che mettono al primo posto solidarietà
sociale e tutela dell'ambiente. Che si riconoscono maggiormente con la figura
di Obama piuttosto che con quella di John McCain. Non solo per un fattore
generazionale. E c'è la variabile di un impressionante 44 per cento di
americani che ha cambiato almeno una volta la propria denominazione religiosa o
ha deciso di gestire privatamente la propria spiritualità. Questo è un segmento
dove gli indipendenti sono in crescita. La roccaforte repubblicana
inespugnabile sono i mormoni, dove il consenso è stabile al 65 per cento. I cattolici sono considerati un campo di battaglia e
rappresentano quasi per il 25 per cento della popolazione Usa. Il 48 per cento
è orientato verso i democratici, il 33 per cento verso i repubblicani.
L'entusiasmo per gli anni di John F. Kennedy, primo e unico
presidente cattolico degli Stati Uniti, si è stemperato negli anni di Reagan
con un progressivo spostamento a destra. Gli storici ricordano inoltre che
Kennedy non mise mai in primo piano la propria fede. E per meglio spiegare come
ha gestito il rapporto tra religione e politica, hanno coniato l'espressione
"cattolico per caso". Più netto lo schieramento della comunità
ebraica: 66% con i democratici, 24% con i repubblicani. Ma se si considerano i
soli ebrei ortodossi, i democratici crollano al 49 per cento. In tutte le
religioni i conservatori sono tali sia nella fede che nell'urna. Con un'unica
eccezione: tra le congregazioni protestanti afro americane, dove l'opposizione
all'aborto è fortissima e i diritti dei gay sono un tabù, il Partito
democratico trionfa con il 77% delle preferenze. Una coalizione tra i gruppi
d'immigrati musulmani ha sostenuto George W. Bush nel 2000, solo per ritrovarsi
completamente ignorata dalla Casa Bianca quando il Patriot Act scatena
controlli e arresti di massa nelle loro comunità. "La lezione ci è servita
e siamo ripartiti da zero - spiega Mahdi Bray, direttore della Muslim American
Society Freedom Foundation di Washington - Abbiamo abbandonato una leadership
politica composta principalmente da medici, avvocati e professionisti per
tornare alla nostra base". E la barra si è velocemente spostata verso il
Partito democratico. Ma lo stigma che ha colpito gli arabo americani dopo l'11
settembre rimane. "Basta dire Barack Hussein Obama e si è detto tutto-
assicura Arsalan Iftikhar, un giurista specializzato in diritti umani che firma
sul periodico Islamica Magazine - Non c'è nemmeno bisogno di pronunciare la
parola musulmano". Per questo la comunità islamica ha mantenuto un profilo
bassissimo nel sostenere Obama. Qualsiasi manifestazione di appoggio sarebbe
sfruttata dai repubblicani per incitare la paura e associarlo a Osama Bin
Laden. Al centro culturale islamico nell'East Village a Manhattan gira una
battuta: "Noi dobbiamo dare pubblicamente l'endorsement al candidato che
vogliamo fare fuori". La sinistra storica americana raccomanda un prudente
secolarismo. In nome della beata separazione tra stato
e chiesa. Ricordando anche gli imbarazzi creati a Obama dal suo ex pastore, il
reverendo Jeremiah Wright. Scrive Katha Pollit sul settimanale The Nation:
"Per anni i democratici hanno cercato di nascondere il proprio secolarismo
per attrarre chi è convinto che Gesù sia repubblicano. Ma nessun partito può
legittimamente accampare diritti su Gesù. E se si tiene fuori la religione dai
temi della campagna elettorale, possiamo discutere di temi concreti come
persone razionali. Dopotutto, quale ipotesi è più campata in aria: che il virus
dell'Aids sia uscito dai laboratori del governo o che i morti risorgano dalle
loro tombe?".
( da "Liberazione" del 26-06-2008)
Argomenti: Laicita'
La giornata nera del
cinema e del teatro. Per fortuna i produttori alzano la
testa I cattolici
integralisti conquistano il Centro sperimentale. Alberoni dux Suitcase Torna a
San Siro, il Boss, dopo che nel 1985, vi fece uno dei suoi concerti più belli.
Lo ha detto lui. Torna con la sua storica band, la E Street, ma senza il
tastierista, Danny Federici, che è morto pochi mesi fa. E' il
"magic tour", quello che presenta la sua fatica più recente, un disco
veramente "magico" e uno dei più "springstiani". Se per per
springstiana si intende la sua particolare sintesi tra ballad ed energia rock.
Quella che va "Bad Lands" a "Devil's Arcade". Qui a San
Siro, 41ª tappa del tour, Springsteen ha saputo di nuovo stupire e incantare -
per l'ennesima volta - cambiando la scaletta che aveva proposto nelle tappe
precedenti. Pesca, il Boss, nel suo infinito repertorio e lo mette anche a
disposizione dei fans. Non è la prima volta, infatti, che guarda in faccia il
suo pubblico e, nel pieno del concerto, accetta di suonare i brani che gli
chiedono. Sta forse anche qui la differenza - una delle differenze - con il
tour precedente, quello interamente dedicato ai brani dell'indiscusso padre
della canzone folk e di protesta americana, Pet Seeger, un concerto "a tema"
quasi teatrale, dove era già "tutto scritto" e dove tutto si giocava
sugli arrangiamenti e sulla voce di Bruce. Ieri, esattamente il contrario un
concerto aperto a improvvisazioni, duetti, chitarre lancinanti e sostenuto da
quel muro di suono che solo il sax di Clarence Clemons sa produrre. Ad
attenderlo a San Siro migliaia di fans, molti dei quali erano già qui nel 2003,
in quella bagnatissima serata (ieri invece a Milano si toccavano i 36 gradi)
che culminò con la cover - splendida cover di uno splendido pezzo - di
"Who'll Stop the Rain" dei Creedence Clearwater Revival. Chi fermerà
la pioggia. Stavolta non ce n'è stato bisogno e
nessuno ha fermato il 59enne del New Jersey. Informa, come le sue idee, che
condivide con il pubblico. Inizio, tassativo alle 20.30. Perché a Milano alle
23.30 non si muove più niente. Lo ha deciso per decreto il sindaco. Decisione
"emergenziale" per un'emergenza che non c'è. Ma neanche a farlo
apposta il Boss ci ricorda perché siamo nati e perché andiamo ai concerti. Con
"Born to Run", sulle ultime battute del concerto i 53mila
ringraziano. 26/06/2008.
( da "Corriere della Sera" del 26-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Corriere della Sera
- NAZIONALE - sezione: Politica - data: 2008-06-26 num: - pag: 13 categoria:
REDAZIONALE Il libro Antonello Capurso raccoglie gli interventi da Cavour a
oggi. "Il testo della svolta di Salerno di Togliatti? L'aveva solo
Diliberto" I discorsi dei politici: da "libera Chiesa in libero
Stato" al predellino MILANO - "Libera Chiesa in libero Stato",
chi l'ha detto? Sì, d'accordo, l'ha detto Cavour, lo sanno (quasi) tutti. Ma
quanti saprebbero dire in che occasione e contesto? Ci sono frasi folgoranti
che segnano la Storia con la "s" maiuscola, interventi che hanno
cambiato il corso del nostro Paese. Ma pochi li conoscono davvero, anche perché
magari non si trovavano più. La svolta di Salerno, per dire, Palmiro Togliatti
che il 27 marzo '44 rientra in Italia dopo diciotto anni di esilio accettando
che il Pci e "tutti i partiti antifascisti " entrino nel governo di
unità nazionale presieduto da Badoglio: "Uno pensa: quel discorso sta ovunque.
E invece niente, non esisteva! Solo su Internet c'erano due versioni,
sbagliate. Alla fine l'ho trovato dal più autorevole ammiratore di Togliatti,
nonché bibliofilo: Oliviero Diliberto...". Antonello Capurso ride, non è stato facile ma ne valeva la pena: ne I discorsi che hanno
cambiato l'Italia (Oscar storia Mondadori), lo scrittore e giornalista - è
notista politico del Tg4 e collaboratore del Foglio - ha raccolto 21 interventi
"da Garibaldi e Cavour a Berlusconi e Veltroni", con tanto di
introduzioni e schede storiche per ciascuno. Si passa dal "grido di
dolore" evocato da Vittorio Emanuele II il 10 gennaio 1859 (ma lo slogan
che porterà all'unità d'Italia è una creazione di Napoleone III), alla
celeberrima frase di Cavour (discorso alla Camera del 27 marzo 1861:
"Santo Padre, il potere temporale per voi non è più garanzia
d'indipendenza...") fino all'"appendice" del 2007, l'intervento
di Veltroni al Lingotto e il mitologico "discorso del predellino "
improvvisato da Berlusconi a San Babila, "sbobinato e pubblicato per la
prima volta". L'idea, racconta Capurso, è nata a casa di Paolo Bonaiuti,
che firma la prefazione al libro. Il ritorno dei cattolici in politica (Don Sturzo, 14
giugno 1919: "è superfluo dire perché non ci siamo chiamati Partito cattolico:
i due termini sono antitetici; il cattolicesimo è religione, è universalità; il
partito è politica, è divisione"), Bordiga e la nascita del Pci, il
"bivacco" di Mussolini. Il ruolo della grande industria di
Valletta e la nascita del centrosinistra di Moro (sette ore di intervento, ma
niente paura: c'è uno stralcio). E ancora lo "svolta" di Berlinguer,
il discorso sui finanziamenti illeciti di Craxi, D'Alema e il primo intervento
da premier di un ex pci. "Ci siamo dimenticati delle divisioni politiche:
con lo sguardo della storia abbiamo cercato la nostra memoria, che dev'essere
condivisa". C'è da dire che, tra tutti, un ideale "premio
Demostene" lo vince Alcide De Gasperi. Che il 10 agosto '46 va alla
conferenza di pace di Parigi a rappresentare un Paese sconfitto e distrutto
dalla guerra. E nel gelo generale inizia così: "Prendendo la parola in
questo consesso mondiale sento che tutto, tranne la vostra personale cortesia,
è contro di me: e soprattutto la mia qualifica di ex nemico, che mi fa considerare
come imputato...". Morale: spiazza tutti quanti ("...ma sento la
responsabilità e il diritto di parlare anche come democratico
antifascista...") e s'allontana nel silenzio dei presenti finché il solo
segretario di Stato Usa, James Byrnes, s'alza a salutarlo. è il momento, spiega
Capurso, che "riporta l'Italia tra le nazioni democratiche". Gian
Guido Vecchi.
( da "Corriere della Sera" del 26-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Corriere della Sera
- NAZIONALE - sezione: Lettere al Corriere - data: 2008-06-26 num: - pag: 35
categoria: BREVI PIO XI E GANDHI L'udienza negata Caro Romano, condivido
pienamente la sua risposta in merito all'udienza in Vaticano negata a Gandhi
nel 1931. Conoscendo bene la personalità di Pio XI sono convinto che la
decisione di Papa Ratti non fu motivata da una questione di abbigliamento ma
piuttosto, come lei dice, da una presa di posizione politica. Perché non interpretare
questo rifiuto anche come un messaggio per il "nemico" Mussolini?
Sebastiano Caronni Orsenigo, Pavia Nel 1931, due anni dopo la firma dei Patti
Lateranensi, vi fu in effetti una certa tensione fra lo
Stato e la Chiesa per la politica che il regime stava adottando, a scapito
dell'Azione Cattolica, verso le organizzazioni giovanili. Il 29 giugno apparve
su questo tema l'enciclica papale "Non abbiamo bisogno ". Forse
Gandhi scelse il momento in cui era difficile essere egualmente graditi al Papa
e al Duce. UNIONE EUROPEA Trattato di Lisbona Caro Romano, mi risulta
che secondo il trattato di Lisbona, a mio avviso giustamente bocciato dagli
irlandesi, decisioni vincolanti dell'Unione Europea possono essere prese a
maggioranza semplice e contro la volontà dei singoli Paesi membri. Ciò si
tradurrebbe in una perdita di sovranità dei cittadini, che dovrebbero
sottostare a decisioni altrui non condivise, ossia verrebbero comandati da una
burocrazia centrale. Non credo che il Superstato
europeo sia un buon affare per i comuni cittadini (forse lo è invece per i
gruppi di potere). L'unione monetaria non è ancora completata e già si preme
l'acceleratore per arrivare subito, in una situazione disomogenea, all'unione
politica, che è cosa ben più impegnativa. A voler far tutto di corsa, non si
rischia di perdere i pezzi lungo la strada? Omar Valentini, Salò (Bs) Il
Trattato di Lisbona prevede due maggioranze congiunte: il 55% per cento degli
Stati e il 65% della popolazione dell'Unione. è una formula che tutela i piccoli
Paesi, ma evita che la volontà della maggioranza sia bloccata da una esigua
minoranza. Quanto ai comuni cittadini europei non hanno mai goduto di tanti
diritti, e di questo debbono ringraziare il processo d'integrazione dalla fine
della Seconda guerra mondiale a oggi. ROBIN HOOD TAX I profitti troppo alti
Caro Romano, la Robin Hood Tax deve colpire gli eccessivi profitti di compagnie
petrolifere, banche e assicurazioni. L'idea sembrerebbe buona, ma se banche,
petrolieri e assicurazioni hanno realizzato profitti altissimi, questo è dovuto
ai prezzi esageratamente onerosi che possono praticare in mancanza di una vera
concorrenza: sappiamo tutti che il prezzo della benzina sale se sale il prezzo
del petrolio, rimane invariato quando questo scende, e questo per tutte le
marche di carburanti. Allora, invece di tassare i profitti troppo alti, non
sarebbe meglio rendersi conto che in alcuni settori i cartelli di fatto
esistono e tornare a prezzi amministrati? Riccardo Rossi vfcb@virgilio.it A me
sembra che occorrerebbe piuttosto applicare le regole della concorrenza anche
nei mercati in cui prevalgono comportamenti oligopolisti. INTERVENTI SANITARI
Successi e insuccessi In tempi di meritocrazia e divulgazione telematica credo
che non sarebbe una cattiva idea poter avere accesso (almeno in caso di
malattia) alle percentuali degli interventi eseguiti con esito positivo (ed
eventualmente alle relative denunce subite) di ogni chirurgo, del reparto e
della struttura ospedaliera. Lo stesso potrebbe valere per gli avvocati e altri
professionisti. Inoltre credo che sia legale per i liberi professionisti
pubblicizzare le tariffe anche se purtroppo quasi nessuno lo fa. Ardengo
Alebardi sfoggia@libero.it PAESI EUROPEI Ministri in bicicletta In alcuni Paesi
europei diversi ministri vanno in bicicletta, se non a piedi; da noi, invece,
si vedono ancora ex ministri girare sotto scorta con le auto blu. A quando un
taglio sacrosanto facendo assaporare anche a loro un bagno di folla? Silvano
Stoppa silvano.stoppa@poste.it BENI DI CONSUMO L'aumento dei prezzi Con
l'introduzione dell'euro i commercianti hanno fatto il cambio 1.000 lire per 1
euro e il costo della vita è raddoppiato. Dato che le persone non sono sceme e
gli stipendi sono rimasti uguali si sono ridotti i consumi e i commercianti si
lamentano. Riducano i prezzi del 50% e tutto andrà a posto senza scomodare il
governo per farsi ridurre le tasse. Gian Piero Colombo gpcolombo@alice.it
AGENZIA DELLE ENTRATE Funzione mancante Unico online PF versione 1.0.2 del
5/6/2008 (l'edizione più aggiornata reperibile sul sito dell'Agenzia delle
Entrate) prevede, per le spese sanitarie e come per gli anni precedenti,
l'utilizzo della funzione "calcolo delle spese mediche" che però è
assente dal relativo menù. Ho fatto inutilmente varie segnalazioni al numero
848800444 (a pagamento!), ottenendo solo risposte evasive e inconcludenti. Fra
l'altro la funzione in questione, oltre a essere un valido strumento di
calcolo, consente di stampare l'autocertificazione per i medicinali che non
richiedono la prescrizione medica. Silvano Costa silvanocosta2005@alice.it SUI
TRENI Le condizioni di viaggio In data 22 giugno ho viaggiato sul treno r 1752
in partenza alle 16.19 dalla stazione di Riccione. Questo treno è segnalato
come regionale, mentre la percorrenza è interregionale. La differenza è
sostanziale considerando che non è dotato, fra le altre carenze, di sistemi di
raffreddamento che rendono il viaggio insostenibile nei mesi estivi specie
sulla lunga percorrenza. Osservo che per qualsiasi luogo pubblico (dagli stadi,
alle discoteche, ai bar, ecc.) si applicano norme di sicurezza pubblica, e mi
chiedo come mai questo tipo di controllo non venga effettuato sui treni. Elena
Goldoni elenagoldoni@yahoo.it.
( da "Stampa, La" del 26-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Trionfi pirotecnici
in riva al Po conferma la sensazione curiosa, quindi intrigante, di essere
capitato a vivere in una città duale. L'idea, insomma, che di Torino in realtà
ce ne siano due. La prima è la città più rigorosa d'Italia, tanto sobria,
razionale e illuminista da dare l'impressione che stia all'estero. La città di
Bobbio e dell'Einaudi, ma anche della fabbrica fordista, cioè della razionalità
applicata al lavoro. Serissima, ordinata, con le sue vie squadratissime, le
simmetrie implacabili, tutto in asse con tutto il resto, e le sue maestranze disciplinate
come fanterie sabaude. Una città, in effetti, dove l'aggettivo
"rigoroso" è un complimento, mentre nel resto d'Italia si pronuncia
soltanto in tono ironico oppure minaccioso. Ora, i luoghi comuni sono quasi
sempre anche veri. Ma non raccontano la realtà, raccontano una realtà. E lo
capisci quando vieni invitato a "vedere i fuochi". Primo, che la
consueta noia condita di "Ah!" e "Oh!" e "Bello
questo!" che accompagna gli spettacoli pirotecnici standard può diventare,
complici il fiume, i Cappuccini, la Gran Madre, il genio degli ideatori e la
precisione degli esecutori un "son et lumière" entusiasmante.
Secondo, che infatti si entusiasma tutta la città, con applausi a scena aperta,
ingorghi, resse e risse per guadagnare il panorama migliore. Ma il fuoco
d'artificio è anche il meno razionale degli spettacoli. Illumina,
ma è tutt'altro che illuminista. Anzi, dei circenses popolari è quello più
tipicamente barocco. Infatti ci si dedicarono, senza nessuna remora o
preoccupazione di consegnare all'eternità la loro opera, sommi geni come
Bernini o Händel. Di più: quello pirotecnico è il più effimero degli
spettacoli. È un investimento di soldi, tempo e genialità sulla bellezza più
fragile che esista, quella che muore appena è nata. Da ogni punto di vista, i
fuochi d'artificio sono uno scialo assoluto. Non ne resta niente, a parte
qualche fotografia per chi le ha fatte e il ricordo per chi c'era.
L'equivalente di farsi un vestito bellissimo che si porterà una sera sola. E il
contrario della razionalità della spesa "che si ripaga". È un
investimento sul nulla, un bellissimo spreco. Allora, terza scoperta, ci si
rende conto che esiste anche un'altra città, diciamo la Torino-bis, che è
capricciosamente barocca, capace di entusiasmarsi per la luminosa inutilità di
una pioggia di scintille. Una città che non ha dimenticato gli splendori di
corte, l'ostentazione del lusso, il fasto fine a se stesso, e azzarda senza
sensi di colpa la spesa non produttiva. Martedì sera, sembrava che si stesse
festeggiando il fidanzamento di un rampollo sabaudo con un'Infanta o l'arrivo a
Castello di qualche principessa sposata per procura. Insomma, come la rigorosa
simmetria delle linee rette cittadine è rotta dall'improvviso affacciarsi di
una linea curva, sia barocca o ottocentesca come la Mole, così la città tanto
severa da sembrare talvolta arcigna si scopre improvvisamente godereccia.
Pronta a spendere soldi ed entusiasmo nel piacere effimero, nell'estasi di un
istante, in un "maraviglioso" che lascia di sé soltanto il ricordo e
un po' di odore di polvere da sparo.
( da "Giornale.it, Il" del 26-06-2008)
Argomenti: Laicita'
N. 151 del
2008-06-26 pagina 35 I settantamila di San Siro scelgono i brani dello show di
Paolo Giordano da Milano E pazienza se c'è ancora qualche scampolo di sole
sugli spalti quando lui arriva sul palco così, lentamente, passo dopo passo,
insieme ai suoi musicisti, accolto da un boato che ve lo potete immaginare.
"Fa abbastanza caldo?", chiede due volte in italiano, mentre Steve
Van Zandt e Nils Lofgren iniziano a pennellare gli accordi di Summertime blues,
un pezzo di Eddie Cochran che sembra scritto apposta per questa sera di mezza
estate qui nella bolgia di San Siro. Bruce Springsteen è vestito come al
solito, come uno che sta sempre Out in the streets, fuori per la strada come
recita il secondo brano in scaletta: jeans e camicia nera e Fender gialla a
tracolla, usata come fosse un menestrello per raccontare le sue trame da
cantastorie che cerca con il passato di illuminare il futuro e peccato che non
sempre sia così facile. Con Radio Nowhere c'è la disperazione di non sentirsi a
casa. In Prove it all night il senso di oscurità che per quasi trent'anni fino
a The Rising ha pervaso il suo canzoniere di poeta prestato
al rock, cresciuto con il rock e infine capace di usarlo, il suo rock, per
parlare la lingua di tutti, anche quelli che non vorrebbero sentire. E a
guardarlo in mezzo alla sua "E Street Band" su di un palco spartano
perché intanto contano solo musica e parole e sentimenti, insomma a guardarlo
qui Bruce Springsteen sembra davvero l'ultimo dei menestrelli rock ancora in
sintonia con il mondo, capace di sentirne le pulsazioni, di coglierne le
contraddizioni e di gridarle in faccia a settantamila persone (stadio esaurito
da mesi) che ballano, sorridono, si esaltano seguendo un rito che non è mai
anacronistico, mai nostalgico, mai autoreferenziale. Insomma San Siro diventa
una Promised land, una terra promessa dove i confini del bene e del male sono
nitidi ma mai assoluti, si intersecano talvolta e non ci sono giudizi
moralistici. Springsteen è uno che ha vissuto, come Woody Guthrie ha
attraversato i suoi States (e il resto del mondo) per parlare con la gente,
mettendosi a disposizione come ormai non si usa più in questo show business
incartapecorito dalle grandi produzioni, dagli effetti speciali che sono poi
una blindatura della scaletta e rendono identico un concerto all'altro. E
allora ecco perché, in questo tour europeo il pubblico ha preso l'abitudine di
esporre cartelli con il titolo di canzoni inusuali del repertorio del Boss, di
chicche come le chiamano i fans di cinquanta, sessanta persino settanta anni
che sono arrivati fin qui da tutta Italia in un pellegrinaggio che è unico per
portata in tutta la storia della musica. "Come state?" chiede loro
Springsteen iniziando Spirit in the night che ha un giro di chitarra e tastiere
portentoso, un autentico invito a saltare alla faccia dell'afa oppressiva che
avvolge lo stadio ma solo fin lì, fin dove Springsteen scorrazza senza sosta,
si butta per terra, sfiora le mani delle prime delle file, lo farà fino alla
fine e chissà come ci riesce cantando fra un entusiasmo straordinario Because
the night e Badlands e la conclusiva American Land che scivola via finché si
spengono le luci inseguite dal boato della gente. Venticinque brani, signori, qualcuno improvvisato come None but the brave e Hungry heart chiesti,
anzi implorati dai cartelli delle prime file, insomma una comunione di quasi
tre ore tra settantamila persone e il loro confessore laico, sincero,
ineguagliabile (e accidenti che fisico, a 59 anni). © SOCIETà EUROPEA DI
EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano.
( da "Giornale.it, Il" del 26-06-2008)
Argomenti: Laicita'
N. 151 del 2008-06-26 pagina 8 Faretti e luci per illuminare le opere d'arte di
Redazione Sono tre i monumenti da restaurare all'interno del Duomo: l'altare
della Presentazione di Agostino Busti, detto il Bambaia, il monumento funebre
di Gian Giacomo Medici di Leone Leoni e l'altare di San Giuseppe di Pellegrino
Pellegrini, con la pala che raffigura lo sposalizio della Vergine di Enea
Salmeggia. L'intervento è stato rimandato fino ad oggi da cinque anni a
questa parte. La Veneranda Fabbrica del Duomo utilizzerà impalcature
parzialmente aperte per rendere visibili le principali fasi dell'intervento. È
allo studio anche un nuovo sistema di segnaletica e illuminazione dei tre
monumenti, da realizzare al termine del restauro, per valorizzare al meglio le
loro qualità architettoniche. © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri
4 - 20123 Milano.
( da "Stampa, La" del 26-06-2008)
Argomenti: Laicita'
SCUOLA. APERTO A
LUGLIO Storico asilo Ferrando non andrà in vacanza La scuola dell'infanzia
"Coniugi Ferrando" a Ovada anche quest'anno ha deciso di assicurare
il suo servizio di assistenza durante tutto luglio. Questo di fronte alle
richieste di diverse famiglie che hanno la necessità di supporto per i loro
bambini, a causa dell'indisponibilità dei genitori impegnati nel lavoro. La
"Ferrando" che attualmente può ospitare 60 bambini, è una delle
istituzioni più antiche della città: il primo statuto porta addirittura la data
del maggio 1869; l'asilo, allora, venne istituito con lo scopo di accogliere i
bambini poveri. Oltre ai 60 bambini dai 3 ai 6 anni che hanno la possibilità di
frequentare l'asilo, a fine anno 2005 venne istituito anche il "Micronido
Bulle e Pupe" per piccoli da 6 mesi in avanti. Anche con questa
istituzione il "Ferrando" aveva cercato di dare una risposta a una
richiesta sempre più pressante, sottolineata nel 1998 addirittura da una
petizione al Comune. L'Asilo Ferrando fino agli anni '70 ha avuto sede nell'ex
convento dei Cappuccini; quando in quel punto del centro città venne costruito
un nuovo grande edificio, venne anche realizzata una nuova struttura per
l'asilo nella zona di espansione di Ovada, ora via Pietro Nenni. Per anni l'asilo è stato gestito grazie alla preziosa opera delle suore, ma poi si è
visto costretto ad utilizzare solo personale laico. Quindi sono venuti a
liberarsi i locali utilizzati dalle religiose al piano superiore, che ora sono stati
trasformati in un attrezzato laboratorio odontotecnico. Naturalmente,
come precisa il presidente Mario Benelle, "l'introito della locazione sarà
utile per far quadrare il bilancio dell'Ente, perché le esigenze crescono ogni
giorno per dare risposte alle esigenze della comunità".
( da "Unita, L'" del 27-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Stai consultando l'edizione
del Comincio dalla dedica Walter Veltroni Segue dalla Prima Q uel fondo è un
sipario: il volto dell'uomo è in primo piano e dietro ha un sipario nero. Si
aprirà? Il sipario è dunque un invito, l'invito ad aprire il libro ed entrare
nelle pagine. Lo faccio. Si comincia con una nuova ferita: il pianto disperato
di bimbo per una casa che lascerà per sempre. Ricordi, considerazioni,
pensieri: dalla fanciullezza ("l'infanzia è una stagione fatata. La sola
di tutta una vita che non finisce mai e t'accompagna fino all'ultimo
respiro"), all'adolescenza ("senti di poter essere tutto e ancora non
sei nulla e proprio questa è la ragione della tua onnipotenza mentale"),
il compagno di classe Calvino, il fascismo, la politica, le letture e le discussioni,
l'aspra consapevolezza di un tratto distintivo dell'essere umano ("Ma ora
dobbiamo toglierci le bende dagli occhi ... Dopo millenni e millenni la
riduzione della persona a cosa, la divisione tra padrone e servo, il mancato
riconoscimento dell'altro, costituiscono ancora un tratto dominante della
specie"), il lavoro e la politica, la fede religiosa e i fondamenti della
morale, la senilità e l'innocenza riconquistata. Qualcuno lo ha definito un
libro di riflessione filosofica, altri un testo a metà fra l'autobiografia e il
saggio. E se fosse, invece, il racconto di un viaggio, non diversamente dai
racconti e dagli immaginari di viaggio del '700 o di qualche altra epoca? Un
resoconto preciso, altamente sincero, denso di ricordi e di scoperte, come ogni
viaggio che si rispetti. Un viaggio sereno e impetuoso, ironico e passionale,
in compagnia di Montaigne e Cartesio, di Pascal e di Nietzsche. Non è un
racconto di episodi, di fatti, di accadimenti, è piuttosto la ricerca di ciò
che lega quegli accadimenti e la nostra vita, degli imperativi che fondano le
nostre azioni; è, in ultimo, il viaggio alla ricerca del senso del vivere. Lo
scrittore in queste pagine dimostra per la vita "l'interesse di un
decifratore di sciarade": è una frase del portoghese Fernando Pessoa, una
delle figure che meglio incarnano la complessità dell'inquieto Novecento e che,
come il nostro autore in questo libro, amava parlare per frammenti. A questo
punto conviene chiedersi chi sia lo scrittore, questo viaggiatore e decifratore
di sciarade. Dirò che è un uomo che ha lavorato sulla parola e con le parole
facendo quello che egli stesso definisce un "mestiere crudele": il
giornalista. Appartiene alla migliore tradizione borghese, laica
e liberale e illuminata, quella che ha contribuito a ricostruire l'Italia del
secondo dopoguerra. È un giornalista "sui-generis", ha fondato
giornali importanti, è stato maestro di tanti altri giornalisti italiani ed europei, ha
sferzato la classe politica, denunciandone i limiti e le meschinità,
scuotendo con forza la coscienza civile del Paese, ma non si è mai ritagliato
per sé il ruolo d'agitatore o di capopopolo. Non ha nel sangue la demagogia
della piazza, ma la dignità di chi ha fatto della responsabilità la guida del
proprio agire. A pensarci bene è un libro che assomiglia alla fotografia di
copertina: "in fondo - scrive ancora Barthes - la fotografia è sovversiva
non quando spaventa, sconvolge o anche solo stigmatizza, ma quando è
pensosa". "Vita pensata", infatti, è definito questo libro in quarta
di copertina, poiché è interamente un colloquio limpido coi propri ricordi e
con il proprio sapere che più volte l'autore interroga, quasi socraticamente,
per metterlo alla prova, per verificare, per non chiudersi in convinzioni
dogmatiche ("...è mia ragionata convinzione che la verità assoluta non
esista e quella soggettiva e relativa dipenda dal punto di vista con cui guardi
te stesso e il mondo"). Il nostro autore-viaggiatore non è come taluni
marinai che s'aggrappano alla fede solo di fronte alle tempeste. Si cerca Dio
per paura della morte, scrive, e "più si ha paura della morte più è
intensa la vitalità e la volontà di potenza", ma forse è vero anche il
contrario: più si scopre la vita, più si ama la vita, più essa stessa diventa
così prodigiosa da renderci incongrua l'idea della morte. Racconta che si
liberò presto dalla "necessità, sempre incombente, di trovare un senso
ultimo", perché "non ci sono alternative alla vita e dunque il suo
senso altro non è che viverla". A me pare che la ragione, il significato
di tutto il libro sia racchiuso in queste parole: non c'è alternativa alla
vita. È un libro, questo, che, nonostante la profonda nostalgia e le malinconie
che emergono spesso, ha una forte "vocazione al futuro", un po' come
quei libri di viaggi, appunto, dove il narratore-esploratore posa la penna solo
perché è arrivato il momento di imbarcarsi di nuovo, di partire ancora. Un
nuovo viaggio e nuovi sogni e nuovi ricordi. Ecco perché vale la pena prendere
in mano e leggere "L'uomo che non credeva in Dio" di Eugenio Scalfari.
( da "Unita, L'" del 27-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Stai consultando
l'edizione del Aborto, il buio oltre la legge di Pietro Greco L' aborto è una
grande tragedia. L'Organizzazione Mondiale di Sanità calcola che ogni anno nel
mondo si verificano oltre 80 milioni di gravidanze non desiderate. Di queste,
ben 45 milioni vengono interrotte con un aborto. Molto spesso procurato in
condizioni di rischio e/o con tecniche primitive, che determinano la morte di
un numero di donne stimato tra 70 e 100mila e un numero ancora più grande -
milioni - di donne che subiscono menomazioni e danni, fisici e psichici. Come
affrontare questo oceano di dolore? Con grande pudore e discrezione, da parte
di tutti. Con un forte impegno, culturale e sociale, nella prevenzione. E con
una grande fiducia (senza paternalismi) nella persona, la donna, che in questa
tragedia investe più ogni altra: il suo amore materno, il suo corpo, la sua
stessa vita. È questo l'approccio che Carlo Flamigni - medico ginecologo e
membro della Commissione nazionale di Bioetica - propone per diminuire il
carico dolente che accompagna il fenomeno dell'aborto. La proposta è frutto di
un'enorme esperienza medica, di un'ancora più grande partecipazione umana e di
un'attenta riflessione etica. E attraversa per intero il libro L'aborto. Storia
e attualità di un problema sociale, che l'Unità offre domani ai suoi lettori,
senza far mai venir meno la razionalità logica delle argomentazioni, la
chiarezza dell'esposizione e la nettezza delle prese di posizione. Quella che
Carlo Flamigni ci propone è un'alta lezione di etica laica.
E, soprattutto, un metodo per cercare di affrontare senza superbia uno dei temi
più delicati che turbano e dividono la nostra società multietica. L'aborto,
ricorda Flamigni, è un "destino doloroso" che da sempre accompagna le
donne (molte donne) nel loro percorso di vita: un'"ombra nera" che
talvolta le uccide e sempre la angoscia. Presente in ogni tempo e in
ogni angolo della Terra. Spesso usato non solo per evitare di portare avanti
una gravidanza indesiderata, ma come strumento di controllo delle nascite.
Sempre subìto dalle donne come tragica necessità. Anche se la sua accettabilità
sociale è storicamente determinata. L'intensità dell'orrore provocato
dall'aborto varia di tempo in tempo, da cultura a cultura, da situazione a
situazione. Talvolta l'aborto è entrato (ed entra) in competizione con il
matrimonio riparatore, l'offerta di adozione (con o senza compravendita del
bambino), persino l'infanticidio come strumento di regolare gravidanze non
desiderate. Talaltra l'aborto e persino l'infanticidio sono stati (e sono
tuttora) usati come strumento di controllo delle nascite. Molti popoli, fin
dall'antichità, hanno cercato di regolare la pratica tragica dell'aborto.
Nessuno è mai riuscito a eradicarla. Qualcuno, però, è riuscito a controllarla.
Nel 1956 in Vietnam l'abortion rate era di 256 aborti annui ogni 1.000 donne in
età riproduttiva, nel 2004 grazie a politiche di controllo è sceso a 30. In
Svizzera, dove la pratica dell'aborto è ben regolata, si verificano 6,6 aborti
per 1.000 donne in età riproduttiva. In Estonia, dove l'aborto è mal regolato,
l'abortion rate sale a 53,8 aborti ogni 1.000 donne in età riproduttiva.
Eccoci, dunque, alla prima, netta presa di posizione di Carlo Flamigni:
regolare la piaga dell'aborto, lottando non per vietarlo in astratto ma per
prevenirlo in concreto. Trattandolo come un problema di salute, quando la donna
sente di dover interrompere una gravidanza. E prevenendo, appunto, i motivi che
spingono all'angosciosa decisione, attraverso l'uso dei più efficaci sistemi
anticoncezionali, una solida educazione sessuale e la rimozione delle cause
economiche e sociali che portano alla decisione di rinunciare a un figlio.
Tenendo sempre presente che l'alternativa all'aborto controllato non è
l'assenza di aborti, ma - sostiene Flamigni - l'aborto clandestino. Mentre la
storia medica dimostra che il tentativo di controllare la tragedia dell'aborto,
sottraendolo alla clandestinità e rendendolo un problema di salute da affidare
a strutture mediche, consente di raggiungere due obiettivi di grane importanza:
diminuire il numero assoluto di aborti e rendere meno rischiosa la pratica per
la donna che lo subisce. Due obiettivi sempre elusi nelle società che evocano
un astratto divieto assoluto. Oggi nella gran parte dei paesi del mondo si
cerca di regolare la tragedia dell'aborto, consentendo l'interruzione
volontaria di gravidanza con l'assistenza del medico sulla base di principi
(tra cui la ricerca del male minore), invece che di valori assoluti. E quasi
ovunque il tentativo si risolve non solo nella diminuzione dei rischi di salute
per le donne, ma nella diminuzione del numero assoluto di aborti. Quasi ovunque
la regolazione avviene riconoscendo in buona sostanza che, quando la salute
della donna entra in conflitto con la vita dell'embrione o anche del feto, è la
prima a dover essere salvaguardata. In Italia a regolare l'aborto sulla base di
questo principio (e non di questo valore, sottolinea Flamigni) è la legge 194,
approvata dal Parlamento nel 1978 - trent'anni fa - e confermata dal referendum
del 1981. I successi di questa legge sono innegabili. Negli anni '70 il numero
di aborti clandestini in Italia superavano il numero stimato di 350.000.
Nell'anno 2000 si erano ridotti a 30.000. Ma anche gli aborti legali sono
diminuiti: passando dal massimo di 234.801 del 1982, ai 129.588 del 2005. In questi
trent'anni in Italia il numero complessivo di aborti si è, dunque, dimezzato.
E, poiché la gran parte avviene in strutture mediche, la mortalità tra le donne
è diminuita fin quasi ad azzerarsi. Da un punto di vista medico si tratta di un
successo indiscutibile. L'aborto resta una tragedia. Ma oggi è una tragedia che
ha dimensioni minori. L'Italia è uno dei paesi al mondo col minor numero di
aborti. La legge 194 presenta, tuttavia, delle ombre. Una, secondo Carlo
Flamigni, consiste nell'obiezione di coscienza tra i medici ginecologi, che in
alcune regioni ha raggiunto punte così elevate - il 92% in Basilicata, l'80% in
Veneto, contro il 20% in Val d'Aosta - da risultare non solo inspiegabili, ma
anche inaccettabili, perché rischiano di svuotare la legge e di riconsegnare le
donne povere alle mammane e le donne ricche alle cliniche svizzere. La proposta
di Flamigni è, giustamente, radicale: proibire l'obiezione di coscienza. Un
istituto giusto quando la legge 194 fu stabilita e un medico si sarebbe trovato,
da un giorno all'altro, costretto o a praticare l'aborto o ad abbandonare la
professione. Ma ingiusto oggi, perché chi ormai sceglie la professione di
ginecologo da esercitare in una struttura pubblica conosce il quadro normativo.
L'obiezione di coscienza va abolita, sostiene Flamigni, perché mette a
repentaglio la salute delle donne. Appassionata è anche la difesa che Carlo
Flamigni propone della pillola abortiva RU486 - una tecnologia che consente non
aborti più facili, ma aborti meno dolorosi. E della cosiddetta "pillola
del giorno dopo", che non può in alcun modo essere considerata uno
strumento abortivo, ma semplicemente un anticoncezionale. Carlo Flamigni sa,
tuttavia, che il problema dell'aborto non è solo una questione medica. E che non
può essere affrontato solo in termini tecnici. È una grande questione politica,
su cui si esercitano inusitate pressioni di tipo religioso. Carlo Flamigni vede
che la legge 194 è oggi sotto attacco. E che questi attacchi possono metterla
pesantemente in discussione. L'attacco avviene su diversi piani, a iniziare da
quello culturale. Secondo Flamigni è in atto una "crociata della
disperazione" da parte di una componente importante della gerarchia
cattolica e dello stesso Pontefice, che ha per oggetto parti della legge e la
sua stessa totalità. Questa pressione si fonda su alcuni presupposti
concettuali. Il primo è che a guidare la società devono essere valori etici
assoluti e intangibili, non principi pragmatici e storicamente determinati. Uno
di questi valori è ben noto: la vita di ogni persona è un bene assoluto non
negoziabile. E poiché "fin dall'inizio" l'embrione "è uno di
noi", una persona a tutti gli effetti, con i medesimi diritti di un
adulto, l'aborto deve essere considerato un male assoluto. Da proibire, non da
regolare. Risultato di queste assunzioni sembra essere - in prospettiva -
l'abrogazione della legge 194. Ma intanto gli attacchi si concentrano su
aspetti particolari, in grado di metterne in discussione l'intero impianto. Uno
di questi attacchi locali, riguarda, per esempio il ruolo del padre. Si giudica
inaccettabile il fatto che nelle decisioni sull'interruzione di gravidanza la
legge non preveda un suo ruolo, allo stesso livello di quello della madre. O
anche il ruolo del medico. Si giudica inaccettabile che, anche nei primi 90
giorni, l'interruzione della gravidanza non sia il medico ad avere l'ultima
parola. O, ancora, il ruolo dei "centri di dissuasione": si tenta di
stabilire negli ospedali presidi di volontari che, scrive Flamigni "avrebbero
l'unica funzione di dissuadere la donna dal portare a compimento la propria
scelta". Nell'insieme l'obiettivo è chiaro: mettere in discussione il
diritto all'autodeterminazione delle donne. Sottrarre loro il "potere di
decisione". C'è, in questo attacco, qualcosa che a Carlo Flamigni appare
del tutto inaccettabile. L'idea - del tutto priva di fondamenta - che l'aborto
sia utilizzato nella nostra società come un metodo di contraccezione e non come
una necessità angosciante. L'idea che la donna non sia in grado di pensare e di
decidere con la propria testa, per cui occorre che altri decidano a posto suo:
il marito, il medico, i gruppi di volontari per la vita. Mentre demandare la
scelta alla donna non è solo lo strumento più giusto - è la donna, non il
marito, il medico o il volontario, che mette in gioco il suo corpo e il suo
amore materno - ma anche il più ragionevole: nessuno più della donna è in grado
di scegliere tra il male minore, proprio perché nessuno più di lei ha poste in
gioco così alte. Si dirà: ma questo libro poteva essere scritto trent'anni fa.
All'epoca della stesura della 194 o tre anni dopo, all'epoca del referendum. Ma
qui sta tutta la sua drammatica attualità. Il libro è una sveglia. Attenti che
possiamo ritornare a trent'anni fa. "Temo che le ragazze nate dopo il 1978
siano convinte - scrive Flamigni - che i diritti acquisiti, nessuno te li può
più toccare, e non si rendano conto di quanto sta accadendo. In realtà, basta
dormire un po' più a lungo che quando ti svegli i tuoi diritti non ci sono più".
Qualcuno te li ha rubati. E i ladri di diritti sono dappertutto. Non lasciamoli
agire indisturbati. DOMANI con l'Unità un libro di Carlo Flamigni che
ripercorre la storia di una conquista civile delle donne, sancita con
l'approvazione della 194, e dei tentativi medioevali da parte della Chiesa di
cancellare questo diritto.
( da "Unita, L'" del 27-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Stai consultando
l'edizione del Csm boccia la salvapremier Mancino nel mirino Pdl di Massimo
Solani/ Roma ARRABBIATO E DELUSO Mercoledì aveva riempito gli alti soffitti
dell'Aula Bachelet delle sue urla. "A questo punto devo dimettermi - aveva
gridato sventolando i lanci di agenzia che riportavano le ultime fughe di
notizie sulla bozza di parere in corso di discussione in sesta commissione - O
me ne vado io o se ne vanno i dichiaratori". Ieri invece, gli è toccato
persino assistere in silenzio alla richiesta di dimissioni che gli è piovuta
addosso dalla maggioranza parlamentare. Era un Nicola Mancino teso e provato
quello che in mattinata si è presentato davanti al Plenum del Csm per ricordare
a tutti che "il Consiglio parla solo attraverso i suoi atti ufficiali, non
con personali interpretazioni. Torno a chiedervi riservatezza - ha poi scandito
abbracciando in uno sguardo circolare tutti i consiglieri - Non se ne può più
di questa prassi di far dire ai nostri atti o ai nostri documenti non il loro
contenuto ma l'interpretazione che qualcuno vuole loro dare". Ma l'ultima
fuga di notizie sul parere che la sesta commissione ha approvato soltanto ieri
pomeriggio (e che il Plenum voterà in seduta straordinaria martedì) ha gettato
altra benzina su un fuoco che Berlusconi e i suoi alimentano ormai da settimane
in un clima di continua guerriglia contro la magistratura. Al punto che
qualcuno si è sognato persino di chiedere la sua testa, ad onta di tutti i
tentativi fatti dal vicepresidente del Csm per rendere di nuovo respirabile
un'aria che l'inquilino di Palazzo Chigi continua ogni giorno ad inquinare.
"Io chiedo a Nicola Mancino di dimettersi da Vice presidente del Csm.
Sarebbe un atto dovuto, di elementare sensibilità istituzionale, non sarebbe un
atto eroico - spiegava infatti ieri il presidente della Commissione Giustizia
del Senato Filippo Berselli, autore di uno dei due emendamenti al decreto
sicurezza che sono stati "bocciati" dalla sesta commissione - Delle
indiscrezioni così irresponsabili mirano a mettere in grandissima difficoltà ed
imbarazzo il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, e sono di enorme
gravità istituzionale e non possono passare sotto silenzio, all'italiana".
Come ampiamente previsto, la sesta commissione di Palazzo dei Marescialli ha
approvato con 5 voti a favore e uno contrario (quello del
laico di Fi Michele Saponara) la bozza di parere redatta dai relatori Fabio
Roia e Livio Pepino che contiene giudizi molto severi sulla costituzionalità
delle norme blocca processi contenute del testo di conversione del decreto
sicurezza. Nove pagine in cui si contesta alle nuove norme il "mancato
rispetto" dell'articolo 111 della Costituzione, e cioè del
principio della ragionevole durata dei processi, esprimendo dubbi di
"compatibilità" fra la sospensione dei processi o
"l'obbligatorietà dell'azione penale" prevista dall'articolo 112
della Carta. E le nuove disposizioni, secondo la commissione, presentano anche
diversi "profili di irragionevolezza". Un testo (pochissime e
"tutt'altro che sostanziali" le modifiche approvate rispetto al
documento circolato nei giorni scorsi) che martedì sarà sottoposto al voto del
Plenum per essere poi trasmesso al ministro della Giustizia Angelino Alfano e
alla commissione Giustizia della Camera dove il decreto sicurezza inizierà il
proprio passaggio a Montecitorio. E dove, contrariamente alle voci circolate in
questi giorni, sembra ormai definitivamente tramontata l'ipotesi di una
"trattativa" fra maggioranza e opposizione: "Non c'è e non ci
può essere nessuno scambio o incrocio tra la norma "blocca processi"
e il cosiddetto "lodo Schifani" - spiegava ieri Lanfranco Tenaglia,
ministro della Giustizia nel governo ombra del Pd - Dalla prossima settimana
cominceremo la nostra opposizione nel merito in commissione per ottenere
modifiche al dl sicurezza su vari punti, tra cui l'emendamento "blocca
processi": una norma sbagliata e pericolosa, che va ritirata".
( da "Repubblica, La" del 27-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Oggi il via libera
al lodo Alfano immunità per quattro presidenti Csm, primo no al salva premier.
Attacchi a Mancino Berselli (An): Mancino si dimetta. Il 28 luglio lo scudo in
aula alla Camera LIANA MILELLA ROMA - Quattro presidenti, quelli ai più alti
vertici del Paese, temporaneamente "liberi" da tutti i reati che non
abbiano commesso nell'esercizio delle loro funzioni. Il capo dello Stato, i
presidenti del Senato, della Camera, del Consiglio dei ministri vedranno
congelati inchieste e dibattimenti, anche se le toghe potranno acquisire le
prove irripetibili. Resta fuori il presidente della Consulta perché "non
omogeneo" rispetto alle altre cariche di provenienza "politica".
La prescrizione sarà bloccata. Se lo vorranno i quattro potranno anche
rinunciare allo scudo. Ne potranno fruire esclusivamente per un mandato e solo
il capo del governo potrà "bissare" in caso di reincarico. Le altre
parti del processo potranno ricorrere subito alla giustizia civile. Il lodo
Alfano, licenziato ieri pomeriggio dal Guardasigilli, è pronto, già distribuito
ai colleghi, e oggi sarà approvato dal Consiglio dei ministri. Con un disegno
di legge di due articoli, il primo per fissare le regole della sospensione, il
secondo per ribadire che si fermeranno subito tutti "i processi penali in
ogni fase, stato e grado", Berlusconi mette la
seconda pietra per uscire dalla sua ossessione giudiziaria. La prima è la
sospensione di un anno per i procedimenti per reati sotto i dieci anni che il
Csm, in commissione, ha ufficialmente bollato col timbro
dell'incostituzionalità. La bozza tanto contestata, e che è costata al
Consiglio una pesante ramanzina della destra, è stata votata da cinque dei sei
componenti della sesta commissione. Contrario solo il forzista Saponara. Da
ieri sera è al vaglio del presidente Napolitano che studierà i contenuti delle
17 pagine prima di decidere se firmare il decreto sulla sicurezza. Martedì, in
un plenum straordinario, il testo sarà discusso e votato. Scontato il consenso
dei togati, dei laici del centrosinistra, di Bergamo
dell'Udc. Contrari solo Anedda (An) e Saponara. Ma il parere, che ribadisce come
la sospensione, "incongrua, casuale e arbitraria", violi i principi
costituzionali dell'obbligatorietà dell'azione penale e della ragionevole
durata del processo e presenti "profili di grave irragionevolezza",
continua a "costare" molto al Csm e al suo vicepresidente Nicola
Mancino. Che ieri è stato attaccato frontalmente dal
presidente della commissione Giustizia del Senato Filippo Berselli (An) che,
pur considerando il parere "legittimo e previsto da una legge dello Stato
del '58", tuttavia pretenderebbe addirittura le dimissioni di Mancino per
via della fuga di notizie. Il vice presidente, per la terza volta, raccomanda
ai suoi "massima riservatezza", e chiede a Giuseppe Maria Berruti
(Unicost) di studiare regole interne con tanto di sanzioni per punire chi passa
le carte. Ribadisce però che il Csm "non vuole né progetta di diventare
una terza Camera in concorrenza con il Parlamento". Questa sarebbe solo
"l'invenzione di chi non vuole un Csm autonomo" e che "dà
fastidio". Per certo il parere sulla sospensione è destinato a pesare nei
prossimi giorni. Soprattutto quando, dal 9 luglio, il dl sicurezza sarà in aula
a Montecitorio. Il ministro per i Rapporti col Parlamento Elio Vito, che ieri
ha incassato pure la calendarizzazione del lodo Alfano (dal 28 al 31 luglio
alla Camera), sembra lasciar intravedere possibilità di modifiche.
"Seguiremo i lavori con grande attenzione e vedremo quali decisioni
prendere". I tempi per le correzioni e il successivo passaggio al Senato
ci sarebbero. E a Berlusconi, che col sì al lodo Alfano in autunno vedrebbe
fugati gli incubi processuali, potrebbe star bene evitare un nuovo scontro col
Quirinale. Che continua a premere per modificare la norma sulla sospensione.
Sia ampliando il range dei reati, sia diminuendo il periodo di sospensione. Il
lasciapassare del Cavaliere dipende da una cosa: la garanzia che il processo
Mills non arrivi prima a sentenza. Cosa difficile da ottenere e per cui non
possono esistere "garanti" tra lui e i giudici.
( da "Repubblica, La" del 27-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Pagina III - Roma
Campidoglio "Il Papa venga in Comune" Sì in Consiglio con 2 contrari
Il Consiglio comunale ha approvato ieri l'invito in aula per papa Benedetto
XVI: gli sarà chiesto di partecipare alla seduta straordinaria che "verrà
dedicata al valore universale della città di Roma". La mozione presentata
dal capogruppo del Pdl, Dario Rossin, e controfirmata dal capogruppo del Pd
Umberto Marroni, è passata con 46 voti a favore su 48 votanti. Niente
unanimità, dunque, nonostante l'appello lanciato dal sindaco Gianni Alemanno,
che ha assistito alla seduta in aula e che proprio ieri ha ricevuto l'annuncio
ufficiale del ricevimento in Vaticano fissato per domani alle 11.30, in udienza
privata con papa Benedetto XVI insieme alla moglie Isabella e al figlio
Manfredi: "Apprezzo che la mozione sia stata firmata anche dai consiglieri
Coratti (Pd), Casciani (Idv) e Marroni. Credo che l'invito al Papa debba essere
rivolto coralmente da tutto il consiglio per fare in modo che esprima
accoglienza e condivisione, altrimenti non ha senso". I due voti contrari
sono arrivati dai capigruppo della Sinistra Arcobaleno, Andrea Alzetta, e della
Lista civica per Rutelli, Gianluca Quadrana: "Questa è un'assise laica e politica - dice Quadrana - deve prevalere il
dialogo politico e non religioso". "Da cattolica praticante - dice
Gemma Azuni del gruppo Misto, assente in aula al momento del voto - ho
ravvisato una non urgenza ad invitare il Papa. Considero più importante che il
consiglio lavori su temi quali il disagio sociale". La mozione,
nelle sue premesse, ricorda che "il 15 gennaio del 1998 papa Giovanni
Paolo II onorò il consiglio comunale prendendo parte a una seduta e destando
vivissima commozione", e rileva "l'alto profilo morale e
intellettuale del Santo padre". Ma nonostante la trasversalità dell'invito
e dei commenti, già si levano aspre critiche e si agita lo spettro delle
contestazioni che ne bloccarono l'invito alla Sapienza: "Proporrò alle
associazioni laiche e Glbt di organizzare, in concomitanza con l'intervento di
Benedetto XVI, un sit-in in piazza del Campidoglio - dice il segretario dei
Radicali di Roma, Massimiliano Iervolino - per ricordare il ruolo ingerente che
ebbe il Vaticano nei confronti della delibera sulle unioni civili". (paolo
g. brera).
( da "Repubblica, La" del 27-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Pagina IX - Napoli
L'arcivescovo Sepe chiude gli stati generali della Diocesi "Rivoluzione
pastorale per salvare la città malata" "Appassionare i ragazzi a
linguaggi diversi da quelli della strada" Una rivoluzione
"pastorale" che partendo dalla testimonianza viva sul territorio e da
un nuovo incarnarsi della Chiesa nel tessuto malato di Napoli, sappia camminare
nell'esempio di Cristo e contribuire alla salvezza di una "comunità
sofferente". è la sfida lanciata dal cardinale Crescenzio Sepe ieri,
attraverso l'articolata e lucida relazione con cui spinge
alla mobilitazione gli stati generali della Diocesi di Napoli, chiudendo la tre
giorni di dialogo e studi convocata a Serino. In sintesi, Sepe chiede ai
parroci, ai laici e ai volontari una ancora maggiore e più profonda attività.
Li spinge ad offrire risposte concrete, come servizi (quelli che spesso le
istituzioni pubbliche non riescono a fornire) e spazi, "oratori e
campi scuola, attività di sport e occasioni di incontro e di conoscenza".
Per Sua Eminenza: "La fede non è mai soltanto un fatto privato: alla
testimonianza personale deve seguire necessariamente la testimonianza
comunitaria, giacché la comunità cristiana, nella realtà dei tempi e delle
situazioni, è soggetto della missione della Chiesa". Poi il cardinale
affronta i temi più caldi di Napoli, come l'arruolamento dei centinaia e
centinaia di giovani da parte del crimine organizzato: "Primi bersagli
della cultura nichilista e del relativismo etico, vittime della disoccupazione
e, perciò, delle organizzazioni malavitose, non solo a Napoli, i più giovani
sono esposti al pericolo delle droghe, dell'alcol e della violenza, che spesso
scaturisce dalla dipendenza dal branco. Affascinati da modelli effimeri e
inconsistenti, essi cedono al fenomeno del bullismo e dell'illegalità. In
realtà questi comportamenti tradiscono un vuoto interiore e una richiesta alla
quale la nostra Chiesa vuole e deve impegnarsi a rispondere". E quali sono
le giuste risposte? Il cardinale: "Oratori, campi scuola, sport, attività
di volontariato, ma anche apertura al mondo dell'artigianato, dell'arte e della
cultura per appassionare i ragazzi e i più giovani alla conoscenza di linguaggi
diversi da quelli della strada, saranno i pilastri su cui costruiremo la nostra
pastorale per rispondere all'urgenza della educazione alla fede. Non si tratta
di mero attivismo, la pedagogia anche di tanti santi educatori insegna che
senza motivazione non c'è apprendimento". Così Sepe traccia 7 punti:
"Centri di servizio sociale; consultori familiari; centri di assistenza
per diversamente abili, madri nubili, tossicodipendenti; una pastorale per gli
anziani, che non si limiti alla cura degli inabili, ma li coinvolga in una
partecipazione attiva alla vita ecclesiale e civile; una pastorale per i
carcerati, soprattutto per il recupero e la loro reintegrazione nella società,
come pure una adeguata assistenza alle loro famiglie; promuovere un autentico
volontariato caritativo, valorizzando tutte le forze laicali esistenti sul
territorio in progetti di carità". (conchita sannino).
( da "Repubblica, La" del 27-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Pagina VIII - Milano
Pirellone, arriva il rimpasto in giunta neppure una donna Entrano Ferrazzi e La
Russa di An e Boscagli di Fi Stop a Prosperini vicepresidente ANDREA MONTANARI
Nessuna donna in giunta e la vice presidenza congelata fino a nuovo ordine.
"C'è un presidente e credo che basti abbondantemente - dice Roberto
Formigoni - Manca una donna, mi dispiace. Cercheremo di fare meglio la prossima
volta. D'altra parte abbiamo sempre lavorato all'insegna della
collegialità". Queste le uniche novità dell'annunciato rimpasto di giunta,
che il governatore ha formalizzato ieri come previsto. Con un problema in più.
Quello dell'assessore lombardo allo Sport Piergianni Prosperini, di An, che la
dirigenza regionale del suo partito ha proposto per la vice presidenza e che
Formigoni non ritiene adatto per quel ruolo. Così il governatore ha preso
tempo, nominando per il momento solo Giulio Boscagli di Forza Italia nuovo
assessore regionale alla Famiglia, l'europarlamentare di An Romano La Russa
assessore all'Industria e il consigliere regionale varesino dello stesso
partito Luca Ferrazzi neoassessore all'Agricoltura. Quest'ultimo al posto
dell'ex vice presidente Viviana Beccalossi oggi deputato e finora l'unica donna
nella giunta del Pirellone. La nomina del vice presidente potrebbe arrivare
lunedì, quando il consiglio regionale dovrebbe decidere il cambio della guardia
alla presidenza tra i leghisti Ettore Albertoni e Giulio De Capitani. E in
molti sono convinti che il vero prescelto, salvo nuovi colpi di scena, sarà
Romano La Russa, fratello del ministro della Difesa Ignazio. Il neoassessore
non si sbilancia: "La vice presidenza spetta ad An. Qualcuno lo dovrà pur
fare. Non ne facciamo un caso di vita o di morte. C'è anche Luca Ferrazzi, ma
per ora il partito ha indicato Prosperini". Il coordinatore regionale di
An Massimo Corsaro taglia corto: "Ne parleremo con Formigoni, ma non
esiste un caso Prosperini. L'unica cosa certa è che non faremo scambi con la
Lega per la presidenza del Consiglio". Proprio nello stesso giorno in cui
la consigliera regionale "eretica" di An Silvia Ferretto attacca i
fratelli La Russa e chiede polemicamente "più democrazia nel suo
partito". Un vortice di dichiarazioni che spinge il capogruppo del il
Partito democratico in Regione Carlo Porcari a commentare: "Il rimpasto è
il declino del centrodestra. In buona sostanza una scelta al ribasso imposta da
partiti litigiosi che ha lasciato ancora aperta la scelta del vicepresidente.
Spicca l'assenza di donne: con la giunta più numerosa d'Italia la Lombardia è
sola, con Valle d'Aosta, Basilicata e Sicilia, ad avere un esecutivo di soli
uomini". Della stessa opinione Luciano Muhlbauer di Rifondazione
comunista: "Un governo maschio al cento per cento che
ha già violato le disposizioni del nuovo Statuto". Il rimpasto ha
provocato qualche mal di pancia anche dentro Forza Italia. La componente laica
vicina al coordinatore regionale Guido Podestà ha provato a mettere in
discussione l'assessore lombardo all'Ambiente azzurro Marco Pagnoncelli.
Questo non ha comunque impedito l'elezione all'unanimità di Paolo Valentini
Puccitelli, che ora dovrà lasciare la presidenza dell'Arpa, a nuovo capogruppo
azzurro al posto del neoassessore Giulio Boscagli. Il nuovo capo delegazione in
giunta forzista sarà invece l'assessore alla Protezione civile Massimo Buscemi.
( da "Riformista, Il" del 27-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Pd tra pluralismo e
disfacimento Il problema non sono le correnti È che non si occupano di politica
Difficile orientarsi in un Pd che sembra ripiegato sulle sue diatribe interne.
