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tARTICOLI DEL 27-4-2008 #TOP
·
Articoli
Nord (63)
Pro-am/2 A Riolo sì che bisogna esserci. Per
beneficienza ( da "Giornale.it, Il"
del 27-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract:
Bossi Il
Cavaliere: "Incontro soddisfacente"Reggio Calabria, trovata microspia
in procura Siti amici Il Mondo del Golf La Federazione Lifeinthetrap World Golf
Village Siti utili Alps Tour L'Open.Solo l'Open Ladies European Tour Le
proettes del Tour americano PGA European site Pgatour Sunshine Tour The Royal
and Ancient Golf Club Of St Andrews April
Partiti
dalla Calabria nel 1998, erano i boss della provincia
( da "Stampa,
La" del 27-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract: L'ESCALATION L'EPILOGO Partiti dalla Calabria nel 1998, erano i boss della provincia A marzo viene arrestato Belfiore, la loro corsa è finita.
Ritorna
nel Cusio il vescovo di Baghdad ( da "Stampa, La"
del 27-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract: è legato da lunga amicizia con don Renato Sacco, parroco di Cesara e Arola ed esponente nazionale di Pax Christi. Don Sacco si è recato a febbraio a Mosul, nel nord dell'Iraq dove ha incontrato Warduni ed il vescovo Paulus Faraj Rahho rapito alla vigilia di Pasqua e ritrovato morto alcuni giorni dopo.
Fotografia
( da "Stampa,
La" del 27-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract: Nord, via Postiglione - zona industriale Vadò. Fino al 30 foto di Bolivia, Brasile e Madagascar di Stefano Stranges e Alberto Albano e foto di Teresa e Antonio Retta. GEORGIA, I MILLE VOLTI DELL'INDIPENDENZA. Foto di Maurizio Gjivovic che documentano i numerosi centri collettivi che ospitano profughidell'Abkhazia e dell'
IL
CARROCCIO E IL GRANDE CERIMONIERE
( da "Stampa,
La" del 27-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract: Bossi china la testa, ma a patto che nemmeno Letta ricopra quel ruolo. E pareggia il derby Milano-Roma. Dunque, Berlusconi non avrà un vice. O meglio, Letta continuerà a svolgere quel ruolo che ricopre da sempre (sottosegretario alla Presidenza del Consiglio), con il personale prestigio che gli deriva dalla simbiosi col Cavaliere,
Governo,
stop alla lega ( da "Repubblica, La"
del 27-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract: Dopo l'incontro di ieri con i vertici del partito di Bossi, il presidente del Consiglio in pectore è orientato a non nominare vicepremier: Gianni Letta sarà sottosegretario alla presidenza, mentre a Calderoli andrà un dicastero senza portafoglio. Per Bossi, invece, si pensa a un "ministero del Federalismo".
"non
deve essere il governo del nord con calderoli eravamo sbilanciati" -
claudio tito ( da "Repubblica, La"
del 27-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract: di Calderoli potessero spostare il fulcro del centrodestra troppo verso nord, condizionare l'azione della coalizione e compromettere pure il dialogo con il Pd. Un peso l'ha avuto anche la lettura regione per regione dei dati elettorali. Dati che hanno confermato un passo indietro del Pdl al nord e un netta affermazione al sud.
Il
piccolo disgelo di imprese e operai - giuseppe turani
( da "Repubblica,
La" del 27-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract: netta scelta di tanta parte del Nord Est per la Lega di Bossi. E qui la cosa si complica perché in quelle regioni e in quelle città c'è la parte "nuova" del capitalismo italiano, quella che si muove di più, quella più post-fordista e quindi quella più interessante. Il fatto che quel pezzo di Italia abbia voltato le spalle alla politica tradizionale e abbia scelto di puntare su Bossi,
Intesa
tra berlusconi e lega "palazzo chigi senza vicepremier" - paolo
berizzi ( da "Repubblica, La"
del 27-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract: Bossi ministro per il federalismo: "Trovata la quadra" PAOLO BERIZZI MILANO - Dicono entrambi che è stato un incontro soddisfacente, che si è trovata la "quadra". Che sarebbe questa: Bossi ministro per le Riforme, ma con il federalismo al primo punto dell agenda, Maroni all'Interno, Calderoli all'Attuazione del programma (
Silvio
nel fortino del senatur, come nel '94
( da "Repubblica,
La" del 27-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract: Bossi a Gemonio. Soprattutto dopo la malattia che lo ha colpito a marzo del 2004. Indelebili, nell'album leghista delle foto-ricordo, la "Foto di Yalta" scattata a settembre 2007: Berlusconi, Bossi e Fini sotto il pergolato di Gemonio. Altro scenario, decisamente più suggestivo, nell'estate del 2004: Silvio e Umberto si fanno immortalare a passeggio nel parco di Villa Certosa a Porto
Lo
specchio d'italia è sempre più rotto - (segue dalla prima pagina)
( da "Repubblica,
La" del 27-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract: Bossi ha una sua idea di Paese nord e di tutto il resto si disinteressa. Ma gli industriali italiani non sono solo al Nord. La Confindustria di Montezemolo sembrò avere una sua idea di Paese e si interessò di legge elettorale e di altre questioni istituzionali. La signora Marcegaglia cambia rotta?
La
questione della sinistra - massimo l.salvadori
( da "Repubblica,
La" del 27-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract: di Bossi, il padano che non molla; di Veltroni, che non si sa se abbia fatto bene o male a non attaccare più decisamente l'avversario; di Bertinotti, che, dopo aver vestito i panni del rinnovatore della sua sinistra, è stato messo sotto accusa da coloro che pensano di aver perso così rovinosamente anche per non aver riproposto il simbolo di falce e martello.
Tav,
scatta l'ora della verità "discutiamo del percorso" - paolo griseri
( da "Repubblica,
La" del 27-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract: di aver avuto una linea troppo accondiscendente verso la realizzazione della Torino-Lione, ha scelto il voto a Bossi nella speranza che la Lega torni all'antica impostazione anti-Tav che aveva abbandonato negli anni scorsi per abbracciare Berlusconi e Martinat. Il numero uno di An in Piemonte potrebbe tornare ad occuparsi del dossier Torino-Lione come viceministro dei trasporti.
Al
di là dei funambolismi delle bandiere rosse - ettore boffano
( da "Repubblica,
La" del 27-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract: Lega Nord di Umberto Bossi (ma non possedendone un'analoga capacità di mobilitazione politica). In realtà, però, la spinta propulsiva di quella vittoria si è dissolta con il passare dei mesi e non è più riuscita a contare (a cominciare dall'anonimato politico del segretario regionale Morgando) né nella discussione interna al partito e nelle scelte delle candidature per le urne del
Brevi,
schede e richiami 5 ( da "Repubblica, La"
del 27-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract: Bossi. Lavoro composto con molta attenzione ai significati del testo e caratterizzato dalla ricchezza dell'armonia, la Messa, scritta nel 1937 per Coro a cappella a tre voci, può essere interpretata da un Coro femminile, maschile o di voci bianche: qui è affidata all'ottimo Ensemble vocale femminile del Teatro alla Scala di Milano con Alessandro Foresti all'
"due
ministri e sei sottosegretari" siciliani in pressing su berlusconi -
antonio fraschilla ( da "Repubblica, La"
del 27-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract: quello con Umberto Bossi, che si è tenuto ieri a Milano nella sede della Lega. A Palazzo Grazioli gli ambasciatori della Sicilia erano il segretario regionale del partito, Angelino Alfano, e il futuro presidente del Senato Renato Schifani. La linea illustrata da Berlusconi per comporre le caselle del governo è semplice: "Dare una rappresentanza alle varie regioni,
Truffe
sui fondi della 488 cuffaro querela il pentito - alessandra ziniti
( da "Repubblica,
La" del 27-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract: relative agli affari dei boss di Villabate Mandalà e dei loro imprenditori di riferimento e che poi cedette a due amici che riferisce essere massoni: Giovanni Quattrone e Aldo Vitale. E grazie ad un'altra società, la Management srl, costituita insieme all'ex deputato Giuseppe Acanto, Campanella sarebbe riuscito a fare avere contributi anche a Bernardo Provenzano per la Mare Nostrum,
In
rotta il clan lo piccolo c'è un quinto collaborante
( da "Repubblica,
La" del 27-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract: confessioni di Giacomo Greco Il pentito numero cinque del clan dei boss Salvatore e Sandro Lo Piccolo si chiama Angelo Chianello, ha 43 anni e da oltre un mese sta riempiendo verbali su verbali nella sua collaborazione con i magistrati di due Direzioni distrettuali antimafia: quelle di Palermo e di Milano. Chianello è stato trasferito dal carcere dell'Ucciardone all'insaputa dei familiari,
L'immutabile
classe dirigente - nino alongi ( da "Repubblica, La"
del 27-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract: di Umberto Bossi, di Antonio Di Pietro e di Raffaele Lombardo. Tre leader che incarnano esigenze largamente avvertite dalla popolazione, solo che le esprimono in modo paradossale con più attenzione agli umori della gente che alla logica della politica e senza alcun rispetto della memoria storica, della complessità nazionale e internazionale e spesso della stessa grammatica.
L'impegno
di berlusconi "riporterò la civiltà a napoli" - ottavio lucarelli
( da "Repubblica,
La" del 27-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract: Silvio Berlusconi incontra Bossi e poi, passeggiando nel centro di Milano, torna a parlare della città prescelta per la prima riunione del nuovo governo ma anche per un suo periodico soggiorno settimanale fino a quando il problema dei rifiuti non sarà avviato a soluzione.
Aiutatemi
a salvare anna dalle mani dei boss - luigi merola
( da "Repubblica,
La" del 27-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract: Napoli AIUTATEMI A SALVARE ANNA DALLE MANI DEI BOSS LUIGI MEROLA H o seguito anch'io da casa, in settimana, come tanti la trasmissione "Annozero" di Michele Santoro. I relatori invitati sono stati molto bravi nell'analizzare il fenomeno della camorra casertana. Ma a questo tipo di analisi e trasmissioni io, come prete e come educatore, dico basta.
Voto
nei comuni, urne aperte dalle 8 - davide carlucci
( da "Repubblica,
La" del 27-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract: Lega Nord e due civiche (Faggi sindaco e Sondrio Unita), che ora spera di intercettare il voto della Destra, di Sondrio Liberale, dell'Udc e dei Popolari retici. A Bresso, 26.800 abitanti, il candidato del centrosinistra, Fortunato Zinni, parte favorito, con il 45,2 per cento dei voti, contro Roberto Cassamagnaghi,
La
richiesta del governatore "un ministro formigoniano" - andrea
montanari ( da "Repubblica, La"
del 27-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract: dopo il suo incontro con Umberto Bossi, e lo rivedrà domani. Al leader del Popolo delle libertà il governatore ha ribadito le sue condizioni per restare al Pirellone. La garanzia di essere il candidato alla Regione anche nel 2010, carta bianca sull'imminente rimpasto della giunta e la certezza che gli saranno assegnate deleghe speciali sull'Expo 2015.
Pizzo
sui defunti il boss: "l'ho fatto per salvare il posto"
( da "Repubblica,
La" del 27-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract: interrogatorio di Di Cosola Pizzo sui defunti il boss: "L'ho fatto per salvare il posto" Un tentativo di salvare la ditta che l'aveva assunto, di garantire la salvaguardia dei posti di lavoro, il suo e quello di un altro dipendente. Ha spiegato così al gip Jolanda Carrieri, che lo stava interrogando, le sue presunte pressioni nei confronti degli infermieri necrofori dell'
Il
ragazzo con la pistola imponeva il baciamani - mara chiarelli
( da "Repubblica,
La" del 27-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract: Il 17enne, che ad agosto ne compirà 18, è figlio di un boss di Bari vecchia e, sin da quando ne aveva 11, si è fatto conoscere dalle forze dell'ordine. Nell'estate del 2001 fu fermato dai carabinieri in un vicolo: in un sacchetto di carta, avvolta in uno strofinaccio, aveva una pistola usata per un delitto.
Brevi,
schede e richiami 4 ( da "Repubblica, La"
del 27-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract: Rosaria non vorrà sottostare a tentativi volgari di seduzione da parte del boss del quartiere. Un Don Ciro non privo d'aitante protervia che Massimiliano Rossi disegna con odiosa precisione. Racconto di disperata cupezza, si sviluppa però con qualche avarizia di soluzioni. Bella prova anche di Loredana Simioli in equivoca invadenza corposa e di Gioia Miale in nervosa contrapposizione.
Brevi,
schede e richiami 3 ( da "Repubblica, La"
del 27-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract: Fabrizio Bosso dalle 22 al Rising Mutiny, via Bellini. Info 347 804 4559 e 335 879 0428. AROUND MIDNIGHT I chitarristi Antonio Onorato e Aldo Farias dalle 21.30 all'Around Midnight, via Bonito. Prenotarsi ai numeri 081 742 3278 e 333 700 5230. TINTADIROSSO Dalle 18 al Tintadirosso in via San Biagio dei Librai Photo Exhibition di Martin Errichiello e Salvio Morrone e dj set di Silvia D'
Palermo,
murales col volto del superboss latitante - salvo palazzolo
( da "Repubblica,
La" del 27-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract: e nel paese natale del boss, Castelvetrano (Trapani), sulla facciata dei nuovi uffici comunali. La firma è la stessa del primo disegno in stile pop art di Andy Warhol comparso a Palermo, dietro la cattedrale: "F.A" e il simbolo del dollaro. Resta un mistero il significato dell'immagine: "Potrebbe essere un incitamento alla cattura",
Bomba
sotto l'auto, imprenditore in fin di vita - giuseppe baldessarro
( da "Repubblica,
La" del 27-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract: boss di Castellace. L'esplosione alle 8,25 del mattino. Sotto la Mercedes di Princi - parcheggiata vicino casa a Gioia Tauro - nella notte è stato sistemato un ordigno ad alto potenziale. Tritolo, innescato da un timer fatto partire con un telecomando a distanza quando l'imprenditore si è avvicinato all'auto.
L'incontro
- rodolfo di giammarco ( da "Repubblica, La"
del 27-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract: solido e tragico boss corleonese della mafia (milleduecento morti sulla coscienza), con l'oggi trentatreenne Claudio Gioè, l'attore palermitano mite, misurato e sottile, volto flemmaticamente sorridente, interprete apprezzatissimo della parte del re ombra di Cosa Nostra nella fiction Il capo dei capi che i registi Enzo Monteleone e Alexis Sweet e gli sceneggiatori Bises,
In
bilico il bipolarismo milano-roma ma l'onda-pdl non ricompatta il paese -
(segue dalla prima pagina) ilvo diamanti
( da "Repubblica,
La" del 27-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract: Lega e il Centrodestra conseguono successi travolgenti. Strappano al centrosinistra Verona, Monza, Alessandria, Gorizia, Asti. Il vento è cambiato. Un vento freddo e impetuoso. Soffia a Nord. E corre ovunque, nel Paese. Abbiamo descritto in modo analitico e un poco pedante la successione di risultati che caratterizzano il voto politico e amministrativo nel corso della seconda Repubblica.
Meglio
muti come Mangano ( da "Unita, L'"
del 27-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract: dedicati al boss Matteo Messina Denaro, denunciando il tentativo di farne un mito per le nuove generazioni. Giustissimo. Non sia mai che questo assassino ricercato si monti la testa e creda di essere un eroe come Vittorio Mangano, l'uomo che, condannato a due ergastoli per tre omicidi, non si è mai pentito e ha rifiutato di parlare dei suoi intensi e pluriennali rapporti con Dell'
Berlusconi
corre da Bossi per evitare la rottura Prima tregua armata nel futuro governo:
nessun vicepremier, a Calderoli l'attuazione del programma
( da "Unita,
L'" del 27-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract: Alla fine sembra che la "quadra" (come dice Bossi) sia stata trovata: nessun vice di Berlusconi. Calderoli non farà il vicepremier (ma neanche Gianni Letta) e avrà il Programma, mentre allo stesso Bossi andranno le Riforme. Inoltre la Lega avrà l'Interno con Maroni e l'Agricoltura con Zaia.
Ordine
dei Giornalisti Beppe, è una battaglia antica... Caro Direttore, vorrei dire a
( da "Unita,
L'" del 27-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract: a Omnibus dove l'ex ministro ha detto che la legge Bossi-Fini ha finito per regolarizzare i clandestini (ecco perché erano calati 4-5 anni fa.). Mi ricordo bene il manifesto di FI quando era al governo: "-40% di clandestini!", ma guarda un po'. Francamente io vorrei maggiore chiarezza da parte di tutti.
La
posta in gioco ( da "Unita, L'"
del 27-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract: nelle parole irresponsabili di Berlusconi che, per beghe elettorali (e forse anche per obbedire alla Lega di Bossi) calunnia Roma come modo per aprire la stagione turistica. Fate in modo che si senta, ben chiara, una voce diversa. Anche per far sapere che la salute mentale non è perduta del tutto in Italia. Votate Roma. furiocolombo@unita.it.
PALERMONuovo
murales di Messina Denaro ( da "Unita, L'"
del 27-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract: del PALERMONuovo murales di Messina Denaro UN NUOVO MURALES con il volto del boss mafioso Messina Denaro è comparso nel centro storico di Palermo. L'immagine a colori imita lo stile di Warhol. Il disegno è uguale a quello trovato nei giorni scorsi su un muro alle spalle della Cattedrale. Secondo gli ambienti giudiziari il disegno "porta a mitizzare l'immagine di un boss latitante".
Reggio,
i boss spiano la Procura Trovata microspia nell'ufficio di Gratteri
( da "Unita,
L'" del 27-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract: Stai consultando l'edizione del Reggio, i boss spiano la Procura Trovata microspia nell'ufficio di Gratteri di Enrico Fierro / Roma I boss della 'ndrangheta controllano i magistrati calabresi, ne seguono le mosse, ne ascoltano i colloqui. Sanno tutto dei loro movimenti e di quello che fanno.
Bossi
la spunta: non ci saranno vicepremier Berlusconi corre nella sede della Lega.
Il segretario padano ottiene Calderoli all'Attuazione del programma
( da "Unita,
L'" del 27-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract: Presente anche stavolta insieme a Bossi e Calderoli e il futuro capogruppo alla Camera Roberto Cota, mentre ad accompagnare Berlusconi c'erano Aldo Brancher e Valentino Valentini. Bocche cucite all'uscita (a doppio filo quelle di Bossi sui nomi) il leader del Pdl commenta con un "incontro soddisfacente" ma si capisce che la partita non è chiusa del tutto.
La
chiave Il Senatùr si tiene il federalismo, per Calderoli ministero con il
programma e altre deleghe ( da "Stampa, La"
del 27-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract: GOVERNO LA STRETTA FINALE La chiave Il Senatùr si tiene il federalismo, per Calderoli ministero con il programma e altre deleghe.
Perché,
professore, non si dimette da Tursi? <Ora provo, poi vedremo>
( da "Giornale.it,
Il" del 27-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract: Mi faccio largo tra i Bossi e intravedo le Mura aldilà della Costa. Spunta Dal Lago una Brunetta(?): sarà La Russa?. Dicono sia una donna di Ventura, Stanca ma Speciale: forse siamo anche Parenti ma non Brutti. Tutto intorno non si sente volare una Mosca. Lei si avvicina, ha con se una Pecorella, rasenta la Fontana, avanza e noto i suoi lineamenti Fini,
Niente
più vicepremier Letta sottosegretario Calderoli al Programma
( da "Giornale.it,
Il" del 27-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract: mentre il dicastero sarà di Bossi. Conferme per Maroni al Viminale e Zaia all'Agricoltura da Roma Il calendario delle prossime scadenze, in vista dell'accensione della macchina governativa, è ormai messo a punto. Il 6 maggio Silvio Berlusconi riceverà l'incarico dal Capo dello Stato e l'8 pomeriggio o il 9 mattina ci sarà il giuramento.
Berlusconi
da Bossi: <Ecco l'accordo> ( da "Giornale.it, Il"
del 27-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract: 101 del 2008-04-27 pagina 1 Berlusconi da Bossi: "Ecco l'accordo" di Redazione Il Cavaliere va nella sede della Lega. Trovata l'intesa: non ci saranno vicepremier Un accordo "che soddisfa entrambe le parti" sarebbe stato raggiunto tra Silvio Berlusconi e Umberto Bossi durante l'incontro nella sede della Lega a Milano.
<Veronica
leghista? È la prova che io e Umberto siamo coesi>
( da "Giornale.it,
Il" del 27-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract: Il fatto è che l'intesa con Bossi era appena stato raggiunta, con Berlusconi cortese a spiegare che "visto che Bossi è venuto da ma tantissime volte ho ritenuto di andare io da lui" e con il ruvido leader del Carroccio a dire che sì, è andata bene, "in questi giorni sono stato bravo e paziente.
Cgil
addio, in Sicilia ecco i pompieri <padani>
( da "Giornale.it,
Il" del 27-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract: Lega: "Contro i sindacati antidemocratici e accentratori di potere" Dalla Cgil al Sin.Pa, il sindacato padano della Lega Nord. Accade in Sicilia, ad Agrigento, e accade con le peggiori accuse. Lo "scontro aperto" all'interno del sindacato guidato da Guglielmo Epifani e il paventato passaggio al sindacato padano vede protagonisti un centinaio di Vigili del fuoco della provincia di
Il
reporter di guerra Steve Buscemi e la star della soap Sienna Miller
( da "Stampa,
La" del 27-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract: Il professor Mickey Rosa forma una squadra di giovani talenti in matematica per sbancare i casinò di Las Vegas: fra loro, l'intuitivo e bisognoso di soldi per pagarsi gli studi Ben. Il boss della zona cercherà di fermarli. Da una storia vera, dirige il cineasta del successo "La rivincita delle bionde". TRAME A CURA DI Daniele Cavalla.
Lo
sfogo dell'ultimo boss: "Più nulla da offrire alla politica"
( da "Giornale.it,
Il" del 27-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract: boss ha affidato le sue considerazioni a un amico a cui ha dato il colto nome in codice di "Svetonio" e il carteggio nelle mani degli investigatori mostra un boss pronto a trattate questioni scottanti, dalla politica, alla giustizia, alla fede, ma anche unuomo fatalista, rassegnato a un'esistenza che non gli piace per nulla,
Adolfo&Cosimo
Videopoker e bombe spa ( da "Stampa, La"
del 27-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract: nipote del boss Mario Ursino, apra l'Hermitage. L'attendismo di Peppe Belfiore finisce sotto accusa. La stagione delle bombe torna. E due attentati, falliti, si verificano davanti all'Hermitage di Macrì che non paga a quota ai Crea. I fratelli di Monasterace sono quasi al top, hanno messo un po' in disparte pure Peppe che conta e non poco,
Armosino
al sacrario dei Caduti per la Liberazione
( da "Stampa,
La" del 27-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract: DUE CANDIDATI PRESIDENTE Armosino al sacrario dei Caduti per la Liberazione Il 25 Aprile, Maria Teresa Armosino (nella foto) candidata alla presidenza della Provincia per Pdl e Lega Nord, ha partecipato alle celebrazioni, intervendo al sacrario dei Caduti al cimitero di Asti. Successivamente ha raggiunto Velfenera per presenziare alla commerazione promossa dai paesi del Pianalto.
I
luoghi degli incontri fra i due leader
( da "Stampa,
La" del 27-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract: Tutti i vertici I luoghi degli incontri fra i due leader Gemonio A casa Bossi, nel settembre 2007, si sono incontrati i tre leader del centrodestra: il Senatùr, Fini e Berlusconi. Che era venuto qui già nel 2004, la prima visita dopo il malore che aveva colpito il leader del Carroccio.
Killer
della mafia s'impicca in cella ( da "Stampa, La"
del 27-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract: Nord Italia e in Piemonte. Una amica dell'ucciso, Erika Pierno, che viveva a Torino in corso Salvemini, sparì misteriosamente pochi mesi dopo il delitto. La polizia di Torino la sta ancora cercando. Sulla morte di Giuseppe Clemente (che soffriva di depressione) non ci sarebbero misteri, anche se desta comprensibili dubbi un suicidio avvenuto in un bagno del reparto più sorvegliato
Il
Pdl esulta per le firme Asl ( da "Stampa, La"
del 27-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract: BANCHETTO AL MERCATO Il Pdl esulta per le firme Asl Sono 319 gli ovadesi che hanno aderito alla petizione promossa dal Pdl e Lega Nord per chiedere al Comune di revocare l'appoggio al trasferimento della sede dell'Asl a Casale: "È una scelta che può solo penalizzare l'ospedale ovadese" sostengono il coordinatore cittadino della Pdl, Saverio Caffarello, e il leghista Gianni Viano.
Il
divo in declino Morgan Freeman e la cassiera di supermercato Paz Vega
( da "Stampa,
La" del 27-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract: Il professor Mickey Rosa forma una squadra di giovani talenti in matematica per sbancare i casinò di Las Vegas: fra loro, l'intuitivo e bisognoso di soldi per pagarsi gli studi Ben. Il boss della zona cercherà di fermarli. Da una storia vera, dirige il cineasta del successo "La rivincita delle bionde". TRAME A CURA DI Daniele Cavalla.
Domani
la Provincia avrà il suo presidente
( da "Stampa,
La" del 27-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract: e Lega Nord e Roberto Peretti, sindaco di Villanova che può contare sul sostegno di "Pd" e Italia dei Valori. Il voto al primo turno ha assegnato ad Armosino il 44,1% di preferenze, allo sfidante il 26,4%. Si vota nei 266 seggi allestiti ieri pomeriggio in tutto l'Astigiano (78 sono nel capoluogo) oggi dalle 8 alle 22 e domani dalle 7 alle 15.
E
Bossi si sfoga: io fin troppo paziente
( da "Stampa,
La" del 27-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract: Bossi fa saltare tutto: "Meglio stare lontano dai rifiuti". Berlusconi offre i divani di villa San Martino: "Va bene, vieni ad Arcore". Bossi insiste: "No, io vado in via Bellerio". Si troveranno lì alle 4 del pomeriggio, nell'ufficio al secondo piano dove già nel '94 avevano messo giù l'elenco dei ministri del primo governo Berlusconi,
Corso
Trieste romanzo criminale ( da "Stampa, La"
del 27-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract: Intanto Miano boss dei catanesi in declino, intercetta in carcere uno del mandamento di Gioiosa Jonica. Gli dice: "Hai visto Caccia? L'abbiamo fatto noi. Ci dovete ringraziare". Mimmo finisce in carcere. È l'inizio di una lenta e inesorabile agonia. Peppe però rimane fuori dai giochi.
"Missione"
a Scutari per favorire lo sviluppo dell'agricoltura albanese
( da "Stampa,
La" del 27-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract: una delle città più importanti dell'Albania, nel Nord del Paese, al confine con il Montenegro. L'obiettivo non è un vero gemellaggio, ma una cooperazione internazionale legata al mondo dell'agricoltura e la conoscenza dei luoghi da cui provengono la maggior parte degli albanesi immigrati negli ultimi anni a Saluzzo.
A
PALERMO IL PADRINO E' IN VERSIONE POP
( da "Stampa,
La" del 27-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract: autore del murales in onore del boss mafioso Matteo Messina Denaro, riprodotto - ai piedi della stupenda cattedrale normanna - in quattro pose con lo stile che rese famoso il "Mao" di Andy Warhol. Un vero, appassionante "giallo" attraversa gli umori di una città che sempre più raramente dà segni di vitalità di fronte ai temi dell'onorata società.
Moglie
e marito arrivati da lontano ( da "Stampa, La"
del 27-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract: politiche il radicamento lento e costante degli stranieri in Italia, soprattutto al Nord, e la paura che si è trasformata in voti a favore della Lega. Paura per alcuni, ma anche attrazione per altri. Se un matrimonio su sette ha almeno un immigrato come partner - se non entrambi - sono proprio le coppie miste ad avere il maggior peso in questo 13% di nozze.
Silvio
in via Bellerio, 14 anni dopo ( da "Stampa, La"
del 27-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract: Certo Berlusconi da Bossi c'è andato diverse volte, ma i luoghi erano legati alle condizioni di salute del Senatur, dopo il malore del 2004: il cardiocentro di Lugano, la clinica di Brissago dove Bossi ha trascorso il periodo di riabilitazione. E poi la casa di Gemonio, dove gli incontri assumevano un sapore di festa familiare.
[FIRMA]ROCCO
VALENTI REGGIO CALABRIA Un botto seguito dal rumore della ferraglia che si
sparge ( da "Stampa, La"
del 27-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract: fu ucciso il boss Rocco Molè) ha portato alla luce una guerra interna a una consorteria una volta granitica. Già, ma che c'entra Princi? Vendetta trasversale per via di una parentela della moglie con affiliati alla cosca Mammoliti di Oppido Mamertina? O, piuttosto, un segnale agli imprenditori per riaffermare la supremazia di una famiglia di '
Dalle
pieghe dell'inchiesta dello Sco della squadra mobile Gioco duro (6 arresti, 1
( da "Stampa,
La" del 27-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract: gruppo di outsider decisi a liberarsi dal controllo dei boss. In questo contesto, le dichiarazioni del pentito X (niente, nome, per ragioni di sicurezza) rese ai pm di Torino nel novembre 2006. Premessa degli inquirenti: "Il contrasto per il predominio nell'ambito delle bische clandestine tra gruppi contrapposti, ha nel recente passato, determinato l'omicidio di Vincenzo Casucci,
Berlusconi
solo al comando ( da "Stampa, La"
del 27-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract: Fumata bianca tra il Cavaliere e la Lega, diviso in due il ministero delle Riforme. Per Silvio resta il nodo-Formigoni Berlusconi solo al comando Calderoli e Letta non saranno vicepremier. Roma, sfida all'ultimo voto.
I
leghisti firmano il Patto subalpino
( da "Stampa,
La" del 27-04-2008)
Argomenti: La Lega
Abstract: segretario regionale della Lega Nord e vicecapogruppo alla Camera. "Con la firma del "Patto Subalpino" - spiega Cota - tutti i deputati e senatori piemontesi della Lega si impegnano davanti ai cittadini a svolgere il loro mandato avendo ben chiari gli obiettivi da conseguire nell'interesse del Piemonte".
( da "Giornale.it, Il" del 27-04-2008)
Argomenti: La Lega
Scusate se riprendo
il discorso dell'esserci o dell'apparire a proposito delle Pro-Am. Lo riprendo
perchè l'occasione che mi arriva sulla scrivania è di quelle perfettamente
idonee allo scopo. Accade, a Riolo, un club fresco di restyling, grazie
all'arrivo, un anno fa da Brescia, del nuovo mecenate Roberto Tomasoni , e alla
supervisione di Marco Tomasoni . Ora si può giocare su un bel 18 buche da
campionato e, come degna cornice, sono state realizzate oasi fiorite su ogni
tee di partenza e messe a dimora circa 1.200 piante ad alto fusto. E' operativo
anche un nuovo staff con il direttore, Leonardo Lucchetti, e la segretaria,
Silvia Sanna, che ha stilato un Calendario di 72 giorni di gare, tra cui la
manifestazione benefica, che merita la nostra segnalazione e l' appoggio di
Golf in Goal , la squadra dei calciatori golfisti E questo è il punto. Perchè
il Golf Club La Torre di Riolo con il patrocinio del Comune e in collaborazione
con l'Atletico Van Goof e la Società sportiva Riolese Calcio ha organizzato per
martedì 29 e mercoledì 30 un doppio appuntamento benefico. Dove, per una volta
tanto, sarà meglio esserci che apparire. Ed esserci da protagonisti o almeno da
tifosi. Martedì alle 19 ci sarà un triangolare di calcio tra la Nazionale
italiana golfisti, Atletico Van Goof e Riolese calcio: tre tempi da trenta
minuti ciascuno. Mercoledì 30, seconda parte dell'iniziativa, con le 18 buche
della Pro Am sul nuovo percorso riolese. Sono già iscritte, che io sappia, una
ventina di squadre con l'adesione di molti pro noti tra cui Scarpa,
Grappasonni, Bisazza, Trillini, Nistri. Mentre, sul fronte calciatori ed ex, ci
saranno Marronaro, Da Re, Bia, Binotto, Dionigi, Sacchetti. Il ricavato del
doppio appuntamento agonistico andrà alla Pubblica assistenza di Riolo. Va da
sè che anche il triangolare di calcio promette spettacolo perchè l'Atletico Van
Goof presenterà una formazione inedita, composta da vecchie glorie del calcio e
da artisti dello spettacolo . Ci saranno Arrigoni del Bologna,Villa, Torrisi,
Agostini, oltre a Andrea Mingardi e Zanotti. E non mancherà lui, il capitano
della squadra, Gene Gnocchi. Quindi, se non manca lui, vi consiglio di esserci.
E anche di apparire. Perchè in questo caso la causa è sacrosanta. Buon
divertimento, dunque Scritto in Varie Non commentato " (2 votes, average:
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Commenti Invia questo articolo a un amico 20Apr 08 Figli d'arte:
bravi,bravissimi o .negati? E' scientificamente provato che il figlio di un
grande chirurgo non sempre è un grande chirurgo. Stesso discorso vale per il
figlio o la figlia di un principe del foro, di uno straordinario giornalista o
di un campione dello sport. Mi vado ad infilare in questo tormentato percorso
perchè ho appena ricevuto una sconfortante e-mail di un lettore che lamenta
l'assoluta svogliatezza con la quale il suo giovane insegnante di golf, figlio
di un noto e stimato maestro di golf impartisce le lezioni. Il nostro lettore
parla, cito testualmente "di un modello obsoleto di insegnante da campo
pratica che non fa altro che ripetere meccanicamente la trita frase: tieni la
testa bassa. Per il resto non aggiunge consigli, non aggiunge tecniche di
ripresa nè di registrazione, non adotta l'ausilio di mezzi e strumenti efficaci
per meglio far comprendere la dinamica di un colpo". Niente di niente.
Insomma, secondo il nostro lettore, trattasi di un maestro negato sia sul fronte
della didattica sia sul fronte della capacità di trasmettere quell'entusiasmo
che dovrebbe animare un neofita. Che, con tutte le perplessità del neofita si
avvicina ad un nuovo sport. Se così fosse realmente, e non ho ragione di
dubitare delle sue parole, mi schiero decisamente dalla sua parte. Ma nel
contempo vorrei offrirgli una via d'uscita onorevole e sacrosanta. Cambi, se ne
vada. Lo molli lì, quel maestro per modo di dire , sotto la tettoia del campo
pratica. A far la fame come è giusto che sia per un individuo così. Vedrà che
farà bene anche al vero falso maestro stare per un po'con la testa bassa.
