HOME   PRIVILEGIA NE IRROGANTO   di  Mauro Novelli          www.mauronovelli.it


DOSSIER “RAI-MEDIASET: miserabilia”

Torna all’indice mensile 2008

 

ARCHIVIO GENERALE  DEL DOSSIER  

TUTTI I DOSSIER


tARTICOLI DEL   8-31 luglio 2008       #TOP



Report "RAI MEDIASET"

·                     Indice delle sezioni

·                     Indice degli articoli

·                     Articoli

Indice delle sezioni

RAI MEDIASET (129)


Indice degli articoli

Sezione principale: RAI MEDIASET

Le "segnalate" - giovanna vitale ( da "Repubblica, La" del 08-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà

Abstract: oggetto della conversazione fra Fedele Confalonieri e Agostino Saccà, troneggiare al centro nella Sala Baglivi, e così Elena Russo, caldeggiata da Berlusconi, appena poco distante da Marta Flavi ora - secondo le intercettazioni - bisognevole di spintarella. Una platea che, a dispetto delle polemiche sui politici che snobbano la moda, era piena di signore che contano.

Gli insaccati ( da "Unita, L'" del 08-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà

Abstract: Don Agostino Saccà si reinstalla a Raifiction sulla sedia gestatoria, tra baci, abbracci e standing ovation da destra e da sinistra (Curzi gli ha addirittura chiesto scusa), come il papa di ritorno dall'esilio di Avignone. E rilascia interviste auto-celebrative, l'ultima a Panorama: su 44 domande, nemmeno una sulla frase-chiave delle sue telefonate con Berlusconi che,

Il premier fa estorsioni politiche, nessuna critica a chi non verrà ( da "Unita, L'" del 08-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà

Abstract: È lui, leader dell'informazione privata, che ha telefonato a Saccà, direttore di un servizio pubblico per raccomandare non in base al merito ma al colore dei capelli. Lascio alla coscienza di ognuno come classificare questo comportamento". ANTONIO DI PIETRO.

Il lunare Tg1, apre su Berlusconi ( da "Unita, L'" del 08-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà

Abstract: Lloret del Mar ha ovunque oscurato Berlusconi in Giappone, dove è riuscito a dire che lui - d'accordo con il papa - avrebbe voluto dare un sacco di soldi ai poveri del mondo, ma la terribile eredità del governo Prodi glielo ha impedito. Immaginiamo per un attimo se Sarkozy avesse detto: "Ah, Chirac, le vieux con et sa terrifiante herédité": non sarebbero scoppiati tutti a ridere?

Un'altra Italia ( da "Unita, L'" del 08-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà

Abstract: e Berlusconi. L'unità, perché vogliamo con noi tutti coloro che non hanno niente a che fare con l'imbarazzante mercato Berlusconi-Saccà. E sappiamo che, anche se adesso sono o sembrano pochi, saranno per forza di più. In molti italiani il senso della dignità continua a prevalere sul modello dell'arricchimento istantaneo (basta piegarsi e non porre un limite a quanto ci si piega)

Caso Saccà, Silvio intanto guadagna tempo Il gip accoglie il trasferimento dell'inchiesta a Roma: a Napoli si era arrivati alla richiesta di processo ( da "Unita, L'" del 08-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà

Abstract: si verificherà questa mattina quando la Laviano avrebbe dovuto decidere se rinviare a giudizio o meno Agostino Saccà: scontato, infatti, che a questo punto anche i legali di Saccà presenteranno la questione di competenza territoriale. Comprensibilmente soddisfatto il commento di Berlusconi alla decisione del gip napoletano: "La competenza è lì, era logico", ha spiegato il premier.

Intercettazioni berlusconi-saccà il gip sposta l'inchiesta a roma - dario del porto ( da "Repubblica, La" del 08-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà

Abstract: autorizzazione ad utilizzare i sei colloqui posti dal pm Vincenzo Piscitelli a sostegno dell'accusa di corruzione contestata a Berlusconi in concorso con Saccà. La notizia ha raggiunto Berlusconi in Giappone, dove è in corso il vertice G8. "Ah sì? - ha risposto il premier ai cronisti - non lo sapevo, bene bene. Era logico, la competenza è lì. E se poi vediamo quello che era.

Regali, aiuti e inviti in sardegna ecco le carte di silvio e virginia - giovanni valentini ( da "Repubblica, La" del 08-07-2008)
Argomenti: RAI MEDIASET

Abstract: società titolare delle concessioni televisive di Mediaset; Dodo Torchia, ex segretario di Berlusconi, "ed altri esponenti di Mediaset e/o Forza Italia". Quello stesso giorno, in qualità di persona informata sui fatti, la Sanjust dichiara di essere "stata contattata (in marzo - ndr) dall'avvocato Niccolò Ghedini perché qualcuno dall'interno del quotidiano l'Unità aveva avvisato l'

Intercettazioni false sul web <Caso Carfagna>, è bufera ( da "Corriere della Sera" del 08-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà

Abstract: inchiesta su Saccà trasferita a Roma. Il premier: era logico Su un sito un finto colloquio tra il premier e Confalonieri: era lo scherzo di uno studente padovano ROMA - Falsa e maldestra. Eppure una improbabile porno- telefonata tra Silvio Berlusconi e Fedele Confalonieri, pubblicata sotto forma di intercettazione sul sito Internet "

L'inchiesta ( da "Corriere della Sera" del 08-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà

Abstract: della Procura di Napoli sul caso Rai vede indagato Silvio Berlusconi per una vicenda di segnalazioni di attrici al manager Rai Agostino Saccà con l'ipotesi di reato di corruzione. L'incompetenza Gli atti del procedimento sono stati trasferiti a Roma. Lo ha stabilito il gip di Napoli, Luigi Giordano, che ha dichiarato l'incompetenza territoriale dell'autorità giudiziaria partenopea.

Bufale in piazza contro Berlusconi ( da "Giornale.it, Il" del 08-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà

Abstract: la signora Berlusconi non parla. Spiega di non volere entrare in questo "ciarpame", ma ha le idee chiare. Una sopra tutte, come ha confidato a chi le sta vicino: l'inchiesta di Napoli nei confronti del premier e di Agostino Saccà, le intercettazioni telefoniche ordinate dai pm partenopei, sollevano un problema di morale pubblica".

Da napoli a roma gli atti su saccà ( da "Repubblica, La" del 09-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà

Abstract: Da Napoli a Roma gli atti su Saccà NAPOLI - Trasmesso a Roma anche il fascicolo su Agostino Saccà. Come già lunedì per Berlusconi, il gup di Napoli si è dichiarato territorialmente incompetente a decidere sulla richiesta di rinvio a giudizio per il dirigente Rai.

Per fortuna c'è la cronaca ( da "Unita, L'" del 09-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà

Abstract: Saccà, sarebbe giudicata azzardata anche una fiction sul conte di Cavour, ma ai tempi della Rai coi mutandoni c'era sicuramente qualche criptocomunista capace perfino di raccontare la Storia. A proposito: i criptocomunisti non devono mancare neanche nello staff del presidente Bush, visto che hanno messo in circolazione una biografia di Berlusconi che dice qualche verità su questo

Rai, le telefonate marciano su Roma Dopo quella Berlusconi, anche l'inchiesta su Saccà trasmigra da Napoli ( da "Unita, L'" del 09-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà

Abstract: Stai consultando l'edizione del Rai, le telefonate marciano su Roma Dopo quella Berlusconi, anche l'inchiesta su Saccà trasmigra da Napoli / Napoli UN "BELL"'UNO-DUE Dopo quello accordato a Berlusconi lunedì, arriva il trasferimento degli atti giudiziari a Roma da Napoli anche per Agostino Saccà, ex direttore di Rai Fiction.

Promozioni, vallette e 007 quel pasticciaccio Silvio-Sanjust ( da "Unita, L'" del 09-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà

Abstract: annunciatrice che avrebbe potuto far carriera per le raccomandazioni di un Berlusconi che in questo caso era il presidente del Consiglio dei ministri, e non il capo dell'opposizione, come invece nella vicenda delle telefonate di Saccà. Abbiamo in gioco gli apparati dello Stato, e in particolare i più delicati, ovvero i servizi segreti.

Giornali di partito il premier taglia i fondi L'aveva promesso e nella manovra Tremonti ecco la scure sui contributi diretti statali. Mantenute le agevolazioni per i grandi gruppi ( da "Unita, L'" del 09-07-2008)
Argomenti: RAI MEDIASET

Abstract: Naturalmente anche questo giornale si è battuto per un riordino del contributi per l'editoria, attraverso nuovi criteri di selezione, e più in generale anche del mercato pubblicitario. Che è tutto spostato verso le tv. E cioè Rai e Mediaset. Quest'ultima di proprietà, fa sempre bene ricordarlo, di Silvio Berlusconi. Che sul quel decreto ha messo la firma.

La rivoluzione della pubblicità ( da "Corriere della Sera" del 09-07-2008)
Argomenti: RAI MEDIASET

Abstract: e preoccupa le televisioni tradizionali come Mediaset e Rai, che temono effetti negativi sui propri conti. Per contro la tecnologia digitale via tivù, computer e telefonino offre a quegli stessi inserzionisti l'opportunità di investire in una pubblicità più gradita, interattiva e tagliata a misura dei gusti del singolo.

<La competenza spetta a Roma> Trasferiti anche gli atti su Saccà ( da "Giornale.it, Il" del 09-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà

Abstract: Trasferiti anche gli atti su Saccà di Redazione E due. Dopo quelli del premier Silvio Berlusconi, anche gli atti riguardanti Agostino Saccà traslocano a Roma. Lo ha deciso ieri il gup di Napoli, Lia Paola Laviano, che ha dato ragione alla difesa del manager Rai a proposito del radicamento territoriale nella Capitale del reato ipotizzato,

La bella piazza e le voci stonate ( da "Unita, L'" del 10-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà

Abstract: pare che si siano divertiti un sacco, fra un insulto e un fescennino... E, a proposito di divertimento, se vi volete consolare, procedete nella pagine de la Repubblica fino a "Hippy-chic: lusso e privilegi anni '70", ove si legge: "la crisi non sfiora neppure da lontano l'universo miliardario dei ricchissimi".

C'È SEMPRE una prima volta, anche per un Sindaco; non sono stata testimone della sua p ( da "Unita, L'" del 10-07-2008)
Argomenti: RAI MEDIASET

Abstract: che sentirà i vertici della Rai e di Mediaset chiedendo maggiore visibilità per la "creatività" romana. Ma la Milani, giornalista da anni impegnata nelle cronache del settore, gli ha fatto notare che i servizi di moda su Roma non vengono graditi in Rai: "Preferiscono Parigi, New York e Milano, ed anche Firenze, perché la moda qui non dà sufficienti garanzie di qualità e competenza"

"un museo per valentino e una facoltà della moda" ( da "Repubblica, La" del 10-07-2008)
Argomenti: RAI MEDIASET

Abstract: Parlerò con Rai e Mediaset") per promuovere un evento tv dedicato all'alta moda da trasmettere in prima serata. E per collegare l'haute couture alla Festa del Cinema. La grana più grossa riguarda il Museo Valentino che Veltroni aveva allocato nell'ex deposito di via di San Teodoro, sul quale però - precisa il sindaco - c'è pure la richiesta di Anna Fendi:

Inviati in Giappone per il G-8 La Rai batte Mediaset 40-2 ( da "Giornale.it, Il" del 10-07-2008)
Argomenti: RAI MEDIASET

Abstract: 8 La Rai batte Mediaset 40-2 di Redazione Non si sa chi sia l'"uomo ragno" di turno, certo è lo sgarbo all'industria di caffè... che ora va per vie legali. L'uno di fronte all'altro l'ex governatore del Friuli Riccardo Illy (nella foto) e An. Dicevamo dello sgarro all'industria di caffè: in piena corsa per le ultime politiche,

IL MALE MINORE ( da "Corriere della Sera" del 10-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà

Abstract: attraverso la sospensione dei processi al loro carico (in pratica, nell'attuale momento storico, tali ricadute si produrrebbero soltanto in rapporto al suddetto processo milanese, ed esclusivamente nei confronti dell'imputato Berlusconi a parte gli sviluppi delle inchieste di origine napoletana sull'"affare Saccà-Berlusconi"). CONTINUA A PAGINA 38.

Alemanno sprona gli stilisti: <Serve una marcia in più> ( da "Corriere della Sera" del 10-07-2008)
Argomenti: RAI MEDIASET

Abstract: contattato i vertici Rai e Mediaset - ha assicurato - per eventi in prima serata sul genere di "Moda sotto le stelle"". Allo studio, anche l'ipotesi di una liaison tra moda e "settima arte" durante la Festa del Cinema. Sul punto, Stefano Dominella, presidente della maison Gattinoni, si è detto d'accordo e ha aggiunto: "Gli attori avrebbero lo stesso impatto mediatico delle grandi griffe,

Il romanzo popolare che piace alle famiglie e domina la tv - silvia fumarola roma ( da "Repubblica, La" del 11-07-2008)
Argomenti: RAI MEDIASET

Abstract: per Mediaset hanno realizzato fiction ispirate alla cronaca da Ultimo a Nassiriya dalla Uno bianca a Borsellino. "Noi siamo partiti dal cinema civile" spiega Valsecchi "ci ha sempre interessato indagare sulla realtà, penso a Un eroe borghese, ma il passo importante è stato portare le storie in tv, per le giovani generazioni.

<Silvio e la Sanjust: fiori, un biglietto e una consulenza per decreto> ( da "Corriere della Sera" del 11-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà

Abstract: Virginia vede spesso Berlusconi e riceve molti regali. Per contraccambiare, lei prepara al premier collezioni di cd musicali. I rapporti continuano almeno fino all'estate scorsa quando, racconta Armati, trova una sacca abbandonata dalla moglie nel giardino, con due cuccioli di cane e un estratto conto.

Petruccioli: via Saccà o per la Rai è la rovina ( da "Corriere della Sera" del 11-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà

Abstract: Parole che sono suonate come un via libera alla linea dura con Saccà. La tensione in azienda intanto sale. Fabrizio Del Noce, direttore di Rai Uno considerato in ottimi rapporti con Berlusconi (proprio come Saccà), e Guido Paglia, responsabile comunicazione in quota An, hanno scritto al direttore generale Claudio Cappon: non vogliono più lavorare con il capo della fiction.

Il caso ( da "Corriere della Sera" del 11-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà

Abstract: Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Primo Piano - data: 2008-07-11 num: - pag: 8 categoria: BREVI Il caso L'accusa di corruzione Agostino Saccà è imputato in concorso con Silvio Berlusconi di corruzione nell'inchiesta su presunte raccomandazioni di attrici in Rai.

Petruccioli: intervenire su saccà altrimenti sarà la fine della rai - silvia fumarola ( da "Repubblica, La" del 11-07-2008)
Argomenti: RAI MEDIASET , Berlu Saccà

Abstract: continua il presidente della Rai "risultano pressioni che nascono dentro l'azienda e si rivolgono ad ambienti politici affinché facciano sentire il peso della loro volontà e del loro potere. Tutto ciò lo sappiamo con certezza". Platea gremita, il presidente di Mediaset Fedele Confalonieri, coinvolto nelle intercettazioni Berlusconi-Saccà,

<Fiction, ecco la Fondazione> ( da "Corriere della Sera" del 11-07-2008)
Argomenti: RAI MEDIASET

Abstract: il presidente Mediaset Confalonieri, il presidente dell'Associazsione Produttori Televisivi Fabiani, il dg Confindustria Beretta e Paolo Gentiloni della commissione parlamentare servizi radiotelevisivi, Marrazzo ha annunciato la nascita a ottobre di una Fondazione tutta per la festa della Fiction, così come esiste quella per la Festa del Cinema:

Berlusconi: <Godetevi la notte io ormai sono un santo...> ( da "Giornale.it, Il" del 11-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà

Abstract: 164 del 2008-07-11 pagina 12 Berlusconi: "Godetevi la notte io ormai sono un santo..." di Redazione Essendo ormai diventata una telenovela, l'ennesima puntata dello scontro Petruccioli-Saccà si è consumata ai margini del convegno "Fiction italiana: il futuro è un diritto" svoltosi nell'ambito del Fiction Fest.

Relazioni private e pubbliche virtù - giovanni valentini ( da "Repubblica, La" del 12-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà

Abstract: telefoniche che riguardano il caso Berlusconi-Saccà, da cui emergono le raccomandazioni di attrici e attricette ai dirigenti della Rai. Con tutto il rispetto che si deve alla persona e alla figura del professor Pizzetti, certe sue recenti esternazioni sono apparse più sensibili alle pretese della casta politica che alle esigenze della libertà d'informazione e i diritti dei giornalisti.

Lavoro rapido ( da "Unita, L'" del 12-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà

Abstract: E poi c'è il ragionevole dubbio che l'impunità si estenda da Berlusconi a quelli che sono accusati insieme a lui (come per esempio Saccà). Alla fine, però, un elemento di consolazione lessicale l'abbiamo trovato: col voto unanime dei suoi avvocati, dipendenti e alleati, Berlusconi è stato dichiarato dalla Camera fuorilegge.

Saccà, Del Noce e Paglia: tra i tre moschettieri del Cavaliere scatta l'ora dei coltelli ( da "Unita, L'" del 12-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà

Abstract: non ci aveva pensato due volte a chiedere a Saccà di darsi una mossa a metterla in produzione. Ed eccola qui. Ma sotto sotto a Del Noce, probabilmente, è persino piaciuta quella intercettazione in cui Saccà, preparandosi a un incontro con Berlusconi, "studia" le cose da dire e decide che, se gli vengon chieste notizie su Del Noce, la cosa migliore è rispondere: "Presidente,

Il regime mediocratico - (segue dalla prima pagina) ( da "Repubblica, La" del 13-07-2008)
Argomenti: RAI MEDIASET

Abstract: informazione di Mediaset, gli elettori di centrosinistra quella della Rai. Per tradizione e fedeltà. Anche se le differenze fra le reti sono ormai sottili e l'informazione di Mediaset, in alcuni casi, è più di "sinistra" di quella offerta dalla Rai. Non è detto - e, a nostro avviso, non è vero - che la tivù sia il luogo principale ?

"il nodo non è accettarli o respingerli serve la garanzia che siano gli ultimi" - paolo griseri ( da "Repubblica, La" del 13-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà

Abstract: Tenterà di nuovo di portare i sacchi dell'immondizia in Sala Rossa? E, se lo farà, ci chiederà di tenerli o di respingerli al mittente?". Un bel po' di dilemmi da sciogliere... "Questa è la dimostrazione che le emergenze sono quasi sempre bipartisan e che è sciocco tentare strumentalizzazioni che poi rischiano di ritorcersi contro chi le compie.

<Parli come mangia> E costrinse i politici a essere comprensibili ( da "Corriere della Sera" del 13-07-2008)
Argomenti: RAI MEDIASET

Abstract: e su alcune vicende che riguardavano le sue cacciate da Rai e Mediaset. Adesso il tempo è scaduto. Via le polemiche, via i risentimenti. Resta solo qualche suo prezioso insegnamento: "La tv, l'ho sempre detto, è una palla magica, bisogna stare molto attenti. Le persone che ci vanno, pur altamente qualificate, hanno un grande problema: quello che si autoascoltano.

Le pagelle di Ramaccioni, team manager di classe ( da "Corriere della Sera" del 13-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà

Abstract: Venivano Baresi, Tassotti, Sacchi, Capello. Poi Taribo West pregava negli spogliatoi o Chamot regalava bibbie a compagni e giornalisti". Il "tombeur de femmes"? "Costacurta. Ultimamente direi Inzaghi e Borriello". Quante volte è dovuto intervenire in panchina per placare gli animi?

La sua tele-rivoluzione: portò il pubblico sul palco ( da "Giornale.it, Il" del 13-07-2008)
Argomenti: RAI MEDIASET

Abstract: e dibattendo i titoli dei tiggì di Rai e Mediaset quando trova ospitalità a Odeon Tv. Il penultimo tentativo sui grandi palcoscenici lo compie con Napoli capitale (Raidue, 1996), talk show di brevissima durata in cui vuole ancora una volta rendere comprensibile a tutti il linguaggio della politica e fare "le domande che i giornalisti non fanno".

L'ossessione di luigi xiv - (segue dalla prima pagina) ( da "Repubblica, La" del 14-07-2008)
Argomenti: RAI MEDIASET , Berlu Saccà

Abstract: responsabile di Rai Fiction e Berlusconi nel suo ruolo di proprietario di Mediaset, principale concorrente della Rai. Saccà è stato indagato sulla base di prove indicanti che sfruttava la sua posizione in Rai per creare una società di produzione indipendente, che sperava di promuovere garantendo favori a Berlusconi.

Expo 2015, dietro le quinte dei litigi - giuseppina piano ( da "Repubblica, La" del 14-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà

Abstract: Che le opere vadano a rilento e che a guadagnarci siano solo Berlusconi e Tremonti, che non smaniano per dare un sacco di soldi a Milano con i tempi di magra che ci sono per tutti. Di certo, la conflittualità non aiuta la già impossibile impresa di rivoltare la città in soli sette anni. Moratti ha portato a casa la nomina a commissario straordinario.

Saccà è rimasto solo e con Petruccioli si è accesa una speranza ( da "Unita, L'" del 14-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà

Abstract: In cambio di questi favori Berlusconi avrebbe dato una grossa mano a Saccà per la società New Co e il progetto Pegasus. Infine è arrivato il voto sul "lodo Alfano" che rende immune il premier e che stralcia la sua posizione dalle intercettazioni, in cambio la maggioranza ha modificato la legge "blocca-processi", ottenendo così anche il consenso dei magistrati.

La moglie di Funari affida il suo addio alle parole di una canzone di Battiato ( da "Giornale.it, Il" del 14-07-2008)
Argomenti: RAI MEDIASET

Abstract: Anche i vertici di Rai e Mediaset, sulle reti delle quali Funari ha portato al successo molti programmi, gli rendono un ultimo, commosso omaggio. Il presidente di Mediaset, Fedele Confalonieri, e il vice presidente, Pier Silvio Berlusconi, ne ricordano con affetto "il talento televisivo", mentre la Rai lo consacra "volto storico",

Tangenti in Abruzzo, arrestato Del Turco L'accusa: concussione. Carcere e domiciliari per altri 8. Presunte mazzette da 15 milioni I pm: prove schiaccianti. Berlusconi: solo un teo ( da "Unita, L'" del 15-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà

Abstract: E i fatti arrivano, perché Vincenzo Angelini, padrone della sanità abruzzese e re di cliniche e laboratori privati, l'uomo che per due anni ha distribuito mazzette per decine di milioni di euro, a un certo punto, febbraio di quest'anno, si è stancato di pagare e ha deciso di vuotare il sacco. segue a pagina 3.

Arresto di Del Turco Notizia funesta Cara Unità, al notizia dell'ultim'ora & ( da "Unita, L'" del 15-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà

Abstract: E ciò penso sia sufficiente circa la complessiva credibilità dell'articolo e del suo estensore". Con i migliori saluti. Agostino Saccà Saccà non c'era quando Petruccioli è intervenuto? Le sue parole però le ha intese bene perché immediatamente ha replicato l.m.

Calabrò: la politica esca dalla Rai ( da "Unita, L'" del 16-07-2008)
Argomenti: RAI MEDIASET

Abstract: sul mercato dei ricavi Rai, Mediaset e Sky hanno ormai "posizioni comparabili". L'azienda, sottolinea Calabrò, non può competere "impacciata" dalle norme amministrativo-contabili e insieme "paralizzata da spinte e controspinte politiche". Il presidente Agcom promuove l'ipotesi di un provvedimento ad hoc che dia "carattere imprenditoriale" alla governance di Viale Mazzini,

L'accusa del garante - (segue dalla prima pagina) ( da "Repubblica, La" del 16-07-2008)
Argomenti: RAI MEDIASET

Abstract: che in questa analisi severa appaia sfumato il problema del duopolio televisivo Rai-Mediaset. è vero che il presidente dell'Authority adotta un'insolita espressione matematica, "concentrazione binomiale", per ricordare che la loro audience complessiva arriva all'82,3% e che la raccolta pubblicitaria di entrambe ammonta addirittura all'84,1% del mercato televisivo.

<Non diffondere telefonate sexy> Polemica avvocati-Anm ( da "Corriere della Sera" del 16-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà

Abstract: telefonate Saccà-Berlusconi: saranno pure non edificanti, ma in quale procedimento penale possono stare?". E, rivolta a Luca Palamara, presidente dell'Associazione magistrati: "Veline, fidanzate, amanti non vi servono per le indagini! Vorrei che l'Anm prendesse a schiaffi qualche iscritto che manda ordinanze di 850 pagine con le intercettazioni"

La scheda ( da "Corriere della Sera" del 16-07-2008)
Argomenti: RAI MEDIASET

Abstract: mercato a tre Corrado Calabrò parla di mercato a tre fra Rai, Mediaset e Sky con "posizioni comparabili" per i ricavi Par condicio da rivedere La par condicio va modificata a causa delle "difficoltà riscontrate" per le politiche La riforma della Rai Per la Rai serve una riforma che "non è più rinviabile" perché "paralizzata da spinte e controspinte politiche" I ricorsi di Europa 7 L'

Rai, l'allarme dell'Authority: riforma urgente, fuori i partiti ( da "Corriere della Sera" del 16-07-2008)
Argomenti: RAI MEDIASET

Abstract: Né consola la considerazione che il duopolio Rai-Mediaset Rti non esisterebbe più, visto che ormai Sky Italia ha un giro d'affari (2.347 milioni) paragonabile sia a quello della tivù di Stato (2.739) che di Rti (2.411): considerazione che accoglie con sollievo Fedele Confalonieri, presidente del gruppo che fa capo al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi,

Impronte digitali per tutti ( da "Repubblica, La" del 17-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà

Abstract: il cda salva Saccà Impronte digitali per tutti Giustizia, la Lega frena. Berlusconi: non mi ferma nessuno ROMA - Dal 2010 tutte le carte d'identità dovranno contenere le impronte digitali dei cittadini. è una delle novità approvate ieri durante la seduta in commissione alla Camera che ha votato le modifiche al decreto della manovra.

Senatori in vendita l'indagine prosegue ( da "Repubblica, La" del 17-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà

Abstract: inchiesta vede il premier indagato per istigazione alla corruzione e riguarda le presunte trattative per il passaggio all'opposizione di senatori dell'allora maggioranza che sosteneva il governo Prodi. Alla base dell'inchiesta, avviata dalla procura di Napoli, ci sono anche le intercettazioni delle telefonate tra Berlusconi e il dirigente Rai Agostino Saccà.

"non mi arrendo, gli sospendo lo stipendio e chiederò di spostarlo ad altro incarico" - aldo fontanarosa ( da "Repubblica, La" del 17-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà

Abstract: Avete proposto a Saccà una buonuscita perché andasse via? "I suoi legali hanno mantenuto un filo di dialogo. Poi hanno chiuso a questa eventualità, di colpo". E' successo ad aprile, dopo la vittoria di Berlusconi alle elezioni? "Lei vede un nesso? E' un'interpretazione".

Il cda rai salva saccà: no al licenziamento ( da "Repubblica, La" del 17-07-2008)
Argomenti: RAI MEDIASET

Abstract: In testa c'è la corte asfissiante a Mediaset perché diventasse cliente o finanziatore di una sua privata società di produzione. Cappon cita poi il tentativo di influenzare nell'ombra le decisioni dei massimi organi aziendali e di determinare i cast delle produzioni tv per compiacere i politici.

La Lega di traverso: basta la giustizia non è una priorità ( da "Unita, L'" del 17-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà

Abstract: ritmo e i numeri che abbiamo possiamo approvare un sacco di cose, non c'è bisogno di mettersi a fare le gare, faremo l'una e l'altra cosa entro la fine dell'anno". Ma dall'entourage di Calderoli ribadiscono che la carne al fuoco è già moltissima, buona per almeno sei mesi di lavoro. La "delegazione" di An dentro il Pdl però sembra disposta a seguire il Cavaliere sulla giustizia.

La7, Bignardi c'è, resa dei conti rinviata ( da "Unita, L'" del 17-07-2008)
Argomenti: RAI MEDIASET

Abstract: se lo contendono Rai e Mediaset): il conduttore più irriverente, la donna più promettente e il comico più geniale del panorama italiano. Ma si tratta di novità differite nel tempo. Per il prossimo autunno la programmazione di La7 riserverà ben poche sorprese rispetto al passato, se non due assenze: quella già ricordata di Markette e quella di Giuliano Ferrara,

Ha usato la politica e la Rai a fini privati ( da "Unita, L'" del 17-07-2008)
Argomenti: RAI MEDIASET

Abstract: Rai, e il giudizio conclusivo della Commissione per il Codice Etico. Tra gli "aspetti critici" ci sono "contatti approfonditi con la concorrenza, in merito al coinvolgimento di Mediaset nel programma Pegasus"; "condotte intese a promuovere o ad agevolare l'esercizio di indebita influenza esterna sulle attività e sulle determinazioni dei massimi organi aziendali e in particolare del

La Rai si tiene Saccà, schiaffo a Cappon Il cda respinge la proposta del direttore generale. Il Pd: un mistero buffo l'astensione di Curzi ( da "Unita, L'" del 17-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà

Abstract: caso Saccà" scoppiato lo scorso dicembre in seguito all'inchiesta della Procura di Napoli sui presunti accordi tra il direttore di Raifiction e l'allora capo dell'opposizione Silvio Berlusconi. Sulla stampa, allora, erano filtrate le intercettazioni telefoniche in cui i due parlavano della collocazione di aspiranti attrici.

L'inchiesta, le intercettazioni la sospensione. Poi il reintegro ( da "Unita, L'" del 17-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà

Abstract: pubblicarono le intercettazioni telefoniche sulla base delle quali la procura di Napoli aveva avviato un'inchiesta sui presunti accordi tra Saccà e Silvio Berlusconi. Nelle conversazione, finite anche in rete, i due parlavano infatti della collocazioni di attrici, dei progetti in proprio dello stesso direttore di Raifiction, nonchè degli equilibri interni del Cda di Viale Mazzini.

Cappon: licenziare Saccà Ma il Cda della Rai dice no ( da "Corriere della Sera" del 17-07-2008)
Argomenti: RAI MEDIASET

Abstract: aver progettato la società Pegasus e immaginarla come futura alleata di Mediaset, concorrente della Rai. L'essersi ingerito nella formazione dei cast delle produzioni tv. L'aver avuto "un rapporto organico con la politica, intervenendo su decisioni di competenza del direttore generale e del consiglio di amministrazione".

<Mi stanno facendo un processo stalinista> ( da "Corriere della Sera" del 17-07-2008)
Argomenti: RAI MEDIASET , Berlu Saccà

Abstract: e quell'accordo tra la sua futura società Pegasus e Mediaset all'insaputa dell'azienda? "Ma figuriamoci... L'azienda sapeva, gli avvocati lo dimostreranno. In quanto alla partnership, sarebbe stato suicida per qualsiasi società chiudere i ponti con la Rai. Ma parliamo di qualcosa che non è mai nato, non si è mai verificato.

Gli industriali incoronano Regina ( da "Corriere della Sera" del 17-07-2008)
Argomenti: RAI MEDIASET

Abstract: Rai, Mediaset e Aeroporti di Roma (solo per citarne alcune), le circa trenta multinazionali, che per la prima volta hanno presentato un documento unico di sostegno, la piccola industria e il gruppo dei giovani imprenditori insieme al presidente Luigi Abete (il più soddisfatto dell'operazione, di cui è in qualche modo artefice)

Finalmente ho deciso cosa farò da grande ( da "Corriere della Sera" del 17-07-2008)
Argomenti: RAI MEDIASET

Abstract: che il panorama tv italiano è animato ormai da tre soggetti: Rai, Mediaset e Sky. Insomma il duopolio è stato rotto non per scelte politiche ma perché mercato e tecnologia hanno fatto il loro corso. Tempo fa, sull'argomento, è uscita una pagina intera del Corriere con tanto di tabelle e spartizione del pubblico.

Letta: <Niente politica, dubbi solo tecnici> ( da "Corriere della Sera" del 17-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà

Abstract: "è costato un sacco di soldi ma ne valeva la pena", avrebbe confidato ieri Berlusconi al pranzo con i parlamentari del Pdl. Acquisto incauto? Inutile chiederlo a un milanista e leghista come Matteo Salvini, entusiasta: "è l'ennesima promessa elettorale mantenuta, dopo l'abolizione dell'Ici.

Accordo in vista per usare i ripetitori di Mediaset ( da "Giornale.it, Il" del 17-07-2008)
Argomenti: RAI MEDIASET

Abstract: quelli di Mediaset? Sembra proprio che su questa questione si stia definendo un accordo tra Telecom media e il gruppo del Biscione. Del resto, che può fare una Tv piccola piccola di fronte ai grandi competitori come Rai, Mediaset e Sky? La soluzione più praticabile è allearsi con uno dei contendenti.

Ma la Lega Nord non ha fretta: diamo la priorità al federalismo ( da "Giornale.it, Il" del 17-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà

Abstract: possiamo approvare un sacco di cose". Per Gasparri, organizzando bene i lavori parlamentari, non c'è bisogno di "mettersi a fare le gare", ma si può attuare tutto quello che c'è nel programma, dal federalismo fiscale alla riforma della giustizia. La Lega è preoccupata che s'interrompa il confronto col Pd sul federalismo?

Giustizia, il premier: "Non mi ferma nessuno" ( da "Giornale.it, Il" del 17-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà

Abstract: Il Cavaliere, non più presidente del club, rimane a Roma. Ma una battuta, almeno una battuta, la concede: "Ronaldinho? Mi è costato un sacco di soldi, ma ne valeva la pena... ". © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano.

Finita l'emergenza a Napoli? Macché, resta in periferia... Cara Unità, abito ( da "Unita, L'" del 18-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà

Abstract: Betty Rispoli Caso Saccà Curzi che cosa fa? Cara Unità, ho letto con sgomento l'intervista a Sandro Curzi e la sua decisione di astenersi sulla mozione presentata dal Direttore generale della Rai, Cappon, nella quale proponeva al CdA il licenziamento di tale Saccà per palese violazione del Codice Etico aziendale, interessi privatissimi,

Giustizia I processi ( da "Corriere della Sera" del 18-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà

Abstract: A settembre Si terrà il 29 settembre a Roma la prima udienza della causa intentata da 43 dipendenti Rai contro Silvio Berlusconi per diffamazione. Il punto di partenza era un passaggio di un colloquio intercettato tra lui e Agostino Saccà: in Rai non c'è nessuno che non sia raccomandato, si lavora solo se ti prostituisci o sei di sinistra. Lo scrive L'Espresso in edicola oggi.

A Novi la scommessa Moncalvo ( da "Stampa, La" del 18-07-2008)
Argomenti: RAI MEDIASET

Abstract: che lavorò a Mediaset e di recente è stato in Rai dopo aver diretto un settimanale nel Novese. Si contrappone al sindaco in carica Lorenzo Robbiano. Una candidatura che era nell'aria da tempo. Inizialmente aveva suscitato qualche perplessità da parte di alcuni esponenti del centrodestra, di qualche elemento della Lega Nord in particolare;

Rai, il governo boccia il garante "non serve una nuova riforma" - aldo fontanarosa ( da "Repubblica, La" del 18-07-2008)
Argomenti: RAI MEDIASET

Abstract: oro purissimo oggi nelle mani di Rai e Mediaset, possano andare a nuovi editori come l'Unione Europa vuole. Per il governo italiano, questa redistribuzione non è necessaria. Romani pensa che il pluralismo sarà comunque garantito dal digitale terrestre, che moltiplica i canali e non è più una tecnologia fantasma.

"Com'è bella Napoli liberata dai rifiuti" ( da "Giornale.it, Il" del 18-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà

Abstract: Io le ho detto che Babbo Natale aveva dimenticato tutti i sacchi dei regali. Mi vergognavo a dirle la verità, anche lei ha sangue mezzo napoletano". Ci ha creduto? "Mi ha risposto: e perché i regali puzzano così tanto?". Avrebbe resistito nella Napoli sommersa dai rifiuti? "No. Molti miei amici si sono trasferiti sulle isole.

L'abbraccio mortale che soffoca la rai - giovanni valentini ( da "Repubblica, La" del 19-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà

Abstract: di licenziare Agostino Saccà, il capo della fiction coinvolto nelle compromettenti intercettazioni delle telefonate intercorse in passato con Silvio Berlusconi. Quella di mercoledì scorso, come ha scritto il consigliere Carlo Rognoni sull'Unità, "è stata una delle giornate più nere nella storia del servizio pubblico".

Lui lo sa ( da "Unita, L'" del 19-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà

Abstract: nati dalle sue telefonate con Saccà, sono ancora agli albori: l'uno, per corruzione del direttore di Raifiction, è in udienza preliminare tra Napoli e Roma; l'altro, per la compraven- dita di senatori dell' Unione, è in indagine preliminare a Roma. Se, come pare, tutto dovesse approdare nella Capitale, i rischi per Al Tappone sarebbero davvero minimi,

A Roma anche gli atti su Berlusconi ( da "Unita, L'" del 19-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà

Abstract: Stai consultando l'edizione del INCHIESTA SACCÀ A Roma anche gli atti su Berlusconi A Roma anche gli atti del procedimento contro Silvio Berlusconi per presunti episodi di corruzione nell'ambito dell'inchiesta su Agostino Saccà e l'inserimento nei cast di fiction Rai di attrici raccomandate.

L'appello degli intellettuali Compagno Saccà ( da "Unita, L'" del 19-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà

Abstract: appello degli intellettuali "Compagno Saccà..." Toni Jop Segue dalla Prima Rileggi, il titolo: "Registi e attori in campo - Dalla Cavani a Faenza, appello per Saccà". Un caso umanitario? Il noto dirigente di Rai Fiction, che nelle intercettazioni sta agli ordini di Berlusconi signore dell'impero mediatico della concorrenza alle reti pubbliche,

Albertini, mossa da regista: così ho convinto Ronaldinho ( da "Corriere della Sera" del 19-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà

Abstract: curiosità nei confronti di una squadra che nel decennio Sacchi- Capello ha scritto la storia del calcio mondiale". Nonostante il look da rapper, le catene, le treccine e la fama planetaria, ha nella normalità il suo tratto distintivo. "Vive con estrema semplicità la sua condizione di numero uno. Spesso mi sono ritrovato a fargli i complimenti per questo " ammette l'ex milanista.

Viaggio tra i vicoli sgombri <Sembra la Svizzera> ( da "Giornale.it, Il" del 19-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà

Abstract: un vecchio frigo sfondato, qualche rete arrugginita, mobiletti vari e poi sacchi su sacchi, allineati con cura uno sopra all'altro fino a formare una puzzolente torre di spazzatura alta otto metri e larga tre. Era 'a statua, plastico monumento alla munnezza, per mesi simbolo di San Giorgio a Cremano, periferia orientale.

Napoli senza rifiuti. Bene ma qualcuno pagherà? ( da "Giornale.it, Il" del 19-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà

Abstract: giorni scorsi Roberto Farneti e Matteo Sacchi hanno scoperto ben quattro casi di plagio. Dico quattro casi. Stamane nuovo scoop, a firma di Sacchi: il filosofo ottenne la cattedra di filosofia a Venezia presentando, tra gli altri, due testi clonati. La vicenda ispira diverse considerazioni: 1) Con quale credibilità un professore che copia intere pagine può continuare a insegnare?

Del Turco, biglietto in carcere firmato Silvio La solidarietà del premier. L'ex governatore dell'Abruzzo: La scarcerazione? Non credo a breve ( da "Unita, L'" del 20-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà

Abstract: avrebbe vuotato il sacco perché stanco di essere ricattato. Il processo e il prosieguo delle indagini stabiliranno che ha ragione. Del Turco non è affatto intenzionato a lasciare la politica attiva. Al suo amico Pisegna avrebbe detto che lui crede ancora nel Pd, pur essendosi lamentato della scarsa solidarietà ricevuta dal partito che ha contribuito a fondare.

La Wertmuller: la firma per Saccà? E' bravo ( da "Corriere della Sera" del 20-07-2008)
Argomenti: RAI MEDIASET , Berlu Saccà

Abstract: nelle vesti di proprietario di Mediaset? "Non so, in Italia non si capisce mai il limite della verità. Mi hanno girato l'appello e l'ho firmato: ho lavorato con Saccà ed è stato bravo e molto professionale". Più esplicito lo scrittore Carlo Lucarelli: "Sapevo benissimo che c'era un margine di ambiguità nell'appello.

Inutile rivendicare l'occidente - marco lombardi ( da "Repubblica, La" del 21-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà

Abstract: capita negli ultimi giorni a intellettuali piccati per le dichiarazioni di un Berlusconi semplificatore pure nelle faccende teoriche, che dall'Occidente non ci siamo mai allontanati significa ascoltare una vecchia giaculatoria. è un baluardo retorico, una sottile strategia di autolegittimazione. Abbiamo avuto un sacco di guai, dicono costoro: l'emergenza rifiuti rappresenta l'ultimo,

Gol e speranze, tutti all'attacco dell'inter ma il nuovo calcio si tiene i suoi vecchi stadi - fulvio bianchi roma ( da "Repubblica, La" del 21-07-2008)
Argomenti: RAI MEDIASET

Abstract: La Rai spera di poter ripresentare "Novantesimo Minuto", la sua storica trasmissione della domenica pomeriggio: ma non pare intenzionata a pagare più di 20-22 milioni. Mediaset poi è concentrata sul digitale e certo non tirerà più fuori i 61,5 milioni degli ultimi tre anni.

Cavani, Wertmüller forse non vi è chiaro ( da "Unita, L'" del 21-07-2008)
Argomenti: RAI MEDIASET , Berlu Saccà

Abstract: Mediaset ha superato la Rai negli ascolti nel prime time: 44,9% contro il 44,7%, mentre nel 2001 il vantaggio della Rai era di 4,5 punti e nel 2004 torna a più 4,2 punti; è lui che sostituisce Il Fatto di Enzo Biagi con Max e Tux e Striscia la notizia fa il record di ascolto, è sempre Saccà che al posto di Quiz Show di Amadeus mette La vita in diretta di Cocuzza con il conseguente

Bossi e quelle parole dell'inno di Mameli ( da "Giornale.it, Il" del 21-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà

Abstract: giorni scorsi Roberto Farneti e Matteo Sacchi hanno scoperto ben quattro casi di plagio. Dico quattro casi. Stamane nuovo scoop, a firma di Sacchi: il filosofo ottenne la cattedra di filosofia a Venezia presentando, tra gli altri, due testi clonati. La vicenda ispira diverse considerazioni: 1) Con quale credibilità un professore che copia intere pagine può continuare a insegnare?

"tronchetti mi ordinò un dossier sui soldi ai ds" - (segue dalla prima pagina) ( da "Repubblica, La" del 22-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà

Abstract: Cipriani si fa abbindolare dai carabinieri di Firenze che non hanno mai smesso di blandirlo: "Vuota il sacco e le tue responsabilità saranno ridotte al minimo?". Quello ci casca e trovano il dvd con i file illegali, peraltro già in possesso di Emilio Ricci, avvocato, romano, comunista, amico mio, di Pollari, di D'Alema. Cipriani consegna la password ai pm.

"avete troppi pregiudizi, dateci spazio" - leandro palestini roma ( da "Repubblica, La" del 22-07-2008)
Argomenti: RAI MEDIASET

Abstract: invitando Rai e Mediaset "a dedicare dei mini-tg alle varie etnie presenti nel Paese". L'attrice rumena ammette che per le donne dell'Est i funzionari tv diventano esterofili. "I funzionari ci "provano" con le belle dell'Est. All'inizio della carriera ci hanno provato anche con me, ma io ho saputo dire di no".

Napolitano: "stop ai processi-spettacolo" - liana milella ( da "Repubblica, La" del 22-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà

Abstract: Le intercettazioni del Sacca-Berlusconi? I gossip su telefonate, mai pubblicate, tra il premier e il ministro Carfagna? Il caso Del Turco? La vicenda Forleo che oggi si chiude al Csm? Al Quirinale spengono gli entusiasmi: "è un principio generale. Le tante occasioni in cui è stato ripetuto dimostrano che va oltre il caso specifico".

Il lodo alfano diventa legge congelati i processi a berlusconi - liana milella ( da "Repubblica, La" del 23-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà

Abstract: Berlusconi è libero dai suoi processi. Tre (Mills, Medusa, Saccà), e tutti congelati. Se ne riparla a fine legislatura. Il Guardasigilli può dire soddisfatto "il popolo lo ha eletto e ora è libero di governare". Aula del Senato, 58 emendamenti bruciati di mattina.

"il segreto è non piacere a tutti" ( da "Repubblica, La" del 23-07-2008)
Argomenti: RAI MEDIASET

Abstract: Anche il pubblico di Rai e Mediaset è diverso. "Canale 5 punta sul pubblico giovane, è il target che gli interessa - vedi il successo dei Cesaroni - RaiUno, che ha un pubblico più anziano, sulla tribù delle lacrime e dei santi. è sparita la commedia, ed è un peccato".

Fini e Bossi, l'eterno duello dei fratelli-coltelli ( da "Unita, L'" del 23-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà

Abstract: a dargli il gran dolore di tornarsene a casa con le pive nel sacco. L'impossibilità della coalizione tra gli scalpitanti alleati darà a Berlusconi un altro gran dolore nel 1996 quando, proprio perchè la Lega per mancanza di sintonia politica deciderà di correre da sola e contribuirà alla vittoria di Romano Prodi.

Ecco la mia verità sul voto a Saccà ( da "Unita, L'" del 23-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà

Abstract: sin da quando vennero fuori le prime intercettazioni fra Saccà e Berlusconi, io ho sostenuto - con pervicacia e persino con ruvidezza, che mi sono state rimproverate più volte - che la Rai, come avrebbe fatto qualsiasi azienda, poteva e doveva assumere una decisione forte e assicurare a RaiFiction una guida dalla moralità ineccepibile, autorevole e prestigiosa.

Mano nella mano nel rifugio di Villa Certosa Per il premier un'estate con moglie, figli ( da "Giornale.it, Il" del 23-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà

Abstract: dissidi dopo il gossip che aveva accompagnato le intercettazioni del premier con il direttore di Raifiction Agostino Saccà. Non ci sono ministre, deputate o vallette che tengano. D'altronde, a chi le chiedeva di un eventuale divorzio, Veronica Lario aveva risposto chiaramente anche alcuni giorni fa: "Da anni leggo notizie che riguardano la mia prossima separazione - aveva sorriso -.

Silvio <presta> villa Certosa a Mubarak ( da "Corriere della Sera" del 23-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà

Abstract: sacca di miseria e violenza tra Israele e Egitto in mano ai fondamentalisti di Hamas. A proposito del prossimo G8, il 2 luglio il ministro degli Esteri Franco Frattini diceva che "l'Egitto sarà coinvolto allorquando ragioneremo delle grandi migrazioni di massa, della crisi alimentare, della stabilizzazione di alcune aree dell'

La vacanza di Silvio e Veronica ( da "Giornale.it, Il" del 23-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà

Abstract: dissidi dopo il gossip che aveva accompagnato le intercettazioni del premier con il direttore di Raifiction Agostino Saccà. Non ci sono ministre, deputate o vallette che tengano. D'altronde, a chi le chiedeva di un eventuale divorzio, Veronica Lario aveva risposto chiaramente anche alcuni giorni fa: "Da anni leggo notizie che riguardano la mia prossima separazione - aveva sorriso -.

Napolitano firma il lodo alfano di pietro attacca: "è immorale" - silvio buzzanca ( da "Repubblica, La" del 24-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà

Abstract: La certezza è che il lodo blocca i processi Mills e diritti tv. Non ferma invece l'indagine preliminare su Saccà. I legali del Cavaliere hanno comunque tempo per vedere cosa fare. Adesso aspettano l'esito del ricorso in Cassazione sulla ricusazione del giudice Gandus.

Corruzione over the phone ( da "Unita, L'" del 24-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà

Abstract: Stai consultando l'edizione del Corruzione over the phone Si fermerà anche il procedimento avviato a Napoli e poi trasferito a Roma, nel quale Berlusconi è accusato, sulla base delle intercettazioni, di sue telefonate con il dirigente Rai Agostino Saccà, del tentativo di corrompere alcuni senatori per far cadere il governo Prodi. Saccà.

Doppia fumata nera, la destra blocca la Rai su Saccà e Vigilanza Cappon propone Del Noce a Raifiction, Pdl e Lega impediscono il voto. Intercettazioni, gli affari di Urbani: L'azie ( da "Unita, L'" del 24-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà

Abstract: con Silvio Berlusconi di attrici da collocare, degli equilibri politici in Rai e di un progetto dello stesso Saccà di mettersi in proprio. Nel campo della fiction. Con il voto compatto dei consiglieri, Saccà è però stato mantenuto al suo posto. Anche con il voto di Giuliano Urbani, che, come si può sentire dalle intercettazioni messe in rete dall'

Progetto Pegasus, nelle intercettazioni l'<interesse> di Urbani ( da "Corriere della Sera" del 24-07-2008)
Argomenti: RAI MEDIASET , Berlu Saccà

Abstract: Udc Riccardo Conti e la Mediaset di Berlusconi. Il settimanale registra anche una telefonata del consigliere Marco Staderini, area Udc, ad Agostino Saccà su Catherine Spaak il 19 luglio 2007. Poi sopraggiungono contrattempi. il produttore della fiction Capri, Angelo Rizzoli, risponde che la Spaak non potrà partecipare alle riprese perché già impegnata in Ballando sotto le stelle.

Vigilanza Rai, continua il boicottaggio della destra Il Pdl fa mancare il numero legale, ennesima fumata nera. Martedì nuovo tentativo. Gasparri attacca il Dg Rai ( da "Unita, L'" del 25-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà

Abstract: ex ministro delle Comunicazioni fa una strenua difesa di Agostino Saccà (sul quale a giorni il Tar deciderà sul ricorso presentato dai legali Rai alla sentenza che imponeva il reintegro dell'ex direttore Fiction). Accuse "sconcertanti", quelle di Gasparri, secondo Fabrizio Morri del Pd, "farebbe bene a prendersela con quei consiglieri d'amministrazione del centrodestra,

Tre soste per l'Italia ( da "Corriere della Sera" del 25-07-2008)
Argomenti: RAI MEDIASET

Abstract: Dopo tre anni, Mediaset ha fatto sapere di non essere più interessata agli "highlights" della A; la Rai è disposta a riprenderseli, ma non alle condizioni economiche del precedente triennio (61 milioni all'anno). L'obiettivo della Lega è riuscire a ricavare almeno 40-45 milioni all'anno.

<Io, ??spia'' per conto di Sacchi, applaudito dai giocatori> ( da "Corriere della Sera" del 25-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà

Abstract: Non ho famiglia né padroni"): arrivò a dare le dimissioni da osservatore per la nazionale, dove Sacchi lo aveva preteso. "I giornali hanno scritto che era una questione di soldi. La verità è che non mi andava l'ambiente, è buono giusto per i politici. Solo Gigi Riva si salvava". Natale Bianchedi ha disubbidito anche al presidente Berlusconi.

Si parte con le sfide da sogno ma tv e serie b aprono la crisi - fulvio bianchi stefano carina ( da "Repubblica, La" del 26-07-2008)
Argomenti: RAI MEDIASET

Abstract: Duello Rai-Mediaset per i diritti. Matarrese: "Non svendiamo" FULVIO BIANCHI STEFANO CARINA roma Le due facce del pallone. Lo show: l'abolizione delle teste di serie regala ai tifosi Fiorentina-Juventus e Roma-Napoli già alla prima giornata, il 31 agosto.

Lodo Alfano, solidarietà a Padellaro per gli attacchi Caro Direttore, Voglio esprimer ( da "Unita, L'" del 26-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà

Abstract: Mario Sacchi, Milano Toglie soldi e si dice di sinistra... Cara Unità, ieri Silvio Berlusconi ha dichiarato: "Sono l'unico a fare politiche di sinistra". Vorrei sapere se tagliare dai 200 ai 500 euro al mese ai dipendenti pubblici è una politica di sinistra, molte famiglie dal prossimo anno saranno costrette a ridurre ulteriormente i loro consumi:

Cerimonia sulla Rai, Mediaset snobba I diritti del calcio tornano alla tv di Stato? ( da "Unita, L'" del 26-07-2008)
Argomenti: RAI MEDIASET

Abstract: Per molti un segnale del possibile ritorno del calcio in chiaro sulla tv pubblica, dopo gli ultimi tre anni Mediaset. A parlare esplicitamente dell'interessa Rai è stato il presidente del Torino, Urbano Cairo: "Bisogna vedere soprattutto quanto sarà disposta ad offrire la Rai - ha spiegato durante il sorteggio dei calendari - Sappiamo tutti che è molto interessata".

"fate pulizia a raifiction" - silvia fumarola roma ( da "Repubblica, La" del 26-07-2008)
Argomenti: RAI MEDIASET

Abstract: Ma tutte le telefonate ricevute da Saccà sono il frutto di un problema mai risolto: il conflitto d'interessi. Mettersi a sparare su Saccà è facile, ma bisognerebbe guardare più in alto, inquadrare il caso di un dirigente della tv pubblica, cioè dello Stato, che riceve telefonate e pressioni dal capo del Governo che è anche padrone di Mediaset".

Ma la B rovina la festa Sedie vuote nel salone ( da "Corriere della Sera" del 26-07-2008)
Argomenti: RAI MEDIASET

Abstract: Mediaset sulle prime non sembrava interessata: potrebbe rientrare in gioco se le richieste della Lega si dovessero abbassare. La Rai, intenzionata a rilanciare "90Ë?minuto", vuol offrire 22-25 milioni. La Lega ne vuole di più. E Matarrese lancia un appello.

Il vero prezzo del petrolio? 80 dollari a barile ( da "Giornale.it, Il" del 26-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà

Abstract: giorni scorsi Roberto Farneti e Matteo Sacchi hanno scoperto ben quattro casi di plagio. Dico quattro casi. Stamane nuovo scoop, a firma di Sacchi: il filosofo ottenne la cattedra di filosofia a Venezia presentando, tra gli altri, due testi clonati. La vicenda ispira diverse considerazioni: 1) Con quale credibilità un professore che copia intere pagine può continuare a insegnare?

Strana concorrenza ( da "Unita, L'" del 27-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà

Abstract: E questo solo perché Saccà ha dato retta ai leghisti per fare un favore a Berlusconi. Ma, si sa, Saccà sa fare il suo mestiere, come dicono quelli che lo sostengono. Anche se, proprio perché sapeva quel che faceva, Saccà avrebbe dovuto difendere la Rai e il suo pubblico dalle efferatezze dell'incultura e dalle aggressioni dell'editore concorrente.

Tv ( da "Corriere della Sera" del 27-07-2008)
Argomenti: RAI MEDIASET

Abstract: intende svendere i diritti in chiaro In mano alla Tv Entro mercoledì sera sarà preparato il bando d'asta, ma Rai (e Mediaset) vogliono giocare al ribasso. La trattativa rischia di arrivare al 20 agosto MILANO - Niente vacanze per Antonio Matarrese. Non è disertando la cerimonia dei calendari, come hanno fatto i presidenti di B, che si risolve la questione dei contratti tv in chiaro.

Pericolante la domenica sera in tv ( da "Corriere della Sera" del 27-07-2008)
Argomenti: RAI MEDIASET

Abstract: Diritto di replica" (nella foto il conduttore Alberto Brandi) se vince la Rai o "La domenica sportiva" in caso di successo di Mediaset. Ma sia Rai sia Mediaset sono contrarie. A entrambe basta la vecchia esclusiva del pomeriggio: "90Ë? minuto" (che la Rai vuol rilanciare) oppure "Controcampo" (che Mediaset medita su Rete 4).

Macché Napoleone, lui è Alberto da Giussano ( da "Unita, L'" del 28-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà

Abstract: telefoniche tra Silvio Berlusconi e Agostino Saccà, con il Cavaliere che fa pressioni, per soddisfare l'insistente alleato, sul capo di Raifiction che ha poi dato i via libera. però il titolo è toccato al più blasonato Barbarossa. Poco importa. E poco importa che al film, in lavorazione in Romania, stiano dando il loro contributo anche comparse rom a cui non sono state prese le impronte.

Si puniscono i giornalisti perché dicono la verità Cara Unità, voglio prote ( da "Unita, L'" del 28-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà

Abstract: Mario Sacchi, Milano Bimbe rom affogate Una vergogna l'indifferenza Cara Unità, Dijhana Pavlovic, lei ha perfettamente ragione. Anche se non avessi avuto il coraggio di tuffarmi per salvare le due bambine Rom, per le immagini e per quello che ho letto, mi sarei vergognato a rimanere lì a prendere il sole, o semplicemente a guardare o telefonare.

L'estate di Raidue va a gonfie vele ( da "Corriere della Sera" del 28-07-2008)
Argomenti: RAI MEDIASET

Abstract: ma raccolgono maggiori consensi dei più blasonati prodotti comprati da Mediaset ("I Tudors " affondano al 17% su Canale 5 e nemmeno la strepitosa "Ugly Betty" pare entusiasmare gli spettatori di Italia 1). Dunque eccoli i telefilm più seguiti dell'estate: "Ghost Whisperer" (oltre due milioni e mezzo di spettatori, 13% di share), "Numbers" (2.

Controllare il controllore ( da "Unita, L'" del 29-07-2008)
Argomenti: RAI MEDIASET

Abstract: che vogliono far uscire la Rai dal blocco imposto dai partiti della maggioranza, per impedire l'elezione di un presidente della Commissione di vigilanza che a lorsignori (anzi, al loro signore) non piace. Perché, oltre a detenere il controllo di Mediaset e Rai, Berlusconi pretende anche di controllare l'organismo di controllo.

Il giudice: Legittimo sospendere Saccà da Raifiction Accolto il ricorso dell'azienda: domani nuovo Cda, all'ordine del giorno il trasferimento ( da "Unita, L'" del 29-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà

Abstract: Saccà s'intratteneva in conversazione con l'allora capo dell'opposizione Silvio Berlusconi che gli segnalava soubrette da collocare. Ma non solo. Perchè oltre che parlare di Antonella Troise ed altre sue colleghe, i due chiacchieravano degli equilibri interni alla Rai e dei progetti privati di Saccà.

Saccà, il giudice dà ragione alla rai - mauro favale ( da "Repubblica, La" del 29-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà

Abstract: Indagati Silvio Berlusconi e Agostino Saccà. Le carte, comprese le intercettazioni telefoniche, sono già state tutte trasferite per competenza territoriale alla procura di Roma che dieci giorni fa ha chiesto la proroga delle indagini preliminari. E mentre i magistrati continuano a lavorare, i riflettori sono ora puntati sulla prossima riunione del Cda Rai,

"con 'agrodolce' la fiction trasloca a termini imerese" - leandro palestini roma ( da "Repubblica, La" del 29-07-2008)
Argomenti: RAI MEDIASET

Abstract: penso che vada giudicato per i suoi risultati: la fiction Rai negli ultimi cinque anni ha sempre vinto contro Mediaset. Le intercettazioni? Il giudice del lavoro le ha giudicate irrilevanti e lo ha reintegrato. Il problema è piuttosto un'azienda che, in otto mesi, non è in grado di decidere il futuro dei suoi manager. Quanto allo stile, ognuno ha il suo".

<Ho inventato quelle telefonate Chiedo scusa a Berlusconi> ( da "Giornale.it, Il" del 29-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà

Abstract: inchiesta riguardante Berlusconi e l'ex direttore di RaiFiction Agostino Saccà. In realtà quei testi non sono mai usciti dagli uffici della Procura di Napoli, perché ritenuti irrilevanti, e non sono stati divulgati e pubblicati; l'indagine, intanto, è stata spostata a Roma, ma Bianchi ha pensato bene di diffondere un'intercettazione patacca che ovviamente moltissime persone,

Diritti tv: asta per il chiaro, rai davanti a mediaset ( da "Repubblica, La" del 29-07-2008)
Argomenti: RAI MEDIASET

Abstract: Rai davanti a Mediaset ROMA - Slittano a giovedì 31 luglio i sei bandi d'asta della Lega Calcio che deve racimolare dai diritti tv almeno un sessantina di milioni per consentire alla serie B di iniziare il campionato. Antonio Matarrese è in attesa del via libera dell'Autorità per le comunicazioni: intanto si appella al governo e soprattutto alla Rai.

Tra litigi e capitali arabi l'Expo si raduna a Roma ( da "Unita, L'" del 30-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà

Abstract: C'è un sacco di interesse". La Moratti avrebbe preso contatti con alcuni fondi sovrani arabi e in particolare del Qatar (dove si era recata con delegazione al seguito alcuni mesi fa): a disposizione ci sarebbero investimenti per quattordici miliardi, quattro dei quali per l'Expo.

Glisenti, un richelieu all'ombra di letizia - giovanni pons ( da "Repubblica, La" del 30-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà

Abstract: L'ultimo incidente di percorso è la telefonata intercettata in cui il sindaco cerca di raccomandare Eliana Miglio, attrice e seconda moglie di Glisenti, ad Agostino Saccà per un provino. Ma è già acqua passata, da venerdì il pensiero e la carriera di Glisenti volano verso il 2015.

Medusa-Rai, la sfida finisce pari ( da "Corriere della Sera" del 30-07-2008)
Argomenti: RAI MEDIASET

Abstract: Sotto i vessilli privati della società del gruppo Mediaset troviamo i film di Avati e di Corsicato, sotto quelli pubblici Ozpetek e Bechis. Quanto ai temi, su quattro titoli ben tre hanno in comune tematiche che riguardano da vicino l'universo complesso e spesso oscuro della famiglia. Dopo le denunce sul Malpaese di Garrone e Sorrentino che hanno scosso Cannes,

E ora chi farà rispettare il pacchetto sicurezza? ( da "Giornale.it, Il" del 31-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà

Abstract: giorni scorsi Roberto Farneti e Matteo Sacchi hanno scoperto ben quattro casi di plagio. Dico quattro casi. Stamane nuovo scoop, a firma di Sacchi: il filosofo ottenne la cattedra di filosofia a Venezia presentando, tra gli altri, due testi clonati. La vicenda ispira diverse considerazioni: 1) Con quale credibilità un professore che copia intere pagine può continuare a insegnare?

Sky, scontro sui diritti per il calcio - alberto d'argenio ( da "Repubblica, La" del 31-07-2008)
Argomenti: RAI MEDIASET

Abstract: questo senso di Bruxelles non certificherebbe la fine del duopolio nel mercato della pubblicità, oggi in mano a Rai e Mediaset. La partita italiana, inoltre, si inserisce in un contesto europeo più ampio nel quale Newscorp sta cercando di entrare da protagonista anche in Spagna e Germania (acquisizioni di Digital Plus e Premiere) arrivando a formare un imponente network pan-europeo.

Tv, nuovi editori internazionali ammessi al nostro digitale terrestre ( da "Repubblica, La" del 31-07-2008)
Argomenti: RAI MEDIASET

Abstract: Sono quelli che Rai, Mediaset e Telecom dovranno ospitare sui loro ripetitori in digitale terrestre, pagando un fitto. L'Autorità per le comunicazioni, ieri, ha approvato la graduatoria degli editori vincenti che avranno accesso al 40% degli spazi trasmissivi.

Alitalia, e pensare che criticavano Prodi Cara Unità, l'Alitalia doveva rimanere itali ( da "Unita, L'" del 31-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà

Abstract: Cordiali saluti Mario Sacchi, Milano Ai lettori Errore nella rubrica "Sagome" Cara Unità, per uno spiacevole errore, nella rubrica Sagome di Fulvio Abbate, uscita sul giornale di ieri, è stato pubblicato un testo sbagliato. Chiediamo scusa all'autore e ai lettori.

Mediaset denuncia YouTube: danni per 500 milioni ( da "Corriere della Sera" del 31-07-2008)
Argomenti: RAI MEDIASET

Abstract: presto ricorsi analoghi Mediaset denuncia YouTube: danni per 500 milioni "Video diffusi illecitamente". La replica: procedimento che minaccia la libertà della Rete La citazione, depositata al Tribunale civile di Roma, è stata notificata anche a Londra e Los Angeles MILANO - Mediaset chiede 500 milioni di euro a YouTube, il bacino di filmati online controllato da Google contro cui l'

In Mediaset virtus ( da "Stampa, La" del 31-07-2008)
Argomenti: RAI MEDIASET

Abstract: Mamma Rai era l'istituzione, la sicurezza, la noia. Mediaset (che allora si chiamava Fininvest) il figlio ribelle che faceva il surf sopra le regole e inondava ogni spazio non transennato. Ricordo i programmi registrati su cassetta e trasmessi dalle emittenti regionali in contemporanea per eludere il divieto della diretta nazionale.


Articoli

Le "segnalate" - giovanna vitale (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Repubblica, La" del 08-07-2008)

Argomenti: Berlu Saccà

Pagina VI - Roma LE "SEGNALATE" GIOVANNA VITALE (segue dalla prima di cronaca) Bastava dare uno sguardo, ieri sera, alla platea del défilé di Gattinoni al complesso monumentale di Santo Spirito in Sassia, dove la notte precedente era stata avvistata un'altra aspirante attrice ben sponsorizzata, Evelina Manna in bianco plissé e calzari da schiava, alla mondanissima cena organizzata da Vogue Italia. Meno di 24 ore dopo ecco Simona Borioni, oggetto della conversazione fra Fedele Confalonieri e Agostino Saccà, troneggiare al centro nella Sala Baglivi, e così Elena Russo, caldeggiata da Berlusconi, appena poco distante da Marta Flavi ora - secondo le intercettazioni - bisognevole di spintarella. Una platea che, a dispetto delle polemiche sui politici che snobbano la moda, era piena di signore che contano. E se fino all'anno scorso la più ambita era la consorte di Veltroni, stavolta Flavia Prisco ha dato forfait, sostituita in corsa dalla nuova first lady del Campidoglio: Isabella Rauti in Alemanno. Seduta a poche poltroncine di distanza dall'altra "black lady" del potere romano, Elisabetta Tulliani, compagna di Gianfranco Fini e madre della sua seconda figlia. Ancora, sparpagliate qua e là, l'irriducibile Irene Pivetti con marito, la pasionaria dell'Italia dei Valori Silvana Mura e Olga D'Antona del Pd, oltre a varia umanità televisiva, Anna La Rosa e Lorena Bianchetti, Ela Weber, Debora Caprioglio. Alle quali Guillermo Mariotto deve aver pensato creando uno dei pezzi forti della collezione dedicata alle divinità di ieri e di oggi: Sublimage si chiama l'abito da sera screziato d'argento, nome dato alla dea dell'immagine e dell'apparire. SEGUE A PAGINA VI.

Torna all'inizio


Gli insaccati (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Unita, L'" del 08-07-2008)

Argomenti: Berlu Saccà

Stai consultando l'edizione del Gli insaccati Marco Travaglio Ieri, a Roma, hanno arrestato un bel po' di gente che aveva messo su un sistema per scampare ai processi: costava 5 mila euro a botta. Minimalisti, poveracci. Non sapevano che, per scampare ai processi,c'è un sistema più infallibile e conveniente: si chiama Lodo Alfano. Prima si fa una legge per bloccare 100 mila processi, una per proibire le intercettazioni, una per tagliare i fondi e gli stipendi ai magistrati. Poi si va in tv a dire che i giudici sono "metastasi", comunisti, golpisti, pazzi, fannulloni, inetti, amici dei criminali. Poi si diffondono sondaggi che dimostrano che la fiducia nella magistratura è in calo (ma va?). Infine si manda avanti qualche sherpa (Angelino Jolie, Calderoli, Castelli) a offrire la pace. Prezzi modici: voi vi scordate i processi di Al Tappone, noi vi lasciamo intercettare e processare tutti gli altri. E, se fate i bravi, magari vi paghiamo pure lo stipendio. A Palermo questa roba si chiama estorsione, racket, pizzo. A Roma si chiama "dialogo". E chi non ci sta, o addirittura va in piazza a protestare, è un estremista giustizialista che vuole "lo scontro". Intanto si continua a usare la magistratura come alibi per non decidere quel che si potrebbe decidere subito, alla luce dei fatti, con la scusa che questo "non è penalmente rilevante" e per quest'altro "aspettiamo le sentenze". Campa cavallo. Don Agostino Saccà si reinstalla a Raifiction sulla sedia gestatoria, tra baci, abbracci e standing ovation da destra e da sinistra (Curzi gli ha addirittura chiesto scusa), come il papa di ritorno dall'esilio di Avignone. E rilascia interviste auto-celebrative, l'ultima a Panorama: su 44 domande, nemmeno una sulla frase-chiave delle sue telefonate con Berlusconi che, sistemando una delle aspiranti attrici, anzi attrici aspiranti, gli dice: "Ti ringrazio molto, perché io veramente ci tengo... Io sai che poi ti ricambierò dall'altra parte, quando tu sarai un libero imprenditore, mi impegno a... darti un grande sostegno". La domanda è semplice: "Scusi, dottor Saccà, ma quale azienda del mondo consente a un suo dirigente di trescare col padrone e con i manager dell'azienda concorrente per entrare in società con loro?". I reati non c'entrano. Questa è intelligenza col nemico. Esattamente come quando nel 2002 l'allora dg Rai cancellò dal video Il Fatto di Biagi e Sciuscià di Santoro, leader degli ascolti, a tutto vantaggio della concorrenza. Il caso ha voluto che, nel giorno della Grande Rentrèe agostiniana, la Rai sospendesse per due giorni un dirigente bravo e onesto come Loris Mazzetti, reo di aver addirittura parlato male di Saccà e Minoli sull'Unità, con un provvedimento disciplinare (il sesto!) annunciatogli 24 ore dopo l'uscita dell'articolo. Nessun provvedimento invece per Minoli, anche lui beccato mentre trafficava al telefono con tutto l'arco costituzionale per ascendere, modesto com'è, alla direzione generale. E' lo stesso Minoli che in 15 anni è riuscito a essere di sinistra, di destra, e di centro: partì craxiano (ai tempi di Mixer, posava servilmente col garofano all'occhiello per gli spot elettorali dell'amico Bettino), poi fu dalemiano, prodiano, veltroniano, ma al telefono riusciva pure a essere berlusconiano. Questa non è roba da tribunali. Basterebbe un'Autorità indipendente, se esistesse. Ma in quella delle Comunicazioni siede Giancarlo Innocenzi, già dirigente Fininvest e sottosegretario forzista alle Comunicazioni. Al telefono lo chiamavano "Inox", per la sua inossidabile fedeltà al padrone. Il 2 agosto 2007 chiamava Saccà: "Sono reduce da un incontro col Grande Capo, abbiamo fatto un po' di ragionamento di politica: si è deciso a dare una spallata a questi qua (il governo Prodi, ndr). Ha detto che c'è una persona sulla quale stai lavorando tu (il senatore Pietro Fuda, ndr). Dopodiché, siccome io sto lavorando con Tex (Willer Bordon, ndr), mi è venuta un'idea": scritturare alla Rai la signora Bordon, attrice, per ammorbidire il marito senatore. Purtroppo "quel pirla di Fabrizio (Del Noce, ndr) l'ha stoppata". Ma il Grande Capo ha chiamato il "pirla", che ha subito cambiato postura: "Se è per quella signora lì, chi ti può aiutare è Agostino". Il quale risponde: "Però speriamo che quel coglione di Del Noce non lo dica, perché sennò capiscono che c'è in gioco qualcosa di più grosso...". Inutile dire che Inox, Agostino e il "coglione" sono tutti al loro posto. E il Grande Capo è presidente del Consiglio, momentaneamente distaccato al G8. Ora d'Aria.

Torna all'inizio


Il premier fa estorsioni politiche, nessuna critica a chi non verrà (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Unita, L'" del 08-07-2008)

Argomenti: Berlu Saccà

Stai consultando l'edizione del A furia di informazione deviata si scambia la guardia con il ladro. Firmo la petizione di Veltroni "Il premier fa estorsioni politiche, nessuna critica a chi non verrà" di Maria Zegarelli / Roma Antonio Di Pietro alla vigilia del "No Cav. Day", indossa la "toga" del politico e fa la sua sua requisitoria contro l'inquilino di Palazzo Chigi. L'accusa: ricatto ed estorsione. Ai danni della democrazia e del Parlamento. Di Pietro, dieci-ventimila in piazza sono un buon risultato? "È indubbio che non intendiamo fare una conta, anche se non sarà un numero esiguo, perché i cittadini hanno capito bene la truffa elettorale posta in essere. Far credere ai cittadini che votandolo sarebbero tutti diventati ricchi come lui. In realtà non appena eletto ha iniziato a usare il Parlamento e il governo in funzione personale, per risolvere i suoi problemi aziendali e giudiziari, ancora una volta in palese conflitto di interesse. Questa è una grande delusione per le istituzioni, per la loro credibilità e per la funzionalità democratica delle stesse". Sono in molti a temere che la piazza diventi "contro" chi non c'è, il Pd e contro Napolitano. C'è questo rischio? "Questa manifestazione è nata in seguito alla presa d'atto che ogni giorno il Parlamento viene piegato agli interessi del premier. C'è una autentica pressione indebita. In questi giorni si sta ponendo troppo l'accento sull'eventualità che diventi contro il Pd o contro qualcun altro. A tutto pensiamo meno che a dividere l'opposizione in un momento così delicato per la sicurezza democratica di questo paese. Invece di lasciare la piazza a qualche frangia estremista io dico: occupiamola noi. Invito tutti coloro che non si riconoscono nel modello Berlusconi a venire. Questo fuggire dalla piazza e lasciarla a qualche scalmanato è un atto di abdicazione che non giova a nessuno. Non stiamo di fronte alla conta interna dell'opposizione perché il tema è uno soltanto: dobbiamo informare, adesso, l'opinione pubblica del grave rischio democratico che stiamo correndo. Non ci saranno critiche verso chi pensa che non è questo il momento di manifestare". Sta parlando a Veltroni? Il segretario Pd è stato chiaro: non andiamo a manifestazioni indette da altri... "Questa è stata una manifestazione spontanea, indotta dalle sollecitazioni di tanta gente, anche attraverso Internet. A me non interessa mettere il capello su questa iniziativa". Da Colombo a Parisi c'è grande preoccupazione per l'intervento di Beppe Grillo. Non teme l'effetto "vaffa"? "Quando centinaia di migliaia di persone si riuniscono a Torino per protestare contro gli sprechi della casta non è Beppe Grillo il male d'Italia: è la voce di un malessere diffuso. Chi fa politica non si deve preoccupare di chi suona la tromba ma quale spartito suona. Immaginare che la colpa sia di chi dà voce a questo malessere mi sembra riduttivo. Si può essere d'accordo o no con Grillo, ma in quella piazza si va contro le leggi che sta proponendo Berlusconi". Vero, però i sondaggi dicono che cresce il consenso per Berlusconi e cala quello per i magistrati... "A furia di martellare con una informazione pilotata si finisce con lo scambiare la guardia per il ladro e il ladro per la guardia. Noi non vogliamo difendere i magistrati a prescindere: se tra di loro ci sono persone che sbagliano è giusto punirli. Ma finora sono stati criticati Borrelli, De Magistris, Boccassini, D'Ambrosio, non gli Squillante e quelli che non hanno fatto il loro dovere. La manifestazione non è solo di protesta, si concentra su due temi fondamentali: l'informazione plurale e trasparente e la giustizia giusta uguale per tutti". Dalla piazza al Parlamento: Calderoli ha proposto il "suo lodo". È disposto a dialogare? "Ritengo questo comportamento la consumazione di un reato: estorsione politica. Il capo di imputazione: il premier quale mandante in concorso con i suoi dipendenti eletti al Parlamento, su sua nomina, sta attuando un ricatto estorsivo al Parlamento. Dice "io ritiro l'emendamento che blocca tutti processi e faccio in modo che la giustizia torni a funzionare, a patto che vuoi paghiate il riscatto, la mia impunità"". Si è rimesso la toga? "In questo momento serve indossare non la toga del magistrato ma quella della mobilitazione per reagire a queste forme di riscatto. La manifestazione è un primo passo". Veltroni ha lanciato la petizione. Lei firmerà? "Ben volentieri. Riconosco e rispetto le azioni di opposizione che fanno gli altri partiti, più ancora quello che può fare il Pd e Veltroni perché non abbiamo rotto alcuna alleanza, anzi la riconfermiamo. Per me resta lui il leader della coalizione, Se ci chiama per la raccolta delle firme siamo pronti". Di Pietro, si è pentito di aver dato del "magnaccia al premier"? "Si dovrebbe pentire lui dell'uso privato che ha fatto di istituzioni pubbliche. È lui, leader dell'informazione privata, che ha telefonato a Saccà, direttore di un servizio pubblico per raccomandare non in base al merito ma al colore dei capelli. Lascio alla coscienza di ognuno come classificare questo comportamento". ANTONIO DI PIETRO.

Torna all'inizio


Il lunare Tg1, apre su Berlusconi (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Unita, L'" del 08-07-2008)

Argomenti: Berlu Saccà

Stai consultando l'edizione del Il lunare Tg1, apre su Berlusconi... Paolo Ojetti Non c'erano alternative: la tragica vicenda della ragazza padovana ha tenuto banco (con l'eccezione di un lunare Tg1, lanciato in apertura sul G8 di Berlusconi scortato da Susanna Petruni) per tutto il pomeriggio e la sera. E' una storia emblematica di come in questi "parchi" dei divertimenti giovanili si possano maciullare vite innocenti senza un brivido. E' stata una tragedia moderna (quanti hanno visto partire i propri figli per questo tipo di "vacanza"?), il risultato di una lotteria mortale: è toccata a Federica, poteva toccare a chiunque. A parte il Tg1, Lloret del Mar ha ovunque oscurato Berlusconi in Giappone, dove è riuscito a dire che lui - d'accordo con il papa - avrebbe voluto dare un sacco di soldi ai poveri del mondo, ma la terribile eredità del governo Prodi glielo ha impedito. Immaginiamo per un attimo se Sarkozy avesse detto: "Ah, Chirac, le vieux con et sa terrifiante herédité": non sarebbero scoppiati tutti a ridere? Diversi pareri sulla manifestazione dipietrista di oggi: il Tg3 l'ha data in evidenza, Emilio Fede ha cercato di distruggerla in anticipo con l'aiuto di Antonio Polito e Maurizio Gasparri.

