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DOSSIER “LAICI & CHIERICI” |
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TARTICOLI DEL 14-22 giugno
2008 #TOP
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Articoli
Laici e chierici (157)
Neocatecumenali, faranno la comunione in piedi
( da "Giornale.it,
Il" del 14-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: capisco la sua obiezione ma forse le parole che ho usato non sono state tali da... toscanaccio: e ancora non ho capito come fa un forum cattolico a srivere quelle cose in prima PAGINA! WWW.PLASMON. IT... Rovere: @ silvano Con il nuovo concordato del 1983 (siamo uno stato ATEO), e con i frutti del C.V.II che iniziano a.
La
voce del Pd ( da "Unita, L'"
del 14-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: eccesso di laicismo tra i Democratici non riscaldano i cuori ciò ovviamente non nega l'importanza delle questioni sollevate sotto il profilo etico e istituzionale. Il problema riguarda semmai l'eccesso di politicismo, il discutere del sesso degli angeli, per non dire delle ipotesi di scissione con un ritorno al passato da suicidio:
Insegnare
è una passione infinita - corrado augias
( da "Repubblica,
La" del 14-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: è in quelle pagine una pedagogia sana e laica, un socialismo pieno di umanità, il tentativo di fare delle avventure di 'Enrico lo strumento di un'educazione morale così come lo era accaduto negli Stati Uniti con 'La capanna dello zio Tom. Lo so, avrei potuto rispondere con argomenti di tipo sindacale ma l'anno scolastico ormai è finito, questo è solo un pensiero per le vacanze.
Cattolici
popolari isolani un secolo in prima linea - vincenzo noto
( da "Repubblica,
La" del 14-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: e la scelta di Palermo era legata alla presenza di personalità laiche e religiose impegnate nel sociale in Sicilia con la fondazione di diversi quotidiani cattolici e l'apertura di numerose Casse rurali con l'intento di offrire ai contadini i soldi per l'acquisto delle sementi e per le attrezzature necessarie a lavorare la terra.
Soffocante
abbraccio vaticano ( da "Manifesto, Il"
del 14-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: La laicità è al minimo storico. "Non abbiamo bisogno di una nuova laicità" sentenzia Aldo Schiavone alzando lo staccio bianco della resa. E non servono amolto le sofferenze e i piagnistei di un certo mondo cattolico per così dire aperto, che qualche volta divengono anche critiche aperte se non perfino gridate ma solo verso singoli fatti.
<Come
posso credere che ci sia qualcuno che crea tutto e poi ci dice: scopritelo?>
( da "Liberazione"
del 14-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: L'Italia è sempre stato un paese abbastanza amorale che ha sempre avuto poco senso dello stato, ma con l'esempio deleterio del berlusconismo questo difetto si è accentuato. Torniamo a ciò che è rimasto di laico nella nostra società. Ci dia intanto una definizione di scienza.
In
cattedrale concerto d'organo di Giovanni Petrone
( da "Tempo,
Il" del 14-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: In occasione della celebrazione del 140 anno della storia dell'Associazione Cattolica Italiana, domani, alle ore 20. 00, presso il suggestico scenario della Basilica Cattedrale di Larino, l'organista frentano Giovanni Petrone si esibirà in un concerto di organo. Il programma, molto articolato, prevede brani barocchi ma anche di musica contemporanea.
SFIDA
DEI CATTOLICI ALLA CORTE SUPREMA ( da "Corriere della Sera"
del 14-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: di MARCO VENTURA categoria: REDAZIONALE LA SFIDA DEI CATTOLICI ALLA CORTE SUPREMA Dopo le nomine di George Bush, per la prima volta nella storia la Corte Suprema degli Stati Uniti è in maggioranza cattolica. Il più noto tra i conservatori della Corte, Antonin Scalia, ha spesso parlato del rapporto tra la funzione di giudice e la fede cattolica.
Mandela,
il Vaticano e quei silenzi su Mugabe
( da "Corriere
della Sera" del 14-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: solleva un interessante interrogativo: che cosa aspetta la Chiesa cattolica romana a spendere due parole sulla condotta di questa pecorella del gregge? Mugabe è un cattolico fervente sin da quando frequentava la scuola missionaria nell'allora Rhodesia coloniale, e non si può fare a meno di chiedersi che cosa egli dica al sacerdote nel confessionale.
Ribaltone
a Rivoli Il cardinale cambia tutti e quattro i parroci
( da "Stampa,
La" del 14-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: "Se vengono confermate le voci, penso che molti raccoglieranno firme per poi inviarle alla Pontificia congregazione per i laici, e lì chiedere ragione di questa decisione passata sulle teste di migliaia di fedeli. Perché i don che oggi operano in città sono oramai dei rivolesi doc".
Niet
di Prodi, scoppia la grana del presidente
( da "Manifesto,
Il" del 14-06-2008) + 1 altra fonte
Argomenti: Laicita'
Abstract: ), la cui assenza è stata ed è da più parti rimproverata alla nuova stagione veltroniana". Si dichiarano entusiasti due veltroniani, Renzo Lusetti e Giorgio Tonini, uno ex margherita l'altro cattolico. Quest'ultimo giura che fra Veltroni e Prodi c'è "un dialogo aperto".
Dalla
Curia all'Ateneo Pioggia di contributi della Fondazione Crt
( da "Stampa,
La" del 14-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: 30 mila euro sono stati assegnati all'Arcidiocesi di Vercelli a sostegno delle attività di formazione nel settore religioso per laici e sacerdoti. L'Arcidiocesi da anni ha iniziato questo tipo di formazione che ha visto crescente interesse nelle famiglie e nella comunità del vercellese: si tratta di un insieme di incontri,
A
monsignor Boeri intitolata una piazza
( da "Stampa,
La" del 15-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: fondò le Opere parrocchiali e contribuì anche all'organizzazione dell'Azione Cattolica, non lasciò mai la sua parrocchia, neanche durante i bombardamenti della Seconda Guerra mondiale. Soltanto i problemi di salute, alla fine, lo costrinsero ad abbandonare il servizio. Il prelato è scomparso nel 1975, all'età di 67 anni.
La
svolta di cuba tra che guevara e rocco barocco - guido rampoldi
( da "Repubblica,
La" del 15-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: barbuto e aggrottato delle magliette è il viso di un Gesù laico; ateo, forse. Si sovrappone a un archetipo. E un archetipo non si lascia monopolizzare da un'ideologia. Però a Cuba l'uso improprio delle immagini care al potere ha una tradizione. A L'Avana c'è una chiesa bianca e sfarzosa, Nuestra SeÑora de la Merced, oggi stretta tra le case povere che con il tempo le si sono addossate.
"gli
equilibri della giunta non cambiano" - marco trabucco
( da "Repubblica,
La" del 15-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: ma si dovrà parlare di Europa, di laicismo e così via. Finora nel Pd la discussione è stata congelata dal continuo timore di non dover litigare. E così alla fine tutti ci siamo ritrovati a parlarci (e a litigare) solo sui giornali". Una dichiarazione di guerra? "Al contrario: però tutti dicono che il Pd è una cosa nuova.
