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DOSSIER “FOCUS SULLA LEGA”

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ARCHIVIO GENERALE  DEL DOSSIER  

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tARTICOLI DEL   27-4-2008       #TOP



Report "Nord"

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Indice delle sezioni

Nord (63)


Indice degli articoli

Sezione principale: Nord

Pro-am/2 A Riolo sì che bisogna esserci. Per beneficienza ( da "Giornale.it, Il" del 27-04-2008)
Argomenti: La Lega

Abstract: Bossi Il Cavaliere: "Incontro soddisfacente"Reggio Calabria, trovata microspia in procura Siti amici Il Mondo del Golf La Federazione Lifeinthetrap World Golf Village Siti utili Alps Tour L'Open.Solo l'Open Ladies European Tour Le proettes del Tour americano PGA European site Pgatour Sunshine Tour The Royal and Ancient Golf Club Of St Andrews April 2008 M T W T F S S "

Partiti dalla Calabria nel 1998, erano i boss della provincia ( da "Stampa, La" del 27-04-2008)
Argomenti: La Lega

Abstract: L'ESCALATION L'EPILOGO Partiti dalla Calabria nel 1998, erano i boss della provincia A marzo viene arrestato Belfiore, la loro corsa è finita.

Ritorna nel Cusio il vescovo di Baghdad ( da "Stampa, La" del 27-04-2008)
Argomenti: La Lega

Abstract: è legato da lunga amicizia con don Renato Sacco, parroco di Cesara e Arola ed esponente nazionale di Pax Christi. Don Sacco si è recato a febbraio a Mosul, nel nord dell'Iraq dove ha incontrato Warduni ed il vescovo Paulus Faraj Rahho rapito alla vigilia di Pasqua e ritrovato morto alcuni giorni dopo.

Fotografia ( da "Stampa, La" del 27-04-2008)
Argomenti: La Lega

Abstract: Nord, via Postiglione - zona industriale Vadò. Fino al 30 foto di Bolivia, Brasile e Madagascar di Stefano Stranges e Alberto Albano e foto di Teresa e Antonio Retta. GEORGIA, I MILLE VOLTI DELL'INDIPENDENZA. Foto di Maurizio Gjivovic che documentano i numerosi centri collettivi che ospitano profughidell'Abkhazia e dell'

IL CARROCCIO E IL GRANDE CERIMONIERE ( da "Stampa, La" del 27-04-2008)
Argomenti: La Lega

Abstract: Bossi china la testa, ma a patto che nemmeno Letta ricopra quel ruolo. E pareggia il derby Milano-Roma. Dunque, Berlusconi non avrà un vice. O meglio, Letta continuerà a svolgere quel ruolo che ricopre da sempre (sottosegretario alla Presidenza del Consiglio), con il personale prestigio che gli deriva dalla simbiosi col Cavaliere,

Governo, stop alla lega ( da "Repubblica, La" del 27-04-2008)
Argomenti: La Lega

Abstract: Dopo l'incontro di ieri con i vertici del partito di Bossi, il presidente del Consiglio in pectore è orientato a non nominare vicepremier: Gianni Letta sarà sottosegretario alla presidenza, mentre a Calderoli andrà un dicastero senza portafoglio. Per Bossi, invece, si pensa a un "ministero del Federalismo".

"non deve essere il governo del nord con calderoli eravamo sbilanciati" - claudio tito ( da "Repubblica, La" del 27-04-2008)
Argomenti: La Lega

Abstract: di Calderoli potessero spostare il fulcro del centrodestra troppo verso nord, condizionare l'azione della coalizione e compromettere pure il dialogo con il Pd. Un peso l'ha avuto anche la lettura regione per regione dei dati elettorali. Dati che hanno confermato un passo indietro del Pdl al nord e un netta affermazione al sud.

Il piccolo disgelo di imprese e operai - giuseppe turani ( da "Repubblica, La" del 27-04-2008)
Argomenti: La Lega

Abstract: netta scelta di tanta parte del Nord Est per la Lega di Bossi. E qui la cosa si complica perché in quelle regioni e in quelle città c'è la parte "nuova" del capitalismo italiano, quella che si muove di più, quella più post-fordista e quindi quella più interessante. Il fatto che quel pezzo di Italia abbia voltato le spalle alla politica tradizionale e abbia scelto di puntare su Bossi,

Intesa tra berlusconi e lega "palazzo chigi senza vicepremier" - paolo berizzi ( da "Repubblica, La" del 27-04-2008)
Argomenti: La Lega

Abstract: Bossi ministro per il federalismo: "Trovata la quadra" PAOLO BERIZZI MILANO - Dicono entrambi che è stato un incontro soddisfacente, che si è trovata la "quadra". Che sarebbe questa: Bossi ministro per le Riforme, ma con il federalismo al primo punto dell agenda, Maroni all'Interno, Calderoli all'Attuazione del programma (

Silvio nel fortino del senatur, come nel '94 ( da "Repubblica, La" del 27-04-2008)
Argomenti: La Lega

Abstract: Bossi a Gemonio. Soprattutto dopo la malattia che lo ha colpito a marzo del 2004. Indelebili, nell'album leghista delle foto-ricordo, la "Foto di Yalta" scattata a settembre 2007: Berlusconi, Bossi e Fini sotto il pergolato di Gemonio. Altro scenario, decisamente più suggestivo, nell'estate del 2004: Silvio e Umberto si fanno immortalare a passeggio nel parco di Villa Certosa a Porto

Lo specchio d'italia è sempre più rotto - (segue dalla prima pagina) ( da "Repubblica, La" del 27-04-2008)
Argomenti: La Lega

Abstract: Bossi ha una sua idea di Paese nord e di tutto il resto si disinteressa. Ma gli industriali italiani non sono solo al Nord. La Confindustria di Montezemolo sembrò avere una sua idea di Paese e si interessò di legge elettorale e di altre questioni istituzionali. La signora Marcegaglia cambia rotta?

La questione della sinistra - massimo l.salvadori ( da "Repubblica, La" del 27-04-2008)
Argomenti: La Lega

Abstract: di Bossi, il padano che non molla; di Veltroni, che non si sa se abbia fatto bene o male a non attaccare più decisamente l'avversario; di Bertinotti, che, dopo aver vestito i panni del rinnovatore della sua sinistra, è stato messo sotto accusa da coloro che pensano di aver perso così rovinosamente anche per non aver riproposto il simbolo di falce e martello.

Tav, scatta l'ora della verità "discutiamo del percorso" - paolo griseri ( da "Repubblica, La" del 27-04-2008)
Argomenti: La Lega

Abstract: di aver avuto una linea troppo accondiscendente verso la realizzazione della Torino-Lione, ha scelto il voto a Bossi nella speranza che la Lega torni all'antica impostazione anti-Tav che aveva abbandonato negli anni scorsi per abbracciare Berlusconi e Martinat. Il numero uno di An in Piemonte potrebbe tornare ad occuparsi del dossier Torino-Lione come viceministro dei trasporti.

Al di là dei funambolismi delle bandiere rosse - ettore boffano ( da "Repubblica, La" del 27-04-2008)
Argomenti: La Lega

Abstract: Lega Nord di Umberto Bossi (ma non possedendone un'analoga capacità di mobilitazione politica). In realtà, però, la spinta propulsiva di quella vittoria si è dissolta con il passare dei mesi e non è più riuscita a contare (a cominciare dall'anonimato politico del segretario regionale Morgando) né nella discussione interna al partito e nelle scelte delle candidature per le urne del

Brevi, schede e richiami 5 ( da "Repubblica, La" del 27-04-2008)
Argomenti: La Lega

Abstract: Bossi. Lavoro composto con molta attenzione ai significati del testo e caratterizzato dalla ricchezza dell'armonia, la Messa, scritta nel 1937 per Coro a cappella a tre voci, può essere interpretata da un Coro femminile, maschile o di voci bianche: qui è affidata all'ottimo Ensemble vocale femminile del Teatro alla Scala di Milano con Alessandro Foresti all'

"due ministri e sei sottosegretari" siciliani in pressing su berlusconi - antonio fraschilla ( da "Repubblica, La" del 27-04-2008)
Argomenti: La Lega

Abstract: quello con Umberto Bossi, che si è tenuto ieri a Milano nella sede della Lega. A Palazzo Grazioli gli ambasciatori della Sicilia erano il segretario regionale del partito, Angelino Alfano, e il futuro presidente del Senato Renato Schifani. La linea illustrata da Berlusconi per comporre le caselle del governo è semplice: "Dare una rappresentanza alle varie regioni,

Truffe sui fondi della 488 cuffaro querela il pentito - alessandra ziniti ( da "Repubblica, La" del 27-04-2008)
Argomenti: La Lega

Abstract: relative agli affari dei boss di Villabate Mandalà e dei loro imprenditori di riferimento e che poi cedette a due amici che riferisce essere massoni: Giovanni Quattrone e Aldo Vitale. E grazie ad un'altra società, la Management srl, costituita insieme all'ex deputato Giuseppe Acanto, Campanella sarebbe riuscito a fare avere contributi anche a Bernardo Provenzano per la Mare Nostrum,

In rotta il clan lo piccolo c'è un quinto collaborante ( da "Repubblica, La" del 27-04-2008)
Argomenti: La Lega

Abstract: confessioni di Giacomo Greco Il pentito numero cinque del clan dei boss Salvatore e Sandro Lo Piccolo si chiama Angelo Chianello, ha 43 anni e da oltre un mese sta riempiendo verbali su verbali nella sua collaborazione con i magistrati di due Direzioni distrettuali antimafia: quelle di Palermo e di Milano. Chianello è stato trasferito dal carcere dell'Ucciardone all'insaputa dei familiari,

L'immutabile classe dirigente - nino alongi ( da "Repubblica, La" del 27-04-2008)
Argomenti: La Lega

Abstract: di Umberto Bossi, di Antonio Di Pietro e di Raffaele Lombardo. Tre leader che incarnano esigenze largamente avvertite dalla popolazione, solo che le esprimono in modo paradossale con più attenzione agli umori della gente che alla logica della politica e senza alcun rispetto della memoria storica, della complessità nazionale e internazionale e spesso della stessa grammatica.

L'impegno di berlusconi "riporterò la civiltà a napoli" - ottavio lucarelli ( da "Repubblica, La" del 27-04-2008)
Argomenti: La Lega

Abstract: Silvio Berlusconi incontra Bossi e poi, passeggiando nel centro di Milano, torna a parlare della città prescelta per la prima riunione del nuovo governo ma anche per un suo periodico soggiorno settimanale fino a quando il problema dei rifiuti non sarà avviato a soluzione.

Aiutatemi a salvare anna dalle mani dei boss - luigi merola ( da "Repubblica, La" del 27-04-2008)
Argomenti: La Lega

Abstract: Napoli AIUTATEMI A SALVARE ANNA DALLE MANI DEI BOSS LUIGI MEROLA H o seguito anch'io da casa, in settimana, come tanti la trasmissione "Annozero" di Michele Santoro. I relatori invitati sono stati molto bravi nell'analizzare il fenomeno della camorra casertana. Ma a questo tipo di analisi e trasmissioni io, come prete e come educatore, dico basta.

Voto nei comuni, urne aperte dalle 8 - davide carlucci ( da "Repubblica, La" del 27-04-2008)
Argomenti: La Lega

Abstract: Lega Nord e due civiche (Faggi sindaco e Sondrio Unita), che ora spera di intercettare il voto della Destra, di Sondrio Liberale, dell'Udc e dei Popolari retici. A Bresso, 26.800 abitanti, il candidato del centrosinistra, Fortunato Zinni, parte favorito, con il 45,2 per cento dei voti, contro Roberto Cassamagnaghi,

La richiesta del governatore "un ministro formigoniano" - andrea montanari ( da "Repubblica, La" del 27-04-2008)
Argomenti: La Lega

Abstract: dopo il suo incontro con Umberto Bossi, e lo rivedrà domani. Al leader del Popolo delle libertà il governatore ha ribadito le sue condizioni per restare al Pirellone. La garanzia di essere il candidato alla Regione anche nel 2010, carta bianca sull'imminente rimpasto della giunta e la certezza che gli saranno assegnate deleghe speciali sull'Expo 2015.

Pizzo sui defunti il boss: "l'ho fatto per salvare il posto" ( da "Repubblica, La" del 27-04-2008)
Argomenti: La Lega

Abstract: interrogatorio di Di Cosola Pizzo sui defunti il boss: "L'ho fatto per salvare il posto" Un tentativo di salvare la ditta che l'aveva assunto, di garantire la salvaguardia dei posti di lavoro, il suo e quello di un altro dipendente. Ha spiegato così al gip Jolanda Carrieri, che lo stava interrogando, le sue presunte pressioni nei confronti degli infermieri necrofori dell'

Il ragazzo con la pistola imponeva il baciamani - mara chiarelli ( da "Repubblica, La" del 27-04-2008)
Argomenti: La Lega

Abstract: Il 17enne, che ad agosto ne compirà 18, è figlio di un boss di Bari vecchia e, sin da quando ne aveva 11, si è fatto conoscere dalle forze dell'ordine. Nell'estate del 2001 fu fermato dai carabinieri in un vicolo: in un sacchetto di carta, avvolta in uno strofinaccio, aveva una pistola usata per un delitto.

Brevi, schede e richiami 4 ( da "Repubblica, La" del 27-04-2008)
Argomenti: La Lega

Abstract: Rosaria non vorrà sottostare a tentativi volgari di seduzione da parte del boss del quartiere. Un Don Ciro non privo d'aitante protervia che Massimiliano Rossi disegna con odiosa precisione. Racconto di disperata cupezza, si sviluppa però con qualche avarizia di soluzioni. Bella prova anche di Loredana Simioli in equivoca invadenza corposa e di Gioia Miale in nervosa contrapposizione.

Brevi, schede e richiami 3 ( da "Repubblica, La" del 27-04-2008)
Argomenti: La Lega

Abstract: Fabrizio Bosso dalle 22 al Rising Mutiny, via Bellini. Info 347 804 4559 e 335 879 0428. AROUND MIDNIGHT I chitarristi Antonio Onorato e Aldo Farias dalle 21.30 all'Around Midnight, via Bonito. Prenotarsi ai numeri 081 742 3278 e 333 700 5230. TINTADIROSSO Dalle 18 al Tintadirosso in via San Biagio dei Librai Photo Exhibition di Martin Errichiello e Salvio Morrone e dj set di Silvia D'

Palermo, murales col volto del superboss latitante - salvo palazzolo ( da "Repubblica, La" del 27-04-2008)
Argomenti: La Lega

Abstract: e nel paese natale del boss, Castelvetrano (Trapani), sulla facciata dei nuovi uffici comunali. La firma è la stessa del primo disegno in stile pop art di Andy Warhol comparso a Palermo, dietro la cattedrale: "F.A" e il simbolo del dollaro. Resta un mistero il significato dell'immagine: "Potrebbe essere un incitamento alla cattura",

Bomba sotto l'auto, imprenditore in fin di vita - giuseppe baldessarro ( da "Repubblica, La" del 27-04-2008)
Argomenti: La Lega

Abstract: boss di Castellace. L'esplosione alle 8,25 del mattino. Sotto la Mercedes di Princi - parcheggiata vicino casa a Gioia Tauro - nella notte è stato sistemato un ordigno ad alto potenziale. Tritolo, innescato da un timer fatto partire con un telecomando a distanza quando l'imprenditore si è avvicinato all'auto.

L'incontro - rodolfo di giammarco ( da "Repubblica, La" del 27-04-2008)
Argomenti: La Lega

Abstract: solido e tragico boss corleonese della mafia (milleduecento morti sulla coscienza), con l'oggi trentatreenne Claudio Gioè, l'attore palermitano mite, misurato e sottile, volto flemmaticamente sorridente, interprete apprezzatissimo della parte del re ombra di Cosa Nostra nella fiction Il capo dei capi che i registi Enzo Monteleone e Alexis Sweet e gli sceneggiatori Bises,

In bilico il bipolarismo milano-roma ma l'onda-pdl non ricompatta il paese - (segue dalla prima pagina) ilvo diamanti ( da "Repubblica, La" del 27-04-2008)
Argomenti: La Lega

Abstract: Lega e il Centrodestra conseguono successi travolgenti. Strappano al centrosinistra Verona, Monza, Alessandria, Gorizia, Asti. Il vento è cambiato. Un vento freddo e impetuoso. Soffia a Nord. E corre ovunque, nel Paese. Abbiamo descritto in modo analitico e un poco pedante la successione di risultati che caratterizzano il voto politico e amministrativo nel corso della seconda Repubblica.

Meglio muti come Mangano ( da "Unita, L'" del 27-04-2008)
Argomenti: La Lega

Abstract: dedicati al boss Matteo Messina Denaro, denunciando il tentativo di farne un mito per le nuove generazioni. Giustissimo. Non sia mai che questo assassino ricercato si monti la testa e creda di essere un eroe come Vittorio Mangano, l'uomo che, condannato a due ergastoli per tre omicidi, non si è mai pentito e ha rifiutato di parlare dei suoi intensi e pluriennali rapporti con Dell'

Berlusconi corre da Bossi per evitare la rottura Prima tregua armata nel futuro governo: nessun vicepremier, a Calderoli l'attuazione del programma ( da "Unita, L'" del 27-04-2008)
Argomenti: La Lega

Abstract: Alla fine sembra che la "quadra" (come dice Bossi) sia stata trovata: nessun vice di Berlusconi. Calderoli non farà il vicepremier (ma neanche Gianni Letta) e avrà il Programma, mentre allo stesso Bossi andranno le Riforme. Inoltre la Lega avrà l'Interno con Maroni e l'Agricoltura con Zaia.

Ordine dei Giornalisti Beppe, è una battaglia antica... Caro Direttore, vorrei dire a ( da "Unita, L'" del 27-04-2008)
Argomenti: La Lega

Abstract: a Omnibus dove l'ex ministro ha detto che la legge Bossi-Fini ha finito per regolarizzare i clandestini (ecco perché erano calati 4-5 anni fa.). Mi ricordo bene il manifesto di FI quando era al governo: "-40% di clandestini!", ma guarda un po'. Francamente io vorrei maggiore chiarezza da parte di tutti.

La posta in gioco ( da "Unita, L'" del 27-04-2008)
Argomenti: La Lega

Abstract: nelle parole irresponsabili di Berlusconi che, per beghe elettorali (e forse anche per obbedire alla Lega di Bossi) calunnia Roma come modo per aprire la stagione turistica. Fate in modo che si senta, ben chiara, una voce diversa. Anche per far sapere che la salute mentale non è perduta del tutto in Italia. Votate Roma. furiocolombo@unita.it.

PALERMONuovo murales di Messina Denaro ( da "Unita, L'" del 27-04-2008)
Argomenti: La Lega

Abstract: del PALERMONuovo murales di Messina Denaro UN NUOVO MURALES con il volto del boss mafioso Messina Denaro è comparso nel centro storico di Palermo. L'immagine a colori imita lo stile di Warhol. Il disegno è uguale a quello trovato nei giorni scorsi su un muro alle spalle della Cattedrale. Secondo gli ambienti giudiziari il disegno "porta a mitizzare l'immagine di un boss latitante".

Reggio, i boss spiano la Procura Trovata microspia nell'ufficio di Gratteri ( da "Unita, L'" del 27-04-2008)
Argomenti: La Lega

Abstract: Stai consultando l'edizione del Reggio, i boss spiano la Procura Trovata microspia nell'ufficio di Gratteri di Enrico Fierro / Roma I boss della 'ndrangheta controllano i magistrati calabresi, ne seguono le mosse, ne ascoltano i colloqui. Sanno tutto dei loro movimenti e di quello che fanno.

Bossi la spunta: non ci saranno vicepremier Berlusconi corre nella sede della Lega. Il segretario padano ottiene Calderoli all'Attuazione del programma ( da "Unita, L'" del 27-04-2008)
Argomenti: La Lega

Abstract: Presente anche stavolta insieme a Bossi e Calderoli e il futuro capogruppo alla Camera Roberto Cota, mentre ad accompagnare Berlusconi c'erano Aldo Brancher e Valentino Valentini. Bocche cucite all'uscita (a doppio filo quelle di Bossi sui nomi) il leader del Pdl commenta con un "incontro soddisfacente" ma si capisce che la partita non è chiusa del tutto.

La chiave Il Senatùr si tiene il federalismo, per Calderoli ministero con il programma e altre deleghe ( da "Stampa, La" del 27-04-2008)
Argomenti: La Lega

Abstract: GOVERNO LA STRETTA FINALE La chiave Il Senatùr si tiene il federalismo, per Calderoli ministero con il programma e altre deleghe.

Perché, professore, non si dimette da Tursi? <Ora provo, poi vedremo> ( da "Giornale.it, Il" del 27-04-2008)
Argomenti: La Lega

Abstract: Mi faccio largo tra i Bossi e intravedo le Mura aldilà della Costa. Spunta Dal Lago una Brunetta(?): sarà La Russa?. Dicono sia una donna di Ventura, Stanca ma Speciale: forse siamo anche Parenti ma non Brutti. Tutto intorno non si sente volare una Mosca. Lei si avvicina, ha con se una Pecorella, rasenta la Fontana, avanza e noto i suoi lineamenti Fini,

Niente più vicepremier Letta sottosegretario Calderoli al Programma ( da "Giornale.it, Il" del 27-04-2008)
Argomenti: La Lega

Abstract: mentre il dicastero sarà di Bossi. Conferme per Maroni al Viminale e Zaia all'Agricoltura da Roma Il calendario delle prossime scadenze, in vista dell'accensione della macchina governativa, è ormai messo a punto. Il 6 maggio Silvio Berlusconi riceverà l'incarico dal Capo dello Stato e l'8 pomeriggio o il 9 mattina ci sarà il giuramento.

Berlusconi da Bossi: <Ecco l'accordo> ( da "Giornale.it, Il" del 27-04-2008)
Argomenti: La Lega

Abstract: 101 del 2008-04-27 pagina 1 Berlusconi da Bossi: "Ecco l'accordo" di Redazione Il Cavaliere va nella sede della Lega. Trovata l'intesa: non ci saranno vicepremier Un accordo "che soddisfa entrambe le parti" sarebbe stato raggiunto tra Silvio Berlusconi e Umberto Bossi durante l'incontro nella sede della Lega a Milano.

<Veronica leghista? È la prova che io e Umberto siamo coesi> ( da "Giornale.it, Il" del 27-04-2008)
Argomenti: La Lega

Abstract: Il fatto è che l'intesa con Bossi era appena stato raggiunta, con Berlusconi cortese a spiegare che "visto che Bossi è venuto da ma tantissime volte ho ritenuto di andare io da lui" e con il ruvido leader del Carroccio a dire che sì, è andata bene, "in questi giorni sono stato bravo e paziente.

Cgil addio, in Sicilia ecco i pompieri <padani> ( da "Giornale.it, Il" del 27-04-2008)
Argomenti: La Lega

Abstract: Lega: "Contro i sindacati antidemocratici e accentratori di potere" Dalla Cgil al Sin.Pa, il sindacato padano della Lega Nord. Accade in Sicilia, ad Agrigento, e accade con le peggiori accuse. Lo "scontro aperto" all'interno del sindacato guidato da Guglielmo Epifani e il paventato passaggio al sindacato padano vede protagonisti un centinaio di Vigili del fuoco della provincia di

Il reporter di guerra Steve Buscemi e la star della soap Sienna Miller ( da "Stampa, La" del 27-04-2008)
Argomenti: La Lega

Abstract: Il professor Mickey Rosa forma una squadra di giovani talenti in matematica per sbancare i casinò di Las Vegas: fra loro, l'intuitivo e bisognoso di soldi per pagarsi gli studi Ben. Il boss della zona cercherà di fermarli. Da una storia vera, dirige il cineasta del successo "La rivincita delle bionde". TRAME A CURA DI Daniele Cavalla.

Lo sfogo dell'ultimo boss: "Più nulla da offrire alla politica" ( da "Giornale.it, Il" del 27-04-2008)
Argomenti: La Lega

Abstract: boss ha affidato le sue considerazioni a un amico a cui ha dato il colto nome in codice di "Svetonio" e il carteggio nelle mani degli investigatori mostra un boss pronto a trattate questioni scottanti, dalla politica, alla giustizia, alla fede, ma anche unuomo fatalista, rassegnato a un'esistenza che non gli piace per nulla,

Adolfo&Cosimo Videopoker e bombe spa ( da "Stampa, La" del 27-04-2008)
Argomenti: La Lega

Abstract: nipote del boss Mario Ursino, apra l'Hermitage. L'attendismo di Peppe Belfiore finisce sotto accusa. La stagione delle bombe torna. E due attentati, falliti, si verificano davanti all'Hermitage di Macrì che non paga a quota ai Crea. I fratelli di Monasterace sono quasi al top, hanno messo un po' in disparte pure Peppe che conta e non poco,

Armosino al sacrario dei Caduti per la Liberazione ( da "Stampa, La" del 27-04-2008)
Argomenti: La Lega

Abstract: DUE CANDIDATI PRESIDENTE Armosino al sacrario dei Caduti per la Liberazione Il 25 Aprile, Maria Teresa Armosino (nella foto) candidata alla presidenza della Provincia per Pdl e Lega Nord, ha partecipato alle celebrazioni, intervendo al sacrario dei Caduti al cimitero di Asti. Successivamente ha raggiunto Velfenera per presenziare alla commerazione promossa dai paesi del Pianalto.

I luoghi degli incontri fra i due leader ( da "Stampa, La" del 27-04-2008)
Argomenti: La Lega

Abstract: Tutti i vertici I luoghi degli incontri fra i due leader Gemonio A casa Bossi, nel settembre 2007, si sono incontrati i tre leader del centrodestra: il Senatùr, Fini e Berlusconi. Che era venuto qui già nel 2004, la prima visita dopo il malore che aveva colpito il leader del Carroccio.

Killer della mafia s'impicca in cella ( da "Stampa, La" del 27-04-2008)
Argomenti: La Lega

Abstract: Nord Italia e in Piemonte. Una amica dell'ucciso, Erika Pierno, che viveva a Torino in corso Salvemini, sparì misteriosamente pochi mesi dopo il delitto. La polizia di Torino la sta ancora cercando. Sulla morte di Giuseppe Clemente (che soffriva di depressione) non ci sarebbero misteri, anche se desta comprensibili dubbi un suicidio avvenuto in un bagno del reparto più sorvegliato

Il Pdl esulta per le firme Asl ( da "Stampa, La" del 27-04-2008)
Argomenti: La Lega

Abstract: BANCHETTO AL MERCATO Il Pdl esulta per le firme Asl Sono 319 gli ovadesi che hanno aderito alla petizione promossa dal Pdl e Lega Nord per chiedere al Comune di revocare l'appoggio al trasferimento della sede dell'Asl a Casale: "È una scelta che può solo penalizzare l'ospedale ovadese" sostengono il coordinatore cittadino della Pdl, Saverio Caffarello, e il leghista Gianni Viano.

Il divo in declino Morgan Freeman e la cassiera di supermercato Paz Vega ( da "Stampa, La" del 27-04-2008)
Argomenti: La Lega

Abstract: Il professor Mickey Rosa forma una squadra di giovani talenti in matematica per sbancare i casinò di Las Vegas: fra loro, l'intuitivo e bisognoso di soldi per pagarsi gli studi Ben. Il boss della zona cercherà di fermarli. Da una storia vera, dirige il cineasta del successo "La rivincita delle bionde". TRAME A CURA DI Daniele Cavalla.

Domani la Provincia avrà il suo presidente ( da "Stampa, La" del 27-04-2008)
Argomenti: La Lega

Abstract: e Lega Nord e Roberto Peretti, sindaco di Villanova che può contare sul sostegno di "Pd" e Italia dei Valori. Il voto al primo turno ha assegnato ad Armosino il 44,1% di preferenze, allo sfidante il 26,4%. Si vota nei 266 seggi allestiti ieri pomeriggio in tutto l'Astigiano (78 sono nel capoluogo) oggi dalle 8 alle 22 e domani dalle 7 alle 15.

E Bossi si sfoga: io fin troppo paziente ( da "Stampa, La" del 27-04-2008)
Argomenti: La Lega

Abstract: Bossi fa saltare tutto: "Meglio stare lontano dai rifiuti". Berlusconi offre i divani di villa San Martino: "Va bene, vieni ad Arcore". Bossi insiste: "No, io vado in via Bellerio". Si troveranno lì alle 4 del pomeriggio, nell'ufficio al secondo piano dove già nel '94 avevano messo giù l'elenco dei ministri del primo governo Berlusconi,

Corso Trieste romanzo criminale ( da "Stampa, La" del 27-04-2008)
Argomenti: La Lega

Abstract: Intanto Miano boss dei catanesi in declino, intercetta in carcere uno del mandamento di Gioiosa Jonica. Gli dice: "Hai visto Caccia? L'abbiamo fatto noi. Ci dovete ringraziare". Mimmo finisce in carcere. È l'inizio di una lenta e inesorabile agonia. Peppe però rimane fuori dai giochi.

"Missione" a Scutari per favorire lo sviluppo dell'agricoltura albanese ( da "Stampa, La" del 27-04-2008)
Argomenti: La Lega

Abstract: una delle città più importanti dell'Albania, nel Nord del Paese, al confine con il Montenegro. L'obiettivo non è un vero gemellaggio, ma una cooperazione internazionale legata al mondo dell'agricoltura e la conoscenza dei luoghi da cui provengono la maggior parte degli albanesi immigrati negli ultimi anni a Saluzzo.

A PALERMO IL PADRINO E' IN VERSIONE POP ( da "Stampa, La" del 27-04-2008)
Argomenti: La Lega

Abstract: autore del murales in onore del boss mafioso Matteo Messina Denaro, riprodotto - ai piedi della stupenda cattedrale normanna - in quattro pose con lo stile che rese famoso il "Mao" di Andy Warhol. Un vero, appassionante "giallo" attraversa gli umori di una città che sempre più raramente dà segni di vitalità di fronte ai temi dell'onorata società.

Moglie e marito arrivati da lontano ( da "Stampa, La" del 27-04-2008)
Argomenti: La Lega

Abstract: politiche il radicamento lento e costante degli stranieri in Italia, soprattutto al Nord, e la paura che si è trasformata in voti a favore della Lega. Paura per alcuni, ma anche attrazione per altri. Se un matrimonio su sette ha almeno un immigrato come partner - se non entrambi - sono proprio le coppie miste ad avere il maggior peso in questo 13% di nozze.

Silvio in via Bellerio, 14 anni dopo ( da "Stampa, La" del 27-04-2008)
Argomenti: La Lega

Abstract: Certo Berlusconi da Bossi c'è andato diverse volte, ma i luoghi erano legati alle condizioni di salute del Senatur, dopo il malore del 2004: il cardiocentro di Lugano, la clinica di Brissago dove Bossi ha trascorso il periodo di riabilitazione. E poi la casa di Gemonio, dove gli incontri assumevano un sapore di festa familiare.

[FIRMA]ROCCO VALENTI REGGIO CALABRIA Un botto seguito dal rumore della ferraglia che si sparge ( da "Stampa, La" del 27-04-2008)
Argomenti: La Lega

Abstract: fu ucciso il boss Rocco Molè) ha portato alla luce una guerra interna a una consorteria una volta granitica. Già, ma che c'entra Princi? Vendetta trasversale per via di una parentela della moglie con affiliati alla cosca Mammoliti di Oppido Mamertina? O, piuttosto, un segnale agli imprenditori per riaffermare la supremazia di una famiglia di '

Dalle pieghe dell'inchiesta dello Sco della squadra mobile Gioco duro (6 arresti, 1 ( da "Stampa, La" del 27-04-2008)
Argomenti: La Lega

Abstract: gruppo di outsider decisi a liberarsi dal controllo dei boss. In questo contesto, le dichiarazioni del pentito X (niente, nome, per ragioni di sicurezza) rese ai pm di Torino nel novembre 2006. Premessa degli inquirenti: "Il contrasto per il predominio nell'ambito delle bische clandestine tra gruppi contrapposti, ha nel recente passato, determinato l'omicidio di Vincenzo Casucci,

Berlusconi solo al comando ( da "Stampa, La" del 27-04-2008)
Argomenti: La Lega

Abstract: Fumata bianca tra il Cavaliere e la Lega, diviso in due il ministero delle Riforme. Per Silvio resta il nodo-Formigoni Berlusconi solo al comando Calderoli e Letta non saranno vicepremier. Roma, sfida all'ultimo voto.

I leghisti firmano il Patto subalpino ( da "Stampa, La" del 27-04-2008)
Argomenti: La Lega

Abstract: segretario regionale della Lega Nord e vicecapogruppo alla Camera. "Con la firma del "Patto Subalpino" - spiega Cota - tutti i deputati e senatori piemontesi della Lega si impegnano davanti ai cittadini a svolgere il loro mandato avendo ben chiari gli obiettivi da conseguire nell'interesse del Piemonte".