Torna all'inizio


Un'altra Italia (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Unita, L'" del 08-07-2008)

Argomenti: Berlu Saccà

Stai consultando l'edizione del Un'altra Italia Furio Colombo Segue dalla Prima I nfatti solo se sei in preda a un male puoi cadere nel miserevole stato del "girotondo" e abbandonarti a manifestazioni sguaiate e senza senso. Lo ha fatto con un editoriale-cartella clinica sul Corriere della Sera del 7 luglio. L'illustre terapeuta individua i seguenti incurabili sintomi che lui freudianamente chiama "miti": il primo "è quello delle due Italie. La sinistra si sente sempre chiamata a impersonare l'Italia dei buoni". Il secondo mito "è quello della "unità". La sua principale raffigurazione nella fatidica manifestazione unitaria, anche se è sparutissima minoranza". Il terzo mito che domina immaginario e pratica della sinistra "è il moralismo. È l'eticismo condotto ai limiti dell'arroganza di tipo razzista. La convinzione che si è puri solo se si è duri". Il breve trattato passerà per una buona e interessante diagnosi solo fra quei lettori ed elettori che sono prigionieri della implacabile claustrofobia del talk show e dei telegiornali, secondo cui il mondo a sinistra comincia con i frequentatori più assidui, quelli che non mancano mai; e finisce, a destra, con Gasparri che ha guadagnato nuova fama e nuovi spunti per il bravo attore Marcorè con la frase di autorevole ammonimento a Veltroni: "Taccia e faccia opposizione". Il mondo però è un po' più largo e la storia è un po' più profonda e questo guasta il giochino dei tre miti di Ernesto Galli Della Loggia. Basta voltarsi indietro di pochi decenni e dare uno sguardo a un paesaggio appena un po' più ampio della "Storia dell'Occidente contemporaneo", per notare due personaggi della sinistra del mondo che, oltre ad avere dato una mano alla civiltà in cui viviamo, ci servono anche per interpretare i tre miti di Galli della Loggia in modo un po' meno modesto. Sto parlando di Martin Luther King e di Robert Kennedy. Proviamo a misurare la loro azione e il loro stile di leader politici con le "prove" che il politologo del Corriere della Sera propone. 1 - Il mito delle due Americhe è nato con loro, sia durante le marce e le lotte per i diritti civili di Martin Luther King che durante la campagna elettorale di Robert Kennedy contro la guerra del Vietnam. È nata allora la celebre espressione "the other America", per dire che ci sono i razzisti ma ci sono anche i giusti, ci sono gli incappucciati ma ci sono anche i coraggiosi. L'altra America rischia insieme la vita affinché l'America razzista - che è armata - e quella che ha scelto la guerra e ha il potere, diventino, da stragrande maggioranza, la parte che cede, che accetta la de-segregazione, che tratta la pace. 2 - Il mito dell'unità è sempre stato l'ossessione di King e di Kennedy. Cominci con cinquanta volontari, arrivi in cinquecento, la volta dopo sono cinquantamila, bianchi e neri. Ragazzi appena richiamati alle armi ed eroi di guerra con le medaglie, e a un certo punto sono cinquecentomila. Certo che erano "sparutissima e dileggiata minoranza" all'inizio. E la loro pretesa ("we shall overcome", noi ce la faremo, "we will not be moved", nessuno ci sposterà di qui)) era idealismo campato in aria. Ma la pretesa era proprio quella che Galli Della Loggia descrive come sintomo del male detto "sinistra": "Un giorno, insieme (il mito dell'unità, ndr) ce la faremo". Ce l'hanno fatta. 3 - Credo di poter dire che Martin Luther King, buon cristiano e persona poco teatrale e poco esibizionista, si sentisse - lui e la sua gente - un po' al di sopra degli assassini del Ku Klux Klan che gli hanno messo una carica di dinamite nella chiesetta di Montgomery (Alabama) facendo strage di bambini neri all'ora del catechismo. Ma forse ai lettori di Galli Della Loggia farà piacere sapere che quando un certo David Duke, già membro incappucciato del KKK dell'Alabama, molti hanni dopo, si è candidato al Senato con il Partito repubblicano, quel partito (che sarebbe la destra americana) non lo ha voluto. Anche da morto Martin Luther King ha visto prevalere il suo moralismo, ovvero la persuasione che tu ti opponi a certe persone non perché sono antipatiche o inferiori. Ma perché dicono cose che non si possono condividere e fanno cose che non si possono accettare. Come imporre le impronte digitali ai bambini Rom, metà dei quali sono cittadini italiani. E tutti sono protetti dalla nostra Costituzione. Ecco perché, Galli Della Loggia, abbracciamo i miti che lei vede come sintomi di malattia. Due Italie. Perché la nostra comincia con la Resistenza, la Costituzione, Calamandrei e non con Borghezio, Gentilini, Calderoli, Bossi e Berlusconi. L'unità, perché vogliamo con noi tutti coloro che non hanno niente a che fare con l'imbarazzante mercato Berlusconi-Saccà. E sappiamo che, anche se adesso sono o sembrano pochi, saranno per forza di più. In molti italiani il senso della dignità continua a prevalere sul modello dell'arricchimento istantaneo (basta piegarsi e non porre un limite a quanto ci si piega). Il moralismo (uso la parola sprezzante dell'editorialista del Corriere, ma la parola giusta è moralità) continuerà ad essere la ragione per non smettere. Non smetteremo fino a quando finalmente saremo in tanti, tutti coloro che si vergognano della copertina del settimanale italiano Panorama, adesso in edicola, che pubblica le foto di un bambino Rom con il titolo "Nati per rubare", ovvero una pubblica incitazione al delitto di persecuzione. È contro quel delitto che dedico la mia partecipazione all'evento di oggi in Piazza Navona. I Rom, tanti Rom italiani, con i loro bambini, ci saranno. E noi gli diremo: "Noi siamo l'altra Italia, morale, un po' al di sopra del razzismo". furiocolombo@unita.it.

Torna all'inizio


Caso Saccà, Silvio intanto guadagna tempo Il gip accoglie il trasferimento dell'inchiesta a Roma: a Napoli si era arrivati alla richiesta di processo (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Unita, L'" del 08-07-2008)

Argomenti: Berlu Saccà

Stai consultando l'edizione del Caso Saccà, Silvio intanto guadagna tempo Il gip accoglie il trasferimento dell'inchiesta a Roma: a Napoli si era arrivati alla richiesta di processo di Massimo Solani e Giuseppe Caruso / Roma BUONE NUOVE DA NAPOLI per il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Il gip partenopeo Luigi Giordano ha infatti accolto le richieste dei difensori del leader del Pdl e ha dichiarato l'incompetenza territoriale del tribunale di Napoli trasmettendo a Ro- ma l'inchiesta sulle presunte pressioni del premier (indagato per corruzione) a carico dell'ex direttore generale di Rai Fiction Agostino Saccà per favorire alcune attrici. Una decisione che è destinata a cambiare la storia di una inchiesta nata fra mille polemiche. Se infatti gli atti arriveranno alla procura di Roma in una settimana massimo, ci vorrà più tempo perché i magistrati della Capitale rivalutino tutti i fascicoli e decidano quali intercettazioni mandare al macero perché penalmente irrilevanti e quali invece "girare" al Parlamento per chiedere l'autorizzazione al loro utilizzo processuale. Ma la Procura di Roma, che dovrà valutare anche l'effettiva competenza territoriale, potrà inoltre decidere di "riaprire" l'inchiesta per raccogliere nuovi elementi e compiere nuove attività di istruttoria. Si dilatano quindi i tempi per una inchiesta che era arrivata alla richiesta di rinvio a giudizio: inevitabile infatti, a questo punto, che il prossimo 18 luglio il gip Lia Paola Laviano (che avrebbe dovuto esprimersi sulla richiesta di rinvio a giudizio presentata dal pm Vincenzo Piscitelli a carico di Berlusconi) decida di conformarsi alla decisione del collega Giordano dichiarando la propria incompetenza territoriale. Una situazione simile a quella che si verificherà questa mattina quando la Laviano avrebbe dovuto decidere se rinviare a giudizio o meno Agostino Saccà: scontato, infatti, che a questo punto anche i legali di Saccà presenteranno la questione di competenza territoriale. Comprensibilmente soddisfatto il commento di Berlusconi alla decisione del gip napoletano: "La competenza è lì, era logico", ha spiegato il premier. Dal canto suo il pubblico ministero Piscitelli valuterà ora la possibilità di presentare ricorso in Cassazione contro la sentenza del gip. Da Napoli e Milano, dove ieri è ripartito i processo Mills a carico di Berlusconi. Un'impresa ai limiti dell'impossibile è quella tentata ieri dalla difesa di David Mills per dimostrare che i 600mila dollari arrivati all'avvocato inglese non provenivano dai forzieri dell'allora Fininvest (come sostenuto dallo stesso Mills in un interrogatorio del 18 luglio 2004, poi ritrattato). E come confermato sempre dall'avvocato inglese, a voce e mediante lettera, al suo fiscalista Bob Drennan, che a sua volta lo ha ricordato nella deposizione ottenuta mediante rogatoria dalla procura milanese. Il professor Andrea Perini, professore associato di Diritto penale commerciale a Torino e consulente tecnico per la difesa di Mills, ha presentato la sua ricostruzione dei movimenti di denaro sui conti dell'avvocato inglese. Secondo il perito l'imputato non ricevette quei soldi dalla Fininvest per fornire una testimonianza fatta di reticenze e menzogne nel processo sui fondi neri creati all'estero dal gruppo. Perini ha spiegato che Mills non ha fatto altro che "spostare dei soldi da una banca all'altra nell'interesse di Diego Attanasio". Vale a dire l'armatore napoletano che avrebbe affidato la gestione di un suo fondo all'avvocato inglese. Perini ha poi parlato di "un tentativo di confondere le carte da parte di Mills a favore di Attanasio, giustificato dal momento di difficoltà che viveva l'imprenditore che fu arrestato su ordine della procura di Salerno".

Torna all'inizio


Intercettazioni berlusconi-saccà il gip sposta l'inchiesta a roma - dario del porto (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Repubblica, La" del 08-07-2008)

Argomenti: Berlu Saccà

Intercettazioni Berlusconi-Saccà il gip sposta l'inchiesta a Roma Accolta la tesi della difesa. Congelata la distruzione dei nastri Il Cavaliere: "Era logico, la competenza è lì". L'intero procedimento sul dirigente Rai potrebbe ora essere trasferito nella capitale DARIO DEL PORTO NAPOLI - Il caso Berlusconi-Saccà lascia Napoli e si trasferisce a Roma. Secondo il giudice Luigi Giordano, tocca all'autorità giudiziaria della capitale decidere sulle telefonate tra il presidente del Consiglio e il dirigente Rai intercettate nell'ambito dell'inchiesta aperta nella primavera 2007 dalla Procura del capoluogo campano. Con due sentenze distinte ma dal contenuto analogo, il gip Giordano si è dichiarato territorialmente incompetente sia sulla distruzione delle conversazioni ritenute irrilevanti (alcune decine) sia sull'opportunità o meno di chiedere al Parlamento l'autorizzazione ad utilizzare i sei colloqui posti dal pm Vincenzo Piscitelli a sostegno dell'accusa di corruzione contestata a Berlusconi in concorso con Saccà. La notizia ha raggiunto Berlusconi in Giappone, dove è in corso il vertice G8. "Ah sì? - ha risposto il premier ai cronisti - non lo sapevo, bene bene. Era logico, la competenza è lì. E se poi vediamo quello che era...vabbé, non voglio parlarne", ha concluso mentre l'avvocato Niccolò Ghedini, difensore del Cavaliere insieme all'avvocato Michele Cerabona, ha affermato: "Avevamo presentato prove documentali e testimoniali in base alle quali Il giudice ha correttamente trasmesso il processo a Roma, dove si erano svolte le telefonate". Saccà, è il ragionamento del gip, si trovava a Roma quando, al telefono, Silvio Berlusconi gli raccomandava cinque attrici promettendo in cambio sostegno per un progetto imprenditoriale. Circostanza considerata dalla Procura indice di un accordo di natura illecita e non riconducibile "al pur diffuso costume della raccomandazione", sulla quale però il gip non si esprime nel merito, limitandosi a disporre la trasmissione degli atti ai magistrati romani alla luce di quanto sostenuto dalla giurisprudenza. La sentenza avrà certamente effetti sugli altri due passaggi del procedimento: le udienze preliminari nei confronti del dirigente Rai e Berlusconi fissate, rispettivamente per questa mattina e per il 18 luglio prossimo, davanti al gup Pasqualina Paola Laviano. Già oggi il giudice potrebbe uniformarsi alla decisione del gip Giordano e trasmettere a Roma il fascicolo riguardante la posizione di Saccà, fra dieci giorni toccherà anche a Berlusconi. Il pm Piscitelli e il procuratore capo di Napoli Giandomenico Lepore valuteranno adesso se proporre ricorso in Cassazione contro il provvedimento di incompetenza territoriale. Nella prima fase delle indagini la Procura di Napoli aveva inviato nella capitale gli atti riguardanti la presunta compravendita di senatori per far cadere il governo Prodi. La nuova documentazione dovrebbe pervenire a piazzale Clodio entro la fine della settimana.

Torna all'inizio


Regali, aiuti e inviti in sardegna ecco le carte di silvio e virginia - giovanni valentini (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Repubblica, La" del 08-07-2008)

Argomenti: RAI MEDIASET

L'ex marito della Sanjust minacciò di rendere pubblica la vicenda alla vigilia delle elezioni 2006 Regali, aiuti e inviti in Sardegna ecco le carte di Silvio e Virginia La vicenda, dopo le denunce dell'ex consorte, è sotto esame al tribunale dei ministri Dopo aver presen-tato un messaggio a reti unificate, la giovane ricevette un diamante GIOVANNI VALENTINI ROMA - Politica, televisione, donne e servizi segreti. La miscela è altamente esplosiva. E l'ordigno, dalla Procura della Repubblica di Roma al Tribunale dei ministri, va maneggiato con cura. Tanto più quando il caso coinvolge il presidente del Consiglio in carica, Silvio Berlusconi, per fatti che risalirebbero a un periodo - fra il 2003 e il 2006 - in cui lui stesso era a capo del governo. Il Tribunale dei ministri è chiamato a pronunciarsi sulla denuncia per abuso d'ufficio e maltrattamenti presentata da Federico Armati, dipendente della Presidenza del Consiglio e agente segreto, ex marito di Virginia Sanjust di Teulada. Dopo aver iscritto Berlusconi nel registro degli indagati, il procuratore di Roma, Giovanni Ferrara, ha trasmesso l'atto al collegio speciale per i reati ministeriali, con una richiesta di archiviazione. Ma ora il Tribunale dei ministri si trova davanti un'altra memoria presentata da Armati che espone la sua versione dell'intera vicenda. Con tutte le riserve necessarie, si può ricostruire la storia sulla base dei documenti presentati in passato alla magistratura romana. Trattandosi del capo del governo e di un agente segreto, e riguardando la Presidenza del Consiglio, la Rai e gli apparati di sicurezza, è senz'altro opportuno che l'affaire venga chiarito completamente in funzione della trasparenza e dell'interesse pubblico. I documenti sono quelli depositati nel 2006 presso la Procura di Roma dal difensore della Sanjust, Domenico de Simone, insieme alle memorie e alle dichiarazioni della signora di fronte al sostituto procuratore Olga Capasso che poi ha ritenuto di archiviare il caso per "la genericità delle accuse" e "la mancanza di adeguati riscontri oggettivi". Tra gli allegati compare anche un esposto, datato 25 marzo 2006, che sarebbe stato preparato dallo stesso agente segreto e non più presentato "a seguito della destinazione dell'Armati al servizio presso il Cesis", oltre ai cd-rom e alle trascrizioni di due conversazioni registrate dalla Sanjust all'insaputa dell'ex marito. Da queste conversazioni, secondo la memoria resa dalla signora il 12 settembre 2006 come "persona offesa", risulterebbe un "comportamento ricattatorio" da parte di Federico Armati, per ottenere la remissione di una precedente querela per lesioni. E soprattutto, un presunto "comportamento estorsivo" rivolto non solo nei confronti della Sanjust; ma anche dell'allora presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, nonché del direttore responsabile del Sisde, prefetto Mario Mori. In sostanza, come si legge nel testo, "l'Armati minacciava di propalare pubblicamente la falsa notizia di una relazione amorosa tra la signora Sanjust e l'onorevole Berlusconi (?), minaccia che era allora particolarmente sentita per via dell'imminenza della campagna elettorale". In una successiva memoria del 29 settembre, l'avvocato de Simone afferma fra l'altro che "lo scandalo, anche se artatamente costruito ma fondato su elementi in parte veritieri, perché è innegabile il rapporto di amicizia tra la signora Sanjust e il presidente Berlusconi, avrebbe potuto arrecare un grave danno all'immagine del presidente Berlusconi". E aggiunge che la minaccia della denuncia, come risulta dalla registrazione del 28 marzo, è stata rivolta non solo all'ex moglie, ma anche a persone dell'entourage del capo del governo: tra questi, Niccolò Querci, presidente di Rti, la società titolare delle concessioni televisive di Mediaset; Dodo Torchia, ex segretario di Berlusconi, "ed altri esponenti di Mediaset e/o Forza Italia". Quello stesso giorno, in qualità di persona informata sui fatti, la Sanjust dichiara di essere "stata contattata (in marzo - ndr) dall'avvocato Niccolò Ghedini perché qualcuno dall'interno del quotidiano l'Unità aveva avvisato l'entourage del presidente del Consiglio che Federico Armati si era vantato di essere in possesso di notizie esplosive sul presidente". Ma un mese dopo, il 26 ottobre 2006, la signora si ripresenta in Procura e mette a verbale: "Ricevo lettura di quanto da me dichiarato in data 29/9/2006 e voglio precisare che per paura avevo detto che era stato l'avvocato Niccolò Ghedini a telefonarmi, in realtà è stato Silvio Berlusconi in persona, con tono molto preoccupato". L'amicizia o la relazione tra la signora e il Cavaliere, in base all'esposto di Federico Armati, risalirebbe al 29 settembre 2003. Quel giorno, il presidente del Consiglio diffonde un messaggio televisivo a reti unificate per illustrare la riforma delle pensioni. A presentare la trasmissione su Rai Uno, è la neo-annunciatrice Virginia Sanjust, coniugata e all'epoca legalmente separata. L'indomani mattina il presidente del Consiglio fa contattare telefonicamente da una propria collaboratrice la signora Sanjust, per chiederle l'indirizzo presso il quale inviare un mazzo di fiori in segno di ringraziamento. L'annunciatrice indica quello di Campo dei Fiori 8, a Roma, dov'è ospite temporaneamente dell'ex marito per trascorrere alcuni giorni con il figlio nato dal loro matrimonio. Poco dopo, arriva l'omaggio floreale con un bigliettino di congratulazioni. Su sollecitazione dello stesso Armati che aspira a una promozione e di due amici, la signora Sanjust si mette in contatto con palazzo Chigi per ringraziare a sua volta il presidente del Consiglio, lasciando nome e numero di telefono. Nel giro di pochi minuti, alla presenza dell'ex marito e della coppia di amici, la signora Sanjust viene chiamata sul proprio cellulare direttamente dal presidente Berlusconi che la invita a colazione per il giorno successivo, alle ore 13, a palazzo Chigi. Al pranzo sarebbero stati presenti il ministro Giulio Tremonti e il sottosegretario Gianni Letta. Subito dopo, a quanto riferisce l'agente segreto nell'esposto, il presidente Berlusconi avrebbe invitato la sua ospite a seguirlo nel proprio studio privato: mentre le porge un pacchetto contenente un bracciale di diamanti del gioielliere Damiani, s'informa sulle sue condizioni prendendo appunti e domandandole come può esserle d'aiuto. La Sanjust risponde che l'ex marito, dipendente della Presidenza del Consiglio in forza al Sisde, aspetta da anni una promozione. A novembre, ad Armati viene comunicato l'avanzamento al grado di Collaboratore. Prima, in via informale dall'ex moglie, informata personalmente dal presidente Berlusconi mentre è impegnato in un viaggio di Stato in Cina. E poi, l'11 novembre 2003, ufficialmente dal Sisde. Da quel momento, come afferma lo 007, si stabilisce un'intensa relazione tra Berlusconi e la Sanjust che durerà fino al gennaio 2005, durante la quale - sempre secondo Armati - il presidente del Consiglio chiama quotidianamente al telefono la signora, anche dopo la mezzanotte; le offre numerosi e costosi regali; la invita più volte nella sua residenza in Sardegna; le propone la conduzione di un nuovo programma di Rai Uno intitolato "Oltremoda". Alla fine dell'estate 2004, la Sanjust decide però di rinunciare alla trasmissione. E poi, a novembre, si dimette anche da annunciatrice. Uscita definitivamente dalla Rai, Virginia Sanjust - stando alla ricostruzione di Armati - entra nella disponibilità di "quantità ingenti di denaro contante", con cui provvede a estinguere numerosi debiti precedentemente contratti. Alla fine di settembre del 2004, la signora comunica al marito l'intenzione di chiedere per lui a Berlusconi un'ulteriore promozione che gli avrebbe assicurato un aumento di stipendio (circa 1.000 euro al mese), per consentire al figlio un migliore tenore di vita. Ma a causa di un violento litigio sull'educazione del bambino, i rapporti fra i due ex coniugi s'interrompono bruscamente. Lei gli giura che gliela avrebbe fatta pagare, bloccando la promozione e facendo ridurre il suo stipendio, per metterlo in condizione di non poter più mantenere il figlio. Il 26 gennaio 2005 il direttore del Sisde va a visitare i nuovi uffici e qui scoppia un incidente con Armati ("Levatemelo dai coglioni - urla Mori nel corridoio - questo stronzo non lo voglio più vedere!"). Così l'indomani lo 007 apprende che "per cessate esigenze di servizio" sarà trasferito al ministero della Giustizia e destinato alla cancelleria presso la Corte di Cassazione: il suo stipendio si riduce da 4.481 euro a 1.700/1.800 mensili. Ma, proprio alla vigilia delle elezioni politiche 2006, Armati viene "ripescato"; ottiene una nuova promozione e passa al Cesis, il Comitato che coordina i diversi servizi segreti: lo stipendio sale a circa 5.500 euro al mese. E lo 007 rinuncia a presentare il suo esposto. C'è stato dunque o no un comportamento ricattatorio o estorsivo, contro il presidente del Consiglio? E in questa ipotesi, perché la Procura di Roma avrebbe archiviato il caso? La signora Sanjust ha fatto carriera in Rai perché era professionalmente capace o perché era raccomandata dall'alto? Federico Armati fu promosso, rimosso e poi riammesso nei servizi segreti per meriti o demeriti propri oppure per altre ragioni? In che cosa consisterebbero l'abuso d'ufficio e i maltrattamenti di cui si lamenta? Il presidente del Consiglio ha applicato effettivamente una forma di "mobbing" nei suoi confronti? A tutti questi interrogativi, dovrà rispondere ora in modo esauriente il Tribunale dei ministri.

Torna all'inizio


Intercettazioni false sul web <Caso Carfagna>, è bufera (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Corriere della Sera" del 08-07-2008)

Argomenti: Berlu Saccà

Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Primo Piano - data: 2008-07-08 num: - pag: 10 categoria: REDAZIONALE Intercettazioni false sul web "Caso Carfagna", è bufera L'inchiesta su Saccà trasferita a Roma. Il premier: era logico Su un sito un finto colloquio tra il premier e Confalonieri: era lo scherzo di uno studente padovano ROMA - Falsa e maldestra. Eppure una improbabile porno- telefonata tra Silvio Berlusconi e Fedele Confalonieri, pubblicata sotto forma di intercettazione sul sito Internet "La privata Repubblica" e che si è poi rivelata "solo uno scherzo " di un giovane goliardico, per qualche ora ieri ha fatto immaginare un clamoroso colpo di scena nella saga del gossip sul premier e le sue decantate conquiste amorose. Verissimo invece che l'inchiesta napoletana sul Cavaliere e le presunte pressioni su Saccà per le raccomandate Rai, è stata trasferita da Napoli a Roma. L'ha deciso il gip Luigi Giordano accogliendo le richieste dei legali del presidente del Consiglio. "Bene, bene, era logico, la competenza è lì", ha commentato lui dal Giappone. Quanto al fantomatico verbale esclusivo "Le casino Berlusconi " divulgato da Lpr (eloquente sottotitolo: fomentiamo la disinformazione sistematica), opera di uno studente padovano di 22 anni che poi si è pentito, era "tarocco" per esplicita ammissione dell'autore: "Per venire incontro ai meno dotati: questa intercettazione non esiste". Che si trattava di bufala l'ha scoperto in fretta pure Dagospia con un Roberto D'Agostino schifato "per la degenerazione mediatica che in mancanza di fatti reali si butta sul reality". Non bastava, evidentemente, a fermare il chiacchiericcio sfrenato. Così Confalonieri ha precisato con una nota che "la presunta telefonata è un falso e un'evidente montatura costruita per recare grave danno alla reputazione dei soggetti interessati " con diffida "a pubblicarne anche una sola parte" e minaccia di azioni giudiziarie. Preannunciava querele l'avvocato del premier, Niccolò Ghedini. Un effetto domino che il fantasioso studente non aveva previsto: "Credevo ci fosse più senso dell'umorismo", ha spiegato. "Era una satira diretta non tanto ai protagonisti ma ai meccanismi della stampa, non mi aspettavo questa reazione eccessiva, spero di non essere oscurato". L'intenzione c'era, da parte della Procura di Roma. Ieri sera il sito risultava "in manutenzione" ma forse era solo andato in tilt per eccesso di contatti. Ora dunque spetta ai giudici romani riesaminare il caso Berlusconi e valutare quali intercettazioni siano penalmente rilevanti. Probabile che identica sorte segua anche il procedimento a carico del direttore di Rai Fiction. Ne è convinto il legale di Saccà, Federico Tedeschini. Oggi alle 11 udienza dal gup di Napoli. A Montecitorio Berlusconi e Niccolò Ghedini, deputato pdl e avvocato difensore del premier Giovanna Cavalli.

Torna all'inizio


L'inchiesta (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Corriere della Sera" del 08-07-2008)

Argomenti: Berlu Saccà

Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Primo Piano - data: 2008-07-08 num: - pag: 10 categoria: BREVI L'inchiesta Da Napoli a Roma L'inchiesta della Procura di Napoli sul caso Rai vede indagato Silvio Berlusconi per una vicenda di segnalazioni di attrici al manager Rai Agostino Saccà con l'ipotesi di reato di corruzione. L'incompetenza Gli atti del procedimento sono stati trasferiti a Roma. Lo ha stabilito il gip di Napoli, Luigi Giordano, che ha dichiarato l'incompetenza territoriale dell'autorità giudiziaria partenopea.

Torna all'inizio


Bufale in piazza contro Berlusconi (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Giornale.it, Il" del 08-07-2008)

Argomenti: Berlu Saccà

N. 161 del 2008-07-08 pagina 1 Bufale in piazza contro Berlusconi di Maria Giovanna Maglie Alla fine le parole per dirlo le ha trovate proprio un sito che del gossip e della bella cattiveria, mai separata dalle notizie, ha fatto il suo vanto e costruito un invidiato successo. "Il caso del sito che ha messo in rete una lettera falsa di una conversazione telefonica tra Berlusconi e Confalonieri è la spia delle degenerazioni che stanno avvenendo nel mondo dell'informazione. Prima di tutto, con l'intervento di Dagospia, abbiamo sgonfiato nel giro di pochi minuti una bufala che impazzava sul web e via passaparola. L'era della verosimiglianza è finita: perché è il modo più facile e vigliacco di gettare fango sulle persone. Che poi si giustificano: ma era tutto uno scherzo... Infatti mai abbiamo nemmeno pensato di pubblicare l'indirizzo del sito né tantomeno un testo che giudicare postribolare è poco. Ma quello che ci interessa di più è l'uso e abuso mediatico delle intercettazioni: dall'articolo di D'Avanzo su La Repubblica che fa un bignamino delle presunte conversazioni pruriginose del Cav., a Libero che spara il 5 luglio una fotona della Mara Carfagna in prima pagina e titola: "La ministra che ha rivitalizzato il governo". (Ora nell'articolino Berlusconi parla semplicemente di "ministri giovani" e del loro "contributo di vitalità", di qui alla "rivitalizzazione"...). Ormai la degenerazione-mediatica che sta prendendo il sopravvento, preferisce, in mancanza dei fatti reali, buttarsi sul reality. Al vero che non c'è, avanti col verosimile, ingannando tutti e infilando altra merda nel ventilatore". Ha ragione Dagospia. Provate a leggere gli articoli degli ultimi giorni che invitano Veronica Lario in Berlusconi a divorziare dal marito e portargli via il patrimonio, sempre per via delle intercettazioni che nessuno pubblica ma tutti "bignameggiano", così poi gli italiani finalmente capiranno e seguiranno il suo esempio; oppure descrivono la signora, ferita e chiusa in se stessa, vicini solo i suoi figli, in perenne rilettura di una lettera che qualche tempo fa scrisse a un giornale coraggioso, e che il giornale coraggiosamente pubblicò a tutta prima pagina in luogo delle notizie. Ecco, a leggere i due ripugnanti articoloni di Lidia Ravera e Dario Cresto-Dina, l'Unità e La Repubblica, la disperazione e la malafede di quei giornali e di quegli autori quasi consola, non fosse per la degenerazione del famoso dibattito politico e sociale. In realtà la signora Berlusconi nell'ultimo periodo non ha rilasciato una sola dichiarazione, non un'intervista, nemmeno due frasette pepate affidate a qualcuno di fiducia che le rendesse pubbliche discretamente ma credibilmente. Era all'estero, beata lei, in viaggi di grande cultura tra l'Asia e il Sud America. No, è tutto inventato, costruito, manipolato, in un percorso di follia al quale è difficile ma necessario avvicinarsi per capire. L'idea è la seguente: se il governo che ha vinto abbondantemente le elezioni non riesce a cadere con le spallate e i girotondi di Antonio Di Pietro e di certi magistrati, se non riesce ad essere isolato nel Paese grazie ad accuse inverosimili di razzismo, se non viene sconfitto in Parlamento col lavoro di un'opposizione incalzante, fatta di idee e programmi forti che coinvolgono e convincono anche una parte della maggioranza, se così non è, allora seminiamo immondizia, facciamola girare, poi ricorriamo a Veronica, e speriamo in bene. Sentite la Ravera, la famosa femminista storica che descrive come un guardone cose e donne solo per sentito dire: "Se questo luogo, che dovrebbe essere sacro, è inquinato da personaggi di dubbia moralità che si scambiano femmine e favori, se due ministri (femmina) si consultano sulla lotta all'impotenza coeundi di un loro caro ed influentissimo amico, invece di pensare all'istruzione degli adulti di domani o alle politiche da mettere in atto per combattere ogni atteggiamento discriminatorio nei confronti della forza lavoro femminile (compreso il celebre: dammela, se no la carriera te la scordi), questo è un fatto grave. Gravissimo. Su cui, forse, prendendo esempio da Veronica, bisogna tacere, ma certamente, come forse deciderà di fare anche lei, prendere provvedimenti". E Cresto-Dina, che sa, ah se sa, e non certo da chiacchiere di cameriere, come stanno veramente le cose tra Arcore e Macherio: "Almeno per ora, la signora Berlusconi non parla. Spiega di non volere entrare in questo "ciarpame", ma ha le idee chiare. Una sopra tutte, come ha confidato a chi le sta vicino: l'inchiesta di Napoli nei confronti del premier e di Agostino Saccà, le intercettazioni telefoniche ordinate dai pm partenopei, sollevano un problema di morale pubblica". La saga della bella donna non più nel fiore degli anni, ricca eppure sola e offesa, la descrive meglio di una soap. Ricordate quando il leader del Pd propose alla signora Berlusconi una collaborazione? Era un gesto ridicolo, eppure disperato. Tendenza Veronica o no, credo di aver già visto, all'inizio degli anni '90, metodi sporchi utilizzati in luogo delle regole della politica. Finì male perché buttarono il bambino con l'acqua sporca, non dovrebbe riuscire oggi perché gli italiani hanno compreso molte cose. Tuttavia, la sola presenza di Antonio Di Pietro, così disinvoltamente passato da un ruolo all'altro, mi inquieta. © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano.

Torna all'inizio


Da napoli a roma gli atti su saccà (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Repubblica, La" del 09-07-2008)

Argomenti: Berlu Saccà

Da Napoli a Roma gli atti su Saccà NAPOLI - Trasmesso a Roma anche il fascicolo su Agostino Saccà. Come già lunedì per Berlusconi, il gup di Napoli si è dichiarato territorialmente incompetente a decidere sulla richiesta di rinvio a giudizio per il dirigente Rai.

Torna all'inizio


Per fortuna c'è la cronaca (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Unita, L'" del 09-07-2008)

Argomenti: Berlu Saccà

Stai consultando l'edizione del Per fortuna c'è la cronaca Maria Novella Oppo NELLA "PRATICA BERLUSCONI" c'è più di quanto chiunque possa immaginare. C'è perfino una signora dalla fugace apparizione in Rai, che si chiama Sanjust. Quasi omonima del rivoluzionario francese che fu interpretato da Warner Bentivegna nella bellissima serie I giacobini. Oggi, sotto la supervisione dell'utile Saccà, sarebbe giudicata azzardata anche una fiction sul conte di Cavour, ma ai tempi della Rai coi mutandoni c'era sicuramente qualche criptocomunista capace perfino di raccontare la Storia. A proposito: i criptocomunisti non devono mancare neanche nello staff del presidente Bush, visto che hanno messo in circolazione una biografia di Berlusconi che dice qualche verità su questo "leader controverso di un Paese corrotto" (da lui - aggiungiamo noi). L'amico George si è scusato per non aver saputo impedire che qualche notizia accertata trapelasse nei documenti ufficiali. Mai smettere di sperare. Forse, come dice Michele Serra, la satira non cambierà il mondo, ma non bisogna perdere fiducia nella cronaca. FRONTE DEL VIDEO.

Torna all'inizio


Rai, le telefonate marciano su Roma Dopo quella Berlusconi, anche l'inchiesta su Saccà trasmigra da Napoli (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Unita, L'" del 09-07-2008)

Argomenti: Berlu Saccà

Stai consultando l'edizione del Rai, le telefonate marciano su Roma Dopo quella Berlusconi, anche l'inchiesta su Saccà trasmigra da Napoli / Napoli UN "BELL"'UNO-DUE Dopo quello accordato a Berlusconi lunedì, arriva il trasferimento degli atti giudiziari a Roma da Napoli anche per Agostino Saccà, ex direttore di Rai Fiction. Lo ha deci- so il gup di Napoli, Lia Paola Laviano, dopo aver dichiarato l'incompetenza territoriale dei magistrati del capoluogo partenopeo nel giudicare il manager di viale Mazzini. Una volta trasmessi gli atti, il gup della capitale dovrà fissare l'udienza preliminare per valutare la richiesta di rinvio a giudizio nei confronti di Saccà. La decisione del gup arriva dopo la medesima decisione del gip Luigi Giordano che aveva accolto le richieste dei legali del premier. Gli avvocati del presidente del Consiglio avevano dichiarato, infatti, l'incompetenza territoriale dei magistrati partenopei. Fondamentale secondo il gip Giordano per radicare la competenza nella capitale è la telefonata intercorsa tra Berlusconi a Saccà il 6 luglio 2008, giorno in cui il dirigente Rai "si trovava a Roma". Una conversazione durante la quale si perfezionerebbe, secondo il pm, il presunto accordo corruttivo, con la promessa da parte di Berlusconi di un interessamento per l'attività imprenditoriale privata di Saccà in cambio dell'impegno del dirigente Rai a far inserire le attrici segnalate dal premier nei cast delle fiction Rai. A Saccà invece sono contestati due capi di imputazione. Nel primo è accusato di corruzione in concorso con Stefania Tucci, commercialista napoletana titolare della società di comunicazione E.I.Tecnology e Giuseppe Proietti, indicato come consulente ed intermediario per la vendita di prodotti Bavaria. La seconda imputazione si riferisce alla vicenda delle segnalazioni fatte da Berlusconi di cinque attrici da inserire nei cast delle fiction in cambio, secondo l'accusa, della promessa di sostegno alla attività privata nel settore della produzione televisiva che Saccà intendeva intraprendere. Per entrambi i casi, il pm Piscitelli aveva rivendicato la competenza territoriale dell'autorità giudiziaria di Napoli.

Torna all'inizio


Promozioni, vallette e 007 quel pasticciaccio Silvio-Sanjust (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Unita, L'" del 09-07-2008)

Argomenti: Berlu Saccà

Stai consultando l'edizione del Promozioni, vallette e 007 quel pasticciaccio Silvio-Sanjust di Roberto Cotroneo / Segue dalla prima La racconta ieri Giovanni Valentini su Repubblica, esaminando le carte che sono all'esame del Tribunale dei ministri, al quale è arrivata questa vicenda, e che deve decidere se archiviare oppure no. Sperando che il verbo archiviare non coincida con il verbo insabbiare. Secondo le carte, la storia comincia il 29 settembre del 2003. Silvio Berlusconi è il presidente del Consiglio. Quel giorno tra l'altro è anche il suo compleanno, compie 67 anni. Decide di andare in televisione, in Rai, a reti unificate per illustrare al popolo italiano la sua riforma delle pensioni. Niente di particolare, ma ad annunciare l'intervento del presidente Berlusconi c'è una giovane ragazza che di nome fa Virginia Sanjust di Teulada. Lei ha 26 anni ed è molto graziosa. Berlusconi tornato a Palazzo Chigi si informa sulla ragazza e per ringraziarla chiede a una sua collaboratrice di avere il suo indirizzo per mandarle un mazzo di fiori. Nel pomeriggio, in piazza Campo dei Fiori, arriva un mazzo di fiori con bigliettino del presidente del Consiglio. In quel momento nella casa ci sono tre persone. Federico Armati, ex marito della ragazza e agente del Sisde alle dipendenze della presidenza del Consiglio, e altri due amici. Armati, che è stato sposato con Virginia per poco più di un anno, e che ha avuto un figlio con lei, la invita a chiamare subito palazzo Chigi per ringraziare a sua volta il presidente. La ragazza chiama, risponde una segretaria, lascia un nome e un numero di telefono, e tempo cinque minuti le arriva una telefonata, direttamente sul suo cellulare da Silvio Berlusconi che la invita a pranzo a palazzo Chigi per il giorno dopo. Bene. Al pranzo con Virginia, che tra l'altro è la nipote dell'attore Franco Interlenghi e di Antonella Lualdi, ci sono Gianni Letta e Giulio Tremonti. E alla fine del pranzo Berlusconi invita la ragazza a seguirlo nel suo studio privato. Qui le regala un bracciale di diamanti e le chiede di cosa ha bisogno. Lei risponde sicura: una promozione per l'ex marito che è un agente dei servizi. Berlusconi prende appunti. Da questo momento nasce una relazione di amicizia tra Berlusconi e la giovane ragazza, al punto che Berlusconi pensa di utilizzarla come volto di Forza Italia, probabilmente perché ha un viso giovane e fresco, particolarmente adatto all'immagine degli azzurri. Nel frattempo si occupa dell'ex marito e della carriera di Virginia in Rai. Per lui è pronta una promozione, datata 11 novembre, dunque meno di un mese e mezzo da quell'incontro, che viene comunicata da Berlusconi in persona alla ragazza con una telefonata, prima ancora che l'interessato ne venisse informato. Per lei un programma che si chiama Oltremoda, dove Virginia Sanjust subentra a Fernanda Lessa. Secondo l'avvocato Niccolò Ghedini Berlusconi non si sarebbe mai interessato della carriera di Federico Armati nei servizi. Il problema però è un altro. E qui viene il punto delicato. Tutta questa vicenda arriva al Tribunale dei ministri perché c'è una denuncia per abuso d'ufficio e maltrattamenti presentata da Federico Armati contro Berlusconi, che a sentire lui, lo avrebbe mobbizzato. Berlusconi viene iscritto nel registro degli indagati. La procura di Roma chiede l'archiviazione, ma nel frattempo Armati deposita una memoria completa su come, a suo avviso, si sono svolti i fatti. E cosa è successo dopo la promozione di Armati, comunicata da Berlusconi in persona. È accaduto che secondo Armati, è nata una intensa relazione tra Berlusconi e la Sanjust. Una relazione fatta di inviti in Sardegna, telefonate anche notturne, gioielli e molto denaro. Ma a un certo punto Armati ha una violenta lite con la ex moglie e, secondo quanto dice lui, lei lo minaccia di danneggiarlo professionalmente. Così quella promozione deve essere cancellata. Detto, e fatto. Secondo quanto dicono le carte, Armati viene spedito al ministero della Giustizia e destinato alla cancelleria presso la Corte di Cassazione: e il suo stipendio si riduce da 4.481 euro a 1.700 mensili. Federico Armati è pronto a scrivere una memoria, con una serie di rivelazioni proprio alla vigilia delle elezioni del 2006, ma qualcuno provvede, e lui viene trasferito al Cesis, che è il comitato che coordina i servizi, con lo stipendio che passa da 1700 euro a 5.500 euro. La memoria di Armati non viene mai consegnata, ovviamente. Ora, questo è il materiale che è arrivato al Tribunale dei ministri. Abbiamo un presidente del Consiglio che potrebbe aver subito un procedimento ricattatorio ed estorsivo, ma di fronte a questo la procura di Roma ha ritenuto di archiviare il caso, nonostante esista una notizia criminis. Abbiamo anche un'annunciatrice che avrebbe potuto far carriera per le raccomandazioni di un Berlusconi che in questo caso era il presidente del Consiglio dei ministri, e non il capo dell'opposizione, come invece nella vicenda delle telefonate di Saccà. Abbiamo in gioco gli apparati dello Stato, e in particolare i più delicati, ovvero i servizi segreti. Federico Armati, ha consegnato la memoria integrale su cui dovrà pronunciarsi il tribunale dei ministri solo da poco tempo. L'avvocato del premier dice che tutto sarà archiviato, e che la faccenda non lo preoccupa. Ma intanto se tutto dovesse mai essere confermato, non si potrà che arrivare alle dimissioni di Berlusconi. Qui non si tratta di battute goliardiche al telefono, o altro ancora. Tra l'altro Virginia Sanjust di Teulada, a un certo punto si dimette da annunciatrice Rai, rinuncia al programma Oltremoda, e si ritira a una condotta di vita riservatissima. Nel senso che oggi non è possibile parlarle e contattarla, non ha più fatto apparizioni pubbliche e la sua carriera sembra svanita nel nulla. Se verrà dimostrato che tutta questa storia è falsa sarà nient'altro che una brutta vicenda molto torbida. Se invece gli elementi risulteranno veri, allora la storia diventerebbe drammatica per il premier, nonostante i suoi fiori, i suoi gioielli, le sue telefonate galanti, le promozioni facili, i servizi segreti, e le memorie scritte che spariscono prima delle elezioni e dopo nuove promozioni, i tentativi di estorsione e i ricatti. www.robertocotroneo.net.

Torna all'inizio


Giornali di partito il premier taglia i fondi L'aveva promesso e nella manovra Tremonti ecco la scure sui contributi diretti statali. Mantenute le agevolazioni per i grandi gruppi (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Unita, L'" del 09-07-2008)

Argomenti: RAI MEDIASET

Stai consultando l'edizione del Giornali di partito il premier taglia i fondi L'aveva promesso e nella manovra Tremonti ecco la scure sui contributi diretti statali. Mantenute le agevolazioni per i grandi gruppi di Roberto Rossi / Roma EDITORIA "Quello che faremo semplicemente sarà togliere il finanziamento pubblico...". Sorridente, affabile, rinvigorito, il 16 aprile scorso, il giorno dopo le elezioni, Silvio Berlusconi aveva sparato così contro l'Unità. Tra intercettazioni e "lodi" quel giorno rivisto oggi, sembra una cartolina ingiallita e quella frase una battuta dettata dall'euforia di una vittoria netta. Purtroppo non è così. Quelle parole hanno avuto un seguito. Nero su bianco. Riportate in un decreto, quello del 25 giugno 2008 n. 112 (la manovra di Tremonti), approvato in appena nove minuti ma scritto in ben nove giorni. Le si possono leggere nell'articolo 44, "Semplificazione e riordino delle procedure di erogazione ai contributi dell'editoria". Naturalmente cambia la forma, la cosa è un po' più tecnica e sottile, ma non la finalità: l'abolizione dei contributi all'editoria cooperativa, non profit, di partito. Andiamo con ordine. In base alla legge 67 del 1987 in Italia l'editoria gode di contributi statali. La Finanziaria 2008, approvata dal governo Prodi, ha stabilito per il comparto una cifra pari a 414 milioni. La somma in realtà è molto al di sotto del fabbisogno dell'intero settore che è stimato in 589 milioni. Ripartito in questo modo: 190 milioni per i contributi diretti, gli altri 399 per agevolazioni postali, elettriche e satellitari. Per essere chiari il contributo diretto è quello che lo Stato eroga alle società editrici in base a determinati parametri (come la tiratura). Per cooperative, come il Manifesto, o giornali politici, come L'Unità (che fa riferimento al gruppo parlamentari Democratici di Sinistra), che di solito hanno pubblicità scarsa, il contributo diretto rappresenta una bella fetta del bilancio. Le agevolazioni, postali o di altro genere, invece, riguardano i grandi gruppi editoriali, come il Sole 24 Ore o il Corriere della Sera (tra l'altro quotati in Borsa) e rappresentano la più grossa fetta dei contributi. Fetta che però il governo, nel decreto, non tocca. Quello che si colpisce sono i soli contributi diretti. In maniera sottile, per induzione se si vuole, li si eliminano tutti. Come? L'articolo 44 delega al governo la potestà di decidere non solo le procedure di accesso ma anche i "criteri di erogazione" dei contributi diretti. Inoltre, cosa più importante, i nuovi criteri di erogazione dei contributi diretti andranno stabiliti "tenendo conto delle somme complessivamente stanziate nel bilancio dello Stato per il settore dell'editoria, che costituiscono il massimo di spesa". Ma nel 2008 il limite massimo di spesa è fissato in 414 milioni. Di questi 399 milioni saranno assorbiti dai grandi gruppi editoriali, sulla carta campioni di liberismo, attraverso le agevolazioni postali e di credito. Solo 15 milioni sarebbero destinati ai contributi diretti a fronte di un fabbisogno di 190 milioni. Briciole. Che spariranno nel 2009 e 2010. Il decreto prevede la decurtazione delle somme stanziate dallo Stato. Non più 414 milioni ma rispettivamente 387 e 266 milioni. In questo caso i giornali di partito o le cooperative non potranno ottenere nulla. L'articolo in questione - che è in discussione alla Camera ed è stato oggetto lo scorso lunedì di un emendamento abrogativo parziale da parte del Pd - è ancora più pericoloso perché andrebbe a incidere su voci di bilancio già certificate. Per l'Unità, ad esempio, vorrebbe dire rinunciare già nel corso del 2008 ai circa sei milioni di euro di rimborso statale. Naturalmente anche questo giornale si è battuto per un riordino del contributi per l'editoria, attraverso nuovi criteri di selezione, e più in generale anche del mercato pubblicitario. Che è tutto spostato verso le tv. E cioè Rai e Mediaset. Quest'ultima di proprietà, fa sempre bene ricordarlo, di Silvio Berlusconi. Che sul quel decreto ha messo la firma.

Torna all'inizio


La rivoluzione della pubblicità (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Corriere della Sera" del 09-07-2008)

Argomenti: RAI MEDIASET

Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Focus Vuota - data: 2008-07-09 num: - pag: 10 categoria: REDAZIONALE Internet Oggi la pubblicità globale online vale 65 miliardi di dollari. Entro cinque anni potrebbe superare la tivù Tendenze Tra inserzionista e cliente nasce un nuovo tipo di comunicazione "a due vie". Che cambia i comportamenti La rivoluzione della pubblicità L'epicentro: nuove tecnologie digitali e consumatori della seconda generazione L a pubblicità tradizionale, martellante e a colpi di spot, si sta dimostrando sempre meno efficace. è vero, c'è la crisi economica che svuota i salvadanai delle famiglie. Ma non è solo questo. Il pubblico, aiutato dalla tecnologia digitale, sviluppa anticorpi che gli consentono di ridurre la sua esposizione al bombardamento. Con il sistema Tivo, per esempio, gli spettatori americani possono impostare la registrazione dei programmi saltando preventivamente gli spot. E da noi? Un Tivo vero e proprio in Italia non esiste, ma gli abbonati alla televisione via Internet di Fastweb, per esempio, sono in grado di ottenere un risultato simile pigiando il tasto "avanti veloce" dopo aver registrato il programma; ed evitare in questo modo la pubblicità. In poche parole, come dice qualcuno, c'è un consumatore che non vuole più farsi consumare. Tutto ciò naturalmente non rende felicissimi i venditori di prodotti, cioè gli inserzionisti, che avvertono il rischio di spendere molto per ottenere poco; e preoccupa le televisioni tradizionali come Mediaset e Rai, che temono effetti negativi sui propri conti. Per contro la tecnologia digitale via tivù, computer e telefonino offre a quegli stessi inserzionisti l'opportunità di investire in una pubblicità più gradita, interattiva e tagliata a misura dei gusti del singolo. In una parola, più efficace e più misurabile nei risultati. è in queste due facce della medaglia mediatica che si riassume quella che una ricerca dell'Ibm ha chiamato "La fine della pubblicità tradizionale". I dati parlano chiaro. Nel 2007, secondo Itmedia Consulting di Augusto Preta, considerando Europa occidentale e Stati Uniti, la pubblicità su Internet valeva già 22 miliardi di dollari su un totale di 320 miliardi di dollari spesi in pubblicità. Ma nel 2010 la quota Internet dovrebbe salire a 40 miliardi di dollari su un totale di circa 370. Altre previsioni sono anche più ardite. Idc stima in 65 miliardi di dollari la pubblicità globale su Internet nel 2008. E calcola che salirà a 106 miliardi nel 2011. Infine, metà dei top manager interpellati in una ricerca di Accenture ritiene addirittura che Internet diventerà il primo canale pubblicitario nei prossimi cinque anni. Le previsioni certo valgono quello che valgono, soprattutto in un settore che ne ha sbagliate tante. Alla fine degli anni '80, per esempio, molti guru prevedevano che nel 2000 la pubblicità dei prodotti alimentari avrebbe comunicato in modo trasparente che un prodotto industriale può essere un ottimo prodotto. Invece, vent'anni dopo, abbiamo ancora i mulini bianchi a raccontarci un mondo antico che non c'è più. Ma il cambiamento c'è sul serio. è un vero terremoto, che modifica le regole del gioco e tocca interessi e abitudini dei cittadini-consumatori. Vediamolo. Nel vecchio mercato della comunicazione c'erano vari protagonisti con ruoli ben distinti: gli inserzionisti, le agenzie di pubblicità, i centri media (le strutture specializzate in pianificazione e acquisto di spazi), le tivù, i giornali. Infine lui, cioè noi, il pubblico. La novità più clamorosa di questi anni non è arrivata dai pubblicitari né dai televisivi, ma da Internet. è stata Google guidata da Eric Schmidt, che, offrendo agli inserzionisti la possibilità di fare pubblicità mirata sul singolo cliente-internauta, ha gettato le basi per un cambiamento epocale. Con la Microsoft di Steve Ballmer, implacabile, all'inseguimento. Nei soli mesi di aprile e maggio 2007 - dice Accenture - sono state concluse acquisizioni di aziende di pubblicità online per 12 miliardi di dollari. I giganti del web insomma stanno diventando i nuovi protagonisti del business. Da ciò discende una catena di conseguenze. La prima è che nel mega-laboratorio della pubblicità online i ruoli tendono a "contaminarsi ". In certi casi per esempio l'inserzionista e il gestore del sito Internet collaborano alla ricerca della soluzione tecnica migliore, tagliando fuori l'agenzia. In altri casi i creativi sono gli stessi consumatori, che danno il proprio contributo di idee alla campagna pubblicitaria o, come nel caso clamoroso della Fiat 500, allo stesso design dell'automobile. Ma non è finita. Il massimo della contaminazione è quando i concorrenti si mettono a collaborare: diventano "frenemies ", come dicono gli americani fondendo le parole "friends" (amici) e "enemies " (nemici). Così Google con una mano vende servizi ai big della pubblicità e con l'altra fa loro concorrenza, fino al punto di creare una propria divisione creativa. Seconda conseguenza. Per arrivare al portafoglio del consumatore-che-non-vuole-più-farsi-consumare se ne inventano di tutti i colori. Gli esempi migliori arrivano dagli Stati Uniti, il mega-laboratorio più avanzato. Alcuni sono servizi televisivi molto graditi al pubblico. Il digitale, per esempio, dà la possibilità di ottenere informazioni sulla colonna sonora del film che si sta guardando e di comprare il cd. Lo spettatore acquista nel momento in cui prova l'emozione della musica, non dopo. Altre invece sono offerte di marketing rivolte a chi usa il cellulare. Per esempio il sistema "se mi guardi ti faccio lo sconto ". L'operatore Virgin Mobile regala all' abbonato un minuto di tempo di conversazione per ogni minuto trascorso a interagire con i messaggi pubblicitari. Il metodo prende piede anche in Europa. Bisogna tener conto, tuttavia, che in questa fase su Internet si sperimenta di tutto. Il motivo è semplice: i prezzi, ancora bassi, consentono all'immaginazione di andare momentaneamente al potere. Ma i mezzi persuasivi fondamentali restano e resteranno ancora quelli classici, soprattutto la tivù e la stampa (quest'ultima resta lo strumento informativo più credibile), magari un po' diverse da come ci siamo abituati a conoscerle. Quale piatto uscirà da questo pentolone è difficile dire. Il consumatore dovrebbe riuscire a ottenere più informazioni sulle cose che davvero gli interessano e a verificarne l'attendibilità confrontandole con le esperienze degli altri consumatori. L'azienda inserzionista, da parte sua, dovrebbe poter raggiungere il suo pubblico con maggior precisione. Quel che è certo è che tra azienda e consumatore sta nascendo un nuovo tipo di comunicazione a due vie. Che in termini economici rappresenta una torta gigantesca. I vecchi e i nuovi protagonisti del grande gioco mediatico stanno lottando per accaparrarsene la fetta più grande. Edoardo Segantini esegantini@corriere.it.

Torna all'inizio


<La competenza spetta a Roma> Trasferiti anche gli atti su Saccà (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Giornale.it, Il" del 09-07-2008)

Argomenti: Berlu Saccà

N. 162 del 2008-07-09 pagina 6 "La competenza spetta a Roma" Trasferiti anche gli atti su Saccà di Redazione E due. Dopo quelli del premier Silvio Berlusconi, anche gli atti riguardanti Agostino Saccà traslocano a Roma. Lo ha deciso ieri il gup di Napoli, Lia Paola Laviano, che ha dato ragione alla difesa del manager Rai a proposito del radicamento territoriale nella Capitale del reato ipotizzato, corruzione da parte del presidente del Consiglio per inserire alcune attrici nei cast di fiction. Per il prossimo 18 luglio, di fronte allo stesso gup Laviano, è fissata l'udienza preliminare a carico del Cavaliere. Ma vista la decisione di ieri sembra scontato il rinvio a Roma. Soddisfatto il legale di Saccà, Marcello Melandri: "Siamo sul due a zero - sottolinea - alla prossima occasione speriamo di andare sul tre a zero". © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano.

Torna all'inizio


La bella piazza e le voci stonate (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Unita, L'" del 10-07-2008)

Argomenti: Berlu Saccà

Stai consultando l'edizione del La bella piazza e le voci stonate Lidia Ravera Segue dalla Prima E Antonio di Pietro aveva portato le sue bandiere, il che, per uno che "aderisce" è un po' troppo. E Sabina Guzzanti era stranamente stridula e sboccata, mentre in genere è saggia e divertente. C'era Beppe Grillo che, come era prevedibile, ha mandato tutti affanculo, che è un messaggio totalmente inutile oltrechè dannoso. Però c'era anche molto altro. C'erano migliaia di persone, senza "logo" né bandiera. Immobili, in piedi, parossisticamente attente, per tre ore e mezza. C'era Rita Borsellino, in collegamento e c'era Pancho Pardi, c'era Ascanio Celestini e c'era Moni Ovadia e c'era Paolo Flores D'Arcais che, con il semplice elenco di tutti i reati che resterebbero impuniti se il trucco blocca-processi dovesse essere messo in opera, ha fatto correre a tutti i presenti in piazza, me inclusa, un brivido nella schiena. Era la stessa manifestazione di cui parlano i giornali, o era un'altra? Mi sono persa e sono finita in una piazza Navona duplicata appositamente per confondere l'opposizione, magari dal nuovo sindaco Alemanno? Oppure abbiamo vissuto la stessa piazza da due punti di vista un po' diversi. Io vi racconto il mio, visto che tutti gli altri, da pulpiti ben più potenti, vi racconteranno, l'altro. Io ero sotto il palco, e ascoltavo la descrizione del nuovo round di un lungo "incontro" dal titolo: Silvio Berlusconi contro le regole democratiche. Tutti gli interventi vertevano, ciascuno con il suo timbro, su questo tema. Erano discorsi nuovi ed erano discorsi vecchi. Mi tornava in mente la manifestazione organizzata da Nando dalla Chiesa nel 2003, stessa piazza stesso mare di folla, sotto lo striscione: "La legge è uguale per tutti". Anche allora c'erano migliaia di persone, sul palco c'erano anche Fassino, D'Alema e Rutelli. Poi, a un certo punto, Nanni Moretti saltò su dalla platea e disse: "Con questi qui non vinceremo mai". E la piazza esplose in un applauso addolorato quanto liberatorio. È successo anche ieri. Applausi e fischi hanno sottolineato ogni affondo contro l'opposizione di governo. Era inevitabile. Cioè: si sarebbe potuto evitare soltanto appoggiando la manifestazione, sfottendo meno, partecipando anche senza partecipare, perché gli obbiettivi erano (sono) comuni. Perchè, vedete, nessuno si diverte a urlare, se si parlasse tutti insieme con voce chiara e forte, non ci sarebbe alcun bisogno di sgolarsi. E l'efficacia sarebbe maggiore. È così difficile da capire? Ma certo... io sono stata ad una manifestazione diversa, non ero alla "manifestazione di Di Pietro". E tanto meno a quella di Beppe Grillo. Ero ad una manifestazione auto-organizzata, promossa da una rivista cui collaboro volentieri, Micromega, e da due uomini che stimo: Pancho Pardi e Furio Colombo, due politici recenti, espressione della società civile, un ex professore universitario e un ex direttore di giornale (questo). Peccato essersi persa quell'altra, manifestazione, pare che si siano divertiti un sacco, fra un insulto e un fescennino... E, a proposito di divertimento, se vi volete consolare, procedete nella pagine de la Repubblica fino a "Hippy-chic: lusso e privilegi anni '70", ove si legge: "la crisi non sfiora neppure da lontano l'universo miliardario dei ricchissimi". Ad avvisarci è "una delle 50 donne più potenti del pianeta". Angela Merkel? Hillary Clinton? No, Frida Giannini, direttore creativo di Gucci. "Mai come in questa stagione - sorride - si è visto tanto lusso, chi ha grandi possibilià economiche entra nei nostri 200 negozi e compra proprio quello che costa di più" . Cioè: caftani fluttuanti, fantasia di conchiglie ricamate, capricciosi disegni rococò. Come la "ricca e privilegiata dama hippy-chic anni '70". Ma dov'era, la dama hippy chic, negli anni Settanta? Io non l'ho vista. Forse, anche all'epoca, avevo sbagliato piazza. www.lidiaravera.it Fra le righe.

Torna all'inizio


C'È SEMPRE una prima volta, anche per un Sindaco; non sono stata testimone della sua p (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Unita, L'" del 10-07-2008)

Argomenti: RAI MEDIASET

Stai consultando l'edizione del di Adele Cambria C'È SEMPRE una prima volta, anche per un Sindaco; non sono stata testimone della sua prima "sfilata di moda" - il neosindaco Gianni Alemanno in veste ovviamente di spettatore - alla festa Gucci dell'altra sera a Villa Aurelia, in quanto, devo ammetterlo, non sono stata invitata. Ma mi sono rifatta ieri mattina; dopo un'attesa di un'ora e trenta, insieme alle altre colleghe della stampa, siamo state introdotte nell'Aula Giulio Cesare, soggiorno peraltro provvisorio: la destinazione finale del nostro percorso era la ben nota Aula delle Bandiere, dove il sindaco era a colloquio con lo staff di Alta Roma Alta Moda e con gli stilisti invitati in Campidoglio. Perché il nuovo galateo capitolino, ce ne siamo rese conto, evita le ammucchiate: organizzatori e stilisti prima (ma che si saranno detti?), giornalisti dopo. Ma come sempre succede a Roma, l'ammucchiata c'è stata lo stesso: attorno al famoso grandissimo tavolo ovale delle conferenze-stampa nessuno della precedente infornata ha lasciato, e per fortuna, la postazione... Come cronisti che seguono da anni la moda romana, di parole pronunciate da personaggi al disopra di ogni sospetto ne abbiamo sentite tante. L'impressione è che Gianni Alemanno, sostenuto dall'Assessore alla Cultura Umberto Croppi, abbia scelto per ora di tenere, sull'argomento, un profilo non-roboante. A volte è apparso persino candido, quando ha svelato, senza infingimenti, che sentirà i vertici della Rai e di Mediaset chiedendo maggiore visibilità per la "creatività" romana. Ma la Milani, giornalista da anni impegnata nelle cronache del settore, gli ha fatto notare che i servizi di moda su Roma non vengono graditi in Rai: "Preferiscono Parigi, New York e Milano, ed anche Firenze, perché la moda qui non dà sufficienti garanzie di qualità e competenza". (La seconda parte dell'affermazione si potrebbe discutere). Per il resto, il sindaco, sulle due direttrici prescelte - consolidare le radici del fenomeno romano, facendo sì che la città torni ad essere la stella del pianeta/moda com'era negli anni Cinquanta/Sessanta, e creare eventi di risonanza internazionale - è sembrato voler ripercorrere proprio quegli itinerari, dai quali, e non solo per la moda, immediatamente dopo la sua elezione voleva discostarsi. Ed ecco che propone "un evento inserito nella Festa del Cinema": e Stefano Dominella, nell'ottobre 2006 co-organizzatore con Goffredo Bettini, per la Festa del Cinema, di una divertente serata di "controfigure" dei divi di Hollywood e della Cinecittà dei tempi d'oro, firmata dal regista Piero Maccarinelli , evita di ricordargli che ci si era già pensato. Ma quando il discorso si sposta sull'Università della Moda, che Alemanno vagheggia per la città di Roma - "Esiste già un corso triennale di moda a La Sapienza" gli si obietta... - Dominella avverte: "Più che continuare a sfornare stilisti,che poi finiscono nei call center, è vitale creare le nuove leve di sarte e sarti, tagliatori, premiéres, ricamatrici... ". Chiedo al nuovo sindaco che cosa ne sarà dello spazio di via San Teodoro che la precedente amministrazione capitolina aveva offerto a Valentino per il suo Museo della Moda. Alemanno risponde che è in corso una trattativa sia con Valentino sia con Fendi, ma il tema delle collezioni di abiti storici di famosi sarti, che a Roma non trovano ospitalità - Capucci è andato a Firenze, Sarli aspetta proposte... - è ripreso da più parti. Interviene Umberto Croppi annunciando che il Campidoglio sta procedendo ad una schedatura di tutti i luoghi "bellissimi" di Roma che potrebbero essere utilizzati... (E accenna al progetto di Expo del made in Italy di cui mi aveva parlato nei giorni scorsi). Per finire, Nicoletta Fiorucci, presidente di Alta Roma, sottolinea come non esista alcuna rivalità tra Milano e Roma nel settore della moda. Peccato che arrivando, con indebito ritardo, all'appuntamento con l'unica stilista puntuale delle manifestazioni romane - e cioè la milanese Raffaella Curiel - lei non manca di farcelo rimarcare, percorrendo da sola e con falcata di tigre la passerella: "Com'è che l'udienza in Campidoglio la sconta l'unica milanese, nonostante tutto (nonostante lo sfogo di ieri: "Non sfilerò più qui. Questa location è da sauna. Questa gente non sa neppure organizzare un calendario internazionale per noi") fedele alle manifestazioni romane?". Applausi ed inni merita questa donna che resiste sulle barricate di un galateo estetico dimenticato. I suoi "taierini" dal taglio sofisticato, i suoi tessuti meravigliosamente "antichi" - il loden scozzese e i velluti nei colori dei boschi d'autunno, i tweed grigioverdi e bluette accostati - la consapevolezza infine - scomparsa ovunque - che una collezione autunno/inverno non può essere identica a quella primavera/estate, la rendono quasi un'apostola, vox clamans in deserto... Ma ascoltiamola, invece, quando si dichiara "costantemente allibita vedendo bambine vestite da veline e nonne vestite da bambine": e propone "un vestire classico, prezioso in questo ormai esiguo angolo del lusso che è rimasto all'Alta Moda". E citando Dana Thomas, fa suo il titolo del libro appena pubblicato dalla scrittrice americana: "Il lusso non è lustro".

Torna all'inizio


"un museo per valentino e una facoltà della moda" (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Repubblica, La" del 10-07-2008)

Argomenti: RAI MEDIASET

Pagina XIX - Roma Riunione a porte chiuse in Campidoglio. Il sindaco annuncia i suoi progetti ma con gli stilisti è polemica "Un museo per Valentino e una facoltà della moda" Ha voluto a fianco la moglie, il sindaco Alemanno, per l'incontro istituzionale con gli stilisti in Campidoglio. Una riunione a porte chiuse per fare il punto su una manifestazione e un settore che a Roma navigano a vista da anni. Tant'è che il primo cittadino, supportato dall'assessore alla Cultura Umberto Croppi, s'è trovato a sbrogliare una matassa di lamentele e rivendicazioni che proprio non s'aspettava. Costretto a garantire personalmente ("Parlerò con Rai e Mediaset") per promuovere un evento tv dedicato all'alta moda da trasmettere in prima serata. E per collegare l'haute couture alla Festa del Cinema. La grana più grossa riguarda il Museo Valentino che Veltroni aveva allocato nell'ex deposito di via di San Teodoro, sul quale però - precisa il sindaco - c'è pure la richiesta di Anna Fendi: "Cercheremo di accontentare entrambi, ma è chiaro che Valentino deve avere un suo spazio espositivo permanente". Privilegio che ha subito suscitato le ire di Alberto Terranova, braccio destro di Fausto Sarli: "Anche noi ne abbiamo diritto, sono anni che vogliamo donare alla città il nostro archivio storico, ma non ci ha mai risposto nessuno". Non è andata meglio con la proposta di "creare una facoltà della moda". Stavolta è il patron di Gattinoni, Stefano Dominella, a protestare: "Bisogna piuttosto aprire una scuola di alto artigianato", dice, "stiamo perdendo la manualità, i nostri laboratori si svuotano di première e ricamatrici. Formiamo loro invece di sfornare ogni anno centinaia di stilisti che poi finiscono nei call center".

Torna all'inizio


Inviati in Giappone per il G-8 La Rai batte Mediaset 40-2 (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Giornale.it, Il" del 10-07-2008)

Argomenti: RAI MEDIASET

N. 163 del 2008-07-10 pagina 12 Inviati in Giappone per il G-8 La Rai batte Mediaset 40-2 di Redazione Non si sa chi sia l'"uomo ragno" di turno, certo è lo sgarbo all'industria di caffè... che ora va per vie legali. L'uno di fronte all'altro l'ex governatore del Friuli Riccardo Illy (nella foto) e An. Dicevamo dello sgarro all'industria di caffè: in piena corsa per le ultime politiche, Sergio Dressi, segretario di An apre il sito "Illyflop", blog dalle finalità puramente elettorali. Il fatto è però che nello stesso periodo in cui il sito resta aperto, l'azienda Illy, di proprietà della famiglia dell'ex governatore, che aveva già lamentato l'irregolarità per l'uso di un marchio depositato, vede una contrazione degli affari con un calo di vendite stimato in 180 tonnellate di caffè. Si vedranno in tribunale. "Erano solo critiche politiche, l'azienda non è mai stata citata. La verità è che Illy non sa perdere con stile" risponde Dressi. Resta il caffè amaro di An: rischia di costare 450mila euro... © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano.

Torna all'inizio


IL MALE MINORE (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Corriere della Sera" del 10-07-2008)

Argomenti: Berlu Saccà

Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Prima Pagina - data: 2008-07-10 num: - pag: 1 autore: di VITTORIO GREVI categoria: BREVI IL MALE MINORE D i fronte alle critiche di irragionevolezza che da ogni parte sono piovute sul ben noto emendamento Berselli- Vizzini, inserito a forza dal Senato in sede di conversione del decreto legge sulla "sicurezza pubblica " (allo scopo di sospendere per un anno tutti i processi relativi a reati commessi fino al 30 giugno 2002, per i quali non fosse stabilita una corsia di "precedenza assoluta" nella trattazione), gli schieramenti di maggioranza hanno scelto di accelerare la approvazione del "lodo Alfano", diretto ad assicurare uno scudo immunitario ai "presidenti " titolari delle quattro più alte cariche dello Stato, mediante la sospensione temporanea dei processi che li vedano imputati per reati comuni, fino alla cessazione della carica ricoperta. Una scelta certo discutibile nella forma (per via dell'obiettiva forzatura rispetto all'ordinaria tempistica parlamentare), ma significativa nella sostanza, perché sembra riflettere un salutare ripensamento critico circa la compatibilità con il nostro sistema del suddetto emendamento, tanto impresentabile sul terreno costituzionale, quanto foriero di ulteriori e più gravi disfunzioni per la macchina della giustizia. E, all'origine di tale ripensamento, non è azzardato pensare vi siano state anche le preoccupazioni più volte espresse dal presidente Napolitano, nel suo difficile compito (oggi più che mai difficile, al cospetto di certe sconsiderate derive populiste) di garante degli equilibri istituzionali. Se siamo dinnanzi, come sembra, ad un mutamento di strategia politico legislativa, nel senso di anticipare l'approvazione del menzionato "lodo" rispetto all'emendamento "blocca processi", e ciò in vista del definitivo accantonamento di quest'ultimo, si tratta di una svolta importante, e per certi aspetti apprezzabile, sia pure secondo la logica (un po' deprimente) del "male minore". è vero, infatti, che nessuno "scambio " in termini di fungibilità è ammissibile tra l'uno e l'altro dei due progettati interventi legislativi, data l'enorme differenza nei rispettivi contenuti e nei conseguenti effetti (salvo restando, in concreto, un effetto comune ad entrambi, rappresentato dalla loro incidenza sospensiva sul processo milanese per corruzione giudiziaria nell'"affare Mills- Berlusconi"). Tuttavia è altrettanto innegabile che le anomale ricadute sull'intero ordinamento processuale derivanti dall'infausto emendamento Berselli-Vizzini sarebbero assai più devastanti rispetto a quelle provocate dalla immunità processuale che si vorrebbe attribuire ai quattro "presidenti", attraverso la sospensione dei processi al loro carico (in pratica, nell'attuale momento storico, tali ricadute si produrrebbero soltanto in rapporto al suddetto processo milanese, ed esclusivamente nei confronti dell'imputato Berlusconi a parte gli sviluppi delle inchieste di origine napoletana sull'"affare Saccà-Berlusconi"). CONTINUA A PAGINA 38.

Torna all'inizio


Alemanno sprona gli stilisti: <Serve una marcia in più> (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Corriere della Sera" del 10-07-2008)

Argomenti: RAI MEDIASET

Corriere della Sera - ROMA - sezione: Cronaca di Roma - data: 2008-07-10 num: - pag: 5 categoria: REDAZIONALE Campidoglio Faccia a faccia con il sindaco Alemanno sprona gli stilisti: "Serve una marcia in più" Un metro da sarta, "per ricordarmi degli impegni presi", è il simbolico cadeau che gli stilisti di AltaRoma, ricevuti ieri mattina in Campidoglio, hanno donato al sindaco Gianni Alemanno. Messaggio in codice o ramoscello di pace? Dopo le polemiche degli ultimi giorni, sulle sfilate disertate dai po-litici, l'incontro ha voluto ricucire lo strappo tra passerella e Palazzo. "Ringrazio gli stilisti ha detto Alemanno - per il lavoro svolto, ma serve una marcia in più: Roma deve tornare ad essere una stella di prima grandezza della moda internazionale ". Un invito al dialogo, che Nicoletta Fiorucci, presidente di AltaRoma, ha subito raccolto: "Mi sento pienamente rappresentata nel mio progetto: abbiamo sentito quello che volevamo sentire". Per valorizzare la kermesse, che all'estero ha ancora poca visibilità, il sindaco punta alla tv. "Ho già contattato i vertici Rai e Mediaset - ha assicurato - per eventi in prima serata sul genere di "Moda sotto le stelle"". Allo studio, anche l'ipotesi di una liaison tra moda e "settima arte" durante la Festa del Cinema. Sul punto, Stefano Dominella, presidente della maison Gattinoni, si è detto d'accordo e ha aggiunto: "Gli attori avrebbero lo stesso impatto mediatico delle grandi griffe, con abiti da sogno ispirati al cinema ". Più cauto il suo appoggio a un altro nodo del "piano Alemanno": una facoltà universitaria, o un corso di laurea dedicati alla moda. "La formazione - ha ricordato Dominella deve salvaguardare la tecnica, l'artigianato, mentre le nostre scuole continuano a sfornare centinaia di stilisti che finiscono a lavorare nei call-center". Altra nota dolente, il museo Valentino, (con annessa scuola di stile) da realizzare nell'ex mercato del pesce in via di San Teodoro, come previsto da una delibera della precedente amministrazione. "Siamo alle battute preliminari. Ce lo ha chiesto anche Anna Fendi - ha spiegato Alemanno e stiamo studiando una soluzione che accontenti tutti". Umberto Croppi, titolare della Cultura, candida l'ex Galleria Comunale d'Arte Moderna, in via Crispi: "E' solo uno dei tanti spazi dimenticati: serve una ricognizione, per recuperarli anche con il sostegno dei privati". Ciliegina sulla torta, nel tavolo permanente AltaRoma-Campidoglio, il sindaco ha promesso d'invitare il "quarto potere": "Valuteremo le proposte dei giornalisti, perché bisogna auto- promuoversi a vicenda: moda e media". Maria Egizia Fiaschetti.

Torna all'inizio


Il romanzo popolare che piace alle famiglie e domina la tv - silvia fumarola roma (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Repubblica, La" del 11-07-2008)

Argomenti: RAI MEDIASET

Spettacoli Dai "Cesaroni" all'imminente "Misteri di Portopalo" è l'industria più fiorente del piccolo schermo Il romanzo popolare che piace alle famiglie e domina la tv SILVIA FUMAROLA ROMA Se è vero che, a parte rari casi, il cinema italiano non racconta più la realtà, è la fiction ad averne raccolto l'eredità. Il successo di serie come Il capo dei capi e Il coraggio di Angela dimostra che è la strada da seguire: Pietro Valsecchi e Camilla Nesbitt con la TaoDue, per Mediaset hanno realizzato fiction ispirate alla cronaca da Ultimo a Nassiriya dalla Uno bianca a Borsellino. "Noi siamo partiti dal cinema civile" spiega Valsecchi "ci ha sempre interessato indagare sulla realtà, penso a Un eroe borghese, ma il passo importante è stato portare le storie in tv, per le giovani generazioni. è la vera sfida, perché i ragazzi non sapevano chi fosse Borsellino, cosa ha fatto Moro. Il segreto è la verità del linguaggio". Per volontà del vicepresidente di Mediaset Pier Silvio Berlusconi jr e del direttore generale Salem, la TaoDue è entrata nel gruppo, produce contenuti ed è una vera factory: "Solo se circolano le idee" dice Valsecchi "è possibile tirare fuori qualcosa di buono". Ne è convinto anche Claudio Fava, che ha scritto con Starnone e Bises Il capo dei capi. "La fiction permette di legare tra loro i fili spezzati, per provare a regalare un solo sguardo, che è poi la storia. Con Valsecchi stiamo pensando di raccontare l'Italia da piazza Fontana agli anni di piombo: come dei ragazzi possano, nello stesso contesto, arrivare a fare scelte diverse". "Non c'è più lo steccato cinema/tv" aggiunge Enzo Montelone "un regista o un sceneggiatore, come un attore del resto, sceglie il progetto. Io girerò I misteri di Portopalo dal libro di Giovanni Maria Bellu, che è una coproduzione di Sky e Magnolia: una fiction che avrebbe potuto tranquillamente essere un film". Carlo Degli Esposti ha portato in tv la saga di Montalbano, long seller e campione d'ascolti fedele ai libri. "Montalbano è considerato un fenomeno irripetibile: da sette anni cerco di rifare Il giardino dei Finzi Contini ma non ci riesco. Montalbano è stato un affare colossale per la Rai: 14 film per 73 prime serate e 49 repliche, tutte vinte. Il costo medio per la Rai è molto al di sotto dell'introito pubblicitario che è mediamente di 600, 700 mila euro a puntata". Se prima si combatteva per i film Usa, ora i numeri da record si fanno con la fiction: "Il prodotto nazionale è vincente nei palinsesti, offriamo 100, 110 serate inedite all'anno su RaiUno" spiega Luca Milano responsabile marketing di Raifiction "c'è una presenza maggiore del seriale, ma con miniserie e tv movie offriamo prodotti legati alla realtà: penso alla storia di Graziella Campagna". Giancarlo Scheri, responsabile della fiction Mediaset osserva come "in un mondo sempre più globale ci sia una gran voglia di storie quotidiane, legate alla vita del proprio paese. Noi vogliamo mantenere il budget ma abbassare i costi orari: i cosiddetti piloti ci aiutano a contenere i rischi e sperimentare". Tra memoria, sfide culturali e produttive la fiction è un'industria in crescita - 740 milioni di fatturato - ma conta su un investimento medio nel prodotto inferiore rispetto all'Europa. La gestione dei diritti è il nodo su cui si battono i produttori indipendenti. In base a una ricerca dell'Istituto di economia dei media della Fondazione Rosselli, presentata al RomaFictionFest, tra il 2002 e il 2007 le imprese attive nella produzione audiovisiva sono state 789. Il fatturato globale delle società ammontava, nel 2006, a circa 740 milioni: 507 dei quali (cioè il 68.5%) legati alla sola produzione di fiction. Carlo Bixio della Publispei è il re delle fiction familiari, da Un medico in famiglia a I Cesaroni. "A casa c'è il pubblico che ha decretato il successo della commedia all'italiana. Le famiglie cambiano nel tempo: nel Medico alla guida del nucleo c'erano nonno e padre, nei Cesaroni trionfa la famiglia allargata. Proprio il linguaggio innovativo ha spaventato la Rai. Ora abbiamo realizzato per viale Mazzini Questo è amore con Solfrizzi e Stefania Rocca, e lavoro su due progetti: Casa nostra, serie comica su una famiglia mafiosa degli anni 50 e un'altra che vede protagoniste due famiglie cattive. Ma abbiamo un accordo con i tedeschi per rifare Sissi: sarà Cristiana Capotondi".

Torna all'inizio


<Silvio e la Sanjust: fiori, un biglietto e una consulenza per decreto> (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Corriere della Sera" del 11-07-2008)

Argomenti: Berlu Saccà

Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Primo Piano - data: 2008-07-11 num: - pag: 8 categoria: REDAZIONALE Il caso Le carte dell'Espresso. I legali del Cavaliere: falsità su lui e la presentatrice "Silvio e la Sanjust: fiori, un biglietto e una consulenza per decreto" ROMA - Da presentatrice tv, gratificata dai complimenti e da un mazzo di fiori di Berlusconi, a "esperta" nell'ufficio stampa di Palazzo Chigi. Il tutto in meno di un mese. Si prospettava una carriera lampo per Virginia Sanjust di Teulada, 26 anni, nipote di Antonella Lualdi e Franco Interlenghi, volto promettente e avvenente della Rai fino a pochi anni fa. Almeno a sentire l'ex marito Federico Armati, che ha denunciato il premier al Tribunale dei ministri perché avrebbe influito negativamente sulla sua carriera. L'Espresso pubblica la riproduzione del decreto, datato 20 ottobre 2003, nel quale si legge che "rilevata l'esigenza della Presidenza del Consiglio dei ministri di avvalersi della collaborazione della sig.ra Virginia Sanjust di Teulada, in qualità di esperto, nell'ambito dell'ufficio stampa", e "visto l'allegato curriculum", si decreta il conferimento dell'incarico per il periodo 20 ottobre-31 dicembre 2003. Il tutto per un "compenso annuo lordo di 36 mila euro e l'Iva di legge". Decreto che sarebbe stato poi ritirato, secondo Armati. Il premier avrebbe anche gratificato Virginia di "un bracciale di brillanti di Damiani". Tutto falso per l'avvocato del Cavaliere, Nicolò Ghedini: "La signora Sanjust non ha mai lavorato a Palazzo Chigi e non ha mai ricevuto un centesimo. Lo ha accertato la Procura ". E il decreto? "Non l'ho visto e quindi non so se esista o meno. Se dovesse essere stato emesso e non utilizzato, non ha nessuna validità giuridica". L'ex marito ha raccontato ai giudici che in quei mesi del 2003, Virginia vede spesso Berlusconi e riceve molti regali. Per contraccambiare, lei prepara al premier collezioni di cd musicali. I rapporti continuano almeno fino all'estate scorsa quando, racconta Armati, trova una sacca abbandonata dalla moglie nel giardino, con due cuccioli di cane e un estratto conto. Il quale, in data 14 giugno 2007, mostra un bonifico di 50 mila euro. Ordinante: "Berlusconi Silvio". Il pm Olga Capasso riferisce così il racconto di Virginia: "A telefonare alla Sanjust era stato lo stesso Berlusconi, preoccupato che la sua relazione e i favori che aveva fatto all'Armati divenissero di dominio pubblico". Non risulta nulla di tutto questo all'avvocato Ghedini: "La Sanjust non ha mai avuto frequentazioni sessuali con Berlusconi. C'era un rapporto di conoscenza che derivava da un'amicizia con la famiglia e la nonna, Antonella Lualdi. Per questo le regalò i fiori dopo la presentazione in tv". Gardenie alle quali il premier aveva accluso un biglietto galante, riprodotto dall'Espresso: "Un debutto storico a "reti unificate": evviva e complimenti! ". Alessandro Trocino In famiglia La presentatrice Virginia Sanjust, a destra, insieme ai nonni Franco Interlenghi e Antonella Lualdi, la madre Antonella Interlenghi e la zia Stella Interlenghi in Campidoglio per festeggiare i 75 anni del nonno nel 2006 Virginia Sanjust e, nel tondo, Federico Armati. Sopra, i documenti de "L'Espresso".

