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DOSSIER “LAICI & CHIERICI”

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ARCHIVIO GENERALE  DEL DOSSIER  

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TARTICOLI DEL  1°- 24 Agosto 2008      #TOP



Report "Laici e chierici"

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Indice delle sezioni

Laici e chierici (203)


Indice degli articoli

Sezione principale: Laici e chierici

Un ritorno ai tempi dell'infanzia: Quand tuti parlavan piemonteis e 'l mond l'era pi tranquill ( da "Stampa, La" del 01-08-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: erano laiche, alle Consolatine erano suore della Consolata. La suora della mia classe, si chiamava Irene, alta, con un viso dolcissimo rammento la sua voce che, originaria della Brianza, aveva un accenno particolare, diverso dal piemontese. Ero molto delicata di salute e sovente rimanevo a casa malata, non c'erano ancora le vaccinazioni e ad ogni malattia contagiosa mi ammalavo.

La Cappella milionaria che nessuno utilizza ( da "Stampa, La" del 01-08-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: per i funerali diversi dal cattolico La Cappella milionaria che nessuno utilizza SANDRA LUCCHINI AOSTA La struttura è stata consegnata dalla Regione al Comune nel 2006; l'anno dopo è stata ornata con un'opera d'arte del friulano Paolo Falaschi. Da allora la cappella polivalente, realizzata nel cimitero di Aosta per lo svolgimento di funzioni religiose diverse da quella cattolica,

"la destra gioca con il dolore ora la sfidiamo a fare la legge" - alessandra longo ( da "Repubblica, La" del 01-08-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: "Abbiamo scelto la strada giusta, abbiamo obbedito tutti, laici e cattolici, ad un principio di laicità: non si piegano mai ai propri interessi il diritto, l'ordinamento, la Costituzione, nemmeno quando in gioco ci sono valori da difendere. Lo strumento del conflitto di attribuzione è abnorme, improprio.

Una brutta giornata per il pd - (segue dalla prima pagina) ( da "Repubblica, La" del 01-08-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: Non mi convince la spiegazione che ne è stata fornita in aula. Sappiamo tutti che convivono nel Pd sentimenti e parlamentari laici e cattolici. Sappiamo tutti che una mediazione tra queste diverse culture richiede attenzione, intelligenza e prudenza. Ma ci sono casi e momenti in cui la prudenza rischia di apparire indifferenza o pavidità.

La vacanza attiva del pastore - zita dazzi ( da "Repubblica, La" del 01-08-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: Porto nel cuore intuizioni che vorrei condividere con i sacerdoti e i laici della diocesi ambrosiana. Il movimento del dare e ricevere è fondamentale nella vita della Chiesa". Quali sono i ricordi più belli di queste due settimane? "Ho ancora negli occhi il volto di tanti poveri, l'affetto e il calore umano, la fede semplice e sincera.

Ma in Italia che fine hanno fatto i neo-con? ( da "Giornale.it, Il" del 01-08-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: sul rischio laicismo, i neo-teocon hanno tracciato la strada, senza però avere le forze per arrivare in fondo. È così che l'interlocutore dei neocon nostrani (o di quel che ne resta), alla fine, non è più l'America di George W. Bush, ma Benedetto XVI. Anche in questo la parabola del neoconservatorismo all'italiana ha seguito pari pari quella del suo primo interprete,

La Procura di Milano tiene in vita Eluana ( da "Giornale.it, Il" del 01-08-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: anima cattolica dello schieramento, il Pd ha deciso di astenersi. La mozione, che oggi passa al Senato per il voto finale, ha portato però agli schieramenti una certezza. Serve una legge. Lo scrive al presidente Fini il capogruppo alla Camera del Pd, Antonello Soro, che ricorda di non aver condiviso la scelta "rozza" di sollevare il conflitto.

La vittoria di teodem e rutelliani <E ora la legge anti-eutanasia> ( da "Corriere della Sera" del 01-08-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: cioè dei cattolici nel Partito democratico, e con loro i rutelliani (Calgaro, Lusetti, Mosella, Ria, Sarubbi) ieri mostravano grande soddisfazione. "Proprio a motivo del nostro atteggiamento - continua Binetti - già martedì scorso a Palazzo Madama era emerso nel nostro gruppo l'orientamento di non partecipare al voto".

Papa Ratzinger prega per gli anglicani ( da "Giornale.it, Il" del 02-08-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: cattolica. La risposta vaticana è stata attendista, dato che i problemi da affrontare sono molteplici, e ai prelati che chiedono di entrare nella comunione con Roma verrà a loro volta chiesto di accettare integralmente la dottrina cattolica."Il mio essenziale contributo ha detto il Papa parlando della prossima riunione generale della Chiesa anglicana può essere solo la preghiera,

"accordo per 3 elezioni e senza sinistra radicale" - paolo griseri ( da "Repubblica, La" del 02-08-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: Ma non ha ancora risposto alla domanda: l'Udc appoggerà la laica Bresso alle elezioni? "Dipende quale sarà il candidato alternativo a Bresso. Le alleanze dell'Udc verranno decise territorio per territorio a seconda delle situazioni politiche locali". Quando si deciderà? "Entro il prossimo autunno. Poi comincia la campagna elettorale per il 2009".

"i voti del ceto medio hanno valore doppio" ( da "Repubblica, La" del 02-08-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: crede possibile che un giorno un uomo politico come Michele Vietti possa appoggiare la candidatura della laica Mercedes Bresso? "Non vedo perché dovrebbe essere impossibile. La Bresso di oggi è molto diversa da quella dei primi tempi". Che cosa è cambiato secondo lei? "Ha messo da parte certi atteggiamenti anticattolici e anticlericali". è caduta come Paolo sulla via di Damasco?

Pagina VIII - Napoli I l quarto Bassolino non è, ovviamente, l'operaista degli esordi, benché contin... ( da "Repubblica, La" del 02-08-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: abbandono del termine compagno per i più laici consulente, esperto. Che, insomma, anelava a barattare con il piatto di lenticchie dell'ordinato svolgimento istituzionale la speranza di un mondo migliore. Senza quelle profonde divisioni che seguitano a tagliarci in due, non solo in senso geografico: vecchi contro giovani, precari contro garantiti.

Stazione ore 10 e 25 quel grande rito laico provato dalle polemiche - michele smargiassi ( da "Repubblica, La" del 02-08-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: Bologna Stazione ore 10 e 25 quel grande rito laico provato dalle polemiche L'analisi Da Imbeni a Guazzaloca: tutti i tentativi di cambiare la manifestazione MICHELE SMARGIASSI (segue dalla prima di cronaca) Difenderla dal "muro di gomma" di uno Stato che sembrava non potere né voler rispondere alla sfida del terrorismo: l'inerzia e i silenzi del potere,

Sul web la protesta degli orfani della laicità - chiara brusa gallina ( da "Repubblica, La" del 02-08-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: Dove è finito il laicismo del Pd?" si chiede Aldo2. Nei messaggi gli aggettivi si sprecano: "costernato", "amareggiato", "disilluso". "Fughe come quelle messe in scena dal Pd mi lasciano indignato" scrive Mariano48. A volte c'è una promessa di "ritorsione": "Cari deputati del Pd, con la vostra uscita dall'aula vi siete giocati il mio voto"

Il medico della ragazza contro l'iniziativa della Procura di Milano: Ricorso ideologico copiato dagli studi medici cattolici ( da "Unita, L'" del 02-08-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: Stai consultando l'edizione del Il medico della ragazza contro l'iniziativa della Procura di Milano: "Ricorso ideologico copiato dagli studi medici cattolici".

Il non voto lascia strascichi Tra rutelliani e teodem ( da "Unita, L'" del 02-08-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: i teodem e i cattolici più intransigenti) firmano un comunicato per dire che il "Pd con sofferta mediazione ha offerto una importante manifestazione di unità e di compattezza non partecipando al voto sul conflitto di attribuzione", e aggiungono, in sintesi, che alla fine ha avuto la meglio la posizione dei "rutelliani",

Fratelli d'Italia o Grande Fratello? ( da "Unita, L'" del 02-08-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: attento difensore della laica sacralità dell'inno e del tricolore e di Oscar Luigi Scalfaro, severo paladino della Carta costituzionale, Napolitano esprime una pedagogia civile in cui la riscoperta dell'italianità si lega all'idea di un patria indivisa, socialmente, civilmente e culturalmente solidale.

T utto ( da "Corriere della Sera" del 02-08-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: Lettera aperta al Papa" del movimento dei Catholics for Choice (il diritto di scegliere) sottoscritta da un centinaio di organizzazioni cattoliche di tutto il mondo. L'esordio della Lettera è duro: "Le gerarchie cattoliche hanno fondato sulla Humanae Vitae la politica di opposizione alla contraccezione". CONTINUA A PAGINA 34.

Eluana, sì del Senato al ricorso alla Corte Polemiche e proteste ( da "Corriere della Sera" del 02-08-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: Ci si rende conto che non è scontato che una posizione cattolica porti alla sacralizzazione della vita a tutti i costi, perché la posizione cattolica è anche per la morte responsabile. Conosco tanti cattolici che la pensano così". I legali di Beppino Englaro, il padre di Eluana, hanno annunciato che "resisteranno" all'impugnazione.

Difendere i diritti della persona umana ( da "Corriere della Sera" del 02-08-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: possibile interpretare un caso come questo episodio alla luce di uno scontro tra cattolici e laici. Ma stavolta l'opinione dei cattolici o l'"ingerenza clericale" non c'entrano nulla. C'entrano, per usare un'espressione adeguatamente aulica, solamente i "diritti della persona umana". La cui difesa sarebbe assai singolare che venisse lasciata solo alla Chiesa di Roma e al suo magistero,

Si accendono le luci sul vecchio ospedale ( da "Stampa, La" del 02-08-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: amministrazione ha completato i lavori per il nuovo impianto di illuminazione a Santa Maria Nuova, ormai collaudato e funzionante. Messo in opera dallo staff tecnico del servizio Illuminazione pubblica, l'intervento rientra nel progetto di recupero di tutta la zona del vecchio ospedale. "Dopo l'inaugurazione dei lavori di ristrutturazione del cortile con l'aggiunta di concerti,

L'astensionismo certamente sofferto ma di fatto compatto e disciplinato (roba da centralismo de ( da "Stampa, La" del 02-08-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: Laica, evidentemente. Improvvisamente invece ci si sente soli, non rappresentati abbastanza ma proprio per questo più maturi e responsabili. E fra le varie responsabilità credo fermamente ci sia anche quella di dire apertamente quello che si pensa;

Triora ricorda Margherita Brassetti con una strada ( da "Stampa, La" del 03-08-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: stata infatti inserita fra le figure di "santità locale" in occasione dei 140 anni della fondazione dell'Azione cattolica. Così ora Maria Brassetti campeggia, con tanto di foto, nel sito della stessa Azione cattolica. E' stato il parroco di San Siro, a Sanremo, don Alvise Lanteri, a chiedere e ottenere il suo inserimento.

Il bene di vivere e il diritto di morire - (segue dalla prima pagina) ( da "Repubblica, La" del 03-08-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: Dall'incontro tra laici e cattolici democratici è nato il Pd. La laicità è stato fin dall'inizio considerato il valore fondante. Questa è la prima prova concreta per saggiare la validità dell'incontro tra quelle due culture. Se la prova fallisse le conseguenze metterebbero in discussione l'esistenza stessa del partito.

"sì all'udc, ma con questi alleati" - (segue dalla prima pagina) paolo griseri ( da "Repubblica, La" del 03-08-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: La laica Bresso potrà allearsi un giorno con i cattolici tradizionalisti dell'Udc? "La laicità non è alternativa all'essere cattolico, è alternativa all'integralismo. Non mi sembra che Vietti abbia mai mostrato atteggiamenti integralisti e dunque non vedo perché non potremmo allearci un giorno".

Don bosco-cei, in parità la sfida tra le cattoliche ( da "Repubblica, La" del 03-08-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: in parità la sfida tra le cattoliche L'anno scorso la spuntò il Don Bosco, quest'anno è parità. La sfida tra le due maggiori scuole cattoliche cittadine finisce con un nulla di fatto. Il Don Bosco riesce a ottenere tre eccellenze (100 e lode) contro le due del Cei (Centro educativo ignaziano), ma quest'ultimo strappa alle commissioni giudicatrici una percentuale di superbravi (

Flop delle paritarie laiche: cadono otto su cento ( da "Repubblica, La" del 03-08-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: analisi che differenzi le scuole laiche da quelle cattoliche. Queste ultime fanno registrare performance da fare invidia, addirittura superiori a quelle dei licei classici statali. Su 271 studenti censiti si registra un solo bocciato: il 4 per mille. I diplomati col minimo sono pochissimi (appena il 2,6 per cento): quasi un quinto delle statali.

Così la bozza calderoli danneggia i consumatori - amedeo lepore ( da "Repubblica, La" del 03-08-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: per le regioni a statuto ordinario, un sostanziale squilibrio tra maggiori entrate e maggiori spese decentrabili. Uno studio Cifrel-Università Cattolica, condotto da alcuni economisti non certo sospetti di antifederalismo, come Ambrosanio, Bordignon e Turati, rileva che, dal punto di vista del metodo, "definire le risorse da attribuire,

L'incontro - maria pia fusco ( da "Repubblica, La" del 03-08-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: Finché sono stato espulso anch'io". La vocazione c'era, però il bambino Michele restava ribelle: "Non riuscivo ad accettare la disciplina. La gerarchia cattolica era piuttosto oppressiva, ho vissuto le punizioni, i ritiri nel silenzio, le giornate di digiuno.

"dialogate con i musulmani per il ramadan" - zita dazzi ( da "Repubblica, La" del 03-08-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: invitandoli a fare gli auguri agli islamici e ricordare anche ai fedeli cattolici l'inizio del mese sacro del digiuno che i musulmani rispetteranno dal primo di settembre. L'iniziativa è stata presa da don Luigi Alberti del Servizio per l'Ecumenismo, responsabile anche del Centro ambrosiano di documentazione per le religioni istituito dal cardinale Carlo Maria Martini.

La s.p.a. che regnò su un continente - federico rampini ( da "Repubblica, La" del 03-08-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: Quelle donne diventano le missionarie laiche dell'evangelismo, portatrici del nuovo ordine etico nella sfera privata. Da questo nuovo incrocio di rigore e di intolleranza del colonizzatore bianco, in India matura l'evento che segna la fine della East India Company. è la celebre rivolta dei sepoys, che gli inglesi etichettano spregiativamente come "l'ammutinamento"

Agli ordini di Pinochet uccideva gli italiani ( da "Unita, L'" del 03-08-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: All'università cattolica di Temuco insegnava Omar Venturelli Leonelli, sacerdote che aveva lasciato l'abito talare per fare il professore. Abbraccia la politica della solidarietà nelle file dei Cristiani per il Socialismo. La famiglia Venturelli viene dal modenese.

Banale etichettare la discussione come uno scontro tra laici e cattolici, la politica mantenga su questi temi uno sguardo laico ( da "Unita, L'" del 03-08-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: Stai consultando l'edizione del "Banale etichettare la discussione come uno scontro tra laici e cattolici, la politica mantenga su questi temi uno sguardo laico".

Quell'Italia che non crede all'Europa ( da "Unita, L'" del 03-08-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: Impregnata di illusioni ideologiche quali il laicismo, il pacifismo neutralista, l'antiamericanismo, l'attuale costruzione europea rappresenta "l'ultimo rifugio" per una sinistra residuale. La religione dell'europeismo a tutti i costi è una comoda nicchia ideologica per non affrontare i problemi concreti degli europei.

Convegno tra tedeschi valdesi e cattolici ( da "Stampa, La" del 03-08-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: comune di Usseaux vuole ricordare quei tristi momenti con il convegno "Cattolici e Valdesi: dai conflitti alla convivenza". I lavori sono divisi in due giorni, ieri è stata la volta degli storici con gli interventi di Bruno Bellion, Giuseppe Trombotto, Daniele Tron, Gabriel Audisio e Gabriella Marini Nevache, che hanno parlato del movimento valdese prima degli anni della riforma.

Il voto su Eluana e l'ira del papà <Molti parlano senza sapere> ( da "Corriere della Sera" del 03-08-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: Unione giuristi cattolici italiani, si dice favorevole a una legge, purché si seguano "le sagge indicazioni" date dal Comitato nazionale di bioetica. Ma Maurizio Mori, presidente della Consulta Bioetica Onlus, ribatte che "le ragioni del ricorso della procura sono incomprensibili e dettate da pressioni dell'integralismo cattolico ".

Amicizia oltre la morte fra un cattolico e un ebreo ( da "Corriere della Sera" del 03-08-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: kamikaze palestinese Amicizia oltre la morte fra un cattolico e un ebreo "G li elicotteri che giravano sulla città ricordavano quella che qui la gente chiama "la situazione", ha matzav. D'un tratto ho paura. Quell'uomo che si avvicina laggiù…". Finisce così, con una frase interrotta in una lettera incompiuta, il lungo carteggio tra David Gritz ( nella foto) e Jonah Lynch.

<Gli aiuti di Stato? Ci sono da un secolo Roma, Madrid e Londra cominciano ora> ( da "Corriere della Sera" del 03-08-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: decisamente laica, la religione ha poco peso. C'è un grande aumento delle nascite fuori dal matrimonio, che rappresentano ormai circa il 50 per cento del totale". Da anni si parla della crisi economica ed ideale della società francese, il "declinismo " è diventato una categoria di pensiero contro la quale il presidente Sarkozy ha costruito parte del suo successo elettorale dell'

Quando Fanfani disse: ci vuole il Pci al governo <Q uant'è ( da "Corriere della Sera" del 03-08-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: tra forze laiche teoricamente affini come Pli e Pri; l'influenza soffocante delle appartenenze partitiche, protese a "scavalcare l'autorità del direttore", nelle testate della Rai; la solitudine sospettosa di Bettino Craxi, che lo induceva a tenere "in bella mostra una rivoltella" nel suo appartamento all'Hotel Raphael.

Pannella: la chiesa ha rispettato Giovanni Paolo II. Ed Eluana? ( da "Unita, L'" del 04-08-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: con un messaggio provocatorio ma chiarissimo per i cattolici che credono nell'obbligo di alimentazione di un corpo. "Giovanni Paolo II è stato ascoltato quando ha permesso che la sua supplica ("Lasciatemi tornare al Padre") fosse comunque resa pubblica. E sarebbe ora vivissimo se si fossero usati contro di lui anche un decimo solo delle cure che vengono imposte da potenti,

L'altra metà del Sud America ( da "Unita, L'" del 04-08-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: Prosperano le università Cattoliche, di gran moda l'università delle Ande, Opus Dei, e poi laiche e massoniche (portacenere e tshirt con triangoli e compassi). La classe dirigente che coltiva ambizioni può studiare solo lì. Difficile far carriera se la laurea è pubblica.

Lettera dalla Stazione di Bologna ( da "Unita, L'" del 04-08-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: andare a Bologna il 2 agosto lo considero un pellegrinaggio laico. Sono stata ad attendere due ore il mio treno nella sala d'aspetto alla stazione. Quella sala d'aspetto dove ci fu la deflagrazione. Non sono state due ore sprecate, consiglio a tutti di farlo: leggere quegli 85 nomi, l'età, pensare a quanti anni avrebbero ora, al loro futuro che non c'è stato.

L'intramontabile <Tramonto dell'Occidente> ( da "Giornale.it, Il" del 04-08-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: Forse solo la Chiesa cattolica, e lo dico da laico, ha capito che le diversità del mondo vanno accettate, e così cerca di resistere. Dalle altre parti c'è invece un'arroganza che accelera la conclusione di Spengler". Alfiere del giornalismo italiano di grande respiro di cui oggi tanto si sente la mancanza, Piero Ottone è uno spengleriano: "Apprezzo Il tramonto dell'

<Siamo pronti ad assumere 35 mila clandestini> ( da "Corriere della Sera" del 04-08-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: non sono state introdotte dal decreto sicurezza", precisa Ennio Codini, docente di Diritto alla Cattolica. Di fatto le sentenze di condanna a carico delle imprese sono pochissime. Rarissime quelle che riguardano le famiglie. Certo è che negli ultimi anni si è allargato il divario tra il ingressi previsti con i flussi e le richieste di famiglie e imprese.

La lite sul testamento biologico spacca il vertice di Scienza e Vita ( da "Corriere della Sera" del 04-08-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: associazione cattolica. Dallapiccola: nuovo clima La lite sul testamento biologico spacca il vertice di Scienza e Vita Pessina si dimette: l'apertura alla legge frutto di un blitz L'accusa: la nuova linea non è stata discussa dall'esecutivo. La replica: impossibile convocarlo a fine luglio ROMA - Polemiche a Scienza e Vita,

La Lanzillotta, il Pd e il voto contro la sentenza di Milano ( da "Corriere della Sera" del 04-08-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: inconscio conflitto tra la persona che sopravvive in stato vegetativo e chi deve accudirla e allo stesso tempo rappresentarne gli interessi e la volontà? Questioni che non riguardano solo i cattolici ma sulle quali io, laica, rivendico il diritto a non avere certezze. La non partecipazione al voto ha voluto quindi esprimere il rifiuto netto dell'uso strumentale di una procedura (

Gli auguri del Papa <Giochi di fraternità> ( da "Corriere della Sera" del 04-08-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: in rappresentanza della Chiesa cattolica. Non saranno lì in rappresentanza del Papa, perché mai nessun Papa ha inviato rappresentanti all'inaugurazione di Giochi Olimpici, ma rappresentando la Chiesa cattolica di fatto rappresenteranno anche Benedetto XVI. è la prima volta che un Papa sceglie Bressanone come luogo per le vacanze estive.

Un vescovo tedoforo vaticano: "gesto positivo" ( da "Repubblica, La" del 05-08-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: ha portato la fiaccola lo scorso 31 luglio ma la notizia è stata diffusa solo ieri dall'agenzia cattolica Uca. Al suo arrivo, il vescovo, ha sottolineato di essere stato "nominato tedoforo per il contributo della Chiesa alla società". L'evento segna l'ennesimo progresso nel riavvicinamento tra la Chiesa cattolica e Cina, le cui relazioni diplomatiche si interruppero nel 1949.

"volevo una chance in più ma il nord non fa per me" - laura bellomi ( da "Repubblica, La" del 05-08-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: università Cattolica, ho incontrato persone di alto livello ma sentivo che la città non partecipava, rispetto a Taranto notavo una carenza di impegno culturale e civile". Rimpiange qualcosa del biennio in Lombardia? "Il profumo di novità che respiravo a Milano e una consapevolezza: se i miei figli fossero cresciuti al Nord avrebbero avuto chance migliori per il futuro"

"sono un autarchico è la mia vera fortuna" - fulvio paloscia ( da "Repubblica, La" del 05-08-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: perbenismo ad ogni costo lei ha utilizzato una metafora cattolica. Un caso? "Non è questione di cattolici o non cattolici. Ho incontrato anche tanti buoni samaritani atei di sinistra. I peggiori di tutti. Mi dispiace che la sinistra sia andata a finire così, senza più una poetica. Io sono cresciuto nel popolo, tra i servi della gleba, ero un mezzadro, so cosa significa avere un padrone:

Cattolici in piazza fermano l'accordo governo-musulmani ( da "Repubblica, La" del 05-08-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: cattolico è stato bloccato. Ieri mattina migliaia di cattolici erano scesi in piazza. Poco dopo l'ordine della Corte suprema ha rinviato la sigla dell'intesa e invitato il governo a difendere il 15 agosto la bozza dell'accordo. L'intesa avrebbe riaperto formalmente i colloqui di pace per porre fine al conflitto separatista costato la vita a 120mila persone dalla fine degli anni '

A colloquio con remo bodei filosofo pendolare tra pisa e la california - pisa ( da "Repubblica, La" del 05-08-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: Umanesimo ad oggi abbiamo avuto comuni e stati regionali forti in contrasto con uno Stato nazionale che non c'era o, quando si è costituito, si è mostrato debole nei confronti delle altre potenze e della Chiesa cattolica. I filosofi italiani hanno quindi svolto un ruolo di pedagoghi politici, non rivolgendosi, come succedeva nella scolastica,

Dietrofront sul testamento biologico ( da "Corriere della Sera" del 05-08-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: università Cattolica. Criticato soprattutto il metodo, la mancanza cioè di un confronto con il consiglio esecutivo. Sul sito web è stata pubblicata due giorni fa l'inchiesta svolta tra i medici che condividono le idee elaborate dal "pensatoio" di bioeticisti soprattutto cattolici: un corale schieramento contro il testamento biologico.

Quel "vivo desiderio" di felicità ( da "Giornale.it, Il" del 06-08-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: cattolica. La risposta vaticana è stata attendista, dato che i problemi da affrontare sono molteplici, e ai prelati che chiedono di entrare nella comunione con Roma verrà a loro volta chiesto di accettare integralmente la dottrina cattolica."Il mio essenziale contributo ha detto il Papa parlando della prossima riunione generale della Chiesa anglicana può essere solo la preghiera,

Il primo Papa moderno tra la riforma e Moro ( da "Unita, L'" del 06-08-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: autonomia e la responsabilità del laicato cattolico. Una sensibilità rafforzatasi nella sua lunga attività di assistente generale della Fuci. Non sono però mancati pressioni e fermi richiami, quando in discussione sono state leggi come quella sul divorzio o sull'aborto. Si è molto parlato della sua personalità molto complessa, intellettuale,

La sinistra italiana e il fantasma del gulag - (segue dalla prima pagina) ( da "Repubblica, La" del 06-08-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: nel mondo cattolico più aperto all'ecumenismo o al dialogo con l'ortodossia, più sensibile alla persecuzione religiosa nel socialismo realizzato, e attratto dalla tradizione dell'anima slava, si manifestò una importante attenzione, questa sì paragonabile al rilievo, a volte quasi promozionale, che altrove una sinistra in ritirata dedicò al dissenso e a Solgenitsyn.

La preghiera degli islamici? Nel palazzo delle Crociate ( da "Corriere della Sera" del 06-08-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: cattolici, ebrei e musulmani ". Il sindaco fa notare che i giorni di culto sono diversi, domenica, sabato e venerdì, quindi uno spazio "a tre" sarebbe gestibile. In realtà i cattolici hanno nella Commenda di Prè la loro chiesa consacrata a San Giovanni, gli ebrei hanno la sinagoga in una zona molto centrale,

Le critiche eretiche di un gesuita ( da "Giornale.it, Il" del 06-08-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: ortodossia cattolica e accusati, occultamente, delle peggiori eresie, ai figli di Ignazio di Loyola è stato spesso rimproverato di dire il contrario di ciò che pensano e di agire in modo inverso rispetto a ciò che dicono. Predicano, secondo dottrina della Congregazione, che la riforma della Ecclesia deve iniziare nel cuore dei singoli uomini,

Walter fa qualcosa di riformista ma nel Pd è diarchia ( da "Giornale.it, Il" del 06-08-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: Cattolici contro radicali Il Pd sfoglia la margherita, dunque, nel senso che in casa Veltroni tira aria di lite che potrebbe sfociare prima o poi in separazione. Già, fra le anime diessina e teodem i rapporti non sono proprio idilliaci. Dopo l'anatema dei cattolici contro la "contaminazione" dei pannelliani,

L'infinita corsa verso lhasa sull'altopiano brullo e deserto - (segue dalla prima pagina) ( da "Repubblica, La" del 07-08-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: idea stessa di una scuola laica. Detto altrimenti: quel che ci appare un conflitto tra tibetani e cinesi in realtà attraversa trasversalmente i due campi, opponendo qui i riformisti ai dinosauri, lì i liberali ai tribali. Ogni politica occidentale che astraesse da questo sdoppiamento si rivelerebbe fallimentare e pretestuosa.

Un revisionismo da provinciali - pasquale hamel ( da "Repubblica, La" del 07-08-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: molte verità sono state volutamente sottaciute e molte vicende siano state deformate da una storiografia risorgimentale, poco laica perché impregnata di supponente laicismo, fortemente celebrativa e assolutamente poco critica. Mi convincono in questo senso le rivisitazioni di alcune positività sulla presenza borbonica in Sicilia,

Non sparate su garibaldi per nascondere le vostre colpe - salvatore lupo ( da "Repubblica, La" del 07-08-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: una scuola laica e gratuita, un sistema legale uguale per tutti. L'accesso al voto fu inizialmente limitato ai ricchi, ma nel tempo nuovi soggetti vennero ammessi e alla fine (nel 1946, appunto) ci fu il suffragio universale. I nemici del Risorgimento invece - austriacanti, clericali, legittimisti, borbonici di vario conio - non ammettevano le libertà politiche,

Nulla di nuovo dietro il federalismo - marco lombardi ( da "Repubblica, La" del 07-08-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: da Giustino Fortunato ad Antonio Gramsci o a Pasquale Saraceno, per citare meridionalisti laici, comunisti o cattolici - avrebbero immediatamente sottoscritto. Il sostantivo federalismo, al quale va oggi di moda associare l'aggettivo fiscale, è una sorta di passe-partout concettuale, che permette di redigere analisi apparentemente modernissime.

A manduria si produce il sangue degli dei - donpasta ( da "Repubblica, La" del 07-08-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: La nostra condivisione di un pensiero laico ci induce a pensare che io sia ormai polvere, nobile concime di vigne. Prendimi come un punto di vista, una idea. Quella di un appassionato enologo internazionalista". "Caschi a puntino, Maestro. Cerco l'etimologia della parola primitivo e del perchè sia stata concessa a un vitigno ed il suo vino".

La Cina, i diritti e la voce di Assisi ( da "Unita, L'" del 07-08-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: Noi, da laici, ripeteremo ancora una volta con profonda convinzione, che la libertà religiosa è uno dei diritti fondamentali della persona ed un utile "cartina di tornasole" per cogliere l'evoluzione dei regimi e le speranze di apertura. * presidente di Radicali Italiani.

Locarno, film su cattolici inglesi e sensi di colpa ( da "Corriere della Sera" del 07-08-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: film su cattolici inglesi e sensi di colpa LOCARNO - Tony Blair è stato evocato come convertito "sponsor" di quello che Julian Jarrold, regista del film di apertura di raffinata e rassicurante tradizione, ha definito il "revival" del cattolicesimo inglese causa immigrazione e allontanamento dalla chiesa anglicana.

Tre moschee per 37mila abitanti (cattolici) ( da "Giornale.it, Il" del 07-08-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: 07 pagina 1 Tre moschee per 37mila abitanti (cattolici) di Redazione A Civitanova Marche la Mecca italiana. L'ultimo tempio è dell'Ucoii: allarme tra la gente Civitanova Marche conta circa 37mila abitanti e ha tre moschee. Due sono già attive. La terza ha ricevuto pochi giorni fa la concessione edilizia dal Comune e sarà gestita dall'Ucoii.

Due giorni per approfondire il rapporto tra cattolici e valdesi in una delle borgate alpine in cui v ( da "Stampa, La" del 07-08-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract:

Saluzzo, dopo 150 anni l'addio alle suore Orsoline ( da "Stampa, La" del 07-08-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: la "San Giuseppe", in cui lavora personale laico. "Fino alla riapertura della scuola - precisa la superiora - rimarrà ancora qualche suora, di un'altra congregazione, nella casa. Speriamo che la nuova gestione continui bene il lavoro da noi avviato, seguendo il carisma della nostra fondatrice Sant'Angela".

Le nuove idee - ivano russo ( da "Repubblica, La" del 08-08-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: a una ripresa di attenzione e di tensione sui grandi temi del Mezzogiorno declinati in chiave moderna, europea, e pragmatica. Lo faremo con un approccio non generalista e cercando di gettare l'occhio e la mente oltre le stanche liturgie laiche di una quotidianità non proprio, da queste parti, entusiasmante. L'autore è coordinatore di Italianieuropei Napoli.

Tettamanzi fa scuola di politica ( da "Repubblica, La" del 08-08-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: scuola di politica per i giovani cattolici. La promuove la Diocesi milanese a partire dal prossimo 3 ottobre per formare una nuova classe dirigente desiderosa di mettersi al servizio del paese per raggiungere gli obiettivi della dottrina sociale della Chiesa. "Non sarà una scuola di partito, ma un corso per dare ai giovani strumenti per leggere la realtà e impegnarsi a cambiarla"

La curia dà lezioni di politica - zita dazzi ( da "Repubblica, La" del 08-08-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: il cardinale Tettamanzi ZITA DAZZI Cattolici a scuola di politica. Morte le grandi ideologie, in piena crisi di valori la classe dirigente italiana, la diocesi di Milano lancia una scuola di formazione politica per giovani fra 18 e 30 anni. Universitari che la Chiesa milanese intende istruire non per rifondare un partito cattolico che raccolga l'eredità della Democrazia cristiana,

"addio vita spericolata da grande farò il prof" - luigi bolognini ( da "Repubblica, La" del 08-08-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: "Sto studiando scienze motorie alla Cattolica, mi piacerebbe insegnare ginnastica ai ragazzini, anche per rivivere la passione che mi ha catturato da bambino: avevo sei anni quando mollai il judo perché il kimono mi imbarazzava e mi buttai sulla ginnastica perché c'erano le capriole.

La regina carolina bersaglio dei nemici ostaggio degli amici - amelia crisantino ( da "Repubblica, La" del 08-08-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: guidati dal principe di Butera - primo barone del Regno - i principi di Cattolica, Sperlinga, Sambuca e Floresta armano un piccolo esercito che in una lettera della regina a Butera diventa "un esempio unico in questo secolo a tutte le nazione d'Europa". In effetti unico lo era, poco importando se miseramente si sciolse poco dopo.

La nuova filosofia del governo: qualità civile ( da "Giornale.it, Il" del 08-08-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: stato comunista. Non è per la questione della vita che è fallita l'alleanza tra cattolici e laici del Pd, al punto tale che D'Alema cerca di re-verniciare Casini come alleato cattolico di un partito postcomunista, avvertendo che i cattolici del Pd non sono più "aggiornati" con la realtà cattolica di oggi ed esistono in politica solo perché legittimati dai Ds nella crisi della Dc.

La Bonino: bene, ma la politica resta indifferente ( da "Corriere della Sera" del 08-08-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: la rivista italiana Reset dialoga con i musulmani laici". E i politici di casa nostra? "Non ci hanno ostacolato, ma neppure dato grandi aiuti. Domina l'indifferenza. E non vale solo per l'Italia: anche il progetto mediterraneo di Sarkozy privilegia l'economia e trascura il problema dei diritti umani".

ROMEO E IL DIALOGO FRA LAICI E CATTOLICI ( da "Corriere della Sera" del 08-08-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: cosa era la lotta decisissima del gruppo a ogni forma di integralismo cattolico o di esorbitanze clericali: un fronte che, proprio perché fautore convinto della collaborazione laico-cattolica, il gruppo presidiava con particolare cura, e anzi con accanimento (d'onde le polemiche con le varie sinistre democristiane e le loro riviste, addirittura più accanite che con i conservatori,

La storia di Padre Pio ( da "Corriere della Sera" del 08-08-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: Un punto di vista diverso, laico, rigoroso che pure, basandosi su documenti inediti e testimonianze, presenta un profilo eccezionale di questo cappuccino. Che, nonostante gli scetticismi, resta molto amato e venerato. Ma è importante non far mancare mai la voce del documentario storico.

Si sta consumando uno scisma, quello della Chiesa Anglicana ( da "Tempo, Il" del 08-08-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: il rattristamento e le tensioni crescenti della Chiesa Cattolica. Kasper ha ricordato "il passo indietro" deplorabile nella riconciliazione tra Roma e Canterbury, l'"alterazione" del dialogo che avrà nel futuro "obiettivi meno definiti", ed ha ammonito che la Chiesa Cattolica bloccherà "sostanzialmente e definitivamente il possibile riconoscimento delle ordinazioni anglicane"

Cosa chiede la Giustizia ( da "Unita, L'" del 09-08-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: obiettivo da conseguire è che a gestire il controllo sia organo diverso dal Csm e che veda una composizione per così dire a maggioranza laica ove i laici non vengano scelti da corpi politici (quali le Camere) ma tecnici (ad esempio Consiglio dell'Ordine degli avvocati o Comitato Nazionale Universitario). Ma il salto di qualità è nell'unificare aspetti disciplinari e di professionalità.

Strada facendo vedremo se non saremo più soli ( da "Giornale.it, Il" del 09-08-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: quello di riunire nella casa comune dei moderati tutte le forze popolari, cattoliche, liberali, riformiste che già sono tutte insieme nella grande famiglia dei Popolari Europei. È il progetto che ha in Liguria, grazie alla leadership e alla storia politica di Claudio Scajola, un solido punto di riferimento ed una certa prospettiva di successo.

Case per gli studenti. <Prezzi folli per l'affitto> ( da "Corriere della Sera" del 09-08-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: Davanti alla bacheca della Cattolica ("è la più organizzata ") consulta annunci, segna numeri di telefono, chiama, attacca, riprova. Poi sospira: "Bisogna essere ricchi per studiare". Soprattutto se si è in cerca di una casa: fino a 800 euro al mese per una stanza singola, 1200 per un bilocale, canoni schizzati in alto del 10 per cento in un anno.

Borghezio giura in chiesa contro l'Islam. Bagnasco: disapprovo ( da "Corriere della Sera" del 09-08-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: esplicita autorizzazione ecclesiastica nessuno può utilizzare una chiesa cattolica per gesti o manifestazioni che non siano di preghiera personale o di partecipazione ad atti del culto cattolico". E ieri sera l'autorizzazione certo non c'è stata. Dopo un comizio nel corso del quale aveva promesso al sindaco Marta Vincenzi di "andarla a prendere" per darle un calcio assai poco signorile,

SDOGANARE OSCAR WILDE NON È PROPRIO ( da "Corriere della Sera" del 09-08-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: Un lavoro di ortodossia, non di eresia, perché, come ci dice lo stesso redattore del Giornale, gli articoli della Civiltà Cattolica, prima di essere pubblicati, passano al vaglio della segreteria di Stato vaticana. Dove padre Spadaro non passa certamente per un eretico.

La veglia di Randwick, la messa finale ( da "Giornale.it, Il" del 09-08-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: cattolica. La risposta vaticana è stata attendista, dato che i problemi da affrontare sono molteplici, e ai prelati che chiedono di entrare nella comunione con Roma verrà a loro volta chiesto di accettare integralmente la dottrina cattolica."Il mio essenziale contributo ha detto il Papa parlando della prossima riunione generale della Chiesa anglicana può essere solo la preghiera,

Multe ai mendicanti, il vescovo di Verona: "Passo contro il racket" ( da "Giornale.it, Il" del 09-08-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: E i laici? "L'importante è non dimenticarsi che ci sono fratelli più sfortunati. Se c'è questa sensibilità, i canali di intervento sono infiniti". Anche frugare nei cassonetti potrebbe essere proibito. "Pensare a un fratello che rovista fra la spazzatura mi sconvolge, non per ragioni estetiche ma di dignità.

La sfida di leo: "primarie dentro forza italia" - marco trabucco ( da "Repubblica, La" del 10-08-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: riferimenti fissi del mondo cattolico nella politica piemontese. Democristiano mai davvero diventato ex, nonostante il suo passaggio nelle file di Forza Italia al nascere della Seconda repubblica, è il leader storico di Comunione e Liberazione a Torino. Già assessore nelle giunte comunali di centrosinistra degli anni Ottanta ha poi retto per dieci anni la cultura piemontese nell'

Folla e applausi per l'addio a gava - ottavio lucarelli ( da "Repubblica, La" del 10-08-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: anche sulla fede cattolica dell'ex ministro. Fede che "ha attinto dal padre Silvio" scomparso nove anni fa e che è stato ben tredici volte ministro. Nella Cattedrale, oltre ai politici locali cresciuti alla corte di Antonio Gava, c'è anche tanto mondo cattolico: Gennaro Alfano, presidente del comitato San Gennaro, Enzo Piscopo portavoce del cardinale Crescenzio Sepe e direttore di "

Moschea, bagnasco ammonisce la lega - donatella alfonso ( da "Repubblica, La" del 10-08-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: cattolica per gesti o manifestazioni che non siano la preghiera personale o la partecipazione agli atti del culto cattolico" dice la nota diffusa nella tarda serata di venerdì dalla Curia, dopo che le tv e le agenzie di stampa avevano riportato la scenata del massiccio leghista che, dopo insulti e gestacci al sindaco Vincenzi per un limitato pubblico di ultrà in maglietta verde,

Lega, l'altolà di bagnasco ( da "Repubblica, La" del 10-08-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: esplicita autorizzazione ecclesiastica nessuno può utilizzare una chiesa cattolica per gesti o manifestazioni che non siano la preghiera personale o la partecipazione agli atti del culto cattolico" fa sapere la Curia. E si diffonde la voce, anche senza conferme ufficiali, che durante la villeggiatura in Alto Adige il cardinale Angelo Bagnasco, rientrato a Genova proprio venerdì sera,

Dai manager ai creativi, le <tribù> di chi resta ( da "Corriere della Sera" del 10-08-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: facoltà di Sociologia alla Cattolica, spiega: "La società di oggi ha esigenze organizzative diverse da quella industriale di 30 anni fa. Tempi e orari sono cambiati, ma nella nostra testa domina ancora il vecchio modello di ferie. E la città ne risente: in molti casi mancano ancora i servizi essenziali Il sociologo Magatti Gli stili di vita sono cambiati ma non nella nostra testa che "

<Gli abitanti dell'estate? Ci sono più anziani ed extracomunitari> ( da "Corriere della Sera" del 10-08-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: demografia alla Cattolica) ad agosto lavora. Fa parte pure lui del popolo che, per un motivo o l'altro, se ne resta in città. Uno di quelli che preferisce l'ufficio al lettino sulla spiaggia. Analizzando il fenomeno dal suo osservatorio, la demografia diventa uno strumento decisivo per comprendere il motivo per cui sempre più milanesi restano in città ad agosto secondo abitudini "

<Rettori filo-musulmani> Le università turche contro il presidente Gül ( da "Corriere della Sera" del 10-08-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: che il suo predecessore, il laico Sezer, aveva respinto. Alla fine, sono stati premiati non pochi accademici ritenuti assai vicini al governo, riaccendendo il risentimento dei difensori del secolarismo; e sono stati puniti alcuni candidati che si erano espressi pubblicamente contro il velo libero nelle università.

Dare addosso agli adoratori di Jagger per evitare noiosi catechismi laici ( da "Giornale.it, Il" del 10-08-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: DA CESTINO Catechismo anticlericale per credenti e laici di Aldo Colonna (Castelvecchi, pagg. 222, euro 16). Ai laici una volta non piaceva avere catechismi di nessun tipo, quanto ai credenti be'... Se poi il catechismo è un elencazione di mali della Chiesa, quanto mai banale, forse è meglio tornare al vecchio Voltaire.

Nella chiesa di regime la messa più difficile del presidente Bush ( da "Giornale.it, Il" del 10-08-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: oggi ci sarebbero quattro milioni di cattolici ufficiali, mentre quelli fuorilegge sarebbero il doppio. Il braccio di ferro tra Washington e Pechino si è concluso con questo accordo: Bush si recherà nella chiesa protestante di Kuanje, che pur essendo riconosciuta dal regime, ospita seminari frequentati da sacerdoti delle Case-Chiese.

La Dc si riunisce per dire addio a Gava ( da "Giornale.it, Il" del 10-08-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: Fervente cattolico fino all'ultimo, e fino all'ultimo sostenitore dell'unità dei cattolici in politica. Carattere segnato "dall'umiltà, mai incline a esibizioni o teatralità", un agire politico "all'insegna dell'austerità e della modestia". Ma anche tessitore di mille rapporti, don Antonio, che gli costarono sospetti atroci e lo strazio di Tangentopoli,

Borghezio: <Mi scuso per il giuramento in chiesa> ( da "Giornale.it, Il" del 10-08-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: per il gesto riaffermando il principio per il quale "senza l'esplicita autorizzazione ecclesiastica, nessuno può utilizzare una chiesa cattolica per gesti o manifestazioni che non siano la preghiera personale o la partecipazione agli atti del culto cattolico". © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano.

TIPI ITALIANI ( da "Giornale.it, Il" del 10-08-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: officiante di una religione laica, "l'ho sempre inteso solo come un dovere civile verso gli altri e verso il mio Paese". Suo zio Mario - perché anche lo zio Michele ha avuto un parente che ha contato molto nella propria formazione - visse per 40 anni un'esperienza analoga nel decrepito manicomio di Maggiano (Lucca) e ci ricavò il suo romanzo più noto,

Letta chiama bertone e scatta la "correzione" - claudio tito ( da "Repubblica, La" del 15-08-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: quelle poche parole molti non hanno letto solo la necessità di non compromettere il dialogo tra il governo di centrodestra e lo Stato Vaticano, ma anche la volontà di lanciare qualche segnale all'interno del mondo cattolico. La componente "ruiniana", ancora molto forte nella Cei, non ha infatti preso molto bene la scelta di padre Lombardi di parlare anche a nome dei vescovi italiani.

Giudice in affari col mafioso, è polemica i magistrati: mina la nostra credibilità - alberto custodero ( da "Repubblica, La" del 15-08-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: membro laico del Csm, "piace l'idea che un magistrato si senta tale per tutta la vita, e che non se ne dimentichi quando va in pensione". "Il fatto che vada a fare il consulente del marito della sua segretaria - ha concluso Tinelli - condannato in primo grado per reati così gravi, non aiuta l'immagine di tutta la magistratura".

Schiaffo a famiglia cristiana il vaticano: non ci rappresenta - mauro favale ( da "Repubblica, La" del 15-08-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: settimanale è una testata importante della realtà cattolica ma le sue posizioni sono esclusivamente responsabilità della sua direzione". Per la direzione del settimanale Paolino non è una "sconfessione". Ma nel centrodestra si canta vittoria. Dopo settimane di polemiche a bassa intensità (nei primi 100 giorni di governo Famiglia Cristiana ha criticato l'esecutivo già in sette occasioni)

"la destra sbaglia a esultare ascolti le critiche come feci io" - umberto rosso ( da "Repubblica, La" del 15-08-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: Bondi ormai pensa di esercitare egemonia sul mondo cattolico, di interpretarne sentimenti ed esigenze, di rappresentarli in toto. Siccome lui, e il suo governo, avrebbero l'esclusiva del buono e del giusto, ecco che se qualche cattolico dà voce ad una critica, ad un dubbio, l'accusa è inevitabile: catto-comunista.

La scelta delle gerarchie - (segue dalla prima pagina) ( da "Repubblica, La" del 15-08-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: Rappresenta una posizione impopolare rispetto a quel mondo cattolico, maggioritario, che dopo la fine della Dc ha scelto di farsi rappresentare dalla destra. Non troverà sostegni apprezzabili a sinistra, dove la parte laica guarderà sempre con sfavore le sue posizioni sui temi politicamente sensibili della bioetica.

Contro la Chiesa una guerra a colpi di cut up ( da "Unita, L'" del 15-08-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: i laici si sentono in dovere di combattere tali recrudescenze di fanatismo e di intolleranza con le armi della ragione e del libero pensiero. Peccato però che i toni usati e gli argomenti proposti non sempre colgano nel segno, e anzi rischiano di produrre qualcosa di simile a ciò che si vuole contrastare,

Famiglia Cristiana, il Vaticano si schiera col governo Padre Lombardi: Non ha titolo per riportare i pensieri della Santa Sede . Il Pdl gongola ( da "Unita, L'" del 15-08-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: "Il settimanale è una testata importante della realtà cattolica", ha riconosciuto padre Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa vaticana. Che ha subito aggiunto che nonostante questo "non ha titolo per esprimere né la linea della Santa Sede né quella della Conferenza episcopale italiana".

Enrique de Almazora e Domingo de Alboraya ( da "Giornale.it, Il" del 15-08-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: Lo chiusero in carcere insieme a un gruppo di laici cattolici. Una notte li fecero uscire tutti e li scortarono lungo la strada verso Castellón de la Plana. In una località chiamata La Pedrera li fecero fermare e li fucilarono. Padre Domingo de Alboraya si chiamava Agustín Hurtado Soler, aveva sessantaquattro anni ed era nato ad Alboraya, in quel di Valencia.

Il Vaticano scomunica Famiglia Cristiana: <Non parli per la Chiesa> ( da "Giornale.it, Il" del 15-08-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: Famiglia Cristiana è una testata importante della realtà cattolica ma non ha titolo per esprimere la linea della Santa Sede né della Conferenza episcopale italiana". Un altolà e una delimitazione di campo chiarite senza equivoci nelle conclusioni: "Le sue posizioni sono quindi responsabilità esclusiva della sua direzione".

<Chissà se piacciono ai lettori quei titoli gridati e aggressivi> ( da "Giornale.it, Il" del 15-08-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: area cattolica teodem del Partito democratico. Anche se il settimanale è finito nell'occhio del ciclone. Non le sembrano esagerate le accuse di fascismo? "Non ci sono dubbi: i titoli del settimanale si sono fatti più gridati, più aggressivi ma questa scelta, che ha rinnovato la linea editoriale, risale oramai a parecchi mesi fa.

Da voce dei cattolici a fotocopia di Micromega ( da "Giornale.it, Il" del 15-08-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: laico i grandi temi della vita, il settimanale cattolico, invece, si smarrisce nel rimbombare di polemiche di giornata". È il tema dell'irrilevanza, per parafrasare le parole del cardinal Camillo Ruini. Un tema che si capisce già dai numeri; è vero che buona parte dell'editoria periodica soffre, ma a Famiglia Cristiana e al quartier generale dei Paolini la notte è sempre più fonda:

Alemanno ai municipi: <Sulla sicurezza non avete alcun potere> ( da "Corriere della Sera" del 15-08-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: cattoliche e laiche, in modo da avere un confronto a trecentosessanta gradi. A questo si aggiunga la clausola che è già nel testo, che tutela le fasce deboli. E se ancora non basta, invito questi presidenti a riflettere sulla richiesta di sicurezza che arriva soprattutto dalle periferie e che rischia di isolarli ancora di più,

<Autonomi ma rispettiamo il Magistero> Nuove accuse di fascismo al governo ( da "Corriere della Sera" del 15-08-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: un giornalista che ricorda i tempi d'oro del milione di copie e oltre confessa: "è stata la fine della Dc a danneggiarci. Allora i cattolici di destra e di sinistra erano educati a convivere, ora si scannano". Carlo Giovanardi Il sottosegretario ha attaccato per primo il settimanale Vera Schiavazzi.

Buon Ferragosto con le parole di Papa Luciani ( da "Giornale.it, Il" del 15-08-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: il Papa ha approvato gli statuti - 6 Emails Neocatecumenali, faranno la comunione in piedi - 6 Emails La battaglia finale - 5 Emails Dopo la messa tridentina, in Cattolica cambiano l'altare - 5 Emails Un'enciclica con l'aiuto di Marx - 5 Emails Ultime news Attacchi al governo, il Vaticano scomunica Famiglia Cristiana : "Non parli per la Chiesa"Gli Usa:

Attacchi al governo, il Vaticano scomunica Famiglia Cristiana : "Non parli per la Chiesa" ( da "Giornale.it, Il" del 15-08-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: Da voce dei cattolici a fotocopia di Micromega. I maestri della cultura che si sentono chic a evocare il Ventennio da Roma Famiglia Cristiana atto terzo. Dopo le tirate contro il "presidente spazzino", il "paese da marciapiede", contro "l'inutile gioco dei soldati" e sui timori di "rinascita sotto altre forme del fascismo" arriva,

Franco Sibilla un vescovo mai dimenticato ( da "Stampa, La" del 15-08-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: La salma del prelato è poi stata tumulata nella cripta dei vescovi. Monsignor Sibilla era ligure di famiglia originaria di Pieve di Teco. Impegnato nell'Azione Cattolica, entrò in seminario a Genova poco dopo la laurea in ingegneria e fu ordinato presbitero nel 1952. Svolse il suo tirocinio come viceparroco a San Fruttuoso, assistente dei Laureati Cattolici,

Il Vaticano e Famiglia Cristiana <Non esprime la nostra linea> ( da "Corriere della Sera" del 16-08-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: ma la testata è importante nella realtà cattolica "Avvenire" derubrica l'attacco a una notizia ROMA - L'intervento suona perentorio: " Famiglia Cristiana non ha titolo per esprimere la linea né della Santa Sede né della Cei". Nel duello tra il settimanale paolino e il governo si inserisce con decisione il Vaticano, con una dichiarazione di padre Federico Lombardi,

De Rita, i giovani e il sacro ( da "Corriere della Sera" del 16-08-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: allargheranno il ruolo del mondo cattolico nella vita nazionale", con i conseguenti contraccolpi del mondo laico. Sembra che egli consideri le innovazioni della Chiesa dapprima in rapporto al mondo intero e poi le restringa alla "vita nazionale". Se così stanno le cose è indubbio che il peso della Chiesa in Italia è sempre maggiore;

Alemanno: <Grave la rivolta dei municipi> ( da "Corriere della Sera" del 16-08-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: cattoliche e laiche, in modo da avere un confronto a trecentosessanta gradi". Ai minisindaci in rivolta, Alemanno manda poi un altro messaggio: "Li invito a riflettere sulla richiesta di sicurezza che arriva soprattutto dalle periferie". L'appuntamento è per settembre: "Li incontrerò nella assemblea dei presidenti,

<Frasi inaccettabili>: tra i vescovi cresce lo sconcerto ( da "Corriere della Sera" del 16-08-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: Il settimanale è una testata importante della realtà cattolica ma non ha titolo per esprimere né la linea della Santa Sede né quella della Cei". è la prima volta che sul foglio vaticano viene presa in considerazione la linea del settimanale paolino, malgrado il clamore suscitato negli ultimi tempi da prese di posizione in materia di provvedimenti governativi.

"Se vuoi rimanere giovane, cerca Cristo" ( da "Giornale.it, Il" del 16-08-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: il Papa ha approvato gli statuti - 6 Emails Neocatecumenali, faranno la comunione in piedi - 6 Emails La battaglia finale - 5 Emails Dopo la messa tridentina, in Cattolica cambiano l'altare - 5 Emails Un'enciclica con l'aiuto di Marx - 5 Emails Ultime news Nuoto, Filippi è argento negli 800 Fioretto, azzurre eliminate.

Pier Francesco Gasparetto ( da "Stampa, La" del 17-08-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: Lettere agli amici lontani. Questo libro. E racconti in cui riscrive una vita immaginandosela vissuta come laico, con moglie, figli, e lavoro come tessitore dai Trabaldo di Pray. Povera storia di prete cretino o ricca storia di prete molto saggio?.

L'opinione pubblica è rimasta senza voce - (segue dalla prima pagina) ( da "Repubblica, La" del 17-08-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: laica. La sconfitta elettorale di un anno fa sembra averla ridotta ad uno stato larvale; non riesce ad esprimere un pensiero unitario e un'egemonia culturale, percorsa da convinzioni forti ma contrastanti: tolleranza, solidarietà, legalità, federalismo, centralismo, pacifismo, sicurezza, diritti, doveri,

Le ricette degli universitari ( da "Repubblica, La" del 17-08-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: Milano Il caso La Cattolica risponde con un appello alle critiche sulla qualità delle pietanze in mensa Le ricette degli universitari "Dateci consigli su come migliorare il menù e il servizio in mensa". è la richiesta fatta dalla Cattolica agli studenti. L'anno scorso, dopo un aumento del prezzo dei pasti, i ragazzi avevano polemizzato per il cibo "

La cattolica agli studenti "scegliete voi il menu" - franco vanni ( da "Repubblica, La" del 17-08-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: Cattolica agli studenti "Scegliete voi il menu" L'ateneo replica alle critiche sui cibi in mensa I rappresentanti delle matricole "è l'occasione per inserire anche piatti etnici" Le polemiche scoppiarono lo scorso anno dopo l'aumento del prezzo dei pasti FRANCO VANNI La Cattolica lancia un appello ai suoi studenti: "Diteci che cosa vi piace mangiare e ve lo faremo trovare in mensa"

"a te romagna" la serenata di jovanotti - stefano cicchetti ( da "Repubblica, La" del 17-08-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: tornato ieri sera a Cattolica per il concerto del suo "Safari tour", rievoca i suoi ruggenti anni '80 in Riviera da giovanissimo dee jay e rapper "Mia figlia Teresa è rimasta folgorata da Rimini, dalla spiaggia e dalla folla enorme, dal caos perpetuo" STEFANO CICCHETTI CATTOLICA - "Mia figlia Teresa ha perso la testa per Rimini,

I paolini in trincea contro la destra "intimidazioni a famiglia cristiana" - luciano nigro ( da "Repubblica, La" del 17-08-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: dei politici che si sono scagliati contro il più diffuso settimanale cattolico italiano. La rappresentanza sindacale dei preti-giornalisti delle redazioni di Jesus, Il Giornalino, Vita Pastorale, La Domenica & co. si schiera dalla parte del direttore don Antonio Sciortino e contesta che il Vaticano abbia "sconfessato" la corazzata dei periodici paolini.

I soldi, le donne, la malapolitica - siegmund ginzberg ( da "Repubblica, La" del 17-08-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: erano insomma due partiti cattolici in guerra tra loro, uno dei quali finì col fondersi con gli ex nemici giurati della Chiesa. E perse, perché finì col trovarsi contro il Papa, e questa è da sempre la cosa peggiore che possa capitare ad un partito cattolico. Nel momento in cui gli intentarono il processo, Dante non si trovava nemmeno a Firenze,

La base cattolica: brutto clima, serve coraggio Dai Comboniani a Pax Christi: no alla società dell'esclusione, sì alle voci indipendenti ( da "Unita, L'" del 17-08-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: dice che quella di "Famiglia Cristiana" è stata "un'uscita coraggiosa, esplicita e soprattutto aderente alla realtà. Perché purtroppo oggi nel mondo cattolico c'è una certa afasia sui temi sociali e della solidarietà, la stessa afasia che c'è anche in politica da parte di un'opposizione che non riesce a essere incisiva.

La Chiesa eviti di omologarsi ( da "Corriere della Sera" del 17-08-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: un poco i laici e non meno i vescovi. Quella comunità che perfino negli anni della dittatura fascista e poi in quelli della egemonia ideologica era stata una immensa palestra di dialogo, di confronto, di discussione, s'è omologata ad una cultura politica semplificata e semplificante, convinta che le tante isole di anomala libertà interiore ed esteriore che la popolano bastino.

Quando "Famiglia Cristiana" sfruttava noi figli dei poveri ( da "Giornale.it, Il" del 17-08-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: Qualsiasi direttore laico avrebbe già fatto harakiri. Lui no, ha fiducia nella divina provvidenza. Per cui si limita a dichiarare a Repubblica: "Della crisi risentiamo come tutti gli altri giornali". Insomma, non c'entra, non è mai colpa sua, dunque il suo editore, o il padre Lombardi di turno, non possono sconfessarlo.

"Per noi Crosetto è l'anti Bresso" ( da "Stampa, La" del 17-08-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: Che cosa ha urtato la sua sensibilità cattolica? "Le leggi regionali sulla libertà di educazione, sugli oratori, sulla famiglia. Tutti casi nei quali è stato evidente che i cattolici nel Pd sono in minoranza". A proposito di sensibilità urtate, non la disturbano certi atteggiamenti della Lega Nord?

La Chiesa che dà fastidio ( da "Unita, L'" del 18-08-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: Dieci anni fa un nunzio apostolico smentiva con durezza l'Osservatore Romano rimpicciolendolo in "uno dei tanti giornali cattolici, ma non voce ufficiale del Vaticano". Insomma, dire qualcosa che contraddica la visione di un alto prelato può diventare un azzardo con incognite pericolose per un giornale della galassia cattolica. segue a pagina 25 Noi e Loro.

Islam: qualcosa di nuovo succede in famiglia ( da "Unita, L'" del 18-08-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: fatto che le leggi dei paesi musulmani sono state determinate non solo dalla religione ma anche dalle tradizioni locali, dal colonialismo e dalle ideologie laiche. Le donne che vivono nel mondo islamico finiscono così per essere giudicate da parecchie leggi diverse e soprattutto sull'onda di diritti e doveri imposti da tradizioni tribali molto precedenti alla nascita del Profeta.

Il settimanale cattolico aveva criticato con durezza le politiche discriminanti del governo per stranieri e migranti ( da "Unita, L'" del 18-08-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: Stai consultando l'edizione del Il settimanale cattolico aveva criticato con durezza le politiche discriminanti del governo per stranieri e migranti.

Attenti al nuovo razzismo Il monito di Ratzinger Le parole del Papa dopo le polemiche su Famiglia Cristiana Sì all'accoglienza: nulla giustifica disprezzo e discriminazioni ( da "Unita, L'" del 18-08-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: del settimanale cattolico, ecco il monito del Papa. Ieri da Castelgandolfo ha stigmatizzato le nuove forme di razzismo, risorgenti nel mondo ma anche in Italia. Manifestazioni preoccu- panti, ha detto, "legate spesso a problemi sociali e economici, che tuttavia mai possono giustificare il disprezzo e la discriminazione razziale".

A proposito di regime ( da "Unita, L'" del 18-08-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: Famiglia Cristiana" ha davvero bisogno di citare il confratello cattolico progressista francese "Esprit" per sostenere che il fascismo potrebbe (quasi) rinascere in Italia? Sarebbe preferibile che il settimanale cattolico italiano si assumesse limpidamente le sue responsabilità e facesse sapere ai suoi lettori esattamente come la pensa.

Lupi: io farò un esame di coscienza ma non si tira Ratzinger per la tonaca ( da "Corriere della Sera" del 18-08-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: REDAZIONALE Cattolico al governo "Sulle impronte ai bimbi rom ci sono stati equivoci" Lupi: io farò un esame di coscienza ma non si tira Ratzinger per la tonaca ROMA - "Non bisogna tirare il Papa per la tonaca". Il forzista Maurizio Lupi non crede che l'Angelus di Benedetto XVI sui "nuovi razzismi" possa essere anche letto come una critica al governo Berlusconi.

La Fnsi su Famiglia Cristiana: autonomia da rispettare ( da "Corriere della Sera" del 18-08-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: che opera laicamente vivendo pienamente e in autonomia la costruzione di senso della Costituzione. Chi, nella polemica estiva di questi giorni ne ha tentato il discredito assimilandolo a un partito, era ed è fuori strada". Lo ha detto ieri Franco Siddi (foto), segretario della Federazione nazionale della stampa italiana (Fnsi),

SAN VITTORE ( da "Giornale.it, Il" del 18-08-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: tornato a Milano si laureò in filosofia alla Cattolica, perché fin da giovane aveva un raffinato gusto per la ricerca della verità". Hanno provato a convincerlo ad insegnare, "ma lui glissava sempre: era immerso tutto in Dio, lavorava di continuo". Dal suo studio alla parrocchia, "tutti i fedeli gli volevano molto bene".

L'INAFFONDABILE ( da "Giornale.it, Il" del 18-08-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: Nel corso di una quarantennale carriera ha vagato tra estrema sinistra e riformismo, è stato laico a singhiozzo, clericale per convenienza, opportunista sempre. È ospite d'onore ai convegni di Confindustria, mangiatore di piadine ai festival dell'Unità, strizza l'occhio al Cavaliere, è ben visto dagli strateghi della Casa Bianca.

Amato, il dottor Sottile che "lascia la politica" ma non molla la poltrona ( da "Giornale.it, Il" del 18-08-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: Nel corso di una quarantennale carriera ha vagato tra estrema sinistra e riformismo, è stato laico a singhiozzo, clericale per convenienza, opportunista sempre. è ospite d'onore ai convegni di Confindustria, mangiatore di piadine ai festival dell'Unità, strizza l'occhio al Cavaliere, è ben visto dagli strateghi della Casa Bianca.

Famiglia Cristiana, il day after: Autonomi ma fedeli alla Chiesa. Troppi insulti e minacce ( da "Unita, L'" del 19-08-2008)
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Abstract: Giacché i cattolici ora sono " politicamente divisi, contano sempre meno a destra e a sinistra", è ancor più urgente far sentire la loro voce nel dibattito pubblico. L'editoriale ricorda che oggi le critiche sono rivolte a Berlusconi come ieri colpirono Prodi e il suo provvedimento sulle coppie di fatto (Dico).

Dittatore double-face - (segue dalla prima pagina) ( da "Repubblica, La" del 19-08-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: è il più laico e il più filo occidentale tra i capi di Stato musulmani, però ha governato con l'appoggio del Mma, un'alleanza di partiti fondamentalisti che non prestava gratis i suoi voti. Ha promosso l'emancipazione della donna, ma ha consegnato ad un ottuso integralista il ministero degli Affari religiosi, e con quello la supervisione delle madrassas,

Dalla compagnia al sottogoverno ecco le poltrone che dividono il pd - diego longhin marco trabucco ( da "Repubblica, La" del 19-08-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: Bresso ha fatto poi due gravi sgarbi ai cattolici sia nelle scelte per la fondazione di Candiolo, dove ha bocciato il candidato di Lepri e Gariglio, Pera, per mettere uomini suoi. Un altro scontro, che ha provocato anche penosi scambi di comunicati, è stato quello per i vertici delle Terme di Acqui, dove Bresso ha nominato l'ex parlamentare Pdci Gabriella Pistone "

Sinodo valdese al femminile a torre pellice solo donne pastore - andreina fasano ( da "Repubblica, La" del 19-08-2008)
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Abstract: i diritti civili e la laicità dello Stato. "Su tutte queste questioni siamo ripetutamente intervenuti nei mesi scorsi - ha dichiarato la pastora Maria Bonafede, moderatora della Tavola valdese - per esprimere la nostra preoccupazione. Il Sinodo valuterà quindi il lavoro svolto e indicherà le linee guida per il prossimo anno ecclesiastico".

L'opinione pubblica e i silenzi su bassolino - marco lombardi ( da "Repubblica, La" del 19-08-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: più laicamente, il disastro civile rappresentato dalla penuria di pesi e contrappesi sociali che permettano alla democrazia di far girare al meglio i propri ingranaggi. Il tema che l'artista Moretti sottopone a studiosi e cittadini è, naturalmente, la riattivazione della protesta e la sua trasformazione in proposta politica,

Posti letto per universitari la bocconi taglia le tariffe - zita dazzi ( da "Repubblica, La" del 19-08-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: della Cattolica e dello Iulm sono aperti fino alla fine del mese. Quest'anno anche l'Aler mette sul piatto un numero di alloggi superiore rispetto al passato. Con la ristrutturazione dei sottotetti negli stabili dell'istituto in diversi quartieri - via Perugino, via Friuli, via Anfossi, via Moretto da Brescia,

L'ambiguo generale che aveva promesso a Bush la testa di Bin Laden ( da "Giornale.it, Il" del 19-08-2008)
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Abstract: ambiguo generale che aveva promesso a Bush la testa di Bin Laden di Redazione Cattolico e militare, mai gentiluomo: questa è stata la formazione del, da ieri, ex presidente del Pakistan, perché è in una scuola cattolica che si è formato, è la divisa che ha vestito dai ventuno anni, quando entrò all'Accademia militare, a oggi.

Integralisti, primo scoglio per il successore ( da "Giornale.it, Il" del 19-08-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: milioni di musulmani di India di uscire da un regime coloniale in un'indipendenza laica. La sanguinosa guerra civile che "inaugurò" entrambi i Paesi del subcontinente. Una progenitura integralista con una data precisa: il 1947. Il "ritorno" dell'Islam politico non è dunque unicamente attribuibile, come troppi fanno alla fondazione di Israele e alla prima guerra fra arabi ed ebrei.

Laici forti e laici deboli - elisabetta ambrosi ( da "Repubblica, La" del 19-08-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: quello secondo cui possiamo definire uno Stato "laico", rigorosamente in senso debole, è indispensabile, ma al tempo stesso l'accezione forte di laicità, "vivere senza Dio", va mantenuta, perché il dibattito non si svolga tra cattolici-laici e laici "devoti" da un lato, e laicisti ostili alla religione, dall'altro.

Dall'antifascismo al Concilio La sfida del pensiero cattolico ( da "Corriere della Sera" del 19-08-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: antifascismo al Concilio La sfida del pensiero cattolico Un libro per raccontare la storia milanese di David Maria Turoldo (foto) e Camillo De Piaz. Il saggio è di Daniela Saresella: "David M. Turoldo, Camillo De Piaz e la Corsia dei Servi di Milano " e racconta la fase più densa della storia: dall'antifascismo al Concilio.

Q uelli di SanCarlo ( da "Corriere della Sera" del 19-08-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: non si pensi alla sola parte cattolica perché a quelle riunioni parteciparono laici e comunisti. La rivista "L'uomo" - uscita alla fine del 1943, dopo un intervallo riprese le pubblicazioni nel settembre 1945- rifletteva una concezione della cultura e della fede che ne fece il punto di incontro delle idee della sinistra cristiana.

Famiglia Cristiana: fedeli alla Chiesa ma autonomi ( da "Corriere della Sera" del 19-08-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: cattolica, "non ha alle spalle nessun conflitto di interessi". Ed avanzando il dubbio che le critiche siano spinte da un desiderio di censura. La replica alla "campagna di insulti" sarà contenuta nel numero di domani. Assieme a quell'editoriale su governo e fascismo già anticipato tra le polemiche e all'origine della precisazione del portavoce vaticano sul fatto che la rivista non

Il vero Ignazio Silone fu grande come intellettuale e anticomunista ( da "Corriere della Sera" del 19-08-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: Occorre rendere giustizia al Silone che è stato in Italia e nel mondo uno dei massimi esponenti dell'anticomunismo democratico e laico, una tendenza spesso ignorata ma decisiva per l'affermazione della libertà e della democrazia nell'Occidente funestato dai totalitarismi rossi, neri e d'ogni colore.

Scienza a senso unico ( da "Corriere della Sera" del 19-08-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: La serata a essi dedicata non prevede infatti alcun confronto con chiunque non condivida un'idea sedicente laica e progressista delle questioni; ignora, con pavidità intellettuale degna di nota, qualunque esperto del campo avverso. Basti dire, per farsi un'idea, che la lettura commentata di Darwin è affidata alla voce "imparziale" di Piergiorgio Odifreddi.

La domanda di coerenza che viene dai giovani ( da "Corriere della Sera" del 19-08-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: Giuseppe De Rita riflette sul ruolo dei cattolici nell'attuale realtà sociale e politica e individua tre principali prospettive che, a suo dire, avranno peso sempre crescente: il legame con il territorio, una sempre maggiore attenzione ai bisogni dei giovani, la ricerca di una equilibrata sintesi tra le due polarità del "sacro" e del "santo".

Speriamo in un'altra legge Merlin ( da "Corriere della Sera" del 19-08-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: Stato. Infatti, se lo Stato la pensasse laicamente come me dovrebbe tassare gli utili degli organizzatori e le vincite dei vincitori. Invece, tassa, al 3 per cento, l'intera posta in gioco. Così facendo, legittima un comportamento che esso stesso definisce illegale, comportandosi come gli antichi passatori che imponevano al viaggiatore il loro balzello per lasciarlo transitare sul

Il problema di questa città è che Chiamparino l'ha governata bene. Almeno nel senso che ha ( da "Stampa, La" del 19-08-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: e la borghesia laica e imprenditoriale, anch'essa in affanno e impegnata in una complessa ricomposizione. Chiamparino ha saputo interpretare con intelligenza e la giusta dose di cinismo questa stagione. È stato anche fortunato, ma di quel genere di fortuna che soccorre chi mostra audacia nelle decisioni e sprezzo dell'opinione conforme.

Walter e il loft degli amici nemici. Cattolici contro radicali ( da "Giornale.it, Il" del 20-08-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: Cattolici contro radicali Il Pd sfoglia la margherita, dunque, nel senso che in casa Veltroni tira aria di lite che potrebbe sfociare prima o poi in separazione. Già, fra le anime diessina e teodem i rapporti non sono proprio idilliaci. Dopo l'anatema dei cattolici contro la "contaminazione" dei pannelliani,

La Sapienza e il rito dell'intolleranza ( da "Giornale.it, Il" del 20-08-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: Cattolici contro radicali Il Pd sfoglia la margherita, dunque, nel senso che in casa Veltroni tira aria di lite che potrebbe sfociare prima o poi in separazione. Già, fra le anime diessina e teodem i rapporti non sono proprio idilliaci. Dopo l'anatema dei cattolici contro la "contaminazione" dei pannelliani,

Case chiuse, prostitute disperate ( da "Unita, L'" del 20-08-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: sparsi e divisi - cattolici e laici, e anche diversi esponenti dello stesso partito della Merlin. Che era un'ex-insegnante elementare, rimasta vedova a 29 anni, aveva fatto la lotta clandestina e la Resistenza. A quei tempi prima della proiezione dei film si succedevano sul palcoscenico le macchiette dei comici dell'avanspettacolo,

Famiglia Censoria ( da "Unita, L'" del 20-08-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: settimanale fazioso, non fa un buon servizio ai cattolici". Marini: "La posizione di F.C. è sbagliata, ingenerosa e inaccettabile. Noi cattolici democratici non siamo sotto tutela". Fioroni: "Non vorrei che F.C., rimpiangendo vecchi schemi, chiedesse il restauro di una corporazione cattolica bonsai".

IL NOME ebraico di Dio, YHWH , non può essere usato nelle preghiere e nelle litu ( da "Unita, L'" del 20-08-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: non può essere usato nelle preghiere e nelle liturgie cattoliche. Lo stabilisce il Vaticano, che, con una "lettera alle Conferenze episcopali sul nome di Dio", sottolinea che questa prassi mal si concilia con la natura divina di Cristo e con la tradizione della Chiesa. La missiva, inviata dalla Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti,

Scalfari-bondi duello a cortina - cortina ( da "Repubblica, La" del 20-08-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: Lei è stato comunista. Io mai". Bondi "si sorprende". E spiega che "da cattolico" è stato liberale e socialista, ha fatto parte della corrente migliorista del Pci e ha aderito al compromesso storico perché "affascinato" da Berlinguer: "Lo adoravo".

<Con la Cina passare dalla paura a confronto e dialogo Nella natura in fretta avvengono solo le catastrofi> ( da "Corriere della Sera" del 20-08-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: direttore de La Civiltà Cattolica, rivista stampata con l'imprimatur della Segreteria di Stato vaticana. "Tra la Chiesa cattolica e il Governo cinese è noto che ci sono difficoltà", dalla politica internazionale alla nomina dei vescovi, però "esistono soluzioni parziali già avviate de facto, mi permetterei di dire "alla cinese" ma anche all'italiana,

Egitto, proibiti i trapianti tra musulmani e cristiani ( da "Corriere della Sera" del 20-08-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: medico iscritto all'organismo, della minoranza laica -. Dicono che serve a evitare il traffico di organi, che ricchi cristiani ora ne comprano a due lire da poveri musulmani. Fandonie. Per fortuna quasi l'intero Paese si è sollevato. Medici, giornalisti, politici, intellettuali, comici satirici, religiosi: un coro di no".

Il Kafka conteso fra Israele e Germania ( da "Corriere della Sera" del 20-08-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: cittadino dell'Austria-Ungheria, ebreo di stirpe, laico per convinzione, tedesco per scelta letteraria, radicato nella diaspora ebraica però anche incuriosito dal sionismo, che cosa può succedere? Per il momento, quel che si profila è un caso internazionale, a metà fra il giallo e l'incidente diplomatico.

L'accoglienza di Sydney e il tassista musulmano ( da "Giornale.it, Il" del 20-08-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: il Papa ha approvato gli statuti - 6 Emails Neocatecumenali, faranno la comunione in piedi - 6 Emails La battaglia finale - 5 Emails Dopo la messa tridentina, in Cattolica cambiano l'altare - 5 Emails Un'enciclica con l'aiuto di Marx - 5 Emails Ultime news La Sensini argento nel windsurf Pallavolo, gli azzurri in semifinale'Ndrangheta,

"Lasciateci i parroci o scendiamo in piazza" ( da "Stampa, La" del 20-08-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: parroci bresciani nelle parrocchie del centro storico il fermento nel mondo cattolico rivolese è cresciuto. E una decina di giorni fa è partita una lettera: destinatario, il Pontificio consiglio dei laici del Vaticano. A firmarla una decina di fedeli privati dei loro parroci: Lucia Baudano, Lauretta Borsero, Fabrizio Ferraresi, Alessandro Molinario, Giandomenico Mondo, Andrea Olocco,

MARINA CASSI ( da "Stampa, La" del 20-08-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: Quando una parte dei cattolici non ha accettato il candidato proposto, Susta, dovevamo presentare una nostra candidatura. Voglio essere chiaro: era giusto che il segretario regionale fosse cattolico. Se era così tutti dovevamo votarlo, ma quando loro si sono divisi e i candidati sono diventati due la faccenda è cambiata".

Viguzzolo, i parrocchiani "Vogliamo spiegazioni" ( da "Stampa, La" del 20-08-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: Il ruolo dei laici a Viguzzolo si basa solo sulla collaborazione di pochi e sulla cieca obbedienza di tutti gli altri?". E' sorta una situazione che, secondo i parrocchiani, dà un'immagine infelice del paese. Nessun commento da parte del parroco.

Paradossale, inutile e anche dannoso . C'è amarezza e persino rabbia in Dino Sanloren ( da "Stampa, La" del 20-08-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: Quando una parte dei cattolici non ha accettato il candidato proposto, Susta, dovevamo presentare una nostra candidatura. Voglio essere chiaro: era giusto che il segretario regionale fosse cattolico. Se era così tutti dovevamo votarlo, ma quando loro si sono divisi e i candidati sono diventati due la faccenda è cambiata".

La guerra santa vuole unificare le trincee, da Algeri a Kabul ( da "Unita, L'" del 21-08-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: Occidente che il primo obiettivo da colpire per gli integralisti in armi è l'Islam laico, moderato, quello che cerca di coniugare modernità e tradizione. Il migliore aiuto che si potrebbe dare ai jihadisti è demonizzare, criminalizzandolo l'Islam in quanto tale erigendo nuovi Muri di ostilità". Dall'Algeria all'Afghanistan, passando per il Pakistan.

Famiglia Cristiana, il <tradimento> delle parrocchie ( da "Corriere della Sera" del 21-08-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: Il cattolico è per il dibattito aperto. Il Papa parla due volte a settimana, non ha bisogno di interpreti". "La gente non la vuole perché non è interessante - sostiene invece don Franco, parroco di Madonna della Tosse a Firenze -. In bacheca appendo le notizie dell'agenzia cattolica Adista".

Pantheon, sui tetti spunta una nuova casa - renata mambelli ( da "Repubblica, La" del 22-08-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: Tra le altre associazioni della scuola cattolica, come la Fidae e la Fism, il Movimento Lavoratori di Azione Cattolica, l'Associazione Amici della Caritas di Roma, l'Unitalsi, la Ctg, la Federazione Società di San Vincenzo De Paoli, gli uffici commerciali del quotidiano Avvenire, l'Ucai, cioè gli artisti cattolici, e una galleria d'arte da loro ispirata,

Più peso ai componenti laici Il nodo di una nuova Disciplinare ( da "Unita, L'" del 22-08-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: Stai consultando l'edizione del Più peso ai componenti laici Il nodo di una nuova Disciplinare Un Consiglio Superiore della Magistratura interamente rinnovato, sia nella composizione che nelle attribuzioni, è quello che sarebbe previsto nella riforma ancora allo studio negli uffici del ministero della Giustizia.

Nelle Valli Valdesi un Sinodo per sole donne ( da "Stampa, La" del 22-08-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: con un profondo spirito laico, rispettoso dell'opinione di tutti ma soprattutto della libertà del singolo. E' anche per questi motivi, o soprattutto per questo, che il Sinodo valdese che si apre domenica a Torre Pellice per protrarsi per tutta la prossima settima, ha un peso non indifferente nel dibattito politico culturale nonostante i valdesi siano in Italia poco più di 30 mila,

Tra le novità del Meeting c'è "Ratzinger professore" ( da "Giornale.it, Il" del 22-08-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: il Papa ha approvato gli statuti - 6 Emails Neocatecumenali, faranno la comunione in piedi - 6 Emails La battaglia finale - 5 Emails Dopo la messa tridentina, in Cattolica cambiano l'altare - 5 Emails Un'enciclica con l'aiuto di Marx - 5 Emails Ultime news Schwazer, marcia d'oro da 50 km Kayak: Facchin e Scaduto sono terziAfghanistan,

A Tortona un grande raduno laici orionini da tutto il mondo ( da "Stampa, La" del 22-08-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: DEI RESPONSABILI A Tortona un grande raduno laici orionini da tutto il mondo [FIRMA]MAURO FACCIOLO TORTONA Mentre nella basilica della Madonna della Guardia prosegue la novena predicata dal vescovo di Alessandria, Giuseppe Versaldi, Il conto alla rovescia è iniziato per un'altra iniziativa importante per la Chiesa tortonese, l'incontro internazionale del Movimento laicale orionino.

La messa in ambrosiano antico: a Milano qualcosa si muove ( da "Giornale.it, Il" del 23-08-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: il Papa ha approvato gli statuti - 6 Emails Neocatecumenali, faranno la comunione in piedi - 6 Emails La battaglia finale - 5 Emails Dopo la messa tridentina, in Cattolica cambiano l'altare - 5 Emails Un'enciclica con l'aiuto di Marx - 5 Emails Ultime news Schwazer, 50 km di marcia trionfale Sarmiento argento, la boxe è da recordKabul,

Investire senza peccato con il fondo ethica ( da "Repubblica, La" del 23-08-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: avevano risparmi potevano al massimo comprare titoli di stato o fondi monetari. Ethica si rivolge anche ai cattolici che vogliano guadagnare in Borsa ma senza fare peccato, un po' come gli islamici hanno già fondi rispettosi della Sharia. Nel portafoglio del nuovo fondo non figura così nessuna azienda che opera in settori o con prodotti non conformi alla religione cattolica come,

"bene il governo ma non basta" cl lancia la sfida del dialogo - marco marozzi ( da "Repubblica, La" del 23-08-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: La società italiana è profondamente segnata dalla cultura cattolica: il valore della persona legato ad una forte socialità capace di valorizzare l'individualità, poi la creatività, la vena artistica, l'ingegno scientifico. Questi sono dei pregi enormi generati o rafforzati dalla cultura cattolica. Più l'Italia si riferisce a questi valori più si rafforza.

Opinione pubblica, chi combatte Berlusconi c'è ( da "Unita, L'" del 23-08-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: una della comunità degli affari oggi appoggiata alla prima, una del volontariato cattolico e una "di centro e di sinistra, riformista, progressista, laica". A me pare ne manchi almeno una quinta: l'opinione pubblica che dal 2002 ha denunciato apertamente l'anomalia italiana, ovvero la presenza al vertice del potere politico di un monopolista televisivo.

I nodi della riforma ( da "Corriere della Sera" del 23-08-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: laici (come oggi), da togati (oggi sono due terzi) e da consiglieri scelti dal Quirinale L'obbligatorietà dell'azione penale Il governo punta alla revisione dell'obbligatorietà dell'azione penale. L'articolo 112 della Carta dice che il pm "ha l'obbligo" di esercitarla Separare le carriere di giudici e pm L'intenzione della maggioranza è di separare le carriere della magistratura

BAGET BOZZO INVENTÒ UN MANCUSO GNOSTICO ( da "Corriere della Sera" del 23-08-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: è stato un uomo, Gesù di Nazareth, che l'ha perfettamente riprodotto in se stesso". E ancora: "Nell'evento dell'incarnazione del Logos è contenuta la più alta custodia del mistero della persona umana". Comunque la si pensi sull'ortodossia cattolica di Mancuso, che del resto mette apertamente in discussione importanti dogmi della Chiesa,

L'allarme di Corsetti: anche in centro nuove povertà ( da "Corriere della Sera" del 23-08-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: Un tavolo di confronto interistituzionale che coinvolga professionalità del mondo laico e cattolico che si occupano dei più deboli", dalla Caritas alla Comunità di Sant'Egidio, fino all'Università Pontificia Gregoriana e quella della Santa Croce, "enti, associazioni e istituzioni che, con sensibilità diverse, contribuirebbero alla realizzazione delle progettualità necessarie ".

<Il governo non ha ricette per il futuro. Ma il Pd è in confusione> ( da "Corriere della Sera" del 23-08-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: Sulla rilevazione delle impronte digitali ai bambini Rom, ad esempio, da diverse parti, anche cattoliche, è stato rilevato che ciò può essere protettivo: di molti di questi bimbi nemmeno si sa l'esistenza ". Il cardinale Tettamanzi ha detto che c'è "una primaria preoccupazione educativa " perché non prevalga la "paura istintiva" verso l'altro.

La censura ( da "Giornale.it, Il" del 23-08-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: Non sempre, però, in ambito cattolico, si è guardato con altrettanto favore nei confronti di Aquila della Notte e verso i fumetti in generale. Assai diversamente andavano le cose, per esempio, negli anni Cinquanta e Sessanta, in cui il clima era da caccia alle streghe, e non soltanto in Italia.

Tex Willer contro la censura ( da "Giornale.it, Il" del 23-08-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: Non sempre, però, in ambito cattolico, si è guardato con altrettanto favore nei confronti di Aquila della Notte e verso i fumetti in generale. Assai diversamente andavano le cose, per esempio, negli anni Cinquanta e Sessanta, in cui il clima era da caccia alle streghe, e non soltanto in Italia.

Il bastone di Bagnasco sulla politica: parliamo e parleremo Rimini, oggi al via il Meeting di Comunione e liberazione. Il presidente della Cei: patto per l'emergenza educativa ( da "Unita, L'" del 24-08-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: presidente dei Vescovi italiani fa infatti discendere il diritto dei cattolici a dire la loro dal fatto che la Chiesa, dai vescovi fino ai laici, "sta in mezzo alla gente" e ne conosce i problemi "meglio di chiunque altro". La Chiesa, dice Bagnasco, "non è certo un'elite che parla da un pulpito" e per questo, dunque, quando inteviene nel dibattito politico non lo fa da semplice esperta,

In centottanta a torre pellice per il sinodo valdese ( da "Repubblica, La" del 24-08-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: la laicità dello Stato e la missione dei protestanti in Italia. I valdesi in Italia sono circa trentamila, i metodisti seimila e complessivamente la Chiesa evangelica valdese raccoglie il 10 per cento del protestantesimo italiano che - come rilevato dall'ultimo Sinodo - è in crescita grazie alla presenza di molti immigrati evangelici.

Il gioco della semantica e quello della democrazia - ettore boffano ( da "Repubblica, La" del 24-08-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: punta invece il dito contro la mancata integrazione tra l'anima cattolica e quella postcomunista del Pd e rimarca ancora una volta il presunto tentativo egemonico che la seconda (ormai separata dal destino dei "giovani" diesse come Esposito, Chiama e Placido) intenderebbe attuare nei confronti della prima.

"no ai privilegi ma la solidarietà non va dimenticata" ( da "Repubblica, La" del 24-08-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: doveri primari per ogni buon cristiano e per ogni laico di sani principi", soprattutto "quando vi sono parti di territorio e aree che, per problemi storici e precarietà strutturali, camminano a diversa velocità". La Chiesa non tacerà sulla questione del rapporto Nord-Sud: "Non si cresce se non insieme - spiega il cardinale - , lo hanno detto a chiare lettere negli anni '

Aborto, polemica sul ticket sanitario "se rinunci lo paghi ugualmente" - sara strippoli ( da "Repubblica, La" del 24-08-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: polemica sul ticket sanitario "Se rinunci lo paghi ugualmente" Piemonte, cattolici contro le linee guida. Regione: norma generale Il ginecologo Viale: "Più grave che si preveda la presenza di un parente" SARA STRIPPOLI TORINO - "Burocrazia meschina, se decidi di abortire gli esami sono gratuiti, ma se ci ripensi devi pagare".

Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Prima Pagina - data: 2008-08-24 num: - pag: 1 autore: di ... ( da "Corriere della Sera" del 24-08-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: di MASSIMO GAGGI Il personaggio Cattolico, grande gaffeur e politico di professione I l senatore chiacchierone celebre per le sue gaffe, ma anche per l'eloquio martellante che diventerà il fuoco di sbarramento di Obama contro gli attacchi della campagna di McCain, era un ragazzino balbuziente che a scuola veniva preso in giro da tutti.

Cattolico, gaffeur, vulnerabile Ma compensa i difetti di Barack ( da "Corriere della Sera" del 24-08-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: ha solidi legami con gli operai Cattolico, gaffeur, vulnerabile Ma compensa i difetti di Barack Quando disse agli iraniani: "Non siamo mollaccioni" SEGUE DALLA PRIMA Per anni Joe Biden ha combattuto il suo handicap leggendo a voce alta davanti a uno specchio e, quando è guarito, non si è fermato più.

I senzaterra brasiliani entrano in Cl: occupavamo i campi, ora li compriamo ( da "Corriere della Sera" del 24-08-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: Giancarlo Cesana, leader laico di Cl, riassume: "Sarà la testimonianza di un evento di fede e umanità eccezionale, esemplificativo di quello che si può incontrare al Meeting e della ragione per cui così tante persone ci vengono ". G. G. V. Movimento Cleuza Ramos e Marcos Zerbini ( in alto) fondatori dei Senza Terra.

Bagnasco: la Chiesa sta nella politica ( da "Corriere della Sera" del 24-08-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: I laici. Non è un'élite che parla da un pulpito. è un popolo ". Alla politica si chiede "di essere se stessa e servire il bene comune". Ma per trovare soluzioni occorre "un'antropologia completa, integrale". Una ragione non "debole", i valori, la questione antropologica.

<Famiglia cristiana>, monsignori e moschee: Maggiolini in trincea ( da "Corriere della Sera" del 24-08-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: \\ La Chiesa è spesso alla mercé di sciocchi esibizionisti \\ La nostra religione è quella pienamente vera, l'islamismo no Teologo Alessandro Maggiolini ha 77 anni. è stato l'unico italiano a partecipare ai lavori di stesura del nuovo catechismo della Chiesa cattolica pubblicato nel 1992.

Quando Kant svegliò Colletti dal <sonno dogmatico> ( da "Corriere della Sera" del 24-08-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: etica laica (Liberal edizioni, pp. 184, e 14) - si deve a Luciano Albanese. Certo, il Colletti di queste pagine è diverso da quello che si conosce fino al 1974: fatti i debiti conti con Karl Marx (il suo, nota Bedeschi, fu comunque "un marxismo controcorrente, un marxismo eretico, non a caso assai malvisto dai dirigenti comunisti"

L'uomo che ha creato la Terra Santa. A casa ( da "Giornale.it, Il" del 24-08-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: "Non sapete che state toccando carne d'asino?". Se questo è un incantatore...". Vittorio Messori sostiene da tempo che i cattolici, ridotti ormai a minoranza, almeno sul piano culturale, dovrebbero seguire l'esempio di un'altra minoranza, quella ebraica, e difendersi con ogni mezzo.

Bagnasco apre il Meeting di Cl: <Chiesa protagonista in politica> ( da "Giornale.it, Il" del 24-08-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: una grande alleanza tra Stato, scuola, famiglia e Chiesa". Una mano tesa che in tanti proveranno a stringere, da destra a sinistra, per recuperare quella componente dell'identità cattolica sparpagliata nei dintorni dell'Udc di Casini. Eppure il dubbio che Cl si stesse chiudendo in una torre eburnea si era fatto strada, nonostante le smentite.

Se un teologo organizza il concorso di bellezza per suore ( da "Giornale.it, Il" del 24-08-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: statuti - 6 Emails Neocatecumenali, faranno la comunione in piedi - 6 Emails La battaglia finale - 5 Emails Dopo la messa tridentina, in Cattolica cambiano l'altare - 5 Emails Un'enciclica con l'aiuto di Marx - 5 Emails Ultime news Blog Amici Dio: pace o dominio il blog del settimanale Vita Il blog di Accattoli il blog di Fratel Ettore Il blog di Magister il blog di Marcello Foa

Monsignor Bagnasco apre il Meeting di Cl: "La Chiesa protagonista in politica" ( da "Giornale.it, Il" del 24-08-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: una grande alleanza tra Stato, scuola, famiglia e Chiesa". Una mano tesa che in tanti proveranno a stringere, da destra a sinistra, per recuperare quella componente dell'identità cattolica sparpagliata nei dintorni dell'Udc di Casini. Eppure il dubbio che Cl si stesse chiudendo in una torre eburnea si era fatto strada, nonostante le smentite.


Articoli

Un ritorno ai tempi dell'infanzia: Quand tuti parlavan piemonteis e 'l mond l'era pi tranquill (sezione: Laici e chierici)

( da "Stampa, La" del 01-08-2008)

Argomenti: Laicita'

Un ritorno ai tempi dell'infanzia: "Quand tuti parlavan piemonteis e 'l mond l'era pi tranquill" Nel mio album di fotografie ci sono due foto che risalgono agli anni trentatré e trentasei, sono state scattate una nell'asilo comunale di via Menabrea e l'altra nell'asilo delle Consolatine di via Petitti a Torino. Ricordo poco del primo asilo, ero piccola, mentre sono vivi in me i ricordi dell'altro che hanno poi frequentato anche i miei bambini negli Anni Sessanta. Nell'asilo comunale le insegnanti erano laiche, alle Consolatine erano suore della Consolata. La suora della mia classe, si chiamava Irene, alta, con un viso dolcissimo rammento la sua voce che, originaria della Brianza, aveva un accenno particolare, diverso dal piemontese. Ero molto delicata di salute e sovente rimanevo a casa malata, non c'erano ancora le vaccinazioni e ad ogni malattia contagiosa mi ammalavo. Mi isolavano a casa di nonna, accanto alla nostra, per me era una vacanza; nonna mi adorava e mi viziava. Mio padre era l'unico figlio rimasto di undici che ne aveva avuti e io l'ultima nipotina. Trascorrevo il tempo disegnando e ritagliando giornali, cantavo con lei, soprattutto pregavo a volte addormentandomi per i suoi interminabili rosari. L'isolamento lunghissimo della scarlattina, di quaranta giorni e poi quello della difterite subito dopo non posso dimenticarli. La casa di nonna per fortuna era situata al pianterreno e sovente la mia suora veniva a salutarmi e mi portava da fare i lavoretti che i bimbi eseguivano all'asilo, comprese le poesiole che a fine anno si dovevano recitare nel saggio. Per tre lunghi mesi le mie manine si destreggiarono nei lavoretti e ho conservato un quadernino che tengo caro. La difterite mi aveva lasciato una specie di paresi alle gambe e non mi reggevo, un giorno caddi sul piccolo palcoscenico dell'asilo e suor Irene mi portò a casa in braccio. Mi portarono da un famoso professore, ne ricordo il nome e la sala d'aspetto del suo studio tappezzata di foto di bambini, era il prof. Macconi, il quale disse a mamma che anzitutto doveva votarmi alla Madonna Consolata e lui avrebbe tentato di farmi ancora camminare. Per tre lunghi mesi mi recai ogni giorno nel suo studio per le cure. Nonna, che aveva perso per la difterite quattro bimbi in una settimana e da allora non si era vestita che di nero, era preoccupatissima e pregava continuamente. Finalmente riuscii a fare i primi passi e al saggio, oltre che cantare, danzai un minuetto. Nella chiesina dell'asilo portai un cuoricino d'argento per la mia guarigione, ultimamente la chiesa è stata ristrutturata e i tanti cuoricini non ci sono più. Da tanti anni vivo a Nichelino e non ho più incontrato nessuno dei bimbi miei compagni d'asilo, forse alcuni ricorderanno suor Irene, i sereni giorni d'infanzia passati insieme gioiosamente, al mattino cantando lodi alla Madonna Immacolata davanti alla grotta di Lourdes situata allora nel cortile in via Petitti. Molti visetti sono seri nella foto, abbiamo grembiulini bianchi e neri, in classe divisi i maschi dalle femmine, per fortuna ora indossano grembiulini colorati e le faccine sono quasi sempre allegre. Gli asili si chiamano scuole materne, pochissime tenute da suore; le maestre molto ben preparate si dedicano con gioia ad intrattenere e insegnare ai bimbi tante cose come una grande missione. I miei figli, felicemente sposati, non hanno figli, non sono nonna purtroppo, ma ho goduto la gioia di tanti nipotini e bisnipoti delle mie sorelle Franca e Clara e delle mie cognate ai quali sono affezionatissima e ampiamente ricambiata. Come tutti gli anziani, il tempo dell'infanzia ritorna spesso, i luoghi a volte non si riconoscono, ma sono sempre vivi nel cuore, "quand che tuti parlavo piemonteis e'l mond l'era pi tranquil". A volte scrivo in piemontese e me lo leggo ad alta voce per non dimenticare l'idioma nella nostra lingua, forse nei paesi si parla ancora, a Torino raramente c'è qualcuno che lo parla e tantomeno ne scrive, per fortuna Torinosette mette un trafiletto "An piemonteis" che leggo avidamente. Termino sperando che questo mio ricordo sia piaciuto e che possa essere pubblicato, saluto cordialmente VALENTINA SCANDALITTA.

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La Cappella milionaria che nessuno utilizza (sezione: Laici e chierici)

( da "Stampa, La" del 01-08-2008)

Argomenti: Laicita'

Il caso Conclusa nel 2006 serve per i funerali diversi dal cattolico La Cappella milionaria che nessuno utilizza SANDRA LUCCHINI AOSTA La struttura è stata consegnata dalla Regione al Comune nel 2006; l'anno dopo è stata ornata con un'opera d'arte del friulano Paolo Falaschi. Da allora la cappella polivalente, realizzata nel cimitero di Aosta per lo svolgimento di funzioni religiose diverse da quella cattolica, è sotto utilizzata. La Regione ha speso più di 2 milioni di euro per ricostruire i locali dell'ingresso principale del camposanto. Nel salone polivalente, privo di simboli religiosi specifici, non sono ancora stati celebrati funerali o funzioni con riti diversi da quello cattolico. L'accesso è a pagamento: 30 euro per i residenti e 100 per i cittadini provenienti da fuori Valle. Tra l'anno scorso e quest'anno, nella cappella polivalente sono state ospitate dieci salme sepolte dopo una breve cerimonia. Sono, perlopiù, cittadini italiani non credenti i cui famigliari hanno esaudito il desiderio del defunto di escludere la Chiesa nel rito funebre. Non si può dire che le confessioni religiose presenti in Valle d'Aosta snobbino la cappella polivalente. Anzi, la considerano un'opportunità, "ora che lo sappiamo" dice, per esempio, Gabriela Alexandru, romena, di religione ortodossa, residente in Italia da 12 anni, di cui 5 ad Aosta. "Nella maggior parte dei casi - riprende la donna - quando muore un famigliare preferiamo seppellirlo nel Paese d'origine". I motivi? "Abbiamo tradizioni molto diverse. Il nostro corteo funebre è una sorta di Via Crucis. Non sempre in Italia troviamo le strutture adatte. E' chiaro che i costi di trasporto sono molto alti. Sapere che - sottolinea - nel cimitero di Aosta c'è questa sala può rasserenare chi intende rimanere in Valle fino alla fine dei suoi giorni". L'Islam rappresenta, in Valle d'Aosta, la comunità più numerosa. Si è ormai arrivati alla seconda generazione integrata soprattutto a livello scolastico. Eppure, il presidente dell'Associazione magrebina valdostana, Taharia Rachid, ignorava dell'esistenza della cappella polivalente, convinto che si parlasse del tempio crematorio, e la cremazione non è ammessa nella religione islamica. "Il trasporto di una salma dall'Italia al Marocco costa 4 mila euro - dice - cifra che, in genere, viene raccolta con una colletta tra connazionali. Fa piacere che le istituzioni regionali abbiano realizzato anche un locale plurireligioso, dopo l'area cimiteriale riservata agli islamici". Le autorità governative marocchine non contribuiscono al pagamento di trasporti funebri dall'estero. "Ho già esposto questo problema ai nostri consoli", dice Rachid. Maria Pia Macrì, segretaria dell'Assemblea spirituale dei Baha'i, di Aosta, confessa di non essere mai stata informata della possibilità di celebrare funzioni religiose in questa cappella. "Due anni fa - ricorda - è morta una cara amica. Abbiamo svolto la nostra cerimonia funebre nella stessa chiesa dove si è sposata". "Pubblicizzeremo in maniera adeguata la cappella polivalente quando verrà redatto il regolamento e completato l'arredamento" annuncia il sindaco Guido Grimod.

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"la destra gioca con il dolore ora la sfidiamo a fare la legge" - alessandra longo (sezione: Laici e chierici)

( da "Repubblica, La" del 01-08-2008)

Argomenti: Laicita'

Io e mio padre Rosi Bindi: bene il Pd, rispettate le diverse sensibilità di laici e cattolici "La destra gioca con il dolore ora la sfidiamo a fare la legge" Mio padre è malato da 8 anni, comunica con un occhio. Da sano avrebbe chiesto di non accanirsi su di lui, oggi se sta male ci chiede di aiutarlo ALESSANDRA LONGO ROMA - "Loro sono disponibili a calpestare qualunque fondamento dello stato di diritto per pura strumentalità politica. Loro hanno usato il caso di Eluana, hanno usato la storia, la sofferenza di Eluana, con cinismo". Loro sono la maggioranza e Rosy Bindi è ben contenta della decisione del suo "gruppo", il Pd, che non ha partecipato (Binetti e teodem inclusi) al voto alla Camera sul conflitto di attribuzione. "Abbiamo scelto la strada giusta, abbiamo obbedito tutti, laici e cattolici, ad un principio di laicità: non si piegano mai ai propri interessi il diritto, l'ordinamento, la Costituzione, nemmeno quando in gioco ci sono valori da difendere. Lo strumento del conflitto di attribuzione è abnorme, improprio. Loro difendono le prerogative del Parlamento? Bene, ora li aspetto al varco. Vedremo se fanno sul serio e saranno capaci di dare a questo Paese una legge sul testamento biologico". Rosy Bindi, su una questione così delicata non vi siete divisi. Buon segno? "Ad una lettura non strumentale, corrisponde una posizione chiara. L'ho detto anche nella mia controrelazione: il magistrato ha preso una decisione giurisdizionale, non si è assolutamente sostituito al legislatore, ha fatto il suo lavoro, com'era suo dovere. Semmai è la maggioranza che ha forzato la situazione, entrando nel merito di questa vicenda. Hanno invocato il "reato di lesa maestà", denunciato una presunta invasione di campo della magistratura nei confronti del Parlamento. Proprio loro, gli stessi che, ai tempi del governo Prodi, si sono messi di traverso sul testamento biologico. La stessa maggioranza, allora opposizione, che dei Dico non ha voluto sentir parlare. Dicevano: "Che bisogno c'è di una legge? Abbiamo la giurisprudenza...". Adesso hanno cambiato idea, visto mai che vogliano legiferare... "Adesso, infatti, non hanno più alibi e noi li attendiamo alla prova, subito". Il Pd ha preso una posizione unanime solo perché non è entrato nel merito. "Che ci siano riflessioni diverse tra di noi, su una materia così delicata, è noto. Io ho molti dubbi su quella sentenza, molti dubbi che si possano definire l'acqua e il cibo, somministrati ad Eluana, una sorta di accanimento terapeutico. Dietro si nasconde una forma di eutanasia". I radicali, che intendono dar battaglia in Senato, criticano le soluzioni "aventiniane" del Pd, vorrebbero che al centro di tutto ci fosse solo lei, Eluana, la sua volontà di morire, certificata da chi le sta vicino. "I radicali non possono chiederci di andare oltre. Se entrano adesso nel merito del caso Englaro, difettano loro di laicità e finiscono per fare specularmente il gioco della maggioranza. Nel merito entreremo quando presenteremo il disegno di legge". Il solito rischio, non le pare? Laici e cattolici dentro il Pd inseguono "la mediazione" e alla fine è difficile presentarsi con una posizione forte, netta. "Una posizione forte è una posizione che tenga conto del pluralismo culturale, delle diverse sensibilità e della complessità dei problemi". Secondo lei quella di Eluana è vita? "Mio padre è malato da 8 anni, da due vive a letto, alimentato da una sonda, non parla più, comunica con un occhio. Era un uomo forte, lavorava, andava a caccia. Sono sicura che, nel fiore dei suoi anni, se ci fosse stato il testamento biologico, avrebbe lasciato scritto di non accanirsi su di lui. Eppure, quando arrivano le crisi respiratorie, con quell'occhio chiede aiuto, e con quell'occhio ringrazia, quando il peggio è passato". Eluana non comunica, la sua è un'altra storia. "Eluana, alimentata, vive. Il punto di sintesi nel Pd già c'è ed è il testamento biologico. Aspettiamo di vedere come si comporterà il centrodestra. Questa legge la devono fare".

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Una brutta giornata per il pd - (segue dalla prima pagina) (sezione: Laici e chierici)

( da "Repubblica, La" del 01-08-2008)

Argomenti: Laicita'

UNA BRUTTA GIORNATA PER IL PD Era lecito attendersi una posizione limpida ed equilibrata. A volte la prudenza rischia di apparire indifferenza (SEGUE DALLA PRIMA PAGINA) La Camera ha votato e il pg di Milano ha fatto ricorso contro la sentenza, dunque la povera Eluana dovrà ancora restare attaccata a quel sondino, invecchiare così nel buio profondo di una morte non ancora ufficialmente certificata. Da più di dieci anni giacciono di fronte alla nostre assemblee elettive proposte di legge intitolate dal cosiddetto "testamento biologico" grazie al quale ognuno di noi avrebbe il diritto di decidere della fine della sua vita, quando e come e perché staccare quel sondino e quelle macchine che possono tenerti immobilizzato, per anni, in quello spazio di morte che non è più la morte naturale di una volta, ma l'orrore di una zona intermedia in cui è una macchina che pompa il sangue, ti alimenta artificialmente per un tempo che può durare per anni. Per Eluana sono passati già sedici anni. L'orrore di questa condizione inumana non conta nulla di fronte al voto dei nostri parlamentari. Non conta nulla nemmeno la sentenza della Cassazione che finalmente aveva acceduto alla richiesta del padre di Eluana. Non conta nulla nemmeno il fatto che le nostre assemblee elettive, non siano riuscite nel corso degli anni passati a esaminare ed approvare una delle molte proposte di legge sul "testamento biologico" che metterebbero ognuno di noi al riparo da questa violenza esercitata sui nostri corpi alla fine delle nostra vita. Ma quello che più mi ha colpito nella seduta di ieri della Camera dei deputati, di fronte a quel voto, è stata il silenzio dei parlamentari del Partito Democratico. Il loro rifiuto di assumere una posizione e di esprimersi con un sì o con un no. Il loro ripiegare su un'astensione che appare una fuga dalle responsabilità. Il caso Englaro è di fronte alla pubblica opinione e alle assemblee legislative da quasi dieci anni. Non è certamente colpa del Partito Democratico se una legge equilibrata sul testamento biologico non è stata ancora discussa e approvata. Basterebbe ricordare a questo proposito l'instancabile azione svolta da uno scienziato come Ignazio Marino, eletto senatore nelle file del Pd. Questa battaglia continuerà, penso, al Senato, dove è stata recentemente presentata una proposta di legge sottoscritta da cento senatori del Pd, dell'Italia dei Valori e del Pdl. Ma ieri, alla Camera, il Partito Democratico ha preferito non prendere parte alla votazione. Non mi convince la spiegazione che ne è stata fornita in aula. Sappiamo tutti che convivono nel Pd sentimenti e parlamentari laici e cattolici. Sappiamo tutti che una mediazione tra queste diverse culture richiede attenzione, intelligenza e prudenza. Ma ci sono casi e momenti in cui la prudenza rischia di apparire indifferenza o pavidità. Attorno al caso di Eluana Englaro, alla sua tragedia e a quella del padre, attorno a un caso drammatico che investe la coscienza di tutti noi, era lecito attendersi una posizione limpida ed equilibrata dei deputati del Partito Democratico. Non c'è stata. è una brutta giornata, questa, per chi crede nel Partito Democratico e nella laicità del nostro Stato.

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La vacanza attiva del pastore - zita dazzi (sezione: Laici e chierici)

( da "Repubblica, La" del 01-08-2008)

Argomenti: Laicita'

Pagina XVIII - Milano In Perù In montagna La vacanza attiva del pastore "è la stagione degli incontri quanta ricchezza dietro le diversità" In Perù coi missionari milanesi. E ora in Val d'Aosta con gli oratori Ma l'estate per il cardinal Tettamanzi è anche il tempo della riflessione Ci sono andato per imparare dalla Chiesa di Huacho. Ho ancora negli occhi il volto di tanti poveri, la loro fede semplice e sincera Tra le vette si prova in modo più forte il senso contemplativo per le cose belle. Si diventa più capaci di abitare il nostro mondo interiore ZITA DAZZI Un'estate senza tregua. Per il cardinale Dionigi Tettamanzi, 74 anni, i mesi caldi sono l'occasione per dilatare gli impegni pastorali in Diocesi e per andare a visitare i missionari ambrosiani in giro per il mondo. Quest'anno ha fatto tappa in America Latina, presto sarà a Mosca in pellegrinaggio con i suoi preti. E poi si rimetterà in moto per portare il suo abbraccio ai fedeli. Ma si vede che tanto attivismo non gli pesa, incontrandolo in Val d'Aosta mentre visita le centinaia di bambini in campeggio con l'oratorio ai piedi del Cervino. Eminenza, allora che cosa fa quest'estate? "Sono appena tornato dal Perù, che insieme allo Zambia e al Camerun ospita le nostre missioni diocesane. Sono stato ospite nella casa del vescovo locale, monsignor Antonio Santarsiero, di origini italiane". Qual era lo scopo di questo viaggio? "Sono andato lì per imparare dalla Chiesa di Huacho. Mi sono messo in ascolto. E ho potuto ricevere molto. Porto nel cuore intuizioni che vorrei condividere con i sacerdoti e i laici della diocesi ambrosiana. Il movimento del dare e ricevere è fondamentale nella vita della Chiesa". Quali sono i ricordi più belli di queste due settimane? "Ho ancora negli occhi il volto di tanti poveri, l'affetto e il calore umano, la fede semplice e sincera. Giovanni Paolo II diceva che il Perù è il paese delle benedizioni: è proprio così, tutti chiedevano di essere benedetti, con l'acqua santa o con un semplice gesto. Ricordo la tenerezza dei tantissimi bambini, spesso in condizioni assai disagiate e con famiglie disastrate alle spalle. Come se chiedessero l'aiuto tangibile a credere che Dio è buono, che nonostante tutto è possibile credere in un futuro di bene". L'immagine più forte? "Il lavoro senza risparmio dei nostri missionari, che coltivano un grande amore per i poveri e vanno a porre il segno dell'amore di Dio, la sua croce, e una presenza per accogliere in mezzo a quei quartieri, villaggi, insediamenti di baracche dove non c'è altro. Solo la Chiesa. Questi poveri rischiano di essere sempre oggetto di chiacchiera, di promesse, ma in realtà chi si fa carico di loro è la chiesa". Un messaggio che vale anche per Milano? "Sì. La Chiesa in mezzo ai poveri, e alle povertà di ogni genere che assediano anche e forse maggiormente la nostra città, rivela in pienezza il suo vero volto: di essere parabola della misericordia di Dio". Si sente più vicino ai peruviani di Milano dopo questo viaggio? "Già mi sento a loro molto vicino; mi sembra di riconoscere negli immigrati quelle folle di poveri di Jahvé di cui parla la Sacra Scrittura, quei piccoli a cui il Signore annuncia il Regno". E adesso? Non si prende una pausa di riposo? "Per me la vacanza è il tempo della calma, della tranquillità, della pace, senza la pressione quotidiana di fare mille e più cose. Ma è soprattutto riuscire ad abitare un po' di più il proprio io profondo, una abitazione che ci è cara ma ci è proibita da troppi impegni. Che poi si vada al mare o in montagna, lontano o vicino, è secondario". Ma lei qui in montagna viene spesso. Le piace? "è bello incontrare le persone, le comunità, la storia, le caratteristiche del luogo. Ma a queste altitudini è anche inevitabile provare in modo più forte il senso contemplativo per le cose belle. Si sviluppa una maggiore capacità di entrare in noi stessi, sapendoci interpellati da un amore forte, rasserenante, consolante, l'amore di Dio". Nel suo messaggio per l'estate invita a cogliere le vacanze come occasione per aprire lo sguardo e il cuore agli altri. "Ogni giorno ci troviamo in mezzo alle "diversità", che paiono problemi difficili da affrontare, paurosi. Le vacanze con i loro incontri plurimi permettono di capire che le diversità nascondono una ricchezza che chiede di essere conosciuta e valorizzata. Senza paura".

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Ma in Italia che fine hanno fatto i neo-con? (sezione: Laici e chierici)

( da "Giornale.it, Il" del 01-08-2008)

Argomenti: Laicita'

N. 182 del 2008-08-01 pagina 29 Ma in Italia che fine hanno fatto i neo-con? di Paolo Bracalini A un certo punto sembrava davvero che l'unica cultura possibile per la destra italiana fosse quella dei neocon e dei loro cugini teocon. Le dottrine dei vari Kagan, Kristol, Perle, le produzioni dei think tank repubblicani (parola fino ad allora sconosciuta, ma da allora abusata) arrivavano da noi tramite il Foglio di Giuliano Ferrara, instancabile apostolo italiano del neo-teoconservatorismo. La questione Islam, la crisi dell'Occidente, l'orgoglio della civiltà giudaico-cristiana, la giustificazione machiavellica (grande mito necon) dell'uso della forza, la debolezza dell'Europa (continente di vecchi) rispetto al vigore degli Stati Uniti (nazione giovane). Tutto l'indotto delle infinite discussioni geopolitiche del dopo 11 settembre, che in casa nostra avevano già trovato una voce in Oriana Fallaci, e che sembravano promettere al centrodestra italiano la soluzione dell'eterno cruccio: avere una sua "cultura" di riferimento, per certi aspetti anche un'ideologia (con gli stessi rischi, ma anche con la stessa capacità persuasiva di quella avversaria), la possibilità in breve di poter parlare non più solo alla pancia della gente ma di fornire anche una visione politica generale sui grandi temi, di dare un quadro concettuale dove collocare e ordinare le pulsioni del popolo del centrodestra. Ora, se negli Stati Uniti ci si interroga sull'estinzione dei neoconservatori, che dire dei neocon nostrani (Marcello Pera, Gaetano Quagliariello, gli altri intellettuali riuniti intorno all'associazione Magna Charta)? La loro debolezza è stata quella degli epigoni. Una teoria nata sostanzialmente per giustificare la politica estera degli Stati Uniti in Asia, e per rispondere all'ossessione per la sicurezza degli americani, non poteva essere trapiantata in Italia troppo facilmente, e l'interesse per la dottrina neocon era destinato a scemare con la derubricazione del problema Iraq a questione di secondo piano rispetto, per esempio, alla crisi finanziaria o alle nuove povertà. Ma sarebbe affrettato dire che la traduzione italiana del neoconservatorismo non abbia lasciato tracce, per quanto debole come teoria a sé. È successo che le parole d'ordine del neo-teoconservatorismo sono state assorbite dentro coordinate più legate alla sensibilità italiana, slegate dal loro contesto d'origine per essere utilizzate in un quadro meno imperativo. Ma si sono imposte. Come altro spiegare il rilievo della questione etica come grande tema di scontro politico su aborto, pillole contraccettive, eutanasia, se non come un derivato dell'effimera dottrina neocon? Anche sul problema dell'Islam, su quello dell'identità cristiana dell'Europa, sul rischio laicismo, i neo-teocon hanno tracciato la strada, senza però avere le forze per arrivare in fondo. È così che l'interlocutore dei neocon nostrani (o di quel che ne resta), alla fine, non è più l'America di George W. Bush, ma Benedetto XVI. Anche in questo la parabola del neoconservatorismo all'italiana ha seguito pari pari quella del suo primo interprete, Giuliano Ferrara. © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano.

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La Procura di Milano tiene in vita Eluana (sezione: Laici e chierici)

( da "Giornale.it, Il" del 01-08-2008)

Argomenti: Laicita'

N. 182 del 2008-08-01 pagina 10 La Procura di Milano tiene in vita Eluana di Stefano Casamassima Il ricorso: "Non è accertata l'irreversibilità dello stato vegetativo". La Camera chiama in causa la Consulta e l'opposizione si spacca da Roma Nel giorno in cui la Camera approva la mozione che solleva il conflitto di attribuzione di fronte alla Corte costituzionale tra potere giudiziario e legislativo per il caso di Eluana Englaro, la ragazza in coma da 16 anni, la Procura generale di Milano presenta ricorso contro la pronuncia della Corte d'Appello che ha concesso l'interruzione del trattamento terapeutico. Contestualmente, ieri il Pg ha chiesto anche la sospensione dell'esecuzione del provvedimento, impedendo di fatto al padre della ragazza, Beppino Englaro, di interrompere l'alimentazione e l'idratazione di Eluana. Una decisione accolta con soddisfazione dalla maggioranza e dal governo. "Siamo soddisfatti per la decisione", afferma Eugenia Roccella, sottosegretario al Welfare con delega alle tematiche sulla vita, "abbiamo ritenuto che quella sentenza fosse poco documentata sul piano medico e che rappresentasse un pericoloso precedente sul piano giuridico". Anche perché, chiarisce la Roccella, "se fosse stata applicata, Eluana sarebbe morta prima di ottenere una sentenza definitiva". Gli fa eco il vicepresisende dei senatori del Pdl, Gaetano Quagliariello, per il quale "nel rispetto dei ruoli e della distinzione dei poteri riteniamo un fatto importante che il dubbio si stia manifestando anche all'interno dello stesso ordine giudiziario". Quindi "un buon segno" contro il confine "della discrezionalità giudiziaria e della potestà interpretativa dei giudici" che la sentenza della Cassazione "aveva travalicato", trattandosi di un tema delicatissimo "come quello della vita e della morte". Ma il plauso giunge anche dall'opposizione. Luca Volonté dalle file dell'Udc accoglie il ricorso del Pg di Milano "con sollievo", essendo stati i soli, racconta, "a chiedere un intervento per scongiurare gli effetti della prima sentenza omicida della Repubblica italiana. Di una persona sfortunata ma ancora viva". Di parere diametralmente opposto la curatrice speciale di Eluana, l'avvocato Franca Alessio, che definisce "sconcertanti" le motivazioni del Pg di Milano. Che ha preso una decisione sulla base di una insufficiente dimostrabilità della irreversibilità dello stato di coma. Un fatto che, ricorda Alessio, "la corte d'Appello nel suo decreto aveva ritenuto fosse passato in giudicato". Anche perché, ribadisce il legale, "lo stato di irreversibilità non è più discutibile", ed è riconosciuto anche dagli stessi medici della clinica che ospita la ragazza. Ieri intanto, con scarsa omogeneità, la Camera ha dato luce verde alla mozione che solleva il conflitto di attribuzione, con il voto a favore di Pdl e Lega. Divisa l'opposizione, con l'Udc a favore, l'Idv contraria mentre, sotto la pressione dell'anima cattolica dello schieramento, il Pd ha deciso di astenersi. La mozione, che oggi passa al Senato per il voto finale, ha portato però agli schieramenti una certezza. Serve una legge. Lo scrive al presidente Fini il capogruppo alla Camera del Pd, Antonello Soro, che ricorda di non aver condiviso la scelta "rozza" di sollevare il conflitto. Ma che ritiene ormai indifferibile un intervento per colmare il vuoto legislativo legato al tema della "fine vita". Difende la scelta del Pdl il capogruppo, Fabrizio Cicchitto, per cui "il Parlamento riafferma tutta la sua sovranità e si pone il problema di una legge sulla quale si aprirà un confronto". Una linea non condivisa dagli ex Radicali del Pdl di Benedetto Dalla Vedova che "comprendono" la scelta, "non la contrastano", ma a cui "non si sentono di partecipare". All'opposto nel Pd, otto deputati cattolici tra cui Carra, Lusetti e la "teodem" Binetti, hanno sottoscritto un documento per dire "no a qualsiasi forma di eutanasia". Mentre Di Pietro è lapidario: "Se al Parlamento non va bene questa legge la cambi e non percorra la strada pilatesca rinviando gli atti alla Consulta". © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano.

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La vittoria di teodem e rutelliani <E ora la legge anti-eutanasia> (sezione: Laici e chierici)

( da "Corriere della Sera" del 01-08-2008)

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Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Primo Piano - data: 2008-08-01 num: - pag: 5 categoria: REDAZIONALE Nel Pd Sconfitta la Bindi, contraria al ricorso alla Consulta La vittoria di teodem e rutelliani "E ora la legge anti-eutanasia" ROMA - "Noi abbiamo tenuto duro: avevamo detto a chiare lettere che se il Pd avesse votato contro il conflitto, noi avremmo votato a favore". Paola Binetti, capofila dei teodem, (Bobba, Carra), cioè dei cattolici nel Partito democratico, e con loro i rutelliani (Calgaro, Lusetti, Mosella, Ria, Sarubbi) ieri mostravano grande soddisfazione. "Proprio a motivo del nostro atteggiamento - continua Binetti - già martedì scorso a Palazzo Madama era emerso nel nostro gruppo l'orientamento di non partecipare al voto". Della loro posizione si era fatto interprete e garante l'ex presidente del Senato, Franco Marini, e così, nel Pd, si è arrivati alla scelta del "non voto", nonostante il capogruppo alla Camera Soro abbia ribadito in Aula che sollevare il conflitto è sbagliato e che "non ce la si può prendere con i giudici ". La linea dei teodem insomma è risultata vincente, mentre è rimasta nell'angolo quella della cattolica "adulta" e prodiana Bindi, l'ex ministro della Famiglia, che nell'ufficio di presidenza di Mon-tecitorio, mercoledì, si era apertamente dichiarata contraria a che ci si rivolgesse alla Corte Costituzionale. Anche se poi la Bindi, disciplinatamente, ieri in Aula, si è astenuta. "Oggi il Pd con una sofferta mediazione ha offerto una importante manifestazione di unità e di compattezza non partecipando al voto sul conflitto di attribuzione ", hanno commentato i rutelliani. Ma hanno anche voluto subito mettere in evidenza che la nuova legge da tutti richiesta non potrà in ogni caso essere il lasciapassare per forme più o meno larvate di eutanasia, "inclusa la sospensione della nutrizione e della idratazione, che in nessun caso possono essere assimilate a qualsivoglia forma di accanimento terapeutico". "Il vuoto legislativo attorno al fine vita va colmato al più presto", ha scritto Soro al presidente della Camera Fini. Ma proprio per questo già ieri i teodem hanno depositato un loro progetto di legge alternativo a quello del collega di partito Ignazio Marino. Nel ddl della Binetti "ci sono altri due no altrettanto forti: no all'abbandono terapeutico e no all'accanimento terapeutico ". Viceversa "ci saranno anche tre sì chiari e decisi": "alle cure palliative", "alla garanzia che la volontà del paziente sarà rispettata nei fatti e nelle intenzioni", "alla possibilità per il medico di fare obiezione di coscienza". Quanto ad Eluana, per i parlamentari rutelliani del Pd "la sua vita appesa ad un sondino è la vera immagine della precarietà e non può che suscitare un profondo senso di smarrimento e un altrettanto profondo desiderio di tutelarla". Per questo, "nonostante tutta la comprensione e la compassione con cui partecipiamo alla vicenda della famiglia Englaro, vogliamo che Eluana viva, riaffermando che nessuno può assumersi la tragica responsabilità di togliere la vita ad un'altra persona ". Teodem A sinistra, una foto di Eluana Englaro prima dell'incidente. Sopra, Paola Binetti e Luigi Bobba. A destra, Rosy Bindi M.Antonietta Calabrò.

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Papa Ratzinger prega per gli anglicani (sezione: Laici e chierici)

( da "Giornale.it, Il" del 02-08-2008)

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Cari amici, mi trovo in vacanza in una zona della Spagna dove c'è una copertura scarsissima di rete e non riesco a collegarmi (ora lo sto facendo stando seduto sui gradini della splendida cattedrale gotica di Girona, che ho appena visitato): per questo non mi è possibile intervenire o sbloccare i commenti in moderazione. Chiedo scusa a tutti e vi do appuntamento al 12 agosto, quando sarò di ritorno! Scritto in Varie Commenti ( 32 ) " (2 votes, average: 3 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 25Jul 08 Quel "vivo desiderio" di felicità Cari amici, da domani sono in vacanza. Vi auguro di trascorrere una buona estate con queste parole scritte da Giovanni Battista Montini a diciassette anni: Una volta camminando di sera guardavo le stelle del firmamento e procuravo che la mia mente fosse compresa dell'immensità del creato; capivo che tutti gli astri non erano che pulviscoli giranti rispetto all'immensità dell spazio, pure il pensiero d'essere confinato in questo mondo, per l'uomo così vasto, ma, in relazione cogli astri e collo spazio, vero atomo al microscopio, e il vedere al di sopra di me migliaia di mondi ignoti, rappresentanti per me bellezze e attrattive fantastiche e grandemente superiori a tutto ciò ch'è nel mondo, provavo un vivo desiderio d'una felicità non legata al misero fango della terra. E a me stesso davo la risposta: "Sei destinato ad essere assunto principe nel regno che governa il cielo". Scritto in Varie Commenti ( 368 ) " (4 votes, average: 4.75 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 22Jul 08 Sono tornato. Nuove regole per il blog Cari amici, ieri sera alle 23 il Jumbo della Qantas con il Papa, il seguito e noi giornalisti è atterrano all'aeroporto di Ciampino: siamo stati chiusi in aereo per 22 ore (anche durante lo scalo tecnico a Darwin non ci è stato permesso di scendere). Poco dopo la partenza, Benedetto XVI è venuto a salutarci e a ringraziarci per il lavoro che abbiamo svolto. Volevo dire innanzitutto a quanti che mi invitavano a moderare certi scontri delle ultime ore, che ovviamente sono stato impossibilitato a fare alcunché durante un intero giorno di volo. Ho letto tutti i commenti, e ci sono rimasto piuttosto male per la piega che hanno preso, le espressioni usate, etc. Vi comunico quindi che d'ora in avanti non intendo più lasciare spazio agli "off topic": il blog "Sacri Palazzi" non è una pubblica arena dove mettere in piazza scontri o risolvere beghe private o partire per la tangente montando polemiche. Vi chiedo dunque di intervenire rimanendo sull'argomento proposto e di cercare il più possibile di non svicolare. Vi chiedo inoltre di usare SEMPRE espressioni rispettose nei confronti di tutti. E' possibile dissentire nella maniera più radicale senza offendere colui o colei dalla quale si prendono le distanze. Fino ad oggi sono stato troppo tollerante. Scritto in Varie Commenti ( 65 ) " (15 votes, average: 3.67 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 20Jul 08 La veglia di Randwick, la messa finale Cari amici, ieri sera (in Italia era sabato pomeriggio), con Luigi Accattoli sono andato alla veglia, all'ippodromo di Randwick. Abbiamo girato tra i ragazzi accampati che attendevano Benedetto XVI. Mi hanno colpito le file di giovani davanti ai sacerdoti per le confessioni, e la presenza di famiglie con bambini. Hanno dormito nei sacchi a pelo, sotto le tende o ripari di fortuna. Ora - da voi sono le tre di notte - il Papa sta celebrando la messa conclusiva della Gmg. Nell'omelia ha detto: "Rafforzata dallo Spirito e attingendo a una ricca visione di fede, una nuova generazione di cristiani è chiamata a contribuire all'edificazione di un mondo in cui la vita sia accolta, rispettata e curata amorevolmente, non respinta o temuta come una minaccia e perciò distrutta". Scritto in Varie Commenti ( 248 ) " (13 votes, average: 3.15 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 18Jul 08 L'accoglienza di Sydney e il tassista musulmano Sul Giornale di oggi troverete due cronache dedicate agli eventi di ieri, in particolare la festa di accoglienza dei giovani al Papa e l'importante discorso che Benedetto ha rivolto loro; e un approfondimento sul tema degli aborigeni australiani, pure citati nei discorsi papali. Vi volevo raccontare un piccolo episodio accaduto sempre ieri: due volontari italiani della Gmg hanno preso un taxi nel centro di Sydney chiedendo di essere accompagnati al centro stampa, nella baia di Darling Harbour. Il tassista era un fedele musulmano. Quando è arrivato il momento di pagare, si sono sentiti rispondere: "Non mi dovete nulla, siete miei ospiti". E' un piccolo segno che bene descrive l'ottima accoglienza degli australiani nei confronti dei giovani che hanno invaso Sydney. Durante tutto il percorso che ha riportato ieri sera il Papa nella sua residenza a fianco della cattedrale, c'era una grande folla che si accalcava lungo le transenne. Cari amici, mi dispiace che per tutto ieri e tutt'oggi non sia consultabile sul nostro sito Internet il pezzo principale di cronaca che ho scritto sulla festa di accoglienza con le parole del Papa. Copio il testo come commento di questo post, che se a quest'ora avrete letto i testi di Benedetto XVI e molti altri servizi. Scritto in Varie Commenti ( 77 ) " (15 votes, average: 3.13 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 16Jul 08 Il Papa tra koala e serpenti Cari amici, tra qualche ora il Papa termina le due giornate di riposo a Richmond e arriva a Sydney: visiterà la cattedrale, quindi da domani si entra nel vivo della Gmg con la festa di accoglienza. Stamattina gli addetti dello zoo di Sidney hanno portato nella residenza papale un po' di fauna tipica australiana: un cucciolo di canguro, dei koala, una specie di istrice e anche un serpente. Benedetto XVI appariva molto divertito. Immagino che vedrete queste scene sui prossimi tg. Sul Giornale di oggi trovate il mio resoconto della conferenza stampa che ieri ha fatto Bagnasco. Questa mattina sono iniziate le varie catechesi per i gruppi nazionali e nel pomeriggio (qui la giornata è ormai alla fine.) si è svolta la festa degli italiani, preceduta da una breve liturgia della parola, presieduta da Bagnasco. Quella dei telefoni sembra una maledizione: è andato in tilt il sistema dell'operatore gsm a cui si "agganciano" i telefonini Tim, e per ore non siamo riusciti a comunicare neanche tra noi. Poi abbiamo scoperto che bastava selezionare un altro operatore. Scritto in Varie Commenti ( 98 ) " (18 votes, average: 2.33 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 14Jul 08 Da Sydney un abbraccio a Gianluca Apprendo dal giornale online Petrus che il suo direttore Gianluca Barile, è stato colpito da un ictus. Gli sono vicino, anche se mi trovo dall'altra parte del globo. Oggi il Papa si è riposato e noi abbiamo visitato i luoghi della Gmg. Nella cattedrale di Sydney, come sapete, c'è un pellegrino speciale che non si muoveva da Torino dal 1925, anno della sua morte prematura: è il beato Pier Giorgio Frassati, uno dei patroni della Giornata mondiale della Gioventù, davanti alla cui bara i giovani si fermano a pregare. La sua vita è un esempio di come seguendo Cristo si può trasformare il mondo iniziando da se stessi. Questo è l'articolo che ho scritto oggi sul Giornale. Scritto in Varie Commenti ( 114 ) " (10 votes, average: 5 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 13Jul 08 "Se vuoi rimanere giovane, cerca Cristo" Siamo arrivati a Sydney, dopo il lunghissimo viaggio e la sosta per il carburante a Darwin. L'aereo papale, essendo in anticipo di mezz'ora, ha girato un po' intorno per permettere alle autorità di essere presenti ad accogliere Benedetto XVI. Noi giornalisti, con un viaggio di circa un'ora di pulmann, abbiamo raggiunto il Novotel di Sidney on Darling Harbour; il seguito papale (cardinali, monsignori, etc) invece si è fermata al Sofitel, in una zona poco distante. Papa Ratzinger e il suo seguito più ristretto, invece, hanno ragiunto Richmond, un sobborgo semirurale dove si trova il centro dell'Opsu Dei che ospiterà Benedetto XVI nei tre giorni di riposo (fino a mercoledì sera) che precederanno le cerimonie della Gmg. Il Papa si è fatto precedere di qualche ora in Australia da un messaggio. Ve ne riporto un passo. "Molti giovani oggi mancano di speranza. Rimangono perplessi di fronte alle domande che si presentano loro in modo sempre più incalzante in un mondo che li confonde, e sono spesso incerti verso dove rivolgersi per trovare risposte. Vedono la povertà e l'ingiustizia e desiderano trovare soluzioni. Sono sfidati dagli argomenti di coloro che negano l'esistenza di Dio e si domandano come rispondervi. Vedono i grandi danni recati all'ambiente naturale dall'avidità umana e lottano per trovare modi per vivere in maggiore armonia con la natura e con gli altri. Dove possiamo cercare risposte? Lo Spirito ci orienta verso la via che conduce alla vita, all'amore e alla verità. Lo Spirito ci orienta verso Gesù Cristo. Vi è un detto attribuito a Sant'Agostino: "Se vuoi rimanere giovane, cerca Cristo". In lui troviamo le risposte che cerchiamo, troviamo le mete per le quali vale veramente la pena di vivere, troviamo la forza per continuare il cammino con cui far nascere un mondo migliore". Scritto in Varie Commenti ( 106 ) " (19 votes, average: 2.47 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 13Jul 08 Papa Ratzinger prega per gli anglicani Benedetto XVI è "vicino" ai vescovi anglicani con la preghiera e si augura che possono essere evitate "nuove fratture" e scismi, dopo la contestata decisione della Chiesa d'Inghilterra, baluardo della tradizione anglicana, di ammettere le donne all'episcopato. Sul lungo volo che lo conduce a Sydney, dove arriverà stamattina per la 23 Giornata mondiale della Gioventù, Papa Ratzinger incontra i 43 giornalisti che lo accompagnano. Per la prima volta il Pontefice, rispondendo a una domanda, interviene sul dibattito in corso nella Chiesa anglicana: nei giorni scorsi il sinodo di York ha dato il via libera all'ordinazione delle donne vescovo e la comunione anglicana che si riunisce il 16 luglio nella Lambeth Conference è attraversata da minacce di scismi da parte delle comunità più tradizionali che non accettano la decisione. Tre vescovi anglicani hanno avuto contatti con i responsabili della Congregazione per la dottrina della fede, chiedendo di essere ammessi nella Chiesa cattolica. La risposta vaticana è stata attendista, dato che i problemi da affrontare sono molteplici, e ai prelati che chiedono di entrare nella comunione con Roma verrà a loro volta chiesto di accettare integralmente la dottrina cattolica."Il mio essenziale contributo ha detto il Papa parlando della prossima riunione generale della Chiesa anglicana può essere solo la preghiera, e la mia preghiera sarà molto vicina ai vescovi anglicani che si riuniscono. Noi non possiamo e non dobbiamo ha aggiunto intervenire immediatamente nelle loro discussioni, rispettiamo la loro responsabilità". Benedetto XVI ha quindi spiegato: "Il desiderio è che possano evitare nuove fratture e si trovi la soluzione nella responsabilità davanti al nostro tempo e al Vangelo. Le due cose devono andare assieme. Il cristianesimo contemporaneo deve rendere presente tutto il messaggio di Cristo e dare il proprio contributo essendo fedele a questo messaggio. Speriamo ha detto ancora il Papa che trovino insieme la strada per rendere presente il vangelo nel nostro tempo, questo è il mio augurio per la comunione anglicana". Scritto in Varie Commenti ( 136 ) " (12 votes, average: 2.67 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 13Jul 08 Volo papale, 20 ore con i telefoni muti Sono le due di notte ora italiana e siamo appena atterrati a Darwin, in Australia, per uno scalo tecnico di un'ora e mezza. Qui è pieno giorno. Vi scrivo due righe per informarvi sul perché su Giornale e negli altri quotidiani di oggi non troverete pezzi firmati dagli inviati sul Volo Papale. I telefoni di bordo del Boeing 777 dell'Alitalia, infatti, dopo aver funzionato per le prime due ore, sono andati completamente in tilt! Così, la conferenza stampa del Papa, che ci ha parlato alle 11, è stata trasmessa a spizzichi e bocconi da qualche agenzia, mentre noi giornalisti dei quotidiani e delle Tv, che abbiamo tentato di trasmettere i nostri articoli poco dopo, abbiamo passato l'intero giorno attaccati a telefoni che non funzionavano, dicendoci che la linea satellitare era assente. Ora chiudo, augurandovi buona notte. In giornata vi racconterò delle parole di Benedetto XVI. Scritto in Varie Commenti ( 34 ) " (9 votes, average: 2.67 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico Post precedenti Chi sono Sono Andrea Tornielli, il vaticanista del Giornale, classe 1964, laurea in storia della lingua greca. Sono sposato e ho tre figli. Vivo tra Roma e Milano Tutti gli articoli di Andrea Tornielli su ilGiornale.it contatti Categorie Varie (227) Ultime discussioni Remo Di Medio: @ Savigni scrive: ".un atteggiamento più cordiale ed evangelico (che non vuol dire per... Remo Di Medio: Raffaele Savigni Scrive ".mons. Marcinkus (che non voglio mandare all'inferno: ma un... Parrocchiano: Sono proprio convinto che se Torniellino postasse un thread sulle parole e l'azione di Gesù... vincent!: mi domando: quale attinenza hanno la stragrande maggioranza degli ultimi post con la frase del 17enne... bo,mario: Savigni penso che sia contenta anche Marina della piega della discussione. Almeno si parla di fatti e non... 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Corrado: Mi scuso per la .http://blog.ilgiornale. it/tornielli/2008/07/02/roma-e -fraternita-san-pio-x-il-dialo go-va-avanti/Read "How can I tell the difference from phalaris grass that has DMT in it?" at Home & Garden The Daily P.E.E.P.: Antonio Cardinal Cañizares Llovera Abiura: Comment on Thornborn, un Dan Brown cattolico? by Rovere Thornborn, un Dan Brown cattolico?: Dan Brown cultura: lupi agnelli e Tornielli I più votati Violenze e minacce, dobbiamo vigilare - 107 Votes La comunione nella mano, la fine dell'inginocchiatoio - 57 Votes Milano e il motu proprio, la colpa è della stampa - 54 Votes La preoccupazione dei vescovi per il regime di Chavez - 51 Votes In difesa del cardinale Tettamanzi - 48 Votes Se lo storico replica: "Lei non sa chi sono io!" - 48 Votes Il Papa non andrà alla Sapienza - 42 Votes Ancora sugli statuti del Cammino, approvati dalla Chiesa - 40 Votes Il parroco trevigiano trasforma l'oratorio in moschea - 39 Votes Ebrei salvati da Pio XII: Bruno Ascoli, guardia palatina - 39 Votes Recent Posts Avviso urgente ai naviganti (dalla Spagna) Quel "vivo desiderio" di felicità Sono tornato. 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"accordo per 3 elezioni e senza sinistra radicale" - paolo griseri (sezione: Laici e chierici)

( da "Repubblica, La" del 02-08-2008)

Argomenti: Laicita'

Pagina II - Torino Il leader Udc Vietti: quella del Pd mi sembra una proposta condivisa "Accordo per 3 elezioni e senza sinistra radicale" Non si può pensare a maggioranze diverse per le prossime sfide elettorali: decideremo entro l'autunno PAOLO GRISERI Onorevole Vietti, è in corso una trattativa con il Pd?"Ci sono contatti, come con altri partiti". Anche le case automobilistiche dicono così: si parla con tutti... "Con Morgando c'è un'antica amicizia e una comune militanza nella Dc. Anche se il suo non è stato l'unico appello". Ci sono offerte anche dal centrodestra? "C'è stata una proposta di Ghiglia ma non mi sembra che nella Cdl sia stata accolta con entusiasmo. Quella di Morgando mi sembra più condivisa". Dunque potrà accadere che alle prossime regionali, sul palco del comizio finale di Mercedes Bresso ci sia anche lei ad applaudire? "Calma. Prima del 2010 c'è il 2009 e dopo c'è il 2011". Propone una trattativa complessiva, un pacchetto? "Certo non si può pensare che le elezioni provinciali del 2009, quelle regionali del 2010 e quelle comunali torinesi del 2011 si svolgano con maggioranze diverse. Se c'è un accordo, è chiaro che deve valere per tutti e tre gli appuntamenti". Quali sono le vostre condizioni? "Non si tratta di condizioni ma di esigenze. La prima è appunto quella di un accordo complessivo. La seconda è che della coalizione non faccia parte la sinistra radicale". O noi o loro? "Beh, avremmo qualche difficoltà come Udc ad allearci con la sinistra radicale. Per questo non concordo con Morgando quando considera l'eventuale accordo con noi un allargamento dell'attuale maggioranza regionale. Il nostro obiettivo politico è quello di smontare l'attuale bipolarismo, non di aggregarci a uno dei due fronti. Che peraltro si danno abbastanza da fare per smontarsi da sé". Bene, quale delle tre cariche istituzionali chiede l'Udc? "Non è questo il tema. Che cosa farà Chiamparino? Saitta si ricandiderà? Le variabili aperte sono ancora troppe". Lei preferirebbe appoggiare il candidato di centrosinistra in Regione se invece di Bresso fosse Chiamparino? "Ecco, l'unica cosa che l'Udc eviterà sarà quella di farsi usare per regolare i conti interni al Pd". Ma non ha ancora risposto alla domanda: l'Udc appoggerà la laica Bresso alle elezioni? "Dipende quale sarà il candidato alternativo a Bresso. Le alleanze dell'Udc verranno decise territorio per territorio a seconda delle situazioni politiche locali". Quando si deciderà? "Entro il prossimo autunno. Poi comincia la campagna elettorale per il 2009". Lei si candiderebbe per fare il sindaco di Torino? "Mi diverto molto a fare il capogruppo dell'Udc alla Camera. Per farmi cambiare ruolo devono arrivare con argomenti molto convincenti".