Articoli

Pro-am/2 A Riolo sì che bisogna esserci. Per beneficienza (sezione: Nord)

( da "Giornale.it, Il" del 27-04-2008)

Argomenti: La Lega

Scusate se riprendo il discorso dell'esserci o dell'apparire a proposito delle Pro-Am. Lo riprendo perchè l'occasione che mi arriva sulla scrivania è di quelle perfettamente idonee allo scopo. Accade, a Riolo, un club fresco di restyling, grazie all'arrivo, un anno fa da Brescia, del nuovo mecenate Roberto Tomasoni , e alla supervisione di Marco Tomasoni . Ora si può giocare su un bel 18 buche da campionato e, come degna cornice, sono state realizzate oasi fiorite su ogni tee di partenza e messe a dimora circa 1.200 piante ad alto fusto. E' operativo anche un nuovo staff con il direttore, Leonardo Lucchetti, e la segretaria, Silvia Sanna, che ha stilato un Calendario di 72 giorni di gare, tra cui la manifestazione benefica, che merita la nostra segnalazione e l' appoggio di Golf in Goal , la squadra dei calciatori golfisti E questo è il punto. Perchè il Golf Club La Torre di Riolo con il patrocinio del Comune e in collaborazione con l'Atletico Van Goof e la Società sportiva Riolese Calcio ha organizzato per martedì 29 e mercoledì 30 un doppio appuntamento benefico. Dove, per una volta tanto, sarà meglio esserci che apparire. Ed esserci da protagonisti o almeno da tifosi. Martedì alle 19 ci sarà un triangolare di calcio tra la Nazionale italiana golfisti, Atletico Van Goof e Riolese calcio: tre tempi da trenta minuti ciascuno. Mercoledì 30, seconda parte dell'iniziativa, con le 18 buche della Pro Am sul nuovo percorso riolese. Sono già iscritte, che io sappia, una ventina di squadre con l'adesione di molti pro noti tra cui Scarpa, Grappasonni, Bisazza, Trillini, Nistri. Mentre, sul fronte calciatori ed ex, ci saranno Marronaro, Da Re, Bia, Binotto, Dionigi, Sacchetti. Il ricavato del doppio appuntamento agonistico andrà alla Pubblica assistenza di Riolo. Va da sè che anche il triangolare di calcio promette spettacolo perchè l'Atletico Van Goof presenterà una formazione inedita, composta da vecchie glorie del calcio e da artisti dello spettacolo . Ci saranno Arrigoni del Bologna,Villa, Torrisi, Agostini, oltre a Andrea Mingardi e Zanotti. E non mancherà lui, il capitano della squadra, Gene Gnocchi. Quindi, se non manca lui, vi consiglio di esserci. E anche di apparire. Perchè in questo caso la causa è sacrosanta. Buon divertimento, dunque Scritto in Varie Non commentato " (2 votes, average: 3.5 out of 5) Loading ... Ai Ferri Corti © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 20Apr 08 Figli d'arte: bravi,bravissimi o .negati? E' scientificamente provato che il figlio di un grande chirurgo non sempre è un grande chirurgo. Stesso discorso vale per il figlio o la figlia di un principe del foro, di uno straordinario giornalista o di un campione dello sport. Mi vado ad infilare in questo tormentato percorso perchè ho appena ricevuto una sconfortante e-mail di un lettore che lamenta l'assoluta svogliatezza con la quale il suo giovane insegnante di golf, figlio di un noto e stimato maestro di golf impartisce le lezioni. Il nostro lettore parla, cito testualmente "di un modello obsoleto di insegnante da campo pratica che non fa altro che ripetere meccanicamente la trita frase: tieni la testa bassa. Per il resto non aggiunge consigli, non aggiunge tecniche di ripresa nè di registrazione, non adotta l'ausilio di mezzi e strumenti efficaci per meglio far comprendere la dinamica di un colpo". Niente di niente. Insomma, secondo il nostro lettore, trattasi di un maestro negato sia sul fronte della didattica sia sul fronte della capacità di trasmettere quell'entusiasmo che dovrebbe animare un neofita. Che, con tutte le perplessità del neofita si avvicina ad un nuovo sport. Se così fosse realmente, e non ho ragione di dubitare delle sue parole, mi schiero decisamente dalla sua parte. Ma nel contempo vorrei offrirgli una via d'uscita onorevole e sacrosanta. Cambi, se ne vada. Lo molli lì, quel maestro per modo di dire , sotto la tettoia del campo pratica. A far la fame come è giusto che sia per un individuo così. Vedrà che farà bene anche al vero falso maestro stare per un po'con la testa bassa. Scritto in News, Varie Commenti ( 6 ) " (6 votes, average: 4.17 out of 5) Loading ... Ai Ferri Corti © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 17Apr 08 Pro-Am: essere o apparire atto secondo Allora,vediamo di tirare un po'le somme . Io sono convinto che ci siano tante piccole verità negli interventi che, anche in questa occasione gli internauti legati al Blog dei Ferri Corti hanno voluto fare. Quindi ringrazio Dagro, Andrea, Angelo e Giorgio perchè mi stanno aiuitando a vederci più chiaro. Primo punto: mi pare assodato che come golfisti siamo un po'vanitosi. Vanitosi già quando diciamo a tutti quelli che incontriamo che noi giochiamo a golf e vanitosi quando raccontiamo agli amici e ai nemici come abbiamo giocato. Sul campo forse lo siamo un po'meno perchè siamo costretti a confrontarci con noi stessi, con gli altri e, naturalmente, con il campo medesimo. Secondo punto: se è vero che giocare con un professionista contribuisce a far impennare la nostra vanità è pur vero che ci girano le balle quando il professionista, chiede un contributo per la sua compagnia spesso dopo essersi fatto pagare tutto il pagabile overo albergo, trasferta, ristorante e sfizietti vari. Terzo punto: giustamente Angelo annota come tanta gente non abbia il minimo poudore a rischiare figuracce davanti a moglie, fidanzata o amante che sia, pur di apparire, appunto. Quindi prendiamola sul ridere. Quarto punto: l'antidoto migliore se uno vuol vaccinarsi dalle figuracce e dalla vanità è quello suggerito da Giorgio ovvero continuare a giocare da soli o in coppia le varie medal e stableford e goderci lo spettacolo nostro e del campo. Detto questo sappiate che stanno già facendo a botte per partecipare alla Pro-Am che il 7 Maggio farà da prologo all'Open d'Italia. Open che, lo ricordo, per la prima volta sarà completamente aperto al pubblico. Niente biglietti, niente pedaggi o balzelli. Occasione d'oro, dunque. Soprattutto per i più vanitosi Scritto in Varie Commenti ( 3 ) " (5 votes, average: 4.2 out of 5) Loading ... Ai Ferri Corti © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 07Apr 08 Pro-Am: essere o apparire? Lasciatemi dire per una volta la verità, tutta la verità: davvero le Pro-Am sono sempre e soltanto un eccellente appuntamento agonistico per mettere alla prova handicap e tonicità di forma? Oppure è vero invece l'esatto contrario e cioè che sono e rappresentano solo e soltanto la migliore occasione per dare libero sfogo alla nostra vanità di golfisti egocentrici . Di vanitosi individui sportivi sì, ma che antepongono allo sport quella solita dicotomia tipicamente italiana dell'essere o dell'apparire? Intendiamoci, ci sta che personaggi tipo il cittì della Nazionale, Roberto Donandoni, vengano invitati ad una Pro-Am per dare lustro e lustrini. Ma il concetto, che riguarda la gran parte dei vanitosissimi golfisti italiani , è , rubando le parole a Nanni Moretti: "Mi si nota di più se vengo e sto in disparte o se non vengo per niente?" Dite la vostra, per carità. Vorrei vederci chiaro, come al solito, con il vostro aiuto Scritto in Varie Commenti ( 4 ) " (7 votes, average: 4 out of 5) Loading ... Ai Ferri Corti © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 24Mar 08 Il brivido dell' ibrido. Ovvero a che gioco giochiamo? ".Troppi golfisti non credono che l'attrezzatura abbia fatto passi in avanti... Ecco sostanzialmente il motivo per cui nelle sacche dei dilettanti troviamo spesso bastoni superati, consunti o non adatti a loro.. ". Parole di Leigh Bader, guru del mercato golfistico internazionale, compropretario di uno dei più grandi Discount Golf Pro Shop americani. Le parole con cui, tra l'altro, gli amici del Mondo del golf introducono l'Hot List annuale . Ovvero la capillare e dettagliata rassegna delle novità sul fronte dell'attezzatura, frutto di test, prove di laboratorio e sul campo effettuate dai tecnici di Golf Digest . Che, puntualmente, sono state tradotte e riportate con rigore e professionalità da Francesca Costi , direttore di LadyGolf&Style e da Carolina Durante e presentate al pubblico degli amatori dall'amico Fulvio Golob direttore del Mondo del Golf. Prendo spunto da quelle sessanta pagine di Hot List per una provocazione : da che parte state voi? Sì, insomma, continuate a giocare con i vostri inseparabili e pesantissimi Spalding di trent'anni fa e con i legni con la testa di legno, opppure correte appresso ad ogni titanio e carbonio che si presenti sul mercato. E la vostra vita golfistica è tutta un mix, o meglio un ibrido? Se ci siete battete un colpo, per favore. Ho assoluto bisogno di vederci chiaro anch'io Scritto in Varie Commenti ( 9 ) " (6 votes, average: 4.5 out of 5) Loading ... Ai Ferri Corti © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 16Mar 08 Il reality della sexy Sophie Certo ci sarà Dana (Dana Bates) ci sarà anche Cirbie(Cirbie Sheppard) E Kim Welch e Samantha Haed ma che importa in fondo? Perchè ci sarà lei e soprattutto lei, Sophie Sandolo , al Big Break Ka'Anapali . Una sorta di reality-show che radunerà dodici- golfiste- dodici che si cimenteranno in sfide straordinarimante "stuzzicanti" nell'incantevole scenario delle isole Hawaii. Un incontro-scontro per contendersi la possibilità di giocare al Navistar Lpga Classic 2008. Lo show sportivo più atteso dell'anno scatterà alle 22 del 15 Aprile su Golf Channel e porterà ancora una volta in primo piano tutto il fascino e la bellezza di Sophie. Insomma fate il tifo per lei e non perdetevela. E fatemi sapere le vostre impressioni dopo averla vista all'opera o anche prima di averla vista, considerato che Sophie ha già fatto il giro del mondo non solo attraverso i suoi oramai celebri calendari ma anche per le sue incontestabili doti di proette. Unite all'ironia e all'intelligenza che ha dimostrato in più d'una occasione. Sono di parte? Ebbene sì lo ammetto:Sophie mi ha inesorabilmente conquistato.. Scritto in Varie Commenti ( 3 ) " (8 votes, average: 4.25 out of 5) Loading ... Ai Ferri Corti © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 07Mar 08 Furbetti/2: i prestigiatori delle palline Concordo con i lettori Argo e Antonio Monguzzi dalla prima all'ultima riga. Quanto ai vari presidenti di circolo e relative commissioni sportive visto che puntualmente latitano anche quando, come in questa occasione, si pone il problema della legalità e della correttezza in campo , immagino conoscano un sacco di soci con le tasche dei pantaloni bucate ..per far riemergere la pallina nel posto giusto al momento giusto! Scritto in Varie Commenti ( 4 ) " (5 votes, average: 4.4 out of 5) Loading ... Ai Ferri Corti © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 04Mar 08 I furbetti dell'handicap ...e non solo Debbo ringraziare l'internettiano lettore Argo per il grande assist che mi ha offerto con il suo commento .Lo cito testualmente anche nel mio post : "..Dov'è finita la giusta severità delle commissioni sportive nell'attribuzione degli handicaps o l'accurata selezione a cui dovevano sottoporsi gli aspiranti soci? In uno sport dove l'onestà verso sè stessi gioca un ruolo primario, credo che non ci debba essere spazio per l'italico bottegaio furbetto che ormai imperversa incontrastato nei nostri circoli.." Già, dove è finito tutto ciò? Voi che ne pensate? E che cosa ne pensa, se mai avesse voglia di intervenire al riguardo, un tipo serio come Marco Durante, avvocato, nonchè tra i massimi esperti federali di disciplina e rispetto delle leggi golfistiche? Scritto in Varie Commenti ( 3 ) " (4 votes, average: 2.75 out of 5) Loading ... Ai Ferri Corti © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 03Mar 08 Se il problema è il portacenere. Bene, benissimo. Tutto chiaro: se il problema per giocare bene a golf è soltanto il portacenenere accanto al tee di partenza, allora mettiamolo, per carità! Appello ai direttori di circoli quindi: provate ad accontentare i vostri golfisti fumisti e poi, a fine anno, controllate i loro score . Se saranno riusciti ad abbassare l'handicap, allora prometto solennemente che sarò io a mettermi la cenere.sul capo Scritto in Varie Commenti ( 2 ) " (5 votes, average: 4.8 out of 5) Loading ... Ai Ferri Corti © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 27Feb 08 Buca o portacenere?Vergogna Ma che cosa sta succedendo? Ti guardi intorno e vedi gente che fuma sempre di più sul campo da golf. Intendiamoci, non è mia intenzione fare pistolotti salutistici sull'opportunità o meno di fumare tra un drive e l'altro, ma certo converrete che tutte quelle "ciminiere "deambulanti che stanno marciando, ultimamente, sui fairways di mezza Italia non giovano ai diretti interessati fumanti( e questo riguarda, chissenefrega, per carità solo loro) ma soprattutto non giova all'immagine del golf. Che proprio nella libertà d'aria, di paesaggi e di.polmoni dovrebbe ricavare il suo plusvalore di sport verde per eccellenza. Ricordo sommessamente che, in tempi recenti un bel campione come Angel Cabrera ha passato i suoi guai perchè i media statunitensi hanno contato, una dopo l' altra le innumerevoli sigarette che lui si è acceso nel giro conclusivo all'Us Open . E così si è accesa anche una campagna stampa contro il fumo sul green. E qualcuno è arrivato a proporre che , accanto al tee di partenza, almeno nei tornei maggiori compaia oltre al solito cartello : "Silent please" anche il più banale "No smoking" . Certo che ,senza fumo negli occhi, come si potranno trovare ancora alibi per imprecare dopo uno slice? Scritto in Varie Commenti ( 8 ) " (6 votes, average: 3.33 out of 5) Loading ... Ai Ferri Corti © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico Post precedenti Chi sono Sono Gabriele Villa, inviato speciale al Giornale dal Maggio 1977. Ventitre anni fa ho inventato e proposto al mio direttore di allora, tale Indro Montanelli, una pagina settimanale sul Giornale dedicata al golf. Mi presi del “bischero” per l'arditezza della impresa. Ma ne è valsa la pena . Tutti gli articoli di Gabriele Villa su ilGiornale.it contatti Categorie Agonismo (20) News (5) Personaggi (9) Varie (44) Ultime discussioni Giovanni Toniato: Dal 1967 golfista in Italia, ora da sette residente alla Canarie a Tenerife con sette campi a pochi... Domenico Caponi: Se prendiamo due bambini della stessa età e li portiamo in piscina, dopo tre mesi sono in grado di... Esiliato: In italia la legge dei figli d'arte (o delle caste) vige sin dalla notte dei tempi. nel calcio... maurizio: non sempre i figli d'arte hanno successo io sono un esperto di musica leggera italiana per esempio... Damy: la mia opinione al riguardo è; ke in una famiglia, ke ha già"diciamo" un fuoriclasse credo è... I più inviati Passo felino,approcci aggressivi - 5 Emails Il reality della sexy Sophie - 4 Emails Cercasi onestà sul green - 2 Emails Golf senza età, fidatevi! - 1 Emails A proposito di non più giovanissimi - 1 Emails Due milioni per l'Open, si accettano offerte - 1 Emails Quelli del Royal and Ancient - 1 Emails Ultime news Gioia Tauro, bomba sotto l'auto: è graveBracciano, canoa si rovescia nel lago: morto un 14enneVerona, la procura: "Il romeno accusato di duplice omicidio"Evasione a Milano, aperte due inchiesteGoverno, intesa Berlusconi-Bossi Il Cavaliere: "Incontro soddisfacente"Reggio Calabria, trovata microspia in procura Siti amici Il Mondo del Golf La Federazione Lifeinthetrap World Golf Village Siti utili Alps Tour L'Open.Solo l'Open Ladies European Tour Le proettes del Tour americano PGA European site Pgatour Sunshine Tour The Royal and Ancient Golf Club Of St Andrews April 2008 M T W T F S S " Mar 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 Archivio degli articoli April 2008 (4) March 2008 (5) February 2008 (8) January 2008 (8) December 2007 (7) November 2007 (10) October 2007 (9) September 2007 (7) August 2007 (12) July 2007 (3) Trackback recenti Recent Posts Pro-am/2 A Riolo sì che bisogna esserci. 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Partiti dalla Calabria nel 1998, erano i boss della provincia (sezione: Nord)

( da "Stampa, La" del 27-04-2008)

Argomenti: La Lega

L'ESCALATION L'EPILOGO Partiti dalla Calabria nel 1998, erano i boss della provincia A marzo viene arrestato Belfiore, la loro corsa è finita.

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Ritorna nel Cusio il vescovo di Baghdad (sezione: Nord)

( da "Stampa, La" del 27-04-2008)

Argomenti: La Lega

CESARA. MARTEDI' L'INCONTRO Ritorna nel Cusio il vescovo di Baghdad E' atteso per martedì sera a Cesara il vescovo ausiliare di Baghdad monsignor Shlemon Warduni, una delle figure di spicco della Chiesa Caldea irachena. Il presule, in Italia in questi giorni per degli incontri religiosi a Roma ed a Firenze, è legato da lunga amicizia con don Renato Sacco, parroco di Cesara e Arola ed esponente nazionale di Pax Christi. Don Sacco si è recato a febbraio a Mosul, nel nord dell'Iraq dove ha incontrato Warduni ed il vescovo Paulus Faraj Rahho rapito alla vigilia di Pasqua e ritrovato morto alcuni giorni dopo. "Siamo legati da cristiana amicizia con la chiesa irachena e cerchiamo di essere vicini nella loro sofferenza - dice don Renato Sacco - nei limiti delle nostre possibilità cerchiamo anche di aiutarli e recentementi abbiamo raccolto oltre tremila euro per le famiglie dei giovani uccisi durante il rapimento di monsignor Rahho. La visita che monsignor Warduni ci farà martedì è per noi un momento di riflessione e di vicinanza con la chiesa irachena". Il vescovo ausiliare di Baghdad, anch'egli sfuggito tempo fa ad un "incidente" opera del "fuoco amico" di una pattuglia americana, è uno dei testimoni più importante della realtà irachena. L'incontro con Shlemon Warduni è previsto per le 20 di martedì nella chiesa parrocchiale di Cesara; alle 20,30 verrà celebrata la S. Messa ed a seguire il vescovo sarà a disposizione dei fedeli e di quanti vorranno incontrarlo per parlare della situazione dell'Iraq.

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Fotografia (sezione: Nord)

( da "Stampa, La" del 27-04-2008)

Argomenti: La Lega

CHI MUORE AL LAVORO. Fino al 18 maggio alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo (via Modane 16) mostra sulla tragedia ThyssenKrupp. Ingresso libero. Info: 011/4423672. GIANCARLO RONCAGLIA. In "Piazza dei Mestieri" (via Jacopo Durandi 13) la personale fotografica del critico e giornalista musicale, memoria storica del jazz in Italia. Orari: mar-sab 19/24. LORENZO MARCUCCI. Fino al 15/5 da Artevision (via S.Giulia 14/c, or.: 15/19) "Censored Photos" e "Oops!...I did it again". GANDHI. "La mia vita è il mio pensiero - MK Gandhi", dedicata al leader spirituale indiano; fino al 20/5 nel cortile del Rettorato. Orari: 7,30-16 (da v.Po 17) 7,30/19,30 (da v.Verdi 8). PORTRAITS DES MAINS. A "Mood Libri e Caffè" (via Cesare Battisti 3/E) fino al 6 /5, Jun Sato. CHIAPAS. Al Gruppo Abele (c.so Trapani 91/b), fino al 30/6, 200 foto raccontano il Messico. Due mostre collaterali nella Media Baretti (v. Santhià, 76) fino al 30. LUOGHI DIMENTICATI. Fino al 16/5 da Gilgamesh (p.za Moncenisio 13/b) "Tribù del Badnightcafè" (mar-sab 20,30/3). VIVI TORINO. Al circolo La Cadrega (via P. Clotilde 23/b) fino al 28"Vivi Torino", foto di A. Castellucci, M. Lo Russo, R. Teora. IN VIAGGIO. Fino al 10/5 da Tucano Viaggi (p.zza Solferino 14/g) immagini direportage di Guido Barosio e Valter Carasso. TE' NEL DESERTO. Al Circolovizioso (via S.Bernandino 34/c), Silvia Sales "Te nel deserto". fino al 26 (mar-sab 18,30/2). CUBA LIBRE. Allo Shortbus Cafè, via G. Ferrari 5/I, prosegue fino al 9 maggio la mostra di Maurizio Turinetto. Info: info@shortbuscafe.it; www.shortbuscafe.it CHE SCATTO! In via via S. Francesco da Paola 3, collettiva con oltre 40 fotografi. Sino al 25/9. IL SOLE NELLE MANI. Grugliasco. Alla Fnac de Le Gru, sino al 27 aprile, foto di Mario Cresci. ITALIAN CINEMA DIVAS. Ciriè, c.so Martiri 33. Fino al 30/4, immagini di grandi attrici italiane. PAESAGGI DESIDERATI. Pinerolo. Al Salone dei Cavalieri (via Giolitti 7) fino al 30 aprile, 110 scatti legati alla natura. ALBERI D'INVERNO. Caselle. Lunedì 28alle 21 al Circolo Fotografico Casellese (via Madre Teresa di Calcutta 55) s videoproiezioni: Cesare Cerutti "Alberi d'inverno", Patrizio Colucci "Nomadi in concerto", Giovanni Coizza "Il Cervino e la sua valle". L'UOMO PER CUI TORNAI. Moncalieri, UGC Ciné Cité 45° Nord, via Postiglione - zona industriale Vadò. Fino al 30 foto di Bolivia, Brasile e Madagascar di Stefano Stranges e Alberto Albano e foto di Teresa e Antonio Retta. GEORGIA, I MILLE VOLTI DELL'INDIPENDENZA. Foto di Maurizio Gjivovic che documentano i numerosi centri collettivi che ospitano profughidell'Abkhazia e dell'Ossezia. Dal 28 al 5/5 al Pueblo, c. Palestro 3, dal mercoledì al sabato dalle 22 in poi.

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IL CARROCCIO E IL GRANDE CERIMONIERE (sezione: Nord)

( da "Stampa, La" del 27-04-2008)

Argomenti: La Lega

Ugo Magri IL CARROCCIO E IL GRANDE CERIMONIERE Lo spadone della Lega si abbatte sul simbolo vivente del "volèmose bene": Gianni Letta. Berlusconi rifiuta di prendersi Calderoli come vice-premier? Bossi china la testa, ma a patto che nemmeno Letta ricopra quel ruolo. E pareggia il derby Milano-Roma. Dunque, Berlusconi non avrà un vice. O meglio, Letta continuerà a svolgere quel ruolo che ricopre da sempre (sottosegretario alla Presidenza del Consiglio), con il personale prestigio che gli deriva dalla simbiosi col Cavaliere, ma pure dall'avvolgente trama di relazioni che ha saputo tessere, perfino a sinistra. Proprio questo suo "fair play" ha finito per trasformare lui, l'Ambasciatore talmente schivo che non ha mai rilasciato una sola intervista, nel parafulmine della Lega. E non solo di Bossi. Pure An aveva mostrato, nei giorni scorsi, di non gradire un ruolo politico per questo personaggio tutto sommato estraneo ai partiti, al loro sistema di lealtà reciproche. Chissà, forse non ha torto chi sostiene che in fondo a Letta non spiace restare semplicemente un "tecnico" al servizio delle istituzioni. A questo punto i giochi sono fatti, le poltrone importanti risultano tutte "battezzate". Ora Berlusconi ha una decina di giorni per sistemare le rimanenti caselle del governo: ministri senza portafoglio, vice-ministri e sottosegretari. Assisteremo a liti e sgomitamenti, pianti e proteste, ma certo non è una missione di quelle impossibili. L'ultimo vero inciampo il Cavaliere lo ha scavalcato ieri, accordandosi con Bossi e gettando le basi per una pace durevole con i "lumbard". Pendeva il caso Calderoli, del quale non era ben chiaro il destino. Si era parlato di lui quale possibile vice-premier, in coppia con Gianni Letta. E come sempre, alla vigilia di incontri risolutivi, il Senatùr aveva dato segni di nervosismo. Bastava aprire ieri mattina la "Prealpina" per leggere sue minacciose espressioni tipo: "Berlusconi tergiversa, con Letta cerca di fare qualche vecchio giochetto democristiano. Ma il coltello dalla parte del manico ce l'abbiamo noi...". Questo in pubblico. A quattr'occhi, invece, è filato tutto liscio. Anzi, si può dire che nella sostanza l'ha spuntata Berlusconi. Astutamente s'è recato lui da Bossi (non viceversa) nella tana leghista di via Bellerio, un onore che non riservava al Carroccio dal lontano '94. Ha ribadito di non volere Calderoli come vice. Si spenderà per trovargli un ruolo alternativo. L'ipotesi, da verificare nelle prossime ore, consiste nel farlo ministro per l'Attuazione del programma. In pratica riceverebbe una scatola vuota da riempire sottraendo deleghe agli Affari regionali (in predicato è il forzista Fitto) e soprattutto alle Riforme, cioè proprio il ministero di Bossi. Il leader della Lega si occuperebbe dell'unica cosa che davvero gli preme, da quando è entrato in politica: il federalismo. Ricapitolando, la nomenklatura del nuovo potere è la seguente: Berlusconi presidente del Consiglio, Fini della Camera, Schifani del Senato. Gasparri capogruppo Pdl a Palazzo Madama, Cicchitto a Montecitorio (con Rotondi che prova a insidiarlo). Frattini ministro degli Esteri, Maroni all'Interno, Vito alla Giustizia, La Russa alla Difesa, Tremonti all'Economia, Scajola alle Attività produttive (inglobano Sviluppo e Comunicazioni). Quindi Mariastella Gelmini titolare dell'Istruzione (ma anche di Università e ricerca), Zaia dell'Agricoltura, Matteoli delle Infrastrutture (comprendono i Trasporti), Fazio alla Salute (verrebbe "spacchettata" dal Welfare). Tra i ministeri con portafoglio restano da attribuire l'Ambiente (Prestigiacomo? Brambilla?), i Beni culturali (Bondi o Bonaiuti), ma soprattutto il Welfare, tenuto in caldo per Alemanno se dovesse perdere la gara con Rutelli a Roma. Se invece dovesse farcela, sono in pista due donne di An, Meloni e Poli Bortone. Gli ultimi nodi verranno sciolti martedì.

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Governo, stop alla lega (sezione: Nord)

( da "Repubblica, La" del 27-04-2008)

Argomenti: La Lega

Berlusconi vede Bossi: niente vicepremier, al Senatur un dicastero del Federalismo, Calderoli "retrocesso" ministro per le Riforme Governo, stop alla Lega Oggi il voto per i ballottaggi, a Roma la sfida decisiva ROMA - Berlusconi frena le richieste della Lega per il nuovo governo. Dopo l'incontro di ieri con i vertici del partito di Bossi, il presidente del Consiglio in pectore è orientato a non nominare vicepremier: Gianni Letta sarà sottosegretario alla presidenza, mentre a Calderoli andrà un dicastero senza portafoglio. Per Bossi, invece, si pensa a un "ministero del Federalismo". Oggi e domani si vota per i ballottaggi delle amministrative. Attesa per l'esito del duello tra Rutelli e Alemanno a Roma. SERVIZI DA PAGINA 2A PAGINA 7.

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"non deve essere il governo del nord con calderoli eravamo sbilanciati" - claudio tito (sezione: Nord)

( da "Repubblica, La" del 27-04-2008)

Argomenti: La Lega

"Non deve essere il governo del Nord con Calderoli eravamo sbilanciati" Il Cavaliere: per sciogliere il nodo ho chiesto un sacrificio a Letta "Non possiamo sbagliare sulla immagine che avrà la nostra squadra" In un sondaggio di Forza Italia il 68% degli elettori boccia l'esponente del Carroccio CLAUDIO TITO ROMA - "Questo governo non può avere l'immagine della Lega". Erano dieci anni che Silvio Berlusconi non usava parole di questo tipo nei confronti del Carroccio. Da quando ha ricomposto l'asse con Umberto Bossi dopo la frattura del 1995. I Lumbard sono stati sempre i "guardiani" del centrodestra. Il primo contrappeso all'Udc di Casini. Ora, però, il Cavaliere vuole aprire una "nuova stagione". Nella quale il baricentro della coalizione non sia troppo spostato verso il nord. E quello che è accaduto ieri a Milano ne è la prima conseguenza. Il capo del Pdl ha voluto porre un freno alle richieste dell'"amico Umberto" e segnare una piccola "svolta". Non si tratta certo di una rottura politica, ma del tentativo di instaurare un nuovo equilibrio. "Questo governo - è il ragionamento del premier in pectore - non potrà correre il rischio di essere considerato "leggero". Dovrà dimostrare di cambiare davvero le cose". E in questo quadro l'idea di ritrovarsi Roberto Calderoli a Palazzo Chigi non lo ha mai convinto. E men che meno convinceva Gianni Letta. "Non possiamo sbagliare nemmeno sull'immagine che avrà la nostra squadra - ha convenuto il Cavaliere con il suo braccio destro - . Calderoli non può fare il vicepremier. Il governo andrebbe sui giornali e in tv più per le esternazioni di Roberto che per i risultati". Non per niente a Palazzo Grazioli hanno perfino commissionato un sondaggio per verificare il gradimento dell'esponente leghista: bocciato dal 68% degli elettori. A Via del Plebiscito, insomma, temevano che i "colpi di testa" di Calderoli potessero spostare il fulcro del centrodestra troppo verso nord, condizionare l'azione della coalizione e compromettere pure il dialogo con il Pd. Un peso l'ha avuto anche la lettura regione per regione dei dati elettorali. Dati che hanno confermato un passo indietro del Pdl al nord e un netta affermazione al sud. Con un differenziale di oltre il 12% a favore del Mezzogiorno. Un elemento che in queste ore sta avendo un peso determinante per stabilire criteri e candidature per i 60 posti dell'esecutivo. Basti pensare che i forzisti hanno puntato le loro attenzioni su tre regioni: la Lombardia, certo, ma soprattutto il Lazio e la Sicilia. Ed è per lo stesso motivo che Berlusconi ha chiesto un "sacrificio" a Letta sapendo che la nomina di un solo "vice" sarebbe stata colta come una provocazione dai lumbard. "Gianni deve svolgere un ruolo di coordinamento - ha chiarito ai suoi - e lo può fare anche da sottosegretario. Gli ho chiesto un sacrificio e lui è d'accordo. è stato lui stesso a dirmelo qualche giorno fa". Non ci saranno dunque vicepremier. Sebbene ieri il futuro presidente del consiglio abbia ragionato con lo stato maggiore leghista sull'ipotesi di promuovere Bossi alla vicepresidenza del consiglio. Ma lo ha fatto sapendo che il Senatur non avrebbe gradito quel ruolo. "Non ne ho voglia - ha ripetuto anche ieri - perchè il mio ruolo non è quello, non posso rappresentare l'intera coalizione. Ma se non lo sarà Calderoli, non lo sarà nessuno. I miei voti invece servono per fare il federalismo". Esattamente la delega che riceverà quando il Cavaliere salirà al Quirinale per presentare la lista dei ministri. Un equilibrio, però, che i leghisti hanno digerito malvolentieri. E che alla fine hanno accettato per non compromettere la candidatura di Maroni al Viminale (e per non perdere i due viceministri che rientrano nell'intesa). Soluzione che fino a ieri il leader forzista caldeggiava per far tornare Castelli alla Giustizia. Dicastero che al momento vede in pole position Elio Vito (non è però escluso che possa essere assegnato a Gianni Alemanno se il candidato sindaco perderà la corsa per il Campidoglio). Sono poi confermati Tremonti all'Economia e Frattini agli Esteri. Matteoli alle Infrastrutture e La Russa alla Difesa. Per le Attività produttive dovrebbe esserci Scajola e ai Beni Culturali Bondi. Gli altri incarichi - è l'avvertimento di Berlusconi - saranno "ballerini fino alla fine".

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Il piccolo disgelo di imprese e operai - giuseppe turani (sezione: Nord)

( da "Repubblica, La" del 27-04-2008)

Argomenti: La Lega

Economia Affari & politica IL PICCOLO DISGELO DI IMPRESE E OPERAI GIUSEPPE TURANI Mentre tutti gli occhi sono puntati sulla politica, dal mondo reale arrivano segnali importanti, magari qualche volta anche un po' complicati da decifrare. E quindi bisogna procedere un po' alla rinfusa, rinviando il momento della sintesi più avanti. Il primo segnale (al quale forse molti non hanno prestato molta attenzione) è che i conti della Fiat del primo trimestre 2008 sono stati buoni, nonostante questo sia un anno brutto dal punto di vista congiunturale. Il che significa che probabilmente il risanamento Fiat non è stato un'opera di magia, di specchi, del bravissimo amministratore delegato Marchionne, ma un lavoro di riorganizzazione industriale vero, autentico. E, visto che si tratta della più grande impresa italiana, non è male. Il secondo segnale arriva dalle assemblee per i vari bilanci aziendali, dove si sono visi tanti "piccolini" (azionisti) mettere in imbarazzo i grandi (compreso qualche erede di famiglia che appartiene alla storia industriale italiana). E anche questo non è un brutto segnale: se i grandi perdono l'abitudine di mettere nei loro consigli come amministratori indipendenti uno che magari è il loro commercialista di fiducia da 25 anni, bene. Di capitalismo domestico, casalingo, parrocchiale, abbiamo fatto ormai una certa indigestione. Ci piacerebbe adesso un capitalismo un po' moderno, duro, con tante buone regole (fastidiose) per i grandi. Un altro segnale vicino a questo sta nel passaggio della Confindustria dalle mani di Luca Cordero di Montezemolo a quelle di Emma Marcegaglia. E non si tratta solo del fatto che gli industriali italiani hanno avuto il coraggio di scegliersi una signora (bella e tosta) come "capo", c'è anche il fatto che, con questo passaggio di consegne, il capitalismo delle Grandi Famiglie (o quel che ne resta) fa un passo indietro e dice a quelli del Quarto Capitalismo e del Nord Est: "Vedete un po' voi che cosa si può fare". Non è un cambiamento da poco. Fino a Montezemolo in realtà il sistema delle Grandi Famiglie ha sempre tenuto la Confindustria "in casa", ritenendola uno strumento fondamentale nel dialogo con i politici. Ma, anche qui, mi sembra di capire, si cambia strategia. I Grandi giocheranno le loro partite in prima persona e Emma potrà portare avanti le questioni della parte "nuova" del capitalismo italiano, che finalmente trova diritto di parola e di rappresentanza. Insomma, anche se in ritardo e magari con qualche timidezza di troppo, il capitalismo italiano si rinnova. Ma stanno arrivando anche altri segnali da altre direzioni (e, forse, anche più importanti). Mi riferisco, ad esempio, agli operai delle grandi fabbriche (Mirafiori) che decidono di votare non tradizionalmente (e pigramente) a sinistra, ma che scelgono di andare verso la Lega di Bossi. Non so se questa sarà una scelta definitiva o comunque di medio periodo. Quello che per ora interessa notare è che c'è una rottura di abitudini consolidate, e ogni rottura (in questo nostro sistema ingessato) è benvenuta e ben accolta. Se si apre una discussione (anche seria e aspra) fra gli operai e i loro tradizionali rappresentanti politici, bene. E bene se capita che la Fiom-Cgil viene messa in minoranza dai lavoratori della Ferrari, che decidono di procedere lungo la propria strada. Il mondo sindacale non è fra i più vivaci e i più democratici (ha una sua tendenza verso le soluzioni oligarchiche): qualche buona scossa non può che fare bene. L'ultimo segnale che mi viene di citare in questa piccola e provvisoria rassegna è la netta scelta di tanta parte del Nord Est per la Lega di Bossi. E qui la cosa si complica perché in quelle regioni e in quelle città c'è la parte "nuova" del capitalismo italiano, quella che si muove di più, quella più post-fordista e quindi quella più interessante. Il fatto che quel pezzo di Italia abbia voltato le spalle alla politica tradizionale e abbia scelto di puntare su Bossi, probabilmente è appunto solo un segnale: siamo stufi di essere considerati quattro gatti che fanno del capitalismo selvaggio, buoni per pagare le tasse e basta. Non credo che sia una scelta strategica (anche perché è lo stesso Bossi il primo a non sapere che cosa fare per il capitalismo post-fordista). Si tratta solo di un segnale molto forte, che adesso è in attesa di un segnale di risposta (sempre che la politica si decida a capire che forse Verona è più importante di Tor Pignattara). Come si vede, l'insieme dei segnali che ho citato (ma altri se ne potrebbero trovare) non compone un quadro organico e chiaro, di facile interpretazione. Anzi, se proprio volessimo trovare una chiave di lettura, dovremmo dire che siamo in presenza di forze che divergono: un po' tutti stanno abbandonando i loro tradizionali rappresentanti politici alla ricerca di qualcosa di diverso, di non sperimentato. E il fenomeno riguarda tutta la società italiana: dagli operai agli imprenditori. Forse è cominciato un piccolo disgelo. C'è solo da sperare che diventi grande. Molto grande.

