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TARTICOLI DEL 1°- 24 Agosto
2008 #TOP
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Articoli
Laici
e chierici (203)
Un ritorno ai tempi
dell'infanzia: Quand tuti parlavan piemonteis e 'l mond l'era pi tranquill ( da "Stampa, La"
del 01-08-2008)
Argomenti:
Laicita'
Abstract: erano laiche, alle
Consolatine erano suore della Consolata. La suora della mia classe, si chiamava
Irene, alta, con un viso dolcissimo rammento la sua voce che, originaria della
Brianza, aveva un accenno particolare, diverso dal piemontese. Ero molto
delicata di salute e sovente rimanevo a casa malata, non c'erano ancora le
vaccinazioni e ad ogni malattia contagiosa mi ammalavo.
La Cappella milionaria che
nessuno utilizza ( da "Stampa, La" del 01-08-2008)
Argomenti:
Laicita'
Abstract: per i funerali
diversi dal cattolico La Cappella milionaria che nessuno utilizza SANDRA
LUCCHINI AOSTA La struttura è stata consegnata dalla Regione al Comune nel
2006; l'anno dopo è stata ornata con un'opera d'arte del friulano Paolo
Falaschi. Da allora la cappella polivalente, realizzata nel cimitero di Aosta
per lo svolgimento di funzioni religiose diverse da quella cattolica,
"la destra gioca con il
dolore ora la sfidiamo a fare la legge" - alessandra longo ( da "Repubblica, La"
del 01-08-2008)
Argomenti:
Laicita'
Abstract: "Abbiamo scelto
la strada giusta, abbiamo obbedito tutti, laici e cattolici, ad un principio di
laicità: non si piegano mai ai propri interessi il diritto, l'ordinamento, la
Costituzione, nemmeno quando in gioco ci sono valori da difendere. Lo strumento
del conflitto di attribuzione è abnorme, improprio.
Una brutta giornata per il pd
- (segue dalla prima pagina) ( da "Repubblica, La"
del 01-08-2008)
Argomenti:
Laicita'
Abstract: Non mi convince la
spiegazione che ne è stata fornita in aula. Sappiamo tutti che convivono nel Pd
sentimenti e parlamentari laici e cattolici. Sappiamo tutti che una mediazione tra
queste diverse culture richiede attenzione, intelligenza e prudenza. Ma ci sono
casi e momenti in cui la prudenza rischia di apparire indifferenza o pavidità.
La vacanza attiva del pastore
- zita dazzi ( da "Repubblica, La" del 01-08-2008)
Argomenti:
Laicita'
Abstract: Porto nel cuore
intuizioni che vorrei condividere con i sacerdoti e i laici della diocesi
ambrosiana. Il movimento del dare e ricevere è fondamentale nella vita della
Chiesa". Quali sono i ricordi più belli di queste due settimane? "Ho
ancora negli occhi il volto di tanti poveri, l'affetto e il calore umano, la
fede semplice e sincera.
Ma in Italia che fine hanno
fatto i neo-con? ( da "Giornale.it, Il" del
01-08-2008)
Argomenti:
Laicita'
Abstract: sul rischio laicismo,
i neo-teocon hanno tracciato la strada, senza però avere le forze per arrivare
in fondo. È così che l'interlocutore dei neocon nostrani (o di quel che ne
resta), alla fine, non è più l'America di George W. Bush, ma Benedetto XVI.
Anche in questo la parabola del neoconservatorismo all'italiana ha seguito pari
pari quella del suo primo interprete,
La Procura di Milano tiene in
vita Eluana ( da "Giornale.it, Il" del 01-08-2008)
Argomenti:
Laicita'
Abstract: anima cattolica dello
schieramento, il Pd ha deciso di astenersi. La mozione, che oggi passa al
Senato per il voto finale, ha portato però agli schieramenti una certezza.
Serve una legge. Lo scrive al presidente Fini il capogruppo alla Camera del Pd,
Antonello Soro, che ricorda di non aver condiviso la scelta "rozza"
di sollevare il conflitto.
La vittoria di teodem e
rutelliani <E ora la legge anti-eutanasia> ( da "Corriere della Sera"
del 01-08-2008)
Argomenti:
Laicita'
Abstract: cioè dei cattolici
nel Partito democratico, e con loro i rutelliani (Calgaro, Lusetti, Mosella,
Ria, Sarubbi) ieri mostravano grande soddisfazione. "Proprio a motivo del
nostro atteggiamento - continua Binetti - già martedì scorso a Palazzo Madama
era emerso nel nostro gruppo l'orientamento di non partecipare al voto".
Papa Ratzinger prega per gli
anglicani ( da "Giornale.it, Il" del 02-08-2008)
Argomenti:
Laicita'
Abstract: cattolica. La
risposta vaticana è stata attendista, dato che i problemi da affrontare sono
molteplici, e ai prelati che chiedono di entrare nella comunione con Roma verrà
a loro volta chiesto di accettare integralmente la dottrina cattolica."Il
mio essenziale contributo ha detto il Papa parlando della prossima riunione
generale della Chiesa anglicana può essere solo la preghiera,
"accordo per 3 elezioni
e senza sinistra radicale" - paolo griseri ( da "Repubblica, La"
del 02-08-2008)
Argomenti:
Laicita'
Abstract: Ma non ha ancora
risposto alla domanda: l'Udc appoggerà la laica Bresso alle elezioni?
"Dipende quale sarà il candidato alternativo a Bresso. Le alleanze
dell'Udc verranno decise territorio per territorio a seconda delle situazioni
politiche locali". Quando si deciderà? "Entro il prossimo autunno.
Poi comincia la campagna elettorale per il 2009".
"i voti del ceto medio
hanno valore doppio" ( da "Repubblica, La" del
02-08-2008)
Argomenti:
Laicita'
Abstract: crede possibile che
un giorno un uomo politico come Michele Vietti possa appoggiare la candidatura
della laica Mercedes Bresso? "Non vedo perché dovrebbe essere impossibile.
La Bresso di oggi è molto diversa da quella dei primi tempi". Che cosa è
cambiato secondo lei? "Ha messo da parte certi atteggiamenti anticattolici
e anticlericali". è caduta come Paolo sulla via di Damasco?
Pagina VIII - Napoli I l
quarto Bassolino non è, ovviamente, l'operaista degli esordi, benché contin... ( da "Repubblica, La"
del 02-08-2008)
Argomenti:
Laicita'
Abstract: abbandono del termine
compagno per i più laici consulente, esperto. Che, insomma, anelava a barattare
con il piatto di lenticchie dell'ordinato svolgimento istituzionale la speranza
di un mondo migliore. Senza quelle profonde divisioni che seguitano a tagliarci
in due, non solo in senso geografico: vecchi contro giovani, precari contro
garantiti.
Stazione ore 10 e 25 quel
grande rito laico provato dalle polemiche - michele smargiassi ( da "Repubblica, La"
del 02-08-2008)
Argomenti:
Laicita'
Abstract: Bologna Stazione ore
10 e 25 quel grande rito laico provato dalle polemiche L'analisi Da Imbeni a
Guazzaloca: tutti i tentativi di cambiare la manifestazione MICHELE SMARGIASSI
(segue dalla prima di cronaca) Difenderla dal "muro di gomma" di uno
Stato che sembrava non potere né voler rispondere alla sfida del terrorismo:
l'inerzia e i silenzi del potere,
Sul web la protesta degli
orfani della laicità - chiara brusa gallina ( da "Repubblica, La"
del 02-08-2008)
Argomenti:
Laicita'
Abstract: Dove è finito il
laicismo del Pd?" si chiede Aldo2. Nei messaggi gli aggettivi si sprecano:
"costernato", "amareggiato", "disilluso".
"Fughe come quelle messe in scena dal Pd mi lasciano indignato"
scrive Mariano48. A volte c'è una promessa di "ritorsione":
"Cari deputati del Pd, con la vostra uscita dall'aula vi siete giocati il
mio voto"
Il medico della ragazza
contro l'iniziativa della Procura di Milano: Ricorso ideologico copiato dagli
studi medici cattolici ( da "Unita, L'" del 02-08-2008)
Argomenti:
Laicita'
Abstract: Stai consultando
l'edizione del Il medico della ragazza contro l'iniziativa della Procura di
Milano: "Ricorso ideologico copiato dagli studi medici cattolici".
Il non voto lascia strascichi
Tra rutelliani e teodem ( da "Unita, L'" del 02-08-2008)
Argomenti:
Laicita'
Abstract: i teodem e i
cattolici più intransigenti) firmano un comunicato per dire che il "Pd con
sofferta mediazione ha offerto una importante manifestazione di unità e di
compattezza non partecipando al voto sul conflitto di attribuzione", e
aggiungono, in sintesi, che alla fine ha avuto la meglio la posizione dei
"rutelliani",
Fratelli d'Italia o Grande
Fratello? ( da "Unita, L'" del 02-08-2008)
Argomenti:
Laicita'
Abstract: attento difensore
della laica sacralità dell'inno e del tricolore e di Oscar Luigi Scalfaro,
severo paladino della Carta costituzionale, Napolitano esprime una pedagogia
civile in cui la riscoperta dell'italianità si lega all'idea di un patria
indivisa, socialmente, civilmente e culturalmente solidale.
T utto ( da "Corriere della Sera"
del 02-08-2008)
Argomenti:
Laicita'
Abstract: Lettera aperta al
Papa" del movimento dei Catholics for Choice (il diritto di scegliere)
sottoscritta da un centinaio di organizzazioni cattoliche di tutto il mondo.
L'esordio della Lettera è duro: "Le gerarchie cattoliche hanno fondato
sulla Humanae Vitae la politica di opposizione alla contraccezione".
CONTINUA A PAGINA 34.
Eluana, sì del Senato al
ricorso alla Corte Polemiche e proteste ( da "Corriere della Sera"
del 02-08-2008)
Argomenti:
Laicita'
Abstract: Ci si rende conto che
non è scontato che una posizione cattolica porti alla sacralizzazione della vita
a tutti i costi, perché la posizione cattolica è anche per la morte
responsabile. Conosco tanti cattolici che la pensano così". I legali di
Beppino Englaro, il padre di Eluana, hanno annunciato che
"resisteranno" all'impugnazione.
Difendere i diritti della
persona umana ( da "Corriere della Sera" del
02-08-2008)
Argomenti:
Laicita'
Abstract: possibile
interpretare un caso come questo episodio alla luce di uno scontro tra
cattolici e laici. Ma stavolta l'opinione dei cattolici o l'"ingerenza
clericale" non c'entrano nulla. C'entrano, per usare un'espressione
adeguatamente aulica, solamente i "diritti della persona umana". La
cui difesa sarebbe assai singolare che venisse lasciata solo alla Chiesa di
Roma e al suo magistero,
Si accendono le luci sul
vecchio ospedale ( da "Stampa, La" del 02-08-2008)
Argomenti:
Laicita'
Abstract: amministrazione ha
completato i lavori per il nuovo impianto di illuminazione a Santa Maria Nuova,
ormai collaudato e funzionante. Messo in opera dallo staff tecnico del servizio
Illuminazione pubblica, l'intervento rientra nel progetto di recupero di tutta
la zona del vecchio ospedale. "Dopo l'inaugurazione dei lavori di
ristrutturazione del cortile con l'aggiunta di concerti,
L'astensionismo certamente
sofferto ma di fatto compatto e disciplinato (roba da centralismo de ( da "Stampa, La"
del 02-08-2008)
Argomenti:
Laicita'
Abstract: Laica, evidentemente.
Improvvisamente invece ci si sente soli, non rappresentati abbastanza ma
proprio per questo più maturi e responsabili. E fra le varie responsabilità
credo fermamente ci sia anche quella di dire apertamente quello che si pensa;
Triora ricorda Margherita
Brassetti con una strada ( da "Stampa, La" del 03-08-2008)
Argomenti:
Laicita'
Abstract: stata infatti
inserita fra le figure di "santità locale" in occasione dei 140 anni
della fondazione dell'Azione cattolica. Così ora Maria Brassetti campeggia, con
tanto di foto, nel sito della stessa Azione cattolica. E' stato il parroco di
San Siro, a Sanremo, don Alvise Lanteri, a chiedere e ottenere il suo
inserimento.
Il bene di vivere e il diritto
di morire - (segue dalla prima pagina) ( da "Repubblica, La"
del 03-08-2008)
Argomenti:
Laicita'
Abstract: Dall'incontro tra
laici e cattolici democratici è nato il Pd. La laicità è stato fin dall'inizio
considerato il valore fondante. Questa è la prima prova concreta per saggiare
la validità dell'incontro tra quelle due culture. Se la prova fallisse le
conseguenze metterebbero in discussione l'esistenza stessa del partito.
"sì all'udc, ma con
questi alleati" - (segue dalla prima pagina) paolo griseri ( da "Repubblica, La"
del 03-08-2008)
Argomenti:
Laicita'
Abstract: La laica Bresso potrà
allearsi un giorno con i cattolici tradizionalisti dell'Udc? "La laicità
non è alternativa all'essere cattolico, è alternativa all'integralismo. Non mi
sembra che Vietti abbia mai mostrato atteggiamenti integralisti e dunque non
vedo perché non potremmo allearci un giorno".
Don bosco-cei, in parità la
sfida tra le cattoliche ( da "Repubblica, La" del
03-08-2008)
Argomenti:
Laicita'
Abstract: in parità la sfida
tra le cattoliche L'anno scorso la spuntò il Don Bosco, quest'anno è parità. La
sfida tra le due maggiori scuole cattoliche cittadine finisce con un nulla di fatto.
Il Don Bosco riesce a ottenere tre eccellenze (100 e lode) contro le due del
Cei (Centro educativo ignaziano), ma quest'ultimo strappa alle commissioni
giudicatrici una percentuale di superbravi (
Flop delle paritarie laiche:
cadono otto su cento ( da "Repubblica, La" del
03-08-2008)
Argomenti:
Laicita'
Abstract: analisi che
differenzi le scuole laiche da quelle cattoliche. Queste ultime fanno
registrare performance da fare invidia, addirittura superiori a quelle dei
licei classici statali. Su 271 studenti censiti si registra un solo bocciato:
il 4 per mille. I diplomati col minimo sono pochissimi (appena il 2,6 per
cento): quasi un quinto delle statali.
Così la bozza calderoli danneggia
i consumatori - amedeo lepore ( da "Repubblica, La"
del 03-08-2008)
Argomenti:
Laicita'
Abstract: per le regioni a
statuto ordinario, un sostanziale squilibrio tra maggiori entrate e maggiori
spese decentrabili. Uno studio Cifrel-Università Cattolica, condotto da alcuni
economisti non certo sospetti di antifederalismo, come Ambrosanio, Bordignon e
Turati, rileva che, dal punto di vista del metodo, "definire le risorse da
attribuire,
L'incontro - maria pia fusco ( da "Repubblica, La"
del 03-08-2008)
Argomenti:
Laicita'
Abstract: Finché sono stato
espulso anch'io". La vocazione c'era, però il bambino Michele restava
ribelle: "Non riuscivo ad accettare la disciplina. La gerarchia cattolica
era piuttosto oppressiva, ho vissuto le punizioni, i ritiri nel silenzio, le
giornate di digiuno.
"dialogate con i
musulmani per il ramadan" - zita dazzi ( da "Repubblica, La"
del 03-08-2008)
Argomenti:
Laicita'
Abstract: invitandoli a fare gli
auguri agli islamici e ricordare anche ai fedeli cattolici l'inizio del mese
sacro del digiuno che i musulmani rispetteranno dal primo di settembre.
L'iniziativa è stata presa da don Luigi Alberti del Servizio per l'Ecumenismo,
responsabile anche del Centro ambrosiano di documentazione per le religioni
istituito dal cardinale Carlo Maria Martini.
La s.p.a. che regnò su un
continente - federico rampini ( da "Repubblica, La"
del 03-08-2008)
Argomenti:
Laicita'
Abstract: Quelle donne
diventano le missionarie laiche dell'evangelismo, portatrici del nuovo ordine
etico nella sfera privata. Da questo nuovo incrocio di rigore e di intolleranza
del colonizzatore bianco, in India matura l'evento che segna la fine della East
India Company. è la celebre rivolta dei sepoys, che gli inglesi etichettano
spregiativamente come "l'ammutinamento"
Agli ordini di Pinochet
uccideva gli italiani ( da "Unita, L'" del 03-08-2008)
Argomenti:
Laicita'
Abstract: All'università
cattolica di Temuco insegnava Omar Venturelli Leonelli, sacerdote che aveva
lasciato l'abito talare per fare il professore. Abbraccia la politica della
solidarietà nelle file dei Cristiani per il Socialismo. La famiglia Venturelli
viene dal modenese.
Banale etichettare la
discussione come uno scontro tra laici e cattolici, la politica mantenga su
questi temi uno sguardo laico ( da "Unita, L'"
del 03-08-2008)
Argomenti:
Laicita'
Abstract: Stai consultando
l'edizione del "Banale etichettare la discussione come uno scontro tra
laici e cattolici, la politica mantenga su questi temi uno sguardo laico".
Quell'Italia che non crede
all'Europa ( da "Unita, L'" del 03-08-2008)
Argomenti:
Laicita'
Abstract: Impregnata di
illusioni ideologiche quali il laicismo, il pacifismo neutralista,
l'antiamericanismo, l'attuale costruzione europea rappresenta "l'ultimo
rifugio" per una sinistra residuale. La religione dell'europeismo a tutti
i costi è una comoda nicchia ideologica per non affrontare i problemi concreti
degli europei.
Convegno tra tedeschi valdesi
e cattolici ( da "Stampa, La" del 03-08-2008)
Argomenti:
Laicita'
Abstract: comune di Usseaux
vuole ricordare quei tristi momenti con il convegno "Cattolici e Valdesi:
dai conflitti alla convivenza". I lavori sono divisi in due giorni, ieri è
stata la volta degli storici con gli interventi di Bruno Bellion, Giuseppe
Trombotto, Daniele Tron, Gabriel Audisio e Gabriella Marini Nevache, che hanno
parlato del movimento valdese prima degli anni della riforma.
Il voto su Eluana e l'ira del
papà <Molti parlano senza sapere> ( da "Corriere della Sera"
del 03-08-2008)
Argomenti:
Laicita'
Abstract: Unione giuristi
cattolici italiani, si dice favorevole a una legge, purché si seguano "le
sagge indicazioni" date dal Comitato nazionale di bioetica. Ma Maurizio Mori,
presidente della Consulta Bioetica Onlus, ribatte che "le ragioni del
ricorso della procura sono incomprensibili e dettate da pressioni
dell'integralismo cattolico ".
Amicizia oltre la morte fra
un cattolico e un ebreo ( da "Corriere della Sera" del
03-08-2008)
Argomenti:
Laicita'
Abstract: kamikaze palestinese
Amicizia oltre la morte fra un cattolico e un ebreo "G li elicotteri che
giravano sulla città ricordavano quella che qui la gente chiama "la
situazione", ha matzav. D'un tratto ho paura. Quell'uomo che si avvicina
laggiù…". Finisce così, con una frase interrotta in una lettera
incompiuta, il lungo carteggio tra David Gritz ( nella foto) e Jonah Lynch.
<Gli aiuti di Stato? Ci
sono da un secolo Roma, Madrid e Londra cominciano ora> ( da "Corriere della Sera"
del 03-08-2008)
Argomenti:
Laicita'
Abstract: decisamente laica, la
religione ha poco peso. C'è un grande aumento delle nascite fuori dal
matrimonio, che rappresentano ormai circa il 50 per cento del totale". Da
anni si parla della crisi economica ed ideale della società francese, il
"declinismo " è diventato una categoria di pensiero contro la quale
il presidente Sarkozy ha costruito parte del suo successo elettorale dell'
Quando Fanfani disse: ci
vuole il Pci al governo <Q uant'è ( da "Corriere della Sera"
del 03-08-2008)
Argomenti:
Laicita'
Abstract: tra forze laiche teoricamente
affini come Pli e Pri; l'influenza soffocante delle appartenenze partitiche,
protese a "scavalcare l'autorità del direttore", nelle testate della
Rai; la solitudine sospettosa di Bettino Craxi, che lo induceva a tenere
"in bella mostra una rivoltella" nel suo appartamento all'Hotel
Raphael.
Pannella: la chiesa ha
rispettato Giovanni Paolo II. Ed Eluana? ( da "Unita, L'"
del 04-08-2008)
Argomenti:
Laicita'
Abstract: con un messaggio provocatorio
ma chiarissimo per i cattolici che credono nell'obbligo di alimentazione di un
corpo. "Giovanni Paolo II è stato ascoltato quando ha permesso che la sua
supplica ("Lasciatemi tornare al Padre") fosse comunque resa
pubblica. E sarebbe ora vivissimo se si fossero usati contro di lui anche un
decimo solo delle cure che vengono imposte da potenti,
L'altra metà del Sud America ( da "Unita, L'"
del 04-08-2008)
Argomenti:
Laicita'
Abstract: Prosperano le
università Cattoliche, di gran moda l'università delle Ande, Opus Dei, e poi
laiche e massoniche (portacenere e tshirt con triangoli e compassi). La classe
dirigente che coltiva ambizioni può studiare solo lì. Difficile far carriera se
la laurea è pubblica.
Lettera dalla Stazione di
Bologna
( da "Unita, L'" del 04-08-2008)
Argomenti:
Laicita'
Abstract: andare a Bologna il 2
agosto lo considero un pellegrinaggio laico. Sono stata ad attendere due ore il
mio treno nella sala d'aspetto alla stazione. Quella sala d'aspetto dove ci fu
la deflagrazione. Non sono state due ore sprecate, consiglio a tutti di farlo:
leggere quegli 85 nomi, l'età, pensare a quanti anni avrebbero ora, al loro
futuro che non c'è stato.
L'intramontabile <Tramonto
dell'Occidente> ( da "Giornale.it, Il" del
04-08-2008)
Argomenti:
Laicita'
Abstract: Forse solo la Chiesa
cattolica, e lo dico da laico, ha capito che le diversità del mondo vanno
accettate, e così cerca di resistere. Dalle altre parti c'è invece un'arroganza
che accelera la conclusione di Spengler". Alfiere del giornalismo italiano
di grande respiro di cui oggi tanto si sente la mancanza, Piero Ottone è uno
spengleriano: "Apprezzo Il tramonto dell'
<Siamo pronti ad assumere
35 mila clandestini> ( da "Corriere della Sera" del
04-08-2008)
Argomenti:
Laicita'
Abstract: non sono state
introdotte dal decreto sicurezza", precisa Ennio Codini, docente di Diritto
alla Cattolica. Di fatto le sentenze di condanna a carico delle imprese sono
pochissime. Rarissime quelle che riguardano le famiglie. Certo è che negli
ultimi anni si è allargato il divario tra il ingressi previsti con i flussi e
le richieste di famiglie e imprese.
La lite sul testamento
biologico spacca il vertice di Scienza e Vita ( da "Corriere della Sera"
del 04-08-2008)
Argomenti:
Laicita'
Abstract: associazione cattolica.
Dallapiccola: nuovo clima La lite sul testamento biologico spacca il vertice di
Scienza e Vita Pessina si dimette: l'apertura alla legge frutto di un blitz
L'accusa: la nuova linea non è stata discussa dall'esecutivo. La replica:
impossibile convocarlo a fine luglio ROMA - Polemiche a Scienza e Vita,
La Lanzillotta, il Pd e il
voto contro la sentenza di Milano ( da "Corriere della Sera"
del 04-08-2008)
Argomenti:
Laicita'
Abstract: inconscio conflitto
tra la persona che sopravvive in stato vegetativo e chi deve accudirla e allo
stesso tempo rappresentarne gli interessi e la volontà? Questioni che non
riguardano solo i cattolici ma sulle quali io, laica, rivendico il diritto a
non avere certezze. La non partecipazione al voto ha voluto quindi esprimere il
rifiuto netto dell'uso strumentale di una procedura (
Gli auguri del Papa
<Giochi di fraternità> ( da "Corriere della Sera"
del 04-08-2008)
Argomenti:
Laicita'
Abstract: in rappresentanza
della Chiesa cattolica. Non saranno lì in rappresentanza del Papa, perché mai
nessun Papa ha inviato rappresentanti all'inaugurazione di Giochi Olimpici, ma
rappresentando la Chiesa cattolica di fatto rappresenteranno anche Benedetto
XVI. è la prima volta che un Papa sceglie Bressanone come luogo per le vacanze
estive.
Un vescovo tedoforo vaticano:
"gesto positivo" ( da "Repubblica, La" del
05-08-2008)
Argomenti:
Laicita'
Abstract: ha portato la fiaccola
lo scorso 31 luglio ma la notizia è stata diffusa solo ieri dall'agenzia
cattolica Uca. Al suo arrivo, il vescovo, ha sottolineato di essere stato
"nominato tedoforo per il contributo della Chiesa alla società".
L'evento segna l'ennesimo progresso nel riavvicinamento tra la Chiesa cattolica
e Cina, le cui relazioni diplomatiche si interruppero nel 1949.
"volevo una chance in
più ma il nord non fa per me" - laura bellomi ( da "Repubblica, La"
del 05-08-2008)
Argomenti:
Laicita'
Abstract: università Cattolica,
ho incontrato persone di alto livello ma sentivo che la città non partecipava,
rispetto a Taranto notavo una carenza di impegno culturale e civile".
Rimpiange qualcosa del biennio in Lombardia? "Il profumo di novità che
respiravo a Milano e una consapevolezza: se i miei figli fossero cresciuti al
Nord avrebbero avuto chance migliori per il futuro"
"sono un autarchico è la
mia vera fortuna" - fulvio paloscia ( da "Repubblica, La"
del 05-08-2008)
Argomenti:
Laicita'
Abstract: perbenismo ad ogni
costo lei ha utilizzato una metafora cattolica. Un caso? "Non è questione
di cattolici o non cattolici. Ho incontrato anche tanti buoni samaritani atei
di sinistra. I peggiori di tutti. Mi dispiace che la sinistra sia andata a
finire così, senza più una poetica. Io sono cresciuto nel popolo, tra i servi
della gleba, ero un mezzadro, so cosa significa avere un padrone:
Cattolici in piazza fermano
l'accordo governo-musulmani ( da "Repubblica, La"
del 05-08-2008)
Argomenti:
Laicita'
Abstract: cattolico è stato
bloccato. Ieri mattina migliaia di cattolici erano scesi in piazza. Poco dopo l'ordine
della Corte suprema ha rinviato la sigla dell'intesa e invitato il governo a
difendere il 15 agosto la bozza dell'accordo. L'intesa avrebbe riaperto
formalmente i colloqui di pace per porre fine al conflitto separatista costato
la vita a 120mila persone dalla fine degli anni '
A colloquio con remo bodei
filosofo pendolare tra pisa e la california - pisa ( da "Repubblica, La"
del 05-08-2008)
Argomenti:
Laicita'
Abstract: Umanesimo ad oggi
abbiamo avuto comuni e stati regionali forti in contrasto con uno Stato
nazionale che non c'era o, quando si è costituito, si è mostrato debole nei
confronti delle altre potenze e della Chiesa cattolica. I filosofi italiani
hanno quindi svolto un ruolo di pedagoghi politici, non rivolgendosi, come
succedeva nella scolastica,
Dietrofront sul testamento
biologico ( da "Corriere della Sera" del
05-08-2008)
Argomenti:
Laicita'
Abstract: università Cattolica.
Criticato soprattutto il metodo, la mancanza cioè di un confronto con il
consiglio esecutivo. Sul sito web è stata pubblicata due giorni fa l'inchiesta
svolta tra i medici che condividono le idee elaborate dal "pensatoio"
di bioeticisti soprattutto cattolici: un corale schieramento contro il
testamento biologico.
Quel "vivo
desiderio" di felicità ( da "Giornale.it, Il"
del 06-08-2008)
Argomenti:
Laicita'
Abstract: cattolica. La risposta
vaticana è stata attendista, dato che i problemi da affrontare sono molteplici,
e ai prelati che chiedono di entrare nella comunione con Roma verrà a loro
volta chiesto di accettare integralmente la dottrina cattolica."Il mio
essenziale contributo ha detto il Papa parlando della prossima riunione
generale della Chiesa anglicana può essere solo la preghiera,
Il primo Papa moderno tra la
riforma e Moro ( da "Unita, L'" del 06-08-2008)
Argomenti:
Laicita'
Abstract: autonomia e la
responsabilità del laicato cattolico. Una sensibilità rafforzatasi nella sua
lunga attività di assistente generale della Fuci. Non sono però mancati
pressioni e fermi richiami, quando in discussione sono state leggi come quella
sul divorzio o sull'aborto. Si è molto parlato della sua personalità molto
complessa, intellettuale,
La sinistra italiana e il
fantasma del gulag - (segue dalla prima pagina) ( da "Repubblica, La"
del 06-08-2008)
Argomenti:
Laicita'
Abstract: nel mondo cattolico
più aperto all'ecumenismo o al dialogo con l'ortodossia, più sensibile alla
persecuzione religiosa nel socialismo realizzato, e attratto dalla tradizione
dell'anima slava, si manifestò una importante attenzione, questa sì paragonabile
al rilievo, a volte quasi promozionale, che altrove una sinistra in ritirata
dedicò al dissenso e a Solgenitsyn.
La preghiera degli islamici?
Nel palazzo delle Crociate ( da "Corriere della Sera" del 06-08-2008)
Argomenti:
Laicita'
Abstract: cattolici, ebrei e
musulmani ". Il sindaco fa notare che i giorni di culto sono diversi,
domenica, sabato e venerdì, quindi uno spazio "a tre" sarebbe
gestibile. In realtà i cattolici hanno nella Commenda di Prè la loro chiesa
consacrata a San Giovanni, gli ebrei hanno la sinagoga in una zona molto
centrale,
Le critiche eretiche di un
gesuita
( da "Giornale.it, Il" del 06-08-2008)
Argomenti:
Laicita'
Abstract: ortodossia cattolica
e accusati, occultamente, delle peggiori eresie, ai figli di Ignazio di Loyola
è stato spesso rimproverato di dire il contrario di ciò che pensano e di agire
in modo inverso rispetto a ciò che dicono. Predicano, secondo dottrina della
Congregazione, che la riforma della Ecclesia deve iniziare nel cuore dei
singoli uomini,
Walter fa qualcosa di
riformista ma nel Pd è diarchia ( da "Giornale.it, Il"
del 06-08-2008)
Argomenti:
Laicita'
Abstract: Cattolici contro
radicali Il Pd sfoglia la margherita, dunque, nel senso che in casa Veltroni
tira aria di lite che potrebbe sfociare prima o poi in separazione. Già, fra le
anime diessina e teodem i rapporti non sono proprio idilliaci. Dopo l'anatema
dei cattolici contro la "contaminazione" dei pannelliani,
L'infinita corsa verso lhasa
sull'altopiano brullo e deserto - (segue dalla prima pagina) ( da "Repubblica, La"
del 07-08-2008)
Argomenti:
Laicita'
Abstract: idea stessa di una scuola
laica. Detto altrimenti: quel che ci appare un conflitto tra tibetani e cinesi
in realtà attraversa trasversalmente i due campi, opponendo qui i riformisti ai
dinosauri, lì i liberali ai tribali. Ogni politica occidentale che astraesse da
questo sdoppiamento si rivelerebbe fallimentare e pretestuosa.
Un revisionismo da
provinciali - pasquale hamel ( da "Repubblica, La"
del 07-08-2008)
Argomenti:
Laicita'
Abstract: molte verità sono
state volutamente sottaciute e molte vicende siano state deformate da una
storiografia risorgimentale, poco laica perché impregnata di supponente
laicismo, fortemente celebrativa e assolutamente poco critica. Mi convincono in
questo senso le rivisitazioni di alcune positività sulla presenza borbonica in
Sicilia,
Non sparate su garibaldi per
nascondere le vostre colpe - salvatore lupo ( da "Repubblica, La"
del 07-08-2008)
Argomenti:
Laicita'
Abstract: una scuola laica e
gratuita, un sistema legale uguale per tutti. L'accesso al voto fu inizialmente
limitato ai ricchi, ma nel tempo nuovi soggetti vennero ammessi e alla fine
(nel 1946, appunto) ci fu il suffragio universale. I nemici del Risorgimento
invece - austriacanti, clericali, legittimisti, borbonici di vario conio - non
ammettevano le libertà politiche,
Nulla di nuovo dietro il
federalismo - marco lombardi ( da "Repubblica, La"
del 07-08-2008)
Argomenti:
Laicita'
Abstract: da Giustino Fortunato
ad Antonio Gramsci o a Pasquale Saraceno, per citare meridionalisti laici,
comunisti o cattolici - avrebbero immediatamente sottoscritto. Il sostantivo
federalismo, al quale va oggi di moda associare l'aggettivo fiscale, è una
sorta di passe-partout concettuale, che permette di redigere analisi
apparentemente modernissime.
A manduria si produce il
sangue degli dei - donpasta ( da "Repubblica, La"
del 07-08-2008)
Argomenti:
Laicita'
Abstract: La nostra
condivisione di un pensiero laico ci induce a pensare che io sia ormai polvere,
nobile concime di vigne. Prendimi come un punto di vista, una idea. Quella di
un appassionato enologo internazionalista". "Caschi a puntino,
Maestro. Cerco l'etimologia della parola primitivo e del perchè sia stata
concessa a un vitigno ed il suo vino".
La Cina, i diritti e la voce
di Assisi ( da "Unita, L'" del 07-08-2008)
Argomenti:
Laicita'
Abstract: Noi, da laici,
ripeteremo ancora una volta con profonda convinzione, che la libertà religiosa
è uno dei diritti fondamentali della persona ed un utile "cartina di
tornasole" per cogliere l'evoluzione dei regimi e le speranze di apertura.
* presidente di Radicali Italiani.
Locarno, film su cattolici
inglesi e sensi di colpa ( da "Corriere della Sera" del
07-08-2008)
Argomenti:
Laicita'
Abstract: film su cattolici
inglesi e sensi di colpa LOCARNO - Tony Blair è stato evocato come convertito
"sponsor" di quello che Julian Jarrold, regista del film di apertura
di raffinata e rassicurante tradizione, ha definito il "revival" del
cattolicesimo inglese causa immigrazione e allontanamento dalla chiesa
anglicana.
Tre moschee per 37mila abitanti
(cattolici) ( da "Giornale.it, Il" del 07-08-2008)
Argomenti:
Laicita'
Abstract: 07 pagina 1 Tre
moschee per 37mila abitanti (cattolici) di Redazione A Civitanova Marche la
Mecca italiana. L'ultimo tempio è dell'Ucoii: allarme tra la gente Civitanova
Marche conta circa 37mila abitanti e ha tre moschee. Due sono già attive. La
terza ha ricevuto pochi giorni fa la concessione edilizia dal Comune e sarà
gestita dall'Ucoii.
Due giorni per approfondire
il rapporto tra cattolici e valdesi in una delle borgate alpine in cui v ( da "Stampa, La"
del 07-08-2008)
Argomenti:
Laicita'
Abstract:
Saluzzo, dopo 150 anni
l'addio alle suore Orsoline ( da "Stampa, La"
del 07-08-2008)
Argomenti:
Laicita'
Abstract: la "San
Giuseppe", in cui lavora personale laico. "Fino alla riapertura della
scuola - precisa la superiora - rimarrà ancora qualche suora, di un'altra
congregazione, nella casa. Speriamo che la nuova gestione continui bene il
lavoro da noi avviato, seguendo il carisma della nostra fondatrice
Sant'Angela".
Le nuove idee - ivano russo ( da "Repubblica, La"
del 08-08-2008)
Argomenti:
Laicita'
Abstract: a una ripresa di
attenzione e di tensione sui grandi temi del Mezzogiorno declinati in chiave
moderna, europea, e pragmatica. Lo faremo con un approccio non generalista e
cercando di gettare l'occhio e la mente oltre le stanche liturgie laiche di una
quotidianità non proprio, da queste parti, entusiasmante. L'autore è
coordinatore di Italianieuropei Napoli.
Tettamanzi fa scuola di
politica
( da "Repubblica, La" del 08-08-2008)
Argomenti:
Laicita'
Abstract: scuola di politica
per i giovani cattolici. La promuove la Diocesi milanese a partire dal prossimo
3 ottobre per formare una nuova classe dirigente desiderosa di mettersi al
servizio del paese per raggiungere gli obiettivi della dottrina sociale della
Chiesa. "Non sarà una scuola di partito, ma un corso per dare ai giovani
strumenti per leggere la realtà e impegnarsi a cambiarla"
La curia dà lezioni di
politica - zita dazzi ( da "Repubblica, La" del
08-08-2008)
Argomenti:
Laicita'
Abstract: il cardinale Tettamanzi
ZITA DAZZI Cattolici a scuola di politica. Morte le grandi ideologie, in piena
crisi di valori la classe dirigente italiana, la diocesi di Milano lancia una
scuola di formazione politica per giovani fra 18 e 30 anni. Universitari che la
Chiesa milanese intende istruire non per rifondare un partito cattolico che
raccolga l'eredità della Democrazia cristiana,
"addio vita spericolata
da grande farò il prof" - luigi bolognini ( da "Repubblica, La"
del 08-08-2008)
Argomenti:
Laicita'
Abstract: "Sto studiando
scienze motorie alla Cattolica, mi piacerebbe insegnare ginnastica ai
ragazzini, anche per rivivere la passione che mi ha catturato da bambino: avevo
sei anni quando mollai il judo perché il kimono mi imbarazzava e mi buttai
sulla ginnastica perché c'erano le capriole.
La regina carolina bersaglio
dei nemici ostaggio degli amici - amelia crisantino ( da "Repubblica, La"
del 08-08-2008)
Argomenti:
Laicita'
Abstract: guidati dal principe
di Butera - primo barone del Regno - i principi di Cattolica, Sperlinga,
Sambuca e Floresta armano un piccolo esercito che in una lettera della regina a
Butera diventa "un esempio unico in questo secolo a tutte le nazione
d'Europa". In effetti unico lo era, poco importando se miseramente si
sciolse poco dopo.
La nuova filosofia del
governo: qualità civile ( da "Giornale.it, Il" del
08-08-2008)
Argomenti:
Laicita'
Abstract: stato comunista. Non è
per la questione della vita che è fallita l'alleanza tra cattolici e laici del
Pd, al punto tale che D'Alema cerca di re-verniciare Casini come alleato
cattolico di un partito postcomunista, avvertendo che i cattolici del Pd non
sono più "aggiornati" con la realtà cattolica di oggi ed esistono in
politica solo perché legittimati dai Ds nella crisi della Dc.
La Bonino: bene, ma la
politica resta indifferente ( da "Corriere della Sera"
del 08-08-2008)
Argomenti:
Laicita'
Abstract: la rivista italiana
Reset dialoga con i musulmani laici". E i politici di casa nostra?
"Non ci hanno ostacolato, ma neppure dato grandi aiuti. Domina
l'indifferenza. E non vale solo per l'Italia: anche il progetto mediterraneo di
Sarkozy privilegia l'economia e trascura il problema dei diritti umani".
ROMEO E IL DIALOGO FRA LAICI
E CATTOLICI ( da "Corriere della Sera" del
08-08-2008)
Argomenti:
Laicita'
Abstract: cosa era la lotta
decisissima del gruppo a ogni forma di integralismo cattolico o di esorbitanze
clericali: un fronte che, proprio perché fautore convinto della collaborazione
laico-cattolica, il gruppo presidiava con particolare cura, e anzi con
accanimento (d'onde le polemiche con le varie sinistre democristiane e le loro
riviste, addirittura più accanite che con i conservatori,
La storia di Padre Pio ( da "Corriere della Sera"
del 08-08-2008)
Argomenti:
Laicita'
Abstract: Un punto di vista diverso,
laico, rigoroso che pure, basandosi su documenti inediti e testimonianze,
presenta un profilo eccezionale di questo cappuccino. Che, nonostante gli
scetticismi, resta molto amato e venerato. Ma è importante non far mancare mai
la voce del documentario storico.
Si sta consumando uno scisma,
quello della Chiesa Anglicana ( da "Tempo, Il"
del 08-08-2008)
Argomenti:
Laicita'
Abstract: il rattristamento e
le tensioni crescenti della Chiesa Cattolica. Kasper ha ricordato "il
passo indietro" deplorabile nella riconciliazione tra Roma e Canterbury,
l'"alterazione" del dialogo che avrà nel futuro "obiettivi meno
definiti", ed ha ammonito che la Chiesa Cattolica bloccherà
"sostanzialmente e definitivamente il possibile riconoscimento delle
ordinazioni anglicane"
Cosa chiede la Giustizia ( da "Unita, L'"
del 09-08-2008)
Argomenti:
Laicita'
Abstract: obiettivo da
conseguire è che a gestire il controllo sia organo diverso dal Csm e che veda
una composizione per così dire a maggioranza laica ove i laici non vengano
scelti da corpi politici (quali le Camere) ma tecnici (ad esempio Consiglio
dell'Ordine degli avvocati o Comitato Nazionale Universitario). Ma il salto di
qualità è nell'unificare aspetti disciplinari e di professionalità.
Strada facendo vedremo se non
saremo più soli ( da "Giornale.it, Il" del
09-08-2008)
Argomenti:
Laicita'
Abstract: quello di riunire
nella casa comune dei moderati tutte le forze popolari, cattoliche, liberali,
riformiste che già sono tutte insieme nella grande famiglia dei Popolari
Europei. È il progetto che ha in Liguria, grazie alla leadership e alla storia
politica di Claudio Scajola, un solido punto di riferimento ed una certa
prospettiva di successo.
Case per gli studenti.
<Prezzi folli per l'affitto> ( da "Corriere della Sera"
del 09-08-2008)
Argomenti:
Laicita'
Abstract: Davanti alla bacheca
della Cattolica ("è la più organizzata ") consulta annunci, segna
numeri di telefono, chiama, attacca, riprova. Poi sospira: "Bisogna essere
ricchi per studiare". Soprattutto se si è in cerca di una casa: fino a 800
euro al mese per una stanza singola, 1200 per un bilocale, canoni schizzati in
alto del 10 per cento in un anno.
Borghezio giura in chiesa
contro l'Islam. Bagnasco: disapprovo ( da "Corriere della Sera"
del 09-08-2008)
Argomenti:
Laicita'
Abstract: esplicita autorizzazione
ecclesiastica nessuno può utilizzare una chiesa cattolica per gesti o
manifestazioni che non siano di preghiera personale o di partecipazione ad atti
del culto cattolico". E ieri sera l'autorizzazione certo non c'è stata.
Dopo un comizio nel corso del quale aveva promesso al sindaco Marta Vincenzi di
"andarla a prendere" per darle un calcio assai poco signorile,
SDOGANARE OSCAR WILDE NON È
PROPRIO
( da "Corriere della Sera" del
09-08-2008)
Argomenti:
Laicita'
Abstract: Un lavoro di
ortodossia, non di eresia, perché, come ci dice lo stesso redattore del
Giornale, gli articoli della Civiltà Cattolica, prima di essere pubblicati,
passano al vaglio della segreteria di Stato vaticana. Dove padre Spadaro non
passa certamente per un eretico.
La veglia di Randwick, la
messa finale ( da "Giornale.it, Il" del 09-08-2008)
Argomenti:
Laicita'
Abstract: cattolica. La
risposta vaticana è stata attendista, dato che i problemi da affrontare sono
molteplici, e ai prelati che chiedono di entrare nella comunione con Roma verrà
a loro volta chiesto di accettare integralmente la dottrina cattolica."Il
mio essenziale contributo ha detto il Papa parlando della prossima riunione
generale della Chiesa anglicana può essere solo la preghiera,
Multe ai mendicanti, il
vescovo di Verona: "Passo contro il racket" ( da "Giornale.it, Il"
del 09-08-2008)
Argomenti:
Laicita'
Abstract: E i laici? "L'importante
è non dimenticarsi che ci sono fratelli più sfortunati. Se c'è questa
sensibilità, i canali di intervento sono infiniti". Anche frugare nei
cassonetti potrebbe essere proibito. "Pensare a un fratello che rovista
fra la spazzatura mi sconvolge, non per ragioni estetiche ma di dignità.
La sfida di leo:
"primarie dentro forza italia" - marco trabucco ( da "Repubblica, La"
del 10-08-2008)
Argomenti:
Laicita'
Abstract: riferimenti fissi del
mondo cattolico nella politica piemontese. Democristiano mai davvero diventato
ex, nonostante il suo passaggio nelle file di Forza Italia al nascere della
Seconda repubblica, è il leader storico di Comunione e Liberazione a Torino.
Già assessore nelle giunte comunali di centrosinistra degli anni Ottanta ha poi
retto per dieci anni la cultura piemontese nell'
Folla e applausi per l'addio
a gava - ottavio lucarelli ( da "Repubblica, La" del
10-08-2008)
Argomenti:
Laicita'
Abstract: anche sulla fede
cattolica dell'ex ministro. Fede che "ha attinto dal padre Silvio"
scomparso nove anni fa e che è stato ben tredici volte ministro. Nella
Cattedrale, oltre ai politici locali cresciuti alla corte di Antonio Gava, c'è
anche tanto mondo cattolico: Gennaro Alfano, presidente del comitato San
Gennaro, Enzo Piscopo portavoce del cardinale Crescenzio Sepe e direttore di
"
Moschea, bagnasco ammonisce
la lega - donatella alfonso ( da "Repubblica, La"
del 10-08-2008)
Argomenti:
Laicita'
Abstract: cattolica per gesti o
manifestazioni che non siano la preghiera personale o la partecipazione agli
atti del culto cattolico" dice la nota diffusa nella tarda serata di venerdì
dalla Curia, dopo che le tv e le agenzie di stampa avevano riportato la scenata
del massiccio leghista che, dopo insulti e gestacci al sindaco Vincenzi per un
limitato pubblico di ultrà in maglietta verde,
Lega, l'altolà di bagnasco ( da "Repubblica, La"
del 10-08-2008)
Argomenti:
Laicita'
Abstract: esplicita
autorizzazione ecclesiastica nessuno può utilizzare una chiesa cattolica per
gesti o manifestazioni che non siano la preghiera personale o la partecipazione
agli atti del culto cattolico" fa sapere la Curia. E si diffonde la voce,
anche senza conferme ufficiali, che durante la villeggiatura in Alto Adige il
cardinale Angelo Bagnasco, rientrato a Genova proprio venerdì sera,
Dai manager ai creativi, le
<tribù> di chi resta ( da "Corriere della Sera" del
10-08-2008)
Argomenti:
Laicita'
Abstract: facoltà di Sociologia
alla Cattolica, spiega: "La società di oggi ha esigenze organizzative
diverse da quella industriale di 30 anni fa. Tempi e orari sono cambiati, ma
nella nostra testa domina ancora il vecchio modello di ferie. E la città ne
risente: in molti casi mancano ancora i servizi essenziali Il sociologo Magatti
Gli stili di vita sono cambiati ma non nella nostra testa che "
<Gli abitanti dell'estate?
Ci sono più anziani ed extracomunitari> ( da "Corriere della Sera"
del 10-08-2008)
Argomenti:
Laicita'
Abstract: demografia alla Cattolica)
ad agosto lavora. Fa parte pure lui del popolo che, per un motivo o l'altro, se
ne resta in città. Uno di quelli che preferisce l'ufficio al lettino sulla
spiaggia. Analizzando il fenomeno dal suo osservatorio, la demografia diventa
uno strumento decisivo per comprendere il motivo per cui sempre più milanesi
restano in città ad agosto secondo abitudini "
<Rettori
filo-musulmani> Le università turche contro il presidente Gül ( da "Corriere della Sera"
del 10-08-2008)
Argomenti:
Laicita'
Abstract: che il suo
predecessore, il laico Sezer, aveva respinto. Alla fine, sono stati premiati
non pochi accademici ritenuti assai vicini al governo, riaccendendo il
risentimento dei difensori del secolarismo; e sono stati puniti alcuni
candidati che si erano espressi pubblicamente contro il velo libero nelle
università.
Dare addosso agli adoratori
di Jagger per evitare noiosi catechismi laici ( da "Giornale.it, Il"
del 10-08-2008)
Argomenti:
Laicita'
Abstract: DA CESTINO Catechismo
anticlericale per credenti e laici di Aldo Colonna (Castelvecchi, pagg. 222,
euro 16). Ai laici una volta non piaceva avere catechismi di nessun tipo,
quanto ai credenti be'... Se poi il catechismo è un elencazione di mali della
Chiesa, quanto mai banale, forse è meglio tornare al vecchio Voltaire.
Nella chiesa di regime la
messa più difficile del presidente Bush ( da "Giornale.it, Il"
del 10-08-2008)
Argomenti:
Laicita'
Abstract: oggi ci sarebbero
quattro milioni di cattolici ufficiali, mentre quelli fuorilegge sarebbero il
doppio. Il braccio di ferro tra Washington e Pechino si è concluso con questo
accordo: Bush si recherà nella chiesa protestante di Kuanje, che pur essendo
riconosciuta dal regime, ospita seminari frequentati da sacerdoti delle
Case-Chiese.
La Dc si riunisce per dire
addio a Gava ( da "Giornale.it, Il" del 10-08-2008)
Argomenti:
Laicita'
Abstract: Fervente cattolico
fino all'ultimo, e fino all'ultimo sostenitore dell'unità dei cattolici in
politica. Carattere segnato "dall'umiltà, mai incline a esibizioni o
teatralità", un agire politico "all'insegna dell'austerità e della
modestia". Ma anche tessitore di mille rapporti, don Antonio, che gli
costarono sospetti atroci e lo strazio di Tangentopoli,
Borghezio: <Mi scuso per
il giuramento in chiesa> ( da "Giornale.it, Il"
del 10-08-2008)
Argomenti:
Laicita'
Abstract: per il gesto
riaffermando il principio per il quale "senza l'esplicita autorizzazione
ecclesiastica, nessuno può utilizzare una chiesa cattolica per gesti o
manifestazioni che non siano la preghiera personale o la partecipazione agli
atti del culto cattolico". © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G.
Negri 4 - 20123 Milano.
TIPI ITALIANI ( da "Giornale.it, Il"
del 10-08-2008)
Argomenti:
Laicita'
Abstract: officiante di una
religione laica, "l'ho sempre inteso solo come un dovere civile verso gli
altri e verso il mio Paese". Suo zio Mario - perché anche lo zio Michele
ha avuto un parente che ha contato molto nella propria formazione - visse per
40 anni un'esperienza analoga nel decrepito manicomio di Maggiano (Lucca) e ci
ricavò il suo romanzo più noto,
Letta chiama bertone e scatta
la "correzione" - claudio tito ( da "Repubblica, La"
del 15-08-2008)
Argomenti:
Laicita'
Abstract: quelle poche parole
molti non hanno letto solo la necessità di non compromettere il dialogo tra il
governo di centrodestra e lo Stato Vaticano, ma anche la volontà di lanciare
qualche segnale all'interno del mondo cattolico. La componente
"ruiniana", ancora molto forte nella Cei, non ha infatti preso molto
bene la scelta di padre Lombardi di parlare anche a nome dei vescovi italiani.
Giudice in affari col
mafioso, è polemica i magistrati: mina la nostra credibilità - alberto
custodero ( da "Repubblica, La" del 15-08-2008)
Argomenti:
Laicita'
Abstract: membro laico del Csm,
"piace l'idea che un magistrato si senta tale per tutta la vita, e che non
se ne dimentichi quando va in pensione". "Il fatto che vada a fare il
consulente del marito della sua segretaria - ha concluso Tinelli - condannato
in primo grado per reati così gravi, non aiuta l'immagine di tutta la
magistratura".
Schiaffo a famiglia cristiana
il vaticano: non ci rappresenta - mauro favale ( da "Repubblica, La"
del 15-08-2008)
Argomenti:
Laicita'
Abstract: settimanale è una
testata importante della realtà cattolica ma le sue posizioni sono
esclusivamente responsabilità della sua direzione". Per la direzione del
settimanale Paolino non è una "sconfessione". Ma nel centrodestra si
canta vittoria. Dopo settimane di polemiche a bassa intensità (nei primi 100
giorni di governo Famiglia Cristiana ha criticato l'esecutivo già in sette
occasioni)
"la destra sbaglia a esultare
ascolti le critiche come feci io" - umberto rosso ( da "Repubblica, La"
del 15-08-2008)
Argomenti:
Laicita'
Abstract: Bondi ormai pensa di
esercitare egemonia sul mondo cattolico, di interpretarne sentimenti ed
esigenze, di rappresentarli in toto. Siccome lui, e il suo governo, avrebbero
l'esclusiva del buono e del giusto, ecco che se qualche cattolico dà voce ad
una critica, ad un dubbio, l'accusa è inevitabile: catto-comunista.
La scelta delle gerarchie -
(segue dalla prima pagina) ( da "Repubblica, La" del
15-08-2008)
Argomenti:
Laicita'
Abstract: Rappresenta una
posizione impopolare rispetto a quel mondo cattolico, maggioritario, che dopo
la fine della Dc ha scelto di farsi rappresentare dalla destra. Non troverà
sostegni apprezzabili a sinistra, dove la parte laica guarderà sempre con
sfavore le sue posizioni sui temi politicamente sensibili della bioetica.
Contro la Chiesa una guerra a
colpi di cut up ( da "Unita, L'" del 15-08-2008)
Argomenti:
Laicita'
Abstract: i laici si sentono in
dovere di combattere tali recrudescenze di fanatismo e di intolleranza con le
armi della ragione e del libero pensiero. Peccato però che i toni usati e gli
argomenti proposti non sempre colgano nel segno, e anzi rischiano di produrre
qualcosa di simile a ciò che si vuole contrastare,
Famiglia Cristiana, il
Vaticano si schiera col governo Padre Lombardi: Non ha titolo per riportare i
pensieri della Santa Sede . Il Pdl gongola ( da "Unita, L'"
del 15-08-2008)
Argomenti:
Laicita'
Abstract: "Il settimanale
è una testata importante della realtà cattolica", ha riconosciuto padre
Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa vaticana. Che ha subito aggiunto
che nonostante questo "non ha titolo per esprimere né la linea della Santa
Sede né quella della Conferenza episcopale italiana".
Enrique de Almazora e Domingo
de Alboraya ( da "Giornale.it, Il" del 15-08-2008)
Argomenti:
Laicita'
Abstract: Lo chiusero in
carcere insieme a un gruppo di laici cattolici. Una notte li fecero uscire
tutti e li scortarono lungo la strada verso Castellón de la Plana. In una
località chiamata La Pedrera li fecero fermare e li fucilarono. Padre Domingo
de Alboraya si chiamava Agustín Hurtado Soler, aveva sessantaquattro anni ed
era nato ad Alboraya, in quel di Valencia.
Il Vaticano scomunica
Famiglia Cristiana: <Non parli per la Chiesa> ( da "Giornale.it, Il"
del 15-08-2008)
Argomenti:
Laicita'
Abstract: Famiglia Cristiana è
una testata importante della realtà cattolica ma non ha titolo per esprimere la
linea della Santa Sede né della Conferenza episcopale italiana". Un altolà
e una delimitazione di campo chiarite senza equivoci nelle conclusioni:
"Le sue posizioni sono quindi responsabilità esclusiva della sua
direzione".
<Chissà se piacciono ai
lettori quei titoli gridati e aggressivi> ( da "Giornale.it, Il"
del 15-08-2008)
Argomenti:
Laicita'
Abstract: area cattolica teodem
del Partito democratico. Anche se il settimanale è finito nell'occhio del
ciclone. Non le sembrano esagerate le accuse di fascismo? "Non ci sono
dubbi: i titoli del settimanale si sono fatti più gridati, più aggressivi ma
questa scelta, che ha rinnovato la linea editoriale, risale oramai a parecchi
mesi fa.
Da voce dei cattolici a
fotocopia di Micromega ( da "Giornale.it, Il" del 15-08-2008)
Argomenti:
Laicita'
Abstract: laico i grandi temi
della vita, il settimanale cattolico, invece, si smarrisce nel rimbombare di
polemiche di giornata". È il tema dell'irrilevanza, per parafrasare le
parole del cardinal Camillo Ruini. Un tema che si capisce già dai numeri; è
vero che buona parte dell'editoria periodica soffre, ma a Famiglia Cristiana e
al quartier generale dei Paolini la notte è sempre più fonda:
Alemanno ai municipi: <Sulla
sicurezza non avete alcun potere> ( da "Corriere della Sera"
del 15-08-2008)
Argomenti:
Laicita'
Abstract: cattoliche e laiche,
in modo da avere un confronto a trecentosessanta gradi. A questo si aggiunga la
clausola che è già nel testo, che tutela le fasce deboli. E se ancora non
basta, invito questi presidenti a riflettere sulla richiesta di sicurezza che
arriva soprattutto dalle periferie e che rischia di isolarli ancora di più,
<Autonomi ma rispettiamo
il Magistero> Nuove accuse di fascismo al governo ( da "Corriere della Sera"
del 15-08-2008)
Argomenti:
Laicita'
Abstract: un giornalista che
ricorda i tempi d'oro del milione di copie e oltre confessa: "è stata la
fine della Dc a danneggiarci. Allora i cattolici di destra e di sinistra erano
educati a convivere, ora si scannano". Carlo Giovanardi Il sottosegretario
ha attaccato per primo il settimanale Vera Schiavazzi.
Buon Ferragosto con le parole
di Papa Luciani ( da "Giornale.it, Il" del
15-08-2008)
Argomenti:
Laicita'
Abstract: il Papa ha approvato
gli statuti - 6 Emails Neocatecumenali, faranno la comunione in piedi - 6
Emails La battaglia finale - 5 Emails Dopo la messa tridentina, in Cattolica
cambiano l'altare - 5 Emails Un'enciclica con l'aiuto di Marx - 5 Emails Ultime
news Attacchi al governo, il Vaticano scomunica Famiglia Cristiana : "Non
parli per la Chiesa"Gli Usa:
Attacchi al governo, il
Vaticano scomunica Famiglia Cristiana : "Non parli per la Chiesa" ( da "Giornale.it, Il"
del 15-08-2008)
Argomenti:
Laicita'
Abstract: Da voce dei cattolici
a fotocopia di Micromega. I maestri della cultura che si sentono chic a evocare
il Ventennio da Roma Famiglia Cristiana atto terzo. Dopo le tirate contro il
"presidente spazzino", il "paese da marciapiede", contro
"l'inutile gioco dei soldati" e sui timori di "rinascita sotto
altre forme del fascismo" arriva,
Franco Sibilla un vescovo mai
dimenticato ( da "Stampa, La" del 15-08-2008)
Argomenti:
Laicita'
Abstract: La salma del prelato
è poi stata tumulata nella cripta dei vescovi. Monsignor Sibilla era ligure di
famiglia originaria di Pieve di Teco. Impegnato nell'Azione Cattolica, entrò in
seminario a Genova poco dopo la laurea in ingegneria e fu ordinato presbitero
nel 1952. Svolse il suo tirocinio come viceparroco a San Fruttuoso, assistente
dei Laureati Cattolici,
Il Vaticano e Famiglia
Cristiana <Non esprime la nostra linea> ( da "Corriere della Sera"
del 16-08-2008)
Argomenti:
Laicita'
Abstract: ma la testata è
importante nella realtà cattolica "Avvenire" derubrica l'attacco a
una notizia ROMA - L'intervento suona perentorio: " Famiglia Cristiana non
ha titolo per esprimere la linea né della Santa Sede né della Cei". Nel
duello tra il settimanale paolino e il governo si inserisce con decisione il
Vaticano, con una dichiarazione di padre Federico Lombardi,
De Rita, i giovani e il sacro ( da "Corriere della Sera"
del 16-08-2008)
Argomenti:
Laicita'
Abstract: allargheranno il
ruolo del mondo cattolico nella vita nazionale", con i conseguenti
contraccolpi del mondo laico. Sembra che egli consideri le innovazioni della
Chiesa dapprima in rapporto al mondo intero e poi le restringa alla "vita
nazionale". Se così stanno le cose è indubbio che il peso della Chiesa in
Italia è sempre maggiore;
Alemanno: <Grave la
rivolta dei municipi> ( da "Corriere della Sera" del
16-08-2008)
Argomenti:
Laicita'
Abstract: cattoliche e laiche,
in modo da avere un confronto a trecentosessanta gradi". Ai minisindaci in
rivolta, Alemanno manda poi un altro messaggio: "Li invito a riflettere
sulla richiesta di sicurezza che arriva soprattutto dalle periferie".
L'appuntamento è per settembre: "Li incontrerò nella assemblea dei
presidenti,
<Frasi inaccettabili>:
tra i vescovi cresce lo sconcerto ( da "Corriere della Sera"
del 16-08-2008)
Argomenti:
Laicita'
Abstract: Il settimanale è una
testata importante della realtà cattolica ma non ha titolo per esprimere né la
linea della Santa Sede né quella della Cei". è la prima volta che sul
foglio vaticano viene presa in considerazione la linea del settimanale paolino,
malgrado il clamore suscitato negli ultimi tempi da prese di posizione in
materia di provvedimenti governativi.
"Se vuoi rimanere
giovane, cerca Cristo" ( da "Giornale.it, Il"
del 16-08-2008)
Argomenti:
Laicita'
Abstract: il Papa ha approvato
gli statuti - 6 Emails Neocatecumenali, faranno la comunione in piedi - 6
Emails La battaglia finale - 5 Emails Dopo la messa tridentina, in Cattolica
cambiano l'altare - 5 Emails Un'enciclica con l'aiuto di Marx - 5 Emails Ultime
news Nuoto, Filippi è argento negli 800 Fioretto, azzurre eliminate.
Pier Francesco Gasparetto ( da "Stampa, La"
del 17-08-2008)
Argomenti:
Laicita'
Abstract: Lettere agli amici
lontani. Questo libro. E racconti in cui riscrive una vita immaginandosela
vissuta come laico, con moglie, figli, e lavoro come tessitore dai Trabaldo di
Pray. Povera storia di prete cretino o ricca storia di prete molto saggio?.
L'opinione pubblica è rimasta
senza voce - (segue dalla prima pagina) ( da "Repubblica, La"
del 17-08-2008)
Argomenti:
Laicita'
Abstract: laica. La sconfitta
elettorale di un anno fa sembra averla ridotta ad uno stato larvale; non riesce
ad esprimere un pensiero unitario e un'egemonia culturale, percorsa da
convinzioni forti ma contrastanti: tolleranza, solidarietà, legalità,
federalismo, centralismo, pacifismo, sicurezza, diritti, doveri,
Le ricette degli universitari ( da "Repubblica, La"
del 17-08-2008)
Argomenti:
Laicita'
Abstract: Milano Il caso La
Cattolica risponde con un appello alle critiche sulla qualità delle pietanze in
mensa Le ricette degli universitari "Dateci consigli su come migliorare il
menù e il servizio in mensa". è la richiesta fatta dalla Cattolica agli
studenti. L'anno scorso, dopo un aumento del prezzo dei pasti, i ragazzi
avevano polemizzato per il cibo "
La cattolica agli studenti
"scegliete voi il menu" - franco vanni ( da "Repubblica, La"
del 17-08-2008)
Argomenti:
Laicita'
Abstract: Cattolica agli
studenti "Scegliete voi il menu" L'ateneo replica alle critiche sui
cibi in mensa I rappresentanti delle matricole "è l'occasione per inserire
anche piatti etnici" Le polemiche scoppiarono lo scorso anno dopo
l'aumento del prezzo dei pasti FRANCO VANNI La Cattolica lancia un appello ai
suoi studenti: "Diteci che cosa vi piace mangiare e ve lo faremo trovare
in mensa"
"a te romagna" la
serenata di jovanotti - stefano cicchetti ( da "Repubblica, La"
del 17-08-2008)
Argomenti:
Laicita'
Abstract: tornato ieri sera a
Cattolica per il concerto del suo "Safari tour", rievoca i suoi
ruggenti anni '
I paolini in trincea contro
la destra "intimidazioni a famiglia cristiana" - luciano nigro ( da "Repubblica, La"
del 17-08-2008)
Argomenti:
Laicita'
Abstract: dei politici che si
sono scagliati contro il più diffuso settimanale cattolico italiano. La
rappresentanza sindacale dei preti-giornalisti delle redazioni di Jesus, Il
Giornalino, Vita Pastorale, La Domenica & co. si schiera dalla parte del
direttore don Antonio Sciortino e contesta che il Vaticano abbia
"sconfessato" la corazzata dei periodici paolini.
I soldi, le donne, la
malapolitica - siegmund ginzberg ( da "Repubblica, La"
del 17-08-2008)
Argomenti:
Laicita'
Abstract: erano insomma due
partiti cattolici in guerra tra loro, uno dei quali finì col fondersi con gli
ex nemici giurati della Chiesa. E perse, perché finì col trovarsi contro il
Papa, e questa è da sempre la cosa peggiore che possa capitare ad un partito
cattolico. Nel momento in cui gli intentarono il processo, Dante non si trovava
nemmeno a Firenze,
La base cattolica: brutto
clima, serve coraggio Dai Comboniani a Pax Christi: no alla società
dell'esclusione, sì alle voci indipendenti ( da "Unita, L'"
del 17-08-2008)
Argomenti:
Laicita'
Abstract: dice che quella di
"Famiglia Cristiana" è stata "un'uscita coraggiosa, esplicita e
soprattutto aderente alla realtà. Perché purtroppo oggi nel mondo cattolico c'è
una certa afasia sui temi sociali e della solidarietà, la stessa afasia che c'è
anche in politica da parte di un'opposizione che non riesce a essere incisiva.
La Chiesa eviti di omologarsi ( da "Corriere della Sera"
del 17-08-2008)
Argomenti:
Laicita'
Abstract: un poco i laici e non
meno i vescovi. Quella comunità che perfino negli anni della dittatura fascista
e poi in quelli della egemonia ideologica era stata una immensa palestra di
dialogo, di confronto, di discussione, s'è omologata ad una cultura politica
semplificata e semplificante, convinta che le tante isole di anomala libertà
interiore ed esteriore che la popolano bastino.
Quando "Famiglia
Cristiana" sfruttava noi figli dei poveri ( da "Giornale.it, Il"
del 17-08-2008)
Argomenti:
Laicita'
Abstract: Qualsiasi direttore
laico avrebbe già fatto harakiri. Lui no, ha fiducia nella divina provvidenza.
Per cui si limita a dichiarare a Repubblica: "Della crisi risentiamo come
tutti gli altri giornali". Insomma, non c'entra, non è mai colpa sua,
dunque il suo editore, o il padre Lombardi di turno, non possono sconfessarlo.
"Per noi Crosetto è
l'anti Bresso" ( da "Stampa, La" del 17-08-2008)
Argomenti:
Laicita'
Abstract: Che cosa ha urtato la
sua sensibilità cattolica? "Le leggi regionali sulla libertà di
educazione, sugli oratori, sulla famiglia. Tutti casi nei quali è stato
evidente che i cattolici nel Pd sono in minoranza". A proposito di
sensibilità urtate, non la disturbano certi atteggiamenti della Lega Nord?
La Chiesa che dà fastidio ( da "Unita, L'"
del 18-08-2008)
Argomenti:
Laicita'
Abstract: Dieci anni fa un
nunzio apostolico smentiva con durezza l'Osservatore Romano rimpicciolendolo in
"uno dei tanti giornali cattolici, ma non voce ufficiale del
Vaticano". Insomma, dire qualcosa che contraddica la visione di un alto
prelato può diventare un azzardo con incognite pericolose per un giornale della
galassia cattolica. segue a pagina 25 Noi e Loro.
Islam: qualcosa di nuovo
succede in famiglia ( da "Unita, L'" del 18-08-2008)
Argomenti:
Laicita'
Abstract: fatto che le leggi
dei paesi musulmani sono state determinate non solo dalla religione ma anche
dalle tradizioni locali, dal colonialismo e dalle ideologie laiche. Le donne
che vivono nel mondo islamico finiscono così per essere giudicate da parecchie
leggi diverse e soprattutto sull'onda di diritti e doveri imposti da tradizioni
tribali molto precedenti alla nascita del Profeta.
Il settimanale cattolico
aveva criticato con durezza le politiche discriminanti del governo per
stranieri e migranti ( da "Unita, L'" del 18-08-2008)
Argomenti:
Laicita'
Abstract: Stai consultando l'edizione
del Il settimanale cattolico aveva criticato con durezza le politiche
discriminanti del governo per stranieri e migranti.
Attenti al nuovo razzismo Il
monito di Ratzinger Le parole del Papa dopo le polemiche su Famiglia Cristiana
Sì all'accoglienza: nulla giustifica disprezzo e discriminazioni ( da "Unita, L'"
del 18-08-2008)
Argomenti:
Laicita'
Abstract: del settimanale
cattolico, ecco il monito del Papa. Ieri da Castelgandolfo ha stigmatizzato le nuove
forme di razzismo, risorgenti nel mondo ma anche in Italia. Manifestazioni
preoccu- panti, ha detto, "legate spesso a problemi sociali e economici,
che tuttavia mai possono giustificare il disprezzo e la discriminazione
razziale".
A proposito di regime ( da "Unita, L'"
del 18-08-2008)
Argomenti:
Laicita'
Abstract: Famiglia
Cristiana" ha davvero bisogno di citare il confratello cattolico
progressista francese "Esprit" per sostenere che il fascismo potrebbe
(quasi) rinascere in Italia? Sarebbe preferibile che il settimanale cattolico
italiano si assumesse limpidamente le sue responsabilità e facesse sapere ai
suoi lettori esattamente come la pensa.
Lupi: io farò un esame di
coscienza ma non si tira Ratzinger per la tonaca ( da "Corriere della Sera"
del 18-08-2008)
Argomenti:
Laicita'
Abstract: REDAZIONALE Cattolico
al governo "Sulle impronte ai bimbi rom ci sono stati equivoci" Lupi:
io farò un esame di coscienza ma non si tira Ratzinger per la tonaca ROMA -
"Non bisogna tirare il Papa per la tonaca". Il forzista Maurizio Lupi
non crede che l'Angelus di Benedetto XVI sui "nuovi razzismi" possa
essere anche letto come una critica al governo Berlusconi.
La Fnsi su Famiglia
Cristiana: autonomia da rispettare ( da "Corriere della Sera"
del 18-08-2008)
Argomenti:
Laicita'
Abstract: che opera laicamente
vivendo pienamente e in autonomia la costruzione di senso della Costituzione.
Chi, nella polemica estiva di questi giorni ne ha tentato il discredito
assimilandolo a un partito, era ed è fuori strada". Lo ha detto ieri
Franco Siddi (foto), segretario della Federazione nazionale della stampa
italiana (Fnsi),
SAN VITTORE ( da "Giornale.it, Il"
del 18-08-2008)
Argomenti:
Laicita'
Abstract: tornato a Milano si
laureò in filosofia alla Cattolica, perché fin da giovane aveva un raffinato
gusto per la ricerca della verità". Hanno provato a convincerlo ad
insegnare, "ma lui glissava sempre: era immerso tutto in Dio, lavorava di
continuo". Dal suo studio alla parrocchia, "tutti i fedeli gli
volevano molto bene".
L'INAFFONDABILE ( da "Giornale.it, Il"
del 18-08-2008)
Argomenti:
Laicita'
Abstract: Nel corso di una
quarantennale carriera ha vagato tra estrema sinistra e riformismo, è stato
laico a singhiozzo, clericale per convenienza, opportunista sempre. È ospite d'onore
ai convegni di Confindustria, mangiatore di piadine ai festival dell'Unità,
strizza l'occhio al Cavaliere, è ben visto dagli strateghi della Casa Bianca.
Amato, il dottor Sottile che
"lascia la politica" ma non molla la poltrona ( da "Giornale.it, Il"
del 18-08-2008)
Argomenti:
Laicita'
Abstract: Nel corso di una
quarantennale carriera ha vagato tra estrema sinistra e riformismo, è stato
laico a singhiozzo, clericale per convenienza, opportunista sempre. è ospite
d'onore ai convegni di Confindustria, mangiatore di piadine ai festival
dell'Unità, strizza l'occhio al Cavaliere, è ben visto dagli strateghi della
Casa Bianca.
Famiglia Cristiana, il day
after: Autonomi ma fedeli alla Chiesa. Troppi insulti e minacce ( da "Unita, L'"
del 19-08-2008)
Argomenti:
Laicita'
Abstract: Giacché i cattolici
ora sono " politicamente divisi, contano sempre meno a destra e a
sinistra", è ancor più urgente far sentire la loro voce nel dibattito pubblico.
L'editoriale ricorda che oggi le critiche sono rivolte a Berlusconi come ieri
colpirono Prodi e il suo provvedimento sulle coppie di fatto (Dico).
Dittatore double-face -
(segue dalla prima pagina) ( da "Repubblica, La" del
19-08-2008)
Argomenti:
Laicita'
Abstract: è il più laico e il
più filo occidentale tra i capi di Stato musulmani, però ha governato con
l'appoggio del Mma, un'alleanza di partiti fondamentalisti che non prestava gratis
i suoi voti. Ha promosso l'emancipazione della donna, ma ha consegnato ad un
ottuso integralista il ministero degli Affari religiosi, e con quello la
supervisione delle madrassas,
Dalla compagnia al
sottogoverno ecco le poltrone che dividono il pd - diego longhin marco trabucco ( da "Repubblica, La"
del 19-08-2008)
Argomenti:
Laicita'
Abstract: Bresso ha fatto poi
due gravi sgarbi ai cattolici sia nelle scelte per la fondazione di Candiolo,
dove ha bocciato il candidato di Lepri e Gariglio, Pera, per mettere uomini
suoi. Un altro scontro, che ha provocato anche penosi scambi di comunicati, è
stato quello per i vertici delle Terme di Acqui, dove Bresso ha nominato l'ex
parlamentare Pdci Gabriella Pistone "
Sinodo valdese al femminile a
torre pellice solo donne pastore - andreina fasano ( da "Repubblica, La"
del 19-08-2008)
Argomenti:
Laicita'
Abstract: i diritti civili e la
laicità dello Stato. "Su tutte queste questioni siamo ripetutamente
intervenuti nei mesi scorsi - ha dichiarato la pastora Maria Bonafede,
moderatora della Tavola valdese - per esprimere la nostra preoccupazione. Il
Sinodo valuterà quindi il lavoro svolto e indicherà le linee guida per il
prossimo anno ecclesiastico".
L'opinione pubblica e i
silenzi su bassolino - marco lombardi ( da "Repubblica, La"
del 19-08-2008)
Argomenti:
Laicita'
Abstract: più laicamente, il disastro
civile rappresentato dalla penuria di pesi e contrappesi sociali che permettano
alla democrazia di far girare al meglio i propri ingranaggi. Il tema che
l'artista Moretti sottopone a studiosi e cittadini è, naturalmente, la
riattivazione della protesta e la sua trasformazione in proposta politica,
Posti letto per universitari
la bocconi taglia le tariffe - zita dazzi ( da "Repubblica, La"
del 19-08-2008)
Argomenti:
Laicita'
Abstract: della Cattolica e
dello Iulm sono aperti fino alla fine del mese. Quest'anno anche l'Aler mette
sul piatto un numero di alloggi superiore rispetto al passato. Con la
ristrutturazione dei sottotetti negli stabili dell'istituto in diversi
quartieri - via Perugino, via Friuli, via Anfossi, via Moretto da Brescia,
L'ambiguo generale che aveva
promesso a Bush la testa di Bin Laden ( da "Giornale.it, Il"
del 19-08-2008)
Argomenti:
Laicita'
Abstract: ambiguo generale che
aveva promesso a Bush la testa di Bin Laden di Redazione Cattolico e militare,
mai gentiluomo: questa è stata la formazione del, da ieri, ex presidente del
Pakistan, perché è in una scuola cattolica che si è formato, è la divisa che ha
vestito dai ventuno anni, quando entrò all'Accademia militare, a oggi.
Integralisti, primo scoglio
per il successore ( da "Giornale.it, Il" del
19-08-2008)
Argomenti:
Laicita'
Abstract: milioni di musulmani di
India di uscire da un regime coloniale in un'indipendenza laica. La sanguinosa
guerra civile che "inaugurò" entrambi i Paesi del subcontinente. Una
progenitura integralista con una data precisa: il 1947. Il "ritorno"
dell'Islam politico non è dunque unicamente attribuibile, come troppi fanno
alla fondazione di Israele e alla prima guerra fra arabi ed ebrei.
Laici forti e laici deboli -
elisabetta ambrosi ( da "Repubblica, La" del
19-08-2008)
Argomenti:
Laicita'
Abstract: quello secondo cui
possiamo definire uno Stato "laico", rigorosamente in senso debole, è
indispensabile, ma al tempo stesso l'accezione forte di laicità, "vivere
senza Dio", va mantenuta, perché il dibattito non si svolga tra cattolici-laici
e laici "devoti" da un lato, e laicisti ostili alla religione,
dall'altro.
Dall'antifascismo al Concilio
La sfida del pensiero cattolico ( da "Corriere della Sera"
del 19-08-2008)
Argomenti:
Laicita'
Abstract: antifascismo al Concilio
La sfida del pensiero cattolico Un libro per raccontare la storia milanese di
David Maria Turoldo (foto) e Camillo De Piaz. Il saggio è di Daniela Saresella:
"David M. Turoldo, Camillo De Piaz e la Corsia dei Servi di Milano "
e racconta la fase più densa della storia: dall'antifascismo al Concilio.
Q uelli di SanCarlo ( da "Corriere della Sera"
del 19-08-2008)
Argomenti:
Laicita'
Abstract: non si pensi alla sola
parte cattolica perché a quelle riunioni parteciparono laici e comunisti. La
rivista "L'uomo" - uscita alla fine del 1943, dopo un intervallo
riprese le pubblicazioni nel settembre 1945- rifletteva una concezione della
cultura e della fede che ne fece il punto di incontro delle idee della sinistra
cristiana.
Famiglia Cristiana: fedeli
alla Chiesa ma autonomi ( da "Corriere della Sera" del
19-08-2008)
Argomenti:
Laicita'
Abstract: cattolica, "non
ha alle spalle nessun conflitto di interessi". Ed avanzando il dubbio che
le critiche siano spinte da un desiderio di censura. La replica alla
"campagna di insulti" sarà contenuta nel numero di domani. Assieme a
quell'editoriale su governo e fascismo già anticipato tra le polemiche e
all'origine della precisazione del portavoce vaticano sul fatto che la rivista
non
Il vero Ignazio Silone fu
grande come intellettuale e anticomunista ( da "Corriere della Sera"
del 19-08-2008)
Argomenti:
Laicita'
Abstract: Occorre rendere
giustizia al Silone che è stato in Italia e nel mondo uno dei massimi esponenti
dell'anticomunismo democratico e laico, una tendenza spesso ignorata ma
decisiva per l'affermazione della libertà e della democrazia nell'Occidente
funestato dai totalitarismi rossi, neri e d'ogni colore.
Scienza a senso unico ( da "Corriere della Sera"
del 19-08-2008)
Argomenti:
Laicita'
Abstract: La serata a essi dedicata
non prevede infatti alcun confronto con chiunque non condivida un'idea
sedicente laica e progressista delle questioni; ignora, con pavidità
intellettuale degna di nota, qualunque esperto del campo avverso. Basti dire,
per farsi un'idea, che la lettura commentata di Darwin è affidata alla voce
"imparziale" di Piergiorgio Odifreddi.
La domanda di coerenza che
viene dai giovani ( da "Corriere della Sera" del
19-08-2008)
Argomenti:
Laicita'
Abstract: Giuseppe De Rita
riflette sul ruolo dei cattolici nell'attuale realtà sociale e politica e
individua tre principali prospettive che, a suo dire, avranno peso sempre
crescente: il legame con il territorio, una sempre maggiore attenzione ai
bisogni dei giovani, la ricerca di una equilibrata sintesi tra le due polarità
del "sacro" e del "santo".
Speriamo in un'altra legge
Merlin
( da "Corriere della Sera" del
19-08-2008)
Argomenti:
Laicita'
Abstract: Stato. Infatti, se lo
Stato la pensasse laicamente come me dovrebbe tassare gli utili degli
organizzatori e le vincite dei vincitori. Invece, tassa, al 3 per cento,
l'intera posta in gioco. Così facendo, legittima un comportamento che esso
stesso definisce illegale, comportandosi come gli antichi passatori che
imponevano al viaggiatore il loro balzello per lasciarlo transitare sul
Il problema di questa città è
che Chiamparino l'ha governata bene. Almeno nel senso che ha ( da "Stampa, La"
del 19-08-2008)
Argomenti:
Laicita'
Abstract: e la borghesia laica
e imprenditoriale, anch'essa in affanno e impegnata in una complessa
ricomposizione. Chiamparino ha saputo interpretare con intelligenza e la giusta
dose di cinismo questa stagione. È stato anche fortunato, ma di quel genere di
fortuna che soccorre chi mostra audacia nelle decisioni e sprezzo dell'opinione
conforme.
Walter e il loft degli amici
nemici. Cattolici contro radicali ( da "Giornale.it, Il"
del 20-08-2008)
Argomenti:
Laicita'
Abstract: Cattolici contro
radicali Il Pd sfoglia la margherita, dunque, nel senso che in casa Veltroni
tira aria di lite che potrebbe sfociare prima o poi in separazione. Già, fra le
anime diessina e teodem i rapporti non sono proprio idilliaci. Dopo l'anatema
dei cattolici contro la "contaminazione" dei pannelliani,
La Sapienza e il rito
dell'intolleranza ( da "Giornale.it, Il" del
20-08-2008)
Argomenti:
Laicita'
Abstract: Cattolici contro
radicali Il Pd sfoglia la margherita, dunque, nel senso che in casa Veltroni
tira aria di lite che potrebbe sfociare prima o poi in separazione. Già, fra le
anime diessina e teodem i rapporti non sono proprio idilliaci. Dopo l'anatema
dei cattolici contro la "contaminazione" dei pannelliani,
Case chiuse, prostitute
disperate ( da "Unita, L'" del 20-08-2008)
Argomenti:
Laicita'
Abstract: sparsi e divisi -
cattolici e laici, e anche diversi esponenti dello stesso partito della Merlin.
Che era un'ex-insegnante elementare, rimasta vedova a 29 anni, aveva fatto la
lotta clandestina e la Resistenza. A quei tempi prima della proiezione dei film
si succedevano sul palcoscenico le macchiette dei comici dell'avanspettacolo,
Famiglia Censoria ( da "Unita, L'"
del 20-08-2008)
Argomenti:
Laicita'
Abstract: settimanale fazioso,
non fa un buon servizio ai cattolici". Marini: "La posizione di F.C. è
sbagliata, ingenerosa e inaccettabile. Noi cattolici democratici non siamo
sotto tutela". Fioroni: "Non vorrei che F.C., rimpiangendo vecchi
schemi, chiedesse il restauro di una corporazione cattolica bonsai".
IL NOME ebraico di Dio, YHWH
, non può essere usato nelle preghiere e nelle litu ( da "Unita, L'"
del 20-08-2008)
Argomenti:
Laicita'
Abstract: non può essere usato
nelle preghiere e nelle liturgie cattoliche. Lo stabilisce il Vaticano, che,
con una "lettera alle Conferenze episcopali sul nome di Dio",
sottolinea che questa prassi mal si concilia con la natura divina di Cristo e
con la tradizione della Chiesa. La missiva, inviata dalla Congregazione per il
Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti,
Scalfari-bondi duello a
cortina - cortina ( da "Repubblica, La" del
20-08-2008)
Argomenti:
Laicita'
Abstract: Lei è stato
comunista. Io mai". Bondi "si sorprende". E spiega che "da
cattolico" è stato liberale e socialista, ha fatto parte della corrente
migliorista del Pci e ha aderito al compromesso storico perché
"affascinato" da Berlinguer: "Lo adoravo".
<Con la Cina passare dalla
paura a confronto e dialogo Nella natura in fretta avvengono solo le
catastrofi> ( da "Corriere della Sera" del
20-08-2008)
Argomenti:
Laicita'
Abstract: direttore de La
Civiltà Cattolica, rivista stampata con l'imprimatur della Segreteria di Stato
vaticana. "Tra la Chiesa cattolica e il Governo cinese è noto che ci sono
difficoltà", dalla politica internazionale alla nomina dei vescovi, però
"esistono soluzioni parziali già avviate de facto, mi permetterei di dire
"alla cinese" ma anche all'italiana,
Egitto, proibiti i trapianti
tra musulmani e cristiani ( da "Corriere della Sera" del
20-08-2008)
Argomenti:
Laicita'
Abstract: medico iscritto
all'organismo, della minoranza laica -. Dicono che serve a evitare il traffico
di organi, che ricchi cristiani ora ne comprano a due lire da poveri musulmani.
Fandonie. Per fortuna quasi l'intero Paese si è sollevato. Medici, giornalisti,
politici, intellettuali, comici satirici, religiosi: un coro di no".
Il Kafka conteso fra Israele
e Germania ( da "Corriere della Sera" del
20-08-2008)
Argomenti:
Laicita'
Abstract: cittadino
dell'Austria-Ungheria, ebreo di stirpe, laico per convinzione, tedesco per
scelta letteraria, radicato nella diaspora ebraica però anche incuriosito dal
sionismo, che cosa può succedere? Per il momento, quel che si profila è un caso
internazionale, a metà fra il giallo e l'incidente diplomatico.
L'accoglienza di Sydney e il
tassista musulmano ( da "Giornale.it, Il" del
20-08-2008)
Argomenti:
Laicita'
Abstract: il Papa ha approvato
gli statuti - 6 Emails Neocatecumenali, faranno la comunione in piedi - 6
Emails La battaglia finale - 5 Emails Dopo la messa tridentina, in Cattolica
cambiano l'altare - 5 Emails Un'enciclica con l'aiuto di Marx - 5 Emails Ultime
news La Sensini argento nel windsurf Pallavolo, gli azzurri in
semifinale'Ndrangheta,
"Lasciateci i parroci o
scendiamo in piazza" ( da "Stampa, La" del 20-08-2008)
Argomenti:
Laicita'
Abstract: parroci bresciani
nelle parrocchie del centro storico il fermento nel mondo cattolico rivolese è
cresciuto. E una decina di giorni fa è partita una lettera: destinatario, il
Pontificio consiglio dei laici del Vaticano. A firmarla una decina di fedeli
privati dei loro parroci: Lucia Baudano, Lauretta Borsero, Fabrizio Ferraresi,
Alessandro Molinario, Giandomenico Mondo, Andrea Olocco,
MARINA CASSI ( da "Stampa, La"
del 20-08-2008)
Argomenti:
Laicita'
Abstract: Quando una parte dei
cattolici non ha accettato il candidato proposto, Susta, dovevamo presentare
una nostra candidatura. Voglio essere chiaro: era giusto che il segretario
regionale fosse cattolico. Se era così tutti dovevamo votarlo, ma quando loro
si sono divisi e i candidati sono diventati due la faccenda è cambiata".
Viguzzolo, i parrocchiani
"Vogliamo spiegazioni" ( da "Stampa, La"
del 20-08-2008)
Argomenti:
Laicita'
Abstract: Il ruolo dei laici a
Viguzzolo si basa solo sulla collaborazione di pochi e sulla cieca obbedienza
di tutti gli altri?". E' sorta una situazione che, secondo i parrocchiani,
dà un'immagine infelice del paese. Nessun commento da parte del parroco.
Paradossale, inutile e anche
dannoso . C'è amarezza e persino rabbia in Dino Sanloren ( da "Stampa, La"
del 20-08-2008)
Argomenti:
Laicita'
Abstract: Quando una parte dei
cattolici non ha accettato il candidato proposto, Susta, dovevamo presentare una
nostra candidatura. Voglio essere chiaro: era giusto che il segretario
regionale fosse cattolico. Se era così tutti dovevamo votarlo, ma quando loro
si sono divisi e i candidati sono diventati due la faccenda è cambiata".
La guerra santa vuole
unificare le trincee, da Algeri a Kabul ( da "Unita, L'"
del 21-08-2008)
Argomenti:
Laicita'
Abstract: Occidente che il
primo obiettivo da colpire per gli integralisti in armi è l'Islam laico,
moderato, quello che cerca di coniugare modernità e tradizione. Il migliore
aiuto che si potrebbe dare ai jihadisti è demonizzare, criminalizzandolo
l'Islam in quanto tale erigendo nuovi Muri di ostilità". Dall'Algeria
all'Afghanistan, passando per il Pakistan.
Famiglia Cristiana, il
<tradimento> delle parrocchie ( da "Corriere della Sera"
del 21-08-2008)
Argomenti:
Laicita'
Abstract: Il cattolico è per il
dibattito aperto. Il Papa parla due volte a settimana, non ha bisogno di
interpreti". "La gente non la vuole perché non è interessante -
sostiene invece don Franco, parroco di Madonna della Tosse a Firenze -. In
bacheca appendo le notizie dell'agenzia cattolica Adista".
Pantheon, sui tetti spunta
una nuova casa - renata mambelli ( da "Repubblica, La"
del 22-08-2008)
Argomenti:
Laicita'
Abstract: Tra le altre
associazioni della scuola cattolica, come la Fidae e la Fism, il Movimento
Lavoratori di Azione Cattolica, l'Associazione Amici della Caritas di Roma, l'Unitalsi,
la Ctg, la Federazione Società di San Vincenzo De Paoli, gli uffici commerciali
del quotidiano Avvenire, l'Ucai, cioè gli artisti cattolici, e una galleria
d'arte da loro ispirata,
Più peso ai componenti laici
Il nodo di una nuova Disciplinare ( da "Unita, L'"
del 22-08-2008)
Argomenti:
Laicita'
Abstract: Stai consultando
l'edizione del Più peso ai componenti laici Il nodo di una nuova Disciplinare
Un Consiglio Superiore della Magistratura interamente rinnovato, sia nella
composizione che nelle attribuzioni, è quello che sarebbe previsto nella
riforma ancora allo studio negli uffici del ministero della Giustizia.
Nelle Valli Valdesi un Sinodo
per sole donne ( da "Stampa, La" del 22-08-2008)
Argomenti:
Laicita'
Abstract: con un profondo
spirito laico, rispettoso dell'opinione di tutti ma soprattutto della libertà
del singolo. E' anche per questi motivi, o soprattutto per questo, che il
Sinodo valdese che si apre domenica a Torre Pellice per protrarsi per tutta la
prossima settima, ha un peso non indifferente nel dibattito politico culturale
nonostante i valdesi siano in Italia poco più di 30 mila,
Tra le novità del Meeting c'è
"Ratzinger professore" ( da "Giornale.it, Il"
del 22-08-2008)
Argomenti:
Laicita'
Abstract: il Papa ha approvato
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Schwazer, marcia d'oro da
A Tortona un grande raduno
laici orionini da tutto il mondo ( da "Stampa, La"
del 22-08-2008)
Argomenti:
Laicita'
Abstract: DEI RESPONSABILI A
Tortona un grande raduno laici orionini da tutto il mondo [FIRMA]MAURO FACCIOLO
TORTONA Mentre nella basilica della Madonna della Guardia prosegue la novena
predicata dal vescovo di Alessandria, Giuseppe Versaldi, Il conto alla rovescia
è iniziato per un'altra iniziativa importante per la Chiesa tortonese,
l'incontro internazionale del Movimento laicale orionino.
La messa in ambrosiano
antico: a Milano qualcosa si muove ( da "Giornale.it, Il"
del 23-08-2008)
Argomenti:
Laicita'
Abstract: il Papa ha approvato
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news Schwazer,
Investire senza peccato con
il fondo ethica ( da "Repubblica, La" del
23-08-2008)
Argomenti:
Laicita'
Abstract: avevano risparmi
potevano al massimo comprare titoli di stato o fondi monetari. Ethica si rivolge
anche ai cattolici che vogliano guadagnare in Borsa ma senza fare peccato, un
po' come gli islamici hanno già fondi rispettosi della Sharia. Nel portafoglio
del nuovo fondo non figura così nessuna azienda che opera in settori o con
prodotti non conformi alla religione cattolica come,
"bene il governo ma non
basta" cl lancia la sfida del dialogo - marco marozzi ( da "Repubblica, La"
del 23-08-2008)
Argomenti:
Laicita'
Abstract: La società italiana è
profondamente segnata dalla cultura cattolica: il valore della persona legato
ad una forte socialità capace di valorizzare l'individualità, poi la
creatività, la vena artistica, l'ingegno scientifico. Questi sono dei pregi
enormi generati o rafforzati dalla cultura cattolica. Più l'Italia si riferisce
a questi valori più si rafforza.
Opinione pubblica, chi
combatte Berlusconi c'è ( da "Unita, L'" del 23-08-2008)
Argomenti:
Laicita'
Abstract: una della comunità
degli affari oggi appoggiata alla prima, una del volontariato cattolico e una
"di centro e di sinistra, riformista, progressista, laica". A me pare
ne manchi almeno una quinta: l'opinione pubblica che dal
I nodi della riforma ( da "Corriere della Sera"
del 23-08-2008)
Argomenti:
Laicita'
Abstract: laici (come oggi), da
togati (oggi sono due terzi) e da consiglieri scelti dal Quirinale
L'obbligatorietà dell'azione penale Il governo punta alla revisione
dell'obbligatorietà dell'azione penale. L'articolo 112 della Carta dice che il
pm "ha l'obbligo" di esercitarla Separare le carriere di giudici e pm
L'intenzione della maggioranza è di separare le carriere della magistratura
BAGET BOZZO INVENTÒ UN
MANCUSO GNOSTICO ( da "Corriere della Sera" del
23-08-2008)
Argomenti:
Laicita'
Abstract: è stato un uomo, Gesù
di Nazareth, che l'ha perfettamente riprodotto in se stesso". E ancora:
"Nell'evento dell'incarnazione del Logos è contenuta la più alta custodia
del mistero della persona umana". Comunque la si pensi sull'ortodossia cattolica
di Mancuso, che del resto mette apertamente in discussione importanti dogmi
della Chiesa,
L'allarme di Corsetti: anche
in centro nuove povertà ( da "Corriere della Sera" del
23-08-2008)
Argomenti:
Laicita'
Abstract: Un tavolo di
confronto interistituzionale che coinvolga professionalità del mondo laico e
cattolico che si occupano dei più deboli", dalla Caritas alla Comunità di
Sant'Egidio, fino all'Università Pontificia Gregoriana e quella della Santa
Croce, "enti, associazioni e istituzioni che, con sensibilità diverse,
contribuirebbero alla realizzazione delle progettualità necessarie ".
<Il governo non ha ricette
per il futuro. Ma il Pd è in confusione> ( da "Corriere della Sera"
del 23-08-2008)
Argomenti:
Laicita'
Abstract: Sulla rilevazione
delle impronte digitali ai bambini Rom, ad esempio, da diverse parti, anche
cattoliche, è stato rilevato che ciò può essere protettivo: di molti di questi
bimbi nemmeno si sa l'esistenza ". Il cardinale Tettamanzi ha detto che
c'è "una primaria preoccupazione educativa " perché non prevalga la
"paura istintiva" verso l'altro.
La censura ( da "Giornale.it, Il"
del 23-08-2008)
Argomenti:
Laicita'
Abstract: Non sempre, però, in
ambito cattolico, si è guardato con altrettanto favore nei confronti di Aquila
della Notte e verso i fumetti in generale. Assai diversamente andavano le cose,
per esempio, negli anni Cinquanta e Sessanta, in cui il clima era da caccia alle
streghe, e non soltanto in Italia.
Tex Willer contro la censura ( da "Giornale.it, Il"
del 23-08-2008)
Argomenti:
Laicita'
Abstract: Non sempre, però, in ambito
cattolico, si è guardato con altrettanto favore nei confronti di Aquila della
Notte e verso i fumetti in generale. Assai diversamente andavano le cose, per
esempio, negli anni Cinquanta e Sessanta, in cui il clima era da caccia alle
streghe, e non soltanto in Italia.
Il bastone di Bagnasco sulla
politica: parliamo e parleremo Rimini, oggi al via il Meeting di Comunione e
liberazione. Il presidente della Cei: patto per l'emergenza educativa ( da "Unita, L'"
del 24-08-2008)
Argomenti:
Laicita'
Abstract: presidente dei
Vescovi italiani fa infatti discendere il diritto dei cattolici a dire la loro
dal fatto che la Chiesa, dai vescovi fino ai laici, "sta in mezzo alla
gente" e ne conosce i problemi "meglio di chiunque altro". La
Chiesa, dice Bagnasco, "non è certo un'elite che parla da un pulpito"
e per questo, dunque, quando inteviene nel dibattito politico non lo fa da
semplice esperta,
In centottanta a torre
pellice per il sinodo valdese ( da "Repubblica, La"
del 24-08-2008)
Argomenti:
Laicita'
Abstract: la laicità dello
Stato e la missione dei protestanti in Italia. I valdesi in Italia sono circa
trentamila, i metodisti seimila e complessivamente la Chiesa evangelica valdese
raccoglie il 10 per cento del protestantesimo italiano che - come rilevato
dall'ultimo Sinodo - è in crescita grazie alla presenza di molti immigrati
evangelici.
Il gioco della semantica e
quello della democrazia - ettore boffano ( da "Repubblica, La"
del 24-08-2008)
Argomenti:
Laicita'
Abstract: punta invece il dito
contro la mancata integrazione tra l'anima cattolica e quella postcomunista del
Pd e rimarca ancora una volta il presunto tentativo egemonico che la seconda
(ormai separata dal destino dei "giovani" diesse come Esposito,
Chiama e Placido) intenderebbe attuare nei confronti della prima.
"no ai privilegi ma la
solidarietà non va dimenticata" ( da "Repubblica, La"
del 24-08-2008)
Argomenti:
Laicita'
Abstract: doveri primari per
ogni buon cristiano e per ogni laico di sani principi", soprattutto
"quando vi sono parti di territorio e aree che, per problemi storici e
precarietà strutturali, camminano a diversa velocità". La Chiesa non
tacerà sulla questione del rapporto Nord-Sud: "Non si cresce se non
insieme - spiega il cardinale - , lo hanno detto a chiare lettere negli anni '
Aborto, polemica sul ticket
sanitario "se rinunci lo paghi ugualmente" - sara strippoli ( da "Repubblica, La"
del 24-08-2008)
Argomenti:
Laicita'
Abstract: polemica sul ticket
sanitario "Se rinunci lo paghi ugualmente" Piemonte, cattolici contro
le linee guida. Regione: norma generale Il ginecologo Viale: "Più grave
che si preveda la presenza di un parente" SARA STRIPPOLI TORINO -
"Burocrazia meschina, se decidi di abortire gli esami sono gratuiti, ma se
ci ripensi devi pagare".
Corriere della Sera -
NAZIONALE - sezione: Prima Pagina - data: 2008-08-24 num: - pag: 1 autore: di
...
( da "Corriere della Sera" del
24-08-2008)
Argomenti:
Laicita'
Abstract: di MASSIMO GAGGI Il
personaggio Cattolico, grande gaffeur e politico di professione I l senatore
chiacchierone celebre per le sue gaffe, ma anche per l'eloquio martellante che
diventerà il fuoco di sbarramento di Obama contro gli attacchi della campagna
di McCain, era un ragazzino balbuziente che a scuola veniva preso in giro da
tutti.
Cattolico, gaffeur,
vulnerabile Ma compensa i difetti di Barack ( da "Corriere della Sera"
del 24-08-2008)
Argomenti:
Laicita'
Abstract: ha solidi legami con
gli operai Cattolico, gaffeur, vulnerabile Ma compensa i difetti di Barack
Quando disse agli iraniani: "Non siamo mollaccioni" SEGUE DALLA PRIMA
Per anni Joe Biden ha combattuto il suo handicap leggendo a voce alta davanti a
uno specchio e, quando è guarito, non si è fermato più.
I senzaterra brasiliani
entrano in Cl: occupavamo i campi, ora li compriamo ( da "Corriere della Sera"
del 24-08-2008)
Argomenti:
Laicita'
Abstract: Giancarlo Cesana,
leader laico di Cl, riassume: "Sarà la testimonianza di un evento di fede
e umanità eccezionale, esemplificativo di quello che si può incontrare al
Meeting e della ragione per cui così tante persone ci vengono ". G. G. V.
Movimento Cleuza Ramos e Marcos Zerbini ( in alto) fondatori dei Senza Terra.
Bagnasco: la Chiesa sta nella
politica
( da "Corriere della Sera" del
24-08-2008)
Argomenti:
Laicita'
Abstract: I laici. Non è
un'élite che parla da un pulpito. è un popolo ". Alla politica si chiede
"di essere se stessa e servire il bene comune". Ma per trovare
soluzioni occorre "un'antropologia completa, integrale". Una ragione
non "debole", i valori, la questione antropologica.
<Famiglia cristiana>,
monsignori e moschee: Maggiolini in trincea ( da "Corriere della Sera"
del 24-08-2008)
Argomenti:
Laicita'
Abstract: \\ La Chiesa è spesso
alla mercé di sciocchi esibizionisti \\ La nostra religione è quella pienamente
vera, l'islamismo no Teologo Alessandro Maggiolini ha 77 anni. è stato l'unico
italiano a partecipare ai lavori di stesura del nuovo catechismo della Chiesa
cattolica pubblicato nel 1992.
Quando Kant svegliò Colletti
dal <sonno dogmatico> ( da "Corriere della Sera"
del 24-08-2008)
Argomenti:
Laicita'
Abstract: etica laica (Liberal
edizioni, pp. 184, e 14) - si deve a Luciano Albanese. Certo, il Colletti di
queste pagine è diverso da quello che si conosce fino al 1974: fatti i debiti
conti con Karl Marx (il suo, nota Bedeschi, fu comunque "un marxismo
controcorrente, un marxismo eretico, non a caso assai malvisto dai dirigenti
comunisti"
L'uomo che ha creato la Terra
Santa. A casa ( da "Giornale.it, Il" del 24-08-2008)
Argomenti:
Laicita'
Abstract: "Non sapete che
state toccando carne d'asino?". Se questo è un incantatore...". Vittorio
Messori sostiene da tempo che i cattolici, ridotti ormai a minoranza, almeno
sul piano culturale, dovrebbero seguire l'esempio di un'altra minoranza, quella
ebraica, e difendersi con ogni mezzo.
Bagnasco apre il Meeting di
Cl: <Chiesa protagonista in politica> ( da "Giornale.it, Il"
del 24-08-2008)
Argomenti:
Laicita'
Abstract: una grande alleanza
tra Stato, scuola, famiglia e Chiesa". Una mano tesa che in tanti
proveranno a stringere, da destra a sinistra, per recuperare quella componente
dell'identità cattolica sparpagliata nei dintorni dell'Udc di Casini. Eppure il
dubbio che Cl si stesse chiudendo in una torre eburnea si era fatto strada,
nonostante le smentite.
Se un teologo organizza il
concorso di bellezza per suore ( da "Giornale.it, Il"
del 24-08-2008)
Argomenti:
Laicita'
Abstract: statuti - 6 Emails
Neocatecumenali, faranno la comunione in piedi - 6 Emails La battaglia finale -
5 Emails Dopo la messa tridentina, in Cattolica cambiano l'altare - 5 Emails
Un'enciclica con l'aiuto di Marx - 5 Emails Ultime news Blog Amici Dio: pace o
dominio il blog del settimanale Vita Il blog di Accattoli il blog di Fratel
Ettore Il blog di Magister il blog di Marcello Foa
Monsignor Bagnasco apre il
Meeting di Cl: "La Chiesa protagonista in politica" ( da "Giornale.it, Il"
del 24-08-2008)
Argomenti:
Laicita'
Abstract: una grande alleanza
tra Stato, scuola, famiglia e Chiesa". Una mano tesa che in tanti
proveranno a stringere, da destra a sinistra, per recuperare quella componente
dell'identità cattolica sparpagliata nei dintorni dell'Udc di Casini. Eppure il
dubbio che Cl si stesse chiudendo in una torre eburnea si era fatto strada, nonostante
le smentite.
(
da "Stampa, La" del 01-08-2008)
Argomenti: Laicita'
Un ritorno
ai tempi dell'infanzia: "Quand tuti parlavan piemonteis e 'l mond l'era pi
tranquill" Nel mio album di fotografie ci sono due foto che risalgono agli
anni trentatré e trentasei, sono state scattate una nell'asilo comunale di via
Menabrea e l'altra nell'asilo delle Consolatine di via Petitti a Torino.
Ricordo poco del primo asilo, ero piccola, mentre sono vivi in me i ricordi
dell'altro che hanno poi frequentato anche i miei bambini negli Anni Sessanta.
Nell'asilo comunale le insegnanti erano laiche, alle
Consolatine erano suore della Consolata. La suora della mia classe, si chiamava
Irene, alta, con un viso dolcissimo rammento la sua voce che, originaria della
Brianza, aveva un accenno particolare, diverso dal piemontese. Ero molto
delicata di salute e sovente rimanevo a casa malata, non c'erano ancora le
vaccinazioni e ad ogni malattia contagiosa mi ammalavo. Mi isolavano a
casa di nonna, accanto alla nostra, per me era una vacanza; nonna mi adorava e
mi viziava. Mio padre era l'unico figlio rimasto di undici che ne aveva avuti e
io l'ultima nipotina. Trascorrevo il tempo disegnando e ritagliando giornali,
cantavo con lei, soprattutto pregavo a volte addormentandomi per i suoi
interminabili rosari. L'isolamento lunghissimo della scarlattina, di quaranta
giorni e poi quello della difterite subito dopo non posso dimenticarli. La casa
di nonna per fortuna era situata al pianterreno e sovente la mia suora veniva a
salutarmi e mi portava da fare i lavoretti che i bimbi eseguivano all'asilo,
comprese le poesiole che a fine anno si dovevano recitare nel saggio. Per tre
lunghi mesi le mie manine si destreggiarono nei lavoretti e ho conservato un
quadernino che tengo caro. La difterite mi aveva lasciato una specie di paresi
alle gambe e non mi reggevo, un giorno caddi sul piccolo palcoscenico
dell'asilo e suor Irene mi portò a casa in braccio. Mi portarono da un famoso
professore, ne ricordo il nome e la sala d'aspetto del suo studio tappezzata di
foto di bambini, era il prof. Macconi, il quale disse a mamma che anzitutto
doveva votarmi alla Madonna Consolata e lui avrebbe tentato di farmi ancora
camminare. Per tre lunghi mesi mi recai ogni giorno nel suo studio per le cure.