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"i voti del ceto medio hanno valore doppio" (sezione: Laici e chierici)

( da "Repubblica, La" del 02-08-2008)

Argomenti: Laicita'

Pagina II - Torino Il presidente Gariglio: ecco perché auspico l'intesa con gli ex democristiani "I voti del ceto medio hanno valore doppio" Dobbiamo allargare la coalizione perché così come siamo oggi possiamo scordarci la conferma di Bresso Presidente Gariglio, condivide l'idea di Morgando di allearsi con l'Udc? "Non solo la condivido ma l'ho auspicata da tempo. Abbiamo bisogno di allargare la nostra coalizione verso il centro". Perché ne avete bisogno? "Per coinvolgere quei ceti medi che non si sono sentiti rappresentanti da noi alle ultime elezioni politiche. Questo allargamento è una necessità primaria della nostra coalizione". Come mai tanta urgenza? "Semplice: perché così come siamo oggi non vinciamo le prossime elezioni regionali. Per questo dobbiamo allargare il nostro consenso coinvolgendo il ceto medio". Anche se questo dovesse costare uno strappo a sinistra? "I voti del ceto medio valgono doppio perché non sono solo voti dati a noi ma rappresentano anche voti tolti al centrodestra". Per quale motivo la sinistra dovrebbe accettare un ragionamento di questo genere? "Mi sembra che la conclusione del recente congresso di Rifondazione lasci pochi dubbi sulla linea che prenderà il partito". Per quel che riguarda il Piemonte però Rifondazione fa parte della maggioranza e anche ieri ha confermato di volerci restare... "Infatti nessuno auspica una rottura a sinistra. Certo sarà necessario confrontarsi bene sul merito dei programmi. Per evitare formulazioni ambigue. Io credo comunque che ci siano tutte le condizioni per un allargamento dell'attuale coalizione evitando strappi e rotture". Un allargamento che serve a ricomporre la vecchia Dc? "è un fatto che nell'attuale governo nazionale il centrodestra è riuscito a inserire un solo esponente della vecchia Dc, Claudio Scajola. Credo che sia un record negativo". Lei crede possibile che un giorno un uomo politico come Michele Vietti possa appoggiare la candidatura della laica Mercedes Bresso? "Non vedo perché dovrebbe essere impossibile. La Bresso di oggi è molto diversa da quella dei primi tempi". Che cosa è cambiato secondo lei? "Ha messo da parte certi atteggiamenti anticattolici e anticlericali". è caduta come Paolo sulla via di Damasco? "Beh, non esageriamo. Diciamo che ha mutato il suo atteggiamento. Tutti commettiamo degli errori, l'importante è avere la capacità di porvi rimedio. E comunque è molto meglio confrontarsi con una persona come Bresso, che ha il coraggio della franchezza e della coerenza, piuttosto che avere a che fare con schiere di atei devoti che fanno i baciapile solo per conquistare un pugno di preferenze in più". (p.g.).

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Pagina VIII - Napoli I l quarto Bassolino non è, ovviamente, l'operaista degli esordi, benché contin... (sezione: Laici e chierici)

( da "Repubblica, La" del 02-08-2008)

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Pagina VIII - Napoli I l quarto Bassolino non è, ovviamente, l'operaista degli esordi, benché continui a governare e a dialogare con quella sinistra. L'Ulivo è stato coltivato nel laboratorio campano e le primazie non hanno un puro valore simbolico, vieppiù in periodi di rimescolamento delle carte: quando idee sperimentate e voti sicuri gettano sul tavolo la possibilità di altri accordi elettorali, giocabili anche grazie al tesoretto dei consensi sul nostro territorio. Non è neppure il sindaco demiurgo, un ibrido tra San Gennaro e Masaniello nei cui abiti da capopopolo può spuntare la bombetta per viaggi d'affari nella City, che brevetta il cesarismo metropolitano. Il decisisionismo tarato per una realtà a cui occorre promettere solo civismo, bellezza, orgoglio: beni immateriali, più abbordabili della ricchezza espressa in maggiore occupazione e aumento del reddito. Della seconda esistenza, forse rimane la sofferta solitudine, la convinzione che il destino di un leader è uccidere nella culla tutti gli aspiranti delfini, riassumendo nella propria figura l'ebbrezza e il dolore del comando, e la ghiotta possibilità di interloquire personalmente con chi prevale a Roma. Ma il Bassolino attuale non veste neanche, agli occhi dell'opinione pubblica, i panni del satrapo, asserragliato nelle stanze dei bottoni, dai denigratori immaginate altrettante sedi per pratiche da basso impero. I guai giudiziari equivalgono, certo, a una spada di Damocle: però remota, neutralizzata dalle annunciate, giuridicamente dubbie, dimissioni nel 2009, prima della naturale scadenza del mandato. Epoca in cui il lodo Alfano estensivamente inteso, diventato cioè senso comune immunitario, potrebbe far considerare deprecabile accanimento prendersela con un vecchio protagonista, candidato all'esilio nello scranno europeo. Sbaglierebbe chi ritenesse tante incarnazioni un angusto fenomeno di trasformismo meridionale. La vicenda di Bassolino parla alla platea italiana, raccontando una storia paradigmatica di quella Seconda Repubblica, che proprio lui ha contribuito a inventare e a smontare. La storia di un paese che desiderava la normalità. Che voleva sostituire la logica ferina amico-nemico con l'ingentilita contrapposizione tra avversari, reciprocamente legittimati. Che ai dirigenti forgiati nelle tempeste novecentesche e nelle efficienti scuole quadri del Partito, dove democrazia e libertà erano tappe provvisorie verso l'avvenire, dove l'Etica assegnava la parte giusta da interpretare nel dramma della Storia, chiedeva l'abbandono del termine compagno per i più laici consulente, esperto. Che, insomma, anelava a barattare con il piatto di lenticchie dell'ordinato svolgimento istituzionale la speranza di un mondo migliore. Senza quelle profonde divisioni che seguitano a tagliarci in due, non solo in senso geografico: vecchi contro giovani, precari contro garantiti. Faccende alla cui risoluzione, o almeno al contenimento delle disuguaglianze da esse indotte, non saprei chi debba dedicarsi, se non una sinistra minimamente degna del nome. Le grisaglie sfoggiate come divise dai quattro Bassolino sono una metafora perfetta per il compito, onorato, di farci sentire finalmente normali. Figli di un luogo in cui risuona, e si propaga, la sentenza dell'eterno moderatismo, dell'impossibilità, presente passata e futura, del cambiamento.

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Stazione ore 10 e 25 quel grande rito laico provato dalle polemiche - michele smargiassi (sezione: Laici e chierici)

( da "Repubblica, La" del 02-08-2008)

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Pagina V - Bologna Stazione ore 10 e 25 quel grande rito laico provato dalle polemiche L'analisi Da Imbeni a Guazzaloca: tutti i tentativi di cambiare la manifestazione MICHELE SMARGIASSI (segue dalla prima di cronaca) Difenderla dal "muro di gomma" di uno Stato che sembrava non potere né voler rispondere alla sfida del terrorismo: l'inerzia e i silenzi del potere, temeva, fiaccheranno la reazione dei cittadini. è accaduto l'opposto: decenni di tormento della verità hanno tenuto in vita non solo la rabbia e la memoria, ma anche quel preciso modo di manifestarle. Tra i misteri dolorosi d'Italia, la strage della stazione è l'unica commemorata ogni anno con un corteo e un discorso, con una cerimonia di massa e di piazza, uguale da ventott'anni. Tanto che oggi, benché qualche verità giudiziaria sia finalmente passata in giudicato, questo modo del ricordo s'è cristallizzato in un rito civico immutabile. Che ha la sua forza nella partecipazione popolare. E il suo punto debole nella vulnerabilità alle polemiche, alle distorsioni di significato, alla sindrome del fischio "a prescindere". La storia di queste 28 manifestazioni è anche la storia della ricerca infruttuosa di un altro rito che tenga la forza ed eviti la debolezza. Il sindaco Renzo Imbeni nel '90 fa il primo, delicatissimo passo. Il momento è insieme giusto e sbagliatissimo. Il decennale, soglia simbolica, pareva ideale per un cambio di passo: facendosi ambasciatore di umori bipartisan del consiglio comunale, Imbeni sonda l'Associazione familiari, presieduta da Torquato Secci, per capire se un salto "culturale" sarebbe accettato: al posto del corteo, una rappresentazione rivisitata dell'Antigone in piazza Maggiore. Ma il processo d'appello manda assolti tutti gli imputati: impossibile non tornare in piazza. Antigone si recita la vigilia. E per il successivo decennio ancora cortei, perché ogni anno porta la sua pena di depistaggi, segreti, inquinamenti. Intanto, debuttano i fischi: scippo di senso e di visibilità, offesa ai familiari, ma impossibili da governare. Nel 2001 se li prendono il sindaco Guazzaloca e il presidente della Camera Casini. L'anno dopo, Guazzaloca e Casini lanciano la "Giornata della memoria" delle stragi: è un modo per depotenziare il corteo? No, ma alla conferenza stampa non invitano l'Associazione dei familiari e ne nasce uno strappo faticosamente ricucito: della proposta resta un concorso scolastico che vivrà un solo anno. E siamo al 2005: sindaco è Sergio Cofferati, i fischi sono un ingrediente ormai fisso, li prendono Buttiglione, Pisanu e Lunardi e quell'anno, molto sonori, Tremonti. Cofferati lo dice nella maniera più diplomatica, ma lo dice: "è inaccettabile che una manifestazione di quell'importanza venga trasformata in un'altra cosa, bisogna salvaguardarla dalle strumentalizzazioni". La risposta dell'Associazione familiari è secca: "Salvaguardare sì, cancellare il corteo no". In riservata sede si tenta una mediazione: una commissione di esperti di comunicazione che proponga nuove modalità per gli anniversari. Non se ne fa nulla. E in nulla, per le reazioni negative delle associazioni, finisce anche l'ipotesi, avanzata in modo discreto, di creare un'istituzione stabile per la memoria di tutte le stragi bolognesi, magari attorno al ritorno del relitto del Dc9 di Ustica. Ed eccoci dunque all'anno ventotto dopo la bomba. Di nuovo in piazza. "I bolognesi ci tengono": è vero, dieci o ventimila ogni anno, ed è un orgoglio democratico di questa città, anche se non è stato sempre così: la partecipazione negli anni Novanta scese fino a tremila. Oggi Paolo Bolognesi, presidente dell'Associazione familiari, darebbe la stessa risposta di tre anni fa: "Col corteo Bologna ricorda le vittime e anche la propria solidarietà: è un momento di grande unità civica, fuori da ogni appartenenza. Dobbiamo rinunciare perché qualche cretino vuole il suo quarto d'ora di tivù? Sarebbe come cedere a un ricatto. E soprattutto, se dobbiamo rinunciare in cambio del nulla, per trovaci in un teatro fra di noi, non ci stiamo: lo facciano altri, noi torneremo ogni anno davanti alla stazione".

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Sul web la protesta degli orfani della laicità - chiara brusa gallina (sezione: Laici e chierici)

( da "Repubblica, La" del 02-08-2008)

Argomenti: Laicita'

Il forum di Repubblica.it catalizza molti delusi del Pd. "Indignati per la fuga dall'aula. Attenti, non vi votiamo più" Sul web la protesta degli orfani della laicità CHIARA BRUSA GALLINA ROMA - Il mal di pancia del Pd viaggia anche su internet. Erano passati solo pochi minuti dalla decisione di astenersi alla Camera sul caso-Eluana, giovedì scorso, e sul forum aperto da Repubblica. it molti lettori hanno dato voce alla loro perplessità. Il primo timore è per la laicità che non riesce a farsi largo nel partito di Walter Veltroni. "Dove è finito il laicismo del Pd?" si chiede Aldo2. Nei messaggi gli aggettivi si sprecano: "costernato", "amareggiato", "disilluso". "Fughe come quelle messe in scena dal Pd mi lasciano indignato" scrive Mariano48. A volte c'è una promessa di "ritorsione": "Cari deputati del Pd, con la vostra uscita dall'aula vi siete giocati il mio voto" scrive Dizzymisslizzy. E gli umori del popolo della Rete arrivano a mandare a tutti l'indirizzo del sito della Camera "per protestare contro l'ennesimo disgustoso episodio di asservimento all'estremismo cattofanatico dell'ala ultraclericale del Pd e contro la totale mancanza di laicità". Poi ieri, su Repubblica, un commento di Miriam Mafai ha preso di mira "la brutta giornata di chi crede nel Partito democratico e nella laicità del nostro Stato". E i naviganti plaudono. "Condivido del tutto" afferma Berluschippo. Altri, come Napoleone 1805, azzardano previsioni: "A questo punto l'unica cosa che resta da fare al Pd, visto che al posto di autorizzare a staccare la spina ad Eluana ha preferito staccarla a se stesso, fatto irragionevole in politica, è dichiararsi assolutamente incompetente sulle questioni di coscienza e abdicare a partito di governo e ritirarsi a partitino di paese". Infine, messaggi più ispirati ad argomentazioni di tipo strettamente etico. Alcuni hanno il tono di invettive. "Ma quale mente malata può calpestare la volontà di un padre che per 16 anni ha accudito la propria figlia? Chiedo rispetto ed ammirazione per queste persone, che vada oltre il Credo politico e religioso" dice Skin. E c'è anche chi, come Donrinofirenze, chiama in causa direttamente Gesù: "Io sono convinto che, se Gesù fosse qui ora, direbbe sì". Sottinteso: sì all'interruzione dell'alimentazione forzata di Eluana.

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Il medico della ragazza contro l'iniziativa della Procura di Milano: Ricorso ideologico copiato dagli studi medici cattolici (sezione: Laici e chierici)

( da "Unita, L'" del 02-08-2008)

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Stai consultando l'edizione del Il medico della ragazza contro l'iniziativa della Procura di Milano: "Ricorso ideologico copiato dagli studi medici cattolici".

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Il non voto lascia strascichi Tra rutelliani e teodem (sezione: Laici e chierici)

( da "Unita, L'" del 02-08-2008)

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Stai consultando l'edizione del PDChiesta accelerazione della legge sul testamento biologico Il non voto lascia strascichi Tra rutelliani e teodem... Maria Zegarelli Giornata controversa nel Partito democratico alle prese in Senato con il voto sul conflitto di attribuzione per il caso Eluana. Passi avanti verso un punto di sintesi, come il progetto di legge sul testamento biologico depositato con la firma di 101 senatori tre mesi fa, ma anche tensioni, come dimostra la decisione di non partecipare al voto dettata dalla consapevolezza che quello resta un terreno minato, malgrado le dichiarazioni unanimi sul fatto che quella di ieri non è stata una "via di fuga". E poi ci sono i teodem. Lettura controversa, dunque, per la giornata politica di questo venerdì di inizio agosto. È il botta e risposta fra i democratici a rivelare lo stato d'animo. Binetti, Bobba, Carra, Calgaro, Lusetti, Musella, Ria e Sarubbi (i teodem e i cattolici più intransigenti) firmano un comunicato per dire che il "Pd con sofferta mediazione ha offerto una importante manifestazione di unità e di compattezza non partecipando al voto sul conflitto di attribuzione", e aggiungono, in sintesi, che alla fine ha avuto la meglio la posizione dei "rutelliani", che non vogliono "collaborare in nessun modo a trasformare un dramma personale e familiare in una sentenza di morte". Il passo successivo è stato il deposito di un loro progetto di legge sul testamento biologico nel quale si prevede un deciso "no" all'eutanasia e all'interruzione dell'idratazione e della nutrizione artificiale del paziente. I malumori e le prese di distanza sono stati immediati. Non solo tra gli ex ds e gli ex popolari. Anche dagli stessi rutelliani sono arrivati i distinguo. "Non se esista nel Pd una corrente "rutelliana" - ha commentato a caldo Roberto Della Seta - ma di sicuro i rutelliani del Pd, cioè coloro che in questi anni, dalla nascita del Democratici in poi, hanno condiviso l'esperienza collettiva rappresentata da Rutelli, non possono essere confusi con le posizioni dei cosiddetti "teodem", sul caso Englaro come in generale sulle questioni eticamente sensibili". Un colpo, per la minicorrente dei cattolici "duri e puri" che durante la scorsa legislatura ha cercato di imporre la linea al partito minacciando ogni volta di far mancare i voti necessari alla maggioranza a Palazzo Madama. Il loro "peso specifico" è in caduta libera eppure il Pd non può ignorare le posizioni che esprimono e che rappresentano una fetta di elettorato cattolico. Di contro, nel pomeriggio il partito del Nazareno ha registrato come un proprio successo l' approvazione a Palazzo Madama - il Pdl non ha partecipato al voto - di un ordine del giorno presentato dal Pd (firmatari Anna Finocchiaro, Luigi Zanda e Nicola La Torre) in cui si chiede che entro la fine dell'anno si arrivi a dotare il paese di una legge sul testamento biologico. Proposito auspicato anche dallo stesso presidente Renato Schifani. Ma il percorso - malgrado le intenzioni - non si annuncia per niente facile. Sarà importante giungere a maggioranze trasversali perché nello stesso Pd, ancora una volta, i teodem annunciano battaglia. Non sono d'accordo su uno dei punti fondamentali - e per questo non l'hanno sottoscritto - del disegno di legge depositato a Palazzo Madama, (primi firmatari Ignazio Marino, Anna Finocchiaro e Vittoria Franco) firmato da 101 senatori. Tra i 23 articoli che lo compongono c'è anche quello che prevede l'interruzione dell'idratazione e della nutrizione artificiale nei casi in cui le condizioni del paziente siano disperate. "Farraginoso, complesso e complicato approvare un testo come quello a cui ha lavorato Marino", commenta Paola Binetti avvisando che i teodem, "ma anche tanti altri del partito" non voteranno mai una legge che prevede l'interruzione dell'idratazione e della nutrizione artificiale. Per loro quella resta "una sentenza di morte". "Abbiamo già presentato una nostra proposta di legge, anzi tre", spiega la senatrice. Sintetica la risposta di un senatore Pd: "Abbiamo 101 firme per un testo di legge che è un grande lavoro di sintesi. I teodem? Non sono loro il partito".

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Fratelli d'Italia o Grande Fratello? (sezione: Laici e chierici)

( da "Unita, L'" del 02-08-2008)

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Stai consultando l'edizione del Fratelli d'Italia o Grande Fratello? Sergio Zavoli Segue dalla Prima A l pari di Carlo Azeglio Ciampi, attento difensore della laica sacralità dell'inno e del tricolore e di Oscar Luigi Scalfaro, severo paladino della Carta costituzionale, Napolitano esprime una pedagogia civile in cui la riscoperta dell'italianità si lega all'idea di un patria indivisa, socialmente, civilmente e culturalmente solidale. Osservare l'invito del Partito democratico ad aprire e chiudere la Festa dell'Unità al canto dell'inno nazionale, e ricondurre l'attenzione degli italiani al significato delle parole "Fratelli d'Italia" - come ha fatto una documentatissima pagina dell'Unità, a firma di Vittorio Emiliani - non significa soltanto rendere onore al poeta che morì a ventitré anni per le ferite riportate combattendo sul Gianicolo in difesa della Repubblica romana, ma rinnovare la scelta di un simbolo che esprime tutto il Paese. All'essenzialità del già detto, vorrei aggiungere qualche rigo proprio sulle parole di quel canto controverso e addirittura schernito. Mameli pensava di dare all'Italia una Marsigliese, cioè un canto di battaglia, ma due storie così distanti erano destinate ad avere accenti diversi; nel nostro, per dirne una, non ricorre nessun incitamento a far scorrere "un sangue impuro", come nell'inno francese. È vero, nelle prime strofe incontriamo l'elmo di Scipio, poi la Vittoria che "porge la chioma" perché le sia tagliata in segno di soggezione. Un di più di archeologia storica, per il gusto d'oggi, e non fa meraviglia che ci sia stata, e perduri, qualche riluttanza a cantare un testo bisognoso di appropriate spiegazioni: che Scipio, per esempio, cioè Scipione, ricorda la gloria guerriera di Roma antica, e così la "coorte", famosa unità militare di quel tempo. Solitamente, non si va oltre la prima strofa, sacrificando così il dolente e pur vigoroso "noi siamo da secoli / calpesti e derisi / perché non siam popolo / perché siam divisi / Raccolgaci un'unica / bandiera, una speme!". E ancora, a sostegno di quella speranza, "Uniamoci, uniamoci / l'unione e l'amore insegnano ai popoli / le vie del Signore ...". Certo, sono versi ridondanti, ispirati da una retorica ottocentesca, ma è l'animo del Risorgimento, candido, generoso e fraterno, che invoca la libertà per tutti i popoli. E che oggi è al centro di una ingenua proposta: quella di ritrovarne l'innocenza perduta trasformando in qualcosa di meno astruso e magniloquente il testo di Goffredo Mameli. Il quale, per giunta, non ne sarebbe l'autore: un vero e proprio plagio consumato ai danni, nientemeno, di un religioso, il padre scolopio Atanasio Canata! Da qui l'idea di cambiare almeno le parole, per renderle più laiche, chiare e avvincenti; tali, comunque, da poterle mandare a memoria, e cantarle evitando i cori, per dir così, a bocca chiusa, non saprei dire se più imbarazzanti e talvolta persino indecenti. Va da sé che associo l'inno al giovane poeta morto sul Gianicolo, dove è sepolto, combattendo con Garibaldi. Capisco che sia arduo immedesimarsi in parole come "schiava di Roma" - penso all'orrore dei leghisti - ma so anche, e lo si dovrebbe far sapere a scuola, che "Fratelli d'Italia" fu cantato in tutte le insurrezioni del Quarantotto: a Napoli, a Palermo, nelle Cinque Giornate di Milano e quando, a Venezia, Daniele Manin proclamò la Repubblica. Era l'inno dei volontari che andavano a combattere, talché un grande storico della Rivoluzione francese, Jules Michelet, lo chiamò "la Marsigliese degli italiani". Nessuno, suppongo, neanche l'innovatore Sarkozy, si sognerebbe di rendere l'inno dei francesi "politicamente corretto" eliminando l'imbarazzante incitamento, traduco alla meglio, a "formare i battaglioni e marciare perché un sangue impuro abbeveri i nostri solchi!". Parole francamente più truci, e incongrue, del richiamo all'"elmo di Scipio" - cioè di Scipione, il vincitore di Cartagine - definito da un insigne storico militare inglese, Liddell Hart, "più grande di Napoleone", ammirato anche per la sua umanità verso gli sconfitti. Ma un dilemma, e non da poco, rimane: cambiare le parole nel senso di un restyling che intervenga qua e là oppure sostituire radicalmente il testo con un altro da scegliere attraverso un referendum? E a chi affidarne il compito? Al più insigne dei poeti viventi? A un concorso pubblico? Al giudizio di persone variamente rappresentative del patrimonio artistico e culturale, storico e civile del Paese? E chi, in definitiva, si farebbe garante dello "spirito d'italianità" del nuovo testo? Qualche esempio: gli ex presidenti della Repubblica e della Corte Costituzionale? O un solenne, accademico sinedrio arbitrale? Vengono le vertigini solo a parlarne. Certo, l'alternativa è a portata di mano: tenerci l'inno com'è, chiedendo allo Stato, alla politica e alla società civile di guardarsi, semplicemente, allo specchio: siamo sicuri che l'inno di Mameli avrebbe la precedenza su tutto ciò che ci fa sfigurare, in patria e all'estero? E anche accettando che l'autore delle parole sia, come qualcuno ha azzardato, il padre Canata - docente del convento di Carcare nell'entroterra savonese dove il giovane Goffredo si era rifugiato per sottrarsi alla polizia - potremmo mai chiamare il canto nazionale l'"Inno di Canata", cioè di un religioso ancorché imbevuto di spirito patriottico? Forse, per rimettere in onore la nostra immagine, sarebbe più ragionevole affidare alle grandi agenzie del significato - scuola e mass-media in testa a tutte - il suono ancora negletto e timoroso di una parola sola: patria. Tra non molto, di questo passo, ai ragazzi si racconterà che patria era un modo di dire, e non saranno gli inni, neppure quello nazionale, a rinverdirne il senso. L'Italia, d'altronde, è sempre pronta a mettersi in testa qualcosa: se l'è cinta con l'elmo di Scipio, i cappelli di paglia di Firenze, il fez, il casco coloniale, il basco di traverso, la bandana, nei giorni più bui il passamontagna, e sempre avendo l'aria di chiedersi con Mameli, o il Canata, "dov'è la vittoria". Un interrogativo contraddittorio dal momento che l'Italia, finalmente, "s'è desta"! E sia la benvenuta, purché "il vuoto di pria" non venga colmato ricorrendo a un esorcismo in cui confondere idealità e marketing, virtù vere e riciclate, empiti profondi e scoop mediatici, intellighenzia e grandi numeri, Fratelli d'Italia e il Grande Fratello, cioè il nostro vecchio, trabocchevole genio domestico: un'italianità d'accatto, a buon mercato, un tanto al mese, senza impegno. Privi, dal '45, di epos popolare, mi augurerei una patria che fosse l'emblema - ma basterebbe il segno - di un'Italia in grado di stimarsi. Idealmente, socialmente e moralmente capace di vivere la cittadinanza in uno spirito di serietà civica, fatta anche di regole e disciplina, condivisione e responsabilità, non solo di euforie e di egoismi. E poiché le parole contano per quello che hanno dentro, e comunicano, anche la più timida e desueta - patria - liberata da ogni ingannevole orpello, lungi dal volerla usare per infiammare storie già tragicamente conosciute, può aiutarci a vivere la cittadinanza al di fuori, e soprattutto al di sopra, delle apatie ideali e delle pigrizie civili. Ma "l'immagine sposta il piano dell'identità e della comunicazione dal livello logico-razionale a quello visivo-emotivo", scrive Aldo Grasso riferendosi alla Tv. Che sia la sola patria rimastaci? A giudicare anche da come non di rado vi si strapazza il suo inno parrebbe, francamente, di sì.

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T utto (sezione: Laici e chierici)

( da "Corriere della Sera" del 02-08-2008)

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Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Prima Pagina - data: 2008-08-02 num: - pag: 1 autore: di GIOVANNI SARTORI categoria: REDAZIONALE Il dibattito Eluana / 1 VITA ARTIFICIALE E LIBERTà DI SCELTA T utto è cominciato con l'Enciclica del 1968 Humanae Vitae di Paolo VI. A 40 anni esatti di distanza, l'altro giorno il Corriere ha accolto nella sua pubblicità la "Lettera aperta al Papa" del movimento dei Catholics for Choice (il diritto di scegliere) sottoscritta da un centinaio di organizzazioni cattoliche di tutto il mondo. L'esordio della Lettera è duro: "Le gerarchie cattoliche hanno fondato sulla Humanae Vitae la politica di opposizione alla contraccezione". CONTINUA A PAGINA 34.

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Eluana, sì del Senato al ricorso alla Corte Polemiche e proteste (sezione: Laici e chierici)

( da "Corriere della Sera" del 02-08-2008)

Argomenti: Laicita'

Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Cronache - data: 2008-08-02 num: - pag: 21 categoria: REDAZIONALE Il voto La Procura si spacca. I familiari: andremo avanti Eluana, sì del Senato al ricorso alla Corte Polemiche e proteste Intesa sul testamento biologico: serve una legge Il senatore del Pd Ignazio Marino rivela in aula la sua decisione: niente terapie su di me se sarò nello stato della ragazza ROMA - Anche Palazzo Madama ha dato il via libera al ricorso alla Corte costituzionale contro la decisione dei giudici di autorizzare la sospensione dell'alimentazione artificiale ad Eluana Englaro. Ma se l'esito della votazione, avvenuta per alzata di mano, era scontato, non lo era affatto l'intesa bipartisan raggiunta in un aula strapiena (presenti i ministri Sacconi e Bondi e i sottosegretari Roccella e Giovanardi) sulla necessità di legiferare sul testamento biologico entro la fine del 2008. è stata approvata, infatti, grazie all'astensione del Pdl, regista il vicecapogruppo Gaetano Quagliariello, una parte di un ordine del giorno, presentato dall'omologo democratico Luigi Zanda, che invita a fare subito una legge sul delicato tema delle scelte di fine vita. L'accordo tra maggioranza e opposizione, peraltro, è stato sollecitato dallo stesso presidente del Senato, Renato Schifani. "Mi auguro che il Parlamento possa legiferare sul testamento biologico", ha detto, auspicando che "alla ripresa dei lavori possa essere assunta un'iniziativa parlamentare perché l'argomento di cui ci stiamo occupando mostra come sia giunto il momento che il legislatore faccia la sua parte". Soddisfatta per l'impegno assunto, Anna Finocchiaro, capogruppo Pd. La nuova legge come ha detto il vicepresidente del Senato Vannino Chiti (Pd) conterrà due principi guida: "Il divieto di praticare ogni forma di eutanasia e di accanimento terapeutico". E il senatore del Pd Ignazio Marino, come in una specie di testamento biologico, dichiara di voler rifiutare le terapie se si dovesse trovare in stato vegetativo permanente. Tutto secondo copione negli schieramenti sul ricorso alla Corte. Con Pdl, Lega e Mpa a favore (in dissenso solo Saro e Paravia). Anche a Palazzo Madama, come a Montecitorio l'opposizione si è divisa: il Pd non ha partecipato al voto (esclusi i radicali Perduca e Porretti che hanno votato contro, mentre la Bonino era in infermeria dopo un lieve malore), l'Idv ha votato "no" e l'Udc ha votato "sì". Veltroni ha detto che il Pd "è stato coerente, mentre il Pdl strumentale". Cossiga ha mosso un duro attacco ai magistrati che andrebbero frenati nella loro "sempre maggiore arroganza e intraprendenza". Ma come ha sostenuto il relatore Vizzini, chiedere il giudizio della Consulta "non vuol dire affatto andare contro i giudici". Il ricorso del Pg di Milano che ha impugnato la decisione di autorizzare la sospensione dell'alimentazione, è stato valutato positivamente dal vescovo Rino Fisichella, a capo del Pontificio Consiglio per la vita. Mentre Montera, procuratore generale di Milano facente funzione, ha reso noto il suo dissenso (e il malumore di alcuni sostituti) per l'iniziativa presa dalla collega Pezza in accordo con il procuratore generale, Mario Blandini. Montera ha anche citato un "libricino" del teologo Hans KÜng: "Ci si rende conto che non è scontato che una posizione cattolica porti alla sacralizzazione della vita a tutti i costi, perché la posizione cattolica è anche per la morte responsabile. Conosco tanti cattolici che la pensano così". I legali di Beppino Englaro, il padre di Eluana, hanno annunciato che "resisteranno" all'impugnazione. M. Antonietta Calabrò \\ Meglio morire piuttosto che restare in balia di altri attaccato a un tubo Una frase di Eluana a un'amica richiamata nella sentenza.

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Difendere i diritti della persona umana (sezione: Laici e chierici)

( da "Corriere della Sera" del 02-08-2008)

Argomenti: Laicita'

Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Opinioni - data: 2008-08-02 num: - pag: 34 autore: di ERNESTO GALLI DELLA LOGGIA categoria: BREVI Difendere i diritti della persona umana SEGUE DALLA PRIMA Eppure è proprio questo, in sostanza, quanto ha deciso la giustizia italiana nel caso di Eluana Englaro, immersa da molto tempo nella misteriosa condizione del coma profondo. Bisogna tenerlo bene a mente per capire che chi si oppone a sospendere la somministrazione per via artificiale di acqua e di "cibo" a Eluana - perché solo di questo si tratta, di acqua e di "cibo", non c'è nessuna "macchina che la tiene in vita" come invece dicono in tanti, a dimostrazione della disinvolta superficialità con cui spesso ci si pronuncia su un caso senza preoccuparsi neppure di conoscerne i termini reali - chi si oppone a questo, appunto, difende semplicemente il diritto di ognuno di decidere lui, e nessun altro, della propria vita. Difende il primo e più elementare diritto di libertà, che nessun giudice, nessun tribunale, nessuna sentenza, può usurpare o confiscare. Con il caso di Eluana Englaro l'eutanasia e il testamento biologico non c'entrano propriamente nulla. E semmai a rigor di logica, e se la logica ha un senso, proprio chi sostiene la liceità dell'eutanasia e del testamento biologico (testamento biologico la cui introduzione legislativa io ad esempio personalmente auspico) dovrebbe essere oggi a favore del mantenimento in vita di questa nostra sfortunata concittadina. Quella liceità, infatti, è reclamata dai suoi fautori precisamente in nome della volontà del soggetto: ma della volontà libera di questi, a lui direttamente ed espressamente imputabile, voglio sperare, non già della sua volontà presunta, come invece è accaduto nel caso di cui stiamo discutendo. Nessun tribunale di Milano o di Vattelapesca, soprattutto in assenza di una qualunque legge votata dai miei rappresentanti, ha il diritto di dire quale sarebbe stata presumibilmente la mia decisione sulla mia morte, può arrogarsi il potere di desumere tale mia volontà su base indiziaria (indiziaria!) e per giunta sulla base di indizi debolissimi se non inconsistenti. E infine: solo in un Paese sempre pronto a farsi accecare dalla faziosità, e nel quale una parte dell'opinione pubblica sembra ormai vivere dominata dall'ossessione fobica dell'"ingerenza clericale", solo in un Paese così è possibile interpretare un caso come questo episodio alla luce di uno scontro tra cattolici e laici. Ma stavolta l'opinione dei cattolici o l'"ingerenza clericale" non c'entrano nulla. C'entrano, per usare un'espressione adeguatamente aulica, solamente i "diritti della persona umana". La cui difesa sarebbe assai singolare che venisse lasciata solo alla Chiesa di Roma e al suo magistero, senza che dal mondo liberale, pure a parole oggi così affollato, non si alzasse una voce forte e decisa di protesta. \\ Sarebbe singolare se dal mondo liberale, pure a parole oggi così affollato, non si alzasse una voce forte e decisa di protesta.

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Si accendono le luci sul vecchio ospedale (sezione: Laici e chierici)

( da "Stampa, La" del 02-08-2008)

Argomenti: Laicita'

COMUNE.POTENZIATA L'ILLUMINAZIONE Iniziata anche la riasfaltatura delle strade nelle frazioni Si accendono le luci sul vecchio ospedale Angela Quaglia: "Altro tassello per il recupero della zona" Ci vorrà del tempo prima che si concretizzi il progetto di riuso degli immobili Asl, nel frattempo il Comune di Asti investe sulla rivitalizzazione della zona ex ospedale. Dopo la ristrutturazione del cortile su via Bottallo, l'amministrazione ha completato i lavori per il nuovo impianto di illuminazione a Santa Maria Nuova, ormai collaudato e funzionante. Messo in opera dallo staff tecnico del servizio Illuminazione pubblica, l'intervento rientra nel progetto di recupero di tutta la zona del vecchio ospedale. "Dopo l'inaugurazione dei lavori di ristrutturazione del cortile con l'aggiunta di concerti, cinema, ristorazione ed eventi - commenta Angela Quaglia, assessore ai Lavori pubblici - potenziamento ed ammodernamento del vecchio impianto luce aggiungono un altro tassello al progetto di recupero urbano di tutta l'area che circonda il vecchio complesso ospedaliero". I lavori sono stati previsti su una linea "di omogeneità": su via Bottallo sostegni dei lampioni e corpi illuminanti sono, per tipologia, uguali a quelli di via Ospedale e piazza Santa Maria Nuova, con strutture in ghisa e globi opacizzati. "Più moderni e con lampade a basso impatto ambientale, in armonia con case e palazzi- spiega Quaglia - i pali delle vie Prandone, Don Bosco, Roccavione, Rossini, Ricciardi e Turchi". In tutto 48 punti luce per una spesa complessiva di circa 60 mila euro. Tra gli altri interventi nel quartiere, la realizzazione del nuovo impianto di illuminazione sotto la Galleria Argenta. "Con il passare degli anni - continua Quaglia - la galleria ha perso la funzionalità iniziale di passaggio per i pedoni e di collegamento tra piazza Santa Maria Nuova e piazza Alfieri. Mancando il "passeggio" le attività commerciali hanno preferito ricollocarsi in aree più frequentate e commercialmente più appetibili". E aggiunge: "Adesso è necessario creare nuovo interesse per la zona, perché non basta il solo recupero urbano. Solo così potrà uscire dall'isolamento involontario nel quale è caduta da quando si è trasferito l'ospedale". Intanto sono aperti nuovi cantieri nelle frazioni con lavori di manutenzione a Montegrosso Cinaglio. Altri interventi a San Grato, Sessant, Serravalle, Montemarzo, San Marzanotto, Castiglione. Un ulteriore cantiere è previsto a Variglie, con l'ampliamento dell'incrocio tra le strade Valle dei Re e Monferrina (incaricata la ditta "Moviter" per un importo complessivo di circa 32 mila euro). "In questo modo - spiega Quaglia - si dovrebbe ridurre la pericolosità della curva di strada Valle Re e facilitare l'ingresso su strada Monferrina". A fine agosto, intanto, riaprirà il ponte sul Versa in località Pontesuero. \.

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L'astensionismo certamente sofferto ma di fatto compatto e disciplinato (roba da centralismo de (sezione: Laici e chierici)

( da "Stampa, La" del 02-08-2008)

Argomenti: Laicita'

Mocratico...) del Pd sulla vicenda Englaro ci rivela probabilmente la vera identità del Partito democratico: quella cioè di non poterne avere una. Nel momento in cui il Popolo della Libertà, contrariamente a quella che dovrebbe essere la propria vocazione, sceglie di non difendere la libertà personale di ciascuno, il Pd non prende posizione. Sono vicende complicate, me ne rendo conto, e ogni semplificazione rischia di essere inutile e qualunquista, ma quell'astensione mi sembra del tutto speculare a un'altra astensione: quella manifestata dagli elettori del Pd alle ultime elezioni per il Comune di Roma. E temo, all'astensionismo che potrebbe contraddistinguere le elezioni future. Ogni novità porta con sé una insopportabile dose di rimpianto per il passato, ma davvero non è il mio caso. Penso semmai che il rimpianto sia legittimo per l'occasione che al momento sembra perduta e per quello che il Pd ancora non è, piuttosto che per quello che non è più. Di buono c'è che il disorientamento nel quale galleggia l'elettore di centrosinistra consente di sentirsi liberi, felicemente anarchici e ci obbliga a ricominciare da noi stessi, dal nostro lavoro, dai nostri principi. E dire che in tempi di globalizzazione spinta il tema dei diritti potrebbe essere quello più connotativo per una forza di centrosinistra. Laica, evidentemente. Improvvisamente invece ci si sente soli, non rappresentati abbastanza ma proprio per questo più maturi e responsabili. E fra le varie responsabilità credo fermamente ci sia anche quella di dire apertamente quello che si pensa; in altri termini, di rompere le scatole. In fondo è un buon segno. Il contrario sarebbe la rinuncia.

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Triora ricorda Margherita Brassetti con una strada (sezione: Laici e chierici)

( da "Stampa, La" del 03-08-2008)

Argomenti: Laicita'

Triora le ha dedicato una strada e una piccola sezione nel Museo etnografico. E c'è ancora qualche anziana che la ricorda, vagamente, per averla avuta come maestra di cucito. Per Margherita Brassetti, nobile figura che visse a lungo a Triora, fondatrice di varie associazioni, era stato ipotizzato un processo di beatificazione. Il parroco don Lorenzo Broccardo iniziò a raccogliere varie documentazioni. I trioresi l'hanno considerata, per decenni, alla stregua di una santa. Ma quei documenti erano forse insufficienti. Tutto finì comunque con la scomparsa del sacerdote. Un riconoscimento alla figura di Margherita Brassetti è ora arrivato. E' stata infatti inserita fra le figure di "santità locale" in occasione dei 140 anni della fondazione dell'Azione cattolica. Così ora Maria Brassetti campeggia, con tanto di foto, nel sito della stessa Azione cattolica. E' stato il parroco di San Siro, a Sanremo, don Alvise Lanteri, a chiedere e ottenere il suo inserimento. Ma chi era Margherita Brassetti il cui ricordo, oggi, è quasi del tutto diventato indiretto? Nata a Cagliari nel 1877, il papà Gerolamo era di famiglia genovese, la madre Aurelia Rossi di Rio Marina (Isola d'Elba). Nel 1884 la famiglia si trasferì a Torino. Scomparsa la madre, il padre si risposò. A seguito di contrasti con la matrigna si fermò nel collegio delle Suore di San Giuseppe. A Triora arrivò nel 1901. Iniziò subito una fervente azione di apostolato religioso e sociale soprattutto a favore delle giovani fondando diverse congregazioni femminili tra cui la Compagnia delle Figlie di Maria. Nel 1910 creò la Pia associazione dei Santi Tabernacoli, detta anche delle Sacramentine, che riuniva le donne rimaste nubili. Nel 1920 l'Azione cattolica diventa realtà anche di Triora. Margherita è presente a congressi diocesani, partecipa a riunioni, avvia azioni di beneficenza, insegna, predica la fratellanza e il bene. Un'attività svolta con fervore tanto che il vescovo la invia a Roma a rappresentare il Consiglio diocesano di Ventimiglia. Morì il giorno di pasqua del 1927. "Margherita Brassetti - scrive l'Azione cattolica - incarna e vive, nella complessità della sua personalità, un'esperienza certamente degna d'essere raccontata, forse anche meditata".

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Il bene di vivere e il diritto di morire - (segue dalla prima pagina) (sezione: Laici e chierici)

( da "Repubblica, La" del 03-08-2008)

Argomenti: Laicita'

Commenti IL BENE DI VIVERE E IL DIRITTO DI MORIRE (SEGUE DALLA PRIMA PAGINA) Siamo ormai tutti "tecno-dipendenti" in ogni atto e momento della nostra vita e tutti in un modo o in un altro lavoriamo per accumulare nuovi saperi che accrescono il potere della tecnica a detrimento della nostra libertà. * * * Ricordo queste vicende perché da allora, nei pochi anni trascorsi, il tema non è più soltanto filosofico, religioso, scientifico, ma ha fatto irruzione anche nella politica. Come ha rilevato Aldo Schiavone pochi giorni fa su questo giornale, ha messo in discussione due momenti topici dell'esistenza di ciascun essere umano: il momento della nascita e quello della morte, la nostra entrata e la nostra uscita dal mondo. I due eventi che dominano la nostra intera vita, l'alfa e l'omega delle nostre esistenze individuali, erano fino a poco fa al di fuori del nostro controllo. Ma ora non è più così poiché la tecnica se ne è impadronita: ha creato strumenti che consentono di determinare la nascita non solo secondo natura ma anche in laboratorio ed ha prolungato la vita anche oltre i limiti posti dalla natura. Le religioni ? e quella cattolica in particolare ? hanno assunto un atteggiamento dogmatico e ideologico sul tema della vita, trasformandolo in una vera e propria ideologia. Per quanto riguarda la nascita la Chiesa ha rigorosamente vietato la contraccezione respingendo ogni strumento tecnico che potesse limitare le nascite; sul tema della morte al contrario la Chiesa difende il ricorso agli strumenti che la tecnica è in grado di fornire per prolungare artificialmente una pseudo-vita al di là dei limiti segnati dalla natura. Questo duplice e contraddittorio atteggiamento che vieta la tecnica limitatrice di nascite non volute e invoca invece la tecnica capace di mantenere una vita artificiale, ha ideologizzato la discussione facendo irruzione nella politica, nei governi, nei parlamenti. Si è arrivati al punto di far votare dagli elettori e dai loro rappresentanti parlamentari questioni di estrema privatezza, con tutte le torsioni politiche ed etiche che queste intrusioni comportano nelle coscienze e nella libertà individuale. La privatezza della morte è diventata argomento pubblico non solo come indirizzo generale ma perfino nei casi specifici di questo e di quello. Di conseguenza, mettendo in discussione alcuni diritti fondamentali degli individui, anche la magistratura è stata chiamata in campo. La discussione sui principi si è incattivita e imbarbarita. Attorno alle camere di rianimazione si svolgono polemiche interminabili; le Corti di giustizia emettono verdetti contrapposti e sentenze inaccettate. Nel caso attualmente aperto di Eluana Englaro le Camere sollevano addirittura conflitti di competenza tra potere legislativo e potere giudiziario. La Corte costituzionale è ora chiamata a sciogliere una questione a dir poco imponderabile, al solo dichiarato intento da parte della maggioranza di centrodestra di guadagnare qualche settimana o mese di tempo lasciando l'esistenza di una persona tecnicamente già morta da 16 anni, agganciata ad un tubo che le somministra sostanze capaci di ossigenarle il sangue, come si trattasse d'una pianta e non di una vita umana. * * * La vita e la morte sono argomenti non decidibili o almeno così dovrebbe essere. Esperienze che segnano il carattere e la coscienza di ciascuno. Il nostro destino. La nostra dignità. La nostra libertà. Scendere da questo livello e discutere se abbia giudicato correttamente un Tribunale, una Procura, una Corte di cassazione; se una legge debba colmare il vuoto di legislazione e in che modo la sua precettistica debba essere formulata: tutto ciò immiserisce una questione che dovrebbe essere affidata alla volontà responsabile della persona interessata o ai suoi legali rappresentanti se l'interessato non è in condizione di intendere, di esprimersi, di volere. Ma poiché questa è in una molteplicità dei casi lo stato di fatto, di esso bisognerà dunque discutere superando il disagio che ce ne deriva. Le domande che ci dobbiamo porre nel caso specifico di Eluana sono le seguenti: esiste una manifestazione chiara e recente di volontà dell'interessata? Se non esiste o è considerata remota ci sono persone validamente in grado di decidere per lei? Infine: su quali punti d'appoggio o principi si basa la sentenza della Suprema Corte che ha autorizzato il padre di Eluana a interrompere le cure e determinare l'arresto del cuore, pulsante in un corpo che è in coma da 16 anni con encefalogramma piatto e una vita non umana ma vegetale? * * * Sappiamo che Eluana manifestò ripetutamente la sua volontà di non sopravvivere alla propria eventuale morte cerebrale. Lo fece ancor giovanissima, perfettamente sana e consapevole, in seguito alla traumatica esperienza di aver visto e assistito persona a lei cara che si trovava in condizioni di morte cerebrale cui per sua fortuna seguì di lì a poco quella cardiaca. I fautori ad oltranza dell'ideologia della vita obiettano che quelle manifestazioni di volontà siano remote rispetto al momento in cui Eluana entrò in coma e quindi "scadute", prive di legittima volontà. L'argomento a sostegno di questa tesi si appoggia alla considerazione che in una materia così delicata e privata si può cambiare parere fino ad un attimo prima dell'ultimo respiro. è vero, si può cambiare parere fino all'ultimo respiro se si è in condizioni di cambiar parere e di esprimerlo. Ma se si è già morti cerebralmente? L'espianto degli organi con i quali si salvano altre vite non avviene forse quando la morte cardiaca non è ancora avvenuta e gli organi sono ancora vitali se l'autorizzazione a disporne è già stata data e i se i parenti consentono? Alla seconda domanda la risposta è netta: il padre e la famiglia di Eluana, che l'hanno assistita per sedici anni ed hanno raccolto una serie di evidenze cliniche sull'irreversibilità del suo stato, vogliono che la vita artificiale non prosegua e che cessi l'accanimento terapeutico. Esprimono in nome della propria figlia il rifiuto delle cure in atto; un rifiuto che è un diritto riconosciuto del malato o di chi lo rappresenta. Infine la terza domanda: la validità della sentenza della Cassazione. La Suprema Corte è stata chiamata a giudicare sul diritto dell'interessata o di chi la rappresenta di rifiutare le cure. Non ha neppure avuto bisogno di fondare la sentenza sulle manifestazioni di volontà di Eluana di molti anni fa. Ha accertato, la Suprema Corte, l'inesistenza di una legislazione in materia e si è quindi rifatta, come è suo dovere prescritto in Costituzione, al diritto del malato, anch'esso riconosciuto in Costituzione, di rifiutare le cure. Sentenza ineccepibile: in assenza di norme e in presenza di diritti costituzionalmente garantiti la Corte giudica in base ai principi dell'ordinamento giudiziario che riconosce il dovere del giudice di tutelare i diritti dei cittadini. * * * Le Camere su istanza dei deputati e dei senatori di centrodestra, hanno voluto sollevare conflitto di competenza. Non spetta alla magistratura intervenire bensì al popolo sovrano e a chi lo rappresenta, di fornire una normativa che regoli la questione. Nessuno nega che spetti al potere legislativo legiferare e non certo alla magistratura, ma qui siamo in una situazione in cui il potere legislativo non ha legiferato provocando un vuoto nel quale solo alla magistratura incombe il dovere di tutelare diritti riconosciuti in Costituzione. Non esiste dunque conflitto tra i due poteri. Quello giudiziario è intervenuto in difesa d'un diritto in mancanza di legislazione. Quando quel vuoto sarà riempito la magistratura disporrà di una legge e dovrà applicarla sempre che essa non sia in contrasto con i principi costituzionali. Vedremo comunque quale sarà la sentenza della Corte costituzionale investita del problema. * * * C'è stata polemica sul comportamento dei deputati e dei senatori del Partito democratico, che in entrambe le votazioni sul conflitto di competenza hanno preferito disertare l'aula anziché votare contro. Giustamente, a mio avviso, Miriam Mafai ha severamente criticato quella decisione. Penso tuttavia opportuno distinguere quanto è avvenuto alla Camera dei deputati da quanto è avvenuto in Senato. Alla Camera, come poi al Senato, i rappresentanti del Pd hanno espresso la loro opposizione al conflitto di competenza sollevato dalla maggioranza e si sono poi assentati dall'aula per non provocare crisi di coscienza tra i deputati cattolici aderenti al Pd. Al Senato invece è stato presentato un ordine del giorno proposto da Luigi Zanda che stabiliva l'impegno a discutere ed approvare la normativa sul testamento biologico entro l'anno in corso. L'ordine del giorno è stato votato anche dai senatori di centrodestra e appoggiato dal presidente del Senato. L'astensione ha avuto dunque una contropartita abbastanza forte. Duole tuttavia registrare che una parte di parlamentari democratici e cattolici ha presentato un disegno di legge sul testamento biologico difforme in alcune parti sostanziali da un altro analogo documento di legge presentato dallo stesso Partito democratico. è evidente che queste differenze dovranno essere sanate prima dell'inizio del dibattito parlamentare. Il Pd su un argomento di questa importanza non può che avere una sola voce, ispirata alla laicità dello Stato oltreché alla tutela dei diritti del malato. Ci sono molti problemi davanti al Pd che dovranno esser chiariti entro il prossimo autunno, ma sarebbe grave se questo tema non fosse considerato tra quelli prioritari. Dall'incontro tra laici e cattolici democratici è nato il Pd. La laicità è stato fin dall'inizio considerato il valore fondante. Questa è la prima prova concreta per saggiare la validità dell'incontro tra quelle due culture. Se la prova fallisse le conseguenze metterebbero in discussione l'esistenza stessa del partito.

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"sì all'udc, ma con questi alleati" - (segue dalla prima pagina) paolo griseri (sezione: Laici e chierici)

( da "Repubblica, La" del 03-08-2008)

Argomenti: Laicita'

Pagina V - Torino La carta in più La città metropolitana La proposta L'obiettivo Rimontare il divario delle ultime politiche si può: nel 2005 ho avuto 90 mila voti di preferenza dati a me Non ne vedo la necessità almeno nell'area torinese Penso che la Provincia sia lo strumento più adeguato per un simile territorio "Sì all'Udc, ma con questi alleati" Bresso: le alchimie non mi piacciono, preferisco la concretezza Io sono d'accordo con Morgando: ampliare la maggioranza è utile, cambiarla no. Vietti non è un integralista cattolico dunque non vedo perché non potremmo allearci La prima preoccupazione è essere convincenti con quanti ci hanno fatto vincere nel 2005: possiamo riuscirci con le politiche che stiamo realizzando (SEGUE DALLA PRIMA PAGINA) PAOLO GRISERI (segue dalla prima di cronaca) Presidente Bresso, ha letto le dichiarazioni di Gariglio e Vietti a Repubblica di ieri? "Ho visto che sarebbero favorevoli a un allargamento della maggioranza all'Udc". E lei è favorevole? "Io sono d'accordo con Morgando. Allagare la maggioranza può essere utile, cambiarla no". Risponde no alla condizione posta dall'Udc: o con noi o con Rifondazione? "è un'alternativa che non ha molto senso. Noi ci siamo presentati con un programma chiaro e definito e abbiamo proposto un'alleanza che in questi tre anni ha governato il Piemonte senza grandi dissidi interni. Certo, si può sempre allargare la coalizione ma la prima preoccupazione non può essere questa". Qual è la prima preoccupazione? "Quella di essere convincenti verso gli elettori che ci hanno fatto vincere nel 2005, verso la nostra gente". Alle ultime politiche il divario a vantaggio del centrodestra in Piemonte era consistente... "Era di circa 300 mila voti". Come intendete recuperarli? "Le elezioni regionali sono cosa diversa da quelle nazionali. La percentuale dei votanti e più bassa e in questo caso non avremmo la penalizzazione dell'effetto-Prodi". Perché era penalizzante? "Perché il governo Prodi era sostenuto da una coalizione rissosa al suo interno". L'Unione a Palazzo Lascaris non è così? "Direi proprio di no. Un conto è discutere e confrontarsi sul merito delle cose da fare: è comprensibile dividersi sulla Tav, gli elettori comprendono la dialettica sul merito. Non comprendono invece le contrapposizioni ideologiche e sterili". Quale ritiene che sia oggi il divario tra centrodestra e centrosinistra in Piemonte? "Credo che il nostro problema sia motivare circa 200 mila cittadini che hanno sempre votato per il centrosinistra, che fanno parte della nostra gente e che potrebbero essere tentati di rifugiarsi nell'astensione. Sono loro la nostra priorità". è un'impresa alla vostra portata? "Penso di sì. Vorrei ricordare che nel 2005 ho ottenuto circa 90 mila voti di preferenza dati a me e a nessuno dei partiti della coalizione". Come pensate di convincere i 200 mila dubbiosi? "Con le politiche che stiamo realizzando e che oggi, a tre anni di distanza, cominciano a dare i primi frutti. Parlo dei tre cardini del nostro programma: competitività, sostenibilità ambientale e questione sociale. Sulla competitività abbiamo un legame molto stretto con le università e i centri di ricerca che si sentono parte integrante del nostro progetto. Sull'ambiente e le energie rinnovabili stiamo candidandoci come una delle regioni leader. Sul sociale abbiamo rilanciato il piano casa, le politiche a sostegno dei cassintegrati, i buoni famiglia e il sostegno agli asili nido. Cose concrete non alchimie politiche, formule vuote". L'allargamento all'Udc è un'alchimia? "Se diventa un esercizio di geometria politica sì. Se invece i moderati dell'attuale opposizione piemontese apprezzano i contenuti della politica del centrosinistra, ben vengano. Nei fatti qualcosa del genere è già successo. Sul federalismo il consigliere Scanderebech ha detto: 'Io ho dei dubbi ma siccome so che la presidente ha una visione non fondamentalista e non separatista, voto a favore'". La laica Bresso potrà allearsi un giorno con i cattolici tradizionalisti dell'Udc? "La laicità non è alternativa all'essere cattolico, è alternativa all'integralismo. Non mi sembra che Vietti abbia mai mostrato atteggiamenti integralisti e dunque non vedo perché non potremmo allearci un giorno". Ci sarà una sera della primavera 2010 in cui Vietti sale su un palco in piazza San Carlo e dice: 'Votate Bresso, è il candidato migliore per guidare la Regione'"? "Credo che sia possibile. Del resto a chi non piace salire sul palco di chi vince?". Gariglio dice che lei ha avuto una fase anticattolica e ora si è moderata nei toni. Concorda? "Non mi pare proprio che sia così. Io sono sempre stata coerente con i miei principi e devo dire che su molte questioni, come quella del sostegno alla scuola pubblica, ho incontrato fiumi di cattolici che mi hanno dato ragione. Le mi sta intervistando mentre torno da un convegno sul dialogo tra cattolici e valdesi. Sono questioni che mi interessano molto". Qual è la sua opinione sulla nascita della città metropolitana? "Posso parlare per l'area torinese e dirò francamente che non ne vedo la necessità". Chiamparino dice invece che sarebbe utile... "Capisco che i sindaci delle grandi città siano tentati dal progetto. Ma a Torino la città metropolitana finisce per entrare nelle valli, per coinvolgere parti di territorio con caratteristiche molto diverse. Penso che la Provincia sia oggi lo strumento più adeguato per governare un territorio con queste caratteristiche". Anche sul piano urbanistico? "Riconosco che in materia urbanistica una struttura che comprendesse Torino e la cintura sarebbe necessaria. Ma non è difficile creare un ente di secondo livello, non eletto dai cittadini, che si potrebbe chiamare, come in Francia, Comunità urbana e che coordina le scelte urbanistiche. Siccome la materia dipende dalla Regione, io non avrei alcuna difficoltà a concedere l'autonomia urbanistica. Istituendo la città metropolitana ci sarebbe invece il rischio di far nascere altre due province". Uno dei nodi logistici del Piemonte sarà Orbassano, perché passerà da lì la nuova Torino-Lione. Condivide la scelta della società Sito (in cui la Regione ha la maggioranza) di cedere ai privati i capannoni? "Ho molti dubbi su quella scelta. E infatti due giorni fa ho scritto una lettera a Sito pregando il presidente di sospendere l'operazione di cessione. Credo sia utile ragionarci bene".

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Don bosco-cei, in parità la sfida tra le cattoliche (sezione: Laici e chierici)

( da "Repubblica, La" del 03-08-2008)

Argomenti: Laicita'

Pagina IX - Palermo Il duello Don Bosco-Cei, in parità la sfida tra le cattoliche L'anno scorso la spuntò il Don Bosco, quest'anno è parità. La sfida tra le due maggiori scuole cattoliche cittadine finisce con un nulla di fatto. Il Don Bosco riesce a ottenere tre eccellenze (100 e lode) contro le due del Cei (Centro educativo ignaziano), ma quest'ultimo strappa alle commissioni giudicatrici una percentuale di superbravi (100 centesimi) di poco superiore all'istituto di via Libertà. Le percentuali, per tutti e due gli istituti, sono tre volte superiori alla media delle scuole statali della città: 16,7 per cento al Don Bosco, 17,1 al Cei.

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Flop delle paritarie laiche: cadono otto su cento (sezione: Laici e chierici)

( da "Repubblica, La" del 03-08-2008)

Argomenti: Laicita'

Pagina VIII - Palermo Record di respinti. E tra chi ce l'ha fatta uno su tre ha conseguito il punteggio minimo Flop delle paritarie laiche: cadono otto su cento L'ordinanza del Cga ha costretto duemila candidati a iscriversi da esterni. Trionfo delle realtà religiose Studenti delle private meno bravi agli esami dei compagni delle statali. Ma per le scuole paritarie palermitane è una maturità a due facce. Complessivamente le non statali fanno registrare un numero di bocciati tre volte superiore alle statali e un numero doppio di studenti diplomati con il minimo. La percentuale di superbravi (100 centesimi) è invece poco al di sotto di quella delle scuole statali. Nel monitoraggio delle scuole non statali si sono presi in considerazione soltanto gli alunni interni. Quella dei duemila candidati costretti a presentarsi da "esterni" per via di un'ordinanza del Consiglio di giustizia amministrativa è una storia andata decisamente male. In totale, le commissioni miste (tre membri interni, tre commissari esterni e un presidente esterno) hanno stoppato quasi sei studenti interni su 100: non in possesso, secondo le stesse commissioni, delle competenze minime per entrare in possesso del diploma. Anche la percentuale di coloro che hanno acciuffato l'agognato "pezzo di carta" per i capelli è altissimo: vicino al 22 per cento, contro il 12,5 delle scuole statali. Segno che i ragazzi sono meno preparati? Forse. Ma la lettura dei dati non può prescindere da un'analisi che differenzi le scuole laiche da quelle cattoliche. Queste ultime fanno registrare performance da fare invidia, addirittura superiori a quelle dei licei classici statali. Su 271 studenti censiti si registra un solo bocciato: il 4 per mille. I diplomati col minimo sono pochissimi (appena il 2,6 per cento): quasi un quinto delle statali. E i superbravi (100 centesimi) risultano il triplo: 16,6 per cento, contro il 5,7 delle statali e il 12 per cento dei soli licei classici. Anche le eccellenze sono tante (sette) in rapporto al numero di studenti: il 2,6 per cento. Scorrendo i numeri, il buco nero dell'istruzione privata cittadina, con i dovuti distinguo, sembra proprio essere la paritaria laica. Almeno stando ai dati della maturità. In questa tornata, il tasso di bocciature ha superato l'8 per cento: un dato quasi cinque volte superiore alla media degli istituti statali. Sono tre su dieci gli studenti che acciuffano il diploma col punteggio minimo, quasi il triplo rispetto alle scuole statali. E di superbravi ce n'è uno solo. s. i.

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Così la bozza calderoli danneggia i consumatori - amedeo lepore (sezione: Laici e chierici)

( da "Repubblica, La" del 03-08-2008)

Argomenti: Laicita'

Pagina I - Napoli L'analisi Così la bozza Calderoli danneggia i consumatori AMEDEO LEPORE L'espressione "federalismo fiscale" ha origine dalla concezione della "configurazione territoriale ottimale del governo della finanza pubblica", di derivazione americana, che fa riferimento alle entrate e alle spese pubbliche a prescindere dal livello decisionale di assegnazione delle relative funzioni. Tuttavia, negli ultimi anni, è emerso anche un altro orientamento, secondo il quale la titolarità delle entrate fiscali - l'unico aspetto di finanza pubblica considerato ai fini federalistici - appartiene alle comunità territoriali, mentre le funzioni di spesa ricadono all'interno delle scelte di devolution. La proposta di legge approvata dal Consiglio regionale della Lombardia, rifacendosi a questa impostazione, determina, per le regioni a statuto ordinario, un sostanziale squilibrio tra maggiori entrate e maggiori spese decentrabili. Uno studio Cifrel-Università Cattolica, condotto da alcuni economisti non certo sospetti di antifederalismo, come Ambrosanio, Bordignon e Turati, rileva che, dal punto di vista del metodo, "definire le risorse da attribuire, senza definire prima le spese che queste risorse devolute dovrebbero finanziare, necessariamente produce disequilibri". Mentre, dal punto di vista del merito, "definire ex ante il livello della perequazione, senza di nuovo considerare i servizi che devono essere finanziati e i diversi gradi di tutela che la Costituzione riconosce a questi diversi servizi, conduce necessariamente a problemi di congruenza tra entrate e spese". Questo vale, in particolare, per le regioni meridionali, che, così, non sarebbero in condizioni di finanziare anche le funzioni costituzionalmente tutelate. SEGUE A PAGINA X.

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L'incontro - maria pia fusco (sezione: Laici e chierici)

( da "Repubblica, La" del 03-08-2008)

Argomenti: Laicita'

Cronaca L'INCONTRO Storia e storie Un ragazzo del Sud diventa poliziotto e poi, sull'onda dei fermenti del Sessantotto, si inventa attore Nel film che sta girando, "Il grande sogno", l'uomo che è diventato celebre nei panni del commissario Cattani racconta un bel pezzo della sua giovinezza e si confronta con un tema davvero impegnativo "Metto allo specchio quel passato e il nostro presente, e la società di oggi ne esce a pezzi. Spero che serva a far riflettere Perché un film a qualcosa deve servire" Da ragazzino volevo fare il missionario Passai quattro anni in un collegio religioso Mi cacciarono quando capirono che non avrei mai potuto fare il voto di castità MARIA PIA FUSCO Subiaco (Roma) "se non ci fosse stato il Sessantotto oggi sarei un bel maresciallo di polizia in pensione", dice Michele Placido e non è una battuta. Nel 1967, a ventuno anni, faceva il poliziotto a Roma, caserma Castro Pretorio. "Non avevo una vera formazione politica e senza i fermenti di quegli anni non avrei fatto il salto di qualità umana e culturale che mi diede il coraggio di affrontare l'esame all'Accademia d'arte drammatica. Il coraggio di andare oltre, di credere che un ragazzo del Sud, figlio di un geometra di paese, poteva confrontarsi con i figli delle famiglie borghesi di Roma, di Milano, di Genova che allora approdavano, solo loro, ai corsi dell'Accademia". Il Sessantotto è il tema centrale di Il grande sogno che Placido sta girando in questi giorni, nono film da regista, "il più personale. L'avevo pensato sei anni fa, ma mentre scrivevamo la sceneggiatura con Angelo Pasquini, uscì la notizia di The dreamers di Bertolucci sul Sessantotto e ci fermammo. L'abbiamo ripreso ampliando il soggetto, non è più solo il caso privato di un poliziotto che sogna di diventare attore, ma abbiamo inserito gli eventi del tempo, la primavera di Praga, la figura di Ian Palach, la morte di Martin Luther King e di Bob Kennedy, l'episodio poco noto dell'uccisione di centinaia di studenti a Città del Messico durante le Olimpiadi, il maggio parigino, i colonnelli in Grecia, le prime dissidenze in Urss. Anche perché mi ero scocciato di sentire tanti commenti negativi sul Sessantotto come se fosse solo una cosa italiana". L'idea è di raccontare il privato dei tre protagonisti - Riccardo Scamarcio, il poliziotto; Jasmine Trinca, una studentessa cattolica che si avvicina al movimento; Luca Argentero, un operaio del Nord politicizzato - segnato dagli eventi del mondo, un po' com'era Romanzo criminale. Per Placido il riferimento è a La Storia di Elsa Morante. L'incontro avviene sul set, a Subiaco, settanta chilometri da Roma. Sulla strada che fiancheggia il monastero benedettino di Santa Scolastica sfilano decine di giovani colorati e sorridenti, cantano Bella ciao, gridano slogan contro la guerra, le bandiere rosse si intrecciano con insegne cattoliche e manifesti pacifisti: è la sequenza di una delle marce della pace di quegli anni. Ci sono Jasmine Trinca e Riccardo Scamarcio. "La mia storia è simile a quella di Riccardo, un bel ragazzo pugliese a cui un giorno una signora in treno disse "tieni una bella faccia, perché non fai l'attore?" e lui venne a Roma a provarci". Curioso è il rapporto tra il sogno dell'attore e la polizia. Non solo, ma il primo sogno era ancora un altro. "Per essere in un paese del Sud, Ascoli Satriano, isolato dai grandi centri culturali, nella mia famiglia la cultura c'era. Mio padre, Beniamino Placido, cugino del giornalista, era geometra e insegnava: nel Sud all'epoca non c'era lavoro per un geometra. Le mie sorelle e i miei fratelli - otto, cinque maschi e tre femmine - studiavano tutti a Bari, si sono tutti laureati. Io ero l'unico ribelle, di studiare non ne volevo sapere. A nove anni decisi di seguire la strada di un mio zio missionario e diventare prete. Andai in un collegio religioso, ci rimasi quattro anni e non furono anni infelici, anzi. Come sempre mi capita, riuscii presto ad inserirmi, diventai un piccolo leader, non ero arrogante, ma non mi piacevano i primi della classe, preferivo stare con i cosiddetti cattivi all'ultimo banco, tutti quelli che poi venivano espulsi erano gli amici più cari. Finché sono stato espulso anch'io". La vocazione c'era, però il bambino Michele restava ribelle: "Non riuscivo ad accettare la disciplina. La gerarchia cattolica era piuttosto oppressiva, ho vissuto le punizioni, i ritiri nel silenzio, le giornate di digiuno. Ma mi hanno espulso perché a tredici anni sentivo le prime pulsioni sessuali e, con l'abitudine di dire sempre la verità, in confessione raccontavo che sognavo le donne, che facevo pensieri "cattivi". E la masturbazione era peccato, andava punita. Si è capito che non avrei mai potuto fare il giuramento di castità. Giustamente mi hanno mandato via". Malgrado tutto "in quei quattro anni ho imparato più che nel resto della vita, l'educazione cattolica è stata molto formativa sul piano culturale. Oltre alla Divina Commedia, che mio padre ci leggeva le sere d'inverno davanti al fuoco - la tv era ancora lontana -, posso dire che il Vangelo è il mio primo romanzo di formazione, la figura di Cristo è rimasta per me di un carisma enorme, mi accompagna negli anni, la sua immagine si sovrappone a Che Guevara, a Pasolini, a tutte le persone che ammiro. E conservo la religiosità". Scomparsa la vocazione, gli è rimasto il germe del teatro, sbocciato in collegio dove un sacerdote organizzava piccole recite con testi popolari come La cieca di Sorrento, Il fornaretto di Venezia. Il debutto di Placido fu molto particolare: "Feci la regia di uno sketch, La moglie dell'ubriaco. Il ruolo dell'ubriaco mi sembrava banale, vestito da donna feci la moglie che lo aspettava a casa e lo picchiava. Con grande ilarità dei preti". Tornato a casa, la sorella Rita gli fece scoprire la poesia alimentando la passione per il recitare, finché Michele ragazzo subì il fascino di Shakespeare e cominciò ad intrattenere gli amici con la lettura. "Amleto era il preferito, mi appassionavano l'apparizione dello Spettro, l'uccisione del padre, tutte le scene cruente che gli amici amavano ascoltare. Non avevo mai visto un vero teatro, ma ne sentivo la suggestione". Intanto il rifiuto della scuola era rimasto integro e "quando i miei fratelli più piccoli mi superarono e io fui bocciato per la terza volta all'istituto tecnico industriale di Altamura, mio padre, disperato, cominciò a pensare a una sistemazione come modesto scrivano all'ufficio imposte del paese, magari in attesa di una raccomandazione come avveniva per i posti nel Sud". Allora ebbe l'idea. "Mi ero informato su come entrare all'Accademia, bisognava avere ventuno anni e essere esenti dal servizio militare. Mi dissi: a diciotto anni vado in polizia, mi preparo per l'Accademia, a ventuno anni faccio la domanda. Era un progetto folle. Grazie all'aiuto di uno zio, andò in porto, con la fortuna di essere mandato a Roma". Sia pure nella finzione, Il grande sogno, che comincia nel '67 e ritrova i personaggi oggi, racconta molto del vissuto di Placido, compreso l'incontro con una ragazza borghese cattolica - "Eravamo innamorati" - nipote della traduttrice di Anna Achmatova, "una donna meravigliosa che mi aiutò molto a prepararmi per l'Accademia", l'esame superato "anche se ero molto rozzo nella dizione e nella postura, ma era anche una mia scelta di non piegarmi ai metodi classici". E racconta l'addio alla polizia, "di cui ho ricordi contrastanti. In quegli anni era repressiva e fortemente anticomunista, si potevano leggere Il Tempo e Il Messaggero, neanche Il Corriere della Sera, figuriamoci L'Unità. Io, che compravo Paese Sera, l'unico con le informazioni sui film, ho fatto parecchi giorni di prigione di rigore. Però c'era un colonnello che amava il teatro e mi aiutò, mi mise a disposizione la biblioteca, era orgoglioso che potessi riuscire". L'esordio a teatro fu nel '70 con l'Orlando furioso, regia di Luca Ronconi. Il cinema arrivò quattro anni dopo, con Monicelli, Comencini, Bellocchio, Rosi, i Taviani. "Fu un misto di fortuna e di scelte. Avevo offerte di film brillanti, commerciali, ma per il tipo di educazione religiosa e politica, preferivo lavorare con autori anche difficili che mi aiutavano a crescere". Non immaginava che nell'83 il trionfo della serie La Piovra e la popolarità del suo commissario Cattani lo avrebbero reso una star, adorato dalle donne, acclamato in tanti paesi. "Sono stato il primo attore di tv a diventare una star europea, ancora oggi sono invitato in Russia alle celebrazioni dell'Armata Rossa e ho rapporti con i presidenti dei paesi dell'ex Urss più di quanti ne abbia Berlusconi o qualsiasi politico italiano. Ma non me ne vanto, così come allora non capivo l'interesse delle donne, perché ho sempre sofferto di inferiorità nei confronti dei miei fratelli, belli, alti, con gli occhi azzurri come papà". Le donne occupano uno spazio importante nella vita di Placido. "è difficile parlarne, a distanza di anni posso dire che ho avuto la frenesia dell'infedeltà, ma con grande onestà dico che sono tre le donne che hanno contato: la prima moglie, la seconda e Federica, la mia compagna attuale. Quando avevo una compagna, a modo mio ero fedele, facevo qualche scappatella, ma non ho mai avuto la classica amante. E amo il ruolo di padre - si spiegano i cinque figli - mi è sempre piaciuto condividere il desiderio di maternità della mie compagne. Sulla fedeltà non sono un buon esempio, ma i tradimenti avvenivano quando il rapporto si esauriva, con Federica sto da sette anni e non ho mai pensato di tradirla. E conservo un grande rispetto per la Stefanelli. Mi ha dato tre figli, Violante, Brenno e Pierangelo, uno più bello dell'altro. Forse sono stato un uomo normale, quasi normale", conclude cercando complicità nel giustificarsi. La carriera, le donne, la popolarità non hanno scalfito il rigore alla base delle sue scelte; non a caso chi lo conosce lo definisce una "persona perbene". Per liberarsi da Cattani - "ho conquistato privilegi che mai avrei sognato, ma non so vivere la celebrità, non era un mio traguardo, il mio traguardo era diventare uno che la sera recitava cose ed emozionava il pubblico" - Placido fece una svolta radicale, debuttò nella regia con Pummarò, un piccolo film sugli immigrati che solo ora viene apprezzato. Poi Le amiche del cuore, Un eroe borghese, Del perduto amore, storie anche scomode su realtà di ieri e di oggi. Come il Sessantotto. "Oggi a sessantadue anni, non più schiavo delle spinte erotiche e con la popolarità che scolora - per qualcuno sono il padre di Violante - mi interrogo spesso sulla società, sul mio lavoro. Con Il grande sogno vorrei lasciare un sentimento positivo. Ci sono personaggi che in quegli anni hanno dato il meglio di se stessi, che con tutti gli accidenti della vita non hanno perso la speranza di essere più felici e se non ci riusciranno loro, come dice Cecov, forse lo faranno i nipoti. Io non riesco mai a tenere a freno i miei stati d'animo, le mie emozioni. Nel film sento il bisogno di confronto tra passato e presente. La società di oggi ne esce a pezzi, non dico che i personaggi sono negativi, ma i politici di oggi non sono migliori di quelli di ieri. Non so come verrà il film ma, se servirà a far riflettere qualcuno, sarò felice. Perché un film a qualcosa deve servire".

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"dialogate con i musulmani per il ramadan" - zita dazzi (sezione: Laici e chierici)

( da "Repubblica, La" del 03-08-2008)

Argomenti: Laicita'

Cronaca "Dialogate con i musulmani per il Ramadan" Milano, lettera ai parroci dal responsabile della diocesi dei rapporti con l'Islam Shaari della moschea di viale Jenner: un messaggio importante ZITA DAZZI MILANO - "Il Ramadan è un'occasione per iniziare o proseguire un incontro nello spirito di dialogo tanto auspicato e tanto necessario". Lo scrive il responsabile dei rapporti con l'Islam della Diocesi di Milano ai parroci, invitandoli a fare gli auguri agli islamici e ricordare anche ai fedeli cattolici l'inizio del mese sacro del digiuno che i musulmani rispetteranno dal primo di settembre. L'iniziativa è stata presa da don Luigi Alberti del Servizio per l'Ecumenismo, responsabile anche del Centro ambrosiano di documentazione per le religioni istituito dal cardinale Carlo Maria Martini. La lettera è stata inviata a quella cinquantina di parroci di frontiera, impegnati già da tempo in un percorso di conoscenza e di scambio di esperienze con le associazioni e i cittadini islamici presenti in modo massiccio in molti quartieri della città, specie nelle periferie. "Sarebbe bello se anche noi cogliessimo l'occasione per portare i nostri auguri e gli auguri della chiesa per iniziare o proseguire un cammino verso l'incontro e il dialogo con queste persone che forse conosciamo appena e che sono nostro prossimo", scrive don Alberti. E invita i preti a scrivere a loro volta un testo di auguri per i musulmani del proprio quartiere o ad inoltrare il messaggio augurale che come ogni anno il cardinale Dionigi Tettamanzi invierà ai 100.000 fedeli islamici milanesi, sulla scia dell'analogo messaggio che dal Pontificio consiglio per il dialogo interreligioso. La lettera dell'ente Diocesano è stata accolta con grande interesse da parte degli esponenti dei centri islamici milanesi. In particolare da Abdel Hamid Shaari, architetto libico, da vent'anni responsabile della moschea di viale Jenner. "Sono anni che la Diocesi milanese crea occasioni di contatto fra le religioni e le persone, incontri ai quali partecipiamo convinti. Ma questa lettera è davvero importante oggi perché la situazione è, se non critica, almeno particolare", commenta Shaari, facendo riferimento alla difficile trattativa con la prefettura per la ricerca di una nuova sede per la preghiera del venerdì. Il ministro degli Interni Maroni all'inizio di luglio ha infatti disposto che il frequentatissimo istituto di viale Jenner traslochi altrove. Da anni gli abitanti del quartiere protestavano perché ogni settimana vedevano tre o quattromila fedeli pregare verso la Mecca inginocchiati sul marciapiede della strada. E così da due settimane i musulmani sfrattati pregano in un tendone preso in affitto in zona Fiera, sperando di trovare una sede stabile per l'inverno. Non fa cenno la lettera della Diocesi a questa polemica, né vuole farne l'autore: "La mia è stata un'iniziativa personale, non politica ma religiosa, nell'ambito di un cammino nel segno del dialogo avviato sul territorio, sono sicuro che la Diocesi la guarderà con simpatia", spiega don Alberti, unico prete cattolico ammesso ogni anno al Palalido, alla grande preghiera collettiva dei musulmani nella festa per la rottura del digiuno.

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La s.p.a. che regnò su un continente - federico rampini (sezione: Laici e chierici)

( da "Repubblica, La" del 03-08-2008)

Argomenti: Laicita'

Cultura La S.p.a. che regnò su un continente All'apice della sua forza la Compagnia aveva un fatturato annuo superiore al prodotto interno lordo della madrepatria Al momento della scomparsa, la società controllava 250 milioni di persone e doveva rispondere solo a 1700 azionisti privati Centocinquanta anni fa il Parlamento inglese scioglieva la Compagnia delle Indie Orientali e trasferiva alla Corona la sua formidabile struttura: un esercito, una flotta, una burocrazia coloniale con cui per due secoli e mezzo quell'azienda privata aveva governato un quinto della popolazione mondiale Una perfetta, potente incarnazione dell'imperialismo mercantile FEDERICO RAMPINI "la Compagnia ha il grande privilegio di trasferire al servizio di Sua Maestà un corpo di funzionari civili e di ufficiali militari quale il mondo non vide mai prima d'ora. Auspichiamo che Sua Maestà gradisca il dono, che prenda sotto il suo controllo diretto il vasto paese e gli innumerevoli milioni di indiani; ma che non dimentichi la grande azienda da cui li ha ricevuti". Con questo breve commiato centocinquanta anni fa annunciava la sua scomparsa la East India Company. Il Parlamento di Londra aveva varato il 2 agosto 1858 il Government of India Act: per legge da quel momento tutti i diritti della Compagnia delle Indie Orientali venivano trasferiti alla Corona. Era la fine di una storia straordinaria, potente incarnazione dell'imperialismo mercantile allo stato puro. Nei due secoli e mezzo della sua esistenza la Compagnia - un'impresa privata con la natura giuridica della società per azioni - aveva governato un quinto della popolazione mondiale, aveva gestito un esercito, una marina, una burocrazia coloniale, perfino una chiesa. All'apice della sua forza il colosso privato ebbe un fatturato annuo superiore al prodotto interno lordo della sua madrepatria, l'Inghilterra. Amministrava oltre all'India un territorio i cui confini andavano da Sant'Elena a Singapore. Eppure fino al giorno della sua estinzione non cessò di essere uno "Stato S.p.A.", posseduto da soci-imprenditori, e le cui azioni si compravano e vendevano quotidianamente. Prima che il Parlamento britannico decretasse la sua "nazionalizzazione" (per così dire) in favore della regina Vittoria, a difendere la Compagnia era sceso in campo con passione John Stuart Mill, filosofo ed economista di idee avanzate. L'incredibile avventura della East India Company ha inizio nell'anno 1600 con un atto firmato da Elisabetta I. La sovrana accetta la richiesta di alcuni suoi sudditi di essere autorizzati "a proprio rischio e pericolo, a proprie spese, per l'onore del Regno e il progresso del commercio, ad avventurarsi in uno o più viaggi con adeguato numero di vascelli onde trafficare con le Indie Orientali". Elisabetta non può certo immaginare che quel decreto cambierà il corso della storia del suo paese, segnando la nascita del più esteso impero mai esistito. Sullo sfondo c'è la gara in atto fra le potenze europee per espandersi. Spagna e Portogallo, nelle grazie della Chiesa cattolica, hanno ricevuto la benedizione della Santa Sede per possedere i territori scoperti nel secolo delle grandi esplorazioni. Ma la disfatta della Grande Armada spagnola nel 1588, poi la morte di Filippo II nel 1598, hanno scatenato gli appetiti di molti avversari. Le rivalità più accese non riguardano il Nuovo Mondo scoperto da Cristoforo Colombo. L'Oriente è ancora più importante perché fornisce il pepe e tutte le spezie, indispensabili a quell'epoca come medicinali e come conservanti dei cibi (prima dell'invenzione del frigorifero, la carne in Europa viene consumata in uno stato che la renderebbe insopportabile ai palati odierni). Per insidiare spagnoli e portoghesi, l'Inghilterra e i Paesi Bassi quasi contemporaneamente appaltano le intraprese coloniali ad altrettante aziende private. A Londra come ad Amsterdam esiste già la "joint stock company", antenata della moderna società per azioni. La Compagnia olandese delle Indie Orientali è la gemella nemica che gli inglesi vogliono battere. Le "Indie Orientali", dove gli olandesi hanno già importanti insediamenti commerciali, sono Sumatra, Giava, il Borneo (oggi parte di Indonesia e Malesia). Nel gennaio 1601 parte da Londra la prima spedizione navale. L'elenco dei suoi finanziatori coincide col primo gruppo di azionisti della Company: Nicholas Barnsley, droghiere, 150 sterline di capitale; Henry Bridgman, mercante di pellame, 200 sterline; James Deane, grossista di tessuti, 300 sterline; Sir Stephen Steame, sindaco di Londra, 200 sterline; Richard Wiseman, orafo, 200 sterline; seguono altri duecento soci fondatori. è gente che ha spirito di rischio. I traffici con l'Oriente offrono opportunità di guadagno elevate ma anche la possibilità di perdere tutto. Le flotte che sopravvivono ai tifoni e agli attacchi dei pirati possono essere decimate dalle epidemie. Per l'impossibilità di mangiare frutta e verdura fresca durante le lunghe traversate, il flagello più diffuso è lo scorbuto (carenza di vitamina C) che provoca perdita dei denti, emorragie, piaghe purulente e attacchi di depressione. Interi equipaggi possono essere sterminati dalla malattia e le loro navi vagano cariche di cadaveri: è qui l'origine delle leggende sui "vascelli fantasma". La prima flotta mercantile della Company viene decimata, dopo diciotto mesi di viaggio solo una parte delle navi sbarcano a Sumatra. Nonostante le perdite di uomini e bastimenti, al suo ritorno la spedizione carica di spezie garantisce lauti profitti agli armatori. Ma l'arcipelago indonesiano è inospitale per la supremazia di olandesi, spagnoli e portoghesi. Ben più gravido di conseguenze è il primo viaggio che la Company finanzia in India: la nave Hector sbarca a Surat nell'agosto 1608, quattrocento anni fa. Il capitano William Hawkins è portatore di una lettera di re Giacomo I all'attenzione dell'imperatore Moghul, con la richiesta di stabilire un fruttuoso commercio tra i due paesi. In India sono gli ultimi anni del regno di Akbar, sovrano colto e illuminato, mecenate delle belle arti, che promuove il dialogo tra le religioni e la pacifica convivenza tra le comunità etniche. Gli europei che hanno visitato la sua corte sono rimasti stupefatti da un'opulenza sconosciuta nel Vecchio continente. All'epoca del primo contatto con la Company, l'impero Moghul è una superpotenza che nessuna nazione occidentale può eguagliare: l'India del 1600 rappresenta il 22,5% del Pil mondiale, l'Inghilterra l'1,8%. Saranno i rapporti di forza politico-militari a cambiare per primi. Quando i discendenti di Akbar ripudiano la sua tolleranza e sposano una versione fanatica dell'Islam, i mercanti inglesi sfruttano abilmente le tensioni tra la dinastia islamica e la popolazione induista. L'uomo bianco ha dalla sua un vantaggio nella tecnologia militare: quando i britannici e i francesi si affrontano sul territorio indiano prolungando le guerre napoleoniche, è evidente la superiorità delle loro armi rispetto agli eserciti locali. Dopo essersi imposti come efficaci intermediari nel commercio tra Europa e Oriente, dopo essersi infilati gradualmente nelle rivalità tra sovrani locali, a un secolo e mezzo dal primo sbarco gli affaristi inglesi lanciano la vera e propria penetrazione. Robert Clive, governatore della Company dal 1758, usa la superiorità navale britannica per controllare il Golfo del Bengala e da lì risale il delta del fiume Gange. All'età di trentacinque anni Clive, il conquistatore del Bengala, diventa l'uomo più ricco d'Inghilterra subito dopo la famiglia reale. La flotta della East India Company è la più grande marina mercantile privata del mondo. Dietro un'apparente rispetto del potere Moghul, gli inglesi si sono impadroniti del ruolo di esattori; hanno organizzato un'amministrazione fiscale efficiente e rapace. Dirigenti e alti funzionari della Compagnia diventano noti in Inghilterra con il nome di Nababbi per il loro tenore di vita lussuoso. La società è una fantastica macchina da profitti. La corruzione vi regna a tutti i livelli: ogni impiegato può arricchirsi personalmente organizzando affari privati paralleli a quelli della Compagnia. Il business numero uno della società è un narcotraffico su vasta scala, condotto alla luce del sole. Sotto la benevola protezione di Sua Maestà britannica la East India Company organizza la coltivazione dell'oppio indiano che esporta in Cina, per scambiarlo con il tè da rivendere in Europa (La maledizione dell'oppio si porterà via Clive, stroncato da una overdose all'età di quarantuno anni nella sontuosa dimora di Berkeley Square a Londra). Nonostante incarni un capitalismo di rapina la East India Company trova un suo equilibrio nei rapporti con la società indiana, le sue tradizioni, i suoi assetti di potere. Gran parte dei suoi funzionari sono degli affaristi senza scrupoli, non degli ideologi. Non intendono fare proseliti, diffidano dei missionari. Dai Nababbi bianchi ai soldati comuni sono frequenti i matrimoni misti, anche con prostitute indiane: le cosiddette bibis. Dalla religione alla gastronomia gli uomini della Compagnia sono aperti alle influenze dell'Oriente, alcuni di loro si vestono come dei maharajah, praticano la poligamia, rendono omaggio alle divinità locali. Molto prima del suo scioglimento ufficiale, per la East India Company fin dall'inizio dell'Ottocento compare all'orizzonte un temibile avversario: è la religione evangelica che si diffonde in Inghilterra, la madre del puritanesimo. Le usanze dissolute dei mercanti inglesi in India suscitano una crescente riprovazione in patria. Nel nuovo fervore religioso che si diffonde a Londra, la missione civilizzatrice della Gran Bretagna viene identificata con la conversione delle razze pagane. Tra il personale che viene inviato nelle colonie comincia a emergere una nuova figura: è il funzionario tutto d'un pezzo, ben più onesto dei suoi predecessori, ma anche profondamente razzista e convinto di non doversi mescolare con i popoli soggetti. Sempre più spesso partono alla volta dell'India anche le mogli inglesi, le celebri memsahib, guardiane gelose della moralità dei mariti. Quelle donne diventano le missionarie laiche dell'evangelismo, portatrici del nuovo ordine etico nella sfera privata. Da questo nuovo incrocio di rigore e di intolleranza del colonizzatore bianco, in India matura l'evento che segna la fine della East India Company. è la celebre rivolta dei sepoys, che gli inglesi etichettano spregiativamente come "l'ammutinamento" e che gli indiani invece considerano alla stregua di una vera e propria guerra d'indipendenza. Nel 1857 gran parte dei soldati indiani organizzati sotto il comando della Compagnia (i sepoys) si ribellano agli ordini. Non a caso la scintilla che ha messo il fuoco alle polveri è la voce - probabilmente infondata - secondo cui gli ufficiali inglesi costringono la truppa locale a maneggiare munizioni con il grasso di bue e di maiale, un sacrilegio per gli induisti e per i musulmani. La macchia indelebile sulla reputazione della East India Company, per le autorità britanniche, è il fatto che la rivolta divampa per mesi prima di essere domata. Gli inglesi subiscono sconfitte militari, massacri di civili, violenze orrende ai danni di donne e bambini. Il 1857 rivela una grave fragilità nel controllo del più grande possedimento britannico d'oltremare. Londra si accorge che l'India può sfuggire al suo dominio proprio quando è diventata uno sbocco essenziale per l'industria manifatturiera inglese (soprattutto le fabbriche tessili di Manchester e Liverpool) e una fonte altrettanto importante di materie prime. Escono allo scoperto i nemici interni della Compagnia, e sono tanti. Altri mercanti privati inglesi hanno già cominciato ad allungare le mani sul suo monopolio troppo lucroso. L'opinione pubblica britannica ha accumulato invidie e risentimenti per i privilegi della Compagnia: al crepuscolo della sua gloria questa società che governa duecentocinquanta milioni di persone deve rispondere soltanto a millesettecento azionisti privati. E naturalmente la parte più evoluta e consapevole della società indiana ha aperto gli occhi sulla gigantesca rapina ai suoi danni: solo una minima parte dei profitti della Compagnia vengono reinvestiti in India; le fughe di capitali verso l'Inghilterra dissanguano il subcontinente asiatico. Quando il processo alla Compagnia arriva al Parlamento di Westminster, il destino della società privata è ormai segnato. Deve morire. Il 1858 apre l'era nuova del Raj in cui l'India è governata direttamente da un Viceré britannico e da un segretario di Stato a Londra. Nella storia sorprendente della East India Company l'ultimo colpo di scena è l'arringa in suo favore. La vigorosa difesa dell'azienda privata che si appropriò dell'India è affidata nientemeno che a John Stuart Mill, il pensatore liberale e utilitarista, teorico dei diritti umani. La tesi di Mill poggia su argomenti pragmatici: non è la Compagnia la vera responsabile della grande rivolta; è meglio tenere l'India fuori dall'influenza dei partiti di Londra. E soprattutto, la Compagnia privata è stata capace di mantenere il controllo di un immenso territorio asiatico per secoli, "mentre l'amministrazione diretta da parte del Parlamento ha fatto perdere alla Corona britannica un altro grande impero sulla sponda opposta dell'Atlantico".

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Agli ordini di Pinochet uccideva gli italiani (sezione: Laici e chierici)

( da "Unita, L'" del 03-08-2008)

Argomenti: Laicita'

Stai consultando l'edizione del Agli ordini di Pinochet uccideva gli italiani A GIORNI SARÀ ESTRADATO in Italia Alfonso Podlech Michaud, procuratore militare del dittatore cileno nella città di Temuco. Tra le vittime della sua ferocia alcuni nostri connazionali emigrati. La moglie e figlia di uno di loro hanno raccolto prove a suo carico e dopo 35 anni finalmente la giustizia sta per trionfare Ma il computer dice qualcosa e il poliziotto li fa accomodare in una stanza dalla porta chiusa. Podlech è inseguito dal mandato di cattura internazionale firmato dal procuratore romano Giancarlo Capaldo: fra le persone che ha fatto sparire, quattro italiani sono finiti in niente. Podlech ha 84 anni portati con la sicurezza di chi protesta sottovoce: "Sono un procuratore militare in pensione. Mi guardi bene. Voglio parlare con la mia ambasciata". Gli agenti invece avvisano l'Audiencia Nacional, procura generale. Quando i sospetti affondano nella politica e il sospettato è solo di passaggio, a volte si lascia perdere per non sopportare impicci che finiscono in niente. Ma quel 29 luglio è di turno il procuratore Baltazar Garzòn, proprio il dottore che ha congelato il generale Pinochet nell'esilio rosa di Londra. Garzon dà un'accelerata: l'avvocato deve essere consegnato alla giustizia italiana. Non è necessaria una richiesta di estradizione, la sottintende l'ordine di cattura internazionale. Forse Podlech arriva a Roma domani, forse a ferragosto. Intanto resta in carcere a Madrid mentre moglie e nipoti si nascondono a Praga. La signora non é tranquilla. Sospetta che "la mafia di chi difende i diritti umani stia tramando qualcosa contro di lei". Non solo perché seconda moglie del procuratore militare che inventava sedizioni inesistenti per far sparire chi non gradiva il regime; anche il suo passato nei servizi segreti di Pinochet magari nasconde qualche scheletro della Dina, polizia che organizzava le squadre della morte. Lei e il suo Alfonso si sono conosciuti così. Operazione Condor galeotta; è nata una famiglia di spie che organizzavano i killer. Il racconto di due donne fa capire cosa è successo a Temuco, sud di Santiago, dopo l'11 settembre 1973 quando Pinochet fece morire il presidente Allende. All'università cattolica di Temuco insegnava Omar Venturelli Leonelli, sacerdote che aveva lasciato l'abito talare per fare il professore. Abbraccia la politica della solidarietà nelle file dei Cristiani per il Socialismo. La famiglia Venturelli viene dal modenese. Contadini con la piccola fortuna di un mulino nella colonia Capitan Pastene dove si raccolgono gli italiani sbarcati in Cile. Parlano solo il loro dialetto. Siciliani, veneti, liguri, piemontesi: lo spagnolo riunisce la babele. Omar ha studiato in seminario. Studiato come gli altri quattro fratelli che il padre ha preteso diventassero ingegneri e chirurghi. Alla Cattolica di Temuco l'ex sacerdote incontra un'insegnante, bella, giovane, stesso impegno sociale: Fresia Cea Villalobos. Si sposano, nasce una bambina. Quell'11 settembre '93 Maria Paz ha tre anni. Il giorno del golpe, lungo le strade di Temuco incollano manifesti con gli elenchi delle persone pericolose da catturare vive o morte. Anche Omar e Fresia diventano sovversivi da impacchettare. Omar si rifugia nel mulino del padre, e il padre lo convince a presentarsi ai carabineros. "È solo una formalità. Ti spieghi e torni in cattedra". Si spiega e sparisce. Freisa viene arrestata; due giorni in caserma dove la sala mensa è trasformata nell'aula di un tribunale speciale. Si firmano le prime condanne a morte mentre passano i camerieri con piatti fumanti destinati al pranzo ufficiali, una porta in là. "Volevano farmi dire che ero comunista, quindi fuori dalla nuova legge imposta dai militari che avevano rovesciato la democrazia", racconta. Non era comunista ma assieme al marito appoggiava l'occupazione di terre abbandonate nei latifondi larghi come nazioni. Gli occupanti erano (e sono, poco è cambiato) indigeni mapuche: gli agrari li trattavano come animali. "Sei comunista e devi confessarlo". La trascinano nei corridoi davanti alle stanze di tortura. Escono uomini e donne disfatti. Signori in borghese di Patria Libertà - neonazisti cari a Pinochet, uno dei capi ha sposato Lucia Pinochet, figlia maggiore - vanno e vengono, armati. Portano via i prigionieri come pacchi. "Confessa, ti conviene. Altrimenti, guarda. ". Nel grande cortile rotolano dai camion degli agrari ragazzi massacrati. "Scappate, siete liberi", e i ragazzi provano a correre mentre i carabinieri si esercitano al tiro al piccione. Nei corridoi della caserma si aggira l'avvocato Alfonso Podlech Michaud. Tuta mimetica, truppa d'assalto. Distribuisce ordini ripetendo: "Qui dentro da oggi comando io". Pinochet lo ha personalmente nominato procuratore militare. La delega riguarda anche l'ordine pubblico. Omar intanto è sparito. Gli ultimi testimoni lo ricordano mentre legge la Bibbia ad alta voce o conforta i compagni di cella. Torna dagli interrogatori coperto di sangue. Freisa e la figlia riescono a fuggire in Italia. Prima Palermo, poi Bologna. Quando Maria Paz diventa maggiorenne e Pinochet lascia la Moneda, Freisa vuol portarla a Temuco. Ma Maria Paz non può andare: è ancora "clandestina". Sandro Pertini riceve madre e figlia. Il suo impegno permette il viaggio nel tempo ma anche nella rabbia. Perché -raccontano Freisa e Maria Paz- le gerarchie sociali non sono cambiate. Chi comandava, continua a comandare. Attorno al monumento che ricorda centinaia di ragazzi e padri di famiglia inghiottiti dalle squadre della morte, passeggiano i protagonisti di quei massacri. L'avvocato Podlech cammina con l'aria di dire: spostati che devo passare. Gli anni della procura militare lo hanno reso miliardario. Le inchieste pretese dai parenti delle vittime hanno suggerito di sbriciolare le proprietà in una rete di società anonime, galassia dei prestanome. Grandi proprietari e autorità militari gli si rivolgono col riguardo dovuto a un piccolo padre della patria. Vent'anni di transizione e di democrazia non hanno cambiato una virgola. L'avvocato in tribunale nega di conoscere le donne violentate quand'erano ragazze nella caserma dove imperava. Il tribunale se ne lava le mani: impossibile procedere. Falso anche il documento che testimonia la "liberazione" di Omar Venturelli: "Il 4 ottobre 1973 è tornato in libertà ed è stato trattato bene". Freisa si ristabilisce a Temuco: lavora contro la violenza alle donne e si impegna per scoprire la verità del passato. Maria Paz è ormai italiana. Quando arriva in Cile si commuove nell'abbracciare i fratelli del padre, ma li scopre diversi da come li immaginava: non pinochettisti, per carità, ma conservatori attenti agli equilibri che gli interessi professionali suggeriscono. Omar è morto e sepolto nel loro ricordo. Freisa e la figlia scavano fra i documenti; stringono i rapporti con le famiglie di altre vittime. Un giorno si presentano coi risultati delle ricerche al giudice Capaldo, che emette l'ordine di cattura. Vale in ogni parte del mondo, ma in Cile non ne tengono conto. L'avvocato Podlech attraversa la frontiera come un angioletto. Anche gli Stati Uniti fanno finta di niente. Intoccabile fino a quando il 28 luglio mette piede in Europa e trova Garzon giudice di turno. Freisa Cea Villalobos è tornata a Bologna per curare una malattia. La lunga rincorsa non l'ha stancata: "Voglio vivere fino a quando un tribunale condannerà Podlech e tutti gli assassini come lui". di Maurizio Chierici / Segue dalla prima.

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Banale etichettare la discussione come uno scontro tra laici e cattolici, la politica mantenga su questi temi uno sguardo laico (sezione: Laici e chierici)

( da "Unita, L'" del 03-08-2008)

Argomenti: Laicita'

Stai consultando l'edizione del "Banale etichettare la discussione come uno scontro tra laici e cattolici, la politica mantenga su questi temi uno sguardo laico".

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Quell'Italia che non crede all'Europa (sezione: Laici e chierici)

( da "Unita, L'" del 03-08-2008)

Argomenti: Laicita'

Stai consultando l'edizione del Quell'Italia che non crede all'Europa Marianna Madia La Camera ha ratificato il trattato di Lisbona, il testo che sostituisce la cosiddetta "Costituzione europea" bocciata nel 2005 dai referendum in Francia e Olanda e che regolerà il funzionamento dell'Unione europea nei prossimi anni. Leggendo i resoconti della discussione al Senato, si rimane profondamente colpiti dall'intervento del senatore Marcello Pera. L'ex presidente di Palazzo Madama rappresenta la massima espressione dell'anti-europeismo che serpeggia in alcuni settori della maggioranza. Le argomentazioni di Pera sono dure come pietre. Il senatore imputa all'Europa il peccato originale di aver generato un'ideologia europeista, che confonde la realtà con una visione distorta e falsata rispetto alle necessità dei popoli europei. Impregnata di illusioni ideologiche quali il laicismo, il pacifismo neutralista, l'antiamericanismo, l'attuale costruzione europea rappresenta "l'ultimo rifugio" per una sinistra residuale. La religione dell'europeismo a tutti i costi è una comoda nicchia ideologica per non affrontare i problemi concreti degli europei. L'integrazione o è destinata a fallire oppure, nel migliore dei casi, a vivacchiare nell'indifferenza. Pera propone in pratica un ritorno alla configurazione politico-istituzionale precedente il 1957. Si tratta di posizioni estreme. Argomentazioni come quelle di Pera e altre espresse in maniera più rozza da esponenti del Carroccio dimostrano che i sentimenti anti-europei sono presenti anche in Italia e trovano spazio tra autorevoli rappresentanti dei partiti oggi al governo. È un momento difficile per l'integrazione europea. Il trattato viene approvato da tutti i parlamenti dell'Unione e bocciato in Irlanda, nell'unica consultazione popolare promossa per ratificarlo. Credo che l'Europa paghi anche colpe non sue. La competizione sempre più difficile con altre economie come quelle asiatica e latino-americana, le speculazioni sulle materie prime, le crisi finanziarie legate al mercato dei mutui: tutti elementi che hanno portato serie preoccupazioni nei cittadini europei. Le difficoltà economiche e la crisi di fiducia si riflettono sulle istituzioni europee. L'Europa viene considerata un meccanismo eccessivo, legato a grandi interessi economici e finanziari distanti da quelli dei comuni cittadini. È impersonata da una burocrazia fredda e assente capace soltanto di imporre la spada di Damocle del contenimento della spesa a discapito delle esigenze di protezione sociale delle persone. In pratica si percepisce l'Europa come qualcosa che toglie sicurezza, protezione, identità e che non da nulla in cambio. In un momento così difficile penso che ogni europeista debba alzare la testa. Vorrei rispondere a Pera rovesciando le sue accuse. È vero, un'ideologia europeista esiste, ma è un fatto positivo. Credere nell'Europa e nei principi che essa rappresenta quali la pace tra i popoli, la crescita dell'individuo, l'inclusione, la democrazia e la giustizia sociale vuol dire rifiutare i localismi esasperati, gli egoismi razziali, i fanatismi religiosi e le soluzioni autoritarie. Le ideologie non sono un qualcosa di assolutamente negativo: dipende da cosa dicono e dall'uso che se ne fa. Appartengo a una generazione che attraverso i viaggi, la mobilità studentesca e l'evoluzione tecnologica ha conosciuto l'Europa e la vive oggi come orizzonte della propria vita adulta. Molti di noi, in verità anche a causa della crisi italiana, vanno a vivere e lavorare a Berlino, Parigi, Londra. La nostra generazione è consapevole di non poter ereditare le sicurezze conquistate dai propri genitori ed ha accettato la possibilità di potersi muovere nello scenario continentale. Non è solo un discorso di nicchia che riguarda i ricercatori o i manager. Le recenti notizie sul reclutamento di infermieri italiani per gli ospedali inglesi e altri lavoratori specializzati confermano questa tendenza. Per questo abbiamo bisogno dell'Europa. Per questo è importante il trattato che ne innova e migliora il funzionamento. Si tratta di un testo con molti problemi, ma è l'unico compromesso accettabile. Dal punto di vista del lavoro reca l'importante innovazione di riconoscere il dialogo tra le parti sociali come un valore promosso dall'Unione. Ha il grandissimo limite di non considerare il welfare una materia comunitaria, ma di lasciarlo ai singoli Stati. Quando la Ue assumerà su di sé gli ambiti del welfare, ed Europa diverrà sinonimo di protezione sociale, i referendum sui trattati saranno vinti a grandissima maggioranza. Nel frattempo occorre andare avanti con l'integrazione. Deputata PD in commissione Lavoro.

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Convegno tra tedeschi valdesi e cattolici (sezione: Laici e chierici)

( da "Stampa, La" del 03-08-2008)

Argomenti: Laicita'

USSEAUX Convegno tra tedeschi valdesi e cattolici In questo fine settimana, a Usseaux e Fenestrelle, si sono dati appuntamento un centinaio di tedeschi che hanno antiche origini italiane. I loro avi, a metà del 1400, avevano lasciato le valli valdesi perché considerati eretici. E oggi il comune di Usseaux vuole ricordare quei tristi momenti con il convegno "Cattolici e Valdesi: dai conflitti alla convivenza". I lavori sono divisi in due giorni, ieri è stata la volta degli storici con gli interventi di Bruno Bellion, Giuseppe Trombotto, Daniele Tron, Gabriel Audisio e Gabriella Marini Nevache, che hanno parlato del movimento valdese prima degli anni della riforma. Oggi nel vicino forte di Fenestrelle si svolgerà un momento di feste e di dibattito su "Incontro tra le genti". Spiega il sindaco di Usseaux, Adriano Sgarbanti: "La decisione di realizzare questo incontro sulle sponde del nostro lago del Laux ha radici storiche, infatti in una piazza del paese si erano radunati circa 140 Barba valdesi, cioè i predicatori itineranti, per decidere di partecipare alla riforma valdese. Inoltre sembra che nella metà del 1500 qui si tenesse un Sinodo. Ora quella piccola piazza si chiama Ploso d'la Priero, piazza della Preghiera". Ad Usseaux, paese noto anche per le meridiane e i murales, adesso se ne vogliono realizzare di nuovi sulle case, per narrare la storia dei valdesi e dei cattolici nella valle, due religioni egualmente importanti per questo territorio. "I tedeschi - continua il sindaco di Usseaux - sono molto legati alle loro origini. Infatti vengono sovente in Italia per ricordare le difficoltà che i loro antenati hanno vissuto. Il nostro comune mantiene dei rapporti costanti con la città tedesca di Nordheim. Non si tratta di un gemellaggio con scambi ed incontri delle amministrazioni comunali e delegazioni, ma puntiamo ad un contatto continuo con gli amici tedeschi anche per quanto riguarda momenti di incontro con le popolazioni".\.

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Il voto su Eluana e l'ira del papà <Molti parlano senza sapere> (sezione: Laici e chierici)

( da "Corriere della Sera" del 03-08-2008)

Argomenti: Laicita'

Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Cronache - data: 2008-08-03 num: - pag: 21 categoria: REDAZIONALE Milano Un'infermiera veglia sulle "bottiglie per la vita" Il voto su Eluana e l'ira del papà "Molti parlano senza sapere" MILANO - Le sposta, le cura. Le butta quando sono vuote. E se arriva qualche turista spiega il loro significato. Una bottiglia per la vita. Bottiglie d'acqua per "salvare" Eluana Englaro, la donna in coma da 16 anni al centro di una battaglia etico-legale. La campagna era stata lanciata da Giuliano Ferrara. Ma Dejzi Arantes, un'infermiera serba in Italia da vent'anni, porta avanti il messaggio e passa tutti i giorni davanti al Duomo di Milano "per riordinare le centinaia di bottiglie che vengono lasciate qui ogni giorno". Da chi? "Da chi ha a cuore la sorte, la vita di Eluana". E in effetti da quindici che erano a metà luglio, ora le bottiglie occupano un grande spazio sul lato sinistro del sagrato. Ma Dejzi non si ferma qui, perché appende "anche articoli di giornale che spiegano la vicenda. Non possiamo lasciarla morire in silenzio". Così al giovane inglese sorpreso e incuriosito, spiega il significato di quella distesa di plastica. E lo convince al punto che il ragazzo, un paio di minuti dopo, ritorna a sua volta con una bottiglia. Chi entra a visitare la cattedrale incuriosito la osserva. Qualcuno ci chiacchiera. Lei ha tempo per tutti, "perché questa è una buona causa". Già, perché questa storia le "ricorda quella di una mia compaesana che ho curato per molti anni tra le sofferenze - spiega l'infermiera -. Per questo ci credo e ogni giorno mi impegno a tenere pulito e in ordine questo spazio". E c'è molto da fare. Ogni mattina trova "resti di panini buttati dopo i ritrovi della notte. Qualcuno si beve anche l'acqua delle bottiglie". Lei non si arrende e sfida le occhiate di tutti quelli che non la pensano come lei. Il dibattito sul futuro di Eluana continua. E non solo in Parlamento. Dal punto di vista giuridico La si dovrà attendere la data di fissazione dell'udienza nella quale la Corte d'appello civile di Milano valuterà se sospendere, come chiesto dalla Procura generale in attesa del ricorso in Cassazione, l'esecutività del decreto che autorizzava la famiglia a interrompere il trattamento che tiene in vita la donna. Rimangono diversi nodi da sciogliere. Francesco D'Agostino, presidente dell'Unione giuristi cattolici italiani, si dice favorevole a una legge, purché si seguano "le sagge indicazioni" date dal Comitato nazionale di bioetica. Ma Maurizio Mori, presidente della Consulta Bioetica Onlus, ribatte che "le ragioni del ricorso della procura sono incomprensibili e dettate da pressioni dell'integralismo cattolico ". Se i tempi della vicenda si allungano ancora, il padre, Beppino Englaro, annuncia "il silenzio assoluto, finché non sarà scritta la parola fine". Anche perché si parla di questo caso "a tutti i livelli. Il più delle volte senza conoscere la realtà". "custode" Dejzi Arantes: c'è chi di notte beve l'acqua delle bottiglie davanti al Duomo, ma io non mi arrendo Benedetta Argentieri L'acqua per Eluana Erano 15 a metà luglio, ora le simboliche bottiglie d'acqua per Eluana occupano una vasta area del sagrato del Duomo di Milano. E c'è chi le beve pure.

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Amicizia oltre la morte fra un cattolico e un ebreo (sezione: Laici e chierici)

( da "Corriere della Sera" del 03-08-2008)

Argomenti: Laicita'

Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Terza Pagina - data: 2008-08-03 num: - pag: 35 categoria: REDAZIONALE Carteggi Il dialogo interrotto di Jonah Lynch con David Gritz, ucciso da un kamikaze palestinese Amicizia oltre la morte fra un cattolico e un ebreo "G li elicotteri che giravano sulla città ricordavano quella che qui la gente chiama "la situazione", ha matzav. D'un tratto ho paura. Quell'uomo che si avvicina laggiù…". Finisce così, con una frase interrotta in una lettera incompiuta, il lungo carteggio tra David Gritz ( nella foto) e Jonah Lynch. Due amici, entrambi nati nel 1978. David francese, Jonah americano. Due agnostici, divenuti uomini di fede anche attraverso la loro amicizia. Jonah diventerà sacerdote cattolico, e ora è vicerettore del seminario della Fraternità dei missionari di San Carlo Borromeo, organizzazione presente nei cinque continenti. David approfondirà sempre più le sue radici ebraiche, fino a condividere nel modo più profondo e drammatico le sofferenze del suo popolo. L'uomo che David Gritz sente avvicinarsi - di cui scrive nella bozza di lettera mai spedita trovata nelle sue carte, e indirizzata a Jonah - è l'attentatore, e con lui la morte. Nell'estate del 2002, David si era iscritto all'Università ebraica di Gerusalemme, dov'è stato ucciso in un attacco terroristico il 31 luglio 2002. La data in cui si interrompe il carteggio tra i due amici, ora raccolto da Marietti in un prezioso volume, Aspettare insieme (pagine 160, e 14). Il titolo viene da un passaggio di una lettera di Jonah a David: "Da questa esperienza semplice è scaturita la mia grande speranza. "Tu non morrai". Nell'amicizia abbiamo gustato un poco di ciò che sarà la vita eterna. L'aspettiamo in questa vita temporale piena di gioia e dolore, di amore e violenza, luci e ombre. Ma aspettiamo insieme". La scoperta della fede, sia pure di fedi diverse, è l'esito di un viaggio cominciato per entrambi a Montréal, nel settembre del 1996, dove Jonah arriva dall'Oregon e David da Parigi, e concluso nel cimitero ebraico di Montparnasse, dove David viene sepolto in una cerimonia voluta dal governo francese cui Jonah partecipa con un senso di disagio e straniamento, quasi aggrappato a una frase pronunciata poco prima da Papa Wojtyla, che lega indissolubilmente la pace non solo alla giustizia, come da dichiarazioni dei politici, ma anche alla misericordia. Un dialogo tra coetanei che vengono da storie e vanno incontro a esiti diversi, ma trovano momenti di grande consonanza nella musica - violinisti entrambi, innamorati del Canone di Pachelbel - e nella preghiera, esercitata attraverso i testi sacri comuni all'ebraismo e al cattolicesimo: i salmi. Ad avvicinare ulteriormente i due amici è la figura carismatica del fondatore della Fraternità San Carlo, Massimo Camisasca, storico di Comunione e Liberazione e suo "ambasciatore" in Vaticano. Ed è Camisasca a firmare la postfazione che in poche pagine esprime il senso profondo dell'incontro da cui scaturisce il libro: "Ci sono persone che ci accompagnano tutta la vita, amici che hanno la consistenza di certi alberi, che non si piegano a nessuna avversità; altre invece ci passano accanto per momenti, brevi stagioni, come lampi della notte, il cui fulgore rimane però a illuminare tutto il resto dei nostri giorni. David Gritz è appartenuto per me a questa seconda categoria di persone. è un ragazzo che ho incontrato tre o quattro volte, ma la cui intensità di sguardo e di cuore non mi lasceranno più. E vivo nell'attesa di incontrarlo di nuovo con tutte le persone più care ". Aldo Cazzullo.

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<Gli aiuti di Stato? Ci sono da un secolo Roma, Madrid e Londra cominciano ora> (sezione: Laici e chierici)

( da "Corriere della Sera" del 03-08-2008)

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Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Focus - data: 2008-08-03 num: - pag: 9 categoria: REDAZIONALE La demografa France Prioux studia da anni l'andamento della fecondità "Gli aiuti di Stato? Ci sono da un secolo Roma, Madrid e Londra cominciano ora" PARIGI - Tanta arte ha messo FranÇois Truffaut nel raccontarsi bambino in Francia, piccolo ladro di una macchina da scrivere nei Quattrocento colpi, quanta scienza France Prioux, demografa dell'Ined (Institut National des Etudes Démographiques) e specialista della fecondità in Francia e in Europa, mette da decenni nei suoi studi. Nell'ultimo numero di luglio e agosto della rivista Population et Sociétés, con l'aiuto di Arn aud Ré gnier-Loilier, la Prioux analizza l'influenza della pratica religiosa nei comportamenti famigliari. Le donne nate nel 1960 che si considerano cattoliche praticanti hanno in media 0,5 figli in più delle altre. Si conferma quindi l'attenzione ai valori tradizionali e ai precetti della Chiesa che limitano il ricorso alle pratiche anticoncezionali. Ma non è per questo che la Francia ha con l'Irlanda l'indice di natalità più alto d'Europa. "Le nascite degli ambienti più strettamente cattolici rappresentano una parte molto piccola dei bambini che vedono la luce in Francia – sostiene la Prioux - . E non bisogna sopravvalutare neppure il contributo degli immigrati di religione musulmana. Soprattutto, le generazioni successive finiscono per avere un tasso di natalità del tutto simile alle famiglie di più lontane origini francesi". Se oggi ogni donna ha circa 1,9 figli, senza il contributo delle madri immigrate la cifra scenderebbe di poco, a 1,8. "Il punto è che la società francese è decisamente laica, la religione ha poco peso. C'è un grande aumento delle nascite fuori dal matrimonio, che rappresentano ormai circa il 50 per cento del totale". Da anni si parla della crisi economica ed ideale della società francese, il "declinismo " è diventato una categoria di pensiero contro la quale il presidente Sarkozy ha costruito parte del suo successo elettorale dell'anno scorso, finendo però risucchiato - almeno per adesso - nella solita insoddisfazione dei suoi concittadini verso l'Eliseo (appena risalita nell'ultimo sondaggio a un comunque poco lusinghiero 40%). Anni fa l'allora presidente Chirac si lanciò in un'invettiva contro la morosité, miscela tipicamente francese di svogliatezza, sfiducia nel futuro, malumore e posa sbuffante da perenni scontenti che talvolta sfocia in autentica depressione. Come spiegare allora i tanti figli, frecce scoccate verso il futuro? Secondo la Prioux l'andamento contingente dell'economia non influisce più di tanto. Conta semmai la tradizione decennale di sostegno statale alle famiglie. Italia, Spagna e Gran Bretagna non hanno una vera politica famigliare, mentre la Germania ce l'ha ma a favore soprattutto delle madri che non lavorano. Siccome le donne tedesche raggiungono spesso incarichi importanti (la cancelliera Merkel è solo il caso più evidente), il risultato è che il tasso di natalità tedesco resta basso. La Francia invece, con i Paesi scandinavi, cerca di sostenere le madri lavoratrici. Avere una famiglia numerosa resta legato in maggioranza ad ambienti socio-economici medio- bassi, ma in generale le misure del governo francesi sono efficaci nell'incoraggiare la natalità. "All'inizio del Novecento, i politici francesi hanno dovuto per primi affrontare la denatalità e hanno deciso di prendere misure per contrastarla. Quello che alcuni governi europei cominciano a fare adesso, in Francia è patrimonio comune delle forze politiche da un secolo". \\ La tradizione di fare figli viene da lontano, anche se ora il 50% delle nascite avviene fuori dal matrimonio France Prioux, demografa dell'Ined S. Mon.

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Quando Fanfani disse: ci vuole il Pci al governo <Q uant'è (sezione: Laici e chierici)

( da "Corriere della Sera" del 03-08-2008)

Argomenti: Laicita'

Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Libri - data: 2008-08-03 num: - pag: 34 categoria: REDAZIONALE MEMORIE ALDO RIZZO E LO SCOOP MANCATO Quando Fanfani disse: ci vuole il Pci al governo "Q uant'è complicata l'Italia, o almeno la sua classe politica": si avverte un moto d'insofferenza, nella prosa sempre controllata di Aldo Rizzo, mentre riflette sui tormenti della sinistra italiana dopo Tangentopoli. D'altronde anche nelle pagine precedenti del "diario di viaggio" scritto da questo sperimentato giornalista, firma autorevole della Stampa e a suo tempo direttore del Gr1, non mancano i momenti di perplessità per i paradossi della Prima Repubblica: lo "scontro teologico" tra forze laiche teoricamente affini come Pli e Pri; l'influenza soffocante delle appartenenze partitiche, protese a "scavalcare l'autorità del direttore", nelle testate della Rai; la solitudine sospettosa di Bettino Craxi, che lo induceva a tenere "in bella mostra una rivoltella" nel suo appartamento all'Hotel Raphael. Le memorie di Rizzo cominciano e si concludono nella natia Giuggianello, paese di un Salento un tempo poverissimo e oggi trasfigurato dal progresso. Ma non si snodano soltanto in Italia. Si parla dell'America e delle relazioni Usa-Urss, dell'ascesa asiatica, dell'integrazione europea. E c'è anche un mancato scoop: il testo integrale di un'intervista mai pubblicata con Amintore Fanfani, in cui il "cavallo di razza" democristiano prospettava, nel dicembre 1977, l'ingresso del Pci al governo. Era un tentativo di superare la democrazia bloccata o solo una mossa in vista della corsa al Quirinale? Comunque un episodio sintomatico del clima di allora. Antonio Carioti ALDO RIZZO Muro e dopo Muro GAFFI EDITORE PP. 211, e 12.

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Pannella: la chiesa ha rispettato Giovanni Paolo II. Ed Eluana? (sezione: Laici e chierici)

( da "Unita, L'" del 04-08-2008)

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Stai consultando l'edizione del IL CASO"È stato ascoltato il suo appello a tornare al Padre. Con solo un decimo delle cure riservate alla ragazza sarebbe ancora vivo". Sono 1.500 i casi di coma permanente Pannella: la chiesa ha rispettato Giovanni Paolo II. Ed Eluana? Anna Tarquini "Wojtyla sarebbe ora vivissimo e nominalmente regnante se si fossero usati contro di lui anche un decimo solo delle cure che vengono imposte a Eluana". Qual è il confine tra accanimento terapeutico e libertà di cura? Tra diritto del paziente e dovere del medico? Marco Pannella lo ha sintetizzato così, con un messaggio provocatorio ma chiarissimo per i cattolici che credono nell'obbligo di alimentazione di un corpo. "Giovanni Paolo II è stato ascoltato quando ha permesso che la sua supplica ("Lasciatemi tornare al Padre") fosse comunque resa pubblica. E sarebbe ora vivissimo se si fossero usati contro di lui anche un decimo solo delle cure che vengono imposte da potenti, che impongono a tutti torture indicibili e inedite con l'uso diabolico delle scoperte scientifiche e del Potere mondano, ai genitori e alla civiltà costituzionale italiana e internazionale avendo preso in ostaggio il corpo di Eluana. Perché Eluana non viene ascoltata?". Il confine è proprio quello segnato da Marco Pannella. Ed è il nodo che divide in maniera trasversale destra e sinistra: c'è obbligo di cura? E l'alimentazione è o no accanimento terapeutico e chi è che decide? La Chiesa dice che non è accanimento, i cattolici anche e con questa argomentazione, da anni, fermano qualunque ipotetico disegno di legge. Mille e cinquecento persone in stato di coma vegetativo permanente, trecentomila quelle che ogni anno entrano in coma e tra loro settecento sono i bambini. La famiglia Englaro dà per scontata la sospensione della sentenza e si prepara alla battaglia legale. L'istanza dovrebbe arrivare nei prossimi giorni sul tavolo del collegio di turno; sarà poi fissata un'udienza alla quale saranno convocate anche la parti: il padre di Eluana, in qualità di tutore della figlia, i suoi legali gli avvocati Vittorio Angiolini e Marco Cuniberti, e il curatore speciale di Eluana, Franca Alessio. Dopo questo passaggio la Suprema Corte dovrà fissare in tempi non molto lunghi (si parla alla ripresa dell'attività dopo le ferie) l'udienza per decidere se il ricorso del pg è inammissibile o valutare se accogliere la richiesta di accertare ancora l'effettiva irreversibilità dello stato vegetativo permanente di Eluana. Infatti, sul piatto della bilancia, la Procura generale di Milano ha voluto rimettere in discussione un argomento che pesa molto di più e che rimette tutto in discussione. "Non vi è certezza sul fatto che il paziente in stato vegetativo permanente sia del tutto privo di consapevolezza", ha scritto nella motivazione del ricorso il pg Maria Antonietta Pezza scontrandosi anche con i colleghi della procura. "La scienza medica è in continua evoluzione e illustri sanitari hanno evidenziato che gli studi più aggiornati dimostrano come in alcuni pazienti in stato vegetativo permanente sia possibile ottenere risposte che danno conto di una residua possibilità, spesso elementare, di percepire impulsi dall'ambiente con correlata analisi e discriminazione delle informazioni". È "para para" la tesi sostenuta da un gruppo di 25 neurologi universitari e del servizio sanitario nazionale ha scritto al procuratore generale presso la Corte d'Appello di Milano e, per conoscenza, al presidente della Repubblica e al Governo, chiedendo lo stop all'esecutività della sentenza che autorizza Eluana Englaro a morire. È la tesi di un famoso specialista cattolico come Gian Luigi Gigli, una tesi cui risposero, il giorno dopo, il doppio degli specialisti sostenendo che i veri medici non parlano mai di "risvegli impossibili". Eppure il magistrato Maria Antonietta Pezza ha ragione di porre in questi termini la domanda. La condizione di coma o stato vegetativo può essere definita, con sicurezza, irreversibile? Nel 2005 una commissione del ministero della Salute aveva affrontato questo nodo arrivando ad una soluzione alternativa. Non si può arrivare a una definizione di coma o stato vegetativo irreversibile, ma cronico sì. La differenza - spiegarono gli esperti della Sanità - è se il paziente non presenta miglioramenti clinici sostanziali per un certo arco di tempo. Si tratta di un periodo superiore ad un anno per i pazienti che hanno subito traumi e superiore a sei mesi per quelli nei quali lo stato vegetativo è conseguenza di fenomeni di anossia, ovvero mancanza di ossigeno. "Nel caso di Eluana - sostennero sempre gli esperti - si può dire che si tratta di uno stato vegetativo cronico, ovvero di una condizione nella quale le possibilità di ripresa sono davvero minime". Ma possibilità dire possibilità minime è cosa diversa da impossibili e "cronicità" è parola diversa da "irreversibilità". Ecco spiegata la scelta della motivazione del ricorso. Ecco spiegato perché avranno ragione di fermare tutto.