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Intesa tra berlusconi e lega "palazzo chigi senza vicepremier" - paolo berizzi (sezione: Nord)

( da "Repubblica, La" del 27-04-2008)

Argomenti: La Lega

Intesa tra Berlusconi e Lega "Palazzo Chigi senza vicepremier" Bossi ministro per il federalismo: "Trovata la quadra" PAOLO BERIZZI MILANO - Dicono entrambi che è stato un incontro soddisfacente, che si è trovata la "quadra". Che sarebbe questa: Bossi ministro per le Riforme, ma con il federalismo al primo punto dell agenda, Maroni all'Interno, Calderoli all'Attuazione del programma (probabilmente con alcune deleghe per le Riforme), Luca Zaia all'Agricoltura. Ma di scritto non c'è ancora nulla: e per una conferma definitiva della presenza leghista nel governo, forse, bisognerà aspettare ancora un paio di giorni. Nonostante l'ottimismo e la soddisfazione espressa nel pomeriggio e in serata da Silvio Berlusconi e da Umberto Bossi, l'esito dell'attesissimo vertice di ieri in via Bellerio, quartier generale del Carroccio, dovrà ancora essere ufficializzato. "Stiamo andando avanti come avevamo cominciato - dice il premier in pectore - Ma l'incontro è stato assolutamente soddisfacente, per entrambe le parti". Anche Bossi si è limitato a un breve commento: "L'incontro è andato bene. In questi giorni sono stato buono e paziente... ". Resta tuttavia l'impressione che i due leader, di qui a martedì, giorno previsto per l'elezione dei presidenti di Camera e Senato, dovranno confrontarsi di nuovo. Il nodo più importante da sciogliere, ieri, era la questione Calderoli. Per digerire la bocciatura di una sua nomina a vicepremier, la Lega avrebbe preteso e ottenuto l'azzeramento del ruolo: in pratica - se l'intesa raggiunta verrà confermata - nel prossimo governo non esisteranno vicepremier. Non lo sarà Calderoli, al quale a questo punto andrebbe il ministero per l'Attuazione del programma, ma non lo sarà nemmeno Gianni Letta, che diventerebbe di nuovo sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, come nella legislatura 2001-2006. Il dribbling sull'abolizione dei vicepremier è stata la contromossa giocata dalla Lega di fronte alla richiesta espressa da Berlusconi di uno scambio Bossi-Calderoli. E' stato questo il perno dell'incontro. Alla riunione - alla quale hanno preso parte anche Maroni, Calderoli, Roberto Cota e Aldo Brancher - il leader del Pdl era arrivato convinto di riuscire a incassare il sì del Carroccio: Bossi vicepremier e Calderoli ministro per le Riforme. Ma così non è stato. A quel punto, la nuova ipotesi sulla quale si è lavorato è stata un riposizionamento. Che certo, così come è stato studiato, potrebbe creare a Berlusconi non pochi problemi (la poltrona di ministro per l'Attuazione del programma era stata appena promessa a Gianfranco Rotondi e Gianni Letta potrebbe non gradire il ridimensionamento a sottosegretario). "La partita si chiuderà davvero entro martedì", ragiona un dirigente leghista. "Perché se è vero che la quadra è stata trovata, è anche vero che ci sono delle cose sulle quali bisognerà parlare ancora". Fino a ieri lo stesso Bossi predicava prudenza, anzi, piantava precisi paletti sulla formazione della futura squadra di governo: "Se Berlusconi ci tira un brutto scherzo - ha avvertito - noi votiamo come presidente di Camera o Senato uno della sinistra. Del resto i numeri li abbiamo".

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Silvio nel fortino del senatur, come nel '94 (sezione: Nord)

( da "Repubblica, La" del 27-04-2008)

Argomenti: La Lega

A via Bellerio, sede del Carroccio, l'ultimo vertice c'era stato 14 anni fa, dopo la prima vittoria del centrodestra Silvio nel fortino del Senatur, come nel '94 MILANO - Qualcuno dice che la mossa quei volponi della Lega l'avevano preparata a tavolino. Perché "stavolta deve venire lui da noi". Chissà, sta di fatto che quando alle due di ieri pomeriggio tra i dirigenti leghisti è iniziata a girare la voce che l'incontro con Berlusconi non si faceva più all'inceneritore di Montello, nella Bergamasca, ma in via Bellerio (la spiegazione ufficiosa: "Ci sono troppi giornalisti"), molti sorrisi si sono aperti. E il concetto, a sottolineare il simbolismo politico dei luoghi, è stato ribadito: "è lui, adesso, che deve venire da noi". Era da quattordici anni che il Cavaliere non metteva piede nel quartier generale del Carroccio: da quando, era il primo aprile 1994, all'indomani delle prime elezioni vinte dal Polo delle Libertà, il leader di Forza Italia venne insieme a Gianni Letta per trattare con il numero due leghista Roberto Maroni. C'era da definire, anche allora, la squadra di governo. Bossi quel giorno non c'era. E' dovuto passare quasi un quarto di secolo perché il Senatur potesse avere il piacere di ospitare "Silvio" nel luogo simbolo della geografia leghista, perché non fosse più lui bensì il premier a muoversi. Il corteo di auto di Berlusconi è arrivato in Bellerio alle 15.40 e se n'è andato dopo quasi due ore. Mentre nella palazzina lo stato maggiore del Carroccio si riuniva per fare il punto sulla "partita a scacchi" per la formazione del governo, militanti, uscieri, uomini della sicurezza si godevano il momento, la visita "indotta" del Cavaliere. "Con tutti i voti che abbiamo portato a casa, ora le cose sono cambiate", dice un frequentatore storico della sede del movimento. Che la Lega pesi molto negli equilibri del Governo, sia alla Camera che al Senato, i suoi dirigenti lo ripetono dalla notte del 14 aprile. E dunque: a questo giro, per parlare di ministri Berlusconi esce dalle sue ville, dai suoi palazzi. Non "convoca" ma "viene convocato". Il luogo privilegiato degli incontri coi leghisti, fino a ieri, era sempre stata la residenza romana del Cavaliere in via del Plebiscito. Così come, negli ultimi quindici anni, nella storia politica italiana erano entrate le cene del lunedì a villa San Martino ad Arcore. Non rari gli incontri, per parlare di politica ma anche per rilassarsi a cena, nel castelletto di Bossi a Gemonio. Soprattutto dopo la malattia che lo ha colpito a marzo del 2004. Indelebili, nell'album leghista delle foto-ricordo, la "Foto di Yalta" scattata a settembre 2007: Berlusconi, Bossi e Fini sotto il pergolato di Gemonio. Altro scenario, decisamente più suggestivo, nell'estate del 2004: Silvio e Umberto si fanno immortalare a passeggio nel parco di Villa Certosa a Porto Rotondo. In via Bellerio quelle foto non campeggiano da nessuna parte. (p.b.).

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Lo specchio d'italia è sempre più rotto - (segue dalla prima pagina) (sezione: Nord)

( da "Repubblica, La" del 27-04-2008)

Argomenti: La Lega

Commenti Lo specchio d'italia è sempre più rotto La secessione del Nord è un altro segnale di indebolimento del paese. E la conseguenza più vistosa è l'affondamento di Alitalia La nazione è più sconnessa che mai, vive soltanto nella mente d'una minoranza e la speranza di recuperarne l'unità è diventato un pallido miraggio (SEGUE DALLA PRIMA PAGINA) A Roma convivono almeno cinque diverse metropoli: quella dei ruderi e delle rovine dell'impero di Cesare e di Adriano, quella rinascimentale e papalina, quella barocca, quella dei quartieri piemontesi del nuovo regno, quella moderna da Piacentini all'"Ara Pacis" di Meier. Queste città si sono aggiunte e intrecciate l'una con l'altra. Certo hanno creato problemi: di traffico, di adattabilità, di struttura urbanistica, ma hanno creato e mantenuto un esempio irripetibile di storia, di estetica, di multipresenza che non ha eguali nel mondo, dai Fori Imperiali all'Auditorium, lungo venti secoli di continua evoluzione. Ad Alemanno non piace? Vorrebbe metterci le mani? In nome del cemento palazzinaro? * * * Oggi e domani si concluderà questa lunghissima gara elettorale con gli ultimi ballottaggi. Sei milioni di elettori ancora alle urne, ma il senso e il risultato politico ci sono già stati due settimane fa: Berlusconi ha vinto, la Lega soprattutto tiene in mano la partita e ha posto il suo sigillo sui prossimi cinque anni. Molti hanno scritto e detto che dalle urne del 14 aprile è uscito un elemento apprezzabile di maggiore semplificazione parlamentare e di più solida stabilità. Lo specchio rotto è stato almeno in parte ricomposto e ne emerge una visione del paese che può piacere ad alcuni e dispiacere ad altri ma è comunque percepibile e meno magmatica di prima. L'ho detto anch'io ma sono bastati quindici giorni per smentire quest'unica e timida speranza: lo specchio in cui il paese dovrebbe riflettersi è più frammentato e sconnesso di prima, la riduzione da trenta a quattro o cinque partiti è una chimera, la nazione italiana è più sconnessa che mai, vive soltanto nella mente d'una minoranza e la speranza di recuperarne l'unità è diventata un pallido e lontano miraggio. Lo si vede da molti segnali: la secessione del Nord ne è il dato più appariscente, l'affondamento dell'Alitalia ne è la conseguenza più vistosa, la regressione missina del centrodestra ne rappresenta l'inevitabile contraccolpo cui fa da controcanto il sussulto identitario dell'estrema sinistra. Le rauche invettive di Beppe Grillo completano il quadro d'una società che sembra avere smarrito ogni bussola, ogni orientamento, ogni immagine di sé, ogni memoria del suo passato ed ogni progettualità del suo futuro. Si va avanti alla giornata senza timone e senza stelle. * * * Berlusconi ? non il governo Prodi che non c'è più ? ha buttato nella fornace Alitalia 300 milioni presi dalle casse pubbliche per guadagnare tre o quattro mesi di tempo. In attesa di chi e di che cosa? Alitalia non può esser rimessa in piedi da sola. Non è una questione di soldi ma di imprenditorialità e di dimensioni. Non esiste neppure una remota probabilità di una compagnia aerea italiana che abbia da sola un ruolo internazionale. Aeroflot è una compagnia regionale e statale ancor più piccola del rottame Alitalia. Lufthansa pone condizioni ancora più severe di quelle di Air France. Gli italiani chiamati da Berlusconi a contribuire alla cordata patriottica si riducono a Ligresti e forse a Tronchetti Provera. Se tra tutti e due metteranno insieme 150 milioni sarà un miracolo. Le banche tireranno fuori un finanziamento solo se ci sarà un piano industriale. Bruxelles non accetterà mai un aiuto di Stato per rianimare un moribondo, l'ha già concesso una volta e non è servito a niente. Londra, Berlino, Parigi son lì a vigilare perché una violazione delle regole europee in un settore strategico come l'aeronautica non avvenga. Tutta questa incredibile storia è la degna inaugurazione del Berlusconi-ter. Bossi se ne frega, il Nord secessionista vola benissimo con i suoi aeroporti padani. Da lui Berlusconi non avrà nessun aiuto per Alitalia ladrona. * * * Ho letto con interesse l'intervista alla "Stampa" di Veronica Lario in Berlusconi. Abbiamo scoperto che la signora è leghista nell'animo anche se il 14 aprile ha votato, come era logico, per il marito. Abbiamo anche appreso che il figlio Luigi se ne infischia della politica, si occupa di finanza e gli basta. La politica è solo imbroglio. Valeva la pena, signora Berlusconi, di mandarlo alla scuola steineriana? Che la politica fosse solo imbroglio poteva tranquillamente impararlo in famiglia, gli esempi domestici erano ampiamente sufficienti. Almeno, così ci sembra ed è lei stessa che più d'una volta ce l'ha fatto capire. * * * La signora Marcegaglia, nuovo presidente di Confindustra, si è già guadagnata diversi Oscar: è donna, è tosta, anzi virile, ha le idee chiare in tema di rapporti con i sindacati con il governo e soprattutto con i suoi associati. Non mi ha affatto scandalizzato la sua colazione a Palazzo Grazioli con il futuro presidente del Consiglio insieme a Luca Montezemolo officiato per un ministero. Perché no? Non c'è niente di male che un industriale diventi ministro, in Usa accade spesso ed anche in Europa. L'ipotesi non piacerebbe affatto ai colonnelli di Forza Italia e di An. A Bossi invece, anche su questo terreno, non gliene importa niente: lui i suoi ministri li avrà e nessuno glieli può levare. C'è una sola cosa che non mi è piaciuta della Marcegaglia: ha dichiarato che la Confindustria non si occuperà più di legge elettorale né di altre questioni istituzionali, ma soltanto della sua missione di sindacato degli industriali. Mi sbaglierò, ma è una dichiarazione grave per chi, come me, ha sperato che prima o poi gli imprenditori italiani diventassero una borghesia. Diventare borghesia significa avere un'idea di Paese entro la quale collocare i propri legittimi interessi di azienda e di categoria. Bossi ha una sua idea di Paese nord e di tutto il resto si disinteressa. Ma gli industriali italiani non sono solo al Nord. La Confindustria di Montezemolo sembrò avere una sua idea di Paese e si interessò di legge elettorale e di altre questioni istituzionali. La signora Marcegaglia cambia rotta? Vuol dire che non ha un'idea di Paese o quanto meno non ce l'ha come presidente di Confindustria. Non crede che sia una questione riguardante la rappresentanza degli industriali. Il suo dirimpettaio Bonanni, segretario della Cisl, la pensa allo stesso modo. Quelli della Fiom anche. Epifani sembra di no, lui un'idea di Paese ce l'ha come tutti i suoi predecessori da Di Vittorio a Trentin a Lama e a Cofferati. Ma anche la Cgil sta diventando una minoranza, la sua gente nel Nord le preferisce Maroni e Calderoli. Ecco perché dico che lo specchio è più rotto di prima.

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La questione della sinistra - massimo l.salvadori (sezione: Nord)

( da "Repubblica, La" del 27-04-2008)

Argomenti: La Lega

Commenti La questione della sinistra MASSIMO L.SALVADORI In questo periodo post-elettorale si fa un gran guardare, ciascuno naturalmente dal suo punto di vista, alle qualità personali dimostrate dai leader: di Berlusconi, il gatto dalle sette vite; di Bossi, il padano che non molla; di Veltroni, che non si sa se abbia fatto bene o male a non attaccare più decisamente l'avversario; di Bertinotti, che, dopo aver vestito i panni del rinnovatore della sua sinistra, è stato messo sotto accusa da coloro che pensano di aver perso così rovinosamente anche per non aver riproposto il simbolo di falce e martello. Ma nel dibattito ciò che domina e abbaglia è il successo della Lega. Ecco ? si è detto da commentatori e ammesso anche da avversari - l'unico vero partito, che ha un forte legame con la gente, che è saldamente insediato nel territorio, che ha capito la questione settentrionale, che ha persino imparato la lezione del vecchio Pci. Molti di quanti fino a ieri consideravano tale partito un pericolo pubblico, xenofobo, una minaccia per l'unità nazionale, l'incarnazione di un tradizionalismo arcaico, lo considerano ora quasi un modello di intelligente lettura della modernità, da cui bisogna imparare e col quale necessita dialogare. Si discute di chi ha saputo meglio manovrare e conseguire il risultato di conquistare Parlamento e governo. Ma non occorrerebbe ragionare molto di più su ciò che significa la vittoria di questa maggioranza uscita dalle urne in termini di "autobiografia della nazione"? Si dimentica tanto in fretta che, se la volontà della maggioranza va accettata, la coscienza che la sorregge non è un idolo al quale inchinarsi e che il suo metro non sono i numeri ma il grado di maturità civile e sociale di un popolo e che è qui che bisogna in primo luogo guardare? Il paese che ha dato la maggioranza a Berlusconi e a Bossi è in crisi profonda. La sua economia si colloca agli ultimi posti in Europa; i lavoratori italiani sono tra i peggio pagati; la distribuzione del reddito è caratterizzata da una diseguaglianza crescente (secondo i dati resi noti da Draghi, che stranamente non sono stati oggetto di dibattito elettorale, il 10 per cento possiede una quota del 45 per cento); la rete dei servizi è quanto mai carente; la ricerca scientifica e tecnologica è molto inadeguata e il sistema di istruzione in gravi difficoltà; l'esercizio della giustizia fa acqua da tutte le parti; privilegi corporativi che paiono inamovibili avvolgono il Paese nella loro rete; l'informazione televisiva è nello stato ben noto; le organizzazioni criminali ? che costituiscono esse, e non gli extracomunitari, il primo elemento che attenta alla sicurezza dei cittadini - stringono nella loro morsa anzitutto il Mezzogiorno e ne umiliano le possibilità di sviluppo; la legislazione sui diritti civili è una delle più restrittive tra quelle dei Paesi dell'Unione europea; la legge elettorale vigente, che ha avuto il solo merito di fermare l'intollerabile frammentazione dei partiti, ha lasciato mano libera alle oligarchie di partito di imporre i candidati da loro scelti ai votanti. L'autobiografia della nazione sta tutta nel fatto che i più hanno creduto che Berlusconi e Bossi fossero i medici giusti per curare la crisi. In un Paese che deve affrontare tanti gravi problemi è naturale che la gente chieda un governo forte. A fronte di questa esigenza il governo Prodi, al di là di quanto ha pur fatto di positivo, è apparso per la sua conflittualità interna strutturalmente inadeguato, lasciando così allo schieramento antiberlusconiano un'eredità decisamente negativa con cui fare i conti. Per dare al Partito democratico un'immagine di vigore e di rinnovamento Veltroni gli ha fatto compiere una corsa (quasi) solitaria promettendo una futura maggioranza e un futuro governo compatti, puntando ad ottenere un sostanzioso consenso al centro e recidendo i legami con le variegate forze dell'Arcobaleno e con i socialisti. Sennonché il disegno non ha avuto successo, perché il Pd, mentre non ha ottenuto l'auspicata penetrazione al centro, ha invece pescato alla sua sinistra nel bacino di coloro i quali lo hanno ritenuto il male minore e non ha ricevuto il voto di quanti ritenendolo troppo "morbido" verso gli avversari si sono astenuti. Di qui lo scacco del Pd, a cui si è accompagnata la disfatta dei socialisti e dell'Arcobaleno, rimasti isolati anche in conseguenza dell'atteggiamento di critica aspra, comunque se ne valutino i motivi, nei confronti del progetto e della strategia veltroniani. Questi ultimi hanno pagato la logica del "voto utile", la stanchezza e l'avversione crescenti verso piccoli partiti cui le "rendite di posizione" attribuivano loro un potere sproporzionato, ma soprattutto la loro inettitudine. Quanto al Partito socialista, è da dire che la sua Costituente non aveva certo trasmesso un messaggio di convincente rinnovamento. La sua campagna elettorale centrata in primo luogo sulla pur sacrosanta difesa della laicità dello Stato, senza la capacità di dire nulla di incisivo e persuasivo sui temi stringenti di carattere sociale, è stata prova di una grande debolezza. Quanto alla Sinistra Arcobaleno, i propositi bertinottiani di nuova Sinistra, sempre volta a costruire un'indefinita "società alternativa", non hanno sciolto il problema di fondo: ma insomma volete restare comunisti o diventare socialisti e in tal caso di quale tipo? Ora nelle file degli sconfitti sembra prevalere la convinzione che l'arma della riscossa stia nel rifondare Rifondazione comunista. Se così è, allora davvero bisogna dire che la storia è maestra, ma non trova allievi. La costituzione del Pd aveva già decretato la fine dell'esistenza in Italia di un grande soggetto autonomo della sinistra. Ora la débcle subita riduce sia il Partito socialista sia l'ex-Arcobaleno ad entità trascurabili e li mette alla prova più dura. Lo stato di confusione al loro interno è massimo. Ma il Pd a sua volta deve decidere che fare con una "questione della sinistra" la quale rimane aperta al di là degli esiti elettorali, si presenta irrisolta al suo stesso interno e attende perciò anche da esso risposte. Può voltarle le spalle?.

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Tav, scatta l'ora della verità "discutiamo del percorso" - paolo griseri (sezione: Nord)

( da "Repubblica, La" del 27-04-2008)

Argomenti: La Lega

Pagina VIII - Torino Tav, scatta l'ora della verità "Discutiamo del percorso" La richiesta di Virano per il prossimo Osservatorio Il Comitato No Tav pronto ai sit-in: "Temiamo che venga imposta la discussione" Ai sindaci della Valsusa la stessa proposta potrebbe arrivare martedì dal prefetto PAOLO GRISERI La richiesta è stata avanzata da Mario Virano nella riunione di martedì scorso: "L'Osservatorio - ha detto il presidente - deve decidere come affrontare il tema degli scenari alternativi". Nel linguaggio diplomatico che caratterizza i lavori dell'organismo, la frase ha un solo significato: "è ora di discutere l'ipotesi di tracciato della Torino-Lione". Ecco dunque il momento della verità per i lavori dell'Osservatorio, il passaggio più delicato dopo molti mesi di riunioni e incontri. I tecnici che rappresentano le amministrazioni valsusine hanno risposto che non avevano il mandato per questa discussione. è evidente infatti che si tratta di una decisione politica e che non tutti, da Avigliana in su, sono d'accordo a dire un sì. Così domani sera è in programma la conferenza dei sindaci della valle per stabilire che cosa rispondere a Virano. E già martedì alle 18 i sindaci valsusini sono stati convocati dal Prefetto di Torino. Ufficialmente per un primo incontro dopo l'insediamento del dottor Paolo Padoin. In realtà anche per capire a che punto è la discussione sul supertreno. Stando ai programmi definiti, Virano ha due mesi di tempo per chiudere i lavori dell'Osservatorio. A meno che il nuovo governo non decida di revocargli immediatamente l'incarico che attualmente è in attesa di conferma, il lavoro di Virano dovrebbe cessare il 30 giugno. I comitati "No Tav" hanno sempre rifiutato l'idea che si possa aprire una discussione non sul "se" fare la nuova Torino-Lione ma sul "come" realizzarla. Formalmente i lavori dell'Osservatorio non hanno finora escluso la possibilità che, al termine della discussione, si possa decidere che è più conveniente evitare di costruire l'opera. E anche la discussione sul nuovo tracciato è stata presentata da Virano come una possibile alternativa al non far nulla lasciando che la linea storica, attualmente sottoutilizzata per il traffico merci, rimanga l'unico collegamento ferroviario con la Francia. Per questo il presidente dell'Osservatorio parla di "scenari alternativi" mettendo a confronto l'attuale sistemazione della valle con quella che deriverebbe dalla realizzazione del nuova linea, l'interramento dei binari e la conseguente ristrutturazione urbanistica dei centri abitati. I comitati "No Tav" sono fortemente contrari al fatto che l'Osservatorio affronti l'argomento. Per questo Alberto Perino ha dato appuntamento "lunedì sera e martedì sera" di fronte alla sede della riunione dei sindaci e di fronte alla Prefettura di Torino perché il movimento faccia sentire la sua voce. Un movimento rivitalizzato dall'iniziativa di vendere i terreni su cui dovranno sorgere i cantieri, tanto da annunciare la replica dell'iniziativa il 15 giugno a Venaus. "Quel che temiamo - aggiunge Perino - è che martedì il Prefetto possa costringere i sindaci ad accettare la discussione sui tracciati anche contro la loro volontà". Nella dibattito che potrebbe aprirsi nell'Osservatorio lo scenario con la nuova linea dovrebbe essere quello che prevede l'attraversamento della valle sulla destra orografica della Dora. Una destra che nel frattempo è diventata anche politica perché proprio nei paesi attraversati dall'ipotetico nuovo tracciato la Lega ha avuto importanti successi elettorali. Una parte dell'elettorato, accusando Rifondazione e i partiti della sinistra di aver avuto una linea troppo accondiscendente verso la realizzazione della Torino-Lione, ha scelto il voto a Bossi nella speranza che la Lega torni all'antica impostazione anti-Tav che aveva abbandonato negli anni scorsi per abbracciare Berlusconi e Martinat. Il numero uno di An in Piemonte potrebbe tornare ad occuparsi del dossier Torino-Lione come viceministro dei trasporti. E nei giorni scorsi, forse per la concomitanza con le elezioni comunali di Orbassano, lo stesso Martinat ha sconfessato le sue precedenti dichiarazioni annunciando di essere favorevole al tracciato che corre lungo la destra della Dora e giunge appunto al centro logistico di SiTo. Quella piattaforma che il progetto originario delle ferrovie tagliava invece fuori dal tracciato.

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Al di là dei funambolismi delle bandiere rosse - ettore boffano (sezione: Nord)

( da "Repubblica, La" del 27-04-2008)

Argomenti: La Lega

Pagina XIV - Torino Al di là dei funambolismi delle bandiere rosse ETTORE BOFFANO (segue dalla prima di cronaca) La battuta di Chiamparino fa seguito, appunto, alla presentazione da parte proprio della componente torinese del Pd che trionfò nelle "primarie", e in occasione del 25 Aprile (contrapposto a Torino alle volgarità di Beppe Grillo), di una mutazione genetica della bandiere veltroniane, con un recupero di quel rosso che rievoca, senza molti dubbi in merito, una forte nostalgia del Pci piuttosto che dei Democratici di sinistra o addirittura dell'ormai scomparso Psi. Qualcosa che stupisce se si riflette sullo slogan, "un partito meticcio", con il quale proprio quel gruppo di ex ds torinesi si era presentato al vaglio della nascita della nuova formazione e, soprattutto, dell'integrazione con l'area cattolico-popolare della Margherita. Sostenendo, vale la pena ricordarlo, la candidatura dell'ex democristiano Morgando e contrapponendola a quella di un altro ex democristiano, Susta, a sua volta sorretto, sia a livello locale che nazionale, dall'establishment ormai sessantenne della vecchia federazione provinciale comunista di via Chiesa della Salute. Quel tentativo di "meticciato" ebbe la meglio a Torino e relegò Susta, invece, al ruolo di outsider in quel "Piemonte due" dove il Pd, come ha dimostrato il recente risultato elettorale, conta in molte zone poco più della Lega Nord di Umberto Bossi (ma non possedendone un'analoga capacità di mobilitazione politica). In realtà, però, la spinta propulsiva di quella vittoria si è dissolta con il passare dei mesi e non è più riuscita a contare (a cominciare dall'anonimato politico del segretario regionale Morgando) né nella discussione interna al partito e nelle scelte delle candidature per le urne del 13 aprile, né nella gestione delle amministrazioni locali (e dei loro gravi problemi, soprattutto di bilancio) né, infine, nella grande partita delle nomine bancarie e del loro controllo democratico. Tutte ragioni che rendono adesso un po' ridicolo (per non dire patetico) questo gioco colorato del "rosso" per le bandiere del Pd e ineludibile, invece, per quegli stessi dirigenti torinesi (ma anche per i loro avversari) la risposta agli interrogativi che il voto e la vittoria del Pdl e della Lega sollecitano da due settimane. C'è davvero, in Piemonte come in Italia, la volontà politica di far crescere un partito nuovo, che sappia cogliere tutte le ricchezze della tradizione riformista (alla quale si sono convertiti gli ex comunisti) e di quella della dottrina sociale cattolica? E c'è soprattutto la voglia sincera di condurre tutto ciò a un'unità politica innovativa (l'unico e vero "meticciato" possibile e non pasticciato)? L'alternativa invece è di rinchiudersi, qui come nel resto del paese, in qualcosa di terribilmente vecchio e di già visto. Qualcosa che viene da lontano e dalla storia stessa del Pci e che in questi giorni balza agli occhi a chiunque osservi una cartina geografica dell'Italia e vi proietti sopra i dati elettorali. Da questo breve viaggio, ecco allora spuntare l'immagine di un partito con un certo e indubbio radicamento territoriale; con quattro regioni (quelle che un tempo si dicevano "rosse", alla quale ne va aggiunta una quinta: la democristianissima Basilicata di Emilio Colombo) e due città (Torino e Genova) nel proprio assoluto dominio; un consenso quasi bulgaro negli ambienti della cultura e dello spettacolo (anche se non ci sono più Renato Guttuso e Giulio Einaudi, mentre avanzano Sabrina Ferilli e Francesco Totti); una netta incapacità, invece, di attirare il voto cattolico. Un partito che assomiglia molto al Pci di Berlinguer, anche se di quell'esperienza ha perso la forte identità ideologica mentre ne ha conservato il livello di consenso popolare (poco più del 30 per cento), mantenendo infine a livello nazionale come locale la stessa leadership della Federazione giovanile comunista di quegli anni e avendo addirittura recuperato una parte del voto della diaspora postcomunista a danno della Sinistra Arcobaleno. Basta tutto questo, però, per garantire il costituirsi di una forte identità del nuovo partito e persino la sopravvivenza dello stesso Pd, aldilà dei funambolismi della bandiere rosse, del "meticciato" confuso e delle correnti dei sessantenni del vecchio Pci?.

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Brevi, schede e richiami 5 (sezione: Nord)

( da "Repubblica, La" del 27-04-2008)

Argomenti: La Lega

Il concerto di questa settimana del Festival di musica sacra "40 Concerti nel Giorno del Signore", anziché di domenica si svolge di lunedì, domani alle 20.30 nella Chiesa di San Lorenzo in Lucina (piazza omonima) dove presenta l'interessante 'Messa di San Sebastiano' del brasiliano Heitor Villa Lobos (1889-1959). La precedono le 'Ave Maria' di Saint-Saens e Fauré e il 'Salve Regina' di M. A. Bossi. Lavoro composto con molta attenzione ai significati del testo e caratterizzato dalla ricchezza dell'armonia, la Messa, scritta nel 1937 per Coro a cappella a tre voci, può essere interpretata da un Coro femminile, maschile o di voci bianche: qui è affidata all'ottimo Ensemble vocale femminile del Teatro alla Scala di Milano con Alessandro Foresti all'organo e Paolo Sala sul podio. (landa ketoff) Chiesa di San Lorenzo in Lucina, piazza san Lorenzo in Lucina, stasera ore 20.30. Info tel. 0669886529.

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"due ministri e sei sottosegretari" siciliani in pressing su berlusconi - antonio fraschilla (sezione: Nord)

( da "Repubblica, La" del 27-04-2008)

Argomenti: La Lega

Pagina V - Palermo Miccichè, che potrebbe gestire i fondi Cipe, prova a piazzare i suoi fedelissimi: Ferrara o Fallica "Due ministri e sei sottosegretari" Siciliani in pressing su Berlusconi Ruoli di primo piano solo per Alfano e Prestigiacomo In An cercano spazio Scalia Briguglio e Granata che vorrebbe guidare l'Antimafia. Posti da vice per l'Mpa ANTONIO FRASCHILLA Due ministri, un vice, almeno sei sottosegretari e la presidenza del Senato. Sono questi i numeri siciliani della squadra di governo che sta cercando di costruire il premier in pectore Silvio Berlusconi. "Se confermati, sarebbe un successo per la Sicilia", dicono i forzisti siciliani dopo l'incontro di venerdì a Palazzo Grazioli nel quale Berlusconi ha convocato tutti i dirigenti del partito per cercare di fare il punto sui nomi della Pdl per l'esecutivo: il tutto in vista dell'altro delicatissimo incontro, quello con Umberto Bossi, che si è tenuto ieri a Milano nella sede della Lega. A Palazzo Grazioli gli ambasciatori della Sicilia erano il segretario regionale del partito, Angelino Alfano, e il futuro presidente del Senato Renato Schifani. La linea illustrata da Berlusconi per comporre le caselle del governo è semplice: "Dare una rappresentanza alle varie regioni, ma soprattutto premiare chi ha sostenuto il Pdl nella fase di transizione prima delle elezioni", ha detto il Cavaliere. E sui volti di Schifani e Alfano è apparso un sorriso a trentadue denti, visto che entrambi non hanno mai messo in dubbio "la bontà del progetto berlusconiano". Saranno loro le punte di diamante siciliane della compagine governativa e istituzionale. L'ex capogruppo dei senatori forzisti, Schifani, è ormai lanciato verso la presidenza del Senato, a meno di sorprese dell'ultima ora e di stop che potrebbero arrivare dalla Lega prima di martedì, il giorno della prima seduta di Palazzo Madama. Ad Alfano, che in Sicilia è riuscito a tenere unito un partito lacerato dalle correnti interne durante la scorsa campagna elettorale per le regionali, Berlusconi vorrebbe adesso affidare un ministero: probabilmente quello alla Funzione pubblica. Il leader del Pdl ha poi affrontato il tema della rappresentanza rosa nel prossimo governo: e qui è entrata in gioco la siracusana Stefania Prestigiacomo, che ha prestato il suo volto in quasi tutti i dibattiti televisivi in campagna elettorale. Alla Prestigiacomo potrebbe essere affidato il ministero delle Politiche comunitarie, anche se rimangono in piedi le opzioni Pari opportunità e Ambiente. Ma per quest'ultimo dicastero Berlusconi teme che la Prestigiacomo, la cui famiglia è titolare di aziende nel campo chimico a Priolo e Augusta, possa diventare un bersaglio facile per gli ambientalisti. Se Alfano, Prestigiacomo e Schifani sembrano ormai destinati a ruoli di primo piano, rimangono da delineare i profili dei siciliani che andranno a occupare le seconde file dell'esecutivo. Gianfranco Miccichè, dopo la burrascosa esperienza da presidente dell'Ars, ha già prenotato un posto da sottosegretario alla Presidenza e ha chiesto le deleghe al Mezzogiorno e ai fondi Cipe. Difficilmente le avrà entrambe: tutto dipende dal rimescolamento di carte che un rifiuto di Gianni Letta alla vicepresidenza comporterebbe per la scelta dei sottosegretari di Palazzo Chigi. Miccichè sta però lavorando per inserire un altro siciliano nella squadra dei sottosegretari, da scegliere tra i deputati e senatori che fanno capo alla sua area, come Pippo Fallica, Mario Ferrara e Gaspare Giudice. In casa An, invece, sembra ormai tramontata l'ipotesi Giulia Bongiorno alla Giustizia: l'avvocatessa palermitana che ha difeso Giulio Andreotti potrebbe però ottenere un ruolo come viceministro o sottosegretario. Almeno altri due siciliani dovrebbero però far parte degli otto sottosegretari direttamente in quota An: in pole c'è il coordinatore regionale Giuseppe Scalia che potrebbe essere nominato sottosegretario alle Attività produttive o in alternativa alle Infrastrutture. In lizza anche l'ex assessore regionale ai Beni culturali, Fabio Granata, in corsa proprio per un sottosegretariato alla Cultura. Per Domenico Nania il leader di An, Gianfranco Fini, avrebbe proposto un ruolo da vicepresidente del Senato. "Ma nella partita occorre capire anche quante presidenze di commissioni parlamentari andranno ad An", dicono i siciliani di via della Scrofa. Granata sarebbe candidato, infatti, anche alla presidenza della commissione Antimafia, mentre il deputato Carmelo Briguglio punterebbe a quella degli Esteri. In caso di nomina a sottosegretario di Scalia, inoltre, si aprirebbe anche la sfida per la successione al coordinamento regionale: il primo nome della lista per il dopo Scalia è quello dello stesso Briguglio. Rimane infine da capire che ruolo avrà nel nuovo governo Berlusconi il Movimento per l'autonomia di Raffaele Lombardo. Il neo presidente della Regione, a inizio settimana, aveva posto l'aut aut: "Vogliamo un ministero". Berlusconi però sembra disponibile a dare all'Mpa soltanto un ruolo da viceministro e qualche sottosegretariato: probabile la nomina di Giovanni Pistorio come vice delle Infrastrutture, ma a patto che non debba dimettersi da senatore. Per molti il diktat non esaudito di Lombardo sarà adesso utilizzato contro i forzisti nella formazione della giunta regionale: "Il suo obiettivo non era tanto un ministero, ma tirare la corda per poi avere credito nel governo regionale", sussurrano gli azzurri siciliani.