Intendiamoci, il pluralismo è un tratto distintivo di un moderno partito
politico. Chi è stato partecipe della storia del Pci
ricorda la asprezza della battaglia condotta per rendere esplicita e trasparente
la dialettica delle posizioni. Figuriamoci se sia da mettere in discussione il
diritto a promuovere componenti politico culturali all'interno di un partito
che nasce con l'obiettivo di integrare tradizioni diverse. Quello che tuttavia
appare sempre più difficile da raggiungere è il punto di equilibrio tra la
complessa articolazione delle posizioni e l'indispensabile profilo unitario del
partito. Su questo vale la pena riflettere per individuare soluzioni che
scongiurino il rischio di fare del Pd un contenitore di gruppi separati e
contrapposti tra di loro privi di una base comune di intenti e aspirazioni. Un
organismo destinato al deperimento e a contare sempre di meno sulla scena
politico istituzionale. Cosa fare? C'è prima di tutto un nodo di fondo irrisolto:
la fusione tra le culture politiche che hanno dato vita al Pd avanza a fatica.
Ognuna di esse sembra ritirarsi in antichi confini assumendo la forma di
corrente portatrice di propri valori e interessi. Quello che è messo in dubbio
oggi è la possibilità di costruire un cemento politico ideale in grado di
tenere insieme il partito al di là delle differenze inevitabili in una
formazione pluralista. Come reagire? Sarebbe necessario riprendere
l'indicazione fornita da uno studioso della democrazia contemporanea e della
coscienza religiosa moderna come Pietro Scoppola: spostare in profondità, a
livello culturale, il processo di integrazione tra le culture promotrici del
Pd. C'è da chiedersi se si sia ancora in grado di tentare questa impresa. Le
difficoltà sono enormi, tuttavia la partita non è chiusa. Occorre reimpegnarsi
a una rielaborazione del rapporto tra valori cristiani, libertà dei moderni,
principi dell'umanesimo socialista che consenta di mettere capo a una cultura
capace di rispondere alle domande impegnative che stanno dinanzi all'Italia in
una fase cruciale della sua storia: crisi del modello sociale europeo e
dell'integrazione politica nel vecchio continente, irrompere del tema dei nuovi
diritti (con tutte le implicazioni che hanno con questioni eticamente
sensibili) e della modernità che li esprime. È indispensabile un lavoro di
lunga lena che faccia emergere come tratto costitutivo del Pd una "laicità positiva" che scongiuri una frattura tra laici e cattolici sulle scelte da compiere
intorno a questi nodi di fondo. Ecco il terreno su cui si decide il futuro del
Pd. Confesso di non avvertire, allo stato, consapevolezza della portata di un tale compito mentre vedo
prevalere la tendenza ad un pragmatismo del giorno per giorno. Non c'è
dubbio che un grande partito debba rispondere colpo su colpo nel convulso
svolgimento della lotta politica. Guai tuttavia se la politica si smarrisce
nella quotidianità. Catastrofico sarebbe poi se, più che un confronto tra le
culture, a imporsi nel Pd fosse il tema delle tessere e del sistema di
relazioni tra i "proprietari dei voti". In quel caso la partita
sarebbe da considerare chiusa. Ecco perché quanto avvenuto l'altro giorno nella
elezione dell'organismo dirigente del circolo del Pd di Torre Annunziata non può
passare sotto silenzio. Perché Fioroni non si reca subito in quella città? È
urgente dotare il Pd di un sistema di regole interne che impedisca il
cristallizzarsi di oligarchie, di gruppi di potere, la pratica delle iscrizioni
fasulle. Parliamoci chiaro. La vita democratica dei partiti, il rispetto degli
statuti e la tutela dei diritti degli associati non possono dipendere solo
dalla buona volontà del leader. In molti Stati europei si è affermata la
tendenza a sottoporre le procedure interne ai partiti a normative pubbliche che
ne garantiscano la correttezza democratica. Va vinta l'inerzia del legislatore
italiano su questo terreno. Infine una osservazione sulla strategia politica.
Ho già avuto modo di dire che alla luce della piega confusa che sta avendo la
disputa interna al Pd, sarebbe stato meglio svolgere
il congresso. Avremmo evitato una discussione in cui non emergono con la
chiarezza necessaria i veri nodi del contendere e probabilmente avremmo potuto
fornire risposte ai due interrogativi di fondo che militanti ed elettori si
pongono: fu un errore affrontare la sfida elettorale rinunciando alla ricerca
di un'ampia coalizione? A cosa lavoriamo oggi? Ad una riedizione del centro
sinistra o allo sviluppo della vocazione maggioritaria del Pd? In realtà non
emerge una strategia politica alternativa a quella che ha preso corpo nei mesi
che hanno preceduto la campagna elettorale e che ruotava intorno alla presa
d'atto della fine delle coalizioni artificiose e alla idea che toccasse al Pd
presentarsi agli elettori affrancato da vincoli di alleanze paralizzanti.
L'invito a lavorare per convergenze con forze di centro alternative alla destra
o l'auspicio che dal travaglio della sinistra radicale venga fuori qualcosa di
meno misero e inconcludente di quello che è stato il
radicalismo di sinistra nel nostro paese, sono considerazioni non in
contraddizione con l'impianto strategico con cui è stata condotta la campagna
elettorale. Se è così perché il Pd trasmette l'immagine di un partito scosso da
contrasti irriducibili? Forse ha ragione Roberto D'Alimonte quando scrive sul
Sole 24 Ore che il Pd è invischiato ancora in una strana e surreale discussione
sulla sconfitta elettorale. Una discussione a uso interno. D'Alimonte aggiunge
che il risultato elettorale non può essere un punto d'arrivo ma solo un punto
di partenza. La verità è che si tratta di un risultato su cui si può costruire.
Ma lo si può fare solo con pazienza, intelligenza, umiltà. Rimboccandosi le
maniche. Tornando a lavorare per dare al Pd caratteri politici, culturali e
organizzativi che gli consentano di dispiegare le sue potenzialità e di
conquistare quei settori di ceto medio e di strati popolari che nel nord hanno
scelto la Lega e nel sud il Pdl. Questa la sfida. In qualche modo è la stessa
con cui devono misurarsi grandi forze socialiste e di centro sinistra nella
maggior parte dei paesi dell'Unione europea. Ma occorre farlo liberi dall'idea
che la partita con la destra la si risolva nel volgere di qualche mese e che si
sia sempre alla vigilia dello scontro decisivo. Non è così. Serve una incisiva
e severa battaglia di opposizione di respiro lungo. Solo così si può
ragionevolmente tornare a vincere. 27/06/2008.
( da "Riformista, Il" del 27-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Parere il
compromesso con il quirinale Il Csm opta per l'"irragionevolezza" Berselli?
Chi è costui? Tre parole e il vicepresidente del Csm, Nicola Mancino, liquida
la nuova polemica alimentata dal senatore emiliano di An Filippo Berselli,
presidente commissione giustizia, che ieri mattina ne chiedeva le dimissioni.
Del resto poche ore prima il capo dello Stato gli aveva già detto a proposito
di sue intenzioni a dimettersi: "Non ci pensare proprio". Per il
vicepresidente del Csm il problema più importante, alla fine di una lunga
seduta di routine del plenum del Csm, è portare a casa al più presto il parere
sul decreto sicurezza, comprensivo dell'inserimento delle norme blocca
processi. E tira un sospiro di sollievo quando alla fine del plenum, il
relatore della VI commissione Fabio Roia (insieme a Livio Pepino) gli dà la
notizia che nel pomeriggio il parere sarà completato. "Allora plenum
straordinario martedì pomeriggio" - annunzia immediatamente Mancino. Dopo
la dura reprimenda all'intero Csm per la fuga di notizie su decisioni ancora
non prese. E così nel pomeriggio la VI commissione dà il suo parere negativo al
decreto con 5 voti a favore del niet e un voto contrario al parere della
commissione, quello di Michele Saponara, laico messo lì da
Forza Italia, due anni fa. È probabile quindi che la commissione abbia varato
un testo dove non esiste la parola incostituzionale. Del resto lo stesso
presidente Mancino ha sempre parlato di "irragionevolezza" della
norma. Un modo indiretto di puntare alla non costituzionalità, visto che
"l'irragionevolezza è uno dei parametri di valutazione della
costituzionalità della norma nella prassi della Consulta"- come
spiega il consigliere Vincenzo Siniscalchi del Pd. Del resto il presidente
Mancino, sempre in stretto contatto con il presidente Napolitano, lo ripete da
giorni: "Per il rispetto che si deve al capo dello Stato, il Csm non può
definire incostituzionale un decreto legge ma può esprimersi sugli emendamenti
apportati dopo in Parlamento". Come è stato per i
due emendamenti che sospendono alcuni processi tra cui quello Mills. Non è
durata a lungo la riunione della VI commissione, il che lascia presupporre,
come scrivono le agenzie, che l'impianto di cui si è parlato in questi giorni
sia rimasto identico. E la parola "irragionevole" è usata per
"lo spartiacque tra i processi che devono essere sospesi e quelli che
devono proseguire" e anche per la scelta dei reati per cui va disposta la
sospensione dei procedimenti. Alla base di tutto, spiega sempre Siniscalchi,
nelle norme approvate in Senato è evidente il "mancato rispetto
dell'articolo 111 della Costituzione" (una delle poche riforme del secondo
governo Berlusconi in tema di giustizia), ossia il principio della
"ragionevole durata dei processi". Ancora una volta il Csm è al
centro dei difficili rapporti tra politica e giustizia. Si è sempre parlato di
riforma della struttura di autogoverno, ne hanno soprattutto parlato negli anni
i governi di centrodestra. La prima riforma apportata è stata quella di
diminuire il numero dei componenti, da 32 a 23. Modifica voluta sempre dal
governo di centrodestra. Da cui è nata l'attuale composizione. La riforma
voluta da Castelli, che modificava alcune competenze significative, è stata
varata e approvata poi da Mastella nel luglio 2007. Anche se sono stati
modificati alcuni compiti, il Consiglio è rimasto sempre una struttura di
controllo della magistratura, e spesso diventa espressione di quanto accade nel
mondo della giurisdizione con valenza politica maggiore dell'Anm,
l'associazione magistrati che rispecchia le stesse correnti presenti nel Csm.
Adesso il plenum conta 3 magistrati di Mi (la corrente di centrodestra dei
magistrati), 6 di Md e Mg, (correnti di sinistra), 7 di Unicost, corrente di
centro verso sinistra, 4 laici di sinistra, uno dell'Udc, due della destra.
Componenti di diritto il Procuratore generale di Cassazione e il Primo
presidente. Sembrano passati anni dall'incontro con il ministro Alfano che
aveva fatto ben sperare a molti consiglieri in un rapporto diverso con la
politica. E sono in molti dentro il Csm a chiedersi se lo scontro è sorto
veramente per il processo Mills o altro. "Se è stato
assolto Formigoni dovrebbe essere assolto Berlusconi, tanto più che è capo del
governo" - dicono nelle stanze di Palazzo dei Marescialli. Quasi evocando
le intercettazioni di Napoli, che dopo poche ore riempiono le agenzie di frasi
magari non penalmente gravi, ma espressione di un costume non adeguato a chi
punta a più alti incarichi istituzionali. 27/06/2008.
( da "Tempo, Il" del 27-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Stampa Rodolfo
Lorenzoni Si conclude oggi ... Rodolfo Lorenzoni Si conclude oggi quella che
molti hanno definita "l'era Ruini". A mezzogiorno il cardinale
Agostino Vallini viene infatti nominato Vicario Generale del Papa per la
diocesi di Roma. Il nuovo "vicepapa", fino a ieri Prefetto della
Segnatura Apostolica, succede appunto a Camillo Ruini, forse il porporato che
più di ogni altro nell'ultimo ventennio ha rappresentato il
volto della Chiesa Cattolica italiana grazie alle sue indiscusse doti di
pastore e di comunicatore. Non sarà facile, il compito affidato a Vallini
direttamente da Benedetto XVI. La diocesi di Roma è notoriamente tra le più
complesse da gestire, con le sue 330 parrocchie (molte delle quali eleggono a
nume tutelare un cardinale) e con il suo nutrito clero. Ma il nuovo
Vicario di Roma vanta una conoscenza approfondita della situazione romana e una
comprovata esperienza pastorale, sviluppata a Napoli e poi ad Albano, dove ha
gestito con risultati assai apprezzati oltre mezzo milione di fedeli della zona
sud della Capitale. Agostino Vallini è anzitutto uno studioso, un canonista di
fama mondiale, ma è anche un principe della Chiesa piuttosto riservato e con scarse
propensioni all'interventismo in campo politico. E probabilmente questa è stata
una delle ragioni decisive che hanno condotto alla sua nomina. è infatti noto
che il cardinale Tarcisio Bertone ritiene opportuno che le questioni più
"politiche" restino di competenza della Segreteria di Stato vaticana,
con una conseguente limitazione in tal senso del ruolo del Vicariato. Ma la
nomina di Vallini è stata fortemente voluta anche e soprattutto da Benedetto
XVI, che ha sempre mostrato di gradire le sue competenze in materia
canonico-giudiziaria e amministrativa. L'annuncio e l'investitura ufficiale di
Agostino Vallini a Vicario di Roma si svolgono nella Sala Clementina del
Palazzo Apostolico, alla presenza di tutti i responsabili del clero romano e
anche dello stesso Ruini. Il passaggio di consegne tra i due avviene davanti a
Papa Benedetto. A questo punto appare probabile che monsignor Betori, indicato
nelle ultime settimane come possibile sostituto di Ruini a Roma, andrà alla
guida della diocesi di Firenze al posto del cardinale Antonelli, oggi
Presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia.
( da "Manifesto, Il" del 27-06-2008)
Argomenti: Laicita'
CSM Salva-premier,
primo no. Il Pdl contro Mancino Daniela Dalerci ROMA Era stato
abbondantemente annunciato, e ieri è arrivato. La sesta commissione del
Consiglio superiore della magistratura ha votato il primo sì alla bozza di
parere che boccia la sospensione per un anno dei processi per i reati puniti
con meno di dieci anni commessi fino al 30 giugno 2002. La votazione è finita
cinque a uno, quello del membro laico di Forza Italia
Michele Saponara. Il parere definitivo dei magistrati arriverà la prossima
settimana, forse già martedì 1 luglio, quand'è convocata una riunione
straordinaria del plenum con all'ordine del giorno quest'unico punto. Come
anticipato ieri anche dal manifesto, al testo proposto dai relatori Livio
Pepino (Magistratura democratica) e Fabio Roia (Unicost) sono stati
apportati solo "ritocchi". Per i magistrati la norma che blocca i
processi produce "un'ulteriore dilatazione" dei tempi della giustizia
e per questo vìola "l'articolo 111 della Costituzione, e cioè del
principio della ragionevole durata dei processi". Tra i consiglieri ci
sono dubbi anche sulla "compatibilità" con l'obbligatorietà
dell'azione penale (articolo 112) della disposizione che assegna la
"precedenza assoluta" ai procedimenti sui reati più gravi. Nel parere
restano le osservazioni sui "profili di irragionevolezza" della norma
segnalate dai relatori, a cominciare dallo spartiacque temporale "casuale
e arbitrario" tra processi che devono essere sospesi e quelli che invece
devono proseguire"; e irragionevole sarebbe anche la scelta dei reati per
i quali va disposta la sospensione dei procedimenti, visto che tra di loro ci
sono "numerosi delitti" che "determinano particolare allarme
sociale". Ieri in apertura della seduta, il vicepresidente Nicola Mancino
ha svolto il suo ennesimo richiamo contro la fuga di notizie degli scorsi
giorni. "Il Csm parla solo attraverso i suoi atti ufficiali, non con
personali interpretazioni", ha detto. D'altro canto ha rimandato al
mittente l'accusa di un Csm "terza Camera", che sarebbe
"un'invenzione di chi non vuole un Csm autonomo". Ma questo non basta
a placare l'ira scomposta del Pdl. Che ormai chiede apertamente le dimissioni
di Mancino. Lo fa Filippo Berselli, ex An: le indiscrezioni trapelate con largo
anticipo "screditano il capo dello stato",
che del Csm è presidente, quindi "non si può accettare un simile
andazzo", e Mancino "deve dare subito le dimissioni". Mancino
non è insensibile al richiamo, e ha messo in cantiere regole e sanzioni più
rigide contro la fuga di notizie. Mentre il Csm boccia la norma del decreto
sicurezza, tra i massimi livelli di maggioranza e opposizione regna il grande
freddo. Ma fra gli ambasciatori prosegue un tenue filo di dialogo. Vannino
Chiti, fedele di Veltroni, dice che se il governo ritirasse il salva-premier,
l'opposizione sarebbe disponibile a ragionare sul lodo Schifani, che però il
piddino chiama "lodo Maccanico". Per farlo suonare un po' meno
indigeribile, non si sa mai.
( da "Corriere della Sera" del 27-06-2008)
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Corriere della Sera
- ROMA - sezione: Cronaca di Roma - data: 2008-06-27 num: - pag: 2 categoria:
REDAZIONALE Aula Giulio Cesare A favore 46 voti, solo due i contrari: Gianluca
Quadrana (Lista civica per Rutelli) e "Tarzan" Alzetta Il Comune
invita Ratzinger, che domani riceve il sindaco Primo faccia a faccia domani mattina
(alle ore 11,30) tra il sindaco di Roma Gianni Alemanno e il Papa. Un'udienza
non ufficiale, ma privata: andrà da Benedetto XVI accompagnato dalla moglie
Isabella Rauti, da figlio Manfredi e dal suo portavoce Simone Turbolente. Si
tratta della prima udienza tra il primo cittadino romano e il Pontefice: quando
Gianni Alemanno fu eletto in Campidoglio il Papa si rivolse al neo-sindaco
nella basilica di San Giovanni in Laterano con gli auguri di "buon lavoro
a servizio dell'intera città di Roma". Una udienza in quattro, compreso il
portavoce: "Sono cattolico e religioso - spiega Simone Turbolente - Per me
la visita è estremamente importante". E domani, negli appartamenti
vaticani, Gianni Alemanno potrebbe "approfittare " dell'occasione per
invitare Benedetto XVI in Campidoglio, come aveva già auspicato al momento
dell'elezione a primo cittadino. Ieri ha avuto anche l'approvazione dell'aula
Giulio Cesare: con 46 voti a favore su 48 votanti e due "contro", il
consiglio comunale ha approvato, infatti, la mozione presentata dal capogruppo
del Pdl Dario Rossin che impegna il sindaco ad invitare Papa Benedetto XVI in
aula, per la seduta straordinaria dedicata al valore universale della città di
Roma. Da Gianni Alemanno è anche arrivato un appello all'aula a non astenersi, perché
"l'invito a papa Benedetto XVI ha senso se viene da tutto il
Consiglio". E ha poi ricordato che l'ultima volta che un Papa ha visitato
il Campidoglio è stato Giovanni Paolo II durante
l'amministrazione di Francesco Rutelli. "Accoglierlo - ha spiegato - è
molto importante". Ed è rimasto in aula durante la votazione. Nonostante
l'invito del sindaco, però, ci sono stati due voti contrari: i capigruppo della
Sinistra L'Arcobaleno, Andrea Alzetta e della Lista civica per Rutelli,
Gianluca Quadrana. Andrea Alzetta, detto "Tarzan" ha chiarito di aver
votato contro nonostante il sindaco abbia puntualizzato che "la visita del
Pontefice in Campidoglio non è un risarcimento per i fatti avvenuti a La
Sapienza", un significato che invece gli aveva attribuito durante il
giorno del suo insediamento. "Questa è un'assise laica
e politica - ha aggiunto Gianluca Quadrana - deve prevalere il dialogo politico
e non religioso". Esprimono la loro soddisfazione, invece, il firmatario
della mozione, Dario Rossin, perché la visita "sarà una data fondamentale
nella vita politica di Roma" e il vicesindaco Mauro Cutrufo: "è
doveroso questo invito in Campidoglio - afferma - non è solo al vertice
massimo della chiesa cattolica, ma ad un teologo e studioso, una delle figure
più rilevanti del nostro tempo. Roma è la culla di tutte le culture e della
cristianità ed è giusto che a Palazzo Senatorio venga accolto il Papa, che
della città è il custode spirituale". dal 5 Luglio per 6 settimane
L'ultimo fu Giovanni Paolo II L'ultima volta che un Papa ha visitato il
Campidoglio è stato Giovanni Paolo secondo durante
l'amministrazione di Francesco Rutelli nel gennaio 1998 L. Gar.
( da "Liberazione" del 27-06-2008)
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O e potere giudiziario
Anubi D'Avossa Lussurgiu Oramai si balla sul filo del conflitto fra poteri
dello Stato: così si ripresenta, sotto il Berlusconi IV, il leit-motiv del
rapporto fra esecutivo politico e potere giudiziario. Ieri il Consiglio
superiore della magistratura ha fatto un altro passo verso la bocciatura della
norma "blocca-processi" inserita dal governo nel disegno di legge
sulla sicurezza. La Sesta commissione del Csm, infatti, con il solo voto
contrario del componente "laico" di Forza Italia,
Michele Saponara, ha approvato senza modifiche sostanziali la bozza di parere
formulata da Livio Pepino (per Magistratura democratica) e da Fabio Roia (per
Unicost). Vi si indica l'incostituzionalità della norma per "mancato
rispetto" dell'articolo 111 della Carta, quello sulla "ragionevole
durata" dei processi; e vi sono rilievi anche nel raffronto con
l'articolo 112, sull'obbligarietà dell'azione penale. Dunque, questo sarà il
parere, pesante, che approderà al plenum del Csm fissato per martedì prossimo.
Tutto ciò in un clima di scontro pesante fra Palazzo Chigi e Palazzo dei
Marescialli, pur se non ancora diretto: proprio nella mattinata di ieri,
infatti, il presidente della commissione Giustizia del Senato, il pidiellino
Filippo Berselli, ha chiesto niente meno che la testa del vicpresidente del
Csm, Nicola Mancino. Considerando il piccolo particolare che il vice in
questione è tale rispetto al Capo dello Stato, si capisce quale sia il volume
di fuoco scatenato così. Berselli, ovviamente, le dimissioni di Mancino le ha
chieste formalmente proprio per "sensibilità istituzionale" nei
confronti dell'esposizione del presidente della Repubblica (e, appunto, del
Csm), che sarebbe stato posto in "imbarazzo"
dalla "fuga di notizie" che aveva già anticipato i contenuti della
bozza di parere sul ddl sicurezza. Sta di fatto che mentre il Quirinale è
rimasto chiuso in un silenzio eloquente, precisamente Mancino ieri ha
richiamato il Csm ai doveri di "collegialità" e di formalità,
nell'espressione dei suoi atti. Ma il dado dello scontro sembra tratto, come
dicono molti segni: quale ad esempio l'immediato fuoco di fila del Pdl nei
confronti d'un Csm che, approvando il parere martedì, precederebbe l'avvio il
giorno dopo della discussione dell'Aula di Montecitorio sul ddl. La vera partita,
comunque, resta quella "doppia" giocata fra quella norma del
"pacchetto sicurezza" e il varo di un nuovo lodo, che prenda il posto
di quello di Renato Schifani, bocciato dalla Corte Costituzionale nel 2004, per
tutelare direttamente il presidente del Consiglio dei ministri dalle
conclusioni di processi pendenti nel corso del suo mandato. Non è un caso che,
inusitatamente e come additato dalle opposizioni parlamentari - essenzialmente
il Pd, incalzato dall'Idv dipietrista - , per il 28 luglio sia stata inserita
nel calendario della Camera la discussione su una norma ancora sconosciuta: per
brevità, chiamata di nuovo "lodo Schifani". L'arcano lo si è risolto
nel pomeriggio, quando il neoministro per i Rapporti con il Parlamento, Elio
Vito, ha "confermato" che oggi stesso, malgrado l'assenza del punto
dall'ordine del giorno, il Consiglio dei ministri esaminerà un nuovo
"lodo". Stavolta, potrebbe portare il nome di Angelino Alfano,
titolare del dicastero della Giustizia: che, come ampiamente anticipato da Gaetano
Pecorella, sulle tracce dei "suggerimenti" di Antonio Maccanico,
avrebbe redatto un ddl ad hoc con il quale sancire non più una
"improcedibilità" nei confronti delle "alte cariche dello
Stato", bensì solo una sospensiva specifica dei giudizi penali. E, sempre
per neutralizzare il precedente d'incostituzionalità, una sospensiva non
reiterabile, limitata alla durata della carica e non ostativa della
prosecuzione in giudizio civile dell'azione delle parti lese. Il ddl sarebbe
composto da 2 articoli e 7 commi e comprenderebbe, in quella definizione di
"alte cariche", oltre ovviamente al Presidente della Repubblica e ai
presidenti di Senato e Camera, il solo presidente del Consiglio dei ministri:
quello della Consulta resta escluso perché " primus inter pares "
rispetto ai giudici. In verità, la partita "doppia" tra il
"blocca-processi" nel ddl sicurezza e questo nuovo "lodo"
ad personam alimenta l'ira di Antonio Di Pietro nei confronti del Pd, pronto
secondo lui a "scambiare" l'approvazione del secondo con il ritiro
del primo. Così l'Idv ha persino convocato una manifestazione per l'8 luglio a
Piazza Navona a Roma: mentre i portavoce parlamentari del Pd si sono affrettati
a smentire aperture che pure erano state evocate dal seno degli ex Ds. Sta di
fatto che, dall'altra sponda, lo stesso Pecorella cui la mattina le agenzie
attribuivano l'indicazione di una convergente disponibilità del Pdl al ritiro
della norma contestata dal Csm in cambio del varo del "lodo", a sera
ha provveduto a smentire: "Il senso voleva essere che il vero problema
politico è quello di garantire la stabilità del Governo, escludendo che le
iniziative di taluni magistrati possano determinare lo sconvolgimento degli
assetti istituzionali". L'aria di guerra civile in seno allo Stato ha ricominciato
a spirare. 27/06/2008.
( da "Corriere della Sera" del 27-06-2008)
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Corriere della Sera
- NAZIONALE - sezione: Focus - data: 2008-06-27 num: - pag: 11 categoria:
REDAZIONALE Luigi Campiglio "Come ripartire? Salviamo Napoli dal caos
rifiuti" "Quella che è venuta a mancare in Italia è la voglia di
scommettere sul futuro, un atteggiamento psicologico che però influenza anche
le scelte economiche e che è molto rischioso: siamo di fronte alla classica
spirale negativa che si autoalimenta. Certo, difficile da governare in un
momento negativo per il ciclo economico, ma dalla quale si può uscire trovando
la spinta giusta". Il professore Luigi Campiglio
dell'università Cattolica, componente del-l'IReR e del Centro nazionale di
prevenzione e difesa sociale, non è sorpreso dai risultati della ricerca. Anche
se non nasconde la preoccupazione. L'ottimismo è un atteggiamento psicologico
ma non può essere "etereo". Ha bisogno di appoggiarsi a
qualcosa di concreto. Vuole degli esempi? Se l'emergenza rifiuti a Napoli e in
Campania andasse verso un miglioramento questo potrebbe contribuire a
migliorare il clima. Poi c'è la politica e - può sembrare un'esagerazione - ma
anche vincere gli Europei di calcio avrebbe dato un aiuto". Come mai non è
sorpreso? "Se si guarda ai dati degli ultimi anni, c'è stato
un punto di svolta nella fiducia dei consumatori italiani all'inizio del 2002.
Certo, poi un pochino ci siamo ripresi ma non siamo più tornati in un quadro
stabile". è vero. Ma i più pessimisti in Europa... Ci saranno pure delle
cause. Cosa è successo all'inizio del 2002 in Italia? "In quel momento si
sono concentrati molti eventi negativi: il primo è stato
l'introduzione dell'euro, poi, subito dopo, è cominciata la paura, in parte
psicologica ma anche molto concreta, di cosa stava accadendo sui mercati
mondiali con l'arrivo della Cina. Sempre in quel momento è cominciata
l'accelerazione dei prezzi degli immobili ". Ma sono eventi che hanno
avuto un impatto anche sugli altri Paesi. "è vero, ma ci sono reazioni che
non si riescono a spiegare fino in fondo. Per esempio la Svezia. è l'economia
dove sta crescendo di più la produttività individuale del lavoro, cresce anche
più di quella americana. Questo ha influenzato la fiducia e le prospettive sul
futuro degli svedesi. Gli investimenti. Questo per dire che anche nello stesso
quadro generale chi inizia a funzionare, funziona sempre meglio ". Per noi
è una brutta notizia... vuol dire che siamo quelli che andranno sempre
peggio... "è vero. Ma non è un destino ineludibile. Bisogna trovare il
modo di rompere questa spirale. Il problema non è nemmeno il fatto di essere in
difficoltà. è che, a questo, gli italiani stanno aggiungendo il
"sentirsi" in difficoltà. La Francia è un paese come il nostro, ha
gli stessi problemi in questo momento. Ma è più ottimista". Ci sarà pure
una ricetta, qualcosa che si può fare? "Dovremmo cambiare il clima. Si
ricorda che nel 2004 c'era questo spot che diceva: aumenta i tuoi consumi,
aiuterai il Paese? L'intuizione era giusta. Ma l'ottimismo si deve agganciare a
qualcosa, a un'impresa di successo. Se si riuscisse a migliorare, di qui a qualche
mese, l'emergenza rifiuti di Napoli ne potremmo avere una grande spinta come
Paese. Potremmo iniziare a sperare nuovamente di farcela ". Mi sta dicendo
che la politica ha una grande responsabilità... "La politica, gli
imprenditori, le imprese. Gli esempi positivi dovrebbero arrivare da tutti.
Tutti devono sentirsi responsabilizzati in questa direzione. Anche sul
dibattito relativo ai salari e ai redditi. Nonostante una situazione non
florida, bisognerebbe condividere sacrifici e successi. Non dare l'idea che chi
sta bene starà sempre meglio. E basta". M. Sid.
( da "Corriere della Sera" del 27-06-2008)
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Corriere
della Sera - NAZIONALE - sezione: Focus - data: 2008-06-27 num: - pag: 11
categoria: BREVI Il sociologo Luigi Campiglio è pro-rettore presso l'Università
Cattolica di Milano. Fra i suoi libri "Tredici idee per ragionare di
economia" e "Il costo del vivere", ambedue pubblicati presso il
Mulino.
( da "Liberazione" del 27-06-2008)
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Mpi in cui si
esercita il governo della vita, ovvero la definizione incessante e pratica del
vivente come oggetto di controversia pubblica: dal conflitto sulla personalità
dell'embrione all'etica sessuale e al controllo demografico delle migrazioni
L'idea di biopolitica, coniata da Michel Foucault in alcuni corsi al Collège de
France della fine degli anni Settanta, designa oggi, nel dibattito
filosofico-politico, i diversi campi in cui si esercita il governo della vita,
ovvero la definizione incessante e pratica del vivente come oggetto di
controversia pubblica: dal conflitto sulla personalità dell'embrione all'etica
sessuale e al controllo demografico delle migrazioni. Infatti, l'attore più potente in campo biopolitico è oggi la Chiesa
cattolica, che esercita, legittimamente o no, la pretesa di governare in ogni
campo le espressioni della vita. Ma, in generale, "come vivere" (e
ovviamente come morire) è la posta in gioco nel conflitto tra destra e
sinistra, laici e cattolici
eccetera. Dai valori da trasmettere ai nostri figli alle campagne contro
l'alcolismo giovanile, il bullismo, le droghe leggere eccetera, fino alla
"buona morte", la condotta di vita è terreno di scontro politico e
quindi di "governamentalità". Questo non significa che stia
rinascendo qualcosa come lo Stato etico (benché Chiesa e la destra
fondamentalista, in ogni parte del mondo, abbiano sicuramente in testa qualcosa
del genere), ma che l'"etica" (e quindi la condotta individuale)
tende a sostituire i grandi temi del Novecento: il benessere collettivo, la
giustizia sociale, la libertà politica e così via. Un aspetto della
biopolitica, in senso molto lato, che mi sembra oggi rilevante è ciò che
definirei come Daseinpolitik, ovvero "politica dell'esistenza" o
dell'esserci. Innumerevoli segnali fanno ritenere che aspetti della condizione
umana che, nella filosofia del Novecento, erano di stretta competenza del soggetto
individuale (stando al classico in materia, Essere e tempo di Martin Heidegger)
siano oggetto di investimento politico. Al solito, non stiamo parlando di un
complotto o di grandi fratelli ma di una tendenza, al tempo stesso culturale e
politica, pervasiva e articolata. Consideriamo, per esempio, l'onnipresente
questione dell' "insicurezza". Oggi questa non ha nulla a che fare
con "l'insicurezza ontologica" di cui parlava quarant'anni fa
l'antipsichiatra Ronald Laing nell' Io diviso , e cioé il senso di inconsistenza
o di incertezza esistenziale che prima o poi prende chiunque, in forme più o
meno sopportabili. Invece, l'insicurezza è una questione in senso stretto
sociale e concreta. "Quando esco per strada non mi senso sicuro",
"I reati sono più o meno stabili ma cresce l'insicurezza della
gente", "L'immigrazione clandestina produce insicurezza": ecco
espressioni tipiche che ogni giorno leggiamo sui quotidiani e su cui il ceto
politico si esprime instancabilmente. E che quindi sono divenute sotto ogni
punto di vista politiche. Che la sicurezza - e quindi la riduzione
dell'insicurezza - sia uno degli obiettivi primari di ogni buon governo è noto
fin dai tempi del cameralismo. Anzi, della fondazione dello Stato moderno,
quello che si chiama westphaliano e corrisponde più o meno alla definizione
weberiana dello Stato come "monopolio della violenza legittima". Come
si sa, la sicurezza in gioco nelle teorie politiche classiche riguardava la
vita in senso stretto: nella famosa allegoria hobbesiana del Leviatano, i
cittadini delegano al principe ogni uso delle armi per essere protetti,
nell'incolumità e nei beni, da assassini, fazioni religiose avverse e nemici.
Hobbes era particolarmente sensibile a questo tema. All'inizio della sua
autobiografia in versi, Vita carmine expressa , egli ricorda che la sua nascita
prematura fu causata dal panico che si diffuse in Inghilterra, all'arrivo
dell'Invencible Armada: "And hereupon it was my mother dear/Did bring
forth twins at once, both me and fear" ("E fu così che la mia cara
madre partorì a un tempo due gemelli, me e la paura"). Negli ultimi versi,
Hobbes dichiara che solo ora, alla fine della sua vita, quando ha fatto tutto
quello che riteneva giusto e attende solo la morte, "non ha più
paura". La protezione della vita e dei beni è dunque il minimo che uno
Stato deve assicurare ai cittadini. Naturalmente questa ragion d'essere
primaria delle strutture pubbliche è declinata in modo molto diverso a seconda
delle culture politiche. Negli Stati Uniti, in cui sostanzialmente i cittadini hanno
diritto di usare le armi per difendere la propria casa dagli intrusi, la
mancanza di un sistema sanitario nazionale fa sì che una quota non trascurabile
della popolazione non goda di una vera e propria protezione della salute. Ma in
ogni caso è evidente che uno Stato strutturalmente incapace di operare in
questo senso vede erodere le basi stesse della sua legittimità. Apparentemente,
quanto precede va esattamente nel senso della retorica pubblica della sicurezza
che ho evocato sopra come un aspetto della "politica dell'esistenza".
Qualcuno che magari conosce le mie precedenti opinioni in materia penserà che
mi sono convertito, che so, alla filosofia politica - se vogliamo chiamarla
così - di Maroni o Veltroni (le cui idee in tema di sicurezza sono molto
simili). Ma è esattamente il contrario: io ritengo che proprio l'incessante
retorica pubblica dell'insicurezza dilagante non abbia a che fare con la
sicurezza dei cittadini, ma con il loro governo, e cioè con la loro
subordinazione. Che apparentemente i cittadini approvino tale retorica, stando
ai sondaggi, non mi sorprende più di tanto. E non solo per quel fenomeno che
l'amico di Montaigne, Etiene de La Boetie, cinque secoli fa, chiamava
suggestivamente "servitù volontaria". Quanto e soprattutto perché è
molto difficile che una retorica prodotta oggi dalla totalità del ceto politico
(con lievissime differenze d'accento tra governo e opposizione) non goda di
favore per un certo tempo, anche perché alimentata quotidianamente.
Naturalmente, nessun ciclo storico è eterno: nulla esclude che prima o poi
l'opinione pubblica non si decida a chiedere conto ai suoi governanti di quello
che dicono, con una semplice domanda degna del racconto di Andersen, I vestiti
dell'imperatore : "Ma se ci parlate da quindici anni di insicurezza, non è
che per caso non siete mai stati capaci di far qualcosa in proposito?".
Dio abbia pietà di quei governanti, quando gli elettori scopriranno di essere
stati raggirati per tanto tempo. La verità è che mai i governanti potranno far
qualcosa, date le premesse fantastiche dell'incessante retorica. Per dirla in
poche parole, nessuno ci potrà mai curare dal mal di insicurezza: che nel 1992
in Italia si uccidessero ogni anno 1.200 persone, e oggi poco più della metà,
non ci dice nulla della probabilità reale di essere uccisi in questi sedici
anni. E lo stesso vale per quella di essere scippati, derubati e così via. Le
statistiche sono una sintesi puramente numerica dell'esito di processi aleatori
e largamente imprevedibili: non significano letteralmente nulla per le nostre
esistenze. Io, per esempio, ho vissuto per alcuni mesi in una città, Los
Angeles, la cui contea è abitata da 14 milioni di abitanti ed è funestata da
1.000 omicidi all'anno - fatte le debite proporzioni, è come se in Italia si
contassero 5 mila omicidi, e cioè nove volte il numero reale, una cifra che
farebbe invocare da qualcuno il coprifuoco. Ebbene, stando a Los Angeles, non
ho percepito nessun rischio, nessuno ha attentato alla mia vita e mi sono
persino dimenticato un paio di volte di chiudere la porta di casa. E' vero che
abitavo in un quartiere considerato sicuro (ma diversi miei conoscenti hanno
dichiarato di essere normalmente impauriti?). Insomma, come la diminuzione dei
reati di strada non ci protegge dalla possibilità di uno scippo, così la
percentuale degli omicidi su un certo numero di abitanti non ci permette di
essere sicuri che domani qualcuno non ci aggredirà con un coltello. In questi
campi, l'insicurezza è questione di punti di vista, carattere, suggestionabilità
e ovviamente caso. E quindi corrisponde in tutto e per tutto al carattere
enigmatico dell'esistenza. Ecco perché ho definito Daseinpolitik,
"politica dell'esistenza", quel tipo di retorica pubblica che fa leva
sull'umanissima paura o incertezza esistenziale per legittimare se stessa, e
quindi il governo. Per dare un'idea di ciò che intendo offro solo un esempio,
che non ha ovviamente alcun valore, se non metaforico. Mi chiedono di firmare
una petizione contro i proprietari di un bar sottocasa che tiene aperto fino a
notte fonda ed è perciò causa di un frastuono intollerabile. Non amo il genere
"cittadini che non ne possono più," ma sono disposto a considerare la
cosa, finché non leggo che la petizione è diretta all'assessore comunale alla
sicurezza. Ma che c'entra la sicurezza? Qui è questione di regolamenti comunali
in tema di pubblici esercizi, e quindi la petizione o protesta dovrebbe essere
indirizzata ai carabinieri o alla polizia municipale. Ma non capisce che qui è
in gioco il degrado della città? Mi si risponde. No, non capisco. La verità
pura e semplice è che dopo l'incessante campagna sulla sicurezza, risolvere il
problema del frastuono è possibile solo con l'equazione: "Frastuono uguale
degrado uguale insicurezza uguale (implicitamente) immigrazione". Il
risultato è che responsabili ultimi del frastuono non saranno considerati i
gestori del bar (e al limite le autorità comunali che non fanno nulla), ma i
ragazzini marocchini che ciondolano di notte con la birra in mano.
L'insicurezza ha contorni così ampi che può riguardare tutto e non
corrispondere a nulla di particolare. O meglio corrisponde a qualcosa che si dà
per scontato come una necessità e non ci si sogna nemmeno di interpretare. E'
vero, l'andamento dei reati, per lo più in diminuzione, non spiega il senso di
insicurezza, ma se i cittadini hanno questa percezione, dobbiamo fare qualcosa?
ecco che cosa dice un giorno sì e uno no qualsiasi editoriale dei quotidiani
nazionali, grandi e piccoli. Io trovo tale retorica intellettualmente ripugnante.
In primo luogo perché questo tipo di messaggio, martellante com'è, finisce per
alimentare e accrescere proprio un senso di insicurezza dai contorni incerti e
inconoscibili (ma i giornalisti non pensano mai che televisione e giornali sono
agli occhi del pubblico, la realtà?) E poi perché finisce per giustificare ogni
obbrobrio, che farebbe rivoltare nella tomba non dico Aldo Capitini, ma persino
il vecchio Beccaria. Ed ecco alcuni esempi e un caso empirico. Da un mese circa
i rom vengono cacciati da tutti gli insediamenti non si sa dove. Da qualche
tempo i prefetti delle grandi città fanno schedare anche i sinti, per lo più di
cittadinanza italiana, inviando la polizia all'alba nei loro insediamenti, come
se si trattasse di criminali. In qualsiasi posto civile, questa sarebbe
considerata discriminazione su base etnica (i cittadini sono schedati a seconda
della loro supposta origine) e quindi inammissibile. Alle proteste
giustificatissime di un sinti molto noto, sopravvissuto di una famiglia
sterminata dai nazisti, il giornalista di un quotidiano diffusissimo (che non
cito solo per un barlume di carità) obietta più o meno: "Ma lo fanno per
voi, per stabilire chi si comporta bene e chi no?". Insomma, se ti
svegliano alle cinque del mattino per schedarti e terrorizzano i tuoi bambini,
lo fanno per il tuo bene. Si noti non solo l'ipocrisia dell'argomento, ma
l'implicito schierarsi del giornalista con le autorità. Che ci sta a fare
l'Ordine dei giornalisti se non insegna ai suoi iscritti che compito di un vero
giornalista è descrivere e al limite spiegare ciò che succede, e non fare la
morale (e che morale!) alle vittime di un sopruso? Caso empirico: l'ondata di
piccoli pogrom contro i rom a Napoli sarebbe stata causata dal supposto
tentativo di ratto di un bambino da parte di una nomade. Immediatamente l'Opera
nomadi e altre associazioni hanno fatto notare che non esiste un solo caso
accertato o giudicato nel dopoguerra di bambini rapiti dai rom (in cambio
conosco almeno tre bufale analoghe, negli ultimi anni, che si sono sgonfiate in
pochi giorni). L'inchiesta è in corso e scommetto la mia reputazione che si è
trattato, nel caso peggiore, di un equivoco. Ma tutta la stampa nazionale ha
riportato l'episodio prendendolo per buono: "Nomade rapisce un bambino a
Napoli, eccetera" Mi sarebbe piaciuta una controinchiesta, tenuto anche
conto che da quelle parti opera la camorra, che non va tanto per il sottile
quando si tratta di deviare l'attenzione pubblica dai propri misfatti. Ma credo
che l'aspetterò per molto tempo. Ed ecco che cos'è l'insicurezza, almeno
nell'Italia d'oggi: un misto di balle mediali, cinismo politico e anche, perché
no, panico generalizzato. Pensare che in queste condizioni i sondaggi sulla
percezione dell'insicurezza o dell'immigrazione - propinati instancabilmente
dai media - siano veraci significa avere un'idea curiosa della verità: è vero
quello che i media propongono come tale. Walter Lippman, che non era proprio un
anarchico, ironizzava su questa pretesa almeno sessant'anni fa. Con politica dell'esistenza
intendo non un complotto o un piano per assoggettarci, ma un comodo metodo per
distrarci dalla realtà di un paese incattivito, privo di senso del futuro, in
cui i salari sono più bassi che altrove, le università agonizzanti, i giovani
senza speranza d'impiego stabile e la spazzatura trabocca dai cassonetti.
Creando un nemico ubiquo, indefinibile e fungibile (marocchini, rom, albanesi,
stupratori all'angolo delle strade, pedofili nei giardinetti) le vere magagne
in cui affondiamo sono minimizzate e il ceto politico può continuare a fare la
bella vita. E i giornali a vendere il loro allarmismo. Povero Hobbes. Almeno la
sua mamma aveva paura della formidabile armata spagnola. 27/06/2008.
( da "Liberazione" del 27-06-2008)
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Lettera di una commissaria
agli esami di maturità alla ministra Gelmini Non sarà facile neanche per questo
governo riuscire a gerarchizzare la scuola! Loredana Fraleone Egregia ministra
Gelmini, Le scrivo da una scomodissima postazione, quella di commissaria
esterna agli esami di maturità in un diplomificio. In una situazione cioè in
cui quelle preoccupazioni che valgono per la maggioranza dei docenti, nella
scuola statale, ovvero l'equità, la serietà, una valutazione che tenga conto di
parametri tutt'altro che "economici", sono non solo estranee, ma
persino fastidiose, poiché nelle scuole private, invece, la motivazione
principale è quella di acquisire nuovi e più numerosi clienti, ai quali
garantire "comunque" una promozione e possibilmente con voti alti.
Per questo, checché ne possa dire qualche osservatore esterno, che subisce non
disinteressate influenze mediatiche, la scuola statale è ancora una delle
istituzioni, tutto sommato, più apprezzate dagli italiani. Tuttavia le
pecorelle smarrite stanno aumentando e si perdono sempre più, non perché, come
sostiene qualche suo collega, il pubblico impiego brulichi di fannulloni che
non sanno trattenerle, ma perché la scuola ce la fa sempre meno a svolgere,
come si dovrebbe, questo suo compito istituzionale. A fronte di una società
sempre più tesa a valorizzare i furbi e gli arrivisti, supina a tutte le forme
dell'usa e getta, impegnata a sostenere tutte le espressioni d' individualismo,
la scuola sembra una trincea sempre più fragile, un mondo "fuori dal
mondo", dove resistono, con crescente fatica, valori come il rispetto
delle diversità, la cultura disinteressata, la solidarietà, la non violenza e
la pace. Si è accorta che la santa famiglia, tanto cara alla sua parte
politica, è sempre più luogo di costruzione delle incertezze, delle solitudini,
quando non delle peggiori sopraffazioni? Le sono mai arrivate notizie
sull'impari lotta di tante/i insegnanti che, dalla scuola materna alle
superiori, debbono fronteggiare genitori che risolvono la loro funzione
educativa dando sempre ragione ai propri rampolli? Le risulta che videogiochi e
programmi televisivi, specialmente quelli gestiti da suoi amici, svolgono
un'opera di vera e propria corruzione dei giovani, quando non di istupidimento
vero e proprio? Forse non vede tutto questo, perché propone una ricetta
ideologica, per migliorare la situazione, vecchia quanto il cucco che si
chiama, guarda caso, meritocrazia, quella cosa che premia i
"meritevoli", ovvero nel nostro caso i figli di coloro che senza
alcun merito personale sono collocati nelle postazioni migliori della nostra
società. Circolano dati al di sopra di ogni sospetto a dimostrazione del fatto
che in Italia la scuola non riesce a produrre mobilità sociale, ma si limita a
registrare l'esistente. E le pecorelle smarrite?, Quelle per le quali il
Vangelo così poco praticato, da voi cattolici, prevede una speciale
attenzione da parte del pastore? Le hanno mai detto che questo compito di
recupero, con tutti i limiti, ha cercato di svolgerlo quella scuola laica nata
dalla Costituzione repubblicana? Sicuramente l'avranno informata che abbiamo
una spesa per l'istruzione e la ricerca inferiore di due punti, rispetto
agli altri paesi europei, ma lei, lungi dal compensare, erogando maggiori
risorse ed impedire ulteriori tagli, come annuncia candidamente il suo governo,
propone che vadano pagati di più gli insegnanti, riducendone il numero però,
parlate ormai infatti di circa il 10%. Di fronte alla notizia della presa
d'atto che è indispensabile retribuire un po' meglio gli insegnanti, abbiamo
pensato per un attimo che finalmente ci si accorgeva dell'importanza
strategica, per un paese avanzato, del lavoro di chi forma i giovani e dunque
il futuro. L'illusione è durata poco, perché ecco arrivare subito, anche per i
docenti, la medicina della meritocrazia. Una solfa che sentiamo sostenere da
anni, anche da ambienti che si consideravano di sinistra, anzi, in verità, per
la prima volta l'abbiamo sentito sostenere proprio da lì. Per quel poco che è stato sperimentato, con funzioni improbabili o progetti
quasi mai verificati collegialmente, ne abbiamo già viste abbastanza. Abbiamo
subito, da più di un decennio, un pensiero distorto che rovesciando totalmente
il problema che investe l'efficacia di un lavoro collegiale, va ad agire su
coloro che in teoria già danno il meglio della propria professionalità e non
sfiora neppure chi non ne possiede neanche l'essenziale. Il problema è che chi
ragiona così non prende in considerazione un diritto universale, che deve
valere, per tutte e tutti, a prescindere dalle differenze, quello cioè di avere
garantito il diritto ad una formazione se non d'eccellenza, almeno negli
standard. Chi ragiona così non considera l'accesso al sapere un bene comune, ma
come un privilegio da preservare per alcuni/e. Chi ragiona così ci vuole
portare indietro di decenni con la scusa del nuovo che avanza, non vedendo che
l'unico modo per qualificare il lavoro docente è una buona formazione ed un
lavoro veramente cooperativo. Dai tempi del ministero Berlinguer stiamo
resistendo sostanzialmente a queste logiche, creda ministra, non sarà facile
neanche per questo governo tanto forte riuscire a gerarchizzare la scuola!
27/06/2008.
( da "Liberazione" del 27-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Parla il conduttore
Fabrizio Rondolino, giornalista ed ex dello staff di D'Alema. Stasera su Raitre
la seconda puntata dedicata all'al di là con ospiti di varie religioni Esordio
ok per il primo talk show sull'anima, "Il cielo e la terra" "La
spiritualità è una cosa seria, non lasciamola al Prozac" Davide Turrini Cinquecentomila
spettatori, 6,4 % di share: la prima puntata de Il cielo e la terra , talk show
di Rai 3 posizionato nella seconda serata del venerdì alle 23 e 45, è andata
bene. Gongola il quarantottenne giornalista Fabrizio Rondolino (ex
collaboratore dello staff comunicativo di Massimo D'Alema) che ne è ideatore e
autore assieme a Simona Ercolani, Stefano di Gioacchino e Giorgio Zanchini.
Perché la scommessa del programma sta tutta nei contenuti: per sessanta minuti
si parla di spiritualità e di dilemmi dell'anima. In semicerchio disposti
attorno al conduttore, che è poi lo stesso Zanchini, ci sono gli ospiti che
dibatteranno il tema della serata. Per una volta non ci sono vip, soubrette,
conduttori tv con il bypass, ma signori che hanno fatto della fede, o almeno
della riflessione sulle varie forme fiduciarie verso l'intangibilità
dell'esistente, una specializzazione professionale: il monsignore cattolico
Ermenegildo Manicardi; il pastore valdese Daniele Garrone; il rabbino Benedetto
Carucci Viterbi; l'imam sunnita Yahya Pallavicini; il monaco buddhista Jiso
Forzani; e Maurizio Ferraris, professore di Filosofia teoretica. Cotanto
parterre, durante la prima puntata di sette giorni fa, si è districato sul
significato della felicità: dalla lungimirante intuizione dei padri fondatori
americani che l'hanno inserita come scopo costituzionale da perseguire; a
domande come "si può essere felici da soli?", "la felicità
corrisponde ai piaceri della carne o dello spirito?"; senza risparmiare la
possibilità di suggerire "strategie" per ottenerla. Per qualche
maligno Fabrizio Rondolino deve ancora scontare il peccatuccio tutto italiano
del romanzo considerato "pornografico" Secondo avviso uscito otto
anni fa. Per noi Il cielo e la terra rimane un esperimento riuscito, congeniale
alla programmazione di una tv pubblica. "Stasera si parlerà dell'aldilà,
se c'è vita dopo la morte, di come viene rappresentato l'immaginario
dell'inferno e se senza la minaccia dell'inferno ci comporteremmo bene lo
stesso", racconta a Liberazione Rondolino, "la mia netta impressione
è che l'essere umano ha bisogno di parlare anche di queste cose. Dalla
psicanalisi, al misticismo, passando dalle religioni, la dimensione spirituale
è trascurata ed espulsa dal dibattito pubblico odierno. La religione è presente
come tema declinato sull'ingerenza clericale nello stato
italiano, ma lo specifico religioso è la cura delle anime e non possiamo
permetterci di affidarla soltanto al Prozac e alle maghe". Gli ospiti in
studio non interverranno per fare proselitismo? Abbiamo chiesto ai nostri
"esperti" di intervenire escludendo l'aspetto dogmatico. La fede è un
elemento spontaneo, la religione una sovrastruttura e il nostro è un programma
spirituale. Agli ospiti chiediamo di intervenire come si potrebbe fare tra
esperti sindacali, di diritto del lavoro, del governo, ecc? in un dibattito sul
welfare: ognuno a suo modo, con la propria esperienza in un dato campo di studi
e di formazione specifica, ma anche come esseri umani. In questo campo emerge
la figura del pastore valdese Garrone: giacca e cravatta, ragionamenti religiosi che si ancorano ad una forte laicità materiale, una
manna per la fede dell'italiano medio? Abbiamo chiesto ad ognuno di loro di
vestirsi come volevano, non abbiamo costumisti di scena. L'imam come il rabbino
hanno il loro copricapo tipico, il monaco buddista e il monsignore si
caratterizzano con abiti riconoscibili, il pastore Garrone è venuto così come
si veste tutti i giorni. Poi la chiesa valdese italiana è unica. Ha una
grande spregiudicatezza intellettuale, è una sorta di focolaio del libero
pensiero religioso. Sarà perché è una minoranza esigua e non ha beghe politiche
enormi come i protestanti in Germania o i buddisti in Tailandia. Certo da noi
in Italia, abituati alla religione cattolica, mostrare la pluralità delle
versioni del cristianesimo fa più effetto. Addirittura nella prima puntata i
vari rappresentanti religiosi hanno parlato dell'innamoramento tra esseri
umani? Tutti gli ospiti delle diverse religioni presenti nel programma sono
sposati. E' normale per loro avere una famiglia, fare sesso, tradire, educare i
figli. Il problema rimane inedito solo per i cattolici
italiani. Come è passato dalla comunicazione generale del Grande Fratello al
minimalismo de "Il cielo e la terra"? Risponderei con una massima buddista:
si cambia anche più volte in un giorno, figuriamoci in otto anni. Del resto in
me è sempre convissuta una dimensione spirituale che volevo esplorare. Poi i
reality oggi si sono usurati e già consumati come evento. E' un genere
inflazionato sul mercato tv che ha eluso l'aspetto dirompente dell'ingenuità
dei partecipanti della prima edizione del Gf. Oggi si partecipa ai reality per
intraprendere una carriera televisiva. Io del resto sarò diventato snob, ma mi
sono rifugiato con mia moglie a vedere solo serial tv americani: I Soprano ,
Six feet under e Lost . 27/06/2008.
( da "Giornale.it, Il" del 27-06-2008)
Argomenti: Laicita'
N. 152 del
2008-06-27 pagina 42 Madeleine Fontaine & C. di Redazione Si tratta di
quattro suore francesi della congregazione delle Figlie della Carità (quelle
col cappellone bianco, fondate da s. Vincenzo de Paul). In origine erano in
sette, ad Arras. Curavano gli ammalati e gestivano una scuola femminile. Ma
scoppiò la rivoluzione e Arras era pur sempre la città di Robespierre. Ci
faceva il bello e cattivo tempo Joseph Lebon, un ex sacerdote diventato
sanculotto e salito in carriera nei ranghi rivoluzionari. Questi, che a quel
tempo era commissario governativo, nel 1793 confiscò i beni
delle suore e impose un direttore laico alla loro scuola. Le suore dovettero
indossare abiti civili. Ma il peggio doveva ancora venire, perché era quello il
periodo che fu poi chiamato dagli storici "il Terrore". La superiora,
la settantunenne madre Madeleine Fontaine, fece fuggire in Belgio, travestite,
le suore più giovani. Con lei rimasero suor Marie-Françoise Lanel, suor
Marie-Thérèse Fantou e suor Jeanne Gérard. Le quattro religiose, poiché si
rifiutarono di prestare il giuramento scismatico imposto dal governo
rivoluzionario, vennero arrestate nel 1794 e portate a Cambrai, dove trovarono
a giudicarle proprio Joseph Lebon. Naturalmente furono condannate a morte.
L'ultima a salire sulla ghigliottina fu la superiora. Questa, prima di porgere
il collo al boia, si rivolse alla folla dicendo che loro quattro sarebbero
state le ultime vittime della rivoluzione anticristiana. La profezia si avverò
in meno di un mese. Nel luglio dello stesso anno fu Robespierre a perdere la
testa sul patibolo e dopo qualche settimana toccò anche a Joseph Lebon. ©
SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano.
( da "Repubblica, La" del 27-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Cultura Un
libro-intervista di Mario Trevi sulla psicoterapia NELLA STANZA DELL'ANALISI
L'"arte del dialogo" e le qualità necessarie per la cura LUCIANA SICA
Gran personaggio della cultura junghiana, Mario Trevi ci ha piacevolmente
abituati al suo sguardo aperto, tollerante, profondamente
laico nei confronti del mondo e del sapere psicoanalitico che coltiva con la
statura indiscussa del teorico e la riconosciuta amabilità del terapeuta: sul
piano delle idee come sul terreno impervio della pratica clinica. Da sempre,
per lui - che ha di recente compiuto ottantaquattro anni - sembrano non
esistere amici e avversari, sono inconcepibili gli steccati di scuole e
scuolette, i pensieri rigidi e immutabili: a prevalere è invece un
atteggiamento di perenne ricerca, un'attenzione critica a modelli mentali
diversi che difficilmente si integrano ma neppure si contrappongono, la
considerazione della dignità di ogni essere umano nella sua complessità,
nell'imperfezione e nell'inevitabile sofferenza. è quest'aria che si respira
leggendo il libro-intervista di Trevi condotto da Alessandro Fedrigo, un
aspirante analista di formazione filosofica: s'intitola Dialogo sull'arte del
dialogo, alludendo alla relazione tra analista e paziente (sottotitolo
"Psicoanalisi e psicoterapia", Feltrinelli, pagg.158, euro 12). Dopo
la suggestiva conversazione con il figlio Emanuele, di sapore naturalmente più
personale - Invasioni controllate (Castelvecchi) - qui, nel confronto con un
allievo, inevitabilmente Trevi assume un atteggiamento più pedagogico sulle
varie questioni di grande interesse che via via vengono affrontate. Ne risulta
un volume curioso, di piacevole lettura, destinato a un pubblico non
necessariamente specialistico. Il tono è colloquiale, nel segno di una certa
affettuosa confidenza. Si comincia con una serie di considerazioni
sull'"arte" della psicoterapia e i suoi scopi, molto ben distinti dai
risultati e nell'ottica junghiana strettamente legati all'individuazione, a
quel processo mai concluso una volta per tutte che spinge verso l'autenticità e
l'armonia. Trevi insiste molto sulle qualità necessarie al terapeuta:
dall'empatia all'intuizione, dalla pazienza all'attenzione, dall'intelligenza
all'umiltà - qualità magari date per scontate nell'esercizio di un mestiere
così delicato, e invece piuttosto rare. D'importanza centrale sono gli studi,
la formazione personale, gli interessi intellettuali, più in generale la
"cultura" del terapeuta - certamente non è solo un bagaglio tecnico
quel che gli occorre, ma "qualcosa" di diverso che non somiglia
affatto all'erudizione. Per dirla più chiaramente - citando Trevi - può essere
molto più utile la lettura di Dostoevskij e Tolstoj, di Flaubert e Proust,
piuttosto che macerarsi su ogni dettaglio di certi trattati di psicopatologia
orientati nella più algida elencazione di sintomi e diagnosi. La parte
conclusiva riguarda "la relazione con il paziente" e certe situazioni
limite che s'impongono nel lavoro terapeutico, spesso legate al lutto o
comunque all'angoscia della morte: sono pagine molto belle queste in cui si
parla della necessità di "staccarsi" dalle persone che si amano, che
si sono amate una volta per sempre. Ma per cogliere con immediatezza lo stile
personalissimo di questo maestro italiano della psicologia del profondo, sarà
forse meglio affidarsi a uno dei passaggi finali in cui Trevi ricorre a un
paragone senz'altro inconsueto: "Quando penso alla psicoterapia sia come
pratica sia come argomento su cui riflettere mi vengono in mente certi
bellissimi disegni di Escher sempre uguali e sempre diversi da se stessi,
soprattutto quelli in cui un'immagine centrale si moltiplica e si
rimpicciolisce man mano che si procede verso la periferia, sfruttando i vuoti e
i pieni in un gioco sapientemente speculare. Chi li guarda non può fare a meno
di "portare avanti" ciò che il disegnatore ha interrotto...".
