HOME PRIVILEGIA NE IRROGANTO di Mauro Novelli
www.mauronovelli.it
DOSSIER “RAI-MEDIASET: miserabilia” |
|
tARTICOLI DEL 8-31 luglio
2008 #TOP
·
Articoli
RAI MEDIASET (129)
Le "segnalate" - giovanna vitale
( da "Repubblica,
La" del 08-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà
Abstract: oggetto della conversazione fra Fedele Confalonieri e Agostino Saccà, troneggiare al centro nella Sala Baglivi, e così Elena Russo, caldeggiata da Berlusconi, appena poco distante da Marta Flavi ora - secondo le intercettazioni - bisognevole di spintarella. Una platea che, a dispetto delle polemiche sui politici che snobbano la moda, era piena di signore che contano.
Gli
insaccati ( da "Unita, L'"
del 08-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà
Abstract: Don Agostino Saccà si reinstalla a Raifiction sulla sedia gestatoria, tra baci, abbracci e standing ovation da destra e da sinistra (Curzi gli ha addirittura chiesto scusa), come il papa di ritorno dall'esilio di Avignone. E rilascia interviste auto-celebrative, l'ultima a Panorama: su 44 domande, nemmeno una sulla frase-chiave delle sue telefonate con Berlusconi che,
Il
premier fa estorsioni politiche, nessuna critica a chi non verrà
( da "Unita,
L'" del 08-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà
Abstract: È lui, leader dell'informazione privata, che ha telefonato a Saccà, direttore di un servizio pubblico per raccomandare non in base al merito ma al colore dei capelli. Lascio alla coscienza di ognuno come classificare questo comportamento". ANTONIO DI PIETRO.
Il
lunare Tg1, apre su Berlusconi ( da "Unita, L'"
del 08-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà
Abstract: Lloret del Mar ha ovunque oscurato Berlusconi in Giappone, dove è riuscito a dire che lui - d'accordo con il papa - avrebbe voluto dare un sacco di soldi ai poveri del mondo, ma la terribile eredità del governo Prodi glielo ha impedito. Immaginiamo per un attimo se Sarkozy avesse detto: "Ah, Chirac, le vieux con et sa terrifiante herédité": non sarebbero scoppiati tutti a ridere?
Un'altra
Italia ( da "Unita, L'"
del 08-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà
Abstract: e Berlusconi. L'unità, perché vogliamo con noi tutti coloro che non hanno niente a che fare con l'imbarazzante mercato Berlusconi-Saccà. E sappiamo che, anche se adesso sono o sembrano pochi, saranno per forza di più. In molti italiani il senso della dignità continua a prevalere sul modello dell'arricchimento istantaneo (basta piegarsi e non porre un limite a quanto ci si piega)
Caso
Saccà, Silvio intanto guadagna tempo Il gip accoglie il trasferimento
dell'inchiesta a Roma: a Napoli si era arrivati alla richiesta di processo
( da "Unita,
L'" del 08-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà
Abstract: si verificherà questa mattina quando la Laviano avrebbe dovuto decidere se rinviare a giudizio o meno Agostino Saccà: scontato, infatti, che a questo punto anche i legali di Saccà presenteranno la questione di competenza territoriale. Comprensibilmente soddisfatto il commento di Berlusconi alla decisione del gip napoletano: "La competenza è lì, era logico", ha spiegato il premier.
Intercettazioni
berlusconi-saccà il gip sposta l'inchiesta a roma - dario del porto
( da "Repubblica,
La" del 08-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà
Abstract: autorizzazione ad utilizzare i sei colloqui posti dal pm Vincenzo Piscitelli a sostegno dell'accusa di corruzione contestata a Berlusconi in concorso con Saccà. La notizia ha raggiunto Berlusconi in Giappone, dove è in corso il vertice G8. "Ah sì? - ha risposto il premier ai cronisti - non lo sapevo, bene bene. Era logico, la competenza è lì. E se poi vediamo quello che era.
Regali,
aiuti e inviti in sardegna ecco le carte di silvio e virginia - giovanni
valentini ( da "Repubblica, La"
del 08-07-2008)
Argomenti: RAI MEDIASET
Abstract: società titolare delle concessioni televisive di Mediaset; Dodo Torchia, ex segretario di Berlusconi, "ed altri esponenti di Mediaset e/o Forza Italia". Quello stesso giorno, in qualità di persona informata sui fatti, la Sanjust dichiara di essere "stata contattata (in marzo - ndr) dall'avvocato Niccolò Ghedini perché qualcuno dall'interno del quotidiano l'Unità aveva avvisato l'
Intercettazioni
false sul web <Caso Carfagna>, è bufera
( da "Corriere
della Sera" del 08-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà
Abstract: inchiesta su Saccà trasferita a Roma. Il premier: era logico Su un sito un finto colloquio tra il premier e Confalonieri: era lo scherzo di uno studente padovano ROMA - Falsa e maldestra. Eppure una improbabile porno- telefonata tra Silvio Berlusconi e Fedele Confalonieri, pubblicata sotto forma di intercettazione sul sito Internet "
L'inchiesta
( da "Corriere
della Sera" del 08-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà
Abstract: della Procura di Napoli sul caso Rai vede indagato Silvio Berlusconi per una vicenda di segnalazioni di attrici al manager Rai Agostino Saccà con l'ipotesi di reato di corruzione. L'incompetenza Gli atti del procedimento sono stati trasferiti a Roma. Lo ha stabilito il gip di Napoli, Luigi Giordano, che ha dichiarato l'incompetenza territoriale dell'autorità giudiziaria partenopea.
Bufale
in piazza contro Berlusconi ( da "Giornale.it, Il"
del 08-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà
Abstract: la signora Berlusconi non parla. Spiega di non volere entrare in questo "ciarpame", ma ha le idee chiare. Una sopra tutte, come ha confidato a chi le sta vicino: l'inchiesta di Napoli nei confronti del premier e di Agostino Saccà, le intercettazioni telefoniche ordinate dai pm partenopei, sollevano un problema di morale pubblica".
Da
napoli a roma gli atti su saccà ( da "Repubblica, La"
del 09-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà
Abstract: Da Napoli a Roma gli atti su Saccà NAPOLI - Trasmesso a Roma anche il fascicolo su Agostino Saccà. Come già lunedì per Berlusconi, il gup di Napoli si è dichiarato territorialmente incompetente a decidere sulla richiesta di rinvio a giudizio per il dirigente Rai.
Per
fortuna c'è la cronaca ( da "Unita, L'"
del 09-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà
Abstract: Saccà, sarebbe giudicata azzardata anche una fiction sul conte di Cavour, ma ai tempi della Rai coi mutandoni c'era sicuramente qualche criptocomunista capace perfino di raccontare la Storia. A proposito: i criptocomunisti non devono mancare neanche nello staff del presidente Bush, visto che hanno messo in circolazione una biografia di Berlusconi che dice qualche verità su questo
Rai,
le telefonate marciano su Roma Dopo quella Berlusconi, anche l'inchiesta su
Saccà trasmigra da Napoli ( da "Unita, L'"
del 09-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà
Abstract: Stai consultando l'edizione del Rai, le telefonate marciano su Roma Dopo quella Berlusconi, anche l'inchiesta su Saccà trasmigra da Napoli / Napoli UN "BELL"'UNO-DUE Dopo quello accordato a Berlusconi lunedì, arriva il trasferimento degli atti giudiziari a Roma da Napoli anche per Agostino Saccà, ex direttore di Rai Fiction.
Promozioni,
vallette e 007 quel pasticciaccio Silvio-Sanjust
( da "Unita,
L'" del 09-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà
Abstract: annunciatrice che avrebbe potuto far carriera per le raccomandazioni di un Berlusconi che in questo caso era il presidente del Consiglio dei ministri, e non il capo dell'opposizione, come invece nella vicenda delle telefonate di Saccà. Abbiamo in gioco gli apparati dello Stato, e in particolare i più delicati, ovvero i servizi segreti.
Giornali
di partito il premier taglia i fondi L'aveva promesso e nella manovra Tremonti
ecco la scure sui contributi diretti statali. Mantenute le agevolazioni per i
grandi gruppi ( da "Unita, L'"
del 09-07-2008)
Argomenti: RAI MEDIASET
Abstract: Naturalmente anche questo giornale si è battuto per un riordino del contributi per l'editoria, attraverso nuovi criteri di selezione, e più in generale anche del mercato pubblicitario. Che è tutto spostato verso le tv. E cioè Rai e Mediaset. Quest'ultima di proprietà, fa sempre bene ricordarlo, di Silvio Berlusconi. Che sul quel decreto ha messo la firma.
La
rivoluzione della pubblicità ( da "Corriere della Sera"
del 09-07-2008)
Argomenti: RAI MEDIASET
Abstract: e preoccupa le televisioni tradizionali come Mediaset e Rai, che temono effetti negativi sui propri conti. Per contro la tecnologia digitale via tivù, computer e telefonino offre a quegli stessi inserzionisti l'opportunità di investire in una pubblicità più gradita, interattiva e tagliata a misura dei gusti del singolo.
<La
competenza spetta a Roma> Trasferiti anche gli atti su Saccà
( da "Giornale.it,
Il" del 09-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà
Abstract: Trasferiti anche gli atti su Saccà di Redazione E due. Dopo quelli del premier Silvio Berlusconi, anche gli atti riguardanti Agostino Saccà traslocano a Roma. Lo ha deciso ieri il gup di Napoli, Lia Paola Laviano, che ha dato ragione alla difesa del manager Rai a proposito del radicamento territoriale nella Capitale del reato ipotizzato,
La
bella piazza e le voci stonate ( da "Unita, L'"
del 10-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà
Abstract: pare che si siano divertiti un sacco, fra un insulto e un fescennino... E, a proposito di divertimento, se vi volete consolare, procedete nella pagine de la Repubblica fino a "Hippy-chic: lusso e privilegi anni '70", ove si legge: "la crisi non sfiora neppure da lontano l'universo miliardario dei ricchissimi".
C'È
SEMPRE una prima volta, anche per un Sindaco; non sono stata testimone della
sua p ( da "Unita, L'"
del 10-07-2008)
Argomenti: RAI MEDIASET
Abstract: che sentirà i vertici della Rai e di Mediaset chiedendo maggiore visibilità per la "creatività" romana. Ma la Milani, giornalista da anni impegnata nelle cronache del settore, gli ha fatto notare che i servizi di moda su Roma non vengono graditi in Rai: "Preferiscono Parigi, New York e Milano, ed anche Firenze, perché la moda qui non dà sufficienti garanzie di qualità e competenza"
"un
museo per valentino e una facoltà della moda"
( da "Repubblica,
La" del 10-07-2008)
Argomenti: RAI MEDIASET
Abstract: Parlerò con Rai e Mediaset") per promuovere un evento tv dedicato all'alta moda da trasmettere in prima serata. E per collegare l'haute couture alla Festa del Cinema. La grana più grossa riguarda il Museo Valentino che Veltroni aveva allocato nell'ex deposito di via di San Teodoro, sul quale però - precisa il sindaco - c'è pure la richiesta di Anna Fendi:
Inviati
in Giappone per il G-8 La Rai batte Mediaset 40-2
( da "Giornale.it,
Il" del 10-07-2008)
Argomenti: RAI MEDIASET
Abstract: 8 La Rai batte Mediaset 40-2 di Redazione Non si sa chi sia l'"uomo ragno" di turno, certo è lo sgarbo all'industria di caffè... che ora va per vie legali. L'uno di fronte all'altro l'ex governatore del Friuli Riccardo Illy (nella foto) e An. Dicevamo dello sgarro all'industria di caffè: in piena corsa per le ultime politiche,
IL
MALE MINORE ( da "Corriere della Sera"
del 10-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà
Abstract: attraverso la sospensione dei processi al loro carico (in pratica, nell'attuale momento storico, tali ricadute si produrrebbero soltanto in rapporto al suddetto processo milanese, ed esclusivamente nei confronti dell'imputato Berlusconi a parte gli sviluppi delle inchieste di origine napoletana sull'"affare Saccà-Berlusconi"). CONTINUA A PAGINA 38.
Alemanno
sprona gli stilisti: <Serve una marcia in più>
( da "Corriere
della Sera" del 10-07-2008)
Argomenti: RAI MEDIASET
Abstract: contattato i vertici Rai e Mediaset - ha assicurato - per eventi in prima serata sul genere di "Moda sotto le stelle"". Allo studio, anche l'ipotesi di una liaison tra moda e "settima arte" durante la Festa del Cinema. Sul punto, Stefano Dominella, presidente della maison Gattinoni, si è detto d'accordo e ha aggiunto: "Gli attori avrebbero lo stesso impatto mediatico delle grandi griffe,
Il
romanzo popolare che piace alle famiglie e domina la tv - silvia fumarola roma
( da "Repubblica,
La" del 11-07-2008)
Argomenti: RAI MEDIASET
Abstract: per Mediaset hanno realizzato fiction ispirate alla cronaca da Ultimo a Nassiriya dalla Uno bianca a Borsellino. "Noi siamo partiti dal cinema civile" spiega Valsecchi "ci ha sempre interessato indagare sulla realtà, penso a Un eroe borghese, ma il passo importante è stato portare le storie in tv, per le giovani generazioni.
<Silvio
e la Sanjust: fiori, un biglietto e una consulenza per decreto>
( da "Corriere
della Sera" del 11-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà
Abstract: Virginia vede spesso Berlusconi e riceve molti regali. Per contraccambiare, lei prepara al premier collezioni di cd musicali. I rapporti continuano almeno fino all'estate scorsa quando, racconta Armati, trova una sacca abbandonata dalla moglie nel giardino, con due cuccioli di cane e un estratto conto.
Petruccioli:
via Saccà o per la Rai è la rovina
( da "Corriere
della Sera" del 11-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà
Abstract: Parole che sono suonate come un via libera alla linea dura con Saccà. La tensione in azienda intanto sale. Fabrizio Del Noce, direttore di Rai Uno considerato in ottimi rapporti con Berlusconi (proprio come Saccà), e Guido Paglia, responsabile comunicazione in quota An, hanno scritto al direttore generale Claudio Cappon: non vogliono più lavorare con il capo della fiction.
Il
caso ( da "Corriere della Sera"
del 11-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà
Abstract: Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Primo Piano - data: 2008-07-11 num: - pag: 8 categoria: BREVI Il caso L'accusa di corruzione Agostino Saccà è imputato in concorso con Silvio Berlusconi di corruzione nell'inchiesta su presunte raccomandazioni di attrici in Rai.
Petruccioli:
intervenire su saccà altrimenti sarà la fine della rai - silvia fumarola
( da "Repubblica,
La" del 11-07-2008)
Argomenti: RAI MEDIASET , Berlu Saccà
Abstract: continua il presidente della Rai "risultano pressioni che nascono dentro l'azienda e si rivolgono ad ambienti politici affinché facciano sentire il peso della loro volontà e del loro potere. Tutto ciò lo sappiamo con certezza". Platea gremita, il presidente di Mediaset Fedele Confalonieri, coinvolto nelle intercettazioni Berlusconi-Saccà,
<Fiction,
ecco la Fondazione> ( da "Corriere della Sera"
del 11-07-2008)
Argomenti: RAI MEDIASET
Abstract: il presidente Mediaset Confalonieri, il presidente dell'Associazsione Produttori Televisivi Fabiani, il dg Confindustria Beretta e Paolo Gentiloni della commissione parlamentare servizi radiotelevisivi, Marrazzo ha annunciato la nascita a ottobre di una Fondazione tutta per la festa della Fiction, così come esiste quella per la Festa del Cinema:
Berlusconi:
<Godetevi la notte io ormai sono un santo...>
( da "Giornale.it,
Il" del 11-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà
Abstract: 164 del 2008-07-11 pagina 12 Berlusconi: "Godetevi la notte io ormai sono un santo..." di Redazione Essendo ormai diventata una telenovela, l'ennesima puntata dello scontro Petruccioli-Saccà si è consumata ai margini del convegno "Fiction italiana: il futuro è un diritto" svoltosi nell'ambito del Fiction Fest.
Relazioni
private e pubbliche virtù - giovanni valentini
( da "Repubblica,
La" del 12-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà
Abstract: telefoniche che riguardano il caso Berlusconi-Saccà, da cui emergono le raccomandazioni di attrici e attricette ai dirigenti della Rai. Con tutto il rispetto che si deve alla persona e alla figura del professor Pizzetti, certe sue recenti esternazioni sono apparse più sensibili alle pretese della casta politica che alle esigenze della libertà d'informazione e i diritti dei giornalisti.
Lavoro
rapido ( da "Unita, L'"
del 12-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà
Abstract: E poi c'è il ragionevole dubbio che l'impunità si estenda da Berlusconi a quelli che sono accusati insieme a lui (come per esempio Saccà). Alla fine, però, un elemento di consolazione lessicale l'abbiamo trovato: col voto unanime dei suoi avvocati, dipendenti e alleati, Berlusconi è stato dichiarato dalla Camera fuorilegge.
Saccà,
Del Noce e Paglia: tra i tre moschettieri del Cavaliere scatta l'ora dei
coltelli ( da "Unita, L'"
del 12-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà
Abstract: non ci aveva pensato due volte a chiedere a Saccà di darsi una mossa a metterla in produzione. Ed eccola qui. Ma sotto sotto a Del Noce, probabilmente, è persino piaciuta quella intercettazione in cui Saccà, preparandosi a un incontro con Berlusconi, "studia" le cose da dire e decide che, se gli vengon chieste notizie su Del Noce, la cosa migliore è rispondere: "Presidente,
Il
regime mediocratico - (segue dalla prima pagina)
( da "Repubblica,
La" del 13-07-2008)
Argomenti: RAI MEDIASET
Abstract: informazione di Mediaset, gli elettori di centrosinistra quella della Rai. Per tradizione e fedeltà. Anche se le differenze fra le reti sono ormai sottili e l'informazione di Mediaset, in alcuni casi, è più di "sinistra" di quella offerta dalla Rai. Non è detto - e, a nostro avviso, non è vero - che la tivù sia il luogo principale ?
"il
nodo non è accettarli o respingerli serve la garanzia che siano gli
ultimi" - paolo griseri ( da "Repubblica, La"
del 13-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà
Abstract: Tenterà di nuovo di portare i sacchi dell'immondizia in Sala Rossa? E, se lo farà, ci chiederà di tenerli o di respingerli al mittente?". Un bel po' di dilemmi da sciogliere... "Questa è la dimostrazione che le emergenze sono quasi sempre bipartisan e che è sciocco tentare strumentalizzazioni che poi rischiano di ritorcersi contro chi le compie.
<Parli
come mangia> E costrinse i politici a essere comprensibili
( da "Corriere
della Sera" del 13-07-2008)
Argomenti: RAI MEDIASET
Abstract: e su alcune vicende che riguardavano le sue cacciate da Rai e Mediaset. Adesso il tempo è scaduto. Via le polemiche, via i risentimenti. Resta solo qualche suo prezioso insegnamento: "La tv, l'ho sempre detto, è una palla magica, bisogna stare molto attenti. Le persone che ci vanno, pur altamente qualificate, hanno un grande problema: quello che si autoascoltano.
Le
pagelle di Ramaccioni, team manager di classe
( da "Corriere
della Sera" del 13-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà
Abstract: Venivano Baresi, Tassotti, Sacchi, Capello. Poi Taribo West pregava negli spogliatoi o Chamot regalava bibbie a compagni e giornalisti". Il "tombeur de femmes"? "Costacurta. Ultimamente direi Inzaghi e Borriello". Quante volte è dovuto intervenire in panchina per placare gli animi?
La
sua tele-rivoluzione: portò il pubblico sul palco
( da "Giornale.it,
Il" del 13-07-2008)
Argomenti: RAI MEDIASET
Abstract: e dibattendo i titoli dei tiggì di Rai e Mediaset quando trova ospitalità a Odeon Tv. Il penultimo tentativo sui grandi palcoscenici lo compie con Napoli capitale (Raidue, 1996), talk show di brevissima durata in cui vuole ancora una volta rendere comprensibile a tutti il linguaggio della politica e fare "le domande che i giornalisti non fanno".
L'ossessione
di luigi xiv - (segue dalla prima pagina)
( da "Repubblica,
La" del 14-07-2008)
Argomenti: RAI MEDIASET , Berlu Saccà
Abstract: responsabile di Rai Fiction e Berlusconi nel suo ruolo di proprietario di Mediaset, principale concorrente della Rai. Saccà è stato indagato sulla base di prove indicanti che sfruttava la sua posizione in Rai per creare una società di produzione indipendente, che sperava di promuovere garantendo favori a Berlusconi.
Expo
2015, dietro le quinte dei litigi - giuseppina piano
( da "Repubblica,
La" del 14-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà
Abstract: Che le opere vadano a rilento e che a guadagnarci siano solo Berlusconi e Tremonti, che non smaniano per dare un sacco di soldi a Milano con i tempi di magra che ci sono per tutti. Di certo, la conflittualità non aiuta la già impossibile impresa di rivoltare la città in soli sette anni. Moratti ha portato a casa la nomina a commissario straordinario.
Saccà
è rimasto solo e con Petruccioli si è accesa una speranza
( da "Unita,
L'" del 14-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà
Abstract: In cambio di questi favori Berlusconi avrebbe dato una grossa mano a Saccà per la società New Co e il progetto Pegasus. Infine è arrivato il voto sul "lodo Alfano" che rende immune il premier e che stralcia la sua posizione dalle intercettazioni, in cambio la maggioranza ha modificato la legge "blocca-processi", ottenendo così anche il consenso dei magistrati.
La
moglie di Funari affida il suo addio alle parole di una canzone di Battiato
( da "Giornale.it,
Il" del 14-07-2008)
Argomenti: RAI MEDIASET
Abstract: Anche i vertici di Rai e Mediaset, sulle reti delle quali Funari ha portato al successo molti programmi, gli rendono un ultimo, commosso omaggio. Il presidente di Mediaset, Fedele Confalonieri, e il vice presidente, Pier Silvio Berlusconi, ne ricordano con affetto "il talento televisivo", mentre la Rai lo consacra "volto storico",
Tangenti
in Abruzzo, arrestato Del Turco L'accusa: concussione. Carcere e domiciliari per
altri 8. Presunte mazzette da 15 milioni I pm: prove schiaccianti. Berlusconi:
solo un teo ( da "Unita, L'"
del 15-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà
Abstract: E i fatti arrivano, perché Vincenzo Angelini, padrone della sanità abruzzese e re di cliniche e laboratori privati, l'uomo che per due anni ha distribuito mazzette per decine di milioni di euro, a un certo punto, febbraio di quest'anno, si è stancato di pagare e ha deciso di vuotare il sacco. segue a pagina 3.
Arresto
di Del Turco Notizia funesta Cara Unità, al notizia dell'ultim'ora &
( da "Unita,
L'" del 15-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà
Abstract: E ciò penso sia sufficiente circa la complessiva credibilità dell'articolo e del suo estensore". Con i migliori saluti. Agostino Saccà Saccà non c'era quando Petruccioli è intervenuto? Le sue parole però le ha intese bene perché immediatamente ha replicato l.m.
Calabrò:
la politica esca dalla Rai ( da "Unita, L'"
del 16-07-2008)
Argomenti: RAI MEDIASET
Abstract: sul mercato dei ricavi Rai, Mediaset e Sky hanno ormai "posizioni comparabili". L'azienda, sottolinea Calabrò, non può competere "impacciata" dalle norme amministrativo-contabili e insieme "paralizzata da spinte e controspinte politiche". Il presidente Agcom promuove l'ipotesi di un provvedimento ad hoc che dia "carattere imprenditoriale" alla governance di Viale Mazzini,
L'accusa
del garante - (segue dalla prima pagina)
( da "Repubblica,
La" del 16-07-2008)
Argomenti: RAI MEDIASET
Abstract: che in questa analisi severa appaia sfumato il problema del duopolio televisivo Rai-Mediaset. è vero che il presidente dell'Authority adotta un'insolita espressione matematica, "concentrazione binomiale", per ricordare che la loro audience complessiva arriva all'82,3% e che la raccolta pubblicitaria di entrambe ammonta addirittura all'84,1% del mercato televisivo.
<Non
diffondere telefonate sexy> Polemica avvocati-Anm
( da "Corriere
della Sera" del 16-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà
Abstract: telefonate Saccà-Berlusconi: saranno pure non edificanti, ma in quale procedimento penale possono stare?". E, rivolta a Luca Palamara, presidente dell'Associazione magistrati: "Veline, fidanzate, amanti non vi servono per le indagini! Vorrei che l'Anm prendesse a schiaffi qualche iscritto che manda ordinanze di 850 pagine con le intercettazioni"
La
scheda ( da "Corriere della Sera"
del 16-07-2008)
Argomenti: RAI MEDIASET
Abstract:
mercato a tre
Corrado Calabrò parla di mercato a tre fra Rai, Mediaset e Sky con
"posizioni comparabili" per i ricavi Par condicio da rivedere La par
condicio va modificata a causa delle "difficoltà riscontrate" per le
politiche La riforma della Rai Per la Rai serve una riforma che "non è più
rinviabile" perché "paralizzata da spinte e controspinte
politiche" I ricorsi di Europa
Rai,
l'allarme dell'Authority: riforma urgente, fuori i partiti
( da "Corriere
della Sera" del 16-07-2008)
Argomenti: RAI MEDIASET
Abstract: Né consola la considerazione che il duopolio Rai-Mediaset Rti non esisterebbe più, visto che ormai Sky Italia ha un giro d'affari (2.347 milioni) paragonabile sia a quello della tivù di Stato (2.739) che di Rti (2.411): considerazione che accoglie con sollievo Fedele Confalonieri, presidente del gruppo che fa capo al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi,
Impronte
digitali per tutti ( da "Repubblica, La"
del 17-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà
Abstract: il cda salva Saccà Impronte digitali per tutti Giustizia, la Lega frena. Berlusconi: non mi ferma nessuno ROMA - Dal 2010 tutte le carte d'identità dovranno contenere le impronte digitali dei cittadini. è una delle novità approvate ieri durante la seduta in commissione alla Camera che ha votato le modifiche al decreto della manovra.
Senatori
in vendita l'indagine prosegue ( da "Repubblica, La"
del 17-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà
Abstract: inchiesta vede il premier indagato per istigazione alla corruzione e riguarda le presunte trattative per il passaggio all'opposizione di senatori dell'allora maggioranza che sosteneva il governo Prodi. Alla base dell'inchiesta, avviata dalla procura di Napoli, ci sono anche le intercettazioni delle telefonate tra Berlusconi e il dirigente Rai Agostino Saccà.
"non
mi arrendo, gli sospendo lo stipendio e chiederò di spostarlo ad altro
incarico" - aldo fontanarosa
( da "Repubblica,
La" del 17-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà
Abstract: Avete proposto a Saccà una buonuscita perché andasse via? "I suoi legali hanno mantenuto un filo di dialogo. Poi hanno chiuso a questa eventualità, di colpo". E' successo ad aprile, dopo la vittoria di Berlusconi alle elezioni? "Lei vede un nesso? E' un'interpretazione".
Il
cda rai salva saccà: no al licenziamento
( da "Repubblica,
La" del 17-07-2008)
Argomenti: RAI MEDIASET
Abstract: In testa c'è la corte asfissiante a Mediaset perché diventasse cliente o finanziatore di una sua privata società di produzione. Cappon cita poi il tentativo di influenzare nell'ombra le decisioni dei massimi organi aziendali e di determinare i cast delle produzioni tv per compiacere i politici.
La
Lega di traverso: basta la giustizia non è una priorità
( da "Unita,
L'" del 17-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà
Abstract: ritmo e i numeri che abbiamo possiamo approvare un sacco di cose, non c'è bisogno di mettersi a fare le gare, faremo l'una e l'altra cosa entro la fine dell'anno". Ma dall'entourage di Calderoli ribadiscono che la carne al fuoco è già moltissima, buona per almeno sei mesi di lavoro. La "delegazione" di An dentro il Pdl però sembra disposta a seguire il Cavaliere sulla giustizia.
La7,
Bignardi c'è, resa dei conti rinviata
( da "Unita,
L'" del 17-07-2008)
Argomenti: RAI MEDIASET
Abstract: se lo contendono Rai e Mediaset): il conduttore più irriverente, la donna più promettente e il comico più geniale del panorama italiano. Ma si tratta di novità differite nel tempo. Per il prossimo autunno la programmazione di La7 riserverà ben poche sorprese rispetto al passato, se non due assenze: quella già ricordata di Markette e quella di Giuliano Ferrara,
Ha
usato la politica e la Rai a fini privati
( da "Unita,
L'" del 17-07-2008)
Argomenti: RAI MEDIASET
Abstract: Rai, e il giudizio conclusivo della Commissione per il Codice Etico. Tra gli "aspetti critici" ci sono "contatti approfonditi con la concorrenza, in merito al coinvolgimento di Mediaset nel programma Pegasus"; "condotte intese a promuovere o ad agevolare l'esercizio di indebita influenza esterna sulle attività e sulle determinazioni dei massimi organi aziendali e in particolare del
La
Rai si tiene Saccà, schiaffo a Cappon Il cda respinge la proposta del direttore
generale. Il Pd: un mistero buffo l'astensione di Curzi
( da "Unita,
L'" del 17-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà
Abstract: caso Saccà" scoppiato lo scorso dicembre in seguito all'inchiesta della Procura di Napoli sui presunti accordi tra il direttore di Raifiction e l'allora capo dell'opposizione Silvio Berlusconi. Sulla stampa, allora, erano filtrate le intercettazioni telefoniche in cui i due parlavano della collocazione di aspiranti attrici.
L'inchiesta,
le intercettazioni la sospensione. Poi il reintegro
( da "Unita,
L'" del 17-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà
Abstract: pubblicarono le intercettazioni telefoniche sulla base delle quali la procura di Napoli aveva avviato un'inchiesta sui presunti accordi tra Saccà e Silvio Berlusconi. Nelle conversazione, finite anche in rete, i due parlavano infatti della collocazioni di attrici, dei progetti in proprio dello stesso direttore di Raifiction, nonchè degli equilibri interni del Cda di Viale Mazzini.
Cappon:
licenziare Saccà Ma il Cda della Rai dice no
( da "Corriere
della Sera" del 17-07-2008)
Argomenti: RAI MEDIASET
Abstract: aver progettato la società Pegasus e immaginarla come futura alleata di Mediaset, concorrente della Rai. L'essersi ingerito nella formazione dei cast delle produzioni tv. L'aver avuto "un rapporto organico con la politica, intervenendo su decisioni di competenza del direttore generale e del consiglio di amministrazione".
<Mi
stanno facendo un processo stalinista>
( da "Corriere
della Sera" del 17-07-2008)
Argomenti: RAI MEDIASET , Berlu Saccà
Abstract: e quell'accordo tra la sua futura società Pegasus e Mediaset all'insaputa dell'azienda? "Ma figuriamoci... L'azienda sapeva, gli avvocati lo dimostreranno. In quanto alla partnership, sarebbe stato suicida per qualsiasi società chiudere i ponti con la Rai. Ma parliamo di qualcosa che non è mai nato, non si è mai verificato.
Gli
industriali incoronano Regina ( da "Corriere della Sera"
del 17-07-2008)
Argomenti: RAI MEDIASET
Abstract: Rai, Mediaset e Aeroporti di Roma (solo per citarne alcune), le circa trenta multinazionali, che per la prima volta hanno presentato un documento unico di sostegno, la piccola industria e il gruppo dei giovani imprenditori insieme al presidente Luigi Abete (il più soddisfatto dell'operazione, di cui è in qualche modo artefice)
Finalmente
ho deciso cosa farò da grande ( da "Corriere della Sera"
del 17-07-2008)
Argomenti: RAI MEDIASET
Abstract: che il panorama tv italiano è animato ormai da tre soggetti: Rai, Mediaset e Sky. Insomma il duopolio è stato rotto non per scelte politiche ma perché mercato e tecnologia hanno fatto il loro corso. Tempo fa, sull'argomento, è uscita una pagina intera del Corriere con tanto di tabelle e spartizione del pubblico.
Letta:
<Niente politica, dubbi solo tecnici>
( da "Corriere
della Sera" del 17-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà
Abstract: "è costato un sacco di soldi ma ne valeva la pena", avrebbe confidato ieri Berlusconi al pranzo con i parlamentari del Pdl. Acquisto incauto? Inutile chiederlo a un milanista e leghista come Matteo Salvini, entusiasta: "è l'ennesima promessa elettorale mantenuta, dopo l'abolizione dell'Ici.
Accordo
in vista per usare i ripetitori di Mediaset
( da "Giornale.it,
Il" del 17-07-2008)
Argomenti: RAI MEDIASET
Abstract: quelli di Mediaset? Sembra proprio che su questa questione si stia definendo un accordo tra Telecom media e il gruppo del Biscione. Del resto, che può fare una Tv piccola piccola di fronte ai grandi competitori come Rai, Mediaset e Sky? La soluzione più praticabile è allearsi con uno dei contendenti.
Ma
la Lega Nord non ha fretta: diamo la priorità al federalismo
( da "Giornale.it,
Il" del 17-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà
Abstract: possiamo approvare un sacco di cose". Per Gasparri, organizzando bene i lavori parlamentari, non c'è bisogno di "mettersi a fare le gare", ma si può attuare tutto quello che c'è nel programma, dal federalismo fiscale alla riforma della giustizia. La Lega è preoccupata che s'interrompa il confronto col Pd sul federalismo?
Giustizia,
il premier: "Non mi ferma nessuno"
( da "Giornale.it,
Il" del 17-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà
Abstract: Il Cavaliere, non più presidente del club, rimane a Roma. Ma una battuta, almeno una battuta, la concede: "Ronaldinho? Mi è costato un sacco di soldi, ma ne valeva la pena... ". © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano.
Finita
l'emergenza a Napoli? Macché, resta in periferia... Cara Unità, abito
( da "Unita,
L'" del 18-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà
Abstract: Betty Rispoli Caso Saccà Curzi che cosa fa? Cara Unità, ho letto con sgomento l'intervista a Sandro Curzi e la sua decisione di astenersi sulla mozione presentata dal Direttore generale della Rai, Cappon, nella quale proponeva al CdA il licenziamento di tale Saccà per palese violazione del Codice Etico aziendale, interessi privatissimi,
Giustizia
I processi ( da "Corriere della Sera"
del 18-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà
Abstract: A settembre Si terrà il 29 settembre a Roma la prima udienza della causa intentata da 43 dipendenti Rai contro Silvio Berlusconi per diffamazione. Il punto di partenza era un passaggio di un colloquio intercettato tra lui e Agostino Saccà: in Rai non c'è nessuno che non sia raccomandato, si lavora solo se ti prostituisci o sei di sinistra. Lo scrive L'Espresso in edicola oggi.
A
Novi la scommessa Moncalvo ( da "Stampa, La"
del 18-07-2008)
Argomenti: RAI MEDIASET
Abstract: che lavorò a Mediaset e di recente è stato in Rai dopo aver diretto un settimanale nel Novese. Si contrappone al sindaco in carica Lorenzo Robbiano. Una candidatura che era nell'aria da tempo. Inizialmente aveva suscitato qualche perplessità da parte di alcuni esponenti del centrodestra, di qualche elemento della Lega Nord in particolare;
Rai,
il governo boccia il garante "non serve una nuova riforma" - aldo
fontanarosa ( da "Repubblica, La"
del 18-07-2008)
Argomenti: RAI MEDIASET
Abstract: oro purissimo oggi nelle mani di Rai e Mediaset, possano andare a nuovi editori come l'Unione Europa vuole. Per il governo italiano, questa redistribuzione non è necessaria. Romani pensa che il pluralismo sarà comunque garantito dal digitale terrestre, che moltiplica i canali e non è più una tecnologia fantasma.
"Com'è
bella Napoli liberata dai rifiuti"
( da "Giornale.it,
Il" del 18-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà
Abstract: Io le ho detto che Babbo Natale aveva dimenticato tutti i sacchi dei regali. Mi vergognavo a dirle la verità, anche lei ha sangue mezzo napoletano". Ci ha creduto? "Mi ha risposto: e perché i regali puzzano così tanto?". Avrebbe resistito nella Napoli sommersa dai rifiuti? "No. Molti miei amici si sono trasferiti sulle isole.
L'abbraccio
mortale che soffoca la rai - giovanni valentini
( da "Repubblica,
La" del 19-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà
Abstract: di licenziare Agostino Saccà, il capo della fiction coinvolto nelle compromettenti intercettazioni delle telefonate intercorse in passato con Silvio Berlusconi. Quella di mercoledì scorso, come ha scritto il consigliere Carlo Rognoni sull'Unità, "è stata una delle giornate più nere nella storia del servizio pubblico".
Lui
lo sa ( da "Unita, L'"
del 19-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà
Abstract: nati dalle sue telefonate con Saccà, sono ancora agli albori: l'uno, per corruzione del direttore di Raifiction, è in udienza preliminare tra Napoli e Roma; l'altro, per la compraven- dita di senatori dell' Unione, è in indagine preliminare a Roma. Se, come pare, tutto dovesse approdare nella Capitale, i rischi per Al Tappone sarebbero davvero minimi,
A
Roma anche gli atti su Berlusconi
( da "Unita,
L'" del 19-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà
Abstract: Stai consultando l'edizione del INCHIESTA SACCÀ A Roma anche gli atti su Berlusconi A Roma anche gli atti del procedimento contro Silvio Berlusconi per presunti episodi di corruzione nell'ambito dell'inchiesta su Agostino Saccà e l'inserimento nei cast di fiction Rai di attrici raccomandate.
L'appello
degli intellettuali Compagno Saccà
( da "Unita,
L'" del 19-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà
Abstract: appello degli intellettuali "Compagno Saccà..." Toni Jop Segue dalla Prima Rileggi, il titolo: "Registi e attori in campo - Dalla Cavani a Faenza, appello per Saccà". Un caso umanitario? Il noto dirigente di Rai Fiction, che nelle intercettazioni sta agli ordini di Berlusconi signore dell'impero mediatico della concorrenza alle reti pubbliche,
Albertini,
mossa da regista: così ho convinto Ronaldinho
( da "Corriere
della Sera" del 19-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà
Abstract: curiosità nei confronti di una squadra che nel decennio Sacchi- Capello ha scritto la storia del calcio mondiale". Nonostante il look da rapper, le catene, le treccine e la fama planetaria, ha nella normalità il suo tratto distintivo. "Vive con estrema semplicità la sua condizione di numero uno. Spesso mi sono ritrovato a fargli i complimenti per questo " ammette l'ex milanista.
Viaggio
tra i vicoli sgombri <Sembra la Svizzera>
( da "Giornale.it,
Il" del 19-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà
Abstract: un vecchio frigo sfondato, qualche rete arrugginita, mobiletti vari e poi sacchi su sacchi, allineati con cura uno sopra all'altro fino a formare una puzzolente torre di spazzatura alta otto metri e larga tre. Era 'a statua, plastico monumento alla munnezza, per mesi simbolo di San Giorgio a Cremano, periferia orientale.
Napoli
senza rifiuti. Bene ma qualcuno pagherà?
( da "Giornale.it,
Il" del 19-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà
Abstract: giorni scorsi Roberto Farneti e Matteo Sacchi hanno scoperto ben quattro casi di plagio. Dico quattro casi. Stamane nuovo scoop, a firma di Sacchi: il filosofo ottenne la cattedra di filosofia a Venezia presentando, tra gli altri, due testi clonati. La vicenda ispira diverse considerazioni: 1) Con quale credibilità un professore che copia intere pagine può continuare a insegnare?
Del
Turco, biglietto in carcere firmato Silvio La solidarietà del premier. L'ex
governatore dell'Abruzzo: La scarcerazione? Non credo a breve
( da "Unita,
L'" del 20-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà
Abstract: avrebbe vuotato il sacco perché stanco di essere ricattato. Il processo e il prosieguo delle indagini stabiliranno che ha ragione. Del Turco non è affatto intenzionato a lasciare la politica attiva. Al suo amico Pisegna avrebbe detto che lui crede ancora nel Pd, pur essendosi lamentato della scarsa solidarietà ricevuta dal partito che ha contribuito a fondare.
La
Wertmuller: la firma per Saccà? E' bravo
( da "Corriere
della Sera" del 20-07-2008)
Argomenti: RAI MEDIASET , Berlu Saccà
Abstract: nelle vesti di proprietario di Mediaset? "Non so, in Italia non si capisce mai il limite della verità. Mi hanno girato l'appello e l'ho firmato: ho lavorato con Saccà ed è stato bravo e molto professionale". Più esplicito lo scrittore Carlo Lucarelli: "Sapevo benissimo che c'era un margine di ambiguità nell'appello.
Inutile
rivendicare l'occidente - marco lombardi
( da "Repubblica,
La" del 21-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà
Abstract: capita negli ultimi giorni a intellettuali piccati per le dichiarazioni di un Berlusconi semplificatore pure nelle faccende teoriche, che dall'Occidente non ci siamo mai allontanati significa ascoltare una vecchia giaculatoria. è un baluardo retorico, una sottile strategia di autolegittimazione. Abbiamo avuto un sacco di guai, dicono costoro: l'emergenza rifiuti rappresenta l'ultimo,
Gol
e speranze, tutti all'attacco dell'inter ma il nuovo calcio si tiene i suoi
vecchi stadi - fulvio bianchi roma
( da "Repubblica,
La" del 21-07-2008)
Argomenti: RAI MEDIASET
Abstract: La Rai spera di poter ripresentare "Novantesimo Minuto", la sua storica trasmissione della domenica pomeriggio: ma non pare intenzionata a pagare più di 20-22 milioni. Mediaset poi è concentrata sul digitale e certo non tirerà più fuori i 61,5 milioni degli ultimi tre anni.
Cavani,
Wertmüller forse non vi è chiaro ( da "Unita, L'"
del 21-07-2008)
Argomenti: RAI MEDIASET , Berlu Saccà
Abstract: Mediaset ha superato la Rai negli ascolti nel prime time: 44,9% contro il 44,7%, mentre nel 2001 il vantaggio della Rai era di 4,5 punti e nel 2004 torna a più 4,2 punti; è lui che sostituisce Il Fatto di Enzo Biagi con Max e Tux e Striscia la notizia fa il record di ascolto, è sempre Saccà che al posto di Quiz Show di Amadeus mette La vita in diretta di Cocuzza con il conseguente
Bossi
e quelle parole dell'inno di Mameli
( da "Giornale.it,
Il" del 21-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà
Abstract: giorni scorsi Roberto Farneti e Matteo Sacchi hanno scoperto ben quattro casi di plagio. Dico quattro casi. Stamane nuovo scoop, a firma di Sacchi: il filosofo ottenne la cattedra di filosofia a Venezia presentando, tra gli altri, due testi clonati. La vicenda ispira diverse considerazioni: 1) Con quale credibilità un professore che copia intere pagine può continuare a insegnare?
"tronchetti
mi ordinò un dossier sui soldi ai ds" - (segue dalla prima pagina)
( da "Repubblica,
La" del 22-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà
Abstract: Cipriani si fa abbindolare dai carabinieri di Firenze che non hanno mai smesso di blandirlo: "Vuota il sacco e le tue responsabilità saranno ridotte al minimo?". Quello ci casca e trovano il dvd con i file illegali, peraltro già in possesso di Emilio Ricci, avvocato, romano, comunista, amico mio, di Pollari, di D'Alema. Cipriani consegna la password ai pm.
"avete
troppi pregiudizi, dateci spazio" - leandro palestini roma
( da "Repubblica,
La" del 22-07-2008)
Argomenti: RAI MEDIASET
Abstract: invitando Rai e Mediaset "a dedicare dei mini-tg alle varie etnie presenti nel Paese". L'attrice rumena ammette che per le donne dell'Est i funzionari tv diventano esterofili. "I funzionari ci "provano" con le belle dell'Est. All'inizio della carriera ci hanno provato anche con me, ma io ho saputo dire di no".
Napolitano:
"stop ai processi-spettacolo" - liana milella
( da "Repubblica,
La" del 22-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà
Abstract: Le intercettazioni del Sacca-Berlusconi? I gossip su telefonate, mai pubblicate, tra il premier e il ministro Carfagna? Il caso Del Turco? La vicenda Forleo che oggi si chiude al Csm? Al Quirinale spengono gli entusiasmi: "è un principio generale. Le tante occasioni in cui è stato ripetuto dimostrano che va oltre il caso specifico".
Il
lodo alfano diventa legge congelati i processi a berlusconi - liana milella
( da "Repubblica,
La" del 23-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà
Abstract: Berlusconi è libero dai suoi processi. Tre (Mills, Medusa, Saccà), e tutti congelati. Se ne riparla a fine legislatura. Il Guardasigilli può dire soddisfatto "il popolo lo ha eletto e ora è libero di governare". Aula del Senato, 58 emendamenti bruciati di mattina.
"il
segreto è non piacere a tutti"
( da "Repubblica,
La" del 23-07-2008)
Argomenti: RAI MEDIASET
Abstract: Anche il pubblico di Rai e Mediaset è diverso. "Canale 5 punta sul pubblico giovane, è il target che gli interessa - vedi il successo dei Cesaroni - RaiUno, che ha un pubblico più anziano, sulla tribù delle lacrime e dei santi. è sparita la commedia, ed è un peccato".
Fini
e Bossi, l'eterno duello dei fratelli-coltelli
( da "Unita,
L'" del 23-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà
Abstract: a dargli il gran dolore di tornarsene a casa con le pive nel sacco. L'impossibilità della coalizione tra gli scalpitanti alleati darà a Berlusconi un altro gran dolore nel 1996 quando, proprio perchè la Lega per mancanza di sintonia politica deciderà di correre da sola e contribuirà alla vittoria di Romano Prodi.
Ecco
la mia verità sul voto a Saccà ( da "Unita, L'"
del 23-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà
Abstract: sin da quando vennero fuori le prime intercettazioni fra Saccà e Berlusconi, io ho sostenuto - con pervicacia e persino con ruvidezza, che mi sono state rimproverate più volte - che la Rai, come avrebbe fatto qualsiasi azienda, poteva e doveva assumere una decisione forte e assicurare a RaiFiction una guida dalla moralità ineccepibile, autorevole e prestigiosa.
Mano
nella mano nel rifugio di Villa Certosa Per il premier un'estate con moglie,
figli ( da "Giornale.it, Il"
del 23-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà
Abstract: dissidi dopo il gossip che aveva accompagnato le intercettazioni del premier con il direttore di Raifiction Agostino Saccà. Non ci sono ministre, deputate o vallette che tengano. D'altronde, a chi le chiedeva di un eventuale divorzio, Veronica Lario aveva risposto chiaramente anche alcuni giorni fa: "Da anni leggo notizie che riguardano la mia prossima separazione - aveva sorriso -.
Silvio
<presta> villa Certosa a Mubarak
( da "Corriere
della Sera" del 23-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà
Abstract: sacca di miseria e violenza tra Israele e Egitto in mano ai fondamentalisti di Hamas. A proposito del prossimo G8, il 2 luglio il ministro degli Esteri Franco Frattini diceva che "l'Egitto sarà coinvolto allorquando ragioneremo delle grandi migrazioni di massa, della crisi alimentare, della stabilizzazione di alcune aree dell'
La
vacanza di Silvio e Veronica ( da "Giornale.it, Il"
del 23-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà
Abstract: dissidi dopo il gossip che aveva accompagnato le intercettazioni del premier con il direttore di Raifiction Agostino Saccà. Non ci sono ministre, deputate o vallette che tengano. D'altronde, a chi le chiedeva di un eventuale divorzio, Veronica Lario aveva risposto chiaramente anche alcuni giorni fa: "Da anni leggo notizie che riguardano la mia prossima separazione - aveva sorriso -.
Napolitano
firma il lodo alfano di pietro attacca: "è immorale" - silvio
buzzanca ( da "Repubblica, La"
del 24-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà
Abstract: La certezza è che il lodo blocca i processi Mills e diritti tv. Non ferma invece l'indagine preliminare su Saccà. I legali del Cavaliere hanno comunque tempo per vedere cosa fare. Adesso aspettano l'esito del ricorso in Cassazione sulla ricusazione del giudice Gandus.
Corruzione
over the phone ( da "Unita, L'"
del 24-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà
Abstract: Stai consultando l'edizione del Corruzione over the phone Si fermerà anche il procedimento avviato a Napoli e poi trasferito a Roma, nel quale Berlusconi è accusato, sulla base delle intercettazioni, di sue telefonate con il dirigente Rai Agostino Saccà, del tentativo di corrompere alcuni senatori per far cadere il governo Prodi. Saccà.
Doppia
fumata nera, la destra blocca la Rai su Saccà e Vigilanza Cappon propone Del
Noce a Raifiction, Pdl e Lega impediscono il voto. Intercettazioni, gli affari
di Urbani: L'azie ( da "Unita, L'"
del 24-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà
Abstract: con Silvio Berlusconi di attrici da collocare, degli equilibri politici in Rai e di un progetto dello stesso Saccà di mettersi in proprio. Nel campo della fiction. Con il voto compatto dei consiglieri, Saccà è però stato mantenuto al suo posto. Anche con il voto di Giuliano Urbani, che, come si può sentire dalle intercettazioni messe in rete dall'
Progetto
Pegasus, nelle intercettazioni l'<interesse> di Urbani
( da "Corriere
della Sera" del 24-07-2008)
Argomenti: RAI MEDIASET , Berlu Saccà
Abstract: Udc Riccardo Conti e la Mediaset di Berlusconi. Il settimanale registra anche una telefonata del consigliere Marco Staderini, area Udc, ad Agostino Saccà su Catherine Spaak il 19 luglio 2007. Poi sopraggiungono contrattempi. il produttore della fiction Capri, Angelo Rizzoli, risponde che la Spaak non potrà partecipare alle riprese perché già impegnata in Ballando sotto le stelle.
Vigilanza
Rai, continua il boicottaggio della destra Il Pdl fa mancare il numero legale,
ennesima fumata nera. Martedì nuovo tentativo. Gasparri attacca il Dg Rai
( da "Unita,
L'" del 25-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà
Abstract: ex ministro delle Comunicazioni fa una strenua difesa di Agostino Saccà (sul quale a giorni il Tar deciderà sul ricorso presentato dai legali Rai alla sentenza che imponeva il reintegro dell'ex direttore Fiction). Accuse "sconcertanti", quelle di Gasparri, secondo Fabrizio Morri del Pd, "farebbe bene a prendersela con quei consiglieri d'amministrazione del centrodestra,
Tre
soste per l'Italia ( da "Corriere della Sera"
del 25-07-2008)
Argomenti: RAI MEDIASET
Abstract: Dopo tre anni, Mediaset ha fatto sapere di non essere più interessata agli "highlights" della A; la Rai è disposta a riprenderseli, ma non alle condizioni economiche del precedente triennio (61 milioni all'anno). L'obiettivo della Lega è riuscire a ricavare almeno 40-45 milioni all'anno.
<Io,
??spia'' per conto di Sacchi, applaudito dai giocatori>
( da "Corriere
della Sera" del 25-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà
Abstract: Non ho famiglia né padroni"): arrivò a dare le dimissioni da osservatore per la nazionale, dove Sacchi lo aveva preteso. "I giornali hanno scritto che era una questione di soldi. La verità è che non mi andava l'ambiente, è buono giusto per i politici. Solo Gigi Riva si salvava". Natale Bianchedi ha disubbidito anche al presidente Berlusconi.
Si
parte con le sfide da sogno ma tv e serie b aprono la crisi - fulvio bianchi
stefano carina ( da "Repubblica, La"
del 26-07-2008)
Argomenti: RAI MEDIASET
Abstract: Duello Rai-Mediaset per i diritti. Matarrese: "Non svendiamo" FULVIO BIANCHI STEFANO CARINA roma Le due facce del pallone. Lo show: l'abolizione delle teste di serie regala ai tifosi Fiorentina-Juventus e Roma-Napoli già alla prima giornata, il 31 agosto.
Lodo
Alfano, solidarietà a Padellaro per gli attacchi Caro Direttore, Voglio
esprimer ( da "Unita, L'"
del 26-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà
Abstract: Mario Sacchi, Milano Toglie soldi e si dice di sinistra... Cara Unità, ieri Silvio Berlusconi ha dichiarato: "Sono l'unico a fare politiche di sinistra". Vorrei sapere se tagliare dai 200 ai 500 euro al mese ai dipendenti pubblici è una politica di sinistra, molte famiglie dal prossimo anno saranno costrette a ridurre ulteriormente i loro consumi:
Cerimonia
sulla Rai, Mediaset snobba I diritti del calcio tornano alla tv di Stato?
( da "Unita,
L'" del 26-07-2008)
Argomenti: RAI MEDIASET
Abstract: Per molti un segnale del possibile ritorno del calcio in chiaro sulla tv pubblica, dopo gli ultimi tre anni Mediaset. A parlare esplicitamente dell'interessa Rai è stato il presidente del Torino, Urbano Cairo: "Bisogna vedere soprattutto quanto sarà disposta ad offrire la Rai - ha spiegato durante il sorteggio dei calendari - Sappiamo tutti che è molto interessata".
"fate
pulizia a raifiction" - silvia fumarola roma
( da "Repubblica,
La" del 26-07-2008)
Argomenti: RAI MEDIASET
Abstract: Ma tutte le telefonate ricevute da Saccà sono il frutto di un problema mai risolto: il conflitto d'interessi. Mettersi a sparare su Saccà è facile, ma bisognerebbe guardare più in alto, inquadrare il caso di un dirigente della tv pubblica, cioè dello Stato, che riceve telefonate e pressioni dal capo del Governo che è anche padrone di Mediaset".
Ma
la B rovina la festa Sedie vuote nel salone
( da "Corriere
della Sera" del 26-07-2008)
Argomenti: RAI MEDIASET
Abstract: Mediaset sulle prime non sembrava interessata: potrebbe rientrare in gioco se le richieste della Lega si dovessero abbassare. La Rai, intenzionata a rilanciare "90Ë?minuto", vuol offrire 22-25 milioni. La Lega ne vuole di più. E Matarrese lancia un appello.
Il
vero prezzo del petrolio? 80 dollari a barile
( da "Giornale.it,
Il" del 26-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà
Abstract: giorni scorsi Roberto Farneti e Matteo Sacchi hanno scoperto ben quattro casi di plagio. Dico quattro casi. Stamane nuovo scoop, a firma di Sacchi: il filosofo ottenne la cattedra di filosofia a Venezia presentando, tra gli altri, due testi clonati. La vicenda ispira diverse considerazioni: 1) Con quale credibilità un professore che copia intere pagine può continuare a insegnare?
Strana
concorrenza ( da "Unita, L'"
del 27-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà
Abstract: E questo solo perché Saccà ha dato retta ai leghisti per fare un favore a Berlusconi. Ma, si sa, Saccà sa fare il suo mestiere, come dicono quelli che lo sostengono. Anche se, proprio perché sapeva quel che faceva, Saccà avrebbe dovuto difendere la Rai e il suo pubblico dalle efferatezze dell'incultura e dalle aggressioni dell'editore concorrente.
Tv
( da "Corriere
della Sera" del 27-07-2008)
Argomenti: RAI MEDIASET
Abstract: intende svendere i diritti in chiaro In mano alla Tv Entro mercoledì sera sarà preparato il bando d'asta, ma Rai (e Mediaset) vogliono giocare al ribasso. La trattativa rischia di arrivare al 20 agosto MILANO - Niente vacanze per Antonio Matarrese. Non è disertando la cerimonia dei calendari, come hanno fatto i presidenti di B, che si risolve la questione dei contratti tv in chiaro.
Pericolante
la domenica sera in tv ( da "Corriere della Sera"
del 27-07-2008)
Argomenti: RAI MEDIASET
Abstract: Diritto di replica" (nella foto il conduttore Alberto Brandi) se vince la Rai o "La domenica sportiva" in caso di successo di Mediaset. Ma sia Rai sia Mediaset sono contrarie. A entrambe basta la vecchia esclusiva del pomeriggio: "90Ë? minuto" (che la Rai vuol rilanciare) oppure "Controcampo" (che Mediaset medita su Rete 4).
Macché
Napoleone, lui è Alberto da Giussano
( da "Unita,
L'" del 28-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà
Abstract: telefoniche tra Silvio Berlusconi e Agostino Saccà, con il Cavaliere che fa pressioni, per soddisfare l'insistente alleato, sul capo di Raifiction che ha poi dato i via libera. però il titolo è toccato al più blasonato Barbarossa. Poco importa. E poco importa che al film, in lavorazione in Romania, stiano dando il loro contributo anche comparse rom a cui non sono state prese le impronte.
Si
puniscono i giornalisti perché dicono la verità Cara Unità, voglio prote
( da "Unita,
L'" del 28-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà
Abstract: Mario Sacchi, Milano Bimbe rom affogate Una vergogna l'indifferenza Cara Unità, Dijhana Pavlovic, lei ha perfettamente ragione. Anche se non avessi avuto il coraggio di tuffarmi per salvare le due bambine Rom, per le immagini e per quello che ho letto, mi sarei vergognato a rimanere lì a prendere il sole, o semplicemente a guardare o telefonare.
L'estate
di Raidue va a gonfie vele ( da "Corriere della Sera"
del 28-07-2008)
Argomenti: RAI MEDIASET
Abstract: ma raccolgono maggiori consensi dei più blasonati prodotti comprati da Mediaset ("I Tudors " affondano al 17% su Canale 5 e nemmeno la strepitosa "Ugly Betty" pare entusiasmare gli spettatori di Italia 1). Dunque eccoli i telefilm più seguiti dell'estate: "Ghost Whisperer" (oltre due milioni e mezzo di spettatori, 13% di share), "Numbers" (2.
Controllare
il controllore ( da "Unita, L'"
del 29-07-2008)
Argomenti: RAI MEDIASET
Abstract: che vogliono far uscire la Rai dal blocco imposto dai partiti della maggioranza, per impedire l'elezione di un presidente della Commissione di vigilanza che a lorsignori (anzi, al loro signore) non piace. Perché, oltre a detenere il controllo di Mediaset e Rai, Berlusconi pretende anche di controllare l'organismo di controllo.
Il
giudice: Legittimo sospendere Saccà da Raifiction Accolto il ricorso
dell'azienda: domani nuovo Cda, all'ordine del giorno il trasferimento
( da "Unita,
L'" del 29-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà
Abstract: Saccà s'intratteneva in conversazione con l'allora capo dell'opposizione Silvio Berlusconi che gli segnalava soubrette da collocare. Ma non solo. Perchè oltre che parlare di Antonella Troise ed altre sue colleghe, i due chiacchieravano degli equilibri interni alla Rai e dei progetti privati di Saccà.
Saccà,
il giudice dà ragione alla rai - mauro favale
( da "Repubblica,
La" del 29-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà
Abstract: Indagati Silvio Berlusconi e Agostino Saccà. Le carte, comprese le intercettazioni telefoniche, sono già state tutte trasferite per competenza territoriale alla procura di Roma che dieci giorni fa ha chiesto la proroga delle indagini preliminari. E mentre i magistrati continuano a lavorare, i riflettori sono ora puntati sulla prossima riunione del Cda Rai,
"con
'agrodolce' la fiction trasloca a termini imerese" - leandro palestini
roma ( da "Repubblica, La"
del 29-07-2008)
Argomenti: RAI MEDIASET
Abstract: penso che vada giudicato per i suoi risultati: la fiction Rai negli ultimi cinque anni ha sempre vinto contro Mediaset. Le intercettazioni? Il giudice del lavoro le ha giudicate irrilevanti e lo ha reintegrato. Il problema è piuttosto un'azienda che, in otto mesi, non è in grado di decidere il futuro dei suoi manager. Quanto allo stile, ognuno ha il suo".
<Ho
inventato quelle telefonate Chiedo scusa a Berlusconi>
( da "Giornale.it,
Il" del 29-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà
Abstract: inchiesta riguardante Berlusconi e l'ex direttore di RaiFiction Agostino Saccà. In realtà quei testi non sono mai usciti dagli uffici della Procura di Napoli, perché ritenuti irrilevanti, e non sono stati divulgati e pubblicati; l'indagine, intanto, è stata spostata a Roma, ma Bianchi ha pensato bene di diffondere un'intercettazione patacca che ovviamente moltissime persone,
Diritti
tv: asta per il chiaro, rai davanti a mediaset
( da "Repubblica,
La" del 29-07-2008)
Argomenti: RAI MEDIASET
Abstract: Rai davanti a Mediaset ROMA - Slittano a giovedì 31 luglio i sei bandi d'asta della Lega Calcio che deve racimolare dai diritti tv almeno un sessantina di milioni per consentire alla serie B di iniziare il campionato. Antonio Matarrese è in attesa del via libera dell'Autorità per le comunicazioni: intanto si appella al governo e soprattutto alla Rai.
Tra
litigi e capitali arabi l'Expo si raduna a Roma
( da "Unita,
L'" del 30-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà
Abstract: C'è un sacco di interesse". La Moratti avrebbe preso contatti con alcuni fondi sovrani arabi e in particolare del Qatar (dove si era recata con delegazione al seguito alcuni mesi fa): a disposizione ci sarebbero investimenti per quattordici miliardi, quattro dei quali per l'Expo.
Glisenti,
un richelieu all'ombra di letizia - giovanni pons
( da "Repubblica,
La" del 30-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà
Abstract: L'ultimo incidente di percorso è la telefonata intercettata in cui il sindaco cerca di raccomandare Eliana Miglio, attrice e seconda moglie di Glisenti, ad Agostino Saccà per un provino. Ma è già acqua passata, da venerdì il pensiero e la carriera di Glisenti volano verso il 2015.
Medusa-Rai,
la sfida finisce pari ( da "Corriere della Sera"
del 30-07-2008)
Argomenti: RAI MEDIASET
Abstract: Sotto i vessilli privati della società del gruppo Mediaset troviamo i film di Avati e di Corsicato, sotto quelli pubblici Ozpetek e Bechis. Quanto ai temi, su quattro titoli ben tre hanno in comune tematiche che riguardano da vicino l'universo complesso e spesso oscuro della famiglia. Dopo le denunce sul Malpaese di Garrone e Sorrentino che hanno scosso Cannes,
E
ora chi farà rispettare il pacchetto sicurezza?
( da "Giornale.it,
Il" del 31-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà
Abstract: giorni scorsi Roberto Farneti e Matteo Sacchi hanno scoperto ben quattro casi di plagio. Dico quattro casi. Stamane nuovo scoop, a firma di Sacchi: il filosofo ottenne la cattedra di filosofia a Venezia presentando, tra gli altri, due testi clonati. La vicenda ispira diverse considerazioni: 1) Con quale credibilità un professore che copia intere pagine può continuare a insegnare?
Sky,
scontro sui diritti per il calcio - alberto d'argenio
( da "Repubblica,
La" del 31-07-2008)
Argomenti: RAI MEDIASET
Abstract: questo senso di Bruxelles non certificherebbe la fine del duopolio nel mercato della pubblicità, oggi in mano a Rai e Mediaset. La partita italiana, inoltre, si inserisce in un contesto europeo più ampio nel quale Newscorp sta cercando di entrare da protagonista anche in Spagna e Germania (acquisizioni di Digital Plus e Premiere) arrivando a formare un imponente network pan-europeo.
Tv,
nuovi editori internazionali ammessi al nostro digitale terrestre
( da "Repubblica,
La" del 31-07-2008)
Argomenti: RAI MEDIASET
Abstract: Sono quelli che Rai, Mediaset e Telecom dovranno ospitare sui loro ripetitori in digitale terrestre, pagando un fitto. L'Autorità per le comunicazioni, ieri, ha approvato la graduatoria degli editori vincenti che avranno accesso al 40% degli spazi trasmissivi.
Alitalia,
e pensare che criticavano Prodi Cara Unità, l'Alitalia doveva rimanere itali
( da "Unita,
L'" del 31-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà
Abstract: Cordiali saluti Mario Sacchi, Milano Ai lettori Errore nella rubrica "Sagome" Cara Unità, per uno spiacevole errore, nella rubrica Sagome di Fulvio Abbate, uscita sul giornale di ieri, è stato pubblicato un testo sbagliato. Chiediamo scusa all'autore e ai lettori.
Mediaset
denuncia YouTube: danni per 500 milioni
( da "Corriere
della Sera" del 31-07-2008)
Argomenti: RAI MEDIASET
Abstract: presto ricorsi analoghi Mediaset denuncia YouTube: danni per 500 milioni "Video diffusi illecitamente". La replica: procedimento che minaccia la libertà della Rete La citazione, depositata al Tribunale civile di Roma, è stata notificata anche a Londra e Los Angeles MILANO - Mediaset chiede 500 milioni di euro a YouTube, il bacino di filmati online controllato da Google contro cui l'
In
Mediaset virtus ( da "Stampa, La"
del 31-07-2008)
Argomenti: RAI MEDIASET
Abstract: Mamma Rai era l'istituzione, la sicurezza, la noia. Mediaset (che allora si chiamava Fininvest) il figlio ribelle che faceva il surf sopra le regole e inondava ogni spazio non transennato. Ricordo i programmi registrati su cassetta e trasmessi dalle emittenti regionali in contemporanea per eludere il divieto della diretta nazionale.