Torna all'inizio


Petruccioli: via Saccà o per la Rai è la rovina (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Corriere della Sera" del 11-07-2008)

Argomenti: Berlu Saccà

Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Primo Piano - data: 2008-07-11 num: - pag: 8 categoria: REDAZIONALE Petruccioli: via Saccà o per la Rai è la rovina Il manager: io perseguitato. Ma Del Noce e Paglia non vogliono più lavorare con lui Romani (Pdl) si schiera con il presidente: ha svolto un ruolo di garanzia, voglio che continui il suo lavoro ROMA - Nuovo scontro al vertice Rai. Il presidente Claudio Petruccioli ha chiesto ancora una volta la testa di Agostino Saccà: "Far finta di niente e accettare come normale un comportamento che è sotto gli occhi di tutti, sarebbe la fine come servizio pubblico e come azienda ". Al centro della vicenda ci sono sempre le intercettazioni della procura di Napoli. Sulla base delle registrazioni, Saccà è stato indagato per corruzione. Sul fronte aziendale deve invece rispondere, fra le varie contestazioni, di aver cercato di "avviare un progetto concorrente " e di "atti e comportamenti incompatibili con le proprie funzioni". Dura la replica del direttore di Rai Fiction, reintegrato a fine giugno dal giudice del lavoro dopo la sospensione dall'incarico: "è un processo sommario ". In difesa di Saccà si sono schierati anche ieri esponenti del Pdl, come Maurizio Gasparri, presidente dei senatori: "Indegno l'uso delle intercettazioni da parte dell'azienda, la direzione generale è come un suk, ognuno fa quello che gli pare". Paolo Romani, sottosegretario alle Tlc, ha invece espresso apprezzamento per Petruccioli: "Ha svolto un effettivo ruolo di presidente di garanzia, vorrei che continuasse il suo lavoro". Parole che sono suonate come un via libera alla linea dura con Saccà. La tensione in azienda intanto sale. Fabrizio Del Noce, direttore di Rai Uno considerato in ottimi rapporti con Berlusconi (proprio come Saccà), e Guido Paglia, responsabile comunicazione in quota An, hanno scritto al direttore generale Claudio Cappon: non vogliono più lavorare con il capo della fiction. I due si sono sentiti offesi dal contenuto delle intercettazioni. Secondo le indiscrezioni, lettere simili sarebbero in partenza da altri manager, si parla di Antonio Marano, direttore di Rai Due vicino alla Lega, che però contattato telefonicamente ha dribblato la questione: "Penso ad altri problemi". Ieri sera c'è stato comunque il primo incidente diplomatico. All'anteprima del film tv su Albert Einstein, a Roma, erano stati assegnati posti vicini a Saccà e Paglia. Quest'ultimo, quando è arrivato il direttore, si è alzato e se ne è andato. Nemmeno un saluto. Cerimoniale saltato. E tanto imbarazzo. L'affondo di Petruccioli era partito in mattinata, nel corso di un convegno dedicato alla fiction. Il presidente ha riconosciuto, sia pur con una metafora, che le intercettazioni "in modo truffaldino " o "comunque arbitrario " sono state diffuse, ma ha difeso la correttezza dell'azienda che solo "in quanto parte lesa" ha avuto "copia dei verbali". Metodo a parte, Petruccioli ha affermato che "nell'interesse della Rai si deve assolutamente intervenire ". Oggi Saccà è convocato dall'internal audit per l'inchiesta aziendale. Il comitato etico della Rai nei giorni scorsi ha già chiuso la propria istruttoria, secondo la quale il manager ha effettivamente violato il codice di condotta. Dopo il nuovo interrogatorio, il fascicolo passerà al dg Cappon, che potrà chiedere al cda di mercoledì le sanzioni. "Ho la coscienza a posto, i miei avvocati dimostreranno che ho sempre agito correttamente e nell'interesse dell'azienda, i risultati conseguiti sono chiari - ha spiegato Saccà al Corriere -. Le intercettazioni? Frasi estrapolate dal contesto possono essere forzate e travisate. Questa è una persecuzione... ". Paolo Foschi Claudio Petruccioli, presidente del Cda Rai Nessun saluto Saccà e Guido Paglia (a sinistra nel tondo) al Roma Fiction Festival ( Benvegnù-Guaitoli).

Torna all'inizio


Il caso (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Corriere della Sera" del 11-07-2008)

Argomenti: Berlu Saccà

Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Primo Piano - data: 2008-07-11 num: - pag: 8 categoria: BREVI Il caso L'accusa di corruzione Agostino Saccà è imputato in concorso con Silvio Berlusconi di corruzione nell'inchiesta su presunte raccomandazioni di attrici in Rai.

Torna all'inizio


Petruccioli: intervenire su saccà altrimenti sarà la fine della rai - silvia fumarola (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Repubblica, La" del 11-07-2008)

Argomenti: RAI MEDIASET , Berlu Saccà

E Paglia e Del Noce a Cappon: non parteciperemo più a riunioni con il direttore di Raifiction Petruccioli: intervenire su Saccà altrimenti sarà la fine della Rai Petruccioli: intervenire su Saccà altrimenti sarà la fine della Rai Il Cda potrebbe decidere sul futuro del dirigente già la settimana prossima Fumata nera per la Vigilanza, il Pdl non vota Orlando Probabile il rinvio a settembre SILVIA FUMAROLA ROMA - ""Scopri la fiction che è in te" è lo slogan della manifestazione. Se ne può dare, applicato a quanto la Rai vive in questi giorni, una lettura maliziosa. A me non piace l'ipocrisia; sfiderò dunque la malizia e dirò qualcosa sulla "fiction che è in noi"". è il turno del presidente della Rai Claudio Petruccioli al convegno al RomaFictionFest: tiene in mano tre fogli. Nessuno immagina che quelle righe contengano un attacco al direttore di Raifiction Agostino Saccà - mai citato con nome e cognome - che gela platea e ospiti. Usa la metafora della "Tac, che ha fatto vedere una macchia, un agente patogeno che, se ignorato, può causare il degrado dell'intero organismo. Ormai l'esito dell'esame clinico è universalmente noto" continua il presidente della Rai "risultano pressioni che nascono dentro l'azienda e si rivolgono ad ambienti politici affinché facciano sentire il peso della loro volontà e del loro potere. Tutto ciò lo sappiamo con certezza". Platea gremita, il presidente di Mediaset Fedele Confalonieri, coinvolto nelle intercettazioni Berlusconi-Saccà, si dice "sorpreso dall'uscita fuori tema". Per Petruccioli, "bisogna reagire al più presto perché far finta di niente e accettare come normale un comportamento che è sotto gli occhi di tutti, sarebbe la fine della Rai come servizio pubblico e come azienda". Guido Paglia, direttore delle Relazioni esterne, aveva scritto al direttore generale Cappon che non parteciperà a riunioni o eventi in cui sia presente Saccà; analoga la lettera del direttore di RaiUno Del Noce. Petruccioli chiede "rispetto" per la Rai: "Scaduto il mandato, posso dirlo senza il timore di voler apparire come chi porta acqua al suo mulino". è rassicurato dal sottosegretario alle Comunicazioni Paolo Romani che sottolinea come "Petruccioli abbia svolto un ruolo di garanzia importante: mi piacerebbe che continuasse a svolgere il suo lavoro". Saccà - in serata all'anteprima di "Einstein" - definisce Petruccioli "giudice senza appello", parla di "delirio, che richiama ben più seri deliri", quelli "dei processi sommari ai capri espiatori, alle streghe, ai girondini da parte dei giacobini....". I suoi legali contestano alla Rai di avere "alterato" una delle trascrizioni delle intercettazioni, quella dove l'interlocutore parla di documento "falsificato". Ma la parola, spiegano i legali, pur "inintellegibile" in audio, "termina con la desinenza "-rato" (probabilmente "preparato" o "elaborato")... "Documento falsificato" è concetto diverso da quello di "documento.. . rato". Sembra ovvio lo spirito con cui la Rai abbia voluto diffondere le trascrizioni su cui tenta di costruire l'espulsione di Saccà". Immediata la replica: "La Rai ribadisce di non avere mai diffuso gli atti relativi al procedimento penale, legittimamente ricevuti in qualità di parte offesa". Intanto nuova fumata nera per la presidenza della commissione di Vigilanza, con Pd e Idv pronti a votare il dipietrista Leoluca Orlando e il Pdl che fa mancare il numero legale. Tutto rimandato a settembre, ma mercoledì Cappon affronterà il caso Saccà: si potrebbe arrivare al voto in Cda sul futuro del direttore di Rai Fiction.

Torna all'inizio


<Fiction, ecco la Fondazione> (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Corriere della Sera" del 11-07-2008)

Argomenti: RAI MEDIASET

Corriere della Sera - ROMA - sezione: Tempo Libero - data: 2008-07-11 num: - pag: 17 categoria: REDAZIONALE La rassegna Le strategie del presidente della Regione anticipate nel convegno all'Adriano "Fiction, ecco la Fondazione" Marrazzo annuncia pure il Ro-Mifed, alleanza con Milano Aleggiava il fantasma di Agostino Saccà, ieri mattina al RomaFictionFest. Il direttore di Rai Fiction, appena rientrato in azienda dopo lo scandalo delle intercettazioni, non c'era, nessuno l'ha visto, ma in molti pensavano, o temevano, di vederlo spuntare all'improvviso all'Adriano. Nel mezzo del convegno "Fiction italiana: il futuro è un diritto", cuore della manifestazione, cui hanno partecipato i maggiori rappresentanti politici e istituzionali del mondo dell'audiovisivo. Nei corridoi, qualcuno mormorava di averlo addirittura visto la sera prima all'Hotel de Russie (chissà perché poi proprio lì?), intento a scrivere un testo: forse il discorso che avrebbe fatto nel suo intervento al convegno? Tant'è, ma la giornata ieri è stata molto movimentata. Oltre al presidente della Rai Claudio Petruccioli che, evocando il "convitato di pietra Saccà", ha reclamato un intervento "chiaro e trasparente, altrimenti si rischia la crisi irreversibile e la fine della Rai come azienda e come servizio pubblico", il presidente della Regione Lazio Piero Marrazzo ha invece lanciato sul tappeto nuove proposte per il futuro della fiction. Cocludendo il dibattito, che ha visto impegnati il sottosegretario alle comunicazioni Romani, il presidente Mediaset Confalonieri, il presidente dell'Associazsione Produttori Televisivi Fabiani, il dg Confindustria Beretta e Paolo Gentiloni della commissione parlamentare servizi radiotelevisivi, Marrazzo ha annunciato la nascita a ottobre di una Fondazione tutta per la festa della Fiction, così come esiste quella per la Festa del Cinema: "L'obiettivo è mirato a far sì che l'audiovisivo abbia l'opportunità per sprovincializzarsi, costruendo quindi un appuntamento internazionale, che ci consenta di parlare con i più grandi del settore". Marrazzo ha poi aggiunto che è "preciso intento della Regione incrementare il sostegno al distretto della fiction, particolarmente rilevante nel Lazio visto che, su 158 aziende che operano nel settore, ben 118 sono collocate proprio qui". Ma non basta: "Non ho mai amato le contrapposizioni tra Roma e Milano - ha detto Marrazzo - Quindi, ho già parlato con il sindaco Moratti per unire le forze: dato che un grande marchio come il Mifed, il mercato dell'audiovisivo, non esiste più da quattro anni, le ho proposto di realizzare il Ro-Mifed, dando anche corso a un'attività di formazione regionale per la fiction". Dal fronte politico-istituzionale a quello artistico. Ieri mattina è stato anche presentato "Einstein", un film-tv di Liliana Cavani. Oggi, tra i tanti appuntamenti, première di "Bakhita", regia di Giacomo Campiotti: la storia vera di una suora sudanese, fatta santa nel 2000, raccontata da una ragazza italiana che le deve molto. Emilia Costantini Attori Carmine Giovinazzo, A.J Buckley e Eddie Cahill, protagonisti di CSI NY.

Torna all'inizio


Berlusconi: <Godetevi la notte io ormai sono un santo...> (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Giornale.it, Il" del 11-07-2008)

Argomenti: Berlu Saccà

N. 164 del 2008-07-11 pagina 12 Berlusconi: "Godetevi la notte io ormai sono un santo..." di Redazione Essendo ormai diventata una telenovela, l'ennesima puntata dello scontro Petruccioli-Saccà si è consumata ai margini del convegno "Fiction italiana: il futuro è un diritto" svoltosi nell'ambito del Fiction Fest. Stavolta è toccato al presidente della Rai intervenire con la verbosa pomposità che gli è consueta: "Nell'interesse dell'azienda, del servizio che è chiamata a rendere, di coloro che lavorano dentro e intorno a essa, si deve assolutamente intervenire e impedire a quell'agente di continuare a far danno". Il destinatario è lui, Agostino Saccà, di recente reintegrato dal giudice nel suo posto di lavoro in Rai. "A insaputa degli organi responsabili, relazioni e competenze sono state utilizzate per porre le basi di un progetto privato". Insomma, le stesse accuse su cui ha deliberato il magistrato. Petruccioli (nella foto), si sa, non è tipo che si arrende... © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano.

Torna all'inizio


Relazioni private e pubbliche virtù - giovanni valentini (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Repubblica, La" del 12-07-2008)

Argomenti: Berlu Saccà

Commenti IL SABATO DEL VILLAGGIO RELAZIONI PRIVATE E PUBBLICHE VIRTù GIOVANNI VALENTINI Fino a che punto sono privati i rapporti o le relazioni private di un uomo pubblico? E in particolare, quelli di un politico, un parlamentare, un ministro o addirittura un presidente del Consiglio? Naturalmente, sono interrogativi che vanno declinati sia al maschile sia al femminile: valgono cioè anche per le donne pubbliche, le signore o signorine che si spogliano ? più o meno temporaneamente ? dei loro rispettivi ruoli privati e rivestono una funzione istituzionale. La risposta dipende, di volta in volta, dalla maggiore o minore responsabilità che i personaggi in questione ricoprono. E poi, dall'oggettiva entità del caso. Ma ancor più dall'intreccio fra i rapporti o le relazioni private e l'esercizio delle pubbliche virtù, ammesso che queste ultime vengano effettivamente espresse. Uno stesso atto può essere più grave se commesso dal capo del governo e meno grave se commesso dall'assessore al Turismo del Comune di Vattelappesca. Più grave se si tratta, per esempio, di un abuso di potere o magari di un plagio e meno grave se si tratta di una segnalazione amichevole o di una raccomandazione disinteressata. E ancora: più grave se l'intervento riguarda enti, strutture o apparati pubblici e meno grave se invece coinvolge soggetti o aziende private. Sono proprio questi, in sostanza, i parametri in base ai quali viene graduata diversamente la tutela della privacy. Da una parte, c'è il sacrosanto diritto individuale alla riservatezza; dall'altra, l'interesse pubblico a conoscere entro certi limiti anche i comportamenti privati degli uomini o delle donne pubbliche, per poter giudicare i loro atti in funzione del mandato che hanno ricevuto. è quello che i giuristi chiamano un bilanciamento fra due interessi legittimi. A onor del vero, non sembra essersi ispirato rigorosamente a questi criteri il Garante della Privacy, a proposito delle intercettazioni telefoniche che riguardano il caso Berlusconi-Saccà, da cui emergono le raccomandazioni di attrici e attricette ai dirigenti della Rai. Con tutto il rispetto che si deve alla persona e alla figura del professor Pizzetti, certe sue recenti esternazioni sono apparse più sensibili alle pretese della casta politica che alle esigenze della libertà d'informazione e i diritti dei giornalisti. Ma non si può conciliare la difesa della privacy con alcuna forma, diretta o indiretta, di censura preventiva. Né d'altra parte aiutano a individuare il confine tra sfera privata e sfera pubblica manifestazioni del pensiero (o dell'insulto) come quelle ascoltate durante il No Cav Day di martedì scorso a piazza Navona, a Roma. Quando si trascende fino al punto di confondere il diritto d'opinione e di critica con l'offesa gratuita e personale, il rischio purtroppo è proprio quello di giovare alla causa avversa, favorendo l'arroccamento delle posizioni altrui. Opposti estremismi, si sarebbe detto un tempo e si potrebbe ripetere oggi, con l'auspicio però che la contrapposizione rimanga circoscritta nel campo verbale. Piuttosto che insultare pubblicamente la ministra Carfagna, per le sue presunte frequentazioni intime con il presidente del Consiglio, i dipietrini, i "grillini" e i girotondini farebbero bene a occuparsi del caso che riguarda la signora Virginia Sanjust di Teulada, ex annunciatrice della Rai, raccontato recentemente dal nostro e da altri giornali. Tanto più che davanti al Tribunale dei ministri c'è una denuncia contro il premier per abuso d'ufficio e maltrattamenti, presentata dall'ex marito della signora, Federico Armati, dipendente della Presidenza del Consiglio in forza prima al Sisde e ora al Cesis. Esiste una qualche connessione fra l'alterna carriera dello 007 e il rapporto di amicizia o la relazione tra la sua ex moglie e il capo del governo? In che cosa consistono l'abuso d'ufficio e i maltrattamenti che l'agente segreto lamenta? Si tratta effettivamente di "mobbing" oppure di altro? In attesa che si pronunci il Tribunale dei ministri, a cui la Procura di Roma ha trasmesso l'atto con richiesta di archiviazione, sarebbe opportuno che se ne occupasse anche il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica, presieduto in questa legislatura da Francesco Rutelli. Istituito nel 1977, proprio con lo scopo di controllare l'attività dei servizi segreti, l'organismo bicamerale ha tutti i poteri per interpellare ? oltre allo 007 che ha aperto il caso ? anche gli ex responsabili del Sisde e del Cesis, in modo da accertare se ed eventualmente da chi hanno mai ricevuto pressioni per promuovere, retrocedere o trasferire l'ex marito della signora Sanjust. Ma basterebbe già rivolgersi all'ufficio del personale per verificare il suo stato di servizio e il suo "cursus honorum". Ha senz'altro ragione Filippo Ceccarelli a dire nel libro citato all'inizio che "in politica il sesso c'è sempre stato". Dalla storia di Mussolini e della Petacci all'irregolarità coniugale di Palmiro Togliatti, fino alla Vallettopoli bis, la vita pubblica nazionale è intessuta di relazioni che hanno fatto scandalo. "Dalla caduta del fascismo ai giorni nostri ? scrive Ceccarelli ? il sesso, questo soffio di carne, questa fatale energia, continua a ispirare agguati, allestisce drammi, si libra su commedie leggere, ordisce torve strumentalizzazioni, condiziona e comunque dà corpo a conquiste civili". E d'altra parte, come il caso Clinton-Lewinsky insegna, anche qui tutto il mondo è paese. In questa storia sessuale italiana, tuttavia, un capitolo a sé lo meritano senz'altro gli "amori Rai", quell'intreccio perverso di relazioni pericolose che hanno coinvolto nel tempo politici potenti e annunciatrici indifese, parlamentari e attricette, alti dirigenti e piccole dipendenti o collaboratrici precarie. Un giro di sfruttamento, all'interno e all'esterno del servizio pubblico, a fini di piacere o d'interesse privato. Per carità, non facciamo i moralisti, ma almeno facciamo un po' di pulizia. (sabatorepubblica. it).

Torna all'inizio


Lavoro rapido (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Unita, L'" del 12-07-2008)

Argomenti: Berlu Saccà

Stai consultando l'edizione del Lavoro rapido Maria Novella Oppo SEGUENDO su Sky ore e ore di dibattito parlamentare sul lodo schifoso abbiamo imparato moltissimo. Anzitutto abbiamo potuto notare come Fini governi la Camera con un fare brusco, impaziente e perfino un po' scocciato, quasi che le forme della democrazia (pur compresse ad usum Berlusconi) lo annoiassero da morire. Poi abbiamo capito che lo sdegno di tanti oppositori cadeva nell'indifferenza etica della maggioranza, i cui deputati sembravano preoccupati solo di fare il lavoro sporco ad personam il più rapidamente possibile. E in quanto agli argomenti esposti, ci ha colpito particolarmente il fatto che il provvedimento riguardi il passato, ma non escluda neppure i reati più ignobili eventualmente commessi in futuro. E poi c'è il ragionevole dubbio che l'impunità si estenda da Berlusconi a quelli che sono accusati insieme a lui (come per esempio Saccà). Alla fine, però, un elemento di consolazione lessicale l'abbiamo trovato: col voto unanime dei suoi avvocati, dipendenti e alleati, Berlusconi è stato dichiarato dalla Camera fuorilegge. FRONTE DEL VIDEO.

Torna all'inizio


Saccà, Del Noce e Paglia: tra i tre moschettieri del Cavaliere scatta l'ora dei coltelli (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Unita, L'" del 12-07-2008)

Argomenti: Berlu Saccà

Stai consultando l'edizione del VIALE MAZZINIIl deus ex machina delle fiction Rai nelle intercettazioni con il capo bolla i colleghi: il primo un "fesso", l'altro dice "cazzate". Loro "ricambiano": sfascia l'azienda Saccà, Del Noce e Paglia: tra i tre moschettieri del Cavaliere scatta l'ora dei coltelli di Silvia Garambois / Roma Fabrizio Del Noce? "Un fesso". Guido Paglia? "Quando parla dice cazzate". Veramente ne ha dette anche di peggio, Agostino Saccà, mentre parlava al telefono con i fedelissimi di Berlusconi. Per lui quei due erano "inaffidabili": l'uno troppo autonomo, l'altro troppo sicuro di sé. Eppure tutti insieme, Agostino, Fabrizio e Guido, erano considerati gli uomini d'oro a presidio dei luoghi-chiave di viale Mazzini. La testa d'ariete. Ma da quando è venuto fuori cosa si diceva in quelle intercettazioni, il "triumvirato" Rai del centrodestra non esiste più. Adesso è guerra aperta. E clamorosamente pubblica. Paglia, il potente dirigente di An responsabile delle relazioni esterne Rai, l'altra sera all'Auditorium di via della Conciliazione, alla "prima" di una fiction su "Einstein", quando Saccà ha fatto l'ingresso in sala si è alzato e se ne è andato. Lo aveva scritto al direttore generale Claudio Cappon che non voleva trovarselo accanto né a riunioni aziendali né a eventi. La stessa lettera l'ha scritta anche Del Noce - ex senatore di Forza Italia e anche lui legatissimo a Berlusconi - che, solo qualche giorno fa, ha anche dato un affondo professionale, dicendo alla stampa: "Non voglio lasciare al mio successore una rete sfasciata come quella che ho trovato". Il predecessore ovviamente era Saccà, anche se lui non ne ha neppure fatto il nome. La tensione si taglia col coltello. In questi giorni è in corso a Roma il "RomaFictionFest", un festival dei telefilm, quello che doveva essere il "regno" di Saccà. Al Cinema Adriano lui non s'è visto, ma in cambio si è sentito spesso sussurrare il suo nome: solo ieri mattina, per esempio, è stata presentata alla stampa "La storia di Bakhita", prodotto da Ida Di Benedetto. È una delle fiction che sono venute fuori nelle telefonate: Giuliano Urbani, consigliere d'amministrazione Rai nonché compagno dell'attrice, non ci aveva pensato due volte a chiedere a Saccà di darsi una mossa a metterla in produzione. Ed eccola qui. Ma sotto sotto a Del Noce, probabilmente, è persino piaciuta quella intercettazione in cui Saccà, preparandosi a un incontro con Berlusconi, "studia" le cose da dire e decide che, se gli vengon chieste notizie su Del Noce, la cosa migliore è rispondere: "Presidente, lei lo conosce meglio di me, Fabrizio non risponde alle pressioni". Del Noce se l'è rivenduta subito: "Segnalazioni ne ricevo - ha detto in una conferenza stampa - ma possono anche essere utili. L'ufficio di collocamento comunque non lo abbiamo mai fatto". Testimonia Saccà! E su Saccà? "Nulla da dire, è una questione aziendale". Un atteggiamento da vero signore, anzi, da "direttore generale" in pectore (visto che è sempre lui il favorito alla successione a Cappon). Così, però, la Rai non è in condizioni d'andare avanti: "Nell'interesse dell'azienda, del servizio che essa è chiamata a rendere, si deve assolutamente intervenire", aveva tuonato l'altro giorno il presidente Claudio Petruccioli. Ora si attende la riunione di mercoledì prossimo all'ultimo piano di viale Mazzini: il direttore Generale Cappon porterà infatti in Cda le conclusioni dell'iter disciplinare avviato dall'Azienda nei confronti del dirigente di Rai Fiction. Si potrebbe arrivare al voto sul futuro del direttore generale. Perché - come dice Petruccioli - i partiti che si confrontano sono tra chi ritiene che quei documenti "non abbiano alcun valore, e quindi che la questione non esiste" e quelli che, al contrario, pensano che "si debba assolutamente intervenire" per evitare che quanto accaduto si possa considerare "normale". Ma Saccà non ci sta. Vuole l'ultima parola: e attacca tutti, anche Petruccioli che, secondo lui, è "un giudice senza appello" che "delira".

Torna all'inizio


Il regime mediocratico - (segue dalla prima pagina) (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Repubblica, La" del 13-07-2008)

Argomenti: RAI MEDIASET

Commenti IL REGIME MEDIOCRATICO (SEGUE DALLA PRIMA PAGINA) La definiamo così non per evocare "mediocrità", che per noi è una virtù democratica, quando riassume passioni timide, distacco, moderazione. Intendiamo, in questo modo, echeggiare il potere dei "media". Che hanno imposto alla politica non solo il linguaggio, lo stile: anche le regole e i modelli di organizzazione. Infine, gli attori. Naturalmente, sappiamo che l'intreccio fra media, comunicazione e politica ha una storia lunga e globale, costellata di esempi illustri e per nulla "mediocri". Basti pensare a Ronald Reagan, modesto attore in età giovanile, ma presidente Usa fra i più importanti del dopoguerra. Oppure, a Terminator, al secolo Arnold Schwarzenegger, attuale governatore della California. Però in Italia l'intreccio risulta più stretto che altrove. Si è realizzato in modo tanto rapido che quasi non ce ne siamo resi conto. Era l'inizio dei burrascosi anni Novanta. Dai partiti di massa, ideologici, organizzati, radicati sul territorio si è passati a partiti senza società, organizzati al centro e fragili in periferia. Ma soprattutto: personalizzati, influenzati dalle logiche della comunicazione e del marketing. Una sorta di populismo mediatico, il cui inventore indiscusso e insuperato è Silvio Berlusconi. Creatore di un partito di successo, Forza Italia, ma, al tempo stesso, della seconda Repubblica. Di cui è divenuto il principale riferimento e discrimine ideologico: da accettare o rifiutare. Senza riserve. Padrone del principale gruppo televisivo privato. Ha imposto e "venduto" sul mercato politico se stesso e il proprio partito come un prodotto. La cocacola o il ferrero-rocher. Dopo di lui, la televisione è divenuta il principale luogo di partecipazione e di identità politica. Ancora oggi, d'altronde, gli elettori di centrodestra preferiscono l'informazione di Mediaset, gli elettori di centrosinistra quella della Rai. Per tradizione e fedeltà. Anche se le differenze fra le reti sono ormai sottili e l'informazione di Mediaset, in alcuni casi, è più di "sinistra" di quella offerta dalla Rai. Non è detto - e, a nostro avviso, non è vero - che la tivù sia il luogo principale ? se non l'unico - in cui si formano (peggio: si plasmano) le opinioni degli elettori. Però è una convinzione radicata e condivisa, soprattutto nel ceto politico. Senza distinzione di parte e di partito. Anche nel centrosinistra. Dove i partiti tradizionali, usurati dal punto di vista ideologico e organizzativo, hanno inseguito il modello inventato da Berlusconi, spostando il loro baricentro dal territorio al video, dall'organizzazione alla personalizzazione, dalle ideologie al marketing, dalle idee agli slogan. In pochi anni, diventa spettacolo dove si rappresenta lo spettacolo della politica. Il centrosinistra, in questa scena, si è tuffato a capofitto. Sconta il problema iniziale dell'inesperienza. Ma si è abituato in fretta, affollando ogni rete e ogni programma. A ogni ora. Da "Uno Mattina" alle "Notti" di Vespa e Mentana. La competenza del sistema comunicativo è, quindi, divenuta un requisito importante per la carriera politica. Non a caso i consiglieri più influenti di Berlusconi sono due professionisti del sistema mediatico: Gianni Letta e Giuliano Ferrara. Anche il centrosinistra si è rivolto all'ambiente del giornalismo televisivo, da cui ha selezionato, con alterno successo, parlamentari italiani ed europei, ma anche sindaci e governatori. L'immagine e la confidenza mediatica hanno pesato anche nella scelta del candidato premier. Anche per queste ragioni Rutelli nel 2001 e lo stesso Veltroni nel 2008 sono stati chiamati a sfidare Berlusconi. Certo, entrambi politici di (medio o) lungo corso, provenivano da un'esperienza amministrativa di successo, come sindaci di Roma. Veltroni, inoltre, è segretario del Pd, votato alle primarie da milioni di elettori. Tuttavia, in entrambi i casi, la capacità di comunicare ha contribuito in misura importante alla loro scelta. La parabola della mediocrazia, a sinistra, è precipitata negli ultimi anni, con lo sconfinamento dei comici e degli attori satirici: dai teatri e dagli schermi alle piazze. Da attori di satira ad attori politici, tout-court. è il caso di Sabina Guzzanti, esploso in occasione della recente manifestazione dei girotondi, a Piazza Navona. Di cui è stata protagonista assoluta. Insieme a Beppe Grillo, leader di un movimento d'opinione, che ha assunto misure di massa e attraversa tutti i partiti. L'ascesa politica dei comici e dei satirici, a sinistra, ha diverse ragioni. Vi ha contribuito, per primo, Silvio Berlusconi, che li ha indicati ? e legittimati - come "nemici". Decretandone, in alcuni casi, l'espulsione dai media. Ma gli attori satirici sono divenuti leader politici soprattutto perché trascinati dalla deriva mediatica del centrosinistra. D'altronde, sul piano della comunicazione, in tivù ma anche nelle manifestazione pubbliche, Pecoraro Scanio, Diliberto o Franceschini come possono competere con Sabina Guzzanti? O con protagonisti della scena teatrale come Moni Ovadia, il nobel Dario Fo o Franca Rame (peraltro, già parlamentare)? Per non parlare di Beppe Grillo. Non c'è partita. C'è, infine, la difficoltà di fare opposizione. Visto che la sinistra radicale è scomparsa e quella riformista appare fin troppo timida. Allora le piazze si trasformano in teatri dove si rappresenta lo spettacolo dell'opposizione "indignata". Perché questi sanno (e debbono) fare i comici e i protagonisti della satira. Scrutare e denunciare i vizi della politica. Del nemico e ? a maggior ragione - dei presunti amici. Per questo a Piazza Navona, martedì scorso, non poteva andare diversamente. Sabina Guzzanti e Beppe Grillo sanno suonare le corde del sentimento e del risentimento popolare. Sanno fare scandalo e notizia. Interpretare al meglio lo spettacolo dell'indignazione. Altro che Di Pietro e Furio Colombo. Tuttavia non si tratta solo e semplicemente di satira, come pretenderebbero alcuni fra gli organizzatori e fra i leader (sedicenti) politici (veri) presenti alla manifestazione. Troppo semplice. Troppo facile. Lo ha chiarito bene Sabina Guzzanti, nella lettera inviata al Corriere della Sera: "Chiunque parli a un pubblico fa politica". Non solo, ma "il discorso di un comico può essere molto più politico di quello di un politico". Ha ragione. è il suo intervento ad aver impresso il segno politico alla manifestazione di Piazza Navona. è lei la protagonista di quell'avvenimento. Nella mediocrazia, d'altronde, il centro della scena è, inevitabilmente, occupato dai "mediocrati". Con effetti spiacevoli e sfavorevoli per le componenti riformiste del centrosinistra. 1) Perché la buona satira non è riformista, ma rivoluzionaria. Non accetta la mediazione: è intransigente e, oggi, antipolitica. Ma l'antipolitica scoraggia e delude soprattutto gli elettori di sinistra. 2) Perché fra Berlusconi, Grillo e la Guzzanti; fra Berlusconi, Veltroni e Rutelli: in un regime mediocratico, non c'è partita. Il primo è il padrone, l'impresario. Gli altri: attori o apprendisti. D'altronde, nell'era della "democrazia del pubblico", l'unico a battere Berlusconi, per due volte ? o meglio: una volta e mezza - è stato Romano Prodi. Anticomunicativo e antitelevisivo. Perché i media, l'immagine, la tivù, in politica, contano, ma non sono tutto. C'è bisogno d'altro. Presenza nella società, organizzazione. Identità. Speranza. Ma questa sinistra, divisa fra coraggiosi e indignati, fra dialogo senza opposizione e opposizione senza dialogo: rischia di rimanere solo senza speranza.

Torna all'inizio


"il nodo non è accettarli o respingerli serve la garanzia che siano gli ultimi" - paolo griseri (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Repubblica, La" del 13-07-2008)

Argomenti: Berlu Saccà

Pagina XI - Torino Il sindaco e la disputa tra i presidenti di Regione e Provincia: "Improprio presentarla così" "Il nodo non è accettarli o respingerli Serve la garanzia che siano gli ultimi" Antonio e Mercedes esprimono punti di vista diversi perché sono differenti le aree che rappresentano e il peso delle realtà locali Io propongo come deterrente quello di far pagare ai cittadini di Napoli i costi di smaltimento: una tassa sulle cicale "I territori virtuosi che investono nella differenziata potrebbero meritarsi sconti" "Voglio vedere se Ghiglia e Carossa protesteranno ancora ora che c'è il loro governo" PAOLO GRISERI Accettare i rifiuti della Campania, e rischiare di esporsi alla demagogia leghista alla prossima tornata elettorale, o dire no alle ecoballe di Napoli lasciando i partenopei sotto cumuli di immondizia? Il dilemma che divide Mercedes Bresso e Antonio Saitta è tutto qui. E potrà essere superato solo nel caso in cui il governo Berlusconi decida di costringere la Provincia ad accogliere i rifiuti di Napoli. Di fronte all'impasse, Sergio Chuiamparino lancia una proposta: "Facciamo pagare lo smaltimento ai napoletani". Signor sindaco, lei con chi sta? "è improprio metterla così. Saitta e Bresso esprimono punti di vista diversi perché sono diversi i loro territori di riferimento ed è diverso il peso delle realtà locali alle quali devono dare risposte". Dunque sui rifiuti che cosa pensa? "Penso che il nodo non sia accettarli o respingerli ma capire quanto a lungo andrà avanti questa storia. In poche parole: accettarli si può ma a garanzia che siano gli ultimi". Chi la dà questa garanzia? "Ecco, appunto, questo è il vero problema". Il governo sostiene di avere un piano. Non si fida? "Non è questione di fidarsi. Il problema è che il piano Berlusconi-Bertolaso è assai simile al piano Prodi-De Gennaro e mi pare che stia incontrando le stesse difficoltà di applicazione, barricate comprese". Scetticismo? "No, realismo. Fosse la prima volta che ci propongono di accettare i rifiuti campani. Invece questa è la terza. La prima risale alla scorsa estate. In quella occasione dissi, scandalizzando qualcuno, che avremmo accettato i rifiuti ma che qualche amministratore napoletano avrebbe dovuto trarne le conseguenze. Poi, quest'inverno, ci è stata fatta la seconda richiesta. E adesso siamo alla terza. Non si tratta di scetticismo, come si vede". Insomma, ha ragione Saitta a dire no? "Non si tratta di distribuire le ragioni e i torti. Io ripeto quella che è sempre stata la mia posizione: sono favorevole ad accettare i rifiuti a patto che siano gli ultimi. E ho pensato che si potrebbe introdurre una norma che rende quasi certa questa possibilità". Quale norma? "Credo che un deterrente potrebbe essere quello di far pagare i costi di smaltimento ai cittadini della Campania. In sostanza: si stabilisce una data e si decide che da quel giorno se Napoli e la sua regione non saranno in grado di smaltirsi i rifiuti da soli, dovranno aumentare le tasse regionali per pagare lo smaltimento altrove". Una tassa sulle cicale? "Un tassa sulle cicale e un premio fiscale alle formiche". Vale a dire? "Quei territori virtuosi, che stanno realizzando investimenti per smaltire in modo efficiente i rifiuti potrebbero vedersi togliere l'ammontare di quegli investimenti dai vincoli di spesa del patto di stabilità. In pratica, avere più soldi da spendere per i cittadini". Lei ritiene che su questa linea siano d'accordo anche i partiti dell'opposizione in consiglio comunale? "Ah, sono proprio curioso di vedere che cosa faranno". Chi la incuriosisce? "Prendiamo, ad esempio, il consigliere della Lega, Mario Carossa. Ora che a chiederci di smaltire i rifiuti di Napoli è il governo di centrodestra, che cosa farà Carossa? Organizzerà una manifestazione sotto il Comune per chiederci di accettare la richiesta o farà la stessa manifestazione per spingere il Comune a resistere alle richieste di palazzo Chigi? Cito Carossa, ma non è l'unico che mi incuriosisce". Chi altri? "Il consigliere di An, l'onorevole Ghiglia. Tenterà di nuovo di portare i sacchi dell'immondizia in Sala Rossa? E, se lo farà, ci chiederà di tenerli o di respingerli al mittente?". Un bel po' di dilemmi da sciogliere... "Questa è la dimostrazione che le emergenze sono quasi sempre bipartisan e che è sciocco tentare strumentalizzazioni che poi rischiano di ritorcersi contro chi le compie. Auspico che su questi temi non si scateni, a destra e a sinistra, il consueto esercizio populista che è contemporaneamente una delle cause e un effetto della debolezza della politica".

Torna all'inizio


<Parli come mangia> E costrinse i politici a essere comprensibili (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Corriere della Sera" del 13-07-2008)

Argomenti: RAI MEDIASET

Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Cronache - data: 2008-07-13 num: - pag: 21 categoria: REDAZIONALE Il ritratto Innovatore, fu astuto giullare davanti ai potenti "Parli come mangia" E costrinse i politici a essere comprensibili SEGUE DALLA PRIMA Questo però era l'aspetto più affascinante, la sfida avventurosa ed eroica, l'azzardo impresso al suo modo di fare tv. Per anni Funari è stato un parafulmine: quando si parlava di tv spazzatura, dell'incanaglirsi del video il riferimento era d'obbligo. Tanto tempo fa, stilando un dizionario sulla maleducazione televisiva, mi era capitato di rubacchiare un pensiero sapiente: "Funari Gianfranco. Alle volgarità che sconcertano oppone quelle che consolano". Più volte, dal pulpito della sue trasmissioni, contraccambiò con squisiti insulti. Poi, negli anni, il rapporto ha conosciuto solo stima reciproca. Con le sue tribune, Funari ha compiuto un gesto che nessun giornalista tv aveva mai osato: costringere i politici a esprimersi in modi comprensibili. Con piccole interruzioni del tipo "scusi, non capisco ", "vuol ripetere per favore", "parli come mangia", Funari ha sbugiardato il politichese, una lingua settoriale che permette al politico di dire tutto e il contrario di tutto senza mai rischiare di andare incontro a responsabilità concrete. Funari, per primo, ha saputo rompere la connivenza fra conduttore e uomo di potere. La "conversione estetica" di Funari, però, è consistita in un cambiamento di ruolo e in una radicale rottura dello spazio. Funari ha capito che non poteva continuare a organizzare riunioni di condominio, tipo Aboccaperta. Trasformando il disamore della critica in maschera, si è presentato davanti ai potenti: eccolo qua il vostro giullare, io sono un volgare buffone e perciò posso dire ciò che voglio. Come un nuovo Bertoldo, ben prima di Beppe Grillo. Il rapporto che Funari ha intrattenuto con le telecamere è forse il gesto più radicale compiuto in uno studio tv: via le postazioni fisse, via il retaggio teatrale, la telecamera è diventata tutt'uno con il conduttore, con una rotazione dello sguardo a 360Ë?.Il segreto sogno funariano credo consistesse nell'incorporarsi uno zoom. Funari si è vissuto come il fondatore di una nuova religione catodica: "Un bravo conduttore di talk show dev'essere una spugna. Io assorbo tutto e sono in grado di ributtare fuori il tutto nel momento ideale. Il concetto base del talk show è il seguente. Chiamare gente qualunque, dargli un tema e farglielo svolgere indipendentemente dal linguaggio che questa gente usa". Era "corporale" come nessun altro. La sua sintassi non passava attraverso l'eloquio, ma attraverso la mimica corporea: soppesava gli argomenti, li accarezzava, li schiacciava, li modellava, li acciaccava. Per questo amava le pause (rese ancor più geniali dall'imitazione di Corrado Guzzanti) che diventavano abile preparazione all'effetto dirompente delle sue dichiarazioni e adorava smodatamente le televendite: attraverso il prodotto lo schermo diventava palpabile, fisico, commestibile (ancora Guzzanti). Interloquiva con l'ospite e si riempiva la bocca di mortadella per lo sponsor. Della tv generalista aveva capito la cosa fondamentale: che per essere eccezionali bisogna mascherarsi da persone normali, scendere al gradino più basso. Ha dato spazio e voce all'inespressività del quotidiano, ha permesso, almeno all'inizio della sua avventura, che l'uomo comune provasse il brivido della ribalta. Ma il merito suo più originale è quello di aver creato disordine, tanto disordine: per questo prima i politici lo hanno molto amato e poi abbandonato. Come un eterno bambino, mascherato da una barba bianca, era imprevedibile, capriccioso, ribelle e geniale. In video poteva apparire ruvido, genuino, popolaresco; in privato invece era buono come il pane, specie da quando gli era vicino Morena. Nell'ultima telefonata mi aveva promesso - era il suo solito modo di esagerare ma parlava come un animale ferito - importanti rivelazioni su alcuni colleghi (non amava Vespa e Costanzo) e su alcune vicende che riguardavano le sue cacciate da Rai e Mediaset. Adesso il tempo è scaduto. Via le polemiche, via i risentimenti. Resta solo qualche suo prezioso insegnamento: "La tv, l'ho sempre detto, è una palla magica, bisogna stare molto attenti. Le persone che ci vanno, pur altamente qualificate, hanno un grande problema: quello che si autoascoltano. La mia dote è una sola: io so ascoltare gli altri. Pendo dalle labbra. Sia dalla persona che telefona che forse è l'ultima contadina dell'ultima campagna più misera d'Italia. Sapete perché? Perché la mia cultura non è nata attraverso i libri, è nata dalla curiosità, io sono più curioso di una scimmia. Voglio sentire quello che c'è nel vostro cuore, nel vostro animo, nei vostri desideri, nelle vostre differenze". Aldo Grasso Corrado Guzzanti imita Gianfranco Funari.

Torna all'inizio


Le pagelle di Ramaccioni, team manager di classe (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Corriere della Sera" del 13-07-2008)

Argomenti: Berlu Saccà

Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Sport - data: 2008-07-13 num: - pag: 44 categoria: REDAZIONALE Dirigente Lascia il ruolo, non il Milan: dopo 44 anni in panchina passa in rassegna allenatori e giocatori Le pagelle di Ramaccioni, team manager di classe MILANO - Ha esibito con la medesima nonchalance baffi, sigaro e ironia negli anni di Farina e nelle mirabolanti annate targate Berlusconi. Silvano Ramaccioni, 69 primavere alle spalle, di cui 46 trascorse nel mondo del calcio, dopo 26 anni cede a Vittorio Mentana, già responsabile della comunicazione, il posto sulla panchina del Milan. Non sarà più team manager, ma siccome considera prematuro occuparsi a tempo pieno di fucili e canne da pesca, Ramaccioni, "Rama" per i frequentatori di Milanello, continuerà il suo viaggio con i rossoneri nel ruolo di dirigente addetto agli arbitri. "A dire il vero già ricoperto nell'anno dello scudetto di Zaccheroni". Torniamo indietro, al 1982. "Arrivo al Milan a maggio, la squadra è già retrocessa. Io approdo come d.s. Vinciamo il campionato di B ma quelli sono anni cupi, la società è sull'orlo del fallimento. Finché arriva Berlusconi ". Il vostro primo incontro? "Io ero a fine contratto: se la nuova dirigenza avesse voluto mandarmi via ne avrebbe avuto facoltà. Invece il Cavaliere mi disse: ''Di lei tutti mi parlano bene. Se lo desidera può restare''. E ideò la figura del team manager ". Così iniziò la sua avventura con la nuova veste. "Ne sono orgoglioso: su 46 anni di lavoro, 44 li ho trascorsi in panchina. Nessuno, sono sicuro, può aver assistito a tante gare quante ne ho viste io". L'allenatore cui è maggiormente legato? "Capello, al quale mi univa un particolare feeling anche nel tempo libero visto che andavamo a caccia e abbiamo girato il mondo insieme". Il tipo più matto transitato da Milanello? "Tre nomi per tre epoche: Filippo Galli, Di Canio che era piuttosto frizzante e attualmente Oddo. Dovreste sentire l'imitazione che fa di Galeazzi …". Il più piantagrane? "Contra era un tipo stravagante, ma anche Davids". Il più religioso? "Albertini. Ogni sabato prima di una gara casalinga a Milanello si celebra la messa: ora siamo solo in 3-4 ma negli Anni 90 eravamo in 12-15. Venivano Baresi, Tassotti, Sacchi, Capello. Poi Taribo West pregava negli spogliatoi o Chamot regalava bibbie a compagni e giornalisti". Il "tombeur de femmes"? "Costacurta. Ultimamente direi Inzaghi e Borriello". Quante volte è dovuto intervenire in panchina per placare gli animi? "Non si contano le occasioni in cui ho dovuto tirare per la giacca Sacchi per farlo risedere evitandogli il cartellino rosso". Ha qualche rimpianto? "Mi dispiace che il calcio si sia proiettato verso una esagerata apertura agli stranieri: così sarà sempre più difficile pescare talenti nei nostri settori giovanili". A quasi 70 anni, non ha voglia di fermarsi? "La mia è una malattia. Le mie domeniche senza calcio sarebbero domeniche tristi. Sarei pure disposto a cambiare società, se il Milan un giorno intendesse lasciarmi libero". Buon viaggio, Rama. Monica Colombo Baffo Ancelotti e Ramaccioni.

Torna all'inizio


La sua tele-rivoluzione: portò il pubblico sul palco (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Giornale.it, Il" del 13-07-2008)

Argomenti: RAI MEDIASET

N. 166 del 2008-07-13 pagina 0 La sua tele-rivoluzione: portò il pubblico sul palco di Roberto Levi Creò "Aboccaperta" e cambiò l'intrattenimento: fu il primo show della televisione italiana nel quale la gente comune era protagonista Se vale quella vecchia battuta di Marcello Marchesi: "L'importante è che la morte ci colga vivi", Gianfranco Funari l'ha interpretata fino in fondo, al meglio delle sue possibilità. Pieno com'era di passionale vitalità sino all'ultimo, di accensioni umorali disordinate e a volte rabbiose, di esternazioni arrembanti, incazzature ciclopiche seguite da momenti di calma apparente. Sempre sopra le righe, spesso scomodo per se stesso e per la sua salute prima ancora che per un sistema televisivo che dapprima lo ha eletto a rappresentante ideale del "parla come mangi" e poi emarginato non appena il perfetto esempio di "animale televisivo" aveva voluto allargarsi troppo invadendo i territori del giornalismo politico e diventando ingestibile. Un aggettivo che oggi, più di ogni altro, segna il confine tra chi può stare al centro del palcoscenico mediatico e chi deve invece accontentarsi delle periferie. La biografia di Gianfranco Funari è un inno alla vita esagerata: rappresentante di commercio, poi croupier, quindi cabarettista che si fa le ossa al mitico Derby di Milano, quindi il grande salto televisivo grazie a Telemontecarlo dove inizia nel 1980 con Torti in faccia e un anno dopo con il più fortunato Aboccaperta che sarà poi portato su Raidue nel 1984. è una trasmissione innovativa per l'Italia, perché introduce l'idea che tutti possano parlare di tutto, dibattendo da due tribune contrapposte e battibeccanti. Si dà voce alla gente comune su qualsiasi questione, dalle più superficiali alle più delicate, e da questo atto di apertura democratica nascerà, come aspetto più discutibile, l'opinionismo omnicomprensivo e disinvolto, la certificazione che in televisione si possa diventare da un giorno all'altro "tuttologi". Il successo è comunque immediato: Funari buca il video con una personalità schiacciante, incarna al meglio la sostanza della televisione che è prima di tutto impatto fisico, comunicazione istintiva, capacità istrionica. Con il successivo Mezzogiorno è (su Raidue dal 1987 al 1990) e Mezzogiorno italiano (su Italia 1 nel 1991) fa diventare importante, sotto il profilo degli ascolti e dell'interesse, la cosiddetta fascia meridiana. Comincia anche a trasformarsi, con notevole intraprendenza e fiuto imprenditoriale, in procacciatore di contratti pubblicitari televisivi che lo rendono presto ricco (una sua mai celata soddisfazione, vissuta come riscatto orgoglioso da lunghi anni di difficoltà) e perfettamente sinergico alle esigenze della tivù commerciale. La particolare sensibilità alle leggi del marketing e ai diritti della "reclame" (come chiamerà sempre gli intermezzi pubblicitari) lo aiuterà nei momenti di difficoltà seguiti al suo ostracismo televisivo deciso da Bettino Craxi, quando il conduttore aveva già iniziato una evoluzione che lo portò a svecchiare il linguaggio della politica sul piccolo schermo, e a cavalcare poi con molto entusiasmo le inchieste giudiziarie di Antonio Di Pietro. Funari è costretto a trovarsi personalmente gli sponsor e ad andare in onda sulle frequenze di 75 emittenti locali collegate al suo programma Zona franca. Non facile nemmeno il rapporto con l'informazione "ufficiale", specie nel corso di Funari News e Punto di svolta che nella stagione '93-94 lo vedono precedere e seguire il Tg4 di Emilio Fede, per non parlare dell'infelice esperienza come direttore dell'Indipendente. C'è anche un tentativo di candidarsi a sindaco di Milano, presto abortito, ma anche quello non sarebbe stato il suo mestiere. Il mestiere di Funari è la tivù, che conosce e domina come pochi. Si inventa L'edicola, la lettura comparata dei quotidiani che gli sarà poi copiata da tanti, e fa di necessità virtù nel periodo dell'esilio televisivo "rubando" e dibattendo i titoli dei tiggì di Rai e Mediaset quando trova ospitalità a Odeon Tv. Il penultimo tentativo sui grandi palcoscenici lo compie con Napoli capitale (Raidue, 1996), talk show di brevissima durata in cui vuole ancora una volta rendere comprensibile a tutti il linguaggio della politica e fare "le domande che i giornalisti non fanno". L'ultimo tira e molla sulle reti generaliste avviene con una particina all'interno di Verissimo e come conduttore, nel 2000, di A tu per tu assieme a Maria Teresa Ruta, in quella fascia di mezzogiorno che cerca invano di rivitalizzare dopo averla fatta diventare a suo tempo strategica nell'economia dei palinsesti generalisti. Il resto è storia recente: la riconciliazione con Craxi, che va a trovare ad Hammamet con un gesto di grande generosità; l'impegno quotidiano serale su Odeon accanto alla compagna Morena e al giornalista Alberto Tagliati; l'ultimo infelice rientro sulla grande tivù generalista nel 2007 con Apocalypse Show; poi i problemi di salute, l'operazione al cuore, la rabbia da leone ferito per essere stato tagliato fuori dal grande giro quando si sentiva ancora in grado di calamitare attenzioni, polemiche, audience. La morte lo ha colto vivo, e crediamo che gli piacerebbe essere ricordato così. © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano.

Torna all'inizio


L'ossessione di luigi xiv - (segue dalla prima pagina) (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Repubblica, La" del 14-07-2008)

Argomenti: RAI MEDIASET , Berlu Saccà

Commenti L'OSSESSIONE DI LUIGI XIV (SEGUE DALLA PRIMA PAGINA) Ma anche gli infiniti conflitti di interesse creati dalla presenza di Berlusconi in politica, e il quadro della vita politica nazionale di un grande paese ridotta ad estensione del potere personale di un singolo individuo. In un editoriale stranamente rivelatore, Vittorio Feltri, direttore di Libero, ha scritto: "Silvio non aver paura, anche il duce ci dava con le donne, abbiamo bisogno di un premier, non di un frate". In realtà le troppo generose elargizioni in potere e in denaro alla famiglia di Claretta Petacci preoccuparono molti fascisti e non vennero rese pubbliche, esempio perfetto dell'arbitrarietà e della assenza di responsabilità vigenti sotto una dittatura personale. Tanto per cominciare le intercettazioni, comprese quelle "piccanti" di cui non si fa che parlare, nascono da un fatto di estrema gravità: i rapporti scorretti tra Agostino Saccà, responsabile di Rai Fiction e Berlusconi nel suo ruolo di proprietario di Mediaset, principale concorrente della Rai. Saccà è stato indagato sulla base di prove indicanti che sfruttava la sua posizione in Rai per creare una società di produzione indipendente, che sperava di promuovere garantendo favori a Berlusconi. In realtà Saccà corteggiava Mediaset sia come possibile investitore per la sua nuova società che come fonte di redditizi contratti cinematografici. Berlusconi, da parte sua sollecita a Saccà favori di ogni genere. In un caso Berlusconi chiede esplicitamente che Saccà ingaggi un'attrice in rapporti sentimentali con un senatore del centrosinistra per conquistarne l'appoggio e far cadere il governo Prodi. Il fatto che il governo Prodi sia poi caduto per altri motivi è ininfluente. Ringraziando Saccà per i numerosi piaceri, Berlusconi, stando a quanto riportato, ha detto: "Ti contraccambierò quando sarai libero imprenditore". Questo è l'esempio perfetto di quel conflitto di interesse che molti di noi paventarono nel momento in cui Berlusconi entrò in politica: l'uso del grande potere che gli deriva dalla ricchezza per distorcere la funzione di governo, per corrompere un funzionario pubblico affinché si presti ai suoi fini invece di fare il proprio dovere. L'ammissione da parte di Berlusconi che il fine era far cadere un governo con mezzi impropri basterebbe da sola, in un paese normale, a escludere Berlusconi dalle cariche pubbliche, ma gli italiani, sordi al problema del conflitto di interessi, ancora una volta si sono fidati, fiduciosi che avrebbe anteposto il progresso del paese agli interessi personali, fiducia che alla luce di una serie di leggi ad personam e dell'attuale pasticcio si è dimostrata per l'ennesima volta illusoria. Eppure l'incapacità di Berlusconi di distinguere il confine tra le sue aspirazioni personali e il bene del paese è elemento fondamentale della sua identità, il codice alla base del suo Dna politico. Torniamo un attimo alle origini della soap opera che ha per protagonista Mara Carfagna: Berlusconi in Tv dichiara esplicitamente il suo interesse sessuale per lei: "Se non fossi già sposato, la sposerei subito". In ultima analisi non è importante se Berlusconi sia riuscito nei suoi intenti, e se la Carfagna sia una delle donne delle intercettazioni. In una democrazia normale, ci si aspetta che l'incarico di parlamentare o di ministro sia assegnato a persone di grandi qualità (non direi le più qualificate, la politica è politica ovunque), ma è logico attendersi un altissimo livello di professionalità. Candidare al Parlamento e assegnare un ministero ad una trentaduenne ex pin-up la cui principale qualifica è chiaramente l'attrazione sessuale del premier nei suoi confronti significa farsi beffe del concetto di governo rappresentativo. Per la parlamentare accettare un ruolo di potere dopo esser stata corteggiata apertamente in televisione significa sacrificare ogni diritto alla privacy. Introdurre la propria vita sessuale nella sfera pubblica è una caratteristica saliente del politico Berlusconi. "Ho avuto una fidanzata turca", dice di fronte ad una delegazione turca. Fa battute sull'avvenente premier danese e la moglie Veronica. Si vanta con la stampa francese delle sue amanti d'oltralpe. Dice di essersi sacrificato a fare il dongiovanni con il primo ministro finlandese, una donna bruttina. Parla con gli investitori a Wall Street delle "belle segretarie". Nell'ultima campagna sbandierava la maggiore avvenenza delle donne del Popolo della Libertà rispetto a quelle del centrosinistra. E commentando la percentuale di donne presenti in lista nella sua coalizione non ha potuto evitare di sottolineare che "Portiamo in Parlamento il 30 per cento di donne e si scatena la corsa a dire che sono fidanzate mie e di Gianfranco. Siamo superman, ma certi traguardi sono impegnativi anche per noi". Intenzionalmente portava a pensare che sì, con qualcuna forse era andato a letto, ma non con tutte. Fa scalpore per un attimo che nel press kit della Casa Bianca, anche sotto l'amica amministrazione Bush, ci si riferisca a Berlusconi poco rispettosamente come a un "politico dilettante" in un "paese noto per la corruzione". Ma è segno della profonda mediocrità e del provincialismo dell'Italia di Berlusconi in cui grazie a una stampa ampiamente controllata e accomodante le gaffe del premier vengono minimizzate, o celate o non mostrate in Tv, che la maggior parte degli italiani vive nell'illusione che Berlusconi goda di vasto rispetto oltreoceano, quando invece è considerato pressoché universalmente un buffone. Non è semplicemente una questione di stile. Il profondo sessismo e la misoginia sono entrambi specchio di una società in cui le donne hanno pochissimo potere, e l'Italia è agli ultimi posti quanto a presenza delle donne in politica e nella forza lavoro. Il basso livello di partecipazione alla forza lavoro è considerato un fattore importante nella scarsa performance economica italiana degli ultimi anni, non si tratta quindi solo di equità, e lo squilibrio tra uomini e donne è stato posto in relazione con il bassissimo tasso di natalità in Italia, un tema teoricamente caro al centrodestra. Ma al di là del sessismo e della misoginia, sessualizzando e personalizzando la sfera politica Berlusconi procede nel cambiare la natura fondamentale della democrazia in Italia. Parlare delle 'mie fanciulle' e delle 'mie bambine', rientra nello stile di governo patrimoniale di Berlusconi, in cui il Parlamento e il governo sono semplicemente un'estensione del suo potere personale e del suo impero finanziario. Berlusconi ha cambiato la legge elettorale italiana, contro la volontà degli italiani espressa in un referendum, per tornare ad un sistema proporzionale imponendo il potere quasi assoluto dei segretari di partito sui candidati al Parlamento. Non era solo la maniera perfetta per perpetuare il sistema delle "caste" in Italia, ma dava a Berlusconi la facoltà di mettere in Parlamento chi volesse, riducendo il ruolo del parlamentare a quello di un mero dipendente. Il risultato è una Deborah Bergamini, ex assistente personale di Berlusconi cacciata dalla Rai perché nell'esercizio delle sue funzioni pubbliche eseguiva gli ordini del suo ex capo. La punizione? Una liquidazione di più di 350.000 euro e un seggio in Parlamento. L'Italia è in teoria una democrazia parlamentare, ma sotto Berlusconi il Parlamento è stato svuotato di ogni reale significato. Non è che un timbro di gomma per avallare le decisioni del capo. In questo senso l'ultimo scandalo, quello delle 'bambine', è pregnante. Prendiamo ad esempio un siparietto che ha ricevuto molta meno attenzione del dovuto. Durante una seduta del Parlamento Berlusconi ha inviato un "affettuoso" bigliettino a due giovani parlamentari, Gabriella Giammanco e Nunzia de Girolamo, due delle tante onorevoli la cui unica qualifica è un bel faccino e il fascino che esercitano su Berlusconi. Il biglietto diceva: "Gabri, Nunzia, state molto bene insieme! Grazie per restare qui, ma non è necessario. Se avete qualche invito galante per colazione, Vi autorizzo (sottolineato) ad andarvene! Molti baci a tutte e due! !! Il "Vostro" presidente". In realtà il riferimento all'aspetto fisico e all'"invito galante" etichettano le due donne come null'altro che oggetti sessuali che non devono curarsi dei lavori parlamentari, sono solo decorative. Questa totale confusione tra pubblico e privato rispecchia la visione berlusconiana dello "stato patrimoniale", come lo definì Giuliano Ferrara, in cui tutto e tutti appartengono a Berlusconi. Ai tempi di Luigi XIV, non c'era distinzione tra pubblico e privato. La corte assisteva nella stanza da letto del re alla vestizione e a molte funzioni corporali del sovrano. Ma il motto di Luigi XIV "L'etat c'est moi" era in realtà un passo avanti rispetto all'anarchia feudale e implicava pur sempre un concetto di Stato. Quello di Berlusconi è ancor più primitivo, più vicino alla frase "E' tutta roba mia". Ragione di più perché le intercettazioni siano pubblicate e analizzate in tutte le loro implicazioni. Chi decide quali nastri siano 'irrilevanti' e meramente personali quando il meramente personale e il politico sono inesorabilmente interconnessi? (Traduzione di Emilia Benghi).

Torna all'inizio


Expo 2015, dietro le quinte dei litigi - giuseppina piano (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Repubblica, La" del 14-07-2008)

Argomenti: Berlu Saccà

Pagina X - Milano EXPO 2015, DIETRO LE QUINTE DEI LITIGI GIUSEPPINA PIANO La divisione indebolisce i due campioni del centrodestra lombardo come l'affollamento di galli in uno stesso pollaio. E non solo perché prima della battaglia dell'Expo c'è la solita eredità per la futura leadership nazionale del centrodestra. Il risiko 2015 incrocia anche la concorrenza interna tra Forza Italia e An da una parte e Lega dall'altra, che si gioca prima di tutto in Lombardia. Con in più, qui, i ciellini di Formigoni che giocano tra gli azzurri una partita nella partita. Con il Carroccio alleato di Moratti, non a caso, sull'Expo e tanto più sui futuri vertici della Fiera che finora è sempre stato feudo assoluto di Formigoni e Cl. L'Expo è solo un pezzo, ma il più ricco, della partita. Il duello in queste ore si gioca sulla governance della "società speciale" Soge che dovrà realizzare materialmente il 2015. Ma se non ci sarà un armistizio, tra Formigoni e Moratti, c'è da scommetterci che la battaglia non finirà qui. Con il rischio, e qualcosa di più ormai, che a perderci sia proprio l'Expo. Che le opere vadano a rilento e che a guadagnarci siano solo Berlusconi e Tremonti, che non smaniano per dare un sacco di soldi a Milano con i tempi di magra che ci sono per tutti. Di certo, la conflittualità non aiuta la già impossibile impresa di rivoltare la città in soli sette anni. Moratti ha portato a casa la nomina a commissario straordinario. E ha ottenuto che la Soge avesse una linea di comando corta e saldamente nelle sue mani: senza un vero consiglio d'amministrazione, in cui Regione, Provincia e Fiera farebbero squadra contro di lei, e con il braccio destro Paolo Glisenti amministratore unico. Formigoni ha sempre ostinatamente chiesto il contrario, pur sapendo che la nomina a commissario per Moratti era scontata. Ma nell'interdizione ha comunque portato a casa un risultato che Berlusconi gli ha, guarda caso, concesso: al sindaco il potere sull'Expo, a lui la regia di quel "tavolo" per le nuove autostrade e ferrovie in Lombardia. In queste ore il governatore punta di nuovo i piedi: il Cipem (il Comitato Expo con i vertici di tutti gli enti che deve dare gli indirizzi) deve almeno funzionare di fatto come un consiglio d'amministrazione. Non andrà così. Ma lui, Formigoni, insiste e anche in questo caso la sensazione è che stia cercando di contrattare: varata la società ci saranno comunque da riempire le caselle dell'organigramma della newco, vedi i direttori delle varie divisioni. E ci saranno comunque da definire i confini dei poteri del commissario su quelle opere la cui regia è in capo alla Regione. Interdizione, appunto. Con Berlusconi che fa vincere Moratti, ma non fa neppure perdere Formigoni.

Torna all'inizio


Saccà è rimasto solo e con Petruccioli si è accesa una speranza (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Unita, L'" del 14-07-2008)

Argomenti: Berlu Saccà

Stai consultando l'edizione del Saccà è rimasto solo e con Petruccioli si è accesa una speranza Loris Mazzetti PUNTI DI VISTA Con il "caso Saccà" ancora una volta è la politica che fa da padrona e la Rai rischia di perdere sempre più la faccia. La notizia: Agostino Saccà è stato mollato dai suoi protettori. Le motivazioni: innanzitutto aver perso di vista la gravità dell'intercettazioni telefoniche che sulla Rai dovevano aprire una "questione morale", tutto questo grazie all'attenzione che i medi hanno dato più alla parte gossip, e a certi interventi durante la manifestazione di piazza Navona maggiormente incentrati più sulle attricette e sulle cortigiane di sua altezza che sul tentativo del Cavaliere di piazzare una delle candidate ad una fiction, amica di un senatore eletto all'estero, per portare quest'ultimo nel centro-destra. In cambio di questi favori Berlusconi avrebbe dato una grossa mano a Saccà per la società New Co e il progetto Pegasus. Infine è arrivato il voto sul "lodo Alfano" che rende immune il premier e che stralcia la sua posizione dalle intercettazioni, in cambio la maggioranza ha modificato la legge "blocca-processi", ottenendo così anche il consenso dei magistrati. Il Cavaliere è salvo e può finalmente pensare al Paese, mentre il fido Saccà andrà, da solo, verso il proprio destino. Se così non fosse i due top manager, Guido Paglia, l'uomo di An in Rai, e Fabrizio Del Noce, l'uomo di Forza Italia amico vero di Berlusconi, probabilmente non avrebbero mai scritto al direttore generale Claudio Cappon: "Con Saccà mai più una riunione". Circola voce che altri dirigenti hanno seguito il loro esempio. La decisione di Paglia e Del Noce sarebbe dovuta a ciò che Saccà ha detto di loro in alcune intercettazioni. Su Paglia non aggiungo nulla, so chi è, cosa fa e chi rappresenta, ma non conosco i suoi rapporti con Saccà, mentre Del Noce, di questo sono certo, sa benissimo cosa pensa di lui Saccà, ricordo un articolo di Repubblica del 26 settembre 2002 dal titolo: Rai, l'ira di Saccà su Del Noce. Morale: la decisione sul direttore di Raifiction l'avrebbe dovuta prendere il vertice dell'Azienda e non Del Noce e Paglia, dopo che aveva avviato nei suoi confronti ben tre contestazioni disciplinari nel giro di tre mesi (dalla prima ne sono trascorsi quasi sette). Contrariamente ad altri non scriverò mai che una persona deve essere licenziata, e quindi non lo farò nei confronti di Saccà. In sette mesi quelle tre contestazioni avrebbero dovuto essere concluse o con un atto di archiviazione o con una sanzione, ma soprattutto, non andava mescolata la vicenda aziendale con quella penale. Violare il codice etico non sempre significa aver violato anche quello penale. Per una volta lasciamo lavorare in pace la magistratura. Forse tutto non è perduto, in questi giorni si è accesa una speranza, mi sembra importante far notare il comportamento, completamente diverso dagli altri vertici, di Claudio Petruccioli, il presidente, che intervenendo al convegno sulla fiction, davanti ad una super platea gremita di personalità, e guardando fisso negli occhi Saccà, seduto nelle prime file, dichiara: "Far finta di niente e accettare come normale un comportamento che è sotto gli occhi di tutti, sarebbe la fine come servizio pubblico e come azienda". Finalmente. Subito dopo l'intervento del presidente della Rai accade un fatto che dimostra ulteriormente che Saccà è stato scaricato dai suoi amici: il sottosegretario Paolo Romani, con delega alle Comunicazioni, dichiara che Petruccioli "ha svolto un effettivo ruolo di presidente di garanzia, vorrei che continuasse il suo lavoro", una sorta di conferma sul campo. L'unica difesa di Saccà, più che altro d'ufficio, arriva da Maurizio Gasparri, non bisogna dimenticare, come hanno dimostrato le intercettazioni, quanto il direttore di Raifiction conti in Calabria, bacino elettorale del presidente dei senatori del Pdl. Torniamo all'interessante posizione che Petruccioli ha assunto negli ultimi tempi: a fine mandato denuncia che il male della Rai è la politica intesa come presenza dei partiti dentro l'Azienda, a mio avviso, la vicenda Saccà ne è la dimostrazione. Non è l'unica volta che il presidente fa questo tipo di affermazione, la prima dopo pochi mesi dalla sua nomina, ma in tre anni il consiglio di amministrazione che lui presiede, ha fatto ben poco per combattere questo cancro. Finché le nomine verranno fatte con la logica dell'appartenenza o con la benedizione di quel leader o di quell'altro, e non con il solo criterio della professionalità, nulla cambierà. Con quest'ultima mossa Petruccioli è stato abile, ha dato scacco al re, e se è matto lo vedremo al prossimo consiglio di amministrazione, Saccà, non deve disperare perché in Italia la memoria è corta: la sua vicenda, come altre più importanti, verrà dimenticata, Infine Saccà non scambi il rispetto che Biagi gli ha manifestato quando era alla direzione di RaiUno e che lo portò a difenderlo quando venne ingiustamente allontanato dalla rete, con il bene, Biagi non è più con noi ma i suoi scritti rimangono.

Torna all'inizio


La moglie di Funari affida il suo addio alle parole di una canzone di Battiato (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Giornale.it, Il" del 14-07-2008)

Argomenti: RAI MEDIASET

N. 28 del 2008-07-14 pagina 21 La moglie di Funari affida il suo addio alle parole di una canzone di Battiato di Redazione Palazzo Marino renderà omaggio allo showman in occasione dell'apertura del Consiglio comunale Ha affidato il suo addio al marito, Gianfranco Funari, alle parole di una canzone di Battiato. "La nostra canzone", come scrive nel necrologio Morena Zapparoli, compagna dell'artista scomparso due giorni fa, a 76 anni, dopo un lungo ricovero per gravissimi problemi cardiaci. "Amore mio te ne sei andato. Ti canto per l'ultima volta la nostra canzone". Quindi i versi: "Supererò le correnti gravitazionali, lo spazio e la luce per non farti invecchiare, e guarirai da tutte le malattie perché sei un essere speciale. Io avrò cura di te. Ti amo, Morena". La moglie di Funari è rimasta accanto alla salma di suo marito fino alla tarda mattinata di ieri, quando è stata chiusa nella camera mortuaria all'ospedale San Raffaele di Milano. La donna, sua collaboratrice in tv e 35 anni più giovane, conviveva dal 1999 con il popolare showman, con il quale si era sposata nel 2004. Intanto, volti noti del mondo dello spettacolo e comuni cittadini hanno continuato a rendere omaggio alla salma di Funari. Luca Laurenti lo saluta in romanesco: "Ciao Gianfrà, buon viaggio, là dove sei ora lasciali come sempre a bocca aperta". Simona Ventura piange "la scomparsa dell'amico e compagno". Lo scrittore e giornalista Massimo Fini ricorda "un grandissimo professionista e uomo buono e generoso, che si è speso senza risparmio in tante battaglie", e il giallista Andrea Pinketts ne loda "l'esplosiva e malinconica genialità". Anche i vertici di Rai e Mediaset, sulle reti delle quali Funari ha portato al successo molti programmi, gli rendono un ultimo, commosso omaggio. Il presidente di Mediaset, Fedele Confalonieri, e il vice presidente, Pier Silvio Berlusconi, ne ricordano con affetto "il talento televisivo", mentre la Rai lo consacra "volto storico", e il direttore di Raiuno, Fabrizio Del Noce, ne ricorda le "doti umane e professionali" e "la figura di grande uomo e artista". Intanto, all'ospedale sono arrivati centinaia di mazzi di fiori accompagnati da messaggi commossi e testimonianze di cordoglio. Sono dei telespettatori da sempre legarti alla figura di Funari, che hanno chiesto di poter rendere omaggio di persona alla salma dell'artista. Su esplicita richiesta della moglie e di altri congiunti, però, non è stata allestita una vera e propria camera ardente. Le visite sono state, quindi, riservate ai parenti e agli amici più stretti. La salma rimarrà nell'ospedale San Raffaele fino a domani, quando saranno celebrati i funerali. La funzione avrà luogo alle 15.45 nella chiesa di San Marco. Poco dopo, alle 16.30, il Comune di Milano commemorerà ufficialmente Gianfranco Funari, in occasione dell'apertura dei lavori del Consiglio comunale a Palazzo Marino. Ad annunciarlo il presidente dell'Aula, Manfredi Palmeri. "Il suo legame con Milano era fortissimo - spiega -. Dagli esordi al Derby all'impegno in televisione, fino agli ultimi mesi segnati dalla sofferenza". © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano.

Torna all'inizio


Tangenti in Abruzzo, arrestato Del Turco L'accusa: concussione. Carcere e domiciliari per altri 8. Presunte mazzette da 15 milioni I pm: prove schiaccianti. Berlusconi: solo un teo (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Unita, L'" del 15-07-2008)

Argomenti: Berlu Saccà

Stai consultando l'edizione del Tangenti in Abruzzo, arrestato Del Turco L'accusa: concussione. Carcere e domiciliari per altri 8. Presunte mazzette da 15 milioni I pm: prove schiaccianti. Berlusconi: solo un teorema, interventi radicali sui giudici di Enrico Fierro inviato a Pescara "Dottore io i soldi li portavo direttamente a casa del Presidente Ottaviano del Turco. Prendevo i mazzetti di banconote e li sistemavo nella libreria". Quando Vincenzo Angelini pronuncia queste parole, il procuratore capo di Pescara, Nicola Trifuoggi, lo guarda e gli riserva una battuta secca: "Vogliamo le prove, Angelini, a noi le chiacchiere non servono, vogliamo fatti, riscontri". E i fatti arrivano, perché Vincenzo Angelini, padrone della sanità abruzzese e re di cliniche e laboratori privati, l'uomo che per due anni ha distribuito mazzette per decine di milioni di euro, a un certo punto, febbraio di quest'anno, si è stancato di pagare e ha deciso di vuotare il sacco. segue a pagina 3.

Torna all'inizio


Arresto di Del Turco Notizia funesta Cara Unità, al notizia dell'ultim'ora & (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Unita, L'" del 15-07-2008)

Argomenti: Berlu Saccà

Stai consultando l'edizione del Arresto di Del Turco Notizia funesta Cara Unità, al notizia dell'ultim'ora è l'arresto di Ottaviano Del Turco con i vertici della Regione Abbruzzo. Una notizia funesta, data la gravità delle accuse, la posizione degli arrestati e per il fatto che sono membri del Pd e area centrosinistra. In poche parole, dei nostri. Sicuramente le motivazioni per l'arresto saranno oggettive e Travaglio presto ci illuminerà sui dettagli. Se i capi di accusa si riveleranno fondati, questi signori dovranno rispondere di tangenti fatte con i soldi dei contribuenti. Berlusconi, esperto in materia, ha subito rilasciato dichiarazioni piuttosto distaccate, anzi, si è detto sorpreso che sia stato decapitato un intero vertice regionale: di solito sono i giudici che sbagliano i loro teoremi. In realtà Berlusconi questa già la intravede come la più ghiotta delle occasioni per poter proporre una riforma della giustizia con ampio consenso bipartisan, state a vedere. Dopotutto Del Turco è ben conosciuto in ambo gli schieramenti: socialista e amico dei socialisti che stanno con Berlusconi, ex Cgil, presidente regionale in quota Pd con entrature un po' ovunque. Il Pd avrà i nervi saldi e non cederà alle lusinghe di Berlusconi per interessi di bottega? Vogliamo mettere alla porta del Pd chi sbaglia e dare il buon esempio? Coraggio, oggi non è una bella giornata, ma non è neanche un'occasione da perdere. Con stima profonda Mauro Medici Brunetta vicino a Del Turco? Si ricordi dei fannulloni... Cara Unità, a proposito di Del Turco e del suo arresto, vorrei dire al ministro Brunetta: oltre al dolore umano che prova per un amico arrestato (e questo lo comprendo se parla il Renato Brunetta essere umano) vorrei che il dott. Brunetta condannasse come ministro della repubblica (fondata sul lavoro) questi parassiti (se saranno dimistrate le accuse) con la stessa veemenza con cui si è scagliato contro i "fannulloni" del pubblico impiego. I miei cordiali saluti da un'insegnante (lavoratrice per 1400 euro dopo 16 anni di servizio) Giuseppina Tobaldi Basta con le convenzioni alle cliniche private Caro Direttore, il clamoroso arresto, del Presidente in carica, della Giunta Regionale, di centro sinistra, d'Abruzzo, del Vice Presidente della Giunta precedente di Forza Italia e di altri assessori, al di là della loro colpevolezza, e per tutti, come si augura al malato di guarire, si augura di poter dimostrare la propria innocenza. Ma dopo questo ennesimo episodio collegato alla sanità privata non è forse venuto il momento di dire basta alle convenzioni con le cliniche private? Nel senso che La sanità pubblica assicura a tutti , tutte le cure. Chi vuole trattamenti diversi può andare ad una clinica privata ma a sue spese. Si inizi a mettere fine alle convenzioni con le cliniche private, anche se si dovessero assorbire Nel pubblico il personale e quant'altro, poichè con la fine delle convenzioni la sanità pubblica Risparmierebbe somme gigantesche e inizierebbe il suo risanamento reale. Antonio Rosini, Avezzano Si abbia rispetto anche per gli avversari Cara Unità, noto con grande piacere le pubblicazioni di varie opinioni sulla manifestazione organizzata da Idv, dato per scontato che ognuno e libero di pensare come vuole e di partecipare con la compagnia che desidera per esprimere il proprio dissenso o assenso, pure io vorrei esprimere il mio pensiero. In breve: personalmente ho ben chiaro chi sono i miei avversari politici, dopo di che i miei amici politici li scelgo in base a dei criteri di appartenenza all'idea, educazione, rispetto, non aggressività, intelligenza, ecc ecc tutte cose che, secondo me, non appartengono a personaggi tipo Di Pietro, Grillo, Guzzanti ecc ecc.Mi danno fastidio, benissimo dice Veltroni, bisogna che noi si manifesti con tutte le persone che hanno ben chiaro cosa significhi rispetto, per tutti, anche per gli avversari, bisogna dimostrarlo che si e migliori, ad abbaiare da incazzati non serve a nulla, e solo energia sprecata. Naturalmente poi, liberi tutti. Giovanni da Genova Dialogo con la Lega Solo a patto che... Cara Unità, la Lega Nord continua a cercare il dialogo con l'opposizione e questo è un fatto preoccupante, soprattutto per il capo assoluto della coalizione governativa...ma anche (Veltroni docet) per il partito democratico. Credo che i padani cerchino una sponda alla loro devastazione della carta costituzionale e non si può loro aprire un credito illimitato con la speranza che poi facciano un ribaltone come nel primo governo del sovrano di Arcore. Occorre fermezza e intransigenza e bisogna fissare alcuni paletti invalicabili per il "non possumus". Il primo deve riguardare l'inviolabilità del principio di sussidiarietà su cui è fondata la nostra Costituzione; il secondo l'immediato abbandono delle normative sulle schedature dei rom (loro lo chiamano censimento come e con la stessa parola usata da Hitler per schedare ebrei, rom, comunisti e gay); il terzo l'eliminazione di qualsiasi normativa para P2 per riformare lo stato e ultimo il rispetto dei principi costituzionali sulla separazione dei poteri e l'indipendenza della magistratura ad iniziare dalla obbligatorietà dell'azione penale. Se accettano questi principi ci potrà essere dialogo alla pari e con qualche probabilità di miglioramento dell'attuale sistema istituzionale, comunque bloccato dalle ossesioni e dagli interessi di uno solo. Se invece, come ovvio credo, non potranno "baratttare" i loro desideri con i principi di interesse generale ci potrà essere solo lo scontro duro e un altro referendum costituzionale che spazzerà via ogni loro egoismo. Oreste Ferri, Ariccia (Roma) Non ero a quel convegno Egregio Direttore, a pagina 17 del numero in edicola lunedì scorso, l'Unità ha pubblicato un articolo intitolato "Saccà è rimasto solo e con Petruccioli si è accesa una speranza" a firma Loris Mazzetti. Le considerazioni e le ipotesi dell'articolista ritengo che non meritino da parte mia commenti. Mazzetti poi scrive che "Claudio Petruccioli, il presidente, intervenendo al convegno sulla fiction, davanti ad una super platea gremita di personalità, e guardando fisso negli occhi Saccà, seduto nelle prime file...". Mazzetti non cessa di stupire per la sua sbrigliata fantasia. Non ero presente a quel convegno, come sanno tutte le persone comprese le numerose "personalità che gremivano la super plaeta". E ciò penso sia sufficiente circa la complessiva credibilità dell'articolo e del suo estensore". Con i migliori saluti. Agostino Saccà Saccà non c'era quando Petruccioli è intervenuto? Le sue parole però le ha intese bene perché immediatamente ha replicato l.m.