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Truffe sui fondi della 488 cuffaro querela il pentito - alessandra ziniti (sezione: Nord)

( da "Repubblica, La" del 27-04-2008)

Argomenti: La Lega

Pagina VIII - Palermo Aiuti alle aziende, Campanella chiama in causa due società Truffe sui fondi della 488 Cuffaro querela il pentito Contributi a Provenzano e a imprese gestite da massoni ALESSANDRA ZINITI Il neosenatore Salvatore Cuffaro annuncia querela, suo fratello Silvio chiede ai magistrati della Dda un confronto con il pentito. Hanno suscitato l'accesa reazione dei fratelli Cuffaro le inedite dichiarazioni di Francesco Campanella, pubblicate ieri da Repubblica, che accusa l'ex presidente della Regione e la sua famiglia di aver lucrato sui fondi della legge 488 per ottenere finanziamenti da destinare alle loro attività turistico-alberghiere. Il tutto grazie all'aiuto dell'Oasi di Troina di Padre Luigi Ferlauto e ad una serie di escamotage messi in atto dallo studio di consulenza di un tale "ingegnere Campanella" (solo omonimo del pentito) di Castelvetrano. Escamotage che il collaboratore di giustizia conosce bene visto che lui stesso, come ha raccontato ai magistrati della Dda di Palermo Pignatone, de Lucia, Di Matteo e Prestipino, aveva messo su uno studio di progettazione utilizzato da mafiosi, politici ed imprenditori per drenare illecitamente i fondi pubblici riservati a progetti di sviluppo nelle aree depresse. "Non mi sono mai occupato di 488, di 419, di Por, né tanto meno di scatole più o meno grandi - replica Salvatore Cuffaro - Tra le tante bugie raccontate da Campanella nei miei confronti queste mi risultano assolutamente inedite. Sarebbe interessante capire per quale motivo spuntano solo ora. Stavolta però ho già dato mandato ai miei difensori di presentare querela contro Campanella per tutte le bugie che continua a raccontare contro di me e ora anche contro la mia famiglia". Suo fratello Silvio, invece, che secondo Campanella, avrebbe mantenuto il filo diretto con questo studio di consulenza di Castelvetrano, chiede un confronto con il pentito. "Non una sola delle fandonie che Campanella avrebbe raccontato ai magistrati sulle mie presunte attività truffaldine - aggiunge - ha un minimo di fondamento". Ai magistrati della Dda Campanella ha consegnato un fascicolo con su scritto "Legge 488" che stava negli uffici di via Principe di Villafranca della Sinergie srl, una società di consulenza e progettazione che il pentito aveva messo su per sbrigare le pratiche relative agli affari dei boss di Villabate Mandalà e dei loro imprenditori di riferimento e che poi cedette a due amici che riferisce essere massoni: Giovanni Quattrone e Aldo Vitale. E grazie ad un'altra società, la Management srl, costituita insieme all'ex deputato Giuseppe Acanto, Campanella sarebbe riuscito a fare avere contributi anche a Bernardo Provenzano per la Mare Nostrum, una società che gestiva parte del lido di Altavilla Milicia. "è una società - spiega Campanella - costituita proprio per gestire l'attività di servizi di consulenza legata al mondo dei finanziamenti 488 ma soprattutto per tentare di fare quadrato col meccanismo della massoneria e tentare di prendere tutta una serie di lavori che sarebbero potuti arrivare con il meccanismo di mutuo soccorso tipico della massoneria".

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In rotta il clan lo piccolo c'è un quinto collaborante (sezione: Nord)

( da "Repubblica, La" del 27-04-2008)

Argomenti: La Lega

Pagina VIII - Palermo Angelo Chianello racconta di droga ed estorsioni In rotta il clan Lo Piccolo c'è un quinto collaborante Era tra i sicari indicati per Nicchi Paura a Belmonte per le confessioni di Giacomo Greco Il pentito numero cinque del clan dei boss Salvatore e Sandro Lo Piccolo si chiama Angelo Chianello, ha 43 anni e da oltre un mese sta riempiendo verbali su verbali nella sua collaborazione con i magistrati di due Direzioni distrettuali antimafia: quelle di Palermo e di Milano. Chianello è stato trasferito dal carcere dell'Ucciardone all'insaputa dei familiari, che in questo modo hanno appreso della sua scelta e in gran parte se ne sono dissociati. Diversa la decisione dei congiunti più prossimi del neopentito, adesso anche loro trasferiti in una località protetta. Così, dopo Francesco Franzese, Antonino Nuccio, Gaspare Pulizzi e Andrea Bonaccorso, Chianello è il quinto collaboratore del mandamento di Salvatore Lo Piccolo (nella foto), ormai a pezzi. Starebbe concentrando le proprie rivelazioni ai pubblici ministeri sul versante delle estorsioni e soprattutto dei traffici di stupefacenti, che gestiva assieme allo zio Luigi Bonanno, sul territorio milanese. Questa parte di inchiesta, di competenza della Procura del capoluogo lombardo, ha visto e vede ancor oggi la collaborazione tra i magistrati delle due Dda: nel gennaio scorso, il pm di Milano Ilda Boccassini era stata a Palermo per uno scambio di informazioni con i colleghi del pool coordinato dal procuratore aggiunto Alfredo Morvillo, composto da Domenico Gozzo, Gaetano Paci, Francesco Del Bene e Annamaria Picozzi. Il pentimento di Angelo Chianello è l'ennesimo segnale dello sfaldamento delle cosche palermitane. Nelle scorse settimane, anche nell'inossidabile cosca di Belmonte Mezzagno, zoccolo duro del gruppo legato a Bernardo Provenzano, si è registrato un cedimento, con la collaborazione del genero del boss Francesco Pastoia, Giacomo Greco, che sta svelando i retroscena della misteriosa faida scoppiata in provincia all'inizio degli anni Duemila. Chianello era stato arrestato nel dicembre scorso, per scontare una condanna inflittagli a Milano in seguito a un'estorsione. A gennaio, era stato poi coinvolto nell'operazione Addiopizzo, che aveva portato al fermo di trenta esattori della cosca Lo Piccolo. Già in quel provvedimento emergeva il ruolo di Chianello in un traffico di stupefacenti: spesso si recava a Milano, lì avrebbe dovuto scoprire il nascondiglio di Gianni Nicchi, condannato a morte dai Lo Piccolo. Ma Nicchi fu più svelto. A Palermo, invece, Chianello intratteneva ottimi rapporti con il capomafia di Malaspina e Cruillas, Pierino Di Napoli, e con Giuseppe Geraci, della famiglia di Altarello. Chianello ha già confermato ai magistrati di essere la persona - fino a poco tempo fa non identificata - di nome Angelo, di cui si parlava nelle intercettazioni ambientali effettuate nei confronti del boss di San Lorenzo Salvatore Gottuso.

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L'immutabile classe dirigente - nino alongi (sezione: Nord)

( da "Repubblica, La" del 27-04-2008)

Argomenti: La Lega

Pagina XIII - Palermo L'IMMUTABILE CLASSE DIRIGENTE NINO ALONGI ersonaggi che hanno riscosso il favore di una parte consistente di elettorato e che adesso sono in condizione di influenzare pesantemente la politica degli schieramenti di maggioranza e di minoranza. Intendiamo parlare, in particolare, di Umberto Bossi, di Antonio Di Pietro e di Raffaele Lombardo. Tre leader che incarnano esigenze largamente avvertite dalla popolazione, solo che le esprimono in modo paradossale con più attenzione agli umori della gente che alla logica della politica e senza alcun rispetto della memoria storica, della complessità nazionale e internazionale e spesso della stessa grammatica. Ma nessuno si scandalizza. Sono figure tragicomiche, ma di spessore, più protese a suscitare emozioni che programmi, più specchio della crisi che si vive che del cambiamento che si desidera. Il processo di semplificazione della politica, per quegli strani percorsi della storia, non solo ha salvato questi personaggi (e le forze che rappresentano), ma li ha ulteriormente legittimati. Non a caso tutti, adesso, studiano il successo della Lega, l'affermazione di Italia dei valori, il buon risultato del Movimento per l'autonomia. E si studia, beninteso, per imitarne le procedure, indagarne le dinamiche, copiarne i programmi, non certo per scoprirne le interne contraddizioni. Parte o gran parte della sorprendente vitalità di questi leader e dei loro movimenti sono riconducibili alla lunga transizione che dalla caduta della Prima repubblica continua a vivere il Paese, malgrado il ritorno delle suggestioni mediatiche del Cavaliere e l'affermarsi del buonismo veltroniano, ultima versione del riformismo democratico. Ma la responsabilità di questo successo va attribuita anche alla lettura politica che la società, nel suo complesso, esercita con disarmante superficialità. Come si fa a ritenere che la "questione settentrionale" sia riducibile a un problema di tasse o che il tema degli immigrati sia risolvibile chiudendo le frontiere? Come è possibile perorare la diminuzione della pressione fiscale e contestualmente non rimuovere la pratica del lavoro nero? Come si fa a pensare che i problemi riguardanti la sicurezza possano essere risolti dalle forze politiche che in questi anni hanno beffeggiato la magistratura, reso inoperosi i tribunali e inaugurato, nel 1994, la stagione degli sconti di pena con i decreti "salva-ladri"? Come si fa a credere all'autonomia di Lombardo e del suo movimento, che sono entrambi la costola dura di quella classe dirigente che ha vanificato l'istituto regionale trasformandolo negli anni in un mero erogatore di risorse? E come è possibile accettare in tempi di crisi la bufala del Ponte o la promessa di nuove risorse per il Sud dopo gli sperperi perpetrati? Il popolo "ha sempre ragione" e in nome della sovranità popolare bisogna accettarne, in particolare, i responsi elettorali. è una regola della democrazia. Ma qualche dubbio è legittimo quando si scopre che il popolo sovrano viene irretito dal sentire ripetere mille volte lo stesso concetto o esaltare mille volte lo stesso personaggio. Qualche dubbio è legittimo quando non ci sono sedi di dibattito e momenti di confronto, quando manca il referente politico e non esistono agenzie autonome rispetto all'informazione ufficiale, quando le sedi culturali restano uno spazio elitario, quando il sindacato si burocratizza e quando la pratica devozionistica copre lo spazio religioso. Tutti aspetti che ritroviamo ingigantiti nell'Isola, dove convivono due verità, una ufficiale carica di buonsenso e aperta alla modernità e l'altra ancestrale carica di rancori sicilianisti. Due verità che, intrecciandosi pericolosamente, fanno da velo allo sviluppo e da sostegno a una classe dirigente che non cambia, pur nel variare delle generazioni. Una classe dirigente forte e invadente, che copre gli spazi e non solo quelli della politica, ma che resta pur sempre mediocre e inadeguata.

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L'impegno di berlusconi "riporterò la civiltà a napoli" - ottavio lucarelli (sezione: Nord)

( da "Repubblica, La" del 27-04-2008)

Argomenti: La Lega

Pagina II - Napoli L'impegno di Berlusconi "Riporterò la civiltà a Napoli" Il premier sul degrado in città: ci sarà da lavorare Velardi dà la sveglia al Comune Domani incontro con il sindaco Il governatore invita Prodi e la moglie: trascorrete qui un fine settimana OTTAVIO LUCARELLI "Bisogna riportare Napoli e la Campania al livello di civiltà dovuto. Bisognerà far vedere le bellezze e i tesori artistici in tutte le televisioni del mondo. Un lavoro non breve ma impegnativo". Silvio Berlusconi incontra Bossi e poi, passeggiando nel centro di Milano, torna a parlare della città prescelta per la prima riunione del nuovo governo ma anche per un suo periodico soggiorno settimanale fino a quando il problema dei rifiuti non sarà avviato a soluzione. Promessa fatta in piazza del Plebiscito durante il comizio elettorale e ribadita dopo la vittoria. "Ci sarà molto da fare - ha aggiunto in serata Berlusconi - per cambiare questa opinione pubblica mondiale che oggi guarda l'Italia come un paese che non ha saputo risolvere nemmeno l'elementare problema dell'eliminazione dei rifiuti". In attesa di Berlusconi, intanto, il presidente della Regione Antonio Bassolino ha invitato il premier uscente Romano Prodi e sua moglie Flavia a trascorrere un week end a Napoli. Sono loro i primi prescelti nell'ambito dell'iniziativa lanciata venerdì da Bassolino che ha proposto sul suo blog: "Perché ciascuno di noi non invita un suo amico in vacanza a Napoli e in Campania". "Il tam tam lanciato - ha aggiunto ieri Bassolino - comincia a funzionare. Arrivano messaggi di diversi cittadini che hanno invitato amici, parenti e colleghi da ogni parte d'Italia e del mondo". In città i turisti stanno comunque tornando timidamente ma l'accoglienza non è delle migliori nonostante qualche singolo sforzo mirato a invertire la rotta. è accaduto in questo ponte tra luci e ombre come ha constatato in strada l'assessore regionale Claudio Velardi: "I turisti ci sono e saranno ancora più numerosi nel prossimo ponte del primo maggio. Perciò daremo una mano al Comune per migliorare l'accoglienza". Da qualche settimana alla guida del turismo, Velardi ieri mattina ne ha inventata un'altra offrendo pasticcini in piazza del Gesù ai turisti che stanno tornando anche perché il pacchetto Napoli di questi tempi è vantaggioso. Turisti che arrivano però nei giorni in cui l'immondizia torna ad accumularsi nelle strade, nei giorni in cui i vigili si diradano, in cui i cantieri sono in gran parte abbandonati e la presenza del Comune è virtuale. Claudio Velardi, che ha nel curriculum una breve parentesi in Comune, se n'è accorto e dopo la trovata di ieri mattina ha deciso di fare qualcosa in più fissando un incontro con il sindaco domani alle 11 in Comune per spingere l'amministrazione cittadina a darsi una sveglia. "Sono contento - spiega - dei dati sull'affluenza in questi giorni. Dati confortanti, ma ora bisogna giocare la partita. Ora bisogna pensare all'accoglienza dappertutto. Le istituzioni più vicine al territorio, primo tra tutti il Comune che vive in note difficoltà strutturali, devono rimboccarsi le maniche. Ci incontreremo dunque a Palazzo San Giacomo per vedere in che modo si può aiutare l'amministrazione comunale nell'accoglienza nel momento in cui c'è una oggettiva ripresa. Tutti sappiamo le difficoltà del Comune, soprattutto con le ristrettezze finanziarie, e perciò occorre un aiuto". Amministrazione che, intanto, ha incassato un nuovo affondo da parte del sindacato dei vigili della Fp Cgil-polizia locale. "Da mesi - accusa il segretario provinciale Umberto Cacace - non è stata convocata una sola riunione, da noi sollecitata, per affrontare i temi connessi al rilancio del turismo e in generale delle attività collegate in relazione all'imminente Maggio dei monumenti o al periodo estivo".

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Aiutatemi a salvare anna dalle mani dei boss - luigi merola (sezione: Nord)

( da "Repubblica, La" del 27-04-2008)

Argomenti: La Lega

Pagina XI - Napoli AIUTATEMI A SALVARE ANNA DALLE MANI DEI BOSS LUIGI MEROLA H o seguito anch'io da casa, in settimana, come tanti la trasmissione "Annozero" di Michele Santoro. I relatori invitati sono stati molto bravi nell'analizzare il fenomeno della camorra casertana. Ma a questo tipo di analisi e trasmissioni io, come prete e come educatore, dico basta. Dico basta come hanno detto basta gli insegnanti della scuola media D'Acquisto di Miano, che in questi giorni sono stati assediati da giornali e televisioni. I professori hanno fatto bene a non partecipare alla trasmissione e a loro va il mio plauso nel grande sforzo, ogni giorno, di togliere i ragazzi dalla strada e di supplire alle tante istituzioni assenti. I giovani che ci seguono e vedono i passi di noi adulti hanno bisogno di speranza, di passione per vivere e per non fuggire dalla città. Il bacino dove si alimenta la camorra non è mai in crisi, non diminuisce mai, si alimenta, ogni giorno di più, nei vicoli della nostra città. Il terreno è sempre più fertile perché ci si occupa troppo poco dei minori, i quali agli occhi delle istituzioni non sono in grado di produrre, mentre agli occhi dei boss sono diventati la manodopera più redditizia e meno rischiosa. Vi racconto la storia di Anna, una ragazza da poco diventata maggiorenne, ma cresciuta molto presto, perché già a dodici anni doveva aiutare la sua famiglia, spacciando droga nel suo quartiere, l'Arenaccia. Oggi nel quartiere opera la fondazione "A voce d''e creature", che ha lo scopo di guidare i ragazzi sulla retta via. Anna è stata già tre volte in carcere e oggi che il papà è alcolizzato e la mamma è reclusa nel carcere di Pozzuoli, ha paura di "ricadere nel giro", perché non sa come aiutare la sua famiglia in modo lecito. Deve accudire un fratello piccolo e non ha nessuno che la segue. Mi ha raccontato, appena è venuta in fondazione, di trovarsi di fronte a un bivio: o lavorare di nuovo per conto del boss che gestisce il mercato della droga nel suo rione o morire nell'indifferenza di tutti. Ha bussato a tante porte per lavorare, ma nessuno ha aperto le mani, nessun imprenditore ha teso le braccia perché aveva il marchio indelebile per i suoi errori passati: spacciatrice di droga. Il male che uccide è l'indifferenza, dei cittadini e delle istituzioni. Poche scuole, poche associazioni, pochi preti, pochi uomini e donne di buona volontà non possono salvare la città di Napoli. O risorgeremo tutti o moriremo tutti nella disperazione più totale. Chi ha i mezzi inizi a salvare questa ragazza che ha tanta voglia di dire no alla camorra e che ha tanto bisogno di lavorare. è così cosciente della sua condizione, che è venuta a dirmi: "Padre so che nel vendere la droga uccido i miei coetanei, ma, poi, come farò ad aiutare la mia famiglia se non lavoro?". Chi vorrà togliere una manovalanza al boss dell'Arenaccia offrendo un lavoro ad Anna può scrivermi: merolaavocedecreature.it. Proviamo tutti insieme a strappare l'erba cattiva nella nostra città.

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Voto nei comuni, urne aperte dalle 8 - davide carlucci (sezione: Nord)

( da "Repubblica, La" del 27-04-2008)

Argomenti: La Lega

Pagina VII - Milano Oggi e domani i ballottaggi. Nel Milanese si eleggono quattro sindaci, testa a testa a Sondrio Voto nei Comuni, urne aperte dalle 8 DAVIDE CARLUCCI è in Lombardia che si giocano oggi e domani le sfide più singolari di questo scampolo elettorale. E precisamente a Nova Milanese e a Jerago con Orago, in provincia di Varese. Nel primo comune il candidato dell'opposizione, Loris Antonio Dante, sostenuto dal centrodestra, se vince è un miracolato, visto che la sua avversaria, il sindaco uscente Laura Barzaghi, ha ottenuto il 14 aprile il 49,993 per cento dei voti, mancandogliene esattamente due per ottenere la vittoria al primo turno. Jerago con Orago, invece, è l'unico comune d'Italia sotto i cinquemila abitanti nel quale le urne sono aperte sebbene la legge preveda il turno unico: le elezioni, infatti, sono state rimandate per permettere la riammissione all'ultimo minuto di una lista prima ricusata. Ci saranno anche loro, gli jeraghesi e gli oraghesi, tra i 71mila 700 lombardi che dalle 8 alle 22 di oggi e dalle 7 alle 15 di domani torneranno in cabina elettorale. Tra i sei chiamati a votare, il comune più grosso è Sondrio, l'unico capoluogo di provincia, dove si sfidano due medici. Alcide Molteni, sostenuto dal Partito democratico, Sinistra Arcobaleno, Partito socialista e tre liste civiche (Sondrio Accesa, Sondrio 2020 e Sondrio Democratica), ha già sfiorato la vittoria al primo turno con il 49 per cento. Un distacco di 16,5 punti su Aldo Faggi, sostenuto da Pdl, Lega Nord e due civiche (Faggi sindaco e Sondrio Unita), che ora spera di intercettare il voto della Destra, di Sondrio Liberale, dell'Udc e dei Popolari retici. A Bresso, 26.800 abitanti, il candidato del centrosinistra, Fortunato Zinni, parte favorito, con il 45,2 per cento dei voti, contro Roberto Cassamagnaghi, del centrodestra, che si è fermato al 42,7: la differenza potrebbero farla le due liste civiche, i cui leader hanno dichiarato il proprio voto per Zinni. Più probabile una conferma per il Pdl, invece, a Seveso, dove Massimo Donati, in testa con il 28 per cento dei voti, potrà contare, per vincere su Paolo Brutti (25,3), sull'appoggio della Lega Nord, forte del 23,9 per cento di consensi accordati al suo candidato, David Galli. Centrodestra in vantaggio anche a Gorgonzola, dove Walter Baldi ha toccato quota 39,8 per cento contro Mario Balconi, fermo al 32.

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La richiesta del governatore "un ministro formigoniano" - andrea montanari (sezione: Nord)

( da "Repubblica, La" del 27-04-2008)

Argomenti: La Lega

Pagina VII - Milano La richiesta del governatore "Un ministro formigoniano" Il Pd: è in crisi, no all'ipotesi di patti bipartisan ANDREA MONTANARI Trovato l'accordo con la Lega, a Silvio Berlusconi resta ancora da sciogliere il nodo di Roberto Formigoni, che ieri ha sentito telefonicamente il premier in pectore, dopo il suo incontro con Umberto Bossi, e lo rivedrà domani. Al leader del Popolo delle libertà il governatore ha ribadito le sue condizioni per restare al Pirellone. La garanzia di essere il candidato alla Regione anche nel 2010, carta bianca sull'imminente rimpasto della giunta e la certezza che gli saranno assegnate deleghe speciali sull'Expo 2015. A queste, da ieri se n'è aggiunta un'altra. L'ingresso nel futuro governo di esponente di "provata fede formigoniana". Tra i nomi, circola quello del primario di Medicina Nucleare e Radioterapia dell'ospedale San Raffaele, Ferruccio Fazio, per la guida del ministero della Salute. Richieste non facili da esaudire, visto che Berlusconi ha già promesso alla Lega che il prossimo candidato alla guida del Pirellone nel 2010 sarà un leghista. Nel frattempo, fa discutere nel Partito democratico l'ipotesi che Formigoni possa aprire la sua squadra anche un esponente del Pd. Al capogruppo del Carroccio in Regione, Stefano Galli, che aveva minacciato in questo caso la crisi, fonti del Pirellone fanno notare "che i voti della Lega in Regione non sono determinanti". "è una questione che non sta né in cielo e né in terra - replica il coordinatore della segreteria lombarda del Pd Matteo Mauri - Noi in Lombardia abbiamo un compito di opposizione, che continueremo a fare, come sempre, in modo serio e responsabile. Non ci prestiamo a giochi tutti interni al centrodestra". Sulla stessa linea il consigliere regionale del Pd Franco Mirabelli: "Non saremo la stampella di Formigoni proprio ora che si trova in difficoltà, prigioniero dell'asse Berlusconi-Bossi". Ma il capogruppo del Pd in Regione Guido Galperti rilancia: "Ma quale stampella, se hanno maggioranze blindate in tutta la Lombardia. Anche se non c'è ancora nulla di concreto, non dobbiamo avere delle pregiudiziali, anche tenendo un occhio alle Provinciali del prossimo anno. Se il Pd vuole rappresentare una novità deve rappresentarla fino in fondo, non fare finta di osare". Per Maria Grazia Fabrizio, "sarebbe intelligente discutere di un'alternativa alla Lega prima che diventi proprietaria dopo il Veneto anche della Lombardia, a patto che Formigoni non voglia solo togliersi qualche sassolino dalle scarpe".

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Pizzo sui defunti il boss: "l'ho fatto per salvare il posto" (sezione: Nord)

( da "Repubblica, La" del 27-04-2008)

Argomenti: La Lega

Pagina VIII - Bari L'interrogatorio di Di Cosola Pizzo sui defunti il boss: "L'ho fatto per salvare il posto" Un tentativo di salvare la ditta che l'aveva assunto, di garantire la salvaguardia dei posti di lavoro, il suo e quello di un altro dipendente. Ha spiegato così al gip Jolanda Carrieri, che lo stava interrogando, le sue presunte pressioni nei confronti degli infermieri necrofori dell'ospedale Di Venere. Il boss Antonio Di Cosola, arrestato nell'inchiesta sulla banda del caro estinto, è comparso ieri in tribunale per l'interrogatorio di garanzia. Pantaloni chiari, maglietta e sahariana, Di Cosola si è presentato al primo piano del Palagiustizia di via Nazariantz e, assistito dagli avvocati Nino Castellaneta e Antonio Vitulli, ha risposto a tutte le domande fattegli dal gip e dal pm antimafia Desirée Digeronimo. L'uomo è accusato di essersi presentato, spalleggiato dai suoi uomini per due volte (il 19 ottobre e il 21 novembre 2006), ai necrofori. E di aver chiesto loro perché per l'organizzazione di un funerale avessero chiamato un'altra ditta piuttosto che quella di Rosa Porcelli (anche lei arrestata, assieme a suo marito Pellegrino Labellarte). Ieri, dunque, ha chiarito ai magistrati che il suo era solo un tentativo di aiutare l'azienda, che navigava in cattive acque, e dunque di evitare anche il proprio licenziamento. Nella stessa mattinata sono comparsi dinanzi al giudice anche Rosa Porcelli e Pellegrino Labellarte, assistiti dall'avvocato Isabella Legista, che hanno invece preferito il silenzio, avvalendosi della facoltà di non rispondere. (m.chia.).

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Il ragazzo con la pistola imponeva il baciamani - mara chiarelli (sezione: Nord)

( da "Repubblica, La" del 27-04-2008)

Argomenti: La Lega

Pagina VII - Bari Il ragazzo con la pistola imponeva il baciamani Quando era al Fornelli. E all'educatrice diceva: "Qui comando io" Maggiorenne fra pochi mesi, è tornato a casa malgrado il no della procura MARA CHIARELLI "Seduto al lato della cattedra, riceveva baci reverenziali dai compagni di classe che entravano nell'aula". Comincia così la relazione degli operatori dell'istituto Fornelli, dove è stato detenuto per 15 mesi, sull'ex bambino con la pistola, arrestato nel gennaio 2007 per una serie di rapine cruente e da due giorni trasferito nell'abitazione dove vivono la mamma e il fratello più piccolo. Il 17enne, che ad agosto ne compirà 18, è figlio di un boss di Bari vecchia e, sin da quando ne aveva 11, si è fatto conoscere dalle forze dell'ordine. Nell'estate del 2001 fu fermato dai carabinieri in un vicolo: in un sacchetto di carta, avvolta in uno strofinaccio, aveva una pistola usata per un delitto. Da allora gli investigatori hanno registrato una importante escalation criminale, tanto da collocarlo a capo di un gruppo di minorenni, specializzati nelle rapine, sia ai danni di coetanei che di agenzie di viaggi e assicurative. Nel dicembre scorso, dopo aver aggredito un ragazzo algerino, fu spedito dalla direzione del Fornelli con provvedimento disciplinare in un carcere minorile di Catania. Il fatto avvenne in occasione di una partita di calcio, durante la quale il giovane nordafricano osò tenere un atteggiamento ribelle: in cinque gli si scagliarono addosso e gli ruppero il setto nasale. "Particolarmente grave" fu valutato allora dalla direzione del Fornelli il comportamento del giovane, "che per il solo fatto di aver interpretato come minaccioso il semplice atteggiamento dell'algerino", non aveva esitato a colpirlo. Al ritorno da Catania, tuttavia, le cose non sono migliorate tanto da indurre i responsabili dell'istituto a chiedere (e ottenere dall'amministrazione ) il trasferimento del giovane a Cagliari, "per evitare che la sua presenza pregiudichi il regolare svolgimento delle lezioni - hanno spiegato - e che influenzi negativamente altri minori". Raccontavano inoltre gli operatori che non appena i ragazzi entravano in aula, "affermava apertamente, riferendosi anche alla docente, "Qui comando io"". E giù il baciamano. Il trasferimento, ribadivano allora, "si ritiene necessario anche per evitare il tentativo di proselitismo e assoggettamento degli altri minori che cerca di porre in essere".

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Brevi, schede e richiami 4 (sezione: Nord)

( da "Repubblica, La" del 27-04-2008)

Argomenti: La Lega

Nuovo percorso doloroso per infelicità metropolitane. Ancora un segmento di un teatro civile che Fortunato Calvino persegue con tenacia fantasiosa. In prima nazionale alla Sala Assoli del Teatro Nuovo è andata in scena "Lontana la città". Calvino firma anche la regia della rapida commedia, un atto unico di poco meno di un'ora, costruita con intenzione dichiaratamente didattica, come è il suo teatro, che sembra fatto per parlare a giovani della costante necessità di un non eludibile impegno contro insopportabili soprusi. Ed è capace di parlare anche ai meno giovani. Per inorriditi soprusi, e violenze che feriscono animi a corpi, lasciando segni profondi e dolorose cicatrici nel corpo stesso della società che Calvino ogni volta osserva e racconta, quasi cronista che si guarda intorno con sempre critica attenzione a una Napoli dai confini feroci e veri in cui la vita non è mai facile percorso. Qui ancora un quartiere popolare, e ancora una volta una donna a fare da oggetto d'inconfessabili cupidigie prepotenti. Come altre volte, Calvino affida alla protagonista il compito d'essere motore, oltre che vittima, delle sue architetture, relegando le presenze maschili in avvilita esistenza sconfitta. Questa volta il motore è Rosaria, cui Roberta Serrano offre generose disperazioni e certezze, padrona di una lavanderia, con un marito depresso e un figlio lontano a trovare lavoro e vita meno grama. Offrendo alla figlia possibili percorsi di riequilibrio morale Rosaria non vorrà sottostare a tentativi volgari di seduzione da parte del boss del quartiere. Un Don Ciro non privo d'aitante protervia che Massimiliano Rossi disegna con odiosa precisione. Racconto di disperata cupezza, si sviluppa però con qualche avarizia di soluzioni. Bella prova anche di Loredana Simioli in equivoca invadenza corposa e di Gioia Miale in nervosa contrapposizione. Bell'impianto di scena di Paolo Foti e costumi dalle precise e cupe intuizioni firmati da Annamaria Morelli. Le musiche originali di Paolo Coletta segnano l'azione. Applausi calorosi dal pubblico della prima. Repliche fino a domenica. Tel. 081 4976 267. (giulio baffi) Info email botteghino@nuovoteatronuovo.it.

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Brevi, schede e richiami 3 (sezione: Nord)

( da "Repubblica, La" del 27-04-2008)

Argomenti: La Lega

Musica RISING MUTINY Il chitarrista Irio De Paula e il trombettista Fabrizio Bosso dalle 22 al Rising Mutiny, via Bellini. Info 347 804 4559 e 335 879 0428. AROUND MIDNIGHT I chitarristi Antonio Onorato e Aldo Farias dalle 21.30 all'Around Midnight, via Bonito. Prenotarsi ai numeri 081 742 3278 e 333 700 5230. TINTADIROSSO Dalle 18 al Tintadirosso in via San Biagio dei Librai Photo Exhibition di Martin Errichiello e Salvio Morrone e dj set di Silvia D'Alesio. Dalle 21 concerto del Titanic Tango Quartet. Ingresso 7 euro. Info 081 658 4222 e 333 601 8783. KINKY Smoka Spire dalle 22 al Kinky, vico della Quecia. Info 328 186 2831 e 347 633 0247. RISING SOUTH Dalle 17.30 al Rising South, via San Sebastiano, selezione di artisti pop-rock emergenti. In giurìa Gabriele Medeot, Andrea Schipani, Massimo Jovine, Rosanna De Lucia. Il premio consiste nella produzione di un progetto discografico. Info 081 570 1730. SANT'ANTIMO Eclissi di Soul dalle 21.30 al Joia, corso Europa a Sant'Antimo. Brani di Sam cooke, Ray Charles, Marvin Gaye, Earth Wind & Fire. Info 081 830 3780. CAVA Il pianista inglese Jonathan Gee con il sassofonista Jerry Popolo dale 21.30 al Moro, Borgo Scacciaventi a Cava de' Tirreni. Info 089 445 6352. CAPUA Tango dalle 21.30 nel caffè ristorante Ex Libris, Palazzo Lanza, corso Gran Priorato di Malta a Capua. Info 0823 622 924 e 0823 96 2097. Classica teatro mediterraneo Domani alle 20 al Teatro Mediterraneo (alla Mostra d'Oltremare) secondo concerto della Stagione 2008 dell'Ancem (Associazione Napoli capitale europea della musica). A dirigere l'orchestra del Solisti di Napoli, Tiago Flores. In programma musiche di Villa Lobos, Barbosa, Gomes, Nazareth. Nell'ambito della serata si raccoglieranno fondi a favore della "Casa di Tonia per l'accoglienza e l'assistenza della madre e del bambino", iniziativa voluta dal cardinale Crescenzio Sepe che sarà presente alla serata. Biglietto 15 euro. Info 081 1926 2280; ancem-napoli@libero. it. MADRE Dalle 19.30 al Madre, via Settembrini, "Alatiel" su musiche di Fabrizio De Rossi Re per due voci recitanti, soprano, tromba, pianoforte, contrabbasso e percussioni. Ingresso 10.50 euro, ridotto studenti e artecard 7.50. www. turchini. it RAVELLO Da mezzogiorno a Villa Rufolo, Ravello, concerto del Kansax Quartet. Con Vittorio Quinquennale (sax soprano), Fabio Sullutrone (sax alto), Enzo Spizzuoco (sax tenore) e Giuseppe Moscato (sax baritono). Musiche di Vivaldi, Debussy, Naulais, Rota, Ravel, Iturralde, Girotto, Piazzolla, Corea. FAICCHIO Dalle 18.30 nella chiesa di Santa Maria Assunta a Faicchio (Benevento) concerto dell'organista Mauro Castaldo con musiche di Salvatore, Bach, D'Orsi, Pitoni, Perosi, Benedetto Marcello. Ingresso libero. Teatro MERCADANTE Dalle 18 al Mercadante, piazza Municipio, lo spettacolo di Marco Sciaccaluga "Svet La luce splende nelle tenebre" di Lev Tolstoj, una produzione del Teatro Stabile di Genova. Alle 21, nella sala del Ridotto, Teresa Saponangelo nello spettacolo "Il mondo deve sapere", dal libro di Michela Murgia. In scena anche gli attori Carmine Borrino e Fortunato Cerlino. Adattamento di Saponangelo, Greco, Emmer. Regia David Emmer. Info 081 551 0336 e 552 4214. ELICANTROPO Dalle 18.30 all'Elicantropo, vico Gerolomini, lo "Studio de la classe morta", spettacolo di Eugenia D'Alterio liberamente ispirato all'opera di Tadeusz Kantor. Con Lucio Celaia, Manuela Di Florio, Davide Giacobbe, Federico Infantino, Marco Luciano, Ramona Tripodi. Scene di Peppe Zinno e Ciro Di Matteo. Info 081 296 640. SANCARLUCCIO Dalle 18.30 al Sancarluccio, via San Pasquale a Chiaia, lo spettacolo di e con Antonio Carletti "E' primavera". Musiche Bob Quadrelli. Info 081 405 000. TAM Laboratorio di giovani cabarettisti dalle 22 al Tam di via Martucci. Info 081 682 814. DIANA Dalle 18 al Diana, via Luca Giordano, Gianfranco D'Angelo e Ivana Monti nella commedia di William Arthur Rose "Indovina chi viene a cena". Regia Patrick Rossi Gastaldi. Info 081 578 1905. VERDI SALERNO Dalle 18.30, al teatro Verdi di Salerno, Arturo Brachetti nello spettacolo "L'uomo dai mille volti". Regia Serge Denoncourt. CASERTA Dalle 19 a Officina Teatro, viale degli Antichi platani di San Leucio a Caserta, la commedia di Sergio Del Prete e Valerio Esposito "La strana storia di Romeo e Giulietta". Regia Sergio Del Prete. Biglietti 10 e 7 euro. Info 0823 363 066. ORTO BOTANICO Domani alle 9.30 e alle 11 all'Orto Botanico, via Foria, lo spettacolo di Giovanna Facciolo "Il regno di Oz". Ingresso 5 euro. Prenotazione obbligatoria 081 0330 619.