( da "Stampa, La" del 27-06-2008)
Argomenti: Laicita'
APPUNTAMENTI,
INCONTRI, CELEBRAZIONI Agenda religioni A CURA DI DANIELE SILVA MAITRI BUDDHA
La lezione di venerdì 27 giugno al Centro Studi Maitri Buddha verte su
"Fenomeni e Nuomenon", a partire dalle 20. La tiene il maestro
Ghelong Lobsang Sanghye in via Guglielminetti 9. www.centromaitri.com. LE
VISITE DELL'UCID L'Unione Cristiana Imprenditori Dirigenti (UDIC) ha in
programma per lunedì 30 giugno una visita turistica serale di Torino. Si parte
alle 19 davanti alla chiesa di San Francesco da Paola in via Po per proseguire
alla scoperta di palazzi, vie, monumenti sotto la guida di Luisa Quarena. Per
iscriversi alla visita, telefonare allo 011/8122083 dalle 9 alle 14. CONVEGNO
SULLA MISTAGOGIA Parte il 30 giugno la terza settimana catachistica di Mondovì,
con un convegno lungo cinque giorni (fino a sabato 5 luglio), organizzato
dall'Ufficio Catechistico Regionale del Piemonte - Valle d'Aosta, dal centro Evangelizzazione
e Catechesi Don Bosco e dalla casa editrice Elledici. Dal titolo "Il bello
viene dopo!", il convegno punta ad approfondire il tema della catechesi
mistagogica degli adolescenti cresimati, ovvero sull'educazione cristiana di
chi ha già ricevuto l'iniziazione. L'iscrizione costa 40 euro, la pensione
completa per tutti i giorni del convegno 260 o 240 euro. Info 0174/565300 o
scrivere a santuariovico@libero.it A STRESA IN PELLEGRINAGGIO La comunità
rosminiana della Sacra di San Michele organizza per martedì 1 luglio un
pellegrinaggio a Stresa. Questo il programma: alle ore 7 partenza da Avigliana
con arrivo alle 9 a Stresa e accoglienza al Centro Internazionale Studi
Rosiminiani; alle 10 processione alla Chiesa del Crocifisso e alle 11,30 messa
solenne del Beato Antonio Rosmini; alle 13 il pranzo e pomeriggio libero per la
visita alla città. Alle ore 17 è prevista la partenza per il ritorno. Per ogni
informazione, 011/939130 e 338/3978641. AZIONE CATTOLICA,
UN CAMPO ESTIVO Da giovedì 3 luglio fino a domenica 6, il Settore Adulti
dell'Azione Cattolica di Torino organizza un campo estivo a Valtournanche
(Valle d'Aosta) nella Villa del Seminario. Il titolo è "Non ci ardeva
forse il cuore? La strafa di Emmaus, la strada della nostra
storia". Info 011/5623285. COMUNITA' VALDESE È ormai un appuntamento fisso
quello che la comunità valdese di Torino organizza per la prima domenica di
luglio: domenica 6 è in programma infatti la tradizionale visita a
Pièdicavallo, nel biellese. La partenza per il minuscolo comune dell'Alta Valle
Cervo è per le 9,30 dal tempio valdese di corso Vittorio Emanuele II, con auto
private. La giornata prevede il pranzo in una trattoria locale, alle 16 una
conferenza sulla storia valdese e alle 17 il culto con il sermone bilingue, in
piemontese e in italiano. Come consuetudine, il pomeriggio avrà termine con una
merenda sinoira insieme con la comunità valdese di Biella e con il pastore
Maurizio Abbà. La giornata è animata dal pastore Giuseppe Platone; iscrizioni
allo 011/6692838 entro il 1 luglio.
( da "Giornale.it, Il" del 27-06-2008)
Argomenti: Laicita'
N. 152 del 2008-06-27
pagina 14 "Con gli ortodossi clima nuovo Per il Papa Mosca è più
vicina" di Andrea Tornielli Monsignor Paolo Pezzi ora è ottimista su un
incontro tra Benedetto XVI e Alessio II da Roma "Il Papa e il patriarca di
Mosca si incontreranno, ne sono certo. Il clima sta cambiando...".
Monsignor Paolo Pezzi, nato a Russi, in provincia di Ravenna, 48 anni fa, è da
qualche mese il nuovo arcivescovo della cattedrale della Madre di Dio a Mosca,
e domenica riceverà dalle mani di Benedetto XVI il pallio, la piccola stola di
lana che simboleggia il legame dei metropoliti con il Pontefice. Cresciuto
nella Fraternità San Carlo, legata al movimento di Cl, Pezzi ha fatto per anni
il missionario in Siberia. Raztinger l'ha scelto quale successore
dell'arcivescovo Kondrusiewicz e l'arrivo di un italiano al posto di un prelato
di origini bielorusse ha contribuito a rasserenare i rapporti con la Chiesa
ortodossa. Il dialogo con gli ortodossi procede? "Ci sono segnali
positivi. Sono stato invitato, dopo anni che non
avveniva più, alle liturgie del Natale e della Pasqua ortodossa, ho avuto modo
di parlare con Alessio II. A Natale, dopo il rito, il patriarca ha invitato a
pregare per la Chiesa cattolica e per il Papa e ha fatto un brindisi in onore
di Benedetto XVI. Mi ha detto che dobbiamo continuare a incontrarci e lavorare
insieme per il bene del popolo di Dio. Insomma c'è una cordialità nuova, c'è
disponibilità. Per la prima volta abbiamo trattato alcuni aspetti che
riguardano le nostre necessità come Chiesa cattolica in Russia e abbiamo
iniziato una collaborazione sul piano culturale. Abbiamo presentato insieme a
un teologo ortodosso l'ultima enciclica di Papa Ratzinger, "Spe
salvi"". Il Papa e Alessio II si incontreranno? "Credo di sì, ne
sono convinto. Bisogna desiderarlo, bisogna pregare, perché quanto più lo si
desidera, tanto più si cercano di creare le condizioni perché l'incontro
avvenga. Il Papa lo desidera e il patriarca non è contrario. Ci sono delle
difficoltà, ma superabili. È importante il fatto che né il Papa né Alessio II
vogliano che l'incontro sia l'evento del secolo, da fare a tutti i costi. È una
tappa che tende alla piena comunione". Benedetto XVI verrà a Mosca?
"Il viaggio a Mosca penso sia in secondo piano rispetto all'incontro con
il patriarca. Bisogna creare le condizioni per l'incontro, innanzitutto. Da
questo punto di vista il recente viaggio di Alessio II a Parigi è stato importante. Credo molto in questi scambi, nelle visite
fraterne, anche al di là dell'ufficialità". La Chiesa ortodossa appare come
legata a doppio filo con il potere politico. Non è un rischio? "Per noi
occidentali, abituati a una separazione molto più netta, può sembrare eccessivo
quel legame. Ma dobbiamo comprendere la mentalità e la storia orientali. Le
Chiese d'Oriente si sono sviluppate con un legame fortissimo al potere civile,
all'imperatore. In questo oggi la Chiesa ortodossa si identifica con il
sentimento che il popolo ha di se stesso". Dopo la caduta del comunismo ha
vinto la fede o il consumismo? "Vedo un recupero di religiosità, che si
evidenzia in due aspetti: una forte presenza del senso del mistero nella vita
della gente; una accettazione, grazie allo sguardo di fede, delle condizioni in
cui si vive, anche quando sono difficili". Gli
ortodossi hanno accusato i cattolici di voler fare "proselitismo". Lei come risponde?
"Il proselitismo è estraneo alla Chiesa cattolica e se ci fossero stati
degli episodi andrebbero ascritti alla limitatezza di chi li ha compiuti. Il
proselitismo comincia dove finisce la missione. Io mi sento missionario
e cerco di portare la gente a Cristo e Cristo alla gente, e questo non è
impedito da nessuno. Lo faccio con un grande rispetto per la Chiesa ortodossa
perché non si tratta di ingrossare le fila del "mio" gruppo, ma di
accompagnare la gente al proprio destino". © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI
SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano.
( da "Giornale.it, Il" del 27-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Qui sotto potete
leggera la parte "dottrinale" del protocollo firmato da monsignor
Lefebvre e dal cardinale Ratzinger il 5 maggio 1988. All'ultimo momento, il
vescovo francese si tirò indietro, ma non perché intendeva mettere in
discussione questi punti sottoscritti: lo fece perché (mal consigliato) decise
di non "fidarsi di Roma", in merito alla consacrazione del vescovo
suo successore che gli era stata garantita. Questi punti dottrinali, dunque
restano. E mostrano in tutta evidenza come la Fraternità San Pio X sia andata
ben al di là e ben oltre il suo fondatore, diventando un gruppo che ha assunto
una mentalità scismatica, come dimostrano certe dichiarazioni pubbliche di
Fellay e di Williamson. Il Papa ha fatto tanto, tantissimo, ma dai lefebvriani
ha ricevuto soltanto altezzosi schiaffi. I cinque punti, le condizioni che ho
rese note nei giorni scorsi, non intendo chiudere la bocca ai lefebvriani, ma
riportarli a un livello di discussione improntato dalla carità cristiana e dal
rispetto per il Pontefice, requisiti minimi per poter affrontare il tema della
revoca della scomunica. La discussione, che esiste e anche accesa in seno alla
Chiesa (le critiche al Papa non arrivano certo soltanto da certi
tradizionalisti, ma anche da tanti progressisti), continuerà. È evidente però
dall'atteggiamento dei responsabili della San Pio X che in gioco non è più la
difesa della tradizione cristallizzata (che i lefebvriani credono di poter
conservare senza la piena comunione con Roma, unica vera garanzia), ma ci sono
in realtà altri elementi. La "condizione" dell'abolizione del messale
di Paolo VI dettata da Williamson al Papa è semplicemente ridicola: sono le
boutade di chi non vuole davvero l'unità e non ha più nostalgia della comunione
con il Papa. Sarebbe bene che si tornasse a ciò che Lefebvre ha sottoscritto.
"Io, Marcel Lefèbvre, arcivescovo e vescovo emerito di Tulle, insieme con
i membri della Fraternità Sacerdotale San Pio X da me fondata: 1) promettiamo
di essere sempre fedeli alla Chiesa cattolica e al romano Pontefice, suo
Pastore Supremo, Vicario di Cristo, Successore del Beato Pietro nel suo primato
e Capo del corpo dei vescovi. 2) Dichiariamo di accettare la dottrina contenuta
nel n 25 della Costituzione dogmatica Lumen Gentium del Concilio Vaticano II
sul Magistero ecclesiastico e sull'adesione che gli è dovuta. 3) A proposito di
certi punti insegnati dal Concilio Vaticano II o relativi alle riforme
posteriori della liturgia e del diritto, che ci sembrano difficilmente
conciliabili con la Tradizione, ci impegniamo ad assumere un atteggiamento
positivo e di comunicazione con la Sede Apostolica, evitando ogni polemica. 4)
Dichiariamo inoltre di riconoscere la validità del Sacrificio della messa e dei
sacramenti celebrati con l'intenzione di fare ciò che fa la Chiesa e secondo i
riti indicati nelle edizioni tipiche del messale romano e dei rituali dei
sacramenti promulgati dai Papi Paolo VI e Giovanni Paolo II. 5) Infine
promettiamo di rispettare la disciplina comune della Chiesa e le leggi ecclesiastiche,
specialmente quelle contenute nel Codice di Diritto Canonico promulgato dal
Papa Giovanni Paolo II, fatta salva la disciplina speciale concessa alla
Fraternità con legge particolare". Scritto in Varie Commenti ( 25 ) "
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Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 27Jun 08
Buone notizie da Mosca. Sul Giornale di oggi pubblico l'intervista al nuovo
arcivescovo della cattedrale della Madre di Dio a Mosca, monsignor Paolo Pezzi,
che domenica riceverà il pallio dalle mani di Benedetto XVI. E' confortante
apprendere che c'è un clima nuovo e positivo nei rapporti tra la piccola
comunità cattolica e la Chiesa ortodossa russa. Scritto in Varie Commenti ( 2 )
" (1 votes, average: 5 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli ©
2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 25Jun
08 Il bivio di monsignor Fellay Mi trovo a Roma e ho raccolto ulteriori
informazioni che aiutano a inquadrare meglio le cinque condizioni presenti
nella lettera del cardinale Castrillòn Hoyos a mons. Fellay. Innanzitutto
quelle condizioni non sono poste ai lefebvriani in generale, ma proprio al loro
superiore, cioè lo stesso Fellay. Il quale nei colloqui manifesta volontà di
dialogo, poi però scrive e sottoscrive attacchi durissimi contro il Papa. Le
cinque condizioni sono dunque un passo previo per iniziare il cammino che
porterà alla cancellazione della scomunica. Centrale è il punto dedicato al
fatto che la Fraternità, e i suoi superiori, danno l'impressione di sentirsi.
superiori allo stesso Pontefice, di giudicarlo dall'alto, come se la San Pio X
fosse la "vera" Chiesa e la "vera" Roma, e la Chiesa
cattolica guidata da Benedetto XVI fosse un gruppo separato che deve rientrare
nella piena comunione con Econe e Menzingen. La verità, purtroppo, è che si
sono ormai stratificati atteggiamenti e prese di posizione (lo dimostrano anche
alcuni commenti presenti nel precedente post) che rendono difficile riconoscere
questo elementare dato: non sono i lefebvriani la vera Chiesa, la vera Chiesa
cattolica è quella in comunione con Benedetto XVI. Mai come in questo momento
il cuore pastorale e generoso del Pontefice, attraverso il cardinale Castrillòn
è aperto alla riconciliazione. Ma è la San Pio X che deve tornare all'ovile
dopo l'atto scismatico della consacrazione illecita dei vescovi fatta da
Lefebvre, non è la Santa Sede a dover chiedere scusa ai lefebvriani. Risponendo
alle domande dei giornalisti francesi su questo argomento, il direttore della
Sala Stampa vaticana, padre Lombardi, ha fatto la seguente dichiarazione:
"Il riconoscimento del Concilio Vaticano II come vero Concilio ecumenico
della Chiesa e il riconoscimento della validità della Messa celebrata secondo
la liturgia rinnovata dopo il Concilio non sono assolutamente messi in
questione. I cinque punti citati da Tornielli - come del resto appare dal loro
stesso tenore - riguardano le condizioni minime perché si possa avere un
rapporto caratterizzato da rispetto e disponibilità nei confronti del Santo
Padre e da uno spirito ecclesiale costruttivo. Sono quindi di altra natura ed è
per questo che non fanno riferimento al Concilio e alla liturgia, non perché
questi argomenti non rimangano fondamentali. E' evidente che il Papa desidera
tendere la mano perché sia possibile un rientro nella comunione, ma perché si
possano fare i passi necessari occorre che questa offerta - questa "mano
tesa" - sia ricevuta con atteggiamento e spirito di carità e comunione. A
questo invitano evidentemente i cinque punti citati". Scritto in Varie
Commenti ( 126 ) " (10 votes, average: 3.8 out of 5) Loading ... Il Blog
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articolo a un amico 24Jun 08 Ecco le cinque condizioni della lettera a Fellay
Sono venuto in possesso delle cinque condizioni poste a monsignor Fellay, come
passo iniziale in vista del rientro nella piena comunione con Roma. Al
contrario delle prime indiscrezioni, non si parla di accettazione del Concilio
o della nuova messa: quelle espresse nella lettera sono condizioni generali
previe. Di fatto la Santa Sede, mostrando una grande generosità, chiede di non
attaccare la persona del Papa per iniziare un vero dialogo. Monsignor Fellay ha
invocato da Benedetto XVI la revoca della scomunica, la richiesta di
rispettarne l'autorità senza più pretendere essere destinatari di un magistero
"superiore" a quello del Pontefice regnante mi sembra una condizione
di buon senso! Questo il testo della lettera che porta la firma del cardinale
presidente di Ecclesia Dei: Condizioni risultanti dall'incontro del 4 giugno
2008 tra il cardinale Dario Castrillon Hoyos e il vescovo Bernard Fellay: 1)
L'impegno a una risposta proporzionata alla generosità del Papa. 2) L'impegno
ad evitare ogni intervento pubblico che non rispetti la persona del Santo Padre
e che possa essere negativo per la carità ecclesiale. 3) L'impegno a evitare la
pretesa di un magistero superiore al Santo Padre e di non proporre la
Fraternità in contrapposizione alla Chiesa. 4) L'impegno a dimostrare la
volontà di agire onestamente nella piena carità ecclesiale e nel rispetto
dell'autorità del Vicario di Cristo. 5) L'impegno a rispettare la data -
fissata alla fine del mese di gigno - per rispondere positivamente. Questa sarà
una condizione richiesta e necessaria come preparazione immediata all'adesione
per avere la piena comunione. Scritto in Varie Commenti ( 104 ) " (13
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Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 23Jun 08
Accordo tra S.Sede e lefebvriani, conto alla rovescia E' iniziato il conto alla
rovescia per l'accordo tra la Fraternità San Pio X fondata dal vescovo francese
Marcel Lefebvre e la Santa Sede, come scrivo sul Giornale di oggi. I
lefebvriani, che hanno chiesto la revoca della scomunica, dovranno rispondere
entro il 28 giugno alle proposte presentate per conto di Benedetto XVI dal
cardinale Dario Castrillòn Hoyos, presidente della pontificia commissione
"Ecclesia Dei". Si tratta di cinque punti da sottoscrivere, chiariti
i quali la Fraternità potrà rientrare nella piena comunione con Roma. E'
un'occasione irripetibile: i lefebvriani da tempo chiedevano la
liberalizzazione del messale antico - e Papa Ratzinger con il Motu proprio
"Summorum pontificum cura" ha ridato piena cittadinanza al rito
preconciliare - ed è innegabile la "catechesi" che negli ultimi tempi
proviene dalle messe papali, con il recupero di alcuni elementi tradizionali.
La Fraternità dovrà accettare il Concilio Vaticano II e la piena validità del
rito liturgico post-conciliare (entrambi i punti furono già sottoscritti dallo
stesso monsignor Lefebvre nel 1988) e per quanto riguarda la sua sistemazione
canonica, potrebbe essere configurata come una "prelatura". E' noto
però che vi sono resistenze interne: queste dovrà cercare di superare il
vescovo Bernard Fellay, superiore dei lefebvriani, nei prossimi giorni, in
occasione del capitolo generale. Ora che l'antica messa è
stata liberalizzata - seppur con molte difficoltà e clamorose disobbedienze -
molti fedeli tradizionalisti non comprendono perché la Fraternità non si
accordi con Roma rientrando pienamente nella comunione cattolica. Circostanze
così favorevoli con tutta probabilità non si ripeteranno più. Scritto in
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questo articolo a un amico 22Jun 08 Il commiato di Ruini, le spiegazioni di
Fisichella Ieri sera in San Giovanni in Laterano il cardinale Vicario di Roma
Camillo Ruini ha celebrato il 25 anniversario del suo episcopato (la data
esatta della consacrazione in realtà è 29 giugno) accomiatandosi dalla diocesi.
Ha ringraziato i collaboratori e ha tenuto un'omelia per certi versi inedita,
chiedendo scusa per la "mediocrità" della sua preghiera. Questo è
l'ampio articolo che pubblico oggi sul Giornale. L'avvicendamento di Ruini con
Vallini sarà annunciato venerdì prossimo, 27 giugno. Sempre sulle pagine
odierne, pubblico anche un'intervista al rettore della Lateranense e nuovo
presidente della Pontificia Accademia per la vita, monsignor Rino Fisichella,
che interviene sul tema della comunione ai divorziati risposati, sollevato ieri
mattina da Silvio Berlusconi davanti al vescovo di Tempio Pausania. Scritto in
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questo articolo a un amico 21Jun 08 "La bandiera arcobaleno è New Age,
torniamo alla croce" Sul Giornale di oggi pubblico un articolo che
riprende una lunga e articolata riflessione messa online ieri dall'agenzia
Fides della Congregazione per l'evangelizzazione dei popoli, diretta da Luca De
Mata. Vi si sottolinea come sia del tutto improprio l'uso della bandiera della
pace arcobaleno, dimostrando che l'origine di quel simbolo è la Teosofia
(corrente filosofico-religiosa di tipo gnostico, legata alle religioni
orientali) e oggi il New Age: dunque quanto di meno cattolico possa esistere,
dato che il sincretismo gnostico e più pericoloso per il cristianesimo - che è
invece un avvenimento storico basato sull'incarnazione - dello stesso
materialismo ateo. Vi invito a leggerlo e a farlo leggere a quei parroci che
hanno disteso la "rainbow flag" nelle chiese e persino sugli altari.
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Invia questo articolo a un amico 19Jun 08 Pio XII, suor Pascalina e gli archivi
ebraici Sul Giornale di oggi pubblico un lungo articolo di recensione alla
nuova biografia di suor Pascalina Lehnert, la religiosa che accudiva Pio XII:
il volume, edito dalla San Paolo, s'intitola "La signora del sacro
palazzo". Il volume è serio e documentato, il titolo (cambiato rispetto
all'edizione tedesca) a mio avviso indulge un po' troppo allo scandalismo. Ma
si sa che contro Papa Pacelli e la sua corte si può sparare (e c'è "l'aggravante"
che Pascalina era una donna, e dunque "sospetta"), mentre sui pure
potenti e influenti segretari di altri Papi è d'obbligo il rispetto e la
riverenza. Sulla stessa pagina pubblico anche un pezzo che annuncia le
iniziative della Santa Sede per ricordare i 50 anni dalla morte di Pio XII: una
mostra fotografica e di oggetti (alla quale ho collaborato anch'io), realizzata
dal Pontificio comitato di Scienze storiche, un convegno sulla modernità del
magistero di Papa Pacelli e su come questo abbia influito decisamente sul
Concilio Vaticano II. Inoltre, sono annunciati un convegno sui presunti
"silenzi" a Gerusalemme e una riunione di esponenti dell'ebraismo
americano che intendono esprimere la loro gratitudine per ciò che Pio XII fece
in favore dei perseguitati. Presentando le iniziative (martedì scorso, ma il
pezzo esce solo oggi perché è saltato dalla pagina, "scalzato" dalla
morte di Mario Rigoni Stern), monsignor Brandmuller, presidente del Pontificio
comitato di Scienze storiche, ha detto: "Ci sono 15 archivi israeliani che
hanno documenti ancora non visibili e che nessuno indaga". Scritto in
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articolo a un amico 15Jun 08 Famiglia sotto attacco, i rischi che arrivano
dall'Europa La famiglia è sottoposta all'attacco di forze che "cercano di
indebolirla". Questo ha detto ieri sera Benedetto XVI ai giovani
brindisini, che lo accolgono con grande calore in una delle poche regioni
italiane che, su iniziativa della giunta guidata da Niki Vendola, ha legiferato
per concedere diritti alle coppie di fatto. A loro il Papa ha ricordato che
"fra i valori radicati" di questa terra c'è "il rispetto della
vita" e "l'attaccamento alla famiglia" che oggi "è esposta
al convergente attacco di numerose forze che cercano di indebolirla". Nei
giorni scorsi ho pubblicato sul Giornale un articolo sulle minacce che
sommessamente (e subdolamente) arrivano su questa materia dall'Europa,
attraverso quello che la professoressa Marta Cartabia ha definito
"colonialismo giurisdizionale": vale a dire la modifica delle
legislazioni familiari a colpi di sentenze delle corti europee. Un dibattito
attualissimo, dopo la clamorosa bocciatura dell'Irlanda del Trattato di
Lisbona. Scritto in Varie Commenti ( 300 ) " (23 votes, average: 4.57 out
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Commenti Invia questo articolo a un amico 14Jun 08 Ancora sugli statuti del
Cammino, approvati dalla Chiesa Sono in partenza per Brindisi e Santa Maria di
Leuca dove questo pomeriggio e domani seguirò la visita di Papa Ratzinger. Apro
questo nuovo spazio perché il precedente thread dedicato ai neocatecumenali ha
un record di commenti che rende difficile aprire la pagina. Non posso fare a
meno di prendere le distanze da coloro che hanno tacciato e continuano a
tacciare il Cammino di eresia, da coloro che hanno fatto paragoni davvero
offensivi avvicinando il fondatore del Cammino a dittatori feroci. Leggo con
attenzione tutti i distinguo, le prese di distanza, gli appunti sulla libertà
di critica rispetto alle decisioni papali e vaticane. Mi permetto sommessamente
di far notare che allora questi criteri vanno adottati sempre (quando non si
tratti di pronunciamenti ex cathedra), e allora ci si dovrebbe inalberare di
meno di fronte a critiche o "disobbedienze" che riguardano altri
provvedimenti o decisioni. In ogni caso, l'approvazione di ieri - che è stata
voluta da Benedetto XVI, il quale non mi risulta in quel momento fosse
sottoposto a tortura o costrizioni - sancisce che il Cammino appartiene alla
Chiesa. Nessuno è obbligato ad aderirci, nessuno è obbligato a credere a questa
proposta. Devo dire in tutta onestà che il quadro che del Cammino è stato dipinto in molti dei commenti che ho letto mi è
sembrato a dir poco unilaterale. Sono state usate espressioni inaccettabili,
sono stati formulati giudizi e sentenze inappellabili, abbiamo mostrato ancora
una volta il volto di una Chiesa che letteralmente si scanna al suo interno. La
storia della Chiesa, diceva Chesterton, è fatta da un'avanguardia di santi, un
popolo di mediocri, una retroguardia di delinquenti: sono le proporzioni della
nostra umanità. Anche nel Cammino, dunque, accanto a qualche santo ci saranno
tante persone "normali" o mediocri, e, come nel resto del
cattolicesimo e dell'intero genere umano anche qualche mascalzone. Capisco
bene, data la sensibilità tradizionale di molti frequentatori del blog, che le
liturgie neocatecumenali possano non piacere. Ma paragonare il Cammino a una
setta protestante chiudendo gli occhi su ciò che fa per l'evangelizzazione
signfica a mio avviso mancare di senso della misura. Gli abusi liturgici
accadono - eccome accadono! - nelle parrocchie, nelle chiese cattedrali,
durante le "ortodossissime" messe aperte a tutti e magari frequentate
da pochi. Immagino che queste poche righe non piaceranno a molti di voi. Ma
siete stati voi, continuando la discussione, a chiedermi di aprire nuovi spazi
per renderla possibile e visto che ci troviamo nel mio blog mi permetto di
ricapitolare la mia posizione. E' troppo facile, a mio avviso, bollare il
cardinale Rylko, strettissimo collaboratore di Giovanni Paolo II per molti
anni, creato cardinale da Benedetto XVI all'ultimo concistoro, come un fan dei
neocatecumenali. Rileggete, per favore, le parole che il Papa ha detto ai
movimenti il mese scorso. Scritto in Varie Commenti ( 1306 ) " (38 votes,
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sono Sono Andrea Tornielli, il vaticanista del Giornale, classe 1964, laurea in
storia della lingua greca. Sono sposato e ho tre figli. Vivo tra Roma e Milano
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cattolica, apostolica chiesa romana, la madre e la maestra di tutte le...
cosimo de matteis,brindisi.: Gentile "fra diavolo", il mio grazie ed
il mio apprezzamento per il suo... Enzo: Le tesi di Williamson, alle quali
Fellay in definitiva si accorda, pur attraverso qualche sofisma in più, sono...
Fra' Diavolo: Premesso tutto il dispiacere per il mancato rientro di quelli che
in piena comunione sarebbero degli... ue!: @ Klaus La profluvie di interventi
di centinaia di persone diverese e di diversa estrazione ci confermano che
le... Gli articoli più inviati Il voto "veltroniano" di Maria:
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( da "Secolo XIX, Il" del 28-06-2008)
Argomenti: Laicita'
So di avere molti
difetti tra i quali quello di essere socialista da sempre e preciso socialista
di sinistra, non come tanti "compagni (?)" che dopo tangentopoli sono
saltati sul carro dell'impresa Forza Italia, e di credere, nonostante tutto e
tutti, nella necessità di un rinnovato partito socialista
italiano laico, liberale, promotore di uno sviluppo ecosostenibile. Faccio
parte di quei socialisti presi a pesci in faccia da Veltroni, che con la sua
grande intelligenza e preveggenza politica e con la "fola" del voto
utile ha ridato in mano il Paese alla destra. Ha ripetuto all'infinito
che l'avversario non andava demonizzato, ma da politici naviganti nel
Transatlantico come gli esponenti del Pd che vivono a stretto contatto con la
controparte come hanno fatto a pensare che il "volemose bene" fosse
la giusta politica. Purtroppo "il lupo perde il pelo, ma non il
vizio" grazie anche ad una Sinistra che in tanti anni non ha voluto
risolvere il conflitto d'interessi, non ha voluto affrontare i propri
clientelismi, i propri gruppi affaristici di potere, che ha portato avanti una
politica non di ideali e di servizio, ma di status quo, una Sinistra che è
riuscita ad allontanare e stancare i suoi stessi elettori. Io non ho niente
contro la destra, ma non mi piace questa destra demagoga e antidemocratica.
Purtroppo noi italiani abbiamo la memoria corta e siamo pronti a perdonare
tutto a chi ha soldi, successo e potere. Sarà un pensiero masochista, ma sono
contenta che i socialisti non facciano parte di questo Parlamento che non mi
rappresenta per niente perché credo ancora nell'utopia che la vera politica si
possa fare senza compromessi al ribasso e senza poltrone (spesso occupate
indegnamente), lavorando con chi crede veramente nella rivoluzione e non
nell'appiattimento delle coscienze. Se la semina sarà buona e i seminatori
saranno coerenti i risultati arriveranno. Battistina Delle Piane E-MAIL
28/06/2008 l'avvocato di famiglia i quesiti su diritto di famiglia e in materia
di eredità e successioni avv. GIOVANNA COMANDÉ corso A. Podestà 6/5 tel. e fax:
010 8686807; e-mail: giovannacomande@fastwebnet.it Per problemi di eredità e
successioni indirizzare all'associazione C.L.A.S.S.E. 28/06/2008 Che bello
avere un'Idea, che miracolo saperla mantenere nel passare delle epoche e nel
mutare delle contingenze! Complimenti per la coerenza e la dignità con cui la
difende. Dopodiché non penso che W. Veltroni abbia consegnato il Paese alle
destre, secondo me il Paese si è consegnato liberamente a chi ha ritenuto
opportuno. Il segretario del Pd e il Pd stesso mi paiono entità assai poco
concrete, inadatte a consegnare qualcosa a qualcuno; men che meno adatte a
raccogliere attorno a sé un popolo. Continuo ad ascoltare i discorsi di W.
Veltroni e mi sembra di ascoltare il fruscio di aria che muove le foglie di un
canneto; ascolto i discorsi dei dirigenti del Partito Democratico e mi spaventa
l'inconsistenza di ciò che sento. Dicono che hanno appena fondato qualcosa di
meravigliosamente unico in Europa e nel mondo, un esperimento di eccezionale
novità, ma non capisco a quale uopo meraviglia e novità, per quale concreto
progetto, per quale tangibile idea. Per quanto riguarda il resto della
sinistra, direi che il silenzio è la sua saggia consegna. Le invidio la sua
orgogliosa coerenza, le invidio le certezze che dimostra di avere. Per quanto
mi riguarda, in fatto di orgogliose certezze io me la cavo meno bene di lei.
28/06/2008.
( da "Repubblica, La" del 28-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Nozze in calo: per
la prima volta il numero delle persone non sposate supera quello dei coniugati
Gran Bretagna, il sorpasso dei celibi DAL NOSTRO CORRISPONDENTE LONDRA -
"Il matrimonio? E' la paura di passare una sera soli a casa, con due uova
al tegamino e niente da vedere alla televisione". La battuta era di Lino
Ventura, in Una donna e una canaglia, vecchio film d'amore. Forse incoraggiati
da take-away e tv con 900 canali, gli inglesi odierni a quanto pare concordano:
si sposano sempre di meno. Per la prima volta da quando si tengono statistiche
sulle popolazione, infatti, in questo paese ci sono più single che coniugati.
La tendenza era in atto da tempo, ora ha prodotto uno storico sorpasso: l'anno
scorso gli sposati sono diventati, sia pure di poco, minoranza. E il fenomeno, sebbene più evidente in un paese largamente laico come il Regno
Unito, riflette probabilmente un mutamento simile anche nel resto d'Europa. E'
l'Ufficio Nazionale di Statistica a dare l'annuncio. Nel 2005, il 50,2% della
popolazione di Inghilterra e Galles era sposato. Nel 2006, l'ultimo anno di cui
sono disponibili i dati, si sono celebrati 236.980 matrimoni, il numero
più basso dal 1895. Gli esperti calcolano che da allora il declino delle nozze
sia proseguito alla stesso ritmo e che nel 2007 sia avvenuto il sorpasso dei
non-sposati sugli sposati. Se la rotta non cambia, nel 2030 la percentuale
degli sposati sarà scesa al 40-45% della popolazione. Quelli che si sposano,
inoltre, lo fanno sempre più tardi: nel 1995 il 61% delle donne si sposava a
meno di 30 anni, ora è solo il 45% a sposarsi giovane. Tutti gli altri, prima
di pronunciare il fatidico sì, aspettano: vogliono pensarci bene. I non-sposati
comprendono single, divorziati e vedovi. Nel 2005, su 14 milioni e mezzo di non
sposati, 4 milioni convivevano con un partner. Significa che molti, se decidono
di formare una coppia, preferiscono non avere il vincolo del matrimonio. Come
il Lino Ventura del film. (e.f.).
( da "Repubblica, La" del 28-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Sport Navi in
bottiglia presenze GABRIELE ROMAGNOLI Il re e l'Infanta, la cancelliera e Zapatero.
Solo posti in piedi nella tribuna delle autorità per la finale di domenica. La
verità è che si tratta di presenze un po' imbarazzanti: saltano sul carro dei
finalisti, mica si fanno vedere alle eliminatorie. Quel che sperano è di
conquistare un gradimento riflesso, di suggerire "io c'ero, quindi è un
po' anche merito mio". Non funziona così. L'effetto transfert vale
tuttalpiù per le cariche non determinate dal voto popolare: Sandro Pertini a
Madrid nell'82 è diventato un eroe quanto Enzo Bearzot, ma se Zapatero assiste
a un trionfo delle furie rosse a Vienna, poi torna a casa e aumenta mezza tassa
fa la fine di Prodi, pur mondiale 2006. La gente vuole i circensi, ma come
companatico per il pane. Alla fine il gesto più laico e
sano è stato quello di
Cofferati Sergio, sindaco di Bologna, che non si è presentato allo stadio nel
giorno in cui la squadra ritornava in serie A. L'hanno sommerso di critiche per
questo, ma almeno è stato
sincero, poco ruffiano e soprattutto consapevole: del fatto che il lunedì
seguente a Bologna ci sarebbero stati gli stessi problemi di prima. Così
come ci saranno a Berlino e a Madrid, anche se la Merkel o Zapatero li
nasconderanno per ventiquattr'ore dietro una coppa.
( da "Repubblica, La" del 28-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Pagina XI - Roma
Roma, Vallini nuovo cardinale vicario "Primo obiettivo, l'emergenza
educativa". L'addio di Ruini "Scelto per le sue doti pastorali e
umane", ha spiegato papa Benedetto XVI ORAZIO LA ROCCA "Il mio primo
obiettivo è l'emergenza educativa romana". Ecco il biglietto da visita con
cui si è presentato il nuovo cardinale vicario di Roma. Il cambio della
guardia, ieri in Vaticano, dove papa Benedetto XVI ha presentato il
sessantottenne Gaetano Vallini, nominato al posto del cardinale Camillo Ruini
(77 anni), che lascia la guida della diocesi papale dopo 17 anni, durante i
quali ha presieduto anche la Conferenza episcopale italiana. Ruini esce di
scena dopo aver servito due grandi Pontefici, Giovanni Paolo II e Benedetto
XVI, lasciando una inevitabile impronta ecclesiale sia a livello nazionale che
romano. Nonostante l'età non andrà comunque in pensione perché papa Ratzinger
gli ha già affidato il prestigioso incarico di presidente della Fondazione
Progetto Culturale col compito di coordinare un vasto programma di formazione
nell'ambito della chiesa italiana e romana. Al momento del commiato, Ruini con
parole commosse ha ringraziato Wojtyla e Ratzinger "per la fiducia che
hanno riposto" in lui, ma anche "tutti quelli che in questi anni
hanno condiviso con me questa affascinante avventura, vescovi, preti, suore, sacerdoti e laici", definendoli "una bellissima
compagnia che porterò sempre nel cuore". Il cardinale Vallini "è stato da me scelto per le sue doti
pastorali ed umane", ha spiegato Ratzinger. Vallini - nativo di Poli, in
provincia di Roma - è stato
vescovo ausiliare di Napoli, vescovo di Albano e cardinale presidente del
Supremo Tribunale della Signatura apostolica della S. Sede, la
Cassazione del Vaticano, dove fu nominato Wojtyla nel 2004. La elevazione a
vicario lo ha quindi preso un po' di sorpresa. Ma ieri davanti a Ratzinger non
ha avuto esitazioni, ringraziando il Papa con sentimenti di "profonda
gratitudine" e insieme di "stupore e umana trepidazione" per
l'alto incarico a cui è stato chiamato; facendo pure
capire di avere già individuato nella "formazione" dei giovani e
nella "emergenza educativa nell'ottica della speranza teologale" i
primi obiettivi del prossimo anno pastorale della diocesi che si appresta a
governare. Un compito alto e delicato, ha ulteriormente specificato, che
Vallini affronta "in comunione con il successore di Pietro" e in
sintonia con tutte le realtà sociali, civili e religiose della città. Al nuovo
vicario sono arrivati messaggi di congratulazioni del sindaco Gianni Alemanno
(che questa mattina sarà ricevuto in udienza privata con la famiglia da
Benedetto XVI), dei presidenti della Provincia e della Regione, Nicola
Zingaretti e Piero Marrazzo. Messaggi anche dal segretario del Pd ed ex sindaco
di Roma Walter Veltroni, dal presidente della Camera Gianfranco Fini e dal
premier Silvio Berlusconi.
( da "Unita, L'" del 28-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Stai consultando l'edizione
del Genetica e pregiudizi bipartisan Maurizio Mori In questa pagina Al
congresso della Fao a Roma è rispuntato il tema degli Ogm, che costituiscono
l'aspetto di modernizzazione dell'agricoltura in continuità con la rivoluzione
verde. Il tema ha subito riacceso il dibattito: mentre sulle altre questioni di
bioetica come aborto, fecondazione, staminali, eutanasia, ecc. sembra ci sia un
generale orientamento di sinistra e uno di destra, sugli Ogm la spaccatura è
totale. Una fonte di confusione sta forse nella mancata distinzione tra la
moralità della coltivazione degli Ogm e l'equa distribuzione dei vantaggi
ottenuti, ostacolata dalla presenza di concentrazioni monopolistiche. Un'altra
sta nell'idea che la natura conosca sempre il meglio, per cui ogni modifica è
negativa, idea che alimenta il persistente pregiudizio contro la tecnica, vista
"come l'avvelenatrice non solo del nostro ambiente naturale, ma anche
della nostra anima" (P. Berger). Quello degli Ogm è forse uno dei casi più
interessanti circa la modernizzazione, dal momento che la nuova tecnica
richiede una corrispondente rivoluzione dei significati sul piano culturale
circa l'atteggiamento verso la natura. Accettare gli Ogm non è accettare una
mera tecnica, senza altre conseguenze a livello culturale. A volte
l'agricoltura industriale è compatibile con le danze della pioggia o con i
bracieri d'ulivo contro i temporali. Gli Ogm no, richiedono un cambiamento
culturale e filosofico. Forse per questo incontrano tanta resistenza nella
cultura italiana, così diffidente della modernità e tanto intrisa dell'idea che
la natura sarebbe informata a un disegno sapiente e provvido da rispettare con
venerazione. La Consulta di Bioetica, che è Associazione
apartitica impegnata a sviluppare la riflessione bioetica in prospettiva laica,
vuole offrire uno spunto di dibattito su un tema cruciale. Quella esposta non è
la posizione "ufficiale", ma uno stimolo al dibattito, che ci
auguriamo possa continuare ed avere copiosi frutti. Presidente della Consulta
di Bioetica Onlus.
( da "Unita, L'" del 28-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Stai consultando
l'edizione del Questa pagina è stata realizzata in
collaborazione con la Consulta di Bioetica Onlus, associazione culturale che
promuove la bioetica in prospettiva laica. Per informazioni:
www.consultadibioetica.org o chiamare il numero 0258300423. Come onlus può
ricevere donazioni ed essere destinataria del 5 per mille: nella dichiarazione
dei redditi basta mettere la firma nello spazio riservato alle onlus e
indicare il codice fiscale: 97362610152.
( da "Unita, L'" del 28-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Stai consultando
l'edizione del Mosca: non prendo impronte ai bambini Le dichiarazioni del
prefetto al master degli studenti di Roma Tre. Il censimento dei campi serve a
trovare soluzioni condivise. "Inutili gli sgomberi senza riqualificazione
delle aree" di Massimilaino Di Dio Una scelta controcorrente. Lontana
dalle intenzioni del Governo e di altre città come Milano. Che arriva quando
meno te l'aspetti. In perfetto stile Carlo Mosca. "Nel censire i senza
fissa dimora, non prenderemo le impronte digitali ai bambini" ha detto
ieri il prefetto capitolino nella veste di commissario straordinario per
l'emergenza rom. Davanti a una platea insolita: gli studenti del master in
Diritto amministrativo e Scienze dell'amministrazione di Roma Tre. Tutti in
silenzio ad ascoltare la lezione. Poi d'un tratto la frase sui bimbi rom.
"Volevamo applaudire - dice Anna, una studentessa - Non lo abbiamo fatto
solo per timidezza". Plaudono invece le associazioni
cattoliche e laiche che da anni si occupano di rom. "Il prefetto ha detto
cose di buon senso - spiega Mario Marazziti della Comunità di Sant'Egidio -
Speriamo che l'ipotesi delle impronte digitali venga accantonata anche nel
resto del Paese. Altrimenti sarebbe l'inizio di pratiche discriminatorie".
E di una "schedatura etnica contro la quale siamo pronti ad azioni di
disobbedienza" parla invece Claudio Graziano dell'Arci. Che aggiunge:
"Le dichiarazioni del prefetto e la legge sull'immigrazione approvata
dalla Regione Lazio sono due fatti in controtendenza che ci fanno ben
sperare". Roma va per la sua strada, dunque. Nessuna impronta digitale a
minori rom, proprio come chiede anche l'Unione europea. Ma una sorta di tessera
identificativa che, ha ricordato Mosca, "ci consentirà non solo di avere
una stima dei campi ma anche un profilo sociale e sanitario circa le necessità
di queste popolazioni. E la Croce Rossa lavorerà anche per vedere se c'è
qualcuno che desidera spostarsi in soluzioni di edilizia residenziale".
Dalla comunità Sant'Egidio incalzano. "Rom e romeni non sono la priorità
nazionale - accusa Marazziti - La percezione di insicurezza non corrisponde ai
dati reali e impedisce di parlare di casa, borse di studio da dare ai rom. Gli
sgomberi poi interrompono il percorso educativo e non risolvono il problema
sicurezza". Solidarietà e rigore restano i due principi guida del
commissario straordinario nel suo impegno - da svolgere "senza
fretta" - a censire nonché smantellare gli insediamenti abusivi e
riorganizzare quelli regolari. "Se non si riqualificano quei territori che
di volta in volta vengono sgomberati - ha ricordato Mosca - è chiaro che è
inutile un'azione di sola repressione. Tutto ritorna come prima. Ma dove ci
sono delinquenti, questi vanno mandati via applicando le leggi che valgono per
tutti". Di segno opposto è l'approccio del Campidoglio. Gli annunci in
tema di sicurezza sinora fatti parlano di esercito nei siti periferici
insicuri, vigili urbani dotati di pistola, vigilantes e volontari. "Roma è
sicura più di Londra - ricorda Marazziti - perché dobbiamo arrivare
all'Esercito? Il sindaco Alemanno farà come crede ma la militarizzazione della
città non serve a nulla. Meglio una maggiore visibilità delle forze
dell'ordine". "La militarizzazione della capitale maschera la mancanza
di idee - accusa Graziano - C'è bisogno di diritti, di capire i problemi e
risolverli". DI BUON SENSO le parole del prefetto secondo Mario Marazziti
(S. Egidio): "Speriamo che il resto del Paese segua il suo esempio,
sarebbe l'avvio di una pratica discriminatoria".
( da "Unita, L'" del 28-06-2008)
Argomenti: Laicita'
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l'edizione del EVENTI Sotto la campana di Rovereto il 4 e 5 luglio dodici ore
di canti e memorie in onda su Radiodue con Carmen Consoli e Marina Rei Pensando
alla Grande Guerra una maratona di musica per la pace di Silvia Garambois Un
inno alla pace lungo due giorni, a novant'anni dalla fine della I Guerra
mondiale, con la musica dei cantanti e delle band dei Paesi che parteciparono
al conflitto. Sotto la Campana della Pace di Rovereto, costruita fondendo il
bronzo dei cannoni, il 4 e 5 luglio prossimi, sarà musica, parole e memoria:
una maratona di musica lunga 12 ore, che andrà in onda su Radio Due e su tutte
le emittenti internazionali collegate, e in cui l'Italia sarà
"rappresentata" da Carmen Consoli e Marina Rei in un concerto rock,
loro due sole sul palco a mescolare ruoli e repertori. Una festa della pace,
insieme. "È meglio fare insieme cose che separatamente avremmo fatto
peggio": non è un'ovvietà, è una delle meditazioni che Sergio Valzania,
direttore dei programmi di radio Rai, porta in eredità dal cammino a Santiago
di Compostela, un pellegrinaggio "in cui si incontrano altre persone, con
cui si scambiano esperienze, culture", e che ha
compiuto nelle scorse settimane insieme a un laico come il matematico
Piergiorgio Odifreddi. Questo scambio, invece, avverrà ora sulle onde radio,
una sorta di pellegrinaggio per la pace via etere, reso possibile dal
coinvolgimento delle radio e dei musicisti della Repubblica Ceca, dell'Austria,
dell'Ungheria, della Germania, della Francia, del Canada, del Portogallo
e persino della Macedonia, la cui band gitana, la Kocani Orkestar - già si
immagina arriverà in pulmino, fermandosi ad ogni autogrill... Radio2 ha
organizzato la kermesse, oltre che con il comune di Rovereto, la provincia e la
regione del Trentino, con l'Ebu, che uno dei suoi dirigenti, Laurent Marceau,
definisce efficacemente "il più grande network radio e tv mondiale":
ed è così, visto che l'European Broadcasting Union è figlio di una unità
europea che abbatte i confini, ma che ha ancora molti problemi di integrazione,
anche per le differenze linguistiche. È la musica, in questo caso, il
linguaggio che non ha bisogno di interpreti, e per questo è stata scelta come
protagonista. Oltre a cantanti e orchestre, però, a Rovereto ci sarà anche
spazio per la riflessione, con storici, filosofi, studiosi e giornalisti; e per
la memoria, con la partecipazione di Davide Riondino che leggerà diari e
lettere dei soldati che parteciparono al conflitto. "Ecco: il sistema
pubblico della comunicazione serve a fare queste cose": Valzania disegna
cosa, per lui, deve essere radio Rai. "Il servizio pubblico deve essere
una vera grande emittente, con un vero pubblico, che fa il suo dovere in tutti
i sensi: oltre a partecipare al dibattito quotidiano che c'è nell'etere, deve
essere capace di aggiungere qualcosa in più. Dobbiamo tenere in moto questa
nostra macchina anche perché può essere uno strumento per il dialogo e la pace
tra i popoli, che è la grande sfida dell'Europa".
( da "Unita, L'" del 28-06-2008)
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l'edizione del Schedature e immunità Se questo è un Paese normale Venerdì 27
giugno 2008? Una normale giornata italiana, a ben vedere. Berlusconi riunisce
il Consiglio dei ministri per farsi concedere (e concedersi partecipando al
voto) un'immunità pari a quella di cui gode il Sommo Pontefice. Il ministro
Alfano bacchetta il Consiglio superiore della magistratura che si appresta a
bocciare la "salva-premier" e minaccia una riforma normalizzatrice
del Csm nei prossimi mesi. L'Europa boccia la schedatura italiana dei bambini
rom, perché evoca "manifeste analogie storiche" (allusione al
nazismo, naturalmente). Bossi, infine, regala al Cavaliere ciò che aveva già
negato a Prodi. La possibilità, cioè, che la Lombardia e il resto del Nord
possano aiutare la Campania a smaltire l'emergenza rifiuti. Sei mesi fa la Lega
prese a sberleffi l'appello del Professore alla solidarietà nei confronti del
Mezzogiorno. Il Carroccio fece la sua parte per aggravare l'emergenza nel
Napoletano. Oggi, al contrario, Bossi corre in soccorso di un Cavaliere
costretto a constatare che il piglio decisionista, ostentato nel famoso
Consiglio dei ministri partenopeo, frutti ne ha dati pochi. L'estate avanza,
infatti, e a Napoli "la spazzatura rimane in mezzo alle strade". A
giudicare dalla soddisfazione di Berlusconi per il disegno di legge che gli
garantisce l'immunità penale, tuttavia, l'Italia "sta diventando un Paese
normale". Il "sabato mattina", infatti, il Presidente del
Consiglio potrà pensare finalmente a governare piuttosto che a studiare i
procedimenti giudiziari in compagnia dei suoi avvocati. Guai a parlare di
immunità "ad personam", però, visto che il disegno di legge varato
ieri tutela le più alte cariche dello Stato e non solo il premier. Berlusconi,
che deve vedersela ancora con giudici e tribunali, e i presidenti della
Repubblica, della Camera e del Senato che - al contrario - non hanno l'assillo
di questi imbarazzanti problemi. Fino a oggi l'unico cui la Repubblica
riconosce una immunità assoluta è il Papa - la cui persona
è considerata sacra ed inviolabile - in quanto capo della Chiesa Cattolica. Se
le Camere dovessero varare il disegno di legge illustrato ieri dal ministro
Alfano, gli esiti del processo Mills - e non solo - verrebbero depotenziati. Il
premier, tra l'altro, non avrebbe "l'obbligo giuridico di dimettersi in
caso di condanna". Blindatura nei confronti di giudici e pubblici
ministeri. Ma anche nei confronti degli imprevisti che potrebbero riservare,
domani, gli alleati del centrodestra al Cavaliere. Se il governo dovesse andare
in crisi "nel corso di questa legislatura" il lodo, infatti, sarebbe
"reiterabile". Senza contare che i benefici dello "Schifani
bis" potrebbero accompagnare il premier - fra cinque anni e per altri
sette - fin dentro il Palazzo del Quirinale. Un "privilegio" non da
poco, che potrebbe consentire a Berlusconi di guadagnare un'"immunità a
vita" e di mettersi al sicuro dalle incognite che riserba il suo passato.
Il governo sembra impegnato a fondo per raggiungere l'obiettivo. Sgomberando il
sabato mattina dagli impegni con i legali si potrebbe sperare che il Cavaliere
possa dedicare almeno quelle ore alle promesse elettorali inevase: alla
riduzione delle tasse, all'aumento del potere d'acquisto dei salari e delle
pensioni, ecc. Auspicio azzardato se le priorità rimangono le leggi ad personam
e qualche trovata demagogica sulla sicurezza per far contente An o la Lega.
Perfino la Commissione europea dell'"amico" Barroso è stata
costretta, ieri, a mettere le mani avanti sulle impronte digitali dei bambini
rom targate Maroni. "Mai successo prima in Europa", sottolinea Bruxelles.
E l'ammonimento Ue va alle "manifeste analogie storiche" che coprono
di vergogna l'Italia di Berlusconi. La Nota.
( da "Unita, L'" del 28-06-2008)
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l'edizione del CAMBIO DI GUARDIA Succede a Ruini. Tra le priorità del vicario
del Papa emergenza educativa e solidarietà per gli immigrati Cardinal Vallini,
un pastore a San Giovanni in Laterano di Roberto Monteforte / Città del
Vaticano Tutto confermato. Dopo diciassette anni e mezzo di guida ininterrotta
e incontrastata della diocesi di Roma del cardinale Camillo Ruini come vicario
del Papa, al palazzo di san Giovanni in Laterano si insedia il cardinale
Agostino Vallini, sino a ieri Prefetto del Tribunale della segnatura
apostolica. Benedetto XVI lo ha nominato ieri, accogliendo le dimissioni per
raggiunti limiti di età del cardinale di Sassuolo presentate due anni fa. Una
scelta "pastorale". Lo ha sottolineato il pontefice nel discorso di
saluto e ringraziamento per Ruini e di augurio per il suo nuovo
"vicario", tenuto ieri mattina nella sala Clementina in Vaticano
nell'udienza concessa al personale del Vicariato. Il cardinale Vallini, oltre
ad essere un fine giurista, è stato prima vescovo
ausiliare a Napoli e poi titolare della diocesi di Albano. In questo si può
notare un possibile segno di cambiamento. Da Ruini, cardinale
"politico", oltre che "missionario", impegnato nel dialogo con
la società sui valori, con Vallini si passa ad una guida "pastorale".
È stato ricco di elogi e ringraziamenti Benedetto XVI
verso colui che è stato il più stretto collaboratore
di due pontefici e per un quindicennio alla guida della Cei. Un periodo
"segnato" dalla straordinaria presenza di Giovanni Paolo II e dal suo
straordinario spirito "missionario" che - sottolinea il Papa - ha
segnato positivamente l'azione del cardinal "vicario" Ruini,
promotore della Missione cittadina di Roma in preparazione del grande Giubileo
del 2000 e dei "Dialoghi in Cattedrale". "Espressione - commenta
- di una Chiesa che mentre prendeva "coscienza della sua identità
diocesana, si apriva decisamente ad una mentalità missionaria". Merito di
Ruini e della sua "eccellente capacità di riflessione teologica e
filosofica". Fede e cultura: è antica la sintonia tra Ratzinger e Ruini.
"Lei ha dato un esempio nell'impegno a "pensare la fede""
gli riconosce il Papa per il quale l'apostolato "deve nutrirsi
costantemente di pensiero, per motivare il significato dei gesti e delle
azioni, altrimenti è destinato a ridursi a sterile attivismo". Il Papa lo
ringrazia per le doti di "intelligenza e sapienza" offerte al
servizio della Chiesa in Italia e a Roma. Un percorso "missionario"
che ha al centro proprio quel Progetto culturale cui Ruini dedicherà le sue
energie future da presidente dell'apposita commissione istituita dalla Cei.
Sarà lo strumento con cui la Chiesa intende confrontarsi
con la società e con la cultura laica sul tema dei valori. Il Ruini
"politico" continuerà a farsi sentire. Al centro dell'impegno del suo
successore, cardinale Vallini, ci sarà l'"emergenza educativa". Senza
dimenticare la solidarietà, in particolare verso gli immigrati. "Ci sono
molte persone in difficoltà - afferma al Tg1 - che arrivano in Italia o che
sono italiane oggi, che hanno bisogno di sentirsi sostenute, aiutate.
Sicurezza sì, legalità sì, quindi, ma nella solidarietà, non perdendo mai di
vista l'uomo, che per noi cristiani è immagine di Dio e ci rende fratelli di
tutti". Al nuovo cardinale vicario trasversali messaggi di auguri dal
mondo politico e istituzionale.
( da "Unita, L'" del 28-06-2008)
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l'edizione del L'orgoglio omosessuale sfila a Bologna Oggi il Gay Pride nazionale.
Il sindaco Cofferati riceve gli organizzatori di Pierpaolo Velonà A BOLOGNA è
il giorno del "Pride08". La manifestazione dell'orgoglio lesbico,
gay, bisex e trans approda nel capoluogo emiliano con un'inedita
"madrina" uffi- ciale, l'astrofisica Margherita Hack, e un obiettivo
annunciato che segnerà questa edizione 2008: "Far uscire dalla
clandestinità migliaia di coppie non riconosciute né tutelate". Così
dicono i presidenti nazionali di Arcigay Aurelio Mancuso e di Arcilesbica Francesca
Polo. "Parità, dignità, laicità", le parole
d'ordine del corteo che partirà alle 14 da sotto le Due Torri, per poi unirsi
ai carri colorati. Volutamente assente qualsiasi invito alla
"sobrietà", chiariscono gli organizzatori in polemica con chi l'ha
invocata "da mille pulpiti". "Ognuno deve sentirsi libero
di venire al Pride come meglio crede - si legge in una nota - Di certo non sta
a noi emettere censure". Il serpentone umano fermerà la sua marcia al
Cassero di Porta Saragozza, storica sede dove 26 anni fa nasceva il circolo di
cultura omosessuale "28 giugno" - embrione di Arcigay - che diede
vita a quella definita dal fondatore Franco Grillini "una rivoluzione
gentile durata un quarto di secolo. Sebbene oggi l'Italia sia sotto la morsa di
una maggioranza politica della destra clericale e le battaglie per i diritti
civili risultino molto difficili". E sempre a Porta Saragozza sarà
osservato un minuto di silenzio, davanti alla lapide che ricorda le vittime gay
dei campi di sterminio nazisti. La novità di quest'anno arriva dal sindaco di
Bologna Sergio Cofferati, che per la prima volta dall'esordio del Pride (nel
1994) riceverà - in mattinata - gli organizzatori. "È un segno di
riconoscimento vero e importante", commenta Marcella Di Folco, leader del
Movimento transessuali italiani. Soprattutto dopo che, qualche giorno fa, il
cardinale felsineo Carlo Caffarra aveva definito le unioni gay "errore e
disordine capaci di inficiare ogni rapporto sociale". Centinaia di
migliaia i partecipanti attesi - numeri in linea con le edizioni precedenti -
la maggior parte dei quali arriveranno con pullman e treni da 50 diverse città.
Ci saranno il governatore della Puglia, Nichi Vendola, il verde Alfonso
Pecoraro Scanio e il ministro ombra per le Pari Opportunità Vittoria Franco (Pd),
convinta che "la strada per conseguire pari diritti per gay e transgender
sia purtroppo ancora lunga". Ha dato la sua adesione anche l'ex ministro
alle Pari opportunità Barbara Pollastrini (Pd). E poi i partiti: Prc, Verdi,
Pdci, Socialisti, Idv e Radicali, oltre al Pd della provincia di Bologna. E le
associazioni: i partigiani dell'Anpi, Libera, Amnesty International, Arci; la
Cgil. Tra i personaggi dello spettacolo, Simona Ventura, Lella Costa, il comico
Vito. Attraverso un maxi-schermo, Margherita Hack parlerà ai
partecipanti:"Ci sarò perchè è laico stare con le minoranze". La
giornata si concluderà al Parco Nord con una festa a base di musica e dj set
fino a tarda notte. L'intero evento sarà seguito in diretta da Radio Popolare
Network e da Radio DeeGay.
( da "Repubblica, La" del 28-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Pagina XV - Bologna Palazzo
Poggi Incontri sulla ragione perduta Si comincia martedì prossimo con Maltese e
Folena Terza edizione per la rassegna "Di santa ragione, filosofia,
letteratura, politica e scienza alla ricerca della Ragion perduta". Il
ciclo di incontri, organizzato da Procope Studio e Micromega, in collaborazione
con Unibocultura, propone un calendario di sei serate incentrato sulle sfide
intellettuali attorno ad alcuni dei grandi temi della contemporaneità. Si
comincia il primo luglio, con i giornalisti Curzio Maltese e Umberto Folena, che sulla base del recente libro di Maltese "La
Questua", discuteranno del rapporto tra Stato laico e Chiesa cattolica.
Seguiranno serate con ospiti Monsignor Bettazzi, Francesco Remotti, Edoardo
Boncinelli. Il 9 luglio con la serata "Il treno dell'ultima notte, viaggio
nel cuore del Novecento" sarà a Bologna la scrittrice Dacia Maraini.
Chiude il 10 luglio, il fotografo Oliviero Toscani, con un dibattito dal titolo
"Si può fare? Il piacere e i divieti nel pubblico e privato". Tutti gli
incontri si svolgeranno a Palazzo Poggi, nel Cortile d'Ercole, in via Zamboni
33. In caso di pioggia le serate non saranno rinviate ma si svolgeranno
all'interno, all'Aula V. Si inizia alle ore 21, l'ingresso è gratuito. Per
tutte le informazioni c'è www. procopestudio. it, tel. 051/5873637.
( da "Giornale.it, Il" del 28-06-2008)
Argomenti: Laicita'
N. 153 del 2008-06-28
pagina 3 Gran Casinò Madonnina: aprono 60 sale giochi di Maria Sorbi Sono 30 i
locali già in funzione in città. I cittadini chiedono il numero chiuso. Gli
aspiranti "biscazzieri" sono quasi tutti stranieri. E in particolare
cinesi A Milano sale la febbre per i soldi facili. Magari vinti inserendo solo
un euro nelle slot machine del bar. "Madame et monsieur, fate il vostro
gioco". Ed ecco che la città rischia di trasformarsi in un gran casinò.
Dopo l'epoca dei saloni Bingo, nelle nove zone si registra un autentico boom di
richieste per aprire sale giochi. In centro come in periferia. Soprattutto da
parte di società cinesi. Negli ultimi mesi in Comune sono arrivate ben sessanta
domande: esattamente il doppio rispetto al totale delle sale giochi già attive.