"il
business è salvo e si vivrà meglio" - massimo pisa
( da "Repubblica,
La" del 15-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: docente di Economia politica alla Cattolica, come valuta l'impatto di isole pedonali e ztl sull'economia cittadina? "Finora, tutte le limitazioni al traffico delle auto non hanno dato problemi al commercio, soprattutto se le zone interessate sono servite dai mezzi. L'unico problema vero mi sembra che ce l'abbiano i commercianti, che non possono arrivare coi propri mezzi al negozio,
Nuove
isole da sarpi ai navigli ecco la città che sfratta le auto - alessia gallione
( da "Repubblica,
La" del 15-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: bandite in tutta la zona attorno alla basilica fino alla Cattolica con una doppia fila di alberi lungo la strada. Ma in futuro il Comune vuole estendere l'isola fino al museo della Scienza. [Citylife, Porta Nuova e Santa Giulia] Citylife, che terminerà nel 2014, promette la più grande isola pedonale di Milano, con le auto che scompariranno sottoterra: dei 330mila metri quadrati totali,
Il
pd aderisce al gay pride ma è scontro con i cattolici - lundari a pagina iv
( da "Repubblica,
La" del 15-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: Pagina I - Bologna Acli: "Manifestazione esibizionista" Il Pd aderisce al Gay Pride ma è scontro con i cattolici LUNDARI A PAGINA IV SEGUE A PAGINA IV.
Grillini,
la rivoluzione iniziò col bacio a zangheri - valerio varesi
( da "Repubblica,
La" del 15-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: laica e la Curia. Grillini ricostruisce un quarto di secolo a partire dal centro di cultura omosessuale e poi dal circolo "frocialista bolognese", ricostruendo un pezzo della storia cittadina. E sfogliando le pagine del libro, sembrano lontanissimi gli anni in cui suscitò scandalo il bacio castissimo che Ciro Cascina stampò sulla guancia di Renato Zangheri o quelli delle lunghe discussioni
Grillini:
"quei 25 anni della rivoluzione omo" - valerio varesi
( da "Repubblica,
La" del 15-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: poi del Pci e infine dell'Arci: un posto più laico non si poteva trovare". L'ex deputato racconta con humor e leggerezza il quarto di secolo del movimento omosessuale senza mai cadere in cupezze o rancori restando fedele al suo carattere solare e compiaciuto della vita. Un racconto per tappe ed episodi talvolta esilaranti.
DeLillo:
L'uomo che cade siamo proprio noi
( da "Unita,
L'" del 15-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: dei riti cattolici con cui sono stato allevato da bambino. Proprio recentemente mi è toccato partecipare a una cerimonia funebre cattolica, e di nuovo ho sentito il ritorno del background cattolico con cui ero cresciuto". Inevitabilmente, come sempre succede quando c'è di mezzo un autore americano, a un certo punto dell'incontro il discorso vira sulle vicende politiche degli Usa.
Barenboim:
stavolta suono anch'io ( da "Giornale.it, Il"
del 15-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: trattato anche nell'incontro con gli studenti della Cattolica, nel pomeriggio di ieri. Titolo "L'impossibile è più facile del difficile". Ma Barenboim, nato a Buenos Aires, naturalizzato israeliano e enfant prodige del pianoforte, è appunto in prima battuta un pianista. Uno che la musica la vuole vivere in prima persona.
Miliardi
e politica dietro la morte di don Emilio
( da "Giornale.it,
Il" del 15-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: che univa personalità laiche e cattoliche. Negli anni '80 era stato consulente ecclesiastico dell'Ambasciata d'Italia presso la Santa Sede, poi era stato spostato in Liguria, presso la parrocchia di Santa Margherita di Antiochia a Vernazza, nelle Cinque Terre. Don Emilio era un biblista di fama mondiale, studioso ed esponente dell'intellighenzia ecclesiastica,
TIPI
ITALIANI ( da "Giornale.it, Il"
del 15-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: "Io sono per un pensiero laico. Credo nella forza della parola. Se noi due ci parliamo, piano piano modifichiamo il nostro assetto biologico, perché la parola è un farmaco, la relazione è un farmaco. Di sicuro credere fa bene. Un gioielliere milanese mi portò la madre, colpita da metastasi epatiche.
Giustizia,
Novara bussa al Csm ( da "Stampa, La"
del 15-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: Il quadro prospettato al membro laico del Csm è preoccupante, ed è peraltro noto perchè più volte, nei mesi scorsi, il foro locale vi ha posto l'attenzione: secondo i parametri del Ministero, a Novara il volume di lavoro richiederebbe 15 magistrati, e invece "attualmente si occupano del civile solo 5 giudici, ci sui uno si divide con la sezione staccata di Borgomanero"
Romina
Velchi Tutte in piena attività le forze centrifughe dentro il Pd
( da "Liberazione"
del 15-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: ci si accapiglia tra laici e cattolici; si creano nuove associazioni, nessuna "per dar vita a una corrente", ma tutte potenzialmente destabilizzanti. Ce n'è quanto basta per mettere una seria ipoteca sulla leadership veltroniana. Cruciali saranno i prossimi sette giorni.
Sbanca
Barenboim Scala ( da "Corriere della Sera"
del 15-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: ha ricordato sorridendo giovedì scorso in Cattolica, raccontandosi al critico del Corriere Enrico Girardi davanti a Lissner e a un'aula magna gremita di studenti. "Un afoso giugno di trent'anni fa, prove dalle otto alle undici di sera, Settima Sinfonia di Bruckner. Dopo un'ora avevamo messo assieme cinque minuti di musica.
Dopo
l'esercito aspettiamo il coprifuoco Un'ora di sciopero? Proprio non ci siamo!
Erasmo Antetomaso, difensore dei deboli
( da "Liberazione"
del 15-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: battaglie che hai condotto ispirato dalla tua sensibilità laica, che ci hai insegnato essere prima di tutto rispetto per le altrui credenze, poi fermo rifiuto per ogni tipo di ingerenza. Poi i processi, i tanti processi importanti e meno in cui hai sempre svolto con coerenza il tuo ruolo di difensore, insegnando, a noi e a tutti i tuoi allievi, quanto sia cruciale la figura dell'
Corriere
della Sera - ROMA - sezione: Cronaca di Roma - data: 2008-06-15 num: - pag: 9
Il caso Artur... ( da "Corriere della Sera"
del 15-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: Cerulli si dichiara laico e illuminista ed ha annunciato l'avvio del primo programma ribattezzato "piazza pulita". "Che ha un doppio significato - dice Cerulli - abbellire l'arredo urbano di Porto S. Stefano, Porto Ercole e le altre frazioni del Comune da anni trascurate e renderle realmente capitali del turismo di élite di Maremma e Toscana.
C'è
anche un ottavo vizio: il conformismo
( da "Tempo,
Il" del 15-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: Non teme di riferirsi a quello stato di "assoluta libertà" di cui parla il laico scrittore Kundera a proposito dell'anziano Goethe in "L'immortalità". Ma rispetto a Goethe e a Kundera, Martini ha qualcosa in più: il dono della fede, e la sua idea di immortalità, pur contenendo la medesima idea di libertà, non ha il sapore della prigione.