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Palermo, murales col volto del superboss latitante - salvo palazzolo (sezione: Nord)

( da "Repubblica, La" del 27-04-2008)

Argomenti: La Lega

Cronaca Lo sfogo su Provenzano Due in una settimana dedicati a Messina Denaro: è giallo Palermo, murales col volto del superboss latitante Se la veda con la sua coscienza per il danno che ha fatto agli amici che non lo meritavano. La mia amicizia con lui è finita... SALVO PALAZZOLO PALERMO - Spuntano altri due murales con il volto del superlatitante di Cosa nostra Matteo Messina Denaro: nel capoluogo siciliano, accanto l'ingresso della facoltà di Giurisprudenza; e nel paese natale del boss, Castelvetrano (Trapani), sulla facciata dei nuovi uffici comunali. La firma è la stessa del primo disegno in stile pop art di Andy Warhol comparso a Palermo, dietro la cattedrale: "F.A" e il simbolo del dollaro. Resta un mistero il significato dell'immagine: "Potrebbe essere un incitamento alla cattura", ha ipotizzato il questore Giuseppe Caruso. L'associazione dei familiari delle vittime dei Georgofili denuncia invece: "Si ostenta l'immagine di un assassino in libertà per perorare la richiesta di benefici carcerari per i mafiosi stragisti". Il sindaco di Castelvetrano, Gianni Pompeo, non ha avuto dubbi: ha ordinato di cancellare il disegno. Intanto, polizia e carabinieri stanno cercando di chiarire il giallo, addirittura con due indagini parallele. Forse troppo per dei semplici murales? Matteo Messina Denaro è ormai l'obiettivo numero uno per l'antimafia: polizia e carabinieri, sotto il coordinamento dei pm di Palermo, hanno ormai avviato la grande sfida. Le ultime tracce certe del padrino risalgono al 2006, quando un confidente del Sisde - nome in codice Svetonio - passò le lettere che si scambiava con il capomafia di Trapani. Lui, ormai ricercato dal 1994, si concedeva citazioni letterarie ("Sono diventato il Malaussène di tutto e di tutti"), considerazioni sui politici ("L'unico di razza fu Craxi") e pensieri di mafia in libertà. Uno anche su Provenzano, accusato di avere conservato i pizzini nel suo covo: "Tanto danno ha provocato agli amici".

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Bomba sotto l'auto, imprenditore in fin di vita - giuseppe baldessarro (sezione: Nord)

( da "Repubblica, La" del 27-04-2008)

Argomenti: La Lega

Cronaca La vittima Bomba sotto l'auto, imprenditore in fin di vita Gioia Tauro, tritolo innescato da telecomando. Ha perso gambe e braccia Antonino Princi ha pericolose parentele nei clan Vendetta o guerra di mafia Un'esplosione devastante e killer professionisti: non accadeva da otto anni GIUSEPPE BALDESSARRO GIOIA TAURO - Un'autobomba per far saltare in aria un imprenditore facoltoso e dalle "parentele" pericolose. Un'esplosione devastante. Alla vecchia maniera, come in Calabria si era visto solo durante le guerre di mafia più cruente, quelle per spartirsi gli affari miliardari, della droga e degli appalti. Nel mirino dei killer ieri è finito Antonino Princi, ridotto in fin di vita dalla deflagrazione. Un manager che gestiva un consistente impero economico, fatto di negozi e quote societarie. Ma che è anche genero di don Mico Rugolo, boss di Castellace. L'esplosione alle 8,25 del mattino. Sotto la Mercedes di Princi - parcheggiata vicino casa a Gioia Tauro - nella notte è stato sistemato un ordigno ad alto potenziale. Tritolo, innescato da un timer fatto partire con un telecomando a distanza quando l'imprenditore si è avvicinato all'auto. L'esplosione lo ha letteralmente spazzato via, riducendo il suo corpo in brandelli. Ora versa in condizioni disperate. I medici del reparto di rianimazione degli Ospedali riuniti di Reggio Calabria gli hanno dovuto amputare quel che restava di braccia e gambe. Ed anche altre parti del corpo risultano "gravemente compromesse". Al punto che i sanitari stanno valutando la possibilità di sottoporlo ad un nuovo delicato intervento chirurgico per cercare di tamponare le ferite. Un agguato di chiara matrice mafiosa. Riferiscono gli inquirenti, "di livello altissimo". Sia per il personaggio coinvolto che per la simbologia adottata dai clan. Cercavano l'atto eclatante e per ottenere il risultato si sono affidati a dei professionisti. L'ultima autobomba fatta esplodere in Calabria è quella che il 13 aprile del 2000 uccise, a Marina di Gioiosa Jonica, Domenico Gullaci, un imprenditore della Locride. Per gli esperti della Direzione distrettuale antimafia è impossibile che un agguato del genere sia stato fatto senza il placet delle famiglie più potenti, o in aperto sfregio a queste. Princi era proprietario di numerosi negozi di abbigliamento. A lui sono riconducibili anche alcune società che gestiscono spazi in una serie di centri commerciali calabresi. Fino al 2006 era stato azionista al 48% del Catanzaro calcio. Un'avventura finita col fallimento della squadra che allora militava in serie B. Pochi mesi fa l'uomo aveva manifestato la disponibilità ad acquisire il 100% del pacchetto azionario del Fc Catanzaro, la nuova società nata con il lodo Petrucci dopo il fallimento. Le trattative, però, non erano andate a buon fine e Princi aveva rinunciato. Soldi, tanti soldi. Investiti in diversi settori. Per questo i magistrati non escludono la pista del riciclaggio e stanno ricostruendo la mappa di tutti i suoi interessi. Indagini difficili, affidate al procuratore aggiunto di Palmi, Bruno Giordano, e al pm dell'antimafia reggina Roberto Di Palma. Le parentele di Princi portano la Procura a tenere in conto un'altra pista. Inquietante. L'attentato potrebbe essere collegato ad una vendetta maturata negli ambienti della criminalità organizzata della Piana di Gioia Tauro. La moglie dell'imprenditore è una Rugolo. Il padre della donna, don Mico, è cognato di Saro Mammoliti, entrambi alleati degli Alvaro di Sinopoli. Sono i clan che secondo gli investigatori controllano l'intera zona preaspromontana del versante Tirrenico reggino. A Gioia invece hanno sempre comandato i Piromalli-Molè, mentre Rosarno era territorio dei Pesce Bellocco. Equilibri solidi, che però sembrano essersi spezzati. Nella Piana di Gioia Tauro è in atto uno scontro tra i clan di vertice. Il primo febbraio scorso, è stato ucciso Rocco Molè, uno dei capi dell'omonima cosca. Una volta comandavano assieme ai Piromalli. Ma l'alleanza potrebbe essersi incrinata sotto la spinta del fiume di denaro che è arrivato, o sta per arrivare, nella Piana. Il soldi per il rifacimento della Salerno-Reggio Calabria, quelli per la realizzazione del rigassificatore, e ancora i grandi investimenti per il Porto di transhipment e per la sua fascia industriale. E poi i nuovi centri commerciali. Il più imponente della provincia di Reggio Calabria si trova a Rizziconi, nel cuore della Piana. Uno dei soci è Pasquale Inzitari, esponente di primo piano dell'Udc calabrese (candidato al Parlamento alle scorse elezioni) e cognato di Princi. E a dimostrazione dei variegati interessi dei clan, nei giorni scorsi è arrivato lo scioglimento per "infiltrazioni mafiose" del consiglio comunale di Gioia Tauro. Secondo la relazione del Ministero dell'Interno i Piromalli controllavano diverse attività dell'amministrazione locale, grazie alla presenza, più o meno diretta, dei loro uomini.

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L'incontro - rodolfo di giammarco (sezione: Nord)

( da "Repubblica, La" del 27-04-2008)

Argomenti: La Lega

Spettacoli L'INCONTRO Volti da fiction Adesso per il grande pubblico è l'incarnazione del "capo dei capi" della mafia. La sua interpretazione è stata un'impresa da mutante: nella realtà l'attore palermitano è un trentatreenne mite, misurato e sorridente Gli si riconosce un solo vizio maturo: una voglia di teatro che lo fa stare sempre in movimento. Mette un valore al di sopra di tutti gli altri: "Non rinuncerei mai all'indipendenza, rifiuto i pregiudizi e l'ordine imposto" Mille coincidenze mi hanno portato a fare Riina in tv Ma io non vedo la differenza tra Riina e il delirio d'onnipotenza di un Riccardo III o di un Caligola RODOLFO DI GIAMMARCO ROMA Un Cesare Lombroso dei nostri giorni, o un Desmond Morris che tanto ha studiato e teorizzato il rapporto tra gesti, fisionomia e comunicazione degli esseri umani, farebbero carte false per indagare a fondo le ragioni che hanno spinto otto-dieci milioni di italiani ad associare, a identificare naturalmente Totò Riina, solido e tragico boss corleonese della mafia (milleduecento morti sulla coscienza), con l'oggi trentatreenne Claudio Gioè, l'attore palermitano mite, misurato e sottile, volto flemmaticamente sorridente, interprete apprezzatissimo della parte del re ombra di Cosa Nostra nella fiction Il capo dei capi che i registi Enzo Monteleone e Alexis Sweet e gli sceneggiatori Bises, Fava e Starnone (romanzando un libro di D'Avanzo e Bolzoni) hanno condotto a un memorabile successo di share, di gradimenti e di clamori polemici su Canale 5. Un anno fa Gioè s'è sottoposto all'impegno di modellare il proprio corpo e le proprie espressioni ricostruendo minuziosamente la parabola della vita di Riina dai suoi venticinque ai suoi sessantatré anni. Un'impresa da mutante, da museo siciliano live delle cere, da faustiano interprete delle altrui età dell'uomo. E quando te lo trovi davanti, questo giovane artista che ha somatizzato in tv quasi quaranta stagioni della Mente del Male, avendo già alle spalle le esperienze da sindacalista ne I cento passi e da operaio ne La meglio gioventù, film entrambi di Marco Tullio Giordana, reduce anche dal successo personale a teatro delle voci date al mondo catanese delittuoso e offeso de L'istruttoria di Claudio Fava, quando sei a tu per tu con lui t'accorgi d'avere a che fare con un ragazzo, una specie di fool isolano, un giovanotto di taglia adolescenziale. L'unico vizio maturo che nei primi minuti gli scorgi negli occhi è una voglia di teatro. Quella ce l'ha nel sangue. E in fondo, l'anno scorso, non ha fatto altro, davanti alle telecamere, che teatralizzare scientificamente, antropologicamente e mimeticamente un personaggio non scritto, una figura reale, potente, temibile, oggi sotto chiave a scontare quasi una ventina di ergastoli. "Ho studiato a lungo come Riina si muoveva, che sguardo aveva, come "recitava" davanti ai giudici, ogni sua mezza occhiata, ogni suo mezzo tono, ogni sua ruvida piega culturale, il modo in cui non riusciva a stare seduto sulla sedia in aula, il suo atteggiamento sempre impassibile che però tradiva l'istinto di saltare al collo ai pentiti (agghiacciò il tribunale, quel suo sussurrare "Ma statti zitto" al pentito Gaspare Mutolo, suo autista), e insomma m'ha interessato l'uomo, la sagoma, i suoi limiti, le contrazioni, l'uso delle mani e in particolare del pollice, come girava la testa, come reagiva alle descrizioni feroci dei crimini con l'acido, dei delitti messi a segno con le proprie mani dopo aver magari offerto un pranzo alla vittima, e ho spiato la sua rabbia animalesca sotto le apparenze di una prossemica inalterabile, quando si schermiva, quando i testimoni gli davano del lei, il vossia, rispondendo a un cerimoniale scopertamente mafioso". E come ogni attore di antica tradizione, il giovane Gioè s'è sottoposto, per incarnare le varie età del Capo dei capi, a un meticoloso, paziente, anatomico lavoro di trucco. "Il problema dell'assumere i tratti più attempati del Riina sessantenne sono stati risolti con una protesi che mi irrobustiva di una trentina di chili, ma anche certi abiti suggerivano una postura, un andamento, una mentalità da soggetto molto vissuto, e io ho contribuito agendo con restrizioni delle articolazioni, riducendo la gestualità, economizzando le occhiate. Perché più il suo potere era accresciuto, più in proporzione inversa lui si muoveva di meno, più emetteva segnali con un solo minimo cenno, con un'essenza di cenno". Fatalità vuole che quest'attore depositario dell'immagine del più temuto e spietato degli uomini della mafia abbia avuto una vocazione infantile liliale, e una crescita artistica con tutti i crismi. "Avevo sette-otto anni quando mia nonna mi regalò un registratore a cassette, e lì mi venne, per gioco, d'inventare un radiodramma dove facevo vari personaggi, varie voci, suscitando gran divertimento in famiglia. La mia prima performance pubblica fu a sedici anni, al liceo, dove interpretai un fruttivendolo dei mercati di Palermo, una figura comica a tu per tu con Goethe. Poi, quando ero già iscritto a Lettere classiche, mi convinsi a fare un tentativo con l'Accademia d'arte drammatica, dove per provino portai Ricorda con rabbia con inflessioni siciliane, e Mario Ferrero vide in me la passione, e con mia sorpresa fui ammesso, frequentando poi tutti e tre gli anni". Ma non tarda a tirar fuori una certa irrequietezza, una certa vena indipendente. "Buttai giù una riscrittura di Edipo che realizzai a Palermo, Edipo e controedipo ispirato a Laforgue e a Carmelo Bene, operazione strana ma il pubblico s'entusiasmava, s'emozionava. Subito dopo Lavia mi chiamò all'Eliseo per Il gioco delle parti con Orsini: una tournée di sei mesi, io in scena ogni sera tre minuti, un'esperienza di disciplina che fruttò un po' di crisi depressiva ma anche un serio apprendistato di meticolosità e reiterazione. E ancora una volta, alla ricerca di un'opportunità tutta mia, appena finito Pirandello costruii da me uno spettacolo, Historia von Doctor Johannes Faustus, un patchwork dall'opera dei pupi su Faust, fino a Thomas Mann, passando per Nietzsche, per Marlowe e ovviamente per Goethe". Teatralmente non stava mai fermo, e su commissione riscrisse un'Ifigenia ("era un divertissement alla Coward") ma gli venne in mente anche Caligola Night Live gettandone su carta la traccia mentre era di turno sulle ambulanze di Palermo dove espletò il servizio militare civile. Però intanto incrociò anche il cinema, nel 1998, prendendo parte con Tilda Swinton, musa di Derek Jarman, a The Protagonists di Luca Guadagnino, che andò alla rassegna collaterale del Festival di Venezia. "Ma la vera visibilità l'ottenni nel ruolo di un intellettuale impegnato nel sociale, amico di Peppino Impastato, in Cento passi di Giordana, un film potentissimo che alla sua presentazione mi commosse". Nel frattempo s'era trasferito a Roma, e ci fu l'altro nuovo salto di popolarità fatto in televisione nei panni dell'operaio licenziato de La meglio gioventù, cui segue, dopo il film Passato prossimo, una piccola parte in Paolo Borsellino di Tavarelli. "Dato che reputo la rabbia intima un grande veicolo creativo, ho ripreso in mano il Caligola Night Live che era un triplo salto mortale nato con la lettura di Camus, e mi sono organizzato, l'ho interpretato riducendo tutto a un solo personaggio. Mi venne a vedere Valsecchi, che poi doveva produrre Il capo dei capi, e mi propose un provino". In teatro si concretizza intanto, due anni fa, l'impresa che ha rappresentato una svolta, il corrispettivo scenico di quel balzo in avanti di Gioè nel grande e nel piccolo schermo. "Mi chiamò il regista Ninni Bruschetta, per far parte de L'istruttoria, oratorio civile fondato sui verbali delle testimonianze al processo per la morte di Giuseppe Fava, su testo del figlio Claudio. Mentre provavamo L'istruttoria commentai con una frasaccia incredula lo sceneggiato su Riina cui m'aveva accennato Valsecchi, e il caso volle che Claudio Fava, lì presente (già co-autore dei Cento passi), mi rispondesse che era coinvolto anche lui nell'impresa sull'ultimo dei Corleonesi. Capii che i destini si incrociavano sempre di più. Tant'è che ad Alexis Sweet, co-regista scritturato per Il capo dei capi, piacque il mio Caligola, e l'altro co-regista, Monteleone, aveva apprezzato molto la mia prova a teatro ne L'istruttoria. Insomma una serie di coincidenze, di cui la prima e la più decisiva è l'essere siciliano, m'hanno portato dritto dritto a fare Riina. Temevo il ridicolo, e invece sono stato preso tanto sul serio da suscitare anche un mucchio di riserve sulla popolarità toccata a un mostro freddo e assetato di potere (con l'aggravante della leggenda d'essere piaciuto a Riina stesso). Ma io non vedo la differenza tra Riina e il delirio d'onnipotenza di un Riccardo III, o di un Caligola". Ora però Gioè se la dovrà vedere con un mito più vertiginoso, e universale. Da mente e killer malvagio per la certezza del primato nella Cupola, passerà ai panni del più sofferto e tragico dei personaggi del dubbio. Ancora diretto da Bruschetta, debutterà come Amleto nel gennaio 2009 a Messina. "Per il Principe di Danimarca non ci sarà alcuna trasformazione fisica. Un'apparente analogia potrebbe stare nel fatto che lo vediamo come personaggio negativo, ma Amleto è sicuramente un folle, e in alcune scene il gioco teatrale volge molto in commedia, per poi fare i conti con intoppi del pensiero, coi conflitti dell'uomo moderno la cui fede e le cui conoscenze s'infrangono con una solitudine assoluta, un confine che porta alla morte". Non ci si aspetti un Amleto di cadenze isolane. "Tutt'al più Bruschetta potrebbe volerne fare un villain". E ha già un quadro fitto di altri programmi in cantiere, Gioè: potrebbe replicare con Paola Cortellesi e Valerio Mastandrea la recente intensa lettura-spettacolo Col ferro e col fuoco tratta dall'articolo di Ezio Mauro sul caso Thyssen; vorrebbe lavorare con registi coetanei come Beniamino Catena; dovrebbe essere vice questore della mobile nella fiction Squadra antimafia; e avrà a che fare con un commissario in un film noir di Alessandro Piva tratto dal romanzo Henry di Giovanni Mastrangelo. Lui parla volentieri di lavoro, ma è misurato con tutto ciò che riguarda la sfera personale. Ovvero: cordiale, sì, ma imperturbabile. La famiglia? "La vedo per le feste comandate". Emozioni? "Mi suggestiona la capacità di reagire di fronte alla presunta mancanza di speranza". I maestri che hanno influito su di lei uomo e attore? "Ho avuto a cuore Salvo Randone, Turi Ferro e Leo de Berardinis, ho stravisto per Carmelo, sono un cultore di Petrolini". Cosa legge? "Saggi d'economia, di fisica, di cibernetica e di genetica". Il carattere? "Ero intollerante, ma ora passo dall'indisciplina alla determinazione, e poi alla tenerezza". Senso dell'umorismo? "Prediligo il gioco fatto con tutto se stesso piuttosto che lo scherzo di testa". I valori? "Non rinuncerei mai all'indipendenza". L'origine palermitana? "So che, come ogni siciliano, ho forse un secondo o terzo grado di parentela con qualche associato alla mafia". Il mondo dei sentimenti? "Nella donna cerco sintonia, e intelligenza fisica. Ho una fidanzata danzatrice". Scelte ecologiche? "Guido un'auto ibrida". Amori e odi? "Adoro le scarpe basse, Gadda, Calvino, Caravaggio, Brahms, Mozart, Bernini, l'analogico. Rifiuto i pregiudizi, l'ordine imposto, Kant, l'arte contemporanea, i conflitti tra opposti, Picasso, il digitale, Pollock".

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In bilico il bipolarismo milano-roma ma l'onda-pdl non ricompatta il paese - (segue dalla prima pagina) ilvo diamanti (sezione: Nord)

( da "Repubblica, La" del 27-04-2008)

Argomenti: La Lega

In bilico il bipolarismo Milano-Roma ma l'onda-Pdl non ricompatta il Paese Mappe Dopo il primo turno del 13 aprile il centrosinistra ha mantenuto solo 6 dei 47 sindaci uscenti. Se domani cadesse il Campidoglio, il Pd sarebbe confinato nelle ex regioni rosse Dal '94 c'era un tendenziale bilanciamento tra potere centrale e poteri locali. Ma già le elezioni amministrative di un anno fa hanno piegato l'assetto verso destra (SEGUE DALLA PRIMA PAGINA) ILVO DIAMANTI In questo caso, peraltro, la coalizione "per Berlusconi" ha allargato il suo peso elettorale in tutte le zone del Paese. Ma ci riferiamo all'equilibrio territoriale, fra governo e amministrazioni. Fra centro e periferia. A partire dal 1994 e fino ad oggi, avevamo assistito a un tendenziale bilanciamento. Chi governava il Paese perdeva potere sul territorio. E viceversa. Con un andamento anticiclico. 1. Nell'autunno del 1993 la sinistra (il Pds e la Rete) aveva eletto i sindaci nelle principali città italiane. Da Venezia a Palermo. Da Torino a Roma. Da Firenze a Bologna a Napoli. Solo a Milano si era imposta la Lega, nel momento in cui proprio in quella città partivano le inchieste giudiziarie che avrebbero decomposto i partiti della Prima Repubblica. Peraltro sfibrati. Alle elezioni del 1994 aveva vinto il Polo delle Libertà. La coalizione del Centrodestra inventata da Silvio Berlusconi. L'anno seguente (quando, peraltro, Berlusconi aveva già concluso la sua prima esperienza di governo) il Centrosinistra aveva conquistato la maggioranza delle regioni italiane. Nel complesso: 9 su 15 (a statuto ordinario). 2. Dopo la vittoria del Centrosinistra (l'Ulivo, collegato a Rifondazione comunusta da un patto di desistenza) alle elezioni del 1996 si era verificato il "movimento" inverso. Cioè: il Centrodestra aveva "conquistato" il territorio. Soprattutto dopo il 1999, quando la Lega, in sensibile declino elettorale, era rientrata nella coalizione "personale" di Berlusconi. Si era, dunque, imposta in numerose città medie, ma anche grandi. Espugnando perfino "Bologna la rossa", capitale storica dell'Italia di sinistra. L'anno seguente, nel 2000, alle elezioni regionali il Polo delle Libertà conquista 10 regioni su 15 a statuto ordinario. Spingendo Massimo D'Alema, che ne aveva fatto un test di rilevanza nazionale, a dimettersi (pratica rara, in Italia). Un risultato che lancia il Centrodestra (divenuto "Casa delle Libertà") alla vittoria nelle elezioni politiche dell'anno successivo, nel 2001. Sempre alla guida del Cavaliere. 3. Da lì un nuovo cambio di ciclo. Caratterizzato dall'espansione del Centrosinistra (nella versione più ampia: Ulivo e Rifondazione). Che, nel 2007, governa, complessivamente, in 15 Regioni su 19. Inoltre, in 79 province contro le 26 amministrate dal centrodestra. Infine, in 396 comuni sopra i 15 mila abitanti, contro i 250 del centrodestra. In effetti, questa crescita si realizza, in larghissima parte, fra il 2003 e le elezioni regionali del 2005. 4. La stentata vittoria dell'Unione alle politiche del 2006 chiude definitivamente il ciclo. Le elezioni amministrative del maggio 2007 segnano il punto di svolta. La Lega e il Centrodestra conseguono successi travolgenti. Strappano al centrosinistra Verona, Monza, Alessandria, Gorizia, Asti. Il vento è cambiato. Un vento freddo e impetuoso. Soffia a Nord. E corre ovunque, nel Paese. Abbiamo descritto in modo analitico e un poco pedante la successione di risultati che caratterizzano il voto politico e amministrativo nel corso della seconda Repubblica. Perché ci interessa dare sostanza all'incipit: il controcanto fra voto nazionale e locale. Elezioni politiche, da un lato, regionali, provinciali e comunali, dall'altro, hanno, sino ad oggi, seguito direzioni diverse e divergenti. E le elezioni politiche hanno chiuso il ciclo, piuttosto che aprirlo. Nel senso che hanno confermato la tendenza delineata, "prima", dalle amministrative e dalle regionali. Certo, le consultazioni territoriali (regionali, provinciali e comunali) possono essere interpretate come elezioni di "mezzo termine". Usate dai cittadini per esprimere - in parte - la loro posizione verso l'azione del governo nazionale. E, dunque, per sanzionarlo. Viste le difficoltà incontrate da chiunque abbia avuto la ventura - oppure la sventura - di governare il Paese, vincolato - sempre - da maggioranze incerte, frammentate e divise. C'è però una ulteriore spiegazione possibile. Non contraddittoria, ma semmai a integrazione dell'altra. La volontà dei cittadini di "bilanciare" i poteri, favorendo la costruzione di maggioranze diverse al centro e alla periferia. Quasi una coabitazione, secondo il modello che ha caratterizzato altri Paesi, nel passato più o meno recente. In Francia, ma anche negli stessi Usa. Dove i Presidenti hanno dovuto confrontarsi, talora, alle Camere (Assemblea Nazionale, Congresso o Senato), con maggioranze di diverso segno politico. Tuttavia le elezioni recenti fanno emergere uno scenario diverso. Suggeriscono, cioè, la possibilità che i due livelli del potere - centrale e territoriale - possano allinearsi. Che il governo del Paese possa venire "unificato" dal Centrodestra di Berlusconi. Che, al terzo tentativo, dispone di un'ampia maggioranza alle Camere. Ma anche di un largo, crescente numero di amministrazioni territoriali. Potrebbe, quindi, governare senza eccessivi problemi. Se non quelli dettati dalle divisioni interne alla sua maggioranza. Oltre ad aver vinto largamente le politiche, nell'election day del 13-14 aprile, il Pdl (insieme agli alleati di centrodestra) ha, infatti, ottenuto significativi successi anche nelle altre consultazioni. Alle regionali: ha trionfato in Sicilia. Mentre ha strappato al Centrosinistra il Friuli Venezia Giulia governato da Riccardo Illy. Forse il più autonomista dei governatori, tradito dal vento leghista e antiromano. Alle municipali, il primo turno ha impresso un segno molto chiaro. Si è, infatti, votato in 71 comuni sopra 15mila abitanti, in 47 dei quali il sindaco uscente è di centrosinistra. Dopo il primo turno ne ha mantenuti solo 6 mentre in 13 ha perduto e in altri 28 casi il suo candidato è al ballottaggio. Parallelamente, dei 22 sindaci di cui disponeva, il Centrodestra ne ha rieletti 8, mentre gli altri 14 sono in ballottaggio. Per cui, il rapporto fra le due parti politiche si è rovesciato: 21 sindaci a 6, a favore del centrodestra. E' possibile che il ballottaggio di oggi e domani modifichi questo bilancio. Ma, sinceramente, ce ne stupiremmo. Tuttavia, la "conquista politica dell'Italia" da parte di Berlusconi e dei suoi alleati dipende, in gran parte, dal risultato di Roma. Perché Roma non è solo la capitale d'Italia. E' anche la capitale del Centrosinistra. Che la governa fin dal 1993. Mentre perfino Bologna, nel 1999, è "caduta". La capitale dell'Italia di Centrodestra, nella seconda Repubblica, invece, è sicuramente Milano. Insieme alla metropoli diffusa del Nord Pedemontano. Cuore dell'Italia dell'impresa, dei servizi, della comunicazione. Contesa e condivisa da Berlusconi, Bossi. E Formigoni. Negli ultimi 15 anni la competizione fra queste due città è divenuta continua. E accesa. Un conflitto che si svolge su diversi terreni. Malpensa contro Fiumicino. La "città del cinema" contro Mediaset. Roma contro Inter (e Milan). Il mercato globale della produzione e dei servizi contro il mercato (e il linguaggio) universale dei beni artistici. Anche questo dualismo e questo conflitto potrebbero finire. Mai come in questa occasione il confronto fra i candidati dei due schieramenti - Rutelli e Alemanno - è apparso tanto incerto. Tanto aperto. Così, domani potremmo vivere in un'Italia unita. Governata da Berlusconi. Al centro e in periferia. Al Nord, al Sud e perfino al Centro. A Milano e a Roma. Il Pd verrebbe confinato dentro il perimetro delle "regioni rosse". Una sorta di "Lega Centro" (la formula è di Marc Lazar). Come i Ds e - prima di loro - il Pci. Dubitiamo, tuttavia, che la fine del bipolarismo metropolitano pacificherebbe e compatterebbe il Paese. Nell'Italia unita dalla geopolitica, si produrrebbero altre fratture politiche. Più forti. Alimentate da un centrosinistra spaesato. Senza casa. E da un Centrodestra stressato. Stirato. Fra Roma e Milano.

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Meglio muti come Mangano (sezione: Nord)

( da "Unita, L'" del 27-04-2008)

Argomenti: La Lega

Stai consultando l'edizione del Meglio muti come Mangano Maria Novella Oppo IL TG2 DELLE 13, specializzato in servizi sugli animali, ha trattato ieri un tema decisivo per il Paese. Ha mandato in onda anzitutto la notizia dei murales dedicati al boss Matteo Messina Denaro, denunciando il tentativo di farne un mito per le nuove generazioni. Giustissimo. Non sia mai che questo assassino ricercato si monti la testa e creda di essere un eroe come Vittorio Mangano, l'uomo che, condannato a due ergastoli per tre omicidi, non si è mai pentito e ha rifiutato di parlare dei suoi intensi e pluriennali rapporti con Dell'Utri e Berlusconi. Ma, tornando al Tg2 ore 13, ospitava anche due brevi interviste a testimoni di mafia, di cui si tacevano i casi, raccontando solo che, dopo aver denunciato delle estorsioni, ora si ritengono abbandonati dallo Stato. Di più: si dichiarano addirittura perseguitati! A conclusione del servizio veniva chiesto ai due se tornerebbero a denunciare gli estorsori, ottenendo in risposta un deciso e prevedibile "no". La morale è: meglio muti come Mangano. Così il Tg2 si adegua al Berlusconi tris. FRONTE DEL VIDEO.

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Berlusconi corre da Bossi per evitare la rottura Prima tregua armata nel futuro governo: nessun vicepremier, a Calderoli l'attuazione del programma (sezione: Nord)

( da "Unita, L'" del 27-04-2008)

Argomenti: La Lega

Stai consultando l'edizione del Berlusconi corre da Bossi per evitare la rottura Prima tregua armata nel futuro governo: nessun vicepremier, a Calderoli l'attuazione del programma È corso fino a via Bellerio, nella sede milanese della Lega dove non rimetteva piede dal lontano 1994 quando decise di scendere in campo. Ma non si è trattato di una salto nella nostalgia. Per Berlusconi ieri è stata una giornata particolarmente pesante. Doveva placare l'ira dell'alleato Bossi per nulla soddisfatto di come il futuro premier stava mettendo insieme la sua squadra di governo. Tanto che il leader leghista era arrivato a minacciare di votare un esponente della sinistra per la presidenza della Camera o del Senato. E a Berlusconi ci sono volute due ore di serrata trattativa per sedare l'azionista di riferimento della sua maggioranza. Alla fine sembra che la "quadra" (come dice Bossi) sia stata trovata: nessun vice di Berlusconi. Calderoli non farà il vicepremier (ma neanche Gianni Letta) e avrà il Programma, mentre allo stesso Bossi andranno le Riforme. Inoltre la Lega avrà l'Interno con Maroni e l'Agricoltura con Zaia. Lombardo a pagina 9.

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Ordine dei Giornalisti Beppe, è una battaglia antica... Caro Direttore, vorrei dire a (sezione: Nord)

( da "Unita, L'" del 27-04-2008)

Argomenti: La Lega

Stai consultando l'edizione del Ordine dei Giornalisti Beppe, è una battaglia antica... Caro Direttore, vorrei dire a Beppe Grillo che, prendendo a bersaglio l'Ordine dei giornalisti, non fa una cosa molto nuova. Le critiche all'esistenza di un Ordine di lavoratori essenzialmente dipendenti sono lontane. Nel 1978, quindi trent'anni fa, organizzai a Roma un convegno polemico sull'Ordine assieme ad altri colleghi come Peppino Loteta e Guido Colomba,convegno che ebbe come primo relatore il mai abbastanza rimpianto Umberto Terracini. Poi più volte i radicali si sono esercitati nella critica e nella polemica sull'Ordine. Ho sempre detto che preferirei un organismo di garanzia e di controllo formato da personaggi intemerati,giornalisti e non giornalisti. Dopo di che mi basterebbero il sindacato e il contratto. Grillo ci dà dentro alla brava dicendo che l'Ordine fu istituito da Mussolini. Non è vero: Benito Mussolini istituì un Albo nazionale dei giornalisti col fine di selezionare gli ingressi alla corporazione: chi era fascista entrava e chi non lo era restava fuori. Come successe, tanto per fare un esempio, al critico d'arte Leonardo Borgese che dovette rinunciare a giornali e a concorsi vinti per non avere voluto la tessera del PNF. Non a caso Benito pose il fratello Arnaldo a capo dell'Albo come del costituendo Istituto di Previdenza. Controllo politico e familistico. L'Ordine nacque all'inizio degli anni '60 con la legge Gonella fortemente voluta, per esempio,da Mario Missiroli. Su questo punto do ragione a Luigi Einaudi: l'Albo, e ancor più l'Ordine, è un'idea sbagliata, corporativa, concorrenziale a quella del sindacato. Tuttavia Beppe Grillo nella sua sparata a 360 gradi che include tutto e tutti, avrebbe forse dovuto scegliere un bersaglio ben più attuale e corposo, un nemico assai più pericoloso per la libertà di stampa, e cioè il grado di autonomia che i giornalisti, specie i più giovani, possono avere in un sistema editoriale nel quale i titolari delle aziende (finanzieri, immobiliaristi, industriali, costruttori, tutto tranne che editori) da tre anni negano il rinnovo del contratto di lavoro ai giornalisti accordando ai più giovani contrattini di ogni genere purché precari. Tutto ciò mina alle fondamenta l'autonomia dei giornalisti, il loro grado di libertà effettiva, di iniziativa delle circostanze "scomode" infinitamente di più che non la sussistenza dell'Ordine. Sulla quale comunque credo cheun discorso vada fatto,seriamente. Vittorio Emiliani Grillo attacca i giornalisti ma prima se n'è servito... Caro Direttore, crede il Grillo strepitante che il suo successo che solleva come imbonitore nelle piazze sarebbe così clamoroso se non avesse avuto quand'era attore sul palcoscenico il sostegno di quei giornalisti che vuole fustigare? Ora che cerca di catturare la fascia del popolo meno avvedute ha perso tutto lo smalto che ce lo ha fatto amare e apprezzare: appare sgradevole mentre si inebria di suoi stessi strilli davanti alla plebe plaudente. Che peccato, la sua satira politica, ecologica, sociale un tempo raffinatissima e argomentata ci manca molto e fa dimenticare che era una persona colta e informata. Mirella Caveggia La Resistenza non è mai finita Cara Unità, l'Italia è divisa in quattro: chi la resistenza non sa nemmeno che cosa sia, chi la combatte in nome di un fascismo mai morto, che ora serpeggia più virulento che mai, chi crede di poterla mettere in un museo e venerarla come una cosa passata, e chi sa perfettamente che la resistenza al male non è mai finita e che bisogna ricominciare a farla ogni giorno. Viviana Vivarelli A Milano la paura per la criminalità c'è Cara Unità, Premesso che concordo pienamente con il bluff "allarme sicurezza" lanciato per Roma, come per l'Italia, visto che la disinformazione berlusconiana regna sovrana a livello telecratico nazionale, confermo che a Milano, dove vivo, la situazione è ben diversa; nonostante infatti qui governi un sindaco di centrodestra (e di sindaci di centrodestra, leghisti inclusi, a Milano, ce ne sono da quando ho fatto la scuola media, grossomodo 18 anni fa) la paura per la criminalità è arrivata al punto che devo accompagnare mia moglie tutti i giorni al lavoro perché i suoi famigliari guardano i tg e vivono nel terrore stupro. Ora il punto è questo: ho sentito Ferrero, a Omnibus dove l'ex ministro ha detto che la legge Bossi-Fini ha finito per regolarizzare i clandestini (ecco perché erano calati 4-5 anni fa.). Mi ricordo bene il manifesto di FI quando era al governo: "-40% di clandestini!", ma guarda un po'. Francamente io vorrei maggiore chiarezza da parte di tutti. Al momento ho la sensazione che da sinistra si faccia eccessiva solidarietà sociale, da destra demagogia ipocrita, (perché in realtà a Berlusca & Co gli immigrati vanno bene perché vengono pagati poco e in nero). Detto questo, permetteteni un'ovvia considerazione: la delinquenza c'è sempre stata, ma non si può negare che un tempo erano solo gli italiani a produrla. Conclusione: all'osservazione di Ferrero sulla Bossi-Fini, che condivido, ho notato il silenzio di Giovanardi e ho spento il televisore. La si smetta di giocare sul tema dell'immigrazione senza risolverlo in nessun modo, né da una parte né dall'altra! Sergio Fratini, Milano.