( da "Repubblica, La" del 08-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà
Pagina VI - Roma LE
"SEGNALATE" GIOVANNA VITALE (segue dalla prima di cronaca) Bastava dare
uno sguardo, ieri sera, alla platea del défilé di Gattinoni al complesso
monumentale di Santo Spirito in Sassia, dove la notte precedente era stata
avvistata un'altra aspirante attrice ben sponsorizzata, Evelina Manna in bianco
plissé e calzari da schiava, alla mondanissima cena organizzata da Vogue
Italia. Meno di 24 ore dopo ecco Simona Borioni, oggetto
della conversazione fra Fedele Confalonieri e Agostino Saccà, troneggiare al centro nella Sala
Baglivi, e così Elena Russo, caldeggiata da Berlusconi, appena poco distante da Marta Flavi ora - secondo le
intercettazioni - bisognevole di spintarella. Una platea che, a dispetto delle
polemiche sui politici che snobbano la moda, era piena di signore che contano.
E se fino all'anno scorso la più ambita era la consorte di Veltroni, stavolta
Flavia Prisco ha dato forfait, sostituita in corsa dalla nuova first lady del
Campidoglio: Isabella Rauti in Alemanno. Seduta a poche poltroncine di distanza
dall'altra "black lady" del potere romano, Elisabetta Tulliani,
compagna di Gianfranco Fini e madre della sua seconda figlia. Ancora,
sparpagliate qua e là, l'irriducibile Irene Pivetti con marito, la pasionaria
dell'Italia dei Valori Silvana Mura e Olga D'Antona del Pd, oltre a varia
umanità televisiva, Anna La Rosa e Lorena Bianchetti, Ela Weber, Debora
Caprioglio. Alle quali Guillermo Mariotto deve aver pensato creando uno dei
pezzi forti della collezione dedicata alle divinità di ieri e di oggi:
Sublimage si chiama l'abito da sera screziato d'argento, nome dato alla dea
dell'immagine e dell'apparire. SEGUE A PAGINA VI.
( da "Unita, L'" del 08-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà
Stai consultando
l'edizione del Gli insaccati Marco Travaglio Ieri, a Roma, hanno arrestato un
bel po' di gente che aveva messo su un sistema per scampare ai processi:
costava 5 mila euro a botta. Minimalisti, poveracci. Non sapevano che, per
scampare ai processi,c'è un sistema più infallibile e conveniente: si chiama
Lodo Alfano. Prima si fa una legge per bloccare 100 mila processi, una per
proibire le intercettazioni, una per tagliare i fondi e gli stipendi ai
magistrati. Poi si va in tv a dire che i giudici sono "metastasi",
comunisti, golpisti, pazzi, fannulloni, inetti, amici dei criminali. Poi si
diffondono sondaggi che dimostrano che la fiducia nella magistratura è in calo
(ma va?). Infine si manda avanti qualche sherpa (Angelino Jolie, Calderoli,
Castelli) a offrire la pace. Prezzi modici: voi vi scordate i processi di Al
Tappone, noi vi lasciamo intercettare e processare tutti gli altri. E, se fate
i bravi, magari vi paghiamo pure lo stipendio. A Palermo questa roba si chiama
estorsione, racket, pizzo. A Roma si chiama "dialogo". E chi non ci
sta, o addirittura va in piazza a protestare, è un estremista giustizialista
che vuole "lo scontro". Intanto si continua a usare la magistratura
come alibi per non decidere quel che si potrebbe decidere subito, alla luce dei
fatti, con la scusa che questo "non è penalmente rilevante" e per
quest'altro "aspettiamo le sentenze". Campa cavallo. Don Agostino Saccà si reinstalla a Raifiction sulla sedia gestatoria, tra baci,
abbracci e standing ovation da destra e da sinistra (Curzi gli ha addirittura
chiesto scusa), come il papa di ritorno dall'esilio di Avignone. E rilascia
interviste auto-celebrative, l'ultima a Panorama: su 44 domande, nemmeno una
sulla frase-chiave delle sue telefonate con Berlusconi che, sistemando una delle aspiranti attrici, anzi attrici
aspiranti, gli dice: "Ti ringrazio molto, perché io veramente ci tengo...
Io sai che poi ti ricambierò dall'altra parte, quando tu sarai un libero
imprenditore, mi impegno a... darti un grande sostegno". La domanda è
semplice: "Scusi, dottor Saccà, ma quale azienda
del mondo consente a un suo dirigente di trescare col padrone e con i manager
dell'azienda concorrente per entrare in società con loro?". I reati non
c'entrano. Questa è intelligenza col nemico. Esattamente come quando nel
( da "Unita, L'" del 08-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà
Stai consultando
l'edizione del A furia di informazione deviata si scambia la guardia con il
ladro. Firmo la petizione di Veltroni "Il premier fa estorsioni politiche,
nessuna critica a chi non verrà" di Maria Zegarelli / Roma Antonio Di
Pietro alla vigilia del "No Cav. Day", indossa la "toga"
del politico e fa la sua sua requisitoria contro l'inquilino di Palazzo Chigi.
L'accusa: ricatto ed estorsione. Ai danni della democrazia e del Parlamento. Di
Pietro, dieci-ventimila in piazza sono un buon risultato? "È indubbio che
non intendiamo fare una conta, anche se non sarà un numero esiguo, perché i
cittadini hanno capito bene la truffa elettorale posta in essere. Far credere
ai cittadini che votandolo sarebbero tutti diventati ricchi come lui. In realtà
non appena eletto ha iniziato a usare il Parlamento e il governo in funzione
personale, per risolvere i suoi problemi aziendali e giudiziari, ancora una
volta in palese conflitto di interesse. Questa è una grande delusione per le
istituzioni, per la loro credibilità e per la funzionalità democratica delle
stesse". Sono in molti a temere che la piazza diventi "contro"
chi non c'è, il Pd e contro Napolitano. C'è questo rischio? "Questa
manifestazione è nata in seguito alla presa d'atto che ogni giorno il
Parlamento viene piegato agli interessi del premier. C'è una autentica
pressione indebita. In questi giorni si sta ponendo troppo l'accento sull'eventualità
che diventi contro il Pd o contro qualcun altro. A tutto pensiamo meno che a
dividere l'opposizione in un momento così delicato per la sicurezza democratica
di questo paese. Invece di lasciare la piazza a qualche frangia estremista io
dico: occupiamola noi. Invito tutti coloro che non si riconoscono nel modello Berlusconi a venire. Questo fuggire dalla piazza e lasciarla
a qualche scalmanato è un atto di abdicazione che non giova a nessuno. Non
stiamo di fronte alla conta interna dell'opposizione perché il tema è uno
soltanto: dobbiamo informare, adesso, l'opinione pubblica del grave rischio
democratico che stiamo correndo. Non ci saranno critiche verso chi pensa che
non è questo il momento di manifestare". Sta parlando a Veltroni? Il segretario
Pd è stato chiaro: non andiamo a manifestazioni indette da altri...
"Questa è stata una manifestazione spontanea, indotta dalle sollecitazioni
di tanta gente, anche attraverso Internet. A me non interessa mettere il
capello su questa iniziativa". Da Colombo a Parisi c'è grande
preoccupazione per l'intervento di Beppe Grillo. Non teme l'effetto
"vaffa"? "Quando centinaia di migliaia di persone si riuniscono
a Torino per protestare contro gli sprechi della casta non è Beppe Grillo il
male d'Italia: è la voce di un malessere diffuso. Chi fa politica non si deve
preoccupare di chi suona la tromba ma quale spartito suona. Immaginare che la
colpa sia di chi dà voce a questo malessere mi sembra riduttivo. Si può essere
d'accordo o no con Grillo, ma in quella piazza si va contro le leggi che sta
proponendo Berlusconi". Vero, però i sondaggi
dicono che cresce il consenso per Berlusconi e cala
quello per i magistrati... "A furia di martellare con una informazione
pilotata si finisce con lo scambiare la guardia per il ladro e il ladro per la
guardia. Noi non vogliamo difendere i magistrati a prescindere: se tra di loro
ci sono persone che sbagliano è giusto punirli. Ma finora sono stati criticati
Borrelli, De Magistris, Boccassini, D'Ambrosio, non gli Squillante e quelli che
non hanno fatto il loro dovere. La manifestazione non è solo di protesta, si
concentra su due temi fondamentali: l'informazione plurale e trasparente e la
giustizia giusta uguale per tutti". Dalla piazza al Parlamento: Calderoli
ha proposto il "suo lodo". È disposto a dialogare? "Ritengo
questo comportamento la consumazione di un reato: estorsione politica. Il capo
di imputazione: il premier quale mandante in concorso con i suoi dipendenti
eletti al Parlamento, su sua nomina, sta attuando un ricatto estorsivo al
Parlamento. Dice "io ritiro l'emendamento che blocca tutti processi e
faccio in modo che la giustizia torni a funzionare, a patto che vuoi paghiate
il riscatto, la mia impunità"". Si è rimesso la toga? "In questo
momento serve indossare non la toga del magistrato ma quella della
mobilitazione per reagire a queste forme di riscatto. La manifestazione è un
primo passo". Veltroni ha lanciato la petizione. Lei firmerà? "Ben
volentieri. Riconosco e rispetto le azioni di opposizione che fanno gli altri
partiti, più ancora quello che può fare il Pd e Veltroni perché non abbiamo
rotto alcuna alleanza, anzi la riconfermiamo. Per me resta lui il leader della
coalizione, Se ci chiama per la raccolta delle firme siamo pronti". Di
Pietro, si è pentito di aver dato del "magnaccia al premier"?
"Si dovrebbe pentire lui dell'uso privato che ha fatto di istituzioni
pubbliche. È lui, leader dell'informazione privata, che ha
telefonato a Saccà,
direttore di un servizio pubblico per raccomandare non in base al merito ma al
colore dei capelli. Lascio alla coscienza di ognuno come classificare questo
comportamento". ANTONIO DI PIETRO.
( da "Unita, L'" del 08-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà
Stai consultando
l'edizione del Il lunare Tg1, apre su Berlusconi...
Paolo Ojetti Non c'erano alternative: la tragica vicenda della ragazza padovana
ha tenuto banco (con l'eccezione di un lunare Tg1, lanciato in apertura sul G8
di Berlusconi scortato da Susanna Petruni) per tutto
il pomeriggio e la sera. E' una storia emblematica di come in questi
"parchi" dei divertimenti giovanili si possano maciullare vite
innocenti senza un brivido. E' stata una tragedia moderna (quanti hanno visto
partire i propri figli per questo tipo di "vacanza"?), il risultato
di una lotteria mortale: è toccata a Federica, poteva toccare a chiunque. A
parte il Tg1, Lloret del Mar ha ovunque oscurato Berlusconi in Giappone, dove è riuscito
a dire che lui - d'accordo con il papa - avrebbe voluto dare un sacco di soldi
ai poveri del mondo, ma la terribile eredità del governo Prodi glielo ha
impedito. Immaginiamo per un attimo se Sarkozy avesse detto: "Ah, Chirac,
le vieux con et sa terrifiante herédité": non sarebbero scoppiati tutti a
ridere? Diversi pareri sulla manifestazione dipietrista di oggi: il Tg3
l'ha data in evidenza, Emilio Fede ha cercato di distruggerla in anticipo con
l'aiuto di Antonio Polito e Maurizio Gasparri.
( da "Unita, L'" del 08-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà
Stai consultando
l'edizione del Un'altra Italia Furio Colombo Segue dalla Prima I nfatti solo se
sei in preda a un male puoi cadere nel miserevole stato del
"girotondo" e abbandonarti a manifestazioni sguaiate e senza senso.
Lo ha fatto con un editoriale-cartella clinica sul Corriere della Sera del 7
luglio. L'illustre terapeuta individua i seguenti incurabili sintomi che lui
freudianamente chiama "miti": il primo "è quello delle due
Italie. La sinistra si sente sempre chiamata a impersonare l'Italia dei
buoni". Il secondo mito "è quello della "unità". La sua
principale raffigurazione nella fatidica manifestazione unitaria, anche se è
sparutissima minoranza". Il terzo mito che domina immaginario e pratica
della sinistra "è il moralismo. È l'eticismo condotto ai limiti
dell'arroganza di tipo razzista. La convinzione che si è puri solo se si è
duri". Il breve trattato passerà per una buona e interessante diagnosi
solo fra quei lettori ed elettori che sono prigionieri della implacabile
claustrofobia del talk show e dei telegiornali, secondo cui il mondo a sinistra
comincia con i frequentatori più assidui, quelli che non mancano mai; e
finisce, a destra, con Gasparri che ha guadagnato nuova fama e nuovi spunti per
il bravo attore Marcorè con la frase di autorevole ammonimento a Veltroni:
"Taccia e faccia opposizione". Il mondo però è un po' più largo e la
storia è un po' più profonda e questo guasta il giochino dei tre miti di
Ernesto Galli Della Loggia. Basta voltarsi indietro di pochi decenni e dare uno
sguardo a un paesaggio appena un po' più ampio della "Storia dell'Occidente
contemporaneo", per notare due personaggi della sinistra del mondo che,
oltre ad avere dato una mano alla civiltà in cui viviamo, ci servono anche per
interpretare i tre miti di Galli della Loggia in modo un po' meno modesto. Sto
parlando di Martin Luther King e di Robert Kennedy. Proviamo a misurare la loro
azione e il loro stile di leader politici con le "prove" che il
politologo del Corriere della Sera propone. 1 - Il mito delle due Americhe è
nato con loro, sia durante le marce e le lotte per i diritti civili di Martin
Luther King che durante la campagna elettorale di Robert Kennedy contro la
guerra del Vietnam. È nata allora la celebre espressione "the other
America", per dire che ci sono i razzisti ma ci sono anche i giusti, ci
sono gli incappucciati ma ci sono anche i coraggiosi. L'altra America rischia
insieme la vita affinché l'America razzista - che è armata - e quella che ha
scelto la guerra e ha il potere, diventino, da stragrande maggioranza, la parte
che cede, che accetta la de-segregazione, che tratta la pace. 2 - Il mito
dell'unità è sempre stato l'ossessione di King e di Kennedy. Cominci con
cinquanta volontari, arrivi in cinquecento, la volta dopo sono cinquantamila,
bianchi e neri. Ragazzi appena richiamati alle armi ed eroi di guerra con le
medaglie, e a un certo punto sono cinquecentomila. Certo che erano
"sparutissima e dileggiata minoranza" all'inizio. E la loro pretesa
("we shall overcome", noi ce la faremo, "we will not be
moved", nessuno ci sposterà di qui)) era idealismo campato in aria. Ma la
pretesa era proprio quella che Galli Della Loggia descrive come sintomo del
male detto "sinistra": "Un giorno, insieme (il mito dell'unità,
ndr) ce la faremo". Ce l'hanno fatta. 3 - Credo di poter dire che Martin
Luther King, buon cristiano e persona poco teatrale e poco esibizionista, si
sentisse - lui e la sua gente - un po' al di sopra degli assassini del Ku Klux
Klan che gli hanno messo una carica di dinamite nella chiesetta di Montgomery
(Alabama) facendo strage di bambini neri all'ora del catechismo. Ma forse ai
lettori di Galli Della Loggia farà piacere sapere che quando un certo David
Duke, già membro incappucciato del KKK dell'Alabama, molti hanni dopo, si è
candidato al Senato con il Partito repubblicano, quel partito (che sarebbe la
destra americana) non lo ha voluto. Anche da morto Martin Luther King ha visto
prevalere il suo moralismo, ovvero la persuasione che tu ti opponi a certe
persone non perché sono antipatiche o inferiori. Ma perché dicono cose che non
si possono condividere e fanno cose che non si possono accettare. Come imporre
le impronte digitali ai bambini Rom, metà dei quali sono cittadini italiani. E
tutti sono protetti dalla nostra Costituzione. Ecco perché, Galli Della Loggia,
abbracciamo i miti che lei vede come sintomi di malattia. Due Italie. Perché la
nostra comincia con la Resistenza, la Costituzione, Calamandrei e non con
Borghezio, Gentilini, Calderoli, Bossi e Berlusconi. L'unità, perché vogliamo con
noi tutti coloro che non hanno niente a che fare con l'imbarazzante mercato Berlusconi-Saccà. E sappiamo che, anche se adesso sono o sembrano pochi, saranno
per forza di più. In molti italiani il senso della dignità continua a prevalere
sul modello dell'arricchimento istantaneo (basta piegarsi e non porre un limite
a quanto ci si piega). Il moralismo (uso la parola sprezzante
dell'editorialista del Corriere, ma la parola giusta è moralità) continuerà ad
essere la ragione per non smettere. Non smetteremo fino a quando finalmente
saremo in tanti, tutti coloro che si vergognano della copertina del settimanale
italiano Panorama, adesso in edicola, che pubblica le foto di un bambino Rom
con il titolo "Nati per rubare", ovvero una pubblica incitazione al
delitto di persecuzione. È contro quel delitto che dedico la mia partecipazione
all'evento di oggi in Piazza Navona. I Rom, tanti Rom italiani, con i loro
bambini, ci saranno. E noi gli diremo: "Noi siamo l'altra Italia, morale,
un po' al di sopra del razzismo". furiocolombo@unita.it.
( da "Unita, L'" del 08-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà
Stai consultando
l'edizione del Caso Saccà, Silvio intanto guadagna
tempo Il gip accoglie il trasferimento dell'inchiesta a Roma: a Napoli si era
arrivati alla richiesta di processo di Massimo Solani e Giuseppe Caruso / Roma
BUONE NUOVE DA NAPOLI per il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi.
Il gip partenopeo Luigi Giordano ha infatti accolto le richieste dei difensori
del leader del Pdl e ha dichiarato l'incompetenza territoriale del tribunale di
Napoli trasmettendo a Ro- ma l'inchiesta sulle presunte pressioni del premier
(indagato per corruzione) a carico dell'ex direttore generale di Rai Fiction
Agostino Saccà per favorire alcune attrici. Una
decisione che è destinata a cambiare la storia di una inchiesta nata fra mille
polemiche. Se infatti gli atti arriveranno alla procura di Roma in una
settimana massimo, ci vorrà più tempo perché i magistrati della Capitale
rivalutino tutti i fascicoli e decidano quali intercettazioni mandare al macero
perché penalmente irrilevanti e quali invece "girare" al Parlamento
per chiedere l'autorizzazione al loro utilizzo processuale. Ma la Procura di
Roma, che dovrà valutare anche l'effettiva competenza territoriale, potrà
inoltre decidere di "riaprire" l'inchiesta per raccogliere nuovi
elementi e compiere nuove attività di istruttoria. Si dilatano quindi i tempi
per una inchiesta che era arrivata alla richiesta di rinvio a giudizio:
inevitabile infatti, a questo punto, che il prossimo 18 luglio il gip Lia Paola
Laviano (che avrebbe dovuto esprimersi sulla richiesta di rinvio a giudizio
presentata dal pm Vincenzo Piscitelli a carico di Berlusconi)
decida di conformarsi alla decisione del collega Giordano dichiarando la
propria incompetenza territoriale. Una situazione simile a quella che si verificherà questa mattina quando la Laviano avrebbe dovuto
decidere se rinviare a giudizio o meno Agostino Saccà: scontato, infatti, che a questo punto anche i legali di Saccà presenteranno la questione di
competenza territoriale. Comprensibilmente soddisfatto il commento di Berlusconi alla decisione del gip
napoletano: "La competenza è lì, era logico", ha spiegato il premier.
Dal canto suo il pubblico ministero Piscitelli valuterà ora la possibilità di
presentare ricorso in Cassazione contro la sentenza del gip. Da Napoli e
Milano, dove ieri è ripartito i processo Mills a carico di Berlusconi.
Un'impresa ai limiti dell'impossibile è quella tentata ieri dalla difesa di
David Mills per dimostrare che i 600mila dollari arrivati all'avvocato inglese
non provenivano dai forzieri dell'allora Fininvest (come sostenuto dallo stesso
Mills in un interrogatorio del 18 luglio 2004, poi ritrattato). E come
confermato sempre dall'avvocato inglese, a voce e mediante lettera, al suo
fiscalista Bob Drennan, che a sua volta lo ha ricordato nella deposizione
ottenuta mediante rogatoria dalla procura milanese. Il professor Andrea Perini,
professore associato di Diritto penale commerciale a Torino e consulente
tecnico per la difesa di Mills, ha presentato la sua ricostruzione dei
movimenti di denaro sui conti dell'avvocato inglese. Secondo il perito
l'imputato non ricevette quei soldi dalla Fininvest per fornire una
testimonianza fatta di reticenze e menzogne nel processo sui fondi neri creati
all'estero dal gruppo. Perini ha spiegato che Mills non ha fatto altro che
"spostare dei soldi da una banca all'altra nell'interesse di Diego
Attanasio". Vale a dire l'armatore napoletano che avrebbe affidato la
gestione di un suo fondo all'avvocato inglese. Perini ha poi parlato di
"un tentativo di confondere le carte da parte di Mills a favore di
Attanasio, giustificato dal momento di difficoltà che viveva l'imprenditore che
fu arrestato su ordine della procura di Salerno".
( da "Repubblica, La" del 08-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà
Intercettazioni Berlusconi-Saccà il gip sposta
l'inchiesta a Roma Accolta la tesi della difesa. Congelata la distruzione dei
nastri Il Cavaliere: "Era logico, la competenza è lì". L'intero
procedimento sul dirigente Rai potrebbe ora essere trasferito nella capitale
DARIO DEL PORTO NAPOLI - Il caso Berlusconi-Saccà lascia Napoli e si trasferisce a Roma. Secondo il
giudice Luigi Giordano, tocca all'autorità giudiziaria della capitale decidere
sulle telefonate tra il presidente del Consiglio e il dirigente Rai
intercettate nell'ambito dell'inchiesta aperta nella primavera 2007 dalla
Procura del capoluogo campano. Con due sentenze distinte ma dal contenuto
analogo, il gip Giordano si è dichiarato territorialmente incompetente sia
sulla distruzione delle conversazioni ritenute irrilevanti (alcune decine) sia
sull'opportunità o meno di chiedere al Parlamento l'autorizzazione
ad utilizzare i sei colloqui posti dal pm Vincenzo Piscitelli a sostegno
dell'accusa di corruzione contestata a Berlusconi in concorso con Saccà. La notizia ha raggiunto Berlusconi in Giappone, dove è in corso il vertice G8. "Ah sì? - ha
risposto il premier ai cronisti - non lo sapevo, bene bene. Era logico, la
competenza è lì. E se poi vediamo quello che era...vabbé, non voglio
parlarne", ha concluso mentre l'avvocato Niccolò Ghedini, difensore del
Cavaliere insieme all'avvocato Michele Cerabona, ha affermato: "Avevamo
presentato prove documentali e testimoniali in base alle quali Il giudice ha
correttamente trasmesso il processo a Roma, dove si erano svolte le telefonate".
Saccà, è il ragionamento del gip, si trovava a Roma
quando, al telefono, Silvio Berlusconi gli
raccomandava cinque attrici promettendo in cambio sostegno per un progetto
imprenditoriale. Circostanza considerata dalla Procura indice di un accordo di
natura illecita e non riconducibile "al pur diffuso costume della
raccomandazione", sulla quale però il gip non si esprime nel merito,
limitandosi a disporre la trasmissione degli atti ai magistrati romani alla
luce di quanto sostenuto dalla giurisprudenza. La sentenza avrà certamente
effetti sugli altri due passaggi del procedimento: le udienze preliminari nei
confronti del dirigente Rai e Berlusconi fissate,
rispettivamente per questa mattina e per il 18 luglio prossimo, davanti al gup
Pasqualina Paola Laviano. Già oggi il giudice potrebbe uniformarsi alla
decisione del gip Giordano e trasmettere a Roma il fascicolo riguardante la
posizione di Saccà, fra dieci giorni toccherà anche a Berlusconi. Il pm Piscitelli e il procuratore capo di Napoli
Giandomenico Lepore valuteranno adesso se proporre ricorso in Cassazione contro
il provvedimento di incompetenza territoriale. Nella prima fase delle indagini
la Procura di Napoli aveva inviato nella capitale gli atti riguardanti la
presunta compravendita di senatori per far cadere il governo Prodi. La nuova
documentazione dovrebbe pervenire a piazzale Clodio entro la fine della
settimana.
( da "Repubblica, La" del 08-07-2008)
Argomenti: RAI MEDIASET
L'ex marito della
Sanjust minacciò di rendere pubblica la vicenda alla vigilia delle elezioni
2006 Regali, aiuti e inviti in Sardegna ecco le carte di Silvio e Virginia La
vicenda, dopo le denunce dell'ex consorte, è sotto esame al tribunale dei
ministri Dopo aver presen-tato un messaggio a reti unificate, la giovane
ricevette un diamante GIOVANNI VALENTINI ROMA - Politica, televisione, donne e
servizi segreti. La miscela è altamente esplosiva. E l'ordigno, dalla Procura
della Repubblica di Roma al Tribunale dei ministri, va maneggiato con cura.
Tanto più quando il caso coinvolge il presidente del Consiglio in carica,
Silvio Berlusconi, per fatti che risalirebbero a un periodo - fra il 2003 e il
2006 - in cui lui stesso era a capo del governo. Il Tribunale dei ministri è
chiamato a pronunciarsi sulla denuncia per abuso d'ufficio e maltrattamenti
presentata da Federico Armati, dipendente della Presidenza del Consiglio e
agente segreto, ex marito di Virginia Sanjust di Teulada. Dopo aver iscritto
Berlusconi nel registro degli indagati, il procuratore di Roma, Giovanni
Ferrara, ha trasmesso l'atto al collegio speciale per i reati ministeriali, con
una richiesta di archiviazione. Ma ora il Tribunale dei ministri si trova
davanti un'altra memoria presentata da Armati che espone la sua versione
dell'intera vicenda. Con tutte le riserve necessarie, si può ricostruire la
storia sulla base dei documenti presentati in passato alla magistratura romana.
Trattandosi del capo del governo e di un agente segreto, e riguardando la
Presidenza del Consiglio, la Rai e gli apparati di
sicurezza, è senz'altro opportuno che l'affaire venga chiarito completamente in
funzione della trasparenza e dell'interesse pubblico. I documenti sono quelli
depositati nel 2006 presso la Procura di Roma dal difensore della Sanjust,
Domenico de Simone, insieme alle memorie e alle dichiarazioni della signora di
fronte al sostituto procuratore Olga Capasso che poi ha ritenuto di archiviare
il caso per "la genericità delle accuse" e "la mancanza di
adeguati riscontri oggettivi". Tra gli allegati compare anche un esposto,
datato 25 marzo 2006, che sarebbe stato preparato dallo stesso agente segreto e
non più presentato "a seguito della destinazione dell'Armati al servizio
presso il Cesis", oltre ai cd-rom e alle trascrizioni di due conversazioni
registrate dalla Sanjust all'insaputa dell'ex marito. Da queste conversazioni,
secondo la memoria resa dalla signora il 12 settembre 2006 come "persona
offesa", risulterebbe un "comportamento ricattatorio" da parte
di Federico Armati, per ottenere la remissione di una precedente querela per
lesioni. E soprattutto, un presunto "comportamento estorsivo" rivolto
non solo nei confronti della Sanjust; ma anche dell'allora presidente del
Consiglio, Silvio Berlusconi, nonché del direttore responsabile del Sisde,
prefetto Mario Mori. In sostanza, come si legge nel testo, "l'Armati
minacciava di propalare pubblicamente la falsa notizia di una relazione amorosa
tra la signora Sanjust e l'onorevole Berlusconi (?), minaccia che era allora
particolarmente sentita per via dell'imminenza della campagna elettorale".
In una successiva memoria del 29 settembre, l'avvocato de Simone afferma fra
l'altro che "lo scandalo, anche se artatamente costruito ma fondato su
elementi in parte veritieri, perché è innegabile il rapporto di amicizia tra la
signora Sanjust e il presidente Berlusconi, avrebbe potuto arrecare un grave
danno all'immagine del presidente Berlusconi". E aggiunge che la minaccia
della denuncia, come risulta dalla registrazione del 28 marzo, è stata rivolta
non solo all'ex moglie, ma anche a persone dell'entourage del capo del governo:
tra questi, Niccolò Querci, presidente di Rti, la società
titolare delle concessioni televisive di Mediaset; Dodo Torchia, ex segretario di Berlusconi, "ed altri
esponenti di Mediaset e/o
Forza Italia". Quello stesso giorno, in qualità di persona informata sui
fatti, la Sanjust dichiara di essere "stata contattata (in marzo - ndr)
dall'avvocato Niccolò Ghedini perché qualcuno dall'interno del quotidiano
l'Unità aveva avvisato l'entourage del presidente del Consiglio che
Federico Armati si era vantato di essere in possesso di notizie esplosive sul presidente".
Ma un mese dopo, il 26 ottobre 2006, la signora si ripresenta in Procura e
mette a verbale: "Ricevo lettura di quanto da me dichiarato in data
29/9/2006 e voglio precisare che per paura avevo detto che era stato l'avvocato
Niccolò Ghedini a telefonarmi, in realtà è stato Silvio Berlusconi in persona,
con tono molto preoccupato". L'amicizia o la relazione tra la signora e il
Cavaliere, in base all'esposto di Federico Armati, risalirebbe al 29 settembre
2003. Quel giorno, il presidente del Consiglio diffonde un messaggio televisivo
a reti unificate per illustrare la riforma delle pensioni. A presentare la
trasmissione su Rai Uno, è la neo-annunciatrice
Virginia Sanjust, coniugata e all'epoca legalmente separata. L'indomani mattina
il presidente del Consiglio fa contattare telefonicamente da una propria
collaboratrice la signora Sanjust, per chiederle l'indirizzo presso il quale
inviare un mazzo di fiori in segno di ringraziamento. L'annunciatrice indica
quello di Campo dei Fiori
( da "Corriere della Sera" del 08-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà
Corriere della Sera
- NAZIONALE - sezione: Primo Piano - data: 2008-07-08 num: - pag: 10 categoria:
REDAZIONALE Intercettazioni false sul web "Caso Carfagna", è bufera
L'inchiesta su Saccà trasferita a Roma. Il premier: era logico Su un sito un finto
colloquio tra il premier e Confalonieri: era lo scherzo di uno studente padovano
ROMA - Falsa e maldestra. Eppure una improbabile porno- telefonata tra Silvio Berlusconi e Fedele Confalonieri,
pubblicata sotto forma di intercettazione sul sito Internet "La
privata Repubblica" e che si è poi rivelata "solo uno scherzo "
di un giovane goliardico, per qualche ora ieri ha fatto immaginare un clamoroso
colpo di scena nella saga del gossip sul premier e le sue decantate conquiste
amorose. Verissimo invece che l'inchiesta napoletana sul Cavaliere e le
presunte pressioni su Saccà per le raccomandate Rai, è
stata trasferita da Napoli a Roma. L'ha deciso il gip Luigi Giordano
accogliendo le richieste dei legali del presidente del Consiglio. "Bene,
bene, era logico, la competenza è lì", ha commentato lui dal Giappone.
Quanto al fantomatico verbale esclusivo "Le casino Berlusconi
" divulgato da Lpr (eloquente sottotitolo: fomentiamo la disinformazione
sistematica), opera di uno studente padovano di 22 anni che poi si è pentito,
era "tarocco" per esplicita ammissione dell'autore: "Per venire
incontro ai meno dotati: questa intercettazione non esiste". Che si
trattava di bufala l'ha scoperto in fretta pure Dagospia con un Roberto
D'Agostino schifato "per la degenerazione mediatica che in mancanza di
fatti reali si butta sul reality". Non bastava, evidentemente, a fermare
il chiacchiericcio sfrenato. Così Confalonieri ha precisato con una nota che
"la presunta telefonata è un falso e un'evidente montatura costruita per
recare grave danno alla reputazione dei soggetti interessati " con diffida
"a pubblicarne anche una sola parte" e minaccia di azioni
giudiziarie. Preannunciava querele l'avvocato del premier, Niccolò Ghedini. Un
effetto domino che il fantasioso studente non aveva previsto: "Credevo ci
fosse più senso dell'umorismo", ha spiegato. "Era una satira diretta
non tanto ai protagonisti ma ai meccanismi della stampa, non mi aspettavo
questa reazione eccessiva, spero di non essere oscurato". L'intenzione
c'era, da parte della Procura di Roma. Ieri sera il sito risultava "in
manutenzione" ma forse era solo andato in tilt per eccesso di contatti.
Ora dunque spetta ai giudici romani riesaminare il caso Berlusconi
e valutare quali intercettazioni siano penalmente rilevanti. Probabile che
identica sorte segua anche il procedimento a carico del direttore di Rai
Fiction. Ne è convinto il legale di Saccà, Federico
Tedeschini. Oggi alle 11 udienza dal gup di Napoli. A Montecitorio Berlusconi e Niccolò Ghedini, deputato pdl e avvocato
difensore del premier Giovanna Cavalli.
( da "Corriere della Sera" del 08-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà
Corriere della Sera
- NAZIONALE - sezione: Primo Piano - data: 2008-07-08 num: - pag: 10 categoria:
BREVI L'inchiesta Da Napoli a Roma L'inchiesta della
Procura di Napoli sul caso Rai vede indagato Silvio Berlusconi per una vicenda di segnalazioni di attrici al manager Rai
Agostino Saccà con
l'ipotesi di reato di corruzione. L'incompetenza Gli atti del procedimento sono
stati trasferiti a Roma. Lo ha stabilito il gip di Napoli, Luigi Giordano, che
ha dichiarato l'incompetenza territoriale dell'autorità giudiziaria partenopea.
( da "Giornale.it, Il" del 08-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà
N. 161 del
2008-07-08 pagina 1 Bufale in piazza contro Berlusconi
di Maria Giovanna Maglie Alla fine le parole per dirlo le ha trovate proprio un
sito che del gossip e della bella cattiveria, mai separata dalle notizie, ha
fatto il suo vanto e costruito un invidiato successo. "Il caso del sito
che ha messo in rete una lettera falsa di una conversazione telefonica tra Berlusconi e Confalonieri è la spia delle degenerazioni che
stanno avvenendo nel mondo dell'informazione. Prima di tutto, con l'intervento
di Dagospia, abbiamo sgonfiato nel giro di pochi minuti una bufala che
impazzava sul web e via passaparola. L'era della verosimiglianza è finita:
perché è il modo più facile e vigliacco di gettare fango sulle persone. Che poi
si giustificano: ma era tutto uno scherzo... Infatti mai abbiamo nemmeno
pensato di pubblicare l'indirizzo del sito né tantomeno un testo che giudicare
postribolare è poco. Ma quello che ci interessa di più è l'uso e abuso
mediatico delle intercettazioni: dall'articolo di D'Avanzo su La Repubblica che
fa un bignamino delle presunte conversazioni pruriginose del Cav., a Libero che
spara il 5 luglio una fotona della Mara Carfagna in prima pagina e titola:
"La ministra che ha rivitalizzato il governo". (Ora nell'articolino Berlusconi parla semplicemente di "ministri
giovani" e del loro "contributo di vitalità", di qui alla
"rivitalizzazione"...). Ormai la degenerazione-mediatica che sta
prendendo il sopravvento, preferisce, in mancanza dei fatti reali, buttarsi sul
reality. Al vero che non c'è, avanti col verosimile, ingannando tutti e
infilando altra merda nel ventilatore". Ha ragione Dagospia. Provate a
leggere gli articoli degli ultimi giorni che invitano Veronica Lario in Berlusconi a divorziare dal marito e portargli via il
patrimonio, sempre per via delle intercettazioni che nessuno pubblica ma tutti
"bignameggiano", così poi gli italiani finalmente capiranno e
seguiranno il suo esempio; oppure descrivono la signora, ferita e chiusa in se
stessa, vicini solo i suoi figli, in perenne rilettura di una lettera che
qualche tempo fa scrisse a un giornale coraggioso, e che il giornale
coraggiosamente pubblicò a tutta prima pagina in luogo delle notizie. Ecco, a
leggere i due ripugnanti articoloni di Lidia Ravera e Dario Cresto-Dina,
l'Unità e La Repubblica, la disperazione e la malafede di quei giornali e di
quegli autori quasi consola, non fosse per la degenerazione del famoso dibattito
politico e sociale. In realtà la signora Berlusconi
nell'ultimo periodo non ha rilasciato una sola dichiarazione, non
un'intervista, nemmeno due frasette pepate affidate a qualcuno di fiducia che
le rendesse pubbliche discretamente ma credibilmente. Era all'estero, beata
lei, in viaggi di grande cultura tra l'Asia e il Sud America. No, è tutto
inventato, costruito, manipolato, in un percorso di follia al quale è difficile
ma necessario avvicinarsi per capire. L'idea è la seguente: se il governo che
ha vinto abbondantemente le elezioni non riesce a cadere con le spallate e i
girotondi di Antonio Di Pietro e di certi magistrati, se non riesce ad essere
isolato nel Paese grazie ad accuse inverosimili di razzismo, se non viene
sconfitto in Parlamento col lavoro di un'opposizione incalzante, fatta di idee
e programmi forti che coinvolgono e convincono anche una parte della
maggioranza, se così non è, allora seminiamo immondizia, facciamola girare, poi
ricorriamo a Veronica, e speriamo in bene. Sentite la Ravera, la famosa
femminista storica che descrive come un guardone cose e donne solo per sentito
dire: "Se questo luogo, che dovrebbe essere sacro, è inquinato da
personaggi di dubbia moralità che si scambiano femmine e favori, se due
ministri (femmina) si consultano sulla lotta all'impotenza coeundi di un loro
caro ed influentissimo amico, invece di pensare all'istruzione degli adulti di
domani o alle politiche da mettere in atto per combattere ogni atteggiamento
discriminatorio nei confronti della forza lavoro femminile (compreso il
celebre: dammela, se no la carriera te la scordi), questo è un fatto grave.
Gravissimo. Su cui, forse, prendendo esempio da Veronica, bisogna tacere, ma
certamente, come forse deciderà di fare anche lei, prendere provvedimenti".
E Cresto-Dina, che sa, ah se sa, e non certo da chiacchiere di cameriere, come
stanno veramente le cose tra Arcore e Macherio: "Almeno per ora, la signora Berlusconi non parla. Spiega di non volere entrare in questo
"ciarpame", ma ha le idee chiare. Una sopra tutte, come ha confidato
a chi le sta vicino: l'inchiesta di Napoli nei confronti del premier e di
Agostino Saccà, le
intercettazioni telefoniche ordinate dai pm partenopei, sollevano un problema
di morale pubblica". La saga della bella donna non più nel fiore
degli anni, ricca eppure sola e offesa, la descrive meglio di una soap.
Ricordate quando il leader del Pd propose alla signora Berlusconi
una collaborazione? Era un gesto ridicolo, eppure disperato. Tendenza Veronica
o no, credo di aver già visto, all'inizio degli anni '90, metodi sporchi
utilizzati in luogo delle regole della politica. Finì male perché buttarono il
bambino con l'acqua sporca, non dovrebbe riuscire oggi perché gli italiani
hanno compreso molte cose. Tuttavia, la sola presenza di Antonio Di Pietro,
così disinvoltamente passato da un ruolo all'altro, mi inquieta. © SOCIETà
EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano.
( da "Repubblica, La" del 09-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà
Da
Napoli a Roma gli atti su Saccà NAPOLI -
Trasmesso a Roma anche il fascicolo su Agostino Saccà. Come già
lunedì per Berlusconi, il gup di Napoli si è dichiarato
territorialmente incompetente a decidere sulla richiesta di rinvio a giudizio
per il dirigente Rai.
( da "Unita, L'" del 09-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà
Stai consultando
l'edizione del Per fortuna c'è la cronaca Maria Novella Oppo NELLA
"PRATICA BERLUSCONI" c'è più di quanto chiunque possa immaginare. C'è
perfino una signora dalla fugace apparizione in Rai, che si chiama Sanjust.
Quasi omonima del rivoluzionario francese che fu interpretato da Warner
Bentivegna nella bellissima serie I giacobini. Oggi, sotto la supervisione
dell'utile Saccà, sarebbe
giudicata azzardata anche una fiction sul conte di Cavour, ma ai tempi della
Rai coi mutandoni c'era sicuramente qualche criptocomunista capace perfino di
raccontare la Storia. A proposito: i criptocomunisti non devono mancare neanche
nello staff del presidente Bush, visto che hanno messo in circolazione una
biografia di Berlusconi che
dice qualche verità su questo "leader controverso di un Paese
corrotto" (da lui - aggiungiamo noi). L'amico George si è scusato per non
aver saputo impedire che qualche notizia accertata trapelasse nei documenti
ufficiali. Mai smettere di sperare. Forse, come dice Michele Serra, la satira
non cambierà il mondo, ma non bisogna perdere fiducia nella cronaca. FRONTE DEL
VIDEO.
( da "Unita, L'" del 09-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà
Stai
consultando l'edizione del Rai, le telefonate marciano su Roma Dopo quella Berlusconi, anche
l'inchiesta su Saccà trasmigra da Napoli / Napoli UN
"BELL"'UNO-DUE Dopo quello accordato a Berlusconi lunedì, arriva
il trasferimento degli atti giudiziari a Roma da Napoli anche per Agostino Saccà, ex direttore
di Rai Fiction.
Lo ha deci- so il gup di Napoli, Lia Paola Laviano, dopo aver dichiarato
l'incompetenza territoriale dei magistrati del capoluogo partenopeo nel
giudicare il manager di viale Mazzini. Una volta trasmessi gli atti, il gup
della capitale dovrà fissare l'udienza preliminare per valutare la richiesta di
rinvio a giudizio nei confronti di Saccà. La decisione
del gup arriva dopo la medesima decisione del gip Luigi Giordano che aveva
accolto le richieste dei legali del premier. Gli avvocati del presidente del
Consiglio avevano dichiarato, infatti, l'incompetenza territoriale dei
magistrati partenopei. Fondamentale secondo il gip Giordano per radicare la
competenza nella capitale è la telefonata intercorsa tra Berlusconi
a Saccà il 6 luglio 2008, giorno in cui il dirigente Rai
"si trovava a Roma". Una conversazione durante la quale si
perfezionerebbe, secondo il pm, il presunto accordo corruttivo, con la promessa
da parte di Berlusconi di un interessamento per
l'attività imprenditoriale privata di Saccà in cambio
dell'impegno del dirigente Rai a far inserire le attrici segnalate dal premier
nei cast delle fiction Rai. A Saccà invece sono
contestati due capi di imputazione. Nel primo è accusato di corruzione in
concorso con Stefania Tucci, commercialista napoletana titolare della società
di comunicazione E.I.Tecnology e Giuseppe Proietti, indicato come consulente ed
intermediario per la vendita di prodotti Bavaria. La seconda imputazione si
riferisce alla vicenda delle segnalazioni fatte da Berlusconi
di cinque attrici da inserire nei cast delle fiction in cambio, secondo
l'accusa, della promessa di sostegno alla attività privata nel settore della
produzione televisiva che Saccà intendeva
intraprendere. Per entrambi i casi, il pm Piscitelli aveva rivendicato la
competenza territoriale dell'autorità giudiziaria di Napoli.
( da "Unita, L'" del 09-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà
Stai consultando
l'edizione del Promozioni, vallette e 007 quel pasticciaccio Silvio-Sanjust di
Roberto Cotroneo / Segue dalla prima La racconta ieri Giovanni Valentini su
Repubblica, esaminando le carte che sono all'esame del Tribunale dei ministri,
al quale è arrivata questa vicenda, e che deve decidere se archiviare oppure
no. Sperando che il verbo archiviare non coincida con il verbo insabbiare.
Secondo le carte, la storia comincia il 29 settembre del 2003. Silvio Berlusconi è il presidente del Consiglio. Quel giorno tra
l'altro è anche il suo compleanno, compie 67 anni. Decide di andare in
televisione, in Rai, a reti unificate per illustrare al popolo italiano la sua
riforma delle pensioni. Niente di particolare, ma ad annunciare l'intervento
del presidente Berlusconi c'è una giovane ragazza che
di nome fa Virginia Sanjust di Teulada. Lei ha 26 anni ed è molto graziosa. Berlusconi tornato a Palazzo Chigi si informa sulla ragazza
e per ringraziarla chiede a una sua collaboratrice di avere il suo indirizzo
per mandarle un mazzo di fiori. Nel pomeriggio, in piazza Campo dei Fiori,
arriva un mazzo di fiori con bigliettino del presidente del Consiglio. In quel
momento nella casa ci sono tre persone. Federico Armati, ex marito della ragazza
e agente del Sisde alle dipendenze della presidenza del Consiglio, e altri due
amici. Armati, che è stato sposato con Virginia per poco più di un anno, e che
ha avuto un figlio con lei, la invita a chiamare subito palazzo Chigi per
ringraziare a sua volta il presidente. La ragazza chiama, risponde una
segretaria, lascia un nome e un numero di telefono, e tempo cinque minuti le
arriva una telefonata, direttamente sul suo cellulare da Silvio Berlusconi che la invita a pranzo a palazzo Chigi per il giorno
dopo. Bene. Al pranzo con Virginia, che tra l'altro è la nipote dell'attore
Franco Interlenghi e di Antonella Lualdi, ci sono Gianni Letta e Giulio
Tremonti. E alla fine del pranzo Berlusconi invita la
ragazza a seguirlo nel suo studio privato. Qui le regala un bracciale di
diamanti e le chiede di cosa ha bisogno. Lei risponde sicura: una promozione
per l'ex marito che è un agente dei servizi. Berlusconi
prende appunti. Da questo momento nasce una relazione di amicizia tra Berlusconi e la giovane ragazza, al punto che Berlusconi pensa di utilizzarla come volto di Forza Italia,
probabilmente perché ha un viso giovane e fresco, particolarmente adatto
all'immagine degli azzurri. Nel frattempo si occupa dell'ex marito e della
carriera di Virginia in Rai. Per lui è pronta una promozione, datata 11
novembre, dunque meno di un mese e mezzo da quell'incontro, che viene
comunicata da Berlusconi in persona alla ragazza con
una telefonata, prima ancora che l'interessato ne venisse informato. Per lei un
programma che si chiama Oltremoda, dove Virginia Sanjust subentra a Fernanda
Lessa. Secondo l'avvocato Niccolò Ghedini Berlusconi
non si sarebbe mai interessato della carriera di Federico Armati nei servizi.
Il problema però è un altro. E qui viene il punto delicato. Tutta questa
vicenda arriva al Tribunale dei ministri perché c'è una denuncia per abuso
d'ufficio e maltrattamenti presentata da Federico Armati contro Berlusconi, che a sentire lui, lo avrebbe mobbizzato. Berlusconi viene iscritto nel registro degli indagati. La
procura di Roma chiede l'archiviazione, ma nel frattempo Armati deposita una
memoria completa su come, a suo avviso, si sono svolti i fatti. E cosa è
successo dopo la promozione di Armati, comunicata da Berlusconi
in persona. È accaduto che secondo Armati, è nata una intensa relazione tra Berlusconi e la Sanjust. Una relazione fatta di inviti in
Sardegna, telefonate anche notturne, gioielli e molto denaro. Ma a un certo
punto Armati ha una violenta lite con la ex moglie e, secondo quanto dice lui,
lei lo minaccia di danneggiarlo professionalmente. Così quella promozione deve
essere cancellata. Detto, e fatto. Secondo quanto dicono le carte, Armati viene
spedito al ministero della Giustizia e destinato alla cancelleria presso la
Corte di Cassazione: e il suo stipendio si riduce da 4.481 euro a 1.700
mensili. Federico Armati è pronto a scrivere una memoria, con una serie di
rivelazioni proprio alla vigilia delle elezioni del 2006, ma qualcuno provvede,
e lui viene trasferito al Cesis, che è il comitato che coordina i servizi, con
lo stipendio che passa da 1700 euro a 5.500 euro. La memoria di Armati non
viene mai consegnata, ovviamente. Ora, questo è il materiale che è arrivato al
Tribunale dei ministri. Abbiamo un presidente del Consiglio che potrebbe aver
subito un procedimento ricattatorio ed estorsivo, ma di fronte a questo la
procura di Roma ha ritenuto di archiviare il caso, nonostante esista una
notizia criminis. Abbiamo anche un'annunciatrice che
avrebbe potuto far carriera per le raccomandazioni di un Berlusconi che in questo caso era il
presidente del Consiglio dei ministri, e non il capo dell'opposizione, come
invece nella vicenda delle telefonate di Saccà. Abbiamo in gioco gli apparati dello Stato, e in particolare i più
delicati, ovvero i servizi segreti. Federico Armati, ha consegnato la
memoria integrale su cui dovrà pronunciarsi il tribunale dei ministri solo da
poco tempo. L'avvocato del premier dice che tutto sarà archiviato, e che la
faccenda non lo preoccupa. Ma intanto se tutto dovesse mai essere confermato,
non si potrà che arrivare alle dimissioni di Berlusconi.
Qui non si tratta di battute goliardiche al telefono, o altro ancora. Tra
l'altro Virginia Sanjust di Teulada, a un certo punto si dimette da annunciatrice
Rai, rinuncia al programma Oltremoda, e si ritira a una condotta di vita
riservatissima. Nel senso che oggi non è possibile parlarle e contattarla, non
ha più fatto apparizioni pubbliche e la sua carriera sembra svanita nel nulla.
Se verrà dimostrato che tutta questa storia è falsa sarà nient'altro che una
brutta vicenda molto torbida. Se invece gli elementi risulteranno veri, allora
la storia diventerebbe drammatica per il premier, nonostante i suoi fiori, i
suoi gioielli, le sue telefonate galanti, le promozioni facili, i servizi
segreti, e le memorie scritte che spariscono prima delle elezioni e dopo nuove
promozioni, i tentativi di estorsione e i ricatti. www.robertocotroneo.net.
( da "Unita, L'" del 09-07-2008)
Argomenti: RAI MEDIASET
Stai consultando
l'edizione del Giornali di partito il premier taglia i fondi L'aveva promesso e
nella manovra Tremonti ecco la scure sui contributi diretti statali. Mantenute
le agevolazioni per i grandi gruppi di Roberto Rossi / Roma EDITORIA
"Quello che faremo semplicemente sarà togliere il finanziamento
pubblico...". Sorridente, affabile, rinvigorito, il 16 aprile scorso, il
giorno dopo le elezioni, Silvio Berlusconi aveva sparato così contro l'Unità.
Tra intercettazioni e "lodi" quel giorno rivisto oggi, sembra una
cartolina ingiallita e quella frase una battuta dettata dall'euforia di una
vittoria netta. Purtroppo non è così. Quelle parole hanno avuto un seguito.
Nero su bianco. Riportate in un decreto, quello del 25 giugno 2008 n. 112 (la
manovra di Tremonti), approvato in appena nove minuti ma scritto in ben nove
giorni. Le si possono leggere nell'articolo 44, "Semplificazione e
riordino delle procedure di erogazione ai contributi dell'editoria".
Naturalmente cambia la forma, la cosa è un po' più tecnica e sottile, ma non la
finalità: l'abolizione dei contributi all'editoria cooperativa, non profit, di
partito. Andiamo con ordine. In base alla legge 67 del
( da "Corriere della Sera" del 09-07-2008)
Argomenti: RAI MEDIASET
Corriere della Sera -
NAZIONALE - sezione: Focus Vuota - data: 2008-07-09 num: - pag: 10 categoria:
REDAZIONALE Internet Oggi la pubblicità globale online vale 65 miliardi di
dollari. Entro cinque anni potrebbe superare la tivù Tendenze Tra inserzionista
e cliente nasce un nuovo tipo di comunicazione "a due vie". Che
cambia i comportamenti La rivoluzione della pubblicità L'epicentro: nuove
tecnologie digitali e consumatori della seconda generazione L a pubblicità
tradizionale, martellante e a colpi di spot, si sta dimostrando sempre meno
efficace. è vero, c'è la crisi economica che svuota i salvadanai delle
famiglie. Ma non è solo questo. Il pubblico, aiutato dalla tecnologia digitale,
sviluppa anticorpi che gli consentono di ridurre la sua esposizione al
bombardamento. Con il sistema Tivo, per esempio, gli spettatori americani
possono impostare la registrazione dei programmi saltando preventivamente gli
spot. E da noi? Un Tivo vero e proprio in Italia non esiste, ma gli abbonati
alla televisione via Internet di Fastweb, per esempio, sono in grado di
ottenere un risultato simile pigiando il tasto "avanti veloce" dopo
aver registrato il programma; ed evitare in questo modo la pubblicità. In poche
parole, come dice qualcuno, c'è un consumatore che non vuole più farsi consumare.
Tutto ciò naturalmente non rende felicissimi i venditori di prodotti, cioè gli
inserzionisti, che avvertono il rischio di spendere molto per ottenere poco; e preoccupa le televisioni tradizionali come Mediaset e Rai, che temono effetti negativi sui propri conti. Per contro la
tecnologia digitale via tivù, computer e telefonino offre a quegli stessi
inserzionisti l'opportunità di investire in una pubblicità più gradita,
interattiva e tagliata a misura dei gusti del singolo. In una parola,
più efficace e più misurabile nei risultati. è in queste due facce della
medaglia mediatica che si riassume quella che una ricerca dell'Ibm ha chiamato
"La fine della pubblicità tradizionale". I dati parlano chiaro. Nel
2007, secondo Itmedia Consulting di Augusto Preta, considerando Europa
occidentale e Stati Uniti, la pubblicità su Internet valeva già 22 miliardi di
dollari su un totale di 320 miliardi di dollari spesi in pubblicità. Ma nel
2010 la quota Internet dovrebbe salire a 40 miliardi di dollari su un totale di
circa 370. Altre previsioni sono anche più ardite. Idc stima in 65 miliardi di
dollari la pubblicità globale su Internet nel 2008. E calcola che salirà a 106
miliardi nel 2011. Infine, metà dei top manager interpellati in una ricerca di
Accenture ritiene addirittura che Internet diventerà il primo canale
pubblicitario nei prossimi cinque anni. Le previsioni certo valgono quello che
valgono, soprattutto in un settore che ne ha sbagliate tante. Alla fine degli
anni '80, per esempio, molti guru prevedevano che nel 2000 la pubblicità dei
prodotti alimentari avrebbe comunicato in modo trasparente che un prodotto
industriale può essere un ottimo prodotto. Invece, vent'anni dopo, abbiamo
ancora i mulini bianchi a raccontarci un mondo antico che non c'è più. Ma il
cambiamento c'è sul serio. è un vero terremoto, che modifica le regole del
gioco e tocca interessi e abitudini dei cittadini-consumatori. Vediamolo. Nel
vecchio mercato della comunicazione c'erano vari protagonisti con ruoli ben
distinti: gli inserzionisti, le agenzie di pubblicità, i centri media (le
strutture specializzate in pianificazione e acquisto di spazi), le tivù, i
giornali. Infine lui, cioè noi, il pubblico. La novità più clamorosa di questi
anni non è arrivata dai pubblicitari né dai televisivi, ma da Internet. è stata
Google guidata da Eric Schmidt, che, offrendo agli inserzionisti la possibilità
di fare pubblicità mirata sul singolo cliente-internauta, ha gettato le basi
per un cambiamento epocale. Con la Microsoft di Steve Ballmer, implacabile,
all'inseguimento. Nei soli mesi di aprile e maggio 2007 - dice Accenture - sono
state concluse acquisizioni di aziende di pubblicità online per 12 miliardi di
dollari. I giganti del web insomma stanno diventando i nuovi protagonisti del
business. Da ciò discende una catena di conseguenze. La prima è che nel
mega-laboratorio della pubblicità online i ruoli tendono a "contaminarsi
". In certi casi per esempio l'inserzionista e il gestore del sito
Internet collaborano alla ricerca della soluzione tecnica migliore, tagliando
fuori l'agenzia. In altri casi i creativi sono gli stessi consumatori, che
danno il proprio contributo di idee alla campagna pubblicitaria o, come nel
caso clamoroso della Fiat 500, allo stesso design dell'automobile. Ma non è
finita. Il massimo della contaminazione è quando i concorrenti si mettono a
collaborare: diventano "frenemies ", come dicono gli americani
fondendo le parole "friends" (amici) e "enemies " (nemici).
Così Google con una mano vende servizi ai big della pubblicità e con l'altra fa
loro concorrenza, fino al punto di creare una propria divisione creativa.
Seconda conseguenza. Per arrivare al portafoglio del
consumatore-che-non-vuole-più-farsi-consumare se ne inventano di tutti i
colori. Gli esempi migliori arrivano dagli Stati Uniti, il mega-laboratorio più
avanzato. Alcuni sono servizi televisivi molto graditi al pubblico. Il
digitale, per esempio, dà la possibilità di ottenere informazioni sulla colonna
sonora del film che si sta guardando e di comprare il cd. Lo spettatore acquista
nel momento in cui prova l'emozione della musica, non dopo. Altre invece sono
offerte di marketing rivolte a chi usa il cellulare. Per esempio il sistema
"se mi guardi ti faccio lo sconto ". L'operatore Virgin Mobile regala
all' abbonato un minuto di tempo di conversazione per ogni minuto trascorso a
interagire con i messaggi pubblicitari. Il metodo prende piede anche in Europa.
Bisogna tener conto, tuttavia, che in questa fase su Internet si sperimenta di
tutto. Il motivo è semplice: i prezzi, ancora bassi, consentono
all'immaginazione di andare momentaneamente al potere. Ma i mezzi persuasivi
fondamentali restano e resteranno ancora quelli classici, soprattutto la tivù e
la stampa (quest'ultima resta lo strumento informativo più credibile), magari
un po' diverse da come ci siamo abituati a conoscerle. Quale piatto uscirà da
questo pentolone è difficile dire. Il consumatore dovrebbe riuscire a ottenere
più informazioni sulle cose che davvero gli interessano e a verificarne
l'attendibilità confrontandole con le esperienze degli altri consumatori.
L'azienda inserzionista, da parte sua, dovrebbe poter raggiungere il suo
pubblico con maggior precisione. Quel che è certo è che tra azienda e
consumatore sta nascendo un nuovo tipo di comunicazione a due vie. Che in
termini economici rappresenta una torta gigantesca. I vecchi e i nuovi
protagonisti del grande gioco mediatico stanno lottando per accaparrarsene la
fetta più grande. Edoardo Segantini esegantini@corriere.it.
( da "Giornale.it, Il" del 09-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà
N. 162 del
2008-07-09 pagina 6 "La competenza spetta a Roma" Trasferiti anche gli atti su Saccà di Redazione E due. Dopo quelli del premier Silvio Berlusconi, anche gli atti riguardanti
Agostino Saccà traslocano a
Roma. Lo ha deciso ieri il gup di Napoli, Lia Paola Laviano, che ha dato
ragione alla difesa del manager Rai a proposito del radicamento territoriale
nella Capitale del reato ipotizzato, corruzione da parte del presidente
del Consiglio per inserire alcune attrici nei cast di fiction. Per il prossimo
18 luglio, di fronte allo stesso gup Laviano, è fissata l'udienza preliminare a
carico del Cavaliere. Ma vista la decisione di ieri sembra scontato il rinvio a
Roma. Soddisfatto il legale di Saccà, Marcello
Melandri: "Siamo sul due a zero - sottolinea - alla prossima occasione
speriamo di andare sul tre a zero". © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA -
Via G. Negri 4 - 20123 Milano.
( da "Unita, L'" del 10-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà
Stai consultando l'edizione
del La bella piazza e le voci stonate Lidia Ravera Segue dalla Prima E Antonio
di Pietro aveva portato le sue bandiere, il che, per uno che
"aderisce" è un po' troppo. E Sabina Guzzanti era stranamente
stridula e sboccata, mentre in genere è saggia e divertente. C'era Beppe Grillo
che, come era prevedibile, ha mandato tutti affanculo, che è un messaggio
totalmente inutile oltrechè dannoso. Però c'era anche molto altro. C'erano
migliaia di persone, senza "logo" né bandiera. Immobili, in piedi,
parossisticamente attente, per tre ore e mezza. C'era Rita Borsellino, in
collegamento e c'era Pancho Pardi, c'era Ascanio Celestini e c'era Moni Ovadia
e c'era Paolo Flores D'Arcais che, con il semplice elenco di tutti i reati che
resterebbero impuniti se il trucco blocca-processi dovesse essere messo in
opera, ha fatto correre a tutti i presenti in piazza, me inclusa, un brivido
nella schiena. Era la stessa manifestazione di cui parlano i giornali, o era
un'altra? Mi sono persa e sono finita in una piazza Navona duplicata
appositamente per confondere l'opposizione, magari dal nuovo sindaco Alemanno?
Oppure abbiamo vissuto la stessa piazza da due punti di vista un po' diversi.
Io vi racconto il mio, visto che tutti gli altri, da pulpiti ben più potenti,
vi racconteranno, l'altro. Io ero sotto il palco, e ascoltavo la descrizione
del nuovo round di un lungo "incontro" dal titolo: Silvio Berlusconi contro le regole democratiche. Tutti gli
interventi vertevano, ciascuno con il suo timbro, su questo tema. Erano discorsi
nuovi ed erano discorsi vecchi. Mi tornava in mente la manifestazione
organizzata da Nando dalla Chiesa nel 2003, stessa piazza stesso mare di folla,
sotto lo striscione: "La legge è uguale per tutti". Anche allora
c'erano migliaia di persone, sul palco c'erano anche Fassino, D'Alema e
Rutelli. Poi, a un certo punto, Nanni Moretti saltò su dalla platea e disse:
"Con questi qui non vinceremo mai". E la piazza esplose in un
applauso addolorato quanto liberatorio. È successo anche ieri. Applausi e
fischi hanno sottolineato ogni affondo contro l'opposizione di governo. Era
inevitabile. Cioè: si sarebbe potuto evitare soltanto appoggiando la
manifestazione, sfottendo meno, partecipando anche senza partecipare, perché
gli obbiettivi erano (sono) comuni. Perchè, vedete, nessuno si diverte a
urlare, se si parlasse tutti insieme con voce chiara e forte, non ci sarebbe
alcun bisogno di sgolarsi. E l'efficacia sarebbe maggiore. È così difficile da
capire? Ma certo... io sono stata ad una manifestazione diversa, non ero alla
"manifestazione di Di Pietro". E tanto meno a quella di Beppe Grillo.
Ero ad una manifestazione auto-organizzata, promossa da una rivista cui
collaboro volentieri, Micromega, e da due uomini che stimo: Pancho Pardi e
Furio Colombo, due politici recenti, espressione della società civile, un ex
professore universitario e un ex direttore di giornale (questo). Peccato
essersi persa quell'altra, manifestazione, pare che si
siano divertiti un sacco, fra un insulto e un fescennino... E, a proposito di divertimento,
se vi volete consolare, procedete nella pagine de la Repubblica fino a
"Hippy-chic: lusso e privilegi anni '70", ove si legge: "la
crisi non sfiora neppure da lontano l'universo miliardario dei
ricchissimi". Ad avvisarci è "una delle 50 donne più potenti
del pianeta". Angela Merkel? Hillary Clinton? No, Frida Giannini,
direttore creativo di Gucci. "Mai come in questa stagione - sorride - si è
visto tanto lusso, chi ha grandi possibilià economiche entra nei nostri 200
negozi e compra proprio quello che costa di più" . Cioè: caftani
fluttuanti, fantasia di conchiglie ricamate, capricciosi disegni rococò. Come
la "ricca e privilegiata dama hippy-chic anni '70". Ma dov'era, la
dama hippy chic, negli anni Settanta? Io non l'ho vista. Forse, anche all'epoca,
avevo sbagliato piazza. www.lidiaravera.it Fra le righe.