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L'altra metà del Sud America (sezione: Laici e chierici)

( da "Unita, L'" del 04-08-2008)

Argomenti: Laicita'

Stai consultando l'edizione del L'altra metà del Sud America Maurizio Chierici Segue dalla Prima M a le regole del potere invecchiano e la disattenzione degli anni di Bush cambia la scena. Mutazione rosa che vede tre signore protagoniste della politica. Due presidenti eletti senza gli intrighi dell'altra America com'era successo per la Moscoso di Panama e Violeta Chamorro in Nicaragua. Quegli anni novanta, un secolo fa. Invece Michelle Bachelet e Cristina Fermandez Kirchner sono state scelte da chi ne ascoltava i programmi e poi votava, sperando che le donne cambiassero il mondo. Non passionarie dal rimbombo retorico. Signore garbate in tailleur. Escono dai salotti delle cento famiglie da sempre protagoniste in Cile e Argentina. Un'ora di ginnastica al mattino, e via in ufficio: palazzo della Moneda (dove è morto Salvador Allende), Casa Rosada nella quale si aggira il fantasma di Peron ma anche di Videla e dei generali P2 che hanno sepolto una generazione di ragazzi argentini. Il passato sembra chiuso anche se Michelle e Cristina (nate nel '51) vengono da quel passato. Michelle torturata perché figlia di un generale d'aviazione fedele ad Allende. Il suo cuore si è arreso ai ferri dei carcerieri. Per ricominciare la vita, Michelle ha fatto il giro del mondo: profuga in Australia e Germania Est. Torna appena Pinochet declina. Fa politica coi socialisti, diventa ministro della difesa in gonnella nel continente dei generali. Un po' delle alte uniformi che l'avevano perseguitata sono costrette a giurarle fedeltà: fedeltà al ministro, fedeltà al capo dello Stato. Insomma, il Cile volta pagina senza ripulire gli angoli sporchi dell'alta borghesia. Tre anni dopo il trionfo, chi ha votato Bachelet si chiede se davvero è cambiato qualcosa o se le tragiche disuguaglianze sociali formalizzate dalla dittatura per conto degli impresari che continuano a far ballare i politici, sono solo un brutto ricordo. Se davvero la fatica del vivere della gente qualsiasi si è addolcita nelle nuove regole di un paese prospero, management che incanta Wall Street e i giapponesi. Purtroppo la Bachelet, come ogni altro presidente uomo della democrazia ritrovata, é prigioniera di interessi che non consentono di trasformare l'infelicità nella speranza. La vecchia rete lega le mani di una transizione ormai più lunga della dittatura. Patricia Verdugo, giornalista e scrittrice che ha sfidato i militari ed è stata emarginata fino all'ultimo respiro da un establishement che non intende ridiscutere un solo privilegio; la Verdugo, raccontava nei libri e nelle chiacchiere con noi amici quando andavamo a trovarla per capire l'immobilità della società più moderna dell'America Latina; raccontava che ogni legge o progetto deve essere approvato dai grandi interessi prima di arrivare sui banchi del parlamento. Ammorbidita la volgarità di Pinochet, la sostanza non cambia. Scuole sempre più private. Prosperano le università Cattoliche, di gran moda l'università delle Ande, Opus Dei, e poi laiche e massoniche (portacenere e tshirt con triangoli e compassi). La classe dirigente che coltiva ambizioni può studiare solo lì. Difficile far carriera se la laurea è pubblica. E dalla laurea si scende ai licei: il privato garantisce il futuro negato alle scuole di stato. Ma bisogna pagare e col 36 per cento della popolazione che tira la cinghia malgrado il trionfo di esportazioni e affari, chi paga sono sempre gli stessi. E le poltrone e i privilegi passano di padre in figlio. Ecco le rivolte dei "pinguini", bianco e nero delle divise degli studenti. Cariche di polizia, ragazzi in galera o bastonati. Sindacati in allarme perché i conti non tornano. Spariscono i letti dagli ospedali pubblici; si allungano i letti nelle cliniche private. E la povera Bachelet che con la laurea in medicina aveva governato la sanità, rincorre promesse che non può esaudire. Ogni sera radio e Tv dalle proprietà immutabili, e ogni mattina tutti i giornali (meno La Nacion la cui distribuzione non raggiunge la periferia di Santiago) la tengono d'occhio, buone maniere cilene subito dimenticate appena la signora presidente si avvicina troppo alla gente. E la popolarità si assottiglia. E la perplessità si allarga. Bachelet che sostituisce 9 ministri; Bachelet alla cui spalle si affaccia chi ne prenderà il posto a fine mandato: Soledad Alvear, sinistra della democrazia cristiana, l'altra donna della Concertazione socialisti-Dc. Con un passato da ministro degli esteri viene annunciata da un partito i cui contorni si sono spesso confusi con i soliti interessi. Il carattere di una signora che non si arrende dovrà fare gli stessi conti della Bachelet perché i registi ombra del paese non hanno cambiato nome. Non ci sta Gonzalo Meza Allende, figlio di Isabel (presidente della Camera dei deputati), nipote di Salvador Allende. Alla vigilia del voto che dovrà scegliere in ottobre il sindaco di Santiago e tutti i sindaci del Paese, annuncia un libro nel quale critica il modello cileno. Racconta la delusione davanti al governo Bachelet, delusione dei governi di prima e dei governi che verranno: "Bisogna cambiare questo tipo di democrazia altrimenti non cambia mai niente". Tant'è che Jaqueline, figlia piccola di Pinochet, si candida a sindaco della capitale. Di là dalle Ande la popolarità di Cristina Kirchener è precipitata al venti per cento dieci mesi dopo il plebiscito dell'elezione al primo turno. Rispuntano le voci polemiche sulla candidatura a capo del governo decisa senza primarie, impiccio ritenuto inutile: l'ha scelta il marito-presidente che si è privato di altri quattro anni di Casa Rosada per riorganizzare a sinistra il partito dell'eterno Peron suscitando il sospetto di essere un presidente ombra. Cristina è simpatica, sorriso garbato e voglia di rendere civile il paese del grano, della carne e della soia, ma dove nel Chaco si muore di fame (non è un modo di dire) mentre le esportazioni volano verso il mondo che può. Cristina rimedia all'ingiustizia imponendo vere imposte alle holding agricole mai tanto prospere. Comincia il braccio di ferro nelle piazze. Blocchi stradali lunghi tre mesi. Adunate di descamisados contrastano la marcia delle impellicciate che rabbrividiscono nell'inverno australe. Paralizzano il paese, sgretolano il governo appena nato. La signora Kirchner non si arrende: "deciderà il Parlamento" dove la coalizione non ha problema di numeri. All'improvviso li ha: Julio Cleto Cobos, presidente del senato e vice presidente della repubblica, transfuga dal partito radicale, rompe la coalizione e vota a favore degli agrari. "Perché non è con le tasse che si risolvono i problemi sociali". Frana il governo, sostituzione di ministri. La signora presidente si arrende mentre tamburi a festa rimbombano nei quartieri eleganti di Buenos Aires e la quattro anime degli agricoltori si riuniscono in un comunicato: "La nostra lotta contro le imposte ha rafforzato il Paese che diventerà più ricco". Più ricco per chi? Mentre il 70 per cento delle tasse raccolte da Stati Uniti, Canada, Europa e Giappone é pagato da persone fisiche e il 27 per cento dalle società, in Argentina e Brasile la percentuale si rovescia: 35 per cento dai redditi individuali, il 65 dalle aziende che poi scaricano le tasse sui consumatori. Storie dell'altro mondo, ma anche storie italiane. Soldi in fuga verso paradisi fiscali o villoni nella sabbia di Miami. Ingiustizia che alimenta le inquietudini. Ogni dieci anni scoppiano e ogni dieci anni qualcosa minaccia la convivenza e apre ipotesi pericolose: da Peron alla dittatura militare, da Menem allo sbando dell'economia, adesso tasse ed esportazioni. Il dubbio resta: di sicuro in Argentina comanda un Kirchner, ma Kirchner marito o Kirchner moglie? Il machismo non rappresenta solo la malinconia di ieri. Le signore presidenti vengono spesso usate come bella copertina di un potere che non si rassegna. Della terza donna che accende il continente latino abbiamo parlato tanto. Il ritorno di Ingrid Betancourt sta aprendo attese e appetiti. Nelle vacanze all'Avana, Gabriel Garcia Marquez confida a Mauricio Vincente del Pais: "Il suo ritorno è l'inizio di qualcosa. Non so cosa. Tutti le stanno addosso per sfruttarne l'immagine con l'egoismo di chi vuole scalare, rafforzare, allungare le proprio fortune": Uribe e Sarkozy. Gabo conosce Ingrid da quand'era bambina. Ma sa poco della donna ex candidata alla presidenza contro Uribe. Ha sfogliato il suo libro - "La rage au coeur", in italiano "Forse mi uccideranno domani" - ma non si è misurato con la passione di un'intellettuale che voleva trasformare la politica colombiana col radicalismo respirato a Parigi. Appena libera è volata in Francia e non è più tornata a Bogotà. Nessuno sa cosa potrà decidere quando, smaltita l'euforia della libertà, psicologicamente riemergerà dal limbo di sei anni di niente. Il Nobel per la pace (che l'Unità ha proposto aggregando altri Nobel, intellettuali, migliaia di persone) può trasformarla in ambasciatrice universale dei diritti umani. Sa cosa vuol dire prigionia e tortura, umiliazioni e lo sfinimento del cuore. La polemica imprudente è sempre stata la sua arma migliore. Ma l'imprudenza é ormai indispensabile perché non esistono solo le Farc e i loro prigionieri, i massacri di Darfur, Iraq, Iran, Cecenia. Non sono solo Cina e Birmania a tener sotto chiave milioni di incolpevoli e Guantanamo non è l'ultimo gioiello dell'eredità Bush. La prigione galleggiante del vice ammiraglio David Brewer - gigantesca nave d'assalto anfibio USNS-Stockam - è l'inferno delle torture appena rivelate ma ancora nascoste nella base Usa Diego Garcia, isola inglese dell'oceano Indiano. Scioglilingua dei misteri. Ad Ingrid Betancourt non basterà una vita per scoprire e cancellare il prontuario di queste barbarie. Se è rimasta l'Ingrid di prima non si darà pace e tante cose potrebbero cambiare. C'è chi spera che in autunno riprenda l'aereo per l'America Latina. La melma colombiana (narcos e corruzione paramilitare) soffoca la politica e se la Betancourt tornerà alla politica non accetterà ombre in doppiopetto alle spalle. Il suo coraggio può diventare l'esempio liberatore per chi é paralizzato da paura e poteri che soffocano. Sono in tanti ad aspettare una donna così. In fondo, illudersi non costa niente. mchierici2@libero.it.

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Lettera dalla Stazione di Bologna (sezione: Laici e chierici)

( da "Unita, L'" del 04-08-2008)

Argomenti: Laicita'

Stai consultando l'edizione del Lettera dalla Stazione di Bologna Segue dalla Prima I miei figli, allora ventenni, viaggiavano in lungo e in largo l'Italia. Poteva capitare a chiunque. Lo considero un miracolo il fatto che ci è andata bene. Sono costituzionalmente antifascista e atea. L'andare a Bologna il 2 agosto lo considero un pellegrinaggio laico. Sono stata ad attendere due ore il mio treno nella sala d'aspetto alla stazione. Quella sala d'aspetto dove ci fu la deflagrazione. Non sono state due ore sprecate, consiglio a tutti di farlo: leggere quegli 85 nomi, l'età, pensare a quanti anni avrebbero ora, al loro futuro che non c'è stato... Ho provato a contare le persone in attesa nella sala, erano sempre meno di 85 e molti moltissimi, come allora erano bambini... Ti viene un magone ... È il minimo che si possa fare andare a Bologna il 2 di agosto. Spero di farcela anche l'anno prossimo. Un cordiale saluto e buon lavoro. Brunella Toscani, Volterra.

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L'intramontabile <Tramonto dell'Occidente> (sezione: Laici e chierici)

( da "Giornale.it, Il" del 04-08-2008)

Argomenti: Laicita'

N. 31 del 2008-08-04 pagina 22 L'intramontabile "Tramonto dell'Occidente" di Maurizio Cabona Torna in libreria un'opera cruciale del '900: un saggio profetico che ha influenzato il pensiero contemporaneo. Ecco perché a quasi 90 anni dalla sua uscita, rimane attuale nell'età del capitalismo finanziario globalizzato Non tramonta Il tramonto dell'Occidente di Oswald Spengler, dal 28 agosto di nuovo in libreria dopo più di 15 anni di assenza (Longanesi, pagg. 1.520, euro 50; pref. di Stefano Zecchi). Ideato come romanzo storico, scritto come saggio filosofico, doveva insegnare a pensare per continenti - come facevano inglesi, russi, cinesi, americani e giapponesi - ai tedeschi, se avessero vinto la Grande guerra. Spengler scomparve nel 1936, anno olimpico a Berlino; se ci fosse ancora nel 2008, anno olimpico a Pechino, sorriderebbe di chi umilia l'orgoglio serbo ed è umiliato dal neocesarismo cinese. Il tramonto dell'Occidente non è innocente, come non sono innocenti le Olimpiadi: fu l'apice del pensiero del capitalismo industriale germanico, sfidato dal capitalismo industriale americano, dal capitalismo mercantile britannico, dal capitalismo di Stato sovietico. Nell'egemonia del capitalismo finanziario globalizzato, Il tramonto dell'Occidente è ancora attuale? Di padre tedesco, socialdemocratico ed esule negli Stati Uniti dal 1938, lo svizzero Jean-Jacques Langendorf è, come Spengler, un romanziere prestato alla saggistica. Del clima in cui piombò Il tramonto dell'Occidente, dice: "Era una Germania assetata di rivincita: il pessimismo del libro contribuì ad assicurargli un'accoglienza favorevole. Conteneva una grandiosa metafisica della storia, che parla di nascita, apogeo, estinzione delle civiltà. Qui eccelle Spengler, soprattutto filosofo di minacce incombenti: dominazione delle masse, del denaro, della tecnica, esaurimento della democrazia". Nell'Italia d'un altro dopoguerra di sconfitta, però di ricostruzione democratica, Il tramonto dell'Occidente, inno a un neocesarismo a quel punto sconfitto, fu tradotto da Julius Evola. A certi neofascisti sembrò la versione imperialistico-cesariana della Rivolta contro il mondo moderno di Evola stesso (1934); invece era la Rivolta a echeggiare il Tramonto in chiave nostalgico-aristocratica. Storico delle idee e diplomatico, Maurizio Serra radiografa la recezione italiana di Spengler: "Non è abbastanza filonazista per essere idolatrato a sinistra come Schmitt e Heidegger; non scrive abbastanza bene per essere incomprensibile, né abbastanza male per esser ristampato spesso; non crede che l'Occidente si salverà dal tramonto, imbracciando il fucile dopo ogni choc, tipo 11 settembre. Chiedere a Spengler la ricetta per la crisi dell'uomo moderno è come chiedere a Henry Miller come conquistare la compagna di scuola. Spengler fissa una direzione dove abbiamo paura perfino di buttare l'occhio". Come dir meglio? Negli articoli de La città futura e de L'ordine nuovo, Antonio Gramsci notava, contemporaneamente a Spengler, l'ascesa degli Stati Uniti. Firma storica del Manifesto, Nico Perrone insegna storia dell'America; ma prima ha appreso a pensare per continenti accanto a Enrico Mattei, impegnato con l'Eni nella lotta per le materie prime: "Per Spengler - dice Perrone - il primato dell'economia sulla politica è fattore di decadenza. Non si è sbagliato. La sua analisi è piaciuta alla destra del '900. Forse solo la Chiesa cattolica, e lo dico da laico, ha capito che le diversità del mondo vanno accettate, e così cerca di resistere. Dalle altre parti c'è invece un'arroganza che accelera la conclusione di Spengler". Alfiere del giornalismo italiano di grande respiro di cui oggi tanto si sente la mancanza, Piero Ottone è uno spengleriano: "Apprezzo Il tramonto dell'Occidente. Suddivide la storia del mondo in sette grandi civiltà che nascono, crescono, declinano: il nostro periodo attuale corrisponde alla decadenza dell'Impero romano. Cina, India, Africa sono per l'Occidente di oggi ciò che i barbari furono per Roma? Più che antagonisti, questi paesi sono concorrenti e le loro tecniche sono da imitatori, non da ideatori. E Spengler ne L'uomo e la macchina avverte che è pericoloso insegnare le tecniche". Anche Gennaro Malgieri è giornalista; diventato parlamentare e consigliere d'amministrazione della Rai, dopo aver prefato Anni decisivi di Spengler (Ciarrapico), sintetizza: "Il tramonto è attuale perché l'Occidente è infedele a suoi valori e incapace di proporne di nuovi, colonizzato com'è da etiche, costumi e tradizioni estranee". Luca Barbareschi è invece fra i rari attori, diventati parlamentari, a chiedersi, spenglerianamente: "Hanno un destino le civiltà? Forse sì. Gli italiani credevano le loro posizioni acquisite per sempre, senza capire che decadenza non è sacrificarsi, come si sacrificavano i genitori, ma è credere che qualcosa ti tocchi di diritto. Cinesi e indiani conquisteranno la nostra condizione di oggi, lasciandoci la loro di ieri". Per il filosofo e sociologo francese Alain de Benoist, "Il tramonto dell'Occidente è uno dei libri più importanti del XX secolo. Tanto citato e poco letto, ha due messaggi: che il mondo mai è stato e mai sarà unificato, perché la Terra avrà sempre una pluralità di culture; che queste culture sono grandi organismi, che nascono, crescono, invecchiano e muoiono. La stessa civiltà occidentale va verso la fine. Visione tragica e pessimista, controcorrente rispetto a ogni "progresso", che ha più possibilità di verificarsi che quelle di Huntington o Fukuyama". Ma il diplomatico e storico Sergio Romano diffida: "Spengler fu un filosofo della storia, cioè un mediocre filosofo e un cattivo storico. Ma anche un filosofo della storia può essere uno scrittore affascinante. Leggere Il tramonto dell'Occidente come una chiave per aprire la porta del futuro dell'umanità, è una perdita di tempo. Leggerlo come segno del malessere europeo fra vigilia della Grande guerra e nazismo è una straordinaria esperienza letteraria". Per il filosofo Emanuele Severino "Il tramonto dell'Occidente è tutt'altro che inattuale. È sovraccarico però di biologismo pseudoscientifico e ciò insospettisce i filosofi e gli scienziati. Ma se ne deve tener egualmente conto, fosse anche solo per prenderne le distanze. C'è il tramonto, ma i suoi motivi non sono quelli che dice Spengler, incapace di discutere il senso profondo della volontà di potenza". Sindaco di Roma, città-simbolo di una delle civiltà evocate da Spengler, Gianni Alemanno considera invece Il tramonto dell'Occidente "una delle opere più importanti del "pensiero della crisi", affermatosi in Europa dopo la fine della Grande guerra, ma le intuizioni spengleriane sul dominio della Tecnica e l'eclissi dei valori spirituali sono attuali. La civiltà occidentale si diffonde su scala planetaria, ma il suo sistema di valori è debole. E il concetto di "crisi dell'Occidente" è la chiave per interpretare il messaggio di Benedetto XVI". Un regista che da Mosca, la "Terza Roma", è passato a Hollywood, la "seconda Cartagine", Andrei Konchalovsky, cita un altro Papa: "Il pensiero europeo reca i segni della crisi, sfociata ovunque in grossi scandali economici. Ai popoli mancano punti di riferimento, il denaro conta più della morale. Per Giovanni Paolo II, il secolo XX ebbe la dittatura politica e il XXI avrà la dittatura economica. Di tale crisi Spengler colse la radice nell'eurocentrismo. L'ignoranza prosegue in America nella politica di Bush e in Europa con l'illusione del tribunale dell'Aia di giudicare altri popoli". Lettore de Il tramonto quando il libro circolava solo in tedesco, Alberto Pasolini Zanelli tiene l'America sott'occhio per Il Giornale. Ora ci racconta che "per le strade di Washington è ricomparso lo slogan che molti avevano incollato sui paraurti nel 1973 della crisi petrolifera: "Spengler era un ottimista"". © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano.

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<Siamo pronti ad assumere 35 mila clandestini> (sezione: Laici e chierici)

( da "Corriere della Sera" del 04-08-2008)

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Corriere della Sera - MILANO - sezione: Cronaca di Milano - data: 2008-08-04 num: - pag: 3 categoria: REDAZIONALE L'appello Chi dà lavoro a uno straniero non in regola rischia fino a un anno di carcere e 5 mila euro di multa. "Senza di loro le nostre aziende sono in crisi" "Siamo pronti ad assumere 35 mila clandestini" Le piccole imprese: sono operai irregolari, ma già lavorano nelle nostre ditte. Subito un nuovo decreto flussi Marco Accornero (Unione artigiani): "Vogliamo far lavorare questa gente alla luce del sole. Senza sentirci fuorilegge" Immigrazione: i piccoli imprenditori milanesi tornano all'attacco. E chiedono la possibilità di regolarizzare i 35 mila clandestini che - in stragrande maggioranza - lavorano già in fabbriche/laboratori/cantieri. "Abbiamo chiesto di poter mettere in regola manodopera per noi preziosissima - dicono in sostanza i sciur Brambilla che operano intorno al capoluogo lombardo -. Ma sappiamo già che l'80 per cento delle domande sarà rigettato. Lasciateci lavorare: il governo vari un nuovo decreto flussi ". Milano è in testa alla classifica delle province per numero di richieste di regolarizzazione: 78.764. Di queste, 44 mila domande riguardano badanti mentre le restanti 35 mila appartengono a lavoratori di tutti gli altri settori. I posti disponibili sono 6.142. Il che significa che l'83 per cento delle richieste resterà deluso. Il grosso delle domande è stato vagliato, tanto che 4.516 nulla osta sono già stati inviati, pari al 74 per cento del totale. Per le badanti il governo ha promesso un occhio di riguardo. Si parla di un secondo decreto flussi a cui ammettere le domande già inoltrate a dicembre. Nessuna concessione, invece, per muratori, manovali, operai. Ma i piccoli imprenditori di Milano e hinterland non si arrendono. I più preoccupati sono gli artigiani, che avevano già sollevato il problema qualche mese fa. "Le nostre sono piccole attività che operano in settori in cui la manodopera straniera è diventata indispensabile. Sulle 12 mila domande di regolarizzazione che abbiamo presentato ci sono scritti i nostri nomi e i nostri indirizzi. Vogliamo far lavorare questa gente alla luce del sole. Senza sentirci fuorilegge", lancia un appello Marco Accornero, segretario generale dell'Unione artigiani di Milano. "Molti dei nostri associati saranno posti di fronte a un bivio. O chiudere l'azienda. O far lavorare in nero i dipendenti clandestini. Non chiedeteci di lasciare affondare le attività a cui abbiamo dedicato una vita", continua Accornero. Che aggiunge: "Un muratore non vale meno di una badante. Si sottopongano pure le richieste di regolarizzazione a un vaglio rigorosissimo. Ma non si boccino a priori". Chi dà lavoro a uno straniero senza permesso di soggiorno rischia da tre mesi a un anno e 5.000 euro di ammenda. "Queste sanzioni esistevano già, non sono state introdotte dal decreto sicurezza", precisa Ennio Codini, docente di Diritto alla Cattolica. Di fatto le sentenze di condanna a carico delle imprese sono pochissime. Rarissime quelle che riguardano le famiglie. Certo è che negli ultimi anni si è allargato il divario tra il ingressi previsti con i flussi e le richieste di famiglie e imprese. "Il risultato è che i clandestini aumentano al ritmo di 150 mila l'anno - fa il punto Codini -. Siamo tra i Paesi industrializzati con le più alte concentrazioni di clandestini sul territorio. A oggi si parla di 6-700 mila persone". Vie d'uscita? "Si potrebbero legare i flussi all'occupabilità invece che al contratto di lavoro. D'altra parte la chiamata dello straniero dall'estero è una finzione. E allora meglio fare entrare chi ha i curriculum più adeguati alle esigenze del sistema produttivo". Rita Querzé Al lavoro Gli operai stranieri nelle fabbriche artigiane, una risorsa indispensabile per gli imprenditori milanesi ( foto Meloni).

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La lite sul testamento biologico spacca il vertice di Scienza e Vita (sezione: Laici e chierici)

( da "Corriere della Sera" del 04-08-2008)

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Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Cronache - data: 2008-08-04 num: - pag: 20 categoria: REDAZIONALE Caso Eluana Via anche la Scaraffia dall'associazione cattolica. Dallapiccola: nuovo clima La lite sul testamento biologico spacca il vertice di Scienza e Vita Pessina si dimette: l'apertura alla legge frutto di un blitz L'accusa: la nuova linea non è stata discussa dall'esecutivo. La replica: impossibile convocarlo a fine luglio ROMA - Polemiche a Scienza e Vita, associazione cattolica nata nel 2005 per sostenere il partito del sì al referendum sulla fecondazione artificiale. Si è dimesso dall'esecutivo Adriano Pessina, direttore del centro di bioetica dell'università del Sacro Cuore. Causa, il "blitz" del consiglio di presidenza, coordinato da Bruno Dallapiccola e Maria Luisa Di Pietro, che a poche ore dall'esodo di agosto, ha aperto sul testamento biologico ribaltando la precedente posizione di chiusura. Un tema riportato d'attualità dal caso di Eluana Englaro. Pessina è rimasto di stucco quando ha letto su Avvenire un articolo che riprendeva un comunicato uscito sul web dell'associazione: "Un netto cambiamento di rotta. Si è passati dal rifiuto della legge ad una chiara apertura. E senza che la nuova linea fosse stata discussa con noi dell'esecutivo - contesta -. L'ultima volta che ci siamo riuniti, un mese fa, avevamo confermato le nostre idee. Hanno approfittato del-l'estate, ora sono tutti in vacanza e così l'iniziativa fa meno clamore ". Il gesto del docente di filosofia morale segue di qualche settimana l'addio di Lucetta Scaraffia, vicepresidente, una delle fondatrici: "Il testamento biologico non c'entrava - dice -. Me ne sono andata per l'impossibilità di arrivare col confronto a un pensiero collettivo. Siamo nati come luogo di discussione per raggiungere soluzioni condivise. Noi cattolici sembriamo dall'esterno coloro che obbediscono a un catechismo imposto, invece tra noi c'è un dialogo molto ricco". Critiche al metodo. E ai contenuti: "La legge? Una scusa per scivolare verso l'eutanasia. E sarebbe così vaga e impraticabile da risultare inutile. L'accanimento terapeutico è già vietato dal codice deontologico. Il problema vero è la carenza di cure palliative ". Pessina rafforza il concetto: "La vita non è un bene disponibile. La società ha il dovere di dare assistenza. Chi tenta il suicidio dopo aver manifestato una chiara volontà dovrebbe forse essere lasciato morire?". Solidarietà a Pessina sono giunte da soci dell'esecutivo, tra cui il neurologo Gianluigi Gigli e la filosofa Laura Palazzani. L'associazione "Medicina e persona " sul suo sito ha stigmatizzato il nuovo corso che oltretutto si discosta dall'indagine web svolta da Scienza e Vita. Da un migliaio di medici, no al testamento biologico. Bruno Dallapiccola commenta poco volentieri: "Ognuno è libero di scegliere. A livello politico il clima sta cambiando. Pensiamo all'apertura del sottosegretario Eugenia Roccella. Il progetto di una legge sta riprendendo quota, non possiamo ostacolarlo a oltranza. A noi tocca vigilare, batterci sui punti che non condividiamo. Il documento proviene dal consiglio di presidenza ed elaborato dal portavoce Mimmo Delle Foglie (editorialista de l'Avvenire) ". E perché non discuterlo con l'esecutivo? "Impossibile convocarlo a fine luglio", risponde il genetista. Margherita De Bac Eluana "Acqua per Eluana" (nel tondo) davanti al Duomo di Milano.

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La Lanzillotta, il Pd e il voto contro la sentenza di Milano (sezione: Laici e chierici)

( da "Corriere della Sera" del 04-08-2008)

Argomenti: Laicita'

Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Cronache - data: 2008-08-04 num: - pag: 20 categoria: REDAZIONALE La lettera La Lanzillotta, il Pd e il voto contro la sentenza di Milano Caro direttore, la non partecipazione del Pd al voto sul conflitto di attribuzioni deciso dalla Camera contro le decisioni della magistratura sulla vicenda Englaro è stata letta come una vittoria di "teodem e rutelliani" contro chi proponeva un secco no. Vorrei spiegare questa posizione dal mio punto di vista laico e liberale. Come sottolineato da molti giuristi, il potere legislativo non può contestare il potere della magistratura di decidere, interpretando le leggi vigenti, i casi concreti che le vengono sottoposti: il Parlamento può modificare la legge o anche darne una interpretazione "autentica" ma sempre e solo attraverso una legge. è il principio di separazione dei poteri. Criticare una sentenza è ovviamente legittimo. Così come è legittimo interrogarsi su aspetti che la sentenza Englaro evoca ma che, allo stato, non trovano risposta nella legge: qual è oggi la certezza sulla definitività delle acquisizioni scientifiche; a quale età si è abbastanza maturi per il proprio testamento biologico; qual è il potenziale ancorché inconscio conflitto tra la persona che sopravvive in stato vegetativo e chi deve accudirla e allo stesso tempo rappresentarne gli interessi e la volontà? Questioni che non riguardano solo i cattolici ma sulle quali io, laica, rivendico il diritto a non avere certezze. La non partecipazione al voto ha voluto quindi esprimere il rifiuto netto dell'uso strumentale di una procedura (il conflitto di attribuzioni) che normalmente - e non a caso - la Camera promuove sulla base di decisioni unanimi a tutela delle proprie prerogative e che qui, al contrario, è stata caricata dalla maggioranza di motivazioni politiche sul merito delle sentenze. Ma per questa stessa ragione il no secco non avrebbe riguardato solo il conflitto di attribuzioni ma sarebbe stato anche letto come la posizione del Pd sul merito di una vicenda che non può essere risolta con un approccio schematico. Il Pd deve saper dare risposte nuove alle ansie esistenziali del nostro tempo che derivano anche dal continuo mutare del confine tra la vita e la morte, dal tumultuoso avanzare della scienza. Non si tratta di far convivere cattolici e laici in uno stesso contenitore politico sulla base di un nuovo compromesso o di rappresentare segmenti delle gerarchie ecclesiastiche, ma di definire una visione originale in sintonia con le ansie profonde del nostro tempo, rifuggendo da posizioni elitarie lontane dalla vocazione maggioritaria del Pd. Una nuova visione dell'uomo nell'era della tecnologia e della globalizzazione potrà essere per il Pd il cemento con cui amalgamare e tenere insieme le culture in esso confluite. Linda Lanzillotta deputata del Pd Linda Lanzillotta.

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Gli auguri del Papa <Giochi di fraternità> (sezione: Laici e chierici)

( da "Corriere della Sera" del 04-08-2008)

Argomenti: Laicita'

Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Sport - data: 2008-08-04 num: - pag: 41 categoria: REDAZIONALE L'intervento Dalle vacanze il Pontefice saluta la Cina Gli auguri del Papa "Giochi di fraternità" "Lo sport sia pegno di pace fra i popoli" DAL NOSTRO INVIATO BRESSANONE - Il Papa invia un "cordiale saluto" agli atleti della prossima Olimpiade e al "Paese ospitante", augurando che i giochi che iniziano venerdì risultino un "valido esempio" di convivenza "tra persone delle più diverse provenienze ". Il suo saluto Benedetto XVI l'ha pronunciato a mezzogiorno dalla piazza centrale di Bressanone, dove si trova per una vacanza che è giunta a metà dei 15 giorni in programma. Anche dalla vacanza dunque il Papa pensa alla Cina e il saluto di ieri si riallaccia idealmente a quello che ebbe a formulare - già con riferimento all'Olimpiade - il 7 maggio scorso, in occasione di un concerto che la China Philharmonic Orchestra di Pechino aveva offerto a Papa Benedetto, in Vaticano, in occasione del terzo anniversario dell'elezione. Allora per la prima volta il Papa aveva incontrato - in margine al concerto - l'ambasciatore di Pechino a Roma: ed era stato un fatto importante, dal momento che Cina e Santa Sede non hanno relazioni diplomatiche e che da tempo la Santa Sede propone di allacciarle. In quell'occasione il portavoce del ministero degli Esteri ebbe a dire da Pechino che il suo Governo era "pronto" a condurre un "dialogo costruttivo" per "normalizzare le relazioni". Dicono in Vaticano che da allora a oggi non sono avvenuti passi importanti ma "c'è un cammino che continua ". Di rilevante nelle parole di ieri c'è il fatto che il Papa non saluta semplicemente gli atleti e gli organizzatori, ma anche il Paese ospitante e qualifica i Giochi olimpici come "pegno" di "pace tra i popoli ". "Venerdì prossimo, 8 agosto - ha detto Benedetto XVI dopo aver recitato l'Angelus - si apriranno a Pechino i Giochi della XXIX Olimpiade. Sono lieto di indirizzare al Paese ospitante, agli organizzatori e ai partecipanti, in primo luogo agli atleti, il mio cordiale saluto, con l'augurio che ciascuno possa dare il meglio di sé, nel genuino spirito olimpico. Seguo con profonda simpatia questo grande incontro sportivo, il più importante e atteso a livello mondiale, e auspico vivamente che esso offra alla comunità internazionale un valido esempio di convivenza tra persone delle più diverse provenienze, nel rispetto della comune dignità. Possa ancora una volta lo sport essere pegno di fraternità e pace tra i popoli ". Alla cerimonia inaugurale dei Giochi saranno presenti due vescovi, quello di Macao e il coadiutore di Hong Kong, in rappresentanza della Chiesa cattolica. Non saranno lì in rappresentanza del Papa, perché mai nessun Papa ha inviato rappresentanti all'inaugurazione di Giochi Olimpici, ma rappresentando la Chiesa cattolica di fatto rappresenteranno anche Benedetto XVI. è la prima volta che un Papa sceglie Bressanone come luogo per le vacanze estive. Qui Benedetto si trova così bene, ospite del Seminario della diocesi, che per la prima settimana non è mai uscito dalla residenza se non ieri per l'Angelus. Luigi Accattoli L'Angelus Papa Benedetto XVI (Emmevi).

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Un vescovo tedoforo vaticano: "gesto positivo" (sezione: Laici e chierici)

( da "Repubblica, La" del 05-08-2008)

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La diplomazia Un vescovo tedoforo Vaticano: "Gesto positivo" PECHINO - Anche un vescovo cattolico ha contribuito al viaggio della torcia olimpica verso Pechino. Monsignor Peter Fang Jianping, vescovo di Tangshan, a meno di 200 chilometri dalla capitale, ha portato la fiaccola lo scorso 31 luglio ma la notizia è stata diffusa solo ieri dall'agenzia cattolica Uca. Al suo arrivo, il vescovo, ha sottolineato di essere stato "nominato tedoforo per il contributo della Chiesa alla società". L'evento segna l'ennesimo progresso nel riavvicinamento tra la Chiesa cattolica e Cina, le cui relazioni diplomatiche si interruppero nel 1949. "Un gesto positivo", ha commentato il Vaticano.

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"volevo una chance in più ma il nord non fa per me" - laura bellomi (sezione: Laici e chierici)

( da "Repubblica, La" del 05-08-2008)

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Pagina III - Milano Angelo Carrieri è rientrato a Taranto da Cesano dopo soli due anni "Volevo una chance in più ma il Nord non fa per me" Altro che aiutare la famiglia, erano loro a mandarmi i soldi Quando poi a scuola è comparso un cartello "Via il preside terrone" ho deciso di andarmene LAURA BELLOMI A trentasei anni il trasferimento dalla Puglia alla Lombardia per l'incarico di preside alla scuola media di Cesano Maderno. Dopo due anni, di cui uno trascorso in aspettativa, la richiesta di trasferimento. Angelo Carrieri, come mai la sua esperienza al Nord è durata così poco? "Soffrivo la lontananza da casa, a Taranto avevo lasciato moglie e due figli. Al Nord non mi sentivo accettato, uscivo dal caseggiato e nessuno mi salutava mentre da noi il saluto non si nega nemmeno ai cani. Poi mi mancava il mare e i milanesi mi sembravano solo gente schiacciata dal lavoro". Perché aveva accettato l'incarico fuori sede? "Per migliorare le condizioni economiche della famiglia, ma non andò così: alle volte mia moglie doveva mandarmi i soldi per arrivare a fine mese". Un incentivo economico come quello proposto dal ministro Gelmini le sarebbe stato utile? "Assolutamente, quando un professore cambia regione le spese da sostenere sono moltissime. Un contributo economico è incentivo dovuto e indispensabile, sono assolutamente favorevole alla proposta del ministro". E se invece si trattasse di una clausola contrattuale? "Provvedimento altrettanto giusto, soprattutto per garantire continuità agli studenti". Come fu il suo arrivo al Nord? "Inizialmente mi sembrò di aver conquistato la fiducia dei concittadini ma mi sbagliavo, dopo un anno trovai un cartello appeso al portone della scuola, "via il preside terrone"". è stato in quel momento che ha pensato al trasferimento? "Sì. Tra l'altro avevo avuto problemi di salute, forse legati anche allo stress, e siccome a Taranto ricoprivo l'incarico di assessore comunale ho chiesto e ottenuto un anno di aspettativa". Che cosa le mancava della sua vita in Puglia? "Gli affetti: anche con le persone con cui avevo legato il complimento più carino era "non sembri neanche un meridionale". Così ogni quindici giorni scendevo a Taranto ma il lunedì ero di nuovo a scuola. A volte in ritardo perché l'aereo non era sempre puntuale, e forse queste mie trasferte hanno indispettito i docenti". Non c'era niente che le sembrava potesse valere la pena di lavorare al Nord? "Vivevo la vita sociale e culturale delle Stelline e dell'università Cattolica, ho incontrato persone di alto livello ma sentivo che la città non partecipava, rispetto a Taranto notavo una carenza di impegno culturale e civile". Rimpiange qualcosa del biennio in Lombardia? "Il profumo di novità che respiravo a Milano e una consapevolezza: se i miei figli fossero cresciuti al Nord avrebbero avuto chance migliori per il futuro".

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"sono un autarchico è la mia vera fortuna" - fulvio paloscia (sezione: Laici e chierici)

( da "Repubblica, La" del 05-08-2008)

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Pagina IX - Firenze "Sono un autarchico è la mia vera fortuna" Monni, un'estate con Campana Oggi l'attore è a Chiusi. Poi con l'omaggio al poeta in giro per la Toscana FULVIO PALOSCIA L'estate, per Carlo Monni, è tormento ed estasi. "Ti chiamano a recitare nella provincia più sperduta, dove incontri gente dai sorrisi larghi, mentre a Firenze tutti hanno lo sguardo di chi gli è stata offesa la mamma - racconta l'attore campigiano - In provincia gli organizzatori ti prendono e ti sbattono in una piazza, con un microfono in mano, a bociare in mezzo alle gente. Senza protezione, corpo a corpo con il pubblico. E io che non sono più un ragazzino, devo faticare il triplo. Il teatro al chiuso è più comodo, ma quando vedo uscire la gente dalla Pergola o dal Metastasio, tutti con quei musi lunghi da funerale, mi sento sollevato". Stasera il poeta contadino è a Chiusi, nel Chiostro di San Francesco (21.30, info 0578/227667) con Ostaggi di Andrea Kaemmerle, storia di tre attori toscani fatti prigionieri da una improbabile cellula terroristica del sud del mondo: nella cella che li ospita, ragionano sull'esistenza a suon di battute (sul palco anche Kaemmerle stesso e Andrea Cambi). Il resto, è tutto Nottecampana, omaggio viscerale al poeta dei Canti Orfici: l'8 agosto a Ventana (Arezzo), il 20 a Marradi, città natale del poeta, e il 18 settembre a Prato. Lei è uno fuori posto. Proprio come Campana. "Sono isolato, dileggiato e questa è la mia fortuna. Non ho fatto una gran carriera; è vero, sono stato allontanato dal cinema e questo è motivo di rammarico ma mi dà anche molta gioia, perché non sono un vassallo né della Rai né di Berlusconi. Io non ho nessun peso nell'erario statale, regionale e comunale. Lavoro praticamente gratis. Per questo, posso permettermi di mandare tutte le istituzioni a quel paese". Un autarchico, insomma. "Sì. Io sono io, non ce ne sono altri come me. Io sono i personaggi che racconto: tutti con una loro individualità, non amalgamati al nulla contemporaneo". Campana era inviso alla cultura accademica. "Lo sarebbe stato anche oggi. Perché Firenze è piena di eredi di Papini e Soffici, di intellettuali contro la bellezza, la poesia, la cultura". Non esageri, Monni. I suoi estimatori sono tanti. Gente che è estasiata dal suo modo di trasformare il basso in alto, la volgarità in nobiltà. "Questo è vero, e mi meraviglio io per primo. Anche nello spettacolo su Campana, mi capita spesso di dire cose forti: a un certo punto lo definisco amichevolmente un maiale. La gente non si scandalizza, ride, applaude. Forse è aiutata da un personaggio che lui per primo si ispirò alla cultura popolare: una delle sue poesie che recito è un'ottavina, la stessa metrica degli improvvisatori toscani". E poi il pubblico sarà un po' cambiato, sarà più smaliziato d'una volta. O no? "Mah. Io so solo che a teatro ci sono più donne che uomini. E che i mariti sembran portati tutti col guinzaglio. Ti guardano e sembrano dire: "oh, io son venuto solo perché mi ci ha portato la mi' moglie". A forza". La follia? "Tante volte, nei miei pellegrinaggi notturni in giro per la Toscana, mi capita di incontrare buoni samaritani contemporanei che vogliono riportarmi sulla retta via. Non li sopporto. Mi danno noia all'intestino". Per il perbenismo ad ogni costo lei ha utilizzato una metafora cattolica. Un caso? "Non è questione di cattolici o non cattolici. Ho incontrato anche tanti buoni samaritani atei di sinistra. I peggiori di tutti. Mi dispiace che la sinistra sia andata a finire così, senza più una poetica. Io sono cresciuto nel popolo, tra i servi della gleba, ero un mezzadro, so cosa significa avere un padrone: il comunismo vero mi ha aiutato ad avere una verità nella vita". Ha votato alle ultime elezioni? "Sì, Rifondazione Comunista. Gente schietta, precisa". Ha pensato come dirà addio al suo pubblico quando, ci auguriamo il più tardi possibile, terrà il suo ultimo spettacolo? "Certo. Il vostro affetto mi ha fatto godere. E poi, grazie a voi, ho trombato parecchio. E questo mi ripaga di tutti i soldi che non ho mai guadagnato".

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Cattolici in piazza fermano l'accordo governo-musulmani (sezione: Laici e chierici)

( da "Repubblica, La" del 05-08-2008)

Argomenti: Laicita'

In corteo alla Corte suprema Cattolici in piazza fermano l'accordo governo-musulmani MANILA - Dalla piazza alla Corte Suprema: i cattolici dell'isola di Mindanao hanno portato la loro protesta contro l'intesa tra il governo e i separatisti islamici del Fronte di liberazione islamico Moro (Milf) ovunque e alla fine l'hanno avuta vinta. L'accordo che, se firmato ieri, avrebbe concesso ai musulmani maggiore autonomia nel sud dell'arcipelago a prevalenza cattolico è stato bloccato. Ieri mattina migliaia di cattolici erano scesi in piazza. Poco dopo l'ordine della Corte suprema ha rinviato la sigla dell'intesa e invitato il governo a difendere il 15 agosto la bozza dell'accordo. L'intesa avrebbe riaperto formalmente i colloqui di pace per porre fine al conflitto separatista costato la vita a 120mila persone dalla fine degli anni '60.

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A colloquio con remo bodei filosofo pendolare tra pisa e la california - pisa (sezione: Laici e chierici)

( da "Repubblica, La" del 05-08-2008)

Argomenti: Laicita'

Cultura A colloquio con Remo Bodei filosofo pendolare tra Pisa e la California "In America ho trovato una maggiore passione per la ricerca della verità magari anche ingenua" "C'è un grande interesse per il Rinascimento, tra i moderni si studia addirittura Gioberti" PISA L'assunto di partenza è semplicissimo: sempre più italiani di spicco vivono in parte o in toto all'estero. Senza contare coloro che, pur rimanendo a casa propria, esportano nel mondo la propria competenza e il proprio talento negli ambiti più diversi: dalla filosofia alla scienza all'arte. Ebbene: esiste, nelle differenti discipline, una specificità italiana? Un suo valore aggiunto? E se esiste, viene percepito come tale? Più in generale, come è vista l'Italia fuori d'Italia? Come è giudicata? Mosso da tali, elementari domande, ho scelto per questa breve perlustrazione estiva quattro figure di rilievo della scena contemporanea: un filosofo, un artista visivo, un compositore e un uomo di teatro e cinema. Ad aprire la serie è Remo Bodei, che il collega Richard Rorty definì "il meno peninsulare dei filosofi italiani", per sottolineare la sua naturale propensione internazionale: "e io per scherzo gli risposi che, essendo sardo, il mio compito era più facile. Una volta attraversato il mare, per noi sardi tutto il mondo è paese". Come che sia, il rapporto di Bodei con l'accademia internazionale è sempre stato intenso: Germania, Spagna, Inghilterra, Canada. E, ormai da molti anni, gli Stati Uniti. Dapprima con l'insegnamento a New York, poi all'UCLA di Los Angeles: fino al 2006 dividendosi equamente con l'università di Pisa; da quando ha abbandonato l'insegnamento in Italia, non in più in qualità di "visiting professor" ma semplicemente di professore. "Il pendolarismo però è rimasto lo stesso: sei mesi là, sei mesi qua. E come Proserpina, non ho ancora scelto quali siano i veri inferi". Lavoratore instancabile, autore di una mole immensa di volumi che spaziano in periodi storici e ambiti tematici i più diversi, Bodei ha il doppio merito di tenere la barra dritta su un pensiero laico inteso quale esercizio della razionalità critica attorno ai temi cruciali del discorso pubblico, senza tralasciare - al contempo - un'indagine altrettanto rigorosa di quei fenomeni della vie sauvage (dal variegato mondo delle passioni al delirio clinico), solitamente abbandonati dal pensiero a se stessi. "In questa mia impostazione non credo di essere stato infedele alla nostra tradizione filosofica. Di essa mi piace conservare lo scrupolo filologico nell'interpretazione dei testi, l'attenzione ai particolari, il gusto per una ricerca che unisca ragione e immaginazione. Aspetti, questi, che rimangono in secondo piano nel mondo anglosassone, dove perfino gli studenti del primo anno trattano i classici senza alcun timore reverenziale. Non li mettono su un piedistallo: chiedono subito se è vero o falso quello che hanno detto. In un certo senso fanno bene, ma, in compenso, non si curano di tarare storicamente i concetti e spesso finiscono così per giungere a conclusioni banali. Ma per tornare alla nostra tradizione filosofica, mi ha sempre colpito la sua vocazione civile. Non politica, civile. Dall'Umanesimo ad oggi abbiamo avuto comuni e stati regionali forti in contrasto con uno Stato nazionale che non c'era o, quando si è costituito, si è mostrato debole nei confronti delle altre potenze e della Chiesa cattolica. I filosofi italiani hanno quindi svolto un ruolo di pedagoghi politici, non rivolgendosi, come succedeva nella scolastica, ad altri filosofi o agli studenti, ma alle classi dirigenti tout court. Si pensi a Machiavelli o, sul versante scientifico, a Galilei. D'altronde, forse proprio a causa della prevalenza della Chiesa cattolica, manca in Italia una filosofia dell'interiorità di tipo pascaliano. Parallelamente, dopo Galilei, non abbiamo più avuto una approfondita riflessione sulle scienze, a parte lodevoli eccezioni novecentesche. La filosofia italiana, intendo dire, ha dato il meglio in quelle zone in cui non domina una logica rigorosa di tipo cartesiano. Quindi nella concezione della politica (con Machiavelli o Gramsci), della storia (con Vico o Cuoco), dell'estetica (con De Sanctis o Croce). In sostanza, la filosofia italiana è una filosofia della ragione impura, ma anche una filosofia civile, che non sempre ha avuto il coraggio dello scontro frontale con le autorità religiose e politiche. Certo, c'è stato Giordano Bruno, ma non abbiamo avuto l'analogo del Pascal delle Provinciali, né un Voltaire. E il conformismo, il compromesso e la "rivoluzione passiva" sono stati spesso vincenti". Questo sul versante delle persistenze. E invece cosa accade in ordine ai mutamenti? Come si presenta, oggi, la scena filosofica italiana? "Da un lato, fortemente contaminata dal rapporto coi media; dall'altro, molti miei colleghi sono diventati meri concessionari di filosofie straniere. Il che ha certamente allargato il respiro internazionale del dibattito, ma ha anche indebolito le nostre peculiarità, e pur favorendo la crescita di una risonanza all'estero, che non si avvertiva dai tempi di Croce, ha determinato un appiattimento verso le tesi altrui". D'altronde, è pur vero che la nostra tradizione più riconosciuta, quella dello storicismo, presentava falle da tutte le parti. "Non v'è dubbio. è quello che chiamo lo storicismo invertebrato: la filosofia come mera narrazione di una successione di eventi, una specie di fila indiana di opinioni: cosa ha veramente detto Tizio, cosa ha veramente detto Caio". Invece sul versante anglosassone, e segnatamente americano, cosa succede? "C'è una maggiore passione per la ricerca della verità, magari con tutte le ingenuità a cui accennavo prima. Ma il migliore lascito della scolastica continua: continua la passione per il rigore logico, il desiderio di non fare discorsi vaghi, di mettere alla prova tutte le affermazioni, sia dal punto di vista della coerenza interna del discorso, sia dal punto di vista dei controlli empirici. E tutto ciò accade in uno scenario radicalmente modificato rispetto a quando nelle università americane trionfava la filosofia analitica. Del resto, se soltanto guardo alle facce dei miei studenti, capisco che davvero Los Angeles è la porta dell'Oriente: lo scorso anno, di ventisei, solo sei erano "caucasici", come dicono lì. Ovvero bianchi americani. Il grosso era composto da latinoamericani e soprattutto da orientali". E questo progressivo spostamento a est della popolazione studentesca, ha modificato il panorama degli autori di riferimento? Intendo dire, tra i classici circolano anche Confucio e Buddha? "Nei dipartimenti di filosofia questo ingresso è lento. Diversamente da quanto accade tra gli antropologi e i geografi, molto più ricettivi. C'è, piuttosto, un ritorno evidente dei classici occidentali. A lungo l'unico filosofo considerato "per bene" era Kant: oggi circolano nuovamente Hegel, Leibniz, Descartes. E per venire agli italiani, c'è grande interesse per il Rinascimento. Oltre che per Galilei, o per Gramsci. Si studia addirittura Gioberti, che pure in Italia non trova ascolto". Più in generale, come è visto il nostro sistema-paese? "Al modo di sempre. Nel sentimento comune la nostra nazione è composta da gente simpatica e inventiva, con alcuni geni e molta corruzione. La serietà da noi non sarebbe di casa, ma in compenso siamo considerati maestri del lusso. Non a caso la maggior fortuna è legata alle solite cose: le Ferrari, la moda, il cibo". Beh, anche gli americani potrebbero uscire da questo usurato cliché. Qualcosa in più c'è: nel bene e nel male. A cominciare, ahimé, da un laboratorio politico di un certo interesse: quello del populismo berlusconiano. "Non c'è dubbio. La nostra società, particolarmente fragile e dunque particolarmente esposta, si offre come luogo ideale di processi che si impongono su scala planetaria. Intervengono molti fattori nella riformulazione delle regole del gioco politico: l'incertezza del futuro, la scarsità crescente di risorse, il terrorismo. Il potere tende ad avere mano libera, all'impunità. Non tutto però si riduce a manipolazione dall'alto: c'è anche la connivenza dal basso. Si sta affermando un'opinione pastosa, informe, plasmata dai nuovi psicagoghi al potere. In fin dei conti, la parola massa viene dal greco maza, pasta, ovvero dalla materia che si modella. E la parola folla rimanda alle fulloniche, ovvero alle antiche "lavanderie" dove si strizzavano i panni. Forse il termine manipolazione è troppo scontato, banale. Lo è meno l'idea di un'opinione pubblica che si lascia modellare o strizzare, finché non assume la forma desiderata. Lo capì per tempo Gustav Le Bon, quando intuì che alla figura del politico che si serve della persuasione razionale si sarebbe sostituita quella del meneur des foules, il quale plasma il materiale umano a sua propria immagine; dell'ipnotizzatore capace di guidare le emozioni di chi soggioga dentro una logica dell'inverosimile, che prevale sulla realtà. Speriamo solo che non sia un processo irreversibile". (1-continua).

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Dietrofront sul testamento biologico (sezione: Laici e chierici)

( da "Corriere della Sera" del 05-08-2008)

Argomenti: Laicita'

Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Cronache - data: 2008-08-05 num: - pag: 20 categoria: REDAZIONALE Scienza e Vita Dietrofront sul testamento biologico ROMA - Corregge il tiro per la seconda volta in pochi giorni, l'associazione Scienza e Vita. Dopo le forti critiche rivolte da alcuni esponenti dell'esecutivo, la presidenza ha fatto marcia indietro ribadendo: "Mai una legge sul testamento biologico. Prendiamo atto del dibattito riportato dai media e dal disappunto di alcuni membri del consiglio confermiamo la nostra posizione: netto rifiuto di una ipotesi di legge sul testamento biologico". Il comunicato è firmato dai presidenti Bruno Dallapiccola e Maria Luisa Di Pietro che solo l'altro giorno avevano annunciato l'apertura dell'associazione a un provvedimento che regolasse le dichiarazioni anticipate di volontà sulle cure da ricevere, o rifiutare, alla fine della vita. Un cambiamento di rotta rispetto alle posizioni storiche di "Scienza e Vita" che aveva determinato le dimissioni di Adriano Pessina, direttore del centro di bioetica dell'università Cattolica. Criticato soprattutto il metodo, la mancanza cioè di un confronto con il consiglio esecutivo. Sul sito web è stata pubblicata due giorni fa l'inchiesta svolta tra i medici che condividono le idee elaborate dal "pensatoio" di bioeticisti soprattutto cattolici: un corale schieramento contro il testamento biologico. Per una legge di fine vita "bisogna mettere in campo la trasversalità dei cattolici - afferma Savino Pezzotta (Udc)- dovrà ruotare attorno a due concetti di base: no all'accanimento terapeutico, no all'eutanasia". Dallapiccola Il presidente di "Scienza e Vita" M. D. B.

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Quel "vivo desiderio" di felicità (sezione: Laici e chierici)

( da "Giornale.it, Il" del 06-08-2008)

Argomenti: Laicita'

Interrompo il silenzio della vacanza grazie a una gita di vetiquattr'ore a Barcellona (dove c'è facilità di collegamento) per rilanciare una notizia che farà piacere a molti navigatori del blog. Grazie al dialogo intrapreso tra il movimento liturgico benedettiano e la Curia di Milano sta per iniziare una nuova celebrazione in rito ambrosiano antico (secondo il messale del 1954) oltre a quella concessa a suo tempo dal cardinale Martini e tutt'oggi celebrata la domenica nella chiesa del Gentilino. Scritto in Varie Commenti ( 54 ) " (3 votes, average: 3.67 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 29Jul 08 Avviso urgente ai naviganti (dalla Spagna) Cari amici, mi trovo in vacanza in una zona della Spagna dove c'è una copertura scarsissima di rete e non riesco a collegarmi (ora lo sto facendo stando seduto sui gradini della splendida cattedrale gotica di Girona, che ho appena visitato): per questo non mi è possibile intervenire o sbloccare i commenti in moderazione. Chiedo scusa a tutti e vi do appuntamento al 12 agosto, quando sarò di ritorno! Scritto in Varie Commenti ( 50 ) " (2 votes, average: 3 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 25Jul 08 Quel "vivo desiderio" di felicità Cari amici, da domani sono in vacanza. Vi auguro di trascorrere una buona estate con queste parole scritte da Giovanni Battista Montini a diciassette anni: Una volta camminando di sera guardavo le stelle del firmamento e procuravo che la mia mente fosse compresa dell'immensità del creato; capivo che tutti gli astri non erano che pulviscoli giranti rispetto all'immensità dell spazio, pure il pensiero d'essere confinato in questo mondo, per l'uomo così vasto, ma, in relazione cogli astri e collo spazio, vero atomo al microscopio, e il vedere al di sopra di me migliaia di mondi ignoti, rappresentanti per me bellezze e attrattive fantastiche e grandemente superiori a tutto ciò ch'è nel mondo, provavo un vivo desiderio d'una felicità non legata al misero fango della terra. E a me stesso davo la risposta: "Sei destinato ad essere assunto principe nel regno che governa il cielo". Scritto in Varie Commenti ( 427 ) " (5 votes, average: 4 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 22Jul 08 Sono tornato. Nuove regole per il blog Cari amici, ieri sera alle 23 il Jumbo della Qantas con il Papa, il seguito e noi giornalisti è atterrano all'aeroporto di Ciampino: siamo stati chiusi in aereo per 22 ore (anche durante lo scalo tecnico a Darwin non ci è stato permesso di scendere). Poco dopo la partenza, Benedetto XVI è venuto a salutarci e a ringraziarci per il lavoro che abbiamo svolto. Volevo dire innanzitutto a quanti che mi invitavano a moderare certi scontri delle ultime ore, che ovviamente sono stato impossibilitato a fare alcunché durante un intero giorno di volo. Ho letto tutti i commenti, e ci sono rimasto piuttosto male per la piega che hanno preso, le espressioni usate, etc. Vi comunico quindi che d'ora in avanti non intendo più lasciare spazio agli "off topic": il blog "Sacri Palazzi" non è una pubblica arena dove mettere in piazza scontri o risolvere beghe private o partire per la tangente montando polemiche. Vi chiedo dunque di intervenire rimanendo sull'argomento proposto e di cercare il più possibile di non svicolare. Vi chiedo inoltre di usare SEMPRE espressioni rispettose nei confronti di tutti. E' possibile dissentire nella maniera più radicale senza offendere colui o colei dalla quale si prendono le distanze. Fino ad oggi sono stato troppo tollerante. Scritto in Varie Commenti ( 65 ) " (16 votes, average: 3.5 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 20Jul 08 La veglia di Randwick, la messa finale Cari amici, ieri sera (in Italia era sabato pomeriggio), con Luigi Accattoli sono andato alla veglia, all'ippodromo di Randwick. Abbiamo girato tra i ragazzi accampati che attendevano Benedetto XVI. Mi hanno colpito le file di giovani davanti ai sacerdoti per le confessioni, e la presenza di famiglie con bambini. Hanno dormito nei sacchi a pelo, sotto le tende o ripari di fortuna. Ora - da voi sono le tre di notte - il Papa sta celebrando la messa conclusiva della Gmg. Nell'omelia ha detto: "Rafforzata dallo Spirito e attingendo a una ricca visione di fede, una nuova generazione di cristiani è chiamata a contribuire all'edificazione di un mondo in cui la vita sia accolta, rispettata e curata amorevolmente, non respinta o temuta come una minaccia e perciò distrutta". Scritto in Varie Commenti ( 248 ) " (13 votes, average: 3.15 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 18Jul 08 L'accoglienza di Sydney e il tassista musulmano Sul Giornale di oggi troverete due cronache dedicate agli eventi di ieri, in particolare la festa di accoglienza dei giovani al Papa e l'importante discorso che Benedetto ha rivolto loro; e un approfondimento sul tema degli aborigeni australiani, pure citati nei discorsi papali. Vi volevo raccontare un piccolo episodio accaduto sempre ieri: due volontari italiani della Gmg hanno preso un taxi nel centro di Sydney chiedendo di essere accompagnati al centro stampa, nella baia di Darling Harbour. Il tassista era un fedele musulmano. Quando è arrivato il momento di pagare, si sono sentiti rispondere: "Non mi dovete nulla, siete miei ospiti". E' un piccolo segno che bene descrive l'ottima accoglienza degli australiani nei confronti dei giovani che hanno invaso Sydney. Durante tutto il percorso che ha riportato ieri sera il Papa nella sua residenza a fianco della cattedrale, c'era una grande folla che si accalcava lungo le transenne. Cari amici, mi dispiace che per tutto ieri e tutt'oggi non sia consultabile sul nostro sito Internet il pezzo principale di cronaca che ho scritto sulla festa di accoglienza con le parole del Papa. Copio il testo come commento di questo post, che se a quest'ora avrete letto i testi di Benedetto XVI e molti altri servizi. Scritto in Varie Commenti ( 77 ) " (16 votes, average: 3 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 16Jul 08 Il Papa tra koala e serpenti Cari amici, tra qualche ora il Papa termina le due giornate di riposo a Richmond e arriva a Sydney: visiterà la cattedrale, quindi da domani si entra nel vivo della Gmg con la festa di accoglienza. Stamattina gli addetti dello zoo di Sidney hanno portato nella residenza papale un po' di fauna tipica australiana: un cucciolo di canguro, dei koala, una specie di istrice e anche un serpente. Benedetto XVI appariva molto divertito. Immagino che vedrete queste scene sui prossimi tg. Sul Giornale di oggi trovate il mio resoconto della conferenza stampa che ieri ha fatto Bagnasco. Questa mattina sono iniziate le varie catechesi per i gruppi nazionali e nel pomeriggio (qui la giornata è ormai alla fine.) si è svolta la festa degli italiani, preceduta da una breve liturgia della parola, presieduta da Bagnasco. Quella dei telefoni sembra una maledizione: è andato in tilt il sistema dell'operatore gsm a cui si "agganciano" i telefonini Tim, e per ore non siamo riusciti a comunicare neanche tra noi. Poi abbiamo scoperto che bastava selezionare un altro operatore. Scritto in Varie Commenti ( 98 ) " (19 votes, average: 2.26 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 14Jul 08 Da Sydney un abbraccio a Gianluca Apprendo dal giornale online Petrus che il suo direttore Gianluca Barile, è stato colpito da un ictus. Gli sono vicino, anche se mi trovo dall'altra parte del globo. Oggi il Papa si è riposato e noi abbiamo visitato i luoghi della Gmg. Nella cattedrale di Sydney, come sapete, c'è un pellegrino speciale che non si muoveva da Torino dal 1925, anno della sua morte prematura: è il beato Pier Giorgio Frassati, uno dei patroni della Giornata mondiale della Gioventù, davanti alla cui bara i giovani si fermano a pregare. La sua vita è un esempio di come seguendo Cristo si può trasformare il mondo iniziando da se stessi. Questo è l'articolo che ho scritto oggi sul Giornale. Scritto in Varie Commenti ( 114 ) " (10 votes, average: 5 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 13Jul 08 "Se vuoi rimanere giovane, cerca Cristo" Siamo arrivati a Sydney, dopo il lunghissimo viaggio e la sosta per il carburante a Darwin. L'aereo papale, essendo in anticipo di mezz'ora, ha girato un po' intorno per permettere alle autorità di essere presenti ad accogliere Benedetto XVI. Noi giornalisti, con un viaggio di circa un'ora di pulmann, abbiamo raggiunto il Novotel di Sidney on Darling Harbour; il seguito papale (cardinali, monsignori, etc) invece si è fermata al Sofitel, in una zona poco distante. Papa Ratzinger e il suo seguito più ristretto, invece, hanno ragiunto Richmond, un sobborgo semirurale dove si trova il centro dell'Opsu Dei che ospiterà Benedetto XVI nei tre giorni di riposo (fino a mercoledì sera) che precederanno le cerimonie della Gmg. Il Papa si è fatto precedere di qualche ora in Australia da un messaggio. Ve ne riporto un passo. "Molti giovani oggi mancano di speranza. Rimangono perplessi di fronte alle domande che si presentano loro in modo sempre più incalzante in un mondo che li confonde, e sono spesso incerti verso dove rivolgersi per trovare risposte. Vedono la povertà e l'ingiustizia e desiderano trovare soluzioni. Sono sfidati dagli argomenti di coloro che negano l'esistenza di Dio e si domandano come rispondervi. Vedono i grandi danni recati all'ambiente naturale dall'avidità umana e lottano per trovare modi per vivere in maggiore armonia con la natura e con gli altri. Dove possiamo cercare risposte? Lo Spirito ci orienta verso la via che conduce alla vita, all'amore e alla verità. Lo Spirito ci orienta verso Gesù Cristo. Vi è un detto attribuito a Sant'Agostino: "Se vuoi rimanere giovane, cerca Cristo". In lui troviamo le risposte che cerchiamo, troviamo le mete per le quali vale veramente la pena di vivere, troviamo la forza per continuare il cammino con cui far nascere un mondo migliore". Scritto in Varie Commenti ( 106 ) " (20 votes, average: 2.4 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 13Jul 08 Papa Ratzinger prega per gli anglicani Benedetto XVI è "vicino" ai vescovi anglicani con la preghiera e si augura che possono essere evitate "nuove fratture" e scismi, dopo la contestata decisione della Chiesa d'Inghilterra, baluardo della tradizione anglicana, di ammettere le donne all'episcopato. Sul lungo volo che lo conduce a Sydney, dove arriverà stamattina per la 23 Giornata mondiale della Gioventù, Papa Ratzinger incontra i 43 giornalisti che lo accompagnano. Per la prima volta il Pontefice, rispondendo a una domanda, interviene sul dibattito in corso nella Chiesa anglicana: nei giorni scorsi il sinodo di York ha dato il via libera all'ordinazione delle donne vescovo e la comunione anglicana che si riunisce il 16 luglio nella Lambeth Conference è attraversata da minacce di scismi da parte delle comunità più tradizionali che non accettano la decisione. Tre vescovi anglicani hanno avuto contatti con i responsabili della Congregazione per la dottrina della fede, chiedendo di essere ammessi nella Chiesa cattolica. La risposta vaticana è stata attendista, dato che i problemi da affrontare sono molteplici, e ai prelati che chiedono di entrare nella comunione con Roma verrà a loro volta chiesto di accettare integralmente la dottrina cattolica."Il mio essenziale contributo ha detto il Papa parlando della prossima riunione generale della Chiesa anglicana può essere solo la preghiera, e la mia preghiera sarà molto vicina ai vescovi anglicani che si riuniscono. Noi non possiamo e non dobbiamo ha aggiunto intervenire immediatamente nelle loro discussioni, rispettiamo la loro responsabilità". Benedetto XVI ha quindi spiegato: "Il desiderio è che possano evitare nuove fratture e si trovi la soluzione nella responsabilità davanti al nostro tempo e al Vangelo. Le due cose devono andare assieme. Il cristianesimo contemporaneo deve rendere presente tutto il messaggio di Cristo e dare il proprio contributo essendo fedele a questo messaggio. Speriamo ha detto ancora il Papa che trovino insieme la strada per rendere presente il vangelo nel nostro tempo, questo è il mio augurio per la comunione anglicana". Scritto in Varie Commenti ( 139 ) " (13 votes, average: 2.54 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico Post precedenti Chi sono Sono Andrea Tornielli, il vaticanista del Giornale, classe 1964, laurea in storia della lingua greca. Sono sposato e ho tre figli. Vivo tra Roma e Milano Tutti gli articoli di Andrea Tornielli su ilGiornale.it contatti Categorie Varie (228) Ultime discussioni Remo Di Medio: Ho sbagliato, scusate: Volevo scrivere "lui" (e non "lei" come invece ho... Remo Di Medio: In questa discussione e in sltre abbiamo una tale abbondanza di prezzemolo (che notoriamente viene con... 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Il primo Papa moderno tra la riforma e Moro (sezione: Laici e chierici)

( da "Unita, L'" del 06-08-2008)

Argomenti: Laicita'

Stai consultando l'edizione del Il primo Papa moderno tra la riforma e Moro di Roberto Monteforte C osa sarebbe stato il Concilio Vaticano II, l'evento che ha così radicalmente cambiato la Chiesa e la storia dell'intera umanità, senza l'azione tenace, paziente ed anche determinata di papa Paolo VI?. Alla morte di Giovanni XXII spetterà a lui al cardinale Giovanni Battista Montini arcivescovo di Milano ma formatosi alla Curia romana, che l'anziano pontefice aveva come indicato come sucessore, il compito gravoso di raccoglierne il testimone. Il Concilio Vaticano II, annunciato a sorpresa da Roncalli il 25 gennaio 1959, si era aperto l'11 ottobre 1962. Da subito l'arcivescovo di Milano prende posizione a favore dell'indirizzo riformatore. I suoi interventi trovano sempre più larghi consensi tra i padri conciliari. Con la morte del pontefice, il 3 giugno 1963 i lavori si interrompono. Nella messa di suffragio in duomo a Milano il 7 giugno, l'arcivescovo Montini indica i punti qualificanti da raggiungere: lo sviluppo dell'internazionalizzazione della Chiesa, la convocazione del Concilio, la partecipazione dei vescovi "non certo all'esercizio (che resterà personale ed unitario) ma alla responsabilità del governo della Chiesa", l'ecumenismo e la predicazione della pace. È un programma di governo. Cresce la sua autorevolezza. Il 21 giugno i cardinali riuniti in Conclave alla quinta votazione lo eleggono Papa, sarà Paolo VI. E sarà suo il merito, della sua capacità di ascolto, di mediazione, ma anche nella sua determinazione nel prendere posizione con autorevolezza nei momenti di maggiore divisione se i lavori conciliari si sono conclusi il 7 dicembre 1965. Coniungando innovazione e rispetto della tradizione è sotto la sua guida se la Chiesa potrà affrontare le sfide poste dalla modernità senza fratture insanabili. Progressisti e conservatori, partito romano di Curia e le nuove Chiese, tra turbolenze, scontri e contrapposizioni anche drammatici, alla fine voteranno quasi all'unanimità i documenti conciliari. Con la sua prima enciclica Ecclesiam Suam (6 agosto 1964) indicherà gli obiettivi di riforma del Concilio per una Chiesa che ripensa se stessa e la sua missione nel mondo. Vi sarà l'opposizione e il mini scisma del tradizionalista monsignor Lefebvre che lo accusa di modermismo, di eresia protestante. Paolo VI farà tutto per evitarlo, ma non al prezzo di mettere in discussione lo schema del rinnovamento conciliare. Vi sarà pure, forte, la critica degli ambienti progressisti della Chiesa per quelle che sonop considerate le eccessive aperture alla destra curiale. Paolo VI accompagnerà i lavori dell'assemblea conciliare, ne seguirà le dinamiche e le decisioni ecclesiologiche, la loro concretizzazione. Così costruisce la riforma della Chiesa finalizzata a portarla ad un linguaggio e ad una struttura istituzionale che fosse all'altezza dei tempi. Riforma come linguaggio e riforma come governo della Chiesa. Dà seguito a quella collegialità episcopale chiesta dal Concilio, fissandone però anche i limiti, difendendo le prerogative del pontefice. È questo il primo vero punto sintetico nelle dinamiche istituzionali che lungo la storia della Chiesa si sono confrontate: il sovrano pontefice e il principio di assemblearità-collegialità dei vescovi. Sviluppa l'internalizzazione della Chiesa. Si chiude l'era del predominio assoluto della Curia romana. Dà il via libera alla riforma della liturgia (con l'introduzione del nuovo messale che apre al rito nelle lingue nazionali con l'obiettivo di favorisce la partecipazione dei fedeli), alla riforma della Curia, a quella del Sant'Uffizio e all'abolizione dell'Indice dei libri proibiti. È stato il Papa delle scelte di fondo di una Chiesa dell'età moderna che vuole "parlare alla grande famiglia umana". È del marzo 1967 l'enciclica Populorum Progressio che richiama i temi della giustizia, dello sviluppo e della pace. Sarà sua l'intuizione di indire il 1 gennaio 1968 la Giornata Mondiale per la pace. Le scelte di fondo, quelle strategiche, che segnano la Chiesa contemporanea sono tutte di papa Montini. L'ecumenismo e il dialogo con le altre religioni? Proprio durante i lavori Paolo VI, pellegrino a Gerusalemme, abbraccerà il patriarca ecumenico di Costantinopoli Atenagora, leader del mondo ortodosso. Saranno cancellate le reciproche scomuniche tra Roma e Costantinopoli. Sono le basi del dialogo che continuerà e il rapporto ecumenico e interreligioso diventa l'arma per far vincere la cultura del dialigo e della pace. Paolo VI sviluppa l'idea moderna di come la Chiesa possa stare nel confronto tra le nazioni ed i popoli in un contesto internazionale che deve privilegiare il diritto internazionale. È stato al centro del suo discorso alle Nazioni Unite nel 1965 con quel suo fortissimo richiamo alla pace. Sono tutti spazi che Montini apre e che danno una politicità positiva dell'organismo Chiesa che in se stesso è prevalentemente spirituale e morale. È con il suo pontificato che la Chiesa si confronta con la globalità del mondo e dei suoi problemi. Paolo VI sarà il primo Papa pellegrino nel Mondo, sul suo esempio Giovanni Paolo II costruirà una delle peculiarità del suo pontificato e del suo primato. Il vescovo di Roma va "missionario" nei cinque continenti, ma anche per conoscere, capire, assicurare presenza: è così nel viaggio in India a Bombay con la denuncia della povertà e l'invito alle grandi potenze ad utilizzare le risorse destinate agli armamenti per combattere la povertà. Quello a Manila che segna l'apertura all'Asia e con la sosta ad Hong Kong sottolinea l'attenzione della Chiesa per la Cina. Sarà anche a Sydey. A Bogotà, contestato, per misurarsi con le problematiche dell'America Latina, compresa la sfida della teologia della liberazione, condannando con fermezza la scelta marxista. In Africa in Uganda a ricordare i cristiani martiri della fede. Montini è stato un Papa fortemente politico. Lo è nella sua formazione. Cresce e si forma nell'ambiente del liberalismo cattolico bresciano. Il padre Giorgio Montini era stato tra i fondatori del partito popolare e parlamentare, così anche il fratello. Ma Giovanni Battista Montini ebbe sempre chiara la concezione e l'esercizio della distinzione dei piani, rispettando l'autonomia e la responsabilità del laicato cattolico. Una sensibilità rafforzatasi nella sua lunga attività di assistente generale della Fuci. Non sono però mancati pressioni e fermi richiami, quando in discussione sono state leggi come quella sul divorzio o sull'aborto. Si è molto parlato della sua personalità molto complessa, intellettuale, poco comunicativa che alla fine ha pesato negativamente sulla sua popolarità. Non tutto si può ridurre a questo. Si dimentica che il suo pontificato ha finito per coincidere con l'esplosione di tutte le grandi questioni mondiali del dopoguerra: la secolarizzazione, la rivoluzione sessuale, il femminismo, la contestazione del '68, l'esplosione del post colonialismo, la guerra fredda. Si trova a gestire un passaggio di contraddizioni enorme. Tempi difficili per la Chiesa. Di disorientamento. Segnata anche dalla crisi delle vocazioni. Ma sarà la sua ultima enciclica, l'Humanae Vitae del 25 luglio 1968, quella con la quale la Chiesa condanna senza appello l'uso della pillola e degli anticoncezionali, quella che segnerà la crisi più profonda della Chiesa di Roma con la società contemporanea. Paolo VI la promulga malgrado le aperture su questo tema della commissione vaticana istituita sull'argomento. Si scateneranno dure reazioni non solo del mondo laico ma anche all'interno della Chiesa. Sarà una frattura non ricucita. Quindici anni di pontificato complessi e contraddittori. È stato il Papa che visita le fabbriche, attento a drammi sociali della società contemporanea e al rapporto con i giovani e con la cultura. L'Italia ha vissuto momenti tragici e difficilissimi. Sono stati gli anni delle stragi e del terrorismo. Paolo VI ha vissuto direttamente quella tragedia. Aldo Moro era un suo fraterno amico, Il Papa interviene più volte chiedendo la liberazione del prigioniero. Alla fine, tra il 21 aprile 1978 scrisse di suo pugno una lettera "agli uomini delle Brigate Rosse" chiedendo la liberazione di Moro "senza condizioni". Questa specificazione, forse imposta dal fronte della fermezza e dal governo Andreotti, sbarrò la strada ad ogni possibile trattativa. Il 9 maggio, a via Caetani, fu trovato il corpo di Moro. Il Papa già sofferente, ne uscirà provatissimo. Vorrà celebrare i funerali nella basilica di san Giovanni ma senza la salma, la famiglia per protesta non lo consente. Poco dopo, il 6 agosto, a Castel Gandolfo Paolo VI si spegne. Nel suo testamento, chiede di essere sepolto nella nuda terra. PAOLO VI moriva il 6 agosto di trent'anni fa. Ereditò da Papa Giovanni il Concilio Vaticano II, aprì la Chiesa alla società contemporanea, ma nell'enciclica Humanae Vitae condannò l'uso degli anticoncezionali.

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La sinistra italiana e il fantasma del gulag - (segue dalla prima pagina) (sezione: Laici e chierici)

( da "Repubblica, La" del 06-08-2008)

Argomenti: Laicita'

Commenti LA SINISTRA ITALIANA E IL FANTASMA DEL GULAG (SEGUE DALLA PRIMA PAGINA) Era un gran libro, forse ricordava troppo da vicino i grandi romanzi ottocenteschi sui quali gli adolescenti si formavano ? e dovrebbero ancora formarsi: ma quanto alla lezione, noi allora ci comportavamo come se non solo il capitalismo fosse destinato a scomparire, ma anche il cancro. Ci sentivamo bene, non era affar nostro. Così, quando la "sinistra rivoluzionaria" arrivò a esaurire il suo entusiasmo e la sua sincerità, e dovette restare senza casa, o almeno cambiarla, in Italia Solgenitsyn non ebbe nemmeno una piccola parte del peso che ebbe in altri paesi. In Polonia, per esempio, dove il russo era lingua dell'obbligo, dunque odiosa, e fu la lettura in russo di Arcipelago Gulag, ha ricordato ieri Adam Michnik su Gazeta, a ritrasformare il russo in una lingua amica. In Francia, soprattutto, dove Arcipelago Gulag fu il tramite principale di una riconversione filosofica e morale della sinistra fino a poco fa rivoluzionaria, quando non ottusamente marxista-leninista o maoista o trotskista. Il gulag si mostrava non come l'orrore della periferia del socialismo realizzato, il suo lato in ombra, che non si era finora visto o si era rifiutato di vedere, bensì il cuore del sistema, la verità universale della sua vocazione totalitaria. In molti di noi una tiepidezza non discese dall'opportunismo o dalla complicità, ma, peggio, da una sufficienza e una superficialità. Ci furono eccezioni, beninteso. Studiosi e militanti di sinistra come Piero Sinatti o, rimpianto come il primo giorno, Mauro Martini, seppero riconoscere il cammino intrepido e incredibile che avrebbe portato al crollo dell'Urss e del suo impero. (La Biennale del dissenso sarebbe venuta dopo, nel 1977, e ancora facendo scandalo). Ma il grosso non seguì: renitente. Del resto un libro come Un mondo a parte di Gustaw Herling era uscito fin dal 1951, e introdotto da Bertrand Russell e lodato da Albert Camus; e in Italia, per Laterza, dal 1958, e Herling era oltretutto anche "italiano": e fu come se niente fosse. Arcipelago Gulag da noi fu un vero insuccesso editoriale, e impiegò molti anni a completare la pubblicazione. Il Premio Nobel ? spesso screditato, altrettanto spesso più lungimirante dello snobismo dei suoi obiettori ? valse in alcuni a ridurre l'ammirazione per Solgenitsyn, e a rafforzare il nefando argomento secondo cui era ormai ostaggio della "borghesia" e dell'anticomunismo, e quando, nel 1974, lo si deportò in esilio ? e lo accolse dapprincipio un grande scrittore e un grand'uomo come Heinrich Boell ? quegli stessi ritennero chiusa la parabola della sua destinazione fra le braccia del "nemico principale". Con Arcipelago Gulag, e poi, ma ben diversamente, con La Ruota Rossa, di cui conosco solo due episodi, si era fatto fautore e raccoglitore di memorie e documenti di innumerevoli testimoni, come era avvenuto con il Libro Nero di Vasilj Grossman e Iljia Ehrenburg sul genocidio nazista nei territori sovietici negli anni della guerra, come sarebbe avvenuto ai nostri anni per merito dell'associazione Memorial. Anche fra noi, nella sinistra che si voleva nuova e rivoluzionaria, ci furono scaramucce rivelatrici: sortite che riconoscevano francamente a Solgenitsyn la sua grandezza personale letteraria e civile, e repliche a furor di popolo che lo additavano come un nemico della causa proletaria... Vi furono anche repliche più sobrie e ragionate, ma che mostravano la tenacia di un pregiudizio, per il quale i dissidenti e gli oppositori della dittatura sovietica da ammirare amare e sostenere erano quelli che credevano nel vero comunismo e ne combattevano, anche a costo della libertà e della vita, il travisamento e il tradimento. Anche il giovane Solgenitsyn era cresciuto in quella temperie: ma poi era passato ad altro, la vita secondo verità, la fede religiosa, la fiducia nella Russia... Poi, Solgenitsyn visse per vent'anni in una casa russa in una foresta russa di un Vermont che somigliava alla Russia, e semplicemente se ne parlò sempre più di rado. Mentre noi, la composita sinistra italiana vecchia e nuova, davamo per lo più prove che andavano dalla miseria alla mediocrità, nel mondo cattolico più aperto all'ecumenismo o al dialogo con l'ortodossia, più sensibile alla persecuzione religiosa nel socialismo realizzato, e attratto dalla tradizione dell'anima slava, si manifestò una importante attenzione, questa sì paragonabile al rilievo, a volte quasi promozionale, che altrove una sinistra in ritirata dedicò al dissenso e a Solgenitsyn. Fu così per associazioni e riviste come Russia cristiana e la sua edizione La casa di Matriona ? che è, appunto, il titolo di un racconto di Solgenitsyn del 1963, la cui protagonista contadina sembra una reincarnazione femminile del Platon Karatajev di Guerra e pace. (In quella edizione escono fra altre le opere complete di Soloviev, o le poesie di Shalamov, alter ego e rivale di Solgenitsyn). Un'attenzione analoga ebbero la Comunione e Liberazione di don Giussani, e la Jaca Book, la cui collana Slavica ha il vero vanto dell'edizione di Vita e destino di Grossman. Questa distanza italiana fra una sinistra che si era sentita libertaria e doveva, a metà degli anni '70, cercare casa, e un mondo cattolico specialmente attento al primato della libertà religiosa, riuscì a colmarsi in modo imprevedibile e meraviglioso ? al punto che quasi nessuno dei suoi attori ne fu all'altezza ? grazie alla Polonia in cui il Kor e la sinistra di Jacek Kuron, di Michnik, di Marek Edelman, di Karol Modzelewski, si unì ai militanti cattolici e mariani e papisti di Solidarnosc. Allora, qualcuno di noi, ci ritrovammo insieme, fisicamente, e a volte ne sapemmo trarre qualche lezione comune. Ripercorsa questa piccola storia sommaria, voglio aggiungere una osservazione strana sulla modernità e il passatismo. Il Solgenitsyn dopo il ritorno ha fatto e detto molte cose che lasciano interdetti o perplessi: non occorre rielencarle qui. è un fatto che Solgenitsyn è morto mentre i nuovi russi comprano mezzo mondo, le squadre di calcio inglesi, le opere d'arte americane, la Versilia, i lampioni di Giugiaro nella Banja Luka serbista. Merito di Putin, del Kgb, del gasolio, della politica svelta di mano: tutte cose cui Solgenitsyn ha finto di rassegnarsi, pur di vedere ristabilito l'ordine russo. Ma lui era l'uomo della sobrietà, dell'essenzialità, di una semplicità di vita arcaica. Si può pensare che fosse il frutto di una vita lunga, e dolorosa, di un'infanzia di orfano e di povero, di una prigionia nella quale bisognava formare a memoria i propri testi, o inciderli su una scorza di betulla, o su fogli di ventura da sigillare in una bottiglia vuota e seppellire sotto terra, di una vita in cui sciogliere la neve per bere e leggere al fumo di una candela. Cose antiche, avanzi del vecchio mondo? Non credo. Non pronuncerei a cuor leggero la parola: passatismo. Il mondo ultramoderno brulica di galere di Stato o di izbe di Matriona in cui scriminare la brodaglia dagli scarafaggi, di città assediate ? qui, accanto a noi, quasi noi ? in cui si fa la coda per l'acqua sotto il tiro; e la terra ha sete e fame, e soffre nella calura e geme per il gelo. L'ultima delle vite di Solgenitsyn, l'ultima delle vite di Lev Tolstoj, forse non sono così arcaiche, così passatiste.

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La preghiera degli islamici? Nel palazzo delle Crociate (sezione: Laici e chierici)

( da "Corriere della Sera" del 06-08-2008)

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Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Cronache - data: 2008-08-06 num: - pag: 20 categoria: REDAZIONALE Il caso Il centro musulmano accanto alla mostra sui viaggi in Terra Santa La preghiera degli islamici? Nel palazzo delle Crociate Genova, la Lega insorge. Il sindaco: vado avanti L'idea del Comune: un centro interreligioso. La Curia: ma noi abbiamo la nostra chiesa. L'imam: favorirà il dialogo GENOVA - I leghisti genovesi montano il gazebo della protesta anti moschea davanti alla Commenda di Prè di Genova. L'eurodeputato Mario Borghezio è atteso domani. "Dovevo partire per le ferie, ho rinunciato - dice Francesco Bruzzone, consigliere regionale della Lega - da qui non ci muoviamo perché i colpi di mano si fanno in agosto. In questo posto non vogliamo presenze di altre culture e di altre religioni, per rispetto alla storia. Qui i musulmani non ci devono venire ". Mai come in questo caso i seguaci di Bossi amano richiamarsi alle crociate. Perché proprio alla Commenda di Prè, bellissimo edificio romanico costruito nel 1180 dai precursori dei Cavalieri di Malta, i frati gerosolimitani, facevano sosta i pellegrini prima di imbarcarsi per la Terra Santa. In queste stanze passavano la notte i crociati. Prima di lasciare il ricovero- ospedale quasi tutti facevano testamento, una clausola li obbligava a fare un lascito alla Commenda per le messe in suffragio. Qui, al primo piano, si sta allestendo un museo multimediale proprio sulle Crociate, si riprodurranno con ologrammi animati i big delle Crociate, come Pietro l'Eremita. Così i leghisti oggi si chiedono: "Perché proprio qui?". Il casus belli è la decisione del sindaco Marta Vincenzi (Pd) di aprire alla Commenda (di proprietà comunale) un centro interreligioso dove "possano andare a pregare fedeli delle tre religioni monoteiste, cattolici, ebrei e musulmani ". Il sindaco fa notare che i giorni di culto sono diversi, domenica, sabato e venerdì, quindi uno spazio "a tre" sarebbe gestibile. In realtà i cattolici hanno nella Commenda di Prè la loro chiesa consacrata a San Giovanni, gli ebrei hanno la sinagoga in una zona molto centrale, restano i musulmani e questo è il punto. La comunità islamica ha chiesto di costruire una moschea (possiede già il terreno) ma l'iter appare lungo. Lo spazio della Commenda offerto dal sindaco dovrebbe calmare gli animi. Per la moschea l'imam Salah Hussein ha accettato di firmare un patto con il Comune in cui si prendono le distanze dall'Ucooi. Intanto ha chiesto uno spazio pubblico dove pregare. Ed ecco l'offerta della Commenda di Prè. "Una bella idea - commenta l'imam - che sancirebbe i principi di una convivenza civile". La città, invece, è rimasta tiepida se non ostile. I primi a dare segni di nervosismo sono stati i Cavalieri di Malta, il marchese Gian Giacomo Chiavari si è dichiarato "allibito" dalla decisione del sindaco. Anche il comitato per il referendum sull'ubicazione della moschea (ne fanno parte esponenti di An, Forza Italia, Udc e Udeur, non della Lega, contraria anche al referendum) dice no alla Commenda come sede interreligiosa. Ma la Vincenzi è irremovibile: "La Commenda non si discute - ha detto ai membri del comitato - se i responsabili delle tre religioni saranno d'accordo il progetto andrà avanti. Ho già parlato con i delegati del cardinale Bagnasco...". Dalla Curia, per ora, si registra un cauto silenzio e si fa notare che il cardinale era prima in Australia e dopo in ferie e non ha avuto incontri diretti sull'argomento. Noi - dicono ambienti di Curia - abbiamo la chiesa di San Giovanni. La Commenda è una proprietà comunale ". Tutto è rinviato a settembre. Sulle barricate d'agosto resta la Lega. Erika Dellacasa.

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Le critiche eretiche di un gesuita (sezione: Laici e chierici)

( da "Giornale.it, Il" del 06-08-2008)

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N. 186 del 2008-08-06 pagina 0 Le critiche eretiche di un gesuita di Luigi Mascheroni Una raccolta di saggi letterari di padre Antonio Spadaro, che dal pulpito di Civiltà Cattolica ha benedetto la cultura pop: la rilettura cristiana di Tondelli, l'assoluzione del nichilista Carver, lo sdoganamento del rock e l'evangelizzazione del web Secondo una simpatica perfidia che si ama ripetere nei seminari, neppure Dio sa cosa pensino esattamente i gesuiti. Considerati, alla luce della fede, custodi pugnaci dell'ortodossia cattolica e accusati, occultamente, delle peggiori eresie, ai figli di Ignazio di Loyola è stato spesso rimproverato di dire il contrario di ciò che pensano e di agire in modo inverso rispetto a ciò che dicono. Predicano, secondo dottrina della Congregazione, che la riforma della Ecclesia deve iniziare nel cuore dei singoli uomini, il quale deve essere limpido, puro e aperto alla verità. Ma poi risulta difficile penetrare nei misteri del loro animo. Come in quello di padre Antonio Spadaro, giovane e brillante critico letterario di Civiltà Cattolica, l'autorevolissima rivista dei gesuiti italiani i cui rapporti con la Santa Sede sono così stretti che il contenuto di ogni fascicolo, letto in bozze dalla Segreteria di Stato vaticana prima di concedere l'imprimatur, deve essere conforme con l'insegnamento ufficiale della Chiesa in materia di fede e di morale. Da questo punto di vista - crediamo - più di un articolo di padre Spadaro ha rischiato il rogo. D'altra parte, però, se il coraggioso gesuita continua a scrivere, significa che Santa Madre Chiesa è meno retrograda e oscurantista di quanto solitamente si creda. E i suoi figli, alla fine, li ama tutti allo stesso modo. Anche i più intemperanti. L'intemperante Antonio Spadaro - messinese, 42 anni, gli ultimi venti dei quali religiosamente vissuti all'interno della Congregazione di sant'Ignazio, una laurea in Filosofia, un dottorato in Teologia, un diploma in Comunicazioni Sociali, un lungo elenco di collaborazioni, dalle più tradizionali come Letture alle più "antagoniste" come Vibrisse, e un istinto innato per incursioni molto poco talari nel territorio della narrativa contemporanea e della cultura pop - è la prima firma letteraria di Civiltà Cattolica: un critico molto attento e disinvolto che da anni percorre i sentieri della parola poetica, della fantasia e della narrazione per tentare di capire che cos'è la Letteratura, e come viverla e comprenderla. Una possibile risposta, intanto, prova a darla con il suo nuovo libro Abitare nella possibilità (Jaca Book) che raccoglie una serie di riflessioni nate dal suo ruolo, uno e trino, di critico militante per Civiltà Cattolica; di docente di Introduzione all'esperienza della letteratura alla Pontificia Università Gregoriana; e di blogger all'interno del progetto culturale di espressione creativa BombaCarta. Sguainando il motto gesuitico Fortiter in re, suaviter in modo, padre Spadaro ha riletto con eleganza ma in maniera inflessibile molti autori già dannati (nel peggiore dei casi) o del tutto ignorati (nella migliore delle ipotesi) scovando nelle loro opere insospettabili tracce di esperienza, se non propriamente cristiana, per lo meno caratterizzata da un forte senso del sacro. La prima ri-lettura eretica fu quella di Pier Vittorio Tondelli, scrittore ucciso a 36 anni dall'Aids il cui primo romanzo, Altri libertini (era il 1980, oggi è un classico), fu giudicato dalla magistratura "opera luridamente blasfema" che "stimola violentemente i lettori alla depravazione e al disprezzo della religione". Secondo il gesuita, Tondelli si riconciliò in extremis con la Chiesa e nelle sue ultime opere è facile leggerne i segni: "In lui una chiave del sacro - scrisse Spadaro - è legata all'esperienza della sessualità: l'imbarazzante finitezza della corporeità diviene richiamo implicito a un infinito che non è anelato oscurando la fisicità finita, ma godendo di una finitezza condivisa in modo generoso e gratuito". "Questo è il valore che occorre registrare: siamo qui all'opposto di un erotismo segnato dal principio del consumo e del valore di scambio". Poi, fu la volta di Raymond Carver, malinteso padre del minimalismo americano - un'esistenza devastata dall'alcol, da relazioni sentimentali tempestose e da un'inquietante e onnipresente angoscia nichilista - nei cui racconti e poesie Spadaro ha colto una dimensione profonda e misteriosa vedendo nel suo impellente bisogno di esprimersi "quella necessità interiore, propria di ogni uomo, tesa alla salvezza". Quindi toccò a Oscar Wilde, scrittore orgogliosamente ateo e fieramente omosessuale definito mezzo secolo fa dalla stessa Civiltà Cattolica "demoniacamente spavaldo" e riabilitato dal nostro gesuita che ha intravisto nell'ultimo libro dell'autore irlandese, La ballata dal carcere di Reading, i segni della Grazia: "L'esperienza della prigionia lo cambiò totalmente: siamo di fronte a un itinerario che ha la propria conclusione in una apertura pacatamente fiduciosa, frutto di un intenso travaglio interiore, dove la vergogna cede il posto a ciò che è buono, pietoso, gentile". Infine, dopo una gaudiosa via crucis letteraria che ha toccato le stazioni di molti scrittori eretici e trasgressivi - Dino Campana, Sandro Penna, Carlo Coccioli, per esempio -, Spadaro ha sparso le sue benedizioni nel campo della cultura pop: prima lo sdoganamento della musica rock (a lungo dannata come musica profana, se non diabolica), con l'imprimatur ai testi di Bruce Springsteen e Tom Waits fino a quelli di Nick Drake e Nick Cave; e infine l'evangelizzazione del web e l'audace proposta di inviare missionari anche su Second life, il cyber mondo che conta una decina di milioni di abitanti virtuali ma con concrete esigenze spirituali: "Perché - si è chiesto Spadaro - non creare anche qui luoghi di preghiera e di meditazione? La terra digitale è anch'essa, a modo suo, terra di missione". I percorsi della Grazia, si sa, sono insondabili. E, a volte, anche quelli della critica. Maestri nell'arte dell'insegnamento, i gesuiti quanto a tolleranza e flessibilità non prendono lezioni da nessuno. A volte, semmai, le danno. Come nel caso di questo dottissimo e sfrontato gesuita che sa benissimo che compito del critico non è "dannare" o "mettere sugli altari" qualcuno, ma porsi di fronte al testo con la capacità di lasciarsi interrogare, cogliendo se e dove l'autore giunge a mettere in gioco se stesso. E scoprire, tra le pieghe delle pagine, scrittori cristiani che magari non sanno neppure loro di esserlo. Ad Maiorem Dei Gloriam. © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano.

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Walter fa qualcosa di riformista ma nel Pd è diarchia (sezione: Laici e chierici)

( da "Giornale.it, Il" del 06-08-2008)

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Cari amici anche per me è tempo di vacanze, linee permettendo cercherò di fare qualche aggiornamento per mantenere il filo diretto con voi ma dove mi trovo ci sono problemi di collegamento. Farò il possibile. Intanto auguro a tutti buone vacanze. Al mio ritorno il blog sarà aggiornato con maggiore frequenza ed avrà una visibilità maggiore sulla home page, questo per rafforzare il dialogo con voi e la vostra partecipazione. Per ora un grazie di cuore a tutti voi. Scritto in Varie Non commentato " (1 votes, average: 4 out of 5) Loading ... Il Blog di Alberto Taliani © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo post a un amico 10Jul 08 Walter fa qualcosa di riformista. ma nel Pd è diarchia Il mio post di ieri terminava così: "Ora non resta che aspettare. Che cosa? Ma che Veltroni (definito da Grillo: "Topo Gigio" e su questo Tonino ha taciuto) finalmente invece di "dire", "faccia", qualcosa di riformista: ha avuto 12 milioni di voti (e li ha chiesti) proprio per questo. O no? Faccia la sua parte perché questa eterna guerra (in)civile finisca una volta per tutte". Non amo le autocitazioni, ma stavolta c'azzecca, visto che in serata Veltroni, dopo un'ultima chiamata-ultimatum ("Dica se sta con travaglio e Grillo o con il Pd"), ha deciso di varcare il Rubicone e rompere con Di Pietro dopo che il leader dell'Italia dei valori gli ha mandato subito a dire: "Io non rinnego nulla di quella piazza". Veltroni tira su il ponte levatoio del Loft e si prepara a difendersi dall'assalto del fronte interno. Già, perché dopo il "No Cav Day" a sinsitra scoppia l'ultima guerra civile (leggi l'articolo di Luca Telese). Si ripropone insomma, sia pure su toni e contenuti diversi, l'ennesimo scontro tra riformisti e massimalisti e in palio ci sono leadership e malloppo elettorale, i voti girotondini e movimentisti, la "chimata alle armi" dell'elettorato della sinistra sparito dal parlamento. le elezioni Europee a primavera. Di Pietro non fa, per ora, passi indietro perché ha capito bene che gli conviene nuotare nel mare magno delle pulsioni e delle tensioni di un elettorato di sinistra irriducibilmente antiberlusconiano e spera, in più, di raccogliere anche quel voto di protesta "a prescindere" che ama i toni populistico-giustizialisti e neo qualunquisti anche con venature di destra. Tonino-capopopolo è riuscito a logorare Veltroni, a intaccarne leadership, a chiudere in un angolo il Pd (che al suo interno è diviso fra correnti e gruppi: da "Red" di D'Alema ai Teodem, a Parisi - anche lui non rinnega la piazza - e alla pattuglia dei prodiani-ulivisti. A proposito, com'è assordante il silenzio di Prodi su piazza Navona.). Insomma, per Veltroni la strada resta stretta: sul fronte moderato ci sono Casini e i socialisti, sulla giustizia i Radicali che non la pensano affatto come Di Pietro. Ci sarà dialogo? Ci sarà più centro e meno sinistra? Una cosa è certa. La guerra sarà lunga e aspra, ed è solo all'inizio. Vedremo come finirà. Walter ha fatto qualcosa di riformista, finalmente. In fondo, parafrasando Massimo D'Alema, un Paese normale ha bisogno di un'opposizione normale. Ma reggerà all'assalto? Già, perché qualcos'altro è cambiato nel Pd, almeno io la vedò in questo modo. Di fatto c'è una diarchia D'Alema-Veltroni, confermato dall'apertura palese di Massimo nel dibattito alla Camera sul Lodo Alfano: un sono sì alle riforme condivise con la maggioranza. Apertura che segna l'inizio di una diarchia nel Partito democratico, con D'Alema che parte dettare la linea al partito in cerca d'identità, di autorevolezza e soprattutto di alleati - al centro e a sinistra - sicuramente più affidabili di Di Pietro. Grandi manovre in corso, dunque, se ne saprà di più quando si terrà il congresso. Scritto in Varie Commenti ( 74 ) " (13 votes, average: 3.23 out of 5) Loading ... Il Blog di Alberto Taliani © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo post a un amico 09Jul 08 La guerra (in)civile degli psico-comici della politica La piazza è la stessa, il rituale e le facce pure. A piazza Navona è andato in scena il Girotondo 2, sequel del Girotondo 1, ma il regista è diverso: non c'è più Nanni Moretti, sostituito da Antonio Di Pietro. Il copione è lo stesso, anche se è stato arricchito da una carica di odio e volgarità mai vista prima: così il No Cav Day si è trasformato nel Turpiloquio Day. Vabbè, direte, con Grillo e la Guzzanti cosa c'era da aspettarsi? Era tutto già detto prima, già scritto, già annunciato: il "Caimano" e Napolitano, il Papa e la Carfagna, Veltroni e il Pd. Dov'è la notizia? Gli psico-comici hanno recitato fino in fondo la loro parte da avanspettacolo della politica, combattono la loro guerra (in) civile fino in fondo e con loro i soliti noti che attaccano Berlusconi per abbattere la sinistra. Già, perché la notizia vera è proprio questa: in piazza Navona è andato in scena un capitolo (e non sarà l'ultimo) dello scontro violento e trash "fra le sinistre", quella della piazza contro quella riformista. Uno scontro per l'egemonia, che sfrutta la debolezza (oggettiva) di Veltroni e del Pd nel chiudere definitivamente le porte alle estreme (cosa che invece riuscì benissimo al monolitico Pci). La deriva neo qualunquista, giustizialista, post sessantottina rischia così di diventare una Waterloo per Veltroni e i suoi (leggi il commento di Pietrangelo Buttafuoco sul "Giornale"). Sono loro ad essere "processati" in piazza (nello stile della rivoluzione dei cento Fiori maoista). Così, come scrive Filippo Ceccarelli su "Repubblica", "addio politica allora, addio opposizione, addio civiltà e addio a tutti". E Di Pietro? Lui vuole "impallinare" Berlusconi (dice). ma anche Veltroni e quel che resta della volontà di dialogo tra Pd e Pdl, altro che distinguo e presa di distanza dagli attacchi a Napolitano, gli psico-comici hanno recitato con lui, in piazza, così come i sessantottini radical chic. se questi sono valori. Ora non resta che aspettare. Che cosa? Ma che Veltroni (definito da Grillo: "Topo Gigio" e su questo Tonino ha taciuto) finalmente invece di "dire", "faccia", qualcosa di riformista: ha avuto 12 milioni di voti (e li ha chiesti) proprio per questo. O no? Faccia la sua parte perché questa eterna guerra (in)civile finisca una volta per tutte. Scritto in Varie Commenti ( 208 ) " (52 votes, average: 3.98 out of 5) Loading ... Il Blog di Alberto Taliani © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo post a un amico 04Jul 08 Girotondo attorno a Walter Così Veltroni prova a sottrarsi all'abbraccio mortale di Tonino Di Pietro. Niente Pd (almeno quello ufficiale) in piazza Navona per manifestare contro il Cav. Di Pietro e i girotondini saranno lì, compagnia del teatrino della politica che mette in scena la (solita) recita a soggetto che gli italiani conoscono bene. Spiazzati da Napolitano, attaccato improvvidamente dall'ex pm leader dell'Idv, hanno messo un altro bersaglio grosso nel mirino: Veltroni. Pronti a scavare trincee da imbottire di esplosivo per far saltare le mura del loft assediato. Tanto che l'intellighenzia vicina da sempre alla sinistra giustizialista e movimentista (Paolo Flores d'Arcais e Furio Colombo) si sono affrettati a dire che no, la manifestazione non è contro Walter. (ci vanno ma.). E se Rita Borsellino andrà lo farà turandosi il naso: Grillo (che si collegherà con la piazza via etere) non ha progetto e diventa qualunquista e pericoloso. E Nanni Moretti, il regista del "Caimano" e uomo simbolo del girotondismo d'antan? Niente piazza, a che serve? Retropensiero: sulla sua Vespa c'è posto per Veltroni. E Rifondazione? Ferrero ci sarà, Nichi Vendola no (entrambi vogliono guidare il partito dopo l'addio di Bertinotti): anche il governatore della Puglia prenda le distanze da Tonino la sua, dice, "è solo invettiva". D'Alema e Cofferati sono per il no alla piazza senza se e senza ma. Insomma le "sinistre" si dividono su Tonino e sul Cav, mentre Parisi e altri (ex?) prodiani ci saranno: indovinate contro chi? Scritto in Varie Commenti ( 166 ) " (40 votes, average: 3.7 out of 5) Loading ... Il Blog di Alberto Taliani © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo post a un amico 30Jun 08 Tonino rispedisce Veltroni sul bus. contrordine compagni Tonino Di Pietro parla (anzi insulta e grilleggia.) e Walter Veltroni si adegua e gli corre dietro (leggi l'articolo di Laura Cesaretti). Già, Tonino da Montenero detta la linea al Pd dopo aver sfondato la Maginot elettorale del "dialogo" con il Pdl su cui si era attestato il solitario Veltroni. E' bastato poco per cambiare tutto. I sondaggi affondano il Pd, Massimo D'Alema lancia "Red" (prototipo di partito. casomai servisse, o correntone del Pd che invece serve subito) e i suoi si smarcano, almeno a parole, da Di Pietro sul terreno delle intercettazioni e della giustizia. Così Veltroni combatte su due fronti interni: il dialogo lo apre ma con i Verdi e poi toccherà a Rifondazione e agli altri residui comunisti e si allinea ai giustizialisti dell'Idv (nel partito c'è anche Pancho Pardi, l'uomo dei girotondi) in nome della nuova stagione dell'anti berlusconismo a prescindere. A quando un bella convention o una manifestazione di piazza con Beppe Grillo dimenticando Unipol, banche e scalate, si è chiesto qualcuno? Il segretario del Pd fa sapere che con Di Pietro ha fatto un mezzo strappo: niente manifestazione con Tonino e Grillo. io e lui siamo lontani. Meglio tardi che mai. Intanto, passate le ferie, Walter è costretto (dal Tonino senza freni e a caccia di voti di protesta) a riprendere il pellegrinaggio per l'Italia. Insomma, risale sul bus per battere il Paese provincia per provincia. Come annuncia in una lettera all'Unità . "Ora voglio dire a te - spiega Veltroni al direttore Padellaro- che da settembre riprenderò, riprenderemo, ad attraversare ogni provincia, ad andare in ogni città, ad ascoltare e a parlare, a capire e a spiegare". Interlocutori saranno "tutti gli italiani", a cominciare dal "popolo del Pd, dodici milioni di donne e uomini che ci hanno dato fiducia" fino "a quanti hanno votato per l'attuale maggioranza nella speranza, nell'illusione stanno scoprendo ora, di vedere risolti i propri problemi". Ma il tour servirà, scrive Veltroni, anche a lanciare la "manifestazione che abbiamo annunciato per l'autunno" e rivendica che l'opposizione del Pd sarà condotta "come deve fare un partito che vuole mantenere la sua vocazione maggioritaria, che non è mai stata vocazione all'autosufficienza: lavorando per unire". Non c'è male, come svolta: un clamoroso contrordine compagni di vecchia memoria. Tanto che Pierferdinando Casini in un'intervista al Corriere lo avverte: Di Pietro è una polizza sulla vita per il premier, se l'opposizione è questa l'alternativa a Berlusconi non c'è. Lo dice Casini, ma lo pensano anche D'Alema e Rutelli. Stando così le cose c'è da chiedersi quante divisioni abbia il comandante Veltroni Scritto in Varie Commenti ( 83 ) " (39 votes, average: 3.54 out of 5) Loading ... Il Blog di Alberto Taliani © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo post a un amico 23Jun 08 Per Walter avviso di sfratto. Resisterà all'assedio? In politica tutti nodi vengono al pettine, dopo le sconfitte elettorali. Ma il sogno di Walter Veltroni, creare un grande partito di centrosinistra, scommettere sul bipolarimo, tagliare fuori la sinistra radicale (che è riuscito a estromettere dal parlamento anche grazie al voto degli italiani) appare in questo momento davvero un sogno. La verità è che Veltroni è sotto assedio, e a circondare il fortilizio del loft sono proprio molti dei suoi: a cominciare da Massimo D'Alema per finire al "silente" (troppo.) Romano Prodi. E a dargli un avviso di sfratto di sfratto in modo diretto è Arturo Parisi, l'inventore dell'Ulivo: "Cambiamo leader", dice senza tanti giri di parole con un linguaggio che rifugge le liturgie del politichese vecchio stile (Pci, Dc). Così, come scrive sul "Giornale" Paolo Guzzanti, la debolezza del segretario ridà forza all'ala Furiosa (leggi l'articolo), alla sinistra che fa dell'antiberlusconismo e del giustizialismo forcaiolo una ragion politica, una questione di sopravvivenza: unico programma , in mancanza di proposte serie per l'Italia, abbattere Berlusconi. Poi si vedrà. Del resto quando si è aperto il dibattito su Veltrusconi, sul dialogo tra destra e sinistra, sulle grandi riforme condivise nell'interesse del Paese, le nubi dell'uragano si sono subito addensate sulla testa (da tagliare) del leader del Pd. Riuscirà Walter a resistere all'assedio? A contrattaccare? A conquistare una leadership vera alla guida di un'opposizione credibile e realmente alternativa? Ora tocca a lui non spezzare quell'idea di una sinistra moderna e non condizionata da quella radicale (e radical chic), a fare im modo che non resti solo un bel sogno. E Parisi insiste: già, perché dopo essere uscito allo scoperto senza se e senza ma, l'ex ministro della Difesa vuol far uscire allo scoperto gli avversari di Veltroni, in particolare Massimo D'Alema, che ha lanciato - anche se lui dice che non cerca lo scontro - una sorta di partito-ombra che si chiama "Red" (Riformisti e democratici). Dice Parisi: "Sento D'Alema avanzare proposta diversa da Veltroni, vorrei essere sicuro che lo faccia esplicitamente.". Aspettiamo la prossima puntata. Scritto in Varie Commenti ( 49 ) " (35 votes, average: 3.63 out of 5) Loading ... Il Blog di Alberto Taliani © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo post a un amico 20Jun 08 L'autunno caldo di Walter. Dì la tua Tanto tuonò che piovve, sul Partito democratico e sul suo leader dimezzato Walter Veltroni. Già, perché le rese dei conti, nella sinistra. ma anche nel centrosinistra, si consumano con calma, secondo un rito vecchio che ha alle spalle decenni di scuola comunista e democristiana. Stretto fra l'offensiva di Massimo D'Alema e della sua fondazione (corrente?), tra l'idea di ritorni ulivisti (per alleanza allergate, acnora alla sinistra), tra il nodo delle elezioni Europee e niet preventivo della Bindi al tentativo di "abbraccio" con Casini e l'Udc, tra il secco e ribadito addio di Prodi alla presidenza del Pd e il nodo gordiano dell'adesione al Pse (D'Alema dice sì, gli ex Margherita dicono no, lui dice. andiamo oltre), Veltroni ora scopre il doppio binario: dialogo sulle riforme con Berlusconi ma anche opposizione più "dura" per non perdere consensi a vantaggio del vasto e diviso mondo della sinistra a cui guarda invece D'Alema. Così alla Costituente del Pd lancia la doppia sfida interna e esterna: no alle correnti personali (facile a dirsi ma.) e "autunno in piazza" (più facile da fere e comodo): Walter "buonista". ma anche "oppositore duro" di Berlusconi, quello che ha strappato la tela del dialogo. Due volti dello stesso leader che vuol impedire che la sua moneta di fresco conio politico venga svalutata e rotoli via assieme al Pd. Perchè il rischio c'è, e Veltroni lo sa bene: non c'è solo l'ombra lunga di D'Alema, ma pure quelle di Prodi (che il segretario invita a restare ne l Pd). Tanto che, per fare un 'esempio, Rutelli dice del Ppe: "Siamo più innovatori noi dei socialdemocratici". E spinge Veltroni a dire, in Europa: "Costruiamo un nuovo campo riformista". Come dire, andiamo oltre il Ppe altrimenti per noi sono guai. Già, perché sul Ppe D'Alema e suoi, ma pare anch Fassino, la pensano in modo opposto. Insomma, la "guerra" è solo agli inizi, con il voto alla Costituente si cominceranno a contare le truppe e la traversata nel deserto è appena iniziata. Vedremo chi sopravviverà alla guida dell'esercito perduto di Senofonte. Parisi: "Se è l'Ulivo fatto partito, si è fatto male." E gli attacchi arrivano dal centrosinistra, impietoso il giusidizio dell'inventore dell'Ulivo. Arturo Parisi a margine dell'assemblea del Pd, non risparmia una critica alla relazione di Walter eltroni che, tra l'altro, ha fatto un esplicito riferimento all'Ulivo. "Noi abbiamo sempre lavorato con l'idea che "Ulivo avesse come obiettivo un bipolarismo a vocazione bipartitica ma con l'unificazione di tutto il campo del entrosinistra", ha spiegato Parisi. Più in generale, l'ex ministro della Difesa ha detto del discorso di Veltroni: "una comprensibile difesa del suo perato, purtroppo l'unico giudizio sul nostro operato risulta essere quello degli elettori in casi come la Capitale o a Sicilia". Scritto in Varie Commenti ( 115 ) " (32 votes, average: 3.47 out of 5) Loading ... Il Blog di Alberto Taliani © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo post a un amico 10Jun 08 Walter e il loft degli amici nemici. Cattolici contro radicali Il Pd sfoglia la margherita, dunque, nel senso che in casa Veltroni tira aria di lite che potrebbe sfociare prima o poi in separazione. Già, fra le anime diessina e teodem i rapporti non sono proprio idilliaci. Dopo l'anatema dei cattolici contro la "contaminazione" dei pannelliani, le dure critiche di "Famiglia Cristiana" e della solita Binetti a cui si aggiunge l'ex ministro Fioroni (infuriato) che dice "il loft? sembra di stare a Teheran.", la frenata sull'adesione al Partito socialista europeo, la strada per Veltroni è ancora più in salita. Da un lato c'è il governo Berlusconi che piace sempre di più agli italiani, dall'altro il livello dello scontro che assomiglia a un tutti contro tutti a pochi mesi dalle elezioni europee. Di Pietro, ma anche i Teodem, D'Alema ma anche Rutelli che pare meditare "vendetta" politica dopop la clamorosa trombatura rimediata nella corsa al Campidoglio. E ci si mette pure Bertinotti, il "parolaio rosso" di Pansa che rientra nel gioco della poltica con un seminario sul futuro della sinistra e invita Massimo D'Alema, capace di guardare a sinistra più di quanto non sappia o non voglia fare Veltroni (che vuole lo sbarramento anche per le europee, tanto per tener fuori i "cespugli" rossi anche dal parlamento di Strasburgo). Grande è l'agitazione nel campo della sinistra, dove si agitano spettri di scissioni e "ricomposizioni". Già, perché fra i teodem e gli uomini della margherita c'è chi guarda a Casini e quel che resta dell'Udc, isolata e senza per ora spartito politico da suonare che la lancia la sua Costituente popolare (a cui guarda con interesse anche Clemente Mastella), e in più c'è chi teme le mosse di Rutelli. Intanto il governo Berlusconi va. Scritto in Varie Commenti ( 38 ) " (34 votes, average: 3.26 out of 5) Loading ... Il Blog di Alberto Taliani © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo post a un amico 28May 08 La Sapienza e il rito dell'intolleranza Prima il no dei Collettivi di sinistra a Papa Benedetto XVI, poi il no al dibattito sulle foibe: alla Sapienza di Roma l'intolleranza è di casa in nome di una "tradizione democratica" che tenta di riproporre schemi antichi, quelli del "rituale antifascista" degli anni Settanta. Già, brutto periodo quello, nelle università e nel Paese. con il corollario nel secondo caso dei manifesti di Forza Nuova strappati dai militanti dei Collettivi di sinistra, della rissa, degli arresti, delle polemiche e delle accuse. Salvo poi chiarire (rapporto della Digos) che l'aggressione è partita da sinistra. Ma stabilire colpe e responsabilità spetta ai giudici. E' il tema dell'intolleranza travestita da antifascismo, come scrive il nostro Mario Cervi, a preoccupare. E' il tentativo a questo punto nemmeno tanto mascherato di ricreare un clima di tensione, di scontro e di odio, a preoccupare. E' il tentativo di tornare allo schema degli opposti estremismi, ad allarmare. L'intolleranza si traveste, sbandiera ideali nobili, ma resta intolleranza: di parte e da parte di pochi. Bene ha fatto il sindaco di Roma Gianni Alemanno a dire: "Noi dobbiamo lanciare messaggi chiari, ovvero che questi episodi sono solati, estranei al contesto culturale e storico della nostra città e della nostra nazione. Questo è il messaggio che deve venire da tutti. Quando si costruiscono teoremi politici su una rissa tra giovani si comincia ad aprire un varco e armare le contrapposizioni ideologiche. Bisogna evitare questi schemi e queste persone vanno trattate come imbecilli fuori dalla storia e dal tempo". Veltroni invita la destra a "non minimizzare" e dice (giustamente) che le istituzioni devono stroncare subito l'insorgere della violenza. Ma quale? quella di una parte o di quella di tutte le parti? penso voglia dire quella di tutte. forse il "ma anche" stavolta ci sarebbe stato bene, per evitare fraintendimenti. Cosa che non fa Marco Ferrando, leader del Partito comunista dei lavoratori: "L'aggressione fascista a La Sapienza - sullo sfondo del nuovo quadro politico - ripropone il tema dell'autodifesa come diritto democratico elementare.E. E aggiunge il Ferrando: "E' necessario che ogni realtà minacciata appronti strutture di autodifesa, democraticamente designate e controllate". Parole gravi, le sue che ricordano proprio quegli anni di piombo che la maggioranza degli italiani vorrebbe consegnare agli archivi della storia. A chi giova strumentalizzare questi episodi per interessi di parte politica? A chi giova tornare a pescare nel torbido? Credo a nessuno, una democrazia è tanto più forte quanto è capace di rifiutare l'intolleranza delle estreme politiche ("frange" si diceva una volta). Il "giustificazionismo ideologico" stavolta non pagherebbe, gli italiani hanno scelto un' altra strada. Il dibattito è aperto. Scritto in Varie Commenti ( 77 ) " (54 votes, average: 3.54 out of 5) Loading ... Il Blog di Alberto Taliani © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo post a un amico 16May 08 Così le tecnologie ci cambiano la vita. Dì la tua Vi è mai successo di dimenticare il cellulare a casa? E' facile immaginare la sensazione che avete provato, perché la maggioranza di noi l'ha vissuta in prima persona. Ci si sente persi. Vulnerabili. Uno studio condotto da un gruppo di ricercatori britannici ha rilevato che è una sensazione paragonabile alla "tremarella del giorno delle nozze" o alla paura di quando si va dal dentista. Addirittura è stato coniato appositamente un termine medico. "Nomofobia", così si chiama la paura di rimanere senza portatile ("nomo" è l'abbreviazione di no mobile). Quale futuro? Non c'è niente da fare. Dobbiamo ammetterlo. La tecnologia fa parte di noi. Della nostra quotidianità. Ma dove stiamo andando? Quali saranno i nuovi mezzi di comunicazione e quale ruolo ricopriranno in un futuro più o meno vicino? Possible. ou probable Il Gruppo Editis, una prestigiosa casa editrice francese, ha proposto il suo punto di vista attraverso la realizzazione di un cortometraggio intitolato "Possible ou probable". Il film, che ha ricevuto il Laurier di bronzo al festival di Creusot, si propone di fare un salto in avanti nel tempo. Nella vita di una giovane coppia nell'era dell'editoria digitale. Di' la tua Editis apre il dibattito. Il Giornale.it, in occasione del 17 maggio, giornata mondiale delle Telecomunicazioni e della Società dell'Informazione, segue lasciando a voi lo spazio per esprimere le vostre idee e le vostre riflessioni su quello che è e che potrà essere. Guarda il cortometraggio (9 minuti) Scritto in Varie Commenti ( 12 ) " (119 votes, average: 1.24 out of 5) Loading ... Il Blog di Alberto Taliani © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo post a un amico Post precedenti Chi sono Sono il caporedattore del Giornale.it, un toscano "adottato" da Indro Montanelli e da Milano nel 1983. Tutti gli articoli di Alberto Taliani su ilGiornale.it contatti Categorie Varie (45) Ultime discussioni valentino: Certo che dal '45 in poi " i comunisti" hanno fatto delle belle "iniezioni"... valentino: Esatto Luciano " .non poter mettere le mani sulle casse dello Stato.." !!! Perchè... Francesco: In un certo senso mi vedo d'accordo con la strategia di Veltroni; moderare i toni, portare avanti... Wolf: Sottoscrivo quanto brillantemente scritto da Alì Babà. Anche io sono fieramente anti-comunista, non me ne... Alì Babà: Vai Cavaliere ,vai avanti l'Italia vuole cambiare Andate avanti così , fatemi sognare , create... I più inviati Sayed, primo risultato della mobilitazione internazionale: il senato afgano ha ritirato la conferma della condanna a morte - 12 Emails Pensioni, a chi gli aumenti... - 3 Emails E Walter diventa il "premier ombra" - 2 Emails Girotondo attorno a Walter - 2 Emails La guerra (in)civile degli psico-comici della politica - 2 Emails Berlusconi e il governo del "fare". Veltroni e le liti sul governo "ombra". Dite la vostra - 1 Emails Berlusconi, Veltroni e i nemici del dialogo - 1 Emails La Sapienza e il rito dell'intolleranza - 1 Emails Per Walter avviso di sfratto. Resisterà all'assedio? - 1 Emails Tonino rispedisce Veltroni sul bus... contrordine compagni - 1 Emails Ultime News Olimpiadi, Petrucci ammonisce: "Lo sport non sostituisca la politica"Città più sicure Superpoteri ai sindaciSomalia, l'incubo è finito Liberi i due italiani rapitiTragedia sul Monte Rosa Precipita una cordata: una vittima, 3 feriti graviIl progetto è pronto: ecco la "Nuova Alitalia"Confortola è salvo Prelevato sul K2 da un elicottero"Sull'Isola c'è tanto tempo libero Mi porterò due bikini e l'Odissea"Follie d'estate: arriva il sultano e Palermo diventa l'ArabiaCarlo è il re del mattone Ma il principe non paga tasseDifesa e Mancini Ecco l'Inter di José Blog amici Il blog di Andrea Tornielli Il blog di Christian Rocca Il blog di Marcello Foa Il blog di Nicola Porro Il blog di Paolo Guzzanti Siti Utili Centro Pannunzio Comitati per le Libertà Fondazione Einaudi Fondazione Liberal Free Foundation il Foglio Informazione corretta Istituto Bruno Leoni Magna Charta Società Libera Storia Libera TocqueVille August 2008 M T W T F S S " Jul 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 Archivio dei post July 2008 (4) June 2008 (4) May 2008 (6) April 2008 (7) March 2008 (5) February 2008 (19) Trackback recenti Recent Posts Avviso ai bloggers, finalmente in vacanza Walter fa qualcosa di riformista. ma nel Pd è diarchia La guerra (in)civile degli psico-comici della politica Girotondo attorno a Walter Tonino rispedisce Veltroni sul bus. contrordine compagni Per Walter avviso di sfratto. 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L'infinita corsa verso lhasa sull'altopiano brullo e deserto - (segue dalla prima pagina) (sezione: Laici e chierici)

( da "Repubblica, La" del 07-08-2008)

Argomenti: Laicita'

Cultura L'infinita corsa verso lhasa sull'altopiano brullo e deserto I cinesi sono molto orgogliosi del loro treno che affronta altezze vertiginose ma il clima nella capitale è teso e la gente non parla volentieri Dieci anni fa non era difficile imbattersi nelle foto del Dalai Lama oggi proibite Poliziotti vestiti di nero pattugliano le strade per evitare ogni disordine (SEGUE DALLA PRIMA PAGINA) Quando capita di scorgere in quell'immensità un viandante, non si riesce mai a capire da dove provenga o dove sia diretto, e il suo procedere nel nulla sembra insensato. I cinesi sono orgogliosi del loro treno. Nelle stazioni in cui sosta i ferrovieri lo salutano portandosi la destra al berretto come militari all'alzabandiera, e nessuno si sorprende. Il documentario trasmesso dalla tv di Stato nel 2006, l'anno dell'inaugurazione, lo celebra come il simbolo di una Cina che avanza superando ogni ostacolo (i passi a cinquemila metri, i fiumi dagli impeti capricciosi, il ghiaccio che d'inverno stende le sue lastre per 340 chilometri). Avanza nel selvaggio West. E porta in Tibet "la civiltà moderna". La formula della CCTV è scivolosa, dopotutto non v'è colonialismo che non si sia attribuito una missione civilizzatrice, e anche ai cinesi toccò subirne. Oggi le parti sembrano ribaltarsi. Al tempo dell'ultima dinastia imperiale un gruppo di Mandarini comprò la ferrovia costruita dagli europei nei pressi di Shangai e fece divellere le rotaie, temendone le insidie. Ora il treno è cinese e molta stampa occidentale ne diffida. Lo considera lo strumento di un occhiuto progetto di ingegneria demografica destinato a sommergere il Tibet di non tibetani, snaturarlo, stravolgerne la società per addomesticarne la cultura. Chi si affaccia negli ultimi scompartimenti, dove si dorme sui sedili, constata che effettivamente il treno trasporta soprattutto emigranti diretti a Lhasa, in genere piccoli commercianti in cerca di fortuna. Però migrazioni analoghe accadono ovunque nel mondo attuale: e ovunque creano attriti, suscitano apprensioni identitarie, aizzano il sospetto di una cospirazione grandiosa per cambiare la demografia (la cospirazione islamica per invadere l'Europa). Non che Pechino non sia felice se Lhasa diventa un crogiolo etnico. Però a questo esito congiura soprattutto una geografia inesorabile. In un'era migrante e globalizzata è semplicemente impossibile che 2.5 milioni di tibetani restino maggioranza assoluta in un territorio grande quanto la somma di Gran Bretagna, Germania, Francia e Paesi Bassi, l'estensione della Regione autonoma del Tibet. Se poi si considera che quella terra occupa il vuoto tra 1.300 milioni di cinesi e 1.000 milioni di indiani, è perfino sorprendente che tuttora i tibetani rappresentino i quattro quinti della popolazione. E' vero che a Lhasa ormai i non tibetani sono la maggioranza, o perlomeno il ceto abbiente in virtù delle loro relazioni con il potere: eppure i più faticano ad ambientarsi, e dopo pochi anni riprendono il treno con cui sono arrivati, vinti del freddo polare, dalla nostalgia, dalle apnee improvvise che colgono chi non riesce ad abituarsi a un'aria povera di ossigeno. Chi resta, difficilmente si integra. Rari i matrimoni misti, i caseggiati misti, le amicizie che superano i confini tribali, gli spazi comuni.A Lhasa gli immigrati vivono nella parte nuova, i tibetani nella parte vecchia, a ridosso del Jokhang, l'antico monastero lamaista.Dieci anni fa, quando avevo visitato il Jokhang, non era difficile imbattersi in immagini del Dalai Lama. Le trovavi ai piedi delle statue del Buddha, oppure dentro le botteghe attorno al monastero. Adesso quelle foto sono severamente proibite e poliziotti giovanissimi pattugliano il quartiere in gruppi di cinque. Secondo i negozianti tibetani gli agenti sono tutti Han, l'etnia dominante in Cina (il 94% della popolazione). Vestiti interamente di nero, procedono per i vicoli con un passo di carica, non sorridono mai, non parlano con nessuno. Con ogni evidenza il moto incessante di queste ronde ha lo scopo di prevenire e scoraggiare quel che Pechino più teme: proteste, manifestazioni, rivolte. Da qui al termine dei Giochi olimpici nuovi disordini a Lhasa avrebbero una risonanza enorme, dunque l'occasione è propizia a progetti disparati: riaccendere i riflettori sulla causa tibetana; negare alla Cina il vistoso successo di immagine che le arriderebbe se le Olimpiadi non fossero turbati da incidenti; o impedire che prosegua il dialogo tra Pechino e il Dalai Lama (dovrebbe riprendere in ottobre). Indipendentisti tibetani, cospiratori del pc cinese, potenze straniere: l'elenco dei sospettabili è lungo. Anche a causa del controllo poliziesco è difficile interpretare come gli abitanti di Lhasa vivano l'approssimarsi delle Olimpiadi e abbiano elaborato gli avvenimenti del 14 marzo. Quel giorno la rivolta partita nei monasteri di Lhasa si trasferì ai vicoli, dove degradò rapidamente in scontro tribale. Masnade tibetane attaccarono le botteghe di commercianti delle etnie Han e Huei; gli aggrediti a loro volta assaltarono botteghe tibetane rivali, e presto si formò una mischia furibonda in cui micro-interessi miserabili parevano mimetizzarsi dietro conflitti "culturali" e politici. Quando parlano di quelle violenze i monaci sono a disagio, e forse non soltanto perché temono che una parola di troppo li conduca in prigione. Probabilmente nei monasteri ci si rende conto che le brutalità contro gli immigrati hanno infuriato l'opinione pubblica cinese e di conseguenza nuociuto alla causa del Dalai Lama, l'effettiva autonomia del Tibet. Ma è dubbio che la stessa consapevolezza appartenga alla gente comune.Stando a quel che dice un negoziante della città vecchia, l'animosità tra tibetani ed immigrati non si è attenuata, come una malattia da cui non sarà facile guarire. Stabile anche la fiducia verso gli occidentali. A giudicare soprattutto dai siti-web della diaspora, molti tibetani continuano a considerare americani ed europei gli alleati naturali dell'indipendentismo. Probabilmente gli ungheresi del 1956 avevano la medesima percezione degli occidentali. E finirono per credere ciecamente al messaggio ripetuto dalle emittenti americane ed europee. Quelle ripetevano: ribellatevi, coraggiosi ungheresi! Non temete la vendetta di Mosca, l'America, l'Alleanza atlantica sono il vostro scudo! Non arretrate, non cercate il compromesso con il nemico! Ma quando i carri armati sovietici entrarono in Ungheria, Usa e Nato non mossero un dito. Con il Tibet va all'incirca nello stesso modo.Perfino il flemmatico Christian Science Monitor arriva ad enumerare, tra gli esiti possibili della crisi tibetana, un intervento di Forze armate occidentali nella regione. Eppure è perfino ovvio che Washington e l'Europa non anteporranno mai la questione tibetana ai commerci con Pechino, figurarsi se rischierebbero una guerra con un potenza nucleare come la Cina. Il Tibet è, per gli americani, una moneta di scambio su altri tavoli; per i governi europei, un palcoscenico su cui recitare una difesa dei diritti umani tanto stentorea quanto retorica; e per molti italiani, un pretesto. Non è un caso se in Italia la "prima linea" dei Free Tibet assomma una consorteria di tassisti romani specializzati nell'imbrogliare turisti, estremisti xenofobi, odiatori di immigrati cinesi e di immigrati in genere, no-global leghisti, e consimili.Costoro sanno un accidenti del Tibet. Ma a loro parziale discolpa va detto che il Tibet in uso dalle nostre parti in genere non è più autentico del Tibet spacciato a Lhasa dal partito comunista.Il Tibet reale è il prodotto di una storia complicata e spesso misconosciuta. Quando l'esercito di Mao entrò in Tibet, il Paese era governato da una teocrazia inetta e brutale, come peraltro risulta dagli scritti di grandi orientalisti che visitarono la regione, ad esempio il nostro Tucci. Così una parte dei tibetani effettivamente accolse i soldati con la stella rossa come una grande e fortunata occasione. Quelle speranze furono tradite dagli eventi successivi, la brutale repressione dei moti del 1959, la carestia prodotta dalla politica del Grande Balzo, le violenze delle Guardie rosse durante la Rivoluzione culturale, la perdurante inquisizione poliziesca, insomma tutto quello che la storia ufficiale cinese omette o minimizza. Ma in varie fasi, e soprattutto a partire dagli anni Ottanta, Pechino tentò di correggersi, con un'onestà di cui dà atto, per esempio, l'istruttivo The struggle for modern Tibet, scritto dal tibetano Tashi Tsering con gli accademici statunitensi Goldstein e Siebenschuh. Perché le riforme tentate da Pechino in genere fallirono? Sia per l'inettitudine o la cattiva volontà delle autorità che dovevano applicarle, risponde Tsering, sia per le resistenze opposte dal conservatorismo tibetano. Per esempio la campagna avviata nel 1984 per tibetanizzare l'istruzione scontò l'ostilità di un tradizionalismo che dalla prima metà del Novecento combatte come fossero il diavolo le scienze, il positivismo, l'idea stessa di una scuola laica. Detto altrimenti: quel che ci appare un conflitto tra tibetani e cinesi in realtà attraversa trasversalmente i due campi, opponendo qui i riformisti ai dinosauri, lì i liberali ai tribali. Ogni politica occidentale che astraesse da questo sdoppiamento si rivelerebbe fallimentare e pretestuosa. (1- continua).

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Un revisionismo da provinciali - pasquale hamel (sezione: Laici e chierici)

( da "Repubblica, La" del 07-08-2008)

Argomenti: Laicita'

Pagina XV - Palermo UN REVISIONISMO DA PROVINCIALI PASQUALE HAMEL I n questi ultimi tempi, con il rincorrersi degli anniversari, si è avviata una rivisitazione, non sempre serena e scevra da pregiudizi, sulla vicenda risorgimentale. Alcuni riferimenti, giudicati fino a ieri sacri e imprescindibili, sono stati messi in discussione e perfino dissacrati in nome di un revisionismo storico, peraltro condotto da chi non ne ha competenza, sicuramente esagerato e quindi, proprio per questo, poco credibile. Personaggi, ad esempio, come Giuseppe Garibaldi sono finiti sul banco degli imputati come banditi della peggiore specie o, più benevolmente, come utili idioti di disegni più o meno oscuri tutti mirati a congiurare ai danni della nostra Terra. Tutto ciò ha prodotto il risultato pratico di impedire proprio quella riflessione storica che, nonostante tutto, appare essenziale in questo difficile passaggio della nostra vicenda unitaria. Non sono fra quelli che esaltano la vicenda risorgimentale. Sono convinto che, essendo la Storia scritta dai vincitori, molte verità sono state volutamente sottaciute e molte vicende siano state deformate da una storiografia risorgimentale, poco laica perché impregnata di supponente laicismo, fortemente celebrativa e assolutamente poco critica. Mi convincono in questo senso le rivisitazioni di alcune positività sulla presenza borbonica in Sicilia, le considerazioni su quello che viene definito "riformismo borbonico", mi convincono gli studi dell'inglese Lucy Riall, autrice di alcuni testi sul Risorgimento e di un ponderoso volume su Garibaldi che, proprio sul nizzardo, afferma: "La ricerca che ho condotto mostra che la prospettiva tradizionale (quella che è stata finora diffusa) non è più sostenibile". Mi convince tutto questo, non mi convince invece il metodo provinciale con cui viene affrontato in casa nostra questo tema che, proprio per le ricadute di carattere sociale di cui è passibile, avrebbe bisogno di ben più accorti atteggiamenti. Credo che, se si vuole raggiungere la verità, se si vuole fare giusta chiarezza, le strade da intraprendere siano ben diverse. Certamente non la frantumazione delle lapidi a colpi di martello, come ha fatto qualche giorno fa il sindaco di Capo d'Orlando per cancellare la piazza della sua città intitolata a Garibaldi, o quanto altro di simile sta avvenendo. E proprio perché le strade sono diverse, non ho sottoscritto l'appello - sottopostomi da Orazio Cancila e Giuseppe Giarrizzo - con il quale i due intellettuali vanto della nostra terra stigmatizzano, forse anche qui con qualche esagerazione, il metodo con cui taluni vogliono affrontare la questione. Dico, vogliamo prendere occasione dagli anniversari per chiederci fino a qual punto gli uomini del Risorgimento e l'intera vicenda risorgimentale siano stati un fatto positivo o negativo per la Sicilia? E allora facciamolo, è legittimo che si faccia, ma facciamolo utilizzando strumenti scientifici, usiamo la riflessione critica, usiamo la ragione. Sicuramente un certo revisionismo, di cui sono pronto a sottoscrivere alcune giuste conclusioni, ne potrà uscire rafforzato. E sicuramente anche questo ci aiuterà a capire perché la Sicilia, dopo centocinquant'anni di unità nazionale, continui a essere periferia del Paese e periferia d'Europa.

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Non sparate su garibaldi per nascondere le vostre colpe - salvatore lupo (sezione: Laici e chierici)

( da "Repubblica, La" del 07-08-2008)

Argomenti: Laicita'

Pagina XV - Palermo NON SPARATE SU GARIBALDI PER NASCONDERE LE VOSTRE COLPE SALVATORE LUPO C'è il sospetto fondato che questo tipo di discussione serva solo ad alienare i problemi, a fuorviare l'opinione pubblica, a dare la colpa dei fallimenti agli altri: specie se questi altri si collocano in un remoto passato, in un luogo dal quale per definizione non può giungere alcuna replica. Il Risorgimento si trova nella stessa scomoda posizione della Resistenza, più scomoda ancora, anzi: perché la svalutazione che questo revisionismo vuol realizzare attiene alla storia del nostro Paese nel suo complesso, non solo alla stagione apertasi nel 1943 o nel 1946. Chi ragiona (davvero) storicamente, però, non può non rilevare una formidabile rimozione. Per quali ragioni di base ci si batteva in quei tempi più o meno remoti? La risposta è facile: come gli esponenti della Resistenza, i patrioti del Risorgimento si battevano per le pubbliche libertà, mentre i loro avversari erano schierati contro di esse. I patrioti, in particolare, volevano creare un sistema costituzionale e rappresentativo basato sulla cittadinanza, ovvero sull'eguaglianza davanti alla legge senza pregiudizio di sesso, razza o religione; nei decenni successivi all'Unità, sia pure con ritardi e contraddizioni e marce indietro, avrebbero cominciato in effetti a garantire libertà di coscienza e di espressione, una scuola laica e gratuita, un sistema legale uguale per tutti. L'accesso al voto fu inizialmente limitato ai ricchi, ma nel tempo nuovi soggetti vennero ammessi e alla fine (nel 1946, appunto) ci fu il suffragio universale. I nemici del Risorgimento invece - austriacanti, clericali, legittimisti, borbonici di vario conio - non ammettevano le libertà politiche, la sovranità popolare e le garanzie costituzionali in linea di principio, erano contrari all'eguaglianza dei cittadini e alla libertà di pensiero in linea di principio. Vorrei citare qui un brano scritto quaranta e più anni fa dal maggiore storico siciliano della precedente generazione, Rosario Romeo. I patrioti, ammetteva Romeo, si mostrarono spesso incapaci di intendere le ragioni altrui, magari feroci nel reprimere le guerriglie legittimiste dei cosiddetti "briganti", ma comunque "pronti ad affrontare fatiche e sacrifici d'ogni sorta nel nome di un ideale, nella persuasione - non del tutto illusoria, certamente! - di lottare per la causa del progresso, dell'innalzamento civile, della dignità di tutti gli italiani". Chissà cosa avrebbe pensato Romeo del revisionismo risorgimentale del nostro tempo. Oggi tutti si definiscono liberal-democratici come allora si definiva lui, ma in realtà la libertà e la democrazia, la divisione dei poteri, la Costituzione e l'universalità dei diritti appaiono concetti residuali, fastidiosi ostacoli, anticaglia. La "Seconda repubblica" si è inaugurata con una presidente della Camera che portava al collo la croce della Vandea. Per il nostro tempo il supernemico, più che Cavour, è Garibaldi - forse perché tra i patrioti Garibaldi era il più decisamente schierato su una linea democratica o protodemocratica o addirittura protosocialista. Qualcuno obietterà che, in linea di principio, anche i singoli Stati preunitari avrebbero potuto introdurre riforme liberali aprendo la strada a sviluppi democratici. Avrebbero potuto, ma non lo fecero se non in momenti di crisi, costretti da violente agitazioni dal basso, per poi tirarsi indietro quando il pericolo passava. Si dice che nel Mezzogiorno il regime borbonico provò a creare un sistema amministrativo efficiente, sul modello francese. Ci provò in effetti, ma non riuscì a garantire la rappresentanza, quindi gli interessi, di gruppi sociali e aree geografiche, e massimamente della Sicilia, che promosse contro di esso ben tre grandi rivolte (1821,1848, 1860). La terza volta il regno borbonico crollò. Dopo, all'interno del neo-nato regno d'Italia, i rapporti tra meridionali e settentrionali non furono facili. Giunsero a pensare i meridionali estranei al Risorgimento e all'Italia alcuni moderati piemontesi o di altra estrazione geografica - non i garibaldini, che a cominciare dal loro generale si compiacquero del contributo fornito alla causa nazionale dal Sud e in particolare dalla Sicilia. Garibaldi ripartì dalla Sicilia nel 1862, accolto da un immenso entusiasmo popolare. Protestò sempre contro il ricorso all'esercito per mantenere l'ordine pubblico nell'Isola, e in generale contro la "piemontesizzazione". La Sicilia rimase sino alla fine dell'Ottocento un caposaldo del "garibaldinismo". Non so quanto un discorso propriamente storiografico interessi ai politici che amano fare a pugni col passato, avversario comodo perché non può restituire i colpi. Credo però che la loro ossessione distruttiva e autodistruttiva non faccia bene alla collettività: non agli italiani in genere, non ai siciliani sin troppo adusi al vittimismo. L'attribuzione delle colpe del sottosviluppo economico siciliano alle trame dei monopoli settentrionali, al complotto centralista, ai tanti fantomatici sabotaggi altrui fa parte dell'armamentario deteriore con cui da decenni si vuole giustificare la palese bancarotta della Regione a statuto speciale - di cui invece la stessa classe politica regionale è la principale responsabile. Credo che in questo difficile passaggio a un nebuloso federalismo ci voglia più coscienza della realtà, presente e magari anche passata, più spirito critico e autocritico, meno strumentalismo ideologico, più sobrietà. L'Italia, la Sicilia in specie, ha bisogno di meno propaganda e di più (buona) politica.