Scritto in News, Varie Commenti ( 6 ) " (6 votes, average: 4.17 out of 5)
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articolo a un amico 17Apr 08 Pro-Am: essere o apparire atto secondo
Allora,vediamo di tirare un po'le somme . Io sono convinto che ci siano tante
piccole verità negli interventi che, anche in questa occasione gli internauti
legati al Blog dei Ferri Corti hanno voluto fare. Quindi ringrazio Dagro,
Andrea, Angelo e Giorgio perchè mi stanno aiuitando a vederci più chiaro. Primo
punto: mi pare assodato che come golfisti siamo un po'vanitosi. Vanitosi già
quando diciamo a tutti quelli che incontriamo che noi giochiamo a golf e
vanitosi quando raccontiamo agli amici e ai nemici come abbiamo giocato. Sul
campo forse lo siamo un po'meno perchè siamo costretti a confrontarci con noi
stessi, con gli altri e, naturalmente, con il campo medesimo. Secondo punto: se
è vero che giocare con un professionista contribuisce a far impennare la nostra
vanità è pur vero che ci girano le balle quando il professionista, chiede un
contributo per la sua compagnia spesso dopo essersi fatto pagare tutto il
pagabile overo albergo, trasferta, ristorante e sfizietti vari. Terzo punto:
giustamente Angelo annota come tanta gente non abbia il minimo poudore a
rischiare figuracce davanti a moglie, fidanzata o amante che sia, pur di
apparire, appunto. Quindi prendiamola sul ridere. Quarto punto: l'antidoto
migliore se uno vuol vaccinarsi dalle figuracce e dalla vanità è quello
suggerito da Giorgio ovvero continuare a giocare da soli o in coppia le varie
medal e stableford e goderci lo spettacolo nostro e del campo. Detto questo
sappiate che stanno già facendo a botte per partecipare alla Pro-Am che il 7
Maggio farà da prologo all'Open d'Italia. Open che, lo ricordo, per la prima
volta sarà completamente aperto al pubblico. Niente biglietti, niente pedaggi o
balzelli. Occasione d'oro, dunque. Soprattutto per i più vanitosi Scritto in
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un amico 07Apr 08 Pro-Am: essere o apparire? Lasciatemi dire per una volta la
verità, tutta la verità: davvero le Pro-Am sono sempre e soltanto un eccellente
appuntamento agonistico per mettere alla prova handicap e tonicità di forma?
Oppure è vero invece l'esatto contrario e cioè che sono e rappresentano solo e
soltanto la migliore occasione per dare libero sfogo alla nostra vanità di
golfisti egocentrici . Di vanitosi individui sportivi sì, ma che antepongono
allo sport quella solita dicotomia tipicamente italiana dell'essere o
dell'apparire? Intendiamoci, ci sta che personaggi tipo il cittì della
Nazionale, Roberto Donandoni, vengano invitati ad una Pro-Am per dare lustro e
lustrini. Ma il concetto, che riguarda la gran parte dei vanitosissimi golfisti
italiani , è , rubando le parole a Nanni Moretti: "Mi si nota di più se
vengo e sto in disparte o se non vengo per niente?" Dite la vostra, per
carità. Vorrei vederci chiaro, come al solito, con il vostro aiuto Scritto in
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amico 24Mar 08 Il brivido dell' ibrido. Ovvero a che gioco giochiamo?
".Troppi golfisti non credono che l'attrezzatura abbia fatto passi in
avanti... Ecco sostanzialmente il motivo per cui nelle sacche dei dilettanti
troviamo spesso bastoni superati, consunti o non adatti a loro.. ". Parole
di Leigh Bader, guru del mercato golfistico internazionale, compropretario di
uno dei più grandi Discount Golf Pro Shop americani. Le parole con cui, tra
l'altro, gli amici del Mondo del golf introducono l'Hot List annuale . Ovvero
la capillare e dettagliata rassegna delle novità sul fronte dell'attezzatura,
frutto di test, prove di laboratorio e sul campo effettuate dai tecnici di Golf
Digest . Che, puntualmente, sono state tradotte e riportate con rigore e
professionalità da Francesca Costi , direttore di LadyGolf&Style e da
Carolina Durante e presentate al pubblico degli amatori dall'amico Fulvio Golob
direttore del Mondo del Golf. Prendo spunto da quelle sessanta pagine di Hot
List per una provocazione : da che parte state voi? Sì, insomma, continuate a
giocare con i vostri inseparabili e pesantissimi Spalding di trent'anni fa e
con i legni con la testa di legno, opppure correte appresso ad ogni titanio e
carbonio che si presenti sul mercato. E la vostra vita golfistica è tutta un
mix, o meglio un ibrido? Se ci siete battete un colpo, per favore. Ho assoluto
bisogno di vederci chiaro anch'io Scritto in Varie Commenti ( 9 ) " (6
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Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 16Mar 08 Il reality
della sexy Sophie Certo ci sarà Dana (Dana Bates) ci sarà anche Cirbie(Cirbie
Sheppard) E Kim Welch e Samantha Haed ma che importa in fondo? Perchè ci sarà
lei e soprattutto lei, Sophie Sandolo , al Big Break Ka'Anapali . Una sorta di
reality-show che radunerà dodici- golfiste- dodici che si cimenteranno in sfide
straordinarimante "stuzzicanti" nell'incantevole scenario delle isole
Hawaii. Un incontro-scontro per contendersi la possibilità di giocare al
Navistar Lpga Classic 2008. Lo show sportivo più atteso dell'anno scatterà alle
22 del 15 Aprile su Golf Channel e porterà ancora una volta in primo piano
tutto il fascino e la bellezza di Sophie. Insomma fate il tifo per lei e non
perdetevela. E fatemi sapere le vostre impressioni dopo averla vista all'opera
o anche prima di averla vista, considerato che Sophie ha già fatto il giro del
mondo non solo attraverso i suoi oramai celebri calendari ma anche per le sue
incontestabili doti di proette. Unite all'ironia e all'intelligenza che ha
dimostrato in più d'una occasione. Sono di parte? Ebbene sì lo ammetto:Sophie
mi ha inesorabilmente conquistato.. Scritto in Varie Commenti ( 3 ) " (8
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Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 07Mar 08
Furbetti/2: i prestigiatori delle palline Concordo con i lettori Argo e Antonio
Monguzzi dalla prima all'ultima riga. Quanto ai vari presidenti di circolo e
relative commissioni sportive visto che puntualmente latitano anche quando,
come in questa occasione, si pone il problema della legalità e della
correttezza in campo , immagino conoscano un sacco di soci con le tasche dei
pantaloni bucate ..per far riemergere la pallina nel posto giusto al momento
giusto! Scritto in Varie Commenti ( 4 ) " (5 votes, average: 4.4 out of 5)
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questo articolo a un amico 04Mar 08 I furbetti dell'handicap ...e non solo
Debbo ringraziare l'internettiano lettore Argo per il grande assist che mi ha
offerto con il suo commento .Lo cito testualmente anche nel mio post :
"..Dov'è finita la giusta severità delle commissioni sportive nell'attribuzione
degli handicaps o l'accurata selezione a cui dovevano sottoporsi gli aspiranti
soci? In uno sport dove l'onestà verso sè stessi gioca un ruolo primario, credo
che non ci debba essere spazio per l'italico bottegaio furbetto che ormai
imperversa incontrastato nei nostri circoli.." Già, dove è finito tutto
ciò? Voi che ne pensate? E che cosa ne pensa, se mai avesse voglia di
intervenire al riguardo, un tipo serio come Marco Durante, avvocato, nonchè tra
i massimi esperti federali di disciplina e rispetto delle leggi golfistiche?
Scritto in Varie Commenti ( 3 ) " (4 votes, average: 2.75 out of 5)
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questo articolo a un amico 03Mar 08 Se il problema è il portacenere. Bene,
benissimo. Tutto chiaro: se il problema per giocare bene a golf è soltanto il
portacenenere accanto al tee di partenza, allora mettiamolo, per carità!
Appello ai direttori di circoli quindi: provate ad accontentare i vostri
golfisti fumisti e poi, a fine anno, controllate i loro score . Se saranno
riusciti ad abbassare l'handicap, allora prometto solennemente che sarò io a
mettermi la cenere.sul capo Scritto in Varie Commenti ( 2 ) " (5 votes,
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RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 27Feb 08 Buca o
portacenere?Vergogna Ma che cosa sta succedendo? Ti guardi intorno e vedi gente
che fuma sempre di più sul campo da golf. Intendiamoci, non è mia intenzione
fare pistolotti salutistici sull'opportunità o meno di fumare tra un drive e
l'altro, ma certo converrete che tutte quelle "ciminiere "deambulanti
che stanno marciando, ultimamente, sui fairways di mezza Italia non giovano ai
diretti interessati fumanti( e questo riguarda, chissenefrega, per carità solo
loro) ma soprattutto non giova all'immagine del golf. Che proprio nella libertà
d'aria, di paesaggi e di.polmoni dovrebbe ricavare il suo plusvalore di sport
verde per eccellenza. Ricordo sommessamente che, in tempi recenti un bel campione
come Angel Cabrera ha passato i suoi guai perchè i media statunitensi hanno
contato, una dopo l' altra le innumerevoli sigarette che lui si è acceso nel
giro conclusivo all'Us Open . E così si è accesa anche una campagna stampa
contro il fumo sul green. E qualcuno è arrivato a proporre che , accanto al tee
di partenza, almeno nei tornei maggiori compaia oltre al solito cartello :
"Silent please" anche il più banale "No smoking" . Certo
che ,senza fumo negli occhi, come si potranno trovare ancora alibi per
imprecare dopo uno slice? Scritto in Varie Commenti ( 8 ) " (6 votes,
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Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico Post precedenti Chi sono
Sono Gabriele Villa, inviato speciale al Giornale dal Maggio 1977. Ventitre
anni fa ho inventato e proposto al mio direttore di allora, tale Indro
Montanelli, una pagina settimanale sul Giornale dedicata al golf. Mi presi del
“bischero” per l'arditezza della impresa. Ma ne è valsa la pena . Tutti gli
articoli di Gabriele Villa su ilGiornale.it contatti Categorie Agonismo (20)
News (5) Personaggi (9) Varie (44) Ultime discussioni Giovanni Toniato: Dal
1967 golfista in Italia, ora da sette residente alla Canarie a Tenerife con
sette campi a pochi... Domenico Caponi: Se prendiamo due bambini della stessa
età e li portiamo in piscina, dopo tre mesi sono in grado di... Esiliato: In
italia la legge dei figli d'arte (o delle caste) vige sin dalla notte dei
tempi. nel calcio... maurizio: non sempre i figli d'arte hanno successo io sono
un esperto di musica leggera italiana per esempio... Damy: la mia opinione al
riguardo è; ke in una famiglia, ke ha già"diciamo" un fuoriclasse
credo è... I più inviati Passo felino,approcci aggressivi - 5 Emails Il reality
della sexy Sophie - 4 Emails Cercasi onestà sul green - 2 Emails Golf senza
età, fidatevi! - 1 Emails A proposito di non più giovanissimi - 1 Emails Due
milioni per l'Open, si accettano offerte - 1 Emails Quelli del Royal and
Ancient - 1 Emails Ultime news Gioia Tauro, bomba sotto l'auto: è
graveBracciano, canoa si rovescia nel lago: morto un 14enneVerona, la procura:
"Il romeno accusato di duplice omicidio"Evasione a Milano, aperte due
inchiesteGoverno, intesa Berlusconi-Bossi Il Cavaliere: "Incontro soddisfacente"Reggio Calabria,
trovata microspia in procura Siti amici Il Mondo del Golf La Federazione
Lifeinthetrap World Golf Village Siti utili Alps Tour L'Open.Solo l'Open Ladies
European Tour Le proettes del Tour americano PGA European site Pgatour Sunshine
Tour The Royal and Ancient Golf Club Of St Andrews April
( da "Stampa, La" del 27-04-2008)
Argomenti: La Lega
L'ESCALATION
L'EPILOGO Partiti dalla Calabria nel 1998, erano i boss della provincia A marzo
viene arrestato Belfiore, la loro corsa è finita.
( da "Stampa, La" del 27-04-2008)
Argomenti: La Lega
CESARA. MARTEDI'
L'INCONTRO Ritorna nel Cusio il vescovo di Baghdad E' atteso per martedì sera a
Cesara il vescovo ausiliare di Baghdad monsignor Shlemon Warduni, una delle
figure di spicco della Chiesa Caldea irachena. Il presule, in Italia in questi
giorni per degli incontri religiosi a Roma ed a Firenze, è
legato da lunga amicizia con don Renato Sacco, parroco di Cesara e Arola ed
esponente nazionale di Pax Christi. Don Sacco si è recato a febbraio a Mosul,
nel nord dell'Iraq dove ha
incontrato Warduni ed il vescovo Paulus Faraj Rahho rapito alla vigilia di
Pasqua e ritrovato morto alcuni giorni dopo. "Siamo legati da
cristiana amicizia con la chiesa irachena e cerchiamo di essere vicini nella
loro sofferenza - dice don Renato Sacco - nei limiti delle nostre possibilità
cerchiamo anche di aiutarli e recentementi abbiamo raccolto oltre tremila euro
per le famiglie dei giovani uccisi durante il rapimento di monsignor Rahho. La
visita che monsignor Warduni ci farà martedì è per noi un momento di riflessione
e di vicinanza con la chiesa irachena". Il vescovo ausiliare di Baghdad,
anch'egli sfuggito tempo fa ad un "incidente" opera del "fuoco
amico" di una pattuglia americana, è uno dei testimoni più importante
della realtà irachena. L'incontro con Shlemon Warduni è previsto per le 20 di
martedì nella chiesa parrocchiale di Cesara; alle 20,30 verrà celebrata la S.
Messa ed a seguire il vescovo sarà a disposizione dei fedeli e di quanti
vorranno incontrarlo per parlare della situazione dell'Iraq.
( da "Stampa, La" del 27-04-2008)
Argomenti: La Lega
CHI MUORE AL LAVORO.
Fino al 18 maggio alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo (via Modane 16) mostra
sulla tragedia ThyssenKrupp. Ingresso libero. Info: 011/4423672. GIANCARLO
RONCAGLIA. In "Piazza dei Mestieri" (via Jacopo Durandi 13) la
personale fotografica del critico e giornalista musicale, memoria storica del
jazz in Italia. Orari: mar-sab 19/24. LORENZO MARCUCCI. Fino al 15/5 da
Artevision (via S.Giulia 14/c, or.: 15/19) "Censored Photos" e
"Oops!...I did it again". GANDHI. "La mia vita è il mio pensiero
- MK Gandhi", dedicata al leader spirituale indiano; fino al 20/5 nel
cortile del Rettorato. Orari: 7,30-16 (da v.Po 17) 7,30/19,30 (da v.Verdi 8).
PORTRAITS DES MAINS. A "Mood Libri e Caffè" (via Cesare Battisti 3/E)
fino al 6 /5, Jun Sato. CHIAPAS. Al Gruppo Abele (c.so Trapani 91/b), fino al
30/6, 200 foto raccontano il Messico. Due mostre collaterali nella Media
Baretti (v. Santhià, 76) fino al 30. LUOGHI DIMENTICATI. Fino al 16/5 da
Gilgamesh (p.za Moncenisio 13/b) "Tribù del Badnightcafè" (mar-sab
20,30/3). VIVI TORINO. Al circolo La Cadrega (via P. Clotilde 23/b) fino al 28"Vivi
Torino", foto di A. Castellucci, M. Lo Russo, R. Teora. IN VIAGGIO. Fino
al 10/5 da Tucano Viaggi (p.zza Solferino 14/g) immagini direportage di Guido
Barosio e Valter Carasso. TE' NEL DESERTO. Al Circolovizioso (via S.Bernandino
34/c), Silvia Sales "Te nel deserto". fino al 26 (mar-sab 18,30/2).
CUBA LIBRE. Allo Shortbus Cafè, via G. Ferrari 5/I, prosegue fino al 9 maggio
la mostra di Maurizio Turinetto. Info: info@shortbuscafe.it;
www.shortbuscafe.it CHE SCATTO! In via via S. Francesco da Paola 3, collettiva
con oltre 40 fotografi. Sino al 25/9. IL SOLE NELLE MANI. Grugliasco. Alla Fnac
de Le Gru, sino al 27 aprile, foto di Mario Cresci. ITALIAN CINEMA DIVAS.
Ciriè, c.so Martiri 33. Fino al 30/4, immagini di grandi attrici italiane.
PAESAGGI DESIDERATI. Pinerolo. Al Salone dei Cavalieri (via Giolitti 7) fino al
30 aprile, 110 scatti legati alla natura. ALBERI D'INVERNO. Caselle. Lunedì
28alle 21 al Circolo Fotografico Casellese (via Madre Teresa di Calcutta 55) s
videoproiezioni: Cesare Cerutti "Alberi d'inverno", Patrizio Colucci
"Nomadi in concerto", Giovanni Coizza "Il Cervino e la sua
valle". L'UOMO PER CUI TORNAI. Moncalieri, UGC Ciné Cité 45° Nord, via Postiglione - zona industriale Vadò. Fino al 30 foto di
Bolivia, Brasile e Madagascar di Stefano Stranges e Alberto Albano e foto di
Teresa e Antonio Retta. GEORGIA, I MILLE VOLTI DELL'INDIPENDENZA. Foto di
Maurizio Gjivovic che documentano i numerosi centri collettivi che ospitano
profughidell'Abkhazia e dell'Ossezia. Dal 28 al 5/5 al Pueblo, c.
Palestro 3, dal mercoledì al sabato dalle
( da "Stampa, La" del 27-04-2008)
Argomenti: La Lega
Ugo Magri IL
CARROCCIO E IL GRANDE CERIMONIERE Lo spadone della Lega si abbatte sul simbolo
vivente del "volèmose bene": Gianni Letta. Berlusconi rifiuta di
prendersi Calderoli come vice-premier? Bossi china la testa, ma a patto che
nemmeno Letta ricopra quel ruolo. E pareggia il derby Milano-Roma. Dunque,
Berlusconi non avrà un vice. O meglio, Letta continuerà a svolgere quel ruolo
che ricopre da sempre (sottosegretario alla Presidenza del Consiglio), con il
personale prestigio che gli deriva dalla simbiosi col Cavaliere, ma pure
dall'avvolgente trama di relazioni che ha saputo tessere, perfino a sinistra.
Proprio questo suo "fair play" ha finito per trasformare lui,
l'Ambasciatore talmente schivo che non ha mai rilasciato una sola intervista,
nel parafulmine della Lega. E non solo di Bossi. Pure
An aveva mostrato, nei giorni scorsi, di non gradire un ruolo politico per
questo personaggio tutto sommato estraneo ai partiti, al loro sistema di lealtà
reciproche. Chissà, forse non ha torto chi sostiene che in fondo a Letta non
spiace restare semplicemente un "tecnico" al servizio delle
istituzioni. A questo punto i giochi sono fatti, le poltrone importanti
risultano tutte "battezzate". Ora Berlusconi ha una decina di giorni
per sistemare le rimanenti caselle del governo: ministri senza portafoglio, vice-ministri
e sottosegretari. Assisteremo a liti e sgomitamenti, pianti e proteste, ma
certo non è una missione di quelle impossibili. L'ultimo vero inciampo il
Cavaliere lo ha scavalcato ieri, accordandosi con Bossi
e gettando le basi per una pace durevole con i "lumbard". Pendeva il
caso Calderoli, del quale non era ben chiaro il
destino. Si era parlato di lui quale possibile vice-premier, in coppia con
Gianni Letta. E come sempre, alla vigilia di incontri risolutivi, il Senatùr
aveva dato segni di nervosismo. Bastava aprire ieri mattina la
"Prealpina" per leggere sue minacciose espressioni tipo:
"Berlusconi tergiversa, con Letta cerca di fare qualche vecchio giochetto
democristiano. Ma il coltello dalla parte del manico ce l'abbiamo noi...".
Questo in pubblico. A quattr'occhi, invece, è filato tutto liscio. Anzi, si può
dire che nella sostanza l'ha spuntata Berlusconi. Astutamente s'è recato lui da
Bossi (non viceversa) nella tana leghista di via
Bellerio, un onore che non riservava al Carroccio dal lontano '
( da "Repubblica, La" del 27-04-2008)
Argomenti: La Lega
Berlusconi vede Bossi: niente vicepremier, al Senatur un dicastero del
Federalismo, Calderoli "retrocesso" ministro
per le Riforme Governo, stop alla Lega Oggi il voto per i ballottaggi, a Roma
la sfida decisiva ROMA - Berlusconi frena le richieste della Lega per il nuovo
governo. Dopo l'incontro di ieri con i vertici del partito
di Bossi, il presidente del
Consiglio in pectore è orientato a non nominare vicepremier: Gianni Letta sarà
sottosegretario alla presidenza, mentre a Calderoli andrà un dicastero senza portafoglio. Per Bossi, invece, si pensa a un
"ministero del Federalismo". Oggi e domani si vota per i
ballottaggi delle amministrative. Attesa per l'esito del duello tra Rutelli e
Alemanno a Roma. SERVIZI DA PAGINA 2A PAGINA 7.
( da "Repubblica, La" del 27-04-2008)
Argomenti: La Lega
"Non deve
essere il governo del Nord con Calderoli eravamo
sbilanciati" Il Cavaliere: per sciogliere il nodo ho chiesto un sacrificio
a Letta "Non possiamo sbagliare sulla immagine che avrà la nostra
squadra" In un sondaggio di Forza Italia il 68% degli elettori boccia
l'esponente del Carroccio CLAUDIO TITO ROMA - "Questo governo non può
avere l'immagine della Lega". Erano dieci anni
che Silvio Berlusconi non usava parole di questo tipo nei confronti del
Carroccio. Da quando ha ricomposto l'asse con Umberto Bossi
dopo la frattura del 1995. I Lumbard sono stati sempre i "guardiani"
del centrodestra. Il primo contrappeso all'Udc di Casini. Ora, però, il
Cavaliere vuole aprire una "nuova stagione". Nella quale il
baricentro della coalizione non sia troppo spostato verso il nord.
E quello che è accaduto ieri a Milano ne è la prima conseguenza. Il capo del
Pdl ha voluto porre un freno alle richieste dell'"amico Umberto" e
segnare una piccola "svolta". Non si tratta certo di una rottura
politica, ma del tentativo di instaurare un nuovo equilibrio. "Questo governo
- è il ragionamento del premier in pectore - non potrà correre il rischio di
essere considerato "leggero". Dovrà dimostrare di cambiare davvero le
cose". E in questo quadro l'idea di ritrovarsi Roberto Calderoli
a Palazzo Chigi non lo ha mai convinto. E men che meno convinceva Gianni Letta.
"Non possiamo sbagliare nemmeno sull'immagine che avrà la nostra squadra -
ha convenuto il Cavaliere con il suo braccio destro - . Calderoli
non può fare il vicepremier. Il governo andrebbe sui giornali e in tv più per
le esternazioni di Roberto che per i risultati". Non per niente a Palazzo
Grazioli hanno perfino commissionato un sondaggio per verificare il gradimento
dell'esponente leghista: bocciato dal 68% degli elettori. A Via del Plebiscito,
insomma, temevano che i "colpi di testa" di Calderoli potessero spostare il fulcro
del centrodestra troppo verso nord, condizionare l'azione della coalizione e compromettere pure il
dialogo con il Pd. Un peso l'ha avuto anche la lettura regione per regione dei
dati elettorali. Dati che hanno confermato un passo indietro del Pdl al nord e un netta affermazione al sud.
Con un differenziale di oltre il 12% a favore del Mezzogiorno. Un elemento che
in queste ore sta avendo un peso determinante per stabilire criteri e
candidature per i 60 posti dell'esecutivo. Basti pensare che i forzisti hanno
puntato le loro attenzioni su tre regioni: la Lombardia, certo, ma soprattutto
il Lazio e la Sicilia. Ed è per lo stesso motivo che Berlusconi ha chiesto un
"sacrificio" a Letta sapendo che la nomina di un solo
"vice" sarebbe stata colta come una provocazione dai lumbard.
"Gianni deve svolgere un ruolo di coordinamento - ha chiarito ai suoi - e
lo può fare anche da sottosegretario. Gli ho chiesto un sacrificio e lui è
d'accordo. è stato lui stesso a dirmelo qualche giorno fa". Non ci saranno
dunque vicepremier. Sebbene ieri il futuro presidente del consiglio abbia
ragionato con lo stato maggiore leghista sull'ipotesi di promuovere Bossi alla vicepresidenza del consiglio. Ma lo ha fatto
sapendo che il Senatur non avrebbe gradito quel ruolo. "Non ne ho voglia -
ha ripetuto anche ieri - perchè il mio ruolo non è quello, non posso
rappresentare l'intera coalizione. Ma se non lo sarà Calderoli,
non lo sarà nessuno. I miei voti invece servono per fare il federalismo".
Esattamente la delega che riceverà quando il Cavaliere salirà al Quirinale per
presentare la lista dei ministri. Un equilibrio, però, che i leghisti hanno
digerito malvolentieri. E che alla fine hanno accettato per non compromettere
la candidatura di Maroni al Viminale (e per non
perdere i due viceministri che rientrano nell'intesa). Soluzione che fino a
ieri il leader forzista caldeggiava per far tornare Castelli alla Giustizia.
Dicastero che al momento vede in pole position Elio Vito (non è però escluso
che possa essere assegnato a Gianni Alemanno se il candidato sindaco perderà la
corsa per il Campidoglio). Sono poi confermati Tremonti all'Economia e Frattini
agli Esteri. Matteoli alle Infrastrutture e La Russa alla Difesa. Per le
Attività produttive dovrebbe esserci Scajola e ai Beni Culturali Bondi. Gli
altri incarichi - è l'avvertimento di Berlusconi - saranno "ballerini fino
alla fine".
( da "Repubblica, La" del 27-04-2008)
Argomenti: La Lega
Economia Affari
& politica IL PICCOLO DISGELO DI IMPRESE E OPERAI GIUSEPPE TURANI Mentre
tutti gli occhi sono puntati sulla politica, dal mondo reale arrivano segnali importanti,
magari qualche volta anche un po' complicati da decifrare. E quindi bisogna
procedere un po' alla rinfusa, rinviando il momento della sintesi più avanti.
Il primo segnale (al quale forse molti non hanno prestato molta attenzione) è
che i conti della Fiat del primo trimestre 2008 sono stati buoni, nonostante
questo sia un anno brutto dal punto di vista congiunturale. Il che significa
che probabilmente il risanamento Fiat non è stato un'opera di magia, di
specchi, del bravissimo amministratore delegato Marchionne, ma un lavoro di
riorganizzazione industriale vero, autentico. E, visto che si tratta della più
grande impresa italiana, non è male. Il secondo segnale arriva dalle assemblee
per i vari bilanci aziendali, dove si sono visi tanti "piccolini"
(azionisti) mettere in imbarazzo i grandi (compreso qualche erede di famiglia
che appartiene alla storia industriale italiana). E anche questo non è un
brutto segnale: se i grandi perdono l'abitudine di mettere nei loro consigli
come amministratori indipendenti uno che magari è il loro commercialista di
fiducia da 25 anni, bene. Di capitalismo domestico, casalingo, parrocchiale,
abbiamo fatto ormai una certa indigestione. Ci piacerebbe adesso un capitalismo
un po' moderno, duro, con tante buone regole (fastidiose) per i grandi. Un
altro segnale vicino a questo sta nel passaggio della Confindustria dalle mani
di Luca Cordero di Montezemolo a quelle di Emma Marcegaglia. E non si tratta
solo del fatto che gli industriali italiani hanno avuto il coraggio di scegliersi
una signora (bella e tosta) come "capo", c'è anche il fatto che, con
questo passaggio di consegne, il capitalismo delle Grandi Famiglie (o quel che
ne resta) fa un passo indietro e dice a quelli del Quarto Capitalismo e del
Nord Est: "Vedete un po' voi che cosa si può fare". Non è un
cambiamento da poco. Fino a Montezemolo in realtà il sistema delle Grandi
Famiglie ha sempre tenuto la Confindustria "in casa", ritenendola uno
strumento fondamentale nel dialogo con i politici. Ma, anche qui, mi sembra di
capire, si cambia strategia. I Grandi giocheranno le loro partite in prima
persona e Emma potrà portare avanti le questioni della parte "nuova"
del capitalismo italiano, che finalmente trova diritto di parola e di
rappresentanza. Insomma, anche se in ritardo e magari con qualche timidezza di
troppo, il capitalismo italiano si rinnova. Ma stanno arrivando anche altri
segnali da altre direzioni (e, forse, anche più importanti). Mi riferisco, ad
esempio, agli operai delle grandi fabbriche (Mirafiori) che decidono di votare
non tradizionalmente (e pigramente) a sinistra, ma che scelgono di andare verso
la Lega di Bossi. Non so se
questa sarà una scelta definitiva o comunque di medio periodo. Quello che per
ora interessa notare è che c'è una rottura di abitudini consolidate, e ogni
rottura (in questo nostro sistema ingessato) è benvenuta e ben accolta. Se si
apre una discussione (anche seria e aspra) fra gli operai e i loro tradizionali
rappresentanti politici, bene. E bene se capita che la Fiom-Cgil viene messa in
minoranza dai lavoratori della Ferrari, che decidono di procedere lungo la
propria strada. Il mondo sindacale non è fra i più vivaci e i più democratici
(ha una sua tendenza verso le soluzioni oligarchiche): qualche buona scossa non
può che fare bene. L'ultimo segnale che mi viene di citare in questa piccola e
provvisoria rassegna è la netta scelta di tanta parte del
Nord Est per la Lega di Bossi. E qui la cosa si complica perché
in quelle regioni e in quelle città c'è la parte "nuova" del
capitalismo italiano, quella che si muove di più, quella più post-fordista e
quindi quella più interessante. Il fatto che quel pezzo di Italia abbia voltato
le spalle alla politica tradizionale e abbia scelto di puntare su Bossi, probabilmente è appunto
solo un segnale: siamo stufi di essere considerati quattro gatti che fanno del
capitalismo selvaggio, buoni per pagare le tasse e basta. Non credo che sia una
scelta strategica (anche perché è lo stesso Bossi il
primo a non sapere che cosa fare per il capitalismo post-fordista). Si tratta
solo di un segnale molto forte, che adesso è in attesa di un segnale di
risposta (sempre che la politica si decida a capire che forse Verona è più
importante di Tor Pignattara). Come si vede, l'insieme dei segnali che ho
citato (ma altri se ne potrebbero trovare) non compone un quadro organico e
chiaro, di facile interpretazione. Anzi, se proprio volessimo trovare una
chiave di lettura, dovremmo dire che siamo in presenza di forze che divergono:
un po' tutti stanno abbandonando i loro tradizionali rappresentanti politici
alla ricerca di qualcosa di diverso, di non sperimentato. E il fenomeno
riguarda tutta la società italiana: dagli operai agli imprenditori. Forse è
cominciato un piccolo disgelo. C'è solo da sperare che diventi grande. Molto
grande.
( da "Repubblica, La" del 27-04-2008)
Argomenti: La Lega
Intesa tra Berlusconi
e Lega "Palazzo Chigi senza vicepremier" Bossi ministro per il federalismo: "Trovata la quadra" PAOLO
BERIZZI MILANO - Dicono entrambi che è stato un incontro soddisfacente, che si
è trovata la "quadra". Che sarebbe questa: Bossi ministro per le Riforme, ma con il federalismo al primo punto
dell agenda, Maroni
all'Interno, Calderoli
all'Attuazione del programma (probabilmente con alcune deleghe per le
Riforme), Luca Zaia all'Agricoltura. Ma di scritto non c'è ancora nulla: e per
una conferma definitiva della presenza leghista nel governo, forse, bisognerà
aspettare ancora un paio di giorni. Nonostante l'ottimismo e la soddisfazione
espressa nel pomeriggio e in serata da Silvio Berlusconi e da Umberto Bossi, l'esito dell'attesissimo vertice di ieri in via
Bellerio, quartier generale del Carroccio, dovrà ancora essere ufficializzato.
"Stiamo andando avanti come avevamo cominciato - dice il premier in
pectore - Ma l'incontro è stato assolutamente soddisfacente, per entrambe le
parti". Anche Bossi si è limitato a un breve
commento: "L'incontro è andato bene. In questi giorni sono stato buono e
paziente... ". Resta tuttavia l'impressione che i due leader, di qui a
martedì, giorno previsto per l'elezione dei presidenti di Camera e Senato,
dovranno confrontarsi di nuovo. Il nodo più importante da sciogliere, ieri, era
la questione Calderoli. Per digerire la bocciatura di
una sua nomina a vicepremier, la Lega avrebbe preteso e ottenuto l'azzeramento
del ruolo: in pratica - se l'intesa raggiunta verrà confermata - nel prossimo
governo non esisteranno vicepremier. Non lo sarà Calderoli,
al quale a questo punto andrebbe il ministero per l'Attuazione del programma,
ma non lo sarà nemmeno Gianni Letta, che diventerebbe di nuovo sottosegretario
alla Presidenza del Consiglio, come nella legislatura 2001-2006. Il dribbling
sull'abolizione dei vicepremier è stata la contromossa giocata dalla Lega di
fronte alla richiesta espressa da Berlusconi di uno scambio Bossi-Calderoli. E' stato questo il perno dell'incontro. Alla
riunione - alla quale hanno preso parte anche Maroni, Calderoli, Roberto Cota e Aldo Brancher - il leader del Pdl
era arrivato convinto di riuscire a incassare il sì del Carroccio: Bossi vicepremier e Calderoli
ministro per le Riforme. Ma così non è stato. A quel punto, la nuova ipotesi
sulla quale si è lavorato è stata un riposizionamento. Che certo, così come è
stato studiato, potrebbe creare a Berlusconi non pochi problemi (la poltrona di
ministro per l'Attuazione del programma era stata appena promessa a Gianfranco
Rotondi e Gianni Letta potrebbe non gradire il ridimensionamento a
sottosegretario). "La partita si chiuderà davvero entro martedì",
ragiona un dirigente leghista. "Perché se è vero che la quadra è stata
trovata, è anche vero che ci sono delle cose sulle quali bisognerà parlare
ancora". Fino a ieri lo stesso Bossi predicava
prudenza, anzi, piantava precisi paletti sulla formazione della futura squadra
di governo: "Se Berlusconi ci tira un brutto scherzo - ha avvertito - noi
votiamo come presidente di Camera o Senato uno della sinistra. Del resto i
numeri li abbiamo".
( da "Repubblica, La" del 27-04-2008)
Argomenti: La Lega
A via Bellerio, sede
del Carroccio, l'ultimo vertice c'era stato 14 anni fa, dopo la prima vittoria
del centrodestra Silvio nel fortino del Senatur, come nel '94 MILANO - Qualcuno
dice che la mossa quei volponi della Lega l'avevano preparata a tavolino.