( da "Unita, L'" del 10-07-2008)
Argomenti: RAI MEDIASET
Stai consultando
l'edizione del di Adele Cambria C'È SEMPRE una prima volta, anche per un
Sindaco; non sono stata testimone della sua prima "sfilata di moda" -
il neosindaco Gianni Alemanno in veste ovviamente di spettatore - alla festa
Gucci dell'altra sera a Villa Aurelia, in quanto, devo ammetterlo, non sono
stata invitata. Ma mi sono rifatta ieri mattina; dopo un'attesa di un'ora e
trenta, insieme alle altre colleghe della stampa, siamo state introdotte
nell'Aula Giulio Cesare, soggiorno peraltro provvisorio: la destinazione finale
del nostro percorso era la ben nota Aula delle Bandiere, dove il sindaco era a
colloquio con lo staff di Alta Roma Alta Moda e con gli stilisti invitati in
Campidoglio. Perché il nuovo galateo capitolino, ce ne siamo rese conto, evita
le ammucchiate: organizzatori e stilisti prima (ma che si saranno detti?),
giornalisti dopo. Ma come sempre succede a Roma, l'ammucchiata c'è stata lo stesso:
attorno al famoso grandissimo tavolo ovale delle conferenze-stampa nessuno
della precedente infornata ha lasciato, e per fortuna, la postazione... Come
cronisti che seguono da anni la moda romana, di parole pronunciate da
personaggi al disopra di ogni sospetto ne abbiamo sentite tante. L'impressione
è che Gianni Alemanno, sostenuto dall'Assessore alla Cultura Umberto Croppi,
abbia scelto per ora di tenere, sull'argomento, un profilo non-roboante. A
volte è apparso persino candido, quando ha svelato, senza infingimenti, che sentirà i vertici della Rai e di Mediaset chiedendo maggiore visibilità per la "creatività"
romana. Ma la Milani, giornalista da anni impegnata nelle cronache del settore,
gli ha fatto notare che i servizi di moda su Roma non vengono graditi in Rai: "Preferiscono Parigi, New York
e Milano, ed anche Firenze, perché la moda qui non dà sufficienti garanzie di
qualità e competenza". (La seconda parte dell'affermazione si
potrebbe discutere). Per il resto, il sindaco, sulle due direttrici prescelte -
consolidare le radici del fenomeno romano, facendo sì che la città torni ad
essere la stella del pianeta/moda com'era negli anni Cinquanta/Sessanta, e
creare eventi di risonanza internazionale - è sembrato voler ripercorrere
proprio quegli itinerari, dai quali, e non solo per la moda, immediatamente
dopo la sua elezione voleva discostarsi. Ed ecco che propone "un evento
inserito nella Festa del Cinema": e Stefano Dominella, nell'ottobre 2006
co-organizzatore con Goffredo Bettini, per la Festa del Cinema, di una
divertente serata di "controfigure" dei divi di Hollywood e della
Cinecittà dei tempi d'oro, firmata dal regista Piero Maccarinelli , evita di
ricordargli che ci si era già pensato. Ma quando il discorso si sposta
sull'Università della Moda, che Alemanno vagheggia per la città di Roma -
"Esiste già un corso triennale di moda a La Sapienza" gli si
obietta... - Dominella avverte: "Più che continuare a sfornare
stilisti,che poi finiscono nei call center, è vitale creare le nuove leve di
sarte e sarti, tagliatori, premiéres, ricamatrici... ". Chiedo al nuovo
sindaco che cosa ne sarà dello spazio di via San Teodoro che la precedente
amministrazione capitolina aveva offerto a Valentino per il suo Museo della
Moda. Alemanno risponde che è in corso una trattativa sia con Valentino sia con
Fendi, ma il tema delle collezioni di abiti storici di famosi sarti, che a Roma
non trovano ospitalità - Capucci è andato a Firenze, Sarli aspetta proposte...
- è ripreso da più parti. Interviene Umberto Croppi annunciando che il
Campidoglio sta procedendo ad una schedatura di tutti i luoghi
"bellissimi" di Roma che potrebbero essere utilizzati... (E accenna
al progetto di Expo del made in Italy di cui mi aveva parlato nei giorni
scorsi). Per finire, Nicoletta Fiorucci, presidente di Alta Roma, sottolinea
come non esista alcuna rivalità tra Milano e Roma nel settore della moda.
Peccato che arrivando, con indebito ritardo, all'appuntamento con l'unica
stilista puntuale delle manifestazioni romane - e cioè la milanese Raffaella
Curiel - lei non manca di farcelo rimarcare, percorrendo da sola e con falcata
di tigre la passerella: "Com'è che l'udienza in Campidoglio la sconta
l'unica milanese, nonostante tutto (nonostante lo sfogo di ieri: "Non
sfilerò più qui. Questa location è da sauna. Questa gente non sa neppure
organizzare un calendario internazionale per noi") fedele alle
manifestazioni romane?". Applausi ed inni merita questa donna che resiste
sulle barricate di un galateo estetico dimenticato. I suoi "taierini"
dal taglio sofisticato, i suoi tessuti meravigliosamente "antichi" -
il loden scozzese e i velluti nei colori dei boschi d'autunno, i tweed
grigioverdi e bluette accostati - la consapevolezza infine - scomparsa ovunque
- che una collezione autunno/inverno non può essere identica a quella
primavera/estate, la rendono quasi un'apostola, vox clamans in deserto... Ma
ascoltiamola, invece, quando si dichiara "costantemente allibita vedendo
bambine vestite da veline e nonne vestite da bambine": e propone "un
vestire classico, prezioso in questo ormai esiguo angolo del lusso che è
rimasto all'Alta Moda". E citando Dana Thomas, fa suo il titolo del libro
appena pubblicato dalla scrittrice americana: "Il lusso non è
lustro".
( da "Repubblica, La" del 10-07-2008)
Argomenti: RAI MEDIASET
Pagina XIX - Roma Riunione
a porte chiuse in Campidoglio. Il sindaco annuncia i suoi progetti ma con gli
stilisti è polemica "Un museo per Valentino e una facoltà della moda"
Ha voluto a fianco la moglie, il sindaco Alemanno, per l'incontro istituzionale
con gli stilisti in Campidoglio. Una riunione a porte chiuse per fare il punto
su una manifestazione e un settore che a Roma navigano a vista da anni. Tant'è
che il primo cittadino, supportato dall'assessore alla Cultura Umberto Croppi,
s'è trovato a sbrogliare una matassa di lamentele e rivendicazioni che proprio
non s'aspettava. Costretto a garantire personalmente ("Parlerò con Rai e Mediaset")
per promuovere un evento tv dedicato all'alta moda da trasmettere in prima
serata. E per collegare l'haute couture alla Festa del Cinema. La grana più
grossa riguarda il Museo Valentino che Veltroni aveva allocato nell'ex deposito
di via di San Teodoro, sul quale però - precisa il sindaco - c'è pure la
richiesta di Anna Fendi: "Cercheremo di accontentare entrambi, ma è
chiaro che Valentino deve avere un suo spazio espositivo permanente".
Privilegio che ha subito suscitato le ire di Alberto Terranova, braccio destro
di Fausto Sarli: "Anche noi ne abbiamo diritto, sono anni che vogliamo
donare alla città il nostro archivio storico, ma non ci ha mai risposto
nessuno". Non è andata meglio con la proposta di "creare una facoltà
della moda". Stavolta è il patron di Gattinoni, Stefano Dominella, a
protestare: "Bisogna piuttosto aprire una scuola di alto
artigianato", dice, "stiamo perdendo la manualità, i nostri
laboratori si svuotano di première e ricamatrici. Formiamo loro invece di
sfornare ogni anno centinaia di stilisti che poi finiscono nei call
center".
( da "Giornale.it, Il" del 10-07-2008)
Argomenti: RAI MEDIASET
N. 163 del
2008-07-10 pagina 12 Inviati in Giappone per il G-8 La Rai batte Mediaset 40-2 di Redazione Non si sa chi sia l'"uomo ragno" di
turno, certo è lo sgarbo all'industria di caffè... che ora va per vie legali.
L'uno di fronte all'altro l'ex governatore del Friuli Riccardo Illy (nella
foto) e An. Dicevamo dello sgarro all'industria di caffè: in piena corsa per le
ultime politiche, Sergio Dressi, segretario di An apre il sito
"Illyflop", blog dalle finalità puramente elettorali. Il fatto è però
che nello stesso periodo in cui il sito resta aperto, l'azienda Illy, di
proprietà della famiglia dell'ex governatore, che aveva già lamentato
l'irregolarità per l'uso di un marchio depositato, vede una contrazione degli
affari con un calo di vendite stimato in 180 tonnellate di caffè. Si vedranno
in tribunale. "Erano solo critiche politiche, l'azienda non è mai stata
citata. La verità è che Illy non sa perdere con stile" risponde Dressi.
Resta il caffè amaro di An: rischia di costare 450mila euro... © SOCIETà
EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano.
( da "Corriere della Sera" del 10-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà
Corriere della Sera
- NAZIONALE - sezione: Prima Pagina - data: 2008-07-10 num: - pag: 1 autore: di
VITTORIO GREVI categoria: BREVI IL MALE MINORE D i fronte alle critiche di
irragionevolezza che da ogni parte sono piovute sul ben noto emendamento
Berselli- Vizzini, inserito a forza dal Senato in sede di conversione del
decreto legge sulla "sicurezza pubblica " (allo scopo di sospendere per
un anno tutti i processi relativi a reati commessi fino al 30 giugno 2002, per
i quali non fosse stabilita una corsia di "precedenza assoluta" nella
trattazione), gli schieramenti di maggioranza hanno scelto di accelerare la
approvazione del "lodo Alfano", diretto ad assicurare uno scudo
immunitario ai "presidenti " titolari delle quattro più alte cariche
dello Stato, mediante la sospensione temporanea dei processi che li vedano
imputati per reati comuni, fino alla cessazione della carica ricoperta. Una scelta
certo discutibile nella forma (per via dell'obiettiva forzatura rispetto
all'ordinaria tempistica parlamentare), ma significativa nella sostanza, perché
sembra riflettere un salutare ripensamento critico circa la compatibilità con
il nostro sistema del suddetto emendamento, tanto impresentabile sul terreno
costituzionale, quanto foriero di ulteriori e più gravi disfunzioni per la
macchina della giustizia. E, all'origine di tale ripensamento, non è azzardato
pensare vi siano state anche le preoccupazioni più volte espresse dal
presidente Napolitano, nel suo difficile compito (oggi più che mai difficile,
al cospetto di certe sconsiderate derive populiste) di garante degli equilibri
istituzionali. Se siamo dinnanzi, come sembra, ad un mutamento di strategia
politico legislativa, nel senso di anticipare l'approvazione del menzionato
"lodo" rispetto all'emendamento "blocca processi", e ciò in
vista del definitivo accantonamento di quest'ultimo, si tratta di una svolta
importante, e per certi aspetti apprezzabile, sia pure secondo la logica (un
po' deprimente) del "male minore". è vero, infatti, che nessuno
"scambio " in termini di fungibilità è ammissibile tra l'uno e
l'altro dei due progettati interventi legislativi, data l'enorme differenza nei
rispettivi contenuti e nei conseguenti effetti (salvo restando, in concreto, un
effetto comune ad entrambi, rappresentato dalla loro incidenza sospensiva sul
processo milanese per corruzione giudiziaria nell'"affare Mills- Berlusconi"). Tuttavia è altrettanto innegabile che le
anomale ricadute sull'intero ordinamento processuale derivanti dall'infausto
emendamento Berselli-Vizzini sarebbero assai più devastanti rispetto a quelle
provocate dalla immunità processuale che si vorrebbe attribuire ai quattro
"presidenti", attraverso la sospensione dei
processi al loro carico (in pratica, nell'attuale momento storico, tali
ricadute si produrrebbero soltanto in rapporto al suddetto processo milanese,
ed esclusivamente nei confronti dell'imputato Berlusconi a parte gli sviluppi delle inchieste di origine napoletana
sull'"affare Saccà-Berlusconi"). CONTINUA A PAGINA 38.
( da "Corriere della Sera" del 10-07-2008)
Argomenti: RAI MEDIASET
Corriere della Sera
- ROMA - sezione: Cronaca di Roma - data: 2008-07-10 num: - pag: 5 categoria:
REDAZIONALE Campidoglio Faccia a faccia con il sindaco Alemanno sprona gli
stilisti: "Serve una marcia in più" Un metro da sarta, "per
ricordarmi degli impegni presi", è il simbolico cadeau che gli stilisti di
AltaRoma, ricevuti ieri mattina in Campidoglio, hanno donato al sindaco Gianni
Alemanno. Messaggio in codice o ramoscello di pace? Dopo le polemiche degli ultimi
giorni, sulle sfilate disertate dai po-litici, l'incontro ha voluto ricucire lo
strappo tra passerella e Palazzo. "Ringrazio gli stilisti ha detto
Alemanno - per il lavoro svolto, ma serve una marcia in più: Roma deve tornare
ad essere una stella di prima grandezza della moda internazionale ". Un
invito al dialogo, che Nicoletta Fiorucci, presidente di AltaRoma, ha subito
raccolto: "Mi sento pienamente rappresentata nel mio progetto: abbiamo
sentito quello che volevamo sentire". Per valorizzare la kermesse, che
all'estero ha ancora poca visibilità, il sindaco punta alla tv. "Ho già contattato i vertici Rai e Mediaset -
ha assicurato - per eventi in prima serata sul genere di "Moda sotto le
stelle"". Allo studio, anche l'ipotesi di una liaison tra moda e "settima
arte" durante la Festa del Cinema. Sul punto, Stefano Dominella,
presidente della maison Gattinoni, si è detto d'accordo e ha aggiunto:
"Gli attori avrebbero lo stesso impatto mediatico delle grandi griffe,
con abiti da sogno ispirati al cinema ". Più cauto il suo appoggio a un
altro nodo del "piano Alemanno": una facoltà universitaria, o un
corso di laurea dedicati alla moda. "La formazione - ha ricordato
Dominella deve salvaguardare la tecnica, l'artigianato, mentre le nostre scuole
continuano a sfornare centinaia di stilisti che finiscono a lavorare nei
call-center". Altra nota dolente, il museo Valentino, (con annessa scuola
di stile) da realizzare nell'ex mercato del pesce in via di San Teodoro, come
previsto da una delibera della precedente amministrazione. "Siamo alle
battute preliminari. Ce lo ha chiesto anche Anna Fendi - ha spiegato Alemanno e
stiamo studiando una soluzione che accontenti tutti". Umberto Croppi,
titolare della Cultura, candida l'ex Galleria Comunale d'Arte Moderna, in via Crispi:
"E' solo uno dei tanti spazi dimenticati: serve una ricognizione, per
recuperarli anche con il sostegno dei privati". Ciliegina sulla torta, nel
tavolo permanente AltaRoma-Campidoglio, il sindaco ha promesso d'invitare il
"quarto potere": "Valuteremo le proposte dei giornalisti, perché
bisogna auto- promuoversi a vicenda: moda e media". Maria Egizia
Fiaschetti.
( da "Repubblica, La" del 11-07-2008)
Argomenti: RAI MEDIASET
Spettacoli Dai
"Cesaroni" all'imminente "Misteri di Portopalo" è
l'industria più fiorente del piccolo schermo Il romanzo popolare che piace alle
famiglie e domina la tv SILVIA FUMAROLA ROMA Se è vero che, a parte rari casi,
il cinema italiano non racconta più la realtà, è la fiction ad averne raccolto
l'eredità. Il successo di serie come Il capo dei capi e Il coraggio di Angela
dimostra che è la strada da seguire: Pietro Valsecchi e Camilla Nesbitt con la
TaoDue, per Mediaset hanno realizzato fiction ispirate alla cronaca da Ultimo a
Nassiriya dalla Uno bianca a Borsellino. "Noi siamo partiti dal cinema
civile" spiega Valsecchi "ci ha sempre interessato indagare sulla
realtà, penso a Un eroe borghese, ma il passo importante è stato portare le
storie in tv, per le giovani generazioni. è la vera sfida, perché i
ragazzi non sapevano chi fosse Borsellino, cosa ha fatto Moro. Il segreto è la
verità del linguaggio". Per volontà del vicepresidente di Mediaset Pier Silvio Berlusconi jr e del direttore generale
Salem, la TaoDue è entrata nel gruppo, produce contenuti ed è una vera factory:
"Solo se circolano le idee" dice Valsecchi "è possibile tirare
fuori qualcosa di buono". Ne è convinto anche Claudio Fava, che ha scritto
con Starnone e Bises Il capo dei capi. "La fiction permette di legare tra
loro i fili spezzati, per provare a regalare un solo sguardo, che è poi la
storia. Con Valsecchi stiamo pensando di raccontare l'Italia da piazza Fontana
agli anni di piombo: come dei ragazzi possano, nello stesso contesto, arrivare
a fare scelte diverse". "Non c'è più lo steccato cinema/tv"
aggiunge Enzo Montelone "un regista o un sceneggiatore, come un attore del
resto, sceglie il progetto. Io girerò I misteri di Portopalo dal libro di
Giovanni Maria Bellu, che è una coproduzione di Sky e Magnolia: una fiction che
avrebbe potuto tranquillamente essere un film". Carlo Degli Esposti ha
portato in tv la saga di Montalbano, long seller e campione d'ascolti fedele ai
libri. "Montalbano è considerato un fenomeno irripetibile: da sette anni
cerco di rifare Il giardino dei Finzi Contini ma non ci riesco. Montalbano è
stato un affare colossale per la Rai: 14 film per 73
prime serate e 49 repliche, tutte vinte. Il costo medio per la Rai è molto al di sotto dell'introito pubblicitario che è
mediamente di 600, 700 mila euro a puntata". Se prima si combatteva per i
film Usa, ora i numeri da record si fanno con la fiction: "Il prodotto nazionale
è vincente nei palinsesti, offriamo 100, 110 serate inedite all'anno su RaiUno" spiega Luca Milano responsabile marketing di Raifiction "c'è una presenza maggiore del seriale, ma
con miniserie e tv movie offriamo prodotti legati alla realtà: penso alla
storia di Graziella Campagna". Giancarlo Scheri, responsabile della
fiction Mediaset osserva come "in un mondo sempre
più globale ci sia una gran voglia di storie quotidiane, legate alla vita del
proprio paese. Noi vogliamo mantenere il budget ma abbassare i costi orari: i
cosiddetti piloti ci aiutano a contenere i rischi e sperimentare". Tra
memoria, sfide culturali e produttive la fiction è un'industria in crescita -
740 milioni di fatturato - ma conta su un investimento medio nel prodotto inferiore
rispetto all'Europa. La gestione dei diritti è il nodo su cui si battono i
produttori indipendenti. In base a una ricerca dell'Istituto di economia dei
media della Fondazione Rosselli, presentata al RomaFictionFest, tra il 2002 e
il 2007 le imprese attive nella produzione audiovisiva sono state 789. Il
fatturato globale delle società ammontava, nel
( da "Corriere della Sera" del 11-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà
Corriere della Sera
- NAZIONALE - sezione: Primo Piano - data: 2008-07-11 num: - pag: 8 categoria: REDAZIONALE
Il caso Le carte dell'Espresso. I legali del Cavaliere: falsità su lui e la
presentatrice "Silvio e la Sanjust: fiori, un biglietto e una consulenza
per decreto" ROMA - Da presentatrice tv, gratificata dai complimenti e da
un mazzo di fiori di Berlusconi, a "esperta"
nell'ufficio stampa di Palazzo Chigi. Il tutto in meno di un mese. Si
prospettava una carriera lampo per Virginia Sanjust di Teulada, 26 anni, nipote
di Antonella Lualdi e Franco Interlenghi, volto promettente e avvenente della
Rai fino a pochi anni fa. Almeno a sentire l'ex marito Federico Armati, che ha
denunciato il premier al Tribunale dei ministri perché avrebbe influito
negativamente sulla sua carriera. L'Espresso pubblica la riproduzione del
decreto, datato 20 ottobre 2003, nel quale si legge che "rilevata
l'esigenza della Presidenza del Consiglio dei ministri di avvalersi della
collaborazione della sig.ra Virginia Sanjust di Teulada, in qualità di esperto,
nell'ambito dell'ufficio stampa", e "visto l'allegato curriculum",
si decreta il conferimento dell'incarico per il periodo 20 ottobre-31 dicembre
2003. Il tutto per un "compenso annuo lordo di 36 mila euro e l'Iva di
legge". Decreto che sarebbe stato poi ritirato, secondo Armati. Il premier
avrebbe anche gratificato Virginia di "un bracciale di brillanti di
Damiani". Tutto falso per l'avvocato del Cavaliere, Nicolò Ghedini:
"La signora Sanjust non ha mai lavorato a Palazzo Chigi e non ha mai
ricevuto un centesimo. Lo ha accertato la Procura ". E il decreto?
"Non l'ho visto e quindi non so se esista o meno. Se dovesse essere stato
emesso e non utilizzato, non ha nessuna validità giuridica". L'ex marito
ha raccontato ai giudici che in quei mesi del 2003, Virginia
vede spesso Berlusconi e
riceve molti regali. Per contraccambiare, lei prepara al premier collezioni di
cd musicali. I rapporti continuano almeno fino all'estate scorsa quando,
racconta Armati, trova una sacca abbandonata dalla moglie nel giardino, con due
cuccioli di cane e un estratto conto. Il quale, in data 14 giugno 2007,
mostra un bonifico di 50 mila euro. Ordinante: "Berlusconi
Silvio". Il pm Olga Capasso riferisce così il racconto di Virginia:
"A telefonare alla Sanjust era stato lo stesso Berlusconi,
preoccupato che la sua relazione e i favori che aveva fatto all'Armati
divenissero di dominio pubblico". Non risulta nulla di tutto questo
all'avvocato Ghedini: "La Sanjust non ha mai avuto frequentazioni sessuali
con Berlusconi. C'era un rapporto di conoscenza che
derivava da un'amicizia con la famiglia e la nonna, Antonella Lualdi. Per
questo le regalò i fiori dopo la presentazione in tv". Gardenie alle quali
il premier aveva accluso un biglietto galante, riprodotto dall'Espresso:
"Un debutto storico a "reti unificate": evviva e complimenti! ".
Alessandro Trocino In famiglia La presentatrice Virginia Sanjust, a destra,
insieme ai nonni Franco Interlenghi e Antonella Lualdi, la madre Antonella
Interlenghi e la zia Stella Interlenghi in Campidoglio per festeggiare i 75
anni del nonno nel 2006 Virginia Sanjust e, nel tondo, Federico Armati. Sopra,
i documenti de "L'Espresso".
( da "Corriere della Sera" del 11-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà
Corriere della Sera
- NAZIONALE - sezione: Primo Piano - data: 2008-07-11 num: - pag: 8 categoria:
REDAZIONALE Petruccioli: via Saccà o per la Rai è la
rovina Il manager: io perseguitato. Ma Del Noce e Paglia non vogliono più
lavorare con lui Romani (Pdl) si schiera con il presidente: ha svolto un ruolo
di garanzia, voglio che continui il suo lavoro ROMA - Nuovo scontro al vertice
Rai. Il presidente Claudio Petruccioli ha chiesto ancora una volta la testa di
Agostino Saccà: "Far finta di niente e accettare
come normale un comportamento che è sotto gli occhi di tutti, sarebbe la fine
come servizio pubblico e come azienda ". Al centro della vicenda ci sono
sempre le intercettazioni della procura di Napoli. Sulla base delle
registrazioni, Saccà è stato indagato per corruzione.
Sul fronte aziendale deve invece rispondere, fra le varie contestazioni, di
aver cercato di "avviare un progetto concorrente " e di "atti e
comportamenti incompatibili con le proprie funzioni". Dura la replica del
direttore di Rai Fiction, reintegrato a fine giugno dal giudice del lavoro dopo
la sospensione dall'incarico: "è un processo sommario ". In difesa di
Saccà si sono schierati anche ieri esponenti del Pdl,
come Maurizio Gasparri, presidente dei senatori: "Indegno l'uso delle
intercettazioni da parte dell'azienda, la direzione generale è come un suk,
ognuno fa quello che gli pare". Paolo Romani, sottosegretario alle Tlc, ha
invece espresso apprezzamento per Petruccioli: "Ha svolto un effettivo ruolo
di presidente di garanzia, vorrei che continuasse il suo lavoro". Parole che sono suonate come un via libera alla linea dura con Saccà. La tensione in azienda intanto
sale. Fabrizio Del Noce, direttore di Rai Uno considerato in ottimi rapporti
con Berlusconi (proprio
come Saccà), e Guido
Paglia, responsabile comunicazione in quota An, hanno scritto al direttore
generale Claudio Cappon: non vogliono più lavorare con il capo della fiction.
I due si sono sentiti offesi dal contenuto delle intercettazioni. Secondo le indiscrezioni,
lettere simili sarebbero in partenza da altri manager, si parla di Antonio
Marano, direttore di Rai Due vicino alla Lega, che però contattato
telefonicamente ha dribblato la questione: "Penso ad altri problemi".
Ieri sera c'è stato comunque il primo incidente diplomatico. All'anteprima del
film tv su Albert Einstein, a Roma, erano stati assegnati posti vicini a Saccà e Paglia. Quest'ultimo, quando è arrivato il
direttore, si è alzato e se ne è andato. Nemmeno un saluto. Cerimoniale
saltato. E tanto imbarazzo. L'affondo di Petruccioli era partito in mattinata,
nel corso di un convegno dedicato alla fiction. Il presidente ha riconosciuto,
sia pur con una metafora, che le intercettazioni "in modo truffaldino
" o "comunque arbitrario " sono state diffuse, ma ha difeso la
correttezza dell'azienda che solo "in quanto parte lesa" ha avuto
"copia dei verbali". Metodo a parte, Petruccioli ha affermato che
"nell'interesse della Rai si deve assolutamente intervenire ". Oggi Saccà è convocato dall'internal audit per l'inchiesta
aziendale. Il comitato etico della Rai nei giorni scorsi ha già chiuso la
propria istruttoria, secondo la quale il manager ha effettivamente violato il
codice di condotta. Dopo il nuovo interrogatorio, il fascicolo passerà al dg
Cappon, che potrà chiedere al cda di mercoledì le sanzioni. "Ho la
coscienza a posto, i miei avvocati dimostreranno che ho sempre agito
correttamente e nell'interesse dell'azienda, i risultati conseguiti sono chiari
- ha spiegato Saccà al Corriere -. Le intercettazioni?
Frasi estrapolate dal contesto possono essere forzate e travisate. Questa è una
persecuzione... ". Paolo Foschi Claudio Petruccioli, presidente del Cda
Rai Nessun saluto Saccà e Guido Paglia (a sinistra nel
tondo) al Roma Fiction Festival ( Benvegnù-Guaitoli).
( da "Corriere della Sera" del 11-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà
Corriere
della Sera - NAZIONALE - sezione: Primo Piano - data: 2008-07-11 num: - pag: 8
categoria: BREVI Il caso L'accusa di corruzione Agostino Saccà è imputato in
concorso con Silvio Berlusconi di corruzione nell'inchiesta su
presunte raccomandazioni di attrici in Rai.
( da "Repubblica, La" del 11-07-2008)
Argomenti: RAI MEDIASET , Berlu Saccà
E Paglia e Del Noce a
Cappon: non parteciperemo più a riunioni con il direttore di Raifiction
Petruccioli: intervenire su Saccà altrimenti sarà la
fine della Rai Petruccioli: intervenire su Saccà altrimenti sarà la fine della Rai
Il Cda potrebbe decidere sul futuro del dirigente già la settimana prossima
Fumata nera per la Vigilanza, il Pdl non vota Orlando Probabile il rinvio a
settembre SILVIA FUMAROLA ROMA - ""Scopri la fiction che è in
te" è lo slogan della manifestazione. Se ne può dare, applicato a quanto
la Rai vive in questi giorni, una lettura maliziosa. A
me non piace l'ipocrisia; sfiderò dunque la malizia e dirò qualcosa sulla
"fiction che è in noi"". è il turno del presidente della Rai Claudio Petruccioli al convegno al RomaFictionFest:
tiene in mano tre fogli. Nessuno immagina che quelle righe contengano un
attacco al direttore di Raifiction Agostino Saccà - mai citato con nome e cognome - che gela platea e
ospiti. Usa la metafora della "Tac, che ha fatto vedere una macchia, un
agente patogeno che, se ignorato, può causare il degrado dell'intero organismo.
Ormai l'esito dell'esame clinico è universalmente noto" continua il presidente della Rai "risultano pressioni che nascono dentro l'azienda e si
rivolgono ad ambienti politici affinché facciano sentire il peso della loro
volontà e del loro potere. Tutto ciò lo sappiamo con certezza". Platea
gremita, il presidente di Mediaset Fedele Confalonieri, coinvolto nelle intercettazioni Berlusconi-Saccà, si dice "sorpreso dall'uscita fuori tema". Per
Petruccioli, "bisogna reagire al più presto perché far finta di niente e
accettare come normale un comportamento che è sotto gli occhi di tutti, sarebbe
la fine della Rai come servizio pubblico e come
azienda". Guido Paglia, direttore delle Relazioni esterne, aveva scritto
al direttore generale Cappon che non parteciperà a riunioni o eventi in cui sia
presente Saccà; analoga la lettera del direttore di RaiUno Del Noce. Petruccioli chiede "rispetto" per
la Rai: "Scaduto il mandato, posso dirlo senza il
timore di voler apparire come chi porta acqua al suo mulino". è
rassicurato dal sottosegretario alle Comunicazioni Paolo Romani che sottolinea
come "Petruccioli abbia svolto un ruolo di garanzia importante: mi
piacerebbe che continuasse a svolgere il suo lavoro". Saccà
- in serata all'anteprima di "Einstein" - definisce Petruccioli
"giudice senza appello", parla di "delirio, che richiama ben più
seri deliri", quelli "dei processi sommari ai capri espiatori, alle
streghe, ai girondini da parte dei giacobini....". I suoi legali
contestano alla Rai di avere "alterato" una
delle trascrizioni delle intercettazioni, quella dove l'interlocutore parla di
documento "falsificato". Ma la parola, spiegano i legali, pur
"inintellegibile" in audio, "termina con la desinenza
"-rato" (probabilmente "preparato" o
"elaborato")... "Documento falsificato" è concetto diverso
da quello di "documento.. . rato". Sembra ovvio lo spirito con cui la
Rai abbia voluto diffondere le trascrizioni su cui
tenta di costruire l'espulsione di Saccà".
Immediata la replica: "La Rai ribadisce di non
avere mai diffuso gli atti relativi al procedimento penale, legittimamente
ricevuti in qualità di parte offesa". Intanto nuova fumata nera per la
presidenza della commissione di Vigilanza, con Pd e Idv pronti a votare il
dipietrista Leoluca Orlando e il Pdl che fa mancare il numero legale. Tutto
rimandato a settembre, ma mercoledì Cappon affronterà il caso Saccà: si potrebbe arrivare al voto in Cda sul futuro del
direttore di Rai Fiction.
( da "Corriere della Sera" del 11-07-2008)
Argomenti: RAI MEDIASET
Corriere della Sera
- ROMA - sezione: Tempo Libero - data: 2008-07-11 num: - pag: 17 categoria:
REDAZIONALE La rassegna Le strategie del presidente della Regione anticipate
nel convegno all'Adriano "Fiction, ecco la Fondazione" Marrazzo
annuncia pure il Ro-Mifed, alleanza con Milano Aleggiava il fantasma di
Agostino Saccà, ieri mattina al RomaFictionFest. Il direttore di Rai Fiction, appena rientrato in azienda dopo lo scandalo
delle intercettazioni, non c'era, nessuno l'ha visto, ma in molti pensavano, o
temevano, di vederlo spuntare all'improvviso all'Adriano. Nel mezzo del
convegno "Fiction italiana: il futuro è un diritto", cuore della
manifestazione, cui hanno partecipato i maggiori rappresentanti politici e
istituzionali del mondo dell'audiovisivo. Nei corridoi, qualcuno mormorava di
averlo addirittura visto la sera prima all'Hotel de Russie (chissà perché poi
proprio lì?), intento a scrivere un testo: forse il discorso che avrebbe fatto
nel suo intervento al convegno? Tant'è, ma la giornata ieri è stata molto
movimentata. Oltre al presidente della Rai Claudio
Petruccioli che, evocando il "convitato di pietra Saccà", ha
reclamato un intervento "chiaro e trasparente, altrimenti si rischia la
crisi irreversibile e la fine della Rai come azienda e
come servizio pubblico", il presidente della Regione Lazio Piero Marrazzo
ha invece lanciato sul tappeto nuove proposte per il futuro della fiction.
Cocludendo il dibattito, che ha visto impegnati il sottosegretario alle
comunicazioni Romani, il presidente Mediaset Confalonieri, il presidente
dell'Associazsione Produttori Televisivi Fabiani, il dg Confindustria Beretta e
Paolo Gentiloni della commissione parlamentare servizi radiotelevisivi,
Marrazzo ha annunciato la nascita a ottobre di una Fondazione tutta per la
festa della Fiction, così come esiste quella per la Festa del Cinema:
"L'obiettivo è mirato a far sì che l'audiovisivo abbia l'opportunità per
sprovincializzarsi, costruendo quindi un appuntamento internazionale, che ci
consenta di parlare con i più grandi del settore". Marrazzo ha poi
aggiunto che è "preciso intento della Regione incrementare il sostegno al
distretto della fiction, particolarmente rilevante nel Lazio visto che, su 158
aziende che operano nel settore, ben 118 sono collocate proprio qui". Ma
non basta: "Non ho mai amato le contrapposizioni tra Roma e Milano - ha
detto Marrazzo - Quindi, ho già parlato con il sindaco Moratti per unire le
forze: dato che un grande marchio come il Mifed, il mercato dell'audiovisivo,
non esiste più da quattro anni, le ho proposto di realizzare il Ro-Mifed, dando
anche corso a un'attività di formazione regionale per la fiction". Dal
fronte politico-istituzionale a quello artistico. Ieri mattina è stato anche
presentato "Einstein", un film-tv di Liliana Cavani. Oggi, tra i
tanti appuntamenti, première di "Bakhita", regia di Giacomo Campiotti:
la storia vera di una suora sudanese, fatta santa nel 2000, raccontata da una
ragazza italiana che le deve molto. Emilia Costantini Attori Carmine
Giovinazzo, A.J Buckley e Eddie Cahill, protagonisti di CSI NY.
( da "Giornale.it, Il" del 11-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà
N. 164 del 2008-07-11 pagina 12 Berlusconi: "Godetevi la notte io ormai sono un santo..." di Redazione
Essendo ormai diventata una telenovela, l'ennesima puntata dello scontro
Petruccioli-Saccà si è
consumata ai margini del convegno "Fiction italiana: il futuro è un
diritto" svoltosi nell'ambito del Fiction Fest. Stavolta è toccato
al presidente della Rai intervenire con la verbosa pomposità che gli è
consueta: "Nell'interesse dell'azienda, del servizio che è chiamata a
rendere, di coloro che lavorano dentro e intorno a essa, si deve assolutamente
intervenire e impedire a quell'agente di continuare a far danno". Il
destinatario è lui, Agostino Saccà, di recente
reintegrato dal giudice nel suo posto di lavoro in Rai. "A insaputa degli
organi responsabili, relazioni e competenze sono state utilizzate per porre le
basi di un progetto privato". Insomma, le stesse accuse su cui ha
deliberato il magistrato. Petruccioli (nella foto), si sa, non è tipo che si
arrende... © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano.
( da "Repubblica, La" del 12-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà
Commenti IL SABATO
DEL VILLAGGIO RELAZIONI PRIVATE E PUBBLICHE VIRTù GIOVANNI VALENTINI Fino a che
punto sono privati i rapporti o le relazioni private di un uomo pubblico? E in
particolare, quelli di un politico, un parlamentare, un ministro o addirittura
un presidente del Consiglio? Naturalmente, sono interrogativi che vanno
declinati sia al maschile sia al femminile: valgono cioè anche per le donne
pubbliche, le signore o signorine che si spogliano ? più o meno temporaneamente
? dei loro rispettivi ruoli privati e rivestono una funzione istituzionale. La
risposta dipende, di volta in volta, dalla maggiore o minore responsabilità che
i personaggi in questione ricoprono. E poi, dall'oggettiva entità del caso. Ma
ancor più dall'intreccio fra i rapporti o le relazioni private e l'esercizio
delle pubbliche virtù, ammesso che queste ultime vengano effettivamente
espresse. Uno stesso atto può essere più grave se commesso dal capo del governo
e meno grave se commesso dall'assessore al Turismo del Comune di Vattelappesca.
Più grave se si tratta, per esempio, di un abuso di potere o magari di un
plagio e meno grave se si tratta di una segnalazione amichevole o di una
raccomandazione disinteressata. E ancora: più grave se l'intervento riguarda
enti, strutture o apparati pubblici e meno grave se invece coinvolge soggetti o
aziende private. Sono proprio questi, in sostanza, i parametri in base ai quali
viene graduata diversamente la tutela della privacy. Da una parte, c'è il
sacrosanto diritto individuale alla riservatezza; dall'altra, l'interesse
pubblico a conoscere entro certi limiti anche i comportamenti privati degli
uomini o delle donne pubbliche, per poter giudicare i loro atti in funzione del
mandato che hanno ricevuto. è quello che i giuristi chiamano un bilanciamento
fra due interessi legittimi. A onor del vero, non sembra essersi ispirato
rigorosamente a questi criteri il Garante della Privacy, a proposito delle
intercettazioni telefoniche che riguardano il caso Berlusconi-Saccà, da cui emergono le raccomandazioni di attrici e attricette ai
dirigenti della Rai. Con tutto il rispetto che si deve alla persona e alla
figura del professor Pizzetti, certe sue recenti esternazioni sono apparse più
sensibili alle pretese della casta politica che alle esigenze della libertà
d'informazione e i diritti dei giornalisti. Ma non si può conciliare la
difesa della privacy con alcuna forma, diretta o indiretta, di censura
preventiva. Né d'altra parte aiutano a individuare il confine tra sfera privata
e sfera pubblica manifestazioni del pensiero (o dell'insulto) come quelle
ascoltate durante il No Cav Day di martedì scorso a piazza Navona, a Roma.
Quando si trascende fino al punto di confondere il diritto d'opinione e di
critica con l'offesa gratuita e personale, il rischio purtroppo è proprio
quello di giovare alla causa avversa, favorendo l'arroccamento delle posizioni
altrui. Opposti estremismi, si sarebbe detto un tempo e si potrebbe ripetere
oggi, con l'auspicio però che la contrapposizione rimanga circoscritta nel
campo verbale. Piuttosto che insultare pubblicamente la ministra Carfagna, per
le sue presunte frequentazioni intime con il presidente del Consiglio, i
dipietrini, i "grillini" e i girotondini farebbero bene a occuparsi
del caso che riguarda la signora Virginia Sanjust di Teulada, ex annunciatrice
della Rai, raccontato recentemente dal nostro e da altri giornali. Tanto più
che davanti al Tribunale dei ministri c'è una denuncia contro il premier per
abuso d'ufficio e maltrattamenti, presentata dall'ex marito della signora,
Federico Armati, dipendente della Presidenza del Consiglio in forza prima al
Sisde e ora al Cesis. Esiste una qualche connessione fra l'alterna carriera
dello 007 e il rapporto di amicizia o la relazione tra la sua ex moglie e il
capo del governo? In che cosa consistono l'abuso d'ufficio e i maltrattamenti
che l'agente segreto lamenta? Si tratta effettivamente di "mobbing"
oppure di altro? In attesa che si pronunci il Tribunale dei ministri, a cui la
Procura di Roma ha trasmesso l'atto con richiesta di archiviazione, sarebbe
opportuno che se ne occupasse anche il Comitato parlamentare per la sicurezza della
Repubblica, presieduto in questa legislatura da Francesco Rutelli. Istituito
nel 1977, proprio con lo scopo di controllare l'attività dei servizi segreti,
l'organismo bicamerale ha tutti i poteri per interpellare ? oltre allo 007 che
ha aperto il caso ? anche gli ex responsabili del Sisde e del Cesis, in modo da
accertare se ed eventualmente da chi hanno mai ricevuto pressioni per
promuovere, retrocedere o trasferire l'ex marito della signora Sanjust. Ma
basterebbe già rivolgersi all'ufficio del personale per verificare il suo stato
di servizio e il suo "cursus honorum". Ha senz'altro ragione Filippo
Ceccarelli a dire nel libro citato all'inizio che "in politica il sesso
c'è sempre stato". Dalla storia di Mussolini e della Petacci all'irregolarità
coniugale di Palmiro Togliatti, fino alla Vallettopoli bis, la vita pubblica
nazionale è intessuta di relazioni che hanno fatto scandalo. "Dalla caduta
del fascismo ai giorni nostri ? scrive Ceccarelli ? il sesso, questo soffio di
carne, questa fatale energia, continua a ispirare agguati, allestisce drammi,
si libra su commedie leggere, ordisce torve strumentalizzazioni, condiziona e
comunque dà corpo a conquiste civili". E d'altra parte, come il caso
Clinton-Lewinsky insegna, anche qui tutto il mondo è paese. In questa storia
sessuale italiana, tuttavia, un capitolo a sé lo meritano senz'altro gli
"amori Rai", quell'intreccio perverso di relazioni pericolose che
hanno coinvolto nel tempo politici potenti e annunciatrici indifese,
parlamentari e attricette, alti dirigenti e piccole dipendenti o collaboratrici
precarie. Un giro di sfruttamento, all'interno e all'esterno del servizio
pubblico, a fini di piacere o d'interesse privato. Per carità, non facciamo i
moralisti, ma almeno facciamo un po' di pulizia. (sabatorepubblica. it).
( da "Unita, L'" del 12-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà
Stai consultando l'edizione
del Lavoro rapido Maria Novella Oppo SEGUENDO su Sky ore e ore di dibattito
parlamentare sul lodo schifoso abbiamo imparato moltissimo. Anzitutto abbiamo
potuto notare come Fini governi la Camera con un fare brusco, impaziente e
perfino un po' scocciato, quasi che le forme della democrazia (pur compresse ad
usum Berlusconi) lo annoiassero da morire. Poi abbiamo
capito che lo sdegno di tanti oppositori cadeva nell'indifferenza etica della
maggioranza, i cui deputati sembravano preoccupati solo di fare il lavoro
sporco ad personam il più rapidamente possibile. E in quanto agli argomenti
esposti, ci ha colpito particolarmente il fatto che il provvedimento riguardi
il passato, ma non escluda neppure i reati più ignobili eventualmente commessi
in futuro. E poi c'è il ragionevole dubbio che l'impunità
si estenda da Berlusconi a
quelli che sono accusati insieme a lui (come per esempio Saccà). Alla fine, però, un elemento di
consolazione lessicale l'abbiamo trovato: col voto unanime dei suoi avvocati,
dipendenti e alleati, Berlusconi è stato dichiarato dalla Camera fuorilegge. FRONTE DEL
VIDEO.
( da "Unita, L'" del 12-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà
Stai consultando
l'edizione del VIALE MAZZINIIl deus ex machina delle fiction Rai nelle
intercettazioni con il capo bolla i colleghi: il primo un "fesso",
l'altro dice "cazzate". Loro "ricambiano": sfascia
l'azienda Saccà, Del Noce e Paglia: tra i tre
moschettieri del Cavaliere scatta l'ora dei coltelli di Silvia Garambois / Roma
Fabrizio Del Noce? "Un fesso". Guido Paglia? "Quando parla dice
cazzate". Veramente ne ha dette anche di peggio, Agostino Saccà, mentre parlava al telefono con i fedelissimi di Berlusconi. Per lui quei due erano "inaffidabili":
l'uno troppo autonomo, l'altro troppo sicuro di sé. Eppure tutti insieme, Agostino,
Fabrizio e Guido, erano considerati gli uomini d'oro a presidio dei
luoghi-chiave di viale Mazzini. La testa d'ariete. Ma da quando è venuto fuori
cosa si diceva in quelle intercettazioni, il "triumvirato" Rai del
centrodestra non esiste più. Adesso è guerra aperta. E clamorosamente pubblica.
Paglia, il potente dirigente di An responsabile delle relazioni esterne Rai,
l'altra sera all'Auditorium di via della Conciliazione, alla "prima"
di una fiction su "Einstein", quando Saccà
ha fatto l'ingresso in sala si è alzato e se ne è andato. Lo aveva scritto al
direttore generale Claudio Cappon che non voleva trovarselo accanto né a
riunioni aziendali né a eventi. La stessa lettera l'ha scritta anche Del Noce -
ex senatore di Forza Italia e anche lui legatissimo a Berlusconi
- che, solo qualche giorno fa, ha anche dato un affondo professionale, dicendo
alla stampa: "Non voglio lasciare al mio successore una rete sfasciata
come quella che ho trovato". Il predecessore ovviamente era Saccà, anche se lui non ne ha neppure fatto il nome. La
tensione si taglia col coltello. In questi giorni è in corso a Roma il
"RomaFictionFest", un festival dei telefilm, quello che doveva essere
il "regno" di Saccà. Al Cinema Adriano lui
non s'è visto, ma in cambio si è sentito spesso sussurrare il suo nome: solo
ieri mattina, per esempio, è stata presentata alla stampa "La storia di
Bakhita", prodotto da Ida Di Benedetto. È una delle fiction che sono
venute fuori nelle telefonate: Giuliano Urbani, consigliere d'amministrazione Rai
nonché compagno dell'attrice, non ci aveva pensato due
volte a chiedere a Saccà di
darsi una mossa a metterla in produzione. Ed eccola qui. Ma sotto sotto a Del
Noce, probabilmente, è persino piaciuta quella intercettazione in cui Saccà, preparandosi a un incontro con Berlusconi, "studia" le cose
da dire e decide che, se gli vengon chieste notizie su Del Noce, la cosa
migliore è rispondere: "Presidente, lei lo conosce meglio di me,
Fabrizio non risponde alle pressioni". Del Noce se l'è rivenduta subito: "Segnalazioni
ne ricevo - ha detto in una conferenza stampa - ma possono anche essere utili.
L'ufficio di collocamento comunque non lo abbiamo mai fatto". Testimonia Saccà! E su Saccà? "Nulla da
dire, è una questione aziendale". Un atteggiamento da vero signore, anzi,
da "direttore generale" in pectore (visto che è sempre lui il
favorito alla successione a Cappon). Così, però, la Rai non è in condizioni
d'andare avanti: "Nell'interesse dell'azienda, del servizio che essa è
chiamata a rendere, si deve assolutamente intervenire", aveva tuonato
l'altro giorno il presidente Claudio Petruccioli. Ora si attende la riunione di
mercoledì prossimo all'ultimo piano di viale Mazzini: il direttore Generale
Cappon porterà infatti in Cda le conclusioni dell'iter disciplinare avviato
dall'Azienda nei confronti del dirigente di Rai Fiction. Si potrebbe arrivare
al voto sul futuro del direttore generale. Perché - come dice Petruccioli - i
partiti che si confrontano sono tra chi ritiene che quei documenti "non
abbiano alcun valore, e quindi che la questione non esiste" e quelli che,
al contrario, pensano che "si debba assolutamente intervenire" per
evitare che quanto accaduto si possa considerare "normale". Ma Saccà non ci sta. Vuole l'ultima parola: e attacca tutti,
anche Petruccioli che, secondo lui, è "un giudice senza appello" che
"delira".
( da "Repubblica, La" del 13-07-2008)
Argomenti: RAI MEDIASET
Commenti IL REGIME
MEDIOCRATICO (SEGUE DALLA PRIMA PAGINA) La definiamo così non per evocare
"mediocrità", che per noi è una virtù democratica, quando riassume
passioni timide, distacco, moderazione. Intendiamo, in questo modo, echeggiare
il potere dei "media". Che hanno imposto alla politica non solo il
linguaggio, lo stile: anche le regole e i modelli di organizzazione. Infine,
gli attori. Naturalmente, sappiamo che l'intreccio fra media, comunicazione e
politica ha una storia lunga e globale, costellata di esempi illustri e per
nulla "mediocri". Basti pensare a Ronald Reagan, modesto attore in
età giovanile, ma presidente Usa fra i più importanti del dopoguerra. Oppure, a
Terminator, al secolo Arnold Schwarzenegger, attuale governatore della
California. Però in Italia l'intreccio risulta più stretto che altrove. Si è
realizzato in modo tanto rapido che quasi non ce ne siamo resi conto. Era
l'inizio dei burrascosi anni Novanta. Dai partiti di massa, ideologici,
organizzati, radicati sul territorio si è passati a partiti senza società,
organizzati al centro e fragili in periferia. Ma soprattutto: personalizzati,
influenzati dalle logiche della comunicazione e del marketing. Una sorta di
populismo mediatico, il cui inventore indiscusso e insuperato è Silvio
Berlusconi. Creatore di un partito di successo, Forza Italia, ma, al tempo
stesso, della seconda Repubblica. Di cui è divenuto il principale riferimento e
discrimine ideologico: da accettare o rifiutare. Senza riserve. Padrone del principale
gruppo televisivo privato. Ha imposto e "venduto" sul mercato
politico se stesso e il proprio partito come un prodotto. La cocacola o il
ferrero-rocher. Dopo di lui, la televisione è divenuta il principale luogo di
partecipazione e di identità politica. Ancora oggi, d'altronde, gli elettori di
centrodestra preferiscono l'informazione di Mediaset, gli elettori di centrosinistra
quella della Rai. Per
tradizione e fedeltà. Anche se le differenze fra le reti sono ormai sottili e
l'informazione di Mediaset,
in alcuni casi, è più di "sinistra" di quella offerta dalla Rai. Non è detto - e, a nostro avviso,
non è vero - che la tivù sia il luogo principale ? se non l'unico - in
cui si formano (peggio: si plasmano) le opinioni degli elettori. Però è una convinzione
radicata e condivisa, soprattutto nel ceto politico. Senza distinzione di parte
e di partito. Anche nel centrosinistra. Dove i partiti tradizionali, usurati
dal punto di vista ideologico e organizzativo, hanno inseguito il modello
inventato da Berlusconi, spostando il loro baricentro dal territorio al video,
dall'organizzazione alla personalizzazione, dalle ideologie al marketing, dalle
idee agli slogan. In pochi anni, diventa spettacolo dove si rappresenta lo
spettacolo della politica. Il centrosinistra, in questa scena, si è tuffato a
capofitto. Sconta il problema iniziale dell'inesperienza. Ma si è abituato in
fretta, affollando ogni rete e ogni programma. A ogni ora. Da "Uno
Mattina" alle "Notti" di Vespa e Mentana. La competenza del
sistema comunicativo è, quindi, divenuta un requisito importante per la
carriera politica. Non a caso i consiglieri più influenti di Berlusconi sono
due professionisti del sistema mediatico: Gianni Letta e Giuliano Ferrara.
Anche il centrosinistra si è rivolto all'ambiente del giornalismo televisivo,
da cui ha selezionato, con alterno successo, parlamentari italiani ed europei,
ma anche sindaci e governatori. L'immagine e la confidenza mediatica hanno
pesato anche nella scelta del candidato premier. Anche per queste ragioni
Rutelli nel 2001 e lo stesso Veltroni nel 2008 sono stati chiamati a sfidare
Berlusconi. Certo, entrambi politici di (medio o) lungo corso, provenivano da
un'esperienza amministrativa di successo, come sindaci di Roma. Veltroni,
inoltre, è segretario del Pd, votato alle primarie da milioni di elettori.
Tuttavia, in entrambi i casi, la capacità di comunicare ha contribuito in
misura importante alla loro scelta. La parabola della mediocrazia, a sinistra,
è precipitata negli ultimi anni, con lo sconfinamento dei comici e degli attori
satirici: dai teatri e dagli schermi alle piazze. Da attori di satira ad attori
politici, tout-court. è il caso di Sabina Guzzanti, esploso in occasione della
recente manifestazione dei girotondi, a Piazza Navona. Di cui è stata
protagonista assoluta. Insieme a Beppe Grillo, leader di un movimento
d'opinione, che ha assunto misure di massa e attraversa tutti i partiti.
L'ascesa politica dei comici e dei satirici, a sinistra, ha diverse ragioni. Vi
ha contribuito, per primo, Silvio Berlusconi, che li ha indicati ? e
legittimati - come "nemici". Decretandone, in alcuni casi,
l'espulsione dai media. Ma gli attori satirici sono divenuti leader politici
soprattutto perché trascinati dalla deriva mediatica del centrosinistra. D'altronde,
sul piano della comunicazione, in tivù ma anche nelle manifestazione pubbliche,
Pecoraro Scanio, Diliberto o Franceschini come possono competere con Sabina
Guzzanti? O con protagonisti della scena teatrale come Moni Ovadia, il nobel
Dario Fo o Franca Rame (peraltro, già parlamentare)? Per non parlare di Beppe
Grillo. Non c'è partita. C'è, infine, la difficoltà di fare opposizione. Visto
che la sinistra radicale è scomparsa e quella riformista appare fin troppo
timida. Allora le piazze si trasformano in teatri dove si rappresenta lo
spettacolo dell'opposizione "indignata". Perché questi sanno (e
debbono) fare i comici e i protagonisti della satira. Scrutare e denunciare i
vizi della politica. Del nemico e ? a maggior ragione - dei presunti amici. Per
questo a Piazza Navona, martedì scorso, non poteva andare diversamente. Sabina
Guzzanti e Beppe Grillo sanno suonare le corde del sentimento e del
risentimento popolare. Sanno fare scandalo e notizia. Interpretare al meglio lo
spettacolo dell'indignazione. Altro che Di Pietro e Furio Colombo. Tuttavia non
si tratta solo e semplicemente di satira, come pretenderebbero alcuni fra gli
organizzatori e fra i leader (sedicenti) politici (veri) presenti alla
manifestazione. Troppo semplice. Troppo facile. Lo ha chiarito bene Sabina
Guzzanti, nella lettera inviata al Corriere della Sera: "Chiunque parli a
un pubblico fa politica". Non solo, ma "il discorso di un comico può
essere molto più politico di quello di un politico". Ha ragione. è il suo
intervento ad aver impresso il segno politico alla manifestazione di Piazza
Navona. è lei la protagonista di quell'avvenimento. Nella mediocrazia,
d'altronde, il centro della scena è, inevitabilmente, occupato dai
"mediocrati". Con effetti spiacevoli e sfavorevoli per le componenti
riformiste del centrosinistra. 1) Perché la buona satira non è riformista, ma
rivoluzionaria. Non accetta la mediazione: è intransigente e, oggi,
antipolitica. Ma l'antipolitica scoraggia e delude soprattutto gli elettori di
sinistra. 2) Perché fra Berlusconi, Grillo e la Guzzanti; fra Berlusconi,
Veltroni e Rutelli: in un regime mediocratico, non c'è partita. Il primo è il
padrone, l'impresario. Gli altri: attori o apprendisti. D'altronde, nell'era
della "democrazia del pubblico", l'unico a battere Berlusconi, per
due volte ? o meglio: una volta e mezza - è stato Romano Prodi.
Anticomunicativo e antitelevisivo. Perché i media, l'immagine, la tivù, in
politica, contano, ma non sono tutto. C'è bisogno d'altro. Presenza nella
società, organizzazione. Identità. Speranza. Ma questa sinistra, divisa fra
coraggiosi e indignati, fra dialogo senza opposizione e opposizione senza
dialogo: rischia di rimanere solo senza speranza.
( da "Repubblica, La" del 13-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà
Pagina XI - Torino
Il sindaco e la disputa tra i presidenti di Regione e Provincia: "Improprio
presentarla così" "Il nodo non è accettarli o respingerli Serve la
garanzia che siano gli ultimi" Antonio e Mercedes esprimono punti di vista
diversi perché sono differenti le aree che rappresentano e il peso delle realtà
locali Io propongo come deterrente quello di far pagare ai cittadini di Napoli
i costi di smaltimento: una tassa sulle cicale "I territori virtuosi che
investono nella differenziata potrebbero meritarsi sconti" "Voglio
vedere se Ghiglia e Carossa protesteranno ancora ora che c'è il loro
governo" PAOLO GRISERI Accettare i rifiuti della Campania, e rischiare di
esporsi alla demagogia leghista alla prossima tornata elettorale, o dire no
alle ecoballe di Napoli lasciando i partenopei sotto cumuli di immondizia? Il
dilemma che divide Mercedes Bresso e Antonio Saitta è tutto qui. E potrà essere
superato solo nel caso in cui il governo Berlusconi
decida di costringere la Provincia ad accogliere i rifiuti di Napoli. Di fronte
all'impasse, Sergio Chuiamparino lancia una proposta: "Facciamo pagare lo
smaltimento ai napoletani". Signor sindaco, lei con chi sta? "è
improprio metterla così. Saitta e Bresso esprimono punti di vista diversi
perché sono diversi i loro territori di riferimento ed è diverso il peso delle
realtà locali alle quali devono dare risposte". Dunque sui rifiuti che
cosa pensa? "Penso che il nodo non sia accettarli o respingerli ma capire
quanto a lungo andrà avanti questa storia. In poche parole: accettarli si può
ma a garanzia che siano gli ultimi". Chi la dà questa garanzia?
"Ecco, appunto, questo è il vero problema". Il governo sostiene di
avere un piano. Non si fida? "Non è questione di fidarsi. Il problema è
che il piano Berlusconi-Bertolaso è assai simile al
piano Prodi-De Gennaro e mi pare che stia incontrando le stesse difficoltà di
applicazione, barricate comprese". Scetticismo? "No, realismo. Fosse
la prima volta che ci propongono di accettare i rifiuti campani. Invece questa
è la terza. La prima risale alla scorsa estate. In quella occasione dissi,
scandalizzando qualcuno, che avremmo accettato i rifiuti ma che qualche
amministratore napoletano avrebbe dovuto trarne le conseguenze. Poi,
quest'inverno, ci è stata fatta la seconda richiesta. E adesso siamo alla
terza. Non si tratta di scetticismo, come si vede". Insomma, ha ragione
Saitta a dire no? "Non si tratta di distribuire le ragioni e i torti. Io
ripeto quella che è sempre stata la mia posizione: sono favorevole ad accettare
i rifiuti a patto che siano gli ultimi. E ho pensato che si potrebbe introdurre
una norma che rende quasi certa questa possibilità". Quale norma?
"Credo che un deterrente potrebbe essere quello di far pagare i costi di
smaltimento ai cittadini della Campania. In sostanza: si stabilisce una data e
si decide che da quel giorno se Napoli e la sua regione non saranno in grado di
smaltirsi i rifiuti da soli, dovranno aumentare le tasse regionali per pagare
lo smaltimento altrove". Una tassa sulle cicale? "Un tassa sulle
cicale e un premio fiscale alle formiche". Vale a dire? "Quei
territori virtuosi, che stanno realizzando investimenti per smaltire in modo
efficiente i rifiuti potrebbero vedersi togliere l'ammontare di quegli
investimenti dai vincoli di spesa del patto di stabilità. In pratica, avere più
soldi da spendere per i cittadini". Lei ritiene che su questa linea siano
d'accordo anche i partiti dell'opposizione in consiglio comunale? "Ah,
sono proprio curioso di vedere che cosa faranno". Chi la incuriosisce?
"Prendiamo, ad esempio, il consigliere della Lega, Mario Carossa. Ora che
a chiederci di smaltire i rifiuti di Napoli è il governo di centrodestra, che
cosa farà Carossa? Organizzerà una manifestazione sotto il Comune per chiederci
di accettare la richiesta o farà la stessa manifestazione per spingere il
Comune a resistere alle richieste di palazzo Chigi? Cito Carossa, ma non è
l'unico che mi incuriosisce". Chi altri? "Il consigliere di An,
l'onorevole Ghiglia. Tenterà di nuovo di portare i sacchi
dell'immondizia in Sala Rossa? E, se lo farà, ci chiederà di tenerli o di
respingerli al mittente?". Un bel po' di dilemmi da sciogliere...
"Questa è la dimostrazione che le emergenze sono quasi sempre bipartisan e
che è sciocco tentare strumentalizzazioni che poi rischiano di ritorcersi
contro chi le compie. Auspico che su questi temi non si scateni, a
destra e a sinistra, il consueto esercizio populista che è contemporaneamente
una delle cause e un effetto della debolezza della politica".
( da "Corriere della Sera" del 13-07-2008)
Argomenti: RAI MEDIASET
Corriere della Sera
- NAZIONALE - sezione: Cronache - data: 2008-07-13 num: - pag: 21 categoria: REDAZIONALE
Il ritratto Innovatore, fu astuto giullare davanti ai potenti "Parli come
mangia" E costrinse i politici a essere comprensibili SEGUE DALLA PRIMA
Questo però era l'aspetto più affascinante, la sfida avventurosa ed eroica,
l'azzardo impresso al suo modo di fare tv. Per anni Funari è stato un
parafulmine: quando si parlava di tv spazzatura, dell'incanaglirsi del video il
riferimento era d'obbligo. Tanto tempo fa, stilando un dizionario sulla
maleducazione televisiva, mi era capitato di rubacchiare un pensiero sapiente:
"Funari Gianfranco. Alle volgarità che sconcertano oppone quelle che
consolano". Più volte, dal pulpito della sue trasmissioni, contraccambiò
con squisiti insulti. Poi, negli anni, il rapporto ha conosciuto solo stima reciproca.
Con le sue tribune, Funari ha compiuto un gesto che nessun giornalista tv aveva
mai osato: costringere i politici a esprimersi in modi comprensibili. Con
piccole interruzioni del tipo "scusi, non capisco ", "vuol
ripetere per favore", "parli come mangia", Funari ha sbugiardato
il politichese, una lingua settoriale che permette al politico di dire tutto e
il contrario di tutto senza mai rischiare di andare incontro a responsabilità
concrete. Funari, per primo, ha saputo rompere la connivenza fra conduttore e uomo
di potere. La "conversione estetica" di Funari, però, è consistita in
un cambiamento di ruolo e in una radicale rottura dello spazio. Funari ha
capito che non poteva continuare a organizzare riunioni di condominio, tipo
Aboccaperta. Trasformando il disamore della critica in maschera, si è
presentato davanti ai potenti: eccolo qua il vostro giullare, io sono un
volgare buffone e perciò posso dire ciò che voglio. Come un nuovo Bertoldo, ben
prima di Beppe Grillo. Il rapporto che Funari ha intrattenuto con le telecamere
è forse il gesto più radicale compiuto in uno studio tv: via le postazioni
fisse, via il retaggio teatrale, la telecamera è diventata tutt'uno con il
conduttore, con una rotazione dello sguardo a 360Ë?.Il segreto sogno funariano
credo consistesse nell'incorporarsi uno zoom. Funari si è vissuto come il
fondatore di una nuova religione catodica: "Un bravo conduttore di talk
show dev'essere una spugna. Io assorbo tutto e sono in grado di ributtare fuori
il tutto nel momento ideale. Il concetto base del talk show è il seguente.
Chiamare gente qualunque, dargli un tema e farglielo svolgere indipendentemente
dal linguaggio che questa gente usa". Era "corporale" come
nessun altro. La sua sintassi non passava attraverso l'eloquio, ma attraverso
la mimica corporea: soppesava gli argomenti, li accarezzava, li schiacciava, li
modellava, li acciaccava. Per questo amava le pause (rese ancor più geniali
dall'imitazione di Corrado Guzzanti) che diventavano abile preparazione
all'effetto dirompente delle sue dichiarazioni e adorava smodatamente le
televendite: attraverso il prodotto lo schermo diventava palpabile, fisico,
commestibile (ancora Guzzanti). Interloquiva con l'ospite e si riempiva la
bocca di mortadella per lo sponsor. Della tv generalista aveva capito la cosa
fondamentale: che per essere eccezionali bisogna mascherarsi da persone
normali, scendere al gradino più basso. Ha dato spazio e voce
all'inespressività del quotidiano, ha permesso, almeno all'inizio della sua
avventura, che l'uomo comune provasse il brivido della ribalta. Ma il merito
suo più originale è quello di aver creato disordine, tanto disordine: per
questo prima i politici lo hanno molto amato e poi abbandonato. Come un eterno
bambino, mascherato da una barba bianca, era imprevedibile, capriccioso,
ribelle e geniale. In video poteva apparire ruvido, genuino, popolaresco; in
privato invece era buono come il pane, specie da quando gli era vicino Morena.
Nell'ultima telefonata mi aveva promesso - era il suo solito modo di esagerare
ma parlava come un animale ferito - importanti rivelazioni su alcuni colleghi
(non amava Vespa e Costanzo) e su alcune vicende che
riguardavano le sue cacciate da Rai e Mediaset.
Adesso il tempo è scaduto. Via le polemiche, via i risentimenti. Resta solo
qualche suo prezioso insegnamento: "La tv, l'ho sempre detto, è una palla
magica, bisogna stare molto attenti. Le persone che ci vanno, pur altamente
qualificate, hanno un grande problema: quello che si autoascoltano. La
mia dote è una sola: io so ascoltare gli altri. Pendo dalle labbra. Sia dalla
persona che telefona che forse è l'ultima contadina dell'ultima campagna più
misera d'Italia. Sapete perché? Perché la mia cultura non è nata attraverso i
libri, è nata dalla curiosità, io sono più curioso di una scimmia. Voglio
sentire quello che c'è nel vostro cuore, nel vostro animo, nei vostri desideri,
nelle vostre differenze". Aldo Grasso Corrado Guzzanti imita Gianfranco
Funari.