"Vi
racconto come il pensiero può farvi ammalare o guarire"
( da "Giornale.it,
Il" del 15-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: "Io sono per un pensiero laico. Credo nella forza della parola. Se noi due ci parliamo, piano piano modifichiamo il nostro assetto biologico, perché la parola è un farmaco, la relazione è un farmaco. Di sicuro credere fa bene. Un gioielliere milanese mi portò la madre, colpita da metastasi epatiche.
Venti
presbiteri in aiuto al vescovo ( da "Stampa, La"
del 15-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: la formazione dei laici e tanti piccoli interventi a favore della pastorale vocazionale locale". Il nuovo Consiglio presbiterale si riunirà per la prima volta il 27 giugno. "Essenzialmente - conclude il vicario generale - si occuperà degli orientamenti pastorali per l'anno 2008-2009 e del programma di formazione del clero".
Ribaltone
in parrocchia per la crisi delle vocazioni
( da "Stampa,
La" del 15-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: occasione per i laici di essere più attivi e presenti. Ad esempio, tenendo loro aperti gli oratori di sera con attività. Senza far fare a noi da bidelli". Ma perché Rivoli? "Suppongo unicamente per la vicinanza delle chiese e per l'omogeneità del centro storico - aggiunge il sindaco - Solo nella fantapolitica si può credere,
Passepartout
dà il testimone ad Asti Teatro ( da "Stampa, La"
del 15-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: Mario Capanna è stato tra i principali leader del Sessantotto. Studente alla Cattolica di Milano, nel 1967, inizia la contestazione studentesca ed è espulso poco prima di laurearsi. Passa quindi alla Statale - dove si laureerà in filosofia - diventando leader del movimento studentesco in tutta Italia.
Appello
di Papa Ratzinger per la pace in Medio Oriente: "No all'indifferenza"
( da "Giornale.it,
Il" del 15-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: ovvero l'ha consegnata ai fedeli laici in ginocchio; solo i diaconi hanno ricevuto l'eucaristia in piedi. Al termine della messa, il Papa, ispirato dallo scenario circostante, ha osservato che ogni porto "parla di accoglienza, di riparo, di sicurezza; parla di un approdo sospirato dopo la navigazione, magari lunga e difficile.
Laici
e cattolici contro il razzismo ( da "Unita, L'"
del 16-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: edizione del Laici e cattolici contro il razzismo Oggi a Roma, nell'aula magna dell'Università La Sapienza, si terrà un'assemblea contro il razzismo. È una buona notizia che il mondo dell'associazionismo e del volontariato, decine di organizzazioni laiche o religiose, decidano di prendere parola per reagire all'ondata di rancore che sta avvelenando le nostre città.
Intercettazioni,
gli italiani non sono stupidi... Cara Unità, solo chi ha qualcosa da
( da "Unita,
L'" del 16-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: categoria malata di protegonismo becero che si accanisce a perseguitare indagati "innocenti", (la parte degli scemi, l'ha dobbiamo fare noi), laici miscredenti,comunisti! L'esasperazione di chi si scandalizza viene stupidamente definita "antiberlusconismo", fosse anche pinco pallino, ci sarebbe la stessa riprovazione, le leggi sono state fatte su misura per i tangentari i corrotti, ecc.
Alexandre
- antonio gnoli ( da "Repubblica, La"
del 16-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: Non parlava da laico, ma da teologo senza Dio. E tuttavia ossessionato dal suo fantasma. Ma se fosse stata solo l'ossessione a guidarne il pensiero ci troveremmo davanti a un caso di rilevanza psichiatrica. La verità è che nella testa di questo filosofo, che finì col preferire le geishe alle signore parigine, c'era l'ambizione di ricollocare l'
Un
tavolo per discutere il "federalismo solidale"
( da "Repubblica,
La" del 16-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: La tavola rotonda è anche la prima uscita ufficiale dell'associazione Piemonte Democratico, la corrente o componente che riunisce molti dei pezzi da novanta del partito della nostra regione e che comprende gran parte dei "veltroniani" unendo sia ex Ds che ex Margherita e sia laici che cattolici (Susta, ma anche il senatore ex presidente nazionale delle Acli Luigi Bobba).
"angeli
e demoni" il vaticano vieta le riprese in chiesa - orazio la rocca
( da "Repubblica,
La" del 16-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: quali vige la giurisdizione sia dello Stato italiano che della Chiesa cattolica, attraverso il Ministero dell'Interno e il Vicariato di Roma che, però, col cardinal vicario Camillo Ruini ha dato parere negativo. "Forniamo spesso le nostre chiese - ha dichiarato a Sorrisi e Canzoni monsignor Marco Fibbi, direttore dell'ufficio stampa e comunicazioni sociali della Diocesi di Roma -
La
feroce bellezza della medea nera - franco quadri
( da "Repubblica,
La" del 16-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: Ma poi si può salire alla Certosa dove importanti attori si alternano ciascuno per due sere a esprimere delle prediche laiche preparate da esperti e dirette da Roberto Paci Dalò, ed ecco ad esempio Massimo Popolizio pronunciare con espressività coinvolgente l'arringa di Alessandro Dal Lago contro i colpevoli mai perseguiti delle migliaia di clandestini annegati nel Mediterraneo.
Vassalli:
<È la cultura della Controriforma>
( da "Corriere
della Sera" del 16-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: incentrato sull"apartheid" degli italiani in Alto Adige), laico, boccia il comma C. E avverte: "Questo è solo il piccolo indizio locale di una tendenza che riguarda l'Italia, e forse l'Europa". Allude al cattolicesimo invasivo? "La Chiesa sta riprendendosi l'Italia. Ha in mente Graecia capta e i romani che furono riconquistati?
Una
legge di Bolzano: <Le scuole diffondano le radici cristiane>
( da "Corriere
della Sera" del 16-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: Determinante è stato l'intervento del vescovo, Wilhelm Egger. Sembrava che a Bolzano, la religione cattolica fosse minacciata". Durissimo il j'accuse all'articolo della discordia, da parte del presidente del Consiglio provinciale (leader dell'opposizione interetnica), Riccardo Dello Sbarba.
Niente
chiese per <Angeli e demoni>
( da "Corriere
della Sera" del 16-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: attrice Audrey Tautou in una scena del film Il Codice da Vinci uscito nel 2006 La protesta cattolica Alcuni militanti del gruppo cattolico "Militia Christi" manifestano a Roma all'anteprima del film Il Codice da Vinci Lo scrittore Dan Brown è nato negli Stati Uniti. è l'autore dei successi: "Angeli e demoni" e "Codice da Vinci".