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Nulla di nuovo dietro il federalismo - marco lombardi (sezione: Laici e chierici)

( da "Repubblica, La" del 07-08-2008)

Argomenti: Laicita'

Pagina VIII - Napoli NULLA DI NUOVO DIETRO IL FEDERALISMO Finora nessuno Stato ha mutato pelle passando da accentrato a federale MARCO LOMBARDI N ella storia ideologica italiana, il federalismo è sempre stato una teoria minoritaria. I nomi di Carlo Cattaneo e di Gaetano Salvemini, che negli ultimi due secoli ne hanno fornito le versioni più celebri, appartengono notoriamente a un elenco di spiriti nobili, visionari e solitari. Sconfitti prima dall'Unità, poi da un assetto istituzionale in cui le ragioni dello Stato centrale hanno puntualmente prevalso sulle spinte autonomistiche, che sentimento e interessi nazionali volevano costruire dal basso. Credo, perciò, che sia troppo interessata e parziale la lettura di Andrea Geremicca ("Repubblica" del 5 agosto), secondo il quale "il meridionalismo ha sempre respinto il blocco di "tutto il Mezzogiorno" contro "tutto il resto del paese" e si è sempre battuto per l'autonomia culturale, politica e civile delle popolazioni meridionali, che è alla base del concetto stesso di federalismo". Geremicca delinea una parabola civile e intellettuale che unirebbe concezioni diversissime, in base al loro approdo attuale: gestione oculata delle risorse, efficienza amministrativa, classi dirigenti rinnovate. Un programma che tutti i fieri non federalisti - da Giustino Fortunato ad Antonio Gramsci o a Pasquale Saraceno, per citare meridionalisti laici, comunisti o cattolici - avrebbero immediatamente sottoscritto. Il sostantivo federalismo, al quale va oggi di moda associare l'aggettivo fiscale, è una sorta di passe-partout concettuale, che permette di redigere analisi apparentemente modernissime. Dietro il potere evocativo delle parola, non c'è nulla, però, di eminentemente nuovo. Se nuovo significa porsi il problema di allocare, senza dilapidarle, risorse che permettano di superare, o contenere, differenziali di reddito individuale e dislivelli produttivi e infrastrutturali. Se nuovo si traduce in meccanismi che sanzionino sprechi e inefficienze dell'amministrazione locale. Se nuovo comporta altri, diversi luoghi per la selezione di un personale politico all'altezza dei compiti assegnati da congiunture difficili e cittadinanze mature. Sono i cavalli di battaglia della tradizione meridionalistica, che per comodità definisco accentratrice e che tranquillamente può ancora ritenersi classica. Magari qualcuno si prendesse la briga di rivisitarla: per misurare l'impressionante carico di compiti inevasi e, volendo, persino di soluzioni a portata di mano. Il lessico, affannosamente provvisorio e smemorato, del nostro discorso pubblico tende, talvolta, a dimenticare che il federalismo è una struttura originaria, non derivata; è uno dei possibili modi attraverso cui la compagine statuale articola, dall'inizio della propria esistenza, funzioni e competenze della sovranità, della sicurezza, della spesa. Finora, nessuno Stato ha mutato pelle, riconvertendosi da accentrato in federale. Infatti, il partito ottocentesco di Cattaneo fu sconfitto da quello di Cavour; e nel federalismo novecentesco di Salvemini c'era, forse, maggiore recriminazione per la pessima piemontesizzazione del paese che vera e propria volontà d'invertire il corso degli eventi. Non per caso, esso divenne quasi caricatura nelle mani di un Guido Dorso amareggiato; in rotta, nel dopoguerra, con gli ex compagni azionisti, naturalmente unitari: il grido federalista si tramutò in ruggito autonomista. L'identico suono rauco che prorompe dalle gole dei Bossi, Lombardo e consimile genia. Non basta, secondo me, l'aggiunta "fiscale" per far intendere bene che, nel caso di Geremicca, non si tratta dello stesso spettro sonoro. L'intera espressione lascia perplessi, vieppiù provenendo dall'autorevole esponente di una passata e importante stagione ideologica, profondamente anti federalista. La stagione, giova ripeterlo, maggioritaria della nostra storia ideologica.

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A manduria si produce il sangue degli dei - donpasta (sezione: Laici e chierici)

( da "Repubblica, La" del 07-08-2008)

Argomenti: Laicita'

Pagina XV - Bari A Manduria si produce il sangue degli dei Qui si celebrava il dio Poseidon e tra il Mar Piccolo e il fiume Galeso si svolgevano le feste dionisiache è folle immaginare che una simile bevanda così forte possa essere consumata durante i pasti DONPASTA Primitivo. Avrei bisogno di consigli saggi, di maestri, per aiutarmi a comporre le tracce della genesi di questo vino e del perché sia definito attraverso una tautologia. Leggo che in questa zona si venerava il dio Poseidon con feste dionisiache celebrate sulle rive del Mar Piccolo e del fiume Galeso, su una collinetta tra grotte e cavità usate per la conservazione del vino. Qui al Dio si offriva il sangue sacro, il primo assaggio del vino nuovo. Ma pare anche che il suo nome sia legato alla maturazione particolarmente precoce del vitigno, che permette la vendemmia sin da fine agosto. A me sembra però assai riduttivo ricondurre un nome così evocativo alla conclusione di un ciclo naturale. Avrei piuttosto tendenza a pensare al suo senso, alla sua radice. Nel caldo che ammazza, il primitivo distrugge ogni speranza di elaborazione. Effettivamente è vino che non si concilia bene con la razionalità di un pensiero lucido, quello che in teoria mi servirebbe per decriptare l'etimologia del suo nome. Ma forse è meglio così. Poco ci sarebbe da capire tra le rigide maglie di concetti annebbiati dalla freddezza del logos occidentale. Mi accorgo che il problema è nella geniale follia stessa di immaginare un vino ad una così alta gradazione alcolica. Folle immaginare che sia un vino da pasto, che abbia profumi oltre che corpo e zucchero. Saranno i riflessi di un mare in lontananza, come fossero allucinazioni o miraggi, ma la silouette di Gino Veronelli si avvicina. Allontano il vino. Non pensavo facesse questi effetti. Ma forse mi dico che sono gli strani misteri che si nascondono nella storia di quell'uomo, così importante per la cultura del vino italiano e del mondo contadino. La sua presenza, per certi versi improbabile, rappresenta quel tessere fila con il proprio passato, nell'urgenza di non perderlo, anche quando è andato via. Per sempre. "Gino che ci fai qui? ". Mi sorride nella sua voce potente ed imperiosa, nel suo parlare sarcastico, irriverente ma mai volgare. "La nostra condivisione di un pensiero laico ci induce a pensare che io sia ormai polvere, nobile concime di vigne. Prendimi come un punto di vista, una idea. Quella di un appassionato enologo internazionalista". "Caschi a puntino, Maestro. Cerco l'etimologia della parola primitivo e del perchè sia stata concessa a un vitigno ed il suo vino". Si siede e mangia con me, affascinati entrambe da un piatto che cancella le geografie e le ricostruisce. Un Primitivo in luogo del Barolo per un brasato con le sagne torte, corto circuito tra le Langhe, il mio Salento e il nord ovest della Puglia. "Donsagnetorte, ma le hai mai camminate queste vigne? Hai mai girato tra i filari per capire il lavoro duro e la conoscenza che c'è dietro una bottiglia di questo vino, concentrato di poesia e sudore?. Probabilmente lì si trova il giochetto irrazionale della mano dell'uomo che entra di soppiatto nell'equilibrio tra terra, sole e vigna e lo rende nettare pagano beato dal vignaiolo, spesso artigiano, talvolta poeta. Osserva i vigneti di Manduria, legni storti, irregolari, inquieti, nodosi, rigogliosi. Accettano di essere in fila per la semplice volontà di essere in rapporto con l'uomo, che è fratello che trasforma. Sin dall'origine. Primitiva".

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La Cina, i diritti e la voce di Assisi (sezione: Laici e chierici)

( da "Unita, L'" del 07-08-2008)

Argomenti: Laicita'

Stai consultando l'edizione del La Cina, i diritti e la voce di Assisi Bruno Mellano * Domani, in coincidenza con la cerimonia di inaugurazione a Pechino dei giochi olimpici, si leverà alto da Assisi un messaggio a sostegno della linea nonviolenta adottata dal Dalai Lama per il riconoscimento dell'autonomia del Tibet e per l'affermazione dei diritti umani in Cina. Non si tratta di un'iniziativa di protesta ma, al contrario, di proposta concreta, concepita all'interno del satyagraha ("forza della verità") mondiale per la pace, lanciato dall'inizio dell'anno da Marco Pannella e volto a costruire un'alternativa strutturale alla minaccia di un tremendo conflitto che, divampando dal Medio Oriente, si estenda rapidamente al mondo intero. La scelta della città umbra per questo duplice appuntamento (alle 11 un seminario nella Sala della Conciliazione del Comune e alle 12,30 musiche ed interventi nella piazza centrale, antistante alla sede municipale) non è affatto casuale sia per il ruolo di capitale del dialogo tra i popoli che unanimemente le viene riconosciuto, sia perché punto d'arrivo, e quindi luogo culminante (nell'accezione più ampia del termine), nel 1961, della prima marcia ideata dal filosofo Aldo Capitini, propugnatore della nonviolenza come base imprescindibile per la creazione di una società aperta, di cui ad ottobre ricorre il quarantesimo anniversario della scomparsa. Proprio perché fermamente convinti che ogni avvenimento sportivo non sia disancorato dalla società e, quindi, dalla politica, abbiamo ritenuto che queste olimpiadi non dovessero essere boicottate ma tramutate in importante occasione per esercitare sul governo cinese doverose pressioni affinché si attui davvero un improcrastinabile cambiamento di rotta per quanto concerne il rispetto dei diritti umani (a cominciare dai cattolici della chiesa del silenzio, dai falun gong alla stessa popolazione han) e dell'autodeterminazione dei popoli (primi fra tutti tibetani, uiguri e mongoli) indebitamente assoggettati da Pechino. Tibet e Xinjiang (Turkestan orientale) non costituiscono questioni a sé ma sono componenti di un unico problema avvertito con urgenza, come dimostrano anche recenti avvenimenti verificatisi in seguito alla catastrofe sismica nella regione del Sichuan, dalla stragrande maggioranza dei cinesi. Si tratta, in altri termini, di garantire diritto e diritti. In un mondo globalizzato, sempre più caratterizzato dall'interdipendenza di stati e culture, nessuno può dichiararsi estraneo a quanto accade in ambiti solo geograficamente distanti dal nostro. Non ci si può non sentirsi coinvolti dal dramma di chi è costretto a patire vessazioni, incarcerazioni, torture, a pagare pesantissimi tributi e talvolta la perdita della vita. I problemi che attanagliano la Cina non possono non investirci e interpellarci dal momento che ci riguardano molto più di quanto si possa superficialmente supporre. Al governo di Pechino che, come sappiamo, risponde alle legittime richieste delle minoranze e dei dissidenti accentuando la morsa repressiva e censoria ed incentivando ulteriormente nei territori occupati il proprio programma di colonizzazione forzata, è giusto e doveroso contrapporre adeguati strumenti di lotta unicamente imperniati sulla nonviolenza attiva. Con il Comune di Assisi e la sede regionale umbra dell'Associazione Nazionale dei Comuni d'Italia, abbiamo pensato ad un otto agosto di festa, impegno, riflessione. Ci saranno i monaci con le loro musiche e le loro caratteristiche danze tradizionali. Sventoleranno tante bandiere del Tibet libero con le loro strisce blu e rosse, i raggi dorati che si diramano in ogni direzione, i leoni delle nevi, la ricca simbologia buddhista. Noi, da laici, ripeteremo ancora una volta con profonda convinzione, che la libertà religiosa è uno dei diritti fondamentali della persona ed un utile "cartina di tornasole" per cogliere l'evoluzione dei regimi e le speranze di apertura. * presidente di Radicali Italiani.

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Locarno, film su cattolici inglesi e sensi di colpa (sezione: Laici e chierici)

( da "Corriere della Sera" del 07-08-2008)

Argomenti: Laicita'

Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Spettacoli - data: 2008-08-07 num: - pag: 46 categoria: REDAZIONALE L'apertura con "Brideshead Revisited" Locarno, film su cattolici inglesi e sensi di colpa LOCARNO - Tony Blair è stato evocato come convertito "sponsor" di quello che Julian Jarrold, regista del film di apertura di raffinata e rassicurante tradizione, ha definito il "revival" del cattolicesimo inglese causa immigrazione e allontanamento dalla chiesa anglicana. Tratto con alcune concesse libertà dal libro cult e molto autobiografico di Evelyn Arthur Waugh Brideshead Revisited, già sceneggiato nell'81 per la tv quando erano proibiti i baci gay, il film è la storia della repressione educativa di un'aristocratica milady, parte di una minoranza cattolica, che rovina i figli col senso di colpa: "C'erano grandi famiglie che promuovevano una loro idea di cattolicesimo: chi può fuggire le proprie radici?". Il baricentro della storia è uno studente di Oxford che nel 1920 viene irretito dal fascino dell'avita nobiltà. Di lui, borghese e un po' arrampicatore, si innamorano sia il figlio alcolizzato Sebastian, sia la sorella, provocando un triangolo che si scioglie con la guerra. Film molto critico verso la seduzione oppressiva della religione, con un cast magnifico: Emma Thompson "madre superiora" e due bravissimi giovani, Matthew Goode e Michael Gambon. Maurizio Porro Trio "Brideshead Revisited".

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Tre moschee per 37mila abitanti (cattolici) (sezione: Laici e chierici)

( da "Giornale.it, Il" del 07-08-2008)

Argomenti: Laicita'

N. 187 del 2008-08-07 pagina 1 Tre moschee per 37mila abitanti (cattolici) di Redazione A Civitanova Marche la Mecca italiana. L'ultimo tempio è dell'Ucoii: allarme tra la gente Civitanova Marche conta circa 37mila abitanti e ha tre moschee. Due sono già attive. La terza ha ricevuto pochi giorni fa la concessione edilizia dal Comune e sarà gestita dall'Ucoii. Tra poche settimane diventerà il nuovo punto di riferimento dell'islam marchigiano. In passato ci sono anche stati problemi: poche settimane fa un cittadino musulmano è entrato in chiesa insultando il sacerdote e minacciando i fedeli. E i Servizi tengono sotto controllo la concentrazione musulmana nella nuova Mecca italiana. © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano.

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Due giorni per approfondire il rapporto tra cattolici e valdesi in una delle borgate alpine in cui v (sezione: Laici e chierici)

( da "Stampa, La" del 07-08-2008)

Argomenti: Laicita'

Ennero scritte pagine importanti nella relazione tra le due confessioni cristiane. Le due giornate sono in programma sabato 2 e domenica 3 agosto. Inizia sabato, alle 9, in frazione Laux a Usseaux la quinta edizione del convegno "Valdismo e cattolicesimo prima della Riforma: 1488-1555" a cui partecipano importanti studiosi del settore e, a seguire, i canti degli ospiti tedeschi di Nordheim. Domenica 3 al Forte di Fenestrelle si svolge invece una manifestazione all'insegna del motto "Incontro tra le genti". Al Forte sono previsti spettacoli, musica, incontri, mercatino di prodotti tipici, visite e degustazioni dalle ore 10 alle ore 20. Vengono anche allestite le mostre "Cammini di libertà di Pinerolo e delle sue Valli" e "300 anni dei Valdesi in Germania".\.

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Saluzzo, dopo 150 anni l'addio alle suore Orsoline (sezione: Laici e chierici)

( da "Stampa, La" del 07-08-2008)

Argomenti: Laicita'

La storia Le religiose lasciano l'antica residenza di via San Giovanni Saluzzo, dopo 150 anni l'addio alle suore Orsoline MONICA COVIELLO SALUZZO Sedie e divani rivestiti con ampi teli bianchi, scatoloni nell'atrio, le suore affaccendate nei preparativi per la partenza. C'è aria di smobilitazione nella casa di via San Giovanni, "cuore" del centro storico, dove dal 1851 risiedono e operano le religiose della congregazione delle Orsoline, fondata da Sant'Angela Merici. Il prossimo 16 agosto, le "sorelle" lasceranno la città: dopo oltre 150 anni, la storia del loro Ordine si separa da quella della città (le suore presteranno la propria opera in altri istituti). Sono rimaste in sei, in una residenza che, in passato, aveva ospitato fino a una trentina di persone. "Non ci sono più vocazioni - dice suor Elisabetta, la madre superiora -, di qui la decisione, sofferta, di separarci. Ora siamo pronte a entrare in altre comunità". La "madre", suor Maria Giovanna e suor Maria Michelina sono dirette all'istituto delle Orsoline di Galliate, nel Novarese, mentre suor Maria Rosa, suor Maria Angela e suor Maria Pia andranno a Capriolo, vicino a Brescia. Alcune religiose sono nate nella zona del Saluzzese, qui lasceranno gli affetti (in città e dintorni continueranno ad abitare tutti i parenti); una di loro, suor Giovanna, la più anziana, ha vissuto nella casa di via San Giovanni per oltre settant'anni. "Non c'era modo di rimanere a Saluzzo - prosegue suor Elisabetta -. Certamente questo è un momento difficile da affrontare, però lo accettiamo con serenità. Sappiamo di lasciare un vuoto tangibile, in città, di cui forse ci si accorgerà meglio quando non saremo più qui. Oppure, dopo la nostra partenza questo antico luogo rifiorirà: si sa che gli istituti attraversano periodi positivi e altri negativi. Di certo, il nostro istituto ha scritto un pezzo della storia saluzzese". Le suore hanno gestito un asilo frequentato da decine di bambini. La struttura non chiuderà, ma è destinata a diventare una sezione staccata di un'altra Materna saluzzese, la "San Giuseppe", in cui lavora personale laico. "Fino alla riapertura della scuola - precisa la superiora - rimarrà ancora qualche suora, di un'altra congregazione, nella casa. Speriamo che la nuova gestione continui bene il lavoro da noi avviato, seguendo il carisma della nostra fondatrice Sant'Angela". Resterà in attività anche la Casa per la vita "Ain Karim", che è gestita dalla Caritas diocesana di Saluzzo, in un'ala dell'edificio concessa a operatori e volontari dalle suore per dare accoglienza alle donne in gravidanza in difficoltà. "Le suore Orsoline hanno sempre dimostrato grande apertura e sensibilità soprattutto verso i poveri e le donne, sostenendo questa iniziativa anche prima che prendesse forma", spiega Paola Nicodemo, medico responsabile della Casa per la vita. Ciò che invece andrà a termine è la preparazione delle ostie, un'attività che le Orsoline, note in città anche per questa tradizione, hanno interrotto alla fine di luglio. "Di questo poco importa - scherza suor Elisabetta -: le vende anche il negozio "Minetto"". I saluzzesi, e le tante famiglie della zona che in questi anni hanno avuto modo di conoscere la generosità delle Orsoline, saluteranno le suore mercoledì 13 agosto, con una messa che il vescovo Giuseppe Guerrini celebrerà, la sera alle 18, nella chiesa interna dell'istituto nel borgo medievale.

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Le nuove idee - ivano russo (sezione: Laici e chierici)

( da "Repubblica, La" del 08-08-2008)

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Pagina VIII - Napoli LE NUOVE IDEE IVANO RUSSO I nsomma, puntare sul capitale sociale della città, facendo massa critica. Risorsa Mediterraneo, sostenibilità ambientale, sociologia urbana, internazionalizzazione e multiculturalismo, cultura umanista e formazione, economia e mobilità sociale, Mezzogiorno, senso civico, diritti e modernità: su questo vasto campo di indagine, di volta in volta, selezioneremo temi, questioni, interlocutori, saperi su cui val la pena investire per produrre uno sforzo di affinamento del pensiero riformista meridionale. E ci candidiamo a svolgere questo lavoro di approfondimento insieme ai tanti altri storici istituti di studi e cultura operanti a Napoli da decenni, ai centri di ricerca, alle università presenti sul territorio. Un solido e ampio Comitato Scientifico e di Indirizzo, cui stanno giungendo giorno dopo giorno significative e autorevoli adesioni, aggiornerà l'agenda dei temi e delle iniziative. E a queste personalità stiamo chiedendo, e continueremo a chiedere nei prossimi giorni, anche di accompagnare l'emersione e l'affermazione, nella società, di una nuova e giovane leva di ricercatori universitari, imprenditori, manager privati, dirigenti pubblici, rappresentanti di organizzazioni di categoria e di forze sociali, per cui è giunto il momento di non sentirsi più outsider, e che hanno manifestato la volontà di contribuire attivamente a questa nostra iniziativa. Occorre includere nelle dinamiche vive e decisive per il futuro della città forze fresche e qualificate, estendere gli ambiti di protagonismo propositivo, allargare gli spazi di influenza, ricerca, partecipazione alla sfera pubblica, rendendo così l'arena del confronto più interessante, ricca e plurale. Questo lavoro sarà svolto in sinergia con la Fondazione Mezzogiorno Europa, con la sua rivista, attraverso seminari e convegni anche congiunti, condividendo le ricerche e gli appuntamenti di studio. A partire da quelli su microcredito, finanza etica e Mezzogiorno, energia e geopolitica, Unione mediterranea, Unione europea e interesse nazionale, temi su cui è attualmente impegnato, insieme a una quindicina di giovani ricercatori, il think tank meridionalista ed europeista di via Santa Lucia. Questo è il nostro modo di contribuire al rilancio della città e, più ambiziosamente, a una ripresa di attenzione e di tensione sui grandi temi del Mezzogiorno declinati in chiave moderna, europea, e pragmatica. Lo faremo con un approccio non generalista e cercando di gettare l'occhio e la mente oltre le stanche liturgie laiche di una quotidianità non proprio, da queste parti, entusiasmante. L'autore è coordinatore di Italianieuropei Napoli.

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Tettamanzi fa scuola di politica (sezione: Laici e chierici)

( da "Repubblica, La" del 08-08-2008)

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Pagina I - Milano Il caso I corsi della diocesi ambrosiana per formare la classe dirigente del futuro Tettamanzi fa scuola di politica Una scuola di politica per i giovani cattolici. La promuove la Diocesi milanese a partire dal prossimo 3 ottobre per formare una nuova classe dirigente desiderosa di mettersi al servizio del paese per raggiungere gli obiettivi della dottrina sociale della Chiesa. "Non sarà una scuola di partito, ma un corso per dare ai giovani strumenti per leggere la realtà e impegnarsi a cambiarla", spiega il vicario episcopale che coordina il progetto, monsignor Eros Monti. Coinvolte 25 sigle del mondo cattolico nazionale. ZITA DAZZI A PAGINA IX.

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La curia dà lezioni di politica - zita dazzi (sezione: Laici e chierici)

( da "Repubblica, La" del 08-08-2008)

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Pagina IX - Milano La curia dà lezioni di politica Al via la scuola diocesana: padre Sorge e Pisanu fra i prof I corsi si terranno al Centro Schuster in via Sant'Antonio e costeranno 50 euro a persona Prevista una serie di incontri con il cardinale Tettamanzi ZITA DAZZI Cattolici a scuola di politica. Morte le grandi ideologie, in piena crisi di valori la classe dirigente italiana, la diocesi di Milano lancia una scuola di formazione politica per giovani fra 18 e 30 anni. Universitari che la Chiesa milanese intende istruire non per rifondare un partito cattolico che raccolga l'eredità della Democrazia cristiana, ma perché diventino veri "cittadini", cioè soggetti politici attivi. La politica, spiegava Paolo VI, è "un'alta forma di carità". Una richiesta d'impegno più volte avanzata dal cardinale Dionigi Tettamanzi, che anche nell'ultimo discorso a Sant'Ambrogio aveva tuonato contro "l'individualismo che ci porta a tradire la società, che invece dovremmo amare, e ci conduce lontano da quell'impegno sociale e istituzionale per concorrere a costruire il bene comune, di cui tutti parliamo, ma che pare sempre più labile". La diocesi più grande d'Italia già col cardinale Carlo Maria Martini aveva avviato con successo una scuola di formazione dalla quale era uscita una generazione di politici che aveva animato le istituzioni negli anni Ottanta. Il nuovo progetto è coordinato dal vicario episcopale per la Vita sociale della diocesi, monsignor Eros Monti, che rimarca come lo scopo non sia quello di dar vita a un nuova formazione politica di ispirazione cristiana: "Non scuola di partito - dice - ma un centro di formazione, con un obiettivo culturale, affinché i giovani imparino a leggere il presente per impegnarsi in prima persona nella vita politica". Il corso si terrà al Centro Schuster in via Sant'Antonio 5 e durerà un anno, con lezioni, dibattiti, approfondimenti, incontri con amministratori, docenti universitari, economisti, sociologi. Si approfondiranno i temi della Costituzione, della democrazia, della partecipazione, della giustizia, della globalizzazione attraverso la lente dei diversi sistemi e linguaggi politici. La curia, che promuove e coordina l'iniziativa, ha coinvolto nella programmazione 25 sigle a cui fanno riferimento i credenti milanesi, da Azione cattolica a Comunione e liberazione, da Sant'Egidio a Pax Christi, dalla Fondazione Lazzati alle Acli, dal Circolo Dossetti al Centro San Fedele. Fra i relatori sicuri, in un programma di lezioni ancora in via di definizione, il gesuita padre Bartolomeo Sorge, il rettore dell'Università Cattolica Lorenzo Ornaghi, l'ex partigiano don Giovanni Barbareschi e l'ex ministro Beppe Pisanu. Naturalmente anche l'arcivescovo Dionigi Tettamanzi, che tiene molto alla dottrina sociale della Chiesa, incontrerà gli iscritti in diverse occasioni, a Sant'Ambrogio, in una casa per gli esercizi spirituali e nei tradizionali incontri con gli amministratori pubblici lombardi di febbraio. Il costo dell'iscrizione sarà modesto - 50 euro - ma la frequenza obbligatoria, con la giustificazione per le assenze, come a scuola. Enrico Marcora, organizzatore del corso, spiega che l'idea viene dal basso: "Sono stati gli studenti del San Carlo, fra i quali c'è mio figlio, dopo un corso sulla Costituzione a chiederci di andare avanti un percorso formativo. Ci è sembrato un bel segnale nel clima di apatia generale che caratterizza la società". Luana Dalla Mora, vicepresidente di Azione cattolica, aggiunge: "Ci piacerebbe che i giovani tornassero a guardare alla politica con fiducia, con interesse, col desiderio di impegnarsi in prima persona".

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"addio vita spericolata da grande farò il prof" - luigi bolognini (sezione: Laici e chierici)

( da "Repubblica, La" del 08-08-2008)

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Pagina XV - Milano Gli hobby "Addio vita spericolata da grande farò il prof" Cassina: in Cina la sfida decisiva Da Milano a Pechino Oro ad Atene col movimento che lo ha reso famoso, prepara una mossa a sorpresa per il bis Adoro ascoltare Vasco, passeggiare con il mio pastore tedesco e cercare funghi nelle valli del Trentino LUIGI BOLOGNINI Cassina 2. Anzi, i due Cassina: Igor e il movimento che lui stesso ha creato modificando un Kovacs, un doppio salto, da raccolto in teso, e aggiungendoci un avvitamento. Ora è arrivato un altro avvitamento ad aggiungere difficoltà a un esercizio già così incredibile da valergli l'oro quattro anni fa ad Atene. "Ma non ho ancora deciso se farò il Cassina o il Cassina 2 a Pechino - racconta il 31enne di Meda -. La finale sarà solo il 19 e intendo sfruttare tutto il tempo per decidere. Il Cassina 2 è molto spettacolare, ma anche molto più difficile, devo alzarmi più in alto, aumentare la velocità, praticamente riafferro la sbarra alla cieca all'ultimo istante. Devo riflettere per bene, questa è la gara più importante della mia vita". Addirittura? Non crede di avere già abbondantemente dimostrato quel che vale? "Di certo. Ma ormai ho un'età e non credo che ci sarà un'altra Olimpiade. E se mi andrà male a Pechino mi ritirerò dopo il 2009, perché non avrò più gli stimoli". Per fare cosa? "Sto studiando scienze motorie alla Cattolica, mi piacerebbe insegnare ginnastica ai ragazzini, anche per rivivere la passione che mi ha catturato da bambino: avevo sei anni quando mollai il judo perché il kimono mi imbarazzava e mi buttai sulla ginnastica perché c'erano le capriole. è stata da subito una passione vera. Mi ha fatto superare anche i momenti in cui gli altri bambini andavano a giocare a pallone o per strada e io restavo chiuso alla Ginnastica Meda per ore, da solo. E mi ha fatto superare anche la paura degli attrezzi, un paio di anni fa". Che cos'era successo? "Ero caduto agli Europei, ho impiegato un po' prima di farmi tornare la voglia. Ma adesso sono motivatissimo, come e più di quattro anni fa". Eppure lei ha fatto parecchio dopo quell'oro. è anche diventato un divo, compresa la partecipazione a una trasmissione tivù. "Quella è stata una vacanza, che peraltro mi ha dato molto più, come soldi e popolarità, della medaglia d'oro: le imprese mie, di Vanessa Ferrari e di Yuri Chechi stanno cambiando qualcosa, ma per ora il nostro resta uno sport seguito solo in certe occasioni. Tra le tante offerte che avevo ricevuto ho scelto comunque Ballando con le stelle, una trasmissione di un certo tipo, per famiglie, garbata, in cui per di più facevo qualcosa di assimilabile a uno sport, non il buffone". Insomma, non è un reality. "Mi hanno offerto anche quelli. Ma non sono il tipo da isole o fattorie, non avrei mai potuto accettare. Sono e resto quello che ero, il successo non mi ha cambiato di una virgola, sono un tipo quieto anche se poi mi piace tifare Valentino Rossi e Raikkonen e se ascolto Vasco. Ma Vita spericolata per me è solo una bellissima canzone, io rischio solo alla sbarra". Passeggia ancora col cane Black? "Sì, il mio pastore tedesco è un compagno inseparabile. Al punto che ho messo una sua fotografia come sfondo del telefonino, così è sempre con me in qualunque parte del mondo. Mi rilassa girare con lui. Anche per i boschi. Anzi, non vedo l'ora di tornare da Pechino per buttarmi in Val Passiria, in Trentino, a caccia di porcini. Sono un fungiatt bravissimo".

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La regina carolina bersaglio dei nemici ostaggio degli amici - amelia crisantino (sezione: Laici e chierici)

( da "Repubblica, La" del 08-08-2008)

Argomenti: Laicita'

Pagina XVIII - Palermo La regina carolina bersaglio dei nemici ostaggio degli amici Lo sbarco dei britannici nell'Isola inizia quando il re Ferdinando di Borbone si allea con il fronte antinapoleonico L'ammiraglio Nelson lo scorta a Palermo e sulla scia arrivano affaristi e cortigiani L'Europa è in subbuglio e la sovrana in trasferta si ritrova al centro degli intrighi La paura dei francesi i dissapori con i baroni locali AMELIA CRISANTINO Un viaggio sulle orme degli inglesi in Sicilia in quattro puntate, dall'arrivo della corte reale nel 1806 nell'Isola alla fine dell'impero napoleonico, che coincide con la fine della Sicilia inglese. I fatti storici e i protagonisti di una breve e sconosciuta epopea che in Sicilia si concluderà, qualche decennio dopo, con l'arrivo delle grandi famiglie di commercianti che avrebbero reso il nome dell'Isola celebre in tutto il mondo. el 1805 l'atmosfera torna a surriscaldarsi. Sia la Francia che l'Inghilterra premono per essere scelte, alla fine Ferdinando si decide per la coalizione antinapoleonica: che però il 2 dicembre perde la battaglia di Austerlitz e nel gennaio del 1806 il re fugge nuovamente in Sicilia. I suoi due regni sono separati, a Napoli comincia il decennio francese mentre la Sicilia diventa la roccaforte degli inglesi, che ne fanno una postazione non solo militare ma anche commerciale-ideologica; e dall'Isola pensano di poter partire alla conquista dell'Italia francese. Quello che accade in Sicilia deriva dal rapido succedersi degli eventi esterni: nel febbraio del 1806 sbarcano a Messina i primi 7.500 soldati della British Army e a Palermo arrivano la regina Maria Carolina e la Corte, vale a dire una folla di personaggi che entreranno ben presto in attrito con i siciliani. L'Isola rischia di essere invasa dai francesi, è in condizioni da non potere opporre alcuna resistenza: diroccate le fortezze, l'esercito quasi inesistente, vuoto l'erario. I baroni erano però capaci di gesti plateali che colpiscono l'immaginazione, in un'opera ancora inedita Michele Amari scrive che con "la boria servile dell'aristocrazia" alcuni nobili misero su reggimenti interi: guidati dal principe di Butera - primo barone del Regno - i principi di Cattolica, Sperlinga, Sambuca e Floresta armano un piccolo esercito che in una lettera della regina a Butera diventa "un esempio unico in questo secolo a tutte le nazione d'Europa". In effetti unico lo era, poco importando se miseramente si sciolse poco dopo. La notizia fu divulgata, Cesare Cantù scrisse: "i baroni siciliani offersero a Ferdinando di reclutare 9 mila uomini a loro spese, e lo fecero": offrire battaglioni al re era un gesto che contribuiva a creare l'immagine di una Sicilia esotica, favolosa, fuori dal tempo, dove i nobili erano ancora dei piccoli sovrani. Sono già presenti tutti gli elementi che determineranno il clima degli anni inglesi: i baroni gelosi delle loro prerogative, il re debole e la regina che governa, gli emigrati napoletani che pretendono pensioni a spese delle vuote casse statali, gli inglesi un po' alleati e un po' invasori. Forse - scrive John Rosselli nell'incipit del suo libro sull'occupazione britannica - è solo che quando una Grande Potenza difende una piccola potenza in tempo di guerra, è difficile che non s'intrometta negli affari interni della piccola potenza. E così avvenne in Sicilia. Gli inglesi cominciano subito a comportarsi da padroni, la regina diventa insofferente. Maria Carolina è detestata da molti, circondata da una pessima fama che la porta a essere un perfetto capro espiatorio per ogni congiura, per ogni slealtà. Ha cinquant'anni e ha avuto 17 figli, "una elegante rovina" la definisce qualche impietoso osservatore. è pure oppiomane, poco equilibrata di suo, ispiratrice di logge massoniche prima di cominciare a perseguitarle. Sorella della ghigliottinata Maria Antonietta, la regina è precipitata in un crescendo di rovinose iniziative per paura della rivoluzione: ponendo fine alla politica di riforme, forse creando i suoi oppositori a furia di persecuzioni, patiboli e spie. La regina ha una personalità ingombrante che mal si adatta al ruolo di protetta - quasi prigioniera - che le circostanze le cuciono addosso, lei teme che gli inglesi abbiano deciso di impadronirsi della Sicilia e vorrebbe soprattutto recuperare Napoli. E subito cominciano i guai. Tanto più che gli inglesi pagano un generoso sussidio alla Corte in esilio, e si impegnano a mantenere nell'Isola un esercito di diecimila uomini. Bisogna ubbidire ed essere grati, non c'è altra strada, ma le occasioni di scontro col potente alleato sono continue. Se hanno occupato tutte le piazzeforti a eccezione di Trapani lasciata nel pieno dominio di sua maestà siciliana, a esempio, allora gli inglesi smaniano per occupare anche quest'ultima postazione e sembra che solo la regina ne soffra. In una lettera al figlio Francesco, l'erede al trono, Carolina spinge a "non cedere un diritto di sovranità" e il pragmatico Francesco le risponde: "non avendo forza di opporci? attendiamo un mutamento di circostanze che ci tolga da questa soggezione e avvilimento". Nella chiusa avverte la madre che "per esistere con onore occorre esser pulito sincero e leale con gl'inglesi": lui vorrebbe vivere tranquillo, non interessarsi di politica e mettere su una fattoria modello a Baida. Certo è infuriato per l'ultimo scandalo scoperto, una segreta corrispondenza fra alcuni personaggi della Corte vicini alla regina e il nemico francese. Ma è difficile rimanere fedeli a un alleato che si trasforma in carceriere, mentre quasi tutta l'Europa si rappacifica con Napoleone trionfante e lo accoglie fra le teste coronate. Addirittura, lui prende in moglie Maria Luisa d'Austria: figlia dell'imperatore, nipote della nostra regina che chiede di tornare a Napoli. Napoleone forse è disponibile a trattare, ma vuole che gli inglesi siano allontanati dalla Sicilia. Come fare? Trame e congiure s'infittiscono, gli inglesi diventano molto sospettosi. E la regina è al centro di tutti i complotti, circondata di spie con la tentazione del doppio giuoco, è la mandante attorno a cui si fa il vuoto mentre gli esecutori vengono giustiziati. Le ansie sono continue. Una spedizione anglo-siciliana per riconquistare Napoli non raggiunge lo scopo, in compenso il nuovo re di Napoli Gioacchino Murat prepara l'invasione della Sicilia. Sulle spiagge calabresi si costruiscono barche per trasportare l'esercito, gli inglesi si adeguano. Fra Messina e Milazzo il generale Stuart - responsabile delle forze di terra - rafforza le sue postazioni. è una guerra di nervi, le scaramucce si ripetono continue mentre tutt'intorno brulicano a centinaia le barche dei contrabbandieri: sono il frutto più visibile del "blocco continentale" deciso nel 1806 da Napoleone per penalizzare il commercio inglese, che ha moltiplicato gli intraprendenti decisi a rapidamente arricchirsi trafficando in merci proibite. Murat sembra impaziente di sbarcare in Sicilia. Nel maggio del 1810 i francesi arrivano allo Stretto di Messina, la Corte resta indifferente. Il 17 settembre dello stesso anno, profittando del vento favorevole, i francesi sbarcano sulle spiagge siciliane e sono respinti dagli inglesi aiutati da contadini armati di zappe e falci. Ma i francesi in fondo non vogliono conquistare la Sicilia: per lo meno non lo vuole Napoleone, ha altri progetti. E Murat deve contentarsi d'aver dimostrato che lo sbarco è possibile. I più preoccupati sono però i baroni siciliani, e il motivo ce lo spiega il più "inglese" dei memorialisti dell'epoca, Francesco Paternò Castello marchese di Raddusa. Il quale scrisse che i baroni temevano gli eccessi della plebe ma anche quelli del continente: cioè le riforme che stavano trasformando il regno di Murat, a partire dall'abolizione del feudalesimo. Quanto agli inglesi, bisognava cambiare politica e adeguarsi ai tempi che erano anch'essi mutati. Nell'analisi del generale Stuart l'Inghilterra aveva due sole alternative: prendere la Sicilia per sé o abbandonarla del tutto. Decise di restare, almeno per il momento. Il 23 luglio 1811 arrivò a Palermo lord William Bentinck. 1. Continua.

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La nuova filosofia del governo: qualità civile (sezione: Laici e chierici)

( da "Giornale.it, Il" del 08-08-2008)

Argomenti: Laicita'

N. 188 del 2008-08-08 pagina 6 La nuova filosofia del governo: qualità civile di Redazione C'è un criterio politico, un riferimento ideale, un principio nel governo Berlusconi di cui Tremonti ha esposto il programma nella legge finanziaria sul piano economico e sociale? È vero che sono finite le ideologie politiche, ma è vero soprattutto che è finita l'ideologia politica, quella fondata dal marxismo con il concetto di classe che ha diviso il mondo tra capitalismo e comunismo, e ha fondato tutte le definizioni che ne sono venute dopo: riformisti, rivoluzionari, liberali, socialisti. La questione sociale è stata presentata come questione relativa al potere politico. Chi controlla il potere politico risolve a vantaggio di una classe o dell'altra la questione sociale. Questo criterio è stato superato nei fatti, ma non nelle culture: e soprattutto non è stato superato in Italia, dove il concetto di sinistra ha mantenuto intatto il suo ruolo rivoluzionario, mentre lo aveva perso in tutti gli altri Paesi europei. È accaduto così che il punto in cui si sarebbe provata l'eccezione italiana dell'inesistenza di una sinistra di governo è nata nell'esperienza dei due fallimenti del governo Prodi. La sinistra moderata derivata dal Pci, i Ds, non è stata capace di resistere sul piano culturale a quella bertinottiana. E ciò nonostante fosse evidente che la dimensione dei problemi non fosse più in termini di classe nella stessa condizione operaia. L'ideologia anticapitalista è ancora viva nella sinistra anche se non ha più realtà nei fatti. La mondializzazione dell'economia ha fatto sì che la questione sociale dipendesse dalla posizione di un Paese nell'economia mondiale: e che la sua presenza nel mercato, la qualità e la quantità di essa, fossero il dato determinante di tutte le questioni, anche quella del lavoro subordinato. La destatalizzazione dell'economia rendeva impossibile una politica dello Stato che avesse lo scopo di creare l'eguaglianza sociale come valore indipendente dalla realtà economica. La sinistra italiana, sola in Europa, è rimasta tributaria della classe rivoluzionaria: e ciò è andato molto al di là dell'antagonismo di Bertinotti, è rimasta nell'identità profonda dei Ds. Nei Ds è avvenuta una scissione tra ideologia e politica ma non una liberazione della politica dall'ideologia. La motivazione politica dei diessini, quella che li rende nel loro stesso concetto ancora differenti dalle altre politiche, è il residuo del concetto di classe rivoluzionario. L'antagonismo esiste fuori dei Ds perché nei Ds persiste il concetto della differenza di qualità politica tra i postcomunisti e gli altri. Il postcomunismo rimane la legittimità politica dei postcomunisti come dato storico, quindi come privilegio innato nel gruppo dirigente che era stato comunista. Non è per la questione della vita che è fallita l'alleanza tra cattolici e laici del Pd, al punto tale che D'Alema cerca di re-verniciare Casini come alleato cattolico di un partito postcomunista, avvertendo che i cattolici del Pd non sono più "aggiornati" con la realtà cattolica di oggi ed esistono in politica solo perché legittimati dai Ds nella crisi della Dc. La filosofia politica del nuovo governo Berlusconi è più matura e chiara di quella dei precedenti governi. Allora era in una posizione difensiva nata contro la cancellazione dei partiti democratici e quindi centrata sul tema della libertà. Questa volta il tema del nuovo governo è la fondazione della nuova politica che nasce dal superamento della questione sociale come oggetto dello Stato, visto che lo Stato non è più decisore sul tema dei livelli sociali, ma lo è il mercato mondiale. Potremmo dire che il tema già qualificante del governo Berlusconi è la qualità civile, cioè la eguale dignità riconosciuta a tutti i cittadini. Il simbolo, cioè il fatto che sostituisce l'ideologia come valore culturale, è Berlusconi a Napoli: una presenza attiva e dinamica che ha affrontato la più indecente delle questioni italiane, quella che diminuiva il volto della penisola agli occhi del mondo. Il presidente del Consiglio si è impegnato in prima persona per dimostrare che il livello civile era giunto alla vergogna. Per l'Italia, non per Napoli soltanto. La nuova condizione del Paese pone il problema nord-sud come il problema fondamentale per la nuova politica: l'uguale dignità civile. Il nord nell'economia mondiale sostiene la presenza italiana nel mercato e quindi la condizione fondamentale per l'esistenza politica del sistema Italia. Il sud deve liberarsi dall'assistenzialismo come ripiegamento su sé stesso. Le grandi questioni di mafia, camorra e 'ndrangheta, non devono essere solo patrimonio della sinistra nella nuova forza di libertà che il governo esprime e che ha per oggetto la dignità civile della persona nel sistema Italia, inclusa nel mondo. Questo principio ha un valore spirituale. Non è soltanto opposto al marxismo, è di una diversa natura. Nasce dal sentimento della trascendenza della persona, non dalla definizione sulla società. Non è un'ideologia, ma è altra dall'ideologia. Si apre con il nuovo governo Berlusconi un nuovo spazio culturale e politico che dovrà essere colmato anche con concetti politici. bagetbozzo@ragionpolitica.it © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano.

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La Bonino: bene, ma la politica resta indifferente (sezione: Laici e chierici)

( da "Corriere della Sera" del 08-08-2008)

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Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Terza Pagina - data: 2008-08-08 num: - pag: 51 categoria: REDAZIONALE Il giudizio La Bonino: bene, ma la politica resta indifferente H a studiato l'arabo e ha vissuto al Cairo proprio per lavorare alla promozione della democrazia in Medio Oriente. Emma Bonino non è certo contraria a una "biennale" del dissenso islamico: "è benvenuto tutto ciò che può aggiungersi all'azione che da anni conduciamo come radicali per creare una rete di sostegno a chi si batte per la libertà nei Paesi arabi. Nel gennaio 2004 organizzammo una conferenza internazionale nello Yemen per la democrazia e la legalità, che vide allo stesso tavolo i governi e i rappresentanti della società civile. Ne nacque un appello raccolto dal G8. E qualcosa si muove: in Kuwait le donne hanno ottenuto il voto, nel 2007 è nata la Arab Democratic Foundation in Qatar, la rivista italiana Reset dialoga con i musulmani laici". E i politici di casa nostra? "Non ci hanno ostacolato, ma neppure dato grandi aiuti. Domina l'indifferenza. E non vale solo per l'Italia: anche il progetto mediterraneo di Sarkozy privilegia l'economia e trascura il problema dei diritti umani". (a. car.) Emma Bonino, ex ministro e leader radicale.

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ROMEO E IL DIALOGO FRA LAICI E CATTOLICI (sezione: Laici e chierici)

( da "Corriere della Sera" del 08-08-2008)

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Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Terza Pagina - data: 2008-08-08 num: - pag: 51 categoria: REDAZIONALE Elzeviro Uno storico contrario agli integralismi ROMEO E IL DIALOGO FRA LAICI E CATTOLICI di GIUSEPPE GALASSO P er Stefano De Luca ( Rosario Romeo: uno studioso fra storia e politica, in "Nuova Storia Contemporanea ", maggio-giugno 2008) Rosario Romeo, con l'articolo su "Il Mondo", Il liberale esaminato, del 16 maggio 1953, aveva maturato già negli anni '50 un disegno politico organico, centrato sulla funzione del partito liberale. Questo articolo, pur notevole, è, peraltro, l'unica fonte di De Luca nel sostenere che il Romeo di allora "disegna per il liberalismo italiano un ambizioso programma di "riconquista" dei ceti medi, forse non del tutto realistico se pensiamo alla inevitabile polarizzazione prodotta dal conflitto comunismo- anticomunismo". Il partito liberale vi sarebbe caratterizzato "in senso fortemente laico", con "un giudizio molto severo, forse troppo, sulla cultura cattolica e sul ruolo della Democrazia cristiana ". Questo giudizio sarebbe perciò molto diverso da quello di Romeo venti anni dopo quando alla luce del '68 e di altri eventi egli avrebbe attribuito "i progressi più significativi della democrazia italiana alla collaborazione fra laici e cattolici inauguratasi con De Gasperi". Ora, anche De Luca mostra di sapere bene che il vero Romeo politico nasce solo col Romeo giornalista del Giornale di Montanelli, che ebbe il grande merito di intuirne e valorizzarne le doti anche di analista e polemista politico. Allora perché sulla base di quel solo articolo costruire un suo "disegno" personale del 1953? In realtà, tale "disegno" non era solo di Romeo, ma di tutto un gruppo liberal-democratico, in vario senso crociano, molto legato anche a Ugo La Malfa e a Mario Pannunzio, in cui erano Francesco Compagna, Vittorio De Caprariis, Renato Giordano e altri. Fu in questo gruppo che Romeo consolidò e definì la sua preparazione politica, e il suo articolo del 1953 ne riassumeva il pensiero. Fu anche il gruppo che partecipò appieno all'esperienza de "Il Mondo" di Pannunzio, del quale De Caprariis fu uno dei maggiori editorialisti. Staccare il Romeo politico da questo gruppo non porta da nessuna parte. Ad esempio, la collaborazione tra cattolici e laici non è affatto una scoperta di Romeo venti anni dopo. Faceva parte della linea de "Il Mondo", e dei liberal-democratici che in esso si riconobbero, fin dall'inizio, così come fin dall'inizio fu su questa linea "Nord e Sud", la rivista fondata da Compagna nel 1954, con quel gruppo, di cui De Caprariis e Giordano soprattutto, ma anche Romeo e altri furono gran parte, legatissima al "Mondo", a Pannunzio e a Ugo la Malfa (e Romeo vi pubblicò molte e importanti cose, ivi compresi i saggi di quel grande libro che fu Risorgimento e capitalismo). Altra cosa era la lotta decisissima del gruppo a ogni forma di integralismo cattolico o di esorbitanze clericali: un fronte che, proprio perché fautore convinto della collaborazione laico-cattolica, il gruppo presidiava con particolare cura, e anzi con accanimento (d'onde le polemiche con le varie sinistre democristiane e le loro riviste, addirittura più accanite che con i conservatori, e peggio, così numerosi fra i democristiani, e bestia nera su problemi come la riforma agraria, mentre erano amici e interlocutori preferiti i cattolici come quelli che facevano capo al "Mulino"). Che poi lo stesso gruppo mostrasse al suo interno varie differenze di inclinazioni e scelte politiche, quale meraviglia è mai? Come ben si sa, è ciò che avviene con veri, appassionati liberal-democratici quali quelli del gruppo in questione. Di essi alcuni seguirono Pannunzio (Romeo fu tra loro) quando egli promosse il primo partito radicale del dopoguerra dopo la scissione liberale del 1956; altri erano liberali; altri repubblicani. Ma se qualcosa distingueva Romeo in quel gruppo non era tanto sul versante della concezione liberale o della collaborazione fra laici e cattolici nell'Italia della Guerra Fredda. Era piuttosto sul senso da riconoscere ai valori e alle tradizioni nazionali, sul senso della Realpolitik nella storia europea, sulla parte della Germania in questa storia. Punti importanti, ma forgiare un Romeo politico degli Anni '50 a prescindere da quanto abbiamo cercato qui, più che altro, di ricordare, è molto poco persuasivo. Può apparire addirittura pregno di un po' dell'odor di zolfo del pregiudizio ideologico, e svia anche da varie notazioni interessanti sull'iter storiografico di Romeo che sono nel saggio di De Luca. \\ Un percorso coerente dagli anni Cinquanta alla collaborazione con Montanelli.

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La storia di Padre Pio (sezione: Laici e chierici)

( da "Corriere della Sera" del 08-08-2008)

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Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Spettacoli TV - data: 2008-08-08 num: - pag: 68 categoria: REDAZIONALE PER CONOSCERE La storia di Padre Pio Milioni di devoti, tremila gruppi di preghiera, pubblicazioni e siti internet incoronano Padre Pio come il santo più amato dagli italiani. Il film "Padre Pio. La storia di un Santo" di Nicola Vincenti percorre la strada del documentario storico, raccontando la vita, le opere e le parole di Francesco Forgione che nacque nel 1887 a Pietrelcina e morì nel 1968 a San Giovanni Rotondo. Un punto di vista diverso, laico, rigoroso che pure, basandosi su documenti inediti e testimonianze, presenta un profilo eccezionale di questo cappuccino. Che, nonostante gli scetticismi, resta molto amato e venerato. Ma è importante non far mancare mai la voce del documentario storico. Sempre e comunque importante. La grande storia Raitre, ore 21.05.

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Si sta consumando uno scisma, quello della Chiesa Anglicana (sezione: Laici e chierici)

( da "Tempo, Il" del 08-08-2008)

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Stampa Si sta consumando uno scisma, quello della Chiesa Anglicana ... Si sta consumando uno scisma, quello della Chiesa Anglicana (77 milioni di fedeli), che si è frantumata nel suo incontro decennale, la Conferenza di Lambeth, conclusa con la misera richiesta di una moratoria sulle decisioni da assumere. La Chiesa Anglicana è la prima Chiesa scismatica, nata nel XVI secolo per volontà del re Enrico VIII d'Inghilterra che non accettò il diniego del Papa di Roma, al suo divorzio da Caterina d'Aragona. Per un fatale destino lo scisma anglicano riguarda, questa volta al suo interno e non contro il cattolicesimo, questioni etiche fondamentali, quali la omosessualità dichiarata di preti e vescovi, la benedizione ecclesiastica di matrimoni gay, e questioni assai controverse quali la ordinazione sacerdotale prima e vescovile poi di donne. Riuniti per diciotto giorni, 670 vescovi, quasi tutti rappresentanti della corrente "modernista", non sono riusciti a riannodare il dialogo con la minoranza "tradizionalista" (220 vescovi), che ha la sua base in Africa, specialmente in Uganda, Nigeria e Kenya. Lo scisma non è riducibile ad un dibattito circoscritto al mondo ecclesiastico, perché si inserisce in un dibattito universale sui valori della religione nel contesto sociale del mondo. Il rigorismo islamico ha incrementato il suo proselitismo denunciando le derive lassiste, gli accomodamenti dottrinari in nome della tolleranza religiosa, la secolarizzazione trionfante del modello culturale dell'Occidente. Parte avvertita del mondo anglicano si richiama alla lettura attenta della Bibbia (primo e secondo libro) per respingere le interpretazioni modernizzanti di parte della Chiesa d'Inghilterra e di quella degli Stati Uniti e del Canada, una volta dominanti nel loro contesto ed oggi sempre più disertate dai fedeli. La crisi della Chiesa Anglicana non nasce oggi. Il grido d'allarme nacque nel 2003 con la ordinazione a Vescovo, negli Stati Uniti, di Gene Robinson, un pastore divorziato e dichiaratamente omosessuale. Gene Robinson non si è presentato a Canterbury, per evitare provocazioni, ma non intende dimettersi da Vescovo. Il conflitto che divide il mondo anglicano è una questione che investe tutto il cristianesimo. Le conseguenze possono essere diverse ed investono cattolici, ortodossi e protestanti. Per cominciare: il processo di avvicinamento tra Chiese separate, nato nel secondo dopoguerra e confermato dal Concilio Vaticano II, subisce non solo una battuta d'arresto ma qualcosa di più: una violenta retromarcia. Il Vaticano, che aveva condannato fermamente la decisione anglicana di ordinare Vescovo delle donne lo scorso luglio, nell'ultimo sinodo di York della Chiesa di Inghilterra, ha rinnovato il 30 luglio durante l'incontro di Lambeth, con un intervento del Cardinale Walter Kasper, delegato dal Papa per le questioni ecumeniche, la preoccupazione, il rattristamento e le tensioni crescenti della Chiesa Cattolica. Kasper ha ricordato "il passo indietro" deplorabile nella riconciliazione tra Roma e Canterbury, l'"alterazione" del dialogo che avrà nel futuro "obiettivi meno definiti", ed ha ammonito che la Chiesa Cattolica bloccherà "sostanzialmente e definitivamente il possibile riconoscimento delle ordinazioni anglicane". Il patriarca di Mosca, Alexis II, capo riconosciuto della Chiesa Ortodossa, non ha fatto mancare il suo ammonimento, dichiarando che gli anglicani debbono scegliere tra le norme bibliche della moralità e la tendenza a considerare la generale permissività come una manifestazione d'amore e di tolleranza. Cattolici ed ortodossi si preoccupano della presa di distanza degli anglicani dalle radici e tradizioni cristiane, che portano ad una confusione morale, che minaccia i principi ed i valori cristiani. è probabile che Vescovi dissidenti dalla corrente modernista abbiano intrapreso riservati colloqui in Vaticano con la Congregazione per la Dottrina della Fede in vista di un riavvicinamento di singoli Vescovi alla Chiesa di Roma. è altrettanto probabile che il Vaticano abbia intenzione, come ha detto il Cardinale Levadan - Prefetto della Congregazione - di studiare queste domande "con attenzione". Il che significa che resta una grande speranza nella culla del Cattolicesimo di non esasperare, alimentare, lo scisma ma operare per un superamento, che appare complesso e difficile, della crisi che scuote Canterbury. Il vescovo anglicano di Guidford, Christopher Hill, Presidente del Consiglio per l'unità dei cristiani della Chiesa d'Inghilterra, ha colto l'essenzialità del messaggio vaticano ed ha affermato che "malgrado il nostro comportamento in apparenza contraddittorio gli anglicani continuano ad essere impegnati nel raggiungimento dell'obiettivo dell'unità piena e visibile". L'arcivescovo di Canterbury, capo della confessione anglicana, Rowan Williams, nominato dal Governo britannico, intellettuale fine, tormentato, teologo di spessore, non è riuscito ad altro che a proporre alla comunità una moratoria di un anno sulle scelte contestate della libertà alla omossessualità ed al sacerdozio e ordinazione episcopale delle donne. A Canterbury la storia costringe a scelte epocali. La frontiera della vita, del suo ciclo naturale, della sessualità, dell'amore, del nascere, vivere e morire, del rapporto con il tempo nel quale si vive, deve confrontarsi nel mondo ad altre culture invasive. L'identità rischia di diventare confronto di civiltà. Ecco perché lo scisma della chiesa anglicana non riguarda soltanto 77 milioni di fedeli.

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Cosa chiede la Giustizia (sezione: Laici e chierici)

( da "Unita, L'" del 09-08-2008)

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Stai consultando l'edizione del Cosa chiede la Giustizia Adolfo di Majo * "È il momento di ripensare a una nuova magistratura". È il titolo di un articolo che alla magistratura nel Corriere della Sera del 3 agosto ha dedicato l'ex ministro Ortensio Zecchino. Ma quale magistratura e in quale direzione? Si tratta di renderla più affidabile, e in che senso? Nel senso di renderla più tecnicamente e professionalmente affidabile oppure più corresponsabile delle nuove funzioni che vengono ad essa oggi attribuite e ciò anche attraverso un ripensamento della tradizionale dottrina della separazione dei poteri? Sembra essere quest'ultima la proposta dell'onorevole Zecchino. Sono alternative serie che, in genere, i numerosi progetti di legge non affrontano o preferiscono non affrontare. Le vicende ultime (dalla Sanità abruzzese al signor Tavaroli, ma chi era costui, direbbe un lettore manzoniano?) se hanno reso più forti le ragioni del "giustizialismo" quale unica risorsa contro la corruzione, fornisce nuovi argomenti al centro - destra che è ansioso di chiudere i conti non con la giustizia ma con il sistema giudiziario nel suo complesso. Il lodo Alfano è stato il primo avvertimento del sistema politico ad un sistema - giustizia ritenuto dalla destra, nella migliore delle ipotesi, inaffidabile. Ma la questione resta ancora aperta. I giudici della Corte Costituzionale, se interpellati, avranno difficoltà a conciliare il principio di eguaglianza, che esige un valore aggiunto proprio da coloro che rivestono le posizioni istituzionali apicali, con una deroga così vistosa come quella apportata. Il voto popolare, anche quello più plebiscitario, non può sovrastare le ragioni dello stato di diritto. Sarà difficile che all'opposizione (di sinistra) riesca di sottrarre al capitolo delle riforme istituzionali quello sulla giustizia, anche perché a molti ambienti dell'opposizione, pur silenti sul punto, questa giustizia, così come si muove, a correnti alternate e imprevedibile, non sta bene. È certo che il problema (della riforma) della giustizia non pone solo un problema politico - e tale sarebbe l'aspetto più facilmente aggredibile - ma un serio problema che coinvolge "i rami alti" della nostra Costituzione (divisione dei poteri, controllo della legalità dell'agire, non solo dei civili, ma dei politici e di quanti investiti di compiti istituzionali, principio della obbligatorietà della azione penale). Se, da un canto, l'alternativa più fattibile - il resto sono palliativi - sarebbe quella del controllo, diretto o indiretto, da parte dell'esecutivo, sull'esercizio dell'azione penale - e la separazione delle carriere (Pm e giudici) andrebbe inevitabilmente in questa direzione (ove non si ammetta che l'operato dei Pm possa essere acefalo, oggi coperto dal principio di obbligatorietà dell'azione penale) così come la divisione del Csm in due consigli separati (l'uno per i giudici e l'altro per i Pm), è certo che una siffatta soluzione troppo brutalmente cozzerebbe con una storia della Costituzione italiana post-fascista che è andata in tutt'altra direzione e che nessuno, almeno apertamente, avrebbe la volontà né il coraggio di rimuovere. A non diverso risultato porterebbe un rinnovato assetto della carriera dei magistrati, in senso più verticistico (ci ha già provato la riforma Castelli), riportata com'era volta, sotto la tutela del ministero della Giustizia o sotto quella della Corte di Cassazione. Ma ciò richiederebbe una modifica costituzionale riguardante ruolo e funzione del Csm. Qualche fondamento potrebbe invece avere una mutata composizione del Csm meglio equilibrando il rapporto tra i membri togati e quelli laici. È in questo senso la recente intervista del Presidente Schifani. Un altro aspetto, soprattutto politico, va in ogni caso tenuto presente. Una corruzione quasi endemica, sia nei rami bassi dell'amministrazione come in quelli più alti della politica, non sembra consentire rimedi o iniziative che, troppo scopertamente, sarebbero qualificati come di assuefazione allo stato delle cose. Checché se ne dica, con l'aumento della invasività della politica nei più diversi settori è convinzione dei più che la corruzione sia aumentata e difficilmente controllabile. La politica, pure atrofica com'è divenuta, è tuttavia pur sempre depositaria e fonte di immensi poteri e, come tale, corruttibile. A fronte di ciò, una qualsiasi riforma della giustizia, che possa in qualche modo significare, abbassamento e/o indebolimento di quel controllo di legalità che, pure a corrente alternata, è esercitato dal sistema-giustizia non potrà mai essere condiviso, non diciamo dalle sole forze di sinistra, ma neanche dalla destra (e pensiamo alla Lega) che, anch'essa, teme la reazione dell'elettorato. Ecco dunque che il problema (della riforma) della giustizia può forse ricondursi ai suoi termini più realistici e fattibili, ove si vogliano evitare rotture istituzionali. Ebbene, dove la dottrina della separazione dei poteri andrebbe appunto ripensata è in una sorta di legittimazione per così dire a posteriori dell'operato dei giudici (visto che questo non gode di legittimazione ex ante). Dato dunque che l'applicazione della legge, al di là del sistema delle impugnazioni, non tollera controlli ab externo, non resta che avere riguardo di un sistema di contrappesi che non guardi tanto ai contenuti delle decisioni quanto al comportamento del magistrato. È questa indubbiamente - si direbbe - l'area del disciplinare, ossia della censura di comportamenti che non sono in linea con la dignità del magistrato e con il suo stato professionale. Ma si dovrebbe estenderla anche all'area del difetto eclatante di professionalità del magistrato, ove il contenuto delle sue decisioni si lasci censurare ad esempio per dolo o colpo grave (vedi legge 13 aprile 1988 n. 117). Del resto, la riforma intervenuta nel 2006 ha fatto sì che numerosi illeciti disciplinari sconfinino con veri e propri ammanchi di professionalità (vedi art. 2 d. lgs. n. 109/2006 sulla "grave violazione di legge determinata da ignoranza o negligenza inescusabile"). Visto che, in entrambi i settori, i rimedi all'uopo predisposti (Csm attraverso la sua Sezione disciplinare) e il giudice ordinario per la responsabilità civile del magistrato (legge n. 117/1988) hanno scarsamente funzionato, anche a causa di organi di controlli troppo domestici, è su di essi, attraverso opportune riforme che si dovrebbe agire. L'obiettivo da conseguire è che a gestire il controllo sia organo diverso dal Csm e che veda una composizione per così dire a maggioranza laica ove i laici non vengano scelti da corpi politici (quali le Camere) ma tecnici (ad esempio Consiglio dell'Ordine degli avvocati o Comitato Nazionale Universitario). Ma il salto di qualità è nell'unificare aspetti disciplinari e di professionalità. Tutti i metodi e i rimedi possono essere fallibili ma occorre tentare la via che renda i magistrati più responsabili delle loro funzioni. Allo stato attuale questa responsabilità è affidata al buon senso o all'equilibrio del singolo magistrato ma ciò non basta, visto che sempre più la magistratura va esercitando ruoli molteplici e cangianti, non sempre riconducibili alla mera applicazione di un testo di legge. La riforma della giustizia non ha bisogno di implementare le leggi esistenti, la cui interpretazione torni ad essere opera dei magistrati, ma di un clima di rinnovata fiducia tra magistrati e cittadini. Questa fiducia è ora ad un livello molto basso e non per colpa dei soli magistrati. A ciò più indubbiamente può contribuire la consapevolezza che, pur in difetto di una legittimazione dal basso, la magistratura gode nondimeno di rimedi efficaci che ne garantiscano l'equilibrio e la sostenibilità rispetto ad azioni destinate ad incidere pesantemente sulla libertà e sul patrimonio dei cittadini. * ex componente Csm.

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Strada facendo vedremo se non saremo più soli (sezione: Laici e chierici)

( da "Giornale.it, Il" del 09-08-2008)

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N. 189 del 2008-08-09 pagina 3 Strada facendo vedremo se non saremo più soli di Redazione (...) "dimenticheranno" improvvisamente le antiche divisioni per creare un cartello finalizzato a mantenere il potere nella nostra Regione. Ma a tutto questo noi abbiamo già una risposta che è politica e non opportunistica: si chiama Popolo delle Libertà. Il nuovo partito nasce per unire e non per dividere. È il sogno, diventato realtà, di Silvio Berlusconi: quello di riunire nella casa comune dei moderati tutte le forze popolari, cattoliche, liberali, riformiste che già sono tutte insieme nella grande famiglia dei Popolari Europei. È il progetto che ha in Liguria, grazie alla leadership e alla storia politica di Claudio Scajola, un solido punto di riferimento ed una certa prospettiva di successo. Questo partito può e deve essere il vero polo di attrazione per tutti. Dobbiamo essere capaci di rivolgerci in tutta la Liguria a chi lavora, a chi quotidianamente compie sacrifici per mandare avanti la famiglia, a chi sino ad oggi ci ha guardato con sospetto come il mondo del volontariato, ma anche a chi in passato abbiamo difeso, ma sempre troppo timidamente, come i commercianti, gli artigiani ed i liberi professionisti, per fornire loro valide motivazioni e convincimenti per schierarsi in prima linea nel Pdl. E per questo a Lussana voglio dire: nessuno chiude le porte all'Udc. Ma dal partito dei centristi cattolici ci aspettiamo atti concreti di attenzione e di buona volontà. Che rivolgano, insomma, lo sguardo dalla nostra parte, confortati certo dalle aperture del giovane Mazzolino, ma consapevoli che il Pdl può essere anche la loro casa. Una canzone di Baglioni ascoltata stamattina alla radio ed il simpatico titolo di Lussana ("Quel Mazzolino di fiori moderati"), mi ha fatto venire in mente una risposta... canterina: "strada facendo vedrai che non sei più da solo". È la riflessione che affido agli uomini e alle donne di buona volontà per costruire con loro il cammino comune del Popolo delle Libertà. *Deputato Pdl - coord. metr. FI © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano.

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Case per gli studenti. <Prezzi folli per l'affitto> (sezione: Laici e chierici)

( da "Corriere della Sera" del 09-08-2008)

Argomenti: Laicita'

Corriere della Sera - MILANO - sezione: Cronaca di Milano - data: 2008-08-09 num: - pag: 3 categoria: REDAZIONALE Carovita I sindacati: mercato fuori controllo. Costi più alti del 10 per cento rispetto all'anno scorso. "Così i giovani scappano da Milano" Case per gli studenti. "Prezzi folli per l'affitto" Più di 800 euro al mese per un letto, 1200 per un bilocale. Il ministro Gelmini: situazione scandalosa Contratti, spesso, stipulati in nero. Gli universitari: bisogna essere ricchi per poter studiare "O trovo un letto a un prezzo "umano" o finisco sotto un ponte ". Margherita è appena arrivata da Padova. Vuole fare Architettura. Davanti alla bacheca della Cattolica ("è la più organizzata ") consulta annunci, segna numeri di telefono, chiama, attacca, riprova. Poi sospira: "Bisogna essere ricchi per studiare". Soprattutto se si è in cerca di una casa: fino a 800 euro al mese per una stanza singola, 1200 per un bilocale, canoni schizzati in alto del 10 per cento in un anno. Dura la vita da "fuorisede". E non sono solo i ragazzi a dirlo. Anche il ministro dell'Istruzione e dell'Università, Mariastella Gelmini, è d'accordo: "Scandaloso che i giovani siano vessati dal caro- affitti". Agosto, è partita la caccia alla casa. I "turisti dell'alloggio", matricole provenienti da tutta Italia, si riconoscono al primo sguardo. Taccuino in mano, cellulare, stradario, espressione sconcertata. Via Capo Palinuro, 2 locali: 1110 euro, trattativa tra privati, contratto intestato ai genitori; stanza "deliziosa" con balcone in via Medeghino: 520 euro; camera singola in via Torricelli: 700 euro più 150 di spese e due mesi in anticipo; posto letto in via Giambellino: 390 euro; a Sesto San Giovanni: 450; in via San Giovanni sul Muro ("camera prestigiosa"): 800; in viale Bligny con armadio e scrivania: 650; a Cimiano: 425; in via Ampère: 480 ma in condivisione; trilocale in via Savona: 1800 euro. Dal centro alla periferia, dai 30 metri quadri ai quadrilocali da riempire all'inverosimile, esplode il mercato del-l'affitto (in nero) ai 40 mila fuorisede milanesi. Secondo un'indagine del Sunia, il sindacato degli inquilini, una stanza in zona Vittoria arriva a costare 900 euro, mille un appartamento di 70 metri alla Bicocca. Stefano Chiappelli, segretario milanese del Sunia, spiega: "Nella maggior parte dei casi non viene firmato neanche il contratto. Occorre una nuova politica della casa, anche attraverso interventi di riduzione fiscale, per rilanciare gli affitti calmierati e rispondere alle esigenze dei più giovani". Un mercato selvaggio. Si calcola che siano in tutto 15 mila i "pendolari forzati" che, potendo permetterselo, vivrebbero a Milano senza fare la spola tra il paese di origine e la facoltà. Un miraggio, visto che i canoni continuano a salire: nel 2005 una stanza in città costava in media 425 euro al mese, nel 2006 si arrivava ai 480, nel 2007 a 600 euro, quest'anno si raggiungono punte di 800. "A questo punto - dice Viviana, valtellinese - tanto vale studiare all'estero". Fuga da Milano: uno scenario possibile visti i contratti capestro, le condizioni improponibili (dalla settimana corta al noleggio dei mobili), le scarsissime garanzie. "Situazione scandalosa - commenta Mariastella Gelmini - non è giusto approfittare dei ragazzi e delle loro famiglie. Studiare lontano da casa è un'occasione preziosa, un'esperienza formativa. Ma allo stesso tempo, visti i costi, sta diventando un problema ". Per questo in viale Trastevere si stanno studiando nuove misure per sostenere i fuorisede. "Vorrei proporre all'Anci- continua il ministro - un protocollo di intesa grazie al quale i Comuni universitari possano destinare parte dei loro immobili alle residenze per studenti. Il progetto pilota c'è già, ed è quello milanese promosso dalla giunta Moratti: si potrebbe esportare nel resto d'Italia". Annachiara Sacchi Il ministro Mariastella Gelmini Caro affitti Per gli universitari residenti in città no problem, ma i tanti che vengono da fuori sono messi alle strette dal caro affitti. Si può pagare fino a 800 euro al mese per una stanza singola, 1.200 per un bilocale. A sinistra alcuni studenti leggono in bacheca le offerte di affitto.

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Borghezio giura in chiesa contro l'Islam. Bagnasco: disapprovo (sezione: Laici e chierici)

( da "Corriere della Sera" del 09-08-2008)

Argomenti: Laicita'

Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Cronache - data: 2008-08-09 num: - pag: 17 categoria: REDAZIONALE Il caso L'eurodeputato leghista pronuncia la formula dei Crociati. La Curia: nessuno usi i nostri luoghi di culto se non per pregare Borghezio giura in chiesa contro l'Islam. Bagnasco: disapprovo GENOVA - "Noi cavalieri combattenti proteggeremo la cristianità ora e sempre. Giuriamo di difendere con ogni mezzo necessario la cristianità e la Commenda dalla profanazione dell'Islam". Così ha tuonato l'europarlamentare leghista Mario Borghezio davanti all'altare della chiesa di San Giovanni alla Commenda di Genova. è seguito solenne giuramento "come quello di Legnano", con sventolio di bandiere della Lega, "per difendere" l'antico edificio genovese dalla proposta del sindaco Marta Vincenzi (del Partito democratico), di aprirlo alla preghiera interreligiosa, compresa quella della comunità musulmana. La reazione della Curia genovese al blitz di Borghezio è arrivata quasi alle undici di sera. In una nota il cardinale Angelo Bagnasco, letta la notizia di agenzia, "esprime tutta la sua disapprovazione" per l'accaduto. La Curia "riafferma il principio che senza l'esplicita autorizzazione ecclesiastica nessuno può utilizzare una chiesa cattolica per gesti o manifestazioni che non siano di preghiera personale o di partecipazione ad atti del culto cattolico". E ieri sera l'autorizzazione certo non c'è stata. Dopo un comizio nel corso del quale aveva promesso al sindaco Marta Vincenzi di "andarla a prendere" per darle un calcio assai poco signorile, Borghezio al grido di "Genova cristiana mai musulmana " ha affrontato a passo di carica i cancelli chiusi del complesso romanico. La Commenda è un antico ospedale dei cavalieri di Malta - la costruzione risale al 1180 - dove trovavano rifugio i pellegrini e i crociati in partenza per la Terrasanta. Ieri pomeriggio c'era soltanto un custode che ha invano tentato di contenere l'eurodeputato. Il custode, davanti all'esibizione del tesserino da parlamentare e alla presenza di un ispettore di polizia, ha aperto il cancello. Borghezio ha quindi avuto accesso alla chiesa e, davanti all'altare, si è proclamato ideale continuatore dei Cavalieri di Malta a difesa della cristianità. Erika Dellacasa.

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SDOGANARE OSCAR WILDE NON È PROPRIO (sezione: Laici e chierici)

( da "Corriere della Sera" del 09-08-2008)

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Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Terza Pagina - data: 2008-08-09 num: - pag: 43 autore: di DINO MESSINA categoria: REDAZIONALE SDOGANARE OSCAR WILDE NON è PROPRIO UN'ERESIA Sotto il titolo "Le critiche eretiche di un gesuita", mercoledì scorso Luigi Mascheroni ha elencato sul Giornale alcuni illustri sdoganamenti a opera del critico letterario della Civiltà Cattolica, Antonio Spadaro. Innanzitutto c'è il peccatore per antonomasia, Oscar Wilde, cambiato dall'esperienza della prigionia, in un percorso "dove la vergogna cede il posto a ciò che è buono, pietoso, gentile ". Nell'elenco degli sdoganati c'è anche un altro grande autore maledetto, lo scrittore gay Pier Vittorio Tondelli, morto a 36 anni di Aids. Poi ci sono il minimalista (non nel senso del peccato) Raymond Carver, i rockettari Bruce Springsteen e Tom Waits. Infine c'è "l'evangelizzazione del web e l'audace proposta di inviare missionari anche su Second Life, il cyber mondo che conta una decina di milioni di abitanti virtuali ma con concrete esigenze spirituali". Perché, si è chiesto Spadaro, "non creare anche qui luoghi di preghiera e di meditazione? La terra digitale è anch'essa, a modo suo, terra di missione". Tutto bene, tutto molto interessante. Ma quale bisogno c'è, chiediamo, di presentare il lavoro di padre Spadaro come l'opera di un eretico, che ogni quindici giorni rischia di essere messo all'Indice? Non è forse l'opera del critico letterario della Civiltà Cattolica parte di quel sapiente e millenario lavoro culturale della Chiesa teso a inglobare gli opposti quando il momento della rottura, del pericolo, è passato? Un lavoro di ortodossia, non di eresia, perché, come ci dice lo stesso redattore del Giornale, gli articoli della Civiltà Cattolica, prima di essere pubblicati, passano al vaglio della segreteria di Stato vaticana. Dove padre Spadaro non passa certamente per un eretico.

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La veglia di Randwick, la messa finale (sezione: Laici e chierici)

( da "Giornale.it, Il" del 09-08-2008)

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Interrompo il silenzio della vacanza grazie a una gita di vetiquattr'ore a Barcellona (dove c'è facilità di collegamento) per rilanciare una notizia che farà piacere a molti navigatori del blog. Grazie al dialogo intrapreso tra il movimento liturgico benedettiano e la Curia di Milano sta per iniziare una nuova celebrazione in rito ambrosiano antico (secondo il messale del 1954) oltre a quella concessa a suo tempo dal cardinale Martini e tutt'oggi celebrata la domenica nella chiesa del Gentilino. Scritto in Varie Commenti ( 177 ) " (5 votes, average: 4.2 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 29Jul 08 Avviso urgente ai naviganti (dalla Spagna) Cari amici, mi trovo in vacanza in una zona della Spagna dove c'è una copertura scarsissima di rete e non riesco a collegarmi (ora lo sto facendo stando seduto sui gradini della splendida cattedrale gotica di Girona, che ho appena visitato): per questo non mi è possibile intervenire o sbloccare i commenti in moderazione. Chiedo scusa a tutti e vi do appuntamento al 12 agosto, quando sarò di ritorno! Scritto in Varie Commenti ( 72 ) " (2 votes, average: 3 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 25Jul 08 Quel "vivo desiderio" di felicità Cari amici, da domani sono in vacanza. Vi auguro di trascorrere una buona estate con queste parole scritte da Giovanni Battista Montini a diciassette anni: Una volta camminando di sera guardavo le stelle del firmamento e procuravo che la mia mente fosse compresa dell'immensità del creato; capivo che tutti gli astri non erano che pulviscoli giranti rispetto all'immensità dell spazio, pure il pensiero d'essere confinato in questo mondo, per l'uomo così vasto, ma, in relazione cogli astri e collo spazio, vero atomo al microscopio, e il vedere al di sopra di me migliaia di mondi ignoti, rappresentanti per me bellezze e attrattive fantastiche e grandemente superiori a tutto ciò ch'è nel mondo, provavo un vivo desiderio d'una felicità non legata al misero fango della terra. E a me stesso davo la risposta: "Sei destinato ad essere assunto principe nel regno che governa il cielo". Scritto in Varie Commenti ( 436 ) " (5 votes, average: 4 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 22Jul 08 Sono tornato. Nuove regole per il blog Cari amici, ieri sera alle 23 il Jumbo della Qantas con il Papa, il seguito e noi giornalisti è atterrano all'aeroporto di Ciampino: siamo stati chiusi in aereo per 22 ore (anche durante lo scalo tecnico a Darwin non ci è stato permesso di scendere). Poco dopo la partenza, Benedetto XVI è venuto a salutarci e a ringraziarci per il lavoro che abbiamo svolto. Volevo dire innanzitutto a quanti che mi invitavano a moderare certi scontri delle ultime ore, che ovviamente sono stato impossibilitato a fare alcunché durante un intero giorno di volo. Ho letto tutti i commenti, e ci sono rimasto piuttosto male per la piega che hanno preso, le espressioni usate, etc. Vi comunico quindi che d'ora in avanti non intendo più lasciare spazio agli "off topic": il blog "Sacri Palazzi" non è una pubblica arena dove mettere in piazza scontri o risolvere beghe private o partire per la tangente montando polemiche. Vi chiedo dunque di intervenire rimanendo sull'argomento proposto e di cercare il più possibile di non svicolare. Vi chiedo inoltre di usare SEMPRE espressioni rispettose nei confronti di tutti. E' possibile dissentire nella maniera più radicale senza offendere colui o colei dalla quale si prendono le distanze. Fino ad oggi sono stato troppo tollerante. Scritto in Varie Commenti ( 66 ) " (17 votes, average: 3.59 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 20Jul 08 La veglia di Randwick, la messa finale Cari amici, ieri sera (in Italia era sabato pomeriggio), con Luigi Accattoli sono andato alla veglia, all'ippodromo di Randwick. Abbiamo girato tra i ragazzi accampati che attendevano Benedetto XVI. Mi hanno colpito le file di giovani davanti ai sacerdoti per le confessioni, e la presenza di famiglie con bambini. Hanno dormito nei sacchi a pelo, sotto le tende o ripari di fortuna. Ora - da voi sono le tre di notte - il Papa sta celebrando la messa conclusiva della Gmg. Nell'omelia ha detto: "Rafforzata dallo Spirito e attingendo a una ricca visione di fede, una nuova generazione di cristiani è chiamata a contribuire all'edificazione di un mondo in cui la vita sia accolta, rispettata e curata amorevolmente, non respinta o temuta come una minaccia e perciò distrutta". Scritto in Varie Commenti ( 248 ) " (13 votes, average: 3.15 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 18Jul 08 L'accoglienza di Sydney e il tassista musulmano Sul Giornale di oggi troverete due cronache dedicate agli eventi di ieri, in particolare la festa di accoglienza dei giovani al Papa e l'importante discorso che Benedetto ha rivolto loro; e un approfondimento sul tema degli aborigeni australiani, pure citati nei discorsi papali. Vi volevo raccontare un piccolo episodio accaduto sempre ieri: due volontari italiani della Gmg hanno preso un taxi nel centro di Sydney chiedendo di essere accompagnati al centro stampa, nella baia di Darling Harbour. Il tassista era un fedele musulmano. Quando è arrivato il momento di pagare, si sono sentiti rispondere: "Non mi dovete nulla, siete miei ospiti". E' un piccolo segno che bene descrive l'ottima accoglienza degli australiani nei confronti dei giovani che hanno invaso Sydney. Durante tutto il percorso che ha riportato ieri sera il Papa nella sua residenza a fianco della cattedrale, c'era una grande folla che si accalcava lungo le transenne. Cari amici, mi dispiace che per tutto ieri e tutt'oggi non sia consultabile sul nostro sito Internet il pezzo principale di cronaca che ho scritto sulla festa di accoglienza con le parole del Papa. Copio il testo come commento di questo post, che se a quest'ora avrete letto i testi di Benedetto XVI e molti altri servizi. Scritto in Varie Commenti ( 77 ) " (16 votes, average: 3 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 16Jul 08 Il Papa tra koala e serpenti Cari amici, tra qualche ora il Papa termina le due giornate di riposo a Richmond e arriva a Sydney: visiterà la cattedrale, quindi da domani si entra nel vivo della Gmg con la festa di accoglienza. Stamattina gli addetti dello zoo di Sidney hanno portato nella residenza papale un po' di fauna tipica australiana: un cucciolo di canguro, dei koala, una specie di istrice e anche un serpente. Benedetto XVI appariva molto divertito. Immagino che vedrete queste scene sui prossimi tg. Sul Giornale di oggi trovate il mio resoconto della conferenza stampa che ieri ha fatto Bagnasco. Questa mattina sono iniziate le varie catechesi per i gruppi nazionali e nel pomeriggio (qui la giornata è ormai alla fine.) si è svolta la festa degli italiani, preceduta da una breve liturgia della parola, presieduta da Bagnasco. Quella dei telefoni sembra una maledizione: è andato in tilt il sistema dell'operatore gsm a cui si "agganciano" i telefonini Tim, e per ore non siamo riusciti a comunicare neanche tra noi. Poi abbiamo scoperto che bastava selezionare un altro operatore. Scritto in Varie Commenti ( 98 ) " (19 votes, average: 2.26 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 14Jul 08 Da Sydney un abbraccio a Gianluca Apprendo dal giornale online Petrus che il suo direttore Gianluca Barile, è stato colpito da un ictus. Gli sono vicino, anche se mi trovo dall'altra parte del globo. Oggi il Papa si è riposato e noi abbiamo visitato i luoghi della Gmg. Nella cattedrale di Sydney, come sapete, c'è un pellegrino speciale che non si muoveva da Torino dal 1925, anno della sua morte prematura: è il beato Pier Giorgio Frassati, uno dei patroni della Giornata mondiale della Gioventù, davanti alla cui bara i giovani si fermano a pregare. La sua vita è un esempio di come seguendo Cristo si può trasformare il mondo iniziando da se stessi. Questo è l'articolo che ho scritto oggi sul Giornale. Scritto in Varie Commenti ( 114 ) " (10 votes, average: 5 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 13Jul 08 "Se vuoi rimanere giovane, cerca Cristo" Siamo arrivati a Sydney, dopo il lunghissimo viaggio e la sosta per il carburante a Darwin. L'aereo papale, essendo in anticipo di mezz'ora, ha girato un po' intorno per permettere alle autorità di essere presenti ad accogliere Benedetto XVI. Noi giornalisti, con un viaggio di circa un'ora di pulmann, abbiamo raggiunto il Novotel di Sidney on Darling Harbour; il seguito papale (cardinali, monsignori, etc) invece si è fermata al Sofitel, in una zona poco distante. Papa Ratzinger e il suo seguito più ristretto, invece, hanno ragiunto Richmond, un sobborgo semirurale dove si trova il centro dell'Opsu Dei che ospiterà Benedetto XVI nei tre giorni di riposo (fino a mercoledì sera) che precederanno le cerimonie della Gmg. Il Papa si è fatto precedere di qualche ora in Australia da un messaggio. Ve ne riporto un passo. "Molti giovani oggi mancano di speranza. Rimangono perplessi di fronte alle domande che si presentano loro in modo sempre più incalzante in un mondo che li confonde, e sono spesso incerti verso dove rivolgersi per trovare risposte. Vedono la povertà e l'ingiustizia e desiderano trovare soluzioni. Sono sfidati dagli argomenti di coloro che negano l'esistenza di Dio e si domandano come rispondervi. Vedono i grandi danni recati all'ambiente naturale dall'avidità umana e lottano per trovare modi per vivere in maggiore armonia con la natura e con gli altri. Dove possiamo cercare risposte? Lo Spirito ci orienta verso la via che conduce alla vita, all'amore e alla verità. Lo Spirito ci orienta verso Gesù Cristo. Vi è un detto attribuito a Sant'Agostino: "Se vuoi rimanere giovane, cerca Cristo". In lui troviamo le risposte che cerchiamo, troviamo le mete per le quali vale veramente la pena di vivere, troviamo la forza per continuare il cammino con cui far nascere un mondo migliore". Scritto in Varie Commenti ( 106 ) " (20 votes, average: 2.4 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 13Jul 08 Papa Ratzinger prega per gli anglicani Benedetto XVI è "vicino" ai vescovi anglicani con la preghiera e si augura che possono essere evitate "nuove fratture" e scismi, dopo la contestata decisione della Chiesa d'Inghilterra, baluardo della tradizione anglicana, di ammettere le donne all'episcopato. Sul lungo volo che lo conduce a Sydney, dove arriverà stamattina per la 23 Giornata mondiale della Gioventù, Papa Ratzinger incontra i 43 giornalisti che lo accompagnano. Per la prima volta il Pontefice, rispondendo a una domanda, interviene sul dibattito in corso nella Chiesa anglicana: nei giorni scorsi il sinodo di York ha dato il via libera all'ordinazione delle donne vescovo e la comunione anglicana che si riunisce il 16 luglio nella Lambeth Conference è attraversata da minacce di scismi da parte delle comunità più tradizionali che non accettano la decisione. Tre vescovi anglicani hanno avuto contatti con i responsabili della Congregazione per la dottrina della fede, chiedendo di essere ammessi nella Chiesa cattolica. La risposta vaticana è stata attendista, dato che i problemi da affrontare sono molteplici, e ai prelati che chiedono di entrare nella comunione con Roma verrà a loro volta chiesto di accettare integralmente la dottrina cattolica."Il mio essenziale contributo ha detto il Papa parlando della prossima riunione generale della Chiesa anglicana può essere solo la preghiera, e la mia preghiera sarà molto vicina ai vescovi anglicani che si riuniscono. Noi non possiamo e non dobbiamo ha aggiunto intervenire immediatamente nelle loro discussioni, rispettiamo la loro responsabilità". Benedetto XVI ha quindi spiegato: "Il desiderio è che possano evitare nuove fratture e si trovi la soluzione nella responsabilità davanti al nostro tempo e al Vangelo. Le due cose devono andare assieme. Il cristianesimo contemporaneo deve rendere presente tutto il messaggio di Cristo e dare il proprio contributo essendo fedele a questo messaggio. Speriamo ha detto ancora il Papa che trovino insieme la strada per rendere presente il vangelo nel nostro tempo, questo è il mio augurio per la comunione anglicana". Scritto in Varie Commenti ( 139 ) " (13 votes, average: 2.54 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico Post precedenti Chi sono Sono Andrea Tornielli, il vaticanista del Giornale, classe 1964, laurea in storia della lingua greca. Sono sposato e ho tre figli. Vivo tra Roma e Milano Tutti gli articoli di Andrea Tornielli su ilGiornale.it contatti Categorie Varie (228) Ultime discussioni Marcello: Per il Sig Savigni In un post afferma che Joseph De Maistre frequentava la massoneria, cosa verissima, ma... elianna: Cherubino dice Primo perchè inefficace, secondo perchè inopportuno —... Parrocchiano: .i bilanci e tutto il sistema finanziario del movimento sia seguito da professionisti e in regola... Parrocchiano: Oh Cherubino, se ho ben capito chi sei, meglio di te certe cosette non le dovrebbe sapere nessuno. Non... Francesco.F.: Cherubino, non faccia ridere.fa caldo stanotte. 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Multe ai mendicanti, il vescovo di Verona: "Passo contro il racket" (sezione: Laici e chierici)

( da "Giornale.it, Il" del 09-08-2008)

Argomenti: Laicita'

N. 189 del 2008-08-09 pagina 0 Multe ai mendicanti, il vescovo di Verona: "Passo contro il racket" di Gaia Cesare Monsignor Zenti interviene dopo le polemiche sulle ordinanze di alcuni sindaci: "L'accattonaggio è una piaga sociale che va scoraggiata". Ieri il cardinale Martino aveva detto: "L'elemosina è un diritto" Verona - Venezia, Verona, Firenze. E presto anche Roma e Ravenna. Dopo i lavavetri, la guerra dei sindaci per il decoro delle città e contro il racket organizzato ha un nuovo obiettivo: i mendicanti. Le ordinanze anti-elemosina si moltiplicano e le polemiche anche. Perché qualcuno considera le nuove misure un segno di civiltà e altri uno schiaffo agli ultimi. Ieri il cardinale Raffaele Martino, presidente del Pontificio consiglio per i Migranti, dalle pagine del Corriere della Sera, ha definito "l'elemosina un diritto" e la sua proibizione "inaccettabile". Eppure a Verona i mendicanti rischiano cento euro di multa e la confisca del denaro raccolto "illecitamente". Per monsignor Giuseppe Zenti, vescovo della città, si tratta "di un primo passo per debellare il racket", ma vietare l'accattonaggio - precisa - "non è la risposta ultima". Monsignore, quindi non è una questione "di puro decoro urbano", come sostiene qualche sindaco? "Il decoro credo c'entri ben poco. Ci sono molte altre situazioni indecorose che spesso vengono determinate da chi vive in giacca e cravatta. Il no è all'accattonaggio (la richiesta di elemosina per mestiere, ndr), che spesso lambisce i confini del reato, soprattutto quando si impiegano i minori". Ma così non si nega aiuto a chi ha bisogno? "Il problema non è quello di negare l'aiuto, perché è fuori di dubbio che esso va dato. Il povero interpella la coscienza di tutti, credenti, amministratori, politici". Qual è allora il problema? "Si tratta piuttosto di vedere in quale modo soccorrere questi fratelli, in modo da restituire loro dignità. Chi pratica l'accattonaggio vive in una condizione umiliante, non degna di un essere umano. L'accattonaggio, dove si radica, denuncia uno stato di degrado del vivere civile. è una piaga sociale che comunque va scoraggiata". Quindi è necessario distinguere fra chi approfitta della generosità altrui e chi ha realmente bisogno? "è il punto di arrivo cui dobbiamo puntare". Ma l'elemosina è ancora un buono strumento in mano ai cittadini per aiutare i poveri? "è un dovere, perché anticipa le istituzioni, che hanno sempre tempi organizzativi più lunghi. Il problema è di farla in maniera intelligente e non per sgravarsi la coscienza". Un buon cristiano dovrebbe quindi preoccuparsi del destino della propria elemosina? "La prima preoccupazione davanti ai poveri è di provvedere ai loro bisogni in maniera sapiente e intelligente. Che vuol dire affidare le persone in difficoltà alle istituzioni civili ed ecclesiali perché trovino una risposta ai loro bisogni". E i laici? "L'importante è non dimenticarsi che ci sono fratelli più sfortunati. Se c'è questa sensibilità, i canali di intervento sono infiniti". Anche frugare nei cassonetti potrebbe essere proibito. "Pensare a un fratello che rovista fra la spazzatura mi sconvolge, non per ragioni estetiche ma di dignità. Sono i cani che vanno a cercare gli avanzi e non possiamo accettare che nessun fratello si abbassi a tanto". © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano.

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La sfida di leo: "primarie dentro forza italia" - marco trabucco (sezione: Laici e chierici)

( da "Repubblica, La" del 10-08-2008)

Argomenti: Laicita'

Pagina V - Torino Un partito che si chiama Popolo delle Libertà deve dare alla gente la possibilità di scegliere i suoi dirigenti La sfida di Leo: "Primarie dentro Forza Italia" E l'ex assessore regionale contesta il metodo scelto per nominare Ghigo coordinatore MARCO TRABUCCO Giampiero Leo è ormai da oltre vent'anni uno dei riferimenti fissi del mondo cattolico nella politica piemontese. Democristiano mai davvero diventato ex, nonostante il suo passaggio nelle file di Forza Italia al nascere della Seconda repubblica, è il leader storico di Comunione e Liberazione a Torino. Già assessore nelle giunte comunali di centrosinistra degli anni Ottanta ha poi retto per dieci anni la cultura piemontese nell'esecutivo Ghigo. Oggi è consigliere regionale. Lei di Ghigo è sempre stato considerato un fedelissimo. è vero che oggi che è stato nominato coordinatore di Forza Italia, invece, lo vuole attaccare? "No, sulla persona non ho ovviamente nulla da dire. Con lui ho sempre collaborato e lavorato benissimo. Ho invece molto da dire sul metodo". Cosa non le piace in questo metodo? "Non possiamo annunciare a destra e a manca che siamo o stiamo diventando un partito che si chiama Popolo delle Libertà e poi non dare nessuna libertà a quel "popolo" di esprimersi sulle scelte dei dirigenti e dei candidati". Insomma lei accusa Forza Italia piemontese e nazionale di non essere democratici? "Scegliere dall'alto non è democrazia. Per questo ho alcune proposte da fare alla nuova dirigenza piemontese del mio partito". Quante? "Tre" La prima? "Penso che si dovranno convocare primarie vere per la scelta dei candidati che intendiamo proporre al vertice delle istituzioni amministrative, Provincia, Regione e Comune nei prossimi tre anni. Se si dice giustamente che abbiamo sbagliato ad accettare candidati esterni alla realtà territoriale, candidati cioè paracadutati da Roma allora è arrivato il momento di cambiare radicalmente metodo. E le primarie sono la strada giusta". Quali sono i candidati che lei vuole sostenere? Ha ambizioni personali al riguardo? "In molti nel mondo cattolico, e non solo in quello che fa riferimento al centrodestra, mi hanno chiesto di candidarmi al vertice della Regione o del Comune di Torino. Non è il mio lavoro io voglio continuare ad occuparmi di cultura e di gioventù come ho sempre fatto, voglio occuparmi degli eventi del 2011, cioè il 150esimo anniversario dell'Unità d'Italia e del 2015 che deve essere milanese e torinese al tempo stesso. Ma il mio, il nostro candidato per la Regione c'è già: ed è Guido Crosetto (ndr coordinatore regionale uscente di Forza Italia) che ci dà assolute garanzie. Sono molto contento che sia entrato nella direzione nazionale del partito". La sua prima richiesta è fatta. La seconda? "Un partito che si chiama Popolo delle Libertà non può non considerare chi è eletto davvero dal popolo: che oggi non sono più i deputati, ma i consiglieri regionali, provinciali e comunali. Quindi avremmo dovuto essere almeno ascoltati dai vertici nazionali prima della scelta del nuovo coordinatore regionale su questo punto sono in pieno accordo con il mio capogruppo a Palazzo Lascaris, Angelo Burzi. Poi c'è la terza richiesta, non meno importante". E cioè? "Chiedo che il nuovo coordinatore regionale metta con chiarezza ai primi punti della sua agenda la difesa delle preferenze alle elezioni europee e regionali. Se non sarà così se Forza Italia dovesse appoggiare una nuova legge elettorale regionale in cui si aboliscono le preferenze, sono disposto a fare una battaglia in aula più dura di quella che ho sostenuto a suo tempo per il buono scuola. Lo dico fin d'ora". Insomma sembra che a Ghigo lei abbia davvero molte cose da dire. è sicuro di essere ancora suo amico? "Certo, anzi concordo appieno con lui quando dice che bisogna riaprire il dialogo con Udc e Moderati. Aggiungo però che non si può non tenere conto anche delle posizioni coraggiose assunte in questi anni da Chiamparino. Bisogna iniziare a dialogare anche lui".

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Folla e applausi per l'addio a gava - ottavio lucarelli (sezione: Laici e chierici)

( da "Repubblica, La" del 10-08-2008)

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Pagina IX - Napoli Folla e applausi per l'addio a Gava Monsignor Cece: "Ha sopportato sofferenze fisiche e morali" Città tappezzata dai manifesti a lutto. Il ricordo del ministro Rotondi OTTAVIO LUCARELLI dal nostro inviato CASTELLAMMARE DI STABIA - "Siate orgogliosi del vostro cognome. Siate orgogliosi di chiamarvi Gava. Moglie, figli, fratelli, nipoti. E Castellammare sia orgogliosa di un uomo come Antonio Gava. L'Italia perde un politico capace e onesto". Esplode in un lungo applauso, il primo di tre applausi, la gente che riempie la Cattedrale per il funerale stabiese a cui partecipa nel pomeriggio il ministro per l'attuazione del programma, l'irpino Gianfranco Rotondi, che ricorda di essere "da sempre amico di famiglia". Arriva da Roma Rotondi, così come la moglie di Antonio, Giuliana, assieme ai figli Angelo, Marco e Antonella e agli altri parenti. Arrivano tutti dall'Eur dove in mattinata si era già celebrato un primo funerale a cui ha partecipato tutta la vecchia guardia nazionale dello scudocrociato. "Ma siamo qui nella Cattedrale di Castellammare - spiega ai cittadini il nipote Nicola Cuomo, consigliere comunale del Pd - per espressa volontà di zio Antonio. è stato lui a volerlo. Lui che con un filo di voce ripeteva mercoledì agli infermieri "sono di Castellammare, in provincia di Napoli"". E gli stabiesi, come altri amici dell'ex ministro arrivati da Napoli, dalla costiera sorrentina e dall'area nolana, rispondono in tanti. Alle 17 la Cattedrale è già piena e c'è chi aspetta in piazza fino alle 18.30 per l'ultimo saluto a don Antonio che a 78 anni si è spento venerdì all'alba nella sua casa romana dopo una lunga malattia. "Al nostro fratello Antonio - afferma l'arcivescovo di Sorrento-Castellammare, monsignor Felice Cece, nel corso dell'omelia del rito funebre - non sono mancati momenti di sofferenza, sia fisica sia morale, che ha sopportato con dignità fino alla morte". Facendo così un esplicito riferimento alla lunga vicenda giudiziaria sui rapporti con la camorra che ha visto coinvolto l'ex leader della Dc assolto dopo tredici anni. La Cattedrale piena e una città tappezzata con tantissimi manifesti a lutto a cominciare da quello della famiglia. Quindi l'amministrazione comunale guidata da Salvatore Vozza, presente con la fascia tricolore, e quello del presidente del Consiglio comunale. Tanti manifesti firmati anche dal Pd, dall'Udc, da Forza Italia, dai socialisti, dai dipendenti della Croce Rossa e dell'Ufficio postale di Castellammare. Monsignor Felice Cece si sofferma anche sulla fede cattolica dell'ex ministro. Fede che "ha attinto dal padre Silvio" scomparso nove anni fa e che è stato ben tredici volte ministro. Nella Cattedrale, oltre ai politici locali cresciuti alla corte di Antonio Gava, c'è anche tanto mondo cattolico: Gennaro Alfano, presidente del comitato San Gennaro, Enzo Piscopo portavoce del cardinale Crescenzio Sepe e direttore di "Nuova stagione". "Il suo cruccio - raccontano - era negli ultimi anni la divisione dei cattolici in politica". All'uscita dalla Cattedrale, sulla piazza in cui si affaccia anche il Municipio, un lunghissimo applauso accoglie il feretro dell'ex ministro. "Abbiamo conosciuto il vero Antonio Gava e lo abbiamo apprezzato nel momento degli attacchi" ricorda il nipote Gabriele prima di partire con altri parenti verso Trevi, un centro dell'entroterra laziale dove la salma sarà inumata.

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Moschea, bagnasco ammonisce la lega - donatella alfonso (sezione: Laici e chierici)

( da "Repubblica, La" del 10-08-2008)

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Pagina VII - Genova Moschea, Bagnasco ammonisce la Lega Dura reazione della Curia dopo lo show di Borghezio alla Commenda DONATELLA ALFONSO SCHERZA coi fanti e lascia stare i santi, caro Borghezio. L'estemporaneo giuramento-blitz in San Giovanni di Pré inscenato dall'europarlamentare leghista per difendere la Commenda dalla paventata invasione islamica, suscita uno stringato quanto secco comunicato di disapprovazione da parte della Curia genovese, che vede invece di buon occhio la nascita del centro interreligioso. "Senza l'esplicita autorizzazione ecclesiastica nessuno può utilizzare una chiesa cattolica per gesti o manifestazioni che non siano la preghiera personale o la partecipazione agli atti del culto cattolico" dice la nota diffusa nella tarda serata di venerdì dalla Curia, dopo che le tv e le agenzie di stampa avevano riportato la scenata del massiccio leghista che, dopo insulti e gestacci al sindaco Vincenzi per un limitato pubblico di ultrà in maglietta verde, si era infilato in chiesa approfittando dello sconcerto di un custode intimorito da tesserini parlamentari e polizia di scorta. Piena riprovazione quindi dall'entourage dell'arcivescovo Bagnasco, che è rientrato ieri a Genova da un periodo di riposo in montagna, nella località altoatesina di Pietralba, durante il quale, secondo alcuni, ci sarebbe stato un riservatissimo incontro, non si sa quanto casuale, tra il segretario della Cei e il ministro degli interni, il leghista Roberto Maroni. E nel corso del colloquio, sul quale peraltro mancano conferme ufficiali, si sarebbe parlato anche della vicenda della moschea a Genova, che tanto dà da fare al manipolo di leghisti che hanno deciso di passare lì tutto il mese d'agosto. Ma il blitz di Borghezio in chiesa e l'altare usato per il giuramento giussanesco va al di là anche della mobilitazione. "Quello è solo un episodio, il contesto della manifestazione era diverso" dice il segretario leghista ligure Francesco Bruzzone. Però, in chiesa a giurare con i "cavalieri combattenti della cristianità" c'era anche lui. Non è d'altronde un mistero, come ha chiarito anche Marta Vincenzi la scorsa settimana in consiglio comunale, che il cardinale Bagnasco abbia dato già da tempo un suo assenso all'ipotesi di far nascere alla Commenda il centro interreligioso su cui sta lavorando la Consulta delle religioni. Questo anche se la Curia ha già fatto sapere più volta che, fatta salva la necessità di rispettare il pieno diritto alle espressioni di culto, solo le autorità civili potranno esprimersi sulla realizzazione e la localizzazione della moschea. E mentre Giuseppe Giulietti, portavoce di Articolo 21, ironizza su Borghezio ("Siamo sicuri che la Chiesa, nella sua infinita clemenza, invece di scomunicarlo o di consegnarlo al più vicino centro di igiene mentale, deciderà di affidare il poveretto alle cure della Caritas che da sempre è abituata a trattare con uguale passione tutti i casi di emarginazione a prescindere dalla nazionalità"), i crociati del referendum, cioè i consiglieri regionali Gianni Plinio (An) e Matteo Rosso (Fi), hanno chiesto un incontro con il delegato per la Liguria dell'Ordine di Malta, marchese Giacomo Chiavari, per valutare insieme la proposta di trasformazione della Commenda di Prè, in parte affidata ai Cavalieri, in centro interreligioso e concordare eventuali iniziative di contrasto e di proposta alternativa. "Riteniamo giusto e doveroso - spiegano i due consiglieri liguri - rapportarci con l'Ordine di Malta che occupa parte della struttura e la valorizza con iniziative assistenziali e anche di rappresentanza e di prestigio internazionale. Non si può consentire che un pilastro della storia e delle radici cristiane di Genova possa essere snaturato e profanato con utilizzi anomali e talora provocatori come vorrebbe fare il sindaco Vincenzi".

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Lega, l'altolà di bagnasco (sezione: Laici e chierici)

( da "Repubblica, La" del 10-08-2008)

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Pagina I - Genova Un secco comunicato di condanna, mentre si diffonde la voce di un incontro tra il cardinale e il ministro Maroni Lega, l'altolà di Bagnasco Bacchettate della Curia sullo show di Borghezio alla Commenda L'estemporaneo giuramento-blitz in San Giovanni di Pré inscenato dal leghista Mario Borghezio per difendere la Commenda dalla paventata invasione islamica, suscita uno stringato quanto secco comunicato di disapprovazione da parte della Curia genovese, che vede invece di buon occhio la nascita del centro interreligioso. "Senza l'esplicita autorizzazione ecclesiastica nessuno può utilizzare una chiesa cattolica per gesti o manifestazioni che non siano la preghiera personale o la partecipazione agli atti del culto cattolico" fa sapere la Curia. E si diffonde la voce, anche senza conferme ufficiali, che durante la villeggiatura in Alto Adige il cardinale Angelo Bagnasco, rientrato a Genova proprio venerdì sera, abbia avuto un incontro con il ministro dell'Interno Roberto Maroni, anche lui leghista, nel corso del quale si sarebbe arlato anche dell'iniziativa genovese. Intanto Plinio e Rosso, consiglieri regionali pro-referendum, chiedono di incontrare l'ordine di malta, a cui è affidata parte della Commenda, per valutare come contrastare il centro interreligioso. ALFONSO A PAGINA VII.

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Dai manager ai creativi, le <tribù> di chi resta (sezione: Laici e chierici)

( da "Corriere della Sera" del 10-08-2008)

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Corriere della Sera - MILANO - sezione: Cronaca di Milano - data: 2008-08-10 num: - pag: 3 categoria: REDAZIONALE Metropolitani Si trovano all'aperitivo, riempiono i locali di sera. "Le vacanze? Fuori stagione" Dai manager ai creativi, le "tribù" di chi resta Le tribù si riconoscono da segni distintivi. Anche quelle metropolitane. Anche in agosto. I bancari sono pallidi, hanno l'aria provata. Soprattutto durante la pausa-pranzo, quando cercano un bar dove fermarsi a mangiare un panino e non lo trovano, visto che quello dietro l'angolo è chiuso per ferie. Le signore "bene" over 50 si vedono in centro solo tra il martedì e il giovedì, giorni ideali per tornare a Milano ("dal Forte" o "da Santa ") per ravvivare il colore un po' sbiadito della capigliatura. Più giovani: "emo" (jeans aderenti, occhi truccati di nero, cintura con borchie), punk e metallari si danno appuntamento al Parco delle Basiliche. I trenta quarantenni, invece, orfani disperati del bar Radetzky di largo La Foppa (ha appena chiuso), non rinunciano all'aperitivo e si ritrovano - guai perdersi di vista - all'Elettrauto di via Cadore, al bar Magenta, per poi finire da Rossopomodoro (aperto fino a mezzanotte). Ebbene sì, anche loro - non tutti, certo - hanno cominciato a popolare Milano in piena estate. E così, tra creativi (bisogna preparare il Milano film festival, la settimana della moda), single, cinefili che fanno la spola tra la città e Locarno, medici e studenti, cambia il volto della metropoli agostana. Che non è più - anzi, non solo - quella degli immigrati e degli anziani soli, ma anche della classe media, di chi sceglie la vacanza "fuori-stagione" per risparmiare, dei manager che "all'estero mica fanno un mese al mare". Nuovi stili di vita. Mauro Magatti, preside della facoltà di Sociologia alla Cattolica, spiega: "La società di oggi ha esigenze organizzative diverse da quella industriale di 30 anni fa. Tempi e orari sono cambiati, ma nella nostra testa domina ancora il vecchio modello di ferie. E la città ne risente: in molti casi mancano ancora i servizi essenziali Il sociologo Magatti Gli stili di vita sono cambiati ma non nella nostra testa che "chiede" ancora le ferie d'agosto ". Annachiara Sacchi.

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<Gli abitanti dell'estate? Ci sono più anziani ed extracomunitari> (sezione: Laici e chierici)

( da "Corriere della Sera" del 10-08-2008)

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Corriere della Sera - MILANO - sezione: Cronaca di Milano - data: 2008-08-10 num: - pag: 3 categoria: REDAZIONALE Il demografo Rosina "Gli abitanti dell'estate? Ci sono più anziani ed extracomunitari" "La mia impressione è che i residenti agostani siano in aumento perché sono cresciute due componenti: anziani e stranieri". Il professore Alessandro Rosina (insegna demografia alla Cattolica) ad agosto lavora. Fa parte pure lui del popolo che, per un motivo o l'altro, se ne resta in città. Uno di quelli che preferisce l'ufficio al lettino sulla spiaggia. Analizzando il fenomeno dal suo osservatorio, la demografia diventa uno strumento decisivo per comprendere il motivo per cui sempre più milanesi restano in città ad agosto secondo abitudini "invernali". Dice: "Un trentenne trova il modo di andarsene in vacanza, crisi economica o no. Difficilmente ha voglia di restarsene a Milano. Per gli anziani il discorso è diverso: sono stabili e tendono a prediligere la propria abitazione. Ora provate a contare quanti sono gli over 65 oggi e quanti erano solo dieci anni fa". Solo questione di demografia? "Milano ha aumentato la capacità di esser attraente pure a luglio e agosto. Non c'è dubbio. Ragion per cui c'è una componente giovanile che resta con maggior facilità in città. Anche come conseguenza della crisi dei consumi. Poi ci sono altri motivi". Per esempio? "Milano è una società di servizi, post industriale. Vengono meno le esigenze di ferie contingentate e forzate ad agosto. La tendenza di questi nuovi lavoratori è farle in altri periodi dell'anno". Gli stranieri rimangono in città? "Sicuramente più degli italiani. Incidono molto, assieme agli anziani, sulla tipologia di residenti estivi. La riduzione progressiva della popolazione giovanile è in parte compensata dagli immigrati. Il censimento del 2001 parlava in valore assoluto di 87 mila stranieri (6,9%). Ora la percentuale è passata al 12,4. Ecco, per dare un'idea di quanto stiamo dicendo mi soffermerei su questo dato: su 1 milione e 300 mila residenti, 480 mila sono anziani e stranieri". \\ La città ha aumentato la capacità di essere attraente anche nei mesi estivi A.G.

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<Rettori filo-musulmani> Le università turche contro il presidente Gül (sezione: Laici e chierici)

( da "Corriere della Sera" del 10-08-2008)

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Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Esteri - data: 2008-08-10 num: - pag: 13 categoria: REDAZIONALE L'accusa Favoriti gli accademici vicini all'Akp "Rettori filo-musulmani" Le università turche contro il presidente GÜl Gli atenei protestano per le nuove nomine A dieci giorni dalla sentenza che ha salvato il partito islamico, si riaccende la polemica sul secolarismo Ci risiamo. Invece di riflettere sullo scampato pericolo, dopo la sentenza della corte costituzionale che li ha salvati dal naufragio, i massimi vertici dell'Akp, il partito islamico moderato che guida la Turchia, tornano alla tattica di sempre. Invece di cercare il dialogo con i laici, provano nuovamente a forzare la mano. Stavolta, a compiere un passo assai poco avveduto non è il solito premier Recep Tayyip Erdogan, spesso vittima della propria irruenza decisionista, ma la massima autorità istituzionale del paese, il felpato e diplomatico presidente della repubblica Abdullah GÜl. Un uomo che, dopo un passato assai discusso nelle file dei vari partiti islamici che si sono succeduti, sembrava aver imboccato la via del realismo, bilanciando gli errori (anche caratteriali) del suo amico e leader indiscusso del partito Akp. GÜl, esercitando un suo potere, ha nominato 21 nuovi rettori, scatenando la sdegnata reazione di gran parte del mondo universitario. Il perché è presto detto: almeno nove dei prescelti vengono ritenuti assai vicini al partito di governo, con lo scopo - dicono i laici - di islamizzare gli atenei del paese. Si spiegano così le dimissioni di 12 accademici dell'università tecnica di Istanbul e l'intero comitato esecutivo dell'ospedale universitario di Ankara. La procedura per le nomine segue un iter complicato. Si comincia con il voto dei professori, che inviano le loro segnalazioni allo Yok, cioè l'alta commissione per l'istruzione. La quale presenta la lista al capo dello Stato, suggerendo tre gradi di valore. Di solito il presidente segue i suggerimenti, privilegiando le "prime scelte", quindi riconoscendo la volontà e la competenza dell'alta commissione. Che cosa ha fatto invece GÜl? Ha ratificato le nomine di 12 rettori, indicati come i migliori dagli esperti, ma sugli altri ha fatto di testa sua. Per esempio, ha promosso Riz Ayhan, che il suo predecessore, il laico Sezer, aveva respinto. Alla fine, sono stati premiati non pochi accademici ritenuti assai vicini al governo, riaccendendo il risentimento dei difensori del secolarismo; e sono stati puniti alcuni candidati che si erano espressi pubblicamente contro il velo libero nelle università. è certo che questi continui "strappi" non aiutano a cementare quel clima di concordia e di maturità che si respirava dopo il verdetto della corte costituzionale. Al contrario, riaccendono gli animi, con il rischio di un "autunno caldo" proprio in uno dei settori più delicati: quello dell'istruzione. Abdullah GÜl pare davvero un Giano bifronte. Da una parte dimostra assai poco tatto, con un provvedimento alquanto discutibile; dall'altra si conferma il più convinto europeista, che invita tutti, istituzioni, partiti politici, organizzazioni non governative e società civile ad aiutare il paese, promuovendo tutte le riforme democratiche che l'Ue chiede alla Turchia prima di accettarla tra i suoi membri. La scelta dell'Europa "è la politica dello Stato ed è una decisione strategica", ha detto in un'intervista al quotidiano "Milliyet". Tuttavia, il pensiero che queste roboanti e convinte dichiarazioni confliggano con la decisione di creare tensione nel mondo universitario non lo ha neppure sfiorato. Antonio Ferrari.

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Dare addosso agli adoratori di Jagger per evitare noiosi catechismi laici (sezione: Laici e chierici)

( da "Giornale.it, Il" del 10-08-2008)

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N. 190 del 2008-08-10 pagina 27 Dare addosso agli adoratori di Jagger per evitare noiosi catechismi laici di Redazione Ecco i libri che la redazione cultura del Giornale ha letto per voi e che vi segnala, divisi per categorie serie e semiserie. DA NON PERDERE Tutta colpa di Mick Jagger di Cyril Montana (excelsior 1881, pagg. 184, euro 12,50). Un libro folle e stralunato su come venire a patti con i propri genitori ex sessantottini "rimasti sotto" con lo yoga, la vita libera e la psichedelia. Una frase a caso sulla mamma: "Mi aveva anche chiesto se continuavo a mangiare prosciutto e non mi faceva senso mangiare l'anima del maiale... Dopo due o tre ore passate assieme, stavo già andando in paranoia". SE VI FOSSE SFUGGITO Il tramonto dell'Occidente di Oswald Spengler (Longanesi, pagg. 1514, euro 50). Un librone gigantesco che dagli anni Venti ha cambiato il modo di pensare degli europei. Tutti ne parlano, pochi l'hanno davvero letto. Ora torna in libreria. I coraggiosi hanno la loro occasione. DA OMBRELLONE Presto ti sveglierai di Francesco Costa (Salani, pagg. 222, euro 13). Una Napoli delittuosamente surreale dove dalla televisione giungono strane voci che ci invitano all'omicidio. Una "commedia" con grandi punte di amarezza spiritosa come una canzone di Carosone". DA TASCA Due delitti celebri di Alexandre Dumas (Edizioni Spartaco, pagg. 192, euro 13,50). Giovanna di Napoli e Nisida sono due dei diciotto crimes célèbres che Alexander Dumas pubblicò tra il 1839 e il 1840. Fatti veri che il grande narratore arricchì di pathos e violenza per compiacere i lettori francesi. Due racconti di ambientazione napoletana perfetti per taschini ottocenteschi e borghesi. DA CESTINO Catechismo anticlericale per credenti e laici di Aldo Colonna (Castelvecchi, pagg. 222, euro 16). Ai laici una volta non piaceva avere catechismi di nessun tipo, quanto ai credenti be'... Se poi il catechismo è un elencazione di mali della Chiesa, quanto mai banale, forse è meglio tornare al vecchio Voltaire. © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano.

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Nella chiesa di regime la messa più difficile del presidente Bush (sezione: Laici e chierici)

( da "Giornale.it, Il" del 10-08-2008)

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N. 190 del 2008-08-10 pagina 6 Nella chiesa di regime la messa più difficile del presidente Bush di Redazione Compromesso tra Casa Bianca e Pechino: il capo di Stato Usa oggi a una funzione autorizzata. Atteso un appello alla libertà di culto George Bush, come noto, è molto credente e stamane a Pechino andrà a Messa. Ma non sarà una funzione come quelle a cui è abituato ad assistere quando è in viaggio per il mondo. Perché la chiesa che lo ospiterà non è libera, ma controllata dal regime. E mentre ci si aspetta che, alla fine del culto, il presidente americano lanci un vibrante appello in favore della libertà religiosa, c'è chi lo accusa di scarsa coerenza. Insomma, quella di oggi si annuncia come la messa più complicata dei suoi otto anni di presidenza. Le premesse, d'altronde, sono state tutt'altro che incoraggianti. Nei giorni scorsi il regime aveva allontanato le personalità religiose, cristiane e buddiste, che lo stesso Bush si proponeva di vedere durante la visita. Poi le cancellerie hanno negoziato duramente per stabilire il luogo della funzione religiosa. Il capo della Casa Bianca aveva chiesto di poter pregare in una cappella creata dai fedeli in un'abitazione privata, una delle "Case-Chiese" autorizzate dal governo comunista, ma meno controllate dalla censura. Pechino, tuttavia, si è opposta, nel timore che quel gesto potesse essere interpretato dai fedeli come un incoraggiamento a ribellarsi alle Chiese ufficiali. La situazione religiosa in Cina è assai complicata. Il regime permette che vengano professati molti culti, anche cristiani, ma solo con personale registrato presso l'Ufficio affari religiosi. Insomma, i preti devono essere fedeli al governo. Una limitazione che la Santa Sede, le principali Chiese protestanti e, ovviamente, il Dalai Lama hanno sempre rifiutato. Così, a titolo di esempio, oggi ci sarebbero quattro milioni di cattolici ufficiali, mentre quelli fuorilegge sarebbero il doppio. Il braccio di ferro tra Washington e Pechino si è concluso con questo accordo: Bush si recherà nella chiesa protestante di Kuanje, che pur essendo riconosciuta dal regime, ospita seminari frequentati da sacerdoti delle Case-Chiese. Un compromesso, che, però, Amnesty International ha duramente biasimato: "In questo modo apre la strada alle autorità cinesi per limitare ulteriormente la libertà religiosa, perché le Chiese ufficiali vengono di fatto riconosciute dal presidente degli Stati Uniti", ha dichiarato ha dichiarato T. Kumar, uno dei direttori dell'organizzazione. Insomma, secondo Amnesty, Bush rischia di ottenere l'opposto di ciò che si era proposto. Ecco perché ci si aspetta che il discorso di oggi sia molto incisivo, tanto più che verrà pronunciato poche ore prima dell'incontro ufficiale con il presidente Hu Jintao. La Commissione americana per la libertà religiosa vuole che Bush chieda il rilascio di una trentina di preti e vescovi cattolici arrestati dalla polizia negli ultimi anni. Altre organizzazioni hanno fatto pervenire alla Casa Bianca l'elenco dei pastori protestanti spariti e dei monaci buddisti incarcerati. Ieri nel consueto discorso radiofonico trasmesso negli Usa, il presidente ha ribadito la sua "profonda preoccupazione" per la situazione delle libertà e dei diritti umani in Cina. Che cosa dirà oggi? © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano.

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La Dc si riunisce per dire addio a Gava (sezione: Laici e chierici)

( da "Giornale.it, Il" del 10-08-2008)

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N. 190 del 2008-08-10 pagina 14 La Dc si riunisce per dire addio a Gava di Roberto Scafuri da Roma Non avesse resistito la forte fibra all'ictus che lo colpì nel Novanta, i funerali di Antonio Gava sarebbero stati, come suol dirsi oggi, un "evento". Evento di Palazzo, ma che avrebbe attirato bosco e sottobosco politico, come mosche al miele. Tale la portata dell'uomo, tale il potere che incarnava. Eppure una partecipazione formale e di convenienza avrebbe tradito ciò che Gava ha significato per decenni, per il Paese e per il partito di maggioranza relativa. Figlio di uno dei fondatori del Partito popolare sturziano, "don Antonio" è stata una di quelle figure che, più di qualsiasi trattato, spiega che cosa sia stata la Dc. È stato così giusto che la partecipazione ai suoi funerali, svoltisi ieri alla basilica di San Pietro e Paolo all'Eur, sia stata all'insegna soltanto del dolore dei familiari e di quello dei colleghi (amici e nemici) di una volta. C'era tutta la Dc sopravvissuta alle temperie, al rito celebrato dal vescovo di Terni, monsignor Paglia, suo amico e confessore. A cominciare, ovvio, dal sempiterno Giulio Andreotti, capo di una corrente antagonista ma spesso alleata alla "Corrente del Golfo" che imperversò nella Balena bianca negli anni Ottanta e che inventò (pare proprio per intuizione di Gava) il celebre "Caf" (l'alleanza Craxi, Andreotti, Forlani). E poi Arnaldo Forlani, che del doroteismo gavianeo fu versione apparentemente meno aggressiva, e dunque più coriacea. Naturalmente l'ex giovane forlaniano Casini, l'ex segretario Bianco, l'ex sindaco Darida, e il ministro Rotondi (in rappresentanza del governo). Era presente anche Vincenzo Scotti, esponente della generazione successiva a quella di Gava, eppure per lunghi anni sodale di quella del "padre nobile" di Castellammare di Stabia. E Paolo Cirino Pomicino, che con la sua vivacità s'incaricò di far largo all'andreottismo a Napoli, trovandosi spesso di fronte proprio allo strapotere di quello che veniva chiamato "Viceré" (altro che Bassolino). "Io e Antonio eravamo come cane e gatto, nella Dc napoletana", il commosso ricordo di Pomicino, che offre una traccia su ciò che fu. "Si litigava, ma litigando si raggiungevano accordi: la Dc era un partito a maglie larghe, chi aveva la tessera poteva tessere...". Senza dubbio un signore delle tessere, Gava. Fervente cattolico fino all'ultimo, e fino all'ultimo sostenitore dell'unità dei cattolici in politica. Carattere segnato "dall'umiltà, mai incline a esibizioni o teatralità", un agire politico "all'insegna dell'austerità e della modestia". Ma anche tessitore di mille rapporti, don Antonio, che gli costarono sospetti atroci e lo strazio di Tangentopoli, fino alla carcerazione e agli ultimi tredici anni di sofferenze giudiziarie. Da cui però uscì con un'assoluzione piena, ieri diventata un po' il leit motiv della cerimonia, e riscatto postumo della Balena bianca spazzata via dai giudici. "Uno scrittore inglese - ha detto Forlani - scrisse che la verità cammina a passo normale, mentre le bugie volano e fanno in poco tempo il giro del mondo. Ma Antonio avrebbe accolto tutto questo con uno dei suoi sorrisi, non penso che si aspettasse riparazioni qui, su questo mondo...". © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano.

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Borghezio: <Mi scuso per il giuramento in chiesa> (sezione: Laici e chierici)

( da "Giornale.it, Il" del 10-08-2008)

Argomenti: Laicita'

N. 190 del 2008-08-10 pagina 21 Borghezio: "Mi scuso per il giuramento in chiesa" di Redazione Genova. Il giorno dopo il giuramento da novello cavaliere della cristianità, fatto dentro alla chiesa della Commenda di Prè che il sindaco genovese Marta Vincenzi vorrebbe trasformare in un centro multireligioso aperto anche ai musulmani, l'europarlamentare leghista Mario Borghezio si scusa con la curia. "Non sapevo fosse una chiesa" ha spiegato al Giornale. Borghezio ha anche chiarito alcune dichiarazioni che gli sono state attribuite: "La pulizia etnica di cui ho parlato era una battuta, visto che abbiamo dovuto ripulire la piazza della Commenda. La Lega non vuole fare male a nessuno, ma difendere l'identità cristiana, padana e genovese". L'europarlamentare ha confermato, invece, il riferimento al "sasso del balilla". La leggenda secondo cui, nel Settecento, nel corso dell'occupazione austriaca di Genova, un ragazzo del popolo ebbe il coraggio di sfidare le truppe nemiche a colpi di pietra. "È lo spirito della Lega" ha detto. Sempre ieri è giunto il commento caustico di Giuseppe Giulietti, portavoce di Articolo 21, l'associazione di giornalisti: "Siamo sicuri che la Chiesa invece di scomunicarlo deciderà di affidarlo alle cure della Caritas che tratta con uguale passione tutti i casi, a prescindere dalla nazionalità". Ma Borghezio non demorde: "A Genova e in tutta la Padania la Lega continuerà la sua battaglia". D'altronde a Genova il "gesto dell'ombrello è stato fatto come è anche stato alzato il dito medio all'indirizzo dei contestatori del comizio. L'arcivescovo di Genova Angelo Bagnasco ha già espresso in una nota "tutta la sua disapprovazione" per il gesto riaffermando il principio per il quale "senza l'esplicita autorizzazione ecclesiastica, nessuno può utilizzare una chiesa cattolica per gesti o manifestazioni che non siano la preghiera personale o la partecipazione agli atti del culto cattolico". © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano.