( da "Corriere della Sera" del 13-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà
Corriere della Sera
- NAZIONALE - sezione: Sport - data: 2008-07-13 num: - pag: 44 categoria:
REDAZIONALE Dirigente Lascia il ruolo, non il Milan: dopo 44 anni in panchina
passa in rassegna allenatori e giocatori Le pagelle di Ramaccioni, team manager
di classe MILANO - Ha esibito con la medesima nonchalance baffi, sigaro e
ironia negli anni di Farina e nelle mirabolanti annate targate Berlusconi. Silvano Ramaccioni, 69 primavere alle spalle, di
cui 46 trascorse nel mondo del calcio, dopo 26 anni cede a Vittorio Mentana,
già responsabile della comunicazione, il posto sulla panchina del Milan. Non
sarà più team manager, ma siccome considera prematuro occuparsi a tempo pieno
di fucili e canne da pesca, Ramaccioni, "Rama" per i frequentatori di
Milanello, continuerà il suo viaggio con i rossoneri nel ruolo di dirigente
addetto agli arbitri. "A dire il vero già ricoperto nell'anno dello
scudetto di Zaccheroni". Torniamo indietro, al 1982. "Arrivo al Milan
a maggio, la squadra è già retrocessa. Io approdo come d.s. Vinciamo il
campionato di B ma quelli sono anni cupi, la società è sull'orlo del
fallimento. Finché arriva Berlusconi ". Il vostro
primo incontro? "Io ero a fine contratto: se la nuova dirigenza avesse
voluto mandarmi via ne avrebbe avuto facoltà. Invece il Cavaliere mi disse:
''Di lei tutti mi parlano bene. Se lo desidera può restare''. E ideò la figura
del team manager ". Così iniziò la sua avventura con la nuova veste.
"Ne sono orgoglioso: su 46 anni di lavoro, 44 li ho trascorsi in panchina.
Nessuno, sono sicuro, può aver assistito a tante gare quante ne ho viste
io". L'allenatore cui è maggiormente legato? "Capello, al quale mi
univa un particolare feeling anche nel tempo libero visto che andavamo a caccia
e abbiamo girato il mondo insieme". Il tipo più matto transitato da
Milanello? "Tre nomi per tre epoche: Filippo Galli, Di Canio che era
piuttosto frizzante e attualmente Oddo. Dovreste sentire l'imitazione che fa di
Galeazzi …". Il più piantagrane? "Contra era un tipo stravagante, ma
anche Davids". Il più religioso? "Albertini. Ogni sabato prima di una
gara casalinga a Milanello si celebra la messa: ora siamo solo in 3-4 ma negli
Anni 90 eravamo in 12-15. Venivano Baresi, Tassotti,
Sacchi, Capello. Poi Taribo West pregava negli spogliatoi o Chamot regalava
bibbie a compagni e giornalisti". Il "tombeur de femmes"?
"Costacurta. Ultimamente direi Inzaghi e Borriello". Quante volte è dovuto
intervenire in panchina per placare gli animi? "Non si contano le
occasioni in cui ho dovuto tirare per la giacca Sacchi per farlo risedere
evitandogli il cartellino rosso". Ha qualche rimpianto? "Mi dispiace
che il calcio si sia proiettato verso una esagerata apertura agli stranieri:
così sarà sempre più difficile pescare talenti nei nostri settori
giovanili". A quasi 70 anni, non ha voglia di fermarsi? "La mia è una
malattia. Le mie domeniche senza calcio sarebbero domeniche tristi. Sarei pure
disposto a cambiare società, se il Milan un giorno intendesse lasciarmi
libero". Buon viaggio, Rama. Monica Colombo Baffo Ancelotti e Ramaccioni.
( da "Giornale.it, Il" del 13-07-2008)
Argomenti: RAI MEDIASET
N. 166 del
2008-07-13 pagina 0 La sua tele-rivoluzione: portò il pubblico sul palco di
Roberto Levi Creò "Aboccaperta" e cambiò l'intrattenimento: fu il primo
show della televisione italiana nel quale la gente comune era protagonista Se
vale quella vecchia battuta di Marcello Marchesi: "L'importante è che la
morte ci colga vivi", Gianfranco Funari l'ha interpretata fino in fondo,
al meglio delle sue possibilità. Pieno com'era di passionale vitalità sino
all'ultimo, di accensioni umorali disordinate e a volte rabbiose, di
esternazioni arrembanti, incazzature ciclopiche seguite da momenti di calma
apparente. Sempre sopra le righe, spesso scomodo per se stesso e per la sua
salute prima ancora che per un sistema televisivo che dapprima lo ha eletto a
rappresentante ideale del "parla come mangi" e poi emarginato non
appena il perfetto esempio di "animale televisivo" aveva voluto
allargarsi troppo invadendo i territori del giornalismo politico e diventando
ingestibile. Un aggettivo che oggi, più di ogni altro, segna il confine tra chi
può stare al centro del palcoscenico mediatico e chi deve invece accontentarsi
delle periferie. La biografia di Gianfranco Funari è un inno alla vita
esagerata: rappresentante di commercio, poi croupier, quindi cabarettista che
si fa le ossa al mitico Derby di Milano, quindi il grande salto televisivo
grazie a Telemontecarlo dove inizia nel 1980 con Torti in faccia e un anno dopo
con il più fortunato Aboccaperta che sarà poi portato su Raidue
nel 1984. è una trasmissione innovativa per l'Italia, perché introduce l'idea
che tutti possano parlare di tutto, dibattendo da due tribune contrapposte e
battibeccanti. Si dà voce alla gente comune su qualsiasi questione, dalle più
superficiali alle più delicate, e da questo atto di apertura democratica
nascerà, come aspetto più discutibile, l'opinionismo omnicomprensivo e
disinvolto, la certificazione che in televisione si possa diventare da un giorno
all'altro "tuttologi". Il successo è comunque immediato: Funari buca
il video con una personalità schiacciante, incarna al meglio la sostanza della
televisione che è prima di tutto impatto fisico, comunicazione istintiva,
capacità istrionica. Con il successivo Mezzogiorno è (su Raidue
dal 1987 al 1990) e Mezzogiorno italiano (su Italia 1 nel 1991) fa diventare
importante, sotto il profilo degli ascolti e dell'interesse, la cosiddetta
fascia meridiana. Comincia anche a trasformarsi, con notevole intraprendenza e
fiuto imprenditoriale, in procacciatore di contratti pubblicitari televisivi
che lo rendono presto ricco (una sua mai celata soddisfazione, vissuta come
riscatto orgoglioso da lunghi anni di difficoltà) e perfettamente sinergico
alle esigenze della tivù commerciale. La particolare sensibilità alle leggi del
marketing e ai diritti della "reclame" (come chiamerà sempre gli
intermezzi pubblicitari) lo aiuterà nei momenti di difficoltà seguiti al suo
ostracismo televisivo deciso da Bettino Craxi, quando il conduttore aveva già
iniziato una evoluzione che lo portò a svecchiare il linguaggio della politica
sul piccolo schermo, e a cavalcare poi con molto entusiasmo le inchieste
giudiziarie di Antonio Di Pietro. Funari è costretto a trovarsi personalmente
gli sponsor e ad andare in onda sulle frequenze di 75 emittenti locali
collegate al suo programma Zona franca. Non facile nemmeno il rapporto con
l'informazione "ufficiale", specie nel corso di Funari News e Punto
di svolta che nella stagione '93-94 lo vedono precedere e seguire il Tg4 di
Emilio Fede, per non parlare dell'infelice esperienza come direttore
dell'Indipendente. C'è anche un tentativo di candidarsi a sindaco di Milano,
presto abortito, ma anche quello non sarebbe stato il suo mestiere. Il mestiere
di Funari è la tivù, che conosce e domina come pochi. Si inventa L'edicola, la
lettura comparata dei quotidiani che gli sarà poi copiata da tanti, e fa di
necessità virtù nel periodo dell'esilio televisivo "rubando" e dibattendo i titoli dei tiggì di Rai e Mediaset
quando trova ospitalità a Odeon Tv. Il penultimo tentativo sui grandi
palcoscenici lo compie con Napoli capitale (Raidue, 1996), talk show di brevissima durata in cui vuole ancora
una volta rendere comprensibile a tutti il linguaggio della politica e fare
"le domande che i giornalisti non fanno". L'ultimo tira e
molla sulle reti generaliste avviene con una particina all'interno di Verissimo
e come conduttore, nel 2000, di A tu per tu assieme a Maria Teresa Ruta, in
quella fascia di mezzogiorno che cerca invano di rivitalizzare dopo averla
fatta diventare a suo tempo strategica nell'economia dei palinsesti
generalisti. Il resto è storia recente: la riconciliazione con Craxi, che va a
trovare ad Hammamet con un gesto di grande generosità; l'impegno quotidiano
serale su Odeon accanto alla compagna Morena e al giornalista Alberto Tagliati;
l'ultimo infelice rientro sulla grande tivù generalista nel 2007 con Apocalypse
Show; poi i problemi di salute, l'operazione al cuore, la rabbia da leone ferito
per essere stato tagliato fuori dal grande giro quando si sentiva ancora in
grado di calamitare attenzioni, polemiche, audience. La morte lo ha colto vivo,
e crediamo che gli piacerebbe essere ricordato così. © SOCIETà EUROPEA DI
EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano.
( da "Repubblica, La" del 14-07-2008)
Argomenti: RAI MEDIASET , Berlu Saccà
Commenti
L'OSSESSIONE DI LUIGI XIV (SEGUE DALLA PRIMA PAGINA) Ma anche gli infiniti
conflitti di interesse creati dalla presenza di Berlusconi
in politica, e il quadro della vita politica nazionale di un grande paese
ridotta ad estensione del potere personale di un singolo individuo. In un
editoriale stranamente rivelatore, Vittorio Feltri, direttore di Libero, ha
scritto: "Silvio non aver paura, anche il duce ci dava con le donne,
abbiamo bisogno di un premier, non di un frate". In realtà le troppo generose
elargizioni in potere e in denaro alla famiglia di Claretta Petacci
preoccuparono molti fascisti e non vennero rese pubbliche, esempio perfetto
dell'arbitrarietà e della assenza di responsabilità vigenti sotto una dittatura
personale. Tanto per cominciare le intercettazioni, comprese quelle
"piccanti" di cui non si fa che parlare, nascono da un fatto di
estrema gravità: i rapporti scorretti tra Agostino Saccà,
responsabile di Rai Fiction e Berlusconi nel suo ruolo di proprietario di Mediaset, principale concorrente della Rai. Saccà è
stato indagato sulla base di prove indicanti che sfruttava la sua posizione in Rai per creare una società di produzione
indipendente, che sperava di promuovere garantendo favori a Berlusconi. In realtà Saccà corteggiava Mediaset sia come
possibile investitore per la sua nuova società che come fonte di redditizi
contratti cinematografici. Berlusconi, da parte sua
sollecita a Saccà favori di ogni genere. In un caso Berlusconi chiede esplicitamente che Saccà
ingaggi un'attrice in rapporti sentimentali con un senatore del centrosinistra
per conquistarne l'appoggio e far cadere il governo Prodi. Il fatto che il
governo Prodi sia poi caduto per altri motivi è ininfluente. Ringraziando Saccà per i numerosi piaceri, Berlusconi,
stando a quanto riportato, ha detto: "Ti contraccambierò quando sarai
libero imprenditore". Questo è l'esempio perfetto di quel conflitto di
interesse che molti di noi paventarono nel momento in cui Berlusconi
entrò in politica: l'uso del grande potere che gli deriva dalla ricchezza per
distorcere la funzione di governo, per corrompere un funzionario pubblico
affinché si presti ai suoi fini invece di fare il proprio dovere. L'ammissione
da parte di Berlusconi che il fine era far cadere un
governo con mezzi impropri basterebbe da sola, in un paese normale, a escludere
Berlusconi dalle cariche pubbliche, ma gli italiani,
sordi al problema del conflitto di interessi, ancora una volta si sono fidati,
fiduciosi che avrebbe anteposto il progresso del paese agli interessi personali,
fiducia che alla luce di una serie di leggi ad personam e dell'attuale
pasticcio si è dimostrata per l'ennesima volta illusoria. Eppure l'incapacità
di Berlusconi di distinguere il confine tra le sue
aspirazioni personali e il bene del paese è elemento fondamentale della sua
identità, il codice alla base del suo Dna politico. Torniamo un attimo alle
origini della soap opera che ha per protagonista Mara Carfagna: Berlusconi in Tv dichiara esplicitamente il suo interesse
sessuale per lei: "Se non fossi già sposato, la sposerei subito". In
ultima analisi non è importante se Berlusconi sia
riuscito nei suoi intenti, e se la Carfagna sia una delle donne delle
intercettazioni. In una democrazia normale, ci si aspetta che l'incarico di
parlamentare o di ministro sia assegnato a persone di grandi qualità (non direi
le più qualificate, la politica è politica ovunque), ma è logico attendersi un
altissimo livello di professionalità. Candidare al Parlamento e assegnare un
ministero ad una trentaduenne ex pin-up la cui principale qualifica è
chiaramente l'attrazione sessuale del premier nei suoi confronti significa
farsi beffe del concetto di governo rappresentativo. Per la parlamentare
accettare un ruolo di potere dopo esser stata corteggiata apertamente in televisione
significa sacrificare ogni diritto alla privacy. Introdurre la propria vita
sessuale nella sfera pubblica è una caratteristica saliente del politico Berlusconi. "Ho avuto una fidanzata turca", dice
di fronte ad una delegazione turca. Fa battute sull'avvenente premier danese e
la moglie Veronica. Si vanta con la stampa francese delle sue amanti
d'oltralpe. Dice di essersi sacrificato a fare il dongiovanni con il primo
ministro finlandese, una donna bruttina. Parla con gli investitori a Wall
Street delle "belle segretarie". Nell'ultima campagna sbandierava la
maggiore avvenenza delle donne del Popolo della Libertà rispetto a quelle del
centrosinistra. E commentando la percentuale di donne presenti in lista nella
sua coalizione non ha potuto evitare di sottolineare che "Portiamo in
Parlamento il 30 per cento di donne e si scatena la corsa a dire che sono
fidanzate mie e di Gianfranco. Siamo superman, ma certi traguardi sono
impegnativi anche per noi". Intenzionalmente portava a pensare che sì, con
qualcuna forse era andato a letto, ma non con tutte. Fa scalpore per un attimo
che nel press kit della Casa Bianca, anche sotto l'amica amministrazione Bush,
ci si riferisca a Berlusconi poco rispettosamente come
a un "politico dilettante" in un "paese noto per la
corruzione". Ma è segno della profonda mediocrità e del provincialismo
dell'Italia di Berlusconi in cui grazie a una stampa
ampiamente controllata e accomodante le gaffe del premier vengono minimizzate,
o celate o non mostrate in Tv, che la maggior parte degli italiani vive
nell'illusione che Berlusconi goda di vasto rispetto
oltreoceano, quando invece è considerato pressoché universalmente un buffone.
Non è semplicemente una questione di stile. Il profondo sessismo e la misoginia
sono entrambi specchio di una società in cui le donne hanno pochissimo potere,
e l'Italia è agli ultimi posti quanto a presenza delle donne in politica e
nella forza lavoro. Il basso livello di partecipazione alla forza lavoro è
considerato un fattore importante nella scarsa performance economica italiana
degli ultimi anni, non si tratta quindi solo di equità, e lo squilibrio tra
uomini e donne è stato posto in relazione con il bassissimo tasso di natalità
in Italia, un tema teoricamente caro al centrodestra. Ma al di là del sessismo
e della misoginia, sessualizzando e personalizzando la sfera politica Berlusconi procede nel cambiare la natura fondamentale della
democrazia in Italia. Parlare delle 'mie fanciulle' e delle 'mie bambine',
rientra nello stile di governo patrimoniale di Berlusconi,
in cui il Parlamento e il governo sono semplicemente un'estensione del suo
potere personale e del suo impero finanziario. Berlusconi
ha cambiato la legge elettorale italiana, contro la volontà degli italiani
espressa in un referendum, per tornare ad un sistema proporzionale imponendo il
potere quasi assoluto dei segretari di partito sui candidati al Parlamento. Non
era solo la maniera perfetta per perpetuare il sistema delle "caste"
in Italia, ma dava a Berlusconi la facoltà di mettere
in Parlamento chi volesse, riducendo il ruolo del parlamentare a quello di un
mero dipendente. Il risultato è una Deborah Bergamini, ex assistente personale
di Berlusconi cacciata dalla Rai
perché nell'esercizio delle sue funzioni pubbliche eseguiva gli ordini del suo
ex capo. La punizione? Una liquidazione di più di 350.000 euro e un seggio in
Parlamento. L'Italia è in teoria una democrazia parlamentare, ma sotto Berlusconi il Parlamento è stato svuotato di ogni reale
significato. Non è che un timbro di gomma per avallare le decisioni del capo.
In questo senso l'ultimo scandalo, quello delle 'bambine', è pregnante.
Prendiamo ad esempio un siparietto che ha ricevuto molta meno attenzione del
dovuto. Durante una seduta del Parlamento Berlusconi
ha inviato un "affettuoso" bigliettino a due giovani parlamentari,
Gabriella Giammanco e Nunzia de Girolamo, due delle tante onorevoli la cui
unica qualifica è un bel faccino e il fascino che esercitano su Berlusconi. Il biglietto diceva: "Gabri, Nunzia, state
molto bene insieme! Grazie per restare qui, ma non è necessario. Se avete
qualche invito galante per colazione, Vi autorizzo (sottolineato) ad andarvene!
Molti baci a tutte e due! !! Il "Vostro" presidente". In realtà
il riferimento all'aspetto fisico e all'"invito galante" etichettano
le due donne come null'altro che oggetti sessuali che non devono curarsi dei
lavori parlamentari, sono solo decorative. Questa totale confusione tra
pubblico e privato rispecchia la visione berlusconiana dello "stato
patrimoniale", come lo definì Giuliano Ferrara, in cui tutto e tutti
appartengono a Berlusconi. Ai tempi di Luigi XIV, non
c'era distinzione tra pubblico e privato. La corte assisteva nella stanza da
letto del re alla vestizione e a molte funzioni corporali del sovrano. Ma il
motto di Luigi XIV "L'etat c'est moi" era in realtà un passo avanti
rispetto all'anarchia feudale e implicava pur sempre un concetto di Stato.
Quello di Berlusconi è ancor più primitivo, più vicino
alla frase "E' tutta roba mia". Ragione di più perché le intercettazioni
siano pubblicate e analizzate in tutte le loro implicazioni. Chi decide quali
nastri siano 'irrilevanti' e meramente personali quando il meramente personale
e il politico sono inesorabilmente interconnessi? (Traduzione di Emilia
Benghi).
( da "Repubblica, La" del 14-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà
Pagina X - Milano EXPO
2015, DIETRO LE QUINTE DEI LITIGI GIUSEPPINA PIANO La divisione indebolisce i
due campioni del centrodestra lombardo come l'affollamento di galli in uno
stesso pollaio. E non solo perché prima della battaglia dell'Expo c'è la solita
eredità per la futura leadership nazionale del centrodestra. Il risiko 2015
incrocia anche la concorrenza interna tra Forza Italia e An da una parte e Lega
dall'altra, che si gioca prima di tutto in Lombardia. Con in più, qui, i
ciellini di Formigoni che giocano tra gli azzurri una partita nella partita.
Con il Carroccio alleato di Moratti, non a caso, sull'Expo e tanto più sui
futuri vertici della Fiera che finora è sempre stato feudo assoluto di
Formigoni e Cl. L'Expo è solo un pezzo, ma il più ricco, della partita. Il duello
in queste ore si gioca sulla governance della "società speciale" Soge
che dovrà realizzare materialmente il 2015. Ma se non ci sarà un armistizio,
tra Formigoni e Moratti, c'è da scommetterci che la battaglia non finirà qui.
Con il rischio, e qualcosa di più ormai, che a perderci sia proprio l'Expo. Che le opere vadano a rilento e che a guadagnarci siano solo Berlusconi e Tremonti, che non smaniano
per dare un sacco di soldi a Milano con i tempi di magra che ci sono per tutti.
Di certo, la conflittualità non aiuta la già impossibile impresa di rivoltare
la città in soli sette anni. Moratti ha portato a casa la nomina a commissario
straordinario. E ha ottenuto che la Soge avesse una linea di comando
corta e saldamente nelle sue mani: senza un vero consiglio d'amministrazione,
in cui Regione, Provincia e Fiera farebbero squadra contro di lei, e con il
braccio destro Paolo Glisenti amministratore unico. Formigoni ha sempre
ostinatamente chiesto il contrario, pur sapendo che la nomina a commissario per
Moratti era scontata. Ma nell'interdizione ha comunque portato a casa un
risultato che Berlusconi gli ha, guarda caso,
concesso: al sindaco il potere sull'Expo, a lui la regia di quel
"tavolo" per le nuove autostrade e ferrovie in Lombardia. In queste
ore il governatore punta di nuovo i piedi: il Cipem (il Comitato Expo con i
vertici di tutti gli enti che deve dare gli indirizzi) deve almeno funzionare
di fatto come un consiglio d'amministrazione. Non andrà così. Ma lui,
Formigoni, insiste e anche in questo caso la sensazione è che stia cercando di
contrattare: varata la società ci saranno comunque da riempire le caselle
dell'organigramma della newco, vedi i direttori delle varie divisioni. E ci
saranno comunque da definire i confini dei poteri del commissario su quelle
opere la cui regia è in capo alla Regione. Interdizione, appunto. Con Berlusconi che fa vincere Moratti, ma non fa neppure perdere
Formigoni.
( da "Unita, L'" del 14-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà
Stai consultando
l'edizione del Saccà è rimasto solo e con Petruccioli
si è accesa una speranza Loris Mazzetti PUNTI DI VISTA Con il "caso Saccà" ancora una volta è la politica che fa da padrona
e la Rai rischia di perdere sempre più la faccia. La notizia: Agostino Saccà è stato mollato dai suoi protettori. Le motivazioni:
innanzitutto aver perso di vista la gravità dell'intercettazioni telefoniche che
sulla Rai dovevano aprire una "questione morale", tutto questo grazie
all'attenzione che i medi hanno dato più alla parte gossip, e a certi
interventi durante la manifestazione di piazza Navona maggiormente incentrati
più sulle attricette e sulle cortigiane di sua altezza che sul tentativo del
Cavaliere di piazzare una delle candidate ad una fiction, amica di un senatore
eletto all'estero, per portare quest'ultimo nel centro-destra. In cambio di questi favori Berlusconi avrebbe dato una grossa mano a Saccà per la società New Co e il progetto Pegasus. Infine è arrivato
il voto sul "lodo Alfano" che rende immune il premier e che stralcia
la sua posizione dalle intercettazioni, in cambio la maggioranza ha modificato
la legge "blocca-processi", ottenendo così anche il consenso dei
magistrati. Il Cavaliere è salvo e può finalmente pensare al Paese,
mentre il fido Saccà andrà, da solo, verso il proprio
destino. Se così non fosse i due top manager, Guido Paglia, l'uomo di An in
Rai, e Fabrizio Del Noce, l'uomo di Forza Italia amico vero di Berlusconi, probabilmente non avrebbero mai scritto al
direttore generale Claudio Cappon: "Con Saccà mai
più una riunione". Circola voce che altri dirigenti hanno seguito il loro
esempio. La decisione di Paglia e Del Noce sarebbe dovuta a ciò che Saccà ha detto di loro in alcune intercettazioni. Su Paglia
non aggiungo nulla, so chi è, cosa fa e chi rappresenta, ma non conosco i suoi
rapporti con Saccà, mentre Del Noce, di questo sono
certo, sa benissimo cosa pensa di lui Saccà, ricordo
un articolo di Repubblica del 26 settembre 2002 dal titolo: Rai, l'ira di Saccà su Del Noce. Morale: la decisione sul direttore di
Raifiction l'avrebbe dovuta prendere il vertice dell'Azienda e non Del Noce e
Paglia, dopo che aveva avviato nei suoi confronti ben tre contestazioni
disciplinari nel giro di tre mesi (dalla prima ne sono trascorsi quasi sette).
Contrariamente ad altri non scriverò mai che una persona deve essere
licenziata, e quindi non lo farò nei confronti di Saccà.
In sette mesi quelle tre contestazioni avrebbero dovuto essere concluse o con
un atto di archiviazione o con una sanzione, ma soprattutto, non andava
mescolata la vicenda aziendale con quella penale. Violare il codice etico non
sempre significa aver violato anche quello penale. Per una volta lasciamo
lavorare in pace la magistratura. Forse tutto non è perduto, in questi giorni
si è accesa una speranza, mi sembra importante far notare il comportamento,
completamente diverso dagli altri vertici, di Claudio Petruccioli, il presidente,
che intervenendo al convegno sulla fiction, davanti ad una super platea gremita
di personalità, e guardando fisso negli occhi Saccà,
seduto nelle prime file, dichiara: "Far finta di niente e accettare come
normale un comportamento che è sotto gli occhi di tutti, sarebbe la fine come
servizio pubblico e come azienda". Finalmente. Subito dopo l'intervento
del presidente della Rai accade un fatto che dimostra ulteriormente che Saccà è stato scaricato dai suoi amici: il sottosegretario
Paolo Romani, con delega alle Comunicazioni, dichiara che Petruccioli "ha
svolto un effettivo ruolo di presidente di garanzia, vorrei che continuasse il
suo lavoro", una sorta di conferma sul campo. L'unica difesa di Saccà, più che altro d'ufficio, arriva da Maurizio Gasparri,
non bisogna dimenticare, come hanno dimostrato le intercettazioni, quanto il
direttore di Raifiction conti in Calabria, bacino elettorale del presidente dei
senatori del Pdl. Torniamo all'interessante posizione che Petruccioli ha
assunto negli ultimi tempi: a fine mandato denuncia che il male della Rai è la
politica intesa come presenza dei partiti dentro l'Azienda, a mio avviso, la
vicenda Saccà ne è la dimostrazione. Non è l'unica
volta che il presidente fa questo tipo di affermazione, la prima dopo pochi
mesi dalla sua nomina, ma in tre anni il consiglio di amministrazione che lui
presiede, ha fatto ben poco per combattere questo cancro. Finché le nomine
verranno fatte con la logica dell'appartenenza o con la benedizione di quel
leader o di quell'altro, e non con il solo criterio della professionalità,
nulla cambierà. Con quest'ultima mossa Petruccioli è stato abile, ha dato
scacco al re, e se è matto lo vedremo al prossimo consiglio di amministrazione,
Saccà, non deve disperare perché in Italia la memoria
è corta: la sua vicenda, come altre più importanti, verrà dimenticata, Infine Saccà non scambi il rispetto che Biagi gli ha manifestato
quando era alla direzione di RaiUno e che lo portò a difenderlo quando venne
ingiustamente allontanato dalla rete, con il bene, Biagi non è più con noi ma i
suoi scritti rimangono.
( da "Giornale.it, Il" del 14-07-2008)
Argomenti: RAI MEDIASET
N. 28 del 2008-07-14
pagina 21 La moglie di Funari affida il suo addio alle parole di una canzone di
Battiato di Redazione Palazzo Marino renderà omaggio allo showman in occasione dell'apertura
del Consiglio comunale Ha affidato il suo addio al marito, Gianfranco Funari,
alle parole di una canzone di Battiato. "La nostra canzone", come
scrive nel necrologio Morena Zapparoli, compagna dell'artista scomparso due
giorni fa, a 76 anni, dopo un lungo ricovero per gravissimi problemi cardiaci.
"Amore mio te ne sei andato. Ti canto per l'ultima volta la nostra
canzone". Quindi i versi: "Supererò le correnti gravitazionali, lo
spazio e la luce per non farti invecchiare, e guarirai da tutte le malattie
perché sei un essere speciale. Io avrò cura di te. Ti amo, Morena". La
moglie di Funari è rimasta accanto alla salma di suo marito fino alla tarda
mattinata di ieri, quando è stata chiusa nella camera mortuaria all'ospedale
San Raffaele di Milano. La donna, sua collaboratrice in tv e 35 anni più
giovane, conviveva dal 1999 con il popolare showman, con il quale si era
sposata nel 2004. Intanto, volti noti del mondo dello spettacolo e comuni
cittadini hanno continuato a rendere omaggio alla salma di Funari. Luca
Laurenti lo saluta in romanesco: "Ciao Gianfrà, buon viaggio, là dove sei
ora lasciali come sempre a bocca aperta". Simona Ventura piange "la
scomparsa dell'amico e compagno". Lo scrittore e giornalista Massimo Fini
ricorda "un grandissimo professionista e uomo buono e generoso, che si è
speso senza risparmio in tante battaglie", e il giallista Andrea Pinketts
ne loda "l'esplosiva e malinconica genialità". Anche
i vertici di Rai e Mediaset, sulle reti delle quali Funari
ha portato al successo molti programmi, gli rendono un ultimo, commosso
omaggio. Il presidente di Mediaset, Fedele Confalonieri, e il vice presidente, Pier Silvio
Berlusconi, ne ricordano con affetto "il talento televisivo", mentre
la Rai lo consacra
"volto storico", e il direttore di Raiuno,
Fabrizio Del Noce, ne ricorda le "doti umane e professionali" e
"la figura di grande uomo e artista". Intanto, all'ospedale sono
arrivati centinaia di mazzi di fiori accompagnati da messaggi commossi e
testimonianze di cordoglio. Sono dei telespettatori da sempre legarti alla
figura di Funari, che hanno chiesto di poter rendere omaggio di persona alla
salma dell'artista. Su esplicita richiesta della moglie e di altri congiunti,
però, non è stata allestita una vera e propria camera ardente. Le visite sono
state, quindi, riservate ai parenti e agli amici più stretti. La salma rimarrà
nell'ospedale San Raffaele fino a domani, quando saranno celebrati i funerali.
La funzione avrà luogo alle 15.45 nella chiesa di San Marco. Poco dopo, alle
16.30, il Comune di Milano commemorerà ufficialmente Gianfranco Funari, in
occasione dell'apertura dei lavori del Consiglio comunale a Palazzo Marino. Ad
annunciarlo il presidente dell'Aula, Manfredi Palmeri. "Il suo legame con
Milano era fortissimo - spiega -. Dagli esordi al Derby all'impegno in
televisione, fino agli ultimi mesi segnati dalla sofferenza". © SOCIETà
EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano.
( da "Unita, L'" del 15-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà
Stai consultando
l'edizione del Tangenti in Abruzzo, arrestato Del Turco L'accusa: concussione.
Carcere e domiciliari per altri 8. Presunte mazzette da 15 milioni I pm: prove
schiaccianti. Berlusconi: solo un teorema, interventi
radicali sui giudici di Enrico Fierro inviato a Pescara "Dottore io i
soldi li portavo direttamente a casa del Presidente Ottaviano del Turco.
Prendevo i mazzetti di banconote e li sistemavo nella libreria". Quando
Vincenzo Angelini pronuncia queste parole, il procuratore capo di Pescara,
Nicola Trifuoggi, lo guarda e gli riserva una battuta secca: "Vogliamo le
prove, Angelini, a noi le chiacchiere non servono, vogliamo fatti,
riscontri". E i fatti arrivano, perché Vincenzo
Angelini, padrone della sanità abruzzese e re di cliniche e laboratori privati,
l'uomo che per due anni ha distribuito mazzette per decine di milioni di euro,
a un certo punto, febbraio di quest'anno, si è stancato di pagare e ha deciso
di vuotare il sacco. segue a pagina 3.
( da "Unita, L'" del 15-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà
Stai consultando l'edizione
del Arresto di Del Turco Notizia funesta Cara Unità, al notizia dell'ultim'ora
è l'arresto di Ottaviano Del Turco con i vertici della Regione Abbruzzo. Una
notizia funesta, data la gravità delle accuse, la posizione degli arrestati e
per il fatto che sono membri del Pd e area centrosinistra. In poche parole, dei
nostri. Sicuramente le motivazioni per l'arresto saranno oggettive e Travaglio
presto ci illuminerà sui dettagli. Se i capi di accusa si riveleranno fondati,
questi signori dovranno rispondere di tangenti fatte con i soldi dei
contribuenti. Berlusconi, esperto in materia, ha
subito rilasciato dichiarazioni piuttosto distaccate, anzi, si è detto sorpreso
che sia stato decapitato un intero vertice regionale: di solito sono i giudici
che sbagliano i loro teoremi. In realtà Berlusconi
questa già la intravede come la più ghiotta delle occasioni per poter proporre
una riforma della giustizia con ampio consenso bipartisan, state a vedere.
Dopotutto Del Turco è ben conosciuto in ambo gli schieramenti: socialista e
amico dei socialisti che stanno con Berlusconi, ex
Cgil, presidente regionale in quota Pd con entrature un po' ovunque. Il Pd avrà
i nervi saldi e non cederà alle lusinghe di Berlusconi
per interessi di bottega? Vogliamo mettere alla porta del Pd chi sbaglia e dare
il buon esempio? Coraggio, oggi non è una bella giornata, ma non è neanche
un'occasione da perdere. Con stima profonda Mauro Medici Brunetta vicino a Del
Turco? Si ricordi dei fannulloni... Cara Unità, a proposito di Del Turco e del
suo arresto, vorrei dire al ministro Brunetta: oltre al dolore umano che prova
per un amico arrestato (e questo lo comprendo se parla il Renato Brunetta
essere umano) vorrei che il dott. Brunetta condannasse come ministro della
repubblica (fondata sul lavoro) questi parassiti (se saranno dimistrate le
accuse) con la stessa veemenza con cui si è scagliato contro i
"fannulloni" del pubblico impiego. I miei cordiali saluti da
un'insegnante (lavoratrice per 1400 euro dopo 16 anni di servizio) Giuseppina
Tobaldi Basta con le convenzioni alle cliniche private Caro Direttore, il
clamoroso arresto, del Presidente in carica, della Giunta Regionale, di centro
sinistra, d'Abruzzo, del Vice Presidente della Giunta precedente di Forza
Italia e di altri assessori, al di là della loro colpevolezza, e per tutti,
come si augura al malato di guarire, si augura di poter dimostrare la propria
innocenza. Ma dopo questo ennesimo episodio collegato alla sanità privata non è
forse venuto il momento di dire basta alle convenzioni con le cliniche private?
Nel senso che La sanità pubblica assicura a tutti , tutte le cure. Chi vuole
trattamenti diversi può andare ad una clinica privata ma a sue spese. Si inizi
a mettere fine alle convenzioni con le cliniche private, anche se si dovessero
assorbire Nel pubblico il personale e quant'altro, poichè con la fine delle
convenzioni la sanità pubblica Risparmierebbe somme gigantesche e inizierebbe
il suo risanamento reale. Antonio Rosini, Avezzano Si abbia rispetto anche per
gli avversari Cara Unità, noto con grande piacere le pubblicazioni di varie
opinioni sulla manifestazione organizzata da Idv, dato per scontato che ognuno
e libero di pensare come vuole e di partecipare con la compagnia che desidera
per esprimere il proprio dissenso o assenso, pure io vorrei esprimere il mio
pensiero. In breve: personalmente ho ben chiaro chi sono i miei avversari
politici, dopo di che i miei amici politici li scelgo in base a dei criteri di
appartenenza all'idea, educazione, rispetto, non aggressività, intelligenza,
ecc ecc tutte cose che, secondo me, non appartengono a personaggi tipo Di
Pietro, Grillo, Guzzanti ecc ecc.Mi danno fastidio, benissimo dice Veltroni,
bisogna che noi si manifesti con tutte le persone che hanno ben chiaro cosa
significhi rispetto, per tutti, anche per gli avversari, bisogna dimostrarlo
che si e migliori, ad abbaiare da incazzati non serve a nulla, e solo energia
sprecata. Naturalmente poi, liberi tutti. Giovanni da Genova Dialogo con la
Lega Solo a patto che... Cara Unità, la Lega Nord continua a cercare il dialogo
con l'opposizione e questo è un fatto preoccupante, soprattutto per il capo
assoluto della coalizione governativa...ma anche (Veltroni docet) per il
partito democratico. Credo che i padani cerchino una sponda alla loro devastazione
della carta costituzionale e non si può loro aprire un credito illimitato con
la speranza che poi facciano un ribaltone come nel primo governo del sovrano di
Arcore. Occorre fermezza e intransigenza e bisogna fissare alcuni paletti
invalicabili per il "non possumus". Il primo deve riguardare
l'inviolabilità del principio di sussidiarietà su cui è fondata la nostra
Costituzione; il secondo l'immediato abbandono delle normative sulle schedature
dei rom (loro lo chiamano censimento come e con la stessa parola usata da
Hitler per schedare ebrei, rom, comunisti e gay); il terzo l'eliminazione di
qualsiasi normativa para P2 per riformare lo stato e ultimo il rispetto dei
principi costituzionali sulla separazione dei poteri e l'indipendenza della
magistratura ad iniziare dalla obbligatorietà dell'azione penale. Se accettano
questi principi ci potrà essere dialogo alla pari e con qualche probabilità di
miglioramento dell'attuale sistema istituzionale, comunque bloccato dalle
ossesioni e dagli interessi di uno solo. Se invece, come ovvio credo, non
potranno "baratttare" i loro desideri con i principi di interesse
generale ci potrà essere solo lo scontro duro e un altro referendum
costituzionale che spazzerà via ogni loro egoismo. Oreste Ferri, Ariccia (Roma)
Non ero a quel convegno Egregio Direttore, a pagina 17 del numero in edicola
lunedì scorso, l'Unità ha pubblicato un articolo intitolato "Saccà è rimasto solo e con Petruccioli si è accesa una
speranza" a firma Loris Mazzetti. Le considerazioni e le ipotesi
dell'articolista ritengo che non meritino da parte mia commenti. Mazzetti poi
scrive che "Claudio Petruccioli, il presidente, intervenendo al convegno
sulla fiction, davanti ad una super platea gremita di personalità, e guardando
fisso negli occhi Saccà, seduto nelle prime
file...". Mazzetti non cessa di stupire per la sua sbrigliata fantasia.
Non ero presente a quel convegno, come sanno tutte le persone comprese le
numerose "personalità che gremivano la super plaeta". E ciò penso sia sufficiente circa la complessiva credibilità
dell'articolo e del suo estensore". Con i migliori saluti. Agostino Saccà Saccà non c'era quando Petruccioli è intervenuto? Le sue parole però
le ha intese bene perché immediatamente ha replicato l.m.
( da "Unita, L'" del 16-07-2008)
Argomenti: RAI MEDIASET
Stai consultando
l'edizione del Calabrò: la politica esca dalla Rai
ROMA È ora di riformare la Rai, magari con una
normativa stralcio, svincolandola dall'abbraccio dei partiti e puntando
sull'efficienza della governance. Il servizio pubblico deve recuperare qualità,
evitando l'approfondimento guardone e rinunciando ai processi in tv. È il doppio
monito di Corrado Calabrò, presidente dell'Autorità per le garanzie nelle
Comunicazioni, che nella Relazione annuale al Parlamento certifica anche la
fine del duopolio: sul mercato dei ricavi Rai, Mediaset e Sky hanno ormai "posizioni comparabili". L'azienda,
sottolinea Calabrò, non può competere "impacciata" dalle norme
amministrativo-contabili e insieme "paralizzata da spinte e controspinte
politiche". Il presidente Agcom promuove l'ipotesi di un provvedimento ad
hoc che dia "carattere imprenditoriale" alla governance di Viale
Mazzini, mirando all'"efficienza" e puntando a un servizio
pubblico "con marcate finalità d'interesse generale, svincolato
dall'abbraccio dei partiti". Plaude il direttore generale della Rai, Claudio Cappon: la riforma è un tema "che
corrisponde alle istanze che abbiamo sollevato più volte". Il presidente
Claudio Petruccioli avverte: la Rai non è "una
dependance della politica". L'Usigrai fa "riso amaro": la
politica plaude, ma della riforma non c'è traccia. Nella Sala della Lupa di
Montecitorio, Calabrò riprende un tema caro all'Autorità, già oggetto di un
atto di indirizzo a febbraio: "Dall'informazione sul processo si è passati
al processo celebrato nei mezzi di informazione: un'aula mediatica che si
costituisce come foro alternativo". Ma, avverte, "non si può supplire
ai tempi troppo lunghi della giustizia trasferendo il giudizio dalle aule
giudiziarie alla tv". Calabrò mette sotto accusa anche notiziari e
approfondimenti Rai, "dominati dai fatti di
cronaca raccontati con l'occhio rivolto all'audience", cosa che
"porta a smodate intrusioni nella vita privata delle persone che
travalicano l'ambito d'intangibilità della libertà e dignità personale
garantite dalla Costituzione". Resiste la concentrazione bipolare
dell'Auditel (Rai e Mediaset
insieme raccolgono l'82.3% degli ascolti e l'84.1% dei ricavi da pubblicità),
ma con la crescita di Sky l'assetto del mercato è cambiato: "nel 2007
Viale Mazzini ha registrato ricavi per 2.739 milioni di euro, Rti per 2.411
milioni, Sky per 2.347 milioni".
( da "Repubblica, La" del 16-07-2008)
Argomenti: RAI MEDIASET
Commenti L'ACCUSA
DEL GARANTE (SEGUE DALLA PRIMA PAGINA) Quello di Calabrò è stato anche, nello
stesso tempo, un atto d'accusa contro la partitocrazia, contro un sistema
politico che prima ha occupato la Rai con un
"abbraccio" mortale e poi non riesce a varare una riforma per
metterla in grado di assolvere alle sue funzioni istituzionali nell'interesse
dei cittadini telespettatori. In questo stato di coma profondo, la televisione
pubblica "non può competere e non può nemmeno funzionare
accettabilmente", denuncia il presidente dell'Authority. E così resta
prigioniera della politica o meglio della cattiva politica; "impacciata da
un reticolo di norme amministrativo-contabili che mal si attaglierebbero a
un'Amministrazione tradizionale"; o per essere ancora più espliciti,
"paralizzata da spinte e controspinte politiche". Le differenze tra
la tv pubblica e quella commerciale, secondo Calabrò e non solo secondo lui,
sono diventate ormai "evanescenti", per effetto di un processo
degenerativo che il Garante delle Comunicazioni bolla in termini categorici:
"Un'omologazione al ribasso che sbiadisce la missione del servizio
pubblico e colloca la nostra televisione al di sotto di altre televisioni
europee". Tanto da aver imposto perfino la "mimesi del processo"
in tv, trasformando la giustizia in spettacolo. Emessa pubblicamente nell'aula
della Lupa, dove nel '24 si riunirono i deputati aventiniani per opporsi alla
violenza fascista, davanti al presidente della Camera Gianfranco Fini, a
diversi parlamentari della maggioranza e della minoranza, e a tutto il gotha
italiano delle telecomunicazioni, la sentenza dell'Autorità risulta ancor più
rilevante se collegata alla premessa iniziale dello stesso Calabrò. "è la
televisione - aveva avvertito in apertura della sua relazione - a dettare i
tempi e le modalità del dibattito politico". E dunque, aggiungiamo noi, se
la televisione fa la politica è ovvio poi che la politica pretenda di fare o
disfare la televisione a suo piacimento. Sorprende, piuttosto, che in questa analisi severa appaia sfumato il problema del duopolio
televisivo Rai-Mediaset. è vero che il presidente
dell'Authority adotta un'insolita espressione matematica, "concentrazione
binomiale", per ricordare che la loro audience complessiva arriva
all'82,3% e che la raccolta pubblicitaria di entrambe ammonta addirittura
all'84,1% del mercato televisivo. Ma subito dopo lui stesso parla di tre
soggetti in posizioni comparabili, indicando come terzo incomodo Sky, con
riferimento ai rispettivi ricavi economici: nel 2007, la bellezza di 2.739
milioni di euro per la Rai; 2.411 per Rti, la società
titolare delle concessioni Mediaset; e 2.347 per la tv
satellitare. Come se il pluralismo dell'informazione si potesse basare su una
virtuale democrazia degli spot e non piuttosto su una democrazia effettiva delle
idee e delle opinioni: a meno di voler ridurre tutto alle idee e alle opinioni
sportive che il satellite prodiga quotidianamente. Staremo a vedere, poi, quale
sarà il "supporto tecnico" che l'Autorità s'è impegnata a fornire al
ministero dello Sviluppo economico, in seguito alle sentenze del Consiglio di
Stato sui ricorsi di "Europa 7", l'emittente che nel '99 si aggiudicò
una concezione nazionale e non ha mai ricevuto materialmente le frequenze per
cominciare a trasmettere. In concreto, il collegio presieduto da Calabrò dovrà
dire con chiarezza se e quali frequenze sono disponibili o eventualmente a
quali altre emittenti vanno ritirate quelle cosiddette "eccedenti" o
comunque indebitamente occupate. Calabrò non ha fatto alcun riferimento, invece,
alla necessità di riequilibrare il mercato delle risorse pubblicitarie a favore
della carta stampata, come pure auspicò Ciampi nel messaggio alle Camere.
L'anno scorso, per la prima volta, i ricavi pubblicitari della tv sono scesi
sotto la soglia del 50% che rappresenta tuttora un record in Europa. Ma
sull'editoria la relazione è sembrata per la verità troppo avara, seppure nella
prospettiva dell'integrazione con i new media alla quale resta affidato il
futuro dei gruppi multimediali.
( da "Corriere della Sera" del 16-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà
Corriere della Sera
- NAZIONALE - sezione: Primo Piano - data: 2008-07-16 num: - pag: 9 categoria:
REDAZIONALE Il confronto "Non diffondere telefonate sexy" Polemica
avvocati-Anm ROMA - Alla fine, anche nell'austera aula "Calasso"
della facoltà di Giurisprudenza della Sapienza, si è parlato di sesso. Anche se
il tema del dibattito erano le intercettazioni. L'avvocato Grazia Volo è
partita all'attacco del pm Woodcock: "C'è quel magistrato che, sulla base
di intercettazioni, fa alzare una signorina alle 5 del mattino, se la porta a
Potenza e le chiede tutto sulle sue abitudini sessuali. Per fortuna siamo
diventate vecchie, altrimenti non sarebbe più uscito dalla Procura, avrebbe
trovato un muro di femministe!". E poi: "Concussioni sessuali, telefonate Saccà-Berlusconi:
saranno pure non edificanti, ma in quale procedimento penale possono
stare?". E, rivolta a Luca Palamara, presidente dell'Associazione
magistrati: "Veline, fidanzate, amanti non vi servono per le indagini!
Vorrei che l'Anm prendesse a schiaffi qualche iscritto che manda ordinanze di
850 pagine con le intercettazioni". Umberto de Augustinis,
Dipartimento affari giuridici della presidenza del Consiglio, ha invece
ricordato: "Domani sono cinque anni da quando la Corte europea dei diritti
dell'uomo stabilì che i diritti di Craxi erano stati lesi dalla procura di Milano,
per il deposito di intercettazioni intime fra l'ex presidente del Consiglio e
una giornalista Rai. Da allora nulla è cambiato". E' toccato a Marcello
Sorgi, già direttore del Tg1 e della Stampa, difendere i giornali: "Le
intercettazioni sono uno straordinario documento del tempo. Gli storici
penseranno che l'unico pensiero della classe dirigente italiana fosse il
sesso". Augusta Iannini, ministero della Giustizia, ha difeso il disegno
di legge per limitare le intercettazioni. Cesare Mirabelli, presidente emerito
della Corte costituzionale, ha invitato a puntare sul risarcimento civilistico
del danno.
( da "Corriere della Sera" del 16-07-2008)
Argomenti: RAI MEDIASET
Corriere della Sera
- NAZIONALE - sezione: Politica - data: 2008-07-16 num: - pag: 12 categoria:
BREVI La scheda Tv, è mercato a tre Corrado Calabrò parla
di mercato a tre fra Rai, Mediaset e Sky con "posizioni
comparabili" per i ricavi Par condicio da rivedere La par condicio va
modificata a causa delle "difficoltà riscontrate" per le politiche La
riforma della Rai Per la Rai serve una riforma che "non è
più rinviabile" perché "paralizzata da spinte e controspinte
politiche" I ricorsi di Europa
( da "Corriere della Sera" del 16-07-2008)
Argomenti: RAI MEDIASET
Corriere della Sera
- NAZIONALE - sezione: Politica - data: 2008-07-16 num: - pag: 12 categoria:
REDAZIONALE Tv e politica "Tra servizio pubblico e reti commerciali differenze
evanescenti" Rai, l'allarme dell'Authority:
riforma urgente, fuori i partiti Calabrò: duopolio finito, con Sky mercato a
tre Commenti positivi da maggioranza e opposizione. Ma il Pdl insiste: prima di
tutto il nuovo cda ROMA - Gli ultimi tre anni sono stati attraversati da tre
differenti legislature e tre differenti governi. A ognuno di loro Corrado
Calabrò ha ribadito l'urgenza di riformare la Rai per
sottrarla al controllo dei partiti. Cosa che puntualmente ha fatto anche ieri,
presentando l'ultima relazione annuale. Secondo Calabrò la riforma a questo
punto non è più rinviabile, perché "la Rai non
può competere e non può nemmeno funzionare accettabilmente impacciata com'è da
un reticolo di norme amministrativo- contabili e, nel contempo paralizzata da
spinte e controspinte politiche". Senza peraltro che "l'abbraccio dei
partiti" sia riuscito a evitare il progressivo decadimento della qualità.
Accusa il presidente dell'Agcom che "nel corso degli anni le differenze
tra i programmi del servizio pubblico radiotelevisivo e la tivù commerciale
sono diventate evanescenti, con un'omologazione al ribasso che sbiadisce la
missione del servizio pubblico e colloca la nostra televisione al di sotto di
quelle europee". Critiche ustionanti, anche se non nuove. Basta ricordare
che già dieci anni fa il presidente di un'altra Authority, l'ex garante della
concorrenza Giuseppe Tesauro, aveva pubblicamente messo in discussione il
canone, in modo clamoroso: "Perché una tv in gran parte commerciale, che
non si distingue dalle altre se non per la frequenza degli spot, deve avere
anche un canone? Francamente non si capisce ". Ma la sua denuncia era
caduta nel vuoto. E da allora le cose non sono affatto migliorate. Le critiche
di Calabrò non risparmiano nemmeno "i notiziari e gli
approfondimenti", dove la cronaca è raccontata "con l'occhio rivolto
all'audience ". Con la conseguenza di "smodate intrusioni nella vita
privata delle persone" che intaccano perfino i principi di "libertà e
dignità personale" sanciti "dalla Costituzione". Questo vale
anche per quella che Calabrò definisce la "mimesi del processo in
televisione", meccanismo attraverso cui "dall'informazione sul
processo si è passati al processo celebrato nei mezzi di informazione ".
Nessun accenno, nel suo discorso, a fatti precisi, ma non è difficile cogliere
un riferimento ad alcuni clamorosi fatti di cronaca, come il delitto di Cogne,
ossessivamente radiografati dalla televisione. Non consolano i commenti dei
politici, tutti positivi anche quando Calabrò dice che è necessario
"rivedere la legge sulla par condicio" e che sarà data esecuzione
alla sentenza del Consiglio di Stato su Europa 7, che nel 1999 ebbe la
concessione nazionale ma non le frequenze. Né consola la
considerazione che il duopolio Rai-Mediaset Rti
non esisterebbe più, visto che ormai Sky Italia ha un giro d'affari (2.347
milioni) paragonabile sia a quello della tivù di Stato (2.739) che di Rti
(2.411): considerazione che accoglie con sollievo Fedele Confalonieri,
presidente del gruppo che fa capo al presidente del Consiglio Silvio
Berlusconi, commentando che nella relazione di Calabrò, magistrato
autore di poesie e romanzi, "si sente la mano del letterato". è
almeno dal 1993 che si attende un passo indietro della politica e l'attesa, a
giudicare dai segnali, è destinata a durare. Alessio Butti, capogruppo del Pdl
in commissione Vigilanza della Rai, ha subito detto
che "la relazione di Calabrò è ricca di stimoli che la politica non può
non condividere". Ha però aggiunto che prima di tutto si dovrà pensare al nuovo
consiglio di amministrazione. La riforma va bene, ma la politica ha le sue
esigenze. Sergio Rizzo.
( da "Repubblica, La" del 17-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà
Obbligo sulla carta
d'identità. Il premier: ora voglio anche l'immunità parlamentare. Rai, il cda salva Saccà Impronte digitali per tutti Giustizia, la Lega frena. Berlusconi: non mi ferma nessuno ROMA -
Dal 2010 tutte le carte d'identità dovranno contenere le impronte digitali dei
cittadini. è una delle novità approvate ieri durante la seduta in commissione
alla Camera che ha votato le modifiche al decreto della manovra.
Giustizia, la Lega frena Berlusconi. La replica del
Cavaliere: in questa battaglia non mi fermerà nessuno, e ora voglio anche
l'immunità parlamentare. Caso Rai: il cda salva Agostino Saccà
dal licenziamento, che era stato chiesto dal direttore generale Claudio Cappon.
Decisive le astensioni di Curzi e Santerini. SERVIZI DA PAGINA
( da "Repubblica, La" del 17-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà
Il caso Senatori in
vendita l'indagine prosegue ROMA - La procura di Roma ha chiesto la proroga
delle indagini sulla "compravendita di senatori" che riguarda, tra
gli altri, Silvio Berlusconi. L'inchiesta
vede il premier indagato per istigazione alla corruzione e riguarda le presunte
trattative per il passaggio all'opposizione di senatori dell'allora maggioranza
che sosteneva il governo Prodi. Alla base dell'inchiesta, avviata dalla procura
di Napoli, ci sono anche le intercettazioni delle telefonate tra Berlusconi e il dirigente Rai Agostino Saccà.
( da "Repubblica, La" del 17-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà
Cappon: "è un
colpo letale inflitto alla Rai. Ma non mi dimetto, continuerò a fare
l'interesse dell'azienda" "Non mi arrendo, gli sospendo lo stipendio
e chiederò di spostarlo ad altro incarico" C'è contraddizione tra gli
attacchi, fortissimi, portati da Curzi in Cda e la sua decisione di astenersi
C'è incompatibilità ambientale, importanti dirigenti rifiutano di sedere nella
stessa stanza con Saccà ALDO FONTANAROSA ROMA - Dottor
Cappon, il consiglio Rai respinge la sua proposta di licenziare Saccà. Ha mai pensato di dimettersi? Lo farà? "La mia
proposta era giusta. E rivendico anche la correttezza dell'intera procedura che
ho adottato sul caso, per quanto lunga e complessa. Sono amareggiato, certo, ma
questa non è una vicenda personale. Qui viene inflitto un colpo letale alla
Rai. Più che dimettermi, dunque, io insisterò, nell'interesse
dell'azienda". Insistere? "Le violazioni disciplinari di Saccà sono accertate. Quindi comminerò la sanzione massima
che è nei miei poteri: 10 giorni di sospensione dallo stipendio. Poi, la
prossima settimana, chiederò ai consiglieri di trasferire Saccà
ad altro incarico. Non può restare alla guida di Rai Fiction. C'è ormai una
incompatibilità ambientale. Questa storia ha creato disagio in molti dirigenti.
Manca la serenità perché i diversi settori aziendali possano collaborare".
I dirigenti a disagio sono il direttore di Rai Uno, Del Noce, che pure
trasmette decine di fiction l'anno, e il responsabile delle Relazioni esterne,
Paglia. Ma lei ha portato in consiglio anche la lettere di protesta di Marano,
direttore di Rai Due. "Non posso smentirlo". La sua proposta di
licenziare Saccà, direttore, non ha trovato neanche il
voto di Sandro Curzi, consigliere di area progressista... "Una sorpresa.
Curzi ha indirizzato a Saccà, in consiglio, giudizi di
segno diverso. Immagino che avrà buoni argomenti per motivare il suo
voto". Curzi contesta la sua gestione del caso. Lei ha sospeso Saccà a dicembre senza poi proporre alcuna soluzione fino a
ieri. Anche il giudice del lavoro ha accusato la Rai di "non voler
decidere". "Noi abbiamo aperto un procedimento disciplinare mentre
era già in corso un procedimento penale ai danni del dottor Saccà,
a Napoli. Il binario disciplinare e quello penale sono distinti. Ma la nostra
indagine disciplinare si alimentava dei documenti che la Procura di Napoli ci
inviava, di volta in volta". Le intercettazioni... "Non solo quelle.
Abbiamo ricevuto anche le deposizioni che molti manager aziendali hanno fatto
davanti ai magistrati. I documenti più consistenti sono arrivati solo a maggio.
Prima di allora, non sarebbe stato corretto decidere perché gli ultimi faldoni
potevano contenere prove a carico oppure anche a discolpa di Saccà".
Lei parla di "colpo letale" alla Rai. Perché? "Premetto che
trovo le intercettazioni sgradevoli e invasive. Ma via via che queste
arrivavano, dipingevano un quadro di assoluta gravità. Attenzione: nessun
consigliere della Rai nega che questi fatti siano accaduti, e neanche Saccà li nega. A cambiare è il giudizio che si dà a questi
eventi. E' la loro qualificazione...". Come giudicano questi fatti i
consiglieri che salvano Saccà? "Ha presente
l'opera di Mozart "Così fan tutte"? La difesa di Saccà
si basa sul principio che la Rai sia un'azienda diversa dove certe azioni sono
normali, comuni a tanti. Io non sono d'accordo. Penso che anche un'azienda
anomala debba avere le sue regole. Se accettiamo questa logica, allora dovremmo
accettarla in futuro per ogni altro dirigente". Avete
proposto a Saccà una buonuscita
perché andasse via? "I suoi legali hanno mantenuto un filo di dialogo. Poi
hanno chiuso a questa eventualità, di colpo". E' successo ad aprile, dopo
la vittoria di Berlusconi
alle elezioni? "Lei vede un nesso? E' un'interpretazione". Lei
pensa che il consigliere Urbani, Forza Italia, avrebbe dovuto astenersi dal
votare? Le intercettazioni lo vedono protagonista... "I fatti sono sotto
gli occhi di tutti".
( da "Repubblica, La" del 17-07-2008)
Argomenti: RAI MEDIASET
Il cda Rai salva Saccà: no al licenziamento Bocciata la proposta di
Cappon, decisiva l'astensione di Curzi e Staderini Il direttore generale:
"Comportamenti contrari al ruolo di dirigente, violato il codice etico,
infranto il vincolo di fiducia" ROMA - Sono le 16 quando Claudio Cappon,
direttore generale della Rai, chiede il licenziamento
in tronco di Agostino Saccà, capo di Rai Fiction,
dirigente forzista tra i più forti della tv di Stato, una vita a Viale Mazzini.
Ma Cappon non trova i voti necessari in consiglio di amministrazione. Dicono di
no i consiglieri Urbani e Pertroni (Forza Italia), la Bianchi Clerici (Lega),
infine Malgieri di An. Decisiva risulterà anche l'astensione di Sandro Curzi,
storico ex direttore del Tg3, e quella di Marco Staderini, l'uomo di Casini in Rai. Prima del voto, Cappon legge una lunga sofferta
relazione. Spiega che Saccà ha contravvenuto ai suoi "doveri di dirigente",
ha violato il Codice Etico, ha leso infine il "vincolo di fiducia che è
alla base del rapporto tra un'azienda e i dipendenti". Quindi Cappon
elenca in dettaglio tutte le colpe del responsabile della fiction. In testa c'è la corte asfissiante a Mediaset perché diventasse cliente o finanziatore di una sua privata
società di produzione. Cappon cita poi il tentativo di influenzare nell'ombra
le decisioni dei massimi organi aziendali e di determinare i cast delle
produzioni tv per compiacere i politici. A proposito di politica, Cappon
accusa Saccà di essere un soldato "organico" ad uno schieramento,
arruolato sotto le insegne di un partito cui giura eterna fedeltà. Le
contestazioni sono forti e sostenute anche dal lungo lavoro degli ispettori interni
della Rai e del Comitato Etico. Un'indagine durata sei
mesi e mezzo. Eppure in consiglio tira una brutta aria. Giuliano Urbani,
consigliere di Forza Italia, contesta proprio la durata infinita del
procedimento disciplinare segnato - dice - da "omissioni" e atti discrezionali.
Ricorda poi che i giudici del lavoro, con due sentenze, hanno reintegrato Saccà
alla guida di Rai Fiction (il 30 giugno e poi il 14
luglio). E infine avverte che Saccà stesso, se licenziato, farà una causa
civile contro i consiglieri chiedendo danni milionari. E' noto che la Lega Nord
e An difendono a denti stretti il capo della fiction. Ma un vincolo di
maggioranza è scattato, ormai. Bisogna salvare il "soldato Agostino".
Anche Sandro Curzi, poi, benché in quota alla sinistra, fa intendere che non
voterà per il licenziamento. L'ex direttore del Tg3 e di Liberazione critica
Cappon per aver trascinato il procedimento disciplinare così a lungo. Uno
stallo che ha alimentato una situazione torbida, invece di bonificarla. Alla
fine Curzi si astiene, come peraltro Staderini. La settimana prossima, però,
quando Cappon dovrebbe proporre il trasferimento di Saccà ad altro incarico,
forse alla Direzione Commerciale, Curzi dovrebbe pronunciarsi a favore perché -
dice - "è ora che Rai Fiction ritrovi una guida
autorevole". Votano per il licenziamento, invece, il presidente
Petruccioli, il consigliere Carlo Rognoni, poi Nino Rizzo Nervo che si lamenta:
"Il mancato allontanamento di Saccà è un segnale terribile che diamo al
Paese, a tutte le azienda normali, infine ad ogni singolo dipendente della tv
di Stato". Esulta invece Saccà: "Dopo due giudici del lavoro, mi dà
ragione quello forse più importante: il giudice-azienda". Sul fronte
politico, chiedono ora una riforma urgente della Rai
Morri e Melandri del Pd: "Raccogliamo l'appello del garante delle
comunicazioni Calabrò: serve autonomia". Mentre Capezzone, portavoce di
Forza Italia, esulta di fronte alla sconfitta della sinistra, "maestra
nella lottizzazione". (a.fon.).
( da "Unita, L'" del 17-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà
Stai consultando
l'edizione del DIVISI La Lega di traverso: basta la giustizia non è una
priorità di Andrea Carugati / Roma La Lega avvisa Berlusconi:
la riforma della giustizia non è una priorità. Lo dice senza ambiguità il
ministro Calderoli, dando voce e un malessere che cova da giorni nella truppa
parlamentare del Carroccio. "Abbiamo fatto una tabella temporale delle
riforme e, in quella tabella, la riforma della Giustizia non c'è. Questo non
vuol dire che non si farà, ma viene dopo". Spiega Calderoli: "In
autunno abbiamo il federalismo fiscale, il codice delle autonomie e poi la
finanziaria. A seguire, la riforma costituzionale. Una riforma della giustizia
ci può anche stare, ma il 2008 è piuttosto pieno". Un avviso molto chiaro,
che arriva dopo i mal di pancia di queste settimane per la fretta con cui il
governo si è dedicato a temi che al popolo leghista interessano poco o niente:
il lodo Alfano, le intercettazioni. O a provvedimenti che alla base del
Carroccio sono piaciuti pochissimo, come il bloccaprocessi, che ha rischiato di
"sporcare" il decreto sicurezza. Umberto Bossi ha spiegato qualche
giorno fa che è stata l'offensiva di Berlusconi sulla
giustizia a far precipitare il dialogo con il Pd sul federalismo, e ha ribadito
che "col Pd bisogna parlarsi". Ancora: a più riprese Bossi ha
invitato il Cavaliere a "darsi una calmata", a non "rompere le
scatole" ai giudici. Bossi si è detto "preoccupato" per un clima
di scontro con l'opposizione che potrebbe portare a un voto negativo del Pd sul
federalismo. E così a un altro referendum costituzionale, come quello del 2006,
che spazzò via la devolution, la ragione sociale della Lega, il vero cemento
dell'alleanza con Berlusconi tra il 2001 e il 2006.
"Non saremo così imbecilli da far cadere il governo, ma se Berlusconi non ci votasse il federalismo...", ha detto
qualche giorno fa il Senatur. Ammettendo i malumori della sua base: "È
ovvio, Radio Padania la sento anch'io, ma la gente si fida della Lega".
Ieri nessuna controreplica al Cavaliere che ha risposto a Calderoli dicendo che
la riforma della giustizia è una priorità assoluta e che nessuno lo fermerà.