Corriere
della Sera - NAZIONALE - sezione: Libri - data: 2008-06-16 num: - pag: 34
PAMPHLET UN ATEO ... ( da "Corriere della Sera"
del 16-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: questi anni di laicità. Ma con il termine si è inteso tutto e anche il suo contrario; senza tacere che in Italia ci sono i laici devoti, quelli aperti e non mancano nemmeno gli intolleranti. Ammesso che tali distinzioni abbiano senso, vale la pena riflettere sulle pagine di uno storico che da oltre quarant'anni, con numerose opere - tra le quali la Storia criminale del cristianesimo,
Interventi
e Repliche ( da "Corriere della Sera"
del 16-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: Furono soltanto i democratici laici, liberali e socialisti (Salvemini, Pannunzio, Bobbio, Bettiza, De Caprariis, Jemolo, Pampaloni, Romeo, Rossi, Scalfari...), che lanciarono sul Mondo e L'Espresso nel novembre '56 il manifesto "Per la libertà dell'Ungheria", e fu il Congresso internazionale per la libertà della cultura, guidato in Italia da Ignazio Silone e Nicola Chiaromonte,
BUSH
E BENEDETTO XVI UDIENZE PAPALI E DILEMMI
( da "Corriere
della Sera" del 16-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: vive una forte comunità cattolica e dove il Papa è stato entusiasticamente ricevuto negli scorsi mesi. Se avesse rifiutato di riceverlo, Benedetto XVI non avrebbe offeso soltanto Bush, ma anche e soprattutto i suoi connazionali. E avrebbe perduto l'occasione di affrontare con il presidente degli Stati Uniti i problemi che maggiormente preoccupano la Chiesa in questo momento fra cui,
"Il
giocatore" roulette russa alla Scala
( da "Stampa,
La" del 16-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: ha incontrato gli studenti alla Cattolica, i giornalisti in Sala Gialla, le sonate di Beethoven ieri sera in teatro. Oggi dirige la prima del Giocatore, un Prokof'ev giovanile tratto dal Dostoevskij omonimo, piuttosto raro e con una storia editoriale complicata, già dato in quest'edizione con gran successo a Berlino.
Ruba
tavolo in S. Cristoforo Filmato dalle telecamere
( da "Stampa,
La" del 17-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: Cavallone utilizza per esporre la stampa cattolica. In entrambi i casi il protagonista, G. M. di 50 anni, di Vercelli, è stato identificato dalla polizia nel giro di ventiquattro ore grazie alle immagini registrate dagli impianti tv a circuito chiuso. Per quanto riguarda in particolare la chiesa di San Cristoforo, la polizia ha potuto fruire di ben tre sistemi di videosorveglianza:
Altro
che Casta, Fitto in aereo se ne sta seduto in ultima fila
( da "Giornale.it,
Il" del 17-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: di professione matematico e di secondo lavoro "vate del laicismo". Intervistato dalla Stampa, il nostro ci regala anche la ricetta per governare l'Occidente: "I soviet". Ci hanno già provato ma è andata male, direte voi. Eh già, ma "avrebbero avuto bisogno di mezzi informatici altamente avanzati", ribatte lui.
Nel
suo commento di ieri, Andrea Margelletti vede più vicino
( da "Tempo,
Il" del 17-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: E stato proprio il Grande Ayatollah a volere la candidatura di Ahmadinejad, in contrapposizione all'intellighenzia laica ed intellettualmente più vivace che acquisiva potere. Salvo poi scaricare l'attuale Presidente, considerato troppo vicino ai militari e ai Pasdaran, i guardiani della fede.
La
rimonta di Abu Mazen ( da "Corriere della Sera"
del 17-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: che ha creato un sanguinoso conflitto interpalestinese, il laico presidente Abu Mazen e i leader del movimento integralista Hamas hanno cominciato a inviarsi qualche incoraggiante segnale di fumo. Non certo perché le posizioni si siano avvicinate, ma perché gli uni e gli altri si stanno convincendo che continuare la guerra fratricida è una follia.
Terim,
c.t. metà imam e metà sergente sintesi perfetta dell'ambivalenza turca
( da "Corriere
della Sera" del 17-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: o meglio laico), unificate dalla cerniera azzurra del Bosforo. La foga e l'impeto della squadra di Terim ci rimandano così al primo volto: a una combattività irriducibile da spada coranica. Anche se, a livello di forza identitaria - e non solo nel calcio - il tutto è più composito e sfumato, perché il nazionalismo (negato dall'Islam,
Festa
della Lombardia Pirellone illuminato
( da "Corriere
della Sera" del 17-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: BREVI Festa della Lombardia Pirellone illuminato Lunedì prossimo si celebrerà la promulgazione del nuovo statuto approvato a maggio. Alla sera il grattacielo Pirelli sarà illuminato a festa, davanti alla sede della Regione spunteranno totem e margherite con i punti salienti della carta costituzionale che sarà distribuita gratuitamente ai passanti.
Il
libro Una voce fuori dai cori rappresenta un contributo alla storia culturale
di Tori ( da "Stampa, La"
del 17-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: Un dato importante nella storia del Centro riguarda la distinzione tra laicismo e laicità. Il Pannunzio è laico nel senso della laicità e non della miscredenza ed è sempre stato attento ad un dialogo con la cultura cattolica. Non sarebbe pensabile il Pannunzio senza collegarlo a Giovanni Conso e a Valdo Fusi, tanto per citare alcuni nomi.
A
Villa Ormond artisti di Liguria ( da "Stampa, La"
del 17-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: insieme con alcuni esponenti dell'Unione Cattolica Artisti Italiani della Lombardia, partecipa da oggi alla collettiva "Espressioni artistiche. Liberi confronti", promossa dal Centro Culturale "Stella polare" di Imperia a Villa Ormond di Sanremo. Il vernissage alle 18,30. La mostra resterà poi aperta al pubblico sino al 28 giugno, con orario 9,
Volontari
del soccorso, addio confini ( da "Stampa, La"
del 17-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: siamo gli unici a non essere rappresentati nel grande movimento laico di volontariato e solidarietà". Idea condivisa anche da Paolo Ferrero, presidente della Federazione regionale volontari del soccorso: "Da molto se ne parla e, dopo alcune esperienze di scambio e collaborazione, è il momento di associarsi all'Anpas.
Da
Superga e dal Monte dei Cappuccini il panorama più bello
( da "Stampa,
La" del 17-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: laici. Il Santuario e suo complesso, sono anche meta di pellegrinaggio ed è attivo il servizio di foresteria gestito dai frati dell'Ordine dei Servi di Maria. Uno dei panorami più belli è quello che si ammira dal Monte dei Cappuccini. Il Monte dei Cappuccini è una collina che sorge a ridosso della città di Torino sulla riva destra del Po in prossimità del ponte di piazza Vittorio
Autonomia
e spirito progressista - amelia crisantino
( da "Repubblica,
La" del 18-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: intelaiatura laica dei paesi siciliani. Poi è arrivata la "Rete" di Orlando, e Folena che sbarca a Palermo per convincere l'uomo dei plebisciti a candidarsi col Pci. è finita nella dissoluzione delle vecchie strutture, senza che altre ne prendessero il posto: l'identità debole è diventata la più riconoscibile delle anime di centrosinistra,
L'infanzia
dorata di un'antifascista - miriam mafai
( da "Repubblica,
La" del 18-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: amore e formazione politica tra i Cattolici Comunisti MIRIAM MAFAI La villa, a Porta Latina, era circondata da un gran giardino, chiusa da un alto muro di verde, protetta da un clima di reverente mistero. Si diceva che in quella villa Palmiro Togliatti, segretario del più forte Partito Comunista del mondo (dopo quello dell'Urss, naturalmente) incontrasse in gran segreto,
Il
Santo Cav killer della Dc ( da "Unita, L'"
del 18-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: Da un lato il primo si genuflette, e da statista porta "laicamente" tutto il consenso di cui gode sotto le ali della Chiesa. Dall'altro il Papa fa a meno di ogni mediazione laica, tipica del cattolicesimo democratico di una volta. Sicché niente più impacci degasperiani, e niente più autonomia cattolica.