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TIPI ITALIANI (sezione: Laici e chierici)

( da "Giornale.it, Il" del 10-08-2008)

Argomenti: Laicita'

N. 190 del 2008-08-10 pagina 22 TIPI ITALIANI di Stefano Lorenzetto Neuropsichiatra infantile, è nipote di Mario Tobino, il primario-scrittore del manicomio di Maggiano: "Lo accompagnai nell'ultimo viaggio". Da lui ha imparato che la malattia mentale richiede smorfie, sorrisi e carezze Lo zio Michele ride, scherza, distribuisce complimenti e carezze, contrae il viso in smorfie da clown, talvolta urla, spesso si fa prendere per il naso, e non in senso metaforico. Ha qualche concorrente nel Regno Unito, in Svezia, negli Stati Uniti. In Italia no, è riconosciuto come il numero uno. Lo zio Michele possiede una sensibilità rabdomantica: riesce ad aprire casseforti di cui nessuno conosce la combinazione. Forzieri speciali che si muovono, respirano e interagiscono con lui, perché sono fatti di carne. Bambini autistici. "Fortezze vuote", per il famoso psicologo Bruno Bettelheim. Ma non per il professor Michele Zappella, neuropsichiatra infantile e pediatra, specializzato in malattie nervose e mentali. In 35 anni che si occupa di loro ne ha curati più di 10.000. Molti sono migliorati, alcuni guariti. Iniziò nel reparto da lui stesso fondato all'ospedale di Siena, un ex convento. Nonostante il primario abbia un aspetto badiale, là dentro, per le antiche scale, non s'è mai sentito un monaco o un missionario, l'officiante di una religione laica, "l'ho sempre inteso solo come un dovere civile verso gli altri e verso il mio Paese". Suo zio Mario - perché anche lo zio Michele ha avuto un parente che ha contato molto nella propria formazione - visse per 40 anni un'esperienza analoga nel decrepito manicomio di Maggiano (Lucca) e ci ricavò il suo romanzo più noto, Per le antiche scale, appunto. Quando faccio notare a Zappella che assomiglia in modo impressionante a lui, allo psichiatra-scrittore Mario Tobino, la sua bocca si allarga in un'espressione di stupefatta malinconia: "Bisogna farlo bene, fino in fondo, il nipote di uno zio così". Il neuropsichiatra infantile è figlio di Clotilde, detta Tilde, la sorella maggiore di Tobino. L'11 dicembre 1991 ebbe il privilegio d'accompagnare l'illustre zio in quello che sarebbe stato l'ultimo viaggio, ad Agrigento, dove gli conferivano il premio Luigi Pirandello: "Ma a lui, più che il riconoscimento, interessava il mare. Guardava al di là del Mediterraneo, come se sognasse di tornare in quel deserto della Libia al quale quarant'anni prima aveva dedicato l'omonimo romanzo che rievoca la sua odissea di ufficiale medico durante la seconda guerra mondiale. Lo zio ne avrebbe compiuti 81, portati malissimo, di lì a pochi giorni. Ebbi la sensazione che quel premio fosse una sfida alla morte. Durante la cerimonia raccontò ai giovani la sua vita. Alla sera volle stare con loro al ristorante fin dopo la mezzanotte. Mangiò, bevve, scherzò anche pesantemente con le donne come un ventenne. Il mattino seguente fu schiantato dall'ennesimo infarto. Una morte in palcoscenico, come Molière". Il professor Zappella, in pensione da un anno e mezzo, ha festeggiato i 72 a marzo e oggi continua a curare i suoi piccoli pazienti per le nuove scale dell'ospedale della Versilia, un avveniristico complesso sanitario che sorge a Lido di Camaiore, a pochi chilometri dal Piazzone della sua Viareggio, su cui si apriva la finestra della camera dello zio Mario. È consulente dell'unità operativa di neuropsichiatria infantile diretta dal dottor Giorgio Pini. Ma visita anche a Siena, dove abita, a Roma e a Corigliano Calabro, un omaggio alla moglie che è nata lì ma soprattutto un favore alle famiglie disagiate del Sud, perché il metodo di cura messo a punto dal professor Zappella comporta sedute di apprendimento e richiede l'assidua partecipazione di mamme e papà. Il luminare è presidente del comitato scientifico della Società italiana della sindrome di Rett e fino a cinque anni fa presiedeva la Società italiana della sindrome di Tourette, due malattie neurologiche di eccezionale rarità e gravità. La prima colpisce solo le bambine dopo il primo anno di vita e si manifesta con mutismo, epilessia, atrofie muscolari, difficoltà di deambulazione e coazione ad attività ripetitive, simili al lavaggio delle mani; la seconda con atteggiamenti stravaganti, tic e un'irrefrenabile pulsione a pronunciare sconcezze. Tutte sfide, per zio Michele. Che cos'è l'autismo? "Una malattia con spiccata componente genetica che compare nei primi anni di vita con tre caratteristiche: difficoltà grave nello sviluppo delle relazioni sociali; problemi di comunicazione; comportamenti ripetitivi, come dondolare il corpo avanti e indietro, ed ecolalia, la pronuncia ossessiva di parole udite in precedenza". Essere il nipote dello psichiatra Tobino l'ha aiutata nel suo lavoro? "Mio zio mi ha insegnato l'ascolto partecipato. Le malate di mente gli correvano intorno e lui s'immedesimava nel loro delirio: "Lei è una contessa... Prenda la torcia, andiamo! Il cavallo ci aspetta". Ho capito che con i bambini autistici serviva la stessa capacità di avvicinamento. Loro non ti guardano, scappano nell'angolo più lontano della stanza. Allora la prima volta che li incontro vado a prenderli in sala d'attesa e mi congratulo per il loro aspetto. Quando comincia una visita deve iniziare una relazione positiva. La reciprocità fra adulto e bambino è la chiave di tutto". Quanti sono gli autistici in Italia? "Fino agli Anni 70 si riteneva che fossero 4 ogni 10.000 abitanti, quindi lo 0,04% della popolazione. Oggi si sa che questa percentuale è dello 0,6%. Quindi stiamo parlando di un bambino ogni 160 nati". Da 0,04 a 0,6 è un incremento allarmante, il 1400% in più. Come si spiega? "Sono migliorate le tecniche diagnostiche. Ma soprattutto viviamo in una società che punta tutto sulla relazione. Un secolo fa l'impiegato autistico passava inosservato: gli bastavano pennino, calamaio e una discreta calligrafia. Ma oggi? Deve usare il computer, padroneggiare Internet, dialogare col pubblico. Fra il 1961 e il 1965 ho lavorato al Fountain hospital per cerebropatici a Londra e poi in neurologia infantile al Children's hospital di Washington: conoscevamo poco l'autismo, lo giudicavamo un handicap rarissimo. Del resto la definizione clinica era stata data solo vent'anni prima a Baltimora dall'austriaco Leo Kanner, che lo aveva individuato su 11 bambini, nove maschi e due femmine. La medesima proporzione che riscontriamo ai nostri giorni". Negli Stati Uniti si parla dell'autismo come di un'epidemia. "Si è data la colpa alle vaccinazioni, a causa della presenza del mercurio nei preparati. Ma nel 2001 le case farmaceutiche hanno tolto dai vaccini il thimerosal, tiosalicilato di mercurio, e le diagnosi sono aumentate ugualmente. In un distretto del Giappone per un certo periodo le vaccinazioni sono state sospese e anche lì i casi sono cresciuti. Credo che dipenda da una banale concomitanza: l'autismo si manifesta nell'età in cui si eseguono le vaccinazioni". Perché ha deciso di occuparsi proprio di questa patologia? "Nel 1973 mi fu portato in reparto Pino, 8 anni. Era un caso difficile, un gigante cerebrale, con un capoccione enorme. Disgrazia volle che quel giorno i dirigenti amministrativi venissero a farmi perdere tempo per discutere di problemi logistici. Quando uscii dal mio studio, Pino non c'era più: la mamma, stufa d'aspettare, lo aveva riportato a casa. Il giorno dopo andai io a cercarli. Abitavano a Scrofiano, non lontano da Siena, in un modesto alloggio. Pino toccava quasi il soffitto con la testa. Non riuscii a curarlo". Le famiglie dei piccoli malati spesso si colpevolizzano. "È la conseguenza di un passato molto brutto, quando la psicoanalisi pensava che l'autismo fosse il frutto di difficoltà nel rapporto madre-figlio, anziché di alterazioni dell'amigdala, del cervelletto e dell'ippocampo. Mi hanno portato una bimba con la sindrome di Rett che per nove anni, dico nove anni, è stata sottoposta inutilmente a cinque sedute settimanali dallo psicoanalista. Di errori i seguaci di Freud ne hanno fatti tanti". La maggior parte delle coppie che hanno un figlio autistico nel giro di pochi anni si separano. "È vero. Quasi sempre è il marito che se ne va, lasciando la moglie da sola ad affrontare la situazione". Un autistico può diventare pericoloso per sé e per gli altri? "Nella maggioranza dei casi no. Però alcuni sono molto ritardati, non capiscono le regole, hanno bisogno d'essere accuditi. È vero che la scuola pubblica assegna a ciascuno di loro un'insegnante di sostegno e spesso un'assistente, tuttavia la pretesa di integrare tutti appartiene al radicalismo estremo. Vedo ragazzi d'ogni parte d'Italia: cominciano a star bene quando le scuole chiudono e vanno al mare. Bisogna sempre aver presente che si tratta di persone molto sensibili, più permeabili di altre all'aggressività scatenata da patologie sovrapposte, come la depressione, l'agitazione motoria, il disturbo maniacale. Non riuscivo a curare un bimbo di Prato in perenne agitazione. Inserito in un centro speciale, non ha più avuto bisogno di medicine". E una volta terminata la scuola dell'obbligo? "Subentra il vuoto. Gravitano sulla famiglia o sui centri diurni. Quelli più intelligenti, i cosiddetti asperger, possono trovare collocazioni terapeutiche mirate. Seguo un trentenne che è un fuoriclasse della chimica, s'è laureato con ottimi voti in Abruzzo. Lavorava in una università del Centro Italia, ma, vinto dalla depressione, ha tentato il suicidio. L'hanno salvato. Ora ha cominciato un dottorato di ricerca nello stesso ateneo e va meglio". Come si cura l'autismo? "I ritardati e i ripetitivi, anche se parlano, hanno bisogno d'essere organizzati mediante l'uso delle immagini. Sapere come vanno fatte determinate cose li tranquillizza". Sono uomini d'ordine. "Super ordine. Per mandare in crisi un mio paziente che lavora in un vivaio di piante è bastato che il proprietario della serra gli cambiasse mansione dalla mattina al pomeriggio". E i meno gravi come si curano? "Bisogna fornirgli i mattoni per sviluppare le relazioni. Perché non conoscono le modalità di approccio, non sanno chiedere al compagno di banco: "Mi presti la gomma?". Quindi per loro invento scenette teatrali in cui ci scambiamo i ruoli. Ciao Giovanni, bella giornata, oggi. "Ciao zio Michele, bella giornata, oggi". Stesso percorso per genitori, insegnanti e terapisti". La leggenda di zio Michele quando è nata? "Non me lo ricordo nemmeno più. Incontravo parecchie famiglie di Napoli e mi preoccupavo che i piccoli non vedessero in me il medico in camice bianco che fa le punture, che mette paura. Qualche genitore diceva al figlio: "Siamo venuti a trovare zi' Michele". Ha avuto successo". Dove trova tutta questa pazienza? "Stare con un autistico per un'ora è diverso dallo starci tutto il giorno. La sera, anche adesso che sono anziano, quando finisco le visite mi sento benissimo, non sono mai stanco. Ho un forte ritorno affettivo da questi bambini che non vorrebbero andarsene dal mio studio. Mi mantengono giovane. Teo, un giovanotto della Lucania che oggi lavora in un ristorante, mi fu portato negli Anni 80 da padre, madre e nonno. Dopo poche sedute, parlava. Dissi loro: "Teo è guarito". Se lei avesse visto la felicità di quel nonno... Molto tempo dopo vado a un convegno in Campania. Al termine dei lavori mi ritrovo quest'uomo sulla porta che mi aspetta con ceste piene di ogni bendidio. Impagabile". Dall'autismo si guarisce, dunque. "L'autismo è plurale, sono diverse malattie in una. Nel 5-7% dei casi è reversibile, per esempio quando nasce da deprivazioni ambientali, vedi il caso dei piccoli rumeni segregati negli orfanotrofi di Ceausescu". Esistono davvero geni come l'autistico Raymond interpretato vent'anni fa da Dustin Hoffman nel film Rain man? "Certamente. Il savant ha queste capacità straordinarie e misteriose, soprattutto di tipo matematico. Io gli chiedo: che giorno era il 7 maggio 1998? Lui risponde di getto: giovedì. Vado a controllare ed è vero. C'è una teoria che attribuisce l'autismo a un'anomalia nelle connessioni cerebrali. Se è vera, devono esistere delle iperconnessioni a noi ignote". Ho letto che lei si occupa anche di bullismo. Che c'entra con l'autismo? "C'entra, purtroppo. Un giorno mi arriva in stato catatonico un autistico grave di 17 anni. I genitori mi raccontano che il fratello di 14, vittima dei compagni a scuola, è stato sbattuto contro una cancellata fino a fratturargli la clavicola. L'episodio violento aveva sovvertito per qualche giorno l'ordine familiare e il ragazzo più grande, sentitosi perso, era finito al pronto soccorso, dove l'avevano imbottito di neurolettici. M'è sembrata un'ingiustizia intollerabile". E che cosa ha fatto? "Ho cominciato a documentarmi, scoprendo che il bullismo colpisce sistematicamente autistici, iperattivi, neri, intelligenti e obesi. E come reagisce la scuola? Con risposte inadeguate. Ho letto di una studentessa di 16 anni spogliata nuda perché considerata secchiona. Sa qual è stato il castigo per i bulli? Li hanno mandati a pulire i bagni. Che cosa devono pensare i bidelli? Che il loro è un lavoro disonorevole? Lo trovo spaventoso. Alla vittima non è stata offerta alcuna protezione". Lei che propone? "Non occorre essere geni: basta andare a vedere che cosa s'è fatto in Scandinavia o leggersi il programma di prevenzione del bullismo compilato dalla dottoressa Rachel Vreeman, ricercatrice della scuola di medicina dell'Indiana University. Negli Usa ben 35 Stati su 50 si sono dotati di un'apposita legislazione per arginare questo deprecabile fenomeno". In Italia non si possono sospendere i violenti dalle lezioni in ossequio al diritto allo studio. "In Italia si fa una gran confusione. Il bullismo induce disturbi depressivi, istinti suicidari, sintomi psicotici. Fior di statistiche attestano che chi è bullo da adolescente spesso diventa inquilino di prigioni da adulto. La censura contro questi individui dovrebbe essere rapidissima, la sanzione severissima. Ma nel 1998, quand'era ministro della Pubblica istruzione Luigi Berlinguer, fu varato uno Statuto delle studentesse e degli studenti che offre tali e tante garanzie da rendere di fatto impossibile l'immediata punizione dei colpevoli. Una roba scandalosa". (419. Continua) stefano.lorenzetto@ilgiornale.it © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano.

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Letta chiama bertone e scatta la "correzione" - claudio tito (sezione: Laici e chierici)

( da "Repubblica, La" del 15-08-2008)

Argomenti: Laicita'

Telefonata da Palazzo Chigi al segretario di Stato vaticano Letta chiama Bertone e scatta la "correzione" I "ruiniani" irritati per la scelta del portavoce vaticano di parlare anche a nome dei vescovi italiani: "Irrituale". Ma così è stato riaffermato che ora dell'Italia si occupa la Santa Sede CLAUDIO TITO ROMA - Una telefonata. Un colloquio per chiedere chiarimenti. E per sollecitare una presa di distanza da Famiglia cristiana. L'attacco del settimanale dei Paolini contro il governo ha fatto scattare l'allarme a Palazzo Chigi. Giovedì sera è stato Gianni Letta a muoversi. A far sentire la voce dell'esecutivo. Ha attivato i suoi canali "diplomatici" con il Vaticano per far pervenire la protesta della Presidenza del consiglio. Il sottosegretario di Silvio Berlusconi ha parlato direttamente con il Segretario di Stato, Tarcisio Bertone, mettendo in moto una sorta di procedura ufficiale. Come fosse una vertenza tra Stati. E a lui ha chiesto spiegazioni sui due pesanti editoriali pubblicati nel giro di una sola settimana dal settimanale più venduto in Italia. Il braccio destro del Cavaliere era soprattutto preoccupato che la posizione di Famiglia Cristiana potesse essere ufficiosamente ascritta alla Santa Sede. Un pericolo di cui Letta aveva parlato l'altro ieri direttamente con il premier in vacanza a Porto Rotondo. Su questo tema Berlusconi è particolarmente sensibile: è convinto infatti che uno degli elementi potenzialmente in grado di interrompere la "luna di miele" con gli italiani sia proprio l'eventuale deteriorarsi dei rapporti con la Chiesa. Il mondo cattolico, in particolare, non ha nascosto le sue critiche ai provvedimenti sull'immigrazione. "Una cosa che non possiamo permetterci, bisogna chiarire subito" ha convenuto il premier con Letta. Il quale ha anche incoraggiato il Cavaliere a sensibilizzare tutti i ministri su questo punto. La telefonata a Bertone un risultato l'ha ottenuto: la precisazione del portavoce della Santa Sede. Una nota non formale - non è stata inserita nel bollettino della Sala stampa vaticana - ma che è esattamente il frutto della "protesta" di Palazzo Chigi. Un intervento che, senza entrare nel merito della polemica, si limita a ribadire un aspetto che dovrebbe essere scontato: la rivista dei Paolini non rappresenta la Santa Sede e nemmeno la Conferenza episcopale italiana. Eppure in quelle poche parole molti non hanno letto solo la necessità di non compromettere il dialogo tra il governo di centrodestra e lo Stato Vaticano, ma anche la volontà di lanciare qualche segnale all'interno del mondo cattolico. La componente "ruiniana", ancora molto forte nella Cei, non ha infatti preso molto bene la scelta di padre Lombardi di parlare anche a nome dei vescovi italiani. "Uno scivolone, una scelta davvero irrituale" si lamentano i fedelissimi dell'ex presidente della Cei. Eppure il passo del portavoce vaticano non è stato uno "scivolone", bensì una scelta studiata. E comunicata in anticipo agli attuali vertici della Cei. Segno che la "battaglia" interna non è affatto chiusa. Del resto, dal suo insediamento il cardinal Bertone ha avocato a sè la competenza sulla politica interna italiana. Lo aveva scritto anche in una lettera ai vescovi. Così, anche in vista delle decisioni relative ad alcune sedi vescovili vacanti (Firenze, ad esempio, cui punta il "ruiniano" Betori), il Segretario di Stato ha voluto mettere di nuovo i puntini sulle "i". Un conflitto che in parte tocca anche Famiglia Cristiana - le cui vendite sono in netto calo - e i Paolini. Anche nella Società di San Paolo sembrano ormai lontani i tempi in cui stampavano il libro autobiografico del Pontefice "La mia vita" e il settimanale di riferimento - grazie all'amicizia di don Tarsia con Ratzinger - pubblicava il calendario con le foto, appunto, di Benedetto XVI.

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Giudice in affari col mafioso, è polemica i magistrati: mina la nostra credibilità - alberto custodero (sezione: Laici e chierici)

( da "Repubblica, La" del 15-08-2008)

Argomenti: Laicita'

Cronaca Ma il procuratore di Crotone insiste: non sono al soldo di nessuno, l'etica non si compra Giudice in affari col mafioso, è polemica i magistrati: mina la nostra credibilità Il presidente della Associazione magistrati: a capo degli uffici vadano i più meritevoli ALBERTO CUSTODERO ROMA - Per l'Anm, il caso del procuratore di Crotone, Franco Tricoli, che sta per diventare consulente dell'imprenditore colluso con la 'ndrangheta Raffaele Vrenna, "mina la credibilità della magistratura". Esponenti del Csm, invece, temono che "le situazioni di "contiguità" fra magistrati e ambienti compromettenti siano molte, e non solo al Sud". Nonostante le polemiche che lo riguardano, tuttavia, il dottor Tricoli, che da lunedì prossimo, quando andrà in pensione, potrebbe diventare capo del blind-trust che amministra le aziende dell'imprenditore Raffaele Vrenna, condannato a 4 anni per concorso esterno in associazione mafiosa, continua a difendersi. "Non sono al soldo di nessuno - ha dichiarato il procuratore - non ci sono denari che possano comprare l'etica e la trasparenza di una persona". E continua a difendere pure la sua segretaria, nonché moglie dello stesso Vrenna. "Ho la massima fiducia nella mia collaboratrice - ha ribadito - non ha mai demeritato. è una delle poche che ha un certa professionalità e affidabilità, le misure di prevenzione antimafia erano affidate solo a lei". Di diverso avviso, sulla vicenda, il parere di esponenti dell'Associazione nazionale magistrati e del Csm. "Il nostro modello di magistrato - ha dichiarato Luca Palamara, presidente nazionale dell'Anm - è quello che, oltre ad essere, appaia anche imparziale". "La vicenda di Crotone - ha aggiunto - ripropone con piena attualità la necessità che il Csm, nella nomina dei dirigenti di uffici giudiziari, persegua la linea di individuare i più meritevoli. è proprio questa la strada attraverso la quale, con dirigenti appositamente selezionati, possono superarsi anche le problematiche degli uffici giudiziari del Meridione che andranno sempre più in sofferenza in virtù della norma che impedisce ai magistrati di prima nomina di assumere funzioni requirenti e monocratiche di primo grado". "In altre parole - ha concluso Palamara - come Anm diciamo di mandare i giovani anche nelle prime sedi, però ciò deve presupporre un procuratore capo forte, che sia in grado di guidare l'ufficio". Rincara la dose Piergiorgio Morosini, del direttivo della giunta esecutiva dell'Anm. "Vorrei sapere - s'è chiesto Morosini - se il procuratore di Crotone aveva avvisato le autorità competenti che la sua segretaria era la moglie dell'imprenditore indagato dal suo ufficio, al fine di assegnarla a un diverso incarico". "Ma sullo sfondo di questa vicenda - dice ancora Morosini - c'è il tema della credibilità della magistratura in terre connotate dalla pervasiva presenza di "mafie" storiche. Oggi l'ordinamento fornisce antidoti incisivi per prevenire incrostazioni e intrecci pericolosi fra istituzione giudiziaria e malavitosi, dalla temporaneità degli incarichi direttivi a quella delle funzioni, dall'effettivo controllo degli incarichi extragiudiziari all'incompatibilità parentale". A Celestina Tinelli, membro laico del Csm, "piace l'idea che un magistrato si senta tale per tutta la vita, e che non se ne dimentichi quando va in pensione". "Il fatto che vada a fare il consulente del marito della sua segretaria - ha concluso Tinelli - condannato in primo grado per reati così gravi, non aiuta l'immagine di tutta la magistratura".

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Schiaffo a famiglia cristiana il vaticano: non ci rappresenta - mauro favale (sezione: Laici e chierici)

( da "Repubblica, La" del 15-08-2008)

Argomenti: Laicita'

Schiaffo a Famiglia Cristiana Il Vaticano: non ci rappresenta Nota dopo l'allarme-fascismo. "Estranea anche la Cei" Gasparri: è più di una vittoria in tribunale. Di Pietro: io sto con il settimanale MAURO FAVALE ROMA - "Famiglia Cristiana non ha titolo per esprimere né la linea della Santa Sede né quella della Conferenza episcopale". Sono le 10.30 del mattino quando Padre Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa vaticana, pronuncia queste parole. Nemmeno 24 ore dopo le polemiche, giusto una notte di distanza dalle reciproche accuse di fascismo tra Famiglia Cristiana e governo. Una presa di distanze, quella di padre Lombardi, argomentata così: "Il settimanale è una testata importante della realtà cattolica ma le sue posizioni sono esclusivamente responsabilità della sua direzione". Per la direzione del settimanale Paolino non è una "sconfessione". Ma nel centrodestra si canta vittoria. Dopo settimane di polemiche a bassa intensità (nei primi 100 giorni di governo Famiglia Cristiana ha criticato l'esecutivo già in sette occasioni), mercoledì i toni si sono alzati, alimentati da due editoriali di Famiglia Cristiana che attaccavano le politiche di Berlusconi su immigrazione e sicurezza, paventando il rischio di un "ritorno al fascismo sotto altre forme". Analisi nel merito della quale non entra Padre Lombardi. Le sue parole, però, offrono una sponda al Pdl. Maurizio Gasparri, che aveva annunciato querela nei confronti del direttore del settimanale don Antonio Sciortino, è soddisfatto: "Una sconfessione di questa portava vale mille volte di più di una vittoria processuale per gli insulti subiti". Poi un affondo contro il direttore e la sua "condotta personale tutt'altro che in linea ? dice il capogruppo Pdl alla Camera ? con la solidarietà agli ultimi". Il sottosegretario Carlo Giovanardi, che mercoledì aveva girato a Famiglia Cristiana l'accusa di "fascismo", ieri ha commentato così: "L'impegno sociale del governo è la risposta migliore a chi vuole confondere questa maggioranza con esperienze storiche che con la nostra ispirazione cristiana non hanno nulla a che spartire". Il ministro Gianfranco Rotondi liquida la polemica parlando di "tecnica pubblicitaria collaudata" utilizzata da Famiglia Cristiana, ma anche di un linguaggio "che non si addice alla storia del settimanale". Contro si schierano anche i socialisti: "C'è differenza tra un regime fascista e un governo scelto con un voto libero". Per Francesco Giro, Pdl, "la polemica è ormai chiusa". Non sono di questo avviso nel centrosinistra. Per Massimo Donadi, capogruppo Idv a Montecitorio, "gli attacchi a Famiglia Cristiana sono peggio delle epurazioni Rai e dell'editto bulgaro". Più duro ancora Antonio Di Pietro: "Il settimanale è nel giusto perché la linea politica del governo è quella di un fascismo moderno". Rifondazione Comunista, con il suo segretario Paolo Ferrero, esprime la sua piena solidarietà al direttore Sciortino e poi argomenta: "Il segno del regime sono i nuovi Cpt, i centri di permanenza per immigrati". Per l'Udc, "Famiglia Cristiana risponde solo ai suoi lettori". E dal Pd parla Pierluigi Castagnetti: "Il bersaglio di Famiglia Cristiana siamo noi cattolici in politica: dovremmo essere più sensibili ad alzare la voce di fronte a ogni rischio di degrado civile e morale. Se non lo facciamo, la stampa interviene per supplenza".

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"la destra sbaglia a esultare ascolti le critiche come feci io" - umberto rosso (sezione: Laici e chierici)

( da "Repubblica, La" del 15-08-2008)

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L'ex ministro Bindi: "Famiglia Cristiana" ha colto la mutazione genetica imposta da Berlusconi "La destra sbaglia a esultare ascolti le critiche come feci io" Bondi pensa di avere l'esclusiva del buono e del giusto. Se qualcuno dissente, ecco l'accusa di catto-comunismo UMBERTO ROSSO ROMA - "Non esulterei tanto, al posto del centrodestra". E perché, onorevole Rosy Bindi? "Perché quella di monsignor Lombardi è un'ovvia precisazione. Famiglia Cristiana è un settimanale libero, che esprime proprie opinioni". Non è una sconfessione, quindi? "Non c'entra nulla. E' una inevitabile presa di posizione per la campagna isterica e sguaiata del centrodestra. Che adesso il Pdl si senta rassicurato, e canti vittoria, la dice lunga su quel che per loro è la democrazia". In che senso? "La democrazia come gioco di vertice, rapporti di potere. Siccome Famiglia Cristiana non è la voce ufficiale di uno Stato, lo Stato del Vaticano, eccoli là felici e contenti. Che quel giornale faccia opinione non gliene importa nulla. Sottovalutano il valore del consenso". Da sinistra invece si grida alla censura per l'intervento del Vaticano. "Anche nel centrosinistra c'è scarsa conoscenza di certe cose. Non tiriamo in ballo la censura". Condivide l'allarme-fascismo del giornale di don Sciortino? "Evocare il fascismo è improprio, rimanda ad una precisa fase storica. Ma una mutazione genetica della vita democratica, quella sì, la vedo. Con qualche forma di vera e propria involuzione democratica. Ma il centrodestra non dovrebbe attaccare su questo don Sciortino. Dovrebbe rallegrarsene". Davvero? "Ma certo. Perché è il centrodestra l'artefice di questa mutazione genetica. E se ne fa vanto. Mettiamo in fila. La Finanziaria approvata in una settimana, per decreto e voto di fiducia. Il conflitto di interessi che non esiste più. Il lodo Alfano. E le impronte digitali. E i soldati per le strade. E la Lega che vuole sempre la secessione. E le procedure parlamentari che sono diventate un impiccio burocratico". Se il Cavaliere vuol mutare geneticamente la democrazia italiana, come fa il Pd a chiudere con l'anti-berlusconismo? "Berlusconi è stato votato dal 60% degli italiani. E' questa maggioranza silenziosa che il Pd deve riconquistare, sedotta nel cuore e nella mente. Ora, il mio partito prende le distanze da Di Pietro, che vuole tenere alto il tasso di anti-berlusconismo solo per raggruppare alcune minoranze. E va bene, sono d'accordo con la scelta del Pd. Ma questo non vuol dire che contro il berlusconismo non c'è da lottare, è il cuore stesso di tutti i progetti di involuzione. Per questo noi non possiamo che essere alternativi, non ci sono altre strade". Secondo il ministro Bondi, Famiglia Cristiana è un covo di catto-comunisti. "E perché mai? Perché non incensa il governo? Bondi ormai pensa di esercitare egemonia sul mondo cattolico, di interpretarne sentimenti ed esigenze, di rappresentarli in toto. Siccome lui, e il suo governo, avrebbero l'esclusiva del buono e del giusto, ecco che se qualche cattolico dà voce ad una critica, ad un dubbio, l'accusa è inevitabile: catto-comunista. Starei più attento alle critiche nei panni di Bondi. Come ho cercato di fare io da ministro". Quando, onorevole Bindi? "Ho avuto un confronto acceso con Famiglia Cristiana sul tema dei Dico. Critiche intelligenti, di cui ho sempre cercato di tenere conto, anche se non facevano piacere. Lo stesso atteggiamento che ho sempre consigliato a tutti i miei colleghi di governo, quando per esempio il giornale attaccò la seconda Finanziaria di Prodi. Lo ricordo ai tanti smemorati di questi giorni: anche a noi del centrosinistra non fecero sconti".

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La scelta delle gerarchie - (segue dalla prima pagina) (sezione: Laici e chierici)

( da "Repubblica, La" del 15-08-2008)

Argomenti: Laicita'

Commenti LA SCELTA DELLE GERARCHIE (SEGUE DALLA PRIMA PAGINA) E difatti padre Lombardi, con le sue misuratissime parole, ha provveduto a ripartire le competenze e a definire le responsabilità: Famiglia Cristiana, ha detto il portavoce del papa, è un giornale importante del mondo cattolico ma non rappresenta affatto la linea del Vaticano o della Cei, e quindi i suoi giudizi identificano soltanto chi li ha scritti e il direttore del settimanale, don Antonio Sciortino. Difficile immaginare una presa di distanza più radicale. Non si ricordano interventi equilibratori di questo tenore allorché il settimanale dei Paolini aveva criticato aspramente Romano Prodi e il suo governo, e più tardi il "pasticcio in salsa pannelliana" del Pd. E a questo punto viene anche da chiedersi per quale motivo le alte sfere vaticane hanno deciso un intervento che ha tutta l'aria di voler ridurre ufficialmente a Famiglia Cristiana a voce periferica e irrilevante. Si può dissentire dalle valutazioni espresse dall'editorialista Beppe Del Colle, o comunque giudicare esasperato il giudizio secondo cui con misure come "la sciocca e inutile trovata" delle impronte digitali ai bimbi rom il nostro Paese sfiora il rischio di un nuovo fascismo. Ma nondimeno, per inquadrare decentemente i fatti, occorre anche considerare che il più importante e venduto giornale cattolico rappresenta un punto di vista significativo nella cultura cattolica, e non solo cattolica, italiana. Sotto questa luce, non è facile definirlo politicamente. Destra e sinistra non sono termini che possono restituire integralmente la posizione storicamente rappresentata dal giornale dei Paolini. Infatti Famiglia Cristiana si colloca rigorosamente nella tradizione cattolica per ciò che riguarda la concezione della famiglia, e su altri temi che attengono al magistero etico della Chiesa. Ma nello stesso tempo il settimanale ha sempre rappresentato un punto di riferimento per il cattolicesimo più aperto e non impaurito dalla modernità. L'ortodossia verso il magistero papale, insieme con l'amore filiale manifestato verso i pontefici da Wojtyla a Ratzinger, non ha mai impedito ai Paolini, prima sotto la direzione di don Leonardo Zega e poi con la guida di don Sciortino, di esporre una propria linea culturale e finanche "sociale", legata a quelle inquietudini conciliari che hanno vivificato a lungo il cattolicesimo italiano e che hanno trovato nel papato di Montini l'espressione più compiuta, e nel pensiero del cardinale Martini la presenza più suggestiva. Sarebbe una sciocchezza attribuire alla direzione di Famiglia Cristiana e ai suoi giornalisti un orientamento esplicitamente di sinistra. Si scadrebbe al grado di livore manifestato in questi giorni da Maurizio Gasparri, e dalle controaccuse di fascismo da parte dell'ex Udc Carlo Giovanardi (che si è scagliato contro i "toni da manganellatore" che don Sciortino consente ai suoi collaboratori). Eppure, non ci sono dubbi che nel corso degli anni Famiglia Cristiana ha rappresentato una delle sempre più rare isole di riflessione e anche di critica verso l'ineluttabilità del disincanto politico, e verso l'edonismo cinico che ha segnato l'ultima fase della modernizzazione del nostro Paese. Se esiste un luogo in cui persiste un atteggiamento non corrivo, cioè non arrendevole, verso la brutalità e la volgarità dell'Italia consumista e televisiva, questo è stato ed è Famiglia Cristiana. Prendere tale atteggiamento e proiettarlo come una critica essenziale verso il berlusconismo può essere una forzatura: ma nondimeno è connaturata alla mentalità del giornale dei Paolini l'idea di una società sobria, esente dai fulgori effimeri, dagli amori fatui, dall'iperconsumo irresponsabile. E di converso di una partecipazione alla sofferenza degli umili, qualunque sia il loro posto nella società dell'euforia coatta. Una condivisione dettata dalla fede, dall'umanità, dalla curiosità verso ciò che è diverso, e dalla disponibilità culturale verso ciò che è inedito. Che da destra si manifesti un'insofferenza tanto acuta verso il settimanale cattolico sembra la dimostrazione palese che il rapporto con il mondo cattolico viene sentito sotto un aspetto strumentale e problematico. Come una risorsa politica ed elettorale, ma anche come una possibile fonte di delegittimazione. D'altronde, appartiene interamente allo spirito di Famiglia Cristiana la critica verso quei provvedimenti governativi di taglio spettacolare, che sembrano fatti apposta per aumentare l'inquietudine dei cittadini, vale a dire per intensificare l'allarme sociale che dichiarano di voler combattere (con rischi, se non di un nuovo "fascismo", di un circolo vizioso di misure sempre più aspre e sempre più inadeguate rispetto all'allarme generato). Non è facile oggi stare dentro i panni del direttore di Famiglia Cristiana. Rappresenta una posizione impopolare rispetto a quel mondo cattolico, maggioritario, che dopo la fine della Dc ha scelto di farsi rappresentare dalla destra. Non troverà sostegni apprezzabili a sinistra, dove la parte laica guarderà sempre con sfavore le sue posizioni sui temi politicamente sensibili della bioetica. Ma il pericolo maggiore, prima ancora delle proteste di chi viene criticato, e che riguarda tutti i cattolici consapevoli, è quello di restare schiacciati da un implicito patto di potere fra la destra trionfante di questa stagione e il realismo politico delle gerarchie vaticane: cioè dalla strana e nuova conciliazione che sembra delinearsi, un nuovo patto di interessi e di potere che potrà premiare la Chiesa come istituzione temporale, ma che lascerebbe senza voce un cattolicesimo che ancora accetta di misurarsi con i dubbi, le incertezze e le angosce del nostro tempo.

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Contro la Chiesa una guerra a colpi di cut up (sezione: Laici e chierici)

( da "Unita, L'" del 15-08-2008)

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Stai consultando l'edizione del PAMPHLET È subito best-seller l'ennesimo saggio che contesta alle radici la religione cristiana curato dai divulgatori americani Leedom e Murdy Contro la Chiesa una guerra a colpi di "cut up" di Roberto Carnero Uscito da poche settimane, è subito entrato in classifica. Sarà merito del titolo accattivante, Il libro che la tua Chiesa non ti farebbe mai leggere, fatto sta che questo volume curato da due divulgatori americani, Tim C. Leedom e Maria Murdy (Newton Compton, pp. 590, euro 12,90), è solo l'ultima di una serie di opere volte ad contestare alle radici la religione cristiana (cattolica in particolare), di cui vengono messi in luce crimini e misfatti. Pensiamo a libri come quelli di Piergiorgio Odifreddi, Perché non possiamo essere cristiani (Longanesi) o anche a titoli tradotti dall'estero come Dio non è grande. Come la religione avvelena ogni cosa (Einaudi) di Christopher Hitchens, L'illusione di Dio. Le ragioni per non credere (Mondadori) di Richard Dawkins, professore a Oxford, o il fortunato Trattato di ateologia (Fazi) di Michel Onfray. C'è da chiedersi, preliminarmente, da dove venga questa ondata di pamphlet laicisti, dai toni duri e risentiti. La risposta è, credo, abbastanza semplice: in un momento storico in cui le religioni rialzano la testa, soprattutto nelle loro frange più fondamentaliste, i laici si sentono in dovere di combattere tali recrudescenze di fanatismo e di intolleranza con le armi della ragione e del libero pensiero. Peccato però che i toni usati e gli argomenti proposti non sempre colgano nel segno, e anzi rischiano di produrre qualcosa di simile a ciò che si vuole contrastare, cioè una sorta di intolleranza razionalista e atetistica. In altre parole, è evidente che non si può affrontare la discussione dei temi religiosi, che ineriscono la fede, con gli strumenti della ragione e della logica eretti a loro volta a dogmi. Papa Giovanni Paolo II aveva intitolato una sua importante enciclica Fides et ratio per mostrare come questi due ambiti si integrino a vicenda: e questo è stato per secoli lo sforzo del cattolicesimo, da San Tommaso in poi. Anche l'attuale Pontefice, Benedetto XVI, ha più volte insistito sulla ragionevolezza della fede, cioè sul fatto che credere non sia in contraddizione con il pensare. Però se la religione rispetta la ragione, sarebbe auspicabile che anche il pensiero razionale cogliesse l'alterità del discorso religioso rispetto al proprio raggio d'azione. Tuttavia, i libri di cui dicevamo sembrano riscuotere favore di pubblico proprio in virtù dei toni accesi con cui attaccano la religione. C'è, in altre parole, un interesse diffuso, che dal punto di vista editoriale si traduce in uno spazio di mercato, nei confronti di queste tematiche. Evidentemente le istanze poste dalla religione continuano a sollecitare le persone, con le grandi questioni di senso legate alla vita, all'esistenza, all'essere al mondo. Tuttavia c'è un ampio risentimento verso una religione, una Chiesa, un'istituzione, che molto spesso, nell'esperienza di molti, si è rivelata dura, autoritaria, incapace di comprensione e di ascolto. Ciò vale, in particolare, per la Chiesa cattolica di oggi, restia a parlare al mondo contemporaneo se non attraverso i suoi no e i suoi diktat. Il problema, però, è che le armi di questi pamphlettisti appaiono spuntate. I veri credenti sanno che la Chiesa è semper reformanda, affinché sappia interpretare l'autenticità del messaggio di Cristo al di là degli orpelli mondani, delle sovrastrutture di potere, delle imposizioni moralistiche. Ma un libro come quello da cui siamo partiti non sposta di un millimetro la Chiesa e neppure la spinge a riflettere su se stessa. È, semmai, un'amena lettura da spiaggia. Non è neanche un saggio, bensì un'accozzaglia di materiali di diversa fonte e provenienza (libri, giornali, Internet...), in cui i curatori si sono divertiti a raccogliere quanto di peggio hanno trovato sull'argomento religione. Due sembrano essere gli obiettivi principali: mostrare l'irrazionalità della fede, evidenziando contraddizioni e aporie interne al sistema religioso; porre in cattiva luce tutta la storia della Chiesa, raccontandone abusi e storture. Manca però qualsiasi tentativo di contestualizzazione e di prospettiva storica. Insomma, per affrontare in maniera credibile una critica alle Chiese e alle religioni (operazione legittima e di cui anzi oggi si sentirebbe pure il bisogno), sarebbe bene mettere in campo forze intellettuali di ben altra levatura.

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Famiglia Cristiana, il Vaticano si schiera col governo Padre Lombardi: Non ha titolo per riportare i pensieri della Santa Sede . Il Pdl gongola (sezione: Laici e chierici)

( da "Unita, L'" del 15-08-2008)

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Stai consultando l'edizione del Famiglia Cristiana, il Vaticano si schiera col governo Padre Lombardi: "Non ha titolo per riportare i pensieri della Santa Sede". Il Pdl gongola di Luca Sebastiani/ Roma CHIAREZZA Tanto per evitare gli equivoci e mettere i puntini sulle i, ieri il Vaticano è intervenuto nella polemica che da giorni oppone il governo e Famiglia cristiana. Per chiarire la sua posizione e prendere la distanza di sicurezza dagli editoriali del settimanale dei Paolini che ultimamente hanno fatto saltare i nervi, peraltro fragili, della maggioranza. Come quando ha avanzato i dubbi che in Italia stia progredendo una forma strisciante di fascismo. "Il settimanale è una testata importante della realtà cattolica", ha riconosciuto padre Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa vaticana. Che ha subito aggiunto che nonostante questo "non ha titolo per esprimere né la linea della Santa Sede né quella della Conferenza episcopale italiana". Ergo: "le sue posizioni sono quindi esclusivamente responsabilità della sua direzione". Un'ovvietà per chiunque abbia una minima cognizione di come funzioni la stampa, ma non evidentemente per la destra. Che nel tirarsi fuori dalla mischia polemica da parte del Vaticano, ha voluto leggerci il nulla osta della Santa Sede alla condotta del governo. Maurizio Gasparri, che solo il giorno prima brandiva le minacce di querela ad Antonio Sciortino, il direttore di Famiglia Cristiana, ieri gongolava soddisfatto. "Una sconfessione di questa portata vale mille volte di più di una vittoria processuale per gli insulti subiti". Come lui hanno gioito innumerevoli esponenti della maggioranza. L'ellittico ministro per l'Attuazione del programma Gianfranco Rotondi, che incassate le parole del Vaticano ha benignamente analizzato che "Famiglia cristiana adotta una tecnica pubblicitaria collaudata, a cui collaboriamo tutti con simpatia". O come il battagliero sottosegretario Carlo Giovanardi, che salito sulle barricate contro il settimanale "cattocomunista" negli scorsi giorni, ieri ha preferito smentire le accuse di fascismo rivolte al governo adoperandosi in una visita ad un centro di recupero per tossicodipendenti del vicentino. Ma la dichiarazione del Vaticano è stata una sconfessione di Famiglia Cristiana? "Non ci sentiamo sconfessati", ha dichiarato il direttore Sciortino che ha precisato a sua volta di non essersi "mai sognato di essere la voce ufficiale del Vaticano o della Cei". Per quello ci sono, rispettivamente, L'Osservatore romano e Avvenire. Quindi, per Sciortino, la dichiarazione del Vaticano è "corretta". "Scorretto", per il direttore è invece chi cerca di usare strumentalmente la voce della Santa Sede. E a destra di questi tentativi ce ne sono stati in abbondanza. Tanto che in serata anche Rosy Bindi è intervenuta per mettere in guardia la maggioranza di "non gioire troppo per l'ovvia precisazione di padre Lombardi, ma di prendere invece sul serio le critiche pesanti che vengono rivolte all'azione di Governo". Critiche, aggiunge la Bindi, "che sicuramente sono condivise da molte famiglie cattoliche italiane, che magari hanno votato per il centrodestra e che oggi sono deluse da un'azione di governo che discrimina la parte più debole del nostro paese". In effetti le critiche di Famiglia Cristiana al governo riguardavano, oltre alla sicurezza, anche la sua incapacità di rispondere alla crescente povertà delle famiglie. Prima che ciò gli valesse l'accusa di "cattocomunismo". "La libertà d'informazione non può essere messa in discussione" ha tuonato ieri Vincenzo Vita del Pd, il quale ha giudicato "alquanto discutibile" anche l'intervento del Vaticano che, ha detto, "non può che apparire come censorio".

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Enrique de Almazora e Domingo de Alboraya (sezione: Laici e chierici)

( da "Giornale.it, Il" del 15-08-2008)

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N. 194 del 2008-08-15 pagina 42 Enrique de Almazora e Domingo de Alboraya di Redazione Enrique de Almazora era un frate cappuccino spagnolo di ventitré anni che nel 1936 incappò nella persecuzione scatenatasi in contemporanea con la guerra civile. Aveva emesso i voti perpetui solo l'anno prima. Come i suoi confratelli, aveva dovuto abbandonare il convento di Orihuela e tornare a casa, dai genitori, ad Almazora. Ma i miliziani rastrellarono tutto il paese e presero anche lui. Lo chiusero in carcere insieme a un gruppo di laici cattolici. Una notte li fecero uscire tutti e li scortarono lungo la strada verso Castellón de la Plana. In una località chiamata La Pedrera li fecero fermare e li fucilarono. Padre Domingo de Alboraya si chiamava Agustín Hurtado Soler, aveva sessantaquattro anni ed era nato ad Alboraya, in quel di Valencia. Dopo gli studi filosofici entrò nell'appena fondata congregazione dei Terziari Cappuccini e fu uno dei primi a pronunciare i voti nelle mani del fondatore, il b. Luís Amigó. Insieme al saio prese il nome religioso di fratel Domingo de Alboraya (i francescani, di qualunque ramo, da sempre vengono indicati col luogo di provenienza). Nel 1896 fu ordinato sacerdote. Si mise a studiare musica e divenne un provetto compositore. Ma soprattutto, come molti dei suoi confratelli, si dedicò al recupero dei giovani nelle case di correzione. Era proprio nella Escuela de Reforma di Madrid quando cominciò la "matanza de los frailes", l'eccidio dei frati. Trovò rifugio a casa di un giovane che, dopo essere stato in riformatorio, grazie a lui era riuscito a diventare avvocato. Ma i rojos lo scovarono e lo fecero fuori. www.rinocammilleri.it © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano.

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Il Vaticano scomunica Famiglia Cristiana: <Non parli per la Chiesa> (sezione: Laici e chierici)

( da "Giornale.it, Il" del 15-08-2008)

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N. 194 del 2008-08-15 pagina 20 Il Vaticano scomunica Famiglia Cristiana: "Non parli per la Chiesa" di Stefano Casamassima da Roma Famiglia Cristiana atto terzo. Dopo le tirate contro il "presidente spazzino", il "paese da marciapiede", contro "l'inutile gioco dei soldati" e sui timori di "rinascita sotto altre forme del fascismo" arriva, pesante come un macigno, la reprimenda del Vaticano. Una presa di distanza che, al di là delle interpretazioni, ha il sapore aspro della censura. A spiegare le posizione della Santa Sede, nella mattinata di ieri, è il direttore della sala stampa Vaticana, padre Federico Lombardi: "Famiglia Cristiana è una testata importante della realtà cattolica ma non ha titolo per esprimere la linea della Santa Sede né della Conferenza episcopale italiana". Un altolà e una delimitazione di campo chiarite senza equivoci nelle conclusioni: "Le sue posizioni sono quindi responsabilità esclusiva della sua direzione". Un colpo forte a cui il direttore della rivista, don Antonio Sciortino, riserva una reazione politicamente, oltre che cristianamente, corretta. Sceglie di non mettersi di traverso e anzi di usare toni e parole concilianti: "Quella di padre Lombardi è una dichiarazione corretta. Scorretto è chi vuole farla apparire come una sconfessione di Famiglia Cristiana". E spiega anche i perché dell'affermazione: "Non ci siamo mai sognati di rappresentare ufficialmente la Santa Sede, che ha un suo organo di stampa che è l'Osservatore romano, né la Cei che ha l'Avvenire". Non solo. Sciortino ricorda che Famiglia Cristiana, come tutte le altre testate di matrice cattolica "si muove in perfetta sintonia con il Magistero della Chiesa e con la sua dottrina sociale" pur godendo di una sua autonomia di intervento nel dibattito politico generale. Un atteggiamento che in questi anni non ha impedito all'edizione Paolina di condividere "con la Santa Sede la battaglia morale in difesa della vita umana e della famiglia basata sul matrimonio". Come da copione, maggioranza e opposizione si dividono sulle parole del Vaticano. Gongola il presidente dei senatori del Pdl, Maurizio Gasparri: "Una sconfessione di questa portata vale mille volte di più di una vittoria processuale per gli insulti subiti". E se il presidente emerito Cossiga giudica "chiara ed esemplare" la dichiarazione vaticana, dall'opposizione, Ronconi (Udc) ricorda che "chi oggi critica in modo scomposto Famiglia Cristiana, avvalora le tesi del settimanale". Donadi (Idv), parla invece di "tentativo di mettere un bavaglio alle voci del dissenso", mentre Monaco (Pd) spiega la "reazione insolente della destra" con la antica pretesa di "strumentalizzare la chiesa". La più strenua e accorata difesa al settimanale cattolico la fa però il valdese comunista segretario del Prc, Paolo Ferrero, che esprime "solidarietà umana e politica" a Sciortino, dopo i "forsennati e volgari attacchi" ricevuti in queste ore "dai soliti e febbricitanti avanguardisti del Pdl". La chiosa arriva dal blog del leader Idv, Antonio Di Pietro: "Famiglia Cristiana è nel giusto. Quella del governo è la nuova linea di un fascismo moderno". © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano.

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<Chissà se piacciono ai lettori quei titoli gridati e aggressivi> (sezione: Laici e chierici)

( da "Giornale.it, Il" del 15-08-2008)

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N. 194 del 2008-08-15 pagina 20 "Chissà se piacciono ai lettori quei titoli gridati e aggressivi" di Francesca Angeli da Roma Il richiamo del Vaticano non avrà conseguenze sulle scelte di Famiglia Cristiana secondo Luigi Bobba, esponente dell'area cattolica teodem del Partito democratico. Anche se il settimanale è finito nell'occhio del ciclone. Non le sembrano esagerate le accuse di fascismo? "Non ci sono dubbi: i titoli del settimanale si sono fatti più gridati, più aggressivi ma questa scelta, che ha rinnovato la linea editoriale, risale oramai a parecchi mesi fa. Hanno deciso di picchiare duro ma, onestamente, lo hanno fatto sia a destra sia a sinistra. Non si sono risparmiati. Hanno attaccato molto duramente anche il Partito democratico. Se lo ricorda quel titolo "Pasticcio veltroniano in salsa pannelliana"? Non ci sono andati leggeri. Uno stile più aggressivo oramai caratterizza tutte le testate e dunque anche Famiglia Cristiana si adegua. Se le tematiche scelte sono serie bisogna guardare a quelle e non soltanto ai titoli". Ma lei non pensa che da Famiglia Cristiana i lettori si aspettino altro? Lei condivide il cambio dei toni? "Se dietro i titoli del settimanale ci fosse soltanto una pura e sterile polemica politica allora sicuramente non li potrei condividere. Ma io non credo che la questione stia in questi termini: dietro ci sono i problemi concreti reali che interessano i cittadini. È presto per capire se i lettori apprezzano". Il Vaticano ha preso le distanze dalle scelte del direttore, don Antonio Sciortino. "La Santa Sede non poteva dire altro. E quella del portavoce padre Federico Lombardi è una precisazione dovuta ma allo stesso tempo anche scontata. È evidente che la responsabilità di quanto appare sul quel giornale è solo e soltanto del direttore e non coinvolge in alcun modo il Vaticano". Pure se scontata appare comunque come un segnale di chiaro dissenso. Avrà conseguenze? "Non credo. Famiglia Cristiana proseguirà per la sua strada. Toni forti è vero ma se questo è un modo per mettere in evidenza le mancanze di chi ci governa e se serve a dare la sveglia e a tenere desta l'attenzione dei responsabili della politica penso che possa essere utile". Quali sono le tematiche sulle quali si concentrerà lo scontro anche all'interno del mondo cattolico? "L'immigrazione, la sicurezza ma anche le questioni legate alla fine della vita e al suo inizio. Tutte affrontate nel corso di questi mesi con un approccio diretto a volte provocatorio dal settimanale che può servire come una scossa per chi ha responsabilità istituzionali". © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano.

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Da voce dei cattolici a fotocopia di Micromega (sezione: Laici e chierici)

( da "Giornale.it, Il" del 15-08-2008)

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N. 194 del 2008-08-15 pagina 20 Da voce dei cattolici a fotocopia di Micromega di Stefano Zurlo La delusione degli intellettuali: "Famiglia Cristiana? Urla per dire che esiste ancora" Davide Rondoni, poeta e scrittore, misura i fiammeggianti editoriali del settimanale più cattolico d'Italia con una perfida battuta: "Se gridano, è per dire che ci sono anche loro. Altrimenti nessuno li sente". E allora, ecco che Famiglia Cristiana si lamenta perché al governo scarseggiano i cattolici, e poi se la prende perché l'esecutivo ha deciso di prendere le impronte digitali ai bambini rom. E ancora, in una deriva antiberlusconiana senza fine, arriva a ventilare, in perfetto stile micromeghese, il ritorno del fascismo. "Ma andiamo - prosegue Rondoni -, mi pare che il Papa e l'episcopato volino alto, toccando anche con critiche aspre al pensiero laico i grandi temi della vita, il settimanale cattolico, invece, si smarrisce nel rimbombare di polemiche di giornata". È il tema dell'irrilevanza, per parafrasare le parole del cardinal Camillo Ruini. Un tema che si capisce già dai numeri; è vero che buona parte dell'editoria periodica soffre, ma a Famiglia Cristiana e al quartier generale dei Paolini la notte è sempre più fonda: le copie distribuite sono sempre meno; il gruppo taglia tutto il tagliabile - dal 1º agosto scorso sono state chiuse tutte le redazioni locali dei periodici paolini -; immaginare un futuro con persone dalla doppia vocazione, giornalistica e religiosa, è assai arduo e nelle stanze del settimanale diretto da don Antonio Sciortino si citano i casi di aspiranti "firme" del gruppo che studiavano da direttore e sono state sonoramente bocciate in partenza all'esame di Stato. "A me sta bene che si torni a parlare dei giornali cattolici - spiega Vito Mancuso, teologo guardato con sospetto e ammirazione dalle gerarchie, autore del best seller L'anima e il suo destino - ma i temi posti da Famiglia Cristiana nei suoi editoriali mi lasciano perplesso. Agitare lo spettro del fascismo mi sembra improprio, anzi fuorviante. La polemica sulle impronte digitali mi pare impregnata di un vecchio buonismo cattolico, quello di certi pretini che parlavano astrattamente, e può generare pericolose illusioni ottiche; ancora, il tema dell'assenza dei cattolici dalla stanza dei bottoni è legato ad una vecchia logica corporativa, per lobby, mi sa tanto di stampa controllata". E i grandi nodi della bioetica, del rapporto fra fede e scienza, dei confini della morale? "Certe novità nel Paese - risponde Mancuso - le ha introdotte o ha cercato di farlo, come per la moratoria sull'aborto, il Foglio, che è un piccolo giornale laico che io stesso leggo e sul quale scrivo". E Famiglia Cristiana? "Non la leggo - taglia corto il teologo - non è un mio punto di riferimento così come non lo è Avvenire. Del resto quando vedo la prima pagina di Avvenire mi sembra di non toccare la realtà". Insomma la stampa cattolica è ormai confinata in una sorta di ghetto e prova a comunicare con la società infilandosi l'elmetto della militanza antiberlusconiana? "Non lo so - ammette il teologo che insegna all'Università del San Raffaele - certo il mondo cattolico è un arcipelago, in alcuni strati della società Famiglia Cristiana ha probabilmente mantenuto una certa presa, ha senz'altro una sua autorevolezza, ma molti temi sono affrontati in modo vecchio, poco creativo. Non affascinante". Concetti che echeggiano quelli svolti da Rondoni: "Il settimanale dei Paolini è in ritardo, e allora forza i toni polemizzando un giorno sì e l'altro pure con Berlusconi, fino a evocare il ritorno del fascismo, un giochino che a sinistra praticano da molti anni". Giovanni Reale, filosofo e studioso universalmente noto di Platone, liquida la querelle sul fascismo con termini anche più crudi: "È una vicenda ridicola". E non arretra nemmeno sulla disputa relativa ai bambini rom: "Io li conosco bene. Hanno provato o portarmi via il portafoglio davanti al Castello di Milano e nello stesso punto ci hanno provato anche con Roberto Radice, il mio successore sulla cattedra di storia della filosofia antica alla Cattolica e sempre lì ci sono riusciti con il mio traduttore americano, John Catan. Dov'era Famiglia Cristiana quando accadevano decine di episodi come questo? Ci vuole concretezza, ci vuole Platone ma anche un po' di Machiavelli. Soprattutto, non si può applicare in modo schematico o buonista il messaggio di Cristo alle cose di quaggiù: c'è il rischio, forte, fortissimo, di rimpicciolirlo. È l'ideologizzazione della fede". E Reale scaglia l'anatema contro il settimanale dei Paolini. © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano.

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Alemanno ai municipi: <Sulla sicurezza non avete alcun potere> (sezione: Laici e chierici)

( da "Corriere della Sera" del 15-08-2008)

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Corriere della Sera - ROMA - sezione: Cronaca di Roma - data: 2008-08-15 num: - pag: 2 categoria: REDAZIONALE Lo scontro Il sindaco contro i presidenti di Rc e Pd Alemanno ai municipi: "Sulla sicurezza non avete alcun potere" "La rivolta? Grave lesione istituzionale" "Nell'ordinanza è stata inserita una clausola che specifica che nei confronti degli indigenti non ci saranno conseguenze" Cortina, vigilia di Ferragosto: la prima pagina della cronaca di Roma del Corriere, è arrivata anche qui; il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, nonostante sia in vacanza, è al corrente di tutto: in Campidoglio dicono che non ha gradito, per usare un eufemismo, la "rivolta dei minisindaci ", raccontata dal Corriere di ieri e arrivata fin qui - via fax? qualcuno gliel'ha letta? chissà, poco importa. Ciò che conta, è la reazione del sindaco. Ricapitolando: Sandro Medici, presidente di Cinecittà, Andrea Catarci, alla guida dell'XI Municipio, Garbatella-Ardeatino, Susy Fantino, del IX, Appia San Giovanni: minacciano contro-ordinanze se il sindaco emanerà quelle contro i lavavetri, chi rovista nei cassonetti e via dicendo; sta studiando contromisure anche Ivano Caradonna, del V Municipio, mentre Antonella De Giusti, anche lei del Pd, minaccia lo sciopero della fame. Sindaco, una vera rivolta. "è una grave lesione istituzionale, lo dico chiaramente". Comprensibile il disappunto, non è facile governare se un'ordinanza del sindaco viene subito bloccata dalle contro-ordinanze dei Municipi... "Assolutamente non è questo il punto. Primo perché queste contro-ordinanze non hanno alcun valore, i minisindaci non hanno potere in maniera di sicurezza urbana. Mi sembrano solo atteggiamenti ideologici e pregiudiziali, oltre che illegittimi". Però vede, sindaco, se entriamo nel merito: questi presidenti non sopportano l'idea che vengano colpiti i più deboli. "Questi presidenti non sanno che nell'ordinanza già scritta è stata inserita una clausola che specifica in modo inequivocabile che l'ordinanza stessa non avrà alcuna incidenza nei confronti degli indigenti". Sì ma il presidente di Prati, Antonella De Giusti, è pronta a fare lo sciopero della fame. "Non ha senso, se la sua preoccupazione è rivolta alle fasce deboli. Per essere ancora più chiari: abbiamo già scritto nel testo che l'ordinanza non si applica se chi agisce lo fa in stato di bisogno, per fame. Insomma, i poveri non saranno perseguiti in alcun modo". E però ammetterà che da Sant'Egidio ad altre organizzazioni, l'idea dell'ordinanza contro chi fruga nei cassonetti non è piaciuta. "Ci sono stati degli equivoci. Ma ho già detto e ripetuto che prima di emettere queste ordinanze daremo vita a incontri con tutte le associazioni che si occupano di solidarietà sociale, cattoliche e laiche, in modo da avere un confronto a trecentosessanta gradi. A questo si aggiunga la clausola che è già nel testo, che tutela le fasce deboli. E se ancora non basta, invito questi presidenti a riflettere sulla richiesta di sicurezza che arriva soprattutto dalle periferie e che rischia di isolarli ancora di più, dopo il risultato popolare che ha garantito la mia elezione. Quindi riflettano bene, dopo di che da parte nostra avranno assoluta indifferenza, anche perché non hanno alcun potere". Assoluta indifferenza cosa significa, nei rapporti tra istituzioni? "A settembre li convocherò per l'assemblea dei presidenti dei Municipi, e in quella sede vedremo: noi spiegheremo la clausola inserita e il confronto con il mondo del volontariato. Fino ad allora saremo disponibili al dialogo. Se vorranno proseguire nel muro contro muro, li lasceremo cuocere nel loro brodo". Cortina Il sindaco Gianni Alemanno si trova in questi giorni in vacanza sulle Dolomiti, da dove, fra l'altro, ha annunciato, durante un dibattito con Paolo Portoghesi, anche un giro di vite contro i graffitari: "Chi sporca un muro - ha detto - ne dovrà pulire altri dieci Alessandro Capponi.

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<Autonomi ma rispettiamo il Magistero> Nuove accuse di fascismo al governo (sezione: Laici e chierici)

( da "Corriere della Sera" del 15-08-2008)

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Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Politica - data: 2008-08-15 num: - pag: 11 categoria: REDAZIONALE Il settimanale sotto assedio Del Colle: da regime cercare di toglierci dalle chiese perché critici "Autonomi ma rispettiamo il Magistero" Nuove accuse di fascismo al governo TORINO - "Non siete la voce della chiesa". "è vero, ma siamo liberi di parlare ". Il giorno dopo le polemiche per l'attacco (il secondo in pochi giorni) di Famiglia Cristiana alle politiche sociali del governo Berlusconi e l'evocazione di un nuovo "rischio-fascismo" in Italia, il clima non si raffredda. Anzi: il direttore del settimanale paolino, don Antonio Sciortino, replica fermo e tranquillo: "Non è una sconfessione perché non ci siamo mai sognati di essere l'organo ufficiale di nessuno. Lombardi è corretto, scorretto è invece chi vuole forzare le sue parole". "Il Vaticano - ricorda ancora Sciortino - ha un proprio giornale ufficiale che è l'Osservatore Romano. La Conferenza episcopale italiana ha Avvenire. Quanto a noi, ci muoviamo in perfetta sintonia con il Magistero della Chiesa e con la sua dottrina sociale, ma godiamo di autonomia di intervento nel dibattito politico generale. In piena condivisione con la Santa Sede, del resto, ci siamo battuti in difesa della vita umana e della famiglia basata sul matrimonio". Il messaggio è chiaro: allineati sui temi etici, autonomi e equidistanti in politica, come dimostra il lungo elenco di scoop e di polemiche che di volta in volta hanno fatto arrabbiare politici di destra e di sinistra, democristiani d'antan e porporati. Se in via Giotto a Milano, sede principale dell'editrice paolina fondata nel 1914 (e che mantiene radici anche ad Alba, nel profondo Piemonte) si sentono sotto assedio, insomma, i nervi restano saldi. Dal fronte opposto, Carlo Giovanardi, il sottosegretario alla famiglia che mercoledì aveva aperto il fuoco contro il giornale reinviandogli come un boomerang l'accusa di fascismo, ieri si è limitato a respingere le posizioni di chi "vuol confondere questo governo con esperienze storiche che non hanno nulla a che fare con noi". Ma è destino. La parola "fascista ", che nonostante tutto resta un insulto e un tabù, continua però a rimbalzare tra i contendenti: da Torino Beppe Del Colle, l'editorialista politico, autore del fondo oggi sotto accusa, replica a Giovanardi. E dopo aver definito "ridicola" l'accusa di cattocomunismo affonda: "Fascista è semmai la proposta del sottosegretario di impedire la vendita nelle chiese del nostro giornale, con l'argomento che non è gradito al governo ". Del Colle, 77 anni, giornalista prima al quotidiano cattolico piemontese Popolo Nuovo, poi alla Stampa, infine per oltre vent'anni al settimanale paolino (che ha lasciato per la pensione, restandone però una firma di punta), è da anni anche il direttore del Nostro Tempo, settimanale torinese cattolico di cultura e politica. Lo stesso dove si sono formati altri fieri avversari del governo di centrodestra, come Marco Travaglio. "Un amico - lo definisce ora Del Colle - ma non certo un allievo: si è fatto da solo e andò via di qui giovanissimo per seguire Montanelli... Quanto all'accusa di cattocomunismo, mi fa sorridere, specie quando arriva da Sandro Bondi, che a differenza di me è stato comunista a lungo. Chiunque legga Famiglia Cristiana, come del resto il Nostro Tempo, sa che non risparmiamo nulla a nessuno: siamo contro la schedatura ai bambini rom, un tema sul quale il sindaco di Roma Alemanno si è dimostrato più intelligente del ministro Maroni, così come lo eravamo ai Dico proposti dal governo Prodi ". Perché, allora, Famiglia Cristiana perde lettori? Dal fortino assediato, un giornalista che ricorda i tempi d'oro del milione di copie e oltre confessa: "è stata la fine della Dc a danneggiarci. Allora i cattolici di destra e di sinistra erano educati a convivere, ora si scannano". Carlo Giovanardi Il sottosegretario ha attaccato per primo il settimanale Vera Schiavazzi.

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Buon Ferragosto con le parole di Papa Luciani (sezione: Laici e chierici)

( da "Giornale.it, Il" del 15-08-2008)

Argomenti: Laicita'

Voglio augurare a tutti i naviganti del blog una buona festa dell'Assunta. Sono tornato dalla Spagna, ma non ho ancora ripreso a lavorare (due giorni fa ho pubblicato un'intervista a mons. Negri sulla polemica di Famiglia Cristiana contro il governo Berlusconi, che potete leggere cliccando nell'apposito link sotto la foto, ma era una richiesta una tantum della direzione). Ieri sera ero a Canale d'Agordo, dove, insieme alla collega ed amica Stefania Falsaca, giornalista di Trentagiorni, abbiamo raccontato lo stato della causa di beatificazione di Papa Luciani. L'incontro si è svolto nella chiesa parrocchiale, su invito del parroco don Sirio e del sindaco. Come sapete sono molto legato alla figura di questo grande Papa, l'importanza del cui pontificato - per usare le parole di Giovanni Paolo II - è "inversamente proporzionale alla sua durata". Durante un'udienza del mercoledì, Giovanni Paolo I disse: "Io rischio di dire uno sproposito. ma lo dico. Il Signore ama tanto l'umiltà che a volte permette dei peccati gravi. Perché? Perché quelli che li hanno comessi, questi peccati, dopo pentiti, restino umili. Non vien voglia di credersi mezzi angeli quando si sa di aver commesso delle mancanze gravi. Il Signore ha tanto raccomandato: siate umili. Anche se avete fatto delle grandi cose dite: siamo servi inutili". Scritto in Varie Commenti ( 3 ) " (No Ratings Yet) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 03Aug 08 La messa in ambrosiano antico: a Milano qualcosa si muove Interrompo il silenzio della vacanza grazie a una gita di vetiquattr'ore a Barcellona (dove c'è facilità di collegamento) per rilanciare una notizia che farà piacere a molti navigatori del blog. Grazie al dialogo intrapreso tra il movimento liturgico benedettiano e la Curia di Milano sta per iniziare una nuova celebrazione in rito ambrosiano antico (secondo il messale del 1954) oltre a quella concessa a suo tempo dal cardinale Martini e tutt'oggi celebrata la domenica nella chiesa del Gentilino. Scritto in Varie Commenti ( 273 ) " (15 votes, average: 4.07 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 29Jul 08 Avviso urgente ai naviganti (dalla Spagna) Cari amici, mi trovo in vacanza in una zona della Spagna dove c'è una copertura scarsissima di rete e non riesco a collegarmi (ora lo sto facendo stando seduto sui gradini della splendida cattedrale gotica di Girona, che ho appena visitato): per questo non mi è possibile intervenire o sbloccare i commenti in moderazione. Chiedo scusa a tutti e vi do appuntamento al 12 agosto, quando sarò di ritorno! Scritto in Varie Commenti ( 77 ) " (4 votes, average: 3 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 25Jul 08 Quel "vivo desiderio" di felicità Cari amici, da domani sono in vacanza. Vi auguro di trascorrere una buona estate con queste parole scritte da Giovanni Battista Montini a diciassette anni: Una volta camminando di sera guardavo le stelle del firmamento e procuravo che la mia mente fosse compresa dell'immensità del creato; capivo che tutti gli astri non erano che pulviscoli giranti rispetto all'immensità dell spazio, pure il pensiero d'essere confinato in questo mondo, per l'uomo così vasto, ma, in relazione cogli astri e collo spazio, vero atomo al microscopio, e il vedere al di sopra di me migliaia di mondi ignoti, rappresentanti per me bellezze e attrattive fantastiche e grandemente superiori a tutto ciò ch'è nel mondo, provavo un vivo desiderio d'una felicità non legata al misero fango della terra. E a me stesso davo la risposta: "Sei destinato ad essere assunto principe nel regno che governa il cielo". Scritto in Varie Commenti ( 436 ) " (6 votes, average: 4.17 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 22Jul 08 Sono tornato. Nuove regole per il blog Cari amici, ieri sera alle 23 il Jumbo della Qantas con il Papa, il seguito e noi giornalisti è atterrano all'aeroporto di Ciampino: siamo stati chiusi in aereo per 22 ore (anche durante lo scalo tecnico a Darwin non ci è stato permesso di scendere). Poco dopo la partenza, Benedetto XVI è venuto a salutarci e a ringraziarci per il lavoro che abbiamo svolto. Volevo dire innanzitutto a quanti che mi invitavano a moderare certi scontri delle ultime ore, che ovviamente sono stato impossibilitato a fare alcunché durante un intero giorno di volo. Ho letto tutti i commenti, e ci sono rimasto piuttosto male per la piega che hanno preso, le espressioni usate, etc. Vi comunico quindi che d'ora in avanti non intendo più lasciare spazio agli "off topic": il blog "Sacri Palazzi" non è una pubblica arena dove mettere in piazza scontri o risolvere beghe private o partire per la tangente montando polemiche. Vi chiedo dunque di intervenire rimanendo sull'argomento proposto e di cercare il più possibile di non svicolare. Vi chiedo inoltre di usare SEMPRE espressioni rispettose nei confronti di tutti. E' possibile dissentire nella maniera più radicale senza offendere colui o colei dalla quale si prendono le distanze. Fino ad oggi sono stato troppo tollerante. Scritto in Varie Commenti ( 106 ) " (18 votes, average: 3.67 out of 5) Loading ... 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Scritto in Varie Commenti ( 248 ) " (15 votes, average: 3.4 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 18Jul 08 L'accoglienza di Sydney e il tassista musulmano Sul Giornale di oggi troverete due cronache dedicate agli eventi di ieri, in particolare la festa di accoglienza dei giovani al Papa e l'importante discorso che Benedetto ha rivolto loro; e un approfondimento sul tema degli aborigeni australiani, pure citati nei discorsi papali. Vi volevo raccontare un piccolo episodio accaduto sempre ieri: due volontari italiani della Gmg hanno preso un taxi nel centro di Sydney chiedendo di essere accompagnati al centro stampa, nella baia di Darling Harbour. Il tassista era un fedele musulmano. Quando è arrivato il momento di pagare, si sono sentiti rispondere: "Non mi dovete nulla, siete miei ospiti". E' un piccolo segno che bene descrive l'ottima accoglienza degli australiani nei confronti dei giovani che hanno invaso Sydney. Durante tutto il percorso che ha riportato ieri sera il Papa nella sua residenza a fianco della cattedrale, c'era una grande folla che si accalcava lungo le transenne. Cari amici, mi dispiace che per tutto ieri e tutt'oggi non sia consultabile sul nostro sito Internet il pezzo principale di cronaca che ho scritto sulla festa di accoglienza con le parole del Papa. Copio il testo come commento di questo post, che se a quest'ora avrete letto i testi di Benedetto XVI e molti altri servizi. Scritto in Varie Commenti ( 77 ) " (16 votes, average: 3 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 16Jul 08 Il Papa tra koala e serpenti Cari amici, tra qualche ora il Papa termina le due giornate di riposo a Richmond e arriva a Sydney: visiterà la cattedrale, quindi da domani si entra nel vivo della Gmg con la festa di accoglienza. Stamattina gli addetti dello zoo di Sidney hanno portato nella residenza papale un po' di fauna tipica australiana: un cucciolo di canguro, dei koala, una specie di istrice e anche un serpente. Benedetto XVI appariva molto divertito. Immagino che vedrete queste scene sui prossimi tg. Sul Giornale di oggi trovate il mio resoconto della conferenza stampa che ieri ha fatto Bagnasco. Questa mattina sono iniziate le varie catechesi per i gruppi nazionali e nel pomeriggio (qui la giornata è ormai alla fine.) si è svolta la festa degli italiani, preceduta da una breve liturgia della parola, presieduta da Bagnasco. Quella dei telefoni sembra una maledizione: è andato in tilt il sistema dell'operatore gsm a cui si "agganciano" i telefonini Tim, e per ore non siamo riusciti a comunicare neanche tra noi. Poi abbiamo scoperto che bastava selezionare un altro operatore. Scritto in Varie Commenti ( 98 ) " (20 votes, average: 2.4 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 14Jul 08 Da Sydney un abbraccio a Gianluca Apprendo dal giornale online Petrus che il suo direttore Gianluca Barile, è stato colpito da un ictus. Gli sono vicino, anche se mi trovo dall'altra parte del globo. Oggi il Papa si è riposato e noi abbiamo visitato i luoghi della Gmg. Nella cattedrale di Sydney, come sapete, c'è un pellegrino speciale che non si muoveva da Torino dal 1925, anno della sua morte prematura: è il beato Pier Giorgio Frassati, uno dei patroni della Giornata mondiale della Gioventù, davanti alla cui bara i giovani si fermano a pregare. La sua vita è un esempio di come seguendo Cristo si può trasformare il mondo iniziando da se stessi. Questo è l'articolo che ho scritto oggi sul Giornale. Scritto in Varie Commenti ( 114 ) " (11 votes, average: 5 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 13Jul 08 "Se vuoi rimanere giovane, cerca Cristo" Siamo arrivati a Sydney, dopo il lunghissimo viaggio e la sosta per il carburante a Darwin. L'aereo papale, essendo in anticipo di mezz'ora, ha girato un po' intorno per permettere alle autorità di essere presenti ad accogliere Benedetto XVI. Noi giornalisti, con un viaggio di circa un'ora di pulmann, abbiamo raggiunto il Novotel di Sidney on Darling Harbour; il seguito papale (cardinali, monsignori, etc) invece si è fermata al Sofitel, in una zona poco distante. Papa Ratzinger e il suo seguito più ristretto, invece, hanno ragiunto Richmond, un sobborgo semirurale dove si trova il centro dell'Opsu Dei che ospiterà Benedetto XVI nei tre giorni di riposo (fino a mercoledì sera) che precederanno le cerimonie della Gmg. Il Papa si è fatto precedere di qualche ora in Australia da un messaggio. Ve ne riporto un passo. "Molti giovani oggi mancano di speranza. Rimangono perplessi di fronte alle domande che si presentano loro in modo sempre più incalzante in un mondo che li confonde, e sono spesso incerti verso dove rivolgersi per trovare risposte. Vedono la povertà e l'ingiustizia e desiderano trovare soluzioni. Sono sfidati dagli argomenti di coloro che negano l'esistenza di Dio e si domandano come rispondervi. Vedono i grandi danni recati all'ambiente naturale dall'avidità umana e lottano per trovare modi per vivere in maggiore armonia con la natura e con gli altri. Dove possiamo cercare risposte? Lo Spirito ci orienta verso la via che conduce alla vita, all'amore e alla verità. Lo Spirito ci orienta verso Gesù Cristo. Vi è un detto attribuito a Sant'Agostino: "Se vuoi rimanere giovane, cerca Cristo". In lui troviamo le risposte che cerchiamo, troviamo le mete per le quali vale veramente la pena di vivere, troviamo la forza per continuare il cammino con cui far nascere un mondo migliore". Scritto in Varie Commenti ( 107 ) " (21 votes, average: 2.52 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico Post precedenti Chi sono Sono Andrea Tornielli, il vaticanista del Giornale, classe 1964, laurea in storia della lingua greca. Sono sposato e ho tre figli. Vivo tra Roma e Milano Tutti gli articoli di Andrea Tornielli su ilGiornale.it contatti Categorie Varie (229) Ultime discussioni Klaus: In altri termini: un polverone che forse vuole coprire ben altra polvere che si è sedimentata nel tempo su... Klaus: Auguri anche da parte mia per una santa festa dell'Assunta. Ho letto l'intervista di Tornielli a... Francesco.F.: Mi associo al sincero augurio di pace e redenzione per tutti nel giorno in cui festeggiamo... Marcello: Buona Festa dell'Assunta a tutti. Archivio Preghiera 15 agosto 2008 Assunta che sali fra le... Francesco.F.: Sono io che ringrazio te, Bruno Frusca. Molti sacerdoti (per fortuna non tutti) ormai anche negli... 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Corrado: Mi scuso per la .http://blog.ilgiornale. it/tornielli/2008/07/02/roma-e -fraternita-san-pio-x-il-dialo go-va-avanti/Read "How can I tell the difference from phalaris grass that has DMT in it?" at Home & Garden The Daily P.E.E.P.: Antonio Cardinal Cañizares Llovera Abiura: Comment on Thornborn, un Dan Brown cattolico? by Rovere Thornborn, un Dan Brown cattolico?: Dan Brown cultura: lupi agnelli e Tornielli I più votati Violenze e minacce, dobbiamo vigilare - 107 Votes La comunione nella mano, la fine dell'inginocchiatoio - 57 Votes Milano e il motu proprio, la colpa è della stampa - 54 Votes La preoccupazione dei vescovi per il regime di Chavez - 51 Votes In difesa del cardinale Tettamanzi - 48 Votes Se lo storico replica: "Lei non sa chi sono io!" - 48 Votes Il Papa non andrà alla Sapienza - 42 Votes Ancora sugli statuti del Cammino, approvati dalla Chiesa - 40 Votes Il parroco trevigiano trasforma l'oratorio in moschea - 39 Votes Ebrei salvati da Pio XII: Bruno Ascoli, guardia palatina - 39 Votes Recent Posts Buon Ferragosto con le parole di Papa Luciani La messa in ambrosiano antico: a Milano qualcosa si muove Avviso urgente ai naviganti (dalla Spagna) Quel "vivo desiderio" di felicità Sono tornato. 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Attacchi al governo, il Vaticano scomunica Famiglia Cristiana : "Non parli per la Chiesa" (sezione: Laici e chierici)

( da "Giornale.it, Il" del 15-08-2008)

Argomenti: Laicita'

N. 194 del 2008-08-15 pagina 20 Attacchi al governo, il Vaticano scomunica Famiglia Cristiana: "Non parli per la Chiesa" di Stefano Casamassima La santa Sede censura la rivista: "Non ha titolo per esprimere la nostra linea". Il direttore del settimanale, don Sciortino: "Nessuna sconfessione". Da voce dei cattolici a fotocopia di Micromega. I maestri della cultura che si sentono chic a evocare il Ventennio da Roma Famiglia Cristiana atto terzo. Dopo le tirate contro il "presidente spazzino", il "paese da marciapiede", contro "l'inutile gioco dei soldati" e sui timori di "rinascita sotto altre forme del fascismo" arriva, pesante come un macigno, la reprimenda del Vaticano. Una presa di distanza che, al di là delle interpretazioni, ha il sapore aspro della censura. A spiegare le posizione della Santa Sede, nella mattinata di ieri, è il direttore della sala stampa Vaticana, padre Federico Lombardi: "Famiglia Cristiana è una testata importante della realtà cattolica ma non ha titolo per esprimere la linea della Santa Sede né della Conferenza episcopale italiana". Un altolà e una delimitazione di campo chiarite senza equivoci nelle conclusioni: "Le sue posizioni sono quindi responsabilità esclusiva della sua direzione". Un colpo forte a cui il direttore della rivista, don Antonio Sciortino, riserva una reazione politicamente, oltre che cristianamente, corretta. Sceglie di non mettersi di traverso e anzi di usare toni e parole concilianti: "Quella di padre Lombardi è una dichiarazione corretta. Scorretto è chi vuole farla apparire come una sconfessione di Famiglia Cristiana". E spiega anche i perché dell'affermazione: "Non ci siamo mai sognati di rappresentare ufficialmente la Santa Sede, che ha un suo organo di stampa che è l'Osservatore romano, né la Cei che ha l'Avvenire". Non solo. Sciortino ricorda che Famiglia Cristiana, come tutte le altre testate di matrice cattolica "si muove in perfetta sintonia con il Magistero della Chiesa e con la sua dottrina sociale" pur godendo di una sua autonomia di intervento nel dibattito politico generale. Un atteggiamento che in questi anni non ha impedito all'edizione Paolina di condividere "con la Santa Sede la battaglia morale in difesa della vita umana e della famiglia basata sul matrimonio". Come da copione, maggioranza e opposizione si dividono sulle parole del Vaticano. Gongola il presidente dei senatori del Pdl, Maurizio Gasparri: "Una sconfessione di questa portata vale mille volte di più di una vittoria processuale per gli insulti subiti". E se il presidente emerito Cossiga giudica "chiara ed esemplare" la dichiarazione vaticana, dall'opposizione, Ronconi (Udc) ricorda che "chi oggi critica in modo scomposto Famiglia Cristiana, avvalora le tesi del settimanale". Donadi (Idv), parla invece di "tentativo di mettere un bavaglio alle voci del dissenso", mentre Monaco (Pd) spiega la "reazione insolente della destra" con la antica pretesa di "strumentalizzare la chiesa". La più strenua e accorata difesa al settimanale cattolico la fa però il valdese comunista segretario del Prc, Paolo Ferrero, che esprime "solidarietà umana e politica" a Sciortino, dopo i "forsennati e volgari attacchi" ricevuti in queste ore "dai soliti e febbricitanti avanguardisti del Pdl". La chiosa arriva dal blog del leader Idv, Antonio Di Pietro: "Famiglia Cristiana è nel giusto. Quella del governo è la nuova linea di un fascismo moderno". © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano.

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Franco Sibilla un vescovo mai dimenticato (sezione: Laici e chierici)

( da "Stampa, La" del 15-08-2008)

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LUTTO.IERI I FUNERALI IN CATTEDRALE Franco Sibilla un vescovo mai dimenticato Cattedrale gremita ieri mattina per i funerali di monsignor Franco Sibilla, vescovo di Asti dal novembre 1980 al marzo 1989, spentosi a Genova all'età di 84 anni. La funzione è stata presieduta dal cardinale Severino Poletto con la partecipazione dei vescovi del Piemonte. Il vescovo di Asti Francesco Ravinale ha partecipato "con riconoscenza, mestizia e speranza cristiana" ricordando come Sibilla "esercitò il suo ministero episcopale con saggezza, mitezza e ferma lungimiranza". La salma del prelato è poi stata tumulata nella cripta dei vescovi. Monsignor Sibilla era ligure di famiglia originaria di Pieve di Teco. Impegnato nell'Azione Cattolica, entrò in seminario a Genova poco dopo la laurea in ingegneria e fu ordinato presbitero nel 1952. Svolse il suo tirocinio come viceparroco a San Fruttuoso, assistente dei Laureati Cattolici, responsabile dell'ufficio Nuove Chiese, professore in seminario di storia dell'arte. Nel 1967 fu nominato assistente ecclesiastico centrale dell'Unione Donne di Azione Cattolica diventando poi vice assistente ecclesiastico centrale dell'Azione Cattolica Italiana. Incarico che resse fino alla nomina a vescovo di Savona-Noli nel luglio 1974. Alla morte improvvisa del vescovo Nicola Cavanna, il 20 febbraio 1980, Sibilla divenne vescovo di Asti. Vi rimase fino all'inizio del 1989, quando per motivi di salute lasciò per ritirarsi a Genova, dove continuò a occuparsi di arte sacra. Lì purtroppo si sviluppò la malattia che lo portò al ricovero nella casa di riposo del clero, dove si è spento nella notte del 12 agosto. "Il ricordo dei dieci anni di ministero astigiano del vescovo Sibilla - ricorda il vicario Vittorio Croce - sono rimasti nel cuore di tutti i sacerdoti e fedeli, soprattutto per la sua discrezione paterna e fraterna, per la sua puntualità, per la precisione dei suoi interventi, per la sua preoccupazione di arrivare a tutte le categorie e a tutte le persone senza lasciare da parte nessuno. Erano diventate proverbiali le sue finali di interventi pastorali, orali o scritte, dove elencava l'impegno per i ragazzi, non meno che per gli adulti, senza tralasciare gli anziani, le famiglie, i malati".

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Il Vaticano e Famiglia Cristiana <Non esprime la nostra linea> (sezione: Laici e chierici)

( da "Corriere della Sera" del 16-08-2008)

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Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Politica - data: 2008-08-15 num: - pag: 10 categoria: REDAZIONALE Il caso Con l'intervento di Padre Lombardi cala il gelo sull'editoriale della rivista Il Vaticano e Famiglia Cristiana "Non esprime la nostra linea" La Santa Sede dopo il "rischio fascismo". Gasparri: sconfessati. Il Pd: censura L'ufficio stampa vaticano: ma la testata è importante nella realtà cattolica "Avvenire" derubrica l'attacco a una notizia ROMA - L'intervento suona perentorio: " Famiglia Cristiana non ha titolo per esprimere la linea né della Santa Sede né della Cei". Nel duello tra il settimanale paolino e il governo si inserisce con decisione il Vaticano, con una dichiarazione di padre Federico Lombardi, direttore della sala stampa della Santa Sede. L'attacco di Famiglia Cristiana va avanti ormai da settimane, con un'escalation culminata nell'editoriale di Beppe Del Colle, nel quale si pone il dubbio "che possa rinascere il fascismo, sia pure in altre forme". In precedenza, la politica dell'esecutivo era stata definita "miope", la proposta del ministro Maroni di prendere le impronte ai bimbi rom "indecente ". Era seguita l'ironia sul "presidente spazzino" e sull' "inutile gioco dei soldatini in città". Di recente l'arcivescovo di Milano Dionigi Tettamanzi aveva spiegato che "inviare soldati in città serve solo ad aumentare smarrimento e paura ". Avvenire, invece, ha preferito mantenere un basso profilo, riportando la notizia in un box a pagina 8. L'intervento della Santa Sede - che ribadisce come Famiglia Cristiana sia "una testata importante della realtà cattolica " - viene stigmatizzato dal senatore del Pd Vincenzo Vita: "è un intervento censorio. La libertà d'informazione non può essere messa in discussione neanche dalla Chiesa". Duro, ma contro il governo, anche Antonio Di Pietro, che parla di "fascismo moderno". Rosy Bindi considera "ovvie" le parole della Santa Sede e invita il centrodestra a "concentrarsi sulle accuse lanciate dal settimanale". Ma il Pdl legge l'intervento di padre Lombardi come una chiara presa di distanza: "Una sconfessione di questa portata vale mille volte di più di una vittoria processuale per gli insulti subiti" dice Maurizio Gasparri, che ieri aveva annunciato querela contro don Sciortino. Per Maurizio Lupi, Famiglia Cristiana "sembra sempre ormai allineata sulle posizioni del manifesto ". Per il ministro Carlo Giovanardi, che contestò i "toni da centri sociali", "l'impegno sociale del governo è la miglior risposta". Padre Lombardi, dirige la Sala Stampa Vaticana Alessandro Trocino.

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De Rita, i giovani e il sacro (sezione: Laici e chierici)

( da "Corriere della Sera" del 16-08-2008)

Argomenti: Laicita'

Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Opinioni - data: 2008-08-15 num: - pag: 41 autore: di EMANUELE SEVERINO categoria: REDAZIONALE IL DIBATTITO SULLA MODERNITA' DELLA CHIESA De Rita, i giovani e il sacro "S ottili e complessi" i processi sociali, oggi; e "l'interpretazione e gli impegni che ne traggono Chiesa e mondo cattolico sono così sofisticati da imporre agli avversari, se vogliono restare in gara, un impegnativo salto di qualità culturale". Lo sostiene Giuseppe De Rita nell'editoriale del Corriere del 13 agosto. In quanto vado da tempo scrivendo non c'è proprio alcun "avversario" della Chiesa e del mondo cattolico (C'è invece l'indicazione, che qui lasceremo da parte, dei motivi per i quali la Chiesa e i suoi avversari hanno la stessa anima - che, certo, dà molto da pensare).. Né intendo "restare in gara " - se la gara è quella indicata dall'amico De Rita. Ma non mi sento nemmeno costretto all'"impegnativo salto di qualità culturale " da lui consigliato a "tutti". Sembra che per lui quei "sofisticati impegni e interpretazioni" metterebbero fuori gioco tutto quanto si è pensato sin qui intorno al senso del cristianesimo e delle sue istituzioni. Perché? Perché "l'insediamento sempre più significativo nel territorio" e la "privilegiata attenzione al mondo giovanile ", esercitati oggi dalla Chiesa, sarebbero innovazioni ben più decisive della "pura cultura ", obbligata appunto a un "impegnativo salto di qualità". Ma la cultura, osservo, include non solo eventi come l'illuminismo, l'intera filosofia degli ultimi quattro secoli, il suo riflettersi ovunque, ma anche la dottrina della Chiesa - molto più antica del pensiero moderno, ma molto più giovane della filosofia, che è nata come critica di ogni religione, mito, fede e di ogni arbitrio dell'intelletto e della volontà. D'altronde la teologia cristiana e la Chiesa hanno quasi sempre avuto la saggezza di dare alla filosofia il posto che le spetta, sia pure tentando di "conciliarla " con la "Rivelazione". A differenza di quanto pensava Trilussa, che (cito a memoria) "li libri non son per li cristiani", alla Chiesa si fa un grosso dispetto a insistere troppo sul suo carattere di istituzione o associazione "sul campo" a scapito della "pura cultura". L'insediamento nel territorio e l'attenzione al mondo giovanile che per De Rita starebbero "lentamente innovando " l'azione della Chiesa hanno certo grande importanza, ma sono processi ciechi quando li si interpreti lasciando da parte la "pura cultura" - a sua volta vuota quando si dimentica del "particulare". Intendo dire che la "sottigliezza e complessità " dei processi sociali è ben più complessa e sottile di quanto De Rita, nella sua prospettiva sociologica, ritenga. Egli descrive efficacemente il problema dei giovani che per la Chiesa sarebbe il "più grave"; ma sembra che tutto si riduca a un cambiamento dell'emotività giovanile, di cui ci si limita a prender atto. E invece la Chiesa sa bene che lo sbandamento dei giovani e delle masse occidentali (e tra poco di quelle occidentalizzate) è dovuto al fatto che giovani e masse percepiscono, sia pure confusamente e di riflesso, che il mondo si è allontanato dal sacro e da Dio, e che tale allontanamento è dovuto a forti, fortissime ragioni, che non si riducono certo ai dogmi del laicismo. Nella predicazione della Chiesa la critica al "relativismo" è un tema costante e visibile (De Rita non ne parla), e se ha il demerito di ridurre a poca cosa quelle ragioni fortissime, tale critica è tuttavia un'operazione di "pura cultura", che in qualche modo intravede quale sia l'autentica sottigliezza e complessità del mondo attuale. Non ho dimenticato che la terza innovazione che la Chiesa starebbe promuovendo è per De Rita "un più complesso contemperamento " del "sacro" e del "santo", cioè del "legame tra il mistero divino" e l'"immersione della fede nella dinamica sociale" - dove la maggiore complessità starebbe nel non separare questi due fattori, ma nel tenerli uniti: "sia il valore del mistero (...) - scrive - sia una convinta partecipazione ai destini collettivi". Ora, che nel mondo cattolico tali fattori siano stati a volte separati è un fatto, ma è un fatto anche che la dottrina della Chiesa li ha sempre tenuti uniti: non solo da quando il cristianesimo è diventato la religione dell'Impero romano, ma da quando Gesù, dicendo di dare a Dio quel che è di Dio, voleva dire di non dare a Cesare quel che è contro Dio (mentre la dottrina ufficiale della Chiesa dichiara che se Cesare fosse contro Dio la ribellione a Cesare sarebbe legittima e, appunto, "santa"). De Rita può rispondere che prima la cristianità predicava bene e razzolava male, mentre ora la Chiesa sta "lentamente innovando le proprie linee di presenza e di azione ". Il che però significa che, incominciando a razzolar bene, la Chiesa farebbe in modo che "l'immersione della fede nella dinamica sociale" sia guidata dal "legame con il mistero divino", cioè che la società (Cesare) sia robustamente guidata dal Dio cristiano. Se questo è un auspicio, non vedo in che cosa il discorso di De Rita differisca sostanzialmente da quella volontà dei cattolici di non essere emarginati che a suo avviso è però una delle "articolazioni dialettiche molto coltivate da tutti, ma che non portano frutti significativi". Ma egli avanza la tesi che l'insediamento della Chiesa nel territorio, la sua attenzione ai giovani e il "più complesso" legame tra il sacro e il santo "allargheranno il ruolo del mondo cattolico nella vita nazionale", con i conseguenti contraccolpi del mondo laico. Sembra che egli consideri le innovazioni della Chiesa dapprima in rapporto al mondo intero e poi le restringa alla "vita nazionale". Se così stanno le cose è indubbio che il peso della Chiesa in Italia è sempre maggiore; ma è un peso che cresce nel contesto di società dove la ragione critica e l'intera cultura stanno portando sempre più lontano dal sacro. Non è forse per questo che, al di là degli elogi di circostanza, i due ultimi pontefici considerano l'Europa e gli Stati Uniti come terra di missione? La Chiesa incomincerebbe comunque a promuovere nei giovani, secondo De Rita, la "crescita culturale, psichica, umana, prima ancora che religiosa". Però questa promozione, non solo nei giovani, ma nell'uomo, non è un'innovazione: è esercitata dalla Chiesa da quasi un millennio: la grazia soprannaturale presuppone l'educazione della natura umana ( gratia non tollit sed perficit naturam): perché ci sia armonia di ragione e fede occorre, per la Chiesa, l'educazione della ragione - anche se poi si tratta di un'educazione controllata dalla fede. E' su questa ragione che la Chiesa mostra di far leva quando combatte aborto, divorzio, manipolazione genetica, fecondazione artificiale, unioni di fatto, etc. etc. Ma a parte questo, quale crescita dei giovani è possibile se poi, nonostante "l'attenzione privilegiata" per i loro problemi, li si tiene lontani dal grandioso e terribile processo che conduce dal passato al presente della civiltà (al presente, tra l'altro, che si sente più in sintonia col "particulare" che non con i massimi sistemi della "pura cultura ")? Nei territori del mondo, e nei sensi e nelle coscienze dei giovani, sta crescendo l'eco della morte di Dio. Questa è la vera avversaria del mondo cattolico e in genere religioso - soprattutto quando essa si mostra nella sua inevitabilità. Mascherandola o ignorandola si favorisce e si alimenta la falsa coscienza di chi crede che l'avversario sia cosa di poco conto. A volte la falsa coscienza consente di vivere un poco di più; sempre fa vivere in sogno.

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Alemanno: <Grave la rivolta dei municipi> (sezione: Laici e chierici)

( da "Corriere della Sera" del 16-08-2008)

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Corriere della Sera - ROMA - sezione: PRIMA PAGINA - data: 2008-08-15 num: - pag: 1 categoria: REDAZIONALE Dopo la ribellione dei minisindaci di Rc e del Pd sulle ordinanze per i lavavetri e la mendicità molesta, interviene il sindaco Alemanno: "Grave la rivolta dei municipi" "è una lesione istituzionale, a settembre li convocherò in Campidoglio" "è una grave lesione istituzionale". Il sindaco Gianni Alemanno, in vacanza a Cortina, non ha gradito le prese di posizioni di alcuni presidenti di Municipio, decisi a emanare contro-ordinanze se a settembre arriverà quella contro lavavetri e contro chi fruga nei cassonetti. "Queste contro-ordinanze non hanno alcun valore - dice Alemanno - i minisindaci non hanno potere in maniera di sicurezza urbana. Mi sembrano solo atteggiamenti ideologici e pregiudiziali, oltre che illegittimi". Ribadisce che "nell'ordinanza già scritta è stata inserita una clausola che specifica in modo inequivocabile che l'ordinanza stessa non avrà alcuna incidenza nei confronti degli indigenti". E in ogni caso "prima di emettere queste ordinanze daremo vita a incontri con tutte le associazioni che si occupano di solidarietà sociale, cattoliche e laiche, in modo da avere un confronto a trecentosessanta gradi". Ai minisindaci in rivolta, Alemanno manda poi un altro messaggio: "Li invito a riflettere sulla richiesta di sicurezza che arriva soprattutto dalle periferie". L'appuntamento è per settembre: "Li incontrerò nella assemblea dei presidenti, e vedremo. Fino ad allora saremo disponibili al dialogo. Se vorranno proseguire nel muro contro muro, li lasceremo cuocere nel loro brodo". A PAGINA 2 Alessandro Capponi.

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<Frasi inaccettabili>: tra i vescovi cresce lo sconcerto (sezione: Laici e chierici)

( da "Corriere della Sera" del 16-08-2008)

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Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Politica - data: 2008-08-15 num: - pag: 11 categoria: REDAZIONALE Dietro le quinte Monsignor Fisichella spera in una "provocazione. Ma lo slogan è fuori luogo" "Frasi inaccettabili": tra i vescovi cresce lo sconcerto ROMA - L'Osservatore Romano, organo ufficiale della Santa Sede, non ha ignorato l'attacco di Famiglia Cristiana al governo sul sospetto "che stia rinascendo da noi sotto altre forme il fascismo". E nelle prime pagine del giornale ha ripreso integralmente la precisazione di padre Lombardi all'Ansa: "Il settimanale è una testata importante della realtà cattolica ma non ha titolo per esprimere né la linea della Santa Sede né quella della Cei". è la prima volta che sul foglio vaticano viene presa in considerazione la linea del settimanale paolino, malgrado il clamore suscitato negli ultimi tempi da prese di posizione in materia di provvedimenti governativi. La dissociazione è tra le righe. A darle ulteriore peso c'è il fatto che anche Radio vaticana, congiuntamente, ha letto le parole di padre Lombardi che, secondo indiscrezioni, erano state approvate e auspicate dalla Segreteria di Stato. Il segnale da Oltretevere è quindi netto. Mentre il silenzio da parte della Cei, competente in materia che riguarda lo Stato italiano, ha fatto circolare tutto il giorno in alcuni circoli ecclesiastici il dubbio che chi tace acconsenta. Una cosa è certa, se don Sciortino a volte ha dato voce a perplessità diffuse tra i cattolici stavolta sembra aver irritato molti. Nelle stanze del Vaticano c'è chi parla di "frasi inaccettabili". Monsignor Elio Sgreccia, presidente della Pontificia Accademia Pro Vita, chiarisce: "Mi pare che la critica, o l'accusa di fascismo, fatta così sia troppo sbrigativa. Bisogna dire qualcosa di più. A criticare le misure del governo ci vuol poco. Si fa presto. Ma allora bisogna che se ne trovino altre da proporre utili a risolvere i problemi". "Io non mi occupo di politica, - spiega - ma non si può negare che nella gente esista un senso di insicurezza. Ci sono uccisioni facili anche per futili motivi. Poi c'è la diffusione della droga e la morte ogni fine settimana di tre o quattro giovani di ritorno dai night. Tutto questo non è accettabile". "Già - continua monsignor Sgreccia - vedo che si fa fatica a fare entrare nel governo la convinzione che sia opportuno adottare alcune misure, perché ci sono interessi contrari. Ma se poi si ritiene che non siano adeguati è legittimo dirlo, salvo però proporre delle altre soluzioni. Perché i problemi in qualche modo devono essere affrontati. Le opinioni si possono dibattere però devono essere accompagnate da un po' di sapienza costruttiva". Monsignor Rino Fisichella, presidente della Pontificia Accademia per la Vita, al Messaggero aggiunge: "Mi pare fuori dalla storia. Uno slogan fuori luogo. Forse è solo una provocazione". Anche se, precisa, è "un giudizio espresso da una testata che ha tutta la libertà di farlo". A microfoni spenti molte voci irritate si aggiungono. "Ma quale fascismo? Ma quale fascismo? Cerchiamo di essere seri", sbotta un monsignore maitre à penser. E negli ambienti dell'Osservatore Romano circola un'interpretazione severa: Famiglia Cristiana è in crollo di vendite. Il numero di lettori si sta assottigliando anche a causa dell'elevata media di età. Secondo alcune voci ne avrebbe persi quasi la metà. La critica dura al governo non nasconderà il tentativo di recuperare smalto? Monsignor Elio Sgreccia Mi pare che l'accusa di fascismo fatta così sia sbrigativa. Meglio un po' di sapienza costruttiva Virginia Piccolillo.

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"Se vuoi rimanere giovane, cerca Cristo" (sezione: Laici e chierici)

( da "Giornale.it, Il" del 16-08-2008)

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Voglio augurare a tutti i naviganti del blog una buona festa dell'Assunta. Sono tornato dalla Spagna, ma non ho ancora ripreso a lavorare (due giorni fa ho pubblicato un'intervista a mons. Negri sulla polemica di Famiglia Cristiana contro il governo Berlusconi, che potete leggere cliccando nell'apposito link sotto la foto, ma era una richiesta una tantum della direzione). Ieri sera ero a Canale d'Agordo, dove, insieme alla collega ed amica Stefania Falsaca, giornalista di Trentagiorni, abbiamo raccontato lo stato della causa di beatificazione di Papa Luciani. L'incontro si è svolto nella chiesa parrocchiale, su invito del parroco don Sirio e del sindaco. Come sapete sono molto legato alla figura di questo grande Papa, l'importanza del cui pontificato - per usare le parole di Giovanni Paolo II - è "inversamente proporzionale alla sua durata". Durante un'udienza del mercoledì, Giovanni Paolo I disse: "Io rischio di dire uno sproposito. ma lo dico. Il Signore ama tanto l'umiltà che a volte permette dei peccati gravi. Perché? Perché quelli che li hanno comessi, questi peccati, dopo pentiti, restino umili. Non vien voglia di credersi mezzi angeli quando si sa di aver commesso delle mancanze gravi. Il Signore ha tanto raccomandato: siate umili. Anche se avete fatto delle grandi cose dite: siamo servi inutili". Scritto in Varie Commenti ( 19 ) " (6 votes, average: 4.17 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 03Aug 08 La messa in ambrosiano antico: a Milano qualcosa si muove Interrompo il silenzio della vacanza grazie a una gita di vetiquattr'ore a Barcellona (dove c'è facilità di collegamento) per rilanciare una notizia che farà piacere a molti navigatori del blog. Grazie al dialogo intrapreso tra il movimento liturgico benedettiano e la Curia di Milano sta per iniziare una nuova celebrazione in rito ambrosiano antico (secondo il messale del 1954) oltre a quella concessa a suo tempo dal cardinale Martini e tutt'oggi celebrata la domenica nella chiesa del Gentilino. Scritto in Varie Commenti ( 276 ) " (15 votes, average: 4.07 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 29Jul 08 Avviso urgente ai naviganti (dalla Spagna) Cari amici, mi trovo in vacanza in una zona della Spagna dove c'è una copertura scarsissima di rete e non riesco a collegarmi (ora lo sto facendo stando seduto sui gradini della splendida cattedrale gotica di Girona, che ho appena visitato): per questo non mi è possibile intervenire o sbloccare i commenti in moderazione. Chiedo scusa a tutti e vi do appuntamento al 12 agosto, quando sarò di ritorno! Scritto in Varie Commenti ( 79 ) " (4 votes, average: 3 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 25Jul 08 Quel "vivo desiderio" di felicità Cari amici, da domani sono in vacanza. Vi auguro di trascorrere una buona estate con queste parole scritte da Giovanni Battista Montini a diciassette anni: Una volta camminando di sera guardavo le stelle del firmamento e procuravo che la mia mente fosse compresa dell'immensità del creato; capivo che tutti gli astri non erano che pulviscoli giranti rispetto all'immensità dell spazio, pure il pensiero d'essere confinato in questo mondo, per l'uomo così vasto, ma, in relazione cogli astri e collo spazio, vero atomo al microscopio, e il vedere al di sopra di me migliaia di mondi ignoti, rappresentanti per me bellezze e attrattive fantastiche e grandemente superiori a tutto ciò ch'è nel mondo, provavo un vivo desiderio d'una felicità non legata al misero fango della terra. E a me stesso davo la risposta: "Sei destinato ad essere assunto principe nel regno che governa il cielo". Scritto in Varie Commenti ( 436 ) " (6 votes, average: 4.17 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 22Jul 08 Sono tornato. Nuove regole per il blog Cari amici, ieri sera alle 23 il Jumbo della Qantas con il Papa, il seguito e noi giornalisti è atterrano all'aeroporto di Ciampino: siamo stati chiusi in aereo per 22 ore (anche durante lo scalo tecnico a Darwin non ci è stato permesso di scendere). Poco dopo la partenza, Benedetto XVI è venuto a salutarci e a ringraziarci per il lavoro che abbiamo svolto. Volevo dire innanzitutto a quanti che mi invitavano a moderare certi scontri delle ultime ore, che ovviamente sono stato impossibilitato a fare alcunché durante un intero giorno di volo. Ho letto tutti i commenti, e ci sono rimasto piuttosto male per la piega che hanno preso, le espressioni usate, etc. Vi comunico quindi che d'ora in avanti non intendo più lasciare spazio agli "off topic": il blog "Sacri Palazzi" non è una pubblica arena dove mettere in piazza scontri o risolvere beghe private o partire per la tangente montando polemiche. Vi chiedo dunque di intervenire rimanendo sull'argomento proposto e di cercare il più possibile di non svicolare. Vi chiedo inoltre di usare SEMPRE espressioni rispettose nei confronti di tutti. E' possibile dissentire nella maniera più radicale senza offendere colui o colei dalla quale si prendono le distanze. Fino ad oggi sono stato troppo tollerante. Scritto in Varie Commenti ( 106 ) " (18 votes, average: 3.67 out of 5) Loading ... 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Scritto in Varie Commenti ( 248 ) " (15 votes, average: 3.4 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 18Jul 08 L'accoglienza di Sydney e il tassista musulmano Sul Giornale di oggi troverete due cronache dedicate agli eventi di ieri, in particolare la festa di accoglienza dei giovani al Papa e l'importante discorso che Benedetto ha rivolto loro; e un approfondimento sul tema degli aborigeni australiani, pure citati nei discorsi papali. Vi volevo raccontare un piccolo episodio accaduto sempre ieri: due volontari italiani della Gmg hanno preso un taxi nel centro di Sydney chiedendo di essere accompagnati al centro stampa, nella baia di Darling Harbour. Il tassista era un fedele musulmano. Quando è arrivato il momento di pagare, si sono sentiti rispondere: "Non mi dovete nulla, siete miei ospiti". E' un piccolo segno che bene descrive l'ottima accoglienza degli australiani nei confronti dei giovani che hanno invaso Sydney. Durante tutto il percorso che ha riportato ieri sera il Papa nella sua residenza a fianco della cattedrale, c'era una grande folla che si accalcava lungo le transenne. Cari amici, mi dispiace che per tutto ieri e tutt'oggi non sia consultabile sul nostro sito Internet il pezzo principale di cronaca che ho scritto sulla festa di accoglienza con le parole del Papa. Copio il testo come commento di questo post, che se a quest'ora avrete letto i testi di Benedetto XVI e molti altri servizi. Scritto in Varie Commenti ( 77 ) " (16 votes, average: 3 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 16Jul 08 Il Papa tra koala e serpenti Cari amici, tra qualche ora il Papa termina le due giornate di riposo a Richmond e arriva a Sydney: visiterà la cattedrale, quindi da domani si entra nel vivo della Gmg con la festa di accoglienza. Stamattina gli addetti dello zoo di Sidney hanno portato nella residenza papale un po' di fauna tipica australiana: un cucciolo di canguro, dei koala, una specie di istrice e anche un serpente. Benedetto XVI appariva molto divertito. Immagino che vedrete queste scene sui prossimi tg. Sul Giornale di oggi trovate il mio resoconto della conferenza stampa che ieri ha fatto Bagnasco. Questa mattina sono iniziate le varie catechesi per i gruppi nazionali e nel pomeriggio (qui la giornata è ormai alla fine.) si è svolta la festa degli italiani, preceduta da una breve liturgia della parola, presieduta da Bagnasco. Quella dei telefoni sembra una maledizione: è andato in tilt il sistema dell'operatore gsm a cui si "agganciano" i telefonini Tim, e per ore non siamo riusciti a comunicare neanche tra noi. Poi abbiamo scoperto che bastava selezionare un altro operatore. Scritto in Varie Commenti ( 98 ) " (20 votes, average: 2.4 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 14Jul 08 Da Sydney un abbraccio a Gianluca Apprendo dal giornale online Petrus che il suo direttore Gianluca Barile, è stato colpito da un ictus. Gli sono vicino, anche se mi trovo dall'altra parte del globo. Oggi il Papa si è riposato e noi abbiamo visitato i luoghi della Gmg. Nella cattedrale di Sydney, come sapete, c'è un pellegrino speciale che non si muoveva da Torino dal 1925, anno della sua morte prematura: è il beato Pier Giorgio Frassati, uno dei patroni della Giornata mondiale della Gioventù, davanti alla cui bara i giovani si fermano a pregare. La sua vita è un esempio di come seguendo Cristo si può trasformare il mondo iniziando da se stessi. Questo è l'articolo che ho scritto oggi sul Giornale. Scritto in Varie Commenti ( 114 ) " (11 votes, average: 5 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 13Jul 08 "Se vuoi rimanere giovane, cerca Cristo" Siamo arrivati a Sydney, dopo il lunghissimo viaggio e la sosta per il carburante a Darwin. L'aereo papale, essendo in anticipo di mezz'ora, ha girato un po' intorno per permettere alle autorità di essere presenti ad accogliere Benedetto XVI. Noi giornalisti, con un viaggio di circa un'ora di pulmann, abbiamo raggiunto il Novotel di Sidney on Darling Harbour; il seguito papale (cardinali, monsignori, etc) invece si è fermata al Sofitel, in una zona poco distante. Papa Ratzinger e il suo seguito più ristretto, invece, hanno ragiunto Richmond, un sobborgo semirurale dove si trova il centro dell'Opsu Dei che ospiterà Benedetto XVI nei tre giorni di riposo (fino a mercoledì sera) che precederanno le cerimonie della Gmg. Il Papa si è fatto precedere di qualche ora in Australia da un messaggio. Ve ne riporto un passo. "Molti giovani oggi mancano di speranza. Rimangono perplessi di fronte alle domande che si presentano loro in modo sempre più incalzante in un mondo che li confonde, e sono spesso incerti verso dove rivolgersi per trovare risposte. Vedono la povertà e l'ingiustizia e desiderano trovare soluzioni. Sono sfidati dagli argomenti di coloro che negano l'esistenza di Dio e si domandano come rispondervi. Vedono i grandi danni recati all'ambiente naturale dall'avidità umana e lottano per trovare modi per vivere in maggiore armonia con la natura e con gli altri. Dove possiamo cercare risposte? Lo Spirito ci orienta verso la via che conduce alla vita, all'amore e alla verità. Lo Spirito ci orienta verso Gesù Cristo. Vi è un detto attribuito a Sant'Agostino: "Se vuoi rimanere giovane, cerca Cristo". In lui troviamo le risposte che cerchiamo, troviamo le mete per le quali vale veramente la pena di vivere, troviamo la forza per continuare il cammino con cui far nascere un mondo migliore". Scritto in Varie Commenti ( 107 ) " (21 votes, average: 2.52 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico Post precedenti Chi sono Sono Andrea Tornielli, il vaticanista del Giornale, classe 1964, laurea in storia della lingua greca. Sono sposato e ho tre figli. Vivo tra Roma e Milano Tutti gli articoli di Andrea Tornielli su ilGiornale.it contatti Categorie Varie (229) Ultime discussioni bruno volpe: segnalo a brunetta anche qualche aspirante esorcista. Silvano: ministro Brunetta, si ricordi di Savigni .. Marcello: Eccoci alle solite, quando si ragiona sull'immigrazione, da parte progressista arrivano le accuse di... Vincenzo: .Studiorum. Vincenzo: .di "ridicolo", in tutta questa tristissima faccenda, resta il fatto che, Qualcuno,le... 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Corrado: Mi scuso per la .http://blog.ilgiornale. it/tornielli/2008/07/02/roma-e -fraternita-san-pio-x-il-dialo go-va-avanti/Read "How can I tell the difference from phalaris grass that has DMT in it?" at Home & Garden The Daily P.E.E.P.: Antonio Cardinal Cañizares Llovera Abiura: Comment on Thornborn, un Dan Brown cattolico? by Rovere Thornborn, un Dan Brown cattolico?: Dan Brown cultura: lupi agnelli e Tornielli I più votati Violenze e minacce, dobbiamo vigilare - 107 Votes La comunione nella mano, la fine dell'inginocchiatoio - 57 Votes Milano e il motu proprio, la colpa è della stampa - 54 Votes La preoccupazione dei vescovi per il regime di Chavez - 51 Votes In difesa del cardinale Tettamanzi - 48 Votes Se lo storico replica: "Lei non sa chi sono io!" - 48 Votes Il Papa non andrà alla Sapienza - 42 Votes Ancora sugli statuti del Cammino, approvati dalla Chiesa - 40 Votes Il parroco trevigiano trasforma l'oratorio in moschea - 39 Votes Ebrei salvati da Pio XII: Bruno Ascoli, guardia palatina - 39 Votes Recent Posts Buon Ferragosto con le parole di Papa Luciani La messa in ambrosiano antico: a Milano qualcosa si muove Avviso urgente ai naviganti (dalla Spagna) Quel "vivo desiderio" di felicità Sono tornato. 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Pier Francesco Gasparetto (sezione: Laici e chierici)

( da "Stampa, La" del 17-08-2008)

Argomenti: Laicita'

Personaggi Pier Francesco Gasparetto LA GRANDE MISSIONE DEL PRETE DI FRONTIERA Dice lo strano titolo: "La povera storia di un prete cretino". Strano il titolo, il tipo di storia, di prete, di cretino. Strano tipo di prete per le sue opinioni molto personali, forse anche molto condivise, sul celibato, sulla deferenza da riservare a vescovi e superiori, sulla vita contemplativa e inattiva. Stranissimo tipo di cretino, poi, per tutto quanto con le sue sole forze è riuscito a realizzare in una località sperduta nel Brasile, di cui fino a poco prima di arrivarci ignorava l'esistenza, la lingua, i costumi. Dimenticata dagli uomini, ma non da quel "prete cretino" che vi costruirà, lui è il solo a sapere come, scuole, infermerie, chiese, orfanotrofi, falegnamerie, negozi e scuole, altro che cretino. Si tratta di don Luciano Burocco, nativo di Pray, oggi ottantatreenne, dal 1979 missionario in Brasile, a Salgado, provincia di Sergipe, dopo esserlo stato in Belgio e in Francia fra i minatori e i muratori italiani. L'età gli impone ora qualche pausa malvoluta. La occupa scrivendo. Senza peli sulla penna. Lettere agli amici lontani. Questo libro. E racconti in cui riscrive una vita immaginandosela vissuta come laico, con moglie, figli, e lavoro come tessitore dai Trabaldo di Pray. Povera storia di prete cretino o ricca storia di prete molto saggio?.

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L'opinione pubblica è rimasta senza voce - (segue dalla prima pagina) (sezione: Laici e chierici)

( da "Repubblica, La" del 17-08-2008)

Argomenti: Laicita'

Commenti L'OPINIONE PUBBLICA è RIMASTA SENZA VOCE (SEGUE DALLA PRIMA PAGINA) Altre volte ho scritto che lo specchio in cui si rifletteva l'immagine che i cittadini avevano del loro Paese si è rotto in tanti frammenti i quali riflettono soltanto la figura e gli interessi frammentati di chi vi si specchia. Tante opinioni private senza più una visione del bene comune: questo è il prodotto del berlusconismo, agevolato e amplificato dal controllo dei "media". Ad esso l'opposizione non ha saputo rispondere: nonostante le intenzioni di seguire una strada opposta ha subito l'egemonia berlusconiana e si è sintonizzata sulla stessa lunghezza d'onda, convinta di poter diffondere messaggi diversi. Allo stato dei fatti l'esito di questo scontro ha dato un solo vincitore e parecchi sconfitti. * * * Tuttavia l'esito non è definitivo e non tutte le opinioni sono state ridotte alla sola dimensione privata. Ci sono ancora gruppi consistenti di cittadini che coltivano una visione del bene comune, che sentono il bisogno impellente di pensare in termini di bene comune senza contrabbandare dietro queste due parole i loro privatissimi egoismi e le loro personali egolatrie. Esiste per esempio un'opinione pubblica "berlusconista". Coltivata, amplificata, puntellata con mezzi imponenti, ma di cui sarebbe un madornale errore negare l'esistenza. Sicurezza, tolleranza zero, intransigenza identitaria, fiducia nel leader anche a costo di veder sacrificati alcuni privati interessi. Un'opinione pubblica così conformata costituisce la base di consenso che accomuna le spinte identitarie berlusconiste e leghiste. Caro Moretti, quest'opinione pubblica c'è; anche se da quello specchio emerge una figura che a te ed a me risulta ripugnante, è tuttavia con essa che si debbono fare i conti. * * * C'è un altro specchio e un'altra opinione pubblica di diversa natura; è quella di cui parla Giuseppe De Rita quando delinea una strategia cattolica fondata sulle comunità locali, sul volontariato, sul doppio pedale del "sacro" e del "santo", cioè della fede e delle opere. Questa visione del bene comune indubbiamente esiste ma non si identifica né con il Vaticano né con la Conferenza episcopale. Sono piuttosto i cattolici degli oratori, delle case religiose, delle comunità di dimensioni nazionali, di alcuni Ordini religiosi. Il sacro e il santo. Riesce molto difficile dare una figura politica a questo tipo di opinione pubblica, ma senza una figura politica non esiste una visione di bene comune perché non esiste una "polis", una città terrena dove applicarla. Il sacro non è infatti di questo mondo. Quanto al santo, cioè alle opere, esse costituiscono un'importante presenza testimoniale e missionaria, una rete flessibile come tutte le reti e quindi disponibile ad essere utilizzata da forze esterne. Dietro il santo c'è molto spesso un vitello d'oro da adorare invece del poverello di Assisi e ne abbiamo tutti i giorni la prova. * * * Esiste anche, da almeno due secoli, ed opera attivamente in tutte le democrazie occidentali un'altra opinione pubblica con caratteristiche sue proprie ed è quella espressa dalla "business community". Possiede potenti strumenti di formazione e di diffusione ed ha una sua precisa visione del bene comune: libertà di mercato, regole blande, considerazione degli interessi costituiti, Stato efficiente e leggero. Insomma il capitalismo, che può assumere di volta in volta forme molto diverse tra loro, dal liberismo al protezionismo, dall'alleanza con la democrazia a quella con la "governance" autoritaria. Oggi questa opinione pubblica è tendenzialmente orientata verso la versione berlusconista della democrazia, con simpatie leghiste diffuse soprattutto nel Nord-Nordest, ma la "business community" fa comunque parte a sé, ha il suo metro di giudizio, i suoi valori e la sua moralità che si realizza nel profitto d'impresa, "variabile indipendente" alla quale tutte le altre a cominciare dal lavoro debbono conformarsi. * * * Infine esiste (stavo per scrivere esiste ancora) un'opinione pubblica di centro e di sinistra riformista, progressista, laica. La sconfitta elettorale di un anno fa sembra averla ridotta ad uno stato larvale; non riesce ad esprimere un pensiero unitario e un'egemonia culturale, percorsa da convinzioni forti ma contrastanti: tolleranza, solidarietà, legalità, federalismo, centralismo, pacifismo, sicurezza, diritti, doveri, gregarismo, moderazione, massimalismo. Spore del possibile avrebbe detto Montale. Belle persone e volti consumati. Lotte per conquistare un potere inesistente e futuribile. Trasformismi sottotraccia e idealismi generosi. Quest'opinione pubblica avrebbe bisogno d'una voce che la rappresenti e di una forma che la riporti in battaglia. E ancora una volta dico: d'uno specchio in cui possa guardarsi e rassicurarsi del proprio esistere. Alle primarie dello scorso ottobre questa forma sembrò realizzarsi. Sono passati dieci mesi da allora e sembra un tempo lontanissimo. Può tornare soltanto se ricreato da un atto di volontà collettiva. Le scorciatoie individuali non servono a nulla, nascondono piccole vanità e mediocri trasformismi. Serve una volontà di massa per risollevare un Paese sdrucito e frastornato. Si può fare? Fino a poco tempo fa pensavo di sì, ma i giorni passano in fretta e non inducono a pensare positivo. Le spinte centrifughe aumentano e il "si salvi chi può" rischia di diventare un sentimento diffuso. Se volete dare un segnale di riscossa dovete alzarvi e camminare. Altrimenti attaccate la bicicletta al chiodo e non pensateci più. Toccherà pensarci ai vostri nipoti se ne avrete. Post scriptum. Tre giorni fa l'ufficio statistico europeo Eurostat ha diffuso le cifre ufficiali concernenti il Pil di Eurolandia. Per la prima volta dalla nascita della moneta unica il Pil del secondo semestre di quest'anno arretra dello 0.2 per cento. Non vuol dire ancora recessione ma poco ci manca. L'inflazione dal canto suo è ferma al 4 per cento, ma molti segnali registrano un'inversione di tendenza: petrolio, materie prime, prodotti ferrosi, derrate alimentari denunciano consistenti ribassi sui mercati internazionali anche se su molti mercati locali questi ribassi ancora non arrivano, ostacolati dalla lentezza dei circuiti distributivi e dalla presenza di monopoli e cartelli. Fermo restando che l'andamento dell'inflazione dev'essere continuamente controllato, il pericolo incombente riguarda - ormai risulta in modo evidente - una drastica caduta della domanda di consumi e di investimenti con il cupo corteggio di disoccupazione e di ulteriore arretramento del reddito nazionale e individuale. Da questo punto di vista l'intera impostazione della manovra finanziaria risulta a dir poco fuori tempo. La compressione triennale della spesa per un totale di 36 miliardi dei quali 16 già nel primo esercizio, a parità di pressione fiscale, configura una strategia insensata. Se è vero che la crisi attuale ricorda per gravità e dimensioni gli eventi del triennio 1929-1932, è altrettanto vero che le misure finanziarie fin qui attuate ricordano quelle che in Usa furono prese dalla presidenza repubblicana precedente all'avvento di Franklin D. Roosevelt. Misure sciagurate, che aggravarono ulteriormente la crisi e rallentarono gli effetti del rilancio rooseveltiano sulla domanda di consumi e di investimenti. In queste condizioni, quali che siano le opinioni di Tremonti e di Calderoli, parlare di federalismo fiscale è pura accademia e fumo negli occhi per distogliere l'attenzione da questioni assai più cogenti. Una trasformazione radicale del sistema tributario e dei poteri amministrativi effettuati in tempi di recessione e di deflazione è inattuabile poiché comporta gravissimi rischi. Come se, in tempi di tempesta, il timone della nave fosse affidato a venti timonieri anziché ad uno. Basta enunciare un'ipotesi del genere per esserne terrorizzati.

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Le ricette degli universitari (sezione: Laici e chierici)

( da "Repubblica, La" del 17-08-2008)

Argomenti: Laicita'

Pagina I - Milano Il caso La Cattolica risponde con un appello alle critiche sulla qualità delle pietanze in mensa Le ricette degli universitari "Dateci consigli su come migliorare il menù e il servizio in mensa". è la richiesta fatta dalla Cattolica agli studenti. L'anno scorso, dopo un aumento del prezzo dei pasti, i ragazzi avevano polemizzato per il cibo "non all'altezza". Bersaglio delle critiche erano la pizza (poco buona) e la frittata (troppo pesante). L'invito a dare suggerimenti è pubblicato sul sito dell'ateneo. "Il nostro obiettivo è migliorare, ascoltando le aspettative di chi vive l'università", dice Angelo Giornelli, direttore di Educatt, l'ufficio che gestisce i servizi agli studenti. FRANCO VANNI A PAGINA IV.

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La cattolica agli studenti "scegliete voi il menu" - franco vanni (sezione: Laici e chierici)

( da "Repubblica, La" del 17-08-2008)

Argomenti: Laicita'

Pagina IV - Milano La Cattolica agli studenti "Scegliete voi il menu" L'ateneo replica alle critiche sui cibi in mensa I rappresentanti delle matricole "è l'occasione per inserire anche piatti etnici" Le polemiche scoppiarono lo scorso anno dopo l'aumento del prezzo dei pasti FRANCO VANNI La Cattolica lancia un appello ai suoi studenti: "Diteci che cosa vi piace mangiare e ve lo faremo trovare in mensa". L'invito a dare suggerimenti per migliorare il servizio di ristorazione, comparso sul sito Internet dell'ateneo, segue le polemiche fatte dai ragazzi lo scorso anno. A ottobre, quando fu aumentato il prezzo dei pasti, i chiostri di largo Gemelli furono tappezzati di manifesti "contro aumenti ingiustificati", per un servizio "non all'altezza". Nel mirino degli studenti erano finite la pizza, servita solo ogni tanto e poco gradita, e le frittate, giudicate buone ma troppo pesanti. Altra protesta seguita all'incremento del ticket riguardava la mancanza nel menù dei dolci (oggi si può scegliere fra frutta e yogurt) e del caffè. L'appello dell'università a dare consigli, dal titolo "Mense: si accettano ricette", non interessa solo il cibo, ma più in generale l'organizzazione del servizio, che nel 2007 ha preparato un milione di pasti nelle 19 mense delle quattro sedi dell'ateneo, 610mila solo a Milano. Per Francesca Gerli, studentessa di Lettere e rappresentante degli studenti di sinistra, "è positivo che l'università voglia coinvolgerci per migliorare la qualità del servizio. Alla mensa della Cattolica non si mangia affatto male, ma questa potrebbe essere l'opportunità per arricchire l'offerta, ad esempio per inserire fra le portate anche piatti etnici". Ipotesi a cui Valeriano Ottolini, studente di Giurisprudenza e rappresentante del Movimento universitario padano, risponde così: "Benvenga il cous cous, ma si serva anche la polenta, che rappresenta la nostra tradizione. E si faccia della cotoletta una presenza fissa nel menù, visto che ora la si mangia solo di rado". I piatti che più piacciono agli studenti, fra quelli che l'università già offre, sono invece il fritto misto di pesce, la pastasciutta nei vari condimenti, la verdura e le insalate, per cui gli studenti fanno una fila separata, più rapida rispetto a quella per i piatti caldi. La campagna "Mense, si accettano ricette" è il primo passo della nuova linea annunciata dal neonato ufficio Educatt. L'ente, che da quest'anno sostituisce l'Isu nell'assistenza agli studenti della Cattolica, gestisce anche gli alloggi universitari e le borse di studio. Per il direttore Angelo Giornelli, "il nostro obiettivo è imparare a cambiare ascoltando i bisogni, le attese e le aspettative degli studenti, come di tutti gli attori dell'università". Invariati, per ora, i prezzi del servizio mensa: il ticket per un pranzo intero costa 5.50 euro, prezzo ridotto a 3.50 euro per chi fa l'abbonamento (il cui prezzo varia in base al reddito), con possibilità di acquistare carnet da 60 euro per 20 pasti. SEGUE A PAGINA V.

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"a te romagna" la serenata di jovanotti - stefano cicchetti (sezione: Laici e chierici)

( da "Repubblica, La" del 17-08-2008)

Argomenti: Laicita'

Pagina XV - Bologna "A te Romagna" la serenata di Jovanotti Il cantautore, tornato ieri sera a Cattolica per il concerto del suo "Safari tour", rievoca i suoi ruggenti anni '80 in Riviera da giovanissimo dee jay e rapper "Mia figlia Teresa è rimasta folgorata da Rimini, dalla spiaggia e dalla folla enorme, dal caos perpetuo" STEFANO CICCHETTI CATTOLICA - "Mia figlia Teresa ha perso la testa per Rimini, ne è rimasta folgorata. Le piace questa spiaggia enorme, la folla che si diverte in riva al mare, il caos perpetuo. Devo assolutamente tornare in Riviera e portarla un po' in giro". Jovanotti l'aveva promesso all'anteprima del suo tour "Safari", il 10 maggio scorso a Rimini. E ha mantenuto la promessa, tornando a suonare ieri sera, in un concerto all'arena della Regina di Cattolica. La love story fra Lorenzo Cherubini e la riviera non conosce dunque crisi. Va avanti da oltre vent'anni, quando lui era il dj imberbe scoperto da Claudio Cecchetto che provava a fare il rapper. "E' incredibile, da quando ho iniziato la mia carriera qui mi sembra che il tempo non sia passato": esattamente come in ogni storia d'amore felice. Che anzi nel tempo si è andata approfondendo, man mano che il personaggio cresceva. Quando Jovanotti non canta più "La mia moto" ma si scopre ecologista e salutista, prende casa sull'erta Gemmano e arriva all'Aquafan in sella alla mountain bike. Allarga il suo affetto alla Romagna e fonda la sua factory Sole&Luna a Forlì. E adora Fellini, al punto di definirlo "una presenza chiave nelle mie canzoni". Tant'è vero che anche nell'ultimo album c'è il brano "In orbita", con i versi "ci siamo presi il nostro tempo per decidere/con la filosofia del grande Snaporaz/abbiamo scelto che non volevamo scendere", dove questa volta l'omaggio al regista riminese fa riferimento al protagonista della "Città delle donne". E non perde occasione di ripetere: "Fellini è stato uno dei più grandi del cinema, e i riminesi devono sentirsi fortunati a essere suoi concittadini. Chi altro nel mondo può vantarsi di avere un aeroporto che si chiama Fellini?". Ovvio che nel 2005 Lorenzo abbia accettato con entusiasmo la proposta del comune di Rimini per disegnare l'immagine pubblicitaria di quell'estate. Suonati i quarant'anni, i colpi bassi del destino non sono mancati. La tragica scomparsa del fratello, nell'ottobre scorso. Le accuse di plagio piovutegli dalla Spagna per il brano "A te" - "Ma io La primera persona di Alejandro Sanz davvero non l'avevo mai sentita" - e perfino la delusione politica dopo la sconfitta del partito democratico cui aveva fornito l'inno ufficiale "Mi fido di te". Non bastasse, il finire nel tritacarne del gossip. I rotocalchi vanno a nozze con la rivelazione del tradimento da parte della sua compagna Francesca. Valeria Marini si inserisce nel gioco svelando un remoto flirt in Costa Smeralda. Sempre così geloso della sua vita privata, anche Jovanotti diventa "paparazzabile". Forse anche per questo l'ex ragazzone dalla esse blesa vede i luoghi che hanno conosciuto il suoi primi successi con un affetto se possibile ancora maggiore. Tempi in cui essere una star era solo un gioco un sacco divertente. Ricorda con piacere quando due adolescenti lombarde scapparono di casa per andare a Riccione perché, come spiegarono una volta rintracciate, credevano che Jovanotti abitasse ad Aquafan. In fondo avevano ragione, a modo loro, se lui proclama anche oggi: "Rimini per me è il luogo dell'anima". Dove è contento se in tribuna ad applaudirlo ci sono due personaggi-simbolo del luogo come Valentino Rossi e Riccarda Casadei, figlia di Secondo, re del liscio. L'album "Safari" è dedicato al fratello scomparso. Per tutto il resto, la risposta è nel matrimonio, che Lorenzo Cherubini celebrerà il 6 settembre nella natìa Cortona con Francesca Valiani, la madre di Teresa, dopo undici anni di convivenza. Un matrimonio nel bel mezzo del tour, che appena quattro giorni dopo lo vedrà sul palco a Cagliari. Altrimenti, la vita che Safari sarebbe?.

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I paolini in trincea contro la destra "intimidazioni a famiglia cristiana" - luciano nigro (sezione: Laici e chierici)

( da "Repubblica, La" del 17-08-2008)

Argomenti: Laicita'

I Paolini in trincea contro la destra "Intimidazioni a Famiglia Cristiana" "Dal Vaticano nessuna sconfessione". Ma il Pdl: "Tacete" La redazione respinge "le calunniose affermazioni dei politici" LUCIANO NIGRO ROMA - C'è una "violenta campagna di velenose intimidazioni" nei confronti di Famiglia Cristiana. Il comitato di redazione dei periodici San Paolo insorge nei confronti delle "calunnie" dei politici che si sono scagliati contro il più diffuso settimanale cattolico italiano. La rappresentanza sindacale dei preti-giornalisti delle redazioni di Jesus, Il Giornalino, Vita Pastorale, La Domenica & co. si schiera dalla parte del direttore don Antonio Sciortino e contesta che il Vaticano abbia "sconfessato" la corazzata dei periodici paolini. Questa, per il cdr, è "una lettura strumentale" per impaurire "un organo di informazione indipendente che difende la libertà di espressione e di critica nei confronti del governo, dell'opposizione o di qualunque altro potere come prevede l'articolo 21 della Costituzione". I Paolini, insomma, scavano trincee a difesa di don Sciortino, mentre si discute delle sferzate a Berlusconi che hanno agitato una pigra estate: la paventata "rinascita del fascismo", la contestazione delle "buffonate" del governo di centro destra (dal "presidente spazzino" ai "soldatini nelle città") inventate per "deviare l'attenzione dal più grave dei problemi del paese, la povertà crescente di un paese "da marciapiede"". Commenti choc che hanno fatto insorgere il Pdl, provocato la presa di distanza del Vaticano e continuano a suscitare reazioni opposte nel mondo politico. Per la parlamentare pd Sandra Zampa la reazione del centro destra è stata "intimidatoria". E solidarietà a don Sciortino arriva da Guido Barbera, presidente del Cipsi, che riunisce 46 associazioni di solidarietà e cooperazione internazionale. Per Barbera "Famiglia Cristiana rappresenta la voce di milioni di fedeli" e ha fatto bene a "esprimere con coraggio le proprie opinioni, anche se questo infastidisce ministri e deputati della maggioranza". All'opposto, il senatore pdl Vincenzo Fasano sostiene che il settimanale dei Paolini ha subito "una clamorosa sconfessione dalla Santa Sede" e "i suoi redattori avrebbero fatto meglio a tacere per evitare altre polemiche". Una risposta al vetriolo al comunicato del cdr che definisce "surreale e velenosa" la campagna innescata da alcuni esponenti politici. "Come ha sottolineato anche lo stesso direttore della sala stampa vaticana - scrive il comitato di redazione - Famiglia Cristiana è una testata importante della realtà cattolica, senza per questo esprimere la linea ufficiale della Santa Sede e della Cei". I suoi giornalisti, aggiunge il comitato di redazione, "sono al servizio solo della verità e della libertà di informazione, in piena autonomia, avendo come stella polare il magistero e la dottrina sociale della Chiesa".