Nonna, che aveva perso per la difterite quattro bimbi in una settimana e da
allora non si era vestita che di nero, era preoccupatissima e pregava
continuamente. Finalmente riuscii a fare i primi passi e al saggio, oltre che
cantare, danzai un minuetto. Nella chiesina dell'asilo portai un cuoricino
d'argento per la mia guarigione, ultimamente la chiesa è stata ristrutturata e
i tanti cuoricini non ci sono più. Da tanti anni vivo a Nichelino e non ho più
incontrato nessuno dei bimbi miei compagni d'asilo, forse alcuni ricorderanno
suor Irene, i sereni giorni d'infanzia passati insieme gioiosamente, al mattino
cantando lodi alla Madonna Immacolata davanti alla grotta di Lourdes situata
allora nel cortile in via Petitti. Molti visetti sono seri nella foto, abbiamo
grembiulini bianchi e neri, in classe divisi i maschi dalle femmine, per
fortuna ora indossano grembiulini colorati e le faccine sono quasi sempre
allegre. Gli asili si chiamano scuole materne, pochissime tenute da suore; le
maestre molto ben preparate si dedicano con gioia ad intrattenere e insegnare
ai bimbi tante cose come una grande missione. I miei figli, felicemente
sposati, non hanno figli, non sono nonna purtroppo, ma ho goduto la gioia di
tanti nipotini e bisnipoti delle mie sorelle Franca e Clara e delle mie cognate
ai quali sono affezionatissima e ampiamente ricambiata. Come tutti gli anziani,
il tempo dell'infanzia ritorna spesso, i luoghi a volte non si riconoscono, ma
sono sempre vivi nel cuore, "quand che tuti parlavo piemonteis e'l mond
l'era pi tranquil". A volte scrivo in piemontese e me lo leggo ad alta
voce per non dimenticare l'idioma nella nostra lingua, forse nei paesi si parla
ancora, a Torino raramente c'è qualcuno che lo parla e tantomeno ne scrive, per
fortuna Torinosette mette un trafiletto "An piemonteis" che leggo
avidamente. Termino sperando che questo mio ricordo sia piaciuto e che possa
essere pubblicato, saluto cordialmente VALENTINA SCANDALITTA.
(
da "Stampa, La" del 01-08-2008)
Argomenti: Laicita'
Il
caso Conclusa nel 2006 serve per i funerali diversi dal
cattolico La Cappella milionaria che nessuno utilizza SANDRA LUCCHINI AOSTA La
struttura è stata consegnata dalla Regione al Comune nel 2006; l'anno dopo è
stata ornata con un'opera d'arte del friulano Paolo Falaschi. Da allora la
cappella polivalente, realizzata nel cimitero di Aosta per lo svolgimento di
funzioni religiose diverse da quella cattolica, è sotto utilizzata. La
Regione ha speso più di 2 milioni di euro per ricostruire i locali
dell'ingresso principale del camposanto. Nel salone polivalente, privo di
simboli religiosi specifici, non sono ancora stati celebrati funerali o
funzioni con riti diversi da quello cattolico. L'accesso è a pagamento: 30 euro
per i residenti e 100 per i cittadini provenienti da fuori Valle. Tra l'anno
scorso e quest'anno, nella cappella polivalente sono state ospitate dieci salme
sepolte dopo una breve cerimonia. Sono, perlopiù, cittadini italiani non
credenti i cui famigliari hanno esaudito il desiderio del defunto di escludere
la Chiesa nel rito funebre. Non si può dire che le confessioni religiose
presenti in Valle d'Aosta snobbino la cappella polivalente. Anzi, la
considerano un'opportunità, "ora che lo sappiamo" dice, per esempio,
Gabriela Alexandru, romena, di religione ortodossa, residente in Italia da 12
anni, di cui 5 ad Aosta. "Nella maggior parte dei casi - riprende la donna
- quando muore un famigliare preferiamo seppellirlo nel Paese d'origine".
I motivi? "Abbiamo tradizioni molto diverse. Il nostro corteo funebre è
una sorta di Via Crucis. Non sempre in Italia troviamo le strutture adatte. E'
chiaro che i costi di trasporto sono molto alti. Sapere che - sottolinea - nel
cimitero di Aosta c'è questa sala può rasserenare chi intende rimanere in Valle
fino alla fine dei suoi giorni". L'Islam rappresenta, in Valle d'Aosta, la
comunità più numerosa. Si è ormai arrivati alla seconda generazione integrata
soprattutto a livello scolastico. Eppure, il presidente dell'Associazione magrebina
valdostana, Taharia Rachid, ignorava dell'esistenza della cappella polivalente,
convinto che si parlasse del tempio crematorio, e la cremazione non è ammessa
nella religione islamica. "Il trasporto di una salma dall'Italia al
Marocco costa 4 mila euro - dice - cifra che, in genere, viene raccolta con una
colletta tra connazionali. Fa piacere che le istituzioni regionali abbiano
realizzato anche un locale plurireligioso, dopo l'area cimiteriale riservata
agli islamici". Le autorità governative marocchine non contribuiscono al
pagamento di trasporti funebri dall'estero. "Ho già esposto questo
problema ai nostri consoli", dice Rachid. Maria Pia Macrì, segretaria
dell'Assemblea spirituale dei Baha'i, di Aosta, confessa di non essere mai
stata informata della possibilità di celebrare funzioni religiose in questa
cappella. "Due anni fa - ricorda - è morta una cara amica. Abbiamo svolto
la nostra cerimonia funebre nella stessa chiesa dove si è sposata".
"Pubblicizzeremo in maniera adeguata la cappella polivalente quando verrà
redatto il regolamento e completato l'arredamento" annuncia il sindaco
Guido Grimod.
(
da "Repubblica,
La" del
01-08-2008)
Argomenti: Laicita'
Io e
mio padre Rosi Bindi: bene il Pd, rispettate le diverse sensibilità di laici e cattolici "La destra gioca con il dolore ora la
sfidiamo a fare la legge" Mio padre è malato da 8 anni, comunica con un
occhio. Da sano avrebbe chiesto di non accanirsi su di lui, oggi se sta male ci
chiede di aiutarlo ALESSANDRA LONGO ROMA - "Loro sono disponibili a
calpestare qualunque fondamento dello stato di
diritto per pura strumentalità politica. Loro hanno usato il caso di Eluana,
hanno usato la storia, la sofferenza di Eluana, con cinismo". Loro sono la
maggioranza e Rosy Bindi è ben contenta della decisione del suo
"gruppo", il Pd, che non ha partecipato (Binetti e teodem inclusi) al
voto alla Camera sul conflitto di attribuzione. "Abbiamo
scelto la strada giusta, abbiamo obbedito tutti, laici e cattolici, ad un principio di
laicità: non si piegano mai ai propri interessi il diritto, l'ordinamento, la
Costituzione, nemmeno quando in gioco ci sono valori da difendere. Lo strumento
del conflitto di attribuzione è abnorme, improprio. Loro difendono le
prerogative del Parlamento? Bene, ora li aspetto al varco. Vedremo se fanno sul
serio e saranno capaci di dare a questo Paese una legge sul testamento
biologico". Rosy Bindi, su una questione così delicata non vi siete
divisi. Buon segno? "Ad una lettura non strumentale, corrisponde una
posizione chiara. L'ho detto anche nella mia controrelazione: il magistrato ha
preso una decisione giurisdizionale, non si è assolutamente sostituito al
legislatore, ha fatto il suo lavoro, com'era suo dovere. Semmai è la
maggioranza che ha forzato la situazione, entrando nel merito di questa
vicenda. Hanno invocato il "reato di lesa maestà", denunciato una
presunta invasione di campo della magistratura nei confronti del Parlamento.
Proprio loro, gli stessi che, ai tempi del governo Prodi, si sono messi di
traverso sul testamento biologico. La stessa maggioranza, allora opposizione, che
dei Dico non ha voluto sentir parlare. Dicevano: "Che bisogno c'è di una
legge? Abbiamo la giurisprudenza...". Adesso hanno cambiato idea, visto
mai che vogliano legiferare... "Adesso, infatti, non hanno più alibi e noi
li attendiamo alla prova, subito". Il Pd ha preso una posizione unanime
solo perché non è entrato nel merito. "Che ci siano riflessioni diverse
tra di noi, su una materia così delicata, è noto. Io ho molti dubbi su quella
sentenza, molti dubbi che si possano definire l'acqua e il cibo, somministrati
ad Eluana, una sorta di accanimento terapeutico. Dietro si nasconde una forma
di eutanasia". I radicali, che intendono dar battaglia in Senato,
criticano le soluzioni "aventiniane" del Pd, vorrebbero che al centro
di tutto ci fosse solo lei, Eluana, la sua volontà di morire, certificata da
chi le sta vicino. "I radicali non possono chiederci di andare oltre. Se
entrano adesso nel merito del caso Englaro, difettano loro di laicità e
finiscono per fare specularmente il gioco della maggioranza. Nel merito
entreremo quando presenteremo il disegno di legge". Il solito rischio, non
le pare? Laici e cattolici dentro il Pd inseguono
"la mediazione" e alla fine è difficile presentarsi con una posizione
forte, netta. "Una posizione forte è una posizione che tenga conto del
pluralismo culturale, delle diverse sensibilità e della complessità dei
problemi". Secondo lei quella di Eluana è vita? "Mio padre è malato
da 8 anni, da due vive a letto, alimentato da una sonda, non parla più,
comunica con un occhio. Era un uomo forte, lavorava, andava a caccia. Sono
sicura che, nel fiore dei suoi anni, se ci fosse stato
il testamento biologico, avrebbe lasciato scritto di non accanirsi su di lui.
Eppure, quando arrivano le crisi respiratorie, con quell'occhio chiede aiuto, e
con quell'occhio ringrazia, quando il peggio è passato". Eluana non
comunica, la sua è un'altra storia. "Eluana, alimentata, vive. Il punto di
sintesi nel Pd già c'è ed è il testamento biologico. Aspettiamo di vedere come
si comporterà il centrodestra. Questa legge la devono fare".
(
da "Repubblica,
La" del
01-08-2008)
Argomenti: Laicita'
UNA BRUTTA
GIORNATA PER IL PD Era lecito attendersi una posizione limpida ed equilibrata.
A volte la prudenza rischia di apparire indifferenza (SEGUE DALLA PRIMA PAGINA)
La Camera ha votato e il pg di Milano ha fatto ricorso contro la sentenza,
dunque la povera Eluana dovrà ancora restare attaccata a quel sondino,
invecchiare così nel buio profondo di una morte non ancora ufficialmente
certificata. Da più di dieci anni giacciono di fronte alla nostre assemblee
elettive proposte di legge intitolate dal cosiddetto "testamento
biologico" grazie al quale ognuno di noi avrebbe il diritto di decidere
della fine della sua vita, quando e come e perché staccare quel sondino e
quelle macchine che possono tenerti immobilizzato, per anni, in quello spazio
di morte che non è più la morte naturale di una volta, ma l'orrore di una zona
intermedia in cui è una macchina che pompa il sangue, ti alimenta
artificialmente per un tempo che può durare per anni. Per Eluana sono passati
già sedici anni. L'orrore di questa condizione inumana non conta nulla di
fronte al voto dei nostri parlamentari. Non conta nulla nemmeno la sentenza
della Cassazione che finalmente aveva acceduto alla richiesta del padre di
Eluana. Non conta nulla nemmeno il fatto che le nostre assemblee elettive, non
siano riuscite nel corso degli anni passati a esaminare ed approvare una delle
molte proposte di legge sul "testamento biologico" che metterebbero
ognuno di noi al riparo da questa violenza esercitata sui nostri corpi alla
fine delle nostra vita. Ma quello che più mi ha colpito nella seduta di ieri
della Camera dei deputati, di fronte a quel voto, è stata il silenzio dei
parlamentari del Partito Democratico. Il loro rifiuto di assumere una posizione
e di esprimersi con un sì o con un no. Il loro ripiegare su un'astensione che
appare una fuga dalle responsabilità. Il caso Englaro è di fronte alla pubblica
opinione e alle assemblee legislative da quasi dieci anni. Non è certamente
colpa del Partito Democratico se una legge equilibrata sul testamento biologico
non è stata ancora discussa e approvata. Basterebbe ricordare a questo
proposito l'instancabile azione svolta da uno scienziato come Ignazio Marino,
eletto senatore nelle file del Pd. Questa battaglia continuerà, penso, al
Senato, dove è stata recentemente presentata una proposta di legge sottoscritta
da cento senatori del Pd, dell'Italia dei Valori e del Pdl. Ma ieri, alla
Camera, il Partito Democratico ha preferito non prendere parte alla votazione. Non mi convince la spiegazione che ne è stata fornita in aula.
Sappiamo tutti che convivono nel Pd sentimenti e parlamentari laici e cattolici. Sappiamo tutti che una
mediazione tra queste diverse culture richiede attenzione, intelligenza e
prudenza. Ma ci sono casi e momenti in cui la prudenza rischia di apparire
indifferenza o pavidità. Attorno al caso di Eluana Englaro, alla sua
tragedia e a quella del padre, attorno a un caso drammatico che investe la
coscienza di tutti noi, era lecito attendersi una posizione limpida ed
equilibrata dei deputati del Partito Democratico. Non c'è stata. è una brutta
giornata, questa, per chi crede nel Partito Democratico e nella laicità del
nostro Stato.
(
da "Repubblica,
La" del
01-08-2008)
Argomenti: Laicita'
Pagina
XVIII - Milano In Perù In montagna La vacanza attiva del pastore "è la
stagione degli incontri quanta ricchezza dietro le diversità" In Perù coi
missionari milanesi. E ora in Val d'Aosta con gli oratori Ma l'estate per il
cardinal Tettamanzi è anche il tempo della riflessione Ci sono andato per
imparare dalla Chiesa di Huacho. Ho ancora negli occhi il volto di tanti
poveri, la loro fede semplice e sincera Tra le vette si prova in modo più forte
il senso contemplativo per le cose belle. Si diventa più capaci di abitare il
nostro mondo interiore ZITA DAZZI Un'estate senza tregua. Per il cardinale
Dionigi Tettamanzi, 74 anni, i mesi caldi sono l'occasione per dilatare gli
impegni pastorali in Diocesi e per andare a visitare i missionari ambrosiani in
giro per il mondo. Quest'anno ha fatto tappa in America Latina, presto sarà a
Mosca in pellegrinaggio con i suoi preti. E poi si rimetterà in moto per
portare il suo abbraccio ai fedeli. Ma si vede che tanto attivismo non gli
pesa, incontrandolo in Val d'Aosta mentre visita le centinaia di bambini in
campeggio con l'oratorio ai piedi del Cervino. Eminenza, allora che cosa fa
quest'estate? "Sono appena tornato dal Perù, che insieme allo Zambia e al
Camerun ospita le nostre missioni diocesane. Sono stato
ospite nella casa del vescovo locale, monsignor Antonio Santarsiero, di origini
italiane". Qual era lo scopo di questo viaggio? "Sono andato lì per
imparare dalla Chiesa di Huacho. Mi sono messo in ascolto. E ho potuto ricevere
molto. Porto nel cuore intuizioni che vorrei condividere
con i sacerdoti e i laici della diocesi ambrosiana. Il movimento del dare e
ricevere è fondamentale nella vita della Chiesa". Quali sono i ricordi più
belli di queste due settimane? "Ho ancora negli occhi il volto di tanti
poveri, l'affetto e il calore umano, la fede semplice e sincera.
Giovanni Paolo II diceva che il Perù è il paese delle benedizioni: è proprio
così, tutti chiedevano di essere benedetti, con l'acqua santa o con un semplice
gesto. Ricordo la tenerezza dei tantissimi bambini, spesso in condizioni assai
disagiate e con famiglie disastrate alle spalle. Come se chiedessero l'aiuto
tangibile a credere che Dio è buono, che nonostante tutto è possibile credere
in un futuro di bene". L'immagine più forte? "Il lavoro senza
risparmio dei nostri missionari, che coltivano un grande amore per i poveri e
vanno a porre il segno dell'amore di Dio, la sua croce, e una presenza per
accogliere in mezzo a quei quartieri, villaggi, insediamenti di baracche dove
non c'è altro. Solo la Chiesa. Questi poveri rischiano di essere sempre oggetto
di chiacchiera, di promesse, ma in realtà chi si fa carico di loro è la
chiesa". Un messaggio che vale anche per Milano? "Sì. La Chiesa in
mezzo ai poveri, e alle povertà di ogni genere che assediano anche e forse
maggiormente la nostra città, rivela in pienezza il suo vero volto: di essere
parabola della misericordia di Dio". Si sente più vicino ai peruviani di
Milano dopo questo viaggio? "Già mi sento a loro molto vicino; mi sembra
di riconoscere negli immigrati quelle folle di poveri di Jahvé di cui parla la
Sacra Scrittura, quei piccoli a cui il Signore annuncia il Regno". E
adesso? Non si prende una pausa di riposo? "Per me la vacanza è il tempo
della calma, della tranquillità, della pace, senza la pressione quotidiana di
fare mille e più cose. Ma è soprattutto riuscire ad abitare un po' di più il
proprio io profondo, una abitazione che ci è cara ma ci è proibita da troppi
impegni. Che poi si vada al mare o in montagna, lontano o vicino, è
secondario". Ma lei qui in montagna viene spesso. Le piace? "è bello
incontrare le persone, le comunità, la storia, le caratteristiche del luogo. Ma
a queste altitudini è anche inevitabile provare in modo più forte il senso
contemplativo per le cose belle. Si sviluppa una maggiore capacità di entrare
in noi stessi, sapendoci interpellati da un amore forte, rasserenante,
consolante, l'amore di Dio". Nel suo messaggio per l'estate invita a cogliere
le vacanze come occasione per aprire lo sguardo e il cuore agli altri.
"Ogni giorno ci troviamo in mezzo alle "diversità", che paiono
problemi difficili da affrontare, paurosi. Le vacanze con i loro incontri
plurimi permettono di capire che le diversità nascondono una ricchezza che
chiede di essere conosciuta e valorizzata. Senza paura".
(
da "Giornale.it,
Il" del 01-08-2008)
Argomenti: Laicita'
N. 182
del 2008-08-01 pagina 29 Ma in Italia che fine hanno fatto i neo-con? di Paolo
Bracalini A un certo punto sembrava davvero che l'unica cultura possibile per
la destra italiana fosse quella dei neocon e dei loro cugini teocon. Le
dottrine dei vari Kagan, Kristol, Perle, le produzioni dei think tank
repubblicani (parola fino ad allora sconosciuta, ma da allora abusata)
arrivavano da noi tramite il Foglio di Giuliano Ferrara, instancabile apostolo
italiano del neo-teoconservatorismo. La questione Islam, la crisi
dell'Occidente, l'orgoglio della civiltà giudaico-cristiana, la giustificazione
machiavellica (grande mito necon) dell'uso della forza, la debolezza
dell'Europa (continente di vecchi) rispetto al vigore degli Stati Uniti
(nazione giovane). Tutto l'indotto delle infinite discussioni geopolitiche del
dopo 11 settembre, che in casa nostra avevano già trovato una voce in Oriana
Fallaci, e che sembravano promettere al centrodestra italiano la soluzione
dell'eterno cruccio: avere una sua "cultura" di riferimento, per
certi aspetti anche un'ideologia (con gli stessi rischi, ma anche con la stessa
capacità persuasiva di quella avversaria), la possibilità in breve di poter
parlare non più solo alla pancia della gente ma di fornire anche una visione
politica generale sui grandi temi, di dare un quadro concettuale dove collocare
e ordinare le pulsioni del popolo del centrodestra. Ora, se negli Stati Uniti
ci si interroga sull'estinzione dei neoconservatori, che dire dei neocon nostrani
(Marcello Pera, Gaetano Quagliariello, gli altri intellettuali riuniti intorno
all'associazione Magna Charta)? La loro debolezza è stata quella degli epigoni.
Una teoria nata sostanzialmente per giustificare la politica estera degli Stati
Uniti in Asia, e per rispondere all'ossessione per la sicurezza degli
americani, non poteva essere trapiantata in Italia troppo facilmente, e
l'interesse per la dottrina neocon era destinato a scemare con la
derubricazione del problema Iraq a questione di secondo piano rispetto, per
esempio, alla crisi finanziaria o alle nuove povertà. Ma sarebbe affrettato
dire che la traduzione italiana del neoconservatorismo non abbia lasciato
tracce, per quanto debole come teoria a sé. È successo che le parole d'ordine
del neo-teoconservatorismo sono state assorbite dentro coordinate più legate
alla sensibilità italiana, slegate dal loro contesto d'origine per essere
utilizzate in un quadro meno imperativo. Ma si sono imposte. Come altro
spiegare il rilievo della questione etica come grande tema di scontro politico
su aborto, pillole contraccettive, eutanasia, se non come un derivato
dell'effimera dottrina neocon? Anche sul problema dell'Islam, su quello
dell'identità cristiana dell'Europa, sul rischio laicismo, i neo-teocon hanno
tracciato la strada, senza però avere le forze per arrivare in fondo. È così
che l'interlocutore dei neocon nostrani (o di quel che ne resta), alla fine,
non è più l'America di George W. Bush, ma Benedetto XVI. Anche in questo la
parabola del neoconservatorismo all'italiana ha seguito pari pari quella del
suo primo interprete, Giuliano Ferrara. © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI
SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano.
(
da "Giornale.it,
Il" del
01-08-2008)
Argomenti: Laicita'
N. 182
del 2008-08-01 pagina 10 La Procura di Milano tiene in vita Eluana di Stefano
Casamassima Il ricorso: "Non è accertata l'irreversibilità dello stato vegetativo". La Camera chiama in causa la
Consulta e l'opposizione si spacca da Roma Nel giorno in cui la Camera approva
la mozione che solleva il conflitto di attribuzione di fronte alla Corte
costituzionale tra potere giudiziario e legislativo per il caso di Eluana
Englaro, la ragazza in coma da 16 anni, la Procura generale di Milano presenta
ricorso contro la pronuncia della Corte d'Appello che ha concesso
l'interruzione del trattamento terapeutico. Contestualmente, ieri il Pg ha
chiesto anche la sospensione dell'esecuzione del provvedimento, impedendo di
fatto al padre della ragazza, Beppino Englaro, di interrompere l'alimentazione
e l'idratazione di Eluana. Una decisione accolta con soddisfazione dalla
maggioranza e dal governo. "Siamo soddisfatti per la decisione",
afferma Eugenia Roccella, sottosegretario al Welfare con delega alle tematiche
sulla vita, "abbiamo ritenuto che quella sentenza fosse poco documentata
sul piano medico e che rappresentasse un pericoloso precedente sul piano
giuridico". Anche perché, chiarisce la Roccella, "se fosse stata
applicata, Eluana sarebbe morta prima di ottenere una sentenza
definitiva". Gli fa eco il vicepresisende dei senatori del Pdl, Gaetano
Quagliariello, per il quale "nel rispetto dei ruoli e della distinzione
dei poteri riteniamo un fatto importante che il dubbio si stia manifestando
anche all'interno dello stesso ordine giudiziario". Quindi "un buon
segno" contro il confine "della discrezionalità giudiziaria e della
potestà interpretativa dei giudici" che la sentenza della Cassazione
"aveva travalicato", trattandosi di un tema delicatissimo "come
quello della vita e della morte". Ma il plauso giunge anche
dall'opposizione. Luca Volonté dalle file dell'Udc accoglie il ricorso del Pg
di Milano "con sollievo", essendo stati i soli, racconta, "a
chiedere un intervento per scongiurare gli effetti della prima sentenza omicida
della Repubblica italiana. Di una persona sfortunata ma ancora viva". Di
parere diametralmente opposto la curatrice speciale di Eluana, l'avvocato
Franca Alessio, che definisce "sconcertanti" le motivazioni del Pg di
Milano. Che ha preso una decisione sulla base di una insufficiente
dimostrabilità della irreversibilità dello stato di
coma. Un fatto che, ricorda Alessio, "la corte d'Appello nel suo decreto
aveva ritenuto fosse passato in giudicato". Anche perché, ribadisce il
legale, "lo stato di irreversibilità non è più
discutibile", ed è riconosciuto anche dagli stessi medici della clinica
che ospita la ragazza. Ieri intanto, con scarsa omogeneità, la Camera ha dato
luce verde alla mozione che solleva il conflitto di attribuzione, con il voto a
favore di Pdl e Lega. Divisa l'opposizione, con l'Udc a favore, l'Idv contraria
mentre, sotto la pressione dell'anima cattolica dello
schieramento, il Pd ha deciso di astenersi. La mozione, che oggi passa al
Senato per il voto finale, ha portato però agli schieramenti una certezza.
Serve una legge. Lo scrive al presidente Fini il capogruppo alla Camera del Pd,
Antonello Soro, che ricorda di non aver condiviso la scelta "rozza"
di sollevare il conflitto. Ma che ritiene ormai indifferibile un
intervento per colmare il vuoto legislativo legato al tema della "fine
vita". Difende la scelta del Pdl il capogruppo, Fabrizio Cicchitto, per
cui "il Parlamento riafferma tutta la sua sovranità e si pone il problema
di una legge sulla quale si aprirà un confronto". Una linea non condivisa
dagli ex Radicali del Pdl di Benedetto Dalla Vedova che "comprendono"
la scelta, "non la contrastano", ma a cui "non si sentono di
partecipare". All'opposto nel Pd, otto deputati cattolici
tra cui Carra, Lusetti e la "teodem" Binetti, hanno sottoscritto un
documento per dire "no a qualsiasi forma di eutanasia". Mentre Di
Pietro è lapidario: "Se al Parlamento non va bene questa legge la cambi e
non percorra la strada pilatesca rinviando gli atti alla Consulta". ©
SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano.
(
da "Corriere
della Sera" del
01-08-2008)
Argomenti: Laicita'
Corriere
della Sera - NAZIONALE - sezione: Primo Piano - data: 2008-08-01 num: - pag: 5
categoria: REDAZIONALE Nel Pd Sconfitta la Bindi, contraria al ricorso alla
Consulta La vittoria di teodem e rutelliani "E ora la legge
anti-eutanasia" ROMA - "Noi abbiamo tenuto duro: avevamo detto a
chiare lettere che se il Pd avesse votato contro il conflitto, noi avremmo
votato a favore". Paola Binetti, capofila dei teodem, (Bobba, Carra), cioè dei cattolici nel Partito democratico, e con loro i rutelliani (Calgaro,
Lusetti, Mosella, Ria, Sarubbi) ieri mostravano grande soddisfazione.
"Proprio a motivo del nostro atteggiamento - continua Binetti - già
martedì scorso a Palazzo Madama era emerso nel nostro gruppo l'orientamento di
non partecipare al voto". Della loro posizione si era fatto
interprete e garante l'ex presidente del Senato, Franco Marini, e così, nel Pd,
si è arrivati alla scelta del "non voto", nonostante il capogruppo
alla Camera Soro abbia ribadito in Aula che sollevare il conflitto è sbagliato
e che "non ce la si può prendere con i giudici ". La linea dei teodem
insomma è risultata vincente, mentre è rimasta nell'angolo quella della
cattolica "adulta" e prodiana Bindi, l'ex ministro della Famiglia,
che nell'ufficio di presidenza di Mon-tecitorio, mercoledì, si era apertamente
dichiarata contraria a che ci si rivolgesse alla Corte Costituzionale. Anche se
poi la Bindi, disciplinatamente, ieri in Aula, si è astenuta. "Oggi il Pd
con una sofferta mediazione ha offerto una importante manifestazione di unità e
di compattezza non partecipando al voto sul conflitto di attribuzione ",
hanno commentato i rutelliani. Ma hanno anche voluto subito mettere in evidenza
che la nuova legge da tutti richiesta non potrà in ogni caso essere il
lasciapassare per forme più o meno larvate di eutanasia, "inclusa la
sospensione della nutrizione e della idratazione, che in nessun caso possono
essere assimilate a qualsivoglia forma di accanimento terapeutico".
"Il vuoto legislativo attorno al fine vita va colmato al più presto",
ha scritto Soro al presidente della Camera Fini. Ma proprio per questo già ieri
i teodem hanno depositato un loro progetto di legge alternativo a quello del
collega di partito Ignazio Marino. Nel ddl della Binetti "ci sono altri
due no altrettanto forti: no all'abbandono terapeutico e no all'accanimento
terapeutico ". Viceversa "ci saranno anche tre sì chiari e
decisi": "alle cure palliative", "alla garanzia che la
volontà del paziente sarà rispettata nei fatti e nelle intenzioni",
"alla possibilità per il medico di fare obiezione di coscienza".
Quanto ad Eluana, per i parlamentari rutelliani del Pd "la sua vita appesa
ad un sondino è la vera immagine della precarietà e non può che suscitare un
profondo senso di smarrimento e un altrettanto profondo desiderio di
tutelarla". Per questo, "nonostante tutta la comprensione e la compassione
con cui partecipiamo alla vicenda della famiglia Englaro, vogliamo che Eluana
viva, riaffermando che nessuno può assumersi la tragica responsabilità di
togliere la vita ad un'altra persona ". Teodem A sinistra, una foto di
Eluana Englaro prima dell'incidente. Sopra, Paola Binetti e Luigi Bobba. A
destra, Rosy Bindi M.Antonietta Calabrò.
(
da "Giornale.it,
Il" del
02-08-2008)
Argomenti: Laicita'
Cari
amici, mi trovo in vacanza in una zona della Spagna dove c'è una copertura
scarsissima di rete e non riesco a collegarmi (ora lo sto facendo stando seduto
sui gradini della splendida cattedrale gotica di Girona, che ho appena
visitato): per questo non mi è possibile intervenire o sbloccare i commenti in
moderazione. Chiedo scusa a tutti e vi do appuntamento al 12 agosto, quando
sarò di ritorno! Scritto in Varie Commenti ( 32 ) " (2 votes, average: 3
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RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 25Jul 08 Quel "vivo
desiderio" di felicità Cari amici, da domani sono in vacanza. Vi auguro di
trascorrere una buona estate con queste parole scritte da Giovanni Battista
Montini a diciassette anni: Una volta camminando di sera guardavo le stelle del
firmamento e procuravo che la mia mente fosse compresa dell'immensità del
creato; capivo che tutti gli astri non erano che pulviscoli giranti rispetto all'immensità
dell spazio, pure il pensiero d'essere confinato in questo mondo, per l'uomo
così vasto, ma, in relazione cogli astri e collo spazio, vero atomo al
microscopio, e il vedere al di sopra di me migliaia di mondi ignoti,
rappresentanti per me bellezze e attrattive fantastiche e grandemente superiori
a tutto ciò ch'è nel mondo, provavo un vivo desiderio d'una felicità non legata
al misero fango della terra. E a me stesso davo la risposta: "Sei
destinato ad essere assunto principe nel regno che governa il cielo".
Scritto in Varie Commenti ( 368 ) " (4 votes, average: 4.75 out of 5)
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Commenti Invia questo articolo a un amico 22Jul 08 Sono tornato. Nuove regole
per il blog Cari amici, ieri sera alle 23 il Jumbo della Qantas con il Papa, il
seguito e noi giornalisti è atterrano all'aeroporto di Ciampino: siamo stati
chiusi in aereo per 22 ore (anche durante lo scalo tecnico a Darwin non ci è stato permesso di scendere). Poco dopo la partenza,
Benedetto XVI è venuto a salutarci e a ringraziarci per il lavoro che abbiamo
svolto. Volevo dire innanzitutto a quanti che mi invitavano a moderare certi
scontri delle ultime ore, che ovviamente sono stato
impossibilitato a fare alcunché durante un intero giorno di volo. Ho letto
tutti i commenti, e ci sono rimasto piuttosto male per la piega che hanno
preso, le espressioni usate, etc. Vi comunico quindi che d'ora in avanti non
intendo più lasciare spazio agli "off topic": il blog "Sacri
Palazzi" non è una pubblica arena dove mettere in piazza scontri o
risolvere beghe private o partire per la tangente montando polemiche. Vi chiedo
dunque di intervenire rimanendo sull'argomento proposto e di cercare il più
possibile di non svicolare. Vi chiedo inoltre di usare SEMPRE espressioni
rispettose nei confronti di tutti. E' possibile dissentire nella maniera più
radicale senza offendere colui o colei dalla quale si prendono le distanze.
Fino ad oggi sono stato troppo tollerante. Scritto
in Varie Commenti ( 65 ) " (15 votes, average: 3.67 out of 5) Loading ...
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questo articolo a un amico 20Jul 08 La veglia di Randwick, la messa finale Cari
amici, ieri sera (in Italia era sabato pomeriggio), con Luigi Accattoli sono
andato alla veglia, all'ippodromo di Randwick. Abbiamo girato tra i ragazzi
accampati che attendevano Benedetto XVI. Mi hanno colpito le file di giovani
davanti ai sacerdoti per le confessioni, e la presenza di famiglie con bambini.
Hanno dormito nei sacchi a pelo, sotto le tende o ripari di fortuna. Ora - da
voi sono le tre di notte - il Papa sta celebrando la messa conclusiva della
Gmg. Nell'omelia ha detto: "Rafforzata dallo Spirito e attingendo a una
ricca visione di fede, una nuova generazione di cristiani è chiamata a
contribuire all'edificazione di un mondo in cui la vita sia accolta, rispettata
e curata amorevolmente, non respinta o temuta come una minaccia e perciò
distrutta". Scritto in Varie Commenti ( 248 ) " (13 votes, average:
3.15 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2008 Feed RSS Articoli
Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 18Jul
(
da "Repubblica,
La" del
02-08-2008)
Argomenti: Laicita'
Pagina
II - Torino Il leader Udc Vietti: quella del Pd mi sembra una proposta
condivisa "Accordo per 3 elezioni e senza sinistra radicale" Non si
può pensare a maggioranze diverse per le prossime sfide elettorali: decideremo
entro l'autunno PAOLO GRISERI Onorevole Vietti, è in corso una trattativa con
il Pd?"Ci sono contatti, come con altri partiti". Anche le case
automobilistiche dicono così: si parla con tutti... "Con Morgando c'è
un'antica amicizia e una comune militanza nella Dc. Anche se il suo non è stato l'unico appello". Ci sono offerte anche dal
centrodestra? "C'è stata una proposta di Ghiglia ma non mi sembra che
nella Cdl sia stata accolta con entusiasmo. Quella di Morgando mi sembra più
condivisa". Dunque potrà accadere che alle prossime regionali, sul palco
del comizio finale di Mercedes Bresso ci sia anche lei ad applaudire?
"Calma. Prima del 2010 c'è il 2009 e dopo c'è il 2011". Propone una trattativa
complessiva, un pacchetto? "Certo non si può pensare che le elezioni
provinciali del 2009, quelle regionali del 2010 e quelle comunali torinesi del
2011 si svolgano con maggioranze diverse. Se c'è un accordo, è chiaro che deve
valere per tutti e tre gli appuntamenti". Quali sono le vostre condizioni?
"Non si tratta di condizioni ma di esigenze. La prima è appunto quella di
un accordo complessivo. La seconda è che della coalizione non faccia parte la
sinistra radicale". O noi o loro? "Beh, avremmo qualche difficoltà
come Udc ad allearci con la sinistra radicale. Per questo non concordo con
Morgando quando considera l'eventuale accordo con noi un allargamento
dell'attuale maggioranza regionale. Il nostro obiettivo politico è quello di
smontare l'attuale bipolarismo, non di aggregarci a uno dei due fronti. Che
peraltro si danno abbastanza da fare per smontarsi da sé". Bene, quale
delle tre cariche istituzionali chiede l'Udc? "Non è questo il tema. Che
cosa farà Chiamparino? Saitta si ricandiderà? Le variabili aperte sono ancora
troppe". Lei preferirebbe appoggiare il candidato di centrosinistra in
Regione se invece di Bresso fosse Chiamparino? "Ecco, l'unica cosa che
l'Udc eviterà sarà quella di farsi usare per regolare i conti interni al
Pd". Ma non ha ancora risposto alla domanda: l'Udc
appoggerà la laica Bresso alle elezioni? "Dipende quale sarà il candidato
alternativo a Bresso. Le alleanze dell'Udc verranno decise territorio per
territorio a seconda delle situazioni politiche locali". Quando si
deciderà? "Entro il prossimo autunno. Poi comincia la campagna elettorale
per il 2009". Lei si candiderebbe per fare il sindaco di Torino?
"Mi diverto molto a fare il capogruppo dell'Udc alla Camera. Per farmi
cambiare ruolo devono arrivare con argomenti molto convincenti".
(
da "Repubblica,
La" del
02-08-2008)
Argomenti: Laicita'
Pagina
II - Torino Il presidente Gariglio: ecco perché auspico l'intesa con gli ex
democristiani "I voti del ceto medio hanno valore doppio" Dobbiamo
allargare la coalizione perché così come siamo oggi possiamo scordarci la
conferma di Bresso Presidente Gariglio, condivide l'idea di Morgando di
allearsi con l'Udc? "Non solo la condivido ma l'ho auspicata da tempo.
Abbiamo bisogno di allargare la nostra coalizione verso il centro". Perché
ne avete bisogno? "Per coinvolgere quei ceti medi che non si sono sentiti
rappresentanti da noi alle ultime elezioni politiche. Questo allargamento è una
necessità primaria della nostra coalizione". Come mai tanta urgenza?
"Semplice: perché così come siamo oggi non vinciamo le prossime elezioni
regionali. Per questo dobbiamo allargare il nostro consenso coinvolgendo il
ceto medio". Anche se questo dovesse costare uno strappo a sinistra?
"I voti del ceto medio valgono doppio perché non sono solo voti dati a noi
ma rappresentano anche voti tolti al centrodestra". Per quale motivo la sinistra
dovrebbe accettare un ragionamento di questo genere? "Mi sembra che la
conclusione del recente congresso di Rifondazione lasci pochi dubbi sulla linea
che prenderà il partito". Per quel che riguarda il Piemonte però
Rifondazione fa parte della maggioranza e anche ieri ha confermato di volerci
restare... "Infatti nessuno auspica una rottura a sinistra. Certo sarà
necessario confrontarsi bene sul merito dei programmi. Per evitare formulazioni
ambigue. Io credo comunque che ci siano tutte le condizioni per un allargamento
dell'attuale coalizione evitando strappi e rotture". Un allargamento che
serve a ricomporre la vecchia Dc? "è un fatto che nell'attuale governo
nazionale il centrodestra è riuscito a inserire un solo esponente della vecchia
Dc, Claudio Scajola. Credo che sia un record negativo". Lei crede possibile che un giorno un uomo politico come Michele
Vietti possa appoggiare la candidatura della laica Mercedes Bresso? "Non
vedo perché dovrebbe essere impossibile. La Bresso di oggi è molto diversa da
quella dei primi tempi". Che cosa è cambiato secondo lei? "Ha messo
da parte certi atteggiamenti anticattolici e anticlericali". è caduta come Paolo sulla via di
Damasco? "Beh, non esageriamo. Diciamo che ha mutato il suo
atteggiamento. Tutti commettiamo degli errori, l'importante è avere la capacità
di porvi rimedio. E comunque è molto meglio confrontarsi con una persona come
Bresso, che ha il coraggio della franchezza e della coerenza, piuttosto che
avere a che fare con schiere di atei devoti che fanno i baciapile solo per
conquistare un pugno di preferenze in più". (p.g.).
(
da "Repubblica,
La" del
02-08-2008)
Argomenti: Laicita'
Pagina
VIII - Napoli I l quarto Bassolino non è, ovviamente, l'operaista degli esordi,
benché continui a governare e a dialogare con quella sinistra. L'Ulivo è stato coltivato nel laboratorio campano e le primazie non
hanno un puro valore simbolico, vieppiù in periodi di rimescolamento delle
carte: quando idee sperimentate e voti sicuri gettano sul tavolo la possibilità
di altri accordi elettorali, giocabili anche grazie al tesoretto dei consensi
sul nostro territorio. Non è neppure il sindaco demiurgo, un ibrido tra San
Gennaro e Masaniello nei cui abiti da capopopolo può spuntare la bombetta per
viaggi d'affari nella City, che brevetta il cesarismo metropolitano. Il decisisionismo
tarato per una realtà a cui occorre promettere solo civismo, bellezza,
orgoglio: beni immateriali, più abbordabili della ricchezza espressa in
maggiore occupazione e aumento del reddito. Della seconda esistenza, forse
rimane la sofferta solitudine, la convinzione che il destino di un leader è
uccidere nella culla tutti gli aspiranti delfini, riassumendo nella propria
figura l'ebbrezza e il dolore del comando, e la ghiotta possibilità di
interloquire personalmente con chi prevale a Roma. Ma il Bassolino attuale non
veste neanche, agli occhi dell'opinione pubblica, i panni del satrapo,
asserragliato nelle stanze dei bottoni, dai denigratori immaginate altrettante
sedi per pratiche da basso impero. I guai giudiziari equivalgono, certo, a una
spada di Damocle: però remota, neutralizzata dalle annunciate, giuridicamente
dubbie, dimissioni nel 2009, prima della naturale scadenza del mandato. Epoca
in cui il lodo Alfano estensivamente inteso, diventato cioè senso comune
immunitario, potrebbe far considerare deprecabile accanimento prendersela con
un vecchio protagonista, candidato all'esilio nello scranno europeo.
Sbaglierebbe chi ritenesse tante incarnazioni un angusto fenomeno di
trasformismo meridionale. La vicenda di Bassolino parla alla platea italiana,
raccontando una storia paradigmatica di quella Seconda Repubblica, che proprio
lui ha contribuito a inventare e a smontare. La storia di un paese che
desiderava la normalità. Che voleva sostituire la logica ferina amico-nemico
con l'ingentilita contrapposizione tra avversari, reciprocamente legittimati.
Che ai dirigenti forgiati nelle tempeste novecentesche e nelle efficienti
scuole quadri del Partito, dove democrazia e libertà erano tappe provvisorie
verso l'avvenire, dove l'Etica assegnava la parte giusta da interpretare nel
dramma della Storia, chiedeva l'abbandono del termine
compagno per i più laici consulente, esperto. Che, insomma, anelava a barattare
con il piatto di lenticchie dell'ordinato svolgimento istituzionale la speranza
di un mondo migliore. Senza quelle profonde divisioni che seguitano a tagliarci
in due, non solo in senso geografico: vecchi contro giovani, precari contro
garantiti. Faccende alla cui risoluzione, o almeno al contenimento delle
disuguaglianze da esse indotte, non saprei chi debba dedicarsi, se non una
sinistra minimamente degna del nome. Le grisaglie sfoggiate come divise dai
quattro Bassolino sono una metafora perfetta per il compito, onorato, di farci
sentire finalmente normali. Figli di un luogo in cui risuona, e si propaga, la
sentenza dell'eterno moderatismo, dell'impossibilità, presente passata e
futura, del cambiamento.
(
da "Repubblica,
La" del
02-08-2008)
Argomenti: Laicita'
Pagina
V - Bologna Stazione ore 10 e 25 quel grande rito laico
provato dalle polemiche L'analisi Da Imbeni a Guazzaloca: tutti i tentativi di
cambiare la manifestazione MICHELE SMARGIASSI (segue dalla prima di cronaca)
Difenderla dal "muro di gomma" di uno Stato che sembrava non potere
né voler rispondere alla sfida del terrorismo: l'inerzia e i silenzi del
potere, temeva, fiaccheranno la reazione dei cittadini. è accaduto
l'opposto: decenni di tormento della verità hanno tenuto in vita non solo la
rabbia e la memoria, ma anche quel preciso modo di manifestarle. Tra i misteri
dolorosi d'Italia, la strage della stazione è l'unica commemorata ogni anno con
un corteo e un discorso, con una cerimonia di massa e di piazza, uguale da
ventott'anni. Tanto che oggi, benché qualche verità giudiziaria sia finalmente
passata in giudicato, questo modo del ricordo s'è cristallizzato in un rito
civico immutabile. Che ha la sua forza nella partecipazione popolare. E il suo
punto debole nella vulnerabilità alle polemiche, alle distorsioni di
significato, alla sindrome del fischio "a prescindere". La storia di
queste 28 manifestazioni è anche la storia della ricerca infruttuosa di un
altro rito che tenga la forza ed eviti la debolezza. Il sindaco Renzo Imbeni
nel '90 fa il primo, delicatissimo passo. Il momento è insieme giusto e
sbagliatissimo. Il decennale, soglia simbolica, pareva ideale per un cambio di
passo: facendosi ambasciatore di umori bipartisan del consiglio comunale,
Imbeni sonda l'Associazione familiari, presieduta da Torquato Secci, per capire
se un salto "culturale" sarebbe accettato: al posto del corteo, una
rappresentazione rivisitata dell'Antigone in piazza Maggiore. Ma il processo
d'appello manda assolti tutti gli imputati: impossibile non tornare in piazza.
Antigone si recita la vigilia. E per il successivo decennio ancora cortei,
perché ogni anno porta la sua pena di depistaggi, segreti, inquinamenti. Intanto,
debuttano i fischi: scippo di senso e di visibilità, offesa ai familiari, ma
impossibili da governare. Nel 2001 se li prendono il sindaco Guazzaloca e il
presidente della Camera Casini. L'anno dopo, Guazzaloca e Casini lanciano la
"Giornata della memoria" delle stragi: è un modo per depotenziare il
corteo? No, ma alla conferenza stampa non invitano l'Associazione dei familiari
e ne nasce uno strappo faticosamente ricucito: della proposta resta un concorso
scolastico che vivrà un solo anno. E siamo al 2005: sindaco è Sergio Cofferati,
i fischi sono un ingrediente ormai fisso, li prendono Buttiglione, Pisanu e
Lunardi e quell'anno, molto sonori, Tremonti. Cofferati lo dice nella maniera
più diplomatica, ma lo dice: "è inaccettabile che una manifestazione di quell'importanza
venga trasformata in un'altra cosa, bisogna salvaguardarla dalle
strumentalizzazioni". La risposta dell'Associazione familiari è secca:
"Salvaguardare sì, cancellare il corteo no". In riservata sede si
tenta una mediazione: una commissione di esperti di comunicazione che proponga
nuove modalità per gli anniversari. Non se ne fa nulla. E in nulla, per le
reazioni negative delle associazioni, finisce anche l'ipotesi, avanzata in modo
discreto, di creare un'istituzione stabile per la memoria di tutte le stragi
bolognesi, magari attorno al ritorno del relitto del Dc9 di Ustica. Ed eccoci
dunque all'anno ventotto dopo la bomba. Di nuovo in piazza. "I bolognesi
ci tengono": è vero, dieci o ventimila ogni anno, ed è un orgoglio
democratico di questa città, anche se non è stato
sempre così: la partecipazione negli anni Novanta scese fino a tremila. Oggi
Paolo Bolognesi, presidente dell'Associazione familiari, darebbe la stessa
risposta di tre anni fa: "Col corteo Bologna ricorda le vittime e anche la
propria solidarietà: è un momento di grande unità civica, fuori da ogni
appartenenza. Dobbiamo rinunciare perché qualche cretino vuole il suo quarto
d'ora di tivù? Sarebbe come cedere a un ricatto. E soprattutto, se dobbiamo
rinunciare in cambio del nulla, per trovaci in un teatro fra di noi, non ci
stiamo: lo facciano altri, noi torneremo ogni anno davanti alla stazione".
(
da "Repubblica,
La" del
02-08-2008)
Argomenti: Laicita'
Il
forum di Repubblica.it catalizza molti delusi del Pd. "Indignati per la
fuga dall'aula. Attenti, non vi votiamo più" Sul web la protesta degli orfani
della laicità CHIARA BRUSA GALLINA ROMA - Il mal di pancia del Pd viaggia anche
su internet. Erano passati solo pochi minuti dalla decisione di astenersi alla
Camera sul caso-Eluana, giovedì scorso, e sul forum aperto da Repubblica. it
molti lettori hanno dato voce alla loro perplessità. Il primo timore è per la
laicità che non riesce a farsi largo nel partito di Walter Veltroni. "Dove è finito il laicismo del Pd?" si chiede Aldo2. Nei messaggi gli aggettivi si
sprecano: "costernato", "amareggiato", "disilluso".
"Fughe come quelle messe in scena dal Pd mi lasciano indignato"
scrive Mariano48. A volte c'è una promessa di "ritorsione":
"Cari deputati del Pd, con la vostra uscita dall'aula vi siete giocati il
mio voto" scrive Dizzymisslizzy. E gli umori del popolo della Rete
arrivano a mandare a tutti l'indirizzo del sito della Camera "per
protestare contro l'ennesimo disgustoso episodio di asservimento all'estremismo
cattofanatico dell'ala ultraclericale del Pd e contro la totale mancanza di
laicità". Poi ieri, su Repubblica, un commento di Miriam Mafai ha preso di
mira "la brutta giornata di chi crede nel Partito democratico e nella
laicità del nostro Stato". E i naviganti plaudono. "Condivido del
tutto" afferma Berluschippo. Altri, come Napoleone 1805, azzardano
previsioni: "A questo punto l'unica cosa che resta da fare al Pd, visto
che al posto di autorizzare a staccare la spina ad Eluana ha preferito
staccarla a se stesso, fatto irragionevole in politica, è dichiararsi
assolutamente incompetente sulle questioni di coscienza e abdicare a partito di
governo e ritirarsi a partitino di paese". Infine, messaggi più ispirati
ad argomentazioni di tipo strettamente etico. Alcuni hanno il tono di
invettive. "Ma quale mente malata può calpestare la volontà di un padre
che per 16 anni ha accudito la propria figlia? Chiedo rispetto ed ammirazione
per queste persone, che vada oltre il Credo politico e religioso" dice
Skin. E c'è anche chi, come Donrinofirenze, chiama in causa direttamente Gesù:
"Io sono convinto che, se Gesù fosse qui ora, direbbe sì".
Sottinteso: sì all'interruzione dell'alimentazione forzata di Eluana.
(
da "Unita, L'" del 02-08-2008)
Argomenti: Laicita'
Stai consultando l'edizione del Il medico della ragazza contro
l'iniziativa della Procura di Milano: "Ricorso ideologico copiato dagli
studi medici cattolici".
(
da "Unita, L'" del 02-08-2008)
Argomenti: Laicita'
Stai consultando
l'edizione del PDChiesta accelerazione della legge sul testamento biologico Il
non voto lascia strascichi Tra rutelliani e teodem... Maria Zegarelli Giornata
controversa nel Partito democratico alle prese in Senato con il voto sul
conflitto di attribuzione per il caso Eluana. Passi avanti verso un punto di
sintesi, come il progetto di legge sul testamento biologico depositato con la
firma di 101 senatori tre mesi fa, ma anche tensioni, come dimostra la
decisione di non partecipare al voto dettata dalla consapevolezza che quello
resta un terreno minato, malgrado le dichiarazioni unanimi sul fatto che quella
di ieri non è stata una "via di fuga". E poi ci sono i teodem.
Lettura controversa, dunque, per la giornata politica di questo venerdì di inizio
agosto. È il botta e risposta fra i democratici a rivelare lo stato d'animo. Binetti, Bobba, Carra, Calgaro, Lusetti,
Musella, Ria e Sarubbi (i teodem e i cattolici più intransigenti) firmano
un comunicato per dire che il "Pd con sofferta mediazione ha offerto una
importante manifestazione di unità e di compattezza non partecipando al voto
sul conflitto di attribuzione", e aggiungono, in sintesi, che alla fine ha
avuto la meglio la posizione dei "rutelliani", che non
vogliono "collaborare in nessun modo a trasformare un dramma personale e
familiare in una sentenza di morte". Il passo successivo è stato il deposito di un loro progetto di legge sul
testamento biologico nel quale si prevede un deciso "no"
all'eutanasia e all'interruzione dell'idratazione e della nutrizione
artificiale del paziente. I malumori e le prese di distanza sono stati
immediati. Non solo tra gli ex ds e gli ex popolari. Anche dagli stessi
rutelliani sono arrivati i distinguo. "Non se esista nel Pd una corrente
"rutelliana" - ha commentato a caldo Roberto Della Seta - ma di
sicuro i rutelliani del Pd, cioè coloro che in questi anni, dalla nascita del
Democratici in poi, hanno condiviso l'esperienza collettiva rappresentata da
Rutelli, non possono essere confusi con le posizioni dei cosiddetti
"teodem", sul caso Englaro come in generale sulle questioni
eticamente sensibili". Un colpo, per la minicorrente dei cattolici "duri e puri" che durante la scorsa
legislatura ha cercato di imporre la linea al partito minacciando ogni volta di
far mancare i voti necessari alla maggioranza a Palazzo Madama. Il loro
"peso specifico" è in caduta libera eppure il Pd non può ignorare le
posizioni che esprimono e che rappresentano una fetta di elettorato cattolico.
Di contro, nel pomeriggio il partito del Nazareno ha registrato come un proprio
successo l' approvazione a Palazzo Madama - il Pdl non ha partecipato al voto -
di un ordine del giorno presentato dal Pd (firmatari Anna Finocchiaro, Luigi
Zanda e Nicola La Torre) in cui si chiede che entro la fine dell'anno si arrivi
a dotare il paese di una legge sul testamento biologico. Proposito auspicato
anche dallo stesso presidente Renato Schifani. Ma il percorso - malgrado le
intenzioni - non si annuncia per niente facile. Sarà importante giungere a
maggioranze trasversali perché nello stesso Pd, ancora una volta, i teodem
annunciano battaglia. Non sono d'accordo su uno dei punti fondamentali - e per
questo non l'hanno sottoscritto - del disegno di legge depositato a Palazzo
Madama, (primi firmatari Ignazio Marino, Anna Finocchiaro e Vittoria Franco)
firmato da 101 senatori. Tra i 23 articoli che lo compongono c'è anche quello
che prevede l'interruzione dell'idratazione e della nutrizione artificiale nei
casi in cui le condizioni del paziente siano disperate. "Farraginoso,
complesso e complicato approvare un testo come quello a cui ha lavorato
Marino", commenta Paola Binetti avvisando che i teodem, "ma anche
tanti altri del partito" non voteranno mai una legge che prevede
l'interruzione dell'idratazione e della nutrizione artificiale. Per loro quella
resta "una sentenza di morte". "Abbiamo già presentato una
nostra proposta di legge, anzi tre", spiega la senatrice. Sintetica la
risposta di un senatore Pd: "Abbiamo 101 firme per un testo di legge che è
un grande lavoro di sintesi. I teodem? Non sono loro il partito".
(
da "Unita, L'" del 02-08-2008)
Argomenti: Laicita'
Stai
consultando l'edizione del Fratelli d'Italia o Grande Fratello? Sergio Zavoli
Segue dalla Prima A l pari di Carlo Azeglio Ciampi, attento
difensore della laica sacralità dell'inno e del tricolore e di Oscar Luigi
Scalfaro, severo paladino della Carta costituzionale, Napolitano esprime una
pedagogia civile in cui la riscoperta dell'italianità si lega all'idea di un
patria indivisa, socialmente, civilmente e culturalmente solidale.
Osservare l'invito del Partito democratico ad aprire e chiudere la Festa
dell'Unità al canto dell'inno nazionale, e ricondurre l'attenzione degli
italiani al significato delle parole "Fratelli d'Italia" - come ha
fatto una documentatissima pagina dell'Unità, a firma di Vittorio Emiliani -
non significa soltanto rendere onore al poeta che morì a ventitré anni per le
ferite riportate combattendo sul Gianicolo in difesa della Repubblica romana,
ma rinnovare la scelta di un simbolo che esprime tutto il Paese.
All'essenzialità del già detto, vorrei aggiungere qualche rigo proprio sulle
parole di quel canto controverso e addirittura schernito. Mameli pensava di
dare all'Italia una Marsigliese, cioè un canto di battaglia, ma due storie così
distanti erano destinate ad avere accenti diversi; nel nostro, per dirne una,
non ricorre nessun incitamento a far scorrere "un sangue impuro",
come nell'inno francese. È vero, nelle prime strofe incontriamo l'elmo di
Scipio, poi la Vittoria che "porge la chioma" perché le sia tagliata
in segno di soggezione. Un di più di archeologia storica, per il gusto d'oggi,
e non fa meraviglia che ci sia stata, e perduri, qualche riluttanza a cantare
un testo bisognoso di appropriate spiegazioni: che Scipio, per esempio, cioè
Scipione, ricorda la gloria guerriera di Roma antica, e così la
"coorte", famosa unità militare di quel tempo. Solitamente, non si va
oltre la prima strofa, sacrificando così il dolente e pur vigoroso "noi
siamo da secoli / calpesti e derisi / perché non siam popolo / perché siam
divisi / Raccolgaci un'unica / bandiera, una speme!". E ancora, a sostegno
di quella speranza, "Uniamoci, uniamoci / l'unione e l'amore insegnano ai
popoli / le vie del Signore ...". Certo, sono versi ridondanti, ispirati
da una retorica ottocentesca, ma è l'animo del Risorgimento, candido, generoso
e fraterno, che invoca la libertà per tutti i popoli. E che oggi è al centro di
una ingenua proposta: quella di ritrovarne l'innocenza perduta trasformando in
qualcosa di meno astruso e magniloquente il testo di Goffredo Mameli. Il quale,
per giunta, non ne sarebbe l'autore: un vero e proprio plagio consumato ai
danni, nientemeno, di un religioso, il padre scolopio Atanasio Canata! Da qui
l'idea di cambiare almeno le parole, per renderle più laiche, chiare e
avvincenti; tali, comunque, da poterle mandare a memoria, e cantarle evitando i
cori, per dir così, a bocca chiusa, non saprei dire se più imbarazzanti e
talvolta persino indecenti. Va da sé che associo l'inno al giovane poeta morto
sul Gianicolo, dove è sepolto, combattendo con Garibaldi. Capisco che sia arduo
immedesimarsi in parole come "schiava di Roma" - penso all'orrore dei
leghisti - ma so anche, e lo si dovrebbe far sapere a scuola, che
"Fratelli d'Italia" fu cantato in tutte le insurrezioni del
Quarantotto: a Napoli, a Palermo, nelle Cinque Giornate di Milano e quando, a
Venezia, Daniele Manin proclamò la Repubblica. Era l'inno dei volontari che
andavano a combattere, talché un grande storico della Rivoluzione francese,
Jules Michelet, lo chiamò "la Marsigliese degli italiani". Nessuno,
suppongo, neanche l'innovatore Sarkozy, si sognerebbe di rendere l'inno dei
francesi "politicamente corretto" eliminando l'imbarazzante
incitamento, traduco alla meglio, a "formare i battaglioni e marciare
perché un sangue impuro abbeveri i nostri solchi!". Parole francamente più
truci, e incongrue, del richiamo all'"elmo di Scipio" - cioè di
Scipione, il vincitore di Cartagine - definito da un insigne storico militare
inglese, Liddell Hart, "più grande di Napoleone", ammirato anche per
la sua umanità verso gli sconfitti. Ma un dilemma, e non da poco, rimane:
cambiare le parole nel senso di un restyling che intervenga qua e là oppure
sostituire radicalmente il testo con un altro da scegliere attraverso un
referendum? E a chi affidarne il compito? Al più insigne dei poeti viventi? A
un concorso pubblico? Al giudizio di persone variamente rappresentative del
patrimonio artistico e culturale, storico e civile del Paese? E chi, in
definitiva, si farebbe garante dello "spirito d'italianità" del nuovo
testo? Qualche esempio: gli ex presidenti della Repubblica e della Corte
Costituzionale? O un solenne, accademico sinedrio arbitrale? Vengono le
vertigini solo a parlarne. Certo, l'alternativa è a portata di mano: tenerci
l'inno com'è, chiedendo allo Stato, alla politica e alla società civile di
guardarsi, semplicemente, allo specchio: siamo sicuri che l'inno di Mameli
avrebbe la precedenza su tutto ciò che ci fa sfigurare, in patria e all'estero?
E anche accettando che l'autore delle parole sia, come qualcuno ha azzardato,
il padre Canata - docente del convento di Carcare nell'entroterra savonese dove
il giovane Goffredo si era rifugiato per sottrarsi alla polizia - potremmo mai
chiamare il canto nazionale l'"Inno di Canata", cioè di un religioso
ancorché imbevuto di spirito patriottico? Forse, per rimettere in onore la
nostra immagine, sarebbe più ragionevole affidare alle grandi agenzie del
significato - scuola e mass-media in testa a tutte - il suono ancora negletto e
timoroso di una parola sola: patria. Tra non molto, di questo passo, ai ragazzi
si racconterà che patria era un modo di dire, e non saranno gli inni, neppure
quello nazionale, a rinverdirne il senso. L'Italia, d'altronde, è sempre pronta
a mettersi in testa qualcosa: se l'è cinta con l'elmo di Scipio, i cappelli di
paglia di Firenze, il fez, il casco coloniale, il basco di traverso, la
bandana, nei giorni più bui il passamontagna, e sempre avendo l'aria di
chiedersi con Mameli, o il Canata, "dov'è la vittoria". Un
interrogativo contraddittorio dal momento che l'Italia, finalmente, "s'è
desta"! E sia la benvenuta, purché "il vuoto di pria" non venga
colmato ricorrendo a un esorcismo in cui confondere idealità e marketing, virtù
vere e riciclate, empiti profondi e scoop mediatici, intellighenzia e grandi
numeri, Fratelli d'Italia e il Grande Fratello, cioè il nostro vecchio,
trabocchevole genio domestico: un'italianità d'accatto, a buon mercato, un
tanto al mese, senza impegno. Privi, dal '45, di epos popolare, mi augurerei
una patria che fosse l'emblema - ma basterebbe il segno - di un'Italia in grado
di stimarsi. Idealmente, socialmente e moralmente capace di vivere la
cittadinanza in uno spirito di serietà civica, fatta anche di regole e
disciplina, condivisione e responsabilità, non solo di euforie e di egoismi. E
poiché le parole contano per quello che hanno dentro, e comunicano, anche la
più timida e desueta - patria - liberata da ogni ingannevole orpello, lungi dal
volerla usare per infiammare storie già tragicamente conosciute, può aiutarci a
vivere la cittadinanza al di fuori, e soprattutto al di sopra, delle apatie
ideali e delle pigrizie civili. Ma "l'immagine sposta il piano
dell'identità e della comunicazione dal livello logico-razionale a quello
visivo-emotivo", scrive Aldo Grasso riferendosi alla Tv. Che sia la sola
patria rimastaci? A giudicare anche da come non di rado vi si strapazza il suo
inno parrebbe, francamente, di sì.
(
da "Corriere
della Sera" del
02-08-2008)
Argomenti: Laicita'
Corriere
della Sera - NAZIONALE - sezione: Prima Pagina - data: 2008-08-02 num: - pag: 1
autore: di GIOVANNI SARTORI categoria: REDAZIONALE Il dibattito Eluana / 1 VITA
ARTIFICIALE E LIBERTà DI SCELTA T utto è cominciato con l'Enciclica del 1968 Humanae
Vitae di Paolo VI. A 40 anni esatti di distanza, l'altro giorno il Corriere ha
accolto nella sua pubblicità la "Lettera aperta al
Papa" del movimento dei Catholics for Choice (il diritto di scegliere)
sottoscritta da un centinaio di organizzazioni cattoliche di tutto il mondo.
L'esordio della Lettera è duro: "Le gerarchie cattoliche hanno fondato
sulla Humanae Vitae la politica di opposizione alla contraccezione".
CONTINUA A PAGINA 34.
(
da "Corriere
della Sera" del
02-08-2008)
Argomenti: Laicita'
Corriere
della Sera - NAZIONALE - sezione: Cronache - data: 2008-08-02 num: - pag: 21
categoria: REDAZIONALE Il voto La Procura si spacca. I familiari: andremo
avanti Eluana, sì del Senato al ricorso alla Corte Polemiche e proteste Intesa
sul testamento biologico: serve una legge Il senatore del Pd Ignazio Marino
rivela in aula la sua decisione: niente terapie su di me se sarò nello stato della ragazza ROMA - Anche Palazzo Madama ha dato il
via libera al ricorso alla Corte costituzionale contro la decisione dei giudici
di autorizzare la sospensione dell'alimentazione artificiale ad Eluana Englaro.
Ma se l'esito della votazione, avvenuta per alzata di mano, era scontato, non
lo era affatto l'intesa bipartisan raggiunta in un aula strapiena (presenti i
ministri Sacconi e Bondi e i sottosegretari Roccella e Giovanardi) sulla
necessità di legiferare sul testamento biologico entro la fine del 2008. è
stata approvata, infatti, grazie all'astensione del Pdl, regista il
vicecapogruppo Gaetano Quagliariello, una parte di un ordine del giorno,
presentato dall'omologo democratico Luigi Zanda, che invita a fare subito una
legge sul delicato tema delle scelte di fine vita. L'accordo tra maggioranza e
opposizione, peraltro, è stato sollecitato dallo
stesso presidente del Senato, Renato Schifani. "Mi auguro che il
Parlamento possa legiferare sul testamento biologico", ha detto,
auspicando che "alla ripresa dei lavori possa essere assunta un'iniziativa
parlamentare perché l'argomento di cui ci stiamo occupando mostra come sia
giunto il momento che il legislatore faccia la sua parte". Soddisfatta per
l'impegno assunto, Anna Finocchiaro, capogruppo Pd. La nuova legge come ha
detto il vicepresidente del Senato Vannino Chiti (Pd) conterrà due principi
guida: "Il divieto di praticare ogni forma di eutanasia e di accanimento
terapeutico". E il senatore del Pd Ignazio Marino, come in una specie di
testamento biologico, dichiara di voler rifiutare le terapie se si dovesse
trovare in stato vegetativo permanente. Tutto
secondo copione negli schieramenti sul ricorso alla Corte. Con Pdl, Lega e Mpa
a favore (in dissenso solo Saro e Paravia). Anche a Palazzo Madama, come a
Montecitorio l'opposizione si è divisa: il Pd non ha partecipato al voto
(esclusi i radicali Perduca e Porretti che hanno votato contro, mentre la
Bonino era in infermeria dopo un lieve malore), l'Idv ha votato "no"
e l'Udc ha votato "sì". Veltroni ha detto che il Pd "è stato coerente, mentre il Pdl strumentale". Cossiga
ha mosso un duro attacco ai magistrati che andrebbero frenati nella loro
"sempre maggiore arroganza e intraprendenza". Ma come ha sostenuto il
relatore Vizzini, chiedere il giudizio della Consulta "non vuol dire
affatto andare contro i giudici". Il ricorso del Pg di Milano che ha
impugnato la decisione di autorizzare la sospensione dell'alimentazione, è stato valutato positivamente dal vescovo Rino Fisichella,
a capo del Pontificio Consiglio per la vita. Mentre Montera, procuratore
generale di Milano facente funzione, ha reso noto il suo dissenso (e il
malumore di alcuni sostituti) per l'iniziativa presa dalla collega Pezza in
accordo con il procuratore generale, Mario Blandini. Montera ha anche citato un
"libricino" del teologo Hans KÜng: "Ci si
rende conto che non è scontato che una posizione cattolica porti alla sacralizzazione
della vita a tutti i costi, perché la posizione cattolica è anche per la morte
responsabile. Conosco tanti cattolici che la pensano così". I legali di Beppino Englaro, il
padre di Eluana, hanno annunciato che "resisteranno"
all'impugnazione. M. Antonietta Calabrò \\ Meglio morire piuttosto che
restare in balia di altri attaccato a un tubo Una frase di Eluana a un'amica
richiamata nella sentenza.
(
da "Corriere
della Sera" del
02-08-2008)
Argomenti: Laicita'
Corriere
della Sera - NAZIONALE - sezione: Opinioni - data: 2008-08-02 num: - pag: 34 autore:
di ERNESTO GALLI DELLA LOGGIA categoria: BREVI Difendere i diritti della
persona umana SEGUE DALLA PRIMA Eppure è proprio questo, in sostanza, quanto ha
deciso la giustizia italiana nel caso di Eluana Englaro, immersa da molto tempo
nella misteriosa condizione del coma profondo. Bisogna tenerlo bene a mente per
capire che chi si oppone a sospendere la somministrazione per via artificiale
di acqua e di "cibo" a Eluana - perché solo di questo si tratta, di
acqua e di "cibo", non c'è nessuna "macchina che la tiene in
vita" come invece dicono in tanti, a dimostrazione della disinvolta
superficialità con cui spesso ci si pronuncia su un caso senza preoccuparsi
neppure di conoscerne i termini reali - chi si oppone a questo, appunto,
difende semplicemente il diritto di ognuno di decidere lui, e nessun altro,
della propria vita. Difende il primo e più elementare diritto di libertà, che
nessun giudice, nessun tribunale, nessuna sentenza, può usurpare o confiscare.
Con il caso di Eluana Englaro l'eutanasia e il testamento biologico non
c'entrano propriamente nulla. E semmai a rigor di logica, e se la logica ha un
senso, proprio chi sostiene la liceità dell'eutanasia e del testamento
biologico (testamento biologico la cui introduzione legislativa io ad esempio personalmente
auspico) dovrebbe essere oggi a favore del mantenimento in vita di questa
nostra sfortunata concittadina. Quella liceità, infatti, è reclamata dai suoi
fautori precisamente in nome della volontà del soggetto: ma della volontà
libera di questi, a lui direttamente ed espressamente imputabile, voglio
sperare, non già della sua volontà presunta, come invece è accaduto nel caso di
cui stiamo discutendo. Nessun tribunale di Milano o di Vattelapesca,
soprattutto in assenza di una qualunque legge votata dai miei rappresentanti,
ha il diritto di dire quale sarebbe stata presumibilmente la mia decisione
sulla mia morte, può arrogarsi il potere di desumere tale mia volontà su base
indiziaria (indiziaria!) e per giunta sulla base di indizi debolissimi se non
inconsistenti. E infine: solo in un Paese sempre pronto a farsi accecare dalla
faziosità, e nel quale una parte dell'opinione pubblica sembra ormai vivere
dominata dall'ossessione fobica dell'"ingerenza clericale", solo in
un Paese così è possibile interpretare un caso come questo
episodio alla luce di uno scontro tra cattolici e laici. Ma stavolta l'opinione dei cattolici o l'"ingerenza clericale" non c'entrano nulla.
C'entrano, per usare un'espressione adeguatamente aulica, solamente i
"diritti della persona umana". La cui difesa sarebbe assai singolare
che venisse lasciata solo alla Chiesa di Roma e al suo magistero, senza
che dal mondo liberale, pure a parole oggi così affollato, non si alzasse una
voce forte e decisa di protesta. \\ Sarebbe singolare se dal mondo liberale,
pure a parole oggi così affollato, non si alzasse una voce forte e decisa di
protesta.
(
da "Stampa, La" del 02-08-2008)
Argomenti: Laicita'
COMUNE.POTENZIATA
L'ILLUMINAZIONE Iniziata anche la riasfaltatura delle strade nelle frazioni Si
accendono le luci sul vecchio ospedale Angela Quaglia: "Altro tassello per
il recupero della zona" Ci vorrà del tempo prima che si concretizzi il
progetto di riuso degli immobili Asl, nel frattempo il Comune di Asti investe
sulla rivitalizzazione della zona ex ospedale. Dopo la ristrutturazione del
cortile su via Bottallo, l'amministrazione ha completato i
lavori per il nuovo impianto di illuminazione a Santa Maria Nuova, ormai
collaudato e funzionante. Messo in opera dallo staff tecnico del servizio
Illuminazione pubblica, l'intervento rientra nel progetto di recupero di tutta
la zona del vecchio ospedale. "Dopo l'inaugurazione dei lavori di
ristrutturazione del cortile con l'aggiunta di concerti, cinema,
ristorazione ed eventi - commenta Angela Quaglia, assessore ai Lavori pubblici
- potenziamento ed ammodernamento del vecchio impianto luce aggiungono un altro
tassello al progetto di recupero urbano di tutta l'area che circonda il vecchio
complesso ospedaliero". I lavori sono stati previsti su una linea "di
omogeneità": su via Bottallo sostegni dei lampioni e corpi illuminanti
sono, per tipologia, uguali a quelli di via Ospedale e piazza Santa Maria
Nuova, con strutture in ghisa e globi opacizzati. "Più moderni e con
lampade a basso impatto ambientale, in armonia con case e palazzi- spiega
Quaglia - i pali delle vie Prandone, Don Bosco, Roccavione, Rossini, Ricciardi
e Turchi". In tutto 48 punti luce per una spesa complessiva di circa 60
mila euro. Tra gli altri interventi nel quartiere, la realizzazione del nuovo
impianto di illuminazione sotto la Galleria Argenta. "Con il passare degli
anni - continua Quaglia - la galleria ha perso la funzionalità iniziale di
passaggio per i pedoni e di collegamento tra piazza Santa Maria Nuova e piazza
Alfieri. Mancando il "passeggio" le attività commerciali hanno
preferito ricollocarsi in aree più frequentate e commercialmente più
appetibili". E aggiunge: "Adesso è necessario creare nuovo interesse
per la zona, perché non basta il solo recupero urbano. Solo così potrà uscire
dall'isolamento involontario nel quale è caduta da quando si è trasferito
l'ospedale". Intanto sono aperti nuovi cantieri nelle frazioni con lavori
di manutenzione a Montegrosso Cinaglio. Altri interventi a San Grato, Sessant,
Serravalle, Montemarzo, San Marzanotto, Castiglione. Un ulteriore cantiere è
previsto a Variglie, con l'ampliamento dell'incrocio tra le strade Valle dei Re
e Monferrina (incaricata la ditta "Moviter" per un importo
complessivo di circa 32 mila euro). "In questo modo - spiega Quaglia - si
dovrebbe ridurre la pericolosità della curva di strada Valle Re e facilitare
l'ingresso su strada Monferrina". A fine agosto, intanto, riaprirà il
ponte sul Versa in località Pontesuero. \.
(
da "Stampa, La" del 02-08-2008)
Argomenti: Laicita'
Mocratico...)
del Pd sulla vicenda Englaro ci rivela probabilmente la vera identità del
Partito democratico: quella cioè di non poterne avere una. Nel momento in cui
il Popolo della Libertà, contrariamente a quella che dovrebbe essere la propria
vocazione, sceglie di non difendere la libertà personale di ciascuno, il Pd non
prende posizione. Sono vicende complicate, me ne rendo conto, e ogni
semplificazione rischia di essere inutile e qualunquista, ma quell'astensione
mi sembra del tutto speculare a un'altra astensione: quella manifestata dagli
elettori del Pd alle ultime elezioni per il Comune di Roma. E temo,
all'astensionismo che potrebbe contraddistinguere le elezioni future. Ogni
novità porta con sé una insopportabile dose di rimpianto per il passato, ma
davvero non è il mio caso. Penso semmai che il rimpianto sia legittimo per
l'occasione che al momento sembra perduta e per quello che il Pd ancora non è,
piuttosto che per quello che non è più. Di buono c'è che il disorientamento nel
quale galleggia l'elettore di centrosinistra consente di sentirsi liberi,
felicemente anarchici e ci obbliga a ricominciare da noi stessi, dal nostro
lavoro, dai nostri principi. E dire che in tempi di globalizzazione spinta il
tema dei diritti potrebbe essere quello più connotativo per una forza di
centrosinistra. Laica, evidentemente. Improvvisamente
invece ci si sente soli, non rappresentati abbastanza ma proprio per questo più
maturi e responsabili. E fra le varie responsabilità credo fermamente ci sia
anche quella di dire apertamente quello che si pensa; in altri termini,
di rompere le scatole. In fondo è un buon segno. Il contrario sarebbe la
rinuncia.
(
da "Stampa, La" del 03-08-2008)
Argomenti: Laicita'
Triora
le ha dedicato una strada e una piccola sezione nel Museo etnografico. E c'è ancora
qualche anziana che la ricorda, vagamente, per averla avuta come maestra di
cucito. Per Margherita Brassetti, nobile figura che visse a lungo a Triora,
fondatrice di varie associazioni, era stato
ipotizzato un processo di beatificazione. Il parroco don Lorenzo Broccardo
iniziò a raccogliere varie documentazioni. I trioresi l'hanno considerata, per
decenni, alla stregua di una santa. Ma quei documenti erano forse
insufficienti. Tutto finì comunque con la scomparsa del sacerdote. Un
riconoscimento alla figura di Margherita Brassetti è ora arrivato. E' stata infatti inserita fra le figure di "santità
locale" in occasione dei 140 anni della fondazione dell'Azione cattolica.
Così ora Maria Brassetti campeggia, con tanto di foto, nel sito della stessa
Azione cattolica. E' stato il parroco di San Siro, a Sanremo, don Alvise Lanteri, a
chiedere e ottenere il suo inserimento. Ma chi era Margherita Brassetti
il cui ricordo, oggi, è quasi del tutto diventato indiretto? Nata a Cagliari
nel 1877, il papà Gerolamo era di famiglia genovese, la madre Aurelia Rossi di
Rio Marina (Isola d'Elba). Nel 1884 la famiglia si trasferì a Torino. Scomparsa
la madre, il padre si risposò. A seguito di contrasti con la matrigna si fermò
nel collegio delle Suore di San Giuseppe. A Triora arrivò nel 1901. Iniziò
subito una fervente azione di apostolato religioso e sociale soprattutto a
favore delle giovani fondando diverse congregazioni femminili tra cui la
Compagnia delle Figlie di Maria. Nel 1910 creò la Pia associazione dei Santi Tabernacoli,
detta anche delle Sacramentine, che riuniva le donne rimaste nubili. Nel
(
da "Repubblica,
La" del
03-08-2008)
Argomenti: Laicita'
Commenti
IL BENE DI VIVERE E IL DIRITTO DI MORIRE (SEGUE DALLA PRIMA PAGINA) Siamo ormai
tutti "tecno-dipendenti" in ogni atto e momento della nostra vita e tutti
in un modo o in un altro lavoriamo per accumulare nuovi saperi che accrescono
il potere della tecnica a detrimento della nostra libertà. * * * Ricordo queste
vicende perché da allora, nei pochi anni trascorsi, il tema non è più soltanto
filosofico, religioso, scientifico, ma ha fatto irruzione anche nella politica.
Come ha rilevato Aldo Schiavone pochi giorni fa su questo giornale, ha messo in
discussione due momenti topici dell'esistenza di ciascun essere umano: il
momento della nascita e quello della morte, la nostra entrata e la nostra
uscita dal mondo. I due eventi che dominano la nostra intera vita, l'alfa e
l'omega delle nostre esistenze individuali, erano fino a poco fa al di fuori
del nostro controllo. Ma ora non è più così poiché la tecnica se ne è
impadronita: ha creato strumenti che consentono di determinare la nascita non
solo secondo natura ma anche in laboratorio ed ha prolungato la vita anche
oltre i limiti posti dalla natura. Le religioni ? e quella cattolica in
particolare ? hanno assunto un atteggiamento dogmatico e ideologico sul tema
della vita, trasformandolo in una vera e propria ideologia. Per quanto riguarda
la nascita la Chiesa ha rigorosamente vietato la contraccezione respingendo
ogni strumento tecnico che potesse limitare le nascite; sul tema della morte al
contrario la Chiesa difende il ricorso agli strumenti che la tecnica è in grado
di fornire per prolungare artificialmente una pseudo-vita al di là dei limiti
segnati dalla natura. Questo duplice e contraddittorio atteggiamento che vieta
la tecnica limitatrice di nascite non volute e invoca invece la tecnica capace
di mantenere una vita artificiale, ha ideologizzato la discussione facendo
irruzione nella politica, nei governi, nei parlamenti. Si è arrivati al punto
di far votare dagli elettori e dai loro rappresentanti parlamentari questioni
di estrema privatezza, con tutte le torsioni politiche ed etiche che queste
intrusioni comportano nelle coscienze e nella libertà individuale. La
privatezza della morte è diventata argomento pubblico non solo come indirizzo
generale ma perfino nei casi specifici di questo e di quello. Di conseguenza,
mettendo in discussione alcuni diritti fondamentali degli individui, anche la
magistratura è stata chiamata in campo. La discussione sui principi si è
incattivita e imbarbarita. Attorno alle camere di rianimazione si svolgono
polemiche interminabili; le Corti di giustizia emettono verdetti contrapposti e
sentenze inaccettate. Nel caso attualmente aperto di Eluana Englaro le Camere
sollevano addirittura conflitti di competenza tra potere legislativo e potere
giudiziario. La Corte costituzionale è ora chiamata a sciogliere una questione
a dir poco imponderabile, al solo dichiarato intento da parte della maggioranza
di centrodestra di guadagnare qualche settimana o mese di tempo lasciando
l'esistenza di una persona tecnicamente già morta da 16 anni, agganciata ad un
tubo che le somministra sostanze capaci di ossigenarle il sangue, come si
trattasse d'una pianta e non di una vita umana. * * * La vita e la morte sono
argomenti non decidibili o almeno così dovrebbe essere. Esperienze che segnano
il carattere e la coscienza di ciascuno. Il nostro destino. La nostra dignità.
La nostra libertà. Scendere da questo livello e discutere se abbia giudicato
correttamente un Tribunale, una Procura, una Corte di cassazione; se una legge
debba colmare il vuoto di legislazione e in che modo la sua precettistica debba
essere formulata: tutto ciò immiserisce una questione che dovrebbe essere
affidata alla volontà responsabile della persona interessata o ai suoi legali
rappresentanti se l'interessato non è in condizione di intendere, di
esprimersi, di volere. Ma poiché questa è in una molteplicità dei casi lo stato di fatto, di esso bisognerà dunque discutere
superando il disagio che ce ne deriva. Le domande che ci dobbiamo porre nel
caso specifico di Eluana sono le seguenti: esiste una manifestazione chiara e
recente di volontà dell'interessata? Se non esiste o è considerata remota ci
sono persone validamente in grado di decidere per lei? Infine: su quali punti
d'appoggio o principi si basa la sentenza della Suprema Corte che ha
autorizzato il padre di Eluana a interrompere le cure e determinare l'arresto
del cuore, pulsante in un corpo che è in coma da 16 anni con encefalogramma
piatto e una vita non umana ma vegetale? * * * Sappiamo che Eluana manifestò
ripetutamente la sua volontà di non sopravvivere alla propria eventuale morte
cerebrale. Lo fece ancor giovanissima, perfettamente sana e consapevole, in
seguito alla traumatica esperienza di aver visto e assistito persona a lei cara
che si trovava in condizioni di morte cerebrale cui per sua fortuna seguì di lì
a poco quella cardiaca. I fautori ad oltranza dell'ideologia della vita
obiettano che quelle manifestazioni di volontà siano remote rispetto al momento
in cui Eluana entrò in coma e quindi "scadute", prive di legittima
volontà. L'argomento a sostegno di questa tesi si appoggia alla considerazione
che in una materia così delicata e privata si può cambiare parere fino ad un
attimo prima dell'ultimo respiro. è vero, si può cambiare parere fino
all'ultimo respiro se si è in condizioni di cambiar parere e di esprimerlo. Ma
se si è già morti cerebralmente? L'espianto degli organi con i quali si salvano
altre vite non avviene forse quando la morte cardiaca non è ancora avvenuta e
gli organi sono ancora vitali se l'autorizzazione a disporne è già stata data e
i se i parenti consentono? Alla seconda domanda la risposta è netta: il padre e
la famiglia di Eluana, che l'hanno assistita per sedici anni ed hanno raccolto
una serie di evidenze cliniche sull'irreversibilità del suo stato, vogliono che la vita artificiale non prosegua e che
cessi l'accanimento terapeutico. Esprimono in nome della propria figlia il rifiuto
delle cure in atto; un rifiuto che è un diritto riconosciuto del malato o di
chi lo rappresenta. Infine la terza domanda: la validità della sentenza della
Cassazione. La Suprema Corte è stata chiamata a giudicare sul diritto
dell'interessata o di chi la rappresenta di rifiutare le cure. Non ha neppure
avuto bisogno di fondare la sentenza sulle manifestazioni di volontà di Eluana
di molti anni fa. Ha accertato, la Suprema Corte, l'inesistenza di una
legislazione in materia e si è quindi rifatta, come è suo dovere prescritto in
Costituzione, al diritto del malato, anch'esso riconosciuto in Costituzione, di
rifiutare le cure. Sentenza ineccepibile: in assenza di norme e in presenza di
diritti costituzionalmente garantiti la Corte giudica in base ai principi
dell'ordinamento giudiziario che riconosce il dovere del giudice di tutelare i
diritti dei cittadini. * * * Le Camere su istanza dei deputati e dei senatori
di centrodestra, hanno voluto sollevare conflitto di competenza. Non spetta
alla magistratura intervenire bensì al popolo sovrano e a chi lo rappresenta,
di fornire una normativa che regoli la questione. Nessuno nega che spetti al
potere legislativo legiferare e non certo alla magistratura, ma qui siamo in
una situazione in cui il potere legislativo non ha legiferato provocando un
vuoto nel quale solo alla magistratura incombe il dovere di tutelare diritti
riconosciuti in Costituzione. Non esiste dunque conflitto tra i due poteri.
Quello giudiziario è intervenuto in difesa d'un diritto in mancanza di
legislazione. Quando quel vuoto sarà riempito la magistratura disporrà di una
legge e dovrà applicarla sempre che essa non sia in contrasto con i principi
costituzionali. Vedremo comunque quale sarà la sentenza della Corte
costituzionale investita del problema. * * * C'è stata polemica sul
comportamento dei deputati e dei senatori del Partito democratico, che in
entrambe le votazioni sul conflitto di competenza hanno preferito disertare
l'aula anziché votare contro. Giustamente, a mio avviso, Miriam Mafai ha
severamente criticato quella decisione. Penso tuttavia opportuno distinguere
quanto è avvenuto alla Camera dei deputati da quanto è avvenuto in Senato. Alla
Camera, come poi al Senato, i rappresentanti del Pd hanno espresso la loro
opposizione al conflitto di competenza sollevato dalla maggioranza e si sono
poi assentati dall'aula per non provocare crisi di coscienza tra i deputati cattolici aderenti al Pd. Al Senato invece è stato presentato un ordine del giorno proposto da Luigi
Zanda che stabiliva l'impegno a discutere ed approvare la normativa sul
testamento biologico entro l'anno in corso. L'ordine del giorno è stato votato anche dai senatori di centrodestra e
appoggiato dal presidente del Senato. L'astensione ha avuto dunque una
contropartita abbastanza forte. Duole tuttavia registrare che una parte di
parlamentari democratici e cattolici ha presentato
un disegno di legge sul testamento biologico difforme in alcune parti
sostanziali da un altro analogo documento di legge presentato dallo stesso Partito
democratico. è evidente che queste differenze dovranno essere sanate prima
dell'inizio del dibattito parlamentare. Il Pd su un argomento di questa
importanza non può che avere una sola voce, ispirata alla laicità dello Stato
oltreché alla tutela dei diritti del malato. Ci sono molti problemi davanti al
Pd che dovranno esser chiariti entro il prossimo autunno, ma sarebbe grave se
questo tema non fosse considerato tra quelli prioritari. Dall'incontro
tra laici e cattolici
democratici è nato il Pd. La laicità è stato fin dall'inizio considerato il valore fondante. Questa è la
prima prova concreta per saggiare la validità dell'incontro tra quelle due
culture. Se la prova fallisse le conseguenze metterebbero in discussione
l'esistenza stessa del partito.
(
da "Repubblica,
La" del
03-08-2008)
Argomenti: Laicita'
Pagina
V - Torino La carta in più La città metropolitana La proposta L'obiettivo
Rimontare il divario delle ultime politiche si può: nel 2005 ho avuto 90 mila
voti di preferenza dati a me Non ne vedo la necessità almeno nell'area torinese
Penso che la Provincia sia lo strumento più adeguato per un simile territorio
"Sì all'Udc, ma con questi alleati" Bresso: le alchimie non mi
piacciono, preferisco la concretezza Io sono d'accordo con Morgando: ampliare
la maggioranza è utile, cambiarla no. Vietti non è un integralista cattolico
dunque non vedo perché non potremmo allearci La prima preoccupazione è essere
convincenti con quanti ci hanno fatto vincere nel 2005: possiamo riuscirci con
le politiche che stiamo realizzando (SEGUE DALLA PRIMA PAGINA) PAOLO GRISERI
(segue dalla prima di cronaca) Presidente Bresso, ha letto le dichiarazioni di
Gariglio e Vietti a Repubblica di ieri? "Ho visto che sarebbero favorevoli
a un allargamento della maggioranza all'Udc". E lei è favorevole? "Io
sono d'accordo con Morgando. Allagare la maggioranza può essere utile,
cambiarla no". Risponde no alla condizione posta dall'Udc: o con noi o con
Rifondazione? "è un'alternativa che non ha molto senso. Noi ci siamo
presentati con un programma chiaro e definito e abbiamo proposto un'alleanza
che in questi tre anni ha governato il Piemonte senza grandi dissidi interni.
Certo, si può sempre allargare la coalizione ma la prima preoccupazione non può
essere questa". Qual è la prima preoccupazione? "Quella di essere
convincenti verso gli elettori che ci hanno fatto vincere nel 2005, verso la
nostra gente". Alle ultime politiche il divario a vantaggio del
centrodestra in Piemonte era consistente... "Era di circa 300 mila
voti". Come intendete recuperarli? "Le elezioni regionali sono cosa
diversa da quelle nazionali. La percentuale dei votanti e più bassa e in questo
caso non avremmo la penalizzazione dell'effetto-Prodi". Perché era
penalizzante? "Perché il governo Prodi era sostenuto da una coalizione
rissosa al suo interno". L'Unione a Palazzo Lascaris non è così? "Direi
proprio di no. Un conto è discutere e confrontarsi sul merito delle cose da
fare: è comprensibile dividersi sulla Tav, gli elettori comprendono la
dialettica sul merito. Non comprendono invece le contrapposizioni ideologiche e
sterili". Quale ritiene che sia oggi il divario tra centrodestra e
centrosinistra in Piemonte? "Credo che il nostro problema sia motivare
circa 200 mila cittadini che hanno sempre votato per il centrosinistra, che
fanno parte della nostra gente e che potrebbero essere tentati di rifugiarsi
nell'astensione. Sono loro la nostra priorità". è un'impresa alla vostra
portata? "Penso di sì. Vorrei ricordare che nel 2005 ho ottenuto circa 90
mila voti di preferenza dati a me e a nessuno dei partiti della
coalizione". Come pensate di convincere i 200 mila dubbiosi? "Con le
politiche che stiamo realizzando e che oggi, a tre anni di distanza, cominciano
a dare i primi frutti. Parlo dei tre cardini del nostro programma:
competitività, sostenibilità ambientale e questione sociale. Sulla competitività
abbiamo un legame molto stretto con le università e i centri di ricerca che si
sentono parte integrante del nostro progetto. Sull'ambiente e le energie
rinnovabili stiamo candidandoci come una delle regioni leader. Sul sociale
abbiamo rilanciato il piano casa, le politiche a sostegno dei cassintegrati, i
buoni famiglia e il sostegno agli asili nido. Cose concrete non alchimie
politiche, formule vuote". L'allargamento all'Udc è un'alchimia? "Se
diventa un esercizio di geometria politica sì. Se invece i moderati
dell'attuale opposizione piemontese apprezzano i contenuti della politica del
centrosinistra, ben vengano. Nei fatti qualcosa del genere è già successo. Sul
federalismo il consigliere Scanderebech ha detto: 'Io ho dei dubbi ma siccome
so che la presidente ha una visione non fondamentalista e non separatista, voto
a favore'". La laica Bresso potrà allearsi un giorno
con i cattolici
tradizionalisti dell'Udc? "La laicità non è alternativa all'essere
cattolico, è alternativa all'integralismo. Non mi sembra che Vietti abbia mai
mostrato atteggiamenti integralisti e dunque non vedo perché non potremmo
allearci un giorno". Ci sarà una sera della primavera
(
da "Repubblica,
La" del
03-08-2008)
Argomenti: Laicita'
Pagina
IX - Palermo Il duello Don Bosco-Cei, in parità la sfida
tra le cattoliche L'anno scorso la spuntò il Don Bosco, quest'anno è parità. La
sfida tra le due maggiori scuole cattoliche cittadine finisce con un nulla di
fatto. Il Don Bosco riesce a ottenere tre eccellenze (100 e lode) contro le due
del Cei (Centro educativo ignaziano), ma quest'ultimo strappa alle commissioni
giudicatrici una percentuale di superbravi (100 centesimi) di poco
superiore all'istituto di via Libertà. Le percentuali, per tutti e due gli
istituti, sono tre volte superiori alla media delle scuole statali della città:
16,7 per cento al Don Bosco, 17,1 al Cei.
(
da "Repubblica,
La" del
03-08-2008)
Argomenti: Laicita'
Pagina
VIII - Palermo Record di respinti. E tra chi ce l'ha fatta uno su tre ha
conseguito il punteggio minimo Flop delle paritarie laiche: cadono otto su
cento L'ordinanza del Cga ha costretto duemila candidati a iscriversi da esterni.
Trionfo delle realtà religiose Studenti delle private meno bravi agli esami dei
compagni delle statali. Ma per le scuole paritarie palermitane è una maturità a
due facce. Complessivamente le non statali fanno registrare un numero di
bocciati tre volte superiore alle statali e un numero doppio di studenti
diplomati con il minimo. La percentuale di superbravi (100 centesimi) è invece
poco al di sotto di quella delle scuole statali. Nel monitoraggio delle scuole
non statali si sono presi in considerazione soltanto gli alunni interni. Quella
dei duemila candidati costretti a presentarsi da "esterni" per via di
un'ordinanza del Consiglio di giustizia amministrativa è una storia andata
decisamente male. In totale, le commissioni miste (tre membri interni, tre
commissari esterni e un presidente esterno) hanno stoppato quasi sei studenti
interni su 100: non in possesso, secondo le stesse commissioni, delle
competenze minime per entrare in possesso del diploma. Anche la percentuale di
coloro che hanno acciuffato l'agognato "pezzo di carta" per i capelli
è altissimo: vicino al 22 per cento, contro il 12,5 delle scuole statali. Segno
che i ragazzi sono meno preparati? Forse. Ma la lettura dei dati non può
prescindere da un'analisi che differenzi le scuole laiche
da quelle cattoliche. Queste ultime fanno registrare performance da fare
invidia, addirittura superiori a quelle dei licei classici statali. Su 271
studenti censiti si registra un solo bocciato: il 4 per mille. I diplomati col
minimo sono pochissimi (appena il 2,6 per cento): quasi un quinto delle
statali. E i superbravi (100 centesimi) risultano il triplo: 16,6 per
cento, contro il 5,7 delle statali e il 12 per cento dei soli licei classici.
Anche le eccellenze sono tante (sette) in rapporto al numero di studenti: il
2,6 per cento. Scorrendo i numeri, il buco nero dell'istruzione privata
cittadina, con i dovuti distinguo, sembra proprio essere la paritaria laica.
Almeno stando ai dati della maturità. In questa tornata, il tasso di bocciature
ha superato l'8 per cento: un dato quasi cinque volte superiore alla media
degli istituti statali. Sono tre su dieci gli studenti che acciuffano il
diploma col punteggio minimo, quasi il triplo rispetto alle scuole statali. E
di superbravi ce n'è uno solo. s. i.
(
da "Repubblica,
La" del
03-08-2008)
Argomenti: Laicita'
Pagina
I - Napoli L'analisi Così la bozza Calderoli danneggia i consumatori AMEDEO
LEPORE L'espressione "federalismo fiscale" ha origine dalla
concezione della "configurazione territoriale ottimale del governo della
finanza pubblica", di derivazione americana, che fa riferimento alle
entrate e alle spese pubbliche a prescindere dal livello decisionale di
assegnazione delle relative funzioni. Tuttavia, negli ultimi anni, è emerso
anche un altro orientamento, secondo il quale la titolarità delle entrate
fiscali - l'unico aspetto di finanza pubblica considerato ai fini federalistici
- appartiene alle comunità territoriali, mentre le funzioni di spesa ricadono
all'interno delle scelte di devolution. La proposta di legge approvata dal
Consiglio regionale della Lombardia, rifacendosi a questa impostazione,
determina, per le regioni a statuto ordinario, un
sostanziale squilibrio tra maggiori entrate e maggiori spese decentrabili. Uno
studio Cifrel-Università Cattolica, condotto da alcuni economisti non certo
sospetti di antifederalismo, come Ambrosanio, Bordignon e Turati, rileva che,
dal punto di vista del metodo, "definire le risorse da attribuire,
senza definire prima le spese che queste risorse devolute dovrebbero
finanziare, necessariamente produce disequilibri". Mentre, dal punto di
vista del merito, "definire ex ante il livello della perequazione, senza
di nuovo considerare i servizi che devono essere finanziati e i diversi gradi
di tutela che la Costituzione riconosce a questi diversi servizi, conduce
necessariamente a problemi di congruenza tra entrate e spese". Questo
vale, in particolare, per le regioni meridionali, che, così, non sarebbero in
condizioni di finanziare anche le funzioni costituzionalmente tutelate. SEGUE A
PAGINA X.
(
da "Repubblica,
La" del
03-08-2008)
Argomenti: Laicita'
Cronaca
L'INCONTRO Storia e storie Un ragazzo del Sud diventa poliziotto e poi,
sull'onda dei fermenti del Sessantotto, si inventa attore Nel film che sta
girando, "Il grande sogno", l'uomo che è diventato celebre nei panni
del commissario Cattani racconta un bel pezzo della sua giovinezza e si
confronta con un tema davvero impegnativo "Metto allo specchio quel passato
e il nostro presente, e la società di oggi ne esce a pezzi. Spero che serva a
far riflettere Perché un film a qualcosa deve servire" Da ragazzino volevo
fare il missionario Passai quattro anni in un collegio religioso Mi cacciarono
quando capirono che non avrei mai potuto fare il voto di castità MARIA PIA
FUSCO Subiaco (Roma) "se non ci fosse stato il
Sessantotto oggi sarei un bel maresciallo di polizia in pensione", dice
Michele Placido e non è una battuta. Nel
(
da "Repubblica,
La" del
03-08-2008)
Argomenti: Laicita'
Cronaca
"Dialogate con i musulmani per il Ramadan" Milano, lettera ai parroci
dal responsabile della diocesi dei rapporti con l'Islam Shaari della moschea di
viale Jenner: un messaggio importante ZITA DAZZI MILANO - "Il Ramadan è
un'occasione per iniziare o proseguire un incontro nello spirito di dialogo
tanto auspicato e tanto necessario". Lo scrive il responsabile dei
rapporti con l'Islam della Diocesi di Milano ai parroci, invitandoli
a fare gli auguri agli islamici e ricordare anche ai fedeli cattolici l'inizio del mese sacro del
digiuno che i musulmani rispetteranno dal primo di settembre. L'iniziativa è
stata presa da don Luigi Alberti del Servizio per l'Ecumenismo, responsabile
anche del Centro ambrosiano di documentazione per le religioni istituito dal
cardinale Carlo Maria Martini. La lettera è stata inviata a quella
cinquantina di parroci di frontiera, impegnati già da tempo in un percorso di
conoscenza e di scambio di esperienze con le associazioni e i cittadini
islamici presenti in modo massiccio in molti quartieri della città, specie
nelle periferie. "Sarebbe bello se anche noi cogliessimo l'occasione per
portare i nostri auguri e gli auguri della chiesa per iniziare o proseguire un
cammino verso l'incontro e il dialogo con queste persone che forse conosciamo
appena e che sono nostro prossimo", scrive don Alberti. E invita i preti a
scrivere a loro volta un testo di auguri per i musulmani del proprio quartiere
o ad inoltrare il messaggio augurale che come ogni anno il cardinale Dionigi
Tettamanzi invierà ai 100.000 fedeli islamici milanesi, sulla scia dell'analogo
messaggio che dal Pontificio consiglio per il dialogo interreligioso. La
lettera dell'ente Diocesano è stata accolta con grande interesse da parte degli
esponenti dei centri islamici milanesi. In particolare da Abdel Hamid Shaari,
architetto libico, da vent'anni responsabile della moschea di viale Jenner.
"Sono anni che la Diocesi milanese crea occasioni di contatto fra le
religioni e le persone, incontri ai quali partecipiamo convinti. Ma questa
lettera è davvero importante oggi perché la situazione è, se non critica,
almeno particolare", commenta Shaari, facendo riferimento alla difficile
trattativa con la prefettura per la ricerca di una nuova sede per la preghiera
del venerdì. Il ministro degli Interni Maroni all'inizio di luglio ha infatti
disposto che il frequentatissimo istituto di viale Jenner traslochi altrove. Da
anni gli abitanti del quartiere protestavano perché ogni settimana vedevano tre
o quattromila fedeli pregare verso la Mecca inginocchiati sul marciapiede della
strada. E così da due settimane i musulmani sfrattati pregano in un tendone
preso in affitto in zona Fiera, sperando di trovare una sede stabile per
l'inverno. Non fa cenno la lettera della Diocesi a questa polemica, né vuole
farne l'autore: "La mia è stata un'iniziativa personale, non politica ma
religiosa, nell'ambito di un cammino nel segno del dialogo avviato sul
territorio, sono sicuro che la Diocesi la guarderà con simpatia", spiega
don Alberti, unico prete cattolico ammesso ogni anno al Palalido, alla grande
preghiera collettiva dei musulmani nella festa per la rottura del digiuno.
(
da "Repubblica,
La" del
03-08-2008)
Argomenti: Laicita'
Cultura
La S.p.a. che regnò su un continente All'apice della sua forza la Compagnia
aveva un fatturato annuo superiore al prodotto interno lordo della madrepatria
Al momento della scomparsa, la società controllava 250 milioni di persone e
doveva rispondere solo a 1700 azionisti privati Centocinquanta anni fa il
Parlamento inglese scioglieva la Compagnia delle Indie Orientali e trasferiva
alla Corona la sua formidabile struttura: un esercito, una flotta, una
burocrazia coloniale con cui per due secoli e mezzo quell'azienda privata aveva
governato un quinto della popolazione mondiale Una perfetta, potente
incarnazione dell'imperialismo mercantile FEDERICO RAMPINI "la Compagnia
ha il grande privilegio di trasferire al servizio di Sua Maestà un corpo di
funzionari civili e di ufficiali militari quale il mondo non vide mai prima
d'ora. Auspichiamo che Sua Maestà gradisca il dono, che prenda sotto il suo
controllo diretto il vasto paese e gli innumerevoli milioni di indiani; ma che
non dimentichi la grande azienda da cui li ha ricevuti". Con questo breve
commiato centocinquanta anni fa annunciava la sua scomparsa la East India
Company. Il Parlamento di Londra aveva varato il 2 agosto 1858 il Government of
India Act: per legge da quel momento tutti i diritti della Compagnia delle
Indie Orientali venivano trasferiti alla Corona. Era la fine di una storia
straordinaria, potente incarnazione dell'imperialismo mercantile allo stato puro. Nei due secoli e mezzo della sua esistenza la
Compagnia - un'impresa privata con la natura giuridica della società per azioni
- aveva governato un quinto della popolazione mondiale, aveva gestito un
esercito, una marina, una burocrazia coloniale, perfino una chiesa. All'apice
della sua forza il colosso privato ebbe un fatturato annuo superiore al prodotto
interno lordo della sua madrepatria, l'Inghilterra. Amministrava oltre
all'India un territorio i cui confini andavano da Sant'Elena a Singapore.
Eppure fino al giorno della sua estinzione non cessò di essere uno "Stato
S.p.A.", posseduto da soci-imprenditori, e le cui azioni si compravano e
vendevano quotidianamente. Prima che il Parlamento britannico decretasse la sua
"nazionalizzazione" (per così dire) in favore della regina Vittoria,
a difendere la Compagnia era sceso in campo con passione John Stuart Mill,
filosofo ed economista di idee avanzate. L'incredibile avventura della East
India Company ha inizio nell'anno 1600 con un atto firmato da Elisabetta I. La
sovrana accetta la richiesta di alcuni suoi sudditi di essere autorizzati
"a proprio rischio e pericolo, a proprie spese, per l'onore del Regno e il
progresso del commercio, ad avventurarsi in uno o più viaggi con adeguato
numero di vascelli onde trafficare con le Indie Orientali". Elisabetta non
può certo immaginare che quel decreto cambierà il corso della storia del suo
paese, segnando la nascita del più esteso impero mai esistito. Sullo sfondo c'è
la gara in atto fra le potenze europee per espandersi. Spagna e Portogallo,
nelle grazie della Chiesa cattolica, hanno ricevuto la benedizione della Santa
Sede per possedere i territori scoperti nel secolo delle grandi esplorazioni.
Ma la disfatta della Grande Armada spagnola nel 1588, poi la morte di Filippo
II nel 1598, hanno scatenato gli appetiti di molti avversari. Le rivalità più
accese non riguardano il Nuovo Mondo scoperto da Cristoforo Colombo. L'Oriente
è ancora più importante perché fornisce il pepe e tutte le spezie,
indispensabili a quell'epoca come medicinali e come conservanti dei cibi (prima
dell'invenzione del frigorifero, la carne in Europa viene consumata in uno stato che la renderebbe insopportabile ai palati odierni).
Per insidiare spagnoli e portoghesi, l'Inghilterra e i Paesi Bassi quasi
contemporaneamente appaltano le intraprese coloniali ad altrettante aziende
private. A Londra come ad Amsterdam esiste già la "joint stock
company", antenata della moderna società per azioni. La Compagnia olandese
delle Indie Orientali è la gemella nemica che gli inglesi vogliono battere. Le
"Indie Orientali", dove gli olandesi hanno già importanti
insediamenti commerciali, sono Sumatra, Giava, il Borneo (oggi parte di
Indonesia e Malesia). Nel gennaio 1601 parte da Londra la prima spedizione
navale. L'elenco dei suoi finanziatori coincide col primo gruppo di azionisti
della Company: Nicholas Barnsley, droghiere, 150 sterline di capitale; Henry
Bridgman, mercante di pellame, 200 sterline; James Deane, grossista di tessuti,
300 sterline; Sir Stephen Steame, sindaco di Londra, 200 sterline; Richard
Wiseman, orafo, 200 sterline; seguono altri duecento soci fondatori. è gente
che ha spirito di rischio. I traffici con l'Oriente offrono opportunità di
guadagno elevate ma anche la possibilità di perdere tutto. Le flotte che
sopravvivono ai tifoni e agli attacchi dei pirati possono essere decimate dalle
epidemie. Per l'impossibilità di mangiare frutta e verdura fresca durante le
lunghe traversate, il flagello più diffuso è lo scorbuto (carenza di vitamina
C) che provoca perdita dei denti, emorragie, piaghe purulente e attacchi di
depressione. Interi equipaggi possono essere sterminati dalla malattia e le
loro navi vagano cariche di cadaveri: è qui l'origine delle leggende sui
"vascelli fantasma". La prima flotta mercantile della Company viene
decimata, dopo diciotto mesi di viaggio solo una parte delle navi sbarcano a
Sumatra. Nonostante le perdite di uomini e bastimenti, al suo ritorno la
spedizione carica di spezie garantisce lauti profitti agli armatori. Ma
l'arcipelago indonesiano è inospitale per la supremazia di olandesi, spagnoli e
portoghesi. Ben più gravido di conseguenze è il primo viaggio che la Company
finanzia in India: la nave Hector sbarca a Surat nell'agosto 1608, quattrocento
anni fa. Il capitano William Hawkins è portatore di una lettera di re Giacomo I
all'attenzione dell'imperatore Moghul, con la richiesta di stabilire un
fruttuoso commercio tra i due paesi. In India sono gli ultimi anni del regno di
Akbar, sovrano colto e illuminato, mecenate delle belle arti, che promuove il
dialogo tra le religioni e la pacifica convivenza tra le comunità etniche. Gli
europei che hanno visitato la sua corte sono rimasti stupefatti da un'opulenza
sconosciuta nel Vecchio continente. All'epoca del primo contatto con la
Company, l'impero Moghul è una superpotenza che nessuna nazione occidentale può
eguagliare: l'India del 1600 rappresenta il 22,5% del Pil mondiale,
l'Inghilterra l'1,8%. Saranno i rapporti di forza politico-militari a cambiare
per primi. Quando i discendenti di Akbar ripudiano la sua tolleranza e sposano
una versione fanatica dell'Islam, i mercanti inglesi sfruttano abilmente le
tensioni tra la dinastia islamica e la popolazione induista. L'uomo bianco ha
dalla sua un vantaggio nella tecnologia militare: quando i britannici e i
francesi si affrontano sul territorio indiano prolungando le guerre napoleoniche,
è evidente la superiorità delle loro armi rispetto agli eserciti locali. Dopo
essersi imposti come efficaci intermediari nel commercio tra Europa e Oriente,
dopo essersi infilati gradualmente nelle rivalità tra sovrani locali, a un
secolo e mezzo dal primo sbarco gli affaristi inglesi lanciano la vera e
propria penetrazione. Robert Clive, governatore della Company dal 1758, usa la
superiorità navale britannica per controllare il Golfo del Bengala e da lì
risale il delta del fiume Gange. All'età di trentacinque anni Clive, il conquistatore del Bengala, diventa l'uomo più ricco
d'Inghilterra subito dopo la famiglia reale. La flotta della East India Company
è la più grande marina mercantile privata del mondo. Dietro un'apparente
rispetto del potere Moghul, gli inglesi si sono impadroniti del ruolo di
esattori; hanno organizzato un'amministrazione fiscale efficiente e rapace.