Rutelli
riapre: non solo Pse, ma anche Alde
( da "Unita,
L'" del 18-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: associazionismo cattolico, del volontariato, del terzo settore si sono riuniti ieri con Francesco Rutelli, per approfondire la riflessione sul voto cattolico e il Pd. Non una riunione di corrente, dicono tutti ma un incontro preparatorio alla riunione di domani in Largo del Nazareno, quando si riunirà l'Alleanza dei democratici,
Fisichella
presidente Accademia Scienza e Vita
( da "Unita,
L'" del 18-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: istituto scientifico della Santa Sede che dal 1997 e sino a ieri è stata guidata da monsignor Elio Sgreccia, vescovo dimissionario per ragioni di età. Monsignor Sgreccia le ha dato grande prestigio e spessore scientifico, polemizzando e discutendo spesso con la cultura laica su vita, aborto, procreazione assistita e temi eticamente sensibili come le ricerche sulle staminali,
Incominciamo
a portarcele a casa. Dal primo luglio chi lo desidera potrà conservare sul com
( da "Stampa,
La" del 18-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: Dealessandri che in questi anni ha dovuto superare non poche difficoltà per non turbare, da un lato, la sensibilità dei cattolici e, dall'altra, quella dei laici. Un esempio è la possibilità, anche per chi fa una scelta diciamo estrema come quella di disperdere le ceneri, di mantenere una traccia del caro estinto con una sorta di lapide al modico prezzo di 49,20 euro, Iva compresa.
La
Sapienza e il rito dell'intolleranza
( da "Giornale.it,
Il" del 18-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: anatema dei cattolici contro la "contaminazione" dei pannelliani, le dure critiche di "Famiglia Cristiana" e della solita Binetti a cui si aggiunge l'ex ministro Fioroni (infuriato) che dice "il loft? sembra di stare a Teheran.", la frenata sull'adesione al Partito socialista europeo, la strada per Veltroni è ancora più in salita.
Così
le tecnologie ci cambiano la vita Dì la tua
( da "Giornale.it,
Il" del 18-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: anatema dei cattolici contro la "contaminazione" dei pannelliani, le dure critiche di "Famiglia Cristiana" e della solita Binetti a cui si aggiunge l'ex ministro Fioroni (infuriato) che dice "il loft? sembra di stare a Teheran.", la frenata sull'adesione al Partito socialista europeo, la strada per Veltroni è ancora più in salita.
Berlusconi,
Veltroni e i nemici del dialogo ( da "Giornale.it, Il"
del 18-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: anatema dei cattolici contro la "contaminazione" dei pannelliani, le dure critiche di "Famiglia Cristiana" e della solita Binetti a cui si aggiunge l'ex ministro Fioroni (infuriato) che dice "il loft? sembra di stare a Teheran.", la frenata sull'adesione al Partito socialista europeo, la strada per Veltroni è ancora più in salita.
Berlusconi
e il governo del "fare". Veltroni e le liti sul governo
( da "Giornale.it,
Il" del 18-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: anatema dei cattolici contro la "contaminazione" dei pannelliani, le dure critiche di "Famiglia Cristiana" e della solita Binetti a cui si aggiunge l'ex ministro Fioroni (infuriato) che dice "il loft? sembra di stare a Teheran.", la frenata sull'adesione al Partito socialista europeo, la strada per Veltroni è ancora più in salita.
Walter
e il loft degli amici nemici. Cattolici contro radicali
( da "Giornale.it,
Il" del 18-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: anatema dei cattolici contro la "contaminazione" dei pannelliani, le dure critiche di "Famiglia Cristiana" e della solita Binetti a cui si aggiunge l'ex ministro Fioroni (infuriato) che dice "il loft? sembra di stare a Teheran.", la frenata sull'adesione al Partito socialista europeo, la strada per Veltroni è ancora più in salita.
D'Alema
batte un colpo. Contro Walter. E "L'Unità" se la prende con la
( da "Giornale.it,
Il" del 18-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: anatema dei cattolici contro la "contaminazione" dei pannelliani, le dure critiche di "Famiglia Cristiana" e della solita Binetti a cui si aggiunge l'ex ministro Fioroni (infuriato) che dice "il loft? sembra di stare a Teheran.", la frenata sull'adesione al Partito socialista europeo, la strada per Veltroni è ancora più in salita.
Quel
venticello di Roma che diventa uragano. Per Veltroni
( da "Giornale.it,
Il" del 18-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: anatema dei cattolici contro la "contaminazione" dei pannelliani, le dure critiche di "Famiglia Cristiana" e della solita Binetti a cui si aggiunge l'ex ministro Fioroni (infuriato) che dice "il loft? sembra di stare a Teheran.", la frenata sull'adesione al Partito socialista europeo, la strada per Veltroni è ancora più in salita.
Racconta
anche tu la partita della tua vita
( da "Giornale.it,
Il" del 18-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: anatema dei cattolici contro la "contaminazione" dei pannelliani, le dure critiche di "Famiglia Cristiana" e della solita Binetti a cui si aggiunge l'ex ministro Fioroni (infuriato) che dice "il loft? sembra di stare a Teheran.", la frenata sull'adesione al Partito socialista europeo, la strada per Veltroni è ancora più in salita.
Roma,
quali sono le priorità da affrontare? Dite la vostra
( da "Giornale.it,
Il" del 18-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: anatema dei cattolici contro la "contaminazione" dei pannelliani, le dure critiche di "Famiglia Cristiana" e della solita Binetti a cui si aggiunge l'ex ministro Fioroni (infuriato) che dice "il loft? sembra di stare a Teheran.", la frenata sull'adesione al Partito socialista europeo, la strada per Veltroni è ancora più in salita.
L'assassinio
di Wael Zuaiter, <terrorista del terzo tipo>
( da "Manifesto,
Il" del 18-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: di un palestinese laico, colto, amante dell'opera lirico (e per questo sciaguratamente per lui arrivato da noi dopo Baghdad e Berlino), Wael Zuaiter, amico di Moravia, Rafael Alberti e Jean Genet, traduttore - era il sogno di una vita - di Le mille e una notte (un progetto erotico che, se abitasse oggi a Gaza o a Kabul dovrebbe rimangiarsi)
Dopo
trent'anni don Pizzo lascia l'Azione Cattolica
( da "Stampa,
La" del 18-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: da 30 anni è rimasto fedele ad Azione Cattolica, per la quale ha rivestito l'incarico di ''assistente diocesano. E stata la guida e anche un po l'anima della nostra associazione, che risulta presente da molti anni in tutta la diocesi, da Imperia a Borgio Verezzi. Negli anni ha incontrato centinaia di persone, soprattutto giovani: a tutti son ben note la sua presenza costante,
L'uomo
nero dell'europa - mario pirani ( da "Repubblica, La"
del 19-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: Europa laica, priva di afflato spirituale, debole per cieco egoismo commerciale si presta ad essere vissuta non come il vascello per navigare nell'oceano della globalizzazione ma come il cavallo di Troia di quest'ultima. Mentre tra Parigi e Berlino si comincia timidamente a immaginare, se non sia giunto il momento di ripensare tutto da capo e,
Quando
santa rosalia era solo una donna - antonella scandone
( da "Repubblica,
La" del 19-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: militanza che non gli ha impedito di avere una posizione di credente "laico". Una profonda crisi personale, che lui stesso racconta con coraggio e commozione, l'ha portato alle soglie di una decisione estrema e definitiva, dalla quale, l'incontro con una strana e misteriosa donna, l'ha fatto desistere. Un miracolo della santa?