Se dovessero aprire tutte, vorrebbe dire che a Milano ci sarebbero qualcosa
come 90 luoghi dove tentare la vincita della vita, buttando via stipendi
interi. Un dato preoccupante, se si considera "il giro" equivoco che
solitamente si crea intorno alle macchinette mangia-soldi e a tutto ciò che è
gioco o scommessa. Tra la stazione Centrale e viale Zara, sono 16 i gestori che
vorrebbero aprire una sala con slot machine e video poker. Tantissime le
richieste in periferia. E qualcuna anche in centro. Pochi giorni fa Palazzo
Marino ha ricevuto la richiesta di una ragazza 20enne russa
che vorrebbe avviare una sala giochi vicino all'università Cattolica. Per conto
di chi non è dato saperlo. Tra gli aspiranti "croupier" ci sono
tantissimi stranieri, la maggior parte cinesi: non solo in zona Paolo Sarpi,
dove in realtà è stata registrata una sola richiesta e per giunta non di un
cittadino asiatico, ma soprattutto nelle periferie più profonde. E
problematiche. Il vicesindaco Riccardo De Corato dichiara guerra a quelle che
definisce sale "rovina famiglie" e annuncia un monitoraggio
capillare, zona per zona, richiesta per richiesta, assieme alla polizia
municipale. "Milano - sostiene - non può reggere un'invasione del genere.
Innestare un numero così massiccio di sale giochi in zone periferiche sarebbe
deleterio. A volte questi locali sono un pretesto per altri affari illeciti
come la prostituzione e tutto quello che ci sta intorno". La
preoccupazione a Palazzo Marino è alta: l'autorizzazione ad aprire sale giochi
non può essere negata se ci sono tutti i parametri tecnici per dare l'ok
all'esercizio (lontananza dalle scuole e dagli ospedali, negozio al piano
terra, ecc.). E la legge ovviamente non tiene conto della "moralità"
della decisione. "Facciamo un appello al buon senso di tutti - interviene
l'assessore alle Aree cittadini, Ombretta Colli -. I quartieri non possono
diventare delle piccole Las Vegas. La normativa sull'argomento non è precisa ma
è chiaro che la periferia non può essere invasa da sale giochi o affini".
"Se le carte sono in regola e i vigili dicono che la sala può aprire -
aggiunge l'assessore alle Attività produttive, Tiziana Maiolo - noi non
possiamo opporci. Il vero problema è che quegli ambienti diventano un vero
ricettacolo di giri poco chiari e aumentano i problemi di sicurezza, che già ci
sono". Dai Consigli di zona arriva una proposta. È Massimo Girtanner,
presidente di zona 6, a lanciare l'idea: "Sia fissato un numero massimo di
sale giochi entro il quale concedere i permessi. Sarebbe più onesto così
anziché chiedere il parere dei Consigli di zona che non hanno gli strumenti per
fermare l'emorragia di richieste". © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via
G. Negri 4 - 20123 Milano.
( da "Repubblica, La" del 28-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Cronaca Palermo
Iniziativa di un parroco: uno spazio aperto a cattolici,
laici ma anche atei. Nel quartiere Acquasanta del capoluogo siciliano Un drink
al "Clero club", il bar letterario gestito dai preti CLAUDIA BRUNETTO
TANO GULLO PALERMO - Il nome del quartiere è tutto un destino: Acquasanta. è lì che ieri sera a Palermo, è stato inaugurato il "Clero club", un caffè letterario
gestito dai preti. E tanto per restare in tema di santità il locale è proprio
attaccato alla chiesa di Maria Santissima della Lettera. Uno spazio
polifunzionale aperto a cattolici, laici e perfino agli atei, senza veti, né limitazioni.
Niente recita del rosario, ma si potrà bere, non solo vin santo e magari
consultare, accanto alla bibbia anche "L'amante di Lady Chatterley",
riviste, libri, romanzi, poesia, arte, psicologia e musica. Sotto le stelle un
salottino allestito nella terrazza-pub, dove ammazzare il tempo, con
chiacchiere e aperitivi. Un esperimento unico in Italia che vede fra i soci non
solo religiosi ma anche laici, purché si paghi la quota annua di centocinquanta
euro. L'idea è di Angelo Mannina, quarantuno anni, abito casual, parroco della
chiesa della borgata marinara, che dopo un lustro di sacerdozio ha deciso di
ricreare le allegre atmosfere degli incontri che organizzava ogni lunedì sera
ai tempi dell'Università. "Non mi rivolgo esclusivamente ai preti - dice
l'ideatore che è anche il presidente del club - Ma anche ai non credenti. Il
nostro caffè vuole essere un luogo di confronto e di dialogo per far entrare la
chiesa nel vivo del mondo contemporaneo. è una sfida per essere preti in modo
diverso. Speriamo che vengano tanti giovani e che si innesti quella
comunicazione fra il mondo teologico e quello filosofico. Il nostro primo
obiettivo è però quello di far rilassare e divertire la gente. Mi sono già dato
da fare con il passa parola. Ho perfino inviato lettere a tutti i vescovi della
Sicilia. Mi piacerebbe, infatti, creare un ambiente interdiocesano". A
collaborare con il presidente anche un consiglio di nove persone, fra cui tre
laici. "Il progetto del club - dice Maria Angela Cacioppo,
"consigliera" laureata in filosofia - mi ha subito entusiasmata. Sarà
un'area franca per andare oltre i confini delle gerarchie, ecclesiastiche e
non, e dei ceti sociali. E vivere così il malessere della società fuori dalle
chiese, dai confessionali e dai pulpiti". Il clima a sentire gli
organizzatori "sarà quello del caffè letterario, lontano dalla noia dei
salotti culturali e degli imbonitori "educativi", un ambiente
orientato alla ricreazione". In programma ci sono incontri-dibattiti su
argomenti di attualità, dalla scuola alle periferie. E, assicura, padre
Mannina, "non escludiamo di diventare anche editori per pubblicare analisi
e testimonianze sulla città". Per attirare i più giovani, sono previste
attività artistiche che spaziano dalla pittura alla fotografia, dal teatro al
cinema.
( da "Repubblica, La" del 28-06-2008)
Argomenti: Laicita'
La vicepresidente
della Camera: "Va costruito il Pd, nessuno ci darà un'altra
possibilità" Bindi: "Walter non è per sempre ma il congresso ora non
serve" Come Parisi penso che serva chiarezza sulla linea, ma non si risolvono
i problemi cambiando segretario GOFFREDO DE MARCHIS ROMA - "Non sono
all'ordine del giorno né l'eternità della leadership di Veltroni né un
congresso immediato per sostituirlo". Per la vicepresidente della Camera
Rosy Bindi, piuttosto, la priorità è la costruzione del Partito democratico.
"Nessuno ci darà un'altra possibilità. Qualche dirigente forse ha
nostalgia delle vecchie appartenenze. Ma i nostri elettori sono delusi perché
fatichiamo ad andare avanti non perché vogliono tornare indietro". Eppure
non mancano i segnali di una possibile implosione del Pd. "Da un certo
punto di vista dò un a lettura anche più preoccupata della situazione. Non è in
gioco la sopravvivenza del Pd per il semplice fatto che il partito è ancora
tutto da costruire: nella sua identità culturale, nella sua organizzazione, nel
suo programma. Partiamo dal 33 per cento, ma abbiamo davanti un lungo cammino
da compiere". Quali? "La prima condizione è rendersi conto che non
passerà un altro treno. Il progetto del Pd è ancora valido, è una grande
opportunità non per noi ma per il Paese, quindi ci vuole da parte di tutti un
supplemento di responsabilità. Serve poi la consapevolezza che il Pd è un
partito plurale. Può darsi che vada bene il contributo anche organizzato di
correnti, associazioni, fondazioni. Ma non per sviluppare un lavoro
parallelo". Non sarebbe meglio sciogliere i nodi in un congresso? "è
vero che il vincitore delle primarie è stato sostenuto
da una maggioranza che al suo interno conteneva linee molto diverse che tuttora
permangono. Ma non serve il congresso anticipato. Non possiamo permetterci di
chiamare gli italiani a votare a un anno dal 14 ottobre. Magari vengono in tre
milioni come la volta scorsa ma per mandarci a quel paese. C'è invece
l'ordinarietà di vita del partito: la direzione, poi il congresso tematico che
non dev'essere un rito autocelebrativo, ma un processo di discussione su tesi
anche contrapposte che coinvolga la base. Va riaperto ad esempio un dibattito
sul modo di fare opposizione nelle istituzioni e nella società con le altre
forze politiche. Non solo quelle in Parlamento ma anche quelle fuori. La
partita del Pd si gioca sul campo di un nuovo centrosinistra". Quando
parla di senso di responsabilità, ce l'ha con Parisi? "Con lui ho percorso
un pezzo di strada. Come lui penso che occorra fare chiarezza sulla linea, sul
rapporto con l'Ulivo e un'analisi seria della sconfitta. Ma invocare un altro
congresso, no. Non risolviamo i nostri problemi cambiando ora il
segretario". Allora Veltroni sarà candidato anche la prossima volta?
"Di qui alle prossime elezioni ce n'è di tempo. Non è all'ordine del
giorno l'eternità di Veltroni, noi abbiamo un congresso ordinario il prossimo
anno, c'è tempo per confrontarsi". D'Alema fa bene a costruire Red?
"Non capisco perchè non ha il coraggio di dire che è una corrente. Un
brutto nome per una cosa che può essere utile. Dico però che tra poco parte il
tesseramento del Pd. Dobbiamo adoperarci soprattutto per farne uno vero". Da oggi lei partecipa al seminario di Argomenti 2000 sulla
laicità. Il confronto tra laici e cattolici nel Pd a che punto è? "Il Partito democratico è un incontro
tra tante culture. Da cattolica dico che chi rivendica solo una presenza
identitaria ha sbagliato casa, perché la nostra unica identità è quella di
democratici. C'è una spinta regressiva a fare gruppi cattolici
dentro il Pd. Ma la nostra sfida dev'essere quella della laicità, dobbiamo
avere il coraggio di spiegare anche alla Chiesa la bontà delle nostre
scelte".
( da "Repubblica, La" del 28-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Cultura CONTRO Un
saggio di Saverio Ricci su "Inquisitori, censori e filosofi" Montaigne
la chiesa Quando arrivò a Roma nel 1580 lo scrittore si vide sequestrare i
bagagli compresa la copia degli "Essais" fresca di stampa Dopo lo
scisma protestante ci fu una lotta capillare anche preventiva contro l'eresia
Molti libri erano semplicemente messi all'Indice, altri venivano emendati
BENEDETTA CRAVERI Più che mai determinata, dopo lo scisma protestante, a
condurre una lotta capillare contro l'eresia, la Chiesa di Roma mise a punto un
grandioso sistema censorio volto a preservare l'ortodossia
del mondo cattolico. Non si trattava soltanto di bloccare l'importazione delle
opere dei pensatori riformati o sequestrare dalle biblioteche pubbliche e
private i libri che si erano rivelati pericolosi, a cominciare dalle traduzioni
dei testi sacri in lingua volgare che, consentendo ai lettori comuni una
conoscenza diretta delle scritture, li incoraggiava allo spirito critico
e alla controversia. Bisognava controllare l'intera vita intellettuale del
mondo cattolico, sottoponendo a una severa censura preventiva qualsiasi testo
destinato alla pubblicazione e innescando di conseguenza negli scrittori un
meccanismo di auto censura di cui è impossibile oggi misurare la portata. Dopo
la pubblicazione dei primi Indici romani dei libri proibiti (1559,1564), tre organi
furono chiamati a fare fronte in modo sistematico a questo programma
totalizzante. Il Santo Uffizio che, istituito nel 1542, aveva la somma
responsabilità di vigilare sull'ortodossia di tutta la res publica christiana;
la Congregazione dell'Indice dei libri proibiti, creata da Pio V nel 1571 e
incaricata, almeno in teoria, di esercitare la sua attività su tutto il mondo
cattolico; il Maestro del Sacro Palazzo, vale a dire il teologo del papa,
responsabile della censura a Roma. Il programma censorio prevedeva due fasi. La
prima, e di gran lunga la più semplice, consisteva nella messa all'indice
preventiva delle opere che per una qualsiasi ragione potevano apparire
sospette. La seconda, assai più complessa, prevedeva l'emendatio, vale a dire
un vero e proprio lavoro di editing - soppressioni, manipolazioni, chiose - a
cui sottoporre i testi confiscati giudicati recuperabili. Fra gli esponenti più
illuminati del clero l'esigenza di una difesa intransigente del dogma si
accompagnava, infatti, alla convinzione che il pensiero religioso non andasse
tagliato fuori dagli sviluppi del pensiero filosofico e che si dovesse tenere
conto tanto delle esigenze dei lettori colti, quanto degli interessi del
mercato librario dell'intera Penisola che una politica di censura senza appello
rischiava di mettere in ginocchio. Eppure, nonostante uno straordinario
dispiegamento di forze, le cose non andarono nel modo auspicato. Mentre il
numero dei titoli messi all'indice a scopo cautelativo non avrebbe fatto che
aumentare, il lavoro di revisione, che doveva consentire a molti dei testi
congelati di rientrare in circolazione, procedeva a rilento, rivelandosi, nella
maggioranza dei casi, inattuabile. Basti pensare al fallimento dell'expurgatio
del Talmud ebraico, alle mancate revisioni del Cortegiano di Castiglione e del
Decamerone di Boccaccio, o al tormentato problema della
"espurgabilità" di Machiavelli e di Erasmo. Perché, lungi dal
limitare il suo campo di intervento all'eresia teologica, la Chiesa era andata
estendendo la sua volontà di controllo a tutti i campi dello scibile, dagli
studi politici e giuridici alla fisica, alla scienza, alla matematica,
all'astronomia, ai trattati di magia, alle arti esoteriche. E la sua attività
censoria investiva ugualmente la letteratura antica e moderna, i poemi
cavallereschi, la poesia erotica, i romanzi. Per esaminare l'opera del
popolarissimo Ariosto si istruì, ad esempio, a Ferrara, una commissione
apposita, interamente consacrata a correggerne gli errori. In questo quadro di
guerra preventiva, la filosofia rimaneva naturalmente la maggiore indiziata e
la condanna al rogo di Giordano Bruno nel 1600 e il terribile processo a
Tommaso Campanella dovevano testimoniare in modo non equivoco
dell'intransigenza della curia romana in fatto di dottrina. Ed è proprio a
partire da una attenta messa in prospettiva critica di un secolo e mezzo di
studi sull'azione della censura pontificia che Saverio Ricci, prese le debite
distanze sia dalla leggenda nera dell'Inquisizione che da una sua ancor più
inaccettabile leggenda "rosa", riapre oggi, in un libro dotto e
appassionante, l'immenso dossier sulla politica di salvaguardia della Chiesa
nei confronti della filosofia alla luce di alcuni casi significativi di censura
cinquecentesca. Se non è qui possibile rendere conto della complessità del
quadro storico culturale e delle preoccupazioni teologiche che fanno da sfondo
a Inquisitori, censori, filosofi sullo scenario della controriforma (Salerno
Editrice, pagg. 426, euro 24,00), i due importanti capitoli consacrati da Ricci
a Montaigne ci consentono di cogliere le esitazioni della Chiesa sulla
strategie filosofiche da seguire come pure le contraddizioni che la
paralizzavano dall'interno, costringendola a una politica di compromesso non
sempre proficua. Come scrive, infatti, Ricci "la Chiesa cattolica avvertì
precocemente un sentore di eterodossia negli Essais del signore di Montaigne,
non appena questi e il suo libro arrivarono a Roma, ma dimostrò molto tardi
piena contezza del pericolo che quel libro avrebbe potuto costituire per la
fede. La inserì infatti nell'Indice dei libri proibiti quasi un secolo dopo la
sua pubblicazione, sulla base di una nuova lettura, e in un contesto molto
mutato". Proviamo, dunque, sul filo della ricostruzione dello studioso, a
capire le ragioni di questa censura in due tempi. Giunto a Roma nel novembre
del 1580, Montaigne ebbe la sgradita sorpresa di vedersi sequestrare dagli
ufficiali della dogana pontificia tutti i volumi trovati tra i suoi bagagli,
ivi compreso un esemplare degli Essais fresco di stampa. Benché autorizzata
dalla curia di Bordeaux e munita di regolare privilegio reale, l'opera era ora
chiamata a fare i conti con quel sistema inquisitoriale che i re di Francia si
erano rifiutati di insediare nel loro paese. Mentre le autorità competenti
passavano al vaglio ciò che aveva scritto, Montaigne riceveva, per altro, un
accoglienza degna di un dotto gentiluomo che godeva della considerazione di
Caterina de' Medici e di Enrico III di Valois, nonché dell'amicizia personale
dell'ambasciatore di Francia a Roma il conte d'Albain. E presentato al papa
Gregorio XIII e ammesso al bacio della pantofola, Montaigne veniva esortato dal
pontefice a "continuar nella devozione da lui sempre professata alla
Chiesa e nel servizio del re cristianissimo". In realtà tanto la devozione
di Montaigne che quella del suo sovrano suscitavano non poche giustificate
riserve agli occhi della curia romana. Dopo l'exploit della notte di San
Bartolomeo, salutata a Roma da un tripudio di Te Deum, i Valois si erano,
infatti, mostrati colpevolmente esitanti nella lotta contro l'eresia
protestante ed avevano appena sottoscritto la pace di Fleix che metteva fine
alla settima guerra di religione, là dove Montaigne, ignorando il divieto che
pesava sull'opera, aveva tradotto in francese la Theologia naturalis di Raimond
Sebond per poi tornare ad interessarsi alle posizioni dell'agostiniano catalano
nell'Apologia di Raimondo Sebond nel secondo libro degli Essais. Ma proprio in
considerazione della difficile situazione francese, non bisognava disconoscere
a Montaigne il merito di avere diffuso nel suo paese un trattato che, pur
colpevole di ridimensionare il ruolo di mediazione della Chiesa nella
interpretazione delle Scritture, insistendo sulla dimostrabilità razionale delle
verità cattoliche, sul libero arbitrio, sull'eccellenza umana, poteva rivelarsi
utile nella confutazione degli eretici? E venendo alle convinzioni
scettico-fideistiche e alla concezione politica della religione esposte da
Montaigne stesso negli Essais, queste non andavano tollerate nella misura in
cui l'autore si schierava contro i protestanti, dichiarandosi contrario a tutti
i sovvertimenti religiosi che mettevano in pericolo la pace civile e auspicando
che la Francia si mantenesse nella fede cattolica? Vi erano poi gli strali
rivolti da Montaigne contro i processi alle streghe contenuti nel capitolo del
I libro degli Essais dal titolo Della forza dell'immaginazione. Lo scrittore si
chiedeva, in polemica con il suo conterraneo Jean Bodin, ossessionato dal
problema, come fosse possibile "arrostire un essere umano" scambiando
per manifestazioni diaboliche delle pure e semplici patologie mentali.
"Per uccidere la gente", egli scriveva, "ci vuole una chiarezza
luminosa e netta: e la nostra vita è troppo reale ed essenziale per garantire
quei fatti soprannaturali e immaginari". Ora, benché non fosse certo
quella "chiarezza luminosa" a fare difetto al Santo Uffizio, la
posizione di Montaigne andava nella direzione assunta in quegli anni dalla Chiesa
in fatto di stregoneria. Visto l'inquietante dilagare del fenomeno della caccia
alle streghe e la sua strumentalizzazione tanto nei paesi cattolici
che in quelli protestanti, Roma preferiva difendere la propria competenza in
materia di sovrannaturale e assumeva una posizione critica rispetto ai fenomeni
di superstizione e di magia. Di conseguenza il suo sistema inquisitoriale si
sarebbe su questo punto distinto dalla politica dei tribunali civili e da
quelli protestanti dando prova di una maggiore moderazione e di una
"indubbia modernità". Di ben altra gravità veniva giudicato, invece,
l'uso del termine "fortuna" intesa, in accordo con la filosofia
antica, come una forza cieca che determinava le vicende degli uomini e ne
forgiava il destino secondo le mutevoli categorie del vero e del falso. Come
pure estremamente gravi apparivano talune concordanze di pensiero con
Machiavelli. Eppure, nonostante ciò, al momento della partenza di Montaigne
dalla Città Eterna di cui, nel frattempo, era stato
fatto cittadino onorario, il Maestro del Sacro Palazzo, si limitava a
consegnargli una lista di appunti invitandolo amabilmente a tenerne conto nelle
edizioni future dell'opera. Vuoi per calcolo politico, vuoi per un eccesso di
fiducia nelle virtù del proprio metodo, la censura papale disconosceva così la
portata sovversiva di un'opera che si preparava a disseminare, all'insegna di
una "doppia verità", lo scetticismo e il dubbio tra le file dei suoi
numerosissimi lettori. Perché, inutile dire che tornato in patria, Montaigne
non procedette a auto-emendatio di sorta, lasciando ai censori romani la magra
consolazione di intervenire pesantemente sulla traduzione italiana dell'opera.
Ad aprire gli occhi alla censura papale sarebbe stata la doppia condanna,
teologica e morale, degli Essais pronunciata dalle autorità calviniste nel
1602, ma a determinare la sentenza del 1676 - la condanna dell'opera in tutte
le lingue - furono molto probabilmente "le perniciose conseguenze che un
vasto e inadeguato pubblico avrebbe potuto trarne". Non meno pernicioso
doveva, tuttavia, apparire l'impatto sui lettori colti. Per capire che la posta
in gioco era ancora più grande bastava a Roma di guardare a Venezia dove il
teologo eretico della Serenissima, il frate Paolo Sarpi, aveva contestato l'autorità pontificia con il soprannome di
"Montaigne col cappuccio". Non era, in effetti, la strategia incerta
del dialogo e dell'emendatio, bensì l'esercizio senza concessioni di una feroce
censura, che avrebbe consentito alla Chiesa di Roma di vincere la sua battaglia
politica risparmiando all'Italia il dramma dello scisma ma isolandola
culturalmente dal resto dell'Europa.
( da "Manifesto, Il" del 28-06-2008)
Argomenti: Laicita'
DEMOCRATICI Ora il
Pd guarda di qua "L'unità dei riformismi italiani può produrre cose
importanti". A sorpresa Goffredo Bettini, primo consigliere di Veltroni,
apre all'ex arcobaleno. Per D'Alema è "naturale" che ci sia un'ala
"che non si riconosce nel nostro partito". Niente "confuse e
impotenti coalizioni, ma una proposta di governo nuova". Intanto Enrico
Letta dialoga con l'Udc Daniela Preziosi ROMA Il riformismo moderno "si
deve incontrare con altre ricerche, altri tentativi. L'unità di questi
riformismi italiani può produrre cose importanti". Al fischio d'inizio dei
congressi del fu arcobaleno (ieri a Chianciano Sinistra democratica ha aperto
il suo, è il primo dei quattro), di là, cioè dal campo Pd, sode uno squillo di
tromba. Appena qualche parola, ma chiara, di apertura all'indirizzo della
'sinistra radicale' pronunciate da Goffredo Bettini, il maggiore artefice della
politica veltroniana ex aequo con Veltroni. La novità non è di poco conto. Non
impegna il segretario del Pd - che al momento in cui le parole sono state
pronunciate, non ne sapeva niente o quasi - ma comunque viene dal coordinatore
politico del Pd, padrone di casa di quel 'caminetto' che rappresenta, per usare
un eufemismo, il parlamento delle anime del partito. Per il segnale Bettini
sceglie un'occasione piena di significati per la variegata intelligenza di
sinistra, l'assemblea del Centro riforma dello Stato, ospite Mario Tronti. Qui
l'ex ragazzo ingraiano svolge un duro ragionamento sulla "sinistra silente"
che "stordita" introietta la vittoria del liberismo mentre la destra
"si prepara a difendersi dalle conseguenze di ciò che ha prodotto".
Se non è un'autocritica siamo lì. Di fronte a questo scenario globale - che
però non si è prodotto dopo la sconfitta di aprile - ora, nel nostro cortile
"i riformismi italiani" debbono unirsi, perché sono nutriti
"dell'eresia di Gramsci, delle anticipazioni di una storia socialista
finita tragicamente, dall'universalismo del cattolicesimo democratico, dal rigore e il senso dello stato della migliore borghesia laica". E' la descrizione, per
titoli, del blocco sociale progressivo-ulivista che ha portato per due volte il
centrosinistra al governo. Quell'alleanza della cui distruzione Veltroni è stato il profeta, con corollario di
disastrosa sconfitta elettorale. La novità è che il ragionamento arrivi
dall'area del leader Pd, svolgendo fino in fondo una revisione di linea
politica iniziata lo scorso maggio nel coordinamento e proseguita alla
Costituente della scorsa settimana. Una correzione in direzione delle
convinzioni sempre espresse da Massimo D'Alema, che ieri, dinanzi allo stesso
parterre, ha svolto ancora una volta. Serve, dice, un partito riformista
"robusto" ma consapevole di "non essere autosufficiente" e
capace guardare a sinistra una volta che sarà riemersa dal suo
"travaglio" nelle forme di "una forza organizzata per aprire un
dialogo su basi serie con i riformisti". D'Alema non rinuncia a
rivendicare la primazia del discorso. Che esista una sinistra "che non si
riconosce nel grande partito riformista" è "ragionevole",
"naturale". Di fronte a questo scenario "noi non dobbiamo
tornare alle confuse e impotenti coalizioni, dobbiamo avanzare una proposta di
governo nuova". Dall'interno del Pd gli risponde il bindiano Franco
Monaco. "Ci fa piacere che D'Alema oggi faccia sua la tesi ulivista
secondo la quale la vocazione maggioritaria, pena risolversi nel suo contrario,
implica una vocazione coalizionale". Ma non è una buona alternativa
"il partito oligarchico che ha trionfato venerdì scorso con la
cancellazione delle primarie e la liquidazione dell'assemblea dei delegati per
fare posto a una direzione di capitribù". Su linea politica e forma
partito le posizioni nel Pd "sono più di due", né si può far finta
"di essere tutti d'accordo", "peccato d'origine", cui
D'Alema ha dato "il suo contributo". Le linee nel Pd sono più di due.
E quella dell'ex ministro degli esteri è più articolata. La sua associazione
Red, l'ultima nata in casa D'Alema, è segnata dalla presenza centrista. E non
rappresenta l'unica anima del partito a nutrire questo interesse. Oggi Enrico
Letta ha invitato Pierferdinando Casini al Festival delle idee di Piacenza. Un
altro "segnale", quello di Letta, ma in direzione opposta: "E'
fondamentale che l'Udc stia con il Pd, si è visto cosa è stato
in Sicilia quando l'Udc ha fatto un'altra scelta. Rispettiamo la loro
autonomia, ci sarà una discussione e noi dobbiamo impegnarci. Il dibattito
sulle alleanze sarà comunque il centro dell'assemblea programmatica dell'autunno,
dove si confronteranno linee politiche e mozioni diverse. Per il gruppo
dirigente veltroniano è proprio Bettini quello che sta scrivendo una prima
stesura della mozione di maggioranza. E' presto per dirlo, ma è probabile che
contenga una proposta di dialogo con parte degli ex arcobaleni. Certo, ieri
Franco Giordano, ex segretario Prc, ha menato pesante su un Pd in cui, fallito
il dialogo con il governo, fallisce "l'intero impianto strategico".
Ma forse semplicemente i tempi per aprire questa porta non sono ancora maturi.
( da "Manifesto, Il" del 28-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Note da lontano
Hannah, Elfride e Martin Rossana Rossanda Chi di noi, lettrici e lettori di
Hannah Arendt non ha provato un moto di antipatia per Elfride, la moglie di
Martin Heidegger, nazista e antisemita, che gli impedì di vivere apertamente la
sua passione per la giovane studentessa ebrea, lui così brutto ma affascinante
maestro, lei così bella e indifesa che ne beveva le parole? E' lui che l'ha
afferrata e baciata durante una passeggiata nel bosco, e mandato subito dopo
una lettera di scuse ma ardente. Ne seguiranno altre in una relazione che durerà
per qualche anno. Come tutte le lettere d'amore, quelle di Martin non valgono
granché se non si è poeti, e ancora. Martin non lo è, anche se si lascia andare
a effusioni liriche e talvolta si prova nei versi, mentre le lettere di Hannah
sono di un giovane cuore e di una giovane mente alle loro prime passioni. Loro
essendo - lei pensa - persone speciali, Hannah accetta di essere l'amante
segreta di una commedia borghese, di trovarsi altrove, di nascosto, in qualche
città vicina dove egli deve andare per questo o quel seminario, prendendo treni
diversi, incontrandosi in alberghi fuori mano. A Friburgo intanto lui
suggerisce che lei passi ogni sera alle dieci davanti alla sua casa e se vede
accesa la tal finestra, vuol dire che Martin può filarsela per un'ora e lei non
ha che da aspettarlo su una certa panchina. Se luce non s'è, pazienza, si
vedranno il giorno dopo, o due, o tre. Martin è sposato e ha due figli, non
intende mettersi a rischio e Hannah non vuole altro che esserne amata, non è
donna che farebbe mai storie, e sa che Elfride è, come tutte le mogli,
necessaria, non geniale, esigente, gelosa. In questa storia tutta la nostra
simpatia è per Hannah, unita a una certa compassione per la viltà del genio
innamorato, e alla persuasione che Elfride sia la solita megera. Dopo qualche
anno però Hannah ne ha abbastanza, rompe senza scene e se ne va. Avrà prima con
Guenther Anders, poi con Bluecher una vita coniugale libera, una casa per gli
amici. Partirà in tempo per gli Stati Uniti, assisterà da lontano alla
compromissione di Heidegger con il Partito nazional socialista, cui si iscrive
nel 1933 assieme alla moglie, e poi al suo diventare rettore e al famoso
discorso e alle interdizioni agli ebrei fra i quali Husserl che gli aveva dato
la cattedra, di frequentare la biblioteca. Poi al suo abbandono dell'incarico,
i nazisti sono troppo ignoranti - unico vizio che egli nota - e il dedicarsi a
pensare e a scrivere, convinto della sua superiore missione. Per la quale
Elfride ha costruito una capanna in alto tra i boschi, dove il filosofo avrà il
necessario raccogliemento, oltre alla comodità cui lei provvede. Anche alle
case in città, prima l'una poi l'altra più grande, poi quella per quando
saranno vecchi, provvede Elfride, le disegna, le ammobilia, le completa di
tutto compresi i domestici. Martin studia, pensa, scrive, insegna e viaggia,
non si impegna né si disimpegna col Partito nazional socialista, non avra mai
una parola di ripudio per lo sterminio degli ebrei, che imputa alla dominazione
della tecnica, diventata decisiva per la vita e per la morte, contro l'amata
natura. Nella lunga corrispondeza con Jaspers, Hannah lo giudica senza amenità,
sa che è un gran bugiardo, e peggio. Oltre che intrigante quanto basta
nell'accademia. Poi verrà la guerra, che passa sulal coppia Heidegger senza
grandi danni, salvo che i due figli sono fatti prigionieri sul fronte russo ma
ne ritorneranno nel '47 e nel 1949. Intanto nel 1946 Heidegger è sospeso
dall'insegnamento. La sospensione durerà tre anni. A New York, Hannah e il marito
si dolgono che l'opera sua non sia conosciuta e nel 1950, quando Hannah è
incaricata di una missione di ricerca sul patrimonio culturale ebraico della
Germania, decide di andare a trovare quel suo vecchio amore a Friburgo per
dargli una mano. Gli scrive: Sono qui. Lui le risponde invitandola a cena a
casa. Tanti anni e una guerra sono passati, sono ormai due vite lontane, Hannah
accetta. Non sa che Martin ha pensato bene di informare soltanto adesso Elfride
di quella storia che aveva avuto con lei, e si trova alla tavola di una signora
molto irritata che non risparmia un sermone di rimprovero né a lei né al
consorte. Egli china il capo. Lei appena può si alza e se ne va, un po'
risentita, ma è donna di un altro calibro. Lo aiuterà a pubblicare le sue opere
in inglese e negli Usa, gli manderà i suoi libri senza riceverne un cenno di
ricevuta e commento, ma fra loro una corrispondenza cortese non cesserà più.
Quando, spenti tutti e due, Mary Mac Carty, che di Hannah è stata amica e ne
gestisce l'eredità letteraria, permette a una giovane studiosa di consultare le
carte harendtiane consegnate alla Libreria del Congresso e questa pubblica con
qualche animosità la corrispondenza giovanile fra i due, George Steiner attacca
acerbamente Arendt e il marito, colpevoli secondo lui di una sordida tresca e
in più fra due ebrei e un nazista. Steiner è di quelli che non perdonano ad
Hannah il suo Eichmann a Gerusalemme. Questa è la storia. A me, differentemente
che a Steiner, la figura di Hannah appare ingrandita dal gesto verso Heidegger
in disgrazia. Lei non rinnega nulla della sua passione giovanile, degli
orizzonti che le lezioni di lui le hanno aperto, lo sa grande pensatore e
moralmente una nullità. Non lo assolve, lo aiuta. Non succede spesso di avere
la forza e generosità di Arendt, che sono anche la sua libertà: non si
considera vittima, non ha subito ma ha scelto, può restarvi amica. Vien da
pensare che coppia sarebbero stati se lui avesse avuto merà della dirittura di
lei. Ma non l'aveva. E c'era Elfride. Sono uscite adesso in Germania e in
Francia le lettere che Martin scrisse a Elfride da quando l'ha conosciuta alla
morte - una scelta a cura della nipote di lei Gertrud, chiara nel metodo e
nella forma. (Martin Heidegger, Mein liebes Seelcaen!, 2005 Deutsche Verlags-Anstalt,
Monaco; edizione francese, Heidegger, Ma chère petite ame, Seuil Paris 2008).
Non ci sono censure, non parlano di politica, non giudicano la guerra sono, per
dir così, normalmente antisemiti - nazisti ordinari. Ma Elfride appare, dalle
lettere di lui e dalle poche note che le accompagnano un'altra, da quella che
avevamo pensato - il bel profilo pensieroso, il velo bianco di sposa sui
capelli, dolce e composta, quella sulla quale tutta la tribù farà asse.
Complicata. Forte. Sofferente. Martin l'aveva incontrata dopo la guerra, che
non ha passato in trincea, ma in un ufficio. Elfride Petri
è una giovane protestante, lui è cattolico, doveva prendere gli ordini ma ha
lasciato la teologia per la filosofia. E' un problema per le relative famiglie,
per cui l'anno dopo si sposano civilmente, con rito cattolico e con rito
protestante, tre volte di seguito, nelle polemiche assenze di parte dei
congiunti. Siamo ancora in guerra e la vita è faticosa e difficile. Nel
1919 nasce il primo figlio, Joerg. Un anno dopo il secondo, Hermann. Da allora
saranno assieme fino alla morte Martin e la "cara piccola anima mia"
come cominciano quasi tutte le lettere. In italiano anima non ha diminutivi -
non animina, non animetta, non animuccia e men che mai animella; l'animula
dell'imperatore Adriano non è passata nel volgare. Ma in tedesco sì, seele ha
un diminutivo, seelchen ed è quel che si ha di più interno, quello a cui si
ritorna sempre la Heimat, il suolo dove affondano le radici, dove ci si
appoggia ed acquieta, il sacro e l'essenziale - sentimento molto germanico.
Martin pensa sul serio che Elfride sia l'indistrittubile fondamento interiore
sul quale può poggiare il suo pensiero che è la sola cosa che importa, la sua
missione al mondo. Lo ha deciso così fermamente che quando accade che Elfride
gli confessi, dicendosi "lacerata", che ha una relazione con un
medico amico di tutti e due e del quale è incinta, Martin la sbriga subito con
un "naturalmente avevo capito, mi sorprendeva che tu non me lo dicessi ma
non sentirti lacerata, lui non vale niente, non farti pensieri, non perdiamo
tempo a parlarne". E quando lei partorisce nel 1920 il figlio dell'altro,
le augura di ristabilirsi presto, chiede come è il piccoletto e lo considererà
sempre come l'altro suo figlio. La paternità biologica non gli interessa (e non
torto) perché è nato dentro di lei cui è legato e che gli è legata molto oltre
contingenze del genere. Sarà Elfride a dire a Hermann in un compleanno di
adolescente che Martin non è il suo padre naturale, imponendogli di tacerne con
tutti, cosa che egli farà fino alla morte dei genitori. E' lui oggi che cura le
opere di Heiddegger. Non ci sono, o non sono state rese pubbliche, o Martin le
ha buttate, le lettere di Elfride a lui. Ma come avrà preso quella sua larghezza
di idee, così simile all'indifferenza? Tanto più che si accorgerà presto che
egli mente come vive, negandole assolutamente quel che lei percepisce e cioè
che si precipita su molte altre donne, più o meno giovani e belle ma
intelligenti e ammirative del suo genio, e più tardi preferibilmente di alto
lignaggio, principesse o contesse. Le confesserà soltanto nel 1950, scrivendole
dopo la visita di Arendt una lettera nella quale la chiama, ed è la sola volta,
mia cara moglie, che non appena attinge ai pensieri più alti sull'assolutezza
dell'essere che è di casa anche nella loro corrispondenza, sente nascere un
desiderio irresistibile, corporeo, carnale per una di quelle bellezze. Oppure
al contrario, sarebbero esse stesse fonte della sua creatività, indispensabile,
ma a condizione di poter contare su quel fondamento interno che è lei, Elfride.
Per questo non le ha mai detto la verità. E dopo si sentirà sollevato, e
continuerà imperterrito finché un attacco non lo atterrerà presso l'ultima sua
amata, ed Elfride dovrà andare a raccoglierlo. Adesso, annoterà, saranno
insieme sino alla fine dei loro giorni. Alle lettere di Martin, che lascia
affidate per la pubblicazione alla nipote Gertrud, Elfride aggiunge una nota
sul dorso di una di esse: è la tipica missiva che inviava anche alle numerose
sue altre amate. Forse non le chiamava tutte "piccola anima mia", non
le definiva "mia santa" ma, come nota Alain Badiou per l'edizione
francese, quel diminutivo, quel seelchen sottolinea come sempre la piccolezza
dell'altro, in questo caso la preziosa altra, di fronte alla grandezza del suo
pensiero. Che ha come pari soltanto il Wesen, l'essere, il destino del popolo
tedesco. Il resto è del tutto secondario seppur vi si sofferma. Quanto Elfride
abbia condiviso, quanto abbia patito, e quale sia stata la forza di un suo
distacco interno rispetto ai colpi che le infliggeva quel suo inossidabile
"ragazzo" non si può sapere. Resta l'interrogativo sulla possibilità
di una grande filosofia in una creatura, come Martin Heidegger, così sprovvista
di percezione dell'alterità. Delle donne che amava, della compagna che si era
scelto e di cui aveva bisogno; figurarsi dei nazisti, della guerra e degli
ebrei. Grandissimo pensatore cieco come un pipistrello è un bell'ossimoro.
( da "Corriere della Sera" del 28-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Corriere della Sera
- NAZIONALE - sezione: Cultura - data: 2008-06-28 num: -
pag: 37 categoria: REDAZIONALE Il volume Reliquie e politica nell'Italia
dell'Ottocento Il saggio di Dino Mengozzi su Giuseppe Garibaldi (Nizza, 4
luglio 1807 Caprera, 2 giugno 1882) si intitola Garibaldi taumaturgo. Reliquie
laiche e politica nell'Ottocento ed è edito da Piero Lacaita (pagine 250, e
18).
( da "Corriere della Sera" del 28-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Corriere della Sera
- NAZIONALE - sezione: Terza Pagina - data: 2008-06-28 num: - pag: 39
categoria: REDAZIONALE Studi/1 Incontro con Pierre Laurens della Sorbona.
"Ho tradotto l'"Africa", poesia pura come marmo" Petrarca,
la Francia batte l'Italia Verso l'opera omnia. Con l'elogio degli studi di
Enrico Fenzi, ex terrorista di ARMANDO TORNO I n Italia sono disponibili poco
più di 300 titoli "di e su" Petrarca. Tantissime edizioni del
Canzoniere, annali, studi: si trova un po' di tutto cercando con pazienza in
rete, persino audiolibri. Mancano però le sue opere complete, a meno che si
voglia leggerle su Cd-rom (realizzato dalla Lexis avvalendosi anche delle
stampe cinquecentesche di Basilea), così come non si trova il poema l'Africa.
L'edizione nazionale è ferma al 1964, ma case editrici quali Le Lettere - con
la collana "Petrarca del centenario " - o Aragno stanno dedicando
parte del loro catalogo agli scritti del sommo poeta e umanista. Diremo inoltre
che la ricordata serie della fiorentina Le Lettere, nella menzionata collana
avviata nel 2004, rappresenta quanto di meglio circola da noi per cinque opere
petrarchesche (sette i libri pubblicati), alle quali vanno aggiunti due di
postille. Figurano nel sito anche l'anastatica dell'Africa (edizione del 1926)
e delle lettere Familiari (del 1942), ma entrambe sono dichiarate esaurite.
Ora, chi volesse un'edizione dell'Africa, il cui argomento è preso dalle guerre
puniche e alla quale Petrarca lavorò a lungo senza mai completarla, credendo di
affidare ad essa la sua fama, potrebbe trovarne addirittura due in una libreria
o in un sito francesi: quella curata da Rebecca Lenoir per l'editore Millon
(che non ha suscitato entusiasmi); e i primi cinque libri del poema, con testo
critico e traduzione, nella cura di uno dei maestri della Sorbona, Pierre
Laurens. Quest'ultima è uscita nella collana "Les Classiques de
l'Humanisme" della parigina Les Belles Lettres. L'opera sarà completa nel
volgere di qualche mese e ci sono già le bozze. A questa va aggiunta un'altra
notizia: mentre da noi prosegue il "Petrarca del
centenario" (Giuseppe Frasso della Cattolica di Milano ci ha confidato,
tra l'altro, che qui uscirà presto il Canzoniere, da lui curato con Rosanna
Bettarini) i francesi hanno intenzione di intensificare le pubblicazioni. Lo
scopo è chiaro: diventare un nuovo punto di riferimento, grazie all'eventuale
messa in rete. Non realizzano edizioni collazionando tutti i codici, ma
offrono testi critici (Belles Lettres) e comunque utili (Millon). Proprio Millon
ha ormai in catalogo le opere filosofiche: 9 titoli, tra i quali l'importante
De remediis (l'anima movens di questa iniziativa è Christophe Carraud); alle
Belles Lettres si parla di "tutto Petrarca", anche se per ora ci sono
10 volumi con tre opere, ma stanno per completarsi la ricordata Africa e le
fondamentali lettere Senili (di esse mancava un'edizione integrale moderna).
Per tal motivo abbiamo incontrato Pierre Laurens, cercando di conoscerne i
progetti e le prospettive. Ci ha dato appuntamento a Versailles, alla Galerie
des Glaces. Con la moglie Florence stava decifrando alcune iscrizioni latine
scoperte sotto le pitture di Le Brun e coperte da due strati di altre scritte
in francese, alla composizione delle quali parteciparono anche Boileau e Racine.
Non ci soffermeremo sui frammenti emersi dal restauro, legati alla grandezza di
Luigi XIV, anche se il professore innamorato della poesia li considera il primo
documento della querelle tra antichi e moderni. Il nostro incontro era per
Petrarca e le pubblicazioni delle sue opere. Laurens ci conferma che a Parigi
le uscite si intensificheranno, in modo da realizzare "tutto
Petrarca" per la prima volta nella storia. Parla dell'Africa, da lui
tradotta in versi alessandrini liberi, alla quale ha premesso un saggio di 150
pagine. Si lascia scappare un giudizio: "Poesia pura, levigata come una
statua di marmo". Prosegue: "Da molto tempo il poema attendeva una
vera edizione, giacché quella di Nicola Festa del 1926 fu terminata in fretta,
forse a causa di pressioni politiche". Quasi sicuramente il primo fascismo
ci mise lo zampino e il curatore si comportò come ognuno di noi può immaginare.
Ma il professore non si sofferma più del dovuto su questi dettagli e riprende:
"Devo ringraziare il magistrale lavoro fatto da Vincenzo Fera che ha
scoperto l'ultimo autografo del poema nel codice Laurentianus Acquisti e Doni
441. I suoi studi del 1980 e 1984 mi hanno permesso di realizzare
l'edizione". Dopo il dovuto omaggio ricorda che sull'Africa resta
esemplare il giudizio che ne ha dato Enrico Fenzi: "Un'opera incompiuta
perché viva". Già, Fenzi. Qualcuno lo ricorda come militante della lotta
armata, ma è soprattutto un eccellente conoscitore di umanisti. Suo è
l'importante saggio Lo stato presente delle edizioni
di Petrarca (uscito sul "Bollettino di italianistica", n. 2, 2006)
nel quale denunciava "i tempi biblici" nonché "i ripetuti
abbandoni (una storia davvero impressionante) che caratterizzano la storia
delle edizioni di Petrarca". Tanto da augurare - lo fa citando Francesco
Bausi, uno dei curatori dell'edizione del centenario - un modello che "si
rifaccia alla collana "I Tatti Renaissance Library"", pubblicata
dalla Harvard University. E qui si apre uno scenario più vasto. Laurens ci fa
notare che lo spirito pragmatico della collana "I Tatti" se non
minaccia per ora le edizioni di Petrarca potrebbe diventare nel volgere di
brevissimo tempo l'altro riferimento internazionale per i testi degli umanisti
italiani. Senza eccessive preoccupazioni filologiche, tali volumi cercano di
dare alle stampe (e poi eventualmente alla rete) il testo più sicuro oggi a
disposizione, evitando lungaggini per scovare varianti che porterebbero - nota
ancora Fenzi - "minime modifiche (o addirittura nessuna) al testo già
edito". Che dire? Facciamo parlare i nomi. I testi degli umanisti italiani
costituiscono ormai un riferimento nel catalogo di Harvard. Ne "I
Tatti" ci sono opere di Alberti, Bembo, Boccaccio, Leonardo Bruni,
Marsilio Ficino, Giannozzo Manetti, Poliziano, Pontano, Lorenzo Valla, Maffeo
Vegio e altre si annunciano per l'autunno, introvabili in Italia. C'è una sola
opera di Petrarca, per fortuna: se incominciassero anche con lui, sarebbe persa
la partita. A Parigi, per completare il quadro, nella collana curata da Laurens
sono apparsi 29 titoli: Pietro Martire d'Anghiera, Flavio Biondo, Girolamo
Mercuriale, Agostino Nifo, Albertino Mussato, Poliziano, Marsilio Ficino,
Poggio Bracciolini, Leon Battista Alberti (del quale si annunciano le opere
complete) e Petrarca. Morale: non è nostra intenzione entrare in polemica, né
elogiare case come le Edizioni di Storia e Letteratura o Antenore che
mantengono un catalogo di qualità con questo genere di testi, ma far presente
una situazione che, grazie anche a Internet, è cambiata rispetto al tempo che
fu. Gli umanisti, Petrarca in particolare, sono un nostro patrimonio. Se
oltralpe fanno edizioni di italiani basandosi su studi italiani e qualche volta
facendoli curare addirittura da italiani, forse gli italiani potrebbero fare
qualcosa di più. La riproduzione di una pagina manoscritta di
"Africa" e, a destra, un ritratto di Francesco Petrarca (1304-1374),
di Giusto di Gand.
( da "Corriere della Sera" del 28-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Corriere della Sera
- NAZIONALE - sezione: Cultura - data: 2008-06-28 num: - pag: 37 categoria:
REDAZIONALE Culti Il saggio di Dino Mengozzi sul Generale. Una venerazione
laica che lo stesso comandante alimentò e che esplose subito dopo la morte Il
corpo di Garibaldi Il destino di un eroe: da rivoluzionario a santo taumaturgo
di SERGIO LUZZATTO L' ultima volta che passò per Milano, ai primi di novembre
del 1880, Garibaldi era vecchio, stanco, malato. Da un anno, l'incrudelirsi
dell'artrite lo costringeva su una sedia a rotelle. Limitata l'autonomia del
Generale, e intenso ancora, ma singolare, il clima delle sue apparizioni in
pubblico. Quando lasciava l'isola di Caprera - volontaria Sant'Elena - per vivere
da repubblicano la vita politica del regno sabaudo, gli italiani non
riconoscevano in lui che l'ombra dell'antico eroe, un corporeo simulacro del
Garibaldi vero. Lo disse il ministro degli Interni, Agostino Depretis,
riferendo del viaggio milanese nell'aula di Montecitorio: per le strade del
capoluogo lombardo, i garibaldini avevano scortato Garibaldi in processione
quasi fosse un'animata reliquia, "come se tempo indietro, qualche secolo
fa, si fosse portato per le vie di Milano il corpo di san Carlo ". Due
anni dopo, quando un Garibaldi ancora più rigido, pallido, muto, venne
trasportato per le vie di Palermo nel sesto centenario dei Vespri siciliani,
diversi abitanti della città si rifiutarono di credere che quel vecchio fosse
lo stesso Garibaldi del 1860, il carismatico duce dei Mille. Soltanto la morte
- a Caprera, il 2 giugno 1882 - liberò il Generale dalla scomoda sua condizione
di uomo sopravvissuto a se stesso. Allora, il culto spontaneo di un vivo poté
infine sublimarsi ("santo subito!", diremmo oggi) nella canonica
venerazione di un morto. Un anno ancora, e Depretis spiegherà ai deputati di
Montecitorio come il ritratto di Garibaldi fosse divenuto "oggimai per
tutti una domestica reliquia". Santità, carismi, reliquie, di un rivoluzionario
senza Dio... Ecco qualcosa che gli storici hanno visto sempre più chiaramente e
hanno studiato sempre meglio, da un decennio a questa parte: così durante il
Risorgimento come all'indomani dell'Unità, l'Italia laica
provò a crescere non soltanto attraverso una contrapposizione frontale con
l'Italia cattolica, ma anche attraverso l'imitazione strategica
dell'avversario. Inseguendo la Chiesa sul suo stesso terreno. Perseguendo una
"religione civile", cioè un assieme di precetti, liturgie, rituali,
destinati a trasformare venti milioni di contadini cattolici in altrettanti milioni di cittadini italiani: devoti
verso le nuove istituzioni, partecipi della comunità nazionale come di una
comunità ecclesiale, fedelissimi alla Patria più che al Santo Padre.
Naturalmente, nell'Italia di Casa Savoia, non tutti gli eroi del Risorgimento
si prestavano in ugual misura allo scopo. Mal si prestava Giuseppe Mazzini,
troppo nemico della monarchia per essere recepito da tutti come un santo laico.
Nel 1872, i mazziniani avevano voluto bensì "pietrificare" il
cadavere del leader repubblicano, Garibaldi poco prima di morire (riproduzione
Mencarini / Grazia Neri). In alto immagine agiografica dello sbarco dei Mille
in Sicilia per fare del suo corpo un sorprendente monumento: ma l'operazione
non era stata un successo, e la mummia di Mazzini era dovuta sparire nel
sepolcro del cimitero genovese di Staglieno. Più adatto, molto più adatto,
Giuseppe Garibaldi: colui che aveva saputo dire "obbedisco!", e che
prima di ritirarsi a Caprera si era inchinato a Teano. Perciò, nel 1882, gli ex
capi garibaldini divenuti uomini di Stato - Depretis, Crispi, Cairoli - non
esitarono ad appropriarsi del suo cadavere manu militari, per gestire le
spoglie del rivoluzionario disciplinato come un simbolo dell'Italia sabauda.
Vivo o morto, il corpo di Garibaldi ha trovato adesso il suo storico.
Professore all'Università di Urbino, Dino Mengozzi ne ha ricostruito vicende e
significati in un libro fresco di stampa, Garibaldi taumaturgo. Quale
straordinario sistema di segni, il corpo del Nizzardo! Bello come un angelo e
prestante come un guerriero, ma esposto alle sventure degli individui ordinari,
acciacchi, ferite, piaghe. Uomo d'azione più che di idee, eppure provvisto di
un cervello sopraffino (misurata nel 1861 con gli strumenti del frenologo
Timoteo Riboli, quella di Garibaldi era risultata "una testa meravigliosa,
organica, senza défaillance, che la scienza studierà e prenderà a
modello"). Come stupirsi, se un uomo simile veniva considerato un superuomo?
Se la gente cercava di baciargli le mani o gli abiti, se ne teneva il ritratto
in casa, se accendeva candele davanti alla sua immagine? E come stupirsi, se un
tal uomo compiva miracoli di guarigione? Infermiera garibaldina, Jessie White
Mario lo avrebbe testimoniato nella Vita di Giuseppe Garibaldi: quando il
Generale visitava i feriti negli ospedali militari, "sembrava che la sua
presenza guarisse più che l'arte dei medici". Senza dire del potere
meraviglioso delle sue reliquie. Jessie stessa ne portava una sempre con sé,
una benda intrisa del sangue di Garibaldi ferito. Più venerata di qualunque
altra cosa era la pallottola estratta dal piede del Generale dopo lo scontro a
fuoco di Aspromonte, nel 1862. Garibaldi in persona aveva provveduto negli anni
a fabbricare innumerevoli reliquie di sé, e a distribuirle in ogni dove:
mantelli, camicie rosse, berretti, stivali, sigari, gocce di sangue, ciocche di
capelli, peli di barba si erano aggiunti alle fotografie firmate e alle lettere
manoscritte, alimentando tra i repubblicani un traffico altrettanto florido di
quello vaticano intorno alle reliquie delle catacombe. La scelta di esiliarsi
su un isolotto della Sardegna aveva contribuito alle fortune del culto laico:
per Garibaldi, Caprera era stata l'equivalente del deserto per un santo. E
quando, durante gli anni Settanta, i progressi della malattia avevano
condannato l'Eroe dei Due Mondi a una relativa immobilità, il deserto si era
fatto santuario: schiere di pellegrini avevano attraversato il Tirreno per
vedere Garibaldi, per toccarlo, per ripartire da Caprera con qualcosa di lui.
Alla sorgente del sacro (spiegano certi storici delle religioni) c'è anzitutto
questo, il bisogno di prendere e di portar via. Forse perché voleva permettere
a ogni fedele di portarsi via un frammento di lui, Garibaldi dispose per
testamento che il suo cadavere venisse arso su una pira nel parco di Caprera.
Come è noto, gli esecutori testamentari del Generale disattesero tali
istruzioni, progettando semmai di trasferirne le spoglie a Roma, sul colle del
Gianicolo. Ma nell'anno di grazia 2007, Dino Mengozzi ha ritrovato - nascosta
tra la vegetazione di Caprera - la grande bacinella di pietrisco dove Garibaldi
sperava di essere bruciato. è una vasca di circa sette metri di diametro, con
un orlo alto una quindicina di centimetri. Una volta che le ceneri del suo
corpo si fossero mischiate con quelle odorose degli arbusti di Sardegna,
Garibaldi contava che vi sarebbero state reliquie per tutti, al più sacrosanto
dei self-service.
( da "Corriere della Sera" del 28-06-2008)
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- NAZIONALE - sezione: Due Minuti - data: 2008-06-28 num: - pag: 56 categoria:
BREVI Notizie in 2 minuti Primo piano Governo, sì al lodo Schifani Il Consiglio
dei ministri ha approvato il lodo Schifani-bis, il disegno di legge sull'
immunità delle quattro più alte cariche istituzionali (capo dello Stato, primo
ministro e presidenti di Camera e Senato). Il caso intercettazioni Ancora
polemiche sulle intercettazioni del 2007 tra Silvio Berlusconi, allora capo
dell'opposizione, e l'ex direttore di Rai Fiction, Agostino Saccà, pubblicate
sull'Espresso. Duro il premier: "Una vergogna da fermare". Walter
Veltroni: "I magistrati devono essere liberi di compiere intercettazioni
telefoniche, purché non finiscano sulla stampa danneggiando la privacy".
Unipol, Csm assolve la Forleo Il gip di Milano Clementina Forleo è stata
assolta dal Csm dall'accusa di aver violato i suoi doveri. Nel luglio del 2007
chiese alle Camere l'autorizzazione all' uso di intercettazioni di alcuni
parlamentari nel caso Unipol. "Avere fiducia nella giustizia - ha detto la
Forleo - prima o poi paga". Esteri Zimbabwe, voto farsa Voto in un clima
pesante ieri in Zimbabwe. Le squadracce del presidente Mugabe hanno minacciato
gli elettori che non si recavano al seggio ma, nonostante la paura e le
intimidazioni, in molti hanno disertato le urne. Il ministro Franco Frattini:
"Elezioni farsa, la Ue ritiri gli ambasciatori". Cronache Impronte ai
bimbi rom Maroni: vado avanti La Ue contesta il provvedimento proposto dal
ministro dell'Interno Roberto Maroni di prendere le impronte digitali ai bimbi
rom. Per la Commissione la schedatura dei piccoli nomadi viola le norme
comunitarie in materia. Scienze Meteo, troppe previsioni Concorrenza tra i siti
che prevedono il meteo. "Esistono oltre trecento siti meteo italiani -
afferma il colonnello Giuliacci - e, a parte qualche eccezione, spesso sono
frutto di improvvisazione". Economia Tariffe, stangata su luce e gas Nuovo
record del petrolio quotato ieri a 141,98 dollari al barile. E il caro petrolio
pesa anche sulle bollette: dal 1Ë? luglio le tariffe aumenteranno del 4,3% per
l'elettricità e del 4,7% per il gas. Mario Draghi lancia l'allarme mutui:
"La situazione continua ad essere critica. Il quadro
finanziario è fragile" Cultura Garibaldi, eroe laico Dopo l'unità,
l'Italia laica provò a crescere contrapponendosi all'Italia cattolica per
trasformare venti milioni di contadini cattolici in altrettanti cittadini italiani. Mal si prestava Giuseppe
Mazzini, nemico della monarchia; molto più adatto Giuseppe Garibaldi.
Perciò, nel 1882, gli ex capi garibaldini divenuti uomini di Stato non
esitarono ad appropriarsi del suo cadavere per gestire le spoglie del
rivoluzionario simbolo dell'Italia sabauda. Spettacoli Batman sotto accusa
Batman non possiede superpoteri e per combattere il crimine usa marchingegni
tecnologici: nel nuovo film The Dark Knight di Christopher Nolan viene messo
sotto accusa perché "è un eroe ambiguo - spiega il regista - con
un'identità doppia. La sua lotta ai cattivi rischia di renderlo più un
"vigilante" che un eroe". Sport Thuram malato, fine carriera Un
problema cardiaco congenito: per questo Lilian Thuram, il difensore di 36 anni
che ha giocato in Parma e Juventus non potrà più scendere in campo. Tutto
pronto per la finale degli Europei 2008 tra Germania e Spagna.
( da "Corriere della Sera" del 28-06-2008)
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- MILANO - sezione: Cronaca di Milano - data: 2008-06-28 num: - pag: 7
categoria: REDAZIONALE Itinerari della cultura L'Accademia, gli atelier e le
gallerie. Hayez dipingeva in via Spiga, Boccioni scrisse il manifesto ai
pittori futuristi in una latteria di Porta Vittoria Da Leonardo a Carrà: così
nacque la città d'arte Brera, il Castello e i Navigli: i tesori di Milano in
sette secoli di storia. Quando Caravaggio faceva a botte in via Anfiteatro
Roberto Lavarini, Iulm: il percorso storico studiato dal centro Istur passa per
atelier, palazzi storici, musei e semplici trattorie L'Accademia, gli atelier
tra via Moscova e via Montebello, i bar a due passi da via Verdi, i caffè in
piazza Cavour, dove si discuteva di scultura e pittura. Una volta queste strade
non si chiamavano così. Avevano altri nomi. Ma il cuore della Milano degli
artisti, dal Trecento di Giotto (chiamato alla corte di Azzone Visconti) fino a
oggi, dal Bergognone (che dipinse i chiostri di San Simpliciano) allo studio di
Medardo Rosso (in via Appiani) resta sempre uno: Brera. Continua il viaggio
alla scoperta delle orme del passato. E questa volta ad affiorare - spesso
dimenticata o "mal segnalata " - è la città degli artisti e degli
architetti. Del talento e del genio visionario, dei mecenati e delle botteghe.
A studiarla, seguendo tracce, spulciando archivi, leggendo le cronache, è
ancora una volta il centro Istur con Roberto Lavarini: "Per non perdere un
patrimonio inestimabile della nostra storia". Luoghi e nomi. E un
itinerario che tocca il Castello, i Navigli (ed è inevitabile, a quel punto,
parlare di Leonardo), i palazzi patrizi del centro e le gallerie strette tra
piazza Scala e largo Treves (amate dagli scapigliati). Sette secoli di storia
dell'arte. Nel segno di un gusto tipicamente ambrosiano, anche per chi milanese
non era. E di un mecenatismo illuminato, di stampo visconteo-sforzesco. Si può
partire da Donato di Pascuccio di Antonio, detto Bramante, che tra il 1477 e il
1479 era alla corte di Ludovico il Moro e progettò la chiesa di Santa Maria
presso San Satiro, l'abside di Santa Maria delle Grazie, il chiostro che adesso
fa parte dell'Università Cattolica. O il Brunelleschi che,
qualche decennio prima, studiò la fortificazione del Castello. Un marchigiano e
un fiorentino alla corte degli Sforza. Non gli unici: un piemontese come
Ambrogio da Fossano, il Bergognone, amava definirsi "mediolanensis"
mentre dipingeva (all'inizio del '500) l'abside di San Simpliciano, la
sala capitolare di Santa Maria della Passione, Sant'Ambrogio, Sant'Eustorgio.