Dirigenti e alti funzionari della Compagnia diventano noti in Inghilterra con
il nome di Nababbi per il loro tenore di vita lussuoso. La società è una
fantastica macchina da profitti. La corruzione vi regna a tutti i livelli: ogni
impiegato può arricchirsi personalmente organizzando affari privati paralleli a
quelli della Compagnia. Il business numero uno della società è un narcotraffico
su vasta scala, condotto alla luce del sole. Sotto la benevola protezione di
Sua Maestà britannica la East India Company organizza la coltivazione
dell'oppio indiano che esporta in Cina, per scambiarlo con il tè da rivendere
in Europa (La maledizione dell'oppio si porterà via Clive, stroncato da una
overdose all'età di quarantuno anni nella sontuosa dimora di Berkeley Square a
Londra). Nonostante incarni un capitalismo di rapina la East India Company
trova un suo equilibrio nei rapporti con la società indiana, le sue tradizioni,
i suoi assetti di potere. Gran parte dei suoi funzionari sono degli affaristi
senza scrupoli, non degli ideologi. Non intendono fare proseliti, diffidano dei
missionari. Dai Nababbi bianchi ai soldati comuni sono frequenti i matrimoni
misti, anche con prostitute indiane: le cosiddette bibis. Dalla religione alla
gastronomia gli uomini della Compagnia sono aperti alle influenze dell'Oriente,
alcuni di loro si vestono come dei maharajah, praticano la poligamia, rendono
omaggio alle divinità locali. Molto prima del suo scioglimento ufficiale, per
la East India Company fin dall'inizio dell'Ottocento compare all'orizzonte un
temibile avversario: è la religione evangelica che si diffonde in Inghilterra,
la madre del puritanesimo. Le usanze dissolute dei mercanti inglesi in India
suscitano una crescente riprovazione in patria. Nel nuovo fervore religioso che
si diffonde a Londra, la missione civilizzatrice della Gran Bretagna viene
identificata con la conversione delle razze pagane. Tra il personale che viene
inviato nelle colonie comincia a emergere una nuova figura: è il funzionario
tutto d'un pezzo, ben più onesto dei suoi predecessori, ma anche profondamente
razzista e convinto di non doversi mescolare con i popoli soggetti. Sempre più
spesso partono alla volta dell'India anche le mogli inglesi, le celebri
memsahib, guardiane gelose della moralità dei mariti. Quelle
donne diventano le missionarie laiche dell'evangelismo, portatrici del nuovo
ordine etico nella sfera privata. Da questo nuovo incrocio di rigore e di
intolleranza del colonizzatore bianco, in India matura l'evento che segna la
fine della East India Company. è la celebre rivolta dei sepoys, che gli inglesi
etichettano spregiativamente come "l'ammutinamento" e che gli
indiani invece considerano alla stregua di una vera e propria guerra
d'indipendenza. Nel 1857 gran parte dei soldati indiani organizzati sotto il
comando della Compagnia (i sepoys) si ribellano agli ordini. Non a caso la
scintilla che ha messo il fuoco alle polveri è la voce - probabilmente
infondata - secondo cui gli ufficiali inglesi costringono la truppa locale a
maneggiare munizioni con il grasso di bue e di maiale, un sacrilegio per gli
induisti e per i musulmani. La macchia indelebile sulla reputazione della East
India Company, per le autorità britanniche, è il fatto che la rivolta divampa
per mesi prima di essere domata. Gli inglesi subiscono sconfitte militari,
massacri di civili, violenze orrende ai danni di donne e bambini. Il 1857
rivela una grave fragilità nel controllo del più grande possedimento britannico
d'oltremare. Londra si accorge che l'India può sfuggire al suo dominio proprio
quando è diventata uno sbocco essenziale per l'industria manifatturiera inglese
(soprattutto le fabbriche tessili di Manchester e Liverpool) e una fonte
altrettanto importante di materie prime. Escono allo scoperto i nemici interni
della Compagnia, e sono tanti. Altri mercanti privati inglesi hanno già
cominciato ad allungare le mani sul suo monopolio troppo lucroso. L'opinione
pubblica britannica ha accumulato invidie e risentimenti per i privilegi della
Compagnia: al crepuscolo della sua gloria questa società che governa
duecentocinquanta milioni di persone deve rispondere soltanto a millesettecento
azionisti privati. E naturalmente la parte più evoluta e consapevole della
società indiana ha aperto gli occhi sulla gigantesca rapina ai suoi danni: solo
una minima parte dei profitti della Compagnia vengono reinvestiti in India; le
fughe di capitali verso l'Inghilterra dissanguano il subcontinente asiatico.
Quando il processo alla Compagnia arriva al Parlamento di Westminster, il
destino della società privata è ormai segnato. Deve morire. Il 1858 apre l'era
nuova del Raj in cui l'India è governata direttamente da un Viceré britannico e
da un segretario di Stato a Londra. Nella storia sorprendente della East India
Company l'ultimo colpo di scena è l'arringa in suo favore. La vigorosa difesa
dell'azienda privata che si appropriò dell'India è affidata nientemeno che a
John Stuart Mill, il pensatore liberale e utilitarista, teorico dei diritti
umani. La tesi di Mill poggia su argomenti pragmatici: non è la Compagnia la
vera responsabile della grande rivolta; è meglio tenere l'India fuori
dall'influenza dei partiti di Londra. E soprattutto, la Compagnia privata è
stata capace di mantenere il controllo di un immenso territorio asiatico per
secoli, "mentre l'amministrazione diretta da parte del Parlamento ha fatto
perdere alla Corona britannica un altro grande impero sulla sponda opposta
dell'Atlantico".
(
da "Unita, L'" del 03-08-2008)
Argomenti: Laicita'
Stai
consultando l'edizione del Agli ordini di Pinochet uccideva gli italiani A
GIORNI SARÀ ESTRADATO in Italia Alfonso Podlech Michaud, procuratore militare
del dittatore cileno nella città di Temuco. Tra le vittime della sua ferocia
alcuni nostri connazionali emigrati. La moglie e figlia di uno di loro hanno
raccolto prove a suo carico e dopo 35 anni finalmente la giustizia sta per
trionfare Ma il computer dice qualcosa e il poliziotto li fa accomodare in una
stanza dalla porta chiusa. Podlech è inseguito dal mandato di cattura internazionale
firmato dal procuratore romano Giancarlo Capaldo: fra le persone che ha fatto
sparire, quattro italiani sono finiti in niente. Podlech ha 84 anni portati con
la sicurezza di chi protesta sottovoce: "Sono un procuratore militare in
pensione. Mi guardi bene. Voglio parlare con la mia ambasciata". Gli
agenti invece avvisano l'Audiencia Nacional, procura generale. Quando i
sospetti affondano nella politica e il sospettato è solo di passaggio, a volte
si lascia perdere per non sopportare impicci che finiscono in niente. Ma quel
29 luglio è di turno il procuratore Baltazar Garzòn, proprio il dottore che ha
congelato il generale Pinochet nell'esilio rosa di Londra. Garzon dà
un'accelerata: l'avvocato deve essere consegnato alla giustizia italiana. Non è
necessaria una richiesta di estradizione, la sottintende l'ordine di cattura
internazionale. Forse Podlech arriva a Roma domani, forse a ferragosto. Intanto
resta in carcere a Madrid mentre moglie e nipoti si nascondono a Praga. La
signora non é tranquilla. Sospetta che "la mafia di chi difende i diritti
umani stia tramando qualcosa contro di lei". Non solo perché seconda
moglie del procuratore militare che inventava sedizioni inesistenti per far
sparire chi non gradiva il regime; anche il suo passato nei servizi segreti di
Pinochet magari nasconde qualche scheletro della Dina, polizia che organizzava
le squadre della morte. Lei e il suo Alfonso si sono conosciuti così.
Operazione Condor galeotta; è nata una famiglia di spie che organizzavano i
killer. Il racconto di due donne fa capire cosa è successo a Temuco, sud di
Santiago, dopo l'11 settembre 1973 quando Pinochet fece morire il presidente
Allende. All'università cattolica di Temuco insegnava Omar
Venturelli Leonelli, sacerdote che aveva lasciato l'abito talare per fare il
professore. Abbraccia la politica della solidarietà nelle file dei Cristiani
per il Socialismo. La famiglia Venturelli viene dal modenese. Contadini
con la piccola fortuna di un mulino nella colonia Capitan Pastene dove si
raccolgono gli italiani sbarcati in Cile. Parlano solo il loro dialetto.
Siciliani, veneti, liguri, piemontesi: lo spagnolo riunisce la babele. Omar ha
studiato in seminario. Studiato come gli altri quattro fratelli che il padre ha
preteso diventassero ingegneri e chirurghi. Alla Cattolica di Temuco l'ex
sacerdote incontra un'insegnante, bella, giovane, stesso impegno sociale:
Fresia Cea Villalobos. Si sposano, nasce una bambina. Quell'11 settembre '93
Maria Paz ha tre anni. Il giorno del golpe, lungo le strade di Temuco incollano
manifesti con gli elenchi delle persone pericolose da catturare vive o morte.
Anche Omar e Fresia diventano sovversivi da impacchettare. Omar si rifugia nel
mulino del padre, e il padre lo convince a presentarsi ai carabineros. "È
solo una formalità. Ti spieghi e torni in cattedra". Si spiega e sparisce.
Freisa viene arrestata; due giorni in caserma dove la sala mensa è trasformata
nell'aula di un tribunale speciale. Si firmano le prime condanne a morte mentre
passano i camerieri con piatti fumanti destinati al pranzo ufficiali, una porta
in là. "Volevano farmi dire che ero comunista, quindi fuori dalla nuova
legge imposta dai militari che avevano rovesciato la democrazia",
racconta. Non era comunista ma assieme al marito appoggiava l'occupazione di
terre abbandonate nei latifondi larghi come nazioni. Gli occupanti erano (e
sono, poco è cambiato) indigeni mapuche: gli agrari li trattavano come animali.
"Sei comunista e devi confessarlo". La trascinano nei corridoi davanti
alle stanze di tortura. Escono uomini e donne disfatti. Signori in borghese di
Patria Libertà - neonazisti cari a Pinochet, uno dei capi ha sposato Lucia
Pinochet, figlia maggiore - vanno e vengono, armati. Portano via i prigionieri
come pacchi. "Confessa, ti conviene. Altrimenti, guarda. ". Nel
grande cortile rotolano dai camion degli agrari ragazzi massacrati.
"Scappate, siete liberi", e i ragazzi provano a correre mentre i
carabinieri si esercitano al tiro al piccione. Nei corridoi della caserma si
aggira l'avvocato Alfonso Podlech Michaud. Tuta mimetica, truppa d'assalto.
Distribuisce ordini ripetendo: "Qui dentro da oggi comando io".
Pinochet lo ha personalmente nominato procuratore militare. La delega riguarda
anche l'ordine pubblico. Omar intanto è sparito. Gli ultimi testimoni lo
ricordano mentre legge la Bibbia ad alta voce o conforta i compagni di cella.
Torna dagli interrogatori coperto di sangue. Freisa e la figlia riescono a
fuggire in Italia. Prima Palermo, poi Bologna. Quando Maria Paz diventa maggiorenne
e Pinochet lascia la Moneda, Freisa vuol portarla a Temuco. Ma Maria Paz non
può andare: è ancora "clandestina". Sandro Pertini riceve madre e
figlia. Il suo impegno permette il viaggio nel tempo ma anche nella rabbia.
Perché -raccontano Freisa e Maria Paz- le gerarchie sociali non sono cambiate.
Chi comandava, continua a comandare. Attorno al monumento che ricorda centinaia
di ragazzi e padri di famiglia inghiottiti dalle squadre della morte,
passeggiano i protagonisti di quei massacri. L'avvocato Podlech cammina con
l'aria di dire: spostati che devo passare. Gli anni della procura militare lo
hanno reso miliardario. Le inchieste pretese dai parenti delle vittime hanno
suggerito di sbriciolare le proprietà in una rete di società anonime, galassia dei
prestanome. Grandi proprietari e autorità militari gli si rivolgono col
riguardo dovuto a un piccolo padre della patria. Vent'anni di transizione e di
democrazia non hanno cambiato una virgola. L'avvocato in tribunale nega di
conoscere le donne violentate quand'erano ragazze nella caserma dove imperava.
Il tribunale se ne lava le mani: impossibile procedere. Falso anche il
documento che testimonia la "liberazione" di Omar Venturelli:
"Il 4 ottobre 1973 è tornato in libertà ed è stato
trattato bene". Freisa si ristabilisce a Temuco: lavora contro la violenza
alle donne e si impegna per scoprire la verità del passato. Maria Paz è ormai
italiana. Quando arriva in Cile si commuove nell'abbracciare i fratelli del
padre, ma li scopre diversi da come li immaginava: non pinochettisti, per
carità, ma conservatori attenti agli equilibri che gli interessi professionali
suggeriscono. Omar è morto e sepolto nel loro ricordo. Freisa e la figlia
scavano fra i documenti; stringono i rapporti con le famiglie di altre vittime.
Un giorno si presentano coi risultati delle ricerche al giudice Capaldo, che
emette l'ordine di cattura. Vale in ogni parte del mondo, ma in Cile non ne
tengono conto. L'avvocato Podlech attraversa la frontiera come un angioletto.
Anche gli Stati Uniti fanno finta di niente. Intoccabile fino a quando il 28
luglio mette piede in Europa e trova Garzon giudice di turno. Freisa Cea
Villalobos è tornata a Bologna per curare una malattia. La lunga rincorsa non
l'ha stancata: "Voglio vivere fino a quando un tribunale condannerà
Podlech e tutti gli assassini come lui". di Maurizio Chierici / Segue
dalla prima.
(
da "Unita, L'" del 03-08-2008)
Argomenti: Laicita'
Stai consultando l'edizione del "Banale etichettare la
discussione come uno scontro tra laici e cattolici,
la politica mantenga su questi temi uno sguardo laico".
(
da "Unita, L'" del 03-08-2008)
Argomenti: Laicita'
Stai
consultando l'edizione del Quell'Italia che non crede all'Europa Marianna Madia
La Camera ha ratificato il trattato di Lisbona, il testo che sostituisce la
cosiddetta "Costituzione europea" bocciata nel 2005 dai referendum in
Francia e Olanda e che regolerà il funzionamento dell'Unione europea nei
prossimi anni. Leggendo i resoconti della discussione al Senato, si rimane
profondamente colpiti dall'intervento del senatore Marcello Pera. L'ex
presidente di Palazzo Madama rappresenta la massima espressione
dell'anti-europeismo che serpeggia in alcuni settori della maggioranza. Le
argomentazioni di Pera sono dure come pietre. Il senatore imputa all'Europa il
peccato originale di aver generato un'ideologia europeista, che confonde la realtà
con una visione distorta e falsata rispetto alle necessità dei popoli europei. Impregnata di illusioni ideologiche quali il laicismo, il pacifismo neutralista,
l'antiamericanismo, l'attuale costruzione europea rappresenta "l'ultimo
rifugio" per una sinistra residuale. La religione dell'europeismo a tutti
i costi è una comoda nicchia ideologica per non affrontare i problemi concreti
degli europei. L'integrazione o è destinata a fallire oppure, nel
migliore dei casi, a vivacchiare nell'indifferenza. Pera propone in pratica un
ritorno alla configurazione politico-istituzionale precedente il 1957. Si
tratta di posizioni estreme. Argomentazioni come quelle di Pera e altre
espresse in maniera più rozza da esponenti del Carroccio dimostrano che i
sentimenti anti-europei sono presenti anche in Italia e trovano spazio tra
autorevoli rappresentanti dei partiti oggi al governo. È un momento difficile
per l'integrazione europea. Il trattato viene approvato da tutti i parlamenti
dell'Unione e bocciato in Irlanda, nell'unica consultazione popolare promossa
per ratificarlo. Credo che l'Europa paghi anche colpe non sue. La competizione
sempre più difficile con altre economie come quelle asiatica e
latino-americana, le speculazioni sulle materie prime, le crisi finanziarie legate
al mercato dei mutui: tutti elementi che hanno portato serie preoccupazioni nei
cittadini europei. Le difficoltà economiche e la crisi di fiducia si riflettono
sulle istituzioni europee. L'Europa viene considerata un meccanismo eccessivo,
legato a grandi interessi economici e finanziari distanti da quelli dei comuni
cittadini. È impersonata da una burocrazia fredda e assente capace soltanto di
imporre la spada di Damocle del contenimento della spesa a discapito delle
esigenze di protezione sociale delle persone. In pratica si percepisce l'Europa
come qualcosa che toglie sicurezza, protezione, identità e che non da nulla in
cambio. In un momento così difficile penso che ogni europeista debba alzare la
testa. Vorrei rispondere a Pera rovesciando le sue accuse. È vero, un'ideologia
europeista esiste, ma è un fatto positivo. Credere nell'Europa e nei principi
che essa rappresenta quali la pace tra i popoli, la crescita dell'individuo,
l'inclusione, la democrazia e la giustizia sociale vuol dire rifiutare i
localismi esasperati, gli egoismi razziali, i fanatismi religiosi e le
soluzioni autoritarie. Le ideologie non sono un qualcosa di assolutamente
negativo: dipende da cosa dicono e dall'uso che se ne fa. Appartengo a una
generazione che attraverso i viaggi, la mobilità studentesca e l'evoluzione
tecnologica ha conosciuto l'Europa e la vive oggi come orizzonte della propria
vita adulta. Molti di noi, in verità anche a causa della crisi italiana, vanno
a vivere e lavorare a Berlino, Parigi, Londra. La nostra generazione è
consapevole di non poter ereditare le sicurezze conquistate dai propri genitori
ed ha accettato la possibilità di potersi muovere nello scenario continentale.
Non è solo un discorso di nicchia che riguarda i ricercatori o i manager. Le
recenti notizie sul reclutamento di infermieri italiani per gli ospedali
inglesi e altri lavoratori specializzati confermano questa tendenza. Per questo
abbiamo bisogno dell'Europa. Per questo è importante il trattato che ne innova
e migliora il funzionamento. Si tratta di un testo con molti problemi, ma è
l'unico compromesso accettabile. Dal punto di vista del lavoro reca
l'importante innovazione di riconoscere il dialogo tra le parti sociali come un
valore promosso dall'Unione. Ha il grandissimo limite di non considerare il
welfare una materia comunitaria, ma di lasciarlo ai singoli Stati. Quando la Ue
assumerà su di sé gli ambiti del welfare, ed Europa diverrà sinonimo di
protezione sociale, i referendum sui trattati saranno vinti a grandissima
maggioranza. Nel frattempo occorre andare avanti con l'integrazione. Deputata
PD in commissione Lavoro.
(
da "Stampa, La" del 03-08-2008)
Argomenti: Laicita'
USSEAUX
Convegno tra tedeschi valdesi e cattolici In questo
fine settimana, a Usseaux e Fenestrelle, si sono dati appuntamento un centinaio
di tedeschi che hanno antiche origini italiane. I loro avi, a metà del 1400,
avevano lasciato le valli valdesi perché considerati eretici. E oggi il comune di Usseaux vuole ricordare quei tristi momenti con il
convegno "Cattolici e Valdesi: dai conflitti alla convivenza". I
lavori sono divisi in due giorni, ieri è stata la volta degli storici con gli
interventi di Bruno Bellion, Giuseppe Trombotto, Daniele Tron, Gabriel Audisio
e Gabriella Marini Nevache, che hanno parlato del movimento valdese prima degli
anni della riforma. Oggi nel vicino forte di Fenestrelle si svolgerà un
momento di feste e di dibattito su "Incontro tra le genti". Spiega il
sindaco di Usseaux, Adriano Sgarbanti: "La decisione di realizzare questo
incontro sulle sponde del nostro lago del Laux ha radici storiche, infatti in
una piazza del paese si erano radunati circa 140 Barba valdesi, cioè i
predicatori itineranti, per decidere di partecipare alla riforma valdese.
Inoltre sembra che nella metà del 1500 qui si tenesse un Sinodo. Ora quella
piccola piazza si chiama Ploso d'la Priero, piazza della Preghiera". Ad
Usseaux, paese noto anche per le meridiane e i murales, adesso se ne vogliono
realizzare di nuovi sulle case, per narrare la storia dei valdesi e dei cattolici nella valle, due religioni egualmente importanti
per questo territorio. "I tedeschi - continua il sindaco di Usseaux - sono
molto legati alle loro origini. Infatti vengono sovente in Italia per ricordare
le difficoltà che i loro antenati hanno vissuto. Il nostro comune mantiene dei
rapporti costanti con la città tedesca di Nordheim. Non si tratta di un gemellaggio
con scambi ed incontri delle amministrazioni comunali e delegazioni, ma
puntiamo ad un contatto continuo con gli amici tedeschi anche per quanto
riguarda momenti di incontro con le popolazioni".\.
(
da "Corriere
della Sera" del
03-08-2008)
Argomenti: Laicita'
Corriere
della Sera - NAZIONALE - sezione: Cronache - data: 2008-08-03 num: - pag: 21
categoria: REDAZIONALE Milano Un'infermiera veglia sulle "bottiglie per la
vita" Il voto su Eluana e l'ira del papà "Molti parlano senza
sapere" MILANO - Le sposta, le cura. Le butta quando sono vuote. E se
arriva qualche turista spiega il loro significato. Una bottiglia per la vita.
Bottiglie d'acqua per "salvare" Eluana Englaro, la donna in coma da
16 anni al centro di una battaglia etico-legale. La campagna era stata lanciata
da Giuliano Ferrara. Ma Dejzi Arantes, un'infermiera serba in Italia da
vent'anni, porta avanti il messaggio e passa tutti i giorni davanti al Duomo di
Milano "per riordinare le centinaia di bottiglie che vengono lasciate qui
ogni giorno". Da chi? "Da chi ha a cuore la sorte, la vita di
Eluana". E in effetti da quindici che erano a metà luglio, ora le
bottiglie occupano un grande spazio sul lato sinistro del sagrato. Ma Dejzi non
si ferma qui, perché appende "anche articoli di giornale che spiegano la
vicenda. Non possiamo lasciarla morire in silenzio". Così al giovane
inglese sorpreso e incuriosito, spiega il significato di quella distesa di
plastica. E lo convince al punto che il ragazzo, un paio di minuti dopo,
ritorna a sua volta con una bottiglia. Chi entra a visitare la cattedrale
incuriosito la osserva. Qualcuno ci chiacchiera. Lei ha tempo per tutti,
"perché questa è una buona causa". Già, perché questa storia le
"ricorda quella di una mia compaesana che ho curato per molti anni tra le sofferenze
- spiega l'infermiera -. Per questo ci credo e ogni giorno mi impegno a tenere
pulito e in ordine questo spazio". E c'è molto da fare. Ogni mattina trova
"resti di panini buttati dopo i ritrovi della notte. Qualcuno si beve
anche l'acqua delle bottiglie". Lei non si arrende e sfida le occhiate di
tutti quelli che non la pensano come lei. Il dibattito sul futuro di Eluana
continua. E non solo in Parlamento. Dal punto di vista giuridico La si dovrà
attendere la data di fissazione dell'udienza nella quale la Corte d'appello
civile di Milano valuterà se sospendere, come chiesto dalla Procura generale in
attesa del ricorso in Cassazione, l'esecutività del decreto che autorizzava la
famiglia a interrompere il trattamento che tiene in vita la donna. Rimangono
diversi nodi da sciogliere. Francesco D'Agostino, presidente dell'Unione giuristi cattolici italiani, si dice favorevole a una legge, purché si seguano
"le sagge indicazioni" date dal Comitato nazionale di bioetica. Ma
Maurizio Mori, presidente della Consulta Bioetica Onlus, ribatte che "le
ragioni del ricorso della procura sono incomprensibili e dettate da pressioni
dell'integralismo cattolico ". Se i tempi della vicenda si
allungano ancora, il padre, Beppino Englaro, annuncia "il silenzio
assoluto, finché non sarà scritta la parola fine". Anche perché si parla
di questo caso "a tutti i livelli. Il più delle volte senza conoscere la
realtà". "custode" Dejzi Arantes: c'è chi di notte beve l'acqua
delle bottiglie davanti al Duomo, ma io non mi arrendo Benedetta Argentieri
L'acqua per Eluana Erano
(
da "Corriere
della Sera" del
03-08-2008)
Argomenti: Laicita'
Corriere
della Sera - NAZIONALE - sezione: Terza Pagina - data: 2008-08-03 num: - pag:
35 categoria: REDAZIONALE Carteggi Il dialogo interrotto di Jonah Lynch con
David Gritz, ucciso da un kamikaze palestinese Amicizia
oltre la morte fra un cattolico e un ebreo "G li elicotteri che giravano
sulla città ricordavano quella che qui la gente chiama "la
situazione", ha matzav. D'un tratto ho paura. Quell'uomo che si avvicina
laggiù…". Finisce così, con una frase interrotta in una lettera
incompiuta, il lungo carteggio tra David Gritz ( nella foto) e Jonah Lynch.
Due amici, entrambi nati nel 1978. David francese, Jonah americano. Due
agnostici, divenuti uomini di fede anche attraverso la loro amicizia. Jonah
diventerà sacerdote cattolico, e ora è vicerettore del seminario della
Fraternità dei missionari di San Carlo Borromeo, organizzazione presente nei
cinque continenti. David approfondirà sempre più le sue radici ebraiche, fino a
condividere nel modo più profondo e drammatico le sofferenze del suo popolo.
L'uomo che David Gritz sente avvicinarsi - di cui scrive nella bozza di lettera
mai spedita trovata nelle sue carte, e indirizzata a Jonah - è l'attentatore, e
con lui la morte. Nell'estate del 2002, David si era iscritto all'Università
ebraica di Gerusalemme, dov'è stato ucciso in un
attacco terroristico il 31 luglio 2002. La data in cui si interrompe il
carteggio tra i due amici, ora raccolto da Marietti in un prezioso volume,
Aspettare insieme (pagine 160, e 14). Il titolo viene da un passaggio di una
lettera di Jonah a David: "Da questa esperienza semplice è scaturita la
mia grande speranza. "Tu non morrai". Nell'amicizia abbiamo gustato un poco di ciò che sarà la vita eterna. L'aspettiamo
in questa vita temporale piena di gioia e dolore, di amore e violenza, luci e
ombre. Ma aspettiamo insieme". La scoperta della fede, sia pure di fedi
diverse, è l'esito di un viaggio cominciato per entrambi a Montréal, nel
settembre del 1996, dove Jonah arriva dall'Oregon e David da Parigi, e concluso
nel cimitero ebraico di Montparnasse, dove David viene sepolto in una cerimonia
voluta dal governo francese cui Jonah partecipa con un senso di disagio e
straniamento, quasi aggrappato a una frase pronunciata poco prima da Papa
Wojtyla, che lega indissolubilmente la pace non solo alla giustizia, come da
dichiarazioni dei politici, ma anche alla misericordia. Un dialogo tra coetanei
che vengono da storie e vanno incontro a esiti diversi, ma trovano momenti di
grande consonanza nella musica - violinisti entrambi, innamorati del Canone di
Pachelbel - e nella preghiera, esercitata attraverso i testi sacri comuni all'ebraismo
e al cattolicesimo: i salmi. Ad avvicinare ulteriormente i due amici è la
figura carismatica del fondatore della Fraternità San Carlo, Massimo Camisasca,
storico di Comunione e Liberazione e suo "ambasciatore" in Vaticano.
Ed è Camisasca a firmare la postfazione che in poche pagine esprime il senso
profondo dell'incontro da cui scaturisce il libro: "Ci sono persone che ci
accompagnano tutta la vita, amici che hanno la consistenza di certi alberi, che
non si piegano a nessuna avversità; altre invece ci passano accanto per
momenti, brevi stagioni, come lampi della notte, il cui fulgore rimane però a
illuminare tutto il resto dei nostri giorni. David Gritz è appartenuto per me a
questa seconda categoria di persone. è un ragazzo che ho incontrato tre o quattro
volte, ma la cui intensità di sguardo e di cuore non mi lasceranno più. E vivo
nell'attesa di incontrarlo di nuovo con tutte le persone più care ". Aldo
Cazzullo.
(
da "Corriere
della Sera" del
03-08-2008)
Argomenti: Laicita'
Corriere
della Sera - NAZIONALE - sezione: Focus - data: 2008-08-03 num: - pag: 9
categoria: REDAZIONALE La demografa France Prioux studia da anni l'andamento
della fecondità "Gli aiuti di Stato? Ci sono da un secolo Roma, Madrid e
Londra cominciano ora" PARIGI - Tanta arte ha messo FranÇois Truffaut nel
raccontarsi bambino in Francia, piccolo ladro di una macchina da scrivere nei
Quattrocento colpi, quanta scienza France Prioux, demografa dell'Ined (Institut
National des Etudes Démographiques) e specialista della fecondità in Francia e
in Europa, mette da decenni nei suoi studi. Nell'ultimo numero di luglio e
agosto della rivista Population et Sociétés, con l'aiuto di Arn aud Ré
gnier-Loilier, la Prioux analizza l'influenza della pratica religiosa nei
comportamenti famigliari. Le donne nate nel 1960 che si considerano cattoliche
praticanti hanno in media 0,5 figli in più delle altre. Si conferma quindi
l'attenzione ai valori tradizionali e ai precetti della Chiesa che limitano il
ricorso alle pratiche anticoncezionali. Ma non è per questo che la Francia ha
con l'Irlanda l'indice di natalità più alto d'Europa. "Le nascite degli
ambienti più strettamente cattolici rappresentano
una parte molto piccola dei bambini che vedono la luce in Francia – sostiene la
Prioux - . E non bisogna sopravvalutare neppure il contributo degli immigrati
di religione musulmana. Soprattutto, le generazioni successive finiscono per
avere un tasso di natalità del tutto simile alle famiglie di più lontane
origini francesi". Se oggi ogni donna ha circa 1,9 figli, senza il
contributo delle madri immigrate la cifra scenderebbe di poco, a 1,8. "Il
punto è che la società francese è decisamente laica, la
religione ha poco peso. C'è un grande aumento delle nascite fuori dal
matrimonio, che rappresentano ormai circa il 50 per cento del totale". Da
anni si parla della crisi economica ed ideale della società francese, il
"declinismo " è diventato una categoria di pensiero contro la quale
il presidente Sarkozy ha costruito parte del suo successo elettorale dell'anno
scorso, finendo però risucchiato - almeno per adesso - nella solita
insoddisfazione dei suoi concittadini verso l'Eliseo (appena risalita
nell'ultimo sondaggio a un comunque poco lusinghiero 40%). Anni fa l'allora
presidente Chirac si lanciò in un'invettiva contro la morosité, miscela
tipicamente francese di svogliatezza, sfiducia nel futuro, malumore e posa
sbuffante da perenni scontenti che talvolta sfocia in autentica depressione.
Come spiegare allora i tanti figli, frecce scoccate verso il futuro? Secondo la
Prioux l'andamento contingente dell'economia non influisce più di tanto. Conta
semmai la tradizione decennale di sostegno statale alle famiglie. Italia,
Spagna e Gran Bretagna non hanno una vera politica famigliare, mentre la
Germania ce l'ha ma a favore soprattutto delle madri che non lavorano. Siccome
le donne tedesche raggiungono spesso incarichi importanti (la cancelliera
Merkel è solo il caso più evidente), il risultato è che il tasso di natalità
tedesco resta basso. La Francia invece, con i Paesi scandinavi, cerca di
sostenere le madri lavoratrici. Avere una famiglia numerosa resta legato in
maggioranza ad ambienti socio-economici medio- bassi, ma in generale le misure
del governo francesi sono efficaci nell'incoraggiare la natalità.
"All'inizio del Novecento, i politici francesi hanno dovuto per primi
affrontare la denatalità e hanno deciso di prendere misure per contrastarla.
Quello che alcuni governi europei cominciano a fare adesso, in Francia è
patrimonio comune delle forze politiche da un secolo". \\ La tradizione di
fare figli viene da lontano, anche se ora il 50% delle nascite avviene fuori
dal matrimonio France Prioux, demografa dell'Ined S. Mon.
(
da "Corriere
della Sera" del
03-08-2008)
Argomenti: Laicita'
Corriere
della Sera - NAZIONALE - sezione: Libri - data: 2008-08-03 num: - pag: 34
categoria: REDAZIONALE MEMORIE ALDO RIZZO E LO SCOOP MANCATO Quando Fanfani disse:
ci vuole il Pci al governo "Q uant'è complicata l'Italia, o almeno la sua
classe politica": si avverte un moto d'insofferenza, nella prosa sempre
controllata di Aldo Rizzo, mentre riflette sui tormenti della sinistra italiana
dopo Tangentopoli. D'altronde anche nelle pagine precedenti del "diario di
viaggio" scritto da questo sperimentato giornalista, firma autorevole
della Stampa e a suo tempo direttore del Gr1, non mancano i momenti di
perplessità per i paradossi della Prima Repubblica: lo "scontro
teologico" tra forze laiche teoricamente affini come
Pli e Pri; l'influenza soffocante delle appartenenze partitiche, protese a
"scavalcare l'autorità del direttore", nelle testate della Rai; la
solitudine sospettosa di Bettino Craxi, che lo induceva a tenere "in bella
mostra una rivoltella" nel suo appartamento all'Hotel Raphael. Le
memorie di Rizzo cominciano e si concludono nella natia Giuggianello, paese di
un Salento un tempo poverissimo e oggi trasfigurato dal progresso. Ma non si
snodano soltanto in Italia. Si parla dell'America e delle relazioni Usa-Urss,
dell'ascesa asiatica, dell'integrazione europea. E c'è anche un mancato scoop:
il testo integrale di un'intervista mai pubblicata con Amintore Fanfani, in cui
il "cavallo di razza" democristiano prospettava, nel dicembre
(
da "Unita, L'" del 04-08-2008)
Argomenti: Laicita'
Stai
consultando l'edizione del IL CASO"È stato
ascoltato il suo appello a tornare al Padre. Con solo un decimo delle cure
riservate alla ragazza sarebbe ancora vivo". Sono 1.500 i casi di coma
permanente Pannella: la chiesa ha rispettato Giovanni Paolo II. Ed Eluana? Anna
Tarquini "Wojtyla sarebbe ora vivissimo e nominalmente regnante se si
fossero usati contro di lui anche un decimo solo delle cure che vengono imposte
a Eluana". Qual è il confine tra accanimento terapeutico e libertà di
cura? Tra diritto del paziente e dovere del medico? Marco Pannella lo ha
sintetizzato così, con un messaggio provocatorio ma
chiarissimo per i cattolici che credono nell'obbligo di alimentazione di un corpo.
"Giovanni Paolo II è stato ascoltato quando ha permesso che la sua supplica
("Lasciatemi tornare al Padre") fosse comunque resa pubblica. E
sarebbe ora vivissimo se si fossero usati contro di lui anche un decimo solo
delle cure che vengono imposte da potenti, che impongono a tutti torture
indicibili e inedite con l'uso diabolico delle scoperte scientifiche e del
Potere mondano, ai genitori e alla civiltà costituzionale italiana e
internazionale avendo preso in ostaggio il corpo di Eluana. Perché Eluana non
viene ascoltata?". Il confine è proprio quello segnato da Marco Pannella.
Ed è il nodo che divide in maniera trasversale destra e sinistra: c'è obbligo
di cura? E l'alimentazione è o no accanimento terapeutico e chi è che decide?
La Chiesa dice che non è accanimento, i cattolici
anche e con questa argomentazione, da anni, fermano qualunque ipotetico disegno
di legge. Mille e cinquecento persone in stato di
coma vegetativo permanente, trecentomila quelle che ogni anno entrano in coma e
tra loro settecento sono i bambini. La famiglia Englaro dà per scontata la
sospensione della sentenza e si prepara alla battaglia legale. L'istanza
dovrebbe arrivare nei prossimi giorni sul tavolo del collegio di turno; sarà
poi fissata un'udienza alla quale saranno convocate anche la parti: il padre di
Eluana, in qualità di tutore della figlia, i suoi legali gli avvocati Vittorio
Angiolini e Marco Cuniberti, e il curatore speciale di Eluana, Franca Alessio.
Dopo questo passaggio la Suprema Corte dovrà fissare in tempi non molto lunghi
(si parla alla ripresa dell'attività dopo le ferie) l'udienza per decidere se
il ricorso del pg è inammissibile o valutare se accogliere la richiesta di
accertare ancora l'effettiva irreversibilità dello stato
vegetativo permanente di Eluana. Infatti, sul piatto della bilancia, la Procura
generale di Milano ha voluto rimettere in discussione un argomento che pesa
molto di più e che rimette tutto in discussione. "Non vi è certezza sul
fatto che il paziente in stato vegetativo permanente
sia del tutto privo di consapevolezza", ha scritto nella motivazione del
ricorso il pg Maria Antonietta Pezza scontrandosi anche con i colleghi della
procura. "La scienza medica è in continua evoluzione e illustri sanitari
hanno evidenziato che gli studi più aggiornati dimostrano come in alcuni
pazienti in stato vegetativo permanente sia
possibile ottenere risposte che danno conto di una residua possibilità, spesso
elementare, di percepire impulsi dall'ambiente con correlata analisi e
discriminazione delle informazioni". È "para para" la tesi
sostenuta da un gruppo di 25 neurologi universitari e del servizio sanitario
nazionale ha scritto al procuratore generale presso la Corte d'Appello di
Milano e, per conoscenza, al presidente della Repubblica e al Governo,
chiedendo lo stop all'esecutività della sentenza che autorizza Eluana Englaro a
morire. È la tesi di un famoso specialista cattolico come Gian Luigi Gigli, una
tesi cui risposero, il giorno dopo, il doppio degli specialisti sostenendo che
i veri medici non parlano mai di "risvegli impossibili". Eppure il
magistrato Maria Antonietta Pezza ha ragione di porre in questi termini la
domanda. La condizione di coma o stato vegetativo
può essere definita, con sicurezza, irreversibile? Nel 2005 una commissione del
ministero della Salute aveva affrontato questo nodo arrivando ad una soluzione alternativa.
Non si può arrivare a una definizione di coma o stato
vegetativo irreversibile, ma cronico sì. La differenza - spiegarono gli esperti
della Sanità - è se il paziente non presenta miglioramenti clinici sostanziali
per un certo arco di tempo. Si tratta di un periodo superiore ad un anno per i
pazienti che hanno subito traumi e superiore a sei mesi per quelli nei quali lo
stato vegetativo è conseguenza di fenomeni di
anossia, ovvero mancanza di ossigeno. "Nel caso di Eluana - sostennero
sempre gli esperti - si può dire che si tratta di uno stato
vegetativo cronico, ovvero di una condizione nella quale le possibilità di
ripresa sono davvero minime". Ma possibilità dire possibilità minime è
cosa diversa da impossibili e "cronicità" è parola diversa da
"irreversibilità". Ecco spiegata la scelta della motivazione del
ricorso. Ecco spiegato perché avranno ragione di fermare tutto.
(
da "Unita, L'" del 04-08-2008)
Argomenti: Laicita'
Stai
consultando l'edizione del L'altra metà del Sud America Maurizio Chierici Segue
dalla Prima M a le regole del potere invecchiano e la disattenzione degli anni di
Bush cambia la scena. Mutazione rosa che vede tre signore protagoniste della
politica. Due presidenti eletti senza gli intrighi dell'altra America com'era
successo per la Moscoso di Panama e Violeta Chamorro in Nicaragua. Quegli anni
novanta, un secolo fa. Invece Michelle Bachelet e Cristina Fermandez Kirchner
sono state scelte da chi ne ascoltava i programmi e poi votava, sperando che le
donne cambiassero il mondo. Non passionarie dal rimbombo retorico. Signore
garbate in tailleur. Escono dai salotti delle cento famiglie da sempre
protagoniste in Cile e Argentina. Un'ora di ginnastica al mattino, e via in
ufficio: palazzo della Moneda (dove è morto Salvador Allende), Casa Rosada
nella quale si aggira il fantasma di Peron ma anche di Videla e dei generali P2
che hanno sepolto una generazione di ragazzi argentini. Il passato sembra
chiuso anche se Michelle e Cristina (nate nel '51) vengono da quel passato.
Michelle torturata perché figlia di un generale d'aviazione fedele ad Allende.
Il suo cuore si è arreso ai ferri dei carcerieri. Per ricominciare la vita,
Michelle ha fatto il giro del mondo: profuga in Australia e Germania Est. Torna
appena Pinochet declina. Fa politica coi socialisti, diventa ministro della
difesa in gonnella nel continente dei generali. Un po' delle alte uniformi che
l'avevano perseguitata sono costrette a giurarle fedeltà: fedeltà al ministro,
fedeltà al capo dello Stato. Insomma, il Cile volta pagina senza ripulire gli
angoli sporchi dell'alta borghesia. Tre anni dopo il trionfo, chi ha votato
Bachelet si chiede se davvero è cambiato qualcosa o se le tragiche
disuguaglianze sociali formalizzate dalla dittatura per conto degli impresari
che continuano a far ballare i politici, sono solo un brutto ricordo. Se
davvero la fatica del vivere della gente qualsiasi si è addolcita nelle nuove
regole di un paese prospero, management che incanta Wall Street e i giapponesi.
Purtroppo la Bachelet, come ogni altro presidente uomo della democrazia
ritrovata, é prigioniera di interessi che non consentono di trasformare
l'infelicità nella speranza. La vecchia rete lega le mani di una transizione
ormai più lunga della dittatura. Patricia Verdugo, giornalista e scrittrice che
ha sfidato i militari ed è stata emarginata fino all'ultimo respiro da un
establishement che non intende ridiscutere un solo privilegio; la Verdugo,
raccontava nei libri e nelle chiacchiere con noi amici quando andavamo a
trovarla per capire l'immobilità della società più moderna dell'America Latina;
raccontava che ogni legge o progetto deve essere approvato dai grandi interessi
prima di arrivare sui banchi del parlamento. Ammorbidita la volgarità di
Pinochet, la sostanza non cambia. Scuole sempre più private. Prosperano le università Cattoliche, di gran moda l'università
delle Ande, Opus Dei, e poi laiche e massoniche (portacenere e tshirt con
triangoli e compassi). La classe dirigente che coltiva ambizioni può studiare
solo lì. Difficile far carriera se la laurea è pubblica. E dalla laurea
si scende ai licei: il privato garantisce il futuro negato alle scuole di stato. Ma bisogna pagare e col 36 per cento della
popolazione che tira la cinghia malgrado il trionfo di esportazioni e affari,
chi paga sono sempre gli stessi. E le poltrone e i privilegi passano di padre
in figlio. Ecco le rivolte dei "pinguini", bianco e nero delle divise
degli studenti. Cariche di polizia, ragazzi in galera o bastonati. Sindacati in
allarme perché i conti non tornano. Spariscono i letti dagli ospedali pubblici;
si allungano i letti nelle cliniche private. E la povera Bachelet che con la
laurea in medicina aveva governato la sanità, rincorre promesse che non può
esaudire. Ogni sera radio e Tv dalle proprietà immutabili, e ogni mattina tutti
i giornali (meno La Nacion la cui distribuzione non raggiunge la periferia di
Santiago) la tengono d'occhio, buone maniere cilene subito dimenticate appena
la signora presidente si avvicina troppo alla gente. E la popolarità si
assottiglia. E la perplessità si allarga. Bachelet che sostituisce 9 ministri;
Bachelet alla cui spalle si affaccia chi ne prenderà il posto a fine mandato:
Soledad Alvear, sinistra della democrazia cristiana, l'altra donna della
Concertazione socialisti-Dc. Con un passato da ministro degli esteri viene
annunciata da un partito i cui contorni si sono spesso confusi con i soliti
interessi. Il carattere di una signora che non si arrende dovrà fare gli stessi
conti della Bachelet perché i registi ombra del paese non hanno cambiato nome.
Non ci sta Gonzalo Meza Allende, figlio di Isabel (presidente della Camera dei
deputati), nipote di Salvador Allende. Alla vigilia del voto che dovrà
scegliere in ottobre il sindaco di Santiago e tutti i sindaci del Paese,
annuncia un libro nel quale critica il modello cileno. Racconta la delusione
davanti al governo Bachelet, delusione dei governi di prima e dei governi che
verranno: "Bisogna cambiare questo tipo di democrazia altrimenti non
cambia mai niente". Tant'è che Jaqueline, figlia piccola di Pinochet, si
candida a sindaco della capitale. Di là dalle Ande la popolarità di Cristina
Kirchener è precipitata al venti per cento dieci mesi dopo il plebiscito
dell'elezione al primo turno. Rispuntano le voci polemiche sulla candidatura a
capo del governo decisa senza primarie, impiccio ritenuto inutile: l'ha scelta
il marito-presidente che si è privato di altri quattro anni di Casa Rosada per
riorganizzare a sinistra il partito dell'eterno Peron suscitando il sospetto di
essere un presidente ombra. Cristina è simpatica, sorriso garbato e voglia di
rendere civile il paese del grano, della carne e della soia, ma dove nel Chaco
si muore di fame (non è un modo di dire) mentre le esportazioni volano verso il
mondo che può. Cristina rimedia all'ingiustizia imponendo vere imposte alle
holding agricole mai tanto prospere. Comincia il braccio di ferro nelle piazze.
Blocchi stradali lunghi tre mesi. Adunate di descamisados contrastano la marcia
delle impellicciate che rabbrividiscono nell'inverno australe. Paralizzano il
paese, sgretolano il governo appena nato. La signora Kirchner non si arrende:
"deciderà il Parlamento" dove la coalizione non ha problema di
numeri. All'improvviso li ha: Julio Cleto Cobos, presidente del senato e vice
presidente della repubblica, transfuga dal partito radicale, rompe la
coalizione e vota a favore degli agrari. "Perché non è con le tasse che si
risolvono i problemi sociali". Frana il governo, sostituzione di ministri.
La signora presidente si arrende mentre tamburi a festa rimbombano nei
quartieri eleganti di Buenos Aires e la quattro anime degli agricoltori si
riuniscono in un comunicato: "La nostra lotta contro le imposte ha
rafforzato il Paese che diventerà più ricco". Più ricco per chi? Mentre il
70 per cento delle tasse raccolte da Stati Uniti, Canada, Europa e Giappone é
pagato da persone fisiche e il 27 per cento dalle società, in Argentina e
Brasile la percentuale si rovescia: 35 per cento dai redditi individuali, il 65
dalle aziende che poi scaricano le tasse sui consumatori. Storie dell'altro
mondo, ma anche storie italiane. Soldi in fuga verso paradisi fiscali o villoni
nella sabbia di Miami. Ingiustizia che alimenta le inquietudini. Ogni dieci
anni scoppiano e ogni dieci anni qualcosa minaccia la convivenza e apre ipotesi
pericolose: da Peron alla dittatura militare, da Menem allo sbando dell'economia,
adesso tasse ed esportazioni. Il dubbio resta: di sicuro in Argentina comanda
un Kirchner, ma Kirchner marito o Kirchner moglie? Il machismo non rappresenta
solo la malinconia di ieri. Le signore presidenti vengono spesso usate come
bella copertina di un potere che non si rassegna. Della terza donna che accende
il continente latino abbiamo parlato tanto. Il ritorno di Ingrid Betancourt sta
aprendo attese e appetiti. Nelle vacanze all'Avana, Gabriel Garcia Marquez
confida a Mauricio Vincente del Pais: "Il suo ritorno è l'inizio di
qualcosa. Non so cosa. Tutti le stanno addosso per sfruttarne l'immagine con
l'egoismo di chi vuole scalare, rafforzare, allungare le proprio fortune":
Uribe e Sarkozy. Gabo conosce Ingrid da quand'era bambina. Ma sa poco della donna
ex candidata alla presidenza contro Uribe. Ha sfogliato il suo libro - "La
rage au coeur", in italiano "Forse mi uccideranno domani" - ma
non si è misurato con la passione di un'intellettuale che voleva trasformare la
politica colombiana col radicalismo respirato a Parigi. Appena libera è volata
in Francia e non è più tornata a Bogotà. Nessuno sa cosa potrà decidere quando,
smaltita l'euforia della libertà, psicologicamente riemergerà dal limbo di sei
anni di niente. Il Nobel per la pace (che l'Unità ha proposto aggregando altri
Nobel, intellettuali, migliaia di persone) può trasformarla in ambasciatrice
universale dei diritti umani. Sa cosa vuol dire prigionia e tortura,
umiliazioni e lo sfinimento del cuore. La polemica imprudente è sempre stata la
sua arma migliore. Ma l'imprudenza é ormai indispensabile perché non esistono
solo le Farc e i loro prigionieri, i massacri di Darfur, Iraq, Iran, Cecenia.
Non sono solo Cina e Birmania a tener sotto chiave milioni di incolpevoli e
Guantanamo non è l'ultimo gioiello dell'eredità Bush. La prigione galleggiante
del vice ammiraglio David Brewer - gigantesca nave d'assalto anfibio
USNS-Stockam - è l'inferno delle torture appena rivelate ma ancora nascoste
nella base Usa Diego Garcia, isola inglese dell'oceano Indiano. Scioglilingua
dei misteri. Ad Ingrid Betancourt non basterà una vita per scoprire e
cancellare il prontuario di queste barbarie. Se è rimasta l'Ingrid di prima non
si darà pace e tante cose potrebbero cambiare. C'è chi spera che in autunno
riprenda l'aereo per l'America Latina. La melma colombiana (narcos e corruzione
paramilitare) soffoca la politica e se la Betancourt tornerà alla politica non
accetterà ombre in doppiopetto alle spalle. Il suo coraggio può diventare
l'esempio liberatore per chi é paralizzato da paura e poteri che soffocano.
Sono in tanti ad aspettare una donna così. In fondo, illudersi non costa
niente.
(
da "Unita, L'" del 04-08-2008)
Argomenti: Laicita'
Stai
consultando l'edizione del Lettera dalla Stazione di Bologna Segue dalla Prima
I miei figli, allora ventenni, viaggiavano in lungo e in largo l'Italia. Poteva
capitare a chiunque. Lo considero un miracolo il fatto che ci è andata bene.
Sono costituzionalmente antifascista e atea. L'andare a
Bologna il 2 agosto lo considero un pellegrinaggio laico. Sono stata ad
attendere due ore il mio treno nella sala d'aspetto alla stazione. Quella sala
d'aspetto dove ci fu la deflagrazione. Non sono state due ore sprecate,
consiglio a tutti di farlo: leggere quegli 85 nomi, l'età, pensare a quanti
anni avrebbero ora, al loro futuro che non c'è stato... Ho provato a contare le persone in attesa nella sala,
erano sempre meno di 85 e molti moltissimi, come allora erano bambini... Ti
viene un magone ... È il minimo che si possa fare andare a Bologna il 2 di
agosto. Spero di farcela anche l'anno prossimo. Un cordiale saluto e buon lavoro.
Brunella Toscani, Volterra.
(
da "Giornale.it,
Il" del
04-08-2008)
Argomenti: Laicita'
N. 31
del 2008-08-04 pagina
(
da "Corriere
della Sera" del
04-08-2008)
Argomenti: Laicita'
Corriere
della Sera - MILANO - sezione: Cronaca di Milano - data: 2008-08-04 num: - pag:
3 categoria: REDAZIONALE L'appello Chi dà lavoro a uno straniero non in regola
rischia fino a un anno di carcere e 5 mila euro di multa. "Senza di loro
le nostre aziende sono in crisi" "Siamo pronti ad assumere 35 mila clandestini"
Le piccole imprese: sono operai irregolari, ma già lavorano nelle nostre ditte.
Subito un nuovo decreto flussi Marco Accornero (Unione artigiani):
"Vogliamo far lavorare questa gente alla luce del sole. Senza sentirci
fuorilegge" Immigrazione: i piccoli imprenditori milanesi tornano
all'attacco. E chiedono la possibilità di regolarizzare i 35 mila clandestini
che - in stragrande maggioranza - lavorano già in
fabbriche/laboratori/cantieri. "Abbiamo chiesto di poter mettere in regola
manodopera per noi preziosissima - dicono in sostanza i sciur Brambilla che
operano intorno al capoluogo lombardo -. Ma sappiamo già che l'80 per cento
delle domande sarà rigettato. Lasciateci lavorare: il governo vari un nuovo
decreto flussi ". Milano è in testa alla classifica delle province per
numero di richieste di regolarizzazione: 78.764. Di queste, 44 mila domande
riguardano badanti mentre le restanti 35 mila appartengono a lavoratori di
tutti gli altri settori. I posti disponibili sono 6.142. Il che significa che
l'83 per cento delle richieste resterà deluso. Il grosso delle domande è stato vagliato, tanto che 4.516 nulla osta sono già stati
inviati, pari al 74 per cento del totale. Per le badanti il governo ha promesso
un occhio di riguardo. Si parla di un secondo decreto flussi a cui ammettere le
domande già inoltrate a dicembre. Nessuna concessione, invece, per muratori,
manovali, operai. Ma i piccoli imprenditori di Milano e hinterland non si
arrendono. I più preoccupati sono gli artigiani, che avevano già sollevato il
problema qualche mese fa. "Le nostre sono piccole attività che operano in
settori in cui la manodopera straniera è diventata indispensabile. Sulle 12
mila domande di regolarizzazione che abbiamo presentato ci sono scritti i
nostri nomi e i nostri indirizzi. Vogliamo far lavorare questa gente alla luce
del sole. Senza sentirci fuorilegge", lancia un appello Marco Accornero,
segretario generale dell'Unione artigiani di Milano. "Molti dei nostri
associati saranno posti di fronte a un bivio. O chiudere l'azienda. O far
lavorare in nero i dipendenti clandestini. Non chiedeteci di lasciare affondare
le attività a cui abbiamo dedicato una vita", continua Accornero. Che
aggiunge: "Un muratore non vale meno di una badante. Si sottopongano pure
le richieste di regolarizzazione a un vaglio rigorosissimo. Ma non si boccino a
priori". Chi dà lavoro a uno straniero senza permesso di soggiorno rischia
da tre mesi a un anno e 5.000 euro di ammenda. "Queste sanzioni esistevano
già, non sono state introdotte dal decreto
sicurezza", precisa Ennio Codini, docente di Diritto alla Cattolica. Di
fatto le sentenze di condanna a carico delle imprese sono pochissime. Rarissime
quelle che riguardano le famiglie. Certo è che negli ultimi anni si è allargato
il divario tra il ingressi previsti con i flussi e le richieste di famiglie e
imprese. "Il risultato è che i clandestini aumentano al ritmo di
150 mila l'anno - fa il punto Codini -. Siamo tra i Paesi industrializzati con
le più alte concentrazioni di clandestini sul territorio. A oggi si parla di
6-700 mila persone". Vie d'uscita? "Si potrebbero legare i flussi
all'occupabilità invece che al contratto di lavoro. D'altra parte la chiamata
dello straniero dall'estero è una finzione. E allora meglio fare entrare chi ha
i curriculum più adeguati alle esigenze del sistema produttivo". Rita
Querzé Al lavoro Gli operai stranieri nelle fabbriche artigiane, una risorsa
indispensabile per gli imprenditori milanesi ( foto Meloni).
(
da "Corriere
della Sera" del
04-08-2008)
Argomenti: Laicita'
Corriere
della Sera - NAZIONALE - sezione: Cronache - data: 2008-08-04 num: - pag: 20 categoria:
REDAZIONALE Caso Eluana Via anche la Scaraffia dall'associazione
cattolica. Dallapiccola: nuovo clima La lite sul testamento biologico spacca il
vertice di Scienza e Vita Pessina si dimette: l'apertura alla legge frutto di
un blitz L'accusa: la nuova linea non è stata discussa dall'esecutivo. La
replica: impossibile convocarlo a fine luglio ROMA - Polemiche a Scienza e
Vita, associazione cattolica nata nel 2005 per sostenere il partito del
sì al referendum sulla fecondazione artificiale. Si è dimesso dall'esecutivo
Adriano Pessina, direttore del centro di bioetica dell'università del Sacro
Cuore. Causa, il "blitz" del consiglio di presidenza, coordinato da
Bruno Dallapiccola e Maria Luisa Di Pietro, che a poche ore dall'esodo di
agosto, ha aperto sul testamento biologico ribaltando la precedente posizione
di chiusura. Un tema riportato d'attualità dal caso di Eluana Englaro. Pessina
è rimasto di stucco quando ha letto su Avvenire un articolo che riprendeva un
comunicato uscito sul web dell'associazione: "Un netto cambiamento di
rotta. Si è passati dal rifiuto della legge ad una chiara apertura. E senza che
la nuova linea fosse stata discussa con noi dell'esecutivo - contesta -.
L'ultima volta che ci siamo riuniti, un mese fa, avevamo confermato le nostre
idee. Hanno approfittato del-l'estate, ora sono tutti in vacanza e così
l'iniziativa fa meno clamore ". Il gesto del docente di filosofia morale
segue di qualche settimana l'addio di Lucetta Scaraffia, vicepresidente, una
delle fondatrici: "Il testamento biologico non c'entrava - dice -. Me ne
sono andata per l'impossibilità di arrivare col confronto a un pensiero
collettivo. Siamo nati come luogo di discussione per raggiungere soluzioni condivise.
Noi cattolici sembriamo dall'esterno coloro che
obbediscono a un catechismo imposto, invece tra noi c'è un dialogo molto
ricco". Critiche al metodo. E ai contenuti: "La legge? Una scusa per
scivolare verso l'eutanasia. E sarebbe così vaga e impraticabile da risultare
inutile. L'accanimento terapeutico è già vietato dal codice deontologico. Il
problema vero è la carenza di cure palliative ". Pessina rafforza il
concetto: "La vita non è un bene disponibile. La società ha il dovere di
dare assistenza. Chi tenta il suicidio dopo aver manifestato
una chiara volontà dovrebbe forse essere lasciato morire?". Solidarietà a
Pessina sono giunte da soci dell'esecutivo, tra cui il neurologo Gianluigi
Gigli e la filosofa Laura Palazzani. L'associazione "Medicina e persona
" sul suo sito ha stigmatizzato il nuovo corso che oltretutto si discosta
dall'indagine web svolta da Scienza e Vita. Da un migliaio di medici, no al
testamento biologico. Bruno Dallapiccola commenta poco volentieri: "Ognuno
è libero di scegliere. A livello politico il clima sta cambiando. Pensiamo
all'apertura del sottosegretario Eugenia Roccella. Il progetto di una legge sta
riprendendo quota, non possiamo ostacolarlo a oltranza. A noi tocca vigilare,
batterci sui punti che non condividiamo. Il documento proviene dal consiglio di
presidenza ed elaborato dal portavoce Mimmo Delle Foglie (editorialista de
l'Avvenire) ". E perché non discuterlo con l'esecutivo? "Impossibile
convocarlo a fine luglio", risponde il genetista. Margherita De Bac Eluana
"Acqua per Eluana" (nel tondo) davanti al Duomo di Milano.
(
da "Corriere
della Sera" del
04-08-2008)
Argomenti: Laicita'
Corriere
della Sera - NAZIONALE - sezione: Cronache - data: 2008-08-04 num: - pag: 20
categoria: REDAZIONALE La lettera La Lanzillotta, il Pd e il voto contro la
sentenza di Milano Caro direttore, la non partecipazione del Pd al voto sul
conflitto di attribuzioni deciso dalla Camera contro le decisioni della
magistratura sulla vicenda Englaro è stata letta come una vittoria di
"teodem e rutelliani" contro chi proponeva un secco no. Vorrei
spiegare questa posizione dal mio punto di vista laico e liberale. Come
sottolineato da molti giuristi, il potere legislativo non può contestare il
potere della magistratura di decidere, interpretando le leggi vigenti, i casi
concreti che le vengono sottoposti: il Parlamento può modificare la legge o anche
darne una interpretazione "autentica" ma sempre e solo attraverso una
legge. è il principio di separazione dei poteri. Criticare una sentenza è
ovviamente legittimo. Così come è legittimo interrogarsi su aspetti che la
sentenza Englaro evoca ma che, allo stato, non
trovano risposta nella legge: qual è oggi la certezza sulla definitività delle
acquisizioni scientifiche; a quale età si è abbastanza maturi per il proprio
testamento biologico; qual è il potenziale ancorché inconscio
conflitto tra la persona che sopravvive in stato vegetativo e chi deve accudirla e allo stesso tempo
rappresentarne gli interessi e la volontà? Questioni che non riguardano solo i cattolici ma sulle quali io, laica,
rivendico il diritto a non avere certezze. La non partecipazione al voto ha
voluto quindi esprimere il rifiuto netto dell'uso strumentale di una procedura
(il conflitto di attribuzioni) che normalmente - e non a caso - la
Camera promuove sulla base di decisioni unanimi a tutela delle proprie
prerogative e che qui, al contrario, è stata caricata dalla maggioranza di
motivazioni politiche sul merito delle sentenze. Ma per questa stessa ragione
il no secco non avrebbe riguardato solo il conflitto di attribuzioni ma sarebbe
stato anche letto come la posizione del Pd sul merito
di una vicenda che non può essere risolta con un approccio schematico. Il Pd
deve saper dare risposte nuove alle ansie esistenziali del nostro tempo che
derivano anche dal continuo mutare del confine tra la vita e la morte, dal
tumultuoso avanzare della scienza. Non si tratta di far convivere cattolici e laici in uno stesso contenitore politico sulla
base di un nuovo compromesso o di rappresentare segmenti delle gerarchie
ecclesiastiche, ma di definire una visione originale in sintonia con le ansie
profonde del nostro tempo, rifuggendo da posizioni elitarie lontane dalla
vocazione maggioritaria del Pd. Una nuova visione dell'uomo nell'era della
tecnologia e della globalizzazione potrà essere per il Pd il cemento con cui
amalgamare e tenere insieme le culture in esso confluite. Linda Lanzillotta
deputata del Pd Linda Lanzillotta.
(
da "Corriere
della Sera" del 04-08-2008)
Argomenti: Laicita'
Corriere
della Sera - NAZIONALE - sezione: Sport - data: 2008-08-04 num: - pag: 41
categoria: REDAZIONALE L'intervento Dalle vacanze il Pontefice saluta la Cina
Gli auguri del Papa "Giochi di fraternità" "Lo sport sia pegno
di pace fra i popoli" DAL NOSTRO INVIATO BRESSANONE - Il Papa invia un
"cordiale saluto" agli atleti della prossima Olimpiade e al
"Paese ospitante", augurando che i giochi che iniziano venerdì
risultino un "valido esempio" di convivenza "tra persone delle
più diverse provenienze ". Il suo saluto Benedetto XVI l'ha pronunciato a
mezzogiorno dalla piazza centrale di Bressanone, dove si trova per una vacanza
che è giunta a metà dei 15 giorni in programma. Anche dalla vacanza dunque il
Papa pensa alla Cina e il saluto di ieri si riallaccia idealmente a quello che
ebbe a formulare - già con riferimento all'Olimpiade - il 7 maggio scorso, in
occasione di un concerto che la China Philharmonic Orchestra di Pechino aveva
offerto a Papa Benedetto, in Vaticano, in occasione del terzo anniversario
dell'elezione. Allora per la prima volta il Papa aveva incontrato - in margine
al concerto - l'ambasciatore di Pechino a Roma: ed era stato
un fatto importante, dal momento che Cina e Santa Sede non hanno relazioni
diplomatiche e che da tempo la Santa Sede propone di allacciarle. In
quell'occasione il portavoce del ministero degli Esteri ebbe a dire da Pechino
che il suo Governo era "pronto" a condurre un "dialogo
costruttivo" per "normalizzare le relazioni". Dicono in Vaticano
che da allora a oggi non sono avvenuti passi importanti ma "c'è un cammino
che continua ". Di rilevante nelle parole di ieri c'è il fatto che il Papa
non saluta semplicemente gli atleti e gli organizzatori, ma anche il Paese
ospitante e qualifica i Giochi olimpici come "pegno" di "pace
tra i popoli ". "Venerdì prossimo, 8 agosto - ha detto Benedetto XVI
dopo aver recitato l'Angelus - si apriranno a Pechino i Giochi della XXIX
Olimpiade. Sono lieto di indirizzare al Paese ospitante, agli organizzatori e
ai partecipanti, in primo luogo agli atleti, il mio cordiale saluto, con
l'augurio che ciascuno possa dare il meglio di sé, nel genuino spirito
olimpico. Seguo con profonda simpatia questo grande incontro sportivo, il più
importante e atteso a livello mondiale, e auspico vivamente che esso offra alla
comunità internazionale un valido esempio di convivenza tra persone delle più
diverse provenienze, nel rispetto della comune dignità. Possa ancora una volta
lo sport essere pegno di fraternità e pace tra i popoli ". Alla cerimonia
inaugurale dei Giochi saranno presenti due vescovi, quello di Macao e il
coadiutore di Hong Kong, in rappresentanza della Chiesa
cattolica. Non saranno lì in rappresentanza del Papa, perché mai nessun Papa ha
inviato rappresentanti all'inaugurazione di Giochi Olimpici, ma rappresentando
la Chiesa cattolica di fatto rappresenteranno anche Benedetto XVI. è la prima
volta che un Papa sceglie Bressanone come luogo per le vacanze estive.
Qui Benedetto si trova così bene, ospite del Seminario della diocesi, che per
la prima settimana non è mai uscito dalla residenza se non ieri per l'Angelus.
Luigi Accattoli L'Angelus Papa Benedetto XVI (Emmevi).
(
da "Repubblica,
La" del
05-08-2008)
Argomenti: Laicita'
La
diplomazia Un vescovo tedoforo Vaticano: "Gesto positivo" PECHINO -
Anche un vescovo cattolico ha contribuito al viaggio della torcia olimpica verso
Pechino. Monsignor Peter Fang Jianping, vescovo di Tangshan, a meno di
(
da "Repubblica,
La" del
05-08-2008)
Argomenti: Laicita'
Pagina
III - Milano Angelo Carrieri è rientrato a Taranto da Cesano dopo soli due anni
"Volevo una chance in più ma il Nord non fa per me" Altro che aiutare
la famiglia, erano loro a mandarmi i soldi Quando poi a scuola è comparso un
cartello "Via il preside terrone" ho deciso di andarmene LAURA
BELLOMI A trentasei anni il trasferimento dalla Puglia alla Lombardia per
l'incarico di preside alla scuola media di Cesano Maderno. Dopo due anni, di
cui uno trascorso in aspettativa, la richiesta di trasferimento. Angelo
Carrieri, come mai la sua esperienza al Nord è durata così poco? "Soffrivo
la lontananza da casa, a Taranto avevo lasciato moglie e due figli. Al Nord non
mi sentivo accettato, uscivo dal caseggiato e nessuno mi salutava mentre da noi
il saluto non si nega nemmeno ai cani. Poi mi mancava il mare e i milanesi mi
sembravano solo gente schiacciata dal lavoro". Perché aveva accettato
l'incarico fuori sede? "Per migliorare le condizioni economiche della
famiglia, ma non andò così: alle volte mia moglie doveva mandarmi i soldi per
arrivare a fine mese". Un incentivo economico come quello proposto dal
ministro Gelmini le sarebbe stato utile?
"Assolutamente, quando un professore cambia regione le spese da sostenere
sono moltissime. Un contributo economico è incentivo dovuto e indispensabile,
sono assolutamente favorevole alla proposta del ministro". E se invece si
trattasse di una clausola contrattuale? "Provvedimento altrettanto giusto,
soprattutto per garantire continuità agli studenti". Come fu il suo arrivo
al Nord? "Inizialmente mi sembrò di aver conquistato
la fiducia dei concittadini ma mi sbagliavo, dopo un anno trovai un cartello
appeso al portone della scuola, "via il preside terrone"". è stato in quel momento che ha pensato al trasferimento?
"Sì. Tra l'altro avevo avuto problemi di salute, forse legati anche allo
stress, e siccome a Taranto ricoprivo l'incarico di assessore comunale ho
chiesto e ottenuto un anno di aspettativa". Che cosa le mancava della sua
vita in Puglia? "Gli affetti: anche con le persone con cui avevo legato il
complimento più carino era "non sembri neanche un meridionale". Così
ogni quindici giorni scendevo a Taranto ma il lunedì ero di nuovo a scuola. A
volte in ritardo perché l'aereo non era sempre puntuale, e forse queste mie trasferte
hanno indispettito i docenti". Non c'era niente che le sembrava potesse
valere la pena di lavorare al Nord? "Vivevo la vita sociale e culturale
delle Stelline e dell'università Cattolica, ho incontrato
persone di alto livello ma sentivo che la città non partecipava, rispetto a
Taranto notavo una carenza di impegno culturale e civile". Rimpiange
qualcosa del biennio in Lombardia? "Il profumo di novità che respiravo a
Milano e una consapevolezza: se i miei figli fossero cresciuti al Nord
avrebbero avuto chance migliori per il futuro".
(
da "Repubblica,
La" del
05-08-2008)
Argomenti: Laicita'
Pagina
IX - Firenze "Sono un autarchico è la mia vera fortuna" Monni,
un'estate con Campana Oggi l'attore è a Chiusi. Poi con l'omaggio al poeta in
giro per la Toscana FULVIO PALOSCIA L'estate, per Carlo Monni, è tormento ed
estasi. "Ti chiamano a recitare nella provincia più sperduta, dove
incontri gente dai sorrisi larghi, mentre a Firenze tutti hanno lo sguardo di
chi gli è stata offesa la mamma - racconta l'attore campigiano - In provincia
gli organizzatori ti prendono e ti sbattono in una piazza, con un microfono in
mano, a bociare in mezzo alle gente. Senza protezione, corpo a corpo con il
pubblico. E io che non sono più un ragazzino, devo faticare il triplo. Il
teatro al chiuso è più comodo, ma quando vedo uscire la gente dalla Pergola o
dal Metastasio, tutti con quei musi lunghi da funerale, mi sento
sollevato". Stasera il poeta contadino è a Chiusi, nel Chiostro di San
Francesco (21.30, info 0578/227667) con Ostaggi di Andrea Kaemmerle, storia di
tre attori toscani fatti prigionieri da una improbabile cellula terroristica
del sud del mondo: nella cella che li ospita, ragionano sull'esistenza a suon
di battute (sul palco anche Kaemmerle stesso e Andrea Cambi). Il resto, è tutto
Nottecampana, omaggio viscerale al poeta dei Canti Orfici: l'8 agosto a Ventana
(Arezzo), il
(
da "Repubblica,
La" del
05-08-2008)
Argomenti: Laicita'
In
corteo alla Corte suprema Cattolici in piazza fermano l'accordo
governo-musulmani MANILA - Dalla piazza alla Corte Suprema: i cattolici dell'isola di Mindanao hanno portato la loro
protesta contro l'intesa tra il governo e i separatisti islamici del Fronte di
liberazione islamico Moro (Milf) ovunque e alla fine l'hanno avuta vinta.
L'accordo che, se firmato ieri, avrebbe concesso ai musulmani maggiore
autonomia nel sud dell'arcipelago a prevalenza cattolico è
stato bloccato. Ieri
mattina migliaia di cattolici erano scesi in piazza. Poco dopo l'ordine della Corte suprema
ha rinviato la sigla dell'intesa e invitato il governo a difendere il 15 agosto
la bozza dell'accordo. L'intesa avrebbe riaperto formalmente i colloqui di pace
per porre fine al conflitto separatista costato la vita a 120mila persone dalla fine degli anni '60.
(
da "Repubblica,
La" del
05-08-2008)
Argomenti: Laicita'
Cultura
A colloquio con Remo Bodei filosofo pendolare tra Pisa e la California "In
America ho trovato una maggiore passione per la ricerca della verità magari
anche ingenua" "C'è un grande interesse per il Rinascimento, tra i
moderni si studia addirittura Gioberti" PISA L'assunto di partenza è
semplicissimo: sempre più italiani di spicco vivono in parte o in toto
all'estero. Senza contare coloro che, pur rimanendo a casa propria, esportano
nel mondo la propria competenza e il proprio talento negli ambiti più diversi:
dalla filosofia alla scienza all'arte. Ebbene: esiste, nelle differenti
discipline, una specificità italiana? Un suo valore aggiunto? E se esiste,
viene percepito come tale? Più in generale, come è vista l'Italia fuori
d'Italia? Come è giudicata? Mosso da tali, elementari domande, ho scelto per
questa breve perlustrazione estiva quattro figure di rilievo della scena
contemporanea: un filosofo, un artista visivo, un compositore e un uomo di
teatro e cinema. Ad aprire la serie è Remo Bodei, che il collega Richard Rorty
definì "il meno peninsulare dei filosofi italiani", per sottolineare
la sua naturale propensione internazionale: "e io per scherzo gli risposi
che, essendo sardo, il mio compito era più facile. Una volta attraversato il
mare, per noi sardi tutto il mondo è paese". Come che sia, il rapporto di
Bodei con l'accademia internazionale è sempre stato
intenso: Germania, Spagna, Inghilterra, Canada. E, ormai da molti anni, gli
Stati Uniti. Dapprima con l'insegnamento a New York, poi all'UCLA di Los
Angeles: fino al 2006 dividendosi equamente con l'università di Pisa; da quando
ha abbandonato l'insegnamento in Italia, non in più in qualità di
"visiting professor" ma semplicemente di professore. "Il pendolarismo
però è rimasto lo stesso: sei mesi là, sei mesi qua. E come Proserpina, non ho
ancora scelto quali siano i veri inferi". Lavoratore instancabile, autore
di una mole immensa di volumi che spaziano in periodi storici e ambiti tematici
i più diversi, Bodei ha il doppio merito di tenere la barra dritta su un
pensiero laico inteso quale esercizio della razionalità critica attorno ai temi
cruciali del discorso pubblico, senza tralasciare - al contempo - un'indagine
altrettanto rigorosa di quei fenomeni della vie sauvage (dal variegato mondo
delle passioni al delirio clinico), solitamente abbandonati dal pensiero a se
stessi. "In questa mia impostazione non credo di essere stato infedele alla nostra tradizione filosofica. Di essa
mi piace conservare lo scrupolo filologico nell'interpretazione dei testi,
l'attenzione ai particolari, il gusto per una ricerca che unisca ragione e
immaginazione. Aspetti, questi, che rimangono in secondo piano nel mondo
anglosassone, dove perfino gli studenti del primo anno trattano i classici
senza alcun timore reverenziale. Non li mettono su un piedistallo: chiedono
subito se è vero o falso quello che hanno detto. In un certo senso fanno bene,
ma, in compenso, non si curano di tarare storicamente i concetti e spesso finiscono
così per giungere a conclusioni banali. Ma per tornare alla nostra tradizione
filosofica, mi ha sempre colpito la sua vocazione civile. Non politica, civile.
Dall'Umanesimo ad oggi abbiamo avuto comuni e stati
regionali forti in contrasto con uno Stato nazionale che non c'era o, quando si
è costituito, si è mostrato debole nei confronti delle altre potenze e della
Chiesa cattolica. I filosofi italiani hanno quindi svolto un ruolo di pedagoghi
politici, non rivolgendosi, come succedeva nella scolastica, ad altri
filosofi o agli studenti, ma alle classi dirigenti tout court. Si pensi a
Machiavelli o, sul versante scientifico, a Galilei. D'altronde, forse proprio a
causa della prevalenza della Chiesa cattolica, manca in Italia una filosofia
dell'interiorità di tipo pascaliano. Parallelamente, dopo Galilei, non abbiamo
più avuto una approfondita riflessione sulle scienze, a parte lodevoli
eccezioni novecentesche. La filosofia italiana, intendo dire, ha dato il meglio
in quelle zone in cui non domina una logica rigorosa di tipo cartesiano. Quindi
nella concezione della politica (con Machiavelli o Gramsci), della storia (con
Vico o Cuoco), dell'estetica (con De Sanctis o Croce). In sostanza, la
filosofia italiana è una filosofia della ragione impura, ma anche una filosofia
civile, che non sempre ha avuto il coraggio dello scontro frontale con le
autorità religiose e politiche. Certo, c'è stato
Giordano Bruno, ma non abbiamo avuto l'analogo del Pascal delle Provinciali, né
un Voltaire. E il conformismo, il compromesso e la "rivoluzione
passiva" sono stati spesso vincenti". Questo sul versante delle
persistenze. E invece cosa accade in ordine ai mutamenti? Come si presenta,
oggi, la scena filosofica italiana? "Da un lato, fortemente contaminata dal
rapporto coi media; dall'altro, molti miei colleghi sono diventati meri
concessionari di filosofie straniere. Il che ha certamente allargato il respiro
internazionale del dibattito, ma ha anche indebolito le nostre peculiarità, e
pur favorendo la crescita di una risonanza all'estero, che non si avvertiva dai
tempi di Croce, ha determinato un appiattimento verso le tesi altrui".
D'altronde, è pur vero che la nostra tradizione più riconosciuta, quella dello
storicismo, presentava falle da tutte le parti. "Non v'è dubbio. è quello
che chiamo lo storicismo invertebrato: la filosofia come mera narrazione di una
successione di eventi, una specie di fila indiana di opinioni: cosa ha
veramente detto Tizio, cosa ha veramente detto Caio". Invece sul versante
anglosassone, e segnatamente americano, cosa succede? "C'è una maggiore
passione per la ricerca della verità, magari con tutte le ingenuità a cui
accennavo prima. Ma il migliore lascito della scolastica continua: continua la
passione per il rigore logico, il desiderio di non fare discorsi vaghi, di
mettere alla prova tutte le affermazioni, sia dal punto di vista della coerenza
interna del discorso, sia dal punto di vista dei controlli empirici. E tutto
ciò accade in uno scenario radicalmente modificato rispetto a quando nelle
università americane trionfava la filosofia analitica. Del resto, se soltanto
guardo alle facce dei miei studenti, capisco che davvero Los Angeles è la porta
dell'Oriente: lo scorso anno, di ventisei, solo sei erano
"caucasici", come dicono lì. Ovvero bianchi americani. Il grosso era
composto da latinoamericani e soprattutto da orientali". E questo
progressivo spostamento a est della popolazione studentesca, ha modificato il
panorama degli autori di riferimento? Intendo dire, tra i classici circolano
anche Confucio e Buddha? "Nei dipartimenti di filosofia questo ingresso è
lento. Diversamente da quanto accade tra gli antropologi e i geografi, molto
più ricettivi. C'è, piuttosto, un ritorno evidente dei classici occidentali. A
lungo l'unico filosofo considerato "per bene" era Kant: oggi
circolano nuovamente Hegel, Leibniz, Descartes. E per venire agli italiani, c'è
grande interesse per il Rinascimento. Oltre che per Galilei, o per Gramsci. Si
studia addirittura Gioberti, che pure in Italia non trova ascolto". Più in
generale, come è visto il nostro sistema-paese? "Al modo di sempre. Nel
sentimento comune la nostra nazione è composta da gente simpatica e inventiva,
con alcuni geni e molta corruzione. La serietà da noi non sarebbe di casa, ma
in compenso siamo considerati maestri del lusso. Non a caso la maggior fortuna
è legata alle solite cose: le Ferrari, la moda, il cibo". Beh, anche gli
americani potrebbero uscire da questo usurato cliché. Qualcosa in più c'è: nel
bene e nel male. A cominciare, ahimé, da un laboratorio politico di un certo
interesse: quello del populismo berlusconiano. "Non c'è dubbio. La nostra
società, particolarmente fragile e dunque particolarmente esposta, si offre
come luogo ideale di processi che si impongono su scala planetaria. Intervengono
molti fattori nella riformulazione delle regole del gioco politico:
l'incertezza del futuro, la scarsità crescente di risorse, il terrorismo. Il
potere tende ad avere mano libera, all'impunità. Non tutto però si riduce a
manipolazione dall'alto: c'è anche la connivenza dal basso. Si sta affermando
un'opinione pastosa, informe, plasmata dai nuovi psicagoghi al potere. In fin
dei conti, la parola massa viene dal greco maza, pasta, ovvero dalla materia
che si modella. E la parola folla rimanda alle fulloniche, ovvero alle antiche
"lavanderie" dove si strizzavano i panni. Forse il termine
manipolazione è troppo scontato, banale. Lo è meno l'idea di un'opinione
pubblica che si lascia modellare o strizzare, finché non assume la forma
desiderata. Lo capì per tempo Gustav Le Bon, quando intuì che alla figura del
politico che si serve della persuasione razionale si sarebbe sostituita quella
del meneur des foules, il quale plasma il materiale umano a sua propria
immagine; dell'ipnotizzatore capace di guidare le emozioni di chi soggioga
dentro una logica dell'inverosimile, che prevale sulla realtà. Speriamo solo
che non sia un processo irreversibile". (1-continua).
(
da "Corriere
della Sera" del
05-08-2008)
Argomenti: Laicita'
Corriere
della Sera - NAZIONALE - sezione: Cronache - data: 2008-08-05 num: - pag: 20 categoria:
REDAZIONALE Scienza e Vita Dietrofront sul testamento biologico ROMA - Corregge
il tiro per la seconda volta in pochi giorni, l'associazione Scienza e Vita.
Dopo le forti critiche rivolte da alcuni esponenti dell'esecutivo, la
presidenza ha fatto marcia indietro ribadendo: "Mai una legge sul
testamento biologico. Prendiamo atto del dibattito riportato dai media e dal
disappunto di alcuni membri del consiglio confermiamo la nostra posizione:
netto rifiuto di una ipotesi di legge sul testamento biologico". Il
comunicato è firmato dai presidenti Bruno Dallapiccola e Maria Luisa Di Pietro
che solo l'altro giorno avevano annunciato l'apertura dell'associazione a un
provvedimento che regolasse le dichiarazioni anticipate di volontà sulle cure
da ricevere, o rifiutare, alla fine della vita. Un cambiamento di rotta
rispetto alle posizioni storiche di "Scienza e Vita" che aveva
determinato le dimissioni di Adriano Pessina, direttore del centro di bioetica
dell'università Cattolica. Criticato soprattutto il metodo,
la mancanza cioè di un confronto con il consiglio esecutivo. Sul sito web è
stata pubblicata due giorni fa l'inchiesta svolta tra i medici che condividono
le idee elaborate dal "pensatoio" di bioeticisti soprattutto cattolici: un corale schieramento
contro il testamento biologico. Per una legge di fine vita "bisogna
mettere in campo la trasversalità dei cattolici -
afferma Savino Pezzotta (Udc)- dovrà ruotare attorno a due concetti di base: no
all'accanimento terapeutico, no all'eutanasia". Dallapiccola Il presidente
di "Scienza e Vita" M. D. B.
(
da "Giornale.it,
Il" del
06-08-2008)
Argomenti: Laicita'
Interrompo
il silenzio della vacanza grazie a una gita di vetiquattr'ore a Barcellona
(dove c'è facilità di collegamento) per rilanciare una notizia che farà piacere
a molti navigatori del blog. Grazie al dialogo intrapreso tra il movimento
liturgico benedettiano e la Curia di Milano sta per iniziare una nuova
celebrazione in rito ambrosiano antico (secondo il messale del 1954) oltre a
quella concessa a suo tempo dal cardinale Martini e tutt'oggi celebrata la
domenica nella chiesa del Gentilino. Scritto in Varie Commenti ( 54 ) " (3
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Avviso urgente ai naviganti (dalla Spagna) Cari amici, mi trovo in vacanza in
una zona della Spagna dove c'è una copertura scarsissima di rete e non riesco a
collegarmi (ora lo sto facendo stando seduto sui gradini della splendida
cattedrale gotica di Girona, che ho appena visitato): per questo non mi è
possibile intervenire o sbloccare i commenti in moderazione. Chiedo scusa a
tutti e vi do appuntamento al 12 agosto, quando sarò di ritorno! Scritto in
Varie Commenti ( 50 ) " (2 votes, average: 3 out of 5) Loading ... Il Blog
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articolo a un amico 25Jul 08 Quel "vivo desiderio" di felicità Cari
amici, da domani sono in vacanza. Vi auguro di trascorrere una buona estate con
queste parole scritte da Giovanni Battista Montini a diciassette anni: Una
volta camminando di sera guardavo le stelle del firmamento e procuravo che la
mia mente fosse compresa dell'immensità del creato; capivo che tutti gli astri
non erano che pulviscoli giranti rispetto all'immensità dell spazio, pure il
pensiero d'essere confinato in questo mondo, per l'uomo così vasto, ma, in
relazione cogli astri e collo spazio, vero atomo al microscopio, e il vedere al
di sopra di me migliaia di mondi ignoti, rappresentanti per me bellezze e
attrattive fantastiche e grandemente superiori a tutto ciò ch'è nel mondo,
provavo un vivo desiderio d'una felicità non legata al misero fango della
terra. E a me stesso davo la risposta: "Sei destinato ad essere assunto
principe nel regno che governa il cielo". Scritto in Varie Commenti ( 427
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22Jul 08 Sono tornato. Nuove regole per il blog Cari amici, ieri sera alle 23
il Jumbo della Qantas con il Papa, il seguito e noi giornalisti è atterrano
all'aeroporto di Ciampino: siamo stati chiusi in aereo per 22 ore (anche
durante lo scalo tecnico a Darwin non ci è stato
permesso di scendere). Poco dopo la partenza, Benedetto XVI è venuto a
salutarci e a ringraziarci per il lavoro che abbiamo svolto. Volevo dire
innanzitutto a quanti che mi invitavano a moderare certi scontri delle ultime
ore, che ovviamente sono stato impossibilitato a
fare alcunché durante un intero giorno di volo. Ho letto tutti i commenti, e ci
sono rimasto piuttosto male per la piega che hanno preso, le espressioni usate,
etc. Vi comunico quindi che d'ora in avanti non intendo più lasciare spazio
agli "off topic": il blog "Sacri Palazzi" non è una
pubblica arena dove mettere in piazza scontri o risolvere beghe private o
partire per la tangente montando polemiche. Vi chiedo dunque di intervenire
rimanendo sull'argomento proposto e di cercare il più possibile di non
svicolare. Vi chiedo inoltre di usare SEMPRE espressioni rispettose nei
confronti di tutti. E' possibile dissentire nella maniera più radicale senza
offendere colui o colei dalla quale si prendono le distanze. Fino ad oggi sono stato troppo tollerante. Scritto in Varie Commenti ( 65 )
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20Jul 08 La veglia di Randwick, la messa finale Cari amici, ieri sera (in
Italia era sabato pomeriggio), con Luigi Accattoli sono andato alla veglia,
all'ippodromo di Randwick. Abbiamo girato tra i ragazzi accampati che
attendevano Benedetto XVI. Mi hanno colpito le file di giovani davanti ai
sacerdoti per le confessioni, e la presenza di famiglie con bambini. Hanno
dormito nei sacchi a pelo, sotto le tende o ripari di fortuna. Ora - da voi
sono le tre di notte - il Papa sta celebrando la messa conclusiva della Gmg.
Nell'omelia ha detto: "Rafforzata dallo Spirito e attingendo a una ricca
visione di fede, una nuova generazione di cristiani è chiamata a contribuire
all'edificazione di un mondo in cui la vita sia accolta, rispettata e curata
amorevolmente, non respinta o temuta come una minaccia e perciò
distrutta". Scritto in Varie Commenti ( 248 ) " (13 votes, average:
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(
da "Unita, L'" del 06-08-2008)
Argomenti: Laicita'
Stai
consultando l'edizione del Il primo Papa moderno tra la riforma e Moro di
Roberto Monteforte C osa sarebbe stato il Concilio
Vaticano II, l'evento che ha così radicalmente cambiato la Chiesa e la storia
dell'intera umanità, senza l'azione tenace, paziente ed anche determinata di
papa Paolo VI?. Alla morte di Giovanni XXII spetterà a lui al cardinale
Giovanni Battista Montini arcivescovo di Milano ma formatosi alla Curia romana,
che l'anziano pontefice aveva come indicato come sucessore, il compito gravoso
di raccoglierne il testimone. Il Concilio Vaticano II, annunciato a sorpresa da
Roncalli il 25 gennaio 1959, si era aperto l'11 ottobre 1962. Da subito
l'arcivescovo di Milano prende posizione a favore dell'indirizzo riformatore. I
suoi interventi trovano sempre più larghi consensi tra i padri conciliari. Con
la morte del pontefice, il 3 giugno 1963 i lavori si interrompono. Nella messa
di suffragio in duomo a Milano il 7 giugno, l'arcivescovo Montini indica i
punti qualificanti da raggiungere: lo sviluppo dell'internazionalizzazione
della Chiesa, la convocazione del Concilio, la partecipazione dei vescovi
"non certo all'esercizio (che resterà personale ed unitario) ma alla
responsabilità del governo della Chiesa", l'ecumenismo e la predicazione
della pace. È un programma di governo. Cresce la sua autorevolezza. Il 21
giugno i cardinali riuniti in Conclave alla quinta votazione lo eleggono Papa,
sarà Paolo VI. E sarà suo il merito, della sua capacità di ascolto, di
mediazione, ma anche nella sua determinazione nel prendere posizione con
autorevolezza nei momenti di maggiore divisione se i lavori conciliari si sono
conclusi il 7 dicembre 1965. Coniungando innovazione e rispetto della
tradizione è sotto la sua guida se la Chiesa potrà affrontare le sfide poste
dalla modernità senza fratture insanabili. Progressisti e conservatori, partito
romano di Curia e le nuove Chiese, tra turbolenze, scontri e contrapposizioni
anche drammatici, alla fine voteranno quasi all'unanimità i documenti
conciliari. Con la sua prima enciclica Ecclesiam Suam (6 agosto 1964) indicherà
gli obiettivi di riforma del Concilio per una Chiesa che ripensa se stessa e la
sua missione nel mondo. Vi sarà l'opposizione e il mini scisma del tradizionalista
monsignor Lefebvre che lo accusa di modermismo, di eresia protestante. Paolo VI
farà tutto per evitarlo, ma non al prezzo di mettere in discussione lo schema
del rinnovamento conciliare. Vi sarà pure, forte, la critica degli ambienti
progressisti della Chiesa per quelle che sonop considerate le eccessive
aperture alla destra curiale. Paolo VI accompagnerà i lavori dell'assemblea
conciliare, ne seguirà le dinamiche e le decisioni ecclesiologiche, la loro
concretizzazione. Così costruisce la riforma della Chiesa finalizzata a
portarla ad un linguaggio e ad una struttura istituzionale che fosse
all'altezza dei tempi. Riforma come linguaggio e riforma come governo della
Chiesa. Dà seguito a quella collegialità episcopale chiesta dal Concilio, fissandone
però anche i limiti, difendendo le prerogative del pontefice. È questo il primo
vero punto sintetico nelle dinamiche istituzionali che lungo la storia della
Chiesa si sono confrontate: il sovrano pontefice e il principio di
assemblearità-collegialità dei vescovi. Sviluppa l'internalizzazione della
Chiesa. Si chiude l'era del predominio assoluto della Curia romana. Dà il via
libera alla riforma della liturgia (con l'introduzione del nuovo messale che
apre al rito nelle lingue nazionali con l'obiettivo di favorisce la
partecipazione dei fedeli), alla riforma della Curia, a quella del Sant'Uffizio
e all'abolizione dell'Indice dei libri proibiti. È stato
il Papa delle scelte di fondo di una Chiesa dell'età moderna che vuole
"parlare alla grande famiglia umana". È del marzo
(
da "Repubblica,
La" del
06-08-2008)
Argomenti: Laicita'
Commenti
LA SINISTRA ITALIANA E IL FANTASMA DEL GULAG (SEGUE DALLA PRIMA PAGINA) Era un
gran libro, forse ricordava troppo da vicino i grandi romanzi ottocenteschi sui
quali gli adolescenti si formavano ? e dovrebbero ancora formarsi: ma quanto alla
lezione, noi allora ci comportavamo come se non solo il capitalismo fosse
destinato a scomparire, ma anche il cancro. Ci sentivamo bene, non era affar
nostro. Così, quando la "sinistra rivoluzionaria" arrivò a esaurire
il suo entusiasmo e la sua sincerità, e dovette restare senza casa, o almeno
cambiarla, in Italia Solgenitsyn non ebbe nemmeno una piccola parte del peso
che ebbe in altri paesi. In Polonia, per esempio, dove il russo era lingua
dell'obbligo, dunque odiosa, e fu la lettura in russo di Arcipelago Gulag, ha
ricordato ieri Adam Michnik su Gazeta, a ritrasformare il russo in una lingua
amica. In Francia, soprattutto, dove Arcipelago Gulag fu il tramite principale
di una riconversione filosofica e morale della sinistra fino a poco fa
rivoluzionaria, quando non ottusamente marxista-leninista o maoista o
trotskista. Il gulag si mostrava non come l'orrore della periferia del
socialismo realizzato, il suo lato in ombra, che non si era finora visto o si
era rifiutato di vedere, bensì il cuore del sistema, la verità universale della
sua vocazione totalitaria. In molti di noi una tiepidezza non discese
dall'opportunismo o dalla complicità, ma, peggio, da una sufficienza e una
superficialità. Ci furono eccezioni, beninteso. Studiosi e militanti di sinistra
come Piero Sinatti o, rimpianto come il primo giorno, Mauro Martini, seppero
riconoscere il cammino intrepido e incredibile che avrebbe portato al crollo
dell'Urss e del suo impero. (La Biennale del dissenso sarebbe venuta dopo, nel
1977, e ancora facendo scandalo). Ma il grosso non seguì: renitente. Del resto
un libro come Un mondo a parte di Gustaw Herling era uscito fin dal 1951, e
introdotto da Bertrand Russell e lodato da Albert Camus; e in Italia, per
Laterza, dal 1958, e Herling era oltretutto anche "italiano": e fu
come se niente fosse. Arcipelago Gulag da noi fu un vero insuccesso editoriale,
e impiegò molti anni a completare la pubblicazione. Il Premio Nobel ? spesso
screditato, altrettanto spesso più lungimirante dello snobismo dei suoi
obiettori ? valse in alcuni a ridurre l'ammirazione per Solgenitsyn, e a
rafforzare il nefando argomento secondo cui era ormai ostaggio della
"borghesia" e dell'anticomunismo, e quando, nel 1974, lo si deportò
in esilio ? e lo accolse dapprincipio un grande scrittore e un grand'uomo come
Heinrich Boell ? quegli stessi ritennero chiusa la parabola della sua
destinazione fra le braccia del "nemico principale". Con Arcipelago
Gulag, e poi, ma ben diversamente, con La Ruota Rossa, di cui conosco solo due
episodi, si era fatto fautore e raccoglitore di memorie e documenti di
innumerevoli testimoni, come era avvenuto con il Libro Nero di Vasilj Grossman
e Iljia Ehrenburg sul genocidio nazista nei territori sovietici negli anni
della guerra, come sarebbe avvenuto ai nostri anni per merito dell'associazione
Memorial. Anche fra noi, nella sinistra che si voleva nuova e rivoluzionaria,
ci furono scaramucce rivelatrici: sortite che riconoscevano francamente a
Solgenitsyn la sua grandezza personale letteraria e civile, e repliche a furor
di popolo che lo additavano come un nemico della causa proletaria... Vi furono
anche repliche più sobrie e ragionate, ma che mostravano la tenacia di un
pregiudizio, per il quale i dissidenti e gli oppositori della dittatura
sovietica da ammirare amare e sostenere erano quelli che credevano nel vero
comunismo e ne combattevano, anche a costo della libertà e della vita, il
travisamento e il tradimento. Anche il giovane Solgenitsyn era cresciuto in
quella temperie: ma poi era passato ad altro, la vita secondo verità, la fede
religiosa, la fiducia nella Russia... Poi, Solgenitsyn visse per vent'anni in
una casa russa in una foresta russa di un Vermont che somigliava alla Russia, e
semplicemente se ne parlò sempre più di rado. Mentre noi, la composita sinistra
italiana vecchia e nuova, davamo per lo più prove che andavano dalla miseria
alla mediocrità, nel mondo cattolico più aperto
all'ecumenismo o al dialogo con l'ortodossia, più sensibile alla persecuzione
religiosa nel socialismo realizzato, e attratto dalla tradizione dell'anima
slava, si manifestò una importante attenzione, questa sì paragonabile al
rilievo, a volte quasi promozionale, che altrove una sinistra in ritirata
dedicò al dissenso e a Solgenitsyn. Fu così per associazioni e riviste
come Russia cristiana e la sua edizione La casa di Matriona ? che è, appunto,
il titolo di un racconto di Solgenitsyn del 1963, la cui protagonista contadina
sembra una reincarnazione femminile del Platon Karatajev di Guerra e pace. (In
quella edizione escono fra altre le opere complete di Soloviev, o le poesie di
Shalamov, alter ego e rivale di Solgenitsyn). Un'attenzione analoga ebbero la
Comunione e Liberazione di don Giussani, e la Jaca Book, la cui collana Slavica
ha il vero vanto dell'edizione di Vita e destino di Grossman. Questa distanza
italiana fra una sinistra che si era sentita libertaria e doveva, a metà degli
anni '70, cercare casa, e un mondo cattolico specialmente attento al primato
della libertà religiosa, riuscì a colmarsi in modo imprevedibile e meraviglioso
? al punto che quasi nessuno dei suoi attori ne fu all'altezza ? grazie alla
Polonia in cui il Kor e la sinistra di Jacek Kuron, di Michnik, di Marek
Edelman, di Karol Modzelewski, si unì ai militanti cattolici
e mariani e papisti di Solidarnosc. Allora, qualcuno di noi, ci ritrovammo
insieme, fisicamente, e a volte ne sapemmo trarre qualche lezione comune.
Ripercorsa questa piccola storia sommaria, voglio aggiungere una osservazione
strana sulla modernità e il passatismo. Il Solgenitsyn dopo il ritorno ha fatto
e detto molte cose che lasciano interdetti o perplessi: non occorre rielencarle
qui. è un fatto che Solgenitsyn è morto mentre i nuovi russi comprano mezzo
mondo, le squadre di calcio inglesi, le opere d'arte americane, la Versilia, i
lampioni di Giugiaro nella Banja Luka serbista. Merito di Putin, del Kgb, del
gasolio, della politica svelta di mano: tutte cose cui Solgenitsyn ha finto di
rassegnarsi, pur di vedere ristabilito l'ordine russo. Ma lui era l'uomo della
sobrietà, dell'essenzialità, di una semplicità di vita arcaica. Si può pensare
che fosse il frutto di una vita lunga, e dolorosa, di un'infanzia di orfano e
di povero, di una prigionia nella quale bisognava formare a memoria i propri
testi, o inciderli su una scorza di betulla, o su fogli di ventura da sigillare
in una bottiglia vuota e seppellire sotto terra, di una vita in cui sciogliere
la neve per bere e leggere al fumo di una candela. Cose antiche, avanzi del
vecchio mondo? Non credo. Non pronuncerei a cuor leggero la parola: passatismo.
Il mondo ultramoderno brulica di galere di Stato o di izbe di Matriona in cui
scriminare la brodaglia dagli scarafaggi, di città assediate ? qui, accanto a
noi, quasi noi ? in cui si fa la coda per l'acqua sotto il tiro; e la terra ha
sete e fame, e soffre nella calura e geme per il gelo. L'ultima delle vite di
Solgenitsyn, l'ultima delle vite di Lev Tolstoj, forse non sono così arcaiche,
così passatiste.
(
da "Corriere
della Sera" del
06-08-2008)
Argomenti: Laicita'
Corriere
della Sera - NAZIONALE - sezione: Cronache - data: 2008-08-06 num: - pag: 20 categoria:
REDAZIONALE Il caso Il centro musulmano accanto alla mostra sui viaggi in Terra
Santa La preghiera degli islamici? Nel palazzo delle Crociate Genova, la Lega
insorge. Il sindaco: vado avanti L'idea del Comune: un centro interreligioso.
La Curia: ma noi abbiamo la nostra chiesa. L'imam: favorirà il dialogo GENOVA -
I leghisti genovesi montano il gazebo della protesta anti moschea davanti alla
Commenda di Prè di Genova. L'eurodeputato Mario Borghezio è atteso domani.
"Dovevo partire per le ferie, ho rinunciato - dice Francesco Bruzzone,
consigliere regionale della Lega - da qui non ci muoviamo perché i colpi di
mano si fanno in agosto. In questo posto non vogliamo presenze di altre culture
e di altre religioni, per rispetto alla storia. Qui i musulmani non ci devono
venire ". Mai come in questo caso i seguaci di Bossi amano richiamarsi
alle crociate. Perché proprio alla Commenda di Prè, bellissimo edificio
romanico costruito nel 1180 dai precursori dei Cavalieri di Malta, i frati
gerosolimitani, facevano sosta i pellegrini prima di imbarcarsi per la Terra
Santa. In queste stanze passavano la notte i crociati. Prima di lasciare il
ricovero- ospedale quasi tutti facevano testamento, una clausola li obbligava a
fare un lascito alla Commenda per le messe in suffragio. Qui, al primo piano,
si sta allestendo un museo multimediale proprio sulle Crociate, si
riprodurranno con ologrammi animati i big delle Crociate, come Pietro
l'Eremita. Così i leghisti oggi si chiedono: "Perché proprio qui?".
Il casus belli è la decisione del sindaco Marta Vincenzi (Pd) di aprire alla
Commenda (di proprietà comunale) un centro interreligioso dove "possano
andare a pregare fedeli delle tre religioni monoteiste, cattolici, ebrei e musulmani ". Il sindaco fa notare che i giorni di
culto sono diversi, domenica, sabato e venerdì, quindi uno spazio "a
tre" sarebbe gestibile. In realtà i cattolici hanno nella Commenda di Prè la loro chiesa consacrata a San
Giovanni, gli ebrei hanno la sinagoga in una zona molto centrale,
restano i musulmani e questo è il punto. La comunità islamica ha chiesto di
costruire una moschea (possiede già il terreno) ma l'iter appare lungo. Lo
spazio della Commenda offerto dal sindaco dovrebbe calmare gli animi. Per la
moschea l'imam Salah Hussein ha accettato di firmare un patto con il Comune in
cui si prendono le distanze dall'Ucooi. Intanto ha chiesto uno spazio pubblico
dove pregare. Ed ecco l'offerta della Commenda di Prè. "Una bella idea -
commenta l'imam - che sancirebbe i principi di una convivenza civile". La
città, invece, è rimasta tiepida se non ostile. I primi a dare segni di
nervosismo sono stati i Cavalieri di Malta, il marchese Gian Giacomo Chiavari
si è dichiarato "allibito" dalla decisione del sindaco. Anche il
comitato per il referendum sull'ubicazione della moschea (ne fanno parte
esponenti di An, Forza Italia, Udc e Udeur, non della Lega, contraria anche al
referendum) dice no alla Commenda come sede interreligiosa. Ma la Vincenzi è
irremovibile: "La Commenda non si discute - ha detto ai membri del
comitato - se i responsabili delle tre religioni saranno d'accordo il progetto
andrà avanti. Ho già parlato con i delegati del cardinale Bagnasco...".
Dalla Curia, per ora, si registra un cauto silenzio e si fa notare che il
cardinale era prima in Australia e dopo in ferie e non ha avuto incontri
diretti sull'argomento. Noi - dicono ambienti di Curia - abbiamo la chiesa di
San Giovanni. La Commenda è una proprietà comunale ". Tutto è rinviato a
settembre. Sulle barricate d'agosto resta la Lega. Erika Dellacasa.
(
da "Giornale.it,
Il" del
06-08-2008)
Argomenti: Laicita'
N. 186
del 2008-08-06 pagina 0 Le critiche eretiche di un gesuita di Luigi Mascheroni
Una raccolta di saggi letterari di padre Antonio Spadaro, che dal pulpito di
Civiltà Cattolica ha benedetto la cultura pop: la rilettura cristiana di
Tondelli, l'assoluzione del nichilista Carver, lo sdoganamento del rock e
l'evangelizzazione del web Secondo una simpatica perfidia che si ama ripetere
nei seminari, neppure Dio sa cosa pensino esattamente i gesuiti. Considerati,
alla luce della fede, custodi pugnaci dell'ortodossia
cattolica e accusati, occultamente, delle peggiori eresie, ai figli di Ignazio
di Loyola è stato spesso
rimproverato di dire il contrario di ciò che pensano e di agire in modo inverso
rispetto a ciò che dicono. Predicano, secondo dottrina della Congregazione, che
la riforma della Ecclesia deve iniziare nel cuore dei singoli uomini, il
quale deve essere limpido, puro e aperto alla verità. Ma poi risulta difficile
penetrare nei misteri del loro animo. Come in quello di padre Antonio Spadaro,
giovane e brillante critico letterario di Civiltà Cattolica, l'autorevolissima
rivista dei gesuiti italiani i cui rapporti con la Santa Sede sono così stretti
che il contenuto di ogni fascicolo, letto in bozze dalla Segreteria di Stato
vaticana prima di concedere l'imprimatur, deve essere conforme con
l'insegnamento ufficiale della Chiesa in materia di fede e di morale. Da questo
punto di vista - crediamo - più di un articolo di padre Spadaro ha rischiato il
rogo. D'altra parte, però, se il coraggioso gesuita continua a scrivere,
significa che Santa Madre Chiesa è meno retrograda e oscurantista di quanto
solitamente si creda. E i suoi figli, alla fine, li ama tutti allo stesso modo.
Anche i più intemperanti. L'intemperante Antonio Spadaro - messinese, 42 anni,
gli ultimi venti dei quali religiosamente vissuti all'interno della
Congregazione di sant'Ignazio, una laurea in Filosofia, un dottorato in
Teologia, un diploma in Comunicazioni Sociali, un lungo elenco di
collaborazioni, dalle più tradizionali come Letture alle più "antagoniste"
come Vibrisse, e un istinto innato per incursioni molto poco talari nel
territorio della narrativa contemporanea e della cultura pop - è la prima firma
letteraria di Civiltà Cattolica: un critico molto attento e disinvolto che da
anni percorre i sentieri della parola poetica, della fantasia e della
narrazione per tentare di capire che cos'è la Letteratura, e come viverla e
comprenderla. Una possibile risposta, intanto, prova a darla con il suo nuovo
libro Abitare nella possibilità (Jaca Book) che raccoglie una serie di
riflessioni nate dal suo ruolo, uno e trino, di critico militante per Civiltà
Cattolica; di docente di Introduzione all'esperienza della letteratura alla
Pontificia Università Gregoriana; e di blogger all'interno del progetto culturale
di espressione creativa BombaCarta. Sguainando il motto gesuitico Fortiter in
re, suaviter in modo, padre Spadaro ha riletto con eleganza ma in maniera
inflessibile molti autori già dannati (nel peggiore dei casi) o del tutto
ignorati (nella migliore delle ipotesi) scovando nelle loro opere
insospettabili tracce di esperienza, se non propriamente cristiana, per lo meno
caratterizzata da un forte senso del sacro. La prima ri-lettura eretica fu
quella di Pier Vittorio Tondelli, scrittore ucciso a 36 anni dall'Aids il cui
primo romanzo, Altri libertini (era il 1980, oggi è un classico), fu giudicato
dalla magistratura "opera luridamente blasfema" che "stimola
violentemente i lettori alla depravazione e al disprezzo della religione".