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I soldi, le donne, la malapolitica - siegmund ginzberg (sezione: Laici e chierici)

( da "Repubblica, La" del 17-08-2008)

Argomenti: Laicita'

Cultura I soldi, le donne, la malapolitica Due sentenze, nel 1302 e nel 1315 Accuse di "baratterie, illeciti lucri, inique estorsioni", e ancora "frode, falsità, dolo, malizia..." La condanna fu l'esilio, per evitare di essere bruciato o decapitato Ma quando, poco tempo fa, nel consiglio comunale di Firenze è piovuta la proposta del colpo di spugna retroattivo, le polemiche si sono subito riaccese Segno che nell'eterna Italia dei Guelfi e dei Ghibellini la questione merita di essere analizzata con attenzione, come avvenne quarant'anni fa ad Arezzo, dove pubblica accusa e difesa si scontrarono su colpevolezza o innocenza del sommo poeta finché i giudici si pronunciarono per la piena assoluzione SIEGMUND GINZBERG la legge non è sempre uguale per tutti. C'è un italiano così famoso da poter essere considerato ormai al di sopra della giustizia. Era in odore di essersi arricchito con le speculazioni sui terreni. Correva voce che avesse fatto carriera grazie all'appoggio di una setta segreta di iniziati, una specie di P2. In politica era entrato carico di debiti. Era di dominio pubblico che, pur avendo moglie e figli, continuasse a correre dietro a uno stuolo di belle donne. Anzi, era lui a vantarsene. Non si era mai presentato ad alcuno dei processi a suo carico. Era stato più volte condannato per corruzione, compravendita di magistrati ed esponenti politici, per l'abuso a fini personali della sua alta carica di governo e dei fondi pubblici. Ma nessun procuratore, nessun giudice oserebbe più incriminarlo o condannarlo, anche se le accuse si rivelassero vere. Si fa semmai a gara, quasi tutti d'accordo, a riabilitarlo. A nicchiare restano ormai solo l'estrema sinistra, i verdi, e pochi altri, e per giunta in base ad argomentazioni che sembrano fatte apposta per essere incomprensibili ai più e irritanti per tutti. Parliamo di Dante Alighieri, condannato, assieme ad altri, per aver commesso, quando erano al governo, "per sé e per altri baratterie, illeciti lucri, inique estorsioni in denaro o altre cose"; per aver "ricevuto denaro o promessa di denaro o altri vantaggi per qualche nuova elezione"; "per aver commesso, essi o qualcuno di essi, o fatto commettere i predetti reati dando, promettendo o pagando somme o cose o facendo scritte sui libri di qualche impresa, durante il loro pubblico ufficio o dopo di esso"; "per aver riscosso dalla Camera? somme maggiori e diverse da quelle previste negli stanziamenti"; per "aver commesso o fatto commettere frodi o baratterie di denaro o cose in danno dello Stato"; per "aver fatto spendere denari" per fini impropri di politica estera; per "aver ottenuto denari o cose da privati o da enti con la minaccia di concussioni di immobili o con la minaccia di danni"; per "aver commesso o fatto commettere frode, falsità, dolo, malizia, baratteria e alta estorsione", al fine di mettere in difficoltà e dividere l'opposizione, far eleggere rappresentanti "tutti di un solo partito", frustrare gli sforzi di pacificazione e collaborazione istituzionale tra i partiti avversi. Così dice la sentenza depositata il 27 gennaio 1302, emessa dal "nobile e potente Cavaliere Messer Cante dei Gabrielli da Gubbio, onorevole Potestà della Città di Firenze", registrata, come tutte le altre condanne concernenti "famiglie ribelli", nel "Libro del Chiodo" conservato nell'Archivio di Stato, così chiamato da un chiodo infisso nella tavoletta della rilegatura. Fa un certo senso leggere che la sentenza inizia con la formula "In nome di Dio, amen", allora consueta quanto oggi è il "Bismillah" islamico. Se vi fossero delle prove allegate a questo po' po' di accuse, e quali, se ci sia stato dibattimento o meno, non lo sappiamo, perché tutti gli atti originali del processo furono distrutti in un tumulto popolare di quarant'anni dopo. La base, secondo lo stesso dispositivo della sentenza, è la "fama publica referente", cioè il fatto che di questi illeciti se ne parlava dappertutto, tanto che era scontato che gli imputati li avessero commessi (e dire che non c'erano ancora né stampa né tv). Dante risulta "reo confesso", perché il non presentarsi al processo equivaleva ad ammettere i crimini (mentre presentarsi equivaleva a finire sotto tortura e sul rogo). Il 10 marzo fu ratificata la condanna all'esilio di tutti gli imputati, "ritenuti confessi a causa della loro contumacia", pena l'"essere bruciato col fuoco finché muoia" se venivano presi. Un'altra sentenza del 6 novembre 1315, cioè di quasi quindici anni dopo, estendeva la condanna ad avere "tagliata la testa dalle spalle, così che muoiano", a "Dante Alighieri e figli", nel frattempo cresciuti, "e ciascuno delle dette famiglie e consorterie, dai settant'anni in giù e dai quindici anni in su", in quanto "ribelli". Firenze avrebbe fatto ammenda solo oltre mezzo secolo dopo, nel 1373, con una "provisione" che introduceva la "pubblica lettura" della Divina commedia. A fine 1400 sarebbe caduto il bando contro i discendenti. è di qualche settimana fa la proposta al Consiglio comunale di Firenze di riabilitare solennemente l'"exul immeritus", l'esiliato a torto, attribuendo il Fiorino d'oro all'ultimo dei discendenti, il ventunesimo pronipote, il conte Pieralvise di Serego Alighieri. Finita tra le polemiche perché proposta dal centro-destra, mentre dall'estrema sinistra e tra i verdi c'era chi avrebbe voluto "celebrare con il poeta esule tutti gli esuli del mondo, i migranti e le loro idee contro i poteri dittatoriali", attribuire, giacché ci si era, il fiorino "anche a Savonarola"; chi cavillava sul fatto che "il poeta aveva accettato l'esilio e quindi conclusa la sua relazione con Firenze"; e chi protestava che "i suoi eredi non hanno alcun merito a chiamarsi Alighieri". In fiorentino al momento non mi viene, ma i veneziani dicono: peggio il tacon del buso. Almeno qualcuno l'avesse messa in modo che poteva anche avere un senso: non creare un precedente di assoluzione senza processo, di esonero per prescrizione, o di ingiudicabilità permanente causa apoteosi. A differenza del caso degli improcessabili dei nostri tempi, in verità un processo a Dante c'è già stato, e con tutti i crismi: testimonianze, accusa, difesa, giudici di tutto rispetto. Fu celebrato il 16 aprile 1966 nella Basilica di San Francesco in Arezzo. Stando agli esimi studiosi chiamati a deporre, le traversie giudiziarie di Dante avrebbero a che vedere col fatto che nei sei anni precedenti l'esilio era "entrato in campo" in politica. Si fosse limitato a dedicarsi agli affari o alla poesia, forse se la sarebbe cavata. Il dantista Piero Bargellini, che all'epoca era sindaco di Firenze, portò una brillantissima "testimonianza" sulle maldicenze, i chiacchiericci delle male lingue, il tagliar i panni addosso al prossimo, che all'epoca non potevano mancare a Firenze, specie nel sestiere di San Pier Maggiore, non a caso chiamato il Sesto dello scandalo. Non sarebbe corretto insinuare che Dante fosse entrato in politica per far soldi, ma è certo che ne spese parecchi per entrare in politica. "Dante ha una speciale abilità nel contrarre debiti, o meglio prestiti con garanzia del suocero, del cognato e ipoteca sul patrimonio paterno. Ho fatto il conto. Al momento in cui si è dato alla politica, egli aveva un debito di 831 fiorini d'oro - l'equivalente di cinque milioni di euro di oggi. Invece di pensare a qualche fonte di guadagno sicuro, si è andato a cacciare nei guai, tra Donateschi e Cerchieschi, tra Neri e Bianchi, entrando ora in questo o quel consiglio, finché non è riuscito a essere priore della Signoria. Sarà, ma nessuno mi leva dalla testa che, assillato dai creditori, non abbia "intrallazzato" in Comune? Come si sa, le cariche sono come le ciliegie, e dopo il priorato venne a Dante Alighieri, medico "scioperato", cioè disoccupato, la nomina d'Ufficiale sopra vie, ponti e piazze della città: un incarico nel quale le baratterie e gli illeciti guadagni sono anche più facili. è vero che la popolazione aveva da lungo tempo presentata una petizione per il proseguimento di via San Procolo verso l'Africo, ma è anche vero che quella strada avrebbe attraversato, e quindi anche valorizzato, i terreni posseduti dalla famiglia Alighieri verso Sant'Ambrogio". Che ci siano stati o non anche traffici e interessi economici, la cosa del tutto evidente è che nelle disgrazie giudiziarie di Dante contò il fatto che si era schierato con uno dei due partiti, anzi per essere più precisi, con una delle due correnti di partito che si sbranavano tra di loro: i Guelfi Bianchi di Vieri De' Cerchi, anziché i Neri di Corso Donati, coi quali pure era imparentato per parte di moglie. Cacciati dai Neri, i Bianchi non avrebbero esitato ad allearsi coi Ghibellini contro i cugini Guelfi. C'erano insomma due partiti cattolici in guerra tra loro, uno dei quali finì col fondersi con gli ex nemici giurati della Chiesa. E perse, perché finì col trovarsi contro il Papa, e questa è da sempre la cosa peggiore che possa capitare ad un partito cattolico. Nel momento in cui gli intentarono il processo, Dante non si trovava nemmeno a Firenze, ma in missione ufficiale a Roma presso Bonifacio VIII. Forse si era montato la testa, se prestiamo fede a Boccaccio si credeva ormai insostituibile e prima di accettare la missione avrebbe detto: "Se io vo, chi rimane? E se io rimango, chi va?". Ma quel papa era un osso duro. Narra il Compagni, cronista politico d'eccezione, anche se forse un po' fantasista, che prima cercò di blandire e convincere gli ambasciatori fiorentini bianchi: "Li ebbe soli in camera e disse loro in segreto: "Perché siete voi così ostinati? Umiliatevi a me; e io vi dico in verità che io non ho altra intenzione che di vostra pace"". Poi li mandò a quel paese, facendo in modo che a Firenze il governo passasse ai neri. Pare che Bonifacio ce l'avesse in particolare con Dante priore, di cui non dimenticava un pungente "Nihil fiat" alle sue richieste; e con l'avvocato Lapo Saltarelli, il quale a suo tempo aveva accusato tre banchieri fiorentini di voler vendere la Toscana al Papa, facendoli condannare ad una multa salatissima, nonché al taglio della lingua se non pagavano. Dante comunque non doveva avere grande stima per il suo compagno d'esilio se poi nel Paradiso farà accostare dal suo avo Cacciaguida, quali esempi di decadenza, il giurista moralizzante "Lapo Saltarello" e la "Chianghella", la quale pare fosse una vedova di facili costumi. "Doveva essere uno di quei giuristi che volevano proni ai loro voleri e ai loro interessi i magistrati; più retori che ragionatori anche quando si occupavano di questioni politiche", ipotizza Bargellini nella sua Vita di Dante, pubblicata in prima edizione in tempi non sospetti. Nel processo di Arezzo, l'accusa era affidata ad Antonio Bellocchi, il quale, pur tributando ogni omaggio possibile all'imputato, non mancò di far notare che era un tipo difficile, uno "angoloso, amaro, violento, dal linguaggio tagliente", uno "alquanto presuntuoso e schifo e disdegnoso", insomma uno che le antipatie se le cercava, e tirò in ballo pure le sue passioni extraconiugali, da Beatrice a Lisetta, Fioretta, Gentucca, La Casentinese, Bianca, Giovanna, la Contessa, e così via. L'asse della sua requisitoria fu che, alla luce delle leggi allora vigenti a Firenze, la condanna potrebbe non essere così infondata, specie la seconda quella del 1315, visto che da fuoriuscito Dante continuava a fare furibonda opposizione. E si potrebbe aggiungere che gli andò ancora bene che non lo accusassero di terrorismo e di associazione a delinquere di stampo mafioso. Se fosse vera anche solo una parte delle tesi di Giovanni Pascoli e di Luigi Valli, per cui il linguaggio dei "Fedeli d'amore", cioè delle poesie che si scambiavano Dante e i suoi amici, sarebbe il linguaggio segreto di una setta sovversiva anti-papista, mezza Al Qaeda mezza P2, è già tanto che non lo abbiano mandato al rogo per eresia prima ancora che per baratteria. Un cardinale fece in tempo a ordinare che fosse mandato al rogo il suo De Monarchia. La linea accusatoria fece cilecca. Tra i giudici c'era anche il futuro presidente della Repubblica Giovanni Leone, cui dispiacque che "il pubblico ministero, con la intemperanza che hanno avuto sempre tutti i pubblici ministeri in tutti i secoli, abbia voluto entrare nella vita privata di Dante e parlarci delle sue vicende personalissime". Vi vedeva una manifestazione di "quella legge per la quale in ogni civiltà, in ogni tempo, in ogni battaglia politica, si cerca anche di demolire moralmente il proprio avversario". Altri avevano testimoniato che, malgrado le apparenze in contrario, Dante si era staccato dagli estremisti del suo campo, la "compagnia malvagia e scempia", si era adoperato sino al limite del possibile per essere "perdonato", per una ripresa del dialogo con i Neri, e per questo era stato respinto come traditore sia dai Guelfi Bianchi che dai Ghibellini, e costretto a far "parte per sé stesso". Ça va sans dire che la sentenza di Arezzo fu di piena e unanime assoluzione.

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La base cattolica: brutto clima, serve coraggio Dai Comboniani a Pax Christi: no alla società dell'esclusione, sì alle voci indipendenti (sezione: Laici e chierici)

( da "Unita, L'" del 17-08-2008)

Argomenti: Laicita'

Stai consultando l'edizione del La "base" cattolica: brutto clima, serve coraggio Dai Comboniani a Pax Christi: no alla società dell'esclusione, sì alle voci indipendenti di Roberto Carnero / Milano Solidarietà dal mondo cattolico a "Famiglia Cristiana", dopo gli attacchi subiti da esponenti del governo in seguito agli editoriali delle ultime settimane, molto critici con i provvedimenti presi dall'esecutivo Berlusconi in tema di sicurezza e immigrazione. I Comboniani non esitano a schierarsi dalla parte del settimanale dei Paolini: "Evidentemente ribellarsi alle campagne anti migranti e alle ossessioni securitarie, che stanno sancendo la normalità dell'abnorme in questo Paese, comporta essere messi al bando. E 'manganellati' da chi ha una certa confidenza storica con quello strumento. Un governo che promette tante libertà, ma che soprattutto tante se ne prende, fa fatica ad accettare che l'informazione, specie se cattolica, non sia prona ai suoi desideri". Ma il problema è ancora più radicale: "Come rivista missionaria, "Nigrizia" (il mensile dei Comboniani, n.d.r.) non può che dirsi sconcertata per gli attacchi che "Famiglia Cristiana" ha subito. E preoccupata per la società dell'esclusione che si sta costruendo nel nostro Paese. Discriminazione ed esclusione che hanno trovato terreno fertile, purtroppo, anche in varie comunità cristiane". Ma i cattolici italiani, quelli che vanno in Chiesa la domenica per intenderci, da che parte stanno? Padre Giuseppe Cavallini, coordinatore del gruppo editoriale dei Comboniani a cui appartiene anche "Nigrizia", prova a interpretare: "Soprattutto in regioni come il Veneto bianco, dove ha sede la nostra casa generalizia, ma anche altrove, la Lega Nord ha assorbito gran parte di coloro che prima votavano Dc. Si dicono cattolici, ma a molti di loro sta solo a cuore che sia garantito il benessere materiale a cui sono abituati. Ma questo significa essere cattolici?". Toni Dall'Olio - membro del Consiglio nazionale di Pax Christi e responsabile dell'area internazionale di Libera, l'associazione fondata da don Luigi Ciotti - sottolinea invece un altro dato: "I temi sollevati da "Famiglia Cristiana" evidenziano che esiste un pluralismo nel mondo cattolico, ben lontano da quel monolite che in genere viene rappresentato dai media, i quali spesso si limitano a riportare i punti di vista della Cei e del Vaticano. Il caso di "Famiglia Cristiana" mostra invece come ci sia un ampio dibattito interno. Per quanto vedo io, quelli espressi dal settimanale dei Paolini non sono punti di vista isolati, ma sono invece ampiamente condivisi dalla base cattolica. Se per cattolici intendiamo i battezzati, cioè la stragrande maggioranza degli Italiani, questi stanno probabilmente con Berlusconi e con Maroni: ce lo dicono i risultati elettorali. Ma se ci riferiamo ai cattolici "impegnati", cioè a quelli che frequentano le parrocchie, fanno volontariato, si mobilitano per la pace, costoro si sentono senz'altro rappresentati dalle posizioni di "Famiglia Cristiana"". Don Enzo Mazzi, storico animatore della comunità dell'Isolotto a Firenze, dice che quella di "Famiglia Cristiana" è stata "un'uscita coraggiosa, esplicita e soprattutto aderente alla realtà. Perché purtroppo oggi nel mondo cattolico c'è una certa afasia sui temi sociali e della solidarietà, la stessa afasia che c'è anche in politica da parte di un'opposizione che non riesce a essere incisiva. Le affermazioni di "Famiglia Cristiana" mi fanno piacere, perché è un settimanale da sempre attento ai suoi lettori, e dunque se ha preso posizioni così nette sarà anche perché ha registrato nei cattolici una certa insofferenza per la politica berlusconiana e per ciò che le gravita attorno". Condivide anche l'analisi della società italiana espressa dai Paolini, quando parlano del rischio di un nuovo fascismo? "Non so se c'è il rischio di un nuovo fascismo, ma di certo c'è una situazione molto simile, a livello sociale e soprattutto culturale, a quella che avevamo in Italia prima dell'avvento del fascismo di Mussolini. E temo che le gerarchie cattoliche, con certe loro chiusure in campo etico e familiare, abbiano contribuito all'avvento di questo brutto clima. Le affermazioni di "Famiglia Cristiana" chiamano perciò la Chiesa italiana a un serio esame di coscienza".

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La Chiesa eviti di omologarsi (sezione: Laici e chierici)

( da "Corriere della Sera" del 17-08-2008)

Argomenti: Laicita'

Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Opinioni - data: 2008-08-17 num: - pag: 33 autore: di ALBERTO MELLONI categoria: REDAZIONALE DE RITA E IL DIBATTITO SULLA MODERNITA' La Chiesa eviti di omologarsi I l peso della Chiesa cattolica nella storia italiana è tale e tanto che da sempre chi vuole capire la società, la sua evoluzione politica, le sue caratteristiche più profonde deve farci i conti. E giustamente Giuseppe De Rita ci invitava a farli, ponendo il problema del modo in cui la Chiesa "competerà" con altre agenzie su alcuni nodi del nostro futuro. Anche De Rita, però, mi pare, concede troppo all'idea largamente diffusa che la Chiesa in fondo sia una componente significativa politicamente, attiva e unitaria, capace di produrre intenzionalità sociali che discendono, per via gerarchica o per un comune patrimonio culturale, dall'alto verso il basso e vengono ripompate all'insù dal successo. Questa "azione cattolica" avrebbe dunque la forza di anticipare o causare processi politici e sociali, suscitando in alcuni l'eccitazione di chi sta vincendo e in altri l'irritazione di chi chiama ogni sospiro ingerenza. Una lettura molto usata perché produce un risultato apparentemente esatto - il classico zero delle equazioni che si facevano a scuola - ma che al fondo nasconde il punto più cruciale del rapporto Chiesa-società in Italia. Nella storia italiana, infatti, la Chiesa non è prima di tutto o soltanto il medico delle cose che essa giustamente lamenta, ma molto spesso ne è parte attiva o addirittura la causa. E gran parte dei problemi di questo Paese - non era questo il tormento tragico del papato di Paolo VI, chiuso non a caso dal tentativo disperato e fallimentare di salvare Moro? - rimangono e rimarranno irrisolti e irresolubili finché la Chiesa italiana non avrà il coraggio tutto spirituale di guardare alla propria condizione e alla propria azione. Cerco di spiegarmi usando i nodi (tutt'altro che nuovi, direi) che De Rita indica: il radicamento, i giovani, la fede. Se su questi punti i partiti, le famiglie, le comunità misurano oggi una drammatica impotenza è anche per una mancanza che la Chiesa - a differenza dei partiti o della scuola - non può rovesciare ideologicamente o moralisticamente fuori da sé. Essa- nella sua infinita varietà di sensibilità e pensieri, di culture e di spiritualità - non ha bisogno di menzogne autoindulgenti, di voti, di sondaggi: e dunque può guardare alla sua parte di responsabilità in una luce serena di verità e di fede. Il cattolicesimo ramificato (certo non più ramificato oggi di ieri!) si scontra oggi anche con i propri errori di valutazione. Nel formarsi di una coesione sociale basata sulla paura - paura dello straniero, dello zingaro, del non-cristiano - la Chiesa stessa ha creduto che l'eroismo individuale o l'organizzazione delle Caritas fossero sufficienti. Risultato? I vescovi si sono svegliati in città dove il razzismo si è rilegittimato, incerti fra una protesta che li metterebbe di nuovo all'opposizione e una passività inaccettabile. Nello sradicamento dei partiti tanta parte di Cattolicesimo- non il cardinal Bagnasco che proprio in questi giorni lo lamenta - ha creduto che i propri vertici potessero competere più e meglio con i ceti chiusi della politica. Risultato? Neppure i movimenti oggi sono in grado di esprimersi sul piano sociale se non agitando nodi morali e bioetici con obiettivi che spesso sono semplicemente bandiere moderate. Il disorientamento giovanile (oggi davvero più forte di quello che affrontò l'azione cattolica degli anni Trenta o Settanta?) non riguarda un Paese nel quale la Chiesa sbarca ora. Quando si è deciso di spingere i movimenti a riempire le piazze come massa di manovra per disegni politici contingenti, quando si è preferito farsi cullare dalle minoranze creative a caccia di appalti nelle università e di sovvenzioni per le scuole, si è reagito alla putrefazione culturale che oggi si lamenta o la si è favorita? Quando si è deciso di dare al giovane clero la prospettiva di restar parroci nove anni, come fossero pretori a inizio carriera, anziché investirli dell'arte della paternità si è fatto il bene o il male dei giovani di cui si occupano, per non parlare della loro anima? Ma è sull'alternativa fra socialità e santità - anche questa tutt'altro che nuova- credo che si colga bene il cuore del problema. Per alcuni lustri la Chiesa italiana ha ridotto, se non azzerato, il proprio colloquio interno. Ogni scostamento tematico o di linea trovava subito minacciose repliche, sorridenti censure, abili tacitazioni: ne hanno sofferto prima di tutto i preti, un poco i laici e non meno i vescovi. Quella comunità che perfino negli anni della dittatura fascista e poi in quelli della egemonia ideologica era stata una immensa palestra di dialogo, di confronto, di discussione, s'è omologata ad una cultura politica semplificata e semplificante, convinta che le tante isole di anomala libertà interiore ed esteriore che la popolano bastino. E' un bel risultato? Se fosse lecito sperare qualcosa, verrebbe dunque da sperare che l'agenda di settembre della Chiesa sfugga, per una volta, ai tatticismi politicistici in cui s'è spesso impigliata o la si è voluta rinchiudere. Verrebbe da sperare che la Chiesa sappia volgersi ai grandi nodi pastorali della comunione, della obbedienza, e agli orizzonti profondi della Cattolicità. Se la chiesa non darà questo che è il meglio di sé a questo tragicomico Paese, le più infinite disperazioni, le più immonde astuzie, le più interminate ingiustizie rimarranno intatte e intangibili, cannibalizzeranno sanguinosamente la dialettica democratica, con esiti nefasti per tutti. \\ Nello sradicamento dei partiti tanta parte di Cattolicesimo ha creduto che i propri vertici potessero competere più e meglio con i ceti chiusi della politica. Risultato? Neppure i movimenti oggi sono in grado di esprimersi sul piano sociale se non agitando nodi morali e bioetici con obiettivi che spesso sono semplicemente bandiere moderate.

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Quando "Famiglia Cristiana" sfruttava noi figli dei poveri (sezione: Laici e chierici)

( da "Giornale.it, Il" del 17-08-2008)

Argomenti: Laicita'

N. 196 del 2008-08-17 pagina 0 Quando "Famiglia Cristiana" sfruttava noi figli dei poveri di Stefano Lorenzetto Daragazzo vendevo porta a porta la rivista, che così non pagava le edicole. E come me migliaia di minori. A fine mese ci mandavano a casa dei lettori a battere cassa. La ricompensa ai volontari? Una gita. E pranzo a carico nostro Siccome dal 1965 al 1971 ho consegnato a domicilio ogni settimana, gratis et amore Dei, 120 copie di Famiglia Cristiana, per un totale di oltre 6.000 l'anno, penso d'essermi guadagnato d'ufficio il diritto di dire la mia sulla deriva girotondina dell'ebdomadario della Società San Paolo, in origine Pia, oggi non più. Fossi don Antonio Sciortino, ci andrei molto cauto nel parlare, come ha fatto l'altrieri su Repubblica, di "prese di posizione autoritarie" (versione edulcorata del fascismo "sotto altre forme" denunciato dal suo notista politico Beppe Del Colle) e soprattutto di "enorme distanza dai problemi che si aggravano", di "povertà in aumento", di "famiglie che non arrivano alla fine del mese", di "impiegati alle mense della Caritas", il tutto attribuito al governo in carica, si capisce. Avendo il settimanale paolino fondato la sua prosperità sullo sfruttamento - sia pure per interposta persona (i parroci) - della manodopera minorile, e dei figli dei poveri in particolare, il suo direttore dovrebbe disinfettare con la varechina il pavimento del pulpito dal quale pretende di fare la predica. E visto che io ero costretto a lavorare come zelatore di Famiglia Cristiana quando lui non era neanche prete, né tantomeno giornalista, gli rinfresco la memoria. A quei tempi il settimanale non andava neppure in edicola, arrivava soltanto nelle parrocchie. Il motivo è semplice: in questo modo la casa editrice di Alba non pagava l'aggio agli edicolanti. Era tutto guadagno. Perciò accadeva questo. Legioni di ragazzini - non credo infatti d'essere stato l'unico reclutato, nelle 25.000 parrocchie italiane - ogni settimana dovevano prelevare in canonica il fastello di copie loro assegnato e andare a distribuirle casa per casa alle famiglie cristiane, quelle vere. Niente cassette della posta, niente ascensori. Su e giù per le scale. Porta a porta, ma non alla maniera di Bruno Vespa. Una fatica bestia. Ricompensata, capirai, solo da una gita annuale in pullman - al santuario di San Romedio, sul Pasubio, a Passo Rolle - con pranzo al sacco. A carico dei viaggiatori, ovvio. Già questa attività mi rende degno del premio Pirla patinato. Ma v'era di peggio. A fine mese, armato di un cartoncino ciclostilato con tante caselle da riempire che nella mia memoria coincide con la cartella delle tasse, dovevo compiere un giro aggiuntivo per battere cassa dalle predette famiglie cristiane, nella maggioranza dei casi famiglie che non arrivavano alla fine del mese, per dirla con don Sciortino. Ricordo come se fosse ieri la sconsolata espressione della signora Biolo, moglie di un metronotte, che si presentava alla porta scarmigliata, le mani umide di bucato, con due o tre delle sue innumerevoli figliolette aggrappate al grembiule: ogni volta chiedeva il rinvio dell'esazione. Oppure le lacrime che trovavo da asciugare in casa Bellenzier: una vecchia di 90 anni prigioniera a letto, che m'implorava di darle da bere. Ma come poteva un bambino porgere l'acqua a una persona che giaceva supina in posizione orizzontale se la cannuccia affondata nel bicchiere era di vetro? Mica si piega, il vetro. Tragedie così. Si sarà anche trattato di lettori che mai avrebbero dovuto permettersi il lusso di sfogliare Famiglia Cristiana. Ma la cruda verità è che non si mandano i figli del popolo a riscuotere la mesata nel nome del Signore o di don Renato, perché quando chi deve saldare il conto non ha neppure i soldi per il pane, quello diventa un pizzo bell'e buono, anche se serve a finanziare la cosiddetta (allora) "buona stampa". Don Sciortino dirà che questo triste passato non lo riguarda e che oggi sono soltanto le edicole e la pubblicità a pagargli lo stipendio. Nell'arte di svicolare è imbattibile. Secondo lui, quella che il direttore della Sala stampa vaticana, padre Federico Lombardi, ha affidato all'Ansa dopo gli ultimi stravaganti editoriali apparsi su Famiglia Cristiana, "non è una sconfessione" (la riporto per chi se la fosse persa: "Famiglia Cristiana non ha titolo per esprimere né la linea della Santa Sede né quella della Conferenza episcopale italiana"). Bisogna essere gnucchi oppure specializzati in free climbing sugli specchi per immaginare che il portavoce papale avverta il bisogno, a Ferragosto, di dettare alla più importante agenzia di stampa che quanto va scrivendo don Sciortino rappresenta la personale opinione di don Sciortino. Ma, anche volendo ipotizzare che nelle sacre stanze padre Lombardi sia confidenzialmente soprannominato Lapalisse, chissà come sarà venuto in mente a quei fessi di direttori dei quotidiani italiani di titolare in prima pagina che il Vaticano prende le distanze da Famiglia Cristiana. Il responsabile del settimanale paolino ha questa puerile capacità di chiamarsi fuori accampando pretesti risibili. Piccolo aneddoto. Sette anni fa, alla vigilia di Natale, scoprii che dentro un Cd venduto con la sua rivista a 7.000 lire, che doveva contenere l'Hodie Christus natus est di Pierluigi da Palestrina, erano incise le canzoni dei Beatles. Scrissi un articolo in punta di penna. Appena digerito il panettone, don Sciortino m'inviò una piccatissima lettera in cui, anziché rimediare - come sarebbe stato suo dovere - alla certo involontaria frode commerciale, si dispiaceva per i lettori del Giornale, "che nello spazio “occupato” dalla sua penosa e, mi permetta, maliziosa elucubrazione mentale, avrebbero potuto trovare qualcosa di più significativo da leggere, almeno alla vigilia di Natale". Fin qui siamo allo stile dell'uomo. Poi però il sacerdote aggiungeva un'insinuazione, questa sì maliziosa: "Solo pochissimi dischi, ci assicurano, sono usciti dalle maglie del controllo elettronico finale: uno è capitato proprio a lei. Che strana coincidenza!". Neanche mi fossi procurato il Cd con l'aiuto di Cosa nostra. Peccato invece che provenisse dall'edicola. Resto comunque in attesa di ascoltare il Magnificat in luogo di Lady Madonna. Vogliamo parlare della diffusione di Famiglia Cristiana? Un disastro. Ma il direttore permaloso non c'entra, ci mancherebbe. Vent'anni fa il settimanale vendeva 1.068.000 copie. Dieci anni dopo pressappoco lo stesso: 1.013.000. L'anno successivo fu affidato a don Sciortino e oggi ne vende 604.000 (ultima media mobile di 12 mesi, dati dichiarati dall'editore). Un calo del 40% abbondante. Qualsiasi direttore laico avrebbe già fatto harakiri. Lui no, ha fiducia nella divina provvidenza. Per cui si limita a dichiarare a Repubblica: "Della crisi risentiamo come tutti gli altri giornali". Insomma, non c'entra, non è mai colpa sua, dunque il suo editore, o il padre Lombardi di turno, non possono sconfessarlo. Si dà il caso che un'altra testata cattolica, il quotidiano Avvenire, nello stesso periodo preso in esame sia passato da 85.000 a 104.000 copie. Un aumento del 22% abbondante. Del resto quando una rivista cristiana sceglie la discoteca Alcatraz di Milano per reclamizzare un restyling all'insegna dello slogan, applaudito da Dario Fo, "Non è mica casa e chiesa", poi non bisogna chiedersi perché tanti buoni credenti la caccino di casa e una moltitudine di parrocchie la rimuovano dal bancone della chiesa e neppure lamentarsi se in giro qualcuno la chiama Fanghiglia Cristiana. Sempre a leggere La Repubblica di Ferragosto, pare che i redattori di Famiglia Cristiana, anziché prendersela con loro stessi e col direttore che li guida, abbiano "un diavolo per capello con Il Giornale e Libero", talché don Vincenzo Marras, direttore della radio dei Paolini, è potuto uscirsene con questo raffinato commento: "Figuriamoci, le accuse di un giornalista dei servizi segreti come Renato Betulla Farina". Bisognerebbe segnalargli, in ossequio alla correzione fraterna prescritta dal Vangelo, che il più famoso inviato speciale di Famiglia Cristiana a suo tempo fu arrestato con l'accusa d'aver compilato a scopo di lucro dossier illegali su importanti personaggi e risulta uno dei 34 indagati che un mese fa hanno ricevuto dalla Procura di Milano l'avviso di conclusione delle indagini sulla rete di spioni messa in piedi da Giuliano Tavaroli & company. Pare che questo collega fosse in "strettissimi rapporti con Pio Pompa, l'uomo del Sismi" (fonte: agenzia Il Velino), quando si dice il caso. Ci fu un saggio direttore, don Giuseppe Zilli, che portò Famiglia Cristiana alla tiratura record di due milioni di copie. Purtroppo morì nel 1980 in un incidente stradale. La sera, prima di addormentarsi, pregava così: "Signore, fammi stufare cinque minuti prima dei miei lettori". Ci provi anche lei, don Sciortino. Magari ottiene la grazia. Stefano Lorenzettostefano.lorenzetto@ilgiornale.it © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano.

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"Per noi Crosetto è l'anti Bresso" (sezione: Laici e chierici)

( da "Stampa, La" del 17-08-2008)

Argomenti: Laicita'

Intervista Forza Italia ex assessore regionale "Per noi Crosetto è l'anti Bresso" MARINA CASSI Guido Crosetto for president. Non ha dubbi Giampiero Leo: "E' il mio candidato ideale alla Regione per cultura, coraggio, competenze economiche". Ma in questa sonnacchiosa metà agosto al dirigente di Forza Italia preme, più che parlare di candidati, definire il suo essere cattolico in politica. Leo, nella querelle tra Famiglia Cristiana e Vaticano con chi sta? "E' impossibile dire se, sulle molte cose scritte da Famiglia Cristiana, sono del tutto d'accordo o del tutto in disaccordo. E' legittimo per tutti esprimere posizioni variegate". Sarebbe a dire? "Cito il direttore di Famiglia Cristiana Sciortino. L'unità tra i cattolici non si deve trovare sulle politiche contingenti, ma sui valori fondamentali, quelli che il Papa definisce "principi non negoziabili"". Quali sono? "Diritto alla vita, famiglia, libertà di educazione". E li ritrova nel centro destra? "Sì. Non c'è dubbio che il centro destra sia più sensibile ai valori cattolici del centro sinistra. E in particolare in Piemonte". In che senso? "La giunta regionale, che la Voce del Popolo ha definito "Regione Pannella", si è caratterizzata come radical laicista. Mi sono opposto a molti provvedimenti trovando appoggio nel centro destra". Che cosa ha urtato la sua sensibilità cattolica? "Le leggi regionali sulla libertà di educazione, sugli oratori, sulla famiglia. Tutti casi nei quali è stato evidente che i cattolici nel Pd sono in minoranza". A proposito di sensibilità urtate, non la disturbano certi atteggiamenti della Lega Nord? "Sì, mi urtano a livello nazionale. Ma in Regione è altra cosa; ho trovato leghisti splendidi come il capogruppo Tino Rossi che quasi sempre sottoscrive le mie iniziative su scuola e famiglia". E come la mette con l'Udc? Delle alleanze con il partito di Casini si è discusso in queste settimane a destra e a sinistra. Sceglie Udc o sceglie Lega? "Preferibilmente tutte e due. I Rapporti con l'Udc sono fondamentali se vogliamo sviluppare la costituente di Centro che potrà rappresentare un elemento di moderazione nella politica italiana e costituire una alternativa alla sinistra". Perché? "Perché non potrebbe che essere la naturale alleata del centro destra". Sicuro? "Per come conosco il mondo cattolico e le gerarchie ecclesiastiche se l'Udc si allea con il Pd perde la metà dei voti". A proposito di Pd: l'estate torinese è stata piuttosto movimentata. Che cosa ne pensa? "Gran parte della intellighenzia Pd è allergica ai cattolici, vedo crescere il disagio e una persona di immensa intelligenza come Chiamparino se ne è accorta. Un uomo che è una risorsa per il futuro del Piemonte". Pensa a lui per la Regione? "Il mio candidato ideale è Guido Crosetto". E per la Provincia nel 2009? "Non lo so ancora, ma dovrà essere scelto con le primarie". In Piemonte è tornato Ghigo: contento? "Sì. Con lui ho lavorato bene però il Pdl dovrà diventare un vero partito democratico nella scelta dei dirigenti".

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La Chiesa che dà fastidio (sezione: Laici e chierici)

( da "Unita, L'" del 18-08-2008)

Argomenti: Laicita'

Stai consultando l'edizione del La Chiesa che dà fastidio Maurizio Chierici FAMIGLIA CRISTIANA non è il solo giornale ad inquietare le gerarchie della Chiesa. È già successo; risuccederà. Con l'assenso silenzioso del Vaticano il fascismo aveva scremato ogni testata considerata inopportuna. Fogli diocesani "non patriottici" nel mettere in dubbio le opere del regime. Anche la democrazia non è stata da meno. Lontano dai veleni del dopoguerra, negli anni Ottanta Padre Alex Zanotelli è stato rimosso dalla direzione di Nigrizia per aver pubblicato l'elenco delle industrie italiane che fabbricavano armi proibite: mine antiuomo, per esempio. E Alex si è rifugiato fra i disperati di una baraccopoli di Nairobi. Dieci anni fa un nunzio apostolico smentiva con durezza l'Osservatore Romano rimpicciolendolo in "uno dei tanti giornali cattolici, ma non voce ufficiale del Vaticano". Insomma, dire qualcosa che contraddica la visione di un alto prelato può diventare un azzardo con incognite pericolose per un giornale della galassia cattolica. segue a pagina 25 Noi e Loro.

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Islam: qualcosa di nuovo succede in famiglia (sezione: Laici e chierici)

( da "Unita, L'" del 18-08-2008)

Argomenti: Laicita'

Stai consultando l'edizione del Islam: qualcosa di nuovo succede in famiglia di Elena Doni P rima di cena Mohannad, che è giovane, bello e di modi amabili (nella vita reale si chiama Kivanc Tatlitug ed era un campione di basket), versa in un bicchiere un liquido dorato (vino forse?!) e lo offre alla diletta moglie Noor (l'attrice Songul Oden), con la quale peraltro osserva disciplinatamente il Ramadan. È un fotogramma di una fiction turca diventata un cult in tutto il Medioriente perché offre l'immagine di un matrimonio basato sulla parità, il rispetto e l'amore. I rigidi guardiani sauditi della fede hanno provato a condannarlo come anti-islamico ma sono stati zittiti dai dati d'ascolto: ogni giorno Noor ("Luce") viene vista da quasi 4 milioni di persone su una popolazione di 28 milioni. Piace in particolare alle donne, secondo una nota dell'Associated Press, perché Mohannad rispetta il desiderio di Noor di affermarsi nel mondo del lavoro. Da un paese confinante con la Turchia, l'Iran, è arrivata qualche giorno fa una notizia che sembra venire da un altro millennio: è stata sospesa (ma non abolita) la pena della lapidazione, supplizio crudele che colpisce soprattutto le donne e nel quale amano esibirsi spettatori sadici armati di pietre "non così grandi da uccidere la persona con uno o due colpi, e nemmeno così piccole da non poter essere chiamate pietre" (articolo 104 del codice iraniano). Amnesty International ha accolto per ora con scetticismo l'annuncio: analoga dichiarazione era stata fatta nel 2002, senza che diminuissero le condanne alla lapidazione. In ogni caso però questo passo costituisce un successo per i coraggiosi e ostinati militanti iraniani dei diritti umani che hanno lanciato la campagna "Stop alla lapidazione per sempre!" e per questo hanno subìto arresti e discriminazioni. Dalla Turchia, dall'Arabia Saudita, dall'Iran ci arrivano dunque notizie diversissime, ma che danno uno stesso segnale: anche in paesi lontani (anche nel tempo) il comune sentire sta cambiando. Lentamente, ma sta cambiando. A volte viene da pensare che diritti umani e diritti delle donne fanno un passo avanti e uno indietro. E magari il passo indietro è capitanato una donna che preferisce il rassicurante conformismo a una faticosa libertà. Come quella moglie saudita, citata un mese fa dal Kuwait Times, che ha chiesto il divorzio perché, dopo trent'anni di matrimonio e diversi figli, il marito aveva osato toglierle il velo mentre dormiva. Probabilmente per vedere finalmente che faccia aveva la compagna della sua vita. Quanto a passi avanti in materia di diritti umani e diritti delle donne se ne trovano però molti nel web. Il sito più importante tra quelli che li registrano è www.women living under muslim laws, nato nel 1986 per smentire il luogo comune di un omogeneo "mondo islamico" che in realtà non esiste. L'iniziativa venne da nove donne, originarie di diversi paesi dell'Africa e dell'Asia, che volevano richiamare l'attenzione su tre casi di donne musulmane che in tre paesi diversi vedevano calpestati i loro diritti in nome di una presunta legge islamica. Il mito dell'unica legge nel nome dell'Islam - dicevano allora le nove fondatrici e continua oggi a ripetere il sito - è falso e non tiene conto del fatto che le leggi dei paesi musulmani sono state determinate non solo dalla religione ma anche dalle tradizioni locali, dal colonialismo e dalle ideologie laiche. Le donne che vivono nel mondo islamico finiscono così per essere giudicate da parecchie leggi diverse e soprattutto sull'onda di diritti e doveri imposti da tradizioni tribali molto precedenti alla nascita del Profeta. È quello che in Italia è accaduto alla povera Hina, uccisa dal padre - e non come diceva uno striscione molto fotografato dai giornali "vittima dell'Islam" - convinto, e sostenuto in questo dai parenti, che una ragazza ribelle doveva essere punita con la morte: Come vuole l'antica legge tribale, proprio dal padre. Women living under muslim laws segnala, tra l'altro, tutti i fatti e gli avvenimenti che riguardano le donne e la vita famigliare, compresi quelli ai limiti della barzelletta. Come la dichiarazione del nigeriano Mohammed Bello Abubakar il quale sconsiglia gli uomini dall'essere troppo poligami. "Non fate come me - ha dichiarato l'ottantaquattrenne guaritore e predicatore islamico alla Bbc - che ho avuto 86 mogli e 170 bambini. Io ce l'ho fatta perché Allah mi ha dato la forza, ma altri uomini già scoppiano con 10 mogli". Le autorità religiose nigeriane sono state infastidite dalle dichiarazioni del signor Abubakar, ha commentato lapidariamente la Bbc. Altre notizie, pur nella loro asciuttezza, contengono segnali importanti per chi crede nei diritti umani. Come questa che viene dall'Arabia Saudita e riguarda i matrimoni delle bambine. In particolare quello di una bambina di 10 anni che era stata "vinta" in una scommessa tra il padre ed un uomo di una sessantina d'anni. Per prepararsi alle nozze l'uomo si era presentato con la "fidanzata" agli obbligatori controlli medici prematrimoniali. La notizia aveva fatto il giro della provincia di Hail e Zuhair Al-Harithy, membro della Commissione Saudita per i diritti umani, aveva sollevato il caso in sede politica, sostenendo che questi matrimoni di bambini violano norme internazionali sottoscritte dal regno saudita. In questo caso è stato possibile solo ritardare la consumazione del matrimonio, che era già stato sottoscritto dal padre della bimba: ma sicuramente lo scandalo che ha sollevato finirà per mettere in discussione la pratica delle unioni di uomini anziani con bambine cedute dai genitori in cambio di una cospicua "dote" pagata dallo sposo. E ancora: in Yemen una ong femminile ha protestato vivacemente contro un proclama di ulema che auspicava il bando delle donne dalla vita pubblica: "È una dichiarazione che sottostima l'importanza delle donne nella costruzione della società". In Nigeria un'altra ong femminile per i diritti umani ha protestato vigorosamente contro un disegno di legge che vorrebbe imporre alle donne un rigoroso codice vestimentario. Secondo i presentatori del provvedimento questo servirebbe a ridurre le aggressioni sessuali. Secondo le donne è la solita scusa per imporre il controllo maschile sul corpo femminile. Donne musulmane "femministe" dunque? Non nel solco delle occidentali, da cui prendono le distanze, ma donne apripista: nel rivendicare i loro diritti di persona, il diritto al lavoro, alla mobilità, alla giustizia, all'integrità del loro corpo. Proprio in questa direzione vanno due documentari presentati recentemente all'Horcynus Festival che si è da poco conclusa a Messina. Uno è stato girato da una giovane yemenita, Khadija Salami, che è entrata in un carcere femminile, ha raccontato la storia di Amina, ingiustamente condannata alla lapidazione, ed è riuscita, grazie al suo documentario, a ottenere la revisione del processo e a salvarle la vita. L'altro è della regista libanese Jocelyn Saab e riguarda la pratica delle mutilazioni genitali femminili. In alcuni paesi il film è stato censurato ma in Egitto ha dato il via a un dibattito che ha portato il parlamento egiziano a votare finalmente una legge che proibisce questa barbara pratica. "Finalmente - dice Erfan Rashid, irakeno residente a Firenze, curatore della Rassegna del cinema arabo nel Festival di Messina - le donne musulmane hanno capito che l'unica strada possibile è quella di prendere in mano loro stesse la propria vita". E magari a pretendere un po' d'amore e di noor nel matrimonio. UNA FICTION TV in Turchia propone un modello di coppia "irregolare" e diventa un cult in tutto il Medioriente. In Arabia Saudita si proibiscono i matrimoni con le bambine. Donne musulmane alla riscossa.

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Il settimanale cattolico aveva criticato con durezza le politiche discriminanti del governo per stranieri e migranti (sezione: Laici e chierici)

( da "Unita, L'" del 18-08-2008)

Argomenti: Laicita'

Stai consultando l'edizione del Il settimanale cattolico aveva criticato con durezza le politiche discriminanti del governo per stranieri e migranti.

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Attenti al nuovo razzismo Il monito di Ratzinger Le parole del Papa dopo le polemiche su Famiglia Cristiana Sì all'accoglienza: nulla giustifica disprezzo e discriminazioni (sezione: Laici e chierici)

( da "Unita, L'" del 18-08-2008)

Argomenti: Laicita'

Stai consultando l'edizione del "Attenti al nuovo razzismo" Il monito di Ratzinger Le parole del Papa dopo le polemiche su Famiglia Cristiana "Sì all'accoglienza: nulla giustifica disprezzo e discriminazioni" di Giuseppe Vittori / Castelgandolfo APPENA chiuse le polemiche su Famiglia Cristiana con la "sconfessione" del settimanale cattolico, ecco il monito del Papa. Ieri da Castelgandolfo ha stigmatizzato le nuove forme di razzismo, risorgenti nel mondo ma anche in Italia. Manifestazioni preoccu- panti, ha detto, "legate spesso a problemi sociali e economici, che tuttavia mai possono giustificare il disprezzo e la discriminazione razziale". Le riflessioni di Benedetto XVI hanno preso spunto dalle sacre scritture della liturgia odierna, dove il Profeta Isaia e l'apostolo Paolo parlano del dovere dell'accoglienza verso gli stranieri. Dice Isaia: "Gli stranieri, che hanno aderito al Signore per servirlo, li condurrò sul mio monte santo e li colmerò di gioia nella mia casa di preghiera, perché il mio tempio si chiamerà casa di preghiera per tutti i popoli". La citazione di Paolo, invece, riguarda la donna Cananea, considerata straniera dai giudei ma accolta da Gesù e esaudita. Perché, appunto, l'accoglienza è un dovere, ha spiegato Benedetto XVI, di cui la comunità cristiana deve divenire consapevole, "soprattutto nel nostro tempo", al fine di "aiutare anche la società civile a superare ogni possibile tentazione di razzismo, di intolleranza e di esclusione e ad organizzarsi con scelte rispettose della dignità di ogni essere umano". "Una delle grandi conquiste dell'umanità è infatti - ha ricordato Benedetto XVI - proprio il superamento del razzismo. Purtroppo, però, di esso si registrano in diversi Paesi nuove manifestazioni preoccupanti, legate spesso a problemi sociali ed economici, che tuttavia mai possono giustificare il disprezzo e la discriminazione razziale". "Preghiamo - ha concluso - perché dovunque cresca il rispetto per ogni persona, insieme alla responsabile consapevolezza che solo nella reciproca accoglienza di tutti è possibile costruire un mondo segnato da autentica giustizia e pace vera". Insomma, non concetti molto diversi da quelli manifestati da Famiglia Cristiana. che aveva attaccato il governo e i suoi ministri sull'enfatizzazione della sicurezza, che ha portato a discriminazione razziale verso gli immigrati e all'idea di prendere le impronte digitali ai bambini rom. Tanto da evocare una possibile rinascita del fascismo sotto nuove e più moderne forme. Se il portavoce della Santa Sede, Federico Lombardi, aveva precisato due giorni fa che la rivista dei Paolini non rappresenta la "linea" né del Vaticano né della Conferenza episcopale italiana. Ora è però il Papa ad esprimere una forte preoccupazione della Chiesa cattolica per i fenomeni di razzismo che sembrano riaffacciarsi, in Italia sostenuti e giustificati anche da importanti esponenti di governo o leader politici. Leghisti, e non solo.

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A proposito di regime (sezione: Laici e chierici)

( da "Unita, L'" del 18-08-2008)

Argomenti: Laicita'

Stai consultando l'edizione del A proposito di regime Gianfranco Pasquino Segue dalla Prima A llora, sicuramente, il Vaticano non la sconfesserebbe poiché le sue posizioni riflettono (senza quasi) esattamente quelle del Pontefice e della Conferenza Episcopale Italiana che, inoltre, vengono, piuttosto strumentalmente, sostenute da tutto il centro-destra italiano, a cominciare dal capo del governo. Quando si passa allo scenario politico italiano, "Famiglia Cristiana" ha davvero bisogno di citare il confratello cattolico progressista francese "Esprit" per sostenere che il fascismo potrebbe (quasi) rinascere in Italia? Sarebbe preferibile che il settimanale cattolico italiano si assumesse limpidamente le sue responsabilità e facesse sapere ai suoi lettori esattamente come la pensa. Naturalmente, a fare dell'Italia un paese fascista e di Berlusconi un Mussolini contemporaneo non possono essere sufficienti né i pareri di alcuni intellettuali e registi né le azzardate comparazioni degli storici. Per esempio, né Mussolini né Hitler furono eletti dai rispettivi cittadini. Quanto al Führer, venne nominato Cancelliere dal presidente Hindenburg; poi le successive elezioni tedesche furono tutto meno che libere competizioni elettorali. Questo non significa affatto che il fascismo, con un altro nome e con altre caratteristiche, non possa fare la sua ricomparsa, in primis, in Italia. Potrebbe anche avere il volto del berlusconismo e tradursi in un consenso, più o meno passivo (una specialità italiana), prodotto dalla televisione (eppure gli italiani hanno anche altre fonti di informazione, non soltanto l'autorevole settimanale inglese, "Economist" ed "Esprit", ma anche la fin troppo esaltata internet, i viaggi all'estero, i soggiorni di studio, le esperienze lavorative in Europa e, per esempio, in Cina), diffuso, ovattato, opportunistico. Un regime fa la sua comparsa, oppure viene deliberatamente creato, quando chi governa approfitta della situazione favorevole e costruisce/impone condizioni nelle quali l'opposizione non riuscirà più ad avere decenti possibilità di sconfiggere e di sostituire il governo. Non mi pare che questo sia avvenuto nel corso del precedente quinquennio di governo del centro-destra (2001-2006) e non vedo segnali in questo senso. Alcune politiche del governo sono assolutamente deprecabili, ma nessuna, a mio modo di vedere, ha finora ridotto le possibilità dell'opposizione di esprimere, manifestare, organizzare il suo dissenso e comunicarlo all'opinione pubblica italiana, e internazionale, che, peraltro, troppo spesso inadeguatamente informata, non capisce che cosa sta succedendo in Italia. Il problema che vedo emergere è, piuttosto, il prodotto di alcuni vecchi vizi italiani: un po' di opportunismo, magari "dolce", vale a dire mostrarsi compiacenti con chi detiene il potere politico, e un po' di trasformismo, magari "mite", vale a dire, salire agilmente sul carrettino del vincitore. Capisco che è difficile fare opposizione in una condizione di chiara minoranza e che è ancora più doloroso, per chi è abituato ai privilegi del potere, pensare di rimanere per cinque lunghi anni a "pane e cicoria". Tuttavia, questa è inevitabilmente la condizione delle opposizioni nei sistemi politici democratici, dall'Inghilterra alla Spagna, dalla Francia alla Svezia, paesi nei quali, è vero, non ci sono né Berlusconi né Bossi, ma dove qualche governante potente ha pure esercitato con ferrea durezza il potere acquisito. Se e quando l'opposizione non riesce a impostare il suo lavoro con intelligenza e lungimiranza, ma anche con la necessaria intransigenza, rischia che dai suoi ranghi escano coloro che sono ambiziosi e che si sentono poco e male utilizzati. Qualche volta è un problema di uomini, e delle loro debolezze. Più, spesso, però, è un problema di inadeguata distribuzione di compiti e di insufficiente progettualità. Ciononostante, neppure qualora l'opposizione non riesca a trovare il suo ruolo e a rilanciarsi l'esito automatico in Italia sarà un novello fascismo. Ne seguirebbe, forse, un blando e grigio autoritarismo, neppure troppo cattivo e severo, selettivo nei suoi premi e nelle sue punizioni, insofferente delle proteste europee, ma, in definitiva, costretto a stare abbastanza in riga proprio dalla necessità di non fuoruscire dall'Unione Europea. Non sarebbe un futuro radioso, ma non è neppure un futuro inevitabile. È compito e responsabilità dell'opposizione e dei suoi dirigenti individuare e sfruttare i punti deboli del governo e informare e convincere l'opinione pubblica, ovvero quella sua parte più attenta e più disponibile, che con un altro governo staremmo tutti meglio. Ci sono cinque anni per attuare, senza andare sopra le righe, diventando di conseguenza poco credibili, e senza defezionare per amore di visibilità, di prestigio, di potere, questa faticosa opera di persuasione democratica.

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Lupi: io farò un esame di coscienza ma non si tira Ratzinger per la tonaca (sezione: Laici e chierici)

( da "Corriere della Sera" del 18-08-2008)

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Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Primo Piano - data: 2008-08-18 num: - pag: 5 categoria: REDAZIONALE Cattolico al governo "Sulle impronte ai bimbi rom ci sono stati equivoci" Lupi: io farò un esame di coscienza ma non si tira Ratzinger per la tonaca ROMA - "Non bisogna tirare il Papa per la tonaca". Il forzista Maurizio Lupi non crede che l'Angelus di Benedetto XVI sui "nuovi razzismi" possa essere anche letto come una critica al governo Berlusconi. Cattolico, da sempre vicino a Comunione e Liberazione, vicepresidente della Camera insieme ad altri due cattolici dell'opposizione come Rosy Bindi (Pd) e Rocco Buttiglione (Udc), parla di "strumentalizzazioni che spesso si fanno delle parole del Pontefice". Ma ammette che, quando il governo parlò di impronte ai bambini Rom, ebbe anche lui qualche dubbio, "prima che Maroni chiarisse tutto ". è vero, Benedetto XVI non cita l'Italia e il suo è un discorso molto più ricco ed ampio, ma non crede che chieda anche ai cattolici del Pdl una seria riflessione? "Certo, di fronte ai discorsi del Santo Padre, dobbiamo sempre essere coerenti e corretti. E non dobbiamo mai piegarli alle nostre convenienze. Farò la stessa cosa di fronte alle parole pronunciate a questo Angelus ". Un esame di coscienza? "Sì. Però stiamo attenti alle strumentalizzazioni: non cominciamo a dire che è una condanna delle recenti misure sulla sicurezza varate dal nostro governo...". E magari di alcune scelte come quella delle impronte ai bambini Rom? " Guardi, mi rendo conto che quella decisione possa avere creato alcuni equivoci. Io stesso mi sono posto alcuni dubbi. Ma poi Maroni ha spiegato che non si trattava di razzismo, bensì di un modo per favorire l'identificazione dei bambini". Forti critiche sono giunte anche da Famiglia Cristiana per non parlare di quelle dell'Europa. "Non si è capito che certe misure si sono prese per evitare il razzismo potenziale di alcune zone: rafforzare la sicurezza di certi quartieri può evitare reazioni sbagliate dei cittadini". Insomma, non vede alcuna contraddizione tra l'operato del governo e le parole pronunciate da Benedetto XVI? "Non colgo particolari critiche al nostro governo. Comunque se Benedetto XVI ci richiama in modo forte al pericolo di nuove forme di razzismo, mi metterò in discussione. Occorre sempre farlo. Con la coscienza però che i discorsi della Chiesa vanno ben oltre il centrodestra e il centrosinistra ". Roberto Zuccolini Deputato pdl Maurizio Lupi.

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La Fnsi su Famiglia Cristiana: autonomia da rispettare (sezione: Laici e chierici)

( da "Corriere della Sera" del 18-08-2008)

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Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Primo Piano - data: 2008-08-18 num: - pag: 6 categoria: REDAZIONALE Il sindacato dei giornalisti La Fnsi su Famiglia Cristiana: autonomia da rispettare MILANO - "Hanno ragione i colleghi di Famiglia Cristiana: il loro è un giornale libero, che opera laicamente vivendo pienamente e in autonomia la costruzione di senso della Costituzione. Chi, nella polemica estiva di questi giorni ne ha tentato il discredito assimilandolo a un partito, era ed è fuori strada". Lo ha detto ieri Franco Siddi (foto), segretario della Federazione nazionale della stampa italiana (Fnsi), il sindacato dei giornalisti,a proposito delle polemiche tra il settimanale cattolico e il governo. "Anche i richiami ad "alto loco" della Chiesa erano e sono fuori luogo. Lo aveva chiarito nitidamente, e ovviamente, tre giorni fa il direttore della Sala Stampa del Vaticano, lo ha sottolineato con forza il comitato di redazione del settimanale". Conclude Siddi: " Famiglia Cristiana e i suoi giornalisti meritano rispetto, non letture di fazione o, peggio, soffuse invocazioni d'intervento in alto loco".

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SAN VITTORE (sezione: Laici e chierici)

( da "Giornale.it, Il" del 18-08-2008)

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N. 33 del 2008-08-18 pagina 5 SAN VITTORE di Rita Balestriero Tutte le mattine alle 6.30. Da anni, l'appuntamento era sempre alla stessa ora. Rigoroso come l'alternarsi del giorno e la notte. Rassicurante, come solo le abitudini tra amici possono diventare. "Aspettavo la sua chiamata, quindi iniziavamo un'ora di preghiera, insieme". Fatica a trattenere le lacrime don Giulio Giacometti. Si commuove, quando ricorda "il mio Pierino". Si emoziona, quando ripensa al loro primo incontro. È morto il 15 luglio scorso don Piero Sessa, "si è spento a soli 74 anni, senza agonia né rantoli, mantenendo sempre gran lucidità". Era vicario parrocchiale a San Nazaro, nel centro di Milano, a due passi dall'Università degli Studi, "la sede di quel sapere che lui ha sempre continuato a ricercare, nonostante gli stessi professori si inchinassero davanti alla sua, di conoscenza". Collegio San Carlo, 1949. Poco dopo aver conosciuto il giovane Piero, Don Giacometti ne divenne il padre spirituale. Un giorno, terminata la terza liceo, andò da lui e gli disse: "I miei amici dicono che devo fare il prete". La risposta: "Vox populi, vox dei". Poco dopo era in partenza per Roma, dove trascorse tre anni a studiare teologia dogmatica e spirituale. E poi, "tornato a Milano si laureò in filosofia alla Cattolica, perché fin da giovane aveva un raffinato gusto per la ricerca della verità". Hanno provato a convincerlo ad insegnare, "ma lui glissava sempre: era immerso tutto in Dio, lavorava di continuo". Dal suo studio alla parrocchia, "tutti i fedeli gli volevano molto bene". La prova? "Dopo la sua morte è sorto un movimento spontaneo per chiederne la santità eroica". Un fedele dopo l'altro, "vengono da me e mi raccontano del loro rapporto con don Piero, di quanto fossero legati a lui, del suo modo speciale di riuscire sempre a stargli vicino". E ancora, "dopo aver celebrato il suo funerale, sua Eccellenza Monsignr Viganò mi disse che aveva avuto la sensazione di aver celebrato una beatificazione". Si intitola Fiamma il suo primo scritto. "È un manuale di preghiera con introduzione e commenti storici-liturgici per il collegio San Carlo". Da allora, ne ha pubblicati un centinaio, l'ultimo nel 2008 - "La singolarità di Gesù Cristo, il Messia profetizzato" - scritto a quattro mani proprio con don Giacometti. "È stato un grande teologo, completamente in linea con Papa Benedetto XVI". E proprio a lui è indirizzata una delle tre lettere che don Sessa ha dettato la sera prima di morire. "Poi, verso mezzanotte, si è raccolto in una preghiera ferventissima, fino alle cinque. Quindi è spirato, senza soffrire". Anche quella mattina Don Giacometti aspettava la solita chiamata delle 6.30, ma quando ha visto che tardava, "ho capito di aver perso il mio Pierino". © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano.

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L'INAFFONDABILE (sezione: Laici e chierici)

( da "Giornale.it, Il" del 18-08-2008)

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N. 33 del 2008-08-18 pagina 15 L'INAFFONDABILE di Giancarlo Perna "Mi do dieci anni per fare esperienza poi conquisto l'Italia" R ispettando la sua tabella di marcia che tollera un massimo di quattro mesi senza poltrone, Giuliano Amato si è seduto sull'ennesima in vista della prossima. Ha lasciato in maggio il Parlamento dopo esserci stato per cinque legislature, da socialista prima, da ds poi. Ora ha preso la presidenza di una speciale Commissione che dovrà disegnare "il futuro di Roma Capitale". A offrirgliela è stato incomprensibilmente il sindaco di destra Gianni Alemanno. E qui verrebbe voglia di parlare piuttosto di Alemanno che di Amato. Infatti, non si capisce che gli è preso. Se Roma si è affidata a lui, è perché per quindici anni è stata sgovernata dall'Ulivo. E lui che fa? Riconsegna il futuro della città alla sinistra che ha fallito. Libero Alemanno di essere masochista, ma non sulla pelle dei romani. Chiusa parentesi. Prima di accettare l'incarico, Amato ha chiesto il permesso a Veltroni, il capo del Pd e suo leader. Walter, che è appunto l'ultimo sindaco di sinistra di Roma, glielo ha concesso volentieri. Così, per interposto Amato, continuerà a ficcare il naso nella città che ha azzoppato. Giuliano, grato a Veltroni, ha abbracciato Alemanno e, militando a sinistra, rinsalderà i suoi rapporti con la destra. Tenere i piedi in due staffe è la specialità del Nostro che, per natura, è capace di tutto. Nel corso di una quarantennale carriera ha vagato tra estrema sinistra e riformismo, è stato laico a singhiozzo, clericale per convenienza, opportunista sempre. È ospite d'onore ai convegni di Confindustria, mangiatore di piadine ai festival dell'Unità, strizza l'occhio al Cavaliere, è ben visto dagli strateghi della Casa Bianca. Questo abile modo di campare gli è valso il soprannome di Dottor Sottile, immortale intuizione del suo amico Eugenio Scalfari, altro inarrivabile campione di gimkana. All'improvviso dieci anni fa, Giuliano si atteggiò a laico pensoso. In preda a una crisi di coscienza, dichiarò che l'aborto era un omicidio. Papa Wojtyla cadde in un santo deliquio e accolse Amato tra i suoi pupilli. Al punto, che nel '99, il Sacro Soglio tifò per lui al Quirinale al posto di Carlo Azeglio Ciampi. Negli anni successivi, mentre accumulava incarichi per conto della sinistra, si dimostrò così meravigliosamente prudente da incantare anche il Cav che disse di lui: "È il migliore di tutti". Berlusconi, che nelle sue passioni è contagioso, allineò tutto il centrodestra in questo insano amore. Così, con l'affettuoso lasciapassare del Polo, il Dottor Sottile divenne nel 2002 vicepresidente della Convenzione europea e fu tra gli autori della detestata costituzione Ue. Addirittura, nel 2006, la Cdl lo candidò alla presidenza della Repubblica al posto di Giorgio Napolitano. Nessuna meraviglia dunque se Giuliano, proseguendo nel suo cammino sinusoidale, ha accettato la sinecura che gli ha offerto il destro Alemanno. Incarico gratuito come ha virtuosamente sottolineato il Dottor Sottile. Ma è il gratis et amore Dei di una lenza di lungo corso. Perciò, gatta ci cova. Parliamoci chiaro. La presidenza di "Roma futura" per un uomo del suo calibro, due volte capo del governo, è un modesto strapuntino. Una vetrina, giusto per restare nel giro e rilasciare interviste. Ma l'obiettivo vero è una poltrona seria. Infatti - è la convinzione universale - fatto il favore all'ingenuo Alemanno, il Dottor Sottile presenterà la cambiale. Secondo i più, vuole entrare alla Consulta. L'appoggio della sinistra è scontato, quello della destra verrà. Mentre il pd Luciano Violante, altro aspirante, si arrabatta cercando consensi tra i due poli, un colpo al cerchio uno alla botte, il più disinvolto Giulianino fila dritto come un treno giapponese. Con nove anni come giudice costituzionale e, prima o poi, presidente della Corte, il Dottor Sottile, oggi settantenne, arriverà alle soglie degli ottanta e avrà il tempo di programmare un ulteriore futuro. L'incarico calzerebbe a pennello, essendo Giulianino un esimio docente di diritto costituzionale, per di più comparato, ossia esperto di diversi Paesi, che in tempi di globalizzazione è un atout. Quindi, nulla osta. Salvo la decenza. La prima volta che Amato annunciò il suo ritiro a vita privata, fu quando divenne presidente del Consiglio tra il '92 e il '93. Euforico, disse: "Con questa esperienza concludo la mia carriera politica". Fece una pausa e aggiunse con modestia: "Non pretendo di essere il protagonista di molte stagioni". La stagione di allora era quella dominata da Craxi di cui Amato era scudiero. Poi, lasciò cadere abilmente: "A differenza di altri colleghi mi considero imprestato alla politica". L'affermazione stupì poiché il "prestito" durava ormai da venticinque anni e a nessuno pareva più tale. Comunque, si prese atto dell'intenzione e Giulianino fu sommerso di interviste tanto era raro il caso di un inamovibile che fa fagotto. Tra diverse banalità, espresse questa perla: "La politica non può essere la vita". Il bello è che fu preso sul serio. Erano tempi ingenui. All'epoca, c'erano i dc e nessuno di loro aveva mai sognato di dimettersi. La sinistra si era appena affacciata al potere e si tendeva a crederle. Non c'era ancora stato un Veltroni che annuncia il proprio ritiro nelle vaste savane equatoriali e che poi, come si è visto, le sostituisce con i 600 metri quadrati del suo loft romano. Soprattutto, non si sapeva ancora che Amato era un bugiardo congenito. Si capì poco dopo, nell'anno di tregenda in cui occupò Palazzo Chigi. Nel più ipocrita silenzio, ricorderete, ci scippò nottetempo i soldi dai conti correnti bancari il 10 luglio 1992. Nel successivo settembre la lira ebbe una tremenda svalutazione sul dollaro. Il Dottor Sottile la negò, definendola un "riallineamento". Un mese dopo ammise di "avere mentito agli italiani". Un anno dopo, tradì Craxi e il Psi quando i pm li accusarono di malversazioni. "Non immaginavo tanto marciume", esclamò Giulianino che nel Psi militava da trent'anni, di cui dieci al fianco di Bettino, e aveva visto tutto. Con la stessa faccia di bronzo dimenticò la promessa di lasciare la politica. Infatti, sono passati 16 anni e, anziché sparire, ha moltiplicato gli incarichi. Dal '94 al '97, è stato presidente dell'Antitrust. L'anno dopo ministro delle Riforme del governo D'Alema I. Nel '99, ministro del Tesoro del D'Alema II. Dal 2000 al 2001, nuovamente presidente del Consiglio. Dal 2001 al 2006 senatore, dal 2002 al 2004 vice presidente della Convenzione europea. Dal 2006 al 2008, per la quinta volta parlamentare e ministro dell'Interno del Prodi II. In questa veste, è stato un disastro. Ha firmato il decreto sulla clandestinità in tandem col rifondazionista Paolo Ferrero che la voleva libera e incontrollata. E così è avvenuto. Ha impedito a Bush, in visita a Roma, di recarsi nella Comunità di Sant'Egidio adducendo che il quartiere Trastevere era più pericoloso della giungla colombiana. Ha fatto il bis col papa che doveva andare alla Sapienza, ma era sgradito ai no-global. "Santità, finga un raffreddore e disdica l'invito", gli consigliò. Ma poiché l'altro insisteva, il Dottor Sottile ebbe una di quelle callide uscite che gli hanno meritato il soprannome: "L'incolumità di Ratzinger è garantita. Ma ci saranno scontri con i dimostranti". Come dire: se ci scappa il morto, la colpa è del papa. Il sant'uomo si arrese, Amato l'ebbe vinta e lo Stato finì nel ridicolo. Giulianino non si è ricandidato alle ultime elezioni. "Con la politica ho chiuso", ha ripetuto in maggio, giugno e luglio. Nessuno ci ha badato e nessuno si meraviglia che sia di nuovo in sella. Alla sua età non si cambia. Nato per caso a Torino, Giulianino è figlio di un esattore delle imposte di Agrigento che, per ragioni del suo ufficio, si spostava di qua e di là. Fatte le elementari a Canelli, in quel di Asti, la famiglia si trasferì a Lucca. È la città che lo ha visto sbocciare. Gli ha dato il vago accento toscano che ha, la consapevolezza di sé come ottimo studente - "bravo ma antipatico", dicevano i compagni -, la moglie, Diana Vincenzi, la più bella ragazza del liceo, la sua prima tessera del Psi a vent'anni. Dopo la laurea in Legge, il giovanotto si tuffò nel cursus universitario. Dopo un master negli Usa, tornò e disse: "Mi do dieci anni per la carriera. Poi conquisto l'Italia". A 30 anni ebbe la cattedra a Perugia, qualche anno dopo a Roma. Raggiunto l'apice, si dette alla politica. Militava nella sinistra del Psi nenniano al fianco di Antonio Giolitti, un ex comunista. Nel '64, seguì Lelio Basso nel Psiup. L'ebbrezza estremistica si esaurì però in sei mesi. Tornato nell'ovile di Giolitti, che fu titolare del Bilancio nei primi anni '70, ne divenne capo dell'Ufficio legislativo. Fu "il più impaziente e giacobino" dei professorini che attorniavano il ministro. Tra gli altri, Franco Bassanini, ex dc, e Stefano Rodotà. Quando, a metà degli anni '70, il Pci parve sfondare, Amato si esaltò e cominciò a stilare una lista "di gente da mandare in pensione". Poi arrivò Craxi, il riformista di "destra" che aveva preso il potere nel Psi. Giulianino, scandalizzato, scrisse a Bassanini: "Piuttosto che fare politica con questi cravattari, sarebbe meglio ritirarsi a vita privata". Invece rimase, si avvicinò al nuovo capo e ne divenne il reggicoda. Bettino lo promosse parlamentare e suo tuttofare. Tra l'83 e l'87, lo volle a Palazzo Chigi come sottosegretario alla Presidenza. Quando Craxi fu ribattezzato Ghino di Tacco, Amato fu detto Ghino del Taschino, cioè a disposizione come un fazzoletto al minimo starnuto. Poi divenne ministro, presidente del Consiglio e tutto ciò che sappiamo. Abbandonò Craxi in disgrazia, non andò mai a trovarlo a Hammamet. Quando nel 2000 Bettino morì, Giulianino, che era ministro del Tesoro, non pertecipò al funerale. Gli aveva però scritto una lettera alla vigilia della morte dicendogli che si stava battendo per ottenergli un salvacondotto per l'Italia. Craxi, che giaceva sul lettino dell'ospedale militare di Tunisi, la lesse con attenzione, poi disse: "Scrive bene, ma non dice nulla. Alla fine, è quello che si è comportato peggio". Sarà il suo epitaffio. Ma da qui a vent'anni. Dopo molte altre poltrone. © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano.

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Amato, il dottor Sottile che "lascia la politica" ma non molla la poltrona (sezione: Laici e chierici)

( da "Giornale.it, Il" del 18-08-2008)

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N. 33 del 2008-08-18 pagina 0 Amato, il dottor Sottile che "lascia la politica" ma non molla la poltrona di Giancarlo Perna Rispettando la sua tabella di marcia che tollera un massimo di quattro mesi senza poltrone, Giuliano Amato si è seduto sull'ennesima in vista della prossima. Ha lasciato in maggio il Parlamento dopo esserci stato per cinque legislature, da socialista prima, da ds poi. Ora ha preso la presidenza di una speciale Commissione che dovrà disegnare "il futuro di Roma Capitale". A offrirgliela è stato incomprensibilmente il sindaco di destra Gianni Alemanno. E qui verrebbe voglia di parlare piuttosto di Alemanno che di Amato. Infatti, non si capisce che gli è preso. Se Roma si è affidata a lui, è perché per quindici anni è stata sgovernata dall'Ulivo. E lui che fa? Riconsegna il futuro della città alla sinistra che ha fallito. Libero Alemanno di essere masochista, ma non sulla pelle dei romani. Chiusa parentesi. Prima di accettare l'incarico, Amato ha chiesto il permesso a Veltroni, il capo del Pd e suo leader. Walter, che è appunto l'ultimo sindaco di sinistra di Roma, glielo ha concesso volentieri. Così, per interposto Amato, continuerà a ficcare il naso nella città che ha azzoppato. Giuliano, grato a Veltroni, ha abbracciato Alemanno e, militando a sinistra, rinsalderà i suoi rapporti con la destra. Tenere i piedi in due staffe è la specialità del Nostro che, per natura, è capace di tutto. Nel corso di una quarantennale carriera ha vagato tra estrema sinistra e riformismo, è stato laico a singhiozzo, clericale per convenienza, opportunista sempre. è ospite d'onore ai convegni di Confindustria, mangiatore di piadine ai festival dell'Unità, strizza l'occhio al Cavaliere, è ben visto dagli strateghi della Casa Bianca. Questo abile modo di campare gli è valso il soprannome di Dottor Sottile, immortale intuizione del suo amico Eugenio Scalfari, altro inarrivabile campione di gimkana. All'improvviso dieci anni fa, Giuliano si atteggiò a laico pensoso. In preda a una crisi di coscienza, dichiarò che l'aborto era un omicidio. Papa Wojtyla cadde in un santo deliquio e accolse Amato tra i suoi pupilli. Al punto, che nel '99, il Sacro Soglio tifò per lui al Quirinale al posto di Carlo Azeglio Ciampi. Negli anni successivi, mentre accumulava incarichi per conto della sinistra, si dimostrò così meravigliosamente prudente da incantare anche il Cav che disse di lui: "è il migliore di tutti". Berlusconi, che nelle sue passioni è contagioso, allineò tutto il centrodestra in questo insano amore. Così, con l'affettuoso lasciapassare del Polo, il Dottor Sottile divenne nel 2002 vicepresidente della Convenzione europea e fu tra gli autori della detestata costituzione Ue. Addirittura, nel 2006, la Cdl lo candidò alla presidenza della Repubblica al posto di Giorgio Napolitano. Nessuna meraviglia dunque se Giuliano, proseguendo nel suo cammino sinusoidale, ha accettato la sinecura che gli ha offerto il destro Alemanno. Incarico gratuito come ha virtuosamente sottolineato il Dottor Sottile. Ma è il gratis et amore Dei di una lenza di lungo corso. Perciò, gatta ci cova. Parliamoci chiaro. La presidenza di "Roma futura" per un uomo del suo calibro, due volte capo del governo, è un modesto strapuntino. Una vetrina, giusto per restare nel giro e rilasciare interviste. Ma l'obiettivo vero è una poltrona seria. Infatti - è la convinzione universale - fatto il favore all'ingenuo Alemanno, il Dottor Sottile presenterà la cambiale. Secondo i più, vuole entrare alla Consulta. L'appoggio della sinistra è scontato, quello della destra verrà. Mentre il pd Luciano Violante, altro aspirante, si arrabatta cercando consensi tra i due poli, un colpo al cerchio uno alla botte, il più disinvolto Giulianino fila dritto come un treno giapponese. Con nove anni come giudice costituzionale e, prima o poi, presidente della Corte, il Dottor Sottile, oggi settantenne, arriverà alle soglie degli ottanta e avrà il tempo di programmare un ulteriore futuro. L'incarico calzerebbe a pennello, essendo Giulianino un esimio docente di diritto costituzionale, per di più comparato, ossia esperto di diversi Paesi, che in tempi di globalizzazione è un atout. Quindi, nulla osta. Salvo la decenza. La prima volta che Amato annunciò il suo ritiro a vita privata, fu quando divenne presidente del Consiglio tra il '92 e il '93. Euforico, disse: "Con questa esperienza concludo la mia carriera politica". Fece una pausa e aggiunse con modestia: "Non pretendo di essere il protagonista di molte stagioni". La stagione di allora era quella dominata da Craxi di cui Amato era scudiero. Poi, lasciò cadere abilmente: "A differenza di altri colleghi mi considero imprestato alla politica". L'affermazione stupì poiché il "prestito" durava ormai da venticinque anni e a nessuno pareva più tale. Comunque, si prese atto dell'intenzione e Giulianino fu sommerso di interviste tanto era raro il caso di un inamovibile che fa fagotto. Tra diverse banalità, espresse questa perla: "La politica non può essere la vita". Il bello è che fu preso sul serio. Erano tempi ingenui. All'epoca, c'erano i dc e nessuno di loro aveva mai sognato di dimettersi. La sinistra si era appena affacciata al potere e si tendeva a crederle. Non c'era ancora stato un Veltroni che annuncia il proprio ritiro nelle vaste savane equatoriali e che poi, come si è visto, le sostituisce con i 600 metri quadrati del suo loft romano. Soprattutto, non si sapeva ancora che Amato era un bugiardo congenito. Si capì poco dopo, nell'anno di tregenda in cui occupò Palazzo Chigi. Nel più ipocrita silenzio, ricorderete, ci scippò nottetempo i soldi dai conti correnti bancari il 10 luglio 1992. Nel successivo settembre la lira ebbe una tremenda svalutazione sul dollaro. Il Dottor Sottile la negò, definendola un "riallineamento". Un mese dopo ammise di "avere mentito agli italiani". Un anno dopo, tradì Craxi e il Psi quando i pm li accusarono di malversazioni. "Non immaginavo tanto marciume", esclamò Giulianino che nel Psi militava da trent'anni, di cui dieci al fianco di Bettino, e aveva visto tutto. Con la stessa faccia di bronzo dimenticò la promessa di lasciare la politica. Infatti, sono passati 16 anni e, anziché sparire, ha moltiplicato gli incarichi. Dal '94 al '97, è stato presidente dell'Antitrust. L'anno dopo ministro delle Riforme del governo D'Alema I. Nel '99, ministro del Tesoro del D'Alema II. Dal 2000 al 2001, nuovamente presidente del Consiglio. Dal 2001 al 2006 senatore, dal 2002 al 2004 vice presidente della Convenzione europea. Dal 2006 al 2008, per la quinta volta parlamentare e ministro dell'Interno del Prodi II. In questa veste, è stato un disastro. Ha firmato il decreto sulla clandestinità in tandem col rifondazionista Paolo Ferrero che la voleva libera e incontrollata. E così è avvenuto. Ha impedito a Bush, in visita a Roma, di recarsi nella Comunità di Sant'Egidio adducendo che il quartiere Trastevere era più pericoloso della giungla colombiana. Ha fatto il bis col papa che doveva andare alla Sapienza, ma era sgradito ai no-global. "Santità, finga un raffreddore e disdica l'invito", gli consigliò. Ma poiché l'altro insisteva, il Dottor Sottile ebbe una di quelle callide uscite che gli hanno meritato il soprannome: "L'incolumità di Ratzinger è garantita. Ma ci saranno scontri con i dimostranti". Come dire: se ci scappa il morto, la colpa è del papa. Il sant'uomo si arrese, Amato l'ebbe vinta e lo Stato finì nel ridicolo. Giulianino non si è ricandidato alle ultime elezioni. "Con la politica ho chiuso", ha ripetuto in maggio, giugno e luglio. Nessuno ci ha badato e nessuno si meraviglia che sia di nuovo in sella. Alla sua età non si cambia. Nato per caso a Torino, Giulianino è figlio di un esattore delle imposte di Agrigento che, per ragioni del suo ufficio, si spostava di qua e di là. Fatte le elementari a Canelli, in quel di Asti, la famiglia si trasferì a Lucca. è la città che lo ha visto sbocciare. Gli ha dato il vago accento toscano che ha, la consapevolezza di sé come ottimo studente - "bravo ma antipatico", dicevano i compagni -, la moglie, Diana Vincenzi, la più bella ragazza del liceo, la sua prima tessera del Psi a vent'anni. Dopo la laurea in Legge, il giovanotto si tuffò nel cursus universitario. Dopo un master negli Usa, tornò e disse: "Mi do dieci anni per la carriera. Poi conquisto l'Italia". A 30 anni ebbe la cattedra a Perugia, qualche anno dopo a Roma. Raggiunto l'apice, si dette alla politica. Militava nella sinistra del Psi nenniano al fianco di Antonio Giolitti, un ex comunista. Nel '64, seguì Lelio Basso nel Psiup. L'ebbrezza estremistica si esaurì però in sei mesi. Tornato nell'ovile di Giolitti, che fu titolare del Bilancio nei primi anni '70, ne divenne capo dell'Ufficio legislativo. Fu "il più impaziente e giacobino" dei professorini che attorniavano il ministro. Tra gli altri, Franco Bassanini, ex dc, e Stefano Rodotà. Quando, a metà degli anni '70, il Pci parve sfondare, Amato si esaltò e cominciò a stilare una lista "di gente da mandare in pensione". Poi arrivò Craxi, il riformista di "destra" che aveva preso il potere nel Psi. Giulianino, scandalizzato, scrisse a Bassanini: "Piuttosto che fare politica con questi cravattari, sarebbe meglio ritirarsi a vita privata". Invece rimase, si avvicinò al nuovo capo e ne divenne il reggicoda. Bettino lo promosse parlamentare e suo tuttofare. Tra l'83 e l'87, lo volle a Palazzo Chigi come sottosegretario alla Presidenza. Quando Craxi fu ribattezzato Ghino di Tacco, Amato fu detto Ghino del Taschino, cioè a disposizione come un fazzoletto al minimo starnuto. Poi divenne ministro, presidente del Consiglio e tutto ciò che sappiamo. Abbandonò Craxi in disgrazia, non andò mai a trovarlo a Hammamet. Quando nel 2000 Bettino morì, Giulianino, che era ministro del Tesoro, non pertecipò al funerale. Gli aveva però scritto una lettera alla vigilia della morte dicendogli che si stava battendo per ottenergli un salvacondotto per l'Italia. Craxi, che giaceva sul lettino dell'ospedale militare di Tunisi, la lesse con attenzione, poi disse: "Scrive bene, ma non dice nulla. Alla fine, è quello che si è comportato peggio". Sarà il suo epitaffio. Ma da qui a vent'anni. Dopo molte altre poltrone. © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano.

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Famiglia Cristiana, il day after: Autonomi ma fedeli alla Chiesa. Troppi insulti e minacce (sezione: Laici e chierici)

( da "Unita, L'" del 19-08-2008)

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Stai consultando l'edizione del IL SETTIMANALE DOPO LE POLEMICHE Famiglia Cristiana, il day after: "Autonomi ma fedeli alla Chiesa. Troppi insulti e minacce" Dopo le polemiche con il Governo su bimbi rom e militari in città, Famiglia cristiana rilancia, rivendica, si schiera. Non possiamo "tacere", sostiene l'editoriale che sarà in edicola mercoledì, non possiamo restare "super partes". Il settimanale dei paolini ricorda la propria "autonomia di giudizio" pur nella "fedeltà alla Chiesa": quella pioggia di critiche, si sostiene vuole rieditare il "non expedit" di cento anni fa. Giacché i cattolici ora sono " politicamente divisi, contano sempre meno a destra e a sinistra", è ancor più urgente far sentire la loro voce nel dibattito pubblico. L'editoriale ricorda che oggi le critiche sono rivolte a Berlusconi come ieri colpirono Prodi e il suo provvedimento sulle coppie di fatto (Dico). "In entrambi i casi abbiamo ritenuto di non poter tacere la nostra opposizione e accettare l'invito a restare "super partes", che di tanto in tanto ci viene rivolto anche da un certo numero di nostri lettori. Nel giornalismo, "super partes" è poco più di un modo di dire, applicabile molto raramente, se non ci si vuole rassegnare al silenzio". La stampa cattolica, concludono i paolini, "non ha alle spalle nessun conflitto di interesse, pubblico o privato, non ha legami, né economici né politici, con nessun gruppo egemonico nella società civile. È più vicina ai poveri che ai ricchi". E il condirettore del settimanale, Giusto Truglia, condanna "La campagna indecorosa di insulti da parte di organi di stampa e esponenti del centrodestra, accompagnata da minacce di far chiudere il giornale o interromperne la diffusione nelle chiese".

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Dittatore double-face - (segue dalla prima pagina) (sezione: Laici e chierici)

( da "Repubblica, La" del 19-08-2008)

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Commenti DITTATORE DOUBLE-FACE (SEGUE DALLA PRIMA PAGINA) "Ancora una volta mi sacrifico per la patria, non ho fatto nulla per me e tutto per il Pakistan", false le accuse dei miei nemici. Ma il Paese gli chiedeva soltanto due parole, "mi dimetto", e appena Musharraf ha detto ciò che tutti volevano sentire, le città pakistane sono risuonate, raccontano i dispacci d'agenzia, di grida esilarate. Sono seguiti: uno spettacolare rialzo della Borsa, il giubilo del governo, le felicitazioni di quasi tutta l'opposizione e il significativo silenzio dello stato maggiore, spettatore impassibile della caduta. Lo attende un esilio nella saudita Jedda, forse dorato forse no, ma in ogni caso molto meglio dell'alternativa che gli sarebbe rimasta se avesse rifiutato di liberare la poltrona: l'impeachment, la condanna e il ludibrio; oppure la morte "accidentale" occorsa ad un tiranno suo predecessore, il generale Zia-ul-Haq. è un bene o un male la sparizione di Musharraf dalla scena pakistana? Le diplomazie ieri offrivano risposte difformi. L'India rimpiange l'interlocutore coraggioso che dal 2004 perseguiva, non senza rischi personali, la pace con il nemico storico. Ma sulla frontiera opposta, l'Afghanistan si rallegra perché si toglie dai piedi l'infido vicino che permise ai Taliban di riorganizzarsi proprio a partire dal Pakistan. La Casa Bianca saluta in toni fraterni l'alleato nella "guerra al terrore" e ad al Qaeda; e alcuni zelanti europei si accodano nell'elogio. Ma basta sfogliare il New York Times degli ultimi mesi per capire che almeno una parte della diplomazia americana considerava Musharraf inaffidabile e comunque logoro, uno strumento non più utilizzabile, perfino controproducente per la stabilità del Pakistan. Insomma l'uomo resta controverso, e sarà un osso duro anche per gli storici. Analisti simpatetici l'hanno battezzato the benevolent dictator, il dittatore benevolo, volendo intendere che il suo governo non ha mai avuto i tratti odiosi della tirannide: ma un migliaio di desaparecidos non sono un dettaglio. Nella galleria degli uomini forti arruolati da Washington nella "guerra al terrore" figura tra i meno impresentabili. E certamente è raro imbattersi, nella storia recente, in un dittatore circondato del consenso di cui Musharraf godette per sette anni, a partire dal 1999, quando salì al potere con un colpo di stato salutato con entusiasmo dal Paese perché abbatteva un governo considerato incapace e corrotto. Ma in seguito il precipitare della sua popolarità lo costrinse a trucchi sempre più spericolati, fino alla destituzione di giudici della Corte suprema alla vigilia di un verdetto che avrebbe messo in dubbio la sua legittimità. Questo attacco frontale allo stato di diritto gli è stato fatale perché ha confermato ai pakistani la certezza che egli non era l'autocrate illuminato che si professava. Per puntellarlo gli americani avevano allestito un patto per il quale il generalissimo sarebbe rimasto presidente ma avrebbe ripristinato la democrazia: però l'assassinio in campagna elettorale di Benazir Bhutto, destinata da Washington a guidare il governo, ha sbaragliato quei piani. Il problema posto all'Occidente dal "dittatore benevolo" è che è stato benevolo con troppi. E cioè ha condotto doppi e tripli giochi che la Casa Bianca ha condonato per miopia o per mancanza di alternativa. Ha consegnato terroristi arabi e centroasiatici agli americani; ma dopo la sconfitta dell'emirato afgano ha dato rifugio ai capi Taliban, e ha premesso che quelli organizzassero la rivincita contro la Nato. è il più laico e il più filo occidentale tra i capi di Stato musulmani, però ha governato con l'appoggio del Mma, un'alleanza di partiti fondamentalisti che non prestava gratis i suoi voti. Ha promosso l'emancipazione della donna, ma ha consegnato ad un ottuso integralista il ministero degli Affari religiosi, e con quello la supervisione delle madrassas, le scuole coraniche, che continuano a fabbricare migliaia di devoti alla guerra santa binladista. Ha favorito un pullulare di tv private e tutto sommato ha favorito la libertà di opinione, ma i suoi servizi segreti, per esempio, non sembrano estranei all'insabbiamento dell'inchiesta sulla morte del giornalista Hayat Ullah e sullo sterminio a rate della sua famiglia (prima il fratello, da ultimo la vedova). In tutto questo si intravede l'istinto di sopravvivenza e la furbizia che spesso distingue i più longevi tra i dittatori militari, non una coerenza politica, un progetto per rimettere in piedi il grande malato dell'Asia, il Pakistan. Sarebbe sbagliato farne il capo espiatorio di colpe in realtà condivise da gran parte della classe dirigente e da tutto lo stato maggiore. Ma resta il fatto che egli è stato colpevolmente benevolo verso i Taliban, per inseguire l'illusione di farne lo strumento dell'egemonia pakistana sull'Afghanistan. Quel gioco rozzo si è ritorto contro Islamabad: tollerati, i Taliban si sono presi anche vaste zone del Pakistan, dalle quali sarà difficili scacciarli. Musharraf ci aveva provato, ma sempre nel suo modo doppio e triplo. Difficilmente il futuro presidente riuscirà a far di peggio di questo nostro temibile alleato nella geniale "guerra al terrorismo".

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Dalla compagnia al sottogoverno ecco le poltrone che dividono il pd - diego longhin marco trabucco (sezione: Laici e chierici)

( da "Repubblica, La" del 19-08-2008)

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Pagina II - Torino Dalla Compagnia al sottogoverno ecco le poltrone che dividono il Pd Equilibri tra correnti dietro lo scontro con sindaco e Bresso I più delusi sono gli ex popolari Intrecci e ripicche non risparmiano neppure le terme DIEGO LONGHIN MARCO TRABUCCO Le mille poltrone che dividono il Pd piemontese sono quelle degli austeri saloni delle fondazioni bancarie, delle più scomode stanze da cui si governa la sanità, ma anche di umili sgabuzzini di sottogoverno, dove più che poltrone si trovano sgabelli. Assegnati tutti o quasi, secondo i contestatori di Chiamparino (e Bresso), dal sindaco e dal governatore senza mai confrontarsi con il partito, senza tenere conto dell'equilibrio tra le sue componenti. Nasce lì, o almeno anche lì, la polemica che dilania il partito di Veltroni in Piemonte. I più arrabbiati sembrano essere proprio gli ex Popolari di Morgando che possono elencare una lunga serie di posti a loro negati. L'ultimo choc? Le nomine in Compagnia di San Paolo, dove addirittura i cattolicissimi seguaci del segretario non hanno gradito la nomina di una suora, Giuliana Galli, anima del Cottolengo, nel consiglio generale della fondazione di corso Vittorio Emanuele. Nomina decisa da Chiamparino senza consultare nessuno. E in Compagnia di San Paolo ce n'è anche per Bresso. Che ha voluto a ogni costo l'ingresso di Giuseppina De Santis, penalizzando così altri nomi più graditi, ad esempio, al presidente del consiglio regionale, morgandiano seppur tiepido, Davide Gariglio. In più Antonio Saitta, numero uno della Provincia e altro fratello di sangue democristiano del segretario regionale, si è visto bocciare come vicepresidente della Compagnia il suo candidato, l'economista cattolico Daniele Ciravegna, che non è nemmeno entrato nel comitato di gestione, l'organo che governa l'ente. Una debacle che ha fatto serrare le fila in vista del rinnovo del consiglio di amministrazione della Fondazione Crt, organo chiave nelle scelte di erogazione dei fondi. A marzo scadrà e il consiglio di indirizzo dell'istituto di via XX Settembre dovrà rinominare gli otto consiglieri più i due vicepresidenti, mentre non è in discussione la poltrona del numero uno. Andrea Comba. Oggi la Fondazione è governata da personaggi di area Popolare e soprattutto graditi a Fabrizio Palenzona, ex presidente della Provincia di Alessandria e nel 2005 grande elettore di Mercedes Bresso. Uomo di finanza e autostrade con buoni agganci anche nel centrodestra. E uno degli obiettivi di Chiamparino, chiusa la pratica della Compagnia, è ridurre il potere dei Popolari e di Palenzona in via XX Settembre, anche per avere a disposizione due casseforti da cui attingere fondi in tempi di bilanci magri. Oggi non sempre i vertici della Fondazione Crt, a iniziare dal segretario Angelo Miglietta, sono attratti dai progetti e dalle richieste che arrivano da Palazzo Civico. Le correnti del Pd non hanno poi gradito la generosità del sindaco nei confronti del centrodestra rispetto alla poltrona libera nel consiglio di Fsu, la cassaforte che controlla Iride, dopo che Angelo Chianale, per altro gradito anche a Gariglio, è stato nominato al posto di Angelo Benessia (passato alla Compagnia di San Paolo). Del sindaco non piacciono poi le prese di posizione, troppo autonome, sulla possibile fusione Gtt-Atm Milano e sulla riduzione al 30 per cento della quota pubblica nella mega-società dell'energia che potrebbe nascere dall'alleanza Iride, Hera ed Enia. Popolari e Sinistra Per sono rimasti fuori anche dai vertici di Finpiemonte. Bresso ha fatto poi due gravi sgarbi ai cattolici sia nelle scelte per la fondazione di Candiolo, dove ha bocciato il candidato di Lepri e Gariglio, Pera, per mettere uomini suoi. Un altro scontro, che ha provocato anche penosi scambi di comunicati, è stato quello per i vertici delle Terme di Acqui, dove Bresso ha nominato l'ex parlamentare Pdci Gabriella Pistone "accusata" di essere una sua amica, al posto del candidato suggerito da Gariglio, l'ex vicepresidente delle stesse terme, Merlo. Il malanimo nei confronti di Bresso poi è legato anche ad alcune sue prese di posizione pubbliche come quelle sulla scarsa importanza del cattolicesimo nella storia politica italiana, l'affermazione che, se mai avesse dovuto scegliersi una confessione religiosa, sarebbe stata valdese e non cattolica. E ancora il continuo scontro con i consiglieri di maggioranza e la pretesa di far dimettere tutti gli assessori dall'assemblea di Palazzo Lascaris.

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Sinodo valdese al femminile a torre pellice solo donne pastore - andreina fasano (sezione: Laici e chierici)

( da "Repubblica, La" del 19-08-2008)

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Pagina I - Torino L'evento Sinodo valdese al femminile a Torre Pellice solo donne pastore ANDREINA FASANO Non c'è nessun uomo quest'anno tra i candidati al ruolo di pastore nelle comunità protestanti valdese e metodista. E così, a conclusione del Sinodo che si svolgerà, come di consueto, nell'ultima settimana del mese di agosto a Torre Pellice saranno consacrate al ministero pastorale solo tre donne: Giuseppina Bagnato, Caterina Griffante e Joylin Galapon, che concluderanno il loro periodo di prova sottoscrivendo l'antica confessione di fede del 1655. All'attenzione del Sinodo vi saranno diversi temi sociali quali le politiche migratorie, i diritti civili e la laicità dello Stato. "Su tutte queste questioni siamo ripetutamente intervenuti nei mesi scorsi - ha dichiarato la pastora Maria Bonafede, moderatora della Tavola valdese - per esprimere la nostra preoccupazione. Il Sinodo valuterà quindi il lavoro svolto e indicherà le linee guida per il prossimo anno ecclesiastico". Quanto ai rapporti con le altre chiese cristiane, per la moderatora stanno attraversando "un momento delicato e per certi aspetti difficile, tuttavia la storia del movimento ecumenico ha sempre avuto alti e bassi" ed anche ora "in molte realtà di base si vive una stagione interessante e fruttuosa". Ampio spazio sarà dedicato alla discussione sulla testimonianza evangelica nell'Italia di oggi, alla vita delle chiese locali e all'esame della gestione delle numerose opere sociali inserite nell'ordinamento dell'Unione delle chiese valdesi e metodiste. L'Assemblea sinodale, a cui partecipano 180 membri con diritto di voto (pastori e laici in numero uguale), si concluderà venerdì 29 agosto con l'elezione delle varie cariche amministrative. Nel programma è previsto un dibattito pubblico sul tema: "Lo spazio del Protestantesimo, se ce ne è uno, nella società italiana" con lo storico Alberto Melloni, il filosofo Giulio Giorello, la giornalista Gabriella Caramore, e il teologo Paolo Ricca.

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L'opinione pubblica e i silenzi su bassolino - marco lombardi (sezione: Laici e chierici)

( da "Repubblica, La" del 19-08-2008)

Argomenti: Laicita'

Pagina IX - Napoli L'OPINIONE PUBBLICA E I SILENZI SU BASSOLINO MARCO LOMBARDI ostituite il Cavaliere con il governatore, ripercorrendo quindici anni segnati dall'opposizione assente e da un comune sentire modellato sulle esigenze del Capo. Qualcuno ha invocato il regime; altri, più laicamente, il disastro civile rappresentato dalla penuria di pesi e contrappesi sociali che permettano alla democrazia di far girare al meglio i propri ingranaggi. Il tema che l'artista Moretti sottopone a studiosi e cittadini è, naturalmente, la riattivazione della protesta e la sua trasformazione in proposta politica, magari di sinistra. Scalfari, forse, è più ottimista, raccontando che la tessere del mosaico antiberlusconiano potrebbero dar vita a un disegno compiuto, se qualcuno s'impegnasse a riempirne i contorni¸ se, insomma, le spinte corporative, lasciassero il posto all'interesse dello Stato. Ancora una volta, credo che il laboratorio della Campania risulti alquanto interessante: retrospettivamente e in prospettiva. Dal 1993 ad oggi, gli unici che hanno disturbato il manovratore sono stati gli intellettuali; non certo gli esponenti del centrodestra, i cui nomi facciamo fatica persino a ricordare; neppure la cosiddetta società civile, troppo occupata a carpire le grazie del potente di turno, secondo una collaudata prassi storica-antropologica. La frammentazione denunciata da Scalfari si è polarizzata sulla dialettica Bassolino versus "piripacchi", adoperando il celebre dispregiativo con cui il sindaco Iervolino ha definito taluni intellettuali. Il monolite Bassolino contro la galassia degli uomini di idee, animati da sentimenti contraddittori e molto umani: nobili, talvolta meno. Non un partito, ovviamente, neanche un embrione che lasciasse intravedere le forme di un organismo alternativo a un sistema di potere. Per certi aspetti, la nostra regione ha anticipato i pericoli paventati da Moretti - il disastro dei rappresentati che accettano supinamente le decisioni dei rappresentanti - , fornendo, nel contempo, ai timori di Scalfari - la fatica nel federare gli attori delle singole istanze intorno a un canovaccio comune - una solida base materiale e simbolica. Lo definirei il riformismo in un solo settore. Angusto, la rappresentatività sociale degli uomini di pensiero non possiede rigorosi parametri di verificabilità. E, soprattutto, autoreferenziale, difficilmente in grado d'interagire con altri protagonisti. Innanzitutto, con la borghesia delle professioni, che Scalfari ha opportunamente richiamato ai propri doveri, produttrice di reddito e di valori collettivi. Un ceto, da queste parti, avvistato con minore frequenza della cometa di Halley: l'ultima nel 1799. Borghesia delle professioni che, sicuramente, sconta la mancanza delle precondizioni altrove garanzia di duraturo successo; che pure ha dato non esaltanti prove, allineandosi a chi comanda in cambio del quieto vivere. Pronta a salire compatta sul carro dell'annunciato vincitore: comportamento che le risulta, del resto, familiare. In una partita che si gioca oggi sul terreno dei beni immateriali, la defaillance dell'opinione pubblica a Napoli produce - credo - danni maggiori del lavoro e delle fabbriche inesistenti. Magra consolazione concludere, parafrasando un vecchio motto meridionalistico: l'Italia sarà ciò che è stato il suo Mezzogiorno.

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Posti letto per universitari la bocconi taglia le tariffe - zita dazzi (sezione: Laici e chierici)

( da "Repubblica, La" del 19-08-2008)

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Pagina IV - Milano Posti letto per universitari la Bocconi taglia le tariffe A giorni le graduatorie, sconti del 10% Si chiudono i bandi degli altri atenei, l'Aler aggiunge 250 alloggi ZITA DAZZI Si chiudono le iscrizioni ai bandi per gli alloggi nei pensionati e nelle residenze delle università. E in questa vigilia carica d'attesa per i 44.000 studenti che vengono a laurearsi a Milano da altre città, la Bocconi annuncia a sorpresa un taglio del 10 per cento su tutte le tariffe. Per andare incontro alle richieste delle famiglie, l'ateneo di via Sarfatti ha deciso di ridurre i canoni dei suoi 1262 alloggi messi a disposizione degli iscritti. Così, chi era nella fascia di reddito più bassa e pagava 3.500 euro all'anno, ne pagherà 3.150. Chi era nella fascia più cara, quella da 7.000 euro l'anno scenderà a quota 6.300. Una bella sorpresa per gli studenti che attendono a giorni la pubblicazione delle graduatorie, essendo la Bocconi l'unico ateneo ad aver chiuso le iscrizioni già a metà luglio. Ancora in piena corsa, invece, gli studenti delle altre università milanesi che mettono in palio circa altri 3000 posti in pensionati, residenze private e campus. I bandi del Politecnico, della Statale, della Bicocca, della Cattolica e dello Iulm sono aperti fino alla fine del mese. Quest'anno anche l'Aler mette sul piatto un numero di alloggi superiore rispetto al passato. Con la ristrutturazione dei sottotetti negli stabili dell'istituto in diversi quartieri - via Perugino, via Friuli, via Anfossi, via Moretto da Brescia, via Inama - dall'autunno saranno a disposizione delle università convenzionate oltre 250 alloggi, il triplo rispetto agli anni passati. Sono comunque cifre che da sole spiegano lo squilibrio fra la domanda e l'offerta di posti letto per l'esercito degli oltre 44.000 che studiano fuori sede. Chiusi i bandi, entro metà settembre tutte le graduatorie saranno pubblicate. Le regole per accedere ai mono e bilocali di proprietà pubblica - affittati a canoni decisamente inferiori a quelli di mercato - sono le stesse che valgono per gli alloggi di proprietà delle università. I bandi sono tutti pubblicati sui siti Internet degli atenei e variano da caso a caso. I prezzi sono "popolari", si va da un minimo di 160 euro al mese per un letto nei pensionati dell'università statale al massimo dei 500 euro mensili chiesti per un appartamento allestito dall'Università del San Raffaele. I criteri d'ammissione sono standard: privilegiato il merito, cioè il punteggio agli esami, la media di voto prima della maturità e il numero di crediti ottenuti al Politecnico (che ha in totale 1.324 posti letto), come alla Cattolica (che ha 571 posti da assegnare). Negli alloggi della Bocconi per avere la riconferma bisogna aver raggiunto almeno 50 crediti formativi. Conta naturalmente anche il livello di reddito, la distanza da casa e le situazioni di disagio, come la presenza di un'invalidità. Ammessi ai bandi anche gli studenti stranieri che devono allegare alla domanda la documentazione sulla composizione familiare, la situazione economica e i titoli di studio posseduti. L'università Cattolica ha inoltre messo in piedi una banca dati per facilitare la ricerca di casa presso privati. Attraverso il sito www. unicatt. it/diritto allo studio si accede a un link dove appaiono fino a 4.000 annunci immobiliari all'anno, con 30.000 consultazioni online nei periodi caldi dell'anno, come l'avvio dell'anno accademico.

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L'ambiguo generale che aveva promesso a Bush la testa di Bin Laden (sezione: Laici e chierici)

( da "Giornale.it, Il" del 19-08-2008)

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N. 197 del 2008-08-19 pagina 19 L'ambiguo generale che aveva promesso a Bush la testa di Bin Laden di Redazione Cattolico e militare, mai gentiluomo: questa è stata la formazione del, da ieri, ex presidente del Pakistan, perché è in una scuola cattolica che si è formato, è la divisa che ha vestito dai ventuno anni, quando entrò all'Accademia militare, a oggi. Pervez Musharraf, furbo e mediocre, 65 anni e molti peccati sulla coscienza, forse anche l'assassinio dell'eroina nazionale Benazir Bhutto, si è deciso ad andarsene solo alla vigilia di una procedura di impeachment, e solo dopo una pesante sconfitta elettorale e un altrettanto pesante abbandono degli alleati americani e inglesi. Era salito al potere con un colpo di Stato nel 1999, facendo fuori il primo ministro Nawaz Sharif, si era fatto convalidare il golpe da una Corte Suprema addomesticata a dovere, poi si era proclamato presidente. È stato poi eletto per un secondo mandato l'anno scorso dopo aver rinunciato, ma solo formalmente, a indossare l'amata divisa. Ma è in mezzo a queste due date che era scattata la sua fortuna, ovvero subito dopo l'11 Settembre del 2001, dopo la strage delle Torri gemelle. George Bush aveva bisogno di qualche alleato nella guerra al terrorismo sul territorio che lo produce, e Musharraf sembrò l'uomo giusto. Per fargli tirare fuori un po' di coraggio gli Stati Uniti concessero al Pakistan un prestito, ma si potrebbe definire un regalo, di 12 miliardi di dollari. Lui, il presidente militare, incassò, si salvo dalla crisi economica e dalla disgrazia politica, ma poi fece ben poco per accontentare i generosi alleati. Certo, in un Paese nuovo, è nato nel 1947, e profondamente islamico come il Pakistan, le accuse di essere un servo degli americani pesano; certo, Musharraf è sfuggito ad almeno due attentati seri. Ma in realtà non ha mai fatto niente di concreto, di coraggioso, per combattere i talebani pachistani, e le basi di quelli afgani tranquillamente piazzate nel Paese; non ha mai mosso un dito contro le postazioni dei terroristi di Al Qaida, pure tranquillamente alloggiati in territorio pachistano. Non basta, all'opposizione il presidente risponde con i metodi del dittatore che è, e a marzo 2007 rimuove il popolare presidente della Corte suprema, il giudice Iftikhar Chaudhry, ritenuto un grande difensore dei diritti umani. Le proteste sono talmente forti che è costretto dopo qualche mese a reinsediare il giudice. Una brutta storia, che fa perdere la faccia a Musharraf, e trasforma il partito degli avvocati e dei giudici in grande forza di opposizione, cosa che non dovrebbe mai accadere, né in democrazia né in dittatura. Quando diventa il 6 ottobre di nuovo presidente, la Corte suprema non si fida e minaccia di non convalidarle. Allora il presidente militare sospende di nuovo la Costituzione, impone per quaranta giorni lo stato d'emergenza. È a questo punto che i cervelli mediorientali della Casa Bianca si riuniscono a Washington e alla fine di un paio di giorni di discussione ed esibizione di dati decidono che ha fatto troppo poco, preteso troppo, che la sua presenza è tanto ingombrante quanto inutile. Nasce da questa riunione riservatissima la decisione di far tornare in patria Benazir Bhutto. La sua morte, il 27 dicembre del 2007, ce l'hanno sulla coscienza tanto gli Stati Uniti quanto Musharraf e i suoi servizi segreti. Ma aver lasciato che fosse uccisa, in un percorso breve e tragico che lei conosceva bene, non ha portato bene al presidente del Pakistan. Il 18 febbraio 2008 vincono le elezioni i partiti di opposizione: il Ppp, guidato da Asif Ali Zardari, vedovo della Bhutto, e la Lega musulmana dell'ex premier Sharif, allontanato dal potere da Musharraf nel '99. Comincia la caduta e il governo del premier Gilani l'8 agosto annuncia la procedura di impeachment. Ieri la resa riottosa e rabbiosa, con dichiarazioni di amicizia e apprezzamento solo formali di Stati Uniti e Londra. In realtà negli ultimi giorni gli avevano mandato a dire di farsi da parte. Se hanno deciso bene oggi non si può dire, si apre una fase diversa. © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano.

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Integralisti, primo scoglio per il successore (sezione: Laici e chierici)

( da "Giornale.it, Il" del 19-08-2008)

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N. 197 del 2008-08-19 pagina 19 Integralisti, primo scoglio per il successore di Redazione È finita la schermaglia, continua la lotta per dare forma a un "nuovo Pakistan" dopo la partenza di Pervez Musharraf. La disponibilità alle dimissioni era nell'aria. Le hanno ritardate soltanto le essenziali trattative sullo scambio di favori da qualche tempo considerato inevitabile: Musharraf abbandona il potere, il nuovo potere gli garantisce l'immunità. Niente rivoluzioni, dunque, e neppure golpe di palazzo: solo un compromesso. Solo dei "puristi" lo rimpiangeranno, più in Occidente che in Pakistan, degli idealisti che avrebbero preferito una resa dei conti con, se non un impensabile vincitore assoluto, almeno un assoluto perdente. Non poteva andare così se non a costi tanto alti da essere inimmaginabili. Costerà anche parecchio, richiederà diplomazia, denari e pazienza costruirne a poco a poco uno non nuovo ma ragionevolmente rammodernato. La posta in gioco e le sue ripercussioni in metà del pianeta non consentono alternative serie. Le sorti personali di Musharraf rimarranno sulle prime pagine per il tempo necessario, mentre già si sarà cominciato a parlare e ad agire per il futuro. Perché, se è vero che le cose non potevano continuare ad andare eternamente così in un Paese di grandi dimensioni (il secondo Stato islamico del mondo), collocato su una delle faglie più pericolose del pianeta, superpovero quanto sovrappopolato, circondato da nemici o almeno da rivali, fornito di un arsenale nucleare che è stato finora nelle aspirazioni e rimarrà a lungo nei sogni della classe dirigente del confinante Iran, il Pakistan potrà essere una delle chiavi per una sistemazione del "più grande Medio Oriente" oppure prima o poi diventerà il terreno dove le crisi locali e latenti potrebbero detonare in un ordine di grandezza mai visto finora. È importante, ma meno rispetto alle dimensioni cui si è accennato, sapere chi raccoglierà il potere caduto dalle mani di uno dei dittatori più deboli della storia, capace di rovesciare il regime precedente, incapace di governare senza l'appoggio "incrociato" delle due forze più antagonistiche di questo inizio di XXI secolo: l'America e il fondamentalismo islamico. Dalla corda tesa sull'abisso fra Bush e Bin Laden egli ha cercato soprattutto, disperatamente, di non precipitare e, in sostanza, non poteva fare altro. Proprio a lui era in gran parte rivolto l'aut aut di Bush all'immediato indomani della strage terroristica del settembre 2001: o con noi o con loro. Una scelta che turberà i sonni e rallenterà le azioni di chiunque, dei redivivi esponenti della Lega pachistana musulmana oppure degli eredi di Benazir Bhutto. Il Pakistan non può tirare avanti senza gli Stati Uniti ma al tempo stesso il Pakistan è inconcepibile senza l'islamismo. Lo si è visto durante la lunga penultima guerra afghana: di lì transitavano le armi rivolte ai guerriglieri in campo contro i sovietici, di lì i rifornimenti militari Usa, di lì i finanziamenti sauditi alle madrasse integraliste, di lì Osama Bin Laden con i suoi "combattenti islamici". Tale convergenza era nella natura stessa non del regime ma della società pachistana: forze armate ancora addestrate dagli inglesi, un governo antisovietico nella misura in cui l'India era pro sovietica, attratto dunque fin dall'inizio nell'orbita americana, il Pakistan non si è mai potuto, né sostanzialmente ha voluto, liberare del suo marchio di origine: il primo Paese dell'era moderna a nascere basato unicamente sulla religione, sul rifiuto di milioni di musulmani di India di uscire da un regime coloniale in un'indipendenza laica. La sanguinosa guerra civile che "inaugurò" entrambi i Paesi del subcontinente. Una progenitura integralista con una data precisa: il 1947. Il "ritorno" dell'Islam politico non è dunque unicamente attribuibile, come troppi fanno alla fondazione di Israele e alla prima guerra fra arabi ed ebrei. Un arco lungo, di cui è stato solo un capitolo, ma coerente col resto, l'appoggio di ogni genere al regime talebano, anche in contrapposizione al grande rivale "teologico" e pratico, cioè l'Iran. Troppi problemi troppo insolubili: era impossibile che il Pakistan decollasse molto meglio di come ha fatto. Musharraf non è stato il primo dittatore. È augurabile, ma non certo, che sia stato l'ultimo. © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano.

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Laici forti e laici deboli - elisabetta ambrosi (sezione: Laici e chierici)

( da "Repubblica, La" del 19-08-2008)

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Cultura Etica e politica. Un saggio del filosofo Giovanni Fornero LAICI FORTI E LAICI DEBOLI Una definizione forte della laicità per indicare chi vive a prescindere da Dio in una società dove la pluralità è un bene primario ELISABETTA AMBROSI a vicenda di Eluana Englaro, al centro dell'attenzione pubblica negli ultimi mesi, è solo l'ultimo tra i casi che innescano il dibattito etico in ambito politico e mediatico, che spesso si accende e divampa senza alcuna chiave interpretativa solida. A fornire invece una prospettiva strutturata, e originale, su questi temi è il recente libro di Giovanni Fornero, Laicità debole e laicità forte (pagg. 300, euro 22), uscito per Bruno Mondadori: prosecuzione e insieme approfondimento della riflessione nata dal precedente volume Bioetica cattolica e Bioetica laica, che già molto aveva fatto discutere. In entrambi i testi, l'allievo di Abbagnano fa sua la riflessione del bioeticista Scarpelli: "Ove esistesse un Dio con le caratteristiche dei cristiani, e noi potessimo conoscerlo, l'etica e in essa la bioetica ne sarebbero profondamente condizionate". In altre parole, secondo Fornero, la spaccatura tra (bio) etica laica e (bio) etica cattolica esiste, perché i ragionamenti che stanno alla base delle due visioni sono radicalmente diversi: da un lato, l'idea di Dio come fondamento dell'uomo, il concetto di legge naturale, il primato della verità sulla libertà. Principi da cui discendono la sacralità della vita e la sua assoluta indisponibilità. Dall'altro, il criterio dell'etsi Deus non daretur e il primato della libertà sulla verità, da cui seguono la centralità della qualità della vita e la sua disponibilità (il fatto cioè che posso liberamente disporre di me stesso). L'obiettivo di Laicità debole e laicità forte è tuttavia quella di andare oltre i dilemmi relativi alla vita e alla morte: proprio perché essi costituiscono, secondo l'autore, una "cartina di tornasole" di un più generale discorso sulla laicità, sul quale il libro interviene con una tesi vigorosa. Al contrario di quanto alcuni - credenti à la D'Agostino da un lato, laici à la Magris dall'altro - sembrano sostenere, per Fornero "non siamo tutti laici, proprio come non siamo tutti cattolici". A dispetto delle apparenze, le incomprensioni in questo campo sono causate più dal tentativo di annacquare le credenze, per mostrare che le distanze sono irrisorie, che dalla ferma rivendicazione delle proprie posizioni. Il compito più urgente è, allora, la chiarificazione dell'ambiguo termine "laico". C'è infatti una laicità "debole", che descrive una "metodologia neutrale universalmente ammissibile"; e una laicità "forte", che sta ad indicare chi vive e pensa a prescindere da Dio. Purtroppo, quest'ultima accezione è sparita dal dibattito pubblico, tanto che oggi tutti, cattolici compresi, si dichiarano laici, mentre il significato non religioso viene liquidato con l'etichetta di "laicismo". Col risultato che qualunque obiezione avanzata a difesa dei principi non religiosi viene subito tacciata di anti-religiosità, il che costringe i laici in senso forte - che poco hanno a che spartire con chi avanza pesanti critiche alle visioni confessionali, da Onfray a Dawkins, da Flores D'Arcais a Viano - ad un frustrante silenzio. Il significato procedurale, quello secondo cui possiamo definire uno Stato "laico", rigorosamente in senso debole, è indispensabile, ma al tempo stesso l'accezione forte di laicità, "vivere senza Dio", va mantenuta, perché il dibattito non si svolga tra cattolici-laici e laici "devoti" da un lato, e laicisti ostili alla religione, dall'altro. Ma che fine fanno, in questa prospettiva che oppone con nettezza credenti e non, il cristianesimo non metafisico, così come la laicità aperta alla sacralità della vita? "Non nego il fascino della posizione quasi avveniristica di Vattimo", risponde Fornero, "ma constato che essa è minoritaria rispetto alla dottrina ufficiale della Chiesa cui faccio riferimento. Tuttavia, il mio discorso è rivolto soprattutto a quei cattolici che, tentando di attutire le differenze, avanzano come universali forme camuffate delle loro credenze. E a quei laici che, dichiarandosi in sintonia con la religione, non fanno i conti con la diversità dei principi". Insomma, abbattere gli steccati è nobile, ma "non come in certi rituali magici in cui si arriva a fagocitare il nemico". Più onesto è il riconoscimento della propria "fisiologica e non disdicevole" diversità. Essa non va esorcizzata, sia perché "fa parte integrante della nostra configurazione di esseri storici, che vivono in società in cui la pluralità gioca un ruolo primario"; sia perché "è un destino dal quale non possiamo illusoriamente prescindere".

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Dall'antifascismo al Concilio La sfida del pensiero cattolico (sezione: Laici e chierici)

( da "Corriere della Sera" del 19-08-2008)

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Corriere della Sera - MILANO - sezione: PRIMA PAGINA - data: 2008-08-19 num: - pag: 1 autore: di ARMANDO TORNO categoria: REDAZIONALE Un libro sui padri Turoldo e De Piaz Dall'antifascismo al Concilio La sfida del pensiero cattolico Un libro per raccontare la storia milanese di David Maria Turoldo (foto) e Camillo De Piaz. Il saggio è di Daniela Saresella: "David M. Turoldo, Camillo De Piaz e la Corsia dei Servi di Milano " e racconta la fase più densa della storia: dall'antifascismo al Concilio. A PAGINA 8.

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Q uelli di SanCarlo (sezione: Laici e chierici)

( da "Corriere della Sera" del 19-08-2008)

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Corriere della Sera - MILANO - sezione: Tempo Libero - data: 2008-08-19 num: - pag: 8 categoria: REDAZIONALE La storia Un libro racconta le figure religiose che nella Milano del dopoguerra facevano del dialogo scuola di vita e pensiero Q uelli di SanCarlo I frati Turoldo e De Piaz e la sfida dei Servi di Maria di ARMANDO TORNO N ella Milano del secondo dopoguerra tutti conoscevano David Maria Turoldo e Camillo De Piaz, le due figure di spicco del convento di San Carlo dei Servi di Maria. In quel luogo, tra il 1943 e il 1945, si praticò l'antifascismo: non si pensi alla sola parte cattolica perché a quelle riunioni parteciparono laici e comunisti. La rivista "L'uomo" - uscita alla fine del 1943, dopo un intervallo riprese le pubblicazioni nel settembre 1945- rifletteva una concezione della cultura e della fede che ne fece il punto di incontro delle idee della sinistra cristiana. Elio Vittorini, negli anni de "Il Politecnico", era amico dello stesso De Piaz. Sembra quasi scontato aggiungere che quell'esperienza milanese entrò in rotta di collisione con le direttive della Chiesa Cattolica durante il pontificato di Pio XII. Erano gli anni in cui il Pontefice lanciava anatemi contro il comunismo - la scomunica è del 1949 - e chiedeva alla Democrazia Cristiana di De Gasperi di chiudere la collaborazione con le forze di sinistra che, comunque, aveva caratterizzato e favorito la nascita della repubblica italiana. Turoldo, De Piaz e gli altri serviti spostarono, per così dire, i loro interessi: dagli equilibri politici passarono alle questioni religiose, individuando iniziative per i poveri, gli esclusi, gli emarginati, insomma - per usare un'immagine di Turoldo proferita durante un'omelia domenicale, poi raccolta nel volume La parola di Gesù (edita da La Locusta) - fecero cadere l'attenzione su quella parte della società che, a loro giudizio, continuava a "incarnare" Cristo. Di contro, questa presa di posizione consentiva di denunciare i rapporti tra Chiesa e potere, o meglio la "contaminazione politico- ecclesiale del dopoguerra" (De Piaz). Ora la storia di quella sperimentazione milanese, che è alla base di un certo cattolicesimo impegnato a sinistra e che sa spiegare numerose scelte politiche italiane, è raccontata in un interessante saggio di Daniela Saresella: David M. Turoldo, Camillo De Piaz e la Corsia dei Servi di Milano (1943-63) (Morcelliana Editrice, pp. 240, e 16). Il libro racconta la fase più densa della storia, dall'antifascismo al Concilio, vale a dire due momenti strettamente legati, uno conseguenza dell'altro; o meglio, le due facce di una medesima medaglia. Va aggiunto che nel 1952, all'interno del ricordato Convento di San Carlo, si fondò l'associazione "Corsia dei Servi". Il fine era quello di organizzare incontri, dibattiti, un cineforum, una libreria, una casa editrice, insomma si cercava di muovere idee. Turoldo e De Piaz ebbero un ruolo chiave, ma non mancarono dei laici quali Lucia Pigna Maccia, Giuseppe Ricca, Desiderio Gatti e Giuseppe Merzagora. Questi non religiosi crearono, nella Chiesa pre-conciliare, non poche tensioni tra la Corsia e l'Ordine dei Servi di Maria. Dando una semplice occhiata alle pubblicazioni, si rimane colpiti: ci sono testi della Edith Stein sulla vocazione della donna, un saggio di V. White dedicato a Dio e l'inconscio (la psicoanalisi in quegli anni era ancora un sinonimo di demoniaco), libri di Romano Guardini, di Divo Barsotti, di Jean Daniélou e una chicca del sommo filologo Werner Jaeger, Umanesimo e teologia. Si respirava un'aria che sarà quella del Concilio, ideale per favorire la nascita di valori che difficilmente rivivranno nella Democrazia Cristiana, meno che mai nella politica dei decenni successivi. E ora dov'è finita questa cultura? C'è ancora qualcuno che legge le poesie di Turoldo o le sue traduzioni "popolari" della Bibbia? Dove sono i frutti di quella sperimentazione? Si possono forse cercare negli angoli di qualche palazzo consacrato alle istituzioni? Lasciamo la risposta ai più volenterosi, ma a nostro giudizio ha fatto cosa saggia Daniela Saresella a chiudere la sua ricerca nel 1963. Riformatore La statua di San Carlo Borromeo (1538-1584) a Milano. Il cardinale, uomo di eccezionale polso, fu il grande regista nella realizzazione della Controriforma cattolica che arginò la nuova dottrina cristiana di Martin Lutero De Piaz Con Turoldo (al centro).

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Famiglia Cristiana: fedeli alla Chiesa ma autonomi (sezione: Laici e chierici)

( da "Corriere della Sera" del 19-08-2008)

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Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Politica - data: 2008-08-19 num: - pag: 12 categoria: REDAZIONALE Gli "anti governo" Il settimanale contrattacca con un altro editoriale: basta insulti, non esiste più il giornalismo super partes Famiglia Cristiana: fedeli alla Chiesa ma autonomi ROMA - Famiglia Cristiana non intende tacere. E rilancia. Scrive di "non potere accettare l'invito a restare super partes" e fa notare che tale diritto non è stato messo in discussione dal Vaticano. Il settimanale dei paolini replica così alle critiche seguite al suo attacco al governo in materia di immigrazione contenute in un editoriale che sposava il sospetto della rivista Esprit su una rinascita sotto altre forme del fascismo. Così, all'indomani dell'appello del Papa contro il razzismo e ogni forma di discriminazione sociale, il settimanale contrattacca. Rivendicando "autonomia di giudizio ", pur nella "fedeltà alla Chiesa". Sottolineando al governo Berlusconi di poter parlare perché, come tutta la stampa cattolica, "non ha alle spalle nessun conflitto di interessi". Ed avanzando il dubbio che le critiche siano spinte da un desiderio di censura. La replica alla "campagna di insulti" sarà contenuta nel numero di domani. Assieme a quell'editoriale su governo e fascismo già anticipato tra le polemiche e all'origine della precisazione del portavoce vaticano sul fatto che la rivista non esprime la linea della Chiesa nè della Cei. Famiglia Cristiana riparte proprio da lì. Dice che non si è trattato né di "sconfessione" né di "scomunica". L'articolo riconferma una "totale, appassionata fedeltà alla dottrina della Chiesa" ma anche una altrettanto piena "libertà di giudizio sulle vicende politiche e sociali fin dove non toccano i principi e i valori irrinunciabili che discendono dal Vangelo". Ricorda come la critica alla proposta Maroni di rilevare le impronte ai bimbi rom sia analoga a quella avanzata nei confronti del governo Prodi per la legittimazione delle coppie di fatto. "Nel giornalismo - si legge nell'editoriale - super partes è poco più di un modo di dire, applicabile molto raramente, se non ci si vuole rassegnare al silenzio. A meno che, cent'anni dopo, non si voglia ripristinare per i cattolici il non expedit ". Alle critiche interne alla Chiesa, come quella di monsignor Maggiolini, che ha invitato le parrocchie a non esporre più la rivista, il direttore don Sciortino replica: "Mi dispiace per monsignor Maggiolini che si è sempre distinto dal coro e ha avuto anche lui contrasti quando aveva posizioni vicine alla Lega ai tempi di Miglio. Ma mi pare una posizione immotivata e che va contro la libertà di stampa ". "Ai vescovi - aggiunge don Sciortino - ricordo sempre ciò che diceva monsignor Alberioni, nostro fondatore: "Criticateci pure, ma ricordate che Famiglia Cristiana arriva dove molti preti non arrivano". Censurare non è sempre una posizione di apertura". Quanto al calo di copie che secondo ambienti ecclesiali sarebbe dietro alla strategia rumorosa del settimanale, don Sciortino replica: " Famiglia Cristiana soffre della crisi della stampa periodica. Stiamo preparando già il rilancio mettendo la rivista in rete e riorganizzando la rete di vendita nelle parrocchie". Direttore Antonio Sciortino è alla guida del settimanale "Famiglia Cristiana" Virginia Piccolillo.

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Il vero Ignazio Silone fu grande come intellettuale e anticomunista (sezione: Laici e chierici)

( da "Corriere della Sera" del 19-08-2008)

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Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Terza Pagina - data: 2008-08-19 num: - pag: 43 categoria: REDAZIONALE Il saggista Il vero Ignazio Silone fu grande come intellettuale e anticomunista di MASSIMO TEODORI L eggendo il bell'elzeviro di Dacia Maraini su Ignazio Silone l'11 agosto, ho avuto la sensazione che in quelle righe mancasse qualcosa o, piuttosto, che ci si trovasse di fronte a una forma, inconsapevole, di reticenza dovuta a un usuale riflesso degli intellettuali di sinistra. Nell'articolo non viene mai pronunziato il termine "anticomunismo". Eppure Silone non è stato soltanto un grande scrittore, ma ha ancor più impersonato l'intellettuale anticomunista democratico insieme ad altri giganti del Novecento: Camus, Orwell, Aron, Spender, Arendt e Koestler. Il fatto è che ancora oggi si continua a distorcere la sua memoria sottacendo il fulcro della personalità dello scrittore, dell'organizzatore della cultura libera e del leader politico. Si tratta di un vizio in qualche modo connaturato a quanti hanno avuto per anni un timore reverenziale per il Pci e perfino per l'Unione Sovietica staliniana e post staliniana. Come si può ignorare che l'abruzzese ha combattuto i comunisti svelandone le malefatte e gli inganni, prima come leader della corrente umanista socialista (1943-1949), quindi quale massimo responsabile, insieme con Nicola Chiaromonte, del movimento internazionale per la Libertà della cultura (1950-1968) che si contrappose ai partigiani della pace di Mosca? La milizia democratica anticomunista, politica e culturale, che segna la vita e le opere di Silone non è un dettaglio trascurabile così come il contenuto dei suoi libri, ad esempio La scuola dei dittatori e Uscita di sicurezza, inclusa nella raccolta Il Dio che è fallito - Testimonianze sul comunismo. Per un terzo di secolo Silone visse in Italia in una specie di esilio in patria, isolato e vilipeso... La ragione di quel bando fu il coraggio civile che mostrò nel diffondere le tremende verità sui crimini dei comunisti non solo sovietici di cui la dirigenza del Pci era a conoscenza e connivente, proprio mentre gran parte dell'intellighenzia di sinistra si prostrava alle direttive di Togliatti (Moravia, Bontempelli, Quasimodo, Repaci, Guttuso, Argan, Giulio Einaudi...). Nelle rievocazioni d'oggi non giova alla verità insistere nell'ignorare che Silone fu in primissima linea con gli occidentali in quella Guerra fredda che ebbe anche un importante risvolto culturale. Occorre rendere giustizia al Silone che è stato in Italia e nel mondo uno dei massimi esponenti dell'anticomunismo democratico e laico, una tendenza spesso ignorata ma decisiva per l'affermazione della libertà e della democrazia nell'Occidente funestato dai totalitarismi rossi, neri e d'ogni colore.

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Scienza a senso unico (sezione: Laici e chierici)

( da "Corriere della Sera" del 19-08-2008)

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Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Cultura - data: 2008-08-19 num: - pag: 41 categoria: REDAZIONALE CALENDARIO di LUCETTA SCARAFFIA Scienza a senso unico Non so chi siano gli organizzatori del Festival della Mente che si terrà a Sarzana a fine agosto, né di che colore politico sia l'amministrazione locale, ma una cosa so con certezza: si tratta di persone che non desiderano ascoltare chi la pensa diversamente da loro. Il programma del Festival, infatti, pur pagato con i soldi di tutti, sembra un manifesto del pensiero unico. E questo specialmente sui temi oggi più caldi della scienza e dell'etica, proprio quelli per cui sarebbe invece quanto mai interessante un vero dibattito. La serata a essi dedicata non prevede infatti alcun confronto con chiunque non condivida un'idea sedicente laica e progressista delle questioni; ignora, con pavidità intellettuale degna di nota, qualunque esperto del campo avverso. Basti dire, per farsi un'idea, che la lettura commentata di Darwin è affidata alla voce "imparziale" di Piergiorgio Odifreddi. Insomma la solita voglia di delegittimare gli avversari non riconoscendoli degni di interloquire e la solita faziosità degli italianucci di serie B.

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La domanda di coerenza che viene dai giovani (sezione: Laici e chierici)

( da "Corriere della Sera" del 19-08-2008)

Argomenti: Laicita'

Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Opinioni - data: 2008-08-19 num: - pag: 39 autore: di LUIGI ROTH categoria: REDAZIONALE LA MODERNITA' DELLA CHIESA E LA "PROVOCAZIONE" DI DE RITA La domanda di coerenza che viene dai giovani C on acuta lungimiranza, nel suo articolo di fondo La modernità della Chiesa ( Corriere del 13 agosto), Giuseppe De Rita riflette sul ruolo dei cattolici nell'attuale realtà sociale e politica e individua tre principali prospettive che, a suo dire, avranno peso sempre crescente: il legame con il territorio, una sempre maggiore attenzione ai bisogni dei giovani, la ricerca di una equilibrata sintesi tra le due polarità del "sacro" e del "santo". Mi trova d'accordo su tutti i punti. Mi permetto, tuttavia, di aggiungere alle intelligenti provocazioni di De Rita, tre concetti che mi stanno particolarmente a cuore e che credo opportuno sottolineare in tale dibattito: la sussidiarietà della Chiesa alla vita sociale e alle istituzioni, l'urgenza del tempo e il valore della testimonianza. Integrazione sociale, attenzione al prossimo e presidio attivo del territorio sono le principali forme con cui da sempre la Chiesa si è posta a servizio delle istituzioni, coerentemente con il moderno concetto di sussidiarietà, che Pio XI ben descrive nella sua Quadragesimo anno: "Come è illecito sottrarre agli individui ciò che essi possono compiere con le loro forze e di loro iniziativa per trasferirlo alla comunità, così è ingiusto affidare a una maggiore e più alta società quello che le minori e inferiori comunità possono fare". Centrale, ieri come oggi, il ruolo formativo della Chiesa - come De Rita penso in particolare ai più giovani - a sostegno della famiglia: se nel dopoguerra la parrocchia è stata un fondamentale collante per ricostruire un'intera generazione - e talvolta anche per sfamarla - oggi, grazie al lavoro di associazioni e volontari a supporto dei (purtroppo pochi) sacerdoti, gli oratori hanno l'opportunità di tornare a essere un cuore pulsante, un luogo di aggregazione per una società multietnica, ma anche una soluzione utile per le famiglie che si districano tra nonni, tate e baby-sitter, e soprattutto una casa per un grandissimo numero di giovani assetati di tanti valori che, troppo raramente, si toccano con mano nel quotidiano. Era ben chiaro a san Giovanni Bosco - padre degli oratori - il ruolo formativo della Chiesa: diventare "buoni cristiani e onesti cittadini" era una delle principali raccomandazioni per i suoi giovani. La modernità della Chiesa è un'appassionante sfida sociale che si tramanda nel tempo, in cui ogni generazione discute, riflette e opera a servizio del prossimo. La Chiesa e le sue opere camminano, mentre l'uomo, seppur attivo e volenteroso, è costretto a confrontarsi con il tempo: già Seneca, nel suo De brevitate vitae, rifletteva sul cattivo uso che del tempo si può fare, ma anche sulla possibilità di poter realizzare cose grandi nella vita, quando messa a frutto. Ecco, il valore della testimonianza. L'unanime cordoglio che ha sottolineato le indubbie qualità umane di Andrea Pininfarina, scomparso pochi giorni fa, conferma la grande sete che il mondo ha di persone che, con la loro vita, dimostrano di credere in ciò che affermano. Sempre più a gran voce i giovani chiedono a noi adulti - credenti e non - il coraggio della coerenza tra parole e gesti, della scelta controcorrente, dell'azione a servizio dei più deboli. Auspico quindi con De Rita - preferibilmente da oggi (e non settembre!) - che questo dibattito non si chiuda in sterili vicoli ciechi, ma possa focalizzarsi in modo particolare sul sempre nuovo apporto che i cattolici e la Chiesa sono in grado di offrire alla società. presidente Fondazione Fiera Milano e Terna Spa.

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Speriamo in un'altra legge Merlin (sezione: Laici e chierici)

( da "Corriere della Sera" del 19-08-2008)

Argomenti: Laicita'

Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Focus - data: 2008-08-19 num: - pag: 11 autore: di PIERO OSTELLINO categoria: REDAZIONALE Controcanto Speriamo in un'altra legge Merlin Dunque, dai primi di settembre, i romantici amanti del gioco d'azzardo o, forse, più prosaicamente, chi non ce la fa ad arrivare alla fine del mese e spera, giocando, di raggranellare un po' di soldi per farcela, potranno partecipare al "poker di massa" on line. A differenza del moralista, per il quale il gioco d'azzardo è immorale, e dello Stato, per il quale è illegale, io, liberale, non avrei nulla da eccepire. Ciascuno guadagna, o spende, i suoi soldi come meglio crede, alla sola condizione che - come si suole dire - le carte non siano truccate. Invece, anche il liberale ha qualcosa da dire. Non contro il gioco in sé, ma contro lo Stato. Infatti, se lo Stato la pensasse laicamente come me dovrebbe tassare gli utili degli organizzatori e le vincite dei vincitori. Invece, tassa, al 3 per cento, l'intera posta in gioco. Così facendo, legittima un comportamento che esso stesso definisce illegale, comportandosi come gli antichi passatori che imponevano al viaggiatore il loro balzello per lasciarlo transitare sul territorio che essi controllavano. La tassa fa, dunque, il paio con quella che sempre lo Stato imponeva alle case di tolleranza, legalizzando così lo sfruttamento della prostituzione che lo stesso Stato considerava (considera) un reato. Come è noto, le mai troppo rimpiante "case chiuse" furono aperte il 20 settembre 1958 dalla senatrice Merlin proprio sulla base della considerazione etica che lo Stato non potesse comportarsi come un qualsiasi lenone che traeva un utile dallo sfruttamento della prostituzione. A quando, allora, la comparsa di una "Merlin del poker on line" che ne ripristini legalità e moralità, non abolendolo, ma tassandolo come tassa tutti gli altri cittadini ? postellino@corriere.it.

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Il problema di questa città è che Chiamparino l'ha governata bene. Almeno nel senso che ha (sezione: Laici e chierici)

( da "Stampa, La" del 19-08-2008)

Argomenti: Laicita'

Saputo guidare con sufficiente autorevolezza la trasformazione dell'ultimo decennio, non solo e non tanto mediante concreti interventi amministrativi, quanto piuttosto attraverso la composizione di un blocco di potere così saldo da essersi garantito un consenso assai rilevante. Un obbiettivo coltivato con tenacia e lungimiranza fin dal 1993, quando sotto la sua regia venne sancito il patto di ferro tra una sbrindellata classe politica (reduce dal ciclone di Tangentopoli) e la borghesia laica e imprenditoriale, anch'essa in affanno e impegnata in una complessa ricomposizione. Chiamparino ha saputo interpretare con intelligenza e la giusta dose di cinismo questa stagione. È stato anche fortunato, ma di quel genere di fortuna che soccorre chi mostra audacia nelle decisioni e sprezzo dell'opinione conforme. In parecchie occasioni ha manifestato indipendenza dalla sua stessa coalizione, andando controcorrente e prendendo di petto le questioni più spinose. Chapeau! E allora dov'è il problema? Dovremmo essere tutti soddisfatti e, invece, sta montando un clima di insofferenza nei suoi confronti, più all'interno del ceto politico che tra i torinesi, che sembra destinato a preconizzare imminenti regolamenti di conti. Tralasciamo le ragioni di polemica interna al Pd e gli argomenti di lotta correntizia, legittimi ma decifrabili solo dagli addetti ai lavori, riflettiamo piuttosto sulla natura di questa querelle agostana e, soprattutto, sugli effetti che potrebbe avere per la città. Perché, nonostante i meriti che alleati e avversari gli riconoscono, sul sindaco si stanno concentrando critiche sempre più severe? Per questi meriti, pare di capire. Chiamparino, si è detto, si è trovato per contingenza storica, per debolezze dei competitori e per sua abilità, a occupare uno spazio politico inusuale e di vaste proporzioni. Il cui collante, è stato, anzitutto, il riconoscimento del ruolo e la reciproca legittimazione degli attori della città: il centro finanziario-bancario (con le importanti propaggini delle fondazioni), il nuovo assetto dell'associazionismo d'impresa (Unione Industriale, Ascom e Api), la Fiat e la sua governance. Qui sta il merito del Chiamparino politico, ma anche il suo più grave limite. Forse fatica a prendere atto della crisi irreversibile di quel sistema che finora l'ha sorretto. Lo si coglie dalla natura delle contestazioni che gli vengono mosse che, non a caso, mettono sotto processo proprio questo sistema di potere, incarnato dal primo cittadino. E a farlo non sono, come sarebbe persino naturale, solo gli esclusi dal grande gioco o l'opposizione, pure alcuni protagonisti di primo piano iniziano a prendere le distanze. E fa specie che la discussione non si accenda su progetti alternativi di città, ma su assi ed equilibri di potere, prima interni al partito di maggioranza per poi, una volta misuratene la forza, proiettarli nell'amministrazione della città. Esattamente ciò di cui Torino non ha davvero bisogno: la faida politica. *Responsabile Comunicazione gruppo regionale F.I.-Pdl.