Torna all'inizio


Calabrò: la politica esca dalla Rai (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Unita, L'" del 16-07-2008)

Argomenti: RAI MEDIASET

Stai consultando l'edizione del Calabrò: la politica esca dalla Rai ROMA È ora di riformare la Rai, magari con una normativa stralcio, svincolandola dall'abbraccio dei partiti e puntando sull'efficienza della governance. Il servizio pubblico deve recuperare qualità, evitando l'approfondimento guardone e rinunciando ai processi in tv. È il doppio monito di Corrado Calabrò, presidente dell'Autorità per le garanzie nelle Comunicazioni, che nella Relazione annuale al Parlamento certifica anche la fine del duopolio: sul mercato dei ricavi Rai, Mediaset e Sky hanno ormai "posizioni comparabili". L'azienda, sottolinea Calabrò, non può competere "impacciata" dalle norme amministrativo-contabili e insieme "paralizzata da spinte e controspinte politiche". Il presidente Agcom promuove l'ipotesi di un provvedimento ad hoc che dia "carattere imprenditoriale" alla governance di Viale Mazzini, mirando all'"efficienza" e puntando a un servizio pubblico "con marcate finalità d'interesse generale, svincolato dall'abbraccio dei partiti". Plaude il direttore generale della Rai, Claudio Cappon: la riforma è un tema "che corrisponde alle istanze che abbiamo sollevato più volte". Il presidente Claudio Petruccioli avverte: la Rai non è "una dependance della politica". L'Usigrai fa "riso amaro": la politica plaude, ma della riforma non c'è traccia. Nella Sala della Lupa di Montecitorio, Calabrò riprende un tema caro all'Autorità, già oggetto di un atto di indirizzo a febbraio: "Dall'informazione sul processo si è passati al processo celebrato nei mezzi di informazione: un'aula mediatica che si costituisce come foro alternativo". Ma, avverte, "non si può supplire ai tempi troppo lunghi della giustizia trasferendo il giudizio dalle aule giudiziarie alla tv". Calabrò mette sotto accusa anche notiziari e approfondimenti Rai, "dominati dai fatti di cronaca raccontati con l'occhio rivolto all'audience", cosa che "porta a smodate intrusioni nella vita privata delle persone che travalicano l'ambito d'intangibilità della libertà e dignità personale garantite dalla Costituzione". Resiste la concentrazione bipolare dell'Auditel (Rai e Mediaset insieme raccolgono l'82.3% degli ascolti e l'84.1% dei ricavi da pubblicità), ma con la crescita di Sky l'assetto del mercato è cambiato: "nel 2007 Viale Mazzini ha registrato ricavi per 2.739 milioni di euro, Rti per 2.411 milioni, Sky per 2.347 milioni".

Torna all'inizio


L'accusa del garante - (segue dalla prima pagina) (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Repubblica, La" del 16-07-2008)

Argomenti: RAI MEDIASET

Commenti L'ACCUSA DEL GARANTE (SEGUE DALLA PRIMA PAGINA) Quello di Calabrò è stato anche, nello stesso tempo, un atto d'accusa contro la partitocrazia, contro un sistema politico che prima ha occupato la Rai con un "abbraccio" mortale e poi non riesce a varare una riforma per metterla in grado di assolvere alle sue funzioni istituzionali nell'interesse dei cittadini telespettatori. In questo stato di coma profondo, la televisione pubblica "non può competere e non può nemmeno funzionare accettabilmente", denuncia il presidente dell'Authority. E così resta prigioniera della politica o meglio della cattiva politica; "impacciata da un reticolo di norme amministrativo-contabili che mal si attaglierebbero a un'Amministrazione tradizionale"; o per essere ancora più espliciti, "paralizzata da spinte e controspinte politiche". Le differenze tra la tv pubblica e quella commerciale, secondo Calabrò e non solo secondo lui, sono diventate ormai "evanescenti", per effetto di un processo degenerativo che il Garante delle Comunicazioni bolla in termini categorici: "Un'omologazione al ribasso che sbiadisce la missione del servizio pubblico e colloca la nostra televisione al di sotto di altre televisioni europee". Tanto da aver imposto perfino la "mimesi del processo" in tv, trasformando la giustizia in spettacolo. Emessa pubblicamente nell'aula della Lupa, dove nel '24 si riunirono i deputati aventiniani per opporsi alla violenza fascista, davanti al presidente della Camera Gianfranco Fini, a diversi parlamentari della maggioranza e della minoranza, e a tutto il gotha italiano delle telecomunicazioni, la sentenza dell'Autorità risulta ancor più rilevante se collegata alla premessa iniziale dello stesso Calabrò. "è la televisione - aveva avvertito in apertura della sua relazione - a dettare i tempi e le modalità del dibattito politico". E dunque, aggiungiamo noi, se la televisione fa la politica è ovvio poi che la politica pretenda di fare o disfare la televisione a suo piacimento. Sorprende, piuttosto, che in questa analisi severa appaia sfumato il problema del duopolio televisivo Rai-Mediaset. è vero che il presidente dell'Authority adotta un'insolita espressione matematica, "concentrazione binomiale", per ricordare che la loro audience complessiva arriva all'82,3% e che la raccolta pubblicitaria di entrambe ammonta addirittura all'84,1% del mercato televisivo. Ma subito dopo lui stesso parla di tre soggetti in posizioni comparabili, indicando come terzo incomodo Sky, con riferimento ai rispettivi ricavi economici: nel 2007, la bellezza di 2.739 milioni di euro per la Rai; 2.411 per Rti, la società titolare delle concessioni Mediaset; e 2.347 per la tv satellitare. Come se il pluralismo dell'informazione si potesse basare su una virtuale democrazia degli spot e non piuttosto su una democrazia effettiva delle idee e delle opinioni: a meno di voler ridurre tutto alle idee e alle opinioni sportive che il satellite prodiga quotidianamente. Staremo a vedere, poi, quale sarà il "supporto tecnico" che l'Autorità s'è impegnata a fornire al ministero dello Sviluppo economico, in seguito alle sentenze del Consiglio di Stato sui ricorsi di "Europa 7", l'emittente che nel '99 si aggiudicò una concezione nazionale e non ha mai ricevuto materialmente le frequenze per cominciare a trasmettere. In concreto, il collegio presieduto da Calabrò dovrà dire con chiarezza se e quali frequenze sono disponibili o eventualmente a quali altre emittenti vanno ritirate quelle cosiddette "eccedenti" o comunque indebitamente occupate. Calabrò non ha fatto alcun riferimento, invece, alla necessità di riequilibrare il mercato delle risorse pubblicitarie a favore della carta stampata, come pure auspicò Ciampi nel messaggio alle Camere. L'anno scorso, per la prima volta, i ricavi pubblicitari della tv sono scesi sotto la soglia del 50% che rappresenta tuttora un record in Europa. Ma sull'editoria la relazione è sembrata per la verità troppo avara, seppure nella prospettiva dell'integrazione con i new media alla quale resta affidato il futuro dei gruppi multimediali.

Torna all'inizio


<Non diffondere telefonate sexy> Polemica avvocati-Anm (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Corriere della Sera" del 16-07-2008)

Argomenti: Berlu Saccà

Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Primo Piano - data: 2008-07-16 num: - pag: 9 categoria: REDAZIONALE Il confronto "Non diffondere telefonate sexy" Polemica avvocati-Anm ROMA - Alla fine, anche nell'austera aula "Calasso" della facoltà di Giurisprudenza della Sapienza, si è parlato di sesso. Anche se il tema del dibattito erano le intercettazioni. L'avvocato Grazia Volo è partita all'attacco del pm Woodcock: "C'è quel magistrato che, sulla base di intercettazioni, fa alzare una signorina alle 5 del mattino, se la porta a Potenza e le chiede tutto sulle sue abitudini sessuali. Per fortuna siamo diventate vecchie, altrimenti non sarebbe più uscito dalla Procura, avrebbe trovato un muro di femministe!". E poi: "Concussioni sessuali, telefonate Saccà-Berlusconi: saranno pure non edificanti, ma in quale procedimento penale possono stare?". E, rivolta a Luca Palamara, presidente dell'Associazione magistrati: "Veline, fidanzate, amanti non vi servono per le indagini! Vorrei che l'Anm prendesse a schiaffi qualche iscritto che manda ordinanze di 850 pagine con le intercettazioni". Umberto de Augustinis, Dipartimento affari giuridici della presidenza del Consiglio, ha invece ricordato: "Domani sono cinque anni da quando la Corte europea dei diritti dell'uomo stabilì che i diritti di Craxi erano stati lesi dalla procura di Milano, per il deposito di intercettazioni intime fra l'ex presidente del Consiglio e una giornalista Rai. Da allora nulla è cambiato". E' toccato a Marcello Sorgi, già direttore del Tg1 e della Stampa, difendere i giornali: "Le intercettazioni sono uno straordinario documento del tempo. Gli storici penseranno che l'unico pensiero della classe dirigente italiana fosse il sesso". Augusta Iannini, ministero della Giustizia, ha difeso il disegno di legge per limitare le intercettazioni. Cesare Mirabelli, presidente emerito della Corte costituzionale, ha invitato a puntare sul risarcimento civilistico del danno.

Torna all'inizio


La scheda (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Corriere della Sera" del 16-07-2008)

Argomenti: RAI MEDIASET

Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Politica - data: 2008-07-16 num: - pag: 12 categoria: BREVI La scheda Tv, è mercato a tre Corrado Calabrò parla di mercato a tre fra Rai, Mediaset e Sky con "posizioni comparabili" per i ricavi Par condicio da rivedere La par condicio va modificata a causa delle "difficoltà riscontrate" per le politiche La riforma della Rai Per la Rai serve una riforma che "non è più rinviabile" perché "paralizzata da spinte e controspinte politiche" I ricorsi di Europa 7 L'Autorità "darà esecuzione alle sentenze del Consiglio di Stato" sui ricorsi di Europa7.

Torna all'inizio


Rai, l'allarme dell'Authority: riforma urgente, fuori i partiti (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Corriere della Sera" del 16-07-2008)

Argomenti: RAI MEDIASET

Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Politica - data: 2008-07-16 num: - pag: 12 categoria: REDAZIONALE Tv e politica "Tra servizio pubblico e reti commerciali differenze evanescenti" Rai, l'allarme dell'Authority: riforma urgente, fuori i partiti Calabrò: duopolio finito, con Sky mercato a tre Commenti positivi da maggioranza e opposizione. Ma il Pdl insiste: prima di tutto il nuovo cda ROMA - Gli ultimi tre anni sono stati attraversati da tre differenti legislature e tre differenti governi. A ognuno di loro Corrado Calabrò ha ribadito l'urgenza di riformare la Rai per sottrarla al controllo dei partiti. Cosa che puntualmente ha fatto anche ieri, presentando l'ultima relazione annuale. Secondo Calabrò la riforma a questo punto non è più rinviabile, perché "la Rai non può competere e non può nemmeno funzionare accettabilmente impacciata com'è da un reticolo di norme amministrativo- contabili e, nel contempo paralizzata da spinte e controspinte politiche". Senza peraltro che "l'abbraccio dei partiti" sia riuscito a evitare il progressivo decadimento della qualità. Accusa il presidente dell'Agcom che "nel corso degli anni le differenze tra i programmi del servizio pubblico radiotelevisivo e la tivù commerciale sono diventate evanescenti, con un'omologazione al ribasso che sbiadisce la missione del servizio pubblico e colloca la nostra televisione al di sotto di quelle europee". Critiche ustionanti, anche se non nuove. Basta ricordare che già dieci anni fa il presidente di un'altra Authority, l'ex garante della concorrenza Giuseppe Tesauro, aveva pubblicamente messo in discussione il canone, in modo clamoroso: "Perché una tv in gran parte commerciale, che non si distingue dalle altre se non per la frequenza degli spot, deve avere anche un canone? Francamente non si capisce ". Ma la sua denuncia era caduta nel vuoto. E da allora le cose non sono affatto migliorate. Le critiche di Calabrò non risparmiano nemmeno "i notiziari e gli approfondimenti", dove la cronaca è raccontata "con l'occhio rivolto all'audience ". Con la conseguenza di "smodate intrusioni nella vita privata delle persone" che intaccano perfino i principi di "libertà e dignità personale" sanciti "dalla Costituzione". Questo vale anche per quella che Calabrò definisce la "mimesi del processo in televisione", meccanismo attraverso cui "dall'informazione sul processo si è passati al processo celebrato nei mezzi di informazione ". Nessun accenno, nel suo discorso, a fatti precisi, ma non è difficile cogliere un riferimento ad alcuni clamorosi fatti di cronaca, come il delitto di Cogne, ossessivamente radiografati dalla televisione. Non consolano i commenti dei politici, tutti positivi anche quando Calabrò dice che è necessario "rivedere la legge sulla par condicio" e che sarà data esecuzione alla sentenza del Consiglio di Stato su Europa 7, che nel 1999 ebbe la concessione nazionale ma non le frequenze. Né consola la considerazione che il duopolio Rai-Mediaset Rti non esisterebbe più, visto che ormai Sky Italia ha un giro d'affari (2.347 milioni) paragonabile sia a quello della tivù di Stato (2.739) che di Rti (2.411): considerazione che accoglie con sollievo Fedele Confalonieri, presidente del gruppo che fa capo al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, commentando che nella relazione di Calabrò, magistrato autore di poesie e romanzi, "si sente la mano del letterato". è almeno dal 1993 che si attende un passo indietro della politica e l'attesa, a giudicare dai segnali, è destinata a durare. Alessio Butti, capogruppo del Pdl in commissione Vigilanza della Rai, ha subito detto che "la relazione di Calabrò è ricca di stimoli che la politica non può non condividere". Ha però aggiunto che prima di tutto si dovrà pensare al nuovo consiglio di amministrazione. La riforma va bene, ma la politica ha le sue esigenze. Sergio Rizzo.

Torna all'inizio


Impronte digitali per tutti (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Repubblica, La" del 17-07-2008)

Argomenti: Berlu Saccà

Obbligo sulla carta d'identità. Il premier: ora voglio anche l'immunità parlamentare. Rai, il cda salva Saccà Impronte digitali per tutti Giustizia, la Lega frena. Berlusconi: non mi ferma nessuno ROMA - Dal 2010 tutte le carte d'identità dovranno contenere le impronte digitali dei cittadini. è una delle novità approvate ieri durante la seduta in commissione alla Camera che ha votato le modifiche al decreto della manovra. Giustizia, la Lega frena Berlusconi. La replica del Cavaliere: in questa battaglia non mi fermerà nessuno, e ora voglio anche l'immunità parlamentare. Caso Rai: il cda salva Agostino Saccà dal licenziamento, che era stato chiesto dal direttore generale Claudio Cappon. Decisive le astensioni di Curzi e Santerini. SERVIZI DA PAGINA 2 A PAGINA 8.

Torna all'inizio


Senatori in vendita l'indagine prosegue (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Repubblica, La" del 17-07-2008)

Argomenti: Berlu Saccà

Il caso Senatori in vendita l'indagine prosegue ROMA - La procura di Roma ha chiesto la proroga delle indagini sulla "compravendita di senatori" che riguarda, tra gli altri, Silvio Berlusconi. L'inchiesta vede il premier indagato per istigazione alla corruzione e riguarda le presunte trattative per il passaggio all'opposizione di senatori dell'allora maggioranza che sosteneva il governo Prodi. Alla base dell'inchiesta, avviata dalla procura di Napoli, ci sono anche le intercettazioni delle telefonate tra Berlusconi e il dirigente Rai Agostino Saccà.

Torna all'inizio


"non mi arrendo, gli sospendo lo stipendio e chiederò di spostarlo ad altro incarico" - aldo fontanarosa (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Repubblica, La" del 17-07-2008)

Argomenti: Berlu Saccà

Cappon: "è un colpo letale inflitto alla Rai. Ma non mi dimetto, continuerò a fare l'interesse dell'azienda" "Non mi arrendo, gli sospendo lo stipendio e chiederò di spostarlo ad altro incarico" C'è contraddizione tra gli attacchi, fortissimi, portati da Curzi in Cda e la sua decisione di astenersi C'è incompatibilità ambientale, importanti dirigenti rifiutano di sedere nella stessa stanza con Saccà ALDO FONTANAROSA ROMA - Dottor Cappon, il consiglio Rai respinge la sua proposta di licenziare Saccà. Ha mai pensato di dimettersi? Lo farà? "La mia proposta era giusta. E rivendico anche la correttezza dell'intera procedura che ho adottato sul caso, per quanto lunga e complessa. Sono amareggiato, certo, ma questa non è una vicenda personale. Qui viene inflitto un colpo letale alla Rai. Più che dimettermi, dunque, io insisterò, nell'interesse dell'azienda". Insistere? "Le violazioni disciplinari di Saccà sono accertate. Quindi comminerò la sanzione massima che è nei miei poteri: 10 giorni di sospensione dallo stipendio. Poi, la prossima settimana, chiederò ai consiglieri di trasferire Saccà ad altro incarico. Non può restare alla guida di Rai Fiction. C'è ormai una incompatibilità ambientale. Questa storia ha creato disagio in molti dirigenti. Manca la serenità perché i diversi settori aziendali possano collaborare". I dirigenti a disagio sono il direttore di Rai Uno, Del Noce, che pure trasmette decine di fiction l'anno, e il responsabile delle Relazioni esterne, Paglia. Ma lei ha portato in consiglio anche la lettere di protesta di Marano, direttore di Rai Due. "Non posso smentirlo". La sua proposta di licenziare Saccà, direttore, non ha trovato neanche il voto di Sandro Curzi, consigliere di area progressista... "Una sorpresa. Curzi ha indirizzato a Saccà, in consiglio, giudizi di segno diverso. Immagino che avrà buoni argomenti per motivare il suo voto". Curzi contesta la sua gestione del caso. Lei ha sospeso Saccà a dicembre senza poi proporre alcuna soluzione fino a ieri. Anche il giudice del lavoro ha accusato la Rai di "non voler decidere". "Noi abbiamo aperto un procedimento disciplinare mentre era già in corso un procedimento penale ai danni del dottor Saccà, a Napoli. Il binario disciplinare e quello penale sono distinti. Ma la nostra indagine disciplinare si alimentava dei documenti che la Procura di Napoli ci inviava, di volta in volta". Le intercettazioni... "Non solo quelle. Abbiamo ricevuto anche le deposizioni che molti manager aziendali hanno fatto davanti ai magistrati. I documenti più consistenti sono arrivati solo a maggio. Prima di allora, non sarebbe stato corretto decidere perché gli ultimi faldoni potevano contenere prove a carico oppure anche a discolpa di Saccà". Lei parla di "colpo letale" alla Rai. Perché? "Premetto che trovo le intercettazioni sgradevoli e invasive. Ma via via che queste arrivavano, dipingevano un quadro di assoluta gravità. Attenzione: nessun consigliere della Rai nega che questi fatti siano accaduti, e neanche Saccà li nega. A cambiare è il giudizio che si dà a questi eventi. E' la loro qualificazione...". Come giudicano questi fatti i consiglieri che salvano Saccà? "Ha presente l'opera di Mozart "Così fan tutte"? La difesa di Saccà si basa sul principio che la Rai sia un'azienda diversa dove certe azioni sono normali, comuni a tanti. Io non sono d'accordo. Penso che anche un'azienda anomala debba avere le sue regole. Se accettiamo questa logica, allora dovremmo accettarla in futuro per ogni altro dirigente". Avete proposto a Saccà una buonuscita perché andasse via? "I suoi legali hanno mantenuto un filo di dialogo. Poi hanno chiuso a questa eventualità, di colpo". E' successo ad aprile, dopo la vittoria di Berlusconi alle elezioni? "Lei vede un nesso? E' un'interpretazione". Lei pensa che il consigliere Urbani, Forza Italia, avrebbe dovuto astenersi dal votare? Le intercettazioni lo vedono protagonista... "I fatti sono sotto gli occhi di tutti".

Torna all'inizio


Il cda rai salva saccà: no al licenziamento (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Repubblica, La" del 17-07-2008)

Argomenti: RAI MEDIASET

Il cda Rai salva Saccà: no al licenziamento Bocciata la proposta di Cappon, decisiva l'astensione di Curzi e Staderini Il direttore generale: "Comportamenti contrari al ruolo di dirigente, violato il codice etico, infranto il vincolo di fiducia" ROMA - Sono le 16 quando Claudio Cappon, direttore generale della Rai, chiede il licenziamento in tronco di Agostino Saccà, capo di Rai Fiction, dirigente forzista tra i più forti della tv di Stato, una vita a Viale Mazzini. Ma Cappon non trova i voti necessari in consiglio di amministrazione. Dicono di no i consiglieri Urbani e Pertroni (Forza Italia), la Bianchi Clerici (Lega), infine Malgieri di An. Decisiva risulterà anche l'astensione di Sandro Curzi, storico ex direttore del Tg3, e quella di Marco Staderini, l'uomo di Casini in Rai. Prima del voto, Cappon legge una lunga sofferta relazione. Spiega che Saccà ha contravvenuto ai suoi "doveri di dirigente", ha violato il Codice Etico, ha leso infine il "vincolo di fiducia che è alla base del rapporto tra un'azienda e i dipendenti". Quindi Cappon elenca in dettaglio tutte le colpe del responsabile della fiction. In testa c'è la corte asfissiante a Mediaset perché diventasse cliente o finanziatore di una sua privata società di produzione. Cappon cita poi il tentativo di influenzare nell'ombra le decisioni dei massimi organi aziendali e di determinare i cast delle produzioni tv per compiacere i politici. A proposito di politica, Cappon accusa Saccà di essere un soldato "organico" ad uno schieramento, arruolato sotto le insegne di un partito cui giura eterna fedeltà. Le contestazioni sono forti e sostenute anche dal lungo lavoro degli ispettori interni della Rai e del Comitato Etico. Un'indagine durata sei mesi e mezzo. Eppure in consiglio tira una brutta aria. Giuliano Urbani, consigliere di Forza Italia, contesta proprio la durata infinita del procedimento disciplinare segnato - dice - da "omissioni" e atti discrezionali. Ricorda poi che i giudici del lavoro, con due sentenze, hanno reintegrato Saccà alla guida di Rai Fiction (il 30 giugno e poi il 14 luglio). E infine avverte che Saccà stesso, se licenziato, farà una causa civile contro i consiglieri chiedendo danni milionari. E' noto che la Lega Nord e An difendono a denti stretti il capo della fiction. Ma un vincolo di maggioranza è scattato, ormai. Bisogna salvare il "soldato Agostino". Anche Sandro Curzi, poi, benché in quota alla sinistra, fa intendere che non voterà per il licenziamento. L'ex direttore del Tg3 e di Liberazione critica Cappon per aver trascinato il procedimento disciplinare così a lungo. Uno stallo che ha alimentato una situazione torbida, invece di bonificarla. Alla fine Curzi si astiene, come peraltro Staderini. La settimana prossima, però, quando Cappon dovrebbe proporre il trasferimento di Saccà ad altro incarico, forse alla Direzione Commerciale, Curzi dovrebbe pronunciarsi a favore perché - dice - "è ora che Rai Fiction ritrovi una guida autorevole". Votano per il licenziamento, invece, il presidente Petruccioli, il consigliere Carlo Rognoni, poi Nino Rizzo Nervo che si lamenta: "Il mancato allontanamento di Saccà è un segnale terribile che diamo al Paese, a tutte le azienda normali, infine ad ogni singolo dipendente della tv di Stato". Esulta invece Saccà: "Dopo due giudici del lavoro, mi dà ragione quello forse più importante: il giudice-azienda". Sul fronte politico, chiedono ora una riforma urgente della Rai Morri e Melandri del Pd: "Raccogliamo l'appello del garante delle comunicazioni Calabrò: serve autonomia". Mentre Capezzone, portavoce di Forza Italia, esulta di fronte alla sconfitta della sinistra, "maestra nella lottizzazione". (a.fon.).

Torna all'inizio


La Lega di traverso: basta la giustizia non è una priorità (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Unita, L'" del 17-07-2008)

Argomenti: Berlu Saccà

Stai consultando l'edizione del DIVISI La Lega di traverso: basta la giustizia non è una priorità di Andrea Carugati / Roma La Lega avvisa Berlusconi: la riforma della giustizia non è una priorità. Lo dice senza ambiguità il ministro Calderoli, dando voce e un malessere che cova da giorni nella truppa parlamentare del Carroccio. "Abbiamo fatto una tabella temporale delle riforme e, in quella tabella, la riforma della Giustizia non c'è. Questo non vuol dire che non si farà, ma viene dopo". Spiega Calderoli: "In autunno abbiamo il federalismo fiscale, il codice delle autonomie e poi la finanziaria. A seguire, la riforma costituzionale. Una riforma della giustizia ci può anche stare, ma il 2008 è piuttosto pieno". Un avviso molto chiaro, che arriva dopo i mal di pancia di queste settimane per la fretta con cui il governo si è dedicato a temi che al popolo leghista interessano poco o niente: il lodo Alfano, le intercettazioni. O a provvedimenti che alla base del Carroccio sono piaciuti pochissimo, come il bloccaprocessi, che ha rischiato di "sporcare" il decreto sicurezza. Umberto Bossi ha spiegato qualche giorno fa che è stata l'offensiva di Berlusconi sulla giustizia a far precipitare il dialogo con il Pd sul federalismo, e ha ribadito che "col Pd bisogna parlarsi". Ancora: a più riprese Bossi ha invitato il Cavaliere a "darsi una calmata", a non "rompere le scatole" ai giudici. Bossi si è detto "preoccupato" per un clima di scontro con l'opposizione che potrebbe portare a un voto negativo del Pd sul federalismo. E così a un altro referendum costituzionale, come quello del 2006, che spazzò via la devolution, la ragione sociale della Lega, il vero cemento dell'alleanza con Berlusconi tra il 2001 e il 2006. "Non saremo così imbecilli da far cadere il governo, ma se Berlusconi non ci votasse il federalismo...", ha detto qualche giorno fa il Senatur. Ammettendo i malumori della sua base: "È ovvio, Radio Padania la sento anch'io, ma la gente si fida della Lega". Ieri nessuna controreplica al Cavaliere che ha risposto a Calderoli dicendo che la riforma della giustizia è una priorità assoluta e che nessuno lo fermerà. Bossi non ha voluto aggiungere altro, ma ha fatto capire che la linea è quella di Calderoli. E poi il ripristino dell'immunità parlamentare per la "Casta" sarà un altro boccone amaro da digerire per il Carroccio. E non aiuta la bocciatura, da parte del Cavaliere, della proposta di riforma delle legge europee firmata Calderoli: il premier vorrebbe liste bloccate invece della preferenza unica proposta dal suo ministro. Calderoli, per far capire ancora meglio che la giustizia non è la priorità, ha annunciato che il ddl sul federalismo fiscale è pronto e oggi ne illustrerà le linee guida alla conferenza Stato-Regioni per aprire un confronto ed "accogliere" eventuali osservazioni. E Sergio Chiamparino (ministro ombra delle Riforme), che ieri ha incontrato Calderoli a un convegno dell'Aspen Institute, dice: "Mi ha parlato del ddl e mi pare che possa essere una base di discussione ragionevole". Da An Maurizio Gasparri dice che "c'è tempo per tutto, l'autunno è lungo, con il ritmo e i numeri che abbiamo possiamo approvare un sacco di cose, non c'è bisogno di mettersi a fare le gare, faremo l'una e l'altra cosa entro la fine dell'anno". Ma dall'entourage di Calderoli ribadiscono che la carne al fuoco è già moltissima, buona per almeno sei mesi di lavoro. La "delegazione" di An dentro il Pdl però sembra disposta a seguire il Cavaliere sulla giustizia. Filippo Berselli, presidente della Commissione Giustizia del Senato, tra gli autori ai primi anni Novanta della cancellazione dell'immunità per gli onorevoli, spiega: "Non sono pentito di quella scelta, ma il sono passati tanti anni e il quadro politico è cambiato radicalmente: oggi non c'è più quel malaffare generalizzato e non vedrei come uno scandalo ripristinare l'immunità che era prevista dalla Costituzione per evitare operazioni carognesche della magistratura". Fabrizio Cicchitto, numero uno dei deputati Pdl, spiega che in autunno "c'è tempo per una riforma globale della giustizia e per il federalismo fiscale". Poi aggiunge un messaggino a Bossi: "Sulla riforma della giustizia abbiamo visto che c'è anche un pezzo dell'opposizione, l'Udc, che dovrebbe essere d'accordo sulla necessità di farla". Come dire: i voti della Lega potrebbero non essere necessari.

Torna all'inizio


La7, Bignardi c'è, resa dei conti rinviata (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Unita, L'" del 17-07-2008)

Argomenti: RAI MEDIASET

Stai consultando l'edizione del La7, Bignardi c'è, resa dei conti rinviata di Luigina Venturelli P er la versione riveduta e corretta di La7 si dovrà attendere almeno la primavera del 2009 quando, se tutto filerà liscio come previsto, faranno il loro ingresso nei palinsesti Gene Gnocchi, Victoria Cabello e Corrado Guzzanti. Tre colpi non da poco, probabilmente sufficienti a rincuorare gli orfani di Piero Chiambretti che ha già fatto le valigie per andarsene in lidi più sicuri (se lo contendono Rai e Mediaset): il conduttore più irriverente, la donna più promettente e il comico più geniale del panorama italiano. Ma si tratta di novità differite nel tempo. Per il prossimo autunno la programmazione di La7 riserverà ben poche sorprese rispetto al passato, se non due assenze: quella già ricordata di Markette e quella di Giuliano Ferrara, che ha rinunciato alla propria attività televisiva, nonostante l'infelice esito del suo recente fervore politico (si cerca ancora un degno sostituto per Otto e mezzo). Resta, almeno per il momento, Daria Bignardi con le sue Invasioni Barbariche, che molte voci consideravano nel mirino del nuovo amministratore delegato della rete, noto "ammazza sprechi", come programma di elevata qualità ma scarso ritorno economico. "Non si può tagliare tutto e subito, perchè l'azienda ha dei contratti da rispettare" ha precisato il suddetto Giovanni Stella. "Del futuro stiamo discutendo insieme, in modo molto sereno e pacato". La nuova rete delle casalinghe (tale dovrebbe essere il futuro di La7, secondo una versione temuta dall'attuale pubblico acculturato e amata dagli azionisti del gruppo Telecom Media, che si ritrovano circa 117 milioni di perdite) ha ancora da venire. Non tarderà molto, considerando l'ossessione costi-ricavi del sostituto di Antonio Campo Dall'Orto, autodefinitosi manager con "un approccio maniacale alla redditività", che nei prossimi anni punta a un "ridimensionamento significativo delle perdite della rete". Ma per quest'autunno si può ancora stare tranquilli, la stagione si reggerà in gran parte su pilastri consolidati. Ci saranno L'infedele di Gad Lerner, Exit di Ilaria D'Amico, Maurizio Crozza con Crozza Italia Live e Marco Paolini con il suo teatro di narrazione civile. Tra i nuovi arruolati, invece, figura Valerio Massimo Manfredi, cui sarà affidato il nuovo programma di divulgazione storica Impero, mentre Alessandro Sortino, con Malpelo, porterà l'inchiesta giornalistica sul palcoscenico; Marco Berry racconterà storie di persone sopravvissute da eventi catastrofici nel nuovo Vivo per miracolo e Simone Annicchiarico (figlio d'arte di Walter Chiari e Alida Chelli) tornerà sui luoghi e sui set dei film che hanno fatto la storia del cinema italiano nella cornice La valigia dei sogni. Per l'informazione si tornerà ad affidarsi alle testata diretta da Antonello Piroso (compreso il suo Niente di personale); confermati anche i reality come Sos Tata e lo sportivo Victory, mentre Omnibus raddoppierà: ogni mattina, dopo il consueto appuntamento delle sette, dalle 9.30 alle 10.30 andrà in onda Omnibus Life. Lo sport avrà la propria punta di diamante nella Coppa Uefa, che quest'anno attirerà ancor più attenzione per la presenza in competizione del Milan: La7 trasmetterà tutte le partite del torneo, dai quarti di finale in poi. Per il sesto anno consecutivo la rete Telecom si occuperà di rugby, con il Torneo delle sei Nazioni, e di superbike, con il Mondiale Sbk. Soddisfatte anche le attese degli affezionati delle fiction della rete: Stargate, Dirt e The L World torneranno con le nuove stagioni, insieme al vecchio cavallo di battaglia Sex and the City, da sempre in esclusiva su La7. Il destino della rete potrebbe essere meno segnato del previsto, tanto da far parlare Stella di "disillusione per i gufi che avevano già cantato il nostro de profundis". Ma l'amministratore delegato non è ancora passato alla fase dei tagli più dolorosi, più dolcemente rinominati e annunciati come "cambiamenti". Chissà perchè, il suo "siamo convinti che per fare qualità non serva spendere un sacco di soldi" non ha rassicurato del tutto i dipendenti di La7. PALINSESTI Fin qui, hanno perso per strada solo Chiambretti e Ferrara. Stella, il nuovo amministratore della rete, respinge i "gufi" che lo avevano visto con l'ascia in mano e annuncia acquisti.

Torna all'inizio


Ha usato la politica e la Rai a fini privati (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Unita, L'" del 17-07-2008)

Argomenti: RAI MEDIASET

Stai consultando l'edizione del IL DOCUMENTO "Ha usato la politica e la Rai a fini privati" / Roma "La Direzione Generale non ha dubbi e, a conclusione dell'intera vicenda, in relazione alle gravi violazioni accertate ed al notevolissimo danno d'immagine subito dalla Rai, ritiene che non ci siano le condizioni per procrastinare decisioni sanzionatorie e che queste non possano che essere adeguate alla gravità dei fatti accertati. Conseguentemente si sottopone al Cda la proposta di risoluzione del rapporto di lavoro del Dott. Agostino Saccà". Così il direttore generale Claudio Cappon ha proposto ieri al Cda Rai il licenziamento di Agostino Saccà, respinto dal consiglio. Una relazione lunga sette pagine e molto articolata. Per cominciare, Cappon spiega che tutti gli elementi a disposizione "evidenziano in modo cristallino che il Dott. Saccà ha tenuto comportamenti contrari ai suoi doveri di dirigente Rai, in chiara violazione del Codice Etico che ha sottoscritto e al cui rispetto si è impegnato e ha di fatto leso in modo determinante il vincolo di fiducia che è alla base del rapporto tra un'azienda ed i suoi dirigenti, a maggior ragione se incaricati di ruoli di massima visibilità e responsabilità". E poi "non ha mai smentito in questi mesi i fatti che gli sono attribuiti" ma si è "limitato a sostenere che i suoi comportamenti erano leciti" e a "mettere in discussione la legittimità delle intercettazioni". Spiega ancora il dg al Cda che "in questi mesi l'azienda ha cercato più volte un'ipotesi di risoluzione consensuale e tale proposta è stata avanzata da ultimo anche nell'incontro dell'11.7 scorso, ma sempre senza riscontro dalla controparte". Cappon sottolinea tutti i passaggi dell'istruttoria Rai, e il giudizio conclusivo della Commissione per il Codice Etico. Tra gli "aspetti critici" ci sono "contatti approfonditi con la concorrenza, in merito al coinvolgimento di Mediaset nel programma Pegasus"; "condotte intese a promuovere o ad agevolare l'esercizio di indebita influenza esterna sulle attività e sulle determinazioni dei massimi organi aziendali e in particolare del Cda Rai"; "versioni, in particolare per quello che riguarda il suo ruolo nell'ambito dell'iniziativa Città della Fiction", che "risultano smentite dalle trascrizioni di più intercettazioni telefoniche"; ingerenze "nella formazione del cast delle produzioni televisive, sulla base di sollecitazioni esterne finalizzate ad utilità extra aziendali". In più Cappon sostiene che per Saccà "il rapporto con la politica risulta essere assolutamente organico" e a suo avviso appare "particolarmente rilevante" nella vicenda della Città della fiction in Calabria, "l'evidente esercizio del potere connesso alla responsabilità di direttore di Rai fiction per condizionare ed influenzare i comportamenti del mondo dei produttori esterni, a favore non già dell'azienda ma di un progetto promosso e sviluppato in via del tutto privata". Si è aspettato troppo tempo prima di chiedere il licenziamento di Saccà? In un'intervista a "Prima comunicazione" il direttore della Rai aveva già spiegato: "Il procedimento è stato indubbiamente molto lungo e in qualche modo anomalo, ma i tempi sono stati determinati dal fatto che le carte della Procura di Napoli sono arrivate scaglionate nei mesi. L'ultima documentazione pervenuta il 16 maggio comprendeva 280 ore di audio e ci sono voluti 12 giorni per l'ascolto e la trascrizione. Potevamo agire diversamente? Il magistrato ha ritenuto che i precedenti incartamenti fossero sufficienti per assumere un provvedimento disciplinare. Noi siamo convinti di aver agito con responsabilità e correttezza a garanzia dell'immagine dell'azienda anche dei diritti di Saccà. Questa vicenda ha una grande rilevanza pubblica con un forte impatto mediatico e riguarda un dirigente di alto profilo. A mio avviso sarebbe stato gravemente imprudente decidere senza aver avuto la possibilità di esaminare e valutare tutta la documentazione disponibile". Ma "sul piano personale posso solo dire che comprendo la sofferenza delle persone coinvolte ma che questa vicenda riflette un costume e un comportamento di gestione aziendale lontanissimi dalla mia formazione professionale e deontologica".

Torna all'inizio


La Rai si tiene Saccà, schiaffo a Cappon Il cda respinge la proposta del direttore generale. Il Pd: un mistero buffo l'astensione di Curzi (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Unita, L'" del 17-07-2008)

Argomenti: Berlu Saccà

Stai consultando l'edizione del La Rai si tiene Saccà, schiaffo a Cappon Il cda respinge la proposta del direttore generale. Il Pd: un "mistero buffo" l'astensione di Curzi di Luca Sebastiani / Roma SALVO Nonostante tutto Agostino Saccà rimarrà al suo posto e continuerà a dirigere, almeno per ora, Rai Fiction. Dopo una suspance durata solo poche ore, ieri la maggioranza di centrodestra del Consiglio d'amministrazione della Rai ha infatti deciso di fare quadrato intorno al direttore della divisione fiction della tivù pubblica e di respingere con un voto contrario la mozione del Direttore generale Claudio Cappon che ne chiedeva il licenziamento. Quattro voti contrari, quelli di Giuliano Urbani, Gennaro Malgieri, Giovanna Bianchi Clerici, Angelo Maria Petroni, tutti in quota Pdl o Lega, sono bastati a salvare Saccà. Hanno invece votato sì al licenziamento i consiglieri in quota al Pd Nino Rizzo Nervo e Carlo Rognoni, oltre al presidente del Cosiglio d'amministrazione Claudio Petruccioli. Determinanti per la bocciatura della mozione di Cappon anche l'astensione più scontata di Marco Staderini, dell'Udc, e quella molto meno di Sandro Curzi, area Rifondazione comunista. Nel corso del consiglio il Direttore generale della Rai aveva presentato una relazione articolata alla fine della quale chiedeva senza mezzi termini il licenziamento del direttore di Raifiction per "le gravi violazioni accertate e il notevolissimo danno" da questi arrecato all'azienda. La relazione, ovviamente, faceva riferimento al "caso Saccà" scoppiato lo scorso dicembre in seguito all'inchiesta della Procura di Napoli sui presunti accordi tra il direttore di Raifiction e l'allora capo dell'opposizione Silvio Berlusconi. Sulla stampa, allora, erano filtrate le intercettazioni telefoniche in cui i due parlavano della collocazione di aspiranti attrici. "La Direzione generale - ha spiegato ieri Cappon - ritiene che non ci siano le condizioni per procrastinare decisioni sanzionatorie e che queste non possano che essere adeguate alla gravità dei fatti acceratati". Il Direttore generale ha così chiesto il licenziamento, anche per stabilire una volta per tutte "la misura e il riferimento per i comportamenti futuri di tutti". Le motivazioni addotte e illustrate da Cappon non hanno però scalfito la granitica convinzione innocentista dei consiglieri della maggioranza. Urbani, in particolar modo, ha obiettato che il licenziamento sarebbe stato un atto "radicalmente inaccettabile e profondamente contrario all'interesse aziendale, che deve sempre rappresentare il fondamento stesso dei doveri di qualsiasi amministratore". "Sono contento", ciondolava ieri in serata il direttore della divisione fiction della tivù pubblica, "anche il giudice azienda ha ascoltato le mie ragioni". Un giudice molto orientato, a dire il vero, anche se Saccà ha ragione di notare che "certe astensioni dicono molto sul valore di questo voto". Un fatto che non è sfuggito neanche a Riccardo Milana, membro Pd della Commissione di Vigilanzadella Camera, che in serata ha definito "mistero buffo l'astensione di Curzi". Dura la reazione del Pd al voto uscito dal Consiglio. Con una nota ufficiale il capogruppo in Commissione di Vigilanza, il senatore Fabrizio Morri, ha definito quella di ieri "la pagina più nera della tivù pubblica italiana". "Con il loro voto - ha continuato il senatore - i consiglieri del centrodestra hanno sancito che l'azienda Rai niente può e deve fare contro comportamenti illeciti acclarati di un proprio dipendente. Hanno dato un colpo durissimo alla credibilità dell'azienda" ha chiuso Morri. Intanto sul futuro di Saccà incombe il rischio del trasferimento. Era la richiesta in subordine di Cappon, ma il Consiglio ha deciso di discuterne la prossima settimana. Per ora Saccà ha scampato il rischio più grande.

Torna all'inizio


L'inchiesta, le intercettazioni la sospensione. Poi il reintegro (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Unita, L'" del 17-07-2008)

Argomenti: Berlu Saccà

Stai consultando l'edizione del L'inchiesta, le intercettazioni la sospensione. Poi il reintegro L'affaire Saccà viene da lontano e, almeno nel suo svolgimento pubblico, risale al natale dello scorso anno. Allora la vicenda scoppiò inopinatamente quando i giornali pubblicarono le intercettazioni telefoniche sulla base delle quali la procura di Napoli aveva avviato un'inchiesta sui presunti accordi tra Saccà e Silvio Berlusconi. Nelle conversazione, finite anche in rete, i due parlavano infatti della collocazioni di attrici, dei progetti in proprio dello stesso direttore di Raifiction, nonchè degli equilibri interni del Cda di Viale Mazzini. Le intercettazioni, finite in file audio anche su internet, fecero reagire immediatamente i vertici Rai che avviarono una contestazione disciplinare nei confronti del direttore di Raifiction, che nel frattempo si era autosospeso. Nel corso dei mesi, tra tentativi di compromessi conciliatori tra le parti e cause presso il tribunale del lavoro, l'affaire è andato avanti protraendosi stancamente. Alla fine di giugno, sette mesi dopo l'inizio della vicenda, una prima e inattesa svolta. Il giudice del lavoro di Roma Giuseppina Vetritto ordina il reintegro di Saccà al suo posto. La motivazione, però, non assolve l'etica del comportamente del direttore della fiction, ma dice solo che la Tv di Stato "poteva e doveva" decidere del destino del suo dipendente senza attendere la conclusione del procedimento penale di Napoli, invece ha preferito "scegliere di non scegliere". Ergo, Saccà deve tornare al suo posto. La stessa sentenza, però, continua affermando che "taluni comportamenti di un dipendente, non penalmente rilevanti, ben possono essere valutati in sede disciplinare come tali da non consentire la prosecuzione del rapporto di lavoro". È in sostanza la strada scelta da Claudio Cappon, che nella sua relazione al Consiglio d'amministrazione Rai di ieri, contesta a Saccà un comportamento che confligge col codice etico dell'azienda. I consiglieri del centrodestra non la pensano così e ieri hanno salvato Saccà dal licenziamento proposto da Cappon. La settimana prossima lo stesso consiglio discuterà il trasferimento di Saccà ad altra funzione. Le tappe della vicenda.

Torna all'inizio


Cappon: licenziare Saccà Ma il Cda della Rai dice no (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Corriere della Sera" del 17-07-2008)

Argomenti: RAI MEDIASET

Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Primo Piano - data: 2008-07-17 num: - pag: 11 categoria: REDAZIONALE Cappon: licenziare Saccà Ma il Cda della Rai dice no Il Pdl vota contro. Resta in campo l'ipotesi del trasferimento Curzi sceglie di astenersi. L'amarezza del direttore generale: d'ora in poi qualunque dirigente agirà come Saccà ROMA - Il consiglio Rai boccia la proposta di licenziare in tronco Agostino Saccà presentata dal direttore generale Claudio Cappon e caldeggiata dal presidente Claudio Petruccioli. Contro il licenziamento votano Giuliano Urbani, Angelo Maria Petroni, Gennaro Malgieri (tutti Pdl) e Giovanna Bianchi Clerici (Lega). Il sì arriva da Claudio Petruccioli, Nino Rizzo Nervo e Carlo Rognoni (Pd). Due le astensioni: Sandro Curzi (sinistra radicale) e Marco Staderini, Udc. Severissimo l'impianto d'accusa di Cappon: "Comportamenti documentati e mai smentiti e anzi rivendicati secondo la logica del "così fan tutti"... Ciò che decideremo sarà misura e riferimento per i comportamenti futuri di tutti". Chi ha incontrato Cappon in serata dopo la bocciatura lo ha sentito ripetere amaramente il concetto: "D'ora in poi, qualsiasi dirigente agirà come Saccà, potrà farlo senza paura di alcuna punizione... ". L'elenco delle accuse ricalca molti passaggi delle intercettazioni: l'aver progettato la società Pegasus e immaginarla come futura alleata di Mediaset, concorrente della Rai. L'essersi ingerito nella formazione dei cast delle produzioni tv. L'aver avuto "un rapporto organico con la politica, intervenendo su decisioni di competenza del direttore generale e del consiglio di amministrazione". Infine l'accusa di essere troppo vicino a "un'area culturale di riferimento", legame rispetto al quale "appare del tutto recessivo il rapporto di lealtà con l'azienda". Urbani ha votato contro "un provvedimento iniquo e illegittimo". E la sorpresa dell'astensione di Curzi? "Ho deciso di non seguire il camion politico già avviato. Si sarebbe comunque arrivati alla bocciatura del licenziamento, ho voluto rompere uno scenario di blindatura politica e di obbedienza cieca a disposizioni (e ordini) esterni all'azienda e oggettivamente avulsi dai suoi interessi e dalle sue necessità ". Mercoledì prossimo Cappon tornerà all'attacco probabilmente con dieci giorni di sospensione e con la proposta di spostare Saccà da Rai Fiction alla Direzione commerciale. Ma i suoi legali fanno sapere che un "demansionamento" sarebbe impossibile. E poi c'è da mettere in conto la posizione dei consiglieri di area Pdl: voterebbero sì al trasferimento di Saccà dopo aver bocciato il suo licenziamento? P. Co. Vertici Claudio Petruccioli e Claudio Cappon, presidente e dg Rai, volevano il licenziamento di Saccà.

Torna all'inizio


<Mi stanno facendo un processo stalinista> (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Corriere della Sera" del 17-07-2008)

Argomenti: RAI MEDIASET , Berlu Saccà

Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Primo Piano - data: 2008-07-17 num: - pag: 11 categoria: REDAZIONALE Lo sfogo Il manager: devo riconoscere che Minoli si è battuto come un leone per me "Mi stanno facendo un processo stalinista" ROMA - Agostino Saccà mette mano alla Grande Storia, per commentare questa puntata di non-fiction Rai: "Il presidente Claudio Petruccioli ha parlato di me come di una "macchia" dell'azienda... In queste ore ho pensato che in qualsiasi processo sommario si ricorre a certe parole... tumore, macchia, malattia... Penso agli eretici bruciati, ai girondini condannati dai giacobini, soprattutto ai dissidenti processati durante i processi stalinisti. Ecco, con me hanno adottato un metodo non molto lontano da quello stalinista". Difficile rintracciare, negli annali delle tempeste Rai, qualcosa di simile al serial aziendale Saccà. La bocciatura del suo licenziamento in consiglio di amministrazione lo galvanizza: "Sono sicuro del mio buon diritto. Sono sereno". Altra citazione nobile: "Per dirla con Max Weber, stavolta il vizio ha dovuto rendere omaggio alla virtù... In questa storia esco come un uomo giusto, che ha sempre tutelato gli interessi dell'azienda". Ma scusi, e quell'accordo tra la sua futura società Pegasus e Mediaset all'insaputa dell'azienda? "Ma figuriamoci... L'azienda sapeva, gli avvocati lo dimostreranno. In quanto alla partnership, sarebbe stato suicida per qualsiasi società chiudere i ponti con la Rai. Ma parliamo di qualcosa che non è mai nato, non si è mai verificato. E poi i miei interlocutori erano altri". Agostino, come lo chiama confidenzialmente Berlusconi nelle intercettazioni, è particolarmente felice dell'astensione di Sandro Curzi: "Mi piace pensare che l'abbia fatto per simpatia, in omaggio ai vecchi tempi. Lui era direttore del Tg3, io giovane redattore, mi propose come caporedattore. Si litigava, lui comunista e io socialista... Ricordo quando Michele Santoro ed io bloccammo l'assemblea per il voto di fiducia sulla sua direzione. Eravamo amici, ma chiedevamo garanzie per la direzione". In Rai, si sa, nulla si crea e nulla si distrugge. Nemmeno il trio Curzi-Santoro- Saccà protagonista di mille liti e altrettante rappacificazioni. Altro capitolo che lo esalta, la base dell'azienda: "Il Comitato etico ha detto, nero su bianco, che ho la "netta propensione a tutelare gli interessi della Rai con una forte determinazione a realizzare prodotti vincenti"". Per questo, dice il direttore di Rai Fiction ancora in carica, "ho ottenuto la piena solidarietà dell'Adrai". Chi non vive in Rai ignora cosa nasconda la sigla: ovvero l'Associazione dirigenti Rai, il sindacato dei colletti bianchi di Viale Mazzini, una autentica potenza interna. Un nome per tutti: "Devo riconoscere che Giovanni Minoli si è battuto come un leone in mio favore, scrivendo, dichiarando, esponendosi. Ma sempre nell'interesse dell'azienda e non solo per amicizia". Qui arriva il messaggio per il presidente Claudio Petruccioli e il direttore generale Claudio Cappon, fautori del suo licenziamento: "Sono sbalordito dalla tenacia con cui hanno perseguito questa linea. Petruccioli non ha fatto che imbracciare il fucile... Ma ora tocca a loro riflettere sul comportamento del cuore dell'azienda verso di me. Il Comitato etico, i dirigenti, personaggi- chiave come Minoli, cioè le professionalità solide dalle quale l'azienda può ripartire". Gli sfugge una battuta: "Poi parliamo di due persone, presidente e direttore generale, in scadenza. Ma questo è un altro paio di maniche". E i rapporti con Fabrizio Del Noce e Guido Paglia che non intendono più lavorare con lei? "Ma su, in ogni azienda, in ogni redazione si discute animatamente e animosamente, poi si va avanti. Paglia l'ho assunto io contro il parere contrario del presidente di allora, Antonio Baldassare. Di Del Noce ho sempre avuto parole di grande stima, suvvia... ". Ora potrebbero spostarla, Saccà, magari alla Direzione commerciale... "Non commento nulla, su questo. Come farà la Rai a privarsi di uno dei migliori manager editoriali?". La non-fiction continua. Paolo Conti \\ L'astensione di Curzi? Mi piace pensare che l'abbia fatto per simpatia, in omaggio ai vecchi tempi \\ Sono sbalordito dalla tenacia con cui Cappon e Petruccioli hanno perseguito la linea del licenziamento.

Torna all'inizio


Gli industriali incoronano Regina (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Corriere della Sera" del 17-07-2008)

Argomenti: RAI MEDIASET

Corriere della Sera - ROMA - sezione: Cronaca di Roma - data: 2008-07-17 num: - pag: 2 categoria: REDAZIONALE Strategie Tre giorni di consultazione per la scelta del nuovo presidente, il 22 l'investitura ufficiale Gli industriali incoronano Regina Designazione all'unanimità, sarà il successore di Luigi Abete Mancano tre passaggi, poi Aurelio Regina sarà (a novembre) nominato nuovo presidente degli industriali romani L'Unione degli industriali di Roma ha scelto. è Aurelio Regina il candidato unico alla successione di Luigi Abete alla presidenza degli industriali romani. Una investitura in piena regola, visto che il nome dell'attuale responsabile dell'internazionalizzazione delle imprese ha raccolto un vero e proprio plebiscito nella tre giorni di consultazioni (10, 15 e 16 luglio) che si sono svolte nella sede di via Noale sotto la guida di una commissione guidata da tre passati presidenti (Brunetto Tini, Giancarlo Elia Valori e Giancarlo Abete). Un consenso "bulgaro", al quale hanno contribuito tutti i circa 140 membri della giunta. Le grandi aziende, Enel, Eni, Finmeccanica, Ferrovie, Telecom, Poste italiane, Rai, Mediaset e Aeroporti di Roma (solo per citarne alcune), le circa trenta multinazionali, che per la prima volta hanno presentato un documento unico di sostegno, la piccola industria e il gruppo dei giovani imprenditori insieme al presidente Luigi Abete (il più soddisfatto dell'operazione, di cui è in qualche modo artefice), si sono trovati tutti d'accordo sul nome di questo industriale di 44 anni di origine pugliese, presidente del Sigaro toscano e gran conoscitore del mondo industriale romano. La candidatura unica nasce soprattutto dalla riconosciuta capacità di Regina di essere considerato uomo del dialogo, non solo fra tutte le componenti dell'Unione industriali, ma anche di queste con le istituzioni. Una scelta mirata, che l'unanimità dell'indicazione rende in qualche modo "politica": un mandato "pesante" che ha l'obiettivo di rafforzare le strategie di confronto degli industriali romani, alle prese con la necessità di alimentare con maggiore linfa il dialogo già esistente con Comune, Provincia, Regione e le altre forze imprenditoriali e sociali e la volontà di dare nuovo smalto al "Laboratorio Roma", che tanti risultati ha raggiunto in passato ma che ora sembra aver bisogno di essere ricalibrato. E il profilo bipartisan di Aurelio Regina è stato ritenuto il più adatto per raggiungere questi obiettivi: ottimi rapporti nel centrodestra (Giulio Tremonti, Gianni Letta e Maurizio Sacconi), ma anche nel centrosinistra (Giuliano Amato, Enrico Letta e Guglielmo Epifani), amicizia e identità di vedute con Luca Cordero di Montezemolo ed Emma Marcegaglia), la convinzione assoluta che per crescere le imprese debbano fare "sistema "): un percorso professionale e umano sul quale si sono trovati tutti d'accordo. Per giungere alla nomina di Regina alla presidenza degli industriali di Roma mancano a questo punto solo tre passaggi: il prossimo 22 luglio la giunta presieduta da Luigi Abete provvederà alla designazione ufficiale, poi, a settembre, il candidato presenterà ufficialmente programma e squadra e infine, a novembre, sarà nominato presidente dall'assemblea privata di Confindustria. Maurizio Fortuna Eredità Il presidente Luigi Abete Novità Aurelio Regina designato come futuro presidente degli industriali romani.

Torna all'inizio


Finalmente ho deciso cosa farò da grande (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Corriere della Sera" del 17-07-2008)

Argomenti: RAI MEDIASET

Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Spettacoli TV - data: 2008-07-17 num: - pag: 53 categoria: REDAZIONALE A fil di rete di Aldo Grasso Finalmente ho deciso cosa farò da grande O h, finalmente so cosa voglio fare da grande. Lasciamo perdere i convenevoli e le finte modestie: da grande voglio fare il presidente dell'Autorità garante delle comunicazioni, carica attualmente ricoperta dal prof. Corrado Calabrò. Lui farà il poeta a tempo pieno e io il presidente. Adesso spiego il perché. Nella sua relazione annuale, Calabrò ha toccato alcuni punti nodali, oggetto di attenzione da parte dei politici e dei responsabili delle tv. Ha detto, ad esempio, che la Rai va liberata dai partiti, anzi "dalla schiavitù dei partiti". E che la par condicio non funziona più. Ora, testi alla mano, sono almeno 20 anni che lo scrivo, che il Servizio pubblico è considerato parte del bottino dei vincitori. E che la par condicio è oscenità democratica. Ha detto che bisogna finirla con i processi in tv, con le trasmissioni che si sostituiscono ai tribunali veri solo per fare audience. Ebbene, una corposa bibliografia lo può testimoniare, è da tempo che, tra articoli e saggi, mi occupo dell'argomento; se non nell'irrisione certo nell'indifferenza generale. Ha detto, Calabrò, che il panorama tv italiano è animato ormai da tre soggetti: Rai, Mediaset e Sky. Insomma il duopolio è stato rotto non per scelte politiche ma perché mercato e tecnologia hanno fatto il loro corso. Tempo fa, sull'argomento, è uscita una pagina intera del Corriere con tanto di tabelle e spartizione del pubblico. Ha detto, fra altre cose, che la tv meriterebbe un livello culturale più elevato. Non ho sottomano il testo integrale, ma il presidente avrà senz'altro aggiunto che ormai, specie nelle serialità americane, la tv ha raggiunto punte d'eccellenza come mai prima era successo. Sì, ho deciso. Da grande farò il presidente dell'Autorità garante delle comunicazioni. Così, almeno una volta all'anno, sfiorerò la dolce sensazione di non predicare nel deserto.

Torna all'inizio


Letta: <Niente politica, dubbi solo tecnici> (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Corriere della Sera" del 17-07-2008)

Argomenti: Berlu Saccà

Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Sport - data: 2008-07-17 num: - pag: 50 categoria: REDAZIONALE La polemica Letta: "Niente politica, dubbi solo tecnici" ROMA - Nessun imbarazzo, soddisfazione generale e qualche distinguo tecnico. Il Milan Club Montecitorio, nella sua ala di centrosinistra, accoglie con gioia la notizia dell'arrivo di Ronaldinho al Milan. Anche se ieri l'Unità ha deciso di aprire il giornale così: "La crisi corre e lui compra Ronaldinho". Dove "lui" sarebbe il Cavaliere, nella duplice veste di proprietario del Milan e di premier. Che, alla faccia della stagnazione e della crescita bloccata, "si è tolto l'ultimo capriccio", sborsando 20 milioni. "è costato un sacco di soldi ma ne valeva la pena", avrebbe confidato ieri Berlusconi al pranzo con i parlamentari del Pdl. Acquisto incauto? Inutile chiederlo a un milanista e leghista come Matteo Salvini, entusiasta: "è l'ennesima promessa elettorale mantenuta, dopo l'abolizione dell'Ici. Ora aspettiamo il federalismo fiscale". Ma anche il centrosinistra milanista si schiera compatto. Enrico Letta, membro del Milan Club Montecitorio, nonché ministro ombra del Lavoro del Pd, non ha nessuna critica per l'esborso finanziario - "Il calcio e la politica sono due cose separate" -, ma ha qualche dubbio sulla scelta del calciatore: "Con gli stessi soldi potevamo portarci a casa un portiere e un difensore: che ci servono più di un fantasista". Daniele Marantelli, deputato varesino del Pd, nonché "centrocampista alla Pirlo" nella nazionale parlamentari, se la prende con chi critica l'acquisto di Ronaldinho: "è il solito approccio elitario che richiama una delle peggiori tradizioni della sinistra, anche se certamente in buona fede. In un'ora ci sono stati 3 mila nuovi abbonamenti: tutti ultrà di Forza Italia? Ricordiamoci che il calcio è una delle prime dieci aziende del Paese". Fosse per lui, Marantelli inserirebbe "nel patrimonio dell'umanità i più grandi numeri dieci della storia, da Pelé a Maradona. E, ovviamente, Rivera". Più articolato, ma sulla stessa linea, Gianclaudio Bressa, deputato bellunese del Pd: "Troppi soldi? Non scherziamo, stiamo parlando di cose serie. Sarebbe come dire alla Fiat di smettere di investire su nuovi modelli. Detto questo, dal punto di vista tecnico avrei preferito Adebayor: abbiamo già abbastanza trequartisti. Ma se il Milan Lab ci fa l'ennesimo miracolo e lo rimette in sesto, va benissimo Ronaldinho". Alessandro Trocino.

Torna all'inizio


Accordo in vista per usare i ripetitori di Mediaset (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Giornale.it, Il" del 17-07-2008)

Argomenti: RAI MEDIASET

N. 169 del 2008-07-17 pagina 27 Accordo in vista per usare i ripetitori di Mediaset di Redazione Come si fa a ridurre i costi in una televisione? Per esempio, partendo dagli impianti di base, cioè dal sistema di trasmissione. Il costo del mantenimento dei ripetitori è elevato: quale soluzione migliore di sfruttare quelli di un'altra azienda televisiva, gigantesca, che ne ha di potentissimi? Per esempio, quelli di Mediaset? Sembra proprio che su questa questione si stia definendo un accordo tra Telecom media e il gruppo del Biscione. Del resto, che può fare una Tv piccola piccola di fronte ai grandi competitori come Rai, Mediaset e Sky? La soluzione più praticabile è allearsi con uno dei contendenti. E l'ottica de La7 è risparmiare per sopravvivere: ridurre i costi, in tutte le maglie di produzione, dalla trasmissione del segnale ai compensi delle star. © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano.

Torna all'inizio


Ma la Lega Nord non ha fretta: diamo la priorità al federalismo (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Giornale.it, Il" del 17-07-2008)

Argomenti: Berlu Saccà

N. 169 del 2008-07-17 pagina 4 Ma la Lega Nord non ha fretta: diamo la priorità al federalismo di Anna Maria Greco Calderoli avverte: "L'agenda 2008 è piuttosto piena" E Cicchitto assicura: "Rispetteremo il doppio impegno" da Roma La doccia fredda arriva da Roberto Calderoli, proprio il giorno dopo l'annuncio del Guardasigilli Angelino Alfano, che a settembre vuole presentare alle Camere una riforma organica della giustizia. "Abbiamo fatto - dice, invece, il ministro leghista per la Semplificazione - una tabella temporale delle riforme e in quella tabella la riforma della giustizia non c'è. Questo non vuol dire che non si farà, ma viene dopo". La Lega, si sa, è preoccupata innanzitutto per il federalismo fiscale. Vuole che sia approvato al più presto dal parlamento e vede altre urgenze prima della riorganizzazione del pianeta giustizia. Teme che l'ingorgo dei lavori parlamentari, alla ripresa di fine estate, faccia slittare le norme che più stanno a cuore a Umberto Bossi e ai suoi. E poi, il Carroccio si preoccupa che lo scontro con il Pd possa aggravarsi sui temi della giustizia e che questo interrompa il dialogo e si ripercuota negativamente sui tempi d'approvazione del federalismo. "In autunno - spiega infatti Calderoli - abbiamo il federalismo fiscale, il codice delle autonomie e poi la finanziaria. A seguire, la riforma costituzionale. Una riforma della giustizia ci può anche stare, ma il 2008 è piuttosto pieno". Per la Lega, insomma, si parla del 2009. Eppure, la volontà di affrontare presto i nodi della giustizia viene confermata con decisione dal premier, Silvio Berlusconi. Per il ministro della Giustizia a settembre i suoi uffici avranno completato il pacchetto di provvedimenti e, dopo le consultazioni con magistratura e avvocatura, si potrebbe aprire il confronto alle Camere. Perché la riforma, secondo Alfano, deve andare avanti "in tempi rapidi". "C'è tempo per tutto. È lungo l'autunno", replica a Calderoli Maurizio Gasparri di An. Getta acqua sul fuoco il presidente del gruppo del Pdl in Senato. Assicura che da metà settembre a Natale, "con il ritmo che abbiamo e con i numeri che abbiamo, possiamo approvare un sacco di cose". Per Gasparri, organizzando bene i lavori parlamentari, non c'è bisogno di "mettersi a fare le gare", ma si può attuare tutto quello che c'è nel programma, dal federalismo fiscale alla riforma della giustizia. La Lega è preoccupata che s'interrompa il confronto col Pd sul federalismo? "Non lo so - risponde Gasparri -, mi pare che con il Pd sia facile scontrarsi su qualsiasi cosa. Però io sarei molto sereno e positivo: faremo l'una e l'altra cosa entro la fine dell'anno". Anche Fabrizio Cicchitto è convinto che si possano conciliare le due riforme e parla di "doppio impegno". "Sulla riforma organica della giustizia - spiega il capogruppo alla Camera del Pdl - abbiamo visto che c'è anche un pezzo dell'opposizione, rappresentato dall'Udc, che dovrebbe essere d'accordo sulla necessità di farla". Fa eco il ministro per l'Attuazione del programma, Gianfranco Rotondi: "La riforma della giustizia è una priorità del nostro programma di governo e sicuramente il ministro Alfano non lascerà la giustizia italiana nelle condizioni in cui l'ha trovata". Insomma, la "grande occasione", come dice Daniele Capezzone, per cambiare dalle fondamenta il sistema giustizia non sarà persa. Per il portavoce di Fi sarà una riforma "epocale" e chiuderà "una partita ventennale con i giustizialisti". Anche i garantisti di sinistra, aggiunge, "potranno dare una mano". © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano.

Torna all'inizio


Giustizia, il premier: "Non mi ferma nessuno" (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Giornale.it, Il" del 17-07-2008)

Argomenti: Berlu Saccà

N. 169 del 2008-07-17 pagina 0 Giustizia, il premier: "Non mi ferma nessuno" di Vincenzo La Manna Il Cavaliere a Forza Italia: "Faremo subito la riforma della giustizia Immunità parlamentare al primo punto". E in serata a Villa Madama cena con i big di industria e finanza. Ma la Lega frena: prima il federalismo Roma - Avanti tutta, e subito, sulla riforma della giustizia, "sin dalle fondamenta ". E poi. Rilanciare l'economia, spingendo sempre più sull'energia nucleare. Ma accelerare pure sul partito unico, per sciogliere Forza Italia e An entro gennaio. Epuntare a "battezzare " il Pdl alle prossime Europee, magari con sbarramento al 5% e liste bloccate. A ora di pranzo, Silvio Berlusconi detta la linea politica e indica le priorità, chiamando a raccolta, per oltre due ore, gli europarlamentari azzurri. E se la Lega, con Roberto Calderoli, frena sull'urgenza della riforma del sistema giudiziario, puntando su federalismo fiscale e codice delle autonomie, il premier invece accelera. "è il primo punto sul quale investire l'azione di governo", magari già da settembre, rimarca Berlusconi ai deputati europei, riuniti in un hotel romano, pronti a riassumere il suo intervento. "La gente è con me e io vado avanti in maniera determinata", sottolinea il Cavaliere, convinto che oggi serva una "riforma giusta per il Paese". è necessario quindi un cambio di passo, deciso, che riprenda il programma elettorale del 2001. Ovvero: immunità parlamentare, riforma dell'ordinamento giudiziario e del Csm, priorità dell'azione penale.Unobiettivo chiaro e motivato, da ottenere magari con il contributo di un comitato di saggi (tra i papabili l'ex giudice della Corte costituzionale, Romano Vaccarella). "La giustizia in Italia influisce nella vita di tutti i giorni di ogni cittadino" e viene usata per "condizionare l'economia e la politica", spiega a porte chiuse il leader di Forza Italia, che denuncia poi l'accanimento giudiziario vissuto negli ultimi anni e assicura: "Non mi fermerò mai e non mi fermerà nessuno". Pronto a ricordare, in un breve passaggio ad hoc, che le intercettazioni telefoniche andrebbero limitate ai reati più gravi (mafia e terrorismo). Ma non solo giustizia nel menù. Berlusconi, infatti, non nasconde la preoccupazione per la "crisi economica globale", accentuata negli ultimi mesi dall'aumento esponenziale del prezzo del petrolio. Un problema da risolvere al più presto, ribadisce, favorendo lo sviluppo dell'energia nucleare. Di concerto con il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, con cui, assicura il premier, non vi è alcun dissidio, anzi. "Tra noi vi è un dialogo continuo e costante - riferisce Berlusconi ai presenti -. Certo, ogni giorno devo contrattare con lui, come ad esempio sui fondi riguardanti le forze dell'ordine, ma in ogni caso non c'è alcun contrasto. Il fatto è che la crisi è globale". Una tematica delicata, che ritorna, stavolta a ora di cena, nell'incontro con una delegazione di imprenditori "del fare" (presente Emma Marcegaglia, presidente di Confindustria), tenutosi a Villa Madama, alla quale partecipano anche i ministri economici, capitanati proprio da Tremonti. Dall'economia all'emergenza rifiuti. Ormai archiviata, rassicura Berlusconi, grazie all'avvenuto smaltimento di 35mila tonnellate d'immondizia. Un risultato che verrà suggellato domani a Napoli, dove si svolgerà non a caso il prossimo Consiglio dei ministri. Ma c'è anche il percorso verso la nascita ufficiale del Pdl, da portare con celerità a compimento insieme ad An, tra le "pietanze" servite dal Cavaliere agli eurodeputati guidati da Stefano Zappalà. Bisogna fare presto, spiega Berlusconi, il cui auspicio è arrivare entro gennaio allo scioglimento dei due partiti e celebrare di conseguenza il primo congresso del Pdl. In modo da presentarsi con un simbolo unico alle Europee del 7 giugno e portare una pattuglia italiana più numerosa nel Ppe. Un appuntamento importante, per il premier, a cui vorrebbe giungere con una legge elettorale differente rispetto a quella attuale. Preferibilmente con uno sbarramento al 5% (si può trattare magari fino al 4%), liste bloccate, senza quindi voti di preferenze, con un collegio unico nazionale. Di tutto, di più, insomma, nella lunga colazione di lavoro. Anche calcio. Milan, in particolare. E non poteva essere altrimenti, visto che per tutta la mattinata circolano voci incontrollate su una partenza improvvisa del premier alla volta di Milanello, per presentare alla stampa il neoacquisto dei rossoneri, Ronaldinho. Ma così non è. Il Cavaliere, non più presidente del club, rimane a Roma. Ma una battuta, almeno una battuta, la concede: "Ronaldinho? Mi è costato un sacco di soldi, ma ne valeva la pena... ". © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano.

Torna all'inizio


Finita l'emergenza a Napoli? Macché, resta in periferia... Cara Unità, abito (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Unita, L'" del 18-07-2008)

Argomenti: Berlu Saccà

Stai consultando l'edizione del Finita l'emergenza a Napoli? Macché, resta in periferia... Cara Unità, abito a Giugliano nella provincia napoletana, e quando, attraverso gli organi d'informazione, leggo o sento dire che "l'emergenza rifiuti è risolta" monta ancora di più la rabbia che sta accompagnando il nostro vivere quotidiano da anni. È possibile che si possa mentire così spudoratamente, e nessun organo d'informazione possa o riesca a dimostrare il contrario? Comprendo che l'Unità, e lo faccio da oltre 45 anni cioè da quando la leggo, non riesca ad inserire nel giornale una cronaca di Napoli (nella zona di Napoli nord arriva quella di Firenze!), ma in queste occasioni un servizio più approfondito con foto e resoconti andrebbe molto bene. Qui si tratta di smontare una propaganda falsa come la maggior parte delle dichiarazioni dette e smentite. Napoli non è la Campania, addirittura il Centro storico di Napoli o Piazza Pebliscito, dove si riunirà il prossimo Consiglio dei ministri, non è la Campania. L'emergenza rifiuti è regionale, le periferie di Napoli e la sua provincia sono ancora colme di spazzatura. Le tivù, pubbliche e private, la stampa, facendo il filo al governo, mostrano quello che più compiace a chi comanda, nascondendo la realtà e propagandando quello che hanno detto loro di far vedere o di dire, senza averne appurato la verità. E questo non è giornalismo! L'Unità questo non lo può fare, non lo deve fare. Sembra un grido di aiuto..... in effetti lo è. Ciro Medolla, Giugliano (Na) Strade pulite? Ma per favore... Cara Unità, è cominciato il battage pubblicitario pro governo per la presunta soluzione dei rifiuti a Napoli. "Vedete, le strade sono pulite, come promesso". Sì, ma, ci dicono , per favore, dove sono finiti quei rifiuti? Perché non vorrei che non si pulisse il salotto buono mettendo la polvere sotto il tappeto. In questo caso, il problema sarebbe tutt'altro che risolto. Giovan Sergio Benedetti, Lucca Qui i rifiuti ci sono ancora Caro Direttore, oggi 18 luglio Berlusconi sarà a Napoli ad annunciare che l'emergenza spazzatura è finita. Allora vi invito a casa mia, la spazzatura nella mia strada la raccolgono quasi tutti i giorni,perché ci sono gli ambulatori asl, ma svuotano solo il cassonetto (!), non raccolgono tutto ciò che sta intorno. non ci sono spazzini, sono anni che le strade non vengono lavate, c'è un fetore insopportabile, specialemnte con questo caldo, non si disinfetta, essendoci anche un cdr che funziona male, immaginate in che paradiso viviamo. Ma oramai l'emergenza è finita perché lo dicono i media, e se lo dicono loro allora è vero! E chissenefrega se epatiti e tumori non hanno uguali in tutta Italia! Cordiali saluti Imma Fiorillo Quando l'Italia si libererà? Cara Unità, quando verrà liberata l'Italia da questo padre padrone che da 15 anni non solo comanda tutto il paese ma imbroglia con la sua ipocrisia e impostorita gli Italiani e tutta l'Europa? A che santo dobbiamo pregare per salvare l'Italia? Betty Rispoli Caso Saccà Curzi che cosa fa? Cara Unità, ho letto con sgomento l'intervista a Sandro Curzi e la sua decisione di astenersi sulla mozione presentata dal Direttore generale della Rai, Cappon, nella quale proponeva al CdA il licenziamento di tale Saccà per palese violazione del Codice Etico aziendale, interessi privatissimi, in combutta con l'alto (si fa per dire) statista di Arcore assai interessato a piazzare le "bambine" in Rai ed a strappare qualche libidinoso senatore dalla già esigua maggioranza prodiana. Cioè di fronte a fatti inconfutabili, Curzi si è astenuto sostenendo che tanto la mozione non sarebbe passata lo stesso (la maggioranza del CdA, come noto, è sempre stata in mano ai berluscones) e che la questione si doveva affrontare subito, come se l'attuale maggioranza del CdA, sette mesi fa, forse avrebbe approvato il il licenziamento di Saccà. Consiglierei a Curzi (anche se è troppo tardi) maggior cautela: se non altro, per non dare anche l'impressione di una comprensione umana verso quanti amano mangiare contemporaneamente in due piatti. Cordiali saluti Giovanni Di Nino Lotta all'evasione Il governo ci ripensa Cara Unità, vorrei portare a conoscenza di quei cittadini onesti che hanno votato Pdl alcune novità in materia di lotta all'evasione fiscale, tanto cara al loro partito. Con il decreto legge 112/08, il governo Berlusconi ha cancellato l'obbligo, imposto dal decreto Prodi 231/07, di inserire il codice fiscale nella girata degli assegni trasferibili e ha riportato la soglia dei pagamenti in contanti o con assegni "liberi" sotto la soglia dei 12.500 euro (in luogo dei 5.000 euro previsti dal decreto Prodi). Sempre nell'ottica delle "semplificazioni" scompare anche per i professionisti l'obbligo introdotto nel 2006 di far transitare incassi e prelievi su un conto corrente bancario o postale e soprattutto viene abolita la norma, prevista dal decreto Visco-Bersani in materia di tracciabilità, che imponeva la riscossione dei compensi professionali mediante strumenti tracciabili e non in contanti. Gli evasori ringraziano, i cittadini onesti no. Laura Caramante, Pisa Dopo Berlusconi Cosa resterà del Paese? Cara Unità, il Governo vara decreti a ciclo continuo che farebbero impallidire qualsiasi Nazione civile. Il Presidente del Consiglio parla - all'estero - che, se sarà necessario per governare bene, metterà mano alla Costituzione modificandola a suo gusto e interesse. Il cosiddetto "pacchetto sicurezza" è stato solo una grande bufala, la situazione economica italiana è arrivata all'estremo, e il ministro Alfano dichiara che rivedrà le leggi attuali sulla giustizia. Alla luce dei concretissimi fatti d'Abruzzo, sempre all'estero e senza nulla sapere della cosa, Berlusconi parla del solito teorema e approfitta per continuare ad insultare i giudici. Tanto ormai è bello che a legibus solutus. L'altro giorno ha tolto la parola al presidente Barroso per recitare una delle sue tante pantomime. Insomma, senza continuare un elenco che sarebbe lunghissimo, visto quanto è successo in poco tempo, cosa resterà del Paese fra tre mesi quando l'opposizione, il 25 di Ottobre, deciderà di presentare il conto a Berlusconi ? La domanda certamente retorica che mi viene è: ma in quale Paese viviamo? Con la solita amicizia Silviano Forte.

Torna all'inizio


Giustizia I processi (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Corriere della Sera" del 18-07-2008)

Argomenti: Berlu Saccà

Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Primo Piano - data: 2008-07-18 num: - pag: 6 categoria: REDAZIONALE Giustizia I processi Rai, in aula contro Silvio i "diffamati" A settembre Si terrà il 29 settembre a Roma la prima udienza della causa intentata da 43 dipendenti Rai contro Silvio Berlusconi per diffamazione. Il punto di partenza era un passaggio di un colloquio intercettato tra lui e Agostino Saccà: in Rai non c'è nessuno che non sia raccomandato, si lavora solo se ti prostituisci o sei di sinistra. Lo scrive L'Espresso in edicola oggi.

Torna all'inizio


A Novi la scommessa Moncalvo (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Stampa, La" del 18-07-2008)

Argomenti: RAI MEDIASET

ELEZIONI AMMINISTRATIVE.VICE SINDACO SARA' UN ESPONENTE DELLA LEGA NORD A Novi la scommessa Moncalvo Le segreterie dei partiti Forza Italia, An, Udc Npsi e La Destra, d'accordo sul suo nome [FIRMA]GINO FORTUNATO NOVI LIGURE Il centrodestra ha ufficializzato in un documento la candidatura a sindaco di Novi del giornalista Gigi Moncalvo, che lavorò a Mediaset e di recente è stato in Rai dopo aver diretto un settimanale nel Novese. Si contrappone al sindaco in carica Lorenzo Robbiano. Una candidatura che era nell'aria da tempo. Inizialmente aveva suscitato qualche perplessità da parte di alcuni esponenti del centrodestra, di qualche elemento della Lega Nord in particolare; ma adesso tutti, o quasi, sono d'accordo sul fornire a Moncalvo l'appoggio necessario per espugnare una delle roccaforti del centrosinistra in provincia. Il documento sottoscritto dalle segreterie dei partiti vede Piero Vernetti, coordinatore di Forza Italia come primo firmatario, insieme ai rappresentanti della Lega Nord, Udc, An, Npsi e La Destra. Questo documento giudica "innovativa" la candidatura Moncalvo, definita "di grande valore politico e strategico, per costruire un'alternanza di governo all'attuale amministrazione, con un programma che, partendo dalla peculiarità di cui in passato sono stati portatori i singoli gruppi politici, sappia fondersi in un unico progetto per la crescita di Novi". Si profila un "duello" che contrappone Robbiano, politico di lunghissimo corso (a sua volta giornalista), che sul suo piatto metterà le opere pubbliche realizzate negli anni della sua amministrazione, ad un volto noto non solo ai novesi, ma di profonda cultura e capacità di comunicazione. Il primo atto politico del Pdl, espresso all'insegna della "trasparenza", riguarda la carica di vicesindaco: nell'ipotesi di vittoria la carica andrà alla Lega Nord: logico pensare ad Antonio Morettini. "Gli altri ruoli - specifica ancora il documento ufficiale del Pdl - saranno assegnati sulla base del consenso elettorale, tenendo conto del contributo personale offerto dalle singole figure". Luigi "Gigi" Moncalvo, 58 anni, laureato in Scienze politiche, è giornalista dal '76. Ha lavorato in diversi quotidiani nazionali. Ha curato programmi televisivi per le reti Fininvest e ha condotto il primo TG5. E' stato direttore de "La Padania" e ha curato il programma "Alta tensione" per Telepadania, prima di approdare in Rai (fino all'inizio di quest'anno) dove ha condotto il programma d'approfondimento "Confronti".