Secondo il gesuita, Tondelli si riconciliò in extremis con la Chiesa e nelle
sue ultime opere è facile leggerne i segni: "In lui una chiave del sacro -
scrisse Spadaro - è legata all'esperienza della sessualità: l'imbarazzante
finitezza della corporeità diviene richiamo implicito a un infinito che non è
anelato oscurando la fisicità finita, ma godendo di una finitezza condivisa in
modo generoso e gratuito". "Questo è il valore che occorre
registrare: siamo qui all'opposto di un erotismo segnato dal principio del
consumo e del valore di scambio". Poi, fu la volta di Raymond Carver,
malinteso padre del minimalismo americano - un'esistenza devastata dall'alcol,
da relazioni sentimentali tempestose e da un'inquietante e onnipresente
angoscia nichilista - nei cui racconti e poesie Spadaro ha colto una dimensione
profonda e misteriosa vedendo nel suo impellente bisogno di esprimersi
"quella necessità interiore, propria di ogni uomo, tesa alla
salvezza". Quindi toccò a Oscar Wilde, scrittore orgogliosamente ateo e
fieramente omosessuale definito mezzo secolo fa dalla stessa Civiltà Cattolica
"demoniacamente spavaldo" e riabilitato dal nostro gesuita che ha
intravisto nell'ultimo libro dell'autore irlandese, La ballata dal carcere di
Reading, i segni della Grazia: "L'esperienza della prigionia lo cambiò
totalmente: siamo di fronte a un itinerario che ha la propria conclusione in
una apertura pacatamente fiduciosa, frutto di un intenso travaglio interiore,
dove la vergogna cede il posto a ciò che è buono, pietoso, gentile".
Infine, dopo una gaudiosa via crucis letteraria che ha toccato le stazioni di
molti scrittori eretici e trasgressivi - Dino Campana, Sandro Penna, Carlo
Coccioli, per esempio -, Spadaro ha sparso le sue benedizioni nel campo della
cultura pop: prima lo sdoganamento della musica rock (a lungo dannata come
musica profana, se non diabolica), con l'imprimatur ai testi di Bruce
Springsteen e Tom Waits fino a quelli di Nick Drake e Nick Cave; e infine
l'evangelizzazione del web e l'audace proposta di inviare missionari anche su Second
life, il cyber mondo che conta una decina di milioni di abitanti virtuali ma
con concrete esigenze spirituali: "Perché - si è chiesto Spadaro - non
creare anche qui luoghi di preghiera e di meditazione? La terra digitale è
anch'essa, a modo suo, terra di missione". I percorsi della Grazia, si sa,
sono insondabili. E, a volte, anche quelli della critica. Maestri nell'arte
dell'insegnamento, i gesuiti quanto a tolleranza e flessibilità non prendono
lezioni da nessuno. A volte, semmai, le danno. Come nel caso di questo
dottissimo e sfrontato gesuita che sa benissimo che compito del critico non è
"dannare" o "mettere sugli altari" qualcuno, ma porsi di
fronte al testo con la capacità di lasciarsi interrogare, cogliendo se e dove
l'autore giunge a mettere in gioco se stesso. E scoprire, tra le pieghe delle
pagine, scrittori cristiani che magari non sanno neppure loro di esserlo. Ad
Maiorem Dei Gloriam. © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123
Milano.
(
da "Giornale.it,
Il" del
06-08-2008)
Argomenti: Laicita'
Cari
amici anche per me è tempo di vacanze, linee permettendo cercherò di fare qualche
aggiornamento per mantenere il filo diretto con voi ma dove mi trovo ci sono
problemi di collegamento. Farò il possibile. Intanto auguro a tutti buone
vacanze. Al mio ritorno il blog sarà aggiornato con maggiore frequenza ed avrà
una visibilità maggiore sulla home page, questo per rafforzare il dialogo con
voi e la vostra partecipazione. Per ora un grazie di cuore a tutti voi. Scritto
in Varie Non commentato " (1 votes, average: 4 out of 5) Loading ... Il
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post a un amico 10Jul 08 Walter fa qualcosa di riformista. ma nel Pd è diarchia
Il mio post di ieri terminava così: "Ora non resta che aspettare. Che
cosa? Ma che Veltroni (definito da Grillo: "Topo Gigio" e su questo
Tonino ha taciuto) finalmente invece di "dire", "faccia",
qualcosa di riformista: ha avuto 12 milioni di voti (e li ha chiesti) proprio
per questo. O no? Faccia la sua parte perché questa eterna guerra (in)civile
finisca una volta per tutte". Non amo le autocitazioni, ma stavolta
c'azzecca, visto che in serata Veltroni, dopo un'ultima chiamata-ultimatum
("Dica se sta con travaglio e Grillo o con il Pd"), ha deciso di
varcare il Rubicone e rompere con Di Pietro dopo che il leader dell'Italia dei
valori gli ha mandato subito a dire: "Io non rinnego nulla di quella
piazza". Veltroni tira su il ponte levatoio del Loft e si prepara a
difendersi dall'assalto del fronte interno. Già, perché dopo il "No Cav
Day" a sinsitra scoppia l'ultima guerra civile (leggi l'articolo di Luca
Telese). Si ripropone insomma, sia pure su toni e contenuti diversi, l'ennesimo
scontro tra riformisti e massimalisti e in palio ci sono leadership e malloppo
elettorale, i voti girotondini e movimentisti, la "chimata alle armi"
dell'elettorato della sinistra sparito dal parlamento. le elezioni Europee a
primavera. Di Pietro non fa, per ora, passi indietro perché ha capito bene che
gli conviene nuotare nel mare magno delle pulsioni e delle tensioni di un
elettorato di sinistra irriducibilmente antiberlusconiano e spera, in più, di
raccogliere anche quel voto di protesta "a prescindere" che ama i
toni populistico-giustizialisti e neo qualunquisti anche con venature di
destra. Tonino-capopopolo è riuscito a logorare Veltroni, a intaccarne
leadership, a chiudere in un angolo il Pd (che al suo interno è diviso fra
correnti e gruppi: da "Red" di D'Alema ai Teodem, a Parisi - anche
lui non rinnega la piazza - e alla pattuglia dei prodiani-ulivisti. A
proposito, com'è assordante il silenzio di Prodi su piazza Navona.). Insomma,
per Veltroni la strada resta stretta: sul fronte moderato ci sono Casini e i
socialisti, sulla giustizia i Radicali che non la pensano affatto come Di
Pietro. Ci sarà dialogo? Ci sarà più centro e meno sinistra? Una cosa è certa.
La guerra sarà lunga e aspra, ed è solo all'inizio. Vedremo come finirà. Walter
ha fatto qualcosa di riformista, finalmente. In fondo, parafrasando Massimo
D'Alema, un Paese normale ha bisogno di un'opposizione normale. Ma reggerà
all'assalto? Già, perché qualcos'altro è cambiato nel Pd, almeno io la vedò in
questo modo. Di fatto c'è una diarchia D'Alema-Veltroni, confermato
dall'apertura palese di Massimo nel dibattito alla Camera sul Lodo Alfano: un
sono sì alle riforme condivise con la maggioranza. Apertura che segna l'inizio
di una diarchia nel Partito democratico, con D'Alema che parte dettare la linea
al partito in cerca d'identità, di autorevolezza e soprattutto di alleati - al
centro e a sinistra - sicuramente più affidabili di Di Pietro. Grandi manovre
in corso, dunque, se ne saprà di più quando si terrà il congresso. Scritto in
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post a un amico 09Jul 08 La guerra (in)civile degli psico-comici della politica
La piazza è la stessa, il rituale e le facce pure. A piazza Navona è andato in
scena il Girotondo 2, sequel del Girotondo 1, ma il regista è diverso: non c'è
più Nanni Moretti, sostituito da Antonio Di Pietro. Il copione è lo stesso,
anche se è stato arricchito da una carica di odio e
volgarità mai vista prima: così il No Cav Day si è trasformato nel Turpiloquio
Day. Vabbè, direte, con Grillo e la Guzzanti cosa c'era da aspettarsi? Era
tutto già detto prima, già scritto, già annunciato: il "Caimano" e
Napolitano, il Papa e la Carfagna, Veltroni e il Pd. Dov'è la notizia? Gli
psico-comici hanno recitato fino in fondo la loro parte da avanspettacolo della
politica, combattono la loro guerra (in) civile fino in fondo e con loro i
soliti noti che attaccano Berlusconi per abbattere la sinistra. Già, perché la
notizia vera è proprio questa: in piazza Navona è andato in scena un capitolo
(e non sarà l'ultimo) dello scontro violento e trash "fra le sinistre",
quella della piazza contro quella riformista. Uno scontro per l'egemonia, che
sfrutta la debolezza (oggettiva) di Veltroni e del Pd nel chiudere
definitivamente le porte alle estreme (cosa che invece riuscì benissimo al
monolitico Pci). La deriva neo qualunquista, giustizialista, post sessantottina
rischia così di diventare una Waterloo per Veltroni e i suoi (leggi il commento
di Pietrangelo Buttafuoco sul "Giornale"). Sono loro ad essere
"processati" in piazza (nello stile della rivoluzione dei cento Fiori
maoista). Così, come scrive Filippo Ceccarelli su "Repubblica",
"addio politica allora, addio opposizione, addio civiltà e addio a
tutti". E Di Pietro? Lui vuole "impallinare" Berlusconi (dice).
ma anche Veltroni e quel che resta della volontà di dialogo tra Pd e Pdl, altro
che distinguo e presa di distanza dagli attacchi a Napolitano, gli psico-comici
hanno recitato con lui, in piazza, così come i sessantottini radical chic. se
questi sono valori. Ora non resta che aspettare. Che cosa? Ma che Veltroni (definito
da Grillo: "Topo Gigio" e su questo Tonino ha taciuto) finalmente
invece di "dire", "faccia", qualcosa di riformista: ha
avuto 12 milioni di voti (e li ha chiesti) proprio per questo. O no? Faccia la
sua parte perché questa eterna guerra (in)civile finisca una volta per tutte.
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Commenti Invia questo post a un amico 04Jul 08 Girotondo attorno a Walter Così
Veltroni prova a sottrarsi all'abbraccio mortale di Tonino Di Pietro. Niente Pd
(almeno quello ufficiale) in piazza Navona per manifestare contro il Cav. Di
Pietro e i girotondini saranno lì, compagnia del teatrino della politica che
mette in scena la (solita) recita a soggetto che gli italiani conoscono bene.
Spiazzati da Napolitano, attaccato improvvidamente dall'ex pm leader dell'Idv,
hanno messo un altro bersaglio grosso nel mirino: Veltroni. Pronti a scavare
trincee da imbottire di esplosivo per far saltare le mura del loft assediato.
Tanto che l'intellighenzia vicina da sempre alla sinistra giustizialista e
movimentista (Paolo Flores d'Arcais e Furio Colombo) si sono affrettati a dire
che no, la manifestazione non è contro Walter. (ci vanno ma.). E se Rita
Borsellino andrà lo farà turandosi il naso: Grillo (che si collegherà con la
piazza via etere) non ha progetto e diventa qualunquista e pericoloso. E Nanni
Moretti, il regista del "Caimano" e uomo simbolo del girotondismo
d'antan? Niente piazza, a che serve? Retropensiero: sulla sua Vespa c'è posto
per Veltroni. E Rifondazione? Ferrero ci sarà, Nichi Vendola no (entrambi
vogliono guidare il partito dopo l'addio di Bertinotti): anche il governatore
della Puglia prenda le distanze da Tonino la sua, dice, "è solo
invettiva". D'Alema e Cofferati sono per il no alla piazza senza se e
senza ma. Insomma le "sinistre" si dividono su Tonino e sul Cav,
mentre Parisi e altri (ex?) prodiani ci saranno: indovinate contro chi? Scritto
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questo post a un amico 30Jun 08 Tonino rispedisce Veltroni sul bus. contrordine
compagni Tonino Di Pietro parla (anzi insulta e grilleggia.) e Walter Veltroni
si adegua e gli corre dietro (leggi l'articolo di Laura Cesaretti). Già, Tonino
da Montenero detta la linea al Pd dopo aver sfondato la Maginot elettorale del
"dialogo" con il Pdl su cui si era attestato
il solitario Veltroni. E' bastato poco per cambiare
tutto. I sondaggi affondano il Pd, Massimo D'Alema lancia "Red"
(prototipo di partito. casomai servisse, o correntone del Pd che invece serve
subito) e i suoi si smarcano, almeno a parole, da Di Pietro sul terreno delle
intercettazioni e della giustizia. Così Veltroni combatte su due fronti
interni: il dialogo lo apre ma con i Verdi e poi toccherà a Rifondazione e agli
altri residui comunisti e si allinea ai giustizialisti dell'Idv (nel partito
c'è anche Pancho Pardi, l'uomo dei girotondi) in nome della nuova stagione
dell'anti berlusconismo a prescindere. A quando un bella convention o una
manifestazione di piazza con Beppe Grillo dimenticando Unipol, banche e
scalate, si è chiesto qualcuno? Il segretario del Pd fa sapere che con Di Pietro
ha fatto un mezzo strappo: niente manifestazione con Tonino e Grillo. io e lui
siamo lontani. Meglio tardi che mai. Intanto, passate le ferie, Walter è
costretto (dal Tonino senza freni e a caccia di voti di protesta) a riprendere
il pellegrinaggio per l'Italia. Insomma, risale sul bus per battere il Paese
provincia per provincia. Come annuncia in una lettera all'Unità . "Ora
voglio dire a te - spiega Veltroni al direttore Padellaro- che da settembre
riprenderò, riprenderemo, ad attraversare ogni provincia, ad andare in ogni
città, ad ascoltare e a parlare, a capire e a spiegare". Interlocutori
saranno "tutti gli italiani", a cominciare dal "popolo del Pd,
dodici milioni di donne e uomini che ci hanno dato fiducia" fino "a
quanti hanno votato per l'attuale maggioranza nella speranza, nell'illusione
stanno scoprendo ora, di vedere risolti i propri problemi". Ma il tour
servirà, scrive Veltroni, anche a lanciare la "manifestazione che abbiamo
annunciato per l'autunno" e rivendica che l'opposizione del Pd sarà condotta
"come deve fare un partito che vuole mantenere la sua vocazione
maggioritaria, che non è mai stata vocazione all'autosufficienza: lavorando per
unire". Non c'è male, come svolta: un clamoroso contrordine compagni di
vecchia memoria. Tanto che Pierferdinando Casini in un'intervista al Corriere
lo avverte: Di Pietro è una polizza sulla vita per il premier, se l'opposizione
è questa l'alternativa a Berlusconi non c'è. Lo dice Casini, ma lo pensano
anche D'Alema e Rutelli. Stando così le cose c'è da chiedersi quante divisioni
abbia il comandante Veltroni Scritto in Varie Commenti ( 83 ) " (39 votes,
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Articoli Feed RSS Commenti Invia questo post a un amico 23Jun 08 Per Walter avviso
di sfratto. Resisterà all'assedio? In politica tutti nodi vengono al pettine,
dopo le sconfitte elettorali. Ma il sogno di Walter Veltroni, creare un grande
partito di centrosinistra, scommettere sul bipolarimo, tagliare fuori la
sinistra radicale (che è riuscito a estromettere dal parlamento anche grazie al
voto degli italiani) appare in questo momento davvero un sogno. La verità è che
Veltroni è sotto assedio, e a circondare il fortilizio del loft sono proprio
molti dei suoi: a cominciare da Massimo D'Alema per finire al
"silente" (troppo.) Romano Prodi. E a dargli un avviso di sfratto di
sfratto in modo diretto è Arturo Parisi, l'inventore dell'Ulivo: "Cambiamo
leader", dice senza tanti giri di parole con un linguaggio che rifugge le
liturgie del politichese vecchio stile (Pci, Dc). Così, come scrive sul
"Giornale" Paolo Guzzanti, la debolezza del segretario ridà forza
all'ala Furiosa (leggi l'articolo), alla sinistra che fa dell'antiberlusconismo
e del giustizialismo forcaiolo una ragion politica, una questione di
sopravvivenza: unico programma , in mancanza di proposte serie per l'Italia,
abbattere Berlusconi. Poi si vedrà. Del resto quando si è aperto il dibattito
su Veltrusconi, sul dialogo tra destra e sinistra, sulle grandi riforme
condivise nell'interesse del Paese, le nubi dell'uragano si sono subito
addensate sulla testa (da tagliare) del leader del Pd. Riuscirà Walter a
resistere all'assedio? A contrattaccare? A conquistare una leadership vera alla
guida di un'opposizione credibile e realmente alternativa? Ora tocca a lui non
spezzare quell'idea di una sinistra moderna e non condizionata da quella
radicale (e radical chic), a fare im modo che non resti solo un bel sogno. E
Parisi insiste: già, perché dopo essere uscito allo scoperto senza se e senza
ma, l'ex ministro della Difesa vuol far uscire allo scoperto gli avversari di
Veltroni, in particolare Massimo D'Alema, che ha lanciato - anche se lui dice
che non cerca lo scontro - una sorta di partito-ombra che si chiama
"Red" (Riformisti e democratici). Dice Parisi: "Sento D'Alema
avanzare proposta diversa da Veltroni, vorrei essere sicuro che lo faccia
esplicitamente.". Aspettiamo la prossima puntata. Scritto in Varie
Commenti ( 49 ) " (35 votes, average: 3.63 out of 5) Loading ... Il Blog
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a un amico 20Jun
(
da "Repubblica,
La" del
07-08-2008)
Argomenti: Laicita'
Cultura
L'infinita corsa verso lhasa sull'altopiano brullo e deserto I cinesi sono
molto orgogliosi del loro treno che affronta altezze vertiginose ma il clima
nella capitale è teso e la gente non parla volentieri Dieci anni fa non era
difficile imbattersi nelle foto del Dalai Lama oggi proibite Poliziotti vestiti
di nero pattugliano le strade per evitare ogni disordine (SEGUE DALLA PRIMA
PAGINA) Quando capita di scorgere in quell'immensità un viandante, non si
riesce mai a capire da dove provenga o dove sia diretto, e il suo procedere nel
nulla sembra insensato. I cinesi sono orgogliosi del loro treno. Nelle stazioni
in cui sosta i ferrovieri lo salutano portandosi la destra al berretto come
militari all'alzabandiera, e nessuno si sorprende. Il documentario trasmesso
dalla tv di Stato nel
(
da "Repubblica,
La" del
07-08-2008)
Argomenti: Laicita'
Pagina
XV - Palermo UN REVISIONISMO DA PROVINCIALI PASQUALE HAMEL I n questi ultimi
tempi, con il rincorrersi degli anniversari, si è avviata una rivisitazione,
non sempre serena e scevra da pregiudizi, sulla vicenda risorgimentale. Alcuni
riferimenti, giudicati fino a ieri sacri e imprescindibili, sono stati messi in
discussione e perfino dissacrati in nome di un revisionismo storico, peraltro
condotto da chi non ne ha competenza, sicuramente esagerato e quindi, proprio
per questo, poco credibile. Personaggi, ad esempio, come Giuseppe Garibaldi
sono finiti sul banco degli imputati come banditi della peggiore specie o, più
benevolmente, come utili idioti di disegni più o meno oscuri tutti mirati a
congiurare ai danni della nostra Terra. Tutto ciò ha prodotto il risultato
pratico di impedire proprio quella riflessione storica che, nonostante tutto,
appare essenziale in questo difficile passaggio della nostra vicenda unitaria.
Non sono fra quelli che esaltano la vicenda risorgimentale. Sono convinto che,
essendo la Storia scritta dai vincitori, molte verità sono
state volutamente sottaciute e molte vicende siano state deformate da una
storiografia risorgimentale, poco laica perché impregnata di supponente laicismo, fortemente celebrativa e
assolutamente poco critica. Mi convincono in questo senso le rivisitazioni di
alcune positività sulla presenza borbonica in Sicilia, le considerazioni
su quello che viene definito "riformismo borbonico", mi convincono
gli studi dell'inglese Lucy Riall, autrice di alcuni testi sul Risorgimento e
di un ponderoso volume su Garibaldi che, proprio sul nizzardo, afferma:
"La ricerca che ho condotto mostra che la prospettiva tradizionale (quella
che è stata finora diffusa) non è più sostenibile". Mi convince tutto
questo, non mi convince invece il metodo provinciale con cui viene affrontato
in casa nostra questo tema che, proprio per le ricadute di carattere sociale di
cui è passibile, avrebbe bisogno di ben più accorti atteggiamenti. Credo che,
se si vuole raggiungere la verità, se si vuole fare giusta chiarezza, le strade
da intraprendere siano ben diverse. Certamente non la frantumazione delle
lapidi a colpi di martello, come ha fatto qualche giorno fa il sindaco di Capo
d'Orlando per cancellare la piazza della sua città intitolata a Garibaldi, o
quanto altro di simile sta avvenendo. E proprio perché le strade sono diverse,
non ho sottoscritto l'appello - sottopostomi da Orazio Cancila e Giuseppe
Giarrizzo - con il quale i due intellettuali vanto della nostra terra
stigmatizzano, forse anche qui con qualche esagerazione, il metodo con cui
taluni vogliono affrontare la questione. Dico, vogliamo prendere occasione
dagli anniversari per chiederci fino a qual punto gli uomini del Risorgimento e
l'intera vicenda risorgimentale siano stati un fatto positivo o negativo per la
Sicilia? E allora facciamolo, è legittimo che si faccia, ma facciamolo
utilizzando strumenti scientifici, usiamo la riflessione critica, usiamo la
ragione. Sicuramente un certo revisionismo, di cui sono pronto a sottoscrivere
alcune giuste conclusioni, ne potrà uscire rafforzato. E sicuramente anche
questo ci aiuterà a capire perché la Sicilia, dopo centocinquant'anni di unità
nazionale, continui a essere periferia del Paese e periferia d'Europa.
(
da "Repubblica,
La" del 07-08-2008)
Argomenti: Laicita'
Pagina
XV - Palermo NON SPARATE SU GARIBALDI PER NASCONDERE LE VOSTRE COLPE SALVATORE
LUPO C'è il sospetto fondato che questo tipo di discussione serva solo ad
alienare i problemi, a fuorviare l'opinione pubblica, a dare la colpa dei
fallimenti agli altri: specie se questi altri si collocano in un remoto
passato, in un luogo dal quale per definizione non può giungere alcuna replica.
Il Risorgimento si trova nella stessa scomoda posizione della Resistenza, più
scomoda ancora, anzi: perché la svalutazione che questo revisionismo vuol
realizzare attiene alla storia del nostro Paese nel suo complesso, non solo
alla stagione apertasi nel 1943 o nel 1946. Chi ragiona (davvero) storicamente,
però, non può non rilevare una formidabile rimozione. Per quali ragioni di base
ci si batteva in quei tempi più o meno remoti? La risposta è facile: come gli
esponenti della Resistenza, i patrioti del Risorgimento si battevano per le
pubbliche libertà, mentre i loro avversari erano schierati contro di esse. I
patrioti, in particolare, volevano creare un sistema costituzionale e
rappresentativo basato sulla cittadinanza, ovvero sull'eguaglianza davanti alla
legge senza pregiudizio di sesso, razza o religione; nei decenni successivi
all'Unità, sia pure con ritardi e contraddizioni e marce indietro, avrebbero
cominciato in effetti a garantire libertà di coscienza e di espressione, una scuola laica e gratuita, un sistema legale uguale per tutti.
L'accesso al voto fu inizialmente limitato ai ricchi, ma nel tempo nuovi
soggetti vennero ammessi e alla fine (nel 1946, appunto) ci fu il suffragio
universale. I nemici del Risorgimento invece - austriacanti, clericali,
legittimisti, borbonici di vario conio - non ammettevano le libertà politiche,
la sovranità popolare e le garanzie costituzionali in linea di principio, erano
contrari all'eguaglianza dei cittadini e alla libertà di pensiero in linea di
principio. Vorrei citare qui un brano scritto quaranta e più anni fa dal
maggiore storico siciliano della precedente generazione, Rosario Romeo. I
patrioti, ammetteva Romeo, si mostrarono spesso incapaci di intendere le
ragioni altrui, magari feroci nel reprimere le guerriglie legittimiste dei
cosiddetti "briganti", ma comunque "pronti ad affrontare fatiche
e sacrifici d'ogni sorta nel nome di un ideale, nella persuasione - non del
tutto illusoria, certamente! - di lottare per la causa del progresso,
dell'innalzamento civile, della dignità di tutti gli italiani". Chissà
cosa avrebbe pensato Romeo del revisionismo risorgimentale del nostro tempo.
Oggi tutti si definiscono liberal-democratici come allora si definiva lui, ma
in realtà la libertà e la democrazia, la divisione dei poteri, la Costituzione
e l'universalità dei diritti appaiono concetti residuali, fastidiosi ostacoli,
anticaglia. La "Seconda repubblica" si è inaugurata con una
presidente della Camera che portava al collo la croce della Vandea. Per il
nostro tempo il supernemico, più che Cavour, è Garibaldi - forse perché tra i
patrioti Garibaldi era il più decisamente schierato su una linea democratica o
protodemocratica o addirittura protosocialista. Qualcuno obietterà che, in
linea di principio, anche i singoli Stati preunitari avrebbero potuto
introdurre riforme liberali aprendo la strada a sviluppi democratici. Avrebbero
potuto, ma non lo fecero se non in momenti di crisi, costretti da violente
agitazioni dal basso, per poi tirarsi indietro quando il pericolo passava. Si
dice che nel Mezzogiorno il regime borbonico provò a creare un sistema
amministrativo efficiente, sul modello francese. Ci provò in effetti, ma non
riuscì a garantire la rappresentanza, quindi gli interessi, di gruppi sociali e
aree geografiche, e massimamente della Sicilia, che promosse contro di esso ben
tre grandi rivolte (1821,1848, 1860). La terza volta il regno borbonico crollò.
Dopo, all'interno del neo-nato regno d'Italia, i rapporti tra meridionali e
settentrionali non furono facili. Giunsero a pensare i meridionali estranei al
Risorgimento e all'Italia alcuni moderati piemontesi o di altra estrazione
geografica - non i garibaldini, che a cominciare dal loro generale si
compiacquero del contributo fornito alla causa nazionale dal Sud e in
particolare dalla Sicilia. Garibaldi ripartì dalla Sicilia nel 1862, accolto da
un immenso entusiasmo popolare. Protestò sempre contro il ricorso all'esercito
per mantenere l'ordine pubblico nell'Isola, e in generale contro la
"piemontesizzazione". La Sicilia rimase sino alla fine dell'Ottocento
un caposaldo del "garibaldinismo". Non so quanto un discorso
propriamente storiografico interessi ai politici che amano fare a pugni col
passato, avversario comodo perché non può restituire i colpi. Credo però che la
loro ossessione distruttiva e autodistruttiva non faccia bene alla
collettività: non agli italiani in genere, non ai siciliani sin troppo adusi al
vittimismo. L'attribuzione delle colpe del sottosviluppo economico siciliano
alle trame dei monopoli settentrionali, al complotto centralista, ai tanti
fantomatici sabotaggi altrui fa parte dell'armamentario deteriore con cui da
decenni si vuole giustificare la palese bancarotta della Regione a statuto
speciale - di cui invece la stessa classe politica regionale è la principale
responsabile. Credo che in questo difficile passaggio a un nebuloso federalismo
ci voglia più coscienza della realtà, presente e magari anche passata, più
spirito critico e autocritico, meno strumentalismo ideologico, più sobrietà.
L'Italia, la Sicilia in specie, ha bisogno di meno propaganda e di più (buona)
politica.
(
da "Repubblica,
La" del
07-08-2008)
Argomenti: Laicita'
Pagina
VIII - Napoli NULLA DI NUOVO DIETRO IL FEDERALISMO Finora nessuno Stato ha
mutato pelle passando da accentrato a federale MARCO LOMBARDI N ella storia
ideologica italiana, il federalismo è sempre stato
una teoria minoritaria. I nomi di Carlo Cattaneo e di Gaetano Salvemini, che
negli ultimi due secoli ne hanno fornito le versioni più celebri, appartengono
notoriamente a un elenco di spiriti nobili, visionari e solitari. Sconfitti
prima dall'Unità, poi da un assetto istituzionale in cui le ragioni dello Stato
centrale hanno puntualmente prevalso sulle spinte autonomistiche, che
sentimento e interessi nazionali volevano costruire dal basso. Credo, perciò,
che sia troppo interessata e parziale la lettura di Andrea Geremicca
("Repubblica" del 5 agosto), secondo il quale "il meridionalismo
ha sempre respinto il blocco di "tutto il Mezzogiorno" contro
"tutto il resto del paese" e si è sempre battuto per l'autonomia
culturale, politica e civile delle popolazioni meridionali, che è alla base del
concetto stesso di federalismo". Geremicca delinea una parabola civile e
intellettuale che unirebbe concezioni diversissime, in base al loro approdo
attuale: gestione oculata delle risorse, efficienza amministrativa, classi
dirigenti rinnovate. Un programma che tutti i fieri non federalisti - da Giustino Fortunato ad Antonio Gramsci o a Pasquale Saraceno,
per citare meridionalisti laici, comunisti o cattolici - avrebbero immediatamente sottoscritto. Il sostantivo
federalismo, al quale va oggi di moda associare l'aggettivo fiscale, è una
sorta di passe-partout concettuale, che permette di redigere analisi
apparentemente modernissime. Dietro il potere evocativo delle parola,
non c'è nulla, però, di eminentemente nuovo. Se nuovo significa porsi il
problema di allocare, senza dilapidarle, risorse che permettano di superare, o
contenere, differenziali di reddito individuale e dislivelli produttivi e
infrastrutturali. Se nuovo si traduce in meccanismi che sanzionino sprechi e
inefficienze dell'amministrazione locale. Se nuovo comporta altri, diversi
luoghi per la selezione di un personale politico all'altezza dei compiti
assegnati da congiunture difficili e cittadinanze mature. Sono i cavalli di
battaglia della tradizione meridionalistica, che per comodità definisco
accentratrice e che tranquillamente può ancora ritenersi classica. Magari
qualcuno si prendesse la briga di rivisitarla: per misurare l'impressionante
carico di compiti inevasi e, volendo, persino di soluzioni a portata di mano.
Il lessico, affannosamente provvisorio e smemorato, del nostro discorso
pubblico tende, talvolta, a dimenticare che il federalismo è una struttura
originaria, non derivata; è uno dei possibili modi attraverso cui la compagine
statuale articola, dall'inizio della propria esistenza, funzioni e competenze
della sovranità, della sicurezza, della spesa. Finora, nessuno Stato ha mutato
pelle, riconvertendosi da accentrato in federale. Infatti, il partito
ottocentesco di Cattaneo fu sconfitto da quello di Cavour; e nel federalismo
novecentesco di Salvemini c'era, forse, maggiore recriminazione per la pessima piemontesizzazione
del paese che vera e propria volontà d'invertire il corso degli eventi. Non per
caso, esso divenne quasi caricatura nelle mani di un Guido Dorso amareggiato;
in rotta, nel dopoguerra, con gli ex compagni azionisti, naturalmente unitari: il
grido federalista si tramutò in ruggito autonomista. L'identico suono rauco che
prorompe dalle gole dei Bossi, Lombardo e consimile genia. Non basta, secondo
me, l'aggiunta "fiscale" per far intendere bene che, nel caso di
Geremicca, non si tratta dello stesso spettro sonoro. L'intera espressione
lascia perplessi, vieppiù provenendo dall'autorevole esponente di una passata e
importante stagione ideologica, profondamente anti federalista. La stagione,
giova ripeterlo, maggioritaria della nostra storia ideologica.
(
da "Repubblica,
La" del
07-08-2008)
Argomenti: Laicita'
Pagina
XV - Bari A Manduria si produce il sangue degli dei Qui si celebrava il dio
Poseidon e tra il Mar Piccolo e il fiume Galeso si svolgevano le feste
dionisiache è folle immaginare che una simile bevanda così forte possa essere
consumata durante i pasti DONPASTA Primitivo. Avrei bisogno di consigli saggi,
di maestri, per aiutarmi a comporre le tracce della genesi di questo vino e del
perché sia definito attraverso una tautologia. Leggo che in questa zona si
venerava il dio Poseidon con feste dionisiache celebrate sulle rive del Mar
Piccolo e del fiume Galeso, su una collinetta tra grotte e cavità usate per la
conservazione del vino. Qui al Dio si offriva il sangue sacro, il primo
assaggio del vino nuovo. Ma pare anche che il suo nome sia legato alla
maturazione particolarmente precoce del vitigno, che permette la vendemmia sin
da fine agosto. A me sembra però assai riduttivo ricondurre un nome così
evocativo alla conclusione di un ciclo naturale. Avrei piuttosto tendenza a
pensare al suo senso, alla sua radice. Nel caldo che ammazza, il primitivo
distrugge ogni speranza di elaborazione. Effettivamente è vino che non si
concilia bene con la razionalità di un pensiero lucido, quello che in teoria mi
servirebbe per decriptare l'etimologia del suo nome. Ma forse è meglio così.
Poco ci sarebbe da capire tra le rigide maglie di concetti annebbiati dalla
freddezza del logos occidentale. Mi accorgo che il problema è nella geniale
follia stessa di immaginare un vino ad una così alta gradazione alcolica. Folle
immaginare che sia un vino da pasto, che abbia profumi oltre che corpo e
zucchero. Saranno i riflessi di un mare in lontananza, come fossero
allucinazioni o miraggi, ma la silouette di Gino Veronelli si avvicina.
Allontano il vino. Non pensavo facesse questi effetti. Ma forse mi dico che
sono gli strani misteri che si nascondono nella storia di quell'uomo, così
importante per la cultura del vino italiano e del mondo contadino. La sua
presenza, per certi versi improbabile, rappresenta quel tessere fila con il
proprio passato, nell'urgenza di non perderlo, anche quando è andato via. Per
sempre. "Gino che ci fai qui? ". Mi sorride nella sua voce potente ed
imperiosa, nel suo parlare sarcastico, irriverente ma mai volgare. "La nostra condivisione di un pensiero laico ci induce a pensare
che io sia ormai polvere, nobile concime di vigne. Prendimi come un punto di
vista, una idea. Quella di un appassionato enologo internazionalista".
"Caschi a puntino, Maestro. Cerco l'etimologia della parola primitivo e
del perchè sia stata concessa a un vitigno ed il suo vino". Si
siede e mangia con me, affascinati entrambe da un piatto che cancella le
geografie e le ricostruisce. Un Primitivo in luogo del Barolo per un brasato
con le sagne torte, corto circuito tra le Langhe, il mio Salento e il nord
ovest della Puglia. "Donsagnetorte, ma le hai mai camminate queste vigne?
Hai mai girato tra i filari per capire il lavoro duro e la conoscenza che c'è
dietro una bottiglia di questo vino, concentrato di poesia e sudore?.
Probabilmente lì si trova il giochetto irrazionale della mano dell'uomo che
entra di soppiatto nell'equilibrio tra terra, sole e vigna e lo rende nettare
pagano beato dal vignaiolo, spesso artigiano, talvolta poeta. Osserva i vigneti
di Manduria, legni storti, irregolari, inquieti, nodosi, rigogliosi. Accettano
di essere in fila per la semplice volontà di essere in rapporto con l'uomo, che
è fratello che trasforma. Sin dall'origine. Primitiva".
(
da "Unita, L'" del 07-08-2008)
Argomenti: Laicita'
Stai
consultando l'edizione del La Cina, i diritti e la voce di Assisi Bruno Mellano
* Domani, in coincidenza con la cerimonia di inaugurazione a Pechino dei giochi
olimpici, si leverà alto da Assisi un messaggio a sostegno della linea
nonviolenta adottata dal Dalai Lama per il riconoscimento dell'autonomia del
Tibet e per l'affermazione dei diritti umani in Cina. Non si tratta di
un'iniziativa di protesta ma, al contrario, di proposta concreta, concepita
all'interno del satyagraha ("forza della verità") mondiale per la
pace, lanciato dall'inizio dell'anno da Marco Pannella e volto a costruire
un'alternativa strutturale alla minaccia di un tremendo conflitto che,
divampando dal Medio Oriente, si estenda rapidamente al mondo intero. La scelta
della città umbra per questo duplice appuntamento (alle 11 un seminario nella
Sala della Conciliazione del Comune e alle 12,30 musiche ed interventi nella
piazza centrale, antistante alla sede municipale) non è affatto casuale sia per
il ruolo di capitale del dialogo tra i popoli che unanimemente le viene
riconosciuto, sia perché punto d'arrivo, e quindi luogo culminante
(nell'accezione più ampia del termine), nel 1961, della prima marcia ideata dal
filosofo Aldo Capitini, propugnatore della nonviolenza come base
imprescindibile per la creazione di una società aperta, di cui ad ottobre
ricorre il quarantesimo anniversario della scomparsa. Proprio perché fermamente
convinti che ogni avvenimento sportivo non sia disancorato dalla società e,
quindi, dalla politica, abbiamo ritenuto che queste olimpiadi non dovessero
essere boicottate ma tramutate in importante occasione per esercitare sul
governo cinese doverose pressioni affinché si attui davvero un
improcrastinabile cambiamento di rotta per quanto concerne il rispetto dei
diritti umani (a cominciare dai cattolici della
chiesa del silenzio, dai falun gong alla stessa popolazione han) e
dell'autodeterminazione dei popoli (primi fra tutti tibetani, uiguri e mongoli)
indebitamente assoggettati da Pechino. Tibet e Xinjiang (Turkestan orientale)
non costituiscono questioni a sé ma sono componenti di un unico problema
avvertito con urgenza, come dimostrano anche recenti avvenimenti verificatisi
in seguito alla catastrofe sismica nella regione del Sichuan, dalla stragrande
maggioranza dei cinesi. Si tratta, in altri termini, di garantire diritto e
diritti. In un mondo globalizzato, sempre più caratterizzato
dall'interdipendenza di stati e culture, nessuno può dichiararsi estraneo a
quanto accade in ambiti solo geograficamente distanti dal nostro. Non ci si può
non sentirsi coinvolti dal dramma di chi è costretto a patire vessazioni,
incarcerazioni, torture, a pagare pesantissimi tributi e talvolta la perdita
della vita. I problemi che attanagliano la Cina non possono non investirci e
interpellarci dal momento che ci riguardano molto più di quanto si possa
superficialmente supporre. Al governo di Pechino che, come sappiamo, risponde alle
legittime richieste delle minoranze e dei dissidenti accentuando la morsa
repressiva e censoria ed incentivando ulteriormente nei territori occupati il
proprio programma di colonizzazione forzata, è giusto e doveroso contrapporre
adeguati strumenti di lotta unicamente imperniati sulla nonviolenza attiva. Con
il Comune di Assisi e la sede regionale umbra dell'Associazione Nazionale dei
Comuni d'Italia, abbiamo pensato ad un otto agosto di festa, impegno,
riflessione. Ci saranno i monaci con le loro musiche e le loro caratteristiche
danze tradizionali. Sventoleranno tante bandiere del Tibet libero con le loro
strisce blu e rosse, i raggi dorati che si diramano in ogni direzione, i leoni
delle nevi, la ricca simbologia buddhista. Noi, da laici,
ripeteremo ancora una volta con profonda convinzione, che la libertà religiosa
è uno dei diritti fondamentali della persona ed un utile "cartina di
tornasole" per cogliere l'evoluzione dei regimi e le speranze di apertura.
* presidente di Radicali Italiani.
(
da "Corriere
della Sera" del
07-08-2008)
Argomenti: Laicita'
Corriere
della Sera - NAZIONALE - sezione: Spettacoli - data: 2008-08-07 num: - pag: 46
categoria: REDAZIONALE L'apertura con "Brideshead Revisited" Locarno,
film su cattolici inglesi e sensi di colpa LOCARNO - Tony Blair è stato evocato come convertito
"sponsor" di quello che Julian Jarrold, regista del film di apertura
di raffinata e rassicurante tradizione, ha definito il "revival" del
cattolicesimo inglese causa immigrazione e allontanamento dalla chiesa
anglicana. Tratto con alcune concesse libertà dal libro cult e molto
autobiografico di Evelyn Arthur Waugh Brideshead Revisited, già sceneggiato
nell'81 per la tv quando erano proibiti i baci gay, il film è la storia della
repressione educativa di un'aristocratica milady, parte di una minoranza
cattolica, che rovina i figli col senso di colpa: "C'erano grandi famiglie
che promuovevano una loro idea di cattolicesimo: chi può fuggire le proprie
radici?". Il baricentro della storia è uno studente di Oxford che nel 1920
viene irretito dal fascino dell'avita nobiltà. Di lui, borghese e un po'
arrampicatore, si innamorano sia il figlio alcolizzato Sebastian, sia la
sorella, provocando un triangolo che si scioglie con la guerra. Film molto
critico verso la seduzione oppressiva della religione, con un cast magnifico:
Emma Thompson "madre superiora" e due bravissimi giovani, Matthew
Goode e Michael Gambon. Maurizio Porro Trio "Brideshead Revisited".
(
da "Giornale.it,
Il" del
07-08-2008)
Argomenti: Laicita'
N. 187
del 2008-08-07 pagina 1 Tre moschee per 37mila abitanti (cattolici) di Redazione A Civitanova
Marche la Mecca italiana. L'ultimo tempio è dell'Ucoii: allarme tra la gente Civitanova
Marche conta circa 37mila abitanti e ha tre moschee. Due sono già attive. La
terza ha ricevuto pochi giorni fa la concessione edilizia dal Comune e sarà
gestita dall'Ucoii. Tra poche settimane diventerà il nuovo punto di
riferimento dell'islam marchigiano. In passato ci sono anche stati problemi:
poche settimane fa un cittadino musulmano è entrato in chiesa insultando il
sacerdote e minacciando i fedeli. E i Servizi tengono sotto controllo la
concentrazione musulmana nella nuova Mecca italiana. © SOCIETà EUROPEA DI
EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano.
(
da "Stampa, La" del 07-08-2008)
Argomenti: Laicita'
Ennero
scritte pagine importanti nella relazione tra le due confessioni cristiane. Le
due giornate sono in programma sabato 2 e domenica 3 agosto. Inizia sabato,
alle
(
da "Stampa, La" del 07-08-2008)
Argomenti: Laicita'
La
storia Le religiose lasciano l'antica residenza di via San Giovanni Saluzzo,
dopo 150 anni l'addio alle suore Orsoline MONICA COVIELLO SALUZZO Sedie e
divani rivestiti con ampi teli bianchi, scatoloni nell'atrio, le suore
affaccendate nei preparativi per la partenza. C'è aria di smobilitazione nella
casa di via San Giovanni, "cuore" del centro storico, dove dal 1851
risiedono e operano le religiose della congregazione delle Orsoline, fondata da
Sant'Angela Merici. Il prossimo 16 agosto, le "sorelle" lasceranno la
città: dopo oltre 150 anni, la storia del loro Ordine si separa da quella della
città (le suore presteranno la propria opera in altri istituti). Sono rimaste
in sei, in una residenza che, in passato, aveva ospitato fino a una trentina di
persone. "Non ci sono più vocazioni - dice suor Elisabetta, la madre
superiora -, di qui la decisione, sofferta, di separarci. Ora siamo pronte a
entrare in altre comunità". La "madre", suor Maria Giovanna e
suor Maria Michelina sono dirette all'istituto delle Orsoline di Galliate, nel
Novarese, mentre suor Maria Rosa, suor Maria Angela e suor Maria Pia andranno a
Capriolo, vicino a Brescia. Alcune religiose sono nate nella zona del
Saluzzese, qui lasceranno gli affetti (in città e dintorni continueranno ad
abitare tutti i parenti); una di loro, suor Giovanna, la più anziana, ha
vissuto nella casa di via San Giovanni per oltre settant'anni. "Non c'era
modo di rimanere a Saluzzo - prosegue suor Elisabetta -. Certamente questo è un
momento difficile da affrontare, però lo accettiamo con serenità. Sappiamo di
lasciare un vuoto tangibile, in città, di cui forse ci si accorgerà meglio
quando non saremo più qui. Oppure, dopo la nostra partenza questo antico luogo
rifiorirà: si sa che gli istituti attraversano periodi positivi e altri
negativi. Di certo, il nostro istituto ha scritto un pezzo della storia
saluzzese". Le suore hanno gestito un asilo frequentato da decine di
bambini. La struttura non chiuderà, ma è destinata a diventare una sezione staccata
di un'altra Materna saluzzese, la "San
Giuseppe", in cui lavora personale laico. "Fino alla riapertura della
scuola - precisa la superiora - rimarrà ancora qualche suora, di un'altra
congregazione, nella casa. Speriamo che la nuova gestione continui bene il
lavoro da noi avviato, seguendo il carisma della nostra fondatrice
Sant'Angela". Resterà in attività anche la Casa per la vita
"Ain Karim", che è gestita dalla Caritas diocesana di Saluzzo, in
un'ala dell'edificio concessa a operatori e volontari dalle suore per dare
accoglienza alle donne in gravidanza in difficoltà. "Le suore Orsoline
hanno sempre dimostrato grande apertura e sensibilità soprattutto verso i
poveri e le donne, sostenendo questa iniziativa anche prima che prendesse
forma", spiega Paola Nicodemo, medico responsabile della Casa per la vita.
Ciò che invece andrà a termine è la preparazione delle ostie, un'attività che
le Orsoline, note in città anche per questa tradizione, hanno interrotto alla
fine di luglio. "Di questo poco importa - scherza suor Elisabetta -: le
vende anche il negozio "Minetto"". I saluzzesi, e le tante
famiglie della zona che in questi anni hanno avuto modo di conoscere la
generosità delle Orsoline, saluteranno le suore mercoledì 13 agosto, con una
messa che il vescovo Giuseppe Guerrini celebrerà, la sera alle 18, nella chiesa
interna dell'istituto nel borgo medievale.
(
da "Repubblica,
La" del 08-08-2008)
Argomenti: Laicita'
Pagina
VIII - Napoli LE NUOVE IDEE IVANO RUSSO I nsomma, puntare sul capitale sociale
della città, facendo massa critica. Risorsa Mediterraneo, sostenibilità ambientale,
sociologia urbana, internazionalizzazione e multiculturalismo, cultura umanista
e formazione, economia e mobilità sociale, Mezzogiorno, senso civico, diritti e
modernità: su questo vasto campo di indagine, di volta in volta, selezioneremo
temi, questioni, interlocutori, saperi su cui val la pena investire per
produrre uno sforzo di affinamento del pensiero riformista meridionale. E ci
candidiamo a svolgere questo lavoro di approfondimento insieme ai tanti altri
storici istituti di studi e cultura operanti a Napoli da decenni, ai centri di
ricerca, alle università presenti sul territorio. Un solido e ampio Comitato
Scientifico e di Indirizzo, cui stanno giungendo giorno dopo giorno
significative e autorevoli adesioni, aggiornerà l'agenda dei temi e delle
iniziative. E a queste personalità stiamo chiedendo, e continueremo a chiedere
nei prossimi giorni, anche di accompagnare l'emersione e l'affermazione, nella
società, di una nuova e giovane leva di ricercatori universitari, imprenditori,
manager privati, dirigenti pubblici, rappresentanti di organizzazioni di
categoria e di forze sociali, per cui è giunto il momento di non sentirsi più
outsider, e che hanno manifestato la volontà di
contribuire attivamente a questa nostra iniziativa. Occorre includere nelle
dinamiche vive e decisive per il futuro della città forze fresche e
qualificate, estendere gli ambiti di protagonismo propositivo, allargare gli
spazi di influenza, ricerca, partecipazione alla sfera pubblica, rendendo così
l'arena del confronto più interessante, ricca e plurale. Questo lavoro sarà
svolto in sinergia con la Fondazione Mezzogiorno Europa, con la sua rivista,
attraverso seminari e convegni anche congiunti, condividendo le ricerche e gli
appuntamenti di studio. A partire da quelli su microcredito, finanza etica e
Mezzogiorno, energia e geopolitica, Unione mediterranea, Unione europea e
interesse nazionale, temi su cui è attualmente impegnato, insieme a una
quindicina di giovani ricercatori, il think tank meridionalista ed europeista di
via Santa Lucia. Questo è il nostro modo di contribuire al rilancio della città
e, più ambiziosamente, a una ripresa di attenzione e di
tensione sui grandi temi del Mezzogiorno declinati in chiave moderna, europea,
e pragmatica. Lo faremo con un approccio non generalista e cercando di gettare
l'occhio e la mente oltre le stanche liturgie laiche di una quotidianità non
proprio, da queste parti, entusiasmante. L'autore è coordinatore di
Italianieuropei Napoli.
(
da "Repubblica,
La" del
08-08-2008)
Argomenti: Laicita'
Pagina
I - Milano Il caso I corsi della diocesi ambrosiana per formare la classe dirigente
del futuro Tettamanzi fa scuola di politica Una scuola di
politica per i giovani cattolici. La promuove la Diocesi milanese a partire dal prossimo 3
ottobre per formare una nuova classe dirigente desiderosa di mettersi al
servizio del paese per raggiungere gli obiettivi della dottrina sociale della
Chiesa. "Non sarà una scuola di partito, ma un corso per dare ai giovani
strumenti per leggere la realtà e impegnarsi a cambiarla", spiega
il vicario episcopale che coordina il progetto, monsignor Eros Monti. Coinvolte
25 sigle del mondo cattolico nazionale. ZITA DAZZI A PAGINA IX.
(
da "Repubblica,
La" del 08-08-2008)
Argomenti: Laicita'
Pagina
IX - Milano La curia dà lezioni di politica Al via la scuola diocesana: padre
Sorge e Pisanu fra i prof I corsi si terranno al Centro Schuster in via
Sant'Antonio e costeranno 50 euro a persona Prevista una serie di incontri con il cardinale Tettamanzi ZITA DAZZI Cattolici a scuola di
politica. Morte le grandi ideologie, in piena crisi di valori la classe
dirigente italiana, la diocesi di Milano lancia una scuola di formazione
politica per giovani fra 18 e 30 anni. Universitari che la Chiesa milanese
intende istruire non per rifondare un partito cattolico che raccolga l'eredità
della Democrazia cristiana, ma perché diventino veri
"cittadini", cioè soggetti politici attivi. La politica, spiegava
Paolo VI, è "un'alta forma di carità". Una richiesta d'impegno più
volte avanzata dal cardinale Dionigi Tettamanzi, che anche nell'ultimo discorso
a Sant'Ambrogio aveva tuonato contro "l'individualismo che ci porta a
tradire la società, che invece dovremmo amare, e ci conduce lontano da
quell'impegno sociale e istituzionale per concorrere a costruire il bene
comune, di cui tutti parliamo, ma che pare sempre più labile". La diocesi
più grande d'Italia già col cardinale Carlo Maria Martini aveva avviato con
successo una scuola di formazione dalla quale era uscita una generazione di
politici che aveva animato le istituzioni negli anni Ottanta. Il nuovo progetto
è coordinato dal vicario episcopale per la Vita sociale della diocesi,
monsignor Eros Monti, che rimarca come lo scopo non sia quello di dar vita a un
nuova formazione politica di ispirazione cristiana: "Non scuola di partito
- dice - ma un centro di formazione, con un obiettivo culturale, affinché i
giovani imparino a leggere il presente per impegnarsi in prima persona nella
vita politica". Il corso si terrà al Centro Schuster in via Sant'Antonio 5
e durerà un anno, con lezioni, dibattiti, approfondimenti, incontri con
amministratori, docenti universitari, economisti, sociologi. Si approfondiranno
i temi della Costituzione, della democrazia, della partecipazione, della
giustizia, della globalizzazione attraverso la lente dei diversi sistemi e
linguaggi politici. La curia, che promuove e coordina l'iniziativa, ha
coinvolto nella programmazione 25 sigle a cui fanno riferimento i credenti
milanesi, da Azione cattolica a Comunione e liberazione, da Sant'Egidio a Pax
Christi, dalla Fondazione Lazzati alle Acli, dal Circolo Dossetti al Centro San
Fedele. Fra i relatori sicuri, in un programma di lezioni ancora in via di
definizione, il gesuita padre Bartolomeo Sorge, il rettore dell'Università
Cattolica Lorenzo Ornaghi, l'ex partigiano don Giovanni Barbareschi e l'ex
ministro Beppe Pisanu. Naturalmente anche l'arcivescovo Dionigi Tettamanzi, che
tiene molto alla dottrina sociale della Chiesa, incontrerà gli iscritti in
diverse occasioni, a Sant'Ambrogio, in una casa per gli esercizi spirituali e
nei tradizionali incontri con gli amministratori pubblici lombardi di febbraio.
Il costo dell'iscrizione sarà modesto - 50 euro - ma la frequenza obbligatoria,
con la giustificazione per le assenze, come a scuola. Enrico Marcora,
organizzatore del corso, spiega che l'idea viene dal basso: "Sono stati
gli studenti del San Carlo, fra i quali c'è mio figlio, dopo un corso sulla
Costituzione a chiederci di andare avanti un percorso formativo. Ci è sembrato
un bel segnale nel clima di apatia generale che caratterizza la società".
Luana Dalla Mora, vicepresidente di Azione cattolica, aggiunge: "Ci
piacerebbe che i giovani tornassero a guardare alla politica con fiducia, con
interesse, col desiderio di impegnarsi in prima persona".
(
da "Repubblica,
La" del
08-08-2008)
Argomenti: Laicita'
Pagina
XV - Milano Gli hobby "Addio vita spericolata da grande farò il prof"
Cassina: in Cina la sfida decisiva Da Milano a Pechino Oro ad Atene col
movimento che lo ha reso famoso, prepara una mossa a sorpresa per il bis Adoro
ascoltare Vasco, passeggiare con il mio pastore tedesco e cercare funghi nelle
valli del Trentino LUIGI BOLOGNINI Cassina 2. Anzi, i due Cassina: Igor e il
movimento che lui stesso ha creato modificando un Kovacs, un doppio salto, da
raccolto in teso, e aggiungendoci un avvitamento. Ora è arrivato un altro
avvitamento ad aggiungere difficoltà a un esercizio già così incredibile da
valergli l'oro quattro anni fa ad Atene. "Ma non ho ancora deciso se farò
il Cassina o il Cassina
(
da "Repubblica,
La" del
08-08-2008)
Argomenti: Laicita'
Pagina
XVIII - Palermo La regina carolina bersaglio dei nemici ostaggio degli amici Lo
sbarco dei britannici nell'Isola inizia quando il re Ferdinando di Borbone si
allea con il fronte antinapoleonico L'ammiraglio Nelson lo scorta a Palermo e
sulla scia arrivano affaristi e cortigiani L'Europa è in subbuglio e la sovrana
in trasferta si ritrova al centro degli intrighi La paura dei francesi i
dissapori con i baroni locali AMELIA CRISANTINO Un viaggio sulle orme degli
inglesi in Sicilia in quattro puntate, dall'arrivo della corte reale nel 1806
nell'Isola alla fine dell'impero napoleonico, che coincide con la fine della
Sicilia inglese. I fatti storici e i protagonisti di una breve e sconosciuta
epopea che in Sicilia si concluderà, qualche decennio dopo, con l'arrivo delle
grandi famiglie di commercianti che avrebbero reso il nome dell'Isola celebre
in tutto il mondo. el
(
da "Giornale.it,
Il" del
08-08-2008)
Argomenti: Laicita'
N. 188
del 2008-08-08 pagina 6 La nuova filosofia del governo: qualità civile di
Redazione C'è un criterio politico, un riferimento ideale, un principio nel governo
Berlusconi di cui Tremonti ha esposto il programma nella legge finanziaria sul
piano economico e sociale? È vero che sono finite le ideologie politiche, ma è
vero soprattutto che è finita l'ideologia politica, quella fondata dal marxismo
con il concetto di classe che ha diviso il mondo tra capitalismo e comunismo, e
ha fondato tutte le definizioni che ne sono venute dopo: riformisti,
rivoluzionari, liberali, socialisti. La questione sociale è stata presentata
come questione relativa al potere politico. Chi controlla il potere politico
risolve a vantaggio di una classe o dell'altra la questione sociale. Questo
criterio è stato superato nei fatti, ma non nelle
culture: e soprattutto non è stato superato in
Italia, dove il concetto di sinistra ha mantenuto intatto il suo ruolo
rivoluzionario, mentre lo aveva perso in tutti gli altri Paesi europei. È
accaduto così che il punto in cui si sarebbe provata l'eccezione italiana
dell'inesistenza di una sinistra di governo è nata nell'esperienza dei due
fallimenti del governo Prodi. La sinistra moderata derivata dal Pci, i Ds, non
è stata capace di resistere sul piano culturale a quella bertinottiana. E ciò
nonostante fosse evidente che la dimensione dei problemi non fosse più in
termini di classe nella stessa condizione operaia. L'ideologia anticapitalista
è ancora viva nella sinistra anche se non ha più realtà nei fatti. La
mondializzazione dell'economia ha fatto sì che la questione sociale dipendesse
dalla posizione di un Paese nell'economia mondiale: e che la sua presenza nel
mercato, la qualità e la quantità di essa, fossero il dato determinante di
tutte le questioni, anche quella del lavoro subordinato. La destatalizzazione
dell'economia rendeva impossibile una politica dello Stato che avesse lo scopo
di creare l'eguaglianza sociale come valore indipendente dalla realtà
economica. La sinistra italiana, sola in Europa, è rimasta tributaria della
classe rivoluzionaria: e ciò è andato molto al di là dell'antagonismo di
Bertinotti, è rimasta nell'identità profonda dei Ds. Nei Ds è avvenuta una
scissione tra ideologia e politica ma non una liberazione della politica
dall'ideologia. La motivazione politica dei diessini, quella che li rende nel
loro stesso concetto ancora differenti dalle altre politiche, è il residuo del
concetto di classe rivoluzionario. L'antagonismo esiste fuori dei Ds perché nei
Ds persiste il concetto della differenza di qualità politica tra i
postcomunisti e gli altri. Il postcomunismo rimane la legittimità politica dei
postcomunisti come dato storico, quindi come privilegio innato nel gruppo
dirigente che era stato
comunista. Non è per la questione della vita che è fallita l'alleanza tra cattolici e laici del Pd, al punto
tale che D'Alema cerca di re-verniciare Casini come alleato cattolico di un
partito postcomunista, avvertendo che i cattolici del Pd non sono più "aggiornati" con la realtà
cattolica di oggi ed esistono in politica solo perché legittimati dai Ds nella
crisi della Dc. La filosofia politica del nuovo governo Berlusconi è più
matura e chiara di quella dei precedenti governi. Allora era in una posizione
difensiva nata contro la cancellazione dei partiti democratici e quindi
centrata sul tema della libertà. Questa volta il tema del nuovo governo è la
fondazione della nuova politica che nasce dal superamento della questione
sociale come oggetto dello Stato, visto che lo Stato non è più decisore sul
tema dei livelli sociali, ma lo è il mercato mondiale. Potremmo dire che il
tema già qualificante del governo Berlusconi è la qualità civile, cioè la
eguale dignità riconosciuta a tutti i cittadini. Il simbolo, cioè il fatto che
sostituisce l'ideologia come valore culturale, è Berlusconi a Napoli: una
presenza attiva e dinamica che ha affrontato la più indecente delle questioni
italiane, quella che diminuiva il volto della penisola agli occhi del mondo. Il
presidente del Consiglio si è impegnato in prima persona per dimostrare che il
livello civile era giunto alla vergogna. Per l'Italia, non per Napoli soltanto.
La nuova condizione del Paese pone il problema nord-sud come il problema
fondamentale per la nuova politica: l'uguale dignità civile. Il nord
nell'economia mondiale sostiene la presenza italiana nel mercato e quindi la
condizione fondamentale per l'esistenza politica del sistema Italia. Il sud
deve liberarsi dall'assistenzialismo come ripiegamento su sé stesso. Le grandi
questioni di mafia, camorra e 'ndrangheta, non devono essere solo patrimonio
della sinistra nella nuova forza di libertà che il governo esprime e che ha per
oggetto la dignità civile della persona nel sistema Italia, inclusa nel mondo.
Questo principio ha un valore spirituale. Non è soltanto opposto al marxismo, è
di una diversa natura. Nasce dal sentimento della trascendenza della persona,
non dalla definizione sulla società. Non è un'ideologia, ma è altra
dall'ideologia. Si apre con il nuovo governo Berlusconi un nuovo spazio
culturale e politico che dovrà essere colmato anche con concetti politici.
bagetbozzo@ragionpolitica.it © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4
- 20123 Milano.
(
da "Corriere
della Sera" del
08-08-2008)
Argomenti: Laicita'
Corriere
della Sera - NAZIONALE - sezione: Terza Pagina - data: 2008-08-08 num: - pag:
51 categoria: REDAZIONALE Il giudizio La Bonino: bene, ma la politica resta
indifferente H a studiato l'arabo e ha vissuto al Cairo proprio per lavorare
alla promozione della democrazia in Medio Oriente. Emma Bonino non è certo
contraria a una "biennale" del dissenso islamico: "è benvenuto
tutto ciò che può aggiungersi all'azione che da anni conduciamo come radicali
per creare una rete di sostegno a chi si batte per la libertà nei Paesi arabi.
Nel gennaio 2004 organizzammo una conferenza internazionale nello Yemen per la
democrazia e la legalità, che vide allo stesso tavolo i governi e i
rappresentanti della società civile. Ne nacque un appello raccolto dal G8. E
qualcosa si muove: in Kuwait le donne hanno ottenuto il voto, nel 2007 è nata
la Arab Democratic Foundation in Qatar, la rivista
italiana Reset dialoga con i musulmani laici". E i politici di casa
nostra? "Non ci hanno ostacolato, ma neppure dato grandi aiuti. Domina
l'indifferenza. E non vale solo per l'Italia: anche il progetto mediterraneo di
Sarkozy privilegia l'economia e trascura il problema dei diritti umani".
(a. car.) Emma Bonino, ex ministro e leader radicale.
(
da "Corriere
della Sera" del
08-08-2008)
Argomenti: Laicita'
Corriere
della Sera - NAZIONALE - sezione: Terza Pagina - data: 2008-08-08 num: - pag:
51 categoria: REDAZIONALE Elzeviro Uno storico contrario agli integralismi
ROMEO E IL DIALOGO FRA LAICI E CATTOLICI di GIUSEPPE GALASSO P er Stefano De
Luca ( Rosario Romeo: uno studioso fra storia e politica, in "Nuova Storia
Contemporanea ", maggio-giugno 2008) Rosario Romeo, con l'articolo su
"Il Mondo", Il liberale esaminato, del 16 maggio 1953, aveva maturato
già negli anni '50 un disegno politico organico, centrato sulla funzione del
partito liberale. Questo articolo, pur notevole, è, peraltro, l'unica fonte di
De Luca nel sostenere che il Romeo di allora "disegna per il liberalismo
italiano un ambizioso programma di "riconquista" dei ceti medi, forse
non del tutto realistico se pensiamo alla inevitabile polarizzazione prodotta
dal conflitto comunismo- anticomunismo". Il partito liberale vi sarebbe
caratterizzato "in senso fortemente laico", con "un giudizio
molto severo, forse troppo, sulla cultura cattolica e sul ruolo della
Democrazia cristiana ". Questo giudizio sarebbe perciò molto diverso da
quello di Romeo venti anni dopo quando alla luce del '68 e di altri eventi egli
avrebbe attribuito "i progressi più significativi della democrazia
italiana alla collaborazione fra laici e cattolici
inauguratasi con De Gasperi". Ora, anche De Luca mostra di sapere bene che
il vero Romeo politico nasce solo col Romeo giornalista del Giornale di
Montanelli, che ebbe il grande merito di intuirne e valorizzarne le doti anche
di analista e polemista politico. Allora perché sulla base di quel solo
articolo costruire un suo "disegno" personale del 1953? In realtà,
tale "disegno" non era solo di Romeo, ma di tutto un gruppo
liberal-democratico, in vario senso crociano, molto legato anche a Ugo La Malfa
e a Mario Pannunzio, in cui erano Francesco Compagna, Vittorio De Caprariis, Renato
Giordano e altri. Fu in questo gruppo che Romeo consolidò e definì la sua
preparazione politica, e il suo articolo del 1953 ne riassumeva il pensiero. Fu
anche il gruppo che partecipò appieno all'esperienza de "Il Mondo" di
Pannunzio, del quale De Caprariis fu uno dei maggiori editorialisti. Staccare
il Romeo politico da questo gruppo non porta da nessuna parte. Ad esempio, la
collaborazione tra cattolici e laici non è affatto
una scoperta di Romeo venti anni dopo. Faceva parte della linea de "Il
Mondo", e dei liberal-democratici che in esso si riconobbero, fin
dall'inizio, così come fin dall'inizio fu su questa linea "Nord e
Sud", la rivista fondata da Compagna nel 1954, con quel gruppo, di cui De
Caprariis e Giordano soprattutto, ma anche Romeo e altri furono gran parte,
legatissima al "Mondo", a Pannunzio e a Ugo la Malfa (e Romeo vi
pubblicò molte e importanti cose, ivi compresi i saggi di quel grande libro che
fu Risorgimento e capitalismo). Altra cosa era la lotta
decisissima del gruppo a ogni forma di integralismo cattolico o di esorbitanze
clericali: un fronte che, proprio perché fautore convinto della collaborazione
laico-cattolica, il gruppo presidiava con particolare cura, e anzi con
accanimento (d'onde le polemiche con le varie sinistre democristiane e le loro
riviste, addirittura più accanite che con i conservatori, e peggio, così
numerosi fra i democristiani, e bestia nera su problemi come la riforma
agraria, mentre erano amici e interlocutori preferiti i cattolici
come quelli che facevano capo al "Mulino"). Che poi lo stesso gruppo
mostrasse al suo interno varie differenze di inclinazioni e scelte politiche,
quale meraviglia è mai? Come ben si sa, è ciò che avviene con veri,
appassionati liberal-democratici quali quelli del gruppo in questione. Di essi
alcuni seguirono Pannunzio (Romeo fu tra loro) quando egli promosse il primo
partito radicale del dopoguerra dopo la scissione liberale del 1956; altri
erano liberali; altri repubblicani. Ma se qualcosa distingueva Romeo in quel
gruppo non era tanto sul versante della concezione liberale o della
collaborazione fra laici e cattolici nell'Italia
della Guerra Fredda. Era piuttosto sul senso da riconoscere ai valori e alle
tradizioni nazionali, sul senso della Realpolitik nella storia europea, sulla
parte della Germania in questa storia. Punti importanti, ma forgiare un Romeo
politico degli Anni '
(
da "Corriere
della Sera" del
08-08-2008)
Argomenti: Laicita'
Corriere
della Sera - NAZIONALE - sezione: Spettacoli TV - data: 2008-08-08 num: - pag: 68
categoria: REDAZIONALE PER CONOSCERE La storia di Padre Pio Milioni di devoti,
tremila gruppi di preghiera, pubblicazioni e siti internet incoronano Padre Pio
come il santo più amato dagli italiani. Il film "Padre Pio. La storia di
un Santo" di Nicola Vincenti percorre la strada del documentario storico,
raccontando la vita, le opere e le parole di Francesco Forgione che nacque nel
(
da "Tempo, Il" del 08-08-2008)
Argomenti: Laicita'
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Si sta consumando uno scisma, quello della Chiesa Anglicana ... Si sta
consumando uno scisma, quello della Chiesa Anglicana (77 milioni di fedeli),
che si è frantumata nel suo incontro decennale, la Conferenza di Lambeth,
conclusa con la misera richiesta di una moratoria sulle decisioni da assumere.
La Chiesa Anglicana è la prima Chiesa scismatica, nata nel XVI secolo per
volontà del re Enrico VIII d'Inghilterra che non accettò il diniego del Papa di
Roma, al suo divorzio da Caterina d'Aragona. Per un fatale destino lo scisma
anglicano riguarda, questa volta al suo interno e non contro il cattolicesimo,
questioni etiche fondamentali, quali la omosessualità dichiarata di preti e
vescovi, la benedizione ecclesiastica di matrimoni gay, e questioni assai controverse
quali la ordinazione sacerdotale prima e vescovile poi di donne. Riuniti per
diciotto giorni, 670 vescovi, quasi tutti rappresentanti della corrente
"modernista", non sono riusciti a riannodare il dialogo con la
minoranza "tradizionalista" (220 vescovi), che ha la sua base in
Africa, specialmente in Uganda, Nigeria e Kenya. Lo scisma non è riducibile ad
un dibattito circoscritto al mondo ecclesiastico, perché si inserisce in un
dibattito universale sui valori della religione nel contesto sociale del mondo.
Il rigorismo islamico ha incrementato il suo proselitismo denunciando le derive
lassiste, gli accomodamenti dottrinari in nome della tolleranza religiosa, la
secolarizzazione trionfante del modello culturale dell'Occidente. Parte
avvertita del mondo anglicano si richiama alla lettura attenta della Bibbia
(primo e secondo libro) per respingere le interpretazioni modernizzanti di
parte della Chiesa d'Inghilterra e di quella degli Stati Uniti e del Canada,
una volta dominanti nel loro contesto ed oggi sempre più disertate dai fedeli.
La crisi della Chiesa Anglicana non nasce oggi. Il grido d'allarme nacque nel
2003 con la ordinazione a Vescovo, negli Stati Uniti, di Gene Robinson, un
pastore divorziato e dichiaratamente omosessuale. Gene Robinson non si è presentato
a Canterbury, per evitare provocazioni, ma non intende dimettersi da Vescovo.
Il conflitto che divide il mondo anglicano è una questione che investe tutto il
cristianesimo. Le conseguenze possono essere diverse ed investono cattolici, ortodossi e protestanti. Per cominciare: il
processo di avvicinamento tra Chiese separate, nato nel secondo dopoguerra e
confermato dal Concilio Vaticano II, subisce non solo una battuta d'arresto ma
qualcosa di più: una violenta retromarcia. Il Vaticano, che aveva condannato
fermamente la decisione anglicana di ordinare Vescovo delle donne lo scorso
luglio, nell'ultimo sinodo di York della Chiesa di Inghilterra, ha rinnovato il
30 luglio durante l'incontro di Lambeth, con un intervento del Cardinale Walter
Kasper, delegato dal Papa per le questioni ecumeniche, la preoccupazione, il rattristamento e le tensioni crescenti della Chiesa
Cattolica. Kasper ha ricordato "il passo indietro" deplorabile nella
riconciliazione tra Roma e Canterbury, l'"alterazione" del dialogo che
avrà nel futuro "obiettivi meno definiti", ed ha ammonito che la
Chiesa Cattolica bloccherà "sostanzialmente e definitivamente il possibile
riconoscimento delle ordinazioni anglicane". Il patriarca di Mosca,
Alexis II, capo riconosciuto della Chiesa Ortodossa, non ha fatto mancare il
suo ammonimento, dichiarando che gli anglicani debbono scegliere tra le norme
bibliche della moralità e la tendenza a considerare la generale permissività
come una manifestazione d'amore e di tolleranza. Cattolici ed ortodossi si
preoccupano della presa di distanza degli anglicani dalle radici e tradizioni
cristiane, che portano ad una confusione morale, che minaccia i principi ed i
valori cristiani. è probabile che Vescovi dissidenti dalla corrente modernista
abbiano intrapreso riservati colloqui in Vaticano con la Congregazione per la
Dottrina della Fede in vista di un riavvicinamento di singoli Vescovi alla
Chiesa di Roma. è altrettanto probabile che il Vaticano abbia intenzione, come
ha detto il Cardinale Levadan - Prefetto della Congregazione - di studiare
queste domande "con attenzione". Il che significa che resta una
grande speranza nella culla del Cattolicesimo di non esasperare, alimentare, lo
scisma ma operare per un superamento, che appare complesso e difficile, della
crisi che scuote Canterbury. Il vescovo anglicano di Guidford, Christopher
Hill, Presidente del Consiglio per l'unità dei cristiani della Chiesa
d'Inghilterra, ha colto l'essenzialità del messaggio vaticano ed ha affermato
che "malgrado il nostro comportamento in apparenza contraddittorio gli
anglicani continuano ad essere impegnati nel raggiungimento dell'obiettivo
dell'unità piena e visibile". L'arcivescovo di Canterbury, capo della
confessione anglicana, Rowan Williams, nominato dal Governo britannico,
intellettuale fine, tormentato, teologo di spessore, non è riuscito ad altro
che a proporre alla comunità una moratoria di un anno sulle scelte contestate
della libertà alla omossessualità ed al sacerdozio e ordinazione episcopale
delle donne. A Canterbury la storia costringe a scelte epocali. La frontiera
della vita, del suo ciclo naturale, della sessualità, dell'amore, del nascere,
vivere e morire, del rapporto con il tempo nel quale si vive, deve confrontarsi
nel mondo ad altre culture invasive. L'identità rischia di diventare confronto
di civiltà. Ecco perché lo scisma della chiesa anglicana non riguarda soltanto
77 milioni di fedeli.
(
da "Unita, L'" del 09-08-2008)
Argomenti: Laicita'
Stai
consultando l'edizione del Cosa chiede la Giustizia Adolfo di Majo * "È il
momento di ripensare a una nuova magistratura". È il titolo di un articolo
che alla magistratura nel Corriere della Sera del 3 agosto ha dedicato l'ex
ministro Ortensio Zecchino. Ma quale magistratura e in quale direzione? Si
tratta di renderla più affidabile, e in che senso? Nel senso di renderla più
tecnicamente e professionalmente affidabile oppure più corresponsabile delle
nuove funzioni che vengono ad essa oggi attribuite e ciò anche attraverso un
ripensamento della tradizionale dottrina della separazione dei poteri? Sembra
essere quest'ultima la proposta dell'onorevole Zecchino. Sono alternative serie
che, in genere, i numerosi progetti di legge non affrontano o preferiscono non
affrontare. Le vicende ultime (dalla Sanità abruzzese al signor Tavaroli, ma
chi era costui, direbbe un lettore manzoniano?) se hanno reso più forti le
ragioni del "giustizialismo" quale unica risorsa contro la
corruzione, fornisce nuovi argomenti al centro - destra che è ansioso di
chiudere i conti non con la giustizia ma con il sistema giudiziario nel suo
complesso. Il lodo Alfano è stato il primo avvertimento
del sistema politico ad un sistema - giustizia ritenuto dalla destra, nella
migliore delle ipotesi, inaffidabile. Ma la questione resta ancora aperta. I
giudici della Corte Costituzionale, se interpellati, avranno difficoltà a
conciliare il principio di eguaglianza, che esige un valore aggiunto proprio da
coloro che rivestono le posizioni istituzionali apicali, con una deroga così
vistosa come quella apportata. Il voto popolare, anche quello più
plebiscitario, non può sovrastare le ragioni dello stato
di diritto. Sarà difficile che all'opposizione (di sinistra) riesca di
sottrarre al capitolo delle riforme istituzionali quello sulla giustizia, anche
perché a molti ambienti dell'opposizione, pur silenti sul punto, questa
giustizia, così come si muove, a correnti alternate e imprevedibile, non sta
bene. È certo che il problema (della riforma) della giustizia non pone solo un
problema politico - e tale sarebbe l'aspetto più facilmente aggredibile - ma un
serio problema che coinvolge "i rami alti" della nostra Costituzione
(divisione dei poteri, controllo della legalità dell'agire, non solo dei
civili, ma dei politici e di quanti investiti di compiti istituzionali,
principio della obbligatorietà della azione penale). Se, da un canto,
l'alternativa più fattibile - il resto sono palliativi - sarebbe quella del
controllo, diretto o indiretto, da parte dell'esecutivo, sull'esercizio
dell'azione penale - e la separazione delle carriere (Pm e giudici) andrebbe
inevitabilmente in questa direzione (ove non si ammetta che l'operato dei Pm
possa essere acefalo, oggi coperto dal principio di obbligatorietà dell'azione
penale) così come la divisione del Csm in due consigli separati (l'uno per i
giudici e l'altro per i Pm), è certo che una siffatta soluzione troppo brutalmente
cozzerebbe con una storia della Costituzione italiana post-fascista che è
andata in tutt'altra direzione e che nessuno, almeno apertamente, avrebbe la
volontà né il coraggio di rimuovere. A non diverso risultato porterebbe un
rinnovato assetto della carriera dei magistrati, in senso più verticistico (ci
ha già provato la riforma Castelli), riportata com'era volta, sotto la tutela
del ministero della Giustizia o sotto quella della Corte di Cassazione. Ma ciò
richiederebbe una modifica costituzionale riguardante ruolo e funzione del Csm.
Qualche fondamento potrebbe invece avere una mutata composizione del Csm meglio
equilibrando il rapporto tra i membri togati e quelli laici. È in questo senso
la recente intervista del Presidente Schifani. Un altro aspetto, soprattutto
politico, va in ogni caso tenuto presente. Una corruzione quasi endemica, sia
nei rami bassi dell'amministrazione come in quelli più alti della politica, non
sembra consentire rimedi o iniziative che, troppo scopertamente, sarebbero qualificati
come di assuefazione allo stato delle cose. Checché
se ne dica, con l'aumento della invasività della politica nei più diversi
settori è convinzione dei più che la corruzione sia aumentata e difficilmente
controllabile. La politica, pure atrofica com'è divenuta, è tuttavia pur sempre
depositaria e fonte di immensi poteri e, come tale, corruttibile. A fronte di
ciò, una qualsiasi riforma della giustizia, che possa in qualche modo
significare, abbassamento e/o indebolimento di quel controllo di legalità che,
pure a corrente alternata, è esercitato dal sistema-giustizia non potrà mai
essere condiviso, non diciamo dalle sole forze di sinistra, ma neanche dalla
destra (e pensiamo alla Lega) che, anch'essa, teme la reazione dell'elettorato.
Ecco dunque che il problema (della riforma) della giustizia può forse
ricondursi ai suoi termini più realistici e fattibili, ove si vogliano evitare
rotture istituzionali. Ebbene, dove la dottrina della separazione dei poteri
andrebbe appunto ripensata è in una sorta di legittimazione per così dire a
posteriori dell'operato dei giudici (visto che questo non gode di
legittimazione ex ante). Dato dunque che l'applicazione della legge, al di là
del sistema delle impugnazioni, non tollera controlli ab externo, non resta che
avere riguardo di un sistema di contrappesi che non guardi tanto ai contenuti
delle decisioni quanto al comportamento del magistrato. È questa indubbiamente
- si direbbe - l'area del disciplinare, ossia della censura di comportamenti
che non sono in linea con la dignità del magistrato e con il suo stato professionale. Ma si dovrebbe estenderla anche
all'area del difetto eclatante di professionalità del magistrato, ove il
contenuto delle sue decisioni si lasci censurare ad esempio per dolo o colpo
grave (vedi legge 13 aprile 1988 n. 117). Del resto, la riforma intervenuta nel
(
da "Giornale.it,
Il" del
09-08-2008)
Argomenti: Laicita'
N. 189
del 2008-08-09 pagina 3 Strada facendo vedremo se non saremo più soli di
Redazione (...) "dimenticheranno" improvvisamente le antiche
divisioni per creare un cartello finalizzato a mantenere il potere nella nostra
Regione. Ma a tutto questo noi abbiamo già una risposta che è politica e non
opportunistica: si chiama Popolo delle Libertà. Il nuovo partito nasce per
unire e non per dividere. È il sogno, diventato realtà, di Silvio Berlusconi: quello di riunire nella casa comune dei moderati tutte le forze
popolari, cattoliche, liberali, riformiste che già sono tutte insieme nella
grande famiglia dei Popolari Europei. È il progetto che ha in Liguria, grazie
alla leadership e alla storia politica di Claudio Scajola, un solido punto di
riferimento ed una certa prospettiva di successo. Questo partito può e
deve essere il vero polo di attrazione per tutti. Dobbiamo essere capaci di
rivolgerci in tutta la Liguria a chi lavora, a chi quotidianamente compie
sacrifici per mandare avanti la famiglia, a chi sino ad oggi ci ha guardato con
sospetto come il mondo del volontariato, ma anche a chi in passato abbiamo
difeso, ma sempre troppo timidamente, come i commercianti, gli artigiani ed i
liberi professionisti, per fornire loro valide motivazioni e convincimenti per
schierarsi in prima linea nel Pdl. E per questo a Lussana voglio dire: nessuno
chiude le porte all'Udc. Ma dal partito dei centristi cattolici
ci aspettiamo atti concreti di attenzione e di buona volontà. Che rivolgano, insomma,
lo sguardo dalla nostra parte, confortati certo dalle aperture del giovane
Mazzolino, ma consapevoli che il Pdl può essere anche la loro casa. Una canzone
di Baglioni ascoltata stamattina alla radio ed il simpatico titolo di Lussana
("Quel Mazzolino di fiori moderati"), mi ha fatto venire in mente una
risposta... canterina: "strada facendo vedrai che non sei più da
solo". È la riflessione che affido agli uomini e alle donne di buona
volontà per costruire con loro il cammino comune del Popolo delle Libertà.
*Deputato Pdl - coord. metr. FI © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G.
Negri 4 - 20123 Milano.
(
da "Corriere
della Sera" del
09-08-2008)
Argomenti: Laicita'
Corriere
della Sera - MILANO - sezione: Cronaca di Milano - data: 2008-08-09 num: - pag:
3 categoria: REDAZIONALE Carovita I sindacati: mercato fuori controllo. Costi
più alti del 10 per cento rispetto all'anno scorso. "Così i giovani
scappano da Milano" Case per gli studenti. "Prezzi folli per
l'affitto" Più di 800 euro al mese per un letto, 1200 per un bilocale. Il
ministro Gelmini: situazione scandalosa Contratti, spesso, stipulati in nero.
Gli universitari: bisogna essere ricchi per poter studiare "O trovo un
letto a un prezzo "umano" o finisco sotto un ponte ". Margherita
è appena arrivata da Padova. Vuole fare Architettura. Davanti
alla bacheca della Cattolica ("è la più organizzata ") consulta
annunci, segna numeri di telefono, chiama, attacca, riprova. Poi sospira:
"Bisogna essere ricchi per studiare". Soprattutto se si è in cerca di
una casa: fino a 800 euro al mese per una stanza singola, 1200 per un bilocale,
canoni schizzati in alto del 10 per cento in un anno. Dura la vita da
"fuorisede". E non sono solo i ragazzi a dirlo. Anche il ministro
dell'Istruzione e dell'Università, Mariastella Gelmini, è d'accordo:
"Scandaloso che i giovani siano vessati dal caro- affitti". Agosto, è
partita la caccia alla casa. I "turisti dell'alloggio", matricole
provenienti da tutta Italia, si riconoscono al primo sguardo. Taccuino in mano,
cellulare, stradario, espressione sconcertata. Via Capo Palinuro, 2 locali:
1110 euro, trattativa tra privati, contratto intestato
ai genitori; stanza "deliziosa" con balcone in via Medeghino: 520
euro; camera singola in via Torricelli: 700 euro più 150 di spese e due mesi in
anticipo; posto letto in via Giambellino: 390 euro; a Sesto San Giovanni: 450;
in via San Giovanni sul Muro ("camera prestigiosa"): 800; in viale
Bligny con armadio e scrivania: 650; a Cimiano: 425; in via Ampère: 480 ma in
condivisione; trilocale in via Savona: 1800 euro. Dal centro alla periferia,
dai
(
da "Corriere
della Sera" del
09-08-2008)
Argomenti: Laicita'
Corriere
della Sera - NAZIONALE - sezione: Cronache - data: 2008-08-09 num: - pag: 17
categoria: REDAZIONALE Il caso L'eurodeputato leghista pronuncia la formula dei
Crociati. La Curia: nessuno usi i nostri luoghi di culto se non per pregare
Borghezio giura in chiesa contro l'Islam. Bagnasco: disapprovo GENOVA -
"Noi cavalieri combattenti proteggeremo la cristianità ora e sempre.
Giuriamo di difendere con ogni mezzo necessario la cristianità e la Commenda
dalla profanazione dell'Islam". Così ha tuonato l'europarlamentare
leghista Mario Borghezio davanti all'altare della chiesa di San Giovanni alla
Commenda di Genova. è seguito solenne giuramento "come quello di
Legnano", con sventolio di bandiere della Lega, "per difendere"
l'antico edificio genovese dalla proposta del sindaco Marta Vincenzi (del
Partito democratico), di aprirlo alla preghiera interreligiosa, compresa quella
della comunità musulmana. La reazione della Curia genovese al blitz di
Borghezio è arrivata quasi alle undici di sera. In una nota il cardinale Angelo
Bagnasco, letta la notizia di agenzia, "esprime tutta la sua
disapprovazione" per l'accaduto. La Curia "riafferma il principio che
senza l'esplicita autorizzazione ecclesiastica nessuno può
utilizzare una chiesa cattolica per gesti o manifestazioni che non siano di
preghiera personale o di partecipazione ad atti del culto cattolico". E
ieri sera l'autorizzazione certo non c'è stata. Dopo un comizio nel corso del
quale aveva promesso al sindaco Marta Vincenzi di "andarla a
prendere" per darle un calcio assai poco signorile, Borghezio al
grido di "Genova cristiana mai musulmana " ha affrontato a passo di
carica i cancelli chiusi del complesso romanico. La Commenda è un antico
ospedale dei cavalieri di Malta - la costruzione risale al 1180 - dove trovavano
rifugio i pellegrini e i crociati in partenza per la Terrasanta. Ieri
pomeriggio c'era soltanto un custode che ha invano tentato di contenere
l'eurodeputato. Il custode, davanti all'esibizione del tesserino da
parlamentare e alla presenza di un ispettore di polizia, ha aperto il cancello.
Borghezio ha quindi avuto accesso alla chiesa e, davanti all'altare, si è
proclamato ideale continuatore dei Cavalieri di Malta a difesa della
cristianità. Erika Dellacasa.
(
da "Corriere
della Sera" del
09-08-2008)
Argomenti: Laicita'
Corriere
della Sera - NAZIONALE - sezione: Terza Pagina - data: 2008-08-09 num: - pag:
43 autore: di DINO MESSINA categoria: REDAZIONALE SDOGANARE OSCAR WILDE NON è
PROPRIO UN'ERESIA Sotto il titolo "Le critiche eretiche di un
gesuita", mercoledì scorso Luigi Mascheroni ha elencato sul Giornale
alcuni illustri sdoganamenti a opera del critico letterario della Civiltà
Cattolica, Antonio Spadaro. Innanzitutto c'è il peccatore per antonomasia,
Oscar Wilde, cambiato dall'esperienza della prigionia, in un percorso
"dove la vergogna cede il posto a ciò che è buono, pietoso, gentile
". Nell'elenco degli sdoganati c'è anche un altro grande autore maledetto,
lo scrittore gay Pier Vittorio Tondelli, morto a 36 anni di Aids. Poi ci sono
il minimalista (non nel senso del peccato) Raymond Carver, i rockettari Bruce
Springsteen e Tom Waits. Infine c'è "l'evangelizzazione del web e l'audace
proposta di inviare missionari anche su Second Life, il cyber mondo che conta
una decina di milioni di abitanti virtuali ma con concrete esigenze
spirituali". Perché, si è chiesto Spadaro, "non creare anche qui
luoghi di preghiera e di meditazione? La terra digitale è anch'essa, a modo
suo, terra di missione". Tutto bene, tutto molto interessante. Ma quale
bisogno c'è, chiediamo, di presentare il lavoro di padre Spadaro come l'opera
di un eretico, che ogni quindici giorni rischia di essere messo all'Indice? Non
è forse l'opera del critico letterario della Civiltà Cattolica parte di quel
sapiente e millenario lavoro culturale della Chiesa teso a inglobare gli
opposti quando il momento della rottura, del pericolo, è passato? Un lavoro di ortodossia, non di eresia, perché, come ci dice lo
stesso redattore del Giornale, gli articoli della Civiltà Cattolica, prima di
essere pubblicati, passano al vaglio della segreteria di Stato vaticana. Dove
padre Spadaro non passa certamente per un eretico.
(
da "Giornale.it,
Il" del
09-08-2008)
Argomenti: Laicita'
Interrompo
il silenzio della vacanza grazie a una gita di vetiquattr'ore a Barcellona
(dove c'è facilità di collegamento) per rilanciare una notizia che farà piacere
a molti navigatori del blog. Grazie al dialogo intrapreso tra il movimento
liturgico benedettiano e la Curia di Milano sta per iniziare una nuova celebrazione
in rito ambrosiano antico (secondo il messale del 1954) oltre a quella concessa
a suo tempo dal cardinale Martini e tutt'oggi celebrata la domenica nella
chiesa del Gentilino. Scritto in Varie Commenti ( 177 ) " (5 votes,
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Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 29Jul 08 Avviso
urgente ai naviganti (dalla Spagna) Cari amici, mi trovo in vacanza in una zona
della Spagna dove c'è una copertura scarsissima di rete e non riesco a
collegarmi (ora lo sto facendo stando seduto sui gradini della splendida
cattedrale gotica di Girona, che ho appena visitato): per questo non mi è
possibile intervenire o sbloccare i commenti in moderazione. Chiedo scusa a
tutti e vi do appuntamento al 12 agosto, quando sarò di ritorno! Scritto in
Varie Commenti ( 72 ) " (2 votes, average: 3 out of 5) Loading ... Il Blog
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articolo a un amico 25Jul 08 Quel "vivo desiderio" di felicità Cari
amici, da domani sono in vacanza. Vi auguro di trascorrere una buona estate con
queste parole scritte da Giovanni Battista Montini a diciassette anni: Una
volta camminando di sera guardavo le stelle del firmamento e procuravo che la
mia mente fosse compresa dell'immensità del creato; capivo che tutti gli astri
non erano che pulviscoli giranti rispetto all'immensità dell spazio, pure il
pensiero d'essere confinato in questo mondo, per l'uomo così vasto, ma, in
relazione cogli astri e collo spazio, vero atomo al microscopio, e il vedere al
di sopra di me migliaia di mondi ignoti, rappresentanti per me bellezze e
attrattive fantastiche e grandemente superiori a tutto ciò ch'è nel mondo,
provavo un vivo desiderio d'una felicità non legata al misero fango della
terra. E a me stesso davo la risposta: "Sei destinato ad essere assunto
principe nel regno che governa il cielo". Scritto in Varie Commenti ( 436
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22Jul 08 Sono tornato. Nuove regole per il blog Cari amici, ieri sera alle 23
il Jumbo della Qantas con il Papa, il seguito e noi giornalisti è atterrano
all'aeroporto di Ciampino: siamo stati chiusi in aereo per 22 ore (anche
durante lo scalo tecnico a Darwin non ci è stato
permesso di scendere). Poco dopo la partenza, Benedetto XVI è venuto a
salutarci e a ringraziarci per il lavoro che abbiamo svolto. Volevo dire innanzitutto
a quanti che mi invitavano a moderare certi scontri delle ultime ore, che
ovviamente sono stato impossibilitato a fare
alcunché durante un intero giorno di volo. Ho letto tutti i commenti, e ci sono
rimasto piuttosto male per la piega che hanno preso, le espressioni usate, etc.
Vi comunico quindi che d'ora in avanti non intendo più lasciare spazio agli
"off topic": il blog "Sacri Palazzi" non è una pubblica
arena dove mettere in piazza scontri o risolvere beghe private o partire per la
tangente montando polemiche. Vi chiedo dunque di intervenire rimanendo
sull'argomento proposto e di cercare il più possibile di non svicolare. Vi
chiedo inoltre di usare SEMPRE espressioni rispettose nei confronti di tutti.
E' possibile dissentire nella maniera più radicale senza offendere colui o
colei dalla quale si prendono le distanze. Fino ad oggi sono stato troppo tollerante. Scritto in Varie Commenti ( 66 )
" (17 votes, average: 3.59 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea
Tornielli © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un
amico 20Jul 08 La veglia di Randwick, la messa finale Cari amici, ieri sera (in
Italia era sabato pomeriggio), con Luigi Accattoli sono andato alla veglia,
all'ippodromo di Randwick. Abbiamo girato tra i ragazzi accampati che
attendevano Benedetto XVI. Mi hanno colpito le file di giovani davanti ai
sacerdoti per le confessioni, e la presenza di famiglie con bambini. Hanno
dormito nei sacchi a pelo, sotto le tende o ripari di fortuna. Ora - da voi
sono le tre di notte - il Papa sta celebrando la messa conclusiva della Gmg.
Nell'omelia ha detto: "Rafforzata dallo Spirito e attingendo a una ricca
visione di fede, una nuova generazione di cristiani è chiamata a contribuire
all'edificazione di un mondo in cui la vita sia accolta, rispettata e curata
amorevolmente, non respinta o temuta come una minaccia e perciò
distrutta". Scritto in Varie Commenti ( 248 ) " (13 votes, average:
3.15 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2008 Feed RSS Articoli
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(
da "Giornale.it,
Il" del
09-08-2008)
Argomenti: Laicita'
N. 189
del 2008-08-09 pagina 0 Multe ai mendicanti, il vescovo di Verona: "Passo
contro il racket" di Gaia Cesare Monsignor Zenti interviene dopo le
polemiche sulle ordinanze di alcuni sindaci: "L'accattonaggio è una piaga
sociale che va scoraggiata". Ieri il cardinale Martino aveva detto:
"L'elemosina è un diritto" Verona - Venezia, Verona, Firenze. E
presto anche Roma e Ravenna. Dopo i lavavetri, la guerra dei sindaci per il
decoro delle città e contro il racket organizzato ha un nuovo obiettivo: i
mendicanti. Le ordinanze anti-elemosina si moltiplicano e le polemiche anche.
Perché qualcuno considera le nuove misure un segno di civiltà e altri uno
schiaffo agli ultimi. Ieri il cardinale Raffaele Martino, presidente del
Pontificio consiglio per i Migranti, dalle pagine del Corriere della Sera, ha
definito "l'elemosina un diritto" e la sua proibizione
"inaccettabile". Eppure a Verona i mendicanti rischiano cento euro di
multa e la confisca del denaro raccolto "illecitamente". Per
monsignor Giuseppe Zenti, vescovo della città, si tratta "di un primo
passo per debellare il racket", ma vietare l'accattonaggio - precisa -
"non è la risposta ultima". Monsignore, quindi non è una questione
"di puro decoro urbano", come sostiene qualche sindaco? "Il
decoro credo c'entri ben poco. Ci sono molte altre situazioni indecorose che spesso
vengono determinate da chi vive in giacca e cravatta. Il no è all'accattonaggio
(la richiesta di elemosina per mestiere, ndr), che spesso lambisce i confini
del reato, soprattutto quando si impiegano i minori". Ma così non si nega
aiuto a chi ha bisogno? "Il problema non è quello di negare l'aiuto,
perché è fuori di dubbio che esso va dato. Il povero interpella la coscienza di
tutti, credenti, amministratori, politici". Qual è allora il problema?
"Si tratta piuttosto di vedere in quale modo soccorrere questi fratelli,
in modo da restituire loro dignità. Chi pratica l'accattonaggio vive in una
condizione umiliante, non degna di un essere umano. L'accattonaggio, dove si
radica, denuncia uno stato di degrado del vivere
civile. è una piaga sociale che comunque va scoraggiata". Quindi è
necessario distinguere fra chi approfitta della generosità altrui e chi ha
realmente bisogno? "è il punto di arrivo cui dobbiamo puntare". Ma
l'elemosina è ancora un buono strumento in mano ai cittadini per aiutare i
poveri? "è un dovere, perché anticipa le istituzioni, che hanno sempre
tempi organizzativi più lunghi. Il problema è di farla in maniera intelligente
e non per sgravarsi la coscienza". Un buon cristiano dovrebbe quindi
preoccuparsi del destino della propria elemosina? "La prima preoccupazione
davanti ai poveri è di provvedere ai loro bisogni in maniera sapiente e
intelligente. Che vuol dire affidare le persone in difficoltà alle istituzioni
civili ed ecclesiali perché trovino una risposta ai loro bisogni". E i laici? "L'importante è non dimenticarsi che ci sono
fratelli più sfortunati. Se c'è questa sensibilità, i canali di intervento sono
infiniti". Anche frugare nei cassonetti potrebbe essere proibito.
"Pensare a un fratello che rovista fra la spazzatura mi sconvolge, non per
ragioni estetiche ma di dignità. Sono i cani che vanno a cercare gli
avanzi e non possiamo accettare che nessun fratello si abbassi a tanto". ©
SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano.
(
da "Repubblica,
La" del
10-08-2008)
Argomenti: Laicita'
Pagina
V - Torino Un partito che si chiama Popolo delle Libertà deve dare alla gente la
possibilità di scegliere i suoi dirigenti La sfida di Leo: "Primarie
dentro Forza Italia" E l'ex assessore regionale contesta il metodo scelto
per nominare Ghigo coordinatore MARCO TRABUCCO Giampiero Leo è ormai da oltre
vent'anni uno dei riferimenti fissi del mondo cattolico
nella politica piemontese. Democristiano mai davvero diventato ex, nonostante
il suo passaggio nelle file di Forza Italia al nascere della Seconda
repubblica, è il leader storico di Comunione e Liberazione a Torino. Già
assessore nelle giunte comunali di centrosinistra degli anni Ottanta ha poi
retto per dieci anni la cultura piemontese nell'esecutivo Ghigo. Oggi è
consigliere regionale. Lei di Ghigo è sempre stato
considerato un fedelissimo. è vero che oggi che è stato
nominato coordinatore di Forza Italia, invece, lo vuole attaccare? "No,
sulla persona non ho ovviamente nulla da dire. Con lui ho sempre collaborato e
lavorato benissimo. Ho invece molto da dire sul metodo". Cosa non le piace
in questo metodo? "Non possiamo annunciare a destra e a manca che siamo o
stiamo diventando un partito che si chiama Popolo delle Libertà e poi non dare
nessuna libertà a quel "popolo" di esprimersi sulle scelte dei
dirigenti e dei candidati". Insomma lei accusa Forza Italia piemontese e
nazionale di non essere democratici? "Scegliere dall'alto non è
democrazia. Per questo ho alcune proposte da fare alla nuova dirigenza
piemontese del mio partito". Quante? "Tre" La prima? "Penso
che si dovranno convocare primarie vere per la scelta dei candidati che
intendiamo proporre al vertice delle istituzioni amministrative, Provincia,
Regione e Comune nei prossimi tre anni. Se si dice giustamente che abbiamo
sbagliato ad accettare candidati esterni alla realtà territoriale, candidati
cioè paracadutati da Roma allora è arrivato il momento di cambiare radicalmente
metodo. E le primarie sono la strada giusta". Quali sono i candidati che
lei vuole sostenere? Ha ambizioni personali al riguardo? "In molti nel
mondo cattolico, e non solo in quello che fa riferimento al centrodestra, mi
hanno chiesto di candidarmi al vertice della Regione o del Comune di Torino.
Non è il mio lavoro io voglio continuare ad occuparmi di cultura e di gioventù
come ho sempre fatto, voglio occuparmi degli eventi del 2011, cioè il 150esimo
anniversario dell'Unità d'Italia e del 2015 che deve essere milanese e torinese
al tempo stesso. Ma il mio, il nostro candidato per la Regione c'è già: ed è
Guido Crosetto (ndr coordinatore regionale uscente di Forza Italia) che ci dà
assolute garanzie. Sono molto contento che sia entrato nella direzione
nazionale del partito". La sua prima richiesta è fatta. La seconda?
"Un partito che si chiama Popolo delle Libertà non può non considerare chi
è eletto davvero dal popolo: che oggi non sono più i deputati, ma i consiglieri
regionali, provinciali e comunali. Quindi avremmo dovuto essere almeno
ascoltati dai vertici nazionali prima della scelta del nuovo coordinatore
regionale su questo punto sono in pieno accordo con il mio capogruppo a Palazzo
Lascaris, Angelo Burzi. Poi c'è la terza richiesta, non meno importante".
E cioè? "Chiedo che il nuovo coordinatore regionale metta con chiarezza ai
primi punti della sua agenda la difesa delle preferenze alle elezioni europee e
regionali. Se non sarà così se Forza Italia dovesse appoggiare una nuova legge
elettorale regionale in cui si aboliscono le preferenze, sono disposto a fare
una battaglia in aula più dura di quella che ho sostenuto a suo tempo per il
buono scuola. Lo dico fin d'ora". Insomma sembra che a Ghigo lei abbia
davvero molte cose da dire. è sicuro di essere ancora suo amico? "Certo,
anzi concordo appieno con lui quando dice che bisogna riaprire il dialogo con
Udc e Moderati. Aggiungo però che non si può non tenere conto anche delle
posizioni coraggiose assunte in questi anni da Chiamparino. Bisogna iniziare a
dialogare anche lui".
(
da "Repubblica,
La" del
10-08-2008)
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Pagina
IX - Napoli Folla e applausi per l'addio a Gava Monsignor Cece: "Ha
sopportato sofferenze fisiche e morali" Città tappezzata dai manifesti a
lutto. Il ricordo del ministro Rotondi OTTAVIO LUCARELLI dal nostro inviato
CASTELLAMMARE DI STABIA - "Siate orgogliosi del vostro cognome. Siate
orgogliosi di chiamarvi Gava. Moglie, figli, fratelli, nipoti. E Castellammare
sia orgogliosa di un uomo come Antonio Gava. L'Italia perde un politico capace
e onesto". Esplode in un lungo applauso, il primo di tre applausi, la
gente che riempie la Cattedrale per il funerale stabiese a cui partecipa nel
pomeriggio il ministro per l'attuazione del programma, l'irpino Gianfranco
Rotondi, che ricorda di essere "da sempre amico di famiglia". Arriva
da Roma Rotondi, così come la moglie di Antonio, Giuliana, assieme ai figli
Angelo, Marco e Antonella e agli altri parenti. Arrivano tutti dall'Eur dove in
mattinata si era già celebrato un primo funerale a cui ha partecipato tutta la
vecchia guardia nazionale dello scudocrociato. "Ma siamo qui nella
Cattedrale di Castellammare - spiega ai cittadini il nipote Nicola Cuomo,
consigliere comunale del Pd - per espressa volontà di zio Antonio. è stato lui a volerlo. Lui che con un filo di voce ripeteva mercoledì
agli infermieri "sono di Castellammare, in provincia di
Napoli"". E gli stabiesi, come altri amici dell'ex ministro arrivati
da Napoli, dalla costiera sorrentina e dall'area nolana, rispondono in tanti.
Alle 17 la Cattedrale è già piena e c'è chi aspetta in piazza fino alle 18.30
per l'ultimo saluto a don Antonio che a 78 anni si è spento venerdì all'alba
nella sua casa romana dopo una lunga malattia. "Al nostro fratello Antonio
- afferma l'arcivescovo di Sorrento-Castellammare, monsignor Felice Cece, nel
corso dell'omelia del rito funebre - non sono mancati momenti di sofferenza,
sia fisica sia morale, che ha sopportato con dignità fino alla morte".
Facendo così un esplicito riferimento alla lunga vicenda giudiziaria sui
rapporti con la camorra che ha visto coinvolto l'ex leader della Dc assolto
dopo tredici anni. La Cattedrale piena e una città tappezzata con tantissimi
manifesti a lutto a cominciare da quello della famiglia. Quindi
l'amministrazione comunale guidata da Salvatore Vozza, presente con la fascia
tricolore, e quello del presidente del Consiglio comunale. Tanti manifesti
firmati anche dal Pd, dall'Udc, da Forza Italia, dai socialisti, dai dipendenti
della Croce Rossa e dell'Ufficio postale di Castellammare. Monsignor Felice
Cece si sofferma anche sulla fede cattolica dell'ex
ministro. Fede che "ha attinto dal padre Silvio" scomparso nove anni
fa e che è stato ben
tredici volte ministro. Nella Cattedrale, oltre ai politici locali cresciuti alla
corte di Antonio Gava, c'è anche tanto mondo cattolico: Gennaro Alfano,
presidente del comitato San Gennaro, Enzo Piscopo portavoce del cardinale
Crescenzio Sepe e direttore di "Nuova stagione". "Il suo
cruccio - raccontano - era negli ultimi anni la divisione dei cattolici in politica". All'uscita dalla Cattedrale,
sulla piazza in cui si affaccia anche il Municipio, un lunghissimo applauso
accoglie il feretro dell'ex ministro. "Abbiamo conosciuto il vero Antonio
Gava e lo abbiamo apprezzato nel momento degli attacchi" ricorda il nipote
Gabriele prima di partire con altri parenti verso Trevi, un centro
dell'entroterra laziale dove la salma sarà inumata.
(
da "Repubblica,
La" del
10-08-2008)
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Pagina
VII - Genova Moschea, Bagnasco ammonisce la Lega Dura reazione della Curia dopo
lo show di Borghezio alla Commenda DONATELLA ALFONSO SCHERZA coi fanti e lascia
stare i santi, caro Borghezio. L'estemporaneo giuramento-blitz in San Giovanni
di Pré inscenato dall'europarlamentare leghista per difendere la Commenda dalla
paventata invasione islamica, suscita uno stringato quanto secco comunicato di
disapprovazione da parte della Curia genovese, che vede invece di buon occhio
la nascita del centro interreligioso. "Senza l'esplicita autorizzazione
ecclesiastica nessuno può utilizzare una chiesa cattolica
per gesti o manifestazioni che non siano la preghiera personale o la
partecipazione agli atti del culto cattolico" dice la nota diffusa nella
tarda serata di venerdì dalla Curia, dopo che le tv e le agenzie di stampa
avevano riportato la scenata del massiccio leghista che, dopo insulti e gestacci
al sindaco Vincenzi per un limitato pubblico di ultrà in maglietta verde,
si era infilato in chiesa approfittando dello sconcerto di un custode
intimorito da tesserini parlamentari e polizia di scorta. Piena riprovazione
quindi dall'entourage dell'arcivescovo Bagnasco, che è rientrato ieri a Genova
da un periodo di riposo in montagna, nella località altoatesina di Pietralba,
durante il quale, secondo alcuni, ci sarebbe stato
un riservatissimo incontro, non si sa quanto casuale, tra il segretario della
Cei e il ministro degli interni, il leghista Roberto Maroni. E nel corso del
colloquio, sul quale peraltro mancano conferme ufficiali, si sarebbe parlato
anche della vicenda della moschea a Genova, che tanto dà da fare al manipolo di
leghisti che hanno deciso di passare lì tutto il mese d'agosto. Ma il blitz di
Borghezio in chiesa e l'altare usato per il giuramento giussanesco va al di là
anche della mobilitazione. "Quello è solo un episodio, il contesto della
manifestazione era diverso" dice il segretario leghista ligure Francesco
Bruzzone. Però, in chiesa a giurare con i "cavalieri combattenti della
cristianità" c'era anche lui. Non è d'altronde un mistero, come ha
chiarito anche Marta Vincenzi la scorsa settimana in consiglio comunale, che il
cardinale Bagnasco abbia dato già da tempo un suo assenso all'ipotesi di far
nascere alla Commenda il centro interreligioso su cui sta lavorando la Consulta
delle religioni. Questo anche se la Curia ha già fatto sapere più volta che,
fatta salva la necessità di rispettare il pieno diritto alle espressioni di
culto, solo le autorità civili potranno esprimersi sulla realizzazione e la
localizzazione della moschea. E mentre Giuseppe Giulietti, portavoce di
Articolo 21, ironizza su Borghezio ("Siamo sicuri che la Chiesa, nella sua
infinita clemenza, invece di scomunicarlo o di consegnarlo al più vicino centro
di igiene mentale, deciderà di affidare il poveretto alle cure della Caritas
che da sempre è abituata a trattare con uguale passione tutti i casi di
emarginazione a prescindere dalla nazionalità"), i crociati del
referendum, cioè i consiglieri regionali Gianni Plinio (An) e Matteo Rosso
(Fi), hanno chiesto un incontro con il delegato per la Liguria dell'Ordine di
Malta, marchese Giacomo Chiavari, per valutare insieme la proposta di
trasformazione della Commenda di Prè, in parte affidata ai Cavalieri, in centro
interreligioso e concordare eventuali iniziative di contrasto e di proposta
alternativa. "Riteniamo giusto e doveroso - spiegano i due consiglieri
liguri - rapportarci con l'Ordine di Malta che occupa parte della struttura e
la valorizza con iniziative assistenziali e anche di rappresentanza e di
prestigio internazionale. Non si può consentire che un pilastro della storia e
delle radici cristiane di Genova possa essere snaturato e profanato con
utilizzi anomali e talora provocatori come vorrebbe fare il sindaco
Vincenzi".