I
libri, l'architetto, il giornalista le dolci scelte del cavalier repetto - marco
preve ( da "Repubblica, La"
del 19-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract:
Nove
interviste a "cattolici ferventi e titolari di aziende leader". Tra
Giancarlo Abete e Laura Biagiotti c'è pure Repetto. Autore: Rodolfo Bosio,
inviato del Sole 24 Ore e dal
La
salma di Piergiorgio Frassati, il beato laico di Torino, l' Uomo delle
Beatitudini» ( da "Stampa, La"
del 19-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: il beato laico di Torino, l'"Uomo delle Beatitudini", come lo definì Giovanni Paolo II, oggi partirà per l'Australia. Andrà a Sydney. Sarà accolto dalla sua cattedrale. Vi rimarrà fino a luglio, per essere presente alle "Giornate mondiali della gioventù", di cui sarà uno dei patroni, per espressa volontà del Papa Benedetto XVI.
Sul
portale cattolico ( da "Riformista, Il"
del 19-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: è stato chiamato a scrivere Francesco Rutelli. Segno che la Cei, i cattolici di sinistra, li vuole attivi e propositivi là dove già stanno: dentro il partito di Veltroni. E Rutelli non ha deluso le aspettative della Chiesa snocciolando "da genitore e da politico", il suo pensiero sulla "priorità più trascurata" dalla politica.
Con
l'incognita del Quirinale ( da "Manifesto, Il"
del 19-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: E il consigliere laico del Csm Michele Saponara, anche lui del Pdl, sottolinea: "Mancino parla a titolo personale". Chiamato in causa, ma probabilmente anche per sciogliere l'imbarazzo provocato sul Colle, il vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura precisa: "Non ho mai detto di essere certo che la Consulta dichiarerà incostituzionale la sospensione dei processi.
CAMPOBASSO
I cattolici cristiani dell'Udc e del Movimento
( da "Tempo,
Il" del 19-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: Stampa CAMPOBASSO I cattolici cristiani dell'Udc e del Movimento ... CAMPOBASSO I cattolici cristiani dell'Udc e del Movimento per l'autonomia lanciano proposte nuove in Italia e soprattutto in Molise facendo l'occhiolino anche al Pdl per rivedere piani, programmi e riconfigurazioni politico-strutturali nel governo locale.
Lanzillotta-Gagliardi,
donne contro i <signor no> ( da "Corriere della Sera"
del 19-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: nel Pd, sono la rappresentante dell'ala laico-liberal del rutellismo". è molto legata, politicamente, a Francesco Rutelli. E, dunque, ciò che dice, e scrive, va sempre un po' letto in controluce. E così arriviamo alla strana, sorprendente sintonia che sembra di cogliere nei due editoriali in questione.
Rutelli:
no a droga e dio denaro I teodem: il nostro ruolo esiste
( da "Corriere
della Sera" del 19-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: ala cattolica Rutelli: no a droga e dio denaro I teodem: il nostro ruolo esiste ROMA - "No alla droga e al dio denaro" e attenzione dell'"emergenza educativa". Sono i due temi, prioritari anche nella riflessione delle gerarchie ecclesiastiche sulla famiglia, che Francesco Rutelli rilancia in un intervento pubblicato dal sito PiùVoce.
BIBBIA
IN VOLGARE LACUNA ITALIANA ( da "Corriere della Sera"
del 19-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: e che dal 1974 mise in circolazione nelle assemblee liturgiche cattoliche - ha avviato un processo di diffusione del linguaggio biblico che non va sottovalutato, incrementato peraltro dal fatto che questa stessa traduzione è diventata di fatto il punto di riferimento di altre esperienze di circolazione della Bibbia, come la "lectio divina " o la scuola della Parola.
VELO
E SIMBOLI RELIGIOSI DOVE PERMETTERLI E VIETARLI
( da "Corriere
della Sera" del 19-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: che è Paese notoriamente islamico ma con gestione politica laica, dovremmo innanzitutto togliere dalle scuole pubbliche di tutta Italia, Paese prevalentemente cattolico, la presenza generalizzata del crocifisso nelle aule. Vi prego di cogliere gli insegnamenti di laicità per quello che sono e non segnali contro le altre religioni, praticamente ininfluenti in Italia.
Trapianti,
meno donatori 9.500 in lista d'attesa
( da "Corriere
della Sera" del 19-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: Università Cattolica di Roma, ha presentato un quadro allarmante. Le strutture sono 114, comprese le 8 di pediatria. Oltre 40 per il rene, 23 per il fegato, 19 per il cuore, 13 per il pancreas, altrettante per il polmone, 3 per l'intestino. L'aspetto più grave è che la metà funzionano a scartamento ridotto, al di sotto della media "
Il
dibattito su "Jean Paul"
( da "Stampa,
La" del 19-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: Ultimo atto giovedì 19 al Massimo per la "Rassegna del Cinema Laico". Alle 20,30 viene proiettato in sala Tre "Jean Paul" di Francesco Uboldi, controverso film-documentario presentato al Festival di Berlino. Si tratta di una videoripresa "amatoriale" dal vero di un presunto indemoniato, che di li a poco morirà, nell'Africa nera contemporanea.
Teodem
<Senza noi, il pd non sarebbe nuovo>
( da "Riformista,
Il" del 20-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: avrebbe colpito i cattolici ex dl, si chiedeva che fine avessero fatto Bobba e la Binetti. "Il rapporto tra laici e cattolici nel Pd è tutt'altro che facile e scontato - hanno scritto i due -; ma non per una presunta invadenza della Chiesa nelle vicende politiche, ma perché rappresenta un passaggio ineludibile nella costruzione di un'identità chiara e riconoscibile del nuovo partito"
Ma
il partito rischia di restare senza presidente Il no del professore, quello di
Marini, l'ipotesi Scalfaro. E la variabile Bindi
( da "Unita,
L'" del 20-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: Cattolico doc, ma profondamente laico in politica, presidente dei comitati per il No durante il referendum sulla devolution del 2006, da sempre antropologicamente alternativo al berlusconismo, Scalfaro, contattato dal leader Pd nei giorni scorsi per sondarne la disponibilità, appare a Veltroni come la figura più adatta per la presidenza.