Torna all'inizio


Rai, il governo boccia il garante "non serve una nuova riforma" - aldo fontanarosa (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Repubblica, La" del 18-07-2008)

Argomenti: RAI MEDIASET

Rai, il governo boccia il Garante "Non serve una nuova riforma" Romani difende la Gasparri. Saccà sospeso 10 giorni Melandri: "Disponibili a confrontarci, ma dal Pdl solo silenzio". Gli avvocati del direttore di Rai fiction contro la sospensione ALDO FONTANAROSA ROMA - Sei mesi di montagne russe e scontro politico, lo scandalo delle intercettazioni e delle ballerine, il caso Saccà. Il sottosegretario alle Comunicazioni Paolo Romani non è per niente impressionato dal momento buio della Rai e respinge dunque l'invito del Garante per le Comunicazioni Calabrò perché si riformi la tv di Stato. Le regole del gioco - dice Romani alla Camera - vanno bene così come sono. Il governo, quindi, non cambierà la legge Gasparri e confermerà i criteri di nomina dei consiglieri della Rai. A sceglierli saranno ancora i partiti: "Non mi spaventa - spiega Romani - che il Parlamento sia azionista di riferimento della televisione pubblica". Il sottosegretario esclude anche che frequenze tv tradizionali, oro purissimo oggi nelle mani di Rai e Mediaset, possano andare a nuovi editori come l'Unione Europa vuole. Per il governo italiano, questa redistribuzione non è necessaria. Romani pensa che il pluralismo sarà comunque garantito dal digitale terrestre, che moltiplica i canali e non è più una tecnologia fantasma. Sei milioni di famiglie la usano. Deluso l'ex ministro Paolo Gentiloni, del Pd: "Colpiscono i silenzi di Romani su Rai e frequenze. Anche sull'Internet veloce, il governo unisce tanti slogan ai tanti tagli. Noi avevamo stanziato 50 milioni per lanciare la banda larga, loro li hanno cancellati". Giovanna Melandri, lei pure del Pd, conferma la disponibilità a progettare una Rai nuova insieme all'esecutivo. "Ma le contraddizioni interne alla maggioranza le impediscono di sottoporci un progetto credibile". Viale Mazzini, intanto, continua a ballare. Come anticipato a Repubblica, il direttore generale della Rai Cappon sospende Agostino Saccà dal suo incarico di direttore di Rai Fiction e dallo stipendio per 10 giorni. La sanzione - che rientra nei poteri del direttore generale - arriva a poche ore dalla decisione del consiglio di bloccare il licenziamento di Saccà (proposto dallo stesso Cappon). Gli avvocati di Saccà impugnano la sospensione e annunciano le barricate contro l'intenzione di Cappon di trasferire il capo di Rai Fiction ad altro incarico. Sarebbe - dicono - un "atto persecutorio". Saccà incassa, poi, l'appoggio di registi e professionisti come Liliana Cavani, Lina Wertmuller e Vittorio Storaro preoccupati dalla crisi infinita che investe Rai Fiction. Mentre i dirigenti della Rai negano di aver difeso Saccà in azienda. Invece Carlo Verna, leader del sindacato dei giornalisti, chiede il perdono per tutti i dipendenti di Viale Mazzini colpiti da provvedimenti disciplinari. La provocazione cade a poche ore dalla clamorosa assoluzione di Saccà in consiglio. Batte un colpo infine Leoluca Orlando (Italia dei Valori), candidato alla presidenza della commissione di Vigilanza Rai: zittire voci scomode come Grillo, Guzzanti o Travaglio - spiega - sarebbe un tragico errore. Parole che il centrodestra accoglie con ironia e disprezzo. E mentre il consigliere Rai Urbani (Pdl) fa visita a Palazzo Chigi, l'Autorità per le Comunicazioni discute per la prima volta il caso di Giancarlo Innocenzi, commissario toccato dallo scandalo delle intercettazioni. Il Servizio Giuridico dell'Autorità è stato incaricato di una relazione sul caso. Innocenzi - assente ormai ad ogni uscita pubblica dell'Autorità, al Quirinale come alla Camera - era assente anche alla riunione dell'organismo di garanzia, ieri.

Torna all'inizio


"Com'è bella Napoli liberata dai rifiuti" (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Giornale.it, Il" del 18-07-2008)

Argomenti: Berlu Saccà

N. 170 del 2008-07-18 pagina 0 "Com'è bella Napoli liberata dai rifiuti" di Eleonora Barbieri Intervista all'armatore Vincenzo Onorato, proprietario della Moby: "Senza monnezza questa città può andare a gonfie vele". Sulla soluzione: "Berlusconi ci ha messo tutto se stesso e finalmente i risultati si sono visti" Milano - Velista, imprenditore, napoletano trapiantato a Milano. Il primo pensiero di Vincenzo Onorato di fronte alle foto delle strade di Napoli ripulite dalla monnezza è stato: "Finalmente". E poi: "Speriamo in Dio di andare avanti così". Scaramantico, il patron di Mascalzone latino e presidente di Moby Lines. Prudente, dopo tanti mesi di emergenza. Oggi il premier sarà di nuovo a Napoli, la città torna a respirare. Che cosa ha provato quando ha visto le strade sgombre? "Una grandissima gioia. Per risolvere il problema rifiuti ci volevano tutto l'impegno e tutta la determinazione di Berlusconi". La città è di nuovo bella? "Certo. Napoli è meravigliosa, ma era come una bellissima donna violentata. In questi mesi la sua bellezza è rimasta sepolta sotto cumuli di immondizia, ora è tornata a risplendere". Come ha vissuto questi mesi di emergenza? "Un dolore immenso. Con Mascalzone latino porto la bandiera napoletana in giro per il mondo con orgoglio. Vorrei che si parlasse della mia città per qualcosa di diverso dalla camorra e dai rifiuti. Ora l'immagine di Napoli è tutta da ricostruire: bisognerà lavorare a lungo, con impegno e determinazione". In quale direzione? "Innanzitutto liberandola definitivamente dal problema immondizia. Come Moby stiamo pensando a un progetto, con altri imprenditori napoletani. E poi serve un programma per far rinascere la città a livello internazionale". Un'Expo napoletana? "Vivo a Milano, sono contento che ospiti l'Expo. Anche Napoli ha bisogno di un progetto, che deve venire dal mare, perché quella è la sua vocazione. Da velista e da napoletano penso alla città come tappa della Coppa America per rilanciarne l'immagine. Valencia ha ottenuto due miliardi e mezzo di investimenti, ha creato 84mila posti di lavoro. Mi batterò in ogni modo perché nel 2010 Napoli riesca a essere scelta almeno come una tappa della manifestazione". è stato a Napoli durante l'emergenza? "Ci torno sempre, periodicamente. Così in questi mesi. Ogni volta il degrado avanzava. Era invivibile. Ci sono state grosse responsabilità delle amministrazioni, ma ora ci vogliono cuore e determinazione. Come quelle che ci sta mettendo Berlusconi. In questo momento gode di un patrimonio consenso enorme a Napoli: deve alimentarlo continuando lungo questa strada". Perché l'emergenza è durata così a lungo? "Ci sono responsabilità precise degli amministratori". è stato a Napoli in questi ultimi giorni? "Ci sono stato qualche settimana fa. Ma le foto delle strade pulite mi hanno incuriosito, ne ho subito parlato con i miei amici". Che cosa dicono? "Che il governo è partito bene. Ci sono grandi speranze e aspettative". E che cosa ha pensato per la sua città? "Finalmente. L'ultima volta che sono stato a Napoli ero con mia figlia di 7 anni, voleva visitare Pompei. Sotto casa è passato un camion stracolmo di rifiuti e lei mi ha chiesto: che cosa sono? Io le ho detto che Babbo Natale aveva dimenticato tutti i sacchi dei regali. Mi vergognavo a dirle la verità, anche lei ha sangue mezzo napoletano". Ci ha creduto? "Mi ha risposto: e perché i regali puzzano così tanto?". Avrebbe resistito nella Napoli sommersa dai rifiuti? "No. Molti miei amici si sono trasferiti sulle isole. La situazione era insostenibile". Come si sono comportati i napoletani? Che cosa avrebbero dovuto fare? "Ho condiviso il loro sdegno. Il napoletano ha iscritto nel Dna il senso della precarietà e della rassegnazione. Anche i cumuli nelle strade, all'inizio, sono stati accolti come sempre: con rassegnazione. La vera novità, questa volta, è stata la ribellione dei napoletani. Un cambiamento sociale e culturale radicale, che ha dato i suoi frutti. è stata messa in discussione l'amministrazione della città, oggi le vie sono pulite. è la prima volta". © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano.

Torna all'inizio


L'abbraccio mortale che soffoca la rai - giovanni valentini (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Repubblica, La" del 19-07-2008)

Argomenti: Berlu Saccà

Commenti IL SABATO DEL VILLAGGIO L'ABBRACCIO MORTALE CHE SOFFOCA LA RAI GIOVANNI VALENTINI Il pluralismo e la libertà dell'informazione sono colpiti al cuore e con essi uno dei centri nervosi di un sistema democratico. (da un articolo di Walter Veltroni in "Rinascita" n. 35, 8 settembre 1984) Non s'era ancora spento l'eco del j'accuse contro la Rai lanciato dal presidente dell'Autorità sulle Comunicazioni, Corrado Calabrò, che il servizio pubblico è ripiombato nel baratro di una crisi profonda, d'immagine e di credibilità. Nella sua relazione annuale, il Garante aveva appena denunciato che l'azienda è "paralizzata da spinte e controspinte politiche", sollecitando una riforma del servizio pubblico e auspicando che sia finalmente "svincolato dall'abbraccio dei partiti". Ed ecco che a distanza di ventiquattr'ore il consiglio di amministrazione ha bocciato la proposta del direttore generale, Claudio Cappon, di licenziare Agostino Saccà, il capo della fiction coinvolto nelle compromettenti intercettazioni delle telefonate intercorse in passato con Silvio Berlusconi. Quella di mercoledì scorso, come ha scritto il consigliere Carlo Rognoni sull'Unità, "è stata una delle giornate più nere nella storia del servizio pubblico". In un colpo solo, il vertice di viale Mazzini ha delegittimato in pratica il proprio direttore generale; ha avallato un comportamento gravemente scorretto di un suo dirigente, accusato di slealtà dallo stesso Cappon; e soprattutto ha convalidato definitivamente la sottomissione dell'azienda alla logica distorta della politica, agli interessi e alle prevaricazione di una parte politica che s'identifica con Berlusconi, sia quando sta al governo sia quando sta all'opposizione. Una pietra tombale sulla tv pubblica, asservita al potere e allo strapotere del Cavaliere, della tv privata e cioè del suo principale concorrente. Ha un bel dire, allora, il Garante sulla privacy che le intercettazioni sono un'anomalia tutta italiana. D'accordo, ma come definirebbe l'illustre professor Pizzetti una vicenda così incresciosa? E qual è l'interesse che merita maggior tutela fra il legittimo diritto alla riservatezza di Saccà o di Berlusconi e l'ancor più legittimo diritto di milioni di cittadini, telespettatori e abbonati, di sapere come viene amministrato e diretto il servizio pubblico, in base a quali criteri e a quali convenienze? è più grave il fatto in sé oppure che il medesimo venga rivelato attraverso le intercettazioni? Quando Saccà parla al telefono con Berlusconi e riceve segnalazioni o raccomandazioni di attrici e attricette; tratta con lui sul progetto di un'azienda di fiction da costituire al di fuori della Rai; e infine si presta a ordire con il capo dell'opposizione un complotto per far cadere il governo in carica, prima ancora del licenziamento merita la pubblica condanna, il biasimo della società civile, la censura professionale. Non è tanto la mancata reazione che gli va contestata, in ossequio al discutibile criterio "così fan tutti"; quanto una tale subalternità da autorizzare il suo interlocutore a considerarlo un sodale, un famiglio o addirittura un complice. Ma l'aspetto più sconcertante è che si tratta appunto di un funzionario pubblico, un dipendente di un'azienda di Stato, un dirigente della tv pubblica che compete direttamente con quella commerciale sul piano degli ascolti e della raccolta pubblicitaria. Sarà anche vero che erano già passati sette mesi, senz'altro troppi, dall'inizio di questa storia. E avrà pure sbagliato la Rai o il direttore generale a sospendere Saccà, tenendo il caso in stand-by, senza prendere una decisione formale. Tanto da indurre il Tar del Lazio a pronunciarsi contro questo primo provvedimento. Ma francamente sorprende che due consiglieri di amministrazione, entrambi estranei all'attuale maggioranza, abbiano deciso alla fine di astenersi contribuendo così a respingere la proposta di licenziamento: la soluzione non può essere quella di trasferire o destinare il dirigente ad altro incarico, bensì di riconoscere e sanzionare la sua "incompatibilità" rispetto all'azienda, come ha dichiarato fin dall'inizio lo stesso presidente Petruccioli.. Al di là della sorte personale di Saccà, qui è in gioco infatti il futuro del servizio pubblico, il suo ruolo e la sua funzione istituzionale. Ora il direttore di Rai Fiction diventa il "testimonial" più rappresentativo, l'icona vivente del duopolio tv, incarnando la doppia concentrazione di due aziende unificate di fatto sotto l'egida berlusconiana, capaci di aggregare insieme l'82,3% degli ascolti e l'84,1% dei ricavi pubblicitari. Un mostro a due teste, metà pubblico e metà privato, che divora risorse a danno di tutti gli altri media, vecchi e nuovi. E quindi, a scapito del pluralismo dell'informazione e della libera concorrenza. Non meraviglia affatto, in tutto ciò, che il sottosegretario alle Comunicazioni, Paolo Romani, respinga l'autorevole sollecitazione del Garante ad approvare la riforma della Rai. A lui e alla sua parte politica, sta bene la legge Gasparri così com'è. E poco importa che questa legge-vergogna sia stata già bocciata dalla Commissione europea, provocando poi l'apertura di una procedura d'infrazione contro l'Italia davanti alla Corte di giustizia che potrebbe anche comminare una maxi-multa a carico del nostro bilancio statale. Per i signori della maggioranza, evidentemente la politica è tutta una fiction, nel doppio senso di una finzione, di una sceneggiata e in quello ancor più materiale di una riduzione agli affari televisivi. Al contrario dell'Unione europea, il sottosegretario Romani ritiene che le frequenze analogiche non debbano essere redistribuite fra nuovi editori e che in futuro il pluralismo sarà garantito dal digitale terrestre. Ma anche questo non meraviglia più di tanto. Fino al '96, quando fu eletto parlamentare nelle file di Forza Italia, lo stesso Romani era titolare e amministratore di "Lombardia 7", poi fallita nel '99 con debiti per oltre 12 miliardi di lire. Ed era una delle 39 emittenti locali con cui nel 2003 la Rai, diretta allora da Flavio Cattaneo, stava trattando l'acquisto delle frequenze per il passaggio al digitale, in un'operazione per complessivi 123 milioni di euro bloccata in extremis dall'ex presidente Lucia Annunziata. (sabatorepubblica. it).

Torna all'inizio


Lui lo sa (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Unita, L'" del 19-07-2008)

Argomenti: Berlu Saccà

Stai consultando l'edizione del Lui lo sa Marco Travaglio Non occorreva Nostradamus per prevedere che Al Tappone non si sarebbe fermato neppure dopo il Lodo Alfano. Bastava un pizzico di memoria storica. Chi, da 15 anni, cede a ogni sua estorsione, pagando pizzi e riscatti in nome del "male minore", convinto che "è l'ultima volta", deve poi amaramente constatare - anche se non lo ammette mai - che l'ultima volta è sempre la penultima e che ogni male minore prelude sempre a un male peggiore. Conquistata l'impunità per sé e per le altre tre cariche dello Stato, Al Tappone ha subito annunciato le prossime mosse: immunità parlamentare per tutti (poi provvisoriamente ritrattata per tener buona la Lega), fine dell'azione penale obbligato- ria (le priorità le decide il Parla- mento, cioè lui), pm al guinzaglio dell'esecutivo come ai tempi del fascismo, "riforma del Csm" per renderlo ancor più politicizzato (aumento dei membri laici e silenziatore sui pareri, ora dovuti per legge, per ogni riforma che investa la Giustizia). A questo punto chi non ha occhi e orecchi foderati di prosciutto dovrebbe porsi una domanda semplice semplice: ma davvero i quattro processi attualmente aperti a carico del Cainano giustificano questo suo scatenamento ossessi- vo, disperato e scalmanato? Il processo Mills andrà a sentenza in ottobre, quando il Lodo sarà già legge: il verdetto potrà riguardare solo l'avvocato presunto corrotto, e non il premier presunto corrut- tore, che verrà "stralciato" e tenuto in attesa che la Consulta si pronunci sulla costituzionalità del Lodo. Ma, appena il collegio presieduto da Nicoletta Gandus emetterà la sentenza su Mills, diventerà automaticamente incompatibile a giudicare poi Berlusconi. Se mai il processo ripartirà, per la bocciatura del Lodo o per l'uscita del Cainano da Palazzo Chigi (con perdita dell'immunità), dovrà occupar- sene un nuovo collegio. E dovrà ricominciare daccapo. Così la prescrizione, già ora agli sgoccioli, si mangerà il processo garantendo all'illustre imputato la consueta impunità. Lo stesso accadrà col processo sui diritti Mediaset, dove il collegio presieduto dal giudice D'Avossa potrà giudicare i coimputati del Cavaliere, ma non lui, che ne uscirà grazie al Lodo per tornare sotto processo solo fra qualche anno, con prescrizione assicurata. Gli altri due procedimenti, nati dalle sue telefonate con Saccà, sono ancora agli albori: l'uno, per corruzione del direttore di Raifiction, è in udienza preliminare tra Napoli e Roma; l'altro, per la compraven- dita di senatori dell' Unione, è in indagine preliminare a Roma. Se, come pare, tutto dovesse approdare nella Capitale, i rischi per Al Tappone sarebbero davvero minimi, anche senza immunità: non si ricorda, a memoria d'uomo, un potente uscito con le ossa rotte dal tribunale capitolino. Di che si preoccupa il Cainano? Che senso ha questo suo tuonare ogni santo giorno, da mane a sera, contro la magistratura, a costo di precipitare nei sondaggi, di logorare i rapporti con la Lega e di costringere un Pd così ansioso di "dialogo" a far la faccia feroce per tener buoni gli eventuali elettori? Delle due l'una: o il nostro ometto è uscito definitivamente di testa (l'altro giorno, per dire, ha paragonato Mara Carfagna a Santa Maria Goretti e se stesso al Brunello di Montalcino); oppure sa qualcosa che noi non sappiamo. La prima è altamente improbabile: la giustizia, per lui e la banda, è un tema troppo cruciale e presidiato da consiglieri, consigliori e azzeccagarbugli per esser lasciato alle mattane uterine di un misirizzi fuori controllo. La seconda è altamente probabile, almeno per chi conservi un pizzico di memoria storica. In questi 15 anni l'abbiamo visto più volte ululare alla luna. Sul momento, nessuno capiva il perché e lo credeva impazzito. Poi regolarmente la cronaca giudiziaria si incaricava di fornire una spiegazione plausibile. Una volta le rogatorie dall'estero, un'altra le rivelazioni dell'Ariosto, un'altra ancora le confessioni dei pentiti di mafia. Anche stavolta ci dev'essere qualcosa di grosso che bolle in pentola. Qualcosa che non coinvolga solo lui ­ ormai immune - ma anche qualcuno dei suoi complici sparsi per il mondo. Qualcosa che rende urgenti, anzi obbligate due controriforme sommamente impopolari: basta intercettazioni, basta inchieste sui politici e i loro amici. Noi non sappiamo ancora chi, cosa, perché. Lui sì. Ora d'Aria.

Torna all'inizio


A Roma anche gli atti su Berlusconi (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Unita, L'" del 19-07-2008)

Argomenti: Berlu Saccà

Stai consultando l'edizione del INCHIESTA SACCÀ A Roma anche gli atti su Berlusconi A Roma anche gli atti del procedimento contro Silvio Berlusconi per presunti episodi di corruzione nell'ambito dell'inchiesta su Agostino Saccà e l'inserimento nei cast di fiction Rai di attrici raccomandate. La decisione del gup Lia Paola Laviano riconosce competenza territoriale all'autorità giudiziaria capitolina dopo una richiesta in questo senso degli avvocati del premier tra cui Michele Cerabona. Lo scorso 4 giugno il gip Luigi Giordano aveva deciso in questa direzione riguardo la richiesta da inoltrare al Parlamento avanzata dal pm Vincenzo Piscitelli per utilizzare intercettazioni telefoniche tra Saccà e il premier, e quattro giorni più tardi lo stesso gup Laviano aveva deciso analogamente, trasferendo a Roma gli atti del procedimento contro Saccà. Alla base, la tesi che colloqui tra i due, in particolare uno del 6 luglio 2007, essendosi verificati mentre erano entrambi a Roma, "radicassero" il reato nella Capitale.

Torna all'inizio


L'appello degli intellettuali Compagno Saccà (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Unita, L'" del 19-07-2008)

Argomenti: Berlu Saccà

Stai consultando l'edizione del L'appello degli intellettuali "Compagno Saccà..." Toni Jop Segue dalla Prima Rileggi, il titolo: "Registi e attori in campo - Dalla Cavani a Faenza, appello per Saccà". Un caso umanitario? Il noto dirigente di Rai Fiction, che nelle intercettazioni sta agli ordini di Berlusconi signore dell'impero mediatico della concorrenza alle reti pubbliche, ha forse avviato lo sciopero della fame? Se sì, perché lo ha fatto, perché si priva della naturale quantità di carboidrati che mediamente gli dà le forze? In fondo è stato reintegrato dal consiglio di Amministrazione della Rai... ma forse non ha retto la esitante astensione di Curzi, questo magari lo ha umiliato, forse lo ha ferito il voto favorevole ma freddo di Petruccioli, lo disturba la gondola creatasi tra le azioni politico-istituzionali e il chiacchericcio fondamentalmente diffidente nei suoi confronti riportato dai quotidiani... Leggi: no, non sta facendo come Pannella; Saccà, lo si intuisce, sta benone e, reintegrato come voleva il pantheon che gli rende ciò che deve, attende sulla riva del fiume che passino un po' di cadaveri. Dice il Corriere che diciotto grandi nomi del cinema sottoscrivono queste parole: "È ora che insieme con il dottor Saccà Rai Fiction riprenda a lavorare". Non ci sono tutti i nomi, solo quelli di: Liliana Cavani, Vittorio Storaro, Lina Wertmüller, Carlo Lucarelli, Roberto Faenza, Renzo Martinelli, Lino Banfi, Beppe Fiorello. Parte del gran cuore della sinistra pulsa in questo invito. E gli altri? Ci resteranno male per essere stati taciuti? Ma intanto ci viene un dubbio: non è che inavvertitamente ci siamo seduti in uno di quegli incroci della storia umana in cui l'autostrada dell'interesse privato pesta i piedi alla mulattiera delle pubbliche virtù? Sommersi dai punti interrogativi, leggiamo a bocca aperta: "Possiamo testimoniare una condotta di Saccà sempre aderente agli interessi aziendali e una costante dedizione alla qualità del prodotto...". Che accade? Li hanno trasferiti tutti sull'Isola dei famosi dove non arrivano i quotidiani? Dev'essere così, non è possibile che brava gente come quella si presti... A meno che a loro sia chiaro ciò che per noi è oscuro: e cioè che Saccà l'integerrimo non ha fatto altro che prendere per le natiche Berlusconi in quelle telefonate e in quei comportamenti, tutto per restare fedele alla Rai. Un doppiogioco fatto col cuore sanguinante mentre feriva, ahi, alcuni amici di sempre. Infatti, Del Noce non lo vuol vedere più. Conviene metterlo al corrente della verità prima che quel passionale faccia qualche stupidaggine.

Torna all'inizio


Albertini, mossa da regista: così ho convinto Ronaldinho (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Corriere della Sera" del 19-07-2008)

Argomenti: Berlu Saccà

Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Sport - data: 2008-07-19 num: - pag: 51 categoria: REDAZIONALE Rivelazione L'ex giocatore del Milan è stato l'apripista per l'ingaggio del brasiliano Albertini, mossa da regista: così ho convinto Ronaldinho Milanello invasa dai tifosi per il primo allenamento Il Cavaliere, stregato dalle sue magie, annunciò: "Chiuderemo le frontiere per non farlo uscire dall'Italia" MILANO - A pensarci bene fu lui l'apripista della trattativa. Due anni e mezzo fa Demetrio Albertini festeggiava a San Siro il suo addio al calcio invitando a Milano i compagni di viaggio rossoneri e blaugrana che lo avevano seguito nella sua strepitosa carriera. In quella occasione Ronaldinho a fine serata, stupito da tanto interesse nei suoi confronti, si lasciò scappare: "Mi piacerebbe un giorno tornare a giocare in questo stadio". Il Cavaliere, già stregato dalle sue magie, annunciò ai giornalisti spagnoli: "Chiuderemo le frontiere, per non far uscire Ronaldinho dal-l'Italia ". Cronaca di un matrimonio annunciato, insomma. "Anche a me confessò quella sera di marzo di due anni fa che non si aspettava tanto affetto nei suoi confronti" racconta l'ex metronomo, oggi vicepresidente della Figc. "So perfettamente che già in quell'occasione si instaurò fra lui e Berlusconi un feeling speciale. Non è un caso che entrambi a due anni di distanza abbiano mantenuto la parola data: l'uno nel scegliere la nuova destinazione, l'altro nel confermare la volontà di portare a termine l'operazione ". Di questo il vicepresidente Adriano Galliani ha ringraziato ieri il Cavaliere: "Affari così si concretizzano solo grazie agli esborsi personali dei grandi imprenditori. Se non facciamo niente rischiamo di scomparire e di retrocedere. Il nostro sistema calcio, rispetto alla Spagna, accusa un momento di crisi: colpa delle gestione in coabitazione degli stadi e della fiscalità doppia rispetto a quella spagnola". Così dopo l'estate contrassegnata dalla fuga di Luca Toni, quest'anno si registra l'inversione di tendenza. Uno dei giocatori più mediatici del pianeta approda nel nostro campionato. "Aveva già iniziato a farmi domande su Milano e sul Milan sei mesi prima della mia festa del 15 marzo" rivela Albertini. "Provava grande curiosità nei confronti di una squadra che nel decennio Sacchi- Capello ha scritto la storia del calcio mondiale". Nonostante il look da rapper, le catene, le treccine e la fama planetaria, ha nella normalità il suo tratto distintivo. "Vive con estrema semplicità la sua condizione di numero uno. Spesso mi sono ritrovato a fargli i complimenti per questo " ammette l'ex milanista. Che ha avuto la fortuna di giocare al fianco di Dinho nel momento più alto della sua carriera. "Poi ha conosciuto il declino. Probabilmente quando lui non era al massimo, non ha avuto l'aiuto della squadra. Anche il Barcellona ha avuto problemi e forse Ronaldinho non ha avuto sufficienti stimoli per rimettersi in discussione". Nell'ultimo periodo le voci di dolce vita si sono moltiplicate. "Quando era all'apice non andava forse in discoteca? Mi dà fastidio che nei momenti di negatività si tirino fuori certi luoghi comuni. Sono certo che il suo inserimento nello spogliatoio del Milan avverrà nel miglior modo possibile: lui porterà entusiasmo, il Milan gli trasmetterà la mentalità vincente. L'ho sentito al telefono giovedì: mi ha detto che ora si sentiva davvero felice. Ci siamo dati appuntamento al suo rientro da Pechino". Un'ultima domanda: il Milan ha fatto o no un buon affare? "è il talento più puro con cui abbia mai giocato " è la risposta che non ammette repliche. Ieri duemila persone si sono assiepate dietro le cancellate di Milanello per assistere al suo primo allenamento: hanno segnato i soliti Inzaghi e Pato, ma raccontano che Ronaldinho abbia deliziato i presenti con 2-3 giochi di prestigio del repertorio. Non è un caso che dopo il suo arrivo siano stati staccati più di 10 mila abbonamenti. Potenza della Dinho-mania. Monica Colombo A colloquio Le prime indicazioni di Ancelotti (Ghidoni/Liverani) Mossa Ronaldinho ieri a Milanello. Nel tondo, Albertini \\ Aveva iniziato a farmi domande sulla società sei mesi prima della mia festa, voleva sapere tutto sulle nostre vittorie.

Torna all'inizio


Viaggio tra i vicoli sgombri <Sembra la Svizzera> (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Giornale.it, Il" del 19-07-2008)

Argomenti: Berlu Saccà

N. 171 del 2008-07-19 pagina 2 Viaggio tra i vicoli sgombri "Sembra la Svizzera" di Massimiliano Scafi Popolazione incredula: "Al Cavaliere dovrebbero fare una statua..." nostro inviato a Napoli Due divani, un vecchio frigo sfondato, qualche rete arrugginita, mobiletti vari e poi sacchi su sacchi, allineati con cura uno sopra all'altro fino a formare una puzzolente torre di spazzatura alta otto metri e larga tre. Era 'a statua, plastico monumento alla munnezza, per mesi simbolo di San Giorgio a Cremano, periferia orientale. Ogni tanto qualche Pasquino napoletano ci lasciava pure una poesia o un disegno. Ora è sparita, buttata giù dalle ruspe, e la gente del quartiere non si ricorda nemmeno bene dove fosse. Della statua non ci sono più tracce. Niente sacchetti, nemmeno una cartaccia oggi tra via Picenna, corso Roma e l'autostrada per Castellammare. Pochi anche gli odori. Molte le voci, come quella di Ciro Esposito, carrozziere: "'O monumento dovrebbero farlo a Berlusconi. Sembra di stare in Svizzera. Speriamo solo che i rifiuti non li abbiano messi sotto un tappeto". Una montagnola grigia e compatta, alimentata ogni sera e di giorno molto, molto fotografata. Era a Pozzuoli, a nordovest di Napoli, e chiudeva la vista da via Campana verso il mare. Adesso, puf, è sparita pure lei e Gennaro Viola, benzinaio della Tamoil, è felice: "Finalmente si respira. Ora si vedrà se siamo noi napoletani ad essere sporchi o è la gente che ci governa ad essere incapace. Qui, fino a poco tempo fa, facevano le gare di lancio dei sacchi. Ora che hanno messo i cassonetti nuovi ogni trenta metri, la gente sta persino imparando a fare la raccolta differenziata. Ma durerà? Non vorrei che fusse solo una parata, una sceneggiata". Pulita sembra pure la zona di Agnano. Da queste parti doveva sorgere un inceneritore, i cittadini hanno organizzato proteste e blocchi, ma poi Guido Bertolaso ha scelto altri siti. "È tornato l'odore familiare, lo zolfo della Solfatara - racconta Marianna Vitello, che ogni giorno precorre questa strada per andare a lavorare in viale Augusto -, non c'è più quella fetenzia che ci ha ammorbato per mesi". E al bar Marilù di via Scarfoglio non si accontentano: "Adesso devono mettere l'illuminazione e rafforzare i controlli di polizia. Così tornerà un posto civile". Il centro poi è quasi lucido. Si comincia da Fuorigrotta, dove le uniche cose veramente fuori posto sono le auto parcheggiate in mezzo alla carreggiata. Si prosegue per Mergellina, dove al terminal degli aliscafi per Capri i turisti trovavano carne abbondante per i loro safari fotografici. Ora, mentre aspettano a lungo i taxi, le loro macchine digitali sono tornate a collezionare le immagini degli acquafrescai e dei venditori di Panama. Al molo Beverello hanno ripreso ad attraccare le grandi navi da crociera e i ristoranti del Borgo Marinari sono di nuovo affollati. E il salotto buono, il quadrilatero tra Chiaia, Santa Lucia, piazza Dante e il Duomo, è addirittura scintillante. I caffè di piazza dei Martiri hanno ripreso splendore, gli alberghi di via Partenope non sono più deserti e piazza del Plebiscito è tornata la quinta televisiva perfetta per i concerti di Piano Daniele e dell'orchestra del San Carlo diretta da Zubin Metha. "La città può rinascere", commenta il giornalaio di via Santa Lucia. Si vedono comitive di giapponesi e americani. "Napoli è in grado di accogliere turisti e di ricreare economia", dice il presidente degli albergatori Pasquale Gentile. Miracolo partenopeo? Per Francesco Pionati, Udc, "il governo ha liberato Napoli dai rifiuti solo perché li ha spostati nelle discariche dell'Irpinia e del Salernitano, un'operazione di immagine che durerà solo qualche mese". Ma i primi a riconoscere i passi avanti sono proprio i democratici campani. "L'esecutivo ha varato alcune misure che la rissosità del nostro schieramento e la mancanza di coraggio avevano finora impedito di attuare", dice Enzo Cuomo, Pd, coordinatore dei sindaci della provincia. "Molto soddisfatto" Guido Bertolaso, che in poche settimane è riuscito a togliere dalle strade 35mila tonnellate, grazie anche alle due discariche riaperte da Gianni De Gennaro, e garantire la normalità fino alla fine dell'anno. "L'emergenza è passata - spiega il sottosegretario - ora la palla è ai comuni". Certo, non c'è solo odore di rose, basta farsi un giro dalle parti dell'Asse mediano, o addentrarsi a Gianturco, Scampia, Poggioreale, Soccavo per trovare cumuli di materassi, bottiglie, wc, taniche di plastica, sacchetti grigi. Sono diecimila in Campania le tonnellate di rifiuti ancora da raccogliere. Alcune donne aspettano Berlusconi sotto la prefettura: "Grazie Silvio, Napoli è pulita". Pochi metri più in là, in piazza Trieste e Trento, altre donne vestite di nero protestano contro l'apertura della discarica di Chiaiano. Nonostante tutto, si preparano altre piccole guerre della munnezza. © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano.

Torna all'inizio


Napoli senza rifiuti. Bene ma qualcuno pagherà? (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Giornale.it, Il" del 19-07-2008)

Argomenti: Berlu Saccà

Di ritorno dall'estero scopro che i rifiuti sono spariti dalle strade di Napoli. Bravo Berlusconi, bravo Bertolaso. Le conseguenze sono rilevanti sotto molti punti di vista. Innanzitutto: in un Paese che chiede fermezza alle istituzioni il messaggio giunge chiaro e forte. Il Cavaliere è troppo ottimista quando afferma che "lo Stato è tornato ad essere lo Stato": un successo non basta a restituire credibilità e prestigio. Ce ne vogliano tanti e in sequenza. Diciamo che è un passo deciso nella giusta direzione. In secondo luogo: la crisi stava danneggiando non solo il turismo a Napoli, ma l'immagine complessiva del Paese e soprattutto del made in Italy. Tutto si lega: la moda italiana è affascinante per la bravura dei suoi stilisti, per il prestigio dei marchi, per la qualità dei tessuti, ma anche per il fascino delle nostre città d'arte e la raffinatezza della nostra cucina. Le immagini della monnezza ripretute per settimane dalle tv di tutto il mondo hanno danneggiato pesantemente la nostra reputazione: nello scorse settimane ero rimasto colpito da un articolo del Sole 24 Ore che dimostrava come il marchio "made in Italy" per la prima volta nell'ultimo decennio averse perso posizioni nelle classifiche internazionali. Ora l'Italia potrà risalire, ma le leggi della comunicazione sono spietate: per distruggere ci vuole poco, per ricostruire una reputazione sono necessari tempi lunghi. La prova? Solo una parte dei grandi media internazionali ha dato notizia che la situazione a Napoli è tornata sotto controllo. Ad esempio: la Cnn sì, ma la Bbc no. Ciò detto sono rimasto colpito dall'atteggiamento dei giornali e degli intellettuali di sinistra, che hanno minimizzato e talvolta nascosto la notizia di ieri. Ancora una volta la nostra opinione pubblica si dimostra scioccamente partigiana: pur di non riconoscere i meriti del "nemico" si preferisce negare o più spesso ignorare la realtà. Era davvero così difficile dire: questa volta il governo si è comportato bene? E' proprio così assurdo anteporre gli interessi del Paese a quelli di bottega e ideologici? Sia chiaro: una parte de giornali di centrodestra si comporta allo stesso modo quando governa il centrosinistra. Il vizio, diciamo, così è condiviso e rientra nella dialetttica, ma con dei limiti dettati dal buon senso e dal sentimento di identità nazionale. Chissà se un giorno anche l'Italia riuscirà a mostrarsi finalmente matura. Ultima considerazione: Bassolino e la Iervolino collaborano di buona lena con il governo. Bene. Ma in un Paese serio le responsabilità non svaniscono con il finire dell'emergenza. Mi chiedo: qualcuno pagherà? O ancora una volta prevarrà la linea del 'scurdamece 'o passato? La credibilità delle istituzioni passa (anche) da qui. Scritto in Italia Non commentato " (Nessun voto) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 01Jul 08 Sono in viaggio. Sono in viaggio e, con mio rammarico, scopro le connessioni Internet funzionano peggio di quanto supponessi. Cercherò di scrivere dei post, ma non posso prevedere con quale frequenza. In ogni caso tornerò a pieno regime a partire dal 19 luglio. Grazie per la comprensione e tanti cari saluti a tutti voi. Scritto in giornalismo Commenti ( 10 ) " (3 voti, il voto medio è: 2.33 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 28Jun 08 Nomadi, ha ragione Maroni (e con lui Cacciari) Dunque, secondo alcuni media Maroni vuole schedare i bambini rom, prendendo loro le impronte digitali; dunque il ministro, leghista, avrebbe sotto sotto intenzioni razziste. In realtà il ministro degli Interni ha elaborato un piano tutt'altro che impulsivo e men che meno razzista . Infatti: 1) Non è una schedatura, ma un censimento più che mai necessario perché non si sa quanti nomadi ci siano oggi in Italia da dove vengano e quanti figli abbiano. Maroni dice: "Voglio porre fine allo sconcio di vedere tanti bambini che vivono in condizioni disumane, l'unico modo è con il censimento. Devo sapere la nazionalità, le parentele, la composizione delle famiglie. Soltanto in questo modo posso dar loro un documento e fissare regole per sapere chi può rimanere e chi invece non ha i requisiti". 2) La Ue ha approvato una norma che prevede l'obbligo di prendere le impronte digitali a tutti gli extracomunitari a partire dai 6 anni prima del rilascio del permesso di soggiorno. Siccome non si sa con certezza se i nomadi in Italia siano o no extracomunitari la misura è plausibile. Tra l'altro oggi arrivando in un aeroporto americano prendono a ogni straniero le impronte digitali e quelle dell'iride; la pratica, insomma, è diffusa. 3) Il censimento è necessario perché i bambini sfruttati per compiere reati vengono spostati da una città all'altra proprio per sfuggire ai controlli. Con le impronte invece si riuscirà sempre a sapere chi sono, combattendo efficacemente gli sfruttattori e tentando di garantire a questi fanciulli un'educazione adeguata. Maroni mi ha sempre dato l'impressione di una persona perbene e ragionevole. In questo caso mi sembra che intenda porre fine a una grande ingiustizia umana e legale. Non è un caso che anche una personalità di spicco della sinistra, il sindaco di Venezia Massimo Cacciari, abbia elogiato le dichiarazioni di Maroni affermando che: "A chi ha diritto di stare in Italia, specialmente se cittadino italiano, deve essere garantito di vivere in condizioni decorose e decenti, e non in campi che sono una vergogna, alla quale bisogna porre fine". Razzista anche Cacciari? Scritto in Italia, immigrazione Commenti ( 223 ) " (8 voti, il voto medio è: 4.5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 25Jun 08 Galimberti, filosofo copia e incolla, continua a pontificare. Umberto Galimberti è considerato negli ambienti colti della sinistra un guru, uno di quei filosofi profondi, seri e pensosi che dall'alto della propria cultura sanno analizzare con amara precisione il disagio esistenziale della nostra società. Confesso che fino a qualche tempo fa mi capitava di apprezzare qualche suo articolo, ma ora non riesco proprio a prenderlo sul serio. Non che Galimberti sia improvvisamente rimbecillito. Al contrario, è troppo intelligente; anzi troppo italianamente furbo. Il Giornale ha infatti scoperto che l'Umberto ha l'abitudine di copiare testi altrui, senza virgolettarli, senza citare la fonte. Nei giorni scorsi Roberto Farneti e Matteo Sacchi hanno scoperto ben quattro casi di plagio. Dico quattro casi. Stamane nuovo scoop, a firma di Sacchi: il filosofo ottenne la cattedra di filosofia a Venezia presentando, tra gli altri, due testi clonati. La vicenda ispira diverse considerazioni: 1) Con quale credibilità un professore che copia intere pagine può continuare a insegnare? Oggi il rettore dell'Università Ca Foscari di Venezia afferma che non spetta a lui prendere provvedimenti e che bisognerebbe creare un giurì per valutare l'accaduto. Come dire: meglio soprassedere; il che la dice lunga sugli standard etici di certi ambienti accademici italiani (non di tutti, per fortuna). 2) Diversi giornali, tra cui Corriere della Sera, Foglio, Avvenire, hanno ripreso le denunce del Giornale, sollecitando un chiarimento pubblico di Galimberti, che invece continua a tacere. O meglio: si è scusato controvoglia in un'intervista con il Giornale solo dopo il primo scoop, ma dopo si è chiuso nel silenzio. 3) La Repubblica non ha scritto una riga sulla vicenda. Di fatto i lettori del quotidiano fondato da Eugenio Scalfari non sono al corrente delle gravi e documentate accuse rivolte contro il filosofo, il cui ultimo libro continua infatti a vendere moltissimo. Non solo: la Repubblica continua a pubblicare i suoi editoriali in prima pagina, densi di giudizi morali sulla nostra società così corrotta e insincera. Insomma, anziché distanziarsi da un personaggio perlomeno imbarazzante, ne alimenta il mito. Un po' di decoro, a cominciare proprio da Galimberti, no? Scritto in Italia, giornalismo Commenti ( 78 ) " (8 voti, il voto medio è: 4 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 23Jun 08 L'immigrazione? E' come un domino.. Sul Giornale di oggi si racconta che i romeni che vivono in Italia non vogliono tornare in patria anche quando hanno la garanzia di un posto di lavoro. Preferiscono vivere di espedienti nel nostro Paese anziché in regola ma con uno stipendio basso nel proprio Paese. Ma l'economia rumena è in pieno boom con una forte richiesta della manodopera, soprattutto nelle fabbriche. Domanda: chi lavora nelle fabbriche? Come spiega Matthias Pfaender in un altro articolo, i posti vacanti sono coperti da moldavi, ucraini turchi, persino pakistani, indiani, srilankesi e gli immancabili cinesi. Qualche tempo da un demografo francese spiegava su una rivista come ormai l'immigrazione in Europa sia come un domino. Polacchi e slovacchi, ad esempio, tendono ad emigrare in Gran Bretagna e in altri Paesi ricchi del nord Europa, i loro posti vengono occupati da immigrati provenienti da altri Paesi della Ue ed extra Ue, i quali a loro volta aprono dei buchi nei Paesi d'origine. In Ungheria c'è una forte penuria di medici, in Romania di operai, in Polonia di idraulici. Mi chiedo: tutto questo ha senso? la conseguenza mi sembra evidente: le società diventano rapidamente multietniche e sempre più simili nella loro struttura sociale. I costi sono enormi, i benefici dubbi, ma a qualcuno evidentemente conviene. Scritto in europa, globalizzazione, Italia, immigrazione Commenti ( 21 ) " (3 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 20Jun 08 Obama musulmano? Quando la calunnia conta più dei fatti Michael Carmichael, l'ex consulente di Clinton, in un'intervista al Giornale aveva avvertito che questa sarebbe stata la campagna elettorale più sporca della storia recente americana. Al voto mancano oltre quattro mesi, ma le manovre sono già cominciate. In un pezzo uscito oggi spiego come sia in atto una campagna su Internet in cui si sostiene che Barack Obama sia musulmano. L'affermazione è falsa (Barack è cristiano), ma il contesto lo permette. Infatti: Barack è il suo primo nome, ma il secondo è Hussein; come Saddam Hussein. Di cognome fa Obama che, cambiando una sillaba, suona Osama. È nero, ma la famiglia del suo padre biologico era musulmana, e lui ha vissuto dieci anni in un Paese islamico, l'Indonesia, frequentando per un paio d'anni le scuole pubbliche, dunque musulmane. Barack Obama è ossessionato da questa campagna, che risulta molto più convincente di quanto si immagini, e infatti inizia a mostrare segni di nervosismo. Già McCain (primarie 2000) e Kerry (presidenziali 2004) furono sconfitti da voci infamanti; Obama farà la stessa fine? Io temo - ma è quasi una certezza - che la campagna elettorale verrà combattuta non sui programmi e sulle idee , ma sull'immagine e sugli stereotipi.Gli americani rischiano di eleggere un presidente - sia esso McCain o Obama - senza sapere che cosa intenda fare davvero una volta alla Casa Bianca, ma valutando solo la sua simpatia o sulla scorta di impressioni sovente ingannevoli o frammentarie. Se i cliché contano più dei contenuti e la calunnia più fatti, la qualità della democrazia tende a diminuire e con essa la sua credibilità. Non mi piace questa tendenza e mi disturba constatare che molti elettori americani si siano abituati a questa situazione; come se le dirty politics (le tecniche sporche, infanganti) fossero ormai connaturate al sistema. Io ho l'impressione, invece, che si siano superati abbondantemente i limiti. Sono troppo pessimista? Ecco la foto di Obama durante una visita in Africa, che viene usata per dimostrare che non è cristiano bensì musulmano: Scritto in democrazia, presidenziali usa Commenti ( 63 ) " (7 voti, il voto medio è: 3.86 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 17Jun 08 Il blog per informarsi, con qualche dubbio. Nei giorni scorsi ho pubblicato sul Giornale un articolo dedicato ai blog e ai siti individuali che negli Stati Uniti sono diventati così importanti da far concorrenza ai media tradizionali. Al servizio era abbinata un'intervista a Matt Mullenweg, l'inventore della piattaforma Wordpress, che avevo incontrato al Wordcamp organizzato a Milano dal mitico Wolly. Matt, giovanissimo genio del Net, sostiene che il blog sta diventando autenticamente multimediale e che ciò avrà implicazioni anche per i giornalisti. Infatti "permetterà una diversificazione dell'offerta e dei percorsi di lettura, che si svilupperanno per argomento anziché per testata. Già oggi i giovani selezionano le notizie attraverso i motori di ricerca personalizzati. Al New York Times arrivano se ricevono la segnalazione di un articolo interessante, ma non hanno più l'abitudine di consultare quotidianamente il sito nytimes. com. Siamo passati attraverso tre fasi del blog: mezzo per scrivere, poi per interagire e ora, sempre più, per filtrare e personalizzare la mole immensa di notizie sulla rete". Chiaccherando con Wolly e con Piero Macrì, Matt ci ha raccontato un episodio personale illuminante: era in una città che stava per essere investita da un uragano, ma siccome lui non segue i media generalisti non si era accorto del pericolo imminente, che gli fu segnalato dalla madre inquieta per le sue sorti. Senza quella telefonata matt non avrebbe preso precauzioni. Da qui una riflessione: siamo sicuri che la qualità della nostra vita e la conoscenza del mondo migliorerà quando la maggior parte degli utenti avrà preso l'abitudine di leggere solo le notizie di argomenti che interessano? Questo trend non rischia di creare lettori iperspecializzati (magari in argomenti frivoli), ma complessivamente ancor più ignoranti? Ad esempio: voi come vi regolate? Tendete a comportarvi come Matt o siete più tradizionalisti? AGGIORNAMENTO Ho letto poco fa un interessante pezzo di Massimo Gaggi, che riprende un servizio della rivista americana Atlantic dal titolo provocatorio: Google ci rende stupidi? La tesi di Nicholas Carr ex direttore della Harvard Business Review e autore di molti saggi su Internet è che la civiltà del "web" stia condizionando negativamente i nostri meccanismi mentali, incidendo sul modo di leggere, di selezionare, di memorizzare. e demolendo la capacità di concentrazione. Insomma, "immersi come siamo nel "multitasking mentale" appena ci sediamo per leggere un documento di qualche pagina o un libro, ci sentiamo a disagio dopo pochi paragrafi. Voltiamo pagina e siamo già pronti per un link". Timori fondati? Scritto in giornalismo Commenti ( 40 ) " (10 voti, il voto medio è: 2.6 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 14Jun 08 Per l'Europa una sola via d'uscita: più democrazia Perché gli irlandesi hanno detto no al Trattato di Lisbona? Come spiego in un'analisi pubblicata oggi non certo perché sono antieuropeisti, al contrario. "Come tutti gli europei, gli irlandesi non capiscono più il proprio Paese, non sanno più se conta di più il governo di Dublino o la Commissione di Bruxellese quando chiedono ragguagli nessuno è in grado di tracciare unconfine preciso tra l'uno e l'altra". Percepiscono l'Unione europea come un potere che sottrae fette crescenti di sovranità eppure resta senza volto. "Chi rappresenta l'Europa oggi? Il presidente Barroso no di certo. L'Europa è un'oligarchia impalpabile ma molto influente, che condiziona la politica economica di ogni Paese, sovrasta i Parlamenti nazionali grazie alle direttive, fa giurisprudenza attraverso la Corte di giustizia europea.E incoraggia migrazioni massicce attraverso l'accordo di Schengen, positivo sotto molti aspetti, ma le cui ripercussioni sono state a lungo sottovalutate e che ha finito per agevolare l'afflusso di clandestini extracomunitari. Gli irlandesi hanno votato no a larga maggioranza per una ragione in fondo semplice: non hanno capito che cosa fosse davvero il Trattato di Lisbona". Pretendevano chiarezza e invece si sono visti sottoporre un'insieme di accordi che la facevano apparire ancor più criptica e impenetrabile. Dopo il voto in Francia, Olanda e Irlanda la lezione secondo me è chiara: l'attuale processo di costruzione europea trainato dalle élites politiche senza richiedere il consenso diretto del popolo, non funziona più. Non c'è che una soluzione: istituzioni più semplici, perlomeno comprensibili, e più democrazia. Ma i governi lo vorranno? E l'unione dei popoli europei può davvero esistere o scopriremo che è un'illusione? Scritto in europa, democrazia Commenti ( 86 ) " (11 voti, il voto medio è: 2.45 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 13Jun 08 Sentenza su Guantanamo, bentornata America L'America per molti anni ha rappresentato un modello di libertà e di giustizia. Poi c'è stato l'11 settembre, la guerra al terrorismo, l'Irak e tante, troppe deroghe ai principi che proprio l'America ha vantato come sacri per tanti decenni. La prigione di Guantanamo, dove centinaia di persone sono state detenute senza diritti e sottoposte a tortura, rappresenta la violazione più clamorosa. Ieri la Corte Suprema degli Stati Uniti ha riconosciuto il diritto costituzionale dei detenuti nel campo di prigionia di ricorrere nei tribunali ordinari americani contro la loro detenzione. Considerate queste cifre: su 775 detenuti due terzi sono stati consegnati ai paesi d'origine dove sono stati rilasciati perché innocenti. Altri 70 dovrebbero essere rilasciati a breve, contro 120 ci sono indizi palesemente insufficienti, solo a carico di 80 persone (appena il 10%) le prove sarebbero più serie. Il quadro è chiaro: Guantanamo non è servita a combattere il terrorismo ma ha rovinato la vita a quasi 700 innocenti infliggendo un danno colossale alla credibilità degli Usa nel mondo. Entrambi i candidati alla Casa Bianca, John McCain e Barack Obama, si sono espressi da tempo e con convinzione per la chiusura di questo campo. La sentenza di ieri è un passo importante nella giusta direzione. Io dico: l'America sta tornando ad essere l'America. Scritto in gli usa e il mondo Commenti ( 23 ) " (12 voti, il voto medio è: 2 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 11Jun 08 Ancora su Vasco Rossi e la droga Mi scuso con i lettori abituali su questo blog, ma continuo a ricevere centinaia di e mail su Vasco Rossi (il mio indirizzo è stato cortesemente segnalato sul sito di Vasco Rossi dai suoi redattori) e devo tornare sul tema. Molti mi rimproverano di non dialogare, ma come faccio a dialogare se nove messaggi su dieci sono di insulti e di minacce pesantissime? Qualche precisazione: 1) Non apprezzare Vasco Rossi è un diritto, che ribadisco. Sarebbe auspicabile che i dissensi dei suoi fan venissero espressi in modo civile. Chiedo troppo? 2) Contrariamente a quanto scrivono in molti, io non ho detto che chi apprezza Vasco è un drogato. Ho scritto una cosa diversa: che alcune sue canzoni potevano spingere molti giovani a far uso di droga. Per due ragioni. La prima, perché i testi di molte canzoni, pur non menzionando mai le sostanze stupefacenti (cosa vietata per legge) lanciano messaggi, come dire.facilmente equivocabili. Negli ultimi anni Vasco Rossi ha scritto canzoni dai contenuti completamente diversi. Bene, ma le vecchie canzoni continuano ad essere proposte (inevitabilmente) e il rischio che vengano, ancora una volta, "equivocate" esiste. La seconda ragione: Vasco per molti anni, ha fatto uso di droghe, ammettendolo pubblicamente (ha avuto anche guai con la giustizia), e comparendo in pubblico, ai concerti e qualche volta anche in tv visibilmente fatto. Vasco era (ed è) un idolo e da sempre gli adolescenti tendono a identificarsi e a imitare i propri idoli. Il rischio di un'emulazione, quando lui incitava i suoi fan a vivere una vita spericolata e ad andare al massimo, era pertanto molto alto. 3) I suoi fan dicono che da dieci anni Rossi è cambiato. Bene. Ma nel 2003 in un concerto a San Siro è salito sul palco con le magliette per legalizzare la marijuana e l'anno scorso in un'intervista sosteneva che le droghe non sono tutte uguali e che la marijuana è meno pericolosa dell'alcol. La marijuana non è una droga? Andate a leggervi quali sono gli effetti reali degli spinelli. Riporto questo passaggio dal sito del massimo esperto italiano Riccardo Gatti: Il 25 aprile 2007 l'Ufficio USA del National Drug Control ed il National Institute on Drug Abuse hanno reso nota le ultime analisi si un progetto di monitoraggio che ha rivelato come il THC, principio attivo della marijuana, ha raggiunto, negli Stati Uniti, il più alto livello da quando il monitoraggio è iniziato. Il THC, oggi, è presente con un quantitativo medio dell' 8.5 %. Negli anni '80 era sotto il 4%. Il 60% delle persone che usano questa droga per la prima volta hanno meno di 18 anni. Negli adolescenti e nei giovani adulti "il cervello continua a svilupparsi e può essere vulnerabile agli effetti deleteri della marijuana". Questa droga, come dice la Dott.ssa Volkow, "può produrre cambiamenti nocivi a livello fisico, mentale, emozionale e, contrariamente alle credenze popolari, può dare dipendenza". L'aumento del principio attivo potrebbe anche essere la ragione di un aumento degli interventi di pronto soccorso connessi all'uso di marijuana. 4) Tutto ciò considerato è davvero scandaloso interrogarsi su Vasco Rossi e la droga nell'arco della sua lunga, ricca di successi e movimentata carriera? Scritto in Italia, Varie Commenti ( 368 ) " (52 voti, il voto medio è: 1.75 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico Post precedenti Chi sono Sono inviato speciale di politica internazionale. Sposato, ho tre figli. Risiedo a Milano e giro il mondo. Tutti gli articoli di Marcello Foa su ilGiornale.it contatti Categorie cina (13) democrazia (22) europa (3) francia (16) germania (2) giornalismo (37) gli usa e il mondo (24) globalizzazione (6) immigrazione (23) islam (12) Italia (99) medio oriente (8) notizie nascoste (27) presidenziali usa (7) russia (9) svizzera (3) turchia (12) Varie (14) I più inviati Dietro la vicenda Alitalia la mano della lobby europea - 4 Emails Una vita meritocratica... - 4 Emails Abbiamo vinto l'Expo. E ora come la mettiamo con Malpensa? - 3 Emails Ecco come si può davvero aiutare il Tibet - 3 Emails In una lettera il ritratto dell'Italia di oggi - 2 Emails Dalla Svizzera una lezione (anche per il centrodestra italiano) - 2 Emails Milva e quei sette milioni nascosti... per la vecchiaia - 2 Emails Quello stile di "Repubblica"... - 2 Emails Internet fa bene ai giornali - 2 Emails Cina, il regime intimidisce anche i giornalisti stranieri - 1 Emails Ultime discussioni Marcello Foa: Caro Jack (o Davide), il suggerimento di Mario è quello giusto (grazie!) bo,mario: Ti riscrivi con il nome che vuoi. Basta che al primo intervento dici che eri quello di prima.(leopard) Ciao... JackTheLeopard: PPS: è possibile cambiare il nome in JackTheLeopard per favore? Non è cosa grave, però preferirei... Davide Zamborlin: PS: Sono JackTheLeopard :D Davide Zamborlin: .continua o la magistratura? Insomma, chi dovrebbe decidere? Quelli che decidono che questo o... Ultime news Himalaya, gli alpinisti riprendono a scendereSydney, Benedetto XVI "Punire i preti pedofili"Napoli, due bimbe rom si tuffano e annegano trascinate dal mareVenezia, crolla il balcone di un hotel: grave 13enneBorsellino, Napolitano: "Dolore vivo" Alfano: "Da oggi inasprito il 41-bis"Brunetta: "Nessun taglio per gli statali" Blog amici Ethica, blog filosofico di qualità ICT Watch, il blog di Piero Macrì sulle nuove tecnologie il blog di Alessandro Gilioli il blog di Andrea Tornielli Il blog di Faré su Internet & comunicazione il blog megliotardichemai Il circolo Rosselli, socialismo liberale Il pranista, blog su PR e comunicazione Metropolis, il blog Alberto Taliani Orientalia 4 all Placida signora, il blog di Mitì Vigliero spindoctor, il blog di Marco Cacciotto Wolly, il blog di Paolo Valenti Da non perdere La misteriosa e improvvisa ricchezza di Erdogan La Turchia e l'islamizzazione strisciante Quelle donne turche imprigionate dal velo Vince Erdogan e la Turchia diventa più islamica siti che mi piacciono Cricri créations poétiques, gioielli con l'anima Il sito di R. Gatti, tutto per capire le insidie della droga Italiani per Ron Paul, un bel blog sulle elezioni Usa USI, Università della Svizzera Italiana Siti di Informazione Comincialitalia, il primo quotidiano italiano dei cittadini il blog di Di Ricco, un giornalista italiano in Libano il sito di Fausto Biloslavo il sito di Radio 3 Mondo Jones, un eccellente giornalista inglese La zanzara di Cruciani - Radio 24 Osservatorio Europeo di Giornalismo Prima Pagina, la rassegna stampa di Radio 3 Sito web ilGiornale.it July 2008 M T W T F S S " Jun 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 Archivio dei post July 2008 (2) June 2008 (11) May 2008 (8) April 2008 (14) March 2008 (16) February 2008 (14) January 2008 (15) December 2007 (14) November 2007 (21) October 2007 (24) September 2007 (24) August 2007 (32) July 2007 (15) Recent Trackbacks Haramlik: E per smettere di fumare, una bella Cristoterapia Il Blog di Marcello Foa: Attenti, in Veneto è iniziata la rivolta dei comuni I più votati Ancora su Vasco Rossi e la droga - 52 Votes Una vita meritocratica... - 33 Votes I mutui subprime, la frode della Casta delle banche - 24 Votes Petrolio, libero mercato o libera speculazione? - 19 Votes E la sicurezza? Ai politici non interessa più - 18 Votes Ma Beppe Grillo è il modello della nuova Italia? - 17 Votes Quando i Tg "aiutano" la camorra... - 17 Votes Primarie Usa, truccata la vittoria di Hillary? - 15 Votes Immigrazione: e se avesse ragione Maroni? - 15 Votes Quanti immigrati può sostenere l'Italia che arranca? - 15 Votes Recent Posts Napoli senza rifiuti. Bene ma. qualcuno pagherà? Sono in viaggio. Nomadi, ha ragione Maroni (e con lui Cacciari) Galimberti, filosofo copia e incolla, continua a pontificare. L'immigrazione? E' come un domino.. Obama musulmano? Quando la calunnia conta più dei fatti Il blog per informarsi, con qualche dubbio. Per l'Europa una sola via d'uscita: più democrazia Sentenza su Guantanamo, bentornata America Ancora su Vasco Rossi e la droga Pagine Biografia Pannello di controllo Login Entries RSS Comments RSS WordPress.com Photos Feed RSS di questo blog Feed RSS dei commenti al blog Il Blog di Marcello Foa © 2008 disclaimer Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti.

Torna all'inizio


Del Turco, biglietto in carcere firmato Silvio La solidarietà del premier. L'ex governatore dell'Abruzzo: La scarcerazione? Non credo a breve (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Unita, L'" del 20-07-2008)

Argomenti: Berlu Saccà

Stai consultando l'edizione del Del Turco, biglietto in carcere firmato Silvio La solidarietà del premier. L'ex governatore dell'Abruzzo: "La scarcerazione? Non credo a breve..." / Sulmona OTTAVIANO Del Turco ha ricevuto un biglietto di solidarietà in carcere di Silvio Berlusconi. A rivelare la circostanza è Nicola Pisegna Orlando, vicepresidente del Consiglio regionale dell'Abruzzo, che ieri mattina ha visitato l'ex governatore nel carcere di Sul- mona. "Del Turco - ha detto Pisegna - non ha molte aspettative rispetto alla decisione del gip sulla richiesta di scarcerazione. Pensa che sia più giusto ricorrere al Tribunale della Libertà, anche se si rende conto che i tempi saranno più lunghi, ma non si pone affatto il problema: il tempo servirà per chiarire le contestazioni senza alcuna fretta e con assoluta serenità". Un uomo determinato a combattere la sua battaglia, questo è il quadro che viene fuori dalle parole di chi è andato a fargli visita in carcere. Del Turco pensa di poter smontare tutte le accuse contro di lui e attacca. Non la magistratura, però. "I magistrati fanno il loro dovere", avrebbe detto all'amico e collega politico Pisegna, "e io sono convinto di poter dimostrare tutta la mia estraneità". Gli attacchi sono riservati a Vincenzo Maria Angelini, il re delle cliniche private che con le sue confessioni ha dato il via alla "sanitopoli" abruzzese. "Angelini - avrebbe riferito nel corso della visita di Pisegna - è uno che nel corso della sua storia personale e imprenditoriale non ha mai avuto regole e nel momento in cui qualcuno ha provato a dargliele si è ribellato". E' uno dei pilastri delle tesi difensive e politiche di Del Turco e degli altri personaggi coinvolti nell'inchiesta della procura di Pescara: Angelini, vero e proprio numero uno del "partito delle cliniche", ha denunciato di aver pagato tangenti al punto di costruire addirittura delle prove (le foto con la busta che conteneva 200mila euro portata a Del Turco) per opporsi al piano di riordino della sanità e soprattutto al taglio delle prestazioni e dei posti letto. La tesi della procura - supportata da atti di indagine, intercettazioni, analisi di conti correnti e movimenti bancari - va in un'altra direzione. Angelini, grande corruttore della politica abruzzese, ufficiale pagatore di mazzette a politici di destra e di centrosinistra, avrebbe vuotato il sacco perché stanco di essere ricattato. Il processo e il prosieguo delle indagini stabiliranno che ha ragione. Del Turco non è affatto intenzionato a lasciare la politica attiva. Al suo amico Pisegna avrebbe detto che lui crede ancora nel Pd, pur essendosi lamentato della scarsa solidarietà ricevuta dal partito che ha contribuito a fondare. "Certo che c'è molta differenza quantitativa tra la solidarietà che mi è arrivata dal centrodestra rispetto a quella di centrosinistra". Si discute anche delle case romane che Del Turco avrebbe acquistato con i soldi delle tangenti pagate da Angelini. Il conte Vincenzo Rivera, capo di gabinetto della presidenza della Giunta regionale abruzzese, cerca di chiarire il mistero della lussuosa villa che l'ex governatore avrebbe avuto intenzione di comprare nella Capitale. "La lussuosa villa sul lungotevere a Roma è di proprietà della mia famiglia dal 1900, sull'immobile non c'è nessun compromesso perché non abbiamo intenzione di venderla. C'era invece intenzione di metterne un piano momentaneamente a disposizione del presidente Del Turco vista la sua difficoltà legata allo sfratto esecutivo che ha ricevuto nella casa in affitto in via del Babbuino. Ma non è stato possibile perché i miei affittuari non me lo hanno consentito".

Torna all'inizio


La Wertmuller: la firma per Saccà? E' bravo (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Corriere della Sera" del 20-07-2008)

Argomenti: RAI MEDIASET , Berlu Saccà

Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Politica - data: 2008-07-20 num: - pag: 10 categoria: REDAZIONALE Dopo le critiche all'appello Carlo Lucarelli: le sue vicende giudiziarie non c'entrano La Wertmuller: la firma per Saccà? E' bravo ROMA - L'Unità condensa il tutto in due parole: "Compagno Saccà". I firmatari scelgono un più rispettoso "dottor Saccà". Fatto sta che nell'appello - firmato tra gli altri da Liliana Cavani, Vittorio Storaro, Carlo Lucarelli e Lina Wertmuller - si dicono "preoccupati " per le sorti di Rai Fiction e chiedono che "riprenda a lavorare " proprio "con il dottor Saccà" di cui sono pronti a "testimoniare una condotta sempre aderente agli interessi aziendali e una costante dedizione alla qualità del prodotto ". Il quotidiano fondato da Gramsci è sconcertato: "Ma li hanno trasferiti tutti sull'Isola dei famosi dove non arrivano i giornali?". La Wertmuller è a Roma, ma non ha studiato molto la questione: "Le intercettazioni? Non le ho lette, non so nulla. So solo di queste voci sulle ragazzette. Le avrò sentite centomila volte in vita mia. Nella storia dello spettacolo è sempre accaduto che qualche bella ragazza venisse raccomandata ". Vero, ma difendere Saccà proprio mentre è accusato di intelligenza con il "nemico ", cioè Berlusconi, nelle vesti di proprietario di Mediaset? "Non so, in Italia non si capisce mai il limite della verità. Mi hanno girato l'appello e l'ho firmato: ho lavorato con Saccà ed è stato bravo e molto professionale". Più esplicito lo scrittore Carlo Lucarelli: "Sapevo benissimo che c'era un margine di ambiguità nell'appello. E non difendo affatto il Saccà che esce dalle intercettazioni. Ma non bisogna buttare via il bambino insieme all'acqua sporca: Saccà ha lavorato bene, è stato coraggioso, ha prodotto fiction di valore". Come la sua sull'ispettore Coliandro, aggiungerebbe qualche malizioso. "Sbaglierebbe, non ho bisogno di lui per lavorare. Il pericolo che volevamo segnalare è quello di azzerare un lavoro ben fatto. Saccà ha un'idea della fiction italiana che coincide con la mia. Detto questo, io non volevo affatto fare una difesa tout court. Le sue vicende giudiziarie e morali sono una cosa diversa e discutibilissima ". Alessandro Trocino Volti noti La regista Lina Wertmuller e lo scrittore Carlo Lucarelli, tra i firmatari dell'appello per Rai Fiction e Agostino Saccà.

Torna all'inizio


Inutile rivendicare l'occidente - marco lombardi (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Repubblica, La" del 21-07-2008)

Argomenti: Berlu Saccà

Pagina II - Napoli L'opinione/2 La protesta degli intellettuali Inutile rivendicare l'Occidente MARCO LOMBARDI (segue dalla prima di cronaca) la faglia simbolica che separò plebe e ceto colto agevolò il terremoto delle basi su cui altrove avrebbero costruito la modernità. Ripetere, come capita negli ultimi giorni a intellettuali piccati per le dichiarazioni di un Berlusconi semplificatore pure nelle faccende teoriche, che dall'Occidente non ci siamo mai allontanati significa ascoltare una vecchia giaculatoria. è un baluardo retorico, una sottile strategia di autolegittimazione. Abbiamo avuto un sacco di guai, dicono costoro: l'emergenza rifiuti rappresenta l'ultimo, plastico riassunto di un degrado plurisecolare. Vuoi mettere però la monnezza, il malgoverno, il colera, il sacco edilizio - un cocktail shakerato grazie a robuste dosi di malavita organizzata - , con la cultura che ha saputo distillare, negli stessi alambicchi antropologici, musica, letteratura, arte, scienza e filosofia di sapore europeo? Bisognerebbe avere il coraggio del passo successivo, aggiungendo apertis verbis che una grande tradizione ideale si è sviluppata in una realtà protesa, invece, al pervicace raggiungimento di standard terzomondisti. Non so se esistano spiegazioni soddisfacenti per la contraddizione, del tipo: concetti sofisticati foglie di fico per comportamenti pubblici e privati scriteriati, il fiore del sapere concimato dal letame dell'inciviltà. Resta, allora, misera soddisfazione irridere chi, ovviamente ignorando i movimenti della dialettica delle idee, si vanta con un sorriso a sessantaquattro denti di averci riportato in Europa: atteggiamento di coloro che desiderano riconquistare quote di mercato per prodotti non graditi dai consumatori. Dagli intellettuali nostrani occidentalissimi, convinti del legame originario tra speculazione e destino della polis, mi aspetterei, piuttosto, ficcanti analisi sul tracollo della dirigenza locale, seppellita dall'incapacità di provvedere ai bisogni minimi dei cittadini. Ecco un bel tema occidentale: lo scollamento tra rappresentanti e rappresentati, evidenziato da tutte le infinite emergenze che rendono Napoli caricatura dell'Occidente. Altrimenti, la condizione nostra di "borderline" durerà. Abusivi perenni, migranti indirizzati in posti comunque scomodissimi, alla ricerca di luoghi identitari precari da cui i sapienti di turno provvederanno, prima o poi, a cacciarci.

Torna all'inizio


Gol e speranze, tutti all'attacco dell'inter ma il nuovo calcio si tiene i suoi vecchi stadi - fulvio bianchi roma (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Repubblica, La" del 21-07-2008)

Argomenti: RAI MEDIASET

Sport Ieri con l'Intertoto è partita la stagione tra molte promesse e la sfida ai campioni Restano i segnali di crisi: adesso per i diritti tv nessuno si svenerà più Gol e speranze, tutti all'attacco dell'Inter Ma il nuovo calcio si tiene i suoi vecchi stadi Calendari senza teste di serie ma pilotati: anche i concerti di Vasco creano problemi Potrebbe tornare Novantesimo Minuto, ma non subito dopo le partite FULVIO BIANCHI ROMA Si riparte: il via ufficiale alla stagione del pallone l'ha dato (ieri) il Napoli, unica italiana iscritta all'Intertoto. L'Europeo è un ricordo poco allegro: fra poco meno di un mese tocca già a Lippi. Via anche alle amichevoli, il 31 agosto ricomincia la caccia all'Inter. Continua il mercato (dei sogni): si chiude il 1 settembre, si cercano più gli stranieri che gli italiani ormai. Questione di marketing, in molti casi. I problemi però restano. Gli stadi fatiscenti, salvo eccezioni. La violenza che si è spostata dagli impianti agli autogrill. Collina atteso alla stagione-verità. Negli ultimi anni poi sono saltate 41 società: quest'anno non ce l'hanno fatta a iscriversi Messina (serie B), Spezia, Lucchese e molte altre. Ma nessuno sinora ha avuto il coraggio di mettere mano ai campionati, riducendo una smisurata area professionistica che porta solo inflazione. [I calendari] Appuntamento al Coni, venerdì 25 luglio: alle 17,25 (diretta su Rai Due) nasce la stagione 2008-'09. L'Italia copia la Spagna: niente teste di serie, alla prima (31 agosto) o ultima (31 maggio) giornata potrebbe capitare addirittura un derby. Un Lazio-Roma o un Milan-Inter. Oppure un Inter-Juve. Il rischio, o il fascino, di iniziare subito con una partitissima. Previsti tre turni infrasettimanali: qui invece non ci saranno più derby romani o un Inter-Juve, come lo scorso anno. Il computer, istruito, eviterà anche scontri fra quelle che in Inghilterra chiamano le "Big Fuor" e che da noi sono Inter, Juve, Milan e Roma. La Fiorentina, pur essendo finita quarta, non è fra queste. Lo scorso campionato il direttore generale della Lega Calcio, Marco Brunelli, fu criticato (a torto) da molti club, Roma in testa, per il calendario. Ma il 18 maggio il club di Spalletti sino a venti minuti dal termine della stagione era campione d'Italia. Ora Brunelli si sta districando fra le tante maratone (Firenze, Palermo, ecc.) e, soprattutto, i concerti di Vasco Rossi. Proprio così, il calendario sta nascendo fra grosse difficoltà perché il cantante rock non ha messo solo in crisi la Figc (il 12 settembre si esibisce a Udine: che fare con Italia-Georgia del 10?) ma fra settembre e ottobre è impegnato anche a Bologna e Firenze. Il rugby poi in novembre sfratta le due torinesi: il 15 infatti si terrà la sfida Italia-Argentina all'Olimpico, Juve (o Toro) dovranno anticipare al giovedì. [Osservatorio] Oggi al Viminale conferenza stampa di fine anno: la violenza è diminuita, i dati sono (quasi) tutti positivi. Restano però sulle coscienze due ragazzi morti: Gabriele Sandri e Matteo Bagnaresi. Da non dimenticare. Due gli obiettivi della prossima annata: la tessera del tifoso e il "piano movimentazione tifoserie" (la messa in sicurezza delle autostrade e, soprattutto, degli autogrill). Molte trasferte comunque saranno ancora vietate. Esempio: Roma-Catania o Juve-Napoli. A fine mese verrà fatto anche il calendario delle partite a rischio. Felice Ferlizzi, n.1 dell'Osservatorio, ha concluso il suo lavoro e dovrebbe essere destinato ad un altro importante incarico al Viminale. Ma la struttura non cambia: e di sicuro non sarà indebolita. [La tv] Non si sa ancora se aumenterà il calcio-spezzatino. Si era parlato di aprire nuove "finestre": ma Sky, almeno per ora, non sembra intenzionata a sborsare altri soldi per avere una gara in più, magari alla domenica a pranzo (col rischio di fare infuriare il Vaticano....) o il "monday night", il lunedì sera. Probabile quindi che per ora non cambi nulla. Ma si saprà solo verso metà agosto. La Lega intanto si prepara a fare il bandi di concorso, richiesti dalle autorità garanti delle comunicazioni (Calabrò) e della concorrenza (Catricalà), per la vendita dei diritti tv in chiaro. Vale a dire gli highlights della serie A, la Coppa Italia, la B e anche la Supercoppa Inter-Roma (24 agosto, San Siro). La Rai spera di poter ripresentare "Novantesimo Minuto", la sua storica trasmissione della domenica pomeriggio: ma non pare intenzionata a pagare più di 20-22 milioni. Mediaset poi è concentrata sul digitale e certo non tirerà più fuori i 61,5 milioni degli ultimi tre anni. Improbabile che venga messo un embargo alle immagini sino alle 22,30; ancora più difficile (Sky non ne vuole sapere) che si possano vedere gratis i gol appena finite le partite. [Gli arbitri] La squadra di Pierluigi Collina va in ritiro a Sportilia dal 7 al 13 agosto: 39 arbitri. E' la seconda stagione per il designatore. Ora ha sgrossato il gruppo: ma deve dare più continuità agli Orsato e ai Gervasoni. Per evitare che qualcuno tiri ancora fuori la storia degli aiutini (all'Inter). Cinque gli arbitri promossi, ma faticheranno a trovare spazio.

Torna all'inizio


Cavani, Wertmüller forse non vi è chiaro (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Unita, L'" del 21-07-2008)

Argomenti: RAI MEDIASET , Berlu Saccà

Stai consultando l'edizione del Cavani, Wertmüller forse non vi è chiaro di Loris Mazzetti Punti di vista Ci sono alcuni fatti ai quali, noi cittadini, ci siamo completamente assuefatti. Il "caso Saccà" ne è un esempio, perché è tutto quello che resta in Rai di centinaia e centinaia di intercettazioni telefoniche, di fango sull'immagine dell'azienda, dopo la decisione presa dal consiglio di amministrazione di respingere la richiesta del direttore generale Claudio Cappon di licenziare Agostino Saccà, il quale, in una delle sue tante memorie difensive, ha sostenuto: "di avere. al massimo. operato secondo una prassi consolidata e accettata dall'azienda". "La difesa di Saccà", spiega Cappon, "si basa sul principio che la Rai sia un'azienda diversa dove certe azioni sono normali, comuni a tanti. Io non sono d'accordo. Penso che un'azienda anomala debba avere le sue regole". Il "caso Saccà" conferma purtroppo che nel nostro Paese vi è falsa libertà e falsa indipendenza. Il regime o come lo definì Biagi una "dittatura morbida", è in mano a quei politici, che si pensano unti dal Signore, i cui interessi di bottega condizionano i nostri bisogni e le nostre priorità di vita. Se non si capisce questo non si può leggere tutta la vicenda Saccà. Voglio fare alcune premesse: l'ho scritto più volte e qui lo ripeto: non ho mai usato la parola licenziamento nei confronti di alcuno, tanto meno nei confronti del direttore di RaiFiction; vivo con profonda delusione quei colleghi lavoratori della Rai che in tutti questi mesi non hanno trovato, la voglia, la forza o forse il coraggio di portare all'opinione pubblica quel rumore costantemente presente nei corridoi di viale Mazzini. Il giorno dopo il mancato licenziamento di Saccà è uscita una sua intervista al Corriere della Sera, che ha dell'incredibile. Prima dichiarazione di Saccà: "Ho ottenuto la piena solidarietà dell'Adrai". Passano solo poche ore che l'associazione dei dirigenti Rai fa un comunicato di smentiva: "L'Adrai precisa, al fine di evitare qualsiasi strumentalizzazione, di non aver preso alcuna posizione nel merito della vicenda, ma di aver chiesto all'azienda di mantenere separato il piano disciplinare da quello processuale ed assumere una decisione tempestiva sul caso, in relazione alle verifiche istruttorie compiute dagli organi interni". Andiamo avanti. Seconda dichiarazione di Saccà: "Il Comitato etico ha detto, nero su bianco, che ho la netta propensione a tutelare gli interessi della Rai con una forte determinazione a realizzare prodotti vincenti". Vero. Gli ascolti di RaiUno nel prime time sono dovuti prevalentemente alla fiction e agli eventi sportivi, ma l'ex direttore generale non specifica che quelle parole fanno parte dell'introduzione alla relazione fatta dalla Commissione per il Codice Etico, poi il dossier su di lui continua così: "Ha sviluppato contatti approfonditi con la concorrenza in merito al coinvolgimento di Mediaset nel progetto Pegasus fornendo dettagli e informazioni e attivandosi per incontri e ipotesi di lavoro in conflitto con la responsabilità affidatagli nel settore della Fiction Rai; ha assunto condotte intese a promuovere o ad agevolare l'esercizio di indebita influenza esterna sulle attività e sulle determinazioni dei massimi organi aziendali e in particolare del consiglio di amministrazione RAI; si è ingerito nella formazione del cast delle produzioni televisive, sulla base di sollecitazioni esterne finalizzate ad utilità extra aziendali". In queste ore è nata una catena di solidarietà a favore di Agostino Saccà e della sua professionalità. Le firme provengono dal mondo del cinema e sono tutte importanti, ma sulla vicenda, forse ai firmatari non è stato spiegato bene, che non sono messe in discussioni le qualità professionali di Saccà, anche se non è tutto oro quel che luccica (durante la sua direzione generale avvenuta tra il 2002 e il 2003, per la prima e unica volta Mediaset ha superato la Rai negli ascolti nel prime time: 44,9% contro il 44,7%, mentre nel 2001 il vantaggio della Rai era di 4,5 punti e nel 2004 torna a più 4,2 punti; è lui che sostituisce Il Fatto di Enzo Biagi con Max e Tux e Striscia la notizia fa il record di ascolto, è sempre Saccà che al posto di Quiz Show di Amadeus mette La vita in diretta di Cocuzza con il conseguente crollo del TgUno a vantaggio del Tg5 di Mentana). Cerco di far capire meglio la questione a Liliana Cavani e a Lina Wertmuller con un esempio: il bravo chirurgo, che con il suo lavoro ha salvato vite umane, usando il suo importante ruolo è stato preso con le mani nella marmellata. Il chirurgo va giudicato per le mani nella marmellata e non per quello che fa in sala operatoria, va chiarito per il bene dell'ospedale l'entità del peccato, se veniale o mortale. Il direttore generale, con il supporto della relazione della Commissione per il Codice Edico e le dichiarazioni inequivocabili del presidente Claudio Petruccioli, ha considerato il peccato mortale. Ma ancora una volta interviene la politica e i consiglieri che rappresentano il governo Berlusconi, hanno votato a favore del direttore della fiction, tra questi l'ex ministro Giuliano Urbani. Petroni, Malgieri, Bianchi Clerici e lo stesso Urbani hanno volutamente ignorato "l'incompatibilità ambientale" che si è creata dopo che i direttori Del Noce, Marano e Paglia hanno ufficializzato che non parteciperanno a riunioni nelle quali è prevista la presenza di Saccà, creando così un problema produttivo. Infine è giusto che il lettore sappia che nella stessa ordinanza che riporta Saccà al suo incarico, il giudice Giuseppina Vetritto si chiede, a proposito del contenuto delle intercettazioni, visto che lo stesso dipendente non lo nega, perché l'azienda debba aspettare le risultanze penali per decidere se sanzionare o meno Saccà. Era un invito che è stato colto solo dal direttore generale Cappon, dal presidente Petruccioli, dai consiglieri Rizzo Nervo e Rognoni. Quando la politica si metterà da parte e ci lascerà lavorare in pace?.