Perché "stavolta deve venire lui da noi". Chissà, sta di fatto che
quando alle due di ieri pomeriggio tra i dirigenti leghisti è iniziata a girare
la voce che l'incontro con Berlusconi non si faceva più all'inceneritore di
Montello, nella Bergamasca, ma in via Bellerio (la spiegazione ufficiosa:
"Ci sono troppi giornalisti"), molti sorrisi si sono aperti. E il
concetto, a sottolineare il simbolismo politico dei luoghi, è stato ribadito: "è
lui, adesso, che deve venire da noi". Era da quattordici anni che il
Cavaliere non metteva piede nel quartier generale del Carroccio: da quando, era
il primo aprile 1994, all'indomani delle prime elezioni vinte dal Polo delle
Libertà, il leader di Forza Italia venne insieme a Gianni Letta per trattare
con il numero due leghista Roberto Maroni. C'era da
definire, anche allora, la squadra di governo. Bossi
quel giorno non c'era. E' dovuto passare quasi un quarto di secolo perché il
Senatur potesse avere il piacere di ospitare "Silvio" nel luogo
simbolo della geografia leghista, perché non fosse più lui bensì il premier a
muoversi. Il corteo di auto di Berlusconi è arrivato in Bellerio alle 15.40 e
se n'è andato dopo quasi due ore. Mentre nella palazzina lo stato maggiore del
Carroccio si riuniva per fare il punto sulla "partita a scacchi" per
la formazione del governo, militanti, uscieri, uomini della sicurezza si
godevano il momento, la visita "indotta" del Cavaliere. "Con
tutti i voti che abbiamo portato a casa, ora le cose sono cambiate", dice
un frequentatore storico della sede del movimento. Che la Lega pesi molto negli
equilibri del Governo, sia alla Camera che al Senato, i suoi dirigenti lo
ripetono dalla notte del 14 aprile. E dunque: a questo giro, per parlare di ministri
Berlusconi esce dalle sue ville, dai suoi palazzi. Non "convoca" ma
"viene convocato". Il luogo privilegiato degli incontri coi leghisti,
fino a ieri, era sempre stata la residenza romana del Cavaliere in via del
Plebiscito. Così come, negli ultimi quindici anni, nella storia politica
italiana erano entrate le cene del lunedì a villa San Martino ad Arcore. Non
rari gli incontri, per parlare di politica ma anche per rilassarsi a cena, nel
castelletto di Bossi a Gemonio.
Soprattutto dopo la malattia che lo ha colpito a marzo del 2004. Indelebili,
nell'album leghista delle foto-ricordo, la "Foto di Yalta" scattata a
settembre 2007: Berlusconi, Bossi e Fini sotto il pergolato di Gemonio. Altro scenario, decisamente
più suggestivo, nell'estate del 2004: Silvio e Umberto si fanno immortalare a
passeggio nel parco di Villa Certosa a Porto Rotondo. In via Bellerio
quelle foto non campeggiano da nessuna parte. (p.b.).
( da "Repubblica, La" del 27-04-2008)
Argomenti: La Lega
Commenti Lo specchio
d'italia è sempre più rotto La secessione del Nord è un altro segnale di
indebolimento del paese. E la conseguenza più vistosa è l'affondamento di
Alitalia La nazione è più sconnessa che mai, vive soltanto nella mente d'una
minoranza e la speranza di recuperarne l'unità è diventato un pallido miraggio
(SEGUE DALLA PRIMA PAGINA) A Roma convivono almeno cinque diverse metropoli:
quella dei ruderi e delle rovine dell'impero di Cesare e di Adriano, quella
rinascimentale e papalina, quella barocca, quella dei quartieri piemontesi del
nuovo regno, quella moderna da Piacentini all'"Ara Pacis" di Meier.
Queste città si sono aggiunte e intrecciate l'una con l'altra. Certo hanno
creato problemi: di traffico, di adattabilità, di struttura urbanistica, ma
hanno creato e mantenuto un esempio irripetibile di storia, di estetica, di multipresenza
che non ha eguali nel mondo, dai Fori Imperiali all'Auditorium, lungo venti
secoli di continua evoluzione. Ad Alemanno non piace? Vorrebbe metterci le
mani? In nome del cemento palazzinaro? * * * Oggi e domani si concluderà questa
lunghissima gara elettorale con gli ultimi ballottaggi. Sei milioni di elettori
ancora alle urne, ma il senso e il risultato politico ci sono già stati due
settimane fa: Berlusconi ha vinto, la Lega soprattutto
tiene in mano la partita e ha posto il suo sigillo sui prossimi cinque anni.
Molti hanno scritto e detto che dalle urne del 14 aprile è uscito un elemento
apprezzabile di maggiore semplificazione parlamentare e di più solida
stabilità. Lo specchio rotto è stato almeno in parte ricomposto e ne emerge una
visione del paese che può piacere ad alcuni e dispiacere ad altri ma è comunque
percepibile e meno magmatica di prima. L'ho detto anch'io ma sono bastati
quindici giorni per smentire quest'unica e timida speranza: lo specchio in cui
il paese dovrebbe riflettersi è più frammentato e sconnesso di prima, la
riduzione da trenta a quattro o cinque partiti è una chimera, la nazione
italiana è più sconnessa che mai, vive soltanto nella mente d'una minoranza e
la speranza di recuperarne l'unità è diventata un pallido e lontano miraggio.
Lo si vede da molti segnali: la secessione del Nord ne è il dato più
appariscente, l'affondamento dell'Alitalia ne è la conseguenza più vistosa, la
regressione missina del centrodestra ne rappresenta l'inevitabile contraccolpo
cui fa da controcanto il sussulto identitario dell'estrema sinistra. Le rauche
invettive di Beppe Grillo completano il quadro d'una società che sembra avere
smarrito ogni bussola, ogni orientamento, ogni immagine di sé, ogni memoria del
suo passato ed ogni progettualità del suo futuro. Si va avanti alla giornata
senza timone e senza stelle. * * * Berlusconi ? non il governo Prodi che non
c'è più ? ha buttato nella fornace Alitalia 300 milioni presi dalle casse
pubbliche per guadagnare tre o quattro mesi di tempo. In attesa di chi e di che
cosa? Alitalia non può esser rimessa in piedi da sola. Non è una questione di
soldi ma di imprenditorialità e di dimensioni. Non esiste neppure una remota
probabilità di una compagnia aerea italiana che abbia da sola un ruolo
internazionale. Aeroflot è una compagnia regionale e statale ancor più piccola
del rottame Alitalia. Lufthansa pone condizioni ancora più severe di quelle di
Air France. Gli italiani chiamati da Berlusconi a contribuire alla cordata
patriottica si riducono a Ligresti e forse a Tronchetti Provera. Se tra tutti e
due metteranno insieme 150 milioni sarà un miracolo. Le banche tireranno fuori
un finanziamento solo se ci sarà un piano industriale. Bruxelles non accetterà
mai un aiuto di Stato per rianimare un moribondo, l'ha già concesso una volta e
non è servito a niente. Londra, Berlino, Parigi son lì a vigilare perché una
violazione delle regole europee in un settore strategico come l'aeronautica non
avvenga. Tutta questa incredibile storia è la degna inaugurazione del Berlusconi-ter.
Bossi se ne frega, il Nord secessionista vola
benissimo con i suoi aeroporti padani. Da lui Berlusconi non avrà nessun aiuto
per Alitalia ladrona. * * * Ho letto con interesse l'intervista alla
"Stampa" di Veronica Lario in Berlusconi. Abbiamo scoperto che la
signora è leghista nell'animo anche se il 14 aprile ha votato, come era logico,
per il marito. Abbiamo anche appreso che il figlio Luigi se ne infischia della
politica, si occupa di finanza e gli basta. La politica è solo imbroglio.
Valeva la pena, signora Berlusconi, di mandarlo alla scuola steineriana? Che la
politica fosse solo imbroglio poteva tranquillamente impararlo in famiglia, gli
esempi domestici erano ampiamente sufficienti. Almeno, così ci sembra ed è lei
stessa che più d'una volta ce l'ha fatto capire. * * * La signora Marcegaglia,
nuovo presidente di Confindustra, si è già guadagnata diversi Oscar: è donna, è
tosta, anzi virile, ha le idee chiare in tema di rapporti con i sindacati con
il governo e soprattutto con i suoi associati. Non mi ha affatto scandalizzato
la sua colazione a Palazzo Grazioli con il futuro presidente del Consiglio
insieme a Luca Montezemolo officiato per un ministero. Perché no? Non c'è
niente di male che un industriale diventi ministro, in Usa accade spesso ed anche
in Europa. L'ipotesi non piacerebbe affatto ai colonnelli di Forza Italia e di
An. A Bossi invece, anche su questo terreno, non
gliene importa niente: lui i suoi ministri li avrà e nessuno glieli può levare.
C'è una sola cosa che non mi è piaciuta della Marcegaglia: ha dichiarato che la
Confindustria non si occuperà più di legge elettorale né di altre questioni
istituzionali, ma soltanto della sua missione di sindacato degli industriali.
Mi sbaglierò, ma è una dichiarazione grave per chi, come me, ha sperato che
prima o poi gli imprenditori italiani diventassero una borghesia. Diventare
borghesia significa avere un'idea di Paese entro la quale collocare i propri
legittimi interessi di azienda e di categoria. Bossi ha una sua idea di Paese nord e di tutto il resto si disinteressa. Ma gli industriali italiani
non sono solo al Nord. La Confindustria di Montezemolo sembrò avere una sua
idea di Paese e si interessò di legge elettorale e di altre questioni
istituzionali. La signora Marcegaglia cambia rotta? Vuol dire che non ha
un'idea di Paese o quanto meno non ce l'ha come presidente di Confindustria.
Non crede che sia una questione riguardante la rappresentanza degli
industriali. Il suo dirimpettaio Bonanni, segretario della Cisl, la pensa allo
stesso modo. Quelli della Fiom anche. Epifani sembra di no, lui un'idea di
Paese ce l'ha come tutti i suoi predecessori da Di Vittorio a Trentin a Lama e
a Cofferati. Ma anche la Cgil sta diventando una minoranza, la sua gente nel
Nord le preferisce Maroni e Calderoli.
Ecco perché dico che lo specchio è più rotto di prima.
( da "Repubblica, La" del 27-04-2008)
Argomenti: La Lega
Commenti La
questione della sinistra MASSIMO L.SALVADORI In questo periodo post-elettorale
si fa un gran guardare, ciascuno naturalmente dal suo punto di vista, alle
qualità personali dimostrate dai leader: di Berlusconi, il gatto dalle sette
vite; di Bossi, il padano che non molla; di Veltroni, che non si sa se abbia
fatto bene o male a non attaccare più decisamente l'avversario; di Bertinotti,
che, dopo aver vestito i panni del rinnovatore della sua sinistra, è stato
messo sotto accusa da coloro che pensano di aver perso così rovinosamente anche
per non aver riproposto il simbolo di falce e martello. Ma nel dibattito
ciò che domina e abbaglia è il successo della Lega. Ecco ? si è detto da
commentatori e ammesso anche da avversari - l'unico vero partito, che ha un
forte legame con la gente, che è saldamente insediato nel territorio, che ha
capito la questione settentrionale, che ha persino imparato la lezione del
vecchio Pci. Molti di quanti fino a ieri consideravano tale partito un pericolo
pubblico, xenofobo, una minaccia per l'unità nazionale, l'incarnazione di un
tradizionalismo arcaico, lo considerano ora quasi un modello di intelligente
lettura della modernità, da cui bisogna imparare e col quale necessita
dialogare. Si discute di chi ha saputo meglio manovrare e conseguire il
risultato di conquistare Parlamento e governo. Ma non occorrerebbe ragionare
molto di più su ciò che significa la vittoria di questa maggioranza uscita
dalle urne in termini di "autobiografia della nazione"? Si dimentica
tanto in fretta che, se la volontà della maggioranza va accettata, la coscienza
che la sorregge non è un idolo al quale inchinarsi e che il suo metro non sono
i numeri ma il grado di maturità civile e sociale di un popolo e che è qui che
bisogna in primo luogo guardare? Il paese che ha dato la maggioranza a
Berlusconi e a Bossi è in crisi profonda. La sua
economia si colloca agli ultimi posti in Europa; i lavoratori italiani sono tra
i peggio pagati; la distribuzione del reddito è caratterizzata da una
diseguaglianza crescente (secondo i dati resi noti da Draghi, che stranamente
non sono stati oggetto di dibattito elettorale, il 10 per cento possiede una
quota del 45 per cento); la rete dei servizi è quanto mai carente; la ricerca
scientifica e tecnologica è molto inadeguata e il sistema di istruzione in
gravi difficoltà; l'esercizio della giustizia fa acqua da tutte le parti;
privilegi corporativi che paiono inamovibili avvolgono il Paese nella loro
rete; l'informazione televisiva è nello stato ben noto; le organizzazioni
criminali ? che costituiscono esse, e non gli extracomunitari, il primo
elemento che attenta alla sicurezza dei cittadini - stringono nella loro morsa
anzitutto il Mezzogiorno e ne umiliano le possibilità di sviluppo; la
legislazione sui diritti civili è una delle più restrittive tra quelle dei
Paesi dell'Unione europea; la legge elettorale vigente, che ha avuto il solo
merito di fermare l'intollerabile frammentazione dei partiti, ha lasciato mano
libera alle oligarchie di partito di imporre i candidati da loro scelti ai
votanti. L'autobiografia della nazione sta tutta nel fatto che i più hanno
creduto che Berlusconi e Bossi fossero i medici giusti
per curare la crisi. In un Paese che deve affrontare tanti gravi problemi è
naturale che la gente chieda un governo forte. A fronte di questa esigenza il
governo Prodi, al di là di quanto ha pur fatto di positivo, è apparso per la
sua conflittualità interna strutturalmente inadeguato, lasciando così allo
schieramento antiberlusconiano un'eredità decisamente negativa con cui fare i
conti. Per dare al Partito democratico un'immagine di vigore e di rinnovamento
Veltroni gli ha fatto compiere una corsa (quasi) solitaria promettendo una
futura maggioranza e un futuro governo compatti, puntando ad ottenere un sostanzioso
consenso al centro e recidendo i legami con le variegate forze dell'Arcobaleno
e con i socialisti. Sennonché il disegno non ha avuto successo, perché il Pd,
mentre non ha ottenuto l'auspicata penetrazione al centro, ha invece pescato
alla sua sinistra nel bacino di coloro i quali lo hanno ritenuto il male minore
e non ha ricevuto il voto di quanti ritenendolo troppo "morbido"
verso gli avversari si sono astenuti. Di qui lo scacco del Pd, a cui si è
accompagnata la disfatta dei socialisti e dell'Arcobaleno, rimasti isolati
anche in conseguenza dell'atteggiamento di critica aspra, comunque se ne
valutino i motivi, nei confronti del progetto e della strategia veltroniani.
Questi ultimi hanno pagato la logica del "voto utile", la stanchezza
e l'avversione crescenti verso piccoli partiti cui le "rendite di
posizione" attribuivano loro un potere sproporzionato, ma soprattutto la
loro inettitudine. Quanto al Partito socialista, è da dire che la sua
Costituente non aveva certo trasmesso un messaggio di convincente rinnovamento.
La sua campagna elettorale centrata in primo luogo sulla pur sacrosanta difesa
della laicità dello Stato, senza la capacità di dire nulla di incisivo e
persuasivo sui temi stringenti di carattere sociale, è stata prova di una
grande debolezza. Quanto alla Sinistra Arcobaleno, i propositi bertinottiani di
nuova Sinistra, sempre volta a costruire un'indefinita "società
alternativa", non hanno sciolto il problema di fondo: ma insomma volete
restare comunisti o diventare socialisti e in tal caso di quale tipo? Ora nelle
file degli sconfitti sembra prevalere la convinzione che l'arma della riscossa
stia nel rifondare Rifondazione comunista. Se così è, allora davvero bisogna
dire che la storia è maestra, ma non trova allievi. La costituzione del Pd
aveva già decretato la fine dell'esistenza in Italia di un grande soggetto
autonomo della sinistra. Ora la débcle subita riduce sia il Partito socialista
sia l'ex-Arcobaleno ad entità trascurabili e li mette alla prova più dura. Lo
stato di confusione al loro interno è massimo. Ma il Pd a sua volta deve
decidere che fare con una "questione della sinistra" la quale rimane
aperta al di là degli esiti elettorali, si presenta irrisolta al suo stesso
interno e attende perciò anche da esso risposte. Può voltarle le spalle?.
( da "Repubblica, La" del 27-04-2008)
Argomenti: La Lega
Pagina VIII - Torino
Tav, scatta l'ora della verità "Discutiamo del percorso" La richiesta
di Virano per il prossimo Osservatorio Il Comitato No Tav pronto ai sit-in:
"Temiamo che venga imposta la discussione" Ai sindaci della Valsusa
la stessa proposta potrebbe arrivare martedì dal prefetto PAOLO GRISERI La
richiesta è stata avanzata da Mario Virano nella riunione di martedì scorso:
"L'Osservatorio - ha detto il presidente - deve decidere come affrontare
il tema degli scenari alternativi". Nel linguaggio diplomatico che
caratterizza i lavori dell'organismo, la frase ha un solo significato: "è
ora di discutere l'ipotesi di tracciato della Torino-Lione". Ecco dunque
il momento della verità per i lavori dell'Osservatorio, il passaggio più
delicato dopo molti mesi di riunioni e incontri. I tecnici che rappresentano le
amministrazioni valsusine hanno risposto che non avevano il mandato per questa
discussione. è evidente infatti che si tratta di una decisione politica e che
non tutti, da Avigliana in su, sono d'accordo a dire un sì. Così domani sera è
in programma la conferenza dei sindaci della valle per stabilire che cosa
rispondere a Virano. E già martedì alle 18 i sindaci valsusini sono stati
convocati dal Prefetto di Torino. Ufficialmente per un primo incontro dopo
l'insediamento del dottor Paolo Padoin. In realtà anche per capire a che punto
è la discussione sul supertreno. Stando ai programmi definiti, Virano ha due
mesi di tempo per chiudere i lavori dell'Osservatorio. A meno che il nuovo
governo non decida di revocargli immediatamente l'incarico che attualmente è in
attesa di conferma, il lavoro di Virano dovrebbe cessare il 30 giugno. I
comitati "No Tav" hanno sempre rifiutato l'idea che si possa aprire
una discussione non sul "se" fare la nuova Torino-Lione ma sul
"come" realizzarla. Formalmente i lavori dell'Osservatorio non hanno
finora escluso la possibilità che, al termine della discussione, si possa
decidere che è più conveniente evitare di costruire l'opera. E anche la
discussione sul nuovo tracciato è stata presentata da Virano come una possibile
alternativa al non far nulla lasciando che la linea storica, attualmente
sottoutilizzata per il traffico merci, rimanga l'unico collegamento ferroviario
con la Francia. Per questo il presidente dell'Osservatorio parla di "scenari
alternativi" mettendo a confronto l'attuale sistemazione della valle con
quella che deriverebbe dalla realizzazione del nuova linea, l'interramento dei
binari e la conseguente ristrutturazione urbanistica dei centri abitati. I
comitati "No Tav" sono fortemente contrari al fatto che
l'Osservatorio affronti l'argomento. Per questo Alberto Perino ha dato
appuntamento "lunedì sera e martedì sera" di fronte alla sede della
riunione dei sindaci e di fronte alla Prefettura di Torino perché il movimento faccia
sentire la sua voce. Un movimento rivitalizzato dall'iniziativa di vendere i
terreni su cui dovranno sorgere i cantieri, tanto da annunciare la replica
dell'iniziativa il 15 giugno a Venaus. "Quel che temiamo - aggiunge Perino
- è che martedì il Prefetto possa costringere i sindaci ad accettare la
discussione sui tracciati anche contro la loro volontà". Nella dibattito
che potrebbe aprirsi nell'Osservatorio lo scenario con la nuova linea dovrebbe
essere quello che prevede l'attraversamento della valle sulla destra orografica
della Dora. Una destra che nel frattempo è diventata anche politica perché
proprio nei paesi attraversati dall'ipotetico nuovo tracciato la Lega ha avuto
importanti successi elettorali. Una parte dell'elettorato, accusando
Rifondazione e i partiti della sinistra di aver avuto una
linea troppo accondiscendente verso la realizzazione della Torino-Lione, ha
scelto il voto a Bossi
nella speranza che la Lega torni all'antica impostazione anti-Tav che aveva
abbandonato negli anni scorsi per abbracciare Berlusconi e Martinat. Il numero
uno di An in Piemonte potrebbe tornare ad occuparsi del dossier Torino-Lione
come viceministro dei trasporti. E nei giorni scorsi, forse per la
concomitanza con le elezioni comunali di Orbassano, lo stesso Martinat ha sconfessato
le sue precedenti dichiarazioni annunciando di essere favorevole al tracciato
che corre lungo la destra della Dora e giunge appunto al centro logistico di
SiTo. Quella piattaforma che il progetto originario delle ferrovie tagliava
invece fuori dal tracciato.
( da "Repubblica, La" del 27-04-2008)
Argomenti: La Lega
Pagina XIV - Torino Al
di là dei funambolismi delle bandiere rosse ETTORE BOFFANO (segue dalla prima
di cronaca) La battuta di Chiamparino fa seguito, appunto, alla presentazione
da parte proprio della componente torinese del Pd che trionfò nelle
"primarie", e in occasione del 25 Aprile (contrapposto a Torino alle
volgarità di Beppe Grillo), di una mutazione genetica della bandiere
veltroniane, con un recupero di quel rosso che rievoca, senza molti dubbi in
merito, una forte nostalgia del Pci piuttosto che dei Democratici di sinistra o
addirittura dell'ormai scomparso Psi. Qualcosa che stupisce se si riflette
sullo slogan, "un partito meticcio", con il quale proprio quel gruppo
di ex ds torinesi si era presentato al vaglio della nascita della nuova
formazione e, soprattutto, dell'integrazione con l'area cattolico-popolare
della Margherita. Sostenendo, vale la pena ricordarlo, la candidatura dell'ex
democristiano Morgando e contrapponendola a quella di un altro ex
democristiano, Susta, a sua volta sorretto, sia a livello locale che nazionale,
dall'establishment ormai sessantenne della vecchia federazione provinciale
comunista di via Chiesa della Salute. Quel tentativo di "meticciato"
ebbe la meglio a Torino e relegò Susta, invece, al ruolo di outsider in quel
"Piemonte due" dove il Pd, come ha dimostrato il recente risultato
elettorale, conta in molte zone poco più della Lega Nord di Umberto Bossi (ma non possedendone un'analoga capacità di mobilitazione
politica). In realtà, però, la spinta propulsiva di quella vittoria si è dissolta
con il passare dei mesi e non è più riuscita a contare (a cominciare
dall'anonimato politico del segretario regionale Morgando) né nella discussione
interna al partito e nelle scelte delle candidature per le urne del 13
aprile, né nella gestione delle amministrazioni locali (e dei loro gravi
problemi, soprattutto di bilancio) né, infine, nella grande partita delle
nomine bancarie e del loro controllo democratico. Tutte ragioni che rendono
adesso un po' ridicolo (per non dire patetico) questo gioco colorato del
"rosso" per le bandiere del Pd e ineludibile, invece, per quegli
stessi dirigenti torinesi (ma anche per i loro avversari) la risposta agli
interrogativi che il voto e la vittoria del Pdl e della Lega
sollecitano da due settimane. C'è davvero, in Piemonte come in Italia, la
volontà politica di far crescere un partito nuovo, che sappia cogliere tutte le
ricchezze della tradizione riformista (alla quale si sono convertiti gli ex
comunisti) e di quella della dottrina sociale cattolica? E c'è soprattutto la
voglia sincera di condurre tutto ciò a un'unità politica innovativa (l'unico e
vero "meticciato" possibile e non pasticciato)? L'alternativa invece
è di rinchiudersi, qui come nel resto del paese, in qualcosa di terribilmente
vecchio e di già visto. Qualcosa che viene da lontano e dalla storia stessa del
Pci e che in questi giorni balza agli occhi a chiunque osservi una cartina
geografica dell'Italia e vi proietti sopra i dati elettorali. Da questo breve
viaggio, ecco allora spuntare l'immagine di un partito con un certo e indubbio
radicamento territoriale; con quattro regioni (quelle che un tempo si dicevano
"rosse", alla quale ne va aggiunta una quinta: la democristianissima
Basilicata di Emilio Colombo) e due città (Torino e Genova) nel proprio assoluto
dominio; un consenso quasi bulgaro negli ambienti della cultura e dello
spettacolo (anche se non ci sono più Renato Guttuso e Giulio Einaudi, mentre
avanzano Sabrina Ferilli e Francesco Totti); una netta incapacità, invece, di
attirare il voto cattolico. Un partito che assomiglia molto al Pci di
Berlinguer, anche se di quell'esperienza ha perso la forte identità ideologica
mentre ne ha conservato il livello di consenso popolare (poco più del 30 per
cento), mantenendo infine a livello nazionale come locale la stessa leadership
della Federazione giovanile comunista di quegli anni e avendo addirittura
recuperato una parte del voto della diaspora postcomunista a danno della
Sinistra Arcobaleno. Basta tutto questo, però, per garantire il costituirsi di
una forte identità del nuovo partito e persino la sopravvivenza dello stesso
Pd, aldilà dei funambolismi della bandiere rosse, del "meticciato"
confuso e delle correnti dei sessantenni del vecchio Pci?.
( da "Repubblica, La" del 27-04-2008)
Argomenti: La Lega
Il concerto di
questa settimana del Festival di musica sacra "40 Concerti nel Giorno del
Signore", anziché di domenica si svolge di lunedì, domani alle 20.30 nella
Chiesa di San Lorenzo in Lucina (piazza omonima) dove presenta l'interessante
'Messa di San Sebastiano' del brasiliano Heitor Villa Lobos (1889-1959). La
precedono le 'Ave Maria' di Saint-Saens e Fauré e il 'Salve Regina' di M. A. Bossi. Lavoro composto con molta
attenzione ai significati del testo e caratterizzato dalla ricchezza
dell'armonia, la Messa, scritta nel 1937 per Coro a cappella a tre voci, può
essere interpretata da un Coro femminile, maschile o di voci bianche: qui è
affidata all'ottimo Ensemble vocale femminile del Teatro alla Scala di Milano
con Alessandro Foresti all'organo e Paolo Sala sul podio. (landa ketoff)
Chiesa di San Lorenzo in Lucina, piazza san Lorenzo in Lucina, stasera ore
20.30. Info tel. 0669886529.
( da "Repubblica, La" del 27-04-2008)
Argomenti: La Lega
Pagina V - Palermo
Miccichè, che potrebbe gestire i fondi Cipe, prova a piazzare i suoi
fedelissimi: Ferrara o Fallica "Due ministri e sei sottosegretari"
Siciliani in pressing su Berlusconi Ruoli di primo piano solo per Alfano e
Prestigiacomo In An cercano spazio Scalia Briguglio e Granata che vorrebbe
guidare l'Antimafia. Posti da vice per l'Mpa ANTONIO FRASCHILLA Due ministri,
un vice, almeno sei sottosegretari e la presidenza del Senato. Sono questi i
numeri siciliani della squadra di governo che sta cercando di costruire il
premier in pectore Silvio Berlusconi. "Se confermati, sarebbe un successo
per la Sicilia", dicono i forzisti siciliani dopo l'incontro di venerdì a
Palazzo Grazioli nel quale Berlusconi ha convocato tutti i dirigenti del
partito per cercare di fare il punto sui nomi della Pdl per l'esecutivo: il
tutto in vista dell'altro delicatissimo incontro, quello
con Umberto Bossi, che si è
tenuto ieri a Milano nella sede della Lega. A Palazzo Grazioli gli ambasciatori
della Sicilia erano il segretario regionale del partito, Angelino Alfano, e il
futuro presidente del Senato Renato Schifani. La linea illustrata da Berlusconi
per comporre le caselle del governo è semplice: "Dare una rappresentanza
alle varie regioni, ma soprattutto premiare chi ha sostenuto il Pdl
nella fase di transizione prima delle elezioni", ha detto il Cavaliere. E
sui volti di Schifani e Alfano è apparso un sorriso a trentadue denti, visto
che entrambi non hanno mai messo in dubbio "la bontà del progetto
berlusconiano". Saranno loro le punte di diamante siciliane della
compagine governativa e istituzionale. L'ex capogruppo dei senatori forzisti,
Schifani, è ormai lanciato verso la presidenza del Senato, a meno di sorprese
dell'ultima ora e di stop che potrebbero arrivare dalla Lega prima di martedì,
il giorno della prima seduta di Palazzo Madama. Ad Alfano, che in Sicilia è
riuscito a tenere unito un partito lacerato dalle correnti interne durante la
scorsa campagna elettorale per le regionali, Berlusconi vorrebbe adesso
affidare un ministero: probabilmente quello alla Funzione pubblica. Il leader
del Pdl ha poi affrontato il tema della rappresentanza rosa nel prossimo
governo: e qui è entrata in gioco la siracusana Stefania Prestigiacomo, che ha
prestato il suo volto in quasi tutti i dibattiti televisivi in campagna
elettorale. Alla Prestigiacomo potrebbe essere affidato il ministero delle
Politiche comunitarie, anche se rimangono in piedi le opzioni Pari opportunità
e Ambiente. Ma per quest'ultimo dicastero Berlusconi teme che la Prestigiacomo,
la cui famiglia è titolare di aziende nel campo chimico a Priolo e Augusta,
possa diventare un bersaglio facile per gli ambientalisti. Se Alfano,
Prestigiacomo e Schifani sembrano ormai destinati a ruoli di primo piano,
rimangono da delineare i profili dei siciliani che andranno a occupare le
seconde file dell'esecutivo. Gianfranco Miccichè, dopo la burrascosa esperienza
da presidente dell'Ars, ha già prenotato un posto da sottosegretario alla
Presidenza e ha chiesto le deleghe al Mezzogiorno e ai fondi Cipe.
Difficilmente le avrà entrambe: tutto dipende dal rimescolamento di carte che
un rifiuto di Gianni Letta alla vicepresidenza comporterebbe per la scelta dei
sottosegretari di Palazzo Chigi. Miccichè sta però lavorando per inserire un
altro siciliano nella squadra dei sottosegretari, da scegliere tra i deputati e
senatori che fanno capo alla sua area, come Pippo Fallica, Mario Ferrara e
Gaspare Giudice. In casa An, invece, sembra ormai tramontata l'ipotesi Giulia
Bongiorno alla Giustizia: l'avvocatessa palermitana che ha difeso Giulio
Andreotti potrebbe però ottenere un ruolo come viceministro o sottosegretario.
Almeno altri due siciliani dovrebbero però far parte degli otto sottosegretari
direttamente in quota An: in pole c'è il coordinatore regionale Giuseppe Scalia
che potrebbe essere nominato sottosegretario alle Attività produttive o in
alternativa alle Infrastrutture. In lizza anche l'ex assessore regionale ai
Beni culturali, Fabio Granata, in corsa proprio per un sottosegretariato alla
Cultura. Per Domenico Nania il leader di An, Gianfranco Fini, avrebbe proposto
un ruolo da vicepresidente del Senato. "Ma nella partita occorre capire
anche quante presidenze di commissioni parlamentari andranno ad An",
dicono i siciliani di via della Scrofa. Granata sarebbe candidato, infatti,
anche alla presidenza della commissione Antimafia, mentre il deputato Carmelo
Briguglio punterebbe a quella degli Esteri. In caso di nomina a sottosegretario
di Scalia, inoltre, si aprirebbe anche la sfida per la successione al
coordinamento regionale: il primo nome della lista per il dopo Scalia è quello
dello stesso Briguglio. Rimane infine da capire che ruolo avrà nel nuovo
governo Berlusconi il Movimento per l'autonomia di Raffaele Lombardo. Il neo
presidente della Regione, a inizio settimana, aveva posto l'aut aut:
"Vogliamo un ministero". Berlusconi però sembra disponibile a dare
all'Mpa soltanto un ruolo da viceministro e qualche sottosegretariato:
probabile la nomina di Giovanni Pistorio come vice delle Infrastrutture, ma a
patto che non debba dimettersi da senatore. Per molti il diktat non esaudito di
Lombardo sarà adesso utilizzato contro i forzisti nella formazione della giunta
regionale: "Il suo obiettivo non era tanto un ministero, ma tirare la
corda per poi avere credito nel governo regionale", sussurrano gli azzurri
siciliani.
( da "Repubblica, La" del 27-04-2008)
Argomenti: La Lega
Pagina VIII -
Palermo Aiuti alle aziende, Campanella chiama in causa due società Truffe sui
fondi della 488 Cuffaro querela il pentito Contributi a Provenzano e a imprese
gestite da massoni ALESSANDRA ZINITI Il neosenatore Salvatore Cuffaro annuncia
querela, suo fratello Silvio chiede ai magistrati della Dda un confronto con il
pentito. Hanno suscitato l'accesa reazione dei fratelli Cuffaro le inedite
dichiarazioni di Francesco Campanella, pubblicate ieri da Repubblica, che
accusa l'ex presidente della Regione e la sua famiglia di aver lucrato sui
fondi della legge 488 per ottenere finanziamenti da destinare alle loro
attività turistico-alberghiere. Il tutto grazie all'aiuto dell'Oasi di Troina
di Padre Luigi Ferlauto e ad una serie di escamotage messi in atto dallo studio
di consulenza di un tale "ingegnere Campanella" (solo omonimo del
pentito) di Castelvetrano. Escamotage che il collaboratore di giustizia conosce
bene visto che lui stesso, come ha raccontato ai magistrati della Dda di
Palermo Pignatone, de Lucia, Di Matteo e Prestipino, aveva messo su uno studio
di progettazione utilizzato da mafiosi, politici ed imprenditori per drenare
illecitamente i fondi pubblici riservati a progetti di sviluppo nelle aree
depresse. "Non mi sono mai occupato di 488, di 419, di Por, né tanto meno
di scatole più o meno grandi - replica Salvatore Cuffaro - Tra le tante bugie
raccontate da Campanella nei miei confronti queste mi risultano assolutamente
inedite. Sarebbe interessante capire per quale motivo spuntano solo ora.
Stavolta però ho già dato mandato ai miei difensori di presentare querela
contro Campanella per tutte le bugie che continua a raccontare contro di me e
ora anche contro la mia famiglia". Suo fratello Silvio, invece, che
secondo Campanella, avrebbe mantenuto il filo diretto con questo studio di
consulenza di Castelvetrano, chiede un confronto con il pentito. "Non una
sola delle fandonie che Campanella avrebbe raccontato ai magistrati sulle mie
presunte attività truffaldine - aggiunge - ha un minimo di fondamento". Ai
magistrati della Dda Campanella ha consegnato un fascicolo con su scritto
"Legge 488" che stava negli uffici di via Principe di Villafranca
della Sinergie srl, una società di consulenza e progettazione che il pentito
aveva messo su per sbrigare le pratiche relative agli
affari dei boss di Villabate Mandalà e dei loro imprenditori di riferimento e
che poi cedette a due amici che riferisce essere massoni: Giovanni Quattrone e
Aldo Vitale. E grazie ad un'altra società, la Management srl, costituita
insieme all'ex deputato Giuseppe Acanto, Campanella sarebbe riuscito a fare
avere contributi anche a Bernardo Provenzano per la Mare Nostrum, una
società che gestiva parte del lido di Altavilla Milicia. "è una società -
spiega Campanella - costituita proprio per gestire l'attività di servizi di
consulenza legata al mondo dei finanziamenti 488 ma soprattutto per tentare di
fare quadrato col meccanismo della massoneria e tentare di prendere tutta una
serie di lavori che sarebbero potuti arrivare con il meccanismo di mutuo
soccorso tipico della massoneria".