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Walter e il loft degli amici nemici. Cattolici contro radicali (sezione: Laici e chierici)

( da "Giornale.it, Il" del 20-08-2008)

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Cari amici anche per me è tempo di vacanze, linee permettendo cercherò di fare qualche aggiornamento per mantenere il filo diretto con voi ma dove mi trovo ci sono problemi di collegamento. Farò il possibile. Intanto auguro a tutti buone vacanze. Al mio ritorno il blog sarà aggiornato con maggiore frequenza ed avrà una visibilità maggiore sulla home page, questo per rafforzare il dialogo con voi e la vostra partecipazione. Per ora un grazie di cuore a tutti voi. Scritto in Varie Commenti ( 5 ) " (3 votes, average: 2 out of 5) Loading ... Il Blog di Alberto Taliani © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo post a un amico 10Jul 08 Walter fa qualcosa di riformista. ma nel Pd è diarchia Il mio post di ieri terminava così: "Ora non resta che aspettare. Che cosa? Ma che Veltroni (definito da Grillo: "Topo Gigio" e su questo Tonino ha taciuto) finalmente invece di "dire", "faccia", qualcosa di riformista: ha avuto 12 milioni di voti (e li ha chiesti) proprio per questo. O no? Faccia la sua parte perché questa eterna guerra (in)civile finisca una volta per tutte". Non amo le autocitazioni, ma stavolta c'azzecca, visto che in serata Veltroni, dopo un'ultima chiamata-ultimatum ("Dica se sta con travaglio e Grillo o con il Pd"), ha deciso di varcare il Rubicone e rompere con Di Pietro dopo che il leader dell'Italia dei valori gli ha mandato subito a dire: "Io non rinnego nulla di quella piazza". Veltroni tira su il ponte levatoio del Loft e si prepara a difendersi dall'assalto del fronte interno. Già, perché dopo il "No Cav Day" a sinsitra scoppia l'ultima guerra civile (leggi l'articolo di Luca Telese). Si ripropone insomma, sia pure su toni e contenuti diversi, l'ennesimo scontro tra riformisti e massimalisti e in palio ci sono leadership e malloppo elettorale, i voti girotondini e movimentisti, la "chimata alle armi" dell'elettorato della sinistra sparito dal parlamento. le elezioni Europee a primavera. Di Pietro non fa, per ora, passi indietro perché ha capito bene che gli conviene nuotare nel mare magno delle pulsioni e delle tensioni di un elettorato di sinistra irriducibilmente antiberlusconiano e spera, in più, di raccogliere anche quel voto di protesta "a prescindere" che ama i toni populistico-giustizialisti e neo qualunquisti anche con venature di destra. Tonino-capopopolo è riuscito a logorare Veltroni, a intaccarne leadership, a chiudere in un angolo il Pd (che al suo interno è diviso fra correnti e gruppi: da "Red" di D'Alema ai Teodem, a Parisi - anche lui non rinnega la piazza - e alla pattuglia dei prodiani-ulivisti. A proposito, com'è assordante il silenzio di Prodi su piazza Navona.). Insomma, per Veltroni la strada resta stretta: sul fronte moderato ci sono Casini e i socialisti, sulla giustizia i Radicali che non la pensano affatto come Di Pietro. Ci sarà dialogo? Ci sarà più centro e meno sinistra? Una cosa è certa. La guerra sarà lunga e aspra, ed è solo all'inizio. Vedremo come finirà. Walter ha fatto qualcosa di riformista, finalmente. In fondo, parafrasando Massimo D'Alema, un Paese normale ha bisogno di un'opposizione normale. Ma reggerà all'assalto? Già, perché qualcos'altro è cambiato nel Pd, almeno io la vedò in questo modo. Di fatto c'è una diarchia D'Alema-Veltroni, confermato dall'apertura palese di Massimo nel dibattito alla Camera sul Lodo Alfano: un sono sì alle riforme condivise con la maggioranza. Apertura che segna l'inizio di una diarchia nel Partito democratico, con D'Alema che parte dettare la linea al partito in cerca d'identità, di autorevolezza e soprattutto di alleati - al centro e a sinistra - sicuramente più affidabili di Di Pietro. Grandi manovre in corso, dunque, se ne saprà di più quando si terrà il congresso. Scritto in Varie Commenti ( 76 ) " (14 votes, average: 3.07 out of 5) Loading ... Il Blog di Alberto Taliani © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo post a un amico 09Jul 08 La guerra (in)civile degli psico-comici della politica La piazza è la stessa, il rituale e le facce pure. A piazza Navona è andato in scena il Girotondo 2, sequel del Girotondo 1, ma il regista è diverso: non c'è più Nanni Moretti, sostituito da Antonio Di Pietro. Il copione è lo stesso, anche se è stato arricchito da una carica di odio e volgarità mai vista prima: così il No Cav Day si è trasformato nel Turpiloquio Day. Vabbè, direte, con Grillo e la Guzzanti cosa c'era da aspettarsi? Era tutto già detto prima, già scritto, già annunciato: il "Caimano" e Napolitano, il Papa e la Carfagna, Veltroni e il Pd. Dov'è la notizia? Gli psico-comici hanno recitato fino in fondo la loro parte da avanspettacolo della politica, combattono la loro guerra (in) civile fino in fondo e con loro i soliti noti che attaccano Berlusconi per abbattere la sinistra. Già, perché la notizia vera è proprio questa: in piazza Navona è andato in scena un capitolo (e non sarà l'ultimo) dello scontro violento e trash "fra le sinistre", quella della piazza contro quella riformista. Uno scontro per l'egemonia, che sfrutta la debolezza (oggettiva) di Veltroni e del Pd nel chiudere definitivamente le porte alle estreme (cosa che invece riuscì benissimo al monolitico Pci). La deriva neo qualunquista, giustizialista, post sessantottina rischia così di diventare una Waterloo per Veltroni e i suoi (leggi il commento di Pietrangelo Buttafuoco sul "Giornale"). Sono loro ad essere "processati" in piazza (nello stile della rivoluzione dei cento Fiori maoista). Così, come scrive Filippo Ceccarelli su "Repubblica", "addio politica allora, addio opposizione, addio civiltà e addio a tutti". E Di Pietro? Lui vuole "impallinare" Berlusconi (dice). ma anche Veltroni e quel che resta della volontà di dialogo tra Pd e Pdl, altro che distinguo e presa di distanza dagli attacchi a Napolitano, gli psico-comici hanno recitato con lui, in piazza, così come i sessantottini radical chic. se questi sono valori. Ora non resta che aspettare. Che cosa? Ma che Veltroni (definito da Grillo: "Topo Gigio" e su questo Tonino ha taciuto) finalmente invece di "dire", "faccia", qualcosa di riformista: ha avuto 12 milioni di voti (e li ha chiesti) proprio per questo. O no? Faccia la sua parte perché questa eterna guerra (in)civile finisca una volta per tutte. Scritto in Varie Commenti ( 208 ) " (54 votes, average: 3.94 out of 5) Loading ... Il Blog di Alberto Taliani © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo post a un amico 04Jul 08 Girotondo attorno a Walter Così Veltroni prova a sottrarsi all'abbraccio mortale di Tonino Di Pietro. Niente Pd (almeno quello ufficiale) in piazza Navona per manifestare contro il Cav. Di Pietro e i girotondini saranno lì, compagnia del teatrino della politica che mette in scena la (solita) recita a soggetto che gli italiani conoscono bene. Spiazzati da Napolitano, attaccato improvvidamente dall'ex pm leader dell'Idv, hanno messo un altro bersaglio grosso nel mirino: Veltroni. Pronti a scavare trincee da imbottire di esplosivo per far saltare le mura del loft assediato. Tanto che l'intellighenzia vicina da sempre alla sinistra giustizialista e movimentista (Paolo Flores d'Arcais e Furio Colombo) si sono affrettati a dire che no, la manifestazione non è contro Walter. (ci vanno ma.). E se Rita Borsellino andrà lo farà turandosi il naso: Grillo (che si collegherà con la piazza via etere) non ha progetto e diventa qualunquista e pericoloso. E Nanni Moretti, il regista del "Caimano" e uomo simbolo del girotondismo d'antan? Niente piazza, a che serve? Retropensiero: sulla sua Vespa c'è posto per Veltroni. E Rifondazione? Ferrero ci sarà, Nichi Vendola no (entrambi vogliono guidare il partito dopo l'addio di Bertinotti): anche il governatore della Puglia prenda le distanze da Tonino la sua, dice, "è solo invettiva". D'Alema e Cofferati sono per il no alla piazza senza se e senza ma. Insomma le "sinistre" si dividono su Tonino e sul Cav, mentre Parisi e altri (ex?) prodiani ci saranno: indovinate contro chi? Scritto in Varie Commenti ( 166 ) " (41 votes, average: 3.63 out of 5) Loading ... Il Blog di Alberto Taliani © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo post a un amico 30Jun 08 Tonino rispedisce Veltroni sul bus. contrordine compagni Tonino Di Pietro parla (anzi insulta e grilleggia.) e Walter Veltroni si adegua e gli corre dietro (leggi l'articolo di Laura Cesaretti). Già, Tonino da Montenero detta la linea al Pd dopo aver sfondato la Maginot elettorale del "dialogo" con il Pdl su cui si era attestato il solitario Veltroni. E' bastato poco per cambiare tutto. I sondaggi affondano il Pd, Massimo D'Alema lancia "Red" (prototipo di partito. casomai servisse, o correntone del Pd che invece serve subito) e i suoi si smarcano, almeno a parole, da Di Pietro sul terreno delle intercettazioni e della giustizia. Così Veltroni combatte su due fronti interni: il dialogo lo apre ma con i Verdi e poi toccherà a Rifondazione e agli altri residui comunisti e si allinea ai giustizialisti dell'Idv (nel partito c'è anche Pancho Pardi, l'uomo dei girotondi) in nome della nuova stagione dell'anti berlusconismo a prescindere. A quando un bella convention o una manifestazione di piazza con Beppe Grillo dimenticando Unipol, banche e scalate, si è chiesto qualcuno? Il segretario del Pd fa sapere che con Di Pietro ha fatto un mezzo strappo: niente manifestazione con Tonino e Grillo. io e lui siamo lontani. Meglio tardi che mai. Intanto, passate le ferie, Walter è costretto (dal Tonino senza freni e a caccia di voti di protesta) a riprendere il pellegrinaggio per l'Italia. Insomma, risale sul bus per battere il Paese provincia per provincia. Come annuncia in una lettera all'Unità . "Ora voglio dire a te - spiega Veltroni al direttore Padellaro- che da settembre riprenderò, riprenderemo, ad attraversare ogni provincia, ad andare in ogni città, ad ascoltare e a parlare, a capire e a spiegare". Interlocutori saranno "tutti gli italiani", a cominciare dal "popolo del Pd, dodici milioni di donne e uomini che ci hanno dato fiducia" fino "a quanti hanno votato per l'attuale maggioranza nella speranza, nell'illusione stanno scoprendo ora, di vedere risolti i propri problemi". Ma il tour servirà, scrive Veltroni, anche a lanciare la "manifestazione che abbiamo annunciato per l'autunno" e rivendica che l'opposizione del Pd sarà condotta "come deve fare un partito che vuole mantenere la sua vocazione maggioritaria, che non è mai stata vocazione all'autosufficienza: lavorando per unire". Non c'è male, come svolta: un clamoroso contrordine compagni di vecchia memoria. Tanto che Pierferdinando Casini in un'intervista al Corriere lo avverte: Di Pietro è una polizza sulla vita per il premier, se l'opposizione è questa l'alternativa a Berlusconi non c'è. Lo dice Casini, ma lo pensano anche D'Alema e Rutelli. Stando così le cose c'è da chiedersi quante divisioni abbia il comandante Veltroni Scritto in Varie Commenti ( 83 ) " (40 votes, average: 3.48 out of 5) Loading ... Il Blog di Alberto Taliani © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo post a un amico 23Jun 08 Per Walter avviso di sfratto. Resisterà all'assedio? In politica tutti nodi vengono al pettine, dopo le sconfitte elettorali. Ma il sogno di Walter Veltroni, creare un grande partito di centrosinistra, scommettere sul bipolarimo, tagliare fuori la sinistra radicale (che è riuscito a estromettere dal parlamento anche grazie al voto degli italiani) appare in questo momento davvero un sogno. La verità è che Veltroni è sotto assedio, e a circondare il fortilizio del loft sono proprio molti dei suoi: a cominciare da Massimo D'Alema per finire al "silente" (troppo.) Romano Prodi. E a dargli un avviso di sfratto di sfratto in modo diretto è Arturo Parisi, l'inventore dell'Ulivo: "Cambiamo leader", dice senza tanti giri di parole con un linguaggio che rifugge le liturgie del politichese vecchio stile (Pci, Dc). Così, come scrive sul "Giornale" Paolo Guzzanti, la debolezza del segretario ridà forza all'ala Furiosa (leggi l'articolo), alla sinistra che fa dell'antiberlusconismo e del giustizialismo forcaiolo una ragion politica, una questione di sopravvivenza: unico programma , in mancanza di proposte serie per l'Italia, abbattere Berlusconi. Poi si vedrà. Del resto quando si è aperto il dibattito su Veltrusconi, sul dialogo tra destra e sinistra, sulle grandi riforme condivise nell'interesse del Paese, le nubi dell'uragano si sono subito addensate sulla testa (da tagliare) del leader del Pd. Riuscirà Walter a resistere all'assedio? A contrattaccare? A conquistare una leadership vera alla guida di un'opposizione credibile e realmente alternativa? Ora tocca a lui non spezzare quell'idea di una sinistra moderna e non condizionata da quella radicale (e radical chic), a fare im modo che non resti solo un bel sogno. E Parisi insiste: già, perché dopo essere uscito allo scoperto senza se e senza ma, l'ex ministro della Difesa vuol far uscire allo scoperto gli avversari di Veltroni, in particolare Massimo D'Alema, che ha lanciato - anche se lui dice che non cerca lo scontro - una sorta di partito-ombra che si chiama "Red" (Riformisti e democratici). Dice Parisi: "Sento D'Alema avanzare proposta diversa da Veltroni, vorrei essere sicuro che lo faccia esplicitamente.". Aspettiamo la prossima puntata. Scritto in Varie Commenti ( 49 ) " (35 votes, average: 3.63 out of 5) Loading ... Il Blog di Alberto Taliani © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo post a un amico 20Jun 08 L'autunno caldo di Walter. Dì la tua Tanto tuonò che piovve, sul Partito democratico e sul suo leader dimezzato Walter Veltroni. Già, perché le rese dei conti, nella sinistra. ma anche nel centrosinistra, si consumano con calma, secondo un rito vecchio che ha alle spalle decenni di scuola comunista e democristiana. Stretto fra l'offensiva di Massimo D'Alema e della sua fondazione (corrente?), tra l'idea di ritorni ulivisti (per alleanza allergate, acnora alla sinistra), tra il nodo delle elezioni Europee e niet preventivo della Bindi al tentativo di "abbraccio" con Casini e l'Udc, tra il secco e ribadito addio di Prodi alla presidenza del Pd e il nodo gordiano dell'adesione al Pse (D'Alema dice sì, gli ex Margherita dicono no, lui dice. andiamo oltre), Veltroni ora scopre il doppio binario: dialogo sulle riforme con Berlusconi ma anche opposizione più "dura" per non perdere consensi a vantaggio del vasto e diviso mondo della sinistra a cui guarda invece D'Alema. Così alla Costituente del Pd lancia la doppia sfida interna e esterna: no alle correnti personali (facile a dirsi ma.) e "autunno in piazza" (più facile da fere e comodo): Walter "buonista". ma anche "oppositore duro" di Berlusconi, quello che ha strappato la tela del dialogo. Due volti dello stesso leader che vuol impedire che la sua moneta di fresco conio politico venga svalutata e rotoli via assieme al Pd. Perchè il rischio c'è, e Veltroni lo sa bene: non c'è solo l'ombra lunga di D'Alema, ma pure quelle di Prodi (che il segretario invita a restare ne l Pd). Tanto che, per fare un 'esempio, Rutelli dice del Ppe: "Siamo più innovatori noi dei socialdemocratici". E spinge Veltroni a dire, in Europa: "Costruiamo un nuovo campo riformista". Come dire, andiamo oltre il Ppe altrimenti per noi sono guai. Già, perché sul Ppe D'Alema e suoi, ma pare anch Fassino, la pensano in modo opposto. Insomma, la "guerra" è solo agli inizi, con il voto alla Costituente si cominceranno a contare le truppe e la traversata nel deserto è appena iniziata. Vedremo chi sopravviverà alla guida dell'esercito perduto di Senofonte. Parisi: "Se è l'Ulivo fatto partito, si è fatto male." E gli attacchi arrivano dal centrosinistra, impietoso il giusidizio dell'inventore dell'Ulivo. Arturo Parisi a margine dell'assemblea del Pd, non risparmia una critica alla relazione di Walter eltroni che, tra l'altro, ha fatto un esplicito riferimento all'Ulivo. "Noi abbiamo sempre lavorato con l'idea che "Ulivo avesse come obiettivo un bipolarismo a vocazione bipartitica ma con l'unificazione di tutto il campo del entrosinistra", ha spiegato Parisi. Più in generale, l'ex ministro della Difesa ha detto del discorso di Veltroni: "una comprensibile difesa del suo perato, purtroppo l'unico giudizio sul nostro operato risulta essere quello degli elettori in casi come la Capitale o a Sicilia". Scritto in Varie Commenti ( 115 ) " (32 votes, average: 3.47 out of 5) Loading ... Il Blog di Alberto Taliani © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo post a un amico 10Jun 08 Walter e il loft degli amici nemici. Cattolici contro radicali Il Pd sfoglia la margherita, dunque, nel senso che in casa Veltroni tira aria di lite che potrebbe sfociare prima o poi in separazione. Già, fra le anime diessina e teodem i rapporti non sono proprio idilliaci. Dopo l'anatema dei cattolici contro la "contaminazione" dei pannelliani, le dure critiche di "Famiglia Cristiana" e della solita Binetti a cui si aggiunge l'ex ministro Fioroni (infuriato) che dice "il loft? sembra di stare a Teheran.", la frenata sull'adesione al Partito socialista europeo, la strada per Veltroni è ancora più in salita. Da un lato c'è il governo Berlusconi che piace sempre di più agli italiani, dall'altro il livello dello scontro che assomiglia a un tutti contro tutti a pochi mesi dalle elezioni europee. Di Pietro, ma anche i Teodem, D'Alema ma anche Rutelli che pare meditare "vendetta" politica dopop la clamorosa trombatura rimediata nella corsa al Campidoglio. E ci si mette pure Bertinotti, il "parolaio rosso" di Pansa che rientra nel gioco della poltica con un seminario sul futuro della sinistra e invita Massimo D'Alema, capace di guardare a sinistra più di quanto non sappia o non voglia fare Veltroni (che vuole lo sbarramento anche per le europee, tanto per tener fuori i "cespugli" rossi anche dal parlamento di Strasburgo). Grande è l'agitazione nel campo della sinistra, dove si agitano spettri di scissioni e "ricomposizioni". Già, perché fra i teodem e gli uomini della margherita c'è chi guarda a Casini e quel che resta dell'Udc, isolata e senza per ora spartito politico da suonare che la lancia la sua Costituente popolare (a cui guarda con interesse anche Clemente Mastella), e in più c'è chi teme le mosse di Rutelli. Intanto il governo Berlusconi va. Scritto in Varie Commenti ( 39 ) " (34 votes, average: 3.26 out of 5) Loading ... Il Blog di Alberto Taliani © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo post a un amico 28May 08 La Sapienza e il rito dell'intolleranza Prima il no dei Collettivi di sinistra a Papa Benedetto XVI, poi il no al dibattito sulle foibe: alla Sapienza di Roma l'intolleranza è di casa in nome di una "tradizione democratica" che tenta di riproporre schemi antichi, quelli del "rituale antifascista" degli anni Settanta. Già, brutto periodo quello, nelle università e nel Paese. con il corollario nel secondo caso dei manifesti di Forza Nuova strappati dai militanti dei Collettivi di sinistra, della rissa, degli arresti, delle polemiche e delle accuse. Salvo poi chiarire (rapporto della Digos) che l'aggressione è partita da sinistra. Ma stabilire colpe e responsabilità spetta ai giudici. E' il tema dell'intolleranza travestita da antifascismo, come scrive il nostro Mario Cervi, a preoccupare. E' il tentativo a questo punto nemmeno tanto mascherato di ricreare un clima di tensione, di scontro e di odio, a preoccupare. E' il tentativo di tornare allo schema degli opposti estremismi, ad allarmare. L'intolleranza si traveste, sbandiera ideali nobili, ma resta intolleranza: di parte e da parte di pochi. Bene ha fatto il sindaco di Roma Gianni Alemanno a dire: "Noi dobbiamo lanciare messaggi chiari, ovvero che questi episodi sono solati, estranei al contesto culturale e storico della nostra città e della nostra nazione. Questo è il messaggio che deve venire da tutti. Quando si costruiscono teoremi politici su una rissa tra giovani si comincia ad aprire un varco e armare le contrapposizioni ideologiche. Bisogna evitare questi schemi e queste persone vanno trattate come imbecilli fuori dalla storia e dal tempo". Veltroni invita la destra a "non minimizzare" e dice (giustamente) che le istituzioni devono stroncare subito l'insorgere della violenza. Ma quale? quella di una parte o di quella di tutte le parti? penso voglia dire quella di tutte. forse il "ma anche" stavolta ci sarebbe stato bene, per evitare fraintendimenti. Cosa che non fa Marco Ferrando, leader del Partito comunista dei lavoratori: "L'aggressione fascista a La Sapienza - sullo sfondo del nuovo quadro politico - ripropone il tema dell'autodifesa come diritto democratico elementare.E. E aggiunge il Ferrando: "E' necessario che ogni realtà minacciata appronti strutture di autodifesa, democraticamente designate e controllate". Parole gravi, le sue che ricordano proprio quegli anni di piombo che la maggioranza degli italiani vorrebbe consegnare agli archivi della storia. A chi giova strumentalizzare questi episodi per interessi di parte politica? A chi giova tornare a pescare nel torbido? Credo a nessuno, una democrazia è tanto più forte quanto è capace di rifiutare l'intolleranza delle estreme politiche ("frange" si diceva una volta). Il "giustificazionismo ideologico" stavolta non pagherebbe, gli italiani hanno scelto un' altra strada. Il dibattito è aperto. Scritto in Varie Commenti ( 79 ) " (54 votes, average: 3.54 out of 5) Loading ... Il Blog di Alberto Taliani © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo post a un amico 16May 08 Così le tecnologie ci cambiano la vita. Dì la tua Vi è mai successo di dimenticare il cellulare a casa? E' facile immaginare la sensazione che avete provato, perché la maggioranza di noi l'ha vissuta in prima persona. Ci si sente persi. Vulnerabili. Uno studio condotto da un gruppo di ricercatori britannici ha rilevato che è una sensazione paragonabile alla "tremarella del giorno delle nozze" o alla paura di quando si va dal dentista. Addirittura è stato coniato appositamente un termine medico. "Nomofobia", così si chiama la paura di rimanere senza portatile ("nomo" è l'abbreviazione di no mobile). Quale futuro? Non c'è niente da fare. Dobbiamo ammetterlo. La tecnologia fa parte di noi. Della nostra quotidianità. Ma dove stiamo andando? Quali saranno i nuovi mezzi di comunicazione e quale ruolo ricopriranno in un futuro più o meno vicino? Possible. ou probable Il Gruppo Editis, una prestigiosa casa editrice francese, ha proposto il suo punto di vista attraverso la realizzazione di un cortometraggio intitolato "Possible ou probable". Il film, che ha ricevuto il Laurier di bronzo al festival di Creusot, si propone di fare un salto in avanti nel tempo. Nella vita di una giovane coppia nell'era dell'editoria digitale. Di' la tua Editis apre il dibattito. Il Giornale.it, in occasione del 17 maggio, giornata mondiale delle Telecomunicazioni e della Società dell'Informazione, segue lasciando a voi lo spazio per esprimere le vostre idee e le vostre riflessioni su quello che è e che potrà essere. Guarda il cortometraggio (9 minuti) Scritto in Varie Commenti ( 12 ) " (119 votes, average: 1.24 out of 5) Loading ... Il Blog di Alberto Taliani © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo post a un amico Post precedenti Chi sono Sono il caporedattore del Giornale.it, un toscano "adottato" da Indro Montanelli e da Milano nel 1983. Tutti gli articoli di Alberto Taliani su ilGiornale.it contatti Categorie Varie (45) Ultime discussioni Pietro Serra - Sorso: Buone vacanze! :-) valentino: Dalle mie parti di origine (Bassa Ferrarese.dove non sono tutti comunisti, checché si strombazzi!)... umberto vastarini: Buone vacanze anche a Lei. Mario D'Alfonso: Dopo un anno di lavoro, forse anche due, un sano riposo ci vuole e io glielo auguro pieno e... Wolf: @Francesco, perché le stesse riflessioni costituzionali non le rivolge alla casta dei magistrati? Sa che lei... I più inviati Sayed, primo risultato della mobilitazione internazionale: il senato afgano ha ritirato la conferma della condanna a morte - 12 Emails Pensioni, a chi gli aumenti... - 3 Emails E Walter diventa il "premier ombra" - 2 Emails Girotondo attorno a Walter - 2 Emails La guerra (in)civile degli psico-comici della politica - 2 Emails Berlusconi e il governo del "fare". Veltroni e le liti sul governo "ombra". Dite la vostra - 1 Emails Berlusconi, Veltroni e i nemici del dialogo - 1 Emails La Sapienza e il rito dell'intolleranza - 1 Emails Per Walter avviso di sfratto. Resisterà all'assedio? - 1 Emails Tonino rispedisce Veltroni sul bus... contrordine compagni - 1 Emails Ultime News Georgia, è scontro tra Nato e Russia Il Pentagono: "Nessun segno di ritiro"Codice della strada: giro di vite sui limiti e multe più salatePresa la banda dei Rolex rubavano a San SiroAprilia, ladro in fuga ucciso da un tabaccaioVela, bronzo per Romero. 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Resisterà all'assedio? L'autunno caldo di Walter. Dì la tua Walter e il loft degli amici nemici. Cattolici contro radicali La Sapienza e il rito dell'intolleranza Così le tecnologie ci cambiano la vita. Dì la tua Pagine About Disclaimer Filo diretto con il lettori del Giornale.it Pannello di controllo Login Entries RSS Comments RSS WordPress.com Photos Feed RSS di questo blog Feed RSS dei commenti al blog Il Blog di Alberto Taliani © 2008 disclaimer Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti.

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La Sapienza e il rito dell'intolleranza (sezione: Laici e chierici)

( da "Giornale.it, Il" del 20-08-2008)

Argomenti: Laicita'

Cari amici anche per me è tempo di vacanze, linee permettendo cercherò di fare qualche aggiornamento per mantenere il filo diretto con voi ma dove mi trovo ci sono problemi di collegamento. Farò il possibile. Intanto auguro a tutti buone vacanze. Al mio ritorno il blog sarà aggiornato con maggiore frequenza ed avrà una visibilità maggiore sulla home page, questo per rafforzare il dialogo con voi e la vostra partecipazione. Per ora un grazie di cuore a tutti voi. Scritto in Varie Commenti ( 5 ) " (3 votes, average: 2 out of 5) Loading ... Il Blog di Alberto Taliani © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo post a un amico 10Jul 08 Walter fa qualcosa di riformista. ma nel Pd è diarchia Il mio post di ieri terminava così: "Ora non resta che aspettare. Che cosa? Ma che Veltroni (definito da Grillo: "Topo Gigio" e su questo Tonino ha taciuto) finalmente invece di "dire", "faccia", qualcosa di riformista: ha avuto 12 milioni di voti (e li ha chiesti) proprio per questo. O no? Faccia la sua parte perché questa eterna guerra (in)civile finisca una volta per tutte". Non amo le autocitazioni, ma stavolta c'azzecca, visto che in serata Veltroni, dopo un'ultima chiamata-ultimatum ("Dica se sta con travaglio e Grillo o con il Pd"), ha deciso di varcare il Rubicone e rompere con Di Pietro dopo che il leader dell'Italia dei valori gli ha mandato subito a dire: "Io non rinnego nulla di quella piazza". Veltroni tira su il ponte levatoio del Loft e si prepara a difendersi dall'assalto del fronte interno. Già, perché dopo il "No Cav Day" a sinsitra scoppia l'ultima guerra civile (leggi l'articolo di Luca Telese). Si ripropone insomma, sia pure su toni e contenuti diversi, l'ennesimo scontro tra riformisti e massimalisti e in palio ci sono leadership e malloppo elettorale, i voti girotondini e movimentisti, la "chimata alle armi" dell'elettorato della sinistra sparito dal parlamento. le elezioni Europee a primavera. Di Pietro non fa, per ora, passi indietro perché ha capito bene che gli conviene nuotare nel mare magno delle pulsioni e delle tensioni di un elettorato di sinistra irriducibilmente antiberlusconiano e spera, in più, di raccogliere anche quel voto di protesta "a prescindere" che ama i toni populistico-giustizialisti e neo qualunquisti anche con venature di destra. Tonino-capopopolo è riuscito a logorare Veltroni, a intaccarne leadership, a chiudere in un angolo il Pd (che al suo interno è diviso fra correnti e gruppi: da "Red" di D'Alema ai Teodem, a Parisi - anche lui non rinnega la piazza - e alla pattuglia dei prodiani-ulivisti. A proposito, com'è assordante il silenzio di Prodi su piazza Navona.). Insomma, per Veltroni la strada resta stretta: sul fronte moderato ci sono Casini e i socialisti, sulla giustizia i Radicali che non la pensano affatto come Di Pietro. Ci sarà dialogo? Ci sarà più centro e meno sinistra? Una cosa è certa. La guerra sarà lunga e aspra, ed è solo all'inizio. Vedremo come finirà. Walter ha fatto qualcosa di riformista, finalmente. In fondo, parafrasando Massimo D'Alema, un Paese normale ha bisogno di un'opposizione normale. Ma reggerà all'assalto? Già, perché qualcos'altro è cambiato nel Pd, almeno io la vedò in questo modo. Di fatto c'è una diarchia D'Alema-Veltroni, confermato dall'apertura palese di Massimo nel dibattito alla Camera sul Lodo Alfano: un sono sì alle riforme condivise con la maggioranza. Apertura che segna l'inizio di una diarchia nel Partito democratico, con D'Alema che parte dettare la linea al partito in cerca d'identità, di autorevolezza e soprattutto di alleati - al centro e a sinistra - sicuramente più affidabili di Di Pietro. Grandi manovre in corso, dunque, se ne saprà di più quando si terrà il congresso. Scritto in Varie Commenti ( 76 ) " (14 votes, average: 3.07 out of 5) Loading ... Il Blog di Alberto Taliani © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo post a un amico 09Jul 08 La guerra (in)civile degli psico-comici della politica La piazza è la stessa, il rituale e le facce pure. A piazza Navona è andato in scena il Girotondo 2, sequel del Girotondo 1, ma il regista è diverso: non c'è più Nanni Moretti, sostituito da Antonio Di Pietro. Il copione è lo stesso, anche se è stato arricchito da una carica di odio e volgarità mai vista prima: così il No Cav Day si è trasformato nel Turpiloquio Day. Vabbè, direte, con Grillo e la Guzzanti cosa c'era da aspettarsi? Era tutto già detto prima, già scritto, già annunciato: il "Caimano" e Napolitano, il Papa e la Carfagna, Veltroni e il Pd. Dov'è la notizia? Gli psico-comici hanno recitato fino in fondo la loro parte da avanspettacolo della politica, combattono la loro guerra (in) civile fino in fondo e con loro i soliti noti che attaccano Berlusconi per abbattere la sinistra. Già, perché la notizia vera è proprio questa: in piazza Navona è andato in scena un capitolo (e non sarà l'ultimo) dello scontro violento e trash "fra le sinistre", quella della piazza contro quella riformista. Uno scontro per l'egemonia, che sfrutta la debolezza (oggettiva) di Veltroni e del Pd nel chiudere definitivamente le porte alle estreme (cosa che invece riuscì benissimo al monolitico Pci). La deriva neo qualunquista, giustizialista, post sessantottina rischia così di diventare una Waterloo per Veltroni e i suoi (leggi il commento di Pietrangelo Buttafuoco sul "Giornale"). Sono loro ad essere "processati" in piazza (nello stile della rivoluzione dei cento Fiori maoista). Così, come scrive Filippo Ceccarelli su "Repubblica", "addio politica allora, addio opposizione, addio civiltà e addio a tutti". E Di Pietro? Lui vuole "impallinare" Berlusconi (dice). ma anche Veltroni e quel che resta della volontà di dialogo tra Pd e Pdl, altro che distinguo e presa di distanza dagli attacchi a Napolitano, gli psico-comici hanno recitato con lui, in piazza, così come i sessantottini radical chic. se questi sono valori. Ora non resta che aspettare. Che cosa? Ma che Veltroni (definito da Grillo: "Topo Gigio" e su questo Tonino ha taciuto) finalmente invece di "dire", "faccia", qualcosa di riformista: ha avuto 12 milioni di voti (e li ha chiesti) proprio per questo. O no? Faccia la sua parte perché questa eterna guerra (in)civile finisca una volta per tutte. Scritto in Varie Commenti ( 208 ) " (54 votes, average: 3.94 out of 5) Loading ... Il Blog di Alberto Taliani © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo post a un amico 04Jul 08 Girotondo attorno a Walter Così Veltroni prova a sottrarsi all'abbraccio mortale di Tonino Di Pietro. Niente Pd (almeno quello ufficiale) in piazza Navona per manifestare contro il Cav. Di Pietro e i girotondini saranno lì, compagnia del teatrino della politica che mette in scena la (solita) recita a soggetto che gli italiani conoscono bene. Spiazzati da Napolitano, attaccato improvvidamente dall'ex pm leader dell'Idv, hanno messo un altro bersaglio grosso nel mirino: Veltroni. Pronti a scavare trincee da imbottire di esplosivo per far saltare le mura del loft assediato. Tanto che l'intellighenzia vicina da sempre alla sinistra giustizialista e movimentista (Paolo Flores d'Arcais e Furio Colombo) si sono affrettati a dire che no, la manifestazione non è contro Walter. (ci vanno ma.). E se Rita Borsellino andrà lo farà turandosi il naso: Grillo (che si collegherà con la piazza via etere) non ha progetto e diventa qualunquista e pericoloso. E Nanni Moretti, il regista del "Caimano" e uomo simbolo del girotondismo d'antan? Niente piazza, a che serve? Retropensiero: sulla sua Vespa c'è posto per Veltroni. E Rifondazione? Ferrero ci sarà, Nichi Vendola no (entrambi vogliono guidare il partito dopo l'addio di Bertinotti): anche il governatore della Puglia prenda le distanze da Tonino la sua, dice, "è solo invettiva". D'Alema e Cofferati sono per il no alla piazza senza se e senza ma. Insomma le "sinistre" si dividono su Tonino e sul Cav, mentre Parisi e altri (ex?) prodiani ci saranno: indovinate contro chi? Scritto in Varie Commenti ( 166 ) " (41 votes, average: 3.63 out of 5) Loading ... Il Blog di Alberto Taliani © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo post a un amico 30Jun 08 Tonino rispedisce Veltroni sul bus. contrordine compagni Tonino Di Pietro parla (anzi insulta e grilleggia.) e Walter Veltroni si adegua e gli corre dietro (leggi l'articolo di Laura Cesaretti). Già, Tonino da Montenero detta la linea al Pd dopo aver sfondato la Maginot elettorale del "dialogo" con il Pdl su cui si era attestato il solitario Veltroni. E' bastato poco per cambiare tutto. I sondaggi affondano il Pd, Massimo D'Alema lancia "Red" (prototipo di partito. casomai servisse, o correntone del Pd che invece serve subito) e i suoi si smarcano, almeno a parole, da Di Pietro sul terreno delle intercettazioni e della giustizia. Così Veltroni combatte su due fronti interni: il dialogo lo apre ma con i Verdi e poi toccherà a Rifondazione e agli altri residui comunisti e si allinea ai giustizialisti dell'Idv (nel partito c'è anche Pancho Pardi, l'uomo dei girotondi) in nome della nuova stagione dell'anti berlusconismo a prescindere. A quando un bella convention o una manifestazione di piazza con Beppe Grillo dimenticando Unipol, banche e scalate, si è chiesto qualcuno? Il segretario del Pd fa sapere che con Di Pietro ha fatto un mezzo strappo: niente manifestazione con Tonino e Grillo. io e lui siamo lontani. Meglio tardi che mai. Intanto, passate le ferie, Walter è costretto (dal Tonino senza freni e a caccia di voti di protesta) a riprendere il pellegrinaggio per l'Italia. Insomma, risale sul bus per battere il Paese provincia per provincia. Come annuncia in una lettera all'Unità . "Ora voglio dire a te - spiega Veltroni al direttore Padellaro- che da settembre riprenderò, riprenderemo, ad attraversare ogni provincia, ad andare in ogni città, ad ascoltare e a parlare, a capire e a spiegare". Interlocutori saranno "tutti gli italiani", a cominciare dal "popolo del Pd, dodici milioni di donne e uomini che ci hanno dato fiducia" fino "a quanti hanno votato per l'attuale maggioranza nella speranza, nell'illusione stanno scoprendo ora, di vedere risolti i propri problemi". Ma il tour servirà, scrive Veltroni, anche a lanciare la "manifestazione che abbiamo annunciato per l'autunno" e rivendica che l'opposizione del Pd sarà condotta "come deve fare un partito che vuole mantenere la sua vocazione maggioritaria, che non è mai stata vocazione all'autosufficienza: lavorando per unire". Non c'è male, come svolta: un clamoroso contrordine compagni di vecchia memoria. Tanto che Pierferdinando Casini in un'intervista al Corriere lo avverte: Di Pietro è una polizza sulla vita per il premier, se l'opposizione è questa l'alternativa a Berlusconi non c'è. Lo dice Casini, ma lo pensano anche D'Alema e Rutelli. Stando così le cose c'è da chiedersi quante divisioni abbia il comandante Veltroni Scritto in Varie Commenti ( 83 ) " (40 votes, average: 3.48 out of 5) Loading ... Il Blog di Alberto Taliani © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo post a un amico 23Jun 08 Per Walter avviso di sfratto. Resisterà all'assedio? In politica tutti nodi vengono al pettine, dopo le sconfitte elettorali. Ma il sogno di Walter Veltroni, creare un grande partito di centrosinistra, scommettere sul bipolarimo, tagliare fuori la sinistra radicale (che è riuscito a estromettere dal parlamento anche grazie al voto degli italiani) appare in questo momento davvero un sogno. La verità è che Veltroni è sotto assedio, e a circondare il fortilizio del loft sono proprio molti dei suoi: a cominciare da Massimo D'Alema per finire al "silente" (troppo.) Romano Prodi. E a dargli un avviso di sfratto di sfratto in modo diretto è Arturo Parisi, l'inventore dell'Ulivo: "Cambiamo leader", dice senza tanti giri di parole con un linguaggio che rifugge le liturgie del politichese vecchio stile (Pci, Dc). Così, come scrive sul "Giornale" Paolo Guzzanti, la debolezza del segretario ridà forza all'ala Furiosa (leggi l'articolo), alla sinistra che fa dell'antiberlusconismo e del giustizialismo forcaiolo una ragion politica, una questione di sopravvivenza: unico programma , in mancanza di proposte serie per l'Italia, abbattere Berlusconi. Poi si vedrà. Del resto quando si è aperto il dibattito su Veltrusconi, sul dialogo tra destra e sinistra, sulle grandi riforme condivise nell'interesse del Paese, le nubi dell'uragano si sono subito addensate sulla testa (da tagliare) del leader del Pd. Riuscirà Walter a resistere all'assedio? A contrattaccare? A conquistare una leadership vera alla guida di un'opposizione credibile e realmente alternativa? Ora tocca a lui non spezzare quell'idea di una sinistra moderna e non condizionata da quella radicale (e radical chic), a fare im modo che non resti solo un bel sogno. E Parisi insiste: già, perché dopo essere uscito allo scoperto senza se e senza ma, l'ex ministro della Difesa vuol far uscire allo scoperto gli avversari di Veltroni, in particolare Massimo D'Alema, che ha lanciato - anche se lui dice che non cerca lo scontro - una sorta di partito-ombra che si chiama "Red" (Riformisti e democratici). Dice Parisi: "Sento D'Alema avanzare proposta diversa da Veltroni, vorrei essere sicuro che lo faccia esplicitamente.". Aspettiamo la prossima puntata. Scritto in Varie Commenti ( 49 ) " (35 votes, average: 3.63 out of 5) Loading ... Il Blog di Alberto Taliani © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo post a un amico 20Jun 08 L'autunno caldo di Walter. Dì la tua Tanto tuonò che piovve, sul Partito democratico e sul suo leader dimezzato Walter Veltroni. Già, perché le rese dei conti, nella sinistra. ma anche nel centrosinistra, si consumano con calma, secondo un rito vecchio che ha alle spalle decenni di scuola comunista e democristiana. Stretto fra l'offensiva di Massimo D'Alema e della sua fondazione (corrente?), tra l'idea di ritorni ulivisti (per alleanza allergate, acnora alla sinistra), tra il nodo delle elezioni Europee e niet preventivo della Bindi al tentativo di "abbraccio" con Casini e l'Udc, tra il secco e ribadito addio di Prodi alla presidenza del Pd e il nodo gordiano dell'adesione al Pse (D'Alema dice sì, gli ex Margherita dicono no, lui dice. andiamo oltre), Veltroni ora scopre il doppio binario: dialogo sulle riforme con Berlusconi ma anche opposizione più "dura" per non perdere consensi a vantaggio del vasto e diviso mondo della sinistra a cui guarda invece D'Alema. Così alla Costituente del Pd lancia la doppia sfida interna e esterna: no alle correnti personali (facile a dirsi ma.) e "autunno in piazza" (più facile da fere e comodo): Walter "buonista". ma anche "oppositore duro" di Berlusconi, quello che ha strappato la tela del dialogo. Due volti dello stesso leader che vuol impedire che la sua moneta di fresco conio politico venga svalutata e rotoli via assieme al Pd. Perchè il rischio c'è, e Veltroni lo sa bene: non c'è solo l'ombra lunga di D'Alema, ma pure quelle di Prodi (che il segretario invita a restare ne l Pd). Tanto che, per fare un 'esempio, Rutelli dice del Ppe: "Siamo più innovatori noi dei socialdemocratici". E spinge Veltroni a dire, in Europa: "Costruiamo un nuovo campo riformista". Come dire, andiamo oltre il Ppe altrimenti per noi sono guai. Già, perché sul Ppe D'Alema e suoi, ma pare anch Fassino, la pensano in modo opposto. Insomma, la "guerra" è solo agli inizi, con il voto alla Costituente si cominceranno a contare le truppe e la traversata nel deserto è appena iniziata. Vedremo chi sopravviverà alla guida dell'esercito perduto di Senofonte. Parisi: "Se è l'Ulivo fatto partito, si è fatto male." E gli attacchi arrivano dal centrosinistra, impietoso il giusidizio dell'inventore dell'Ulivo. Arturo Parisi a margine dell'assemblea del Pd, non risparmia una critica alla relazione di Walter eltroni che, tra l'altro, ha fatto un esplicito riferimento all'Ulivo. "Noi abbiamo sempre lavorato con l'idea che "Ulivo avesse come obiettivo un bipolarismo a vocazione bipartitica ma con l'unificazione di tutto il campo del entrosinistra", ha spiegato Parisi. Più in generale, l'ex ministro della Difesa ha detto del discorso di Veltroni: "una comprensibile difesa del suo perato, purtroppo l'unico giudizio sul nostro operato risulta essere quello degli elettori in casi come la Capitale o a Sicilia". Scritto in Varie Commenti ( 115 ) " (32 votes, average: 3.47 out of 5) Loading ... Il Blog di Alberto Taliani © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo post a un amico 10Jun 08 Walter e il loft degli amici nemici. Cattolici contro radicali Il Pd sfoglia la margherita, dunque, nel senso che in casa Veltroni tira aria di lite che potrebbe sfociare prima o poi in separazione. Già, fra le anime diessina e teodem i rapporti non sono proprio idilliaci. Dopo l'anatema dei cattolici contro la "contaminazione" dei pannelliani, le dure critiche di "Famiglia Cristiana" e della solita Binetti a cui si aggiunge l'ex ministro Fioroni (infuriato) che dice "il loft? sembra di stare a Teheran.", la frenata sull'adesione al Partito socialista europeo, la strada per Veltroni è ancora più in salita. Da un lato c'è il governo Berlusconi che piace sempre di più agli italiani, dall'altro il livello dello scontro che assomiglia a un tutti contro tutti a pochi mesi dalle elezioni europee. Di Pietro, ma anche i Teodem, D'Alema ma anche Rutelli che pare meditare "vendetta" politica dopop la clamorosa trombatura rimediata nella corsa al Campidoglio. E ci si mette pure Bertinotti, il "parolaio rosso" di Pansa che rientra nel gioco della poltica con un seminario sul futuro della sinistra e invita Massimo D'Alema, capace di guardare a sinistra più di quanto non sappia o non voglia fare Veltroni (che vuole lo sbarramento anche per le europee, tanto per tener fuori i "cespugli" rossi anche dal parlamento di Strasburgo). Grande è l'agitazione nel campo della sinistra, dove si agitano spettri di scissioni e "ricomposizioni". Già, perché fra i teodem e gli uomini della margherita c'è chi guarda a Casini e quel che resta dell'Udc, isolata e senza per ora spartito politico da suonare che la lancia la sua Costituente popolare (a cui guarda con interesse anche Clemente Mastella), e in più c'è chi teme le mosse di Rutelli. Intanto il governo Berlusconi va. Scritto in Varie Commenti ( 39 ) " (34 votes, average: 3.26 out of 5) Loading ... Il Blog di Alberto Taliani © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo post a un amico 28May 08 La Sapienza e il rito dell'intolleranza Prima il no dei Collettivi di sinistra a Papa Benedetto XVI, poi il no al dibattito sulle foibe: alla Sapienza di Roma l'intolleranza è di casa in nome di una "tradizione democratica" che tenta di riproporre schemi antichi, quelli del "rituale antifascista" degli anni Settanta. Già, brutto periodo quello, nelle università e nel Paese. con il corollario nel secondo caso dei manifesti di Forza Nuova strappati dai militanti dei Collettivi di sinistra, della rissa, degli arresti, delle polemiche e delle accuse. Salvo poi chiarire (rapporto della Digos) che l'aggressione è partita da sinistra. Ma stabilire colpe e responsabilità spetta ai giudici. E' il tema dell'intolleranza travestita da antifascismo, come scrive il nostro Mario Cervi, a preoccupare. E' il tentativo a questo punto nemmeno tanto mascherato di ricreare un clima di tensione, di scontro e di odio, a preoccupare. E' il tentativo di tornare allo schema degli opposti estremismi, ad allarmare. L'intolleranza si traveste, sbandiera ideali nobili, ma resta intolleranza: di parte e da parte di pochi. Bene ha fatto il sindaco di Roma Gianni Alemanno a dire: "Noi dobbiamo lanciare messaggi chiari, ovvero che questi episodi sono solati, estranei al contesto culturale e storico della nostra città e della nostra nazione. Questo è il messaggio che deve venire da tutti. Quando si costruiscono teoremi politici su una rissa tra giovani si comincia ad aprire un varco e armare le contrapposizioni ideologiche. Bisogna evitare questi schemi e queste persone vanno trattate come imbecilli fuori dalla storia e dal tempo". Veltroni invita la destra a "non minimizzare" e dice (giustamente) che le istituzioni devono stroncare subito l'insorgere della violenza. Ma quale? quella di una parte o di quella di tutte le parti? penso voglia dire quella di tutte. forse il "ma anche" stavolta ci sarebbe stato bene, per evitare fraintendimenti. Cosa che non fa Marco Ferrando, leader del Partito comunista dei lavoratori: "L'aggressione fascista a La Sapienza - sullo sfondo del nuovo quadro politico - ripropone il tema dell'autodifesa come diritto democratico elementare.E. E aggiunge il Ferrando: "E' necessario che ogni realtà minacciata appronti strutture di autodifesa, democraticamente designate e controllate". Parole gravi, le sue che ricordano proprio quegli anni di piombo che la maggioranza degli italiani vorrebbe consegnare agli archivi della storia. A chi giova strumentalizzare questi episodi per interessi di parte politica? A chi giova tornare a pescare nel torbido? Credo a nessuno, una democrazia è tanto più forte quanto è capace di rifiutare l'intolleranza delle estreme politiche ("frange" si diceva una volta). Il "giustificazionismo ideologico" stavolta non pagherebbe, gli italiani hanno scelto un' altra strada. Il dibattito è aperto. Scritto in Varie Commenti ( 79 ) " (54 votes, average: 3.54 out of 5) Loading ... Il Blog di Alberto Taliani © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo post a un amico 16May 08 Così le tecnologie ci cambiano la vita. Dì la tua Vi è mai successo di dimenticare il cellulare a casa? E' facile immaginare la sensazione che avete provato, perché la maggioranza di noi l'ha vissuta in prima persona. Ci si sente persi. Vulnerabili. Uno studio condotto da un gruppo di ricercatori britannici ha rilevato che è una sensazione paragonabile alla "tremarella del giorno delle nozze" o alla paura di quando si va dal dentista. Addirittura è stato coniato appositamente un termine medico. "Nomofobia", così si chiama la paura di rimanere senza portatile ("nomo" è l'abbreviazione di no mobile). Quale futuro? Non c'è niente da fare. Dobbiamo ammetterlo. La tecnologia fa parte di noi. Della nostra quotidianità. Ma dove stiamo andando? Quali saranno i nuovi mezzi di comunicazione e quale ruolo ricopriranno in un futuro più o meno vicino? Possible. ou probable Il Gruppo Editis, una prestigiosa casa editrice francese, ha proposto il suo punto di vista attraverso la realizzazione di un cortometraggio intitolato "Possible ou probable". Il film, che ha ricevuto il Laurier di bronzo al festival di Creusot, si propone di fare un salto in avanti nel tempo. Nella vita di una giovane coppia nell'era dell'editoria digitale. Di' la tua Editis apre il dibattito. Il Giornale.it, in occasione del 17 maggio, giornata mondiale delle Telecomunicazioni e della Società dell'Informazione, segue lasciando a voi lo spazio per esprimere le vostre idee e le vostre riflessioni su quello che è e che potrà essere. Guarda il cortometraggio (9 minuti) Scritto in Varie Commenti ( 12 ) " (119 votes, average: 1.24 out of 5) Loading ... Il Blog di Alberto Taliani © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo post a un amico Post precedenti Chi sono Sono il caporedattore del Giornale.it, un toscano "adottato" da Indro Montanelli e da Milano nel 1983. Tutti gli articoli di Alberto Taliani su ilGiornale.it contatti Categorie Varie (45) Ultime discussioni Pietro Serra - Sorso: Buone vacanze! :-) valentino: Dalle mie parti di origine (Bassa Ferrarese.dove non sono tutti comunisti, checché si strombazzi!)... umberto vastarini: Buone vacanze anche a Lei. Mario D'Alfonso: Dopo un anno di lavoro, forse anche due, un sano riposo ci vuole e io glielo auguro pieno e... Wolf: @Francesco, perché le stesse riflessioni costituzionali non le rivolge alla casta dei magistrati? Sa che lei... I più inviati Sayed, primo risultato della mobilitazione internazionale: il senato afgano ha ritirato la conferma della condanna a morte - 12 Emails Pensioni, a chi gli aumenti... - 3 Emails E Walter diventa il "premier ombra" - 2 Emails Girotondo attorno a Walter - 2 Emails La guerra (in)civile degli psico-comici della politica - 2 Emails Berlusconi e il governo del "fare". Veltroni e le liti sul governo "ombra". Dite la vostra - 1 Emails Berlusconi, Veltroni e i nemici del dialogo - 1 Emails La Sapienza e il rito dell'intolleranza - 1 Emails Per Walter avviso di sfratto. Resisterà all'assedio? - 1 Emails Tonino rispedisce Veltroni sul bus... contrordine compagni - 1 Emails Ultime News Georgia, è scontro tra Nato e Russia Il Pentagono: "Nessun segno di ritiro"Codice della strada: giro di vite sui limiti e multe più salatePresa la banda dei Rolex rubavano a San SiroAprilia, ladro in fuga ucciso da un tabaccaioVela, bronzo per Romero. 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Case chiuse, prostitute disperate (sezione: Laici e chierici)

( da "Unita, L'" del 20-08-2008)

Argomenti: Laicita'

Stai consultando l'edizione del Case chiuse, prostitute disperate di Vincenzo Vasile / Segue dalla prima C hiusura imposta nel 1958 dopo un decennio di battaglie dalla senatrice socialista Lina Merlin, autrice e firmataria della legge che reca il suo nome. Votarono no ufficialmente solo il gruppo monarchico e quello missino, ma nel Parlamento si verificò durante tre successive legislature - dal 1948 al 1958 - una tormentata frattura trasversale, tra chi appoggiava il progetto di liberare le tremila donne che lavoravano nelle "case chiuse", e chi si opponeva: nei due schieramenti si trovarono - sparsi e divisi - cattolici e laici, e anche diversi esponenti dello stesso partito della Merlin. Che era un'ex-insegnante elementare, rimasta vedova a 29 anni, aveva fatto la lotta clandestina e la Resistenza. A quei tempi prima della proiezione dei film si succedevano sul palcoscenico le macchiette dei comici dell'avanspettacolo, e Lina Merlin diventò il bersaglio delle più grevi battute. Nella legislatura successiva all'approvazione della legge i socialisti non la ricandidarono, e lei scrisse parole molto dure e amare contro chi le aveva fatto pagare con l'emarginazione una scelta politica scomoda che aveva coinciso con una svolta di civiltà per il paese. Negli archivi della Rai giace, forse mai replicata, un'affettuosa intervista che le fece Enzo Biagi nel 1968 (uno stralcio è riproposto nel dvd uscito quest'anno, curato dal Comitato dei festeggiamenti del 120esimo anno della nascita di Lina, dal titolo Lina Merlin la senatrice, a cura di Anna Maria Zanetti). Ora molti di coloro che - per studio, letteratura, o altro - si siano occupati di prostituzione e "tratta" delle donne troveranno al ritorno dalle vacanze, nella segreteria telefonica, nella casella email, o nella buca delle lettere, un invito. Da non cestinare. Saranno interpellati a dare la propria disponibilità a partecipare a un evento teatrale ideato e interpretato da una delle voci più originali della canzone popolare e d'autore, Viola Buzzi, che vuol colmare una lacuna che certamente nasconde il retropensiero bipartisan di un ritorno al passato. In tempi in cui la prostituzione è generalmente considerata, nella migliore versione, una questione di ordine pubblico: è stato il Giornale berlusconiano a commissionare e pubblicare a febbraio un sondaggio da cui si ricava che un campione rappresentativo del 74,7% della popolazione è convinto che se la prostituzione fosse controllata dallo Stato si toglierebbe potere alla malavita, e che il 71,8% si dichiara molto o abbastanza d'accordo con la possibilità di riaprire le case di tolleranza. Anticipato in parte da Concerto d'amore, concerto per voce, racconto e chitarra già andato in scena a Roma e a Bolsena, lo spettacolo vuole riportare all'attenzione il valore di una battaglia civile, dunque assolutamente attuale. Tra i materiali che formeranno il canovaccio dello spettacolo, già presenti in Concerto d'amore, i brani dalle lettere che Lina Merlin raccolse, indirizzatele da decine di prostitute e poi pubblicate nel libro Lettere dalle case chiuse scritto a quattro mani nel 1955 con Carla Voltolina, militante socialista che sarebbe diventata la moglie del futuro presidente della Repubblica Sandro Pertini. E il titolo dell'evento teatrale sarà: Cento uomini al giorno: tanti "clienti" contò in media una delle corrispondenti di Lina Merlin. E allora cercasi un intellettuale, possibilmente maschio, disposto a leggere/interpretare in tempi così smemorati, sul palcoscenico di Cento uomini al giorno, il discorso-manifesto di Lina Merlin, onorevole-depuratrice di cui pubblichiamo qui a fianco un estratto. TEATRO Cinquanta anni fa la senatrice Merlin riuscì a far abolire le case chiuse. L'anniversario è passato sotto silenzio mediatico, lo rilancia uno spettacolo teatral-musicale basato sulle lettere delle prostitute con la cantante Viola Buzzi.

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Famiglia Censoria (sezione: Laici e chierici)

( da "Unita, L'" del 20-08-2008)

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Stai consultando l'edizione del Famiglia Censoria Marco Travaglio I giornali seri non sposano nessun partito, o movimento, o governo, o leader. Hanno una propria linea editoriale, in base alla quale leggono e giudicano l'attualità, plaudendo a chi è più vicino e criticando chi è più lontano. Famiglia Cristiana è un giornale cattolico serio, diretto da un sacerdote serio come don Sciortino che ne rappresenta la linea insieme agli editorialisti, a cominciare da Beppe Del Colle, giornalista di lungo corso e di specchiata onestà, morale e intellettuale. Sulle questioni di fede è allineata al magistero della Chiesa. Sulle scelte politiche risponde al cervello e alla coscien- za dei suoi editori (la Compagnia di San Paolo) e giornalisti. Ha criticato il governo Prodi sui Dico, ora critica il governo Berlusconi per le tendenze fascistoidi e xeno- fobe, oltreché per le violazioni della legalità e della Costituzione (che persino in Pakistan portano alle dimissioni del presidente). Insomma è un'ottima cartina al tornasole per misurare il rapporto fra i nostri politici e la libertà di stampa. Che, per lorsignori, corrisponde alla libertà di applauso. La critica non è ammessa, né a destra né a sinistra. Il 9 giugno scorso F.C. critica il Pd per le ambiguità sulle questioni etiche. Zanda: "Espressioni cattive, violente e ingiuste. Non le usa nemmeno il più duro degli avversari politici. Sono mortifica- to e addolorato". Soro: "Editoriale inaccettabile, settimanale fazioso, non fa un buon servizio ai cattolici". Marini: "La posizione di F.C. è sbagliata, ingenerosa e inaccettabile. Noi cattolici democratici non siamo sotto tutela". Fioroni: "Non vorrei che F.C., rimpiangendo vecchi schemi, chiedesse il restauro di una corporazione cattolica bonsai". Vita: "Che senso ha un attacco così aspro? Anche F.C. partecipa alla contesa politica?". Due mesi dopo, difende F.C. quando la stessa accusa - "fare politica" - la lanciano i berluscones a proposito dell'allarme sul "nuovo fascismo" e il Vaticano la scomunica: "La libertà d'informazione non può essere messa in discussione. Neanche dalla Chiesa. È alquanto discutibile che vi sia un intervento che, al di là delle intenzioni, non può che apparire censorio. Tra l'altro le opinioni liberamente espresse da F.C. riflettono evidentemente un sentimento diffuso in ampi strati del Paese, sia tra i credenti che i non credenti. E' curioso che spesso F.C. venga presa come esempio editoriale, ma quando fa riflessioni un po' scomode va ridotta al silenzio". Appunto. La stessa smemoratezza mostrano i berluscones, a parti invertite. Quando F.C. criticava Prodi, Il Giornale della ditta titolava compiaciuto: "Anche F.C. contro il governo". Ora, forse per dimostrare che il fascismo sta tornando davvero, sbatte in prima pagina il seguente titolo: "Famiglia cristiana sfruttava i figli dei poveri". James Bondi; ancora 5 mesi fa, scioglieva peana: "F.C. ha il merito di prendere atto che in Italia esistono i centristi, ma non esiste un centro cattolico. Il che equivale da un lato a riconfermare la fine di ogni residuale idea di partito unitario cattolico, e dall'altro lato ad apprezzare l'evoluzione bipolare indelebile per la discesa in campo di Berlusconi e le scelte del Pd" (12 marzo 2008). Ora invece sostiene che F.C. è "cattocomu- nista", ha "un'antipatia viscerale per Berlusconi", "ha perso il rapporto con il popolo, credenti e parrocchie", "prende lucciole per lanterne", insomma "danneggia la Chiesa". Poi c'è Maurizio Lupi, l'onorevole ciellino che la sera di Pasqua scortava Magdi Allam per la conversione a favore di telecamera. Il 19 maggio F.C. chiede di rivedere la legge 194. Lupi si spella le mani: "Condivido pienamente l'appello". Poi F.C. critica il governo Berlusconi e riecco Lupi, riveduto e corretto: "F.C. ha un continuo pregiudizio contro il nostro esecutivo. Un attacco come questo me lo sarei aspettato da Liberazione o dal Manifesto, non da un giornale cattolico. Spiace che un simile orientamento sia espresso da un settimanale cattolico che sembra sempre più allineato sulle posizioni de l'Unità o del Manifesto invece di trasmettere messaggi per la costruzione del bene comune. Il settimanale è ondivago: un giorno attacca il Pd, l'altro il Pdl, insomma dà un colpo al cerchio e uno alla botte". L'idea che sia semplicemente un giornale libero non lo sfiora neppure. È la Casa delle Libertà. Ora d'Aria.

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IL NOME ebraico di Dio, YHWH , non può essere usato nelle preghiere e nelle litu (sezione: Laici e chierici)

( da "Unita, L'" del 20-08-2008)

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Stai consultando l'edizione del / Roma IL NOME ebraico di Dio, "YHWH", non può essere usato nelle preghiere e nelle liturgie cattoliche. Lo stabilisce il Vaticano, che, con una "lettera alle Conferenze episcopali sul nome di Dio", sottolinea che questa prassi mal si concilia con la natura divina di Cristo e con la tradizione della Chiesa. La missiva, inviata dalla Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, porta la firma del 29 giugno scorso ed è destinata solo agli episcopati. Stilato in base ad una "direttiva" del Papa, il documento contesta l'uso del tetragramma biblico o "tetragrammaton" (la sequenza delle 4 lettere ebraiche che compongono il nome proprio di Dio nella Bibbia ebraica) nelle messe cattoliche. "Per far sì che la Parola di Dio, scritta nei sacri testi, possa essere conservata e trasmessa in modo integrale e fedele, ogni traduzione moderna del libro della Bibbia punta ad essere una trasposizione fedele ed accurata dei testi originali", scrivono il cardinale Francis Arinze e monsignor Albert Malcom Ranjith, prefetto e segretario del dicastero vaticano. "Un tale sforzo letterale richiede che il testo originale possa essere tradotto nel modo più integrale e accurato possibile, senza omissioni o aggiunte sui contenuti, e senza introdurre glosse esplicative o parafrasi che non appartengono al testo sacro stesso. Per quanto riguarda il nome stesso di Dio, i traduttori devono usare il massimo di fedeltà e rispetto". "Nonostante questa chiara norma - rileva il Vaticano - in anni recenti ha preso piede la prassi di pronunciare il nome proprio del Dio di Israele, conosciuto come il tetragramma divino". La lettera ricorda diversi passaggi del Nuovo testamento dove si mette in luce la natura divina di Gesù Cristo. "Evitare di pronunciare il tetragramma del nome di Dio da parte della Chiesa ha quindi i suoi fondamenti", ne consegue il dicastero vaticano. Conclusione: "Nelle celebrazioni liturgiche, nelle canzoni e nelle preghiere il nome di Dio nella forma di tetragramma 'YHWH' non è da usare né da pronunciare" e "per la traduzione del testo biblico in lingue moderne, destinato per l'uso liturgico della Chiesa", il tetragrammaton deve essere reso con espressioni come "Lord, Signorè, Segingeur, Herr, Senor, etc". Un ritorno alla tradizione come già il ritorno della messa in latino. E come Benedetto XVI tentò di fare modificando la preghiera per gli ebrei del venerdì santo. Ma allora le polemiche provocarono una marcia indietro.

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Scalfari-bondi duello a cortina - cortina (sezione: Laici e chierici)

( da "Repubblica, La" del 20-08-2008)

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Cultura Un dibattito fra politica e letteratura SCALFARI-BONDI DUELLO A CORTINA Il ministro ha apprezzato il libro del fondatore di "Repubblica" CORTINA Inizia con toni vellutati, apprezzamenti e complimenti, e finisce a colpi affilati di fioretto il faccia a faccia su "Quello che ci circonda" agli incontri di Cortina, tra il ministro dei Beni culturali Sandro Bondi, e il fondatore di Repubblica Eugenio Scalfari. E' la letteratura che unisce, quella "ricerca dell'io" che è al centro dell'ultimo volume di Scalfari, L'uomo che non credeva in Dio, che Bondi loda come "libro importante di un laico che tocca vette molto alte di spiritualità". Scalfari apprezza: "Bondi, così come parla, lo incarterei e me lo porterei a casa". Ma è la politica che divide. Succede quando sul palco, dopo una mezz'ora buona di dibattito, Bondi pronuncia per la prima volta quel nome che fino allora nessuno aveva citato: Silvio Berlusconi. Un uomo "di grandi qualità", per Bondi, che è riuscito nel "miracolo" di inventare dal nulla un partito vincente sbaragliando la "gioiosa macchina da guerra" della sinistra. "Un bugiardo nato", per Scalfari, che "non è nemmeno un imprenditore, ma solo un impresario che ha avuto di fatto come socio un politico: Bettino Craxi". Non c'è, non ci può essere, sintonia sul Cavaliere, e sul suo modo "tutto schiacciato sul presente" di intendere la vita e la politica, che "devasta l'opinione pubblica perché riduce tutto ai suoi interessi immediati". Si divide, più o meno a metà, anche il pubblico sotto al tendone. "Ma come fa a stare in quel partito?", chiede Scalfari a Bondi, ricordandogli che conosceva il Cavaliere da molto prima che il ministro ne restasse folgorato. Bondi "si dispiace" che Scalfari e la sinistra "non capiscano" cosa sono stati Berlusconi e Forza Italia negli ultimi 14 anni. Che non comprendano che "è nel presente che possiamo cambiare", che i cittadini che chiedono sicurezza e uno Stato ordinato "non sono fascisti né razzisti". Sono state le ideologie, per Bondi, a devastare l'opinione pubblica, e la sinistra ha perso perché "non ha mai fatto i conti con la sua storia". E continua a perdere perché "non capisce la società italiana, fugge dalla realtà, non è capace di fare proposte credibili". E questo "mi preoccupa", aggiunge, perché "temo che la sinistra si frantumi in mille rivoli fino a condannarsi all'irrilevanza, all'isolamento politico, e forse a scomparire. Ma io non godo se la sinistra scompare. Ho lottato tutta la mia vita perché sorgesse una sinistra riformista e socialdemocratica". Scalfari non fa il difensore d'ufficio del centrosinistra. Dice che il governo Prodi è caduto perché era troppo "lungo" per durare, da Mastella a Diliberto, e perché le ali estreme segavano il tronco dove sedevano. Aggiunge che l'errore più grande della sinistra è stato quello di non decidere. Anche perché "ci sono troppi galletti in un pollaio di galline spiumate". Ma i cosiddetti "successi" del centrodestra non lo convincono affatto: da una finanziaria triennale varata in nove minuti e mezzo ("mi terrorizza") alla storia dei militari mandati per città e paesi a difendere l'ordine: "Dei tremila impegnati, ne vanno in strada solo 500, a fronte di 400mila uomini tra poliziotti, carabinieri e finanzieri. Non è nulla. Ma le tivù ci dicono che la sicurezza è aumentata perché sono arrivati i militari". Per Scalfari, è solo una "manipolazione mediatica" che meriterebbe di essere studiata nei master di comunicazione delle università italiane. Bondi spariglia: "Io penso che oggi la sinistra sia diventata la destra e viceversa". Scalfari non ci sta: "Io non sono iscritto al Pd. Nasco e morirò liberale. Lei è stato comunista. Io mai". Bondi "si sorprende". E spiega che "da cattolico" è stato liberale e socialista, ha fatto parte della corrente migliorista del Pci e ha aderito al compromesso storico perché "affascinato" da Berlinguer: "Lo adoravo". In sala scende un silenzio imbarazzato.

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<Con la Cina passare dalla paura a confronto e dialogo Nella natura in fretta avvengono solo le catastrofi> (sezione: Laici e chierici)

( da "Corriere della Sera" del 20-08-2008)

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Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Primo Piano - data: 2008-08-20 num: - pag: 6 categoria: REDAZIONALE L'Osservatore Romano "Con la Cina passare dalla paura a confronto e dialogo Nella natura in fretta avvengono solo le catastrofi" MILANO - "Molto in fretta nella natura avvengono soltanto le catastrofi: i terremoti, le alluvioni...". L'Osservatore Romano invita a considerare le Olimpiadi di Pechino come l'"inizio di una possibilità nuova" che "non bisogna perdere" per passare dalla "paura" al "confronto e dialogo" con la Cina: sapendo che "le cose belle richiedono tempo e saggezza". E lo fa in prima pagina con un articolo firmato dal padre gesuita Gian Paolo Salvini, direttore de La Civiltà Cattolica, rivista stampata con l'imprimatur della Segreteria di Stato vaticana. "Tra la Chiesa cattolica e il Governo cinese è noto che ci sono difficoltà", dalla politica internazionale alla nomina dei vescovi, però "esistono soluzioni parziali già avviate de facto, mi permetterei di dire "alla cinese" ma anche all'italiana, che si preferisce ignorare ufficialmente, creando un consenso reciproco che va al di là delle affermazioni di principio sulle quali non c'è ancora accordo". Del resto il quotidiano della Santa Sede ha dato notizia di una messa celebrata da don Carlo D'Imporzano nel centro di Pechino, il 27 luglio, "a 800 metri da Tienanmen": la prima messa di un sacerdote straniero "dopo 60 anni". Diplomazia "Con il governo cinese già avviate soluzioni de facto " Gian Guido Vecchi.

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Egitto, proibiti i trapianti tra musulmani e cristiani (sezione: Laici e chierici)

( da "Corriere della Sera" del 20-08-2008)

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Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Cronache - data: 2008-08-20 num: - pag: 21 categoria: REDAZIONALE La polemica Il vescovo Marcos: temo che si vietino anche le trasfusioni Egitto, proibiti i trapianti tra musulmani e cristiani L'annuncio del sindacato dei medici. No dai capi religiosi I dottori: così si fermerà il traffico di organi. L'Unione per i diritti umani: revocare subito la decisione DAL NOSTRO INVIATO PARIGI - Il profeta Maometto non si è mai ovviamente espresso sui trapianti di organi. E tanto meno il Corano, parliamo di 14 secoli fa. Ma la battaglia in corso in Egitto ha una forte valenza religiosa, come quasi tutto ormai. La questione in breve: il Sindacato dei medici egiziani ha da poco annunciato che trapianti tra persone di "diverso credo o nazionalità" vanno proibiti, i trasgressori puniti. Una decisione che non solo sorpassa il Parlamento (dove una nuova legge sul tema è ancora in discussione) ma soprattutto che segna un aggravarsi nelle già tese relazioni tra cristiani e musulmani d'Egitto. "E' chiaro che l'idea viene dai Fratelli Musulmani che controllano il nostro sindacato - dice al Corriere Nabil El Guindy, medico iscritto all'organismo, della minoranza laica -. Dicono che serve a evitare il traffico di organi, che ricchi cristiani ora ne comprano a due lire da poveri musulmani. Fandonie. Per fortuna quasi l'intero Paese si è sollevato. Medici, giornalisti, politici, intellettuali, comici satirici, religiosi: un coro di no". Verissimo. "Abbiamo tutti lo stesso sangue egiziano, e il traffico d'organi può avvenire anche tra gente dello stesso credo ", ha dichiarato il vescovo Marcos, portavoce della Chiesa copta, preoccupato che si arrivi presto "a proibire anche trasfusioni o altro". Ma anche dal "Vaticano musulmano" di Al Azhar è arrivata una bocciatura: "Servirà solo ad istigare discriminazioni tra copti e musulmani ", ha detto Abel Moti Bayumi, esperto del Centro studi islamici, lamentando che né gli sheikh né i vescovi siano stati consultati. Più in là si è spinto l'avvocato Naguib Gibrael, capo dell'Unione per i diritti umani e noto attivista, che ha denunciato il Sindacato dei medici alla magistratura. "La decisione è discriminatoria, viola i diritti umani, va revocata subito ", ha detto. La questione in realtà era già stata affrontata da molti giuristi islamici contemporanei, in numerose fatwa (responsi). Una proviene dal celebre (e controverso) Yusuf Al Qaradawi, vicino alla Fratellanza, telepredicatore su Al Jazeera, capo del Consiglio mondiale delle fatwe. Che in sintesi dice: "Solo se il non-musulmano è impegnato in una guerra contro i musulmani o contro l'Islam, o se è un apostata, va escluso". Per altri sheikh (nel 1996 ci fu un grande convegno sul tema) "trapianti tra musulmani sono da preferire", ma "in caso di necessità" (leggi per salvare una vita) tutto va bene. E allora perché tutto questo? "Come sempre è l'uso strumentale dell'Islam fatto dai Fratelli Musulmani e quelli come loro per fini politici, per razzismo ma anche per interesse privato ", risponde El Guindy. Che racconta come negli ospedali egiziani e nelle università di medicina i copti siano da sempre stati discriminati. "Molti sono stati costretti ad emigrare, Magdi Yacoub ad esempio, che oggi è uno dei chirurghi cardiologi più famosi del mondo, a Londra è stato perfino nominato Sir". Per chi resta in Egitto la musica è diversa. \\ La fatwa Gli organi dei musulmani non vanno trapiantati su non musulmani anti Islam L'autore Yusuf Al Qaradawi è a capo del Consiglio mondiale delle fatwe (Afp) Cecilia Zecchinelli.

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Il Kafka conteso fra Israele e Germania (sezione: Laici e chierici)

( da "Corriere della Sera" del 20-08-2008)

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Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Terza Pagina - data: 2008-08-20 num: - pag: 43 categoria: REDAZIONALE Il caso Le carte inedite ereditate da una segretaria a Tel Aviv scatenano le rivendicazioni di studiosi e università. E ormai è un giallo internazionale Il Kafka conteso fra Israele e Germania La lingua, la religione o la storia determina l'appartenenza? Intellettuali divisi di DARIO FERTILIO A chi toccano le carte di un genio? Risposta semplice, da un punto di vista legale: a chi ne è legittimamente in possesso. Ma nel caso di un Franz Kafka, nato in Boemia, cittadino dell'Austria-Ungheria, ebreo di stirpe, laico per convinzione, tedesco per scelta letteraria, radicato nella diaspora ebraica però anche incuriosito dal sionismo, che cosa può succedere? Per il momento, quel che si profila è un caso internazionale, a metà fra il giallo e l'incidente diplomatico. Protagonisti: israeliani e tedeschi, entrambi in possesso di buone ragioni per rivendicare il diritto all'eredità letteraria del grande. Ma è probabile che il profumo di possibili, clamorosi inediti kafkiani, conservati per decenni in un appartamento di Tel Aviv dal suo amico Max Brod, e successivamente ereditati dalla fedele segretaria, finisca con l'eccitare nuovi appetiti ed allargare il numero dei pretendenti. Dopotutto, non era Vienna la capitale di quell'Austria-Ungheria che fungeva da sfondo squisitamente mitteleuropeo della sua opera? E d'altra parte non era Praga, con il suo Castello che avrebbe ispirato uno dei suoi più celebri romanzi, il luogo vissuto e fantasticato, intrecciato così profondamente al destino di Kafka da ispirare un altro famoso baedeker letterario, Praga magica di Angelo Maria Ripellino? Vediamo di riassumere i contorni della vicenda. La notizia sui documenti inediti portati in Israele dentro a una valigia dal grande amico di Kafka, lo scrittore Max Brod, e abbandonati dopo la morte di quest'ultimo in un appartamento di Tel Aviv, era stata illustrata il 7 luglio scorso sul Corriere da un articolo di Davide Frattini. Ieri, ecco l'International Herald Tribune fornire nuovi particolari: dopo la morte di Brod, le carte misteriose passano alla segretaria, l'anziana ed eccentrica Esther Hoffe, che però preferisce occuparsi dei suoi innumerevoli gatti, confinando gli scritti in un sotterraneo. Morta più che centenaria, lascia tutto alla figlia Hava, di 74 anni, che rilascia dichiarazioni un po' ambigue intorno alle sue intenzioni: forse venderà, forse regalerà qualcuno dei documenti, certo non è "così stupida da tenerseli in casa". Quindi aggiunge di sentirsi pressata in ogni direzione, "specialmente dallo Stato di Israele ", di trovarsi quasi "sotto assedio e impigliata in una rete". Ed ecco, quasi a confermarne i timori, entrare in campo il professor Mark Gelber, dell'università Ben Gurion di Beersheba. "Quel materiale appartiene a Gerusalemme ", dichiara. "Brod divenne un sionista prima della Grande guerra; ha vissuto, lavorato ed è stato sepolto in Israele. Meno conosciuto è il fatto che Kafka stesso era una personalità ebraica totalmente impegnata, uno scrittore intimamente legato al sionismo e agli ebrei". Del resto, conclude Gelber, la Biblioteca nazionale di Gerusalemme contiene già scritti di personalità ebraiche eminenti, come Einstein e Martin Buber: dunque, "sarebbe la casa naturale anche per Kafka". Non tutto, però, si presenta così facile. Proprio da Israele il sito online del quotidiano Haaretz informa che l'Archivio della letteratura tedesca di Marbach, in Germania, già in possesso di una selezione di lettere kafkiane, ora rivendica il diritto di ottenere i frammenti - o quel che siano - custoditi per tanto tempo nella casa di Tel Aviv dalla eccentrica Esther prima, e dalla figlia Hava adesso. La questione, però, non è più soltanto fra Israele e Germania, e va oltre il caso Kafka. Prendendo lo scrittore praghese a simbolo della cultura cosmopolita e difficile da ingabbiare, si pone una domanda più generale: a chi appartengono veramente le opere di un genio? Risponde un intellettuale di frontiera come Predrag Matvejevic: "Appartengono in primo luogo a quell'ambiente ebraico mitteleuropeo che ha fatto tanto per evitare che le culture nazionali diventassero ideologie aggressive. Basta pensare a Roth o Wittgenstein, Freud, Svevo, Saba, Danilo Kis. In senso più ampio persino Karl Marx, Einstein, Brodskij o Isaak Babel. Lo prova il fatto che, scomparsi gli ebrei, la cultura del Centro Europa è andata sempre più provincializzandosi ". Di parere un po' diverso la scrittrice e germanista Paola Capriolo: "La patria di un letterato è la sua lingua. Però nel caso di Kafka, la radice ebraica - benché non religiosa - ha anch'essa la sua importanza. Chi può vantare meno pretese su di lui invece è Praga, tanto più che quella di Kafka non esiste più, è soltanto un luogo della memoria". Lo storico Gian Enrico Rusconi, che dirige il Centro per gli studi italo-germanici di Trento, preferisce una lettura in divenire della vicenda: "Da ragazzo il mio Kafka era solo l'autore del Castello. Poco alla volta è cresciuto, è diventato un gigante, e tanti hanno cominciato a rivendicarne un pezzetto. Io continuo a sentirlo un autore più mitteleuropeo che ebraico, ma credo che tutto possa cambiare in fretta. Anche fra gli ebrei, tanti che oggi rivendicano combattivamente la loro identità ancora negli anni Sessanta la lasciavano sullo sfondo". E l'editore Roberto Calasso, autore dell'indagine letteraria significativamente intitolata K., boccia decisamente le pretese israeliane: "L'argomentazione degli storici, se davvero si presenta come viene riferita, è una grossa sciocchezza sotto tutti i punti di vista". Per ora l'ultima parola conviene forse lasciarla alla discussa custode delle carte, Hava Hoffe: "Questa storia, credetemi, è veramente kafkiana ". Le opinioni Capriolo: "La patria di un letterato è la lingua in cui si esprime" Calasso: "La pretesa degli storici è una grossa sciocchezza" Franz Kafka con Felice Bauer, sua fidanzata tra il 1912 e il 1917.

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L'accoglienza di Sydney e il tassista musulmano (sezione: Laici e chierici)

( da "Giornale.it, Il" del 20-08-2008)

Argomenti: Laicita'

Voglio augurare a tutti i naviganti del blog una buona festa dell'Assunta. Sono tornato dalla Spagna, ma non ho ancora ripreso a lavorare (due giorni fa ho pubblicato un'intervista a mons. Negri sulla polemica di Famiglia Cristiana contro il governo Berlusconi, che potete leggere cliccando nell'apposito link sotto la foto, ma era una richiesta una tantum della direzione). Ieri sera ero a Canale d'Agordo, dove, insieme alla collega ed amica Stefania Falsaca, giornalista di Trentagiorni, abbiamo raccontato lo stato della causa di beatificazione di Papa Luciani. L'incontro si è svolto nella chiesa parrocchiale, su invito del parroco don Sirio e del sindaco. Come sapete sono molto legato alla figura di questo grande Papa, l'importanza del cui pontificato - per usare le parole di Giovanni Paolo II - è "inversamente proporzionale alla sua durata". Durante un'udienza del mercoledì, Giovanni Paolo I disse: "Io rischio di dire uno sproposito. ma lo dico. Il Signore ama tanto l'umiltà che a volte permette dei peccati gravi. Perché? Perché quelli che li hanno comessi, questi peccati, dopo pentiti, restino umili. Non vien voglia di credersi mezzi angeli quando si sa di aver commesso delle mancanze gravi. Il Signore ha tanto raccomandato: siate umili. Anche se avete fatto delle grandi cose dite: siamo servi inutili". Scritto in Varie Commenti ( 79 ) " (9 votes, average: 4.22 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 03Aug 08 La messa in ambrosiano antico: a Milano qualcosa si muove Interrompo il silenzio della vacanza grazie a una gita di vetiquattr'ore a Barcellona (dove c'è facilità di collegamento) per rilanciare una notizia che farà piacere a molti navigatori del blog. Grazie al dialogo intrapreso tra il movimento liturgico benedettiano e la Curia di Milano sta per iniziare una nuova celebrazione in rito ambrosiano antico (secondo il messale del 1954) oltre a quella concessa a suo tempo dal cardinale Martini e tutt'oggi celebrata la domenica nella chiesa del Gentilino. Scritto in Varie Commenti ( 277 ) " (15 votes, average: 4.07 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 29Jul 08 Avviso urgente ai naviganti (dalla Spagna) Cari amici, mi trovo in vacanza in una zona della Spagna dove c'è una copertura scarsissima di rete e non riesco a collegarmi (ora lo sto facendo stando seduto sui gradini della splendida cattedrale gotica di Girona, che ho appena visitato): per questo non mi è possibile intervenire o sbloccare i commenti in moderazione. Chiedo scusa a tutti e vi do appuntamento al 12 agosto, quando sarò di ritorno! Scritto in Varie Commenti ( 79 ) " (4 votes, average: 3 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 25Jul 08 Quel "vivo desiderio" di felicità Cari amici, da domani sono in vacanza. Vi auguro di trascorrere una buona estate con queste parole scritte da Giovanni Battista Montini a diciassette anni: Una volta camminando di sera guardavo le stelle del firmamento e procuravo che la mia mente fosse compresa dell'immensità del creato; capivo che tutti gli astri non erano che pulviscoli giranti rispetto all'immensità dell spazio, pure il pensiero d'essere confinato in questo mondo, per l'uomo così vasto, ma, in relazione cogli astri e collo spazio, vero atomo al microscopio, e il vedere al di sopra di me migliaia di mondi ignoti, rappresentanti per me bellezze e attrattive fantastiche e grandemente superiori a tutto ciò ch'è nel mondo, provavo un vivo desiderio d'una felicità non legata al misero fango della terra. E a me stesso davo la risposta: "Sei destinato ad essere assunto principe nel regno che governa il cielo". Scritto in Varie Commenti ( 436 ) " (6 votes, average: 4.17 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 22Jul 08 Sono tornato. Nuove regole per il blog Cari amici, ieri sera alle 23 il Jumbo della Qantas con il Papa, il seguito e noi giornalisti è atterrano all'aeroporto di Ciampino: siamo stati chiusi in aereo per 22 ore (anche durante lo scalo tecnico a Darwin non ci è stato permesso di scendere). Poco dopo la partenza, Benedetto XVI è venuto a salutarci e a ringraziarci per il lavoro che abbiamo svolto. Volevo dire innanzitutto a quanti che mi invitavano a moderare certi scontri delle ultime ore, che ovviamente sono stato impossibilitato a fare alcunché durante un intero giorno di volo. Ho letto tutti i commenti, e ci sono rimasto piuttosto male per la piega che hanno preso, le espressioni usate, etc. Vi comunico quindi che d'ora in avanti non intendo più lasciare spazio agli "off topic": il blog "Sacri Palazzi" non è una pubblica arena dove mettere in piazza scontri o risolvere beghe private o partire per la tangente montando polemiche. Vi chiedo dunque di intervenire rimanendo sull'argomento proposto e di cercare il più possibile di non svicolare. Vi chiedo inoltre di usare SEMPRE espressioni rispettose nei confronti di tutti. E' possibile dissentire nella maniera più radicale senza offendere colui o colei dalla quale si prendono le distanze. Fino ad oggi sono stato troppo tollerante. Scritto in Varie Commenti ( 106 ) " (18 votes, average: 3.67 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 20Jul 08 La veglia di Randwick, la messa finale Cari amici, ieri sera (in Italia era sabato pomeriggio), con Luigi Accattoli sono andato alla veglia, all'ippodromo di Randwick. Abbiamo girato tra i ragazzi accampati che attendevano Benedetto XVI. Mi hanno colpito le file di giovani davanti ai sacerdoti per le confessioni, e la presenza di famiglie con bambini. Hanno dormito nei sacchi a pelo, sotto le tende o ripari di fortuna. Ora - da voi sono le tre di notte - il Papa sta celebrando la messa conclusiva della Gmg. Nell'omelia ha detto: "Rafforzata dallo Spirito e attingendo a una ricca visione di fede, una nuova generazione di cristiani è chiamata a contribuire all'edificazione di un mondo in cui la vita sia accolta, rispettata e curata amorevolmente, non respinta o temuta come una minaccia e perciò distrutta". Scritto in Varie Commenti ( 248 ) " (15 votes, average: 3.4 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 18Jul 08 L'accoglienza di Sydney e il tassista musulmano Sul Giornale di oggi troverete due cronache dedicate agli eventi di ieri, in particolare la festa di accoglienza dei giovani al Papa e l'importante discorso che Benedetto ha rivolto loro; e un approfondimento sul tema degli aborigeni australiani, pure citati nei discorsi papali. Vi volevo raccontare un piccolo episodio accaduto sempre ieri: due volontari italiani della Gmg hanno preso un taxi nel centro di Sydney chiedendo di essere accompagnati al centro stampa, nella baia di Darling Harbour. Il tassista era un fedele musulmano. Quando è arrivato il momento di pagare, si sono sentiti rispondere: "Non mi dovete nulla, siete miei ospiti". E' un piccolo segno che bene descrive l'ottima accoglienza degli australiani nei confronti dei giovani che hanno invaso Sydney. Durante tutto il percorso che ha riportato ieri sera il Papa nella sua residenza a fianco della cattedrale, c'era una grande folla che si accalcava lungo le transenne. Cari amici, mi dispiace che per tutto ieri e tutt'oggi non sia consultabile sul nostro sito Internet il pezzo principale di cronaca che ho scritto sulla festa di accoglienza con le parole del Papa. Copio il testo come commento di questo post, che se a quest'ora avrete letto i testi di Benedetto XVI e molti altri servizi. Scritto in Varie Commenti ( 77 ) " (16 votes, average: 3 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 16Jul 08 Il Papa tra koala e serpenti Cari amici, tra qualche ora il Papa termina le due giornate di riposo a Richmond e arriva a Sydney: visiterà la cattedrale, quindi da domani si entra nel vivo della Gmg con la festa di accoglienza. Stamattina gli addetti dello zoo di Sidney hanno portato nella residenza papale un po' di fauna tipica australiana: un cucciolo di canguro, dei koala, una specie di istrice e anche un serpente. Benedetto XVI appariva molto divertito. Immagino che vedrete queste scene sui prossimi tg. Sul Giornale di oggi trovate il mio resoconto della conferenza stampa che ieri ha fatto Bagnasco. Questa mattina sono iniziate le varie catechesi per i gruppi nazionali e nel pomeriggio (qui la giornata è ormai alla fine.) si è svolta la festa degli italiani, preceduta da una breve liturgia della parola, presieduta da Bagnasco. Quella dei telefoni sembra una maledizione: è andato in tilt il sistema dell'operatore gsm a cui si "agganciano" i telefonini Tim, e per ore non siamo riusciti a comunicare neanche tra noi. Poi abbiamo scoperto che bastava selezionare un altro operatore. Scritto in Varie Commenti ( 98 ) " (20 votes, average: 2.4 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 14Jul 08 Da Sydney un abbraccio a Gianluca Apprendo dal giornale online Petrus che il suo direttore Gianluca Barile, è stato colpito da un ictus. Gli sono vicino, anche se mi trovo dall'altra parte del globo. Oggi il Papa si è riposato e noi abbiamo visitato i luoghi della Gmg. Nella cattedrale di Sydney, come sapete, c'è un pellegrino speciale che non si muoveva da Torino dal 1925, anno della sua morte prematura: è il beato Pier Giorgio Frassati, uno dei patroni della Giornata mondiale della Gioventù, davanti alla cui bara i giovani si fermano a pregare. La sua vita è un esempio di come seguendo Cristo si può trasformare il mondo iniziando da se stessi. Questo è l'articolo che ho scritto oggi sul Giornale. Scritto in Varie Commenti ( 114 ) " (11 votes, average: 5 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 13Jul 08 "Se vuoi rimanere giovane, cerca Cristo" Siamo arrivati a Sydney, dopo il lunghissimo viaggio e la sosta per il carburante a Darwin. L'aereo papale, essendo in anticipo di mezz'ora, ha girato un po' intorno per permettere alle autorità di essere presenti ad accogliere Benedetto XVI. Noi giornalisti, con un viaggio di circa un'ora di pulmann, abbiamo raggiunto il Novotel di Sidney on Darling Harbour; il seguito papale (cardinali, monsignori, etc) invece si è fermata al Sofitel, in una zona poco distante. Papa Ratzinger e il suo seguito più ristretto, invece, hanno ragiunto Richmond, un sobborgo semirurale dove si trova il centro dell'Opsu Dei che ospiterà Benedetto XVI nei tre giorni di riposo (fino a mercoledì sera) che precederanno le cerimonie della Gmg. Il Papa si è fatto precedere di qualche ora in Australia da un messaggio. Ve ne riporto un passo. "Molti giovani oggi mancano di speranza. Rimangono perplessi di fronte alle domande che si presentano loro in modo sempre più incalzante in un mondo che li confonde, e sono spesso incerti verso dove rivolgersi per trovare risposte. Vedono la povertà e l'ingiustizia e desiderano trovare soluzioni. Sono sfidati dagli argomenti di coloro che negano l'esistenza di Dio e si domandano come rispondervi. Vedono i grandi danni recati all'ambiente naturale dall'avidità umana e lottano per trovare modi per vivere in maggiore armonia con la natura e con gli altri. Dove possiamo cercare risposte? Lo Spirito ci orienta verso la via che conduce alla vita, all'amore e alla verità. Lo Spirito ci orienta verso Gesù Cristo. Vi è un detto attribuito a Sant'Agostino: "Se vuoi rimanere giovane, cerca Cristo". In lui troviamo le risposte che cerchiamo, troviamo le mete per le quali vale veramente la pena di vivere, troviamo la forza per continuare il cammino con cui far nascere un mondo migliore". Scritto in Varie Commenti ( 108 ) " (21 votes, average: 2.52 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico Post precedenti Chi sono Sono Andrea Tornielli, il vaticanista del Giornale, classe 1964, laurea in storia della lingua greca. Sono sposato e ho tre figli. Vivo tra Roma e Milano Tutti gli articoli di Andrea Tornielli su ilGiornale.it contatti Categorie Varie (229) Ultime discussioni Luisa: Da leggere anche qui : http://www.vatican.va/news_ser vices/or/or_quo/text.html#16 Luisa: Vorrei avere oggi un pensiero, e penso Andrea mi scuserà per l'off topic, per tutti i religiose e religiosi,... bruno volpe: Caro Andrea,ovviamente accolgo con piacere il tuo invito alla calma e non pubblico articoli di... GUSTAV: quando non si sa essere concreti a fatti, si va per celia, ognuno da per quel che ha Victor: E son anche assai convinto che grattando i gustavini ci scopri i cherubini. 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"Lasciateci i parroci o scendiamo in piazza" (sezione: Laici e chierici)

( da "Stampa, La" del 20-08-2008)

Argomenti: Laicita'

Retroscena Rivoli, la città che non vuole i preti bresciani Lettera in Vaticano contro la rivoluzione "Lasciateci i parroci o scendiamo in piazza" PATRIZIO ROMANO RIVOLI La protesta dei fedeli di Rivoli è arrivata in Vaticano. Dopo l'annuncio, nel giugno scorso, dell'arrivo di quattro parroci bresciani nelle parrocchie del centro storico il fermento nel mondo cattolico rivolese è cresciuto. E una decina di giorni fa è partita una lettera: destinatario, il Pontificio consiglio dei laici del Vaticano. A firmarla una decina di fedeli privati dei loro parroci: Lucia Baudano, Lauretta Borsero, Fabrizio Ferraresi, Alessandro Molinario, Giandomenico Mondo, Andrea Olocco, Miranda Pretti e Luigi Trovò. "Fedeli rappresentativi della realtà cattolica - spiega Vittoria Olocco -, aderenti a movimenti e gruppi di volontariato, dalla Conferenza di San Vincenzo al Masci, dalle Dame della Madonna della Stella al Movimento Focolari, tutti impegnati nei gruppi pastorali della città". Una lettera di fuoco quella che hanno inviato al Pontificio consiglio in cui accusano il cardinale Severino Poletto di aver "richiesto esclusivamente obbedienza ai parroci e alla comunità". "Ci ha trattati non come un gregge, ma come un branco di pecore - sbotta la Olocco -. Nessun dialogo, come al tempo di Bonifacio VIII". E di timori ne esprimono tanti. "I nuovi parroci arriveranno il 4 ottobre - spiega Lauretta Borsero -, mentre i nostri andranno via a fine agosto. Per un mese ci sarà solo l'ordinaria amministrazione e per l'anno entrante non è stata preparata nessuna attività". Non solo. "I parroci bresciani risiederanno alla Stella - continua - e le case parrocchiali e le chiese senza una presenza saranno facile preda di furti". E loro, che hanno lavorato e investito molto per rinnovare le loro chiese, temono il peggio. "A Bra e San Mauro, dove è stato fatto un esperimento analogo - puntualizza la Borsero -, si è fatto tutto con calma e condividendo, non d'imperio". Anche i parroci bresciani in arrivo sembrano perplessi. "So che un parroco, ai primi di agosto, ha fatto il giro della città con un nostro sacerdote - racconta la Olocco -, e dopo aver visto quanto sono grandi le parrocchie e quanti edifici dovranno sovrintendere si è lasciato scappare un "che Dio ci assista"". Un'operazione che sembra lasciare molto amaro in bocca a tanti. "Noi temiamo per gli anziani soli nelle loro case - prosegue la Olocco -, che hanno nel parroco una figura di riferimento e di conforto, ora rischiano di restare senza nessuno"". Una scelta nefanda, insomma. E dietro ci hanno visto una manovra politica. "Nell'imminenza delle elezioni comunali e data la ricandidatura del sindaco Guido Tallone - scrivono nella lettera - è lecito domandarsi se questa "tabula rasa" non faciliti obiettivi non "pastorali"". Ovvio il surriscaldarsi del mondo politico. "Che dire - commenta Massimo Tesio del Pdl -, le perplessità dei parrocchiani e della gente collimano con le nostre". E' amareggiato invece il sindaco. "Nessuno in buona fede - dichiara Tallone -, neanche chi ha scritto quella lettera, può pensare quelle cose: è matematicamente impossibile". Però resta alto lo scontro. Perché se questa lettera cadrà nel vuoto come quella inviata in Curia a fine giugno, i parrocchiani sono pronti a manifestare. "Certo - promette la Olocco -, sabato 4 ottobre, quando ci sarà l'insediamento ufficiale dei nuovi parroci a Santa Maria della Stella, andremo con striscioni a dire il nostro no".

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MARINA CASSI (sezione: Laici e chierici)

( da "Stampa, La" del 20-08-2008)

Argomenti: Laicita'

Intervista MARINA CASSI Paradossale, inutile e anche dannoso". C'è amarezza e persino rabbia in Dino Sanlorenzo - l'anziano leader del partito comunista traghettato con entusiasmo giovanile nel progetto del partito democratico - per il dibattito estivo che ha contrapposto, anche con durezza, varie anime del Pd e coinvolto anche il sindaco. Con una passione per la politica intatta e bruciante ammonisce: "Adesso basta: pensate a recuperare il rapporto con la gente altrimenti non vinceremo le elezioni mai più". E sul tormentone estivo sulla presenza o meno di Chiamparino alla festa dell'Unità è tranchant: "Sergio può andare o non andare, non cambia nulla. Ma certo farebbe bene a organizzare 15 assemblee nei quartieri per parlare con i cittadini, spiegare quel che sta facendo, ragionare sul programma per il 2011 e ascoltarli". Sanlorenzo - che ha iniziato la sua lunga cavalcata politica il giorno dopo la sconfitta del fronte popolare il 18 aprile del '48 - del rapporto con la gente ha fatto una icona. E adesso osserva esterrefatto il Pd e protesta: "Ma come si fa a discutere per una estate di area metropolitana; ma lo sanno che cosa risponde un torinese normale? Risponde: "Grazie, la metro va bene com'è". E annuncia una lettera al segretario Morgando per invitarlo a dare una scossa alla attività del Pd. A proposito di Morgando come lo giudica? "Prima mi faccia dire una cosa fondamentale: un partito esiste solo se fa. Se non fa, ma discute, è un club". Scusi, ma si stava parlando di Morgando. "Non è una cattiva persona. Quando ero presidente del Consiglio regionale era un eccellente funzionario; con lui abbiamo fatto il libro contro il terrorismo". E' passato un po' di tempo; e adesso? "Morgando non ha mai diretto nulla. Pensa a un partito come la Dc. Ma le correnti Dc, oltre alle clientele, erano centri studi, intellettuali, idee, presenza nella società". Invece? "E invece lui pensa a un partito che debba esser fatto di gruppi: gli ex Dc, gli ex Pd, gli amici di Bindi, Esposito, Placido. Per lui vanno bene 50-60 gruppi, non li gestisce. Convoca i capi bastone e decide con loro come è stato per le candidature alle politiche". Non va? "Ma come può andare bene? Ha in testa un partito così leggero da essere evanescente. Ha lasciato crescere un gruppo come quello di Esposito e Placido con una mistura tra ex Ds e ex Popolari che dettano la linea". E' così modesta la nomenclatura del Pd piemontese? "C'è un declassamento generale del gruppo dirigente. D'altronde i migliori sono impegnati nei governi locali o come Fassino a occuparsi di esteri". Non c'è proprio nessuno in questo Pd che lei apprezzi? "Ma certo che ci sono. Stanno nei circoli, nelle zone. Ci sono giovani bravi cattolici e non che credono nella politica". Allora il rinnovamento è assicurato? "No. Potrebbero emergere se ci fosse una vera vita democratica, ma non è così, mai nessuno chiede il loro parere o li coinvolge". Fassino nega che le turbolenze torinesi costituiscano un caso Torino nel Pd. Lei invece pensa che le cose qui siano più difficile che altrove? "Sì. Qui il Pd è nato sulla base di uno scontro individuale anche feroce. E i ex Ds hanno fatto un errore". Quale? "Quando una parte dei cattolici non ha accettato il candidato proposto, Susta, dovevamo presentare una nostra candidatura. Voglio essere chiaro: era giusto che il segretario regionale fosse cattolico. Se era così tutti dovevamo votarlo, ma quando loro si sono divisi e i candidati sono diventati due la faccenda è cambiata". Torniamo all'oggi; adesso che cosa farebbe se governasse il partito? "Sono stato in ospedale a lungo e lì la gente parlava dei pochi soldi che ha a disposizione, vado al mercato e accade lo stesso con i genitori che lamentano la precarietà dei figli. Il governo non è più in luna di miele e a settembre avrà i suoi bei problemi con la crisi". E allora? "E allora partiamo da quello che c'è: Veltroni ha lanciato la campagna per raccogliere 5 milioni di firme contro il governo. A Torino qualcuno di quelli che stanno dibattendo sta organizzando la raccolta che poi è un modo per parlare con la gente? Non mi pare". Quanto rimpiange il Pci? "Non sono un trapassato. Ma rimpiango un partito capace di idee, programma, contenuti. Capace di stare nella società, ascoltarla, magari cambiarla. O almeno di provarci".

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Viguzzolo, i parrocchiani "Vogliamo spiegazioni" (sezione: Laici e chierici)

( da "Stampa, La" del 20-08-2008)

Argomenti: Laicita'

La vicenda delle quattro suore di Viguzzolo alimenta nuove polemiche in paese e nella diocesi di Tortona. Suor Loretta e le sorelle Maddalena, Francesca e Domenica, tutte facenti parte della congregazione delle Suore della Carità, a settembre, saranno trasferite in altra sede. Con la chiusura della casa filiale del paese, finirà la loro opera di assistenza domiciliare agli anziani che le ha fatte molto apprezzare. Dopo la proposta del sindaco di Castelnuovo Scrivia, Gianni Tagliani, di mettere a disposizione uno spazio in città per le quattro suore, stavolta sono i parrocchiani di Viguzzolo a dire la loro, chiamando direttamente in causa sia la diocesi di Tortona, con il vescovo Martino Canessa, sia il parroco del paese, don Gino Bava con il suo presunto tradizionalismo religioso, oltre a ringraziare Tagliani per la sua disponibilità. Tra don Bava e le sorelle sarebbe emersa quella che è stata definita una "incompatibilità pastorale" della quale i credenti viguzzolesi chiedono conto: "Don Bava deve spiegare qual era il suo progetto pastorale nel quale inserire l'apostolato delle religiose, dal momento che si era prodigato per farle venire in paese. Le incompatibilità non erano sanabili con un confronto costruttivo e chiarificatore? Il parroco, e non la Congregazione, al momento dell'arrivo delle suore, nel 2004, aveva sollecitato la comunità parrocchiale a contribuire economicamente alla ristrutturazione della casa e la costruzione ex novo della cappella. Da settembre che ne sarà di queste strutture?". I parrocchiani affermano di aver cercato fin dal 2006 contatti con il vescovo per affrontare lo spinoso problema senza però aver ottenuto alcuna risposta e proseguono: "Le suore, pur con tutto il bene che hanno fatto, sono il capro espiatorio. Senza risposte credibili i nostri dubbi rimangono: che fine sta facendo la Chiesa del Concilio Vaticano II? Quale sostegno viene offerto alle coppie e alle famiglie cristiane, quale conforto ai nuclei familiari con problemi, malattie, lutti, difficoltà? Il ruolo dei laici a Viguzzolo si basa solo sulla collaborazione di pochi e sulla cieca obbedienza di tutti gli altri?". E' sorta una situazione che, secondo i parrocchiani, dà un'immagine infelice del paese. Nessun commento da parte del parroco.

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Paradossale, inutile e anche dannoso . C'è amarezza e persino rabbia in Dino Sanloren (sezione: Laici e chierici)

( da "Stampa, La" del 20-08-2008)

Argomenti: Laicita'

Paradossale, inutile e anche dannoso". C'è amarezza e persino rabbia in Dino Sanlorenzo - l'anziano leader del partito comunista traghettato con entusiasmo giovanile nel progetto del partito democratico - per il dibattito estivo che ha contrapposto, anche con durezza, varie anime del Pd e coinvolto anche il sindaco. Con una passione per la politica intatta e bruciante ammonisce: "Adesso basta: pensate a recuperare il rapporto con la gente altrimenti non vinceremo le elezioni mai più". E sul tormentone estivo sulla presenza o meno di Chiamparino alla festa dell'Unità è tranchant: "Sergio può andare o non andare, non cambia nulla. Ma certo farebbe bene a organizzare 15 assemblee nei quartieri per parlare con i cittadini, spiegare quel che sta facendo, ragionare sul programma per il 2011 e ascoltarli". Sanlorenzo - che ha iniziato la sua lunga cavalcata politica il giorno dopo la sconfitta del fronte popolare il 18 aprile del '48 - del rapporto con la gente ha fatto una icona. E adesso osserva esterrefatto il Pd e protesta: "Ma come si fa a discutere per una estate di area metropolitana; ma lo sanno che cosa risponde un torinese normale? Risponde: "Grazie, la metro va bene com'è". E annuncia una lettera al segretario Morgando per invitarlo a dare una scossa alla attività del Pd. A proposito di Morgando come lo giudica? "Prima mi faccia dire una cosa fondamentale: un partito esiste solo se fa. Se non fa, ma discute, è un club". Scusi, ma si stava parlando di Morgando. "Non è una cattiva persona. Quando ero presidente del Consiglio regionale era un eccellente funzionario; con lui abbiamo fatto il libro contro il terrorismo". E' passato un po' di tempo; e adesso? "Morgando non ha mai diretto nulla. Pensa a un partito come la Dc. Ma le correnti Dc, oltre alle clientele, erano centri studi, intellettuali, idee, presenza nella società". Invece? "E invece lui pensa a un partito che debba esser fatto di gruppi: gli ex Dc, gli ex Pd, gli amici di Bindi, Esposito, Placido. Per lui vanno bene 50-60 gruppi, non li gestisce. Convoca i capi bastone e decide con loro come è stato per le candidature alle politiche". Non va? "Ma come può andare bene? Ha in testa un partito così leggero da essere evanescente. Ha lasciato crescere un gruppo come quello di Esposito e Placido con una mistura tra ex Ds e ex Popolari che dettano la linea". E' così modesta la nomenclatura del Pd piemontese? "C'è un declassamento generale del gruppo dirigente. D'altronde i migliori sono impegnati nei governi locali o come Fassino a occuparsi di esteri". Non c'è proprio nessuno in questo Pd che lei apprezzi? "Ma certo che ci sono. Stanno nei circoli, nelle zone. Ci sono giovani bravi cattolici e non che credono nella politica". Allora il rinnovamento è assicurato? "No. Potrebbero emergere se ci fosse una vera vita democratica, ma non è così, mai nessuno chiede il loro parere o li coinvolge". Fassino nega che le turbolenze torinesi costituiscano un caso Torino nel Pd. Lei invece pensa che le cose qui siano più difficile che altrove? "Sì. Qui il Pd è nato sulla base di uno scontro individuale anche feroce. E i ex Ds hanno fatto un errore". Quale? "Quando una parte dei cattolici non ha accettato il candidato proposto, Susta, dovevamo presentare una nostra candidatura. Voglio essere chiaro: era giusto che il segretario regionale fosse cattolico. Se era così tutti dovevamo votarlo, ma quando loro si sono divisi e i candidati sono diventati due la faccenda è cambiata". Torniamo all'oggi; adesso che cosa farebbe se governasse il partito? "Sono stato in ospedale a lungo e lì la gente parlava dei pochi soldi che ha a disposizione, vado al mercato e accade lo stesso con i genitori che lamentano la precarietà dei figli. Il governo non è più in luna di miele e a settembre avrà i suoi bei problemi con la crisi". E allora? "E allora partiamo da quello che c'è: Veltroni ha lanciato la campagna per raccogliere 5 milioni di firme contro il governo. A Torino qualcuno di quelli che stanno dibattendo sta organizzando la raccolta che poi è un modo per parlare con la gente? Non mi pare". Quanto rimpiange il Pci? "Non sono un trapassato. Ma rimpiango un partito capace di idee, programma, contenuti. Capace di stare nella società, ascoltarla, magari cambiarla. O almeno di provarci".

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La guerra santa vuole unificare le trincee, da Algeri a Kabul (sezione: Laici e chierici)

( da "Unita, L'" del 21-08-2008)

Argomenti: Laicita'

Stai consultando l'edizione del ANIS RAHMANIIl direttore del giornale algerino che si occupa di fondamentalismo islamico esamina l'ondata terroristica di questi giorni "La guerra santa vuole unificare le trincee, da Algeri a Kabul" di Umberto De Giovannangeli "Ogni scenario di guerra jihadista ha una sua specificità. Ma è altrettanto vero che dall'Algeria all'Iraq, dall'Afghanistan al Pakistan c'è un filo conduttore che non va sottovalutato: il tentativo di unificare in un unico fronte le "trincee" mediorientali con quelle del Maghreb e dell'Afghanistan". A sostenerlo è uno dei più autorevoli studiosi dei movimenti integralisti e jiahidaisti islamici: Anis Rahmani, direttore del quotidiano algerino specializzato in movimenti integralisti, "Ennahar". Per ciò che riguarda l'ondata di attacchi terroristici che ha investito l'Algeria, essa, rimarca Rahmani, "è il segno che la strategia della Riconciliazione perseguita dal presidente Bouteflika è finita da tempo e che il confronto con i gruppi jihadisti è ritornato sul terreno di sempre: quello militare". "Quella messa in atta dai gruppi che fanno riferimento alla galassia qaedista - sottolinea Rahmani - è una strategia di attacco che mira a destabilizzare non solo l'Algeria ma l'intera area del Maghreb". L'Algeria è di nuovo al centro di una impressionante offensiva terroristica. Quale lettura dare a questi attacchi? "È una lettura duplice: da un lato, questa offensiva dimostra che la strategia politica della Riconciliazione attuata da Bouteflika è giunta da tempo al capolinea; dall'altro lato, siamo di fronte ad una strategia mirata alla destabilizzazione non solo dell'Algeria ma dell'intero Maghreb". Cosa significa che la politica di Riconciliazione perseguita dal presidente Bouteflika è giunta al capolinea? "Significa che ora la parola d'ordine è tornata ad essere quella della guerra al terrorismo. Ogni mezzo viene fornito alle forze di sicurezza per raggiungere questo obiettivo". Con quali risultati? "Significativi. Gli ultimi attacchi sono anche una risposta all'azione in profondità dell'esercito che negli ultimi mesi ha eliminato una decina di terroristi tra cui diversi emiri. L'iniziativa dell'esercito se non ha debellato i gruppi qaedisti ne ha comunque circoscritto il raggio d'azione: i gruppi armati continuano infatti a colpire nel triangolo Bouira-Boumerdes, Tizi Ouzou senza riuscire ad estendere in altre zone il loro raggio d'azione". C'è una strategia regionale che muove le fila dell'offensiva terroristica? "L'obiettivo è chiaro e sono gli stessi documenti o proclami qaedisti, veicolati soprattutto attraverso Internet, a evidenziarlo: è quello di unificare la "trincea" jihadisti mediorientale, a partire dall'Iraq, con quella dell'Afghanistan e del Maghreb. Se così è, va da sé che la risposta non può essere frammentata ma deve mettere in campo un comune lavoro di intelligence". Questa strategia è solo militare? "No, deve combinare necessariamente l'aspetto militare e di intelligence con quello della politica. Perché è anche su questo terreno che si sconfiggono i gruppi jihadisti, cercando di svuotare quel "mare" di insoddisfazione e di malessere sociale, di frustrazione e di assenza di futuro per le giovani generazioni, in cui i jihadisti cercano di far proselitismo, ricordando peraltro all'Occidente che il primo obiettivo da colpire per gli integralisti in armi è l'Islam laico, moderato, quello che cerca di coniugare modernità e tradizione. Il migliore aiuto che si potrebbe dare ai jihadisti è demonizzare, criminalizzandolo l'Islam in quanto tale erigendo nuovi Muri di ostilità". Dall'Algeria all'Afghanistan, passando per il Pakistan. C'è una sola regia dietro questa nuova ondata di attacchi terroristici? "Sbaglia chi considera Al Qaeda come una organizzazione piramidale e verticistica. Non è più così. Ormai da tempo, Al Qaeda è il "marchio" di una rete di organizzazioni, gruppi e movimenti, ognuno dei quali mantiene la propria autonomia operativa e cerca di calare l'ideologia jihadista nel proprio specifico. Al Qaeda offre semmai una copertura mediatica unificante e un riferimento ideologico che è quello del Jihad globalizzato contro l'Occidente "crociato" e i regimi arabi e musulmani "apostati". In questa chiave, lo stesso Osama Bin Laden non ricopre più il ruolo dello stratega, ma quello di predicatore. In molte realtà, peraltro, Al Qaeda si configura - penso alla Somalia - come un vero e proprio anti-Stato in grado di controllare, anche attraverso alleanze tribali, fette di territorio. Un sistema che va spezzato "conquistando" con gli strumenti della politica e del benessere economico quelle popolazioni locali che vedono ancora l'Occidente come portatore di guerra e non di giustizia ed emancipazione. È il caso dell'Afghanistan: la sconfitta dei Talebani non potrà mai essere solo affidata alle armi. Il banco di prova si chiama ricostruzione".

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Famiglia Cristiana, il <tradimento> delle parrocchie (sezione: Laici e chierici)

( da "Corriere della Sera" del 21-08-2008)

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Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Politica - data: 2008-08-21 num: - pag: 15 categoria: REDAZIONALE Religione e politica Il settimanale paolino e la "scomunica" del vescovo Maggiolini. Il vicario di Tettamanzi: voce libera, va promossa Famiglia Cristiana, il "tradimento" delle parrocchie Da Torino a Bari, sempre meno le chiese che la vendono. E qualche sacerdote: meglio diffondere "Avvenire" ROMA - "Sì, ce l'abbiamo qualche famiglia cristiana. Come? Ah, la rivista. Qualche copia". L'attacco di Famiglia Cristiana su governo e fascismo che rinasce fa ancora chiasso, ma nelle sacrestie si fatica a trovarne l'eco. E girando per le parrocchie si scopre che l'appello lanciato da monsignor Maggiolini ai parroci di non esporre Famiglia Cristiana non avrà grosse conseguenze. All'ombra delle candele votive si è già consumata una rivoluzione silenziosa. "Quando ero un prete giovane - racconta don Luigi, parroco di S. Massimiliano Kolbe a Roma - Famiglia Cristiana era molto in voga. Poi non ha fatto più notizia. Ora è risalita agli altari della cronaca. Ma non la vendo: c'è l'edicola". "Nelle parrocchie vendiamo il 40% delle copie, il 40% va nelle edicole, e il 20% per abbonamento - spiega il direttore di Famiglia Cristiana, don Antonio Sciortino - il calo c'è, ma come in tutti i periodici. E prepariamo il rilancio anche rivedendo la rete di vendita ". Ce n'è bisogno. Padre Stefano di S. Maria delle Grazie a Milano lo dice: "Ci vorrebbe il personale. Noi la possiamo vendere giusto se dà il calendario del Papa o a Natale". Ma come? Non si mette sul banco della "buona stampa" confidando che, nella casa di Dio, i clienti non ne arraffino copie gratis? "Prima. Ora, con tutta la gente che c'è a chiedere l'elemosina, non è più prudente". "Ci vuole una persona ferma lì", spiega monsignor Provasi, arciprete a Monza. E c'è chi lamenta: "Ci chiedevano di pagare anche le copie che poi non riuscivamo a vendere". Don Pino, parroco a Roma, è più severo: "Non vendo questi giornali perché parlano in puro ecclesialese. Ci vorrebbe un colpo d'ala. Ma gli opinion leader della propria impresa, i parroci, la Chiesa non li consulta mai: il culto deve rimanere nel tabernacolo ". Padre Franco, parroco di Santa Brigida a Napoli, rivaluta le polemiche: "Questi momenti di crisi fanno risvegliare le coscienze. Qualche copia continueremo ad averla per questo ". Monsignor Cattaneo, ora vicario del cardinal Tettamanzi, ma fino a pochi mesi fa parroco a Cinisello Balsamo, boccia monsignor Maggiolini: "Dobbiamo leggere solo il bollettino vaticano? Ne servirebbero di voci libere e coraggiose come Famiglia Cristiana. Il cattolico è per il dibattito aperto. Il Papa parla due volte a settimana, non ha bisogno di interpreti". "La gente non la vuole perché non è interessante - sostiene invece don Franco, parroco di Madonna della Tosse a Firenze -. In bacheca appendo le notizie dell'agenzia cattolica Adista". "Non ne caldeggio l'acquisto come faccio per Avvenire " ammette don Cattaneo, dei Ss. Angeli Custodi di Torino. In altri casi l'addio è senza rancore. "C'erano solo due o tre persone che la chiedevano e l'abbiamo tolta", racconta il parroco di S. Cecilia a Bari. Don Nello, di San Pietro Apostolo a Baronissi (Salerno) interpreta: "La famiglia non è più quella del focolare: ognuno compra la propria rivista, o clicca le notizie su Internet ". Don Giuseppe di Verona la apprezza "perché non cavalca l'onda montante del "volemose bene"", ma non ne vende molte. Ai Santi Michele e Biagio di Cantù don Sergio è sulle 15 copie a settimana: "Solo gli anziani la comprano qui. Gli altri si abbonano". Paolo Airaghi è un volontario. La vende da 35 anni: "Ora ne acquistano 30 copie, quando ho iniziato 150. Molti la prendono in edicola perché esce al mercoledì. Altri perché l'edicolante, vendendola, continui ad esporla in bella vista". Monsignor Flavio, di San Pio X a Roma, da sociologo, annota: "Alcuni vengono in parrocchia solo per comprarla. Altri che frequentano magari non l'acquistano. è una buona rivista popolare. Le critiche? Arrivano spesso anche al Papa da chi si professa ateo. è come se chi non sa cucinare uno spaghetto si improvvisasse chef". Virginia Piccolillo Direttore Don Antonio Sciortino, della Società San Paolo, è alla guida del settimanale cattolico Famiglia Cristiana dal 1999 \\ Don Sciortino "Nelle chiese vendiamo il 40%, il resto in edicola e per abbonamento. Il calo c'è, come per tutti, ma prepariamo il rilancio".

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Pantheon, sui tetti spunta una nuova casa - renata mambelli (sezione: Laici e chierici)

( da "Repubblica, La" del 22-08-2008)

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Pagina III - Roma Pantheon, sui tetti spunta una nuova casa Costruita su un antico palazzo del Vaticano. E ora oscura la vista di San Pietro L'edificio Maffei Marescotti ospita anche l'Opera Romana Pellegrinaggi La risposta: lavori di ristrutturazione e manutenzione delle capriate e delle terrazze RENATA MAMBELLI I tetti di Roma, si sa, non sono più quelli di una volta. Se si sale su una delle tante terrazze si scoprono, tra i profili di palazzi e chiese, sfiatatoi dell'aria condizionata, roof garden di alberghi, canne fumarie di ristoranti, gabbie di ascensori. Tutti, o quasi, fatti però con attenzione ai vincoli fissati dalla soprintendenza oppure, è forse la maggioranza dei casi, condonati. Fa un certo effetto però scoprire a poche decine di metri alla cupola del Pantheon una sopraelevazione che la eguaglia in altezza, e, soprattutto, affianca alle linee perfette del tempio romano un manufatto che sembra una pizzeria di quelle che sbucano all'improvviso sui litorali italiani, con finestroni, tettoia e un comignolo da friggitoria. Non è bello, non è senz'altro nei canoni che sarebbero da rispettare, visto che questi sono i tetti del centro di Roma, ma non è neppure abusivo. La "pizzeria", infatti, è una sopraelevazione appena costruita - i lavori sono stati fatti quest'estate - nell'antico palazzo Maffei Marescotti, di proprietà del Vaticano, che ospita, all'indirizzo di via della Pigna 13 a, uffici del Vicariato di Roma tra cui l'Opera Romana Pellegrinaggi, che proprio qui ha la sua prestigiosa sede. Ad accorgersi dell'obbrobrio nato come un fungo nell'arco dell'estate sono stati gli abitanti delle case di via del Gesù e di piazza della Pigna. Anche perché da tempo tengono d'occhio il complesso di via della Pigna 13 a. "Ogni anno ne cresce un pezzo nuovo", ci dice una delle inquiline che ha denunciato la cosa al nostro giornale e che ci chiede l'anonimato, "comincio ad essere davvero preoccupata: cosa altro si inventeranno in futuro?" L'assalto al cielo da parte dei proprietari di palazzo Maffei Marescotti infatti non è di oggi. Già nel 2001 gli abitanti della zona erano insorti contro l'innalzamento, sopra il tetto del palazzo, di un nuovo piano sormontato da una grande terrazza, un giardino pensile. Lettere di protesta sono partite all'indirizzo del cardinale Ruini, allora vicario del Papa, di mons. Liborio Andreatta, amministratore delegato dell'Opera Romana Pellegrinaggi, addirittura del Papa. Senza nessun riscontro. I lavori del giardino pensile sono continuati, una parte degli abitanti di via del Gesù ha visto per sempre tagliata a metà la cupola di San Pietro di cui godevano la vista. Alle nostre domande si è risposto, da parte dell'amministrazione del palazzo di via della Pigna 13 a, che effettivamente questa estate sono stati fatti lavori nel complesso Maffei Marescotti: si è trattato, ci hanno detto, di lavori di ristrutturazione e manutenzione delle capriate e delle terrazze. Ma non ci è stato spiegato se questi lavori hanno portato alla modifica della cubatura degli ambienti da ristrutturare. Palazzo Maffei Marescotti fa parte del patrimonio della Santa Sede che, con il nuovo Concordato, ha ottenuto l'extraterritorialità per le sue proprietà nella capitale, che è come se fossero, per quanto riguarda leggi e regole, all'interno delle mura vaticane. Questo palazzo è oggi del Vicariato di Roma che vi ha collocato, negli anni, una grande quantità di associazioni, centri diocesani e organizzazioni. Tra le altre associazioni della scuola cattolica, come la Fidae e la Fism, il Movimento Lavoratori di Azione Cattolica, l'Associazione Amici della Caritas di Roma, l'Unitalsi, la Ctg, la Federazione Società di San Vincenzo De Paoli, gli uffici commerciali del quotidiano Avvenire, l'Ucai, cioè gli artisti cattolici, e una galleria d'arte da loro ispirata, la Galleria La Pigna. E, soprattutto, l'Opera Romana Pellegrinaggi, che dell'intero palazzo occupa tre piani. Racconta la vulgata degli abitanti di via del Gesù che quella terrazza con giardino pensile sia usata proprio dall'Opera Pellegrinaggi nelle notti romane per party e incontri di lavoro. Non siamo in grado di confermare queste dicerie. Ma resta comunque una domanda: quella specie di pizzeria che si staglia a pochi metri dal Pantheon, a qualunque uso sia destinata, bisognava proprio costruirla? Questo schiaffo al panorama di Roma andava proprio dato?.

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Più peso ai componenti laici Il nodo di una nuova Disciplinare (sezione: Laici e chierici)

( da "Unita, L'" del 22-08-2008)

Argomenti: Laicita'

Stai consultando l'edizione del Più peso ai componenti laici Il nodo di una nuova Disciplinare Un Consiglio Superiore della Magistratura interamente rinnovato, sia nella composizione che nelle attribuzioni, è quello che sarebbe previsto nella riforma ancora allo studio negli uffici del ministero della Giustizia. E a Palazzo dei Marescialli potrebbe diventare molto più pesante il peso della componente "laica. Particolarmente delicato il nodo relativo alla Disciplinare. Secondo quanto trapelato, infatti, è allo studio una soluzione che "sganci" la sezione dal Csm con la previsione di un nuovo organismo "meno corporativo". Allo studio inoltre nuovi meccanismi di progressione di carriera per concorso e non per anzianità. Consiglio superiore.

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Nelle Valli Valdesi un Sinodo per sole donne (sezione: Laici e chierici)

( da "Stampa, La" del 22-08-2008)

Argomenti: Laicita'

Esame di fede per tre candidate pastore all'assemblea che si apre a Torre Pellice Nelle Valli Valdesi un Sinodo per sole donne Solo donne candidate al ministero pastorale e non è una sorpresa per chi non pone nessuna barriera di genere a nessun livello e che giusto l'anno scorso, la prima pastora, Gianna Sciclone, ha festeggiato 40 anni di ministero. Come nemmeno deve stupire che i probabili argomenti che verranno dibattuti saranno temi caldi come la "tolleranza zero" del governo sulla criminalità legata, a loro giudizio, in modo improprio e pericoloso all'immigrazione. Oppure temi bioetici a partire dai laceranti dilemmi che suscita la vicenda di Eluana Englaro. Temi affrontati sempre con un profondo spirito laico, rispettoso dell'opinione di tutti ma soprattutto della libertà del singolo. E' anche per questi motivi, o soprattutto per questo, che il Sinodo valdese che si apre domenica a Torre Pellice per protrarsi per tutta la prossima settima, ha un peso non indifferente nel dibattito politico culturale nonostante i valdesi siano in Italia poco più di 30 mila, metà dei quali nelle cosiddetti Valli Valdesi. E' probabile che anche quest'anno in platea siederanno un segretario di partito come il rifondarolo Paolo Ferrero, oppure senatori del Popolo della Libertà come Lucio Malan, entrambi membri della Chiesa Evangelica valdese. Dunque il Sinodo delle Chiese Valdesi e Metodiste partirà domenica e in questi giorni il lavoro più importante lo sta facendo la Commissione d'esame che, passata a setaccio tutta la documentazione e il lavoro di un anno, sta scrivendo la propria relazione che indicherà gli argomenti da dibattere durante il Sinodo. Maria Bonafede, moderatore della Tavola da un paio d'anni e che al termine del Sinodo dovrà essere riconfermata, ha dichiarato che i temi più importanti dell'imminente sessione "saranno quelli legati alla predicazione e alla testimonianza delle nostre chiese valdesi e metodiste in Italia affrontato da molti punti di vista. Siamo una realtà numericamente irrilevante, eppure esistiamo anche come piccolo avamposto di un pensiero e di una fede secolare e rilevante nel mondo e in Europa". "Poi - aggiunge la pastora Bonafede - ci sono i temi legati alla vita del paese a questa impressionante "tolleranza zero" legata in modo improprio e pericoloso all'immigrazione. Penso che le chiese debbano vigilare e diffondere una cultura che valorizzi le differenze, l'accoglienza e l'ospitalità. Non siamo ingenui e non possiamo esserlo, ma c'è una brutta aria e il razzismo è figlio di una combinazione di indifferenza, egoismo e paura e noi abbiamo molti strumenti per combatterlo". Dicevamo delle donne candidate al ministero pastorale. Quest'anno, infatti, saranno solo Giuseppina Bagnato, Joylin Galapon e Caterina Griffante a sostenere domattina davanti al Corpo pastorale il loro esame di fede. Domenica, prima del culto di apertura, le tre candidate saranno presentate ai membri del Sinodo per la loro sottoscrizione alla Confessione di fede. \.

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Tra le novità del Meeting c'è "Ratzinger professore" (sezione: Laici e chierici)

( da "Giornale.it, Il" del 22-08-2008)

Argomenti: Laicita'

Tra i libri novità che saranno presentati al Meeting di Rimini, che si apre domenica, c'è un volume scritto da Gianni Valente, giornalista di "Trentagiorni", dedicato a Ratzinger professore (edizioni San Paolo). Il volume arriverà in libreria a settembre, ma le prime copie fresche di stampa saranno portate a Rimini. Posso assicurarvi che è un volume che vale la pena leggere, per capire meglio Joseph Ratzinger, il suo lavoro teologico, il suo sguardo sulla Chiesa. E anche per smentire certi schemi che lo vorrebbero dipingere come un "pentito" del Concilio Vaticano II. Scritto in Varie Commenti ( 5 ) " (1 votes, average: 5 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 15Aug 08 Buon Ferragosto con le parole di Papa Luciani Voglio augurare a tutti i naviganti del blog una buona festa dell'Assunta. Sono tornato dalla Spagna, ma non ho ancora ripreso a lavorare (due giorni fa ho pubblicato un'intervista a mons. Negri sulla polemica di Famiglia Cristiana contro il governo Berlusconi, che potete leggere cliccando nell'apposito link sotto la foto, ma era una richiesta una tantum della direzione). Ieri sera ero a Canale d'Agordo, dove, insieme alla collega ed amica Stefania Falsaca, giornalista di Trentagiorni, abbiamo raccontato lo stato della causa di beatificazione di Papa Luciani. L'incontro si è svolto nella chiesa parrocchiale, su invito del parroco don Sirio e del sindaco. Come sapete sono molto legato alla figura di questo grande Papa, l'importanza del cui pontificato - per usare le parole di Giovanni Paolo II - è "inversamente proporzionale alla sua durata". Durante un'udienza del mercoledì, Giovanni Paolo I disse: "Io rischio di dire uno sproposito. ma lo dico. Il Signore ama tanto l'umiltà che a volte permette dei peccati gravi. Perché? Perché quelli che li hanno comessi, questi peccati, dopo pentiti, restino umili. Non vien voglia di credersi mezzi angeli quando si sa di aver commesso delle mancanze gravi. Il Signore ha tanto raccomandato: siate umili. Anche se avete fatto delle grandi cose dite: siamo servi inutili". Scritto in Varie Commenti ( 137 ) " (12 votes, average: 4.33 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 03Aug 08 La messa in ambrosiano antico: a Milano qualcosa si muove Interrompo il silenzio della vacanza grazie a una gita di vetiquattr'ore a Barcellona (dove c'è facilità di collegamento) per rilanciare una notizia che farà piacere a molti navigatori del blog. Grazie al dialogo intrapreso tra il movimento liturgico benedettiano e la Curia di Milano sta per iniziare una nuova celebrazione in rito ambrosiano antico (secondo il messale del 1954) oltre a quella concessa a suo tempo dal cardinale Martini e tutt'oggi celebrata la domenica nella chiesa del Gentilino. Scritto in Varie Commenti ( 279 ) " (16 votes, average: 4.13 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 29Jul 08 Avviso urgente ai naviganti (dalla Spagna) Cari amici, mi trovo in vacanza in una zona della Spagna dove c'è una copertura scarsissima di rete e non riesco a collegarmi (ora lo sto facendo stando seduto sui gradini della splendida cattedrale gotica di Girona, che ho appena visitato): per questo non mi è possibile intervenire o sbloccare i commenti in moderazione. Chiedo scusa a tutti e vi do appuntamento al 12 agosto, quando sarò di ritorno! Scritto in Varie Commenti ( 80 ) " (5 votes, average: 3.4 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 25Jul 08 Quel "vivo desiderio" di felicità Cari amici, da domani sono in vacanza. Vi auguro di trascorrere una buona estate con queste parole scritte da Giovanni Battista Montini a diciassette anni: Una volta camminando di sera guardavo le stelle del firmamento e procuravo che la mia mente fosse compresa dell'immensità del creato; capivo che tutti gli astri non erano che pulviscoli giranti rispetto all'immensità dell spazio, pure il pensiero d'essere confinato in questo mondo, per l'uomo così vasto, ma, in relazione cogli astri e collo spazio, vero atomo al microscopio, e il vedere al di sopra di me migliaia di mondi ignoti, rappresentanti per me bellezze e attrattive fantastiche e grandemente superiori a tutto ciò ch'è nel mondo, provavo un vivo desiderio d'una felicità non legata al misero fango della terra. E a me stesso davo la risposta: "Sei destinato ad essere assunto principe nel regno che governa il cielo". Scritto in Varie Commenti ( 437 ) " (7 votes, average: 4.29 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 22Jul 08 Sono tornato. Nuove regole per il blog Cari amici, ieri sera alle 23 il Jumbo della Qantas con il Papa, il seguito e noi giornalisti è atterrano all'aeroporto di Ciampino: siamo stati chiusi in aereo per 22 ore (anche durante lo scalo tecnico a Darwin non ci è stato permesso di scendere). Poco dopo la partenza, Benedetto XVI è venuto a salutarci e a ringraziarci per il lavoro che abbiamo svolto. Volevo dire innanzitutto a quanti che mi invitavano a moderare certi scontri delle ultime ore, che ovviamente sono stato impossibilitato a fare alcunché durante un intero giorno di volo. Ho letto tutti i commenti, e ci sono rimasto piuttosto male per la piega che hanno preso, le espressioni usate, etc. Vi comunico quindi che d'ora in avanti non intendo più lasciare spazio agli "off topic": il blog "Sacri Palazzi" non è una pubblica arena dove mettere in piazza scontri o risolvere beghe private o partire per la tangente montando polemiche. Vi chiedo dunque di intervenire rimanendo sull'argomento proposto e di cercare il più possibile di non svicolare. Vi chiedo inoltre di usare SEMPRE espressioni rispettose nei confronti di tutti. E' possibile dissentire nella maniera più radicale senza offendere colui o colei dalla quale si prendono le distanze. Fino ad oggi sono stato troppo tollerante. Scritto in Varie Commenti ( 106 ) " (18 votes, average: 3.67 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 20Jul 08 La veglia di Randwick, la messa finale Cari amici, ieri sera (in Italia era sabato pomeriggio), con Luigi Accattoli sono andato alla veglia, all'ippodromo di Randwick. Abbiamo girato tra i ragazzi accampati che attendevano Benedetto XVI. Mi hanno colpito le file di giovani davanti ai sacerdoti per le confessioni, e la presenza di famiglie con bambini. Hanno dormito nei sacchi a pelo, sotto le tende o ripari di fortuna. Ora - da voi sono le tre di notte - il Papa sta celebrando la messa conclusiva della Gmg. Nell'omelia ha detto: "Rafforzata dallo Spirito e attingendo a una ricca visione di fede, una nuova generazione di cristiani è chiamata a contribuire all'edificazione di un mondo in cui la vita sia accolta, rispettata e curata amorevolmente, non respinta o temuta come una minaccia e perciò distrutta". Scritto in Varie Commenti ( 248 ) " (15 votes, average: 3.4 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 18Jul 08 L'accoglienza di Sydney e il tassista musulmano Sul Giornale di oggi troverete due cronache dedicate agli eventi di ieri, in particolare la festa di accoglienza dei giovani al Papa e l'importante discorso che Benedetto ha rivolto loro; e un approfondimento sul tema degli aborigeni australiani, pure citati nei discorsi papali. Vi volevo raccontare un piccolo episodio accaduto sempre ieri: due volontari italiani della Gmg hanno preso un taxi nel centro di Sydney chiedendo di essere accompagnati al centro stampa, nella baia di Darling Harbour. Il tassista era un fedele musulmano. Quando è arrivato il momento di pagare, si sono sentiti rispondere: "Non mi dovete nulla, siete miei ospiti". E' un piccolo segno che bene descrive l'ottima accoglienza degli australiani nei confronti dei giovani che hanno invaso Sydney. Durante tutto il percorso che ha riportato ieri sera il Papa nella sua residenza a fianco della cattedrale, c'era una grande folla che si accalcava lungo le transenne. Cari amici, mi dispiace che per tutto ieri e tutt'oggi non sia consultabile sul nostro sito Internet il pezzo principale di cronaca che ho scritto sulla festa di accoglienza con le parole del Papa. Copio il testo come commento di questo post, che se a quest'ora avrete letto i testi di Benedetto XVI e molti altri servizi. Scritto in Varie Commenti ( 77 ) " (16 votes, average: 3 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 16Jul 08 Il Papa tra koala e serpenti Cari amici, tra qualche ora il Papa termina le due giornate di riposo a Richmond e arriva a Sydney: visiterà la cattedrale, quindi da domani si entra nel vivo della Gmg con la festa di accoglienza. Stamattina gli addetti dello zoo di Sidney hanno portato nella residenza papale un po' di fauna tipica australiana: un cucciolo di canguro, dei koala, una specie di istrice e anche un serpente. Benedetto XVI appariva molto divertito. Immagino che vedrete queste scene sui prossimi tg. Sul Giornale di oggi trovate il mio resoconto della conferenza stampa che ieri ha fatto Bagnasco. Questa mattina sono iniziate le varie catechesi per i gruppi nazionali e nel pomeriggio (qui la giornata è ormai alla fine.) si è svolta la festa degli italiani, preceduta da una breve liturgia della parola, presieduta da Bagnasco. Quella dei telefoni sembra una maledizione: è andato in tilt il sistema dell'operatore gsm a cui si "agganciano" i telefonini Tim, e per ore non siamo riusciti a comunicare neanche tra noi. Poi abbiamo scoperto che bastava selezionare un altro operatore. Scritto in Varie Commenti ( 98 ) " (20 votes, average: 2.4 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 14Jul 08 Da Sydney un abbraccio a Gianluca Apprendo dal giornale online Petrus che il suo direttore Gianluca Barile, è stato colpito da un ictus. Gli sono vicino, anche se mi trovo dall'altra parte del globo. Oggi il Papa si è riposato e noi abbiamo visitato i luoghi della Gmg. Nella cattedrale di Sydney, come sapete, c'è un pellegrino speciale che non si muoveva da Torino dal 1925, anno della sua morte prematura: è il beato Pier Giorgio Frassati, uno dei patroni della Giornata mondiale della Gioventù, davanti alla cui bara i giovani si fermano a pregare. La sua vita è un esempio di come seguendo Cristo si può trasformare il mondo iniziando da se stessi. Questo è l'articolo che ho scritto oggi sul Giornale. Scritto in Varie Commenti ( 114 ) " (11 votes, average: 5 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico Post precedenti Chi sono Sono Andrea Tornielli, il vaticanista del Giornale, classe 1964, laurea in storia della lingua greca. Sono sposato e ho tre figli. Vivo tra Roma e Milano Tutti gli articoli di Andrea Tornielli su ilGiornale.it contatti Categorie Varie (230) Ultime discussioni Marcello: Personalmente del Concilio Vaticano II mi piace poco e diffido delle successive immediate conseguenze,... Alessia: Intervista concessa dal Santo Padre a Johannes Nebel. http://www.corriere.it/cron... Luisa: Dire che il Papa non è un pentito del CV II è una verita di La Palisse, vi ha partecipato e appunto perchè... Alessia: Il Papa tornerà professore dal 30 agosto al 1 settembre, quando incontrerà a Castel Gandolfo i suoi ex... bo,mario: Alessia il pensiero che esprimiva quel Papa era quello che si cerca da un Papa. Sorriso aperto, grande... Gli articoli più inviati Il voto "veltroniano" di Maria: lettera blasfema di don Farinella - 13 Emails Messe show, facciamo un catalogo? - 10 Emails Accordo tra S.Sede e lefebvriani, conto alla rovescia - 9 Emails Nasce a Roma la prima parrocchia personale in rito antico - 8 Emails Amato ai santi e il gesuita spagnolo Ladaria al Sant'Uffizio - 7 Emails Neocatecumenali, il Papa ha approvato gli statuti - 6 Emails Neocatecumenali, faranno la comunione in piedi - 6 Emails La battaglia finale - 5 Emails Dopo la messa tridentina, in Cattolica cambiano l'altare - 5 Emails Un'enciclica con l'aiuto di Marx - 5 Emails Ultime news Schwazer, marcia d'oro da 50 km Kayak: Facchin e Scaduto sono terziAfghanistan, feriti tre soldati italianiMosca sospende i rapporti con la NatoWeekend da controesodo: 9 milioni di auto in viaggioTaekwondo: Sarmiento combatte per l'oro Boxe: Russo in finale, Picardi vince il bronzo Australia, la triste fine del balenottero orfanoVia del Campo spegne le luccioleCuba, addio allo Stato sociale: "Basta sussidi a chi non lavora"Manette al "re del bisturi" Ha sfigurato 96 donneSheva: bidone al Milan Ora arriva un difensore Blog Amici Dio: pace o dominio il blog del settimanale Vita Il blog di Accattoli il blog di Fratel Ettore Il blog di Magister il blog di Marcello Foa Il blog di Marco Tosatti Il blog di Matteo L. 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Corrado: Mi scuso per la .http://blog.ilgiornale. it/tornielli/2008/07/02/roma-e -fraternita-san-pio-x-il-dialo go-va-avanti/Read "How can I tell the difference from phalaris grass that has DMT in it?" at Home & Garden The Daily P.E.E.P.: Antonio Cardinal Cañizares Llovera Abiura: Comment on Thornborn, un Dan Brown cattolico? by Rovere Thornborn, un Dan Brown cattolico?: Dan Brown cultura: lupi agnelli e Tornielli I più votati Violenze e minacce, dobbiamo vigilare - 107 Votes La comunione nella mano, la fine dell'inginocchiatoio - 57 Votes Milano e il motu proprio, la colpa è della stampa - 54 Votes La preoccupazione dei vescovi per il regime di Chavez - 51 Votes In difesa del cardinale Tettamanzi - 48 Votes Se lo storico replica: "Lei non sa chi sono io!" - 48 Votes Il Papa non andrà alla Sapienza - 42 Votes Ancora sugli statuti del Cammino, approvati dalla Chiesa - 40 Votes Il parroco trevigiano trasforma l'oratorio in moschea - 39 Votes Ebrei salvati da Pio XII: Bruno Ascoli, guardia palatina - 39 Votes Recent Posts Tra le novità del Meeting c'è "Ratzinger professore" Buon Ferragosto con le parole di Papa Luciani La messa in ambrosiano antico: a Milano qualcosa si muove Avviso urgente ai naviganti (dalla Spagna) Quel "vivo desiderio" di felicità Sono tornato. Nuove regole per il blog La veglia di Randwick, la messa finale L'accoglienza di Sydney e il tassista musulmano Il Papa tra koala e serpenti Da Sydney un abbraccio a Gianluca Pagine About Disclaimer I miei libri Pio XII. Un uomo sul trono di Pietro Pannello di controllo Login Entries RSS Comments RSS WordPress.com Photos Feed RSS di questo blog Feed RSS dei commenti al blog Il Blog di Andrea Tornielli © 2008 disclaimer Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti.