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La posta in gioco (sezione: Nord)

( da "Unita, L'" del 27-04-2008)

Argomenti: La Lega

Stai consultando l'edizione del La posta in gioco Furio Colombo Segue dalla Prima I l senso di ciò che sto dicendo è che l'esito delle elezioni di Roma, una volta dette "amministrative" e - in questo caso - decisamente politiche, farà pesare il suo effetto più grande non (non solo) su Roma ma soprattutto in Italia. Sarà una scossa capace di cambiare o riassestare alcuni pezzi e alcuni equilibri del governo ancora non nato. Sarà un modo di sapere in anticipo se il peggio elettorale della destra italiana diventerà regola di comportamento per governo e maggioranza, oppure se finiranno per prevalere alcuni segni di "mitezza" di cui parla un editoriale de La Stampa il 23 aprile. Alemanno non è Attila, è solo un leader deciso a rivendicare e imporre alla sua città tutti i "valori" di destra che lo hanno formato e di cui è coerente erede. Rutelli non è San Francesco. È un politico-organizzatore di tradizione democratica europea che - persino sotto attacco e ricatto di voti - non riesce a immaginare (come nessun suo collega dell'Ue) deportazioni di massa. Ma il peso simbolico delle rispettive elezioni è molto grande, prima di tutto per il Paese. Rutelli sindaco significa: c'è un'Italia saldamente democratica e rispettosa di tutti di cui tenere conto. Alemanno sindaco è il messaggio opposto (e questo non è un tratto per descrivere Alemanno ma il fatto che potrebbe accadere): non c'è nessuna altra Italia di cui tenere conto, non è necessario interpellare o ascoltare nessuno o tenere conto della storia democratica italiana. Alemanno sindaco sarebbe un drammatico e risoluto abbandonarsi al vento di una destra senza remore, senza limiti, senza controlli. Una destra che - già adesso - si permette di chiedere "le scuse della comunità ebraica romana", una vicenda che fino a poco tempo fa sarebbe stata impossibile nella città che ricorda ancora il 16 ottobre 1943. * * * Come si divertiva il tassista di Roma (ore 14.00, 22 aprile, taxi 3570) ad ascoltare in diretta su Radio 105, volume altissimo, un collegamento fra giovani conduttori entusiasti e Beppe Grillo. Il tassista gridava con loro, ripeteva "vaffanculo" con Grillo, era travolto dal ridere, ad ogni battuta come "le fedine penali sporche erano una trentina. Adesso sono 73, nuovo record", "tanto se non hai la fedina penale sporca non entri" e "chi ce l'ha ancora pulita adesso si affretta, non vi preoccupate". Il tassista, del tutto coinvolto ha alzato ancora di più il volume della radio "Le piace Beppe Grillo? a me moltissimo!". Mi gridava sovrapponendo la sua voce alla radio. "Sono d'accordo su tutto! Ordine dei giornalisti? Certo che è da abolire, sono tutti puttane, i giornalisti". "Finanziamento ai giornali di partito? Facciano come me, se li guadagnino i soldi, altro che pagarli noi". E alla fine un urlo quando ha sentito Grillo nominare la Legge Gasparri "abolire, stracciare!", gridava. La scena mi sembrava insolita per un guidatore di taxi di Roma, dove la partecipazione gridata a un programma radio avviene - se avviene - con le radio che trasmettono discussioni sul calcio. E comunque mi pareva insolito tanto militantismo, quasi a sinistra. È stato inevitabile chiedere: "Scusi, lei per chi ha votato?". "Berlusconi, ma le pare? Berlusconi! Finalmente ci divertiamo! Finalmente si cambia!". Lascia un istante il volante per sfregarsi le mani. Mi è sembrato crudele fargli notare che la Legge Gasparri era il gioiello della corona (in senso tecnico, letterale) di Berlusconi. Tanto più che il mio guidatore era impegnato a spiegarmi la vergogna di una legge elettorale come quella con cui abbiamo votato. "Comodo passare in carrozza dentro una lista blindata, roba da comunisti. Vedrà adesso Berlusconi come gli cambia il gioco!". Troppo tardi per spiegargli che stava denigrando la legge Berlusconi-Calderoli. Il vento in quel taxi soffiava furioso. Quel vento che in aree di bassa pressione rischia di diventare l'uragano Kathrina. E peggio per chi aveva pensato a un temporale qualunque. Lo stesso vento disordinato e impetuoso che ho visto soffiare lungo il percorso di una intervista volante del Tg 3, la sera del 22 aprile. Il tema è: "Perché ha votato la Lega?", con questa domanda la giornalista del Tg 3 insegue una signora bionda e stanca di qualche borgo vicino a Brescia, che si ferma, si volta e dice esasperata: "Perché ci trattano come loro". "Cioè?", vuol sapere la giornalista. "Cioè ci fanno lavorare come loro, otto ore di seguito senza mangiare e mi vergogno a dire la paga". "Loro chi?" chiede per sicurezza la collega del Tg 3, "loro i negri, ha capito? Ci trattano come i negri. È per causa loro che ci fanno lavorare troppo e non ci pagano". * * * Un mondo a rovescio ti si presenta come se "Alice nel Paese delle Meraviglie" fosse stato scritto con cattivo umore e cattive intenzioni, da un autore dedito alla confusione. Il Cappellaio Matto fa e dice tutto, smentisce tutto, e poi il contrario di tutto, e spinge gli uni contro gli altri senza pensarci due volte. La rissa nel saloon sembra essere il clima desiderato. La pistola sarà sfoderata dallo sceriffo al momento giusto. Ecco dunque che cosa è in gioco nelle elezioni di Roma. È in gioco il freno a mano di un veicolo che sbanda, affollato di una destra festosa, convinta di incontrare il sole che sorge, senza notare, o fingendo di non notare che la Lega è intenta a spingere a colpi furiosi il "nuovo" veicolo lungo una discesa pericolosa di cui si intravede appena il punto di arrivo disastroso. È in gioco il mettersi al riparo da un vento di confusione in cui le stesse persone (così sembra ascoltando nomi, nazionalità, narrazione dei fatti) appaiono come pericolosi alieni da cacciare in massa, ma sono anche coloro che muoiono accecati dalla stanchezza, mentre, dopo dodici ore di turno e chissà quante ore di di straordinario, attraversando, nel punto e nel momento sbagliato. Muoiono cadendo dai tetti, dalle impalcature, schiacciati dai carrelli della fabbrica, da tubi che rotolano, da camion scaricati in fretta, come capita, dall'aver toccato il cavo sbagliato ad alta tensione. Esseri umani da cacciare e da assumere, da incarcerare e a cui affidare la fabbrica, da accusare di tutto mentre si occupano dei vecchi che nessuno accudisce. Qualcuno in qualche punto del Paese deve poter governare in modo civile e diverso, un punto di Italia che è anche un simbolo, come Roma. Per capire quanto stia soffiando forte il vento di una destra che crede di non avere più limiti, neppure nel buonsenso, sentite questa. Jan Fisher, corrispondente del New York Times, dedica mezza pagina di quel giornale, che influenza l'opinione del mondo (dunque anche il turismo) per dire: "Roma è la città più sicura, anche di notte. Roma è una città di festa". È un lancio affettuoso che vale - dato il giornalista e il giornale - la famosa mela che rappresenta New York e l'ha resa simpatica nel mondo. Vale il cuore rosso di "I love N.Y.". Sentite ora che cosa risponde il capo della destra italiana che governerà fra poco: "Tutte bugie. Tutte invenzioni. I giornalisti americani frequentano troppo la sinistra. Roma è un disastro!". Lo sanno in molti nel mondo che Berlusconi spesso non controlla quello che dice. Ma lo dice lui, futuro primo ministro d'Italia. E ogni negoziante, ogni artigiano, ogni imprenditore di ristoranti, di alberghi vede dov'è il disastro: nelle parole irresponsabili di Berlusconi che, per beghe elettorali (e forse anche per obbedire alla Lega di Bossi) calunnia Roma come modo per aprire la stagione turistica. Fate in modo che si senta, ben chiara, una voce diversa. Anche per far sapere che la salute mentale non è perduta del tutto in Italia. Votate Roma. furiocolombo@unita.it.

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PALERMONuovo murales di Messina Denaro (sezione: Nord)

( da "Unita, L'" del 27-04-2008)

Argomenti: La Lega

Stai consultando l'edizione del PALERMONuovo murales di Messina Denaro UN NUOVO MURALES con il volto del boss mafioso Messina Denaro è comparso nel centro storico di Palermo. L'immagine a colori imita lo stile di Warhol. Il disegno è uguale a quello trovato nei giorni scorsi su un muro alle spalle della Cattedrale. Secondo gli ambienti giudiziari il disegno "porta a mitizzare l'immagine di un boss latitante". "Un esempio negativo che lo fa diventare un idolo".

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Reggio, i boss spiano la Procura Trovata microspia nell'ufficio di Gratteri (sezione: Nord)

( da "Unita, L'" del 27-04-2008)

Argomenti: La Lega

Stai consultando l'edizione del Reggio, i boss spiano la Procura Trovata microspia nell'ufficio di Gratteri di Enrico Fierro / Roma I boss della 'ndrangheta controllano i magistrati calabresi, ne seguono le mosse, ne ascoltano i colloqui. Sanno tutto dei loro movimenti e di quello che fanno. Una microspia è stata scoperta in un ufficio solitamente utilizzato dal sostituto Nicola Gratteri, pm dell'antimafia calabrese che da anni indaga sul narcotraffico internazionale. Gratteri è anche uno dei titolari dell'inchiesta sulla strage di Duisburg. Ad allarmare gli investigatori è il fatto che l'apparecchio fosse in grado di intercettare le conversazioni -scambi di notizie con la polizia giudiziaria e interrogatori di mafiosi- in un raggio di 20 metri. Non pochi, rivela una fonte investigativa, se si calcola che il raggio di trasmissione può andare sia in orizzontale che in "verticale" e trasmettere le notizie ad una "centralina". Chi ha messo la microspia? Certamente un soggetto non autorizzato, Gratteri, infatti, non è oggetto di alcuna inchiesta, quindi si tratta di un vera e propria operazione di spionaggio illegale contro un magistrato impegnato su fronti difficilissimi. Il pm indaga da anni sull'asse Calabria-Colombia e sulle rotte della cocaina nelle mani delle grandi famiglie calabresi. Le sue inchieste hanno anche portato alla luce la fitta rete di colletti bianchi che fanno da supporto al traffico di droga. Uno dei punti sui quali si concentrano le sue indagini sul riciclaggio sono i grandi centri commerciali, una vera e propria fioritura in tutta la Calabria, l'ipotesi investigativa è che molti di quei centri siano degli "scontrinifici" che hanno un solo obiettivo: ripulire il danaro sporco. La microspia scoperta ieri è l'ultimo degli episodi inquietanti che si verificano negli uffici della procura reggina dove da tempo opererebbe una talpa al servizio della 'ndrangheta. L'estate scorsa ne parlarono gli stessi magistrati, quando alcuni boss riuscirono a sfuggire agli arresti che colpirono la cosca Labate, una delle più potenti della città, grazie ad un informatore. La talpa, ovviamente, non è stata ancora scoperta. Ma a rendere ancora più allarmante la situazione è una indiscrezione che circola in queste ore: qualcuno avrebbe tentato di entrare nella stanza del nuovo procuratore della repubblica, il dottor Giuseppe Pignatone. Ad accorgersene sarebbero stati gli uomini della scorta che nei giorni scorsi avrebbero notato alcuni "segnali" che farebbero pensare all'ingresso di estranei in quell'ufficio. Pignatone è il magistrato che ha dato la caccia a boss mafiosi del calibro di Provenzano prima di approdare a Reggio. Ad infittire i misteri è il fatto che quella stanza era stata utilizzata fino a pochi giorni prima da un altro magistrato dell'antimafia, il dottor Roberto Pennini, sostituto nazionale della Dna "applicato" a Reggio su importantissime inchieste. Il magistrato si occupa delle potentissime cosche della Piana di Gioia Tauro, Piromalli, Molé, Pesce, ma sta collaborando, insieme ai sostituti della Dda di Reggio, ad una inchiesta che incrocia mafia e politica. Se ne è parlato pochi giorni prima del voto per le Camere, quando sono venute alla luce le intercettazioni a carico di Micciché. Un personaggio strano, ex segretario della Dc di Reggio Calabria negli anni '70, consigliere provinciale a Roma, riparato in Venezuela dopo una serie di condanne. A Caracas il faccendiere si occupa anche di commercio internazionale di petroli. In alcune telefonate intercettate parla con il senatore Marcello Dell'Utri che pochi giorni dopo le rivelazioni ha ammesso la circostanza. Micciché ha partecipato anche alle convention che il Pdl ha organizzato a Caracas per il voto degli italiani in Venezuela e nell'inchiesta si parla di voti "da controllare". Insomma, chi ha piazzato la microspia e chi ha "visitato" le stanze del procuratore e di Pennini era a caccia di notizie importanti: traffico di droga, riciclaggio e rapporti tra mafia e mondo politico. Una brutta aria si respira in Calabria, territorio dove da sempre nelle inchieste sulla 'ndrangheta hanno fatto capolino "mani e manine" al servizio di massoneria e ambienti spionistici deviati. Un fatto incontestabile e che ha spinto il procuratore Pignatone ad ordinare una bonifica degli uffici della procura. Ieri il magistrato ha giudicato "gravissimo" l'accaduto. "Trovare una microspia in un ufficio di Procura non è una cosa da sottovalutare".

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Bossi la spunta: non ci saranno vicepremier Berlusconi corre nella sede della Lega. Il segretario padano ottiene Calderoli all'Attuazione del programma (sezione: Nord)

( da "Unita, L'" del 27-04-2008)

Argomenti: La Lega

Stai consultando l'edizione del Bossi la spunta: non ci saranno vicepremier Berlusconi corre nella sede della Lega. Il segretario padano ottiene Calderoli all'Attuazione del programma di Natalia Lombardo/ Roma LA MONTAGNA è andata da Maometto: era dal '94 che Silvio Berlusconi non si recava a via Bellerio, quartier generale della Lega. C'è andato ieri. Bossi soddisfatto per la "quadra" trovata: nessun vicepremier, le Riforme spacchettate, tutte in mano leghista. Oltre al Viminale e l'Agricoltura. Basta cenette ad Arcore, "stavolta vieni tu da noi", aveva detto giovedì il Senatur al leader del Pdl. Come dire: parliamo di cose serie e niente barzellette. Così ieri Umberto Bossi, giocando in casa, in meno di due ore ha spiegato a Berlusconi che non ha alcuna intenzione di fare il vicepremier e di cedere il ministero delle Riforme. Ipotesi ventilata dal cavaliere per evitare l'imbarazzo provato da Gianni Letta nell'avere Calderoli come vicepremier bis (storceva il naso anche Tremonti). Tanto che cosiddetta "Eminenza Azzurrina" è pronto a tornare dietro le quinte nel suo ruolo del precedente governo, come sottosegretario alla Presidenza del Consiglio. Così dovrebbe essere. Infatti un lato della "quadra" sarebbe l'azzeramento dei vicepremier. La bandiera ministeriale del federalismo la sventola Umberto Bossi alle Riforme, mentre Roberto Calderoli apparentemente è messo in panchina alla Attuazione del Programma ma in un ruolo fattivo con una parte di deleghe sulle Riforme. Questo il compromesso che sarebbe stato raggiunto a via Bellerio, ma sul quale restano ancora due incognite: il voto di oggi e domani a Roma e la "grana" Formigoni che il leader del Pdl vedrà lunedì a Arcore. L'incontro tra Berlusconi e Bossi sarebbe dovuto essere pubblico nei pressi del termovalorizzatore a Montello, per cavalcare il paragone efficienza nordica vs "munnezza" campana. Ma all'ultimo momento l'incontro sui rifiuti nel bergamasco salta. Tutto sembra rinviato, sull'onda delle minacce di Bossi al quotidiano "La Prealpina": "Veti su di noi non ce ne sono", neppure dal Quirinale, "il presidente ha fin detto che Calderoli gli è simpatico". Il Senatur avverte (Berlusconi) che "il coltello dalla parte del manico l'abbiamo noi" e "se ci tira un brutto scherzo, noi votiamo come presidente della Camera o del Senato uno della sinistra. I numeri li abbiamo". Verso le quattro invece è Silvio ad andare a via Bellerio a Milano, storica sede leghista. Un segno chiaro "per rimettere a posto i rapporti di forza", dicono dal Carroccio, come avvenne nel '94 per trattare con Maroni. Presente anche stavolta insieme a Bossi e Calderoli e il futuro capogruppo alla Camera Roberto Cota, mentre ad accompagnare Berlusconi c'erano Aldo Brancher e Valentino Valentini. Bocche cucite all'uscita (a doppio filo quelle di Bossi sui nomi) il leader del Pdl commenta con un "incontro soddisfacente" ma si capisce che la partita non è chiusa del tutto. Poi va a fare shopping in Via Manzoni e torna a Arcore. Gli angoli certi della "quadra" sono i soliti: i forzisti Tremonti all'Economia e Frattini agli Esteri; La Russa di An alla Difesa e Scajola (Fi) alle Attività produttive, che ha le Comunicazioni accorpate; sempre che non si rimetta tutto in gioco. A Forza Italia la Giustizia, dove torna a galla Elio Vito (sul quale ironizza Cossiga: "non sapevo fosse un fine giurista"); poi Mariastella Gelmini all'Istruzione, Bondi potrebbe spuntarla su Bonaiuti ai Beni Culturali, mentre il portavoce di Berlusconi potrebbe andare ai Rapporti col Parlamento. Stefania Prestigiacomo tornerebbe alle Pari Opportunità, Michela Brambilla all'Ambiente. Per la Carfagna altro, forse la portavoce del governo. Alla Salute un "tecnico". Alla Lega appunto restano fermi il Viminale per Maroni, le Riforme a Bossi, l'Agricoltura a Zaia, e Calderoli sdoppiato sul programma e riforme. Fini sarà presidente della Camera e Schifani (Fi) al Senato; An avrà anche le Infrastrutture per Matteoli, e se Alemanno perdesse il Campidoglio avrebbe sicuro il ministero del Welfare. Nel caso contrario, potrebbe andare al forzista Sacconi oppure a Formigoni se Berlusconi lunedì non riuscirà a convincerlo a restare fino al 2010: le sue dimissioni regalerebbero la Lombardia alla Lega con Castelli, cosa che Silvio vuole evitare. Alza la voce l'area meridionalista della maggioranza: Fi rivendica un riequilibrio anche sull'Mpa di Lombardo (che ha già la Sicilia). Raffaele Fitto potrebbe andare agli Affari Regionali, Angelino Alfano alla Funzione Pubblica, Micciché si nomina da solo sottosegretario per il Sud. Non tutto è certo, però, reclamano un posto per uno Rotondi, il socialista Caldoro e il "volpino" Lombardo.

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La chiave Il Senatùr si tiene il federalismo, per Calderoli ministero con il programma e altre deleghe (sezione: Nord)

( da "Stampa, La" del 27-04-2008)

Argomenti: La Lega

GOVERNO LA STRETTA FINALE La chiave Il Senatùr si tiene il federalismo, per Calderoli ministero con il programma e altre deleghe.

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Perché, professore, non si dimette da Tursi? <Ora provo, poi vedremo> (sezione: Nord)

( da "Giornale.it, Il" del 27-04-2008)

Argomenti: La Lega

N. 101 del 2008-04-27 pagina 2 Perché, professore, non si dimette da Tursi? "Ora provo, poi vedremo" di Redazione Gli ingegneri ignorano il leader Berlusconi Caro Massimiliano, il numero 334/08 della rivista L'ingegnere Italiano, del Consiglio Nazionale Ingegneri riportava uno Speciale elezioni, con "11 domande ai leader sul futuro del paese". In copertina campeggiavano le foto dei leader intervistati. Il testo specifica che l'ordine di apparizioni, sia per le foto sia per le interviste, seguiva l'ordine alfabetico: Pd, Pdl, Sc, Udc. Già qui si potrebbe citare la scusatio non petita accusatio manifesta, in quanto l'ordine alfabetico non è l'unico ordine possibile, pertanto suona tanto di giustificazione pelosa. L'apertura con il Pd, essendo il Pd il maggior partito del governo in carica, non era infatti bisognosa di giustificazioni. Quello che sarebbe comico, se non fosse tragico, è che tra i leaders manca quello che ha vinto! E sì, perché i fotografati ed intervistati sono Veltroni, Fini, Bertinotti e Casini. Trascuriamo il fatto che la figura del "candidato premier", che ha spopolato in questa campagna elettorale, è un figura inesistente dal punto di vista giuridico. Resta comunque che il leader del Pdl non è Fini, ma Berlusconi, tra l'altro l'indicazione di Berlusconi leader è stata uno dei punti di maggiore frizione con l'Udc, che poi è corsa da sola. Evidentemente a qualcuno in seno all'Ordine degli Ingegneri la discesa in campo di Berlusconi deve essere sfuggita. Qualcuno per cui il risveglio del 22 aprile deve essere stato particolarmente amaro. Cari saluti Giulio Gennaro Il "suicidio" annunciato di Portovenere Caro Massimiliano, hai fatto di nuovo centro e il fatto che dal 15 aprile valanghe di cittadini con ogni mezzo (lettere, fax, e-mail, telefonate) abbiano riconosciuto te e i tuoi collaboratori quali co-artefici della splendida vittoria del Popolo della libertà in Liguria, la dice tutta. Hai ragione, uniti si vince, ma non solo, si vince quando ci si riappropria del territorio, quando si scende per strada in mezzo alla gente e, cito ad esempio una frase di Raffaella Della Bianca, pioniere di Fi: "Meglio al mercato, che sui giornali". È così! Poi però succede che le stesse regole non valgono in periferia, dove riusciamo a perdere anche in periodi di vacche grasse. Perché? Semplice, perché ripetiamo sempre gli stessi errori, perché non ci sono regole e contano quelli che dicono sempre di sì, quelli che fanno più telefonate, quelli che chiedono di più. I dirigenti guardano ai numeri e cancellano le voci fuori dal coro, quelli che loro pensano siano le minoranze. Ma non basta fare il pieno di coordinatori comunali, piazzare in ogni posto i propri fedelissimi e avere il partito in mano, perché gli elettori sono fuori dalle stanze dei partiti. Nel caso di Portovenere poi, si è voluto perdere o per arroganza e pervicacia, mettendo da parte soprattutto i simpatizzanti del Pdl, considerandoli elettori certi: un suicidio annunciato che i dirigenti non hanno voluto ascoltare, rimandando la discussione al 15 aprile. Ora speriamo di poterne discutere, prima che passino altri cinque anni. Un saluto. Riconosciamo i meriti dei Circoli della Libertà Non possiamo che essere contenti del risultato uscito dalle urne alle scorse elezioni politiche e noi dei Circoli della Libertà, espressione della società civile e precursori del Popolo della Libertà, accampiamo un piccolo merito e un rilancio della partita. Proseguendo sulle riflessioni del dopo-voto non c'è dubbio che l'elettorato sammargheritese di centro destra ha dato lo stesso segnale di protesta e di malcontento sul governo della cosa pubblica anche locale. Ora far finta di niente e rilanciarsi attraverso un'operazione di lifting sull'operato di questa amministrazione facendolo apparire un progetto credibile e realizzato mi sembra davvero eccessivo e non corrispondente a quello che la gente comune ha percepito. Proseguire in questo strabismo non è solo un problema di carattere estetico, ma soprattutto funzionale. Il fatto che il Sindaco possa riproporre la sua candidatura fa parte del gioco ma che alcuni esponenti provenienti dal centro destra continuino ad appoggiare un governo il cui leader viene collocato nell'area di centro sinistra vuol dire portare tutto il popolo del centro destra nella spirale della miopia politica e della futura cecità. Questo ci sembra inaccettabile! Cordiali saluti. Patrizia Lupino Presidente Circolo della Libertà di Santa-Portofino Dopo i bracciali antistupro le cinture di castità? Dopo la batosta delle Elezioni Politiche del 13 e 14 Aprile u.s. la sinistra non si è ancora convinta che gli Italiani sono stufi, anzi arcistufi di vederli ed ascoltarli. Ancora oggi essi si ostinano a riproporsi come candidati. Non hanno ancora finito di raccontare i loro programmi da sempre velati di buonismo e falso sociale. Oggi quel falso sociale è offerto ai Romani. Il vero sociale è invece offerto ai Romeni ed ai Rom. Pertanto per non togliere ai Romeni ed ai Rom i loro sacrosanti diritti di libertà il Candidato Sindaco di Roma Signor Francesco Rutelli vorrebbe fornire le signore Romane di un braccialetto elettronico con il quale esse dovrebbero segnalare tentativi di violenza nei loro confronti ad una centrale operativa così che si possa intervenire in loro aiuto. Se la violenza non venisse sventata, dico io, la colpa sarebbe del disastroso stato delle strade romane e dal caotico traffico automobilistico capitolino. Mi chiedo per quale ragione tanto calore nel sostenere questa proposta. Siamo, forse, alla nascita di una braccialetto-poli? Qualche signora Romana potrebbe preferire che il congegno elettronico di allarme venisse inserito in una collanina magari firmata dallo stilista di turno. In questo caso ritengo che Rutelli non avrebbe problemi ad iniziare un confronto con Prc-Pci-Pcdl-Verdi-Tarzan -Jane e Cita visto la grande disponibilità da sempre dichiarata per il dialogo infinito al quale ci hanno abituato. Caro Rutelli voglio esprimere un mio modesto, disinteressato, parere. La vera sicurezza contro violenze e stupri alle Signore Romane si potrà ottenere solo nel caso esse siano fornite di cinture di castità comunali. Quelle cinture dovrebbero essere fornite di lucchetti, le chiavi custodite dal Signor Sindaco e rilasciate solo in caso di legittima richiesta e appr Previa richiesta scritta e marca da bollo... si intende! L'altro candidato Sindaco al Comune di Roma il Signor Alemanno, chiede invece l'allontanamento degli illegali, e mi pare più credibile essendo quella la richiesta della stragrande maggioranza dei pensanti. Vito Cafueri Savona L'esanime governo Prodi e le scelte da ultima ora Caro dottor Lussana, il governo in-via-di-estinzione di Romano Prodi, dopo la "trombata" in Senato, aveva titolo soltanto per sbrigare gli "affari correnti" fino all'insediamento del nuovo Premier. Ha cominciato col riconoscere, seduta stante, la secessione del Kosovo, ha continuato a voler concludere, ad ogni costo, anche quello di pagare invece di essere pagati, la vicenda Alitalia. Oggi apprendiamo che nel frattempo, Prodi ha ufficializzato ben 123 nomine nella Pubblica Amministrazione, 34 di esse solo alla Farnesina, tra cui 8 ambasciatori. Tutto ciò, evidentemente, per non essere tacciato di prendere lo stipendio a sbafo. Se avessero messo lo stesso impegno a cominciare dall'Aprile 2006, forse si starebbe un po' meglio.... Cordialmente. Luigi Fassone Camogli Invito a cena con rima per chi va alla Camera Caro dottor Lussana, questa è una fantasia su alcuni deputati alla Camera. Un racconto surreale ma non troppo. Mi faccio largo tra i Bossi e intravedo le Mura aldilà della Costa. Spunta Dal Lago una Brunetta(?): sarà La Russa?. Dicono sia una donna di Ventura, Stanca ma Speciale: forse siamo anche Parenti ma non Brutti. Tutto intorno non si sente volare una Mosca. Lei si avvicina, ha con se una Pecorella, rasenta la Fontana, avanza e noto i suoi lineamenti Fini, constato che è una bella Rossa!! Già mi sento un Corsaro, gli offrirò un Martini, l'inviterò a pranzo, piatto unico con due Pollastrini contorno di Ciccioli con qualche Fava. Adornerò il tavolo con dei Garofani, saremo rilassati e Sereni. All'aperto seguiremo il volo di una Colomba osservando un Merlo che Beccalossi. Attorno non ci saranno Gatti a rompere i Maroni, con Galan/teria gli farò omaggio di un paio di Balocchi. Termineremo la giornata osservando il calar del sole laggiù fra Tremonti. Sergio Crocco © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano.

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Niente più vicepremier Letta sottosegretario Calderoli al Programma (sezione: Nord)

( da "Giornale.it, Il" del 27-04-2008)

Argomenti: La Lega

N. 101 del 2008-04-27 pagina 4 Niente più vicepremier Letta sottosegretario Calderoli al Programma di Fabrizio De Feo L'esponente leghista assumerà la delega all'Attuazione e una parte delle Riforme, mentre il dicastero sarà di Bossi. Conferme per Maroni al Viminale e Zaia all'Agricoltura da Roma Il calendario delle prossime scadenze, in vista dell'accensione della macchina governativa, è ormai messo a punto. Il 6 maggio Silvio Berlusconi riceverà l'incarico dal Capo dello Stato e l'8 pomeriggio o il 9 mattina ci sarà il giuramento. Alle Camere il nuovo esecutivo approderà il 12 maggio. Una deadline che impone di fare presto sul fronte della composizione della squadra di governo e che ha portato ieri Silvio Berlusconi a stringere i tempi, modificando in parte il "pacchetto-Lega". La mossa per sparigliare e spazzare via i problemi e le resistenze che si erano addensate sull'ipotesi di una moltiplicazione dei vicepremier è semplice. Gianni Letta tornerà al suo posto di sottosegretario alla presidenza del Consiglio e Roberto Calderoli assumerà la responsabilità dell'Attuazione del programma di governo e una parte delle deleghe sulle Riforme, mentre il dicastero con il compito di realizzare il federalismo resterà a Umberto Bossi. In una parola: non ci saranno più vicepremier. Al Carroccio verranno confermate le poltrone dell'Interno per Roberto Maroni e dell'Agricoltura per l'assessore veneto Luca Zaia. Un quadro più nitido rispetto agli ultimi giorni che lascia intravedere i lineamenti pressoché definitivi del mosaico governativo. Resta, però, ancora da sciogliere il nodo dei rapporti con Roberto Formigoni, visto che il governatore della Lombardia non sembra aver raggiunto un accordo definitivo con il premier in pectore e la sua destinazione definitiva non può ancora essere data per acquisita. Il faccia a faccia di domani tra il leader del centrodestra e il numero uno della Lombardia diventa quindi decisivo per chiudere anche quest'ultima questione in sospeso. Per quanto riguarda il resto della squadra, Berlusconi sembra orientato a premiare i coordinatori delle regioni che hanno ottenuto risultati di rilievo alle ultime elezioni. Questo significa che tanto Angelino Alfano (con un viceministero alla Funzione Pubblica) quanto Raffaele Fitto (per lui si parla degli Affari Regionali) e Mariastella Gelmini (in pole-position per l'Istruzione) dovrebbero entrare al governo. Si sta poi cercando un incarico per un altro dirigente molto stimato come Maurizio Lupi. Per quanto riguarda i ministeri "pesanti", confermati Giulio Tremonti all'Economia, Franco Frattini agli Esteri, Claudio Scajola alle Attività Produttive e Altero Matteoli alle Infrastrutture, continua ad acquistare forza il nome di Elio Vito per la Giustizia. Il successore di Francesco Rutelli ai Beni Culturali, salvo sorprese, dovrebbe essere Sandro Bondi mentre Paolo Bonaiuti andrà ai Rapporti con il Parlamento. Il ministero del Welfare andrà a Gianni Alemanno, qualora non dovesse riuscire a scalare il Campidoglio. In caso di elezione al Comune di Roma, su quella poltrona dovrebbe invece sedere Maurizio Sacconi. Per quanto riguarda le Politiche Comunitarie in corsa ci sono due nomi: quelli di Renato Brunetta e Adriana Poli Bortone. La nomina sempre più probabile di Paolo Bonaiuti come ministro, rende possibile la designazione di un nuovo portavoce (anche se non è escluso che quest'ultimo possa comunque continuare a spendere la sua esperienza in un ruolo di "regista-supervisore"). In questo senso prende quota il nome di Daniele Capezzone come portavoce e sottosegretario alla presidenza con delega all'editoria. Come viceministro alle Comunicazioni, poste secondo lo schema della riforma Bassanini sotto le Attività Produttive, dovrebbe esserci Paolo Romani. Così come un incarico ministeriale verrà assegnato al leader della Dc per le Autonomie, Gianfranco Rotondi. Per la Salute, inoltre, per un posto da sottosegretario, acquista peso la candidatura di Fabio Minoli Rota, direttore della comunicazione di Federchimica ed ex deputato forzista (fu responsabile nazionale del dipartimento farmaceutico di Forza Italia e componente della Commissione Affari Sociali e Sanità della Camera nella XIV legislatura). Si tratta comunque di limature perché la definizione della squadra è quasi compiuta. E l'assegnazione delle maglie e degli incarichi si concluderà nel giro di pochissimi giorni. © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano.