Torna all'inizio


Bossi e quelle parole dell'inno di Mameli (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Giornale.it, Il" del 21-07-2008)

Argomenti: Berlu Saccà

Come molti non ho affatto gradito l'uscita di Bossi che ha alzato il dito medio contro l'Inno di Mameli. Ritengo la Lega un movimento politico perfettamente legittimo, che su molti punti da risposte concrete a problemi sentiti al nord e che in futuro potrebbe crescere ulteriormente. Tuttavia quando si accetta di ricoprire posti di responsabilità in un governo bisognerebbe agire di conseguenza e mostrare perlomeno rispetto per le istituzioni e i suoi simboli. Il gesto di Bossi va oltre l'immaginabile. Voleva far notizia e come sempre ci è riuscito; ma il suo non è certo un gesto impulsivo e probabilmente rientra in una strategia a più ampio respito. A cosa mira Bossi? Vuole lo scontro con una parte della coalizione? Intende strappare nuove concessioni al Cavaliere? O forse vuole mettere ordine in casa, ridimensionando Maroni, che come ministro degli Interni ottiene consensi e visibilità? Vedremo. In seguito alla polemica molti hanno riscoperto le parole dell'inno. Bossi ha fatto il gestaccio citando le parole "schiavi di Roma". A me personalmente fanno riflettere altre strofe, queste: Noi siamo da secoli Calpesti, derisi, Perché non siam popolo, Perché siam divisi. Raccolgaci un'unica Bandiera, una speme: Di fonderci insieme Già l'ora suonò. Stringiamci a coorte Siam pronti alla morte L'Italia chiamò. Uniamoci, amiamoci, l'Unione, e l'amore Rivelano ai Popoli Le vie del Signore; Giuriamo far libero Il suolo natìo: Uniti per Dio Chi vincer ci può? Stringiamci a coorte Siam pronti alla morte L'Italia chiamò. L'inno è stato scritto nel 1847. A distanza di 161 anni possiamo dire che gli italiani si sono fusi in un unico popolo? Il Paese è davero libero? E' amato da suoi cittadini? Scritto in Italia Commenti ( 3 ) " (Nessun voto) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 19Jul 08 Napoli senza rifiuti. Bene ma. qualcuno pagherà? Di ritorno dall'estero scopro che i rifiuti sono spariti dalle strade di Napoli. Bravo Berlusconi, bravo Bertolaso. Le conseguenze sono rilevanti sotto molti punti di vista. Innanzitutto: in un Paese che chiede fermezza alle istituzioni il messaggio giunge chiaro e forte. Il Cavaliere è troppo ottimista quando afferma che "lo Stato è tornato ad essere lo Stato": un successo non basta a restituire credibilità e prestigio. Ce ne vogliano tanti e in sequenza. Diciamo che è un passo deciso nella giusta direzione. In secondo luogo: la crisi stava danneggiando non solo il turismo a Napoli, ma l'immagine complessiva del Paese e soprattutto del made in Italy. Tutto si lega: la moda italiana è affascinante per la bravura dei suoi stilisti, per il prestigio dei marchi, per la qualità dei tessuti, ma anche per il fascino delle nostre città d'arte e la raffinatezza della nostra cucina. Le immagini della monnezza ripretute per settimane dalle tv di tutto il mondo hanno danneggiato pesantemente la nostra reputazione: nello scorse settimane ero rimasto colpito da un articolo del Sole 24 Ore che dimostrava come il marchio "made in Italy" per la prima volta nell'ultimo decennio averse perso posizioni nelle classifiche internazionali. Ora l'Italia potrà risalire, ma le leggi della comunicazione sono spietate: per distruggere ci vuole poco, per ricostruire una reputazione sono necessari tempi lunghi. La prova? Solo una parte dei grandi media internazionali ha dato notizia che la situazione a Napoli è tornata sotto controllo. Ad esempio: la Cnn sì, ma la Bbc no. Ciò detto sono rimasto colpito dall'atteggiamento dei giornali e degli intellettuali di sinistra, che hanno minimizzato e talvolta nascosto la notizia di ieri. Ancora una volta la nostra opinione pubblica si dimostra scioccamente partigiana: pur di non riconoscere i meriti del "nemico" si preferisce negare o più spesso ignorare la realtà. Era davvero così difficile dire: questa volta il governo si è comportato bene? E' proprio così assurdo anteporre gli interessi del Paese a quelli di bottega e ideologici? Sia chiaro: una parte de giornali di centrodestra si comporta allo stesso modo quando governa il centrosinistra. Il vizio, diciamo, così è condiviso e rientra nella dialetttica, ma con dei limiti dettati dal buon senso e dal sentimento di identità nazionale. Chissà se un giorno anche l'Italia riuscirà a mostrarsi finalmente matura. Ultima considerazione: Bassolino e la Iervolino collaborano di buona lena con il governo. Bene. Ma in un Paese serio le responsabilità non svaniscono con il finire dell'emergenza. Mi chiedo: qualcuno pagherà? O ancora una volta prevarrà la linea del 'scurdamece 'o passato? La credibilità delle istituzioni passa (anche) da qui. Scritto in Italia Commenti ( 33 ) " (2 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 01Jul 08 Sono in viaggio. Sono in viaggio e, con mio rammarico, scopro le connessioni Internet funzionano peggio di quanto supponessi. Cercherò di scrivere dei post, ma non posso prevedere con quale frequenza. In ogni caso tornerò a pieno regime a partire dal 19 luglio. Grazie per la comprensione e tanti cari saluti a tutti voi. Scritto in giornalismo Commenti ( 10 ) " (3 voti, il voto medio è: 2.33 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 28Jun 08 Nomadi, ha ragione Maroni (e con lui Cacciari) Dunque, secondo alcuni media Maroni vuole schedare i bambini rom, prendendo loro le impronte digitali; dunque il ministro, leghista, avrebbe sotto sotto intenzioni razziste. In realtà il ministro degli Interni ha elaborato un piano tutt'altro che impulsivo e men che meno razzista . Infatti: 1) Non è una schedatura, ma un censimento più che mai necessario perché non si sa quanti nomadi ci siano oggi in Italia da dove vengano e quanti figli abbiano. Maroni dice: "Voglio porre fine allo sconcio di vedere tanti bambini che vivono in condizioni disumane, l'unico modo è con il censimento. Devo sapere la nazionalità, le parentele, la composizione delle famiglie. Soltanto in questo modo posso dar loro un documento e fissare regole per sapere chi può rimanere e chi invece non ha i requisiti". 2) La Ue ha approvato una norma che prevede l'obbligo di prendere le impronte digitali a tutti gli extracomunitari a partire dai 6 anni prima del rilascio del permesso di soggiorno. Siccome non si sa con certezza se i nomadi in Italia siano o no extracomunitari la misura è plausibile. Tra l'altro oggi arrivando in un aeroporto americano prendono a ogni straniero le impronte digitali e quelle dell'iride; la pratica, insomma, è diffusa. 3) Il censimento è necessario perché i bambini sfruttati per compiere reati vengono spostati da una città all'altra proprio per sfuggire ai controlli. Con le impronte invece si riuscirà sempre a sapere chi sono, combattendo efficacemente gli sfruttattori e tentando di garantire a questi fanciulli un'educazione adeguata. Maroni mi ha sempre dato l'impressione di una persona perbene e ragionevole. In questo caso mi sembra che intenda porre fine a una grande ingiustizia umana e legale. Non è un caso che anche una personalità di spicco della sinistra, il sindaco di Venezia Massimo Cacciari, abbia elogiato le dichiarazioni di Maroni affermando che: "A chi ha diritto di stare in Italia, specialmente se cittadino italiano, deve essere garantito di vivere in condizioni decorose e decenti, e non in campi che sono una vergogna, alla quale bisogna porre fine". Razzista anche Cacciari? Scritto in Italia, immigrazione Commenti ( 224 ) " (9 voti, il voto medio è: 4.56 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 25Jun 08 Galimberti, filosofo copia e incolla, continua a pontificare. Umberto Galimberti è considerato negli ambienti colti della sinistra un guru, uno di quei filosofi profondi, seri e pensosi che dall'alto della propria cultura sanno analizzare con amara precisione il disagio esistenziale della nostra società. Confesso che fino a qualche tempo fa mi capitava di apprezzare qualche suo articolo, ma ora non riesco proprio a prenderlo sul serio. Non che Galimberti sia improvvisamente rimbecillito. Al contrario, è troppo intelligente; anzi troppo italianamente furbo. Il Giornale ha infatti scoperto che l'Umberto ha l'abitudine di copiare testi altrui, senza virgolettarli, senza citare la fonte. Nei giorni scorsi Roberto Farneti e Matteo Sacchi hanno scoperto ben quattro casi di plagio. Dico quattro casi. Stamane nuovo scoop, a firma di Sacchi: il filosofo ottenne la cattedra di filosofia a Venezia presentando, tra gli altri, due testi clonati. La vicenda ispira diverse considerazioni: 1) Con quale credibilità un professore che copia intere pagine può continuare a insegnare? Oggi il rettore dell'Università Ca Foscari di Venezia afferma che non spetta a lui prendere provvedimenti e che bisognerebbe creare un giurì per valutare l'accaduto. Come dire: meglio soprassedere; il che la dice lunga sugli standard etici di certi ambienti accademici italiani (non di tutti, per fortuna). 2) Diversi giornali, tra cui Corriere della Sera, Foglio, Avvenire, hanno ripreso le denunce del Giornale, sollecitando un chiarimento pubblico di Galimberti, che invece continua a tacere. O meglio: si è scusato controvoglia in un'intervista con il Giornale solo dopo il primo scoop, ma dopo si è chiuso nel silenzio. 3) La Repubblica non ha scritto una riga sulla vicenda. Di fatto i lettori del quotidiano fondato da Eugenio Scalfari non sono al corrente delle gravi e documentate accuse rivolte contro il filosofo, il cui ultimo libro continua infatti a vendere moltissimo. Non solo: la Repubblica continua a pubblicare i suoi editoriali in prima pagina, densi di giudizi morali sulla nostra società così corrotta e insincera. Insomma, anziché distanziarsi da un personaggio perlomeno imbarazzante, ne alimenta il mito. Un po' di decoro, a cominciare proprio da Galimberti, no? Scritto in Italia, giornalismo Commenti ( 78 ) " (9 voti, il voto medio è: 4.11 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 23Jun 08 L'immigrazione? E' come un domino.. Sul Giornale di oggi si racconta che i romeni che vivono in Italia non vogliono tornare in patria anche quando hanno la garanzia di un posto di lavoro. Preferiscono vivere di espedienti nel nostro Paese anziché in regola ma con uno stipendio basso nel proprio Paese. Ma l'economia rumena è in pieno boom con una forte richiesta della manodopera, soprattutto nelle fabbriche. Domanda: chi lavora nelle fabbriche? Come spiega Matthias Pfaender in un altro articolo, i posti vacanti sono coperti da moldavi, ucraini turchi, persino pakistani, indiani, srilankesi e gli immancabili cinesi. Qualche tempo da un demografo francese spiegava su una rivista come ormai l'immigrazione in Europa sia come un domino. Polacchi e slovacchi, ad esempio, tendono ad emigrare in Gran Bretagna e in altri Paesi ricchi del nord Europa, i loro posti vengono occupati da immigrati provenienti da altri Paesi della Ue ed extra Ue, i quali a loro volta aprono dei buchi nei Paesi d'origine. In Ungheria c'è una forte penuria di medici, in Romania di operai, in Polonia di idraulici. Mi chiedo: tutto questo ha senso? la conseguenza mi sembra evidente: le società diventano rapidamente multietniche e sempre più simili nella loro struttura sociale. I costi sono enormi, i benefici dubbi, ma a qualcuno evidentemente conviene. Scritto in europa, globalizzazione, Italia, immigrazione Commenti ( 21 ) " (4 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 20Jun 08 Obama musulmano? Quando la calunnia conta più dei fatti Michael Carmichael, l'ex consulente di Clinton, in un'intervista al Giornale aveva avvertito che questa sarebbe stata la campagna elettorale più sporca della storia recente americana. Al voto mancano oltre quattro mesi, ma le manovre sono già cominciate. In un pezzo uscito oggi spiego come sia in atto una campagna su Internet in cui si sostiene che Barack Obama sia musulmano. L'affermazione è falsa (Barack è cristiano), ma il contesto lo permette. Infatti: Barack è il suo primo nome, ma il secondo è Hussein; come Saddam Hussein. Di cognome fa Obama che, cambiando una sillaba, suona Osama. È nero, ma la famiglia del suo padre biologico era musulmana, e lui ha vissuto dieci anni in un Paese islamico, l'Indonesia, frequentando per un paio d'anni le scuole pubbliche, dunque musulmane. Barack Obama è ossessionato da questa campagna, che risulta molto più convincente di quanto si immagini, e infatti inizia a mostrare segni di nervosismo. Già McCain (primarie 2000) e Kerry (presidenziali 2004) furono sconfitti da voci infamanti; Obama farà la stessa fine? Io temo - ma è quasi una certezza - che la campagna elettorale verrà combattuta non sui programmi e sulle idee , ma sull'immagine e sugli stereotipi.Gli americani rischiano di eleggere un presidente - sia esso McCain o Obama - senza sapere che cosa intenda fare davvero una volta alla Casa Bianca, ma valutando solo la sua simpatia o sulla scorta di impressioni sovente ingannevoli o frammentarie. Se i cliché contano più dei contenuti e la calunnia più fatti, la qualità della democrazia tende a diminuire e con essa la sua credibilità. Non mi piace questa tendenza e mi disturba constatare che molti elettori americani si siano abituati a questa situazione; come se le dirty politics (le tecniche sporche, infanganti) fossero ormai connaturate al sistema. Io ho l'impressione, invece, che si siano superati abbondantemente i limiti. Sono troppo pessimista? Ecco la foto di Obama durante una visita in Africa, che viene usata per dimostrare che non è cristiano bensì musulmano: Scritto in democrazia, presidenziali usa Commenti ( 63 ) " (7 voti, il voto medio è: 3.86 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 17Jun 08 Il blog per informarsi, con qualche dubbio. Nei giorni scorsi ho pubblicato sul Giornale un articolo dedicato ai blog e ai siti individuali che negli Stati Uniti sono diventati così importanti da far concorrenza ai media tradizionali. Al servizio era abbinata un'intervista a Matt Mullenweg, l'inventore della piattaforma Wordpress, che avevo incontrato al Wordcamp organizzato a Milano dal mitico Wolly. Matt, giovanissimo genio del Net, sostiene che il blog sta diventando autenticamente multimediale e che ciò avrà implicazioni anche per i giornalisti. Infatti "permetterà una diversificazione dell'offerta e dei percorsi di lettura, che si svilupperanno per argomento anziché per testata. Già oggi i giovani selezionano le notizie attraverso i motori di ricerca personalizzati. Al New York Times arrivano se ricevono la segnalazione di un articolo interessante, ma non hanno più l'abitudine di consultare quotidianamente il sito nytimes. com. Siamo passati attraverso tre fasi del blog: mezzo per scrivere, poi per interagire e ora, sempre più, per filtrare e personalizzare la mole immensa di notizie sulla rete". Chiaccherando con Wolly e con Piero Macrì, Matt ci ha raccontato un episodio personale illuminante: era in una città che stava per essere investita da un uragano, ma siccome lui non segue i media generalisti non si era accorto del pericolo imminente, che gli fu segnalato dalla madre inquieta per le sue sorti. Senza quella telefonata matt non avrebbe preso precauzioni. Da qui una riflessione: siamo sicuri che la qualità della nostra vita e la conoscenza del mondo migliorerà quando la maggior parte degli utenti avrà preso l'abitudine di leggere solo le notizie di argomenti che interessano? Questo trend non rischia di creare lettori iperspecializzati (magari in argomenti frivoli), ma complessivamente ancor più ignoranti? Ad esempio: voi come vi regolate? Tendete a comportarvi come Matt o siete più tradizionalisti? AGGIORNAMENTO Ho letto poco fa un interessante pezzo di Massimo Gaggi, che riprende un servizio della rivista americana Atlantic dal titolo provocatorio: Google ci rende stupidi? La tesi di Nicholas Carr ex direttore della Harvard Business Review e autore di molti saggi su Internet è che la civiltà del "web" stia condizionando negativamente i nostri meccanismi mentali, incidendo sul modo di leggere, di selezionare, di memorizzare. e demolendo la capacità di concentrazione. Insomma, "immersi come siamo nel "multitasking mentale" appena ci sediamo per leggere un documento di qualche pagina o un libro, ci sentiamo a disagio dopo pochi paragrafi. Voltiamo pagina e siamo già pronti per un link". Timori fondati? Scritto in giornalismo Commenti ( 40 ) " (10 voti, il voto medio è: 2.6 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 14Jun 08 Per l'Europa una sola via d'uscita: più democrazia Perché gli irlandesi hanno detto no al Trattato di Lisbona? Come spiego in un'analisi pubblicata oggi non certo perché sono antieuropeisti, al contrario. "Come tutti gli europei, gli irlandesi non capiscono più il proprio Paese, non sanno più se conta di più il governo di Dublino o la Commissione di Bruxellese quando chiedono ragguagli nessuno è in grado di tracciare unconfine preciso tra l'uno e l'altra". Percepiscono l'Unione europea come un potere che sottrae fette crescenti di sovranità eppure resta senza volto. "Chi rappresenta l'Europa oggi? Il presidente Barroso no di certo. L'Europa è un'oligarchia impalpabile ma molto influente, che condiziona la politica economica di ogni Paese, sovrasta i Parlamenti nazionali grazie alle direttive, fa giurisprudenza attraverso la Corte di giustizia europea.E incoraggia migrazioni massicce attraverso l'accordo di Schengen, positivo sotto molti aspetti, ma le cui ripercussioni sono state a lungo sottovalutate e che ha finito per agevolare l'afflusso di clandestini extracomunitari. Gli irlandesi hanno votato no a larga maggioranza per una ragione in fondo semplice: non hanno capito che cosa fosse davvero il Trattato di Lisbona". Pretendevano chiarezza e invece si sono visti sottoporre un'insieme di accordi che la facevano apparire ancor più criptica e impenetrabile. Dopo il voto in Francia, Olanda e Irlanda la lezione secondo me è chiara: l'attuale processo di costruzione europea trainato dalle élites politiche senza richiedere il consenso diretto del popolo, non funziona più. Non c'è che una soluzione: istituzioni più semplici, perlomeno comprensibili, e più democrazia. Ma i governi lo vorranno? E l'unione dei popoli europei può davvero esistere o scopriremo che è un'illusione? Scritto in europa, democrazia Commenti ( 86 ) " (11 voti, il voto medio è: 2.45 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 13Jun 08 Sentenza su Guantanamo, bentornata America L'America per molti anni ha rappresentato un modello di libertà e di giustizia. Poi c'è stato l'11 settembre, la guerra al terrorismo, l'Irak e tante, troppe deroghe ai principi che proprio l'America ha vantato come sacri per tanti decenni. La prigione di Guantanamo, dove centinaia di persone sono state detenute senza diritti e sottoposte a tortura, rappresenta la violazione più clamorosa. Ieri la Corte Suprema degli Stati Uniti ha riconosciuto il diritto costituzionale dei detenuti nel campo di prigionia di ricorrere nei tribunali ordinari americani contro la loro detenzione. Considerate queste cifre: su 775 detenuti due terzi sono stati consegnati ai paesi d'origine dove sono stati rilasciati perché innocenti. Altri 70 dovrebbero essere rilasciati a breve, contro 120 ci sono indizi palesemente insufficienti, solo a carico di 80 persone (appena il 10%) le prove sarebbero più serie. Il quadro è chiaro: Guantanamo non è servita a combattere il terrorismo ma ha rovinato la vita a quasi 700 innocenti infliggendo un danno colossale alla credibilità degli Usa nel mondo. Entrambi i candidati alla Casa Bianca, John McCain e Barack Obama, si sono espressi da tempo e con convinzione per la chiusura di questo campo. La sentenza di ieri è un passo importante nella giusta direzione. Io dico: l'America sta tornando ad essere l'America. Scritto in gli usa e il mondo Commenti ( 23 ) " (12 voti, il voto medio è: 2 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico Post precedenti Chi sono Sono inviato speciale di politica internazionale. Sposato, ho tre figli. Risiedo a Milano e giro il mondo. Tutti gli articoli di Marcello Foa su ilGiornale.it contatti Categorie cina (13) democrazia (22) europa (3) francia (16) germania (2) giornalismo (37) gli usa e il mondo (24) globalizzazione (6) immigrazione (23) islam (12) Italia (100) medio oriente (8) notizie nascoste (27) presidenziali usa (7) russia (9) svizzera (3) turchia (12) Varie (14) I più inviati Dietro la vicenda Alitalia la mano della lobby europea - 4 Emails Una vita meritocratica... - 4 Emails Abbiamo vinto l'Expo. E ora come la mettiamo con Malpensa? - 3 Emails Ecco come si può davvero aiutare il Tibet - 3 Emails In una lettera il ritratto dell'Italia di oggi - 2 Emails Dalla Svizzera una lezione (anche per il centrodestra italiano) - 2 Emails Milva e quei sette milioni nascosti... per la vecchiaia - 2 Emails Quello stile di "Repubblica"... - 2 Emails Internet fa bene ai giornali - 2 Emails L'immigrazione? E' come un domino.... - 2 Emails Ultime discussioni bo,mario: In questo momento politico l'uscita, mondezza, di Bossi non fà altro che ribadire che in Italia ci... Emanuel: "Noi siamo da secoli Calpesti, derisi, Perché non siam popolo, Perché siam divisi." Marcello... Marcello Foa: Ricmabio i saluti e rispondo a Bo,mario. Ritengo sia sufficiente attivare il servizio di Feed Rss... silvio: Se come dice Erdogan, assimilare gli stranieri è un crimine contro l'umanità, mi chiedo cosa può... Marco Locci: Ormai Bossi ci ha abituati a queste ed altre uscite non sempre accettabili; però è altrettanto vero... Ultime news Francia, incidente in centrale nucleare: "contaminati" in 15Al ristorante la pasta costa il 3500% in piùLa bimba massacrata è ancora grave Il pm: tentato omicidioHimalaya, neve e nuvole Nones e Kehrer bloccati "Scendiamo con calma"Fini a Bossi: "Rispetti le istituzioni" Il Senatur: "Faceva meglio a star zitto" Maroni: cittadinanza ai bimbi rom abbandonati Blog amici Ethica, blog filosofico di qualità ICT Watch, il blog di Piero Macrì sulle nuove tecnologie il blog di Alessandro Gilioli il blog di Andrea Tornielli Il blog di Faré su Internet & comunicazione il blog megliotardichemai Il circolo Rosselli, socialismo liberale Il pranista, blog su PR e comunicazione Metropolis, il blog Alberto Taliani Orientalia 4 all Placida signora, il blog di Mitì Vigliero spindoctor, il blog di Marco Cacciotto Wolly, il blog di Paolo Valenti Da non perdere La misteriosa e improvvisa ricchezza di Erdogan La Turchia e l'islamizzazione strisciante Quelle donne turche imprigionate dal velo Vince Erdogan e la Turchia diventa più islamica siti che mi piacciono Cricri créations poétiques, gioielli con l'anima Il sito di R. Gatti, tutto per capire le insidie della droga Italiani per Ron Paul, un bel blog sulle elezioni Usa USI, Università della Svizzera Italiana Siti di Informazione Comincialitalia, il primo quotidiano italiano dei cittadini il blog di Di Ricco, un giornalista italiano in Libano il sito di Fausto Biloslavo il sito di Radio 3 Mondo Jones, un eccellente giornalista inglese La zanzara di Cruciani - Radio 24 Osservatorio Europeo di Giornalismo Prima Pagina, la rassegna stampa di Radio 3 Sito web ilGiornale.it July 2008 M T W T F S S " Jun 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 Archivio dei post July 2008 (3) June 2008 (11) May 2008 (8) April 2008 (14) March 2008 (16) February 2008 (14) January 2008 (15) December 2007 (14) November 2007 (21) October 2007 (24) September 2007 (24) August 2007 (32) July 2007 (15) Recent Trackbacks Haramlik: E per smettere di fumare, una bella Cristoterapia Il Blog di Marcello Foa: Attenti, in Veneto è iniziata la rivolta dei comuni I più votati Ancora su Vasco Rossi e la droga - 53 Votes Una vita meritocratica... - 33 Votes I mutui subprime, la frode della Casta delle banche - 24 Votes Petrolio, libero mercato o libera speculazione? - 19 Votes E la sicurezza? Ai politici non interessa più - 18 Votes Ma Beppe Grillo è il modello della nuova Italia? - 17 Votes Quando i Tg "aiutano" la camorra... - 17 Votes Primarie Usa, truccata la vittoria di Hillary? - 15 Votes Immigrazione: e se avesse ragione Maroni? - 15 Votes Quanti immigrati può sostenere l'Italia che arranca? - 15 Votes Recent Posts Bossi e quelle parole dell'inno di Mameli Napoli senza rifiuti. Bene ma. qualcuno pagherà? Sono in viaggio. Nomadi, ha ragione Maroni (e con lui Cacciari) Galimberti, filosofo copia e incolla, continua a pontificare. L'immigrazione? E' come un domino.. Obama musulmano? Quando la calunnia conta più dei fatti Il blog per informarsi, con qualche dubbio. Per l'Europa una sola via d'uscita: più democrazia Sentenza su Guantanamo, bentornata America Pagine Biografia Pannello di controllo Login Entries RSS Comments RSS WordPress.com Photos Feed RSS di questo blog Feed RSS dei commenti al blog Il Blog di Marcello Foa © 2008 disclaimer Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti.

Torna all'inizio


"tronchetti mi ordinò un dossier sui soldi ai ds" - (segue dalla prima pagina) (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Repubblica, La" del 22-07-2008)

Argomenti: Berlu Saccà

Economia Il network eversivo Un lavoro di mesi La partita finale "Tronchetti mi ordinò un dossier sui soldi ai ds" Tavaroli: verificai eventuali tangenti di Colaninno Il colloquio A un certo punto si fanno sotto i massoni, che mi vedono come una minaccia. Forse per tenersi buono questo giro il Dottore ingaggia Costanzo e Bisignani L'inchiesta Oak Fund fu lunga. Il denaro viaggiò nella pancia di 300 società fino a Londra in un conto dove avevano la firma Piero Fassino e Nicola Rossi Non ho nulla da perdere, mi hanno già tolto tutto. Devo solo dimostrare ai miei cinque figli che il loro papà non è il mascalzone che raccontano (SEGUE DALLA PRIMA PAGINA) "Gasparri (il ministro delle Telecomunicazioni) non gli piaceva e Tronchetti non piaceva a Gasparri. In estate, al festival dell'Unità di Rimini, Massimo D'Alema lo attacca a testa bassa? Ho già detto che una concezione moderna della sicurezza (che è reputazione, soprattutto) deve fronteggiare anche ? o soprattutto ? quella roba lì, gli attacchi politici, le ostilità di parte, i pregiudizi, i veleni. Deve saper leggere e anticipare le iniziative avverse, condizionare le mosse dei rivali o ridurli al silenzio. E' un lavoro che si nutre di conoscenza. Conoscenza dell'avversario, delle sue ragioni più autentiche e nascoste, ma è anche "sapere" e dunque capacità di adattarsi a quella "emergenza" o sventandola o ridimensionandola. In gergo, le chiamiamo "analisi del rischio" e "analisi di scenario". In quell'avvio di gestione della Telecom, ne avevamo bisogno come dell'aria. Il momento intorno a noi era sconfortante. Non c'era stato soltanto l'11 settembre, c'erano ancora le macerie dello sgonfiamento della bolla speculativa, la catastrofe dei bond argentini". (Tavaroli qui svela ? e nemmeno troppo velatamente ? il lavoro di spionaggio a cui, sostiene, "nessuna azienda rinuncia". Lo riduce a raccolta di informazioni, a "mappatura" ? diciamo così ? dei caratteri, delle opinioni, delle forze e delle debolezze dei potenti, vecchi e nuovi, che, di volta in volta, Tronchetti deve fronteggiare, rassicurare, tenere alla larga. La "conoscenza", come la definisce, è soltanto il punto di partenza del suo lavoro. Per questi giocatori, per questo gioco, è la mossa d'apertura, il livello minimo richiesto per poter entrare in campo. La differenza vera la fa il "sapere", la combinazione di competenze multiple che rende possibili scambi, pratiche, compatibili assunzioni di rischi, la creazione di qualche minacciosa favola da diffondere. Tavaroli adopera un altro vocabolario, un'altra sintassi. Parla di "analisi delle forze in campo", di "amici/nemici" ma, in soldoni, non è che l'esito sia diverso. Sempre di spionaggio si parla. La scena pare questa. Marco Tronchetti Provera, arrivato in Telecom, è consapevole di essere uno "straniero" nella geografia del potere. Le leve del comando ? i primi governi Berlusconi hanno un peso politico debole, frammentato, privi di una strategia di lungo periodo, stretti intorno a un uomo solo interessato esclusivamente al proprio destino personale e imprenditoriale ? sono custodite e sostenute da uno schema "antico" che Tavaroli, come ambasciatore di Tronchetti, ha incontrato nel giro delle sette chiese romane. "Un network eversivo", lo definisce. Ne indica qualche nome: Letta, Bisignani, Cossiga, Scaroni, Elia Valori, Pollari, Speciale, Corigliano. E' un'area di potere che costringe un estraneo come Tronchetti in un disequilibrio informativo che lo condanna a subire, sopportare; a essere condizionato. Essere consapevoli di quell'asimmetricità è il punto di partenza. Sapere è allora il terreno della risposta. Come affrontare l'avversario? Come rendergli conveniente venire a patti o rinunciare a ogni ostilità? Come guadagnare un margine di inviolabilità? E' un confronto sotterraneo e senza esclusione di colpi. A sentire Tavaroli ? che va ripetuto non è un testimone neutro, ma il principale indagato dell'affaire ? è questo il mestiere che Marco Tronchetti Provera gli affida). "Di volta in volta bisogna adattare le proprie iniziative all'avversario. D'Alema, per esempio. Penso di contattare Lucia Annunziata, allora direttore dell'agenzia Apcom. Ha buoni rapporti con D'Alema. Scelgo lei come canale per entrare in contatto con il presidente dei Ds. Con Lucia si parla anche di futuro. Lei mi prospetta l'acquisizione dell'agenzia, me ne mostra i vantaggi e le opportunità. Non era una cattiva idea, in fondo. Non avevamo in pancia contenuti e ne avevamo bisogno. Peraltro, saremmo entrati in contatto con il mondo Associated Press, il meglio. L'affare poi si fece, come si sa. Comunque, l'incontro D'Alema/Tronchetti si organizzò e Lucia divenne consulente della Telecom. Racconto un altro episodio dello stesso tipo. Un giorno mi chiama Buora. Nel suo ufficio ci sono tutti quelli che contano e sembrano sull'orlo di una crisi di nervi. Buora mi dice che Giulio Tremonti (ministro dell'Economia), soffia ai banchieri, in ogni occasione, che Telecom è prossima al fallimento. La voce diffusa in ambienti qualificati da una fonte così autorevole è per noi una sciagura. Mi metto al lavoro. Tra Tremonti e Tronchetti non ci sono rapporti. Ho come la sensazione che Tremonti, da sempre consulente dei maggiori imprenditori italiani, diventato ministro, stia scaricando sui suoi antichi assistiti una ruggine velenosa. Decido di mettermi in contatto con il capo della sua segreteria, un ufficiale della Guardia di Finanza, Marco Milanese, che poi lascerà le Fiamme Gialle per lavorare direttamente nello studio di Tremonti. Contattare Milanese, proprio lui e non altri, è un modo per dire a Tremonti: conosco i tuoi metodi, conosco il tuo sistema, chi lo agisce e interpreta, da dove possono venirti le informazioni ? vere o false ? che possono danneggiare la mia azienda. Non c'è bisogno di molte parole. Quelle cose lì, si capiscono al volo nel nostro mondo. I due ? Tronchetti e Tremonti ? si incontrano. I problemi si risolvono. Nessuno parlerà più di fallimento con i banchieri. Altro episodio. Il Dottore (Tronchetti) mi chiede di dare uno sguardo a Finsiel, allora amministrata da suo cugino Nino Tronchetti Provera. Perché non si vince una gara, perché si perde sempre? Gli appronto una rete di relazioni e qualche "analisi". Ancora. La Kroll, la maggiore agenzia d'investigazione del mondo, riceve da Gianni Letta (sottosegretario alla presidenza del Consiglio) l'incarico di rintracciare il tesoro segreto di Calisto Tanzi (Parmalat). Nell'autunno del 2004, l'uomo in Italia della Kroll, un belga d'origine italiana che si chiama Nunzio Rizzi, incontra Gianni Letta e gli chiede "se il governo ha nulla in contrario che l'agenzia organizzi un'azione di discredito contro Marco Tronchetti Provera". Sorprendentemente, invece di metterlo alla porta, Letta (ha anche la delega ai servizi segreti) prende tempo: "Le farò sapere!". Letta avverte Tronchetti. Che, allarmatissimo, mi spedisce a Roma in tutta fretta. E' il mio primo incontro con Gianni Letta. Mi tiene lì per quaranta minuti. Beviamo un caffè. Mi dice: noi abbiamo un amico in comune, "il nostro Marco" (Mancini). Letta mi spiega le intenzioni di Rizzi. Organizzo una contro-operazione di discredito ai danni della Kroll. Il 6 novembre 2004, faccio pubblicare che c'è "un mandato d'arresto per l'uomo della Kroll, Nunzio Rizzi". La notizia è del tutto falsa, ma alla Kroll capiscono che gli è andata male. E noi, in Telecom, capiamo il senso di quella storia: hanno mandato a dire a Tronchetti che non si fidano di lui, che la sua reputazione può essere sporcata se gli ambienti politici non fanno barriera e quindi è meglio andare d'accordo". (Tavaroli chiarisce che dal suo orizzonte di lavoro ? e intende la rete di rapporti e liaison che possono rendere trasparenti o protette le intenzioni di Tronchetti ? nessuno è escluso. Nemmeno la magistratura). "Era più o meno il settembre del 2001. Mi chiama Armando Spataro, allora membro del Consiglio superiore della magistratura. Mi dice: "Il tuo capo ha risolto i problemi di Berlusconi". Era accaduto che Pirelli Real Estate avesse rilevato Edilnord di Berlusconi che navigava in cattive acque. Per Pirelli era un affare, per Spataro un favore. Nel 2003 Armando ritorna a Milano come procuratore aggiunto. Ho l'idea di farlo incontrare con Tronchetti. Organizzo il meeting. Ma, quel giorno, commetto un errore grave. Invece di andare via, come facevo sempre, rimango nella stanza e sono testimone della loro conversazione. Che non va per nulla bene. Quasi al termine, Tronchetti chiarisce che magistratura e politica devono reciprocamente rispettarsi e che il lavoro dei giudici non può pregiudicare le responsabilità della politica. E' più o meno una banalità, ma detta in quel momento suonò alle orecchie di Armando come una difesa pregiudiziale di Berlusconi e una censura per le iniziative della magistratura. Spataro ne ricava la convinzione di avere di fronte un uomo piegato agli interessi di Berlusconi. Nessuno gli ha tolto più quell'idea dalla testa. Questo era il mio lavoro: creare una rete di protezione personale intorno a Tronchetti e di sicurezza per l'azienda, rimuovere le inimicizie preconcette, le ostilità, il malanimo, le presunte incompatibilità. Non è sempre affare per deboli di stomaco. Ecco che cosa intendo quando dico che il perimetro della security si era di molto allargato. Ecco che cosa intendeva Marco Tronchetti Provera quando mi diceva: "Le abbiamo chiesto troppo". Se avevo bisogno di informazioni sugli antagonisti mi rivolgevo a Emanuele Cipriani (investigatore privato della Polis d'Istinto). Che me le procurava. Sono pronto ad ammettere che ci sono state ? ma questi sono affari di Cipriani ? indagini illegali. Ammetto che bisognerà spiegare le intrusioni informatiche ai danni di Massimo Mucchetti e Vittorio Colao (vicedirettore del Corriere e amministratore delegato di Rcs). Ma non ci sono state intercettazioni abusive né ricatti. Nell'indagine della procura di Milano, non ce n'è traccia. Il mio lavoro non si è mai arricchito di quella roba lì. Le cose andavano così. Fino a quando sono stato in Pirelli, sono stato più o meno un "centro di servizi". Tronchetti Provera, da Telecom, aveva bisogno di informazioni. Mi chiamava e io provvedevo a raccoglierle. Nessuno si dovrebbe meravigliare. Le aziende vivono di informazioni fino alla raffinatezza delle "analisi predittive". E non esitano a sporcarsi le mani. Un esempio? Per quel che so, l'"Operazione Quattro Gatti", lo sganciamento di Mastella dal centro-destra organizzato nel 1998 da Cossiga, fu finanziato per intero dai gestori della telefonia: Sentinelli (Tim), Novari (3), Pompei (Wind), con il sostegno della Ericsson. Quando arrivo in Telecom, il lavoro cambia. Agisco "di iniziativa" sulle analisi tipiche della sicurezza. Attenzione, però, il "sistema Tavaroli" non era e non è mai stato il "sistema Cipriani"". (Tavaroli non ammette che l'uno integrava l'altro, che l'uno sosteneva l'altro e mai parla del ruolo di Marco Mancini, il capo del controspionaggio. Lo ripetiamo ancora: questa è soltanto la verità di un indagato). "E' a questo punto che arrivano i primi segnali dal "network eversivo". Si fanno sotto quelli che io chiamo "i massoni". Cominciano a scorgere, avvertendole come una minaccia, tutte le potenzialità di quel lavoro, della mia presenza a Telecom, del mio legame con Marco Mancini in ascesa nel Sismi, delle opportunità di integrazione in un unico "nastro" delle informazioni in possesso per motivi istituzionali di una grande azienda di telecomunicazioni e di un servizio segreto. Lo avevate capito anche voi a Repubblica, ma immaginavate che Telecom fosse il centro del "sistema" e non solo un segmento, il più fragile. Arriva il primo segnale e non faccio fatica a "leggerlo". Le manovre compromettenti (è sospettato di essere coinvolto in un traffico d'armi) di Slaedine Jnifen, fratello di Afef (la moglie di Tronchetti) con uno dei figli di Gheddafi mi sono segnalate prima da Nicolò Pollari. Mi dice: i servizi libici minacciano di ucciderlo. Poi da Luigi Bisignani che aveva avuto l'informazione dalla Guardia di Finanza. Capii la musica. Anche Afef parve a rischio". (Tavaroli non dice né vuole dire se il dossier raccolto anche sulla moglie di Tronchetti sia stato una sua personale iniziativa o un'operazione commissionata da altri o addirittura concordata con il presidente della Telecom). "E' un fatto che Afef si porta dietro tutte le amicizie romane del primo marito, Marco Squatriti (Andreotti, Bisignani, Letta). Ricordo che, quando Squatriti finisce in carcere, il primo che gli va a fare visita, come avvocato anche se non era il suo avvocato, è Cesare Previti. L'uomo deve essere finito al centro di una faccenda molto seria. Perché nessuno s'incuriosisce al finale della storia di Italsanità (era la società dell'Iri che aveva affittato dai privati 28 immobili da destinare a residenze per anziani, impegnandosi a pagare affitti per 1.000 miliardi in nove anni, di cui 572 a Squatriti, titolare degli 11 contratti più consistenti)? Sono stati rimborsati a Squatriti un centinaio di miliardi di lire. Oggi Squatriti non ha più un soldo. Dove sono finiti i denari? E, soprattutto, di chi erano? Forse per tenersi buono questo giro, il Dottore ingaggia Maurizio Costanzo (P2, tessera Roma 152), tutt'uno con Previti, Squatriti, Gianfranco Rossi (il faccendiere romano, arrestato nel giugno 1994, è l'intestatario del conto corrente "coperto" FF 2927 presso la Trade Development Bank di Ginevra, conto sul quale sono affluiti 2 milioni e 200 mila dollari fornitigli da Bisignani e parte della maxitangente pagata dall'Enimont ai partiti di governo), Luigi Bisignani (P2, tessera Roma 203). Tronchetti retribuisce Costanzo con 3 milioni di euro all'anno soltanto, in definitiva, per costruire l'immagine di Afef. Ma, in realtà, Tronchetti vuole tenerlo buono e, nel contempo, alla larga. Costanzo non aveva nemmeno il numero diretto del suo cellulare. Si ripetono i segnali negativi. Salvatore Cirafici, capo della sicurezza di Wind, un massone, mi racconta che è stato interpellato da un giornalista del Giornale che sta preparando un articolo contro di me, ispirato da Luigi Bisignani. Che ci fossero fibrillazioni in corso, lo deduco anche da altri episodi. Poco dopo il Natale del 2002, diciamo nel gennaio del 2003, Berlusconi convoca Pollari a Palazzo Chigi e gli chiede a brutto muso: "Chi è questo Tavaroli?", "E' vero che Mancini è un comunista"? Pollari replica, difende Mancini e comunica che sta per nominarlo capo della 1° Divisione. Berlusconi abbozza. Non poteva dire di no a Pollari. Come non glielo ha potuto dire poi, con il governo successivo, Romano Prodi, che ha sempre difeso il direttore del Sismi. La faccio breve, nel 2004 fonti della Guardia di Finanza fanno sapere in Telecom che "Tavaroli, da punto di forza, è diventato un punto di debolezza". A maggio mi convoca Tronchetti e, alla presenza di Buora, mi consiglia di accettare una aspettativa di tre mesi per far calare il polverone su di me e la società. Accetto, non ho alternative. Per tre mesi, il telefono si fa muto. Non mi chiama più nessuno, se si esclude Adamo Bove (il dirigente della security governance della Telecom precipitato il 21 luglio 2006 da un cavalcavia della tangenziale di Napoli: suicidio o istigazione al suicidio?). Vado in Romania. Mi richiamano in Italia dopo l'attentato al Tube di Londra del 7 luglio 2005. Tronchetti chiede a Letta se può darmi una consulenza antiterrorismo. Letta si dice d'accordo "nell'interesse del Paese". A fine anno, il Dottore mi dice: devi rientrare. Nel gennaio 2006, quando sono pronto a rientrare, Cipriani si fa abbindolare dai carabinieri di Firenze che non hanno mai smesso di blandirlo: "Vuota il sacco e le tue responsabilità saranno ridotte al minimo?". Quello ci casca e trovano il dvd con i file illegali, peraltro già in possesso di Emilio Ricci, avvocato, romano, comunista, amico mio, di Pollari, di D'Alema. Cipriani consegna la password ai pm. In tempo reale la notizia arriva a Tronchetti ? penso attraverso l'avvocato Mucciarelli. Il Dottore mi convoca. Mi dice: hanno il dvd; l'hanno aperto; lei non può più tornare in azienda. Io mi mostro preoccupato. Gli dico: su quel dvd ci sono i file di Brancher, e di Cesa, e la faccenda di D'Alema e dell'Oak Fund. Inizialmente, Tronchetti finge di non ricordare. "D'Alema? ? dice ? e che c'entra, io non so nulla?". Poi, qualche giorno dopo, gli torna la memoria e ammetterà che era stato lui a commissionarmi quel lavoro per verificare se, nell'acquisizione di Colaninno, fossero state pagate tangenti. Qualche mese dopo, in maggio, Tronchetti alla presenza del solito Buora mi chiede le dimissioni. Fu un lavoraccio, l'inchiesta "Oak Fund". Per quel che poi ha scritto Cipriani nel dossier chiamato "Baffino", ora nelle mani della procura di Milano, i soldi hanno viaggiato nella pancia di trecento società in giro per l'Europa per poi approdare a Londra nel conto dell'Oak Fund, a cui erano interessati i fratelli Magnoni (Giorgio, Aldo e Ruggiero, vicepresidente della Lehman Brothers Europe) e dove avevano la firma Nicola Rossi e Piero Fassino. Queste cose le ho dette anche ai pm che mi hanno interrogato. Loro mi dicevano: non scriviamo i nomi nel verbale, diciamo "esponenti politici?". Formalmente perché è necessario attendere la sentenza della Corte Costituzionale per sapere se quei dossier raccolti illegalmente sono utilizzabili nel giudizio. Ma, dico io, se mi prendi a verbale non hai più bisogno della Corte Costituzionale, hai il mio verbale che contiene la notizia di reato. E allora? Sono assolutamente convinto che Tronchetti sapesse in tempo reale quali fossero le intenzioni e le mosse della procura. Credo che egli abbia lasciato esplodere il "caso Rovati" al solo scopo di anticipare il governo e trovare una dignitosa e sdegnata via d'uscita. Con quel che sarebbe successo di lì a un paio di mesi, il governo avrebbe potuto dirgli: non hai l'autorità né la credibilità per governare le reti. Ora Tronchetti Provera lascia dire e scrivere che sono stati Romano Prodi, Giovanni Bazoli e Guido Rossi a sottrargli la Telecom senza dire una parola su quel network di potere, eversivo che io, nel suo interesse e su sua richiesta, ho fronteggiato e da cui sono stato distrutto; quell'area di potere che decide le nomine che contano, che in apparenza non chiede e, invece, ordina con messaggi traversi che è bene cogliere al volo per non dare l'idea che la si stia sfidando. Genio dell'opportunismo qual è, Tronchetti vuole ritornare sulla scena forte della liquidità incassata in uscita dalla Telecom, candido e senza un'ombra. Solo io dovrei pagarne il prezzo, ma gli è capitato il peggiore cliente possibile. Non ho nulla da perdere. Mi hanno già tolto tutto. Devo soltanto dimostrare ai miei cinque figli che il loro papà non è il mascalzone che raccontano, che il loro papà ha concesso soltanto fiducia a chi non la meritava. Per questo ripeto: non accetterò mai di essere il capro espiatorio di questo affare". (2.Fine).

Torna all'inizio


"avete troppi pregiudizi, dateci spazio" - leandro palestini roma (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Repubblica, La" del 22-07-2008)

Argomenti: RAI MEDIASET

Spettacoli "Avete troppi pregiudizi, dateci spazio" Crescono nella società italiana ma sono poco rappresentati sul video. Ci dicono perché Ramona Badescu "Le rumene nelle fiction sono prostitute o badanti" Taiyo Yamanouchi "Sono giapponese e nei serial mi fanno sempre fare il cinese" LEANDRO PALESTINI ROMA La società italiana diventa multietnica, ma la tv non se ne accorge. Per le strade la gente è di tutti i colori, ma sul piccolo schermo le facce degli stranieri, e di molti neo-italiani, non trovano rappresentanza. Le storie di cinesi, africani o rumeni entrano di straforo in qualche fiction, sono rari i programmi dedicati alle diverse etnie dai telegiornali. L'allarme è partito addirittura dalla Gran Bretagna, che pure vive l'immigrazione da molto più tempo di noi: la tv è razzista? Una domanda che può essere girata ai pochi volti stranieri che hanno "bucato" lo schermo televisivo italiano. "Gli italiani non sono razzisti, ma amano gli stereotipi. In tv i rumeni sono abbinati ai Rom che rubano, nelle fiction le ragazze sono prostitute o badanti" commenta Ramona Badescu, invitando Rai e Mediaset "a dedicare dei mini-tg alle varie etnie presenti nel Paese". L'attrice rumena ammette che per le donne dell'Est i funzionari tv diventano esterofili. "I funzionari ci "provano" con le belle dell'Est. All'inizio della carriera ci hanno provato anche con me, ma io ho saputo dire di no". Lo stereotipo è l'humus di Tintoria (RaiTre) il varietà multicolor di Gregorio Paolini dove i "nuovi italiani" giudicano il Belpaese. Il conduttore, è Taiyo Yamanouchi, un italo-giapponese. "In Tintoria si vede l'Italia con gli occhi degli stranieri. Marocchini o rumeni vedono meglio i vostri paradossi" dice Taito, ridendo di un equivoco razziale: "Ho fatto tante fiction, e pur essendo giapponese nell'80% delle volte mi fanno fare il cinese, e spesso mafioso. Per fortuna in Un medico in famiglia sono stato promosso stilista giapponese". A RaiDue hanno nostalgia dei sorrisi della tunisina Afef Jnifen che faceva da spalla a Gene Gnocchi nella Grande notte del lunedì, a RaiUno si ricorda Fiona May protagonista della fiction Butta la luna (accusata di buonismo sugli immigrati). A Striscia questa estate fanno i provini a seducenti "veline" straniere. Anche se resta un vuoto di rappresentanza per le ragazze dagli occhi a mandorla: l'unica cinese che si ricordi è l'esuberante Man-Lo Zhang, protagonista di un Grande Fratello di tre anni fa. Invece Sky Tg24 nella rubrica meteo sperimenta il meltin' pot con Mimmi Gunnarsson (accento svedese) e Gretel Coello Trespando (accento cubano), moglie di Paolo Brosio. A La 7 Sylvie Lubamba (showgirl congolese) fa l'opinionista per Piero Chiambretti: "Markette è l'unico show multietnico, c'è pure un coro gospel. Io credo che gli italiani vogliano facce nuove, sono stufi dei soliti Pippobaudi". Nei telegiornali gli anchormen sono tutti rigorosamente bianchi. Unica eccezione, il conduttore del Tgr Lazio Fidel M'Banga Bauna, che pacatamente spiega: "Non parlerei di razzismo, ma di ignoranza sì. Si inciampa in qualche cretino che ti etichetta come giornalista "di colore", gli stessi che definiscono Obama "il candidato nero"...". Il giornalista di origine congolese, auspica una vera integrazione, ma avverte: "Sono contrario alle tv-ghetto. Non si può pensare a spazi solo per cinesi, rumeni o africani. Chi viene qui non può vivere da straniero, deve fare uno sforzo per entrare nella comunità italiana". Le ballerine straniere della nostra tv sono tante, ma rimangono senza nome (Natalia Estrada è un'eccezione). Invece il ballerino albanese Kledi Kadiu si è imposto come star di Amici e non solo. Solo bravura? "La mia fortuna è stata quella di incontrare Maria De Filippi nel 2001. Lavoravo già, ma è lei che mi ha dato fiducia e notorietà. Il razzismo? Lo siamo un po' tutti nel sangue: noi lo eravamo verso i ballerini russi, adesso qualche italiano prova invidia per un albanese (io) che prende il suo posto". Un sogno? "Fare un programma sugli albanesi in Italia, far capire agli italiani la cultura albanese". In tempi di meltin' pot la tv può fare di più? Paolo Ruffini, direttore di RaiTre, parla dei suoi esperimenti: "Alle falde del Kilimangiaro di Licia Colò è un buon esempio di multietnicità, si parla dei vari Paesi, e dalla cantante africana alla programmista indiana nel programma sono rappresentate un po' tutte le etnie. Io non credo che si debbano fare dei programmi-ghetto, ma piuttosto aiutare le varie comunità a integrarsi attraverso la tv. Citerei quindi Tintoria di Paolini: attraverso la satira di costume ammicca alla multietnicità della nostra società".

Torna all'inizio


Napolitano: "stop ai processi-spettacolo" - liana milella (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Repubblica, La" del 22-07-2008)

Argomenti: Berlu Saccà

Napolitano: "Stop ai processi-spettacolo" L'Anm: bene, ma cessi anche l'attacco ai pm. Di Pietro critica il Quirinale Il Colle chiede di frenare le notizie su "terzi estranei" alle indagini. "Occorre tutelare dignità e decoro delle persone" LIANA MILELLA ROMA - Giorgio Napolitano è sempre stato, da politico prima e da capo dello Stato poi, contro la giustizia che diventa spettacolo e l'uso improprio delle carte processuali, soprattutto quando queste, finite sui giornali, coinvolgono persone estranee all'indagine. Per il presidente è "un principio fondante dello Stato di diritto". Al di là dei casi e dei soggetti coinvolti. Un'idea che torna spesso nei suoi discorsi. Ma che ripetuta ieri, nel saluto al convegno sull'avvocato Vittorio Chiusano, ha spinto tutti a cercare di capire a chi si riferisse. Dice Napolitano: "Nel momento in cui si riscontra una tendenza alla spettacolarizzazione dei processi, connotata anche dalla divulgazione di notizie attinenti a terzi estranei alle vicende che ne costituiscono oggetto, occorre recuperare equilibrio per assicurare il rispetto della dignità e del decoro delle persone coinvolte". Che c'è dietro? Le intercettazioni del Sacca-Berlusconi? I gossip su telefonate, mai pubblicate, tra il premier e il ministro Carfagna? Il caso Del Turco? La vicenda Forleo che oggi si chiude al Csm? Al Quirinale spengono gli entusiasmi: "è un principio generale. Le tante occasioni in cui è stato ripetuto dimostrano che va oltre il caso specifico". A riprova, ecco gli interventi in cui c'è il richiamo "alla riservatezza" per le toghe (agosto '06), l'invito a evitare "protagonismi ed esposizioni mediatiche" (maggio '08), la raccomandazione a non fare "riferimenti a persone estranee non necessarie per motivare i provvedimenti" (giugno '07). Pure il monito cade mentre oggi, alla Camera, parte in commissione Giustizia l'iter del ddl intercettazioni e ne sarà relatrice la presidente Giulia Bongiorno. Il Pd presenta una sua proposta. Il grosso del dibattito ci sarà a settembre, ma nella legge, che la Fnsi teme per gli effetti "bavaglio", sarà affrontato il nodo della pubblicità delle carte processuali. Per questo le parole di Napolitano dividono. Piacciono al presidente dell'Anm Luca Palamara, che condivide "la necessità di trovare un punto di equilibrio tra diritto alla riservatezza, diritto di cronaca, accertamento dei reati", ma si preoccupa dei colleghi "oggetto di aggressioni ingiustificate e volgari di chi ricopre incarichi istituzionali". L'ex pm Antonio Di Pietro va nella stessa direzione: per Napolitano c'è "massimo rispetto", ma lui è "colpito e amareggiato da prese di posizione a senso unico" e vorrebbe un intervento "per il Csm e la magistratura". Il Garante della privacy Francesco Pizzetti chiede un equilibrio per "talk show, processi mediatici e processi spettacolo" che spingono la gente a chiudere un processo che prescinde da quello vero. Nella legge sulle intercettazioni si discuterà di tutto questo. Poteri del Garante compresi.

Torna all'inizio


Il lodo alfano diventa legge congelati i processi a berlusconi - liana milella (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Repubblica, La" del 23-07-2008)

Argomenti: Berlu Saccà

Il lodo Alfano diventa legge congelati i processi a Berlusconi Sì del Senato. Pd: dialogo difficile. Di Pietro: referendum Approvato in 25 giorni. Il ministro: norme giuste, in autunno la riforma della giustizia LIANA MILELLA ROMA - La fotografia della giornata sta nella faccia entusiasta di Angelino Alfano. Il suo lodo, in 25 giorni, è diventato legge. Napolitano lo firmerà ad horas. Berlusconi è libero dai suoi processi. Tre (Mills, Medusa, Saccà), e tutti congelati. Se ne riparla a fine legislatura. Il Guardasigilli può dire soddisfatto "il popolo lo ha eletto e ora è libero di governare". Aula del Senato, 58 emendamenti bruciati di mattina. Poi lunga pausa fino alle 19, perché per le dichiarazioni di voto bisogna aspettare la diretta in tv. Niente girotondi, né fuori né dentro. Opposizione, in fondo, rassegnata. L'Idv vorrebbe cantare l'inno di Mameli, prepara pure le fotocopie delle prime due strofe per non fare gaffe (Bossi insegna), ma poi ci rinuncia. Non tutti sono d'accordo. Non c'è pathos. Il voto finale è scontato. Niente ricerca affannosa dei senatori a vita, come ai tempi di Prodi, c'è solo Emilio Colombo, e neppure vota. Maggioranza schiacciante: lo scudo che ferma i processi per le quattro più alte cariche dello Stato (presidenti Repubblica, Senato, Camera, Consiglio) passa per 171 voti contro 128. Si astengono i sei dell'Udc perché, come dice Gianpiero D'Alia sull'onda del leader Casini, "meglio fermare un processo che sospenderne 100mila". Eppure Alfano ha definito il lodo "un testo sobrio, ben calibrato, in linea con le leggi simili in altri paesi, pienamente rispondente ai dettami della Consulta". Ministri schierati, anche se ce ne sono di meno del voto alla Camera. Sempre presenti Alfano e Bondi, alla fine arrivano Vito, Sacconi, Calderoli, Matteoli. E pure il vice ministro Castelli. Sì, i leghisti non mancano, ma sono i più freddi sulla legge. Lapidario Lorenzo Bodega: "Per noi alla lettera "A" c'è il federalismo fiscale e solo alla "G" c'è la giustizia". Alfano intenda bene, proprio lui che in aula ha preannunciato l'offensiva d'autunno, una riforma della giustizia penale e civile, per cui lancia un segnale alla sinistra: "Il lodo è andato, confidiamo che i riformisti la smettano di coccolare l'antiberlusconismo, perché ora la sfida è sulla giustizia, lì passa il confine tra riformisti e conservatori". Ma è già chiaro che la Lega non ci sta. E non solo: le opposizioni annunciano battaglia. La Finocchiaro: "Dialogo difficile". Se il lodo Alfano è l'antipasto, ci capisce cosa segue nel menu. In aula si ritrovano Pd e Idv. Certo, Antonio Di Pietro, che come sempre nei momenti topici arriva a palazzo Madama prima del voto, e i suoi usano un linguaggio più stradaiolo, ritirano fuori la storia della P2, ma il Pd non è da meno. Anna Finocchiaro, standing ovation quando smette di parlare, non fa sconti: "In uno stato costituzionale non esistono sovrani e voi avete leso il principio di uguaglianza. Alfano parla del diritto-dovere di governare. Ma senza un limite neppure per i reati commessi in flagranza? E perché estendere il lodo pure alle altre tre cariche? Il popolo non ha eletto direttamente gli altri tre presidenti". E infatti Felice Casson aveva proposto che lo scudo valesse solo per il premier ("Chiamiamolo lodo Berlusconi"), ma il Pdl non ha abboccato. Di Pietro è pesantissimo: "Un ricatto. Un sequestro della funzione parlamentare. Un'estorsione. Sapremo se ci governa un delinquente solo quando non lo sarà più. Accordo sulla giustizia? Con loro sarebbe come mettersi una corda al collo. è come se l'agnello invitasse a cena il lupo...". E quindi battaglia: referendum e proteste di piazza. Il suo capogruppo Felice Belisario scatena il Pdl in aula: "è una norma scritta dai legali del premier, a misura per lui, o se preferite per il titolare della tessera P2 numero1816. State attuando il piano di Gelli, immunità, intercettazioni, mordacchie ai giudici". Pd e Idv si reincontrano nella pagella d'incostituzionalità al lodo, argomentata da Stefano Ceccanti e Luigi Li Gotti. Il Pdl arranca. Il capogruppo Maurizio Gasparri se la piglia con la giustizia-lumaca ("Silvio ha atteso 12 anni prima d'essere assolto per la Sme") e pure con la Gandus perché i giudici che hanno respinto la ricusazione hanno scritto che ha parlato contro "la parte politica a lei estranea". è il teorema di Berlusconi nella lettera al presidente Schifani (lo rammenta la Finocchiaro), il lodo serve perché i giudici sono dei persecutori. Il vice Gaetano Quagliariello chiama la sinistra "perché quando si trattò di D'Alema e Fassino tutelammo il loro diritto alla riservatezza". Ma proprio lo sdegno della sinistra sta nelle parole dell'ex procuratore Gerardo D'Ambrosio: "Alfano promette il dialogo, ma voi respingete tutti i nostri emendamenti. Questa non è una guarentigia, ma un privilegio. E io non lo voto". S'ode un "e chi se ne frega", ma alla buvette Alfano si apparta con D'Ambrosio, gli chiede dei suoi disegni di legge, promette di leggerli. Alfano bifronte, uomo di Berlusconi e uomo del dialogo. S'imbatte in lui il siciliano Giuseppe Lumia e lo saluta così: "Alfano, il buono del 41bis, Alfano il cattivo del lodo...".

Torna all'inizio


"il segreto è non piacere a tutti" (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Repubblica, La" del 23-07-2008)

Argomenti: RAI MEDIASET

Spettacoli Vanzina "Il segreto è non piacere a tutti" ROMA - Enrico Vanzina alla fine degli anni 80 ha prodotto "I ragazzi della terza C" di Claudio Risi, serie cult di Italia 1. Sceneggiatore, osservatore del costume, racconterà con "Vip" per Canale 5, il mondo degli aspiranti ricchi e famosi. "è un tv movie pilota che può diventare una serie, com'è successo con Piper. Nel cast, tra gli altri, ci sono Branciamore, la Cucinotta, Mattioli, Brignano". Vanzina, perché è sempre più difficile girare serie "generazionali"? "Hai successo se riesci a fotografare una generazione in un momento di cambiamento, deve esserci qualcosa che evolve: gli anni 60 hanno segnato un momento importante, come gli anni 80, mentre i 70 sono più duri. E con la fiction non devi colpire tutta la società, ma un settore. Se una parte si riconosce - penso ai trentenni di Friends - hai raggiunto l'obiettivo. Essere generalisti non paga". Voi avete fotografato gli anni 50 e 60. "Con Greggio abbiamo riproposto il cinema di quegli anni, con tante citazioni; come Un ciclone in famiglia ricalcava l'idea della Famiglia Benvenuti. Serie da tv generalista, certo, ma comiche. La chiave comica non è semplice, con Carlo non giriamo sit-com, ma piccoli film. Quelli della tv pensano solo alle linee: orizzontale, verticale, c'è una progressione lentissima delle psicologie". Anche il pubblico di Rai e Mediaset è diverso. "Canale 5 punta sul pubblico giovane, è il target che gli interessa - vedi il successo dei Cesaroni - RaiUno, che ha un pubblico più anziano, sulla tribù delle lacrime e dei santi. è sparita la commedia, ed è un peccato". Cosa manca alla fiction? "Le facce. I network che si sono impossessati di cinema e tv, Medusa e Raicinema, non fanno grandi ricerche per cercare nuovi attori. Si aspettano che la tv lanci i comici, poi se hanno successo li portano al cinema, ma è una strada senza ritorno, arrivano spompati. Molti si sono bruciati coi film, a parte Ficarra e Picone. Ammiro il lavoro fatto da Alberto Sironi per Montalbano: lì si vede la ricerca delle facce, sono tutte autentiche". (s. f.).

Torna all'inizio


Fini e Bossi, l'eterno duello dei fratelli-coltelli (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Unita, L'" del 23-07-2008)

Argomenti: Berlu Saccà

Stai consultando l'edizione del Fini e Bossi, l'eterno duello dei fratelli-coltelli di Marcella Ciarnelli /Roma Non si sono mai amati. Più coltelli che fratelli. Eppure sono stati costretti dalle logiche e dai numeri della politica ad una coabitazione costantemente sull'orlo di una crisi di nervi. Gianfranco Fini e Umberto Bossi sono politici molto diversi. Così come lo sono i loro "giovani" partiti, perchè tali sono la Lega e Alleanza nazionale. Molto di più la prima nata da un movimento popolare all'alba degli anni '90. Nuova anch'essa, ma figlia di una storia antica che ancora pesa e ritorna nonostante la svolta di Fiuggi ed il lungo percorso successivo, anche An che superato l'Msi, il proprio percorso lo ha iniziato, più o meno nello stesso periodo. Diversi a confronto. Separati in casa. Lo scontro tra il presidente della Camera Gianfranco Fini e Umberto Bossi, ancora una volta più leader leghista che ministro della Repubblica, a proposito del gestaccio e delle parole offensive contro i professori meridionali che insegnano al Nord, non è stato l'ultimo episodio di una storia intensa di contrapposizioni che affondano le radici nella diversità culturale tra i due partiti. Entrambi popolari. Uno, An, radicato nel sistema di potere politico e della pubblica amministrazione che sono l'emblema riconducibile a quella "Roma ladrona", slogan leghista mai dismesso ma anzi scandito ad ogni occasione. Un partito che nella propria carta dei valori ha scritto a chiare lettere la "promozione del senso nazionale della Patria e delle radici identitarie dell'Europa". Tutto l'opposto l'altro che esprime i desideri, anche i più oscuri, di quella società del Nord che rappresenta gente che si è fatta da sola, che contesta il centralismo dello stato ma anche l'arrivo degli immigrati anche se poi senza di essi le "fabrichette" probabilmente avrebbero qualche difficoltà. Che chiede il federalismo ma, sotto sotto (e non poi tanto), punta al separatismo più bieco. Così anche ieri i distinguo non sono mancati. E questa volta su un argomento che sta molto a cuore ai leghisti, quel federalismo fiscale che occorrerà "non penalizzi le regioni meridionali" e che viaggi di pari passo con "le questioni del bicameralismo e del rafforzamento dei centri della decisione politica". Umberto Bossi e i suoi che sembrano più interessati al prosperare dei ricchi orticelli padani che agli interessi nazionali dovranno fare i conti anche con l'altolà di un alleato, che per loro è sempre stato scomodo. E con il quale, appena è stato possibile, la separazione è stata non solo teorica ma anche sancita sulla scheda elettorale. Correva l'anno 1994, Silvio Berlusconi si accingeva alla verifica delle urne per il suo partito e per la coalizione di centrodestra in una consultazione che andava a sancire la transizione tra la Prima repubblica ed il bipartitismo. Li vorrebbe tutti attorno a sè il Cavaliere. Non può. Al Nord si presenta con il Polo delle libertà in cui trova posto Bossi. Al Sud esordisce il Polo del buon governo in cui c'è An. Il "colpaccio" gli riesce. Le elezioni le vince, ma sarà poi proprio Bossi, dopo uno scontro sulle pensioni, a dargli il gran dolore di tornarsene a casa con le pive nel sacco. L'impossibilità della coalizione tra gli scalpitanti alleati darà a Berlusconi un altro gran dolore nel 1996 quando, proprio perchè la Lega per mancanza di sintonia politica deciderà di correre da sola e contribuirà alla vittoria di Romano Prodi. Ma l'imperativo è fare di necessità virtù. L'unione fa, comunque, la forza anche se poi tenere insieme gli alleati è azione sempre più difficile anche se i soggetti sono diminuiti dato che l'Udc, la "spina nel fianco per antonomasia", ormai veleggia all'opposizione. Ma quel Bossi e quel Fini proprio non ne vogliono sapere di andare d'accordo anche se a cementare l'unione ci hanno provato firmando assieme, nel 2002, una restrittiva, anzi punitiva legge per regolamentare l'immigrazione. I "trecentomila fucili pronti ad entrare in azione", milioni di miliziani già in arme, i gestacci e le battute da trivio del leader leghista a Gianfranco Fini, ormai calato nei panni istituzionali di presidente della camera, danno davvero un gran fastidio. E l'altro giorno, come in tempi passati, tra sé e sé avrà ripensato "con quello non ci prenderei neanche un caffè". C'è da riflettere sulle alleanze. Anche perché in una prospettiva non lontana, quando Forza Italia e Alleanza nazionale convergeranno, dopo i rispettivi congressi, in quel Popolo della libertà che finora è riconducibile solo ad un cartello elettorale nato su un predellino di un'auto parcheggiata in piazza San Babila, il rischio è che il partito di Fini venga inghiottito del tutto dalla Balena azzurra come un qualunque burattino senza più storia. Tanto più che non è detto che tutti i colonnelli siano disposti a restare al fianco del leader che sarà anche la terza carica dello stato, ma poi? Stridente, solo per fare un esempio, l'altro giorno la differenza di comportamento tra Italo Bocchino, che ha subito sposato la tesi di Fini sulla difesa dei simboli nazionali, e Maurizio Gasparri, vero recordman della dichiarazione sprint, che se n'è stato rinchiuso in un inquietante silenzio. Ma bisogna stare insieme. La politica non è questione di simpatia. Il Cavaliere ha ordinato di rientare nei ranghi, il Bossi è stato invitato ad "abbassare i toni" per non dare soddisfazione al centrosinistra. Fini può anche disquisire, ma alla fine deve fare i conti sempre con il gusto dolce e coinvolgente di aver raggiunto il potere, i vertici, di aver superato finalmente "la sindrome della fogna". Ha radici lontane l'ostilità tra An e Lega. Fatta di battutacce e allusioni. Ed anche interrogazioni. Basta, così, per fare un esempio, quella su una possibile "patologia mentale di Bossi a proposito di possibili parlamenti del Nord e del Sud" avanzata dai deputati di An, Mastrangelo e Serafatti, ai ministri della Sanità e dell'Interno cui i leghisti risposero a mezzo portavoce Rossi, parlando "di una rapidissima invasione inarrestabile in atto del morbo di Alzheimer" nelle menti dei loro contendenti "per cui siamo disposti ad accollarci le spese per l'immediato trasporto in manicomio nel reparto incurabili". Era il '95. O il dubbio che a far circolare una lettera anonima nell' Europarlamento contro un esponente di An fossero stati proprio parlamentari leghisti dato che ad essere attaccato era stato "un padano rinnegato, venduto alla mafia e ai meridionali". Siamo al '96. Si ricorda persino una polemica sui ristoranti di Roma. Sporchi e senza ricevuta. Gli anni sono passati. I governi assieme si sono succeduti. Le offese non sono mancate. Ad un passo dalla crisi, tornano sempre insieme. Legati alle poltrone. Allora, come oggi. E con il Cavaliere sempre lì.

Torna all'inizio


Ecco la mia verità sul voto a Saccà (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Unita, L'" del 23-07-2008)

Argomenti: Berlu Saccà

Stai consultando l'edizione del Ecco la mia verità sul voto a Saccà Molti amici e compagni mi hanno telefonato: ma che hai fatto? hai salvato Saccà? Ho ricevuto decine di email, anche da lettori dell'Unità, così sintetizzabili: proprio da te non me lo aspettavo. Ebbene sì, lo ammetto: anche a me in questi giorni è capitato, nonostante venga considerato da qualcuno un navigato protagonista del teatrino mediatico, di essere insaccato nel tritacarne della manipolazione dei fatti prima e della pubblica gogna dopo. Ho ancora qui davanti a me, in particolare: un titolo della Stampa oggettivamente falso ("Curzi salva Saccà"), un intervento sull'Unità del mio collega e amico consigliere di amministrazione Rai Carlo Rognoni nel quale la critica arriva ad utilizzare persino la categoria della differenza antropologica, un'intervista garbatamente satirica su Repubblica fatta di semplici battute anche di una sola parola e una condanna dal punto di vista morale, comminata su quelle stesse colonne da Michele Serra, sulla base di quelle battute impropriamente assunte a "ragionamento". Provo ora invece a ragionare sull'Unità - e, se proprio si vuole, a giustificarmi - con una platea di compagni a cui tengo in maniera particolare, sul piano politico e affettivo. Anche se con la difficoltà di dovermi limitare a sessanta righe, per una questione assai complessa di per sé e peraltro offuscata da stratificazioni di ipocrisia e di adulterazioni. Dunque, per otto mesi, sin da quando vennero fuori le prime intercettazioni fra Saccà e Berlusconi, io ho sostenuto - con pervicacia e persino con ruvidezza, che mi sono state rimproverate più volte - che la Rai, come avrebbe fatto qualsiasi azienda, poteva e doveva assumere una decisione forte e assicurare a RaiFiction una guida dalla moralità ineccepibile, autorevole e prestigiosa. Mi si rispondeva che, siccome i rapporti fra i blocchi politici in CdA sono quelli che sono (5 a 4 a favore del centrodestra), era meglio soprassedere, anche per non costringere il direttore generale a farsi bocciare una proposta e a doverne, probabilmente, trarne le conseguenze sul piano personale. E comunque nella speranza di aprire qualche varco di ragionevolezza e responsabilità nel blocco di centrodestra. Arriviamo così alla data fatidifica, a mercoledì 16 luglio. La proposta di risolvere il rapporto di lavoro con Saccà che il direttore si accingeva finalmente a presentare in CdA - dopo otto mesi di vuoto di direzione nel più importante settore del servizio pubblico dal punto di vista degli ascolti (e delle entrate) - andava verso la bocciatura secca: il centrodestra si preannunciava blindato. Ancora una volta non era prevista, contemporaneamente, come si poteva e si doveva, la proposta di nomina per la sostituzione di Saccà. Insomma, si intendeva di fatto semplicemente farsi bocciare la proposta (proseguendo col Saccà assiso alla guida della fiction, per volere del magistrato e, a questo punto, anche del CdA). E così è stato. Con una sola differenza, dovuta alla mia personale iniziativa (quella per cui sono stato messo alla gogna): anziché essere bocciata 5 a 4, la proposta del direttore è stata bocciata 4 a 3, con due astenuti (io e Staderini). La "vittoria" del centrodestra è in tutta evidenza meno secca e solida, anche perché se ne è staccato un pezzo (il "casiniano" Staderini). La bocciatura e la delegittimazione della direzione generale, meno secche e definitive. Con un vantaggio inequivocabile per l'azienda, per la quale cerco di operare come attento e onesto consigliere di amministrazione: la possibilità che prevalga finalmente fra i consiglieri il "non sentirsi legato a logiche o comportamenti di maggioranza o minoranza precostituite" rivendicato in questa occasione da Staderini ma che spero possa coinvolgere in una qualche maniera, già nella riunione del CdA di questo mercoledì, altri consiglieri di centrodestra. Tutto questo è "moralmente" censurabile, come dice Serra? È addirittura "criminale", come pure mi è capitato di sentirmi dire? Ed è più morale limitarsi alla mera (e spesso ipocrita) testimonianza personale di moralità o tentare di costruire le condizioni per la moralizzazione della struttura in cui e per cui si lavora?.

Torna all'inizio


Mano nella mano nel rifugio di Villa Certosa Per il premier un'estate con moglie, figli (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Giornale.it, Il" del 23-07-2008)

Argomenti: Berlu Saccà

N. 174 del 2008-07-23 pagina 9 Mano nella mano nel rifugio di Villa Certosa Per il premier un'estate con moglie, figli e nipotini di Redazione da Milano Le voci da voyeur sulle presunte intercettazioni con le ministre sono rimaste sul Continente. La richiesta di scuse coniugali a mezzo stampa del gennaio 2007 è dimenticata. In Sardegna oggi c'è spazio solo per un Silvio Berlusconi marito, papà e nonno che ha occhi e orecchie solamente per la famiglia. Le polemiche per una volta possono zittirsi. Già, perché è un premier rilassato e innamorato di sua moglie quello che appare nelle fotografie pubblicate dal settimanale Chi oggi in edicola. Lo scoop del giornale diretto da Alfonso Signorini documenta il weekend trascorso da Berlusconi e famiglia a Villa Certosa. Una riunione in occasione del 52° compleanno della moglie Veronica Lario. E proprio lo scatto che ritrae il Cavaliere con Veronica mano nella mano sul pontile dell'approdo privato è l'immagine che meglio descrive il clima. Dopo la festa data in Sardegna pochi giorni fa per i nipotini, con tanto di giostre da luna park montate nel giardino, il presidente del Consiglio ha voluto riunire i figli Marina con il compagno Maurizio Vanadia, Pier Silvio con la fidanzata Silvia Toffanin, Barbara con il compagno Giorgio Valaguzza ed Eleonora con tutti i nipotini. Tutti insieme per gli auguri a Veronica. Una festa non meno romantica di quella che due anni fa stupì la first lady nel suo cinquantesimo compleanno. Allora, Berlusconi aveva organizzato un viaggio a Marrakech, regalandole un collier di diamanti e invitandola a una danza in abiti touareg. Stavolta tutto è rimasto nell'intimità di Villa Certosa, e alla moglie il premier ha regalato una serie di fotografie di lei con in braccio il nipotino Alessandro, figlio di Barbara. Si spengono dunque le voci di tensioni e dissidi dopo il gossip che aveva accompagnato le intercettazioni del premier con il direttore di Raifiction Agostino Saccà. Non ci sono ministre, deputate o vallette che tengano. D'altronde, a chi le chiedeva di un eventuale divorzio, Veronica Lario aveva risposto chiaramente anche alcuni giorni fa: "Da anni leggo notizie che riguardano la mia prossima separazione - aveva sorriso -. Ma per quel che ne so io, non è nei miei piani". Già, a giudicare da quella passeggiata mano nella mano nei suoi piani ci sono ancora molti anni insieme. © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano.

Torna all'inizio


Silvio <presta> villa Certosa a Mubarak (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Corriere della Sera" del 23-07-2008)

Argomenti: Berlu Saccà

Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Politica - data: 2008-07-23 num: - pag: 13 categoria: REDAZIONALE Rapporti internazionali Berlusconi mediatore per "associare" il Paese al G8 Silvio "presta" villa Certosa a Mubarak Il Cavaliere torna a Roma, il leader egiziano resterà fino a venerdì ROMA - Hosni Mubarak, longevo del potere arabo che ha 79 anni d'età ed è presidente dell'Egitto da 27, si trova da ieri a Villa Certosa. L'ex generale diventato capo dello Stato dopo l'assassinio del predecessore Anwar al Sadat, ucciso nel 1981 da terroristi fondamentalisti islamici, si fermerà fino a venerdì nella casa sul mare di Porto Rotondo che Silvio Berlusconi, d'estate e in alcuni fine settimana, rende una succursale tanto di Arcore quanto di Palazzo Chigi. Con Mubarak sono arrivati ieri in aereo a Olbia la moglie Suzanne e una coppia di amici. Nella squadra del Cavaliere e al Cairo definiscono il viaggio una "working visit", espressione inglese che da noi rende meno impegnativo chiamarla visita di lavoro, qualcosa che detto in italiano ci si immaginerebbe più in un ufficio che su un divano di fronte a scogli della costa sarda vicino a una piscina d'acqua di mare a forma di palma. La scelta lessicale non è che un aggiornamento dell'uso in base al quale se due capi di Stato o di governo mangiano insieme il pranzo è necessariamente "frugale". Ma nell'entourage di Berlusconi si parla anche di "Crawford italiana " e forse la definizione calza meglio. In termini di influenza sulle cose del mondo, il paragone con il ranch di Crawford, Texas, nel quale George W. Bush accoglie i colleghi stranieri preferiti, o semplicemente potenti, non può che essere in scala assai ridotta. Ma rende l'idea e, considerata una propensione a stropicciare e rielaborare in modo personale i dettami del cerimoniale che accomuna Cavaliere e presidente degli Stati Uniti, tenuto conto dello stile un po' Coin nell'arredamento di alcuni interni a Villa Certosa, "Crawford italiana" funziona. Oggi Berlusconi tornerà a Roma, ma lascerà casa e giardino a disposizione di Mubarak. L'invito ad andare in Sardegna glielo aveva rivolto il 4 giugno, quando ricevette il presidente egiziano per un incontro bilaterale con tutti i crismi del protocollo nei giorni della conferenza della Fao su cambiamenti climatici e cibo. Mubarak in Italia passa abbastanza spesso, ma adesso ci sono anche motivi in più per farlo. Il petrolio, che l'Egitto ha, è salito di prezzo. L'Italia, nel mondo, è il secondo partner economico del Paese dell'ex generale, il primo in Europa. Al Cairo ci sono piani di investimenti per infrastrutture che fanno gola ad aziende italiane. Da quando la Francia di Nicolas Sarkozy, invitandolo il 14 luglio a Parigi, si è aggiudicata il primato dell'aver messo in circolazione a livello internazionale il siriano Bashar al Assad, che era spesso al telefono con Romano Prodi e che guida uno Stato con il quale abbiamo affari, la politica estera italiana ha bisogno di recuperare terreno in Medio Oriente. Al tentativo francese di sdoganamento dovrà pur corrispondere il consolidamento di qualche rapporto privilegiato con arabi. Una nota di palazzo Chigi ieri ha informato che Berlusconi e Mubarak, in un colloquio "cordiale", hanno parlato di "processo di pace in Medio Oriente" e "crisi africane ". Il presidente del Consiglio italiano "ha confermato il sostegno alle aspirazioni dell'Egitto a essere associato al processo di outreach del G8". Tradotto dall'anglo-diplomatichese, significa un appoggio a inserire il presidente egiziano tra i capi di Stati esterni e con problemi consultati dal G8 formato dai sette Paesi più sviluppati del mondo e la Russia. Il vertice del 2009 sarà in Italia. Il comunicato di Palazzo Chigi ha citato tra gli argomenti affrontati ieri l'Unione per il Mediterraneo, quella promossa da Sarkozy mettendo insieme Paesi di Europa, Nord Africa e Medio Oriente. Mubarak ne guida uno che può contare sul futuro di Gaza, sacca di miseria e violenza tra Israele e Egitto in mano ai fondamentalisti di Hamas. A proposito del prossimo G8, il 2 luglio il ministro degli Esteri Franco Frattini diceva che "l'Egitto sarà coinvolto allorquando ragioneremo delle grandi migrazioni di massa, della crisi alimentare, della stabilizzazione di alcune aree dell'Africa che diventano polveriere per l'insediamento di cellule sempre più aggressive del terrorismo legato ad al Qaeda". Rispetto alla Costa Smeralda, un altro pianeta. Maurizio Caprara.