Il fiorentino Filarete - suo il corpo centrale dell'Ospedale Maggiore, ora sede
della Statale - aveva addirittura immaginato la città ideale: Sforzinda. La
corte e le botteghe. Sempre più vicine a Brera. Proprio lì Vincenzo Foppa
affrescò nel 1485 la chiesa di Santa Maria. Aveva casa in via Rovello
Michelangelo Merisi, il Caravaggio. E per Milano era abituato ad attaccar
briga, a scappare nel dedalo di viuzze della contrada "del Guasto"
(ora via Anfiteatro) dove abitava Peppa, sua amata. Un secolo dopo Giovan
Battista Tiepolo affrescava i saloni di palazzo Archinto in via Olmetto.
Aneddoti, storie, incontri. Passando dal Cagnola al Canonica, allievo di
Piermarini all'Accademia di Brera, per arrivare all'Ottocento. Con Francesco
Hayez, atelier in via Spiga, incaricato dal Metternich di affrescare la sala
delle Cariatidi a Palazzo Reale, apprezzato da Stendhal per i suoi ritratti e,
nel 1838, accademico a Brera. All'Accademia studiò Giuseppe Pellizza da
Volpedo, l'autore del Quarto Stato, (davanti al quale si suicidò nel 1907).
Medardo Rosso ne fu espulso per averne criticato i metodi didattici. E sempre
in quelle aule si formò Carlo Carrà. Raccontava: "Non passa mai domenica
senza che io vada alla Pinacoteca di Brera o al Poldi Pezzoli. Frequento pure
la Galleria d'arte moderna al Castello Sforzesco (ora via Palestro, ndr) e le
esposizioni della Permanente. Ma la vera cotta l'ho per la galleria Grubicy di
largo Cairoli". Fu proprio Vittore Grubicy a dare sostegno (e lavoro) a
Giovanni Segantini (il suo primo studio in via San Marco). Artisti, bonne
vivant, rivoluzionari. Umberto Boccioni nella casa di Marinetti in via Senato
decise di indirizzare un manifesto ai pittori futuristi italiani: fu scritto in
una latteria di Porta Vittoria. Con Carrà frequentava il caffè di via Carlo
Alberto (via Mazzini), mentre Mario Sironi era un habitué del salotto di
Margherita Sarfatti, in corso Venezia (suo il mosaico a Palazzo di Giustizia,
disegnato nel 1936). Quante storie. Sempre a rischio, sempre in bilico tra la
memoria e l'oblio. Come le grandi opere di questi autori. Un esempio per tutti:
la fontana "Bagni misteriosi" di Giorgio de Chirico, al Parco
Sempione. Annachiara Sacchi Il Bergognone Ambrogio da Fossano si definiva
"mediolanensis" mentre dipingeva l'abside di San Simpliciano.
( da "Riformista, Il" del 28-06-2008)
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Csm assolta per le intercettazioni
unipol E la Forleo batte D'Alema Aveva chiesto alle Camere l'autorizzazione
all'uso delle intercettazioni che riguardavano la vicenda Unipol e alcune
telefonate di Massimo D'Alema, Piero Fassino, del senatore Luigi Grillo,
definendo quei parlamentari, in particolare D'Alema e La Torre,
"consapevoli complici di un disegno criminoso" e li aveva descritti
come "pronti e disponibili a fornire i loro apporti istituzionali in
totale spregio dello stato di diritto". Queste
sue affermazioni sono costate a Clementina Forleo un procedimenti avviato dal
Csm, uno dei tanti per la verità. Quello esaminato ieri dalla sezione
disciplinare del Consiglio (presieduta da Nicola Mancino, vicepresidente
il laico Pdl Michele Saponara) era nato da un esposto della Procura Generale
della Cassazione che accusava il gip milanese di avere usato "accenti
suggestivi e denigratori" in un "abnorme e non richiesto giudizio
anticipato", e quindi si rendeva colpevole di violazione degli obblighi di
"imparzialità, correttezza ed equilibrio". Il Tribunale delle
toghe ha ieri deciso che quei fatti e quelle affermazioni non costituiscono
illecito disciplinare, e quindi nessuna colpa al gip diventato in questi mesi
anche una sorta di icona del centrodestra, visto che aveva puntato le sue
accuse verso gli esponenti della sinistra. Ma se il Csm assolve Clementina
Forleo per la vicenda Unipol, pende sul gip ancora la decisione del plenum del
Csm, su un suo possibile trasferimento d'ufficio per incompatibilità
ambientale. Lo propone la prima commissione del Csm per le dichiarazioni
rilasciate dalla Forleo su alcune presunte "pressioni ricevute in ambiti
istituzionali". A favore del suo trasferimento d'ufficio hanno votato sia
il componente laico del Pdc Letizia Vacca che quello del centrodestra,
Gianfranco Anedda. Mentre si sono astenuti i togati di Md Livio Pepino e di
Movimenti per la Giustizia Mario Fresa. Più tecnica la posizione di Antonio
Patrono di Magistratura Indipendente: visto che la gip dovrà lasciare la sua
funzione per la norma sulla temporaneità degli incarichi, sostiene, tanto vale
archiviare la pratica. Un terzo procedimento disciplinare è stato
anche avviato dal pg di Cassazione e riguarda la gestione del processo di
Farida Bentiwaa, accusata di terrorismo, sul quale aveva avuto contrasti con il
procuratore aggiunto di Milano, Armando Spataro, che nelle composizioni
politiche dei magistrati, sta nel gruppo di sinistra e oltre, chiamato dei
Movimenti riuniti. Rispetto al trasferimento la sentenza di ieri del Csm
dovrebbe attenuare i toni della prima Commissione e potrebbe modificare la
decisione del plenum. Rimane comunque aperto il quesito iniziale: se la Forleo
ha chiesto, calcando i toni ma non al punto da compiere "illecito
disciplinare" l'autorizzazione a utilizzare le intercettazioni (avanzata
nel precedente governo) questa veniva motivata con la possibilità di rinvio a
giudizio dei parlamentari coinvolti. Ma tutto questo è scivolato poi nei
meandri delle polemiche e delle accuse incrociate e si è sciolto nelle recenti
vicende elettorali. Non si è ancora conclusa quindi la vicenda di Clementina
Forleo, che ha occupato le pagine dei giornali insieme a quelle del suo collega
Luigi De Magistris per svariati mesi. Non a caso, dopo l'assoluzione di ieri
del Csm parla di "tempo galantuomo e che ci sia anche per lui
giustizia". Intanto la decisione a sorpresa del Csm sulla Forleo è stata
ribadita dal vicepresidente Mancino come "riprova che la sezione
disciplinare pratica e gestisce la giustizia e, quando occorre, quando tutti si
aspettano una soluzione in una direzione, dalla camera di consiglio esce una
decisione diversa". Un'affermazione fatta nel corso di un suo incontro con
i capi delle Procure italiane, dove Nicola Mancino ha voluto ribadire la
necessità di una riforma del Csm e viste le polemiche di questi giorni ha
puntualizzato: "che continui a garantire a tutta la magistratura autonomia
e indipendenza". 28/06/2008.
( da "Liberazione" del 28-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Elena Biagini I
movimenti di lesbiche, gay e trans individuano la propria data di nascita -
almeno per quanto riguarda l'epoca contemporanea, visto che un primo movimento,
nato all'inizio del '900 in Germania, fu spazzato via dalla furia nazista -
nella rivolta di Stonewall: il 28 giugno del 1969, quando ancora nello stato di New York, come in gran parte degli Usa, i rapporti
tra persone dello stesso sesso erano puniti dalla legge, le avventrici e gli
avventori di un bar gay del Greenwich Village, davanti all'ennesima incursione
della polizia reagirono, scatenarono scontri e barricate per tre notti. Da
quella rivolta nacque un movimento che presto si diffuse anche oltre oceano. La
storia è nota e oggi in tutto il mondo ogni anno si ricorda il 28 giugno 1969
con l'organizzazione di pride, cortei che celebrano la fierezza di scegliere il
proprio modo di vivere. Meno noto, invece, l'atto di nascita del movimento lgbt
in Italia: una mobilitazione contro l'uso repressivo della scienza che, con
chiesa e famiglia, è una delle agenzie di normalizzazione utilizzate dal potere
contro l'autodeterminazione dei corpi e degli stili di vita. "A partire
dal momento in cui - scrive Rosanna Fiocchetto in L'amante celeste. La
distruzione scientifica della lesbica (Il dito e la luna, 2003) - l'anatema
religioso comincia a perdere vigore, assediato da una presa
di coscienza laica, e in cui la persecuzione legislativa diminuisce sotto la
pressione dei codici civili, l'omosessualità e il lesbismo cominciano ad essere
"nominati" e banditi dalla nuova religione ottocentesca - la scienza
- allo scopo di medicalizzarli, classificandoli come stati patologici per
reprimerli e scoraggiarli". In Italia, in particolare, diventeranno
fra l'altro oggetto della nuova scienza criminologica (vedi Analoghe sconcezze.
Tribadi, saffiste, invertite e omosessuali: categorie e sistemi sesso/genere
nella rivista di antropologia criminale fondata da Cesare Lombroso,1880-1949 di
Nerina Milletti in DWF , 24) per poi trovare nella psicoanalisi un'altra
potente macchina repressiva. Il 5 aprile 1972 il Centro Italiano di
Sessuologia, notoriamente vicino ad ambienti vaticani, non appena si diffuse la
consapevolezza che il vento di Stonewall iniziava a soffiare anche in Italia -
era infatti nato a Torino il primo gruppo che prese il nome di F.U.O.R.I.,
Fronte Unitario Omosessuale Rivoluzionario Italiano-, organizzò un congresso a
Sanremo, all'interno del quale una tavola rotonda sulla devianza avrebbe dovuto
scoprire le cause dell'omosessualità per proporre alcune terapie per
"debellarla". All'apertura del congresso i "luminari"
raccolti si trovarono davanti una piccola folla che gridava: "Normali,
normali!" e mostrava cartelli dalle esplicite scritte: "Psichiatri
siamo venuti a curarvi", "Psichiatri ficcatevi i vostri elettrodi nei
cervelli", "La normalità non esiste", "Primo e ultimo
congresso di sessuofobia". La prima manifestazione pubblica del movimento lgbt
italiano fu interrotta dalla polizia che sequestrò i cartelli e portò in
questura alcune/i manifestanti, ma, aperto il congresso, alcuni/e esponenti del
F.U.O.R.I., regolarmente iscritti/e presero parola, dichiarando di essere
lesbiche o gay e di esserlo felicemente. Il congresso chiuse anzitempo ma
qualcosa di ancora più rilevante di un episodio di resistenza all'oppressione
era accaduto: soggettività autodeterminate avevano preso parola su di sé, non
lasciando ad altri la parola sulle proprie vite e sui propri corpi, assumendosi
non solo l'autodeterminazione delle proprie scelte ma anche l'auto-narrazione.
Il pensiero e la pratica femminista che in quegli anni andavano diffondendosi
anche nel nostro paese già lasciavano il segno. Oggi, a trentasei anni di
distanza, Sanremo sembra lontana, l'episodio nonostante sia misconosciuto anche
tra lesbiche gay e trans rimane un tipo di contestazione che mantiene una sua
attualità in una società in cui ancora spesso le famiglie chiedono a psicologi
e psicanalisti di guarire la propria prole dall'omosessualità e in cui spesso
si individua una solida alleanza tra Chiesa e scienza. Possiamo ricordare, ad
esempio, quanto accadde a Roma nel febbraio del 2006 quando si svolse, presso
la Pontificia Università Lateranense, il seminario "La questione omosessuale:
psicologia, diritto e verità dell'amore", tra i relatori c'era anche Tony
Anatrella, psicanalista gesuita francese, autore della voce
"Omosessualità" del Lexicon vaticano che, oltre a ridurre
l'omosessualità a "intrigo psichico" e a negare la possibilità della
dimensione omoaffettiva, utilizza contro le persone omosessuali gli stereotipi
e i modelli dell'antisemitismo più becero, quale la teoria del complotto della
lobby gay che minaccerebbe la società. Ma, senza entrare nel merito della
diffusa riproposizione di cosiddette teorie riparative dell'omosessualità,
introdotte soprattutto in ambienti medici cattolici -
su cui Liberazione ha pubblicato un'importante inchiesta condotta da Davide
Varì -, della lezione sanremese è da sottolineare la centralità della parola
che parte dalla propria soggettività. Oggi, spesso, dove non entra in campo la
contrapposizione netta con culture violente nei confronti delle diversità, è
invalsa la tendenza a non rispettare più l'assioma che la prima parola e
l'ultima sui nostri corpi e sulle nostre vite è nostra e solo nostra. Anche
quando a parlare di lesbiche, gay, trans vengono invitati fior d'accademici di
varie branche della scienza - psicologia, sessuologia, sociologia fino
all'antropologia e alla psicoanalisi - ben disponibili ad individuare
nell'esperienza omosessuale, lesbica o transessuale una delle infinite varianti
dell'esperienza umana, da gestire a livello scientifico o politico che sia con
il criterio delle pari opportunità, dell'uguaglianza che si basa sul rispetto
della diversità, non possiamo dimenticare che autodeterminazione significa
anzitutto assumerersi in proprio la parola su di sé, che quindi non può essere
lasciata ad "esperti" di settore, né della scienza né della politica,
pena la perdita del senso della politica di movimento, della politica costruita
dal basso a partire, appunto, da sé. 28/06/2008.
( da "Liberazione" del 28-06-2008)
Argomenti: Laicita'
La ministra Gelmini
e la scure economica sull'insegnamento Scuola, l'assunzione del mercato come paradigma
regolatore del funzionamento dell'istruzione Vito Meloni* Vale la pena di
riprendere alcune delle considerazioni che Rina Gagliardi ha esposto nel suo
articolo pubblicato su Liberazione del 25 giugno a proposito degli effetti
sulla scuola pubblica dei provvedimenti economici del governo. Effetti
devastanti, dei quali i numeri snocciolati da Rina, in tutta la loro crudezza,
rendono conto efficacemente. Del resto, la tendenza ad intervenire sul sistema
di istruzione brandendo la scure delle necessità di bilancio, lungi dall'essere
una caratteristica solo di questo governo, appartiene alla storia degli ultimi
decenni ed è stata utilizzata, ahimé, anche da governi dei quali il nostro
partito ha fatto parte. Non con la stessa pesantezza, certo, e sappiamo bene
che la quantità, in casi come questi, fa anche qualità. C'è, tuttavia, un
tratto comune che attraversa le culture politiche, tanto della destra quanto di
vasti settori dell'ex centro sinistra, che sarebbe dannoso sottovalutare:
l'idea che la scuola - ma lo stesso si potrebbe dire per l'università, la
ricerca o i luoghi della produzione culturale - sia un punto di accumulo di
sprechi ed inefficienze. Non è un caso che a menar la danza sia sempre il
ministro dell'economia. Quel che oggi fa la differenza è il carattere
strumentale dell'uso della leva economica nel contesto di un più ampio disegno,
che l'analisi di Rina coglie bene, di sovvertimento della natura stessa della
scuola pubblica. Che la Gelmini porti avanti il suo disegno con un piglio "meno
ideologicamente pretenzioso" della Moratti mi sembra, però, affermazione
discutibile. Basta scorrere il resoconto dell'audizione della ministra nella
VII Commissione della Camera per verificare come il vero cuore del suo
programma politico sia la privatizzazione della scuola pubblica e il sostegno
finanziario, spacciato perfino per economicamente conveniente, di quella
privata paritaria. Il tutto accompagnato dalle consuete proposte della destra:
concorrenza tra le scuole, siano esse pubbliche o private, finanziamento
diretto alle famiglie per sostenere la "libera scelta" dei percorsi
d'istruzione da far seguire ai propri figlioli, ecc. Siamo dunque
all'assunzione del mercato come paradigma regolatore del funzionamento del
sistema di istruzione, sul cui altare deve essere sacrificata la stessa
funzione costituzionale della scuola pubblica, mai più luogo d'elezione per la
formazione critica, libera e laica dei cittadini. C'è
qualcosa di più ideologico? Il punto, semmai, è se l'egemonia culturale e
politica che la destra riesce ad esprimere sia tale da rendere maturi i tempi
per un attacco a fondo al sistema pubblico d'istruzione, dalla scuola
all'università, che non debba scontare un forte movimento d'opposizione ma,
anzi, possa contare su un largo consenso popolare. Penso che l'individuazione
il più possibile esatta del grado di apprezzamento della scuola pubblica da
parte dei cittadini italiani sia indispensabile per sciogliere questo nodo
fondamentale. Dei cittadini, appunto, la cui opinione è di gran lunga più
determinante di quella di tanti improvvisati "esperti" che
imperversano sulla grande stampa dispensando ricette salvifiche (ma su questo
penso che Rina sarà d'accordo). Credo, infatti, che la scuola pubblica, con
tutti i suoi limiti e i suoi difetti, sia ancora sostanzialmente al riparo
dall'ondata di sfiducia che ha investito la quasi generalità delle istituzioni
pubbliche. Ce lo dicono le periodiche indagini del Censis, e c'è di che
sbalordirsi se si pensa al quadro complessivo che le stesse indagini disegnano.
Ce lo dice anche il fatto che le scuole private, malgrado il crescente sostegno
economico statale, non riescono ad espandere il proprio bacino d'utenza,
restando sostanzialmente relegate al ruolo di canale di sfogo per studenti in
difficoltà nel sistema pubblico o, in pochissimi casi, di scuole riservate alle
èlite. Non si tratta di essere ottimisti oltre il dovuto, quanto piuttosto di
considerare questo dato come elemento favorevole per lo sviluppo della
necessaria opposizione ai progetti della destra. Più vasta e concreta, sociale
e politica, come dice Rina nella conclusione dell'articolo. Ma la praticabilità
del terreno dell'opposizione, la disponibilità alle alleanze dei soggetti
politici e sociali, la disponibilità alla mobilitazione degli insegnanti, non
vanno date per scontate bensì suscitate, promosse. È proprio con questo
obiettivo che il dipartimento nazionale Scuola del Prc ha messo in cantiere due
iniziative: un volantinaggio in una delle principali piazze di Roma per
sollecitare l'attenzione dei cittadini su questi temi e, per il prossimo 3
luglio, un confronto con le forze politiche della sinistra e con le principali
associazioni democratiche della scuola. Non è stato
semplice, in un partito che, in questa fase, tende sempre più a rinchiudersi in
se stesso. Non penso nemmeno che abbiamo trovato la soluzione ai nostri
problemi, è solo un inizio per tentare di ricostruire il ruolo positivo di
animatore e partecipe di movimenti e di promotore di aggregazione politica che
il nostro partito ha saputo interpretare in altri momenti non certo facili.
Nella speranza che siamo in grado di far ripartire una stagione di lotte.
*dipartimento nazionale Scuola Prc 28/06/2008.
( da "Giornale.it, Il" del 28-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Qui sotto potete
leggera la parte "dottrinale" del protocollo firmato da monsignor
Lefebvre e dal cardinale Ratzinger il 5 maggio 1988. All'ultimo momento, il
vescovo francese si tirò indietro, ma non perché intendeva mettere in
discussione questi punti sottoscritti: lo fece perché (mal consigliato) decise
di non "fidarsi di Roma", in merito alla consacrazione del vescovo
suo successore che gli era stata garantita. Questi punti dottrinali, dunque
restano. E mostrano in tutta evidenza come la Fraternità San Pio X sia andata
ben al di là e ben oltre il suo fondatore, diventando un gruppo che ha assunto
una mentalità scismatica, come dimostrano certe dichiarazioni pubbliche di
Fellay e di Williamson. Il Papa ha fatto tanto, tantissimo, ma dai lefebvriani
ha ricevuto soltanto altezzosi schiaffi. I cinque punti, le condizioni che ho
rese note nei giorni scorsi, non intendo chiudere la bocca ai lefebvriani, ma
riportarli a un livello di discussione improntato dalla carità cristiana e dal
rispetto per il Pontefice, requisiti minimi per poter affrontare il tema della
revoca della scomunica. La discussione, che esiste e anche accesa in seno alla
Chiesa (le critiche al Papa non arrivano certo soltanto da certi
tradizionalisti, ma anche da tanti progressisti), continuerà. È evidente però
dall'atteggiamento dei responsabili della San Pio X che in gioco non è più la
difesa della tradizione cristallizzata (che i lefebvriani credono di poter
conservare senza la piena comunione con Roma, unica vera garanzia), ma ci sono
in realtà altri elementi. La "condizione" dell'abolizione del messale
di Paolo VI dettata da Williamson al Papa è semplicemente ridicola: sono le
boutade di chi non vuole davvero l'unità e non ha più nostalgia della comunione
con il Papa. Sarebbe bene che si tornasse a ciò che Lefebvre ha sottoscritto.
"Io, Marcel Lefèbvre, arcivescovo e vescovo emerito di Tulle, insieme con i
membri della Fraternità Sacerdotale San Pio X da me fondata: 1) promettiamo di
essere sempre fedeli alla Chiesa cattolica e al romano Pontefice, suo Pastore
Supremo, Vicario di Cristo, Successore del Beato Pietro nel suo primato e Capo
del corpo dei vescovi. 2) Dichiariamo di accettare la dottrina contenuta nel n
25 della Costituzione dogmatica Lumen Gentium del Concilio Vaticano II sul
Magistero ecclesiastico e sull'adesione che gli è dovuta. 3) A proposito di
certi punti insegnati dal Concilio Vaticano II o relativi alle riforme
posteriori della liturgia e del diritto, che ci sembrano difficilmente
conciliabili con la Tradizione, ci impegniamo ad assumere un atteggiamento
positivo e di comunicazione con la Sede Apostolica, evitando ogni polemica. 4)
Dichiariamo inoltre di riconoscere la validità del Sacrificio della messa e dei
sacramenti celebrati con l'intenzione di fare ciò che fa la Chiesa e secondo i
riti indicati nelle edizioni tipiche del messale romano e dei rituali dei
sacramenti promulgati dai Papi Paolo VI e Giovanni Paolo II. 5) Infine
promettiamo di rispettare la disciplina comune della Chiesa e le leggi
ecclesiastiche, specialmente quelle contenute nel Codice di Diritto Canonico
promulgato dal Papa Giovanni Paolo II, fatta salva la disciplina speciale
concessa alla Fraternità con legge particolare". Scritto in Varie Commenti
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Tornielli © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un
amico 27Jun 08 Buone notizie da Mosca. Sul Giornale di oggi pubblico
l'intervista al nuovo arcivescovo della cattedrale della Madre di Dio a Mosca,
monsignor Paolo Pezzi, che domenica riceverà il pallio dalle mani di Benedetto
XVI. E' confortante apprendere che c'è un clima nuovo e positivo nei rapporti
tra la piccola comunità cattolica e la Chiesa ortodossa russa. Scritto in Varie
Commenti ( 11 ) " (3 votes, average: 5 out of 5) Loading ... Il Blog di
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a un amico 25Jun 08 Il bivio di monsignor Fellay Mi trovo a Roma e ho raccolto
ulteriori informazioni che aiutano a inquadrare meglio le cinque condizioni
presenti nella lettera del cardinale Castrillòn Hoyos a mons. Fellay.
Innanzitutto quelle condizioni non sono poste ai lefebvriani in generale, ma
proprio al loro superiore, cioè lo stesso Fellay. Il quale nei colloqui
manifesta volontà di dialogo, poi però scrive e sottoscrive attacchi durissimi
contro il Papa. Le cinque condizioni sono dunque un passo previo per iniziare
il cammino che porterà alla cancellazione della scomunica. Centrale è il punto
dedicato al fatto che la Fraternità, e i suoi superiori, danno l'impressione di
sentirsi. superiori allo stesso Pontefice, di giudicarlo dall'alto, come se la
San Pio X fosse la "vera" Chiesa e la "vera" Roma, e la
Chiesa cattolica guidata da Benedetto XVI fosse un gruppo separato che deve
rientrare nella piena comunione con Econe e Menzingen. La verità, purtroppo, è
che si sono ormai stratificati atteggiamenti e prese di posizione (lo
dimostrano anche alcuni commenti presenti nel precedente post) che rendono
difficile riconoscere questo elementare dato: non sono i lefebvriani la vera
Chiesa, la vera Chiesa cattolica è quella in comunione con Benedetto XVI. Mai
come in questo momento il cuore pastorale e generoso del Pontefice, attraverso
il cardinale Castrillòn è aperto alla riconciliazione. Ma è la San Pio X che
deve tornare all'ovile dopo l'atto scismatico della consacrazione illecita dei
vescovi fatta da Lefebvre, non è la Santa Sede a dover chiedere scusa ai
lefebvriani. Risponendo alle domande dei giornalisti francesi su questo
argomento, il direttore della Sala Stampa vaticana, padre Lombardi, ha fatto la
seguente dichiarazione: "Il riconoscimento del Concilio Vaticano II come
vero Concilio ecumenico della Chiesa e il riconoscimento della validità della
Messa celebrata secondo la liturgia rinnovata dopo il Concilio non sono
assolutamente messi in questione. I cinque punti citati da Tornielli - come del
resto appare dal loro stesso tenore - riguardano le condizioni minime perché si
possa avere un rapporto caratterizzato da rispetto e disponibilità nei
confronti del Santo Padre e da uno spirito ecclesiale costruttivo. Sono quindi
di altra natura ed è per questo che non fanno riferimento al Concilio e alla
liturgia, non perché questi argomenti non rimangano fondamentali. E' evidente
che il Papa desidera tendere la mano perché sia possibile un rientro nella
comunione, ma perché si possano fare i passi necessari occorre che questa
offerta - questa "mano tesa" - sia ricevuta con atteggiamento e
spirito di carità e comunione. A questo invitano evidentemente i cinque punti
citati". Scritto in Varie Commenti ( 134 ) " (11 votes, average: 3.82
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RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 24Jun 08 Ecco le cinque
condizioni della lettera a Fellay Sono venuto in possesso delle cinque
condizioni poste a monsignor Fellay, come passo iniziale in vista del rientro
nella piena comunione con Roma. Al contrario delle prime indiscrezioni, non si
parla di accettazione del Concilio o della nuova messa: quelle espresse nella
lettera sono condizioni generali previe. Di fatto la Santa Sede, mostrando una
grande generosità, chiede di non attaccare la persona del Papa per iniziare un
vero dialogo. Monsignor Fellay ha invocato da Benedetto XVI la revoca della
scomunica, la richiesta di rispettarne l'autorità senza più pretendere essere
destinatari di un magistero "superiore" a quello del Pontefice
regnante mi sembra una condizione di buon senso! Questo il testo della lettera
che porta la firma del cardinale presidente di Ecclesia Dei: Condizioni
risultanti dall'incontro del 4 giugno 2008 tra il cardinale Dario Castrillon
Hoyos e il vescovo Bernard Fellay: 1) L'impegno a una risposta proporzionata
alla generosità del Papa. 2) L'impegno ad evitare ogni intervento pubblico che
non rispetti la persona del Santo Padre e che possa essere negativo per la
carità ecclesiale. 3) L'impegno a evitare la pretesa di un magistero superiore
al Santo Padre e di non proporre la Fraternità in contrapposizione alla Chiesa.
4) L'impegno a dimostrare la volontà di agire onestamente nella piena carità
ecclesiale e nel rispetto dell'autorità del Vicario di Cristo. 5) L'impegno a
rispettare la data - fissata alla fine del mese di gigno - per rispondere
positivamente. Questa sarà una condizione richiesta e necessaria come
preparazione immediata all'adesione per avere la piena comunione. Scritto in
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questo articolo a un amico 23Jun 08 Accordo tra S.Sede e lefebvriani, conto
alla rovescia E' iniziato il conto alla rovescia per l'accordo tra la
Fraternità San Pio X fondata dal vescovo francese Marcel Lefebvre e la Santa
Sede, come scrivo sul Giornale di oggi. I lefebvriani, che hanno chiesto la
revoca della scomunica, dovranno rispondere entro il 28 giugno alle proposte
presentate per conto di Benedetto XVI dal cardinale Dario Castrillòn Hoyos,
presidente della pontificia commissione "Ecclesia Dei". Si tratta di
cinque punti da sottoscrivere, chiariti i quali la Fraternità potrà rientrare
nella piena comunione con Roma. E' un'occasione irripetibile: i lefebvriani da
tempo chiedevano la liberalizzazione del messale antico - e Papa Ratzinger con
il Motu proprio "Summorum pontificum cura" ha ridato piena
cittadinanza al rito preconciliare - ed è innegabile la "catechesi"
che negli ultimi tempi proviene dalle messe papali, con il recupero di alcuni
elementi tradizionali. La Fraternità dovrà accettare il Concilio Vaticano II e
la piena validità del rito liturgico post-conciliare (entrambi i punti furono
già sottoscritti dallo stesso monsignor Lefebvre nel 1988) e per quanto
riguarda la sua sistemazione canonica, potrebbe essere configurata come una
"prelatura". E' noto però che vi sono resistenze interne: queste
dovrà cercare di superare il vescovo Bernard Fellay, superiore dei lefebvriani,
nei prossimi giorni, in occasione del capitolo generale. Ora
che l'antica messa è stata liberalizzata - seppur con molte difficoltà e
clamorose disobbedienze - molti fedeli tradizionalisti non comprendono perché
la Fraternità non si accordi con Roma rientrando pienamente nella comunione
cattolica. Circostanze così favorevoli con tutta probabilità non si ripeteranno
più. Scritto in Varie Commenti ( 201 ) " (14 votes, average: 4.43
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RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 22Jun 08 Il commiato di Ruini, le
spiegazioni di Fisichella Ieri sera in San Giovanni in Laterano il cardinale
Vicario di Roma Camillo Ruini ha celebrato il 25 anniversario del suo
episcopato (la data esatta della consacrazione in realtà è 29 giugno)
accomiatandosi dalla diocesi. Ha ringraziato i collaboratori e ha tenuto
un'omelia per certi versi inedita, chiedendo scusa per la
"mediocrità" della sua preghiera. Questo è l'ampio articolo che
pubblico oggi sul Giornale. L'avvicendamento di Ruini con Vallini sarà
annunciato venerdì prossimo, 27 giugno. Sempre sulle pagine odierne, pubblico
anche un'intervista al rettore della Lateranense e nuovo presidente della
Pontificia Accademia per la vita, monsignor Rino Fisichella, che interviene sul
tema della comunione ai divorziati risposati, sollevato ieri mattina da Silvio
Berlusconi davanti al vescovo di Tempio Pausania. Scritto in Varie Commenti (
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amico 21Jun 08 "La bandiera arcobaleno è New Age, torniamo alla
croce" Sul Giornale di oggi pubblico un articolo che riprende una lunga e
articolata riflessione messa online ieri dall'agenzia Fides della Congregazione
per l'evangelizzazione dei popoli, diretta da Luca De Mata. Vi si sottolinea
come sia del tutto improprio l'uso della bandiera della pace arcobaleno,
dimostrando che l'origine di quel simbolo è la Teosofia (corrente
filosofico-religiosa di tipo gnostico, legata alle religioni orientali) e oggi
il New Age: dunque quanto di meno cattolico possa esistere, dato che il
sincretismo gnostico e più pericoloso per il cristianesimo - che è invece un
avvenimento storico basato sull'incarnazione - dello stesso materialismo ateo.
Vi invito a leggerlo e a farlo leggere a quei parroci che hanno disteso la
"rainbow flag" nelle chiese e persino sugli altari. Scritto in Varie
Commenti ( 131 ) " (16 votes, average: 4.38 out of 5) Loading ... Il Blog
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articolo a un amico 19Jun 08 Pio XII, suor Pascalina e gli archivi ebraici Sul
Giornale di oggi pubblico un lungo articolo di recensione alla nuova biografia
di suor Pascalina Lehnert, la religiosa che accudiva Pio XII: il volume, edito
dalla San Paolo, s'intitola "La signora del sacro palazzo". Il volume
è serio e documentato, il titolo (cambiato rispetto all'edizione tedesca) a mio
avviso indulge un po' troppo allo scandalismo. Ma si sa che contro Papa Pacelli
e la sua corte si può sparare (e c'è "l'aggravante" che Pascalina era
una donna, e dunque "sospetta"), mentre sui pure potenti e influenti
segretari di altri Papi è d'obbligo il rispetto e la riverenza. Sulla stessa
pagina pubblico anche un pezzo che annuncia le iniziative della Santa Sede per
ricordare i 50 anni dalla morte di Pio XII: una mostra fotografica e di oggetti
(alla quale ho collaborato anch'io), realizzata dal Pontificio comitato di
Scienze storiche, un convegno sulla modernità del magistero di Papa Pacelli e
su come questo abbia influito decisamente sul Concilio Vaticano II. Inoltre,
sono annunciati un convegno sui presunti "silenzi" a Gerusalemme e
una riunione di esponenti dell'ebraismo americano che intendono esprimere la
loro gratitudine per ciò che Pio XII fece in favore dei perseguitati.
Presentando le iniziative (martedì scorso, ma il pezzo esce solo oggi perché è
saltato dalla pagina, "scalzato" dalla morte di Mario Rigoni Stern),
monsignor Brandmuller, presidente del Pontificio comitato di Scienze storiche,
ha detto: "Ci sono 15 archivi israeliani che hanno documenti ancora non
visibili e che nessuno indaga". Scritto in Varie Commenti ( 85 ) "
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08 Famiglia sotto attacco, i rischi che arrivano dall'Europa La famiglia è
sottoposta all'attacco di forze che "cercano di indebolirla". Questo
ha detto ieri sera Benedetto XVI ai giovani brindisini, che lo accolgono con
grande calore in una delle poche regioni italiane che, su iniziativa della
giunta guidata da Niki Vendola, ha legiferato per concedere diritti alle coppie
di fatto. A loro il Papa ha ricordato che "fra i valori radicati" di
questa terra c'è "il rispetto della vita" e "l'attaccamento alla
famiglia" che oggi "è esposta al convergente attacco di numerose
forze che cercano di indebolirla". Nei giorni scorsi ho pubblicato sul
Giornale un articolo sulle minacce che sommessamente (e subdolamente) arrivano
su questa materia dall'Europa, attraverso quello che la professoressa Marta
Cartabia ha definito "colonialismo giurisdizionale": vale a dire la
modifica delle legislazioni familiari a colpi di sentenze delle corti europee.
Un dibattito attualissimo, dopo la clamorosa bocciatura dell'Irlanda del
Trattato di Lisbona. Scritto in Varie Commenti ( 300 ) " (23 votes,
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Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 14Jun 08 Ancora
sugli statuti del Cammino, approvati dalla Chiesa Sono in partenza per Brindisi
e Santa Maria di Leuca dove questo pomeriggio e domani seguirò la visita di
Papa Ratzinger. Apro questo nuovo spazio perché il precedente thread dedicato
ai neocatecumenali ha un record di commenti che rende difficile aprire la
pagina. Non posso fare a meno di prendere le distanze da coloro che hanno
tacciato e continuano a tacciare il Cammino di eresia, da coloro che hanno
fatto paragoni davvero offensivi avvicinando il fondatore del Cammino a
dittatori feroci. Leggo con attenzione tutti i distinguo, le prese di distanza,
gli appunti sulla libertà di critica rispetto alle decisioni papali e vaticane.
Mi permetto sommessamente di far notare che allora questi criteri vanno
adottati sempre (quando non si tratti di pronunciamenti ex cathedra), e allora
ci si dovrebbe inalberare di meno di fronte a critiche o "disobbedienze"
che riguardano altri provvedimenti o decisioni. In ogni caso, l'approvazione di
ieri - che è stata voluta da Benedetto XVI, il quale non mi risulta in quel
momento fosse sottoposto a tortura o costrizioni - sancisce che il Cammino
appartiene alla Chiesa. Nessuno è obbligato ad aderirci, nessuno è obbligato a
credere a questa proposta. Devo dire in tutta onestà che il quadro che del
Cammino è stato dipinto in molti dei commenti che ho
letto mi è sembrato a dir poco unilaterale. Sono state usate espressioni
inaccettabili, sono stati formulati giudizi e sentenze inappellabili, abbiamo
mostrato ancora una volta il volto di una Chiesa che letteralmente si scanna al
suo interno. La storia della Chiesa, diceva Chesterton, è fatta da
un'avanguardia di santi, un popolo di mediocri, una retroguardia di
delinquenti: sono le proporzioni della nostra umanità. Anche nel Cammino,
dunque, accanto a qualche santo ci saranno tante persone "normali" o
mediocri, e, come nel resto del cattolicesimo e dell'intero genere umano anche
qualche mascalzone. Capisco bene, data la sensibilità tradizionale di molti
frequentatori del blog, che le liturgie neocatecumenali possano non piacere. Ma
paragonare il Cammino a una setta protestante chiudendo gli occhi su ciò che fa
per l'evangelizzazione signfica a mio avviso mancare di senso della misura. Gli
abusi liturgici accadono - eccome accadono! - nelle parrocchie, nelle chiese
cattedrali, durante le "ortodossissime" messe aperte a tutti e magari
frequentate da pochi. Immagino che queste poche righe non piaceranno a molti di
voi. Ma siete stati voi, continuando la discussione, a chiedermi di aprire
nuovi spazi per renderla possibile e visto che ci troviamo nel mio blog mi
permetto di ricapitolare la mia posizione. E' troppo facile, a mio avviso,
bollare il cardinale Rylko, strettissimo collaboratore di Giovanni Paolo II per
molti anni, creato cardinale da Benedetto XVI all'ultimo concistoro, come un
fan dei neocatecumenali. Rileggete, per favore, le parole che il Papa ha detto
ai movimenti il mese scorso. Scritto in Varie Commenti ( 1314 ) " (38
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1964, laurea in storia della lingua greca. Sono sposato e ho tre figli. Vivo
tra Roma e Milano Tutti gli articoli di Andrea Tornielli su ilGiornale.it
contatti Categorie Varie (210) Ultime discussioni Gregorio VII: @ Rovere Un
saluto! Andrea Tornielli: Parrocchiano, lei può dire tutto ciò che vuole contro
di me. Ma stravolgere la realtà, questo... Rovere: @ Gregorio VII Gregorio
caro, ti ringrazio, però sia chiaro che non faccio tutto questo per avere...
Daniele: Caro Parrocchiano, possibile che offendi sempre? Chi te l'ha
insegnato, il Cammino Neocatecumenale? Parrocchiano: A Daniele Offendere
casomai i neocatecumeni non significa affatto offendere la Chiesa, da cui essi
di... Gli articoli più inviati Il voto "veltroniano" di Maria:
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questi punti sottoscritti: lo fece perché (mal consigliato) decise di non
"fidarsi di Roma", in merito alla consacrazione del vescovo suo
successore che gli era stata garantita. Questi punti dottrinali, dunque
restano. E mostrano in tutta evidenza come la Fraternità San Pio X sia andata
ben al di là e ben oltre il suo fondatore, diventando un gruppo che ha assunto
una mentalità scismatica, come dimostrano certe dichiarazioni pubbliche di
Fellay e di Williamson. Il Papa ha fatto tanto, tantissimo, ma dai lefebvriani
ha ricevuto soltanto altezzosi schiaffi. I cinque punti, le condizioni che ho
rese note nei giorni scorsi, non intendo chiudere la bocca ai lefebvriani, ma
riportarli a un livello di discussione improntato dalla carità cristiana e dal
rispetto per il Pontefice, requisiti minimi per poter affrontare il tema della
revoca della scomunica. La discussione, che esiste e anche accesa in seno alla
Chiesa (le critiche al Papa non arrivano certo soltanto da certi
tradizionalisti, ma anche da tanti progressisti), continuerà. È evidente però
dall'atteggiamento dei responsabili della San Pio X che in gioco non è più la
difesa della tradizione cristallizzata (che i lefebvriani credono di poter
conservare senza la piena comunione con Roma, unica vera garanzia), ma ci sono
in realtà altri elementi. La "condizione" dell'abolizione del messale
di Paolo VI dettata da Williamson al Papa è semplicemente ridicola: sono le
boutade di chi non vuole davvero l'unità e non ha più nostalgia della comunione
con il Papa. Sarebbe bene che si tornasse a ciò che Lefebvre ha sottoscritto.
"Io, Marcel Lefèbvre, arcivescovo e vescovo emerito di Tulle, insieme con
i membri della Fraternità Sacerdotale San Pio X da me fondata: 1) promettiamo
di essere sempre fedeli alla Chiesa cattolica e al romano Pontefice, suo
Pastore Supremo, Vicario di Cristo, Successore del Beato Pietro nel suo primato
e Capo del corpo dei vescovi. 2) Dichiariamo di accettare la dottrina contenuta
nel n 25 della Costituzione dogmatica Lumen Gentium del Concilio Vaticano II
sul Magistero ecclesiastico e sull'adesione che gli è dovuta. 3) A proposito di
certi punti insegnati dal Concilio Vaticano II o relativi alle riforme
posteriori della liturgia e del diritto, che ci sembrano difficilmente
conciliabili con la Tradizione, ci impegniamo ad assumere un atteggiamento
positivo e di comunicazione con la Sede Apostolica, evitando ogni polemica. 4)
Dichiariamo inoltre di riconoscere la validità del Sacrificio della messa e dei
sacramenti celebrati con l'intenzione di fare ciò che fa la Chiesa e secondo i
riti indicati nelle edizioni tipiche del messale romano e dei rituali dei
sacramenti promulgati dai Papi Paolo VI e Giovanni Paolo II. 5) Infine
promettiamo di rispettare la disciplina comune della Chiesa e le leggi ecclesiastiche,
specialmente quelle contenute nel Codice di Diritto Canonico promulgato dal
Papa Giovanni Paolo II, fatta salva la disciplina speciale concessa alla
Fraternità con legge particolare". Scritto in Varie Commenti ( 136 )
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27Jun 08 Buone notizie da Mosca. Sul Giornale di oggi pubblico l'intervista al
nuovo arcivescovo della cattedrale della Madre di Dio a Mosca, monsignor Paolo
Pezzi, che domenica riceverà il pallio dalle mani di Benedetto XVI. E'
confortante apprendere che c'è un clima nuovo e positivo nei rapporti tra la
piccola comunità cattolica e la Chiesa ortodossa russa. Scritto in Varie
Commenti ( 11 ) " (3 votes, average: 5 out of 5) Loading ... Il Blog di
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articolo a un amico 25Jun 08 Il bivio di monsignor Fellay Mi trovo a Roma e ho
raccolto ulteriori informazioni che aiutano a inquadrare meglio le cinque
condizioni presenti nella lettera del cardinale Castrillòn Hoyos a mons.
Fellay. Innanzitutto quelle condizioni non sono poste ai lefebvriani in
generale, ma proprio al loro superiore, cioè lo stesso Fellay. Il quale nei colloqui
manifesta volontà di dialogo, poi però scrive e sottoscrive attacchi durissimi
contro il Papa. Le cinque condizioni sono dunque un passo previo per iniziare
il cammino che porterà alla cancellazione della scomunica. Centrale è il punto
dedicato al fatto che la Fraternità, e i suoi superiori, danno l'impressione di
sentirsi. superiori allo stesso Pontefice, di giudicarlo dall'alto, come se la
San Pio X fosse la "vera" Chiesa e la "vera" Roma, e la
Chiesa cattolica guidata da Benedetto XVI fosse un gruppo separato che deve
rientrare nella piena comunione con Econe e Menzingen. La verità, purtroppo, è
che si sono ormai stratificati atteggiamenti e prese di posizione (lo
dimostrano anche alcuni commenti presenti nel precedente post) che rendono
difficile riconoscere questo elementare dato: non sono i lefebvriani la vera
Chiesa, la vera Chiesa cattolica è quella in comunione con Benedetto XVI. Mai
come in questo momento il cuore pastorale e generoso del Pontefice, attraverso
il cardinale Castrillòn è aperto alla riconciliazione. Ma è la San Pio X che
deve tornare all'ovile dopo l'atto scismatico della consacrazione illecita dei
vescovi fatta da Lefebvre, non è la Santa Sede a dover chiedere scusa ai
lefebvriani. Risponendo alle domande dei giornalisti francesi su questo
argomento, il direttore della Sala Stampa vaticana, padre Lombardi, ha fatto la
seguente dichiarazione: "Il riconoscimento del Concilio Vaticano II come
vero Concilio ecumenico della Chiesa e il riconoscimento della validità della
Messa celebrata secondo la liturgia rinnovata dopo il Concilio non sono
assolutamente messi in questione. I cinque punti citati da Tornielli - come del
resto appare dal loro stesso tenore - riguardano le condizioni minime perché si
possa avere un rapporto caratterizzato da rispetto e disponibilità nei
confronti del Santo Padre e da uno spirito ecclesiale costruttivo. Sono quindi
di altra natura ed è per questo che non fanno riferimento al Concilio e alla
liturgia, non perché questi argomenti non rimangano fondamentali. E' evidente
che il Papa desidera tendere la mano perché sia possibile un rientro nella
comunione, ma perché si possano fare i passi necessari occorre che questa
offerta - questa "mano tesa" - sia ricevuta con atteggiamento e
spirito di carità e comunione. A questo invitano evidentemente i cinque punti
citati". Scritto in Varie Commenti ( 134 ) " (11 votes, average: 3.82
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RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 24Jun 08 Ecco le cinque
condizioni della lettera a Fellay Sono venuto in possesso delle cinque
condizioni poste a monsignor Fellay, come passo iniziale in vista del rientro
nella piena comunione con Roma. Al contrario delle prime indiscrezioni, non si
parla di accettazione del Concilio o della nuova messa: quelle espresse nella
lettera sono condizioni generali previe. Di fatto la Santa Sede, mostrando una
grande generosità, chiede di non attaccare la persona del Papa per iniziare un
vero dialogo. Monsignor Fellay ha invocato da Benedetto XVI la revoca della
scomunica, la richiesta di rispettarne l'autorità senza più pretendere essere
destinatari di un magistero "superiore" a quello del Pontefice
regnante mi sembra una condizione di buon senso! Questo il testo della lettera
che porta la firma del cardinale presidente di Ecclesia Dei: Condizioni
risultanti dall'incontro del 4 giugno 2008 tra il cardinale Dario Castrillon
Hoyos e il vescovo Bernard Fellay: 1) L'impegno a una risposta proporzionata
alla generosità del Papa. 2) L'impegno ad evitare ogni intervento pubblico che
non rispetti la persona del Santo Padre e che possa essere negativo per la
carità ecclesiale. 3) L'impegno a evitare la pretesa di un magistero superiore
al Santo Padre e di non proporre la Fraternità in contrapposizione alla Chiesa.
4) L'impegno a dimostrare la volontà di agire onestamente nella piena carità
ecclesiale e nel rispetto dell'autorità del Vicario di Cristo. 5) L'impegno a
rispettare la data - fissata alla fine del mese di gigno - per rispondere
positivamente. Questa sarà una condizione richiesta e necessaria come
preparazione immediata all'adesione per avere la piena comunione. Scritto in
Varie Commenti ( 105 ) " (13 votes, average: 3.77 out of 5) Loading ... Il
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questo articolo a un amico 23Jun 08 Accordo tra S.Sede e lefebvriani, conto
alla rovescia E' iniziato il conto alla rovescia per l'accordo tra la
Fraternità San Pio X fondata dal vescovo francese Marcel Lefebvre e la Santa
Sede, come scrivo sul Giornale di oggi. I lefebvriani, che hanno chiesto la
revoca della scomunica, dovranno rispondere entro il 28 giugno alle proposte
presentate per conto di Benedetto XVI dal cardinale Dario Castrillòn Hoyos,
presidente della pontificia commissione "Ecclesia Dei". Si tratta di
cinque punti da sottoscrivere, chiariti i quali la Fraternità potrà rientrare
nella piena comunione con Roma. E' un'occasione irripetibile: i lefebvriani da
tempo chiedevano la liberalizzazione del messale antico - e Papa Ratzinger con
il Motu proprio "Summorum pontificum cura" ha ridato piena
cittadinanza al rito preconciliare - ed è innegabile la "catechesi"
che negli ultimi tempi proviene dalle messe papali, con il recupero di alcuni
elementi tradizionali. La Fraternità dovrà accettare il Concilio Vaticano II e
la piena validità del rito liturgico post-conciliare (entrambi i punti furono
già sottoscritti dallo stesso monsignor Lefebvre nel 1988) e per quanto
riguarda la sua sistemazione canonica, potrebbe essere configurata come una
"prelatura". E' noto però che vi sono resistenze interne: queste
dovrà cercare di superare il vescovo Bernard Fellay, superiore dei lefebvriani,
nei prossimi giorni, in occasione del capitolo generale. Ora
che l'antica messa è stata liberalizzata - seppur con molte difficoltà e
clamorose disobbedienze - molti fedeli tradizionalisti non comprendono perché
la Fraternità non si accordi con Roma rientrando pienamente nella comunione
cattolica. Circostanze così favorevoli con tutta probabilità non si ripeteranno
più. Scritto in Varie Commenti ( 201 ) " (14 votes, average: 4.43
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RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 22Jun 08 Il commiato di Ruini, le
spiegazioni di Fisichella Ieri sera in San Giovanni in Laterano il cardinale
Vicario di Roma Camillo Ruini ha celebrato il 25 anniversario del suo
episcopato (la data esatta della consacrazione in realtà è 29 giugno)
accomiatandosi dalla diocesi. Ha ringraziato i collaboratori e ha tenuto
un'omelia per certi versi inedita, chiedendo scusa per la
"mediocrità" della sua preghiera. Questo è l'ampio articolo che
pubblico oggi sul Giornale. L'avvicendamento di Ruini con Vallini sarà
annunciato venerdì prossimo, 27 giugno. Sempre sulle pagine odierne, pubblico
anche un'intervista al rettore della Lateranense e nuovo presidente della
Pontificia Accademia per la vita, monsignor Rino Fisichella, che interviene sul
tema della comunione ai divorziati risposati, sollevato ieri mattina da Silvio
Berlusconi davanti al vescovo di Tempio Pausania. Scritto in Varie Commenti (
122 ) " (8 votes, average: 4.5 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea
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amico 21Jun 08 "La bandiera arcobaleno è New Age, torniamo alla
croce" Sul Giornale di oggi pubblico un articolo che riprende una lunga e
articolata riflessione messa online ieri dall'agenzia Fides della Congregazione
per l'evangelizzazione dei popoli, diretta da Luca De Mata. Vi si sottolinea
come sia del tutto improprio l'uso della bandiera della pace arcobaleno,
dimostrando che l'origine di quel simbolo è la Teosofia (corrente
filosofico-religiosa di tipo gnostico, legata alle religioni orientali) e oggi
il New Age: dunque quanto di meno cattolico possa esistere, dato che il
sincretismo gnostico e più pericoloso per il cristianesimo - che è invece un
avvenimento storico basato sull'incarnazione - dello stesso materialismo ateo.
Vi invito a leggerlo e a farlo leggere a quei parroci che hanno disteso la
"rainbow flag" nelle chiese e persino sugli altari. Scritto in Varie
Commenti ( 131 ) " (16 votes, average: 4.38 out of 5) Loading ... Il Blog
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articolo a un amico 19Jun 08 Pio XII, suor Pascalina e gli archivi ebraici Sul
Giornale di oggi pubblico un lungo articolo di recensione alla nuova biografia
di suor Pascalina Lehnert, la religiosa che accudiva Pio XII: il volume, edito
dalla San Paolo, s'intitola "La signora del sacro palazzo". Il volume
è serio e documentato, il titolo (cambiato rispetto all'edizione tedesca) a mio
avviso indulge un po' troppo allo scandalismo. Ma si sa che contro Papa Pacelli
e la sua corte si può sparare (e c'è "l'aggravante" che Pascalina era
una donna, e dunque "sospetta"), mentre sui pure potenti e influenti
segretari di altri Papi è d'obbligo il rispetto e la riverenza. Sulla stessa
pagina pubblico anche un pezzo che annuncia le iniziative della Santa Sede per
ricordare i 50 anni dalla morte di Pio XII: una mostra fotografica e di oggetti
(alla quale ho collaborato anch'io), realizzata dal Pontificio comitato di
Scienze storiche, un convegno sulla modernità del magistero di Papa Pacelli e
su come questo abbia influito decisamente sul Concilio Vaticano II. Inoltre,
sono annunciati un convegno sui presunti "silenzi" a Gerusalemme e
una riunione di esponenti dell'ebraismo americano che intendono esprimere la
loro gratitudine per ciò che Pio XII fece in favore dei perseguitati.
Presentando le iniziative (martedì scorso, ma il pezzo esce solo oggi perché è
saltato dalla pagina, "scalzato" dalla morte di Mario Rigoni Stern),
monsignor Brandmuller, presidente del Pontificio comitato di Scienze storiche,
ha detto: "Ci sono 15 archivi israeliani che hanno documenti ancora non
visibili e che nessuno indaga". Scritto in Varie Commenti ( 85 ) "
(14 votes, average: 3.86 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli ©
2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 15Jun
08 Famiglia sotto attacco, i rischi che arrivano dall'Europa La famiglia è
sottoposta all'attacco di forze che "cercano di indebolirla". Questo
ha detto ieri sera Benedetto XVI ai giovani brindisini, che lo accolgono con
grande calore in una delle poche regioni italiane che, su iniziativa della
giunta guidata da Niki Vendola, ha legiferato per concedere diritti alle coppie
di fatto. A loro il Papa ha ricordato che "fra i valori radicati" di
questa terra c'è "il rispetto della vita" e "l'attaccamento alla
famiglia" che oggi "è esposta al convergente attacco di numerose
forze che cercano di indebolirla". Nei giorni scorsi ho pubblicato sul
Giornale un articolo sulle minacce che sommessamente (e subdolamente) arrivano
su questa materia dall'Europa, attraverso quello che la professoressa Marta
Cartabia ha definito "colonialismo giurisdizionale": vale a dire la
modifica delle legislazioni familiari a colpi di sentenze delle corti europee.
Un dibattito attualissimo, dopo la clamorosa bocciatura dell'Irlanda del
Trattato di Lisbona. Scritto in Varie Commenti ( 300 ) " (23 votes,
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Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 14Jun 08 Ancora
sugli statuti del Cammino, approvati dalla Chiesa Sono in partenza per Brindisi
e Santa Maria di Leuca dove questo pomeriggio e domani seguirò la visita di
Papa Ratzinger. Apro questo nuovo spazio perché il precedente thread dedicato
ai neocatecumenali ha un record di commenti che rende difficile aprire la
pagina. Non posso fare a meno di prendere le distanze da coloro che hanno
tacciato e continuano a tacciare il Cammino di eresia, da coloro che hanno
fatto paragoni davvero offensivi avvicinando il fondatore del Cammino a
dittatori feroci. Leggo con attenzione tutti i distinguo, le prese di distanza,
gli appunti sulla libertà di critica rispetto alle decisioni papali e vaticane.
Mi permetto sommessamente di far notare che allora questi criteri vanno
adottati sempre (quando non si tratti di pronunciamenti ex cathedra), e allora
ci si dovrebbe inalberare di meno di fronte a critiche o
"disobbedienze" che riguardano altri provvedimenti o decisioni. In
ogni caso, l'approvazione di ieri - che è stata voluta da Benedetto XVI, il
quale non mi risulta in quel momento fosse sottoposto a tortura o costrizioni -
sancisce che il Cammino appartiene alla Chiesa. Nessuno è obbligato ad
aderirci, nessuno è obbligato a credere a questa proposta. Devo dire in tutta
onestà che il quadro che del Cammino è stato dipinto
in molti dei commenti che ho letto mi è sembrato a dir poco unilaterale. Sono
state usate espressioni inaccettabili, sono stati formulati giudizi e sentenze
inappellabili, abbiamo mostrato ancora una volta il volto di una Chiesa che
letteralmente si scanna al suo interno. La storia della Chiesa, diceva
Chesterton, è fatta da un'avanguardia di santi, un popolo di mediocri, una
retroguardia di delinquenti: sono le proporzioni della nostra umanità. Anche
nel Cammino, dunque, accanto a qualche santo ci saranno tante persone
"normali" o mediocri, e, come nel resto del cattolicesimo e
dell'intero genere umano anche qualche mascalzone. Capisco bene, data la
sensibilità tradizionale di molti frequentatori del blog, che le liturgie
neocatecumenali possano non piacere. Ma paragonare il Cammino a una setta
protestante chiudendo gli occhi su ciò che fa per l'evangelizzazione signfica a
mio avviso mancare di senso della misura. Gli abusi liturgici accadono - eccome
accadono! - nelle parrocchie, nelle chiese cattedrali, durante le
"ortodossissime" messe aperte a tutti e magari frequentate da pochi.
Immagino che queste poche righe non piaceranno a molti di voi. Ma siete stati
voi, continuando la discussione, a chiedermi di aprire nuovi spazi per renderla
possibile e visto che ci troviamo nel mio blog mi permetto di ricapitolare la
mia posizione. E' troppo facile, a mio avviso, bollare il cardinale Rylko,
strettissimo collaboratore di Giovanni Paolo II per molti anni, creato
cardinale da Benedetto XVI all'ultimo concistoro, come un fan dei
neocatecumenali. Rileggete, per favore, le parole che il Papa ha detto ai
movimenti il mese scorso. Scritto in Varie Commenti ( 1314 ) " (38 votes,
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sono Sono Andrea Tornielli, il vaticanista del Giornale, classe 1964, laurea in
storia della lingua greca. Sono sposato e ho tre figli. Vivo tra Roma e Milano
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Varie (210) Ultime discussioni Gregorio VII: @ Rovere Un saluto! Andrea
Tornielli: Parrocchiano, lei può dire tutto ciò che vuole contro di me. Ma
stravolgere la realtà, questo... Rovere: @ Gregorio VII Gregorio caro, ti
ringrazio, però sia chiaro che non faccio tutto questo per avere... Daniele:
Caro Parrocchiano, possibile che offendi sempre? Chi te l'ha insegnato, il
Cammino Neocatecumenale? Parrocchiano: A Daniele Offendere casomai i
neocatecumeni non significa affatto offendere la Chiesa, da cui essi di... Gli
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( da "Giornale.it, Il" del 28-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Qui sotto potete
leggera la parte "dottrinale" del protocollo firmato da monsignor
Lefebvre e dal cardinale Ratzinger il 5 maggio 1988. All'ultimo momento, il
vescovo francese si tirò indietro, ma non perché intendeva mettere in
discussione questi punti sottoscritti: lo fece perché (mal consigliato) decise
di non "fidarsi di Roma", in merito alla consacrazione del vescovo
suo successore che gli era stata garantita. Questi punti dottrinali, dunque
restano. E mostrano in tutta evidenza come la Fraternità San Pio X sia andata
ben al di là e ben oltre il suo fondatore, diventando un gruppo che ha assunto
una mentalità scismatica, come dimostrano certe dichiarazioni pubbliche di
Fellay e di Williamson. Il Papa ha fatto tanto, tantissimo, ma dai lefebvriani
ha ricevuto soltanto altezzosi schiaffi. I cinque punti, le condizioni che ho
rese note nei giorni scorsi, non intendo chiudere la bocca ai lefebvriani, ma
riportarli a un livello di discussione improntato dalla carità cristiana e dal
rispetto per il Pontefice, requisiti minimi per poter affrontare il tema della
revoca della scomunica. La discussione, che esiste e anche accesa in seno alla
Chiesa (le critiche al Papa non arrivano certo soltanto da certi
tradizionalisti, ma anche da tanti progressisti), continuerà. È evidente però
dall'atteggiamento dei responsabili della San Pio X che in gioco non è più la
difesa della tradizione cristallizzata (che i lefebvriani credono di poter
conservare senza la piena comunione con Roma, unica vera garanzia), ma ci sono
in realtà altri elementi. La "condizione" dell'abolizione del messale
di Paolo VI dettata da Williamson al Papa è semplicemente ridicola: sono le
boutade di chi non vuole davvero l'unità e non ha più nostalgia della comunione
con il Papa. Sarebbe bene che si tornasse a ciò che Lefebvre ha sottoscritto.
"Io, Marcel Lefèbvre, arcivescovo e vescovo emerito di Tulle, insieme con
i membri della Fraternità Sacerdotale San Pio X da me fondata: 1) promettiamo
di essere sempre fedeli alla Chiesa cattolica e al romano Pontefice, suo
Pastore Supremo, Vicario di Cristo, Successore del Beato Pietro nel suo primato
e Capo del corpo dei vescovi. 2) Dichiariamo di accettare la dottrina contenuta
nel n 25 della Costituzione dogmatica Lumen Gentium del Concilio Vaticano II
sul Magistero ecclesiastico e sull'adesione che gli è dovuta. 3) A proposito di
certi punti insegnati dal Concilio Vaticano II o relativi alle riforme
posteriori della liturgia e del diritto, che ci sembrano difficilmente
conciliabili con la Tradizione, ci impegniamo ad assumere un atteggiamento
positivo e di comunicazione con la Sede Apostolica, evitando ogni polemica. 4)
Dichiariamo inoltre di riconoscere la validità del Sacrificio della messa e dei
sacramenti celebrati con l'intenzione di fare ciò che fa la Chiesa e secondo i
riti indicati nelle edizioni tipiche del messale romano e dei rituali dei
sacramenti promulgati dai Papi Paolo VI e Giovanni Paolo II. 5) Infine
promettiamo di rispettare la disciplina comune della Chiesa e le leggi
ecclesiastiche, specialmente quelle contenute nel Codice di Diritto Canonico
promulgato dal Papa Giovanni Paolo II, fatta salva la disciplina speciale
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monsignor Paolo Pezzi, che domenica riceverà il pallio dalle mani di Benedetto
XVI. E' confortante apprendere che c'è un clima nuovo e positivo nei rapporti
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raccolto ulteriori informazioni che aiutano a inquadrare meglio le cinque
condizioni presenti nella lettera del cardinale Castrillòn Hoyos a mons.