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Berlusconi da Bossi: <Ecco l'accordo> (sezione: Nord)

( da "Giornale.it, Il" del 27-04-2008)

Argomenti: La Lega

N. 101 del 2008-04-27 pagina 1 Berlusconi da Bossi: "Ecco l'accordo" di Redazione Il Cavaliere va nella sede della Lega. Trovata l'intesa: non ci saranno vicepremier Un accordo "che soddisfa entrambe le parti" sarebbe stato raggiunto tra Silvio Berlusconi e Umberto Bossi durante l'incontro nella sede della Lega a Milano. Dopo un lungo dibattito è stata raggiunta quella che, usando il linguaggio di Bossi, è stata definita "la quadra". Nessun vicepremier, ma Gianni Letta sottosegretario alla presidenza del Consiglio e Roberto Calderoli "dirottato" verso il ministero dell'Attuazione del Programma. Confermati invece gli altri dicasteri del Carroccio con Roberto Maroni all'Interno, Luca Zaia all'Agricoltura e Umberto Bossi alle Riforme. © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano.

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<Veronica leghista? È la prova che io e Umberto siamo coesi> (sezione: Nord)

( da "Giornale.it, Il" del 27-04-2008)

Argomenti: La Lega

N. 101 del 2008-04-27 pagina 5 "Veronica leghista? È la prova che io e Umberto siamo coesi" di Paola Setti da Milano Dev'esser per questo che Berlusconi e Bossi alla fine trovano sempre la "quadra", l'ultima quella di ieri sui ministeri. Son 14 anni che si punzecchiano, che vivono sul filo di un amore e odio a volte complesso ma sempre viscerale, l'Umberto che non ne manda a dire e s'infervora e litiga, Silvio che ogni volta stupisce tutti, e invece di lasciarlo andare per la sua strada, il sanguigno alleato leghista, media, ricuce, dai ragioniamo, facciamo la pace. Tutto torna, col senno di poi. Là dove il poi è quell'intervista alla Stampa in cui Veronica Lario la consorte del Cavaliere, con il consueto determinato candore dice così: "Sono la componente leghista della famiglia. Ma, come è ovvio, non ho votato Lega". Leggi l'intervista, dall'urgenza di varare il federalismo alla questione settentrionale alla necessità di "traghettare le istanze leghiste in progetti concreti" e capisci che, se è vero che dietro a un grande uomo c'è sempre una grande donna, allora forse in questi 14 anni c'è stato lo zampino di Veronica, fra il Silvio e l'Umberto. Lui, il consorte premier in pectore, ieri forse ha colto l'assist o forse ha soltanto detto la verità, fatto sta che a chi gli domandava che ne pensasse, della moglie padana, ha risposto sorridendo: "Vede? Almeno così tutti possono rendersi conto di come siamo compatti e di come saremo coesi nelle decisioni che riguardano il Paese". Il fatto è che l'intesa con Bossi era appena stato raggiunta, con Berlusconi cortese a spiegare che "visto che Bossi è venuto da ma tantissime volte ho ritenuto di andare io da lui" e con il ruvido leader del Carroccio a dire che sì, è andata bene, "in questi giorni sono stato bravo e paziente...". E allora capisci anche perché il sodalizio fra i due è inossidabile, e guai a chi ci mette il dito. Ci aveva provato Walter Veltroni, era il 3 ottobre 2007 e il sindaco di Roma s'apprestava a farsi incoronare leader del Pd alle primarie: "Voglio Veronica Lario in squadra" aveva detto, perché "è open minded, curiosa e ha una grande autonomia intellettuale". Lei aveva risposto con un gentile "no, grazie". Oggi, non a caso, dice che Veltroni le ricorda Amleto. © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano.

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Cgil addio, in Sicilia ecco i pompieri <padani> (sezione: Nord)

( da "Giornale.it, Il" del 27-04-2008)

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N. 101 del 2008-04-27 pagina 7 Cgil addio, in Sicilia ecco i pompieri "padani" di Gian Marco Chiocci Circa 80 Vigili del Fuoco pronti a passare al Sin.Pa della Lega: "Contro i sindacati antidemocratici e accentratori di potere" Dalla Cgil al Sin.Pa, il sindacato padano della Lega Nord. Accade in Sicilia, ad Agrigento, e accade con le peggiori accuse. Lo "scontro aperto" all'interno del sindacato guidato da Guglielmo Epifani e il paventato passaggio al sindacato padano vede protagonisti un centinaio di Vigili del fuoco della provincia di Agrigento, iscritti alla Cgil Funzione pubblica, che si sono ribellati all'elezione del responsabile provinciale, avvenuta, a loro dire, in modo antidemocratico. L'episodio è stato denunciato da Antonello Di Malta, responsabile Cgil dei Vigili del fuoco di Lampedusa. Inizialmente, nel luglio del 2007, la Cgil di Agrigento, per scelta del suo dirigente, convoca un'assemblea di iscritti per eleggere il segretario provinciale di categoria. Ma nel farlo "dimentica" di invitare gli iscritti di Lampedusa, che per statuto hanno diritto al voto. Nell'isola parte la raccolta di firme per protestare. Il dirigente, di fronte alle vivaci reazioni degli iscritti, ma tenace nel non voler rinunciare alle proprie scelte, trova allora un escamotage, e attraverso l'istituzione di comitati di lavoratori nelle caserme dei pompieri, fa nominare dagli iscritti i delegati, che a loro volta nominano un solo responsabile. In sostanza, a prescindere dal numero degli iscritti, in ogni luogo di lavoro vota un solo delegato. Per fare un esempio, i 50 iscritti di Lampedusa hanno cinque delegati ma un solo responsabile, e Licata, con tre soli iscritti, ha ugualmente un responsabile. In questo modo, afferma Di Malta, la volontà degli iscritti e il loro voto vengono vanificati con un trucco. Di Malta non ha dubbi: "Il voto doveva essere concesso a tutti gli iscritti e non ai soli responsabili. La scelta ha un solo scopo: gestire il potere a proprio piacimento". Il sindacalista è duro: "Siamo stufi di questa mafia sindacale, di dirigenti che invece di ascoltare l'indirizzo del lavoratore impongono le loro scelte per fini personali. Aspettiamo fiduciosi un intervento dai palazzi sindacali di Roma per porre fine a questi atti antidemocratici". Ma in attesa delle risposte e del pronunciamento della Commissione di garanzia, Di Malta annuncia: "Abbiamo aperto un dialogo con il Sin.Pa attraverso la neoeletta senatrice di Lampedusa Angela Maraventano. Ottanta iscritti alla Cgil della provincia di Agrigento sono pronti a passare al sindacato padano. È arrivata l'ora che questi accentratori di potere la smettano di usare il sindacato a proprio vantaggio e a discapito dei lavoratori". I delegati della provincia di Agrigento che compongono i comitati degli iscritti alla Cgil Vigili del fuoco, rappresentano l'80 per cento nei propri posti di lavoro e il 50 per cento dei delegati di tutta la provincia. E anche loro parlano di "voto mortificato" e affermano: "È gravissimo e provocatorio il comportamento della Funzione pubblica Cgil di categoria poiché, malgrado abbiamo chiesto con diversi documenti l'elezione attraverso l'assemblea di tutti gli iscritti, si ostina a percorrere una soluzione contro la volontà democratica dei lavoratori". E infine aggiungono: "La nomina del coordinatore di categoria dei Vigili del fuoco di Agrigento attraverso i soli responsabili dei distaccamenti porterà, nostro malgrado, alla cancellazione di più di 70 lavoratori poiché è avvenuta attraverso un'elezione non democratica ma soprattutto un sindacato non democratico". © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano.

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Il reporter di guerra Steve Buscemi e la star della soap Sienna Miller (sezione: Nord)

( da "Stampa, La" del 27-04-2008)

Argomenti: La Lega

INTERVIEW Il reporter di guerra Steve Buscemi e la star della soap Sienna Miller Una diva tv e un giornalista politico in una intervista sbagliata: Steve Buscemi ignora tutto di lei, la tratta con degnazione; Sienna Miller è insicura, intelligente e sofferente. Oscillano tra ostilità e attrazione. Lei ha un cellulare rosa il cui squillo è il latrato di un cane; lui dà saggi consigli. Tutti e due sono infelici, la lotta tra vinti non ha vincitori e molto interesse Il duello verbale è il rifacimento d'un film di Theo van Gogh, il giovane regista olandese che venne ucciso nel 2004 da un estremista islamico per punirlo del cortometraggio Submission sulla condizione delle donne nell'Islam. In omaggio e memoria, i produttori hanno appagate il suo desiderio di realizzare in Usa il remake di tre suoi film, affidandoli a registi newyorkesi (gli altri sono Stanley Tucci e Bob Balaban). Questo primo esperimento non è molto riuscito. Lietta Tornabuoni ALLA RICERCA DELL'ISOLA... Fantasy. Regia di Mark Levin, Jennifer Flackett, con Abigail Breslin e Jodie Foster. La nota scrittrice di libti per infanzia Alexandra soccorre una piccola fan che le scrive un'accorata richiesta d'aiuto: il padre è scomparso. IL CACCIATORE DI AQUILONI Avventura. Regia di Marc Forster, con Khalid Abdalla e Atossa Leoni. La quarantennale amicizia tra Amir, figlio di un nobile di Kabul, e Hassan, figlio del suo servo. Dal best seller di Khaled Hosseini, dirige l'autore di "Monster's ball" e "Neverland". 10 COSE DI NOI Commedia drammatica. Regia di Brad Silberling, con Morgan Freeman e Paz Vega. L'autore di "Casper" e "City of angels" porta sullo schermo il rapporto di amicizia che s'instaura tra un attore in declino e una cassiera di supermercato. I DEMONI DI SAN PIETROBURGO Drammatico. Regia di Giuliano Montaldo. con Miki Manojlovic e Carolina Crescentini. La storia comincia nel 1860 a San Pietroburgo, quando una bomba uccide un membro della famiglia imperiale; Dostoevskij va a trovare in un ospedale psichiatrico un giovane che confessa di conoscere gli attentatori. IN AMORE, NIENTE REGOLE Commedia. Regia di George Clooney, con Clooney e Renée Zellweger. Negli Stati Uniti del 1925 Dodge Connolly è un esuberante campione di football che arruola nella sua squadra un giocatore presunto eroe di guerra. La storia non convince un'intraprendente giornalista. JUNO Commedia. Regia di Jason Reitman, con Ellen Page e Michael Cera. Juno MacGuff è un'intraprendente sedicenne del Minnesota che riesce a mantenere il controllo sulla sua vita anche quando scopre di essere incinta e comincia a chiedersi, con il timido compagno di classe Paulie Bleeker, come agire. Premio Oscar per la miglior sceneggiatura originale. L'ALTRA DONNA DEL RE Drammatico. Regia di Justin Chadwick, con Natalie Portman e Scarlett Johansson. La vicenda storica di Anna e Maria Bolena, le due sorelle che si contesero i favori di Enrico VIII: la prima riuscì a sposarlo, l'altra ne divenne l'amante. IL MATRIMONIO E' UN .... Commedia. Regia di Cherie Nowlan, con Brenda Blethyn e Khan Chittenden. La cabarettista irriverente e in declino Jean Dwight teme che la fidanzata del figlio possa incrinare l'armonia della loro famiglia. NON PENSARCI Commedia. Regia di Gianni Zanasi, con Anita Caprioli e Giuseppe Battiston. Un musicista trentaseienne, un tempo piccola star punk rock, comincia a riflettere e sulla sua vita: tornato a casa dalla famiglia, comincia ad occuparsi di ciò che ha a lungo trascurato. ORTONE E IL MONDO DEI CHI Cartoon. Regia di Jimmy Hayward e Steve Martino. Dai creatori de "L'era glaciale", la storia di un simpatico elefante che trova un mondo di pace, quello dei minuscoli Chi, in un fiore. OXFORD MURDERS Thriller. Regia di Alex de la Iglesia, con Elijah Wood e John Hurt. Nei dintorni di Oxford, un'anziana signora viene trovata morta nel soggiorno di casa: il cadavere viene rinvenuto da un professore e da uno studente, i quali cominciano a indagare su una misteriosa serie di omicidi. LA SPOSA FANTASMA Commedia. Regia di Jeff Lowell, con Eva Longoria Parker e Paul Rudd. Opera prima, racconta di un uomo conteso da due donne: la veggente Ashley e la ragazza che avrebbe dovuto sposare mentre ora è un fantasma, morta preparando il matrimonio. STEP UP 2 Musicale. Andie e Chase s'incontrano all'interno di una scuola d'arte del Maryland: cominciano ad allenarsi insieme per partecipare a una difficile gara clandestina. TUTTA LA VITA DAVANTI Commedia. Regia di Paolo Virzì con Sabrina Ferilli e Massimo Ghini. L'autore di "Ovosodo" e "Caterina va in città" ritrae la vita nei call center attraverso le vicissitudini della venticinquenne laureata Marta. TUTTI PAZZI PER L'ORO Azione. Regia di Andy Tennant, con Matthew McConaughey e Kate Hudson. Ben Finnegan è un cacciatore di tesori che sta per coronare il suo sogno: recuperare il carico d'oro di un galeone che giace da un paio di secoli in fondo al mare al largo della Florida. Al suo fianco, l'intraprendente consorte. L'ULTIMA MISSIONE Poliziesco. Regia di Olivier Marchal, con Daniel Auteuil e Olivia Bonamy. L'autore di "36" narra la storia di Louis Schneider, incorruttibile poliziotto di Marsiglia in crisi esistenziale che cerca di proteggere una ragazza dall'uomo, tornato in libertà, che aveva ucciso i suoi genitori. UN AMORE SENZA TEMPO Commedia drammatica. Regia di Lajos Koltai, con Vanessa Redgrave e Claire Danes. Dal romanzo di Susan Minot, un percorso attraverso il passato e il presente di tre donne: la madre Ann, in fin di vita, e le figlie Constance e Nina. 21 Commedia drammatica. Regia di Robert Luketic, con Jim Sturgess e Kevin Spacey. Il professor Mickey Rosa forma una squadra di giovani talenti in matematica per sbancare i casinò di Las Vegas: fra loro, l'intuitivo e bisognoso di soldi per pagarsi gli studi Ben. Il boss della zona cercherà di fermarli. Da una storia vera, dirige il cineasta del successo "La rivincita delle bionde". TRAME A CURA DI Daniele Cavalla.

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Lo sfogo dell'ultimo boss: "Più nulla da offrire alla politica" (sezione: Nord)

( da "Giornale.it, Il" del 27-04-2008)

Argomenti: La Lega

N. 101 del 2008-04-27 pagina 0 Lo sfogo dell'ultimo boss: "Più nulla da offrire alla politica" di Redazione Ecco le lettere in cui si confessa Messina Denaro. I messaggi dalla latitanza: "Ormai non abbiamo più potere verso i partiti" Alma Torretta Soprannominato Diabolik e raffigurato sui muri come una pop star di Andy Warhol. Su Matteo Messina Denaro, organizzatore ed esecutore delle stragi di mafia del '93 di Roma, Firenze eMilano, latitante da quindici anni, finalmente si sa qualcosa di più. "L'ultimo" boss ha affidato le sue considerazioni a un amico a cui ha dato il colto nome in codice di "Svetonio" e il carteggio nelle mani degli investigatori mostra un boss pronto a trattate questioni scottanti, dalla politica, alla giustizia, alla fede, ma anche unuomo fatalista, rassegnato a un'esistenza che non gli piace per nulla, che quasi auspica si interrompa presto: "Non sfido la morte, più semplicemente la prendo a calci in testa perché non la temo, non tanto per un fattore di coraggio, ma perché non amo la vita, dopo la quale non c'è nulla". Poi ancora: "Quando la morte verrà, mitroverò vivo, a testa alta e sorridente perché quello sarà uno dei pochi momenti felici che ho avuto in vita... ". "Ci sono ancora pagine della mia storia che si devono scrivere. Non saranno questi “buoni” e “integerrimi” della nostra epoca, in preda a fanatismo messianico, che riusciranno a fermare le idee di un uomo come me". Così scriveva Messina Denaro, nel 2005, in una delle tante e lunghe lettere ad Antonino Vaccarino, ex sindaco di Castelvetrano, arruolato dai servizi segreti civili per fare da esca al latitante. Nelle lettere che Messina Denaro scrive a Vaccarino (ribattezzato con lo pseudonimo "Svetonio"), il boss non crede più in niente. "Oramai non c'è più il politico di razza, l'unico a mia memoria fu Craxi ed abbiamo visto la fine che glihanno fatto fare... Oggi per essere unbuon politico basta che si faccia a n t i m a - fia...". E ancora: "Jorge Amado - cita il capomafia - diceva che non c'è cosa più infima della giustizia quando va a braccetto con la politica e io sono d'accordo con lui. Da circa quindici anni c'è stato un golpe bianco tinto di rosso attuato da alcuni magistrati con pezzi della politica...". Dalle lettere emerge come il boss trapanese si renda conto che attualmente Cosa nostra si trova ad un livello inferiore rispetto alla politica: "Non abbiamo più potere contrattuale, non abbiamo più nulla da offrire, chi vuole che si vada a sporcare la bocca per la nostra causa? ". Lo scetticismo di "Alessio" era ed è rivolto alla classe che dirige il Paese. "Non vedo uomini, solo molluschi opportunisti che si pieganocome fuscelli al vento, dico ciò con cognizione di causa, ed il peggiore è chi ne sta a capo, un volgare venditore di fumo e chiudo qua perché per iscritto non voglio andare oltre". Ma non sono solo i politici a finire nel mirino del super-latitante, che si occupa anche di giustizia e pontifica sul sistema italiano, con riferimenti persino a uno dei "cattivi maestri " del terrorismo italiano. "Io sono un nemico della giustizia italianache è marcia e corrotta dalla fondamenta. Lo dice Toni Negri (leader storico della sinistra extraparlamentare, ndr) e io la penso come lui", scrive senza mezze misure "l'ultimo". Poi però, nonostante i riferimenti storici e intellettuali, l'amara considerazione: il rimpianto per non essersi dedicato agli studi: "Il non aver studiato è stato uno degli errori più grandi della mia vita, la mia rabbia maggiore è che ero un bravo studente... se potessi tornare indietro... ". L'ultima lettera di "Alessio " a "Svetonio" è del 28 giugno 2006 eAlessio la scrive solo per mettere in allarme l'amico politico: Provenzano è stato trovato e con lui tutte le lettere inviategli dal boss di Trapani. Di ciò Matteo Messina Denaro si lamenta parecchio fino ad usare parole pesanti verso il vecchio boss. "Lei sa - scrive - a quello hanno trovato delle lettere, in particolare di quelle mie pare ne facesse collezione...tutto potevo immaginare ma non questo menefreghismo da parte di una persona esperta, comunque non vado oltre perché dovrei sbagliare a parlare e per abitudine non parlo mai alle spalle di alcuno ". "L'ultimo" è ancora latitante eppure la sua influenza si fa sentire anche a distanza. Dopo la comparsa dei nuovimurales a Palermo, ambienti del palazzo di giustizia palermitano lanciano l'allarme, sostenendo che ci sia il rischio che i giovani possano finire per considerare il capomafia un idolo. La polizia vede invece un tentativo da parte di un cittadino, forse un artista di strada, di incitare le forze dell'ordine a catturare l'ultimo padrino ancora libero. © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano.

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Adolfo&Cosimo Videopoker e bombe spa (sezione: Nord)

( da "Stampa, La" del 27-04-2008)

Argomenti: La Lega

I fratelli Crea Adolfo&Cosimo Videopoker e bombe spa Da Monasterace, profondo Sud della Calabria, se n'erano andati nel 1998. Emigranti per forza perché lì, per loro, posto non ce n'era. I Crea - per dirla con un tenente che conosce la 'ndrangheta come le sue tasche - erano quattro "sciancati". Potere zero, soldi meno. E allora il Piemonte è la meta del riscatto. Si comincia a Mirafiori con un negozio di ferramenta. I fratelli Adolfo e Cosimo si appoggiano a Vincenzo Argirò, calabrese pure lui che a Caselle, Mappano e dintorni, contava quello che contava. Hanno fame i Crea. E scelgono la provincia per iniziare la scalata al capoluogo. Come i corleonesi che prima si pigliano Corleone e poi Palermo. Stessi metodi, stessa determinazione, ma senza omicidi. Nel 2004 viene piazzata una bomba alla cartiera di san Maurizio Canavese e poi una molotov vicino alla serranda di casa del proprietario. Non muore nessuno, ma si capisce che i Crea sono arrivati. La stagione delle bombe li porta presto a sedersi nei tavoli che contano nelle pizzerie al confine tra Moncalieri e Nichelino. In pochi mesi piazzano centinaia di videopoker nelle botteghe del Ciriacese e Basso Canavese. Una bomba scoppia nella sede di una ditta di Grugliasco. Ormai sono forti i Crea. Stanno tentando l'assalto a Torino quando i carabinieri di Venaria inchiodano il telefonista che minaccia dalle cabine pubbliche gli imprenditori di Mappano. L'uomo è Giovanni Lo Surdo. Ne parlano al colonnello De Vita comandante provinciale dell'Arma. Si decide di agire. Lo Surdo è l'anello debole che porta a 13 arresti e altrettante condanne. A combattere i Crea c'è pure la compagnia di Rivoli comandata allora dal capitano Massimiliano Pricchiazzi. Quando i militari entrano a casa dei malavitosi trovano telecamere dappertutto collegate a due televisori sui comodini. È il momento del carcere. La scalata sembra finita, ma l'indulto li riemtte in libertà e loro scelgono il cavallo buono: Peppe Belfiore l'ultimo della dinastia. Lui però è un principe dai modi garbati - gestisce il Palabiliardo di Moncalieri e organizza tornei internazionali, ma non solo. Belfiore non vuole bombe, non vuole casini. I Crea si appoggiano a lui e entrano nel giro del poker dei club di Torino. Soldi, soldi, soldi. In pochi mesi mettono le mani su quasi tutte le bische del capoluogo. Ma la fame porta fretta. I Crea si spazientiscono presto del fatto che Renato Macrì, nipote del boss Mario Ursino, apra l'Hermitage. L'attendismo di Peppe Belfiore finisce sotto accusa. La stagione delle bombe torna. E due attentati, falliti, si verificano davanti all'Hermitage di Macrì che non paga a quota ai Crea. I fratelli di Monasterace sono quasi al top, hanno messo un po' in disparte pure Peppe che conta e non poco, ma è uomo di dialogo. La Mobile del dirigente Marco Martino a quel punto è già avanti nell'inchiesta condotta dal pm Onelio Dodero, magistrato tutto d'un pezzo che parla poco ma sa molto di questa alleanza. Lo scorso marzo i carabinieri di Moncalieri fanno irruzione alle due di notte - con la municipale - nel Palabiliardo di santa Maria. C'è Peppe che gioca tranquillo: "Agli ordini maresciallo - dice - ecco i documenti. I miei e quelli dei ragazzi". Un mese dopo cadono i Crea. Il principe pure. Ora c'è un vuoto che forse è già stato riempito. \.

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Armosino al sacrario dei Caduti per la Liberazione (sezione: Nord)

( da "Stampa, La" del 27-04-2008)

Argomenti: La Lega

AD ASTI E A VALFENERA IL 25 APRILE DEI DUE CANDIDATI PRESIDENTE Armosino al sacrario dei Caduti per la Liberazione Il 25 Aprile, Maria Teresa Armosino (nella foto) candidata alla presidenza della Provincia per Pdl e Lega Nord, ha partecipato alle celebrazioni, intervendo al sacrario dei Caduti al cimitero di Asti. Successivamente ha raggiunto Velfenera per presenziare alla commerazione promossa dai paesi del Pianalto.

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I luoghi degli incontri fra i due leader (sezione: Nord)

( da "Stampa, La" del 27-04-2008)

Argomenti: La Lega

Tutti i vertici I luoghi degli incontri fra i due leader Gemonio A casa Bossi, nel settembre 2007, si sono incontrati i tre leader del centrodestra: il Senatùr, Fini e Berlusconi. Che era venuto qui già nel 2004, la prima visita dopo il malore che aveva colpito il leader del Carroccio.

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Killer della mafia s'impicca in cella (sezione: Nord)

( da "Stampa, La" del 27-04-2008)

Argomenti: La Lega

Il caso Nella sezione modello delle Vallette Killer della mafia s'impicca in cella ANGELO CONTI TORINO Il killer di Cosa Nostra s'è suicidato ieri, all'ora di colazione, in un bagno del Reparto Sestante, la sezione modello di "osservazione e trattamento psichiatrico dei detenuti" del carcere delle Vallette. Giuseppe Clemente, 44 anni, ex imprenditore di Castelvetrano, era stato condannato all'ergastolo nel corso del maxi processo Omega. La condanna definitiva era arrivata dalla Corte di Cassazione il 4 febbraio 2004. Clemente risultava coinvolto in numerosi omicidi di mafia. Con lui erano stati condannati all'ergastolo altri 29 detenuti fra cui Matteo Messina Denaro, figlio di Francesco, il capo del mandamento di Castelvetrano. Tutto era scaturito dalle rivelazioni del collaboratore di giustizia Antonio Patti, uomo d'onore e braccio armato della famiglia mafiosa di Marsala - alle spalle il coinvolgimento in 35 omicidi - che il 23 giugno 1995 decise di vuotare il sacco con i magistrati. Rivelazioni poi sostenute anche da altri pentiti di rango, fra cui Salvatore Facella. Le loro dichiarazioni consentirono di istruire il processo Omega e di portare alla sbarra 79 imputati, colpevoli - secondo la Dia - di avere ordinato 67 omicidi, commessi in trent'anni di guerre di mafia. Giuseppe Clemente fu arrestato, a Castelvetrano, il mattino del 17 marzo 1996. Si è trattato del più imponente procedimento penale della storia mafiosa di Trapani. Un'indagine che permise di mettere in luce una lunghissima storia di delitti partita nel 1961 quando, a Marsala, fu assassinato Vito Sammartano detto "Anatredda". Ne seguirono trent'anni di guerre fra le vecchie famiglie tradizionali legate ai Rimi di Alcamo, ai Badalamenti e ai Bontade di Palermo e le nuove famiglie emergenti legate invece ai corleonesi di Totò Riina. Nell'ambito di questo processo, i pentiti hanno indicato anche gli autori materiali dell'omicidio di Pietro Scimeni alias "Tarzanetto", un quarantottenne siciliano che venne ucciso nell'estate del '92 in piazza della Repubblica, non un balordo di periferia - come hanno chiarito i collaboratori - ma un temuto killer della Stidda, appunto la mafia trapanese che ha robusti interessi nella Sicilia Occidentale, ma anche nel Nord Italia e in Piemonte. Una amica dell'ucciso, Erika Pierno, che viveva a Torino in corso Salvemini, sparì misteriosamente pochi mesi dopo il delitto. La polizia di Torino la sta ancora cercando. Sulla morte di Giuseppe Clemente (che soffriva di depressione) non ci sarebbero misteri, anche se desta comprensibili dubbi un suicidio avvenuto in un bagno del reparto più sorvegliato delle Vallette, per giunta sotto l'occhio di una telecamera (il cui monitor, evidentemente, nessuno stava osservando). E' il secondo decesso, nell'arco di una settimana, al carcere delle Vallette. La settimana scorsa s'era infatti impiccata, in preda a una crisi di astinenza da metadone, Stefania Lui, una giovane donna di Moncalieri in carcere per furto. Soccorsa che era ancora in vita, è morta dopo tre giorni trascorsi all'ospedale. Nel mese di aprile sono state così tre le morti alle Vallette. Due settimane fa era stato infatti trovato cadavere un giovane tossicodipendente, probabilmente ucciso da una overdose.

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Il Pdl esulta per le firme Asl (sezione: Nord)

( da "Stampa, La" del 27-04-2008)

Argomenti: La Lega

SANITA' E POLITICA. IERI IL BANCHETTO AL MERCATO Il Pdl esulta per le firme Asl Sono 319 gli ovadesi che hanno aderito alla petizione promossa dal Pdl e Lega Nord per chiedere al Comune di revocare l'appoggio al trasferimento della sede dell'Asl a Casale: "È una scelta che può solo penalizzare l'ospedale ovadese" sostengono il coordinatore cittadino della Pdl, Saverio Caffarello, e il leghista Gianni Viano. A fine mattina, dopo aver intercettato gli ovadesi al mercato (il tavolo per le firme era in via Cairoli) commentano: "È stato un successo, significa che il futuro del nostro nosocomio sta a cuore a molti: il numero di adesioni è elevato, se si considera che lo spazio e il tempo per firmare erano davvero ridotti. In tanti ci hanno chiesto di restare anche al pomeriggio, ma non era possibile". In una manciata di ore sono state raccolte 124 firme in via Cairoli, e altre 195 in 15 negozi del centro. "È arrivata poi la richiesta di allestire altri gazebo nei paesi: in particolare Rocca Grimalda, Silvano d'Orba, Tagliolo, Lerma, Mornese, Carpeneto e Montaldo. Così abbiamo deciso di prorogare la raccolta anche nei prossimi giorni". Contro la petizione si era levata la voce del sindaco Oddone (Pd): "Chi pensa che con la sede Asl da Casale ad Alessandria cambi qualcosa per Ovada vuol dire che non conosce come stanno le cose o è in malafede". Controreplica il sindaco di Capriata, Cassulo: "Appoggio la motivazione che sta alla base della petizione: stiamo andando verso un accentramento preoccupante. Non ci sono certezze neppure sui servizi e sui finanziamenti, tranne quella dei probabili tagli: il rischio è che le poche risorse vengano dirottate al comparto ospedaliero a discapito invece del Distretto e del socio-assistenziale". Non è chiaro se questo c'entra qualcosa con la sede Asl, di sicuro c'è che lui è di Forza Italia e ormai la questione, da puramente tecnico-organizzativa, è diventata tema di scontro tra destra e sinistra. Come ormai quasi tutto in questo Paese.

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Il divo in declino Morgan Freeman e la cassiera di supermercato Paz Vega (sezione: Nord)

( da "Stampa, La" del 27-04-2008)

Argomenti: La Lega

10 COSE DI NOI Il divo in declino Morgan Freeman e la cassiera di supermercato Paz Vega Molto americano, l'incontro casuale fra il divo nero settantenne Morgan Freeman e la giovane cassiera latina Paz Vega. Per una giornata parlano, si confidano, ridono, si rattristano con simpatia e casta complicità. Lui, marito e padre, racconta il proprio timore di essere finito, il telefono che squilla di rado, la paura della morte. Lei, ragazza sola, racconta della propria dura vita di lavoro come cassiera d'un supermercato, le ambizioni, l'isolamento di cui si sente prigioniera. A sera, lasciandosi, capiscono d'essersi reciprocamente fatti del bene, consolati. Morgan Freeman è il produttore di questo breve film (1 ora e 20 minuti) un po' melenso, forse autobiografico, diretto da Brad Silberling (45 anni, già regista di "Casper", di "Voglia di ricominciare") con appropriata delicatezza e umorismo. Lietta Tornabuoni ALLA RICERCA DELL'ISOLA... Fantasy. Regia di Mark Levin, Jennifer Flackett, con Abigail Breslin e Jodie Foster. La nota scrittrice di libti per infanzia Alexandra soccorre una piccola fan che le scrive un'accorata richiesta d'aiuto: il padre è scomparso. IL CACCIATORE DI AQUILONI Avventura. Regia di Marc Forster, con Khalid Abdalla e Atossa Leoni. La quarantennale amicizia tra Amir, figlio di un nobile di Kabul, e Hassan, figlio del suo servo. Dal best seller di Khaled Hosseini, dirige l'autore di "Monster's ball" e "Neverland". 10 COSE DI NOI Commedia drammatica. Regia di Brad Silberling, con Morgan Freeman e Paz Vega. L'autore di "Casper" e "City of angels" porta sullo schermo il rapporto di amicizia che s'instaura tra un attore in declino e una cassiera di supermercato. I DEMONI DI SAN PIETROBURGO Drammatico. Regia di Giuliano Montaldo. con Miki Manojlovic e Carolina Crescentini. La storia comincia nel 1860 a San Pietroburgo, quando una bomba uccide un membro della famiglia imperiale; Dostoevskij va a trovare in un ospedale psichiatrico un giovane che confessa di conoscere gli attentatori. IN AMORE, NIENTE REGOLE Commedia. Regia di George Clooney, con Clooney e Renée Zellweger. Negli Stati Uniti del 1925 Dodge Connolly è un esuberante campione di football che arruola nella sua squadra un giocatore presunto eroe di guerra. La storia non convince un'intraprendente giornalista. JUNO Commedia. Regia di Jason Reitman, con Ellen Page e Michael Cera. Juno MacGuff è un'intraprendente sedicenne del Minnesota che riesce a mantenere il controllo sulla sua vita anche quando scopre di essere incinta e comincia a chiedersi, con il timido compagno di classe Paulie Bleeker, come agire. Premio Oscar per la miglior sceneggiatura originale. L'ALTRA DONNA DEL RE Drammatico. Regia di Justin Chadwick, con Natalie Portman e Scarlett Johansson. La vicenda storica di Anna e Maria Bolena, le due sorelle che si contesero i favori di Enrico VIII: la prima riuscì a sposarlo, l'altra ne divenne l'amante. IL MATRIMONIO E' UN .... Commedia. Regia di Cherie Nowlan, con Brenda Blethyn e Khan Chittenden. La cabarettista irriverente e in declino Jean Dwight teme che la fidanzata del figlio possa incrinare l'armonia della loro famiglia. NON PENSARCI Commedia. Regia di Gianni Zanasi, con Anita Caprioli e Giuseppe Battiston. Un musicista trentaseienne, un tempo piccola star punk rock, comincia a riflettere e sulla sua vita: tornato a casa dalla famiglia, comincia ad occuparsi di ciò che ha a lungo trascurato. ORTONE E IL MONDO DEI CHI Cartoon. Regia di Jimmy Hayward e Steve Martino. Dai creatori de "L'era glaciale", la storia di un simpatico elefante che trova un mondo di pace, quello dei minuscoli Chi, in un fiore. OXFORD MURDERS Thriller. Regia di Alex de la Iglesia, con Elijah Wood e John Hurt. Nei dintorni di Oxford, un'anziana signora viene trovata morta nel soggiorno di casa: il cadavere viene rinvenuto da un professore e da uno studente, i quali cominciano a indagare su una misteriosa serie di omicidi. LA SPOSA FANTASMA Commedia. Regia di Jeff Lowell, con Eva Longoria Parker e Paul Rudd. Opera prima, racconta di un uomo conteso da due donne: la veggente Ashley e la ragazza che avrebbe dovuto sposare mentre ora è un fantasma, morta preparando il matrimonio. STEP UP 2 Musicale. Andie e Chase s'incontrano all'interno di una scuola d'arte del Maryland: cominciano ad allenarsi insieme per partecipare a una difficile gara clandestina. TUTTA LA VITA DAVANTI Commedia. Regia di Paolo Virzì con Sabrina Ferilli e Massimo Ghini. L'autore di "Ovosodo" e "Caterina va in città" ritrae la vita nei call center attraverso le vicissitudini della venticinquenne laureata Marta. TUTTI PAZZI PER L'ORO Azione. Regia di Andy Tennant, con Matthew McConaughey e Kate Hudson. Ben Finnegan è un cacciatore di tesori che sta per coronare il suo sogno: recuperare il carico d'oro di un galeone che giace da un paio di secoli in fondo al mare al largo della Florida. Al suo fianco, l'intraprendente consorte. L'ULTIMA MISSIONE Poliziesco. Regia di Olivier Marchal, con Daniel Auteuil e Olivia Bonamy. L'autore di "36" narra la storia di Louis Schneider, incorruttibile poliziotto di Marsiglia in crisi esistenziale che cerca di proteggere una ragazza dall'uomo, tornato in libertà, che aveva ucciso i suoi genitori. UN AMORE SENZA TEMPO Commedia drammatica. Regia di Lajos Koltai, con Vanessa Redgrave e Claire Danes. Dal romanzo di Susan Minot, un percorso attraverso il passato e il presente di tre donne: la madre Ann, in fin di vita, e le figlie Constance e Nina. 21 Commedia drammatica. Regia di Robert Luketic, con Jim Sturgess e Kevin Spacey. Il professor Mickey Rosa forma una squadra di giovani talenti in matematica per sbancare i casinò di Las Vegas: fra loro, l'intuitivo e bisognoso di soldi per pagarsi gli studi Ben. Il boss della zona cercherà di fermarli. Da una storia vera, dirige il cineasta del successo "La rivincita delle bionde". TRAME A CURA DI Daniele Cavalla.