Torna all'inizio


La vacanza di Silvio e Veronica (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Giornale.it, Il" del 23-07-2008)

Argomenti: Berlu Saccà

N. 174 del 2008-07-23 pagina 0 La vacanza di Silvio e Veronica di Redazione Le polemiche per una volta possono zittirsi. Mano nella mano nel rifugio di Villa Certosa Per il premier un'estate con moglie, figli e nipotini. La bella estate di Silvio: il Cavaliere appare rilassato e innamorato di sua moglie nelle fotografie pubblicate dal settimanale Chi oggi in edicola Milano - Le voci da voyeur sulle presunte intercettazioni con le ministre sono rimaste sul Continente. La richiesta di scuse coniugali a mezzo stampa del gennaio 2007 è dimenticata. In Sardegna oggi c'è spazio solo per un Silvio Berlusconi marito, papà e nonno che ha occhi e orecchie solamente per la famiglia. Le polemiche per una volta possono zittirsi. Già, perché è un premier rilassato e innamorato di sua moglie quello che appare nelle fotografie pubblicate dal settimanale Chi oggi in edicola. Lo scoop del giornale diretto da Alfonso Signorini documenta il weekend trascorso da Berlusconi e famiglia a Villa Certosa. Una riunione in occasione del 52° compleanno della moglie Veronica Lario. E proprio lo scatto che ritrae il Cavaliere con Veronica mano nella mano sul pontile dell'approdo privato è l'immagine che meglio descrive il clima. Dopo la festa data in Sardegna pochi giorni fa per i nipotini, con tanto di giostre da luna park montate nel giardino, il presidente del Consiglio ha voluto riunire i figli Marina con il compagno Maurizio Vanadia, Pier Silvio con la fidanzata Silvia Toffanin, Barbara con il compagno Giorgio Valaguzza ed Eleonora con tutti i nipotini. Tutti insieme per gli auguri a Veronica. Una festa non meno romantica di quella che due anni fa stupì la first lady nel suo cinquantesimo compleanno. Allora, Berlusconi aveva organizzato un viaggio a Marrakech, regalandole un collier di diamanti e invitandola a una danza in abiti touareg. Stavolta tutto è rimasto nell'intimità di Villa Certosa, e alla moglie il premier ha regalato una serie di fotografie di lei con in braccio il nipotino Alessandro, figlio di Barbara. Si spengono dunque le voci di tensioni e dissidi dopo il gossip che aveva accompagnato le intercettazioni del premier con il direttore di Raifiction Agostino Saccà. Non ci sono ministre, deputate o vallette che tengano. D'altronde, a chi le chiedeva di un eventuale divorzio, Veronica Lario aveva risposto chiaramente anche alcuni giorni fa: "Da anni leggo notizie che riguardano la mia prossima separazione - aveva sorriso -. Ma per quel che ne so io, non è nei miei piani". Già, a giudicare da quella passeggiata mano nella mano nei suoi piani ci sono ancora molti anni insieme. © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano.

Torna all'inizio


Napolitano firma il lodo alfano di pietro attacca: "è immorale" - silvio buzzanca (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Repubblica, La" del 24-07-2008)

Argomenti: Berlu Saccà

Napolitano firma il lodo Alfano Di Pietro attacca: "è immorale" Mancino: meglio norme costituzionali. Tensioni ministro-Anm I dubbi di Mancino: meglio norme costituzionali Napolitano firma il lodo Alfano Di Pietro attacca: "è immorale" Bonaiuti: Berlusconi potrebbe non avvalersi dello scudo SILVIO BUZZANCA ROMA - Giorgio Napolitano mette la sua firma sotto la legge che garantisce l'immunità alle più alte cariche dello Stato. Un passo che fa esultare il centrodestra, ma scatena la rabbia di Antonio Di Pietro che rilancia l'idea di un referendum per cancellare il "lodo Alfano". Proprio mentre il ministro della Giustizia annuncia trionfante: "Il lodo è legge dello Stato, siamo già proiettati sulla riforma della giustizia". Pronta la replica dell'Anm: se sulla giustizia si mette mano alla Costituzione, "non ci potrà essere un punto di incontro", dice il presidente Luca Palamara. L'annuncio della promulgazione della legge arriva attraverso un comunicato ufficiale del Quirinale che ricalca quello scritto quando il capo dello Stato autorizzò la presentazione del disegno di legge alle Camere. Napolitano, in pratica, spiega che la legge non presenta, per quello che gli compete, elementi di incostituzionalità. Perché, prosegue il capo dello Stato la Consulta, in occasione dell'esame dell'analogo "lodo Schifani" da un lato ha riconosciuto un "interesse apprezzabile" nel proteggere le quatto cariche in questione e dall'altro non ha scritto che fosse necessaria una legge costituzionale. L'atto presidenziale fa esultare Maurizio Gasparri che vede nel via libera del Quirinale il riconoscimento della tesi del centrodestra sulla possibilità di procedere con una legge ordinaria. Il capogruppo del Pdl al Senato dice che "la saggezza di Napolitano ha fatto giustizia di osservazioni infondate". Più che un plauso al Quirinale una bacchettata a Nicola Mancino. Il presidente del Csm, in mattinata, aveva infatti ripetuto che "non sarebbe fuor d'opera rafforzare il lodo Alfano con una legge costituzionale. L'ho sempre detto e da sempre ho sostenuto che la legge Schifani sarebbe stata travolta dalla Corte Costituzionale". Ma ambienti del Quirinale sottolineano che Mancino non ha detto che era necessaria una legge costituzionale, ma che bisognava "rafforzare" il lodo con quel procedimento . Una polemica che non scuote più di tanto Pier Ferdinando Casini, convinto che quello di Napolitano è solo "un atto dovuto". Chi invece si agita è Antonio Di Pietro. Che non esita ad andare al muro contro muro con il Quirinale. "Rispettiamo la decisione del capo dello Stato - dice il leader di Italia dei Valori - ma non la condividiamo per niente, perché noi pensiamo, come quei cento costituzionalisti che hanno sottoscritto il documento, che questa legge sia incostituzionale e comunque immorale". L'ex pm comunque non ha intenzione di fermarsi e annuncia: "Depositeremo il quesito referendario e raccoglieremo le firme". Il portavoce di Berlusconi, Paolo Bonaiuti, fa però sapere che Berlusconi potrebbe rinunciare allo scudo. "E' vero, vediamo. - dice Bonaiuti - Sono tecnicalità di cui si occupano i suoi avvocati". Gli avvocati, nello specifico Niccolò Ghedini, spiegano che Bonaiuti dice una cosa ovvia. La certezza è che il lodo blocca i processi Mills e diritti tv. Non ferma invece l'indagine preliminare su Saccà. I legali del Cavaliere hanno comunque tempo per vedere cosa fare. Adesso aspettano l'esito del ricorso in Cassazione sulla ricusazione del giudice Gandus.

Torna all'inizio


Corruzione over the phone (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Unita, L'" del 24-07-2008)

Argomenti: Berlu Saccà

Stai consultando l'edizione del Corruzione over the phone Si fermerà anche il procedimento avviato a Napoli e poi trasferito a Roma, nel quale Berlusconi è accusato, sulla base delle intercettazioni, di sue telefonate con il dirigente Rai Agostino Saccà, del tentativo di corrompere alcuni senatori per far cadere il governo Prodi. Saccà.

Torna all'inizio


Doppia fumata nera, la destra blocca la Rai su Saccà e Vigilanza Cappon propone Del Noce a Raifiction, Pdl e Lega impediscono il voto. Intercettazioni, gli affari di Urbani: L'azie (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Unita, L'" del 24-07-2008)

Argomenti: Berlu Saccà

Stai consultando l'edizione del Doppia fumata nera, la destra blocca la Rai su Saccà e Vigilanza Cappon propone Del Noce a Raifiction, Pdl e Lega impediscono il voto. Intercettazioni, gli "affari" di Urbani: "L'azienda, una cloaca" di Luca Sebastiani/ Roma NON DECIDERE. È la nuova trincea ostruzionista che la maggioranza di destra ha messo in piedi per difendere la man bassa sulla Rai. Far mancare il numero le- gale, boicottare il voto e lasciare tutto com'è. Non decidere del trasferimento di Saccà dopo l'affaire imbarazzante che l'ha coinvolto. E non decidere neanche sulla Commissione di Vigilanza che da mesi è senza presidente. Cosa importano gli interessi del paese, o se la Rai sembra una "cloaca", parole del consigliere Giuliano Urbani. L'importante è salvare i propri uomini. Così ieri è andata in scena l'ennesima giornata nera del servizio pubblico radiotelevisivo. In due atti. Il primo a Viale Mazzini dove era convocato il Consiglio d'amministrazione per decidere del trasferimento del direttore di Raifiction. La settimana scorsa, nel medesimo consesso, la missione dei cinque consiglieri di maggioranza era quella di "salvare il soldato" Saccà. Il Direttore generale Claudio Cappon aveva presentato una relazione in cui si chiedeva il licenziamento del direttore della fiction "per le gravi violazioni accertate e il notevolissimo danno arrecato all'azienda". Il riferimento era all'affaire delle intercettazioni telefoniche che avevano portato la procura di Napoli ad aprire un fascicolo. Nelle conversazioni finite sulla stampa, il direttore della fiction conversava al telefono, tra gli altri, con Silvio Berlusconi di attrici da collocare, degli equilibri politici in Rai e di un progetto dello stesso Saccà di mettersi in proprio. Nel campo della fiction. Con il voto compatto dei consiglieri, Saccà è però stato mantenuto al suo posto. Anche con il voto di Giuliano Urbani, che, come si può sentire dalle intercettazioni messe in rete dall'Espresso anche ieri, avrebbe approfittato dell'amicizia di Saccà per difendere gli interessi della compagna Ida Di Benedetto, produttrice di serie tv. E per implicarsi in Pegasus, appunto il progetto privato di Saccà. In subordine al licenziamento, Cappon aveva anche proposto il trasferimento del direttore della fiction e ieri, a sorpresa, al Consiglio ha fatto il nome di Fabrizio Del Noce per succedergli. Un provocazione? Forse, ma Urbani su questo punto preferisce non esprimersi, dato che, dice, la Rai ormai è una "cloaca". Un po' come il Csm di Gasparri. Fatto sta che Urbani, insieme a Marco Staderini e Gennaro Malgieri hanno disertato il Cda. Mentre gli ultimi due consiglieri della maggioranza presenti, Giovanna Bianchi Clerici e Angelo Maria Petroni, si sono alzati prima della votazione per impedire che ci fosse il numero legale. Non solo Saccà non va licenziato, ma neanche spostato. A costo di paralizzare l'azienda. "Il Cda è un mostro" ha lanciato per questo una nota dell'Usigrai, che ha spiegato come non ci "sia nessuna logica" dietro i comportamenti del Consiglio. Furiosa anche l'opposizione che con la deputata Pd Sandra Zampa fa sapere di voler chiedere l'intervento della Corte dei Conti per valutare se i consiglieri con i loro comportamento abbiano causato un danno all'azienda. "Si tratta di una vicenda che sta mandando in frantumi l'immagine della prima azienda di cultura in Italia. E - spiega - grazie al comportamento di alcuni consiglieri del Cda Rai, siamo al nulla di fatto". Il secondo atto della saga dell'ostruzionismo si è svolto alla Commissione di Vigilanza dove, neanche troppo a sorpresa, ancora una volta la maggioranza ha fatto mancare il numero legale per l'elezione del presidente. Evidentemente di Leoluca Orlando, il candidato dell'opposizione, non vogliono proprio saperne. E anche in questo caso preferiscono bloccare tutto. Tanto che Marco Beltrandi, dei Radicali del Pd, ha deciso di occupare la commissione per superare lo stallo. Una situazione talmente imbarazzante che i presidenti di Camera e Senato, Fini e Schifani, hanno riconvocato la Commissione per oggi. E previsto un calendario per i giorni successivi. Non si sa mai.

Torna all'inizio


Progetto Pegasus, nelle intercettazioni l'<interesse> di Urbani (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Corriere della Sera" del 24-07-2008)

Argomenti: RAI MEDIASET , Berlu Saccà

Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Primo Piano - data: 2008-07-24 num: - pag: 11 categoria: REDAZIONALE Su "L'espresso" Progetto Pegasus, nelle intercettazioni l'"interesse" di Urbani ROMA - "Spazzatura, roba vecchia... Quando arriva materiale del genere, credo si abbia il diritto di tacere". Nessun commento da parte di Giuliano Urbani (nella foto), consigliere di amministrazione Rai in quota Pdl, sulle nuove intercettazioni che saranno pubblicate venerdì prossimo sul nuovo numero de L'espresso. Invece il commento redazionale è pesante: "Non sorprende che Urbani abbia votato a favore di Saccà". Secondo il settimanale, il consigliere sarebbe stato "parte attiva" nel progetto Pegasus, ovvero la famosa società di produzione legata al territorio calabrese. Saccà avrebbe voluto vararla dopo il suo pensionamento nel 2009. Roba da 200 milioni annui di fatturato. Si tratta di uno dei capi di accusa sul tavolo del direttore generale Claudio Cappon, che si è battuto senza successo per il licenziamento e poi per il trasferimento del direttore di Rai Fiction. Rispondendo ai pm, almeno secondo le carte del settimanale, Urbani avrebbe prima negato di sapere se Silvio Berlusconi fosse legato alla cordata imprenditoriale Pegasus. Poi avrebbe ammesso che "manifestava disponibilità a far parte del quadro". Secondo la Procura di Napoli, l'idea nasce in India e parte da Corrado Passera, amministratore delegato di Banca Intesa, che ne parla con Luca di Montezemolo e Ramon Tata. Saccà viene coinvolto solo in un secondo momento. Urbani, stando alle intercettazioni, parla al telefono con Saccà: "Io ho due problemi. Il più grande è costruire la sceneggiatura con te. Il più piccolo è che io non vorrei perdere l'opportunità di essere il punto di accordo di questi tre che sarebbero disposti ad appoggiarsi su di me". Ovvero gli altri soci: la Palladio di Vicenza, il gruppo bresciano legato all'ex Udc Riccardo Conti e la Mediaset di Berlusconi. Il settimanale registra anche una telefonata del consigliere Marco Staderini, area Udc, ad Agostino Saccà su Catherine Spaak il 19 luglio 2007. Poi sopraggiungono contrattempi. il produttore della fiction Capri, Angelo Rizzoli, risponde che la Spaak non potrà partecipare alle riprese perché già impegnata in Ballando sotto le stelle. Staderini richiama. Saccà accusa Rizzoli di "essere un imbroglione" e propone a Staderini di telefonare insieme all'attrice per spiegare. Appare anche Sandro Curzi, che segnala a Saccà Stelio Passacantando, vignettista e disegnatore di cartoni animati, classe 1927. Commento di Curzi: "Nessuna raccomandazione, è ovvio, solo la segnalazione verso un antico compagno che conosco dalla Liberazione... Dissi a Saccà se voleva incontrarlo. Poi non ne ho saputo più niente. Non so nemmeno se si siano mai sentiti". Infine L'espresso racconta anche di un interessamento presso Saccà del consigliere Angelo Maria Petroni. Il direttore di Rai Fiction lo chiama il 17 luglio 2007 per annunciargli che il provino per una fiction di Cloris Brosca, un tempo "La zingara" nel preserale, è andato bene. P. Co.

Torna all'inizio


Vigilanza Rai, continua il boicottaggio della destra Il Pdl fa mancare il numero legale, ennesima fumata nera. Martedì nuovo tentativo. Gasparri attacca il Dg Rai (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Unita, L'" del 25-07-2008)

Argomenti: Berlu Saccà

Stai consultando l'edizione del Vigilanza Rai, continua il boicottaggio della destra Il Pdl fa mancare il numero legale, ennesima fumata nera. Martedì nuovo tentativo. Gasparri attacca il Dg Rai Ennesima fumata nera in commisisone di Vigilanza, ancora senza presidente, nonostante l'allerta sollevato dai presidenti delle Camere. Di nuovo i parlamentari del centrodestra non si sono presentati e hanno fatto mancare il numero legale per l'elezione del presidente. Un ostruzionismo sul candidato di opposizione (come vuole la prassi delle commissioni bicamerali) mal visto da Pdl, Leoluca Orlando dell'Italia dei Valori. L'opposizione, Pd, Idv e Udc, era presente a Palazzo San Macuto, la votazione si è svolta ma non è stato raggiunto il numero di voti per la nomina, si riproverà martedì 29 e il 31 luglio, come stabilito da Schifani e Fini. Ai quali ha scritto riconoscente per la solerzia il radicale Beltrandi che, per protesta, resta asserragliato nell'aula della commissione, dove ha passato anche la notte scorsa. Una diserzione annunciata, quella della maggioranza, che pretende da Orlando una "presa di distanza daicontenuti della manifestazione di piazza Navona". In realtà l'ordine di scuderia imposto da Berlusconi è: non lasciare un posto di comando a nessun uomo vicino a Di Pietro. Il clima è incandescente fra i poli, anche perché lo stallo, creato dal Pdl, si riflette sulla Rai, dove il clima non è migliore: è la Vigilanza a dovre nominare un nuovo Cda. Il capogruppo del Pdl al Senato, Gasparri, ha insultato il direttore generale della Rai, Cappon: "Si dimetta", gli dà dell'incompetente e lo accusa di aver "dissestato l'azienda". L'ex ministro delle Comunicazioni fa una strenua difesa di Agostino Saccà (sul quale a giorni il Tar deciderà sul ricorso presentato dai legali Rai alla sentenza che imponeva il reintegro dell'ex direttore Fiction). Accuse "sconcertanti", quelle di Gasparri, secondo Fabrizio Morri del Pd, "farebbe bene a prendersela con quei consiglieri d'amministrazione del centrodestra, in aperto conflitto di interessi sulla vicenda Saccà - il riferimento è a Urbani - invitandoli a dignitose dimissioni". Anche Luca Barbareschi, attore eletto con An deputato Pdl, chiede le dimissioni di Cappon e lancia una provocazione: "Non c'è il nome giusto per la Vigilanza? lo scelga il governo". Una "brutalità" preferibile all'ipocrisia del Pdl, ironizza Giulietti, ora nell'Idv, dato che "all'opposizione è vietato indicare il presidente come sempre". La Federazione della Stampa e l'Usigrai denunciano il "gioco al massacro" che paralizza la Vigilanza e la Rai con un "segno di disprezzo". Al Senato intanto è stato depositato un disegno di legge di riforma della Rai, firmato Butti, l'uomo Rai di An: in attesa della mai avvenuta privatizzazione, cambierebbe la governance con un amministratore delegato con forti poteri, un Cda ridotto nominato sempre dalla Vigilanza che avrebbe poteri anche di revoca. n.l.

Torna all'inizio


Tre soste per l'Italia (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Corriere della Sera" del 25-07-2008)

Argomenti: RAI MEDIASET

Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Sport - data: 2008-07-25 num: - pag: 40 categoria: REDAZIONALE La scheda Tre soste per l'Italia Oggi alle 17.30 (diretta Raidue dalle 17.15), al Salone d'onore del Coni, sorteggio dei calendari di A e B. Il 2008/09 inizierà domenica 31 agosto (gli anticipi sabato 30, quando partirà anche la B) e terminerà il 31 maggio. Tre le domeniche di sosta per la nazionale (7 settembre, 12 ottobre e 29 marzo 2009), impegnata nelle qualificazioni al Mondiale 2010; a fine anno non si giocherà il 28 dicembre 2008 e il 4 gennaio 2009. La decisione sul ripescaggio in serie B dell'Avellino (e non del Cesena), al posto del Messina, è slittata a oggi. Ieri il presidente della Figc Abete ha chiesto una relazione supplementare alla Covisoc, riguardo alla posizione della società di proprietà di Massimo Pugliese. La decisione dovrebbe essere presa stamattina da Abete e da Matarrese, presidente di Lega, per evitare la X al momento di sorteggiare il calendario di serie B. Compilati i calendari, la Lega di Milano si metterà al lavoro, insieme con l'advisor, per vendere i diritti in chiaro dei due campionati. Dopo tre anni, Mediaset ha fatto sapere di non essere più interessata agli "highlights" della A; la Rai è disposta a riprenderseli, ma non alle condizioni economiche del precedente triennio (61 milioni all'anno). L'obiettivo della Lega è riuscire a ricavare almeno 40-45 milioni all'anno. Poi toccherà alla serie B. L'Avellino in attesa C'è la Rai per i diritti.

Torna all'inizio


<Io, ??spia'' per conto di Sacchi, applaudito dai giocatori> (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Corriere della Sera" del 25-07-2008)

Argomenti: Berlu Saccà

Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Sport - data: 2008-07-25 num: - pag: 41 categoria: REDAZIONALE Segretissimo Natale Bianchedi, storico osservatore per il Milan e la nazionale, spiega perché Mourinho vuole nascondere le proprie strategie "Io, ''spia'' per conto di Sacchi, applaudito dai giocatori" MILANO - Mourinho spiato? Niente di nuovo dal fronte: parola di Natale Bianchedi, il re dei voyeur del calcio, osservatore storico del Milan e della nazionale di Sacchi. Ha la stessa voce e la stessa inflessione dell'Arrigo, a cui relazionava in stretto dialetto romagnolo, "così nessun altro poteva capire". "Ha ragione Mourinho, a essere geloso delle proprie strategie, perché è un innovatore, come lo furono Hidegkuti della Grande Ungheria, Rinus Michels dell'Olanda e Sacchi" dice Bianchedi che conosce di persona il nuovo tecnico nerazzurro. "Un giorno mi chiama da Barcellona prima della partita di Champions del Chelsea. All'inizio non l'ho riconosciuto e allora mi fa: Nat, sono un piccolo allenatore. Allora ho capito che era lui: Mourinho è una persona a cui piace scherzare e non mi stupirei se questa storia di sentirsi spiato fosse solo un'altra delle sue burle". Ma Bianchedi, che ne ha fatto un'arte, sa che catturare piani segreti degli avversari può essere più devastante di un centravanti ispirato. Per questo Sacchi, e poi Capello, lo spedivano in tutto il pianeta a carpire punti di forza e di debolezza degli avversari. E lui tornava a casa con relazioni puntigliose che consentivano agli allenatori di predisporre formazioni e tattiche ad hoc. Un lavoro nell'ombra, anche se dopo un po' il baffo romagnolo, sempre in tiro, non era più tanto anonimo. E così scattavano i trucchi, come quando in tribuna a Malines cercò di passare inosservato fingendo di leggere un quotidiano in fiammingo. "Poi arrivò un tale e mi chiese qualcosa: gli mostrai l'orologio sperando invano volesse sapere l'ora, e così mi smascherarono". Il mestiere di "spia" regala anche molti sorrisi. "Uno dei più bei ricordi: quando entrai nel salone dove cenavano i giocatori milanisti dopo la conquista della Coppa Campioni nel 1990 contro il Benfica a Vienna. Scattò un applauso spontaneo. Avevano capito che in quel trionfo c'era anche un pezzetto del mio lavoro oscuro". Il suo carattere sanguigno lo ha portato a entrare in conflitto con i suoi "mandanti " ("Non ho famiglia né padroni"): arrivò a dare le dimissioni da osservatore per la nazionale, dove Sacchi lo aveva preteso. "I giornali hanno scritto che era una questione di soldi. La verità è che non mi andava l'ambiente, è buono giusto per i politici. Solo Gigi Riva si salvava". Natale Bianchedi ha disubbidito anche al presidente Berlusconi. "Voleva a tutti i costi l'argentino Borghi, ma io e Sacchi sapevamo che non andava bene per la squadra. Così cominciai a osservare, di nascosto, Rijkaard". Qualche colpo a vuoto Bianchedi lo ha segnato: ad esempio quando fu inviato a Medellin per osservare il Nacional, avversario rossonero dell'Intercontinentale. "Arrivai proprio nel corso di una tragedia: un arbitro colombiano accusato di corruzione venne avvicinato da due tipi. Dissero al guardalinee che lo accompagnava di spostarsi e poi fecero fuoco uccidendo l'arbitro. La Federazione sospese il campionato per un mese e io mi ''consolai'' con una splendida vacanza". E poi c'è l'episodio di Lampard, che aveva dieci anni di meno e che piaceva ad Ancelotti, allora allenatore del Parma. "Andai a vederlo in una partita del West Ham, ma quel giorno non giocò e non se ne fece più niente". E ora, l'Inter (senza Lampard) saprà divertire e vincere lo stesso? "Mourinho - garantisce Bianchedi - baderà più al sodo che allo spettacolo. E poi lui è un maestro a ottimizzare potenzialità ed energie dei suoi giocatori. Ma per questo non c'era bisogno di spiarlo". Infiltrato Natale Bianchedi nell'89 Federico Pistone.

Torna all'inizio


Si parte con le sfide da sogno ma tv e serie b aprono la crisi - fulvio bianchi stefano carina (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Repubblica, La" del 26-07-2008)

Argomenti: RAI MEDIASET

Sport Fatti i calendari della prossima stagione alla prima giornata Fiorentina-Juventus e Roma-Napoli. Un super campionato su cui pesano però le incognite di un sistema in grave difficoltà. E l'incubo violenza Si parte con le sfide da sogno ma tv e serie B aprono la crisi In campo il 30 agosto, senza teste di serie avvio scintillante. Ma il torneo cadetto minaccia sciopero Non ci sono soldi Subito trasferte vietate per i tifosi napoletani e forse juventini. Duello Rai-Mediaset per i diritti. Matarrese: "Non svendiamo" FULVIO BIANCHI STEFANO CARINA roma Le due facce del pallone. Lo show: l'abolizione delle teste di serie regala ai tifosi Fiorentina-Juventus e Roma-Napoli già alla prima giornata, il 31 agosto. Parte col botto il campionato stellare. Il campionato di Ronaldinho, di Mourinho, la serie A dei 93 scudetti (col ritorno del Bologna), le venti squadre che coinvolgono più di un terzo della popolazione (23 milioni di persone), gli abbonamenti che stanno andando a gonfie vele. E solo le ultime due giornate (ora sono quattro) si giocheranno in contemporanea: così hanno voluto le tv. Ma dietro lo show, ecco la paura: le prime due supersfide potrebbero giocarsi già senza tifosi ospiti per motivi di sicurezza (certo che all'Olimpico i napoletani non potranno andare, per gli juventini si vedrà); gli stadi sono fatiscenti, "quando andiamo all'estero ci vergogniamo" ammette Matarrese; il sistema-calcio non regge più, troppi club professionistici, la crisi economica del Paese si riflette anche negli impianti, mancano i soldi dei diritti tv (in chiaro) e la serie B è quella che più ne risente. Il torneo cadetto è in piena crisi. Tanto che i ventidue presidenti fanno saltare la festa dei calendari al salone d'onore del Coni, ospiti di Petrucci: dopo essersi riuniti in mattinata con i vertici della Lega, decidono di andar via. Mancano i soldi della mutualità (saltata l'ipotesi di accordo intorno a 65 milioni), molte società sono sempre più con l'acqua alla gola. Al posto del Messina, saltato, è stato ripescato l'Avellino (il Cesena fa ricorso e la decisione della Covisoc è piaciuta a pochi) ma i presidenti, se non arriveranno i soldi, bloccheranno le prime due giornate. Non sciopero ma serrata. "Macché, è una sciocchezza", taglia corto Matarrese. In realtà è una corsa contro il tempo: la Lega spera di mettere complessivamente in cassa almeno 85 milioni (secondo Galliani si potrebbe arrivare anche a 100) per garantire la partenza del campionato cadetto. Ma dove trovare i soldi? Questo calcio vive al di sopra delle sue possibilità, spende ancora troppo anche se negli ultimi tempi ha tagliato molto. Matarrese punta dritto sui diritti in chiaro (tv e radio), merchandising e sponsorizzazioni. Ha spedito il suo broker televisivo Marco Bianchi a New York, per sondare il mercato. Presto i bandi d'asta per highlights della serie A, Coppa Italia, Superlega Inter-Roma e campionato di B. Probabile che il 5 agosto vada deserta: il giorno dopo inizieranno già le trattative private. La Lega vuole almeno 35 milioni per gli highlights del campionato: Mediaset ne pagava 61 sino al giugno scorso, ora è disposta a sborsare circa la metà, ma la Rai (che vuole ripresentare "Novantesimo Minuto") è pronta a salire sino a 35 per non farsi scippare di nuovo i diritti. Poi: la Coppa Italia, secondo gli esperti della Lega, vale almeno 10 milioni, più 2,5 di diritti esteri e la serie B, così avrebbe garantito l'advisor Infront, ne vale almeno 8. Totale: 57-60. A cui aggiungere radio, merchandising e sponsor. Tutti soldi che servono per fare andare avanti un sistema che sta scoppiando. Lo sa Matarrese. E lo dice: "Troppi i club professionistici: va bene in futuro una A a 20, ma la B deve scendere a 18, o almeno a 20. Di sicuro il 31 luglio, in consiglio federale, proporrò che in futuro non ci siano più i ripescaggi". Decisione saggia, così si taglia. E le tv? Matarrese tuona, come sempre: "Noi il prodotto non lo svendiamo e siamo pronti a fare di tutto per aiutare la B: ma le tv non possono arricchirsi sulle nostre spalle". Si appella soprattutto alla Rai. Il n.1 della Lega si aspetta inoltre che crescano ancora i tifosi, anche se i biglietti sono cari e molti stadi fanno pena. "Farò una riunione col sottosegretario Crimi". E sulla violenza ha le idee chiare: "Ho appena parlato col capo della polizia, Antonio Manganelli: vogliamo che si giochi il più possibile col pubblico". Ma già la prima giornata pone grossi problemi. L'attuale capo dell'Osservatorio, Felice Ferlizzi, è stato nominato proprio ieri questore di Arezzo. Il suo posto sarà preso da Domenico Mazzilli, questore di Trieste ed ex n.1 della stradale. Un ruolo importante lo avranno sempre più i prefetti. Forse per la prima giornata all'Olimpico entreranno solo gli abbonati (per evitare infiltrazioni napoletane). Per Fiorentina-Juve invece l'ultima parola spetta a Francesco Tagliente, questore della città toscana: lo scorso anno gli juventini restarono a casa. E ora? Difficile fare finta di niente. Anche se a Matarrese non piace affatto il calendario delle gare a rischio.

Torna all'inizio


Lodo Alfano, solidarietà a Padellaro per gli attacchi Caro Direttore, Voglio esprimer (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Unita, L'" del 26-07-2008)

Argomenti: Berlu Saccà

Stai consultando l'edizione del Lodo Alfano, solidarietà a Padellaro per gli attacchi Caro Direttore, Voglio esprimerti la mia solidarietà per gli attacchi che stai ricevendo dopo il tuo, da me pienamente condiviso, riferimento al Presidente Napolitano. Ho forte stima del Presidente e sono convinto che Lui si sentirebbe offeso se un democratico non potesse esprimere il proprio pensiero anche se può apparire critico in alcune delle Sue azioni. Al suo posto (scusate l'ardire) forse l'avrei firmato anch'io il Lodo, ma mandando un segnale di contrarietà e ribadendo l'atto dovuto, ritardando il più possibile la firma e dando così spazio ad una lettura più approfondita per la Corte Costituzionale. Caro Direttore, contina così e non ti curar dei Capezzone, ma guarda e passa, costui non merita neanche una citaizone dall'ultimo dei votanti del Pd. Ivan Costantini, prossimo iscritto Pd Obama emoziona Da noi invece... Cara Unità, è stato emozionante vedere le immagini del discorso di Obama a Berlino e sentire le sue parole che riscattano la Democrazia degli USA, da noi invece la democrazia è impersonificata e salvata da politici, in particolare uno, di ben altra statura... ! Angela Rigoli Con Barack torna la speranza Cara Unità, ho appena finito di ascoltare il discorso di Barack Obama a Berlino e credo che il mondo contemporaneo, strozzato dalla mera logica dei profitti con i conseguenti corollari dei nazionalismi e delle guerre di religione, qualora il senatore dell'Illinois venga eletto alla Casa Bianca, potrà finalmente rifiatare in quel respiro della kantiana "fiducia nella teoria risultante dal principio giuridico il quale indica come deve essere il rapporto tra gli uomini e gli Stati, e che raccomanda agli dèi della terra il principio di comportarsi sempre nei loro conflitti in modo che una repubblica universale dei popoli venga preparata, e quindi di considerarla possibile esistere". Giuseppe Cappello Alitalia, ma il Paese non si sveglia mai? Cara Unità, evviva l'Alitalia è salva. Abbiamo i capitali (1/10 di quelli stimati necessari da AirFrance) Abbiamo lo slogan "io amo l'Italia e volo Alitalia". Mi sembra di essere tornato ai tempi dell'ultima guerra quando i soldati italiani venivano mandati al fronte russo calzati di scarpe di cartone e gli ufficiali istruivano i soldati dicendo loro: quando andate all'assalto alla baionetta (col moschetto 91) gridate "Savoia" così il nemico si paventa e scappa. Sappiamo tutti com'è finita. Ma questo Paese non si sveglierà mai dal sonno della ragione che lo attanaglia dall'epoca di Costantino? Alberto Del Buono, Pienza Alitalia e Pa: ecco la finanza creativa di Tremonti Cara Unità, si leggono le prime indiscrezioni sul piano "Alitalia". La cosa più sconcertante che emerge è che il cosidetto "prestito ponte" non verrà rimborsato. Ossia soldi di tutti gli italiani che vanno a finire nelle tasche degli imprenditori "volenterosi" che parteciperanno al salvataggio. Nel frattempo però si tagliano 130.000 insegnanti nella scuola pubblica (quanti stipendi ci stanno in 300 milioni di euro?, si taglia del 30% i trasferimenti agli enti locali (che erogano servizi ai cittadini) ecc... Ecco la bella finanza creativa di Tremonti che come noto "Non mette le mani nelle tasche degli italiani". Buona estate a tutti Flavia Corradi Ora forse ci toccherà il coprifuoco Cara Unità, spero che questo governo si decida presto a dichiarare il coprifuoco nelle città italiane, già presidiate dall'esercito (ma disertate dalle forze dell'ordine, cui - grandissimo Tremonti alias Robin Hood - hanno tolto i fondi per la benzina o per riparare le loro auto). Tra l'altro, in vigenza di coprifuoco, gli italiani starebbero di più a casa. Magari a guardare la televisione. Magari i telegiornali di Emilio Fede o Lucignolo, programmi cult dell'Italia berlusconizzata. Paolo Moiola Giornalisti solo spettatori Cara Unità, le conferenze stampa del presidente del consiglio appaiono sempre più farsesche. I giornalisti sono relegati al ruolo di spettatori silenti; il protagonista recita leggendo per pronunziare quattro concetti banali; vuole essere spiritoso ma lo è come lo spirito di patate di una volta. Nonostante ciò conquista tutte le prime pagine come se avesse pronunciato un discorso da grande statista. Quando i giornalisti la smetterano di essere così proni davanti al potere politico il nostro sistema democratico avrà ritrovato forse la sua dignità. Cordiali saluti. Mario Sacchi, Milano Toglie soldi e si dice di sinistra... Cara Unità, ieri Silvio Berlusconi ha dichiarato: "Sono l'unico a fare politiche di sinistra". Vorrei sapere se tagliare dai 200 ai 500 euro al mese ai dipendenti pubblici è una politica di sinistra, molte famiglie dal prossimo anno saranno costrette a ridurre ulteriormente i loro consumi: latte, pane, salute, istruzione.altri non riusciranno più a vivere, immaginatevi campare a Roma, Venezia, Milano.con 1100 euro (magari dopo 20/30 anni di servizio). Dopo anni d'inerzia i dipendenti pubblici stanno manifestando il loro scontento sotto le sedi istituzionali; completamente ignorati da stampa e televisioni. Sosteneteci, dateci voce. Grazie Rodolfo Romualdi Lodo Alfano, la legge non è più uguale per tutti Cara Unità, la legge sull'immunità per le quattro maggiori cariche dello Sato contiene una grave mancanza. Bisognava disporre che fosse tolto dalle aule giudiziarie il cartello: "la legge è uguale per tutti". Da qualche giorno non è più così. Giuseppe Valendino, Canonica di Triuggio (Mi).

Torna all'inizio


Cerimonia sulla Rai, Mediaset snobba I diritti del calcio tornano alla tv di Stato? (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Unita, L'" del 26-07-2008)

Argomenti: RAI MEDIASET

Stai consultando l'edizione del SORTEGGI & VOCI "Cerimonia" sulla Rai, Mediaset snobba I diritti del calcio tornano alla tv di Stato? Il più allarmato è Prandelli, che attacca con Juve e Napoli: "Mese caldo, c'è anche il preliminare, inizio difficile". Ranieri risponde: "Dobbiamo essere pronti fin dall'inizio". Le altre guardanon più distacco, Mourinho è lontano anni luce: "Il calendario non conta". Torna la serie A - dunque - e la diretta tv quest'anno è su Rai2. Per molti un segnale del possibile ritorno del calcio in chiaro sulla tv pubblica, dopo gli ultimi tre anni Mediaset. A parlare esplicitamente dell'interessa Rai è stato il presidente del Torino, Urbano Cairo: "Bisogna vedere soprattutto quanto sarà disposta ad offrire la Rai - ha spiegato durante il sorteggio dei calendari - Sappiamo tutti che è molto interessata". Il contratto per gli highlights del calcio in chiaro è scaduto e Mediaset, che per il precedente triennio aveva pagato 61.5 milioni di euro a stagione, non dovrebbe superare i 30 come ha confermato lo stesso Piersilvio Berlusconi: "I diritti della A valgono la metà". Matarrese sta coperto: "Faremo il bando di gara il 29 luglio, poi entro il 5 agosto aspetteremo le offerte. Se non dovessero arrivare, avvieremo una trattativa privata fino all'inizio del campionato".

Torna all'inizio


"fate pulizia a raifiction" - silvia fumarola roma (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Repubblica, La" del 26-07-2008)

Argomenti: RAI MEDIASET

Spettacoli "Fate pulizia a RaiFiction" Caso Saccà, l'appello dei registi a Petruccioli e Cappon Il movimento dei Centoautori scrive ai vertici Rai e ai ministri Bondi e Romani SILVIA FUMAROLA ROMA Una nuova stagione a RaiFiction, "per cancellare feudi e potentati ansiosi di compiacere i potenti di turno"; l'invito a promuovere responsabili che abbiano "qualità morali, capacità professionali e la stima del settore". Nei giorni più difficili per la Rai, il movimento dei Centoautori (che raccoglie, tra gli altri, Rulli, Bellocchio, Bertolucci, Francesca Comencini, Virzì, Sironi, Luchetti, Montaldo, Olmi, Piccioni, Lizzani) invia una lettera aperta al presidente Claudio Petruccioli, al direttore generale Claudio Cappon e ai membri del Cda dell'azienda, al ministro Sandro Bondi e al sottosegretario Paolo Romani chiedendo "maggior trasparenza e moralità". Nella lettera, che fotografa lo stato d'incertezza a Viale Mazzini, il direttore di RaiFiction Agostino Saccà non viene mai citato, ma il documento invita a stabilire precise regole deontologiche per il futuro. "Com'è già avvenuto per RaiCinema", è scritto nell'appello "chiediamo che le persone chiamate a ricoprire incarichi così importanti possiedano qualità morali, capacità professionali, e godano della stima degli operatori del settore. Così deve agire una grande impresa pubblica che opera in un campo delicato come quello culturale". La lettera sottolinea come "la situazione della Rai sia sotto gli occhi di tutti: è in atto una devastante guerra per bande, trasversale anche agli schieramenti politici, fatta di veleni, regolamenti di conti, paralisi progettuale. Questo stato di cose è il trionfo della cattiva politica, che trascura l'interesse generale e sostiene clientele, lobby e gruppi di potere... è necessario cambiare al più presto il modello organizzativo e gestionale della Rai, cancellare feudi e potentati ansiosi di compiacere i potenti di turno. Prima di scegliere gli uomini che dovranno dirigere queste strutture, vogliamo che siano fissati i criteri professionali". Il regista Carlo Lizzani non entra nel merito del caso Saccà, ma s'interroga sul futuro del servizio pubblico. E va oltre, invita i vertici Rai a lasciare le poltrone. "Anche per quelli come me, che hanno sempre creduto nell'"entrismo", quindi convinti che bisogna restare al proprio posto per risolvere i problemi, è arrivato il momento di dire basta. A chi è dentro l'azienda e ha scelto, come Petruccioli e Curzi, l'area democratica, dico: sbattete la porta. Hanno combattuto, ma non si può andare avanti così. Continuare a restare in Rai, nell'impossibilità di fare il proprio lavoro, non ha più senso". Il documento dei Centoautori sottolinea che "la fiction, col suo potenziale enorme nel racconto del Paese, è insieme all'informazione il settore più importante di una grande televisione pubblica... La mancanza di trasparenza nelle scelte editoriali abbassa la qualità e svilisce le professionalità. Punti di riferimento del servizio pubblico, nella fiction e nell'informazione devono essere i diritti dello spettatore: il diritto a essere informato correttamente, a un'offerta ampia di spettacolo, il diritto a vedere rappresentato il nostro Paese in modo autentico". Parole condivise in pieno dallo scrittore Carlo Lucarelli, che pure ha firmato un appello per Saccà. "Vorrei chiarire il senso di quell'appello: non buttare via il bambino con l'acqua sporca. Io giudico positivamente la fiction di Saccà, il lavoro che ha svolto, non la persona. Quello che è successo sarà giudicato nei processi. Ma tutte le telefonate ricevute da Saccà sono il frutto di un problema mai risolto: il conflitto d'interessi. Mettersi a sparare su Saccà è facile, ma bisognerebbe guardare più in alto, inquadrare il caso di un dirigente della tv pubblica, cioè dello Stato, che riceve telefonate e pressioni dal capo del Governo che è anche padrone di Mediaset".

Torna all'inizio


Ma la B rovina la festa Sedie vuote nel salone (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Corriere della Sera" del 26-07-2008)

Argomenti: RAI MEDIASET

Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Sport - data: 2008-07-26 num: - pag: 49 categoria: REDAZIONALE Spaccatura Minaccia di sciopero per la mutualità, legata ai diritti tv. Avellino ripescato Ma la B rovina la festa Sedie vuote nel salone Matarrese: "Spero nella Rai. Lasciare? Non ancora..." ROMA - La festa per qualcuno è finita ancor prima di cominciare. Nel salone d'onore del Coni, alla kermesse che ha aperto la stagione calcistica, la serie B non era presente a scoprire il suo calendario. Sedie vuote per protesta, con tutti i club (l'Avellino ripescato al posto del Messina) che hanno conosciuto il proprio cammino seduti sul divano di casa. La decisione di disertare in massa è stata presa qualche ora prima. Dopo l'ennesima assemblea (eccezionalmente tenuta allo stadio Olimpico) in cui non era stato trovato l'accordo per la mutualità. Le speranze della vigilia, quelle riposte in una mediazione di Adriano Galliani, sono state vane. La proposta Cellino- Ghirardi (65 milioni più il ricavato dalla vendita dei diritti di B, quindi meno dei 95 reclamati fino alla scorsa settimana) è stata bocciata dalla A. In special modo dalle medio-piccole che hanno risposto "picche" all'idea di ulteriori sacrifici a favore dei cadetti. Un Matarrese fortemente imbarazzato è ricorso a tutta la sua abilità dialettica per comunicare l'ennesimo rinvio sia dentro che fuori la Lega. I rappresentanti di B, preso atto della nuova fumata nera, hanno lasciato la sala, ad eccezione del vicepresidente di categoria (Andreoletti) convocato in una riunione ristretta. "I calendari? Non abbiamo nulla da festeggiare", tagliavano corto, uscendo, i club cadetti. Arrabbiati per il paracadute (7,5 milioni in caso di ultimi tre anni nella massima serie) che prende chi retrocede. Pronti a valutare di tornare a giocare la domenica. O fermarsi del tutto: una serrata per scuotere i palazzi della politica. "Non giocare? Una sciocchezza", risponde Matarrese che però, per il resto, usa toni concilianti e prova a trasformare in gesto costruttivo lo strappo della B. "La famiglia non si è divisa", spiega quando comincia la diretta televisiva. "L'hanno fatto per dare più forza alle nostre richieste". Perché la serie A vuole prima vendere i diritti in chiaro: bando pubblico con apertura delle buste il 5 agosto. Andrà verosimilmente deserto e si passerà alla trattativa privata. Ma con chi? Mediaset sulle prime non sembrava interessata: potrebbe rientrare in gioco se le richieste della Lega si dovessero abbassare. La Rai, intenzionata a rilanciare "90Ë?minuto", vuol offrire 22-25 milioni. La Lega ne vuole di più. E Matarrese lancia un appello. "Sono contento che l'emittente di Stato abbia mandato in onda il calendario. Ora, però faccio un appello al Cda della Rai: il calcio italiano deve andare sulla Rai, ma il nostro prodotto non può essere svenduto e si deve tenere conto anche della B". Ma i presidenti di serie B non ci credono più. Parlano apertamente di palese sfiducia a Matarrese. Galliani ribadisce che "non si può dividere se prima non si è incassato". Poi, aggiunge: "Per fortuna non sono più il presidente della Lega...". Matarrese deve, invece, portare questo fardello. O pensa di lasciare? "Ancora, no. C'è prima questa partita da vincere ". Roberto Stracca.

Torna all'inizio


Il vero prezzo del petrolio? 80 dollari a barile (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Giornale.it, Il" del 26-07-2008)

Argomenti: Berlu Saccà

La fonte è insospettabile ed è stata citata dal Sole 24Ore: un petroliere, Jesus Reyes Heroles, amministratore delegato di Petroleos Mexicanos, confermando i calcoli di diversi analisti, ritiene che il prezzo del barile oggi sarebbe di 80 dollari se non ci fosse la speculazione a spingere le quotazioni dell'oro nero. Ovvero, ai prezzi di martedì scorso, il 38% in meno. Intanto il Congresso Usa sta studiando delle misure per limitare le operazioni sui derivati del greggio e il suo organismo di controllo, la Commodity Futures Trading Commission, ha messo sotto accusa un fondo olandese per aver manipolato il mercato dei futures nel marzo 2007. L'inchiesta è solo agli inizi e devono essere esaminati decine di casi sospetti. Da quando sono uscite queste notizie, il prezzo del petrolio è crollato, passando da 146 a 126 dollari. Solo perché il mercato teme un rallentamento della congiuntura mondiale? O (anche) perché è in corso una ritirata parziale degli speculatori, spaventati dalle notizie provenienti da Washington? Scritto in globalizzazione 1 Commento " (Nessun voto) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 25Jul 08 Obama trionfa a Berlino, anche l'Europa ha bisogno di un mito Duecentomila persone riunite a Berlino per ascoltare Obama: una folla immensa. Nessun politico europeo oggi può pensare, nel proprio Paese, di mobilitare spontaneamente così tanti sostenitori per un comizio. Nemmeno nell'ultima appassionante campagna elettorale in Francia Ségolène Royal e Nicolas Sarkozy, pur con l'appoggio delle strutture di partito, hanno saputo raggiungere queste cifre. Ai loro ultimi meeting c'erano quaranta, sessanta mila persone al massimo. La Merkel non ne parliamo; brava, ma non seduce. Il delirio per Obama rivela un bisogno più profondo o forse più superficiale. Anche noi europei abbiamo bisogno di un mito, di un uomo che faccia sognare. E nonostante il diffuso antiamericanismo lo troviamo in un leader statunitense, che sa parlare, sa sedurre. Obama, sia chiaro, non piace solo alla sinistra, ma trovi molti estimatori anche tra i conservatori e tra chi di solito non si interessa di politica. Mi chiedo: quei giovani di Berlino risentono semplicemente di una suggestione hollywoodiana? O la loro mobilitazione è il sintomo di qualcosa di più complesso che evidentemente riguarda l'insieme delle società occidentali? Aggiornamento: sull'Obama-mania in Europa ho scritto questa analisi. Tra l'altro il tour diplomatico non ha portato al senatore di colore alcun vantaggio in termini elettorali. Anzi, mentre l'Europa delira per lui, negli Usa McCain - dati di ieri notte - guadagna qualche punto. La gara non è ancora decisa. Scritto in globalizzazione, democrazia, presidenziali usa Commenti ( 37 ) " (1 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 21Jul 08 Bossi e quelle parole dell'inno di Mameli Come molti non ho affatto gradito l'uscita di Bossi che ha alzato il dito medio contro l'Inno di Mameli. Ritengo la Lega un movimento politico perfettamente legittimo, che su molti punti da risposte concrete a problemi sentiti al nord e che in futuro potrebbe crescere ulteriormente. Tuttavia quando si accetta di ricoprire posti di responsabilità in un governo bisognerebbe agire di conseguenza e mostrare perlomeno rispetto per le istituzioni e i suoi simboli. Il gesto di Bossi va oltre l'immaginabile. Voleva far notizia e come sempre ci è riuscito; ma il suo non è certo un gesto impulsivo e probabilmente rientra in una strategia a più ampio respito. A cosa mira Bossi? Vuole lo scontro con una parte della coalizione? Intende strappare nuove concessioni al Cavaliere? O forse vuole mettere ordine in casa, ridimensionando Maroni, che come ministro degli Interni ottiene consensi e visibilità? Vedremo. In seguito alla polemica molti hanno riscoperto le parole dell'inno. Bossi ha fatto il gestaccio citando le parole "schiavi di Roma". A me personalmente fanno riflettere altre strofe, queste: Noi siamo da secoli Calpesti, derisi, Perché non siam popolo, Perché siam divisi. Raccolgaci un'unica Bandiera, una speme: Di fonderci insieme Già l'ora suonò. Stringiamci a coorte Siam pronti alla morte L'Italia chiamò. Uniamoci, amiamoci, l'Unione, e l'amore Rivelano ai Popoli Le vie del Signore; Giuriamo far libero Il suolo natìo: Uniti per Dio Chi vincer ci può? Stringiamci a coorte Siam pronti alla morte L'Italia chiamò. L'inno è stato scritto nel 1847. A distanza di 161 anni possiamo dire che gli italiani si sono fusi in un unico popolo? Il Paese è davero libero? E' amato da suoi cittadini? Scritto in Italia Commenti ( 98 ) " (3 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 19Jul 08 Napoli senza rifiuti. Bene ma. qualcuno pagherà? Di ritorno dall'estero scopro che i rifiuti sono spariti dalle strade di Napoli. Bravo Berlusconi, bravo Bertolaso. Le conseguenze sono rilevanti sotto molti punti di vista. Innanzitutto: in un Paese che chiede fermezza alle istituzioni il messaggio giunge chiaro e forte. Il Cavaliere è troppo ottimista quando afferma che "lo Stato è tornato ad essere lo Stato": un successo non basta a restituire credibilità e prestigio. Ce ne vogliano tanti e in sequenza. Diciamo che è un passo deciso nella giusta direzione. In secondo luogo: la crisi stava danneggiando non solo il turismo a Napoli, ma l'immagine complessiva del Paese e soprattutto del made in Italy. Tutto si lega: la moda italiana è affascinante per la bravura dei suoi stilisti, per il prestigio dei marchi, per la qualità dei tessuti, ma anche per il fascino delle nostre città d'arte e la raffinatezza della nostra cucina. Le immagini della monnezza ripretute per settimane dalle tv di tutto il mondo hanno danneggiato pesantemente la nostra reputazione: nello scorse settimane ero rimasto colpito da un articolo del Sole 24 Ore che dimostrava come il marchio "made in Italy" per la prima volta nell'ultimo decennio averse perso posizioni nelle classifiche internazionali. Ora l'Italia potrà risalire, ma le leggi della comunicazione sono spietate: per distruggere ci vuole poco, per ricostruire una reputazione sono necessari tempi lunghi. La prova? Solo una parte dei grandi media internazionali ha dato notizia che la situazione a Napoli è tornata sotto controllo. Ad esempio: la Cnn sì, ma la Bbc no. Ciò detto sono rimasto colpito dall'atteggiamento dei giornali e degli intellettuali di sinistra, che hanno minimizzato e talvolta nascosto la notizia di ieri. Ancora una volta la nostra opinione pubblica si dimostra scioccamente partigiana: pur di non riconoscere i meriti del "nemico" si preferisce negare o più spesso ignorare la realtà. Era davvero così difficile dire: questa volta il governo si è comportato bene? E' proprio così assurdo anteporre gli interessi del Paese a quelli di bottega e ideologici? Sia chiaro: una parte de giornali di centrodestra si comporta allo stesso modo quando governa il centrosinistra. Il vizio, diciamo, così è condiviso e rientra nella dialetttica, ma con dei limiti dettati dal buon senso e dal sentimento di identità nazionale. Chissà se un giorno anche l'Italia riuscirà a mostrarsi finalmente matura. Ultima considerazione: Bassolino e la Iervolino collaborano di buona lena con il governo. Bene. Ma in un Paese serio le responsabilità non svaniscono con il finire dell'emergenza. Mi chiedo: qualcuno pagherà? O ancora una volta prevarrà la linea del 'scurdamece 'o passato? La credibilità delle istituzioni passa (anche) da qui. Scritto in Italia Commenti ( 40 ) " (3 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 01Jul 08 Sono in viaggio. Sono in viaggio e, con mio rammarico, scopro le connessioni Internet funzionano peggio di quanto supponessi. Cercherò di scrivere dei post, ma non posso prevedere con quale frequenza. In ogni caso tornerò a pieno regime a partire dal 19 luglio. Grazie per la comprensione e tanti cari saluti a tutti voi. Scritto in giornalismo Commenti ( 10 ) " (3 voti, il voto medio è: 2.33 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 28Jun 08 Nomadi, ha ragione Maroni (e con lui Cacciari) Dunque, secondo alcuni media Maroni vuole schedare i bambini rom, prendendo loro le impronte digitali; dunque il ministro, leghista, avrebbe sotto sotto intenzioni razziste. In realtà il ministro degli Interni ha elaborato un piano tutt'altro che impulsivo e men che meno razzista . Infatti: 1) Non è una schedatura, ma un censimento più che mai necessario perché non si sa quanti nomadi ci siano oggi in Italia da dove vengano e quanti figli abbiano. Maroni dice: "Voglio porre fine allo sconcio di vedere tanti bambini che vivono in condizioni disumane, l'unico modo è con il censimento. Devo sapere la nazionalità, le parentele, la composizione delle famiglie. Soltanto in questo modo posso dar loro un documento e fissare regole per sapere chi può rimanere e chi invece non ha i requisiti". 2) La Ue ha approvato una norma che prevede l'obbligo di prendere le impronte digitali a tutti gli extracomunitari a partire dai 6 anni prima del rilascio del permesso di soggiorno. Siccome non si sa con certezza se i nomadi in Italia siano o no extracomunitari la misura è plausibile. Tra l'altro oggi arrivando in un aeroporto americano prendono a ogni straniero le impronte digitali e quelle dell'iride; la pratica, insomma, è diffusa. 3) Il censimento è necessario perché i bambini sfruttati per compiere reati vengono spostati da una città all'altra proprio per sfuggire ai controlli. Con le impronte invece si riuscirà sempre a sapere chi sono, combattendo efficacemente gli sfruttattori e tentando di garantire a questi fanciulli un'educazione adeguata. Maroni mi ha sempre dato l'impressione di una persona perbene e ragionevole. In questo caso mi sembra che intenda porre fine a una grande ingiustizia umana e legale. Non è un caso che anche una personalità di spicco della sinistra, il sindaco di Venezia Massimo Cacciari, abbia elogiato le dichiarazioni di Maroni affermando che: "A chi ha diritto di stare in Italia, specialmente se cittadino italiano, deve essere garantito di vivere in condizioni decorose e decenti, e non in campi che sono una vergogna, alla quale bisogna porre fine". Razzista anche Cacciari? Scritto in Italia, immigrazione Commenti ( 224 ) " (9 voti, il voto medio è: 4.56 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 25Jun 08 Galimberti, filosofo copia e incolla, continua a pontificare. Umberto Galimberti è considerato negli ambienti colti della sinistra un guru, uno di quei filosofi profondi, seri e pensosi che dall'alto della propria cultura sanno analizzare con amara precisione il disagio esistenziale della nostra società. Confesso che fino a qualche tempo fa mi capitava di apprezzare qualche suo articolo, ma ora non riesco proprio a prenderlo sul serio. Non che Galimberti sia improvvisamente rimbecillito. Al contrario, è troppo intelligente; anzi troppo italianamente furbo. Il Giornale ha infatti scoperto che l'Umberto ha l'abitudine di copiare testi altrui, senza virgolettarli, senza citare la fonte. Nei giorni scorsi Roberto Farneti e Matteo Sacchi hanno scoperto ben quattro casi di plagio. Dico quattro casi. Stamane nuovo scoop, a firma di Sacchi: il filosofo ottenne la cattedra di filosofia a Venezia presentando, tra gli altri, due testi clonati. La vicenda ispira diverse considerazioni: 1) Con quale credibilità un professore che copia intere pagine può continuare a insegnare? Oggi il rettore dell'Università Ca Foscari di Venezia afferma che non spetta a lui prendere provvedimenti e che bisognerebbe creare un giurì per valutare l'accaduto. Come dire: meglio soprassedere; il che la dice lunga sugli standard etici di certi ambienti accademici italiani (non di tutti, per fortuna). 2) Diversi giornali, tra cui Corriere della Sera, Foglio, Avvenire, hanno ripreso le denunce del Giornale, sollecitando un chiarimento pubblico di Galimberti, che invece continua a tacere. O meglio: si è scusato controvoglia in un'intervista con il Giornale solo dopo il primo scoop, ma dopo si è chiuso nel silenzio. 3) La Repubblica non ha scritto una riga sulla vicenda. Di fatto i lettori del quotidiano fondato da Eugenio Scalfari non sono al corrente delle gravi e documentate accuse rivolte contro il filosofo, il cui ultimo libro continua infatti a vendere moltissimo. Non solo: la Repubblica continua a pubblicare i suoi editoriali in prima pagina, densi di giudizi morali sulla nostra società così corrotta e insincera. Insomma, anziché distanziarsi da un personaggio perlomeno imbarazzante, ne alimenta il mito. Un po' di decoro, a cominciare proprio da Galimberti, no? Scritto in Italia, giornalismo Commenti ( 78 ) " (9 voti, il voto medio è: 4.11 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 23Jun 08 L'immigrazione? E' come un domino.. Sul Giornale di oggi si racconta che i romeni che vivono in Italia non vogliono tornare in patria anche quando hanno la garanzia di un posto di lavoro. Preferiscono vivere di espedienti nel nostro Paese anziché in regola ma con uno stipendio basso nel proprio Paese. Ma l'economia rumena è in pieno boom con una forte richiesta della manodopera, soprattutto nelle fabbriche. Domanda: chi lavora nelle fabbriche? Come spiega Matthias Pfaender in un altro articolo, i posti vacanti sono coperti da moldavi, ucraini turchi, persino pakistani, indiani, srilankesi e gli immancabili cinesi. Qualche tempo da un demografo francese spiegava su una rivista come ormai l'immigrazione in Europa sia come un domino. Polacchi e slovacchi, ad esempio, tendono ad emigrare in Gran Bretagna e in altri Paesi ricchi del nord Europa, i loro posti vengono occupati da immigrati provenienti da altri Paesi della Ue ed extra Ue, i quali a loro volta aprono dei buchi nei Paesi d'origine. In Ungheria c'è una forte penuria di medici, in Romania di operai, in Polonia di idraulici. Mi chiedo: tutto questo ha senso? la conseguenza mi sembra evidente: le società diventano rapidamente multietniche e sempre più simili nella loro struttura sociale. I costi sono enormi, i benefici dubbi, ma a qualcuno evidentemente conviene. Scritto in europa, globalizzazione, Italia, immigrazione Commenti ( 21 ) " (4 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 20Jun 08 Obama musulmano? Quando la calunnia conta più dei fatti Michael Carmichael, l'ex consulente di Clinton, in un'intervista al Giornale aveva avvertito che questa sarebbe stata la campagna elettorale più sporca della storia recente americana. Al voto mancano oltre quattro mesi, ma le manovre sono già cominciate. In un pezzo uscito oggi spiego come sia in atto una campagna su Internet in cui si sostiene che Barack Obama sia musulmano. L'affermazione è falsa (Barack è cristiano), ma il contesto lo permette. Infatti: Barack è il suo primo nome, ma il secondo è Hussein; come Saddam Hussein. Di cognome fa Obama che, cambiando una sillaba, suona Osama. È nero, ma la famiglia del suo padre biologico era musulmana, e lui ha vissuto dieci anni in un Paese islamico, l'Indonesia, frequentando per un paio d'anni le scuole pubbliche, dunque musulmane. Barack Obama è ossessionato da questa campagna, che risulta molto più convincente di quanto si immagini, e infatti inizia a mostrare segni di nervosismo. Già McCain (primarie 2000) e Kerry (presidenziali 2004) furono sconfitti da voci infamanti; Obama farà la stessa fine? Io temo - ma è quasi una certezza - che la campagna elettorale verrà combattuta non sui programmi e sulle idee , ma sull'immagine e sugli stereotipi.Gli americani rischiano di eleggere un presidente - sia esso McCain o Obama - senza sapere che cosa intenda fare davvero una volta alla Casa Bianca, ma valutando solo la sua simpatia o sulla scorta di impressioni sovente ingannevoli o frammentarie. Se i cliché contano più dei contenuti e la calunnia più fatti, la qualità della democrazia tende a diminuire e con essa la sua credibilità. Non mi piace questa tendenza e mi disturba constatare che molti elettori americani si siano abituati a questa situazione; come se le dirty politics (le tecniche sporche, infanganti) fossero ormai connaturate al sistema. Io ho l'impressione, invece, che si siano superati abbondantemente i limiti. Sono troppo pessimista? Ecco la foto di Obama durante una visita in Africa, che viene usata per dimostrare che non è cristiano bensì musulmano: Scritto in democrazia, presidenziali usa Commenti ( 64 ) " (7 voti, il voto medio è: 3.86 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 17Jun 08 Il blog per informarsi, con qualche dubbio. Nei giorni scorsi ho pubblicato sul Giornale un articolo dedicato ai blog e ai siti individuali che negli Stati Uniti sono diventati così importanti da far concorrenza ai media tradizionali. Al servizio era abbinata un'intervista a Matt Mullenweg, l'inventore della piattaforma Wordpress, che avevo incontrato al Wordcamp organizzato a Milano dal mitico Wolly. Matt, giovanissimo genio del Net, sostiene che il blog sta diventando autenticamente multimediale e che ciò avrà implicazioni anche per i giornalisti. Infatti "permetterà una diversificazione dell'offerta e dei percorsi di lettura, che si svilupperanno per argomento anziché per testata. Già oggi i giovani selezionano le notizie attraverso i motori di ricerca personalizzati. Al New York Times arrivano se ricevono la segnalazione di un articolo interessante, ma non hanno più l'abitudine di consultare quotidianamente il sito nytimes. com. Siamo passati attraverso tre fasi del blog: mezzo per scrivere, poi per interagire e ora, sempre più, per filtrare e personalizzare la mole immensa di notizie sulla rete". Chiaccherando con Wolly e con Piero Macrì, Matt ci ha raccontato un episodio personale illuminante: era in una città che stava per essere investita da un uragano, ma siccome lui non segue i media generalisti non si era accorto del pericolo imminente, che gli fu segnalato dalla madre inquieta per le sue sorti. Senza quella telefonata matt non avrebbe preso precauzioni. Da qui una riflessione: siamo sicuri che la qualità della nostra vita e la conoscenza del mondo migliorerà quando la maggior parte degli utenti avrà preso l'abitudine di leggere solo le notizie di argomenti che interessano? Questo trend non rischia di creare lettori iperspecializzati (magari in argomenti frivoli), ma complessivamente ancor più ignoranti? Ad esempio: voi come vi regolate? Tendete a comportarvi come Matt o siete più tradizionalisti? AGGIORNAMENTO Ho letto poco fa un interessante pezzo di Massimo Gaggi, che riprende un servizio della rivista americana Atlantic dal titolo provocatorio: Google ci rende stupidi? La tesi di Nicholas Carr ex direttore della Harvard Business Review e autore di molti saggi su Internet è che la civiltà del "web" stia condizionando negativamente i nostri meccanismi mentali, incidendo sul modo di leggere, di selezionare, di memorizzare. e demolendo la capacità di concentrazione. Insomma, "immersi come siamo nel "multitasking mentale" appena ci sediamo per leggere un documento di qualche pagina o un libro, ci sentiamo a disagio dopo pochi paragrafi. Voltiamo pagina e siamo già pronti per un link". Timori fondati? Scritto in giornalismo Commenti ( 40 ) " (10 voti, il voto medio è: 2.6 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico Post precedenti Chi sono Sono inviato speciale di politica internazionale. Sposato, ho tre figli. Risiedo a Milano e giro il mondo. Tutti gli articoli di Marcello Foa su ilGiornale.it contatti Categorie cina (13) democrazia (23) europa (3) francia (16) germania (2) giornalismo (37) gli usa e il mondo (24) globalizzazione (8) immigrazione (23) islam (12) Italia (100) medio oriente (8) notizie nascoste (27) presidenziali usa (8) russia (9) svizzera (3) turchia (12) Varie (14) I più inviati Dietro la vicenda Alitalia la mano della lobby europea - 4 Emails Una vita meritocratica... - 4 Emails Abbiamo vinto l'Expo. E ora come la mettiamo con Malpensa? - 3 Emails Ecco come si può davvero aiutare il Tibet - 3 Emails In una lettera il ritratto dell'Italia di oggi - 2 Emails Dalla Svizzera una lezione (anche per il centrodestra italiano) - 2 Emails Milva e quei sette milioni nascosti... per la vecchiaia - 2 Emails Quello stile di "Repubblica"... - 2 Emails Internet fa bene ai giornali - 2 Emails L'immigrazione? E' come un domino.... - 2 Emails Ultime discussioni marina: Marcello(omonimo)sei ancora giovane,cresci ancora qualche annetto e vedrai quante cose capirai. Quando ci si... Emanuel: Marcello (omonimo) Israele ha gia combattuto guerre contro coalizioni di stati arabi, e le ha vinte tutte!... Emanuel: Marcello (omonimo) Israele ha gia combattuto guerre contro coalizioni di stati arabi, e le ha vinte tutte!... bo,mario: Foa se n'erano accorti tutti della speculazione. Quello che desta sospetti è il ritardo... Countrygirl: Obama è un prodotto di facciata che cambia idea a seconda dei sondaggi e delle persone con cui sta... Ultime news Mille facce di Barack L'Europa lo ama perché non lo capisceCrisi Alitalia, il premier dice no al commissarioSara, la bimba rapita dal papà perché diventasse musulmanaUccide a coltellate il figlio e ferisce la moglieImmigrati, sbarchi raddoppiati "È un'emergenza nazionale"Cossiga: il Csm è il braccio armato dell'Anm Blog amici Ethica, blog filosofico di qualità ICT Watch, il blog di Piero Macrì sulle nuove tecnologie il blog di Alessandro Gilioli il blog di Andrea Tornielli Il blog di Faré su Internet & comunicazione il blog megliotardichemai Il circolo Rosselli, socialismo liberale Il pranista, blog su PR e comunicazione Metropolis, il blog Alberto Taliani Orientalia 4 all Placida signora, il blog di Mitì Vigliero spindoctor, il blog di Marco Cacciotto Wolly, il blog di Paolo Valenti Da non perdere La misteriosa e improvvisa ricchezza di Erdogan La Turchia e l'islamizzazione strisciante Quelle donne turche imprigionate dal velo Vince Erdogan e la Turchia diventa più islamica siti che mi piacciono Cricri créations poétiques, gioielli con l'anima Il sito di R. Gatti, tutto per capire le insidie della droga Italiani per Ron Paul, un bel blog sulle elezioni Usa USI, Università della Svizzera Italiana Siti di Informazione Comincialitalia, il primo quotidiano italiano dei cittadini il blog di Di Ricco, un giornalista italiano in Libano il sito di Fausto Biloslavo il sito di Radio 3 Mondo Jones, un eccellente giornalista inglese La zanzara di Cruciani - Radio 24 Osservatorio Europeo di Giornalismo Prima Pagina, la rassegna stampa di Radio 3 Sito web ilGiornale.it July 2008 M T W T F S S " Jun 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 Archivio dei post July 2008 (5) June 2008 (11) May 2008 (8) April 2008 (14) March 2008 (16) February 2008 (14) January 2008 (15) December 2007 (14) November 2007 (21) October 2007 (24) September 2007 (24) August 2007 (32) July 2007 (15) Recent Trackbacks Haramlik: E per smettere di fumare, una bella Cristoterapia Il Blog di Marcello Foa: Attenti, in Veneto è iniziata la rivolta dei comuni I più votati Ancora su Vasco Rossi e la droga - 53 Votes Una vita meritocratica... - 33 Votes I mutui subprime, la frode della Casta delle banche - 24 Votes Petrolio, libero mercato o libera speculazione? - 19 Votes E la sicurezza? Ai politici non interessa più - 18 Votes Ma Beppe Grillo è il modello della nuova Italia? - 17 Votes Quando i Tg "aiutano" la camorra... - 17 Votes Primarie Usa, truccata la vittoria di Hillary? - 15 Votes Immigrazione: e se avesse ragione Maroni? - 15 Votes Quanti immigrati può sostenere l'Italia che arranca? - 15 Votes Recent Posts Il vero prezzo del petrolio? 80 dollari a barile. Obama trionfa a Berlino, anche l'Europa ha bisogno di un mito Bossi e quelle parole dell'inno di Mameli Napoli senza rifiuti. Bene ma. qualcuno pagherà? Sono in viaggio. Nomadi, ha ragione Maroni (e con lui Cacciari) Galimberti, filosofo copia e incolla, continua a pontificare. L'immigrazione? E' come un domino.. Obama musulmano? Quando la calunnia conta più dei fatti Il blog per informarsi, con qualche dubbio. Pagine Biografia Pannello di controllo Login Entries RSS Comments RSS WordPress.com Photos Feed RSS di questo blog Feed RSS dei commenti al blog Il Blog di Marcello Foa © 2008 disclaimer Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti.

Torna all'inizio


Strana concorrenza (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Unita, L'" del 27-07-2008)

Argomenti: Berlu Saccà

Stai consultando l'edizione del Strana concorrenza Maria Novella Oppo ASSISTIAMO alla spettacolarizzazione della politica, della storia, dell'economia e perfino dei delitti più sanguinosi. Tanto che, tempo fa, un tribunale dovette dare ragione a un cittadino che chiamò buffone l'attuale premier perché il termine era appropriato. C'è poi lo sceneggiato su Barbarossa, che pretende di riscrivere la storia d'Europa alla luce della becera invenzione della padania. E questo solo perché Saccà ha dato retta ai leghisti per fare un favore a Berlusconi. Ma, si sa, Saccà sa fare il suo mestiere, come dicono quelli che lo sostengono. Anche se, proprio perché sapeva quel che faceva, Saccà avrebbe dovuto difendere la Rai e il suo pubblico dalle efferatezze dell'incultura e dalle aggressioni dell'editore concorrente. Invece, a fare concorrenza a Saccà, ora c'è Del Noce, che non distingue la tv da un tram. E siccome tutto ormai è fiction, è facile che alla fine, a risolvere l'emergenza televisiva arrivi La Russa con l'esercito e Maroni con la marina circonderà la Rai per impedirne l'invasione da parte di clandestini e bimbi rom. FRONTE DEL VIDEO.

Torna all'inizio


Tv (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Corriere della Sera" del 27-07-2008)

Argomenti: RAI MEDIASET

Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Sport - data: 2008-07-27 num: - pag: 34 categoria: REDAZIONALE Dipendenza Nessun altro campionato europeo come quello italiano è condizionato dal rapporto con le televisioni La B vuole i soldi dalla A ma la Lega non intende svendere i diritti in chiaro In mano alla Tv Entro mercoledì sera sarà preparato il bando d'asta, ma Rai (e Mediaset) vogliono giocare al ribasso. La trattativa rischia di arrivare al 20 agosto MILANO - Niente vacanze per Antonio Matarrese. Non è disertando la cerimonia dei calendari, come hanno fatto i presidenti di B, che si risolve la questione dei contratti tv in chiaro. Sky ha chiesto e ottenuto la conferma del palinsesto tradizionale: non ci sarà la partita della domenica a mezzogiorno e nemmeno quella delle 18. Tantomeno, quella del lunedì sera, il "Monday night" caro ai frequentatori della Premier League. Ora però è necessario trovare un punto di equilibrio sui diritti in chiaro, tenendo presente che fra le grandi realtà calcistiche europee (Inghilterra, Germania, Spagna e Francia) nessuna dipende economicamente dalle televisioni quanto l'Italia. Come previsto dalla legge, nelle prossime 72 ore dovranno essere sottoposte al giudizio dell'Agcom (l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni) e dell'Antitrust le linee guida messe a punto dalla Lega per avviare il bando d'asta sulla cessione dei diritti in chiaro di A e B (più Supercoppa, Coppa Italia e radiofonia), che potrebbe diventare pubblico entro il 30 luglio. Tutte le emittenti tv interessate avranno tempo fino al 5 agosto per rispondere al bando, nel quale sarà indicata la base minima per l'asta, secondo quanto messo a punto dai vertici della Lega con la consulenza di Infront, l'advisor appena scelto per la gestione dei diritti tv. Nel 2005, Mediaset aveva acquistato i diritti in chiaro della A con un contratto triennale per 185 milioni. Questa volta il contratto sarà biennale, in attesa che nel 2010 entri in vigore la nuova normativa globale (diritti in chiaro e criptati, legge Melandri, con ripartizione già approvata), ma il traguardo dei 65 milioni di euro per gli highlights appare al momento irraggiungibile. La concorrenza di Sky è sempre più pesante e per chi si aggiudica i diritti, è necessario blindare l'esclusiva, rispetto alle altre tv in chiaro. Mediaset ha fatto sapere di poter offrire la metà dei 65 milioni versati dal 2005; la Rai, che vorrebbe rientrare, ha manifestato grande interesse (a parole), ma ha fatto sapere di avere risorse limitate (nei fatti). Matarrese e la Lega non sono disponibili a svendere il prodotto. Già la Lega ha offerto la diretta dei calendari alla Rai, come un segnale di incoraggiamento, ora si aspetta una risposta importante dall'ente di Stato per un prodotto che, ad esempio, all'estero piace sempre molto. E la Lega medesima vorrebbe evitare che tutto il calcio finisse criptato (Sky e digitale). Così, se l'asta dovesse andare deserta, partirà una trattativa privata per i diritti di A e B (oscurata nell'ultima stagione), che impegnerà Matarrese e il consiglio fino al 20 agosto. La B (senza grandi squadre) sta lentamente riducendo le spese di gestione, ma protesta e minaccia serrate: i soldi dei diritti in chiaro della A più quello delle sponsorizzazioni (campionati, pallone e altro) vanno alla B, che punta ai 95 milioni. Matarrese ascolta e media, ma fra i presidenti di A torna la tentazione di divorziare, secondo lo schema del 2005, mentre i presidenti dei club medio-piccoli non gradiscono quelle che considerano pretese eccessive. Galliani, che è consigliere federale, è stato chiaro: "Se andranno bene le vendite dei diritti e riusciremo ad incassare un po' di soldi, ci sarà un atto di liberalità ulteriore verso la B. Esiste un contratto in corso, con una mutualità concordata tre anni fa: prevede che alla B vada il 50% del montericavi collettivi. I presidenti di B vogliono più di questa delibera concordata: la A se potrà, andrà loro incontro, ma un accordo di mutualità esiste, eccome". Non tutti hanno la pazienza di Matarrese. Antonio Matarrese \\ Galliani La protesta? C'è già un accordo di mutualità in atto Fabio Monti.

Torna all'inizio


Pericolante la domenica sera in tv (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Corriere della Sera" del 27-07-2008)

Argomenti: RAI MEDIASET

Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Sport - data: 2008-07-27 num: - pag: 34 categoria: REDAZIONALE Esclusiva Pericolante la domenica sera in tv MILANO - ( r.st.) Convergenze tra concorrenti. Rai e Mediaset si preparano a un'asta - al ribasso - per i diritti in chiaro: le due emittenti concordano che gli "highlights", causa crescita degli abbonamenti satellitari e digitali, hanno perso appeal e non sono disposte a garantire le cifre del passato. Ma non solo: la Lega vorrebbe estendere l'esclusiva delle immagini fino alle 24 (contro le precedenti 22.30). Ciò vorrebbe dire per l'emittente vincitrice far fuori il programma concorrente nella seconda serata domenicale: "Controcampo-Diritto di replica" (nella foto il conduttore Alberto Brandi) se vince la Rai o "La domenica sportiva" in caso di successo di Mediaset. Ma sia Rai sia Mediaset sono contrarie. A entrambe basta la vecchia esclusiva del pomeriggio: "90Ë? minuto" (che la Rai vuol rilanciare) oppure "Controcampo" (che Mediaset medita su Rete 4). In seconda serata, libera concorrenza in libero stato. Una sorta di accordo tacito per ridurre ulteriormente le pretese economiche della Lega.

Torna all'inizio


Macché Napoleone, lui è Alberto da Giussano (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Unita, L'" del 28-07-2008)

Argomenti: Berlu Saccà

Stai consultando l'edizione del Macché Napoleone, lui è Alberto da Giussano m.ci. Che gli interessasse. e parecchio, la fiction ispirata alle gesta di Alberto da Giussano, l'eroe simbolo della Lega, Umberto Bossi non l'aveva mai negato. Testimonianza diretta se ne può ricavare anche dalle intercettazioni telefoniche tra Silvio Berlusconi e Agostino Saccà, con il Cavaliere che fa pressioni, per soddisfare l'insistente alleato, sul capo di Raifiction che ha poi dato i via libera. però il titolo è toccato al più blasonato Barbarossa. Poco importa. E poco importa che al film, in lavorazione in Romania, stiano dando il loro contributo anche comparse rom a cui non sono state prese le impronte. Inezie davanti al kolossal che servirà a far conoscere ai più le gesta di un soldato senza macchia e senza paura di cui, peraltro, è dubbia l'esistenza, mentre quella di Calderoli, Borghezio e soci è certa. Ma nel cuore di Bossi e dei suoi l'eroe è più che autentico e lotta insieme a loro in nome di quella "libertà che se è necessario va conquistata con la forza" o rivendicata con il medio teso, perché "è meglio morire che vivere come schiavi" ha spiegato il leader leghista a "Tv Sorrisi e Canzoni", settimanale del ramo, in occasione dell'inizio delle riprese. "Il Barbarossa oggi non è una persona ma è uno stato, cioè l'Italia centralista" ha ancora puntualizzato. Contro di esso bisogna essere pronti a difendere il Carroccio, come fece l'eroe. "Alberto da Giussano sono io" ha esclamato enfatico il senatur sfoderando un simbolico spadone. Avanti miei prodi. Il leader c'è. Anche se sul Monviso quest'anno ci manderà il figlio Renzo, quello bocciato agli esami di maturità. Bossi Cinefilo.