Bossi non ha voluto aggiungere altro, ma ha fatto capire che la linea è quella
di Calderoli. E poi il ripristino dell'immunità parlamentare per la
"Casta" sarà un altro boccone amaro da digerire per il Carroccio. E
non aiuta la bocciatura, da parte del Cavaliere, della proposta di riforma
delle legge europee firmata Calderoli: il premier vorrebbe liste bloccate
invece della preferenza unica proposta dal suo ministro. Calderoli, per far
capire ancora meglio che la giustizia non è la priorità, ha annunciato che il
ddl sul federalismo fiscale è pronto e oggi ne illustrerà le linee guida alla
conferenza Stato-Regioni per aprire un confronto ed "accogliere"
eventuali osservazioni. E Sergio Chiamparino (ministro ombra delle Riforme),
che ieri ha incontrato Calderoli a un convegno dell'Aspen Institute, dice:
"Mi ha parlato del ddl e mi pare che possa essere una base di discussione
ragionevole". Da An Maurizio Gasparri dice che "c'è tempo per tutto,
l'autunno è lungo, con il ritmo e i numeri che abbiamo
possiamo approvare un sacco di cose, non c'è bisogno di mettersi a fare le
gare, faremo l'una e l'altra cosa entro la fine dell'anno". Ma
dall'entourage di Calderoli ribadiscono che la carne al fuoco è già moltissima,
buona per almeno sei mesi di lavoro. La "delegazione" di An dentro il
Pdl però sembra disposta a seguire il Cavaliere sulla giustizia. Filippo
Berselli, presidente della Commissione Giustizia del Senato, tra gli autori ai
primi anni Novanta della cancellazione dell'immunità per gli onorevoli, spiega:
"Non sono pentito di quella scelta, ma il sono passati tanti anni e il
quadro politico è cambiato radicalmente: oggi non c'è più quel malaffare
generalizzato e non vedrei come uno scandalo ripristinare l'immunità che era prevista
dalla Costituzione per evitare operazioni carognesche della magistratura".
Fabrizio Cicchitto, numero uno dei deputati Pdl, spiega che in autunno
"c'è tempo per una riforma globale della giustizia e per il federalismo
fiscale". Poi aggiunge un messaggino a Bossi: "Sulla riforma della
giustizia abbiamo visto che c'è anche un pezzo dell'opposizione, l'Udc, che
dovrebbe essere d'accordo sulla necessità di farla". Come dire: i voti
della Lega potrebbero non essere necessari.
( da "Unita, L'" del 17-07-2008)
Argomenti: RAI MEDIASET
Stai consultando
l'edizione del La7, Bignardi c'è, resa dei conti rinviata di Luigina Venturelli
P er la versione riveduta e corretta di La7 si dovrà attendere almeno la
primavera del 2009 quando, se tutto filerà liscio come previsto, faranno il
loro ingresso nei palinsesti Gene Gnocchi, Victoria Cabello e Corrado Guzzanti.
Tre colpi non da poco, probabilmente sufficienti a rincuorare gli orfani di
Piero Chiambretti che ha già fatto le valigie per andarsene in lidi più sicuri
(se lo contendono Rai e Mediaset):
il conduttore più irriverente, la donna più promettente e il comico più geniale
del panorama italiano. Ma si tratta di novità differite nel tempo. Per il
prossimo autunno la programmazione di La7 riserverà ben poche sorprese rispetto
al passato, se non due assenze: quella già ricordata di Markette e quella di
Giuliano Ferrara, che ha rinunciato alla propria attività televisiva,
nonostante l'infelice esito del suo recente fervore politico (si cerca ancora
un degno sostituto per Otto e mezzo). Resta, almeno per il momento, Daria
Bignardi con le sue Invasioni Barbariche, che molte voci consideravano nel
mirino del nuovo amministratore delegato della rete, noto "ammazza
sprechi", come programma di elevata qualità ma scarso ritorno economico.
"Non si può tagliare tutto e subito, perchè l'azienda ha dei contratti da
rispettare" ha precisato il suddetto Giovanni Stella. "Del futuro
stiamo discutendo insieme, in modo molto sereno e pacato". La nuova rete
delle casalinghe (tale dovrebbe essere il futuro di La7, secondo una versione
temuta dall'attuale pubblico acculturato e amata dagli azionisti del gruppo
Telecom Media, che si ritrovano circa 117 milioni di perdite) ha ancora da
venire. Non tarderà molto, considerando l'ossessione costi-ricavi del sostituto
di Antonio Campo Dall'Orto, autodefinitosi manager con "un approccio
maniacale alla redditività", che nei prossimi anni punta a un
"ridimensionamento significativo delle perdite della rete". Ma per
quest'autunno si può ancora stare tranquilli, la stagione si reggerà in gran
parte su pilastri consolidati. Ci saranno L'infedele di Gad Lerner, Exit di
Ilaria D'Amico, Maurizio Crozza con Crozza Italia Live e Marco Paolini con il
suo teatro di narrazione civile. Tra i nuovi arruolati, invece, figura Valerio
Massimo Manfredi, cui sarà affidato il nuovo programma di divulgazione storica
Impero, mentre Alessandro Sortino, con Malpelo, porterà l'inchiesta
giornalistica sul palcoscenico; Marco Berry racconterà storie di persone
sopravvissute da eventi catastrofici nel nuovo Vivo per miracolo e Simone
Annicchiarico (figlio d'arte di Walter Chiari e Alida Chelli) tornerà sui
luoghi e sui set dei film che hanno fatto la storia del cinema italiano nella
cornice La valigia dei sogni. Per l'informazione si tornerà ad affidarsi alle
testata diretta da Antonello Piroso (compreso il suo Niente di personale);
confermati anche i reality come Sos Tata e lo sportivo Victory, mentre Omnibus
raddoppierà: ogni mattina, dopo il consueto appuntamento delle sette, dalle
9.30 alle 10.30 andrà in onda Omnibus Life. Lo sport avrà la propria punta di
diamante nella Coppa Uefa, che quest'anno attirerà ancor più attenzione per la
presenza in competizione del Milan: La7 trasmetterà tutte le partite del
torneo, dai quarti di finale in poi. Per il sesto anno consecutivo la rete
Telecom si occuperà di rugby, con il Torneo delle sei Nazioni, e di superbike,
con il Mondiale Sbk. Soddisfatte anche le attese degli affezionati delle
fiction della rete: Stargate, Dirt e The L World torneranno con le nuove
stagioni, insieme al vecchio cavallo di battaglia Sex and the City, da sempre
in esclusiva su La7. Il destino della rete potrebbe essere meno segnato del
previsto, tanto da far parlare Stella di "disillusione per i gufi che
avevano già cantato il nostro de profundis". Ma l'amministratore delegato
non è ancora passato alla fase dei tagli più dolorosi, più dolcemente
rinominati e annunciati come "cambiamenti". Chissà perchè, il suo
"siamo convinti che per fare qualità non serva spendere un sacco di
soldi" non ha rassicurato del tutto i dipendenti di La7. PALINSESTI Fin
qui, hanno perso per strada solo Chiambretti e Ferrara. Stella, il nuovo
amministratore della rete, respinge i "gufi" che lo avevano visto con
l'ascia in mano e annuncia acquisti.
( da "Unita, L'" del 17-07-2008)
Argomenti: RAI MEDIASET
Stai consultando
l'edizione del IL DOCUMENTO "Ha usato la politica e la Rai
a fini privati" / Roma "La Direzione Generale non ha dubbi e, a
conclusione dell'intera vicenda, in relazione alle gravi violazioni accertate
ed al notevolissimo danno d'immagine subito dalla Rai,
ritiene che non ci siano le condizioni per procrastinare decisioni
sanzionatorie e che queste non possano che essere adeguate alla gravità dei fatti
accertati. Conseguentemente si sottopone al Cda la proposta di risoluzione del
rapporto di lavoro del Dott. Agostino Saccà". Così il direttore generale
Claudio Cappon ha proposto ieri al Cda Rai il
licenziamento di Agostino Saccà, respinto dal consiglio. Una relazione lunga
sette pagine e molto articolata. Per cominciare, Cappon spiega che tutti gli
elementi a disposizione "evidenziano in modo cristallino che il Dott.
Saccà ha tenuto comportamenti contrari ai suoi doveri di dirigente Rai, in chiara violazione del Codice Etico che ha
sottoscritto e al cui rispetto si è impegnato e ha di fatto leso in modo
determinante il vincolo di fiducia che è alla base del rapporto tra un'azienda
ed i suoi dirigenti, a maggior ragione se incaricati di ruoli di massima
visibilità e responsabilità". E poi "non ha mai smentito in questi
mesi i fatti che gli sono attribuiti" ma si è "limitato a sostenere
che i suoi comportamenti erano leciti" e a "mettere in discussione la
legittimità delle intercettazioni". Spiega ancora il dg al Cda che
"in questi mesi l'azienda ha cercato più volte un'ipotesi di risoluzione
consensuale e tale proposta è stata avanzata da ultimo anche nell'incontro
dell'11.7 scorso, ma sempre senza riscontro dalla controparte". Cappon
sottolinea tutti i passaggi dell'istruttoria Rai, e il giudizio conclusivo della Commissione per il Codice Etico.
Tra gli "aspetti critici" ci sono "contatti approfonditi con la
concorrenza, in merito al coinvolgimento di Mediaset nel programma Pegasus"; "condotte intese a promuovere
o ad agevolare l'esercizio di indebita influenza esterna sulle attività e sulle
determinazioni dei massimi organi aziendali e in particolare del Cda Rai"; "versioni, in particolare per quello che
riguarda il suo ruolo nell'ambito dell'iniziativa Città della Fiction",
che "risultano smentite dalle trascrizioni di più intercettazioni
telefoniche"; ingerenze "nella formazione del cast delle produzioni
televisive, sulla base di sollecitazioni esterne finalizzate ad utilità extra aziendali".
In più Cappon sostiene che per Saccà "il rapporto con la politica risulta
essere assolutamente organico" e a suo avviso appare "particolarmente
rilevante" nella vicenda della Città della fiction in Calabria,
"l'evidente esercizio del potere connesso alla responsabilità di direttore
di Rai fiction per condizionare ed influenzare i
comportamenti del mondo dei produttori esterni, a favore non già dell'azienda
ma di un progetto promosso e sviluppato in via del tutto privata". Si è
aspettato troppo tempo prima di chiedere il licenziamento di Saccà? In
un'intervista a "Prima comunicazione" il direttore della Rai aveva già spiegato: "Il procedimento è stato
indubbiamente molto lungo e in qualche modo anomalo, ma i tempi sono stati
determinati dal fatto che le carte della Procura di Napoli sono arrivate
scaglionate nei mesi. L'ultima documentazione pervenuta il 16 maggio
comprendeva 280 ore di audio e ci sono voluti 12 giorni per l'ascolto e la
trascrizione. Potevamo agire diversamente? Il magistrato ha ritenuto che i
precedenti incartamenti fossero sufficienti per assumere un provvedimento
disciplinare. Noi siamo convinti di aver agito con responsabilità e correttezza
a garanzia dell'immagine dell'azienda anche dei diritti di Saccà. Questa
vicenda ha una grande rilevanza pubblica con un forte impatto mediatico e
riguarda un dirigente di alto profilo. A mio avviso sarebbe stato gravemente
imprudente decidere senza aver avuto la possibilità di esaminare e valutare
tutta la documentazione disponibile". Ma "sul piano personale posso
solo dire che comprendo la sofferenza delle persone coinvolte ma che questa
vicenda riflette un costume e un comportamento di gestione aziendale
lontanissimi dalla mia formazione professionale e deontologica".
( da "Unita, L'" del 17-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà
Stai consultando
l'edizione del La Rai si tiene Saccà, schiaffo a
Cappon Il cda respinge la proposta del direttore generale. Il Pd: un
"mistero buffo" l'astensione di Curzi di Luca Sebastiani / Roma SALVO
Nonostante tutto Agostino Saccà rimarrà al suo posto e
continuerà a dirigere, almeno per ora, Rai Fiction. Dopo una suspance durata
solo poche ore, ieri la maggioranza di centrodestra del Consiglio
d'amministrazione della Rai ha infatti deciso di fare quadrato intorno al
direttore della divisione fiction della tivù pubblica e di respingere con un
voto contrario la mozione del Direttore generale Claudio Cappon che ne chiedeva
il licenziamento. Quattro voti contrari, quelli di Giuliano Urbani, Gennaro
Malgieri, Giovanna Bianchi Clerici, Angelo Maria Petroni, tutti in quota Pdl o
Lega, sono bastati a salvare Saccà. Hanno invece
votato sì al licenziamento i consiglieri in quota al Pd Nino Rizzo Nervo e
Carlo Rognoni, oltre al presidente del Cosiglio d'amministrazione Claudio
Petruccioli. Determinanti per la bocciatura della mozione di Cappon anche
l'astensione più scontata di Marco Staderini, dell'Udc, e quella molto meno di
Sandro Curzi, area Rifondazione comunista. Nel corso del consiglio il Direttore
generale della Rai aveva presentato una relazione articolata alla fine della
quale chiedeva senza mezzi termini il licenziamento del direttore di Raifiction
per "le gravi violazioni accertate e il notevolissimo danno" da
questi arrecato all'azienda. La relazione, ovviamente, faceva riferimento al
"caso Saccà" scoppiato lo scorso dicembre in seguito all'inchiesta
della Procura di Napoli sui presunti accordi tra il direttore di Raifiction e
l'allora capo dell'opposizione Silvio Berlusconi. Sulla stampa, allora, erano filtrate le intercettazioni
telefoniche in cui i due parlavano della collocazione di aspiranti attrici.
"La Direzione generale - ha spiegato ieri Cappon - ritiene che non ci
siano le condizioni per procrastinare decisioni sanzionatorie e che queste non
possano che essere adeguate alla gravità dei fatti acceratati". Il
Direttore generale ha così chiesto il licenziamento, anche per stabilire una
volta per tutte "la misura e il riferimento per i comportamenti futuri di
tutti". Le motivazioni addotte e illustrate da Cappon non hanno però
scalfito la granitica convinzione innocentista dei consiglieri della
maggioranza. Urbani, in particolar modo, ha obiettato che il licenziamento
sarebbe stato un atto "radicalmente inaccettabile e profondamente
contrario all'interesse aziendale, che deve sempre rappresentare il fondamento
stesso dei doveri di qualsiasi amministratore". "Sono contento",
ciondolava ieri in serata il direttore della divisione fiction della tivù
pubblica, "anche il giudice azienda ha ascoltato le mie ragioni". Un
giudice molto orientato, a dire il vero, anche se Saccà
ha ragione di notare che "certe astensioni dicono molto sul valore di
questo voto". Un fatto che non è sfuggito neanche a Riccardo Milana,
membro Pd della Commissione di Vigilanzadella Camera, che in serata ha definito
"mistero buffo l'astensione di Curzi". Dura la reazione del Pd al
voto uscito dal Consiglio. Con una nota ufficiale il capogruppo in Commissione
di Vigilanza, il senatore Fabrizio Morri, ha definito quella di ieri "la
pagina più nera della tivù pubblica italiana". "Con il loro voto - ha
continuato il senatore - i consiglieri del centrodestra hanno sancito che
l'azienda Rai niente può e deve fare contro comportamenti illeciti acclarati di
un proprio dipendente. Hanno dato un colpo durissimo alla credibilità
dell'azienda" ha chiuso Morri. Intanto sul futuro di Saccà
incombe il rischio del trasferimento. Era la richiesta in subordine di Cappon,
ma il Consiglio ha deciso di discuterne la prossima settimana. Per ora Saccà ha scampato il rischio più grande.
( da "Unita, L'" del 17-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà
Stai consultando l'edizione
del L'inchiesta, le intercettazioni la sospensione. Poi il reintegro L'affaire Saccà viene da lontano e, almeno nel suo svolgimento
pubblico, risale al natale dello scorso anno. Allora la vicenda scoppiò
inopinatamente quando i giornali pubblicarono le
intercettazioni telefoniche sulla base delle quali la procura di Napoli aveva
avviato un'inchiesta sui presunti accordi tra Saccà e Silvio Berlusconi. Nelle conversazione, finite anche in rete, i due parlavano
infatti della collocazioni di attrici, dei progetti in proprio dello stesso
direttore di Raifiction, nonchè degli equilibri interni del Cda di Viale
Mazzini. Le intercettazioni, finite in file audio anche su internet,
fecero reagire immediatamente i vertici Rai che avviarono una contestazione disciplinare
nei confronti del direttore di Raifiction, che nel frattempo si era
autosospeso. Nel corso dei mesi, tra tentativi di compromessi conciliatori tra
le parti e cause presso il tribunale del lavoro, l'affaire è andato avanti
protraendosi stancamente. Alla fine di giugno, sette mesi dopo l'inizio della
vicenda, una prima e inattesa svolta. Il giudice del lavoro di Roma Giuseppina
Vetritto ordina il reintegro di Saccà al suo posto. La
motivazione, però, non assolve l'etica del comportamente del direttore della
fiction, ma dice solo che la Tv di Stato "poteva e doveva" decidere
del destino del suo dipendente senza attendere la conclusione del procedimento
penale di Napoli, invece ha preferito "scegliere di non scegliere".
Ergo, Saccà deve tornare al suo posto. La stessa
sentenza, però, continua affermando che "taluni comportamenti di un
dipendente, non penalmente rilevanti, ben possono essere valutati in sede
disciplinare come tali da non consentire la prosecuzione del rapporto di
lavoro". È in sostanza la strada scelta da Claudio Cappon, che nella sua
relazione al Consiglio d'amministrazione Rai di ieri, contesta a Saccà un comportamento che confligge col codice etico
dell'azienda. I consiglieri del centrodestra non la pensano così e ieri hanno
salvato Saccà dal licenziamento proposto da Cappon. La
settimana prossima lo stesso consiglio discuterà il trasferimento di Saccà ad altra funzione. Le tappe della vicenda.
( da "Corriere della Sera" del 17-07-2008)
Argomenti: RAI MEDIASET
Corriere della Sera
- NAZIONALE - sezione: Primo Piano - data: 2008-07-17 num: - pag: 11 categoria:
REDAZIONALE Cappon: licenziare Saccà Ma il Cda della Rai
dice no Il Pdl vota contro. Resta in campo l'ipotesi del trasferimento Curzi
sceglie di astenersi. L'amarezza del direttore generale: d'ora in poi qualunque
dirigente agirà come Saccà ROMA - Il consiglio Rai
boccia la proposta di licenziare in tronco Agostino Saccà presentata dal
direttore generale Claudio Cappon e caldeggiata dal presidente Claudio
Petruccioli. Contro il licenziamento votano Giuliano Urbani, Angelo Maria
Petroni, Gennaro Malgieri (tutti Pdl) e Giovanna Bianchi Clerici (Lega). Il sì
arriva da Claudio Petruccioli, Nino Rizzo Nervo e Carlo Rognoni (Pd). Due le
astensioni: Sandro Curzi (sinistra radicale) e Marco Staderini, Udc.
Severissimo l'impianto d'accusa di Cappon: "Comportamenti documentati e
mai smentiti e anzi rivendicati secondo la logica del "così fan
tutti"... Ciò che decideremo sarà misura e riferimento per i comportamenti
futuri di tutti". Chi ha incontrato Cappon in serata dopo la bocciatura lo
ha sentito ripetere amaramente il concetto: "D'ora in poi, qualsiasi
dirigente agirà come Saccà, potrà farlo senza paura di alcuna punizione...
". L'elenco delle accuse ricalca molti passaggi delle intercettazioni: l'aver progettato la società Pegasus e immaginarla come futura
alleata di Mediaset,
concorrente della Rai.
L'essersi ingerito nella formazione dei cast delle produzioni tv. L'aver avuto
"un rapporto organico con la politica, intervenendo su decisioni di
competenza del direttore generale e del consiglio di amministrazione".
Infine l'accusa di essere troppo vicino a "un'area culturale di
riferimento", legame rispetto al quale "appare del tutto recessivo il
rapporto di lealtà con l'azienda". Urbani ha votato contro "un
provvedimento iniquo e illegittimo". E la sorpresa dell'astensione di
Curzi? "Ho deciso di non seguire il camion politico già avviato. Si
sarebbe comunque arrivati alla bocciatura del licenziamento, ho voluto rompere
uno scenario di blindatura politica e di obbedienza cieca a disposizioni (e
ordini) esterni all'azienda e oggettivamente avulsi dai suoi interessi e dalle
sue necessità ". Mercoledì prossimo Cappon tornerà all'attacco
probabilmente con dieci giorni di sospensione e con la proposta di spostare
Saccà da Rai Fiction alla Direzione commerciale. Ma i
suoi legali fanno sapere che un "demansionamento" sarebbe
impossibile. E poi c'è da mettere in conto la posizione dei consiglieri di area
Pdl: voterebbero sì al trasferimento di Saccà dopo aver bocciato il suo
licenziamento? P. Co. Vertici Claudio Petruccioli e Claudio Cappon, presidente
e dg Rai, volevano il licenziamento di Saccà.
( da "Corriere della Sera" del 17-07-2008)
Argomenti: RAI MEDIASET , Berlu Saccà
Corriere della Sera
- NAZIONALE - sezione: Primo Piano - data: 2008-07-17 num: - pag: 11 categoria:
REDAZIONALE Lo sfogo Il manager: devo riconoscere che Minoli si è battuto come
un leone per me "Mi stanno facendo un processo stalinista" ROMA -
Agostino Saccà mette mano alla Grande Storia, per
commentare questa puntata di non-fiction Rai: "Il
presidente Claudio Petruccioli ha parlato di me come di una "macchia"
dell'azienda... In queste ore ho pensato che in qualsiasi processo sommario si
ricorre a certe parole... tumore, macchia, malattia... Penso agli eretici
bruciati, ai girondini condannati dai giacobini, soprattutto ai dissidenti
processati durante i processi stalinisti. Ecco, con me hanno adottato un metodo
non molto lontano da quello stalinista". Difficile rintracciare, negli
annali delle tempeste Rai, qualcosa di simile al
serial aziendale Saccà. La bocciatura del suo
licenziamento in consiglio di amministrazione lo galvanizza: "Sono sicuro
del mio buon diritto. Sono sereno". Altra citazione nobile: "Per
dirla con Max Weber, stavolta il vizio ha dovuto rendere omaggio alla virtù...
In questa storia esco come un uomo giusto, che ha sempre tutelato gli interessi
dell'azienda". Ma scusi, e quell'accordo tra la sua
futura società Pegasus e Mediaset all'insaputa dell'azienda? "Ma figuriamoci... L'azienda
sapeva, gli avvocati lo dimostreranno. In quanto alla partnership, sarebbe
stato suicida per qualsiasi società chiudere i ponti con la Rai. Ma parliamo di qualcosa che non è
mai nato, non si è mai verificato. E poi i miei interlocutori erano
altri". Agostino, come lo chiama confidenzialmente Berlusconi
nelle intercettazioni, è particolarmente felice dell'astensione di Sandro
Curzi: "Mi piace pensare che l'abbia fatto per simpatia, in omaggio ai
vecchi tempi. Lui era direttore del Tg3, io giovane redattore, mi propose come
caporedattore. Si litigava, lui comunista e io socialista... Ricordo quando
Michele Santoro ed io bloccammo l'assemblea per il voto di fiducia sulla sua direzione.
Eravamo amici, ma chiedevamo garanzie per la direzione". In Rai, si sa, nulla si crea e nulla si distrugge. Nemmeno il
trio Curzi-Santoro- Saccà protagonista di mille liti e
altrettante rappacificazioni. Altro capitolo che lo esalta, la base dell'azienda:
"Il Comitato etico ha detto, nero su bianco, che ho la "netta
propensione a tutelare gli interessi della Rai con una
forte determinazione a realizzare prodotti vincenti"". Per questo,
dice il direttore di Rai Fiction ancora in carica,
"ho ottenuto la piena solidarietà dell'Adrai". Chi non vive in Rai ignora cosa nasconda la sigla: ovvero l'Associazione
dirigenti Rai, il sindacato dei colletti bianchi di
Viale Mazzini, una autentica potenza interna. Un nome per tutti: "Devo
riconoscere che Giovanni Minoli si è battuto come un leone in mio favore,
scrivendo, dichiarando, esponendosi. Ma sempre nell'interesse dell'azienda e
non solo per amicizia". Qui arriva il messaggio per il presidente Claudio
Petruccioli e il direttore generale Claudio Cappon, fautori del suo
licenziamento: "Sono sbalordito dalla tenacia con cui hanno perseguito
questa linea. Petruccioli non ha fatto che imbracciare il fucile... Ma ora
tocca a loro riflettere sul comportamento del cuore dell'azienda verso di me.
Il Comitato etico, i dirigenti, personaggi- chiave come Minoli, cioè le
professionalità solide dalle quale l'azienda può ripartire". Gli sfugge
una battuta: "Poi parliamo di due persone, presidente e direttore
generale, in scadenza. Ma questo è un altro paio di maniche". E i rapporti
con Fabrizio Del Noce e Guido Paglia che non intendono più lavorare con lei?
"Ma su, in ogni azienda, in ogni redazione si discute animatamente e
animosamente, poi si va avanti. Paglia l'ho assunto io contro il parere contrario
del presidente di allora, Antonio Baldassare. Di Del Noce ho sempre avuto
parole di grande stima, suvvia... ". Ora potrebbero spostarla, Saccà, magari alla Direzione commerciale... "Non
commento nulla, su questo. Come farà la Rai a privarsi
di uno dei migliori manager editoriali?". La non-fiction continua. Paolo
Conti \\ L'astensione di Curzi? Mi piace pensare che l'abbia fatto per
simpatia, in omaggio ai vecchi tempi \\ Sono sbalordito dalla tenacia con cui
Cappon e Petruccioli hanno perseguito la linea del licenziamento.
( da "Corriere della Sera" del 17-07-2008)
Argomenti: RAI MEDIASET
Corriere della Sera -
ROMA - sezione: Cronaca di Roma - data: 2008-07-17 num: - pag: 2 categoria:
REDAZIONALE Strategie Tre giorni di consultazione per la scelta del nuovo
presidente, il
( da "Corriere della Sera" del 17-07-2008)
Argomenti: RAI MEDIASET
Corriere della Sera -
NAZIONALE - sezione: Spettacoli TV - data: 2008-07-17 num: - pag: 53 categoria:
REDAZIONALE A fil di rete di Aldo Grasso Finalmente ho deciso cosa farò da
grande O h, finalmente so cosa voglio fare da grande. Lasciamo perdere i
convenevoli e le finte modestie: da grande voglio fare il presidente
dell'Autorità garante delle comunicazioni, carica attualmente ricoperta dal
prof. Corrado Calabrò. Lui farà il poeta a tempo pieno e io il presidente.
Adesso spiego il perché. Nella sua relazione annuale, Calabrò ha toccato alcuni
punti nodali, oggetto di attenzione da parte dei politici e dei responsabili
delle tv. Ha detto, ad esempio, che la Rai va liberata
dai partiti, anzi "dalla schiavitù dei partiti". E che la par
condicio non funziona più. Ora, testi alla mano, sono almeno 20 anni che lo
scrivo, che il Servizio pubblico è considerato parte del bottino dei vincitori.
E che la par condicio è oscenità democratica. Ha detto che bisogna finirla con
i processi in tv, con le trasmissioni che si sostituiscono ai tribunali veri
solo per fare audience. Ebbene, una corposa bibliografia lo può testimoniare, è
da tempo che, tra articoli e saggi, mi occupo dell'argomento; se non
nell'irrisione certo nell'indifferenza generale. Ha detto, Calabrò, che il panorama tv italiano è animato ormai da tre soggetti: Rai, Mediaset e Sky. Insomma il duopolio è stato rotto non per scelte
politiche ma perché mercato e tecnologia hanno fatto il loro corso. Tempo fa,
sull'argomento, è uscita una pagina intera del Corriere con tanto di tabelle e
spartizione del pubblico. Ha detto, fra altre cose, che la tv
meriterebbe un livello culturale più elevato. Non ho sottomano il testo
integrale, ma il presidente avrà senz'altro aggiunto che ormai, specie nelle
serialità americane, la tv ha raggiunto punte d'eccellenza come mai prima era
successo. Sì, ho deciso. Da grande farò il presidente dell'Autorità garante
delle comunicazioni. Così, almeno una volta all'anno, sfiorerò la dolce
sensazione di non predicare nel deserto.
( da "Corriere della Sera" del 17-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà
Corriere della Sera
- NAZIONALE - sezione: Sport - data: 2008-07-17 num: - pag: 50 categoria:
REDAZIONALE La polemica Letta: "Niente politica, dubbi solo tecnici"
ROMA - Nessun imbarazzo, soddisfazione generale e qualche distinguo tecnico. Il
Milan Club Montecitorio, nella sua ala di centrosinistra, accoglie con gioia la
notizia dell'arrivo di Ronaldinho al Milan. Anche se ieri l'Unità ha deciso di
aprire il giornale così: "La crisi corre e lui compra Ronaldinho".
Dove "lui" sarebbe il Cavaliere, nella duplice veste di proprietario
del Milan e di premier. Che, alla faccia della stagnazione e della crescita
bloccata, "si è tolto l'ultimo capriccio", sborsando 20 milioni. "è costato un sacco di soldi ma ne valeva la pena",
avrebbe confidato ieri Berlusconi al pranzo con i parlamentari del Pdl. Acquisto incauto? Inutile
chiederlo a un milanista e leghista come Matteo Salvini, entusiasta: "è
l'ennesima promessa elettorale mantenuta, dopo l'abolizione dell'Ici.
Ora aspettiamo il federalismo fiscale". Ma anche il centrosinistra
milanista si schiera compatto. Enrico Letta, membro del Milan Club
Montecitorio, nonché ministro ombra del Lavoro del Pd, non ha nessuna critica
per l'esborso finanziario - "Il calcio e la politica sono due cose
separate" -, ma ha qualche dubbio sulla scelta del calciatore: "Con
gli stessi soldi potevamo portarci a casa un portiere e un difensore: che ci
servono più di un fantasista". Daniele Marantelli, deputato varesino del
Pd, nonché "centrocampista alla Pirlo" nella nazionale parlamentari,
se la prende con chi critica l'acquisto di Ronaldinho: "è il solito
approccio elitario che richiama una delle peggiori tradizioni della sinistra,
anche se certamente in buona fede. In un'ora ci sono stati 3 mila nuovi
abbonamenti: tutti ultrà di Forza Italia? Ricordiamoci che il calcio è una
delle prime dieci aziende del Paese". Fosse per lui, Marantelli
inserirebbe "nel patrimonio dell'umanità i più grandi numeri dieci della
storia, da Pelé a Maradona. E, ovviamente, Rivera". Più articolato, ma
sulla stessa linea, Gianclaudio Bressa, deputato bellunese del Pd: "Troppi
soldi? Non scherziamo, stiamo parlando di cose serie. Sarebbe come dire alla
Fiat di smettere di investire su nuovi modelli. Detto questo, dal punto di
vista tecnico avrei preferito Adebayor: abbiamo già abbastanza trequartisti. Ma
se il Milan Lab ci fa l'ennesimo miracolo e lo rimette in sesto, va benissimo
Ronaldinho". Alessandro Trocino.
( da "Giornale.it, Il" del 17-07-2008)
Argomenti: RAI MEDIASET
N. 169 del
2008-07-17 pagina 27 Accordo in vista per usare i ripetitori di Mediaset di Redazione Come si fa a ridurre i costi in una
televisione? Per esempio, partendo dagli impianti di base, cioè dal sistema di
trasmissione. Il costo del mantenimento dei ripetitori è elevato: quale
soluzione migliore di sfruttare quelli di un'altra azienda televisiva,
gigantesca, che ne ha di potentissimi? Per esempio, quelli
di Mediaset? Sembra proprio
che su questa questione si stia definendo un accordo tra Telecom media e il
gruppo del Biscione. Del resto, che può fare una Tv piccola piccola di fronte
ai grandi competitori come Rai, Mediaset e
Sky? La soluzione più praticabile è allearsi con uno dei contendenti. E
l'ottica de La7 è risparmiare per sopravvivere: ridurre i costi, in tutte le
maglie di produzione, dalla trasmissione del segnale ai compensi delle star. ©
SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano.
( da "Giornale.it, Il" del 17-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà
N. 169 del
2008-07-17 pagina 4 Ma la Lega Nord non ha fretta: diamo la priorità al federalismo
di Anna Maria Greco Calderoli avverte: "L'agenda 2008 è piuttosto
piena" E Cicchitto assicura: "Rispetteremo il doppio impegno" da
Roma La doccia fredda arriva da Roberto Calderoli, proprio il giorno dopo
l'annuncio del Guardasigilli Angelino Alfano, che a settembre vuole presentare
alle Camere una riforma organica della giustizia. "Abbiamo fatto - dice,
invece, il ministro leghista per la Semplificazione - una tabella temporale
delle riforme e in quella tabella la riforma della giustizia non c'è. Questo
non vuol dire che non si farà, ma viene dopo". La Lega, si sa, è
preoccupata innanzitutto per il federalismo fiscale. Vuole che sia approvato al
più presto dal parlamento e vede altre urgenze prima della riorganizzazione del
pianeta giustizia. Teme che l'ingorgo dei lavori parlamentari, alla ripresa di
fine estate, faccia slittare le norme che più stanno a cuore a Umberto Bossi e
ai suoi. E poi, il Carroccio si preoccupa che lo scontro con il Pd possa
aggravarsi sui temi della giustizia e che questo interrompa il dialogo e si
ripercuota negativamente sui tempi d'approvazione del federalismo. "In
autunno - spiega infatti Calderoli - abbiamo il federalismo fiscale, il codice
delle autonomie e poi la finanziaria. A seguire, la riforma costituzionale. Una
riforma della giustizia ci può anche stare, ma il 2008 è piuttosto pieno".
Per la Lega, insomma, si parla del 2009. Eppure, la volontà di affrontare
presto i nodi della giustizia viene confermata con decisione dal premier,
Silvio Berlusconi. Per il ministro della Giustizia a
settembre i suoi uffici avranno completato il pacchetto di provvedimenti e,
dopo le consultazioni con magistratura e avvocatura, si potrebbe aprire il
confronto alle Camere. Perché la riforma, secondo Alfano, deve andare avanti "in
tempi rapidi". "C'è tempo per tutto. È lungo l'autunno", replica
a Calderoli Maurizio Gasparri di An. Getta acqua sul fuoco il presidente del
gruppo del Pdl in Senato. Assicura che da metà settembre a Natale, "con il
ritmo che abbiamo e con i numeri che abbiamo, possiamo
approvare un sacco di cose". Per Gasparri, organizzando bene i lavori
parlamentari, non c'è bisogno di "mettersi a fare le gare", ma si può
attuare tutto quello che c'è nel programma, dal federalismo fiscale alla
riforma della giustizia. La Lega è preoccupata che s'interrompa il confronto
col Pd sul federalismo? "Non lo so - risponde Gasparri -, mi pare
che con il Pd sia facile scontrarsi su qualsiasi cosa. Però io sarei molto
sereno e positivo: faremo l'una e l'altra cosa entro la fine dell'anno".
Anche Fabrizio Cicchitto è convinto che si possano conciliare le due riforme e
parla di "doppio impegno". "Sulla riforma organica della
giustizia - spiega il capogruppo alla Camera del Pdl - abbiamo visto che c'è
anche un pezzo dell'opposizione, rappresentato dall'Udc, che dovrebbe essere
d'accordo sulla necessità di farla". Fa eco il ministro per l'Attuazione
del programma, Gianfranco Rotondi: "La riforma della giustizia è una
priorità del nostro programma di governo e sicuramente il ministro Alfano non
lascerà la giustizia italiana nelle condizioni in cui l'ha trovata".
Insomma, la "grande occasione", come dice Daniele Capezzone, per
cambiare dalle fondamenta il sistema giustizia non sarà persa. Per il portavoce
di Fi sarà una riforma "epocale" e chiuderà "una partita
ventennale con i giustizialisti". Anche i garantisti di sinistra,
aggiunge, "potranno dare una mano". © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA
- Via G. Negri 4 - 20123 Milano.
( da "Giornale.it, Il" del 17-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà
N. 169 del
2008-07-17 pagina 0 Giustizia, il premier: "Non mi ferma nessuno" di Vincenzo
La Manna Il Cavaliere a Forza Italia: "Faremo subito la riforma della
giustizia Immunità parlamentare al primo punto". E in serata a Villa
Madama cena con i big di industria e finanza. Ma la Lega frena: prima il
federalismo Roma - Avanti tutta, e subito, sulla riforma della giustizia,
"sin dalle fondamenta ". E poi. Rilanciare l'economia, spingendo
sempre più sull'energia nucleare. Ma accelerare pure sul partito unico, per
sciogliere Forza Italia e An entro gennaio. Epuntare a "battezzare "
il Pdl alle prossime Europee, magari con sbarramento al 5% e liste bloccate. A
ora di pranzo, Silvio Berlusconi detta la linea
politica e indica le priorità, chiamando a raccolta, per oltre due ore, gli
europarlamentari azzurri. E se la Lega, con Roberto Calderoli, frena
sull'urgenza della riforma del sistema giudiziario, puntando su federalismo
fiscale e codice delle autonomie, il premier invece accelera. "è il primo
punto sul quale investire l'azione di governo", magari già da settembre,
rimarca Berlusconi ai deputati europei, riuniti in un
hotel romano, pronti a riassumere il suo intervento. "La gente è con me e
io vado avanti in maniera determinata", sottolinea il Cavaliere, convinto
che oggi serva una "riforma giusta per il Paese". è necessario quindi
un cambio di passo, deciso, che riprenda il programma elettorale del 2001.
Ovvero: immunità parlamentare, riforma dell'ordinamento giudiziario e del Csm,
priorità dell'azione penale.Unobiettivo chiaro e motivato, da ottenere magari
con il contributo di un comitato di saggi (tra i papabili l'ex giudice della
Corte costituzionale, Romano Vaccarella). "La giustizia in Italia
influisce nella vita di tutti i giorni di ogni cittadino" e viene usata
per "condizionare l'economia e la politica", spiega a porte chiuse il
leader di Forza Italia, che denuncia poi l'accanimento giudiziario vissuto
negli ultimi anni e assicura: "Non mi fermerò mai e non mi fermerà
nessuno". Pronto a ricordare, in un breve passaggio ad hoc, che le
intercettazioni telefoniche andrebbero limitate ai reati più gravi (mafia e
terrorismo). Ma non solo giustizia nel menù. Berlusconi,
infatti, non nasconde la preoccupazione per la "crisi economica
globale", accentuata negli ultimi mesi dall'aumento esponenziale del
prezzo del petrolio. Un problema da risolvere al più presto, ribadisce,
favorendo lo sviluppo dell'energia nucleare. Di concerto con il ministro
dell'Economia, Giulio Tremonti, con cui, assicura il premier, non vi è alcun
dissidio, anzi. "Tra noi vi è un dialogo continuo e costante - riferisce Berlusconi ai presenti -. Certo, ogni giorno devo
contrattare con lui, come ad esempio sui fondi riguardanti le forze
dell'ordine, ma in ogni caso non c'è alcun contrasto. Il fatto è che la crisi è
globale". Una tematica delicata, che ritorna, stavolta a ora di cena,
nell'incontro con una delegazione di imprenditori "del fare"
(presente Emma Marcegaglia, presidente di Confindustria), tenutosi a Villa
Madama, alla quale partecipano anche i ministri economici, capitanati proprio
da Tremonti. Dall'economia all'emergenza rifiuti. Ormai archiviata, rassicura Berlusconi, grazie all'avvenuto smaltimento di 35mila
tonnellate d'immondizia. Un risultato che verrà suggellato domani a Napoli,
dove si svolgerà non a caso il prossimo Consiglio dei ministri. Ma c'è anche il
percorso verso la nascita ufficiale del Pdl, da portare con celerità a
compimento insieme ad An, tra le "pietanze" servite dal Cavaliere
agli eurodeputati guidati da Stefano Zappalà. Bisogna fare presto, spiega Berlusconi, il cui auspicio è arrivare entro gennaio allo
scioglimento dei due partiti e celebrare di conseguenza il primo congresso del
Pdl. In modo da presentarsi con un simbolo unico alle Europee del 7 giugno e
portare una pattuglia italiana più numerosa nel Ppe. Un appuntamento
importante, per il premier, a cui vorrebbe giungere con una legge elettorale
differente rispetto a quella attuale. Preferibilmente con uno sbarramento al 5%
(si può trattare magari fino al 4%), liste bloccate, senza quindi voti di
preferenze, con un collegio unico nazionale. Di tutto, di più, insomma, nella
lunga colazione di lavoro. Anche calcio. Milan, in particolare. E non poteva
essere altrimenti, visto che per tutta la mattinata circolano voci
incontrollate su una partenza improvvisa del premier alla volta di Milanello,
per presentare alla stampa il neoacquisto dei rossoneri, Ronaldinho. Ma così
non è. Il Cavaliere, non più presidente del club, rimane a
Roma. Ma una battuta, almeno una battuta, la concede: "Ronaldinho? Mi è
costato un sacco di soldi, ma ne valeva la pena... ". © SOCIETà EUROPEA DI
EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano.
( da "Unita, L'" del 18-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà
Stai consultando
l'edizione del Finita l'emergenza a Napoli? Macché, resta in periferia... Cara
Unità, abito a Giugliano nella provincia napoletana, e quando, attraverso gli
organi d'informazione, leggo o sento dire che "l'emergenza rifiuti è
risolta" monta ancora di più la rabbia che sta accompagnando il nostro
vivere quotidiano da anni. È possibile che si possa mentire così
spudoratamente, e nessun organo d'informazione possa o riesca a dimostrare il
contrario? Comprendo che l'Unità, e lo faccio da oltre 45 anni cioè da quando
la leggo, non riesca ad inserire nel giornale una cronaca di Napoli (nella zona
di Napoli nord arriva quella di Firenze!), ma in queste occasioni un servizio
più approfondito con foto e resoconti andrebbe molto bene. Qui si tratta di
smontare una propaganda falsa come la maggior parte delle dichiarazioni dette e
smentite. Napoli non è la Campania, addirittura il Centro storico di Napoli o
Piazza Pebliscito, dove si riunirà il prossimo Consiglio dei ministri, non è la
Campania. L'emergenza rifiuti è regionale, le periferie di Napoli e la sua
provincia sono ancora colme di spazzatura. Le tivù, pubbliche e private, la
stampa, facendo il filo al governo, mostrano quello che più compiace a chi
comanda, nascondendo la realtà e propagandando quello che hanno detto loro di
far vedere o di dire, senza averne appurato la verità. E questo non è
giornalismo! L'Unità questo non lo può fare, non lo deve fare. Sembra un grido
di aiuto..... in effetti lo è. Ciro Medolla, Giugliano (Na) Strade pulite? Ma
per favore... Cara Unità, è cominciato il battage pubblicitario pro governo per
la presunta soluzione dei rifiuti a Napoli. "Vedete, le strade sono
pulite, come promesso". Sì, ma, ci dicono , per favore, dove sono finiti
quei rifiuti? Perché non vorrei che non si pulisse il salotto buono mettendo la
polvere sotto il tappeto. In questo caso, il problema sarebbe tutt'altro che
risolto. Giovan Sergio Benedetti, Lucca Qui i rifiuti ci sono ancora Caro
Direttore, oggi 18 luglio Berlusconi sarà a Napoli ad
annunciare che l'emergenza spazzatura è finita. Allora vi invito a casa mia, la
spazzatura nella mia strada la raccolgono quasi tutti i giorni,perché ci sono
gli ambulatori asl, ma svuotano solo il cassonetto (!), non raccolgono tutto
ciò che sta intorno. non ci sono spazzini, sono anni che le strade non vengono
lavate, c'è un fetore insopportabile, specialemnte con questo caldo, non si
disinfetta, essendoci anche un cdr che funziona male, immaginate in che paradiso
viviamo. Ma oramai l'emergenza è finita perché lo dicono i media, e se lo
dicono loro allora è vero! E chissenefrega se epatiti e tumori non hanno uguali
in tutta Italia! Cordiali saluti Imma Fiorillo Quando l'Italia si libererà?
Cara Unità, quando verrà liberata l'Italia da questo padre padrone che da 15
anni non solo comanda tutto il paese ma imbroglia con la sua ipocrisia e
impostorita gli Italiani e tutta l'Europa? A che santo dobbiamo pregare per
salvare l'Italia? Betty Rispoli Caso Saccà Curzi che cosa fa? Cara Unità, ho
letto con sgomento l'intervista a Sandro Curzi e la sua decisione di astenersi
sulla mozione presentata dal Direttore generale della Rai, Cappon, nella quale
proponeva al CdA il licenziamento di tale Saccà per palese violazione del Codice Etico aziendale, interessi
privatissimi, in combutta con l'alto (si fa per dire) statista di Arcore
assai interessato a piazzare le "bambine" in Rai ed a strappare
qualche libidinoso senatore dalla già esigua maggioranza prodiana. Cioè di fronte
a fatti inconfutabili, Curzi si è astenuto sostenendo che tanto la mozione non
sarebbe passata lo stesso (la maggioranza del CdA, come noto, è sempre stata in
mano ai berluscones) e che la questione si doveva affrontare subito, come se
l'attuale maggioranza del CdA, sette mesi fa, forse avrebbe approvato il il
licenziamento di Saccà. Consiglierei a Curzi (anche se
è troppo tardi) maggior cautela: se non altro, per non dare anche l'impressione
di una comprensione umana verso quanti amano mangiare contemporaneamente in due
piatti. Cordiali saluti Giovanni Di Nino Lotta all'evasione Il governo ci
ripensa Cara Unità, vorrei portare a conoscenza di quei cittadini onesti che
hanno votato Pdl alcune novità in materia di lotta all'evasione fiscale, tanto
cara al loro partito. Con il decreto legge 112/08, il governo Berlusconi ha cancellato l'obbligo, imposto dal decreto
Prodi 231/07, di inserire il codice fiscale nella girata degli assegni
trasferibili e ha riportato la soglia dei pagamenti in contanti o con assegni
"liberi" sotto la soglia dei 12.500 euro (in luogo dei 5.000 euro
previsti dal decreto Prodi). Sempre nell'ottica delle
"semplificazioni" scompare anche per i professionisti l'obbligo
introdotto nel 2006 di far transitare incassi e prelievi su un conto corrente
bancario o postale e soprattutto viene abolita la norma, prevista dal decreto
Visco-Bersani in materia di tracciabilità, che imponeva la riscossione dei
compensi professionali mediante strumenti tracciabili e non in contanti. Gli
evasori ringraziano, i cittadini onesti no. Laura Caramante, Pisa Dopo Berlusconi Cosa resterà del Paese? Cara Unità, il Governo
vara decreti a ciclo continuo che farebbero impallidire qualsiasi Nazione
civile. Il Presidente del Consiglio parla - all'estero - che, se sarà
necessario per governare bene, metterà mano alla Costituzione modificandola a
suo gusto e interesse. Il cosiddetto "pacchetto sicurezza" è stato
solo una grande bufala, la situazione economica italiana è arrivata
all'estremo, e il ministro Alfano dichiara che rivedrà le leggi attuali sulla
giustizia. Alla luce dei concretissimi fatti d'Abruzzo, sempre all'estero e
senza nulla sapere della cosa, Berlusconi parla del
solito teorema e approfitta per continuare ad insultare i giudici. Tanto ormai
è bello che a legibus solutus. L'altro giorno ha tolto la parola al presidente
Barroso per recitare una delle sue tante pantomime. Insomma, senza continuare
un elenco che sarebbe lunghissimo, visto quanto è successo in poco tempo, cosa
resterà del Paese fra tre mesi quando l'opposizione, il 25 di Ottobre, deciderà
di presentare il conto a Berlusconi ? La domanda
certamente retorica che mi viene è: ma in quale Paese viviamo? Con la solita
amicizia Silviano Forte.
( da "Corriere della Sera" del 18-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà
Corriere della Sera
- NAZIONALE - sezione: Primo Piano - data: 2008-07-18 num: - pag: 6 categoria:
REDAZIONALE Giustizia I processi Rai, in aula contro Silvio i
"diffamati" A settembre Si terrà il 29 settembre
a Roma la prima udienza della causa intentata da 43 dipendenti Rai contro
Silvio Berlusconi per
diffamazione. Il punto di partenza era un passaggio di un colloquio intercettato
tra lui e Agostino Saccà:
in Rai non c'è nessuno che non sia raccomandato, si lavora solo se ti
prostituisci o sei di sinistra. Lo scrive L'Espresso in edicola oggi.
( da "Stampa, La" del 18-07-2008)
Argomenti: RAI MEDIASET
ELEZIONI
AMMINISTRATIVE.VICE SINDACO SARA' UN ESPONENTE DELLA LEGA NORD A Novi la
scommessa Moncalvo Le segreterie dei partiti Forza Italia, An, Udc Npsi e La
Destra, d'accordo sul suo nome [FIRMA]GINO FORTUNATO NOVI LIGURE Il
centrodestra ha ufficializzato in un documento la candidatura a sindaco di Novi
del giornalista Gigi Moncalvo, che lavorò a Mediaset e di recente è stato in Rai dopo aver diretto un settimanale nel
Novese. Si contrappone al sindaco in carica Lorenzo Robbiano. Una candidatura
che era nell'aria da tempo. Inizialmente aveva suscitato qualche perplessità da
parte di alcuni esponenti del centrodestra, di qualche elemento della Lega Nord
in particolare; ma adesso tutti, o quasi, sono d'accordo sul fornire a
Moncalvo l'appoggio necessario per espugnare una delle roccaforti del
centrosinistra in provincia. Il documento sottoscritto dalle segreterie dei
partiti vede Piero Vernetti, coordinatore di Forza Italia come primo
firmatario, insieme ai rappresentanti della Lega Nord, Udc, An, Npsi e La
Destra. Questo documento giudica "innovativa" la candidatura
Moncalvo, definita "di grande valore politico e strategico, per costruire
un'alternanza di governo all'attuale amministrazione, con un programma che,
partendo dalla peculiarità di cui in passato sono stati portatori i singoli
gruppi politici, sappia fondersi in un unico progetto per la crescita di
Novi". Si profila un "duello" che contrappone Robbiano, politico
di lunghissimo corso (a sua volta giornalista), che sul suo piatto metterà le
opere pubbliche realizzate negli anni della sua amministrazione, ad un volto
noto non solo ai novesi, ma di profonda cultura e capacità di comunicazione. Il
primo atto politico del Pdl, espresso all'insegna della
"trasparenza", riguarda la carica di vicesindaco: nell'ipotesi di
vittoria la carica andrà alla Lega Nord: logico pensare ad Antonio Morettini.
"Gli altri ruoli - specifica ancora il documento ufficiale del Pdl -
saranno assegnati sulla base del consenso elettorale, tenendo conto del
contributo personale offerto dalle singole figure". Luigi "Gigi"
Moncalvo, 58 anni, laureato in Scienze politiche, è giornalista dal '
( da "Repubblica, La" del 18-07-2008)
Argomenti: RAI MEDIASET
Rai, il governo boccia il Garante
"Non serve una nuova riforma" Romani difende la Gasparri. Saccà
sospeso 10 giorni Melandri: "Disponibili a confrontarci, ma dal Pdl solo
silenzio". Gli avvocati del direttore di Rai
fiction contro la sospensione ALDO FONTANAROSA ROMA - Sei mesi di montagne
russe e scontro politico, lo scandalo delle intercettazioni e delle ballerine,
il caso Saccà. Il sottosegretario alle Comunicazioni Paolo Romani non è per
niente impressionato dal momento buio della Rai e
respinge dunque l'invito del Garante per le Comunicazioni Calabrò perché si
riformi la tv di Stato. Le regole del gioco - dice Romani alla Camera - vanno
bene così come sono. Il governo, quindi, non cambierà la legge Gasparri e
confermerà i criteri di nomina dei consiglieri della Rai.
A sceglierli saranno ancora i partiti: "Non mi spaventa - spiega Romani -
che il Parlamento sia azionista di riferimento della televisione
pubblica". Il sottosegretario esclude anche che frequenze tv tradizionali,
oro purissimo oggi nelle mani di Rai e Mediaset,
possano andare a nuovi editori come l'Unione Europa vuole. Per il governo
italiano, questa redistribuzione non è necessaria. Romani pensa che il pluralismo
sarà comunque garantito dal digitale terrestre, che moltiplica i canali e non è
più una tecnologia fantasma. Sei milioni di famiglie la usano. Deluso
l'ex ministro Paolo Gentiloni, del Pd: "Colpiscono i silenzi di Romani su Rai e frequenze. Anche sull'Internet veloce, il governo
unisce tanti slogan ai tanti tagli. Noi avevamo stanziato 50 milioni per
lanciare la banda larga, loro li hanno cancellati". Giovanna Melandri, lei
pure del Pd, conferma la disponibilità a progettare una Rai
nuova insieme all'esecutivo. "Ma le contraddizioni interne alla
maggioranza le impediscono di sottoporci un progetto credibile". Viale
Mazzini, intanto, continua a ballare. Come anticipato a Repubblica, il
direttore generale della Rai Cappon sospende Agostino
Saccà dal suo incarico di direttore di Rai Fiction e
dallo stipendio per 10 giorni. La sanzione - che rientra nei poteri del
direttore generale - arriva a poche ore dalla decisione del consiglio di
bloccare il licenziamento di Saccà (proposto dallo stesso Cappon). Gli avvocati
di Saccà impugnano la sospensione e annunciano le barricate contro l'intenzione
di Cappon di trasferire il capo di Rai Fiction ad
altro incarico. Sarebbe - dicono - un "atto persecutorio". Saccà
incassa, poi, l'appoggio di registi e professionisti come Liliana Cavani, Lina
Wertmuller e Vittorio Storaro preoccupati dalla crisi infinita che investe Rai Fiction. Mentre i dirigenti della Rai
negano di aver difeso Saccà in azienda. Invece Carlo Verna, leader del
sindacato dei giornalisti, chiede il perdono per tutti i dipendenti di Viale
Mazzini colpiti da provvedimenti disciplinari. La provocazione cade a poche ore
dalla clamorosa assoluzione di Saccà in consiglio. Batte un colpo infine
Leoluca Orlando (Italia dei Valori), candidato alla presidenza della
commissione di Vigilanza Rai: zittire voci scomode
come Grillo, Guzzanti o Travaglio - spiega - sarebbe un tragico errore. Parole
che il centrodestra accoglie con ironia e disprezzo. E mentre il consigliere Rai Urbani (Pdl) fa visita a Palazzo Chigi, l'Autorità per
le Comunicazioni discute per la prima volta il caso di Giancarlo Innocenzi,
commissario toccato dallo scandalo delle intercettazioni. Il Servizio Giuridico
dell'Autorità è stato incaricato di una relazione sul caso. Innocenzi - assente
ormai ad ogni uscita pubblica dell'Autorità, al Quirinale come alla Camera -
era assente anche alla riunione dell'organismo di garanzia, ieri.
( da "Giornale.it, Il" del 18-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà
N. 170 del
2008-07-18 pagina 0 "Com'è bella Napoli liberata dai rifiuti" di
Eleonora Barbieri Intervista all'armatore Vincenzo Onorato, proprietario della
Moby: "Senza monnezza questa città può andare a gonfie vele". Sulla
soluzione: "Berlusconi ci ha messo tutto se
stesso e finalmente i risultati si sono visti" Milano - Velista,
imprenditore, napoletano trapiantato a Milano. Il primo pensiero di Vincenzo
Onorato di fronte alle foto delle strade di Napoli ripulite dalla monnezza è
stato: "Finalmente". E poi: "Speriamo in Dio di andare avanti
così". Scaramantico, il patron di Mascalzone latino e presidente di Moby
Lines. Prudente, dopo tanti mesi di emergenza. Oggi il premier sarà di nuovo a
Napoli, la città torna a respirare. Che cosa ha provato quando ha visto le
strade sgombre? "Una grandissima gioia. Per risolvere il problema rifiuti
ci volevano tutto l'impegno e tutta la determinazione di Berlusconi".
La città è di nuovo bella? "Certo. Napoli è meravigliosa, ma era come una
bellissima donna violentata. In questi mesi la sua bellezza è rimasta sepolta
sotto cumuli di immondizia, ora è tornata a risplendere". Come ha vissuto
questi mesi di emergenza? "Un dolore immenso. Con Mascalzone latino porto
la bandiera napoletana in giro per il mondo con orgoglio. Vorrei che si
parlasse della mia città per qualcosa di diverso dalla camorra e dai rifiuti.
Ora l'immagine di Napoli è tutta da ricostruire: bisognerà lavorare a lungo,
con impegno e determinazione". In quale direzione? "Innanzitutto
liberandola definitivamente dal problema immondizia. Come Moby stiamo pensando
a un progetto, con altri imprenditori napoletani. E poi serve un programma per
far rinascere la città a livello internazionale". Un'Expo napoletana?
"Vivo a Milano, sono contento che ospiti l'Expo. Anche Napoli ha bisogno
di un progetto, che deve venire dal mare, perché quella è la sua vocazione. Da
velista e da napoletano penso alla città come tappa della Coppa America per
rilanciarne l'immagine. Valencia ha ottenuto due miliardi e mezzo di
investimenti, ha creato 84mila posti di lavoro. Mi batterò in ogni modo perché
nel 2010 Napoli riesca a essere scelta almeno come una tappa della
manifestazione". è stato a Napoli durante l'emergenza? "Ci torno
sempre, periodicamente. Così in questi mesi. Ogni volta il degrado avanzava.
Era invivibile. Ci sono state grosse responsabilità delle amministrazioni, ma
ora ci vogliono cuore e determinazione. Come quelle che ci sta mettendo Berlusconi. In questo momento gode di un patrimonio consenso
enorme a Napoli: deve alimentarlo continuando lungo questa strada". Perché
l'emergenza è durata così a lungo? "Ci sono responsabilità precise degli
amministratori". è stato a Napoli in questi ultimi giorni? "Ci sono
stato qualche settimana fa. Ma le foto delle strade pulite mi hanno
incuriosito, ne ho subito parlato con i miei amici". Che cosa dicono?
"Che il governo è partito bene. Ci sono grandi speranze e
aspettative". E che cosa ha pensato per la sua città? "Finalmente.
L'ultima volta che sono stato a Napoli ero con mia figlia di 7 anni, voleva
visitare Pompei. Sotto casa è passato un camion stracolmo di rifiuti e lei mi
ha chiesto: che cosa sono? Io le ho detto che Babbo Natale
aveva dimenticato tutti i sacchi dei regali. Mi vergognavo a dirle la verità,
anche lei ha sangue mezzo napoletano". Ci ha creduto? "Mi ha
risposto: e perché i regali puzzano così tanto?". Avrebbe resistito nella
Napoli sommersa dai rifiuti? "No. Molti miei amici si sono trasferiti
sulle isole. La situazione era insostenibile". Come si sono
comportati i napoletani? Che cosa avrebbero dovuto fare? "Ho condiviso il
loro sdegno. Il napoletano ha iscritto nel Dna il senso della precarietà e
della rassegnazione. Anche i cumuli nelle strade, all'inizio, sono stati
accolti come sempre: con rassegnazione. La vera novità, questa volta, è stata
la ribellione dei napoletani. Un cambiamento sociale e culturale radicale, che
ha dato i suoi frutti. è stata messa in discussione l'amministrazione della
città, oggi le vie sono pulite. è la prima volta". © SOCIETà EUROPEA DI
EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano.
( da "Repubblica, La" del 19-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà
Commenti IL SABATO
DEL VILLAGGIO L'ABBRACCIO MORTALE CHE SOFFOCA LA RAI GIOVANNI VALENTINI Il
pluralismo e la libertà dell'informazione sono colpiti al cuore e con essi uno
dei centri nervosi di un sistema democratico. (da un articolo di Walter
Veltroni in "Rinascita" n. 35, 8 settembre 1984) Non s'era ancora
spento l'eco del j'accuse contro la Rai lanciato dal presidente dell'Autorità
sulle Comunicazioni, Corrado Calabrò, che il servizio pubblico è ripiombato nel
baratro di una crisi profonda, d'immagine e di credibilità. Nella sua relazione
annuale, il Garante aveva appena denunciato che l'azienda è "paralizzata
da spinte e controspinte politiche", sollecitando una riforma del servizio
pubblico e auspicando che sia finalmente "svincolato dall'abbraccio dei
partiti". Ed ecco che a distanza di ventiquattr'ore il consiglio di
amministrazione ha bocciato la proposta del direttore generale, Claudio Cappon,
di licenziare Agostino Saccà, il capo della fiction coinvolto nelle compromettenti
intercettazioni delle telefonate intercorse in passato con Silvio Berlusconi. Quella di mercoledì scorso,
come ha scritto il consigliere Carlo Rognoni sull'Unità, "è stata una
delle giornate più nere nella storia del servizio pubblico". In un
colpo solo, il vertice di viale Mazzini ha delegittimato in pratica il proprio
direttore generale; ha avallato un comportamento gravemente scorretto di un suo
dirigente, accusato di slealtà dallo stesso Cappon; e soprattutto ha
convalidato definitivamente la sottomissione dell'azienda alla logica distorta
della politica, agli interessi e alle prevaricazione di una parte politica che
s'identifica con Berlusconi, sia quando sta al governo
sia quando sta all'opposizione. Una pietra tombale sulla tv pubblica, asservita
al potere e allo strapotere del Cavaliere, della tv privata e cioè del suo
principale concorrente. Ha un bel dire, allora, il Garante sulla privacy che le
intercettazioni sono un'anomalia tutta italiana. D'accordo, ma come definirebbe
l'illustre professor Pizzetti una vicenda così incresciosa? E qual è
l'interesse che merita maggior tutela fra il legittimo diritto alla
riservatezza di Saccà o di Berlusconi
e l'ancor più legittimo diritto di milioni di cittadini, telespettatori e
abbonati, di sapere come viene amministrato e diretto il servizio pubblico, in
base a quali criteri e a quali convenienze? è più grave il fatto in sé oppure
che il medesimo venga rivelato attraverso le intercettazioni? Quando Saccà parla al telefono con Berlusconi
e riceve segnalazioni o raccomandazioni di attrici e attricette; tratta con lui
sul progetto di un'azienda di fiction da costituire al di fuori della Rai; e
infine si presta a ordire con il capo dell'opposizione un complotto per far
cadere il governo in carica, prima ancora del licenziamento merita la pubblica
condanna, il biasimo della società civile, la censura professionale. Non è
tanto la mancata reazione che gli va contestata, in ossequio al discutibile
criterio "così fan tutti"; quanto una tale subalternità da
autorizzare il suo interlocutore a considerarlo un sodale, un famiglio o
addirittura un complice. Ma l'aspetto più sconcertante è che si tratta appunto
di un funzionario pubblico, un dipendente di un'azienda di Stato, un dirigente
della tv pubblica che compete direttamente con quella commerciale sul piano
degli ascolti e della raccolta pubblicitaria. Sarà anche vero che erano già
passati sette mesi, senz'altro troppi, dall'inizio di questa storia. E avrà
pure sbagliato la Rai o il direttore generale a sospendere Saccà,
tenendo il caso in stand-by, senza prendere una decisione formale. Tanto da
indurre il Tar del Lazio a pronunciarsi contro questo primo provvedimento. Ma
francamente sorprende che due consiglieri di amministrazione, entrambi estranei
all'attuale maggioranza, abbiano deciso alla fine di astenersi contribuendo
così a respingere la proposta di licenziamento: la soluzione non può essere
quella di trasferire o destinare il dirigente ad altro incarico, bensì di
riconoscere e sanzionare la sua "incompatibilità" rispetto
all'azienda, come ha dichiarato fin dall'inizio lo stesso presidente
Petruccioli.. Al di là della sorte personale di Saccà,
qui è in gioco infatti il futuro del servizio pubblico, il suo ruolo e la sua
funzione istituzionale. Ora il direttore di Rai Fiction diventa il
"testimonial" più rappresentativo, l'icona vivente del duopolio tv,
incarnando la doppia concentrazione di due aziende unificate di fatto sotto
l'egida berlusconiana, capaci di aggregare insieme l'82,3% degli ascolti e
l'84,1% dei ricavi pubblicitari. Un mostro a due teste, metà pubblico e metà
privato, che divora risorse a danno di tutti gli altri media, vecchi e nuovi. E
quindi, a scapito del pluralismo dell'informazione e della libera concorrenza.
Non meraviglia affatto, in tutto ciò, che il sottosegretario alle
Comunicazioni, Paolo Romani, respinga l'autorevole sollecitazione del Garante
ad approvare la riforma della Rai. A lui e alla sua parte politica, sta bene la
legge Gasparri così com'è. E poco importa che questa legge-vergogna sia stata
già bocciata dalla Commissione europea, provocando poi l'apertura di una
procedura d'infrazione contro l'Italia davanti alla Corte di giustizia che
potrebbe anche comminare una maxi-multa a carico del nostro bilancio statale.