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A Tortona un grande raduno laici orionini da tutto il mondo (sezione: Laici e chierici)

( da "Stampa, La" del 22-08-2008)

Argomenti: Laicita'

CHIESA.DOMENICA PARTE IL MEETING DEI RESPONSABILI A Tortona un grande raduno laici orionini da tutto il mondo [FIRMA]MAURO FACCIOLO TORTONA Mentre nella basilica della Madonna della Guardia prosegue la novena predicata dal vescovo di Alessandria, Giuseppe Versaldi, Il conto alla rovescia è iniziato per un'altra iniziativa importante per la Chiesa tortonese, l'incontro internazionale del Movimento laicale orionino.Da domenica al 29 agosto, presente il superiore generale don Flavio Peloso, un centinaio di responsabili del Movimento, provenienti da tutto il mondo, si confronteranno a Montebello della Battaglia, visitando inoltre luoghi e località di don Orione. Il 30 e 31 l'incontro sarà allargato a tutti gli aderenti al Movimento: "Ne sono attesi altre centinaia, da tutta Italia e dalle nazioni confinanti" sottolinea Fabio Mogni, che in questi mesi ha lavorato con tanti altri per organizzare l'appuntamento. Il Movimento è un'aggregazione di laici "in cammino di comunione ecclesiale che, associati o no, vivono il carisma di don Orione" nella loro vita quotidiana, condividendo gli obiettivi della Famiglia orionina. Domenica i responsabili arriveranno a Montebello, lunedì saranno a Pontecurone, martedì a Tortona, mercoledì ancora in città, dalle suore Sacramentine, e poi all'eremo di Sant'Alberto di Butrio, giovedì e venerdì di nuovo a Tortona, con la partecipazione alle celebrazioni per la solennità della Madonna della Guardia. Sabato 30, con l'incontro allargato, ci saranno al mattino, moderate da don Giovanni D'Ercole, le relazioni di Aleyandro Blanco, don Peloso, l'arcivescovo Elio Sgreccia, Ernesto Olivero. Al pomeriggio, uno spettacolo con testimonianze di vita laicale. Domenica 31 la conclusine con una novità assoluta: la "Via Caritatis" lungo le strade di Tortona. Una sorta di Via Crucis, con 14 "stazioni" in cui si rifletterà sull'impegno sul piano sociale-laicale, culturale e religioso. La messa celebrata dall'arcivescovo Sgreccia concluderà l'incontro. Commenta Fabio Mogni: "Ci auguriamo che ci sia una buona partecipazione da parte delle comunità locali ai momenti di preghiera che saranno proposti in occasione delle visite nei luoghi di don Orione, così come ci attendiamo che Tortona risponda alla Via Caritatis". Un'innovazione che il superiore generale don Flavio Peloso vuole riproporre in altri luoghi e città dove ci sono religiosi e laici che operano nel segno di don Orione.

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La messa in ambrosiano antico: a Milano qualcosa si muove (sezione: Laici e chierici)

( da "Giornale.it, Il" del 23-08-2008)

Argomenti: Laicita'

Tra i libri novità che saranno presentati al Meeting di Rimini, che si apre domenica, c'è un volume scritto da Gianni Valente, giornalista di "Trentagiorni", dedicato a Ratzinger professore (edizioni San Paolo). Il volume arriverà in libreria a settembre, ma le prime copie fresche di stampa saranno portate a Rimini. Posso assicurarvi che è un volume che vale la pena leggere, per capire meglio Joseph Ratzinger, il suo lavoro teologico, il suo sguardo sulla Chiesa. E anche per smentire certi schemi che lo vorrebbero dipingere come un "pentito" del Concilio Vaticano II. Scritto in Varie Commenti ( 32 ) " (2 votes, average: 5 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 15Aug 08 Buon Ferragosto con le parole di Papa Luciani Voglio augurare a tutti i naviganti del blog una buona festa dell'Assunta. Sono tornato dalla Spagna, ma non ho ancora ripreso a lavorare (due giorni fa ho pubblicato un'intervista a mons. Negri sulla polemica di Famiglia Cristiana contro il governo Berlusconi, che potete leggere cliccando nell'apposito link sotto la foto, ma era una richiesta una tantum della direzione). Ieri sera ero a Canale d'Agordo, dove, insieme alla collega ed amica Stefania Falsaca, giornalista di Trentagiorni, abbiamo raccontato lo stato della causa di beatificazione di Papa Luciani. L'incontro si è svolto nella chiesa parrocchiale, su invito del parroco don Sirio e del sindaco. Come sapete sono molto legato alla figura di questo grande Papa, l'importanza del cui pontificato - per usare le parole di Giovanni Paolo II - è "inversamente proporzionale alla sua durata". Durante un'udienza del mercoledì, Giovanni Paolo I disse: "Io rischio di dire uno sproposito. ma lo dico. Il Signore ama tanto l'umiltà che a volte permette dei peccati gravi. Perché? Perché quelli che li hanno comessi, questi peccati, dopo pentiti, restino umili. Non vien voglia di credersi mezzi angeli quando si sa di aver commesso delle mancanze gravi. Il Signore ha tanto raccomandato: siate umili. Anche se avete fatto delle grandi cose dite: siamo servi inutili". Scritto in Varie Commenti ( 143 ) " (12 votes, average: 4.33 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 03Aug 08 La messa in ambrosiano antico: a Milano qualcosa si muove Interrompo il silenzio della vacanza grazie a una gita di vetiquattr'ore a Barcellona (dove c'è facilità di collegamento) per rilanciare una notizia che farà piacere a molti navigatori del blog. Grazie al dialogo intrapreso tra il movimento liturgico benedettiano e la Curia di Milano sta per iniziare una nuova celebrazione in rito ambrosiano antico (secondo il messale del 1954) oltre a quella concessa a suo tempo dal cardinale Martini e tutt'oggi celebrata la domenica nella chiesa del Gentilino. Scritto in Varie Commenti ( 279 ) " (16 votes, average: 4.13 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 29Jul 08 Avviso urgente ai naviganti (dalla Spagna) Cari amici, mi trovo in vacanza in una zona della Spagna dove c'è una copertura scarsissima di rete e non riesco a collegarmi (ora lo sto facendo stando seduto sui gradini della splendida cattedrale gotica di Girona, che ho appena visitato): per questo non mi è possibile intervenire o sbloccare i commenti in moderazione. Chiedo scusa a tutti e vi do appuntamento al 12 agosto, quando sarò di ritorno! Scritto in Varie Commenti ( 80 ) " (5 votes, average: 3.4 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 25Jul 08 Quel "vivo desiderio" di felicità Cari amici, da domani sono in vacanza. Vi auguro di trascorrere una buona estate con queste parole scritte da Giovanni Battista Montini a diciassette anni: Una volta camminando di sera guardavo le stelle del firmamento e procuravo che la mia mente fosse compresa dell'immensità del creato; capivo che tutti gli astri non erano che pulviscoli giranti rispetto all'immensità dell spazio, pure il pensiero d'essere confinato in questo mondo, per l'uomo così vasto, ma, in relazione cogli astri e collo spazio, vero atomo al microscopio, e il vedere al di sopra di me migliaia di mondi ignoti, rappresentanti per me bellezze e attrattive fantastiche e grandemente superiori a tutto ciò ch'è nel mondo, provavo un vivo desiderio d'una felicità non legata al misero fango della terra. E a me stesso davo la risposta: "Sei destinato ad essere assunto principe nel regno che governa il cielo". Scritto in Varie Commenti ( 437 ) " (7 votes, average: 4.29 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 22Jul 08 Sono tornato. Nuove regole per il blog Cari amici, ieri sera alle 23 il Jumbo della Qantas con il Papa, il seguito e noi giornalisti è atterrano all'aeroporto di Ciampino: siamo stati chiusi in aereo per 22 ore (anche durante lo scalo tecnico a Darwin non ci è stato permesso di scendere). Poco dopo la partenza, Benedetto XVI è venuto a salutarci e a ringraziarci per il lavoro che abbiamo svolto. Volevo dire innanzitutto a quanti che mi invitavano a moderare certi scontri delle ultime ore, che ovviamente sono stato impossibilitato a fare alcunché durante un intero giorno di volo. Ho letto tutti i commenti, e ci sono rimasto piuttosto male per la piega che hanno preso, le espressioni usate, etc. Vi comunico quindi che d'ora in avanti non intendo più lasciare spazio agli "off topic": il blog "Sacri Palazzi" non è una pubblica arena dove mettere in piazza scontri o risolvere beghe private o partire per la tangente montando polemiche. Vi chiedo dunque di intervenire rimanendo sull'argomento proposto e di cercare il più possibile di non svicolare. Vi chiedo inoltre di usare SEMPRE espressioni rispettose nei confronti di tutti. E' possibile dissentire nella maniera più radicale senza offendere colui o colei dalla quale si prendono le distanze. Fino ad oggi sono stato troppo tollerante. Scritto in Varie Commenti ( 106 ) " (18 votes, average: 3.67 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 20Jul 08 La veglia di Randwick, la messa finale Cari amici, ieri sera (in Italia era sabato pomeriggio), con Luigi Accattoli sono andato alla veglia, all'ippodromo di Randwick. Abbiamo girato tra i ragazzi accampati che attendevano Benedetto XVI. Mi hanno colpito le file di giovani davanti ai sacerdoti per le confessioni, e la presenza di famiglie con bambini. Hanno dormito nei sacchi a pelo, sotto le tende o ripari di fortuna. Ora - da voi sono le tre di notte - il Papa sta celebrando la messa conclusiva della Gmg. Nell'omelia ha detto: "Rafforzata dallo Spirito e attingendo a una ricca visione di fede, una nuova generazione di cristiani è chiamata a contribuire all'edificazione di un mondo in cui la vita sia accolta, rispettata e curata amorevolmente, non respinta o temuta come una minaccia e perciò distrutta". Scritto in Varie Commenti ( 248 ) " (15 votes, average: 3.4 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 18Jul 08 L'accoglienza di Sydney e il tassista musulmano Sul Giornale di oggi troverete due cronache dedicate agli eventi di ieri, in particolare la festa di accoglienza dei giovani al Papa e l'importante discorso che Benedetto ha rivolto loro; e un approfondimento sul tema degli aborigeni australiani, pure citati nei discorsi papali. Vi volevo raccontare un piccolo episodio accaduto sempre ieri: due volontari italiani della Gmg hanno preso un taxi nel centro di Sydney chiedendo di essere accompagnati al centro stampa, nella baia di Darling Harbour. Il tassista era un fedele musulmano. Quando è arrivato il momento di pagare, si sono sentiti rispondere: "Non mi dovete nulla, siete miei ospiti". E' un piccolo segno che bene descrive l'ottima accoglienza degli australiani nei confronti dei giovani che hanno invaso Sydney. Durante tutto il percorso che ha riportato ieri sera il Papa nella sua residenza a fianco della cattedrale, c'era una grande folla che si accalcava lungo le transenne. Cari amici, mi dispiace che per tutto ieri e tutt'oggi non sia consultabile sul nostro sito Internet il pezzo principale di cronaca che ho scritto sulla festa di accoglienza con le parole del Papa. Copio il testo come commento di questo post, che se a quest'ora avrete letto i testi di Benedetto XVI e molti altri servizi. Scritto in Varie Commenti ( 77 ) " (16 votes, average: 3 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 16Jul 08 Il Papa tra koala e serpenti Cari amici, tra qualche ora il Papa termina le due giornate di riposo a Richmond e arriva a Sydney: visiterà la cattedrale, quindi da domani si entra nel vivo della Gmg con la festa di accoglienza. Stamattina gli addetti dello zoo di Sidney hanno portato nella residenza papale un po' di fauna tipica australiana: un cucciolo di canguro, dei koala, una specie di istrice e anche un serpente. Benedetto XVI appariva molto divertito. Immagino che vedrete queste scene sui prossimi tg. Sul Giornale di oggi trovate il mio resoconto della conferenza stampa che ieri ha fatto Bagnasco. Questa mattina sono iniziate le varie catechesi per i gruppi nazionali e nel pomeriggio (qui la giornata è ormai alla fine.) si è svolta la festa degli italiani, preceduta da una breve liturgia della parola, presieduta da Bagnasco. Quella dei telefoni sembra una maledizione: è andato in tilt il sistema dell'operatore gsm a cui si "agganciano" i telefonini Tim, e per ore non siamo riusciti a comunicare neanche tra noi. Poi abbiamo scoperto che bastava selezionare un altro operatore. Scritto in Varie Commenti ( 98 ) " (20 votes, average: 2.4 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 14Jul 08 Da Sydney un abbraccio a Gianluca Apprendo dal giornale online Petrus che il suo direttore Gianluca Barile, è stato colpito da un ictus. Gli sono vicino, anche se mi trovo dall'altra parte del globo. Oggi il Papa si è riposato e noi abbiamo visitato i luoghi della Gmg. Nella cattedrale di Sydney, come sapete, c'è un pellegrino speciale che non si muoveva da Torino dal 1925, anno della sua morte prematura: è il beato Pier Giorgio Frassati, uno dei patroni della Giornata mondiale della Gioventù, davanti alla cui bara i giovani si fermano a pregare. La sua vita è un esempio di come seguendo Cristo si può trasformare il mondo iniziando da se stessi. Questo è l'articolo che ho scritto oggi sul Giornale. Scritto in Varie Commenti ( 114 ) " (11 votes, average: 5 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico Post precedenti Chi sono Sono Andrea Tornielli, il vaticanista del Giornale, classe 1964, laurea in storia della lingua greca. Sono sposato e ho tre figli. Vivo tra Roma e Milano Tutti gli articoli di Andrea Tornielli su ilGiornale.it contatti Categorie Varie (230) Ultime discussioni Francesco Ursino: .il silenzio, talvolta, è certamente meglio di mille parole. Nessuno vieta di fare ipotesi,... Parrocchiano: Caro Francesco.F. , per una volta tanto voglio essere serio anche io. te hai fatto bene in queste sere... Francesco.F.: Caro Tornielli, Le ripeto,non c'è alcuno spunto di polemica nelle mie posizioni e non conosco... Francesco.F.: Grazie, Tornielli per l'ulteriore chiarimento. Rimane tuttavia l'amaro in bocca per... Luisa: Chi legge i libri, numerosi, scritti su Joseph Ratzinger-Benedetto XVI, senza leggere i libri da lui scritti,... 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Corrado: Mi scuso per la .http://blog.ilgiornale. it/tornielli/2008/07/02/roma-e -fraternita-san-pio-x-il-dialo go-va-avanti/Read "How can I tell the difference from phalaris grass that has DMT in it?" at Home & Garden The Daily P.E.E.P.: Antonio Cardinal Cañizares Llovera Abiura: Comment on Thornborn, un Dan Brown cattolico? by Rovere Thornborn, un Dan Brown cattolico?: Dan Brown cultura: lupi agnelli e Tornielli I più votati Violenze e minacce, dobbiamo vigilare - 107 Votes La comunione nella mano, la fine dell'inginocchiatoio - 57 Votes Milano e il motu proprio, la colpa è della stampa - 54 Votes La preoccupazione dei vescovi per il regime di Chavez - 51 Votes In difesa del cardinale Tettamanzi - 48 Votes Se lo storico replica: "Lei non sa chi sono io!" - 48 Votes Il Papa non andrà alla Sapienza - 42 Votes Ancora sugli statuti del Cammino, approvati dalla Chiesa - 40 Votes Il parroco trevigiano trasforma l'oratorio in moschea - 39 Votes Ebrei salvati da Pio XII: Bruno Ascoli, guardia palatina - 39 Votes Recent Posts Tra le novità del Meeting c'è "Ratzinger professore" Buon Ferragosto con le parole di Papa Luciani La messa in ambrosiano antico: a Milano qualcosa si muove Avviso urgente ai naviganti (dalla Spagna) Quel "vivo desiderio" di felicità Sono tornato. 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Investire senza peccato con il fondo ethica (sezione: Laici e chierici)

( da "Repubblica, La" del 23-08-2008)

Argomenti: Laicita'

Economia Global market Investire senza peccato con il fondo Ethica Inaugurato da poco meno di tre mesi, Ethica ha già capitalizzato 4,6 milioni di euro alla Borsa di Parigi. Questo nuovo fondo azionario ha una sua particolarità: rispetta i principi etici e morali della Chiesa. Presentato a marzo, dalla Conferenza dei vescovi di Francia è il primo e unico strumento proposto alle novantacinque diocesi del paese per investire doni e prebende in azioni. Finora, le parrocchie che avevano risparmi potevano al massimo comprare titoli di stato o fondi monetari. Ethica si rivolge anche ai cattolici che vogliano guadagnare in Borsa ma senza fare peccato, un po' come gli islamici hanno già fondi rispettosi della Sharia. Nel portafoglio del nuovo fondo non figura così nessuna azienda che opera in settori o con prodotti non conformi alla religione cattolica come, per esempio, società farmaceutiche che commercializzano anticoncezionali. Secondo uno studio, soltanto 38% delle azioni quotate a Parigi sono compatibili con i precetti della Chiesa. Ma questo non preoccupa i responsabili del Fondo, che si aspettano delle ottime performances. "Staremo al passo con il mercato e speriamo di allinearci all'indice delle borse europee, Eurostoxx 50" spiega Jean-Michel Coulot, dirigente amministrativo alla Conferenza dei vescovi francesi. Un terzo delle diocesi ha già sottoscritto Ethica, tra le quali Parigi, Lione, Nanterre e Annecy. Anais Ginori [e-plus a tutto spot] Mentre il gigante semipubblico tedesco delle telecomunicazioni, Deutsche Telekom DT, affronta una fuga degli utenti e pensa di tagliare i costi chiudendo un call-center su due, uno dei più piccoli tra i suoi rivali sul mercato interno tedesco, cioè E-Plus, minaccia sia il colosso DT sia Vodafone Germania con una nuova strategia che gli sta consentendo di aumentare contro tendenza la sua quota di mercato. E-Plus ha infatti lanciato su grande scala la trasformazione della sua rete cellulare in portale diversificato per la pubblicità, e così si è inventata una nuova fonte di entrate. Al momento E-Plus è impegnata in accordi per la diffusione di pubblicità e intese di cooperazione con oltre trenta marchi e aziende, dal portale per articoli per bambini Kandy Mobile alla catena di vendita di moda New Yorker. "Il cellulare è lo strumento ideale per industria e commercio quale veicolo pubblicitario su larga scala e senza perdite". Grazie alle entrate pubblicitarie E-Plus ha sottratto clienti ai due giganti della concorrenza: ha potuto offrire ai nuovi utenti vantaggiosi contratti flat-rate. L'esperimento pare prossimo ad ampliarsi nel prossimo futuro: marchi globali della forza di Bmw hanno cominciato a mostrare concreto interesse all'uso di E-Plus come piattaforma pubblicitaria. Andrea Tarquini.

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"bene il governo ma non basta" cl lancia la sfida del dialogo - marco marozzi (sezione: Laici e chierici)

( da "Repubblica, La" del 23-08-2008)

Argomenti: Laicita'

"Bene il governo ma non basta" Cl lancia la sfida del dialogo Scholz presenta il Meeting: "Noi ancora protagonisti" MARCO MAROZZI DAL NOSTRO INVIATO RIMINI - Ragazzi entusiasti, religiosi ed intellettuali che affilano fede e spade, politici che bilanciano equilibri e posti. Parte il Meeting di Comunione e Liberazione. "O protagonisti o nessuno" è il titolo, nel campus della fiera riminese, una frase di don Giussani. Cl cerca di posizionarsi nell'era del Berlusconi trionfante. E se a condurre il movimento, dopo la scomparsa del fondatore, è uno spagnolo, don Julian Carron, a presiedere la Compagnia delle Opere, il suo braccio imprenditorial-assistenziale è un tedesco, Bernhard Scholz. Nato a MÜllheim, 51 anni, sposato con un'italiana, tre figli, laurea su Max Weber a Friburgo, lavoro come consulenza e formazione manageriale. Guida una Compagnia che in Italia ha 42 sedi, 14 all'estero, raccoglie 34 mila imprese (un migliaio non profit) in cui lavorano 500 mila persone. O protagonisti o nessuno, il titolo suona presuntuoso a un orecchio esterno. "Don Giussani afferma che protagonisti non vuole dire avere la genialità o la spiritualità di alcuni, ma avere il proprio volto, che è, in tutta la storia e l'eternità, unico e irripetibile. Vogliamo proprio sottolineare che ogni persona ha un valore infinito e che la dimenticanza di questo valore rischia di ridurla, di renderla succube dei vari poteri". Il suo predecessore Raffaello Vignali è diventato deputato di Forza Italia. Una scelta che vi segna? "Per noi la politica non è tutto, ma è uno strumento per servire il bene del Paese. In questa giusta distanza è possibile anche un impegno vero dentro un partito specifico rimanendo in dialogo con tutti. Come Vignali sta dimostrando". Come giudica i cento giorni del governo Berlusconi? "E' un governo stabile - cosa importante, non scontata - che ha dimostrato di voler affrontare con realismo i problemi del paese in un contesto economicamente difficile. I primi segnali sono infatti positivi. Penso ad una finanziaria equilibrata, a Napoli, ad alcune misure per le imprese, al "cinque per mille", al libro verde del Ministro Sacconi, veramente innovativo come metodo". Nanni Moretti ha parlato di un'opinione pubblica che non esiste più nell'era berlusconiana. "Io vedo un dibattito politico interessante sia sui giornali sia in certi programmi televisivi. Non mi risulta che gli opinion maker italiani siano diventati tutti berlusconiani. Durante i miei vari viaggi incontro e sento tante persone, e mi sono fatto l'idea che la gente è molto più critica e capace di discernere politicamente di quello che ci viene suggerito in certi momenti politici da chi si trova all'opposizione". Giuseppe De Rita ha visto nella Chiesa l'unica istituzione in grado di fornire valori forti. Ma non è la dimostrazione della debolezza della società italiana? "Al contrario. La società italiana è profondamente segnata dalla cultura cattolica: il valore della persona legato ad una forte socialità capace di valorizzare l'individualità, poi la creatività, la vena artistica, l'ingegno scientifico. Questi sono dei pregi enormi generati o rafforzati dalla cultura cattolica. Più l'Italia si riferisce a questi valori più si rafforza. Poi ci sono anche altre tradizioni, come quella socialista e quella liberale (non quella liberalista) che hanno dato e danno un grande contributo allo sviluppo della società. Vorrei sottolineare che i valori morali vengono recepiti positivamente se nascono da un amore reale alla persona. La Chiesa non è una agenzia etica, è una realtà umana che comunica - anche nonostante e attraverso i suoi limiti - la passione di Dio per l'uomo, per ogni singolo uomo". Voi parlate di amicizia, bene comune, ma cosa significa nel fare impresa? "Significa che ogni impegno personale viene vissuto con la consapevolezza di essere un contributo per il bene di altri, per il bene comune. Questo diventa un criterio nelle scelte concrete. Chi fa impresa, crea lavoro, allora è giusto e utile cercare di fare crescere l'impresa, e investire appena possibile. Chi ha dei collaboratori li può trattare come semplici esecutori oppure può attribuire loro delle responsabilità che permettano di crescere professionalmente o umanamente".

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Opinione pubblica, chi combatte Berlusconi c'è (sezione: Laici e chierici)

( da "Unita, L'" del 23-08-2008)

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Stai consultando l'edizione del Opinione pubblica, chi combatte Berlusconi c'è Francesco Pardi Nell'ultimo articolo di domenica 17 su la Repubblica, Eugenio Scalfari affrontava il quesito posto da un'affermazione di Nanni Moretti: non c'è più opinione pubblica. E rispondeva sostenendo che ce ne sono almeno quattro. Una berlusconista, una della comunità degli affari oggi appoggiata alla prima, una del volontariato cattolico e una "di centro e di sinistra, riformista, progressista, laica". A me pare ne manchi almeno una quinta: l'opinione pubblica che dal 2002 ha denunciato apertamente l'anomalia italiana, ovvero la presenza al vertice del potere politico di un monopolista televisivo. Fatto inconcepibile in qualsiasi democrazia conosciuta e aggravato dalla storia giudiziaria del soggetto, a sua volta causa di leggi ad personam in netto contrasto con la Costituzione. Ci si può chiedere se questa opinione pubblica critica possa essere compresa all'interno di quella riformista, progressista, laica. Sarebbe bello poter sostenere di sì. Ma non si può dimenticare che l'opinione riformista è stata ed è guidata da una classe dirigente che non ha mai voluto capire la natura essenziale dell'anomalia italiana: l'incompatibilità assoluta del soggetto che la impersona con l'esercizio del potere politico. Come ha sostenuto più volte Cordero sulle stesse pagine di Repubblica, quella classe dirigente non l'ha mai davvero combattuta, anzi l'ha soccorsa nei momenti più critici: Bicamerale nel 1996, riconoscimento di Berlusconi interlocutore unico nel 2007, quando Fini non voleva a nessun costo entrare nel PdL appena inventato; lo considerava "la comica finale" e Berlusconi replicava a denti stretti "dalle fogne li ho tirati fuori, alle fogne li faccio tornare". Non si capirà mai perché il PD non ha assistito impassibile alla resa dei conti tra due alleati così ben disposti. Non solo: i movimenti che rifiutavano la logica riduttiva dei partiti di centrosinistra venivano accusati di "demonizzare" l'avversario. L'aspetto centrale della loro polemica sull'anomalia italiana (l'incompatibilità con l'esercizio del potere politico) è stato sempre oscurato, spesso con la motivazione inverosimile della scarsa importanza della televisione nelle competizioni elettorali. Errore d'analisi aggravato dalla sottovalutazione di quanto abbia favorito il possessore il lavoro svolto per più di vent'anni dalle sue reti sulla mente degli elettori. Invece i movimenti venivano accusati di accanirsi sui processi per corruzione della magistratura (evitati cambiando le leggi in merito), l'attacco alla magistratura, la ricchezza smisurata (fattore di massima potenzialità corruttiva, come ha sempre sostenuto Furio Colombo), le amicizie impresentabili, i contatti mafiosi. Accanimento in realtà più che giustificato, ma che agli occhi dei detrattori poteva prestarsi all'accusa di moralismo e giustizialismo. E anche questa è bella: insistere, per esempio, sulla provata responsabilità Fininvest, attraverso Previti, nella corruzione in atti giudiziari che le ha procurato il controllo di Mondadori sarebbe giustizialismo! Chi si opponeva all'anomalia dunque non sollevava un problema essenziale di natura istituzionale ma conduceva un'azione forcaiola: disfarsi dell'avversario politico con le condanne penali invece che con una seria battaglia politica. Si potrebbe osservare di sfuggita che chi ha rimproverato ai giustizialisti la fuga dalla politica, o addirittura nell'antipolitica, non ha poi saputo produrre grandi cose sul terreno che riteneva trascurato: non ha saputo vincere bene quando poteva, ha buttato alle ortiche successi ottenuti con grande fatica di tutti, ha interrotto per ben due volte l'esperienza di governo del solo leader che aveva battuto Berlusconi, e ha così spianato la strada alle vittorie avversarie. Niente male per gli specialisti del primato della politica. E vale la pena ricordare che l'unico successo pieno è venuto da un colpo di reni della società civile che ha bocciato la riforma costituzionale del centrodestra, battaglia su cui i partiti di centrosinistra si erano impegnati al minimo delle loro forze. Non è vero che non c'è in Italia opinione pubblica. E' vero invece che l'opinione pubblica schierata contro l'anomalia italiana ha dato e dà fastidio a entrambe le coalizioni. Ha dato fastidio anche alla classe dirigente di centrosinistra e dà oggi fastidio a quella del PD. Non solo, anche i grandi organi d'informazione hanno adottato nei suoi confronti misure, diciamo così, di cautela: esaltare gli aspetti più folkloristici, enfatizzare i personalismi, tenere la sordina sui ragionamenti. Ma, nonostante tutto, c'è ancora in Italia un'opinione pubblica attiva contro l'anomalia italiana. Ma è viva l'intenzione di ridurla a fenomeno marginale. C'è oggi una retorica che la rappresenta o come confinata nel solo cerchio di Italia dei Valori, partito a torto individuato come giustizialista per eccellenza, o come componente tra le tante di quella mucillagine indefinita che piace ai maestri della metafora. Storie vecchie che ritornano come nuove. C'è però un banco di prova decisivo nel prossimo futuro. L'opinione pubblica riformista, con la sua stampa più autorevole, è pronta fin da ora a condurre una battaglia culturale limpida contro la sola ipotesi che il monopolista televisivo possa salire al Quirinale? Qui si vedrà se, come si può sperare, esiste una sola opinione pubblica riformista e laica o se, come si deve temere, si sarà costretti a farne vivere due. francesco.pardi@senato.it.

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I nodi della riforma (sezione: Laici e chierici)

( da "Corriere della Sera" del 23-08-2008)

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Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Politica - data: 2008-08-23 num: - pag: 10 categoria: BREVI I nodi della riforma Composizione del Csm: il ruolo del Colle Il nuovo Csm dovrebbe essere composto in parti uguali da laici (come oggi), da togati (oggi sono due terzi) e da consiglieri scelti dal Quirinale L'obbligatorietà dell'azione penale Il governo punta alla revisione dell'obbligatorietà dell'azione penale. L'articolo 112 della Carta dice che il pm "ha l'obbligo" di esercitarla Separare le carriere di giudici e pm L'intenzione della maggioranza è di separare le carriere della magistratura requirente da quella giudicante Sì alle proposte della Bicamerale C'è la volontà di recuperare le proposte della Commissione bicamerale e di trovare punti di dialogo nel ddl dell'ultimo governo Prodi.

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BAGET BOZZO INVENTÒ UN MANCUSO GNOSTICO (sezione: Laici e chierici)

( da "Corriere della Sera" del 23-08-2008)

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Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Terza Pagina - data: 2008-08-23 num: - pag: 51 autore: di ANTONIO CARIOTI categoria: REDAZIONALE LE IDEE DEL SABATO E BAGET BOZZO INVENTò UN MANCUSO GNOSTICO L' attacco è di quelli pesanti, che lasciano il segno. Sulla rivista Studi cattolici, vicina all'Opus Dei, Gianni Baget Bozzo sostiene che nel libro L'anima e il suo destino (Raffaello Cortina) Vito Mancuso avrebbe abbracciato una posizione eretica di tipo gnostico. Questo perché, scrive il sacerdote genovese, il teologo del San Raffaele "rigetta l'Antico Testamento in modo radicale, eliminando interamente il termine di persona sia in riferimento a Dio che all'uomo". Drastica la conclusione di Baget Bozzo: "La negazione della persona è l'unico contenuto dell'idea del Bene che Mancuso esprime. Il Bene è radicalmente impersonale ". Affermazioni che lasciano dubbioso chi, pur senza una specifica formazione in campo teologico, abbia letto con un minimo di attenzione il saggio di Mancuso. Nel quale, per esempio, si legge: "Il cuore della religione cristiana è l'idea che il Principio ordinatore del mondo (il Logos) rimanda a un Principio personale (il Dio trinitario). La mia religione dice che il Logos personale immanente al mondo si è manifestato come persona, perché c'è stato un uomo, Gesù di Nazareth, che l'ha perfettamente riprodotto in se stesso". E ancora: "Nell'evento dell'incarnazione del Logos è contenuta la più alta custodia del mistero della persona umana". Comunque la si pensi sull'ortodossia cattolica di Mancuso, che del resto mette apertamente in discussione importanti dogmi della Chiesa, è forte l'impressione che Baget Bozzo non abbia riportato fedelmente il pensiero dell'autore preso di mira, ma ne abbia deformato il contenuto per renderlo più vulnerabile alle sue critiche.

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L'allarme di Corsetti: anche in centro nuove povertà (sezione: Laici e chierici)

( da "Corriere della Sera" del 23-08-2008)

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Corriere della Sera - ROMA - sezione: Cronaca di Roma - data: 2008-08-23 num: - pag: 3 categoria: REDAZIONALE L'allarme di Corsetti: anche in centro nuove povertà Il Primo Municipio contro l'annunciata ordinanza di Alemanno anti-rovistaggio La lettera del presidente Corsetti al sindaco segue le prese di posizione di altri presidenti di Municipio che nei giorni scorsi avevano minacciato "contro ordinanze" (Medici), "disobbedienza amministrativa" (Catarci) e uno "sciopero della fame" (De Giusti) Tra scambi epistolari, ordinanze "alternative", minacce di sciopero della fame, e infine anche con un po' di fantasia, i presidenti di municipi, soprattutto dell'opposizione, si preparano a contrastare le ordinanze antidegrado del sindaco Gianni Alemanno. E il primo a scendere in campo questa volta è il presidente del centro storico Orlando Corsetti, innescando di nuovo la polemica contro il documento del Campidoglio che dovrebbe impedire da settembre di "rovistare nei cassonetti". Il presidente del I municipio ha ieri scritto direttamente a Gianni Alemanno. "Vorrei esprimerle la mia perplessità inizia la lettera - sull'efficacia dell'ordinanza "anti-rovistaggio" annunciata per settembre ". Secondo il minisindaco del centro storico, infatti, "il provvedimento tenta di contrastare solo l'effetto finale, cioè il degrado che ne deriva, di un problema sociale come la povertà di cui è invece necessario conoscere le cause, per predisporre azioni efficaci e per dare concrete risposte a coloro che nel "rovistaggio" vedono il loro unico mezzo di sostentamento". Per Orlando Corsetti è necessario per il Campidoglio "avviare una profonda riflessione sulle "nuove povertà" al fine di sviluppare azioni concrete volte a dare sostegno alle fasce più deboli che oggi si sono notevolmente allargate, comprendendo non solo vagabondi e nomadi, ma anche tantissime persone che hanno difficoltà ad arrivare a fine mese". Al punto che non esita a ricordare che anche nel suo centrale municipio molti anziani vanno alla fine dei mercati a rovistare tra gli scarti alimentari. E così nella lettera a Gianni Alemanno lancia una proposta: "Un tavolo di confronto interistituzionale che coinvolga professionalità del mondo laico e cattolico che si occupano dei più deboli", dalla Caritas alla Comunità di Sant'Egidio, fino all'Università Pontificia Gregoriana e quella della Santa Croce, "enti, associazioni e istituzioni che, con sensibilità diverse, contribuirebbero alla realizzazione delle progettualità necessarie ". Il testo dell'ordinanza "anti- rovistaggio" non è stato ancora annunciato dal Campidoglio, ma le polemiche non accennano a finire. Il presidente dell'XI municipio Andrea Catarci (di Rifondazione) ha fatto sapere che di fronte a questi provvedimenti del sindaco "l'annuncio di convocare la Consulta dei municipi a settembre sembra una "beffa"". E "stiamo già studiando tutto quello che è possibile fare come "disobbedienza amministrativa" - afferma Andrea Catarci - per non applicare provvedimenti di questo genere ". Nel suo territorio ha inoltre stabilito di mettere insieme una sorta di catena della solidarietà, anche nei confronti dei "lavavetri": "Abbiamo intenzione di dotarli di una "pettorina" del municipio - spiega - in modo da garantire che gli automobilisti non saranno molestati e non avranno violenza da questi operatori. Una sorta di loro "legalizzazione" ". In Prati, nel XVII municipio, il presidente Antonella De Giusti ha già annunciato che non appena verrà emessa l'ordinanza lei inizierà lo "sciopero della fame" per solidarietà. La sua proposta, invece dell'ordinanza, è quella di un "banco alimentare" in ogni mercato rionale, come aiuto concreto dove gli operatori possono lasciare l'invenduto o i prodotti in scadenza, quindi difficili da vendere, ma comunque "buonissimi". E a Cinecittà, nel X, Sandro Medici ha già pensato ad una "contro-ordinanza" per non applicarla: "Senz'altro quella del Campidoglio sarebbe più importante - spiega - Ma intanto dovrebbero annullare la mia". Lilli Garrone Presidente Orlando Corsetti guida il Municipio I Sindaco Gianni Alemanno.

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<Il governo non ha ricette per il futuro. Ma il Pd è in confusione> (sezione: Laici e chierici)

( da "Corriere della Sera" del 23-08-2008)

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Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Politica - data: 2008-08-23 num: - pag: 13 categoria: REDAZIONALE Parla Cesana Il leader laico di Cl e il Meeting di Rimini domani al via: apre Bagnasco però non prendiamo le distanze dalla politica. Spero nella commissione Amato "Il governo non ha ricette per il futuro. Ma il Pd è in confusione" MILANO - "Quando don Giussani cominciò a insegnare al Liceo Berchet di Milano soleva dire ai suoi studenti: "Non voglio convincervi di quello che penso io, ma darvi un metodo attraverso cui giudicare quello che dico io e quello che dicono tutti"". Tanto per chiarire che nello slogan della ventinovesima edizione del Meeting di Rimini, O protagonisti o nessuno, la volontà di potenza non c'entra. Giancarlo Cesana, docente di Igiene generale e applicata alla Bicocca e leader laico di Cl, sorride: "Essere protagonisti vuole dire avere questo metodo, una esperienza umana certa che non perde la bussola di fronte a tutto ciò che succede, positivo o negativo che sia. Un'esperienza così non è di superuomini ma di uomini che, avendo bisogno, sanno a chi chiedere". Professore, domani (domenica; ndr) si comincia dall'incontro con il cardinale Angelo Bagnasco. "La Chiesa non è una élite, è un popolo", ha detto il presidente della Cei. Ovvero? "La Chiesa è fatta da gente normale, unita dalla esperienza elementare della fede, che non è un pensiero sulle cose, né tantomeno un sentimento intimo. è il riconoscimento di una presenza che risponde positivamente al bisogno delle persone e del mondo. La Chiesa è il corpo, la continuazione nella storia, di Cristo risorto, vincitore della morte, speranza per tutti. Nei Cori della Rocca, lo spettacolo inaugurale del Meeting di quest'anno, Eliot chiama la Chiesa la "Straniera", che è tale perché parla agli uomini della vita e della morte, di ciò che "vorrebbero scordare" ma non possono rinnegare". Giuseppe De Rita scriveva sul "Corriere " circa la modernità della Chiesa e i suoi impegni "così sofisticati da imporre agli avversari, se vogliono restare in gara, un salto di qualità culturale". "Quella di De Rita è una lettura sociologica, ovviamente legittima, ma non so quanto corrispondente alla realtà, nel senso che la Chiesa non è concorrente di una gara. La Chiesa ha un compito, annunciare la salvezza di Cristo. E paradossalmente proprio nel martirio, cioè quando viene in apparenza messa sotto, essa vince". La scelta di aprire con il presidente Cei è un modo di marcare le distanze da questa politica? "Non è nostra intenzione marcare la distanze da nulla. La politica è quello che è ed è inutile fare gli schizzinosi visto che, volenti o nolenti, ci si deve convivere e vivere. Ha ragione Bagnasco, la politica è preoccupazione del bene comune e la disaffezione da essa rappresenta uno scadimento della società". Al Meeting 2007 lei parlò di "Paese intossicato ". "La citazione è di una memorabile intervista di Giussani al Corriere, parecchi anni fa. Giussani aveva ragione, dall'intossicazione non siamo ancora usciti". Sarà il mancato invito a Berlusconi o il fatto che i cattolici non abbondino, ma si dice che Cl sia delusa dal governo. Vero? "No! Ciò non vuol dire che approvi incondizionatamente tutto quello che il governo fa. Cl non è un partito politico e pertanto non ha "delusioni governative". Con la sua azione educativa alla fede cerca di contribuire alla formazione di una umanità partecipe della vita civile nazionale e non solo". Ma una cosa buona e una cattiva fatte dal governo? "La ripulitura di Napoli è sotto gli occhi di tutti. Newsweek ha lodato i primi cento giorni del governo Berlusconi. Viene apprezzata anche la volontà di ridurre il debito pubblico con i famosi "tagli". L'economia, come dice la parola, è "legge dell'ambiente". Ciò significa che per fare una casa bisogna mettere prima le fondamenta: non per stare in cantina, ma per vivere più sicuri ai piani superiori. Bisognerebbe però dire di quanti piani si vuole la casa, come saranno, quale arredamento... Non c'è tanto una cosa cattiva, ma una cosa mancante: il futuro che, per quanto difficile, dev'essere vivibile. Qualche proposta bisognerebbe farla, ma non è solo un problema del governo". Il Pd di Veltroni? "La costituzione del Pd mi sembrò un importante passaggio verso una democrazia più concreta, di alternanza tra posizioni moderate. Ora la situazione mi sembra assai confusa e neppure mi pare di vedere una opposizione seria, capace di proporre ". E la commissione "bipartisan" voluta a Roma da Alemanno? "Se svolgesse un ruolo decisivo, sarebbe una vera novità". Le critiche al governo di "Famiglia cristiana ": eccessivi i toni o gli attacchi al settimanale? "L'accusa di pericolo fascista all'azione del governo sull'ordine pubblico mi è parsa esagerata. E a una azione corrisponde una reazione eguale e contraria, dice la fisica. La politica poi complica, anche in senso peggiorativo". Il Papa ha messo in guardia dalla tentazione del razzismo. C'è questo problema in Italia, ad esempio verso i Rom? "Sì, c'è, e non solo nei confronti dei Rom, ma credo che il richiamo del Papa sia all'atteggiamento di tutti e non riguardi in particolare provvedimenti governativi italiani. Sulla rilevazione delle impronte digitali ai bambini Rom, ad esempio, da diverse parti, anche cattoliche, è stato rilevato che ciò può essere protettivo: di molti di questi bimbi nemmeno si sa l'esistenza ". Il cardinale Tettamanzi ha detto che c'è "una primaria preoccupazione educativa " perché non prevalga la "paura istintiva" verso l'altro. Si può collegare all'"emergenza educativa" cara al Meeting? "Credo proprio di sì. Il Meeting è una grande documentazione di esperienze umane che possono concorrere a formare, soprattutto nei giovani, un atteggiamento positivo, non impaurito di fronte alla realtà, anche quella imprevista, lo straniero. La violenza viene soprattutto dalla paura". Gian Guido Vecchi.

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La censura (sezione: Laici e chierici)

( da "Giornale.it, Il" del 23-08-2008)

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N. 201 del 2008-08-23 pagina 34 la censura di Redazione Il pistolero di Bonelli, ora riabilitato anche dal Vaticano, in passato fu accusato di amoralità e messo all'indice Dunque, quel "tizzone d'inferno" di Tex Willer è riuscito persino a farsi assolvere, con tanto di pubblica benedizione, dagli alti prelati vaticani. È cronaca recente, infatti, la pubblicazione da parte dell'Osservatore Romano di una serie di lusinghieri commenti riguardanti il più popolare eroe del fumetto italiano, che tra pochi giorni compirà sessant'anni. "Esempio di rettitudine morale, di fedeltà coniugale e di amore paterno - scrive il quotidiano della Santa Sede -, Tex è portatore di comportamenti dettati da valori non negoziabili". Non sempre, però, in ambito cattolico, si è guardato con altrettanto favore nei confronti di Aquila della Notte e verso i fumetti in generale. Assai diversamente andavano le cose, per esempio, negli anni Cinquanta e Sessanta, in cui il clima era da caccia alle streghe, e non soltanto in Italia. Nel 1954, negli Stati Uniti si scatenò una sorta di isteria collettiva contro i fumetti, suscitata da un pamphlet di Fredric Wertham intitolato Seduction of the Innocent. Il saggio sosteneva che la lettura di storie dai contenuti violenti fosse la causa prima della criminalità giovanile. Le associazioni di genitori e di insegnanti accolsero questa tesi, ne divennero paladine e riuscirono a far istituire la rigida Comics Code Authority, che imponeva alle case editrici un codice di autocensura soffocante. Dal '54 al '56, i titoli a fumetti pubblicati si ridussero da 650 a 250. Inutile dire che la censura non produsse alcuna flessione della delinquenza. Anche in Italia, in quegli anni, l'atteggiamento delle autorità politiche e religiose e dei benpensanti era profondamente ostile ai fumetti, accusati di essere all'origine di ogni deviazione della gioventù. Nelle parrocchie, negli oratori, nelle scuole circolavano appositi "indici" redatti a uso e consumo degli educatori, nei quali venivano giudicati negativamente persino personaggi come Gim Toro, Mandrake, il Piccolo Sceriffo, l'Uomo Mascherato o Ridolini. E, ovviamente, Tex. Del '52 è una raccolta di testi teatrali per bambini, edita dai salesiani, opera di Enrico Grasso e intitolata Mascherine. Una delle scenette mostra un Orco, personificazione del Fumetto, che vaga per il mondo cercando di rubare i cuori dei bambini e spargere odio, violenza e ignoranza. L'autore specifica lo scopo del copione: "Il lavoro fa parte della campagna mossa in tutta Italia da Autorità e famiglie, da giornali e riviste, contro il romanzo a fumetti e la sua influenza deleteria sull'animo infantile. Molte calamità che si abbattono oggi sui giovanissimi derivano appunto dai fumetti e non c'è giorno che la cronaca non registri funesti risultati di fantasie accese". Un opuscolo intitolato Mammina, me lo compri?, distribuito nelle parrocchie romane, infarcito di pregiudizi e moralismi, invitava alla cautela anche di fronte agli albi Disney. Così vi si scriveva dell'Uomo Mascherato: "Assurdo fino all'impossibile. Disegni brutti; particolari e trame del tutto negativi. Idolatria del superuomo, senza morale e senza uguali". Turbava i cattolici l'idea che i fumetti non avessero "freni" morali e intenti pedagogici, e ossessivo era il pregiudizio contro l'immagine femminile proposta sugli albi di avventure. Si contestava, per esempio, che le donne fossero "sovente indecenti nelle fogge" e che si innamorassero degli eroi. L'opuscolo non era un organo ufficiale come l'Osservatore Romano, ma rende perfettamente l'idea di un clima diffuso: oltre a mettere in guardia i genitori contro la minaccia rappresentata dai fumetti, veniva stilato un elenco delle 279 testate pubblicate all'epoca, stabilendo se la loro lettura fosse consigliabile oppure no. Pochissime quelle giudicate accettabili (in pratica, soltanto quelle riconducibili alla stampa cattolica). Qual era la posizione riguardo a Tex Willer? Basta scorrere l'elenco per leggere: escluso. Nel '51, due deputati democristiani presentarono alla Camera un progetto di legge che istituiva un controllo preventivo sulla stampa a fumetti. Il progetto non fu approvato dal Senato, ma proposte analoghe vennero ripresentate nel '55 e nel '58. Perciò alcuni editori del settore corsero ai ripari e istituirono una "commissione di autocensura", con tanto di marchio che appariva sulle pubblicazioni ("Garanzia Morale"). Nelle ristampe di Tex vennero modificate intere sequenze allo scopo di eliminare "immorali" scene di violenza, sacrificando in alcuni casi la logica della storia. Le cosce nude delle squaw vennero pudicamente coperte, i pugnali sostituiti con randelli, le pistole cancellate. Si fornirono nuove versioni dei dialoghi con l'eliminazione di tutte le espressioni troppo colorite. Ma non si pensi che gli attacchi al fumetto giungessero soltanto dalle sponde cattoliche o "reazionarie" della società italiana. La crociata contro i comics partiva da destra e da lontano, ma anche da sinistra, nonostante Gramsci. Negli anni Sessanta cominciò, per fortuna, una nuova stagione: quella della rivalutazione del fumetto. La "letteratura disegnata" cominciò a uscire dal ghetto e si conquistò il riconoscimento della sua dignità culturale come mezzo di comunicazione e come manifestazione artistica. *Sceneggiatore di fumetti © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano.

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Tex Willer contro la censura (sezione: Laici e chierici)

( da "Giornale.it, Il" del 23-08-2008)

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N. 201 del 2008-08-23 pagina 0 Tex Willer contro la censura di Redazione Il pistolero di Bonelli in passato fu accusato di amoralità e messo all'indice. Negli anni Cinquanta si cancellavano le pistole e si allungavano le gonne alle squaw. Ora è stato riabilitato anche dal Vaticano di Moreno Burattini* Dunque, quel "tizzone d'inferno" di Tex Willer è riuscito persino a farsi assolvere, con tanto di pubblica benedizione, dagli alti prelati vaticani. è cronaca recente, infatti, la pubblicazione da parte dell'Osservatore Romano di una serie di lusinghieri commenti riguardanti il più popolare eroe del fumetto italiano, che tra pochi giorni compirà sessant'anni. "Esempio di rettitudine morale, di fedeltà coniugale e di amore paterno - scrive il quotidiano della Santa Sede -, Tex è portatore di comportamenti dettati da valori non negoziabili". Non sempre, però, in ambito cattolico, si è guardato con altrettanto favore nei confronti di Aquila della Notte e verso i fumetti in generale. Assai diversamente andavano le cose, per esempio, negli anni Cinquanta e Sessanta, in cui il clima era da caccia alle streghe, e non soltanto in Italia. Nel 1954, negli Stati Uniti si scatenò una sorta di isteria collettiva contro i fumetti, suscitata da un pamphlet di Fredric Wertham intitolato Seduction of the Innocent. Il saggio sosteneva che la lettura di storie dai contenuti violenti fosse la causa prima della criminalità giovanile. Le associazioni di genitori e di insegnanti accolsero questa tesi, ne divennero paladine e riuscirono a far istituire la rigida Comics Code Authority, che imponeva alle case editrici un codice di autocensura soffocante. Dal '54 al '56, i titoli a fumetti pubblicati si ridussero da 650 a 250. Inutile dire che la censura non produsse alcuna flessione della delinquenza. nche in Italia, in quegli anni, l'atteggiamento delle autorità politiche e religiose e dei benpensanti era profondamente ostile ai fumetti, accusati di essere all'origine di ogni deviazione della gioventù. Nelle parrocchie, negli oratori, nelle scuole circolavano appositi "indici" redatti a uso e consumo degli educatori, nei quali venivano giudicati negativamente persino personaggi come Gim Toro, Mandrake, il Piccolo Sceriffo, l'Uomo Mascherato o Ridolini. E, ovviamente, Tex. Del '52 è una raccolta di testi teatrali per bambini, edita dai salesiani, opera di Enrico Grasso e intitolata Mascherine. Una delle scenette mostra un Orco, personificazione del Fumetto, che vaga per il mondo cercando di rubare i cuori dei bambini e spargere odio, violenza e ignoranza. L'autore specifica lo scopo del copione: "Il lavoro fa parte della campagna mossa in tutta Italia da Autorità e famiglie, da giornali e riviste, contro il romanzo a fumetti e la sua influenza deleteria sull'animo infantile. Molte calamità che si abbattono oggi sui giovanissimi derivano appunto dai fumetti e non c'è giorno che la cronaca non registri funesti risultati di fantasie accese". Un opuscolo intitolato Mammina, me lo compri?, distribuito nelle parrocchie romane, infarcito di pregiudizi e moralismi, invitava alla cautela anche di fronte agli albi Disney. Così vi si scriveva dell'Uomo Mascherato: "Assurdo fino all'impossibile. Disegni brutti; particolari e trame del tutto negativi. Idolatria del superuomo, senza morale e senza uguali". Turbava i cattolici l'idea che i fumetti non avessero "freni" morali e intenti pedagogici, e ossessivo era il pregiudizio contro l'immagine femminile proposta sugli albi di avventure. Si contestava, per esempio, che le donne fossero "sovente indecenti nelle fogge" e che si innamorassero degli eroi. L'opuscolo non era un organo ufficiale come l'Osservatore Romano, ma rende perfettamente l'idea di un clima diffuso: oltre a mettere in guardia i genitori contro la minaccia rappresentata dai fumetti, veniva stilato un elenco delle 279 testate pubblicate all'epoca, stabilendo se la loro lettura fosse consigliabile oppure no. Pochissime quelle giudicate accettabili (in pratica, soltanto quelle riconducibili alla stampa cattolica). Qual era la posizione riguardo a Tex Willer? Basta scorrere l'elenco per leggere: escluso. Nel '51, due deputati democristiani presentarono alla Camera un progetto di legge che istituiva un controllo preventivo sulla stampa a fumetti. Il progetto non fu approvato dal Senato, ma proposte analoghe vennero ripresentate nel '55 e nel '58. Perciò alcuni editori del settore corsero ai ripari e istituirono una "commissione di autocensura", con tanto di marchio che appariva sulle pubblicazioni ("Garanzia Morale"). Nelle ristampe di Tex vennero modificate intere sequenze allo scopo di eliminare "immorali" scene di violenza, sacrificando in alcuni casi la logica della storia. Le cosce nude delle squaw vennero pudicamente coperte, i pugnali sostituiti con randelli, le pistole cancellate. Si fornirono nuove versioni dei dialoghi con l'eliminazione di tutte le espressioni troppo colorite. Ma non si pensi che gli attacchi al fumetto giungessero soltanto dalle sponde cattoliche o "reazionarie" della società italiana. La crociata contro i comics partiva da destra e da lontano, ma anche da sinistra, nonostante Gramsci. Negli anni Sessanta cominciò, per fortuna, una nuova stagione: quella della rivalutazione del fumetto. La "letteratura disegnata" cominciò a uscire dal ghetto e si conquistò il riconoscimento della sua dignità culturale come mezzo di comunicazione e come manifestazione artistica. *Sceneggiatore di fumetti © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano.

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Il bastone di Bagnasco sulla politica: parliamo e parleremo Rimini, oggi al via il Meeting di Comunione e liberazione. Il presidente della Cei: patto per l'emergenza educativa (sezione: Laici e chierici)

( da "Unita, L'" del 24-08-2008)

Argomenti: Laicita'

Stai consultando l'edizione del Il "bastone" di Bagnasco sulla politica: parliamo e parleremo Rimini, oggi al via il Meeting di Comunione e liberazione. Il presidente della Cei: patto per l'emergenza educativa / Roma "O protagonisti o nessuno". È il titolo del meeting annuale di Comununione e Liberazione che debutta quest'anno con una rivendicazione della Chiesa a far politica. Tanto che l'intervento d'apertura della kermesse riminese per la prima volta non sarà affidato ad un politico ma ad un uomo di Chiesa. Sarà infatti il Cardinale Angelo Bascagno, oggi, a dare il tono a questa edizione parlando del posto della Chiesa nella società e del suo diritto dovere a fare politica. Tanto per far chiarezza. Nel suo intervento "programmatico", anticipato ieri dall'Osservatore Romano e titolato appropriatamente "La Chiesa, un popolo che fa la storia", il presidente dei Vescovi italiani fa infatti discendere il diritto dei cattolici a dire la loro dal fatto che la Chiesa, dai vescovi fino ai laici, "sta in mezzo alla gente" e ne conosce i problemi "meglio di chiunque altro". La Chiesa, dice Bagnasco, "non è certo un'elite che parla da un pulpito" e per questo, dunque, quando inteviene nel dibattito politico non lo fa da semplice esperta, come qualsiasi altro commentatore o politologo, ma per dare voce ai problemi della gente che "non legge sui sondaggi, ma vive in prima persona". Quasi un primato. Del resto Bagnasco ha voluto mettere tutto il primo anno e mezzo di mandato alla presidenza della Cei sotto il segno dell'intervento. Tacere, spiega, vorrebbe dire tradire la gente. E tanto per restare in tema d'intervento politico, Bagnasco indica anche una delle priorità del nostro paese, "l'emergenza educativa". Un priorità assoluta perché, dice l'Osservatore Romano, "l'annuncio e la testimonianza di Cristo e la trasmissione della fede" restano l'obiettivo principale. Quest'emergenza richiede "una grande alleanza", dice Bagnasco, tra Stato, scuola, famiglia e Chiesa, ovviamente. Poi tra un appello ai giovani e l'altro, il Cardinale parla direttamente alla politica chiedendole di "essere se stessa e a servire il bene comune". La Chiesa, da parte sua, dice Begnasco, continuerà a promuovere "un'antropologia completa". Ma la politica con la P maiuscola avrà modo e tempo per confrontarsi con i temi enunciati da Bagnasco. In questa edizioni sono previsti gli interventi di una buona parte del governo. Certo Berlusconi non ci sarà, a meno di qualche colpo a sorpresa, ma al suo posto passeranno a Rimini ben otto ministri. Oggi ci sarà il ministro della Cultura Sandro Bondi e poi via via, il ministro del Lavoro Maurizio Sacconi, il ministro degli Esteri Franco Frattini, della Giustizia Angelino Alfano, delle Infrastrutture Altero Matteoli e dell'Istruzione Mariastella Gelmini. Attesi anche il ministro dell'Economia Tremonti e della Semplificazione Calderoli. Per l'opposizione ci saranno gli ex ministri Enrico Letta e Pierluigi Bersani e i parlamentari Ermete Realacci e Ugo Sposetti. A rappresentanza dei sindaci si faranno vedere Letizia Moratti e Gianni Alemanno.

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In centottanta a torre pellice per il sinodo valdese (sezione: Laici e chierici)

( da "Repubblica, La" del 24-08-2008)

Argomenti: Laicita'

Pagina VI - Torino In centottanta a Torre Pellice per il Sinodo valdese Come sempre sarà Torre Pellice, il cuore delle valli valdesi del Piemonte, a ospitare il Sinodo delle chiese valdese e metodiste che prenderà il via oggi e terminerà venerdì prossimo con l'elezione delle varie cariche amministrative. Saranno riuniti 180 deputati, metà pastori e metà laici. Il culto solenne comincerà nel pomeriggio con la predicazione affidata a Paolo Ribet, presidente della Fondazione Centro culturale valdese, pastore di Pinerolo, che verterà sul testo del Deuteronomio, al capitolo 6 sui comandamenti del Signore. Tre le donne che entreranno a far parte quest'anno del corpo pastorale delle chiese valdese e metodiste. Giuseppina Bagnato, Caterina Griffante e Joylin Galapon dovranno quindi superare l'"esame di fede". Nessun uomo, invece, è stato ammesso come aspirante per entrare a far parte del corpo pastorale che è in gran parte costituito da donne (circa un terzo). Il Sinodo, massimo momento assembleare e decisionale nella vita delle chiese, avrà come tematiche centrali le politiche migratorie, i diritti civili, la laicità dello Stato e la missione dei protestanti in Italia. I valdesi in Italia sono circa trentamila, i metodisti seimila e complessivamente la Chiesa evangelica valdese raccoglie il 10 per cento del protestantesimo italiano che - come rilevato dall'ultimo Sinodo - è in crescita grazie alla presenza di molti immigrati evangelici. Nel 1975 la Chiesa evangelica valdese si è unita alla Chiesa metodista italiana, formando l'Unione delle chiese metodiste e valdesi. Solo nelle valli valdesi sono presenti quindicimila fedeli, mentre nel resto della Penisola se ne contano altrettanti e vengono denominati "valdesi della diaspora". Altri 15 mila sono sparsi tra Argentina e Paraguay. Durante gli anni Novanta la Chiesa valdese e quella cattolica hanno instaurato un timido ma importante dialogo per portare avanti alcune tematiche comuni. Si è arrivati all'autorizzazione dei matrimoni misti ma per altri argomenti, come la legittimità all'eutanasia sostenuta dai valdesi e criticata aspramente dalla Chiesa cattolica, il dialogo si è interrotto.

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Il gioco della semantica e quello della democrazia - ettore boffano (sezione: Laici e chierici)

( da "Repubblica, La" del 24-08-2008)

Argomenti: Laicita'

Pagina X - Torino IL GIOCO DELLA SEMANTICA E QUELLO DELLA DEMOCRAZIA ETTORE BOFFANO A questa considerazione, peraltro, si affianca subito una malignità politica: il regolamento di conti avviato nel Pd piemontese nasconderebbe il tentativo di quel gruppo di perpetrare la propria sopravvivenza, legandola soprattutto alla spartizione delle future candidature per le Europee e, in particolare, alla scelta del candidato sindaco torinese del dopo Chiamparino. Un secondo ragionamento, in qualche modo figlio del precedente, punta invece il dito contro la mancata integrazione tra l'anima cattolica e quella postcomunista del Pd e rimarca ancora una volta il presunto tentativo egemonico che la seconda (ormai separata dal destino dei "giovani" diesse come Esposito, Chiama e Placido) intenderebbe attuare nei confronti della prima. Un'analisi che, in qualche modo, avrebbe raggiunto persino alcuni vertici delle gerarchie cattoliche piemontesi suscitando più di un moto di solidarietà a favore di Morgando. Pettegolezzi e mezze verità che, per il momento, lasciano il tempo che trovano nel lento rientro agostano verso la normalità della piena attività politica e amministrativa (legata, per quanto riguarda Torino, soprattutto alla difficile situazione del bilancio comunale). Più interessante, invece, pare la scelta di prendere in considerazione il lato semantico del dibattito in corso. Anche in questo caso, è necessario distinguere e separare le diverse questioni. La prima, infatti, riguarda parole e espressioni che in nessun modo dovrebbero essere usate nel linguaggio della politica (tanto della Prima quanto della Seconda Repubblica): la parola "scusa" in particolare, il concetto di pretenderla ("Devono chiedermi scusa?") e di estenderla poi sino alla proposizione di un vero e proprio "autodafé" pubblico. Si tratta di espressioni che non hanno dignità alcuna nel confronto politico: davanti a una posizione politica si risponde, infatti, con un'altra e opposta posizione (magari severa, addirittura dirompente), mai invece con una richiesta di scuse. è, quest'ultimo, un modo di ragionare degno più di un antico "principe vescovo" che di un moderno dirigente di partito o di un autorevole amministratore pubblico. La seconda questione attiene il concetto di "leaderismo", introdotto nell'ambito italiano soltanto dall'esperienza berlusconiana e pur tuttavia ripulito e nobilitato, nella vulgata dei suoi simpatizzanti del centrosinistra, con i riferimenti alla "rappresentanza territoriale" e al "radicamento locale". Ma, a Torino come in Italia, scontri come quello appena conclusosi tra Chiamparino e buona parte della dirigenza del Pd locale rendono ormai ineludibile una risposta a questo quesito: tra i valori fondanti del Partito Democratico c'è anche (oppure no) l'avversione totale al "leaderismo" berlusconiano e a qualsiasi cedimento verso una sua riabilitazione politica? Una domanda che, per il momento, si porta già dietro una certezza (i sindaci sono eletti per assicurare la pulizia dei marciapiedi o il rispetto degli orari da parte dei manovratori dei tram e non invece per dirigere partiti, mentre il loro consenso è spesso più ampio e dunque diverso dall'area politica che li esprime) e anche una prudente e garbata riflessione (non è sempre detto che un bravo sindaco sia un bravo dirigente politico, e viceversa). L'ultimo problema si configura attorno alla stessa definizione di "partito". Senza volerlo, probabilmente, è toccato in questi giorni al presidente degli industriali torinesi sollevare un argomento così difficile e complesso. Egli, intervenendo nel dibattito sui rapporti di forza nel Pd, ha infatti lodato le capacità amministrative e decisioniste del sindaco di Torino, in qualche modo contrapponendole (anche in questo caso con altrettanta involontarietà) alle parole, alle azioni e ai comportamenti degli "altri": intesi come gli interlocutori che, nel partito di Veltroni, erano entrati in contrasto con Chiamparino. Riflessioni all'interno delle quali, infine, non era difficile rilevare un'evidente preferenza per il sindaco. Un modo di ragionare che non deve stupire se ci mettiamo nei panni di un imprenditore o di un manager: che alla cosa pubblica chiedono soprattutto decisioni ed efficienza e, al massimo, un confronto tra poteri uguali e fronteggianti. Ma l'importanza di avere un "partito", in particolare per il centrosinistra, sta proprio lì: consentire a chi non ha né poteri né decisionismi, ma magari solo idee diverse o alternative, di trovare una rappresentanza e una realizzazione. In altre parole, di partecipare al gioco della democrazia.

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"no ai privilegi ma la solidarietà non va dimenticata" (sezione: Laici e chierici)

( da "Repubblica, La" del 24-08-2008)

Argomenti: Laicita'

Pagina II - Napoli L'intervista Parla il cardinale Crescenzio Sepe "No ai privilegi ma la solidarietà non va dimenticata" "Non si è Nazione se non si praticano solidarietà e aiuto ai più svantaggiati". è il monito lanciato dal cardinale Crescenzio Sepe, arcivescovo di Napoli, mentre entra nel vivo il dibattito sul federalismo fiscale. In un'intervista all'Asca, il cardinale ricorda con forza che questi principi sono "doveri primari per ogni buon cristiano e per ogni laico di sani principi", soprattutto "quando vi sono parti di territorio e aree che, per problemi storici e precarietà strutturali, camminano a diversa velocità". La Chiesa non tacerà sulla questione del rapporto Nord-Sud: "Non si cresce se non insieme - spiega il cardinale - , lo hanno detto a chiare lettere negli anni '90 i vescovi del mezzogiorno, i quali, nei prossimi mesi, torneranno a far sentire la propria voce e il loro pensiero". A fronte di un dibattito attuale, l'arcivescovo invoca, "senza rispolverare la vecchia questione meridionale", una "inversione di tendenza, mettendo in campo una oculata e responsabile iniziativa che risulti una opportunità e non un ostacolo per ogni regione e per le diverse comunità del paese". "Nessuna elargizione e nessun privilegio - precisa - e soprattutto niente assistenzialismo". Quello che serve per il cardinale Sepe sono "misure che facciano prevalere capacità, progettualità e risorse locali. Bisogna dare spazio ad una solidarietà elevata a sistema che, come più volte è stato detto, preveda strumenti e parametri di perequazione sociale ed economica, in maniera che tutte le aree siano messe nelle condizioni di costruirsi il proprio futuro, potendo contare, laddove necessario, sulla solidarietà dei più forti e dei più fortunati, all'interno di una logica che faccia salvi gli interessi, la forza, l'immagine e l'unità del paese". Le priorità della Chiesa saranno quelle di sempre: "L'attenzione, il sostegno, la vicinanza, la solidarietà, la condivisione della sofferenza del disagio, del bisogno e del dolore, l'aiuto ai più deboli, il rispetto degli ultimi, la centralità della persona umana: ogni discorso, ogni ipotesi, ogni teoria, ogni scelta che prescinda da questi presupposti e che accentui la diseguaglianza e la diversità, l'intolleranza e la contrapposizione - ammonisce Sepe - non può essere accettata né approvata".

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Aborto, polemica sul ticket sanitario "se rinunci lo paghi ugualmente" - sara strippoli (sezione: Laici e chierici)

( da "Repubblica, La" del 24-08-2008)

Argomenti: Laicita'

Cronaca Aborto, polemica sul ticket sanitario "Se rinunci lo paghi ugualmente" Piemonte, cattolici contro le linee guida. Regione: norma generale Il ginecologo Viale: "Più grave che si preveda la presenza di un parente" SARA STRIPPOLI TORINO - "Burocrazia meschina, se decidi di abortire gli esami sono gratuiti, ma se ci ripensi devi pagare". L'ennesima polemica sull'aborto piomba a fine agosto sulla prima pagina di Avvenire. Con questa sintesi choc, il quotidiano cattolico racconta il caso di una donna che all'ospedale di Cuneo, dopo le analisi previste per sottoporsi all'interruzione di gravidanza, si è sentita rispondere che nel caso avesse deciso di non abortire avrebbe dovuto pagare il ticket sugli esami. "Una contraddizione grottesca con la legge 194 e i suoi proposti di tutela della vita, probabilmente solo il frutto dello zelo con cui le regioni cercano di tenere le redini della spesa sanitaria", scrive l'inviato del quotidiano della Cei, riportando il racconto-sfogo di un'amica di Sarah, nome fittizio per proteggere la privacy della donna. La Comunità Papa Giovanni XXIII attacca: "Purtroppo oggi l'aborto viene considerato al pari di qualsiasi prestazione sanitaria e quel ticket rappresenta un ostacolo all'accoglienza del figlio", dice il responsabile del servizio maternità Enrico Masini. Quanto basta perché Silvio Viale, responsabile dell'Ivg (interruzione di gravidanza) per l'ospedale Sant'Anna, nonché medico radicale che ha condotto la lotta per la sperimentazione della pillola abortiva Ru486, intervenga gettando altra benzina sul fuoco: "Noi al Sant'Anna da sempre non facciamo pagare alle donne che non si presentano per l'intervento, nel 2007 su 4 mila aborti all'anno prenotati circa il 10 per cento. Purtroppo mancano regole unitarie, alcuni considerano gli esami come pre-ricovero, mentre altri fanno pagare il ticket. Non posso non sostenere che far pagare nel caso dell'aborto mi sembra ridicolo". Secca invece la replica della Regione Piemonte. Che liquida il caso e tutta la vicenda come una polemica assurda: "La norma in questione è aspecifica, non riguarda certo quel tipo di intervento ma ogni operazione: se si fanno gli esami pre-intervento e poi si rinuncia si paga il ticket sulle prestazioni. Una norma generale che non ha alcunché di scandaloso ma che tutela il servizio sanitario pubblico". Certo il caso di Cuneo ci pone davanti ad una situazione non prevista, chiarisce ancora la nota della Regione: "Se emergeranno contraddizioni con i principi generali della legge 194, tutto verrà valutato con attenzione". E il direttore generale dell'ospedale Sant'Anna Valter Arossa annuncia una verifica sul mancato pagamento dei ticket nel caso in cui le donne non si siano presentate per l'intervento dopo aver fatto le analisi. Silvio Viale coglie però l'occasione per ricordare un'altra vecchia norma regionale e accendere una seconda polemica: la donna che ha intenzione di abortire deve essere accompagnata da un familiare. "Una violazione delle legge 194 perché la donna che abortisce ha diritto al segreto". Una norma finalizzata a tutti gli interventi di day surgery del tutto inapplicata, si affretta a spiegare Viale, chiedendo che in tutte le regioni italiane si formino gruppi di lavoro sull'Ivg: "Io mi limito a invitare le donne a venire in ospedale accompagnate da qualcuno e suggerendo che non rientrino a casa da sole. Ma mi guardo bene dal pretendere che qualche parente certifichi la sua presenza. Se ci sono ragioni per trattenerle decido per il ricovero. Diciamo che dell'aborto si parla sempre quando si scatenano le polemiche politiche e poco sul fronte sanitario". Il direttore regionale della salute Vittorio De Micheli è sorpreso: "Una norma di molti anni certamente pensata per la tutela dei pazienti e dei medici sugli interventi di day surgery che si potrebbe anche cambiare escludendo l'interruzione di gravidanza".

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Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Prima Pagina - data: 2008-08-24 num: - pag: 1 autore: di ... (sezione: Laici e chierici)

( da "Corriere della Sera" del 24-08-2008)

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Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Prima Pagina - data: 2008-08-24 num: - pag: 1 autore: di MASSIMO GAGGI Il personaggio Cattolico, grande gaffeur e politico di professione I l senatore chiacchierone celebre per le sue gaffe, ma anche per l'eloquio martellante che diventerà il fuoco di sbarramento di Obama contro gli attacchi della campagna di McCain, era un ragazzino balbuziente che a scuola veniva preso in giro da tutti. CONTINUA A PAGINA 9.

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Cattolico, gaffeur, vulnerabile Ma compensa i difetti di Barack (sezione: Laici e chierici)

( da "Corriere della Sera" del 24-08-2008)

Argomenti: Laicita'

Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Primo Piano - data: 2008-08-24 num: - pag: 9 categoria: REDAZIONALE Il personaggio Il padre riparava caldaie, ha solidi legami con gli operai Cattolico, gaffeur, vulnerabile Ma compensa i difetti di Barack Quando disse agli iraniani: "Non siamo mollaccioni" SEGUE DALLA PRIMA Per anni Joe Biden ha combattuto il suo handicap leggendo a voce alta davanti a uno specchio e, quando è guarito, non si è fermato più. Eletto senatore del Delaware nel 1972, da 35 anni rappresenta a Washington il piccolo Stato della costa atlantica. Biden è il classico professionista della politica che dovrebbe far venire le bolle a uno come Barack Obama che sottolinea tutti i giorni la sua distanza dalle logiche politiche imperanti nella capitale. Oltretutto, almeno in apparenza, il senatore 65enne è reso vulnerabile dai molti infortuni che in passato l'hanno perfino costretto a ritirarsi da una gara presidenziale. Accadde vent'anni fa, quando il senatore dovette ammettere che in alcuni suoi discorsi aveva copiato brani interi di comizi del leader laburista inglese Neil Kinnock. I giornalisti ci misero poco a scoprire che, nella sua irrefrenabile tendenza al plagio, Biden si era appropriato anche di frasi di Robert Kennedy, Hubert Humphrey e del reverendo Jesse Jackson. E che il vizietto era antico: già all'università era stato sorpreso e punito per le sue tesine di giurisprudenza realizzate incollando brani di lavori altrui. Per non parlare di certe sue affermazioni imbarazzanti. Un anno fa espresse il suo sostegno a Obama con una frase che molti neri considerarono offensiva: "Barack è uno che passerà alla storia: il primo afroamericano che può essere il candidato di tutti, che sa analizzare le cose in profondità, intelligente, pulito e con una bella figura". Perché Obama, che allora lo criticò per quella sortita, costringendolo a scusarsi con la comunità di colore, oggi sceglie come suo vice un personaggio che appare vulnerabile? Perché Biden, con tutti i suoi errori, è un uomo che a Obama può essere molto utile non solo perché è cattolico - un elettorato che il candidato nero sta curando con grande attenzione - ma per la sua lealtà, per la capacità e la determinazione che mette nel tessere rapporti a tutti i livelli e, soprattutto, per la sua enorme esperienza politica. Come capo della Commissione esteri del Senato Biden è di casa nelle cancellerie del mondo e, nonostante la fama di uomo sempre sorridente, cordiale e disponibile con tutti, sui temi della sicurezza e del ruolo internazionale degli Usa tiene sempre il punto con durezza. Passare per "falco" non lo spaventa. Oggi le esigenze della campagna elettorale e gli errori dell'attuale Amministrazione (sottolineati, peraltro, anche da McCain) lo spingono a criticare aspramente George Bush, ma negli anni scorsi Biden ha approvato l'intervento militare in Iraq, ha giudicato legittimo l'obiettivo di abbattere Saddam Hussein e ha approvato il Patriot Act: la legge antiterrorismo che ha "blindato" l'America e che molti democratici giudicano liberticida. Dentro il personaggio che può apparire frivolo, che cerca di essere accattivante coi colleghi o con la stampa, c'è il politico che, avendo conosciuto la povertà (il padre, un concessionario d'auto fallito, racimolava qualche dollaro pulendo caldaie), capisce bene i problemi dei lavoratori e l'uomo d'acciaio sopravvissuto a tragedie come la morte della moglie e dell'unica figlia in un incidente stradale, pochi mesi dopo il suo ingresso in Senato. "Vuole un'intervista? Certo che gliela do" mi disse la prima volta che lo incontrai, tre anni fa al Forum di Davos. "Ma a un patto: le prime domande le faccio io. Sa, quando giro il mondo vedo un sacco di diplomatici, leggo i rapporti degli ambasciatori. Ma ho imparato che certe cose le capite meglio voi giornalisti". Lo rividi il giorno dopo alla cena dedicata all'Iran alla quale partecipavano vari membri del Parlamento di Teheran e l'allora ministro degli Esteri Kharazi. Arrivò tardissimo, accompagnato dalla moglie il cui abbigliamento (pantaloni neri di pelle, una blusa da sera molto scollata e senza maniche) creò sconcerto nella delegazione iraniana. Per rompere il ghiaccio il senatore si scusò per il ritardo e interruppe una lunga discussione sulle centrifughe nucleari in costruzione nel Paese asiatico con una serie di battute scherzose. Poi, però, Biden cominciò a parlare di politica e cambiò bruscamente tono. Disse a brutto muso agli iraniani che commettevano un errore fatale se pensavano di continuare coi loro piani nucleari militari approfittando di una divaricazione tra i democratici e la Casa Bianca: gli americani non si sarebbero divisi e loro avrebbero spinto l'Iran Paese verso la tragedia. L'ho intervistato di nuovo un paio di mesi fa, alla vigilia del Council Italia-Usa di Venezia del quale Biden è stato l'ospite d'onore. Ho ritrovato l'uomo sempre sorridente, ma meno propenso alle battute. Disposto a dialogare con tutti, anche coi nemici, come proposto da Obama, ma da posizioni molto rigide. E pronto a bollare John McCain - che, pure, è un suo grande amico - come un pezzo di una vecchia America che grida ma ha perso potere nel mondo. Potrebbe essere questo il suo leit-motiv delle prossime settimane. Massimo Gaggi Il dramma Nel 1973 Joe Biden giura da senatore in ospedale davanti al figlio Beau, ferito nell'incidente in cui morirono moglie e figlia. Beau partirà per l'Iraq nel 2009.

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I senzaterra brasiliani entrano in Cl: occupavamo i campi, ora li compriamo (sezione: Laici e chierici)

( da "Corriere della Sera" del 24-08-2008)

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Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Politica - data: 2008-08-24 num: - pag: 13 categoria: REDAZIONALE La storia I "trabalhadores" di San Paolo sostenuti anche da Bertinotti I senzaterra brasiliani entrano in Cl: occupavamo i campi, ora li compriamo DAL NOSTRO INVIATO RIMINI - Fausto Bertinotti era presidente della Camera e ci rimase di sale quando all'inizio dell'anno scorso andò in Brasile e visitò a Bahia la zona di "Ribeira Azul", casette in muratura la dove c'erano palafitte e favelas, il senso di una miseria secolare riscattata, di un'utopia realizzata, di un altro mondo davvero possibile come neanche nei sogni dei no global. "La solidarietà è la guida della nuova politica, la politica deve diventare il servizio di mille di queste esperienze! ", scandì poi alla Sapienza, accanto a lui i responsabili dell'Avsi, l'ong responsabile del progetto, e la fondatrice dei "Trabalhadores Sem Terra", Cleuza Ramos, che al riscatto dei "lavoratori senza terra" e quelle iniziative ha dedicato la vita assieme al marito Marcos Zerbini. Una coppia simbolo, per il popolo delle favelas, che questo pomeriggio si presenterà al Meeting ciellino di Rimini con un annuncio spiazzante: il movimento nato a San Paolo, che coinvolge centoventimila persone ed è nato "dalla lotta per la casa, la salute e l'educazione " è confluito in Comunione e Liberazione. Alla loro gente, in Brasile, lo aveva spiegato Cleuza Ramos il 24 febbraio, davanti a cinquantamila persone dentro e soprattutto fuori la cattedrale di San Paolo: "La pioggia caduta oggi rappresenta le lacrime di 20 anni di lotta per la costruzione delle case e di tutto il nostro movimento. Questo è il momento più importante della nostra storia. Julian Carron, anni fa, quando lo incontrò consegnò il suo movimento nelle mani di don Giussani. Oggi noi del Movimento Senza Terra di San Paolo, desideriamo consegnare il nostro movimento nelle sue mani, perché incontrando Cl abbiamo incontrato tutto quello che avevamo bisogno di incontrare ". Certo, "lo stupore italiano deriva forse dall'immagine distorta che delle lotte sociali latinoamericane c'è ancora", ha spiegato Zerbini, un avvocato di 45 anni. Il percorso di avvicinamento è stato lungo. Dalla teologia della liberazione al pensiero che "Gesù non si riduce a discussioni di problemi politici e sociali". Dalle occupazioni dei diseredati alla svolta: "Nell'88 un movimento vicino al nostro promosse numerose occupazioni di terre. Tutto finì con la ritirata, 400 famiglie rimasero senza casa. Si rifugiarono in parrocchia, il vescovo ci chiese di occuparcene ". Idea: "Perché non invertiamo il processo, comprando i terreni per poi occuparli?". Risparmi, donazioni, investimenti, acquisti collettivi. L'incontro con la gente di Cl e della Compagnia delle Opere. Di aree finora ne hanno acquistate 27, "circa 17.500 famiglie possiedono il loro terreno, dodicimila hanno una casa di proprietà". Case, servizi, scuole. "Quarantamila giovani studiano nelle università grazie a convenzioni e sconti". Giancarlo Cesana, leader laico di Cl, riassume: "Sarà la testimonianza di un evento di fede e umanità eccezionale, esemplificativo di quello che si può incontrare al Meeting e della ragione per cui così tante persone ci vengono ". G. G. V. Movimento Cleuza Ramos e Marcos Zerbini ( in alto) fondatori dei Senza Terra. L'ex presidente della Camera Bertinotti durante il viaggio in Brasile del 2007 ( a sinistra) seguì i loro progetti.

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Bagnasco: la Chiesa sta nella politica (sezione: Laici e chierici)

( da "Corriere della Sera" del 24-08-2008)

Argomenti: Laicita'

Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Politica - data: 2008-08-24 num: - pag: 13 categoria: REDAZIONALE Al Meeting di Rimini Il cardinale aprirà la manifestazione ciellina. E Bossi: vorrei spiegargli il federalismo Bagnasco: la Chiesa sta nella politica Il presidente Cei: non interveniamo da esperti ma per dare voce alla gente DAL NOSTRO INVIATO RIMINI - "La Chiesa è popolare perché vive vicino alla gente come nessun altro. Questo deve essere molto chiaro. è una grande grazia che dobbiamo alla storia particolare dell'Italia, ma è anche una grande responsabilità per noi. Bisogna tenerlo presente, quando si giudicano le prese di posizione dei vescovi. I pastori non intervengono perché sono esperti di cose politiche, ma per dare voce alla loro gente. Se non lo facessero, la tradirebbero ". Il cardinale Angelo Bagnasco ha un'indole aliena dai discorsi fumosi, la linea non potrebbe essere più chiara. Così il presidente della Cei aprirà oggi il Meeting di Cl a Rimini con un intervento che sarà una sorta di "bilancio del lavoro svolto" in un anno e mezzo e insieme l'indicazione delle linee future della Chiesa. Lo ha scritto ieri L'Osservatore Romano, riprendendo le considerazioni espresse dal cardinale in un'intervista al periodico ciellino Tracce. "La Chiesa, un popolo che fa storia ": Angelo Bagnasco "non ha avuto dubbi a scegliere proprio questo tema" spiega il quotidiano della Santa Sede. E il motivo è semplice, ha spiegato lo stesso cardinale: "Quando il Santo Padre mi chiamò alla presidenza della Cei, eravamo nel mezzo della bagarre sui Dico. Molti giornali scrivevano: "I vescovi pontificano dall'alto, ma non sanno nulla della vita concreta della gente". Be', da quel momento non ho mai smesso di ricordare a tutti che se c'è qualcuno che conosce i problemi della gente non perché li legge sui sondaggi, ma perché li vive in prima persona, questo qualcuno è proprio la Chiesa. I preti, i pastori, le suore. I laici. Non è un'élite che parla da un pulpito. è un popolo ". Alla politica si chiede "di essere se stessa e servire il bene comune". Ma per trovare soluzioni occorre "un'antropologia completa, integrale". Una ragione non "debole", i valori, la questione antropologica. E l'"emergenza educativa" come priorità, "perché l'obiettivo di fondo resta l'annuncio e la testimonianza di Cristo" scrive L'Osservatore. Bagnasco lo ha già chiarito: "La disaffezione alla politica non è qualcosa di cui la Chiesa è contenta ". Ma bisogna occuparsi "di vita vissuta, di buon senso, di famiglie alle prese con le questioni di ogni giorno". In tutto questo, da Diano Marina, Umberto Bossi fa sapere: "Il dialogo con la Chiesa è più che possibile, vorrei spiegare a Bagnasco il federalismo". Gian Guido Vecchi Chi è Nato nel 1943, il cardinale Angelo Bagnasco è presidente della Conferenza episcopale italiana e arcivescovo metropolita di Genova.

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<Famiglia cristiana>, monsignori e moschee: Maggiolini in trincea (sezione: Laici e chierici)

( da "Corriere della Sera" del 24-08-2008)

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Corriere della Sera - MILANO - sezione: Lombardia - data: 2008-08-24 num: - pag: 7 autore: di ARMANDO TORNO categoria: REDAZIONALE Como "Più nulla da difendere", quasi un libro-testamento "Famiglia cristiana", monsignori e moschee: Maggiolini in trincea "L'accoglienza? Nei limiti del possibile" Nei giorni scorsi monsignor Alessandro Maggiolini, già vescovo di Como, ha commentato la polemica sollevata da "Famiglia cristiana" dopo l'editoriale su governo e fascismo. Senza particolari cerimonie ha osservato che la gente semplice, quella che compera il settimanale nelle parrocchie, ignora che tali non sono le posizioni ufficiali della Chiesa. "Se fossi un parroco, non la esporrei", ha aggiunto il vescovo. Maggiolini le cose non le ha mai mandate a dire e nemmeno ora lo fa. Chi volesse conoscere meglio le sue idee, può leggere il recente Più nulla da difendere (San Paolo, pp. 296, e 18), un libro dove senza tono cattedratico e sovente con un sorriso si riflette sui grandi temi della vita cristiana, dall'educazione dei giovani all'ateismo, dall'inferno alla preghiera, dalla morte ai sacramenti alla Madonna. E non manca qualche pagina autobiografica, come l'ultima predica in cattedrale a Como (dove continua a confessare almeno due ore al giorno), ma anche qualche ricordo. Ci sono poi, come dire?, quelle cose lasciate a metà da un clero che sovente non sa che pesci pigliare. Così Maggiolini nel parlare della cura d'anime e della gente semplice, si lascia sfuggire - discettando sui colori della gerarchia - questa osservazione: "il fucsia un po' sbiadito dei monsignori (i quali sono preti come gli altri, ma talvolta non lo sanno)". Oppure eccolo ritornare sui temi di un cristianesimo vissuto interamente: la preghiera compiuta insieme "val più di innumerevoli raccomandazioni", i vecchi non vanno rottamati al ricovero o "sloggiati dalle famiglie " e basterebbe poco per non sacrificare tali vite, i funerali dove si gorgheggia l'alleluia davanti alla bara ("un fuori tema stridente") e magari - aggiungiamo - che si concludono con gli applausi, gli spot pubblicitari con preti, frati e suore et similia. Circa quest'ultimo punto, Maggiolini ricorda che "la Chiesa, accusata continuamente di essere una "potenza", è un'istituzione alla mercé del primo sciocco che vuol darsi arie. Fosse pure un intellettuale ". Poi non nasconde che oggi il "rapporto tra i cattolici e i fedeli dell'Islam è uno dei più esplosivi": dopo aver espresso un desiderio ("si gradirebbe una impostazione di maggior tolleranza reciproca tra islamismo rispettoso e cristianesimo") e aver ben chiarito le questioni aperte tra le due religioni con spirito ecumenico, il vescovo sottolinea: "L'ospitalità - meglio se tenuta sotto controllo da una legge saggia - va data nei limiti del possibile. Senza dimenticare i "nostri" poveri che talvolta hanno bisogno di tutto, i "nostri" giovani che hanno bisogno di casa e lavoro ecc." E infine, lasciando in un canto i tentennamenti: "Non credo sia molto consono alla coerenza di una fede cristiana che i fedeli appartenenti alla Chiesa cattolica si impegnino a costruire moschee o cose simili". Di più: dopo aver ricordato che tra Vangelo e Corano emergono diversità e contraddizioni, Maggiolini sottolinea: "Mi esprimo con chiarezza forse inusitata: bisognerà giungere, se sarà il caso, anche ad ammettere che la nostra religione è quella pienamente vera, mentre l'islamismo non è tale". \\ La Chiesa è spesso alla mercé di sciocchi esibizionisti \\ La nostra religione è quella pienamente vera, l'islamismo no Teologo Alessandro Maggiolini ha 77 anni. è stato l'unico italiano a partecipare ai lavori di stesura del nuovo catechismo della Chiesa cattolica pubblicato nel 1992.

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Quando Kant svegliò Colletti dal <sonno dogmatico> (sezione: Laici e chierici)

( da "Corriere della Sera" del 24-08-2008)

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Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Libri - data: 2008-08-24 num: - pag: 40 categoria: REDAZIONALE Testimonianze Pubblicate le lezioni del filosofo che volle "andare oltre" sia Croce che Marx Quando Kant svegliò Colletti dal "sonno dogmatico" N el 1994-95, prima del passaggio all'attività parlamentare, Lucio Colletti tenne alla Sapienza di Roma un corso sulla Dialettica trascendentale di Immanuel Kant. Grazie a registrazioni effettuate a suo tempo, questi testi vengono ora pubblicati con una prefazione di Giuseppe Bedeschi. La cura del volumetto - intitolato Lezioni tedesche. Con Kant, alla ricerca di un'etica laica (Liberal edizioni, pp. 184, e 14) - si deve a Luciano Albanese. Certo, il Colletti di queste pagine è diverso da quello che si conosce fino al 1974: fatti i debiti conti con Karl Marx (il suo, nota Bedeschi, fu comunque "un marxismo controcorrente, un marxismo eretico, non a caso assai malvisto dai dirigenti comunisti"), abbandonata la visione della storia basata sulla metafisica del progresso, lo studioso aveva ritrovato i suoi punti di riferimento in Hume e Kant. Quest'ultimo, in particolare, lo aveva "risvegliato dal sonno dogmatico". Come nota Albanese, gli interessi di Colletti per l'autore della Critica della ragion pura - che non si limitano al corso accademico in questione - erano di natura teoretica e non intendevano certo alimentare patacche quali le interpretazioni etiche del marxismo. Lo studioso cercava nel sommo Immanuel una "professione di realismo"; a questo lo aveva indotto un testo che puzzava di zolfo, vale a dire Materialismo ed empiriocriticismo di Lenin, opera apprezzata anche da Karl Popper. Per molti aspetti, e con una fase di giudizi diversi di età in età, questo fu il libro della vita di Colletti. Che, d'altra parte, aveva in mente un programma già delineato da Galvano Della Volpe, ovvero dare una fondazione scientifica al marxismo: cosa per la quale Kant poteva cascare a fagiolo. Giustamente si nota che tale corso è anche una serie di osservazioni e di approfondimenti su Hegel. Ma quest'ultimo filosofo non è inteso alla maniera di Benedetto Croce e Giovanni Gentile, per i quali Kant si poteva considerare un precursore: Colletti, prima e dopo il 1974, è un critico feroce di Hegel - anche se lo riteneva il miglior storico della filosofia - e di ogni idealismo. In queste lezioni il patriarca del pensiero tedesco è inteso come il punto di vista diametralmente opposto a quello di Kant. Anche se la ricerca delle basi di un'etica laica non costituiva per Colletti un problema assillante, egli credeva che essa trovasse soluzione in quello dei fondamenti della conoscenza scientifica. Del resto, nota Albanese, "tutte le principali svolte della sua vita appaiono intimamente legate alla scoperta dell'insostenibilità di una posizione condivisa fino a qualche tempo prima". Ripudiò Croce perché scoprì non poche falle nella sua logica; il parziale rifiuto di Marx avvenne per analogo motivo, e così di seguito. Si capiscono in tal modo i suoi passaggi dal liberalismo al comunismo e viceversa. La sua ultima fase di pensiero presentò gradevoli venature scettiche. Armando Torno.

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L'uomo che ha creato la Terra Santa. A casa (sezione: Laici e chierici)

( da "Giornale.it, Il" del 24-08-2008)

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N. 202 del 2008-08-24 pagina 1 L'uomo che ha creato la Terra Santa. A casa di Stefano Lorenzetto La casa è bella larga: 337 metri quadrati. Roberto Albertelli ne ha tenuti meno di un terzo, 97 metri quadrati, per sé e per la moglie Dolores Coleschi. I due terzi li ha riservati al Figlio di Dio. Via Bagnolo 18, in collina, meno di 400 metri in linea d'aria dalla Rocca di Castrocaro Terme. Un primo cartello turistico marron segnala "Sentiero del Santo", ma rischia di portare fuori strada: ricorda semplicemente che di qui nel maggio 1221 passò Sant'Antonio da Padova diretto verso l'eremo di Montepaolo. Un secondo cartello indica "Croce gloriosa": è quello giusto, ma ancora non rende l'idea. Impossibilitato a tornare nella Palestina, dov'è stato una mezza dozzina di volte in pellegrinaggio di fede e di studio, questo pensionato di 66 anni originario di Cesenatico, già tecnico della Telecom, ha deciso di ricostruirsi in casa propria la Terra Santa dei tempi di Gesù. In scala ridotta, si capisce. Ha lavorato quasi per un decennio con cemento, resine, vernici acriliche, cristalli, pannelli esplicativi, investendo non meno di 30.000 euro e avendo sempre a modello le planimetrie disegnate dai frati archeologi dello Studium Biblicum Franciscanum che da oltre un secolo scavano nel sottosuolo del Medio Oriente. A prima vista gli edifici sembrano fatti di cartoncino. Li tocchi: marmo. In una stanza ecco la ricostruzione del Tempio di Gerusalemme, quello di cui fu detto: "Non resterà pietra su pietra che non venga distrutta". In un'altra ecco la grotta di Betlemme. In un'altra ancora ecco il Golgota. In un'altra la casa di Maria dove avvenne l'Annunciazione. In un'altra il perimetro della dimora di Pietro a Cafarnao. In un'altra il plastico completo della Terra Santa dalle alture del Golan fino al Mar Rosso. Qui una boccetta riempita con l'acqua del fiume Giordano in cui Giovanni battezzò Gesù. Là un'ampolla di liquido salato raccolto nel Mar Morto. E poi tre piccole croci piantate su tre pezzi di roccia, con tanto di scala metrica scolpita nel marmo. Non tre sassi qualsiasi: "Li ho scalpellati via di nascosto, in barba a cattolici, musulmani, ortodossi e armeni, dalla roccia del Calvario custodita nella chiesa del Santo Sepolcro che l'imperatore Costantino fece costruire nell'anno 325. Due diversi viaggi mi ci sono voluti. Andavo alle 5 di mattina, appena aperta la chiesa. Non è stato facile lavorare con una sola mano infilata in una stretta fessura del cristallo protettivo". Nota il mio stupore. "Non dovevo? Da quando li ha toccati Cristo, sono sassi universali, di tutti. E comunque meglio sorvegliati da me che in mano ai maomettani". Ma queste imprese ancora non gli bastavano. Come pure non gli bastavano la cappella con altare, tabernacolo e inginocchiatoi che fino al 1986 ha ospitato la messa domenicale per le famiglie del circondario, le cinque statue della Madonna (del Presepio, di Lourdes, di Fatima, di Medjugorje, del Rosario) e quelle di Gesù, di padre Pio, di San Michele arcangelo e di altri cinque angeli. Albertelli ha voluto impreziosire la sua privatissima Terra Santa con qualcosa che andasse ben oltre l'intimità domestica, qualcosa che fosse visibile stando giù in paese e che magari costringesse a volgere lo sguardo verso il cielo tanto i villeggianti che di giorno frequentano le Terme quanto le voci nuove che nelle sere d'estate si esibiscono sul palco del Festival di Castrocaro. Ed ecco allora la "Croce gloriosa" - 7 metri e 38 centimetri di lamiera e plexiglas, illuminata dall'interno - che si erge al termine delle 15 stazioni di una via crucis eretta nel verde del pendio. Nonostante le autorizzazioni comunali, mal gliene incolse. Perché, a parte gli altri 50.000 euro di spesa, stavolta a finire dritto sul calvario è stato lui. Con l'aggravante di non avere, ossuto e mingherlino com'è, le spalle di Simone, l'uomo di Cirene. Accusato di abuso edilizio, abuso della credulità popolare, disturbo delle occupazioni e del riposo delle persone, in una parola di rappresentare con la sua stravagante iniziativa nientemeno che "un pericolo per la salute e l'incolumità fisica" dei vicini, Albertelli è finito sotto processo ed è stato crocifisso dalla magistratura, al pari della consorte, per il reato continuato di cui all'articolo 81 del codice penale. Con la magra consolazione di ritrovarsi ai lati del patibolo, in veste di buoni cristiani anziché di buoni ladroni, gli amici Ortensio Sassi e Maria Grazia Zaccaria, marito e moglie, tanto spericolati da averlo affiancato nella pratica devozionale. "Dopo aver ispezionato i luoghi del delitto, mi sono trovato di fronte a una splendida sorpresa", mi aveva raccontato lo scrittore Roberto Corsi, che ha dedicato alla vicenda un capitolo del suo libro Anoressia della memoria. "Non mi pare scoperta da poco individuare uno che costruisce tutto ciò di tasca propria, senza ricerca di sponsor, senza chiedere l'obolo al ministero dei Beni culturali. Anche nel cosiddetto mondo cattolico mi sono imbattuto spesso in personaggi che, ritenendo di aver fatto qualcosa di buono, non si accontentano della promessa del regno di Dio, ma parano la mano come faceva Mattley, il cane di Dick Dastardly nel cartone animato Lo squadrone avvoltoi di Hanna & Barbera, che ansimava: "La medaglia, la medaglia"". Adesso però il mite pensionato e i suoi fratelli di fede hanno avuto la resurrezione in atti giudiziari: assolti con formula piena dal tribunale di Forlì perché il fatto, cioè la preghiera collettiva, non costituisce reato. Al Nazareno bastarono tre giorni. Ad Albertelli quattro anni di carte bollate, 25.000 euro buttati in avvocati e un mezzo esaurimento nervoso. È sicuro che questo sia il posto più adatto per una via crucis? "Sicurissimo. Ho progettato questa casa nel 1970, con le mie mani, su un terreno che storicamente è sempre stato chiamato l'Orto di Sant'Antonio, proprio perché di qui passò il taumaturgo. Avrei voluto costruirne un'altra per ospitarci dopo quasi 800 anni i francescani, ma il Comune mi ha bocciato il progetto. Lei pensi che solo per poter mettere il cartello "Croce gloriosa" sono dovuto ricorrere prima al difensore civico, che mi ha dato ragione, e poi minacciare di rivolgermi al Tar. C'è voluto un anno prima che il sindaco dell'epoca, Maurizio Fussi, diessino, si decidesse a rilasciarmi la licenza per la via crucis. E comunque l'idea è stata dei nostri amici Ortensio e Maria Grazia, non mia. Una riproduzione della croce di Dozulé". Dozulé? "È una località francese della Normandia, dove tra il 1970 e il 1978 Gesù apparve per 49 volte a Madeleine Aumont, moglie di un operaio, madre di cinque figli. Cristo Re le chiese che fosse eretta la più grande croce esistente al mondo, 738 metri, cioè l'altitudine del Golgota sul livello del mare, illuminata di bianco e di azzurro. Siccome il desiderio del Redentore non s'è potuto realizzare, i fedeli di tutto il mondo stanno costruendo croci gloriose in scala, alte 7,38 metri. Ne sono sorte a migliaia, ovunque: da Losanna a Quito, da Valencia a Fatima, persino a Nouméa, in Nuova Caledonia. Una quarantina soltanto in Romania. Un'infinità in Italia: a Novara, Forlì, Cesena, Manduria, Ravenna, sette in Sardegna, una delle quali sul Gennargentu. E la vuol sapere una cosa straordinaria?". Dica. "Solo al termine dei lavori mi sono accorto che la mia via crucis era venuta esattamente della stessa lunghezza, 520 metri, di quella originale di Gerusalemme. Altra incredibile coincidenza: è risultata identica, 10 metri, anche la differenza altimetrica fra il Calvario e il Litostroto, il lastricato su cui Gesù fu processato da Pilato e flagellato dalla guarnigione del pretorio. Lei sa bene che il Golgota, il "luogo del cranio" raffigurato nell'iconografia tradizionale e dai registi come una montagna, in realtà era una collinetta di pochi metri, tanto da essere oggi inglobata all'interno della chiesa del Santo Sepolcro. Quando l'ho fatto notare a un sacerdote veneto che passava le acque a Castrocaro ed era voluto salire fin quassù, s'è messo a ridere". Ma non era un oratorio privato? Aperto al pubblico? "Certo, se qualcuno bussa, non posso cacciarlo. Ci troviamo sulla via crucis in una ventina d'amici tutti i venerdì dalle 21 alle 22.15, con qualsiasi tempo, anche con la neve. A mezzanotte la croce illuminata si spegne". Se era tutto in regola, com'è che siete finiti sotto processo? "Tre famiglie hanno presentato un esposto alla Procura, ai carabinieri e alla diocesi, sostenendo che la collina aveva subìto "profondi e innaturali mutamenti destinati a incidere pesantemente sulla vita quotidiana dei residenti" e accusandoci d'averla trasformata in zona di culto senza aver chiesto il permesso al questore. Ma questa è una proprietà privata e i permessi vanno chiesti solo quando le funzioni religiose si svolgono sul suolo pubblico". Non è che pregate e cantate a squarciagola? "Sempre a voce bassa. E poi, guardi, una delle persone che ci ha denunciato abita a Bologna. Le pare che avrebbe potuto sentirci stando a 80 chilometri da qui? La cosa buffa è che la prima a difenderci è stata la famiglia Abdoulaye Khoudia, senegalesi di religione musulmana che custodivano la villa di due dei nostri accusatori. Hanno testimoniato per iscritto che la pratica della via crucis non ha mai procurato alcuna molestia alle loro occupazioni e al loro riposo. In quelle case sono subentrati nigeriani, marocchini, tunisini e ogni volta che ci sentivano pregare erano gli islamici a smettere di parlare o di ridere per il timore di disturbare la nostra funzione religiosa". Quanti processi ha subìto? "Prima il Comune mi ha portato davanti al giudice di pace per farmi spostare la croce. Poi ho avuto due procedimenti penali. Nel primo le accuse di abuso edilizio e abuso della credulità popolare sono state archiviate. Nel secondo mi hanno condannato a 1.000 euro di ammenda per il disturbo della quiete pubblica e il mancato avviso al questore. Potevo estinguere la pena ricorrendo all'indulto. Ho rifiutato, mi sono fatto processare dal tribunale di Forlì e ho vinto". Ha perdonato i suoi accusatori? "Ho perdonato. Ma, vede, quando vado a confessarmi, prima di darmi l'assoluzione il prete mi ordina di riparare i danni arrecati al prossimo. Quindi chiederò un risarcimento". Si fida ancora della magistratura? "Assolutamente no. Lo dico da ex arbitro. Ho diretto partite di calcio per sette anni, fino alla Promozione, e un "cornuto" in campo poteva starci. Però questo è stato un accanimento persecutorio antireligioso mai visto al mondo. In un rapporto i carabinieri sono arrivati a scrivere che a casa mia ospitavo degli "incantatori", testuale, solo perché venne a trovarmi Gianni Varini, un veggente di Carpi, oggi defunto, che, pur protagonista di eventi prodigiosi, ha sempre rifiutato il ruolo di guaritore. "Perché mi toccate?", allontanava da sé i superstiziosi. "Non sapete che state toccando carne d'asino?". Se questo è un incantatore...". Vittorio Messori sostiene da tempo che i cattolici, ridotti ormai a minoranza, almeno sul piano culturale, dovrebbero seguire l'esempio di un'altra minoranza, quella ebraica, e difendersi con ogni mezzo. "Ha ragione. Ed è quello che ho fatto. Parlo sempre da ex arbitro: passi un fallo di rigore, ma quattro diventano troppi. Del resto i primi a gettare la spugna sono i preti. "Ma perché ha voluto costruire una via crucis così grande?", mi hanno rimproverato alcuni parroci". Non ha avuto solidarietà dalla Chiesa? "Zero. Anzi, appena i miei vicini hanno presentato l'esposto, l'ordinario diocesano mi ha revocato il permesso che consentiva ai sacerdoti di celebrare messa in casa mia. Sono andato a parlare col vescovo di Forlì, Lino Pizzi, e anche col suo predecessore, Vincenzo Zarri. Il loro ragionamento è molto semplice: la cosa che hai fatto è in sé buona, io però non la incoraggio, allo stesso tempo non posso oppormi. Forse mi manca l'astuzia del gesuita. Conosce la storiella? Durante gli esercizi spirituali il gesuita legge il breviario e fuma una sigaretta. "Beato te che puoi fumare! A me non lo hanno concesso", sospira il domenicano. "Ma tu che cosa avevi chiesto?", gli domanda il gesuita. "Di fumare mentre pregavo", risponde il domenicano. "Sbagliato. Io ho chiesto ai miei superiori se potevo pregare mentre fumavo. Ma certamente!, mi hanno detto"". Se poi i vescovi avessero saputo che è andato a fregare le pietre del Calvario nella chiesa del Santo Sepolcro... "Ah, mica solo quelle". (Scompare e torna dopo qualche istante con due teche di cristallo). "Anche questo pezzo di pietra staccato dalla grotta dell'Annunciazione della basilica di Nazaret. Vede com'è liscio? È stato lustrato dalle mani di milioni di pellegrini. E poi queste quattro rocce scalpellate via dalla grotta di Betlemme che si trova dentro la basilica della Natività. Ma il cuore è il Calvario, è il Sepolcro. Lì si sono spalancate le porte della salvezza. Se Lui non fosse risorto, sarebbe stato un uomo qualsiasi. Come dice San Paolo, se i morti non risorgono, neanche Cristo è risorto; ma se Cristo non è risorto, è vana la nostra fede". E che cosa le dà la certezza che Gesù di Nazaret non fosse uno dei tanti rabbi che circolavano da quelle parti duemila anni fa? "Proprio i miracoli, a cominciare dalla resurrezione. E i miracoli continuano anche oggi, come Lui aveva promesso: "Chi crede in me, compirà le opere che io compio e ne farà di più grandi". Basti pensare alle guarigioni scientificamente inspiegabili di Lourdes". Ma di resurrezioni se ne sono viste poche. "Dovrebbe visitare la Cappella Brancacci nella chiesa di Santa Maria del Carmine a Firenze e soffermarsi sull'affresco che raffigura Pietro nell'atto di resuscitare Tabità, la generosa sarta di Giaffa". Non ha voglia di tornare nella Terra Santa vera? "Molta. Ma come faccio? Quelli là sparano". Pensa che israeliani e palestinesi faranno la pace, un giorno? "No. Secondo me, mai. Ha presente il caso del giudice Clementina Forleo? Incompatibilità ambientale. Non sono proprio in grado di stare insieme". (420. Continua) Stefano Lorenzetto stefano.lorenzetto@ilgiornale.it © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano.

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Bagnasco apre il Meeting di Cl: <Chiesa protagonista in politica> (sezione: Laici e chierici)

( da "Giornale.it, Il" del 24-08-2008)

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N. 202 del 2008-08-24 pagina 12 Bagnasco apre il Meeting di Cl: "Chiesa protagonista in politica" di Marco Zucchetti Il segretario della Cei a Rimini: "Abbiamo il diritto di partecipare perché viviamo i problemi della gente" Nei titoli di testa del film il nome deve esserci. L'identità cattolica non può essere relegata tra le comparse, ma se c'è un Oscar da assegnare, sia quello dell'attore protagonista. Anche perché il mondo politico sta in platea e vuol capire come finisce la storia. Il duplice binario della XXIX edizione del Meeting di Comunione e Liberazione a Rimini parte da questa stazione: "O protagonisti o nessuno". Un tema che parte dall'intimo e allarga i suoi orizzonti. E così l'atto di accusa nei confronti di un protagonismo mediatico, fatto di reality e medaglie ostentate, si trasforma nella rivendicazione di un ruolo attivo sulla scena politica. Già, perché è proprio questa la summa del discorso che oggi monsignor Angelo Bagnasco pronuncerà all'apertura del Meeting dell'Amicizia fra i popoli: "La Chiesa ha il diritto di occuparsi di politica perché i problemi li vive in prima persona, non li legge nei sondaggi". Discesa in campo, orgoglio confessionale, difesa dei propri spazi. La Chiesa non sarà più "la Straniera", come nello spettacolo tratto da T.S. Eliot che stasera chiuderà la prima giornata di lavori, ma avrà piena residenza nella società civile. E proprio in quest'ottica il mondo dei partiti, dal Popolo della Libertà al Partito democratico, guarda al Meeting: tutti curiosi di intercettarne il pensiero, tutti pronti a sperimentare nuove alleanze in questa palestra estiva. È lo stesso segretario della Cei a parlarne, quando in merito all'"emergenza educativa" prospetta "una grande alleanza tra Stato, scuola, famiglia e Chiesa". Una mano tesa che in tanti proveranno a stringere, da destra a sinistra, per recuperare quella componente dell'identità cattolica sparpagliata nei dintorni dell'Udc di Casini. Eppure il dubbio che Cl si stesse chiudendo in una torre eburnea si era fatto strada, nonostante le smentite. "La politica è quello che è ed è inutile fare gli schizzinosi, visto che ci si deve convivere", spiegava il leader laico di Cl Giancarlo Cesana al Corriere. E anche la scelta di lasciare a un cardinale l'onore del messaggio introduttivo poteva essere letta come una presa di distanza dal mondo della politica. Dissenso nei confronti del governo Berlusconi che non schiera esponenti cattolici, smarrimento dovuto alla mancata Grande Coalizione per cui il movimento fondato da don Giussani tifava, delusione per il ruolo accessorio degli esponenti cattolici nel Pd: le ragioni di una chiusura potevano essere molte. E invece - come conferma Cesana - rimane solo la volontà di riprendere possesso di una voce spesso zittita. Perché a Rimini la torre d'avorio non esiste, c'è solo una piazza nella quale incontrarsi per parlare. Anche perché, di microfoni, a Rimini ce ne saranno molti. E saranno per tutti. Assente il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, fra gli oltre trecento relatori saranno invitati otto ministri (Bondi, Sacconi, Calderoli, Frattini, Alfano, Tremonti, Matteoli e Gelmini). Un'edizione che si annuncia onerosa (il budget previsto supera i 10 milioni di euro) e particolarmente ricca, con una visione globale che tocca mostre, spettacoli, manifestazioni sportive. E ancora i temi del lavoro, dello sviluppo sostenibile, dell'uomo che non è obbligato ad essere sempre il numero uno ma può rivendicare la sua unicità semplicemente vivendo. Come i lavoratori senza terra del Brasile o le infermiere dell'Uganda, in un connubio di respiro mondiale con la presenza del segretario della Lega araba Amre Moussa, il presidente della Commissione europea José Manuel Barroso o lo scrittore Salih Osman. Tutti protagonisti, che gli Oscar per i "signor nessuno" non li hanno ancora inventati. © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano.

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Se un teologo organizza il concorso di bellezza per suore (sezione: Laici e chierici)

( da "Giornale.it, Il" del 24-08-2008)

Argomenti: Laicita'

Vi confesso che la notizia mi ha colpito. Mi chiedo a che punto possa arrivare, seppure in buona fede, la voglia di visibilità, il desiderio di apparire "moderni", l'intenzione di far conoscere con questi mezzi la buona notizia cristiana. Leggo stamattina sul Corriere che un prete teologo, giornalista e professore di filosofia nelle scuole, padre Antonio Rungi, passionista di Mondragone (provincia di Caserta), ha organizzato il concorso "Sister Italia" e intende raccogliere tramite il suo sito web (sul quale però ancora non trovato traccia dell'iniziativa) le foto delle religiose più belle. "Ma pensate davvero - ha dichiarato il religioso - che le suore siano tutte anziane, rattrappite e funeree? Oggi non è più così, grazie anche all'iniezione di gioventù e di vitalità portata nel nostro Paese dalle ragazze straniere: ci sono suore dall'Africa e dall'America Latina che sono davvero molto, molto carine. Le brasiliane soprattutto.". E ha aggiunto: "Mi aspetto che siano almeno un migliaio le sorelle ad inviare le foto, e mi piacerebbe che la prossima edizione non fosse solo virtuale, magari potrebbe essere ospitata proprio durante Miss Italia. Con una passerella per le suore, certamente". Non sono mai stato un fan di Miss Italia, specie da quando, nel nome del politicamente corretto, la trasmissione si è trasformata in un'interminabile sequenza di interviste con le aspiranti miss che ripetono di volere la pace nel mondo e di credere nei valori della famiglia. In ogni caso, la Tv e il costume hanno i loro riti e le loro liturgie, e Miss Italia è tra queste. Mi chiedo (e vi chiedo): c'era davvero bisogno di "importare" anche questa novità delle suore in passerella (per quanto solo virtuale) al fine di "aprirsi al mondo"? Scritto in Varie Commenti ( 7 ) " (No Ratings Yet) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 23Aug 08 Il "Leone di Munster" e i cristiani antinazisti Ieri sera su Raitre, in prima serata, è andata in onda un'eccezionale puntata della Grande Storia, la serie curata da Luigi Bizzarri, interamente dedicata alla resistenza antinazista dei cristiani tedeschi. Due ore di filmati e testimonianze inedite, per raccontare eventi poco conosciuti al grande pubblico. Nella solita melassa di frivolezze estive in onda sui nostri teleschermi, la documentata trasmissione della terza rete Rai è stata come una boccata di ossigeno. Mi hanno colpito in particolare i filmati propagandistici del regime hitleriano che giustificavano l'eutanasia e la soppressione delle "vite improduttive", quelle degli handicappati e dei malati mentali. Ho trovato quelle immagini tremendamente attuali, perché argomentazioni simili a quelle tirate in ballo nei primi anni Quaranta dall'orrenda ideologia razziale nazionalsocialista le sento richeggiare oggi da ben altri pulpiti. Mi permetto però di segnalare quella che ai miei occhi è apparsa come un'omissione piuttosto grave: nella prima parte della puntata si è parlato del vescovo di Munster Clemens August von Galen, che papa Ratzinger ha proclamato beato nell'ottobre 2005, autore delle coraggiose prediche antinaziste contro il programma eutanasico denominato T4. Ebbene, non si è spesa neanche una parola per ricordare che von Galen godeva dell'appoggio incondizionato di Pio XII, il quale scrisse al coraggioso vescovo per appoggiare i suoi interventi. "Le tre prediche del vescovo von Galen - sono parole vergate dal Pontefice - procurano anche a noi, sulla via del dolore che percorriamo insieme ai cattolici tedeschi, un conforto e una soddisfazione, che da molto tempo non provavamo. Il vescovo ha scelto bene il momento per farsi avanti con tanto coraggio". Non sono fatti sconosciuti o non provati, non sono ipotesi: il carteggio esiste ed è pubblico (si può leggere tradotto dall'originale tedesco nel bel libro di Stefania Falasca, Un vescovo contro Hitler, edizioni San Paolo). Carta canta, insomma. L'idea che può essersi fatto l'ignaro spettatore vedendo la puntata di ieri sera è che quel vescovo coraggioso fosse isolato. Sostenuto sì dai suoi fedeli, ma non da Roma. Mentre invece era direttamente e personalmente sostenuto da papa Pacelli, il quale - ma questo è stato ricordato - lo fece cardinale nel suo primo concistoro, nel 1946. Scritto in Varie Commenti ( 51 ) " (2 votes, average: 5 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 22Aug 08 Tra le novità del Meeting c'è "Ratzinger professore" Tra i libri novità che saranno presentati al Meeting di Rimini, che si apre domenica, c'è un volume scritto da Gianni Valente, giornalista di "Trentagiorni", dedicato a Ratzinger professore (edizioni San Paolo). Il volume arriverà in libreria a settembre, ma le prime copie fresche di stampa saranno portate a Rimini. Posso assicurarvi che è un volume che vale la pena leggere, per capire meglio Joseph Ratzinger, il suo lavoro teologico, il suo sguardo sulla Chiesa. E anche per smentire certi schemi che lo vorrebbero dipingere come un "pentito" del Concilio Vaticano II. Scritto in Varie Commenti ( 35 ) " (3 votes, average: 5 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 15Aug 08 Buon Ferragosto con le parole di Papa Luciani Voglio augurare a tutti i naviganti del blog una buona festa dell'Assunta. Sono tornato dalla Spagna, ma non ho ancora ripreso a lavorare (due giorni fa ho pubblicato un'intervista a mons. Negri sulla polemica di Famiglia Cristiana contro il governo Berlusconi, che potete leggere cliccando nell'apposito link sotto la foto, ma era una richiesta una tantum della direzione). Ieri sera ero a Canale d'Agordo, dove, insieme alla collega ed amica Stefania Falsaca, giornalista di Trentagiorni, abbiamo raccontato lo stato della causa di beatificazione di Papa Luciani. L'incontro si è svolto nella chiesa parrocchiale, su invito del parroco don Sirio e del sindaco. Come sapete sono molto legato alla figura di questo grande Papa, l'importanza del cui pontificato - per usare le parole di Giovanni Paolo II - è "inversamente proporzionale alla sua durata". Durante un'udienza del mercoledì, Giovanni Paolo I disse: "Io rischio di dire uno sproposito. ma lo dico. Il Signore ama tanto l'umiltà che a volte permette dei peccati gravi. Perché? Perché quelli che li hanno comessi, questi peccati, dopo pentiti, restino umili. Non vien voglia di credersi mezzi angeli quando si sa di aver commesso delle mancanze gravi. Il Signore ha tanto raccomandato: siate umili. Anche se avete fatto delle grandi cose dite: siamo servi inutili". Scritto in Varie Commenti ( 154 ) " (13 votes, average: 4.38 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 03Aug 08 La messa in ambrosiano antico: a Milano qualcosa si muove Interrompo il silenzio della vacanza grazie a una gita di vetiquattr'ore a Barcellona (dove c'è facilità di collegamento) per rilanciare una notizia che farà piacere a molti navigatori del blog. Grazie al dialogo intrapreso tra il movimento liturgico benedettiano e la Curia di Milano sta per iniziare una nuova celebrazione in rito ambrosiano antico (secondo il messale del 1954) oltre a quella concessa a suo tempo dal cardinale Martini e tutt'oggi celebrata la domenica nella chiesa del Gentilino. Scritto in Varie Commenti ( 279 ) " (18 votes, average: 4.22 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 29Jul 08 Avviso urgente ai naviganti (dalla Spagna) Cari amici, mi trovo in vacanza in una zona della Spagna dove c'è una copertura scarsissima di rete e non riesco a collegarmi (ora lo sto facendo stando seduto sui gradini della splendida cattedrale gotica di Girona, che ho appena visitato): per questo non mi è possibile intervenire o sbloccare i commenti in moderazione. Chiedo scusa a tutti e vi do appuntamento al 12 agosto, quando sarò di ritorno! Scritto in Varie Commenti ( 80 ) " (6 votes, average: 3.67 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 25Jul 08 Quel "vivo desiderio" di felicità Cari amici, da domani sono in vacanza. Vi auguro di trascorrere una buona estate con queste parole scritte da Giovanni Battista Montini a diciassette anni: Una volta camminando di sera guardavo le stelle del firmamento e procuravo che la mia mente fosse compresa dell'immensità del creato; capivo che tutti gli astri non erano che pulviscoli giranti rispetto all'immensità dell spazio, pure il pensiero d'essere confinato in questo mondo, per l'uomo così vasto, ma, in relazione cogli astri e collo spazio, vero atomo al microscopio, e il vedere al di sopra di me migliaia di mondi ignoti, rappresentanti per me bellezze e attrattive fantastiche e grandemente superiori a tutto ciò ch'è nel mondo, provavo un vivo desiderio d'una felicità non legata al misero fango della terra. E a me stesso davo la risposta: "Sei destinato ad essere assunto principe nel regno che governa il cielo". Scritto in Varie Commenti ( 437 ) " (8 votes, average: 4.38 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 22Jul 08 Sono tornato. Nuove regole per il blog Cari amici, ieri sera alle 23 il Jumbo della Qantas con il Papa, il seguito e noi giornalisti è atterrano all'aeroporto di Ciampino: siamo stati chiusi in aereo per 22 ore (anche durante lo scalo tecnico a Darwin non ci è stato permesso di scendere). Poco dopo la partenza, Benedetto XVI è venuto a salutarci e a ringraziarci per il lavoro che abbiamo svolto. Volevo dire innanzitutto a quanti che mi invitavano a moderare certi scontri delle ultime ore, che ovviamente sono stato impossibilitato a fare alcunché durante un intero giorno di volo. Ho letto tutti i commenti, e ci sono rimasto piuttosto male per la piega che hanno preso, le espressioni usate, etc. Vi comunico quindi che d'ora in avanti non intendo più lasciare spazio agli "off topic": il blog "Sacri Palazzi" non è una pubblica arena dove mettere in piazza scontri o risolvere beghe private o partire per la tangente montando polemiche. Vi chiedo dunque di intervenire rimanendo sull'argomento proposto e di cercare il più possibile di non svicolare. Vi chiedo inoltre di usare SEMPRE espressioni rispettose nei confronti di tutti. E' possibile dissentire nella maniera più radicale senza offendere colui o colei dalla quale si prendono le distanze. Fino ad oggi sono stato troppo tollerante. Scritto in Varie Commenti ( 106 ) " (19 votes, average: 3.74 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 20Jul 08 La veglia di Randwick, la messa finale Cari amici, ieri sera (in Italia era sabato pomeriggio), con Luigi Accattoli sono andato alla veglia, all'ippodromo di Randwick. Abbiamo girato tra i ragazzi accampati che attendevano Benedetto XVI. Mi hanno colpito le file di giovani davanti ai sacerdoti per le confessioni, e la presenza di famiglie con bambini. Hanno dormito nei sacchi a pelo, sotto le tende o ripari di fortuna. Ora - da voi sono le tre di notte - il Papa sta celebrando la messa conclusiva della Gmg. Nell'omelia ha detto: "Rafforzata dallo Spirito e attingendo a una ricca visione di fede, una nuova generazione di cristiani è chiamata a contribuire all'edificazione di un mondo in cui la vita sia accolta, rispettata e curata amorevolmente, non respinta o temuta come una minaccia e perciò distrutta". Scritto in Varie Commenti ( 248 ) " (16 votes, average: 3.5 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 18Jul 08 L'accoglienza di Sydney e il tassista musulmano Sul Giornale di oggi troverete due cronache dedicate agli eventi di ieri, in particolare la festa di accoglienza dei giovani al Papa e l'importante discorso che Benedetto ha rivolto loro; e un approfondimento sul tema degli aborigeni australiani, pure citati nei discorsi papali. Vi volevo raccontare un piccolo episodio accaduto sempre ieri: due volontari italiani della Gmg hanno preso un taxi nel centro di Sydney chiedendo di essere accompagnati al centro stampa, nella baia di Darling Harbour. Il tassista era un fedele musulmano. Quando è arrivato il momento di pagare, si sono sentiti rispondere: "Non mi dovete nulla, siete miei ospiti". E' un piccolo segno che bene descrive l'ottima accoglienza degli australiani nei confronti dei giovani che hanno invaso Sydney. Durante tutto il percorso che ha riportato ieri sera il Papa nella sua residenza a fianco della cattedrale, c'era una grande folla che si accalcava lungo le transenne. Cari amici, mi dispiace che per tutto ieri e tutt'oggi non sia consultabile sul nostro sito Internet il pezzo principale di cronaca che ho scritto sulla festa di accoglienza con le parole del Papa. Copio il testo come commento di questo post, che se a quest'ora avrete letto i testi di Benedetto XVI e molti altri servizi. Scritto in Varie Commenti ( 77 ) " (17 votes, average: 3.12 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico Post precedenti Chi sono Sono Andrea Tornielli, il vaticanista del Giornale, classe 1964, laurea in storia della lingua greca. Sono sposato e ho tre figli. Vivo tra Roma e Milano Tutti gli articoli di Andrea Tornielli su ilGiornale.it contatti Categorie Varie (232) Ultime discussioni GUSTAV: Come volevasi dimostrare..… ;..... Gianpaolo1951: Roba da matti!. Ieri sera, quando ho letto la notizia su Petrus, stentavo a credere ai miei... Luisa: La migliore risposta a questa delirante iniziativa sarà, lo spero, lo zero assoluto di risposte-iscrizioni.... FilippoDavoli: Rispondo al commento n.33 precisando - e dunque smentendo categoricamente quanto scritto - che in... Michele M: Che triste! Spero nel Vescovo. 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Monsignor Bagnasco apre il Meeting di Cl: "La Chiesa protagonista in politica" (sezione: Laici e chierici)

( da "Giornale.it, Il" del 24-08-2008)

Argomenti: Laicita'

N. 202 del 2008-08-24 pagina 0 Monsignor Bagnasco apre il Meeting di Cl: "La Chiesa protagonista in politica" di Marco Zucchetti Il segretario della Cei a Rimini: "Abbiamo il diritto di partecipare perché viviamo i problemi della gente". Intanto i partiti guardano a possibili nuove alleanze. Dopo anni il messaggio all'inaugurazione non è di un politico Nei titoli di testa del film il nome deve esserci. L'identità cattolica non può essere relegata tra le comparse, ma se c'è un Oscar da assegnare, sia quello dell'attore protagonista. Anche perché il mondo politico sta in platea e vuol capire come finisce la storia. Il duplice binario della XXIX edizione del Meeting di Comunione e Liberazione a Rimini parte da questa stazione: "O protagonisti o nessuno". Un tema che parte dall'intimo e allarga i suoi orizzonti. E così l'atto di accusa nei confronti di un protagonismo mediatico, fatto di reality e medaglie ostentate, si trasforma nella rivendicazione di un ruolo attivo sulla scena politica. Già, perché è proprio questa la summa del discorso che oggi monsignor Angelo Bagnasco pronuncerà all'apertura del Meeting dell'Amicizia fra i popoli: "La Chiesa ha il diritto di occuparsi di politica perché i problemi li vive in prima persona, non li legge nei sondaggi". Discesa in campo, orgoglio confessionale, difesa dei propri spazi. La Chiesa non sarà più "la Straniera", come nello spettacolo tratto da T.S. Eliot che stasera chiuderà la prima giornata di lavori, ma avrà piena residenza nella società civile. E proprio in quest'ottica il mondo dei partiti, dal Popolo della Libertà al Partito democratico, guarda al Meeting: tutti curiosi di intercettarne il pensiero, tutti pronti a sperimentare nuove alleanze in questa palestra estiva. è lo stesso segretario della Cei a parlarne, quando in merito all'"emergenza educativa" prospetta "una grande alleanza tra Stato, scuola, famiglia e Chiesa". Una mano tesa che in tanti proveranno a stringere, da destra a sinistra, per recuperare quella componente dell'identità cattolica sparpagliata nei dintorni dell'Udc di Casini. Eppure il dubbio che Cl si stesse chiudendo in una torre eburnea si era fatto strada, nonostante le smentite. "La politica è quello che è ed è inutile fare gli schizzinosi, visto che ci si deve convivere", spiegava il leader laico di Cl Giancarlo Cesana al Corriere. E anche la scelta di lasciare a un cardinale l'onore del messaggio introduttivo poteva essere letta come una presa di distanza dal mondo della politica. Dissenso nei confronti del governo Berlusconi che non schiera esponenti cattolici, smarrimento dovuto alla mancata Grande Coalizione per cui il movimento fondato da don Giussani tifava, delusione per il ruolo accessorio degli esponenti cattolici nel Pd: le ragioni di una chiusura potevano essere molte. E invece - come conferma Cesana - rimane solo la volontà di riprendere possesso di una voce spesso zittita. Perché a Rimini la torre d'avorio non esiste, c'è solo una piazza nella quale incontrarsi per parlare. Anche perché, di microfoni, a Rimini ce ne saranno molti. E saranno per tutti. Assente il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, fra gli oltre trecento relatori saranno invitati otto ministri (Bondi, Sacconi, Calderoli, Frattini, Alfano, Tremonti, Matteoli e Gelmini). Un'edizione che si annuncia onerosa (il budget previsto supera i 10 milioni di euro) e particolarmente ricca, con una visione globale che tocca mostre, spettacoli, manifestazioni sportive. E ancora i temi del lavoro, dello sviluppo sostenibile, dell'uomo che non è obbligato ad essere sempre il numero uno ma può rivendicare la sua unicità semplicemente vivendo. Come i lavoratori senza terra del Brasile o le infermiere dell'Uganda, in un connubio di respiro mondiale con la presenza del segretario della Lega araba Amre Moussa, il presidente della Commissione europea José Manuel Barroso o lo scrittore Salih Osman. Tutti protagonisti, che gli Oscar per i "signor nessuno" non li hanno ancora inventati. © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano.

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