(
da "Repubblica,
La" del
10-08-2008)
Argomenti: Laicita'
Pagina
I - Genova Un secco comunicato di condanna, mentre si diffonde la voce di un
incontro tra il cardinale e il ministro Maroni Lega, l'altolà di Bagnasco
Bacchettate della Curia sullo show di Borghezio alla Commenda L'estemporaneo
giuramento-blitz in San Giovanni di Pré inscenato dal leghista Mario Borghezio
per difendere la Commenda dalla paventata invasione islamica, suscita uno
stringato quanto secco comunicato di disapprovazione da parte della Curia
genovese, che vede invece di buon occhio la nascita del centro interreligioso.
"Senza l'esplicita autorizzazione ecclesiastica
nessuno può utilizzare una chiesa cattolica per gesti o manifestazioni che non
siano la preghiera personale o la partecipazione agli atti del culto
cattolico" fa sapere la Curia. E si diffonde la voce, anche senza conferme
ufficiali, che durante la villeggiatura in Alto Adige il cardinale Angelo
Bagnasco, rientrato a Genova proprio venerdì sera, abbia avuto un
incontro con il ministro dell'Interno Roberto Maroni, anche lui leghista, nel
corso del quale si sarebbe arlato anche dell'iniziativa genovese. Intanto
Plinio e Rosso, consiglieri regionali pro-referendum, chiedono di incontrare
l'ordine di malta, a cui è affidata parte della Commenda, per valutare come
contrastare il centro interreligioso. ALFONSO A PAGINA VII.
(
da "Corriere
della Sera" del 10-08-2008)
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Corriere
della Sera - MILANO - sezione: Cronaca di Milano - data: 2008-08-10 num: - pag:
3 categoria: REDAZIONALE Metropolitani Si trovano all'aperitivo, riempiono i
locali di sera. "Le vacanze? Fuori stagione" Dai manager ai creativi,
le "tribù" di chi resta Le tribù si riconoscono da segni distintivi.
Anche quelle metropolitane. Anche in agosto. I bancari sono pallidi, hanno
l'aria provata. Soprattutto durante la pausa-pranzo, quando cercano un bar dove
fermarsi a mangiare un panino e non lo trovano, visto che quello dietro
l'angolo è chiuso per ferie. Le signore "bene" over 50 si vedono in
centro solo tra il martedì e il giovedì, giorni ideali per tornare a Milano
("dal Forte" o "da Santa ") per ravvivare il colore un po' sbiadito
della capigliatura. Più giovani: "emo" (jeans aderenti, occhi
truccati di nero, cintura con borchie), punk e metallari si danno appuntamento
al Parco delle Basiliche. I trenta quarantenni, invece, orfani disperati del
bar Radetzky di largo La Foppa (ha appena chiuso), non rinunciano all'aperitivo
e si ritrovano - guai perdersi di vista - all'Elettrauto di via Cadore, al bar
Magenta, per poi finire da Rossopomodoro (aperto fino a mezzanotte). Ebbene sì,
anche loro - non tutti, certo - hanno cominciato a popolare Milano in piena
estate. E così, tra creativi (bisogna preparare il Milano film festival, la
settimana della moda), single, cinefili che fanno la spola tra la città e
Locarno, medici e studenti, cambia il volto della metropoli agostana. Che non è
più - anzi, non solo - quella degli immigrati e degli anziani soli, ma anche
della classe media, di chi sceglie la vacanza "fuori-stagione" per
risparmiare, dei manager che "all'estero mica fanno un mese al mare".
Nuovi stili di vita. Mauro Magatti, preside della facoltà
di Sociologia alla Cattolica, spiega: "La società di oggi ha esigenze
organizzative diverse da quella industriale di 30 anni fa. Tempi e orari sono
cambiati, ma nella nostra testa domina ancora il vecchio modello di ferie. E la
città ne risente: in molti casi mancano ancora i servizi essenziali Il
sociologo Magatti Gli stili di vita sono cambiati ma non nella nostra testa che
"chiede" ancora le ferie d'agosto ". Annachiara Sacchi.
(
da "Corriere
della Sera" del
10-08-2008)
Argomenti: Laicita'
Corriere
della Sera - MILANO - sezione: Cronaca di Milano - data: 2008-08-10 num: - pag:
3 categoria: REDAZIONALE Il demografo Rosina "Gli abitanti dell'estate? Ci
sono più anziani ed extracomunitari" "La mia impressione è che i
residenti agostani siano in aumento perché sono cresciute due componenti:
anziani e stranieri". Il professore Alessandro Rosina (insegna demografia alla Cattolica) ad agosto lavora. Fa parte pure lui
del popolo che, per un motivo o l'altro, se ne resta in città. Uno di quelli
che preferisce l'ufficio al lettino sulla spiaggia. Analizzando il fenomeno dal
suo osservatorio, la demografia diventa uno strumento decisivo per comprendere
il motivo per cui sempre più milanesi restano in città ad agosto secondo
abitudini "invernali". Dice: "Un trentenne trova il modo
di andarsene in vacanza, crisi economica o no. Difficilmente ha voglia di
restarsene a Milano. Per gli anziani il discorso è diverso: sono stabili e
tendono a prediligere la propria abitazione. Ora provate a contare quanti sono
gli over 65 oggi e quanti erano solo dieci anni fa". Solo questione di
demografia? "Milano ha aumentato la capacità di esser attraente pure a
luglio e agosto. Non c'è dubbio. Ragion per cui c'è una componente giovanile
che resta con maggior facilità in città. Anche come conseguenza della crisi dei
consumi. Poi ci sono altri motivi". Per esempio? "Milano è una
società di servizi, post industriale. Vengono meno le esigenze di ferie
contingentate e forzate ad agosto. La tendenza di questi nuovi lavoratori è farle
in altri periodi dell'anno". Gli stranieri rimangono in città?
"Sicuramente più degli italiani. Incidono molto, assieme agli anziani,
sulla tipologia di residenti estivi. La riduzione progressiva della popolazione
giovanile è in parte compensata dagli immigrati. Il censimento del 2001 parlava
in valore assoluto di 87 mila stranieri (6,9%). Ora la percentuale è passata al
12,4. Ecco, per dare un'idea di quanto stiamo dicendo mi soffermerei su questo
dato: su 1 milione e 300 mila residenti, 480 mila sono anziani e stranieri".
\\ La città ha aumentato la capacità di essere attraente anche nei mesi estivi
A.G.
(
da "Corriere
della Sera" del
10-08-2008)
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Corriere
della Sera - NAZIONALE - sezione: Esteri - data: 2008-08-10 num: - pag: 13
categoria: REDAZIONALE L'accusa Favoriti gli accademici vicini all'Akp
"Rettori filo-musulmani" Le università turche contro il presidente
GÜl Gli atenei protestano per le nuove nomine A dieci giorni dalla sentenza che
ha salvato il partito islamico, si riaccende la polemica sul secolarismo Ci
risiamo. Invece di riflettere sullo scampato pericolo, dopo la sentenza della
corte costituzionale che li ha salvati dal naufragio, i massimi vertici
dell'Akp, il partito islamico moderato che guida la Turchia, tornano alla
tattica di sempre. Invece di cercare il dialogo con i laici, provano nuovamente
a forzare la mano. Stavolta, a compiere un passo assai poco avveduto non è il
solito premier Recep Tayyip Erdogan, spesso vittima della propria irruenza
decisionista, ma la massima autorità istituzionale del paese, il felpato e
diplomatico presidente della repubblica Abdullah GÜl. Un uomo che, dopo un
passato assai discusso nelle file dei vari partiti islamici che si sono
succeduti, sembrava aver imboccato la via del realismo, bilanciando gli errori
(anche caratteriali) del suo amico e leader indiscusso del partito Akp. GÜl,
esercitando un suo potere, ha nominato 21 nuovi rettori, scatenando la sdegnata
reazione di gran parte del mondo universitario. Il perché è presto detto:
almeno nove dei prescelti vengono ritenuti assai vicini al partito di governo,
con lo scopo - dicono i laici - di islamizzare gli atenei del paese. Si
spiegano così le dimissioni di 12 accademici dell'università tecnica di
Istanbul e l'intero comitato esecutivo dell'ospedale universitario di Ankara.
La procedura per le nomine segue un iter complicato. Si comincia con il voto
dei professori, che inviano le loro segnalazioni allo Yok, cioè l'alta
commissione per l'istruzione. La quale presenta la lista al capo dello Stato,
suggerendo tre gradi di valore. Di solito il presidente segue i suggerimenti, privilegiando
le "prime scelte", quindi riconoscendo la volontà e la competenza
dell'alta commissione. Che cosa ha fatto invece GÜl? Ha ratificato le nomine di
12 rettori, indicati come i migliori dagli esperti, ma sugli altri ha fatto di
testa sua. Per esempio, ha promosso Riz Ayhan, che il suo
predecessore, il laico Sezer, aveva respinto. Alla fine, sono stati premiati
non pochi accademici ritenuti assai vicini al governo, riaccendendo il
risentimento dei difensori del secolarismo; e sono stati puniti alcuni
candidati che si erano espressi pubblicamente contro il velo libero nelle
università. è certo che questi continui "strappi" non aiutano
a cementare quel clima di concordia e di maturità che si respirava dopo il
verdetto della corte costituzionale. Al contrario, riaccendono gli animi, con
il rischio di un "autunno caldo" proprio in uno dei settori più
delicati: quello dell'istruzione. Abdullah GÜl pare davvero un Giano bifronte.
Da una parte dimostra assai poco tatto, con un provvedimento alquanto discutibile;
dall'altra si conferma il più convinto europeista, che invita tutti,
istituzioni, partiti politici, organizzazioni non governative e società civile
ad aiutare il paese, promuovendo tutte le riforme democratiche che l'Ue chiede
alla Turchia prima di accettarla tra i suoi membri. La scelta dell'Europa
"è la politica dello Stato ed è una decisione strategica", ha detto
in un'intervista al quotidiano "Milliyet". Tuttavia, il pensiero che
queste roboanti e convinte dichiarazioni confliggano con la decisione di creare
tensione nel mondo universitario non lo ha neppure sfiorato. Antonio Ferrari.
(
da "Giornale.it,
Il" del
10-08-2008)
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N. 190
del 2008-08-10 pagina 27 Dare addosso agli adoratori di Jagger per evitare
noiosi catechismi laici di Redazione Ecco i libri che la redazione cultura del
Giornale ha letto per voi e che vi segnala, divisi per categorie serie e
semiserie. DA NON PERDERE Tutta colpa di Mick Jagger di Cyril Montana
(excelsior 1881, pagg. 184, euro 12,50). Un libro folle e stralunato su come
venire a patti con i propri genitori ex sessantottini "rimasti sotto"
con lo yoga, la vita libera e la psichedelia. Una frase a caso sulla mamma:
"Mi aveva anche chiesto se continuavo a mangiare prosciutto e non mi
faceva senso mangiare l'anima del maiale... Dopo due o tre ore passate assieme,
stavo già andando in paranoia". SE VI FOSSE SFUGGITO Il tramonto
dell'Occidente di Oswald Spengler (Longanesi, pagg. 1514, euro 50). Un librone
gigantesco che dagli anni Venti ha cambiato il modo di pensare degli europei.
Tutti ne parlano, pochi l'hanno davvero letto. Ora torna in libreria. I
coraggiosi hanno la loro occasione. DA OMBRELLONE Presto ti sveglierai di
Francesco Costa (Salani, pagg. 222, euro 13). Una Napoli delittuosamente
surreale dove dalla televisione giungono strane voci che ci invitano
all'omicidio. Una "commedia" con grandi punte di amarezza spiritosa
come una canzone di Carosone". DA TASCA Due delitti celebri di Alexandre
Dumas (Edizioni Spartaco, pagg. 192, euro 13,50). Giovanna di Napoli e Nisida
sono due dei diciotto crimes célèbres che Alexander Dumas pubblicò tra il 1839
e il 1840. Fatti veri che il grande narratore arricchì di pathos e violenza per
compiacere i lettori francesi. Due racconti di ambientazione napoletana
perfetti per taschini ottocenteschi e borghesi. DA CESTINO
Catechismo anticlericale per credenti e laici di Aldo Colonna (Castelvecchi,
pagg. 222, euro 16). Ai laici una volta non piaceva avere catechismi di nessun
tipo, quanto ai credenti be'... Se poi il catechismo è un elencazione di mali
della Chiesa, quanto mai banale, forse è meglio tornare al vecchio Voltaire.
© SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano.
(
da "Giornale.it,
Il" del
10-08-2008)
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N. 190
del 2008-08-10 pagina 6 Nella chiesa di regime la messa più difficile del
presidente Bush di Redazione Compromesso tra Casa Bianca e Pechino: il capo di Stato
Usa oggi a una funzione autorizzata. Atteso un appello alla libertà di culto
George Bush, come noto, è molto credente e stamane a Pechino andrà a Messa. Ma
non sarà una funzione come quelle a cui è abituato ad assistere quando è in
viaggio per il mondo. Perché la chiesa che lo ospiterà non è libera, ma
controllata dal regime. E mentre ci si aspetta che, alla fine del culto, il
presidente americano lanci un vibrante appello in favore della libertà
religiosa, c'è chi lo accusa di scarsa coerenza. Insomma, quella di oggi si
annuncia come la messa più complicata dei suoi otto anni di presidenza. Le
premesse, d'altronde, sono state tutt'altro che incoraggianti. Nei giorni
scorsi il regime aveva allontanato le personalità religiose, cristiane e
buddiste, che lo stesso Bush si proponeva di vedere durante la visita. Poi le
cancellerie hanno negoziato duramente per stabilire il luogo della funzione
religiosa. Il capo della Casa Bianca aveva chiesto di poter pregare in una
cappella creata dai fedeli in un'abitazione privata, una delle
"Case-Chiese" autorizzate dal governo comunista, ma meno controllate
dalla censura. Pechino, tuttavia, si è opposta, nel timore che quel gesto
potesse essere interpretato dai fedeli come un incoraggiamento a ribellarsi alle
Chiese ufficiali. La situazione religiosa in Cina è assai complicata. Il regime
permette che vengano professati molti culti, anche cristiani, ma solo con
personale registrato presso l'Ufficio affari religiosi. Insomma, i preti devono
essere fedeli al governo. Una limitazione che la Santa Sede, le principali
Chiese protestanti e, ovviamente, il Dalai Lama hanno sempre rifiutato. Così, a
titolo di esempio, oggi ci sarebbero quattro milioni di cattolici ufficiali, mentre quelli
fuorilegge sarebbero il doppio. Il braccio di ferro tra Washington e Pechino si
è concluso con questo accordo: Bush si recherà nella chiesa protestante di
Kuanje, che pur essendo riconosciuta dal regime, ospita seminari frequentati da
sacerdoti delle Case-Chiese. Un compromesso, che, però, Amnesty
International ha duramente biasimato: "In questo modo apre la strada alle
autorità cinesi per limitare ulteriormente la libertà religiosa, perché le
Chiese ufficiali vengono di fatto riconosciute dal presidente degli Stati
Uniti", ha dichiarato ha dichiarato T. Kumar, uno dei direttori
dell'organizzazione. Insomma, secondo Amnesty, Bush rischia di ottenere
l'opposto di ciò che si era proposto. Ecco perché ci si aspetta che il discorso
di oggi sia molto incisivo, tanto più che verrà pronunciato poche ore prima
dell'incontro ufficiale con il presidente Hu Jintao. La Commissione americana
per la libertà religiosa vuole che Bush chieda il rilascio di una trentina di
preti e vescovi cattolici arrestati dalla polizia
negli ultimi anni. Altre organizzazioni hanno fatto pervenire alla Casa Bianca
l'elenco dei pastori protestanti spariti e dei monaci buddisti incarcerati.
Ieri nel consueto discorso radiofonico trasmesso negli Usa, il presidente ha
ribadito la sua "profonda preoccupazione" per la situazione delle libertà
e dei diritti umani in Cina. Che cosa dirà oggi? © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI
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(
da "Giornale.it,
Il" del
10-08-2008)
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N. 190
del 2008-08-10 pagina 14 La Dc si riunisce per dire addio a Gava di Roberto
Scafuri da Roma Non avesse resistito la forte fibra all'ictus che lo colpì nel Novanta,
i funerali di Antonio Gava sarebbero stati, come suol dirsi oggi, un
"evento". Evento di Palazzo, ma che avrebbe attirato bosco e
sottobosco politico, come mosche al miele. Tale la portata dell'uomo, tale il
potere che incarnava. Eppure una partecipazione formale e di convenienza
avrebbe tradito ciò che Gava ha significato per decenni, per il Paese e per il
partito di maggioranza relativa. Figlio di uno dei fondatori del Partito
popolare sturziano, "don Antonio" è stata una di quelle figure che,
più di qualsiasi trattato, spiega che cosa sia stata la Dc. È stato così giusto che la partecipazione ai suoi funerali,
svoltisi ieri alla basilica di San Pietro e Paolo all'Eur, sia stata
all'insegna soltanto del dolore dei familiari e di quello dei colleghi (amici e
nemici) di una volta. C'era tutta la Dc sopravvissuta alle temperie, al rito
celebrato dal vescovo di Terni, monsignor Paglia, suo amico e confessore. A
cominciare, ovvio, dal sempiterno Giulio Andreotti, capo di una corrente
antagonista ma spesso alleata alla "Corrente del Golfo" che
imperversò nella Balena bianca negli anni Ottanta e che inventò (pare proprio
per intuizione di Gava) il celebre "Caf" (l'alleanza Craxi,
Andreotti, Forlani). E poi Arnaldo Forlani, che del doroteismo gavianeo fu versione
apparentemente meno aggressiva, e dunque più coriacea. Naturalmente l'ex
giovane forlaniano Casini, l'ex segretario Bianco, l'ex sindaco Darida, e il
ministro Rotondi (in rappresentanza del governo). Era presente anche Vincenzo
Scotti, esponente della generazione successiva a quella di Gava, eppure per
lunghi anni sodale di quella del "padre nobile" di Castellammare di
Stabia. E Paolo Cirino Pomicino, che con la sua vivacità s'incaricò di far
largo all'andreottismo a Napoli, trovandosi spesso di fronte proprio allo
strapotere di quello che veniva chiamato "Viceré" (altro che
Bassolino). "Io e Antonio eravamo come cane e gatto, nella Dc
napoletana", il commosso ricordo di Pomicino, che offre una traccia su ciò
che fu. "Si litigava, ma litigando si raggiungevano accordi: la Dc era un
partito a maglie larghe, chi aveva la tessera poteva tessere...". Senza
dubbio un signore delle tessere, Gava. Fervente cattolico
fino all'ultimo, e fino all'ultimo sostenitore dell'unità dei cattolici in politica. Carattere
segnato "dall'umiltà, mai incline a esibizioni o teatralità", un
agire politico "all'insegna dell'austerità e della modestia". Ma
anche tessitore di mille rapporti, don Antonio, che gli costarono sospetti
atroci e lo strazio di Tangentopoli, fino alla carcerazione e agli
ultimi tredici anni di sofferenze giudiziarie. Da cui però uscì con
un'assoluzione piena, ieri diventata un po' il leit motiv della cerimonia, e
riscatto postumo della Balena bianca spazzata via dai giudici. "Uno
scrittore inglese - ha detto Forlani - scrisse che la verità cammina a passo
normale, mentre le bugie volano e fanno in poco tempo il giro del mondo. Ma
Antonio avrebbe accolto tutto questo con uno dei suoi sorrisi, non penso che si
aspettasse riparazioni qui, su questo mondo...". © SOCIETà EUROPEA DI
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(
da "Giornale.it,
Il" del
10-08-2008)
Argomenti: Laicita'
N. 190
del 2008-08-10 pagina 21 Borghezio: "Mi scuso per il giuramento in
chiesa" di Redazione Genova. Il giorno dopo il giuramento da novello
cavaliere della cristianità, fatto dentro alla chiesa della Commenda di Prè che
il sindaco genovese Marta Vincenzi vorrebbe trasformare in un centro
multireligioso aperto anche ai musulmani, l'europarlamentare leghista Mario
Borghezio si scusa con la curia. "Non sapevo fosse una chiesa" ha
spiegato al Giornale. Borghezio ha anche chiarito alcune dichiarazioni che gli
sono state attribuite: "La pulizia etnica di cui ho parlato era una
battuta, visto che abbiamo dovuto ripulire la piazza della Commenda. La Lega
non vuole fare male a nessuno, ma difendere l'identità cristiana, padana e
genovese". L'europarlamentare ha confermato, invece, il riferimento al
"sasso del balilla". La leggenda secondo cui, nel Settecento, nel
corso dell'occupazione austriaca di Genova, un ragazzo del popolo ebbe il
coraggio di sfidare le truppe nemiche a colpi di pietra. "È lo spirito
della Lega" ha detto. Sempre ieri è giunto il commento caustico di
Giuseppe Giulietti, portavoce di Articolo
(
da "Giornale.it,
Il" del
10-08-2008)
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N. 190
del 2008-08-10 pagina 22 TIPI ITALIANI di Stefano Lorenzetto Neuropsichiatra infantile,
è nipote di Mario Tobino, il primario-scrittore del manicomio di Maggiano:
"Lo accompagnai nell'ultimo viaggio". Da lui ha imparato che la
malattia mentale richiede smorfie, sorrisi e carezze Lo zio Michele ride,
scherza, distribuisce complimenti e carezze, contrae il viso in smorfie da
clown, talvolta urla, spesso si fa prendere per il naso, e non in senso
metaforico. Ha qualche concorrente nel Regno Unito, in Svezia, negli Stati
Uniti. In Italia no, è riconosciuto come il numero uno. Lo zio Michele possiede
una sensibilità rabdomantica: riesce ad aprire casseforti di cui nessuno
conosce la combinazione. Forzieri speciali che si muovono, respirano e
interagiscono con lui, perché sono fatti di carne. Bambini autistici.
"Fortezze vuote", per il famoso psicologo Bruno Bettelheim. Ma non
per il professor Michele Zappella, neuropsichiatra infantile e pediatra,
specializzato in malattie nervose e mentali. In 35 anni che si occupa di loro
ne ha curati più di 10.000. Molti sono migliorati, alcuni guariti. Iniziò nel
reparto da lui stesso fondato all'ospedale di Siena, un ex convento. Nonostante
il primario abbia un aspetto badiale, là dentro, per le antiche scale, non s'è
mai sentito un monaco o un missionario, l'officiante di
una religione laica, "l'ho sempre inteso solo come un dovere civile verso
gli altri e verso il mio Paese". Suo zio Mario - perché anche lo zio
Michele ha avuto un parente che ha contato molto nella propria formazione -
visse per 40 anni un'esperienza analoga nel decrepito manicomio di Maggiano
(Lucca) e ci ricavò il suo romanzo più noto, Per le antiche scale,
appunto. Quando faccio notare a Zappella che assomiglia in modo impressionante
a lui, allo psichiatra-scrittore Mario Tobino, la sua bocca si allarga in
un'espressione di stupefatta malinconia: "Bisogna farlo bene, fino in
fondo, il nipote di uno zio così". Il neuropsichiatra infantile è figlio
di Clotilde, detta Tilde, la sorella maggiore di Tobino. L'11 dicembre 1991
ebbe il privilegio d'accompagnare l'illustre zio in quello che sarebbe stato l'ultimo viaggio, ad Agrigento, dove gli conferivano
il premio Luigi Pirandello: "Ma a lui, più che il riconoscimento,
interessava il mare. Guardava al di là del Mediterraneo, come se sognasse di
tornare in quel deserto della Libia al quale quarant'anni prima aveva dedicato
l'omonimo romanzo che rievoca la sua odissea di ufficiale medico durante la
seconda guerra mondiale. Lo zio ne avrebbe compiuti 81, portati malissimo, di
lì a pochi giorni. Ebbi la sensazione che quel premio fosse una sfida alla
morte. Durante la cerimonia raccontò ai giovani la sua vita. Alla sera volle
stare con loro al ristorante fin dopo la mezzanotte. Mangiò, bevve, scherzò
anche pesantemente con le donne come un ventenne. Il mattino seguente fu
schiantato dall'ennesimo infarto. Una morte in palcoscenico, come
Molière". Il professor Zappella, in pensione da un anno e mezzo, ha
festeggiato i
(
da "Repubblica,
La" del
15-08-2008)
Argomenti: Laicita'
Telefonata
da Palazzo Chigi al segretario di Stato vaticano Letta chiama Bertone e scatta
la "correzione" I "ruiniani" irritati per la scelta del portavoce
vaticano di parlare anche a nome dei vescovi italiani: "Irrituale".
Ma così è stato riaffermato che ora dell'Italia si
occupa la Santa Sede CLAUDIO TITO ROMA - Una telefonata. Un colloquio per
chiedere chiarimenti. E per sollecitare una presa di distanza da Famiglia
cristiana. L'attacco del settimanale dei Paolini contro il governo ha fatto
scattare l'allarme a Palazzo Chigi. Giovedì sera è stato
Gianni Letta a muoversi. A far sentire la voce dell'esecutivo. Ha attivato i
suoi canali "diplomatici" con il Vaticano per far pervenire la
protesta della Presidenza del consiglio. Il sottosegretario di Silvio
Berlusconi ha parlato direttamente con il Segretario di Stato, Tarcisio
Bertone, mettendo in moto una sorta di procedura ufficiale. Come fosse una vertenza
tra Stati. E a lui ha chiesto spiegazioni sui due pesanti editoriali pubblicati
nel giro di una sola settimana dal settimanale più venduto in Italia. Il
braccio destro del Cavaliere era soprattutto preoccupato che la posizione di
Famiglia Cristiana potesse essere ufficiosamente ascritta alla Santa Sede. Un
pericolo di cui Letta aveva parlato l'altro ieri direttamente con il premier in
vacanza a Porto Rotondo. Su questo tema Berlusconi è particolarmente sensibile:
è convinto infatti che uno degli elementi potenzialmente in grado di
interrompere la "luna di miele" con gli italiani sia proprio
l'eventuale deteriorarsi dei rapporti con la Chiesa. Il mondo cattolico, in
particolare, non ha nascosto le sue critiche ai provvedimenti sull'immigrazione.
"Una cosa che non possiamo permetterci, bisogna chiarire subito" ha
convenuto il premier con Letta. Il quale ha anche incoraggiato il Cavaliere a
sensibilizzare tutti i ministri su questo punto. La telefonata a Bertone un
risultato l'ha ottenuto: la precisazione del portavoce della Santa Sede. Una
nota non formale - non è stata inserita nel bollettino della Sala stampa
vaticana - ma che è esattamente il frutto della "protesta" di Palazzo
Chigi. Un intervento che, senza entrare nel merito della polemica, si limita a
ribadire un aspetto che dovrebbe essere scontato: la rivista dei Paolini non
rappresenta la Santa Sede e nemmeno la Conferenza episcopale italiana. Eppure
in quelle poche parole molti non hanno letto solo la
necessità di non compromettere il dialogo tra il governo di centrodestra e lo
Stato Vaticano, ma anche la volontà di lanciare qualche segnale all'interno del
mondo cattolico. La componente "ruiniana", ancora molto forte nella
Cei, non ha infatti preso molto bene la scelta di padre Lombardi di parlare
anche a nome dei vescovi italiani. "Uno scivolone, una scelta
davvero irrituale" si lamentano i fedelissimi dell'ex presidente della
Cei. Eppure il passo del portavoce vaticano non è stato
uno "scivolone", bensì una scelta studiata. E comunicata in anticipo
agli attuali vertici della Cei. Segno che la "battaglia" interna non
è affatto chiusa. Del resto, dal suo insediamento il cardinal Bertone ha
avocato a sè la competenza sulla politica interna italiana. Lo aveva scritto
anche in una lettera ai vescovi. Così, anche in vista delle decisioni relative
ad alcune sedi vescovili vacanti (Firenze, ad esempio, cui punta il
"ruiniano" Betori), il Segretario di Stato ha voluto mettere di nuovo
i puntini sulle "i". Un conflitto che in parte tocca anche Famiglia
Cristiana - le cui vendite sono in netto calo - e i Paolini. Anche nella
Società di San Paolo sembrano ormai lontani i tempi in cui stampavano il libro
autobiografico del Pontefice "La mia vita" e il settimanale di
riferimento - grazie all'amicizia di don Tarsia con Ratzinger - pubblicava il
calendario con le foto, appunto, di Benedetto XVI.
(
da "Repubblica,
La" del
15-08-2008)
Argomenti: Laicita'
Cronaca
Ma il procuratore di Crotone insiste: non sono al soldo di nessuno, l'etica non
si compra Giudice in affari col mafioso, è polemica i magistrati: mina la nostra
credibilità Il presidente della Associazione magistrati: a capo degli uffici
vadano i più meritevoli ALBERTO CUSTODERO ROMA - Per l'Anm, il caso del
procuratore di Crotone, Franco Tricoli, che sta per diventare consulente
dell'imprenditore colluso con la 'ndrangheta Raffaele Vrenna, "mina la
credibilità della magistratura". Esponenti del Csm, invece, temono che
"le situazioni di "contiguità" fra magistrati e ambienti
compromettenti siano molte, e non solo al Sud". Nonostante le polemiche
che lo riguardano, tuttavia, il dottor Tricoli, che da lunedì prossimo, quando
andrà in pensione, potrebbe diventare capo del blind-trust che amministra le
aziende dell'imprenditore Raffaele Vrenna, condannato a 4 anni per concorso
esterno in associazione mafiosa, continua a difendersi. "Non sono al soldo
di nessuno - ha dichiarato il procuratore - non ci sono denari che possano
comprare l'etica e la trasparenza di una persona". E continua a difendere
pure la sua segretaria, nonché moglie dello stesso Vrenna. "Ho la massima
fiducia nella mia collaboratrice - ha ribadito - non ha mai demeritato. è una
delle poche che ha un certa professionalità e affidabilità, le misure di
prevenzione antimafia erano affidate solo a lei". Di diverso avviso, sulla
vicenda, il parere di esponenti dell'Associazione nazionale magistrati e del
Csm. "Il nostro modello di magistrato - ha dichiarato Luca Palamara,
presidente nazionale dell'Anm - è quello che, oltre ad essere, appaia anche
imparziale". "La vicenda di Crotone - ha aggiunto - ripropone con
piena attualità la necessità che il Csm, nella nomina dei dirigenti di uffici
giudiziari, persegua la linea di individuare i più meritevoli. è proprio questa
la strada attraverso la quale, con dirigenti appositamente selezionati, possono
superarsi anche le problematiche degli uffici giudiziari del Meridione che
andranno sempre più in sofferenza in virtù della norma che impedisce ai
magistrati di prima nomina di assumere funzioni requirenti e monocratiche di
primo grado". "In altre parole - ha concluso Palamara - come Anm
diciamo di mandare i giovani anche nelle prime sedi, però ciò deve presupporre
un procuratore capo forte, che sia in grado di guidare l'ufficio". Rincara
la dose Piergiorgio Morosini, del direttivo della giunta esecutiva dell'Anm.
"Vorrei sapere - s'è chiesto Morosini - se il procuratore di Crotone aveva
avvisato le autorità competenti che la sua segretaria era la moglie
dell'imprenditore indagato dal suo ufficio, al fine di assegnarla a un diverso
incarico". "Ma sullo sfondo di questa vicenda - dice ancora Morosini
- c'è il tema della credibilità della magistratura in terre connotate dalla
pervasiva presenza di "mafie" storiche. Oggi l'ordinamento fornisce
antidoti incisivi per prevenire incrostazioni e intrecci pericolosi fra
istituzione giudiziaria e malavitosi, dalla temporaneità degli incarichi
direttivi a quella delle funzioni, dall'effettivo controllo degli incarichi
extragiudiziari all'incompatibilità parentale". A Celestina Tinelli, membro laico del Csm, "piace l'idea che un magistrato si
senta tale per tutta la vita, e che non se ne dimentichi quando va in
pensione". "Il fatto che vada a fare il consulente del marito della
sua segretaria - ha concluso Tinelli - condannato in primo grado per reati così
gravi, non aiuta l'immagine di tutta la magistratura".
(
da "Repubblica,
La" del
15-08-2008)
Argomenti: Laicita'
Schiaffo
a Famiglia Cristiana Il Vaticano: non ci rappresenta Nota dopo
l'allarme-fascismo. "Estranea anche la Cei" Gasparri: è più di una
vittoria in tribunale. Di Pietro: io sto con il settimanale MAURO FAVALE ROMA -
"Famiglia Cristiana non ha titolo per esprimere né la linea della Santa
Sede né quella della Conferenza episcopale". Sono le 10.30 del mattino
quando Padre Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa vaticana, pronuncia
queste parole. Nemmeno 24 ore dopo le polemiche, giusto una notte di distanza
dalle reciproche accuse di fascismo tra Famiglia Cristiana e governo. Una presa
di distanze, quella di padre Lombardi, argomentata così: "Il settimanale è una testata importante della realtà cattolica ma
le sue posizioni sono esclusivamente responsabilità della sua direzione".
Per la direzione del settimanale Paolino non è una "sconfessione". Ma
nel centrodestra si canta vittoria. Dopo settimane di polemiche a bassa
intensità (nei primi 100 giorni di governo Famiglia Cristiana ha criticato l'esecutivo
già in sette occasioni), mercoledì i toni si sono alzati, alimentati da
due editoriali di Famiglia Cristiana che attaccavano le politiche di Berlusconi
su immigrazione e sicurezza, paventando il rischio di un "ritorno al
fascismo sotto altre forme". Analisi nel merito della quale non entra
Padre Lombardi. Le sue parole, però, offrono una sponda al Pdl. Maurizio
Gasparri, che aveva annunciato querela nei confronti del direttore del
settimanale don Antonio Sciortino, è soddisfatto: "Una sconfessione di
questa portava vale mille volte di più di una vittoria processuale per gli
insulti subiti". Poi un affondo contro il direttore e la sua
"condotta personale tutt'altro che in linea ? dice il capogruppo Pdl alla
Camera ? con la solidarietà agli ultimi". Il sottosegretario Carlo
Giovanardi, che mercoledì aveva girato a Famiglia Cristiana l'accusa di
"fascismo", ieri ha commentato così: "L'impegno sociale del
governo è la risposta migliore a chi vuole confondere questa maggioranza con
esperienze storiche che con la nostra ispirazione cristiana non hanno nulla a
che spartire". Il ministro Gianfranco Rotondi liquida la polemica parlando
di "tecnica pubblicitaria collaudata" utilizzata da Famiglia
Cristiana, ma anche di un linguaggio "che non si addice alla storia del
settimanale". Contro si schierano anche i socialisti: "C'è differenza
tra un regime fascista e un governo scelto con un voto libero". Per
Francesco Giro, Pdl, "la polemica è ormai chiusa". Non sono di questo
avviso nel centrosinistra. Per Massimo Donadi, capogruppo Idv a Montecitorio,
"gli attacchi a Famiglia Cristiana sono peggio delle epurazioni Rai e
dell'editto bulgaro". Più duro ancora Antonio Di Pietro: "Il
settimanale è nel giusto perché la linea politica del governo è quella di un
fascismo moderno". Rifondazione Comunista, con il suo segretario Paolo
Ferrero, esprime la sua piena solidarietà al direttore Sciortino e poi
argomenta: "Il segno del regime sono i nuovi Cpt, i centri di permanenza
per immigrati". Per l'Udc, "Famiglia Cristiana risponde solo ai suoi
lettori". E dal Pd parla Pierluigi Castagnetti: "Il bersaglio di
Famiglia Cristiana siamo noi cattolici in politica:
dovremmo essere più sensibili ad alzare la voce di fronte a ogni rischio di
degrado civile e morale. Se non lo facciamo, la stampa interviene per
supplenza".
(
da "Repubblica,
La" del
15-08-2008)
Argomenti: Laicita'
L'ex
ministro Bindi: "Famiglia Cristiana" ha colto la mutazione genetica
imposta da Berlusconi "La destra sbaglia a esultare ascolti le critiche
come feci io" Bondi pensa di avere l'esclusiva del buono e del giusto. Se
qualcuno dissente, ecco l'accusa di catto-comunismo UMBERTO ROSSO ROMA -
"Non esulterei tanto, al posto del centrodestra". E perché, onorevole
Rosy Bindi? "Perché quella di monsignor Lombardi è un'ovvia precisazione.
Famiglia Cristiana è un settimanale libero, che esprime proprie opinioni".
Non è una sconfessione, quindi? "Non c'entra nulla. E' una inevitabile
presa di posizione per la campagna isterica e sguaiata del centrodestra. Che
adesso il Pdl si senta rassicurato, e canti vittoria, la dice lunga su quel che
per loro è la democrazia". In che senso? "La democrazia come gioco di
vertice, rapporti di potere. Siccome Famiglia Cristiana non è la voce ufficiale
di uno Stato, lo Stato del Vaticano, eccoli là felici e contenti. Che quel
giornale faccia opinione non gliene importa nulla. Sottovalutano il valore del
consenso". Da sinistra invece si grida alla censura per l'intervento del
Vaticano. "Anche nel centrosinistra c'è scarsa conoscenza di certe cose.
Non tiriamo in ballo la censura". Condivide l'allarme-fascismo del giornale
di don Sciortino? "Evocare il fascismo è improprio, rimanda ad una precisa
fase storica. Ma una mutazione genetica della vita democratica, quella sì, la
vedo. Con qualche forma di vera e propria involuzione democratica. Ma il
centrodestra non dovrebbe attaccare su questo don Sciortino. Dovrebbe
rallegrarsene". Davvero? "Ma certo. Perché è il centrodestra
l'artefice di questa mutazione genetica. E se ne fa vanto. Mettiamo in fila. La
Finanziaria approvata in una settimana, per decreto e voto di fiducia. Il
conflitto di interessi che non esiste più. Il lodo Alfano. E le impronte
digitali. E i soldati per le strade. E la Lega che vuole sempre la secessione.
E le procedure parlamentari che sono diventate un impiccio burocratico".
Se il Cavaliere vuol mutare geneticamente la democrazia italiana, come fa il Pd
a chiudere con l'anti-berlusconismo? "Berlusconi è stato
votato dal 60% degli italiani. E' questa maggioranza silenziosa che il Pd deve
riconquistare, sedotta nel cuore e nella mente. Ora, il mio partito prende le
distanze da Di Pietro, che vuole tenere alto il tasso di anti-berlusconismo
solo per raggruppare alcune minoranze. E va bene, sono d'accordo con la scelta
del Pd. Ma questo non vuol dire che contro il berlusconismo non c'è da lottare,
è il cuore stesso di tutti i progetti di involuzione. Per questo noi non
possiamo che essere alternativi, non ci sono altre strade". Secondo il
ministro Bondi, Famiglia Cristiana è un covo di catto-comunisti. "E perché
mai? Perché non incensa il governo? Bondi ormai pensa di
esercitare egemonia sul mondo cattolico, di interpretarne sentimenti ed
esigenze, di rappresentarli in toto. Siccome lui, e il suo governo, avrebbero
l'esclusiva del buono e del giusto, ecco che se qualche cattolico dà voce ad
una critica, ad un dubbio, l'accusa è inevitabile: catto-comunista.
Starei più attento alle critiche nei panni di Bondi. Come ho cercato di fare io
da ministro". Quando, onorevole Bindi? "Ho avuto un confronto acceso
con Famiglia Cristiana sul tema dei Dico. Critiche intelligenti, di cui ho
sempre cercato di tenere conto, anche se non facevano piacere. Lo stesso
atteggiamento che ho sempre consigliato a tutti i miei colleghi di governo,
quando per esempio il giornale attaccò la seconda Finanziaria di Prodi. Lo
ricordo ai tanti smemorati di questi giorni: anche a noi del centrosinistra non
fecero sconti".
(
da "Repubblica, La" del 15-08-2008)
Argomenti: Laicita'
Commenti
LA SCELTA DELLE GERARCHIE (SEGUE DALLA PRIMA PAGINA) E difatti padre Lombardi,
con le sue misuratissime parole, ha provveduto a ripartire le competenze e a
definire le responsabilità: Famiglia Cristiana, ha detto il portavoce del papa,
è un giornale importante del mondo cattolico ma non rappresenta affatto la
linea del Vaticano o della Cei, e quindi i suoi giudizi identificano soltanto
chi li ha scritti e il direttore del settimanale, don Antonio Sciortino. Difficile
immaginare una presa di distanza più radicale. Non si ricordano interventi
equilibratori di questo tenore allorché il settimanale dei Paolini aveva
criticato aspramente Romano Prodi e il suo governo, e più tardi il
"pasticcio in salsa pannelliana" del Pd. E a questo punto viene anche
da chiedersi per quale motivo le alte sfere vaticane hanno deciso un intervento
che ha tutta l'aria di voler ridurre ufficialmente a Famiglia Cristiana a voce
periferica e irrilevante. Si può dissentire dalle valutazioni espresse
dall'editorialista Beppe Del Colle, o comunque giudicare esasperato il giudizio
secondo cui con misure come "la sciocca e inutile trovata" delle
impronte digitali ai bimbi rom il nostro Paese sfiora il rischio di un nuovo
fascismo. Ma nondimeno, per inquadrare decentemente i fatti, occorre anche
considerare che il più importante e venduto giornale cattolico rappresenta un
punto di vista significativo nella cultura cattolica, e non solo cattolica,
italiana. Sotto questa luce, non è facile definirlo politicamente. Destra e
sinistra non sono termini che possono restituire integralmente la posizione
storicamente rappresentata dal giornale dei Paolini. Infatti Famiglia Cristiana
si colloca rigorosamente nella tradizione cattolica per ciò che riguarda la
concezione della famiglia, e su altri temi che attengono al magistero etico
della Chiesa. Ma nello stesso tempo il settimanale ha sempre rappresentato un
punto di riferimento per il cattolicesimo più aperto e non impaurito dalla
modernità. L'ortodossia verso il magistero papale, insieme con l'amore filiale
manifestato verso i pontefici da Wojtyla a
Ratzinger, non ha mai impedito ai Paolini, prima sotto la direzione di don
Leonardo Zega e poi con la guida di don Sciortino, di esporre una propria linea
culturale e finanche "sociale", legata a quelle inquietudini
conciliari che hanno vivificato a lungo il cattolicesimo italiano e che hanno
trovato nel papato di Montini l'espressione più compiuta, e nel pensiero del
cardinale Martini la presenza più suggestiva. Sarebbe una sciocchezza
attribuire alla direzione di Famiglia Cristiana e ai suoi giornalisti un
orientamento esplicitamente di sinistra. Si scadrebbe al grado di livore manifestato in questi giorni da Maurizio Gasparri, e dalle
controaccuse di fascismo da parte dell'ex Udc Carlo Giovanardi (che si è
scagliato contro i "toni da manganellatore" che don Sciortino
consente ai suoi collaboratori). Eppure, non ci sono dubbi che nel corso degli
anni Famiglia Cristiana ha rappresentato una delle sempre più rare isole di
riflessione e anche di critica verso l'ineluttabilità del disincanto politico,
e verso l'edonismo cinico che ha segnato l'ultima fase della modernizzazione
del nostro Paese. Se esiste un luogo in cui persiste un atteggiamento non
corrivo, cioè non arrendevole, verso la brutalità e la volgarità dell'Italia
consumista e televisiva, questo è stato ed è
Famiglia Cristiana. Prendere tale atteggiamento e proiettarlo come una critica
essenziale verso il berlusconismo può essere una forzatura: ma nondimeno è
connaturata alla mentalità del giornale dei Paolini l'idea di una società
sobria, esente dai fulgori effimeri, dagli amori fatui, dall'iperconsumo
irresponsabile. E di converso di una partecipazione alla sofferenza degli
umili, qualunque sia il loro posto nella società dell'euforia coatta. Una
condivisione dettata dalla fede, dall'umanità, dalla curiosità verso ciò che è
diverso, e dalla disponibilità culturale verso ciò che è inedito. Che da destra
si manifesti un'insofferenza tanto acuta verso il settimanale cattolico sembra
la dimostrazione palese che il rapporto con il mondo cattolico viene sentito
sotto un aspetto strumentale e problematico. Come una risorsa politica ed
elettorale, ma anche come una possibile fonte di delegittimazione. D'altronde, appartiene
interamente allo spirito di Famiglia Cristiana la critica verso quei
provvedimenti governativi di taglio spettacolare, che sembrano fatti apposta
per aumentare l'inquietudine dei cittadini, vale a dire per intensificare
l'allarme sociale che dichiarano di voler combattere (con rischi, se non di un
nuovo "fascismo", di un circolo vizioso di misure sempre più aspre e
sempre più inadeguate rispetto all'allarme generato). Non è facile oggi stare
dentro i panni del direttore di Famiglia Cristiana. Rappresenta
una posizione impopolare rispetto a quel mondo cattolico, maggioritario, che
dopo la fine della Dc ha scelto di farsi rappresentare dalla destra. Non
troverà sostegni apprezzabili a sinistra, dove la parte laica guarderà sempre
con sfavore le sue posizioni sui temi politicamente sensibili della bioetica.
Ma il pericolo maggiore, prima ancora delle proteste di chi viene criticato, e
che riguarda tutti i cattolici consapevoli, è quello
di restare schiacciati da un implicito patto di potere fra la destra trionfante
di questa stagione e il realismo politico delle gerarchie vaticane: cioè dalla
strana e nuova conciliazione che sembra delinearsi, un nuovo patto di interessi
e di potere che potrà premiare la Chiesa come istituzione temporale, ma che
lascerebbe senza voce un cattolicesimo che ancora accetta di misurarsi con i
dubbi, le incertezze e le angosce del nostro tempo.
(
da "Unita, L'" del 15-08-2008)
Argomenti: Laicita'
Stai
consultando l'edizione del PAMPHLET È subito best-seller l'ennesimo saggio che
contesta alle radici la religione cristiana curato dai divulgatori americani Leedom
e Murdy Contro la Chiesa una guerra a colpi di "cut up" di Roberto
Carnero Uscito da poche settimane, è subito entrato in classifica. Sarà merito
del titolo accattivante, Il libro che la tua Chiesa non ti farebbe mai leggere,
fatto sta che questo volume curato da due divulgatori americani, Tim C. Leedom
e Maria Murdy (Newton Compton, pp. 590, euro 12,90), è solo l'ultima di una
serie di opere volte ad contestare alle radici la religione cristiana
(cattolica in particolare), di cui vengono messi in luce crimini e misfatti.
Pensiamo a libri come quelli di Piergiorgio Odifreddi, Perché non possiamo
essere cristiani (Longanesi) o anche a titoli tradotti dall'estero come Dio non
è grande. Come la religione avvelena ogni cosa (Einaudi) di Christopher Hitchens,
L'illusione di Dio. Le ragioni per non credere (Mondadori) di Richard Dawkins,
professore a Oxford, o il fortunato Trattato di ateologia (Fazi) di Michel
Onfray. C'è da chiedersi, preliminarmente, da dove venga questa ondata di
pamphlet laicisti, dai toni duri e risentiti. La risposta è, credo, abbastanza
semplice: in un momento storico in cui le religioni rialzano la testa,
soprattutto nelle loro frange più fondamentaliste, i laici
si sentono in dovere di combattere tali recrudescenze di fanatismo e di
intolleranza con le armi della ragione e del libero pensiero. Peccato però che
i toni usati e gli argomenti proposti non sempre colgano nel segno, e anzi
rischiano di produrre qualcosa di simile a ciò che si vuole contrastare,
cioè una sorta di intolleranza razionalista e atetistica. In altre parole, è
evidente che non si può affrontare la discussione dei temi religiosi, che
ineriscono la fede, con gli strumenti della ragione e della logica eretti a
loro volta a dogmi. Papa Giovanni Paolo II aveva intitolato una sua importante
enciclica Fides et ratio per mostrare come questi due ambiti si integrino a
vicenda: e questo è stato per secoli lo sforzo del
cattolicesimo, da San Tommaso in poi. Anche l'attuale Pontefice, Benedetto XVI,
ha più volte insistito sulla ragionevolezza della fede, cioè sul fatto che
credere non sia in contraddizione con il pensare. Però se la religione rispetta
la ragione, sarebbe auspicabile che anche il pensiero razionale cogliesse
l'alterità del discorso religioso rispetto al proprio raggio d'azione.
Tuttavia, i libri di cui dicevamo sembrano riscuotere favore di pubblico
proprio in virtù dei toni accesi con cui attaccano la religione. C'è, in altre
parole, un interesse diffuso, che dal punto di vista editoriale si traduce in
uno spazio di mercato, nei confronti di queste tematiche. Evidentemente le
istanze poste dalla religione continuano a sollecitare le persone, con le
grandi questioni di senso legate alla vita, all'esistenza, all'essere al mondo.
Tuttavia c'è un ampio risentimento verso una religione, una Chiesa,
un'istituzione, che molto spesso, nell'esperienza di molti, si è rivelata dura,
autoritaria, incapace di comprensione e di ascolto. Ciò vale, in particolare,
per la Chiesa cattolica di oggi, restia a parlare al mondo contemporaneo se non
attraverso i suoi no e i suoi diktat. Il problema, però, è che le armi di
questi pamphlettisti appaiono spuntate. I veri credenti sanno che la Chiesa è
semper reformanda, affinché sappia interpretare l'autenticità del messaggio di
Cristo al di là degli orpelli mondani, delle sovrastrutture di potere, delle
imposizioni moralistiche. Ma un libro come quello da cui siamo partiti non
sposta di un millimetro la Chiesa e neppure la spinge a riflettere su se
stessa. È, semmai, un'amena lettura da spiaggia. Non è neanche un saggio, bensì
un'accozzaglia di materiali di diversa fonte e provenienza (libri, giornali,
Internet...), in cui i curatori si sono divertiti a raccogliere quanto di
peggio hanno trovato sull'argomento religione. Due sembrano essere gli
obiettivi principali: mostrare l'irrazionalità della fede, evidenziando
contraddizioni e aporie interne al sistema religioso; porre in cattiva luce
tutta la storia della Chiesa, raccontandone abusi e storture. Manca però
qualsiasi tentativo di contestualizzazione e di prospettiva storica. Insomma,
per affrontare in maniera credibile una critica alle Chiese e alle religioni
(operazione legittima e di cui anzi oggi si sentirebbe pure il bisogno),
sarebbe bene mettere in campo forze intellettuali di ben altra levatura.
(
da "Unita, L'" del 15-08-2008)
Argomenti: Laicita'
Stai
consultando l'edizione del Famiglia Cristiana, il Vaticano si schiera col
governo Padre Lombardi: "Non ha titolo per riportare i pensieri della
Santa Sede". Il Pdl gongola di Luca Sebastiani/ Roma CHIAREZZA Tanto per
evitare gli equivoci e mettere i puntini sulle i, ieri il Vaticano è
intervenuto nella polemica che da giorni oppone il governo e Famiglia
cristiana. Per chiarire la sua posizione e prendere la distanza di sicurezza
dagli editoriali del settimanale dei Paolini che ultimamente hanno fatto
saltare i nervi, peraltro fragili, della maggioranza. Come quando ha avanzato i
dubbi che in Italia stia progredendo una forma strisciante di fascismo. "Il settimanale è una testata importante della realtà
cattolica", ha riconosciuto padre Federico Lombardi, direttore della Sala
Stampa vaticana. Che ha subito aggiunto che nonostante questo "non ha
titolo per esprimere né la linea della Santa Sede né quella della Conferenza
episcopale italiana". Ergo: "le sue posizioni sono quindi
esclusivamente responsabilità della sua direzione". Un'ovvietà per
chiunque abbia una minima cognizione di come funzioni la stampa, ma non
evidentemente per la destra. Che nel tirarsi fuori dalla mischia polemica da
parte del Vaticano, ha voluto leggerci il nulla osta della Santa Sede alla
condotta del governo. Maurizio Gasparri, che solo il giorno prima brandiva le
minacce di querela ad Antonio Sciortino, il direttore di Famiglia Cristiana,
ieri gongolava soddisfatto. "Una sconfessione di questa portata vale mille
volte di più di una vittoria processuale per gli insulti subiti". Come lui
hanno gioito innumerevoli esponenti della maggioranza. L'ellittico ministro per
l'Attuazione del programma Gianfranco Rotondi, che incassate le parole del
Vaticano ha benignamente analizzato che "Famiglia cristiana adotta una
tecnica pubblicitaria collaudata, a cui collaboriamo tutti con simpatia".
O come il battagliero sottosegretario Carlo Giovanardi, che salito sulle
barricate contro il settimanale "cattocomunista" negli scorsi giorni,
ieri ha preferito smentire le accuse di fascismo rivolte al governo
adoperandosi in una visita ad un centro di recupero per tossicodipendenti del
vicentino. Ma la dichiarazione del Vaticano è stata una sconfessione di
Famiglia Cristiana? "Non ci sentiamo sconfessati", ha dichiarato il
direttore Sciortino che ha precisato a sua volta di non essersi "mai
sognato di essere la voce ufficiale del Vaticano o della Cei". Per quello
ci sono, rispettivamente, L'Osservatore romano e Avvenire. Quindi, per
Sciortino, la dichiarazione del Vaticano è "corretta".
"Scorretto", per il direttore è invece chi cerca di usare
strumentalmente la voce della Santa Sede. E a destra di questi tentativi ce ne
sono stati in abbondanza. Tanto che in serata anche Rosy Bindi è intervenuta
per mettere in guardia la maggioranza di "non gioire troppo per l'ovvia
precisazione di padre Lombardi, ma di prendere invece sul serio le critiche
pesanti che vengono rivolte all'azione di Governo". Critiche, aggiunge la
Bindi, "che sicuramente sono condivise da molte famiglie cattoliche
italiane, che magari hanno votato per il centrodestra e che oggi sono deluse da
un'azione di governo che discrimina la parte più debole del nostro paese".
In effetti le critiche di Famiglia Cristiana al governo riguardavano, oltre
alla sicurezza, anche la sua incapacità di rispondere alla crescente povertà
delle famiglie. Prima che ciò gli valesse l'accusa di
"cattocomunismo". "La libertà d'informazione non può essere
messa in discussione" ha tuonato ieri Vincenzo Vita del Pd, il quale ha
giudicato "alquanto discutibile" anche l'intervento del Vaticano che,
ha detto, "non può che apparire come censorio".
(
da "Giornale.it,
Il" del
15-08-2008)
Argomenti: Laicita'
N. 194
del 2008-08-15 pagina 42 Enrique de Almazora e Domingo de Alboraya di Redazione
Enrique de Almazora era un frate cappuccino spagnolo di ventitré anni che nel
1936 incappò nella persecuzione scatenatasi in contemporanea con la guerra
civile. Aveva emesso i voti perpetui solo l'anno prima. Come i suoi
confratelli, aveva dovuto abbandonare il convento di Orihuela e tornare a casa,
dai genitori, ad Almazora. Ma i miliziani rastrellarono tutto il paese e
presero anche lui. Lo chiusero in carcere insieme a un
gruppo di laici cattolici. Una notte li fecero uscire tutti e li scortarono lungo la
strada verso Castellón de la Plana. In una località chiamata La Pedrera li
fecero fermare e li fucilarono. Padre Domingo de Alboraya si chiamava Agustín
Hurtado Soler, aveva sessantaquattro anni ed era nato ad Alboraya, in quel di
Valencia. Dopo gli studi filosofici entrò nell'appena fondata
congregazione dei Terziari Cappuccini e fu uno dei primi a pronunciare i voti
nelle mani del fondatore, il b. Luís Amigó. Insieme al saio prese il nome
religioso di fratel Domingo de Alboraya (i francescani, di qualunque ramo, da
sempre vengono indicati col luogo di provenienza). Nel 1896 fu ordinato
sacerdote. Si mise a studiare musica e divenne un provetto compositore. Ma
soprattutto, come molti dei suoi confratelli, si dedicò al recupero dei giovani
nelle case di correzione. Era proprio nella Escuela de Reforma di Madrid quando
cominciò la "matanza de los frailes", l'eccidio dei frati. Trovò
rifugio a casa di un giovane che, dopo essere stato
in riformatorio, grazie a lui era riuscito a diventare avvocato. Ma i rojos lo
scovarono e lo fecero fuori. www.rinocammilleri.it © SOCIETà EUROPEA DI
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(
da "Giornale.it,
Il" del
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N. 194
del 2008-08-15 pagina 20 Il Vaticano scomunica Famiglia Cristiana: "Non
parli per la Chiesa" di Stefano Casamassima da Roma Famiglia Cristiana
atto terzo. Dopo le tirate contro il "presidente spazzino", il
"paese da marciapiede", contro "l'inutile gioco dei
soldati" e sui timori di "rinascita sotto altre forme del
fascismo" arriva, pesante come un macigno, la reprimenda del Vaticano. Una
presa di distanza che, al di là delle interpretazioni, ha il sapore aspro della
censura. A spiegare le posizione della Santa Sede, nella mattinata di ieri, è
il direttore della sala stampa Vaticana, padre Federico Lombardi: "Famiglia Cristiana è una testata importante della realtà
cattolica ma non ha titolo per esprimere la linea della Santa Sede né della
Conferenza episcopale italiana". Un altolà e una delimitazione di campo
chiarite senza equivoci nelle conclusioni: "Le sue posizioni sono quindi
responsabilità esclusiva della sua direzione". Un colpo forte a cui
il direttore della rivista, don Antonio Sciortino, riserva una reazione
politicamente, oltre che cristianamente, corretta. Sceglie di non mettersi di
traverso e anzi di usare toni e parole concilianti: "Quella di padre
Lombardi è una dichiarazione corretta. Scorretto è chi vuole farla apparire
come una sconfessione di Famiglia Cristiana". E spiega anche i perché
dell'affermazione: "Non ci siamo mai sognati di rappresentare
ufficialmente la Santa Sede, che ha un suo organo di stampa che è l'Osservatore
romano, né la Cei che ha l'Avvenire". Non solo. Sciortino ricorda che
Famiglia Cristiana, come tutte le altre testate di matrice cattolica "si
muove in perfetta sintonia con il Magistero della Chiesa e con la sua dottrina sociale"
pur godendo di una sua autonomia di intervento nel dibattito politico generale.
Un atteggiamento che in questi anni non ha impedito all'edizione Paolina di
condividere "con la Santa Sede la battaglia morale in difesa della vita
umana e della famiglia basata sul matrimonio". Come da copione,
maggioranza e opposizione si dividono sulle parole del Vaticano. Gongola il
presidente dei senatori del Pdl, Maurizio Gasparri: "Una sconfessione di
questa portata vale mille volte di più di una vittoria processuale per gli
insulti subiti". E se il presidente emerito Cossiga giudica "chiara
ed esemplare" la dichiarazione vaticana, dall'opposizione, Ronconi (Udc)
ricorda che "chi oggi critica in modo scomposto Famiglia Cristiana,
avvalora le tesi del settimanale". Donadi (Idv), parla invece di
"tentativo di mettere un bavaglio alle voci del dissenso", mentre
Monaco (Pd) spiega la "reazione insolente della destra" con la antica
pretesa di "strumentalizzare la chiesa". La più strenua e accorata
difesa al settimanale cattolico la fa però il valdese comunista segretario del
Prc, Paolo Ferrero, che esprime "solidarietà umana e politica" a
Sciortino, dopo i "forsennati e volgari attacchi" ricevuti in queste
ore "dai soliti e febbricitanti avanguardisti del Pdl". La chiosa
arriva dal blog del leader Idv, Antonio Di Pietro: "Famiglia Cristiana è
nel giusto. Quella del governo è la nuova linea di un fascismo moderno". ©
SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano.
(
da "Giornale.it,
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15-08-2008)
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N. 194
del 2008-08-15 pagina 20 "Chissà se piacciono ai lettori quei titoli
gridati e aggressivi" di Francesca Angeli da Roma Il richiamo del Vaticano
non avrà conseguenze sulle scelte di Famiglia Cristiana secondo Luigi Bobba,
esponente dell'area cattolica teodem del Partito
democratico. Anche se il settimanale è finito nell'occhio del ciclone. Non le
sembrano esagerate le accuse di fascismo? "Non ci sono dubbi: i titoli del
settimanale si sono fatti più gridati, più aggressivi ma questa scelta, che ha
rinnovato la linea editoriale, risale oramai a parecchi mesi fa. Hanno
deciso di picchiare duro ma, onestamente, lo hanno fatto sia a destra sia a
sinistra. Non si sono risparmiati. Hanno attaccato molto duramente anche il
Partito democratico. Se lo ricorda quel titolo "Pasticcio veltroniano in
salsa pannelliana"? Non ci sono andati leggeri. Uno stile più aggressivo
oramai caratterizza tutte le testate e dunque anche Famiglia Cristiana si
adegua. Se le tematiche scelte sono serie bisogna guardare a quelle e non
soltanto ai titoli". Ma lei non pensa che da Famiglia Cristiana i lettori
si aspettino altro? Lei condivide il cambio dei toni? "Se dietro i titoli
del settimanale ci fosse soltanto una pura e sterile polemica politica allora
sicuramente non li potrei condividere. Ma io non credo che la questione stia in
questi termini: dietro ci sono i problemi concreti reali che interessano i
cittadini. È presto per capire se i lettori apprezzano". Il Vaticano ha
preso le distanze dalle scelte del direttore, don Antonio Sciortino. "La
Santa Sede non poteva dire altro. E quella del portavoce padre Federico
Lombardi è una precisazione dovuta ma allo stesso tempo anche scontata. È
evidente che la responsabilità di quanto appare sul quel giornale è solo e
soltanto del direttore e non coinvolge in alcun modo il Vaticano". Pure se
scontata appare comunque come un segnale di chiaro dissenso. Avrà conseguenze?
"Non credo. Famiglia Cristiana proseguirà per la sua strada. Toni forti è
vero ma se questo è un modo per mettere in evidenza le mancanze di chi ci
governa e se serve a dare la sveglia e a tenere desta l'attenzione dei
responsabili della politica penso che possa essere utile". Quali sono le
tematiche sulle quali si concentrerà lo scontro anche all'interno del mondo
cattolico? "L'immigrazione, la sicurezza ma anche le questioni legate alla
fine della vita e al suo inizio. Tutte affrontate nel corso di questi mesi con
un approccio diretto a volte provocatorio dal settimanale che può servire come
una scossa per chi ha responsabilità istituzionali". © SOCIETà EUROPEA DI
EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano.
(
da "Giornale.it,
Il" del
15-08-2008)
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N. 194
del 2008-08-15 pagina 20 Da voce dei cattolici a
fotocopia di Micromega di Stefano Zurlo La delusione degli intellettuali:
"Famiglia Cristiana? Urla per dire che esiste ancora" Davide Rondoni,
poeta e scrittore, misura i fiammeggianti editoriali del settimanale più
cattolico d'Italia con una perfida battuta: "Se gridano, è per dire che ci
sono anche loro. Altrimenti nessuno li sente". E allora, ecco che Famiglia
Cristiana si lamenta perché al governo scarseggiano i cattolici,
e poi se la prende perché l'esecutivo ha deciso di prendere le impronte
digitali ai bambini rom. E ancora, in una deriva antiberlusconiana senza fine,
arriva a ventilare, in perfetto stile micromeghese, il ritorno del fascismo.
"Ma andiamo - prosegue Rondoni -, mi pare che il Papa e l'episcopato
volino alto, toccando anche con critiche aspre al pensiero laico i grandi temi della vita, il settimanale cattolico,
invece, si smarrisce nel rimbombare di polemiche di giornata". È il tema
dell'irrilevanza, per parafrasare le parole del cardinal Camillo Ruini. Un tema
che si capisce già dai numeri; è vero che buona parte dell'editoria periodica
soffre, ma a Famiglia Cristiana e al quartier generale dei Paolini la notte è
sempre più fonda: le copie distribuite sono sempre meno; il gruppo
taglia tutto il tagliabile - dal 1º agosto scorso sono state chiuse tutte le
redazioni locali dei periodici paolini -; immaginare un futuro con persone
dalla doppia vocazione, giornalistica e religiosa, è assai arduo e nelle stanze
del settimanale diretto da don Antonio Sciortino si citano i casi di aspiranti
"firme" del gruppo che studiavano da direttore e sono state
sonoramente bocciate in partenza all'esame di Stato. "A me sta bene che si
torni a parlare dei giornali cattolici - spiega Vito
Mancuso, teologo guardato con sospetto e ammirazione dalle gerarchie, autore
del best seller L'anima e il suo destino - ma i temi posti da Famiglia
Cristiana nei suoi editoriali mi lasciano perplesso. Agitare lo spettro del
fascismo mi sembra improprio, anzi fuorviante. La polemica sulle impronte
digitali mi pare impregnata di un vecchio buonismo cattolico, quello di certi
pretini che parlavano astrattamente, e può generare pericolose illusioni
ottiche; ancora, il tema dell'assenza dei cattolici
dalla stanza dei bottoni è legato ad una vecchia logica corporativa, per lobby,
mi sa tanto di stampa controllata". E i grandi nodi della bioetica, del
rapporto fra fede e scienza, dei confini della morale? "Certe novità nel
Paese - risponde Mancuso - le ha introdotte o ha cercato di farlo, come per la
moratoria sull'aborto, il Foglio, che è un piccolo giornale laico che io stesso
leggo e sul quale scrivo". E Famiglia Cristiana? "Non la leggo -
taglia corto il teologo - non è un mio punto di riferimento così come non lo è
Avvenire. Del resto quando vedo la prima pagina di Avvenire mi sembra di non
toccare la realtà". Insomma la stampa cattolica è ormai confinata in una
sorta di ghetto e prova a comunicare con la società infilandosi l'elmetto della
militanza antiberlusconiana? "Non lo so - ammette il teologo che insegna
all'Università del San Raffaele - certo il mondo cattolico è un arcipelago, in
alcuni strati della società Famiglia Cristiana ha probabilmente mantenuto una
certa presa, ha senz'altro una sua autorevolezza, ma molti temi sono affrontati
in modo vecchio, poco creativo. Non affascinante". Concetti che echeggiano
quelli svolti da Rondoni: "Il settimanale dei Paolini è in ritardo, e
allora forza i toni polemizzando un giorno sì e l'altro pure con Berlusconi,
fino a evocare il ritorno del fascismo, un giochino che a sinistra praticano da
molti anni". Giovanni Reale, filosofo e studioso universalmente noto di
Platone, liquida la querelle sul fascismo con termini anche più crudi: "È
una vicenda ridicola". E non arretra nemmeno sulla disputa relativa ai
bambini rom: "Io li conosco bene. Hanno provato o portarmi via il
portafoglio davanti al Castello di Milano e nello stesso punto ci hanno provato
anche con Roberto Radice, il mio successore sulla cattedra di storia della
filosofia antica alla Cattolica e sempre lì ci sono riusciti con il mio
traduttore americano, John Catan. Dov'era Famiglia Cristiana quando accadevano
decine di episodi come questo? Ci vuole concretezza, ci vuole Platone ma anche
un po' di Machiavelli. Soprattutto, non si può applicare in modo schematico o
buonista il messaggio di Cristo alle cose di quaggiù: c'è il rischio, forte,
fortissimo, di rimpicciolirlo. È l'ideologizzazione della fede". E Reale
scaglia l'anatema contro il settimanale dei Paolini. © SOCIETà EUROPEA DI
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(
da "Corriere
della Sera" del
15-08-2008)
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Corriere
della Sera - ROMA - sezione: Cronaca di Roma - data: 2008-08-15 num: - pag: 2
categoria: REDAZIONALE Lo scontro Il sindaco contro i presidenti di Rc e Pd
Alemanno ai municipi: "Sulla sicurezza non avete alcun potere"
"La rivolta? Grave lesione istituzionale" "Nell'ordinanza è
stata inserita una clausola che specifica che nei confronti degli indigenti non
ci saranno conseguenze" Cortina, vigilia di Ferragosto: la prima pagina
della cronaca di Roma del Corriere, è arrivata anche qui; il sindaco di Roma,
Gianni Alemanno, nonostante sia in vacanza, è al corrente di tutto: in
Campidoglio dicono che non ha gradito, per usare un eufemismo, la "rivolta
dei minisindaci ", raccontata dal Corriere di ieri e arrivata fin qui -
via fax? qualcuno gliel'ha letta? chissà, poco importa. Ciò che conta, è la
reazione del sindaco. Ricapitolando: Sandro Medici, presidente di Cinecittà,
Andrea Catarci, alla guida dell'XI Municipio, Garbatella-Ardeatino, Susy
Fantino, del IX, Appia San Giovanni: minacciano contro-ordinanze se il sindaco
emanerà quelle contro i lavavetri, chi rovista nei cassonetti e via dicendo;
sta studiando contromisure anche Ivano Caradonna, del V Municipio, mentre
Antonella De Giusti, anche lei del Pd, minaccia lo sciopero della fame.
Sindaco, una vera rivolta. "è una grave lesione istituzionale, lo dico
chiaramente". Comprensibile il disappunto, non è facile governare se
un'ordinanza del sindaco viene subito bloccata dalle contro-ordinanze dei
Municipi... "Assolutamente non è questo il punto. Primo perché queste
contro-ordinanze non hanno alcun valore, i minisindaci non hanno potere in
maniera di sicurezza urbana. Mi sembrano solo atteggiamenti ideologici e
pregiudiziali, oltre che illegittimi". Però vede, sindaco, se entriamo nel
merito: questi presidenti non sopportano l'idea che vengano colpiti i più
deboli. "Questi presidenti non sanno che nell'ordinanza già scritta è
stata inserita una clausola che specifica in modo inequivocabile che l'ordinanza
stessa non avrà alcuna incidenza nei confronti degli indigenti". Sì ma il
presidente di Prati, Antonella De Giusti, è pronta a fare lo sciopero della
fame. "Non ha senso, se la sua preoccupazione è rivolta alle fasce deboli.
Per essere ancora più chiari: abbiamo già scritto nel testo che l'ordinanza non
si applica se chi agisce lo fa in stato di bisogno,
per fame. Insomma, i poveri non saranno perseguiti in alcun modo". E però
ammetterà che da Sant'Egidio ad altre organizzazioni, l'idea dell'ordinanza
contro chi fruga nei cassonetti non è piaciuta. "Ci sono stati degli
equivoci. Ma ho già detto e ripetuto che prima di emettere queste ordinanze
daremo vita a incontri con tutte le associazioni che si occupano di solidarietà
sociale, cattoliche e laiche, in modo da avere un
confronto a trecentosessanta gradi. A questo si aggiunga la clausola che è già
nel testo, che tutela le fasce deboli. E se ancora non basta, invito questi
presidenti a riflettere sulla richiesta di sicurezza che arriva soprattutto
dalle periferie e che rischia di isolarli ancora di più, dopo il
risultato popolare che ha garantito la mia elezione. Quindi riflettano bene,
dopo di che da parte nostra avranno assoluta indifferenza, anche perché non
hanno alcun potere". Assoluta indifferenza cosa significa, nei rapporti
tra istituzioni? "A settembre li convocherò per l'assemblea dei presidenti
dei Municipi, e in quella sede vedremo: noi spiegheremo la clausola inserita e
il confronto con il mondo del volontariato. Fino ad allora saremo disponibili
al dialogo. Se vorranno proseguire nel muro contro muro, li lasceremo cuocere
nel loro brodo". Cortina Il sindaco Gianni Alemanno si trova in questi
giorni in vacanza sulle Dolomiti, da dove, fra l'altro, ha annunciato, durante
un dibattito con Paolo Portoghesi, anche un giro di vite contro i graffitari:
"Chi sporca un muro - ha detto - ne dovrà pulire altri dieci Alessandro
Capponi.
(
da "Corriere
della Sera" del
15-08-2008)
Argomenti: Laicita'
Corriere
della Sera - NAZIONALE - sezione: Politica - data: 2008-08-15 num: - pag: 11 categoria:
REDAZIONALE Il settimanale sotto assedio Del Colle: da regime cercare di
toglierci dalle chiese perché critici "Autonomi ma rispettiamo il
Magistero" Nuove accuse di fascismo al governo TORINO - "Non siete la
voce della chiesa". "è vero, ma siamo liberi di parlare ". Il
giorno dopo le polemiche per l'attacco (il secondo in pochi giorni) di Famiglia
Cristiana alle politiche sociali del governo Berlusconi e l'evocazione di un
nuovo "rischio-fascismo" in Italia, il clima non si raffredda. Anzi:
il direttore del settimanale paolino, don Antonio Sciortino, replica fermo e
tranquillo: "Non è una sconfessione perché non ci siamo mai sognati di
essere l'organo ufficiale di nessuno. Lombardi è corretto, scorretto è invece
chi vuole forzare le sue parole". "Il Vaticano - ricorda ancora
Sciortino - ha un proprio giornale ufficiale che è l'Osservatore Romano. La
Conferenza episcopale italiana ha Avvenire. Quanto a noi, ci muoviamo in
perfetta sintonia con il Magistero della Chiesa e con la sua dottrina sociale,
ma godiamo di autonomia di intervento nel dibattito politico generale. In piena
condivisione con la Santa Sede, del resto, ci siamo battuti in difesa della
vita umana e della famiglia basata sul matrimonio". Il messaggio è chiaro:
allineati sui temi etici, autonomi e equidistanti in politica, come dimostra il
lungo elenco di scoop e di polemiche che di volta in volta hanno fatto
arrabbiare politici di destra e di sinistra, democristiani d'antan e porporati.
Se in via Giotto a Milano, sede principale dell'editrice paolina fondata nel
1914 (e che mantiene radici anche ad Alba, nel profondo Piemonte) si sentono
sotto assedio, insomma, i nervi restano saldi. Dal fronte opposto, Carlo
Giovanardi, il sottosegretario alla famiglia che mercoledì aveva aperto il fuoco
contro il giornale reinviandogli come un boomerang l'accusa di fascismo, ieri
si è limitato a respingere le posizioni di chi "vuol confondere questo
governo con esperienze storiche che non hanno nulla a che fare con noi".
Ma è destino. La parola "fascista ", che nonostante tutto resta un
insulto e un tabù, continua però a rimbalzare tra i contendenti: da Torino
Beppe Del Colle, l'editorialista politico, autore del fondo oggi sotto accusa,
replica a Giovanardi. E dopo aver definito "ridicola" l'accusa di
cattocomunismo affonda: "Fascista è semmai la proposta del sottosegretario
di impedire la vendita nelle chiese del nostro giornale, con l'argomento che
non è gradito al governo ". Del Colle, 77 anni, giornalista prima al
quotidiano cattolico piemontese Popolo Nuovo, poi alla Stampa, infine per oltre
vent'anni al settimanale paolino (che ha lasciato per la pensione, restandone
però una firma di punta), è da anni anche il direttore del Nostro Tempo,
settimanale torinese cattolico di cultura e politica. Lo stesso dove si sono
formati altri fieri avversari del governo di centrodestra, come Marco
Travaglio. "Un amico - lo definisce ora Del Colle - ma non certo un
allievo: si è fatto da solo e andò via di qui giovanissimo per seguire
Montanelli... Quanto all'accusa di cattocomunismo, mi fa sorridere, specie
quando arriva da Sandro Bondi, che a differenza di me è stato
comunista a lungo. Chiunque legga Famiglia Cristiana, come del resto il Nostro
Tempo, sa che non risparmiamo nulla a nessuno: siamo contro la schedatura ai
bambini rom, un tema sul quale il sindaco di Roma Alemanno si è dimostrato più
intelligente del ministro Maroni, così come lo eravamo ai Dico proposti dal
governo Prodi ". Perché, allora, Famiglia Cristiana perde lettori? Dal
fortino assediato, un giornalista che ricorda i tempi
d'oro del milione di copie e oltre confessa: "è stata la fine della Dc a
danneggiarci. Allora i cattolici di destra e di sinistra erano educati a convivere, ora si
scannano". Carlo Giovanardi Il sottosegretario ha attaccato per primo il
settimanale Vera Schiavazzi.
(
da "Giornale.it,
Il" del
15-08-2008)
Argomenti: Laicita'
Voglio
augurare a tutti i naviganti del blog una buona festa dell'Assunta. Sono
tornato dalla Spagna, ma non ho ancora ripreso a lavorare (due giorni fa ho
pubblicato un'intervista a mons. Negri sulla polemica di Famiglia Cristiana
contro il governo Berlusconi, che potete leggere cliccando nell'apposito link
sotto la foto, ma era una richiesta una tantum della direzione). Ieri sera ero
a Canale d'Agordo, dove, insieme alla collega ed amica Stefania Falsaca,
giornalista di Trentagiorni, abbiamo raccontato lo stato
della causa di beatificazione di Papa Luciani. L'incontro si è svolto nella
chiesa parrocchiale, su invito del parroco don Sirio e del sindaco. Come sapete
sono molto legato alla figura di questo grande Papa, l'importanza del cui
pontificato - per usare le parole di Giovanni Paolo II - è "inversamente
proporzionale alla sua durata". Durante un'udienza del mercoledì, Giovanni
Paolo I disse: "Io rischio di dire uno sproposito. ma lo dico. Il Signore
ama tanto l'umiltà che a volte permette dei peccati gravi. Perché? Perché
quelli che li hanno comessi, questi peccati, dopo pentiti, restino umili. Non
vien voglia di credersi mezzi angeli quando si sa di aver commesso delle
mancanze gravi. Il Signore ha tanto raccomandato: siate umili. Anche se avete
fatto delle grandi cose dite: siamo servi inutili". Scritto in Varie
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03Aug 08 La messa in ambrosiano antico: a Milano qualcosa si muove Interrompo
il silenzio della vacanza grazie a una gita di vetiquattr'ore a Barcellona
(dove c'è facilità di collegamento) per rilanciare una notizia che farà piacere
a molti navigatori del blog. Grazie al dialogo intrapreso tra il movimento
liturgico benedettiano e la Curia di Milano sta per iniziare una nuova
celebrazione in rito ambrosiano antico (secondo il messale del 1954) oltre a
quella concessa a suo tempo dal cardinale Martini e tutt'oggi celebrata la
domenica nella chiesa del Gentilino. Scritto in Varie Commenti ( 273 ) "
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2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 29Jul
08 Avviso urgente ai naviganti (dalla Spagna) Cari amici, mi trovo in vacanza
in una zona della Spagna dove c'è una copertura scarsissima di rete e non
riesco a collegarmi (ora lo sto facendo stando seduto sui gradini della
splendida cattedrale gotica di Girona, che ho appena visitato): per questo non
mi è possibile intervenire o sbloccare i commenti in moderazione. Chiedo scusa
a tutti e vi do appuntamento al 12 agosto, quando sarò di ritorno! Scritto in
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articolo a un amico 25Jul 08 Quel "vivo desiderio" di felicità Cari
amici, da domani sono in vacanza. Vi auguro di trascorrere una buona estate con
queste parole scritte da Giovanni Battista Montini a diciassette anni: Una
volta camminando di sera guardavo le stelle del firmamento e procuravo che la
mia mente fosse compresa dell'immensità del creato; capivo che tutti gli astri
non erano che pulviscoli giranti rispetto all'immensità dell spazio, pure il
pensiero d'essere confinato in questo mondo, per l'uomo così vasto, ma, in
relazione cogli astri e collo spazio, vero atomo al microscopio, e il vedere al
di sopra di me migliaia di mondi ignoti, rappresentanti per me bellezze e
attrattive fantastiche e grandemente superiori a tutto ciò ch'è nel mondo,
provavo un vivo desiderio d'una felicità non legata al misero fango della
terra. E a me stesso davo la risposta: "Sei destinato ad essere assunto
principe nel regno che governa il cielo". Scritto in Varie Commenti ( 436
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amico 22Jul 08 Sono tornato. Nuove regole per il blog Cari amici, ieri sera
alle 23 il Jumbo della Qantas con il Papa, il seguito e noi giornalisti è
atterrano all'aeroporto di Ciampino: siamo stati chiusi in aereo per 22 ore
(anche durante lo scalo tecnico a Darwin non ci è stato
permesso di scendere). Poco dopo la partenza, Benedetto XVI è venuto a
salutarci e a ringraziarci per il lavoro che abbiamo svolto. Volevo dire
innanzitutto a quanti che mi invitavano a moderare certi scontri delle ultime
ore, che ovviamente sono stato impossibilitato a
fare alcunché durante un intero giorno di volo. Ho letto tutti i commenti, e ci
sono rimasto piuttosto male per la piega che hanno preso, le espressioni usate,
etc. Vi comunico quindi che d'ora in avanti non intendo più lasciare spazio
agli "off topic": il blog "Sacri Palazzi" non è una
pubblica arena dove mettere in piazza scontri o risolvere beghe private o
partire per la tangente montando polemiche. Vi chiedo dunque di intervenire
rimanendo sull'argomento proposto e di cercare il più possibile di non
svicolare. Vi chiedo inoltre di usare SEMPRE espressioni rispettose nei
confronti di tutti. E' possibile dissentire nella maniera più radicale senza
offendere colui o colei dalla quale si prendono le distanze. Fino ad oggi sono stato troppo tollerante. Scritto in Varie Commenti ( 106 )
" (18 votes, average: 3.67 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea
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amico 20Jul 08 La veglia di Randwick, la messa finale Cari amici, ieri sera (in
Italia era sabato pomeriggio), con Luigi Accattoli sono andato alla veglia,
all'ippodromo di Randwick. Abbiamo girato tra i ragazzi accampati che
attendevano Benedetto XVI. Mi hanno colpito le file di giovani davanti ai
sacerdoti per le confessioni, e la presenza di famiglie con bambini. Hanno
dormito nei sacchi a pelo, sotto le tende o ripari di fortuna. Ora - da voi
sono le tre di notte - il Papa sta celebrando la messa conclusiva della Gmg.
Nell'omelia ha detto: "Rafforzata dallo Spirito e attingendo a una ricca
visione di fede, una nuova generazione di cristiani è chiamata a contribuire
all'edificazione di un mondo in cui la vita sia accolta, rispettata e curata
amorevolmente, non respinta o temuta come una minaccia e perciò
distrutta". Scritto in Varie Commenti ( 248 ) " (15 votes, average:
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(
da "Giornale.it,
Il" del
15-08-2008)
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N. 194
del 2008-08-15 pagina 20 Attacchi al governo, il Vaticano scomunica Famiglia
Cristiana: "Non parli per la Chiesa" di Stefano Casamassima La santa
Sede censura la rivista: "Non ha titolo per esprimere la nostra
linea". Il direttore del settimanale, don Sciortino: "Nessuna
sconfessione". Da voce dei cattolici a fotocopia di Micromega. I
maestri della cultura che si sentono chic a evocare il Ventennio da Roma
Famiglia Cristiana atto terzo. Dopo le tirate contro il "presidente
spazzino", il "paese da marciapiede", contro "l'inutile
gioco dei soldati" e sui timori di "rinascita sotto altre forme del
fascismo" arriva, pesante come un macigno, la reprimenda del
Vaticano. Una presa di distanza che, al di là delle interpretazioni, ha il
sapore aspro della censura. A spiegare le posizione della Santa Sede, nella
mattinata di ieri, è il direttore della sala stampa Vaticana, padre Federico
Lombardi: "Famiglia Cristiana è una testata importante della realtà
cattolica ma non ha titolo per esprimere la linea della Santa Sede né della
Conferenza episcopale italiana". Un altolà e una delimitazione di campo
chiarite senza equivoci nelle conclusioni: "Le sue posizioni sono quindi
responsabilità esclusiva della sua direzione". Un colpo forte a cui il
direttore della rivista, don Antonio Sciortino, riserva una reazione
politicamente, oltre che cristianamente, corretta. Sceglie di non mettersi di
traverso e anzi di usare toni e parole concilianti: "Quella di padre
Lombardi è una dichiarazione corretta. Scorretto è chi vuole farla apparire
come una sconfessione di Famiglia Cristiana". E spiega anche i perché
dell'affermazione: "Non ci siamo mai sognati di rappresentare ufficialmente
la Santa Sede, che ha un suo organo di stampa che è l'Osservatore romano, né la
Cei che ha l'Avvenire". Non solo. Sciortino ricorda che Famiglia
Cristiana, come tutte le altre testate di matrice cattolica "si muove in
perfetta sintonia con il Magistero della Chiesa e con la sua dottrina
sociale" pur godendo di una sua autonomia di intervento nel dibattito
politico generale. Un atteggiamento che in questi anni non ha impedito
all'edizione Paolina di condividere "con la Santa Sede la battaglia morale
in difesa della vita umana e della famiglia basata sul matrimonio". Come
da copione, maggioranza e opposizione si dividono sulle parole del Vaticano.
Gongola il presidente dei senatori del Pdl, Maurizio Gasparri: "Una
sconfessione di questa portata vale mille volte di più di una vittoria
processuale per gli insulti subiti". E se il presidente emerito Cossiga
giudica "chiara ed esemplare" la dichiarazione vaticana,
dall'opposizione, Ronconi (Udc) ricorda che "chi oggi critica in modo
scomposto Famiglia Cristiana, avvalora le tesi del settimanale". Donadi
(Idv), parla invece di "tentativo di mettere un bavaglio alle voci del
dissenso", mentre Monaco (Pd) spiega la "reazione insolente della
destra" con la antica pretesa di "strumentalizzare la chiesa".
La più strenua e accorata difesa al settimanale cattolico la fa però il valdese
comunista segretario del Prc, Paolo Ferrero, che esprime "solidarietà
umana e politica" a Sciortino, dopo i "forsennati e volgari
attacchi" ricevuti in queste ore "dai soliti e febbricitanti
avanguardisti del Pdl". La chiosa arriva dal blog del leader Idv, Antonio
Di Pietro: "Famiglia Cristiana è nel giusto. Quella del governo è la nuova
linea di un fascismo moderno". © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G.
Negri 4 - 20123 Milano.
(
da "Stampa, La" del 15-08-2008)
Argomenti: Laicita'
LUTTO.IERI
I FUNERALI IN CATTEDRALE Franco Sibilla un vescovo mai dimenticato Cattedrale
gremita ieri mattina per i funerali di monsignor Franco Sibilla, vescovo di
Asti dal novembre 1980 al marzo 1989, spentosi a Genova all'età di 84 anni. La
funzione è stata presieduta dal cardinale Severino Poletto con la
partecipazione dei vescovi del Piemonte. Il vescovo di Asti Francesco Ravinale
ha partecipato "con riconoscenza, mestizia e speranza cristiana"
ricordando come Sibilla "esercitò il suo ministero episcopale con saggezza,
mitezza e ferma lungimiranza". La salma del prelato è
poi stata tumulata nella cripta dei vescovi. Monsignor Sibilla era ligure di
famiglia originaria di Pieve di Teco. Impegnato nell'Azione Cattolica, entrò in
seminario a Genova poco dopo la laurea in ingegneria e fu ordinato presbitero
nel 1952. Svolse il suo tirocinio come viceparroco a San Fruttuoso, assistente
dei Laureati Cattolici, responsabile dell'ufficio Nuove Chiese,
professore in seminario di storia dell'arte. Nel 1967 fu nominato assistente
ecclesiastico centrale dell'Unione Donne di Azione Cattolica diventando poi
vice assistente ecclesiastico centrale dell'Azione Cattolica Italiana. Incarico
che resse fino alla nomina a vescovo di Savona-Noli nel luglio 1974. Alla morte
improvvisa del vescovo Nicola Cavanna, il 20 febbraio 1980, Sibilla divenne
vescovo di Asti. Vi rimase fino all'inizio del 1989, quando per motivi di
salute lasciò per ritirarsi a Genova, dove continuò a occuparsi di arte sacra.
Lì purtroppo si sviluppò la malattia che lo portò al ricovero nella casa di
riposo del clero, dove si è spento nella notte del 12 agosto. "Il ricordo
dei dieci anni di ministero astigiano del vescovo Sibilla - ricorda il vicario
Vittorio Croce - sono rimasti nel cuore di tutti i sacerdoti e fedeli,
soprattutto per la sua discrezione paterna e fraterna, per la sua puntualità,
per la precisione dei suoi interventi, per la sua preoccupazione di arrivare a
tutte le categorie e a tutte le persone senza lasciare da parte nessuno. Erano
diventate proverbiali le sue finali di interventi pastorali, orali o scritte,
dove elencava l'impegno per i ragazzi, non meno che per gli adulti, senza
tralasciare gli anziani, le famiglie, i malati".
(
da "Corriere
della Sera" del
16-08-2008)
Argomenti: Laicita'
Corriere
della Sera - NAZIONALE - sezione: Politica - data: 2008-08-15 num: - pag: 10
categoria: REDAZIONALE Il caso Con l'intervento di Padre Lombardi cala il gelo
sull'editoriale della rivista Il Vaticano e Famiglia Cristiana "Non
esprime la nostra linea" La Santa Sede dopo il "rischio
fascismo". Gasparri: sconfessati. Il Pd: censura L'ufficio stampa vaticano:
ma la testata è importante nella realtà cattolica
"Avvenire" derubrica l'attacco a una notizia ROMA - L'intervento
suona perentorio: " Famiglia Cristiana non ha titolo per esprimere la
linea né della Santa Sede né della Cei". Nel duello tra il settimanale
paolino e il governo si inserisce con decisione il Vaticano, con una
dichiarazione di padre Federico Lombardi, direttore della sala stampa
della Santa Sede. L'attacco di Famiglia Cristiana va avanti ormai da settimane,
con un'escalation culminata nell'editoriale di Beppe Del Colle, nel quale si
pone il dubbio "che possa rinascere il fascismo, sia pure in altre
forme". In precedenza, la politica dell'esecutivo era stata definita
"miope", la proposta del ministro Maroni di prendere le impronte ai
bimbi rom "indecente ". Era seguita l'ironia sul "presidente
spazzino" e sull' "inutile gioco dei soldatini in città". Di
recente l'arcivescovo di Milano Dionigi Tettamanzi aveva spiegato che
"inviare soldati in città serve solo ad aumentare smarrimento e paura ".
Avvenire, invece, ha preferito mantenere un basso profilo, riportando la
notizia in un box a pagina
(
da "Corriere
della Sera" del
16-08-2008)
Argomenti: Laicita'
Corriere
della Sera - NAZIONALE - sezione: Opinioni - data: 2008-08-15 num: - pag: 41 autore:
di EMANUELE SEVERINO categoria: REDAZIONALE IL DIBATTITO SULLA MODERNITA' DELLA
CHIESA De Rita, i giovani e il sacro "S ottili e complessi" i
processi sociali, oggi; e "l'interpretazione e gli impegni che ne traggono
Chiesa e mondo cattolico sono così sofisticati da imporre agli avversari, se
vogliono restare in gara, un impegnativo salto di qualità culturale". Lo
sostiene Giuseppe De Rita nell'editoriale del Corriere del 13 agosto. In quanto
vado da tempo scrivendo non c'è proprio alcun "avversario" della
Chiesa e del mondo cattolico (C'è invece l'indicazione, che qui lasceremo da
parte, dei motivi per i quali la Chiesa e i suoi avversari hanno la stessa
anima - che, certo, dà molto da pensare).. Né intendo "restare in gara
" - se la gara è quella indicata dall'amico De Rita. Ma non mi sento
nemmeno costretto all'"impegnativo salto di qualità culturale " da
lui consigliato a "tutti". Sembra che per lui quei "sofisticati
impegni e interpretazioni" metterebbero fuori gioco tutto quanto si è
pensato sin qui intorno al senso del cristianesimo e delle sue istituzioni.
Perché? Perché "l'insediamento sempre più significativo nel
territorio" e la "privilegiata attenzione al mondo giovanile ",
esercitati oggi dalla Chiesa, sarebbero innovazioni ben più decisive della
"pura cultura ", obbligata appunto a un "impegnativo salto di
qualità". Ma la cultura, osservo, include non solo eventi come l'illuminismo, l'intera filosofia degli ultimi quattro
secoli, il suo riflettersi ovunque, ma anche la dottrina della Chiesa - molto
più antica del pensiero moderno, ma molto più giovane della filosofia, che è
nata come critica di ogni religione, mito, fede e di ogni arbitrio
dell'intelletto e della volontà. D'altronde la teologia cristiana e la Chiesa
hanno quasi sempre avuto la saggezza di dare alla filosofia il posto che le
spetta, sia pure tentando di "conciliarla " con la
"Rivelazione". A differenza di quanto pensava Trilussa, che (cito a
memoria) "li libri non son per li cristiani", alla Chiesa si fa un
grosso dispetto a insistere troppo sul suo carattere di istituzione o
associazione "sul campo" a scapito della "pura cultura".
L'insediamento nel territorio e l'attenzione al mondo giovanile che per De Rita
starebbero "lentamente innovando " l'azione della Chiesa hanno certo
grande importanza, ma sono processi ciechi quando li si interpreti lasciando da
parte la "pura cultura" - a sua volta vuota quando si dimentica del
"particulare". Intendo dire che la "sottigliezza e complessità
" dei processi sociali è ben più complessa e sottile di quanto De Rita,
nella sua prospettiva sociologica, ritenga. Egli descrive efficacemente il
problema dei giovani che per la Chiesa sarebbe il "più grave"; ma
sembra che tutto si riduca a un cambiamento dell'emotività giovanile, di cui ci
si limita a prender atto. E invece la Chiesa sa bene che lo sbandamento dei
giovani e delle masse occidentali (e tra poco di quelle occidentalizzate) è
dovuto al fatto che giovani e masse percepiscono, sia pure confusamente e di
riflesso, che il mondo si è allontanato dal sacro e da Dio, e che tale
allontanamento è dovuto a forti, fortissime ragioni, che non si riducono certo
ai dogmi del laicismo. Nella predicazione della
Chiesa la critica al "relativismo" è un tema costante e visibile (De
Rita non ne parla), e se ha il demerito di ridurre a poca cosa quelle ragioni
fortissime, tale critica è tuttavia un'operazione di "pura cultura",
che in qualche modo intravede quale sia l'autentica sottigliezza e complessità
del mondo attuale. Non ho dimenticato che la terza innovazione che la Chiesa
starebbe promuovendo è per De Rita "un più complesso contemperamento
" del "sacro" e del "santo", cioè del "legame tra
il mistero divino" e l'"immersione della fede nella dinamica sociale"
- dove la maggiore complessità starebbe nel non separare questi due fattori, ma
nel tenerli uniti: "sia il valore del mistero (...) - scrive - sia una
convinta partecipazione ai destini collettivi". Ora, che nel mondo
cattolico tali fattori siano stati a volte separati è un fatto, ma è un fatto
anche che la dottrina della Chiesa li ha sempre tenuti uniti: non solo da
quando il cristianesimo è diventato la religione dell'Impero romano, ma da
quando Gesù, dicendo di dare a Dio quel che è di Dio, voleva dire di non dare a
Cesare quel che è contro Dio (mentre la dottrina ufficiale della Chiesa
dichiara che se Cesare fosse contro Dio la ribellione a Cesare sarebbe
legittima e, appunto, "santa"). De Rita può rispondere che prima la
cristianità predicava bene e razzolava male, mentre ora la Chiesa sta "lentamente
innovando le proprie linee di presenza e di azione ". Il che però
significa che, incominciando a razzolar bene, la Chiesa farebbe in modo che
"l'immersione della fede nella dinamica sociale" sia guidata dal
"legame con il mistero divino", cioè che la società (Cesare) sia
robustamente guidata dal Dio cristiano. Se questo è un auspicio, non vedo in
che cosa il discorso di De Rita differisca sostanzialmente da quella volontà
dei cattolici di non essere emarginati che a suo
avviso è però una delle "articolazioni dialettiche molto coltivate da
tutti, ma che non portano frutti significativi". Ma egli avanza la tesi
che l'insediamento della Chiesa nel territorio, la sua attenzione ai giovani e
il "più complesso" legame tra il sacro e il santo "allargheranno il ruolo del mondo cattolico nella vita
nazionale", con i conseguenti contraccolpi del mondo laico. Sembra che
egli consideri le innovazioni della Chiesa dapprima in rapporto al mondo intero
e poi le restringa alla "vita nazionale". Se così stanno le cose è
indubbio che il peso della Chiesa in Italia è sempre maggiore; ma è un
peso che cresce nel contesto di società dove la ragione critica e l'intera
cultura stanno portando sempre più lontano dal sacro. Non è forse per questo
che, al di là degli elogi di circostanza, i due ultimi pontefici considerano
l'Europa e gli Stati Uniti come terra di missione? La Chiesa incomincerebbe
comunque a promuovere nei giovani, secondo De Rita, la "crescita
culturale, psichica, umana, prima ancora che religiosa". Però questa
promozione, non solo nei giovani, ma nell'uomo, non è un'innovazione: è
esercitata dalla Chiesa da quasi un millennio: la grazia soprannaturale
presuppone l'educazione della natura umana ( gratia non tollit sed perficit
naturam): perché ci sia armonia di ragione e fede occorre, per la Chiesa,
l'educazione della ragione - anche se poi si tratta di un'educazione
controllata dalla fede. E' su questa ragione che la Chiesa mostra di far leva
quando combatte aborto, divorzio, manipolazione genetica, fecondazione
artificiale, unioni di fatto, etc. etc. Ma a parte questo, quale crescita dei
giovani è possibile se poi, nonostante "l'attenzione privilegiata"
per i loro problemi, li si tiene lontani dal grandioso e terribile processo che
conduce dal passato al presente della civiltà (al presente, tra l'altro, che si
sente più in sintonia col "particulare" che non con i massimi sistemi
della "pura cultura ")? Nei territori del mondo, e nei sensi e nelle
coscienze dei giovani, sta crescendo l'eco della morte di Dio. Questa è la vera
avversaria del mondo cattolico e in genere religioso - soprattutto quando essa
si mostra nella sua inevitabilità. Mascherandola o ignorandola si favorisce e
si alimenta la falsa coscienza di chi crede che l'avversario sia cosa di poco
conto. A volte la falsa coscienza consente di vivere un poco di più; sempre fa
vivere in sogno.
(
da "Corriere
della Sera" del
16-08-2008)
Argomenti: Laicita'
Corriere
della Sera - ROMA - sezione: PRIMA PAGINA - data: 2008-08-15 num: - pag: 1
categoria: REDAZIONALE Dopo la ribellione dei minisindaci di Rc e del Pd sulle
ordinanze per i lavavetri e la mendicità molesta, interviene il sindaco
Alemanno: "Grave la rivolta dei municipi" "è una lesione
istituzionale, a settembre li convocherò in Campidoglio" "è una grave
lesione istituzionale". Il sindaco Gianni Alemanno, in vacanza a Cortina,
non ha gradito le prese di posizioni di alcuni presidenti di Municipio, decisi
a emanare contro-ordinanze se a settembre arriverà quella contro lavavetri e
contro chi fruga nei cassonetti. "Queste contro-ordinanze non hanno alcun
valore - dice Alemanno - i minisindaci non hanno potere in maniera di sicurezza
urbana. Mi sembrano solo atteggiamenti ideologici e pregiudiziali, oltre che
illegittimi". Ribadisce che "nell'ordinanza già scritta è stata
inserita una clausola che specifica in modo inequivocabile che l'ordinanza
stessa non avrà alcuna incidenza nei confronti degli indigenti". E in ogni
caso "prima di emettere queste ordinanze daremo vita a incontri con tutte
le associazioni che si occupano di solidarietà sociale, cattoliche
e laiche, in modo da avere un confronto a trecentosessanta gradi". Ai
minisindaci in rivolta, Alemanno manda poi un altro messaggio: "Li invito
a riflettere sulla richiesta di sicurezza che arriva soprattutto dalle
periferie". L'appuntamento è per settembre: "Li incontrerò nella
assemblea dei presidenti, e vedremo. Fino ad allora saremo disponibili
al dialogo. Se vorranno proseguire nel muro contro muro, li lasceremo cuocere
nel loro brodo". A PAGINA 2 Alessandro Capponi.
(
da "Corriere
della Sera" del
16-08-2008)
Argomenti: Laicita'
Corriere
della Sera - NAZIONALE - sezione: Politica - data: 2008-08-15 num: - pag: 11 categoria:
REDAZIONALE Dietro le quinte Monsignor Fisichella spera in una
"provocazione. Ma lo slogan è fuori luogo" "Frasi
inaccettabili": tra i vescovi cresce lo sconcerto ROMA - L'Osservatore
Romano, organo ufficiale della Santa Sede, non ha ignorato l'attacco di
Famiglia Cristiana al governo sul sospetto "che stia rinascendo da noi
sotto altre forme il fascismo". E nelle prime pagine del giornale ha
ripreso integralmente la precisazione di padre Lombardi all'Ansa: "Il settimanale è una testata importante della realtà cattolica
ma non ha titolo per esprimere né la linea della Santa Sede né quella della
Cei". è la prima volta che sul foglio vaticano viene presa in
considerazione la linea del settimanale paolino, malgrado il clamore suscitato
negli ultimi tempi da prese di posizione in materia di provvedimenti
governativi. La dissociazione è tra le righe. A darle ulteriore peso c'è
il fatto che anche Radio vaticana, congiuntamente, ha letto le parole di padre
Lombardi che, secondo indiscrezioni, erano state approvate e auspicate dalla
Segreteria di Stato. Il segnale da Oltretevere è quindi netto. Mentre il
silenzio da parte della Cei, competente in materia che riguarda lo Stato
italiano, ha fatto circolare tutto il giorno in alcuni circoli ecclesiastici il
dubbio che chi tace acconsenta. Una cosa è certa, se don Sciortino a volte ha
dato voce a perplessità diffuse tra i cattolici
stavolta sembra aver irritato molti. Nelle stanze del Vaticano c'è chi parla di
"frasi inaccettabili". Monsignor Elio Sgreccia, presidente della
Pontificia Accademia Pro Vita, chiarisce: "Mi pare che la critica, o
l'accusa di fascismo, fatta così sia troppo sbrigativa. Bisogna dire qualcosa
di più. A criticare le misure del governo ci vuol poco. Si fa presto. Ma allora
bisogna che se ne trovino altre da proporre utili a risolvere i problemi".
"Io non mi occupo di politica, - spiega - ma non si può negare che nella
gente esista un senso di insicurezza. Ci sono uccisioni facili anche per futili
motivi. Poi c'è la diffusione della droga e la morte ogni fine settimana di tre
o quattro giovani di ritorno dai night. Tutto questo non è accettabile".
"Già - continua monsignor Sgreccia - vedo che si fa fatica a fare entrare
nel governo la convinzione che sia opportuno adottare alcune misure, perché ci
sono interessi contrari. Ma se poi si ritiene che non siano adeguati è
legittimo dirlo, salvo però proporre delle altre soluzioni. Perché i problemi
in qualche modo devono essere affrontati. Le opinioni si possono dibattere però
devono essere accompagnate da un po' di sapienza costruttiva". Monsignor
Rino Fisichella, presidente della Pontificia Accademia per la Vita, al
Messaggero aggiunge: "Mi pare fuori dalla storia. Uno slogan fuori luogo.
Forse è solo una provocazione". Anche se, precisa, è "un giudizio
espresso da una testata che ha tutta la libertà di farlo". A microfoni
spenti molte voci irritate si aggiungono. "Ma quale fascismo? Ma quale
fascismo? Cerchiamo di essere seri", sbotta un monsignore maitre à penser.
E negli ambienti dell'Osservatore Romano circola un'interpretazione severa:
Famiglia Cristiana è in crollo di vendite. Il numero di lettori si sta
assottigliando anche a causa dell'elevata media di età. Secondo alcune voci ne
avrebbe persi quasi la metà. La critica dura al governo non nasconderà il
tentativo di recuperare smalto? Monsignor Elio Sgreccia Mi pare che l'accusa di
fascismo fatta così sia sbrigativa. Meglio un po' di sapienza costruttiva
Virginia Piccolillo.