( da "Repubblica, La" del 27-04-2008)
Argomenti: La Lega
Pagina VIII -
Palermo Angelo Chianello racconta di droga ed estorsioni In rotta il clan Lo
Piccolo c'è un quinto collaborante Era tra i sicari indicati per Nicchi Paura a
Belmonte per le confessioni di Giacomo Greco Il pentito
numero cinque del clan dei boss Salvatore e Sandro Lo Piccolo si chiama Angelo
Chianello, ha 43 anni e da oltre un mese sta riempiendo verbali su verbali
nella sua collaborazione con i magistrati di due Direzioni distrettuali
antimafia: quelle di Palermo e di Milano. Chianello è stato trasferito dal
carcere dell'Ucciardone all'insaputa dei familiari, che in questo modo
hanno appreso della sua scelta e in gran parte se ne sono dissociati. Diversa
la decisione dei congiunti più prossimi del neopentito, adesso anche loro
trasferiti in una località protetta. Così, dopo Francesco Franzese, Antonino
Nuccio, Gaspare Pulizzi e Andrea Bonaccorso, Chianello è il quinto
collaboratore del mandamento di Salvatore Lo Piccolo (nella foto), ormai a
pezzi. Starebbe concentrando le proprie rivelazioni ai pubblici ministeri sul
versante delle estorsioni e soprattutto dei traffici di stupefacenti, che
gestiva assieme allo zio Luigi Bonanno, sul territorio milanese. Questa parte
di inchiesta, di competenza della Procura del capoluogo lombardo, ha visto e
vede ancor oggi la collaborazione tra i magistrati delle due Dda: nel gennaio
scorso, il pm di Milano Ilda Boccassini era stata a Palermo per uno scambio di
informazioni con i colleghi del pool coordinato dal procuratore aggiunto
Alfredo Morvillo, composto da Domenico Gozzo, Gaetano Paci, Francesco Del Bene
e Annamaria Picozzi. Il pentimento di Angelo Chianello è l'ennesimo segnale
dello sfaldamento delle cosche palermitane. Nelle scorse settimane, anche
nell'inossidabile cosca di Belmonte Mezzagno, zoccolo duro del gruppo legato a
Bernardo Provenzano, si è registrato un cedimento, con la collaborazione del
genero del boss Francesco Pastoia, Giacomo Greco, che sta svelando i retroscena
della misteriosa faida scoppiata in provincia all'inizio degli anni Duemila.
Chianello era stato arrestato nel dicembre scorso, per scontare una condanna
inflittagli a Milano in seguito a un'estorsione. A gennaio, era stato poi
coinvolto nell'operazione Addiopizzo, che aveva portato al fermo di trenta
esattori della cosca Lo Piccolo. Già in quel provvedimento emergeva il ruolo di
Chianello in un traffico di stupefacenti: spesso si recava a Milano, lì avrebbe
dovuto scoprire il nascondiglio di Gianni Nicchi, condannato a morte dai Lo
Piccolo. Ma Nicchi fu più svelto. A Palermo, invece, Chianello intratteneva
ottimi rapporti con il capomafia di Malaspina e Cruillas, Pierino Di Napoli, e
con Giuseppe Geraci, della famiglia di Altarello. Chianello ha già confermato
ai magistrati di essere la persona - fino a poco tempo fa non identificata - di
nome Angelo, di cui si parlava nelle intercettazioni ambientali effettuate nei
confronti del boss di San Lorenzo Salvatore Gottuso.
( da "Repubblica, La" del 27-04-2008)
Argomenti: La Lega
Pagina XIII -
Palermo L'IMMUTABILE CLASSE DIRIGENTE NINO ALONGI ersonaggi che hanno riscosso
il favore di una parte consistente di elettorato e che adesso sono in
condizione di influenzare pesantemente la politica degli schieramenti di
maggioranza e di minoranza. Intendiamo parlare, in particolare, di Umberto Bossi, di Antonio Di Pietro e di Raffaele Lombardo. Tre leader che
incarnano esigenze largamente avvertite dalla popolazione, solo che le
esprimono in modo paradossale con più attenzione agli umori della gente che
alla logica della politica e senza alcun rispetto della memoria storica, della
complessità nazionale e internazionale e spesso della stessa grammatica.
Ma nessuno si scandalizza. Sono figure tragicomiche, ma di spessore, più
protese a suscitare emozioni che programmi, più specchio della crisi che si
vive che del cambiamento che si desidera. Il processo di semplificazione della
politica, per quegli strani percorsi della storia, non solo ha salvato questi
personaggi (e le forze che rappresentano), ma li ha ulteriormente legittimati.
Non a caso tutti, adesso, studiano il successo della Lega, l'affermazione di
Italia dei valori, il buon risultato del Movimento per l'autonomia. E si
studia, beninteso, per imitarne le procedure, indagarne le dinamiche, copiarne
i programmi, non certo per scoprirne le interne contraddizioni. Parte o gran
parte della sorprendente vitalità di questi leader e dei loro movimenti sono
riconducibili alla lunga transizione che dalla caduta della Prima repubblica
continua a vivere il Paese, malgrado il ritorno delle suggestioni mediatiche
del Cavaliere e l'affermarsi del buonismo veltroniano, ultima versione del
riformismo democratico. Ma la responsabilità di questo successo va attribuita
anche alla lettura politica che la società, nel suo complesso, esercita con
disarmante superficialità. Come si fa a ritenere che la "questione
settentrionale" sia riducibile a un problema di tasse o che il tema degli
immigrati sia risolvibile chiudendo le frontiere? Come è possibile perorare la
diminuzione della pressione fiscale e contestualmente non rimuovere la pratica
del lavoro nero? Come si fa a pensare che i problemi riguardanti la sicurezza
possano essere risolti dalle forze politiche che in questi anni hanno
beffeggiato la magistratura, reso inoperosi i tribunali e inaugurato, nel 1994,
la stagione degli sconti di pena con i decreti "salva-ladri"? Come si
fa a credere all'autonomia di Lombardo e del suo movimento, che sono entrambi
la costola dura di quella classe dirigente che ha vanificato l'istituto
regionale trasformandolo negli anni in un mero erogatore di risorse? E come è
possibile accettare in tempi di crisi la bufala del Ponte o la promessa di
nuove risorse per il Sud dopo gli sperperi perpetrati? Il popolo "ha
sempre ragione" e in nome della sovranità popolare bisogna accettarne, in
particolare, i responsi elettorali. è una regola della democrazia. Ma qualche
dubbio è legittimo quando si scopre che il popolo sovrano viene irretito dal
sentire ripetere mille volte lo stesso concetto o esaltare mille volte lo
stesso personaggio. Qualche dubbio è legittimo quando non ci sono sedi di
dibattito e momenti di confronto, quando manca il referente politico e non
esistono agenzie autonome rispetto all'informazione ufficiale, quando le sedi
culturali restano uno spazio elitario, quando il sindacato si burocratizza e
quando la pratica devozionistica copre lo spazio religioso. Tutti aspetti che
ritroviamo ingigantiti nell'Isola, dove convivono due verità, una ufficiale
carica di buonsenso e aperta alla modernità e l'altra ancestrale carica di
rancori sicilianisti. Due verità che, intrecciandosi pericolosamente, fanno da
velo allo sviluppo e da sostegno a una classe dirigente che non cambia, pur nel
variare delle generazioni. Una classe dirigente forte e invadente, che copre
gli spazi e non solo quelli della politica, ma che resta pur sempre mediocre e
inadeguata.
( da "Repubblica, La" del 27-04-2008)
Argomenti: La Lega
Pagina II - Napoli
L'impegno di Berlusconi "Riporterò la civiltà a Napoli" Il premier
sul degrado in città: ci sarà da lavorare Velardi dà la sveglia al Comune
Domani incontro con il sindaco Il governatore invita Prodi e la moglie:
trascorrete qui un fine settimana OTTAVIO LUCARELLI "Bisogna riportare
Napoli e la Campania al livello di civiltà dovuto. Bisognerà far vedere le
bellezze e i tesori artistici in tutte le televisioni del mondo. Un lavoro non
breve ma impegnativo". Silvio Berlusconi incontra Bossi e poi, passeggiando nel centro di
Milano, torna a parlare della città prescelta per la prima riunione del nuovo
governo ma anche per un suo periodico soggiorno settimanale fino a quando il
problema dei rifiuti non sarà avviato a soluzione. Promessa fatta in
piazza del Plebiscito durante il comizio elettorale e ribadita dopo la
vittoria. "Ci sarà molto da fare - ha aggiunto in serata Berlusconi - per
cambiare questa opinione pubblica mondiale che oggi guarda l'Italia come un
paese che non ha saputo risolvere nemmeno l'elementare problema
dell'eliminazione dei rifiuti". In attesa di Berlusconi, intanto, il
presidente della Regione Antonio Bassolino ha invitato il premier uscente
Romano Prodi e sua moglie Flavia a trascorrere un week end a Napoli. Sono loro
i primi prescelti nell'ambito dell'iniziativa lanciata venerdì da Bassolino che
ha proposto sul suo blog: "Perché ciascuno di noi non invita un suo amico
in vacanza a Napoli e in Campania". "Il tam tam lanciato - ha
aggiunto ieri Bassolino - comincia a funzionare. Arrivano messaggi di diversi
cittadini che hanno invitato amici, parenti e colleghi da ogni parte d'Italia e
del mondo". In città i turisti stanno comunque tornando timidamente ma
l'accoglienza non è delle migliori nonostante qualche singolo sforzo mirato a
invertire la rotta. è accaduto in questo ponte tra luci e ombre come ha
constatato in strada l'assessore regionale Claudio Velardi: "I turisti ci
sono e saranno ancora più numerosi nel prossimo ponte del primo maggio. Perciò
daremo una mano al Comune per migliorare l'accoglienza". Da qualche
settimana alla guida del turismo, Velardi ieri mattina ne ha inventata un'altra
offrendo pasticcini in piazza del Gesù ai turisti che stanno tornando anche
perché il pacchetto Napoli di questi tempi è vantaggioso. Turisti che arrivano
però nei giorni in cui l'immondizia torna ad accumularsi nelle strade, nei
giorni in cui i vigili si diradano, in cui i cantieri sono in gran parte
abbandonati e la presenza del Comune è virtuale. Claudio Velardi, che ha nel
curriculum una breve parentesi in Comune, se n'è accorto e dopo la trovata di
ieri mattina ha deciso di fare qualcosa in più fissando un incontro con il
sindaco domani alle 11 in Comune per spingere l'amministrazione cittadina a
darsi una sveglia. "Sono contento - spiega - dei dati sull'affluenza in
questi giorni. Dati confortanti, ma ora bisogna giocare la partita. Ora bisogna
pensare all'accoglienza dappertutto. Le istituzioni più vicine al territorio,
primo tra tutti il Comune che vive in note difficoltà strutturali, devono
rimboccarsi le maniche. Ci incontreremo dunque a Palazzo San Giacomo per vedere
in che modo si può aiutare l'amministrazione comunale nell'accoglienza nel
momento in cui c'è una oggettiva ripresa. Tutti sappiamo le difficoltà del
Comune, soprattutto con le ristrettezze finanziarie, e perciò occorre un
aiuto". Amministrazione che, intanto, ha incassato un nuovo affondo da
parte del sindacato dei vigili della Fp Cgil-polizia locale. "Da mesi -
accusa il segretario provinciale Umberto Cacace - non è stata convocata una
sola riunione, da noi sollecitata, per affrontare i temi connessi al rilancio
del turismo e in generale delle attività collegate in relazione all'imminente
Maggio dei monumenti o al periodo estivo".
( da "Repubblica, La" del 27-04-2008)
Argomenti: La Lega
Pagina XI - Napoli AIUTATEMI A SALVARE ANNA DALLE MANI DEI BOSS LUIGI MEROLA
H o seguito anch'io da casa, in settimana, come tanti la trasmissione
"Annozero" di Michele Santoro. I relatori invitati sono stati molto
bravi nell'analizzare il fenomeno della camorra casertana. Ma a questo tipo di
analisi e trasmissioni io, come prete e come educatore, dico basta. Dico
basta come hanno detto basta gli insegnanti della scuola media D'Acquisto di
Miano, che in questi giorni sono stati assediati da giornali e televisioni. I
professori hanno fatto bene a non partecipare alla trasmissione e a loro va il
mio plauso nel grande sforzo, ogni giorno, di togliere i ragazzi dalla strada e
di supplire alle tante istituzioni assenti. I giovani che ci seguono e vedono i
passi di noi adulti hanno bisogno di speranza, di passione per vivere e per non
fuggire dalla città. Il bacino dove si alimenta la camorra non è mai in crisi,
non diminuisce mai, si alimenta, ogni giorno di più, nei vicoli della nostra
città. Il terreno è sempre più fertile perché ci si occupa troppo poco dei
minori, i quali agli occhi delle istituzioni non sono in grado di produrre,
mentre agli occhi dei boss sono diventati la manodopera più redditizia e meno
rischiosa. Vi racconto la storia di Anna, una ragazza da poco diventata
maggiorenne, ma cresciuta molto presto, perché già a dodici anni doveva aiutare
la sua famiglia, spacciando droga nel suo quartiere, l'Arenaccia. Oggi nel
quartiere opera la fondazione "A voce d''e creature", che ha lo scopo
di guidare i ragazzi sulla retta via. Anna è stata già tre volte in carcere e
oggi che il papà è alcolizzato e la mamma è reclusa nel carcere di Pozzuoli, ha
paura di "ricadere nel giro", perché non sa come aiutare la sua
famiglia in modo lecito. Deve accudire un fratello piccolo e non ha nessuno che
la segue. Mi ha raccontato, appena è venuta in fondazione, di trovarsi di
fronte a un bivio: o lavorare di nuovo per conto del boss che gestisce il
mercato della droga nel suo rione o morire nell'indifferenza di tutti. Ha
bussato a tante porte per lavorare, ma nessuno ha aperto le mani, nessun
imprenditore ha teso le braccia perché aveva il marchio indelebile per i suoi
errori passati: spacciatrice di droga. Il male che uccide è l'indifferenza, dei
cittadini e delle istituzioni. Poche scuole, poche associazioni, pochi preti,
pochi uomini e donne di buona volontà non possono salvare la città di Napoli. O
risorgeremo tutti o moriremo tutti nella disperazione più totale. Chi ha i
mezzi inizi a salvare questa ragazza che ha tanta voglia di dire no alla
camorra e che ha tanto bisogno di lavorare. è così cosciente della sua
condizione, che è venuta a dirmi: "Padre so che nel vendere la droga
uccido i miei coetanei, ma, poi, come farò ad aiutare la mia famiglia se non
lavoro?". Chi vorrà togliere una manovalanza al boss dell'Arenaccia
offrendo un lavoro ad Anna può scrivermi: merolaavocedecreature.it. Proviamo
tutti insieme a strappare l'erba cattiva nella nostra città.
( da "Repubblica, La" del 27-04-2008)
Argomenti: La Lega
Pagina VII - Milano
Oggi e domani i ballottaggi. Nel Milanese si eleggono quattro sindaci, testa a
testa a Sondrio Voto nei Comuni, urne aperte dalle 8 DAVIDE CARLUCCI è in
Lombardia che si giocano oggi e domani le sfide più singolari di questo
scampolo elettorale. E precisamente a Nova Milanese e a Jerago con Orago, in
provincia di Varese. Nel primo comune il candidato dell'opposizione, Loris
Antonio Dante, sostenuto dal centrodestra, se vince è un miracolato, visto che
la sua avversaria, il sindaco uscente Laura Barzaghi, ha ottenuto il 14 aprile
il 49,993 per cento dei voti, mancandogliene esattamente due per ottenere la
vittoria al primo turno. Jerago con Orago, invece, è l'unico comune d'Italia
sotto i cinquemila abitanti nel quale le urne sono aperte sebbene la legge
preveda il turno unico: le elezioni, infatti, sono state rimandate per
permettere la riammissione all'ultimo minuto di una lista prima ricusata. Ci
saranno anche loro, gli jeraghesi e gli oraghesi, tra i 71mila 700 lombardi che
dalle 8 alle 22 di oggi e dalle 7 alle 15 di domani torneranno in cabina
elettorale. Tra i sei chiamati a votare, il comune più grosso è Sondrio,
l'unico capoluogo di provincia, dove si sfidano due medici. Alcide Molteni,
sostenuto dal Partito democratico, Sinistra Arcobaleno, Partito socialista e
tre liste civiche (Sondrio Accesa, Sondrio 2020 e Sondrio Democratica), ha già
sfiorato la vittoria al primo turno con il 49 per cento. Un distacco di 16,5
punti su Aldo Faggi, sostenuto da Pdl, Lega Nord e due civiche (Faggi sindaco e Sondrio Unita), che ora
spera di intercettare il voto della Destra, di Sondrio Liberale, dell'Udc e dei
Popolari retici. A Bresso, 26.800 abitanti, il candidato del centrosinistra,
Fortunato Zinni, parte favorito, con il 45,2 per cento dei voti, contro Roberto
Cassamagnaghi, del centrodestra, che si è fermato al 42,7: la differenza
potrebbero farla le due liste civiche, i cui leader hanno dichiarato il proprio
voto per Zinni. Più probabile una conferma per il Pdl, invece, a Seveso, dove
Massimo Donati, in testa con il 28 per cento dei voti, potrà contare, per
vincere su Paolo Brutti (25,3), sull'appoggio della Lega
Nord, forte del 23,9 per cento di consensi accordati al suo candidato, David
Galli. Centrodestra in vantaggio anche a Gorgonzola, dove Walter Baldi ha
toccato quota 39,8 per cento contro Mario Balconi, fermo al 32.
( da "Repubblica, La" del 27-04-2008)
Argomenti: La Lega
Pagina VII - Milano
La richiesta del governatore "Un ministro formigoniano" Il Pd: è in crisi,
no all'ipotesi di patti bipartisan ANDREA MONTANARI Trovato l'accordo con la
Lega, a Silvio Berlusconi resta ancora da sciogliere il nodo di Roberto
Formigoni, che ieri ha sentito telefonicamente il premier in pectore, dopo il suo incontro con Umberto Bossi, e lo rivedrà domani. Al leader del Popolo delle libertà il
governatore ha ribadito le sue condizioni per restare al Pirellone. La garanzia
di essere il candidato alla Regione anche nel 2010, carta bianca sull'imminente
rimpasto della giunta e la certezza che gli saranno assegnate deleghe speciali
sull'Expo 2015. A queste, da ieri se n'è aggiunta un'altra. L'ingresso
nel futuro governo di esponente di "provata fede formigoniana". Tra i
nomi, circola quello del primario di Medicina Nucleare e Radioterapia
dell'ospedale San Raffaele, Ferruccio Fazio, per la guida del ministero della
Salute. Richieste non facili da esaudire, visto che Berlusconi ha già promesso
alla Lega che il prossimo candidato alla guida del Pirellone nel 2010 sarà un
leghista. Nel frattempo, fa discutere nel Partito democratico l'ipotesi che
Formigoni possa aprire la sua squadra anche un esponente del Pd. Al capogruppo
del Carroccio in Regione, Stefano Galli, che aveva minacciato in questo caso la
crisi, fonti del Pirellone fanno notare "che i voti della Lega in Regione
non sono determinanti". "è una questione che non sta né in cielo e né
in terra - replica il coordinatore della segreteria lombarda del Pd Matteo
Mauri - Noi in Lombardia abbiamo un compito di opposizione, che continueremo a
fare, come sempre, in modo serio e responsabile. Non ci prestiamo a giochi
tutti interni al centrodestra". Sulla stessa linea il consigliere
regionale del Pd Franco Mirabelli: "Non saremo la stampella di Formigoni
proprio ora che si trova in difficoltà, prigioniero dell'asse Berlusconi-Bossi". Ma il capogruppo del Pd in Regione Guido
Galperti rilancia: "Ma quale stampella, se hanno maggioranze blindate in
tutta la Lombardia. Anche se non c'è ancora nulla di concreto, non dobbiamo
avere delle pregiudiziali, anche tenendo un occhio alle Provinciali del
prossimo anno. Se il Pd vuole rappresentare una novità deve rappresentarla fino
in fondo, non fare finta di osare". Per Maria Grazia Fabrizio,
"sarebbe intelligente discutere di un'alternativa alla Lega prima che
diventi proprietaria dopo il Veneto anche della Lombardia, a patto che
Formigoni non voglia solo togliersi qualche sassolino dalle scarpe".
( da "Repubblica, La" del 27-04-2008)
Argomenti: La Lega
Pagina VIII - Bari
L'interrogatorio di Di Cosola Pizzo sui defunti il boss:
"L'ho fatto per salvare il posto" Un tentativo di salvare la ditta che
l'aveva assunto, di garantire la salvaguardia dei posti di lavoro, il suo e
quello di un altro dipendente. Ha spiegato così al gip Jolanda Carrieri, che lo
stava interrogando, le sue presunte pressioni nei confronti degli infermieri
necrofori dell'ospedale Di Venere. Il boss Antonio Di Cosola, arrestato
nell'inchiesta sulla banda del caro estinto, è comparso ieri in tribunale per
l'interrogatorio di garanzia. Pantaloni chiari, maglietta e sahariana, Di
Cosola si è presentato al primo piano del Palagiustizia di via Nazariantz e,
assistito dagli avvocati Nino Castellaneta e Antonio Vitulli, ha risposto a
tutte le domande fattegli dal gip e dal pm antimafia Desirée Digeronimo. L'uomo
è accusato di essersi presentato, spalleggiato dai suoi uomini per due volte
(il 19 ottobre e il 21 novembre 2006), ai necrofori. E di aver chiesto loro
perché per l'organizzazione di un funerale avessero chiamato un'altra ditta
piuttosto che quella di Rosa Porcelli (anche lei arrestata, assieme a suo
marito Pellegrino Labellarte). Ieri, dunque, ha chiarito ai magistrati che il
suo era solo un tentativo di aiutare l'azienda, che navigava in cattive acque,
e dunque di evitare anche il proprio licenziamento. Nella stessa mattinata sono
comparsi dinanzi al giudice anche Rosa Porcelli e Pellegrino Labellarte,
assistiti dall'avvocato Isabella Legista, che hanno invece preferito il
silenzio, avvalendosi della facoltà di non rispondere. (m.chia.).
( da "Repubblica, La" del 27-04-2008)
Argomenti: La Lega
Pagina VII - Bari Il
ragazzo con la pistola imponeva il baciamani Quando era al Fornelli. E
all'educatrice diceva: "Qui comando io" Maggiorenne fra pochi mesi, è
tornato a casa malgrado il no della procura MARA CHIARELLI "Seduto al lato
della cattedra, riceveva baci reverenziali dai compagni di classe che entravano
nell'aula". Comincia così la relazione degli operatori dell'istituto
Fornelli, dove è stato detenuto per 15 mesi, sull'ex bambino con la pistola,
arrestato nel gennaio 2007 per una serie di rapine cruente e da due giorni
trasferito nell'abitazione dove vivono la mamma e il fratello più piccolo. Il 17enne, che ad agosto ne compirà 18, è figlio di un boss di
Bari vecchia e, sin da quando ne aveva 11, si è fatto conoscere dalle forze
dell'ordine. Nell'estate del 2001 fu fermato dai carabinieri in un vicolo: in
un sacchetto di carta, avvolta in uno strofinaccio, aveva una pistola usata per
un delitto. Da allora gli investigatori hanno registrato una importante
escalation criminale, tanto da collocarlo a capo di un gruppo di minorenni,
specializzati nelle rapine, sia ai danni di coetanei che di agenzie di viaggi e
assicurative. Nel dicembre scorso, dopo aver aggredito un ragazzo algerino, fu
spedito dalla direzione del Fornelli con provvedimento disciplinare in un
carcere minorile di Catania. Il fatto avvenne in occasione di una partita di
calcio, durante la quale il giovane nordafricano osò tenere un atteggiamento
ribelle: in cinque gli si scagliarono addosso e gli ruppero il setto nasale.
"Particolarmente grave" fu valutato allora dalla direzione del
Fornelli il comportamento del giovane, "che per il solo fatto di aver interpretato
come minaccioso il semplice atteggiamento dell'algerino", non aveva
esitato a colpirlo. Al ritorno da Catania, tuttavia, le cose non sono
migliorate tanto da indurre i responsabili dell'istituto a chiedere (e ottenere
dall'amministrazione ) il trasferimento del giovane a Cagliari, "per
evitare che la sua presenza pregiudichi il regolare svolgimento delle lezioni -
hanno spiegato - e che influenzi negativamente altri minori". Raccontavano
inoltre gli operatori che non appena i ragazzi entravano in aula, "affermava
apertamente, riferendosi anche alla docente, "Qui comando io"".
E giù il baciamano. Il trasferimento, ribadivano allora, "si ritiene
necessario anche per evitare il tentativo di proselitismo e assoggettamento
degli altri minori che cerca di porre in essere".
( da "Repubblica, La" del 27-04-2008)
Argomenti: La Lega
Nuovo percorso
doloroso per infelicità metropolitane. Ancora un segmento di un teatro civile
che Fortunato Calvino persegue con tenacia fantasiosa. In prima nazionale alla
Sala Assoli del Teatro Nuovo è andata in scena "Lontana la città".
Calvino firma anche la regia della rapida commedia, un atto unico di poco meno
di un'ora, costruita con intenzione dichiaratamente didattica, come è il suo
teatro, che sembra fatto per parlare a giovani della costante necessità di un
non eludibile impegno contro insopportabili soprusi. Ed è capace di parlare
anche ai meno giovani. Per inorriditi soprusi, e violenze che feriscono animi a
corpi, lasciando segni profondi e dolorose cicatrici nel corpo stesso della
società che Calvino ogni volta osserva e racconta, quasi cronista che si guarda
intorno con sempre critica attenzione a una Napoli dai confini feroci e veri in
cui la vita non è mai facile percorso. Qui ancora un quartiere popolare, e
ancora una volta una donna a fare da oggetto d'inconfessabili cupidigie
prepotenti. Come altre volte, Calvino affida alla protagonista il compito
d'essere motore, oltre che vittima, delle sue architetture, relegando le
presenze maschili in avvilita esistenza sconfitta. Questa volta il motore è
Rosaria, cui Roberta Serrano offre generose disperazioni e certezze, padrona di
una lavanderia, con un marito depresso e un figlio lontano a trovare lavoro e
vita meno grama. Offrendo alla figlia possibili percorsi di riequilibrio morale
Rosaria non vorrà sottostare a tentativi volgari di
seduzione da parte del boss del quartiere. Un Don Ciro non privo d'aitante
protervia che Massimiliano Rossi disegna con odiosa precisione. Racconto di
disperata cupezza, si sviluppa però con qualche avarizia di soluzioni. Bella
prova anche di Loredana Simioli in equivoca invadenza corposa e di Gioia Miale
in nervosa contrapposizione. Bell'impianto di scena di Paolo Foti e
costumi dalle precise e cupe intuizioni firmati da Annamaria Morelli. Le
musiche originali di Paolo Coletta segnano l'azione. Applausi calorosi dal
pubblico della prima. Repliche fino a domenica. Tel. 081 4976 267. (giulio baffi)
Info email botteghino@nuovoteatronuovo.it.
( da "Repubblica, La" del 27-04-2008)
Argomenti: La Lega
Musica RISING MUTINY
Il chitarrista Irio De Paula e il trombettista Fabrizio
Bosso dalle 22 al Rising Mutiny, via Bellini. Info 347 804 4559 e 335 879 0428.
AROUND MIDNIGHT I chitarristi Antonio Onorato e Aldo Farias dalle 21.30
all'Around Midnight, via Bonito. Prenotarsi ai numeri 081 742 3278 e 333 700
5230. TINTADIROSSO Dalle 18 al Tintadirosso in via San Biagio dei Librai Photo
Exhibition di Martin Errichiello e Salvio Morrone e dj set di Silvia D'Alesio.
Dalle 21 concerto del Titanic Tango Quartet. Ingresso 7 euro. Info 081 658 4222
e 333 601 8783. KINKY Smoka Spire dalle 22 al Kinky, vico della Quecia. Info
328 186 2831 e 347 633 0247. RISING SOUTH Dalle 17.30 al Rising South, via San
Sebastiano, selezione di artisti pop-rock emergenti. In giurìa Gabriele Medeot,
Andrea Schipani, Massimo Jovine, Rosanna De Lucia. Il premio consiste nella
produzione di un progetto discografico. Info 081 570 1730. SANT'ANTIMO Eclissi
di Soul dalle 21.30 al Joia, corso Europa a Sant'Antimo. Brani di Sam cooke,
Ray Charles, Marvin Gaye, Earth Wind & Fire. Info 081 830 3780. CAVA Il
pianista inglese Jonathan Gee con il sassofonista Jerry Popolo dale 21.30 al
Moro, Borgo Scacciaventi a Cava de' Tirreni. Info 089 445 6352. CAPUA Tango
dalle 21.30 nel caffè ristorante Ex Libris, Palazzo Lanza, corso Gran Priorato
di Malta a Capua. Info 0823 622 924 e 0823 96 2097. Classica teatro
mediterraneo Domani alle 20 al Teatro Mediterraneo (alla Mostra d'Oltremare)
secondo concerto della Stagione 2008 dell'Ancem (Associazione Napoli capitale
europea della musica). A dirigere l'orchestra del Solisti di Napoli, Tiago
Flores. In programma musiche di Villa Lobos, Barbosa, Gomes, Nazareth.
Nell'ambito della serata si raccoglieranno fondi a favore della "Casa di
Tonia per l'accoglienza e l'assistenza della madre e del bambino",
iniziativa voluta dal cardinale Crescenzio Sepe che sarà presente alla serata.
Biglietto 15 euro. Info 081 1926 2280; ancem-napoli@libero. it. MADRE Dalle
19.30 al Madre, via Settembrini, "Alatiel" su musiche di Fabrizio De
Rossi Re per due voci recitanti, soprano, tromba, pianoforte, contrabbasso e
percussioni. Ingresso 10.50 euro, ridotto studenti e artecard 7.50. www.
turchini. it RAVELLO Da mezzogiorno a Villa Rufolo, Ravello, concerto del
Kansax Quartet. Con Vittorio Quinquennale (sax soprano), Fabio Sullutrone (sax
alto), Enzo Spizzuoco (sax tenore) e Giuseppe Moscato (sax baritono). Musiche
di Vivaldi, Debussy, Naulais, Rota, Ravel, Iturralde, Girotto, Piazzolla,
Corea. FAICCHIO Dalle 18.30 nella chiesa di Santa Maria Assunta a Faicchio (Benevento)
concerto dell'organista Mauro Castaldo con musiche di Salvatore, Bach, D'Orsi,
Pitoni, Perosi, Benedetto Marcello. Ingresso libero. Teatro MERCADANTE Dalle 18
al Mercadante, piazza Municipio, lo spettacolo di Marco Sciaccaluga "Svet
La luce splende nelle tenebre" di Lev Tolstoj, una produzione del Teatro
Stabile di Genova. Alle 21, nella sala del Ridotto, Teresa Saponangelo nello
spettacolo "Il mondo deve sapere", dal libro di Michela Murgia. In
scena anche gli attori Carmine Borrino e Fortunato Cerlino. Adattamento di
Saponangelo, Greco, Emmer. Regia David Emmer. Info 081 551 0336 e 552 4214.
ELICANTROPO Dalle 18.30 all'Elicantropo, vico Gerolomini, lo "Studio de la
classe morta", spettacolo di Eugenia D'Alterio liberamente ispirato all'opera
di Tadeusz Kantor. Con Lucio Celaia, Manuela Di Florio, Davide Giacobbe,
Federico Infantino, Marco Luciano, Ramona Tripodi. Scene di Peppe Zinno e Ciro
Di Matteo. Info 081 296 640. SANCARLUCCIO Dalle 18.30 al Sancarluccio, via San
Pasquale a Chiaia, lo spettacolo di e con Antonio Carletti "E'
primavera". Musiche Bob Quadrelli. Info 081 405 000. TAM Laboratorio di
giovani cabarettisti dalle 22 al Tam di via Martucci. Info 081 682 814. DIANA
Dalle 18 al Diana, via Luca Giordano, Gianfranco D'Angelo e Ivana Monti nella
commedia di William Arthur Rose "Indovina chi viene a cena". Regia
Patrick Rossi Gastaldi. Info 081 578 1905. VERDI SALERNO Dalle 18.30, al teatro
Verdi di Salerno, Arturo Brachetti nello spettacolo "L'uomo dai mille
volti". Regia Serge Denoncourt. CASERTA Dalle 19 a Officina Teatro, viale
degli Antichi platani di San Leucio a Caserta, la commedia di Sergio Del Prete
e Valerio Esposito "La strana storia di Romeo e Giulietta". Regia
Sergio Del Prete. Biglietti 10 e 7 euro. Info 0823 363 066. ORTO BOTANICO
Domani alle 9.30 e alle 11 all'Orto Botanico, via Foria, lo spettacolo di
Giovanna Facciolo "Il regno di Oz". Ingresso 5 euro. Prenotazione
obbligatoria 081 0330 619.
( da "Repubblica, La" del 27-04-2008)
Argomenti: La Lega
Cronaca Lo sfogo su
Provenzano Due in una settimana dedicati a Messina Denaro: è giallo Palermo,
murales col volto del superboss latitante Se la veda con la sua coscienza per
il danno che ha fatto agli amici che non lo meritavano. La mia amicizia con lui
è finita... SALVO PALAZZOLO PALERMO - Spuntano altri due murales con il volto
del superlatitante di Cosa nostra Matteo Messina Denaro: nel capoluogo
siciliano, accanto l'ingresso della facoltà di Giurisprudenza; e nel paese natale del boss, Castelvetrano (Trapani), sulla
facciata dei nuovi uffici comunali. La firma è la stessa del primo disegno in
stile pop art di Andy Warhol comparso a Palermo, dietro la cattedrale:
"F.A" e il simbolo del dollaro. Resta un mistero il significato
dell'immagine: "Potrebbe essere un incitamento alla cattura",
ha ipotizzato il questore Giuseppe Caruso. L'associazione dei familiari delle
vittime dei Georgofili denuncia invece: "Si ostenta l'immagine di un
assassino in libertà per perorare la richiesta di benefici carcerari per i
mafiosi stragisti". Il sindaco di Castelvetrano, Gianni Pompeo, non ha avuto
dubbi: ha ordinato di cancellare il disegno. Intanto, polizia e carabinieri
stanno cercando di chiarire il giallo, addirittura con due indagini parallele.