Fellay. Innanzitutto quelle condizioni non sono poste ai lefebvriani in
generale, ma proprio al loro superiore, cioè lo stesso Fellay. Il quale nei
colloqui manifesta volontà di dialogo, poi però scrive e sottoscrive attacchi
durissimi contro il Papa. Le cinque condizioni sono dunque un passo previo per
iniziare il cammino che porterà alla cancellazione della scomunica. Centrale è
il punto dedicato al fatto che la Fraternità, e i suoi superiori, danno
l'impressione di sentirsi. superiori allo stesso Pontefice, di giudicarlo dall'alto,
come se la San Pio X fosse la "vera" Chiesa e la "vera"
Roma, e la Chiesa cattolica guidata da Benedetto XVI fosse un gruppo separato
che deve rientrare nella piena comunione con Econe e Menzingen. La verità,
purtroppo, è che si sono ormai stratificati atteggiamenti e prese di posizione
(lo dimostrano anche alcuni commenti presenti nel precedente post) che rendono
difficile riconoscere questo elementare dato: non sono i lefebvriani la vera
Chiesa, la vera Chiesa cattolica è quella in comunione con Benedetto XVI. Mai
come in questo momento il cuore pastorale e generoso del Pontefice, attraverso
il cardinale Castrillòn è aperto alla riconciliazione. Ma è la San Pio X che
deve tornare all'ovile dopo l'atto scismatico della consacrazione illecita dei
vescovi fatta da Lefebvre, non è la Santa Sede a dover chiedere scusa ai
lefebvriani. Risponendo alle domande dei giornalisti francesi su questo
argomento, il direttore della Sala Stampa vaticana, padre Lombardi, ha fatto la
seguente dichiarazione: "Il riconoscimento del Concilio Vaticano II come
vero Concilio ecumenico della Chiesa e il riconoscimento della validità della
Messa celebrata secondo la liturgia rinnovata dopo il Concilio non sono
assolutamente messi in questione. I cinque punti citati da Tornielli - come del
resto appare dal loro stesso tenore - riguardano le condizioni minime perché si
possa avere un rapporto caratterizzato da rispetto e disponibilità nei
confronti del Santo Padre e da uno spirito ecclesiale costruttivo. Sono quindi
di altra natura ed è per questo che non fanno riferimento al Concilio e alla
liturgia, non perché questi argomenti non rimangano fondamentali. E' evidente
che il Papa desidera tendere la mano perché sia possibile un rientro nella
comunione, ma perché si possano fare i passi necessari occorre che questa
offerta - questa "mano tesa" - sia ricevuta con atteggiamento e
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RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 24Jun 08 Ecco le cinque
condizioni della lettera a Fellay Sono venuto in possesso delle cinque
condizioni poste a monsignor Fellay, come passo iniziale in vista del rientro
nella piena comunione con Roma. Al contrario delle prime indiscrezioni, non si
parla di accettazione del Concilio o della nuova messa: quelle espresse nella
lettera sono condizioni generali previe. Di fatto la Santa Sede, mostrando una
grande generosità, chiede di non attaccare la persona del Papa per iniziare un
vero dialogo. Monsignor Fellay ha invocato da Benedetto XVI la revoca della
scomunica, la richiesta di rispettarne l'autorità senza più pretendere essere
destinatari di un magistero "superiore" a quello del Pontefice
regnante mi sembra una condizione di buon senso! Questo il testo della lettera
che porta la firma del cardinale presidente di Ecclesia Dei: Condizioni
risultanti dall'incontro del 4 giugno 2008 tra il cardinale Dario Castrillon
Hoyos e il vescovo Bernard Fellay: 1) L'impegno a una risposta proporzionata
alla generosità del Papa. 2) L'impegno ad evitare ogni intervento pubblico che
non rispetti la persona del Santo Padre e che possa essere negativo per la carità
ecclesiale. 3) L'impegno a evitare la pretesa di un magistero superiore al
Santo Padre e di non proporre la Fraternità in contrapposizione alla Chiesa. 4)
L'impegno a dimostrare la volontà di agire onestamente nella piena carità
ecclesiale e nel rispetto dell'autorità del Vicario di Cristo. 5) L'impegno a
rispettare la data - fissata alla fine del mese di gigno - per rispondere
positivamente. Questa sarà una condizione richiesta e necessaria come
preparazione immediata all'adesione per avere la piena comunione. Scritto in
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questo articolo a un amico 23Jun 08 Accordo tra S.Sede e lefebvriani, conto alla
rovescia E' iniziato il conto alla rovescia per l'accordo tra la Fraternità San
Pio X fondata dal vescovo francese Marcel Lefebvre e la Santa Sede, come scrivo
sul Giornale di oggi. I lefebvriani, che hanno chiesto la revoca della
scomunica, dovranno rispondere entro il 28 giugno alle proposte presentate per
conto di Benedetto XVI dal cardinale Dario Castrillòn Hoyos, presidente della
pontificia commissione "Ecclesia Dei". Si tratta di cinque punti da
sottoscrivere, chiariti i quali la Fraternità potrà rientrare nella piena
comunione con Roma. E' un'occasione irripetibile: i lefebvriani da tempo
chiedevano la liberalizzazione del messale antico - e Papa Ratzinger con il
Motu proprio "Summorum pontificum cura" ha ridato piena cittadinanza
al rito preconciliare - ed è innegabile la "catechesi" che negli
ultimi tempi proviene dalle messe papali, con il recupero di alcuni elementi
tradizionali. La Fraternità dovrà accettare il Concilio Vaticano II e la piena
validità del rito liturgico post-conciliare (entrambi i punti furono già
sottoscritti dallo stesso monsignor Lefebvre nel 1988) e per quanto riguarda la
sua sistemazione canonica, potrebbe essere configurata come una
"prelatura". E' noto però che vi sono resistenze interne: queste
dovrà cercare di superare il vescovo Bernard Fellay, superiore dei lefebvriani,
nei prossimi giorni, in occasione del capitolo generale. Ora
che l'antica messa è stata liberalizzata - seppur con molte difficoltà e
clamorose disobbedienze - molti fedeli tradizionalisti non comprendono perché
la Fraternità non si accordi con Roma rientrando pienamente nella comunione
cattolica. Circostanze così favorevoli con tutta probabilità non si ripeteranno
più. Scritto in Varie Commenti ( 201 ) " (14 votes, average: 4.43
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RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 22Jun 08 Il commiato di Ruini, le
spiegazioni di Fisichella Ieri sera in San Giovanni in Laterano il cardinale
Vicario di Roma Camillo Ruini ha celebrato il 25 anniversario del suo
episcopato (la data esatta della consacrazione in realtà è 29 giugno)
accomiatandosi dalla diocesi. Ha ringraziato i collaboratori e ha tenuto
un'omelia per certi versi inedita, chiedendo scusa per la
"mediocrità" della sua preghiera. Questo è l'ampio articolo che
pubblico oggi sul Giornale. L'avvicendamento di Ruini con Vallini sarà
annunciato venerdì prossimo, 27 giugno. Sempre sulle pagine odierne, pubblico
anche un'intervista al rettore della Lateranense e nuovo presidente della Pontificia
Accademia per la vita, monsignor Rino Fisichella, che interviene sul tema della
comunione ai divorziati risposati, sollevato ieri mattina da Silvio Berlusconi
davanti al vescovo di Tempio Pausania. Scritto in Varie Commenti ( 122 ) "
(8 votes, average: 4.5 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2008
Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 21Jun 08
"La bandiera arcobaleno è New Age, torniamo alla croce" Sul Giornale
di oggi pubblico un articolo che riprende una lunga e articolata riflessione
messa online ieri dall'agenzia Fides della Congregazione per l'evangelizzazione
dei popoli, diretta da Luca De Mata. Vi si sottolinea come sia del tutto
improprio l'uso della bandiera della pace arcobaleno, dimostrando che l'origine
di quel simbolo è la Teosofia (corrente filosofico-religiosa di tipo gnostico,
legata alle religioni orientali) e oggi il New Age: dunque quanto di meno
cattolico possa esistere, dato che il sincretismo gnostico e più pericoloso per
il cristianesimo - che è invece un avvenimento storico basato sull'incarnazione
- dello stesso materialismo ateo. Vi invito a leggerlo e a farlo leggere a quei
parroci che hanno disteso la "rainbow flag" nelle chiese e persino
sugli altari. Scritto in Varie Commenti ( 131 ) " (16 votes, average: 4.38
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RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 19Jun 08 Pio XII, suor Pascalina
e gli archivi ebraici Sul Giornale di oggi pubblico un lungo articolo di
recensione alla nuova biografia di suor Pascalina Lehnert, la religiosa che
accudiva Pio XII: il volume, edito dalla San Paolo, s'intitola "La signora
del sacro palazzo". Il volume è serio e documentato, il titolo (cambiato
rispetto all'edizione tedesca) a mio avviso indulge un po' troppo allo
scandalismo. Ma si sa che contro Papa Pacelli e la sua corte si può sparare (e
c'è "l'aggravante" che Pascalina era una donna, e dunque
"sospetta"), mentre sui pure potenti e influenti segretari di altri
Papi è d'obbligo il rispetto e la riverenza. Sulla stessa pagina pubblico anche
un pezzo che annuncia le iniziative della Santa Sede per ricordare i 50 anni
dalla morte di Pio XII: una mostra fotografica e di oggetti (alla quale ho
collaborato anch'io), realizzata dal Pontificio comitato di Scienze storiche,
un convegno sulla modernità del magistero di Papa Pacelli e su come questo
abbia influito decisamente sul Concilio Vaticano II. Inoltre, sono annunciati
un convegno sui presunti "silenzi" a Gerusalemme e una riunione di
esponenti dell'ebraismo americano che intendono esprimere la loro gratitudine
per ciò che Pio XII fece in favore dei perseguitati. Presentando le iniziative
(martedì scorso, ma il pezzo esce solo oggi perché è saltato dalla pagina,
"scalzato" dalla morte di Mario Rigoni Stern), monsignor Brandmuller,
presidente del Pontificio comitato di Scienze storiche, ha detto: "Ci sono
15 archivi israeliani che hanno documenti ancora non visibili e che nessuno
indaga". Scritto in Varie Commenti ( 85 ) " (14 votes, average: 3.86
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RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 15Jun 08 Famiglia sotto attacco,
i rischi che arrivano dall'Europa La famiglia è sottoposta all'attacco di forze
che "cercano di indebolirla". Questo ha detto ieri sera Benedetto XVI
ai giovani brindisini, che lo accolgono con grande calore in una delle poche
regioni italiane che, su iniziativa della giunta guidata da Niki Vendola, ha
legiferato per concedere diritti alle coppie di fatto. A loro il Papa ha
ricordato che "fra i valori radicati" di questa terra c'è "il
rispetto della vita" e "l'attaccamento alla famiglia" che oggi
"è esposta al convergente attacco di numerose forze che cercano di
indebolirla". Nei giorni scorsi ho pubblicato sul Giornale un articolo
sulle minacce che sommessamente (e subdolamente) arrivano su questa materia
dall'Europa, attraverso quello che la professoressa Marta Cartabia ha definito
"colonialismo giurisdizionale": vale a dire la modifica delle
legislazioni familiari a colpi di sentenze delle corti europee. Un dibattito
attualissimo, dopo la clamorosa bocciatura dell'Irlanda del Trattato di
Lisbona. Scritto in Varie Commenti ( 300 ) " (23 votes, average: 4.57 out
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Commenti Invia questo articolo a un amico 14Jun 08 Ancora sugli statuti del
Cammino, approvati dalla Chiesa Sono in partenza per Brindisi e Santa Maria di
Leuca dove questo pomeriggio e domani seguirò la visita di Papa Ratzinger. Apro
questo nuovo spazio perché il precedente thread dedicato ai neocatecumenali ha
un record di commenti che rende difficile aprire la pagina. Non posso fare a
meno di prendere le distanze da coloro che hanno tacciato e continuano a
tacciare il Cammino di eresia, da coloro che hanno fatto paragoni davvero
offensivi avvicinando il fondatore del Cammino a dittatori feroci. Leggo con
attenzione tutti i distinguo, le prese di distanza, gli appunti sulla libertà
di critica rispetto alle decisioni papali e vaticane. Mi permetto sommessamente
di far notare che allora questi criteri vanno adottati sempre (quando non si
tratti di pronunciamenti ex cathedra), e allora ci si dovrebbe inalberare di
meno di fronte a critiche o "disobbedienze" che riguardano altri
provvedimenti o decisioni. In ogni caso, l'approvazione di ieri - che è stata
voluta da Benedetto XVI, il quale non mi risulta in quel momento fosse
sottoposto a tortura o costrizioni - sancisce che il Cammino appartiene alla Chiesa.
Nessuno è obbligato ad aderirci, nessuno è obbligato a credere a questa
proposta. Devo dire in tutta onestà che il quadro che del Cammino è stato dipinto in molti dei commenti che ho letto mi è
sembrato a dir poco unilaterale. Sono state usate espressioni inaccettabili,
sono stati formulati giudizi e sentenze inappellabili, abbiamo mostrato ancora
una volta il volto di una Chiesa che letteralmente si scanna al suo interno. La
storia della Chiesa, diceva Chesterton, è fatta da un'avanguardia di santi, un
popolo di mediocri, una retroguardia di delinquenti: sono le proporzioni della
nostra umanità. Anche nel Cammino, dunque, accanto a qualche santo ci saranno
tante persone "normali" o mediocri, e, come nel resto del
cattolicesimo e dell'intero genere umano anche qualche mascalzone. Capisco
bene, data la sensibilità tradizionale di molti frequentatori del blog, che le
liturgie neocatecumenali possano non piacere. Ma paragonare il Cammino a una
setta protestante chiudendo gli occhi su ciò che fa per l'evangelizzazione
signfica a mio avviso mancare di senso della misura. Gli abusi liturgici
accadono - eccome accadono! - nelle parrocchie, nelle chiese cattedrali,
durante le "ortodossissime" messe aperte a tutti e magari frequentate
da pochi. Immagino che queste poche righe non piaceranno a molti di voi. Ma
siete stati voi, continuando la discussione, a chiedermi di aprire nuovi spazi
per renderla possibile e visto che ci troviamo nel mio blog mi permetto di
ricapitolare la mia posizione. E' troppo facile, a mio avviso, bollare il
cardinale Rylko, strettissimo collaboratore di Giovanni Paolo II per molti
anni, creato cardinale da Benedetto XVI all'ultimo concistoro, come un fan dei
neocatecumenali. Rileggete, per favore, le parole che il Papa ha detto ai movimenti
il mese scorso. Scritto in Varie Commenti ( 1314 ) " (38 votes, average:
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Sono Andrea Tornielli, il vaticanista del Giornale, classe 1964, laurea in
storia della lingua greca. Sono sposato e ho tre figli. Vivo tra Roma e Milano
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Varie (210) Ultime discussioni Gregorio VII: @ Rovere Un saluto! Andrea
Tornielli: Parrocchiano, lei può dire tutto ciò che vuole contro di me. Ma
stravolgere la realtà, questo... Rovere: @ Gregorio VII Gregorio caro, ti
ringrazio, però sia chiaro che non faccio tutto questo per avere... Daniele:
Caro Parrocchiano, possibile che offendi sempre? Chi te l'ha insegnato, il
Cammino Neocatecumenale? Parrocchiano: A Daniele Offendere casomai i
neocatecumeni non significa affatto offendere la Chiesa, da cui essi di... Gli
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di monsignor Fellay Ecco le cinque condizioni della lettera a Fellay Accordo
tra S.Sede e lefebvriani, conto alla rovescia Il commiato di Ruini, le
spiegazioni di Fisichella "La bandiera arcobaleno è New Age, torniamo alla
croce" Pio XII, suor Pascalina e gli archivi ebraici Famiglia sotto
attacco, i rischi che arrivano dall'Europa Ancora sugli statuti del Cammino,
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( da "Giornale.it, Il" del 28-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Qui sotto potete
leggera la parte "dottrinale" del protocollo firmato da monsignor
Lefebvre e dal cardinale Ratzinger il 5 maggio 1988. All'ultimo momento, il
vescovo francese si tirò indietro, ma non perché intendeva mettere in discussione
questi punti sottoscritti: lo fece perché (mal consigliato) decise di non
"fidarsi di Roma", in merito alla consacrazione del vescovo suo
successore che gli era stata garantita. Questi punti dottrinali, dunque
restano. E mostrano in tutta evidenza come la Fraternità San Pio X sia andata
ben al di là e ben oltre il suo fondatore, diventando un gruppo che ha assunto
una mentalità scismatica, come dimostrano certe dichiarazioni pubbliche di
Fellay e di Williamson. Il Papa ha fatto tanto, tantissimo, ma dai lefebvriani
ha ricevuto soltanto altezzosi schiaffi. I cinque punti, le condizioni che ho
rese note nei giorni scorsi, non intendo chiudere la bocca ai lefebvriani, ma
riportarli a un livello di discussione improntato dalla carità cristiana e dal
rispetto per il Pontefice, requisiti minimi per poter affrontare il tema della
revoca della scomunica. La discussione, che esiste e anche accesa in seno alla
Chiesa (le critiche al Papa non arrivano certo soltanto da certi
tradizionalisti, ma anche da tanti progressisti), continuerà. È evidente però
dall'atteggiamento dei responsabili della San Pio X che in gioco non è più la
difesa della tradizione cristallizzata (che i lefebvriani credono di poter
conservare senza la piena comunione con Roma, unica vera garanzia), ma ci sono
in realtà altri elementi. La "condizione" dell'abolizione del messale
di Paolo VI dettata da Williamson al Papa è semplicemente ridicola: sono le
boutade di chi non vuole davvero l'unità e non ha più nostalgia della comunione
con il Papa. Sarebbe bene che si tornasse a ciò che Lefebvre ha sottoscritto.
"Io, Marcel Lefèbvre, arcivescovo e vescovo emerito di Tulle, insieme con
i membri della Fraternità Sacerdotale San Pio X da me fondata: 1) promettiamo
di essere sempre fedeli alla Chiesa cattolica e al romano Pontefice, suo
Pastore Supremo, Vicario di Cristo, Successore del Beato Pietro nel suo primato
e Capo del corpo dei vescovi. 2) Dichiariamo di accettare la dottrina contenuta
nel n 25 della Costituzione dogmatica Lumen Gentium del Concilio Vaticano II
sul Magistero ecclesiastico e sull'adesione che gli è dovuta. 3) A proposito di
certi punti insegnati dal Concilio Vaticano II o relativi alle riforme
posteriori della liturgia e del diritto, che ci sembrano difficilmente
conciliabili con la Tradizione, ci impegniamo ad assumere un atteggiamento
positivo e di comunicazione con la Sede Apostolica, evitando ogni polemica. 4)
Dichiariamo inoltre di riconoscere la validità del Sacrificio della messa e dei
sacramenti celebrati con l'intenzione di fare ciò che fa la Chiesa e secondo i
riti indicati nelle edizioni tipiche del messale romano e dei rituali dei
sacramenti promulgati dai Papi Paolo VI e Giovanni Paolo II. 5) Infine
promettiamo di rispettare la disciplina comune della Chiesa e le leggi ecclesiastiche,
specialmente quelle contenute nel Codice di Diritto Canonico promulgato dal
Papa Giovanni Paolo II, fatta salva la disciplina speciale concessa alla
Fraternità con legge particolare". Scritto in Varie Commenti ( 136 )
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27Jun 08 Buone notizie da Mosca. Sul Giornale di oggi pubblico l'intervista al
nuovo arcivescovo della cattedrale della Madre di Dio a Mosca, monsignor Paolo
Pezzi, che domenica riceverà il pallio dalle mani di Benedetto XVI. E'
confortante apprendere che c'è un clima nuovo e positivo nei rapporti tra la
piccola comunità cattolica e la Chiesa ortodossa russa. Scritto in Varie Commenti
( 11 ) " (3 votes, average: 5 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea
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amico 25Jun 08 Il bivio di monsignor Fellay Mi trovo a Roma e ho raccolto
ulteriori informazioni che aiutano a inquadrare meglio le cinque condizioni
presenti nella lettera del cardinale Castrillòn Hoyos a mons. Fellay.
Innanzitutto quelle condizioni non sono poste ai lefebvriani in generale, ma
proprio al loro superiore, cioè lo stesso Fellay. Il quale nei colloqui
manifesta volontà di dialogo, poi però scrive e sottoscrive attacchi durissimi
contro il Papa. Le cinque condizioni sono dunque un passo previo per iniziare
il cammino che porterà alla cancellazione della scomunica. Centrale è il punto
dedicato al fatto che la Fraternità, e i suoi superiori, danno l'impressione di
sentirsi. superiori allo stesso Pontefice, di giudicarlo dall'alto, come se la
San Pio X fosse la "vera" Chiesa e la "vera" Roma, e la
Chiesa cattolica guidata da Benedetto XVI fosse un gruppo separato che deve
rientrare nella piena comunione con Econe e Menzingen. La verità, purtroppo, è
che si sono ormai stratificati atteggiamenti e prese di posizione (lo
dimostrano anche alcuni commenti presenti nel precedente post) che rendono
difficile riconoscere questo elementare dato: non sono i lefebvriani la vera
Chiesa, la vera Chiesa cattolica è quella in comunione con Benedetto XVI. Mai
come in questo momento il cuore pastorale e generoso del Pontefice, attraverso
il cardinale Castrillòn è aperto alla riconciliazione. Ma è la San Pio X che
deve tornare all'ovile dopo l'atto scismatico della consacrazione illecita dei
vescovi fatta da Lefebvre, non è la Santa Sede a dover chiedere scusa ai
lefebvriani. Risponendo alle domande dei giornalisti francesi su questo
argomento, il direttore della Sala Stampa vaticana, padre Lombardi, ha fatto la
seguente dichiarazione: "Il riconoscimento del Concilio Vaticano II come
vero Concilio ecumenico della Chiesa e il riconoscimento della validità della
Messa celebrata secondo la liturgia rinnovata dopo il Concilio non sono
assolutamente messi in questione. I cinque punti citati da Tornielli - come del
resto appare dal loro stesso tenore - riguardano le condizioni minime perché si
possa avere un rapporto caratterizzato da rispetto e disponibilità nei
confronti del Santo Padre e da uno spirito ecclesiale costruttivo. Sono quindi
di altra natura ed è per questo che non fanno riferimento al Concilio e alla
liturgia, non perché questi argomenti non rimangano fondamentali. E' evidente
che il Papa desidera tendere la mano perché sia possibile un rientro nella
comunione, ma perché si possano fare i passi necessari occorre che questa
offerta - questa "mano tesa" - sia ricevuta con atteggiamento e
spirito di carità e comunione. A questo invitano evidentemente i cinque punti
citati". Scritto in Varie Commenti ( 134 ) " (11 votes, average: 3.82
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condizioni della lettera a Fellay Sono venuto in possesso delle cinque
condizioni poste a monsignor Fellay, come passo iniziale in vista del rientro
nella piena comunione con Roma. Al contrario delle prime indiscrezioni, non si
parla di accettazione del Concilio o della nuova messa: quelle espresse nella
lettera sono condizioni generali previe. Di fatto la Santa Sede, mostrando una
grande generosità, chiede di non attaccare la persona del Papa per iniziare un
vero dialogo. Monsignor Fellay ha invocato da Benedetto XVI la revoca della
scomunica, la richiesta di rispettarne l'autorità senza più pretendere essere
destinatari di un magistero "superiore" a quello del Pontefice
regnante mi sembra una condizione di buon senso! Questo il testo della lettera
che porta la firma del cardinale presidente di Ecclesia Dei: Condizioni
risultanti dall'incontro del 4 giugno 2008 tra il cardinale Dario Castrillon
Hoyos e il vescovo Bernard Fellay: 1) L'impegno a una risposta proporzionata
alla generosità del Papa. 2) L'impegno ad evitare ogni intervento pubblico che
non rispetti la persona del Santo Padre e che possa essere negativo per la
carità ecclesiale. 3) L'impegno a evitare la pretesa di un magistero superiore
al Santo Padre e di non proporre la Fraternità in contrapposizione alla Chiesa.
4) L'impegno a dimostrare la volontà di agire onestamente nella piena carità
ecclesiale e nel rispetto dell'autorità del Vicario di Cristo. 5) L'impegno a
rispettare la data - fissata alla fine del mese di gigno - per rispondere
positivamente. Questa sarà una condizione richiesta e necessaria come
preparazione immediata all'adesione per avere la piena comunione. Scritto in
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alla rovescia E' iniziato il conto alla rovescia per l'accordo tra la
Fraternità San Pio X fondata dal vescovo francese Marcel Lefebvre e la Santa
Sede, come scrivo sul Giornale di oggi. I lefebvriani, che hanno chiesto la
revoca della scomunica, dovranno rispondere entro il 28 giugno alle proposte
presentate per conto di Benedetto XVI dal cardinale Dario Castrillòn Hoyos,
presidente della pontificia commissione "Ecclesia Dei". Si tratta di
cinque punti da sottoscrivere, chiariti i quali la Fraternità potrà rientrare
nella piena comunione con Roma. E' un'occasione irripetibile: i lefebvriani da
tempo chiedevano la liberalizzazione del messale antico - e Papa Ratzinger con
il Motu proprio "Summorum pontificum cura" ha ridato piena
cittadinanza al rito preconciliare - ed è innegabile la "catechesi"
che negli ultimi tempi proviene dalle messe papali, con il recupero di alcuni
elementi tradizionali. La Fraternità dovrà accettare il Concilio Vaticano II e
la piena validità del rito liturgico post-conciliare (entrambi i punti furono
già sottoscritti dallo stesso monsignor Lefebvre nel 1988) e per quanto
riguarda la sua sistemazione canonica, potrebbe essere configurata come una
"prelatura". E' noto però che vi sono resistenze interne: queste
dovrà cercare di superare il vescovo Bernard Fellay, superiore dei lefebvriani,
nei prossimi giorni, in occasione del capitolo generale. Ora
che l'antica messa è stata liberalizzata - seppur con molte difficoltà e
clamorose disobbedienze - molti fedeli tradizionalisti non comprendono perché
la Fraternità non si accordi con Roma rientrando pienamente nella comunione
cattolica. Circostanze così favorevoli con tutta probabilità non si ripeteranno
più. Scritto in Varie Commenti ( 201 ) " (14 votes, average: 4.43
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spiegazioni di Fisichella Ieri sera in San Giovanni in Laterano il cardinale
Vicario di Roma Camillo Ruini ha celebrato il 25 anniversario del suo
episcopato (la data esatta della consacrazione in realtà è 29 giugno)
accomiatandosi dalla diocesi. Ha ringraziato i collaboratori e ha tenuto
un'omelia per certi versi inedita, chiedendo scusa per la
"mediocrità" della sua preghiera. Questo è l'ampio articolo che
pubblico oggi sul Giornale. L'avvicendamento di Ruini con Vallini sarà
annunciato venerdì prossimo, 27 giugno. Sempre sulle pagine odierne, pubblico
anche un'intervista al rettore della Lateranense e nuovo presidente della
Pontificia Accademia per la vita, monsignor Rino Fisichella, che interviene sul
tema della comunione ai divorziati risposati, sollevato ieri mattina da Silvio
Berlusconi davanti al vescovo di Tempio Pausania. Scritto in Varie Commenti (
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amico 21Jun 08 "La bandiera arcobaleno è New Age, torniamo alla
croce" Sul Giornale di oggi pubblico un articolo che riprende una lunga e
articolata riflessione messa online ieri dall'agenzia Fides della Congregazione
per l'evangelizzazione dei popoli, diretta da Luca De Mata. Vi si sottolinea
come sia del tutto improprio l'uso della bandiera della pace arcobaleno,
dimostrando che l'origine di quel simbolo è la Teosofia (corrente
filosofico-religiosa di tipo gnostico, legata alle religioni orientali) e oggi
il New Age: dunque quanto di meno cattolico possa esistere, dato che il
sincretismo gnostico e più pericoloso per il cristianesimo - che è invece un
avvenimento storico basato sull'incarnazione - dello stesso materialismo ateo.
Vi invito a leggerlo e a farlo leggere a quei parroci che hanno disteso la
"rainbow flag" nelle chiese e persino sugli altari. Scritto in Varie
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di Andrea Tornielli © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo
articolo a un amico 19Jun 08 Pio XII, suor Pascalina e gli archivi ebraici Sul
Giornale di oggi pubblico un lungo articolo di recensione alla nuova biografia
di suor Pascalina Lehnert, la religiosa che accudiva Pio XII: il volume, edito
dalla San Paolo, s'intitola "La signora del sacro palazzo". Il volume
è serio e documentato, il titolo (cambiato rispetto all'edizione tedesca) a mio
avviso indulge un po' troppo allo scandalismo. Ma si sa che contro Papa Pacelli
e la sua corte si può sparare (e c'è "l'aggravante" che Pascalina era
una donna, e dunque "sospetta"), mentre sui pure potenti e influenti
segretari di altri Papi è d'obbligo il rispetto e la riverenza. Sulla stessa
pagina pubblico anche un pezzo che annuncia le iniziative della Santa Sede per
ricordare i 50 anni dalla morte di Pio XII: una mostra fotografica e di oggetti
(alla quale ho collaborato anch'io), realizzata dal Pontificio comitato di
Scienze storiche, un convegno sulla modernità del magistero di Papa Pacelli e
su come questo abbia influito decisamente sul Concilio Vaticano II. Inoltre,
sono annunciati un convegno sui presunti "silenzi" a Gerusalemme e
una riunione di esponenti dell'ebraismo americano che intendono esprimere la
loro gratitudine per ciò che Pio XII fece in favore dei perseguitati.
Presentando le iniziative (martedì scorso, ma il pezzo esce solo oggi perché è
saltato dalla pagina, "scalzato" dalla morte di Mario Rigoni Stern),
monsignor Brandmuller, presidente del Pontificio comitato di Scienze storiche,
ha detto: "Ci sono 15 archivi israeliani che hanno documenti ancora non
visibili e che nessuno indaga". Scritto in Varie Commenti ( 85 ) "
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2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 15Jun
08 Famiglia sotto attacco, i rischi che arrivano dall'Europa La famiglia è
sottoposta all'attacco di forze che "cercano di indebolirla". Questo
ha detto ieri sera Benedetto XVI ai giovani brindisini, che lo accolgono con
grande calore in una delle poche regioni italiane che, su iniziativa della
giunta guidata da Niki Vendola, ha legiferato per concedere diritti alle coppie
di fatto. A loro il Papa ha ricordato che "fra i valori radicati" di
questa terra c'è "il rispetto della vita" e "l'attaccamento alla
famiglia" che oggi "è esposta al convergente attacco di numerose
forze che cercano di indebolirla". Nei giorni scorsi ho pubblicato sul
Giornale un articolo sulle minacce che sommessamente (e subdolamente) arrivano
su questa materia dall'Europa, attraverso quello che la professoressa Marta
Cartabia ha definito "colonialismo giurisdizionale": vale a dire la
modifica delle legislazioni familiari a colpi di sentenze delle corti europee.
Un dibattito attualissimo, dopo la clamorosa bocciatura dell'Irlanda del
Trattato di Lisbona. Scritto in Varie Commenti ( 300 ) " (23 votes,
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Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 14Jun 08 Ancora
sugli statuti del Cammino, approvati dalla Chiesa Sono in partenza per Brindisi
e Santa Maria di Leuca dove questo pomeriggio e domani seguirò la visita di
Papa Ratzinger. Apro questo nuovo spazio perché il precedente thread dedicato
ai neocatecumenali ha un record di commenti che rende difficile aprire la
pagina. Non posso fare a meno di prendere le distanze da coloro che hanno
tacciato e continuano a tacciare il Cammino di eresia, da coloro che hanno
fatto paragoni davvero offensivi avvicinando il fondatore del Cammino a
dittatori feroci. Leggo con attenzione tutti i distinguo, le prese di distanza,
gli appunti sulla libertà di critica rispetto alle decisioni papali e vaticane.
Mi permetto sommessamente di far notare che allora questi criteri vanno
adottati sempre (quando non si tratti di pronunciamenti ex cathedra), e allora
ci si dovrebbe inalberare di meno di fronte a critiche o
"disobbedienze" che riguardano altri provvedimenti o decisioni. In
ogni caso, l'approvazione di ieri - che è stata voluta da Benedetto XVI, il
quale non mi risulta in quel momento fosse sottoposto a tortura o costrizioni -
sancisce che il Cammino appartiene alla Chiesa. Nessuno è obbligato ad
aderirci, nessuno è obbligato a credere a questa proposta. Devo dire in tutta
onestà che il quadro che del Cammino è stato dipinto
in molti dei commenti che ho letto mi è sembrato a dir poco unilaterale. Sono
state usate espressioni inaccettabili, sono stati formulati giudizi e sentenze
inappellabili, abbiamo mostrato ancora una volta il volto di una Chiesa che
letteralmente si scanna al suo interno. La storia della Chiesa, diceva
Chesterton, è fatta da un'avanguardia di santi, un popolo di mediocri, una
retroguardia di delinquenti: sono le proporzioni della nostra umanità. Anche
nel Cammino, dunque, accanto a qualche santo ci saranno tante persone
"normali" o mediocri, e, come nel resto del cattolicesimo e
dell'intero genere umano anche qualche mascalzone. Capisco bene, data la
sensibilità tradizionale di molti frequentatori del blog, che le liturgie
neocatecumenali possano non piacere. Ma paragonare il Cammino a una setta
protestante chiudendo gli occhi su ciò che fa per l'evangelizzazione signfica a
mio avviso mancare di senso della misura. Gli abusi liturgici accadono - eccome
accadono! - nelle parrocchie, nelle chiese cattedrali, durante le
"ortodossissime" messe aperte a tutti e magari frequentate da pochi.
Immagino che queste poche righe non piaceranno a molti di voi. Ma siete stati
voi, continuando la discussione, a chiedermi di aprire nuovi spazi per renderla
possibile e visto che ci troviamo nel mio blog mi permetto di ricapitolare la
mia posizione. E' troppo facile, a mio avviso, bollare il cardinale Rylko,
strettissimo collaboratore di Giovanni Paolo II per molti anni, creato
cardinale da Benedetto XVI all'ultimo concistoro, come un fan dei
neocatecumenali. Rileggete, per favore, le parole che il Papa ha detto ai
movimenti il mese scorso. Scritto in Varie Commenti ( 1314 ) " (38 votes,
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sono Sono Andrea Tornielli, il vaticanista del Giornale, classe 1964, laurea in
storia della lingua greca. Sono sposato e ho tre figli. Vivo tra Roma e Milano
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Varie (210) Ultime discussioni Gregorio VII: @ Rovere Un saluto! Andrea
Tornielli: Parrocchiano, lei può dire tutto ciò che vuole contro di me. Ma
stravolgere la realtà, questo... Rovere: @ Gregorio VII Gregorio caro, ti
ringrazio, però sia chiaro che non faccio tutto questo per avere... Daniele:
Caro Parrocchiano, possibile che offendi sempre? Chi te l'ha insegnato, il
Cammino Neocatecumenale? Parrocchiano: A Daniele Offendere casomai i
neocatecumeni non significa affatto offendere la Chiesa, da cui essi di... Gli
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Mosca. Il bivio di monsignor Fellay Ecco le cinque condizioni della lettera a
Fellay Accordo tra S.Sede e lefebvriani, conto alla rovescia Il commiato di
Ruini, le spiegazioni di Fisichella "La bandiera arcobaleno è New Age,
torniamo alla croce" Pio XII, suor Pascalina e gli archivi ebraici
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( da "Giornale.it, Il" del 28-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Qui sotto potete
leggera la parte "dottrinale" del protocollo firmato da monsignor
Lefebvre e dal cardinale Ratzinger il 5 maggio 1988. All'ultimo momento, il
vescovo francese si tirò indietro, ma non perché intendeva mettere in
discussione questi punti sottoscritti: lo fece perché (mal consigliato) decise
di non "fidarsi di Roma", in merito alla consacrazione del vescovo
suo successore che gli era stata garantita. Questi punti dottrinali, dunque
restano. E mostrano in tutta evidenza come la Fraternità San Pio X sia andata
ben al di là e ben oltre il suo fondatore, diventando un gruppo che ha assunto
una mentalità scismatica, come dimostrano certe dichiarazioni pubbliche di
Fellay e di Williamson. Il Papa ha fatto tanto, tantissimo, ma dai lefebvriani
ha ricevuto soltanto altezzosi schiaffi. I cinque punti, le condizioni che ho
rese note nei giorni scorsi, non intendo chiudere la bocca ai lefebvriani, ma
riportarli a un livello di discussione improntato dalla carità cristiana e dal
rispetto per il Pontefice, requisiti minimi per poter affrontare il tema della
revoca della scomunica. La discussione, che esiste e anche accesa in seno alla
Chiesa (le critiche al Papa non arrivano certo soltanto da certi
tradizionalisti, ma anche da tanti progressisti), continuerà. È evidente però
dall'atteggiamento dei responsabili della San Pio X che in gioco non è più la
difesa della tradizione cristallizzata (che i lefebvriani credono di poter
conservare senza la piena comunione con Roma, unica vera garanzia), ma ci sono
in realtà altri elementi. La "condizione" dell'abolizione del messale
di Paolo VI dettata da Williamson al Papa è semplicemente ridicola: sono le
boutade di chi non vuole davvero l'unità e non ha più nostalgia della comunione
con il Papa. Sarebbe bene che si tornasse a ciò che Lefebvre ha sottoscritto.
"Io, Marcel Lefèbvre, arcivescovo e vescovo emerito di Tulle, insieme con
i membri della Fraternità Sacerdotale San Pio X da me fondata: 1) promettiamo
di essere sempre fedeli alla Chiesa cattolica e al romano Pontefice, suo
Pastore Supremo, Vicario di Cristo, Successore del Beato Pietro nel suo primato
e Capo del corpo dei vescovi. 2) Dichiariamo di accettare la dottrina contenuta
nel n 25 della Costituzione dogmatica Lumen Gentium del Concilio Vaticano II
sul Magistero ecclesiastico e sull'adesione che gli è dovuta. 3) A proposito di
certi punti insegnati dal Concilio Vaticano II o relativi alle riforme
posteriori della liturgia e del diritto, che ci sembrano difficilmente
conciliabili con la Tradizione, ci impegniamo ad assumere un atteggiamento
positivo e di comunicazione con la Sede Apostolica, evitando ogni polemica. 4)
Dichiariamo inoltre di riconoscere la validità del Sacrificio della messa e dei
sacramenti celebrati con l'intenzione di fare ciò che fa la Chiesa e secondo i
riti indicati nelle edizioni tipiche del messale romano e dei rituali dei
sacramenti promulgati dai Papi Paolo VI e Giovanni Paolo II. 5) Infine
promettiamo di rispettare la disciplina comune della Chiesa e le leggi
ecclesiastiche, specialmente quelle contenute nel Codice di Diritto Canonico
promulgato dal Papa Giovanni Paolo II, fatta salva la disciplina speciale
concessa alla Fraternità con legge particolare". Scritto in Varie Commenti
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Tornielli © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un
amico 27Jun 08 Buone notizie da Mosca. Sul Giornale di oggi pubblico
l'intervista al nuovo arcivescovo della cattedrale della Madre di Dio a Mosca,
monsignor Paolo Pezzi, che domenica riceverà il pallio dalle mani di Benedetto
XVI. E' confortante apprendere che c'è un clima nuovo e positivo nei rapporti
tra la piccola comunità cattolica e la Chiesa ortodossa russa. Scritto in Varie
Commenti ( 11 ) " (3 votes, average: 5 out of 5) Loading ... Il Blog di
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articolo a un amico 25Jun 08 Il bivio di monsignor Fellay Mi trovo a Roma e ho
raccolto ulteriori informazioni che aiutano a inquadrare meglio le cinque
condizioni presenti nella lettera del cardinale Castrillòn Hoyos a mons.
Fellay. Innanzitutto quelle condizioni non sono poste ai lefebvriani in
generale, ma proprio al loro superiore, cioè lo stesso Fellay. Il quale nei
colloqui manifesta volontà di dialogo, poi però scrive e sottoscrive attacchi
durissimi contro il Papa. Le cinque condizioni sono dunque un passo previo per
iniziare il cammino che porterà alla cancellazione della scomunica. Centrale è
il punto dedicato al fatto che la Fraternità, e i suoi superiori, danno
l'impressione di sentirsi. superiori allo stesso Pontefice, di giudicarlo
dall'alto, come se la San Pio X fosse la "vera" Chiesa e la
"vera" Roma, e la Chiesa cattolica guidata da Benedetto XVI fosse un
gruppo separato che deve rientrare nella piena comunione con Econe e Menzingen.
La verità, purtroppo, è che si sono ormai stratificati atteggiamenti e prese di
posizione (lo dimostrano anche alcuni commenti presenti nel precedente post)
che rendono difficile riconoscere questo elementare dato: non sono i
lefebvriani la vera Chiesa, la vera Chiesa cattolica è quella in comunione con
Benedetto XVI. Mai come in questo momento il cuore pastorale e generoso del
Pontefice, attraverso il cardinale Castrillòn è aperto alla riconciliazione. Ma
è la San Pio X che deve tornare all'ovile dopo l'atto scismatico della
consacrazione illecita dei vescovi fatta da Lefebvre, non è la Santa Sede a
dover chiedere scusa ai lefebvriani. Risponendo alle domande dei giornalisti
francesi su questo argomento, il direttore della Sala Stampa vaticana, padre
Lombardi, ha fatto la seguente dichiarazione: "Il riconoscimento del
Concilio Vaticano II come vero Concilio ecumenico della Chiesa e il
riconoscimento della validità della Messa celebrata secondo la liturgia
rinnovata dopo il Concilio non sono assolutamente messi in questione. I cinque
punti citati da Tornielli - come del resto appare dal loro stesso tenore -
riguardano le condizioni minime perché si possa avere un rapporto
caratterizzato da rispetto e disponibilità nei confronti del Santo Padre e da
uno spirito ecclesiale costruttivo. Sono quindi di altra natura ed è per questo
che non fanno riferimento al Concilio e alla liturgia, non perché questi
argomenti non rimangano fondamentali. E' evidente che il Papa desidera tendere
la mano perché sia possibile un rientro nella comunione, ma perché si possano fare
i passi necessari occorre che questa offerta - questa "mano tesa" -
sia ricevuta con atteggiamento e spirito di carità e comunione. A questo
invitano evidentemente i cinque punti citati". Scritto in Varie Commenti (
134 ) " (11 votes, average: 3.82 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea
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amico 24Jun 08 Ecco le cinque condizioni della lettera a Fellay Sono venuto in
possesso delle cinque condizioni poste a monsignor Fellay, come passo iniziale
in vista del rientro nella piena comunione con Roma. Al contrario delle prime
indiscrezioni, non si parla di accettazione del Concilio o della nuova messa:
quelle espresse nella lettera sono condizioni generali previe. Di fatto la
Santa Sede, mostrando una grande generosità, chiede di non attaccare la persona
del Papa per iniziare un vero dialogo. Monsignor Fellay ha invocato da
Benedetto XVI la revoca della scomunica, la richiesta di rispettarne l'autorità
senza più pretendere essere destinatari di un magistero "superiore" a
quello del Pontefice regnante mi sembra una condizione di buon senso! Questo il
testo della lettera che porta la firma del cardinale presidente di Ecclesia
Dei: Condizioni risultanti dall'incontro del 4 giugno 2008 tra il cardinale
Dario Castrillon Hoyos e il vescovo Bernard Fellay: 1) L'impegno a una risposta
proporzionata alla generosità del Papa. 2) L'impegno ad evitare ogni intervento
pubblico che non rispetti la persona del Santo Padre e che possa essere
negativo per la carità ecclesiale. 3) L'impegno a evitare la pretesa di un
magistero superiore al Santo Padre e di non proporre la Fraternità in
contrapposizione alla Chiesa. 4) L'impegno a dimostrare la volontà di agire
onestamente nella piena carità ecclesiale e nel rispetto dell'autorità del
Vicario di Cristo. 5) L'impegno a rispettare la data - fissata alla fine del
mese di gigno - per rispondere positivamente. Questa sarà una condizione
richiesta e necessaria come preparazione immediata all'adesione per avere la piena
comunione. Scritto in Varie Commenti ( 105 ) " (13 votes, average: 3.77
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RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 23Jun 08 Accordo tra S.Sede e
lefebvriani, conto alla rovescia E' iniziato il conto alla rovescia per
l'accordo tra la Fraternità San Pio X fondata dal vescovo francese Marcel
Lefebvre e la Santa Sede, come scrivo sul Giornale di oggi. I lefebvriani, che
hanno chiesto la revoca della scomunica, dovranno rispondere entro il 28 giugno
alle proposte presentate per conto di Benedetto XVI dal cardinale Dario
Castrillòn Hoyos, presidente della pontificia commissione "Ecclesia
Dei". Si tratta di cinque punti da sottoscrivere, chiariti i quali la
Fraternità potrà rientrare nella piena comunione con Roma. E' un'occasione
irripetibile: i lefebvriani da tempo chiedevano la liberalizzazione del messale
antico - e Papa Ratzinger con il Motu proprio "Summorum pontificum
cura" ha ridato piena cittadinanza al rito preconciliare - ed è innegabile
la "catechesi" che negli ultimi tempi proviene dalle messe papali,
con il recupero di alcuni elementi tradizionali. La Fraternità dovrà accettare
il Concilio Vaticano II e la piena validità del rito liturgico post-conciliare
(entrambi i punti furono già sottoscritti dallo stesso monsignor Lefebvre nel
1988) e per quanto riguarda la sua sistemazione canonica, potrebbe essere
configurata come una "prelatura". E' noto però che vi sono resistenze
interne: queste dovrà cercare di superare il vescovo Bernard Fellay, superiore
dei lefebvriani, nei prossimi giorni, in occasione del capitolo generale. Ora che l'antica messa è stata liberalizzata - seppur con molte
difficoltà e clamorose disobbedienze - molti fedeli tradizionalisti non
comprendono perché la Fraternità non si accordi con Roma rientrando pienamente
nella comunione cattolica. Circostanze così favorevoli con tutta probabilità
non si ripeteranno più. Scritto in Varie Commenti ( 201 ) " (14
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Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 22Jun 08
Il commiato di Ruini, le spiegazioni di Fisichella Ieri sera in San Giovanni in
Laterano il cardinale Vicario di Roma Camillo Ruini ha celebrato il 25
anniversario del suo episcopato (la data esatta della consacrazione in realtà è
29 giugno) accomiatandosi dalla diocesi. Ha ringraziato i collaboratori e ha
tenuto un'omelia per certi versi inedita, chiedendo scusa per la
"mediocrità" della sua preghiera. Questo è l'ampio articolo che
pubblico oggi sul Giornale. L'avvicendamento di Ruini con Vallini sarà
annunciato venerdì prossimo, 27 giugno. Sempre sulle pagine odierne, pubblico
anche un'intervista al rettore della Lateranense e nuovo presidente della
Pontificia Accademia per la vita, monsignor Rino Fisichella, che interviene sul
tema della comunione ai divorziati risposati, sollevato ieri mattina da Silvio
Berlusconi davanti al vescovo di Tempio Pausania. Scritto in Varie Commenti (
122 ) " (8 votes, average: 4.5 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea
Tornielli © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un
amico 21Jun 08 "La bandiera arcobaleno è New Age, torniamo alla
croce" Sul Giornale di oggi pubblico un articolo che riprende una lunga e
articolata riflessione messa online ieri dall'agenzia Fides della Congregazione
per l'evangelizzazione dei popoli, diretta da Luca De Mata. Vi si sottolinea
come sia del tutto improprio l'uso della bandiera della pace arcobaleno,
dimostrando che l'origine di quel simbolo è la Teosofia (corrente
filosofico-religiosa di tipo gnostico, legata alle religioni orientali) e oggi
il New Age: dunque quanto di meno cattolico possa esistere, dato che il
sincretismo gnostico e più pericoloso per il cristianesimo - che è invece un
avvenimento storico basato sull'incarnazione - dello stesso materialismo ateo.
Vi invito a leggerlo e a farlo leggere a quei parroci che hanno disteso la
"rainbow flag" nelle chiese e persino sugli altari. Scritto in Varie
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Giornale di oggi pubblico un lungo articolo di recensione alla nuova biografia
di suor Pascalina Lehnert, la religiosa che accudiva Pio XII: il volume, edito
dalla San Paolo, s'intitola "La signora del sacro palazzo". Il volume
è serio e documentato, il titolo (cambiato rispetto all'edizione tedesca) a mio
avviso indulge un po' troppo allo scandalismo. Ma si sa che contro Papa Pacelli
e la sua corte si può sparare (e c'è "l'aggravante" che Pascalina era
una donna, e dunque "sospetta"), mentre sui pure potenti e influenti
segretari di altri Papi è d'obbligo il rispetto e la riverenza. Sulla stessa
pagina pubblico anche un pezzo che annuncia le iniziative della Santa Sede per
ricordare i 50 anni dalla morte di Pio XII: una mostra fotografica e di oggetti
(alla quale ho collaborato anch'io), realizzata dal Pontificio comitato di
Scienze storiche, un convegno sulla modernità del magistero di Papa Pacelli e
su come questo abbia influito decisamente sul Concilio Vaticano II. Inoltre,
sono annunciati un convegno sui presunti "silenzi" a Gerusalemme e
una riunione di esponenti dell'ebraismo americano che intendono esprimere la
loro gratitudine per ciò che Pio XII fece in favore dei perseguitati.
Presentando le iniziative (martedì scorso, ma il pezzo esce solo oggi perché è
saltato dalla pagina, "scalzato" dalla morte di Mario Rigoni Stern),
monsignor Brandmuller, presidente del Pontificio comitato di Scienze storiche,
ha detto: "Ci sono 15 archivi israeliani che hanno documenti ancora non
visibili e che nessuno indaga". Scritto in Varie Commenti ( 85 ) "
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08 Famiglia sotto attacco, i rischi che arrivano dall'Europa La famiglia è
sottoposta all'attacco di forze che "cercano di indebolirla". Questo
ha detto ieri sera Benedetto XVI ai giovani brindisini, che lo accolgono con
grande calore in una delle poche regioni italiane che, su iniziativa della
giunta guidata da Niki Vendola, ha legiferato per concedere diritti alle coppie
di fatto. A loro il Papa ha ricordato che "fra i valori radicati" di
questa terra c'è "il rispetto della vita" e "l'attaccamento alla
famiglia" che oggi "è esposta al convergente attacco di numerose
forze che cercano di indebolirla". Nei giorni scorsi ho pubblicato sul
Giornale un articolo sulle minacce che sommessamente (e subdolamente) arrivano
su questa materia dall'Europa, attraverso quello che la professoressa Marta
Cartabia ha definito "colonialismo giurisdizionale": vale a dire la
modifica delle legislazioni familiari a colpi di sentenze delle corti europee.
Un dibattito attualissimo, dopo la clamorosa bocciatura dell'Irlanda del
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sugli statuti del Cammino, approvati dalla Chiesa Sono in partenza per Brindisi
e Santa Maria di Leuca dove questo pomeriggio e domani seguirò la visita di
Papa Ratzinger. Apro questo nuovo spazio perché il precedente thread dedicato
ai neocatecumenali ha un record di commenti che rende difficile aprire la
pagina. Non posso fare a meno di prendere le distanze da coloro che hanno tacciato
e continuano a tacciare il Cammino di eresia, da coloro che hanno fatto
paragoni davvero offensivi avvicinando il fondatore del Cammino a dittatori
feroci. Leggo con attenzione tutti i distinguo, le prese di distanza, gli
appunti sulla libertà di critica rispetto alle decisioni papali e vaticane. Mi
permetto sommessamente di far notare che allora questi criteri vanno adottati
sempre (quando non si tratti di pronunciamenti ex cathedra), e allora ci si
dovrebbe inalberare di meno di fronte a critiche o "disobbedienze"
che riguardano altri provvedimenti o decisioni. In ogni caso, l'approvazione di
ieri - che è stata voluta da Benedetto XVI, il quale non mi risulta in quel
momento fosse sottoposto a tortura o costrizioni - sancisce che il Cammino
appartiene alla Chiesa. Nessuno è obbligato ad aderirci, nessuno è obbligato a
credere a questa proposta. Devo dire in tutta onestà che il quadro che del
Cammino è stato dipinto in molti dei commenti che ho
letto mi è sembrato a dir poco unilaterale. Sono state usate espressioni
inaccettabili, sono stati formulati giudizi e sentenze inappellabili, abbiamo
mostrato ancora una volta il volto di una Chiesa che letteralmente si scanna al
suo interno. La storia della Chiesa, diceva Chesterton, è fatta da
un'avanguardia di santi, un popolo di mediocri, una retroguardia di
delinquenti: sono le proporzioni della nostra umanità. Anche nel Cammino,
dunque, accanto a qualche santo ci saranno tante persone "normali" o
mediocri, e, come nel resto del cattolicesimo e dell'intero genere umano anche
qualche mascalzone. Capisco bene, data la sensibilità tradizionale di molti
frequentatori del blog, che le liturgie neocatecumenali possano non piacere. Ma
paragonare il Cammino a una setta protestante chiudendo gli occhi su ciò che fa
per l'evangelizzazione signfica a mio avviso mancare di senso della misura. Gli
abusi liturgici accadono - eccome accadono! - nelle parrocchie, nelle chiese
cattedrali, durante le "ortodossissime" messe aperte a tutti e magari
frequentate da pochi. Immagino che queste poche righe non piaceranno a molti di
voi. Ma siete stati voi, continuando la discussione, a chiedermi di aprire
nuovi spazi per renderla possibile e visto che ci troviamo nel mio blog mi
permetto di ricapitolare la mia posizione. E' troppo facile, a mio avviso,
bollare il cardinale Rylko, strettissimo collaboratore di Giovanni Paolo II per
molti anni, creato cardinale da Benedetto XVI all'ultimo concistoro, come un
fan dei neocatecumenali. Rileggete, per favore, le parole che il Papa ha detto ai
movimenti il mese scorso. Scritto in Varie Commenti ( 1314 ) " (38 votes,
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sono Sono Andrea Tornielli, il vaticanista del Giornale, classe 1964, laurea in
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( da "Giornale.it, Il" del 28-06-2008)
Argomenti: Laicita'
In politica tutti
nodi vengono al pettine, dopo le sconfitte elettorali. Ma il sogno di Walter
Veltroni, creare un grande partito di centrosinistra, scommettere sul
bipolarimo, tagliare fuori la sinistra radicale (che è riuscito a estromettere
dal parlamento anche grazie al voto degli italiani) appare in questo momento
davvero un sogno. La verità è che Veltroni è sotto assedio, e a circondare il
fortilizio del loft sono proprio molti dei suoi: a cominciare da Massimo
D'Alema per finire al "silente" (troppo.) Romano Prodi. E a dargli un
avviso di sfratto di sfratto in modo diretto è Arturo Parisi, l'inventore
dell'Ulivo: "Cambiamo leader", dice senza tanti giri di parole con un
linguaggio che rifugge le liturgie del politichese vecchio stile (Pci, Dc).
Così, come scrive sul "Giornale" Paolo Guzzanti, la debolezza del
segretario ridà forza all'ala Furiosa (leggi l'articolo), alla sinistra che fa
dell'antiberlusconismo e del giustizialismo forcaiolo una ragion politica, una
questione di sopravvivenza: unico programma , in mancanza di proposte serie per
l'Italia, abbattere Berlusconi. Poi si vedrà. Del resto quando si è aperto il
dibattito su Veltrusconi, sul dialogo tra destra e sinistra, sulle grandi
riforme condivise nell'interesse del Paese, le nubi dell'uragano si sono subito
addensate sulla testa (da tagliare) del leader del Pd. Riuscirà Walter a
resistere all'assedio? A contrattaccare? A conquistare una leadership vera alla
guida di un'opposizione credibile e realmente alternativa? Ora tocca a lui non
spezzare quell'idea di una sinistra moderna e non condizionata da quella
radicale (e radical chic), a fare im modo che non resti solo un bel sogno. E
Parisi insiste: già, perché dopo essere uscito allo scoperto senza se e senza
ma, l'ex ministro della Difesa vuol far uscire allo scoperto gli avversari di
Veltroni, in particolare Massimo D'Alema, che ha lanciato - anche se lui dice
che non cerca lo scontro - una sorta di partito-ombra che si chiama
"Red" (Riformisti e democratici). Dice Parisi: "Sento D'Alema
avanzare proposta diversa da Veltroni, vorrei essere sicuro che lo faccia
esplicitamente.". Aspettiamo la prossima puntata. Scritto in Varie
Commenti ( 39 ) " (22 votes, average: 3.36 out of 5) Loading ... Il Blog
di Alberto Taliani © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo post
a un amico 20Jun 08 L'autunno caldo di Walter. Dì la tua Tanto tuonò che
piovve, sul Partito democratico e sul suo leader dimezzato Walter Veltroni.
Già, perché le rese dei conti, nella sinistra. ma anche nel centrosinistra, si
consumano con calma, secondo un rito vecchio che ha alle spalle decenni di
scuola comunista e democristiana. Stretto fra l'offensiva di Massimo D'Alema e
della sua fondazione (corrente?), tra l'idea di ritorni ulivisti (per alleanza
allergate, acnora alla sinistra), tra il nodo delle elezioni Europee e niet
preventivo della Bindi al tentativo di "abbraccio" con Casini e
l'Udc, tra il secco e ribadito addio di Prodi alla presidenza del Pd e il nodo
gordiano dell'adesione al Pse (D'Alema dice sì, gli ex Margherita dicono no,
lui dice. andiamo oltre), Veltroni ora scopre il doppio binario: dialogo sulle
riforme con Berlusconi ma anche opposizione più "dura" per non
perdere consensi a vantaggio del vasto e diviso mondo della sinistra a cui
guarda invece D'Alema. Così alla Costituente del Pd lancia la doppia sfida
interna e esterna: no alle correnti personali (facile a dirsi ma.) e
"autunno in piazza" (più facile da fere e comodo): Walter
"buonista". ma anche "oppositore duro" di Berlusconi,
quello che ha strappato la tela del dialogo. Due volti dello stesso leader che
vuol impedire che la sua moneta di fresco conio politico venga svalutata e
rotoli via assieme al Pd. Perchè il rischio c'è, e Veltroni lo sa bene: non c'è
solo l'ombra lunga di D'Alema, ma pure quelle di Prodi (che il segretario
invita a restare ne l Pd). Tanto che, per fare un 'esempio, Rutelli dice del
Ppe: "Siamo più innovatori noi dei socialdemocratici". E spinge
Veltroni a dire, in Europa: "Costruiamo un nuovo campo riformista".
Come dire, andiamo oltre il Ppe altrimenti per noi sono guai. Già, perché sul
Ppe D'Alema e suoi, ma pare anch Fassino, la pensano in modo opposto. Insomma,
la "guerra" è solo agli inizi, con il voto alla Costituente si
cominceranno a contare le truppe e la traversata nel deserto è appena iniziata.
Vedremo chi sopravviverà alla guida dell'esercito perduto di Senofonte. Parisi:
"Se è l'Ulivo fatto partito, si è fatto male." E gli attacchi
arrivano dal centrosinistra, impietoso il giusidizio dell'inventore dell'Ulivo.