(
da "Giornale.it,
Il" del
16-08-2008)
Argomenti: Laicita'
Voglio
augurare a tutti i naviganti del blog una buona festa dell'Assunta. Sono
tornato dalla Spagna, ma non ho ancora ripreso a lavorare (due giorni fa ho
pubblicato un'intervista a mons. Negri sulla polemica di Famiglia Cristiana
contro il governo Berlusconi, che potete leggere cliccando nell'apposito link
sotto la foto, ma era una richiesta una tantum della direzione). Ieri sera ero
a Canale d'Agordo, dove, insieme alla collega ed amica Stefania Falsaca,
giornalista di Trentagiorni, abbiamo raccontato lo stato
della causa di beatificazione di Papa Luciani. L'incontro si è svolto nella
chiesa parrocchiale, su invito del parroco don Sirio e del sindaco. Come sapete
sono molto legato alla figura di questo grande Papa, l'importanza del cui
pontificato - per usare le parole di Giovanni Paolo II - è "inversamente
proporzionale alla sua durata". Durante un'udienza del mercoledì, Giovanni
Paolo I disse: "Io rischio di dire uno sproposito. ma lo dico. Il Signore
ama tanto l'umiltà che a volte permette dei peccati gravi. Perché? Perché
quelli che li hanno comessi, questi peccati, dopo pentiti, restino umili. Non
vien voglia di credersi mezzi angeli quando si sa di aver commesso delle
mancanze gravi. Il Signore ha tanto raccomandato: siate umili. Anche se avete
fatto delle grandi cose dite: siamo servi inutili". Scritto in Varie
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articolo a un amico 03Aug 08 La messa in ambrosiano antico: a Milano qualcosa
si muove Interrompo il silenzio della vacanza grazie a una gita di
vetiquattr'ore a Barcellona (dove c'è facilità di collegamento) per rilanciare
una notizia che farà piacere a molti navigatori del blog. Grazie al dialogo
intrapreso tra il movimento liturgico benedettiano e la Curia di Milano sta per
iniziare una nuova celebrazione in rito ambrosiano antico (secondo il messale
del 1954) oltre a quella concessa a suo tempo dal cardinale Martini e tutt'oggi
celebrata la domenica nella chiesa del Gentilino. Scritto in Varie Commenti (
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amico 29Jul 08 Avviso urgente ai naviganti (dalla Spagna) Cari amici, mi trovo
in vacanza in una zona della Spagna dove c'è una copertura scarsissima di rete
e non riesco a collegarmi (ora lo sto facendo stando seduto sui gradini della
splendida cattedrale gotica di Girona, che ho appena visitato): per questo non
mi è possibile intervenire o sbloccare i commenti in moderazione. Chiedo scusa
a tutti e vi do appuntamento al 12 agosto, quando sarò di ritorno! Scritto in
Varie Commenti ( 79 ) " (4 votes, average: 3 out of 5) Loading ... Il Blog
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articolo a un amico 25Jul 08 Quel "vivo desiderio" di felicità Cari
amici, da domani sono in vacanza. Vi auguro di trascorrere una buona estate con
queste parole scritte da Giovanni Battista Montini a diciassette anni: Una
volta camminando di sera guardavo le stelle del firmamento e procuravo che la
mia mente fosse compresa dell'immensità del creato; capivo che tutti gli astri
non erano che pulviscoli giranti rispetto all'immensità dell spazio, pure il
pensiero d'essere confinato in questo mondo, per l'uomo così vasto, ma, in
relazione cogli astri e collo spazio, vero atomo al microscopio, e il vedere al
di sopra di me migliaia di mondi ignoti, rappresentanti per me bellezze e
attrattive fantastiche e grandemente superiori a tutto ciò ch'è nel mondo,
provavo un vivo desiderio d'una felicità non legata al misero fango della
terra. E a me stesso davo la risposta: "Sei destinato ad essere assunto
principe nel regno che governa il cielo". Scritto in Varie Commenti ( 436
) " (6 votes, average: 4.17 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea
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amico 22Jul 08 Sono tornato. Nuove regole per il blog Cari amici, ieri sera
alle 23 il Jumbo della Qantas con il Papa, il seguito e noi giornalisti è
atterrano all'aeroporto di Ciampino: siamo stati chiusi in aereo per 22 ore
(anche durante lo scalo tecnico a Darwin non ci è stato
permesso di scendere). Poco dopo la partenza, Benedetto XVI è venuto a
salutarci e a ringraziarci per il lavoro che abbiamo svolto. Volevo dire
innanzitutto a quanti che mi invitavano a moderare certi scontri delle ultime
ore, che ovviamente sono stato impossibilitato a
fare alcunché durante un intero giorno di volo. Ho letto tutti i commenti, e ci
sono rimasto piuttosto male per la piega che hanno preso, le espressioni usate,
etc. Vi comunico quindi che d'ora in avanti non intendo più lasciare spazio
agli "off topic": il blog "Sacri Palazzi" non è una
pubblica arena dove mettere in piazza scontri o risolvere beghe private o
partire per la tangente montando polemiche. Vi chiedo dunque di intervenire
rimanendo sull'argomento proposto e di cercare il più possibile di non
svicolare. Vi chiedo inoltre di usare SEMPRE espressioni rispettose nei
confronti di tutti. E' possibile dissentire nella maniera più radicale senza
offendere colui o colei dalla quale si prendono le distanze. Fino ad oggi sono stato troppo tollerante. Scritto in Varie Commenti ( 106 )
" (18 votes, average: 3.67 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli
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20Jul 08 La veglia di Randwick, la messa finale Cari amici, ieri sera (in
Italia era sabato pomeriggio), con Luigi Accattoli sono andato alla veglia,
all'ippodromo di Randwick. Abbiamo girato tra i ragazzi accampati che
attendevano Benedetto XVI. Mi hanno colpito le file di giovani davanti ai
sacerdoti per le confessioni, e la presenza di famiglie con bambini. Hanno
dormito nei sacchi a pelo, sotto le tende o ripari di fortuna. Ora - da voi
sono le tre di notte - il Papa sta celebrando la messa conclusiva della Gmg.
Nell'omelia ha detto: "Rafforzata dallo Spirito e attingendo a una ricca
visione di fede, una nuova generazione di cristiani è chiamata a contribuire
all'edificazione di un mondo in cui la vita sia accolta, rispettata e curata
amorevolmente, non respinta o temuta come una minaccia e perciò
distrutta". Scritto in Varie Commenti ( 248 ) " (15 votes, average:
3.4 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2008 Feed RSS Articoli
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(
da "Stampa, La" del 17-08-2008)
Argomenti: Laicita'
Personaggi
Pier Francesco Gasparetto LA GRANDE MISSIONE DEL PRETE DI FRONTIERA Dice lo
strano titolo: "La povera storia di un prete cretino". Strano il
titolo, il tipo di storia, di prete, di cretino. Strano tipo di prete per le
sue opinioni molto personali, forse anche molto condivise, sul celibato, sulla
deferenza da riservare a vescovi e superiori, sulla vita contemplativa e
inattiva. Stranissimo tipo di cretino, poi, per tutto quanto con le sue sole
forze è riuscito a realizzare in una località sperduta nel Brasile, di cui fino
a poco prima di arrivarci ignorava l'esistenza, la lingua, i costumi. Dimenticata
dagli uomini, ma non da quel "prete cretino" che vi costruirà, lui è
il solo a sapere come, scuole, infermerie, chiese, orfanotrofi, falegnamerie,
negozi e scuole, altro che cretino. Si tratta di don Luciano Burocco, nativo di
Pray, oggi ottantatreenne, dal 1979 missionario in Brasile, a Salgado,
provincia di Sergipe, dopo esserlo stato in Belgio e
in Francia fra i minatori e i muratori italiani. L'età gli impone ora qualche
pausa malvoluta. La occupa scrivendo. Senza peli sulla penna. Lettere agli amici lontani. Questo libro. E racconti in cui
riscrive una vita immaginandosela vissuta come laico, con moglie, figli, e
lavoro come tessitore dai Trabaldo di Pray. Povera storia di prete cretino o
ricca storia di prete molto saggio?.
(
da "Repubblica,
La" del
17-08-2008)
Argomenti: Laicita'
Commenti
L'OPINIONE PUBBLICA è RIMASTA SENZA VOCE (SEGUE DALLA PRIMA PAGINA) Altre volte
ho scritto che lo specchio in cui si rifletteva l'immagine che i cittadini
avevano del loro Paese si è rotto in tanti frammenti i quali riflettono
soltanto la figura e gli interessi frammentati di chi vi si specchia. Tante
opinioni private senza più una visione del bene comune: questo è il prodotto
del berlusconismo, agevolato e amplificato dal controllo dei "media".
Ad esso l'opposizione non ha saputo rispondere: nonostante le intenzioni di
seguire una strada opposta ha subito l'egemonia berlusconiana e si è
sintonizzata sulla stessa lunghezza d'onda, convinta di poter diffondere
messaggi diversi. Allo stato dei fatti l'esito di
questo scontro ha dato un solo vincitore e parecchi sconfitti. * * * Tuttavia
l'esito non è definitivo e non tutte le opinioni sono state ridotte alla sola
dimensione privata. Ci sono ancora gruppi consistenti di cittadini che
coltivano una visione del bene comune, che sentono il bisogno impellente di pensare
in termini di bene comune senza contrabbandare dietro queste due parole i loro
privatissimi egoismi e le loro personali egolatrie. Esiste per esempio
un'opinione pubblica "berlusconista". Coltivata, amplificata,
puntellata con mezzi imponenti, ma di cui sarebbe un madornale errore negare
l'esistenza. Sicurezza, tolleranza zero, intransigenza identitaria, fiducia nel
leader anche a costo di veder sacrificati alcuni privati interessi. Un'opinione
pubblica così conformata costituisce la base di consenso che accomuna le spinte
identitarie berlusconiste e leghiste. Caro Moretti, quest'opinione pubblica
c'è; anche se da quello specchio emerge una figura che a te ed a me risulta
ripugnante, è tuttavia con essa che si debbono fare i conti. * * * C'è un altro
specchio e un'altra opinione pubblica di diversa natura; è quella di cui parla
Giuseppe De Rita quando delinea una strategia cattolica fondata sulle comunità
locali, sul volontariato, sul doppio pedale del "sacro" e del
"santo", cioè della fede e delle opere. Questa visione del bene
comune indubbiamente esiste ma non si identifica né con il Vaticano né con la
Conferenza episcopale. Sono piuttosto i cattolici
degli oratori, delle case religiose, delle comunità di dimensioni nazionali, di
alcuni Ordini religiosi. Il sacro e il santo. Riesce molto difficile dare una
figura politica a questo tipo di opinione pubblica, ma senza una figura
politica non esiste una visione di bene comune perché non esiste una
"polis", una città terrena dove applicarla. Il sacro non è infatti di
questo mondo. Quanto al santo, cioè alle opere, esse costituiscono
un'importante presenza testimoniale e missionaria, una rete flessibile come
tutte le reti e quindi disponibile ad essere utilizzata da forze esterne.
Dietro il santo c'è molto spesso un vitello d'oro da adorare invece del
poverello di Assisi e ne abbiamo tutti i giorni la prova. * * * Esiste anche,
da almeno due secoli, ed opera attivamente in tutte le democrazie occidentali
un'altra opinione pubblica con caratteristiche sue proprie ed è quella espressa
dalla "business community". Possiede potenti strumenti di formazione
e di diffusione ed ha una sua precisa visione del bene comune: libertà di
mercato, regole blande, considerazione degli interessi costituiti, Stato efficiente
e leggero. Insomma il capitalismo, che può assumere di volta in volta forme
molto diverse tra loro, dal liberismo al protezionismo, dall'alleanza con la
democrazia a quella con la "governance" autoritaria. Oggi questa
opinione pubblica è tendenzialmente orientata verso la versione berlusconista
della democrazia, con simpatie leghiste diffuse soprattutto nel Nord-Nordest,
ma la "business community" fa comunque parte a sé, ha il suo metro di
giudizio, i suoi valori e la sua moralità che si realizza nel profitto d'impresa,
"variabile indipendente" alla quale tutte le altre a cominciare dal
lavoro debbono conformarsi. * * * Infine esiste (stavo per scrivere esiste
ancora) un'opinione pubblica di centro e di sinistra riformista, progressista, laica. La sconfitta elettorale di un anno fa sembra averla
ridotta ad uno stato
larvale; non riesce ad esprimere un pensiero unitario e un'egemonia culturale,
percorsa da convinzioni forti ma contrastanti: tolleranza, solidarietà,
legalità, federalismo, centralismo, pacifismo, sicurezza, diritti, doveri,
gregarismo, moderazione, massimalismo. Spore del possibile avrebbe detto
Montale. Belle persone e volti consumati. Lotte per conquistare un potere
inesistente e futuribile. Trasformismi sottotraccia e idealismi generosi.
Quest'opinione pubblica avrebbe bisogno d'una voce che la rappresenti e di una
forma che la riporti in battaglia. E ancora una volta dico: d'uno specchio in
cui possa guardarsi e rassicurarsi del proprio esistere. Alle primarie dello
scorso ottobre questa forma sembrò realizzarsi. Sono passati dieci mesi da
allora e sembra un tempo lontanissimo. Può tornare soltanto se ricreato da un
atto di volontà collettiva. Le scorciatoie individuali non servono a nulla,
nascondono piccole vanità e mediocri trasformismi. Serve una volontà di massa
per risollevare un Paese sdrucito e frastornato. Si può fare? Fino a poco tempo
fa pensavo di sì, ma i giorni passano in fretta e non inducono a pensare
positivo. Le spinte centrifughe aumentano e il "si salvi chi può"
rischia di diventare un sentimento diffuso. Se volete dare un segnale di
riscossa dovete alzarvi e camminare. Altrimenti attaccate la bicicletta al
chiodo e non pensateci più. Toccherà pensarci ai vostri nipoti se ne avrete.
Post scriptum. Tre giorni fa l'ufficio statistico europeo Eurostat ha diffuso
le cifre ufficiali concernenti il Pil di Eurolandia. Per la prima volta dalla
nascita della moneta unica il Pil del secondo semestre di quest'anno arretra
dello 0.2 per cento. Non vuol dire ancora recessione ma poco ci manca. L'inflazione
dal canto suo è ferma al 4 per cento, ma molti segnali registrano un'inversione
di tendenza: petrolio, materie prime, prodotti ferrosi, derrate alimentari
denunciano consistenti ribassi sui mercati internazionali anche se su molti
mercati locali questi ribassi ancora non arrivano, ostacolati dalla lentezza
dei circuiti distributivi e dalla presenza di monopoli e cartelli. Fermo
restando che l'andamento dell'inflazione dev'essere continuamente controllato,
il pericolo incombente riguarda - ormai risulta in modo evidente - una drastica
caduta della domanda di consumi e di investimenti con il cupo corteggio di
disoccupazione e di ulteriore arretramento del reddito nazionale e individuale.
Da questo punto di vista l'intera impostazione della manovra finanziaria
risulta a dir poco fuori tempo. La compressione triennale della spesa per un
totale di 36 miliardi dei quali 16 già nel primo esercizio, a parità di
pressione fiscale, configura una strategia insensata. Se è vero che la crisi
attuale ricorda per gravità e dimensioni gli eventi del triennio 1929-1932, è
altrettanto vero che le misure finanziarie fin qui attuate ricordano quelle che
in Usa furono prese dalla presidenza repubblicana precedente all'avvento di
Franklin D. Roosevelt. Misure sciagurate, che aggravarono ulteriormente la
crisi e rallentarono gli effetti del rilancio rooseveltiano sulla domanda di
consumi e di investimenti. In queste condizioni, quali che siano le opinioni di
Tremonti e di Calderoli, parlare di federalismo fiscale è pura accademia e fumo
negli occhi per distogliere l'attenzione da questioni assai più cogenti. Una
trasformazione radicale del sistema tributario e dei poteri amministrativi
effettuati in tempi di recessione e di deflazione è inattuabile poiché comporta
gravissimi rischi. Come se, in tempi di tempesta, il timone della nave fosse
affidato a venti timonieri anziché ad uno. Basta enunciare un'ipotesi del
genere per esserne terrorizzati.
(
da "Repubblica,
La" del
17-08-2008)
Argomenti: Laicita'
Pagina
I - Milano Il caso La Cattolica risponde con un appello
alle critiche sulla qualità delle pietanze in mensa Le ricette degli
universitari "Dateci consigli su come migliorare il menù e il servizio in
mensa". è la richiesta fatta dalla Cattolica agli studenti. L'anno scorso,
dopo un aumento del prezzo dei pasti, i ragazzi avevano polemizzato per il cibo
"non all'altezza". Bersaglio delle critiche erano la pizza
(poco buona) e la frittata (troppo pesante). L'invito a dare suggerimenti è
pubblicato sul sito dell'ateneo. "Il nostro obiettivo è migliorare,
ascoltando le aspettative di chi vive l'università", dice Angelo
Giornelli, direttore di Educatt, l'ufficio che gestisce i servizi agli
studenti. FRANCO VANNI A PAGINA IV.
(
da "Repubblica,
La" del
17-08-2008)
Argomenti: Laicita'
Pagina
IV - Milano La Cattolica agli studenti "Scegliete voi
il menu" L'ateneo replica alle critiche sui cibi in mensa I rappresentanti
delle matricole "è l'occasione per inserire anche piatti etnici" Le
polemiche scoppiarono lo scorso anno dopo l'aumento del prezzo dei pasti FRANCO
VANNI La Cattolica lancia un appello ai suoi studenti: "Diteci che cosa vi
piace mangiare e ve lo faremo trovare in mensa". L'invito a dare
suggerimenti per migliorare il servizio di ristorazione, comparso sul sito
Internet dell'ateneo, segue le polemiche fatte dai ragazzi lo scorso anno. A
ottobre, quando fu aumentato il prezzo dei pasti, i chiostri di largo Gemelli
furono tappezzati di manifesti "contro aumenti ingiustificati", per
un servizio "non all'altezza". Nel mirino degli studenti erano finite
la pizza, servita solo ogni tanto e poco gradita, e le frittate, giudicate
buone ma troppo pesanti. Altra protesta seguita all'incremento del ticket
riguardava la mancanza nel menù dei dolci (oggi si può scegliere fra frutta e
yogurt) e del caffè. L'appello dell'università a dare consigli, dal titolo
"Mense: si accettano ricette", non interessa solo il cibo, ma più in
generale l'organizzazione del servizio, che nel
(
da "Repubblica,
La" del
17-08-2008)
Argomenti: Laicita'
Pagina
XV - Bologna "A te Romagna" la serenata di Jovanotti Il cantautore, tornato ieri sera a Cattolica per il concerto del suo
"Safari tour", rievoca i suoi ruggenti anni '
(
da "Repubblica,
La" del
17-08-2008)
Argomenti: Laicita'
I
Paolini in trincea contro la destra "Intimidazioni a Famiglia
Cristiana" "Dal Vaticano nessuna sconfessione". Ma il Pdl:
"Tacete" La redazione respinge "le calunniose affermazioni dei
politici" LUCIANO NIGRO ROMA - C'è una "violenta campagna di velenose
intimidazioni" nei confronti di Famiglia Cristiana. Il comitato di
redazione dei periodici San Paolo insorge nei confronti delle
"calunnie" dei politici che si sono scagliati
contro il più diffuso settimanale cattolico italiano. La rappresentanza
sindacale dei preti-giornalisti delle redazioni di Jesus, Il Giornalino, Vita
Pastorale, La Domenica & co. si schiera dalla parte del direttore don
Antonio Sciortino e contesta che il Vaticano abbia "sconfessato" la
corazzata dei periodici paolini. Questa, per il cdr, è "una lettura
strumentale" per impaurire "un organo di informazione indipendente
che difende la libertà di espressione e di critica nei confronti del governo,
dell'opposizione o di qualunque altro potere come prevede l'articolo 21 della
Costituzione". I Paolini, insomma, scavano trincee a difesa di don
Sciortino, mentre si discute delle sferzate a Berlusconi che hanno agitato una
pigra estate: la paventata "rinascita del fascismo", la contestazione
delle "buffonate" del governo di centro destra (dal "presidente
spazzino" ai "soldatini nelle città") inventate per
"deviare l'attenzione dal più grave dei problemi del paese, la povertà
crescente di un paese "da marciapiede"". Commenti choc che hanno
fatto insorgere il Pdl, provocato la presa di distanza del Vaticano e
continuano a suscitare reazioni opposte nel mondo politico. Per la parlamentare
pd Sandra Zampa la reazione del centro destra è stata
"intimidatoria". E solidarietà a don Sciortino arriva da Guido
Barbera, presidente del Cipsi, che riunisce 46 associazioni di solidarietà e
cooperazione internazionale. Per Barbera "Famiglia Cristiana rappresenta
la voce di milioni di fedeli" e ha fatto bene a "esprimere con
coraggio le proprie opinioni, anche se questo infastidisce ministri e deputati
della maggioranza". All'opposto, il senatore pdl Vincenzo Fasano sostiene
che il settimanale dei Paolini ha subito "una clamorosa sconfessione dalla
Santa Sede" e "i suoi redattori avrebbero fatto meglio a tacere per
evitare altre polemiche". Una risposta al vetriolo al comunicato del cdr
che definisce "surreale e velenosa" la campagna innescata da alcuni
esponenti politici. "Come ha sottolineato anche lo stesso direttore della
sala stampa vaticana - scrive il comitato di redazione - Famiglia Cristiana è
una testata importante della realtà cattolica, senza per questo esprimere la
linea ufficiale della Santa Sede e della Cei". I suoi giornalisti,
aggiunge il comitato di redazione, "sono al servizio solo della verità e
della libertà di informazione, in piena autonomia, avendo come stella polare il
magistero e la dottrina sociale della Chiesa".
(
da "Repubblica,
La" del
17-08-2008)
Argomenti: Laicita'
Cultura
I soldi, le donne, la malapolitica Due sentenze, nel 1302 e nel 1315 Accuse di
"baratterie, illeciti lucri, inique estorsioni", e ancora
"frode, falsità, dolo, malizia..." La condanna fu l'esilio, per
evitare di essere bruciato o decapitato Ma quando, poco tempo fa, nel consiglio
comunale di Firenze è piovuta la proposta del colpo di spugna retroattivo, le
polemiche si sono subito riaccese Segno che nell'eterna Italia dei Guelfi e dei
Ghibellini la questione merita di essere analizzata con attenzione, come
avvenne quarant'anni fa ad Arezzo, dove pubblica accusa e difesa si scontrarono
su colpevolezza o innocenza del sommo poeta finché i giudici si pronunciarono
per la piena assoluzione SIEGMUND GINZBERG la legge non è sempre uguale per
tutti. C'è un italiano così famoso da poter essere considerato ormai al di
sopra della giustizia. Era in odore di essersi arricchito con le speculazioni
sui terreni. Correva voce che avesse fatto carriera grazie all'appoggio di una
setta segreta di iniziati, una specie di P2. In politica era entrato carico di
debiti. Era di dominio pubblico che, pur avendo moglie e figli, continuasse a
correre dietro a uno stuolo di belle donne. Anzi, era lui a vantarsene. Non si
era mai presentato ad alcuno dei processi a suo carico. Era stato più volte condannato per corruzione, compravendita
di magistrati ed esponenti politici, per l'abuso a fini personali della sua
alta carica di governo e dei fondi pubblici. Ma nessun procuratore, nessun
giudice oserebbe più incriminarlo o condannarlo, anche se le accuse si
rivelassero vere. Si fa semmai a gara, quasi tutti d'accordo, a riabilitarlo. A
nicchiare restano ormai solo l'estrema sinistra, i verdi, e pochi altri, e per
giunta in base ad argomentazioni che sembrano fatte apposta per essere
incomprensibili ai più e irritanti per tutti. Parliamo di Dante Alighieri,
condannato, assieme ad altri, per aver commesso, quando erano al governo,
"per sé e per altri baratterie, illeciti lucri, inique estorsioni in
denaro o altre cose"; per aver "ricevuto denaro o promessa di denaro
o altri vantaggi per qualche nuova elezione"; "per aver commesso,
essi o qualcuno di essi, o fatto commettere i predetti reati dando, promettendo
o pagando somme o cose o facendo scritte sui libri di qualche impresa, durante
il loro pubblico ufficio o dopo di esso"; "per aver riscosso dalla
Camera? somme maggiori e diverse da quelle previste negli stanziamenti";
per "aver commesso o fatto commettere frodi o baratterie di denaro o cose
in danno dello Stato"; per "aver fatto spendere denari" per fini
impropri di politica estera; per "aver ottenuto denari o cose da privati o
da enti con la minaccia di concussioni di immobili o con la minaccia di
danni"; per "aver commesso o fatto commettere frode, falsità, dolo,
malizia, baratteria e alta estorsione", al fine di mettere in difficoltà e
dividere l'opposizione, far eleggere rappresentanti "tutti di un solo
partito", frustrare gli sforzi di pacificazione e collaborazione
istituzionale tra i partiti avversi. Così dice la sentenza depositata il 27
gennaio 1302, emessa dal "nobile e potente Cavaliere Messer Cante dei
Gabrielli da Gubbio, onorevole Potestà della Città di Firenze",
registrata, come tutte le altre condanne concernenti "famiglie
ribelli", nel "Libro del Chiodo" conservato nell'Archivio di
Stato, così chiamato da un chiodo infisso nella tavoletta della rilegatura. Fa
un certo senso leggere che la sentenza inizia con la formula "In nome di
Dio, amen", allora consueta quanto oggi è il "Bismillah"
islamico. Se vi fossero delle prove allegate a questo po' po' di accuse, e
quali, se ci sia stato dibattimento o meno, non lo
sappiamo, perché tutti gli atti originali del processo furono distrutti in un
tumulto popolare di quarant'anni dopo. La base, secondo lo stesso dispositivo
della sentenza, è la "fama publica referente", cioè il fatto che di
questi illeciti se ne parlava dappertutto, tanto che era scontato che gli
imputati li avessero commessi (e dire che non c'erano ancora né stampa né tv).
Dante risulta "reo confesso", perché il non presentarsi al processo
equivaleva ad ammettere i crimini (mentre presentarsi equivaleva a finire sotto
tortura e sul rogo). Il 10 marzo fu ratificata la condanna all'esilio di tutti
gli imputati, "ritenuti confessi a causa della loro contumacia", pena
l'"essere bruciato col fuoco finché muoia" se venivano presi. Un'altra
sentenza del 6 novembre 1315, cioè di quasi quindici anni dopo, estendeva la
condanna ad avere "tagliata la testa dalle spalle, così che muoiano",
a "Dante Alighieri e figli", nel frattempo cresciuti, "e
ciascuno delle dette famiglie e consorterie, dai settant'anni in giù e dai
quindici anni in su", in quanto "ribelli". Firenze avrebbe fatto
ammenda solo oltre mezzo secolo dopo, nel 1373, con una "provisione"
che introduceva la "pubblica lettura" della Divina commedia. A fine
1400 sarebbe caduto il bando contro i discendenti. è di qualche settimana fa la
proposta al Consiglio comunale di Firenze di riabilitare solennemente
l'"exul immeritus", l'esiliato a torto, attribuendo il Fiorino d'oro
all'ultimo dei discendenti, il ventunesimo pronipote, il conte Pieralvise di
Serego Alighieri. Finita tra le polemiche perché proposta dal centro-destra,
mentre dall'estrema sinistra e tra i verdi c'era chi avrebbe voluto
"celebrare con il poeta esule tutti gli esuli del mondo, i migranti e le
loro idee contro i poteri dittatoriali", attribuire, giacché ci si era, il
fiorino "anche a Savonarola"; chi cavillava sul fatto che "il
poeta aveva accettato l'esilio e quindi conclusa la sua relazione con
Firenze"; e chi protestava che "i suoi eredi non hanno alcun merito a
chiamarsi Alighieri". In fiorentino al momento non mi viene, ma i
veneziani dicono: peggio il tacon del buso. Almeno qualcuno l'avesse messa in
modo che poteva anche avere un senso: non creare un precedente di assoluzione
senza processo, di esonero per prescrizione, o di ingiudicabilità permanente
causa apoteosi. A differenza del caso degli improcessabili dei nostri tempi, in
verità un processo a Dante c'è già stato, e con
tutti i crismi: testimonianze, accusa, difesa, giudici di tutto rispetto. Fu
celebrato il 16 aprile 1966 nella Basilica di San Francesco in Arezzo. Stando
agli esimi studiosi chiamati a deporre, le traversie giudiziarie di Dante
avrebbero a che vedere col fatto che nei sei anni precedenti l'esilio era
"entrato in campo" in politica. Si fosse limitato a dedicarsi agli
affari o alla poesia, forse se la sarebbe cavata. Il dantista Piero Bargellini,
che all'epoca era sindaco di Firenze, portò una brillantissima
"testimonianza" sulle maldicenze, i chiacchiericci delle male lingue,
il tagliar i panni addosso al prossimo, che all'epoca non potevano mancare a
Firenze, specie nel sestiere di San Pier Maggiore, non a caso chiamato il Sesto
dello scandalo. Non sarebbe corretto insinuare che Dante fosse entrato in
politica per far soldi, ma è certo che ne spese parecchi per entrare in
politica. "Dante ha una speciale abilità nel contrarre debiti, o meglio
prestiti con garanzia del suocero, del cognato e ipoteca sul patrimonio
paterno. Ho fatto il conto. Al momento in cui si è dato alla politica, egli
aveva un debito di 831 fiorini d'oro - l'equivalente di cinque milioni di euro
di oggi. Invece di pensare a qualche fonte di guadagno sicuro, si è andato a
cacciare nei guai, tra Donateschi e Cerchieschi, tra Neri e Bianchi, entrando
ora in questo o quel consiglio, finché non è riuscito a essere priore della
Signoria. Sarà, ma nessuno mi leva dalla testa che, assillato dai creditori,
non abbia "intrallazzato" in Comune? Come si sa, le cariche sono come
le ciliegie, e dopo il priorato venne a Dante Alighieri, medico "scioperato",
cioè disoccupato, la nomina d'Ufficiale sopra vie, ponti e piazze della città:
un incarico nel quale le baratterie e gli illeciti guadagni sono anche più
facili. è vero che la popolazione aveva da lungo tempo presentata una petizione
per il proseguimento di via San Procolo verso l'Africo, ma è anche vero che
quella strada avrebbe attraversato, e quindi anche valorizzato, i terreni
posseduti dalla famiglia Alighieri verso Sant'Ambrogio". Che ci siano
stati o non anche traffici e interessi economici, la cosa del tutto evidente è
che nelle disgrazie giudiziarie di Dante contò il fatto che si era schierato
con uno dei due partiti, anzi per essere più precisi, con una delle due
correnti di partito che si sbranavano tra di loro: i Guelfi Bianchi di Vieri
De' Cerchi, anziché i Neri di Corso Donati, coi quali pure era imparentato per
parte di moglie. Cacciati dai Neri, i Bianchi non avrebbero esitato ad allearsi
coi Ghibellini contro i cugini Guelfi. C'erano insomma due
partiti cattolici in
guerra tra loro, uno dei quali finì col fondersi con gli ex nemici giurati
della Chiesa. E perse, perché finì col trovarsi contro il Papa, e questa è da
sempre la cosa peggiore che possa capitare ad un partito cattolico. Nel momento
in cui gli intentarono il processo, Dante non si trovava nemmeno a Firenze,
ma in missione ufficiale a Roma presso Bonifacio VIII. Forse si era montato la
testa, se prestiamo fede a Boccaccio si credeva ormai insostituibile e prima di
accettare la missione avrebbe detto: "Se io vo, chi rimane? E se io
rimango, chi va?". Ma quel papa era un osso duro. Narra il Compagni,
cronista politico d'eccezione, anche se forse un po' fantasista, che prima
cercò di blandire e convincere gli ambasciatori fiorentini bianchi: "Li
ebbe soli in camera e disse loro in segreto: "Perché siete voi così
ostinati? Umiliatevi a me; e io vi dico in verità che io non ho altra
intenzione che di vostra pace"". Poi li mandò a quel paese, facendo
in modo che a Firenze il governo passasse ai neri. Pare che Bonifacio ce
l'avesse in particolare con Dante priore, di cui non dimenticava un pungente
"Nihil fiat" alle sue richieste; e con l'avvocato Lapo Saltarelli, il
quale a suo tempo aveva accusato tre banchieri fiorentini di voler vendere la
Toscana al Papa, facendoli condannare ad una multa salatissima, nonché al
taglio della lingua se non pagavano. Dante comunque non doveva avere grande
stima per il suo compagno d'esilio se poi nel Paradiso farà accostare dal suo
avo Cacciaguida, quali esempi di decadenza, il giurista moralizzante "Lapo
Saltarello" e la "Chianghella", la quale pare fosse una vedova
di facili costumi. "Doveva essere uno di quei giuristi che volevano proni
ai loro voleri e ai loro interessi i magistrati; più retori che ragionatori
anche quando si occupavano di questioni politiche", ipotizza Bargellini
nella sua Vita di Dante, pubblicata in prima edizione in tempi non sospetti.
Nel processo di Arezzo, l'accusa era affidata ad Antonio Bellocchi, il quale,
pur tributando ogni omaggio possibile all'imputato, non mancò di far notare che
era un tipo difficile, uno "angoloso, amaro, violento, dal linguaggio
tagliente", uno "alquanto presuntuoso e schifo e disdegnoso",
insomma uno che le antipatie se le cercava, e tirò in ballo pure le sue
passioni extraconiugali, da Beatrice a Lisetta, Fioretta, Gentucca, La
Casentinese, Bianca, Giovanna, la Contessa, e così via. L'asse della sua
requisitoria fu che, alla luce delle leggi allora vigenti a Firenze, la
condanna potrebbe non essere così infondata, specie la seconda quella del 1315,
visto che da fuoriuscito Dante continuava a fare furibonda opposizione. E si
potrebbe aggiungere che gli andò ancora bene che non lo accusassero di
terrorismo e di associazione a delinquere di stampo mafioso. Se fosse vera
anche solo una parte delle tesi di Giovanni Pascoli e di Luigi Valli, per cui
il linguaggio dei "Fedeli d'amore", cioè delle poesie che si
scambiavano Dante e i suoi amici, sarebbe il linguaggio segreto di una setta
sovversiva anti-papista, mezza Al Qaeda mezza P2, è già tanto che non lo abbiano
mandato al rogo per eresia prima ancora che per baratteria. Un cardinale fece
in tempo a ordinare che fosse mandato al rogo il suo De Monarchia. La linea
accusatoria fece cilecca. Tra i giudici c'era anche il futuro presidente della
Repubblica Giovanni Leone, cui dispiacque che "il pubblico ministero, con
la intemperanza che hanno avuto sempre tutti i pubblici ministeri in tutti i
secoli, abbia voluto entrare nella vita privata di Dante e parlarci delle sue
vicende personalissime". Vi vedeva una manifestazione di "quella
legge per la quale in ogni civiltà, in ogni tempo, in ogni battaglia politica,
si cerca anche di demolire moralmente il proprio avversario". Altri
avevano testimoniato che, malgrado le apparenze in contrario, Dante si era
staccato dagli estremisti del suo campo, la "compagnia malvagia e
scempia", si era adoperato sino al limite del possibile per essere
"perdonato", per una ripresa del dialogo con i Neri, e per questo era
stato respinto come traditore sia dai Guelfi Bianchi
che dai Ghibellini, e costretto a far "parte per sé stesso". Ça va
sans dire che la sentenza di Arezzo fu di piena e unanime assoluzione.
(
da "Unita, L'" del 17-08-2008)
Argomenti: Laicita'
Stai
consultando l'edizione del La "base" cattolica: brutto clima, serve
coraggio Dai Comboniani a Pax Christi: no alla società dell'esclusione, sì alle
voci indipendenti di Roberto Carnero / Milano Solidarietà dal mondo cattolico a
"Famiglia Cristiana", dopo gli attacchi subiti da esponenti del
governo in seguito agli editoriali delle ultime settimane, molto critici con i
provvedimenti presi dall'esecutivo Berlusconi in tema di sicurezza e
immigrazione. I Comboniani non esitano a schierarsi dalla parte del settimanale
dei Paolini: "Evidentemente ribellarsi alle campagne anti migranti e alle
ossessioni securitarie, che stanno sancendo la normalità dell'abnorme in questo
Paese, comporta essere messi al bando. E 'manganellati' da chi ha una certa
confidenza storica con quello strumento. Un governo che promette tante libertà,
ma che soprattutto tante se ne prende, fa fatica ad accettare che
l'informazione, specie se cattolica, non sia prona ai suoi desideri". Ma
il problema è ancora più radicale: "Come rivista missionaria,
"Nigrizia" (il mensile dei Comboniani, n.d.r.) non può che dirsi
sconcertata per gli attacchi che "Famiglia Cristiana" ha subito. E
preoccupata per la società dell'esclusione che si sta costruendo nel nostro
Paese. Discriminazione ed esclusione che hanno trovato terreno fertile,
purtroppo, anche in varie comunità cristiane". Ma i cattolici
italiani, quelli che vanno in Chiesa la domenica per intenderci, da che parte
stanno? Padre Giuseppe Cavallini, coordinatore del gruppo editoriale dei
Comboniani a cui appartiene anche "Nigrizia", prova a interpretare:
"Soprattutto in regioni come il Veneto bianco, dove ha sede la nostra casa
generalizia, ma anche altrove, la Lega Nord ha assorbito gran parte di coloro
che prima votavano Dc. Si dicono cattolici, ma a
molti di loro sta solo a cuore che sia garantito il benessere materiale a cui
sono abituati. Ma questo significa essere cattolici?".
Toni Dall'Olio - membro del Consiglio nazionale di Pax Christi e responsabile
dell'area internazionale di Libera, l'associazione fondata da don Luigi Ciotti
- sottolinea invece un altro dato: "I temi sollevati da "Famiglia
Cristiana" evidenziano che esiste un pluralismo nel mondo cattolico, ben
lontano da quel monolite che in genere viene rappresentato dai media, i quali
spesso si limitano a riportare i punti di vista della Cei e del Vaticano. Il
caso di "Famiglia Cristiana" mostra invece come ci sia un ampio
dibattito interno. Per quanto vedo io, quelli espressi dal settimanale dei
Paolini non sono punti di vista isolati, ma sono invece ampiamente condivisi
dalla base cattolica. Se per cattolici intendiamo i
battezzati, cioè la stragrande maggioranza degli Italiani, questi stanno
probabilmente con Berlusconi e con Maroni: ce lo dicono i risultati elettorali.
Ma se ci riferiamo ai cattolici
"impegnati", cioè a quelli che frequentano le parrocchie, fanno
volontariato, si mobilitano per la pace, costoro si sentono senz'altro
rappresentati dalle posizioni di "Famiglia Cristiana"". Don Enzo
Mazzi, storico animatore della comunità dell'Isolotto a Firenze, dice che quella di "Famiglia Cristiana" è stata
"un'uscita coraggiosa, esplicita e soprattutto aderente alla realtà.
Perché purtroppo oggi nel mondo cattolico c'è una certa afasia sui temi sociali
e della solidarietà, la stessa afasia che c'è anche in politica da parte di
un'opposizione che non riesce a essere incisiva. Le affermazioni di
"Famiglia Cristiana" mi fanno piacere, perché è un settimanale da
sempre attento ai suoi lettori, e dunque se ha preso posizioni così nette sarà
anche perché ha registrato nei cattolici una certa
insofferenza per la politica berlusconiana e per ciò che le gravita
attorno". Condivide anche l'analisi della società italiana espressa dai
Paolini, quando parlano del rischio di un nuovo fascismo? "Non so se c'è
il rischio di un nuovo fascismo, ma di certo c'è una situazione molto simile, a
livello sociale e soprattutto culturale, a quella che avevamo in Italia prima
dell'avvento del fascismo di Mussolini. E temo che le gerarchie cattoliche, con
certe loro chiusure in campo etico e familiare, abbiano contribuito all'avvento
di questo brutto clima. Le affermazioni di "Famiglia Cristiana"
chiamano perciò la Chiesa italiana a un serio esame di coscienza".
(
da "Corriere della
Sera" del
17-08-2008)
Argomenti: Laicita'
Corriere
della Sera - NAZIONALE - sezione: Opinioni - data: 2008-08-17 num: - pag: 33
autore: di ALBERTO MELLONI categoria: REDAZIONALE DE RITA E IL DIBATTITO SULLA
MODERNITA' La Chiesa eviti di omologarsi I l peso della Chiesa cattolica nella
storia italiana è tale e tanto che da sempre chi vuole capire la società, la
sua evoluzione politica, le sue caratteristiche più profonde deve farci i
conti. E giustamente Giuseppe De Rita ci invitava a farli, ponendo il problema
del modo in cui la Chiesa "competerà" con altre agenzie su alcuni
nodi del nostro futuro. Anche De Rita, però, mi pare, concede troppo all'idea
largamente diffusa che la Chiesa in fondo sia una componente significativa
politicamente, attiva e unitaria, capace di produrre intenzionalità sociali che
discendono, per via gerarchica o per un comune patrimonio culturale, dall'alto
verso il basso e vengono ripompate all'insù dal successo. Questa "azione
cattolica" avrebbe dunque la forza di anticipare o causare processi
politici e sociali, suscitando in alcuni l'eccitazione di chi sta vincendo e in
altri l'irritazione di chi chiama ogni sospiro ingerenza. Una lettura molto
usata perché produce un risultato apparentemente esatto - il classico zero
delle equazioni che si facevano a scuola - ma che al fondo nasconde il punto
più cruciale del rapporto Chiesa-società in Italia. Nella storia italiana,
infatti, la Chiesa non è prima di tutto o soltanto il medico delle cose che
essa giustamente lamenta, ma molto spesso ne è parte attiva o addirittura la
causa. E gran parte dei problemi di questo Paese - non era questo il tormento
tragico del papato di Paolo VI, chiuso non a caso dal tentativo disperato e
fallimentare di salvare Moro? - rimangono e rimarranno irrisolti e irresolubili
finché la Chiesa italiana non avrà il coraggio tutto spirituale di guardare
alla propria condizione e alla propria azione. Cerco di spiegarmi usando i nodi
(tutt'altro che nuovi, direi) che De Rita indica: il radicamento, i giovani, la
fede. Se su questi punti i partiti, le famiglie, le comunità misurano oggi una
drammatica impotenza è anche per una mancanza che la Chiesa - a differenza dei
partiti o della scuola - non può rovesciare ideologicamente o moralisticamente
fuori da sé. Essa- nella sua infinita varietà di sensibilità e pensieri, di
culture e di spiritualità - non ha bisogno di menzogne autoindulgenti, di voti,
di sondaggi: e dunque può guardare alla sua parte di responsabilità in una luce
serena di verità e di fede. Il cattolicesimo ramificato (certo non più
ramificato oggi di ieri!) si scontra oggi anche con i propri errori di
valutazione. Nel formarsi di una coesione sociale basata sulla paura - paura
dello straniero, dello zingaro, del non-cristiano - la Chiesa stessa ha creduto
che l'eroismo individuale o l'organizzazione delle Caritas fossero sufficienti.
Risultato? I vescovi si sono svegliati in città dove il razzismo si è
rilegittimato, incerti fra una protesta che li metterebbe di nuovo
all'opposizione e una passività inaccettabile. Nello sradicamento dei partiti
tanta parte di Cattolicesimo- non il cardinal Bagnasco che proprio in questi
giorni lo lamenta - ha creduto che i propri vertici potessero competere più e
meglio con i ceti chiusi della politica. Risultato? Neppure i movimenti oggi
sono in grado di esprimersi sul piano sociale se non agitando nodi morali e
bioetici con obiettivi che spesso sono semplicemente bandiere moderate. Il
disorientamento giovanile (oggi davvero più forte di quello che affrontò
l'azione cattolica degli anni Trenta o Settanta?) non riguarda un Paese nel
quale la Chiesa sbarca ora. Quando si è deciso di spingere i movimenti a
riempire le piazze come massa di manovra per disegni politici contingenti,
quando si è preferito farsi cullare dalle minoranze creative a caccia di
appalti nelle università e di sovvenzioni per le scuole, si è reagito alla
putrefazione culturale che oggi si lamenta o la si è favorita? Quando si è
deciso di dare al giovane clero la prospettiva di restar parroci nove anni, come
fossero pretori a inizio carriera, anziché investirli dell'arte della paternità
si è fatto il bene o il male dei giovani di cui si occupano, per non parlare
della loro anima? Ma è sull'alternativa fra socialità e santità - anche questa
tutt'altro che nuova- credo che si colga bene il cuore del problema. Per alcuni
lustri la Chiesa italiana ha ridotto, se non azzerato, il proprio colloquio
interno. Ogni scostamento tematico o di linea trovava subito minacciose
repliche, sorridenti censure, abili tacitazioni: ne hanno sofferto prima di
tutto i preti, un poco i laici e non meno i vescovi.
Quella comunità che perfino negli anni della dittatura fascista e poi in quelli
della egemonia ideologica era stata una immensa palestra di dialogo, di
confronto, di discussione, s'è omologata ad una cultura politica semplificata e
semplificante, convinta che le tante isole di anomala libertà interiore ed
esteriore che la popolano bastino. E' un bel risultato? Se fosse lecito
sperare qualcosa, verrebbe dunque da sperare che l'agenda di settembre della
Chiesa sfugga, per una volta, ai tatticismi politicistici in cui s'è spesso
impigliata o la si è voluta rinchiudere. Verrebbe da sperare che la Chiesa
sappia volgersi ai grandi nodi pastorali della comunione, della obbedienza, e agli
orizzonti profondi della Cattolicità. Se la chiesa non darà questo che è il
meglio di sé a questo tragicomico Paese, le più infinite disperazioni, le più
immonde astuzie, le più interminate ingiustizie rimarranno intatte e
intangibili, cannibalizzeranno sanguinosamente la dialettica democratica, con
esiti nefasti per tutti. \\ Nello sradicamento dei partiti tanta parte di
Cattolicesimo ha creduto che i propri vertici potessero competere più e meglio
con i ceti chiusi della politica. Risultato? Neppure i movimenti oggi sono in
grado di esprimersi sul piano sociale se non agitando nodi morali e bioetici
con obiettivi che spesso sono semplicemente bandiere moderate.
(
da "Giornale.it,
Il" del
17-08-2008)
Argomenti: Laicita'
N. 196
del 2008-08-17 pagina 0 Quando "Famiglia Cristiana" sfruttava noi figli
dei poveri di Stefano Lorenzetto Daragazzo vendevo porta a porta la rivista,
che così non pagava le edicole. E come me migliaia di minori. A fine mese ci
mandavano a casa dei lettori a battere cassa. La ricompensa ai volontari? Una
gita. E pranzo a carico nostro Siccome dal 1965 al 1971 ho consegnato a
domicilio ogni settimana, gratis et amore Dei, 120 copie di Famiglia Cristiana,
per un totale di oltre
(
da "Stampa, La" del 17-08-2008)
Argomenti: Laicita'
Intervista
Forza Italia ex assessore regionale "Per noi Crosetto è l'anti
Bresso" MARINA CASSI Guido Crosetto for president. Non ha dubbi Giampiero
Leo: "E' il mio candidato ideale alla Regione per cultura, coraggio,
competenze economiche". Ma in questa sonnacchiosa metà agosto al dirigente
di Forza Italia preme, più che parlare di candidati, definire il suo essere
cattolico in politica. Leo, nella querelle tra Famiglia Cristiana e Vaticano
con chi sta? "E' impossibile dire se, sulle molte cose scritte da Famiglia
Cristiana, sono del tutto d'accordo o del tutto in disaccordo. E' legittimo per
tutti esprimere posizioni variegate". Sarebbe a dire? "Cito il
direttore di Famiglia Cristiana Sciortino. L'unità tra i cattolici
non si deve trovare sulle politiche contingenti, ma sui valori fondamentali,
quelli che il Papa definisce "principi non negoziabili"". Quali
sono? "Diritto alla vita, famiglia, libertà di educazione". E li
ritrova nel centro destra? "Sì. Non c'è dubbio che il centro destra sia
più sensibile ai valori cattolici del centro
sinistra. E in particolare in Piemonte". In che senso? "La giunta
regionale, che la Voce del Popolo ha definito "Regione Pannella", si
è caratterizzata come radical laicista. Mi sono opposto a molti provvedimenti
trovando appoggio nel centro destra". Che cosa ha
urtato la sua sensibilità cattolica? "Le leggi regionali sulla libertà di
educazione, sugli oratori, sulla famiglia. Tutti casi nei quali è stato evidente che i cattolici nel Pd sono in
minoranza". A proposito di sensibilità urtate, non la disturbano certi
atteggiamenti della Lega Nord? "Sì, mi urtano a livello nazionale.
Ma in Regione è altra cosa; ho trovato leghisti splendidi come il capogruppo
Tino Rossi che quasi sempre sottoscrive le mie iniziative su scuola e
famiglia". E come la mette con l'Udc? Delle alleanze con il partito di
Casini si è discusso in queste settimane a destra e a sinistra. Sceglie Udc o
sceglie Lega? "Preferibilmente tutte e due. I Rapporti con l'Udc sono
fondamentali se vogliamo sviluppare la costituente di Centro che potrà
rappresentare un elemento di moderazione nella politica italiana e costituire
una alternativa alla sinistra". Perché? "Perché non potrebbe che
essere la naturale alleata del centro destra". Sicuro? "Per come
conosco il mondo cattolico e le gerarchie ecclesiastiche se l'Udc si allea con
il Pd perde la metà dei voti". A proposito di Pd: l'estate torinese è
stata piuttosto movimentata. Che cosa ne pensa? "Gran parte della
intellighenzia Pd è allergica ai cattolici, vedo
crescere il disagio e una persona di immensa intelligenza come Chiamparino se
ne è accorta. Un uomo che è una risorsa per il futuro del Piemonte". Pensa
a lui per la Regione? "Il mio candidato ideale è Guido Crosetto". E
per la Provincia nel 2009? "Non lo so ancora, ma dovrà essere scelto con
le primarie". In Piemonte è tornato Ghigo: contento? "Sì. Con lui ho
lavorato bene però il Pdl dovrà diventare un vero partito democratico nella
scelta dei dirigenti".
(
da "Unita, L'" del 18-08-2008)
Argomenti: Laicita'
Stai
consultando l'edizione del La Chiesa che dà fastidio Maurizio Chierici FAMIGLIA
CRISTIANA non è il solo giornale ad inquietare le gerarchie della Chiesa. È già
successo; risuccederà. Con l'assenso silenzioso del Vaticano il fascismo aveva
scremato ogni testata considerata inopportuna. Fogli diocesani "non
patriottici" nel mettere in dubbio le opere del regime. Anche la
democrazia non è stata da meno. Lontano dai veleni del dopoguerra, negli anni
Ottanta Padre Alex Zanotelli è stato rimosso dalla
direzione di Nigrizia per aver pubblicato l'elenco delle industrie italiane che
fabbricavano armi proibite: mine antiuomo, per esempio. E Alex si è rifugiato
fra i disperati di una baraccopoli di Nairobi. Dieci anni
fa un nunzio apostolico smentiva con durezza l'Osservatore Romano
rimpicciolendolo in "uno dei tanti giornali cattolici, ma non voce ufficiale del Vaticano". Insomma, dire
qualcosa che contraddica la visione di un alto prelato può diventare un azzardo
con incognite pericolose per un giornale della galassia cattolica. segue a
pagina 25 Noi e Loro.
(
da "Unita, L'" del 18-08-2008)
Argomenti: Laicita'
Stai
consultando l'edizione del Islam: qualcosa di nuovo succede in famiglia di
Elena Doni P rima di cena Mohannad, che è giovane, bello e di modi amabili (nella
vita reale si chiama Kivanc Tatlitug ed era un campione di basket), versa in un
bicchiere un liquido dorato (vino forse?!) e lo offre alla diletta moglie Noor
(l'attrice Songul Oden), con la quale peraltro osserva disciplinatamente il
Ramadan. È un fotogramma di una fiction turca diventata un cult in tutto il
Medioriente perché offre l'immagine di un matrimonio basato sulla parità, il
rispetto e l'amore. I rigidi guardiani sauditi della fede hanno provato a
condannarlo come anti-islamico ma sono stati zittiti dai dati d'ascolto: ogni
giorno Noor ("Luce") viene vista da quasi 4 milioni di persone su una
popolazione di 28 milioni. Piace in particolare alle donne, secondo una nota
dell'Associated Press, perché Mohannad rispetta il desiderio di Noor di affermarsi
nel mondo del lavoro. Da un paese confinante con la Turchia, l'Iran, è arrivata
qualche giorno fa una notizia che sembra venire da un altro millennio: è stata
sospesa (ma non abolita) la pena della lapidazione, supplizio crudele che
colpisce soprattutto le donne e nel quale amano esibirsi spettatori sadici
armati di pietre "non così grandi da uccidere la persona con uno o due
colpi, e nemmeno così piccole da non poter essere chiamate pietre"
(articolo 104 del codice iraniano). Amnesty International ha accolto per ora
con scetticismo l'annuncio: analoga dichiarazione era stata fatta nel 2002,
senza che diminuissero le condanne alla lapidazione. In ogni caso però questo
passo costituisce un successo per i coraggiosi e ostinati militanti iraniani
dei diritti umani che hanno lanciato la campagna "Stop alla lapidazione
per sempre!" e per questo hanno subìto arresti e discriminazioni. Dalla
Turchia, dall'Arabia Saudita, dall'Iran ci arrivano dunque notizie
diversissime, ma che danno uno stesso segnale: anche in paesi lontani (anche
nel tempo) il comune sentire sta cambiando. Lentamente, ma sta cambiando. A
volte viene da pensare che diritti umani e diritti delle donne fanno un passo
avanti e uno indietro. E magari il passo indietro è capitanato una donna che
preferisce il rassicurante conformismo a una faticosa libertà. Come quella
moglie saudita, citata un mese fa dal Kuwait Times, che ha chiesto il divorzio
perché, dopo trent'anni di matrimonio e diversi figli, il marito aveva osato
toglierle il velo mentre dormiva. Probabilmente per vedere finalmente che
faccia aveva la compagna della sua vita. Quanto a passi avanti in materia di
diritti umani e diritti delle donne se ne trovano però molti nel web. Il sito
più importante tra quelli che li registrano è www.women living under muslim
laws, nato nel 1986 per smentire il luogo comune di un omogeneo "mondo
islamico" che in realtà non esiste. L'iniziativa venne da nove donne,
originarie di diversi paesi dell'Africa e dell'Asia, che volevano richiamare l'attenzione
su tre casi di donne musulmane che in tre paesi diversi vedevano calpestati i
loro diritti in nome di una presunta legge islamica. Il mito dell'unica legge
nel nome dell'Islam - dicevano allora le nove fondatrici e continua oggi a
ripetere il sito - è falso e non tiene conto del fatto che
le leggi dei paesi musulmani sono state determinate non solo dalla religione ma
anche dalle tradizioni locali, dal colonialismo e dalle ideologie laiche. Le
donne che vivono nel mondo islamico finiscono così per essere giudicate da
parecchie leggi diverse e soprattutto sull'onda di diritti e doveri imposti da
tradizioni tribali molto precedenti alla nascita del Profeta. È quello
che in Italia è accaduto alla povera Hina, uccisa dal padre - e non come diceva
uno striscione molto fotografato dai giornali "vittima dell'Islam" -
convinto, e sostenuto in questo dai parenti, che una ragazza ribelle doveva
essere punita con la morte: Come vuole l'antica legge tribale, proprio dal
padre. Women living under muslim laws segnala, tra l'altro, tutti i fatti e gli
avvenimenti che riguardano le donne e la vita famigliare, compresi quelli ai
limiti della barzelletta. Come la dichiarazione del nigeriano Mohammed Bello
Abubakar il quale sconsiglia gli uomini dall'essere troppo poligami. "Non
fate come me - ha dichiarato l'ottantaquattrenne guaritore e predicatore
islamico alla Bbc - che ho avuto 86 mogli e 170 bambini. Io ce l'ho fatta
perché Allah mi ha dato la forza, ma altri uomini già scoppiano con 10
mogli". Le autorità religiose nigeriane sono state infastidite dalle
dichiarazioni del signor Abubakar, ha commentato lapidariamente la Bbc. Altre
notizie, pur nella loro asciuttezza, contengono segnali importanti per chi
crede nei diritti umani. Come questa che viene dall'Arabia Saudita e riguarda i
matrimoni delle bambine. In particolare quello di una bambina di 10 anni che
era stata "vinta" in una scommessa tra il padre ed un uomo di una
sessantina d'anni. Per prepararsi alle nozze l'uomo si era presentato con la
"fidanzata" agli obbligatori controlli medici prematrimoniali. La
notizia aveva fatto il giro della provincia di Hail e Zuhair Al-Harithy, membro
della Commissione Saudita per i diritti umani, aveva sollevato il caso in sede
politica, sostenendo che questi matrimoni di bambini violano norme
internazionali sottoscritte dal regno saudita. In questo caso è stato possibile solo ritardare la consumazione del
matrimonio, che era già stato sottoscritto dal padre
della bimba: ma sicuramente lo scandalo che ha sollevato finirà per mettere in discussione
la pratica delle unioni di uomini anziani con bambine cedute dai genitori in
cambio di una cospicua "dote" pagata dallo sposo. E ancora: in Yemen
una ong femminile ha protestato vivacemente contro
un proclama di ulema che auspicava il bando delle donne dalla vita pubblica:
"È una dichiarazione che sottostima l'importanza delle donne nella
costruzione della società". In Nigeria un'altra ong femminile per i
diritti umani ha protestato vigorosamente contro un
disegno di legge che vorrebbe imporre alle donne un rigoroso codice
vestimentario. Secondo i presentatori del provvedimento questo servirebbe a
ridurre le aggressioni sessuali. Secondo le donne è la solita scusa per imporre
il controllo maschile sul corpo femminile. Donne musulmane "femministe"
dunque? Non nel solco delle occidentali, da cui prendono le distanze, ma donne
apripista: nel rivendicare i loro diritti di persona, il diritto al lavoro,
alla mobilità, alla giustizia, all'integrità del loro corpo. Proprio in questa
direzione vanno due documentari presentati recentemente all'Horcynus Festival
che si è da poco conclusa a Messina. Uno è stato
girato da una giovane yemenita, Khadija Salami, che è entrata in un carcere
femminile, ha raccontato la storia di Amina, ingiustamente condannata alla
lapidazione, ed è riuscita, grazie al suo documentario, a ottenere la revisione
del processo e a salvarle la vita. L'altro è della regista libanese Jocelyn
Saab e riguarda la pratica delle mutilazioni genitali femminili. In alcuni
paesi il film è stato censurato ma in Egitto ha dato
il via a un dibattito che ha portato il parlamento egiziano a votare finalmente
una legge che proibisce questa barbara pratica. "Finalmente - dice Erfan
Rashid, irakeno residente a Firenze, curatore della Rassegna del cinema arabo
nel Festival di Messina - le donne musulmane hanno capito che l'unica strada
possibile è quella di prendere in mano loro stesse la propria vita". E
magari a pretendere un po' d'amore e di noor nel matrimonio. UNA FICTION TV in
Turchia propone un modello di coppia "irregolare" e diventa un cult
in tutto il Medioriente. In Arabia Saudita si proibiscono i matrimoni con le
bambine. Donne musulmane alla riscossa.
(
da "Unita, L'" del 18-08-2008)
Argomenti: Laicita'
Stai consultando l'edizione del Il settimanale cattolico aveva
criticato con durezza le politiche discriminanti del governo per stranieri e
migranti.
(
da "Unita, L'" del 18-08-2008)
Argomenti: Laicita'
Stai
consultando l'edizione del "Attenti al nuovo razzismo" Il monito di
Ratzinger Le parole del Papa dopo le polemiche su Famiglia Cristiana "Sì
all'accoglienza: nulla giustifica disprezzo e discriminazioni" di Giuseppe
Vittori / Castelgandolfo APPENA chiuse le polemiche su Famiglia Cristiana con
la "sconfessione" del settimanale cattolico,
ecco il monito del Papa. Ieri da Castelgandolfo ha stigmatizzato le nuove forme
di razzismo, risorgenti nel mondo ma anche in Italia. Manifestazioni preoccu-
panti, ha detto, "legate spesso a problemi sociali e economici, che
tuttavia mai possono giustificare il disprezzo e la discriminazione
razziale". Le riflessioni di Benedetto XVI hanno preso spunto dalle
sacre scritture della liturgia odierna, dove il Profeta Isaia e l'apostolo
Paolo parlano del dovere dell'accoglienza verso gli stranieri. Dice Isaia:
"Gli stranieri, che hanno aderito al Signore per servirlo, li condurrò sul
mio monte santo e li colmerò di gioia nella mia casa di preghiera, perché il
mio tempio si chiamerà casa di preghiera per tutti i popoli". La citazione
di Paolo, invece, riguarda la donna Cananea, considerata straniera dai giudei
ma accolta da Gesù e esaudita. Perché, appunto, l'accoglienza è un dovere, ha
spiegato Benedetto XVI, di cui la comunità cristiana deve divenire consapevole,
"soprattutto nel nostro tempo", al fine di "aiutare anche la
società civile a superare ogni possibile tentazione di razzismo, di
intolleranza e di esclusione e ad organizzarsi con scelte rispettose della
dignità di ogni essere umano". "Una delle grandi conquiste
dell'umanità è infatti - ha ricordato Benedetto XVI - proprio il superamento
del razzismo. Purtroppo, però, di esso si registrano in diversi Paesi nuove
manifestazioni preoccupanti, legate spesso a problemi sociali ed economici, che
tuttavia mai possono giustificare il disprezzo e la discriminazione
razziale". "Preghiamo - ha concluso - perché dovunque cresca il
rispetto per ogni persona, insieme alla responsabile consapevolezza che solo
nella reciproca accoglienza di tutti è possibile costruire un mondo segnato da
autentica giustizia e pace vera". Insomma, non concetti molto diversi da
quelli manifestati da Famiglia Cristiana. che aveva attaccato il governo e i
suoi ministri sull'enfatizzazione della sicurezza, che ha portato a
discriminazione razziale verso gli immigrati e all'idea di prendere le impronte
digitali ai bambini rom. Tanto da evocare una possibile rinascita del fascismo
sotto nuove e più moderne forme. Se il portavoce della Santa Sede, Federico
Lombardi, aveva precisato due giorni fa che la rivista dei Paolini non
rappresenta la "linea" né del Vaticano né della Conferenza episcopale
italiana. Ora è però il Papa ad esprimere una forte preoccupazione della Chiesa
cattolica per i fenomeni di razzismo che sembrano riaffacciarsi, in Italia
sostenuti e giustificati anche da importanti esponenti di governo o leader
politici. Leghisti, e non solo.
(
da "Unita, L'" del 18-08-2008)
Argomenti: Laicita'
Stai
consultando l'edizione del A proposito di regime Gianfranco Pasquino Segue
dalla Prima A llora, sicuramente, il Vaticano non la sconfesserebbe poiché le
sue posizioni riflettono (senza quasi) esattamente quelle del Pontefice e della
Conferenza Episcopale Italiana che, inoltre, vengono, piuttosto
strumentalmente, sostenute da tutto il centro-destra italiano, a cominciare dal
capo del governo. Quando si passa allo scenario politico italiano, "Famiglia Cristiana" ha davvero bisogno di citare il
confratello cattolico progressista francese "Esprit" per sostenere
che il fascismo potrebbe (quasi) rinascere in Italia? Sarebbe preferibile che
il settimanale cattolico italiano si assumesse limpidamente le sue
responsabilità e facesse sapere ai suoi lettori esattamente come la pensa.
Naturalmente, a fare dell'Italia un paese fascista e di Berlusconi un Mussolini
contemporaneo non possono essere sufficienti né i pareri di alcuni
intellettuali e registi né le azzardate comparazioni degli storici. Per
esempio, né Mussolini né Hitler furono eletti dai rispettivi cittadini. Quanto
al Führer, venne nominato Cancelliere dal presidente Hindenburg; poi le
successive elezioni tedesche furono tutto meno che libere competizioni
elettorali. Questo non significa affatto che il fascismo, con un altro nome e
con altre caratteristiche, non possa fare la sua ricomparsa, in primis, in
Italia. Potrebbe anche avere il volto del berlusconismo e tradursi in un
consenso, più o meno passivo (una specialità italiana), prodotto dalla
televisione (eppure gli italiani hanno anche altre fonti di informazione, non
soltanto l'autorevole settimanale inglese, "Economist" ed
"Esprit", ma anche la fin troppo esaltata internet, i viaggi
all'estero, i soggiorni di studio, le esperienze lavorative in Europa e, per
esempio, in Cina), diffuso, ovattato, opportunistico. Un regime fa la sua
comparsa, oppure viene deliberatamente creato, quando chi governa approfitta
della situazione favorevole e costruisce/impone condizioni nelle quali l'opposizione
non riuscirà più ad avere decenti possibilità di sconfiggere e di sostituire il
governo. Non mi pare che questo sia avvenuto nel corso del precedente
quinquennio di governo del centro-destra (2001-2006) e non vedo segnali in
questo senso. Alcune politiche del governo sono assolutamente deprecabili, ma
nessuna, a mio modo di vedere, ha finora ridotto le possibilità
dell'opposizione di esprimere, manifestare, organizzare il suo dissenso e
comunicarlo all'opinione pubblica italiana, e internazionale, che, peraltro,
troppo spesso inadeguatamente informata, non capisce che cosa sta succedendo in
Italia. Il problema che vedo emergere è, piuttosto, il prodotto di alcuni
vecchi vizi italiani: un po' di opportunismo, magari "dolce", vale a
dire mostrarsi compiacenti con chi detiene il potere politico, e un po' di
trasformismo, magari "mite", vale a dire, salire agilmente sul
carrettino del vincitore. Capisco che è difficile fare opposizione in una
condizione di chiara minoranza e che è ancora più doloroso, per chi è abituato
ai privilegi del potere, pensare di rimanere per cinque lunghi anni a
"pane e cicoria". Tuttavia, questa è inevitabilmente la condizione
delle opposizioni nei sistemi politici democratici, dall'Inghilterra alla
Spagna, dalla Francia alla Svezia, paesi nei quali, è vero, non ci sono né
Berlusconi né Bossi, ma dove qualche governante potente ha pure esercitato con
ferrea durezza il potere acquisito. Se e quando l'opposizione non riesce a
impostare il suo lavoro con intelligenza e lungimiranza, ma anche con la
necessaria intransigenza, rischia che dai suoi ranghi escano coloro che sono
ambiziosi e che si sentono poco e male utilizzati. Qualche volta è un problema
di uomini, e delle loro debolezze. Più, spesso, però, è un problema di inadeguata
distribuzione di compiti e di insufficiente progettualità. Ciononostante,
neppure qualora l'opposizione non riesca a trovare il suo ruolo e a rilanciarsi
l'esito automatico in Italia sarà un novello fascismo. Ne seguirebbe, forse, un
blando e grigio autoritarismo, neppure troppo cattivo e severo, selettivo nei
suoi premi e nelle sue punizioni, insofferente delle proteste europee, ma, in
definitiva, costretto a stare abbastanza in riga proprio dalla necessità di non
fuoruscire dall'Unione Europea. Non sarebbe un futuro radioso, ma non è neppure
un futuro inevitabile. È compito e responsabilità dell'opposizione e dei suoi
dirigenti individuare e sfruttare i punti deboli del governo e informare e
convincere l'opinione pubblica, ovvero quella sua parte più attenta e più
disponibile, che con un altro governo staremmo tutti meglio. Ci sono cinque
anni per attuare, senza andare sopra le righe, diventando di conseguenza poco
credibili, e senza defezionare per amore di visibilità, di prestigio, di
potere, questa faticosa opera di persuasione democratica.
(
da "Corriere
della Sera" del 18-08-2008)
Argomenti: Laicita'
Corriere
della Sera - NAZIONALE - sezione: Primo Piano - data: 2008-08-18 num: - pag: 5
categoria: REDAZIONALE Cattolico al governo "Sulle
impronte ai bimbi rom ci sono stati equivoci" Lupi: io farò un esame di
coscienza ma non si tira Ratzinger per la tonaca ROMA - "Non bisogna
tirare il Papa per la tonaca". Il forzista Maurizio Lupi non crede che
l'Angelus di Benedetto XVI sui "nuovi razzismi" possa essere anche
letto come una critica al governo Berlusconi. Cattolico, da sempre
vicino a Comunione e Liberazione, vicepresidente della Camera insieme ad altri
due cattolici dell'opposizione come Rosy Bindi (Pd)
e Rocco Buttiglione (Udc), parla di "strumentalizzazioni che spesso si
fanno delle parole del Pontefice". Ma ammette che, quando il governo parlò
di impronte ai bambini Rom, ebbe anche lui qualche dubbio, "prima che
Maroni chiarisse tutto ". è vero, Benedetto XVI non cita l'Italia e il suo
è un discorso molto più ricco ed ampio, ma non crede che chieda anche ai cattolici del Pdl una seria riflessione? "Certo, di
fronte ai discorsi del Santo Padre, dobbiamo sempre essere coerenti e corretti.
E non dobbiamo mai piegarli alle nostre convenienze. Farò la stessa cosa di
fronte alle parole pronunciate a questo Angelus ". Un esame di coscienza?
"Sì. Però stiamo attenti alle strumentalizzazioni: non cominciamo a dire
che è una condanna delle recenti misure sulla sicurezza varate dal nostro
governo...". E magari di alcune scelte come quella delle impronte ai
bambini Rom? " Guardi, mi rendo conto che quella decisione possa avere
creato alcuni equivoci. Io stesso mi sono posto alcuni dubbi. Ma poi Maroni ha
spiegato che non si trattava di razzismo, bensì di un modo per favorire
l'identificazione dei bambini". Forti critiche sono giunte anche da
Famiglia Cristiana per non parlare di quelle dell'Europa. "Non si è capito
che certe misure si sono prese per evitare il razzismo potenziale di alcune
zone: rafforzare la sicurezza di certi quartieri può evitare reazioni sbagliate
dei cittadini". Insomma, non vede alcuna contraddizione tra l'operato del
governo e le parole pronunciate da Benedetto XVI? "Non colgo particolari
critiche al nostro governo. Comunque se Benedetto XVI ci richiama in modo forte
al pericolo di nuove forme di razzismo, mi metterò in discussione. Occorre
sempre farlo. Con la coscienza però che i discorsi della Chiesa vanno ben oltre
il centrodestra e il centrosinistra ". Roberto Zuccolini Deputato pdl
Maurizio Lupi.
(
da "Corriere
della Sera" del
18-08-2008)
Argomenti: Laicita'
Corriere
della Sera - NAZIONALE - sezione: Primo Piano - data: 2008-08-18 num: - pag: 6
categoria: REDAZIONALE Il sindacato dei giornalisti La Fnsi su Famiglia
Cristiana: autonomia da rispettare MILANO - "Hanno ragione i colleghi di
Famiglia Cristiana: il loro è un giornale libero, che
opera laicamente vivendo pienamente e in autonomia la costruzione di senso
della Costituzione. Chi, nella polemica estiva di questi giorni ne ha tentato
il discredito assimilandolo a un partito, era ed è fuori strada". Lo ha
detto ieri Franco Siddi (foto), segretario della Federazione nazionale della
stampa italiana (Fnsi), il sindacato dei giornalisti,a proposito delle
polemiche tra il settimanale cattolico e il governo. "Anche i richiami ad
"alto loco" della Chiesa erano e sono fuori luogo. Lo aveva chiarito
nitidamente, e ovviamente, tre giorni fa il direttore della Sala Stampa del
Vaticano, lo ha sottolineato con forza il comitato di redazione del
settimanale". Conclude Siddi: " Famiglia Cristiana e i suoi
giornalisti meritano rispetto, non letture di fazione o, peggio, soffuse
invocazioni d'intervento in alto loco".
(
da "Giornale.it,
Il" del
18-08-2008)
Argomenti: Laicita'
N. 33 del
2008-08-18 pagina 5 SAN VITTORE di Rita Balestriero Tutte le mattine alle 6.30.
Da anni, l'appuntamento era sempre alla stessa ora. Rigoroso come l'alternarsi
del giorno e la notte. Rassicurante, come solo le abitudini tra amici possono
diventare. "Aspettavo la sua chiamata, quindi iniziavamo un'ora di
preghiera, insieme". Fatica a trattenere le lacrime don Giulio Giacometti.
Si commuove, quando ricorda "il mio Pierino". Si emoziona, quando
ripensa al loro primo incontro. È morto il 15 luglio scorso don Piero Sessa,
"si è spento a soli 74 anni, senza agonia né rantoli, mantenendo sempre
gran lucidità". Era vicario parrocchiale a San Nazaro, nel centro di
Milano, a due passi dall'Università degli Studi, "la sede di quel sapere
che lui ha sempre continuato a ricercare, nonostante gli stessi professori si
inchinassero davanti alla sua, di conoscenza". Collegio San Carlo, 1949.
Poco dopo aver conosciuto il giovane Piero, Don Giacometti ne divenne il padre
spirituale. Un giorno, terminata la terza liceo, andò da lui e gli disse:
"I miei amici dicono che devo fare il prete". La risposta: "Vox
populi, vox dei". Poco dopo era in partenza per Roma, dove trascorse tre
anni a studiare teologia dogmatica e spirituale. E poi, "tornato a Milano si laureò in filosofia alla Cattolica, perché
fin da giovane aveva un raffinato gusto per la ricerca della verità".
Hanno provato a convincerlo ad insegnare, "ma lui glissava sempre: era
immerso tutto in Dio, lavorava di continuo". Dal suo studio alla
parrocchia, "tutti i fedeli gli volevano molto bene". La
prova? "Dopo la sua morte è sorto un movimento spontaneo per chiederne la
santità eroica". Un fedele dopo l'altro, "vengono da me e mi
raccontano del loro rapporto con don Piero, di quanto fossero legati a lui, del
suo modo speciale di riuscire sempre a stargli vicino". E ancora,
"dopo aver celebrato il suo funerale, sua Eccellenza Monsignr Viganò mi
disse che aveva avuto la sensazione di aver celebrato una beatificazione".
Si intitola Fiamma il suo primo scritto. "È un manuale di preghiera con
introduzione e commenti storici-liturgici per il collegio San Carlo". Da
allora, ne ha pubblicati un centinaio, l'ultimo nel 2008 - "La singolarità
di Gesù Cristo, il Messia profetizzato" - scritto a quattro mani proprio
con don Giacometti. "È stato un grande teologo,
completamente in linea con Papa Benedetto XVI". E proprio a lui è
indirizzata una delle tre lettere che don Sessa ha dettato la sera prima di
morire. "Poi, verso mezzanotte, si è raccolto in una preghiera
ferventissima, fino alle cinque. Quindi è spirato, senza soffrire". Anche
quella mattina Don Giacometti aspettava la solita chiamata delle 6.30, ma
quando ha visto che tardava, "ho capito di aver perso il mio
Pierino". © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano.
(
da "Giornale.it,
Il" del
18-08-2008)
Argomenti: Laicita'
N. 33
del 2008-08-18 pagina
(
da "Giornale.it,
Il" del
18-08-2008)
Argomenti: Laicita'
N. 33
del 2008-08-18 pagina 0 Amato, il dottor Sottile che "lascia la
politica" ma non molla la poltrona di Giancarlo Perna Rispettando la sua
tabella di marcia che tollera un massimo di quattro mesi senza poltrone,
Giuliano Amato si è seduto sull'ennesima in vista della prossima. Ha lasciato
in maggio il Parlamento dopo esserci stato per
cinque legislature, da socialista prima, da ds poi. Ora ha preso la presidenza
di una speciale Commissione che dovrà disegnare "il futuro di Roma
Capitale". A offrirgliela è stato incomprensibilmente
il sindaco di destra Gianni Alemanno. E qui verrebbe voglia di parlare
piuttosto di Alemanno che di Amato. Infatti, non si capisce che gli è preso. Se
Roma si è affidata a lui, è perché per quindici anni è stata sgovernata
dall'Ulivo. E lui che fa? Riconsegna il futuro della città alla sinistra che ha
fallito. Libero Alemanno di essere masochista, ma non sulla pelle dei romani.
Chiusa parentesi. Prima di accettare l'incarico, Amato ha chiesto il permesso a
Veltroni, il capo del Pd e suo leader. Walter, che è appunto l'ultimo sindaco
di sinistra di Roma, glielo ha concesso volentieri. Così, per interposto Amato,
continuerà a ficcare il naso nella città che ha azzoppato. Giuliano, grato a
Veltroni, ha abbracciato Alemanno e, militando a sinistra, rinsalderà i suoi
rapporti con la destra. Tenere i piedi in due staffe è la specialità del Nostro
che, per natura, è capace di tutto. Nel corso di una
quarantennale carriera ha vagato tra estrema sinistra e riformismo, è stato laico a singhiozzo, clericale
per convenienza, opportunista sempre. è ospite d'onore ai convegni di
Confindustria, mangiatore di piadine ai festival dell'Unità, strizza l'occhio
al Cavaliere, è ben visto dagli strateghi della Casa Bianca. Questo
abile modo di campare gli è valso il soprannome di Dottor Sottile, immortale
intuizione del suo amico Eugenio Scalfari, altro inarrivabile campione di
gimkana. All'improvviso dieci anni fa, Giuliano si atteggiò a laico pensoso. In
preda a una crisi di coscienza, dichiarò che l'aborto era un omicidio. Papa
Wojtyla cadde in un santo deliquio e accolse Amato tra i suoi pupilli. Al
punto, che nel '99, il Sacro Soglio tifò per lui al Quirinale al posto di Carlo
Azeglio Ciampi. Negli anni successivi, mentre accumulava incarichi per conto
della sinistra, si dimostrò così meravigliosamente prudente da incantare anche
il Cav che disse di lui: "è il migliore di tutti". Berlusconi, che
nelle sue passioni è contagioso, allineò tutto il centrodestra in questo insano
amore. Così, con l'affettuoso lasciapassare del Polo, il Dottor Sottile divenne
nel 2002 vicepresidente della Convenzione europea e fu tra gli autori della
detestata costituzione Ue. Addirittura, nel 2006, la Cdl lo candidò alla
presidenza della Repubblica al posto di Giorgio Napolitano. Nessuna meraviglia
dunque se Giuliano, proseguendo nel suo cammino sinusoidale, ha accettato la
sinecura che gli ha offerto il destro Alemanno. Incarico gratuito come ha
virtuosamente sottolineato il Dottor Sottile. Ma è il gratis et amore Dei di
una lenza di lungo corso. Perciò, gatta ci cova. Parliamoci chiaro. La
presidenza di "Roma futura" per un uomo del suo calibro, due volte
capo del governo, è un modesto strapuntino. Una vetrina, giusto per restare nel
giro e rilasciare interviste. Ma l'obiettivo vero è una poltrona seria. Infatti
- è la convinzione universale - fatto il favore all'ingenuo Alemanno, il Dottor
Sottile presenterà la cambiale. Secondo i più, vuole entrare alla Consulta.
L'appoggio della sinistra è scontato, quello della destra verrà. Mentre il pd
Luciano Violante, altro aspirante, si arrabatta cercando consensi tra i due
poli, un colpo al cerchio uno alla botte, il più disinvolto Giulianino fila
dritto come un treno giapponese. Con nove anni come giudice costituzionale e,
prima o poi, presidente della Corte, il Dottor Sottile, oggi settantenne,
arriverà alle soglie degli ottanta e avrà il tempo di programmare un ulteriore
futuro. L'incarico calzerebbe a pennello, essendo Giulianino un esimio docente
di diritto costituzionale, per di più comparato, ossia esperto di diversi
Paesi, che in tempi di globalizzazione è un atout. Quindi, nulla osta. Salvo la
decenza. La prima volta che Amato annunciò il suo ritiro a vita privata, fu
quando divenne presidente del Consiglio tra il '92 e il '93. Euforico, disse:
"Con questa esperienza concludo la mia carriera politica". Fece una
pausa e aggiunse con modestia: "Non pretendo di essere il protagonista di
molte stagioni". La stagione di allora era quella dominata da Craxi di cui
Amato era scudiero. Poi, lasciò cadere abilmente: "A differenza di altri
colleghi mi considero imprestato alla
politica". L'affermazione stupì poiché il "prestito" durava
ormai da venticinque anni e a nessuno pareva più tale. Comunque, si prese atto
dell'intenzione e Giulianino fu sommerso di interviste tanto era raro il caso
di un inamovibile che fa fagotto. Tra diverse banalità, espresse questa perla:
"La politica non può essere la vita". Il bello è che fu preso sul
serio. Erano tempi ingenui. All'epoca, c'erano i dc e nessuno di loro aveva mai
sognato di dimettersi. La sinistra si era appena affacciata al potere e si
tendeva a crederle. Non c'era ancora stato un
Veltroni che annuncia il proprio ritiro nelle vaste savane equatoriali e che
poi, come si è visto, le sostituisce con i
(
da "Unita, L'" del 19-08-2008)
Argomenti: Laicita'
Stai
consultando l'edizione del IL SETTIMANALE DOPO LE POLEMICHE Famiglia Cristiana,
il day after: "Autonomi ma fedeli alla Chiesa. Troppi insulti e
minacce" Dopo le polemiche con il Governo su bimbi rom e militari in
città, Famiglia cristiana rilancia, rivendica, si schiera. Non possiamo
"tacere", sostiene l'editoriale che sarà in edicola mercoledì, non
possiamo restare "super partes". Il settimanale dei paolini ricorda
la propria "autonomia di giudizio" pur nella "fedeltà alla
Chiesa": quella pioggia di critiche, si sostiene vuole rieditare il
"non expedit" di cento anni fa. Giacché i cattolici ora sono "
politicamente divisi, contano sempre meno a destra e a sinistra", è ancor
più urgente far sentire la loro voce nel dibattito pubblico. L'editoriale
ricorda che oggi le critiche sono rivolte a Berlusconi come ieri colpirono
Prodi e il suo provvedimento sulle coppie di fatto (Dico). "In
entrambi i casi abbiamo ritenuto di non poter tacere la nostra opposizione e
accettare l'invito a restare "super partes", che di tanto in tanto ci
viene rivolto anche da un certo numero di nostri lettori. Nel giornalismo,
"super partes" è poco più di un modo di dire, applicabile molto
raramente, se non ci si vuole rassegnare al silenzio". La stampa
cattolica, concludono i paolini, "non ha alle spalle nessun conflitto di
interesse, pubblico o privato, non ha legami, né economici né politici, con
nessun gruppo egemonico nella società civile. È più vicina ai poveri che ai
ricchi". E il condirettore del settimanale, Giusto Truglia, condanna
"La campagna indecorosa di insulti da parte di organi di stampa e
esponenti del centrodestra, accompagnata da minacce di far chiudere il giornale
o interromperne la diffusione nelle chiese".
(
da "Repubblica,
La" del
19-08-2008)
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DITTATORE DOUBLE-FACE (SEGUE DALLA PRIMA PAGINA) "Ancora una volta mi
sacrifico per la patria, non ho fatto nulla per me e tutto per il
Pakistan", false le accuse dei miei nemici. Ma il Paese gli chiedeva
soltanto due parole, "mi dimetto", e appena Musharraf ha detto ciò
che tutti volevano sentire, le città pakistane sono risuonate, raccontano i
dispacci d'agenzia, di grida esilarate. Sono seguiti: uno spettacolare rialzo
della Borsa, il giubilo del governo, le felicitazioni di quasi tutta l'opposizione
e il significativo silenzio dello stato maggiore,
spettatore impassibile della caduta. Lo attende un esilio nella saudita Jedda,
forse dorato forse no, ma in ogni caso molto meglio dell'alternativa che gli
sarebbe rimasta se avesse rifiutato di liberare la poltrona: l'impeachment, la
condanna e il ludibrio; oppure la morte "accidentale" occorsa ad un
tiranno suo predecessore, il generale Zia-ul-Haq. è un bene o un male la
sparizione di Musharraf dalla scena pakistana? Le diplomazie ieri offrivano
risposte difformi. L'India rimpiange l'interlocutore coraggioso che dal 2004
perseguiva, non senza rischi personali, la pace con il nemico storico. Ma sulla
frontiera opposta, l'Afghanistan si rallegra perché si toglie dai piedi
l'infido vicino che permise ai Taliban di riorganizzarsi proprio a partire dal
Pakistan. La Casa Bianca saluta in toni fraterni l'alleato nella "guerra
al terrore" e ad al Qaeda; e alcuni zelanti europei si accodano
nell'elogio. Ma basta sfogliare il New York Times degli ultimi mesi per capire
che almeno una parte della diplomazia americana considerava Musharraf
inaffidabile e comunque logoro, uno strumento non più utilizzabile, perfino
controproducente per la stabilità del Pakistan. Insomma l'uomo resta
controverso, e sarà un osso duro anche per gli storici. Analisti simpatetici
l'hanno battezzato the benevolent dictator, il dittatore benevolo, volendo
intendere che il suo governo non ha mai avuto i tratti odiosi della tirannide:
ma un migliaio di desaparecidos non sono un dettaglio. Nella galleria degli
uomini forti arruolati da Washington nella "guerra al terrore" figura
tra i meno impresentabili. E certamente è raro imbattersi, nella storia
recente, in un dittatore circondato del consenso di cui Musharraf godette per
sette anni, a partire dal 1999, quando salì al potere con un colpo di stato salutato con entusiasmo dal Paese perché abbatteva
un governo considerato incapace e corrotto. Ma in seguito il precipitare della
sua popolarità lo costrinse a trucchi sempre più spericolati, fino alla
destituzione di giudici della Corte suprema alla vigilia di un verdetto che
avrebbe messo in dubbio la sua legittimità. Questo attacco frontale allo stato di diritto gli è stato
fatale perché ha confermato ai pakistani la certezza che egli non era l'autocrate
illuminato che si professava. Per puntellarlo gli americani avevano allestito
un patto per il quale il generalissimo sarebbe rimasto presidente ma avrebbe
ripristinato la democrazia: però l'assassinio in campagna elettorale di Benazir
Bhutto, destinata da Washington a guidare il governo, ha sbaragliato quei
piani. Il problema posto all'Occidente dal "dittatore benevolo" è che
è stato benevolo con troppi. E cioè ha condotto
doppi e tripli giochi che la Casa Bianca ha condonato per miopia o per mancanza
di alternativa. Ha consegnato terroristi arabi e centroasiatici agli americani;
ma dopo la sconfitta dell'emirato afgano ha dato rifugio ai capi Taliban, e ha
premesso che quelli organizzassero la rivincita contro la Nato. è il più laico e il più filo occidentale tra i capi di Stato
musulmani, però ha governato con l'appoggio del Mma, un'alleanza di partiti
fondamentalisti che non prestava gratis i suoi voti. Ha promosso
l'emancipazione della donna, ma ha consegnato ad un ottuso integralista il
ministero degli Affari religiosi, e con quello la supervisione delle madrassas,
le scuole coraniche, che continuano a fabbricare migliaia di devoti alla guerra
santa binladista. Ha favorito un pullulare di tv private e tutto sommato ha
favorito la libertà di opinione, ma i suoi servizi segreti, per esempio, non
sembrano estranei all'insabbiamento dell'inchiesta sulla morte del giornalista
Hayat Ullah e sullo sterminio a rate della sua famiglia (prima il fratello, da
ultimo la vedova). In tutto questo si intravede l'istinto di sopravvivenza e la
furbizia che spesso distingue i più longevi tra i dittatori militari, non una
coerenza politica, un progetto per rimettere in piedi il grande malato
dell'Asia, il Pakistan. Sarebbe sbagliato farne il capo espiatorio di colpe in
realtà condivise da gran parte della classe dirigente e da tutto lo stato maggiore. Ma resta il fatto che egli è stato colpevolmente benevolo verso i Taliban, per
inseguire l'illusione di farne lo strumento dell'egemonia pakistana
sull'Afghanistan. Quel gioco rozzo si è ritorto contro Islamabad: tollerati, i
Taliban si sono presi anche vaste zone del Pakistan, dalle quali sarà difficili
scacciarli. Musharraf ci aveva provato, ma sempre nel suo modo doppio e triplo.
Difficilmente il futuro presidente riuscirà a far di peggio di questo nostro
temibile alleato nella geniale "guerra al terrorismo".
(
da "Repubblica,
La" del
19-08-2008)
Argomenti: Laicita'
Pagina
II - Torino Dalla Compagnia al sottogoverno ecco le poltrone che dividono il Pd
Equilibri tra correnti dietro lo scontro con sindaco e Bresso I più delusi sono
gli ex popolari Intrecci e ripicche non risparmiano neppure le terme DIEGO
LONGHIN MARCO TRABUCCO Le mille poltrone che dividono il Pd piemontese sono
quelle degli austeri saloni delle fondazioni bancarie, delle più scomode stanze
da cui si governa la sanità, ma anche di umili sgabuzzini di sottogoverno, dove
più che poltrone si trovano sgabelli. Assegnati tutti o quasi, secondo i contestatori di Chiamparino (e Bresso), dal sindaco e dal
governatore senza mai confrontarsi con il partito, senza tenere conto
dell'equilibrio tra le sue componenti. Nasce lì, o almeno anche lì, la polemica
che dilania il partito di Veltroni in Piemonte. I più arrabbiati sembrano
essere proprio gli ex Popolari di Morgando che possono elencare una lunga serie
di posti a loro negati. L'ultimo choc? Le nomine in Compagnia di San Paolo,
dove addirittura i cattolicissimi seguaci del
segretario non hanno gradito la nomina di una suora, Giuliana Galli, anima del
Cottolengo, nel consiglio generale della fondazione di corso Vittorio Emanuele.
Nomina decisa da Chiamparino senza consultare nessuno. E in Compagnia di San
Paolo ce n'è anche per Bresso. Che ha voluto a ogni costo l'ingresso di
Giuseppina De Santis, penalizzando così altri nomi più graditi, ad esempio, al
presidente del consiglio regionale, morgandiano seppur tiepido, Davide
Gariglio. In più Antonio Saitta, numero uno della Provincia e altro fratello di
sangue democristiano del segretario regionale, si è visto bocciare come
vicepresidente della Compagnia il suo candidato, l'economista cattolico Daniele
Ciravegna, che non è nemmeno entrato nel comitato di gestione, l'organo che
governa l'ente. Una debacle che ha fatto serrare le fila in vista del rinnovo del
consiglio di amministrazione della Fondazione Crt, organo chiave nelle scelte
di erogazione dei fondi. A marzo scadrà e il consiglio di indirizzo
dell'istituto di via XX Settembre dovrà rinominare gli otto consiglieri più i
due vicepresidenti, mentre non è in discussione la poltrona del numero uno.
Andrea Comba. Oggi la Fondazione è governata da personaggi di area Popolare e
soprattutto graditi a Fabrizio Palenzona, ex presidente della Provincia di
Alessandria e nel 2005 grande elettore di Mercedes Bresso. Uomo di finanza e
autostrade con buoni agganci anche nel centrodestra. E uno degli obiettivi di
Chiamparino, chiusa la pratica della Compagnia, è ridurre il potere dei
Popolari e di Palenzona in via XX Settembre, anche per avere a disposizione due
casseforti da cui attingere fondi in tempi di bilanci magri. Oggi non sempre i
vertici della Fondazione Crt, a iniziare dal segretario Angelo Miglietta, sono
attratti dai progetti e dalle richieste che arrivano da Palazzo Civico. Le
correnti del Pd non hanno poi gradito la generosità del sindaco nei confronti
del centrodestra rispetto alla poltrona libera nel consiglio di Fsu, la
cassaforte che controlla Iride, dopo che Angelo Chianale, per altro gradito
anche a Gariglio, è stato nominato al posto di
Angelo Benessia (passato alla Compagnia di San Paolo). Del sindaco non
piacciono poi le prese di posizione, troppo autonome, sulla possibile fusione
Gtt-Atm Milano e sulla riduzione al 30 per cento della quota pubblica nella
mega-società dell'energia che potrebbe nascere dall'alleanza Iride, Hera ed
Enia. Popolari e Sinistra Per sono rimasti fuori anche dai vertici di
Finpiemonte. Bresso ha fatto poi due gravi sgarbi ai cattolici sia nelle scelte per la
fondazione di Candiolo, dove ha bocciato il candidato di Lepri e Gariglio,
Pera, per mettere uomini suoi. Un altro scontro, che ha provocato anche penosi
scambi di comunicati, è stato quello per i vertici delle Terme di Acqui, dove Bresso ha
nominato l'ex parlamentare Pdci Gabriella Pistone "accusata"
di essere una sua amica, al posto del candidato suggerito da Gariglio, l'ex
vicepresidente delle stesse terme, Merlo. Il malanimo nei confronti di Bresso
poi è legato anche ad alcune sue prese di posizione pubbliche come quelle sulla
scarsa importanza del cattolicesimo nella storia politica italiana,
l'affermazione che, se mai avesse dovuto scegliersi una confessione religiosa,
sarebbe stata valdese e non cattolica. E ancora il continuo scontro con i
consiglieri di maggioranza e la pretesa di far dimettere tutti gli assessori
dall'assemblea di Palazzo Lascaris.
(
da "Repubblica,
La" del
19-08-2008)
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I - Torino L'evento Sinodo valdese al femminile a Torre Pellice solo donne
pastore ANDREINA FASANO Non c'è nessun uomo quest'anno tra i candidati al ruolo
di pastore nelle comunità protestanti valdese e metodista. E così, a conclusione
del Sinodo che si svolgerà, come di consueto, nell'ultima settimana del mese di
agosto a Torre Pellice saranno consacrate al ministero pastorale solo tre
donne: Giuseppina Bagnato, Caterina Griffante e Joylin Galapon, che
concluderanno il loro periodo di prova sottoscrivendo l'antica confessione di
fede del 1655. All'attenzione del Sinodo vi saranno diversi temi sociali quali
le politiche migratorie, i diritti civili e la laicità
dello Stato. "Su tutte queste questioni siamo ripetutamente intervenuti
nei mesi scorsi - ha dichiarato la pastora Maria Bonafede, moderatora della
Tavola valdese - per esprimere la nostra preoccupazione. Il Sinodo valuterà
quindi il lavoro svolto e indicherà le linee guida per il prossimo anno
ecclesiastico". Quanto ai rapporti con le altre chiese cristiane,
per la moderatora stanno attraversando "un momento delicato e per certi
aspetti difficile, tuttavia la storia del movimento ecumenico ha sempre avuto
alti e bassi" ed anche ora "in molte realtà di base si vive una stagione
interessante e fruttuosa". Ampio spazio sarà dedicato alla discussione
sulla testimonianza evangelica nell'Italia di oggi, alla vita delle chiese
locali e all'esame della gestione delle numerose opere sociali inserite
nell'ordinamento dell'Unione delle chiese valdesi e metodiste. L'Assemblea
sinodale, a cui partecipano 180 membri con diritto di voto (pastori e laici in
numero uguale), si concluderà venerdì 29 agosto con l'elezione delle varie
cariche amministrative. Nel programma è previsto un dibattito pubblico sul
tema: "Lo spazio del Protestantesimo, se ce ne è uno, nella società
italiana" con lo storico Alberto Melloni, il filosofo Giulio Giorello, la
giornalista Gabriella Caramore, e il teologo Paolo Ricca.
(
da "Repubblica,
La" del
19-08-2008)
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IX - Napoli L'OPINIONE PUBBLICA E I SILENZI SU BASSOLINO MARCO LOMBARDI
ostituite il Cavaliere con il governatore, ripercorrendo quindici anni segnati
dall'opposizione assente e da un comune sentire modellato sulle esigenze del
Capo. Qualcuno ha invocato il regime; altri, più
laicamente, il disastro civile rappresentato dalla penuria di pesi e
contrappesi sociali che permettano alla democrazia di far girare al meglio i
propri ingranaggi. Il tema che l'artista Moretti sottopone a studiosi e
cittadini è, naturalmente, la riattivazione della protesta e la sua
trasformazione in proposta politica, magari di sinistra. Scalfari,
forse, è più ottimista, raccontando che la tessere del mosaico
antiberlusconiano potrebbero dar vita a un disegno compiuto, se qualcuno s'impegnasse
a riempirne i contorni¸ se, insomma, le spinte corporative, lasciassero il
posto all'interesse dello Stato. Ancora una volta, credo che il laboratorio
della Campania risulti alquanto interessante: retrospettivamente e in
prospettiva. Dal 1993 ad oggi, gli unici che hanno disturbato il manovratore
sono stati gli intellettuali; non certo gli esponenti del centrodestra, i cui
nomi facciamo fatica persino a ricordare; neppure la cosiddetta società civile,
troppo occupata a carpire le grazie del potente di turno, secondo una
collaudata prassi storica-antropologica. La frammentazione denunciata da
Scalfari si è polarizzata sulla dialettica Bassolino versus
"piripacchi", adoperando il celebre dispregiativo con cui il sindaco
Iervolino ha definito taluni intellettuali. Il monolite Bassolino contro la
galassia degli uomini di idee, animati da sentimenti contraddittori e molto
umani: nobili, talvolta meno. Non un partito, ovviamente, neanche un embrione
che lasciasse intravedere le forme di un organismo alternativo a un sistema di
potere. Per certi aspetti, la nostra regione ha anticipato i pericoli paventati
da Moretti - il disastro dei rappresentati che accettano supinamente le
decisioni dei rappresentanti - , fornendo, nel contempo, ai timori di Scalfari
- la fatica nel federare gli attori delle singole istanze intorno a un
canovaccio comune - una solida base materiale e simbolica. Lo definirei il
riformismo in un solo settore. Angusto, la rappresentatività sociale degli
uomini di pensiero non possiede rigorosi parametri di verificabilità. E,
soprattutto, autoreferenziale, difficilmente in grado d'interagire con altri
protagonisti. Innanzitutto, con la borghesia delle professioni, che Scalfari ha
opportunamente richiamato ai propri doveri, produttrice di reddito e di valori
collettivi. Un ceto, da queste parti, avvistato con
minore frequenza della cometa di Halley: l'ultima nel 1799. Borghesia delle
professioni che, sicuramente, sconta la mancanza delle precondizioni altrove
garanzia di duraturo successo; che pure ha dato non esaltanti prove,
allineandosi a chi comanda in cambio del quieto vivere. Pronta a salire
compatta sul carro dell'annunciato vincitore: comportamento che le risulta, del
resto, familiare. In una partita che si gioca oggi sul terreno dei beni
immateriali, la defaillance dell'opinione pubblica a Napoli produce - credo -
danni maggiori del lavoro e delle fabbriche inesistenti. Magra consolazione
concludere, parafrasando un vecchio motto meridionalistico: l'Italia sarà ciò
che è stato il suo Mezzogiorno.
(
da "Repubblica,
La" del
19-08-2008)
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IV - Milano Posti letto per universitari la Bocconi taglia le tariffe A giorni
le graduatorie, sconti del 10% Si chiudono i bandi degli altri atenei, l'Aler
aggiunge 250 alloggi ZITA DAZZI Si chiudono le iscrizioni ai bandi per gli
alloggi nei pensionati e nelle residenze delle università. E in questa vigilia
carica d'attesa per i 44.000 studenti che vengono a laurearsi a Milano da altre
città, la Bocconi annuncia a sorpresa un taglio del 10 per cento su tutte le
tariffe. Per andare incontro alle richieste delle famiglie, l'ateneo di via
Sarfatti ha deciso di ridurre i canoni dei suoi 1262 alloggi messi a
disposizione degli iscritti. Così, chi era nella fascia di reddito più bassa e
pagava 3.500 euro all'anno, ne pagherà 3.150. Chi era nella fascia più cara,
quella da 7.000 euro l'anno scenderà a quota 6.300. Una bella sorpresa per gli
studenti che attendono a giorni la pubblicazione delle graduatorie, essendo la
Bocconi l'unico ateneo ad aver chiuso le iscrizioni già a metà luglio. Ancora
in piena corsa, invece, gli studenti delle altre università milanesi che
mettono in palio circa altri 3000 posti in pensionati, residenze private e
campus. I bandi del Politecnico, della Statale, della Bicocca, della Cattolica e dello Iulm sono aperti fino alla fine del mese.
Quest'anno anche l'Aler mette sul piatto un numero di alloggi superiore
rispetto al passato. Con la ristrutturazione dei sottotetti negli stabili
dell'istituto in diversi quartieri - via Perugino, via Friuli, via Anfossi, via
Moretto da Brescia, via Inama - dall'autunno saranno a disposizione
delle università convenzionate oltre 250 alloggi, il triplo rispetto agli anni
passati. Sono comunque cifre che da sole spiegano lo squilibrio fra la domanda
e l'offerta di posti letto per l'esercito degli oltre 44.000 che studiano fuori
sede. Chiusi i bandi, entro metà settembre tutte le graduatorie saranno
pubblicate. Le regole per accedere ai mono e bilocali di proprietà pubblica -
affittati a canoni decisamente inferiori a quelli di mercato - sono le stesse
che valgono per gli alloggi di proprietà delle università. I bandi sono tutti
pubblicati sui siti Internet degli atenei e variano da caso a caso. I prezzi
sono "popolari", si va da un minimo di 160 euro al mese per un letto
nei pensionati dell'università statale al massimo dei 500 euro mensili chiesti
per un appartamento allestito dall'Università del San Raffaele. I criteri
d'ammissione sono standard: privilegiato il merito, cioè il punteggio agli
esami, la media di voto prima della maturità e il numero di crediti ottenuti al
Politecnico (che ha in totale 1.324 posti letto), come alla Cattolica (che ha
571 posti da assegnare). Negli alloggi della Bocconi per avere la riconferma
bisogna aver raggiunto almeno 50 crediti formativi. Conta naturalmente anche il
livello di reddito, la distanza da casa e le situazioni di disagio, come la
presenza di un'invalidità. Ammessi ai bandi anche gli studenti stranieri che
devono allegare alla domanda la documentazione sulla composizione familiare, la
situazione economica e i titoli di studio posseduti. L'università Cattolica ha
inoltre messo in piedi una banca dati per facilitare la ricerca di casa presso
privati. Attraverso il sito www. unicatt. it/diritto allo studio si accede a un
link dove appaiono fino a 4.000 annunci immobiliari all'anno, con 30.000
consultazioni online nei periodi caldi dell'anno, come l'avvio dell'anno
accademico.
(
da "Giornale.it,
Il" del
19-08-2008)
Argomenti: Laicita'
N. 197
del 2008-08-19 pagina
(
da "Giornale.it,
Il" del
19-08-2008)
Argomenti: Laicita'
N. 197
del 2008-08-19 pagina 19 Integralisti, primo scoglio per il successore di
Redazione È finita la schermaglia, continua la lotta per dare forma a un
"nuovo Pakistan" dopo la partenza di Pervez Musharraf. La
disponibilità alle dimissioni era nell'aria. Le hanno ritardate soltanto le
essenziali trattative sullo scambio di favori da qualche tempo considerato
inevitabile: Musharraf abbandona il potere, il nuovo potere gli garantisce
l'immunità. Niente rivoluzioni, dunque, e neppure golpe di palazzo: solo un
compromesso. Solo dei "puristi" lo rimpiangeranno, più in Occidente
che in Pakistan, degli idealisti che avrebbero preferito una resa dei conti
con, se non un impensabile vincitore assoluto, almeno un assoluto perdente. Non
poteva andare così se non a costi tanto alti da essere inimmaginabili. Costerà
anche parecchio, richiederà diplomazia, denari e pazienza costruirne a poco a
poco uno non nuovo ma ragionevolmente rammodernato. La posta in gioco e le sue
ripercussioni in metà del pianeta non consentono alternative serie. Le sorti
personali di Musharraf rimarranno sulle prime pagine per il tempo necessario,
mentre già si sarà cominciato a parlare e ad agire per il futuro. Perché, se è
vero che le cose non potevano continuare ad andare eternamente così in un Paese
di grandi dimensioni (il secondo Stato islamico del mondo), collocato su una
delle faglie più pericolose del pianeta, superpovero quanto sovrappopolato,
circondato da nemici o almeno da rivali, fornito di un arsenale nucleare che è stato finora nelle aspirazioni e rimarrà a lungo nei sogni
della classe dirigente del confinante Iran, il Pakistan potrà essere una delle
chiavi per una sistemazione del "più grande Medio Oriente" oppure
prima o poi diventerà il terreno dove le crisi locali e latenti potrebbero
detonare in un ordine di grandezza mai visto finora. È importante, ma meno
rispetto alle dimensioni cui si è accennato, sapere chi raccoglierà il potere
caduto dalle mani di uno dei dittatori più deboli della storia, capace di
rovesciare il regime precedente, incapace di governare senza l'appoggio
"incrociato" delle due forze più antagonistiche di questo inizio di
XXI secolo: l'America e il fondamentalismo islamico. Dalla corda tesa
sull'abisso fra Bush e Bin Laden egli ha cercato soprattutto, disperatamente,
di non precipitare e, in sostanza, non poteva fare altro. Proprio a lui era in
gran parte rivolto l'aut aut di Bush all'immediato indomani della strage terroristica
del settembre 2001: o con noi o con loro. Una scelta che turberà i sonni e
rallenterà le azioni di chiunque, dei redivivi esponenti della Lega pachistana
musulmana oppure degli eredi di Benazir Bhutto. Il Pakistan non può tirare
avanti senza gli Stati Uniti ma al tempo stesso il Pakistan è inconcepibile
senza l'islamismo. Lo si è visto durante la lunga penultima guerra afghana: di
lì transitavano le armi rivolte ai guerriglieri in campo contro i sovietici, di
lì i rifornimenti militari Usa, di lì i finanziamenti sauditi alle madrasse
integraliste, di lì Osama Bin Laden con i suoi "combattenti
islamici". Tale convergenza era nella natura stessa non del regime ma
della società pachistana: forze armate ancora addestrate dagli inglesi, un
governo antisovietico nella misura in cui l'India era pro sovietica, attratto
dunque fin dall'inizio nell'orbita americana, il Pakistan non si è mai potuto,
né sostanzialmente ha voluto, liberare del suo marchio di origine: il primo
Paese dell'era moderna a nascere basato unicamente sulla religione, sul rifiuto
di milioni di musulmani di India di uscire da un regime
coloniale in un'indipendenza laica. La sanguinosa guerra civile che
"inaugurò" entrambi i Paesi del subcontinente. Una progenitura
integralista con una data precisa: il 1947. Il "ritorno" dell'Islam
politico non è dunque unicamente attribuibile, come troppi fanno alla
fondazione di Israele e alla prima guerra fra arabi ed ebrei. Un arco
lungo, di cui è stato solo un capitolo, ma coerente
col resto, l'appoggio di ogni genere al regime talebano, anche in
contrapposizione al grande rivale "teologico" e pratico, cioè l'Iran.
Troppi problemi troppo insolubili: era impossibile che il Pakistan decollasse
molto meglio di come ha fatto. Musharraf non è stato
il primo dittatore. È augurabile, ma non certo, che sia stato
l'ultimo. © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano.
(
da "Repubblica,
La" del
19-08-2008)
Argomenti: Laicita'
Cultura
Etica e politica. Un saggio del filosofo Giovanni Fornero LAICI FORTI E LAICI
DEBOLI Una definizione forte della laicità per indicare chi vive a prescindere da
Dio in una società dove la pluralità è un bene primario ELISABETTA AMBROSI a
vicenda di Eluana Englaro, al centro dell'attenzione pubblica negli ultimi
mesi, è solo l'ultimo tra i casi che innescano il dibattito etico in ambito
politico e mediatico, che spesso si accende e divampa senza alcuna chiave
interpretativa solida. A fornire invece una prospettiva strutturata, e
originale, su questi temi è il recente libro di Giovanni Fornero, Laicità
debole e laicità forte (pagg. 300, euro 22), uscito per Bruno Mondadori:
prosecuzione e insieme approfondimento della riflessione nata dal precedente
volume Bioetica cattolica e Bioetica laica, che già molto aveva fatto
discutere. In entrambi i testi, l'allievo di Abbagnano fa sua la riflessione
del bioeticista Scarpelli: "Ove esistesse un Dio con le caratteristiche
dei cristiani, e noi potessimo conoscerlo, l'etica e in essa la bioetica ne
sarebbero profondamente condizionate". In altre parole, secondo Fornero,
la spaccatura tra (bio) etica laica e (bio) etica cattolica esiste, perché i
ragionamenti che stanno alla base delle due visioni sono radicalmente diversi:
da un lato, l'idea di Dio come fondamento dell'uomo, il concetto di legge
naturale, il primato della verità sulla libertà. Principi da cui discendono la
sacralità della vita e la sua assoluta indisponibilità. Dall'altro, il criterio
dell'etsi Deus non daretur e il primato della libertà sulla verità, da cui
seguono la centralità della qualità della vita e la sua disponibilità (il fatto
cioè che posso liberamente disporre di me stesso). L'obiettivo di Laicità
debole e laicità forte è tuttavia quella di andare oltre i dilemmi relativi
alla vita e alla morte: proprio perché essi costituiscono, secondo l'autore,
una "cartina di tornasole" di un più generale discorso sulla laicità,
sul quale il libro interviene con una tesi vigorosa. Al contrario di quanto
alcuni - credenti à la D'Agostino da un lato, laici à la Magris dall'altro -
sembrano sostenere, per Fornero "non siamo tutti laici, proprio come non
siamo tutti cattolici". A dispetto delle
apparenze, le incomprensioni in questo campo sono causate più dal tentativo di
annacquare le credenze, per mostrare che le distanze sono irrisorie, che dalla
ferma rivendicazione delle proprie posizioni. Il compito più urgente è, allora,
la chiarificazione dell'ambiguo termine "laico". C'è infatti una
laicità "debole", che descrive una "metodologia neutrale
universalmente ammissibile"; e una laicità "forte", che sta ad
indicare chi vive e pensa a prescindere da Dio. Purtroppo, quest'ultima
accezione è sparita dal dibattito pubblico, tanto che oggi tutti, cattolici compresi, si dichiarano laici, mentre il
significato non religioso viene liquidato con l'etichetta di "laicismo". Col risultato che qualunque obiezione
avanzata a difesa dei principi non religiosi viene subito tacciata di
anti-religiosità, il che costringe i laici in senso forte - che poco hanno a
che spartire con chi avanza pesanti critiche alle visioni confessionali, da
Onfray a Dawkins, da Flores D'Arcais a Viano - ad un frustrante silenzio. Il
significato procedurale, quello secondo cui possiamo
definire uno Stato "laico", rigorosamente in senso debole, è
indispensabile, ma al tempo stesso l'accezione forte di laicità, "vivere
senza Dio", va mantenuta, perché il dibattito non si svolga tra cattolici-laici e laici
"devoti" da un lato, e laicisti ostili alla religione, dall'altro.