Forse troppo per dei semplici murales? Matteo Messina Denaro è ormai
l'obiettivo numero uno per l'antimafia: polizia e carabinieri, sotto il
coordinamento dei pm di Palermo, hanno ormai avviato la grande sfida. Le ultime
tracce certe del padrino risalgono al 2006, quando un confidente del Sisde -
nome in codice Svetonio - passò le lettere che si scambiava con il capomafia di
Trapani. Lui, ormai ricercato dal 1994, si concedeva citazioni letterarie
("Sono diventato il Malaussène di tutto e di tutti"), considerazioni
sui politici ("L'unico di razza fu Craxi") e pensieri di mafia in
libertà. Uno anche su Provenzano, accusato di avere conservato i pizzini nel
suo covo: "Tanto danno ha provocato agli amici".
( da "Repubblica, La" del 27-04-2008)
Argomenti: La Lega
Cronaca La vittima
Bomba sotto l'auto, imprenditore in fin di vita Gioia Tauro, tritolo innescato
da telecomando. Ha perso gambe e braccia Antonino Princi ha pericolose parentele
nei clan Vendetta o guerra di mafia Un'esplosione devastante e killer
professionisti: non accadeva da otto anni GIUSEPPE BALDESSARRO GIOIA TAURO -
Un'autobomba per far saltare in aria un imprenditore facoltoso e dalle
"parentele" pericolose. Un'esplosione devastante. Alla vecchia
maniera, come in Calabria si era visto solo durante le guerre di mafia più
cruente, quelle per spartirsi gli affari miliardari, della droga e degli
appalti. Nel mirino dei killer ieri è finito Antonino Princi, ridotto in fin di
vita dalla deflagrazione. Un manager che gestiva un consistente impero
economico, fatto di negozi e quote societarie. Ma che è anche genero di don
Mico Rugolo, boss di Castellace. L'esplosione alle 8,25 del
mattino. Sotto la Mercedes di Princi - parcheggiata vicino casa a Gioia Tauro -
nella notte è stato sistemato un ordigno ad alto potenziale. Tritolo, innescato
da un timer fatto partire con un telecomando a distanza quando l'imprenditore
si è avvicinato all'auto. L'esplosione lo ha letteralmente spazzato via,
riducendo il suo corpo in brandelli. Ora versa in condizioni disperate. I
medici del reparto di rianimazione degli Ospedali riuniti di Reggio Calabria
gli hanno dovuto amputare quel che restava di braccia e gambe. Ed anche altre
parti del corpo risultano "gravemente compromesse". Al punto che i
sanitari stanno valutando la possibilità di sottoporlo ad un nuovo delicato
intervento chirurgico per cercare di tamponare le ferite. Un agguato di chiara
matrice mafiosa. Riferiscono gli inquirenti, "di livello altissimo".
Sia per il personaggio coinvolto che per la simbologia adottata dai clan.
Cercavano l'atto eclatante e per ottenere il risultato si sono affidati a dei
professionisti. L'ultima autobomba fatta esplodere in Calabria è quella che il
13 aprile del 2000 uccise, a Marina di Gioiosa Jonica, Domenico Gullaci, un
imprenditore della Locride. Per gli esperti della Direzione distrettuale
antimafia è impossibile che un agguato del genere sia stato fatto senza il
placet delle famiglie più potenti, o in aperto sfregio a queste. Princi era
proprietario di numerosi negozi di abbigliamento. A lui sono riconducibili
anche alcune società che gestiscono spazi in una serie di centri commerciali
calabresi. Fino al 2006 era stato azionista al 48% del Catanzaro calcio.
Un'avventura finita col fallimento della squadra che allora militava in serie
B. Pochi mesi fa l'uomo aveva manifestato la disponibilità ad acquisire il 100%
del pacchetto azionario del Fc Catanzaro, la nuova società nata con il lodo
Petrucci dopo il fallimento. Le trattative, però, non erano andate a buon fine
e Princi aveva rinunciato. Soldi, tanti soldi. Investiti in diversi settori.
Per questo i magistrati non escludono la pista del riciclaggio e stanno
ricostruendo la mappa di tutti i suoi interessi. Indagini difficili, affidate
al procuratore aggiunto di Palmi, Bruno Giordano, e al pm dell'antimafia
reggina Roberto Di Palma. Le parentele di Princi portano la Procura a tenere in
conto un'altra pista. Inquietante. L'attentato potrebbe essere collegato ad una
vendetta maturata negli ambienti della criminalità organizzata della Piana di
Gioia Tauro. La moglie dell'imprenditore è una Rugolo. Il padre della donna,
don Mico, è cognato di Saro Mammoliti, entrambi alleati degli Alvaro di
Sinopoli. Sono i clan che secondo gli investigatori controllano l'intera zona
preaspromontana del versante Tirrenico reggino. A Gioia invece hanno sempre
comandato i Piromalli-Molè, mentre Rosarno era territorio dei Pesce Bellocco.
Equilibri solidi, che però sembrano essersi spezzati. Nella Piana di Gioia
Tauro è in atto uno scontro tra i clan di vertice. Il primo febbraio scorso, è
stato ucciso Rocco Molè, uno dei capi dell'omonima cosca. Una volta comandavano
assieme ai Piromalli. Ma l'alleanza potrebbe essersi incrinata sotto la spinta
del fiume di denaro che è arrivato, o sta per arrivare, nella Piana. Il soldi
per il rifacimento della Salerno-Reggio Calabria, quelli per la realizzazione
del rigassificatore, e ancora i grandi investimenti per il Porto di
transhipment e per la sua fascia industriale. E poi i nuovi centri commerciali.
Il più imponente della provincia di Reggio Calabria si trova a Rizziconi, nel
cuore della Piana. Uno dei soci è Pasquale Inzitari, esponente di primo piano
dell'Udc calabrese (candidato al Parlamento alle scorse elezioni) e cognato di
Princi. E a dimostrazione dei variegati interessi dei clan, nei giorni scorsi è
arrivato lo scioglimento per "infiltrazioni mafiose" del consiglio
comunale di Gioia Tauro. Secondo la relazione del Ministero dell'Interno i
Piromalli controllavano diverse attività dell'amministrazione locale, grazie
alla presenza, più o meno diretta, dei loro uomini.
( da "Repubblica, La" del 27-04-2008)
Argomenti: La Lega
Spettacoli
L'INCONTRO Volti da fiction Adesso per il grande pubblico è l'incarnazione del
"capo dei capi" della mafia. La sua interpretazione è stata
un'impresa da mutante: nella realtà l'attore palermitano è un trentatreenne
mite, misurato e sorridente Gli si riconosce un solo vizio maturo: una voglia
di teatro che lo fa stare sempre in movimento. Mette un valore al di sopra di
tutti gli altri: "Non rinuncerei mai all'indipendenza, rifiuto i pregiudizi
e l'ordine imposto" Mille coincidenze mi hanno portato a fare Riina in tv
Ma io non vedo la differenza tra Riina e il delirio d'onnipotenza di un
Riccardo III o di un Caligola RODOLFO DI GIAMMARCO ROMA Un Cesare Lombroso dei
nostri giorni, o un Desmond Morris che tanto ha studiato e teorizzato il
rapporto tra gesti, fisionomia e comunicazione degli esseri umani, farebbero
carte false per indagare a fondo le ragioni che hanno spinto otto-dieci milioni
di italiani ad associare, a identificare naturalmente Totò Riina, solido e tragico boss corleonese della mafia (milleduecento morti
sulla coscienza), con l'oggi trentatreenne Claudio Gioè, l'attore palermitano
mite, misurato e sottile, volto flemmaticamente sorridente, interprete
apprezzatissimo della parte del re ombra di Cosa Nostra nella fiction Il capo
dei capi che i registi Enzo Monteleone e Alexis Sweet e gli sceneggiatori
Bises, Fava e Starnone (romanzando un libro di D'Avanzo e Bolzoni) hanno
condotto a un memorabile successo di share, di gradimenti e di clamori polemici
su Canale 5. Un anno fa Gioè s'è sottoposto all'impegno di modellare il proprio
corpo e le proprie espressioni ricostruendo minuziosamente la parabola della
vita di Riina dai suoi venticinque ai suoi sessantatré anni. Un'impresa da
mutante, da museo siciliano live delle cere, da faustiano interprete delle
altrui età dell'uomo. E quando te lo trovi davanti, questo giovane artista che
ha somatizzato in tv quasi quaranta stagioni della Mente del Male, avendo già
alle spalle le esperienze da sindacalista ne I cento passi e da operaio ne La
meglio gioventù, film entrambi di Marco Tullio Giordana, reduce anche dal
successo personale a teatro delle voci date al mondo catanese delittuoso e
offeso de L'istruttoria di Claudio Fava, quando sei a tu per tu con lui
t'accorgi d'avere a che fare con un ragazzo, una specie di fool isolano, un
giovanotto di taglia adolescenziale. L'unico vizio maturo che nei primi minuti
gli scorgi negli occhi è una voglia di teatro. Quella ce l'ha nel sangue. E in fondo,
l'anno scorso, non ha fatto altro, davanti alle telecamere, che teatralizzare
scientificamente, antropologicamente e mimeticamente un personaggio non
scritto, una figura reale, potente, temibile, oggi sotto chiave a scontare
quasi una ventina di ergastoli. "Ho studiato a lungo come Riina si
muoveva, che sguardo aveva, come "recitava" davanti ai giudici, ogni
sua mezza occhiata, ogni suo mezzo tono, ogni sua ruvida piega culturale, il
modo in cui non riusciva a stare seduto sulla sedia in aula, il suo
atteggiamento sempre impassibile che però tradiva l'istinto di saltare al collo
ai pentiti (agghiacciò il tribunale, quel suo sussurrare "Ma statti
zitto" al pentito Gaspare Mutolo, suo autista), e insomma m'ha interessato
l'uomo, la sagoma, i suoi limiti, le contrazioni, l'uso delle mani e in
particolare del pollice, come girava la testa, come reagiva alle descrizioni
feroci dei crimini con l'acido, dei delitti messi a segno con le proprie mani
dopo aver magari offerto un pranzo alla vittima, e ho spiato la sua rabbia
animalesca sotto le apparenze di una prossemica inalterabile, quando si
schermiva, quando i testimoni gli davano del lei, il vossia, rispondendo a un
cerimoniale scopertamente mafioso". E come ogni attore di antica
tradizione, il giovane Gioè s'è sottoposto, per incarnare le varie età del Capo
dei capi, a un meticoloso, paziente, anatomico lavoro di trucco. "Il
problema dell'assumere i tratti più attempati del Riina sessantenne sono stati
risolti con una protesi che mi irrobustiva di una trentina di chili, ma anche
certi abiti suggerivano una postura, un andamento, una mentalità da soggetto
molto vissuto, e io ho contribuito agendo con restrizioni delle articolazioni,
riducendo la gestualità, economizzando le occhiate. Perché più il suo potere era
accresciuto, più in proporzione inversa lui si muoveva di meno, più emetteva
segnali con un solo minimo cenno, con un'essenza di cenno". Fatalità vuole
che quest'attore depositario dell'immagine del più temuto e spietato degli
uomini della mafia abbia avuto una vocazione infantile liliale, e una crescita
artistica con tutti i crismi. "Avevo sette-otto anni quando mia nonna mi
regalò un registratore a cassette, e lì mi venne, per gioco, d'inventare un
radiodramma dove facevo vari personaggi, varie voci, suscitando gran
divertimento in famiglia. La mia prima performance pubblica fu a sedici anni,
al liceo, dove interpretai un fruttivendolo dei mercati di Palermo, una figura
comica a tu per tu con Goethe. Poi, quando ero già iscritto a Lettere
classiche, mi convinsi a fare un tentativo con l'Accademia d'arte drammatica,
dove per provino portai Ricorda con rabbia con inflessioni siciliane, e Mario
Ferrero vide in me la passione, e con mia sorpresa fui ammesso, frequentando
poi tutti e tre gli anni". Ma non tarda a tirar fuori una certa
irrequietezza, una certa vena indipendente. "Buttai giù una riscrittura di
Edipo che realizzai a Palermo, Edipo e controedipo ispirato a Laforgue e a
Carmelo Bene, operazione strana ma il pubblico s'entusiasmava, s'emozionava. Subito
dopo Lavia mi chiamò all'Eliseo per Il gioco delle parti con Orsini: una
tournée di sei mesi, io in scena ogni sera tre minuti, un'esperienza di
disciplina che fruttò un po' di crisi depressiva ma anche un serio
apprendistato di meticolosità e reiterazione. E ancora una volta, alla ricerca
di un'opportunità tutta mia, appena finito Pirandello costruii da me uno
spettacolo, Historia von Doctor Johannes Faustus, un patchwork dall'opera dei
pupi su Faust, fino a Thomas Mann, passando per Nietzsche, per Marlowe e
ovviamente per Goethe". Teatralmente non stava mai fermo, e su commissione
riscrisse un'Ifigenia ("era un divertissement alla Coward") ma gli
venne in mente anche Caligola Night Live gettandone su carta la traccia mentre
era di turno sulle ambulanze di Palermo dove espletò il servizio militare
civile. Però intanto incrociò anche il cinema, nel 1998, prendendo parte con
Tilda Swinton, musa di Derek Jarman, a The Protagonists di Luca Guadagnino, che
andò alla rassegna collaterale del Festival di Venezia. "Ma la vera
visibilità l'ottenni nel ruolo di un intellettuale impegnato nel sociale, amico
di Peppino Impastato, in Cento passi di Giordana, un film potentissimo che alla
sua presentazione mi commosse". Nel frattempo s'era trasferito a Roma, e
ci fu l'altro nuovo salto di popolarità fatto in televisione nei panni
dell'operaio licenziato de La meglio gioventù, cui segue, dopo il film Passato
prossimo, una piccola parte in Paolo Borsellino di Tavarelli. "Dato che
reputo la rabbia intima un grande veicolo creativo, ho ripreso in mano il
Caligola Night Live che era un triplo salto mortale nato con la lettura di
Camus, e mi sono organizzato, l'ho interpretato riducendo tutto a un solo
personaggio. Mi venne a vedere Valsecchi, che poi doveva produrre Il capo dei
capi, e mi propose un provino". In teatro si concretizza intanto, due anni
fa, l'impresa che ha rappresentato una svolta, il corrispettivo scenico di quel
balzo in avanti di Gioè nel grande e nel piccolo schermo. "Mi chiamò il
regista Ninni Bruschetta, per far parte de L'istruttoria, oratorio civile
fondato sui verbali delle testimonianze al processo per la morte di Giuseppe
Fava, su testo del figlio Claudio. Mentre provavamo L'istruttoria commentai con
una frasaccia incredula lo sceneggiato su Riina cui m'aveva accennato
Valsecchi, e il caso volle che Claudio Fava, lì presente (già co-autore dei
Cento passi), mi rispondesse che era coinvolto anche lui nell'impresa
sull'ultimo dei Corleonesi. Capii che i destini si incrociavano sempre di più.
Tant'è che ad Alexis Sweet, co-regista scritturato per Il capo dei capi,
piacque il mio Caligola, e l'altro co-regista, Monteleone, aveva apprezzato
molto la mia prova a teatro ne L'istruttoria. Insomma una serie di coincidenze,
di cui la prima e la più decisiva è l'essere siciliano, m'hanno portato dritto
dritto a fare Riina. Temevo il ridicolo, e invece sono stato preso tanto sul
serio da suscitare anche un mucchio di riserve sulla popolarità toccata a un
mostro freddo e assetato di potere (con l'aggravante della leggenda d'essere
piaciuto a Riina stesso). Ma io non vedo la differenza tra Riina e il delirio
d'onnipotenza di un Riccardo III, o di un Caligola". Ora però Gioè se la
dovrà vedere con un mito più vertiginoso, e universale. Da mente e killer
malvagio per la certezza del primato nella Cupola, passerà ai panni del più
sofferto e tragico dei personaggi del dubbio. Ancora diretto da Bruschetta,
debutterà come Amleto nel gennaio 2009 a Messina. "Per il Principe di
Danimarca non ci sarà alcuna trasformazione fisica. Un'apparente analogia
potrebbe stare nel fatto che lo vediamo come personaggio negativo, ma Amleto è
sicuramente un folle, e in alcune scene il gioco teatrale volge molto in
commedia, per poi fare i conti con intoppi del pensiero, coi conflitti dell'uomo
moderno la cui fede e le cui conoscenze s'infrangono con una solitudine
assoluta, un confine che porta alla morte". Non ci si aspetti un Amleto di
cadenze isolane. "Tutt'al più Bruschetta potrebbe volerne fare un
villain". E ha già un quadro fitto di altri programmi in cantiere, Gioè:
potrebbe replicare con Paola Cortellesi e Valerio Mastandrea la recente intensa
lettura-spettacolo Col ferro e col fuoco tratta dall'articolo di Ezio Mauro sul
caso Thyssen; vorrebbe lavorare con registi coetanei come Beniamino Catena;
dovrebbe essere vice questore della mobile nella fiction Squadra antimafia; e
avrà a che fare con un commissario in un film noir di Alessandro Piva tratto
dal romanzo Henry di Giovanni Mastrangelo. Lui parla volentieri di lavoro, ma è
misurato con tutto ciò che riguarda la sfera personale. Ovvero: cordiale, sì,
ma imperturbabile. La famiglia? "La vedo per le feste comandate".
Emozioni? "Mi suggestiona la capacità di reagire di fronte alla presunta
mancanza di speranza". I maestri che hanno influito su di lei uomo e
attore? "Ho avuto a cuore Salvo Randone, Turi Ferro e Leo de Berardinis,
ho stravisto per Carmelo, sono un cultore di Petrolini". Cosa legge?
"Saggi d'economia, di fisica, di cibernetica e di genetica". Il
carattere? "Ero intollerante, ma ora passo dall'indisciplina alla
determinazione, e poi alla tenerezza". Senso dell'umorismo?
"Prediligo il gioco fatto con tutto se stesso piuttosto che lo scherzo di
testa". I valori? "Non rinuncerei mai all'indipendenza". L'origine
palermitana? "So che, come ogni siciliano, ho forse un secondo o terzo
grado di parentela con qualche associato alla mafia". Il mondo dei
sentimenti? "Nella donna cerco sintonia, e intelligenza fisica. Ho una
fidanzata danzatrice". Scelte ecologiche? "Guido un'auto ibrida".
Amori e odi? "Adoro le scarpe basse, Gadda, Calvino, Caravaggio, Brahms,
Mozart, Bernini, l'analogico. Rifiuto i pregiudizi, l'ordine imposto, Kant,
l'arte contemporanea, i conflitti tra opposti, Picasso, il digitale,
Pollock".
( da "Repubblica, La" del 27-04-2008)
Argomenti: La Lega
In bilico il bipolarismo
Milano-Roma ma l'onda-Pdl non ricompatta il Paese Mappe Dopo il primo turno del
13 aprile il centrosinistra ha mantenuto solo 6 dei 47 sindaci uscenti. Se
domani cadesse il Campidoglio, il Pd sarebbe confinato nelle ex regioni rosse
Dal '94 c'era un tendenziale bilanciamento tra potere centrale e poteri locali.
Ma già le elezioni amministrative di un anno fa hanno piegato l'assetto verso
destra (SEGUE DALLA PRIMA PAGINA) ILVO DIAMANTI In questo caso, peraltro, la
coalizione "per Berlusconi" ha allargato il suo peso elettorale in
tutte le zone del Paese. Ma ci riferiamo all'equilibrio territoriale, fra
governo e amministrazioni. Fra centro e periferia. A partire dal 1994 e fino ad
oggi, avevamo assistito a un tendenziale bilanciamento. Chi governava il Paese
perdeva potere sul territorio. E viceversa. Con un andamento anticiclico. 1.
Nell'autunno del 1993 la sinistra (il Pds e la Rete) aveva eletto i sindaci
nelle principali città italiane. Da Venezia a Palermo. Da Torino a Roma. Da
Firenze a Bologna a Napoli. Solo a Milano si era imposta la Lega,
nel momento in cui proprio in quella città partivano le inchieste giudiziarie
che avrebbero decomposto i partiti della Prima Repubblica. Peraltro sfibrati.
Alle elezioni del 1994 aveva vinto il Polo delle Libertà. La coalizione del
Centrodestra inventata da Silvio Berlusconi. L'anno seguente (quando, peraltro,
Berlusconi aveva già concluso la sua prima esperienza di governo) il
Centrosinistra aveva conquistato la maggioranza delle regioni italiane. Nel
complesso: 9 su 15 (a statuto ordinario). 2. Dopo la vittoria del
Centrosinistra (l'Ulivo, collegato a Rifondazione comunusta da un patto di
desistenza) alle elezioni del 1996 si era verificato il "movimento"
inverso. Cioè: il Centrodestra aveva "conquistato" il territorio.
Soprattutto dopo il 1999, quando la Lega, in sensibile
declino elettorale, era rientrata nella coalizione "personale" di
Berlusconi. Si era, dunque, imposta in numerose città medie, ma anche grandi.
Espugnando perfino "Bologna la rossa", capitale storica dell'Italia
di sinistra. L'anno seguente, nel 2000, alle elezioni regionali il Polo delle
Libertà conquista 10 regioni su 15 a statuto ordinario. Spingendo Massimo
D'Alema, che ne aveva fatto un test di rilevanza nazionale, a dimettersi
(pratica rara, in Italia). Un risultato che lancia il Centrodestra (divenuto
"Casa delle Libertà") alla vittoria nelle elezioni politiche
dell'anno successivo, nel 2001. Sempre alla guida del Cavaliere. 3. Da lì un
nuovo cambio di ciclo. Caratterizzato dall'espansione del Centrosinistra (nella
versione più ampia: Ulivo e Rifondazione). Che, nel 2007, governa,
complessivamente, in 15 Regioni su 19. Inoltre, in 79 province contro le 26
amministrate dal centrodestra. Infine, in 396 comuni sopra i 15 mila abitanti,
contro i 250 del centrodestra. In effetti, questa crescita si realizza, in
larghissima parte, fra il 2003 e le elezioni regionali del 2005. 4. La stentata
vittoria dell'Unione alle politiche del 2006 chiude definitivamente il ciclo.
Le elezioni amministrative del maggio 2007 segnano il punto di svolta. La Lega e il Centrodestra conseguono
successi travolgenti. Strappano al centrosinistra Verona, Monza, Alessandria,
Gorizia, Asti. Il vento è cambiato. Un vento freddo e impetuoso. Soffia a Nord.
E corre ovunque, nel Paese. Abbiamo descritto in modo analitico e un poco
pedante la successione di risultati che caratterizzano il voto politico e
amministrativo nel corso della seconda Repubblica. Perché ci interessa
dare sostanza all'incipit: il controcanto fra voto nazionale e locale. Elezioni
politiche, da un lato, regionali, provinciali e comunali, dall'altro, hanno,
sino ad oggi, seguito direzioni diverse e divergenti. E le elezioni politiche
hanno chiuso il ciclo, piuttosto che aprirlo. Nel senso che hanno confermato la
tendenza delineata, "prima", dalle amministrative e dalle regionali.
Certo, le consultazioni territoriali (regionali, provinciali e comunali)
possono essere interpretate come elezioni di "mezzo termine". Usate
dai cittadini per esprimere - in parte - la loro posizione verso l'azione del
governo nazionale. E, dunque, per sanzionarlo. Viste le difficoltà incontrate
da chiunque abbia avuto la ventura - oppure la sventura - di governare il
Paese, vincolato - sempre - da maggioranze incerte, frammentate e divise. C'è
però una ulteriore spiegazione possibile. Non contraddittoria, ma semmai a
integrazione dell'altra. La volontà dei cittadini di "bilanciare" i
poteri, favorendo la costruzione di maggioranze diverse al centro e alla periferia.
Quasi una coabitazione, secondo il modello che ha caratterizzato altri Paesi,
nel passato più o meno recente. In Francia, ma anche negli stessi Usa. Dove i
Presidenti hanno dovuto confrontarsi, talora, alle Camere (Assemblea Nazionale,
Congresso o Senato), con maggioranze di diverso segno politico. Tuttavia le
elezioni recenti fanno emergere uno scenario diverso. Suggeriscono, cioè, la
possibilità che i due livelli del potere - centrale e territoriale - possano
allinearsi. Che il governo del Paese possa venire "unificato" dal
Centrodestra di Berlusconi. Che, al terzo tentativo, dispone di un'ampia
maggioranza alle Camere. Ma anche di un largo, crescente numero di
amministrazioni territoriali. Potrebbe, quindi, governare senza eccessivi
problemi. Se non quelli dettati dalle divisioni interne alla sua maggioranza.
Oltre ad aver vinto largamente le politiche, nell'election day del 13-14
aprile, il Pdl (insieme agli alleati di centrodestra) ha, infatti, ottenuto
significativi successi anche nelle altre consultazioni. Alle regionali: ha
trionfato in Sicilia. Mentre ha strappato al Centrosinistra il Friuli Venezia
Giulia governato da Riccardo Illy. Forse il più autonomista dei governatori,
tradito dal vento leghista e antiromano. Alle municipali, il primo turno ha impresso
un segno molto chiaro. Si è, infatti, votato in 71 comuni sopra 15mila
abitanti, in 47 dei quali il sindaco uscente è di centrosinistra. Dopo il primo
turno ne ha mantenuti solo 6 mentre in 13 ha perduto e in altri 28 casi il suo
candidato è al ballottaggio. Parallelamente, dei 22 sindaci di cui disponeva,
il Centrodestra ne ha rieletti 8, mentre gli altri 14 sono in ballottaggio. Per
cui, il rapporto fra le due parti politiche si è rovesciato: 21 sindaci a 6, a
favore del centrodestra. E' possibile che il ballottaggio di oggi e domani
modifichi questo bilancio. Ma, sinceramente, ce ne stupiremmo. Tuttavia, la
"conquista politica dell'Italia" da parte di Berlusconi e dei suoi
alleati dipende, in gran parte, dal risultato di Roma. Perché Roma non è solo
la capitale d'Italia. E' anche la capitale del Centrosinistra. Che la governa
fin dal 1993. Mentre perfino Bologna, nel 1999, è "caduta". La
capitale dell'Italia di Centrodestra, nella seconda Repubblica, invece, è
sicuramente Milano. Insieme alla metropoli diffusa del Nord Pedemontano. Cuore
dell'Italia dell'impresa, dei servizi, della comunicazione. Contesa e condivisa
da Berlusconi, Bossi. E Formigoni. Negli ultimi 15
anni la competizione fra queste due città è divenuta continua. E accesa. Un
conflitto che si svolge su diversi terreni. Malpensa contro Fiumicino. La
"città del cinema" contro Mediaset. Roma contro Inter (e Milan). Il
mercato globale della produzione e dei servizi contro il mercato (e il
linguaggio) universale dei beni artistici. Anche questo dualismo e questo
conflitto potrebbero finire. Mai come in questa occasione il confronto fra i
candidati dei due schieramenti - Rutelli e Alemanno - è apparso tanto incerto.
Tanto aperto. Così, domani potremmo vivere in un'Italia unita. Governata da Berlusconi.
Al centro e in periferia. Al Nord, al Sud e perfino al Centro. A Milano e a
Roma. Il Pd verrebbe confinato dentro il perimetro delle "regioni
rosse". Una sorta di "Lega Centro" (la
formula è di Marc Lazar). Come i Ds e - prima di loro - il Pci. Dubitiamo,
tuttavia, che la fine del bipolarismo metropolitano pacificherebbe e
compatterebbe il Paese. Nell'Italia unita dalla geopolitica, si produrrebbero
altre fratture politiche. Più forti. Alimentate da un centrosinistra spaesato.
Senza casa. E da un Centrodestra stressato. Stirato. Fra Roma e Milano.
( da "Unita, L'" del 27-04-2008)
Argomenti: La Lega
Stai consultando l'edizione
del Meglio muti come Mangano Maria Novella Oppo IL TG2 DELLE 13, specializzato
in servizi sugli animali, ha trattato ieri un tema decisivo per il Paese. Ha
mandato in onda anzitutto la notizia dei murales dedicati
al boss Matteo Messina Denaro, denunciando il tentativo di farne un mito per le
nuove generazioni. Giustissimo. Non sia mai che questo assassino ricercato si
monti la testa e creda di essere un eroe come Vittorio Mangano, l'uomo che,
condannato a due ergastoli per tre omicidi, non si è mai pentito e ha rifiutato
di parlare dei suoi intensi e pluriennali rapporti con Dell'Utri e
Berlusconi. Ma, tornando al Tg2 ore 13, ospitava anche due brevi interviste a
testimoni di mafia, di cui si tacevano i casi, raccontando solo che, dopo aver
denunciato delle estorsioni, ora si ritengono abbandonati dallo Stato. Di più:
si dichiarano addirittura perseguitati! A conclusione del servizio veniva
chiesto ai due se tornerebbero a denunciare gli estorsori, ottenendo in
risposta un deciso e prevedibile "no". La morale è: meglio muti come
Mangano. Così il Tg2 si adegua al Berlusconi tris. FRONTE DEL VIDEO.
( da "Unita, L'" del 27-04-2008)
Argomenti: La Lega
Stai consultando
l'edizione del Berlusconi corre da Bossi per evitare
la rottura Prima tregua armata nel futuro governo: nessun vicepremier, a Calderoli l'attuazione del programma È corso fino a via
Bellerio, nella sede milanese della Lega dove non rimetteva piede dal lontano
1994 quando decise di scendere in campo. Ma non si è trattato di una salto nella
nostalgia. Per Berlusconi ieri è stata una giornata particolarmente pesante.
Doveva placare l'ira dell'alleato Bossi per nulla
soddisfatto di come il futuro premier stava mettendo insieme la sua squadra di
governo. Tanto che il leader leghista era arrivato a minacciare di votare un
esponente della sinistra per la presidenza della Camera o del Senato. E a
Berlusconi ci sono volute due ore di serrata trattativa per sedare l'azionista
di riferimento della sua maggioranza. Alla fine sembra che
la "quadra" (come dice Bossi) sia stata trovata: nessun vice di Berlusconi. Calderoli non farà il vicepremier (ma
neanche Gianni Letta) e avrà il Programma, mentre allo stesso Bossi andranno le Riforme. Inoltre la
Lega avrà l'Interno con Maroni e l'Agricoltura con Zaia. Lombardo a pagina 9.
( da "Unita, L'" del 27-04-2008)
Argomenti: La Lega
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l'edizione del Ordine dei Giornalisti Beppe, è una battaglia antica... Caro
Direttore, vorrei dire a Beppe Grillo che, prendendo a bersaglio l'Ordine dei
giornalisti, non fa una cosa molto nuova. Le critiche all'esistenza di un
Ordine di lavoratori essenzialmente dipendenti sono lontane. Nel 1978, quindi
trent'anni fa, organizzai a Roma un convegno polemico sull'Ordine assieme ad
altri colleghi come Peppino Loteta e Guido Colomba,convegno che ebbe come primo
relatore il mai abbastanza rimpianto Umberto Terracini. Poi più volte i
radicali si sono esercitati nella critica e nella polemica sull'Ordine. Ho
sempre detto che preferirei un organismo di garanzia e di controllo formato da
personaggi intemerati,giornalisti e non giornalisti. Dopo di che mi
basterebbero il sindacato e il contratto. Grillo ci dà dentro alla brava
dicendo che l'Ordine fu istituito da Mussolini. Non è vero: Benito Mussolini
istituì un Albo nazionale dei giornalisti col fine di selezionare gli ingressi
alla corporazione: chi era fascista entrava e chi non lo era restava fuori.
Come successe, tanto per fare un esempio, al critico d'arte Leonardo Borgese
che dovette rinunciare a giornali e a concorsi vinti per non avere voluto la
tessera del PNF. Non a caso Benito pose il fratello Arnaldo a capo dell'Albo
come del costituendo Istituto di Previdenza. Controllo politico e familistico.
L'Ordine nacque all'inizio degli anni '60 con la legge Gonella fortemente
voluta, per esempio,da Mario Missiroli. Su questo punto do ragione a Luigi Einaudi:
l'Albo, e ancor più l'Ordine, è un'idea sbagliata, corporativa, concorrenziale
a quella del sindacato. Tuttavia Beppe Grillo nella sua sparata a 360 gradi che
include tutto e tutti, avrebbe forse dovuto scegliere un bersaglio ben più
attuale e corposo, un nemico assai più pericoloso per la libertà di stampa, e
cioè il grado di autonomia che i giornalisti, specie i più giovani, possono
avere in un sistema editoriale nel quale i titolari delle aziende (finanzieri,
immobiliaristi, industriali, costruttori, tutto tranne che editori) da tre anni
negano il rinnovo del contratto di lavoro ai giornalisti accordando ai più
giovani contrattini di ogni genere purché precari. Tutto ciò mina alle
fondamenta l'autonomia dei giornalisti, il loro grado di libertà effettiva, di
iniziativa delle circostanze "scomode" infinitamente di più che non
la sussistenza dell'Ordine. Sulla quale comunque credo cheun discorso vada
fatto,seriamente. Vittorio Emiliani Grillo attacca i giornalisti ma prima se
n'è servito... Caro Direttore, crede il Grillo strepitante che il suo successo
che solleva come imbonitore nelle piazze sarebbe così clamoroso se non avesse
avuto quand'era attore sul palcoscenico il sostegno di quei giornalisti che
vuole fustigare? Ora che cerca di catturare la fascia del popolo meno avvedute
ha perso tutto lo smalto che ce lo ha fatto amare e apprezzare: appare
sgradevole mentre si inebria di suoi stessi strilli davanti alla plebe
plaudente. Che peccato, la sua satira politica, ecologica, sociale un tempo
raffinatissima e argomentata ci manca molto e fa dimenticare che era una
persona colta e informata. Mirella Caveggia La Resistenza non è mai finita Cara
Unità, l'Italia è divisa in quattro: chi la resistenza non sa nemmeno che cosa
sia, chi la combatte in nome di un fascismo mai morto, che ora serpeggia più
virulento che mai, chi crede di poterla mettere in un museo e venerarla come
una cosa passata, e chi sa perfettamente che la resistenza al male non è mai
finita e che bisogna ricominciare a farla ogni giorno. Viviana Vivarelli A
Milano la paura per la criminalità c'è Cara Unità, Premesso che concordo
pienamente con il bluff "allarme sicurezza" lanciato per Roma, come
per l'Italia, visto che la disinformazione berlusconiana regna sovrana a
livello telecratico nazionale, confermo che a Milano, dove vivo, la situazione
è ben diversa; nonostante infatti qui governi un sindaco di centrodestra (e di
sindaci di centrodestra, leghisti inclusi, a Milano, ce ne sono da quando ho
fatto la scuola media, grossomodo 18 anni fa) la paura per la criminalità è
arrivata al punto che devo accompagnare mia moglie tutti i giorni al lavoro
perché i suoi famigliari guardano i tg e vivono nel terrore stupro. Ora il
punto è questo: ho sentito Ferrero, a Omnibus dove l'ex
ministro ha detto che la legge Bossi-Fini ha finito per regolarizzare i clandestini (ecco perché
erano calati 4-5 anni fa.). Mi ricordo bene il manifesto di FI quando era al
governo: "-40% di clandestini!", ma guarda un po'. Francamente io
vorrei maggiore chiarezza da parte di tutti. Al momento ho la sensazione
che da sinistra si faccia eccessiva solidarietà sociale, da destra demagogia
ipocrita, (perché in realtà a Berlusca & Co gli immigrati vanno bene perché
vengono pagati poco e in nero). Detto questo, permetteteni un'ovvia
considerazione: la delinquenza c'è sempre stata, ma non si può negare che un
tempo erano solo gli italiani a produrla. Conclusione: all'osservazione di
Ferrero sulla Bossi-Fini, che condivido, ho notato il
silenzio di Giovanardi e ho spento il televisore. La si smetta di giocare sul
tema dell'immigrazione senza risolverlo in nessun modo, né da una parte né
dall'altra! Sergio Fratini, Milano.