Per i signori della maggioranza, evidentemente la politica è tutta una fiction,
nel doppio senso di una finzione, di una sceneggiata e in quello ancor più
materiale di una riduzione agli affari televisivi. Al contrario dell'Unione
europea, il sottosegretario Romani ritiene che le frequenze analogiche non
debbano essere redistribuite fra nuovi editori e che in futuro il pluralismo
sarà garantito dal digitale terrestre. Ma anche questo non meraviglia più di
tanto. Fino al '96, quando fu eletto parlamentare nelle file di Forza Italia,
lo stesso Romani era titolare e amministratore di "Lombardia 7", poi
fallita nel '99 con debiti per oltre 12 miliardi di lire. Ed era una delle 39
emittenti locali con cui nel 2003 la Rai, diretta allora da Flavio Cattaneo,
stava trattando l'acquisto delle frequenze per il passaggio al digitale, in
un'operazione per complessivi 123 milioni di euro bloccata in extremis dall'ex
presidente Lucia Annunziata. (sabatorepubblica. it).
( da "Unita, L'" del 19-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà
Stai consultando l'edizione
del Lui lo sa Marco Travaglio Non occorreva Nostradamus per prevedere che Al
Tappone non si sarebbe fermato neppure dopo il Lodo Alfano. Bastava un pizzico
di memoria storica. Chi, da 15 anni, cede a ogni sua estorsione, pagando pizzi
e riscatti in nome del "male minore", convinto che "è l'ultima
volta", deve poi amaramente constatare - anche se non lo ammette mai - che
l'ultima volta è sempre la penultima e che ogni male minore prelude sempre a un
male peggiore. Conquistata l'impunità per sé e per le altre tre cariche dello
Stato, Al Tappone ha subito annunciato le prossime mosse: immunità parlamentare
per tutti (poi provvisoriamente ritrattata per tener buona la Lega), fine
dell'azione penale obbligato- ria (le priorità le decide il Parla- mento, cioè
lui), pm al guinzaglio dell'esecutivo come ai tempi del fascismo, "riforma
del Csm" per renderlo ancor più politicizzato (aumento dei membri laici e
silenziatore sui pareri, ora dovuti per legge, per ogni riforma che investa la
Giustizia). A questo punto chi non ha occhi e orecchi foderati di prosciutto
dovrebbe porsi una domanda semplice semplice: ma davvero i quattro processi
attualmente aperti a carico del Cainano giustificano questo suo scatenamento
ossessi- vo, disperato e scalmanato? Il processo Mills andrà a sentenza in
ottobre, quando il Lodo sarà già legge: il verdetto potrà riguardare solo
l'avvocato presunto corrotto, e non il premier presunto corrut- tore, che verrà
"stralciato" e tenuto in attesa che la Consulta si pronunci sulla
costituzionalità del Lodo. Ma, appena il collegio presieduto da Nicoletta
Gandus emetterà la sentenza su Mills, diventerà automaticamente incompatibile a
giudicare poi Berlusconi. Se mai il processo
ripartirà, per la bocciatura del Lodo o per l'uscita del Cainano da Palazzo
Chigi (con perdita dell'immunità), dovrà occupar- sene un nuovo collegio. E
dovrà ricominciare daccapo. Così la prescrizione, già ora agli sgoccioli, si
mangerà il processo garantendo all'illustre imputato la consueta impunità. Lo
stesso accadrà col processo sui diritti Mediaset, dove il collegio presieduto
dal giudice D'Avossa potrà giudicare i coimputati del Cavaliere, ma non lui,
che ne uscirà grazie al Lodo per tornare sotto processo solo fra qualche anno,
con prescrizione assicurata. Gli altri due procedimenti, nati
dalle sue telefonate con Saccà, sono ancora agli albori: l'uno, per corruzione del direttore di
Raifiction, è in udienza preliminare tra Napoli e Roma; l'altro, per la
compraven- dita di senatori dell' Unione, è in indagine preliminare a Roma. Se,
come pare, tutto dovesse approdare nella Capitale, i rischi per Al Tappone
sarebbero davvero minimi, anche senza immunità: non si ricorda, a
memoria d'uomo, un potente uscito con le ossa rotte dal tribunale capitolino.
Di che si preoccupa il Cainano? Che senso ha questo suo tuonare ogni santo
giorno, da mane a sera, contro la magistratura, a costo di precipitare nei
sondaggi, di logorare i rapporti con la Lega e di costringere un Pd così
ansioso di "dialogo" a far la faccia feroce per tener buoni gli
eventuali elettori? Delle due l'una: o il nostro ometto è uscito
definitivamente di testa (l'altro giorno, per dire, ha paragonato Mara Carfagna
a Santa Maria Goretti e se stesso al Brunello di Montalcino); oppure sa
qualcosa che noi non sappiamo. La prima è altamente improbabile: la giustizia,
per lui e la banda, è un tema troppo cruciale e presidiato da consiglieri,
consigliori e azzeccagarbugli per esser lasciato alle mattane uterine di un
misirizzi fuori controllo. La seconda è altamente probabile, almeno per chi
conservi un pizzico di memoria storica. In questi 15 anni l'abbiamo visto più
volte ululare alla luna. Sul momento, nessuno capiva il perché e lo credeva
impazzito. Poi regolarmente la cronaca giudiziaria si incaricava di fornire una
spiegazione plausibile. Una volta le rogatorie dall'estero, un'altra le
rivelazioni dell'Ariosto, un'altra ancora le confessioni dei pentiti di mafia.
Anche stavolta ci dev'essere qualcosa di grosso che bolle in pentola. Qualcosa
che non coinvolga solo lui ormai immune - ma anche qualcuno dei suoi complici
sparsi per il mondo. Qualcosa che rende urgenti, anzi obbligate due
controriforme sommamente impopolari: basta intercettazioni, basta inchieste sui
politici e i loro amici. Noi non sappiamo ancora chi, cosa, perché. Lui sì. Ora
d'Aria.
( da "Unita, L'" del 19-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà
Stai
consultando l'edizione del INCHIESTA SACCÀ A Roma anche gli atti su Berlusconi A Roma anche
gli atti del procedimento contro Silvio Berlusconi per presunti
episodi di corruzione nell'ambito dell'inchiesta su Agostino Saccà e
l'inserimento nei cast di fiction Rai di attrici raccomandate. La decisione del gup Lia Paola
Laviano riconosce competenza territoriale all'autorità giudiziaria capitolina
dopo una richiesta in questo senso degli avvocati del premier tra cui Michele
Cerabona. Lo scorso 4 giugno il gip Luigi Giordano aveva deciso in questa
direzione riguardo la richiesta da inoltrare al Parlamento avanzata dal pm
Vincenzo Piscitelli per utilizzare intercettazioni telefoniche tra Saccà e il premier, e quattro giorni più tardi lo stesso gup
Laviano aveva deciso analogamente, trasferendo a Roma gli atti del procedimento
contro Saccà. Alla base, la tesi che colloqui tra i
due, in particolare uno del 6 luglio 2007, essendosi verificati mentre erano
entrambi a Roma, "radicassero" il reato nella Capitale.
( da "Unita, L'" del 19-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà
Stai consultando
l'edizione del L'appello degli intellettuali "Compagno
Saccà..." Toni Jop
Segue dalla Prima Rileggi, il titolo: "Registi e attori in campo - Dalla
Cavani a Faenza, appello per Saccà". Un caso umanitario? Il noto dirigente di Rai Fiction, che
nelle intercettazioni sta agli ordini di Berlusconi signore dell'impero mediatico della concorrenza alle reti
pubbliche, ha forse avviato lo sciopero della fame? Se sì, perché lo ha
fatto, perché si priva della naturale quantità di carboidrati che mediamente
gli dà le forze? In fondo è stato reintegrato dal consiglio di Amministrazione
della Rai... ma forse non ha retto la esitante astensione di Curzi, questo
magari lo ha umiliato, forse lo ha ferito il voto favorevole ma freddo di
Petruccioli, lo disturba la gondola creatasi tra le azioni
politico-istituzionali e il chiacchericcio fondamentalmente diffidente nei suoi
confronti riportato dai quotidiani... Leggi: no, non sta facendo come Pannella;
Saccà, lo si intuisce, sta benone e, reintegrato come
voleva il pantheon che gli rende ciò che deve, attende sulla riva del fiume che
passino un po' di cadaveri. Dice il Corriere che diciotto grandi nomi del
cinema sottoscrivono queste parole: "È ora che insieme con il dottor Saccà Rai Fiction riprenda a lavorare". Non ci sono
tutti i nomi, solo quelli di: Liliana Cavani, Vittorio Storaro, Lina
Wertmüller, Carlo Lucarelli, Roberto Faenza, Renzo Martinelli, Lino Banfi,
Beppe Fiorello. Parte del gran cuore della sinistra pulsa in questo invito. E
gli altri? Ci resteranno male per essere stati taciuti? Ma intanto ci viene un
dubbio: non è che inavvertitamente ci siamo seduti in uno di quegli incroci
della storia umana in cui l'autostrada dell'interesse privato pesta i piedi
alla mulattiera delle pubbliche virtù? Sommersi dai punti interrogativi,
leggiamo a bocca aperta: "Possiamo testimoniare una condotta di Saccà sempre aderente agli interessi aziendali e una
costante dedizione alla qualità del prodotto...". Che accade? Li hanno
trasferiti tutti sull'Isola dei famosi dove non arrivano i quotidiani?
Dev'essere così, non è possibile che brava gente come quella si presti... A
meno che a loro sia chiaro ciò che per noi è oscuro: e cioè che Saccà l'integerrimo non ha fatto altro che prendere per le
natiche Berlusconi in quelle telefonate e in quei
comportamenti, tutto per restare fedele alla Rai. Un doppiogioco fatto col
cuore sanguinante mentre feriva, ahi, alcuni amici di sempre. Infatti, Del Noce
non lo vuol vedere più. Conviene metterlo al corrente della verità prima che
quel passionale faccia qualche stupidaggine.
( da "Corriere della Sera" del 19-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà
Corriere della Sera -
NAZIONALE - sezione: Sport - data: 2008-07-19 num: - pag: 51 categoria:
REDAZIONALE Rivelazione L'ex giocatore del Milan è stato l'apripista per
l'ingaggio del brasiliano Albertini, mossa da regista: così ho convinto
Ronaldinho Milanello invasa dai tifosi per il primo allenamento Il Cavaliere,
stregato dalle sue magie, annunciò: "Chiuderemo le frontiere per non farlo
uscire dall'Italia" MILANO - A pensarci bene fu lui l'apripista della
trattativa. Due anni e mezzo fa Demetrio Albertini festeggiava a San Siro il
suo addio al calcio invitando a Milano i compagni di viaggio rossoneri e
blaugrana che lo avevano seguito nella sua strepitosa carriera. In quella
occasione Ronaldinho a fine serata, stupito da tanto interesse nei suoi
confronti, si lasciò scappare: "Mi piacerebbe un giorno tornare a giocare
in questo stadio". Il Cavaliere, già stregato dalle sue magie, annunciò ai
giornalisti spagnoli: "Chiuderemo le frontiere, per non far uscire
Ronaldinho dal-l'Italia ". Cronaca di un matrimonio annunciato, insomma.
"Anche a me confessò quella sera di marzo di due anni fa che non si
aspettava tanto affetto nei suoi confronti" racconta l'ex metronomo, oggi
vicepresidente della Figc. "So perfettamente che già in quell'occasione si
instaurò fra lui e Berlusconi un feeling speciale. Non
è un caso che entrambi a due anni di distanza abbiano mantenuto la parola data:
l'uno nel scegliere la nuova destinazione, l'altro nel confermare la volontà di
portare a termine l'operazione ". Di questo il vicepresidente Adriano Galliani
ha ringraziato ieri il Cavaliere: "Affari così si concretizzano solo
grazie agli esborsi personali dei grandi imprenditori. Se non facciamo niente
rischiamo di scomparire e di retrocedere. Il nostro sistema calcio, rispetto
alla Spagna, accusa un momento di crisi: colpa delle gestione in coabitazione
degli stadi e della fiscalità doppia rispetto a quella spagnola". Così
dopo l'estate contrassegnata dalla fuga di Luca Toni, quest'anno si registra
l'inversione di tendenza. Uno dei giocatori più mediatici del pianeta approda
nel nostro campionato. "Aveva già iniziato a farmi domande su Milano e sul
Milan sei mesi prima della mia festa del 15 marzo" rivela Albertini.
"Provava grande curiosità nei confronti di una squadra
che nel decennio Sacchi- Capello ha scritto la storia del calcio
mondiale". Nonostante il look da rapper, le catene, le treccine e la fama
planetaria, ha nella normalità il suo tratto distintivo. "Vive con estrema
semplicità la sua condizione di numero uno. Spesso mi sono ritrovato a fargli i
complimenti per questo " ammette l'ex milanista. Che ha avuto la
fortuna di giocare al fianco di Dinho nel momento più alto della sua carriera.
"Poi ha conosciuto il declino. Probabilmente quando lui non era al
massimo, non ha avuto l'aiuto della squadra. Anche il Barcellona ha avuto
problemi e forse Ronaldinho non ha avuto sufficienti stimoli per rimettersi in
discussione". Nell'ultimo periodo le voci di dolce vita si sono
moltiplicate. "Quando era all'apice non andava forse in discoteca? Mi dà fastidio
che nei momenti di negatività si tirino fuori certi luoghi comuni. Sono certo
che il suo inserimento nello spogliatoio del Milan avverrà nel miglior modo
possibile: lui porterà entusiasmo, il Milan gli trasmetterà la mentalità
vincente. L'ho sentito al telefono giovedì: mi ha detto che ora si sentiva
davvero felice. Ci siamo dati appuntamento al suo rientro da Pechino".
Un'ultima domanda: il Milan ha fatto o no un buon affare? "è il talento
più puro con cui abbia mai giocato " è la risposta che non ammette repliche.
Ieri duemila persone si sono assiepate dietro le cancellate di Milanello per
assistere al suo primo allenamento: hanno segnato i soliti Inzaghi e Pato, ma
raccontano che Ronaldinho abbia deliziato i presenti con 2-3 giochi di
prestigio del repertorio. Non è un caso che dopo il suo arrivo siano stati
staccati più di 10 mila abbonamenti. Potenza della Dinho-mania. Monica Colombo
A colloquio Le prime indicazioni di Ancelotti (Ghidoni/Liverani) Mossa
Ronaldinho ieri a Milanello. Nel tondo, Albertini \\ Aveva iniziato a farmi
domande sulla società sei mesi prima della mia festa, voleva sapere tutto sulle
nostre vittorie.
( da "Giornale.it, Il" del 19-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà
N. 171 del
2008-07-19 pagina 2 Viaggio tra i vicoli sgombri "Sembra la Svizzera"
di Massimiliano Scafi Popolazione incredula: "Al Cavaliere dovrebbero fare
una statua..." nostro inviato a Napoli Due divani, un
vecchio frigo sfondato, qualche rete arrugginita, mobiletti vari e poi sacchi
su sacchi, allineati con cura uno sopra all'altro fino a formare una puzzolente
torre di spazzatura alta otto metri e larga tre. Era 'a statua, plastico
monumento alla munnezza, per mesi simbolo di San Giorgio a Cremano, periferia
orientale. Ogni tanto qualche Pasquino napoletano ci lasciava pure una
poesia o un disegno. Ora è sparita, buttata giù dalle ruspe, e la gente del
quartiere non si ricorda nemmeno bene dove fosse. Della statua non ci sono più
tracce. Niente sacchetti, nemmeno una cartaccia oggi tra via Picenna, corso
Roma e l'autostrada per Castellammare. Pochi anche gli odori. Molte le voci,
come quella di Ciro Esposito, carrozziere: "'O monumento dovrebbero farlo
a Berlusconi. Sembra di stare in Svizzera. Speriamo
solo che i rifiuti non li abbiano messi sotto un tappeto". Una montagnola
grigia e compatta, alimentata ogni sera e di giorno molto, molto fotografata.
Era a Pozzuoli, a nordovest di Napoli, e chiudeva la vista da via Campana verso
il mare. Adesso, puf, è sparita pure lei e Gennaro Viola, benzinaio della
Tamoil, è felice: "Finalmente si respira. Ora si vedrà se siamo noi
napoletani ad essere sporchi o è la gente che ci governa ad essere incapace.
Qui, fino a poco tempo fa, facevano le gare di lancio dei sacchi. Ora che hanno
messo i cassonetti nuovi ogni trenta metri, la gente sta persino imparando a
fare la raccolta differenziata. Ma durerà? Non vorrei che fusse solo una
parata, una sceneggiata". Pulita sembra pure la zona di Agnano. Da queste
parti doveva sorgere un inceneritore, i cittadini hanno organizzato proteste e
blocchi, ma poi Guido Bertolaso ha scelto altri siti. "È tornato l'odore
familiare, lo zolfo della Solfatara - racconta Marianna Vitello, che ogni
giorno precorre questa strada per andare a lavorare in viale Augusto -, non c'è
più quella fetenzia che ci ha ammorbato per mesi". E al bar Marilù di via
Scarfoglio non si accontentano: "Adesso devono mettere l'illuminazione e rafforzare
i controlli di polizia. Così tornerà un posto civile". Il centro poi è
quasi lucido. Si comincia da Fuorigrotta, dove le uniche cose veramente fuori
posto sono le auto parcheggiate in mezzo alla carreggiata. Si prosegue per
Mergellina, dove al terminal degli aliscafi per Capri i turisti trovavano carne
abbondante per i loro safari fotografici. Ora, mentre aspettano a lungo i taxi,
le loro macchine digitali sono tornate a collezionare le immagini degli
acquafrescai e dei venditori di Panama. Al molo Beverello hanno ripreso ad
attraccare le grandi navi da crociera e i ristoranti del Borgo Marinari sono di
nuovo affollati. E il salotto buono, il quadrilatero tra Chiaia, Santa Lucia,
piazza Dante e il Duomo, è addirittura scintillante. I caffè di piazza dei
Martiri hanno ripreso splendore, gli alberghi di via Partenope non sono più
deserti e piazza del Plebiscito è tornata la quinta televisiva perfetta per i
concerti di Piano Daniele e dell'orchestra del San Carlo diretta da Zubin
Metha. "La città può rinascere", commenta il giornalaio di via Santa
Lucia. Si vedono comitive di giapponesi e americani. "Napoli è in grado di
accogliere turisti e di ricreare economia", dice il presidente degli
albergatori Pasquale Gentile. Miracolo partenopeo? Per Francesco Pionati, Udc,
"il governo ha liberato Napoli dai rifiuti solo perché li ha spostati
nelle discariche dell'Irpinia e del Salernitano, un'operazione di immagine che
durerà solo qualche mese". Ma i primi a riconoscere i passi avanti sono
proprio i democratici campani. "L'esecutivo ha varato alcune misure che la
rissosità del nostro schieramento e la mancanza di coraggio avevano finora
impedito di attuare", dice Enzo Cuomo, Pd, coordinatore dei sindaci della
provincia. "Molto soddisfatto" Guido Bertolaso, che in poche
settimane è riuscito a togliere dalle strade 35mila tonnellate, grazie anche
alle due discariche riaperte da Gianni De Gennaro, e garantire la normalità
fino alla fine dell'anno. "L'emergenza è passata - spiega il
sottosegretario - ora la palla è ai comuni". Certo, non c'è solo odore di
rose, basta farsi un giro dalle parti dell'Asse mediano, o addentrarsi a
Gianturco, Scampia, Poggioreale, Soccavo per trovare cumuli di materassi,
bottiglie, wc, taniche di plastica, sacchetti grigi. Sono diecimila in Campania
le tonnellate di rifiuti ancora da raccogliere. Alcune donne aspettano Berlusconi sotto la prefettura: "Grazie Silvio, Napoli
è pulita". Pochi metri più in là, in piazza Trieste e Trento, altre donne
vestite di nero protestano contro l'apertura della discarica di Chiaiano.
Nonostante tutto, si preparano altre piccole guerre della munnezza. © SOCIETà
EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano.
( da "Giornale.it, Il" del 19-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà
Di ritorno
dall'estero scopro che i rifiuti sono spariti dalle strade di Napoli. Bravo Berlusconi, bravo Bertolaso. Le conseguenze sono rilevanti
sotto molti punti di vista. Innanzitutto: in un Paese che chiede fermezza alle
istituzioni il messaggio giunge chiaro e forte. Il Cavaliere è troppo ottimista
quando afferma che "lo Stato è tornato ad essere lo Stato": un
successo non basta a restituire credibilità e prestigio. Ce ne vogliano tanti e
in sequenza. Diciamo che è un passo deciso nella giusta direzione. In secondo
luogo: la crisi stava danneggiando non solo il turismo a Napoli, ma l'immagine
complessiva del Paese e soprattutto del made in Italy. Tutto si lega: la moda
italiana è affascinante per la bravura dei suoi stilisti, per il prestigio dei
marchi, per la qualità dei tessuti, ma anche per il fascino delle nostre città
d'arte e la raffinatezza della nostra cucina. Le immagini della monnezza
ripretute per settimane dalle tv di tutto il mondo hanno danneggiato
pesantemente la nostra reputazione: nello scorse settimane ero rimasto colpito
da un articolo del Sole 24 Ore che dimostrava come il marchio "made in
Italy" per la prima volta nell'ultimo decennio averse perso posizioni
nelle classifiche internazionali. Ora l'Italia potrà risalire, ma le leggi
della comunicazione sono spietate: per distruggere ci vuole poco, per
ricostruire una reputazione sono necessari tempi lunghi. La prova? Solo una
parte dei grandi media internazionali ha dato notizia che la situazione a
Napoli è tornata sotto controllo. Ad esempio: la Cnn sì, ma la Bbc no. Ciò
detto sono rimasto colpito dall'atteggiamento dei giornali e degli
intellettuali di sinistra, che hanno minimizzato e talvolta nascosto la notizia
di ieri. Ancora una volta la nostra opinione pubblica si dimostra scioccamente
partigiana: pur di non riconoscere i meriti del "nemico" si
preferisce negare o più spesso ignorare la realtà. Era davvero così difficile
dire: questa volta il governo si è comportato bene? E' proprio così assurdo
anteporre gli interessi del Paese a quelli di bottega e ideologici? Sia chiaro:
una parte de giornali di centrodestra si comporta allo stesso modo quando
governa il centrosinistra. Il vizio, diciamo, così è condiviso e rientra nella
dialetttica, ma con dei limiti dettati dal buon senso e dal sentimento di
identità nazionale. Chissà se un giorno anche l'Italia riuscirà a mostrarsi finalmente
matura. Ultima considerazione: Bassolino e la Iervolino collaborano di buona
lena con il governo. Bene. Ma in un Paese serio le responsabilità non
svaniscono con il finire dell'emergenza. Mi chiedo: qualcuno pagherà? O ancora
una volta prevarrà la linea del 'scurdamece 'o passato? La credibilità delle
istituzioni passa (anche) da qui. Scritto in Italia Non commentato "
(Nessun voto) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2008 Feed RSS Articoli Feed
RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 01Jul 08 Sono in viaggio. Sono in
viaggio e, con mio rammarico, scopro le connessioni Internet funzionano peggio
di quanto supponessi. Cercherò di scrivere dei post, ma non posso prevedere con
quale frequenza. In ogni caso tornerò a pieno regime a partire dal 19 luglio.
Grazie per la comprensione e tanti cari saluti a tutti voi. Scritto in
giornalismo Commenti ( 10 ) " (3 voti, il voto medio è: 2.33 su un massimo
di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS
Commenti Invia questo articolo a un amico 28Jun 08 Nomadi, ha ragione Maroni (e
con lui Cacciari) Dunque, secondo alcuni media Maroni vuole schedare i bambini
rom, prendendo loro le impronte digitali; dunque il ministro, leghista, avrebbe
sotto sotto intenzioni razziste. In realtà il ministro degli Interni ha
elaborato un piano tutt'altro che impulsivo e men che meno razzista . Infatti:
1) Non è una schedatura, ma un censimento più che mai necessario perché non si
sa quanti nomadi ci siano oggi in Italia da dove vengano e quanti figli
abbiano. Maroni dice: "Voglio porre fine allo sconcio di vedere tanti
bambini che vivono in condizioni disumane, l'unico modo è con il censimento.
Devo sapere la nazionalità, le parentele, la composizione delle famiglie.
Soltanto in questo modo posso dar loro un documento e fissare regole per sapere
chi può rimanere e chi invece non ha i requisiti". 2) La Ue ha approvato
una norma che prevede l'obbligo di prendere le impronte digitali a tutti gli
extracomunitari a partire dai 6 anni prima del rilascio del permesso di
soggiorno. Siccome non si sa con certezza se i nomadi in Italia siano o no
extracomunitari la misura è plausibile. Tra l'altro oggi arrivando in un
aeroporto americano prendono a ogni straniero le impronte digitali e quelle
dell'iride; la pratica, insomma, è diffusa. 3) Il censimento è necessario
perché i bambini sfruttati per compiere reati vengono spostati da una città
all'altra proprio per sfuggire ai controlli. Con le impronte invece si riuscirà
sempre a sapere chi sono, combattendo efficacemente gli sfruttattori e tentando
di garantire a questi fanciulli un'educazione adeguata. Maroni mi ha sempre
dato l'impressione di una persona perbene e ragionevole. In questo caso mi
sembra che intenda porre fine a una grande ingiustizia umana e legale. Non è un
caso che anche una personalità di spicco della sinistra, il sindaco di Venezia
Massimo Cacciari, abbia elogiato le dichiarazioni di Maroni affermando che:
"A chi ha diritto di stare in Italia, specialmente se cittadino italiano,
deve essere garantito di vivere in condizioni decorose e decenti, e non in
campi che sono una vergogna, alla quale bisogna porre fine". Razzista
anche Cacciari? Scritto in Italia, immigrazione Commenti ( 223 ) " (8
voti, il voto medio è: 4.5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello
Foa © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico
25Jun 08 Galimberti, filosofo copia e incolla, continua a pontificare. Umberto
Galimberti è considerato negli ambienti colti della sinistra un guru, uno di
quei filosofi profondi, seri e pensosi che dall'alto della propria cultura
sanno analizzare con amara precisione il disagio esistenziale della nostra
società. Confesso che fino a qualche tempo fa mi capitava di apprezzare qualche
suo articolo, ma ora non riesco proprio a prenderlo sul serio. Non che
Galimberti sia improvvisamente rimbecillito. Al contrario, è troppo
intelligente; anzi troppo italianamente furbo. Il Giornale ha infatti scoperto
che l'Umberto ha l'abitudine di copiare testi altrui, senza virgolettarli,
senza citare la fonte. Nei giorni scorsi Roberto Farneti e
Matteo Sacchi hanno scoperto ben quattro casi di plagio. Dico quattro casi.
Stamane nuovo scoop, a firma di Sacchi: il filosofo ottenne la cattedra di
filosofia a Venezia presentando, tra gli altri, due testi clonati. La vicenda
ispira diverse considerazioni: 1) Con quale credibilità un professore che copia
intere pagine può continuare a insegnare? Oggi il rettore
dell'Università Ca Foscari di Venezia afferma che non spetta a lui prendere
provvedimenti e che bisognerebbe creare un giurì per valutare l'accaduto. Come
dire: meglio soprassedere; il che la dice lunga sugli standard etici di certi
ambienti accademici italiani (non di tutti, per fortuna). 2) Diversi giornali,
tra cui Corriere della Sera, Foglio, Avvenire, hanno ripreso le denunce del
Giornale, sollecitando un chiarimento pubblico di Galimberti, che invece
continua a tacere. O meglio: si è scusato controvoglia in un'intervista con il
Giornale solo dopo il primo scoop, ma dopo si è chiuso nel silenzio. 3) La
Repubblica non ha scritto una riga sulla vicenda. Di fatto i lettori del
quotidiano fondato da Eugenio Scalfari non sono al corrente delle gravi e
documentate accuse rivolte contro il filosofo, il cui ultimo libro continua infatti
a vendere moltissimo. Non solo: la Repubblica continua a pubblicare i suoi
editoriali in prima pagina, densi di giudizi morali sulla nostra società così
corrotta e insincera. Insomma, anziché distanziarsi da un personaggio perlomeno
imbarazzante, ne alimenta il mito. Un po' di decoro, a cominciare proprio da
Galimberti, no? Scritto in Italia, giornalismo Commenti ( 78 ) " (8 voti,
il voto medio è: 4 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa ©
2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 23Jun
( da "Unita, L'" del 20-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà
Stai consultando
l'edizione del Del Turco, biglietto in carcere firmato Silvio La solidarietà
del premier. L'ex governatore dell'Abruzzo: "La scarcerazione? Non credo a
breve..." / Sulmona OTTAVIANO Del Turco ha ricevuto un biglietto di
solidarietà in carcere di Silvio Berlusconi. A
rivelare la circostanza è Nicola Pisegna Orlando, vicepresidente del Consiglio
regionale dell'Abruzzo, che ieri mattina ha visitato l'ex governatore nel
carcere di Sul- mona. "Del Turco - ha detto Pisegna - non ha molte
aspettative rispetto alla decisione del gip sulla richiesta di scarcerazione.
Pensa che sia più giusto ricorrere al Tribunale della Libertà, anche se si
rende conto che i tempi saranno più lunghi, ma non si pone affatto il problema:
il tempo servirà per chiarire le contestazioni senza alcuna fretta e con
assoluta serenità". Un uomo determinato a combattere la sua battaglia,
questo è il quadro che viene fuori dalle parole di chi è andato a fargli visita
in carcere. Del Turco pensa di poter smontare tutte le accuse contro di lui e
attacca. Non la magistratura, però. "I magistrati fanno il loro
dovere", avrebbe detto all'amico e collega politico Pisegna, "e io
sono convinto di poter dimostrare tutta la mia estraneità". Gli attacchi
sono riservati a Vincenzo Maria Angelini, il re delle cliniche private che con
le sue confessioni ha dato il via alla "sanitopoli" abruzzese.
"Angelini - avrebbe riferito nel corso della visita di Pisegna - è uno che
nel corso della sua storia personale e imprenditoriale non ha mai avuto regole
e nel momento in cui qualcuno ha provato a dargliele si è ribellato". E'
uno dei pilastri delle tesi difensive e politiche di Del Turco e degli altri
personaggi coinvolti nell'inchiesta della procura di Pescara: Angelini, vero e
proprio numero uno del "partito delle cliniche", ha denunciato di
aver pagato tangenti al punto di costruire addirittura delle prove (le foto con
la busta che conteneva 200mila euro portata a Del Turco) per opporsi al piano
di riordino della sanità e soprattutto al taglio delle prestazioni e dei posti
letto. La tesi della procura - supportata da atti di indagine, intercettazioni,
analisi di conti correnti e movimenti bancari - va in un'altra direzione.
Angelini, grande corruttore della politica abruzzese, ufficiale pagatore di
mazzette a politici di destra e di centrosinistra, avrebbe
vuotato il sacco perché stanco di essere ricattato. Il processo e il prosieguo
delle indagini stabiliranno che ha ragione. Del Turco non è affatto
intenzionato a lasciare la politica attiva. Al suo amico Pisegna avrebbe detto
che lui crede ancora nel Pd, pur essendosi lamentato della scarsa solidarietà
ricevuta dal partito che ha contribuito a fondare. "Certo che c'è
molta differenza quantitativa tra la solidarietà che mi è arrivata dal
centrodestra rispetto a quella di centrosinistra". Si discute anche delle
case romane che Del Turco avrebbe acquistato con i soldi delle tangenti pagate
da Angelini. Il conte Vincenzo Rivera, capo di gabinetto della presidenza della
Giunta regionale abruzzese, cerca di chiarire il mistero della lussuosa villa
che l'ex governatore avrebbe avuto intenzione di comprare nella Capitale.
"La lussuosa villa sul lungotevere a Roma è di proprietà della mia
famiglia dal 1900, sull'immobile non c'è nessun compromesso perché non abbiamo
intenzione di venderla. C'era invece intenzione di metterne un piano
momentaneamente a disposizione del presidente Del Turco vista la sua difficoltà
legata allo sfratto esecutivo che ha ricevuto nella casa in affitto in via del
Babbuino. Ma non è stato possibile perché i miei affittuari non me lo hanno
consentito".
( da "Corriere della Sera" del 20-07-2008)
Argomenti: RAI MEDIASET , Berlu Saccà
Corriere della Sera -
NAZIONALE - sezione: Politica - data: 2008-07-20 num: - pag: 10 categoria:
REDAZIONALE Dopo le critiche all'appello Carlo Lucarelli: le sue vicende
giudiziarie non c'entrano La Wertmuller: la firma per Saccà?
E' bravo ROMA - L'Unità condensa il tutto in due parole: "Compagno Saccà". I firmatari scelgono un più rispettoso
"dottor Saccà". Fatto sta che nell'appello -
firmato tra gli altri da Liliana Cavani, Vittorio Storaro, Carlo Lucarelli e
Lina Wertmuller - si dicono "preoccupati " per le sorti di Rai Fiction e chiedono che "riprenda a lavorare "
proprio "con il dottor Saccà" di cui sono
pronti a "testimoniare una condotta sempre aderente agli interessi
aziendali e una costante dedizione alla qualità del prodotto ". Il
quotidiano fondato da Gramsci è sconcertato: "Ma li hanno trasferiti tutti
sull'Isola dei famosi dove non arrivano i giornali?". La Wertmuller è a
Roma, ma non ha studiato molto la questione: "Le intercettazioni? Non le
ho lette, non so nulla. So solo di queste voci sulle ragazzette. Le avrò
sentite centomila volte in vita mia. Nella storia dello spettacolo è sempre
accaduto che qualche bella ragazza venisse raccomandata ". Vero, ma
difendere Saccà proprio mentre è accusato di
intelligenza con il "nemico ", cioè Berlusconi,
nelle vesti di proprietario di Mediaset? "Non so, in Italia non si capisce mai il limite della
verità. Mi hanno girato l'appello e l'ho firmato: ho lavorato con Saccà ed è stato bravo e molto
professionale". Più esplicito lo scrittore Carlo Lucarelli: "Sapevo
benissimo che c'era un margine di ambiguità nell'appello. E non difendo
affatto il Saccà che esce dalle intercettazioni. Ma
non bisogna buttare via il bambino insieme all'acqua sporca: Saccà
ha lavorato bene, è stato coraggioso, ha prodotto fiction di valore". Come
la sua sull'ispettore Coliandro, aggiungerebbe qualche malizioso.
"Sbaglierebbe, non ho bisogno di lui per lavorare. Il pericolo che
volevamo segnalare è quello di azzerare un lavoro ben fatto. Saccà
ha un'idea della fiction italiana che coincide con la mia. Detto questo, io non
volevo affatto fare una difesa tout court. Le sue vicende giudiziarie e morali
sono una cosa diversa e discutibilissima ". Alessandro Trocino Volti noti
La regista Lina Wertmuller e lo scrittore Carlo Lucarelli, tra i firmatari dell'appello
per Rai Fiction e Agostino Saccà.
( da "Repubblica, La" del 21-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà
Pagina II - Napoli
L'opinione/2 La protesta degli intellettuali Inutile rivendicare l'Occidente
MARCO LOMBARDI (segue dalla prima di cronaca) la faglia simbolica che separò
plebe e ceto colto agevolò il terremoto delle basi su cui altrove avrebbero
costruito la modernità. Ripetere, come capita negli ultimi
giorni a intellettuali piccati per le dichiarazioni di un Berlusconi semplificatore pure nelle
faccende teoriche, che dall'Occidente non ci siamo mai allontanati significa
ascoltare una vecchia giaculatoria. è un baluardo retorico, una sottile
strategia di autolegittimazione. Abbiamo avuto un sacco di guai, dicono
costoro: l'emergenza rifiuti rappresenta l'ultimo, plastico riassunto di
un degrado plurisecolare. Vuoi mettere però la monnezza, il malgoverno, il
colera, il sacco edilizio - un cocktail shakerato grazie a robuste dosi di
malavita organizzata - , con la cultura che ha saputo distillare, negli stessi
alambicchi antropologici, musica, letteratura, arte, scienza e filosofia di
sapore europeo? Bisognerebbe avere il coraggio del passo successivo,
aggiungendo apertis verbis che una grande tradizione ideale si è sviluppata in
una realtà protesa, invece, al pervicace raggiungimento di standard
terzomondisti. Non so se esistano spiegazioni soddisfacenti per la
contraddizione, del tipo: concetti sofisticati foglie di fico per comportamenti
pubblici e privati scriteriati, il fiore del sapere concimato dal letame
dell'inciviltà. Resta, allora, misera soddisfazione irridere chi, ovviamente
ignorando i movimenti della dialettica delle idee, si vanta con un sorriso a
sessantaquattro denti di averci riportato in Europa: atteggiamento di coloro
che desiderano riconquistare quote di mercato per prodotti non graditi dai
consumatori. Dagli intellettuali nostrani occidentalissimi, convinti del legame
originario tra speculazione e destino della polis, mi aspetterei, piuttosto,
ficcanti analisi sul tracollo della dirigenza locale, seppellita
dall'incapacità di provvedere ai bisogni minimi dei cittadini. Ecco un bel tema
occidentale: lo scollamento tra rappresentanti e rappresentati, evidenziato da
tutte le infinite emergenze che rendono Napoli caricatura dell'Occidente.
Altrimenti, la condizione nostra di "borderline" durerà. Abusivi
perenni, migranti indirizzati in posti comunque scomodissimi, alla ricerca di
luoghi identitari precari da cui i sapienti di turno provvederanno, prima o
poi, a cacciarci.
( da "Repubblica, La" del 21-07-2008)
Argomenti: RAI MEDIASET
Sport Ieri con
l'Intertoto è partita la stagione tra molte promesse e la sfida ai campioni
Restano i segnali di crisi: adesso per i diritti tv nessuno si svenerà più Gol
e speranze, tutti all'attacco dell'Inter Ma il nuovo calcio si tiene i suoi
vecchi stadi Calendari senza teste di serie ma pilotati: anche i concerti di
Vasco creano problemi Potrebbe tornare Novantesimo Minuto, ma non subito dopo
le partite FULVIO BIANCHI ROMA Si riparte: il via ufficiale alla stagione del
pallone l'ha dato (ieri) il Napoli, unica italiana iscritta all'Intertoto.
L'Europeo è un ricordo poco allegro: fra poco meno di un mese tocca già a
Lippi. Via anche alle amichevoli, il 31 agosto ricomincia la caccia all'Inter.
Continua il mercato (dei sogni): si chiude il 1 settembre, si cercano più gli
stranieri che gli italiani ormai. Questione di marketing, in molti casi. I
problemi però restano. Gli stadi fatiscenti, salvo eccezioni. La violenza che
si è spostata dagli impianti agli autogrill. Collina atteso alla
stagione-verità. Negli ultimi anni poi sono saltate 41 società: quest'anno non
ce l'hanno fatta a iscriversi Messina (serie B), Spezia, Lucchese e molte
altre. Ma nessuno sinora ha avuto il coraggio di mettere mano ai campionati,
riducendo una smisurata area professionistica che porta solo inflazione. [I
calendari] Appuntamento al Coni, venerdì 25 luglio: alle 17,25 (diretta su Rai Due) nasce la stagione 2008-'
( da "Unita, L'" del 21-07-2008)
Argomenti: RAI MEDIASET , Berlu Saccà
Stai consultando
l'edizione del Cavani, Wertmüller forse non vi è chiaro di Loris Mazzetti Punti
di vista Ci sono alcuni fatti ai quali, noi cittadini, ci siamo completamente
assuefatti. Il "caso Saccà" ne è un esempio,
perché è tutto quello che resta in Rai di centinaia e
centinaia di intercettazioni telefoniche, di fango sull'immagine dell'azienda, dopo
la decisione presa dal consiglio di amministrazione di respingere la richiesta
del direttore generale Claudio Cappon di licenziare Agostino Saccà,
il quale, in una delle sue tante memorie difensive, ha sostenuto: "di
avere. al massimo. operato secondo una prassi consolidata e accettata
dall'azienda". "La difesa di Saccà",
spiega Cappon, "si basa sul principio che la Rai
sia un'azienda diversa dove certe azioni sono normali, comuni a tanti. Io non
sono d'accordo. Penso che un'azienda anomala debba avere le sue regole".
Il "caso Saccà" conferma purtroppo che nel
nostro Paese vi è falsa libertà e falsa indipendenza. Il regime o come lo
definì Biagi una "dittatura morbida", è in mano a quei politici, che
si pensano unti dal Signore, i cui interessi di bottega condizionano i nostri
bisogni e le nostre priorità di vita. Se non si capisce questo non si può
leggere tutta la vicenda Saccà. Voglio fare alcune
premesse: l'ho scritto più volte e qui lo ripeto: non ho mai usato la parola
licenziamento nei confronti di alcuno, tanto meno nei confronti del direttore
di RaiFiction; vivo con profonda delusione quei
colleghi lavoratori della Rai che in tutti questi mesi
non hanno trovato, la voglia, la forza o forse il coraggio di portare
all'opinione pubblica quel rumore costantemente presente nei corridoi di viale
Mazzini. Il giorno dopo il mancato licenziamento di Saccà
è uscita una sua intervista al Corriere della Sera, che ha dell'incredibile.
Prima dichiarazione di Saccà: "Ho ottenuto la
piena solidarietà dell'Adrai". Passano solo poche ore che l'associazione
dei dirigenti Rai fa un comunicato di smentiva:
"L'Adrai precisa, al fine di evitare qualsiasi strumentalizzazione, di non
aver preso alcuna posizione nel merito della vicenda, ma di aver chiesto
all'azienda di mantenere separato il piano disciplinare da quello processuale
ed assumere una decisione tempestiva sul caso, in relazione alle verifiche
istruttorie compiute dagli organi interni". Andiamo avanti. Seconda
dichiarazione di Saccà: "Il Comitato etico ha
detto, nero su bianco, che ho la netta propensione a tutelare gli interessi
della Rai con una forte determinazione a realizzare
prodotti vincenti". Vero. Gli ascolti di RaiUno
nel prime time sono dovuti prevalentemente alla fiction e agli eventi sportivi,
ma l'ex direttore generale non specifica che quelle parole fanno parte
dell'introduzione alla relazione fatta dalla Commissione per il Codice Etico,
poi il dossier su di lui continua così: "Ha sviluppato contatti
approfonditi con la concorrenza in merito al coinvolgimento di Mediaset nel progetto Pegasus fornendo dettagli e
informazioni e attivandosi per incontri e ipotesi di lavoro in conflitto con la
responsabilità affidatagli nel settore della Fiction Rai;
ha assunto condotte intese a promuovere o ad agevolare l'esercizio di indebita
influenza esterna sulle attività e sulle determinazioni dei massimi organi
aziendali e in particolare del consiglio di amministrazione RAI; si è ingerito
nella formazione del cast delle produzioni televisive, sulla base di sollecitazioni
esterne finalizzate ad utilità extra aziendali". In queste ore è nata una
catena di solidarietà a favore di Agostino Saccà e
della sua professionalità. Le firme provengono dal mondo del cinema e sono
tutte importanti, ma sulla vicenda, forse ai firmatari non è stato spiegato
bene, che non sono messe in discussioni le qualità professionali di Saccà, anche se non è tutto oro quel che luccica (durante la
sua direzione generale avvenuta tra il 2002 e il 2003, per la prima e unica
volta Mediaset ha superato la Rai negli ascolti nel prime time: 44,9%
contro il 44,7%, mentre nel 2001 il vantaggio della Rai era di 4,5 punti e nel 2004 torna a più 4,2 punti; è lui che
sostituisce Il Fatto di Enzo Biagi con Max e Tux e Striscia la notizia fa il
record di ascolto, è sempre Saccà che al posto di Quiz Show di Amadeus mette La vita in diretta di
Cocuzza con il conseguente crollo del TgUno a vantaggio del Tg5 di
Mentana). Cerco di far capire meglio la questione a Liliana Cavani e a Lina
Wertmuller con un esempio: il bravo chirurgo, che con il suo lavoro ha salvato
vite umane, usando il suo importante ruolo è stato preso con le mani nella
marmellata. Il chirurgo va giudicato per le mani nella marmellata e non per
quello che fa in sala operatoria, va chiarito per il bene dell'ospedale
l'entità del peccato, se veniale o mortale. Il direttore generale, con il
supporto della relazione della Commissione per il Codice Edico e le
dichiarazioni inequivocabili del presidente Claudio Petruccioli, ha considerato
il peccato mortale. Ma ancora una volta interviene la politica e i consiglieri
che rappresentano il governo Berlusconi, hanno votato
a favore del direttore della fiction, tra questi l'ex ministro Giuliano Urbani.
Petroni, Malgieri, Bianchi Clerici e lo stesso Urbani hanno volutamente
ignorato "l'incompatibilità ambientale" che si è creata dopo che i
direttori Del Noce, Marano e Paglia hanno ufficializzato che non parteciperanno
a riunioni nelle quali è prevista la presenza di Saccà,
creando così un problema produttivo. Infine è giusto che il lettore sappia che
nella stessa ordinanza che riporta Saccà al suo
incarico, il giudice Giuseppina Vetritto si chiede, a proposito del contenuto
delle intercettazioni, visto che lo stesso dipendente non lo nega, perché
l'azienda debba aspettare le risultanze penali per decidere se sanzionare o
meno Saccà. Era un invito che è stato colto solo dal
direttore generale Cappon, dal presidente Petruccioli, dai consiglieri Rizzo
Nervo e Rognoni. Quando la politica si metterà da parte e ci lascerà lavorare
in pace?.
( da "Giornale.it, Il" del 21-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà
Come molti non ho
affatto gradito l'uscita di Bossi che ha alzato il dito medio contro l'Inno di
Mameli. Ritengo la Lega un movimento politico perfettamente legittimo, che su
molti punti da risposte concrete a problemi sentiti al nord e che in futuro
potrebbe crescere ulteriormente. Tuttavia quando si accetta di ricoprire posti
di responsabilità in un governo bisognerebbe agire di conseguenza e mostrare
perlomeno rispetto per le istituzioni e i suoi simboli. Il gesto di Bossi va
oltre l'immaginabile. Voleva far notizia e come sempre ci è riuscito; ma il suo
non è certo un gesto impulsivo e probabilmente rientra in una strategia a più
ampio respito. A cosa mira Bossi? Vuole lo scontro con una parte della
coalizione? Intende strappare nuove concessioni al Cavaliere? O forse vuole
mettere ordine in casa, ridimensionando Maroni, che come ministro degli Interni
ottiene consensi e visibilità? Vedremo. In seguito alla polemica molti hanno
riscoperto le parole dell'inno. Bossi ha fatto il gestaccio citando le parole
"schiavi di Roma". A me personalmente fanno riflettere altre strofe,
queste: Noi siamo da secoli Calpesti, derisi, Perché non siam popolo, Perché
siam divisi. Raccolgaci un'unica Bandiera, una speme: Di fonderci insieme Già
l'ora suonò. Stringia
( da "Repubblica, La" del 22-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà
Economia Il network
eversivo Un lavoro di mesi La partita finale "Tronchetti mi ordinò un
dossier sui soldi ai ds" Tavaroli: verificai eventuali tangenti di
Colaninno Il colloquio A un certo punto si fanno sotto i massoni, che mi vedono
come una minaccia. Forse per tenersi buono questo giro il Dottore ingaggia
Costanzo e Bisignani L'inchiesta Oak Fund fu lunga. Il denaro viaggiò nella
pancia di 300 società fino a Londra in un conto dove avevano la firma Piero
Fassino e Nicola Rossi Non ho nulla da perdere, mi hanno già tolto tutto. Devo
solo dimostrare ai miei cinque figli che il loro papà non è il mascalzone che
raccontano (SEGUE DALLA PRIMA PAGINA) "Gasparri (il ministro delle
Telecomunicazioni) non gli piaceva e Tronchetti non piaceva a Gasparri. In
estate, al festival dell'Unità di Rimini, Massimo D'Alema lo attacca a testa
bassa? Ho già detto che una concezione moderna della sicurezza (che è
reputazione, soprattutto) deve fronteggiare anche ? o soprattutto ? quella roba
lì, gli attacchi politici, le ostilità di parte, i pregiudizi, i veleni. Deve
saper leggere e anticipare le iniziative avverse, condizionare le mosse dei
rivali o ridurli al silenzio. E' un lavoro che si nutre di conoscenza. Conoscenza
dell'avversario, delle sue ragioni più autentiche e nascoste, ma è anche
"sapere" e dunque capacità di adattarsi a quella
"emergenza" o sventandola o ridimensionandola. In gergo, le chiamiamo
"analisi del rischio" e "analisi di scenario". In
quell'avvio di gestione della Telecom, ne avevamo bisogno come dell'aria. Il
momento intorno a noi era sconfortante. Non c'era stato soltanto l'11
settembre, c'erano ancora le macerie dello sgonfiamento della bolla
speculativa, la catastrofe dei bond argentini". (Tavaroli qui svela ? e
nemmeno troppo velatamente ? il lavoro di spionaggio a cui, sostiene,
"nessuna azienda rinuncia". Lo riduce a raccolta di informazioni, a
"mappatura" ? diciamo così ? dei caratteri, delle opinioni, delle
forze e delle debolezze dei potenti, vecchi e nuovi, che, di volta in volta,
Tronchetti deve fronteggiare, rassicurare, tenere alla larga. La
"conoscenza", come la definisce, è soltanto il punto di partenza del
suo lavoro. Per questi giocatori, per questo gioco, è la mossa d'apertura, il livello
minimo richiesto per poter entrare in campo. La differenza vera la fa il
"sapere", la combinazione di competenze multiple che rende possibili
scambi, pratiche, compatibili assunzioni di rischi, la creazione di qualche
minacciosa favola da diffondere. Tavaroli adopera un altro vocabolario,
un'altra sintassi. Parla di "analisi delle forze in campo", di
"amici/nemici" ma, in soldoni, non è che l'esito sia diverso. Sempre
di spionaggio si parla. La scena pare questa. Marco Tronchetti Provera,
arrivato in Telecom, è consapevole di essere uno "straniero" nella
geografia del potere. Le leve del comando ? i primi governi Berlusconi
hanno un peso politico debole, frammentato, privi di una strategia di lungo
periodo, stretti intorno a un uomo solo interessato esclusivamente al proprio
destino personale e imprenditoriale ? sono custodite e sostenute da uno schema
"antico" che Tavaroli, come ambasciatore di Tronchetti, ha incontrato
nel giro delle sette chiese romane. "Un network eversivo", lo
definisce. Ne indica qualche nome: Letta, Bisignani, Cossiga, Scaroni, Elia
Valori, Pollari, Speciale, Corigliano. E' un'area di potere che costringe un
estraneo come Tronchetti in un disequilibrio informativo che lo condanna a
subire, sopportare; a essere condizionato. Essere consapevoli di
quell'asimmetricità è il punto di partenza. Sapere è allora il terreno della
risposta. Come affrontare l'avversario? Come rendergli conveniente venire a
patti o rinunciare a ogni ostilità? Come guadagnare un margine di
inviolabilità? E' un confronto sotterraneo e senza esclusione di colpi. A
sentire Tavaroli ? che va ripetuto non è un testimone neutro, ma il principale
indagato dell'affaire ? è questo il mestiere che Marco Tronchetti Provera gli
affida). "Di volta in volta bisogna adattare le proprie iniziative
all'avversario. D'Alema, per esempio. Penso di contattare Lucia Annunziata,
allora direttore dell'agenzia Apcom. Ha buoni rapporti con D'Alema. Scelgo lei
come canale per entrare in contatto con il presidente dei Ds. Con Lucia si parla
anche di futuro. Lei mi prospetta l'acquisizione dell'agenzia, me ne mostra i
vantaggi e le opportunità. Non era una cattiva idea, in fondo. Non avevamo in
pancia contenuti e ne avevamo bisogno. Peraltro, saremmo entrati in contatto
con il mondo Associated Press, il meglio. L'affare poi si fece, come si sa.
Comunque, l'incontro D'Alema/Tronchetti si organizzò e Lucia divenne consulente
della Telecom. Racconto un altro episodio dello stesso tipo. Un giorno mi
chiama Buora. Nel suo ufficio ci sono tutti quelli che contano e sembrano
sull'orlo di una crisi di nervi. Buora mi dice che Giulio Tremonti (ministro
dell'Economia), soffia ai banchieri, in ogni occasione, che Telecom è prossima
al fallimento. La voce diffusa in ambienti qualificati da una fonte così
autorevole è per noi una sciagura. Mi metto al lavoro. Tra Tremonti e
Tronchetti non ci sono rapporti. Ho come la sensazione che Tremonti, da sempre
consulente dei maggiori imprenditori italiani, diventato ministro, stia
scaricando sui suoi antichi assistiti una ruggine velenosa. Decido di mettermi
in contatto con il capo della sua segreteria, un ufficiale della Guardia di
Finanza, Marco Milanese, che poi lascerà le Fiamme Gialle per lavorare
direttamente nello studio di Tremonti. Contattare Milanese, proprio lui e non
altri, è un modo per dire a Tremonti: conosco i tuoi metodi, conosco il tuo
sistema, chi lo agisce e interpreta, da dove possono venirti le informazioni ?
vere o false ? che possono danneggiare la mia azienda. Non c'è bisogno di molte
parole. Quelle cose lì, si capiscono al volo nel nostro mondo. I due ?
Tronchetti e Tremonti ? si incontrano. I problemi si risolvono. Nessuno parlerà
più di fallimento con i banchieri. Altro episodio. Il Dottore (Tronchetti) mi
chiede di dare uno sguardo a Finsiel, allora amministrata da suo cugino Nino
Tronchetti Provera. Perché non si vince una gara, perché si perde sempre? Gli
appronto una rete di relazioni e qualche "analisi". Ancora. La Kroll,
la maggiore agenzia d'investigazione del mondo, riceve da Gianni Letta
(sottosegretario alla presidenza del Consiglio) l'incarico di rintracciare il
tesoro segreto di Calisto Tanzi (Parmalat). Nell'autunno del
( da "Repubblica, La" del 22-07-2008)
Argomenti: RAI MEDIASET
Spettacoli
"Avete troppi pregiudizi, dateci spazio" Crescono nella società
italiana ma sono poco rappresentati sul video. Ci dicono perché Ramona Badescu
"Le rumene nelle fiction sono prostitute o badanti" Taiyo Yamanouchi
"Sono giapponese e nei serial mi fanno sempre fare il cinese" LEANDRO
PALESTINI ROMA La società italiana diventa multietnica, ma la tv non se ne
accorge. Per le strade la gente è di tutti i colori, ma sul piccolo schermo le
facce degli stranieri, e di molti neo-italiani, non trovano rappresentanza. Le
storie di cinesi, africani o rumeni entrano di straforo in qualche fiction,
sono rari i programmi dedicati alle diverse etnie dai telegiornali. L'allarme è
partito addirittura dalla Gran Bretagna, che pure vive l'immigrazione da molto
più tempo di noi: la tv è razzista? Una domanda che può essere girata ai pochi
volti stranieri che hanno "bucato" lo schermo televisivo italiano.
"Gli italiani non sono razzisti, ma amano gli stereotipi. In tv i rumeni
sono abbinati ai Rom che rubano, nelle fiction le ragazze sono prostitute o
badanti" commenta Ramona Badescu, invitando Rai e Mediaset "a dedicare dei mini-tg alle varie etnie presenti nel
Paese". L'attrice rumena ammette che per le donne dell'Est i funzionari tv
diventano esterofili. "I funzionari ci "provano" con le belle
dell'Est. All'inizio della carriera ci hanno provato anche con me, ma io ho
saputo dire di no". Lo stereotipo è l'humus di Tintoria (RaiTre) il varietà multicolor di Gregorio Paolini dove i
"nuovi italiani" giudicano il Belpaese. Il conduttore, è Taiyo
Yamanouchi, un italo-giapponese. "In Tintoria si vede l'Italia con gli
occhi degli stranieri. Marocchini o rumeni vedono meglio i vostri
paradossi" dice Taito, ridendo di un equivoco razziale: "Ho fatto
tante fiction, e pur essendo giapponese nell'80% delle volte mi fanno fare il
cinese, e spesso mafioso. Per fortuna in Un medico in famiglia sono stato
promosso stilista giapponese". A RaiDue hanno
nostalgia dei sorrisi della tunisina Afef Jnifen che faceva da spalla a Gene
Gnocchi nella Grande notte del lunedì, a RaiUno si
ricorda Fiona May protagonista della fiction Butta la luna (accusata di
buonismo sugli immigrati). A Striscia questa estate fanno i provini a seducenti
"veline" straniere. Anche se resta un vuoto di rappresentanza per le
ragazze dagli occhi a mandorla: l'unica cinese che si ricordi è l'esuberante
Man-Lo Zhang, protagonista di un Grande Fratello di tre anni fa. Invece Sky
Tg24 nella rubrica meteo sperimenta il meltin' pot con Mimmi Gunnarsson
(accento svedese) e Gretel Coello Trespando (accento cubano), moglie di Paolo
Brosio. A La 7 Sylvie Lubamba (showgirl congolese) fa l'opinionista per Piero
Chiambretti: "Markette è l'unico show multietnico, c'è pure un coro
gospel. Io credo che gli italiani vogliano facce nuove, sono stufi dei soliti
Pippobaudi". Nei telegiornali gli anchormen sono tutti rigorosamente
bianchi. Unica eccezione, il conduttore del Tgr Lazio Fidel M'Banga Bauna, che
pacatamente spiega: "Non parlerei di razzismo, ma di ignoranza sì. Si
inciampa in qualche cretino che ti etichetta come giornalista "di
colore", gli stessi che definiscono Obama "il candidato
nero"...". Il giornalista di origine congolese, auspica una vera
integrazione, ma avverte: "Sono contrario alle tv-ghetto. Non si può
pensare a spazi solo per cinesi, rumeni o africani. Chi viene qui non può vivere
da straniero, deve fare uno sforzo per entrare nella comunità italiana".
Le ballerine straniere della nostra tv sono tante, ma rimangono senza nome
(Natalia Estrada è un'eccezione). Invece il ballerino albanese Kledi Kadiu si è
imposto come star di Amici e non solo. Solo bravura? "La mia fortuna è
stata quella di incontrare Maria De Filippi nel 2001. Lavoravo già, ma è lei
che mi ha dato fiducia e notorietà. Il razzismo? Lo siamo un po' tutti nel
sangue: noi lo eravamo verso i ballerini russi, adesso qualche italiano prova
invidia per un albanese (io) che prende il suo posto". Un sogno?
"Fare un programma sugli albanesi in Italia, far capire agli italiani la
cultura albanese". In tempi di meltin' pot la tv può fare di più? Paolo
Ruffini, direttore di RaiTre, parla dei suoi
esperimenti: "Alle falde del Kilimangiaro di Licia Colò è un buon esempio
di multietnicità, si parla dei vari Paesi, e dalla cantante africana alla
programmista indiana nel programma sono rappresentate un po' tutte le etnie. Io
non credo che si debbano fare dei programmi-ghetto, ma piuttosto aiutare le
varie comunità a integrarsi attraverso la tv. Citerei quindi Tintoria di
Paolini: attraverso la satira di costume ammicca alla multietnicità della
nostra società".
( da "Repubblica, La" del 22-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà
Napolitano:
"Stop ai processi-spettacolo" L'Anm: bene, ma cessi anche l'attacco
ai pm. Di Pietro critica il Quirinale Il Colle chiede di frenare le notizie su
"terzi estranei" alle indagini. "Occorre tutelare dignità e
decoro delle persone" LIANA MILELLA ROMA - Giorgio Napolitano è sempre
stato, da politico prima e da capo dello Stato poi, contro la giustizia che
diventa spettacolo e l'uso improprio delle carte processuali, soprattutto
quando queste, finite sui giornali, coinvolgono persone estranee all'indagine.
Per il presidente è "un principio fondante dello Stato di diritto".
Al di là dei casi e dei soggetti coinvolti. Un'idea che torna spesso nei suoi
discorsi. Ma che ripetuta ieri, nel saluto al convegno sull'avvocato Vittorio
Chiusano, ha spinto tutti a cercare di capire a chi si riferisse. Dice
Napolitano: "Nel momento in cui si riscontra una tendenza alla
spettacolarizzazione dei processi, connotata anche dalla divulgazione di
notizie attinenti a terzi estranei alle vicende che ne costituiscono oggetto,
occorre recuperare equilibrio per assicurare il rispetto della dignità e del
decoro delle persone coinvolte". Che c'è dietro? Le
intercettazioni del Sacca-Berlusconi? I gossip su telefonate, mai pubblicate, tra il premier e il
ministro Carfagna? Il caso Del Turco? La vicenda Forleo che oggi si chiude al
Csm? Al Quirinale spengono gli entusiasmi: "è un principio generale. Le
tante occasioni in cui è stato ripetuto dimostrano che va oltre il caso
specifico". A riprova, ecco gli interventi in cui c'è il richiamo
"alla riservatezza" per le toghe (agosto '06), l'invito a evitare
"protagonismi ed esposizioni mediatiche" (maggio '08), la
raccomandazione a non fare "riferimenti a persone estranee non necessarie
per motivare i provvedimenti" (giugno '07). Pure il monito cade mentre
oggi, alla Camera, parte in commissione Giustizia l'iter del ddl
intercettazioni e ne sarà relatrice la presidente Giulia Bongiorno. Il Pd
presenta una sua proposta. Il grosso del dibattito ci sarà a settembre, ma
nella legge, che la Fnsi teme per gli effetti "bavaglio", sarà
affrontato il nodo della pubblicità delle carte processuali. Per questo le
parole di Napolitano dividono. Piacciono al presidente dell'Anm Luca Palamara,
che condivide "la necessità di trovare un punto di equilibrio tra diritto
alla riservatezza, diritto di cronaca, accertamento dei reati", ma si
preoccupa dei colleghi "oggetto di aggressioni ingiustificate e volgari di
chi ricopre incarichi istituzionali". L'ex pm Antonio Di Pietro va nella
stessa direzione: per Napolitano c'è "massimo rispetto", ma lui è
"colpito e amareggiato da prese di posizione a senso unico" e
vorrebbe un intervento "per il Csm e la magistratura". Il Garante
della privacy Francesco Pizzetti chiede un equilibrio per "talk show,
processi mediatici e processi spettacolo" che spingono la gente a chiudere
un processo che prescinde da quello vero. Nella legge sulle intercettazioni si
discuterà di tutto questo. Poteri del Garante compresi.
( da "Repubblica, La" del 23-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà
Il lodo Alfano
diventa legge congelati i processi a Berlusconi Sì del
Senato. Pd: dialogo difficile. Di Pietro: referendum Approvato in 25 giorni. Il
ministro: norme giuste, in autunno la riforma della giustizia LIANA MILELLA
ROMA - La fotografia della giornata sta nella faccia entusiasta di Angelino
Alfano. Il suo lodo, in 25 giorni, è diventato legge. Napolitano lo firmerà ad
horas. Berlusconi è libero dai
suoi processi. Tre (Mills, Medusa, Saccà), e tutti congelati. Se ne riparla a fine legislatura. Il
Guardasigilli può dire soddisfatto "il popolo lo ha eletto e ora è libero
di governare". Aula del Senato, 58 emendamenti bruciati di mattina.
Poi lunga pausa fino alle 19, perché per le dichiarazioni di voto bisogna
aspettare la diretta in tv. Niente girotondi, né fuori né dentro. Opposizione,
in fondo, rassegnata. L'Idv vorrebbe cantare l'inno di Mameli, prepara pure le
fotocopie delle prime due strofe per non fare gaffe (Bossi insegna), ma poi ci
rinuncia. Non tutti sono d'accordo. Non c'è pathos. Il voto finale è scontato.
Niente ricerca affannosa dei senatori a vita, come ai tempi di Prodi, c'è solo
Emilio Colombo, e neppure vota. Maggioranza schiacciante: lo scudo che ferma i
processi per le quattro più alte cariche dello Stato (presidenti Repubblica,
Senato, Camera, Consiglio) passa per 171 voti contro 128. Si astengono i sei
dell'Udc perché, come dice Gianpiero D'Alia sull'onda del leader Casini,
"meglio fermare un processo che sospenderne 100mila". Eppure Alfano
ha definito il lodo "un testo sobrio, ben calibrato, in linea con le leggi
simili in altri paesi, pienamente rispondente ai dettami della Consulta".
Ministri schierati, anche se ce ne sono di meno del voto alla Camera. Sempre
presenti Alfano e Bondi, alla fine arrivano Vito, Sacconi, Calderoli, Matteoli.
E pure il vice ministro Castelli. Sì, i leghisti non mancano, ma sono i più
freddi sulla legge. Lapidario Lorenzo Bodega: "Per noi alla lettera
"A" c'è il federalismo fiscale e solo alla "G" c'è la
giustizia". Alfano intenda bene, proprio lui che in aula ha preannunciato
l'offensiva d'autunno, una riforma della giustizia penale e civile, per cui
lancia un segnale alla sinistra: "Il lodo è andato, confidiamo che i
riformisti la smettano di coccolare l'antiberlusconismo, perché ora la sfida è
sulla giustizia, lì passa il confine tra riformisti e conservatori". Ma è
già chiaro che la Lega non ci sta. E non solo: le opposizioni annunciano
battaglia. La Finocchiaro: "Dialogo difficile". Se il lodo Alfano è
l'antipasto, ci capisce cosa segue nel menu. In aula si ritrovano Pd e Idv.