Ma che fine fanno, in questa prospettiva che oppone con nettezza credenti e
non, il cristianesimo non metafisico, così come la laicità aperta alla
sacralità della vita? "Non nego il fascino della posizione quasi
avveniristica di Vattimo", risponde Fornero, "ma constato che essa è minoritaria rispetto alla dottrina
ufficiale della Chiesa cui faccio riferimento. Tuttavia, il mio discorso è
rivolto soprattutto a quei cattolici che, tentando
di attutire le differenze, avanzano come universali forme camuffate delle loro
credenze. E a quei laici che, dichiarandosi in sintonia con la religione, non fanno
i conti con la diversità dei principi". Insomma, abbattere gli steccati è
nobile, ma "non come in certi rituali magici in cui si arriva a fagocitare
il nemico". Più onesto è il riconoscimento della propria "fisiologica
e non disdicevole" diversità. Essa non va esorcizzata, sia perché "fa
parte integrante della nostra configurazione di esseri storici, che vivono in
società in cui la pluralità gioca un ruolo primario"; sia perché "è
un destino dal quale non possiamo illusoriamente prescindere".
(
da "Corriere
della Sera" del
19-08-2008)
Argomenti: Laicita'
Corriere
della Sera - MILANO - sezione: PRIMA PAGINA - data: 2008-08-19 num: - pag: 1
autore: di ARMANDO TORNO categoria: REDAZIONALE Un libro sui padri Turoldo e De
Piaz Dall'antifascismo al Concilio La sfida del pensiero
cattolico Un libro per raccontare la storia milanese di David Maria Turoldo
(foto) e Camillo De Piaz. Il saggio è di Daniela Saresella: "David M.
Turoldo, Camillo De Piaz e la Corsia dei Servi di Milano " e racconta la
fase più densa della storia: dall'antifascismo al Concilio. A PAGINA 8.
(
da "Corriere
della Sera" del
19-08-2008)
Argomenti: Laicita'
Corriere
della Sera - MILANO - sezione: Tempo Libero - data: 2008-08-19 num: - pag: 8 categoria:
REDAZIONALE La storia Un libro racconta le figure religiose che nella Milano
del dopoguerra facevano del dialogo scuola di vita e pensiero Q uelli di
SanCarlo I frati Turoldo e De Piaz e la sfida dei Servi di Maria di ARMANDO
TORNO N ella Milano del secondo dopoguerra tutti conoscevano David Maria
Turoldo e Camillo De Piaz, le due figure di spicco del convento di San Carlo
dei Servi di Maria. In quel luogo, tra il 1943 e il 1945, si praticò
l'antifascismo: non si pensi alla sola parte cattolica perché
a quelle riunioni parteciparono laici e comunisti. La rivista
"L'uomo" - uscita alla fine del 1943, dopo un intervallo riprese le
pubblicazioni nel settembre 1945- rifletteva una concezione della cultura e
della fede che ne fece il punto di incontro delle idee della sinistra
cristiana. Elio Vittorini, negli anni de "Il Politecnico", era
amico dello stesso De Piaz. Sembra quasi scontato aggiungere che
quell'esperienza milanese entrò in rotta di collisione con le direttive della
Chiesa Cattolica durante il pontificato di Pio XII. Erano gli anni in cui il
Pontefice lanciava anatemi contro il comunismo - la scomunica è del 1949 - e
chiedeva alla Democrazia Cristiana di De Gasperi di chiudere la collaborazione
con le forze di sinistra che, comunque, aveva caratterizzato e favorito la
nascita della repubblica italiana. Turoldo, De Piaz e gli altri serviti
spostarono, per così dire, i loro interessi: dagli equilibri politici passarono
alle questioni religiose, individuando iniziative per i poveri, gli esclusi,
gli emarginati, insomma - per usare un'immagine di Turoldo proferita durante
un'omelia domenicale, poi raccolta nel volume La parola di Gesù (edita da La
Locusta) - fecero cadere l'attenzione su quella parte della società che, a loro
giudizio, continuava a "incarnare" Cristo. Di contro, questa presa di
posizione consentiva di denunciare i rapporti tra Chiesa e potere, o meglio la
"contaminazione politico- ecclesiale del dopoguerra" (De Piaz). Ora
la storia di quella sperimentazione milanese, che è alla base di un certo
cattolicesimo impegnato a sinistra e che sa spiegare numerose scelte politiche
italiane, è raccontata in un interessante saggio di Daniela Saresella: David M.
Turoldo, Camillo De Piaz e la Corsia dei Servi di Milano (1943-63) (Morcelliana
Editrice, pp. 240, e 16). Il libro racconta la fase più densa della storia,
dall'antifascismo al Concilio, vale a dire due momenti strettamente legati, uno
conseguenza dell'altro; o meglio, le due facce di una medesima medaglia. Va
aggiunto che nel 1952, all'interno del ricordato Convento di San Carlo, si
fondò l'associazione "Corsia dei Servi". Il fine era quello di
organizzare incontri, dibattiti, un cineforum, una libreria, una casa editrice,
insomma si cercava di muovere idee. Turoldo e De Piaz ebbero un ruolo chiave,
ma non mancarono dei laici quali Lucia Pigna Maccia, Giuseppe Ricca, Desiderio
Gatti e Giuseppe Merzagora. Questi non religiosi crearono, nella Chiesa
pre-conciliare, non poche tensioni tra la Corsia e l'Ordine dei Servi di Maria.
Dando una semplice occhiata alle pubblicazioni, si rimane colpiti: ci sono
testi della Edith Stein sulla vocazione della donna, un saggio di V. White
dedicato a Dio e l'inconscio (la psicoanalisi in quegli anni era ancora un
sinonimo di demoniaco), libri di Romano Guardini, di Divo Barsotti, di Jean
Daniélou e una chicca del sommo filologo Werner Jaeger, Umanesimo e teologia.
Si respirava un'aria che sarà quella del Concilio, ideale per favorire la
nascita di valori che difficilmente rivivranno nella Democrazia Cristiana, meno
che mai nella politica dei decenni successivi. E ora dov'è finita questa
cultura? C'è ancora qualcuno che legge le poesie di Turoldo o le sue traduzioni
"popolari" della Bibbia? Dove sono i frutti di quella
sperimentazione? Si possono forse cercare negli angoli di qualche palazzo
consacrato alle istituzioni? Lasciamo la risposta ai più volenterosi, ma a
nostro giudizio ha fatto cosa saggia Daniela Saresella a chiudere la sua
ricerca nel 1963. Riformatore La statua di San Carlo Borromeo (1538-1584) a
Milano. Il cardinale, uomo di eccezionale polso, fu il grande regista nella
realizzazione della Controriforma cattolica che arginò la nuova dottrina
cristiana di Martin Lutero De Piaz Con Turoldo (al centro).
(
da "Corriere
della Sera" del
19-08-2008)
Argomenti: Laicita'
Corriere
della Sera - NAZIONALE - sezione: Politica - data: 2008-08-19 num: - pag: 12 categoria:
REDAZIONALE Gli "anti governo" Il settimanale contrattacca con un
altro editoriale: basta insulti, non esiste più il giornalismo super partes
Famiglia Cristiana: fedeli alla Chiesa ma autonomi ROMA - Famiglia Cristiana
non intende tacere. E rilancia. Scrive di "non potere accettare l'invito a
restare super partes" e fa notare che tale diritto non è stato messo in discussione dal Vaticano. Il settimanale
dei paolini replica così alle critiche seguite al suo attacco al governo in
materia di immigrazione contenute in un editoriale che sposava il sospetto
della rivista Esprit su una rinascita sotto altre forme del fascismo. Così,
all'indomani dell'appello del Papa contro il razzismo e ogni forma di
discriminazione sociale, il settimanale contrattacca. Rivendicando
"autonomia di giudizio ", pur nella "fedeltà alla Chiesa".
Sottolineando al governo Berlusconi di poter parlare perché, come tutta la
stampa cattolica, "non ha alle spalle nessun
conflitto di interessi". Ed avanzando il dubbio che le critiche siano
spinte da un desiderio di censura. La replica alla "campagna di
insulti" sarà contenuta nel numero di domani. Assieme a quell'editoriale
su governo e fascismo già anticipato tra le polemiche e all'origine della
precisazione del portavoce vaticano sul fatto che la rivista non esprime
la linea della Chiesa nè della Cei. Famiglia Cristiana riparte proprio da lì.
Dice che non si è trattato né di "sconfessione" né di
"scomunica". L'articolo riconferma una "totale, appassionata
fedeltà alla dottrina della Chiesa" ma anche una altrettanto piena
"libertà di giudizio sulle vicende politiche e sociali fin dove non
toccano i principi e i valori irrinunciabili che discendono dal Vangelo".
Ricorda come la critica alla proposta Maroni di rilevare le impronte ai bimbi
rom sia analoga a quella avanzata nei confronti del governo Prodi per la
legittimazione delle coppie di fatto. "Nel giornalismo - si legge
nell'editoriale - super partes è poco più di un modo di dire, applicabile molto
raramente, se non ci si vuole rassegnare al silenzio. A meno che, cent'anni
dopo, non si voglia ripristinare per i cattolici il
non expedit ". Alle critiche interne alla Chiesa, come quella di monsignor
Maggiolini, che ha invitato le parrocchie a non esporre più la rivista, il
direttore don Sciortino replica: "Mi dispiace per monsignor Maggiolini che
si è sempre distinto dal coro e ha avuto anche lui contrasti quando aveva
posizioni vicine alla Lega ai tempi di Miglio. Ma mi pare una posizione
immotivata e che va contro la libertà di stampa ". "Ai vescovi -
aggiunge don Sciortino - ricordo sempre ciò che diceva monsignor Alberioni,
nostro fondatore: "Criticateci pure, ma ricordate che Famiglia Cristiana
arriva dove molti preti non arrivano". Censurare non è sempre una posizione
di apertura". Quanto al calo di copie che secondo ambienti ecclesiali
sarebbe dietro alla strategia rumorosa del settimanale, don Sciortino replica:
" Famiglia Cristiana soffre della crisi della stampa periodica. Stiamo
preparando già il rilancio mettendo la rivista in rete e riorganizzando la rete
di vendita nelle parrocchie". Direttore Antonio Sciortino è alla guida del
settimanale "Famiglia Cristiana" Virginia Piccolillo.
(
da "Corriere
della Sera" del
19-08-2008)
Argomenti: Laicita'
Corriere
della Sera - NAZIONALE - sezione: Terza Pagina - data: 2008-08-19 num: - pag:
43 categoria: REDAZIONALE Il saggista Il vero Ignazio Silone fu grande come
intellettuale e anticomunista di MASSIMO TEODORI L eggendo il bell'elzeviro di
Dacia Maraini su Ignazio Silone l'11 agosto, ho avuto la sensazione che in
quelle righe mancasse qualcosa o, piuttosto, che ci si trovasse di fronte a una
forma, inconsapevole, di reticenza dovuta a un usuale riflesso degli
intellettuali di sinistra. Nell'articolo non viene mai pronunziato il termine
"anticomunismo". Eppure Silone non è stato
soltanto un grande scrittore, ma ha ancor più impersonato l'intellettuale
anticomunista democratico insieme ad altri giganti del Novecento: Camus,
Orwell, Aron, Spender, Arendt e Koestler. Il fatto è che ancora oggi si
continua a distorcere la sua memoria sottacendo il fulcro della personalità
dello scrittore, dell'organizzatore della cultura libera e del leader politico.
Si tratta di un vizio in qualche modo connaturato a quanti hanno avuto per anni
un timore reverenziale per il Pci e perfino per l'Unione Sovietica staliniana e
post staliniana. Come si può ignorare che l'abruzzese ha combattuto i comunisti
svelandone le malefatte e gli inganni, prima come leader della corrente
umanista socialista (1943-1949), quindi quale massimo responsabile, insieme con
Nicola Chiaromonte, del movimento internazionale per la Libertà della cultura
(1950-1968) che si contrappose ai partigiani della pace di Mosca? La milizia
democratica anticomunista, politica e culturale, che segna la vita e le opere
di Silone non è un dettaglio trascurabile così come il contenuto dei suoi
libri, ad esempio La scuola dei dittatori e Uscita di sicurezza, inclusa nella
raccolta Il Dio che è fallito - Testimonianze sul comunismo. Per un terzo di
secolo Silone visse in Italia in una specie di esilio in patria, isolato e
vilipeso... La ragione di quel bando fu il coraggio civile che mostrò nel
diffondere le tremende verità sui crimini dei comunisti non solo sovietici di
cui la dirigenza del Pci era a conoscenza e connivente, proprio mentre gran
parte dell'intellighenzia di sinistra si prostrava alle direttive di Togliatti
(Moravia, Bontempelli, Quasimodo, Repaci, Guttuso, Argan, Giulio Einaudi...).
Nelle rievocazioni d'oggi non giova alla verità insistere nell'ignorare che
Silone fu in primissima linea con gli occidentali in quella Guerra fredda che
ebbe anche un importante risvolto culturale. Occorre
rendere giustizia al Silone che è stato in Italia e nel mondo uno dei massimi esponenti
dell'anticomunismo democratico e laico, una tendenza spesso ignorata ma
decisiva per l'affermazione della libertà e della democrazia nell'Occidente
funestato dai
totalitarismi rossi, neri e d'ogni colore.
(
da "Corriere
della Sera" del
19-08-2008)
Argomenti: Laicita'
Corriere
della Sera - NAZIONALE - sezione: Cultura - data: 2008-08-19 num: - pag: 41
categoria: REDAZIONALE CALENDARIO di LUCETTA SCARAFFIA Scienza a senso unico Non
so chi siano gli organizzatori del Festival della Mente che si terrà a Sarzana
a fine agosto, né di che colore politico sia l'amministrazione locale, ma una
cosa so con certezza: si tratta di persone che non desiderano ascoltare chi la
pensa diversamente da loro. Il programma del Festival, infatti, pur pagato con
i soldi di tutti, sembra un manifesto del pensiero unico. E questo specialmente
sui temi oggi più caldi della scienza e dell'etica, proprio quelli per cui
sarebbe invece quanto mai interessante un vero dibattito. La
serata a essi dedicata non prevede infatti alcun confronto con chiunque non
condivida un'idea sedicente laica e progressista delle questioni; ignora, con
pavidità intellettuale degna di nota, qualunque esperto del campo avverso. Basti
dire, per farsi un'idea, che la lettura commentata di Darwin è affidata alla
voce "imparziale" di Piergiorgio Odifreddi. Insomma la solita
voglia di delegittimare gli avversari non riconoscendoli degni di interloquire
e la solita faziosità degli italianucci di serie B.
(
da "Corriere
della Sera" del
19-08-2008)
Argomenti: Laicita'
Corriere
della Sera - NAZIONALE - sezione: Opinioni - data: 2008-08-19 num: - pag: 39
autore: di LUIGI ROTH categoria: REDAZIONALE LA MODERNITA' DELLA CHIESA E LA
"PROVOCAZIONE" DI DE RITA La domanda di coerenza che viene dai
giovani C on acuta lungimiranza, nel suo articolo di fondo La modernità della
Chiesa ( Corriere del 13 agosto), Giuseppe De Rita
riflette sul ruolo dei cattolici nell'attuale realtà sociale e politica e individua tre
principali prospettive che, a suo dire, avranno peso sempre crescente: il
legame con il territorio, una sempre maggiore attenzione ai bisogni dei
giovani, la ricerca di una equilibrata sintesi tra le due polarità del
"sacro" e del "santo". Mi trova d'accordo su tutti i
punti. Mi permetto, tuttavia, di aggiungere alle intelligenti provocazioni di
De Rita, tre concetti che mi stanno particolarmente a cuore e che credo
opportuno sottolineare in tale dibattito: la sussidiarietà della Chiesa alla
vita sociale e alle istituzioni, l'urgenza del tempo e il valore della
testimonianza. Integrazione sociale, attenzione al prossimo e presidio attivo
del territorio sono le principali forme con cui da sempre la Chiesa si è posta
a servizio delle istituzioni, coerentemente con il moderno concetto di
sussidiarietà, che Pio XI ben descrive nella sua Quadragesimo anno: "Come
è illecito sottrarre agli individui ciò che essi possono compiere con le loro
forze e di loro iniziativa per trasferirlo alla comunità, così è ingiusto
affidare a una maggiore e più alta società quello che le minori e inferiori
comunità possono fare". Centrale, ieri come oggi, il ruolo formativo della
Chiesa - come De Rita penso in particolare ai più giovani - a sostegno della
famiglia: se nel dopoguerra la parrocchia è stata un fondamentale collante per
ricostruire un'intera generazione - e talvolta anche per sfamarla - oggi,
grazie al lavoro di associazioni e volontari a supporto dei (purtroppo pochi)
sacerdoti, gli oratori hanno l'opportunità di tornare a essere un cuore
pulsante, un luogo di aggregazione per una società multietnica, ma anche una
soluzione utile per le famiglie che si districano tra nonni, tate e
baby-sitter, e soprattutto una casa per un grandissimo numero di giovani
assetati di tanti valori che, troppo raramente, si toccano con mano nel
quotidiano. Era ben chiaro a san Giovanni Bosco - padre degli oratori - il
ruolo formativo della Chiesa: diventare "buoni cristiani e onesti
cittadini" era una delle principali raccomandazioni per i suoi giovani. La
modernità della Chiesa è un'appassionante sfida sociale che si tramanda nel tempo,
in cui ogni generazione discute, riflette e opera a servizio del prossimo. La
Chiesa e le sue opere camminano, mentre l'uomo, seppur attivo e volenteroso, è
costretto a confrontarsi con il tempo: già Seneca, nel suo De brevitate vitae,
rifletteva sul cattivo uso che del tempo si può fare, ma anche sulla
possibilità di poter realizzare cose grandi nella vita, quando messa a frutto.
Ecco, il valore della testimonianza. L'unanime cordoglio che ha sottolineato le
indubbie qualità umane di Andrea Pininfarina, scomparso pochi giorni fa,
conferma la grande sete che il mondo ha di persone che, con la loro vita,
dimostrano di credere in ciò che affermano. Sempre più a gran voce i giovani
chiedono a noi adulti - credenti e non - il coraggio della coerenza tra parole
e gesti, della scelta controcorrente, dell'azione a servizio dei più deboli.
Auspico quindi con De Rita - preferibilmente da oggi (e non settembre!) - che
questo dibattito non si chiuda in sterili vicoli ciechi, ma possa focalizzarsi
in modo particolare sul sempre nuovo apporto che i cattolici
e la Chiesa sono in grado di offrire alla società. presidente Fondazione Fiera
Milano e Terna Spa.
(
da "Corriere
della Sera" del
19-08-2008)
Argomenti: Laicita'
Corriere
della Sera - NAZIONALE - sezione: Focus - data: 2008-08-19 num: - pag: 11
autore: di PIERO OSTELLINO categoria: REDAZIONALE Controcanto Speriamo in
un'altra legge Merlin Dunque, dai primi di settembre, i romantici amanti del
gioco d'azzardo o, forse, più prosaicamente, chi non ce la fa ad arrivare alla
fine del mese e spera, giocando, di raggranellare un po' di soldi per farcela,
potranno partecipare al "poker di massa" on line. A differenza del
moralista, per il quale il gioco d'azzardo è immorale, e dello Stato, per il
quale è illegale, io, liberale, non avrei nulla da eccepire. Ciascuno guadagna,
o spende, i suoi soldi come meglio crede, alla sola condizione che - come si
suole dire - le carte non siano truccate. Invece, anche il liberale ha qualcosa
da dire. Non contro il gioco in sé, ma contro lo Stato.
Infatti, se lo Stato la pensasse laicamente come me dovrebbe tassare gli utili
degli organizzatori e le vincite dei vincitori. Invece, tassa, al 3 per cento,
l'intera posta in gioco. Così facendo, legittima un comportamento che esso
stesso definisce illegale, comportandosi come gli antichi passatori che
imponevano al viaggiatore il loro balzello per lasciarlo transitare sul
territorio che essi controllavano. La tassa fa, dunque, il paio con quella che
sempre lo Stato imponeva alle case di tolleranza, legalizzando così lo
sfruttamento della prostituzione che lo stesso Stato considerava (considera) un
reato. Come è noto, le mai troppo rimpiante "case chiuse" furono
aperte il 20 settembre 1958 dalla senatrice Merlin proprio sulla base della
considerazione etica che lo Stato non potesse comportarsi come un qualsiasi
lenone che traeva un utile dallo sfruttamento della prostituzione. A quando,
allora, la comparsa di una "Merlin del poker on line" che ne
ripristini legalità e moralità, non abolendolo, ma tassandolo come tassa tutti
gli altri cittadini ? postellino@corriere.it.
(
da "Stampa, La" del 19-08-2008)
Argomenti: Laicita'
Saputo
guidare con sufficiente autorevolezza la trasformazione dell'ultimo decennio,
non solo e non tanto mediante concreti interventi amministrativi, quanto
piuttosto attraverso la composizione di un blocco di potere così saldo da
essersi garantito un consenso assai rilevante. Un obbiettivo coltivato con
tenacia e lungimiranza fin dal 1993, quando sotto la sua regia venne sancito il
patto di ferro tra una sbrindellata classe politica (reduce dal ciclone di
Tangentopoli) e la borghesia laica e imprenditoriale,
anch'essa in affanno e impegnata in una complessa ricomposizione. Chiamparino
ha saputo interpretare con intelligenza e la giusta dose di cinismo questa
stagione. È stato anche
fortunato, ma di quel genere di fortuna che soccorre chi mostra audacia nelle
decisioni e sprezzo dell'opinione conforme. In parecchie occasioni ha
manifestato indipendenza dalla sua stessa
coalizione, andando controcorrente e prendendo di petto le questioni più
spinose. Chapeau! E allora dov'è il problema? Dovremmo essere tutti soddisfatti
e, invece, sta montando un clima di insofferenza nei suoi confronti, più
all'interno del ceto politico che tra i torinesi, che sembra destinato a
preconizzare imminenti regolamenti di conti. Tralasciamo le ragioni di polemica
interna al Pd e gli argomenti di lotta correntizia, legittimi ma decifrabili solo
dagli addetti ai lavori, riflettiamo piuttosto sulla natura di questa querelle
agostana e, soprattutto, sugli effetti che potrebbe avere per la città. Perché,
nonostante i meriti che alleati e avversari gli riconoscono, sul sindaco si
stanno concentrando critiche sempre più severe? Per questi meriti, pare di
capire. Chiamparino, si è detto, si è trovato per contingenza storica, per
debolezze dei competitori e per sua abilità, a occupare uno spazio politico
inusuale e di vaste proporzioni. Il cui collante, è stato,
anzitutto, il riconoscimento del ruolo e la reciproca legittimazione degli
attori della città: il centro finanziario-bancario (con le importanti
propaggini delle fondazioni), il nuovo assetto dell'associazionismo d'impresa
(Unione Industriale, Ascom e Api), la Fiat e la sua governance. Qui sta il
merito del Chiamparino politico, ma anche il suo più grave limite. Forse fatica
a prendere atto della crisi irreversibile di quel sistema che finora l'ha
sorretto. Lo si coglie dalla natura delle contestazioni che gli vengono mosse
che, non a caso, mettono sotto processo proprio questo sistema di potere,
incarnato dal primo cittadino. E a farlo non sono, come sarebbe persino
naturale, solo gli esclusi dal grande gioco o l'opposizione, pure alcuni protagonisti
di primo piano iniziano a prendere le distanze. E fa specie che la discussione
non si accenda su progetti alternativi di città, ma su assi ed equilibri di
potere, prima interni al partito di maggioranza per poi, una volta misuratene
la forza, proiettarli nell'amministrazione della città. Esattamente ciò di cui
Torino non ha davvero bisogno: la faida politica. *Responsabile Comunicazione
gruppo regionale F.I.-Pdl.
(
da "Giornale.it,
Il" del
20-08-2008)
Argomenti: Laicita'
Cari
amici anche per me è tempo di vacanze, linee permettendo cercherò di fare
qualche aggiornamento per mantenere il filo diretto con voi ma dove mi trovo ci
sono problemi di collegamento. Farò il possibile. Intanto auguro a tutti buone
vacanze. Al mio ritorno il blog sarà aggiornato con maggiore frequenza ed avrà
una visibilità maggiore sulla home page, questo per rafforzare il dialogo con
voi e la vostra partecipazione. Per ora un grazie di cuore a tutti voi. Scritto
in Varie Commenti ( 5 ) " (3 votes, average: 2 out of 5) Loading ... Il
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post a un amico 10Jul 08 Walter fa qualcosa di riformista. ma nel Pd è diarchia
Il mio post di ieri terminava così: "Ora non resta che aspettare. Che
cosa? Ma che Veltroni (definito da Grillo: "Topo Gigio" e su questo Tonino
ha taciuto) finalmente invece di "dire", "faccia", qualcosa
di riformista: ha avuto 12 milioni di voti (e li ha chiesti) proprio per
questo. O no? Faccia la sua parte perché questa eterna guerra (in)civile
finisca una volta per tutte". Non amo le autocitazioni, ma stavolta
c'azzecca, visto che in serata Veltroni, dopo un'ultima chiamata-ultimatum
("Dica se sta con travaglio e Grillo o con il Pd"), ha deciso di
varcare il Rubicone e rompere con Di Pietro dopo che il leader dell'Italia dei valori
gli ha mandato subito a dire: "Io non rinnego nulla di quella
piazza". Veltroni tira su il ponte levatoio del Loft e si prepara a
difendersi dall'assalto del fronte interno. Già, perché dopo il "No Cav
Day" a sinsitra scoppia l'ultima guerra civile (leggi l'articolo di Luca
Telese). Si ripropone insomma, sia pure su toni e contenuti diversi, l'ennesimo
scontro tra riformisti e massimalisti e in palio ci sono leadership e malloppo
elettorale, i voti girotondini e movimentisti, la "chimata alle armi"
dell'elettorato della sinistra sparito dal parlamento. le elezioni Europee a
primavera. Di Pietro non fa, per ora, passi indietro perché ha capito bene che
gli conviene nuotare nel mare magno delle pulsioni e delle tensioni di un
elettorato di sinistra irriducibilmente antiberlusconiano e spera, in più, di
raccogliere anche quel voto di protesta "a prescindere" che ama i
toni populistico-giustizialisti e neo qualunquisti anche con venature di
destra. Tonino-capopopolo è riuscito a logorare Veltroni, a intaccarne leadership,
a chiudere in un angolo il Pd (che al suo interno è diviso fra correnti e
gruppi: da "Red" di D'Alema ai Teodem, a Parisi - anche lui non
rinnega la piazza - e alla pattuglia dei prodiani-ulivisti. A proposito, com'è
assordante il silenzio di Prodi su piazza Navona.). Insomma, per Veltroni la
strada resta stretta: sul fronte moderato ci sono Casini e i socialisti, sulla
giustizia i Radicali che non la pensano affatto come Di Pietro. Ci sarà
dialogo? Ci sarà più centro e meno sinistra? Una cosa è certa. La guerra sarà
lunga e aspra, ed è solo all'inizio. Vedremo come finirà. Walter ha fatto
qualcosa di riformista, finalmente. In fondo, parafrasando Massimo D'Alema, un
Paese normale ha bisogno di un'opposizione normale. Ma reggerà all'assalto?
Già, perché qualcos'altro è cambiato nel Pd, almeno io la vedò in questo modo.
Di fatto c'è una diarchia D'Alema-Veltroni, confermato dall'apertura palese di
Massimo nel dibattito alla Camera sul Lodo Alfano: un sono sì alle riforme
condivise con la maggioranza. Apertura che segna l'inizio di una diarchia nel
Partito democratico, con D'Alema che parte dettare la linea al partito in cerca
d'identità, di autorevolezza e soprattutto di alleati - al centro e a sinistra
- sicuramente più affidabili di Di Pietro. Grandi manovre in corso, dunque, se
ne saprà di più quando si terrà il congresso. Scritto in Varie Commenti ( 76 )
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09Jul 08 La guerra (in)civile degli psico-comici della politica La piazza è la
stessa, il rituale e le facce pure. A piazza Navona è andato in scena il
Girotondo 2, sequel del Girotondo 1, ma il regista è diverso: non c'è più Nanni
Moretti, sostituito da Antonio Di Pietro. Il copione è lo stesso, anche se è stato arricchito da una carica di odio e volgarità mai
vista prima: così il No Cav Day si è trasformato nel Turpiloquio Day. Vabbè,
direte, con Grillo e la Guzzanti cosa c'era da aspettarsi? Era tutto già detto
prima, già scritto, già annunciato: il "Caimano" e Napolitano, il
Papa e la Carfagna, Veltroni e il Pd. Dov'è la notizia? Gli psico-comici hanno
recitato fino in fondo la loro parte da avanspettacolo della politica,
combattono la loro guerra (in) civile fino in fondo e con loro i soliti noti
che attaccano Berlusconi per abbattere la sinistra. Già, perché la notizia vera
è proprio questa: in piazza Navona è andato in scena un capitolo (e non sarà
l'ultimo) dello scontro violento e trash "fra le sinistre", quella
della piazza contro quella riformista. Uno scontro per l'egemonia, che sfrutta
la debolezza (oggettiva) di Veltroni e del Pd nel chiudere definitivamente le
porte alle estreme (cosa che invece riuscì benissimo al monolitico Pci). La
deriva neo qualunquista, giustizialista, post sessantottina rischia così di
diventare una Waterloo per Veltroni e i suoi (leggi il commento di Pietrangelo
Buttafuoco sul "Giornale"). Sono loro ad essere
"processati" in piazza (nello stile della rivoluzione dei cento Fiori
maoista). Così, come scrive Filippo Ceccarelli su "Repubblica",
"addio politica allora, addio opposizione, addio civiltà e addio a
tutti". E Di Pietro? Lui vuole "impallinare" Berlusconi (dice).
ma anche Veltroni e quel che resta della volontà di dialogo tra Pd e Pdl, altro
che distinguo e presa di distanza dagli attacchi a Napolitano, gli psico-comici
hanno recitato con lui, in piazza, così come i sessantottini radical chic. se
questi sono valori. Ora non resta che aspettare. Che cosa? Ma che Veltroni (definito
da Grillo: "Topo Gigio" e su questo Tonino ha taciuto) finalmente
invece di "dire", "faccia", qualcosa di riformista: ha
avuto 12 milioni di voti (e li ha chiesti) proprio per questo. O no? Faccia la
sua parte perché questa eterna guerra (in)civile finisca una volta per tutte.
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Commenti Invia questo post a un amico 04Jul 08 Girotondo attorno a Walter Così
Veltroni prova a sottrarsi all'abbraccio mortale di Tonino Di Pietro. Niente Pd
(almeno quello ufficiale) in piazza Navona per manifestare contro il Cav. Di
Pietro e i girotondini saranno lì, compagnia del teatrino della politica che
mette in scena la (solita) recita a soggetto che gli italiani conoscono bene.
Spiazzati da Napolitano, attaccato improvvidamente dall'ex pm leader dell'Idv,
hanno messo un altro bersaglio grosso nel mirino: Veltroni. Pronti a scavare
trincee da imbottire di esplosivo per far saltare le mura del loft assediato.
Tanto che l'intellighenzia vicina da sempre alla sinistra giustizialista e
movimentista (Paolo Flores d'Arcais e Furio Colombo) si sono affrettati a dire
che no, la manifestazione non è contro Walter. (ci vanno ma.). E se Rita
Borsellino andrà lo farà turandosi il naso: Grillo (che si collegherà con la
piazza via etere) non ha progetto e diventa qualunquista e pericoloso. E Nanni
Moretti, il regista del "Caimano" e uomo simbolo del girotondismo
d'antan? Niente piazza, a che serve? Retropensiero: sulla sua Vespa c'è posto
per Veltroni. E Rifondazione? Ferrero ci sarà, Nichi Vendola no (entrambi
vogliono guidare il partito dopo l'addio di Bertinotti): anche il governatore
della Puglia prenda le distanze da Tonino la sua, dice, "è solo
invettiva". D'Alema e Cofferati sono per il no alla piazza senza se e
senza ma. Insomma le "sinistre" si dividono su Tonino e sul Cav,
mentre Parisi e altri (ex?) prodiani ci saranno: indovinate contro chi? Scritto
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questo post a un amico 30Jun 08 Tonino rispedisce Veltroni sul bus. contrordine
compagni Tonino Di Pietro parla (anzi insulta e grilleggia.) e Walter Veltroni
si adegua e gli corre dietro (leggi l'articolo di Laura Cesaretti). Già, Tonino
da Montenero detta la linea al Pd dopo aver sfondato la Maginot elettorale del
"dialogo" con il Pdl su cui si era attestato
il solitario Veltroni. E' bastato poco per cambiare
tutto. I sondaggi affondano il Pd, Massimo D'Alema lancia "Red"
(prototipo di partito. casomai servisse, o correntone del Pd che invece serve
subito) e i suoi si smarcano, almeno a parole, da Di Pietro sul terreno delle
intercettazioni e della giustizia. Così Veltroni combatte su due fronti
interni: il dialogo lo apre ma con i Verdi e poi toccherà a Rifondazione e agli
altri residui comunisti e si allinea ai giustizialisti dell'Idv (nel partito
c'è anche Pancho Pardi, l'uomo dei girotondi) in nome della nuova stagione
dell'anti berlusconismo a prescindere. A quando un bella convention o una
manifestazione di piazza con Beppe Grillo dimenticando Unipol, banche e
scalate, si è chiesto qualcuno? Il segretario del Pd fa sapere che con Di Pietro
ha fatto un mezzo strappo: niente manifestazione con Tonino e Grillo. io e lui
siamo lontani. Meglio tardi che mai. Intanto, passate le ferie, Walter è
costretto (dal Tonino senza freni e a caccia di voti di protesta) a riprendere
il pellegrinaggio per l'Italia. Insomma, risale sul bus per battere il Paese
provincia per provincia. Come annuncia in una lettera all'Unità . "Ora
voglio dire a te - spiega Veltroni al direttore Padellaro- che da settembre
riprenderò, riprenderemo, ad attraversare ogni provincia, ad andare in ogni
città, ad ascoltare e a parlare, a capire e a spiegare". Interlocutori
saranno "tutti gli italiani", a cominciare dal "popolo del Pd,
dodici milioni di donne e uomini che ci hanno dato fiducia" fino "a
quanti hanno votato per l'attuale maggioranza nella speranza, nell'illusione
stanno scoprendo ora, di vedere risolti i propri problemi". Ma il tour
servirà, scrive Veltroni, anche a lanciare la "manifestazione che abbiamo
annunciato per l'autunno" e rivendica che l'opposizione del Pd sarà
condotta "come deve fare un partito che vuole mantenere la sua vocazione
maggioritaria, che non è mai stata vocazione all'autosufficienza: lavorando per
unire". Non c'è male, come svolta: un clamoroso contrordine compagni di
vecchia memoria. Tanto che Pierferdinando Casini in un'intervista al Corriere
lo avverte: Di Pietro è una polizza sulla vita per il premier, se l'opposizione
è questa l'alternativa a Berlusconi non c'è. Lo dice Casini, ma lo pensano
anche D'Alema e Rutelli. Stando così le cose c'è da chiedersi quante divisioni
abbia il comandante Veltroni Scritto in Varie Commenti ( 83 ) " (40 votes,
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Articoli Feed RSS Commenti Invia questo post a un amico 23Jun 08 Per Walter
avviso di sfratto. Resisterà all'assedio? In politica tutti nodi vengono al
pettine, dopo le sconfitte elettorali. Ma il sogno di Walter Veltroni, creare
un grande partito di centrosinistra, scommettere sul bipolarimo, tagliare fuori
la sinistra radicale (che è riuscito a estromettere dal parlamento anche grazie
al voto degli italiani) appare in questo momento davvero un sogno. La verità è
che Veltroni è sotto assedio, e a circondare il fortilizio del loft sono
proprio molti dei suoi: a cominciare da Massimo D'Alema per finire al
"silente" (troppo.) Romano Prodi. E a dargli un avviso di sfratto di
sfratto in modo diretto è Arturo Parisi, l'inventore dell'Ulivo: "Cambiamo
leader", dice senza tanti giri di parole con un linguaggio che rifugge le
liturgie del politichese vecchio stile (Pci, Dc). Così, come scrive sul
"Giornale" Paolo Guzzanti, la debolezza del segretario ridà forza
all'ala Furiosa (leggi l'articolo), alla sinistra che fa dell'antiberlusconismo
e del giustizialismo forcaiolo una ragion politica, una questione di
sopravvivenza: unico programma , in mancanza di proposte serie per l'Italia,
abbattere Berlusconi. Poi si vedrà. Del resto quando si è aperto il dibattito
su Veltrusconi, sul dialogo tra destra e sinistra, sulle grandi riforme
condivise nell'interesse del Paese, le nubi dell'uragano si sono subito
addensate sulla testa (da tagliare) del leader del Pd. Riuscirà Walter a
resistere all'assedio? A contrattaccare? A conquistare una leadership vera alla
guida di un'opposizione credibile e realmente alternativa? Ora tocca a lui non
spezzare quell'idea di una sinistra moderna e non condizionata da quella
radicale (e radical chic), a fare im modo che non resti solo un bel sogno. E
Parisi insiste: già, perché dopo essere uscito allo scoperto senza se e senza
ma, l'ex ministro della Difesa vuol far uscire allo scoperto gli avversari di
Veltroni, in particolare Massimo D'Alema, che ha lanciato - anche se lui dice
che non cerca lo scontro - una sorta di partito-ombra che si chiama
"Red" (Riformisti e democratici). Dice Parisi: "Sento D'Alema
avanzare proposta diversa da Veltroni, vorrei essere sicuro che lo faccia
esplicitamente.". Aspettiamo la prossima puntata. Scritto in Varie
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a un amico 20Jun
(
da "Giornale.it,
Il" del
20-08-2008)
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Cari
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aggiornamento per mantenere il filo diretto con voi ma dove mi trovo ci sono
problemi di collegamento. Farò il possibile. Intanto auguro a tutti buone
vacanze. Al mio ritorno il blog sarà aggiornato con maggiore frequenza ed avrà
una visibilità maggiore sulla home page, questo per rafforzare il dialogo con
voi e la vostra partecipazione. Per ora un grazie di cuore a tutti voi. Scritto
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Il mio post di ieri terminava così: "Ora non resta che aspettare. Che
cosa? Ma che Veltroni (definito da Grillo: "Topo Gigio" e su questo
Tonino ha taciuto) finalmente invece di "dire", "faccia",
qualcosa di riformista: ha avuto 12 milioni di voti (e li ha chiesti) proprio
per questo. O no? Faccia la sua parte perché questa eterna guerra (in)civile
finisca una volta per tutte". Non amo le autocitazioni, ma stavolta
c'azzecca, visto che in serata Veltroni, dopo un'ultima chiamata-ultimatum
("Dica se sta con travaglio e Grillo o con il Pd"), ha deciso di
varcare il Rubicone e rompere con Di Pietro dopo che il leader dell'Italia dei
valori gli ha mandato subito a dire: "Io non rinnego nulla di quella
piazza". Veltroni tira su il ponte levatoio del Loft e si prepara a
difendersi dall'assalto del fronte interno. Già, perché dopo il "No Cav
Day" a sinsitra scoppia l'ultima guerra civile (leggi l'articolo di Luca
Telese). Si ripropone insomma, sia pure su toni e contenuti diversi, l'ennesimo
scontro tra riformisti e massimalisti e in palio ci sono leadership e malloppo
elettorale, i voti girotondini e movimentisti, la "chimata alle armi"
dell'elettorato della sinistra sparito dal parlamento. le elezioni Europee a
primavera. Di Pietro non fa, per ora, passi indietro perché ha capito bene che
gli conviene nuotare nel mare magno delle pulsioni e delle tensioni di un
elettorato di sinistra irriducibilmente antiberlusconiano e spera, in più, di
raccogliere anche quel voto di protesta "a prescindere" che ama i
toni populistico-giustizialisti e neo qualunquisti anche con venature di
destra. Tonino-capopopolo è riuscito a logorare Veltroni, a intaccarne
leadership, a chiudere in un angolo il Pd (che al suo interno è diviso fra
correnti e gruppi: da "Red" di D'Alema ai Teodem, a Parisi - anche
lui non rinnega la piazza - e alla pattuglia dei prodiani-ulivisti. A
proposito, com'è assordante il silenzio di Prodi su piazza Navona.). Insomma,
per Veltroni la strada resta stretta: sul fronte moderato ci sono Casini e i
socialisti, sulla giustizia i Radicali che non la pensano affatto come Di
Pietro. Ci sarà dialogo? Ci sarà più centro e meno sinistra? Una cosa è certa.
La guerra sarà lunga e aspra, ed è solo all'inizio. Vedremo come finirà. Walter
ha fatto qualcosa di riformista, finalmente. In fondo, parafrasando Massimo
D'Alema, un Paese normale ha bisogno di un'opposizione normale. Ma reggerà
all'assalto? Già, perché qualcos'altro è cambiato nel Pd, almeno io la vedò in
questo modo. Di fatto c'è una diarchia D'Alema-Veltroni, confermato
dall'apertura palese di Massimo nel dibattito alla Camera sul Lodo Alfano: un
sono sì alle riforme condivise con la maggioranza. Apertura che segna l'inizio
di una diarchia nel Partito democratico, con D'Alema che parte dettare la linea
al partito in cerca d'identità, di autorevolezza e soprattutto di alleati - al
centro e a sinistra - sicuramente più affidabili di Di Pietro. Grandi manovre
in corso, dunque, se ne saprà di più quando si terrà il congresso. Scritto in
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La piazza è la stessa, il rituale e le facce pure. A piazza Navona è andato in
scena il Girotondo 2, sequel del Girotondo 1, ma il regista è diverso: non c'è
più Nanni Moretti, sostituito da Antonio Di Pietro. Il copione è lo stesso,
anche se è stato arricchito da una carica di odio e
volgarità mai vista prima: così il No Cav Day si è trasformato nel Turpiloquio
Day. Vabbè, direte, con Grillo e la Guzzanti cosa c'era da aspettarsi? Era
tutto già detto prima, già scritto, già annunciato: il "Caimano" e
Napolitano, il Papa e la Carfagna, Veltroni e il Pd. Dov'è la notizia? Gli
psico-comici hanno recitato fino in fondo la loro parte da avanspettacolo della
politica, combattono la loro guerra (in) civile fino in fondo e con loro i
soliti noti che attaccano Berlusconi per abbattere la sinistra. Già, perché la
notizia vera è proprio questa: in piazza Navona è andato in scena un capitolo
(e non sarà l'ultimo) dello scontro violento e trash "fra le sinistre",
quella della piazza contro quella riformista. Uno scontro per l'egemonia, che
sfrutta la debolezza (oggettiva) di Veltroni e del Pd nel chiudere
definitivamente le porte alle estreme (cosa che invece riuscì benissimo al
monolitico Pci). La deriva neo qualunquista, giustizialista, post sessantottina
rischia così di diventare una Waterloo per Veltroni e i suoi (leggi il commento
di Pietrangelo Buttafuoco sul "Giornale"). Sono loro ad essere
"processati" in piazza (nello stile della rivoluzione dei cento Fiori
maoista). Così, come scrive Filippo Ceccarelli su "Repubblica",
"addio politica allora, addio opposizione, addio civiltà e addio a
tutti". E Di Pietro? Lui vuole "impallinare" Berlusconi (dice).
ma anche Veltroni e quel che resta della volontà di dialogo tra Pd e Pdl, altro
che distinguo e presa di distanza dagli attacchi a Napolitano, gli psico-comici
hanno recitato con lui, in piazza, così come i sessantottini radical chic. se
questi sono valori. Ora non resta che aspettare. Che cosa? Ma che Veltroni (definito
da Grillo: "Topo Gigio" e su questo Tonino ha taciuto) finalmente
invece di "dire", "faccia", qualcosa di riformista: ha
avuto 12 milioni di voti (e li ha chiesti) proprio per questo. O no? Faccia la
sua parte perché questa eterna guerra (in)civile finisca una volta per tutte.
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Veltroni prova a sottrarsi all'abbraccio mortale di Tonino Di Pietro. Niente Pd
(almeno quello ufficiale) in piazza Navona per manifestare contro il Cav. Di
Pietro e i girotondini saranno lì, compagnia del teatrino della politica che
mette in scena la (solita) recita a soggetto che gli italiani conoscono bene.
Spiazzati da Napolitano, attaccato improvvidamente dall'ex pm leader dell'Idv,
hanno messo un altro bersaglio grosso nel mirino: Veltroni. Pronti a scavare
trincee da imbottire di esplosivo per far saltare le mura del loft assediato.
Tanto che l'intellighenzia vicina da sempre alla sinistra giustizialista e
movimentista (Paolo Flores d'Arcais e Furio Colombo) si sono affrettati a dire
che no, la manifestazione non è contro Walter. (ci vanno ma.). E se Rita
Borsellino andrà lo farà turandosi il naso: Grillo (che si collegherà con la
piazza via etere) non ha progetto e diventa qualunquista e pericoloso. E Nanni
Moretti, il regista del "Caimano" e uomo simbolo del girotondismo
d'antan? Niente piazza, a che serve? Retropensiero: sulla sua Vespa c'è posto
per Veltroni. E Rifondazione? Ferrero ci sarà, Nichi Vendola no (entrambi
vogliono guidare il partito dopo l'addio di Bertinotti): anche il governatore
della Puglia prenda le distanze da Tonino la sua, dice, "è solo
invettiva". D'Alema e Cofferati sono per il no alla piazza senza se e
senza ma. Insomma le "sinistre" si dividono su Tonino e sul Cav,
mentre Parisi e altri (ex?) prodiani ci saranno: indovinate contro chi? Scritto
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compagni Tonino Di Pietro parla (anzi insulta e grilleggia.) e Walter Veltroni
si adegua e gli corre dietro (leggi l'articolo di Laura Cesaretti). Già, Tonino
da Montenero detta la linea al Pd dopo aver sfondato la Maginot elettorale del
"dialogo" con il Pdl su cui si era attestato
il solitario Veltroni. E' bastato poco per cambiare
tutto. I sondaggi affondano il Pd, Massimo D'Alema lancia "Red"
(prototipo di partito. casomai servisse, o correntone del Pd che invece serve
subito) e i suoi si smarcano, almeno a parole, da Di Pietro sul terreno delle
intercettazioni e della giustizia. Così Veltroni combatte su due fronti
interni: il dialogo lo apre ma con i Verdi e poi toccherà a Rifondazione e agli
altri residui comunisti e si allinea ai giustizialisti dell'Idv (nel partito
c'è anche Pancho Pardi, l'uomo dei girotondi) in nome della nuova stagione
dell'anti berlusconismo a prescindere. A quando un bella convention o una
manifestazione di piazza con Beppe Grillo dimenticando Unipol, banche e
scalate, si è chiesto qualcuno? Il segretario del Pd fa sapere che con Di Pietro
ha fatto un mezzo strappo: niente manifestazione con Tonino e Grillo. io e lui
siamo lontani. Meglio tardi che mai. Intanto, passate le ferie, Walter è
costretto (dal Tonino senza freni e a caccia di voti di protesta) a riprendere
il pellegrinaggio per l'Italia. Insomma, risale sul bus per battere il Paese
provincia per provincia. Come annuncia in una lettera all'Unità . "Ora
voglio dire a te - spiega Veltroni al direttore Padellaro- che da settembre
riprenderò, riprenderemo, ad attraversare ogni provincia, ad andare in ogni
città, ad ascoltare e a parlare, a capire e a spiegare". Interlocutori
saranno "tutti gli italiani", a cominciare dal "popolo del Pd,
dodici milioni di donne e uomini che ci hanno dato fiducia" fino "a quanti
hanno votato per l'attuale maggioranza nella speranza, nell'illusione stanno
scoprendo ora, di vedere risolti i propri problemi". Ma il tour servirà,
scrive Veltroni, anche a lanciare la "manifestazione che abbiamo
annunciato per l'autunno" e rivendica che l'opposizione del Pd sarà
condotta "come deve fare un partito che vuole mantenere la sua vocazione
maggioritaria, che non è mai stata vocazione all'autosufficienza: lavorando per
unire". Non c'è male, come svolta: un clamoroso contrordine compagni di
vecchia memoria. Tanto che Pierferdinando Casini in un'intervista al Corriere
lo avverte: Di Pietro è una polizza sulla vita per il premier, se l'opposizione
è questa l'alternativa a Berlusconi non c'è. Lo dice Casini, ma lo pensano
anche D'Alema e Rutelli. Stando così le cose c'è da chiedersi quante divisioni
abbia il comandante Veltroni Scritto in Varie Commenti ( 83 ) " (40 votes,
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Articoli Feed RSS Commenti Invia questo post a un amico 23Jun 08 Per Walter avviso
di sfratto. Resisterà all'assedio? In politica tutti nodi vengono al pettine,
dopo le sconfitte elettorali. Ma il sogno di Walter Veltroni, creare un grande
partito di centrosinistra, scommettere sul bipolarimo, tagliare fuori la
sinistra radicale (che è riuscito a estromettere dal parlamento anche grazie al
voto degli italiani) appare in questo momento davvero un sogno. La verità è che
Veltroni è sotto assedio, e a circondare il fortilizio del loft sono proprio
molti dei suoi: a cominciare da Massimo D'Alema per finire al
"silente" (troppo.) Romano Prodi. E a dargli un avviso di sfratto di
sfratto in modo diretto è Arturo Parisi, l'inventore dell'Ulivo: "Cambiamo
leader", dice senza tanti giri di parole con un linguaggio che rifugge le
liturgie del politichese vecchio stile (Pci, Dc). Così, come scrive sul
"Giornale" Paolo Guzzanti, la debolezza del segretario ridà forza
all'ala Furiosa (leggi l'articolo), alla sinistra che fa dell'antiberlusconismo
e del giustizialismo forcaiolo una ragion politica, una questione di
sopravvivenza: unico programma , in mancanza di proposte serie per l'Italia,
abbattere Berlusconi. Poi si vedrà. Del resto quando si è aperto il dibattito
su Veltrusconi, sul dialogo tra destra e sinistra, sulle grandi riforme
condivise nell'interesse del Paese, le nubi dell'uragano si sono subito
addensate sulla testa (da tagliare) del leader del Pd. Riuscirà Walter a
resistere all'assedio? A contrattaccare? A conquistare una leadership vera alla
guida di un'opposizione credibile e realmente alternativa? Ora tocca a lui non
spezzare quell'idea di una sinistra moderna e non condizionata da quella
radicale (e radical chic), a fare im modo che non resti solo un bel sogno. E
Parisi insiste: già, perché dopo essere uscito allo scoperto senza se e senza
ma, l'ex ministro della Difesa vuol far uscire allo scoperto gli avversari di
Veltroni, in particolare Massimo D'Alema, che ha lanciato - anche se lui dice
che non cerca lo scontro - una sorta di partito-ombra che si chiama
"Red" (Riformisti e democratici). Dice Parisi: "Sento D'Alema
avanzare proposta diversa da Veltroni, vorrei essere sicuro che lo faccia
esplicitamente.". Aspettiamo la prossima puntata. Scritto in Varie
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a un amico 20Jun
(
da "Unita, L'" del 20-08-2008)
Argomenti: Laicita'
Stai
consultando l'edizione del Case chiuse, prostitute disperate di Vincenzo Vasile
/ Segue dalla prima C hiusura imposta nel 1958 dopo un decennio di battaglie
dalla senatrice socialista Lina Merlin, autrice e firmataria della legge che
reca il suo nome. Votarono no ufficialmente solo il gruppo monarchico e quello
missino, ma nel Parlamento si verificò durante tre successive legislature - dal
1948 al 1958 - una tormentata frattura trasversale, tra chi appoggiava il
progetto di liberare le tremila donne che lavoravano nelle "case
chiuse", e chi si opponeva: nei due schieramenti si trovarono - sparsi e divisi - cattolici e laici, e anche diversi esponenti dello stesso partito della
Merlin. Che era un'ex-insegnante elementare, rimasta vedova a 29 anni, aveva
fatto la lotta clandestina e la Resistenza. A quei tempi prima della proiezione
dei film si succedevano sul palcoscenico le macchiette dei comici
dell'avanspettacolo, e Lina Merlin diventò il bersaglio delle più grevi
battute. Nella legislatura successiva all'approvazione della legge i socialisti
non la ricandidarono, e lei scrisse parole molto dure e amare contro chi le
aveva fatto pagare con l'emarginazione una scelta politica scomoda che aveva
coinciso con una svolta di civiltà per il paese. Negli archivi della Rai giace,
forse mai replicata, un'affettuosa intervista che le fece Enzo Biagi nel 1968
(uno stralcio è riproposto nel dvd uscito quest'anno, curato dal Comitato dei
festeggiamenti del 120esimo anno della nascita di Lina, dal titolo Lina Merlin
la senatrice, a cura di Anna Maria Zanetti). Ora molti di coloro che - per
studio, letteratura, o altro - si siano occupati di prostituzione e
"tratta" delle donne troveranno al ritorno dalle vacanze, nella
segreteria telefonica, nella casella email, o nella buca delle lettere, un
invito. Da non cestinare. Saranno interpellati a dare la propria disponibilità
a partecipare a un evento teatrale ideato e interpretato da una delle voci più
originali della canzone popolare e d'autore, Viola Buzzi, che vuol colmare una
lacuna che certamente nasconde il retropensiero bipartisan di un ritorno al passato.
In tempi in cui la prostituzione è generalmente considerata, nella migliore
versione, una questione di ordine pubblico: è stato
il Giornale berlusconiano a commissionare e pubblicare a febbraio un sondaggio
da cui si ricava che un campione rappresentativo del 74,7% della popolazione è
convinto che se la prostituzione fosse controllata dallo Stato si toglierebbe
potere alla malavita, e che il 71,8% si dichiara molto o abbastanza d'accordo
con la possibilità di riaprire le case di tolleranza. Anticipato in parte da
Concerto d'amore, concerto per voce, racconto e chitarra già andato in scena a
Roma e a Bolsena, lo spettacolo vuole riportare all'attenzione il valore di una
battaglia civile, dunque assolutamente attuale. Tra i materiali che formeranno
il canovaccio dello spettacolo, già presenti in Concerto d'amore, i brani dalle
lettere che Lina Merlin raccolse, indirizzatele da decine di prostitute e poi
pubblicate nel libro Lettere dalle case chiuse scritto a quattro mani nel 1955
con Carla Voltolina, militante socialista che sarebbe diventata la moglie del
futuro presidente della Repubblica Sandro Pertini. E il titolo dell'evento
teatrale sarà: Cento uomini al giorno: tanti "clienti" contò in media
una delle corrispondenti di Lina Merlin. E allora cercasi un intellettuale,
possibilmente maschio, disposto a leggere/interpretare in tempi così smemorati,
sul palcoscenico di Cento uomini al giorno, il discorso-manifesto di Lina
Merlin, onorevole-depuratrice di cui pubblichiamo qui a fianco un estratto.
TEATRO Cinquanta anni fa la senatrice Merlin riuscì a far abolire le case
chiuse. L'anniversario è passato sotto silenzio mediatico, lo rilancia uno
spettacolo teatral-musicale basato sulle lettere delle prostitute con la
cantante Viola Buzzi.
(
da "Unita, L'" del 20-08-2008)
Argomenti: Laicita'
Stai
consultando l'edizione del Famiglia Censoria Marco Travaglio I giornali seri
non sposano nessun partito, o movimento, o governo, o leader. Hanno una propria
linea editoriale, in base alla quale leggono e giudicano l'attualità, plaudendo
a chi è più vicino e criticando chi è più lontano. Famiglia Cristiana è un
giornale cattolico serio, diretto da un sacerdote serio come don Sciortino che
ne rappresenta la linea insieme agli editorialisti, a cominciare da Beppe Del
Colle, giornalista di lungo corso e di specchiata onestà, morale e
intellettuale. Sulle questioni di fede è allineata al magistero della Chiesa.
Sulle scelte politiche risponde al cervello e alla coscien- za dei suoi editori
(la Compagnia di San Paolo) e giornalisti. Ha criticato il governo Prodi sui
Dico, ora critica il governo Berlusconi per le tendenze fascistoidi e xeno-
fobe, oltreché per le violazioni della legalità e della Costituzione (che
persino in Pakistan portano alle dimissioni del presidente). Insomma è
un'ottima cartina al tornasole per misurare il rapporto fra i nostri politici e
la libertà di stampa. Che, per lorsignori, corrisponde alla libertà di
applauso. La critica non è ammessa, né a destra né a sinistra. Il 9 giugno
scorso F.C. critica il Pd per le ambiguità sulle questioni etiche. Zanda:
"Espressioni cattive, violente e ingiuste. Non le usa nemmeno il più duro
degli avversari politici. Sono mortifica- to e addolorato". Soro:
"Editoriale inaccettabile, settimanale fazioso, non
fa un buon servizio ai cattolici". Marini: "La posizione di F.C. è sbagliata,
ingenerosa e inaccettabile. Noi cattolici democratici non siamo sotto tutela". Fioroni: "Non
vorrei che F.C., rimpiangendo vecchi schemi, chiedesse il restauro di una
corporazione cattolica bonsai". Vita: "Che senso ha un attacco
così aspro? Anche F.C. partecipa alla contesa politica?". Due mesi dopo,
difende F.C. quando la stessa accusa - "fare politica" - la lanciano
i berluscones a proposito dell'allarme sul "nuovo fascismo" e il
Vaticano la scomunica: "La libertà d'informazione non può essere messa in
discussione. Neanche dalla Chiesa. È alquanto discutibile che vi sia un intervento
che, al di là delle intenzioni, non può che apparire censorio. Tra l'altro le
opinioni liberamente espresse da F.C. riflettono evidentemente un sentimento
diffuso in ampi strati del Paese, sia tra i credenti che i non credenti. E'
curioso che spesso F.C. venga presa come esempio editoriale, ma quando fa
riflessioni un po' scomode va ridotta al silenzio". Appunto. La stessa
smemoratezza mostrano i berluscones, a parti invertite. Quando F.C. criticava
Prodi, Il Giornale della ditta titolava compiaciuto: "Anche F.C. contro il
governo". Ora, forse per dimostrare che il fascismo sta tornando davvero,
sbatte in prima pagina il seguente titolo: "Famiglia cristiana sfruttava i
figli dei poveri". James Bondi; ancora 5 mesi fa, scioglieva peana:
"F.C. ha il merito di prendere atto che in Italia esistono i centristi, ma
non esiste un centro cattolico. Il che equivale da un lato a riconfermare la
fine di ogni residuale idea di partito unitario cattolico, e dall'altro lato ad
apprezzare l'evoluzione bipolare indelebile per la discesa in campo di
Berlusconi e le scelte del Pd" (12 marzo 2008). Ora invece sostiene che
F.C. è "cattocomu- nista", ha "un'antipatia viscerale per
Berlusconi", "ha perso il rapporto con il popolo, credenti e
parrocchie", "prende lucciole per lanterne", insomma
"danneggia la Chiesa". Poi c'è Maurizio Lupi, l'onorevole ciellino
che la sera di Pasqua scortava Magdi Allam per la conversione a favore di
telecamera. Il 19 maggio F.C. chiede di rivedere la legge 194. Lupi si spella
le mani: "Condivido pienamente l'appello". Poi F.C. critica il
governo Berlusconi e riecco Lupi, riveduto e corretto: "F.C. ha un
continuo pregiudizio contro il nostro esecutivo. Un attacco come questo me lo
sarei aspettato da Liberazione o dal Manifesto, non da un giornale cattolico.
Spiace che un simile orientamento sia espresso da un settimanale cattolico che
sembra sempre più allineato sulle posizioni de l'Unità o del Manifesto invece
di trasmettere messaggi per la costruzione del bene comune. Il settimanale è
ondivago: un giorno attacca il Pd, l'altro il Pdl, insomma dà un colpo al
cerchio e uno alla botte". L'idea che sia semplicemente un giornale libero
non lo sfiora neppure. È la Casa delle Libertà. Ora d'Aria.
(
da "Unita, L'" del 20-08-2008)
Argomenti: Laicita'
Stai
consultando l'edizione del / Roma IL NOME ebraico di Dio, "YHWH", non può essere usato nelle preghiere e nelle liturgie
cattoliche. Lo stabilisce il Vaticano, che, con una "lettera alle
Conferenze episcopali sul nome di Dio", sottolinea che questa prassi mal
si concilia con la natura divina di Cristo e con la tradizione della Chiesa. La
missiva, inviata dalla Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei
Sacramenti, porta la firma del 29 giugno scorso ed è destinata solo agli
episcopati. Stilato in base ad una "direttiva" del Papa, il documento
contesta l'uso del tetragramma biblico o "tetragrammaton" (la
sequenza delle 4 lettere ebraiche che compongono il nome proprio di Dio nella
Bibbia ebraica) nelle messe cattoliche. "Per far sì che la Parola di Dio,
scritta nei sacri testi, possa essere conservata e trasmessa in modo integrale
e fedele, ogni traduzione moderna del libro della Bibbia punta ad essere una
trasposizione fedele ed accurata dei testi originali", scrivono il
cardinale Francis Arinze e monsignor Albert Malcom Ranjith, prefetto e
segretario del dicastero vaticano. "Un tale sforzo letterale richiede che
il testo originale possa essere tradotto nel modo più integrale e accurato
possibile, senza omissioni o aggiunte sui contenuti, e senza introdurre glosse
esplicative o parafrasi che non appartengono al testo sacro stesso. Per quanto
riguarda il nome stesso di Dio, i traduttori devono usare il massimo di fedeltà
e rispetto". "Nonostante questa chiara norma - rileva il Vaticano -
in anni recenti ha preso piede la prassi di pronunciare il nome proprio del Dio
di Israele, conosciuto come il tetragramma divino". La lettera ricorda
diversi passaggi del Nuovo testamento dove si mette in luce la natura divina di
Gesù Cristo. "Evitare di pronunciare il tetragramma del nome di Dio da
parte della Chiesa ha quindi i suoi fondamenti", ne consegue il dicastero
vaticano. Conclusione: "Nelle celebrazioni liturgiche, nelle canzoni e
nelle preghiere il nome di Dio nella forma di tetragramma 'YHWH' non è da usare
né da pronunciare" e "per la traduzione del testo biblico in lingue
moderne, destinato per l'uso liturgico della Chiesa", il tetragrammaton
deve essere reso con espressioni come "Lord, Signorè, Segingeur, Herr,
Senor, etc". Un ritorno alla tradizione come già il ritorno della messa in
latino. E come Benedetto XVI tentò di fare modificando la preghiera per gli
ebrei del venerdì santo. Ma allora le polemiche provocarono una marcia
indietro.
(
da "Repubblica,
La" del
20-08-2008)
Argomenti: Laicita'
Cultura
Un dibattito fra politica e letteratura SCALFARI-BONDI DUELLO A CORTINA Il
ministro ha apprezzato il libro del fondatore di "Repubblica" CORTINA
Inizia con toni vellutati, apprezzamenti e complimenti, e finisce a colpi
affilati di fioretto il faccia a faccia su "Quello che ci circonda"
agli incontri di Cortina, tra il ministro dei Beni culturali Sandro Bondi, e il
fondatore di Repubblica Eugenio Scalfari. E' la letteratura che unisce, quella
"ricerca dell'io" che è al centro dell'ultimo volume di Scalfari,
L'uomo che non credeva in Dio, che Bondi loda come "libro importante di un
laico che tocca vette molto alte di spiritualità". Scalfari apprezza:
"Bondi, così come parla, lo incarterei e me lo porterei a casa". Ma è
la politica che divide. Succede quando sul palco, dopo una mezz'ora buona di
dibattito, Bondi pronuncia per la prima volta quel nome che fino allora nessuno
aveva citato: Silvio Berlusconi. Un uomo "di grandi qualità", per
Bondi, che è riuscito nel "miracolo" di inventare dal nulla un
partito vincente sbaragliando la "gioiosa macchina da guerra" della
sinistra. "Un bugiardo nato", per Scalfari, che "non è nemmeno
un imprenditore, ma solo un impresario che ha avuto di fatto come socio un
politico: Bettino Craxi". Non c'è, non ci può essere, sintonia sul
Cavaliere, e sul suo modo "tutto schiacciato sul presente" di
intendere la vita e la politica, che "devasta l'opinione pubblica perché
riduce tutto ai suoi interessi immediati". Si divide, più o meno a metà,
anche il pubblico sotto al tendone. "Ma come fa a stare in quel
partito?", chiede Scalfari a Bondi, ricordandogli che conosceva il
Cavaliere da molto prima che il ministro ne restasse folgorato. Bondi "si
dispiace" che Scalfari e la sinistra "non capiscano" cosa sono
stati Berlusconi e Forza Italia negli ultimi 14 anni. Che non comprendano che
"è nel presente che possiamo cambiare", che i cittadini che chiedono
sicurezza e uno Stato ordinato "non sono fascisti né razzisti". Sono
state le ideologie, per Bondi, a devastare l'opinione pubblica, e la sinistra
ha perso perché "non ha mai fatto i conti con la sua storia". E
continua a perdere perché "non capisce la società italiana, fugge dalla
realtà, non è capace di fare proposte credibili". E questo "mi
preoccupa", aggiunge, perché "temo che la sinistra si frantumi in
mille rivoli fino a condannarsi all'irrilevanza, all'isolamento politico, e
forse a scomparire. Ma io non godo se la sinistra scompare. Ho lottato tutta la
mia vita perché sorgesse una sinistra riformista e socialdemocratica".
Scalfari non fa il difensore d'ufficio del centrosinistra. Dice che il governo
Prodi è caduto perché era troppo "lungo" per durare, da Mastella a
Diliberto, e perché le ali estreme segavano il tronco dove sedevano. Aggiunge
che l'errore più grande della sinistra è stato
quello di non decidere. Anche perché "ci sono troppi galletti in un
pollaio di galline spiumate". Ma i cosiddetti "successi" del
centrodestra non lo convincono affatto: da una finanziaria triennale varata in
nove minuti e mezzo ("mi terrorizza") alla storia dei militari
mandati per città e paesi a difendere l'ordine: "Dei tremila impegnati, ne
vanno in strada solo
(
da "Corriere
della Sera" del
20-08-2008)
Argomenti: Laicita'
Corriere
della Sera - NAZIONALE - sezione: Primo Piano - data: 2008-08-20 num: - pag: 6
categoria: REDAZIONALE L'Osservatore Romano "Con la Cina passare dalla
paura a confronto e dialogo Nella natura in fretta avvengono solo le
catastrofi" MILANO - "Molto in fretta nella natura avvengono soltanto
le catastrofi: i terremoti, le alluvioni...". L'Osservatore Romano invita
a considerare le Olimpiadi di Pechino come l'"inizio di una possibilità
nuova" che "non bisogna perdere" per passare dalla
"paura" al "confronto e dialogo" con la Cina: sapendo che
"le cose belle richiedono tempo e saggezza". E lo fa in prima pagina
con un articolo firmato dal padre gesuita Gian Paolo Salvini, direttore de La Civiltà Cattolica, rivista stampata con
l'imprimatur della Segreteria di Stato vaticana. "Tra la Chiesa cattolica
e il Governo cinese è noto che ci sono difficoltà", dalla politica
internazionale alla nomina dei vescovi, però "esistono soluzioni parziali
già avviate de facto, mi permetterei di dire "alla cinese" ma anche
all'italiana, che si preferisce ignorare ufficialmente, creando un
consenso reciproco che va al di là delle affermazioni di principio sulle quali
non c'è ancora accordo". Del resto il quotidiano della Santa Sede ha dato
notizia di una messa celebrata da don Carlo D'Imporzano nel centro di Pechino,
il 27 luglio, "a
(
da "Corriere
della Sera" del
20-08-2008)
Argomenti: Laicita'
Corriere
della Sera - NAZIONALE - sezione: Cronache - data: 2008-08-20 num: - pag: 21
categoria: REDAZIONALE La polemica Il vescovo Marcos: temo che si vietino anche
le trasfusioni Egitto, proibiti i trapianti tra musulmani e cristiani
L'annuncio del sindacato dei medici. No dai capi religiosi I dottori: così si
fermerà il traffico di organi. L'Unione per i diritti umani: revocare subito la
decisione DAL NOSTRO INVIATO PARIGI - Il profeta Maometto non si è mai
ovviamente espresso sui trapianti di organi. E tanto meno il Corano, parliamo
di 14 secoli fa. Ma la battaglia in corso in Egitto ha una forte valenza
religiosa, come quasi tutto ormai. La questione in breve: il Sindacato dei
medici egiziani ha da poco annunciato che trapianti tra persone di
"diverso credo o nazionalità" vanno proibiti, i trasgressori puniti.
Una decisione che non solo sorpassa il Parlamento (dove una nuova legge sul
tema è ancora in discussione) ma soprattutto che segna un aggravarsi nelle già
tese relazioni tra cristiani e musulmani d'Egitto. "E' chiaro che l'idea
viene dai Fratelli Musulmani che controllano il nostro sindacato - dice al
Corriere Nabil El Guindy, medico iscritto all'organismo,
della minoranza laica -. Dicono che serve a evitare il traffico di organi, che
ricchi cristiani ora ne comprano a due lire da poveri musulmani. Fandonie. Per
fortuna quasi l'intero Paese si è sollevato. Medici, giornalisti, politici,
intellettuali, comici satirici, religiosi: un coro di no".
Verissimo. "Abbiamo tutti lo stesso sangue egiziano, e il traffico
d'organi può avvenire anche tra gente dello stesso credo ", ha dichiarato
il vescovo Marcos, portavoce della Chiesa copta, preoccupato che si arrivi
presto "a proibire anche trasfusioni o altro". Ma anche dal
"Vaticano musulmano" di Al Azhar è arrivata una bocciatura:
"Servirà solo ad istigare discriminazioni tra copti e musulmani ", ha
detto Abel Moti Bayumi, esperto del Centro studi islamici, lamentando che né
gli sheikh né i vescovi siano stati consultati. Più in là si è spinto
l'avvocato Naguib Gibrael, capo dell'Unione per i diritti umani e noto
attivista, che ha denunciato il Sindacato dei medici alla magistratura.
"La decisione è discriminatoria, viola i diritti umani, va revocata subito
", ha detto. La questione in realtà era già stata affrontata da molti
giuristi islamici contemporanei, in numerose fatwa (responsi). Una proviene dal
celebre (e controverso) Yusuf Al Qaradawi, vicino alla Fratellanza,
telepredicatore su Al Jazeera, capo del Consiglio mondiale delle fatwe. Che in
sintesi dice: "Solo se il non-musulmano è impegnato in una guerra contro i
musulmani o contro l'Islam, o se è un apostata, va escluso". Per altri
sheikh (nel 1996 ci fu un grande convegno sul tema) "trapianti tra
musulmani sono da preferire", ma "in caso di necessità" (leggi
per salvare una vita) tutto va bene. E allora perché tutto questo? "Come
sempre è l'uso strumentale dell'Islam fatto dai Fratelli Musulmani e quelli
come loro per fini politici, per razzismo ma anche per interesse privato
", risponde El Guindy. Che racconta come negli ospedali egiziani e nelle
università di medicina i copti siano da sempre stati discriminati. "Molti
sono stati costretti ad emigrare, Magdi Yacoub ad esempio, che oggi è uno dei
chirurghi cardiologi più famosi del mondo, a Londra è stato
perfino nominato Sir". Per chi resta in Egitto la musica è diversa. \\ La
fatwa Gli organi dei musulmani non vanno trapiantati su non musulmani anti
Islam L'autore Yusuf Al Qaradawi è a capo del Consiglio mondiale delle fatwe
(Afp) Cecilia Zecchinelli.
(
da "Corriere
della Sera" del
20-08-2008)
Argomenti: Laicita'
Corriere
della Sera - NAZIONALE - sezione: Terza Pagina - data: 2008-08-20 num: - pag: 43
categoria: REDAZIONALE Il caso Le carte inedite ereditate da una segretaria a
Tel Aviv scatenano le rivendicazioni di studiosi e università. E ormai è un
giallo internazionale Il Kafka conteso fra Israele e Germania La lingua, la
religione o la storia determina l'appartenenza? Intellettuali divisi di DARIO
FERTILIO A chi toccano le carte di un genio? Risposta semplice, da un punto di
vista legale: a chi ne è legittimamente in possesso. Ma nel caso di un Franz
Kafka, nato in Boemia, cittadino dell'Austria-Ungheria,
ebreo di stirpe, laico per convinzione, tedesco per scelta letteraria, radicato
nella diaspora ebraica però anche incuriosito dal sionismo, che cosa può
succedere? Per il momento, quel che si profila è un caso internazionale, a metà
fra il giallo e l'incidente diplomatico. Protagonisti: israeliani e
tedeschi, entrambi in possesso di buone ragioni per rivendicare il diritto
all'eredità letteraria del grande. Ma è probabile che il profumo di possibili,
clamorosi inediti kafkiani, conservati per decenni in un appartamento di Tel
Aviv dal suo amico Max Brod, e successivamente ereditati dalla fedele
segretaria, finisca con l'eccitare nuovi appetiti ed allargare il numero dei
pretendenti. Dopotutto, non era Vienna la capitale di quell'Austria-Ungheria che
fungeva da sfondo squisitamente mitteleuropeo della sua opera? E d'altra parte
non era Praga, con il suo Castello che avrebbe ispirato uno dei suoi più
celebri romanzi, il luogo vissuto e fantasticato, intrecciato così
profondamente al destino di Kafka da ispirare un altro famoso baedeker
letterario, Praga magica di Angelo Maria Ripellino? Vediamo di riassumere i
contorni della vicenda. La notizia sui documenti inediti portati in Israele
dentro a una valigia dal grande amico di Kafka, lo scrittore Max Brod, e
abbandonati dopo la morte di quest'ultimo in un appartamento di Tel Aviv, era
stata illustrata il 7 luglio scorso sul Corriere da un articolo di Davide
Frattini. Ieri, ecco l'International Herald Tribune fornire nuovi particolari:
dopo la morte di Brod, le carte misteriose passano alla segretaria, l'anziana
ed eccentrica Esther Hoffe, che però preferisce occuparsi dei suoi innumerevoli
gatti, confinando gli scritti in un sotterraneo. Morta più che centenaria,
lascia tutto alla figlia Hava, di 74 anni, che rilascia dichiarazioni un po'
ambigue intorno alle sue intenzioni: forse venderà, forse regalerà qualcuno dei
documenti, certo non è "così stupida da tenerseli in casa". Quindi
aggiunge di sentirsi pressata in ogni direzione, "specialmente dallo Stato
di Israele ", di trovarsi quasi "sotto assedio e impigliata in una
rete". Ed ecco, quasi a confermarne i timori, entrare in campo il
professor Mark Gelber, dell'università Ben Gurion di Beersheba. "Quel
materiale appartiene a Gerusalemme ", dichiara. "Brod divenne un
sionista prima della Grande guerra; ha vissuto, lavorato ed è stato sepolto in Israele. Meno conosciuto è il fatto che
Kafka stesso era una personalità ebraica totalmente impegnata, uno scrittore
intimamente legato al sionismo e agli ebrei". Del resto, conclude Gelber,
la Biblioteca nazionale di Gerusalemme contiene già scritti di personalità
ebraiche eminenti, come Einstein e Martin Buber: dunque, "sarebbe la casa
naturale anche per Kafka". Non tutto, però, si presenta così facile.
Proprio da Israele il sito online del quotidiano Haaretz informa che l'Archivio
della letteratura tedesca di Marbach, in Germania, già in possesso di una
selezione di lettere kafkiane, ora rivendica il diritto di ottenere i frammenti
- o quel che siano - custoditi per tanto tempo nella casa di Tel Aviv dalla
eccentrica Esther prima, e dalla figlia Hava adesso. La questione, però, non è
più soltanto fra Israele e Germania, e va oltre il caso Kafka. Prendendo lo
scrittore praghese a simbolo della cultura cosmopolita e difficile da
ingabbiare, si pone una domanda più generale: a chi appartengono veramente le
opere di un genio? Risponde un intellettuale di frontiera come Predrag
Matvejevic: "Appartengono in primo luogo a quell'ambiente ebraico
mitteleuropeo che ha fatto tanto per evitare che le culture nazionali
diventassero ideologie aggressive. Basta pensare a Roth o Wittgenstein, Freud,
Svevo, Saba, Danilo Kis. In senso più ampio persino Karl Marx, Einstein,
Brodskij o Isaak Babel. Lo prova il fatto che, scomparsi gli ebrei, la cultura
del Centro Europa è andata sempre più provincializzandosi ". Di parere un
po' diverso la scrittrice e germanista Paola Capriolo: "La patria di un
letterato è la sua lingua. Però nel caso di Kafka, la radice ebraica - benché
non religiosa - ha anch'essa la sua importanza. Chi può vantare meno pretese su
di lui invece è Praga, tanto più che quella di Kafka non esiste più, è soltanto
un luogo della memoria". Lo storico Gian Enrico Rusconi, che dirige il
Centro per gli studi italo-germanici di Trento, preferisce una lettura in
divenire della vicenda: "Da ragazzo il mio Kafka era solo l'autore del
Castello. Poco alla volta è cresciuto, è diventato un gigante, e tanti hanno
cominciato a rivendicarne un pezzetto. Io continuo a sentirlo un autore più
mitteleuropeo che ebraico, ma credo che tutto possa cambiare in fretta. Anche
fra gli ebrei, tanti che oggi rivendicano combattivamente la loro identità
ancora negli anni Sessanta la lasciavano sullo sfondo". E l'editore
Roberto Calasso, autore dell'indagine letteraria significativamente intitolata
K., boccia decisamente le pretese israeliane: "L'argomentazione degli
storici, se davvero si presenta come viene riferita, è una grossa sciocchezza
sotto tutti i punti di vista". Per ora l'ultima parola conviene forse
lasciarla alla discussa custode delle carte, Hava Hoffe: "Questa storia,
credetemi, è veramente kafkiana ". Le opinioni Capriolo: "La patria
di un letterato è la lingua in cui si esprime" Calasso: "La pretesa
degli storici è una grossa sciocchezza" Franz Kafka con Felice Bauer, sua
fidanzata tra il 1912 e il 1917.
(
da "Giornale.it,
Il" del
20-08-2008)
Argomenti: Laicita'
Voglio
augurare a tutti i naviganti del blog una buona festa dell'Assunta. Sono
tornato dalla Spagna, ma non ho ancora ripreso a lavorare (due giorni fa ho
pubblicato un'intervista a mons. Negri sulla polemica di Famiglia Cristiana
contro il governo Berlusconi, che potete leggere cliccando nell'apposito link
sotto la foto, ma era una richiesta una tantum della direzione). Ieri sera ero
a Canale d'Agordo, dove, insieme alla collega ed amica Stefania Falsaca,
giornalista di Trentagiorni, abbiamo raccontato lo stato
della causa di beatificazione di Papa Luciani. L'incontro si è svolto nella
chiesa parrocchiale, su invito del parroco don Sirio e del sindaco. Come sapete
sono molto legato alla figura di questo grande Papa, l'importanza del cui
pontificato - per usare le parole di Giovanni Paolo II - è "inversamente
proporzionale alla sua durata". Durante un'udienza del mercoledì, Giovanni
Paolo I disse: "Io rischio di dire uno sproposito. ma lo dico. Il Signore
ama tanto l'umiltà che a volte permette dei peccati gravi. Perché? Perché
quelli che li hanno comessi, questi peccati, dopo pentiti, restino umili. Non
vien voglia di credersi mezzi angeli quando si sa di aver commesso delle
mancanze gravi. Il Signore ha tanto raccomandato: siate umili. Anche se avete
fatto delle grandi cose dite: siamo servi inutili". Scritto in Varie
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articolo a un amico 03Aug 08 La messa in ambrosiano antico: a Milano qualcosa
si muove Interrompo il silenzio della vacanza grazie a una gita di
vetiquattr'ore a Barcellona (dove c'è facilità di collegamento) per rilanciare
una notizia che farà piacere a molti navigatori del blog. Grazie al dialogo
intrapreso tra il movimento liturgico benedettiano e la Curia di Milano sta per
iniziare una nuova celebrazione in rito ambrosiano antico (secondo il messale
del 1954) oltre a quella concessa a suo tempo dal cardinale Martini e tutt'oggi
celebrata la domenica nella chiesa del Gentilino. Scritto in Varie Commenti (
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amico 29Jul 08 Avviso urgente ai naviganti (dalla Spagna) Cari amici, mi trovo
in vacanza in una zona della Spagna dove c'è una copertura scarsissima di rete
e non riesco a collegarmi (ora lo sto facendo stando seduto sui gradini della
splendida cattedrale gotica di Girona, che ho appena visitato): per questo non
mi è possibile intervenire o sbloccare i commenti in moderazione. Chiedo scusa
a tutti e vi do appuntamento al 12 agosto, quando sarò di ritorno! Scritto in
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articolo a un amico 25Jul 08 Quel "vivo desiderio" di felicità Cari
amici, da domani sono in vacanza. Vi auguro di trascorrere una buona estate con
queste parole scritte da Giovanni Battista Montini a diciassette anni: Una
volta camminando di sera guardavo le stelle del firmamento e procuravo che la
mia mente fosse compresa dell'immensità del creato; capivo che tutti gli astri
non erano che pulviscoli giranti rispetto all'immensità dell spazio, pure il
pensiero d'essere confinato in questo mondo, per l'uomo così vasto, ma, in
relazione cogli astri e collo spazio, vero atomo al microscopio, e il vedere al
di sopra di me migliaia di mondi ignoti, rappresentanti per me bellezze e
attrattive fantastiche e grandemente superiori a tutto ciò ch'è nel mondo,
provavo un vivo desiderio d'una felicità non legata al misero fango della
terra. E a me stesso davo la risposta: "Sei destinato ad essere assunto
principe nel regno che governa il cielo". Scritto in Varie Commenti ( 436
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amico 22Jul 08 Sono tornato. Nuove regole per il blog Cari amici, ieri sera
alle 23 il Jumbo della Qantas con il Papa, il seguito e noi giornalisti è
atterrano all'aeroporto di Ciampino: siamo stati chiusi in aereo per 22 ore
(anche durante lo scalo tecnico a Darwin non ci è stato
permesso di scendere). Poco dopo la partenza, Benedetto XVI è venuto a
salutarci e a ringraziarci per il lavoro che abbiamo svolto. Volevo dire
innanzitutto a quanti che mi invitavano a moderare certi scontri delle ultime
ore, che ovviamente sono stato impossibilitato a
fare alcunché durante un intero giorno di volo. Ho letto tutti i commenti, e ci
sono rimasto piuttosto male per la piega che hanno preso, le espressioni usate,
etc. Vi comunico quindi che d'ora in avanti non intendo più lasciare spazio
agli "off topic": il blog "Sacri Palazzi" non è una
pubblica arena dove mettere in piazza scontri o risolvere beghe private o
partire per la tangente montando polemiche. Vi chiedo dunque di intervenire
rimanendo sull'argomento proposto e di cercare il più possibile di non
svicolare. Vi chiedo inoltre di usare SEMPRE espressioni rispettose nei
confronti di tutti. E' possibile dissentire nella maniera più radicale senza
offendere colui o colei dalla quale si prendono le distanze. Fino ad oggi sono stato troppo tollerante. Scritto in Varie Commenti ( 106 )
" (18 votes, average: 3.67 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea
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amico 20Jul 08 La veglia di Randwick, la messa finale Cari amici, ieri sera (in
Italia era sabato pomeriggio), con Luigi Accattoli sono andato alla veglia,
all'ippodromo di Randwick. Abbiamo girato tra i ragazzi accampati che
attendevano Benedetto XVI. Mi hanno colpito le file di giovani davanti ai
sacerdoti per le confessioni, e la presenza di famiglie con bambini. Hanno
dormito nei sacchi a pelo, sotto le tende o ripari di fortuna. Ora - da voi
sono le tre di notte - il Papa sta celebrando la messa conclusiva della Gmg.
Nell'omelia ha detto: "Rafforzata dallo Spirito e attingendo a una ricca
visione di fede, una nuova generazione di cristiani è chiamata a contribuire
all'edificazione di un mondo in cui la vita sia accolta, rispettata e curata
amorevolmente, non respinta o temuta come una minaccia e perciò
distrutta". Scritto in Varie Commenti ( 248 ) " (15 votes, average:
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(
da "Stampa, La" del 20-08-2008)
Argomenti: Laicita'
Retroscena
Rivoli, la città che non vuole i preti bresciani Lettera in Vaticano contro la
rivoluzione "Lasciateci i parroci o scendiamo in piazza" PATRIZIO
ROMANO RIVOLI La protesta dei fedeli di Rivoli è arrivata in Vaticano. Dopo
l'annuncio, nel giugno scorso, dell'arrivo di quattro parroci
bresciani nelle parrocchie del centro storico il fermento nel mondo cattolico
rivolese è cresciuto. E una decina di giorni fa è partita una lettera:
destinatario, il Pontificio consiglio dei laici del Vaticano. A firmarla una
decina di fedeli privati dei loro parroci: Lucia Baudano, Lauretta Borsero,
Fabrizio Ferraresi, Alessandro Molinario, Giandomenico Mondo, Andrea Olocco,
Miranda Pretti e Luigi Trovò. "Fedeli rappresentativi della realtà
cattolica - spiega Vittoria Olocco -, aderenti a movimenti e gruppi di
volontariato, dalla Conferenza di San Vincenzo al Masci, dalle Dame della
Madonna della Stella al Movimento Focolari, tutti impegnati nei gruppi
pastorali della città". Una lettera di fuoco quella che hanno inviato al
Pontificio consiglio in cui accusano il cardinale Severino Poletto di aver
"richiesto esclusivamente obbedienza ai parroci e alla comunità".
"Ci ha trattati non come un gregge, ma come un branco di pecore - sbotta
la Olocco -. Nessun dialogo, come al tempo di Bonifacio VIII". E di timori
ne esprimono tanti. "I nuovi parroci arriveranno il 4 ottobre - spiega
Lauretta Borsero -, mentre i nostri andranno via a fine agosto. Per un mese ci
sarà solo l'ordinaria amministrazione e per l'anno entrante non è stata
preparata nessuna attività". Non solo. "I parroci bresciani
risiederanno alla Stella - continua - e le case parrocchiali e le chiese senza
una presenza saranno facile preda di furti". E loro, che hanno lavorato e
investito molto per rinnovare le loro chiese, temono il peggio. "A Bra e
San Mauro, dove è stato fatto un esperimento analogo
- puntualizza la Borsero -, si è fatto tutto con calma e condividendo, non
d'imperio". Anche i parroci bresciani in arrivo sembrano perplessi.
"So che un parroco, ai primi di agosto, ha fatto il giro della città con
un nostro sacerdote - racconta la Olocco -, e dopo aver visto quanto sono
grandi le parrocchie e quanti edifici dovranno sovrintendere si è lasciato
scappare un "che Dio ci assista"". Un'operazione che sembra
lasciare molto amaro in bocca a tanti. "Noi temiamo per gli anziani soli
nelle loro case - prosegue la Olocco -, che hanno nel parroco una figura di
riferimento e di conforto, ora rischiano di restare senza nessuno"".
Una scelta nefanda, insomma. E dietro ci hanno visto una manovra politica. "Nell'imminenza
delle elezioni comunali e data la ricandidatura del sindaco Guido Tallone -
scrivono nella lettera - è lecito domandarsi se questa "tabula rasa"
non faciliti obiettivi non "pastorali"". Ovvio il surriscaldarsi
del mondo politico. "Che dire - commenta Massimo Tesio del Pdl -, le
perplessità dei parrocchiani e della gente collimano con le nostre". E'
amareggiato invece il sindaco. "Nessuno in buona fede - dichiara Tallone
-, neanche chi ha scritto quella lettera, può pensare quelle cose: è matematicamente
impossibile". Però resta alto lo scontro. Perché se questa lettera cadrà
nel vuoto come quella inviata in Curia a fine giugno, i parrocchiani sono
pronti a manifestare. "Certo - promette la Olocco -, sabato 4 ottobre,
quando ci sarà l'insediamento ufficiale dei nuovi parroci a Santa Maria della
Stella, andremo con striscioni a dire il nostro no".
(
da "Stampa, La" del 20-08-2008)
Argomenti: Laicita'
Intervista
MARINA CASSI Paradossale, inutile e anche dannoso". C'è amarezza e persino
rabbia in Dino Sanlorenzo - l'anziano leader del partito comunista traghettato
con entusiasmo giovanile nel progetto del partito democratico - per il
dibattito estivo che ha contrapposto, anche con durezza, varie anime del Pd e
coinvolto anche il sindaco. Con una passione per la politica intatta e
bruciante ammonisce: "Adesso basta: pensate a recuperare il rapporto con
la gente altrimenti non vinceremo le elezioni mai più". E sul tormentone
estivo sulla presenza o meno di Chiamparino alla festa dell'Unità è tranchant:
"Sergio può andare o non andare, non cambia nulla. Ma certo farebbe bene a
organizzare 15 assemblee nei quartieri per parlare con i cittadini, spiegare
quel che sta facendo, ragionare sul programma per il 2011 e ascoltarli".
Sanlorenzo - che ha iniziato la sua lunga cavalcata politica il giorno dopo la
sconfitta del fronte popolare il 18 aprile del '48 - del rapporto con la gente
ha fatto una icona. E adesso osserva esterrefatto il Pd e protesta: "Ma
come si fa a discutere per una estate di area metropolitana; ma lo sanno che
cosa risponde un torinese normale? Risponde: "Grazie, la metro va bene
com'è". E annuncia una lettera al segretario Morgando per invitarlo a dare
una scossa alla attività del Pd. A proposito di Morgando come lo giudica?
"Prima mi faccia dire una cosa fondamentale: un partito esiste solo se fa.
Se non fa, ma discute, è un club". Scusi, ma si stava parlando di
Morgando. "Non è una cattiva persona. Quando ero presidente del Consiglio
regionale era un eccellente funzionario; con lui abbiamo fatto il libro contro
il terrorismo". E' passato un po' di tempo; e adesso? "Morgando non
ha mai diretto nulla. Pensa a un partito come la Dc. Ma le correnti Dc, oltre
alle clientele, erano centri studi, intellettuali, idee, presenza nella
società". Invece? "E invece lui pensa a un partito che debba esser
fatto di gruppi: gli ex Dc, gli ex Pd, gli amici di Bindi, Esposito, Placido.
Per lui vanno bene 50-60 gruppi, non li gestisce. Convoca i capi bastone e
decide con loro come è stato per le candidature alle
politiche". Non va? "Ma come può andare bene? Ha in testa un partito
così leggero da essere evanescente. Ha lasciato crescere un gruppo come quello di
Esposito e Placido con una mistura tra ex Ds e ex Popolari che dettano la
linea". E' così modesta la nomenclatura del Pd piemontese? "C'è un
declassamento generale del gruppo dirigente. D'altronde i migliori sono
impegnati nei governi locali o come Fassino a occuparsi di esteri". Non
c'è proprio nessuno in questo Pd che lei apprezzi? "Ma certo che ci sono.
Stanno nei circoli, nelle zone. Ci sono giovani bravi cattolici
e non che credono nella politica". Allora il rinnovamento è assicurato?
"No. Potrebbero emergere se ci fosse una vera vita democratica, ma non è
così, mai nessuno chiede il loro parere o li coinvolge". Fassino nega che
le turbolenze torinesi costituiscano un caso Torino nel Pd. Lei invece pensa
che le cose qui siano più difficile che altrove? "Sì. Qui il Pd è nato
sulla base di uno scontro individuale anche feroce. E i ex Ds hanno fatto un
errore". Quale? "Quando una parte dei cattolici non ha accettato il
candidato proposto, Susta, dovevamo presentare una nostra candidatura. Voglio
essere chiaro: era giusto che il segretario regionale fosse cattolico. Se era
così tutti dovevamo votarlo, ma quando loro si sono divisi e i candidati sono
diventati due la faccenda è cambiata". Torniamo all'oggi; adesso
che cosa farebbe se governasse il partito? "Sono stato
in ospedale a lungo e lì la gente parlava dei pochi soldi che ha a
disposizione, vado al mercato e accade lo stesso con i genitori che lamentano
la precarietà dei figli. Il governo non è più in luna di miele e a settembre
avrà i suoi bei problemi con la crisi". E allora? "E allora partiamo
da quello che c'è: Veltroni ha lanciato la campagna per raccogliere 5 milioni
di firme contro il governo. A Torino qualcuno di quelli che stanno dibattendo
sta organizzando la raccolta che poi è un modo per parlare con la gente? Non mi
pare". Quanto rimpiange il Pci? "Non sono un trapassato. Ma rimpiango
un partito capace di idee, programma, contenuti. Capace di stare nella società,
ascoltarla, magari cambiarla. O almeno di provarci".
(
da "Stampa, La" del 20-08-2008)
Argomenti: Laicita'
La vicenda
delle quattro suore di Viguzzolo alimenta nuove polemiche in paese e nella
diocesi di Tortona. Suor Loretta e le sorelle Maddalena, Francesca e Domenica,
tutte facenti parte della congregazione delle Suore della Carità, a settembre,
saranno trasferite in altra sede. Con la chiusura della casa filiale del paese,
finirà la loro opera di assistenza domiciliare agli anziani che le ha fatte
molto apprezzare. Dopo la proposta del sindaco di Castelnuovo Scrivia, Gianni
Tagliani, di mettere a disposizione uno spazio in città per le quattro suore,
stavolta sono i parrocchiani di Viguzzolo a dire la loro, chiamando
direttamente in causa sia la diocesi di Tortona, con il vescovo Martino
Canessa, sia il parroco del paese, don Gino Bava con il suo presunto tradizionalismo
religioso, oltre a ringraziare Tagliani per la sua disponibilità. Tra don Bava
e le sorelle sarebbe emersa quella che è stata definita una
"incompatibilità pastorale" della quale i credenti viguzzolesi
chiedono conto: "Don Bava deve spiegare qual era il suo progetto pastorale
nel quale inserire l'apostolato delle religiose, dal momento che si era
prodigato per farle venire in paese. Le incompatibilità non erano sanabili con
un confronto costruttivo e chiarificatore? Il parroco, e non la Congregazione,
al momento dell'arrivo delle suore, nel 2004, aveva sollecitato la comunità
parrocchiale a contribuire economicamente alla ristrutturazione della casa e la
costruzione ex novo della cappella. Da settembre che ne sarà di queste
strutture?". I parrocchiani affermano di aver cercato fin dal 2006
contatti con il vescovo per affrontare lo spinoso problema senza però aver
ottenuto alcuna risposta e proseguono: "Le suore, pur con tutto il bene
che hanno fatto, sono il capro espiatorio. Senza risposte credibili i nostri
dubbi rimangono: che fine sta facendo la Chiesa del Concilio Vaticano II? Quale
sostegno viene offerto alle coppie e alle famiglie cristiane, quale conforto ai
nuclei familiari con problemi, malattie, lutti, difficoltà? Il ruolo dei laici a Viguzzolo si basa solo sulla collaborazione
di pochi e sulla cieca obbedienza di tutti gli altri?". E' sorta una
situazione che, secondo i parrocchiani, dà un'immagine infelice del paese.
Nessun commento da parte del parroco.
(
da "Stampa, La" del 20-08-2008)
Argomenti: Laicita'
Paradossale,
inutile e anche dannoso". C'è amarezza e persino rabbia in Dino Sanlorenzo
- l'anziano leader del partito comunista traghettato con entusiasmo giovanile
nel progetto del partito democratico - per il dibattito estivo che ha
contrapposto, anche con durezza, varie anime del Pd e coinvolto anche il
sindaco. Con una passione per la politica intatta e bruciante ammonisce:
"Adesso basta: pensate a recuperare il rapporto con la gente altrimenti
non vinceremo le elezioni mai più". E sul tormentone estivo sulla presenza
o meno di Chiamparino alla festa dell'Unità è tranchant: "Sergio può
andare o non andare, non cambia nulla. Ma certo farebbe bene a organizzare 15
assemblee nei quartieri per parlare con i cittadini, spiegare quel che sta
facendo, ragionare sul programma per il 2011 e ascoltarli". Sanlorenzo -
che ha iniziato la sua lunga cavalcata politica il giorno dopo la sconfitta del
fronte popolare il 18 aprile del '48 - del rapporto con la gente ha fatto una
icona. E adesso osserva esterrefatto il Pd e protesta: "Ma come si fa a
discutere per una estate di area metropolitana; ma lo sanno che cosa risponde
un torinese normale? Risponde: "Grazie, la metro va bene com'è". E
annuncia una lettera al segretario Morgando per invitarlo a dare una scossa
alla attività del Pd. A proposito di Morgando come lo giudica? "Prima mi
faccia dire una cosa fondamentale: un partito esiste solo se fa. Se non fa, ma
discute, è un club". Scusi, ma si stava parlando di Morgando. "Non è
una cattiva persona. Quando ero presidente del Consiglio regionale era un
eccellente funzionario; con lui abbiamo fatto il libro contro il
terrorismo". E' passato un po' di tempo; e adesso? "Morgando non ha
mai diretto nulla. Pensa a un partito come la Dc. Ma le correnti Dc, oltre alle
clientele, erano centri studi, intellettuali, idee, presenza nella
società". Invece? "E invece lui pensa a un partito che debba esser
fatto di gruppi: gli ex Dc, gli ex Pd, gli amici di Bindi, Esposito, Placido.
Per lui vanno bene 50-60 gruppi, non li gestisce. Convoca i capi bastone e
decide con loro come è stato per le candidature alle
politiche". Non va? "Ma come può andare bene? Ha in testa un partito
così leggero da essere evanescente. Ha lasciato crescere un gruppo come quello
di Esposito e Placido con una mistura tra ex Ds e ex Popolari che dettano la
linea". E' così modesta la nomenclatura del Pd piemontese? "C'è un
declassamento generale del gruppo dirigente. D'altronde i migliori sono
impegnati nei governi locali o come Fassino a occuparsi di esteri". Non
c'è proprio nessuno in questo Pd che lei apprezzi? "Ma certo che ci sono.
Stanno nei circoli, nelle zone. Ci sono giovani bravi cattolici
e non che credono nella politica". Allora il rinnovamento è assicurato?
"No. Potrebbero emergere se ci fosse una vera vita democratica, ma non è
così, mai nessuno chiede il loro parere o li coinvolge". Fassino nega che
le turbolenze torinesi costituiscano un caso Torino nel Pd. Lei invece pensa
che le cose qui siano più difficile che altrove? "Sì. Qui il Pd è nato
sulla base di uno scontro individuale anche feroce. E i ex Ds hanno fatto un
errore". Quale? "Quando una parte dei cattolici non ha accettato il
candidato proposto, Susta, dovevamo presentare una nostra candidatura. Voglio
essere chiaro: era giusto che il segretario regionale fosse cattolico. Se era
così tutti dovevamo votarlo, ma quando loro si sono divisi e i candidati sono
diventati due la faccenda è cambiata". Torniamo all'oggi; adesso
che cosa farebbe se governasse il partito? "Sono stato
in ospedale a lungo e lì la gente parlava dei pochi soldi che ha a disposizione,
vado al mercato e accade lo stesso con i genitori che lamentano la precarietà
dei figli. Il governo non è più in luna di miele e a settembre avrà i suoi bei
problemi con la crisi". E allora? "E allora partiamo da quello che
c'è: Veltroni ha lanciato la campagna per raccogliere 5 milioni di firme contro
il governo. A Torino qualcuno di quelli che stanno dibattendo sta organizzando
la raccolta che poi è un modo per parlare con la gente? Non mi pare".
Quanto rimpiange il Pci? "Non sono un trapassato. Ma rimpiango un partito
capace di idee, programma, contenuti. Capace di stare nella società,
ascoltarla, magari cambiarla. O almeno di provarci".
(
da "Unita, L'" del 21-08-2008)
Argomenti: Laicita'
Stai
consultando l'edizione del ANIS RAHMANIIl direttore del giornale algerino che
si occupa di fondamentalismo islamico esamina l'ondata terroristica di questi
giorni "La guerra santa vuole unificare le trincee, da Algeri a
Kabul" di Umberto De Giovannangeli "Ogni scenario di guerra jihadista
ha una sua specificità. Ma è altrettanto vero che dall'Algeria all'Iraq,
dall'Afghanistan al Pakistan c'è un filo conduttore che non va sottovalutato:
il tentativo di unificare in un unico fronte le "trincee"
mediorientali con quelle del Maghreb e dell'Afghanistan". A sostenerlo è
uno dei più autorevoli studiosi dei movimenti integralisti e jiahidaisti
islamici: Anis Rahmani, direttore del quotidiano algerino specializzato in
movimenti integralisti, "Ennahar". Per ciò che riguarda l'ondata di
attacchi terroristici che ha investito l'Algeria, essa, rimarca Rahmani,
"è il segno che la strategia della Riconciliazione perseguita dal
presidente Bouteflika è finita da tempo e che il confronto con i gruppi
jihadisti è ritornato sul terreno di sempre: quello militare".
"Quella messa in atta dai gruppi che fanno riferimento alla galassia
qaedista - sottolinea Rahmani - è una strategia di attacco che mira a
destabilizzare non solo l'Algeria ma l'intera area del Maghreb". L'Algeria
è di nuovo al centro di una impressionante offensiva terroristica. Quale
lettura dare a questi attacchi? "È una lettura duplice: da un lato, questa
offensiva dimostra che la strategia politica della Riconciliazione attuata da
Bouteflika è giunta da tempo al capolinea; dall'altro lato, siamo di fronte ad
una strategia mirata alla destabilizzazione non solo dell'Algeria ma
dell'intero Maghreb". Cosa significa che la politica di Riconciliazione
perseguita dal presidente Bouteflika è giunta al capolinea? "Significa che
ora la parola d'ordine è tornata ad essere quella della guerra al terrorismo.
Ogni mezzo viene fornito alle forze di sicurezza per raggiungere questo
obiettivo". Con quali risultati? "Significativi. Gli ultimi attacchi
sono anche una risposta all'azione in profondità dell'esercito che negli ultimi
mesi ha eliminato una decina di terroristi tra cui diversi emiri. L'iniziativa
dell'esercito se non ha debellato i gruppi qaedisti ne ha comunque circoscritto
il raggio d'azione: i gruppi armati continuano infatti a colpire nel triangolo
Bouira-Boumerdes, Tizi Ouzou senza riuscire ad estendere in altre zone il loro
raggio d'azione". C'è una strategia regionale che muove le fila
dell'offensiva terroristica? "L'obiettivo è chiaro e sono gli stessi
documenti o proclami qaedisti, veicolati soprattutto attraverso Internet, a
evidenziarlo: è quello di unificare la "trincea" jihadisti mediorientale,
a partire dall'Iraq, con quella dell'Afghanistan e del Maghreb. Se così è, va
da sé che la risposta non può essere frammentata ma deve mettere in campo un
comune lavoro di intelligence". Questa strategia è solo militare?
"No, deve combinare necessariamente l'aspetto militare e di intelligence
con quello della politica. Perché è anche su questo terreno che si sconfiggono
i gruppi jihadisti, cercando di svuotare quel "mare" di
insoddisfazione e di malessere sociale, di frustrazione e di assenza di futuro
per le giovani generazioni, in cui i jihadisti cercano di far proselitismo,
ricordando peraltro all'Occidente che il primo obiettivo
da colpire per gli integralisti in armi è l'Islam laico, moderato, quello che
cerca di coniugare modernità e tradizione. Il migliore aiuto che si potrebbe
dare ai jihadisti è demonizzare, criminalizzandolo l'Islam in quanto tale
erigendo nuovi Muri di ostilità". Dall'Algeria all'Afghanistan, passando
per il Pakistan. C'è una sola regia dietro questa nuova ondata di
attacchi terroristici? "Sbaglia chi considera Al Qaeda come una
organizzazione piramidale e verticistica. Non è più così. Ormai da tempo, Al
Qaeda è il "marchio" di una rete di organizzazioni, gruppi e
movimenti, ognuno dei quali mantiene la propria autonomia operativa e cerca di
calare l'ideologia jihadista nel proprio specifico. Al Qaeda offre semmai una
copertura mediatica unificante e un riferimento ideologico che è quello del
Jihad globalizzato contro l'Occidente "crociato" e i regimi arabi e
musulmani "apostati". In questa chiave, lo stesso Osama Bin Laden non
ricopre più il ruolo dello stratega, ma quello di predicatore. In molte realtà,
peraltro, Al Qaeda si configura - penso alla Somalia - come un vero e proprio
anti-Stato in grado di controllare, anche attraverso alleanze tribali, fette di
territorio. Un sistema che va spezzato "conquistando" con gli
strumenti della politica e del benessere economico quelle popolazioni locali
che vedono ancora l'Occidente come portatore di guerra e non di giustizia ed
emancipazione. È il caso dell'Afghanistan: la sconfitta dei Talebani non potrà
mai essere solo affidata alle armi. Il banco di prova si chiama
ricostruzione".
(
da "Corriere
della Sera" del
21-08-2008)
Argomenti: Laicita'
Corriere
della Sera - NAZIONALE - sezione: Politica - data: 2008-08-21 num: - pag: 15
categoria: REDAZIONALE Religione e politica Il settimanale paolino e la
"scomunica" del vescovo Maggiolini. Il vicario di Tettamanzi: voce
libera, va promossa Famiglia Cristiana, il "tradimento" delle
parrocchie Da Torino a Bari, sempre meno le chiese che la vendono. E qualche
sacerdote: meglio diffondere "Avvenire" ROMA - "Sì, ce l'abbiamo
qualche famiglia cristiana. Come? Ah, la rivista. Qualche copia".