Salvapremier,
il Csm studia la bocciatura: rischio paralisi nei tribunali Decreto sicurezza,
il parere dovrebbe esser presentato lunedì per poi finire al plenum. Pronto lo
stop agl ( da "Unita, L'"
del 20-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: laici del centrodestra Gianfranco Anedda e Michele Saponara. E il testo che Roia e Pepino consegneranno alla sesta commissione lunedì non conterrà soltanto osservazioni sul testo originario del decreto legge, visto che le nuove norme inserite attraverso gli emendamenti Vizzini-Berselli (il cosiddetto "blocca processi") hanno sparigliato le priorità della discussione e creato ulteriori
Tom
hanks alla reggia per l'eretico dan brown - antonio tricomi
( da "Repubblica,
La" del 20-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: un film apertamente osteggiato dalle gerarchie cattoliche, che hanno negato l'utilizzo delle chiese romane di Santa Maria del Popolo e Santa Maria della Vittoria. Le riprese sono iniziate a Roma, in piazza del Popolo, il 5 giugno. Ron Howard aveva già visitato Caserta nel marzo scorso in compagnia di Maurizio Gemma, direttore della Film Commission Regione Campania,
Matvejevic:
con il Nobel premiamo il coraggio di Ingrid
( da "Unita,
L'" del 20-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: cambiamento sarebbe ancora più penetrante se riuscisse a investire la Chiesa cattolica. Aspetto da tempo che la Chiesa cattolica permetta alla donna di celebrare la messa. Se una donna ha potuto concepire il Cristo perché non potrebbe pronunciare le sue parole dall'altare? C'è ancora tanto da fare per la liberazione della donna, ma è indubbio che una presa di coscienza è già presente,
Una
mostra per conoscere gli zingari "venite nei campi, ci capirete" -
donatella alfonso ( da "Repubblica, La"
del 20-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: protagonisti del dibattito promosso da Rete Laica alla biblioteca De Amicis, al Porto Antico: per raccontare cosa sia la vita dei Sinti, zingari italiani che vivono sulla pelle la crescente diffidenza quando non l'odio aperto che si respira in Italia da oltre un anno. Da quando cioè il numero dei Rom rumeni entrati nel nostro paese è cresciuto in maniera esponenziale e negli zingari,
Quindici
ragazzini vittime della rete dell'ex catechista
( da "Repubblica,
La" del 20-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: catechista e dove aveva ancora cariche laiche. Molti avrebbero un'età inferiore ai 16 anni e sarebbero stati agganciati tramite chat. Alcuni erano minorenni all'epoca dei contatti con S. M. che in alcuni casi risalgono a sei o sette anni fa. Le indagini del Nucleo di Pg della Polizia di Stato presso la Procura, coordinate dal pm Luigi Persico e a cui collabora anche la Polizia postale,
Parabole
( da "Manifesto,
Il" del 20-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: Ma i miei gusti sono evidentemente assai diversi da quelli della gerarchia vaticana che si è sentita offesa da quella frase "sono un cattolico adulto". Non l'avesse mai detta! I suoi rapporti con l'oltre Tevere si sono assai deteriorati. Evidentemente la maturità disturba. Meglio assai - secondo il Vaticano - uno stato infantile che non giudica e non assume iniziative autonome.
Un'esistenza
per i giovani ( da "Stampa, La"
del 20-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: Il suo impegno si concentra nel mondo dei giovani e della cultura e diventa assistente dei Laureati Cattolici e dell'Associazione Italiana Maestri Cattolici. Prete giornalista e scrittore, pubblica numerosi libri di preghiera e di meditazione, nei quali il tema centrale è quello dell'amore. Nel 1949 percorre la Diocesi per la predicazione in occasione della Madonna Pellegrina.
Tettamanzi:
parrocchie, date case a giovani e poveri
( da "Corriere
della Sera" del 20-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: date case a giovani e poveri Il cardinale: istituti religiosi e famiglie cattoliche, ora tocca a noi. Affitti calmierati anche per anziani e immigrati L'emergenza-casa pone in condizioni drammatiche molte famiglie "specialmente quelle povere e immigrate ". La denuncia sul dramma della casa arriva dal cardinale Dionigi Tettamanzi.
Cl,
niente invito a Silvio <Torni tra un paio d'anni>
( da "Corriere
della Sera" del 20-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: Troppo pochi i cattolici al governo, come sottolineato anche da Avvenire e Famiglia Cristiana? Secondo la presidente del Meeting, "quando abbiamo chiuso il programma, non si era ancora votato". Ma l'invito al premier non è tradizione? "Non credo che ci sia una norma in base alla quale ogni anno il Meeting debba invitare il presidente del Consiglio.
Laura
Eduati <Le cose stanno nettamente peggiorando>
( da "Liberazione"
del 20-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: Preoccupato come tutte le associazioni laiche e cattoliche che si occupano dei richiedenti asilo. L'approvazione della direttiva europea e l'imminente via libera al pacchetto sicurezza metteranno in discussione alcuni dei diritti fondamentali finora garantiti agli stranieri costretti a trovare asilo nelle nostre terre.
Primo
talk show sulla spiritualità ( da "Corriere della Sera"
del 20-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: La chiave scelta è quella del talk show: il filosofo Maurizio Ferraris a rappresentare il pensiero laico, il rabbino Benedetto Carucci Viterbi, il monaco buddista Giuseppe Jiso Forzani, il pastore valdese Daniele Garrone, il sacerdote cattolico Ermenegildo Manicardi. Il cielo e la terra Raitre, ore 23.45.
La
Costituzione èuna sorta di coperta di Linus per larga
( da "Tempo,
Il" del 20-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: laico? Non si direbbe - ad una sorta di "Bibbia laica". La citazione ha origini autorevoli, tuttavia qualcosa non quadra. Perché la carta costituzionale, nata dal patto progressista tra due pezzi di popolo, quello cattolico quello comunista, nella fattispecie cattocomunista, avrebbe dovuto aprire il palcoscenico delle riforme e dell'
Raitre
ora lancia il talk show spirituale
( da "Corriere
della Sera" del 20-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: Cinque esperti che appartengono a diverse tradizioni spirituali e un filosofo, che rappresenta il pensiero laico. Poi contributi filmati, che descrivono il comune sentire delle persone, raccolti in un reparto maternità per la felicità, al cimitero del Verano di Roma per parlare della morte, nel carcere di Ribibbia per la puntata sul male e alla Galleria Borghese per l'anima.
Alla
ricerca del gol benedetto ( da "Corriere della Sera"
del 20-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: Di sicuro più laica la vigilia nella squadra musulmana, anche se molti giocatori hanno confessato di avere pregato più del solito in questi giorni. Il minimo, dopo che il loro stesso allenatore, Fatih Terim ha definito "due veri miracoli" le rimonte prima contro la Svizzera poi contro la Repubblica ceca, già entrata nell'antologia storica degli Europei.