( da "Unita, L'" del 27-04-2008)
Argomenti: La Lega
Stai consultando
l'edizione del La posta in gioco Furio Colombo Segue dalla Prima I l senso di
ciò che sto dicendo è che l'esito delle elezioni di Roma, una volta dette
"amministrative" e - in questo caso - decisamente politiche, farà
pesare il suo effetto più grande non (non solo) su Roma ma soprattutto in
Italia. Sarà una scossa capace di cambiare o riassestare alcuni pezzi e alcuni
equilibri del governo ancora non nato. Sarà un modo di sapere in anticipo se il
peggio elettorale della destra italiana diventerà regola di comportamento per
governo e maggioranza, oppure se finiranno per prevalere alcuni segni di
"mitezza" di cui parla un editoriale de La Stampa il 23 aprile.
Alemanno non è Attila, è solo un leader deciso a rivendicare e imporre alla sua
città tutti i "valori" di destra che lo hanno formato e di cui è
coerente erede. Rutelli non è San Francesco. È un politico-organizzatore di
tradizione democratica europea che - persino sotto attacco e ricatto di voti -
non riesce a immaginare (come nessun suo collega dell'Ue) deportazioni di
massa. Ma il peso simbolico delle rispettive elezioni è molto grande, prima di
tutto per il Paese. Rutelli sindaco significa: c'è un'Italia saldamente
democratica e rispettosa di tutti di cui tenere conto. Alemanno sindaco è il
messaggio opposto (e questo non è un tratto per descrivere Alemanno ma il fatto
che potrebbe accadere): non c'è nessuna altra Italia di cui tenere conto, non è
necessario interpellare o ascoltare nessuno o tenere conto della storia
democratica italiana. Alemanno sindaco sarebbe un drammatico e risoluto
abbandonarsi al vento di una destra senza remore, senza limiti, senza
controlli. Una destra che - già adesso - si permette di chiedere "le scuse
della comunità ebraica romana", una vicenda che fino a poco tempo fa
sarebbe stata impossibile nella città che ricorda ancora il 16 ottobre 1943. *
* * Come si divertiva il tassista di Roma (ore 14.00, 22 aprile, taxi 3570) ad
ascoltare in diretta su Radio 105, volume altissimo, un collegamento fra
giovani conduttori entusiasti e Beppe Grillo. Il tassista gridava con loro,
ripeteva "vaffanculo" con Grillo, era travolto dal ridere, ad ogni
battuta come "le fedine penali sporche erano una trentina. Adesso sono 73,
nuovo record", "tanto se non hai la fedina penale sporca non
entri" e "chi ce l'ha ancora pulita adesso si affretta, non vi
preoccupate". Il tassista, del tutto coinvolto ha alzato ancora di più il
volume della radio "Le piace Beppe Grillo? a me moltissimo!". Mi
gridava sovrapponendo la sua voce alla radio. "Sono d'accordo su tutto!
Ordine dei giornalisti? Certo che è da abolire, sono tutti puttane, i
giornalisti". "Finanziamento ai giornali di partito? Facciano come
me, se li guadagnino i soldi, altro che pagarli noi". E alla fine un urlo
quando ha sentito Grillo nominare la Legge Gasparri "abolire,
stracciare!", gridava. La scena mi sembrava insolita per un guidatore di
taxi di Roma, dove la partecipazione gridata a un programma radio avviene - se
avviene - con le radio che trasmettono discussioni sul calcio. E comunque mi
pareva insolito tanto militantismo, quasi a sinistra. È stato inevitabile
chiedere: "Scusi, lei per chi ha votato?". "Berlusconi, ma le
pare? Berlusconi! Finalmente ci divertiamo! Finalmente si cambia!". Lascia
un istante il volante per sfregarsi le mani. Mi è sembrato crudele fargli
notare che la Legge Gasparri era il gioiello della corona (in senso tecnico,
letterale) di Berlusconi. Tanto più che il mio guidatore era impegnato a spiegarmi
la vergogna di una legge elettorale come quella con cui abbiamo votato.
"Comodo passare in carrozza dentro una lista blindata, roba da comunisti.
Vedrà adesso Berlusconi come gli cambia il gioco!". Troppo tardi per
spiegargli che stava denigrando la legge Berlusconi-Calderoli.
Il vento in quel taxi soffiava furioso. Quel vento che in aree di bassa
pressione rischia di diventare l'uragano Kathrina. E peggio per chi aveva
pensato a un temporale qualunque. Lo stesso vento disordinato e impetuoso che
ho visto soffiare lungo il percorso di una intervista volante del Tg 3, la sera
del 22 aprile. Il tema è: "Perché ha votato la Lega?", con questa
domanda la giornalista del Tg 3 insegue una signora bionda e stanca di qualche
borgo vicino a Brescia, che si ferma, si volta e dice esasperata: "Perché
ci trattano come loro". "Cioè?", vuol sapere la giornalista.
"Cioè ci fanno lavorare come loro, otto ore di seguito senza mangiare e mi
vergogno a dire la paga". "Loro chi?" chiede per sicurezza la
collega del Tg 3, "loro i negri, ha capito? Ci trattano come i negri. È
per causa loro che ci fanno lavorare troppo e non ci pagano". * * * Un
mondo a rovescio ti si presenta come se "Alice nel Paese delle
Meraviglie" fosse stato scritto con cattivo umore e cattive intenzioni, da
un autore dedito alla confusione. Il Cappellaio Matto fa e dice tutto,
smentisce tutto, e poi il contrario di tutto, e spinge gli uni contro gli altri
senza pensarci due volte. La rissa nel saloon sembra essere il clima
desiderato. La pistola sarà sfoderata dallo sceriffo al momento giusto. Ecco
dunque che cosa è in gioco nelle elezioni di Roma. È in gioco il freno a mano
di un veicolo che sbanda, affollato di una destra festosa, convinta di
incontrare il sole che sorge, senza notare, o fingendo di non notare che la
Lega è intenta a spingere a colpi furiosi il "nuovo" veicolo lungo
una discesa pericolosa di cui si intravede appena il punto di arrivo
disastroso. È in gioco il mettersi al riparo da un vento di confusione in cui
le stesse persone (così sembra ascoltando nomi, nazionalità, narrazione dei
fatti) appaiono come pericolosi alieni da cacciare in massa, ma sono anche
coloro che muoiono accecati dalla stanchezza, mentre, dopo dodici ore di turno
e chissà quante ore di di straordinario, attraversando, nel punto e nel momento
sbagliato. Muoiono cadendo dai tetti, dalle impalcature, schiacciati dai
carrelli della fabbrica, da tubi che rotolano, da camion scaricati in fretta,
come capita, dall'aver toccato il cavo sbagliato ad alta tensione. Esseri umani
da cacciare e da assumere, da incarcerare e a cui affidare la fabbrica, da
accusare di tutto mentre si occupano dei vecchi che nessuno accudisce. Qualcuno
in qualche punto del Paese deve poter governare in modo civile e diverso, un
punto di Italia che è anche un simbolo, come Roma. Per capire quanto stia
soffiando forte il vento di una destra che crede di non avere più limiti,
neppure nel buonsenso, sentite questa. Jan Fisher, corrispondente del New York
Times, dedica mezza pagina di quel giornale, che influenza l'opinione del mondo
(dunque anche il turismo) per dire: "Roma è la città più sicura, anche di
notte. Roma è una città di festa". È un lancio affettuoso che vale - dato
il giornalista e il giornale - la famosa mela che rappresenta New York e l'ha
resa simpatica nel mondo. Vale il cuore rosso di "I love N.Y.".
Sentite ora che cosa risponde il capo della destra italiana che governerà fra
poco: "Tutte bugie. Tutte invenzioni. I giornalisti americani frequentano
troppo la sinistra. Roma è un disastro!". Lo sanno in molti nel mondo che
Berlusconi spesso non controlla quello che dice. Ma lo dice lui, futuro primo
ministro d'Italia. E ogni negoziante, ogni artigiano, ogni imprenditore di
ristoranti, di alberghi vede dov'è il disastro: nelle
parole irresponsabili di Berlusconi che, per beghe elettorali (e forse anche
per obbedire alla Lega di Bossi) calunnia Roma come modo per aprire la stagione turistica. Fate
in modo che si senta, ben chiara, una voce diversa. Anche per far sapere che la
salute mentale non è perduta del tutto in Italia. Votate Roma.
furiocolombo@unita.it.
( da "Unita, L'" del 27-04-2008)
Argomenti: La Lega
Stai consultando l'edizione
del PALERMONuovo murales di Messina Denaro UN NUOVO MURALES
con il volto del boss mafioso Messina Denaro è comparso nel centro storico di
Palermo. L'immagine a colori imita lo stile di Warhol. Il disegno è uguale a
quello trovato nei giorni scorsi su un muro alle spalle della Cattedrale.
Secondo gli ambienti giudiziari il disegno "porta a mitizzare l'immagine
di un boss latitante". "Un esempio negativo che lo fa
diventare un idolo".
( da "Unita, L'" del 27-04-2008)
Argomenti: La Lega
Stai
consultando l'edizione del Reggio, i boss spiano la Procura Trovata microspia nell'ufficio
di Gratteri di Enrico Fierro / Roma I boss della 'ndrangheta controllano i
magistrati calabresi, ne seguono le mosse, ne ascoltano i colloqui. Sanno tutto
dei loro movimenti e di quello che fanno. Una microspia è stata scoperta in un ufficio solitamente
utilizzato dal sostituto Nicola Gratteri, pm dell'antimafia calabrese che da
anni indaga sul narcotraffico internazionale. Gratteri è anche uno dei titolari
dell'inchiesta sulla strage di Duisburg. Ad allarmare gli investigatori è il
fatto che l'apparecchio fosse in grado di intercettare le conversazioni -scambi
di notizie con la polizia giudiziaria e interrogatori di mafiosi- in un raggio
di 20 metri. Non pochi, rivela una fonte investigativa, se si calcola che il
raggio di trasmissione può andare sia in orizzontale che in
"verticale" e trasmettere le notizie ad una "centralina".
Chi ha messo la microspia? Certamente un soggetto non autorizzato, Gratteri,
infatti, non è oggetto di alcuna inchiesta, quindi si tratta di un vera e
propria operazione di spionaggio illegale contro un magistrato impegnato su
fronti difficilissimi. Il pm indaga da anni sull'asse Calabria-Colombia e sulle
rotte della cocaina nelle mani delle grandi famiglie calabresi. Le sue
inchieste hanno anche portato alla luce la fitta rete di colletti bianchi che
fanno da supporto al traffico di droga. Uno dei punti sui quali si concentrano
le sue indagini sul riciclaggio sono i grandi centri commerciali, una vera e
propria fioritura in tutta la Calabria, l'ipotesi investigativa è che molti di
quei centri siano degli "scontrinifici" che hanno un solo obiettivo:
ripulire il danaro sporco. La microspia scoperta ieri è l'ultimo degli episodi
inquietanti che si verificano negli uffici della procura reggina dove da tempo
opererebbe una talpa al servizio della 'ndrangheta. L'estate scorsa ne
parlarono gli stessi magistrati, quando alcuni boss riuscirono a sfuggire agli
arresti che colpirono la cosca Labate, una delle più potenti della città,
grazie ad un informatore. La talpa, ovviamente, non è stata ancora scoperta. Ma
a rendere ancora più allarmante la situazione è una indiscrezione che circola
in queste ore: qualcuno avrebbe tentato di entrare nella stanza del nuovo
procuratore della repubblica, il dottor Giuseppe Pignatone. Ad accorgersene
sarebbero stati gli uomini della scorta che nei giorni scorsi avrebbero notato
alcuni "segnali" che farebbero pensare all'ingresso di estranei in
quell'ufficio. Pignatone è il magistrato che ha dato la caccia a boss mafiosi
del calibro di Provenzano prima di approdare a Reggio. Ad infittire i misteri è
il fatto che quella stanza era stata utilizzata fino a pochi giorni prima da un
altro magistrato dell'antimafia, il dottor Roberto Pennini, sostituto nazionale
della Dna "applicato" a Reggio su importantissime inchieste. Il
magistrato si occupa delle potentissime cosche della Piana di Gioia Tauro,
Piromalli, Molé, Pesce, ma sta collaborando, insieme ai sostituti della Dda di
Reggio, ad una inchiesta che incrocia mafia e politica. Se ne è parlato pochi
giorni prima del voto per le Camere, quando sono venute alla luce le
intercettazioni a carico di Micciché. Un personaggio strano, ex segretario
della Dc di Reggio Calabria negli anni '70, consigliere provinciale a Roma,
riparato in Venezuela dopo una serie di condanne. A Caracas il faccendiere si
occupa anche di commercio internazionale di petroli. In alcune telefonate
intercettate parla con il senatore Marcello Dell'Utri che pochi giorni dopo le
rivelazioni ha ammesso la circostanza. Micciché ha partecipato anche alle
convention che il Pdl ha organizzato a Caracas per il voto degli italiani in
Venezuela e nell'inchiesta si parla di voti "da controllare".
Insomma, chi ha piazzato la microspia e chi ha "visitato" le stanze
del procuratore e di Pennini era a caccia di notizie importanti: traffico di
droga, riciclaggio e rapporti tra mafia e mondo politico. Una brutta aria si
respira in Calabria, territorio dove da sempre nelle inchieste sulla
'ndrangheta hanno fatto capolino "mani e manine" al servizio di massoneria
e ambienti spionistici deviati. Un fatto incontestabile e che ha spinto il
procuratore Pignatone ad ordinare una bonifica degli uffici della procura. Ieri
il magistrato ha giudicato "gravissimo" l'accaduto. "Trovare una
microspia in un ufficio di Procura non è una cosa da sottovalutare".
( da "Unita, L'" del 27-04-2008)
Argomenti: La Lega
Stai consultando
l'edizione del Bossi la spunta: non ci saranno
vicepremier Berlusconi corre nella sede della Lega. Il segretario padano
ottiene Calderoli all'Attuazione del programma di Natalia
Lombardo/ Roma LA MONTAGNA è andata da Maometto: era dal '94 che Silvio
Berlusconi non si recava a via Bellerio, quartier generale della Lega. C'è
andato ieri. Bossi soddisfatto per la
"quadra" trovata: nessun vicepremier, le Riforme spacchettate, tutte
in mano leghista. Oltre al Viminale e l'Agricoltura. Basta cenette ad Arcore,
"stavolta vieni tu da noi", aveva detto giovedì il Senatur al leader
del Pdl. Come dire: parliamo di cose serie e niente barzellette. Così ieri
Umberto Bossi, giocando in casa, in meno di due ore ha
spiegato a Berlusconi che non ha alcuna intenzione di fare il vicepremier e di
cedere il ministero delle Riforme. Ipotesi ventilata dal cavaliere per evitare
l'imbarazzo provato da Gianni Letta nell'avere Calderoli
come vicepremier bis (storceva il naso anche Tremonti). Tanto che cosiddetta
"Eminenza Azzurrina" è pronto a tornare dietro le quinte nel suo
ruolo del precedente governo, come sottosegretario alla Presidenza del
Consiglio. Così dovrebbe essere. Infatti un lato della "quadra"
sarebbe l'azzeramento dei vicepremier. La bandiera ministeriale del federalismo
la sventola Umberto Bossi alle Riforme, mentre Roberto
Calderoli apparentemente è messo in panchina alla
Attuazione del Programma ma in un ruolo fattivo con una parte di deleghe sulle
Riforme. Questo il compromesso che sarebbe stato raggiunto a via Bellerio, ma
sul quale restano ancora due incognite: il voto di oggi e domani a Roma e la
"grana" Formigoni che il leader del Pdl vedrà lunedì a Arcore.
L'incontro tra Berlusconi e Bossi sarebbe dovuto
essere pubblico nei pressi del termovalorizzatore a Montello, per cavalcare il
paragone efficienza nordica vs "munnezza" campana. Ma all'ultimo
momento l'incontro sui rifiuti nel bergamasco salta. Tutto sembra rinviato,
sull'onda delle minacce di Bossi al quotidiano
"La Prealpina": "Veti su di noi non ce ne sono", neppure
dal Quirinale, "il presidente ha fin detto che Calderoli
gli è simpatico". Il Senatur avverte (Berlusconi) che "il coltello
dalla parte del manico l'abbiamo noi" e "se ci tira un brutto
scherzo, noi votiamo come presidente della Camera o del Senato uno della
sinistra. I numeri li abbiamo". Verso le quattro invece è Silvio ad andare
a via Bellerio a Milano, storica sede leghista. Un segno chiaro "per
rimettere a posto i rapporti di forza", dicono dal Carroccio, come avvenne
nel '94 per trattare con Maroni. Presente
anche stavolta insieme a Bossi e Calderoli
e il futuro capogruppo alla Camera Roberto Cota, mentre ad accompagnare
Berlusconi c'erano Aldo Brancher e Valentino Valentini. Bocche cucite
all'uscita (a doppio filo quelle di Bossi sui nomi) il leader del Pdl commenta con un "incontro
soddisfacente" ma si capisce che la partita non è chiusa del tutto.
Poi va a fare shopping in Via Manzoni e torna a Arcore. Gli angoli certi della
"quadra" sono i soliti: i forzisti Tremonti all'Economia e Frattini
agli Esteri; La Russa di An alla Difesa e Scajola (Fi) alle Attività
produttive, che ha le Comunicazioni accorpate; sempre che non si rimetta tutto
in gioco. A Forza Italia la Giustizia, dove torna a galla Elio Vito (sul quale
ironizza Cossiga: "non sapevo fosse un fine giurista"); poi
Mariastella Gelmini all'Istruzione, Bondi potrebbe spuntarla su Bonaiuti ai
Beni Culturali, mentre il portavoce di Berlusconi potrebbe andare ai Rapporti
col Parlamento. Stefania Prestigiacomo tornerebbe alle Pari Opportunità,
Michela Brambilla all'Ambiente. Per la Carfagna altro, forse la portavoce del
governo. Alla Salute un "tecnico". Alla Lega appunto restano fermi il
Viminale per Maroni, le Riforme a Bossi,
l'Agricoltura a Zaia, e Calderoli sdoppiato sul
programma e riforme. Fini sarà presidente della Camera e Schifani (Fi) al
Senato; An avrà anche le Infrastrutture per Matteoli, e se Alemanno perdesse il
Campidoglio avrebbe sicuro il ministero del Welfare. Nel caso contrario,
potrebbe andare al forzista Sacconi oppure a Formigoni se Berlusconi lunedì non
riuscirà a convincerlo a restare fino al 2010: le sue dimissioni regalerebbero
la Lombardia alla Lega con Castelli, cosa che Silvio vuole evitare. Alza la
voce l'area meridionalista della maggioranza: Fi rivendica un riequilibrio
anche sull'Mpa di Lombardo (che ha già la Sicilia). Raffaele Fitto potrebbe
andare agli Affari Regionali, Angelino Alfano alla Funzione Pubblica, Micciché
si nomina da solo sottosegretario per il Sud. Non tutto è certo, però,
reclamano un posto per uno Rotondi, il socialista Caldoro e il
"volpino" Lombardo.
( da "Stampa, La" del 27-04-2008)
Argomenti: La Lega
GOVERNO
LA STRETTA FINALE La chiave Il Senatùr si tiene il federalismo, per Calderoli ministero con
il programma e altre deleghe.
( da "Giornale.it, Il" del 27-04-2008)
Argomenti: La Lega
N. 101 del 2008-04-27
pagina 2 Perché, professore, non si dimette da Tursi? "Ora provo, poi
vedremo" di Redazione Gli ingegneri ignorano il leader Berlusconi Caro
Massimiliano, il numero 334/08 della rivista L'ingegnere Italiano, del
Consiglio Nazionale Ingegneri riportava uno Speciale elezioni, con "11
domande ai leader sul futuro del paese". In copertina campeggiavano le
foto dei leader intervistati. Il testo specifica che l'ordine di apparizioni,
sia per le foto sia per le interviste, seguiva l'ordine alfabetico: Pd, Pdl,
Sc, Udc. Già qui si potrebbe citare la scusatio non petita accusatio manifesta,
in quanto l'ordine alfabetico non è l'unico ordine possibile, pertanto suona
tanto di giustificazione pelosa. L'apertura con il Pd, essendo il Pd il maggior
partito del governo in carica, non era infatti bisognosa di giustificazioni.
Quello che sarebbe comico, se non fosse tragico, è che tra i leaders manca
quello che ha vinto! E sì, perché i fotografati ed intervistati sono Veltroni,
Fini, Bertinotti e Casini. Trascuriamo il fatto che la figura del
"candidato premier", che ha spopolato in questa campagna elettorale,
è un figura inesistente dal punto di vista giuridico. Resta comunque che il
leader del Pdl non è Fini, ma Berlusconi, tra l'altro l'indicazione di
Berlusconi leader è stata uno dei punti di maggiore frizione con l'Udc, che poi
è corsa da sola. Evidentemente a qualcuno in seno all'Ordine degli Ingegneri la
discesa in campo di Berlusconi deve essere sfuggita. Qualcuno per cui il
risveglio del 22 aprile deve essere stato particolarmente amaro. Cari saluti
Giulio Gennaro Il "suicidio" annunciato di Portovenere Caro
Massimiliano, hai fatto di nuovo centro e il fatto che dal 15 aprile valanghe
di cittadini con ogni mezzo (lettere, fax, e-mail, telefonate) abbiano riconosciuto
te e i tuoi collaboratori quali co-artefici della splendida vittoria del Popolo
della libertà in Liguria, la dice tutta. Hai ragione, uniti si vince, ma non
solo, si vince quando ci si riappropria del territorio, quando si scende per
strada in mezzo alla gente e, cito ad esempio una frase di Raffaella Della
Bianca, pioniere di Fi: "Meglio al mercato, che sui giornali". È
così! Poi però succede che le stesse regole non valgono in periferia, dove
riusciamo a perdere anche in periodi di vacche grasse. Perché? Semplice, perché
ripetiamo sempre gli stessi errori, perché non ci sono regole e contano quelli
che dicono sempre di sì, quelli che fanno più telefonate, quelli che chiedono
di più. I dirigenti guardano ai numeri e cancellano le voci fuori dal coro,
quelli che loro pensano siano le minoranze. Ma non basta fare il pieno di
coordinatori comunali, piazzare in ogni posto i propri fedelissimi e avere il
partito in mano, perché gli elettori sono fuori dalle stanze dei partiti. Nel
caso di Portovenere poi, si è voluto perdere o per arroganza e pervicacia,
mettendo da parte soprattutto i simpatizzanti del Pdl, considerandoli elettori
certi: un suicidio annunciato che i dirigenti non hanno voluto ascoltare,
rimandando la discussione al 15 aprile. Ora speriamo di poterne discutere,
prima che passino altri cinque anni. Un saluto. Riconosciamo i meriti dei
Circoli della Libertà Non possiamo che essere contenti del risultato uscito
dalle urne alle scorse elezioni politiche e noi dei Circoli della Libertà, espressione
della società civile e precursori del Popolo della Libertà, accampiamo un
piccolo merito e un rilancio della partita. Proseguendo sulle riflessioni del
dopo-voto non c'è dubbio che l'elettorato sammargheritese di centro destra ha
dato lo stesso segnale di protesta e di malcontento sul governo della cosa
pubblica anche locale. Ora far finta di niente e rilanciarsi attraverso
un'operazione di lifting sull'operato di questa amministrazione facendolo
apparire un progetto credibile e realizzato mi sembra davvero eccessivo e non
corrispondente a quello che la gente comune ha percepito. Proseguire in questo
strabismo non è solo un problema di carattere estetico, ma soprattutto
funzionale. Il fatto che il Sindaco possa riproporre la sua candidatura fa
parte del gioco ma che alcuni esponenti provenienti dal centro destra
continuino ad appoggiare un governo il cui leader viene collocato nell'area di
centro sinistra vuol dire portare tutto il popolo del centro destra nella
spirale della miopia politica e della futura cecità. Questo ci sembra
inaccettabile! Cordiali saluti. Patrizia Lupino Presidente Circolo della
Libertà di Santa-Portofino Dopo i bracciali antistupro le cinture di castità?
Dopo la batosta delle Elezioni Politiche del 13 e 14 Aprile u.s. la sinistra
non si è ancora convinta che gli Italiani sono stufi, anzi arcistufi di vederli
ed ascoltarli. Ancora oggi essi si ostinano a riproporsi come candidati. Non
hanno ancora finito di raccontare i loro programmi da sempre velati di buonismo
e falso sociale. Oggi quel falso sociale è offerto ai Romani. Il vero sociale è
invece offerto ai Romeni ed ai Rom. Pertanto per non togliere ai Romeni ed ai
Rom i loro sacrosanti diritti di libertà il Candidato Sindaco di Roma Signor
Francesco Rutelli vorrebbe fornire le signore Romane di un braccialetto
elettronico con il quale esse dovrebbero segnalare tentativi di violenza nei
loro confronti ad una centrale operativa così che si possa intervenire in loro
aiuto. Se la violenza non venisse sventata, dico io, la colpa sarebbe del
disastroso stato delle strade romane e dal caotico traffico automobilistico
capitolino. Mi chiedo per quale ragione tanto calore nel sostenere questa
proposta. Siamo, forse, alla nascita di una braccialetto-poli? Qualche signora
Romana potrebbe preferire che il congegno elettronico di allarme venisse
inserito in una collanina magari firmata dallo stilista di turno. In questo
caso ritengo che Rutelli non avrebbe problemi ad iniziare un confronto con
Prc-Pci-Pcdl-Verdi-Tarzan -Jane e Cita visto la grande disponibilità da sempre
dichiarata per il dialogo infinito al quale ci hanno abituato. Caro Rutelli
voglio esprimere un mio modesto, disinteressato, parere. La vera sicurezza
contro violenze e stupri alle Signore Romane si potrà ottenere solo nel caso esse
siano fornite di cinture di castità comunali. Quelle cinture dovrebbero essere
fornite di lucchetti, le chiavi custodite dal Signor Sindaco e rilasciate solo
in caso di legittima richiesta e appr Previa richiesta scritta e marca da
bollo... si intende! L'altro candidato Sindaco al Comune di Roma il Signor
Alemanno, chiede invece l'allontanamento degli illegali, e mi pare più
credibile essendo quella la richiesta della stragrande maggioranza dei
pensanti. Vito Cafueri Savona L'esanime governo Prodi e le scelte da ultima ora
Caro dottor Lussana, il governo in-via-di-estinzione di Romano Prodi, dopo la
"trombata" in Senato, aveva titolo soltanto per sbrigare gli
"affari correnti" fino all'insediamento del nuovo Premier. Ha
cominciato col riconoscere, seduta stante, la secessione del Kosovo, ha
continuato a voler concludere, ad ogni costo, anche quello di pagare invece di
essere pagati, la vicenda Alitalia. Oggi apprendiamo che nel frattempo, Prodi
ha ufficializzato ben 123 nomine nella Pubblica Amministrazione, 34 di esse
solo alla Farnesina, tra cui 8 ambasciatori. Tutto ciò, evidentemente, per non
essere tacciato di prendere lo stipendio a sbafo. Se avessero messo lo stesso
impegno a cominciare dall'Aprile 2006, forse si starebbe un po' meglio....
Cordialmente. Luigi Fassone Camogli Invito a cena con rima per chi va alla
Camera Caro dottor Lussana, questa è una fantasia su alcuni deputati alla
Camera. Un racconto surreale ma non troppo. Mi faccio largo
tra i Bossi e intravedo le
Mura aldilà della Costa. Spunta Dal Lago una Brunetta(?): sarà La Russa?.
Dicono sia una donna di Ventura, Stanca ma Speciale: forse siamo anche Parenti
ma non Brutti. Tutto intorno non si sente volare una Mosca. Lei si avvicina, ha
con se una Pecorella, rasenta la Fontana, avanza e noto i suoi lineamenti Fini,
constato che è una bella Rossa!! Già mi sento un Corsaro, gli offrirò un
Martini, l'inviterò a pranzo, piatto unico con due Pollastrini contorno di
Ciccioli con qualche Fava. Adornerò il tavolo con dei Garofani, saremo
rilassati e Sereni. All'aperto seguiremo il volo di una Colomba osservando un
Merlo che Beccalossi. Attorno non ci saranno Gatti a rompere i Maroni, con Galan/teria gli farò omaggio di un paio di
Balocchi. Termineremo la giornata osservando il calar del sole laggiù fra
Tremonti. Sergio Crocco © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 -
20123 Milano.
( da "Giornale.it, Il" del 27-04-2008)
Argomenti: La Lega
N. 101 del
2008-04-27 pagina 4 Niente più vicepremier Letta sottosegretario Calderoli al Programma di Fabrizio De Feo L'esponente
leghista assumerà la delega all'Attuazione e una parte delle Riforme, mentre il dicastero sarà di Bossi. Conferme per Maroni al Viminale e Zaia all'Agricoltura da Roma Il calendario delle
prossime scadenze, in vista dell'accensione della macchina governativa, è ormai
messo a punto. Il 6 maggio Silvio Berlusconi riceverà l'incarico dal Capo dello
Stato e l'8 pomeriggio o il 9 mattina ci sarà il giuramento. Alle Camere
il nuovo esecutivo approderà il 12 maggio. Una deadline che impone di fare
presto sul fronte della composizione della squadra di governo e che ha portato
ieri Silvio Berlusconi a stringere i tempi, modificando in parte il
"pacchetto-Lega". La mossa per sparigliare e spazzare via i problemi
e le resistenze che si erano addensate sull'ipotesi di una moltiplicazione dei
vicepremier è semplice. Gianni Letta tornerà al suo posto di sottosegretario
alla presidenza del Consiglio e Roberto Calderoli
assumerà la responsabilità dell'Attuazione del programma di governo e una parte
delle deleghe sulle Riforme, mentre il dicastero con il compito di realizzare
il federalismo resterà a Umberto Bossi. In una parola:
non ci saranno più vicepremier. Al Carroccio verranno confermate le poltrone
dell'Interno per Roberto Maroni e dell'Agricoltura per
l'assessore veneto Luca Zaia. Un quadro più nitido rispetto agli ultimi giorni che
lascia intravedere i lineamenti pressoché definitivi del mosaico governativo.
Resta, però, ancora da sciogliere il nodo dei rapporti con Roberto Formigoni,
visto che il governatore della Lombardia non sembra aver raggiunto un accordo
definitivo con il premier in pectore e la sua destinazione definitiva non può
ancora essere data per acquisita. Il faccia a faccia di domani tra il leader
del centrodestra e il numero uno della Lombardia diventa quindi decisivo per
chiudere anche quest'ultima questione in sospeso. Per quanto riguarda il resto
della squadra, Berlusconi sembra orientato a premiare i coordinatori delle
regioni che hanno ottenuto risultati di rilievo alle ultime elezioni. Questo
significa che tanto Angelino Alfano (con un viceministero alla Funzione
Pubblica) quanto Raffaele Fitto (per lui si parla degli Affari Regionali) e
Mariastella Gelmini (in pole-position per l'Istruzione) dovrebbero entrare al
governo. Si sta poi cercando un incarico per un altro dirigente molto stimato
come Maurizio Lupi. Per quanto riguarda i ministeri "pesanti",
confermati Giulio Tremonti all'Economia, Franco Frattini agli Esteri, Claudio
Scajola alle Attività Produttive e Altero Matteoli alle Infrastrutture,
continua ad acquistare forza il nome di Elio Vito per la Giustizia. Il
successore di Francesco Rutelli ai Beni Culturali, salvo sorprese, dovrebbe
essere Sandro Bondi mentre Paolo Bonaiuti andrà ai Rapporti con il Parlamento.
Il ministero del Welfare andrà a Gianni Alemanno, qualora non dovesse riuscire
a scalare il Campidoglio. In caso di elezione al Comune di Roma, su quella
poltrona dovrebbe invece sedere Maurizio Sacconi. Per quanto riguarda le
Politiche Comunitarie in corsa ci sono due nomi: quelli di Renato Brunetta e
Adriana Poli Bortone. La nomina sempre più probabile di Paolo Bonaiuti come
ministro, rende possibile la designazione di un nuovo portavoce (anche se non è
escluso che quest'ultimo possa comunque continuare a spendere la sua esperienza
in un ruolo di "regista-supervisore"). In questo senso prende quota
il nome di Daniele Capezzone come portavoce e sottosegretario alla presidenza
con delega all'editoria. Come viceministro alle Comunicazioni, poste secondo lo
schema della riforma Bassanini sotto le Attività Produttive, dovrebbe esserci
Paolo Romani. Così come un incarico ministeriale verrà assegnato al leader
della Dc per le Autonomie, Gianfranco Rotondi. Per la Salute, inoltre, per un
posto da sottosegretario, acquista peso la candidatura di Fabio Minoli Rota,
direttore della comunicazione di Federchimica ed ex deputato forzista (fu
responsabile nazionale del dipartimento farmaceutico di Forza Italia e
componente della Commissione Affari Sociali e Sanità della Camera nella XIV
legislatura). Si tratta comunque di limature perché la definizione della squadra
è quasi compiuta. E l'assegnazione delle maglie e degli incarichi si concluderà
nel giro di pochissimi giorni. © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri
4 - 20123 Milano.
( da "Giornale.it, Il" del 27-04-2008)
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N. 101 del 2008-04-27 pagina 1 Berlusconi da Bossi: "Ecco l'accordo" di
Redazione Il Cavaliere va nella sede della Lega. Trovata l'intesa: non ci
saranno vicepremier Un accordo "che soddisfa entrambe le parti"
sarebbe stato raggiunto tra Silvio Berlusconi e Umberto Bossi durante l'incontro nella sede
della Lega a Milano. Dopo un lungo dibattito è stata raggiunta quella
che, usando il linguaggio di Bossi, è stata definita
"la quadra". Nessun vicepremier, ma Gianni Letta sottosegretario alla
presidenza del Consiglio e Roberto Calderoli
"dirottato" verso il ministero dell'Attuazione del Programma.