Arturo Parisi a margine dell'assemblea del Pd, non risparmia una critica alla
relazione di Walter eltroni che, tra l'altro, ha fatto un esplicito riferimento
all'Ulivo. "Noi abbiamo sempre lavorato con l'idea che "Ulivo avesse
come obiettivo un bipolarismo a vocazione bipartitica ma con l'unificazione di
tutto il campo del entrosinistra", ha spiegato Parisi. Più in generale,
l'ex ministro della Difesa ha detto del discorso di Veltroni: "una
comprensibile difesa del suo perato, purtroppo l'unico giudizio sul nostro
operato risulta essere quello degli elettori in casi come la Capitale o a
Sicilia". Scritto in Varie Commenti ( 105 ) " (25 votes, average:
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Feed RSS Commenti Invia questo post a un amico 10Jun 08 Walter e il loft degli
amici nemici. Cattolici contro radicali Il Pd sfoglia la
margherita, dunque, nel senso che in casa Veltroni tira aria di lite che
potrebbe sfociare prima o poi in separazione. Già, fra le anime diessina e
teodem i rapporti non sono proprio idilliaci. Dopo l'anatema dei cattolici contro la
"contaminazione" dei pannelliani, le dure critiche di
"Famiglia Cristiana" e della solita Binetti a cui si aggiunge l'ex
ministro Fioroni (infuriato) che dice "il loft? sembra di stare a
Teheran.", la frenata sull'adesione al Partito socialista europeo, la
strada per Veltroni è ancora più in salita. Da un lato c'è il governo
Berlusconi che piace sempre di più agli italiani, dall'altro il livello dello
scontro che assomiglia a un tutti contro tutti a pochi mesi dalle elezioni
europee. Di Pietro, ma anche i Teodem, D'Alema ma anche Rutelli che pare
meditare "vendetta" politica dopop la clamorosa trombatura rimediata
nella corsa al Campidoglio. E ci si mette pure Bertinotti, il "parolaio
rosso" di Pansa che rientra nel gioco della poltica con un seminario sul
futuro della sinistra e invita Massimo D'Alema, capace di guardare a sinistra
più di quanto non sappia o non voglia fare Veltroni (che vuole lo sbarramento
anche per le europee, tanto per tener fuori i "cespugli" rossi anche
dal parlamento di Strasburgo). Grande è l'agitazione nel campo della sinistra,
dove si agitano spettri di scissioni e "ricomposizioni". Già, perché
fra i teodem e gli uomini della margherita c'è chi guarda a Casini e quel che
resta dell'Udc, isolata e senza per ora spartito politico da suonare che la
lancia la sua Costituente popolare (a cui guarda con interesse anche Clemente
Mastella), e in più c'è chi teme le mosse di Rutelli. Intanto il governo
Berlusconi va. Scritto in Varie Commenti ( 35 ) " (27 votes, average: 3.19
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RSS Commenti Invia questo post a un amico 28May 08 La Sapienza e il rito
dell'intolleranza Prima il no dei Collettivi di sinistra a Papa Benedetto XVI,
poi il no al dibattito sulle foibe: alla Sapienza di Roma l'intolleranza è di
casa in nome di una "tradizione democratica" che tenta di riproporre
schemi antichi, quelli del "rituale antifascista" degli anni
Settanta. Già, brutto periodo quello, nelle università e nel Paese. con il
corollario nel secondo caso dei manifesti di Forza Nuova strappati dai
militanti dei Collettivi di sinistra, della rissa, degli arresti, delle
polemiche e delle accuse. Salvo poi chiarire (rapporto della Digos) che
l'aggressione è partita da sinistra. Ma stabilire colpe e responsabilità spetta
ai giudici. E' il tema dell'intolleranza travestita da antifascismo, come
scrive il nostro Mario Cervi, a preoccupare. E' il tentativo a questo punto
nemmeno tanto mascherato di ricreare un clima di tensione, di scontro e di
odio, a preoccupare. E' il tentativo di tornare allo schema degli opposti
estremismi, ad allarmare. L'intolleranza si traveste, sbandiera ideali nobili,
ma resta intolleranza: di parte e da parte di pochi. Bene ha fatto il sindaco
di Roma Gianni Alemanno a dire: "Noi dobbiamo lanciare messaggi chiari,
ovvero che questi episodi sono solati, estranei al contesto culturale e storico
della nostra città e della nostra nazione. Questo è il messaggio che deve
venire da tutti. Quando si costruiscono teoremi politici su una rissa tra
giovani si comincia ad aprire un varco e armare le contrapposizioni
ideologiche. Bisogna evitare questi schemi e queste persone vanno trattate come
imbecilli fuori dalla storia e dal tempo". Veltroni invita la destra a
"non minimizzare" e dice (giustamente) che le istituzioni devono
stroncare subito l'insorgere della violenza. Ma quale? quella di una parte o di
quella di tutte le parti? penso voglia dire quella di tutte. forse il "ma
anche" stavolta ci sarebbe stato bene, per
evitare fraintendimenti. Cosa che non fa Marco Ferrando, leader del Partito
comunista dei lavoratori: "L'aggressione fascista a La Sapienza - sullo
sfondo del nuovo quadro politico - ripropone il tema dell'autodifesa come
diritto democratico elementare.E. E aggiunge il Ferrando: "E' necessario
che ogni realtà minacciata appronti strutture di autodifesa, democraticamente
designate e controllate". Parole gravi, le sue che ricordano proprio
quegli anni di piombo che la maggioranza degli italiani vorrebbe consegnare
agli archivi della storia. A chi giova strumentalizzare questi episodi per
interessi di parte politica? A chi giova tornare a pescare nel torbido? Credo a
nessuno, una democrazia è tanto più forte quanto è capace di rifiutare
l'intolleranza delle estreme politiche ("frange" si diceva una
volta). Il "giustificazionismo ideologico" stavolta non pagherebbe,
gli italiani hanno scelto un' altra strada. Il dibattito è aperto. Scritto in
Varie Commenti ( 76 ) " (48 votes, average: 3.52 out of 5) Loading ... Il
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post a un amico 16May 08 Così le tecnologie ci cambiano la vita. Dì la tua Vi è
mai successo di dimenticare il cellulare a casa? E' facile immaginare la
sensazione che avete provato, perché la maggioranza di noi l'ha vissuta in
prima persona. Ci si sente persi. Vulnerabili. Uno studio condotto da un gruppo
di ricercatori britannici ha rilevato che è una sensazione paragonabile alla
"tremarella del giorno delle nozze" o alla paura di quando si va dal
dentista. Addirittura è stato coniato appositamente un
termine medico. "Nomofobia", così si chiama la paura di rimanere
senza portatile ("nomo" è l'abbreviazione di no mobile). Quale
futuro? Non c'è niente da fare. Dobbiamo ammetterlo. La tecnologia fa parte di
noi. Della nostra quotidianità. Ma dove stiamo andando? Quali saranno i nuovi
mezzi di comunicazione e quale ruolo ricopriranno in un futuro più o meno
vicino? Possible. ou probable Il Gruppo Editis, una prestigiosa casa editrice
francese, ha proposto il suo punto di vista attraverso la realizzazione di un
cortometraggio intitolato "Possible ou probable". Il film, che ha
ricevuto il Laurier di bronzo al festival di Creusot, si propone di fare un
salto in avanti nel tempo. Nella vita di una giovane coppia nell'era
dell'editoria digitale. Di' la tua Editis apre il dibattito. Il Giornale.it, in
occasione del 17 maggio, giornata mondiale delle Telecomunicazioni e della
Società dell'Informazione, segue lasciando a voi lo spazio per esprimere le
vostre idee e le vostre riflessioni su quello che è e che potrà essere. Guarda
il cortometraggio (9 minuti) Scritto in Varie Commenti ( 12 ) " (115
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Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo post a un amico 14May 08
Berlusconi, Veltroni e i nemici del dialogo Il discorso di Silvio Berlusconi
alla Camera (leggi il discorso del premier), l'apertura unilaterale al dialogo
con l'opposizione (che è seguita alla telefonata del premier a leder del Pd),
sono i segnali più evidenti che qualcosa sta davvero cambiando, nel Parlamento
e nel Paese. Aggiungiamoci anche il discorso del presidente della Repubblica
Giorgio Napolitano di alto profilo istituzionale e politico, come ha
riconosciuto il presidente della Camera Gianfranco Fini. Insomma, molti saranno
scettici, ma parlare di avvio di Terza Repubblica forse non è azzardato. Basta
rileggere le parole del premier, il "sì" di Fassino a nome del Pd:
l'asse Berlusconi-Veltroni si rinsalda, su questo punto cruciale, pur nella
distinzione dei ruoli. Ma non sono tutte rose e fiori, anche Berlusconi e
Veltroni devono fare come Fanfani qualche decennio fa: contare amici e nemici.
E parare i colpi. Soprattutto Veltroni. Sconfitta alle urne la sinistra
massimalista, resta da sconfiggere il partito "giacobino", quei
giustizialisti che sono ripartiti alla carica (vedi il caso Travaglio-Schifani)
e faranno di tutto per mettere i bastoni fra le ruote proprio a Veltroni. E'
lui l'anello "debole" che la sinistra giacobina vuole colpire fino a
indebolirlo e condizionarlo. Una prova? La sceneggiata di Antonio Di Pietro
alla Camera: "Noi non abboccheremo, non intendiamo cadere nella tela del
ragno. Abbiamo memoria e non intendiamo perderla. Conosciamo bene la sua storia
personale e politica". Così ha parlato Tonino, l'ex pm. Ma il bersaglio
non è il Cavaliere. No, lui ha una maggioranza solida, consegnatagli dal voto popolare.
Il bersaglio è Walter, e di Pietro non è certo il suo solo nemico. C'è un filo
che lega il Santoro, Travaglio, Grillo. Tonino punta dritto su quel mondo e
pensa alle Europee del 2009. Come ci pensa su un altro versante Massimo
D'Alema, tornato gran manovratore dentro e fuori il Pd. Del resto, come
racconta Augusto Minzolini sulla "Stampa", alla cerimonia della
consegna della Campanella usata per le riunioni del Consiglio dei ministri,
Prodi ha detto a Berlusconi: "Tu sei un avversario, io i veri nemici li ho
avuti qua dentro.". La battuta ora vale anche per Veltroni. A cosa serve
un'opposizione parlamentare debole in una Paese normale? Peserà di più
l'opposizione nelle piazze? L'apertura di Berlusconi (ma già in campagna
elettorale era stato chiaro) aiuta Veltroni, ma anche
l'Italia. L'ha capito anche Walter: "Occorre il riconoscimento della
vittoria e della responsabilità da parte degli sconfitti ma anche l'equilibrio
dei vincitori, perciò vi prendo in parola: siamo pronti da subito. Ma non
pensate di avere il paese in mano". Scritto in Varie Commenti ( 101 )
" (53 votes, average: 2.89 out of 5) Loading ... Il Blog di Alberto
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09May 08 E Walter diventa il "premier ombra" Dopo Occhetto (Pci poi
Pds) nel 1989, Veltroni (Pci, Pds, Ds, Pd): la storia sembra ripetersi
(ovviamente Veltroni spera in esiti migliori.) e torna il "governo
ombra" (leggi l'articolo). Edizione rinnovata e aggiornata ai tempi di
quella lontana esperienza partorita a Botteghe Oscure che - come ha ricordato
Visco all'Unità - fu un fallimento e l'ex ministro ritiene che ci sarà il bis).
Veltroni diventa "premier ombra" del "governo
dell'opposizione": alla fine dopo trattative e incontri, divisioni e
riavvicinamenti, no eccellenti (D'Alema e Parisi), tentennamenti divenuti alla
fine un "sì accetto" (Bersani) ed entusiasti (Fassino, Franceschini)
il leader del Partito democratico ha varato lo "shadow cabinet" di
stampo anglosassone. Per ora le analogie finiscono qui, inutile fare il
processo alle intenzioni che sulla carta sono buone. Tanto che la lista dei
ministri ombra è stata presentata al presidente Napolitano (che fece parte -
Esteri - della prima compagine occhettiana). Certo è sospetta la fretta con cui
Walter si è affrettato a dichiarare "con D'Alema nessun conflitto, perché
bisognerebbe essere in due.". Come dire: non sono io quello che polemizza
e fa i distinguo. Insomma ponti d'oro al D'Alema portatore d'idee nel
suo"ruolo importante che deve svolgere" alla fondazione
ItalianiEuropei. Dopotutto il centralismo democratico non c'è più in casa degli
ex-post e a-comunisti. Andare avanti, pensare subito alla direzione del Pd che
sarà partorita dall'assemblea costituente. Mentre sprisce il
"caminetto" e nasce il coordinamento dei "nove" che
affiancherà il segretario piddino. Insomma, Veltroni riparte per tentare di
rafforzare la sua non fortissima leadership. Vedremo se anche a sinistra
nascerà davvero il "partito di Veltroni". Scritto in Varie Commenti (
89 ) " (30 votes, average: 2.83 out of 5) Loading ... Il Blog di Alberto
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08May 08 Berlusconi e il governo del "fare". Veltroni e le liti sul
governo "ombra". Dite la vostra Il governo Berlusconi quater va e
stavolta per i detrattori più accaniti del Cavaliere sarà difficile sostenere
che non c'è niente di nuovo a Palazzo Chigi. Già, perché i ministri (quelli che
contano, con portafoglio) sono solo 12 (9 senza portafoglio ma con la casella
chiave delle Riforme affidata a Umberto Bossi) e perché sono entrati uomini
nuovi che affiancano ministri già collaudati: 13 new entry (quattro hanno fra
31 e 40 anni). Continuità-discontinuità, insomma. Il premier è deciso è
riprendere il filo del suo progetto Paese interrotto dai due anni di Prodi, ma
molto è cambiato. Questo sarà davvero il governo del premier, innanzitutto, che
potrà contare su un nocciolo duro di governo che ruota attorno al sottegretario
alla Presidenza del Consiglio Gianni Letta, a Tremonti, Bossi, Maroni. e poi ci
sono Matteoli e La Russa. Poco spazio ai tradizionali giochi di partito e 23
giorni per mettere a posto tutto, come ha riconosciuto soddisfatto il
presidente Giorgio Napolitano ("Lungaggini? Siamo stati più veloci della Spagna.").
Velocità, azione (ai tempi di Craxi fu coniato l'efficace
"decisionismo"), la scelta bipartitica degli elettori che hanno
semplificato il quadro politico di maggioranza e opposizione rende tutto più
"decisionista" e apre la strada a una nuova stagione del
"fare". Berlusconi su questo è deciso: anche perché da
"fare" c'è davvero molto: pensiamo solo al caso Alitalia o alla
vergogna dei rifiuti in Campania. E poi ci sono "problemini" non da
poco che si chiamano stipendi, carico fiscale, sicurezza, immigrazione
clandestina, rilancio del sistema paese, costi della politica e della
burocrazia, federalismo. Mali antichi e problemi nuovi. Ecco perché Berlusconi
ancora una volta ha sparigliato le carte. Per "fare", come chiedono
gli italiani, serve un governo del premier (il Cavaliere) più che dei partiti.
Ora ci aspettano i primi cento giorni di "luna di miele" con il Paese
e le responsabilità di governo e maggioranza sono davvero grandi. Intanto la
sinistra litiga sul governo che non ha sul "governo ombra" voluto da
Veltroni (leggi l'articolo). Già perché anche il premier ombra ha i suoi
problemi. Intanto D'Alema e Parisi hanno detto no, Bersani non è convinto,
mentre Fassino ha detto sì per recuperare ruolo e visibilità. Ma serve il
governo ombra? Esperienza di stampo anglosassone già sperimentata nel 1989 dal
Pci poi diventato Pds. Allora non funzionò. lo volle Achille Occhetto quandò
andò in crisi il governo De Mita e subentrò Andreotti (sesto governo) e la
maggioranza era pentapartito. Sapete chi c'era? Giorgio Napolitano (esteri),
Visco (finanze), Giovanni Berlinguer (sanità), Scola (spettacolo), Rodotà
(giustizia). E oggi sull'Unità lo stesso Visco lo stronca: "Il governo
ombra non ha un suo ruolo istituzionale e dunque non riesce ad operare. Si
aggiunga il fatto che in un sistema dove ci sono più partiti, e non solo due
come in Gran Bretagna, ciascun partito ha gruppi e rappresentanti in
commissione. A questo punto si capisce perché non è stato
esportato dalla Gran Bretagna in nessun altro paese. Lì è un luogo riconosciuto
dell'opposizione. Da noi no". Senza contare, fa notare Visco, che tale
proposta "anche interessante nella nostra esperienza passata non
funzionò" e che "ci sono delle persone autorevoli dei partiti che
stanno fuori dal governo ombra e che certo non smetteranno di dire quello che
pensano", a cominciare da Massimo D'Alema. Comunque Walter ci riprova ma
quello che dovrebbe essere un punto di forza del Pd rischia di rivelare che il
re è nudo, perché sta mettendo in mostra divisioni correntizie, lacerazioni
personali di un partito che pare allo sbando ed in cerca della rotta con una
bussola rotta. Scritto in Varie Commenti ( 67 ) " (49 votes, average: 2.1
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RSS Commenti Invia questo post a un amico 05May 08 D'Alema batte un colpo.
Contro Walter. E "L'Unità" se la prende con la sinistra veltroniana
tutta feste e terrazze E alla fine Massimo D'Alema parlò. Dopo una campagna
elettorale che è apparsa ai più "silente" (salvo evitare le
dimissioni di Bassolino in Campania per scongiurare il voto anticipato alla
Regione ed rinviare l'ennesima sconfitta del Pd), il ministro degli Esteri ha
rivestito i panni dell'uomo di partito e ha iniziato a sparigliare le carte nel
loft veltroniano. già, perché la resa dei conti post elettorali sarà lunga e
sicuramente non indolore nel centrosinistra. "La sconfitta è stata grave,
ed è di lungo periodo. Serve quindi una riflessione approfondita.". Primo
colpo. "La sintonia tra Berlusconi e il Paese, cominciata nel '94, non è
mai finita". Secondo colpo. Il Pd "deve cercare di coalizzare
coalizzare tutte le forze che si oppongono alla destra" perché anche se
non è in Parlamento la sinistra radicale "non è scomparsa dal Paese e il
Pd non è chiamato a continuare a correre sempre da solo, anche perché in Italia
ci sono leggi elettorali diverse. Con il 33% l'autosufficienza sarebbe un
errore". Quarto colpo. Partito del Nord? "Abbiamo bisogno di un
grande partito nazionale, fortemente radicato nel territorio, con una struttura
federale che abbia dei leader". Quinto colpo. "Non sono candidato nè
aspiro a nessuna carica, quindi non sono antagonista di nessuno". Sesto
colpo, il più pericoloso perché, tradotto significa "caro Vetroni, mi
tengo le mani libere.". Così emerge "l'altra linea del Pd"
a-veltroniano, che sembra saldare attorno a D'Alema anche il prodiano Parisi e
il delusissimo (e furibondo) Rutelli, in cerca di rivincite, lui che è stato mandato allo sbaraglio. Per ora Veltroni regge, per
ora. Vedremo se avrà davvero intenzione di andare al congresso anticipato e
alla inevitabile conta. Anche perché non è da escludere un ritorno di Prodi,
quando cadono le prime foglie dell'autunno. In fondo anche lui per ora si tiene
le mani libere, ma i messaggi che ha mandato in giro non sono certo
rassicuranti per Veltroni. Intanto "L'Unità" fa satira contro la
sinistra veltroniana, come spiega il nostro Gianni Penncchi: è tutta feste e
terrazze, con una serie di amare vignette-denuncia di Stefano Disegni,
"matita cult" della sinistra. E' COSI'? COSA NE PENSI? DI' LA TUA
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Commenti Invia questo post a un amico 29Apr 08 Quel venticello di Roma che
diventa uragano. Per Veltroni Ebbene sì, la straordinaria vittoria di Gianni
Alemanno che ha abbattuto il "muro" di Roma, non ha travolto solo
Rutelli ma ha anche ridotto in macerie (politiche) il loft veltroniano. E ha
aperto la strada alla resa dei conti all'interno del Pd. Dopo la sconfitta
senza se e senza ma alle elezioni politiche è arrivata la mazzata della perdita
del Campidoglio. Altro che venticello di Roma, il centrosinistra è stato spazzato via dall'uragano Gianni. E ora, povero
Walter? Quando inizieranno a volare gli stracci in casa del bi-sconfitto,
accusato da Rutelli di averlo lasciato solo e atteso al varco da Massimo
D'Alema? Dopo la sconfitta elettorale i leader dei partiti di sinistra
defenestrati a furor di voto popolare dal parlamento, si sono dimessi. E
Veltroni? Resterà a combattere come una sorta di San Sebastiano infilzato dal
centrodestra e dai suoi, oppure farebbe meglio a lasciare la guida del Pd? In
fondo lui sogna l'Africa e qualcuno dei suoi, perfidamente, potrebbe anche
soprannominarlo "sciupone l'africano", politicamente parlando. Già,
perché dall'I care all'inno all'obamismo pare proprio non averne azzeccata una.
Veltroni è in grado di costruire un grande partito di centrosinistra di stampo
europeo o ci sono altri in grado, meglio di lui, di farlo? Cosa ne pensate?
Veltroni deve restare o dimettersi? Dì la tua Secondo voi, chi dovrebbe guidare
il Pd? Vota il tuo leader Scritto in Varie Commenti ( 60 ) " (132 votes,
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ilGiornale.it contatti Categorie Varie (40) Ultime discussioni valentino: Cosa
vi dicevo ?? Rieccoli i "compagni" di nuovo, sempre loro..sempre
uguali !!!... Paolo: Veltroni=Di Pietro? mi fanno schifo solo a sentirli Giano:
Tempi duri per la sinistra. Quella arcobaleno, subito dopo le elezioni, non
solo è scomparsa dal Parlamento,... Rosario: Vel-Troni, presto si ritroverà col
Vel e senza Troni! Alberto Taliani: Caro Maurizio C., vedo che lei è contento
di essersi meritato il governo Prodi. I più inviati Sayed, primo risultato
della mobilitazione internazionale: il senato afgano ha ritirato la conferma
della condanna a morte - 12 Emails Pensioni, a chi gli aumenti... - 3 Emails E
Walter diventa il "premier ombra" - 2 Emails Berlusconi e il governo
del "fare". Veltroni e le liti sul governo "ombra". Dite la
vostra - 1 Emails Berlusconi, Veltroni e i nemici del dialogo - 1 Emails La
Sapienza e il rito dell'intolleranza - 1 Emails Per Walter avviso di sfratto.
Resisterà all'assedio? - 1 Emails Ultime News Il terrorista Carlos:
"Fazione del Sismi cercò di salvare Moro"Amelia, crollano i solai di
un palazzo fatiscente Un morto e un feritoTreviso, 12enne vende le sue foto
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2008 (5) February 2008 (19) Trackback recenti Recent Posts Per Walter avviso di
sfratto. Resisterà all'assedio? L'autunno caldo di Walter. Dì la tua Walter e
il loft degli amici nemici. Cattolici contro radicali La Sapienza e il rito
dell'intolleranza Così le tecnologie ci cambiano la vita. Dì la tua Berlusconi,
Veltroni e i nemici del dialogo E Walter diventa il "premier ombra"
Berlusconi e il governo del "fare". Veltroni e le liti sul governo
"ombra". Dite la vostra D'Alema batte un colpo. Contro Walter. E
"L'Unità" se la prende con la sinistra veltroniana tutta feste e
terrazze Quel venticello di Roma che diventa uragano. Per Veltroni Pagine About
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( da "Voce d'Italia, La" del 28-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Politica Il Card. Camillo
Ruini lascia dopo 17 anni Soliarieta' nella sicurezza Papa Benedetto XVI ha
eletto il nuovo vicario per la Diocesi di Roma Milano, 27 giu. - Papa Benedetto
XVI ha accolto la rinuncia presentata, per raggiunti limiti di età, dal card.
Camillo Ruini agli incarichi di vicario generale per la Diocesi di Roma e di
Arciprete della papale arcibasilica lateranense, e ha chiamato a succedergli
negli stessi incarichi il card. Agostino Vallini, finora prefetto del Supremo
Tribunale della Segnatura apostolica. 'Mentre esprimo la mia riconoscenza al
cardinale Camillo Ruini, sono lieto di comunicare che, al suo posto, quale
vicario per la diocesi di Roma, ho nominato il Cardinale Agostino Vallini, fino
ad ora Prefetto del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica'. Così papa
Ratzinger ha annunciato la nomina nel corso dell'udienza di commiato concessa
in Vaticano agli 'officiali' del vicariato. 'Lo saluto con grande affetto e lo
accolgo nel nuovo incarico - ha affermato il Pontefice - che gli affido tenendo
conto della sua esperienza pastorale, maturata dapprima quale ausiliare nella
grande diocesi di Napoli e poi come vescovo di Albano; esperienze a cui egli
unisce provate doti di saggezza e di affabilità'. 'Contestualmente - ha
proseguito Benedetto XVI - l'ho nominato Arciprete della Basilica di San
Giovanni in Laterano e Gran Cancelliere della Pontificia Università
Lateranense. Caro Signor Cardinale, da oggi la mia preghiera per Lei si farà
particolarmente intensa, affinché il Signore le conceda tutte le grazie
necessarie a questo nuovo compito. La incoraggio ad esprimere in pienezza il
Suo zelo pastorale e Le auguro un sereno e proficuo ministero, nel quale - sono
certo - potrà avvalersi della costante e generosa
collaborazione dei vescovi ausiliari e di tutti i sacerdoti, i religiosi e i
laici che lavorano nel Vicariato di Roma'. In un'intervista rilasciata a Fabio
Zavattaro per il Tg1, il Card. Vallini ha sottolineato l'importanza della
sicurezza e della legalità che però, ha ammonito, “vanno coniugate con la solidarietà
nel rispetto persona umana”. Giorgio Nadali
giorgio.nadali@voceeditalia.it.
( da "Stampa, La" del 28-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Arrivano questa
mattina all'aeroporto "Sandro Pertini" di Caselle gli 80 profughi,
sbarcati a Lampedusa e diretti al centro di protezione civile di Settimo. Erano
attesi ieri pomeriggio, poi un inconveniente al charter ha fatto slittare la
partenza. Al centro "Teobaldo Fenoglio" di via Consolata 115 tutto è
a posto: camere, mensa, sala giochi, sala cinema e perfino il campo sportivo.
La Croce Rossa militare che gestirà i profughi per i tre mesi necessari, è
pronta. Intanto proseguono le polemiche sui metodi del Ministero degli Interni
che, con una sorta di "golpe", ha imposto al comune l'ospitalità, per
risolvere un'emergenza che a Lampedusa dura ormai da anni. Il sindaco Aldo
Corgiat è stato rassicurato dal prefetto di Torino:
"Mi ha garantito che non arriveranno altri profughi". >"Le
preoccupazioni del sindaco sono comprensibili - commenta don Silvio Caretto, da
dieci anni parroco nella chiesa San Vincenzo De Paoli di Settimo - ma sono certo
che come sempre la città supererà brillantemente anche questa emergenza".
Una voce fuori dal coro, che di emergenze e casi difficili ne sa qualcosa. La
parrocchia è a pochi passi dalla palazzina che il comune ha destinato, nel
novembre scorso, a un gruppo di famiglie rom, rifiutate da tutti e reduci da
una lunga odissea. Le porte della chiesa e dell'oratorio di don Silvio si sono
subito aperte, e ora il cammino dell'integrazione sembra ogni giorno meno
complicato. "A differenza della vicenda dei profughi - sottolinea il
sacerdote - il progetto per i rom è stato pensato con
molta calma, a un tavolo istituzionale e con il coinvolgimento di diversi
enti". E la gente, i suoi parrocchiani, come ha reagito a questa
convivenza forzata? "Senza particolari ansie - risponde -. A Settimo non
ho mai percepito segnali xenofobi. Ecco perché sono convinto che anche questa
volta ce la faremo. Credo sia necessario vivere seguendo due principi
fondamentali: la severità contro chi delinque e la capacità di accoglienza".
E sulla necessità di accogliere i profughi don Silvio non ha esitazioni. "Sono anni che le associazioni cattoliche di volontariato chiedono
che il problema profughi venga affrontato diversamente. L'Italia ha sempre
avuto molte difficoltà; speriamo che ora abbia capito qual è la via da
seguire". Poi lancia una stoccata a quelle forze politiche che, pur
dichiarandosi cattoliche, non rispettano il principio dell'accoglienza: "Magari
fanno l'inchino al Papa, poi gridano contro gli stranieri. Pescano nel torbido
per indurre la gente non alla solidarietà, ma alla diffidenza, all'odio".
( da "Manifesto, Il" del 30-06-2008)
Argomenti: Laicita'
VERONA Il comune
patrocina un raduno Fascisti e integralisti a convegno. Offre Tosi VERONA A due
mesi dall'assassinio di Nicola Tommasoli ad opera di cinque giovanissimi tifosi
della curva dell'Hellas con frequentazioni neofasciste (Forza Nuova), il
sindaco leghista di Verona Flavio Tosi domani "porterà i saluti"
della sua amministrazione (che ha dato anche il patrocinio) ad un'iniziativa
"culturale" piuttosto inquietante. Si tratta della presentazione di
un libro intitolato "Alta finanza e miseria. L'usurocrazia mondiale sulla
pelle dei popoli", casa editrice la napoletana Controcorrente (che
pubblica libri "storici" e anche Julius Evola), autore Savino
Frigiola, vice-presidente vicario del partito "No Euro dei banchieri"
e allievo del "professore" Giacinto Auriti, candidato nel 2004 con
Alternativa sociale di Alessandra Mussolini. Promotrice della manifestazione,
che si terrà al Liston 12, storico bar che si affaccia su piazza Bra e
l'anfiteatro areniano, l'associazione politica cattolica
Padania Cristiana, con il responsabile federale Matteo Castagna, anche autore
della postfazione del volume. La lista dei conferenzieri mette i brividi e
conferma, se ce ne fosse bisogno, il disegno politico-culturale portato avanti
dal sindaco, da sempre legato a doppio filo con la destra radicale e con
l'arcipelago dei gruppi integralisti cattolici. Vediamoli uno per uno. Mario Borghezio, capodelegazione
della Lega al parlamento europeo, non ha bisogno di presentazioni; Angelo Alessandri
è presidente federale della Lega; Francesco Cianciarelli, assistente del
professor Auriti, spesso è invitato ai famigerati campi Hobbit, ritrovi
pseudo-scoutistici di neofascisti e neonazisti; Luciano Buonocore è segretario
nazionale di Destra Libertaria, fuoriuscito di An e della destra di Storace,
leader della "Maggioranza silenziosa" negli anni '70; Piero
Puschiavo, fondatore del Veneto Front Skinhead, è responsabile organizzativo
della Fiamma Tricolore; don Floriano Abrahamowicz è un prete lefebvriano,
celebratore di messe per i reduci della Repubblica di Salò. Nel 2007 era a dir
messa alla foiba di Basovizza sempre con Borghezio e Castagna, insieme ad
Andrea Dal Canton, responsabile del circolo Christus Rex (fondato col
Castagna), e ad Elena Ballini di An, veronese, che fu presidente della prima
circoscrizione nei tempi bui della giunta Sironi e dei concerti nazirock.
Coordinerà Alberto Lomastro, portavoce di Padania Cristiana, ex Fiamma
Tricolore, passato alla Lega nel 2006 e indagato per l'impiccagione del
manichino di colore allo stadio Bentegodi nel 1996. Non è del resto la prima
volta che a Verona si tengono, con la benedizione di Tosi, tali iniziative
"culturali". Nel dicembre scorso fu presentata, sempre al Liston 12,
la rivista "Idee per l'Europa dei popoli", con lo stato
maggiore della Lega al completo, Borghezio compreso, e poi Lomastro, Elena
Ballini, Dal Canton, il circolo Christus Rex e via integraleggiando. Il 17
novembre era stata la volta dell'Assemblea Costituente del Fronte Monetario
Popolare, cui parteciparono quasi tutti i conferenzieri - c'erano Puschiavo,
Borghezio, Alessandri, ma anche Teodoro Buontempo - che saranno lunedì a
Verona, oltre ad Andrea Miglioranzi, della Fiamma, ex Veneto Fronte Skinhead e
componente della band nazirock dei Gesta Bellica, attuale capogruppo della
lista del sindaco in consiglio comunale. In quell'occasione Savino Frigiola,
autore del libro in oggetto, fece il moderatore, Miglioranzi il presentatore e
il tutto fu tenuto nientemeno che nel prestigioso palazzo della Gran Guardia. A
questo punto risulta non solo incomprensibile ma paradossale l'atteggiamento di
Tosi, che dopo l'omicidio di Tommasoli, l'arresto degli assassini e dei
fiancheggiatori (anch'essi simpatizzanti di Forza Nuova), ha continuato a
gridare alla "strumentalizzazione politica" dell'accaduto da parte di
chi vuole infangare l'immagine della città. Ma forse il suo atteggiamento si
basa su un dato di fatto ancora più grave: può permetterselo, vista la totale
indifferenza dei cittadini veronesi di fronte a tali sfrontatezze. A parte i
soliti "estremisti" di sinistra, che lunedì a mezzogiorno hanno
indetto una conferenza stampa di fronte al Liston 12, al monumento del
partigiano, mentre sabato 5 luglio Nicola verrà ricordato nel luogo dove fu
aggredito a morte.
( da "Unita, L'" del 30-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Stai consultando
l'edizione del IL RITRATTO L'ascesa del giovane Angelino "garbato"
esecutore di Berlusconi di Sandra Amurri / Roma "Mi sono unilateralmente
innamorato di Silvio Berlusconi guardandolo da un tubo catodico". Così ha
spiegato la sua adesione a Forza Italia il neo ministro della Giustizia,
Angelino Alfano, appena laureatosi in Giurisprudenza alla
Cattolica di Milano. Nasce ad Agrigento il 31 ottobre del 1970 e a 38 anni
diventa il più giovane Guardasigilli della storia della Repubblica, battendo
per un solo anno Aldo Moro. Sposato con due figli, ha ereditato la passione per
la politica da suo padre, annoverato tra i notabili della corrente dc di
Calogero Mannino. Diventa consigliere provinciale, poi deputato
regionale di FI. Nel 2001 Berlusconi lo vuole a Roma nella cerchia ristretta
dei suoi più fidati collaboratori. Nel 2003 fa da relatore alla Finanziaria. E
nel 2005 "scalza" Miccichè e diventa coordinatore regionale del
partito. Assiduo frequentatore del Meeting di Rimini organizzato da Comunione e
Liberazione, Alfano è un uomo che conosce bene l'arte del misurare le parole,
meno quella di renderle convincenti. "È un ottimista, sempre pieno di
energia positiva" ha detto di lui Berlusconi. Di certo è un esecutore
fidato anche per via di quel suo modo di porsi gentile. Una sola volta, ha
lasciato trasparire pubblicamente entusiasmo e convinzione quando è apparso in
Tv in collegamento dal quartiere Brancaccio di Palermo per dire: "La mafia
mi fa schifo. Io appartengo a una generazione di ragazzi che andava alle
elementari quando hanno ucciso Mattarella, alle medie quando hanno ammazzato
Dalla Chiesa, all'Università quando sono saltati in aria Falcone e Borsellino.
Noi abbiamo il marchio a fuoco dell'antimafia". Sentimenti che hanno
perduto di smalto quando non ha esitato a manifestare solidarietà a Marcello
Dell'Utri, dopo la condanna in primo grado per concorso in associazione mafiosa
con queste parole: "Si sono costruiti teoremi per condannare Dell'Utri ma
il risultato è che oggi abbiamo un'altra prova che la giustizia è malata".
Anche per il Ministro della Giustizia, dunque, i magistrati sono lodevoli
purchè si limitino a processare solo i mafiosi. Nella sua prima uscita
pubblica, al convegno dell'Anm ha dato prova di tutto quel savoir faire sorridente
che tanto lo rende gradevole alla vista e alle orecchie di chi non vuol vedere
e non vuol sentire affrontando, per non rischiare di scoprire le carte, il tema
della riforma della giustizia civile, anziché, quello, ben più scottante, della
giustizia penale precisando che la tensione tra Ministro e Magistratura era un
invenzione dei giornalisti caccia di notizie: "Lavorerò con i magistrati.
Già oggi vedo un umore, un clima diverso, che può consentire riforme
condivise". Dimenticando, e questo può accadere anche ai giovani, quale
fossero le intenzioni che il premier avrebbe manifestato
da lì a poco: la magistratura è il cancro della democrazia, le priorità sono
bloccare i processi per bloccare il suo, di processo e approvare il Lodo
Schifani. All'accusa di essere troppo giovane, Alfano risponde: "Siccome
non possono darmi del mafioso e neppure dell'incolto giuridicamente mi
attaccano per la mia età ma quando JfK decise di riformare la giustizia si
affidò a suo fratello Bob che era giovanissimo. Il ministro della Difesa
spagnolo ha 36 anni, quando nel '97 Blair si candidò premier, i Tory provarono
a sminuirlo con lo slogan "non affidate a un ragazzo il lavoro di un
uomo". Vinse il "ragazzo"", e via di questo passo. Ma
Alfano dovrebbe sapere che l'età non è sinonimo di capacità e come scrive il
Premio Nobel della letteratura Norvegese Knut Hamsun "L'età non porta
necessariamente saggezza o innovazione o altri valori, spesso porta nient'altro
che l'età". Mentre all'accusa di essere troppo vicino a Berlusconi risponde:
"Sono orgoglioso e meno un gran vanto, si tratta di un leader che ha preso
più di 20 milioni di voti" . Aggiungendo: "In via Arenula vado per
applicare il programma: più giustizia, più sicurezza". Dimenticando, anche
questa volta di spiegare: più giustizia per tutti, fatta eccezione per il suo
capo.
( da "Unita, L'" del 30-06-2008)
Argomenti: Laicita'
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l'edizione del LA PLATEA "Essere di sinistra ha senso. Il Pd ha buttato
l'acqua sporca e il bambino" di Andrea Carugati inviato a Chianciano Terme
"Che cos'è sinistra democratica?". Oda Bozzetti, 50enne delegata di
Parma, non è sorpresa della domanda. Tira fuori dalla tasca un foglietto con
scritta una frase di John Steinbeck: "Dovunque un bambino nasce gridando
per la fame, dovunque si combatte per un lavoro decente, dovunque si lotta per
essere liberi cercami e ci sarò". "Ecco, questo siamo noi: romantici,
vogliamo ricordare a chi l'ha scordato che la vita non è solo veline o vestiti
firmati, ma solidarietà". Troppa nostalgia? "No, è che la sinistra
tra le gente c'è ancora, deve solo riscoprirsi. E invece il Pd ha perso l'anima
rincorrendo le idee della destra". Magari il Pd vuole essere più
moderno... "Se quella è la modernità, non è la mia. Non c'è niente di più
antico che accettare una società ingiusta senza pensare di cambiarla". Non
è isolata, la signora Oda, qui sotto il tendone bollente del Palamontepaschi di
Chianciano dove suona l'Internazionale e si alzano sparuti (ma non troppo)
pugni chiusi. "Ma il reducismo non è la chiave per capire chi siamo",
dice Arturo Scotto, 30 anni, ex parlamentare più giovane d'Italia. Circola un
questionario, "dieci domande per te", per mettere a fuoco l'identità
degli 800 delegati. Di comunismo non c'è traccia, una spruzzatina di socialismo
ma la domanda più gettonata è "quanto ti definisci di sinistra?". "Molto"
è la risposta. Di sinistra, senza altri fronzoli. Laici,
ecologisti, attenti a difendere, e rilanciare, tutto ciò che è pubblico:
scuola, sanità. Pacifisti, poco interessati alle alchimie dei partiti, molto di
più a "ripartire dalle fabbriche" per costruire la nuova sinistra. E
molto poco disposti a chiudersi per sempre all'opposizione, o nella
testimonianza. "Noi le mani col governo ce le sporchiamo
volentieri", dice Paolo Matteucci, assessore ai Trasporti nella giunta di Filippo
Penati alla Provincia di Milano. Una frontiera complicata la sua, stretto tra
un presidente Pd molto "legge e ordine" e un Prc che minaccia la
crisi un giorno sì e l'altro pure. Eppure lui tira dritto: di sinistra e di
governo. E con lui questa platea: "Noi ci siamo per un nuovo
centrosinistra col Pd, basta un programma decente", spiega Pino Valenti,
pensionato di Forlì. L'antiberlusconismo alla Di Pietro, i girotondi, qui non
fanno molta presa. "Il nostro nemico non è Berlusconi, ma la cultura della
disuguaglianza, del malaffare, dell'individualismo", dice Milena Naldi,
40enne consigliere comunale a Bologna, anche lei stretta tra il sindaco
Cofferati e il Prc. Eppure, in questo spazio di manovra assai angusto, c'è la
speranza del popolo di Sd: "Tra la gente lo spazio per una sinistra
riformista e di governo c'è", si accalora Omar Riccardi, 35enne
consigliere di circoscrizione a Torino, San Salvario. Cita Occhetto,
applauditissimo sabato nel suo intervento, in cui ha proposto ancora una volta
una "costituente" per "andare oltre" la sinistra del
Novecento. Non rischiate di guardare troppo indietro? "No, la verità è che
il processo lanciato da Occhetto non si è mai concluso", risponde Omar.
"Né D'Alema né Veltroni sono stati in grado di farlo. E non potranno certo
farlo quelli che pensano alla salma di Lenin". Certo, anche qui fa
capolino la politica più bolsa, quella delle liturgie, dei comitati politici,
degli emendamenti, dei posti in direzione da spartire tra i vari
"territori" in lotta fra loro. Del 40enne che voleva fare l'assessore
in un municipio di Roma ma è "rimasto fregato dall'accordo tra Pd e
Prc". Eppure l'umore è buono, come ricorda con malizia il coordinatore
Claudio Fava, riferendosi alla recente assemblea del Pd alla Fiera di Roma:
"Qui da noi non ci sono sedie vuote", grida dal palco, e giù
applausi. L'umore è buono, sarà per una certa vocazione al martirio di un
popolo che dal Pci in poi ne ha patite tante, ma così è. Qui c'è gente che,
spesso, lasciando la carovana del Pd ha lasciato anche sogni di carriera
politica: "Se uno aveva molto a cuore la carriera non veniva qui dopo il
congresso ds di Firenze", sorride Franco Calistri, 60enne dipendente della
Regione Umbria. L'idea del "disinteresse" alle poltrone è molto gettonata.
Chi ci crede molto è Francesca Mauri di Lodi, 21 anni: "Non ho mai avuto
un partito, sono venuta qui perché sono gli unici che possono portare un po' di
novità a sinistra. Con loro si può portare avanti un Dna di sinistra, ma
imparando dagli errori, e senza ancorarsi a simboli, tradizioni o
poltrone". A Veltroni rimproverano soprattutto di aver buttato via insieme
all'"acqua sporca" delle ideologie anche il "bambino" di
una identità di sinistra. "Ma qui nessuno vuole fare il satellite del
Prc" spiegano. E Tino Magni, colonna di Sd in Lombardia ed ex Fiom:
"Però per noi questa società va trasformata, partendo dall'idea che un
operaio e un imprenditore non sono la stessa cosa".
( da "Unita, L'" del 30-06-2008)
Argomenti: Laicita'
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l'edizione del L'INTERVISTA L'ex magistrato Gherardo Colombo ora vicepresidente
della Garzanti "Nessuno si rende conto che le regole servono per vivere
democraticamente" "Sono stato magistrato per
trentatré anni, mi è capitato di conoscere le situazioni più varie, ed ho
constatato che è quasi impossibile far funzionare la giustizia dall' interno.
Per questo ho pensato di dimettermi per cercare di aiutare i ragazzi, ma anche
gli adulti, a riflettere sulle regole". La stagione di Mani pulite, l'
illusione effimera che l' Italia cominciasse a emendarsi da alcuni dei suoi più
sordidi peccati, è lontana. Gherardo Colombo, uno degli elementi di spicco del
pool, passato anche per l'esperienza dell' indagine sulla P2 e dei processi a
Berlusconi, un anno fa ha riposto, molto prima della scadenza naturale, la
toga. Ma con l' idea che pacta sunt servanda, che le regole, cemento
indispensabile di ogni comunità, vadano rispettate. "La giustizia funziona
male. In termini di tempi, ma anche di risultati, che fanno pensare che non
sempre la giustizia sia uguale per tutti: chi viene arrestato
in flagranza di reato, spesso finisce per scontare la pena prima ancora di
arrivare in appello; chi è processato a piede libero va incontro a tempi
lunghissimi, che possono portare anche alla prescrizione. Credo che il
malfunzionamento della giustizia, dipendente da una serie di fattori, abbia la
sua prima causa nel cattivo rapporto tra il cittadino e le regole, dovuto anche
alla scarsa comprensione di queste ultime". È una
sorta di missione laica, quella intrapresa dall'ex magistrato. Che, abbandonata
la Cassazione, ha accettato la proposta di entrare nella Garzanti da
vicepresidente e ha deciso di dedicarsi ad un incessante pellegrinaggio tra
scuole, università, parrocchie. Per discutere, riflettere, sulle regole.
Tema anche di un suo recente libro, quasi un manuale: Sulle regole (pp. 160, euro
14, Feltrinelli). "È necessaria una cultura condivisa delle regole. Il
libro, che avevo pensato con Feltrinelli prima ancora di dimettermi dalla
magistratura, ha lo scopo di stimolare la riflessione sulle regole e sul loro
rapporto con le persone. Sulle regole, che esistono necessariamente, se si vive
insieme, e organizzano la società distribuendo tra i suoi componenti poteri e
doveri. In una società fortemente gerarchizzata, la disuguaglianza è regola:
così un tempo si riteneva giusta l'esistenza di padroni e schiavi. Giustizia è
una parola ambigua, che cambia a seconda di come si organizza la società".
Due i poli. La società verticale, cioè con una rigida gerarchia e una
competizione sfrenata intorno al totem del potere, in cui l'essere umano stenta
ad affrancarsi dalla condizione di strumento. E la società orizzontale, che
riconosce uguale dignità ad ogni persona, dove la gerarchia sfuma e lascia il
posto a un modello ispirato piuttosto alla cooperazione. In mezzo, nella realtà
storica, una miriade di forme che presentano tratti dell'una e dell'altra.
"La nostra Costituzione ha tracciato nel 1948 la strada verso
l'orizzontalità. E sulla stessa linea qualche mese dopo si è posta anche la
Dichiarazione universale dei diritti umani. La Costituzione garantisce i
diritti fondamentali di tutti, non solo di quanti sono nati nell'Unione
europea. Ma non sempre viene messa in pratica. Si ragiona spesso in termini di
vantaggi immediati, di oggi o del giorno dopo, e la persona non è vista come
valore". Vista nell' ottica della realpolitik, l' orizzontalità ha un vago
sapore di utopia. Il mondo presenta scenari che, in tempi non lontani, si
sarebbero definiti prerivoluzionari. "La stragrande maggioranza del
pianeta vive ai limiti della sopravvivenza. Ma non credo per nulla alla
rivoluzione violenta, che nega la dignità delle persone che ne sono oggetto e
che in passato si è limitata, il più delle volte, a sostituire chi stava al
potere, piuttosto che modificare il modello di organizzazione sociale. Il
cammino verso l' orizzontalità è lungo, lento. E richiede fin da oggi l'impegno
di tutti". g.c.
( da "Repubblica, La" del 30-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Pagina XII - Milano
La tragedia in famiglia al Giambellino, espianto degli organi è morto in
ospedale il padre che aveva sparato al figlio Ricoverato al San Raffaele, non
ce l'ha fatta. Era esasperato dalla malattia SANDRO DE RICCARDIS è morto al San
Raffaele Severino Busacca, 78 anni, l'uomo che sabato mattina aveva prima
sparato tre colpi di pistola calibro 7.65 contro il figlio Mario, 50 anni,
malato ai reni sin dalla nascita, poi aveva rivolto l'arma contro di sé
ferendosi gravemente alla testa. Ora il pubblico ministero Alfredo Robledo ha
disposto l'autopsia sui due corpi e ha autorizzato all'espianto degli organi
del pensionato. Padre e figlio abitavano da soli nell'appartamento di via Giambellino
131 da quando la moglie dell'anziano era improvvisamente morta per un ictus,
dieci anni fa. Severino Busacca, imbianchino in pensione, l'anno scorso aveva
subìto un intervento al cuore, e viveva con quattro by-pass e una valvola
cardiaca. E soffriva sempre più nel vedere che le condizioni del figlio Mario,
ragioniere, si facevano sempre più precarie. A cinque anni, era già stato operato 17 volte, per una malattia ai reni che lo ha
condannato a limiti fisici e a una solitudine che negli anni si è fatta sempre
più granitica, tanto che Mario non si è mai sposato ed è rimasto sempre a
vivere a casa dei genitori. Negli ultimi tempi, un'ulcera perforante che
provocava infezioni frequenti lo costringeva spesso in ospedale, tanto che a un
certo punto ha dovuto abbandonare anche il lavoro come contabile nell'amministrazione dell'università Cattolica, dove si occupava di
forniture relative agli impianti di riscaldamento. Mario ormai non poteva più
separarsi da un catetere e un sacchetto di plastica. Negli ultimi tempi
rimaneva sempre chiuso in casa. Una condizione che creava anche tensioni e
litigi con il padre, sempre più frequenti. Fino alle 10.30 di sabato
mattina, quando il padre ha caricato la sua semiautomatica regolarmente detenuta
e lo ha ucciso con tre colpi all'addome e alla testa. Poi si è anche lui tolto
la vita.
( da "Tempo, Il" del 30-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Stampa
"All'Italia servirebbero cento Spadolini". Così lo scrittore ...
"All'Italia servirebbero cento Spadolini". Così lo scrittore Luca Goldoni
ha concluso in questi giorni un breve profilo dedicato allo statista scomparso
quattordici anni fa, il 4 agosto 1994. In effetti Giovanni Spadolini
apparteneva alla categoria sempre più rara degli educatori civili, dalle
caratteristiche così sintetizzabili: spiccato senso dello Stato, mira costante
dell'interesse generale, cristallina onestà, passione per il dialogo, e per il
corretto confronto tra le forze politiche di maggioranza e opposizione.
Sottolineava con piacere che aveva in sé tre anime, tre autentiche vocazioni
che avevano caratterizzato la sua vita senza che l'una prevalesse sull'altra,
anzi integrandosi mirabilmente: lo storico, il giornalista, il politico, o
meglio l'uomo delle istituzioni. Un unico percorso, tre passioni egualmente assecondate,
tre carriere in una, nelle quali il genio precoce di cui era dotato gli aveva
consentito di bruciare le tappe. Nato nel 1925, a nove anni, su un quaderno di
quarta elementare, scrive a penna il suo primo libro di storia, con tanto di
capitoli, indice, pagine, illustrazioni: Avvenimenti e personaggi della storia
d'Italia. A dodici anni, in seconda ginnasio, diffonde il primo periodico da
lui stesso compilato e battuto a macchina: Il mio pensiero. Nel 1950 dà alle
stampe Il papato socialista, libro destinato ad aprire un grande dibattito, ed
esordisce nell'insegnamento universitario alla facoltà di Scienze Politiche di
Firenze, alla quale sarebbe rimasto fedele per tutta la vita, ricoprendovi la
prima cattedra di storia contemporanea nel nostro paese. Antesignano di nuovi
percorsi per la storiografia italiana, aprì originali filoni di studi sui rapporti fra Stato e Chiesa e sui partiti politici, con
particolare riferimento a movimenti di "minoranza" nell'Italia
liberale, quali i cattolici
e i laici (repubblicani e radicali). Un insegnamento, il suo, dallo spiccato
carattere interdisciplinare: storia in senso ampio, strumento indispensabile
per capire il presente e sempre contraddistinta da una forte passione civile.
Basti citare il Tevere più largo, titolo di un suo libro entrato nel linguaggio
comune per indicare con una formula il nuovo rapporto instauratosi fra Chiesa e
Stato con l'avvento al pontificato di Giovanni XXIII: un cambiamento
lucidamente intuito e segnalato da Spadolini fin dai primissimi atti di papa
Roncalli. La passione per il giornalismo. Nel 1948 è "scoperto" e
lanciato da Mario Missiroli nel mondo dei quotidiani. L'anno seguente viene
chiamato da Mario Pannunzio a collaborare fin dal primo numero a Il Mondo,
l'inimitabile periodico dove il suo talento giovanile ha modo di segnalarsi
accanto a nomi del calibro di Ernesto Rossi e Panfilo Gentile, Salvemini,
Sturzo, Flaiano... Nel febbraio 1955, a trent'anni non ancora compiuti, assume
la direzione del Resto del Carlino e la tiene per tredici anni, fino al 1968,
quando passa al Corriere della Sera. In entrambi i casi è un direttore
ascoltatissimo dal mondo politico: i suoi pezzi, a sostegno (pur con molti
distinguo) di una graduale evoluzione verso il centro-sinistra, hanno una forte
incidenza nei palazzi romani. A Milano vive il periodo della contestazione, del
cambiamento tumultuoso, della incipiente violenza ad opera degli "opposti
estremismi", di destra e di sinistra, minaccia da lui denunciata per tempo
proprio dalle colonne del foglio di via Solferino. Nel 1972, quando viene
allontanato dal giornale per volere della proprietà, inizia la vita politica
vera e propria: è subito eletto nel capoluogo lombardo nelle liste del Partito
Repubblicano di Ugo La Malfa. Dopo solo due anni, senza la normale prassi del
sottosegretariato, è ministro e fondatore del Ministero per i Beni Culturali,
nel governo presieduto da Aldo Moro: il leader della DC vede in Spadolini la
persona più adatta per varare il complesso di norme e organismi indispensabili
per assicurare un'efficace difesa del nostro straordinario patrimonio
culturale, all'epoca minacciato come non mai. Ministro della Pubblica
Istruzione nel 1979, assume anche la segreteria del Partito Repubblicano,
subito dopo la scomparsa di La Malfa. Nel 1981, nel pieno della crisi morale ed
economica del Paese, è Presidente del Consiglio, primo non democristiano nella
storia della Repubblica. Sono mesi decisivi, così sintetizzabili: freno e
discesa dell'inflazione, liquidazione della loggia P2, colpi durissimi alle
Brigate Rosse. Nelle elezioni politiche del 1983 Spadolini ottiene un successo
clamoroso, raddoppiando i consensi del PRI, e porta il partito al massimo
storico. Nei successivi governi presieduti da Bettino Craxi è ministro della
Difesa e in questa veste si segnala per il processo di ammodernamento e
integrazione delle forze armate. Dal 1987 fino a poche settimane prima della
morte ricopre la carica di Presidente del Senato: un ruolo istituzionale e di
garanzia che sembra fatto apposta per lui. Internazionalmente conosciuto a
livello politico e culturale (18 le lauree honoris causa conferitegli dagli
atenei stranieri) cerca di favorire il processo di integrazione europea,
insistendo molto per l'apertura ad Est dopo i cambiamenti epocali del 1989. Proprio
l'Italia e l'Europa della ragione, come amava chiamarle, restarono sempre il
suo punto di riferimento, la stella polare di una vita intera venuta a mancare
troppo presto.
( da "Tempo, Il" del 30-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Stampa Un ritratto
dello statista scomparso quattordici anni fa Giovanni Spadolini il borghese
risorgimentale "All'Italia servirebbero cento Spadolini". Così lo
scrittore Luca Goldoni ha concluso in questi giorni un breve profilo dedicato
allo statista scomparso quattordici anni fa, il 4 agosto 1994. In effetti
Giovanni Spadolini apparteneva alla categoria sempre più rara degli educatori
civili, dalle caratteristiche così sintetizzabili: spiccato senso dello Stato,
mira costante dell'interesse generale, cristallina onestà, passione per il
dialogo, e per il corretto confronto tra le forze politiche di maggioranza e
opposizione. Sottolineava con piacere che aveva in sé tre anime, tre autentiche
vocazioni che avevano caratterizzato la sua vita senza che l'una prevalesse
sull'altra, anzi integrandosi mirabilmente: lo storico, il giornalista, il
politico, o meglio l'uomo delle istituzioni. Un unico percorso, tre passioni
egualmente assecondate, tre carriere in una, nelle quali il genio precoce di
cui era dotato gli aveva consentito di bruciare le tappe. Nato nel 1925, a nove
anni, su un quaderno di quarta elementare, scrive a penna il suo primo libro di
storia, con tanto di capitoli, indice, pagine, illustrazioni: Avvenimenti e
personaggi della storia d'Italia. A dodici anni, in seconda ginnasio, diffonde
il primo periodico da lui stesso compilato e battuto a macchina: Il mio
pensiero. Nel 1950 dà alle stampe Il papato socialista, libro destinato ad
aprire un grande dibattito, ed esordisce nell'insegnamento universitario alla
facoltà di Scienze Politiche di Firenze, alla quale sarebbe rimasto fedele per
tutta la vita, ricoprendovi la prima cattedra di storia contemporanea nel
nostro paese. Antesignano di nuovi percorsi per la storiografia italiana, aprì
originali filoni di studi sui rapporti fra Stato e Chiesa e
sui partiti politici, con particolare riferimento a movimenti di
"minoranza" nell'Italia liberale, quali i cattolici e i laici (repubblicani e radicali). Un insegnamento, il suo,
dallo spiccato carattere interdisciplinare: storia in senso ampio, strumento
indispensabile per capire il presente e sempre contraddistinta da una forte
passione civile. Basti citare il Tevere più largo, titolo di un suo
libro entrato nel linguaggio comune per indicare con una formula il nuovo
rapporto instauratosi fra Chiesa e Stato con l'avvento al pontificato di
Giovanni XXIII: un cambiamento lucidamente intuito e segnalato da Spadolini fin
dai primissimi atti di papa Roncalli. La passione per il giornalismo. Nel 1948
è "scoperto" e lanciato da Mario Missiroli nel mondo dei quotidiani.
L'anno seguente viene chiamato da Mario Pannunzio a collaborare fin dal primo
numero a Il Mondo, l'inimitabile periodico dove il suo talento giovanile ha
modo di segnalarsi accanto a nomi del calibro di Ernesto Rossi e Panfilo
Gentile, Salvemini, Sturzo, Flaiano... Nel febbraio 1955, a trent'anni non
ancora compiuti, assume la direzione del Resto del Carlino e la tiene per
tredici anni, fino al 1968, quando passa al Corriere della Sera. In entrambi i
casi è un direttore ascoltatissimo dal mondo politico: i suoi pezzi, a sostegno
(pur con molti distinguo) di una graduale evoluzione verso il centro-sinistra,
hanno una forte incidenza nei palazzi romani. A Milano vive il periodo della
contestazione, del cambiamento tumultuoso, della incipiente violenza ad opera
degli "opposti estremismi", di destra e di sinistra, minaccia da lui
denunciata per tempo proprio dalle colonne del foglio di via Solferino. Nel
1972, quando viene allontanato dal giornale per volere della proprietà, inizia
la vita politica vera e propria: è subito eletto nel capoluogo lombardo nelle
liste del Partito Repubblicano di Ugo La Malfa. Dopo solo due anni, senza la
normale prassi del sottosegretariato, è ministro e fondatore del Ministero per
i Beni Culturali, nel governo presieduto da Aldo Moro: il leader della DC vede
in Spadolini la persona più adatta per varare il complesso di norme e organismi
indispensabili per assicurare un'efficace difesa del nostro straordinario
patrimonio culturale, all'epoca minacciato come non mai. Ministro della
Pubblica Istruzione nel 1979, assume anche la segreteria del Partito
Repubblicano, subito dopo la scomparsa di La Malfa. Nel 1981, nel pieno della
crisi morale ed economica del Paese, è Presidente del Consiglio, primo non
democristiano nella storia della Repubblica. Sono mesi decisivi, così
sintetizzabili: freno e discesa dell'inflazione, liquidazione della loggia P2,
colpi durissimi alle Brigate Rosse. Nelle elezioni politiche del 1983 Spadolini
ottiene un successo clamoroso, raddoppiando i consensi del PRI, e porta il
partito al massimo storico. Nei successivi governi presieduti da Bettino Craxi
è ministro della Difesa e in questa veste si segnala per il processo di
ammodernamento e integrazione delle forze armate. Dal 1987 fino a poche
settimane prima della morte ricopre la carica di Presidente del Senato: un
ruolo istituzionale e di garanzia che sembra fatto apposta per lui.
Internazionalmente conosciuto a livello politico e culturale (18 le lauree
honoris causa conferitegli dagli atenei stranieri) cerca di favorire il
processo di integrazione europea, insistendo molto per l'apertura ad Est dopo i
cambiamenti epocali del 1989. Proprio l'Italia e l'Europa della ragione, come
amava chiamarle, restarono sempre il suo punto di riferimento, la stella polare
di una vita intera venuta a mancare troppo presto.
( da "Repubblica, La" del 30-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Pagina III - Bologna
Il corteo gay ha fatto emergere le differenze sui temi
etici tra le due anime ex diessina ed ex Margherita Il Pride divide laici e cattolici pd "Gravi gli insulti
alla Chiesa". De Maria: giusto, ma è stata una bella festa "Gravi gli
insulti alla Chiesa". De Maria: giusto, ma è stata una bella festa Dopo
aver disertato in massa il corteo, i cattolici del Pd difendono la Curia bolognese e attaccano il Gay Pride.
"Una manifestazione triste, che va ripensata, perché per difendere dei
diritti non si riesce mai a evitare di ricorrere a insulti e offese alla
Chiesa" attacca il consigliere ex Margherita Paolo Natali. "Una
manifestazione che non è nel mio Dna" aggiunge la vicecapogruppo dei
Democratici a Palazzo d'Accursio. Mentre il deputato Pd Gianluca Benamati parla
di "volgarità e slogan offensivi contro le istituzioni ecclesiastiche".
Severo anche il segretario provinciale Andrea De Maria, che ha partecipato al
Pride: "La mancanza di rispetto verso la Chiesa rischia di essere
controproducente, anche ai fini delle rivendicazioni degli organizzatori. Ma a
parte quelle contestazioni la festa è stata tranquilla". A PAGINA II.