L'attacco di Famiglia Cristiana su governo e fascismo che rinasce fa ancora
chiasso, ma nelle sacrestie si fatica a trovarne l'eco. E girando per le
parrocchie si scopre che l'appello lanciato da monsignor Maggiolini ai parroci
di non esporre Famiglia Cristiana non avrà grosse conseguenze. All'ombra delle
candele votive si è già consumata una rivoluzione silenziosa. "Quando ero
un prete giovane - racconta don Luigi, parroco di S. Massimiliano Kolbe a Roma
- Famiglia Cristiana era molto in voga. Poi non ha fatto più notizia. Ora è
risalita agli altari della cronaca. Ma non la vendo: c'è l'edicola".
"Nelle parrocchie vendiamo il 40% delle copie, il 40% va nelle edicole, e
il 20% per abbonamento - spiega il direttore di Famiglia Cristiana, don Antonio
Sciortino - il calo c'è, ma come in tutti i periodici. E prepariamo il rilancio
anche rivedendo la rete di vendita ". Ce n'è bisogno. Padre Stefano di S.
Maria delle Grazie a Milano lo dice: "Ci vorrebbe il personale. Noi la
possiamo vendere giusto se dà il calendario del Papa o a Natale". Ma come?
Non si mette sul banco della "buona stampa" confidando che, nella
casa di Dio, i clienti non ne arraffino copie gratis? "Prima. Ora, con
tutta la gente che c'è a chiedere l'elemosina, non è più prudente".
"Ci vuole una persona ferma lì", spiega monsignor Provasi, arciprete
a Monza. E c'è chi lamenta: "Ci chiedevano di pagare anche le copie che
poi non riuscivamo a vendere". Don Pino, parroco a Roma, è più severo:
"Non vendo questi giornali perché parlano in puro ecclesialese. Ci
vorrebbe un colpo d'ala. Ma gli opinion leader della propria impresa, i
parroci, la Chiesa non li consulta mai: il culto deve rimanere nel tabernacolo ".
Padre Franco, parroco di Santa Brigida a Napoli, rivaluta le polemiche:
"Questi momenti di crisi fanno risvegliare le coscienze. Qualche copia
continueremo ad averla per questo ". Monsignor Cattaneo, ora vicario del
cardinal Tettamanzi, ma fino a pochi mesi fa parroco a Cinisello Balsamo,
boccia monsignor Maggiolini: "Dobbiamo leggere solo il bollettino
vaticano? Ne servirebbero di voci libere e coraggiose come Famiglia Cristiana. Il cattolico è per il dibattito aperto. Il Papa parla due volte
a settimana, non ha bisogno di interpreti". "La gente non la vuole
perché non è interessante - sostiene invece don Franco, parroco di Madonna
della Tosse a Firenze -. In bacheca appendo le notizie dell'agenzia cattolica
Adista". "Non ne caldeggio l'acquisto come faccio per Avvenire
" ammette don Cattaneo, dei Ss. Angeli Custodi di Torino. In altri casi
l'addio è senza rancore. "C'erano solo due o tre persone che la chiedevano
e l'abbiamo tolta", racconta il parroco di S. Cecilia a Bari. Don Nello,
di San Pietro Apostolo a Baronissi (Salerno) interpreta: "La famiglia non
è più quella del focolare: ognuno compra la propria rivista, o clicca le
notizie su Internet ". Don Giuseppe di Verona la apprezza "perché non
cavalca l'onda montante del "volemose bene"", ma non ne vende
molte. Ai Santi Michele e Biagio di Cantù don Sergio è sulle 15 copie a
settimana: "Solo gli anziani la comprano qui. Gli altri si abbonano".
Paolo Airaghi è un volontario. La vende da 35 anni: "Ora ne acquistano 30
copie, quando ho iniziato 150. Molti la prendono in edicola perché esce al
mercoledì. Altri perché l'edicolante, vendendola, continui ad esporla in bella
vista". Monsignor Flavio, di San Pio X a Roma, da sociologo, annota:
"Alcuni vengono in parrocchia solo per comprarla. Altri che frequentano
magari non l'acquistano. è una buona rivista popolare. Le critiche? Arrivano
spesso anche al Papa da chi si professa ateo. è come se chi non sa cucinare uno
spaghetto si improvvisasse chef". Virginia Piccolillo Direttore Don
Antonio Sciortino, della Società San Paolo, è alla guida del settimanale
cattolico Famiglia Cristiana dal 1999 \\ Don Sciortino "Nelle chiese
vendiamo il 40%, il resto in edicola e per abbonamento. Il calo c'è, come per
tutti, ma prepariamo il rilancio".
(
da "Repubblica,
La" del
22-08-2008)
Argomenti: Laicita'
Pagina
III - Roma Pantheon, sui tetti spunta una nuova casa Costruita su un antico
palazzo del Vaticano. E ora oscura la vista di San Pietro L'edificio Maffei
Marescotti ospita anche l'Opera Romana Pellegrinaggi La risposta: lavori di
ristrutturazione e manutenzione delle capriate e delle terrazze RENATA MAMBELLI
I tetti di Roma, si sa, non sono più quelli di una volta. Se si sale su una
delle tante terrazze si scoprono, tra i profili di palazzi e chiese, sfiatatoi
dell'aria condizionata, roof garden di alberghi, canne fumarie di ristoranti,
gabbie di ascensori. Tutti, o quasi, fatti però con attenzione ai vincoli
fissati dalla soprintendenza oppure, è forse la maggioranza dei casi,
condonati. Fa un certo effetto però scoprire a poche decine di metri alla
cupola del Pantheon una sopraelevazione che la eguaglia in altezza, e,
soprattutto, affianca alle linee perfette del tempio romano un manufatto che
sembra una pizzeria di quelle che sbucano all'improvviso sui litorali italiani,
con finestroni, tettoia e un comignolo da friggitoria. Non è bello, non è
senz'altro nei canoni che sarebbero da rispettare, visto che questi sono i
tetti del centro di Roma, ma non è neppure abusivo. La "pizzeria",
infatti, è una sopraelevazione appena costruita - i lavori sono stati fatti quest'estate
- nell'antico palazzo Maffei Marescotti, di proprietà del Vaticano, che ospita,
all'indirizzo di via della Pigna
(
da "Unita, L'" del 22-08-2008)
Argomenti: Laicita'
Stai consultando l'edizione del Più peso ai componenti laici Il
nodo di una nuova Disciplinare Un Consiglio Superiore della Magistratura
interamente rinnovato, sia nella composizione che nelle attribuzioni, è quello
che sarebbe previsto nella riforma ancora allo studio negli uffici del
ministero della Giustizia. E a Palazzo dei Marescialli potrebbe
diventare molto più pesante il peso della componente "laica.
Particolarmente delicato il nodo relativo alla Disciplinare. Secondo quanto
trapelato, infatti, è allo studio una soluzione che "sganci" la
sezione dal Csm con la previsione di un nuovo organismo "meno
corporativo". Allo studio inoltre nuovi meccanismi di progressione di
carriera per concorso e non per anzianità. Consiglio superiore.
(
da "Stampa, La" del 22-08-2008)
Argomenti: Laicita'
Esame
di fede per tre candidate pastore all'assemblea che si apre a Torre Pellice
Nelle Valli Valdesi un Sinodo per sole donne Solo donne candidate al ministero
pastorale e non è una sorpresa per chi non pone nessuna barriera di genere a
nessun livello e che giusto l'anno scorso, la prima pastora, Gianna Sciclone,
ha festeggiato 40 anni di ministero. Come nemmeno deve stupire che i probabili
argomenti che verranno dibattuti saranno temi caldi come la "tolleranza
zero" del governo sulla criminalità legata, a loro giudizio, in modo
improprio e pericoloso all'immigrazione. Oppure temi bioetici a partire dai
laceranti dilemmi che suscita la vicenda di Eluana Englaro. Temi affrontati
sempre con un profondo spirito laico, rispettoso
dell'opinione di tutti ma soprattutto della libertà del singolo. E' anche per
questi motivi, o soprattutto per questo, che il Sinodo valdese che si apre
domenica a Torre Pellice per protrarsi per tutta la prossima settima, ha un
peso non indifferente nel dibattito politico culturale nonostante i valdesi
siano in Italia poco più di 30 mila, metà dei quali nelle cosiddetti
Valli Valdesi. E' probabile che anche quest'anno in platea siederanno un
segretario di partito come il rifondarolo Paolo Ferrero, oppure senatori del
Popolo della Libertà come Lucio Malan, entrambi membri della Chiesa Evangelica
valdese. Dunque il Sinodo delle Chiese Valdesi e Metodiste partirà domenica e
in questi giorni il lavoro più importante lo sta facendo la Commissione d'esame
che, passata a setaccio tutta la documentazione e il lavoro di un anno, sta
scrivendo la propria relazione che indicherà gli argomenti da dibattere durante
il Sinodo. Maria Bonafede, moderatore della Tavola da un paio d'anni e che al
termine del Sinodo dovrà essere riconfermata, ha dichiarato che i temi più
importanti dell'imminente sessione "saranno quelli legati alla predicazione
e alla testimonianza delle nostre chiese valdesi e metodiste in Italia
affrontato da molti punti di vista. Siamo una realtà numericamente irrilevante,
eppure esistiamo anche come piccolo avamposto di un pensiero e di una fede
secolare e rilevante nel mondo e in Europa". "Poi - aggiunge la
pastora Bonafede - ci sono i temi legati alla vita del paese a questa
impressionante "tolleranza zero" legata in modo improprio e
pericoloso all'immigrazione. Penso che le chiese debbano vigilare e diffondere
una cultura che valorizzi le differenze, l'accoglienza e l'ospitalità. Non
siamo ingenui e non possiamo esserlo, ma c'è una brutta aria e il razzismo è
figlio di una combinazione di indifferenza, egoismo e paura e noi abbiamo molti
strumenti per combatterlo". Dicevamo delle donne candidate al ministero
pastorale. Quest'anno, infatti, saranno solo Giuseppina Bagnato, Joylin Galapon
e Caterina Griffante a sostenere domattina davanti al Corpo pastorale il loro
esame di fede. Domenica, prima del culto di apertura, le tre candidate saranno
presentate ai membri del Sinodo per la loro sottoscrizione alla Confessione di
fede. \.
(
da "Giornale.it,
Il" del
22-08-2008)
Argomenti: Laicita'
Tra i
libri novità che saranno presentati al Meeting di Rimini, che si apre domenica,
c'è un volume scritto da Gianni Valente, giornalista di
"Trentagiorni", dedicato a Ratzinger professore (edizioni San Paolo).
Il volume arriverà in libreria a settembre, ma le prime copie fresche di stampa
saranno portate a Rimini. Posso assicurarvi che è un volume che vale la pena
leggere, per capire meglio Joseph Ratzinger, il suo lavoro teologico, il suo
sguardo sulla Chiesa. E anche per smentire certi schemi che lo vorrebbero
dipingere come un "pentito" del Concilio Vaticano II. Scritto in
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articolo a un amico 15Aug 08 Buon Ferragosto con le parole di Papa Luciani
Voglio augurare a tutti i naviganti del blog una buona festa dell'Assunta. Sono
tornato dalla Spagna, ma non ho ancora ripreso a lavorare (due giorni fa ho
pubblicato un'intervista a mons. Negri sulla polemica di Famiglia Cristiana
contro il governo Berlusconi, che potete leggere cliccando nell'apposito link
sotto la foto, ma era una richiesta una tantum della direzione). Ieri sera ero
a Canale d'Agordo, dove, insieme alla collega ed amica Stefania Falsaca,
giornalista di Trentagiorni, abbiamo raccontato lo stato
della causa di beatificazione di Papa Luciani. L'incontro si è svolto nella
chiesa parrocchiale, su invito del parroco don Sirio e del sindaco. Come sapete
sono molto legato alla figura di questo grande Papa, l'importanza del cui
pontificato - per usare le parole di Giovanni Paolo II - è "inversamente
proporzionale alla sua durata". Durante un'udienza del mercoledì, Giovanni
Paolo I disse: "Io rischio di dire uno sproposito. ma lo dico. Il Signore
ama tanto l'umiltà che a volte permette dei peccati gravi. Perché? Perché
quelli che li hanno comessi, questi peccati, dopo pentiti, restino umili. Non
vien voglia di credersi mezzi angeli quando si sa di aver commesso delle
mancanze gravi. Il Signore ha tanto raccomandato: siate umili. Anche se avete
fatto delle grandi cose dite: siamo servi inutili". Scritto in Varie
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articolo a un amico 03Aug 08 La messa in ambrosiano antico: a Milano qualcosa
si muove Interrompo il silenzio della vacanza grazie a una gita di
vetiquattr'ore a Barcellona (dove c'è facilità di collegamento) per rilanciare
una notizia che farà piacere a molti navigatori del blog. Grazie al dialogo
intrapreso tra il movimento liturgico benedettiano e la Curia di Milano sta per
iniziare una nuova celebrazione in rito ambrosiano antico (secondo il messale
del 1954) oltre a quella concessa a suo tempo dal cardinale Martini e tutt'oggi
celebrata la domenica nella chiesa del Gentilino. Scritto in Varie Commenti (
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amico 29Jul 08 Avviso urgente ai naviganti (dalla Spagna) Cari amici, mi trovo
in vacanza in una zona della Spagna dove c'è una copertura scarsissima di rete
e non riesco a collegarmi (ora lo sto facendo stando seduto sui gradini della
splendida cattedrale gotica di Girona, che ho appena visitato): per questo non
mi è possibile intervenire o sbloccare i commenti in moderazione. Chiedo scusa
a tutti e vi do appuntamento al 12 agosto, quando sarò di ritorno! Scritto in
Varie Commenti ( 80 ) " (5 votes, average: 3.4 out of 5) Loading ... Il
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questo articolo a un amico 25Jul 08 Quel "vivo desiderio" di felicità
Cari amici, da domani sono in vacanza. Vi auguro di trascorrere una buona
estate con queste parole scritte da Giovanni Battista Montini a diciassette
anni: Una volta camminando di sera guardavo le stelle del firmamento e
procuravo che la mia mente fosse compresa dell'immensità del creato; capivo che
tutti gli astri non erano che pulviscoli giranti rispetto all'immensità dell
spazio, pure il pensiero d'essere confinato in questo mondo, per l'uomo così
vasto, ma, in relazione cogli astri e collo spazio, vero atomo al microscopio,
e il vedere al di sopra di me migliaia di mondi ignoti, rappresentanti per me
bellezze e attrattive fantastiche e grandemente superiori a tutto ciò ch'è nel
mondo, provavo un vivo desiderio d'una felicità non legata al misero fango
della terra. E a me stesso davo la risposta: "Sei destinato ad essere
assunto principe nel regno che governa il cielo". Scritto in Varie
Commenti ( 437 ) " (7 votes, average: 4.29 out of 5) Loading ... Il Blog
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articolo a un amico 22Jul 08 Sono tornato. Nuove regole per il blog Cari amici,
ieri sera alle 23 il Jumbo della Qantas con il Papa, il seguito e noi
giornalisti è atterrano all'aeroporto di Ciampino: siamo stati chiusi in aereo
per 22 ore (anche durante lo scalo tecnico a Darwin non ci è stato permesso di scendere). Poco dopo la partenza,
Benedetto XVI è venuto a salutarci e a ringraziarci per il lavoro che abbiamo
svolto. Volevo dire innanzitutto a quanti che mi invitavano a moderare certi
scontri delle ultime ore, che ovviamente sono stato
impossibilitato a fare alcunché durante un intero giorno di volo. Ho letto
tutti i commenti, e ci sono rimasto piuttosto male per la piega che hanno
preso, le espressioni usate, etc. Vi comunico quindi che d'ora in avanti non
intendo più lasciare spazio agli "off topic": il blog "Sacri
Palazzi" non è una pubblica arena dove mettere in piazza scontri o
risolvere beghe private o partire per la tangente montando polemiche. Vi chiedo
dunque di intervenire rimanendo sull'argomento proposto e di cercare il più
possibile di non svicolare. Vi chiedo inoltre di usare SEMPRE espressioni
rispettose nei confronti di tutti. E' possibile dissentire nella maniera più
radicale senza offendere colui o colei dalla quale si prendono le distanze.
Fino ad oggi sono stato troppo tollerante. Scritto
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questo articolo a un amico 20Jul 08 La veglia di Randwick, la messa finale Cari
amici, ieri sera (in Italia era sabato pomeriggio), con Luigi Accattoli sono
andato alla veglia, all'ippodromo di Randwick. Abbiamo girato tra i ragazzi
accampati che attendevano Benedetto XVI. Mi hanno colpito le file di giovani
davanti ai sacerdoti per le confessioni, e la presenza di famiglie con bambini.
Hanno dormito nei sacchi a pelo, sotto le tende o ripari di fortuna. Ora - da
voi sono le tre di notte - il Papa sta celebrando la messa conclusiva della
Gmg. Nell'omelia ha detto: "Rafforzata dallo Spirito e attingendo a una
ricca visione di fede, una nuova generazione di cristiani è chiamata a
contribuire all'edificazione di un mondo in cui la vita sia accolta, rispettata
e curata amorevolmente, non respinta o temuta come una minaccia e perciò
distrutta". Scritto in Varie Commenti ( 248 ) " (15 votes, average:
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(
da "Stampa, La" del 22-08-2008)
Argomenti: Laicita'
CHIESA.DOMENICA
PARTE IL MEETING DEI RESPONSABILI A Tortona un grande
raduno laici orionini da tutto il mondo [FIRMA]MAURO FACCIOLO TORTONA Mentre
nella basilica della Madonna della Guardia prosegue la novena predicata dal
vescovo di Alessandria, Giuseppe Versaldi, Il conto alla rovescia è iniziato
per un'altra iniziativa importante per la Chiesa tortonese, l'incontro
internazionale del Movimento laicale orionino.Da domenica al 29 agosto,
presente il superiore generale don Flavio Peloso, un centinaio di responsabili
del Movimento, provenienti da tutto il mondo, si confronteranno a Montebello
della Battaglia, visitando inoltre luoghi e località di don Orione. Il 30 e
(
da "Giornale.it,
Il" del
23-08-2008)
Argomenti: Laicita'
Tra i libri
novità che saranno presentati al Meeting di Rimini, che si apre domenica, c'è
un volume scritto da Gianni Valente, giornalista di "Trentagiorni",
dedicato a Ratzinger professore (edizioni San Paolo). Il volume arriverà in
libreria a settembre, ma le prime copie fresche di stampa saranno portate a
Rimini. Posso assicurarvi che è un volume che vale la pena leggere, per capire
meglio Joseph Ratzinger, il suo lavoro teologico, il suo sguardo sulla Chiesa.
E anche per smentire certi schemi che lo vorrebbero dipingere come un
"pentito" del Concilio Vaticano II. Scritto in Varie Commenti ( 32 )
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08 Buon Ferragosto con le parole di Papa Luciani Voglio augurare a tutti i
naviganti del blog una buona festa dell'Assunta. Sono tornato dalla Spagna, ma
non ho ancora ripreso a lavorare (due giorni fa ho pubblicato un'intervista a
mons. Negri sulla polemica di Famiglia Cristiana contro il governo Berlusconi,
che potete leggere cliccando nell'apposito link sotto la foto, ma era una
richiesta una tantum della direzione). Ieri sera ero a Canale d'Agordo, dove,
insieme alla collega ed amica Stefania Falsaca, giornalista di Trentagiorni,
abbiamo raccontato lo stato della causa di
beatificazione di Papa Luciani. L'incontro si è svolto nella chiesa
parrocchiale, su invito del parroco don Sirio e del sindaco. Come sapete sono
molto legato alla figura di questo grande Papa, l'importanza del cui
pontificato - per usare le parole di Giovanni Paolo II - è "inversamente
proporzionale alla sua durata". Durante un'udienza del mercoledì, Giovanni
Paolo I disse: "Io rischio di dire uno sproposito. ma lo dico. Il Signore
ama tanto l'umiltà che a volte permette dei peccati gravi. Perché? Perché
quelli che li hanno comessi, questi peccati, dopo pentiti, restino umili. Non
vien voglia di credersi mezzi angeli quando si sa di aver commesso delle
mancanze gravi. Il Signore ha tanto raccomandato: siate umili. Anche se avete
fatto delle grandi cose dite: siamo servi inutili". Scritto in Varie
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articolo a un amico 03Aug 08 La messa in ambrosiano antico: a Milano qualcosa
si muove Interrompo il silenzio della vacanza grazie a una gita di
vetiquattr'ore a Barcellona (dove c'è facilità di collegamento) per rilanciare
una notizia che farà piacere a molti navigatori del blog. Grazie al dialogo
intrapreso tra il movimento liturgico benedettiano e la Curia di Milano sta per
iniziare una nuova celebrazione in rito ambrosiano antico (secondo il messale
del 1954) oltre a quella concessa a suo tempo dal cardinale Martini e tutt'oggi
celebrata la domenica nella chiesa del Gentilino. Scritto in Varie Commenti (
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amico 29Jul 08 Avviso urgente ai naviganti (dalla Spagna) Cari amici, mi trovo
in vacanza in una zona della Spagna dove c'è una copertura scarsissima di rete
e non riesco a collegarmi (ora lo sto facendo stando seduto sui gradini della
splendida cattedrale gotica di Girona, che ho appena visitato): per questo non
mi è possibile intervenire o sbloccare i commenti in moderazione. Chiedo scusa
a tutti e vi do appuntamento al 12 agosto, quando sarò di ritorno! Scritto in
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Cari amici, da domani sono in vacanza. Vi auguro di trascorrere una buona
estate con queste parole scritte da Giovanni Battista Montini a diciassette
anni: Una volta camminando di sera guardavo le stelle del firmamento e
procuravo che la mia mente fosse compresa dell'immensità del creato; capivo che
tutti gli astri non erano che pulviscoli giranti rispetto all'immensità dell
spazio, pure il pensiero d'essere confinato in questo mondo, per l'uomo così
vasto, ma, in relazione cogli astri e collo spazio, vero atomo al microscopio,
e il vedere al di sopra di me migliaia di mondi ignoti, rappresentanti per me
bellezze e attrattive fantastiche e grandemente superiori a tutto ciò ch'è nel
mondo, provavo un vivo desiderio d'una felicità non legata al misero fango
della terra. E a me stesso davo la risposta: "Sei destinato ad essere
assunto principe nel regno che governa il cielo". Scritto in Varie
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ieri sera alle 23 il Jumbo della Qantas con il Papa, il seguito e noi
giornalisti è atterrano all'aeroporto di Ciampino: siamo stati chiusi in aereo
per 22 ore (anche durante lo scalo tecnico a Darwin non ci è stato permesso di scendere). Poco dopo la partenza,
Benedetto XVI è venuto a salutarci e a ringraziarci per il lavoro che abbiamo
svolto. Volevo dire innanzitutto a quanti che mi invitavano a moderare certi
scontri delle ultime ore, che ovviamente sono stato
impossibilitato a fare alcunché durante un intero giorno di volo. Ho letto
tutti i commenti, e ci sono rimasto piuttosto male per la piega che hanno
preso, le espressioni usate, etc. Vi comunico quindi che d'ora in avanti non
intendo più lasciare spazio agli "off topic": il blog "Sacri
Palazzi" non è una pubblica arena dove mettere in piazza scontri o
risolvere beghe private o partire per la tangente montando polemiche. Vi chiedo
dunque di intervenire rimanendo sull'argomento proposto e di cercare il più
possibile di non svicolare. Vi chiedo inoltre di usare SEMPRE espressioni
rispettose nei confronti di tutti. E' possibile dissentire nella maniera più
radicale senza offendere colui o colei dalla quale si prendono le distanze.
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amici, ieri sera (in Italia era sabato pomeriggio), con Luigi Accattoli sono
andato alla veglia, all'ippodromo di Randwick. Abbiamo girato tra i ragazzi
accampati che attendevano Benedetto XVI. Mi hanno colpito le file di giovani
davanti ai sacerdoti per le confessioni, e la presenza di famiglie con bambini.
Hanno dormito nei sacchi a pelo, sotto le tende o ripari di fortuna. Ora - da
voi sono le tre di notte - il Papa sta celebrando la messa conclusiva della
Gmg. Nell'omelia ha detto: "Rafforzata dallo Spirito e attingendo a una ricca
visione di fede, una nuova generazione di cristiani è chiamata a contribuire
all'edificazione di un mondo in cui la vita sia accolta, rispettata e curata
amorevolmente, non respinta o temuta come una minaccia e perciò
distrutta". Scritto in Varie Commenti ( 248 ) " (15 votes, average:
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(
da "Repubblica,
La" del
23-08-2008)
Argomenti: Laicita'
Economia
Global market Investire senza peccato con il fondo Ethica Inaugurato da poco
meno di tre mesi, Ethica ha già capitalizzato 4,6 milioni di euro alla Borsa di
Parigi. Questo nuovo fondo azionario ha una sua particolarità: rispetta i
principi etici e morali della Chiesa. Presentato a marzo, dalla Conferenza dei
vescovi di Francia è il primo e unico strumento proposto alle novantacinque
diocesi del paese per investire doni e prebende in azioni. Finora, le
parrocchie che avevano risparmi potevano al massimo comprare
titoli di stato o fondi
monetari. Ethica si rivolge anche ai cattolici che vogliano guadagnare in Borsa ma senza fare peccato, un po'
come gli islamici hanno già fondi rispettosi della Sharia. Nel portafoglio del nuovo
fondo non figura così nessuna azienda che opera in settori o con prodotti non
conformi alla religione cattolica come, per esempio, società
farmaceutiche che commercializzano anticoncezionali. Secondo uno studio,
soltanto 38% delle azioni quotate a Parigi sono compatibili con i precetti
della Chiesa. Ma questo non preoccupa i responsabili del Fondo, che si
aspettano delle ottime performances. "Staremo al passo con il mercato e
speriamo di allinearci all'indice delle borse europee, Eurostoxx 50"
spiega Jean-Michel Coulot, dirigente amministrativo alla Conferenza dei vescovi
francesi. Un terzo delle diocesi ha già sottoscritto Ethica, tra le quali
Parigi, Lione, Nanterre e Annecy. Anais Ginori [e-plus a tutto spot] Mentre il
gigante semipubblico tedesco delle telecomunicazioni, Deutsche Telekom DT,
affronta una fuga degli utenti e pensa di tagliare i costi chiudendo un
call-center su due, uno dei più piccoli tra i suoi rivali sul mercato interno
tedesco, cioè E-Plus, minaccia sia il colosso DT sia Vodafone Germania con una
nuova strategia che gli sta consentendo di aumentare contro tendenza la sua
quota di mercato. E-Plus ha infatti lanciato su grande scala la trasformazione
della sua rete cellulare in portale diversificato per la pubblicità, e così si
è inventata una nuova fonte di entrate. Al momento E-Plus è impegnata in
accordi per la diffusione di pubblicità e intese di cooperazione con oltre
trenta marchi e aziende, dal portale per articoli per bambini Kandy Mobile alla
catena di vendita di moda New Yorker. "Il cellulare è lo strumento ideale
per industria e commercio quale veicolo pubblicitario su larga scala e senza
perdite". Grazie alle entrate pubblicitarie E-Plus ha sottratto clienti ai
due giganti della concorrenza: ha potuto offrire ai nuovi utenti vantaggiosi
contratti flat-rate. L'esperimento pare prossimo ad ampliarsi nel prossimo
futuro: marchi globali della forza di Bmw hanno cominciato a mostrare concreto
interesse all'uso di E-Plus come piattaforma pubblicitaria. Andrea Tarquini.
(
da "Repubblica,
La" del
23-08-2008)
Argomenti: Laicita'
"Bene
il governo ma non basta" Cl lancia la sfida del dialogo Scholz presenta il
Meeting: "Noi ancora protagonisti" MARCO MAROZZI DAL NOSTRO INVIATO
RIMINI - Ragazzi entusiasti, religiosi ed intellettuali che affilano fede e
spade, politici che bilanciano equilibri e posti. Parte il Meeting di Comunione
e Liberazione. "O protagonisti o nessuno" è il titolo, nel campus
della fiera riminese, una frase di don Giussani. Cl cerca di posizionarsi
nell'era del Berlusconi trionfante. E se a condurre il movimento, dopo la
scomparsa del fondatore, è uno spagnolo, don Julian Carron, a presiedere la
Compagnia delle Opere, il suo braccio imprenditorial-assistenziale è un
tedesco, Bernhard Scholz. Nato a MÜllheim, 51 anni, sposato con un'italiana,
tre figli, laurea su Max Weber a Friburgo, lavoro come consulenza e formazione
manageriale. Guida una Compagnia che in Italia ha 42 sedi, 14 all'estero,
raccoglie 34 mila imprese (un migliaio non profit) in cui lavorano 500 mila
persone. O protagonisti o nessuno, il titolo suona presuntuoso a un orecchio esterno.
"Don Giussani afferma che protagonisti non vuole dire avere la genialità o
la spiritualità di alcuni, ma avere il proprio volto, che è, in tutta la storia
e l'eternità, unico e irripetibile. Vogliamo proprio sottolineare che ogni
persona ha un valore infinito e che la dimenticanza di questo valore rischia di
ridurla, di renderla succube dei vari poteri". Il suo predecessore
Raffaello Vignali è diventato deputato di Forza Italia. Una scelta che vi
segna? "Per noi la politica non è tutto, ma è uno strumento per servire il
bene del Paese. In questa giusta distanza è possibile anche un impegno vero
dentro un partito specifico rimanendo in dialogo con tutti. Come Vignali sta
dimostrando". Come giudica i cento giorni del governo Berlusconi? "E'
un governo stabile - cosa importante, non scontata - che ha dimostrato di voler
affrontare con realismo i problemi del paese in un contesto economicamente
difficile. I primi segnali sono infatti positivi. Penso ad una finanziaria
equilibrata, a Napoli, ad alcune misure per le imprese, al "cinque per
mille", al libro verde del Ministro Sacconi, veramente innovativo come
metodo". Nanni Moretti ha parlato di un'opinione pubblica che non esiste
più nell'era berlusconiana. "Io vedo un dibattito politico interessante
sia sui giornali sia in certi programmi televisivi. Non mi risulta che gli
opinion maker italiani siano diventati tutti berlusconiani. Durante i miei vari
viaggi incontro e sento tante persone, e mi sono fatto l'idea che la gente è
molto più critica e capace di discernere politicamente di quello che ci viene
suggerito in certi momenti politici da chi si trova all'opposizione".
Giuseppe De Rita ha visto nella Chiesa l'unica istituzione in grado di fornire
valori forti. Ma non è la dimostrazione della debolezza della società italiana?
"Al contrario. La società italiana è profondamente
segnata dalla cultura cattolica: il valore della persona legato ad una forte
socialità capace di valorizzare l'individualità, poi la creatività, la vena
artistica, l'ingegno scientifico. Questi sono dei pregi enormi generati o
rafforzati dalla cultura cattolica. Più l'Italia si riferisce a questi valori
più si rafforza. Poi ci sono anche altre tradizioni, come quella
socialista e quella liberale (non quella liberalista) che hanno dato e danno un
grande contributo allo sviluppo della società. Vorrei sottolineare che i valori
morali vengono recepiti positivamente se nascono da un amore reale alla
persona. La Chiesa non è una agenzia etica, è una realtà umana che comunica -
anche nonostante e attraverso i suoi limiti - la passione di Dio per l'uomo,
per ogni singolo uomo". Voi parlate di amicizia, bene comune, ma cosa
significa nel fare impresa? "Significa che ogni impegno personale viene
vissuto con la consapevolezza di essere un contributo per il bene di altri, per
il bene comune. Questo diventa un criterio nelle scelte concrete. Chi fa
impresa, crea lavoro, allora è giusto e utile cercare di fare crescere
l'impresa, e investire appena possibile. Chi ha dei collaboratori li può
trattare come semplici esecutori oppure può attribuire loro delle
responsabilità che permettano di crescere professionalmente o umanamente".
(
da "Unita, L'" del 23-08-2008)
Argomenti: Laicita'
Stai
consultando l'edizione del Opinione pubblica, chi combatte Berlusconi c'è
Francesco Pardi Nell'ultimo articolo di domenica 17 su la Repubblica, Eugenio
Scalfari affrontava il quesito posto da un'affermazione di Nanni Moretti: non
c'è più opinione pubblica. E rispondeva sostenendo che ce ne sono almeno
quattro. Una berlusconista, una della comunità degli
affari oggi appoggiata alla prima, una del volontariato cattolico e una
"di centro e di sinistra, riformista, progressista, laica". A me pare
ne manchi almeno una quinta: l'opinione pubblica che dal
(
da "Corriere
della Sera" del
23-08-2008)
Argomenti: Laicita'
Corriere
della Sera - NAZIONALE - sezione: Politica - data: 2008-08-23 num: - pag: 10
categoria: BREVI I nodi della riforma Composizione del Csm: il ruolo del Colle
Il nuovo Csm dovrebbe essere composto in parti uguali da laici
(come oggi), da togati (oggi sono due terzi) e da consiglieri scelti dal
Quirinale L'obbligatorietà dell'azione penale Il governo punta alla revisione
dell'obbligatorietà dell'azione penale. L'articolo 112 della Carta dice che il
pm "ha l'obbligo" di esercitarla Separare le carriere di giudici e pm
L'intenzione della maggioranza è di separare le carriere della magistratura
requirente da quella giudicante Sì alle proposte della Bicamerale C'è la
volontà di recuperare le proposte della Commissione bicamerale e di trovare
punti di dialogo nel ddl dell'ultimo governo Prodi.
(
da "Corriere
della Sera" del
23-08-2008)
Argomenti: Laicita'
Corriere
della Sera - NAZIONALE - sezione: Terza Pagina - data: 2008-08-23 num: - pag:
51 autore: di ANTONIO CARIOTI categoria: REDAZIONALE LE IDEE DEL SABATO E BAGET
BOZZO INVENTò UN MANCUSO GNOSTICO L' attacco è di quelli pesanti, che lasciano
il segno. Sulla rivista Studi cattolici, vicina
all'Opus Dei, Gianni Baget Bozzo sostiene che nel libro L'anima e il suo
destino (Raffaello Cortina) Vito Mancuso avrebbe abbracciato una posizione
eretica di tipo gnostico. Questo perché, scrive il sacerdote genovese, il teologo
del San Raffaele "rigetta l'Antico Testamento in modo radicale, eliminando
interamente il termine di persona sia in riferimento a Dio che all'uomo".
Drastica la conclusione di Baget Bozzo: "La negazione della persona è
l'unico contenuto dell'idea del Bene che Mancuso esprime. Il Bene è
radicalmente impersonale ". Affermazioni che lasciano dubbioso chi, pur
senza una specifica formazione in campo teologico, abbia letto con un minimo di
attenzione il saggio di Mancuso. Nel quale, per esempio, si legge: "Il
cuore della religione cristiana è l'idea che il Principio ordinatore del mondo
(il Logos) rimanda a un Principio personale (il Dio trinitario). La mia
religione dice che il Logos personale immanente al mondo si è manifestato come persona, perché c'è stato un uomo, Gesù di Nazareth, che
l'ha perfettamente riprodotto in se stesso". E ancora: "Nell'evento
dell'incarnazione del Logos è contenuta la più alta custodia del mistero della
persona umana". Comunque la si pensi sull'ortodossia cattolica di Mancuso,
che del resto mette apertamente in discussione importanti dogmi della Chiesa,
è forte l'impressione che Baget Bozzo non abbia riportato fedelmente il
pensiero dell'autore preso di mira, ma ne abbia deformato il contenuto per
renderlo più vulnerabile alle sue critiche.
(
da "Corriere
della Sera" del
23-08-2008)
Argomenti: Laicita'
Corriere
della Sera - ROMA - sezione: Cronaca di Roma - data: 2008-08-23 num: - pag: 3
categoria: REDAZIONALE L'allarme di Corsetti: anche in centro nuove povertà Il
Primo Municipio contro l'annunciata ordinanza di Alemanno anti-rovistaggio La
lettera del presidente Corsetti al sindaco segue le prese di posizione di altri
presidenti di Municipio che nei giorni scorsi avevano minacciato "contro
ordinanze" (Medici), "disobbedienza amministrativa" (Catarci) e
uno "sciopero della fame" (De Giusti) Tra scambi epistolari,
ordinanze "alternative", minacce di sciopero della fame, e infine
anche con un po' di fantasia, i presidenti di municipi, soprattutto
dell'opposizione, si preparano a contrastare le ordinanze antidegrado del
sindaco Gianni Alemanno. E il primo a scendere in campo questa volta è il
presidente del centro storico Orlando Corsetti, innescando di nuovo la polemica
contro il documento del Campidoglio che dovrebbe impedire da settembre di
"rovistare nei cassonetti". Il presidente del I municipio ha ieri
scritto direttamente a Gianni Alemanno. "Vorrei esprimerle la mia
perplessità inizia la lettera - sull'efficacia dell'ordinanza
"anti-rovistaggio" annunciata per settembre ". Secondo il
minisindaco del centro storico, infatti, "il provvedimento tenta di contrastare
solo l'effetto finale, cioè il degrado che ne deriva, di un problema sociale
come la povertà di cui è invece necessario conoscere le cause, per predisporre
azioni efficaci e per dare concrete risposte a coloro che nel
"rovistaggio" vedono il loro unico mezzo di sostentamento". Per
Orlando Corsetti è necessario per il Campidoglio "avviare una profonda
riflessione sulle "nuove povertà" al fine di sviluppare azioni
concrete volte a dare sostegno alle fasce più deboli che oggi si sono
notevolmente allargate, comprendendo non solo vagabondi e nomadi, ma anche
tantissime persone che hanno difficoltà ad arrivare a fine mese". Al punto
che non esita a ricordare che anche nel suo centrale municipio molti anziani
vanno alla fine dei mercati a rovistare tra gli scarti alimentari. E così nella
lettera a Gianni Alemanno lancia una proposta: "Un
tavolo di confronto interistituzionale che coinvolga professionalità del mondo
laico e cattolico che si occupano dei più deboli", dalla Caritas alla
Comunità di Sant'Egidio, fino all'Università Pontificia Gregoriana e quella
della Santa Croce, "enti, associazioni e istituzioni che, con sensibilità
diverse, contribuirebbero alla realizzazione delle progettualità necessarie
". Il testo dell'ordinanza "anti- rovistaggio" non è stato ancora annunciato dal Campidoglio, ma le polemiche
non accennano a finire. Il presidente dell'XI municipio Andrea Catarci (di
Rifondazione) ha fatto sapere che di fronte a questi provvedimenti del sindaco
"l'annuncio di convocare la Consulta dei municipi a settembre sembra una
"beffa"". E "stiamo già studiando tutto quello che è
possibile fare come "disobbedienza amministrativa" - afferma Andrea
Catarci - per non applicare provvedimenti di questo genere ". Nel suo
territorio ha inoltre stabilito di mettere insieme una sorta di catena della
solidarietà, anche nei confronti dei "lavavetri": "Abbiamo
intenzione di dotarli di una "pettorina" del municipio - spiega - in
modo da garantire che gli automobilisti non saranno molestati e non avranno
violenza da questi operatori. Una sorta di loro "legalizzazione"
". In Prati, nel XVII municipio, il presidente Antonella De Giusti ha già
annunciato che non appena verrà emessa l'ordinanza lei inizierà lo
"sciopero della fame" per solidarietà. La sua proposta, invece
dell'ordinanza, è quella di un "banco alimentare" in ogni mercato
rionale, come aiuto concreto dove gli operatori possono lasciare l'invenduto o
i prodotti in scadenza, quindi difficili da vendere, ma comunque
"buonissimi". E a Cinecittà, nel X, Sandro Medici ha già pensato ad
una "contro-ordinanza" per non applicarla: "Senz'altro quella
del Campidoglio sarebbe più importante - spiega - Ma intanto dovrebbero
annullare la mia". Lilli Garrone Presidente Orlando Corsetti guida il
Municipio I Sindaco Gianni Alemanno.
(
da "Corriere
della Sera" del
23-08-2008)
Argomenti: Laicita'
Corriere
della Sera - NAZIONALE - sezione: Politica - data: 2008-08-23 num: - pag: 13
categoria: REDAZIONALE Parla Cesana Il leader laico di Cl e il Meeting di
Rimini domani al via: apre Bagnasco però non prendiamo le distanze dalla
politica. Spero nella commissione Amato "Il governo non ha ricette per il
futuro. Ma il Pd è in confusione" MILANO - "Quando don Giussani
cominciò a insegnare al Liceo Berchet di Milano soleva dire ai suoi studenti:
"Non voglio convincervi di quello che penso io, ma darvi un metodo attraverso
cui giudicare quello che dico io e quello che dicono tutti"". Tanto
per chiarire che nello slogan della ventinovesima edizione del Meeting di
Rimini, O protagonisti o nessuno, la volontà di potenza non c'entra. Giancarlo
Cesana, docente di Igiene generale e applicata alla Bicocca e leader laico di
Cl, sorride: "Essere protagonisti vuole dire avere questo metodo, una
esperienza umana certa che non perde la bussola di fronte a tutto ciò che
succede, positivo o negativo che sia. Un'esperienza così non è di superuomini
ma di uomini che, avendo bisogno, sanno a chi chiedere". Professore,
domani (domenica; ndr) si comincia dall'incontro con il cardinale Angelo
Bagnasco. "La Chiesa non è una élite, è un popolo", ha detto il
presidente della Cei. Ovvero? "La Chiesa è fatta da gente normale, unita
dalla esperienza elementare della fede, che non è un pensiero sulle cose, né
tantomeno un sentimento intimo. è il riconoscimento di una presenza che
risponde positivamente al bisogno delle persone e del mondo. La Chiesa è il
corpo, la continuazione nella storia, di Cristo risorto, vincitore della morte,
speranza per tutti. Nei Cori della Rocca, lo spettacolo inaugurale del Meeting
di quest'anno, Eliot chiama la Chiesa la "Straniera", che è tale
perché parla agli uomini della vita e della morte, di ciò che "vorrebbero
scordare" ma non possono rinnegare". Giuseppe De Rita scriveva sul
"Corriere " circa la modernità della Chiesa e i suoi impegni
"così sofisticati da imporre agli avversari, se vogliono restare in gara,
un salto di qualità culturale". "Quella di De Rita è una lettura
sociologica, ovviamente legittima, ma non so quanto corrispondente alla realtà,
nel senso che la Chiesa non è concorrente di una gara. La Chiesa ha un compito,
annunciare la salvezza di Cristo. E paradossalmente proprio nel martirio, cioè
quando viene in apparenza messa sotto, essa vince". La scelta di aprire
con il presidente Cei è un modo di marcare le distanze da questa politica?
"Non è nostra intenzione marcare la distanze da nulla. La politica è
quello che è ed è inutile fare gli schizzinosi visto che, volenti o nolenti, ci
si deve convivere e vivere. Ha ragione Bagnasco, la politica è preoccupazione
del bene comune e la disaffezione da essa rappresenta uno scadimento della
società". Al Meeting 2007 lei parlò di "Paese intossicato ".
"La citazione è di una memorabile intervista di Giussani al Corriere,
parecchi anni fa. Giussani aveva ragione, dall'intossicazione non siamo ancora
usciti". Sarà il mancato invito a Berlusconi o il fatto che i cattolici non abbondino, ma si dice che Cl sia delusa dal
governo. Vero? "No! Ciò non vuol dire che approvi incondizionatamente
tutto quello che il governo fa. Cl non è un partito politico e pertanto non ha
"delusioni governative". Con la sua azione educativa alla fede cerca
di contribuire alla formazione di una umanità partecipe della vita civile
nazionale e non solo". Ma una cosa buona e una cattiva fatte dal governo?
"La ripulitura di Napoli è sotto gli occhi di tutti. Newsweek ha lodato i
primi cento giorni del governo Berlusconi. Viene apprezzata anche la volontà di
ridurre il debito pubblico con i famosi "tagli". L'economia, come
dice la parola, è "legge dell'ambiente". Ciò significa che per fare
una casa bisogna mettere prima le fondamenta: non per stare in cantina, ma per
vivere più sicuri ai piani superiori. Bisognerebbe però dire di quanti piani si
vuole la casa, come saranno, quale arredamento... Non c'è tanto una cosa
cattiva, ma una cosa mancante: il futuro che, per quanto difficile, dev'essere
vivibile. Qualche proposta bisognerebbe farla, ma non è solo un problema del
governo". Il Pd di Veltroni? "La costituzione del Pd mi sembrò un
importante passaggio verso una democrazia più concreta, di alternanza tra
posizioni moderate. Ora la situazione mi sembra assai confusa e neppure mi pare
di vedere una opposizione seria, capace di proporre ". E la commissione
"bipartisan" voluta a Roma da Alemanno? "Se svolgesse un ruolo
decisivo, sarebbe una vera novità". Le critiche al governo di
"Famiglia cristiana ": eccessivi i toni o gli attacchi al
settimanale? "L'accusa di pericolo fascista all'azione del governo
sull'ordine pubblico mi è parsa esagerata. E a una azione corrisponde una
reazione eguale e contraria, dice la fisica. La politica poi complica, anche in
senso peggiorativo". Il Papa ha messo in guardia dalla tentazione del
razzismo. C'è questo problema in Italia, ad esempio verso i Rom? "Sì, c'è,
e non solo nei confronti dei Rom, ma credo che il richiamo del Papa sia
all'atteggiamento di tutti e non riguardi in particolare provvedimenti
governativi italiani. Sulla rilevazione delle impronte
digitali ai bambini Rom, ad esempio, da diverse parti, anche cattoliche, è stato rilevato che ciò può essere
protettivo: di molti di questi bimbi nemmeno si sa l'esistenza ". Il
cardinale Tettamanzi ha detto che c'è "una primaria preoccupazione
educativa " perché non prevalga la "paura istintiva" verso
l'altro. Si può collegare all'"emergenza educativa" cara al
Meeting? "Credo proprio di sì. Il Meeting è una grande documentazione di
esperienze umane che possono concorrere a formare, soprattutto nei giovani, un
atteggiamento positivo, non impaurito di fronte alla realtà, anche quella
imprevista, lo straniero. La violenza viene soprattutto dalla paura". Gian
Guido Vecchi.
(
da "Giornale.it,
Il" del
23-08-2008)
Argomenti: Laicita'
N. 201
del 2008-08-23 pagina 34 la censura di Redazione Il pistolero di Bonelli, ora riabilitato
anche dal Vaticano, in passato fu accusato di amoralità e messo all'indice
Dunque, quel "tizzone d'inferno" di Tex Willer è riuscito persino a
farsi assolvere, con tanto di pubblica benedizione, dagli alti prelati
vaticani. È cronaca recente, infatti, la pubblicazione da parte
dell'Osservatore Romano di una serie di lusinghieri commenti riguardanti il più
popolare eroe del fumetto italiano, che tra pochi giorni compirà sessant'anni.
"Esempio di rettitudine morale, di fedeltà coniugale e di amore paterno -
scrive il quotidiano della Santa Sede -, Tex è portatore di comportamenti
dettati da valori non negoziabili". Non sempre, però,
in ambito cattolico, si è guardato con altrettanto favore nei confronti di
Aquila della Notte e verso i fumetti in generale. Assai diversamente andavano
le cose, per esempio, negli anni Cinquanta e Sessanta, in cui il clima era da
caccia alle streghe, e non soltanto in Italia. Nel 1954, negli Stati
Uniti si scatenò una sorta di isteria collettiva contro i fumetti, suscitata da
un pamphlet di Fredric Wertham intitolato Seduction of the Innocent. Il saggio
sosteneva che la lettura di storie dai contenuti violenti fosse la causa prima
della criminalità giovanile. Le associazioni di genitori e di insegnanti
accolsero questa tesi, ne divennero paladine e riuscirono a far istituire la
rigida Comics Code Authority, che imponeva alle case editrici un codice di
autocensura soffocante. Dal '54 al '56, i titoli a fumetti pubblicati si
ridussero da
(
da "Giornale.it,
Il" del
23-08-2008)
Argomenti: Laicita'
N. 201
del 2008-08-23 pagina 0 Tex Willer contro la censura di Redazione Il pistolero
di Bonelli in passato fu accusato di amoralità e messo all'indice. Negli anni
Cinquanta si cancellavano le pistole e si allungavano le gonne alle squaw. Ora
è stato riabilitato anche dal Vaticano di Moreno
Burattini* Dunque, quel "tizzone d'inferno" di Tex Willer è riuscito persino
a farsi assolvere, con tanto di pubblica benedizione, dagli alti prelati
vaticani. è cronaca recente, infatti, la pubblicazione da parte
dell'Osservatore Romano di una serie di lusinghieri commenti riguardanti il più
popolare eroe del fumetto italiano, che tra pochi giorni compirà sessant'anni.
"Esempio di rettitudine morale, di fedeltà coniugale e di amore paterno -
scrive il quotidiano della Santa Sede -, Tex è portatore di comportamenti
dettati da valori non negoziabili". Non sempre, però,
in ambito cattolico, si è guardato con altrettanto favore nei confronti di
Aquila della Notte e verso i fumetti in generale. Assai diversamente andavano
le cose, per esempio, negli anni Cinquanta e Sessanta, in cui il clima era da
caccia alle streghe, e non soltanto in Italia. Nel 1954, negli Stati
Uniti si scatenò una sorta di isteria collettiva contro i fumetti, suscitata da
un pamphlet di Fredric Wertham intitolato Seduction of the Innocent. Il saggio
sosteneva che la lettura di storie dai contenuti violenti fosse la causa prima
della criminalità giovanile. Le associazioni di genitori e di insegnanti
accolsero questa tesi, ne divennero paladine e riuscirono a far istituire la
rigida Comics Code Authority, che imponeva alle case editrici un codice di
autocensura soffocante. Dal '54 al '56, i titoli a fumetti pubblicati si
ridussero da
(
da "Unita, L'" del 24-08-2008)
Argomenti: Laicita'
Stai
consultando l'edizione del Il "bastone" di Bagnasco sulla politica: parliamo
e parleremo Rimini, oggi al via il Meeting di Comunione e liberazione. Il
presidente della Cei: patto per l'emergenza educativa / Roma "O
protagonisti o nessuno". È il titolo del meeting annuale di Comununione e
Liberazione che debutta quest'anno con una rivendicazione della Chiesa a far
politica. Tanto che l'intervento d'apertura della kermesse riminese per la
prima volta non sarà affidato ad un politico ma ad un uomo di Chiesa. Sarà
infatti il Cardinale Angelo Bascagno, oggi, a dare il tono a questa edizione
parlando del posto della Chiesa nella società e del suo diritto dovere a fare
politica. Tanto per far chiarezza. Nel suo intervento
"programmatico", anticipato ieri dall'Osservatore Romano e titolato
appropriatamente "La Chiesa, un popolo che fa la storia", il presidente dei Vescovi italiani fa infatti discendere il diritto
dei cattolici a dire la
loro dal fatto che la Chiesa, dai vescovi fino ai laici, "sta in mezzo
alla gente" e ne conosce i problemi "meglio di chiunque altro".
La Chiesa, dice Bagnasco, "non è certo un'elite che parla da un
pulpito" e per questo, dunque, quando inteviene nel dibattito politico non
lo fa da semplice esperta, come qualsiasi altro commentatore o
politologo, ma per dare voce ai problemi della gente che "non legge sui
sondaggi, ma vive in prima persona". Quasi un primato. Del resto Bagnasco
ha voluto mettere tutto il primo anno e mezzo di mandato alla presidenza della
Cei sotto il segno dell'intervento. Tacere, spiega, vorrebbe dire tradire la
gente. E tanto per restare in tema d'intervento politico, Bagnasco indica anche
una delle priorità del nostro paese, "l'emergenza educativa". Un
priorità assoluta perché, dice l'Osservatore Romano, "l'annuncio e la
testimonianza di Cristo e la trasmissione della fede" restano l'obiettivo
principale. Quest'emergenza richiede "una grande alleanza", dice
Bagnasco, tra Stato, scuola, famiglia e Chiesa, ovviamente. Poi tra un appello
ai giovani e l'altro, il Cardinale parla direttamente alla politica chiedendole
di "essere se stessa e a servire il bene comune". La Chiesa, da parte
sua, dice Begnasco, continuerà a promuovere "un'antropologia
completa". Ma la politica con la P maiuscola avrà modo e tempo per
confrontarsi con i temi enunciati da Bagnasco. In questa edizioni sono previsti
gli interventi di una buona parte del governo. Certo Berlusconi non ci sarà, a
meno di qualche colpo a sorpresa, ma al suo posto passeranno a Rimini ben otto
ministri. Oggi ci sarà il ministro della Cultura Sandro Bondi e poi via via, il
ministro del Lavoro Maurizio Sacconi, il ministro degli Esteri Franco Frattini,
della Giustizia Angelino Alfano, delle Infrastrutture Altero Matteoli e
dell'Istruzione Mariastella Gelmini. Attesi anche il ministro dell'Economia
Tremonti e della Semplificazione Calderoli. Per l'opposizione ci saranno gli ex
ministri Enrico Letta e Pierluigi Bersani e i parlamentari Ermete Realacci e
Ugo Sposetti. A rappresentanza dei sindaci si faranno vedere Letizia Moratti e
Gianni Alemanno.
(
da "Repubblica,
La" del
24-08-2008)
Argomenti: Laicita'
Pagina
VI - Torino In centottanta a Torre Pellice per il Sinodo valdese Come sempre
sarà Torre Pellice, il cuore delle valli valdesi del Piemonte, a ospitare il
Sinodo delle chiese valdese e metodiste che prenderà il via oggi e terminerà
venerdì prossimo con l'elezione delle varie cariche amministrative. Saranno
riuniti 180 deputati, metà pastori e metà laici. Il culto solenne comincerà nel
pomeriggio con la predicazione affidata a Paolo Ribet, presidente della
Fondazione Centro culturale valdese, pastore di Pinerolo, che verterà sul testo
del Deuteronomio, al capitolo 6 sui comandamenti del Signore. Tre le donne che
entreranno a far parte quest'anno del corpo pastorale delle chiese valdese e
metodiste. Giuseppina Bagnato, Caterina Griffante e Joylin Galapon dovranno
quindi superare l'"esame di fede". Nessun uomo, invece, è stato ammesso come aspirante per entrare a far parte del
corpo pastorale che è in gran parte costituito da donne (circa un terzo). Il
Sinodo, massimo momento assembleare e decisionale nella vita delle chiese, avrà
come tematiche centrali le politiche migratorie, i diritti civili, la laicità dello Stato e la missione dei protestanti in Italia.
I valdesi in Italia sono circa trentamila, i metodisti seimila e
complessivamente la Chiesa evangelica valdese raccoglie il 10 per cento del
protestantesimo italiano che - come rilevato dall'ultimo Sinodo - è in crescita
grazie alla presenza di molti immigrati evangelici. Nel 1975 la Chiesa
evangelica valdese si è unita alla Chiesa metodista italiana, formando l'Unione
delle chiese metodiste e valdesi. Solo nelle valli valdesi sono presenti quindicimila
fedeli, mentre nel resto della Penisola se ne contano altrettanti e vengono
denominati "valdesi della diaspora". Altri 15 mila sono sparsi tra
Argentina e Paraguay. Durante gli anni Novanta la Chiesa valdese e quella
cattolica hanno instaurato un timido ma importante dialogo per portare avanti
alcune tematiche comuni. Si è arrivati all'autorizzazione dei matrimoni misti
ma per altri argomenti, come la legittimità all'eutanasia sostenuta dai valdesi
e criticata aspramente dalla Chiesa cattolica, il dialogo si è interrotto.
(
da "Repubblica,
La" del
24-08-2008)
Argomenti: Laicita'
Pagina
X - Torino IL GIOCO DELLA SEMANTICA E QUELLO DELLA DEMOCRAZIA ETTORE BOFFANO A
questa considerazione, peraltro, si affianca subito una malignità politica: il
regolamento di conti avviato nel Pd piemontese nasconderebbe il tentativo di
quel gruppo di perpetrare la propria sopravvivenza, legandola soprattutto alla
spartizione delle future candidature per le Europee e, in particolare, alla
scelta del candidato sindaco torinese del dopo Chiamparino. Un secondo
ragionamento, in qualche modo figlio del precedente, punta
invece il dito contro la mancata integrazione tra l'anima cattolica e quella
postcomunista del Pd e rimarca ancora una volta il presunto tentativo egemonico
che la seconda (ormai separata dal destino dei "giovani" diesse come
Esposito, Chiama e Placido) intenderebbe attuare nei confronti della prima.
Un'analisi che, in qualche modo, avrebbe raggiunto persino alcuni vertici delle
gerarchie cattoliche piemontesi suscitando più di un moto di solidarietà a
favore di Morgando. Pettegolezzi e mezze verità che, per il momento, lasciano
il tempo che trovano nel lento rientro agostano verso la normalità della piena
attività politica e amministrativa (legata, per quanto riguarda Torino,
soprattutto alla difficile situazione del bilancio comunale). Più interessante,
invece, pare la scelta di prendere in considerazione il lato semantico del
dibattito in corso. Anche in questo caso, è necessario distinguere e separare
le diverse questioni. La prima, infatti, riguarda parole e espressioni che in
nessun modo dovrebbero essere usate nel linguaggio della politica (tanto della
Prima quanto della Seconda Repubblica): la parola "scusa" in
particolare, il concetto di pretenderla ("Devono chiedermi scusa?") e
di estenderla poi sino alla proposizione di un vero e proprio
"autodafé" pubblico. Si tratta di espressioni che non hanno dignità
alcuna nel confronto politico: davanti a una posizione politica si risponde,
infatti, con un'altra e opposta posizione (magari severa, addirittura
dirompente), mai invece con una richiesta di scuse. è, quest'ultimo, un modo di
ragionare degno più di un antico "principe vescovo" che di un moderno
dirigente di partito o di un autorevole amministratore pubblico. La seconda
questione attiene il concetto di "leaderismo", introdotto nell'ambito
italiano soltanto dall'esperienza berlusconiana e pur tuttavia ripulito e
nobilitato, nella vulgata dei suoi simpatizzanti del centrosinistra, con i
riferimenti alla "rappresentanza territoriale" e al "radicamento
locale". Ma, a Torino come in Italia, scontri come quello appena
conclusosi tra Chiamparino e buona parte della dirigenza del Pd locale rendono
ormai ineludibile una risposta a questo quesito: tra i valori fondanti del
Partito Democratico c'è anche (oppure no) l'avversione totale al "leaderismo"
berlusconiano e a qualsiasi cedimento verso una sua riabilitazione politica?
Una domanda che, per il momento, si porta già dietro una certezza (i sindaci
sono eletti per assicurare la pulizia dei marciapiedi o il rispetto degli orari
da parte dei manovratori dei tram e non invece per dirigere partiti, mentre il
loro consenso è spesso più ampio e dunque diverso dall'area politica che li
esprime) e anche una prudente e garbata riflessione (non è sempre detto che un
bravo sindaco sia un bravo dirigente politico, e viceversa). L'ultimo problema
si configura attorno alla stessa definizione di "partito". Senza
volerlo, probabilmente, è toccato in questi giorni al presidente degli
industriali torinesi sollevare un argomento così difficile e complesso. Egli,
intervenendo nel dibattito sui rapporti di forza nel Pd, ha infatti lodato le
capacità amministrative e decisioniste del sindaco di Torino, in qualche modo
contrapponendole (anche in questo caso con altrettanta involontarietà) alle
parole, alle azioni e ai comportamenti degli "altri": intesi come gli
interlocutori che, nel partito di Veltroni, erano entrati in contrasto con
Chiamparino. Riflessioni all'interno delle quali, infine, non era difficile
rilevare un'evidente preferenza per il sindaco. Un modo di ragionare che non
deve stupire se ci mettiamo nei panni di un imprenditore o di un manager: che
alla cosa pubblica chiedono soprattutto decisioni ed efficienza e, al massimo,
un confronto tra poteri uguali e fronteggianti. Ma l'importanza di avere un
"partito", in particolare per il centrosinistra, sta proprio lì:
consentire a chi non ha né poteri né decisionismi, ma magari solo idee diverse
o alternative, di trovare una rappresentanza e una realizzazione. In altre
parole, di partecipare al gioco della democrazia.
(
da "Repubblica,
La" del
24-08-2008)
Argomenti: Laicita'
Pagina
II - Napoli L'intervista Parla il cardinale Crescenzio Sepe "No ai
privilegi ma la solidarietà non va dimenticata" "Non si è Nazione se
non si praticano solidarietà e aiuto ai più svantaggiati". è il monito
lanciato dal cardinale Crescenzio Sepe, arcivescovo di Napoli, mentre entra nel
vivo il dibattito sul federalismo fiscale. In un'intervista all'Asca, il
cardinale ricorda con forza che questi principi sono "doveri primari per ogni buon cristiano e per ogni laico di sani
principi", soprattutto "quando vi sono parti di territorio e aree che,
per problemi storici e precarietà strutturali, camminano a diversa
velocità". La Chiesa non tacerà sulla questione del rapporto Nord-Sud:
"Non si cresce se non insieme - spiega il cardinale - , lo hanno detto a
chiare lettere negli anni '90 i vescovi del mezzogiorno, i quali, nei
prossimi mesi, torneranno a far sentire la propria voce e il loro
pensiero". A fronte di un dibattito attuale, l'arcivescovo invoca,
"senza rispolverare la vecchia questione meridionale", una
"inversione di tendenza, mettendo in campo una oculata e responsabile
iniziativa che risulti una opportunità e non un ostacolo per ogni regione e per
le diverse comunità del paese". "Nessuna elargizione e nessun
privilegio - precisa - e soprattutto niente assistenzialismo". Quello che
serve per il cardinale Sepe sono "misure che facciano prevalere capacità,
progettualità e risorse locali. Bisogna dare spazio ad una solidarietà elevata
a sistema che, come più volte è stato detto, preveda
strumenti e parametri di perequazione sociale ed economica, in maniera che
tutte le aree siano messe nelle condizioni di costruirsi il proprio futuro,
potendo contare, laddove necessario, sulla solidarietà dei più forti e dei più
fortunati, all'interno di una logica che faccia salvi gli interessi, la forza,
l'immagine e l'unità del paese". Le priorità della Chiesa saranno quelle
di sempre: "L'attenzione, il sostegno, la vicinanza, la solidarietà, la
condivisione della sofferenza del disagio, del bisogno e del dolore, l'aiuto ai
più deboli, il rispetto degli ultimi, la centralità della persona umana: ogni
discorso, ogni ipotesi, ogni teoria, ogni scelta che prescinda da questi
presupposti e che accentui la diseguaglianza e la diversità, l'intolleranza e
la contrapposizione - ammonisce Sepe - non può essere accettata né
approvata".
(
da "Repubblica,
La" del
24-08-2008)
Argomenti: Laicita'
Cronaca
Aborto, polemica sul ticket sanitario "Se rinunci lo
paghi ugualmente" Piemonte, cattolici contro le linee guida. Regione: norma generale Il ginecologo
Viale: "Più grave che si preveda la presenza di un parente" SARA
STRIPPOLI TORINO - "Burocrazia meschina, se decidi di abortire gli esami
sono gratuiti, ma se ci ripensi devi pagare". L'ennesima polemica
sull'aborto piomba a fine agosto sulla prima pagina di Avvenire. Con questa
sintesi choc, il quotidiano cattolico racconta il caso di una donna che
all'ospedale di Cuneo, dopo le analisi previste per sottoporsi all'interruzione
di gravidanza, si è sentita rispondere che nel caso avesse deciso di non
abortire avrebbe dovuto pagare il ticket sugli esami. "Una contraddizione
grottesca con la legge 194 e i suoi proposti di tutela della vita,
probabilmente solo il frutto dello zelo con cui le regioni cercano di tenere le
redini della spesa sanitaria", scrive l'inviato del quotidiano della Cei,
riportando il racconto-sfogo di un'amica di Sarah, nome fittizio per proteggere
la privacy della donna. La Comunità Papa Giovanni XXIII attacca:
"Purtroppo oggi l'aborto viene considerato al pari di qualsiasi
prestazione sanitaria e quel ticket rappresenta un ostacolo all'accoglienza del
figlio", dice il responsabile del servizio maternità Enrico Masini. Quanto
basta perché Silvio Viale, responsabile dell'Ivg (interruzione di gravidanza)
per l'ospedale Sant'Anna, nonché medico radicale che ha condotto la lotta per
la sperimentazione della pillola abortiva Ru486, intervenga gettando altra
benzina sul fuoco: "Noi al Sant'Anna da sempre non facciamo pagare alle
donne che non si presentano per l'intervento, nel 2007 su 4 mila aborti
all'anno prenotati circa il 10 per cento. Purtroppo mancano regole unitarie,
alcuni considerano gli esami come pre-ricovero, mentre altri fanno pagare il
ticket. Non posso non sostenere che far pagare nel caso dell'aborto mi sembra
ridicolo". Secca invece la replica della Regione Piemonte. Che liquida il
caso e tutta la vicenda come una polemica assurda: "La norma in questione
è aspecifica, non riguarda certo quel tipo di intervento ma ogni operazione: se
si fanno gli esami pre-intervento e poi si rinuncia si paga il ticket sulle
prestazioni. Una norma generale che non ha alcunché di scandaloso ma che tutela
il servizio sanitario pubblico". Certo il caso di Cuneo ci pone davanti ad
una situazione non prevista, chiarisce ancora la nota della Regione: "Se
emergeranno contraddizioni con i principi generali della legge 194, tutto verrà
valutato con attenzione". E il direttore generale dell'ospedale Sant'Anna
Valter Arossa annuncia una verifica sul mancato pagamento dei ticket nel caso
in cui le donne non si siano presentate per l'intervento dopo aver fatto le
analisi. Silvio Viale coglie però l'occasione per ricordare un'altra vecchia
norma regionale e accendere una seconda polemica: la donna che ha intenzione di
abortire deve essere accompagnata da un familiare. "Una violazione delle
legge 194 perché la donna che abortisce ha diritto al segreto". Una norma
finalizzata a tutti gli interventi di day surgery del tutto inapplicata, si
affretta a spiegare Viale, chiedendo che in tutte le regioni italiane si
formino gruppi di lavoro sull'Ivg: "Io mi limito a invitare le donne a venire
in ospedale accompagnate da qualcuno e suggerendo che non rientrino a casa da
sole. Ma mi guardo bene dal pretendere che qualche parente certifichi la sua
presenza. Se ci sono ragioni per trattenerle decido per il ricovero. Diciamo
che dell'aborto si parla sempre quando si scatenano le polemiche politiche e
poco sul fronte sanitario". Il direttore regionale della salute Vittorio
De Micheli è sorpreso: "Una norma di molti anni certamente pensata per la
tutela dei pazienti e dei medici sugli interventi di day surgery che si
potrebbe anche cambiare escludendo l'interruzione di gravidanza".
(
da "Corriere
della Sera" del
24-08-2008)
Argomenti: Laicita'
Corriere
della Sera - NAZIONALE - sezione: Prima Pagina - data: 2008-08-24 num: - pag: 1
autore: di MASSIMO GAGGI Il personaggio Cattolico, grande gaffeur
e politico di professione I l senatore chiacchierone celebre per le sue gaffe,
ma anche per l'eloquio martellante che diventerà il fuoco di sbarramento di
Obama contro gli attacchi della campagna di McCain, era un ragazzino
balbuziente che a scuola veniva preso in giro da tutti. CONTINUA A
PAGINA 9.
(
da "Corriere
della Sera" del
24-08-2008)
Argomenti: Laicita'
Corriere
della Sera - NAZIONALE - sezione: Primo Piano - data: 2008-08-24 num: - pag: 9
categoria: REDAZIONALE Il personaggio Il padre riparava caldaie, ha solidi legami con gli operai Cattolico, gaffeur, vulnerabile Ma
compensa i difetti di Barack Quando disse agli iraniani: "Non siamo
mollaccioni" SEGUE DALLA PRIMA Per anni Joe Biden ha combattuto il suo
handicap leggendo a voce alta davanti a uno specchio e, quando è guarito, non
si è fermato più. Eletto senatore del Delaware nel 1972, da 35 anni
rappresenta a Washington il piccolo Stato della costa atlantica. Biden è il
classico professionista della politica che dovrebbe far venire le bolle a uno
come Barack Obama che sottolinea tutti i giorni la sua distanza dalle logiche
politiche imperanti nella capitale. Oltretutto, almeno in apparenza, il
senatore 65enne è reso vulnerabile dai molti infortuni che in passato l'hanno
perfino costretto a ritirarsi da una gara presidenziale. Accadde vent'anni fa,
quando il senatore dovette ammettere che in alcuni suoi discorsi aveva copiato
brani interi di comizi del leader laburista inglese Neil Kinnock. I giornalisti
ci misero poco a scoprire che, nella sua irrefrenabile tendenza al plagio,
Biden si era appropriato anche di frasi di Robert Kennedy, Hubert Humphrey e
del reverendo Jesse Jackson. E che il vizietto era antico: già all'università
era stato sorpreso e punito per le sue tesine di
giurisprudenza realizzate incollando brani di lavori altrui. Per non parlare di
certe sue affermazioni imbarazzanti. Un anno fa espresse il suo sostegno a
Obama con una frase che molti neri considerarono offensiva: "Barack è uno
che passerà alla storia: il primo afroamericano che può essere il candidato di
tutti, che sa analizzare le cose in profondità, intelligente, pulito e con una
bella figura". Perché Obama, che allora lo criticò per quella sortita,
costringendolo a scusarsi con la comunità di colore, oggi sceglie come suo vice
un personaggio che appare vulnerabile? Perché Biden, con tutti i suoi errori, è
un uomo che a Obama può essere molto utile non solo perché è cattolico - un
elettorato che il candidato nero sta curando con grande attenzione - ma per la
sua lealtà, per la capacità e la determinazione che mette nel tessere rapporti
a tutti i livelli e, soprattutto, per la sua enorme esperienza politica. Come
capo della Commissione esteri del Senato Biden è di casa nelle cancellerie del
mondo e, nonostante la fama di uomo sempre sorridente, cordiale e disponibile
con tutti, sui temi della sicurezza e del ruolo internazionale degli Usa tiene
sempre il punto con durezza. Passare per "falco" non lo spaventa.
Oggi le esigenze della campagna elettorale e gli errori dell'attuale
Amministrazione (sottolineati, peraltro, anche da McCain) lo spingono a criticare
aspramente George Bush, ma negli anni scorsi Biden ha approvato l'intervento
militare in Iraq, ha giudicato legittimo l'obiettivo di abbattere Saddam
Hussein e ha approvato il Patriot Act: la legge antiterrorismo che ha
"blindato" l'America e che molti democratici giudicano liberticida.
Dentro il personaggio che può apparire frivolo, che cerca di essere
accattivante coi colleghi o con la stampa, c'è il politico che, avendo
conosciuto la povertà (il padre, un concessionario d'auto fallito, racimolava
qualche dollaro pulendo caldaie), capisce bene i problemi dei lavoratori e
l'uomo d'acciaio sopravvissuto a tragedie come la morte della moglie e
dell'unica figlia in un incidente stradale, pochi mesi dopo il suo ingresso in
Senato. "Vuole un'intervista? Certo che gliela do" mi disse la prima
volta che lo incontrai, tre anni fa al Forum di Davos. "Ma a un patto: le
prime domande le faccio io. Sa, quando giro il mondo vedo un sacco di
diplomatici, leggo i rapporti degli ambasciatori. Ma ho imparato che certe cose
le capite meglio voi giornalisti". Lo rividi il giorno dopo alla cena
dedicata all'Iran alla quale partecipavano vari membri del Parlamento di
Teheran e l'allora ministro degli Esteri Kharazi. Arrivò tardissimo,
accompagnato dalla moglie il cui abbigliamento (pantaloni neri di pelle, una
blusa da sera molto scollata e senza maniche) creò sconcerto nella delegazione
iraniana. Per rompere il ghiaccio il senatore si scusò per il ritardo e
interruppe una lunga discussione sulle centrifughe nucleari in costruzione nel
Paese asiatico con una serie di battute scherzose. Poi, però, Biden cominciò a
parlare di politica e cambiò bruscamente tono. Disse a brutto muso agli
iraniani che commettevano un errore fatale se pensavano di continuare coi loro
piani nucleari militari approfittando di una divaricazione tra i democratici e
la Casa Bianca: gli americani non si sarebbero divisi e loro avrebbero spinto
l'Iran Paese verso la tragedia. L'ho intervistato di
nuovo un paio di mesi fa, alla vigilia del Council Italia-Usa di Venezia del
quale Biden è stato l'ospite d'onore. Ho ritrovato
l'uomo sempre sorridente, ma meno propenso alle battute. Disposto a dialogare
con tutti, anche coi nemici, come proposto da Obama, ma da posizioni molto
rigide. E pronto a bollare John McCain - che, pure, è un suo grande amico -
come un pezzo di una vecchia America che grida ma ha perso potere nel mondo.
Potrebbe essere questo il suo leit-motiv delle prossime settimane. Massimo
Gaggi Il dramma Nel 1973 Joe Biden giura da senatore in ospedale davanti al
figlio Beau, ferito nell'incidente in cui morirono moglie e figlia. Beau
partirà per l'Iraq nel 2009.
(
da "Corriere
della Sera" del
24-08-2008)
Argomenti: Laicita'
Corriere
della Sera - NAZIONALE - sezione: Politica - data: 2008-08-24 num: - pag: 13
categoria: REDAZIONALE La storia I "trabalhadores" di San Paolo sostenuti
anche da Bertinotti I senzaterra brasiliani entrano in Cl: occupavamo i campi,
ora li compriamo DAL NOSTRO INVIATO RIMINI - Fausto Bertinotti era presidente
della Camera e ci rimase di sale quando all'inizio dell'anno scorso andò in
Brasile e visitò a Bahia la zona di "Ribeira Azul", casette in
muratura la dove c'erano palafitte e favelas, il senso di una miseria secolare
riscattata, di un'utopia realizzata, di un altro mondo davvero possibile come
neanche nei sogni dei no global. "La solidarietà è la guida della nuova
politica, la politica deve diventare il servizio di mille di queste esperienze!
", scandì poi alla Sapienza, accanto a lui i responsabili dell'Avsi, l'ong
responsabile del progetto, e la fondatrice dei "Trabalhadores Sem Terra",
Cleuza Ramos, che al riscatto dei "lavoratori senza terra" e quelle
iniziative ha dedicato la vita assieme al marito Marcos Zerbini. Una coppia
simbolo, per il popolo delle favelas, che questo pomeriggio si presenterà al
Meeting ciellino di Rimini con un annuncio spiazzante: il movimento nato a San
Paolo, che coinvolge centoventimila persone ed è nato "dalla lotta per la
casa, la salute e l'educazione " è confluito in Comunione e Liberazione.
Alla loro gente, in Brasile, lo aveva spiegato Cleuza Ramos il 24 febbraio,
davanti a cinquantamila persone dentro e soprattutto fuori la cattedrale di San
Paolo: "La pioggia caduta oggi rappresenta le lacrime di 20 anni di lotta
per la costruzione delle case e di tutto il nostro movimento. Questo è il
momento più importante della nostra storia. Julian Carron, anni fa, quando lo
incontrò consegnò il suo movimento nelle mani di don Giussani. Oggi noi del
Movimento Senza Terra di San Paolo, desideriamo consegnare il nostro movimento
nelle sue mani, perché incontrando Cl abbiamo incontrato tutto quello che
avevamo bisogno di incontrare ". Certo, "lo stupore italiano deriva
forse dall'immagine distorta che delle lotte sociali latinoamericane c'è
ancora", ha spiegato Zerbini, un avvocato di 45 anni. Il percorso di
avvicinamento è stato lungo. Dalla teologia della
liberazione al pensiero che "Gesù non si riduce a discussioni di problemi
politici e sociali". Dalle occupazioni dei diseredati alla svolta:
"Nell'88 un movimento vicino al nostro promosse numerose occupazioni di
terre. Tutto finì con la ritirata, 400 famiglie rimasero senza casa. Si
rifugiarono in parrocchia, il vescovo ci chiese di occuparcene ". Idea:
"Perché non invertiamo il processo, comprando i terreni per poi
occuparli?". Risparmi, donazioni, investimenti, acquisti collettivi.
L'incontro con la gente di Cl e della Compagnia delle Opere. Di aree finora ne
hanno acquistate 27, "circa 17.500 famiglie possiedono il loro terreno,
dodicimila hanno una casa di proprietà". Case, servizi, scuole.
"Quarantamila giovani studiano nelle università grazie a convenzioni e
sconti". Giancarlo Cesana, leader laico di Cl,
riassume: "Sarà la testimonianza di un evento di fede e umanità
eccezionale, esemplificativo di quello che si può incontrare al Meeting e della
ragione per cui così tante persone ci vengono ". G. G. V. Movimento Cleuza
Ramos e Marcos Zerbini ( in alto) fondatori dei Senza Terra. L'ex
presidente della Camera Bertinotti durante il viaggio in Brasile del 2007 ( a
sinistra) seguì i loro progetti.
(
da "Corriere
della Sera" del
24-08-2008)
Argomenti: Laicita'
Corriere
della Sera - NAZIONALE - sezione: Politica - data: 2008-08-24 num: - pag: 13
categoria: REDAZIONALE Al Meeting di Rimini Il cardinale aprirà la
manifestazione ciellina. E Bossi: vorrei spiegargli il federalismo Bagnasco: la
Chiesa sta nella politica Il presidente Cei: non interveniamo da esperti ma per
dare voce alla gente DAL NOSTRO INVIATO RIMINI - "La Chiesa è popolare
perché vive vicino alla gente come nessun altro. Questo deve essere molto
chiaro. è una grande grazia che dobbiamo alla storia particolare dell'Italia,
ma è anche una grande responsabilità per noi. Bisogna tenerlo presente, quando
si giudicano le prese di posizione dei vescovi. I pastori non intervengono
perché sono esperti di cose politiche, ma per dare voce alla loro gente. Se non
lo facessero, la tradirebbero ". Il cardinale Angelo Bagnasco ha un'indole
aliena dai discorsi fumosi, la linea non potrebbe essere più chiara. Così il
presidente della Cei aprirà oggi il Meeting di Cl a Rimini con un intervento
che sarà una sorta di "bilancio del lavoro svolto" in un anno e mezzo
e insieme l'indicazione delle linee future della Chiesa. Lo ha scritto ieri
L'Osservatore Romano, riprendendo le considerazioni espresse dal cardinale in
un'intervista al periodico ciellino Tracce. "La Chiesa, un popolo che fa
storia ": Angelo Bagnasco "non ha avuto dubbi a scegliere proprio
questo tema" spiega il quotidiano della Santa Sede. E il motivo è
semplice, ha spiegato lo stesso cardinale: "Quando il Santo Padre mi
chiamò alla presidenza della Cei, eravamo nel mezzo della bagarre sui Dico.
Molti giornali scrivevano: "I vescovi pontificano dall'alto, ma non sanno
nulla della vita concreta della gente". Be', da quel momento non ho mai
smesso di ricordare a tutti che se c'è qualcuno che conosce i problemi della
gente non perché li legge sui sondaggi, ma perché li vive in prima persona, questo
qualcuno è proprio la Chiesa. I preti, i pastori, le suore. I laici. Non è un'élite che parla da un pulpito. è un popolo
". Alla politica si chiede "di essere se stessa e servire il bene
comune". Ma per trovare soluzioni occorre "un'antropologia completa,
integrale". Una ragione non "debole", i valori, la questione
antropologica. E l'"emergenza educativa" come priorità,
"perché l'obiettivo di fondo resta l'annuncio e la testimonianza di
Cristo" scrive L'Osservatore. Bagnasco lo ha già chiarito: "La disaffezione
alla politica non è qualcosa di cui la Chiesa è contenta ". Ma bisogna
occuparsi "di vita vissuta, di buon senso, di famiglie alle prese con le
questioni di ogni giorno". In tutto questo, da Diano Marina, Umberto Bossi
fa sapere: "Il dialogo con la Chiesa è più che possibile, vorrei spiegare
a Bagnasco il federalismo". Gian Guido Vecchi Chi è Nato nel 1943, il
cardinale Angelo Bagnasco è presidente della Conferenza episcopale italiana e
arcivescovo metropolita di Genova.
(
da "Corriere
della Sera" del
24-08-2008)
Argomenti: Laicita'
Corriere
della Sera - MILANO - sezione: Lombardia - data: 2008-08-24 num: - pag: 7
autore: di ARMANDO TORNO categoria: REDAZIONALE Como "Più nulla da
difendere", quasi un libro-testamento "Famiglia cristiana",
monsignori e moschee: Maggiolini in trincea "L'accoglienza? Nei limiti del
possibile" Nei giorni scorsi monsignor Alessandro Maggiolini, già vescovo
di Como, ha commentato la polemica sollevata da "Famiglia cristiana"
dopo l'editoriale su governo e fascismo. Senza particolari cerimonie ha osservato
che la gente semplice, quella che compera il settimanale nelle parrocchie,
ignora che tali non sono le posizioni ufficiali della Chiesa. "Se fossi un
parroco, non la esporrei", ha aggiunto il vescovo. Maggiolini le cose non
le ha mai mandate a dire e nemmeno ora lo fa. Chi volesse conoscere meglio le
sue idee, può leggere il recente Più nulla da difendere (San Paolo, pp. 296, e
18), un libro dove senza tono cattedratico e sovente con un sorriso si riflette
sui grandi temi della vita cristiana, dall'educazione dei giovani all'ateismo,
dall'inferno alla preghiera, dalla morte ai sacramenti alla Madonna. E non
manca qualche pagina autobiografica, come l'ultima predica in cattedrale a Como
(dove continua a confessare almeno due ore al giorno), ma anche qualche
ricordo. Ci sono poi, come dire?, quelle cose lasciate a metà da un clero che
sovente non sa che pesci pigliare. Così Maggiolini nel parlare della cura
d'anime e della gente semplice, si lascia sfuggire - discettando sui colori
della gerarchia - questa osservazione: "il fucsia un po' sbiadito dei
monsignori (i quali sono preti come gli altri, ma talvolta non lo sanno)".
Oppure eccolo ritornare sui temi di un cristianesimo vissuto interamente: la
preghiera compiuta insieme "val più di innumerevoli raccomandazioni",
i vecchi non vanno rottamati al ricovero o "sloggiati dalle famiglie
" e basterebbe poco per non sacrificare tali vite, i funerali dove si
gorgheggia l'alleluia davanti alla bara ("un fuori tema stridente") e
magari - aggiungiamo - che si concludono con gli applausi, gli spot
pubblicitari con preti, frati e suore et similia. Circa quest'ultimo punto,
Maggiolini ricorda che "la Chiesa, accusata continuamente di essere una
"potenza", è un'istituzione alla mercé del primo sciocco che vuol
darsi arie. Fosse pure un intellettuale ". Poi non nasconde che oggi il
"rapporto tra i cattolici e i fedeli dell'Islam
è uno dei più esplosivi": dopo aver espresso un desiderio ("si
gradirebbe una impostazione di maggior tolleranza reciproca tra islamismo
rispettoso e cristianesimo") e aver ben chiarito le questioni aperte tra
le due religioni con spirito ecumenico, il vescovo sottolinea:
"L'ospitalità - meglio se tenuta sotto controllo da una legge saggia - va
data nei limiti del possibile. Senza dimenticare i "nostri" poveri
che talvolta hanno bisogno di tutto, i "nostri" giovani che hanno
bisogno di casa e lavoro ecc." E infine, lasciando in un canto i
tentennamenti: "Non credo sia molto consono alla coerenza di una fede
cristiana che i fedeli appartenenti alla Chiesa cattolica si impegnino a
costruire moschee o cose simili". Di più: dopo aver ricordato che tra
Vangelo e Corano emergono diversità e contraddizioni, Maggiolini sottolinea:
"Mi esprimo con chiarezza forse inusitata: bisognerà giungere, se sarà il
caso, anche ad ammettere che la nostra religione è quella pienamente vera,
mentre l'islamismo non è tale". \\ La Chiesa è spesso
alla mercé di sciocchi esibizionisti \\ La nostra religione è quella pienamente
vera, l'islamismo no Teologo Alessandro Maggiolini ha 77 anni. è stato l'unico italiano a partecipare
ai lavori di stesura del nuovo catechismo della Chiesa cattolica pubblicato nel
1992.
(
da "Corriere
della Sera" del
24-08-2008)
Argomenti: Laicita'
Corriere
della Sera - NAZIONALE - sezione: Libri - data: 2008-08-24 num: - pag: 40
categoria: REDAZIONALE Testimonianze Pubblicate le lezioni del filosofo che
volle "andare oltre" sia Croce che Marx Quando Kant svegliò Colletti
dal "sonno dogmatico" N el 1994-95, prima del passaggio all'attività
parlamentare, Lucio Colletti tenne alla Sapienza di Roma un corso sulla
Dialettica trascendentale di Immanuel Kant. Grazie a registrazioni effettuate a
suo tempo, questi testi vengono ora pubblicati con una prefazione di Giuseppe
Bedeschi. La cura del volumetto - intitolato Lezioni tedesche. Con Kant, alla
ricerca di un'etica laica (Liberal edizioni, pp. 184, e
14) - si deve a Luciano Albanese. Certo, il Colletti di queste pagine è diverso
da quello che si conosce fino al 1974: fatti i debiti conti con Karl Marx (il
suo, nota Bedeschi, fu comunque "un marxismo controcorrente, un marxismo
eretico, non a caso assai malvisto dai dirigenti comunisti"),
abbandonata la visione della storia basata sulla metafisica del progresso, lo
studioso aveva ritrovato i suoi punti di riferimento in Hume e Kant.
Quest'ultimo, in particolare, lo aveva "risvegliato dal sonno
dogmatico". Come nota Albanese, gli interessi di Colletti per l'autore
della Critica della ragion pura - che non si limitano al corso accademico in
questione - erano di natura teoretica e non intendevano certo alimentare
patacche quali le interpretazioni etiche del marxismo. Lo studioso cercava nel
sommo Immanuel una "professione di realismo"; a questo lo aveva
indotto un testo che puzzava di zolfo, vale a dire Materialismo ed
empiriocriticismo di Lenin, opera apprezzata anche da Karl Popper. Per molti
aspetti, e con una fase di giudizi diversi di età in età, questo fu il libro
della vita di Colletti. Che, d'altra parte, aveva in mente un programma già
delineato da Galvano Della Volpe, ovvero dare una fondazione scientifica al
marxismo: cosa per la quale Kant poteva cascare a fagiolo. Giustamente si nota
che tale corso è anche una serie di osservazioni e di approfondimenti su Hegel.
Ma quest'ultimo filosofo non è inteso alla maniera di Benedetto Croce e
Giovanni Gentile, per i quali Kant si poteva considerare un precursore:
Colletti, prima e dopo il 1974, è un critico feroce di Hegel - anche se lo
riteneva il miglior storico della filosofia - e di ogni idealismo. In queste
lezioni il patriarca del pensiero tedesco è inteso come il punto di vista
diametralmente opposto a quello di Kant. Anche se la ricerca delle basi di
un'etica laica non costituiva per Colletti un problema assillante, egli credeva
che essa trovasse soluzione in quello dei fondamenti della conoscenza
scientifica. Del resto, nota Albanese, "tutte le principali svolte della
sua vita appaiono intimamente legate alla scoperta dell'insostenibilità di una
posizione condivisa fino a qualche tempo prima". Ripudiò Croce perché
scoprì non poche falle nella sua logica; il parziale rifiuto di Marx avvenne
per analogo motivo, e così di seguito. Si capiscono in tal modo i suoi passaggi
dal liberalismo al comunismo e viceversa. La sua ultima fase di pensiero
presentò gradevoli venature scettiche. Armando Torno.
(
da "Giornale.it,
Il" del
24-08-2008)
Argomenti: Laicita'
N. 202
del 2008-08-24 pagina
(
da "Giornale.it,
Il" del
24-08-2008)
Argomenti: Laicita'
N. 202
del 2008-08-24 pagina 12 Bagnasco apre il Meeting di Cl: "Chiesa
protagonista in politica" di Marco Zucchetti Il segretario della Cei a
Rimini: "Abbiamo il diritto di partecipare perché viviamo i problemi della
gente" Nei titoli di testa del film il nome deve esserci. L'identità
cattolica non può essere relegata tra le comparse, ma se c'è un Oscar da
assegnare, sia quello dell'attore protagonista. Anche perché il mondo politico
sta in platea e vuol capire come finisce la storia. Il duplice binario della XXIX
edizione del Meeting di Comunione e Liberazione a Rimini parte da questa
stazione: "O protagonisti o nessuno". Un tema che parte dall'intimo e
allarga i suoi orizzonti. E così l'atto di accusa nei confronti di un
protagonismo mediatico, fatto di reality e medaglie ostentate, si trasforma
nella rivendicazione di un ruolo attivo sulla scena politica. Già, perché è
proprio questa la summa del discorso che oggi monsignor Angelo Bagnasco
pronuncerà all'apertura del Meeting dell'Amicizia fra i popoli: "La Chiesa
ha il diritto di occuparsi di politica perché i problemi li vive in prima
persona, non li legge nei sondaggi". Discesa in campo, orgoglio
confessionale, difesa dei propri spazi. La Chiesa non sarà più "la
Straniera", come nello spettacolo tratto da T.S. Eliot che stasera
chiuderà la prima giornata di lavori, ma avrà piena residenza nella società
civile. E proprio in quest'ottica il mondo dei partiti, dal Popolo della
Libertà al Partito democratico, guarda al Meeting: tutti curiosi di
intercettarne il pensiero, tutti pronti a sperimentare nuove alleanze in questa
palestra estiva. È lo stesso segretario della Cei a parlarne, quando in merito
all'"emergenza educativa" prospetta "una
grande alleanza tra Stato, scuola, famiglia e Chiesa". Una mano tesa che
in tanti proveranno a stringere, da destra a sinistra, per recuperare quella
componente dell'identità cattolica sparpagliata nei dintorni dell'Udc di
Casini. Eppure il dubbio che Cl si stesse chiudendo in una torre eburnea si era
fatto strada, nonostante le smentite. "La politica è quello che è
ed è inutile fare gli schizzinosi, visto che ci si deve convivere",
spiegava il leader laico di Cl Giancarlo Cesana al Corriere. E anche la scelta
di lasciare a un cardinale l'onore del messaggio introduttivo poteva essere
letta come una presa di distanza dal mondo della politica. Dissenso nei
confronti del governo Berlusconi che non schiera esponenti cattolici,
smarrimento dovuto alla mancata Grande Coalizione per cui il movimento fondato
da don Giussani tifava, delusione per il ruolo accessorio degli esponenti cattolici nel Pd: le ragioni di una chiusura potevano
essere molte. E invece - come conferma Cesana - rimane solo la volontà di
riprendere possesso di una voce spesso zittita. Perché a Rimini la torre
d'avorio non esiste, c'è solo una piazza nella quale incontrarsi per parlare.
Anche perché, di microfoni, a Rimini ce ne saranno molti. E saranno per tutti.
Assente il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, fra gli oltre trecento
relatori saranno invitati otto ministri (Bondi, Sacconi, Calderoli, Frattini,
Alfano, Tremonti, Matteoli e Gelmini). Un'edizione che si annuncia onerosa (il
budget previsto supera i 10 milioni di euro) e particolarmente ricca, con una
visione globale che tocca mostre, spettacoli, manifestazioni sportive. E ancora
i temi del lavoro, dello sviluppo sostenibile, dell'uomo che non è obbligato ad
essere sempre il numero uno ma può rivendicare la sua unicità semplicemente
vivendo. Come i lavoratori senza terra del Brasile o le infermiere dell'Uganda,
in un connubio di respiro mondiale con la presenza del segretario della Lega
araba Amre Moussa, il presidente della Commissione europea José Manuel Barroso
o lo scrittore Salih Osman. Tutti protagonisti, che gli Oscar per i
"signor nessuno" non li hanno ancora inventati. © SOCIETà EUROPEA DI
EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano.
(
da "Giornale.it,
Il" del
24-08-2008)
Argomenti: Laicita'
Vi
confesso che la notizia mi ha colpito. Mi chiedo a che punto possa arrivare,
seppure in buona fede, la voglia di visibilità, il desiderio di apparire
"moderni", l'intenzione di far conoscere con questi mezzi la buona
notizia cristiana. Leggo stamattina sul Corriere che un prete teologo,
giornalista e professore di filosofia nelle scuole, padre Antonio Rungi,
passionista di Mondragone (provincia di Caserta), ha organizzato il concorso
"Sister Italia" e intende raccogliere tramite il suo sito web (sul
quale però ancora non trovato traccia dell'iniziativa) le foto delle religiose
più belle. "Ma pensate davvero - ha dichiarato il religioso - che le suore
siano tutte anziane, rattrappite e funeree? Oggi non è più così, grazie anche
all'iniezione di gioventù e di vitalità portata nel nostro Paese dalle ragazze
straniere: ci sono suore dall'Africa e dall'America Latina che sono davvero
molto, molto carine. Le brasiliane soprattutto.". E ha aggiunto: "Mi
aspetto che siano almeno un migliaio le sorelle ad inviare le foto, e mi
piacerebbe che la prossima edizione non fosse solo virtuale, magari potrebbe
essere ospitata proprio durante Miss Italia. Con una passerella per le suore,
certamente". Non sono mai stato un fan di Miss
Italia, specie da quando, nel nome del politicamente corretto, la trasmissione
si è trasformata in un'interminabile sequenza di interviste con le aspiranti
miss che ripetono di volere la pace nel mondo e di credere nei valori della
famiglia. In ogni caso, la Tv e il costume hanno i loro riti e le loro
liturgie, e Miss Italia è tra queste. Mi chiedo (e vi chiedo): c'era davvero
bisogno di "importare" anche questa novità delle suore in passerella
(per quanto solo virtuale) al fine di "aprirsi al mondo"? Scritto in
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amico 23Aug 08 Il "Leone di Munster" e i cristiani antinazisti Ieri
sera su Raitre, in prima serata, è andata in onda un'eccezionale puntata della
Grande Storia, la serie curata da Luigi Bizzarri, interamente dedicata alla
resistenza antinazista dei cristiani tedeschi. Due ore di filmati e testimonianze
inedite, per raccontare eventi poco conosciuti al grande pubblico. Nella solita
melassa di frivolezze estive in onda sui nostri teleschermi, la documentata
trasmissione della terza rete Rai è stata come una boccata di ossigeno. Mi
hanno colpito in particolare i filmati propagandistici del regime hitleriano
che giustificavano l'eutanasia e la soppressione delle "vite
improduttive", quelle degli handicappati e dei malati mentali. Ho trovato
quelle immagini tremendamente attuali, perché argomentazioni simili a quelle
tirate in ballo nei primi anni Quaranta dall'orrenda ideologia razziale
nazionalsocialista le sento richeggiare oggi da ben altri pulpiti. Mi permetto
però di segnalare quella che ai miei occhi è apparsa come un'omissione
piuttosto grave: nella prima parte della puntata si è parlato del vescovo di
Munster Clemens August von Galen, che papa Ratzinger ha proclamato beato
nell'ottobre 2005, autore delle coraggiose prediche antinaziste contro il
programma eutanasico denominato T4. Ebbene, non si è spesa neanche una parola
per ricordare che von Galen godeva dell'appoggio incondizionato di Pio XII, il
quale scrisse al coraggioso vescovo per appoggiare i suoi interventi. "Le
tre prediche del vescovo von Galen - sono parole vergate dal Pontefice - procurano
anche a noi, sulla via del dolore che percorriamo insieme ai cattolici tedeschi, un conforto e una soddisfazione, che
da molto tempo non provavamo. Il vescovo ha scelto bene il momento per farsi
avanti con tanto coraggio". Non sono fatti sconosciuti o non provati, non
sono ipotesi: il carteggio esiste ed è pubblico (si può leggere tradotto
dall'originale tedesco nel bel libro di Stefania Falasca, Un vescovo contro
Hitler, edizioni San Paolo). Carta canta, insomma. L'idea che può essersi fatto
l'ignaro spettatore vedendo la puntata di ieri sera è che quel vescovo
coraggioso fosse isolato. Sostenuto sì dai suoi fedeli, ma non da Roma. Mentre
invece era direttamente e personalmente sostenuto da papa Pacelli, il quale -
ma questo è stato ricordato - lo fece cardinale nel
suo primo concistoro, nel 1946. Scritto in Varie Commenti ( 51 ) " (2
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RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 22Aug 08 Tra le
novità del Meeting c'è "Ratzinger professore" Tra i libri novità che
saranno presentati al Meeting di Rimini, che si apre domenica, c'è un volume
scritto da Gianni Valente, giornalista di "Trentagiorni", dedicato a
Ratzinger professore (edizioni San Paolo). Il volume arriverà in libreria a
settembre, ma le prime copie fresche di stampa saranno portate a Rimini. Posso
assicurarvi che è un volume che vale la pena leggere, per capire meglio Joseph
Ratzinger, il suo lavoro teologico, il suo sguardo sulla Chiesa. E anche per smentire
certi schemi che lo vorrebbero dipingere come un "pentito" del
Concilio Vaticano II. Scritto in Varie Commenti ( 35 ) " (3 votes,
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Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 15Aug 08 Buon
Ferragosto con le parole di Papa Luciani Voglio augurare a tutti i naviganti
del blog una buona festa dell'Assunta. Sono tornato dalla Spagna, ma non ho
ancora ripreso a lavorare (due giorni fa ho pubblicato un'intervista a mons.
Negri sulla polemica di Famiglia Cristiana contro il governo Berlusconi, che
potete leggere cliccando nell'apposito link sotto la foto, ma era una richiesta
una tantum della direzione). Ieri sera ero a Canale d'Agordo, dove, insieme
alla collega ed amica Stefania Falsaca, giornalista di Trentagiorni, abbiamo
raccontato lo stato della causa di beatificazione di
Papa Luciani. L'incontro si è svolto nella chiesa parrocchiale, su invito del
parroco don Sirio e del sindaco. Come sapete sono molto legato alla figura di
questo grande Papa, l'importanza del cui pontificato - per usare le parole di
Giovanni Paolo II - è "inversamente proporzionale alla sua durata".
Durante un'udienza del mercoledì, Giovanni Paolo I disse: "Io rischio di
dire uno sproposito. ma lo dico. Il Signore ama tanto l'umiltà che a volte
permette dei peccati gravi. Perché? Perché quelli che li hanno comessi, questi
peccati, dopo pentiti, restino umili. Non vien voglia di credersi mezzi angeli
quando si sa di aver commesso delle mancanze gravi. Il Signore ha tanto
raccomandato: siate umili. Anche se avete fatto delle grandi cose dite: siamo
servi inutili". Scritto in Varie Commenti ( 154 ) " (13 votes,
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Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 03Aug 08 La messa
in ambrosiano antico: a Milano qualcosa si muove Interrompo il silenzio della
vacanza grazie a una gita di vetiquattr'ore a Barcellona (dove c'è facilità di
collegamento) per rilanciare una notizia che farà piacere a molti navigatori
del blog. Grazie al dialogo intrapreso tra il movimento liturgico benedettiano
e la Curia di Milano sta per iniziare una nuova celebrazione in rito ambrosiano
antico (secondo il messale del 1954) oltre a quella concessa a suo tempo dal
cardinale Martini e tutt'oggi celebrata la domenica nella chiesa del Gentilino.
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Invia questo articolo a un amico 29Jul 08 Avviso urgente ai naviganti (dalla
Spagna) Cari amici, mi trovo in vacanza in una zona della Spagna dove c'è una
copertura scarsissima di rete e non riesco a collegarmi (ora lo sto facendo
stando seduto sui gradini della splendida cattedrale gotica di Girona, che ho
appena visitato): per questo non mi è possibile intervenire o sbloccare i
commenti in moderazione. Chiedo scusa a tutti e vi do appuntamento al 12
agosto, quando sarò di ritorno! Scritto in Varie Commenti ( 80 ) " (6
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Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 25Jul 08
Quel "vivo desiderio" di felicità Cari amici, da domani sono in
vacanza. Vi auguro di trascorrere una buona estate con queste parole scritte da
Giovanni Battista Montini a diciassette anni: Una volta camminando di sera
guardavo le stelle del firmamento e procuravo che la mia mente fosse compresa
dell'immensità del creato; capivo che tutti gli astri non erano che pulviscoli
giranti rispetto all'immensità dell spazio, pure il pensiero d'essere confinato
in questo mondo, per l'uomo così vasto, ma, in relazione cogli astri e collo
spazio, vero atomo al microscopio, e il vedere al di sopra di me migliaia di
mondi ignoti, rappresentanti per me bellezze e attrattive fantastiche e
grandemente superiori a tutto ciò ch'è nel mondo, provavo un vivo desiderio
d'una felicità non legata al misero fango della terra. E a me stesso davo la
risposta: "Sei destinato ad essere assunto principe nel regno che governa
il cielo". Scritto in Varie Commenti ( 437 ) " (8 votes, average:
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Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 22Jul 08 Sono tornato. Nuove
regole per il blog Cari amici, ieri sera alle 23 il Jumbo della Qantas con il
Papa, il seguito e noi giornalisti è atterrano all'aeroporto di Ciampino: siamo
stati chiusi in aereo per 22 ore (anche durante lo scalo tecnico a Darwin non
ci è stato permesso di scendere). Poco dopo la
partenza, Benedetto XVI è venuto a salutarci e a ringraziarci per il lavoro che
abbiamo svolto. Volevo dire innanzitutto a quanti che mi invitavano a moderare
certi scontri delle ultime ore, che ovviamente sono stato
impossibilitato a fare alcunché durante un intero giorno di volo. Ho letto
tutti i commenti, e ci sono rimasto piuttosto male per la piega che hanno
preso, le espressioni usate, etc. Vi comunico quindi che d'ora in avanti non
intendo più lasciare spazio agli "off topic": il blog "Sacri
Palazzi" non è una pubblica arena dove mettere in piazza scontri o
risolvere beghe private o partire per la tangente montando polemiche. Vi chiedo
dunque di intervenire rimanendo sull'argomento proposto e di cercare il più
possibile di non svicolare. Vi chiedo inoltre di usare SEMPRE espressioni
rispettose nei confronti di tutti. E' possibile dissentire nella maniera più
radicale senza offendere colui o colei dalla quale si prendono le distanze.
Fino ad oggi sono stato troppo tollerante. Scritto
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questo articolo a un amico 20Jul 08 La veglia di Randwick, la messa finale Cari
amici, ieri sera (in Italia era sabato pomeriggio), con Luigi Accattoli sono
andato alla veglia, all'ippodromo di Randwick. Abbiamo girato tra i ragazzi
accampati che attendevano Benedetto XVI. Mi hanno colpito le file di giovani
davanti ai sacerdoti per le confessioni, e la presenza di famiglie con bambini.
Hanno dormito nei sacchi a pelo, sotto le tende o ripari di fortuna. Ora - da
voi sono le tre di notte - il Papa sta celebrando la messa conclusiva della
Gmg. Nell'omelia ha detto: "Rafforzata dallo Spirito e attingendo a una
ricca visione di fede, una nuova generazione di cristiani è chiamata a
contribuire all'edificazione di un mondo in cui la vita sia accolta, rispettata
e curata amorevolmente, non respinta o temuta come una minaccia e perciò
distrutta". Scritto in Varie Commenti ( 248 ) " (16 votes, average:
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Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 18Jul
(
da "Giornale.it,
Il" del
24-08-2008)
Argomenti: Laicita'
N. 202
del 2008-08-24 pagina 0 Monsignor Bagnasco apre il Meeting di Cl: "La
Chiesa protagonista in politica" di Marco Zucchetti Il segretario della
Cei a Rimini: "Abbiamo il diritto di partecipare perché viviamo i problemi
della gente". Intanto i partiti guardano a possibili nuove alleanze. Dopo
anni il messaggio all'inaugurazione non è di un politico Nei titoli di testa
del film il nome deve esserci. L'identità cattolica non può essere relegata tra
le comparse, ma se c'è un Oscar da assegnare, sia quello dell'attore
protagonista. Anche perché il mondo politico sta in platea e vuol capire come
finisce la storia. Il duplice binario della XXIX edizione del Meeting di
Comunione e Liberazione a Rimini parte da questa stazione: "O protagonisti
o nessuno". Un tema che parte dall'intimo e allarga i suoi orizzonti. E
così l'atto di accusa nei confronti di un protagonismo mediatico, fatto di
reality e medaglie ostentate, si trasforma nella rivendicazione di un ruolo
attivo sulla scena politica. Già, perché è proprio questa la summa del discorso
che oggi monsignor Angelo Bagnasco pronuncerà all'apertura del Meeting
dell'Amicizia fra i popoli: "La Chiesa ha il diritto di occuparsi di
politica perché i problemi li vive in prima persona, non li legge nei
sondaggi". Discesa in campo, orgoglio confessionale, difesa dei propri
spazi. La Chiesa non sarà più "la Straniera", come nello spettacolo
tratto da T.S. Eliot che stasera chiuderà la prima giornata di lavori, ma avrà
piena residenza nella società civile. E proprio in quest'ottica il mondo dei
partiti, dal Popolo della Libertà al Partito democratico, guarda al Meeting:
tutti curiosi di intercettarne il pensiero, tutti pronti a sperimentare nuove
alleanze in questa palestra estiva. è lo stesso segretario della Cei a
parlarne, quando in merito all'"emergenza educativa" prospetta "una grande alleanza tra Stato, scuola, famiglia e Chiesa".
Una mano tesa che in tanti proveranno a stringere, da destra a sinistra, per
recuperare quella componente dell'identità cattolica sparpagliata nei dintorni
dell'Udc di Casini. Eppure il dubbio che Cl si stesse chiudendo in una torre
eburnea si era fatto strada, nonostante le smentite. "La politica è
quello che è ed è inutile fare gli schizzinosi, visto che ci si deve
convivere", spiegava il leader laico di Cl Giancarlo Cesana al Corriere. E
anche la scelta di lasciare a un cardinale l'onore del messaggio introduttivo
poteva essere letta come una presa di distanza dal mondo della politica.
Dissenso nei confronti del governo Berlusconi che non schiera esponenti cattolici, smarrimento dovuto alla mancata Grande
Coalizione per cui il movimento fondato da don Giussani tifava, delusione per
il ruolo accessorio degli esponenti cattolici nel
Pd: le ragioni di una chiusura potevano essere molte. E invece - come conferma
Cesana - rimane solo la volontà di riprendere possesso di una voce spesso
zittita. Perché a Rimini la torre d'avorio non esiste, c'è solo una piazza
nella quale incontrarsi per parlare. Anche perché, di microfoni, a Rimini ce ne
saranno molti. E saranno per tutti. Assente il presidente del Consiglio Silvio
Berlusconi, fra gli oltre trecento relatori saranno invitati otto ministri
(Bondi, Sacconi, Calderoli, Frattini, Alfano, Tremonti, Matteoli e Gelmini).
Un'edizione che si annuncia onerosa (il budget previsto supera i 10 milioni di
euro) e particolarmente ricca, con una visione globale che tocca mostre,
spettacoli, manifestazioni sportive. E ancora i temi del lavoro, dello sviluppo
sostenibile, dell'uomo che non è obbligato ad essere sempre il numero uno ma
può rivendicare la sua unicità semplicemente vivendo. Come i lavoratori senza
terra del Brasile o le infermiere dell'Uganda, in un connubio di respiro
mondiale con la presenza del segretario della Lega araba Amre Moussa, il
presidente della Commissione europea José Manuel Barroso o lo scrittore Salih
Osman. Tutti protagonisti, che gli Oscar per i "signor nessuno" non
li hanno ancora inventati. © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 -
20123 Milano.