Certo, Antonio Di Pietro, che come sempre nei momenti topici arriva a palazzo
Madama prima del voto, e i suoi usano un linguaggio più stradaiolo, ritirano
fuori la storia della P2, ma il Pd non è da meno. Anna Finocchiaro, standing
ovation quando smette di parlare, non fa sconti: "In uno stato costituzionale
non esistono sovrani e voi avete leso il principio di uguaglianza. Alfano parla
del diritto-dovere di governare. Ma senza un limite neppure per i reati
commessi in flagranza? E perché estendere il lodo pure alle altre tre cariche?
Il popolo non ha eletto direttamente gli altri tre presidenti". E infatti
Felice Casson aveva proposto che lo scudo valesse solo per il premier
("Chiamiamolo lodo Berlusconi"), ma il Pdl
non ha abboccato. Di Pietro è pesantissimo: "Un ricatto. Un sequestro
della funzione parlamentare. Un'estorsione. Sapremo se ci governa un
delinquente solo quando non lo sarà più. Accordo sulla giustizia? Con loro
sarebbe come mettersi una corda al collo. è come se l'agnello invitasse a cena
il lupo...". E quindi battaglia: referendum e proteste di piazza. Il suo
capogruppo Felice Belisario scatena il Pdl in aula: "è una norma scritta
dai legali del premier, a misura per lui, o se preferite per il titolare della
tessera P2 numero1816. State attuando il piano di Gelli, immunità, intercettazioni,
mordacchie ai giudici". Pd e Idv si reincontrano nella pagella
d'incostituzionalità al lodo, argomentata da Stefano Ceccanti e Luigi Li Gotti.
Il Pdl arranca. Il capogruppo Maurizio Gasparri se la piglia con la
giustizia-lumaca ("Silvio ha atteso 12 anni prima d'essere assolto per la
Sme") e pure con la Gandus perché i giudici che hanno respinto la
ricusazione hanno scritto che ha parlato contro "la parte politica a lei
estranea". è il teorema di Berlusconi nella
lettera al presidente Schifani (lo rammenta la Finocchiaro), il lodo serve
perché i giudici sono dei persecutori. Il vice Gaetano Quagliariello chiama la
sinistra "perché quando si trattò di D'Alema e Fassino tutelammo il loro
diritto alla riservatezza". Ma proprio lo sdegno della sinistra sta nelle
parole dell'ex procuratore Gerardo D'Ambrosio: "Alfano promette il
dialogo, ma voi respingete tutti i nostri emendamenti. Questa non è una
guarentigia, ma un privilegio. E io non lo voto". S'ode un "e chi se
ne frega", ma alla buvette Alfano si apparta con D'Ambrosio, gli chiede
dei suoi disegni di legge, promette di leggerli. Alfano bifronte, uomo di Berlusconi e uomo del dialogo. S'imbatte in lui il siciliano
Giuseppe Lumia e lo saluta così: "Alfano, il buono del 41bis, Alfano il
cattivo del lodo...".
( da "Repubblica, La" del 23-07-2008)
Argomenti: RAI MEDIASET
Spettacoli Vanzina
"Il segreto è non piacere a tutti" ROMA - Enrico Vanzina alla fine
degli anni
( da "Unita, L'" del 23-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà
Stai consultando l'edizione
del Fini e Bossi, l'eterno duello dei fratelli-coltelli di Marcella Ciarnelli
/Roma Non si sono mai amati. Più coltelli che fratelli. Eppure sono stati
costretti dalle logiche e dai numeri della politica ad una coabitazione
costantemente sull'orlo di una crisi di nervi. Gianfranco Fini e Umberto Bossi
sono politici molto diversi. Così come lo sono i loro "giovani"
partiti, perchè tali sono la Lega e Alleanza nazionale. Molto di più la prima
nata da un movimento popolare all'alba degli anni '90. Nuova anch'essa, ma
figlia di una storia antica che ancora pesa e ritorna nonostante la svolta di
Fiuggi ed il lungo percorso successivo, anche An che superato l'Msi, il proprio
percorso lo ha iniziato, più o meno nello stesso periodo. Diversi a confronto. Separati
in casa. Lo scontro tra il presidente della Camera Gianfranco Fini e Umberto
Bossi, ancora una volta più leader leghista che ministro della Repubblica, a
proposito del gestaccio e delle parole offensive contro i professori
meridionali che insegnano al Nord, non è stato l'ultimo episodio di una storia
intensa di contrapposizioni che affondano le radici nella diversità culturale
tra i due partiti. Entrambi popolari. Uno, An, radicato nel sistema di potere
politico e della pubblica amministrazione che sono l'emblema riconducibile a
quella "Roma ladrona", slogan leghista mai dismesso ma anzi scandito
ad ogni occasione. Un partito che nella propria carta dei valori ha scritto a
chiare lettere la "promozione del senso nazionale della Patria e delle
radici identitarie dell'Europa". Tutto l'opposto l'altro che esprime i
desideri, anche i più oscuri, di quella società del Nord che rappresenta gente
che si è fatta da sola, che contesta il centralismo dello stato ma anche
l'arrivo degli immigrati anche se poi senza di essi le "fabrichette"
probabilmente avrebbero qualche difficoltà. Che chiede il federalismo ma, sotto
sotto (e non poi tanto), punta al separatismo più bieco. Così anche ieri i
distinguo non sono mancati. E questa volta su un argomento che sta molto a
cuore ai leghisti, quel federalismo fiscale che occorrerà "non penalizzi
le regioni meridionali" e che viaggi di pari passo con "le questioni
del bicameralismo e del rafforzamento dei centri della decisione
politica". Umberto Bossi e i suoi che sembrano più interessati al
prosperare dei ricchi orticelli padani che agli interessi nazionali dovranno
fare i conti anche con l'altolà di un alleato, che per loro è sempre stato
scomodo. E con il quale, appena è stato possibile, la separazione è stata non
solo teorica ma anche sancita sulla scheda elettorale. Correva l'anno 1994,
Silvio Berlusconi si accingeva alla verifica delle
urne per il suo partito e per la coalizione di centrodestra in una
consultazione che andava a sancire la transizione tra la Prima repubblica ed il
bipartitismo. Li vorrebbe tutti attorno a sè il Cavaliere. Non può. Al Nord si
presenta con il Polo delle libertà in cui trova posto Bossi. Al Sud esordisce
il Polo del buon governo in cui c'è An. Il "colpaccio" gli riesce. Le
elezioni le vince, ma sarà poi proprio Bossi, dopo uno scontro sulle pensioni, a dargli il gran dolore di tornarsene a casa con le pive nel
sacco. L'impossibilità della coalizione tra gli scalpitanti alleati darà a Berlusconi un altro gran dolore nel 1996
quando, proprio perchè la Lega per mancanza di sintonia politica deciderà di
correre da sola e contribuirà alla vittoria di Romano Prodi. Ma
l'imperativo è fare di necessità virtù. L'unione fa, comunque, la forza anche
se poi tenere insieme gli alleati è azione sempre più difficile anche se i
soggetti sono diminuiti dato che l'Udc, la "spina nel fianco per
antonomasia", ormai veleggia all'opposizione. Ma quel Bossi e quel Fini
proprio non ne vogliono sapere di andare d'accordo anche se a cementare
l'unione ci hanno provato firmando assieme, nel 2002, una restrittiva, anzi
punitiva legge per regolamentare l'immigrazione. I "trecentomila fucili
pronti ad entrare in azione", milioni di miliziani già in arme, i gestacci
e le battute da trivio del leader leghista a Gianfranco Fini, ormai calato nei
panni istituzionali di presidente della camera, danno davvero un gran fastidio.
E l'altro giorno, come in tempi passati, tra sé e sé avrà ripensato "con
quello non ci prenderei neanche un caffè". C'è da riflettere sulle alleanze.
Anche perché in una prospettiva non lontana, quando Forza Italia e Alleanza
nazionale convergeranno, dopo i rispettivi congressi, in quel Popolo della
libertà che finora è riconducibile solo ad un cartello elettorale nato su un
predellino di un'auto parcheggiata in piazza San Babila, il rischio è che il
partito di Fini venga inghiottito del tutto dalla Balena azzurra come un
qualunque burattino senza più storia. Tanto più che non è detto che tutti i
colonnelli siano disposti a restare al fianco del leader che sarà anche la
terza carica dello stato, ma poi? Stridente, solo per fare un esempio, l'altro
giorno la differenza di comportamento tra Italo Bocchino, che ha subito sposato
la tesi di Fini sulla difesa dei simboli nazionali, e Maurizio Gasparri, vero
recordman della dichiarazione sprint, che se n'è stato rinchiuso in un
inquietante silenzio. Ma bisogna stare insieme. La politica non è questione di
simpatia. Il Cavaliere ha ordinato di rientare nei ranghi, il Bossi è stato
invitato ad "abbassare i toni" per non dare soddisfazione al
centrosinistra. Fini può anche disquisire, ma alla fine deve fare i conti
sempre con il gusto dolce e coinvolgente di aver raggiunto il potere, i
vertici, di aver superato finalmente "la sindrome della fogna". Ha
radici lontane l'ostilità tra An e Lega. Fatta di battutacce e allusioni. Ed
anche interrogazioni. Basta, così, per fare un esempio, quella su una possibile
"patologia mentale di Bossi a proposito di possibili parlamenti del Nord e
del Sud" avanzata dai deputati di An, Mastrangelo e Serafatti, ai ministri
della Sanità e dell'Interno cui i leghisti risposero a mezzo portavoce Rossi,
parlando "di una rapidissima invasione inarrestabile in atto del morbo di
Alzheimer" nelle menti dei loro contendenti "per cui siamo disposti
ad accollarci le spese per l'immediato trasporto in manicomio nel reparto
incurabili". Era il '95. O il dubbio che a far circolare una lettera
anonima nell' Europarlamento contro un esponente di An fossero stati proprio
parlamentari leghisti dato che ad essere attaccato era stato "un padano
rinnegato, venduto alla mafia e ai meridionali". Siamo al '96. Si ricorda
persino una polemica sui ristoranti di Roma. Sporchi e senza ricevuta. Gli anni
sono passati. I governi assieme si sono succeduti. Le offese non sono mancate.
Ad un passo dalla crisi, tornano sempre insieme. Legati alle poltrone. Allora,
come oggi. E con il Cavaliere sempre lì.
( da "Unita, L'" del 23-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà
Stai consultando
l'edizione del Ecco la mia verità sul voto a Saccà
Molti amici e compagni mi hanno telefonato: ma che hai fatto? hai salvato Saccà? Ho ricevuto decine di email, anche da lettori
dell'Unità, così sintetizzabili: proprio da te non me lo aspettavo. Ebbene sì,
lo ammetto: anche a me in questi giorni è capitato, nonostante venga
considerato da qualcuno un navigato protagonista del teatrino mediatico, di
essere insaccato nel tritacarne della manipolazione dei fatti prima e della
pubblica gogna dopo. Ho ancora qui davanti a me, in particolare: un titolo
della Stampa oggettivamente falso ("Curzi salva Saccà"),
un intervento sull'Unità del mio collega e amico consigliere di amministrazione
Rai Carlo Rognoni nel quale la critica arriva ad utilizzare persino la
categoria della differenza antropologica, un'intervista garbatamente satirica
su Repubblica fatta di semplici battute anche di una sola parola e una condanna
dal punto di vista morale, comminata su quelle stesse colonne da Michele Serra,
sulla base di quelle battute impropriamente assunte a "ragionamento".
Provo ora invece a ragionare sull'Unità - e, se proprio si vuole, a
giustificarmi - con una platea di compagni a cui tengo in maniera particolare,
sul piano politico e affettivo. Anche se con la difficoltà di dovermi limitare
a sessanta righe, per una questione assai complessa di per sé e peraltro
offuscata da stratificazioni di ipocrisia e di adulterazioni. Dunque, per otto
mesi, sin da quando vennero fuori le prime intercettazioni
fra Saccà e Berlusconi, io ho sostenuto - con
pervicacia e persino con ruvidezza, che mi sono state rimproverate più volte -
che la Rai, come avrebbe fatto qualsiasi azienda, poteva e doveva assumere una
decisione forte e assicurare a RaiFiction una guida dalla moralità
ineccepibile, autorevole e prestigiosa. Mi si rispondeva che, siccome i
rapporti fra i blocchi politici in CdA sono quelli che sono (
( da "Giornale.it, Il" del 23-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà
N. 174 del
2008-07-23 pagina 9 Mano nella mano nel rifugio di Villa Certosa Per il premier
un'estate con moglie, figli e nipotini di Redazione da Milano Le voci da voyeur
sulle presunte intercettazioni con le ministre sono rimaste sul Continente. La
richiesta di scuse coniugali a mezzo stampa del gennaio 2007 è dimenticata. In
Sardegna oggi c'è spazio solo per un Silvio Berlusconi
marito, papà e nonno che ha occhi e orecchie solamente per la famiglia. Le
polemiche per una volta possono zittirsi. Già, perché è un premier rilassato e
innamorato di sua moglie quello che appare nelle fotografie pubblicate dal
settimanale Chi oggi in edicola. Lo scoop del giornale diretto da Alfonso
Signorini documenta il weekend trascorso da Berlusconi
e famiglia a Villa Certosa. Una riunione in occasione del 52° compleanno della
moglie Veronica Lario. E proprio lo scatto che ritrae il Cavaliere con Veronica
mano nella mano sul pontile dell'approdo privato è l'immagine che meglio
descrive il clima. Dopo la festa data in Sardegna pochi giorni fa per i
nipotini, con tanto di giostre da luna park montate nel giardino, il presidente
del Consiglio ha voluto riunire i figli Marina con il compagno Maurizio
Vanadia, Pier Silvio con la fidanzata Silvia Toffanin, Barbara con il compagno
Giorgio Valaguzza ed Eleonora con tutti i nipotini. Tutti insieme per gli auguri
a Veronica. Una festa non meno romantica di quella che due anni fa stupì la
first lady nel suo cinquantesimo compleanno. Allora, Berlusconi
aveva organizzato un viaggio a Marrakech, regalandole un collier di diamanti e
invitandola a una danza in abiti touareg. Stavolta tutto è rimasto
nell'intimità di Villa Certosa, e alla moglie il premier ha regalato una serie
di fotografie di lei con in braccio il nipotino Alessandro, figlio di Barbara.
Si spengono dunque le voci di tensioni e dissidi dopo il
gossip che aveva accompagnato le intercettazioni del premier con il direttore
di Raifiction Agostino Saccà. Non ci sono ministre, deputate o vallette che tengano.
D'altronde, a chi le chiedeva di un eventuale divorzio, Veronica Lario aveva
risposto chiaramente anche alcuni giorni fa: "Da anni leggo notizie che
riguardano la mia prossima separazione - aveva sorriso -. Ma per quel
che ne so io, non è nei miei piani". Già, a giudicare da quella
passeggiata mano nella mano nei suoi piani ci sono ancora molti anni insieme. ©
SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano.
( da "Corriere della Sera" del 23-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà
Corriere della Sera
- NAZIONALE - sezione: Politica - data: 2008-07-23 num: - pag: 13 categoria:
REDAZIONALE Rapporti internazionali Berlusconi
mediatore per "associare" il Paese al G8 Silvio "presta"
villa Certosa a Mubarak Il Cavaliere torna a Roma, il leader egiziano resterà
fino a venerdì ROMA - Hosni Mubarak, longevo del potere arabo che ha 79 anni
d'età ed è presidente dell'Egitto da 27, si trova da ieri a Villa Certosa. L'ex
generale diventato capo dello Stato dopo l'assassinio del predecessore Anwar al
Sadat, ucciso nel 1981 da terroristi fondamentalisti islamici, si fermerà fino
a venerdì nella casa sul mare di Porto Rotondo che Silvio Berlusconi,
d'estate e in alcuni fine settimana, rende una succursale tanto di Arcore
quanto di Palazzo Chigi. Con Mubarak sono arrivati ieri in aereo a Olbia la
moglie Suzanne e una coppia di amici. Nella squadra del Cavaliere e al Cairo
definiscono il viaggio una "working visit", espressione inglese che
da noi rende meno impegnativo chiamarla visita di lavoro, qualcosa che detto in
italiano ci si immaginerebbe più in un ufficio che su un divano di fronte a
scogli della costa sarda vicino a una piscina d'acqua di mare a forma di palma.
La scelta lessicale non è che un aggiornamento dell'uso in base al quale se due
capi di Stato o di governo mangiano insieme il pranzo è necessariamente
"frugale". Ma nell'entourage di Berlusconi
si parla anche di "Crawford italiana " e forse la definizione calza
meglio. In termini di influenza sulle cose del mondo, il paragone con il ranch
di Crawford, Texas, nel quale George W. Bush accoglie i colleghi stranieri
preferiti, o semplicemente potenti, non può che essere in scala assai ridotta.
Ma rende l'idea e, considerata una propensione a stropicciare e rielaborare in
modo personale i dettami del cerimoniale che accomuna Cavaliere e presidente
degli Stati Uniti, tenuto conto dello stile un po' Coin nell'arredamento di
alcuni interni a Villa Certosa, "Crawford italiana" funziona. Oggi Berlusconi tornerà a Roma, ma lascerà casa e giardino a
disposizione di Mubarak. L'invito ad andare in Sardegna glielo aveva rivolto il
4 giugno, quando ricevette il presidente egiziano per un incontro bilaterale
con tutti i crismi del protocollo nei giorni della conferenza della Fao su cambiamenti
climatici e cibo. Mubarak in Italia passa abbastanza spesso, ma adesso ci sono
anche motivi in più per farlo. Il petrolio, che l'Egitto ha, è salito di
prezzo. L'Italia, nel mondo, è il secondo partner economico del Paese dell'ex
generale, il primo in Europa. Al Cairo ci sono piani di investimenti per
infrastrutture che fanno gola ad aziende italiane. Da quando la Francia di
Nicolas Sarkozy, invitandolo il 14 luglio a Parigi, si è aggiudicata il primato
dell'aver messo in circolazione a livello internazionale il siriano Bashar al
Assad, che era spesso al telefono con Romano Prodi e che guida uno Stato con il
quale abbiamo affari, la politica estera italiana ha bisogno di recuperare
terreno in Medio Oriente. Al tentativo francese di sdoganamento dovrà pur
corrispondere il consolidamento di qualche rapporto privilegiato con arabi. Una
nota di palazzo Chigi ieri ha informato che Berlusconi
e Mubarak, in un colloquio "cordiale", hanno parlato di
"processo di pace in Medio Oriente" e "crisi africane ". Il
presidente del Consiglio italiano "ha confermato il sostegno alle
aspirazioni dell'Egitto a essere associato al processo di outreach del
G8". Tradotto dall'anglo-diplomatichese, significa un appoggio a inserire
il presidente egiziano tra i capi di Stati esterni e con problemi consultati
dal G8 formato dai sette Paesi più sviluppati del mondo e la Russia. Il vertice
del 2009 sarà in Italia. Il comunicato di Palazzo Chigi ha citato tra gli
argomenti affrontati ieri l'Unione per il Mediterraneo, quella promossa da
Sarkozy mettendo insieme Paesi di Europa, Nord Africa e Medio Oriente. Mubarak
ne guida uno che può contare sul futuro di Gaza, sacca di
miseria e violenza tra Israele e Egitto in mano ai fondamentalisti di Hamas. A
proposito del prossimo G8, il 2 luglio il ministro degli Esteri Franco Frattini
diceva che "l'Egitto sarà coinvolto allorquando ragioneremo delle grandi
migrazioni di massa, della crisi alimentare, della stabilizzazione di alcune
aree dell'Africa che diventano polveriere per l'insediamento di cellule
sempre più aggressive del terrorismo legato ad al Qaeda". Rispetto alla
Costa Smeralda, un altro pianeta. Maurizio Caprara.
( da "Giornale.it, Il" del 23-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà
N. 174 del
2008-07-23 pagina 0 La vacanza di Silvio e Veronica di Redazione Le polemiche
per una volta possono zittirsi. Mano nella mano nel rifugio di Villa Certosa Per
il premier un'estate con moglie, figli e nipotini. La bella estate di Silvio:
il Cavaliere appare rilassato e innamorato di sua moglie nelle fotografie
pubblicate dal settimanale Chi oggi in edicola Milano - Le voci da voyeur sulle
presunte intercettazioni con le ministre sono rimaste sul Continente. La
richiesta di scuse coniugali a mezzo stampa del gennaio 2007 è dimenticata. In
Sardegna oggi c'è spazio solo per un Silvio Berlusconi
marito, papà e nonno che ha occhi e orecchie solamente per la famiglia. Le
polemiche per una volta possono zittirsi. Già, perché è un premier rilassato e
innamorato di sua moglie quello che appare nelle fotografie pubblicate dal
settimanale Chi oggi in edicola. Lo scoop del giornale diretto da Alfonso
Signorini documenta il weekend trascorso da Berlusconi
e famiglia a Villa Certosa. Una riunione in occasione del 52° compleanno della
moglie Veronica Lario. E proprio lo scatto che ritrae il Cavaliere con Veronica
mano nella mano sul pontile dell'approdo privato è l'immagine che meglio
descrive il clima. Dopo la festa data in Sardegna pochi giorni fa per i
nipotini, con tanto di giostre da luna park montate nel giardino, il presidente
del Consiglio ha voluto riunire i figli Marina con il compagno Maurizio
Vanadia, Pier Silvio con la fidanzata Silvia Toffanin, Barbara con il compagno
Giorgio Valaguzza ed Eleonora con tutti i nipotini. Tutti insieme per gli
auguri a Veronica. Una festa non meno romantica di quella che due anni fa stupì
la first lady nel suo cinquantesimo compleanno. Allora, Berlusconi
aveva organizzato un viaggio a Marrakech, regalandole un collier di diamanti e
invitandola a una danza in abiti touareg. Stavolta tutto è rimasto
nell'intimità di Villa Certosa, e alla moglie il premier ha regalato una serie di
fotografie di lei con in braccio il nipotino Alessandro, figlio di Barbara. Si
spengono dunque le voci di tensioni e dissidi dopo il
gossip che aveva accompagnato le intercettazioni del premier con il direttore
di Raifiction Agostino Saccà. Non ci sono ministre, deputate o vallette che tengano.
D'altronde, a chi le chiedeva di un eventuale divorzio, Veronica Lario aveva
risposto chiaramente anche alcuni giorni fa: "Da anni leggo notizie che
riguardano la mia prossima separazione - aveva sorriso -. Ma per quel
che ne so io, non è nei miei piani". Già, a giudicare da quella
passeggiata mano nella mano nei suoi piani ci sono ancora molti anni insieme. ©
SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano.
( da "Repubblica, La" del 24-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà
Napolitano firma il
lodo Alfano Di Pietro attacca: "è immorale" Mancino: meglio norme
costituzionali. Tensioni ministro-Anm I dubbi di Mancino: meglio norme
costituzionali Napolitano firma il lodo Alfano Di Pietro attacca: "è
immorale" Bonaiuti: Berlusconi potrebbe non
avvalersi dello scudo SILVIO BUZZANCA ROMA - Giorgio Napolitano mette la sua
firma sotto la legge che garantisce l'immunità alle più alte cariche dello
Stato. Un passo che fa esultare il centrodestra, ma scatena la rabbia di
Antonio Di Pietro che rilancia l'idea di un referendum per cancellare il "lodo
Alfano". Proprio mentre il ministro della Giustizia annuncia trionfante:
"Il lodo è legge dello Stato, siamo già proiettati sulla riforma della
giustizia". Pronta la replica dell'Anm: se sulla giustizia si mette mano
alla Costituzione, "non ci potrà essere un punto di incontro", dice
il presidente Luca Palamara. L'annuncio della promulgazione della legge arriva
attraverso un comunicato ufficiale del Quirinale che ricalca quello scritto
quando il capo dello Stato autorizzò la presentazione del disegno di legge alle
Camere. Napolitano, in pratica, spiega che la legge non presenta, per quello
che gli compete, elementi di incostituzionalità. Perché, prosegue il capo dello
Stato la Consulta, in occasione dell'esame dell'analogo "lodo
Schifani" da un lato ha riconosciuto un "interesse apprezzabile"
nel proteggere le quatto cariche in questione e dall'altro non ha scritto che
fosse necessaria una legge costituzionale. L'atto presidenziale fa esultare
Maurizio Gasparri che vede nel via libera del Quirinale il riconoscimento della
tesi del centrodestra sulla possibilità di procedere con una legge ordinaria.
Il capogruppo del Pdl al Senato dice che "la saggezza di Napolitano ha
fatto giustizia di osservazioni infondate". Più che un plauso al Quirinale
una bacchettata a Nicola Mancino. Il presidente del Csm, in mattinata, aveva
infatti ripetuto che "non sarebbe fuor d'opera rafforzare il lodo Alfano
con una legge costituzionale. L'ho sempre detto e da sempre ho sostenuto che la
legge Schifani sarebbe stata travolta dalla Corte Costituzionale". Ma
ambienti del Quirinale sottolineano che Mancino non ha detto che era necessaria
una legge costituzionale, ma che bisognava "rafforzare" il lodo con
quel procedimento . Una polemica che non scuote più di tanto Pier Ferdinando Casini,
convinto che quello di Napolitano è solo "un atto dovuto". Chi invece
si agita è Antonio Di Pietro. Che non esita ad andare al muro contro muro con
il Quirinale. "Rispettiamo la decisione del capo dello Stato - dice il
leader di Italia dei Valori - ma non la condividiamo per niente, perché noi
pensiamo, come quei cento costituzionalisti che hanno sottoscritto il
documento, che questa legge sia incostituzionale e comunque immorale".
L'ex pm comunque non ha intenzione di fermarsi e annuncia: "Depositeremo
il quesito referendario e raccoglieremo le firme". Il portavoce di Berlusconi, Paolo Bonaiuti, fa però sapere che Berlusconi potrebbe rinunciare allo scudo. "E' vero,
vediamo. - dice Bonaiuti - Sono tecnicalità di cui si occupano i suoi
avvocati". Gli avvocati, nello specifico Niccolò Ghedini, spiegano che
Bonaiuti dice una cosa ovvia. La certezza è che il lodo
blocca i processi Mills e diritti tv. Non ferma invece l'indagine preliminare
su Saccà. I legali del
Cavaliere hanno comunque tempo per vedere cosa fare. Adesso aspettano l'esito
del ricorso in Cassazione sulla ricusazione del giudice Gandus.
( da "Unita, L'" del 24-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà
Stai
consultando l'edizione del Corruzione over the phone Si fermerà anche il
procedimento avviato a Napoli e poi trasferito a Roma, nel quale Berlusconi è accusato,
sulla base delle intercettazioni, di sue telefonate con il dirigente Rai
Agostino Saccà, del tentativo di corrompere
alcuni senatori per far cadere il governo Prodi. Saccà.
( da "Unita, L'" del 24-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà
Stai consultando
l'edizione del Doppia fumata nera, la destra blocca la Rai su Saccà e Vigilanza Cappon propone Del Noce a Raifiction, Pdl
e Lega impediscono il voto. Intercettazioni, gli "affari" di Urbani:
"L'azienda, una cloaca" di Luca Sebastiani/ Roma NON DECIDERE. È la
nuova trincea ostruzionista che la maggioranza di destra ha messo in piedi per
difendere la man bassa sulla Rai. Far mancare il numero le- gale, boicottare il
voto e lasciare tutto com'è. Non decidere del trasferimento di Saccà dopo l'affaire imbarazzante che l'ha coinvolto. E non
decidere neanche sulla Commissione di Vigilanza che da mesi è senza presidente.
Cosa importano gli interessi del paese, o se la Rai sembra una
"cloaca", parole del consigliere Giuliano Urbani. L'importante è
salvare i propri uomini. Così ieri è andata in scena l'ennesima giornata nera
del servizio pubblico radiotelevisivo. In due atti. Il primo a Viale Mazzini
dove era convocato il Consiglio d'amministrazione per decidere del
trasferimento del direttore di Raifiction. La settimana scorsa, nel medesimo
consesso, la missione dei cinque consiglieri di maggioranza era quella di
"salvare il soldato" Saccà. Il Direttore
generale Claudio Cappon aveva presentato una relazione in cui si chiedeva il
licenziamento del direttore della fiction "per le gravi violazioni
accertate e il notevolissimo danno arrecato all'azienda". Il riferimento
era all'affaire delle intercettazioni telefoniche che avevano portato la
procura di Napoli ad aprire un fascicolo. Nelle conversazioni finite sulla
stampa, il direttore della fiction conversava al telefono, tra gli altri, con Silvio Berlusconi di attrici da collocare, degli equilibri politici in Rai e di un
progetto dello stesso Saccà
di mettersi in proprio. Nel campo della fiction. Con il voto compatto dei
consiglieri, Saccà è però
stato mantenuto al suo posto. Anche con il voto di Giuliano Urbani, che, come
si può sentire dalle intercettazioni messe in rete dall'Espresso anche
ieri, avrebbe approfittato dell'amicizia di Saccà per
difendere gli interessi della compagna Ida Di Benedetto, produttrice di serie tv.
E per implicarsi in Pegasus, appunto il progetto privato di Saccà.
In subordine al licenziamento, Cappon aveva anche proposto il trasferimento del
direttore della fiction e ieri, a sorpresa, al Consiglio ha fatto il nome di
Fabrizio Del Noce per succedergli. Un provocazione? Forse, ma Urbani su questo
punto preferisce non esprimersi, dato che, dice, la Rai ormai è una
"cloaca". Un po' come il Csm di Gasparri. Fatto sta che Urbani,
insieme a Marco Staderini e Gennaro Malgieri hanno disertato il Cda. Mentre gli
ultimi due consiglieri della maggioranza presenti, Giovanna Bianchi Clerici e
Angelo Maria Petroni, si sono alzati prima della votazione per impedire che ci
fosse il numero legale. Non solo Saccà non va
licenziato, ma neanche spostato. A costo di paralizzare l'azienda. "Il Cda
è un mostro" ha lanciato per questo una nota dell'Usigrai, che ha spiegato
come non ci "sia nessuna logica" dietro i comportamenti del
Consiglio. Furiosa anche l'opposizione che con la deputata Pd Sandra Zampa fa
sapere di voler chiedere l'intervento della Corte dei Conti per valutare se i
consiglieri con i loro comportamento abbiano causato un danno all'azienda.
"Si tratta di una vicenda che sta mandando in frantumi l'immagine della
prima azienda di cultura in Italia. E - spiega - grazie al comportamento di
alcuni consiglieri del Cda Rai, siamo al nulla di fatto". Il secondo atto
della saga dell'ostruzionismo si è svolto alla Commissione di Vigilanza dove,
neanche troppo a sorpresa, ancora una volta la maggioranza ha fatto mancare il
numero legale per l'elezione del presidente. Evidentemente di Leoluca Orlando,
il candidato dell'opposizione, non vogliono proprio saperne. E anche in questo
caso preferiscono bloccare tutto. Tanto che Marco Beltrandi, dei Radicali del
Pd, ha deciso di occupare la commissione per superare lo stallo. Una situazione
talmente imbarazzante che i presidenti di Camera e Senato, Fini e Schifani,
hanno riconvocato la Commissione per oggi. E previsto un calendario per i
giorni successivi. Non si sa mai.
( da "Corriere della Sera" del 24-07-2008)
Argomenti: RAI MEDIASET , Berlu Saccà
Corriere della Sera -
NAZIONALE - sezione: Primo Piano - data: 2008-07-24 num: - pag: 11 categoria:
REDAZIONALE Su "L'espresso" Progetto Pegasus, nelle intercettazioni
l'"interesse" di Urbani ROMA - "Spazzatura, roba vecchia...
Quando arriva materiale del genere, credo si abbia il diritto di tacere".
Nessun commento da parte di Giuliano Urbani (nella foto), consigliere di
amministrazione Rai in quota Pdl, sulle nuove
intercettazioni che saranno pubblicate venerdì prossimo sul nuovo numero de
L'espresso. Invece il commento redazionale è pesante: "Non sorprende che
Urbani abbia votato a favore di Saccà". Secondo
il settimanale, il consigliere sarebbe stato "parte attiva" nel
progetto Pegasus, ovvero la famosa società di produzione legata al territorio
calabrese. Saccà avrebbe voluto vararla dopo il suo
pensionamento nel 2009. Roba da 200 milioni annui di fatturato. Si tratta di
uno dei capi di accusa sul tavolo del direttore generale Claudio Cappon, che si
è battuto senza successo per il licenziamento e poi per il trasferimento del
direttore di Rai Fiction. Rispondendo ai pm, almeno
secondo le carte del settimanale, Urbani avrebbe prima negato di sapere se
Silvio Berlusconi fosse legato alla cordata
imprenditoriale Pegasus. Poi avrebbe ammesso che "manifestava
disponibilità a far parte del quadro". Secondo la Procura di Napoli,
l'idea nasce in India e parte da Corrado Passera, amministratore delegato di
Banca Intesa, che ne parla con Luca di Montezemolo e Ramon Tata. Saccà viene coinvolto solo in un secondo momento. Urbani,
stando alle intercettazioni, parla al telefono con Saccà:
"Io ho due problemi. Il più grande è costruire la sceneggiatura con te. Il
più piccolo è che io non vorrei perdere l'opportunità di essere il punto di
accordo di questi tre che sarebbero disposti ad appoggiarsi su di me".
Ovvero gli altri soci: la Palladio di Vicenza, il gruppo bresciano legato
all'ex Udc Riccardo Conti e la Mediaset di Berlusconi. Il settimanale registra anche una telefonata del consigliere
Marco Staderini, area Udc, ad Agostino Saccà su Catherine Spaak il 19 luglio 2007. Poi sopraggiungono
contrattempi. il produttore della fiction Capri, Angelo Rizzoli, risponde che
la Spaak non potrà partecipare alle riprese perché già impegnata in Ballando
sotto le stelle. Staderini richiama. Saccà accusa
Rizzoli di "essere un imbroglione" e propone a Staderini di
telefonare insieme all'attrice per spiegare. Appare anche Sandro Curzi, che
segnala a Saccà Stelio Passacantando, vignettista e
disegnatore di cartoni animati, classe 1927. Commento di Curzi: "Nessuna
raccomandazione, è ovvio, solo la segnalazione verso un antico compagno che
conosco dalla Liberazione... Dissi a Saccà se voleva
incontrarlo. Poi non ne ho saputo più niente. Non so nemmeno se si siano mai
sentiti". Infine L'espresso racconta anche di un interessamento presso Saccà del consigliere Angelo Maria Petroni. Il direttore di Rai Fiction lo chiama il 17 luglio 2007 per annunciargli che
il provino per una fiction di Cloris Brosca, un tempo "La zingara"
nel preserale, è andato bene. P. Co.
( da "Unita, L'" del 25-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà
Stai consultando
l'edizione del Vigilanza Rai, continua il boicottaggio della destra Il Pdl fa
mancare il numero legale, ennesima fumata nera. Martedì nuovo tentativo.
Gasparri attacca il Dg Rai Ennesima fumata nera in commisisone di Vigilanza,
ancora senza presidente, nonostante l'allerta sollevato dai presidenti delle
Camere. Di nuovo i parlamentari del centrodestra non si sono presentati e hanno
fatto mancare il numero legale per l'elezione del presidente. Un ostruzionismo
sul candidato di opposizione (come vuole la prassi delle commissioni
bicamerali) mal visto da Pdl, Leoluca Orlando dell'Italia dei Valori.
L'opposizione, Pd, Idv e Udc, era presente a Palazzo San Macuto, la votazione
si è svolta ma non è stato raggiunto il numero di voti per la nomina, si
riproverà martedì 29 e il 31 luglio, come stabilito da Schifani e Fini. Ai
quali ha scritto riconoscente per la solerzia il radicale Beltrandi che, per
protesta, resta asserragliato nell'aula della commissione, dove ha passato
anche la notte scorsa. Una diserzione annunciata, quella della maggioranza, che
pretende da Orlando una "presa di distanza daicontenuti della
manifestazione di piazza Navona". In realtà l'ordine di scuderia imposto
da Berlusconi è: non lasciare un posto di comando a
nessun uomo vicino a Di Pietro. Il clima è incandescente fra i poli, anche
perché lo stallo, creato dal Pdl, si riflette sulla Rai, dove il clima non è
migliore: è la Vigilanza a dovre nominare un nuovo Cda. Il capogruppo del Pdl
al Senato, Gasparri, ha insultato il direttore generale della Rai, Cappon:
"Si dimetta", gli dà dell'incompetente e lo accusa di aver
"dissestato l'azienda". L'ex ministro delle
Comunicazioni fa una strenua difesa di Agostino Saccà (sul quale a giorni il Tar deciderà sul ricorso presentato dai
legali Rai alla sentenza che imponeva il reintegro dell'ex direttore Fiction).
Accuse "sconcertanti", quelle di Gasparri, secondo Fabrizio Morri del
Pd, "farebbe bene a prendersela con quei consiglieri d'amministrazione del
centrodestra, in aperto conflitto di interessi sulla vicenda Saccà - il riferimento è a Urbani - invitandoli a dignitose
dimissioni". Anche Luca Barbareschi, attore eletto con An deputato Pdl,
chiede le dimissioni di Cappon e lancia una provocazione: "Non c'è il nome
giusto per la Vigilanza? lo scelga il governo". Una "brutalità"
preferibile all'ipocrisia del Pdl, ironizza Giulietti, ora nell'Idv, dato che
"all'opposizione è vietato indicare il presidente come sempre". La
Federazione della Stampa e l'Usigrai denunciano il "gioco al
massacro" che paralizza la Vigilanza e la Rai con un "segno di
disprezzo". Al Senato intanto è stato depositato un disegno di legge di
riforma della Rai, firmato Butti, l'uomo Rai di An: in attesa della mai
avvenuta privatizzazione, cambierebbe la governance con un amministratore
delegato con forti poteri, un Cda ridotto nominato sempre dalla Vigilanza che
avrebbe poteri anche di revoca. n.l.
( da "Corriere della Sera" del 25-07-2008)
Argomenti: RAI MEDIASET
Corriere della Sera
- NAZIONALE - sezione: Sport - data: 2008-07-25 num: - pag: 40 categoria: REDAZIONALE
La scheda Tre soste per l'Italia Oggi alle 17.30 (diretta Raidue
dalle 17.15), al Salone d'onore del Coni, sorteggio dei calendari di A e B. Il
2008/09 inizierà domenica 31 agosto (gli anticipi sabato 30, quando partirà
anche la B) e terminerà il 31 maggio. Tre le domeniche di sosta per la
nazionale (7 settembre, 12 ottobre e 29 marzo 2009), impegnata nelle
qualificazioni al Mondiale 2010; a fine anno non si giocherà il 28 dicembre
2008 e il 4 gennaio 2009. La decisione sul ripescaggio in serie B dell'Avellino
(e non del Cesena), al posto del Messina, è slittata a oggi. Ieri il presidente
della Figc Abete ha chiesto una relazione supplementare alla Covisoc, riguardo
alla posizione della società di proprietà di Massimo Pugliese. La decisione dovrebbe
essere presa stamattina da Abete e da Matarrese, presidente di Lega, per
evitare la X al momento di sorteggiare il calendario di serie B. Compilati i
calendari, la Lega di Milano si metterà al lavoro, insieme con l'advisor, per
vendere i diritti in chiaro dei due campionati. Dopo tre
anni, Mediaset ha fatto
sapere di non essere più interessata agli "highlights" della A; la Rai è disposta a riprenderseli, ma non
alle condizioni economiche del precedente triennio (61 milioni all'anno).
L'obiettivo della Lega è riuscire a ricavare almeno 40-45 milioni all'anno.
Poi toccherà alla serie B. L'Avellino in attesa C'è la Rai
per i diritti.
( da "Corriere della Sera" del 25-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà
Corriere della Sera
- NAZIONALE - sezione: Sport - data: 2008-07-25 num: - pag: 41 categoria:
REDAZIONALE Segretissimo Natale Bianchedi, storico osservatore per il Milan e
la nazionale, spiega perché Mourinho vuole nascondere le proprie strategie
"Io, ''spia'' per conto di Sacchi, applaudito dai giocatori" MILANO -
Mourinho spiato? Niente di nuovo dal fronte: parola di Natale Bianchedi, il re
dei voyeur del calcio, osservatore storico del Milan e della nazionale di
Sacchi. Ha la stessa voce e la stessa inflessione dell'Arrigo, a cui
relazionava in stretto dialetto romagnolo, "così nessun altro poteva
capire". "Ha ragione Mourinho, a essere geloso delle proprie strategie,
perché è un innovatore, come lo furono Hidegkuti della Grande Ungheria, Rinus
Michels dell'Olanda e Sacchi" dice Bianchedi che conosce di persona il
nuovo tecnico nerazzurro. "Un giorno mi chiama da Barcellona prima della
partita di Champions del Chelsea. All'inizio non l'ho riconosciuto e allora mi
fa: Nat, sono un piccolo allenatore. Allora ho capito che era lui: Mourinho è
una persona a cui piace scherzare e non mi stupirei se questa storia di
sentirsi spiato fosse solo un'altra delle sue burle". Ma Bianchedi, che ne
ha fatto un'arte, sa che catturare piani segreti degli avversari può essere più
devastante di un centravanti ispirato. Per questo Sacchi, e poi Capello, lo
spedivano in tutto il pianeta a carpire punti di forza e di debolezza degli
avversari. E lui tornava a casa con relazioni puntigliose che consentivano agli
allenatori di predisporre formazioni e tattiche ad hoc. Un lavoro nell'ombra,
anche se dopo un po' il baffo romagnolo, sempre in tiro, non era più tanto
anonimo. E così scattavano i trucchi, come quando in tribuna a Malines cercò di
passare inosservato fingendo di leggere un quotidiano in fiammingo. "Poi
arrivò un tale e mi chiese qualcosa: gli mostrai l'orologio sperando invano
volesse sapere l'ora, e così mi smascherarono". Il mestiere di
"spia" regala anche molti sorrisi. "Uno dei più bei ricordi:
quando entrai nel salone dove cenavano i giocatori milanisti dopo la conquista
della Coppa Campioni nel 1990 contro il Benfica a Vienna. Scattò un applauso
spontaneo. Avevano capito che in quel trionfo c'era anche un pezzetto del mio
lavoro oscuro". Il suo carattere sanguigno lo ha portato a entrare in
conflitto con i suoi "mandanti " ("Non ho
famiglia né padroni"): arrivò a dare le dimissioni da osservatore per la
nazionale, dove Sacchi lo aveva preteso. "I giornali hanno scritto che era
una questione di soldi. La verità è che non mi andava l'ambiente, è buono
giusto per i politici. Solo Gigi Riva si salvava". Natale Bianchedi ha
disubbidito anche al presidente Berlusconi. "Voleva a tutti i costi l'argentino Borghi, ma io e
Sacchi sapevamo che non andava bene per la squadra. Così cominciai a osservare,
di nascosto, Rijkaard". Qualche colpo a vuoto Bianchedi lo ha segnato: ad
esempio quando fu inviato a Medellin per osservare il Nacional, avversario
rossonero dell'Intercontinentale. "Arrivai proprio nel corso di una
tragedia: un arbitro colombiano accusato di corruzione venne avvicinato da due
tipi. Dissero al guardalinee che lo accompagnava di spostarsi e poi fecero
fuoco uccidendo l'arbitro. La Federazione sospese il campionato per un mese e
io mi ''consolai'' con una splendida vacanza". E poi c'è l'episodio di
Lampard, che aveva dieci anni di meno e che piaceva ad Ancelotti, allora
allenatore del Parma. "Andai a vederlo in una partita del West Ham, ma
quel giorno non giocò e non se ne fece più niente". E ora, l'Inter (senza
Lampard) saprà divertire e vincere lo stesso? "Mourinho - garantisce
Bianchedi - baderà più al sodo che allo spettacolo. E poi lui è un maestro a
ottimizzare potenzialità ed energie dei suoi giocatori. Ma per questo non c'era
bisogno di spiarlo". Infiltrato Natale Bianchedi nell'89 Federico Pistone.
( da "Repubblica, La" del 26-07-2008)
Argomenti: RAI MEDIASET
Sport Fatti i
calendari della prossima stagione alla prima giornata Fiorentina-Juventus e Roma-Napoli.
Un super campionato su cui pesano però le incognite di un sistema in grave
difficoltà. E l'incubo violenza Si parte con le sfide da sogno ma tv e serie B
aprono la crisi In campo il 30 agosto, senza teste di serie avvio scintillante.
Ma il torneo cadetto minaccia sciopero Non ci sono soldi Subito trasferte
vietate per i tifosi napoletani e forse juventini. Duello Rai-Mediaset per i diritti. Matarrese: "Non svendiamo" FULVIO
BIANCHI STEFANO CARINA roma Le due facce del pallone. Lo show: l'abolizione
delle teste di serie regala ai tifosi Fiorentina-Juventus e Roma-Napoli già
alla prima giornata, il 31 agosto. Parte col botto il campionato
stellare. Il campionato di Ronaldinho, di Mourinho, la serie A dei 93 scudetti
(col ritorno del Bologna), le venti squadre che coinvolgono più di un terzo
della popolazione (23 milioni di persone), gli abbonamenti che stanno andando a
gonfie vele. E solo le ultime due giornate (ora sono quattro) si giocheranno in
contemporanea: così hanno voluto le tv. Ma dietro lo show, ecco la paura: le
prime due supersfide potrebbero giocarsi già senza tifosi ospiti per motivi di
sicurezza (certo che all'Olimpico i napoletani non potranno andare, per gli
juventini si vedrà); gli stadi sono fatiscenti, "quando andiamo all'estero
ci vergogniamo" ammette Matarrese; il sistema-calcio non regge più, troppi
club professionistici, la crisi economica del Paese si riflette anche negli
impianti, mancano i soldi dei diritti tv (in chiaro) e la serie B è quella che
più ne risente. Il torneo cadetto è in piena crisi. Tanto che i ventidue
presidenti fanno saltare la festa dei calendari al salone d'onore del Coni,
ospiti di Petrucci: dopo essersi riuniti in mattinata con i vertici della Lega,
decidono di andar via. Mancano i soldi della mutualità (saltata l'ipotesi di
accordo intorno a 65 milioni), molte società sono sempre più con l'acqua alla
gola. Al posto del Messina, saltato, è stato ripescato l'Avellino (il Cesena fa
ricorso e la decisione della Covisoc è piaciuta a pochi) ma i presidenti, se
non arriveranno i soldi, bloccheranno le prime due giornate. Non sciopero ma
serrata. "Macché, è una sciocchezza", taglia corto Matarrese. In
realtà è una corsa contro il tempo: la Lega spera di mettere complessivamente
in cassa almeno 85 milioni (secondo Galliani si potrebbe arrivare anche a 100)
per garantire la partenza del campionato cadetto. Ma dove trovare i soldi?
Questo calcio vive al di sopra delle sue possibilità, spende ancora troppo
anche se negli ultimi tempi ha tagliato molto. Matarrese punta dritto sui
diritti in chiaro (tv e radio), merchandising e sponsorizzazioni. Ha spedito il
suo broker televisivo Marco Bianchi a New York, per sondare il mercato. Presto
i bandi d'asta per highlights della serie A, Coppa Italia, Superlega Inter-Roma
e campionato di B. Probabile che il 5 agosto vada deserta: il giorno dopo
inizieranno già le trattative private. La Lega vuole almeno 35 milioni per gli
highlights del campionato: Mediaset ne pagava 61 sino
al giugno scorso, ora è disposta a sborsare circa la metà, ma la Rai (che vuole ripresentare "Novantesimo Minuto")
è pronta a salire sino a 35 per non farsi scippare di nuovo i diritti. Poi: la
Coppa Italia, secondo gli esperti della Lega, vale almeno 10 milioni, più 2,5
di diritti esteri e la serie B, così avrebbe garantito l'advisor Infront, ne
vale almeno 8. Totale: 57-
( da "Unita, L'" del 26-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà
Stai consultando
l'edizione del Lodo Alfano, solidarietà a Padellaro per gli attacchi Caro
Direttore, Voglio esprimerti la mia solidarietà per gli attacchi che stai
ricevendo dopo il tuo, da me pienamente condiviso, riferimento al Presidente
Napolitano. Ho forte stima del Presidente e sono convinto che Lui si sentirebbe
offeso se un democratico non potesse esprimere il proprio pensiero anche se può
apparire critico in alcune delle Sue azioni. Al suo posto (scusate l'ardire)
forse l'avrei firmato anch'io il Lodo, ma mandando un segnale di contrarietà e
ribadendo l'atto dovuto, ritardando il più possibile la firma e dando così
spazio ad una lettura più approfondita per la Corte Costituzionale. Caro
Direttore, contina così e non ti curar dei Capezzone, ma guarda e passa, costui
non merita neanche una citaizone dall'ultimo dei votanti del Pd. Ivan
Costantini, prossimo iscritto Pd Obama emoziona Da noi invece... Cara Unità, è
stato emozionante vedere le immagini del discorso di Obama a Berlino e sentire
le sue parole che riscattano la Democrazia degli USA, da noi invece la
democrazia è impersonificata e salvata da politici, in particolare uno, di ben
altra statura... ! Angela Rigoli Con Barack torna la speranza Cara Unità, ho
appena finito di ascoltare il discorso di Barack Obama a Berlino e credo che il
mondo contemporaneo, strozzato dalla mera logica dei profitti con i conseguenti
corollari dei nazionalismi e delle guerre di religione, qualora il senatore
dell'Illinois venga eletto alla Casa Bianca, potrà finalmente rifiatare in quel
respiro della kantiana "fiducia nella teoria risultante dal principio
giuridico il quale indica come deve essere il rapporto tra gli uomini e gli
Stati, e che raccomanda agli dèi della terra il principio di comportarsi sempre
nei loro conflitti in modo che una repubblica universale dei popoli venga
preparata, e quindi di considerarla possibile esistere". Giuseppe Cappello
Alitalia, ma il Paese non si sveglia mai? Cara Unità, evviva l'Alitalia è
salva. Abbiamo i capitali (1/10 di quelli stimati necessari da AirFrance)
Abbiamo lo slogan "io amo l'Italia e volo Alitalia". Mi sembra di essere
tornato ai tempi dell'ultima guerra quando i soldati italiani venivano mandati
al fronte russo calzati di scarpe di cartone e gli ufficiali istruivano i
soldati dicendo loro: quando andate all'assalto alla baionetta (col moschetto
91) gridate "Savoia" così il nemico si paventa e scappa. Sappiamo
tutti com'è finita. Ma questo Paese non si sveglierà mai dal sonno della
ragione che lo attanaglia dall'epoca di Costantino? Alberto Del Buono, Pienza
Alitalia e Pa: ecco la finanza creativa di Tremonti Cara Unità, si leggono le
prime indiscrezioni sul piano "Alitalia". La cosa più sconcertante
che emerge è che il cosidetto "prestito ponte" non verrà rimborsato.
Ossia soldi di tutti gli italiani che vanno a finire nelle tasche degli
imprenditori "volenterosi" che parteciperanno al salvataggio. Nel
frattempo però si tagliano 130.000 insegnanti nella scuola pubblica (quanti
stipendi ci stanno in 300 milioni di euro?, si taglia del 30% i trasferimenti
agli enti locali (che erogano servizi ai cittadini) ecc... Ecco la bella finanza
creativa di Tremonti che come noto "Non mette le mani nelle tasche degli
italiani". Buona estate a tutti Flavia Corradi Ora forse ci toccherà il
coprifuoco Cara Unità, spero che questo governo si decida presto a dichiarare
il coprifuoco nelle città italiane, già presidiate dall'esercito (ma disertate
dalle forze dell'ordine, cui - grandissimo Tremonti alias Robin Hood - hanno
tolto i fondi per la benzina o per riparare le loro auto). Tra l'altro, in
vigenza di coprifuoco, gli italiani starebbero di più a casa. Magari a guardare
la televisione. Magari i telegiornali di Emilio Fede o Lucignolo, programmi
cult dell'Italia berlusconizzata. Paolo Moiola Giornalisti solo spettatori Cara
Unità, le conferenze stampa del presidente del consiglio appaiono sempre più farsesche.
I giornalisti sono relegati al ruolo di spettatori silenti; il protagonista
recita leggendo per pronunziare quattro concetti banali; vuole essere spiritoso
ma lo è come lo spirito di patate di una volta. Nonostante ciò conquista tutte
le prime pagine come se avesse pronunciato un discorso da grande statista.
Quando i giornalisti la smetterano di essere così proni davanti al potere
politico il nostro sistema democratico avrà ritrovato forse la sua dignità.
Cordiali saluti. Mario Sacchi, Milano Toglie soldi e si
dice di sinistra... Cara Unità, ieri Silvio Berlusconi ha dichiarato: "Sono l'unico a fare politiche di
sinistra". Vorrei sapere se tagliare dai 200 ai 500 euro al mese ai
dipendenti pubblici è una politica di sinistra, molte famiglie dal prossimo
anno saranno costrette a ridurre ulteriormente i loro consumi: latte,
pane, salute, istruzione.altri non riusciranno più a vivere, immaginatevi
campare a Roma, Venezia, Milano.con 1100 euro (magari dopo 20/30 anni di
servizio). Dopo anni d'inerzia i dipendenti pubblici stanno manifestando il
loro scontento sotto le sedi istituzionali; completamente ignorati da stampa e
televisioni. Sosteneteci, dateci voce. Grazie Rodolfo Romualdi Lodo Alfano, la
legge non è più uguale per tutti Cara Unità, la legge sull'immunità per le
quattro maggiori cariche dello Sato contiene una grave mancanza. Bisognava
disporre che fosse tolto dalle aule giudiziarie il cartello: "la legge è
uguale per tutti". Da qualche giorno non è più così. Giuseppe Valendino,
Canonica di Triuggio (Mi).
( da "Unita, L'" del 26-07-2008)
Argomenti: RAI MEDIASET
Stai consultando
l'edizione del SORTEGGI & VOCI "Cerimonia" sulla Rai, Mediaset snobba I diritti del
calcio tornano alla tv di Stato? Il più allarmato è Prandelli, che attacca con
Juve e Napoli: "Mese caldo, c'è anche il preliminare, inizio
difficile". Ranieri risponde: "Dobbiamo essere pronti fin
dall'inizio". Le altre guardanon più distacco, Mourinho è lontano anni
luce: "Il calendario non conta". Torna la serie A - dunque - e la
diretta tv quest'anno è su Rai2. Per
molti un segnale del possibile ritorno del calcio in chiaro sulla tv pubblica,
dopo gli ultimi tre anni Mediaset. A parlare esplicitamente dell'interessa Rai è stato il presidente del Torino,
Urbano Cairo: "Bisogna vedere soprattutto quanto sarà disposta ad offrire
la Rai - ha spiegato
durante il sorteggio dei calendari - Sappiamo tutti che è molto
interessata". Il contratto per gli highlights del calcio in chiaro
è scaduto e Mediaset, che per il precedente triennio
aveva pagato 61.5 milioni di euro a stagione, non dovrebbe superare i 30 come
ha confermato lo stesso Piersilvio Berlusconi: "I diritti della A valgono
la metà". Matarrese sta coperto: "Faremo il bando di gara il 29
luglio, poi entro il 5 agosto aspetteremo le offerte. Se non dovessero
arrivare, avvieremo una trattativa privata fino all'inizio del
campionato".
( da "Repubblica, La" del 26-07-2008)
Argomenti: RAI MEDIASET
Spettacoli "Fate
pulizia a RaiFiction" Caso Saccà, l'appello dei
registi a Petruccioli e Cappon Il movimento dei Centoautori scrive ai vertici Rai e ai ministri Bondi e Romani SILVIA FUMAROLA ROMA Una
nuova stagione a RaiFiction, "per cancellare
feudi e potentati ansiosi di compiacere i potenti di turno"; l'invito a
promuovere responsabili che abbiano "qualità morali, capacità
professionali e la stima del settore". Nei giorni più difficili per la Rai, il movimento dei Centoautori (che raccoglie, tra gli
altri, Rulli, Bellocchio, Bertolucci, Francesca Comencini, Virzì, Sironi,
Luchetti, Montaldo, Olmi, Piccioni, Lizzani) invia una lettera aperta al
presidente Claudio Petruccioli, al direttore generale Claudio Cappon e ai
membri del Cda dell'azienda, al ministro Sandro Bondi e al sottosegretario
Paolo Romani chiedendo "maggior trasparenza e moralità". Nella
lettera, che fotografa lo stato d'incertezza a Viale Mazzini, il direttore di RaiFiction Agostino Saccà non viene mai citato, ma il
documento invita a stabilire precise regole deontologiche per il futuro.
"Com'è già avvenuto per RaiCinema", è
scritto nell'appello "chiediamo che le persone chiamate a ricoprire
incarichi così importanti possiedano qualità morali, capacità professionali, e
godano della stima degli operatori del settore. Così deve agire una grande
impresa pubblica che opera in un campo delicato come quello culturale". La
lettera sottolinea come "la situazione della Rai
sia sotto gli occhi di tutti: è in atto una devastante guerra per bande,
trasversale anche agli schieramenti politici, fatta di veleni, regolamenti di
conti, paralisi progettuale. Questo stato di cose è il trionfo della cattiva
politica, che trascura l'interesse generale e sostiene clientele, lobby e
gruppi di potere... è necessario cambiare al più presto il modello
organizzativo e gestionale della Rai, cancellare feudi
e potentati ansiosi di compiacere i potenti di turno. Prima di scegliere gli
uomini che dovranno dirigere queste strutture, vogliamo che siano fissati i
criteri professionali". Il regista Carlo Lizzani non entra nel merito del
caso Saccà, ma s'interroga sul futuro del servizio pubblico. E va oltre, invita
i vertici Rai a lasciare le poltrone. "Anche per
quelli come me, che hanno sempre creduto nell'"entrismo", quindi
convinti che bisogna restare al proprio posto per risolvere i problemi, è
arrivato il momento di dire basta. A chi è dentro l'azienda e ha scelto, come
Petruccioli e Curzi, l'area democratica, dico: sbattete la porta. Hanno
combattuto, ma non si può andare avanti così. Continuare a restare in Rai, nell'impossibilità di fare il proprio lavoro, non ha
più senso". Il documento dei Centoautori sottolinea che "la fiction,
col suo potenziale enorme nel racconto del Paese, è insieme all'informazione il
settore più importante di una grande televisione pubblica... La mancanza di
trasparenza nelle scelte editoriali abbassa la qualità e svilisce le
professionalità. Punti di riferimento del servizio pubblico, nella fiction e
nell'informazione devono essere i diritti dello spettatore: il diritto a essere
informato correttamente, a un'offerta ampia di spettacolo, il diritto a vedere
rappresentato il nostro Paese in modo autentico". Parole condivise in
pieno dallo scrittore Carlo Lucarelli, che pure ha firmato un appello per Saccà.
"Vorrei chiarire il senso di quell'appello: non buttare via il bambino con
l'acqua sporca. Io giudico positivamente la fiction di Saccà, il lavoro che ha
svolto, non la persona. Quello che è successo sarà giudicato nei processi. Ma tutte le telefonate ricevute da Saccà sono il frutto di un
problema mai risolto: il conflitto d'interessi. Mettersi a sparare su Saccà è
facile, ma bisognerebbe guardare più in alto, inquadrare il caso di un
dirigente della tv pubblica, cioè dello Stato, che riceve telefonate e pressioni
dal capo del Governo che è anche padrone di Mediaset".
( da "Corriere della Sera" del 26-07-2008)
Argomenti: RAI MEDIASET
Corriere della Sera
- NAZIONALE - sezione: Sport - data: 2008-07-26 num: - pag: 49 categoria:
REDAZIONALE Spaccatura Minaccia di sciopero per la mutualità, legata ai diritti
tv. Avellino ripescato Ma la B rovina la festa Sedie vuote nel salone
Matarrese: "Spero nella Rai. Lasciare? Non
ancora..." ROMA - La festa per qualcuno è finita ancor prima di
cominciare. Nel salone d'onore del Coni, alla kermesse che ha aperto la stagione
calcistica, la serie B non era presente a scoprire il suo calendario. Sedie
vuote per protesta, con tutti i club (l'Avellino ripescato al posto del
Messina) che hanno conosciuto il proprio cammino seduti sul divano di casa. La
decisione di disertare in massa è stata presa qualche ora prima. Dopo
l'ennesima assemblea (eccezionalmente tenuta allo stadio Olimpico) in cui non
era stato trovato l'accordo per la mutualità. Le speranze della vigilia, quelle
riposte in una mediazione di Adriano Galliani, sono state vane. La proposta
Cellino- Ghirardi (65 milioni più il ricavato dalla vendita dei diritti di B,
quindi meno dei 95 reclamati fino alla scorsa settimana) è stata bocciata dalla
A. In special modo dalle medio-piccole che hanno risposto "picche"
all'idea di ulteriori sacrifici a favore dei cadetti. Un Matarrese fortemente
imbarazzato è ricorso a tutta la sua abilità dialettica per comunicare
l'ennesimo rinvio sia dentro che fuori la Lega. I rappresentanti di B, preso
atto della nuova fumata nera, hanno lasciato la sala, ad eccezione del
vicepresidente di categoria (Andreoletti) convocato in una riunione ristretta.
"I calendari? Non abbiamo nulla da festeggiare", tagliavano corto,
uscendo, i club cadetti. Arrabbiati per il paracadute (7,5 milioni in caso di ultimi
tre anni nella massima serie) che prende chi retrocede. Pronti a valutare di
tornare a giocare la domenica. O fermarsi del tutto: una serrata per scuotere i
palazzi della politica. "Non giocare? Una sciocchezza", risponde
Matarrese che però, per il resto, usa toni concilianti e prova a trasformare in
gesto costruttivo lo strappo della B. "La famiglia non si è divisa",
spiega quando comincia la diretta televisiva. "L'hanno fatto per dare più
forza alle nostre richieste". Perché la serie A vuole prima vendere i
diritti in chiaro: bando pubblico con apertura delle buste il 5 agosto. Andrà
verosimilmente deserto e si passerà alla trattativa privata. Ma con chi? Mediaset sulle prime non sembrava
interessata: potrebbe rientrare in gioco se le richieste della Lega si
dovessero abbassare. La Rai,
intenzionata a rilanciare "90Ë?minuto", vuol offrire 22-25 milioni.
La Lega ne vuole di più. E Matarrese lancia un appello. "Sono
contento che l'emittente di Stato abbia mandato in onda il calendario. Ora,
però faccio un appello al Cda della Rai: il calcio
italiano deve andare sulla Rai, ma il nostro prodotto
non può essere svenduto e si deve tenere conto anche della B". Ma i
presidenti di serie B non ci credono più. Parlano apertamente di palese
sfiducia a Matarrese. Galliani ribadisce che "non si può dividere se prima
non si è incassato". Poi, aggiunge: "Per fortuna non sono più il
presidente della Lega...". Matarrese deve, invece, portare questo
fardello. O pensa di lasciare? "Ancora, no. C'è prima questa partita da vincere
". Roberto Stracca.
( da "Giornale.it, Il" del 26-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà
La fonte è insospettabile
ed è stata citata dal Sole 24Ore: un petroliere, Jesus Reyes Heroles,
amministratore delegato di Petroleos Mexicanos, confermando i calcoli di
diversi analisti, ritiene che il prezzo del barile oggi sarebbe di 80 dollari
se non ci fosse la speculazione a spingere le quotazioni dell'oro nero. Ovvero,
ai prezzi di martedì scorso, il 38% in meno. Intanto il Congresso Usa sta
studiando delle misure per limitare le operazioni sui derivati del greggio e il
suo organismo di controllo, la Commodity Futures Trading Commission, ha messo
sotto accusa un fondo olandese per aver manipolato il mercato dei futures nel
marzo
( da "Unita, L'" del 27-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà
Stai consultando l'edizione
del Strana concorrenza Maria Novella Oppo ASSISTIAMO alla spettacolarizzazione
della politica, della storia, dell'economia e perfino dei delitti più
sanguinosi. Tanto che, tempo fa, un tribunale dovette dare ragione a un
cittadino che chiamò buffone l'attuale premier perché il termine era
appropriato. C'è poi lo sceneggiato su Barbarossa, che pretende di riscrivere
la storia d'Europa alla luce della becera invenzione della padania. E questo solo perché Saccà ha dato retta ai leghisti per fare un favore a Berlusconi. Ma, si sa, Saccà sa fare il suo mestiere, come
dicono quelli che lo sostengono. Anche se, proprio perché sapeva quel che
faceva, Saccà avrebbe
dovuto difendere la Rai e il suo pubblico dalle efferatezze dell'incultura e
dalle aggressioni dell'editore concorrente. Invece, a fare concorrenza a
Saccà, ora c'è Del Noce, che non distingue la tv da un
tram. E siccome tutto ormai è fiction, è facile che alla fine, a risolvere
l'emergenza televisiva arrivi La Russa con l'esercito e Maroni con la marina
circonderà la Rai per impedirne l'invasione da parte di clandestini e bimbi
rom. FRONTE DEL VIDEO.