( da "Repubblica, La" del 30-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Pagina IV - Bologna
Il Gay Pride turba i cattolici pd "Gli insulti
contro la Chiesa finiscono per alimentare i pregiudizi" De Maria:
inaccettabile la mancanza di rispetto per le istituzioni ecclesiastiche, ma è
stata comunque una bella festa I cattolici del Partito
Democratico alzano la testa e attaccano il Pride. Dopo le polemiche per
l'adesione del Pd provinciale al Gay Pride sollevate da Officina delle Idee e
Acli, ora anche consiglieri comunali e parlamentari della ex Margherita escono
allo scoperto in difesa della Curia, e contro gli slogan e i cori che dal
corteo si sono levati contro il cardinale Carlo Caffarra. Non è bastato insomma che l'anima cattolica del Pd disertasse in
massa la grande manifestazione in nome del mondo Lgbt (Lesbiche, Gay, Bisex e
Trans). Ora la polemica arriva diretta. "Un manifestazione triste. Che
secondo me ha vita breve e che andrebbe ripensata" dice il consigliere ex
Dl Paolo Natali. "Il Pride ha dimostrato che non si riesce a difendere i
diritti senza ricorrere a slogan e insulti contro la Chiesa. Contestazioni
volgari che finiscono con l'alimentare i pregiudizi". Un effetto
"controproducente" insomma. Che fa più male che bene alla causa della
laicità. "Un brutto spettacolo" dice anche il deputato Pd Gianluca
Benamati, ultimo segretario della Margherita bolognese. "Non è corretto,
né lecito, né bello che si cada in provocazioni offensive per la Chiesa e i
suoi rappresentanti. Io personalmente non sono mai stato
a queste manifestazioni e non vedo perché avrei dovuto andarci
quest'anno". Stessa opinione anche della vicecapogruppo Pd a Palazzo
D'Accursio Lina Delli Quadri, che puntualizza anche la posizione dei
Democratici: "Noi abbiamo approvato un documento che appoggia la difesa
dei diritti delle minoranze. Ma non abbiamo "aderito" al Pride. Manifestazioni
come queste non sono nel mio Dna". Resta da vedere se siano nel Dna del
Pd. Il segretario provinciale dei democratici Andrea De Maria, presente sabato
al corteo, condanna le contestazioni alla chiesa - "la mancanza di
rispetto verso le istituzioni ecclesiastiche finiscono col danneggiare chi le
fa e sono inaccettabili" - ma difende il Pride. "E'
stata comunque una bella festa. Tutte le polemiche, anche da parte della
sinistra radicale, sono strumentali". Ma l'impressione è che i temi etici
restino un campo minato per il Pd, diviso tra la sua anima laica ex Ds e quella
cattolica della Margherita. Lo sottolinea il centrodestra. "Su
questi temi il Pd resta ambiguo e confuso - dice il deputato Udc Gianluca
Galletti -. Da una parte infatti Sergio Cofferati riceve gli organizzatori del
Pride, dall'altra i parlamentari e i cattolici del Pd
disertano la manifestazione". Duro anche il deputato di An Enzo Raisi:
"Il Pd non sa da che parte stare. E' una chiesa con troppe
parrocchie". (s.b.).
( da "Manifesto, Il" del 30-06-2008)
Argomenti: Laicita'
RAGAZZI
"Dall'Atlante agli Appennini" di Maria Attanasio Una storia moderna
sulle orme di De Amicis Francesca Lazzarato DALL'ATLANTE AGLI APPENNINI DI
MARIA ATTANASIO, ORECCHIO ACERBO, PP. 108, EURO 14,50 Francesca Lazzarato
"Eh andiamo! - disse l'altro. - Non ce n'è ancora abbastanza della
gramigna del tuo paese a Rosario! Vattene un po' a mendicare in Italia!".
E gli chiuse il cancello sulla faccia". Basterebbe sostituire i
riferimenti geografici, e una frase del genere potrebbe venir messa in bocca a
un qualsiasi italiano "perbene" soddisfatto per l'approvazione del
nuovo pacchetto sicurezza di un governo ormai pronto a stipare anche i
minorenni extracomunitari nei Centri di Detenzione ed Espulsione prima di
cacciarli dal sacro suolo patrio, a prendere loro le impronte digitali su base
rigorosamente etnica e, visto che ci siamo, a toglierli ai genitori per
"integrarli" a dovere, come facevano un tempo i nordamericani o gli
australiani con i bambini dei nativi. A pronunciare l'invito di cui sopra,
invece, è un omone arcigno che, nella ricca città di Rosario, respinge con disprezzo
un tredicenne genovese giunto in Argentina per cercare sua madre, una delle
tante "donne coraggiose" costrette ad andare dall'altra parte del
mondo e a "mettersi a servizio di qualche casa ricca" per aiutare la
famiglia. Inutile precisare che il tredicenne è Marco, il protagonista di Dagli
Appennini alle Ande, uno dei nove racconti mensili inseriti da Edmondo De
Amicis nel suo celeberrimo Cuore, apparso nel 1876 a beneficio dei giovanissimi
figli di un'Italia nuova di zecca, che vi avrebbero trovato una quantità di
esempi edificanti e di retorica patriottarda, ma anche il nero profondo del
gotico metropolitano, e poi avventure, delitti e e un approccio
sorprendentemente laico alle cose della nazione. A
rileggerlo adesso, nel centenario della morte di De Amicis, Dagli Appennini
alle Ande è ancora capace di stupirci per la sua capacità di ritrarre la
situazione degli emigranti italiani nei remoti paesi in cui li spingeva la
miseria, insieme alla durezza di uno Stato incapace di offrire ai più poveri se
non tasse crescenti e coscrizione obbligatoria (sull'argomento l'autore
sarebbe tornato con grande efficacia nel 1890 in Sull'oceano, e poi nel 1897
con In America). E proprio da una rilettura attenta del più lungo e avvincente
fra i racconti del Cuore è partita Maria Attanasio, scrittrice e poetessa
siciliana, che ce ne offre una versione contemporanea in cui gli Appennini
diventano il massiccio dell'Atlante e la terra promessa non è più l'Argentina
ma l'Italia, dove il marocchino Youssef viene a cercare sua madre, altra
"donna coraggiosa" cui il bisogno ha imposto di lasciare i figli per
poterli aiutare da lontano. Appena uscito per Orecchio Acerbo, Dall'Atlante
agli Appennini (le illustrazioni in bianco e nero sono di Francesco Chiacchio,
che parteciperà domani pomeriggio insieme all'autrice e a Goffredo Fofi a una
presentazione del volume alla libreria Libri Liberi di Firenze, in via San
Gallo), non è però un calco o una semplice riscrittura ammodernata del testo
deamicisiano, pur non esitando a seguirne il filo. Se da una parte Maria
Attanasio ri-racconta a grandi e piccoli (questo è più che mai un libro per
tutti) una storia del nostro passato, dall'altra la immerge nel presente in
modo tutt'altro che automatico, consentendoci così di misurare tutte le possibili
differenze e somiglianze tra il suo "qui e ora" e il "molto
lontano e molto tempo fa" di un'Italia che alla fine del XIX secolo vide
partire per terre assai lontane oltre mezzo milione di emigranti. Spogliata da
ogni retorica grazie a un linguaggio asciutto che spesso riproduce il parlato e
prende nota di varianti regionali e dialettali, e allo stesso tempo lontana
dalla semplice cronaca grazie a un'indubbia vena poetica, la vicenda di Youssef
riassume le tappe quasi obbligate del viaggio di un ragazzo solo che parte
dalle coste dell'Africa su barconi malconci per essere abbandonato in vista
della riva italiana: qualcuno non ce la fa a raggiungerla, gli altri vengono
portati in un centro di accoglienza molto simile a un carcere. Poi la fuga, la
clandestinità, la lunga ricerca da una città all'altra, l'incontro con
trafficanti che usano i bambini per spacciare, mendicare, rubare. E il lieto
fine duramente guadagnato, quel ricongiungimento con i propri affetti che la
Attanasio lascia sobriamente alla nostra immaginazione, rinunciando ai profondi
singhiozzi, alle chiome scarmigliate e alle braccia scarne ma capaci di
stringere "con la forza di una tigre" descritti da De Amicis. Ma non
sempre per i tanti Marco e gli innumerevoli Yussef il finale è stato ed è questo: la sorte dei minori non accompagnati che
varcano mari e oceani - come un tempo i piccoli musicanti abruzzesi o pugliesi
venduti dai genitori ai capoccia "americani", o i ragazzi
extracomunitari in cerca di sopravvivenza, di scuola, di cure e di
ricongiungimento familiare - è troppo spesso diversa. Sta a noi far sì che,
nonostante tutto, lo scalpiccìo di "strani piccoli piedi, nuovi piccoli
piedi" come quelli di Youssef venga percepito come una promessa per il
futuro, non come una minaccia. E storie così servono anche a questo.
( da "Manifesto, Il" del 30-06-2008)
Argomenti: Laicita'
La radio RADIO3 Nel palinsesto
dal 1 luglio - dal lunedì al venerdì dalle 9.30 alle 10.00, la drammaturgia
radiofonica "Le memorie di Barry Lindon", con Massimo Popolizio a dar
voce al personaggio creato da William Makepeace Thackerary. Nella prima puntata
l'introduzione al romanzo è di Nadia Fusini. radio3 Domani 30 giugno a
"Radio3scienza" si parlerà dalle 11.30 sulle "intenzioni di
voto". Laico? Cattolico? ne discuteranno Elisabetta
Tola con lo psicologo cognitivo Nicolao Bonini. radioradicale Il programma
odierno prevede una sintesi - a partire dalle 13.30 - dei lavori della
"prima assemblea nazionale della Sinistra Democratica" a Chianciano.
Tra gli altri l'intervento di Fabio Mussi e quello di chiusura di Claudio Fava.
RADIOPOP Comincia domani 30 giugno la stagione dei festival su Radio popolare,
e per tutto luglio, dal lunedì al venerdì, verranno proposti speciali
monografici di novanta minuti in onda dalle 21.00 alle 23.00; dal "Sing
Sing Fest" a "Sconfinando", dai "Suoni delle Dolomiti"
a "Ferrara sotto le stelle". RADIO1 La puntata di
"Radiogames" in onda oggi alle 11.09 su Radiouno sarà dedicata alle
letture estive: Aumentano la lettura d'estate? Si acquisiscono nuovi lettori o
sono sempre quelli? Marco Tesei, ideatore e conduttore del programma, ne
parlerà con Giuliano Vigini. Altri temi: come salvare i libri che stanno per
scomparire dal mercato con Roberto Sanzogno e infine nella rubrica "Parole
al vento" Tesei chiederà a Mariano Settembri come nascono i titoli dei
libri. RMC Estate è...Rmc Summertime, appuntamento quotidiano dalle 14.00 con
musica e intrattenimento. L'apertura spetta a Daniele Bossari seguìto da Patty
Farchetto.
( da "Repubblica, La" del 30-06-2008)
Argomenti: Laicita'
"La Spagna più
forte della crisi così abbiamo superato l'Italia" Il premier Zapatero:
"Non cambieremo i nostri rapporti con la Chiesa" "La Ue sta
creando norme per Paesi che agivano senza una politica comunitaria "
JAVIER MORENO MADRID - Sono stati cento giorni strani. Un partito politico
vince le elezioni per la seconda volta con il 43,87% dei voti e ottiene 5
deputati in più rispetto alla legislatura precedente, mentre la formazione
rivale sprofonda in una crisi dalla quale comincia appena a riprendersi. Un
sogno per qualunque politico. Eppure, al momento di fare il punto della
situazione, il leader che ha conseguito tutto questo, il 47enne José LuÍs RodrÍguez
Zapatero, scopre che il Partito popolare lo tallona di nuovo nei sondaggi, e le
critiche fioccano sul suo governo: lo si accusa di inattività (legislativa),
deriva a destra (sull'immigrazione) e occultamento della realtà (crisi
economica). In questo scenario, El Paìs ha proposto al presidente
un'intervista-esame. ECONOMIA Signor presidente, c'è o non c'è la crisi
economica? "Dipende da ciò che si intende per crisi. L'anno scorso la
crescita economica ha superato il 3,5%, e quest'anno la crescita si attesterà
intorno al 2%. Siamo in presenza di un evidente calo, le cui cause vanno
ricercate nel contesto internazionale, e soprattutto nella crisi finanziaria
che ha avuto origine negli Stati Uniti, nel rincaro del petrolio e
nell'andamento dei tassi d'interesse. Nel nostro Paese è soprattutto il settore
edile a comprimere la crescita del Pil e ad aggravare la disoccupazione".
Al di là di quello che dicono gli economisti, per il cittadino comune la crisi
c'è... "Il cittadino è preoccupato perché l'economia va peggio di un anno
fa: e ha ragione. è la verità. Ma concetti quali recessione, decelerazione o
crisi appartengono piuttosto all'ambito accademico. Per il governo, ciò che
conta è poter disporre di più mezzi di quanti ne abbiamo mai avuti per la
tutela e l'appoggio sociale: indennità di disoccupazione, aumenti delle
pensioni e dei salari minimi. Abbiamo incrementato o introdotto nuovi sussidi
per gli alloggi, in particolare per sovvenzionare gli affitti per i giovani, e
istituito nuove prestazioni, come il bonus di 2500 euro per ogni figlio a quasi
390.000 famiglie". Crede che il presidente della Banca centrale europea
(Bce) Trichet sia responsabile del rialzo del tasso Euribor? Lei gli ha chiesto
più prudenza: è stato imprudente? "Ci sono due
tipi di politica. Quella della Bce è molto orientata al controllo
dell'inflazione,ma dovrebbe avere una certa flessibilità, in particolare perché
l'inflazione in Europa è dovuta soprattutto all'aumento del prezzo del petrolio
e degli alimenti e non a un eccesso della domanda interna. La Federal reserve
americana fa un'altra politica e a medio termine vedremo quale delle due è la
più corretta. La Bce ha piena autonomia, ma si può anche discutere di quello
fa...". Il governo esclude qualunque riforma del mercato del lavoro senza
un accordo tra le parti sociali. Non significa concedere diritto di veto a
datori di lavoro e a sindacati? "Significa qualcosa di molto più
importante: il governo non procederà per decreti e non intaccherà i diritti dei
lavoratori. In una situazione economica positiva abbiamo attuato più politiche
sociali; in questo momento meno favorevole sosterremo soprattutto i lavoratori
e i cittadini a più basso reddito. E' questo il segno dell'identità del nostro
governo". Il governo ha fatto previsioni errate in materia di crescita:
nell'ultimo quadro macroeconomico si parlava di una crescita del 2,3%, che già
allora appariva irraggiungibile... "Non mi sembra che nessuno abbia mai
criticato gli organismi internazionali per aver previsto una crescita del 3,3%,
quando noi siamo cresciuti del 3,8%. Le previsioni più azzeccate le ha fatte il
governo. Nella situazione attuale la nostra crescita è del 2%, mentre Francia,
Italia e Germania sono rimaste ad disotto di questa percentuale negli ultimi 4
anni. Abbiamo appena ricevuto i dati di Eurostat. Per la prima volta il nostro
Pil pro capite è in testa alla media europea. E' ormai dimostrato che abbiamo
superato l'Italia, e accorciato le distanze rispetto a Germania, Francia e
Inghilterra. E in più abbiamo l'eccedenza, che altri Paesi non hanno". Per
giustificare la crisi si parla sempre di fattori esogeni quali il petrolio o i
subprime... "Quando c'è un freno all'economia mondiale, tutti i Paesi ne
risentono. E se il prezzo del petrolio raddoppia il nostro Paese perde ricchezza".
Ma si ha la sensazione che negli anni di abbondanza non abbiamo avuto la
capacità di cambiare il modello di crescita. " Abbiamo moltiplicato per
sette la produttività. La Spagna e la Germania sono i soli Paesi a non aver
perso quote di mercato nelle esportazioni; e nel commercio internazionale
abbiamo oggi un più alto livello di competitività. Dobbiamo migliorarla ancora?
Senz'altro. Ma in questi 4 anni si è dato un forte impulso al cambiamento del
modello di crescita, con l'aumento della produttività e lo sforzo per le
infrastrutture: per la ricerca, lo sviluppo e l'innovazione. Gli investimenti
pubblici si sono triplicati. La nostra economia oggi è più produttiva".
SOCIETà La Spagna oggi è una società molto diversa da quella del 1978, l'anno
della firma del Concordato con la Santa Sede. Non crede che varrebbe la pena di
rivedere i rapporti con la Chiesa per adeguarli alla società di oggi? "La
cosa migliore è attenersi alla Costituzione, che definisce
lo Stato aconfessionale e delega ai pubblici poteri il mantenimento di un
rapporto singolare con la Chiesa cattolica, dato che la popolazione spagnola è
in maggioranza di confessione cattolica. In base all'interpretazione che si è
data di questo precetto costituzionale, esiste un accordo quadro di collaborazione.
Abbiamo un quadro giuridico ragionevole. Non sono favorevole a cambiarlo".
Ma è quello che vorrebbero molti esponenti del suo partito. "Riconosco che
su questo tema è in corso un dibattito". Cosa risponde a questa richiesta
di cambiamento? "La legge sulla libertà religiosa esiste ormai da
trent'anni, e in Spagna la realtà è cambiata. Occorre favorire il pluralismo.
Oggi i seguaci di altre religioni sono assai più numerosi, e la libertà di
coscienza va rafforzata. La legge sarà modificata". Questo vuol dire più
religione? " Vuol dire garantire i loro diritti a tutte le confessioni, e
garantire la libertà religiosa; anche in questo sta la grandezza della
democrazia". POLITICA INTERNAZIONALE Lei ha attribuito a "supina
ignoranza o demagogia irresponsabile" le critiche alla direttiva Ue a sul
ritorno degli immigrati irregolari. Ma al parlamento europeo cento deputati
socialisti hanno votato contro... "Si può votare contro la direttiva; è
una posizione rispettabile. Ma si tratta di un primo quadro normativo comune
per la politica di ritorno (degli immigrati irregolari ai loro Paesi
d'origine), che non esisteva; e questo vuoto dava luogo a situazioni anomale.
In nove Paesi non esisteva alcun limite di tempo [all'internamento di immigrati
privi di documenti]. Se ora abbiamo una direttiva che fissa questi limiti di
tempo, sarà un passo avanti; se avremo garanzie giurisdizionali per la gestione
del ritorno e per la durata della permanenza nei centri di internamento in
tutta l'Ue, avremo ottenuto un progresso. Si può essere d'accordo o meno, ma
non sostenere che in questo modo si criminalizza l'immigrazione o si attenta ai
diritti umani". Il fatto che per la prima volta si dica che una persona
può essere detenuta per 18 mesi senza aver commesso alcun reato non è rovinoso
per la tradizione democratica europea? "Indubbiamente io avrei preferito
un limite di tempo inferiore e maggiori garanzie istituzionali, ma non si può
dire che questo sia un disastro. Al contrario. Man mano che andiamo verso una
politica comune, si tenderà a dare maggiori garanzie. Ciò che la Ue sta facendo
è creare norme comuni per Paesi che in materia di immigrazione si consideravano
sovrani e agivano come meglio credevano, in assenza di una politica
comunitaria". POLITICA INTERNA Ha rinunciato all'idea di risolvere il
problema del terrorismo dell'Eta attraverso il dialogo? "Non è stato il governo a rinunciare al dialogo; è l'Eta che ne ha
dimostrato l'inutilità con ciò che ha fatto. Questa via non ha dato i risultati
desiderati; perciò non vi sarà dialogo". All'intervista hanno partecipato
i vice-direttori Berna GonzÁlez Harbour e José Manuel Romero; Miguel Jiménez e
Miguel GonzÁlez. Copyright El Paìs - La Repubblica Traduzione di Elisabetta
Horvat.
( da "Secolo XIX, Il" del 30-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Ginnastica Federica
Olcese, Clio Basso, Giorgia Gasparian ai campionati internazionali di Cattolica
per il 60° anniversario della Uisp 30/06/2008 SI APRONO domani a Cattolica i
Campionati Internazionali di Ginnastica, all'interno della festa "Rimini
2008 - Sports for All Festival" per il 60° della nascita dell'associazione
Uisp. Il nuoto e la pallavolo hanno già aperto il programma sportivo da giovedì
12 giugno, con le prime finali nazionali. Per la prima
volta sono stati riuniti insieme i campionati italiani e le attività di 13
Leghe ed Aree Uisp, oltre ai Campionati Csit di 11 discipline sportive. Uno
sforzo organizzativo senza precedenti per una manifestazione dai numeri record:
saranno presenti a Cattolica 25.000 atleti provenienti da 24 diversi
Paesi, verranno disputati 1.100 tra gare e incontri sportivi, si afronteranno 800
squadre - dal calcio al basket, alla pallavolo - delle quali 160 straniere,
appunto saranno decisi tredici campionati italiani Uisp e undici campionati
internazionali Csit. A margine, le esibizioni di danza e di anziani e una serie
di convegni, proiezioni di film e incontri pubblici con dibattiti per
approfondire e riflettere sulle varie facce dello sport sociale e per tutti.
Per il Campionato Internazionale Uisp del settore ginnastica sono state
convocate anche tre atlete della Società Ginnastica Rapallo: si tratta di
Federica Olcese, 19 anni, e Clio Basso, 16, per la categoria senior A e Giorgia
Gasparian, 13, per la categoria C junior. Le tre giovanissime rapallesi sono le
uniche liguri convocate. Per la seconda volta il club rapallese viene selezionato
per un evento così prestigioso: la prima volta, nel 1992, in Francia dove a
rappresentare l'Italia a un campionato Csit furono Alessandra Papini e la
stessa Federica Olcese. Quest'anno è andata ancor meglio, visto che le ginnaste
convocate sono salite a tre. In questi giorni nella riviera romagnola, si
disputano in contemporanea alla rassegna mondiale di ginnastica, anche i
campionati di pallavolo (a Rimini), beach volley (Bellaria Igea Marina), calcio
(Rimini e Bellaria Igea Marina), tennis (Rimini), judo (Bellaria Igea Marina),
pallacanestro (Cattolica, Coriano, Morciano, San Giovanni), petanque (Rimini).
Ga. Ingr. 30/06/2008 l'organizzazioneLe società locali si sono organizzate e
offrono corsi a luglio e agosto con tecnici qualificati 30/06/2008.
( da "Corriere della Sera" del 30-06-2008)
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Corriere della Sera
- NAZIONALE - sezione: Prima Pagina - data: 2008-06-30 num: - pag: 1 categoria:
REDAZIONALE Pubblico&Privato di Francesco Alberoni Dal marxismo all'amore
Resta solo ciò che si rinnova L e società nascono in tre modi: o attraverso la
conquista, o sulla base di interessi economici, o da movimenti collettivi. Sono
però questi che danno origine alle formazioni sociali più importanti. Come il
Cristianesimo, l'Islam, la riforma luterana, il calvinismo, i movimenti
nazionali, il socialismo, il comunismo da cui sono nati lo Stato sovietico,
cinese e cubano. Ma sono sorti come movimenti anche la massoneria e la
psicoanalisi. Tutti i movimenti, nel loro stato
nascente, sono caratterizzati da un grande entusiasmo, dal sogno di un mondo di
giustizia, di uguaglianza, di libertà e di fratellanza. Ma, dopo un certo
periodo di tempo, la fede e lo slancio generoso diminuiscono e tornano ad
affermarsi il desiderio di ricchezza e di potere o più semplicemente i bisogni
economici. Mentre il gruppo dirigente carismatico si trasforma in una classe
dominante che si chiude in se stessa, stabilisce regole di ammissione e occupa
con i propri adepti tutte le posizioni di potere. Questo ciclo, che inizia con
l'entusiasmo, la fede e la generosità e termina con la chiusura, il denaro e il
potere, si è ripetuto innumerevoli volte nella storia. Le istituzioni nascono,
decadono, muoiono. Le uniche che sopravvivono secoli o millenni sono quelle che
riescono a utilizzare l'energia dei movimenti sorti nel loro seno per
rivitalizzarsi. Il caso più famoso è quello della Chiesa
cattolica, che più volte si è irrigidita e ha avuto crisi gravissime, ma si è
sempre ripresa grazie a movimenti che le restituivano lo spirito delle origini.
Pensiamo ai benedettini, i francescani, i domenicani, e poi i gesuiti, i
salesiani fino a Comunione e liberazione. Ma anche questi movimenti
seguono il ciclo che abbiamo descritto: perdono fede e slancio e diventano
associazioni chiuse e abitudinarie. Allora la fiaccola passa ad altri. Per
esempio, oggi nel mondo cattolico sono in espansione il Rinnovamento nello
Spirito e i Neocatecumenali. Ma quel che avviene in campo religioso avviene
anche in campo culturale. Il marxismo, un tempo fede ardente, si è
cristallizzato in partiti burocratici e in potenti cooperative, la psicoanalisi
o si è diluita nel linguaggio corrente o è diventata una scuola esoterica.
Perfino l'amore più appassionato e folle, col tempo diventa tranquilla
convivenza. Tutto ciò che vuol restare vivo, intenso, autentico deve aprirsi,
rinnovarsi, rinascere. www.corriere.it/alberoni \\ Ogni cosa parte con
entusiasmo e poi si chiude e si spegne.
( da "Corriere della Sera" del 30-06-2008)
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Corriere della Sera
- MILANO - sezione: Tempo Libero - data: 2008-06-30 num: - pag: 12 categoria:
REDAZIONALE CINEMA www.corriere.it/cinema APOLLO Whitehead e gli Stones nella
Swinging London Si inizia alle 20 con "Led Zeppelin Live at the Royal
Albert Hall", del 1970. Segue alle 22 un'antologia con i Pink Floyd, i
Beach Boys, Nico e Jimi Hendrix, tutti a Londra nel 1966-7. Sono straordinari i
documentari in programma all'Apollo oggi e domani. Ne è autore Peter Whitehead
(nella foto); le copie arrivano a Milano grazie anche agli studenti del Master
in comunicazione del cinema dell'Università Cattolica.
Seguace del cinéma-verité, Whitehead ha avuto una formazione scientifica e
giornalistica, e una vita pittoresca: è stato compagno di Niki De Saint-Phalle, ha avuto otto figli e per
vent'anni ha allevato falconi in Arabia Saudita. Domani alle 20, rarità sui
Rolling Stones in tour in Irlanda nel 1966, uno spaccato in diretta
della Swinging London ("Tonite Let's All Make Love in London", 1967) e
un ritratto di Corso e Ginsberg nel 1965 ("Wholly Communion"). Per
approfondire, un libro: "Peter Whitehead. Cinema, musica,
rivoluzione" a cura di Laura Buffoni e Cristina Piccino (DeriveApprodi),
presente in sala stasera con Luca Mosso. (Alberto Pezzotta) Apollo, Galleria De
Cristoforis 3 Oggi e domani dalle ore 20, ingr. libero.
( da "Corriere della Sera" del 30-06-2008)
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Corriere della Sera
- NAZIONALE - sezione: Opinioni - data: 2008-06-30 num: - pag: 26 categoria:
REDAZIONALE LA LOTTA POLITICA NEL PD Tra due linee passa solo un congresso di
MICHELE SALVATI SEGUE DALLA PRIMA Nessuno in passato ha trovato il modo di
conciliare i due principi nel caso specifico, cosa certo non facile, e dubito
che ciò possa avvenire adesso: il Presidente del consiglio farà passare i
provvedimenti cui tiene - l'uno in sé ragionevole, l'altro inaccettabile - e la
vicenda finirà li. Ma finirà anche aspetto positivo di una vicenda sgradevole -
il potere condizionante di un'area giustizialista che, al di fuori del problema
Berlusconi, non mi sembra abbia molto altro da dire. Davanti a noi ci sono
cinque anni difficili, che partono da una crisi economica internazionale ben
lontana dalla soluzione e vedono il nostro Paese messo assai peggio di quelli
con i quali è ragionevole confrontarlo: un debito pubblico e dunque una
fragilità finanziaria assai maggiori e una crisi strutturale di competitività
avente un'origine antica, che ci farà crescere a velocità dimezzata rispetto a
quella pur bassa degli altri. Ammesso che crescita ci sia, visto che per il
2008 le previsioni sono di poco superiori allo zero e per gli anni successivi
del tutto aleatorie. In questi cinque anni compito della politica dovrebbe
essere quello di realizzare le condizioni in cui l'economia possa tornare a
crescere: se non c'è crescita, anche gran parte dei problemi non economici
diventano di difficile soluzione. Compattando al massimo, tre sono gli
obiettivi: un'economia più dinamica e competitiva; un'amministrazione pubblica
più efficiente in tutti i suoi comparti, e soprattutto in quelli
dell'istruzione, della giustizia, delle infrastrutture; un Mezzogiorno che, per
efficienza, dinamismo e legalità, cominci ad accorciare le distanze con il
Nord. Per tutti e tre questi macro-obiettivi le distanze programmatiche tra
governo e opposizione non sono insuperabili, e molto gioverebbe al Paese
un'opposizione costruttiva: un'opposizione che, per ognuno dei numerosi
problemi in cui quegli obiettivi si articolano, avesse proposte chiare da
confrontare con quelle del governo, a volte constatandone la somiglianza, a
volte opponendosi recisamente, a volte cercando un compromesso. Alla luce del
programma elettorale presentato dal Pd queste proposte già ci sono o potrebbero
essere rapidamente definite. Ciò che ostacola il confronto, mi sembra, è lo stato di crisi politica in cui quel partito si trova.
Nonostante primarie, assemblee costituenti, statuti, carte dei valori - o forse
per il modo in cui questi passaggi si sono svolti - il Pd non ha ancora trovato
un'identità e un'anima: le cariche che contano sono ancora distribuite secondo
le vecchie componenti, la leadership non è riconosciuta da tutti, manca una
linea politica maggioritaria che venga seguita anche da coloro che non la
condividono, come deve avvenire in un partito serio. Semplificando molto, si
stanno in realtà combattendo in modo opaco due linee politiche molto diverse,
quasi opposte. La prima linea, quella dell'attuale segretario, scommette su un
futuro bipolare del sistema politico, su una competizione dei due principali
partiti nel campo degli elettori centristi, su un possibile sfondamento al Nord,
su politiche economiche e sociali attente sì ai bisogni dei più deboli, ma
modernizzanti e liberali: se questa linea prevale, la fase attuale di violento
contrasto col governo è destinata ad esaurirsi e il confronto di merito a
prevalere. La seconda linea vede il Pd come strutturalmente perdente in un
confronto bipolare e il Nord come una fortezza inespugnabile del centrodestra.
Ne viene per conseguenza che l'unica possibilità di tornare al governo, anche
pagando lo scotto di un rafforzamento dei partiti centristi e di un Pd
dimagrito e più vicino alla sua componente Ds, è quella di coalizioni rese
possibili da una legge elettorale proporzionale. Non solo il Partito
democratico, ma l'intera strategia dell'Ulivo, il tentativo di fusione dei riformisti laici e cattolici, sarebbe stato un errore. E per conseguenza ne viene anche che il terreno di
scontro sarebbe il Sud, non il Nord; che anche l'antiberlusconismo più radicale
può servire a cementare coalizioni incoerenti; che bisogna stare molto attenti
a proposte modernizzanti, quando queste sono percepite come una minaccia dai
ceti più vicini al centrosinistra, dai lavoratori difesi dal sindacato,
dal pubblico impiego, da un Sud spaventato dal federalismo fiscale.
Personalmente ho pochi dubbi che sia la prima linea quella più favorevole al
Paese, quella che può maggiormente aiutarlo a superare la crisi profonda in cui
esso versa. Dal punto di vista del partito, delle sue potenzialità elettorali e
di governo, della sopravvivenza dell'attuale ceto politico, la questione è più
controversa e si può discutere. Domanda: in un partito serio, per discutere e
soprattutto per decidere, non si fanno i congressi? \\ Una strada vede un
futuro bipolare del sistema politico e un possibile sfondamento al Nord.
L'altra vede il Pd perdente in un confronto bipolare e il Nord inespugnabile
con l'unica possibilità di tornare al governo grazie a coalizioni favorite da
una legge elettorale proporzionale.
( da "Giornale.it, Il" del 30-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Tonino Di Pietro
parla (anzi insulta e grilleggia.) e Walter Veltroni si adegua e gli corre
dietro (leggi l'articolo di Laura Cesaretti). Già, Tonino da Montenero detta la
linea al Pd dopo aver sfondato la Maginot elettorale del "dialogo"
con il Pdl su cui si era attestato il solitario
Veltroni. E' bastato poco per cambiare tutto. I sondaggi
affondano il Pd, Massimo D'Alema lancia "Red" (prototipo di partito.
casomai servisse, o correntone del Pd che invece serve subito) e i suoi si
smarcano, almeno a parole, da Di Pietro sul terreno delle intercettazioni e
della giustizia. Così Veltroni combatte su due fronti interni: il dialogo lo
apre ma con i Verdi e poi toccherà a Rifondazione e agli altri residui
comunisti e si allinea ai giustizialisti dell'Idv (nel partito c'è anche Pancho
Pardi, l'uomo dei girotondi) in nome della nuova stagione dell'anti
berlusconismo a prescindere. A quando un bella convention o una manifestazione
di piazza con Beppe Grillo dimenticando Unipol, banche e scalate? Intanto,
passate le ferie, Walter è costretto (da Tonino) a riprendere il pellegrinaggio
per l'Italia. Insomma, risale sul bus per battere il Paese provincia per
provincia. Come annuncia in una letterà all'Unità . "Ora voglio dire a te
- spiega Veltroni - che da settembre riprenderò, riprenderemo, ad attraversare
ogni provincia, ad andare in ogni città, ad ascoltare e a parlare, a capire e a
spiegare". Interlocutori saranno "tutti gli italiani", a
cominciare dal "popolo del Pd, dodici milioni di donne e uomini che ci
hanno dato fiducia" fino "a quanti hanno votato per l'attuale
maggioranza nella speranza, nell'illusione stanno scoprendo ora, di vedere
risolti i propri problemi". Ma il tour servirà, scrive Veltroni, anche a
lanciare la "manifestazione che abbiamo annunciato per l'autunno" e
rivendica che l'opposizione del Pd sarà condotta "come deve fare un
partito che vuole mantenere la sua vocazione maggioritaria, che non è mai stata
vocazione all'autosufficienza: lavorando per unire". Non c'è male, come
svolta: un clamoroso contrordine compagni di vecchia memoria. Tanto che
Pierferdinando Casini in un'intervista al Corriere lo avverte: Di Pietro è una
polizza sulla vita per il premier, se l'opposizione è questa l'alternativa a
Berlusconi non c'è. Stando così le cose c'è da chiedersi quante divisioni abbia
il comandante Veltroni Scritto in Varie Non commentato " (5 votes,
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Articoli Feed RSS Commenti Invia questo post a un amico 23Jun 08 Per Walter
avviso di sfratto. Resisterà all'assedio? In politica tutti nodi vengono al pettine,
dopo le sconfitte elettorali. Ma il sogno di Walter Veltroni, creare un grande
partito di centrosinistra, scommettere sul bipolarimo, tagliare fuori la
sinistra radicale (che è riuscito a estromettere dal parlamento anche grazie al
voto degli italiani) appare in questo momento davvero un sogno. La verità è che
Veltroni è sotto assedio, e a circondare il fortilizio del loft sono proprio
molti dei suoi: a cominciare da Massimo D'Alema per finire al
"silente" (troppo.) Romano Prodi. E a dargli un avviso di sfratto di
sfratto in modo diretto è Arturo Parisi, l'inventore dell'Ulivo: "Cambiamo
leader", dice senza tanti giri di parole con un linguaggio che rifugge le
liturgie del politichese vecchio stile (Pci, Dc). Così, come scrive sul
"Giornale" Paolo Guzzanti, la debolezza del segretario ridà forza
all'ala Furiosa (leggi l'articolo), alla sinistra che fa dell'antiberlusconismo
e del giustizialismo forcaiolo una ragion politica, una questione di
sopravvivenza: unico programma , in mancanza di proposte serie per l'Italia,
abbattere Berlusconi. Poi si vedrà. Del resto quando si è aperto il dibattito
su Veltrusconi, sul dialogo tra destra e sinistra, sulle grandi riforme
condivise nell'interesse del Paese, le nubi dell'uragano si sono subito
addensate sulla testa (da tagliare) del leader del Pd. Riuscirà Walter a
resistere all'assedio? A contrattaccare? A conquistare una leadership vera alla
guida di un'opposizione credibile e realmente alternativa? Ora tocca a lui non
spezzare quell'idea di una sinistra moderna e non condizionata da quella
radicale (e radical chic), a fare im modo che non resti solo un bel sogno. E
Parisi insiste: già, perché dopo essere uscito allo scoperto senza se e senza
ma, l'ex ministro della Difesa vuol far uscire allo scoperto gli avversari di
Veltroni, in particolare Massimo D'Alema, che ha lanciato - anche se lui dice
che non cerca lo scontro - una sorta di partito-ombra che si chiama
"Red" (Riformisti e democratici). Dice Parisi: "Sento D'Alema
avanzare proposta diversa da Veltroni, vorrei essere sicuro che lo faccia
esplicitamente.". Aspettiamo la prossima puntata. Scritto in Varie
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a un amico 20Jun 08 L'autunno caldo di Walter. Dì la tua Tanto tuonò che
piovve, sul Partito democratico e sul suo leader dimezzato Walter Veltroni.
Già, perché le rese dei conti, nella sinistra. ma anche nel centrosinistra, si
consumano con calma, secondo un rito vecchio che ha alle spalle decenni di
scuola comunista e democristiana. Stretto fra l'offensiva di Massimo D'Alema e
della sua fondazione (corrente?), tra l'idea di ritorni ulivisti (per alleanza
allergate, acnora alla sinistra), tra il nodo delle elezioni Europee e niet
preventivo della Bindi al tentativo di "abbraccio" con Casini e
l'Udc, tra il secco e ribadito addio di Prodi alla presidenza del Pd e il nodo
gordiano dell'adesione al Pse (D'Alema dice sì, gli ex Margherita dicono no,
lui dice. andiamo oltre), Veltroni ora scopre il doppio binario: dialogo sulle
riforme con Berlusconi ma anche opposizione più "dura" per non
perdere consensi a vantaggio del vasto e diviso mondo della sinistra a cui
guarda invece D'Alema. Così alla Costituente del Pd lancia la doppia sfida
interna e esterna: no alle correnti personali (facile a dirsi ma.) e
"autunno in piazza" (più facile da fere e comodo): Walter
"buonista". ma anche "oppositore duro" di Berlusconi,
quello che ha strappato la tela del dialogo. Due volti dello stesso leader che
vuol impedire che la sua moneta di fresco conio politico venga svalutata e
rotoli via assieme al Pd. Perchè il rischio c'è, e Veltroni lo sa bene: non c'è
solo l'ombra lunga di D'Alema, ma pure quelle di Prodi (che il segretario invita
a restare ne l Pd). Tanto che, per fare un 'esempio, Rutelli dice del Ppe:
"Siamo più innovatori noi dei socialdemocratici". E spinge Veltroni a
dire, in Europa: "Costruiamo un nuovo campo riformista". Come dire,
andiamo oltre il Ppe altrimenti per noi sono guai. Già, perché sul Ppe D'Alema
e suoi, ma pare anch Fassino, la pensano in modo opposto. Insomma, la
"guerra" è solo agli inizi, con il voto alla Costituente si
cominceranno a contare le truppe e la traversata nel deserto è appena iniziata.
Vedremo chi sopravviverà alla guida dell'esercito perduto di Senofonte. Parisi:
"Se è l'Ulivo fatto partito, si è fatto male." E gli attacchi
arrivano dal centrosinistra, impietoso il giusidizio dell'inventore dell'Ulivo.
Arturo Parisi a margine dell'assemblea del Pd, non risparmia una critica alla
relazione di Walter eltroni che, tra l'altro, ha fatto un esplicito riferimento
all'Ulivo. "Noi abbiamo sempre lavorato con l'idea che "Ulivo avesse
come obiettivo un bipolarismo a vocazione bipartitica ma con l'unificazione di
tutto il campo del entrosinistra", ha spiegato Parisi. Più in generale,
l'ex ministro della Difesa ha detto del discorso di Veltroni: "una
comprensibile difesa del suo perato, purtroppo l'unico giudizio sul nostro
operato risulta essere quello degli elettori in casi come la Capitale o a
Sicilia". Scritto in Varie Commenti ( 106 ) " (25 votes, average:
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Feed RSS Commenti Invia questo post a un amico 10Jun 08 Walter e il loft degli
amici nemici. Cattolici contro radicali Il Pd sfoglia la
margherita, dunque, nel senso che in casa Veltroni tira aria di lite che
potrebbe sfociare prima o poi in separazione. Già, fra le anime diessina e
teodem i rapporti non sono proprio idilliaci. Dopo l'anatema dei cattolici contro la
"contaminazione" dei pannelliani, le dure critiche di
"Famiglia Cristiana" e della solita Binetti a cui si aggiunge l'ex
ministro Fioroni (infuriato) che dice "il loft? sembra di stare a
Teheran.", la frenata sull'adesione al Partito socialista europeo, la
strada per Veltroni è ancora più in salita. Da un lato c'è il governo
Berlusconi che piace sempre di più agli italiani, dall'altro il livello dello
scontro che assomiglia a un tutti contro tutti a pochi mesi dalle elezioni
europee. Di Pietro, ma anche i Teodem, D'Alema ma anche Rutelli che pare
meditare "vendetta" politica dopop la clamorosa trombatura rimediata
nella corsa al Campidoglio. E ci si mette pure Bertinotti, il "parolaio
rosso" di Pansa che rientra nel gioco della poltica con un seminario sul
futuro della sinistra e invita Massimo D'Alema, capace di guardare a sinistra
più di quanto non sappia o non voglia fare Veltroni (che vuole lo sbarramento
anche per le europee, tanto per tener fuori i "cespugli" rossi anche
dal parlamento di Strasburgo). Grande è l'agitazione nel campo della sinistra,
dove si agitano spettri di scissioni e "ricomposizioni". Già, perché
fra i teodem e gli uomini della margherita c'è chi guarda a Casini e quel che
resta dell'Udc, isolata e senza per ora spartito politico da suonare che la
lancia la sua Costituente popolare (a cui guarda con interesse anche Clemente
Mastella), e in più c'è chi teme le mosse di Rutelli. Intanto il governo
Berlusconi va. Scritto in Varie Commenti ( 35 ) " (27 votes, average: 3.19
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RSS Commenti Invia questo post a un amico 28May 08 La Sapienza e il rito
dell'intolleranza Prima il no dei Collettivi di sinistra a Papa Benedetto XVI, poi
il no al dibattito sulle foibe: alla Sapienza di Roma l'intolleranza è di casa
in nome di una "tradizione democratica" che tenta di riproporre
schemi antichi, quelli del "rituale antifascista" degli anni
Settanta. Già, brutto periodo quello, nelle università e nel Paese. con il
corollario nel secondo caso dei manifesti di Forza Nuova strappati dai
militanti dei Collettivi di sinistra, della rissa, degli arresti, delle
polemiche e delle accuse. Salvo poi chiarire (rapporto della Digos) che
l'aggressione è partita da sinistra. Ma stabilire colpe e responsabilità spetta
ai giudici. E' il tema dell'intolleranza travestita da antifascismo, come
scrive il nostro Mario Cervi, a preoccupare. E' il tentativo a questo punto
nemmeno tanto mascherato di ricreare un clima di tensione, di scontro e di
odio, a preoccupare. E' il tentativo di tornare allo schema degli opposti
estremismi, ad allarmare. L'intolleranza si traveste, sbandiera ideali nobili,
ma resta intolleranza: di parte e da parte di pochi. Bene ha fatto il sindaco
di Roma Gianni Alemanno a dire: "Noi dobbiamo lanciare messaggi chiari,
ovvero che questi episodi sono solati, estranei al contesto culturale e storico
della nostra città e della nostra nazione. Questo è il messaggio che deve
venire da tutti. Quando si costruiscono teoremi politici su una rissa tra
giovani si comincia ad aprire un varco e armare le contrapposizioni
ideologiche. Bisogna evitare questi schemi e queste persone vanno trattate come
imbecilli fuori dalla storia e dal tempo". Veltroni invita la destra a
"non minimizzare" e dice (giustamente) che le istituzioni devono
stroncare subito l'insorgere della violenza. Ma quale? quella di una parte o di
quella di tutte le parti? penso voglia dire quella di tutte. forse il "ma
anche" stavolta ci sarebbe stato bene, per
evitare fraintendimenti. Cosa che non fa Marco Ferrando, leader del Partito
comunista dei lavoratori: "L'aggressione fascista a La Sapienza - sullo
sfondo del nuovo quadro politico - ripropone il tema dell'autodifesa come
diritto democratico elementare.E. E aggiunge il Ferrando: "E' necessario
che ogni realtà minacciata appronti strutture di autodifesa, democraticamente
designate e controllate". Parole gravi, le sue che ricordano proprio
quegli anni di piombo che la maggioranza degli italiani vorrebbe consegnare
agli archivi della storia. A chi giova strumentalizzare questi episodi per
interessi di parte politica? A chi giova tornare a pescare nel torbido? Credo a
nessuno, una democrazia è tanto più forte quanto è capace di rifiutare l'intolleranza
delle estreme politiche ("frange" si diceva una volta). Il
"giustificazionismo ideologico" stavolta non pagherebbe, gli italiani
hanno scelto un' altra strada. Il dibattito è aperto. Scritto in Varie Commenti
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16May 08 Così le tecnologie ci cambiano la vita. Dì la tua Vi è mai successo di
dimenticare il cellulare a casa? E' facile immaginare la sensazione che avete
provato, perché la maggioranza di noi l'ha vissuta in prima persona. Ci si
sente persi. Vulnerabili. Uno studio condotto da un gruppo di ricercatori
britannici ha rilevato che è una sensazione paragonabile alla "tremarella
del giorno delle nozze" o alla paura di quando si va dal dentista.
Addirittura è stato coniato appositamente un termine
medico. "Nomofobia", così si chiama la paura di rimanere senza
portatile ("nomo" è l'abbreviazione di no mobile). Quale futuro? Non
c'è niente da fare. Dobbiamo ammetterlo. La tecnologia fa parte di noi. Della
nostra quotidianità. Ma dove stiamo andando? Quali saranno i nuovi mezzi di
comunicazione e quale ruolo ricopriranno in un futuro più o meno vicino?
Possible. ou probable Il Gruppo Editis, una prestigiosa casa editrice francese,
ha proposto il suo punto di vista attraverso la realizzazione di un
cortometraggio intitolato "Possible ou probable". Il film, che ha
ricevuto il Laurier di bronzo al festival di Creusot, si propone di fare un
salto in avanti nel tempo. Nella vita di una giovane coppia nell'era
dell'editoria digitale. Di' la tua Editis apre il dibattito. Il Giornale.it, in
occasione del 17 maggio, giornata mondiale delle Telecomunicazioni e della
Società dell'Informazione, segue lasciando a voi lo spazio per esprimere le
vostre idee e le vostre riflessioni su quello che è e che potrà essere. Guarda
il cortometraggio (9 minuti) Scritto in Varie Commenti ( 12 ) " (115
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Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo post a un amico 14May 08
Berlusconi, Veltroni e i nemici del dialogo Il discorso di Silvio Berlusconi
alla Camera (leggi il discorso del premier), l'apertura unilaterale al dialogo
con l'opposizione (che è seguita alla telefonata del premier a leder del Pd),
sono i segnali più evidenti che qualcosa sta davvero cambiando, nel Parlamento
e nel Paese. Aggiungiamoci anche il discorso del presidente della Repubblica
Giorgio Napolitano di alto profilo istituzionale e politico, come ha
riconosciuto il presidente della Camera Gianfranco Fini. Insomma, molti saranno
scettici, ma parlare di avvio di Terza Repubblica forse non è azzardato. Basta
rileggere le parole del premier, il "sì" di Fassino a nome del Pd:
l'asse Berlusconi-Veltroni si rinsalda, su questo punto cruciale, pur nella
distinzione dei ruoli. Ma non sono tutte rose e fiori, anche Berlusconi e
Veltroni devono fare come Fanfani qualche decennio fa: contare amici e nemici.
E parare i colpi. Soprattutto Veltroni. Sconfitta alle urne la sinistra
massimalista, resta da sconfiggere il partito "giacobino", quei
giustizialisti che sono ripartiti alla carica (vedi il caso Travaglio-Schifani)
e faranno di tutto per mettere i bastoni fra le ruote proprio a Veltroni. E'
lui l'anello "debole" che la sinistra giacobina vuole colpire fino a
indebolirlo e condizionarlo. Una prova? La sceneggiata di Antonio Di Pietro
alla Camera: "Noi non abboccheremo, non intendiamo cadere nella tela del
ragno. Abbiamo memoria e non intendiamo perderla. Conosciamo bene la sua storia
personale e politica". Così ha parlato Tonino, l'ex pm. Ma il bersaglio
non è il Cavaliere. No, lui ha una maggioranza solida, consegnatagli dal voto
popolare. Il bersaglio è Walter, e di Pietro non è certo il suo solo nemico.
C'è un filo che lega il Santoro, Travaglio, Grillo. Tonino punta dritto su quel
mondo e pensa alle Europee del 2009. Come ci pensa su un altro versante Massimo
D'Alema, tornato gran manovratore dentro e fuori il Pd. Del resto, come racconta
Augusto Minzolini sulla "Stampa", alla cerimonia della consegna della
Campanella usata per le riunioni del Consiglio dei ministri, Prodi ha detto a
Berlusconi: "Tu sei un avversario, io i veri nemici li ho avuti qua
dentro.". La battuta ora vale anche per Veltroni. A cosa serve
un'opposizione parlamentare debole in una Paese normale? Peserà di più
l'opposizione nelle piazze? L'apertura di Berlusconi (ma già in campagna
elettorale era stato chiaro) aiuta Veltroni, ma anche
l'Italia. L'ha capito anche Walter: "Occorre il riconoscimento della
vittoria e della responsabilità da parte degli sconfitti ma anche l'equilibrio
dei vincitori, perciò vi prendo in parola: siamo pronti da subito. Ma non
pensate di avere il paese in mano". Scritto in Varie Commenti ( 101 )
" (54 votes, average: 2.85 out of 5) Loading ... Il Blog di Alberto
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09May 08 E Walter diventa il "premier ombra" Dopo Occhetto (Pci poi
Pds) nel 1989, Veltroni (Pci, Pds, Ds, Pd): la storia sembra ripetersi
(ovviamente Veltroni spera in esiti migliori.) e torna il "governo
ombra" (leggi l'articolo). Edizione rinnovata e aggiornata ai tempi di
quella lontana esperienza partorita a Botteghe Oscure che - come ha ricordato
Visco all'Unità - fu un fallimento e l'ex ministro ritiene che ci sarà il bis).
Veltroni diventa "premier ombra" del "governo
dell'opposizione": alla fine dopo trattative e incontri, divisioni e
riavvicinamenti, no eccellenti (D'Alema e Parisi), tentennamenti divenuti alla
fine un "sì accetto" (Bersani) ed entusiasti (Fassino, Franceschini)
il leader del Partito democratico ha varato lo "shadow cabinet" di
stampo anglosassone. Per ora le analogie finiscono qui, inutile fare il
processo alle intenzioni che sulla carta sono buone. Tanto che la lista dei
ministri ombra è stata presentata al presidente Napolitano (che fece parte -
Esteri - della prima compagine occhettiana). Certo è sospetta la fretta con cui
Walter si è affrettato a dichiarare "con D'Alema nessun conflitto, perché
bisognerebbe essere in due.". Come dire: non sono io quello che polemizza
e fa i distinguo. Insomma ponti d'oro al D'Alema portatore d'idee nel
suo"ruolo importante che deve svolgere" alla fondazione
ItalianiEuropei. Dopotutto il centralismo democratico non c'è più in casa degli
ex-post e a-comunisti. Andare avanti, pensare subito alla direzione del Pd che
sarà partorita dall'assemblea costituente. Mentre sprisce il
"caminetto" e nasce il coordinamento dei "nove" che affiancherà
il segretario piddino. Insomma, Veltroni riparte per tentare di rafforzare la
sua non fortissima leadership. Vedremo se anche a sinistra nascerà davvero il
"partito di Veltroni". Scritto in Varie Commenti ( 89 ) " (30
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Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo post a un amico 08May 08
Berlusconi e il governo del "fare". Veltroni e le liti sul governo
"ombra". Dite la vostra Il governo Berlusconi quater va e stavolta
per i detrattori più accaniti del Cavaliere sarà difficile sostenere che non
c'è niente di nuovo a Palazzo Chigi. Già, perché i ministri (quelli che
contano, con portafoglio) sono solo 12 (9 senza portafoglio ma con la casella
chiave delle Riforme affidata a Umberto Bossi) e perché sono entrati uomini
nuovi che affiancano ministri già collaudati: 13 new entry (quattro hanno fra
31 e 40 anni). Continuità-discontinuità, insomma. Il premier è deciso è
riprendere il filo del suo progetto Paese interrotto dai due anni di Prodi, ma molto
è cambiato. Questo sarà davvero il governo del premier, innanzitutto, che potrà
contare su un nocciolo duro di governo che ruota attorno al sottegretario alla
Presidenza del Consiglio Gianni Letta, a Tremonti, Bossi, Maroni. e poi ci sono
Matteoli e La Russa. Poco spazio ai tradizionali giochi di partito e 23 giorni
per mettere a posto tutto, come ha riconosciuto soddisfatto il presidente
Giorgio Napolitano ("Lungaggini? Siamo stati più veloci della
Spagna."). Velocità, azione (ai tempi di Craxi fu coniato l'efficace
"decisionismo"), la scelta bipartitica degli elettori che hanno
semplificato il quadro politico di maggioranza e opposizione rende tutto più
"decisionista" e apre la strada a una nuova stagione del
"fare". Berlusconi su questo è deciso: anche perché da
"fare" c'è davvero molto: pensiamo solo al caso Alitalia o alla
vergogna dei rifiuti in Campania. E poi ci sono "problemini" non da
poco che si chiamano stipendi, carico fiscale, sicurezza, immigrazione
clandestina, rilancio del sistema paese, costi della politica e della
burocrazia, federalismo. Mali antichi e problemi nuovi. Ecco perché Berlusconi
ancora una volta ha sparigliato le carte. Per "fare", come chiedono
gli italiani, serve un governo del premier (il Cavaliere) più che dei partiti.
Ora ci aspettano i primi cento giorni di "luna di miele" con il Paese
e le responsabilità di governo e maggioranza sono davvero grandi. Intanto la
sinistra litiga sul governo che non ha sul "governo ombra" voluto da
Veltroni (leggi l'articolo). Già perché anche il premier ombra ha i suoi
problemi. Intanto D'Alema e Parisi hanno detto no, Bersani non è convinto,
mentre Fassino ha detto sì per recuperare ruolo e visibilità. Ma serve il
governo ombra? Esperienza di stampo anglosassone già sperimentata nel 1989 dal
Pci poi diventato Pds. Allora non funzionò. lo volle Achille Occhetto quandò
andò in crisi il governo De Mita e subentrò Andreotti (sesto governo) e la
maggioranza era pentapartito. Sapete chi c'era? Giorgio Napolitano (esteri),
Visco (finanze), Giovanni Berlinguer (sanità), Scola (spettacolo), Rodotà
(giustizia). E oggi sull'Unità lo stesso Visco lo stronca: "Il governo
ombra non ha un suo ruolo istituzionale e dunque non riesce ad operare. Si
aggiunga il fatto che in un sistema dove ci sono più partiti, e non solo due
come in Gran Bretagna, ciascun partito ha gruppi e rappresentanti in
commissione. A questo punto si capisce perché non è stato
esportato dalla Gran Bretagna in nessun altro paese. Lì è un luogo riconosciuto
dell'opposizione. Da noi no". Senza contare, fa notare Visco, che tale
proposta "anche interessante nella nostra esperienza passata non
funzionò" e che "ci sono delle persone autorevoli dei partiti che
stanno fuori dal governo ombra e che certo non smetteranno di dire quello che
pensano", a cominciare da Massimo D'Alema. Comunque Walter ci riprova ma
quello che dovrebbe essere un punto di forza del Pd rischia di rivelare che il
re è nudo, perché sta mettendo in mostra divisioni correntizie, lacerazioni
personali di un partito che pare allo sbando ed in cerca della rotta con una
bussola rotta. Scritto in Varie Commenti ( 67 ) " (50 votes, average: 2.1
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RSS Commenti Invia questo post a un amico 05May 08 D'Alema batte un colpo.
Contro Walter. E "L'Unità" se la prende con la sinistra veltroniana
tutta feste e terrazze E alla fine Massimo D'Alema parlò. Dopo una campagna
elettorale che è apparsa ai più "silente" (salvo evitare le
dimissioni di Bassolino in Campania per scongiurare il voto anticipato alla
Regione ed rinviare l'ennesima sconfitta del Pd), il ministro degli Esteri ha
rivestito i panni dell'uomo di partito e ha iniziato a sparigliare le carte nel
loft veltroniano. già, perché la resa dei conti post elettorali sarà lunga e
sicuramente non indolore nel centrosinistra. "La sconfitta è stata grave,
ed è di lungo periodo. Serve quindi una riflessione approfondita.". Primo
colpo. "La sintonia tra Berlusconi e il Paese, cominciata nel '94, non è
mai finita". Secondo colpo. Il Pd "deve cercare di coalizzare
coalizzare tutte le forze che si oppongono alla destra" perché anche se
non è in Parlamento la sinistra radicale "non è scomparsa dal Paese e il
Pd non è chiamato a continuare a correre sempre da solo, anche perché in Italia
ci sono leggi elettorali diverse. Con il 33% l'autosufficienza sarebbe un
errore". Quarto colpo. Partito del Nord? "Abbiamo bisogno di un
grande partito nazionale, fortemente radicato nel territorio, con una struttura
federale che abbia dei leader". Quinto colpo. "Non sono candidato nè
aspiro a nessuna carica, quindi non sono antagonista di nessuno". Sesto
colpo, il più pericoloso perché, tradotto significa "caro Vetroni, mi
tengo le mani libere.". Così emerge "l'altra linea del Pd"
a-veltroniano, che sembra saldare attorno a D'Alema anche il prodiano Parisi e
il delusissimo (e furibondo) Rutelli, in cerca di rivincite, lui che è stato mandato allo sbaraglio. Per ora Veltroni regge, per
ora. Vedremo se avrà davvero intenzione di andare al congresso anticipato e
alla inevitabile conta. Anche perché non è da escludere un ritorno di Prodi,
quando cadono le prime foglie dell'autunno. In fondo anche lui per ora si tiene
le mani libere, ma i messaggi che ha mandato in giro non sono certo rassicuranti
per Veltroni. Intanto "L'Unità" fa satira contro la sinistra
veltroniana, come spiega il nostro Gianni Penncchi: è tutta feste e terrazze,
con una serie di amare vignette-denuncia di Stefano Disegni, "matita
cult" della sinistra. E' COSI'? COSA NE PENSI? DI' LA TUA Scritto in Varie
Commenti ( 19 ) " (123 votes, average: 1.42 out of 5) Loading ... Il Blog
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toscano "adottato" da Indro Montanelli e da Milano nel 1983. Tutti
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Ultime discussioni Alberto Taliani: per PietroB. La libertà di parola esiste
eccome, dipende però da quali parole si usano. Alberto Taliani: Caro Stefano,
le rispondo volentieri: non amo la politica fatta in questo modo, spiando dal
buco... gianroberto: Secondo voi , per quale ragione Valter ha imbarcato il
Dott.On.Di Pietro?, " non poteva non sapere... Pietro.b: Non avevo
dubbi,non appena una persona si permette di esprimere un opinione diversa dalla
Sua,CARO... stefano: Sono di Sinistra, quindi un comunista. Scusatemi tanto se
sono fuori tema, ma una bella discussione sul... I più inviati Sayed, primo
risultato della mobilitazione internazionale: il senato afgano ha ritirato la
conferma della condanna a morte - 12 Emails Pensioni, a chi gli aumenti... - 3
Emails E Walter diventa il "premier ombra" - 2 Emails Berlusconi e il
governo del "fare". Veltroni e le liti sul governo "ombra".
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( da "Voce d'Italia, La" del 30-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Politica "Che
aiuti ha previsto Maroni per i bambini? Nulla." Famiglia Cristiana:
"Per il governo la dignita' dell'uomo vale zero" Pesanti polemiche
dal settimanale cattolico verso la proposta della schedatura dei bimbi Rom
Roma, 30 giu.- Un bocciatura senza appello quella espressa dal settimanale
Famiglia Cristiana nei suo editoriale circa il decreto sicurezza del governo
Berlusconi. In particolare a scuscitare la reazione del
settimanale è stata la previsione di decreto che consentirà di rilevare le
impronte digitali anche ai bambini Rom. "Alla prima prova d'esame i
ministri 'cattolici' del
governo del Cavaliere escono bocciati, senza appello. Per loro la dignita'
dell'uomo vale zero". Parole pesanti che vanno ad inserirsi
all'interno della polemica dei giorni scorsi, già sollevata dal Pd contro
Maroni che aveva parlato di "ipocrisia" denunciando come non fosse
possibile meravigliarsi di una rilevazione di impronte ed accettare che i bimbi
Rom vivano tra i topi. Ma Famiglia Cristiana ribatte: "Avremmo dato
credito al ministro se, assieme alla schedatura, avesse detto come portare i
bimbi rom a scuola, togliendoli dagli spazi condivisi coi topi. Che aiuti ha
previsto? Nulla.".