Torna all'inizio


Si puniscono i giornalisti perché dicono la verità Cara Unità, voglio prote (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Unita, L'" del 28-07-2008)

Argomenti: Berlu Saccà

Stai consultando l'edizione del Si puniscono i giornalisti perché dicono la verità Cara Unità, voglio protestare contro un sistema di potere sbagliato ed ingiusto che punisce i giornalisti semplicemente per il fatto di informare in modo coscienzioso e con spiccato senso del dovere noi cittadini che vogliamo capirci qualcosa. Ancora una volta, attraverso questo nostro bizzarro sistema, si prendono gravi provvedimenti contro chi scrive di determinati fatti e si nega a noi cittadini il diritto all'informazione. Cordiali saluti Assunta Finocchi, Torino Precari, un governo forte solo con i deboli Cara Unità, Una cosa è certa, il maxiemendamento alla manovra economica, che sancisce fra l'altro la possibilità di mantenere precari a vita i lavoratori, privandoli, di fatto, dei diritti fondamentali dello Statuto dei lavoratori, è stato presentato alla Camera dal Governo e domani giungerà in Senato. Il governo ed in particolare il ministro Sacconi ora tenta di lavarsene le mani come Ponzio Pilato e sembra cadere dalle nuvole. I casi sono due: o non legge, neanche per la parte che riguarda il suo ministero, ciò che il suo governo presenta in Parlamento o fa volutamente lo gnorri. L'impressione è che questo sia un governo di pusillanimi, forte solo con i deboli, che cerca di nascondere le sue iniquità e che scarica sul Parlamento, ridotto, come si è visto, a legiferare a comando, la responsabilità per le misure che favoriscono gli interessi delle categorie sue particolari bacini di voti e colpiscono la generalità dei lavoratori. È compito dell'opposizione rendere esplicite le malefatte governative anche con canali informativi alternativi, vista l'uniforme carenza e superficialità dell'informazione televisiva che è anche l'unica che può raggiungere tutti. Cordiali saluti. Mario Sacchi, Milano Bimbe rom affogate Una vergogna l'indifferenza Cara Unità, Dijhana Pavlovic, lei ha perfettamente ragione. Anche se non avessi avuto il coraggio di tuffarmi per salvare le due bambine Rom, per le immagini e per quello che ho letto, mi sarei vergognato a rimanere lì a prendere il sole, o semplicemente a guardare o telefonare. Per rispetto di quelle due bambine me ne sarei andato. Ma ormai, oltre a non tuffarci, noi Italiani, siamo incapaci a piangere, a indignarci, a perdere denaro, tempo o sole. Nessuna persona al mondo, ops, nessuna bambina Rom, ci farà staccare il culo da quella inutile e condizionata rilassatezza che è non altro indifferenza, paura, solitudine e decadenza culturale di un popolo intero, Ormai i nostri occhi non sono più abituati a guardare. Fabio Innocenti, San Piero a Sieve (Fi) Passa il Lodo Alfano ma si discute d'altro Cara Unità, nel giornalismo politico di casa nostra l'assurdo sembra non avere più limiti. Viene approvato un provvedimento pieno di anomalie e ai limiti d'incostituzionalità, come il Lodo Alfano, ma il dibattito si concentra sull'oppurtunità o meno di criticare il Capo dello Stato che quel provvedimento ha firmato. Chi pone dei dubbi, e lo fa con rispetto delle prerogative presidenziali, viene subito associato al peggior giustizialismo ed estremismo politico e intanto dei contenuti e degli effetti di quel provvedimento sembra essere già sceso l'oblio. Si fa polemica politica tra giornali e giornalisti su questioni di tecnica e prassi giuridico-costituzionali e intanto Berlusconi ha raggiunto il suo obiettivo: l'uomo più potente e intoccabile d'Italia, anomalia assoluta nel mondo Occidentale democratico. Questa è la vera notizia, ma si parla e si discute d'altro. Giuseppe Manuli, Ancona Questa sarebbe politica di sinistra? Cara Unità, In una famosa scena, il buon Totò incontra in un viaggio in treno l'onorevole Trombetta che, inutilmente, si sforza di dimostrare la sua coerenza di parlamentare al suo compagno di viaggio. Leggendo le cronache di questi giorni, sembra che l'on. Trombetta abbia trovato nel cavaliere di Arcore un degno successore, specie quando quest'ultimo, in un momento di euforica passione, dichiara che il suo governo sta facendo cose "di sinistra". A parte l'ultimo tentativo maldestro di qualche suo genuflettente "trombettiere" parlamentare, di impedire ai precari l'assunzione a tempo indeterminato qualora il datore di lavoro avesse compiuto irregolarità formali (e non è un caso raro) nel corso del rapporto di lavoro, c'è da sottolineare (lo ricordava Livia Turco qualche giorno fa) la cancellazione di un decreto del Governo Prodi (23 aprile 2008) contenente gli aggiornamenti dei Lea (livelli essenziali di assistenza) che avrebbero garantito prestazioni e servizi per la prevenzione, cura e riabilitazione, l'aggiornamento dell'elenco di malattie croniche e rare esentate dal pagamento dei ticket, prevedendo le cure domiciliari specie per i malati terminali, e, tra altre novità, promuovendo iniziative per la salute nei luoghi di lavoro. Tutto questo è stato cinicamente cancellato con un colpo di spugna, di comune accordo fra cavaliere di Arcore ed il creativo ministro dell'economia Robin Hood. Come disse Totò all'on. Trombetta, vorrei dire al cavaliere di Arcore:"Politica di sinistra? Ma mi faccia il piacere.!". Cordiali saluti, Giovanni Di Nino Bassano, impiccati dai fascisti nel ricordo di mia madre Cara Unità, si chiamava Maria Giovanna Cortesi. Era mia madre. Nell'estate del '44 aveva diciannove anni e faceva la parrucchiera a Bassano del Grappa, dove Nonno Cino era nella contraerea. Un giorno di settembre il nonno passò a prenderla prima del solito e insieme corsero verso casa, ma lì di fronte stavano impiccando dei ragazzi. Uno di questi, morì davanti a mia madre. Mia madre svenne. Un fascista la fece rinvenire a suon di sberle. Probabilmente sono stati i suoi racconti a farmi abolizionista. Claudio Giusti Dipendenti pubblici: 1300 euro dopo 26 anni... Cara Unità, Si parla sempre dei dipendenti pubblici, ma non leggo mai che un dipendente pubblico dopo 26 anni di servizio percepisce 1300 euro netti al mese? E che si vedrà decurtare dal suo reddito annuo 1500 euro minimo? E che sarà un lusso ammalarsi perché per ogni giorno di malattia subirà una decurtazione minima di 30 euro al giorno fino al 10° giorno? E che se dovrà accudire suo figlio o suo padre malato (invalido al 100%) subirà un'altra decurtazione sullo stipendio? Quale e quanto è il lavoro svolto da ogni dipendente pubblico? Ma voi sapete che lavoro svolgiamo? Vi siete mai soffermati dietro uno sportello pubblico? Tutto l'accanimento sui dipendenti pubblici mi fa pensare male. Mara Caliciotti, dipendente Inail.

Torna all'inizio


L'estate di Raidue va a gonfie vele (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Corriere della Sera" del 28-07-2008)

Argomenti: RAI MEDIASET

Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Spettacoli TV - data: 2008-07-28 num: - pag: 45 categoria: REDAZIONALE A fil di rete di Aldo Grasso L'estate di Raidue va a gonfie vele C he l'estate porti consiglio. Fra le tendenze più interessanti del periodo c'è il ritorno della martoriata Raidue al terzo posto fra le reti più seguite, dopo che nella stagione si era consumato il sorpasso da parte di Italia 1 e persino di Raitre, che invece arretrano per scarsa programmazione (la terza rete Rai si attacca al Circo e al Kilimangiaro) o perché il pubblico inizia a stufarsi del trash senza freni (vedi "Lucignolo"). Raidue intanto va a gonfie vele: nell'ultima settimana si tocca il 13% di share, con le ammiraglie poco distanti. Merito, innanzitutto, degli ottimi risultati delle serie d'importazione. Che passano in sordina, ma raccolgono maggiori consensi dei più blasonati prodotti comprati da Mediaset ("I Tudors " affondano al 17% su Canale 5 e nemmeno la strepitosa "Ugly Betty" pare entusiasmare gli spettatori di Italia 1). Dunque eccoli i telefilm più seguiti dell'estate: "Ghost Whisperer" (oltre due milioni e mezzo di spettatori, 13% di share), "Numbers" (2.388.000 spettatori, 14%) e "Close to Home " (2.335.000 spettatori, 13%). Cos'hanno in comune queste serie? Il crimine, raccontato dal punto di vista di una avvocatessa in carriera dell'Indiana, di una giovane donna che parla coi morti e di un gruppo di matematici di una squadra speciale dell'Fbi che risolve i casi per via di ipotesi e deduzioni. Il pubblico nazionale ama il giallo, come dimostrano i successi satellitari di "Csi" e soprattutto di "Fox Crime". Forse in modo non del tutto consapevole Raidue costruisce il suo brand, e il rapporto col suo pubblico, su questo genere. è questa la "musica" che "batte sul Due". In collaborazione con Massimo Scaglioni, elaborazione Geca Italia su dati Auditel.

Torna all'inizio


Controllare il controllore (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Unita, L'" del 29-07-2008)

Argomenti: RAI MEDIASET

Stai consultando l'edizione del Controllare il controllore Maria Novella Oppo SE C'È UN TEMA sul quale la tv sorvola, è quello del governo della tv. Il video si rivolge agli spettatori come se parlasse dall'alto dei cieli, esattamente come fa una chiesa. Quindi è raro che ci informi sulle lotte che si conducono per rendere più trasparente e democratico il governo della tv. E questo è il caso della sacrosanta protesta in atto da parte dei radicali, che vogliono far uscire la Rai dal blocco imposto dai partiti della maggioranza, per impedire l'elezione di un presidente della Commissione di vigilanza che a lorsignori (anzi, al loro signore) non piace. Perché, oltre a detenere il controllo di Mediaset e Rai, Berlusconi pretende anche di controllare l'organismo di controllo. A lui non basta mai, come a questo governo non bastano le prove date finora di persecuzione verso i più deboli (bimbi rom); ora vogliono togliere ulteriori garanzie ai meno garantiti (i precari). Ma non se ne vantano e perfino Brunetta e Sacconi, che da tempo non si vergognano più di niente, stavolta hanno fatto sapere che un po' si vergognano. FRONTE DEL VIDEO.

Torna all'inizio


Il giudice: Legittimo sospendere Saccà da Raifiction Accolto il ricorso dell'azienda: domani nuovo Cda, all'ordine del giorno il trasferimento (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Unita, L'" del 29-07-2008)

Argomenti: Berlu Saccà

Stai consultando l'edizione del Il giudice: "Legittimo sospendere Saccà da Raifiction" Accolto il ricorso dell'azienda: domani nuovo Cda, all'ordine del giorno il trasferimento di Luca Sebastiani / Roma ANCORA RAI. Ancora Saccà. Perché l'affaire del direttore di Raifiction si è arricchito ieri di un nuovo giudizio. Quello del Tribunale del Lavoro di Roma che ha da to ragione al Direttore generale Claudio Cappon e, di conseguenza, torto a Saccà nell'infinita vicenda che lo riguarda. Certo il nuovo elemento non sposta nulla sulla questione del licenziamento, ma definendo "legittima e corretta la condotta dell'azienda" e "destituita di fondamento" la tesi difensiva di Saccà, riapre quella del suo trasferimento ad altra funzione. Accogliendo il ricorso che la Rai aveva inoltrato contro l'ordinanza del giudice del lavoro che lo scorso 30 giugno aveva ingiunto il reintegro del direttore della fiction "nel ruolo precedentemente svolto" da cui era stato sospeso, il tribunale ha infatti cambiato le carte in tavola al Consiglio di amministrazione che domani dovrà decidere se trasferire o meno Saccà in seguito alla sua condotta. L'affaire era esploso lo scorso dicembre a seguito dell'inchiesta avviata dalla Procura di Napoli e dalle relative intercettazioni telefoniche poi finite sulla stampa e in formato audio su internet. In queste ultime, in particolare, Saccà s'intratteneva in conversazione con l'allora capo dell'opposizione Silvio Berlusconi che gli segnalava soubrette da collocare. Ma non solo. Perchè oltre che parlare di Antonella Troise ed altre sue colleghe, i due chiacchieravano degli equilibri interni alla Rai e dei progetti privati di Saccà. In seguito alle "gravi violazioni accertate", lo scorso 16 luglio Cappon aveva proposto al Cda il licenziamento del direttore di Raifiction, licenziamento però bocciato dai consiglieri di maggioranza. In subordine, al Cda successivo, il Direttore generale ne aveva allora proposto il trasferimento, ma i consiglieri di maggioranza fecero mancare il numero legale per non arrivare al voto. Rifiutarono di trasferire Saccà sostenendo che se l'ordinanza del giudice del lavoro chiedeva il reintegro del direttore di Raifiction al medesimo ruolo, allora lì andava lasciato. Ora la nuova decisione del Tribunale fa cadere le obiezioni di principio dei consiglieri di maggioranza, che domani dovranno rivotare il trasferimento. "Ora è tutto più chiaro" ha dichiarato il senatore Pd Fabrizio Morri. Mentre il consigliere Sandro Curzi ha commentato auspicando che "la decisione del tribunale aiuti a sciogliere questo problema che sta diventando sempre più pesante per il futuro della Rai". "Spero - ha aggiunto - che a prevalere siano gli interessi dell'azienda e non quelli di parte". Domani la verifica, ma Saccà ha già anticipato che lui non intende spostarsi. "Io sono il capo della fiction e rimango a fare il capo della fiction". Chiarissimo. Intanto prosegue l'occupazione della Commissione di Vigilanza Rai. Guidati da Marco Pannella e Emma Bonino, domenica i parlamentari Radicali hanno raggiunto Marco Beltrandi, radicale del Pd, che da una settimana si è asserragliato a Palazzo San Macuto con l'intenzione di restarci fino a quando la destra non si deciderà ad andare in Aula per eleggere il presidente della Commissione. Due sedute sono già convocate per domani e giovedì, ma il Pdl non ha nessuna intenzione di votare il candidato delle opposizioni Leoluca Orlando. Troppo compromesso con i manifestanti di Piazza Navona, quindi il numero legale mancherà ancora. Se ne riparlerà a settembre. È stato il capogruppo Pdl in Commissione Alessio Butti a dirlo, tirando in ballo anche l'appello del presidente della Repubblica Napolitano che aveva fatto chiesto una "pausa di riflessione" alle forze politiche. "Il Pdl non strumentalizzi il Quirinale", ha ribattuto Anna Finocchiaro, capogruppo Pd al Senato, mentre un appello a sciogliere il "nodo Rai" è venuto ieri anche da Franco Marini.

Torna all'inizio


Saccà, il giudice dà ragione alla rai - mauro favale (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Repubblica, La" del 29-07-2008)

Argomenti: Berlu Saccà

Pannella occupa Saccà, il giudice dà ragione alla Rai Lui: rimango al mio posto. Domani Cda, si apre un caso Urbani Minoli: io al posto del direttore di Rai Fiction avrei agito allo stesso modo, è stato un vincente MAURO FAVALE ROMA - Sospendere Agostino Saccà è stata una scelta "legittima" e il ricorso avanzato dal direttore di Rai Fiction è "inammissibile". Alle quattro del pomeriggio il tribunale del lavoro di Roma ribalta la pronuncia del 30 giugno del giudice monocratico. Era nelle prerogative del direttore generale dell'azienda, Claudio Cappon, sospendere il manager "per gravi violazioni accertate e notevole danno all'immagine dell'azienda". Saccà, però, è "sereno". Parla dopo quattro ore e dice di essere "legittimamente il direttore di Rai Fiction. E rimango al mio posto. è solo cessata la materia del contendere, questo ha deciso il Tribunale". Per viale Mazzini la sentenza è "una vittoria": vengono respinte le tesi di Saccà e confermate le scelte di Cappon. Scelte motivate con l'apertura di un fascicolo d'indagine dalla procura di Napoli, sulle presunte trattative per il passaggio all'opposizione di senatori della maggioranza che sosteneva il governo Prodi. Indagati Silvio Berlusconi e Agostino Saccà. Le carte, comprese le intercettazioni telefoniche, sono già state tutte trasferite per competenza territoriale alla procura di Roma che dieci giorni fa ha chiesto la proroga delle indagini preliminari. E mentre i magistrati continuano a lavorare, i riflettori sono ora puntati sulla prossima riunione del Cda Rai, domani. Si riparte da dove ci si era fermati, mercoledì scorso, quando i consiglieri di centrodestra avevano fatto mancare il numero legale. Il nodo, sempre quello: il destino di Saccà. Cappon propone per lui uno spostamento alla direzione commerciale. Alla fiction andrebbe Fabrizio Del Noce, mantenendo anche l'interim della direzione di Rai Uno. "Io sono il capo della fiction ma non accetterò nient'altro", spiegava in serata Saccà ai microfoni di Sky. E arriva la solidarietà di Giovanni Minoli, direttore di Rai Educational, in vacanza a Lipari: "Saccà mi ha fatto una guerra spietata ma se fossi stato nei suoi panni avrei fatto esattamente allo stesso modo. è stato un vincente. E per questa ragione posso dire di averlo rivalutato alla grande". Una previsione sul Cda di domani? "Spero che ci sia un segnale di responsabilità - risponde Sandro Curzi, consigliere in quota Rifondazione comunista - e si risolva il problema". Ma il clima non è sereno e se i consiglieri di centrodestra faranno ancora mancare il numero legale è prevedibile che dall'altra parte si denunci la questione alla Corte dei conti con l'accusa di "paralizzare l'azienda". E in un Cda in scadenza, con l'impasse della commissione di vigilanza, è assai probabile che si apra un'altra grana: ascoltate le intercettazioni telefoniche tra Saccà e il consigliere Giuliano Urbani (Forza Italia), i consiglieri di centrosinistra potrebbero sollevare il problema del conflitto di interesse per quest'ultimo. Il suo voto contrario al licenziamento del direttore di Rai Fiction potrebbe essere motivato - questa la tesi dell'accusa - con l'interessamento di Urbani per un progetto di Saccà: la creazione di Pegasus, una società privata alla quale stava lavorava il manager Rai. Prima del cda di domani, però, ci sarà la riunione della Vigilanza, convocata per oggi. Praticamente scontata l'ennesima fumata nera per l'elezione del presidente, nonostante da 6 giorni prosegua l'occupazione dei radicali delle quattro stanze della commissione a palazzo San Macuto: prima solo Marco Beltrandi, da domenica anche altri 8 parlamentari, in testa Bonino e Pannella. Dal centrodestra c'è un veto sul nome di Leoluca Orlando, Idv, candidato dell'opposizione. "Un comportamento irresponsabile", per il segretario del Pd Walter Veltroni. E, dopo le parole di Napolitano che ha invitato a superare i blocchi che impediscono la nomina degli organismi di garanzia "prevalga la saggezza", afferma Fabrizio Morri capogruppo dei democratici in Vigilanza. "Ma se queste continuano ad essere le condizioni, se ne riparla a settembre", risponde Alessio Butti, capogruppo del Pdl. Per il diretto interessato, Leoluca Orlando, "è inaccettabile ritenere che all'Idv sia data una rappresentatività limitata per volontà della maggioranza". La dichiarazione è frutto di una girandola di telefonate tra Veltroni, Casini e Di Pietro a conferma che, per ora, l'accordo tra le opposizioni regge. Una soluzione non è al momento vicina. Tanto che giovedì è già prevista una nuova convocazione della commissione per l'elezione del presidente.

Torna all'inizio


"con 'agrodolce' la fiction trasloca a termini imerese" - leandro palestini roma (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Repubblica, La" del 29-07-2008)

Argomenti: RAI MEDIASET

Spettacoli In Sicilia la nuova fabbrica della soap: da settembre su RaiTre "Con 'Agrodolce' la fiction trasloca a Termini Imerese" Minoli tenta il bis di "Un posto al sole" "Sarà una Silicon Valley televisiva, un simbolo di modello di sviluppo" In lavorazione 230 puntate di mezz'ora l'una Budget di oltre 24 milioni di euro LEANDRO PALESTINI ROMA "Portiamo Hollywood a Termini Imerese". In questa battuta c'è il senso della nuova sfida di Giovanni Minoli: creare in Sicilia una fabbrica di soap, partendo da Agrodolce (230 puntate di mezz'ora, dall'8 settembre su RaiTre), ricalcando il successo di Un posto al sole, che segnò la rinascita del Centro di produzione Rai di Napoli. Minoli nella nuova impresa vede un'ideale prosecuzione della "Panaria Film del principe Alliata: nel '48 aveva capito che la Sicilia è una potenziale Hollywood, da quell'esperienza nacquero film come Vulcano con Anna Magnani e Stromboli di Rossellini con Ingrid Bergman". Minoli, non è troppo affiancare il nome di Rossellini a una soap? "Agrodolce è in verità un grande romanzo popolare in cui coniughiamo i costi della soap con la qualità del cinema. Il direttore di produzione è Alessandro Calosci (La meglio gioventù), la supervisione dei dialoghi è stata affidata allo scrittore Roberto Alajmo. La sigla è cantata dalla siciliana Olivia Sellerio. Ci ispiriamo al miglior Montalbano, alla Sicilia di Camilleri". Il titolo, vuole essere un'indicazione di genere? "Niente è più "agrodolce" della Sicilia. Una terra di contraddizioni, dove si mescolano vicende di mafia e storie della gente perbene. La Sicilia è il cuore del Mediterraneo, il ponte tra diverse culture e religioni. Agrodolce è ambientato a Lumera, cittadina di fantasia, la storia si snoda intorno a due donne, Lucia Serio (Francesca Beggio) un medico che ha studiato in Inghilterra, e Lena Cutò (Claudia Fichera) professoressa di liceo: perché la scuola con i suoi problemi è protagonista di Agrodolce, non a caso un prodotto RaiEducational. Sarà una "real soap", un racconto corale in cui si trovano nobili decaduti e scalatori sociali, poveri pescatori e poliziotti magrebini. Serena Autieri e Maria Grazia Cucinotta faranno dei cameo". La Sicilia è preziosa anche per i finanziamenti... "La novità è che lo Stato per la prima volta investe nella lunga serialità televisiva (per il 45-50%) considerando la tv alla stregua di un comparto industriale, come fosse industria tessile o meccanica. è il Comitato interministeriale programmazione economica (Cipe) che ci ha finanziato, l'erogazione dei 12 milioni e 700 mila euro è arrivata attraverso la Regione Sicilia. Di fatto coproduttore". Un grosso investimento, ma sarà un buon business? "A Termini Imerese e Porticello ci sarà una Silicon Valley televisiva (realizzata da Einstein Multimedia con RaiFiction e Rai Educational), un simbolo di modello di sviluppo: la lunga serialità rappresenta il terziario avanzato della tv. Alla fine dell'accordo triennale con la Regione, Agrodolce avrà una maggioranza di attori, sceneggiatori, maestranze di origine siciliane. Così come è avvenuto per Un posto al sole, stiamo creando centinaia di posti di lavoro. Non a caso da Napoli ho portato il producer Ruggero Miti di RaiFiction". RaiFiction: dopo le intercettazioni, Saccà dovrebbe lasciare la Rai? "Non sono io a dover decidere su Saccà. Nonostante sia stato lui, da direttore generale, a rendere difficile il mio rientro in Rai, penso che vada giudicato per i suoi risultati: la fiction Rai negli ultimi cinque anni ha sempre vinto contro Mediaset. Le intercettazioni? Il giudice del lavoro le ha giudicate irrilevanti e lo ha reintegrato. Il problema è piuttosto un'azienda che, in otto mesi, non è in grado di decidere il futuro dei suoi manager. Quanto allo stile, ognuno ha il suo". C'è tanta fiction in giro. Esiste il rischio indigestione? "Non direi, visti i risultati d'ascolto. Nel day time di Canale 5 vanno ancora forte Vivere e Beautiful. No, Agrodolce parte bene con la radice locale e potrà parlare al mercato globale. La mia ricetta? Faccio l'indiano: metto l'orecchio sui binari della ferrovia per ascoltare gli umori che arrivano dalla società". Che ne sarà delle sue creature se la nominano direttore generale? "Io non chiedo niente. Sono vent'anni che mi leggo candidato di qualcosa: lo fanno per bruciarmi? Comunque sia, io faccio con gioia il direttore di Rai Educational ed è certo che Elisir, Un posto al sole o Report sono andati benissimo anche senza di me".

Torna all'inizio


<Ho inventato quelle telefonate Chiedo scusa a Berlusconi> (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Giornale.it, Il" del 29-07-2008)

Argomenti: Berlu Saccà

N. 179 del 2008-07-29 pagina 10 "Ho inventato quelle telefonate Chiedo scusa a Berlusconi" di Stefano Zurlo Il giovane che aveva inserito sul suo sito le finte intercettazioni, poi riprese da vari giornali, confessa di aver falsificato tutto e scrive al premier da Milano È nata come uno scherzo sul web. E da lì ha fatto il giro del mondo. Articoli, persino sui quotidiani dell'America Latina, polemiche, riprese teatrali. Ora la falsa conversazione fra Silvio Berlusconi e Fedele Confalonieri, un florilegio di piccanti ammiccamenti a sfondo sessuale, finisce definitivamente, o almeno così dovrebbe, in archivio. L'autore, il fantasioso studente padovano Leonardo Bianchi, si è cosparso il capo di cenere e ha scritto una lettera inginocchiata al bersaglio numero uno del fantagossip: il premier. E Berlusconi ha deciso di chiudere l'incidente: "Non denuncerà Bianchi", assicura l'avvocato Niccolò Ghedini. "I testi recentemente pubblicati sul mio sito internet - spiega Bianchi - non hanno alcun fondamento di veridicità e sono assolutamente inventati e frutto esclusivamente della mia fantasia". Naturalmente, legioni di presunti esperti e di dietrologi diranno e giureranno per l'eternità il contrario: ipotizzeranno misteriose fonti coperte e sosterranno che il giovane si è abbeverato a quei pozzi. Ma Bianchi, preoccupatissimo per le possibili conseguenze della sua impresa goliardica, prova a spegnere l'incendio con l'estintore della richiesta di perdono: "La mia intenzione era esclusivamente quella di una satira feroce rivolta all'atteggiamento che il sistema mediatico ha tenuto in relazione alla vicenda di presunte intercettazioni riguardanti l'attuale presidente del consiglio". Si sa, da Napoli filtravano indiscrezioni sulle famose intercettazioni dell'inchiesta riguardante Berlusconi e l'ex direttore di RaiFiction Agostino Saccà. In realtà quei testi non sono mai usciti dagli uffici della Procura di Napoli, perché ritenuti irrilevanti, e non sono stati divulgati e pubblicati; l'indagine, intanto, è stata spostata a Roma, ma Bianchi ha pensato bene di diffondere un'intercettazione patacca che ovviamente moltissime persone, dopo un secondo, hanno preso per vera. "I miei scritti - ripete il giovane - altro non sono che dei palesi falsi, esclusivamente animati da spirito satirico, sicuramente non ascrivibili ad alcuna strumentalità politica di sorta". Il punto è che il gioco è sfuggito di mano: "Dal mio sito web, poco conosciuto e frequentato solo da alcuni amici, sono stati ripresi e sono rimbalzati in tutta la rete in maniera fragorosa e assurdamente amplificata senza che io lo immaginassi". A Bianchi non restano che le scuse. Ben accolte ad Arcore. "Silvio Berlusconi - spiega Niccolò Ghedini - ha letto la lettera e ritiene che il caso finisca qua. Non presenterà querela". Anche se, c'è da giurarci, quei dialoghi pepatissimi gireranno ancora a lungo sul web. E qualcuno, pensando di essere più furbo degli altri, considererà la smentita la prova della loro autenticità. © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano.

Torna all'inizio


Diritti tv: asta per il chiaro, rai davanti a mediaset (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Repubblica, La" del 29-07-2008)

Argomenti: RAI MEDIASET

Sport Diritti tv: asta per il chiaro, Rai davanti a Mediaset ROMA - Slittano a giovedì 31 luglio i sei bandi d'asta della Lega Calcio che deve racimolare dai diritti tv almeno un sessantina di milioni per consentire alla serie B di iniziare il campionato. Antonio Matarrese è in attesa del via libera dell'Autorità per le comunicazioni: intanto si appella al governo e soprattutto alla Rai. Ma il calcio in chiaro, si sa, vale sempre meno. I bandi riguarderanno gli highlights della serie A e della B, la Supercoppa Inter-Roma (24 agosto, S.Siro), la Coppa Italia, la serie B (che lo scorso anno nessuno voleva) e la radio. Mediaset offrirebbe poco più di 30 milioni per i gol della A, offerta al ribasso visto che sino alla scorsa annata ne pagava 61 (esattamente 185 per tre stagioni). Ma fra la tv di Berlusconi jr e la Lega pare che la pace sia vicina, dopo un contenzioso legale che dura da anni. La Rai al massimo è disposta a sborsare 35 milioni e riproporre il suo "Novantesimo Minuto". La sera, poi, sfida libera, senza paletti, fra Domenica Sportiva e Controcampo. La B vale circa 8 milioni (ma Sky non ne vuole sapere), la Coppa Italia 12-15. C'è tempo sino al 6 agosto: ma se i bandi andranno deserti (come è probabile), allora via alle trattative private. Comprese sponsorizzazioni e merchandising, la Lega spera di incassare quasi 100 milioni. Ma il vero scontro si avrà il prossimo anno fra Sky (satellite) e Mediaset (digitale terrestre). (f.bi.).

Torna all'inizio


Tra litigi e capitali arabi l'Expo si raduna a Roma (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Unita, L'" del 30-07-2008)

Argomenti: Berlu Saccà

Stai consultando l'edizione del Tra litigi e capitali arabi l'Expo si raduna a Roma di Oreste Pivetta / Milano Non si può che vivere l'attesa dell'Expo 2015 con grande entusiasmo. Sarebbe antipatriottico credere e magari dichiarare che se ne poteva fare a meno in una città (e in un paese) incapace di programmare e di progettare l'uso del territorio, che ha fatto il possibile per mortificare la sua cultura urbanistica, che ha cercato di rimpiazzare il disegno dell'architettura importando alcuni grattacieli di seconda mano. Il primo atto dell'esposizione universale, concluse le feste, è stato decidere chi dovrà comandare, scegliendo in un triangolo delle Bermuda: a un vertice la signora Letizia Moratti, all'altro il governatore Formigoni, al terzo vertice il governo con Berlusconi, che si può immaginare stia sognando di inaugurare da presidente della Repubblica la kermesse. La lite ha svelato le trame di Formigoni e della Moratti, votata all'idea di dover comandare sempre e solo lei, tuttalpiù tramite qualche fidato portaborse, come il fidatissimo Paolo Glisenti (che sarà - lo ha già detto - amministratore unico del Soge, cioè della società di gestione dell'esposizione). La soluzione l'ha inventata, a nome di Berlusconi, Gianni Letta bravissimo nel confondere le carte, assecondando Letizia Moratti nella sua carriera di commissario straordinario, ma solo per quanto riguarda le opere del sito Expo (cioè Rho) e contrapponendole una compatta falange ministeriale. Non si muove foglia che Roma non voglia. Con il risultato che da Roma è arrivata ieri la convocazione per la prima riunione del Cipem (il Comitato di indirizzo e di programmazione), naturalmente a Roma, con un ordine del giorno secco secco che prevede la nomina dell'amministratore e l'approvazione dello statuto. Così, senza neppure la documentazione, che il presidente della Provincia, Penati, ha reclamato: "... al fine di consentirne l'esame in tempi utili per la discussione e le conseguenti determinazioni del Comitato". Un po' meno burocraticamente: fatemi sapere di che cosa si deve discutere. Siamo all'abc di un alfabeto che evidentemente il governo non possiede. Ma non solo il governo: la Moratti e Formigoni hanno litigato in perfetta solitudine, come ormai è d'abitudine, il dibattito si è sviluppato via "note stampa", non parliamo di coinvolgimento (esistono un consiglio regionale e un consiglio comunale) e di trasparenza. A Roma si ritroveranno dieci tra ministri e sottosegretari (compreso il presidente del Consiglio o un suo delegato), il nostro supercommissario, i rappresentanti di Comune, Provincia e Regione, quelli della Camera di Commercio e dell'Ente Fiera (al centro di un ennesimo bisticcio per la poltrona di presidente, in scadenza l'anno prossimo il ciellino Roth: la vorrebbe la Lega per il "suo" Danilo Broggi, la rivorrebbe Formigoni per il "suo" Intiglietta). Sta di fatto che a Roma i "lombardi" cominceranno a fare i conti con la condizione di minoranza e a logorarsi nella mediazione con la maggioranza governativa, con Berlusconi cui toccherà l'ultima parola (magari attraverso chi delegherà a presiedere il Cipem, cioè il leghista Castelli. ex ministro). Per ora La Moratti può solo godere del titolone a tutta pagina che le ha dedicato il Financial Times: "Italy's Iron Lady attracts Gulf investors to Milan". Cioè la signora di ferro attrae a Milano investitori dal Golfo. Ft riporta tra virgolette alcune dichiarazioni del sindaco: "Abbiamo parlato di milioni di euro in edilizia e in infrastrutture, alcuni per l'Expo, altri no. C'è un sacco di interesse". La Moratti avrebbe preso contatti con alcuni fondi sovrani arabi e in particolare del Qatar (dove si era recata con delegazione al seguito alcuni mesi fa): a disposizione ci sarebbero investimenti per quattordici miliardi, quattro dei quali per l'Expo.Il Financial Times riferisce anche dello scetticismo di ambienti economici e finanziari milanesi ("Non vorrei - dice un anonimo banchiere - che andasse sprecato tanto denaro"), dell'arretratezza delle infrastrutture, senza trascurare i guai aereoportuali milanesi, definendo la situazione di Malpensa un disastro per gli affari. Certo, tra i soldi degli emirati e i soldi italiani, il giro sarà consistente. Secondo Carlo Sangalli, presidente della Camera di Commercio (e un altro dei "soliti" candidati a tutto: questa volta alla presidenza di Fiera Milano, controllata dell'Ente Fiera), entusiasta per la convocazione ministeriale, confermava che le attese del "mondo imprenditoriale" sono per "un incremento medio del fatturato di circa il 10 per cento, il che significa oltre 44 miliardi a beneficio dell'intera regione e del paese". L'appetito viene anche prevedendo: per questo si sta muovendo Tronchetti Provera. Pirelli Re sarebbe in trattativa per rilevare parte della quota di Camfin (altra società di cui Tronchetti è azionista di maggioranza, una piccola quota è anche nel portafoglio di Massimo Moratti) nel consorzio con Eni e Fondazione Fiera Milano che dovrà investire su un'area di 120mila metri quadri, proprio nella zona dell'Expo. Evidentemente anche il futuro, cioè la gestione di un enorme patrimonio immobiliare, con la fiera a far da traino, ingolosisce. Che cosa resterà a a Milano da una fiera che dovrebbe occuparsi d'ambiente, si vedrà.

Torna all'inizio


Glisenti, un richelieu all'ombra di letizia - giovanni pons (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Repubblica, La" del 30-07-2008)

Argomenti: Berlu Saccà

Pagina V - Milano Chi è il manager alla guida della macchina organizzativa dell'Expo Glisenti, un Richelieu all'ombra di Letizia Relazioni e insuccessi di Mister 4 miliardi Negli anni 90 un buco da 350 miliardi di lire nei conti di Rcs Editori per lo sfortunato acquisto di una quota di Carolco Per chi lo conosce bene è intelligente, permaloso e molto abile a trasformare le amicizie in occasioni professionali GIOVANNI PONS In molti lo definiscono il Gianni Letta di Palazzo Marino, a dispetto dei modi bruschi e poco suadenti, un Richelieu che esercita il potere per conto e all'ombra di chi gli ha dato fiducia. Ai giorni nostri Paolo Glisenti è l'uomo a cui il sindaco Moratti ha affidato le chiavi della città, facendolo nominare amministratore unico della Soge, la società che gestirà l'Expo 2015 con una dote di 4 miliardi di euro. Una scelta che nella Milano che conta ha fatto storcere il naso, perché ritenuta da molti sproporzionata rispetto a un curriculum che non brilla per successi imprenditoriali o manageriali, ma vede anzi alcuni bilanci in profondo rosso lasciati ai successori. Glisenti, a sentire chi non lo ama, è sempre stato abile a saltare da un cavallo all'altro e a sfruttare professionalmente amicizie rivelatesi negli anni vincenti. è descritto da chi lo conosce bene come permalosissimo, intelligente, di sfrenata ambizione ma proveniente da una famiglia cattolica e rigorosissima - il padre Giuseppe, scomparso tre anni fa, è stato presidente di Finmeccanica e consigliere dell'Iri - gran motivatore e ammaliatore. Con Luca di Montezemolo si frequentano fin da piccoli e in scia al futuro presidente di Confindustria entra nell'88 nel gruppo Rcs, dopo essere stato giornalista alle pagine di economia del Corriere della Sera e presidente della Montedison a New York ai tempi di Mario Schimberni. In tanti ricordano il buco della Carolco, casa cinematografica americana del discusso produttore Mario Kassar, di cui la Rcs Video guidata da Montezemolo acquistò un 3,7% poi lievitato fino al 12% e svalutato più volte. La partecipazione si rivelò un pozzo senza fondo e nel '95 fu venduta alla 20th Century Fox di Rupert Murdoch, ponendo fine all'emorragia. Dice la relazione di bilancio del 1994 di Rcs Editori che "l'impatto connesso agli oneri della partecipazione Carolco è stato di 43,8 miliardi di lire", a cui bisogna aggiungere varie svalutazioni nel tempo. Ma gli uomini di Mediobanca che dal '92 al '98 dovettero mettere in fila le perdite della Rcs Video sotto la guida di Montezemolo prima e Glisenti poi, hanno contato 350 miliardi di perdite. L'incidente Carolco non compromette comunque una carriera tutta vissuta in cerca di emozioni forti. Glisenti tenta di fare l'imprenditore diventando socio di minoranza del gruppo editoriale Ariete, che acquista alcune testate dalla Rcs come il "Corriere medico". Ma neppure il tentativo nell'imprenditoria dà i frutti sperati e Glisenti torna in pista attraverso le solite conoscenze come consulente per le relazioni esterne della Bnl ai tempi della presidenza di Luigi Abete. Difficile cogliere l'inizio del sodalizio di Glisenti con Letizia Moratti, ma qualcosa si muove ai tempi della direzione generale della Rai dell'attuale sindaco, dal '94 al '96. Le loro strade si incrociano sicuramente nel '99, quando Moratti diventa consulente del magnate tv Murdoch, proprietario di una fetta di Stream. Moratti e Glisenti riescono a far incontrare Murdoch con Romano Prodi, a Roma, all'accordo con i francesi di Canal Plus. In quell'occasione il tycoon australiano si lascia andare: "Abbiamo festeggiato la nomina di Paolo Glisenti a vicepresidente della mia società News Corp Europe". E quando Moratti diventa ministro della Pubblica istruzione nel secondo governo Berlusconi Glisenti ricopre a Roma incarichi sempre più importanti. Normale che quando a maggio 2006 la moglie di Gianmarco diventa sindaco di Milano, a gestire la strategia politica venga nominato proprio Glisenti, che da quel momento prende le redini del potere meneghino. Lo si trova a trattare con i bresciani per la nascita di A2A, a volte in antitesi con il capoazienda dell'Aem Giuliano Zuccoli, e c'è la sua mano nell'allontanamento di Giuseppe Bencini dalla Sea e nell'arrivo al vertice di Giuseppe Bonomi e Roberto D'Alessandro. L'ultimo incidente di percorso è la telefonata intercettata in cui il sindaco cerca di raccomandare Eliana Miglio, attrice e seconda moglie di Glisenti, ad Agostino Saccà per un provino. Ma è già acqua passata, da venerdì il pensiero e la carriera di Glisenti volano verso il 2015.

Torna all'inizio


Medusa-Rai, la sfida finisce pari (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Corriere della Sera" del 30-07-2008)

Argomenti: RAI MEDIASET

Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Spettacoli - data: 2008-07-30 num: - pag: 42 categoria: REDAZIONALE Diplomazia "Equilibrio" tra produttori. Tema dominante: famiglia in crisi Medusa-Rai, la sfida finisce pari MILANO - Medusa e Rai Cinema: 2 a 2. Salomonicamente, per non far torti a nessuno ed evitare polemiche, la Mostra spartisce il concorso italiano tra le due nostre massime realtà produttive e distributive. Sotto i vessilli privati della società del gruppo Mediaset troviamo i film di Avati e di Corsicato, sotto quelli pubblici Ozpetek e Bechis. Quanto ai temi, su quattro titoli ben tre hanno in comune tematiche che riguardano da vicino l'universo complesso e spesso oscuro della famiglia. Dopo le denunce sul Malpaese di Garrone e Sorrentino che hanno scosso Cannes, ora sotto tiro sono malesseri e ma-lefatte più privati. Ne Il papà di Giovanna, Avati racconta l'odissea di un padre (Silvio Orlando) la cui figlia si trasforma in assassina e finisce in un ospedale psichiatrico. E una tragedia domestica, anzi il suo prologo, è al centro di Un giorno perfetto di Ozpetek, protagonisti Isabella Ferrari e Valerio Mastandrea. Mentre Il seme della discordia di Corsicato s'ispira alla Marchesa von O di Kleist anche se il seme del titolo non è metaforico ma allude alla sterilità maschile. Su tutt'altro registro il film dell'italo-argentino Bechis. Coprodotto con il Brasile, Birdwatchers si svolge tra le fazende del Mato Grosso dove i turisti vengono per osservare gli uccelli e gli indios, una volta padroni di quelle terre, ora vi lavorano come schiavi e talora si suicidano per disperazione. Insieme Ferzan Ozpetek e Isabella Ferrari sul set del film "Un giorno perfetto" G.Ma.

Torna all'inizio


E ora chi farà rispettare il pacchetto sicurezza? (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Giornale.it, Il" del 31-07-2008)

Argomenti: Berlu Saccà

Nel pacchetto sicurezza, approvato pochi giorni fa in via definitiva, c'è la norma che prevede la confisca dell'appartamento a chi lo affitta agli stranieri non in regola. La norma piace a tanti, anche alle forze dell'ordine. E per applicarla non c'è in teoria problema: da anni i commissariati e gli uffici dei vigili urbani ricevono le lamentele di cittadini esasperati: la mappa del degrado, degli abusi, degli appartamenti dove i clandestini vivono ammassati in condizioni disumane e pagando dazi esorbitanti per un posto letto, c'è già. Il provvedimento, inoltre, amplia le competenze del sindaco in materia e prevede il ricorso ai militari, sebbene in numero limitato. Bene, è giusto e doveroso per un Paese civile porre fine a questa vergogna. Ma quando parli in confidenza con i carabinieri e con i poliziotti ti dicono che non hanno abbastanza uomini per intervenire se non quando c'è un'emergenza. I vigili urbani ammettono di aver paura ad entrare nelle case abitate dagli stranieri anche solo per un semplice controllo d'identità; figuriamoci per far applicare la norma sugli affitti irregolari. La mia domanda è semplice: se la situazione è questa, chi farà rispettare il pacchetto sicurezza? Con Prodi il lassismo imperava, con Berlusoni e Maroni il clima è cambiato, ma bastano le buone intenzioni a ridare fiducia alle forze dell'ordine e dunque vera sicurezza ai cittadini? Scritto in Italia, immigrazione 1 Commento " (Nessun voto) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 26Jul 08 Il vero prezzo del petrolio? 80 dollari a barile. La fonte è insospettabile ed è stata citata dal Sole 24Ore: un petroliere, Jesus Reyes Heroles, amministratore delegato di Petroleos Mexicanos, confermando i calcoli di diversi analisti, ritiene che il prezzo del barile oggi sarebbe di 80 dollari se non ci fosse la speculazione a spingere le quotazioni dell'oro nero. Ovvero, ai prezzi di martedì scorso, il 38% in meno. Intanto il Congresso Usa sta studiando delle misure per limitare le operazioni sui derivati del greggio e il suo organismo di controllo, la Commodity Futures Trading Commission, ha messo sotto accusa un fondo olandese per aver manipolato il mercato dei futures nel marzo 2007. L'inchiesta è solo agli inizi e devono essere esaminati decine di casi sospetti. Da quando sono uscite queste notizie, il prezzo del petrolio è crollato, passando da 146 a 126 dollari. Solo perché il mercato teme un rallentamento della congiuntura mondiale? O (anche) perché è in corso una ritirata parziale degli speculatori, spaventati dalle notizie provenienti da Washington? Scritto in globalizzazione Commenti ( 41 ) " (4 voti, il voto medio è: 2.75 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 25Jul 08 Obama trionfa a Berlino, anche l'Europa ha bisogno di un mito Duecentomila persone riunite a Berlino per ascoltare Obama: una folla immensa. Nessun politico europeo oggi può pensare, nel proprio Paese, di mobilitare spontaneamente così tanti sostenitori per un comizio. Nemmeno nell'ultima appassionante campagna elettorale in Francia Ségolène Royal e Nicolas Sarkozy, pur con l'appoggio delle strutture di partito, hanno saputo raggiungere queste cifre. Ai loro ultimi meeting c'erano quaranta, sessanta mila persone al massimo. La Merkel non ne parliamo; brava, ma non seduce. Il delirio per Obama rivela un bisogno più profondo o forse più superficiale. Anche noi europei abbiamo bisogno di un mito, di un uomo che faccia sognare. E nonostante il diffuso antiamericanismo lo troviamo in un leader statunitense, che sa parlare, sa sedurre. Obama, sia chiaro, non piace solo alla sinistra, ma trovi molti estimatori anche tra i conservatori e tra chi di solito non si interessa di politica. Mi chiedo: quei giovani di Berlino risentono semplicemente di una suggestione hollywoodiana? O la loro mobilitazione è il sintomo di qualcosa di più complesso che evidentemente riguarda l'insieme delle società occidentali? Aggiornamento: sull'Obama-mania in Europa ho scritto questa analisi. Tra l'altro il tour diplomatico non ha portato al senatore di colore alcun vantaggio in termini elettorali. Anzi, mentre l'Europa delira per lui, negli Usa McCain - dati di ieri notte - guadagna qualche punto. La gara non è ancora decisa. Scritto in globalizzazione, democrazia, presidenziali usa Commenti ( 46 ) " (3 voti, il voto medio è: 3.67 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 21Jul 08 Bossi e quelle parole dell'inno di Mameli Come molti non ho affatto gradito l'uscita di Bossi che ha alzato il dito medio contro l'Inno di Mameli. Ritengo la Lega un movimento politico perfettamente legittimo, che su molti punti da risposte concrete a problemi sentiti al nord e che in futuro potrebbe crescere ulteriormente. Tuttavia quando si accetta di ricoprire posti di responsabilità in un governo bisognerebbe agire di conseguenza e mostrare perlomeno rispetto per le istituzioni e i suoi simboli. Il gesto di Bossi va oltre l'immaginabile. Voleva far notizia e come sempre ci è riuscito; ma il suo non è certo un gesto impulsivo e probabilmente rientra in una strategia a più ampio respito. A cosa mira Bossi? Vuole lo scontro con una parte della coalizione? Intende strappare nuove concessioni al Cavaliere? O forse vuole mettere ordine in casa, ridimensionando Maroni, che come ministro degli Interni ottiene consensi e visibilità? Vedremo. In seguito alla polemica molti hanno riscoperto le parole dell'inno. Bossi ha fatto il gestaccio citando le parole "schiavi di Roma". A me personalmente fanno riflettere altre strofe, queste: Noi siamo da secoli Calpesti, derisi, Perché non siam popolo, Perché siam divisi. Raccolgaci un'unica Bandiera, una speme: Di fonderci insieme Già l'ora suonò. Stringiamci a coorte Siam pronti alla morte L'Italia chiamò. Uniamoci, amiamoci, l'Unione, e l'amore Rivelano ai Popoli Le vie del Signore; Giuriamo far libero Il suolo natìo: Uniti per Dio Chi vincer ci può? Stringiamci a coorte Siam pronti alla morte L'Italia chiamò. L'inno è stato scritto nel 1847. A distanza di 161 anni possiamo dire che gli italiani si sono fusi in un unico popolo? Il Paese è davero libero? E' amato da suoi cittadini? Scritto in Italia Commenti ( 99 ) " (4 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 19Jul 08 Napoli senza rifiuti. Bene ma. qualcuno pagherà? Di ritorno dall'estero scopro che i rifiuti sono spariti dalle strade di Napoli. Bravo Berlusconi, bravo Bertolaso. Le conseguenze sono rilevanti sotto molti punti di vista. Innanzitutto: in un Paese che chiede fermezza alle istituzioni il messaggio giunge chiaro e forte. Il Cavaliere è troppo ottimista quando afferma che "lo Stato è tornato ad essere lo Stato": un successo non basta a restituire credibilità e prestigio. Ce ne vogliano tanti e in sequenza. Diciamo che è un passo deciso nella giusta direzione. In secondo luogo: la crisi stava danneggiando non solo il turismo a Napoli, ma l'immagine complessiva del Paese e soprattutto del made in Italy. Tutto si lega: la moda italiana è affascinante per la bravura dei suoi stilisti, per il prestigio dei marchi, per la qualità dei tessuti, ma anche per il fascino delle nostre città d'arte e la raffinatezza della nostra cucina. Le immagini della monnezza ripretute per settimane dalle tv di tutto il mondo hanno danneggiato pesantemente la nostra reputazione: nello scorse settimane ero rimasto colpito da un articolo del Sole 24 Ore che dimostrava come il marchio "made in Italy" per la prima volta nell'ultimo decennio averse perso posizioni nelle classifiche internazionali. Ora l'Italia potrà risalire, ma le leggi della comunicazione sono spietate: per distruggere ci vuole poco, per ricostruire una reputazione sono necessari tempi lunghi. La prova? Solo una parte dei grandi media internazionali ha dato notizia che la situazione a Napoli è tornata sotto controllo. Ad esempio: la Cnn sì, ma la Bbc no. Ciò detto sono rimasto colpito dall'atteggiamento dei giornali e degli intellettuali di sinistra, che hanno minimizzato e talvolta nascosto la notizia di ieri. Ancora una volta la nostra opinione pubblica si dimostra scioccamente partigiana: pur di non riconoscere i meriti del "nemico" si preferisce negare o più spesso ignorare la realtà. Era davvero così difficile dire: questa volta il governo si è comportato bene? E' proprio così assurdo anteporre gli interessi del Paese a quelli di bottega e ideologici? Sia chiaro: una parte de giornali di centrodestra si comporta allo stesso modo quando governa il centrosinistra. Il vizio, diciamo, così è condiviso e rientra nella dialetttica, ma con dei limiti dettati dal buon senso e dal sentimento di identità nazionale. Chissà se un giorno anche l'Italia riuscirà a mostrarsi finalmente matura. Ultima considerazione: Bassolino e la Iervolino collaborano di buona lena con il governo. Bene. Ma in un Paese serio le responsabilità non svaniscono con il finire dell'emergenza. Mi chiedo: qualcuno pagherà? O ancora una volta prevarrà la linea del 'scurdamece 'o passato? La credibilità delle istituzioni passa (anche) da qui. Scritto in Italia Commenti ( 40 ) " (4 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 01Jul 08 Sono in viaggio. Sono in viaggio e, con mio rammarico, scopro le connessioni Internet funzionano peggio di quanto supponessi. Cercherò di scrivere dei post, ma non posso prevedere con quale frequenza. In ogni caso tornerò a pieno regime a partire dal 19 luglio. Grazie per la comprensione e tanti cari saluti a tutti voi. Scritto in giornalismo Commenti ( 10 ) " (4 voti, il voto medio è: 2.75 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 28Jun 08 Nomadi, ha ragione Maroni (e con lui Cacciari) Dunque, secondo alcuni media Maroni vuole schedare i bambini rom, prendendo loro le impronte digitali; dunque il ministro, leghista, avrebbe sotto sotto intenzioni razziste. In realtà il ministro degli Interni ha elaborato un piano tutt'altro che impulsivo e men che meno razzista . Infatti: 1) Non è una schedatura, ma un censimento più che mai necessario perché non si sa quanti nomadi ci siano oggi in Italia da dove vengano e quanti figli abbiano. Maroni dice: "Voglio porre fine allo sconcio di vedere tanti bambini che vivono in condizioni disumane, l'unico modo è con il censimento. Devo sapere la nazionalità, le parentele, la composizione delle famiglie. Soltanto in questo modo posso dar loro un documento e fissare regole per sapere chi può rimanere e chi invece non ha i requisiti". 2) La Ue ha approvato una norma che prevede l'obbligo di prendere le impronte digitali a tutti gli extracomunitari a partire dai 6 anni prima del rilascio del permesso di soggiorno. Siccome non si sa con certezza se i nomadi in Italia siano o no extracomunitari la misura è plausibile. Tra l'altro oggi arrivando in un aeroporto americano prendono a ogni straniero le impronte digitali e quelle dell'iride; la pratica, insomma, è diffusa. 3) Il censimento è necessario perché i bambini sfruttati per compiere reati vengono spostati da una città all'altra proprio per sfuggire ai controlli. Con le impronte invece si riuscirà sempre a sapere chi sono, combattendo efficacemente gli sfruttattori e tentando di garantire a questi fanciulli un'educazione adeguata. Maroni mi ha sempre dato l'impressione di una persona perbene e ragionevole. In questo caso mi sembra che intenda porre fine a una grande ingiustizia umana e legale. Non è un caso che anche una personalità di spicco della sinistra, il sindaco di Venezia Massimo Cacciari, abbia elogiato le dichiarazioni di Maroni affermando che: "A chi ha diritto di stare in Italia, specialmente se cittadino italiano, deve essere garantito di vivere in condizioni decorose e decenti, e non in campi che sono una vergogna, alla quale bisogna porre fine". Razzista anche Cacciari? Scritto in Italia, immigrazione Commenti ( 224 ) " (9 voti, il voto medio è: 4.56 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 25Jun 08 Galimberti, filosofo copia e incolla, continua a pontificare. Umberto Galimberti è considerato negli ambienti colti della sinistra un guru, uno di quei filosofi profondi, seri e pensosi che dall'alto della propria cultura sanno analizzare con amara precisione il disagio esistenziale della nostra società. Confesso che fino a qualche tempo fa mi capitava di apprezzare qualche suo articolo, ma ora non riesco proprio a prenderlo sul serio. Non che Galimberti sia improvvisamente rimbecillito. Al contrario, è troppo intelligente; anzi troppo italianamente furbo. Il Giornale ha infatti scoperto che l'Umberto ha l'abitudine di copiare testi altrui, senza virgolettarli, senza citare la fonte. Nei giorni scorsi Roberto Farneti e Matteo Sacchi hanno scoperto ben quattro casi di plagio. Dico quattro casi. Stamane nuovo scoop, a firma di Sacchi: il filosofo ottenne la cattedra di filosofia a Venezia presentando, tra gli altri, due testi clonati. La vicenda ispira diverse considerazioni: 1) Con quale credibilità un professore che copia intere pagine può continuare a insegnare? Oggi il rettore dell'Università Ca Foscari di Venezia afferma che non spetta a lui prendere provvedimenti e che bisognerebbe creare un giurì per valutare l'accaduto. Come dire: meglio soprassedere; il che la dice lunga sugli standard etici di certi ambienti accademici italiani (non di tutti, per fortuna). 2) Diversi giornali, tra cui Corriere della Sera, Foglio, Avvenire, hanno ripreso le denunce del Giornale, sollecitando un chiarimento pubblico di Galimberti, che invece continua a tacere. O meglio: si è scusato controvoglia in un'intervista con il Giornale solo dopo il primo scoop, ma dopo si è chiuso nel silenzio. 3) La Repubblica non ha scritto una riga sulla vicenda. Di fatto i lettori del quotidiano fondato da Eugenio Scalfari non sono al corrente delle gravi e documentate accuse rivolte contro il filosofo, il cui ultimo libro continua infatti a vendere moltissimo. Non solo: la Repubblica continua a pubblicare i suoi editoriali in prima pagina, densi di giudizi morali sulla nostra società così corrotta e insincera. Insomma, anziché distanziarsi da un personaggio perlomeno imbarazzante, ne alimenta il mito. Un po' di decoro, a cominciare proprio da Galimberti, no? Scritto in Italia, giornalismo Commenti ( 79 ) " (9 voti, il voto medio è: 4.11 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 23Jun 08 L'immigrazione? E' come un domino.. Sul Giornale di oggi si racconta che i romeni che vivono in Italia non vogliono tornare in patria anche quando hanno la garanzia di un posto di lavoro. Preferiscono vivere di espedienti nel nostro Paese anziché in regola ma con uno stipendio basso nel proprio Paese. Ma l'economia rumena è in pieno boom con una forte richiesta della manodopera, soprattutto nelle fabbriche. Domanda: chi lavora nelle fabbriche? Come spiega Matthias Pfaender in un altro articolo, i posti vacanti sono coperti da moldavi, ucraini turchi, persino pakistani, indiani, srilankesi e gli immancabili cinesi. Qualche tempo da un demografo francese spiegava su una rivista come ormai l'immigrazione in Europa sia come un domino. Polacchi e slovacchi, ad esempio, tendono ad emigrare in Gran Bretagna e in altri Paesi ricchi del nord Europa, i loro posti vengono occupati da immigrati provenienti da altri Paesi della Ue ed extra Ue, i quali a loro volta aprono dei buchi nei Paesi d'origine. In Ungheria c'è una forte penuria di medici, in Romania di operai, in Polonia di idraulici. Mi chiedo: tutto questo ha senso? la conseguenza mi sembra evidente: le società diventano rapidamente multietniche e sempre più simili nella loro struttura sociale. I costi sono enormi, i benefici dubbi, ma a qualcuno evidentemente conviene. Scritto in europa, globalizzazione, Italia, immigrazione Commenti ( 21 ) " (4 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 20Jun 08 Obama musulmano? Quando la calunnia conta più dei fatti Michael Carmichael, l'ex consulente di Clinton, in un'intervista al Giornale aveva avvertito che questa sarebbe stata la campagna elettorale più sporca della storia recente americana. Al voto mancano oltre quattro mesi, ma le manovre sono già cominciate. In un pezzo uscito oggi spiego come sia in atto una campagna su Internet in cui si sostiene che Barack Obama sia musulmano. L'affermazione è falsa (Barack è cristiano), ma il contesto lo permette. Infatti: Barack è il suo primo nome, ma il secondo è Hussein; come Saddam Hussein. Di cognome fa Obama che, cambiando una sillaba, suona Osama. È nero, ma la famiglia del suo padre biologico era musulmana, e lui ha vissuto dieci anni in un Paese islamico, l'Indonesia, frequentando per un paio d'anni le scuole pubbliche, dunque musulmane. Barack Obama è ossessionato da questa campagna, che risulta molto più convincente di quanto si immagini, e infatti inizia a mostrare segni di nervosismo. Già McCain (primarie 2000) e Kerry (presidenziali 2004) furono sconfitti da voci infamanti; Obama farà la stessa fine? Io temo - ma è quasi una certezza - che la campagna elettorale verrà combattuta non sui programmi e sulle idee , ma sull'immagine e sugli stereotipi.Gli americani rischiano di eleggere un presidente - sia esso McCain o Obama - senza sapere che cosa intenda fare davvero una volta alla Casa Bianca, ma valutando solo la sua simpatia o sulla scorta di impressioni sovente ingannevoli o frammentarie. Se i cliché contano più dei contenuti e la calunnia più fatti, la qualità della democrazia tende a diminuire e con essa la sua credibilità. Non mi piace questa tendenza e mi disturba constatare che molti elettori americani si siano abituati a questa situazione; come se le dirty politics (le tecniche sporche, infanganti) fossero ormai connaturate al sistema. Io ho l'impressione, invece, che si siano superati abbondantemente i limiti. Sono troppo pessimista? Ecco la foto di Obama durante una visita in Africa, che viene usata per dimostrare che non è cristiano bensì musulmano: Scritto in democrazia, presidenziali usa Commenti ( 65 ) " (7 voti, il voto medio è: 3.86 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico Post precedenti Chi sono Sono inviato speciale di politica internazionale. Sposato, ho tre figli. Risiedo a Milano e giro il mondo. Tutti gli articoli di Marcello Foa su ilGiornale.it contatti Categorie cina (13) democrazia (23) europa (3) francia (16) germania (2) giornalismo (37) gli usa e il mondo (24) globalizzazione (8) immigrazione (24) islam (12) Italia (101) medio oriente (8) notizie nascoste (27) presidenziali usa (8) russia (9) svizzera (3) turchia (12) Varie (14) I più inviati Dietro la vicenda Alitalia la mano della lobby europea - 4 Emails Una vita meritocratica... - 4 Emails Abbiamo vinto l'Expo. E ora come la mettiamo con Malpensa? - 3 Emails Ecco come si può davvero aiutare il Tibet - 3 Emails In una lettera il ritratto dell'Italia di oggi - 2 Emails Dalla Svizzera una lezione (anche per il centrodestra italiano) - 2 Emails Milva e quei sette milioni nascosti... per la vecchiaia - 2 Emails Quello stile di "Repubblica"... - 2 Emails Internet fa bene ai giornali - 2 Emails L'immigrazione? E' come un domino.... - 2 Emails Ultime discussioni Franco Parpaiola: Salve. Congratulazioni caro Marcello Lei ha appena diviso l'Italia in due pezzi. L'uno formato da... Daniele57: Ma no non centra niente quello che dice quel petroliere. E' solo che per il momento non ci sono... bo,mario: Marina, a quest'ora, il tuo commento è appropriato. Ti viene buono tutto? Ciao e buona serata. marista urru: Comunque ad occhio io immagino che depositi sotterranei come conferma Parpaiola sono ipotizzabili, ma... marina: Mario però è vero che chi non ha i soldi non compra.Io tante cose ho imparato a farle in casa,dallo... Ultime news Nuova Alitalia: un miliardo in cassaTurchia, l'Alta Corte "salva" il partito del premier ErdoganKaradzic all'Aja La Serbia lo estradaFrancia, 11enne ucciso in strada con 40 coltellatePrecari e assegni sociali: cambia tuttoDoping, Riccò confessa: "Un errore soltanto mio"Venezia fa il pieno di commedie ma c'è poca America e tanta ItaliaSgarbi ha deciso, lascia Milano: "Resterò a fare il sindaco a Salemi"Cina, denunciò "scuole di cartapesta": docente condannato ai lavori forzatiGb, ingresso negato in discoteca alle obese Blog amici Ethica, blog filosofico di qualità ICT Watch, il blog di Piero Macrì sulle nuove tecnologie il blog di Alessandro Gilioli il blog di Andrea Tornielli Il blog di Faré su Internet & comunicazione il blog megliotardichemai Il circolo Rosselli, socialismo liberale Il pranista, blog su PR e comunicazione Metropolis, il blog Alberto Taliani Orientalia 4 all Placida signora, il blog di Mitì Vigliero spindoctor, il blog di Marco Cacciotto Wolly, il blog di Paolo Valenti Da non perdere La misteriosa e improvvisa ricchezza di Erdogan La Turchia e l'islamizzazione strisciante Quelle donne turche imprigionate dal velo Vince Erdogan e la Turchia diventa più islamica siti che mi piacciono Cricri créations poétiques, gioielli con l'anima Il sito di R. Gatti, tutto per capire le insidie della droga Italiani per Ron Paul, un bel blog sulle elezioni Usa USI, Università della Svizzera Italiana Siti di Informazione Comincialitalia, il primo quotidiano italiano dei cittadini il blog di Di Ricco, un giornalista italiano in Libano il sito di Fausto Biloslavo il sito di Radio 3 Mondo Jones, un eccellente giornalista inglese La zanzara di Cruciani - Radio 24 Osservatorio Europeo di Giornalismo Prima Pagina, la rassegna stampa di Radio 3 Sito web ilGiornale.it July 2008 M T W T F S S " Jun 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 Archivio dei post July 2008 (6) June 2008 (11) May 2008 (8) April 2008 (14) March 2008 (16) February 2008 (14) January 2008 (15) December 2007 (14) November 2007 (21) October 2007 (24) September 2007 (24) August 2007 (32) July 2007 (15) Recent Trackbacks Haramlik: E per smettere di fumare, una bella Cristoterapia Il Blog di Marcello Foa: Attenti, in Veneto è iniziata la rivolta dei comuni I più votati Ancora su Vasco Rossi e la droga - 53 Votes Una vita meritocratica... - 33 Votes I mutui subprime, la frode della Casta delle banche - 24 Votes Petrolio, libero mercato o libera speculazione? - 19 Votes E la sicurezza? Ai politici non interessa più - 18 Votes Ma Beppe Grillo è il modello della nuova Italia? - 17 Votes Quando i Tg "aiutano" la camorra... - 17 Votes Primarie Usa, truccata la vittoria di Hillary? - 15 Votes Immigrazione: e se avesse ragione Maroni? - 15 Votes Quanti immigrati può sostenere l'Italia che arranca? - 15 Votes Recent Posts E ora chi farà rispettare il pacchetto sicurezza? Il vero prezzo del petrolio? 80 dollari a barile. Obama trionfa a Berlino, anche l'Europa ha bisogno di un mito Bossi e quelle parole dell'inno di Mameli Napoli senza rifiuti. Bene ma. qualcuno pagherà? Sono in viaggio. Nomadi, ha ragione Maroni (e con lui Cacciari) Galimberti, filosofo copia e incolla, continua a pontificare. L'immigrazione? E' come un domino.. Obama musulmano? Quando la calunnia conta più dei fatti Pagine Biografia Pannello di controllo Login Entries RSS Comments RSS WordPress.com Photos Feed RSS di questo blog Feed RSS dei commenti al blog Il Blog di Marcello Foa © 2008 disclaimer Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti.

Torna all'inizio


Sky, scontro sui diritti per il calcio - alberto d'argenio (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Repubblica, La" del 31-07-2008)

Argomenti: RAI MEDIASET

Economia Il gruppo di Murdoch vuole meno vincoli e chiede l'intervento della Ue Sky, scontro sui diritti per il calcio Salta la decisione Rai sull'acquisto delle Olimpiadi 2012 e la cessione dei campionati Lettera dei tecnici europei alle tv italiane sulla richiesta di Newscorp ALBERTO D'ARGENIO BRUXELLES - Mentre a Roma il caso Saccà paralizza la Rai e le decisioni sui diritti sportivi, a Bruxelles è in corso una partita fondamentale per il futuro della televisione italiana con Sky che chiede nuovi margini di manovra proprio sull'acquisto delle partite di calcio e la Commissione Ue che deve decidere se confermare la bocciatura della legge Gasparri. Ieri il consiglio d'amministrazione della Rai è stato nuovamente bloccato dai componenti del centrodestra, che hanno fatto mancare il numero legale al momento del voto sulla proposta di sostituire ai vertici di Rai Fiction Saccà con Del Noce. Un atteggiamento, quello del Pdl, che oltre a rinfocolare la polemica tra maggioranza e opposizione ha fatto slittare le altre decisioni all'ordine del giorno, tra cui l'acquisto da Sky delle Olimpiadi invernali 2010 e quelle 2012 e la cessione, sempre a Sky, dei diritti pay-tv dei mondiali di calcio 2010-2014. Un nuovo tentativo sarà fatto oggi, altrimenti si andrà a settembre. Ma proprio i diritti del calcio sono al centro di un braccio di ferro tutto italiano di fronte alla Commissione europea. Nel 2003 Bruxelles ha autorizzato la nascita di Sky Italia a patto che trasmettesse solo sul satellite, lasciando il digitale terrestre nelle mani degli altri operatori. Una condizione corredata da una serie di paletti, tra cui quello poter comprare i diritti del calcio solo per il satellite e per una durata non superiore ai due anni. Restrizioni che la filiale italiana di Rupert Murdoch considera dannose e che da tempo cerca di scardinare con energiche pressioni su Bruxelles. E dopo anni di silenzio, la Commissione europea ha preso in considerazione le ragioni di Sky riaprendo il dossier con un lungo questionario inviato alle altre emittenti italiane per chiarirsi le idee prima di una decisione. Dunque qualcosa si muove, anche se al momento è presto per dire con che esito. Fatto sta che i tecnici Ue in una missiva di giugno hanno comunicato agli operatori italiani che "Newscorp (la società di Murdoch, ndr) ha chiesto una modifica degli impegni, in particolare che Sky Italia sia ammessa a partecipare all'asta per l'acquisto dei diritti di trasmissione degli eventi calcistici su tutte le piattaforme". Corollario: per poi rivenderli ai concorrenti. Quindi con 38 quesiti Bruxelles cerca di capire se "le condizioni competitive" dal 2003 ad oggi siano cambiate "al punto da giustificare la modifica degli impegni". Secondo gli esperti con un successo Sky aumenterebbe il suo peso competitivo in Italia, anche se una eventuale scelta in questo senso di Bruxelles non certificherebbe la fine del duopolio nel mercato della pubblicità, oggi in mano a Rai e Mediaset. La partita italiana, inoltre, si inserisce in un contesto europeo più ampio nel quale Newscorp sta cercando di entrare da protagonista anche in Spagna e Germania (acquisizioni di Digital Plus e Premiere) arrivando a formare un imponente network pan-europeo. Intanto ieri il sottosegretario per le Comunicazioni, Paolo Romani, ha visto a Bruxelles la Kroes per parlare della legge Gasparri, sotto infrazione Ue e a rischio di rinvio presso la Corte di giustizia. Al momento la Commissione ha scelto di riaprire il dialogo con l'Italia, ma solo a settembre si capirà con quale esito.

Torna all'inizio


Tv, nuovi editori internazionali ammessi al nostro digitale terrestre (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Repubblica, La" del 31-07-2008)

Argomenti: RAI MEDIASET

Economia Il mercato Tv, nuovi editori internazionali ammessi al nostro digitale terrestre Nuovi editori si affacciano alla tv italiana. Sono quelli che Rai, Mediaset e Telecom dovranno ospitare sui loro ripetitori in digitale terrestre, pagando un fitto. L'Autorità per le comunicazioni, ieri, ha approvato la graduatoria degli editori vincenti che avranno accesso al 40% degli spazi trasmissivi. Tra le realtà nuove: gli inglesi di Top Up Tv (low cost) e americani della Qvc (televendite). Tra gli editori già noti: Disney, Time Warner e Class.

Torna all'inizio


Alitalia, e pensare che criticavano Prodi Cara Unità, l'Alitalia doveva rimanere itali (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Unita, L'" del 31-07-2008)

Argomenti: Berlu Saccà

Stai consultando l'edizione del Alitalia, e pensare che criticavano Prodi Cara Unità, l'Alitalia doveva rimanere italiana (mai dialogo con Air France), il presidente dell'Arpac si faceva fotografare sorridente sotto il braccio di Berlusconi. I giornalisti servi all'attacco di Prodi (che grande uomo!), che voleva distruggere un patrimonio italiano! Adesso gli esuberi sono 5 mila, si riapre il dialogo con Air France,i sindacati devono tacere pena 20 mila licenziamenti, ma io non vedo e non sento nessuno (o quasi) giornalista tuonare contro il governo o gridare al tradimento, forse è vero come la famosa pubblicità del gelato (two is meglio che one), 5000 esuberi sono meglio di 2000? Cordiali saluti Imma Fiorillo Alitalia, ora i licenziamenti sono raddoppiati Cara Unità, Berlusconi oggi dice: meglio 5000 esuberi che 20.000 esuberi, cioè la chiusura, con una battuta alla Catalano, ma con Air France erano 2.000, questo lo ricorda o no?I lavoratori Alitalia di sicuro lo ricordano, ma anche i loro sindacati, che sbagliaronoopponendosi ad Air France Giovan Sergio Benedetti, Lucca Emergenza sociale Non c'è solo la spazzatura Cara Unità, si susseguono le iniziative delle varie autorità per "pulire" le nostre città. Ogni giorno poveri disgraziati che sopravvivono vendendo merci di ogni tipo e che - cosa importante - fanno vivere famiglie e intere comunità nei loro paesi di origine, vengono sottoposti a sequestri e trattamenti che è difficile definire "rispettosi" della persona. Barboni e disadattati vari vengono allontanati in maniere che non sono riservate ai "normali" cittadini da un luogo all'altro... Nessuno si interessa del disagio crescente, non ci sono più interventi nel sociale , i disgraziati che scappano dalla morte e dalla fame nei paesi poveri muoiono o sbarcano in Sicilia, le spese per la cooperazione spariscono. È questo il modello di società dei valori (Cristiani??) che stiamo costruendo? Luca Balzi Cambiare linguaggio per essere vicini alla gente Cara Unità, mi sembra di aver capito che il petrolio, in America stia scendendo di prezzo. perché in Italia il prezzo della bezina resta invariato? E quando i giornali, i sindacati e i politici cominceranno a parlare un linguaggio chiaro e comprensibile? Sapete che molta gente non è in grado di capire cosa voglia dire una legge , ma anche di cosa parli un politico, specialmente per le poche frasi che la Tv trasmette o un sindacato. Le uniche cose chiare ... sono stete fino ad ora ... gli spot di Berlusconi. Non sarà poi per questo che alla fine riesce anche a convincere? Buona giornata a tutti. Gabriella Rovatti Rom, impronte, xenofobia per fortuna c'è la pausa estiva Cara Unità, lui, il ministro della paura, delle impronte digitali anche dei bimbi rom, dello stato d'emergenza, dei soldati, oltre che le camice verdi, a pattugliare per le strade, strilla, in Parlamento, la sua indignazione contro il Consiglio d'Europa, che accusa l'Italia di violazione dei diritti umani e rischio xenofobia. S'indigna lui, il responsabile! Povero Paese nostro; noi che l'abbiamo contestato ed abbiamo protestato cosa dovremmo dire e fare? Cotroneo scrive che non abbiamo protestato abbastanza. È vero, ma cosa potevano fare di più contro la deriva xenofoba, i cittadini indignati oltre che aderire agli appelli, alle manifestazioni locali e rassegnarsi a vedere l'opposizione in Parlamento incapace di uscire da quelle quattro mura. Come se "l'andiamo da soli" elettorale si fosse trasformato in "facciamo da soli" rivolto a quei cittadini che chiedevano più partecipazione e pressione contro l'escalation di malefatte che il governo ha infilato una dietro l'altra nel giro di soli due mesi. Per fortuna che ci sarà la pausa estiva! Per l'autunno sarà necessaria la mobilitazione continua (altro che 25 ottobre!) dei cittadini democratici (in senso lato) per fermare le mascalzonate governative e per non dirci poi che avremmo dovuto fare di più. Cordiali saluti Mario Sacchi, Milano Ai lettori Errore nella rubrica "Sagome" Cara Unità, per uno spiacevole errore, nella rubrica Sagome di Fulvio Abbate, uscita sul giornale di ieri, è stato pubblicato un testo sbagliato. Chiediamo scusa all'autore e ai lettori.

Torna all'inizio


Mediaset denuncia YouTube: danni per 500 milioni (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Corriere della Sera" del 31-07-2008)

Argomenti: RAI MEDIASET

Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Cronache - data: 2008-07-31 num: - pag: 18 categoria: REDAZIONALE Internet L'azienda: online 4.600 filmati, perse 315 mila giornate di visione dei telespettatori. Il presidente Siae: presto ricorsi analoghi Mediaset denuncia YouTube: danni per 500 milioni "Video diffusi illecitamente". La replica: procedimento che minaccia la libertà della Rete La citazione, depositata al Tribunale civile di Roma, è stata notificata anche a Londra e Los Angeles MILANO - Mediaset chiede 500 milioni di euro a YouTube, il bacino di filmati online controllato da Google contro cui l'azienda di Cologno Monzese ha depositato una citazione al Tribunale civile di Roma (notificata anche a Londra e Los Angeles) per "illecita diffusione e sfruttamento commerciale di file audio-video di proprietà delle società del gruppo". La richiesta riguarda il solo "danno emergente" a cui saranno aggiunte "le perdite subite per la mancata vendita di spazi pubblicitari sui programmi illecitamente diffusi in rete". Come "Zelig", "Striscia la Notizia", consultabili sul sito su cui vengono caricati ogni giorno 13 ore di video al minuto. Un caso senza precedenti in Italia che stuzzica gli esperti di diritto di Internet e che per YouTube potrebbe voler dire rinunciare alla politica di "condivisione" che ha caratterizzato il sito web dalla sua nascita (tre anni e mezzo fa). "Si tratta di una battaglia - spiega Luigi Manna, avvocato esperto in diritto dell'informazione e proprietà intellettuale - tra utenti che vogliono usare Internet come mezzo di condivisione, provider che vogliono continuare a vivere di questi contenuti e i soggetti come Mediaset che hanno tra i loro asset fondamentali proprio la difesa del copyright ". Un'iniziativa che non rimarrà isolata secondo il presidente Siae Giorgio Assumma: "Molti altri titolari di diritti su prodotti audiovisivi stanno per intraprendere azioni analoghe - ha spiegato - e se il tribunale darà ragione a Mediaset non ci saranno vie d'uscita per una più ampia libertà di riproduzione da parte degli organi di stampa ". In caso contrario, ha aggiunto Assumma, "si aprirà uno scenario di liberalizzazione che dovrà essere regolato da nuove normative di legge". Solo pochi giorni fa Telecinco, controllata spagnola dell'azienda di Berlusconi, ha vinto in primo grado contro YouTube una causa simile e il tribunale di Madrid ha imposto la rimozione dal web dei filmati protetti da copyright oltre al versamento di 100 mila euro. Ma anche negli Stati Uniti il gruppo dei mass media Viacom (titolare di Mtv) ha chiesto a YouTube un miliardo di dollari per 160 mila video protetti dal diritto d'autore messi in rete. Stessa cosa per il gruppo televisivo francese Tf1 che a fine 2007 ha chiesto a YouTube 100 milioni di euro di danni. Una pioggia di cause insomma. "Procedimenti giudiziari come questo rappresentano una minaccia al modo in cui le persone si esprimono liberamente attraverso la rete - è il commento di YouTube - prendiamo seriamente la questione della tutela del copyright e non c'è alcun bisogno di ricorrere a costose azioni legali". Dall'altra parte, l'azienda presieduta da Fedele Confalonieri, ha chiarito che "alla data del 10 giugno 2008 sono stati individuati su YouTube almeno 4.643 filmati di nostra proprietà, pari a oltre 325 ore di materiale emesso senza possedere i diritti". Stabilendo di aver perso "ben 315.672 giornate di visione da parte dei telespettatori". E la community di YouTube comincia a "tremare": online nel giro di pochissimi minuti si sono diffusi commenti sul caso e qualcuno si è salvato i propri video, per evitare imprevisti. "Collaboriamo con i titolari dei diritti di copyright - hanno precisato da YouTube - per identificare e rimuovere ogni contenuto che violi tali diritti non appena ci viene notificato. Abbiamo centinaia di partner in Europa e migliaia in tutto il mondo che sfruttano tecnologie che abbiamo sviluppato appositamente per diffondere, gestire e proteggere i loro contenuti sul sito". Come Rai, Radio 105, piuttosto che Bbc. E ora cosa succederà? Per la sentenza bisognerà aspettare, ma quel che è certo è che potrebbe cambiare il panorama giuridico nella protezione del copyright online. Corinna De Cesare PARTECIPA al sondaggio su www.corriere.it Vertice Il presidente Fedele Confalonieri.

Torna all'inizio


In Mediaset virtus (sezione: RAI MEDIASET)

( da "Stampa, La" del 31-07-2008)

Argomenti: RAI MEDIASET

Buongiorno In Mediaset virtus Massimo Gramellini Mediaset ha chiesto 500 milioni di risarcimento a YouTube, che le carpisce a sbafo i programmi per arricchire la sua sterminata videoteca su Internet. Ecco una di quelle notizie che ti fanno invecchiare. Appartengo alla generazione cresciuta con la tv privata e ricordo tutti i passaggi della sua giovinezza, assai più scapestrata della mia perché vissuta sempre sul filo della legge. Mamma Rai era l'istituzione, la sicurezza, la noia. Mediaset (che allora si chiamava Fininvest) il figlio ribelle che faceva il surf sopra le regole e inondava ogni spazio non transennato. Ricordo i programmi registrati su cassetta e trasmessi dalle emittenti regionali in contemporanea per eludere il divieto della diretta nazionale. Le guerre delle antenne combattute all'ultimo interruttore: i pretori spegnevano e zio Craxi riaccendeva. La leggenda dei solenni accordi di spartizione pubblicitaria con la concorrenza, firmati il venerdì per entrare in vigore il lunedì successivo, ma resi cartastraccia durante il weekend, quando si narra che gli uomini del Biscione vendettero tutti gli spot dei mesi a venire. Che rapidità, che energia, che faccia tosta. Gli anni sono passati. Non per il proprietario, che resta un ragazzino allergico alle istituzioni persino adesso che le ha occupate. Ma per noi e per l'azienda che, raggiunta la mezza età, è costretta a usare gli antichi mezzi di Mamma Rai, le leggi, per difendersi dalle scorribande dei nuovi giovani di YouTube: pieni anch'essi di energia, rapidità, faccia tosta. E senza neanche uno zio socialista a coprire loro le spalle.

Torna all'inizio