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Domani la Provincia avrà il suo presidente (sezione: Nord)

( da "Stampa, La" del 27-04-2008)

Argomenti: La Lega

BALLOTTAGGIO.SI VOTA OGGI SINO ALLE 22 E LUNEDI' DALLE 7 ALLE 15 Al seggio Domani la Provincia avrà il suo presidente Ecco l'esatta modalità di voto sulla scheda di colore verde La scelta è fra Maria Teresa Armosino e Roberto Peretti [FIRMA]FRANCO CAVAGNINO ASTI L'ultimo ballottaggio a cui sono stati chiamati gli astigiani risale al 2002, tra Vittorio Voglino e Luigi Florio per la poltorna di sindaco. Per risalire al secondo turno elettorale per la presidenza della Provincia, bisogna invece andare indietro sino al 1999, avversari Roberto Marmo e Giuseppe Goria. Oggi e domani si torna alle urne per scegliere il presidente della Provincia. Sono in corsa al ballottaggio la parlamentare Maria Teresa Armosino, sostenuta da "Pdl" e Lega Nord e Roberto Peretti, sindaco di Villanova che può contare sul sostegno di "Pd" e Italia dei Valori. Il voto al primo turno ha assegnato ad Armosino il 44,1% di preferenze, allo sfidante il 26,4%. Si vota nei 266 seggi allestiti ieri pomeriggio in tutto l'Astigiano (78 sono nel capoluogo) oggi dalle 8 alle 22 e domani dalle 7 alle 15. Lo spoglio delle schede s'inizierà subito e nel tardo pomeriggio si conoscerà il nome del vincitore che siederà sulla poltrona lasciata libera a fine febbraio dal dimissionario Roberto Marmo. Alla coalizione collegata al presidente eletto andranno 14 consiglieri, mentre i restanti 10 saranno appannaggio delle altre coalizioni. Alle urne sono chiamati 179.496 aventi diritto al voto (86.259 maschi e 93.237 femmine) di cui 60.385 nel capoluogo. Bisogna presentarsi ai seggi con la tessera elettorale e un documento di riconoscimento. Gli appelli finali dei candidati e dei partiti hanno cercato anche di richiamare gli astigiani al diritto-dovere del voto. Il timore dell'astensionismo è forte. Il 12 e 13 aprile l'affluenza era stata del 76,1%, ma tradizionalmente il ballottaggio registra, in misura più o meno consistente, una certa disaffezione al voto.Agli elettori che si presentano oggi e domani nei 266 seggi per votare al ballottaggio delle Provinciali, viene consegnata una scheda di colore verde (stesso colore al primo turno del 13 e 14 aprile). Il voto, come informa la prefettura, si esprime tracciando un segno sul rettangolo contenente il nominativo del candidato alla carica di presidente della Provincia prescelto. E' da ritenersi valido anche il voto apposto sui contrassegni delle liste collegate al candidato presidente. Per Maria Teresa Armosino sono "Pdl" e Lega Nord, per Roberto Peretti "Pd" e Italia dei Valori.

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E Bossi si sfoga: io fin troppo paziente (sezione: Nord)

( da "Stampa, La" del 27-04-2008)

Argomenti: La Lega

Un'ora e mezzo con un foglietto davanti e un governo su cui tirare la riga. Silvio Berlusconi è il primo a lasciare via Bellerio, la sede della Lega in cui torna quattordici anni dopo: "E' stato un incontro soddisfacente". Umberto Bossi, il padrone di casa, si ferma fino a tardi: "Abbiamo trovato la quadra". E postilla: "Diciamo che in questi giorni mi hanno fatto tanto lavorare; diciamo che molti mi hanno rotto le scatole e che io sono stato molto buono e paziente". Non è del tutto vero. Si rivedranno martedì a Roma. Ci sono ancora tanti tasselli da mettere a posto, dal quarto ministero che sembra assegnato a Roberto Calderoli, al futuro di Roberto Formigoni che pare inchiodato alla Regione Lombardia per un altro mandato, con gran dispiacere della Lega che sognava il grande slam, sbarcare in massa a Roma e papparsi pure il Pirellone, se non ora tra due anni. Non è del tutto vero che abbiano trovato l'accordo definitivo, ma di sicuro la giornata sembrava iniziare nel modo peggiore. Umberto Bossi di fronte alle manfrine per la formazione del nuovo governo, masticando mezzo sigaro l'aveva detto l'altra sera ai suoi in un bar di Verbania: "Berlusconi tergiversa un po', sembra fare qualche vecchio giochetto democristiano. Però ha paura che se ci tira un brutto scherzo noi votiamo alla Camera o al Senato un presidente della sinistra". Messaggio ricevuto a Palazzo Grazioli. Messaggio chiarissimo per il Cavalier Berlusconi, alle prese con una minacciata riedizione del ribaltone anno '94, prima ancora di formare il nuovo governo. Che l'aria fosse non proprio delle migliori il presidente del Consiglio in pectore lo aveva intuito subito. In agenda era già fissato per le 3 del pomeriggio un appuntamento in un'azienda di smaltimento dei rifiuti a Montello, su per le valli bergamasche. Il titolare è un amico dell'ex ministro Roberto Castelli. Poteva essere l'occasione per arricchire il know how sull'emergenza rifiuti a Napoli e firmare con la Lega il patto del pattume sulla composizione del governo. E invece niente. Bossi fa saltare tutto: "Meglio stare lontano dai rifiuti". Berlusconi offre i divani di villa San Martino: "Va bene, vieni ad Arcore". Bossi insiste: "No, io vado in via Bellerio". Si troveranno lì alle 4 del pomeriggio, nell'ufficio al secondo piano dove già nel '94 avevano messo giù l'elenco dei ministri del primo governo Berlusconi, poltrona dopo poltrona. Questa volta è Bossi che alza la posta. L'idea di non poter sbarcare al Pirellone né adesso né tra due anni gli rode. Vorrebbe un altro ministero. Berlusconi non può cedere troppo. Quattro ministri sono tanti. E vai a sapere cosa farà Roberto Formigoni con cui si deve ancora incontrare domani. Alla fine sul foglietto pieno di scarabocchi si trova un mezzo accordo. I ministri leghisti passano da tre a quattro. Calderoli non fa il vicepremier ma incassa il ministero dell'Attuazione del programma di governo e una parte delle deleghe sulle Riforme, escluso il Federalismo che rimane a Bossi. A Roberto Maroni rimane l'Interno, al veneto Luca Zaia le Politiche agricole. Tutti soddisfatti. Tutti apparentemente contenti, con Calderoli che fila via dalla sede di Bellerio con un sorriso grande così. A Berlusconi vien voglia di farsi pure quattro passi in centro, gli porta bene come il giorno delle elezioni, passeggiata, preghiera per mamma Rosa in Duomo, foto coi telefonini dei passanti. "Sono molto soddisfatto", dice dopo l'incontro nella sede della Lega. Che sia soddisfatto pure di avere in casa una moglie mezza leghista come Veronica, come si racconta lei nell'intervista alla "Stampa" di due giorni fa? Il Cavaliere anche su questo fa il Cavaliere: "Così tutti possono rendersi conto di come siamo compatti e come saremo coesi nelle decisioni che riguardano il Paese".

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Corso Trieste romanzo criminale (sezione: Nord)

( da "Stampa, La" del 27-04-2008)

Argomenti: La Lega

La storia La Moncalieri "nera" tra i numeri 61 e 71 Corso Trieste romanzo criminale GIUSEPPE LEGATO MONCALIERI Dieci numeri civici. Dieci numeri che sono le tappe di un romanzo criminale. Corso Trieste 61-71. La Moncalieri nera abita qui. Qui è nata, qui si è radicata, costruita e distrutta nel tempo. E' la cronaca, di scalate al malaffare dei Belfiore che fanno fuori i siciliani e si prendono Torino, di audaci rapine di Filippo Conigliaro che con le armi ha una certa confidenza. E di omicidi irrisolti legati al clan dei catanesi. Come quello di Antonio "Toni" Musumeci trovato incaprettato e murato in un sottoscala. Ma non basta. Perché qui, dalle parti di corso Trieste, borgo san Pietro di Moncalieri, c'è anche un giovane Felice Maniero che arriva coi genitori dal Veneto e che poi finisce per fondare la mala del Brenta. Non un capo. Il capo. Peppe Belfiore - 7 ottobre '56, Gioiosa Jonica - arriva a Moncalieri a settembre del 1975. Con lui c'è la moglie Rosetta Sfara. Cerca una casa Peppe, perché i suoi fratelli stanno crescendo a dismisura. Droga, usura, appalti. E lui si sistema dalla suocera in corso Trieste 69. Non andrà più via. Intanto suo fratello Mimmo viene coinvolto nell'omicidio del procuratore Bruno Caccia. "Non c'è peggio di Caccia", dice un Belfiore E allora come dicono a San Luca, 40 km dalla Gioisa dei Belfiore: "Cu campa campa e cu mori mori" (chi vive vive e chi muore, muore). Intanto Miano boss dei catanesi in declino, intercetta in carcere uno del mandamento di Gioiosa Jonica. Gli dice: "Hai visto Caccia? L'abbiamo fatto noi. Ci dovete ringraziare". Mimmo finisce in carcere. È l'inizio di una lenta e inesorabile agonia. Peppe però rimane fuori dai giochi. Ha il tempo di vedere quei numeri civici dove vive tanta gente per bene, che si popolano di colleghi del crimine. Il male si mischia alla normalità: agli operai della Fiat strappati ai campi di bergamotto in Calabria. Qualcuno ha fatto fortuna. Per altri è andata in un altro modo. Toni Musumeci - corso Trieste 71 - era un catanese un po' spaccone. Una volta, negli Anni 80, contava qualcosa, ma dopo era diventato un signor nessuno. Lo ammazzarono a calci e pugni. Agli inizi di giugno del 2002 lo trovarono mummificato, murato nello scantinato del palazzo. Il corpo era lì da mesi. Corso Trieste 71, Filippo Conigliaro è un ragazzo irrequieto che arriva da Palermo e comincia a frequentare il giro dei rapinatori. A Ceresole d'Alba nel 2003 partecipa all'assalto alle Poste in cui muore l'appuntato dei carabinieri Massimo Guerini. C'è chi muore nel conflitto a fuoco e chi si fa arrestare. Ma Filippo "O pazzo" è scaltro. E riesce a scappare per poi arrendersi a Silvi Marina. Va in carcere, esce e torna dentro, perché un anno e mezzo fa lo prendono in Svizzera. Con i soliti compari di rapine, molti di Moncalieri, prova un assalto a un ufficio postale di Zurigo. Volano pallottole, c'è un tentativo di sequestro di persona. Poi arriva la polizia svizzera e li arresta tutti. In corso Trieste al 73 vivono ancora il padre e la madre. E tanta altra gente per bene.

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"Missione" a Scutari per favorire lo sviluppo dell'agricoltura albanese (sezione: Nord)

( da "Stampa, La" del 27-04-2008)

Argomenti: La Lega

SALUZZO. DELEGAZIONE "Missione" a Scutari per favorire lo sviluppo dell'agricoltura albanese Partirà il 15 maggio dall'aeroporto di Malpensa la "Missione Albania" del Comune di Saluzzo. Parteciperanno il sindaco Paolo Allemano, l'assessore ai Servizi sociali Alida Anelli e altri componenti dell'Amministrazione, i vertici della Consulta stranieri eletti l'anno scorso, i responsabili del "Progetto Penelope", un laboratorio di tessitura per favorire l'integrazione, e rappresentanti della Coldiretti. La meta è Scutari, una delle città più importanti dell'Albania, nel Nord del Paese, al confine con il Montenegro. L'obiettivo non è un vero gemellaggio, ma una cooperazione internazionale legata al mondo dell'agricoltura e la conoscenza dei luoghi da cui provengono la maggior parte degli albanesi immigrati negli ultimi anni a Saluzzo. "Saremo a Scutari - dice l'assessore Anelli -, la ''Capitale del nord'' del Paese delle Aquile e nelle cittadine delle vicinanze. Nella riunione che si terrà l'8 maggio in Comune definiremo tutti i dettagli, ma l'idea è di incontrare la gente e i rappresentanti delle istituzioni di quelle zone. Inoltre, se sarà possibile, vorremmo in collaborazione con la Coldiretti, piantare degli alberi da frutto tipici del Saluzzese per permettere ai contadini dell'altra sponda dell'Adriatico di sviluppare nuove coltivazioni e quindi nuove forme di guadagno e sostegno economico. Non abbiamo ancora stabilito se saremmo ospitati dalle famiglie degli immigrati a Saluzzo o se utilizzeremo degli alberghi". La "Missione Albania" si concluderà il 18 maggio. Per il viaggio il Comune ha stanziato mille euro. Tutte le altre spese saranno a carico dei partecipanti.

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A PALERMO IL PADRINO E' IN VERSIONE POP (sezione: Nord)

( da "Stampa, La" del 27-04-2008)

Argomenti: La Lega

Non vorremmo essere nei panni dell'investigatore che ha ricevuto l'ingrato compito. Scovare l'autore del murales in onore del boss mafioso Matteo Messina Denaro, riprodotto - ai piedi della stupenda cattedrale normanna - in quattro pose con lo stile che rese famoso il "Mao" di Andy Warhol. Un vero, appassionante "giallo" attraversa gli umori di una città che sempre più raramente dà segni di vitalità di fronte ai temi dell'onorata società. Ma questa del murales dedicato a Matteo "u siccu" (sempre attento alla dieta, il boy), sembra davvero aver risvegliato la fantasia panormita. Puntualmente s'è imbastita la rappresentazione della costernata consapevolezza che con certi "santi" non è bene scherzare. Sia che li si voglia mitizzare, e ciò non rientra nel politicamente corretto, sia che li si voglia sfottere. Anche perché, questa seconda ipotesi, potrebbe non essere esattamente salutare. E allora, cosa può fare il nostro poliziotto, pressato dagli alti vertici a loro volta terrorizzati da una campagna mediatica che va montando in direzione dello spazio destinato alla ferma volontà di non permettere l'analogia tra Messina Denaro e Che Guevara? Certo, spunti di suggestione non ne mancano. Proprio ieri, per esempio, ricorreva il quarantaseiesimo genetliaco del mafioso con azzardate aspirazioni filosofiche. E che ti va ad accadere, proprio oggi? Che sulla candida facciata di uno stabile del paese natale del boss (Castelvetrano) si materializza un terzo murales. Ritratto singolo stavolta, sempre in stile pop art, il simbolo del dollaro statunitense e l'urlo: "Messina Denaro/ L'Ultimo". Chiude la sigla dell'autore: F.A.come nelle precedenti "opere" della Cattedrale e di via dell'Università, a Palermo. Ecco, la suggestione delle coincidenze potrebbe portare il nostro investigatore a gettare le basi per un movente, diciamo, "filomafioso". Matteo, come un personaggio della pubblicità, ha presa sui giovani e così scatena la fantasia di un artista, immaginato non troppo avanti nell'età, che fissa sul muro - aiutato da colori spray e da una sorta di normografo delle immagini - l'icona del modello di uomo vincente siciliano. Questa non è una pista che ci siamo inventati noi, no è proprio una chance investigativa che poggia sul "ragionevole sospetto" che il misterioso "artista" possa venire da una delle scuole che gravitano fra Cattedrale e Università. E chissà che F. A. non sia uno studente (o un insegnante, perchè no?) del vicino liceo artistico. Proseguendo sulla traccia, l'investigatore dovrà accertare il sesso del pittore. Uomo o donna? Sarebbe banale pensare ad un normale maschietto, magari col mito del pistolero. No, meglio una ragazza. Come quelle che hanno già dimostrato passione per Matteo, grande incantatore di romantiche sognatrici. Ce n'era una che gli scriveva: "Quanto rimpiango di non poter darti con le mie mani l'ultima versione di playstation". Ma forse questa storia è tutta frutto del caso. Il murales alla Cattedrale esisteva da settimane e nessuno se l'era filato. Fino a quando il settimanale "S" ha pubblicato la corrispondenza del boss (in parte già uscita su La Stampa del 23 settembre dell'anno scorso) con un misterioso "Svetonio", rivelatosi poi - con gran disdoro per la reputazione del buon Matteo - un collaboratore del servizio segreto. L'innesco mediatico può aver fatto il resto e così oggi ci troviamo a indagare su un fatto che non è reato e a riproporre le pillole di saggezza bacchettona e autodifensiva ("sono il Malaussène di tutto e di tutti") vergate da Matteo (alias Alessio) e indirizzate a "Svetonio", in vero poco accostabile all'autore del "De viris illustribus". Ma il gioco mediatico non è facile da arginare, specie se tra "pizzini" e murales fa capolino una sorta di gossip mafiosesco che consegna al grande pubblico l'ultima novità: la lite addirittura con Bernardo Provenzano, messo in croce da "Alessio" per la leggerezza con cui si è fatto sorprendere in possesso della "corripsondenza" che il vecchio intratteneva con l'intera Cosa nostra. "Se lo avessi davanti - scrive "Alessio" a Svetonio - gli direi cosa penso e, dopo di ciò, la mia amicizia con lui finirebbe. Tutto mi potevo immaginare, ma non tanto menefreghismo...". Ce n'è abbastanza per far salire le "quotazioni" di Matteo, che - quasi avesse presagito l'odierna audience - aveva scritto: "Di me si parlerà ancora per molto".

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Moglie e marito arrivati da lontano (sezione: Nord)

( da "Stampa, La" del 27-04-2008)

Argomenti: La Lega

ROMA Li avete mai visti i cinesi quando si sposano? Lui in scuro, a volte persino in smoking. Lei avvolta in un abito bianco impeccabile. E poi il fotografo, le damigelle, la limousine presa a noleggio: tutto come da tradizione. Non è la loro tradizione ma, pazienza, in Italia di matrimoni così se ne celebrano sempre meno e sono soprattutto loro, i cinesi, i romeni, i polacchi e gli altri immigrati a entrare in Chiesa o recarsi davanti ad un ufficiale civile per diventare marito e moglie. Perché se si vanno a guardare le cifre Istat si scopre che fra gli italiani le nozze calano ogni anno di più (242 mila nel 2007 ed erano 270 mila cinque anni prima). Ma fra gli stranieri è il contrario. Nel 2005 sono state celebrate oltre 33 mila nozze con almeno uno sposo immigrato, il 13,2% del totale dei matrimoni registrati in Italia (250 mila nel 2005). Un aumento deciso, costante: erano meno del 5% nel 1995. Detto in altro modo, erano una coppia su 20 nel 1995, dieci anni dopo sono una coppia su sette. E già questa cifra vale, da sola, a sintetizzare meglio di molte analisi socio-politiche il radicamento lento e costante degli stranieri in Italia, soprattutto al Nord, e la paura che si è trasformata in voti a favore della Lega. Paura per alcuni, ma anche attrazione per altri. Se un matrimonio su sette ha almeno un immigrato come partner - se non entrambi - sono proprio le coppie miste ad avere il maggior peso in questo 13% di nozze. Nel 2005 gli italiani che sposavano uno straniero sono stati oltre 23 mila, più del 9% del totale, più o meno una coppia su 10. Il resto - il 4% - sono matrimoni tra stranieri: coppie che vivono in Italia e mettono su famiglia qui oppure sposi per turismo: statunitensi, giapponesi o europei che scelgono l'Italia per le loro nozze. E' il Nord la zona dove maggiore è la presenza di immigrati ed è lì che è più facile per un italiano - o un'italiana - innamorarsi di una persona straniera. Il maggior numero di matrimoni misti infatti avviene al Nord (13%) e al Centro (12%). Al Sud e nelle Isole, dove la presenza è meno radicata, rappresentano il 5% e il 4% delle nozze. A lanciarsi nell'avventura di un amore interculturale sono innanzitutto gli uomini. Oltre 18 mila nozze sono fra uno sposo italiano e una sposa straniera: circa il 70% del totale, sette matrimoni misti su dieci. Agli uomini piacciono in particolare le donne dell'Europa centro orientale. Uno su due (il 51%) sposa una rumena, un'ucraina, una polacca, una russa, una moldava o un'albanese. Uno su cinque (il 21%) preferisce quelle dell'America centro-meridionale: brasiliane, ecuadoriane, peruviane e cubane. I loro sono matrimoni spesso frutto di una delusione precedente con un'italiana. Gli uomini, infatti, ci arrivano non proprio ragazzini: in media hanno 41 anni e le loro mogli 32,4. E più di uno su tre (il 37%) viene già da un precedente matrimonio. Ma molti sono gli anziani che sposano la loro badante. Negli ultimi 10 anni sono stati oltre 30 mila i matrimoni tra uomini tra i 70 e gli 85 anni, single, vedovi o già divorziati con giovani straniere. Le donne italiane che scelgono un marito straniero sono di meno. Nel 2005 si sono sposate in 5 mila, 3 nozze miste su 10. Anche loro hanno gusti precisi: una su quattro preferisce i nordafricani (25%), soprattutto marocchini e tunisini. Una su cinque, gli uomini dell'Europa centro-orientale (20%), (soprattutto albanesi e rumeni). Le donne, però, il marito se lo scelgono più giovane. In media le mogli italiane hanno 32,4 anni, il loro marito straniero 31,8. Quasi due su dieci (18%) ha un matrimonio fallito alle spalle. Sempre più spesso però l'avventura del matrimonio esotico si risolve con una separazione. Nel 2005 sono state 7.536 le separazioni di "coppie miste" di coniugi, contro 4.266 del 2000, il 76,7% in più. \.

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Silvio in via Bellerio, 14 anni dopo (sezione: Nord)

( da "Stampa, La" del 27-04-2008)

Argomenti: La Lega

[FIRMA]SUSANNA MARZOLLA MILANO Dai saloni di una villa neoclassica, con tanto di parco, a una palazzina di periferia mai sfiorata dall'estro di un architetto. Lo scenario è cambiato, esteticamente. Anche simbolicamente? Silvio Berlusconi minimizza: "Siccome Bossi è venuto da me tantissime volte - dice - ho ritenuto, giacché ero in movimento, di andare io da lui". Insomma una cosa normale, casuale la sede scelta per la riunione che doveva decidere il futuro governo. Però, a riguardare la storia degli incontri tra Silvio e Umberto, di "visite" alla sede di via Bellerio le cronache ne ricordano una sola: l'1 aprile del 1994. Il centrodestra aveva appena vinto le elezioni e si doveva decidere come mettere insieme due coalizioni (Forza Italia-Lega e Forza Italia-An) che si erano presentate distinte: Berlusconi, appena sceso in politica, aveva sì ottenuto un travolgente successo, ma la Lega era pur sempre una forza maggiormente solida. Nulla di strano, allora, che fosse il leader di Fi a varcare quel portone, accompagnato da Gianni Letta, per discutere con Roberto Maroni (Bossi neppure si presentò). Quattordici anni dopo molte cose sono cambiate, gli incontri si sono susseguiti, divenendo appuntamento settimanale, eppure Berlusconi alla sede della Lega era rimasto un unicum. Almeno fino a ieri. E forse non è stato proprio così normale e casuale. Certo Berlusconi da Bossi c'è andato diverse volte, ma i luoghi erano legati alle condizioni di salute del Senatur, dopo il malore del 2004: il cardiocentro di Lugano, la clinica di Brissago dove Bossi ha trascorso il periodo di riabilitazione. E poi la casa di Gemonio, dove gli incontri assumevano un sapore di festa familiare. Capitò di vedersi anche nella villa di Berlusconi in Sardegna e, ovviamente, a Palazzo Grazioli, l'abitazione romana che il Cavaliere predilige per i suoi incontri politici. Ma è un posto che Bossi non ama: se proprio a casa di Berlusconi s'ha da andare, meglio, molto meglio in Brianza. E così le cene del lunedì ad Arcore, luogo deputato alle discussioni tra i due; almeno fino a ieri.

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[FIRMA]ROCCO VALENTI REGGIO CALABRIA Un botto seguito dal rumore della ferraglia che si sparge (sezione: Nord)

( da "Stampa, La" del 27-04-2008)

Argomenti: La Lega

A decine di metri. Parti di auto che schizzano, come il sangue di Antonino Princi, 45 anni, imprenditore conosciuto in Calabria, ennesimo bersaglio della 'ndrangheta. A Gioia Tauro, ieri alle 8,30, s'è rivista, dopo parecchio tempo, la scena dell'autobomba. Un'esplosione dagli effetti devastanti, per la quale l'imprenditore è stato trasportato nel reparto di rianimazione di Reggio Calabria (dopo che al pronto soccorso di Gioia Tauro i medici hanno constatato che là c'era ben poco da fare) in condizioni gravissime. Ha perso le braccia e le gambe, le lesioni ne hanno compromesso la funzionalità. Ora lotta contro la morte, mentre gli investigatori dell'antimafia stanno cercando di trovare un motivo plausibile per quell'ordigno. Princi è il titolare di catene di negozi d'abbigliamento, con interessi rilevanti nel settore della grande distribuzione e con la passione per il calcio. Alcuni anni fa era stato socio di riferimento del Catanzaro, ai tempi della serie B. L'autobomba non è cosa da intimidazione per indurre qualcuno a pagare la mazzetta, e gli investigatori lo sanno. Piuttosto è una prova di forza, un modo più rischioso di uccidere (perché non c'è dubbio che l'intento fosse quello) di quanto non sia un agguato con fucili e pistole. Un gesto dimostrativo? E perché contro Princi? L'imprenditore era appena uscito di casa, nel centro di Gioia Tauro, comune sciolto per infiltrazioni mafiose pochi giorni fa. Terra di 'ndrangheta, di cosche antiche quanto gli ulivi della Piana, di famiglie un tempo alleate e oggi non più. Il primo febbraio un agguato a Gioia Tauro (fu ucciso il boss Rocco Molè) ha portato alla luce una guerra interna a una consorteria una volta granitica. Già, ma che c'entra Princi? Vendetta trasversale per via di una parentela della moglie con affiliati alla cosca Mammoliti di Oppido Mamertina? O, piuttosto, un segnale agli imprenditori per riaffermare la supremazia di una famiglia di 'ndrangheta? Solo ipotesi, e d'altra parte la lettura di quello che è accaduto nel cortile di Gioia Tauro è tutt'altro che semplice per la procura distrettuale di Reggio Calabria. Princi ha due figli, una ragazza che frequenta il primo anno delle superiori e un ragazzino più piccolo. Di recente aveva manifestato l'intenzione di trasferirsi a Reggio Calabria. Non se ne conoscono le ragioni, potrebbero non c'entrare con quanto è accaduto mentre apriva la portiera del suo Suv scuro. L'esplosione non lo ha preso in pieno, altrimenti la corsa dell'ambulanza sarebbe stata vana. Come a Beirut La polizia scientifica ha esaminato l'auto per capire se l'ordigno (piazzato quasi certamente poche ore prima, col favore del buio, sotto la parte anteriore) sia stato azionato da qualcuno appostato nei paraggi con un telecomando in mano, o se fosse collegato direttamente all'auto, in modo da scoppiare quando Princi avrebbe aperto la portiera. Un attentato spavaldo, spietato. "C'è qualcosa che ci sfugge: da qualche tempo a questa parte - osserva Umberto De Rose, il presidente degli industriali calabresi - la 'ndrangheta sembra aver intrapreso la strada delle azioni eclatanti, quelle che erano invece caratteristiche della mafia. Questo terribile episodio di Gioia Tauro arriva venti giorni dopo l'uccisione di un imprenditore edile nel Catanzarese, un industriale che si era appena aggiudicato un appalto da cento milioni. La Calabria ricorda in queste settimane la Beirut degli Anni '80. Credo che il nuovo governo, appena si insedierà, non potrà non tener conto di questa grande emergenza, anche perché nei prossimi mesi - sottolinea De Rose - in Calabria arriveranno risorse pubbliche per centinaia di milioni, e la 'ndrangheta certamente non si farà sfuggire l'occasione".

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Dalle pieghe dell'inchiesta dello Sco della squadra mobile Gioco duro (6 arresti, 1 (sezione: Nord)

( da "Stampa, La" del 27-04-2008)

Argomenti: La Lega

Dalle pieghe dell'inchiesta dello Sco della squadra mobile "Gioco duro" (6 arresti, 115 denunciati, 5 sale da gioco sequestrate), coordinato dal vicequestore Marco Martino, emerge - forse per la prima volta - quanto, come, dove e attraverso quali personaggi, la criminalità organizzata si era (ed è) radicata anche a Torino e in Piemonte. Uno spaccato di storia che può essere difficile da assimilare, accettare e soprattutto da capire. Sullo sfondo, una catena di delitti, indagini finite nel nulla. Tanti capitoli sono ancora da scrivere. Incipit, il controllo del gioco d'azzardo, il sistema più facile e sicuro per guadagnare ingenti somme di denaro, rischiando poco. Dalle confessioni dei pentiti e dalle indagini, si scopre che, in Piemonte, era in atto, dal 2000, una pax mafiosa, tra siciliani e calabresi. Sino a quando gli interessi non sono entrati di nuovo in conflitto per colpa di un gruppo di outsider decisi a liberarsi dal controllo dei boss. In questo contesto, le dichiarazioni del pentito X (niente, nome, per ragioni di sicurezza) rese ai pm di Torino nel novembre 2006. Premessa degli inquirenti: "Il contrasto per il predominio nell'ambito delle bische clandestine tra gruppi contrapposti, ha nel recente passato, determinato l'omicidio di Vincenzo Casucci, avvenuto nel giugno del 2000, a Torino, e il 27 luglio 2002, quello di Pietro Fortunato, uomo di fiducia di Carmelo F., suo concorrente e gestore di altre bische". Rivela il pentito X: "A partire dall'Anno 2002 ho fatto parte di un gruppo che stava assumendo le caratteristiche dell'associazione e di cui era pare Lorenzo S.; Carmelo C.; Mino M.; Romeo L,; Ignazio M., Andrea M., Santo Giovanni M.; Francesco "Ciccio" L. S., che seguiva la bisca di piazza Rebaudengo. C'erano S., di origine calabrese. Rosario D. e altri. Questo gruppo era pronto ad associare anche altri, come Domenico M. e Orazio D. M., come mi aveva detto Lorenzo S..". Micci si addentra, con precisione, nelle dinamiche dell'associazione criminale: "... Ho saputo che quando si fece terra bruciata intorno a Carmelo F., lo stesso mandò sua sorella S. da Angelo R., reggente della famiglia Bonaccorsi, a Catania per chiedere aiuto e se poteva sistemare la cosa, nel senso se di prodigarsi per una riappacificazione ed un chiarimento. R. però rispose "Torino è Torino", "Catania è Catania". Così mi disse S...Prima di fare terra bruciata attorno a Carmine F., Lorenzo S. aveva chiesto al reggente della famiglia Capello a Catania, Orazio Pardo, se poteva lui muoversi contro il clan rivale. Gli dissero di sì. Chiese anche a quelli di Milano, ossia gli appartenenti al clan di Jimmy Miano e anche in tal caso ebbe via libera...". E' il segnale, secondo gli inquirenti, dell'avvio di una spietata guerra di mafia, a Barriera Milano e dintorni, dai contorni tuttora misteriosi. E, all'orizzonte - siamo tra il 2000 e il 2002, spuntano i calabresi. Micci disegna la mappa delle bische e della rete dei videopoker: "... So che la bisca di via Monginevro era aperta per volere dei calabresi, ossia di Beppe Belfiore, in quanto gli altri non potevano aprire i locali senza il permesso di Belfiore". Cioè degli emissari della 'ndrangheta, Il pentito rivela i vari passaggi con cui la criminalità organizzata estende la sua influenza su Torino. Le famiglie siciliane e calabresi giocano una partita decisiva, per dividersi gli introiti. Entrano in scena i fratelli Crea di Gioiosa Ionica, mentre la famiglia Mazzaffero, secondo le fonti di X, "aveva ormai perso ogni potere". Comandano Domenico Minniti e un nome chiave nella piramide del racket: Mario Ursini. Controllavano gli introiti dello "Studio Uno". E poi il totonero, a Torino e nel resto del Piemonte. Così la mafia d'esportazione decide di uccidere: "Pietro Fortunato (gestore di una bisca per conto di Carmelo F.. ndr) è stato ucciso come segnale per il suo boss. Costui, che aveva preso in mano il totonero gestito dai Nicotra, non diede più soldi al Nicotra Santo in carcere. Carmelo F. si presentò a Belfiore, ai calabresi, come rappresentante dei catanesi e chiese la percentuale che spettava ai siciliani. Però si teneva i sodi". Per Pietro Fortunato, sentenza di morte.

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Berlusconi solo al comando (sezione: Nord)

( da "Stampa, La" del 27-04-2008)

Argomenti: La Lega

Fumata bianca tra il Cavaliere e la Lega, diviso in due il ministero delle Riforme. Per Silvio resta il nodo-Formigoni Berlusconi solo al comando Calderoli e Letta non saranno vicepremier. Roma, sfida all'ultimo voto.

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I leghisti firmano il Patto subalpino (sezione: Nord)

( da "Stampa, La" del 27-04-2008)

Argomenti: La Lega

PALAZZO CARIGNANO I leghisti firmano il "Patto subalpino" Domani mattina, ore 11, proprio davanti a Palazzo Carignano, sede del primo Parlamento subalpino, i parlamentari piemontesi della Lega Nord eletti alle elezioni politiche del 13-14 aprile si impegneranno solennemente con i piemontesi su alcune tematiche fondamentali per lo sviluppo del Piemonte firmando il cosiddetto "Patto subalpino". Lo annuncia Roberto Cota, segretario regionale della Lega Nord e vicecapogruppo alla Camera. "Con la firma del "Patto Subalpino" - spiega Cota - tutti i deputati e senatori piemontesi della Lega si impegnano davanti ai cittadini a svolgere il loro mandato avendo ben chiari gli obiettivi da conseguire nell'interesse del Piemonte". In pole position sicurezza, infrastrutture, autonomia, difesa del lavoro e delle imprese, agricoltura. Anche se, precisa Cota, questi sono soltanto alcuni dei punti contenuti nel documento, la riedizione del più famoso "Contratto con gli italiani" firmato nel '94 da Silvio Berlusconi nello studio di "Porta a porta". Dopo la firma del testo i parlamentari piemontesi partiranno tutti insieme dall'aeroporto di Torino Caselle per i primi impegni istituzionali a Roma.

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