( da "Corriere della Sera" del 27-07-2008)
Argomenti: RAI MEDIASET
Corriere della Sera
- NAZIONALE - sezione: Sport - data: 2008-07-27 num: - pag: 34 categoria:
REDAZIONALE Dipendenza Nessun altro campionato europeo come quello italiano è
condizionato dal rapporto con le televisioni La B vuole i soldi dalla A ma la
Lega non intende svendere i diritti in chiaro In mano alla
Tv Entro mercoledì sera sarà preparato il bando d'asta, ma Rai (e Mediaset) vogliono giocare al ribasso. La trattativa rischia di arrivare
al 20 agosto MILANO - Niente vacanze per Antonio Matarrese. Non è disertando la
cerimonia dei calendari, come hanno fatto i presidenti di B, che si risolve la
questione dei contratti tv in chiaro. Sky ha chiesto e ottenuto la
conferma del palinsesto tradizionale: non ci sarà la partita della domenica a
mezzogiorno e nemmeno quella delle 18. Tantomeno, quella del lunedì sera, il
"Monday night" caro ai frequentatori della Premier League. Ora però è
necessario trovare un punto di equilibrio sui diritti in chiaro, tenendo
presente che fra le grandi realtà calcistiche europee (Inghilterra, Germania,
Spagna e Francia) nessuna dipende economicamente dalle televisioni quanto
l'Italia. Come previsto dalla legge, nelle prossime 72 ore dovranno essere
sottoposte al giudizio dell'Agcom (l'Autorità per le garanzie nelle
comunicazioni) e dell'Antitrust le linee guida messe a punto dalla Lega per
avviare il bando d'asta sulla cessione dei diritti in chiaro di A e B (più
Supercoppa, Coppa Italia e radiofonia), che potrebbe diventare pubblico entro
il 30 luglio. Tutte le emittenti tv interessate avranno tempo fino al 5 agosto
per rispondere al bando, nel quale sarà indicata la base minima per l'asta,
secondo quanto messo a punto dai vertici della Lega con la consulenza di
Infront, l'advisor appena scelto per la gestione dei diritti tv. Nel 2005, Mediaset aveva acquistato i diritti in chiaro della A con un
contratto triennale per 185 milioni. Questa volta il contratto sarà biennale,
in attesa che nel 2010 entri in vigore la nuova normativa globale (diritti in
chiaro e criptati, legge Melandri, con ripartizione già approvata), ma il
traguardo dei 65 milioni di euro per gli highlights appare al momento
irraggiungibile. La concorrenza di Sky è sempre più pesante e per chi si
aggiudica i diritti, è necessario blindare l'esclusiva, rispetto alle altre tv
in chiaro. Mediaset ha fatto sapere di poter offrire
la metà dei 65 milioni versati dal 2005; la Rai, che
vorrebbe rientrare, ha manifestato grande interesse (a parole), ma ha fatto
sapere di avere risorse limitate (nei fatti). Matarrese e la Lega non sono
disponibili a svendere il prodotto. Già la Lega ha offerto la diretta dei
calendari alla Rai, come un segnale di
incoraggiamento, ora si aspetta una risposta importante dall'ente di Stato per
un prodotto che, ad esempio, all'estero piace sempre molto. E la Lega medesima
vorrebbe evitare che tutto il calcio finisse criptato (Sky e digitale). Così,
se l'asta dovesse andare deserta, partirà una trattativa privata per i diritti
di A e B (oscurata nell'ultima stagione), che impegnerà Matarrese e il
consiglio fino al 20 agosto. La B (senza grandi squadre) sta lentamente
riducendo le spese di gestione, ma protesta e minaccia serrate: i soldi dei
diritti in chiaro della A più quello delle sponsorizzazioni (campionati,
pallone e altro) vanno alla B, che punta ai 95 milioni. Matarrese ascolta e
media, ma fra i presidenti di A torna la tentazione di divorziare, secondo lo
schema del 2005, mentre i presidenti dei club medio-piccoli non gradiscono
quelle che considerano pretese eccessive. Galliani, che è consigliere federale,
è stato chiaro: "Se andranno bene le vendite dei diritti e riusciremo ad
incassare un po' di soldi, ci sarà un atto di liberalità ulteriore verso la B. Esiste
un contratto in corso, con una mutualità concordata tre anni fa: prevede che
alla B vada il 50% del montericavi collettivi. I presidenti di B vogliono più
di questa delibera concordata: la A se potrà, andrà loro incontro, ma un
accordo di mutualità esiste, eccome". Non tutti hanno la pazienza di
Matarrese. Antonio Matarrese \\ Galliani La protesta? C'è già un accordo di
mutualità in atto Fabio Monti.
( da "Corriere della Sera" del 27-07-2008)
Argomenti: RAI MEDIASET
Corriere della Sera
- NAZIONALE - sezione: Sport - data: 2008-07-27 num: - pag: 34 categoria:
REDAZIONALE Esclusiva Pericolante la domenica sera in tv MILANO - ( r.st.)
Convergenze tra concorrenti. Rai e Mediaset
si preparano a un'asta - al ribasso - per i diritti in chiaro: le due emittenti
concordano che gli "highlights", causa crescita degli abbonamenti
satellitari e digitali, hanno perso appeal e non sono disposte a garantire le
cifre del passato. Ma non solo: la Lega vorrebbe estendere l'esclusiva delle
immagini fino alle 24 (contro le precedenti 22.30). Ciò vorrebbe dire per
l'emittente vincitrice far fuori il programma concorrente nella seconda serata
domenicale: "Controcampo-Diritto di replica"
(nella foto il conduttore Alberto Brandi) se vince la Rai o "La domenica sportiva" in caso di successo di Mediaset. Ma sia Rai sia Mediaset sono contrarie. A entrambe basta la vecchia esclusiva del
pomeriggio: "90Ë? minuto" (che la Rai vuol rilanciare) oppure "Controcampo" (che Mediaset medita su Rete 4). In
seconda serata, libera concorrenza in libero stato. Una sorta di accordo tacito
per ridurre ulteriormente le pretese economiche della Lega.
( da "Unita, L'" del 28-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà
Stai consultando l'edizione
del Macché Napoleone, lui è Alberto da Giussano m.ci. Che gli interessasse. e
parecchio, la fiction ispirata alle gesta di Alberto da Giussano, l'eroe
simbolo della Lega, Umberto Bossi non l'aveva mai negato. Testimonianza diretta
se ne può ricavare anche dalle intercettazioni telefoniche
tra Silvio Berlusconi e
Agostino Saccà, con il
Cavaliere che fa pressioni, per soddisfare l'insistente alleato, sul capo di
Raifiction che ha poi dato i via libera. però il titolo è toccato al più
blasonato Barbarossa. Poco importa. E poco importa che al film, in lavorazione
in Romania, stiano dando il loro contributo anche comparse rom a cui non sono
state prese le impronte. Inezie davanti al kolossal che servirà a far
conoscere ai più le gesta di un soldato senza macchia e senza paura di cui,
peraltro, è dubbia l'esistenza, mentre quella di Calderoli, Borghezio e soci è
certa. Ma nel cuore di Bossi e dei suoi l'eroe è più che autentico e lotta
insieme a loro in nome di quella "libertà che se è necessario va conquistata
con la forza" o rivendicata con il medio teso, perché "è meglio
morire che vivere come schiavi" ha spiegato il leader leghista a "Tv
Sorrisi e Canzoni", settimanale del ramo, in occasione dell'inizio delle
riprese. "Il Barbarossa oggi non è una persona ma è uno stato, cioè
l'Italia centralista" ha ancora puntualizzato. Contro di esso bisogna
essere pronti a difendere il Carroccio, come fece l'eroe. "Alberto da
Giussano sono io" ha esclamato enfatico il senatur sfoderando un simbolico
spadone. Avanti miei prodi. Il leader c'è. Anche se sul Monviso quest'anno ci
manderà il figlio Renzo, quello bocciato agli esami di maturità. Bossi
Cinefilo.
( da "Unita, L'" del 28-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà
Stai consultando
l'edizione del Si puniscono i giornalisti perché dicono la verità Cara Unità,
voglio protestare contro un sistema di potere sbagliato ed ingiusto che punisce
i giornalisti semplicemente per il fatto di informare in modo coscienzioso e
con spiccato senso del dovere noi cittadini che vogliamo capirci qualcosa.
Ancora una volta, attraverso questo nostro bizzarro sistema, si prendono gravi
provvedimenti contro chi scrive di determinati fatti e si nega a noi cittadini
il diritto all'informazione. Cordiali saluti Assunta Finocchi, Torino Precari,
un governo forte solo con i deboli Cara Unità, Una cosa è certa, il
maxiemendamento alla manovra economica, che sancisce fra l'altro la possibilità
di mantenere precari a vita i lavoratori, privandoli, di fatto, dei diritti
fondamentali dello Statuto dei lavoratori, è stato presentato alla Camera dal
Governo e domani giungerà in Senato. Il governo ed in particolare il ministro
Sacconi ora tenta di lavarsene le mani come Ponzio Pilato e sembra cadere dalle
nuvole. I casi sono due: o non legge, neanche per la parte che riguarda il suo
ministero, ciò che il suo governo presenta in Parlamento o fa volutamente lo
gnorri. L'impressione è che questo sia un governo di pusillanimi, forte solo
con i deboli, che cerca di nascondere le sue iniquità e che scarica sul
Parlamento, ridotto, come si è visto, a legiferare a comando, la responsabilità
per le misure che favoriscono gli interessi delle categorie sue particolari
bacini di voti e colpiscono la generalità dei lavoratori. È compito
dell'opposizione rendere esplicite le malefatte governative anche con canali
informativi alternativi, vista l'uniforme carenza e superficialità
dell'informazione televisiva che è anche l'unica che può raggiungere tutti.
Cordiali saluti. Mario Sacchi, Milano Bimbe rom affogate
Una vergogna l'indifferenza Cara Unità, Dijhana Pavlovic, lei ha perfettamente
ragione. Anche se non avessi avuto il coraggio di tuffarmi per salvare le due
bambine Rom, per le immagini e per quello che ho letto, mi sarei vergognato a
rimanere lì a prendere il sole, o semplicemente a guardare o telefonare.
Per rispetto di quelle due bambine me ne sarei andato. Ma ormai, oltre a non
tuffarci, noi Italiani, siamo incapaci a piangere, a indignarci, a perdere
denaro, tempo o sole. Nessuna persona al mondo, ops, nessuna bambina Rom, ci
farà staccare il culo da quella inutile e condizionata rilassatezza che è non
altro indifferenza, paura, solitudine e decadenza culturale di un popolo
intero, Ormai i nostri occhi non sono più abituati a guardare. Fabio Innocenti,
San Piero a Sieve (Fi) Passa il Lodo Alfano ma si discute d'altro Cara Unità,
nel giornalismo politico di casa nostra l'assurdo sembra non avere più limiti.
Viene approvato un provvedimento pieno di anomalie e ai limiti
d'incostituzionalità, come il Lodo Alfano, ma il dibattito si concentra
sull'oppurtunità o meno di criticare il Capo dello Stato che quel provvedimento
ha firmato. Chi pone dei dubbi, e lo fa con rispetto delle prerogative
presidenziali, viene subito associato al peggior giustizialismo ed estremismo
politico e intanto dei contenuti e degli effetti di quel provvedimento sembra
essere già sceso l'oblio. Si fa polemica politica tra giornali e giornalisti su
questioni di tecnica e prassi giuridico-costituzionali e intanto Berlusconi ha raggiunto il suo obiettivo: l'uomo più potente
e intoccabile d'Italia, anomalia assoluta nel mondo Occidentale democratico.
Questa è la vera notizia, ma si parla e si discute d'altro. Giuseppe Manuli,
Ancona Questa sarebbe politica di sinistra? Cara Unità, In una famosa scena, il
buon Totò incontra in un viaggio in treno l'onorevole Trombetta che,
inutilmente, si sforza di dimostrare la sua coerenza di parlamentare al suo
compagno di viaggio. Leggendo le cronache di questi giorni, sembra che l'on.
Trombetta abbia trovato nel cavaliere di Arcore un degno successore, specie
quando quest'ultimo, in un momento di euforica passione, dichiara che il suo
governo sta facendo cose "di sinistra". A parte l'ultimo tentativo
maldestro di qualche suo genuflettente "trombettiere" parlamentare,
di impedire ai precari l'assunzione a tempo indeterminato qualora il datore di
lavoro avesse compiuto irregolarità formali (e non è un caso raro) nel corso
del rapporto di lavoro, c'è da sottolineare (lo ricordava Livia Turco qualche
giorno fa) la cancellazione di un decreto del Governo Prodi (23 aprile 2008)
contenente gli aggiornamenti dei Lea (livelli essenziali di assistenza) che
avrebbero garantito prestazioni e servizi per la prevenzione, cura e
riabilitazione, l'aggiornamento dell'elenco di malattie croniche e rare
esentate dal pagamento dei ticket, prevedendo le cure domiciliari specie per i
malati terminali, e, tra altre novità, promuovendo iniziative per la salute nei
luoghi di lavoro. Tutto questo è stato cinicamente cancellato con un colpo di
spugna, di comune accordo fra cavaliere di Arcore ed il creativo ministro
dell'economia Robin Hood. Come disse Totò all'on. Trombetta, vorrei dire al
cavaliere di Arcore:"Politica di sinistra? Ma mi faccia il
piacere.!". Cordiali saluti, Giovanni Di Nino Bassano, impiccati dai
fascisti nel ricordo di mia madre Cara Unità, si chiamava Maria Giovanna
Cortesi. Era mia madre. Nell'estate del '44 aveva diciannove anni e faceva la
parrucchiera a Bassano del Grappa, dove Nonno Cino era nella contraerea. Un
giorno di settembre il nonno passò a prenderla prima del solito e insieme
corsero verso casa, ma lì di fronte stavano impiccando dei ragazzi. Uno di
questi, morì davanti a mia madre. Mia madre svenne. Un fascista la fece
rinvenire a suon di sberle. Probabilmente sono stati i suoi racconti a farmi
abolizionista. Claudio Giusti Dipendenti pubblici: 1300 euro dopo 26 anni...
Cara Unità, Si parla sempre dei dipendenti pubblici, ma non leggo mai che un
dipendente pubblico dopo 26 anni di servizio percepisce 1300 euro netti al
mese? E che si vedrà decurtare dal suo reddito annuo 1500 euro minimo? E che
sarà un lusso ammalarsi perché per ogni giorno di malattia subirà una
decurtazione minima di 30 euro al giorno fino al 10° giorno? E che se dovrà
accudire suo figlio o suo padre malato (invalido al 100%) subirà un'altra
decurtazione sullo stipendio? Quale e quanto è il lavoro svolto da ogni
dipendente pubblico? Ma voi sapete che lavoro svolgiamo? Vi siete mai
soffermati dietro uno sportello pubblico? Tutto l'accanimento sui dipendenti
pubblici mi fa pensare male. Mara Caliciotti, dipendente Inail.
( da "Corriere della Sera" del 28-07-2008)
Argomenti: RAI MEDIASET
Corriere della Sera -
NAZIONALE - sezione: Spettacoli TV - data: 2008-07-28 num: - pag: 45 categoria:
REDAZIONALE A fil di rete di Aldo Grasso L'estate di Raidue
va a gonfie vele C he l'estate porti consiglio. Fra le tendenze più
interessanti del periodo c'è il ritorno della martoriata Raidue
al terzo posto fra le reti più seguite, dopo che nella stagione si era
consumato il sorpasso da parte di Italia 1 e persino di Raitre,
che invece arretrano per scarsa programmazione (la terza rete Rai si attacca al Circo e al Kilimangiaro) o perché il
pubblico inizia a stufarsi del trash senza freni (vedi "Lucignolo"). Raidue intanto va a gonfie vele: nell'ultima settimana si
tocca il 13% di share, con le ammiraglie poco distanti. Merito, innanzitutto,
degli ottimi risultati delle serie d'importazione. Che passano in sordina, ma raccolgono maggiori consensi dei più blasonati prodotti
comprati da Mediaset
("I Tudors " affondano al 17% su Canale 5 e nemmeno la strepitosa
"Ugly Betty" pare entusiasmare gli spettatori di Italia 1). Dunque
eccoli i telefilm più seguiti dell'estate: "Ghost Whisperer" (oltre
due milioni e mezzo di spettatori, 13% di share), "Numbers" (2.388.000
spettatori, 14%) e "Close to Home " (2.335.000 spettatori, 13%).
Cos'hanno in comune queste serie? Il crimine, raccontato dal punto di vista di
una avvocatessa in carriera dell'Indiana, di una giovane donna che parla coi
morti e di un gruppo di matematici di una squadra speciale dell'Fbi che risolve
i casi per via di ipotesi e deduzioni. Il pubblico nazionale ama il giallo, come
dimostrano i successi satellitari di "Csi" e soprattutto di "Fox
Crime". Forse in modo non del tutto consapevole Raidue
costruisce il suo brand, e il rapporto col suo pubblico, su questo genere. è
questa la "musica" che "batte sul Due". In collaborazione
con Massimo Scaglioni, elaborazione Geca Italia su dati Auditel.
( da "Unita, L'" del 29-07-2008)
Argomenti: RAI MEDIASET
Stai consultando
l'edizione del Controllare il controllore Maria Novella Oppo SE C'È UN TEMA sul
quale la tv sorvola, è quello del governo della tv. Il video si rivolge agli
spettatori come se parlasse dall'alto dei cieli, esattamente come fa una
chiesa. Quindi è raro che ci informi sulle lotte che si conducono per rendere
più trasparente e democratico il governo della tv. E questo è il caso della
sacrosanta protesta in atto da parte dei radicali, che
vogliono far uscire la Rai dal
blocco imposto dai partiti della maggioranza, per impedire l'elezione di un
presidente della Commissione di vigilanza che a lorsignori (anzi, al loro
signore) non piace. Perché, oltre a detenere il controllo di Mediaset e Rai, Berlusconi pretende anche di controllare l'organismo di
controllo. A lui non basta mai, come a questo governo non bastano le
prove date finora di persecuzione verso i più deboli (bimbi rom); ora vogliono
togliere ulteriori garanzie ai meno garantiti (i precari). Ma non se ne vantano
e perfino Brunetta e Sacconi, che da tempo non si vergognano più di niente,
stavolta hanno fatto sapere che un po' si vergognano. FRONTE DEL VIDEO.
( da "Unita, L'" del 29-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà
Stai consultando
l'edizione del Il giudice: "Legittimo sospendere Saccà
da Raifiction" Accolto il ricorso dell'azienda: domani nuovo Cda,
all'ordine del giorno il trasferimento di Luca Sebastiani / Roma ANCORA RAI.
Ancora Saccà. Perché l'affaire del direttore di
Raifiction si è arricchito ieri di un nuovo giudizio. Quello del Tribunale del
Lavoro di Roma che ha da to ragione al Direttore generale Claudio Cappon e, di
conseguenza, torto a Saccà nell'infinita vicenda che
lo riguarda. Certo il nuovo elemento non sposta nulla sulla questione del
licenziamento, ma definendo "legittima e corretta la condotta
dell'azienda" e "destituita di fondamento" la tesi difensiva di Saccà, riapre quella del suo trasferimento ad altra
funzione. Accogliendo il ricorso che la Rai aveva inoltrato contro l'ordinanza
del giudice del lavoro che lo scorso 30 giugno aveva ingiunto il reintegro del
direttore della fiction "nel ruolo precedentemente svolto" da cui era
stato sospeso, il tribunale ha infatti cambiato le carte in tavola al Consiglio
di amministrazione che domani dovrà decidere se trasferire o meno Saccà in seguito alla sua condotta. L'affaire era esploso lo
scorso dicembre a seguito dell'inchiesta avviata dalla Procura di Napoli e
dalle relative intercettazioni telefoniche poi finite sulla stampa e in formato
audio su internet. In queste ultime, in particolare, Saccà s'intratteneva in conversazione con l'allora capo
dell'opposizione Silvio Berlusconi che gli segnalava soubrette da collocare. Ma non solo. Perchè
oltre che parlare di Antonella Troise ed altre sue colleghe, i due chiacchieravano
degli equilibri interni alla Rai e dei progetti privati di Saccà. In seguito alle
"gravi violazioni accertate", lo scorso 16 luglio Cappon aveva
proposto al Cda il licenziamento del direttore di Raifiction, licenziamento
però bocciato dai consiglieri di maggioranza. In subordine, al Cda successivo,
il Direttore generale ne aveva allora proposto il trasferimento, ma i
consiglieri di maggioranza fecero mancare il numero legale per non arrivare al
voto. Rifiutarono di trasferire Saccà sostenendo che
se l'ordinanza del giudice del lavoro chiedeva il reintegro del direttore di
Raifiction al medesimo ruolo, allora lì andava lasciato. Ora la nuova decisione
del Tribunale fa cadere le obiezioni di principio dei consiglieri di
maggioranza, che domani dovranno rivotare il trasferimento. "Ora è tutto
più chiaro" ha dichiarato il senatore Pd Fabrizio Morri. Mentre il
consigliere Sandro Curzi ha commentato auspicando che "la decisione del
tribunale aiuti a sciogliere questo problema che sta diventando sempre più
pesante per il futuro della Rai". "Spero - ha aggiunto - che a
prevalere siano gli interessi dell'azienda e non quelli di parte". Domani
la verifica, ma Saccà ha già anticipato che lui non
intende spostarsi. "Io sono il capo della fiction e rimango a fare il capo
della fiction". Chiarissimo. Intanto prosegue l'occupazione della
Commissione di Vigilanza Rai. Guidati da Marco Pannella e Emma Bonino, domenica
i parlamentari Radicali hanno raggiunto Marco Beltrandi, radicale del Pd, che
da una settimana si è asserragliato a Palazzo San Macuto con l'intenzione di
restarci fino a quando la destra non si deciderà ad andare in Aula per eleggere
il presidente della Commissione. Due sedute sono già convocate per domani e giovedì,
ma il Pdl non ha nessuna intenzione di votare il candidato delle opposizioni
Leoluca Orlando. Troppo compromesso con i manifestanti di Piazza Navona, quindi
il numero legale mancherà ancora. Se ne riparlerà a settembre. È stato il
capogruppo Pdl in Commissione Alessio Butti a dirlo, tirando in ballo anche
l'appello del presidente della Repubblica Napolitano che aveva fatto chiesto
una "pausa di riflessione" alle forze politiche. "Il Pdl non
strumentalizzi il Quirinale", ha ribattuto Anna Finocchiaro, capogruppo Pd
al Senato, mentre un appello a sciogliere il "nodo Rai" è venuto ieri
anche da Franco Marini.
( da "Repubblica, La" del 29-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà
Pannella occupa Saccà, il giudice dà ragione alla Rai Lui: rimango al mio
posto. Domani Cda, si apre un caso Urbani Minoli: io al posto del direttore di
Rai Fiction avrei agito allo stesso modo, è stato un vincente MAURO FAVALE ROMA
- Sospendere Agostino Saccà è stata una scelta
"legittima" e il ricorso avanzato dal direttore di Rai Fiction è
"inammissibile". Alle quattro del pomeriggio il tribunale del lavoro
di Roma ribalta la pronuncia del 30 giugno del giudice monocratico. Era nelle
prerogative del direttore generale dell'azienda, Claudio Cappon, sospendere il
manager "per gravi violazioni accertate e notevole danno all'immagine
dell'azienda". Saccà, però, è "sereno".
Parla dopo quattro ore e dice di essere "legittimamente il direttore di
Rai Fiction. E rimango al mio posto. è solo cessata la materia del contendere,
questo ha deciso il Tribunale". Per viale Mazzini la sentenza è "una
vittoria": vengono respinte le tesi di Saccà e
confermate le scelte di Cappon. Scelte motivate con l'apertura di un fascicolo
d'indagine dalla procura di Napoli, sulle presunte trattative per il passaggio
all'opposizione di senatori della maggioranza che sosteneva il governo Prodi. Indagati Silvio Berlusconi e Agostino Saccà. Le carte, comprese le intercettazioni telefoniche, sono già
state tutte trasferite per competenza territoriale alla procura di Roma che
dieci giorni fa ha chiesto la proroga delle indagini preliminari. E mentre i
magistrati continuano a lavorare, i riflettori sono ora puntati sulla prossima
riunione del Cda Rai, domani. Si riparte da dove ci si era fermati,
mercoledì scorso, quando i consiglieri di centrodestra avevano fatto mancare il
numero legale. Il nodo, sempre quello: il destino di Saccà.
Cappon propone per lui uno spostamento alla direzione commerciale. Alla fiction
andrebbe Fabrizio Del Noce, mantenendo anche l'interim della direzione di Rai
Uno. "Io sono il capo della fiction ma non accetterò nient'altro",
spiegava in serata Saccà ai microfoni di Sky. E arriva
la solidarietà di Giovanni Minoli, direttore di Rai Educational, in vacanza a
Lipari: "Saccà mi ha fatto una guerra spietata ma
se fossi stato nei suoi panni avrei fatto esattamente allo stesso modo. è stato
un vincente. E per questa ragione posso dire di averlo rivalutato alla
grande". Una previsione sul Cda di domani? "Spero che ci sia un
segnale di responsabilità - risponde Sandro Curzi, consigliere in quota
Rifondazione comunista - e si risolva il problema". Ma il clima non è sereno
e se i consiglieri di centrodestra faranno ancora mancare il numero legale è
prevedibile che dall'altra parte si denunci la questione alla Corte dei conti
con l'accusa di "paralizzare l'azienda". E in un Cda in scadenza, con
l'impasse della commissione di vigilanza, è assai probabile che si apra
un'altra grana: ascoltate le intercettazioni telefoniche tra Saccà
e il consigliere Giuliano Urbani (Forza Italia), i consiglieri di
centrosinistra potrebbero sollevare il problema del conflitto di interesse per
quest'ultimo. Il suo voto contrario al licenziamento del direttore di Rai
Fiction potrebbe essere motivato - questa la tesi dell'accusa - con
l'interessamento di Urbani per un progetto di Saccà:
la creazione di Pegasus, una società privata alla quale stava lavorava il
manager Rai. Prima del cda di domani, però, ci sarà la riunione della
Vigilanza, convocata per oggi. Praticamente scontata l'ennesima fumata nera per
l'elezione del presidente, nonostante da 6 giorni prosegua l'occupazione dei
radicali delle quattro stanze della commissione a palazzo San Macuto: prima
solo Marco Beltrandi, da domenica anche altri 8 parlamentari, in testa Bonino e
Pannella. Dal centrodestra c'è un veto sul nome di Leoluca Orlando, Idv,
candidato dell'opposizione. "Un comportamento irresponsabile", per il
segretario del Pd Walter Veltroni. E, dopo le parole di Napolitano che ha
invitato a superare i blocchi che impediscono la nomina degli organismi di
garanzia "prevalga la saggezza", afferma Fabrizio Morri capogruppo
dei democratici in Vigilanza. "Ma se queste continuano ad essere le
condizioni, se ne riparla a settembre", risponde Alessio Butti, capogruppo
del Pdl. Per il diretto interessato, Leoluca Orlando, "è inaccettabile
ritenere che all'Idv sia data una rappresentatività limitata per volontà della
maggioranza". La dichiarazione è frutto di una girandola di telefonate tra
Veltroni, Casini e Di Pietro a conferma che, per ora, l'accordo tra le
opposizioni regge. Una soluzione non è al momento vicina. Tanto che giovedì è
già prevista una nuova convocazione della commissione per l'elezione del
presidente.
( da "Repubblica, La" del 29-07-2008)
Argomenti: RAI MEDIASET
Spettacoli In
Sicilia la nuova fabbrica della soap: da settembre su RaiTre
"Con 'Agrodolce' la fiction trasloca a Termini Imerese" Minoli tenta
il bis di "Un posto al sole" "Sarà una Silicon Valley
televisiva, un simbolo di modello di sviluppo" In lavorazione 230 puntate
di mezz'ora l'una Budget di oltre 24 milioni di euro LEANDRO PALESTINI ROMA
"Portiamo Hollywood a Termini Imerese". In questa battuta c'è il
senso della nuova sfida di Giovanni Minoli: creare in Sicilia una fabbrica di
soap, partendo da Agrodolce (230 puntate di mezz'ora, dall'8 settembre su RaiTre), ricalcando il successo di Un posto al sole, che
segnò la rinascita del Centro di produzione Rai di
Napoli. Minoli nella nuova impresa vede un'ideale prosecuzione della
"Panaria Film del principe Alliata: nel '48 aveva capito che la Sicilia è
una potenziale Hollywood, da quell'esperienza nacquero film come Vulcano con
Anna Magnani e Stromboli di Rossellini con Ingrid Bergman". Minoli, non è
troppo affiancare il nome di Rossellini a una soap? "Agrodolce è in verità
un grande romanzo popolare in cui coniughiamo i costi della soap con la qualità
del cinema. Il direttore di produzione è Alessandro Calosci (La meglio
gioventù), la supervisione dei dialoghi è stata affidata allo scrittore Roberto
Alajmo. La sigla è cantata dalla siciliana Olivia Sellerio. Ci ispiriamo al
miglior Montalbano, alla Sicilia di Camilleri". Il titolo, vuole essere
un'indicazione di genere? "Niente è più "agrodolce" della
Sicilia. Una terra di contraddizioni, dove si mescolano vicende di mafia e
storie della gente perbene. La Sicilia è il cuore del Mediterraneo, il ponte
tra diverse culture e religioni. Agrodolce è ambientato a Lumera, cittadina di
fantasia, la storia si snoda intorno a due donne, Lucia Serio (Francesca
Beggio) un medico che ha studiato in Inghilterra, e Lena Cutò (Claudia Fichera)
professoressa di liceo: perché la scuola con i suoi problemi è protagonista di
Agrodolce, non a caso un prodotto RaiEducational. Sarà
una "real soap", un racconto corale in cui si trovano nobili decaduti
e scalatori sociali, poveri pescatori e poliziotti magrebini. Serena Autieri e
Maria Grazia Cucinotta faranno dei cameo". La Sicilia è preziosa anche per
i finanziamenti... "La novità è che lo Stato per la prima volta investe
nella lunga serialità televisiva (per il 45-50%) considerando la tv alla
stregua di un comparto industriale, come fosse industria tessile o meccanica. è
il Comitato interministeriale programmazione economica (Cipe) che ci ha
finanziato, l'erogazione dei 12 milioni e 700 mila euro è arrivata attraverso
la Regione Sicilia. Di fatto coproduttore". Un grosso investimento, ma
sarà un buon business? "A Termini Imerese e Porticello ci sarà una Silicon
Valley televisiva (realizzata da Einstein Multimedia con RaiFiction
e Rai Educational), un simbolo di modello di sviluppo:
la lunga serialità rappresenta il terziario avanzato della tv. Alla fine
dell'accordo triennale con la Regione, Agrodolce avrà una maggioranza di
attori, sceneggiatori, maestranze di origine siciliane. Così come è avvenuto
per Un posto al sole, stiamo creando centinaia di posti di lavoro. Non a caso
da Napoli ho portato il producer Ruggero Miti di RaiFiction".
RaiFiction: dopo le intercettazioni, Saccà dovrebbe
lasciare la Rai? "Non sono io a dover decidere su
Saccà. Nonostante sia stato lui, da direttore generale, a rendere difficile il
mio rientro in Rai, penso che vada
giudicato per i suoi risultati: la fiction Rai negli ultimi cinque anni ha sempre vinto contro Mediaset. Le intercettazioni? Il giudice
del lavoro le ha giudicate irrilevanti e lo ha reintegrato. Il problema è
piuttosto un'azienda che, in otto mesi, non è in grado di decidere il futuro
dei suoi manager. Quanto allo stile, ognuno ha il suo". C'è tanta
fiction in giro. Esiste il rischio indigestione? "Non direi, visti i
risultati d'ascolto. Nel day time di Canale 5 vanno ancora forte Vivere e
Beautiful. No, Agrodolce parte bene con la radice locale e potrà parlare al
mercato globale. La mia ricetta? Faccio l'indiano: metto l'orecchio sui binari
della ferrovia per ascoltare gli umori che arrivano dalla società". Che ne
sarà delle sue creature se la nominano direttore generale? "Io non chiedo
niente. Sono vent'anni che mi leggo candidato di qualcosa: lo fanno per
bruciarmi? Comunque sia, io faccio con gioia il direttore di Rai
Educational ed è certo che Elisir, Un posto al sole o Report sono andati
benissimo anche senza di me".
( da "Giornale.it, Il" del 29-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà
N. 179 del
2008-07-29 pagina 10 "Ho inventato quelle telefonate Chiedo scusa a Berlusconi" di Stefano Zurlo Il giovane che aveva
inserito sul suo sito le finte intercettazioni, poi riprese da vari giornali,
confessa di aver falsificato tutto e scrive al premier da Milano È nata come
uno scherzo sul web. E da lì ha fatto il giro del mondo. Articoli, persino sui
quotidiani dell'America Latina, polemiche, riprese teatrali. Ora la falsa
conversazione fra Silvio Berlusconi e Fedele
Confalonieri, un florilegio di piccanti ammiccamenti a sfondo sessuale, finisce
definitivamente, o almeno così dovrebbe, in archivio. L'autore, il fantasioso
studente padovano Leonardo Bianchi, si è cosparso il capo di cenere e ha
scritto una lettera inginocchiata al bersaglio numero uno del fantagossip: il
premier. E Berlusconi ha deciso di chiudere
l'incidente: "Non denuncerà Bianchi", assicura l'avvocato Niccolò
Ghedini. "I testi recentemente pubblicati sul mio sito internet - spiega
Bianchi - non hanno alcun fondamento di veridicità e sono assolutamente
inventati e frutto esclusivamente della mia fantasia". Naturalmente,
legioni di presunti esperti e di dietrologi diranno e giureranno per l'eternità
il contrario: ipotizzeranno misteriose fonti coperte e sosterranno che il
giovane si è abbeverato a quei pozzi. Ma Bianchi, preoccupatissimo per le
possibili conseguenze della sua impresa goliardica, prova a spegnere l'incendio
con l'estintore della richiesta di perdono: "La mia intenzione era
esclusivamente quella di una satira feroce rivolta all'atteggiamento che il
sistema mediatico ha tenuto in relazione alla vicenda di presunte
intercettazioni riguardanti l'attuale presidente del consiglio". Si sa, da
Napoli filtravano indiscrezioni sulle famose intercettazioni dell'inchiesta riguardante Berlusconi e l'ex direttore di RaiFiction Agostino Saccà. In realtà quei testi non sono mai
usciti dagli uffici della Procura di Napoli, perché ritenuti irrilevanti, e non
sono stati divulgati e pubblicati; l'indagine, intanto, è stata spostata a
Roma, ma Bianchi ha pensato bene di diffondere un'intercettazione patacca che
ovviamente moltissime persone, dopo un secondo, hanno preso per vera.
"I miei scritti - ripete il giovane - altro non sono che dei palesi falsi,
esclusivamente animati da spirito satirico, sicuramente non ascrivibili ad
alcuna strumentalità politica di sorta". Il punto è che il gioco è
sfuggito di mano: "Dal mio sito web, poco conosciuto e frequentato solo da
alcuni amici, sono stati ripresi e sono rimbalzati in tutta la rete in maniera
fragorosa e assurdamente amplificata senza che io lo immaginassi". A Bianchi
non restano che le scuse. Ben accolte ad Arcore. "Silvio Berlusconi - spiega Niccolò Ghedini - ha letto la lettera e
ritiene che il caso finisca qua. Non presenterà querela". Anche se, c'è da
giurarci, quei dialoghi pepatissimi gireranno ancora a lungo sul web. E
qualcuno, pensando di essere più furbo degli altri, considererà la smentita la
prova della loro autenticità. © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri
4 - 20123 Milano.
( da "Repubblica, La" del 29-07-2008)
Argomenti: RAI MEDIASET
Sport Diritti tv:
asta per il chiaro, Rai davanti a Mediaset ROMA - Slittano a giovedì 31 luglio
i sei bandi d'asta della Lega Calcio che deve racimolare dai diritti tv almeno
un sessantina di milioni per consentire alla serie B di iniziare il campionato.
Antonio Matarrese è in attesa del via libera dell'Autorità per le
comunicazioni: intanto si appella al governo e soprattutto alla Rai. Ma il calcio in chiaro, si
sa, vale sempre meno. I bandi riguarderanno gli highlights della serie A e
della B, la Supercoppa Inter-Roma (24 agosto, S.Siro), la Coppa Italia, la
serie B (che lo scorso anno nessuno voleva) e la radio. Mediaset
offrirebbe poco più di 30 milioni per i gol della A, offerta al ribasso visto
che sino alla scorsa annata ne pagava 61 (esattamente 185 per tre stagioni). Ma
fra la tv di Berlusconi jr e la Lega pare che la pace sia vicina, dopo un
contenzioso legale che dura da anni. La Rai al massimo
è disposta a sborsare 35 milioni e riproporre il suo "Novantesimo
Minuto". La sera, poi, sfida libera, senza paletti, fra Domenica Sportiva
e Controcampo. La B vale circa 8 milioni (ma Sky non ne vuole sapere), la Coppa
Italia 12-
( da "Unita, L'" del 30-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà
Stai consultando
l'edizione del Tra litigi e capitali arabi l'Expo si raduna a Roma di Oreste
Pivetta / Milano Non si può che vivere l'attesa dell'Expo 2015 con grande
entusiasmo. Sarebbe antipatriottico credere e magari dichiarare che se ne
poteva fare a meno in una città (e in un paese) incapace di programmare e di
progettare l'uso del territorio, che ha fatto il possibile per mortificare la
sua cultura urbanistica, che ha cercato di rimpiazzare il disegno dell'architettura
importando alcuni grattacieli di seconda mano. Il primo atto dell'esposizione
universale, concluse le feste, è stato decidere chi dovrà comandare, scegliendo
in un triangolo delle Bermuda: a un vertice la signora Letizia Moratti,
all'altro il governatore Formigoni, al terzo vertice il governo con Berlusconi, che si può immaginare stia sognando di
inaugurare da presidente della Repubblica la kermesse. La lite ha svelato le
trame di Formigoni e della Moratti, votata all'idea di dover comandare sempre e
solo lei, tuttalpiù tramite qualche fidato portaborse, come il fidatissimo
Paolo Glisenti (che sarà - lo ha già detto - amministratore unico del Soge,
cioè della società di gestione dell'esposizione). La soluzione l'ha inventata,
a nome di Berlusconi, Gianni Letta bravissimo nel
confondere le carte, assecondando Letizia Moratti nella sua carriera di
commissario straordinario, ma solo per quanto riguarda le opere del sito Expo
(cioè Rho) e contrapponendole una compatta falange ministeriale. Non si muove
foglia che Roma non voglia. Con il risultato che da Roma è arrivata ieri la
convocazione per la prima riunione del Cipem (il Comitato di indirizzo e di
programmazione), naturalmente a Roma, con un ordine del giorno secco secco che
prevede la nomina dell'amministratore e l'approvazione dello statuto. Così,
senza neppure la documentazione, che il presidente della Provincia, Penati, ha
reclamato: "... al fine di consentirne l'esame in tempi utili per la
discussione e le conseguenti determinazioni del Comitato". Un po' meno
burocraticamente: fatemi sapere di che cosa si deve discutere. Siamo all'abc di
un alfabeto che evidentemente il governo non possiede. Ma non solo il governo:
la Moratti e Formigoni hanno litigato in perfetta solitudine, come ormai è
d'abitudine, il dibattito si è sviluppato via "note stampa", non
parliamo di coinvolgimento (esistono un consiglio regionale e un consiglio
comunale) e di trasparenza. A Roma si ritroveranno dieci tra ministri e
sottosegretari (compreso il presidente del Consiglio o un suo delegato), il
nostro supercommissario, i rappresentanti di Comune, Provincia e Regione,
quelli della Camera di Commercio e dell'Ente Fiera (al centro di un ennesimo
bisticcio per la poltrona di presidente, in scadenza l'anno prossimo il ciellino
Roth: la vorrebbe la Lega per il "suo" Danilo Broggi, la rivorrebbe
Formigoni per il "suo" Intiglietta). Sta di fatto che a Roma i
"lombardi" cominceranno a fare i conti con la condizione di minoranza
e a logorarsi nella mediazione con la maggioranza governativa, con Berlusconi cui toccherà l'ultima parola (magari attraverso
chi delegherà a presiedere il Cipem, cioè il leghista Castelli. ex ministro).
Per ora La Moratti può solo godere del titolone a tutta pagina che le ha
dedicato il Financial Times: "Italy's Iron Lady attracts Gulf investors to
Milan". Cioè la signora di ferro attrae a Milano investitori dal Golfo. Ft
riporta tra virgolette alcune dichiarazioni del sindaco: "Abbiamo parlato
di milioni di euro in edilizia e in infrastrutture, alcuni per l'Expo, altri
no. C'è un sacco di interesse". La Moratti avrebbe
preso contatti con alcuni fondi sovrani arabi e in particolare del Qatar (dove
si era recata con delegazione al seguito alcuni mesi fa): a disposizione ci
sarebbero investimenti per quattordici miliardi, quattro dei quali per l'Expo.Il
Financial Times riferisce anche dello scetticismo di ambienti economici e
finanziari milanesi ("Non vorrei - dice un anonimo banchiere - che andasse
sprecato tanto denaro"), dell'arretratezza delle infrastrutture, senza
trascurare i guai aereoportuali milanesi, definendo la situazione di Malpensa
un disastro per gli affari. Certo, tra i soldi degli emirati e i soldi
italiani, il giro sarà consistente. Secondo Carlo Sangalli, presidente della
Camera di Commercio (e un altro dei "soliti" candidati a tutto:
questa volta alla presidenza di Fiera Milano, controllata dell'Ente Fiera),
entusiasta per la convocazione ministeriale, confermava che le attese del
"mondo imprenditoriale" sono per "un incremento medio del fatturato
di circa il 10 per cento, il che significa oltre 44 miliardi a beneficio
dell'intera regione e del paese". L'appetito viene anche prevedendo: per
questo si sta muovendo Tronchetti Provera. Pirelli Re sarebbe in trattativa per
rilevare parte della quota di Camfin (altra società di cui Tronchetti è
azionista di maggioranza, una piccola quota è anche nel portafoglio di Massimo
Moratti) nel consorzio con Eni e Fondazione Fiera Milano che dovrà investire su
un'area di 120mila metri quadri, proprio nella zona dell'Expo. Evidentemente
anche il futuro, cioè la gestione di un enorme patrimonio immobiliare, con la
fiera a far da traino, ingolosisce. Che cosa resterà a a Milano da una fiera
che dovrebbe occuparsi d'ambiente, si vedrà.
( da "Repubblica, La" del 30-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà
Pagina V - Milano Chi
è il manager alla guida della macchina organizzativa dell'Expo Glisenti, un
Richelieu all'ombra di Letizia Relazioni e insuccessi di Mister 4 miliardi
Negli anni 90 un buco da 350 miliardi di lire nei conti di Rcs Editori per lo
sfortunato acquisto di una quota di Carolco Per chi lo conosce bene è
intelligente, permaloso e molto abile a trasformare le amicizie in occasioni
professionali GIOVANNI PONS In molti lo definiscono il Gianni Letta di Palazzo
Marino, a dispetto dei modi bruschi e poco suadenti, un Richelieu che esercita
il potere per conto e all'ombra di chi gli ha dato fiducia. Ai giorni nostri
Paolo Glisenti è l'uomo a cui il sindaco Moratti ha affidato le chiavi della
città, facendolo nominare amministratore unico della Soge, la società che gestirà
l'Expo 2015 con una dote di 4 miliardi di euro. Una scelta che nella Milano che
conta ha fatto storcere il naso, perché ritenuta da molti sproporzionata
rispetto a un curriculum che non brilla per successi imprenditoriali o
manageriali, ma vede anzi alcuni bilanci in profondo rosso lasciati ai
successori. Glisenti, a sentire chi non lo ama, è sempre stato abile a saltare
da un cavallo all'altro e a sfruttare professionalmente amicizie rivelatesi
negli anni vincenti. è descritto da chi lo conosce bene come permalosissimo,
intelligente, di sfrenata ambizione ma proveniente da una famiglia cattolica e
rigorosissima - il padre Giuseppe, scomparso tre anni fa, è stato presidente di
Finmeccanica e consigliere dell'Iri - gran motivatore e ammaliatore. Con Luca
di Montezemolo si frequentano fin da piccoli e in scia al futuro presidente di
Confindustria entra nell'88 nel gruppo Rcs, dopo essere stato giornalista alle
pagine di economia del Corriere della Sera e presidente della Montedison a New
York ai tempi di Mario Schimberni. In tanti ricordano il buco della Carolco,
casa cinematografica americana del discusso produttore Mario Kassar, di cui la
Rcs Video guidata da Montezemolo acquistò un 3,7% poi lievitato fino al 12% e
svalutato più volte. La partecipazione si rivelò un pozzo senza fondo e nel '95
fu venduta alla 20th Century Fox di Rupert Murdoch, ponendo fine all'emorragia.
Dice la relazione di bilancio del 1994 di Rcs Editori che "l'impatto
connesso agli oneri della partecipazione Carolco è stato di 43,8 miliardi di
lire", a cui bisogna aggiungere varie svalutazioni nel tempo. Ma gli
uomini di Mediobanca che dal '92 al '98 dovettero mettere in fila le perdite
della Rcs Video sotto la guida di Montezemolo prima e Glisenti poi, hanno
contato 350 miliardi di perdite. L'incidente Carolco non compromette comunque
una carriera tutta vissuta in cerca di emozioni forti. Glisenti tenta di fare
l'imprenditore diventando socio di minoranza del gruppo editoriale Ariete, che
acquista alcune testate dalla Rcs come il "Corriere medico". Ma
neppure il tentativo nell'imprenditoria dà i frutti sperati e Glisenti torna in
pista attraverso le solite conoscenze come consulente per le relazioni esterne
della Bnl ai tempi della presidenza di Luigi Abete. Difficile cogliere l'inizio
del sodalizio di Glisenti con Letizia Moratti, ma qualcosa si muove ai tempi
della direzione generale della Rai dell'attuale sindaco, dal '94 al '96. Le
loro strade si incrociano sicuramente nel '99, quando Moratti diventa
consulente del magnate tv Murdoch, proprietario di una fetta di Stream. Moratti
e Glisenti riescono a far incontrare Murdoch con Romano Prodi, a Roma,
all'accordo con i francesi di Canal Plus. In quell'occasione il tycoon
australiano si lascia andare: "Abbiamo festeggiato la nomina di Paolo
Glisenti a vicepresidente della mia società News Corp Europe". E quando
Moratti diventa ministro della Pubblica istruzione nel secondo governo Berlusconi Glisenti ricopre a Roma incarichi sempre più
importanti. Normale che quando a maggio 2006 la moglie di Gianmarco diventa
sindaco di Milano, a gestire la strategia politica venga nominato proprio
Glisenti, che da quel momento prende le redini del potere meneghino. Lo si
trova a trattare con i bresciani per la nascita di A2A, a volte in antitesi con
il capoazienda dell'Aem Giuliano Zuccoli, e c'è la sua mano nell'allontanamento
di Giuseppe Bencini dalla Sea e nell'arrivo al vertice di Giuseppe Bonomi e
Roberto D'Alessandro. L'ultimo incidente di percorso è la
telefonata intercettata in cui il sindaco cerca di raccomandare Eliana Miglio,
attrice e seconda moglie di Glisenti, ad Agostino Saccà per un provino. Ma è già acqua passata, da venerdì il pensiero e
la carriera di Glisenti volano verso il 2015.
( da "Corriere della Sera" del 30-07-2008)
Argomenti: RAI MEDIASET
Corriere della Sera
- NAZIONALE - sezione: Spettacoli - data: 2008-07-30 num: - pag: 42 categoria:
REDAZIONALE Diplomazia "Equilibrio" tra produttori. Tema dominante:
famiglia in crisi Medusa-Rai, la sfida finisce pari
MILANO - Medusa e Rai Cinema:
( da "Giornale.it, Il" del 31-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà
Nel pacchetto
sicurezza, approvato pochi giorni fa in via definitiva, c'è la norma che
prevede la confisca dell'appartamento a chi lo affitta agli stranieri non in
regola. La norma piace a tanti, anche alle forze dell'ordine. E per applicarla
non c'è in teoria problema: da anni i commissariati e gli uffici dei vigili
urbani ricevono le lamentele di cittadini esasperati: la mappa del degrado,
degli abusi, degli appartamenti dove i clandestini vivono ammassati in
condizioni disumane e pagando dazi esorbitanti per un posto letto, c'è già. Il
provvedimento, inoltre, amplia le competenze del sindaco in materia e prevede
il ricorso ai militari, sebbene in numero limitato. Bene, è giusto e doveroso
per un Paese civile porre fine a questa vergogna. Ma quando parli in confidenza
con i carabinieri e con i poliziotti ti dicono che non hanno abbastanza uomini
per intervenire se non quando c'è un'emergenza. I vigili urbani ammettono di
aver paura ad entrare nelle case abitate dagli stranieri anche solo per un semplice
controllo d'identità; figuriamoci per far applicare la norma sugli affitti
irregolari. La mia domanda è semplice: se la situazione è questa, chi farà
rispettare il pacchetto sicurezza? Con Prodi il lassismo imperava, con
Berlusoni e Maroni il clima è cambiato, ma bastano le buone intenzioni a ridare
fiducia alle forze dell'ordine e dunque vera sicurezza ai cittadini? Scritto in
Italia, immigrazione 1 Commento " (Nessun voto) Loading ... Il Blog di
Marcello Foa © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a
un amico 26Jul 08 Il vero prezzo del petrolio? 80 dollari a barile. La fonte è
insospettabile ed è stata citata dal Sole 24Ore: un petroliere, Jesus Reyes
Heroles, amministratore delegato di Petroleos Mexicanos, confermando i calcoli
di diversi analisti, ritiene che il prezzo del barile oggi sarebbe di 80
dollari se non ci fosse la speculazione a spingere le quotazioni dell'oro nero.
Ovvero, ai prezzi di martedì scorso, il 38% in meno. Intanto il Congresso Usa
sta studiando delle misure per limitare le operazioni sui derivati del greggio
e il suo organismo di controllo, la Commodity Futures Trading Commission, ha
messo sotto accusa un fondo olandese per aver manipolato il mercato dei futures
nel marzo
( da "Repubblica, La" del 31-07-2008)
Argomenti: RAI MEDIASET
Economia Il gruppo
di Murdoch vuole meno vincoli e chiede l'intervento della Ue Sky, scontro sui
diritti per il calcio Salta la decisione Rai
sull'acquisto delle Olimpiadi 2012 e la cessione dei campionati Lettera dei
tecnici europei alle tv italiane sulla richiesta di Newscorp ALBERTO D'ARGENIO
BRUXELLES - Mentre a Roma il caso Saccà paralizza la Rai
e le decisioni sui diritti sportivi, a Bruxelles è in corso una partita
fondamentale per il futuro della televisione italiana con Sky che chiede nuovi
margini di manovra proprio sull'acquisto delle partite di calcio e la
Commissione Ue che deve decidere se confermare la bocciatura della legge
Gasparri. Ieri il consiglio d'amministrazione della Rai
è stato nuovamente bloccato dai componenti del centrodestra, che hanno fatto
mancare il numero legale al momento del voto sulla proposta di sostituire ai
vertici di Rai Fiction Saccà con Del Noce. Un
atteggiamento, quello del Pdl, che oltre a rinfocolare la polemica tra
maggioranza e opposizione ha fatto slittare le altre decisioni all'ordine del
giorno, tra cui l'acquisto da Sky delle Olimpiadi invernali 2010 e quelle 2012
e la cessione, sempre a Sky, dei diritti pay-tv dei mondiali di calcio
2010-2014. Un nuovo tentativo sarà fatto oggi, altrimenti si andrà a settembre.
Ma proprio i diritti del calcio sono al centro di un braccio di ferro tutto
italiano di fronte alla Commissione europea. Nel 2003 Bruxelles ha autorizzato
la nascita di Sky Italia a patto che trasmettesse solo sul satellite, lasciando
il digitale terrestre nelle mani degli altri operatori. Una condizione
corredata da una serie di paletti, tra cui quello poter comprare i diritti del
calcio solo per il satellite e per una durata non superiore ai due anni.
Restrizioni che la filiale italiana di Rupert Murdoch considera dannose e che
da tempo cerca di scardinare con energiche pressioni su Bruxelles. E dopo anni
di silenzio, la Commissione europea ha preso in considerazione le ragioni di
Sky riaprendo il dossier con un lungo questionario inviato alle altre emittenti
italiane per chiarirsi le idee prima di una decisione. Dunque qualcosa si
muove, anche se al momento è presto per dire con che esito. Fatto sta che i
tecnici Ue in una missiva di giugno hanno comunicato agli operatori italiani
che "Newscorp (la società di Murdoch, ndr) ha chiesto una modifica degli
impegni, in particolare che Sky Italia sia ammessa a partecipare all'asta per
l'acquisto dei diritti di trasmissione degli eventi calcistici su tutte le
piattaforme". Corollario: per poi rivenderli ai concorrenti. Quindi con 38
quesiti Bruxelles cerca di capire se "le condizioni competitive" dal
2003 ad oggi siano cambiate "al punto da giustificare la modifica degli
impegni". Secondo gli esperti con un successo Sky aumenterebbe il suo peso
competitivo in Italia, anche se una eventuale scelta in questo
senso di Bruxelles non certificherebbe la fine del duopolio nel mercato della
pubblicità, oggi in mano a Rai e Mediaset. La
partita italiana, inoltre, si inserisce in un contesto europeo più ampio nel
quale Newscorp sta cercando di entrare da protagonista anche in Spagna e
Germania (acquisizioni di Digital Plus e Premiere) arrivando a formare un
imponente network pan-europeo. Intanto ieri il sottosegretario per le
Comunicazioni, Paolo Romani, ha visto a Bruxelles la Kroes per parlare della
legge Gasparri, sotto infrazione Ue e a rischio di rinvio presso la Corte di
giustizia. Al momento la Commissione ha scelto di riaprire il dialogo con
l'Italia, ma solo a settembre si capirà con quale esito.
( da "Repubblica, La" del 31-07-2008)
Argomenti: RAI MEDIASET
Economia Il mercato
Tv, nuovi editori internazionali ammessi al nostro digitale terrestre Nuovi
editori si affacciano alla tv italiana. Sono quelli che Rai, Mediaset e Telecom dovranno ospitare sui loro ripetitori in digitale
terrestre, pagando un fitto. L'Autorità per le comunicazioni, ieri, ha
approvato la graduatoria degli editori vincenti che avranno accesso al 40%
degli spazi trasmissivi. Tra le realtà nuove: gli inglesi di Top Up Tv
(low cost) e americani della Qvc (televendite). Tra gli editori già noti:
Disney, Time Warner e Class.
( da "Unita, L'" del 31-07-2008)
Argomenti: Berlu Saccà
Stai consultando
l'edizione del Alitalia, e pensare che criticavano Prodi Cara Unità, l'Alitalia
doveva rimanere italiana (mai dialogo con Air France), il presidente dell'Arpac
si faceva fotografare sorridente sotto il braccio di Berlusconi.
I giornalisti servi all'attacco di Prodi (che grande uomo!), che voleva
distruggere un patrimonio italiano! Adesso gli esuberi sono 5 mila, si riapre
il dialogo con Air France,i sindacati devono tacere pena 20 mila licenziamenti,
ma io non vedo e non sento nessuno (o quasi) giornalista tuonare contro il
governo o gridare al tradimento, forse è vero come la famosa pubblicità del
gelato (two is meglio che one), 5000 esuberi sono meglio di 2000? Cordiali
saluti Imma Fiorillo Alitalia, ora i licenziamenti sono raddoppiati Cara Unità,
Berlusconi oggi dice: meglio 5000 esuberi che 20.000
esuberi, cioè la chiusura, con una battuta alla Catalano, ma con Air France
erano 2.000, questo lo ricorda o no?I lavoratori Alitalia di sicuro lo
ricordano, ma anche i loro sindacati, che sbagliaronoopponendosi ad Air France
Giovan Sergio Benedetti, Lucca Emergenza sociale Non c'è solo la spazzatura
Cara Unità, si susseguono le iniziative delle varie autorità per "pulire"
le nostre città. Ogni giorno poveri disgraziati che sopravvivono vendendo merci
di ogni tipo e che - cosa importante - fanno vivere famiglie e intere comunità
nei loro paesi di origine, vengono sottoposti a sequestri e trattamenti che è
difficile definire "rispettosi" della persona. Barboni e disadattati
vari vengono allontanati in maniere che non sono riservate ai
"normali" cittadini da un luogo all'altro... Nessuno si interessa del
disagio crescente, non ci sono più interventi nel sociale , i disgraziati che
scappano dalla morte e dalla fame nei paesi poveri muoiono o sbarcano in
Sicilia, le spese per la cooperazione spariscono. È questo il modello di
società dei valori (Cristiani??) che stiamo costruendo? Luca Balzi Cambiare
linguaggio per essere vicini alla gente Cara Unità, mi sembra di aver capito
che il petrolio, in America stia scendendo di prezzo. perché in Italia il
prezzo della bezina resta invariato? E quando i giornali, i sindacati e i
politici cominceranno a parlare un linguaggio chiaro e comprensibile? Sapete
che molta gente non è in grado di capire cosa voglia dire una legge , ma anche
di cosa parli un politico, specialmente per le poche frasi che la Tv trasmette
o un sindacato. Le uniche cose chiare ... sono stete fino ad ora ... gli spot
di Berlusconi. Non sarà poi per questo che alla fine
riesce anche a convincere? Buona giornata a tutti. Gabriella Rovatti Rom,
impronte, xenofobia per fortuna c'è la pausa estiva Cara Unità, lui, il
ministro della paura, delle impronte digitali anche dei bimbi rom, dello stato
d'emergenza, dei soldati, oltre che le camice verdi, a pattugliare per le
strade, strilla, in Parlamento, la sua indignazione contro il Consiglio
d'Europa, che accusa l'Italia di violazione dei diritti umani e rischio
xenofobia. S'indigna lui, il responsabile! Povero Paese nostro; noi che
l'abbiamo contestato ed abbiamo protestato cosa dovremmo dire e fare? Cotroneo
scrive che non abbiamo protestato abbastanza. È vero, ma cosa potevano fare di
più contro la deriva xenofoba, i cittadini indignati oltre che aderire agli
appelli, alle manifestazioni locali e rassegnarsi a vedere l'opposizione in
Parlamento incapace di uscire da quelle quattro mura. Come se "l'andiamo
da soli" elettorale si fosse trasformato in "facciamo da soli"
rivolto a quei cittadini che chiedevano più partecipazione e pressione contro
l'escalation di malefatte che il governo ha infilato una dietro l'altra nel
giro di soli due mesi. Per fortuna che ci sarà la pausa estiva! Per l'autunno
sarà necessaria la mobilitazione continua (altro che 25 ottobre!) dei cittadini
democratici (in senso lato) per fermare le mascalzonate governative e per non
dirci poi che avremmo dovuto fare di più. Cordiali saluti
Mario Sacchi, Milano Ai lettori Errore nella rubrica "Sagome" Cara
Unità, per uno spiacevole errore, nella rubrica Sagome di Fulvio Abbate, uscita
sul giornale di ieri, è stato pubblicato un testo sbagliato. Chiediamo scusa
all'autore e ai lettori.
( da "Corriere della Sera" del 31-07-2008)
Argomenti: RAI MEDIASET
Corriere della Sera
- NAZIONALE - sezione: Cronache - data: 2008-07-31 num: - pag: 18 categoria:
REDAZIONALE Internet L'azienda: online 4.600 filmati, perse 315 mila giornate
di visione dei telespettatori. Il presidente Siae: presto
ricorsi analoghi Mediaset
denuncia YouTube: danni per 500 milioni "Video diffusi
illecitamente". La replica: procedimento che minaccia la libertà della
Rete La citazione, depositata al Tribunale civile di Roma, è stata notificata
anche a Londra e Los Angeles MILANO - Mediaset chiede 500 milioni di euro a YouTube, il bacino di filmati
online controllato da Google contro cui l'azienda di Cologno Monzese ha
depositato una citazione al Tribunale civile di Roma (notificata anche a Londra
e Los Angeles) per "illecita diffusione e sfruttamento commerciale di file
audio-video di proprietà delle società del gruppo". La richiesta riguarda
il solo "danno emergente" a cui saranno aggiunte "le perdite
subite per la mancata vendita di spazi pubblicitari sui programmi illecitamente
diffusi in rete". Come "Zelig", "Striscia la Notizia",
consultabili sul sito su cui vengono caricati ogni giorno 13 ore di video al
minuto. Un caso senza precedenti in Italia che stuzzica gli esperti di diritto
di Internet e che per YouTube potrebbe voler dire rinunciare alla politica di
"condivisione" che ha caratterizzato il sito web dalla sua nascita
(tre anni e mezzo fa). "Si tratta di una battaglia - spiega Luigi Manna,
avvocato esperto in diritto dell'informazione e proprietà intellettuale - tra
utenti che vogliono usare Internet come mezzo di condivisione, provider che
vogliono continuare a vivere di questi contenuti e i soggetti come Mediaset che hanno tra i loro asset fondamentali proprio la
difesa del copyright ". Un'iniziativa che non rimarrà isolata secondo il
presidente Siae Giorgio Assumma: "Molti altri titolari di diritti su
prodotti audiovisivi stanno per intraprendere azioni analoghe - ha spiegato - e
se il tribunale darà ragione a Mediaset non ci saranno
vie d'uscita per una più ampia libertà di riproduzione da parte degli organi di
stampa ". In caso contrario, ha aggiunto Assumma, "si aprirà uno
scenario di liberalizzazione che dovrà essere regolato da nuove normative di
legge". Solo pochi giorni fa Telecinco, controllata spagnola dell'azienda
di Berlusconi, ha vinto in primo grado contro YouTube una causa simile e il
tribunale di Madrid ha imposto la rimozione dal web dei filmati protetti da
copyright oltre al versamento di 100 mila euro. Ma anche negli Stati Uniti il
gruppo dei mass media Viacom (titolare di Mtv) ha chiesto a YouTube un miliardo
di dollari per 160 mila video protetti dal diritto d'autore messi in rete. Stessa
cosa per il gruppo televisivo francese Tf1 che a fine
( da "Stampa, La" del 31-07-2008)
Argomenti: RAI MEDIASET
Buongiorno In Mediaset virtus Massimo Gramellini Mediaset
ha chiesto 500 milioni di risarcimento a YouTube, che le carpisce a sbafo i
programmi per arricchire la sua sterminata videoteca su Internet. Ecco una di
quelle notizie che ti fanno invecchiare. Appartengo alla generazione cresciuta
con la tv privata e ricordo tutti i passaggi della sua giovinezza, assai più
scapestrata della mia perché vissuta sempre sul filo della legge. Mamma Rai era
l'istituzione, la sicurezza, la noia. Mediaset (che allora si chiamava Fininvest) il figlio ribelle che faceva
il surf sopra le regole e inondava ogni spazio non transennato. Ricordo i
programmi registrati su cassetta e trasmessi dalle emittenti regionali in
contemporanea per eludere il divieto della diretta nazionale. Le guerre
delle antenne combattute all'ultimo interruttore: i pretori spegnevano e zio
Craxi riaccendeva. La leggenda dei solenni accordi di spartizione pubblicitaria
con la concorrenza, firmati il venerdì per entrare in vigore il lunedì
successivo, ma resi cartastraccia durante il weekend, quando si narra che gli
uomini del Biscione vendettero tutti gli spot dei mesi a venire. Che rapidità,
che energia, che faccia tosta. Gli anni sono passati. Non per il proprietario,
che resta un ragazzino allergico alle istituzioni persino adesso che le ha
occupate. Ma per noi e per l'azienda che, raggiunta la mezza età, è costretta a
usare gli antichi mezzi di Mamma Rai, le leggi, per
difendersi dalle scorribande dei nuovi giovani di YouTube: pieni anch'essi di
energia, rapidità, faccia tosta. E senza neanche uno zio socialista a coprire
loro le spalle.