Confermati invece gli altri dicasteri del Carroccio con Roberto Maroni all'Interno, Luca Zaia all'Agricoltura e Umberto Bossi alle Riforme. © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via
G. Negri 4 - 20123 Milano.
( da "Giornale.it, Il" del 27-04-2008)
Argomenti: La Lega
N. 101 del
2008-04-27 pagina 5 "Veronica leghista? È la prova che io e Umberto siamo
coesi" di Paola Setti da Milano Dev'esser per questo che Berlusconi e Bossi alla fine trovano sempre la "quadra",
l'ultima quella di ieri sui ministeri. Son 14 anni che si punzecchiano, che
vivono sul filo di un amore e odio a volte complesso ma sempre viscerale,
l'Umberto che non ne manda a dire e s'infervora e litiga, Silvio che ogni volta
stupisce tutti, e invece di lasciarlo andare per la sua strada, il sanguigno
alleato leghista, media, ricuce, dai ragioniamo, facciamo la pace. Tutto torna,
col senno di poi. Là dove il poi è quell'intervista alla Stampa in cui Veronica
Lario la consorte del Cavaliere, con il consueto determinato candore dice così:
"Sono la componente leghista della famiglia. Ma, come è ovvio, non ho
votato Lega". Leggi l'intervista, dall'urgenza di varare il federalismo
alla questione settentrionale alla necessità di "traghettare le istanze
leghiste in progetti concreti" e capisci che, se è vero che dietro a un
grande uomo c'è sempre una grande donna, allora forse in questi 14 anni c'è
stato lo zampino di Veronica, fra il Silvio e l'Umberto. Lui, il consorte
premier in pectore, ieri forse ha colto l'assist o forse ha soltanto detto la
verità, fatto sta che a chi gli domandava che ne pensasse, della moglie padana,
ha risposto sorridendo: "Vede? Almeno così tutti possono rendersi conto di
come siamo compatti e di come saremo coesi nelle decisioni che riguardano il
Paese". Il fatto è che l'intesa con Bossi era appena stato raggiunta, con
Berlusconi cortese a spiegare che "visto che Bossi è venuto da ma tantissime volte ho ritenuto di andare io da
lui" e con il ruvido leader del Carroccio a dire che sì, è andata bene,
"in questi giorni sono stato bravo e paziente...". E allora
capisci anche perché il sodalizio fra i due è inossidabile, e guai a chi ci
mette il dito. Ci aveva provato Walter Veltroni, era il 3 ottobre 2007 e il
sindaco di Roma s'apprestava a farsi incoronare leader del Pd alle primarie:
"Voglio Veronica Lario in squadra" aveva detto, perché "è open
minded, curiosa e ha una grande autonomia intellettuale". Lei aveva
risposto con un gentile "no, grazie". Oggi, non a caso, dice che
Veltroni le ricorda Amleto. © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4
- 20123 Milano.
( da "Giornale.it, Il" del 27-04-2008)
Argomenti: La Lega
N. 101 del
2008-04-27 pagina 7 Cgil addio, in Sicilia ecco i pompieri "padani"
di Gian Marco Chiocci Circa 80 Vigili del Fuoco pronti a passare al Sin.Pa
della Lega: "Contro i
sindacati antidemocratici e accentratori di potere" Dalla Cgil al Sin.Pa,
il sindacato padano della Lega Nord. Accade in Sicilia, ad Agrigento, e accade con le peggiori
accuse. Lo "scontro aperto" all'interno del sindacato guidato da
Guglielmo Epifani e il paventato passaggio al sindacato padano vede
protagonisti un centinaio di Vigili del fuoco della provincia di
Agrigento, iscritti alla Cgil Funzione pubblica, che si sono ribellati
all'elezione del responsabile provinciale, avvenuta, a loro dire, in modo
antidemocratico. L'episodio è stato denunciato da Antonello Di Malta,
responsabile Cgil dei Vigili del fuoco di Lampedusa. Inizialmente, nel luglio
del 2007, la Cgil di Agrigento, per scelta del suo dirigente, convoca
un'assemblea di iscritti per eleggere il segretario provinciale di categoria.
Ma nel farlo "dimentica" di invitare gli iscritti di Lampedusa, che
per statuto hanno diritto al voto. Nell'isola parte la raccolta di firme per
protestare. Il dirigente, di fronte alle vivaci reazioni degli iscritti, ma
tenace nel non voler rinunciare alle proprie scelte, trova allora un
escamotage, e attraverso l'istituzione di comitati di lavoratori nelle caserme
dei pompieri, fa nominare dagli iscritti i delegati, che a loro volta nominano
un solo responsabile. In sostanza, a prescindere dal numero degli iscritti, in
ogni luogo di lavoro vota un solo delegato. Per fare un esempio, i 50 iscritti
di Lampedusa hanno cinque delegati ma un solo responsabile, e Licata, con tre
soli iscritti, ha ugualmente un responsabile. In questo modo, afferma Di Malta,
la volontà degli iscritti e il loro voto vengono vanificati con un trucco. Di
Malta non ha dubbi: "Il voto doveva essere concesso a tutti gli iscritti e
non ai soli responsabili. La scelta ha un solo scopo: gestire il potere a
proprio piacimento". Il sindacalista è duro: "Siamo stufi di questa
mafia sindacale, di dirigenti che invece di ascoltare l'indirizzo del
lavoratore impongono le loro scelte per fini personali. Aspettiamo fiduciosi un
intervento dai palazzi sindacali di Roma per porre fine a questi atti
antidemocratici". Ma in attesa delle risposte e del pronunciamento della
Commissione di garanzia, Di Malta annuncia: "Abbiamo aperto un dialogo con
il Sin.Pa attraverso la neoeletta senatrice di Lampedusa Angela Maraventano.
Ottanta iscritti alla Cgil della provincia di Agrigento sono pronti a passare
al sindacato padano. È arrivata l'ora che questi accentratori di potere la
smettano di usare il sindacato a proprio vantaggio e a discapito dei
lavoratori". I delegati della provincia di Agrigento che compongono i
comitati degli iscritti alla Cgil Vigili del fuoco, rappresentano l'80 per
cento nei propri posti di lavoro e il 50 per cento dei delegati di tutta la
provincia. E anche loro parlano di "voto mortificato" e affermano:
"È gravissimo e provocatorio il comportamento della Funzione pubblica Cgil
di categoria poiché, malgrado abbiamo chiesto con diversi documenti l'elezione
attraverso l'assemblea di tutti gli iscritti, si ostina a percorrere una
soluzione contro la volontà democratica dei lavoratori". E infine
aggiungono: "La nomina del coordinatore di categoria dei Vigili del fuoco
di Agrigento attraverso i soli responsabili dei distaccamenti porterà, nostro malgrado,
alla cancellazione di più di 70 lavoratori poiché è avvenuta attraverso
un'elezione non democratica ma soprattutto un sindacato non democratico".
© SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano.
( da "Stampa, La" del 27-04-2008)
Argomenti: La Lega
INTERVIEW Il reporter
di guerra Steve Buscemi e la star della soap Sienna Miller Una diva tv e un
giornalista politico in una intervista sbagliata: Steve Buscemi ignora tutto di
lei, la tratta con degnazione; Sienna Miller è insicura, intelligente e
sofferente. Oscillano tra ostilità e attrazione. Lei ha un cellulare rosa il
cui squillo è il latrato di un cane; lui dà saggi consigli. Tutti e due sono
infelici, la lotta tra vinti non ha vincitori e molto interesse Il duello
verbale è il rifacimento d'un film di Theo van Gogh, il giovane regista
olandese che venne ucciso nel 2004 da un estremista islamico per punirlo del
cortometraggio Submission sulla condizione delle donne nell'Islam. In omaggio e
memoria, i produttori hanno appagate il suo desiderio di realizzare in Usa il
remake di tre suoi film, affidandoli a registi newyorkesi (gli altri sono
Stanley Tucci e Bob Balaban). Questo primo esperimento non è molto riuscito.
Lietta Tornabuoni ALLA RICERCA DELL'ISOLA... Fantasy. Regia di Mark Levin,
Jennifer Flackett, con Abigail Breslin e Jodie Foster. La nota scrittrice di
libti per infanzia Alexandra soccorre una piccola fan che le scrive un'accorata
richiesta d'aiuto: il padre è scomparso. IL CACCIATORE DI AQUILONI Avventura.
Regia di Marc Forster, con Khalid Abdalla e Atossa Leoni. La quarantennale
amicizia tra Amir, figlio di un nobile di Kabul, e Hassan, figlio del suo
servo. Dal best seller di Khaled Hosseini, dirige l'autore di "Monster's
ball" e "Neverland". 10 COSE DI NOI Commedia drammatica. Regia
di Brad Silberling, con Morgan Freeman e Paz Vega. L'autore di
"Casper" e "City of angels" porta sullo schermo il rapporto
di amicizia che s'instaura tra un attore in declino e una cassiera di
supermercato. I DEMONI DI SAN PIETROBURGO Drammatico. Regia di Giuliano
Montaldo. con Miki Manojlovic e Carolina Crescentini. La storia comincia nel
1860 a San Pietroburgo, quando una bomba uccide un membro della famiglia
imperiale; Dostoevskij va a trovare in un ospedale psichiatrico un giovane che
confessa di conoscere gli attentatori. IN AMORE, NIENTE REGOLE Commedia. Regia
di George Clooney, con Clooney e Renée Zellweger. Negli Stati Uniti del 1925
Dodge Connolly è un esuberante campione di football che arruola nella sua
squadra un giocatore presunto eroe di guerra. La storia non convince
un'intraprendente giornalista. JUNO Commedia. Regia di Jason Reitman, con Ellen
Page e Michael Cera. Juno MacGuff è un'intraprendente sedicenne del Minnesota
che riesce a mantenere il controllo sulla sua vita anche quando scopre di
essere incinta e comincia a chiedersi, con il timido compagno di classe Paulie
Bleeker, come agire. Premio Oscar per la miglior sceneggiatura originale.
L'ALTRA DONNA DEL RE Drammatico. Regia di Justin Chadwick, con Natalie Portman
e Scarlett Johansson. La vicenda storica di Anna e Maria Bolena, le due sorelle
che si contesero i favori di Enrico VIII: la prima riuscì a sposarlo, l'altra
ne divenne l'amante. IL MATRIMONIO E' UN .... Commedia. Regia di Cherie Nowlan,
con Brenda Blethyn e Khan Chittenden. La cabarettista irriverente e in declino
Jean Dwight teme che la fidanzata del figlio possa incrinare l'armonia della
loro famiglia. NON PENSARCI Commedia. Regia di Gianni Zanasi, con Anita
Caprioli e Giuseppe Battiston. Un musicista trentaseienne, un tempo piccola
star punk rock, comincia a riflettere e sulla sua vita: tornato a casa dalla
famiglia, comincia ad occuparsi di ciò che ha a lungo trascurato. ORTONE E IL
MONDO DEI CHI Cartoon. Regia di Jimmy Hayward e Steve Martino. Dai creatori de
"L'era glaciale", la storia di un simpatico elefante che trova un
mondo di pace, quello dei minuscoli Chi, in un fiore. OXFORD MURDERS Thriller.
Regia di Alex de la Iglesia, con Elijah Wood e John Hurt. Nei dintorni di
Oxford, un'anziana signora viene trovata morta nel soggiorno di casa: il
cadavere viene rinvenuto da un professore e da uno studente, i quali cominciano
a indagare su una misteriosa serie di omicidi. LA SPOSA FANTASMA Commedia.
Regia di Jeff Lowell, con Eva Longoria Parker e Paul Rudd. Opera prima,
racconta di un uomo conteso da due donne: la veggente Ashley e la ragazza che
avrebbe dovuto sposare mentre ora è un fantasma, morta preparando il
matrimonio. STEP UP 2 Musicale. Andie e Chase s'incontrano all'interno di una
scuola d'arte del Maryland: cominciano ad allenarsi insieme per partecipare a
una difficile gara clandestina. TUTTA LA VITA DAVANTI Commedia. Regia di Paolo
Virzì con Sabrina Ferilli e Massimo Ghini. L'autore di "Ovosodo" e
"Caterina va in città" ritrae la vita nei call center attraverso le
vicissitudini della venticinquenne laureata Marta. TUTTI PAZZI PER L'ORO
Azione. Regia di Andy Tennant, con Matthew McConaughey e Kate Hudson. Ben
Finnegan è un cacciatore di tesori che sta per coronare il suo sogno:
recuperare il carico d'oro di un galeone che giace da un paio di secoli in
fondo al mare al largo della Florida. Al suo fianco, l'intraprendente consorte.
L'ULTIMA MISSIONE Poliziesco. Regia di Olivier Marchal, con Daniel Auteuil e
Olivia Bonamy. L'autore di "36" narra la storia di Louis Schneider,
incorruttibile poliziotto di Marsiglia in crisi esistenziale che cerca di
proteggere una ragazza dall'uomo, tornato in libertà, che aveva ucciso i suoi
genitori. UN AMORE SENZA TEMPO Commedia drammatica. Regia di Lajos Koltai, con
Vanessa Redgrave e Claire Danes. Dal romanzo di Susan Minot, un percorso
attraverso il passato e il presente di tre donne: la madre Ann, in fin di vita,
e le figlie Constance e Nina. 21 Commedia drammatica. Regia di Robert Luketic,
con Jim Sturgess e Kevin Spacey. Il professor Mickey Rosa
forma una squadra di giovani talenti in matematica per sbancare i casinò di Las
Vegas: fra loro, l'intuitivo e bisognoso di soldi per pagarsi gli studi Ben. Il
boss della zona cercherà di fermarli. Da una storia vera, dirige il cineasta
del successo "La rivincita delle bionde". TRAME A CURA DI Daniele
Cavalla.
( da "Giornale.it, Il" del 27-04-2008)
Argomenti: La Lega
N. 101 del
2008-04-27 pagina 0 Lo sfogo dell'ultimo boss: "Più nulla da offrire alla
politica" di Redazione Ecco le lettere in cui si confessa Messina Denaro.
I messaggi dalla latitanza: "Ormai non abbiamo più potere verso i
partiti" Alma Torretta Soprannominato Diabolik e raffigurato sui muri come
una pop star di Andy Warhol. Su Matteo Messina Denaro, organizzatore ed
esecutore delle stragi di mafia del '93 di Roma, Firenze eMilano, latitante da
quindici anni, finalmente si sa qualcosa di più. "L'ultimo" boss ha affidato le sue considerazioni a un amico a cui ha dato
il colto nome in codice di "Svetonio" e il carteggio nelle mani degli
investigatori mostra un boss pronto a trattate questioni scottanti, dalla
politica, alla giustizia, alla fede, ma anche unuomo fatalista, rassegnato a
un'esistenza che non gli piace per nulla, che quasi auspica si
interrompa presto: "Non sfido la morte, più semplicemente la prendo a
calci in testa perché non la temo, non tanto per un fattore di coraggio, ma
perché non amo la vita, dopo la quale non c'è nulla". Poi ancora:
"Quando la morte verrà, mitroverò vivo, a testa alta e sorridente perché
quello sarà uno dei pochi momenti felici che ho avuto in vita... ".
"Ci sono ancora pagine della mia storia che si devono scrivere. Non
saranno questi “buoni” e “integerrimi” della nostra epoca, in preda a fanatismo
messianico, che riusciranno a fermare le idee di un uomo come me". Così
scriveva Messina Denaro, nel 2005, in una delle tante e lunghe lettere ad
Antonino Vaccarino, ex sindaco di Castelvetrano, arruolato dai servizi segreti
civili per fare da esca al latitante. Nelle lettere che Messina Denaro scrive a
Vaccarino (ribattezzato con lo pseudonimo "Svetonio"), il boss non
crede più in niente. "Oramai non c'è più il politico di razza, l'unico a
mia memoria fu Craxi ed abbiamo visto la fine che glihanno fatto fare... Oggi
per essere unbuon politico basta che si faccia a n t i m a - fia...". E
ancora: "Jorge Amado - cita il capomafia - diceva che non c'è cosa più
infima della giustizia quando va a braccetto con la politica e io sono
d'accordo con lui. Da circa quindici anni c'è stato un golpe bianco tinto di
rosso attuato da alcuni magistrati con pezzi della politica...". Dalle
lettere emerge come il boss trapanese si renda conto che attualmente Cosa
nostra si trova ad un livello inferiore rispetto alla politica: "Non
abbiamo più potere contrattuale, non abbiamo più nulla da offrire, chi vuole
che si vada a sporcare la bocca per la nostra causa? ". Lo scetticismo di "Alessio"
era ed è rivolto alla classe che dirige il Paese. "Non vedo uomini, solo
molluschi opportunisti che si pieganocome fuscelli al vento, dico ciò con
cognizione di causa, ed il peggiore è chi ne sta a capo, un volgare venditore
di fumo e chiudo qua perché per iscritto non voglio andare oltre". Ma non
sono solo i politici a finire nel mirino del super-latitante, che si occupa
anche di giustizia e pontifica sul sistema italiano, con riferimenti persino a
uno dei "cattivi maestri " del terrorismo italiano. "Io sono un
nemico della giustizia italianache è marcia e corrotta dalla fondamenta. Lo
dice Toni Negri (leader storico della sinistra extraparlamentare, ndr) e io la
penso come lui", scrive senza mezze misure "l'ultimo". Poi però,
nonostante i riferimenti storici e intellettuali, l'amara considerazione: il
rimpianto per non essersi dedicato agli studi: "Il non aver studiato è
stato uno degli errori più grandi della mia vita, la mia rabbia maggiore è che
ero un bravo studente... se potessi tornare indietro... ". L'ultima
lettera di "Alessio " a "Svetonio" è del 28 giugno 2006
eAlessio la scrive solo per mettere in allarme l'amico politico: Provenzano è
stato trovato e con lui tutte le lettere inviategli dal boss di Trapani. Di ciò
Matteo Messina Denaro si lamenta parecchio fino ad usare parole pesanti verso
il vecchio boss. "Lei sa - scrive - a quello hanno trovato delle lettere,
in particolare di quelle mie pare ne facesse collezione...tutto potevo
immaginare ma non questo menefreghismo da parte di una persona esperta, comunque
non vado oltre perché dovrei sbagliare a parlare e per abitudine non parlo mai
alle spalle di alcuno ". "L'ultimo" è ancora latitante eppure la
sua influenza si fa sentire anche a distanza. Dopo la comparsa dei nuovimurales
a Palermo, ambienti del palazzo di giustizia palermitano lanciano l'allarme,
sostenendo che ci sia il rischio che i giovani possano finire per considerare
il capomafia un idolo. La polizia vede invece un tentativo da parte di un
cittadino, forse un artista di strada, di incitare le forze dell'ordine a
catturare l'ultimo padrino ancora libero. © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA -
Via G. Negri 4 - 20123 Milano.
( da "Stampa, La" del 27-04-2008)
Argomenti: La Lega
I fratelli Crea
Adolfo&Cosimo Videopoker e bombe spa Da Monasterace, profondo Sud della
Calabria, se n'erano andati nel 1998. Emigranti per forza perché lì, per loro,
posto non ce n'era. I Crea - per dirla con un tenente che conosce la
'ndrangheta come le sue tasche - erano quattro "sciancati". Potere
zero, soldi meno. E allora il Piemonte è la meta del riscatto. Si comincia a
Mirafiori con un negozio di ferramenta. I fratelli Adolfo e Cosimo si appoggiano
a Vincenzo Argirò, calabrese pure lui che a Caselle, Mappano e dintorni,
contava quello che contava. Hanno fame i Crea. E scelgono la provincia per
iniziare la scalata al capoluogo. Come i corleonesi che prima si pigliano
Corleone e poi Palermo. Stessi metodi, stessa determinazione, ma senza omicidi.
Nel 2004 viene piazzata una bomba alla cartiera di san Maurizio Canavese e poi
una molotov vicino alla serranda di casa del proprietario. Non muore nessuno,
ma si capisce che i Crea sono arrivati. La stagione delle bombe li porta presto
a sedersi nei tavoli che contano nelle pizzerie al confine tra Moncalieri e
Nichelino. In pochi mesi piazzano centinaia di videopoker nelle botteghe del
Ciriacese e Basso Canavese. Una bomba scoppia nella sede di una ditta di
Grugliasco. Ormai sono forti i Crea. Stanno tentando l'assalto a Torino quando
i carabinieri di Venaria inchiodano il telefonista che minaccia dalle cabine
pubbliche gli imprenditori di Mappano. L'uomo è Giovanni Lo Surdo. Ne parlano
al colonnello De Vita comandante provinciale dell'Arma. Si decide di agire. Lo
Surdo è l'anello debole che porta a 13 arresti e altrettante condanne. A
combattere i Crea c'è pure la compagnia di Rivoli comandata allora dal capitano
Massimiliano Pricchiazzi. Quando i militari entrano a casa dei malavitosi
trovano telecamere dappertutto collegate a due televisori sui comodini. È il
momento del carcere. La scalata sembra finita, ma l'indulto li riemtte in
libertà e loro scelgono il cavallo buono: Peppe Belfiore l'ultimo della dinastia.
Lui però è un principe dai modi garbati - gestisce il Palabiliardo di
Moncalieri e organizza tornei internazionali, ma non solo. Belfiore non vuole
bombe, non vuole casini. I Crea si appoggiano a lui e entrano nel giro del
poker dei club di Torino. Soldi, soldi, soldi. In pochi mesi mettono le mani su
quasi tutte le bische del capoluogo. Ma la fame porta fretta. I Crea si
spazientiscono presto del fatto che Renato Macrì, nipote
del boss Mario Ursino, apra l'Hermitage. L'attendismo di Peppe Belfiore finisce
sotto accusa. La stagione delle bombe torna. E due attentati, falliti, si
verificano davanti all'Hermitage di Macrì che non paga a quota ai Crea. I
fratelli di Monasterace sono quasi al top, hanno messo un po' in disparte pure
Peppe che conta e non poco, ma è uomo di dialogo. La Mobile del
dirigente Marco Martino a quel punto è già avanti nell'inchiesta condotta dal
pm Onelio Dodero, magistrato tutto d'un pezzo che parla poco ma sa molto di
questa alleanza. Lo scorso marzo i carabinieri di Moncalieri fanno irruzione
alle due di notte - con la municipale - nel Palabiliardo di santa Maria. C'è
Peppe che gioca tranquillo: "Agli ordini maresciallo - dice - ecco i
documenti. I miei e quelli dei ragazzi". Un mese dopo cadono i Crea. Il
principe pure. Ora c'è un vuoto che forse è già stato riempito. \.
( da "Stampa, La" del 27-04-2008)
Argomenti: La Lega
AD ASTI E A
VALFENERA IL 25 APRILE DEI DUE CANDIDATI PRESIDENTE
Armosino al sacrario dei Caduti per la Liberazione Il 25 Aprile, Maria Teresa
Armosino (nella foto) candidata alla presidenza della Provincia per Pdl e Lega Nord, ha partecipato alle
celebrazioni, intervendo al sacrario dei Caduti al cimitero di Asti.
Successivamente ha raggiunto Velfenera per presenziare alla commerazione
promossa dai paesi del Pianalto.
( da "Stampa, La" del 27-04-2008)
Argomenti: La Lega
Tutti
i vertici I luoghi degli incontri fra i due leader Gemonio A casa Bossi, nel settembre
2007, si sono incontrati i tre leader del centrodestra: il Senatùr, Fini e
Berlusconi. Che era venuto qui già nel 2004, la prima visita dopo il malore che
aveva colpito il leader del Carroccio.
( da "Stampa, La" del 27-04-2008)
Argomenti: La Lega
Il caso Nella
sezione modello delle Vallette Killer della mafia s'impicca in cella ANGELO
CONTI TORINO Il killer di Cosa Nostra s'è suicidato ieri, all'ora di colazione,
in un bagno del Reparto Sestante, la sezione modello di "osservazione e
trattamento psichiatrico dei detenuti" del carcere delle Vallette.
Giuseppe Clemente, 44 anni, ex imprenditore di Castelvetrano, era stato
condannato all'ergastolo nel corso del maxi processo Omega. La condanna
definitiva era arrivata dalla Corte di Cassazione il 4 febbraio 2004. Clemente
risultava coinvolto in numerosi omicidi di mafia. Con lui erano stati
condannati all'ergastolo altri 29 detenuti fra cui Matteo Messina Denaro,
figlio di Francesco, il capo del mandamento di Castelvetrano. Tutto era
scaturito dalle rivelazioni del collaboratore di giustizia Antonio Patti, uomo
d'onore e braccio armato della famiglia mafiosa di Marsala - alle spalle il
coinvolgimento in 35 omicidi - che il 23 giugno 1995 decise di vuotare il sacco
con i magistrati. Rivelazioni poi sostenute anche da altri pentiti di rango,
fra cui Salvatore Facella. Le loro dichiarazioni consentirono di istruire il
processo Omega e di portare alla sbarra 79 imputati, colpevoli - secondo la Dia
- di avere ordinato 67 omicidi, commessi in trent'anni di guerre di mafia.
Giuseppe Clemente fu arrestato, a Castelvetrano, il mattino del 17 marzo 1996.
Si è trattato del più imponente procedimento penale della storia mafiosa di
Trapani. Un'indagine che permise di mettere in luce una lunghissima storia di
delitti partita nel 1961 quando, a Marsala, fu assassinato Vito Sammartano
detto "Anatredda". Ne seguirono trent'anni di guerre fra le vecchie
famiglie tradizionali legate ai Rimi di Alcamo, ai Badalamenti e ai Bontade di
Palermo e le nuove famiglie emergenti legate invece ai corleonesi di Totò
Riina. Nell'ambito di questo processo, i pentiti hanno indicato anche gli
autori materiali dell'omicidio di Pietro Scimeni alias "Tarzanetto",
un quarantottenne siciliano che venne ucciso nell'estate del '92 in piazza
della Repubblica, non un balordo di periferia - come hanno chiarito i
collaboratori - ma un temuto killer della Stidda, appunto la mafia trapanese
che ha robusti interessi nella Sicilia Occidentale, ma anche nel Nord Italia e in Piemonte. Una amica dell'ucciso, Erika Pierno,
che viveva a Torino in corso Salvemini, sparì misteriosamente pochi mesi dopo
il delitto. La polizia di Torino la sta ancora cercando. Sulla morte di
Giuseppe Clemente (che soffriva di depressione) non ci sarebbero misteri, anche
se desta comprensibili dubbi un suicidio avvenuto in un bagno del reparto più
sorvegliato delle Vallette, per giunta sotto l'occhio di una telecamera
(il cui monitor, evidentemente, nessuno stava osservando). E' il secondo
decesso, nell'arco di una settimana, al carcere delle Vallette. La settimana
scorsa s'era infatti impiccata, in preda a una crisi di astinenza da metadone,
Stefania Lui, una giovane donna di Moncalieri in carcere per furto. Soccorsa
che era ancora in vita, è morta dopo tre giorni trascorsi all'ospedale. Nel
mese di aprile sono state così tre le morti alle Vallette. Due settimane fa era
stato infatti trovato cadavere un giovane tossicodipendente, probabilmente
ucciso da una overdose.
( da "Stampa, La" del 27-04-2008)
Argomenti: La Lega
SANITA' E POLITICA.
IERI IL BANCHETTO AL MERCATO Il Pdl esulta per le firme Asl
Sono 319 gli ovadesi che hanno aderito alla petizione promossa dal Pdl e Lega Nord per chiedere al Comune di
revocare l'appoggio al trasferimento della sede dell'Asl a Casale: "È una
scelta che può solo penalizzare l'ospedale ovadese" sostengono il
coordinatore cittadino della Pdl, Saverio Caffarello, e il leghista Gianni
Viano. A fine mattina, dopo aver intercettato gli ovadesi al mercato (il
tavolo per le firme era in via Cairoli) commentano: "È stato un successo,
significa che il futuro del nostro nosocomio sta a cuore a molti: il numero di
adesioni è elevato, se si considera che lo spazio e il tempo per firmare erano
davvero ridotti. In tanti ci hanno chiesto di restare anche al pomeriggio, ma
non era possibile". In una manciata di ore sono state raccolte 124 firme
in via Cairoli, e altre 195 in 15 negozi del centro. "È arrivata poi la
richiesta di allestire altri gazebo nei paesi: in particolare Rocca Grimalda,
Silvano d'Orba, Tagliolo, Lerma, Mornese, Carpeneto e Montaldo. Così abbiamo
deciso di prorogare la raccolta anche nei prossimi giorni". Contro la
petizione si era levata la voce del sindaco Oddone (Pd): "Chi pensa che
con la sede Asl da Casale ad Alessandria cambi qualcosa per Ovada vuol dire che
non conosce come stanno le cose o è in malafede". Controreplica il sindaco
di Capriata, Cassulo: "Appoggio la motivazione che sta alla base della
petizione: stiamo andando verso un accentramento preoccupante. Non ci sono
certezze neppure sui servizi e sui finanziamenti, tranne quella dei probabili
tagli: il rischio è che le poche risorse vengano dirottate al comparto
ospedaliero a discapito invece del Distretto e del socio-assistenziale".
Non è chiaro se questo c'entra qualcosa con la sede Asl, di sicuro c'è che lui
è di Forza Italia e ormai la questione, da puramente tecnico-organizzativa, è
diventata tema di scontro tra destra e sinistra. Come ormai quasi tutto in
questo Paese.
( da "Stampa, La" del 27-04-2008)
Argomenti: La Lega
10 COSE DI NOI Il
divo in declino Morgan Freeman e la cassiera di supermercato Paz Vega Molto americano,
l'incontro casuale fra il divo nero settantenne Morgan Freeman e la giovane
cassiera latina Paz Vega. Per una giornata parlano, si confidano, ridono, si
rattristano con simpatia e casta complicità. Lui, marito e padre, racconta il
proprio timore di essere finito, il telefono che squilla di rado, la paura
della morte. Lei, ragazza sola, racconta della propria dura vita di lavoro come
cassiera d'un supermercato, le ambizioni, l'isolamento di cui si sente
prigioniera. A sera, lasciandosi, capiscono d'essersi reciprocamente fatti del
bene, consolati. Morgan Freeman è il produttore di questo breve film (1 ora e
20 minuti) un po' melenso, forse autobiografico, diretto da Brad Silberling (45
anni, già regista di "Casper", di "Voglia di ricominciare")
con appropriata delicatezza e umorismo. Lietta Tornabuoni ALLA RICERCA
DELL'ISOLA... Fantasy. Regia di Mark Levin, Jennifer Flackett, con Abigail
Breslin e Jodie Foster. La nota scrittrice di libti per infanzia Alexandra
soccorre una piccola fan che le scrive un'accorata richiesta d'aiuto: il padre
è scomparso. IL CACCIATORE DI AQUILONI Avventura. Regia di Marc Forster, con
Khalid Abdalla e Atossa Leoni. La quarantennale amicizia tra Amir, figlio di un
nobile di Kabul, e Hassan, figlio del suo servo. Dal best seller di Khaled
Hosseini, dirige l'autore di "Monster's ball" e
"Neverland". 10 COSE DI NOI Commedia drammatica. Regia di Brad
Silberling, con Morgan Freeman e Paz Vega. L'autore di "Casper" e
"City of angels" porta sullo schermo il rapporto di amicizia che
s'instaura tra un attore in declino e una cassiera di supermercato. I DEMONI DI
SAN PIETROBURGO Drammatico. Regia di Giuliano Montaldo. con Miki Manojlovic e
Carolina Crescentini. La storia comincia nel 1860 a San Pietroburgo, quando una
bomba uccide un membro della famiglia imperiale; Dostoevskij va a trovare in un
ospedale psichiatrico un giovane che confessa di conoscere gli attentatori. IN
AMORE, NIENTE REGOLE Commedia. Regia di George Clooney, con Clooney e Renée
Zellweger. Negli Stati Uniti del 1925 Dodge Connolly è un esuberante campione
di football che arruola nella sua squadra un giocatore presunto eroe di guerra.
La storia non convince un'intraprendente giornalista. JUNO Commedia. Regia di
Jason Reitman, con Ellen Page e Michael Cera. Juno MacGuff è un'intraprendente
sedicenne del Minnesota che riesce a mantenere il controllo sulla sua vita
anche quando scopre di essere incinta e comincia a chiedersi, con il timido
compagno di classe Paulie Bleeker, come agire. Premio Oscar per la miglior
sceneggiatura originale. L'ALTRA DONNA DEL RE Drammatico. Regia di Justin
Chadwick, con Natalie Portman e Scarlett Johansson. La vicenda storica di Anna
e Maria Bolena, le due sorelle che si contesero i favori di Enrico VIII: la
prima riuscì a sposarlo, l'altra ne divenne l'amante. IL MATRIMONIO E' UN ....
Commedia. Regia di Cherie Nowlan, con Brenda Blethyn e Khan Chittenden. La
cabarettista irriverente e in declino Jean Dwight teme che la fidanzata del
figlio possa incrinare l'armonia della loro famiglia. NON PENSARCI Commedia.
Regia di Gianni Zanasi, con Anita Caprioli e Giuseppe Battiston. Un musicista
trentaseienne, un tempo piccola star punk rock, comincia a riflettere e sulla
sua vita: tornato a casa dalla famiglia, comincia ad occuparsi di ciò che ha a
lungo trascurato. ORTONE E IL MONDO DEI CHI Cartoon. Regia di Jimmy Hayward e
Steve Martino. Dai creatori de "L'era glaciale", la storia di un
simpatico elefante che trova un mondo di pace, quello dei minuscoli Chi, in un
fiore. OXFORD MURDERS Thriller. Regia di Alex de la Iglesia, con Elijah Wood e
John Hurt. Nei dintorni di Oxford, un'anziana signora viene trovata morta nel
soggiorno di casa: il cadavere viene rinvenuto da un professore e da uno
studente, i quali cominciano a indagare su una misteriosa serie di omicidi. LA
SPOSA FANTASMA Commedia. Regia di Jeff Lowell, con Eva Longoria Parker e Paul
Rudd. Opera prima, racconta di un uomo conteso da due donne: la veggente Ashley
e la ragazza che avrebbe dovuto sposare mentre ora è un fantasma, morta
preparando il matrimonio. STEP UP 2 Musicale. Andie e Chase s'incontrano
all'interno di una scuola d'arte del Maryland: cominciano ad allenarsi insieme
per partecipare a una difficile gara clandestina. TUTTA LA VITA DAVANTI
Commedia. Regia di Paolo Virzì con Sabrina Ferilli e Massimo Ghini. L'autore di
"Ovosodo" e "Caterina va in città" ritrae la vita nei call
center attraverso le vicissitudini della venticinquenne laureata Marta. TUTTI
PAZZI PER L'ORO Azione. Regia di Andy Tennant, con Matthew McConaughey e Kate
Hudson. Ben Finnegan è un cacciatore di tesori che sta per coronare il suo
sogno: recuperare il carico d'oro di un galeone che giace da un paio di secoli
in fondo al mare al largo della Florida. Al suo fianco, l'intraprendente
consorte. L'ULTIMA MISSIONE Poliziesco. Regia di Olivier Marchal, con Daniel
Auteuil e Olivia Bonamy. L'autore di "36" narra la storia di Louis
Schneider, incorruttibile poliziotto di Marsiglia in crisi esistenziale che
cerca di proteggere una ragazza dall'uomo, tornato in libertà, che aveva ucciso
i suoi genitori. UN AMORE SENZA TEMPO Commedia drammatica. Regia di Lajos
Koltai, con Vanessa Redgrave e Claire Danes. Dal romanzo di Susan Minot, un
percorso attraverso il passato e il presente di tre donne: la madre Ann, in fin
di vita, e le figlie Constance e Nina. 21 Commedia drammatica. Regia di Robert
Luketic, con Jim Sturgess e Kevin Spacey. Il professor
Mickey Rosa forma una squadra di giovani talenti in matematica per sbancare i
casinò di Las Vegas: fra loro, l'intuitivo e bisognoso di soldi per pagarsi gli
studi Ben. Il boss della zona cercherà di fermarli. Da una storia vera, dirige
il cineasta del successo "La rivincita delle bionde". TRAME A CURA DI
Daniele Cavalla.
( da "Stampa, La" del 27-04-2008)
Argomenti: La Lega
BALLOTTAGGIO.SI VOTA
OGGI SINO ALLE 22 E LUNEDI' DALLE 7 ALLE 15 Al seggio Domani la Provincia avrà
il suo presidente Ecco l'esatta modalità di voto sulla scheda di colore verde
La scelta è fra Maria Teresa Armosino e Roberto Peretti [FIRMA]FRANCO CAVAGNINO
ASTI L'ultimo ballottaggio a cui sono stati chiamati gli astigiani risale al
2002, tra Vittorio Voglino e Luigi Florio per la poltorna di sindaco. Per
risalire al secondo turno elettorale per la presidenza della Provincia, bisogna
invece andare indietro sino al 1999, avversari Roberto Marmo e Giuseppe Goria.
Oggi e domani si torna alle urne per scegliere il presidente della Provincia.
Sono in corsa al ballottaggio la parlamentare Maria Teresa Armosino, sostenuta
da "Pdl" e Lega Nord e Roberto Peretti, sindaco di Villanova che può contare sul
sostegno di "Pd" e Italia dei Valori. Il voto al primo turno ha
assegnato ad Armosino il 44,1% di preferenze, allo sfidante il 26,4%. Si vota
nei 266 seggi allestiti ieri pomeriggio in tutto l'Astigiano (78 sono nel
capoluogo) oggi dalle 8 alle 22 e domani dalle 7 alle 15. Lo spoglio
delle schede s'inizierà subito e nel tardo pomeriggio si conoscerà il nome del
vincitore che siederà sulla poltrona lasciata libera a fine febbraio dal
dimissionario Roberto Marmo. Alla coalizione collegata al presidente eletto
andranno 14 consiglieri, mentre i restanti 10 saranno appannaggio delle altre
coalizioni. Alle urne sono chiamati 179.496 aventi diritto al voto (86.259
maschi e 93.237 femmine) di cui 60.385 nel capoluogo. Bisogna presentarsi ai
seggi con la tessera elettorale e un documento di riconoscimento. Gli appelli
finali dei candidati e dei partiti hanno cercato anche di richiamare gli
astigiani al diritto-dovere del voto. Il timore dell'astensionismo è forte. Il
12 e 13 aprile l'affluenza era stata del 76,1%, ma tradizionalmente il
ballottaggio registra, in misura più o meno consistente, una certa disaffezione
al voto.Agli elettori che si presentano oggi e domani nei 266 seggi per votare
al ballottaggio delle Provinciali, viene consegnata una scheda di colore verde
(stesso colore al primo turno del 13 e 14 aprile). Il voto, come informa la
prefettura, si esprime tracciando un segno sul rettangolo contenente il
nominativo del candidato alla carica di presidente della Provincia prescelto.
E' da ritenersi valido anche il voto apposto sui contrassegni delle liste
collegate al candidato presidente. Per Maria Teresa Armosino sono
"Pdl" e Lega Nord, per Roberto Peretti
"Pd" e Italia dei Valori.
( da "Stampa, La" del 27-04-2008)
Argomenti: La Lega
Un'ora e mezzo con
un foglietto davanti e un governo su cui tirare la riga. Silvio Berlusconi è il
primo a lasciare via Bellerio, la sede della Lega in cui torna quattordici anni
dopo: "E' stato un incontro soddisfacente". Umberto Bossi, il padrone di casa, si ferma fino a tardi:
"Abbiamo trovato la quadra". E postilla: "Diciamo che in questi
giorni mi hanno fatto tanto lavorare; diciamo che molti mi hanno rotto le
scatole e che io sono stato molto buono e paziente". Non è del tutto vero.
Si rivedranno martedì a Roma. Ci sono ancora tanti tasselli da mettere a posto,
dal quarto ministero che sembra assegnato a Roberto Calderoli,
al futuro di Roberto Formigoni che pare inchiodato alla Regione Lombardia per
un altro mandato, con gran dispiacere della Lega che sognava il grande slam,
sbarcare in massa a Roma e papparsi pure il Pirellone, se non ora tra due anni.
Non è del tutto vero che abbiano trovato l'accordo definitivo, ma di sicuro la
giornata sembrava iniziare nel modo peggiore. Umberto Bossi
di fronte alle manfrine per la formazione del nuovo governo, masticando mezzo
sigaro l'aveva detto l'altra sera ai suoi in un bar di Verbania:
"Berlusconi tergiversa un po', sembra fare qualche vecchio giochetto
democristiano. Però ha paura che se ci tira un brutto scherzo noi votiamo alla
Camera o al Senato un presidente della sinistra". Messaggio ricevuto a
Palazzo Grazioli. Messaggio chiarissimo per il Cavalier Berlusconi, alle prese
con una minacciata riedizione del ribaltone anno '94, prima ancora di formare
il nuovo governo. Che l'aria fosse non proprio delle migliori il presidente del
Consiglio in pectore lo aveva intuito subito. In agenda era già fissato per le
3 del pomeriggio un appuntamento in un'azienda di smaltimento dei rifiuti a
Montello, su per le valli bergamasche. Il titolare è un amico dell'ex ministro
Roberto Castelli. Poteva essere l'occasione per arricchire il know how
sull'emergenza rifiuti a Napoli e firmare con la Lega il patto del pattume
sulla composizione del governo. E invece niente. Bossi fa saltare tutto: "Meglio stare lontano dai rifiuti".
Berlusconi offre i divani di villa San Martino: "Va bene, vieni ad
Arcore". Bossi
insiste: "No, io vado in via Bellerio". Si troveranno lì alle 4 del
pomeriggio, nell'ufficio al secondo piano dove già nel '94 avevano messo giù
l'elenco dei ministri del primo governo Berlusconi, poltrona dopo
poltrona. Questa volta è Bossi che alza la posta.
L'idea di non poter sbarcare al Pirellone né adesso né tra due anni gli rode.
Vorrebbe un altro ministero. Berlusconi non può cedere troppo. Quattro ministri
sono tanti. E vai a sapere cosa farà Roberto Formigoni con cui si deve ancora
incontrare domani. Alla fine sul foglietto pieno di scarabocchi si trova un
mezzo accordo. I ministri leghisti passano da tre a quattro. Calderoli
non fa il vicepremier ma incassa il ministero dell'Attuazione del programma di
governo e una parte delle deleghe sulle Riforme, escluso il Federalismo che
rimane a Bossi. A Roberto Maroni
rimane l'Interno, al veneto Luca Zaia le Politiche agricole. Tutti soddisfatti.
Tutti apparentemente contenti, con Calderoli che fila
via dalla sede di Bellerio con un sorriso grande così. A Berlusconi vien voglia
di farsi pure quattro passi in centro, gli porta bene come il giorno delle
elezioni, passeggiata, preghiera per mamma Rosa in Duomo, foto coi telefonini
dei passanti. "Sono molto soddisfatto", dice dopo l'incontro nella
sede della Lega. Che sia soddisfatto pure di avere in casa una moglie mezza
leghista come Veronica, come si racconta lei nell'intervista alla
"Stampa" di due giorni fa? Il Cavaliere anche su questo fa il
Cavaliere: "Così tutti possono rendersi conto di come siamo compatti e
come saremo coesi nelle decisioni che riguardano il Paese".
( da "Stampa, La" del 27-04-2008)
Argomenti: La Lega
La storia La
Moncalieri "nera" tra i numeri 61 e 71 Corso Trieste romanzo
criminale GIUSEPPE LEGATO MONCALIERI Dieci numeri civici. Dieci numeri che sono
le tappe di un romanzo criminale. Corso Trieste 61-71. La Moncalieri nera abita
qui. Qui è nata, qui si è radicata, costruita e distrutta nel tempo. E' la
cronaca, di scalate al malaffare dei Belfiore che fanno fuori i siciliani e si
prendono Torino, di audaci rapine di Filippo Conigliaro che con le armi ha una
certa confidenza. E di omicidi irrisolti legati al clan dei catanesi. Come
quello di Antonio "Toni" Musumeci trovato incaprettato e murato in un
sottoscala. Ma non basta. Perché qui, dalle parti di corso Trieste, borgo san
Pietro di Moncalieri, c'è anche un giovane Felice Maniero che arriva coi
genitori dal Veneto e che poi finisce per fondare la mala del Brenta. Non un
capo. Il capo. Peppe Belfiore - 7 ottobre '56, Gioiosa Jonica - arriva a
Moncalieri a settembre del 1975. Con lui c'è la moglie Rosetta Sfara. Cerca una
casa Peppe, perché i suoi fratelli stanno crescendo a dismisura. Droga, usura,
appalti. E lui si sistema dalla suocera in corso Trieste 69. Non andrà più via.
Intanto suo fratello Mimmo viene coinvolto nell'omicidio del procuratore Bruno
Caccia. "Non c'è peggio di Caccia", dice un Belfiore E allora come
dicono a San Luca, 40 km dalla Gioisa dei Belfiore: "Cu campa campa e cu
mori mori" (chi vive vive e chi muore, muore). Intanto
Miano boss dei catanesi in declino, intercetta in carcere uno del mandamento di
Gioiosa Jonica. Gli dice: "Hai visto Caccia? L'abbiamo fatto noi. Ci
dovete ringraziare". Mimmo finisce in carcere. È l'inizio di una lenta e
inesorabile agonia. Peppe però rimane fuori dai giochi. Ha il tempo di
vedere quei numeri civici dove vive tanta gente per bene, che si popolano di
colleghi del crimine. Il male si mischia alla normalità: agli operai della Fiat
strappati ai campi di bergamotto in Calabria. Qualcuno ha fatto fortuna. Per
altri è andata in un altro modo. Toni Musumeci - corso Trieste 71 - era un
catanese un po' spaccone. Una volta, negli Anni 80, contava qualcosa, ma dopo
era diventato un signor nessuno. Lo ammazzarono a calci e pugni. Agli inizi di
giugno del 2002 lo trovarono mummificato, murato nello scantinato del palazzo.
Il corpo era lì da mesi. Corso Trieste 71, Filippo Conigliaro è un ragazzo
irrequieto che arriva da Palermo e comincia a frequentare il giro dei
rapinatori. A Ceresole d'Alba nel 2003 partecipa all'assalto alle Poste in cui
muore l'appuntato dei carabinieri Massimo Guerini. C'è chi muore nel conflitto
a fuoco e chi si fa arrestare. Ma Filippo "O pazzo" è scaltro. E riesce
a scappare per poi arrendersi a Silvi Marina. Va in carcere, esce e torna
dentro, perché un anno e mezzo fa lo prendono in Svizzera. Con i soliti compari
di rapine, molti di Moncalieri, prova un assalto a un ufficio postale di
Zurigo. Volano pallottole, c'è un tentativo di sequestro di persona. Poi arriva
la polizia svizzera e li arresta tutti. In corso Trieste al 73 vivono ancora il
padre e la madre. E tanta altra gente per bene.
( da "Stampa, La" del 27-04-2008)
Argomenti: La Lega
SALUZZO. DELEGAZIONE
"Missione" a Scutari per favorire lo sviluppo dell'agricoltura
albanese Partirà il 15 maggio dall'aeroporto di Malpensa la "Missione
Albania" del Comune di Saluzzo. Parteciperanno il sindaco Paolo Allemano,
l'assessore ai Servizi sociali Alida Anelli e altri componenti
dell'Amministrazione, i vertici della Consulta stranieri eletti l'anno scorso,
i responsabili del "Progetto Penelope", un laboratorio di tessitura
per favorire l'integrazione, e rappresentanti della Coldiretti. La meta è
Scutari, una delle città più importanti dell'Albania, nel
Nord del Paese, al confine con il Montenegro. L'obiettivo non è un vero
gemellaggio, ma una cooperazione internazionale legata al mondo
dell'agricoltura e la conoscenza dei luoghi da cui provengono la maggior parte
degli albanesi immigrati negli ultimi anni a Saluzzo. "Saremo a
Scutari - dice l'assessore Anelli -, la ''Capitale del nord''
del Paese delle Aquile e nelle cittadine delle vicinanze. Nella riunione che si
terrà l'8 maggio in Comune definiremo tutti i dettagli, ma l'idea è di
incontrare la gente e i rappresentanti delle istituzioni di quelle zone.
Inoltre, se sarà possibile, vorremmo in collaborazione con la Coldiretti,
piantare degli alberi da frutto tipici del Saluzzese per permettere ai
contadini dell'altra sponda dell'Adriatico di sviluppare nuove coltivazioni e
quindi nuove forme di guadagno e sostegno economico. Non abbiamo ancora
stabilito se saremmo ospitati dalle famiglie degli immigrati a Saluzzo o se
utilizzeremo degli alberghi". La "Missione Albania" si
concluderà il 18 maggio. Per il viaggio il Comune ha stanziato mille euro.
Tutte le altre spese saranno a carico dei partecipanti.
( da "Stampa, La" del 27-04-2008)
Argomenti: La Lega
Non vorremmo essere
nei panni dell'investigatore che ha ricevuto l'ingrato compito. Scovare l'autore del murales in onore del boss mafioso Matteo Messina
Denaro, riprodotto - ai piedi della stupenda cattedrale normanna - in quattro
pose con lo stile che rese famoso il "Mao" di Andy Warhol. Un vero,
appassionante "giallo" attraversa gli umori di una città che sempre
più raramente dà segni di vitalità di fronte ai temi dell'onorata società.
Ma questa del murales dedicato a Matteo "u siccu" (sempre attento alla
dieta, il boy), sembra davvero aver risvegliato la fantasia panormita.
Puntualmente s'è imbastita la rappresentazione della costernata consapevolezza
che con certi "santi" non è bene scherzare. Sia che li si voglia
mitizzare, e ciò non rientra nel politicamente corretto, sia che li si voglia
sfottere. Anche perché, questa seconda ipotesi, potrebbe non essere esattamente
salutare. E allora, cosa può fare il nostro poliziotto, pressato dagli alti
vertici a loro volta terrorizzati da una campagna mediatica che va montando in
direzione dello spazio destinato alla ferma volontà di non permettere
l'analogia tra Messina Denaro e Che Guevara? Certo, spunti di suggestione non
ne mancano. Proprio ieri, per esempio, ricorreva il quarantaseiesimo genetliaco
del mafioso con azzardate aspirazioni filosofiche. E che ti va ad accadere,
proprio oggi? Che sulla candida facciata di uno stabile del paese natale del
boss (Castelvetrano) si materializza un terzo murales. Ritratto singolo
stavolta, sempre in stile pop art, il simbolo del dollaro statunitense e
l'urlo: "Messina Denaro/ L'Ultimo". Chiude la sigla dell'autore:
F.A.come nelle precedenti "opere" della Cattedrale e di via
dell'Università, a Palermo. Ecco, la suggestione delle coincidenze potrebbe
portare il nostro investigatore a gettare le basi per un movente, diciamo,
"filomafioso". Matteo, come un personaggio della pubblicità, ha presa
sui giovani e così scatena la fantasia di un artista, immaginato non troppo
avanti nell'età, che fissa sul muro - aiutato da colori spray e da una sorta di
normografo delle immagini - l'icona del modello di uomo vincente siciliano.
Questa non è una pista che ci siamo inventati noi, no è proprio una chance
investigativa che poggia sul "ragionevole sospetto" che il misterioso
"artista" possa venire da una delle scuole che gravitano fra
Cattedrale e Università. E chissà che F. A. non sia uno studente (o un
insegnante, perchè no?) del vicino liceo artistico. Proseguendo sulla traccia,
l'investigatore dovrà accertare il sesso del pittore. Uomo o donna? Sarebbe
banale pensare ad un normale maschietto, magari col mito del pistolero. No,
meglio una ragazza. Come quelle che hanno già dimostrato passione per Matteo,
grande incantatore di romantiche sognatrici. Ce n'era una che gli scriveva: "Quanto
rimpiango di non poter darti con le mie mani l'ultima versione di
playstation". Ma forse questa storia è tutta frutto del caso. Il murales
alla Cattedrale esisteva da settimane e nessuno se l'era filato. Fino a quando
il settimanale "S" ha pubblicato la corrispondenza del boss (in parte
già uscita su La Stampa del 23 settembre dell'anno scorso) con un misterioso
"Svetonio", rivelatosi poi - con gran disdoro per la reputazione del
buon Matteo - un collaboratore del servizio segreto. L'innesco mediatico può
aver fatto il resto e così oggi ci troviamo a indagare su un fatto che non è
reato e a riproporre le pillole di saggezza bacchettona e autodifensiva
("sono il Malaussène di tutto e di tutti") vergate da Matteo (alias
Alessio) e indirizzate a "Svetonio", in vero poco accostabile
all'autore del "De viris illustribus". Ma il gioco mediatico non è
facile da arginare, specie se tra "pizzini" e murales fa capolino una
sorta di gossip mafiosesco che consegna al grande pubblico l'ultima novità: la
lite addirittura con Bernardo Provenzano, messo in croce da "Alessio"
per la leggerezza con cui si è fatto sorprendere in possesso della
"corripsondenza" che il vecchio intratteneva con l'intera Cosa
nostra. "Se lo avessi davanti - scrive "Alessio" a Svetonio -
gli direi cosa penso e, dopo di ciò, la mia amicizia con lui finirebbe. Tutto
mi potevo immaginare, ma non tanto menefreghismo...". Ce n'è abbastanza
per far salire le "quotazioni" di Matteo, che - quasi avesse
presagito l'odierna audience - aveva scritto: "Di me si parlerà ancora per
molto".
( da "Stampa, La" del 27-04-2008)
Argomenti: La Lega
ROMA Li avete mai
visti i cinesi quando si sposano? Lui in scuro, a volte persino in smoking. Lei
avvolta in un abito bianco impeccabile. E poi il fotografo, le damigelle, la
limousine presa a noleggio: tutto come da tradizione. Non è la loro tradizione
ma, pazienza, in Italia di matrimoni così se ne celebrano sempre meno e sono
soprattutto loro, i cinesi, i romeni, i polacchi e gli altri immigrati a
entrare in Chiesa o recarsi davanti ad un ufficiale civile per diventare marito
e moglie. Perché se si vanno a guardare le cifre Istat si scopre che fra gli italiani
le nozze calano ogni anno di più (242 mila nel 2007 ed erano 270 mila cinque
anni prima). Ma fra gli stranieri è il contrario. Nel 2005 sono state celebrate
oltre 33 mila nozze con almeno uno sposo immigrato, il 13,2% del totale dei
matrimoni registrati in Italia (250 mila nel 2005). Un aumento deciso,
costante: erano meno del 5% nel 1995. Detto in altro modo, erano una coppia su
20 nel 1995, dieci anni dopo sono una coppia su sette. E già questa cifra vale,
da sola, a sintetizzare meglio di molte analisi socio-politiche
il radicamento lento e costante degli stranieri in Italia, soprattutto al Nord,
e la paura che si è trasformata in voti a favore della Lega. Paura per alcuni, ma anche
attrazione per altri. Se un matrimonio su sette ha almeno un immigrato come
partner - se non entrambi - sono proprio le coppie miste ad avere il maggior
peso in questo 13% di nozze. Nel 2005 gli italiani che sposavano uno
straniero sono stati oltre 23 mila, più del 9% del totale, più o meno una
coppia su 10. Il resto - il 4% - sono matrimoni tra stranieri: coppie che
vivono in Italia e mettono su famiglia qui oppure sposi per turismo:
statunitensi, giapponesi o europei che scelgono l'Italia per le loro nozze. E'
il Nord la zona dove maggiore è la presenza di immigrati ed è lì che è più
facile per un italiano - o un'italiana - innamorarsi di una persona straniera.
Il maggior numero di matrimoni misti infatti avviene al Nord (13%) e al Centro
(12%). Al Sud e nelle Isole, dove la presenza è meno radicata, rappresentano il
5% e il 4% delle nozze. A lanciarsi nell'avventura di un amore interculturale
sono innanzitutto gli uomini. Oltre 18 mila nozze sono fra uno sposo italiano e
una sposa straniera: circa il 70% del totale, sette matrimoni misti su dieci.
Agli uomini piacciono in particolare le donne dell'Europa centro orientale. Uno
su due (il 51%) sposa una rumena, un'ucraina, una polacca, una russa, una
moldava o un'albanese. Uno su cinque (il 21%) preferisce quelle dell'America
centro-meridionale: brasiliane, ecuadoriane, peruviane e cubane. I loro sono
matrimoni spesso frutto di una delusione precedente con un'italiana. Gli
uomini, infatti, ci arrivano non proprio ragazzini: in media hanno 41 anni e le
loro mogli 32,4. E più di uno su tre (il 37%) viene già da un precedente
matrimonio. Ma molti sono gli anziani che sposano la loro badante. Negli ultimi
10 anni sono stati oltre 30 mila i matrimoni tra uomini tra i 70 e gli 85 anni,
single, vedovi o già divorziati con giovani straniere. Le donne italiane che
scelgono un marito straniero sono di meno. Nel 2005 si sono sposate in 5 mila,
3 nozze miste su 10. Anche loro hanno gusti precisi: una su quattro preferisce
i nordafricani (25%), soprattutto marocchini e
tunisini. Una su cinque, gli uomini dell'Europa centro-orientale (20%),
(soprattutto albanesi e rumeni). Le donne, però, il marito se lo scelgono più
giovane. In media le mogli italiane hanno 32,4 anni, il loro marito straniero
31,8. Quasi due su dieci (18%) ha un matrimonio fallito alle spalle. Sempre più
spesso però l'avventura del matrimonio esotico si risolve con una separazione.
Nel 2005 sono state 7.536 le separazioni di "coppie miste" di
coniugi, contro 4.266 del 2000, il 76,7% in più. \.
( da "Stampa, La" del 27-04-2008)
Argomenti: La Lega
[FIRMA]SUSANNA
MARZOLLA MILANO Dai saloni di una villa neoclassica, con tanto di parco, a una
palazzina di periferia mai sfiorata dall'estro di un architetto. Lo scenario è
cambiato, esteticamente. Anche simbolicamente? Silvio Berlusconi minimizza:
"Siccome Bossi è venuto da me tantissime volte -
dice - ho ritenuto, giacché ero in movimento, di andare io da lui".
Insomma una cosa normale, casuale la sede scelta per la riunione che doveva
decidere il futuro governo. Però, a riguardare la storia degli incontri tra
Silvio e Umberto, di "visite" alla sede di via Bellerio le cronache
ne ricordano una sola: l'1 aprile del 1994. Il centrodestra aveva appena vinto
le elezioni e si doveva decidere come mettere insieme due coalizioni (Forza
Italia-Lega e Forza Italia-An) che si erano presentate distinte: Berlusconi,
appena sceso in politica, aveva sì ottenuto un travolgente successo, ma la Lega
era pur sempre una forza maggiormente solida. Nulla di strano, allora, che
fosse il leader di Fi a varcare quel portone, accompagnato da Gianni Letta, per
discutere con Roberto Maroni (Bossi
neppure si presentò). Quattordici anni dopo molte cose sono cambiate, gli
incontri si sono susseguiti, divenendo appuntamento settimanale, eppure
Berlusconi alla sede della Lega era rimasto un unicum. Almeno fino a ieri. E
forse non è stato proprio così normale e casuale. Certo
Berlusconi da Bossi c'è
andato diverse volte, ma i luoghi erano legati alle condizioni di salute del
Senatur, dopo il malore del 2004: il cardiocentro di Lugano, la clinica di
Brissago dove Bossi ha
trascorso il periodo di riabilitazione. E poi la casa di Gemonio, dove gli
incontri assumevano un sapore di festa familiare. Capitò di vedersi
anche nella villa di Berlusconi in Sardegna e, ovviamente, a Palazzo Grazioli,
l'abitazione romana che il Cavaliere predilige per i suoi incontri politici. Ma
è un posto che Bossi non ama: se proprio a casa di
Berlusconi s'ha da andare, meglio, molto meglio in Brianza. E così le cene del
lunedì ad Arcore, luogo deputato alle discussioni tra i due; almeno fino a
ieri.
( da "Stampa, La" del 27-04-2008)
Argomenti: La Lega
A decine di metri.
Parti di auto che schizzano, come il sangue di Antonino Princi, 45 anni,
imprenditore conosciuto in Calabria, ennesimo bersaglio della 'ndrangheta. A
Gioia Tauro, ieri alle 8,30, s'è rivista, dopo parecchio tempo, la scena
dell'autobomba. Un'esplosione dagli effetti devastanti, per la quale
l'imprenditore è stato trasportato nel reparto di rianimazione di Reggio
Calabria (dopo che al pronto soccorso di Gioia Tauro i medici hanno constatato
che là c'era ben poco da fare) in condizioni gravissime. Ha perso le braccia e
le gambe, le lesioni ne hanno compromesso la funzionalità. Ora lotta contro la
morte, mentre gli investigatori dell'antimafia stanno cercando di trovare un
motivo plausibile per quell'ordigno. Princi è il titolare di catene di negozi
d'abbigliamento, con interessi rilevanti nel settore della grande distribuzione
e con la passione per il calcio. Alcuni anni fa era stato socio di riferimento
del Catanzaro, ai tempi della serie B. L'autobomba non è cosa da intimidazione
per indurre qualcuno a pagare la mazzetta, e gli investigatori lo sanno.
Piuttosto è una prova di forza, un modo più rischioso di uccidere (perché non
c'è dubbio che l'intento fosse quello) di quanto non sia un agguato con fucili
e pistole. Un gesto dimostrativo? E perché contro Princi? L'imprenditore era
appena uscito di casa, nel centro di Gioia Tauro, comune sciolto per
infiltrazioni mafiose pochi giorni fa. Terra di 'ndrangheta, di cosche antiche
quanto gli ulivi della Piana, di famiglie un tempo alleate e oggi non più. Il
primo febbraio un agguato a Gioia Tauro (fu ucciso il boss
Rocco Molè) ha portato alla luce una guerra interna a una consorteria una volta
granitica. Già, ma che c'entra Princi? Vendetta trasversale per via di una
parentela della moglie con affiliati alla cosca Mammoliti di Oppido Mamertina?
O, piuttosto, un segnale agli imprenditori per riaffermare la supremazia di una
famiglia di 'ndrangheta? Solo ipotesi, e d'altra parte la lettura di
quello che è accaduto nel cortile di Gioia Tauro è tutt'altro che semplice per
la procura distrettuale di Reggio Calabria. Princi ha due figli, una ragazza
che frequenta il primo anno delle superiori e un ragazzino più piccolo. Di
recente aveva manifestato l'intenzione di trasferirsi a Reggio Calabria. Non se
ne conoscono le ragioni, potrebbero non c'entrare con quanto è accaduto mentre
apriva la portiera del suo Suv scuro. L'esplosione non lo ha preso in pieno,
altrimenti la corsa dell'ambulanza sarebbe stata vana. Come a Beirut La polizia
scientifica ha esaminato l'auto per capire se l'ordigno (piazzato quasi
certamente poche ore prima, col favore del buio, sotto la parte anteriore) sia
stato azionato da qualcuno appostato nei paraggi con un telecomando in mano, o
se fosse collegato direttamente all'auto, in modo da scoppiare quando Princi
avrebbe aperto la portiera. Un attentato spavaldo, spietato. "C'è qualcosa
che ci sfugge: da qualche tempo a questa parte - osserva Umberto De Rose, il
presidente degli industriali calabresi - la 'ndrangheta sembra aver intrapreso
la strada delle azioni eclatanti, quelle che erano invece caratteristiche della
mafia. Questo terribile episodio di Gioia Tauro arriva venti giorni dopo
l'uccisione di un imprenditore edile nel Catanzarese, un industriale che si era
appena aggiudicato un appalto da cento milioni. La Calabria ricorda in queste
settimane la Beirut degli Anni '80. Credo che il nuovo governo, appena si insedierà,
non potrà non tener conto di questa grande emergenza, anche perché nei prossimi
mesi - sottolinea De Rose - in Calabria arriveranno risorse pubbliche per
centinaia di milioni, e la 'ndrangheta certamente non si farà sfuggire
l'occasione".
( da "Stampa, La" del 27-04-2008)
Argomenti: La Lega
Dalle pieghe dell'inchiesta
dello Sco della squadra mobile "Gioco duro" (6 arresti, 115
denunciati, 5 sale da gioco sequestrate), coordinato dal vicequestore Marco
Martino, emerge - forse per la prima volta - quanto, come, dove e attraverso
quali personaggi, la criminalità organizzata si era (ed è) radicata anche a
Torino e in Piemonte. Uno spaccato di storia che può essere difficile da
assimilare, accettare e soprattutto da capire. Sullo sfondo, una catena di
delitti, indagini finite nel nulla. Tanti capitoli sono ancora da scrivere.
Incipit, il controllo del gioco d'azzardo, il sistema più facile e sicuro per
guadagnare ingenti somme di denaro, rischiando poco. Dalle confessioni dei
pentiti e dalle indagini, si scopre che, in Piemonte, era in atto, dal 2000,
una pax mafiosa, tra siciliani e calabresi. Sino a quando gli interessi non
sono entrati di nuovo in conflitto per colpa di un gruppo
di outsider decisi a liberarsi dal controllo dei boss. In questo contesto, le
dichiarazioni del pentito X (niente, nome, per ragioni di sicurezza) rese ai pm
di Torino nel novembre 2006. Premessa degli inquirenti: "Il contrasto per
il predominio nell'ambito delle bische clandestine tra gruppi contrapposti, ha
nel recente passato, determinato l'omicidio di Vincenzo Casucci,
avvenuto nel giugno del 2000, a Torino, e il 27 luglio 2002, quello di Pietro
Fortunato, uomo di fiducia di Carmelo F., suo concorrente e gestore di altre
bische". Rivela il pentito X: "A partire dall'Anno 2002 ho fatto
parte di un gruppo che stava assumendo le caratteristiche dell'associazione e
di cui era pare Lorenzo S.; Carmelo C.; Mino M.; Romeo L,; Ignazio M., Andrea
M., Santo Giovanni M.; Francesco "Ciccio" L. S., che seguiva la bisca
di piazza Rebaudengo. C'erano S., di origine calabrese. Rosario D. e altri. Questo
gruppo era pronto ad associare anche altri, come Domenico M. e Orazio D. M.,
come mi aveva detto Lorenzo S..". Micci si addentra, con precisione, nelle
dinamiche dell'associazione criminale: "... Ho saputo che quando si fece
terra bruciata intorno a Carmelo F., lo stesso mandò sua sorella S. da Angelo
R., reggente della famiglia Bonaccorsi, a Catania per chiedere aiuto e se
poteva sistemare la cosa, nel senso se di prodigarsi per una riappacificazione
ed un chiarimento. R. però rispose "Torino è Torino", "Catania è
Catania". Così mi disse S...Prima di fare terra bruciata attorno a Carmine
F., Lorenzo S. aveva chiesto al reggente della famiglia Capello a Catania,
Orazio Pardo, se poteva lui muoversi contro il clan rivale. Gli dissero di sì.
Chiese anche a quelli di Milano, ossia gli appartenenti al clan di Jimmy Miano
e anche in tal caso ebbe via libera...". E' il segnale, secondo gli
inquirenti, dell'avvio di una spietata guerra di mafia, a Barriera Milano e
dintorni, dai contorni tuttora misteriosi. E, all'orizzonte - siamo tra il 2000
e il 2002, spuntano i calabresi. Micci disegna la mappa delle bische e della
rete dei videopoker: "... So che la bisca di via Monginevro era aperta per
volere dei calabresi, ossia di Beppe Belfiore, in quanto gli altri non potevano
aprire i locali senza il permesso di Belfiore". Cioè degli emissari della
'ndrangheta, Il pentito rivela i vari passaggi con cui la criminalità
organizzata estende la sua influenza su Torino. Le famiglie siciliane e
calabresi giocano una partita decisiva, per dividersi gli introiti. Entrano in
scena i fratelli Crea di Gioiosa Ionica, mentre la famiglia Mazzaffero, secondo
le fonti di X, "aveva ormai perso ogni potere". Comandano Domenico
Minniti e un nome chiave nella piramide del racket: Mario Ursini. Controllavano
gli introiti dello "Studio Uno". E poi il totonero, a Torino e nel
resto del Piemonte. Così la mafia d'esportazione decide di uccidere:
"Pietro Fortunato (gestore di una bisca per conto di Carmelo F.. ndr) è
stato ucciso come segnale per il suo boss. Costui, che aveva preso in mano il
totonero gestito dai Nicotra, non diede più soldi al Nicotra Santo in carcere.
Carmelo F. si presentò a Belfiore, ai calabresi, come rappresentante dei
catanesi e chiese la percentuale che spettava ai siciliani. Però si teneva i
sodi". Per Pietro Fortunato, sentenza di morte.
( da "Stampa, La" del 27-04-2008)
Argomenti: La Lega
Fumata
bianca tra il Cavaliere e la Lega, diviso in due il ministero delle Riforme.
Per Silvio resta il nodo-Formigoni Berlusconi solo al comando Calderoli e Letta non
saranno vicepremier. Roma, sfida all'ultimo voto.
( da "Stampa, La" del 27-04-2008)
Argomenti: La Lega
PALAZZO CARIGNANO I
leghisti firmano il "Patto subalpino" Domani mattina, ore 11, proprio
davanti a Palazzo Carignano, sede del primo Parlamento subalpino, i
parlamentari piemontesi della Lega Nord eletti alle
elezioni politiche del 13-14 aprile si impegneranno solennemente con i
piemontesi su alcune tematiche fondamentali per lo sviluppo del Piemonte
firmando il cosiddetto "Patto subalpino". Lo annuncia Roberto Cota, segretario regionale della Lega Nord e vicecapogruppo alla Camera. "Con la firma del
"Patto Subalpino" - spiega Cota - tutti i deputati e senatori
piemontesi della Lega si impegnano
davanti ai cittadini a svolgere il loro mandato avendo ben chiari gli obiettivi
da conseguire nell'interesse del Piemonte". In pole position
sicurezza, infrastrutture, autonomia, difesa del lavoro e delle imprese,
agricoltura. Anche se, precisa Cota, questi sono soltanto alcuni dei punti
contenuti nel documento, la riedizione del più famoso "Contratto con gli
italiani" firmato nel '94 da Silvio Berlusconi nello studio di "Porta
a porta". Dopo la firma del testo i parlamentari piemontesi partiranno
tutti insieme dall'aeroporto di Torino Caselle per i primi impegni
istituzionali a Roma.