VELA
( da "Corriere
della Sera" del 20-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: nelle acque di Cattolica, il neozelandese Russell Coutts (tre volte vincitore dell'America's Cup) sfiderà con il suo equipaggio in una gara di match race a bordo di catamarani l'ex timoniere di Luna Rossa, l'australiano James Spithill. L'evento, "Just the best", organizzato da Max Sirena, è un antipasto della Coppa America tra multiscafi Alinghi-
La
Costituzione, "Bibbia laica" della Sinistra
( da "Tempo,
Il" del 20-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: in cui giganteggia soltanto l'ipocrisia dei devoti della "Bibbia laica". Questo è lo stato dell'arte. Niente di nuovo sotto il sole. Fra il Papa e Draghi nessuna differenza sostanziale. Il laico realismo dei due spariglia le carte degli adoratori libertari del sessantottismo di ritorno, dell'ultima Thule del nulla.
<No
alla società che appiattisce> La sfida di Cl per il meeting 2008
( da "Giornale.it,
Il" del 20-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: Dal Meeting nessuna polemica poi per un presunto scarso peso dei cattolici nella maggioranza. "Non abbiamo contato i cattolici al governo né intendiamo farlo - dice la Guarnieri -. A noi interessa soltanto che chi gestisce la cosa pubblica abbia a cuore il bene degli uomini". Nessuno scandalo se il premier Silvio Berlusconi non è stato chiamato.
Morì
di overdose Un amico accusato di averlo aiutato
( da "Stampa,
La" del 20-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract:
Massimiliano
Cattoli, 42 anni, difeso da Carmen Vallega, è accusato di aver aiutato l'amico
Fabio Anversa, 37 anni, a iniettarsi - il 9 gennaio
Le
spoglie di don Barra in San Maurizio
( da "Stampa,
La" del 20-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: Azione Cattolica, promuovendo esercizi spirituali e pellegrinaggi mariani. Le porte della sua casa erano sempre aperte per tutti coloro che volevano parlare o attingere alla sua fornitissima biblioteca. La sua incessante attività è uscita anche dai confini del Pinerolese, ha fondato con Carlo Chiavazza il settimanale "Il nostro tempo"
Il
ruolo delle madri in tutto il mondo raccontato nelle sale del
"Borgogna" ( da "Stampa, La"
del 20-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: offrendo una lettura laica della madre. Due anni di lavoro per gli allievi del Lagrangia seguito da Gioia Kidane Mariam. Si parte dalle opere per comprendere come le madri di tutto il mondo accudiscano i figli: ecco i giochi di contatto, la vita sotto una tenda teatralizzati dagli alunni sotto la guida delle prof Claudia Arposio,
L'autunno
caldo di Walter. Dì la tua ( da "Giornale.it, Il"
del 20-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: Cattolici contro radicali Il Pd sfoglia la margherita, dunque, nel senso che in casa Veltroni tira aria di lite che potrebbe sfociare prima o poi in separazione. Già, fra le anime diessina e teodem i rapporti non sono proprio idilliaci. Dopo l'anatema dei cattolici contro la "contaminazione" dei pannelliani,
Nel
giorno della festa della Consolata, patrona della città, che come sempre si è
conclusa ( da "Stampa, La"
del 21-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: ma anche della nostra fede cattolica. Torino, pur diversificandosi oggi per la presenza di immigrati di altre religioni o per un numero consistente di persone che si professano non credenti, rimane comunque a stragrande maggioranza una città non solo cattolica, ma ricca di grandi testimonianze di santità e di carità diffuse a tutti i livelli".
Le
Acli in festa al Forte parlano di diritti umani
( da "Stampa,
La" del 21-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: Da laici cristiani che operano nel sociale - spiega il presidente provinciale Sergio Taricco -, gli aclisti sono chiamati a portare avanti, nel loro agire quotidiano, un impegno costante per la difesa dei diritti imprescindibili di ogni uomo e a riscoprire il vero senso del bene comune, che è ricerca del vantaggio dell'intera comunità,
Ancora
sugli statuti del Cammino, approvati dalla Chiesa
( da "Giornale.it,
Il" del 21-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: il Papa ha approvato gli statuti - 6 Emails Neocatecumenali, faranno la comunione in piedi - 6 Emails La battaglia finale - 5 Emails Dopo la messa tridentina, in Cattolica cambiano l'altare - 5 Emails Un'enciclica con l'aiuto di Marx - 5 Emails Martini contro il Motu proprio di Benedetto XVI - 4 Emails Il Motu proprio?
Famiglia
sotto attacco, i rischi che arrivano dall'Europa
( da "Giornale.it,
Il" del 21-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: il Papa ha approvato gli statuti - 6 Emails Neocatecumenali, faranno la comunione in piedi - 6 Emails La battaglia finale - 5 Emails Dopo la messa tridentina, in Cattolica cambiano l'altare - 5 Emails Un'enciclica con l'aiuto di Marx - 5 Emails Martini contro il Motu proprio di Benedetto XVI - 4 Emails Il Motu proprio?
Antonelli
a Roma, Betori a Firenze, Brambilla (forse) alla Cei
( da "Giornale.it,
Il" del 21-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: il Papa ha approvato gli statuti - 6 Emails Neocatecumenali, faranno la comunione in piedi - 6 Emails La battaglia finale - 5 Emails Dopo la messa tridentina, in Cattolica cambiano l'altare - 5 Emails Un'enciclica con l'aiuto di Marx - 5 Emails Martini contro il Motu proprio di Benedetto XVI - 4 Emails Il Motu proprio?
Il
Papa non incontrerà Ahmadinejad ( da "Giornale.it, Il"
del 21-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: il Papa ha approvato gli statuti - 6 Emails Neocatecumenali, faranno la comunione in piedi - 6 Emails La battaglia finale - 5 Emails Dopo la messa tridentina, in Cattolica cambiano l'altare - 5 Emails Un'enciclica con l'aiuto di Marx - 5 Emails Martini contro il Motu proprio di Benedetto XVI - 4 Emails Il Motu proprio?
"da
laico vorrei più rispetto per un luogo che tutti ci invidiano"
( da "Repubblica,
La" del 21-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: presidente del Santo Stefano, contrario "Da laico vorrei più rispetto per un luogo che tutti ci invidiano" il degrado Ci si lamenta della folla notturna, servirebbe il buon esempio dell'amministrazione Residenti e commercianti di piazza Verdi e dintorni già insorgono a pensare "ai concerti rock che dovremo subire".
Una
sagra popolare lunga 15 chilometri di spiaggia - anna tonelli
( da "Repubblica,
La" del 21-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: da Cesenatico a Cattolica, la sfida a riempire la giornata in riva all'Adriatico è aperta, fra bagni e disco-bar, chiostri e piazze, case della poesia e centri storici, tutti che fanno a gara per rinverdire lo stereotipo di una Romagna sempre in festa. A far capire che è iniziata l'estate c'è "Gradisca", la sagra popolare sulla spiaggia che si richiama all'
Segue
dalla prima lo sciopero dei bisonti
( da "Riformista,
Il" del 21-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: che insegna alla Cattolica di Milano e interviene su LaVoce spesso su tematiche legate ai trasporti. D'altra parte, osserva l'economista, "come fanno altrimenti a manifestare un disagio? Io trovo che sia illegittimo soltanto quando la loro protesta sfocia nei blocchi ai caselli o cose simili, allora diventa insostenibile".
Cofferati:
l'opposizione? Ora bisogna evitare di <andare ai materassi>
( da "Corriere
della Sera" del 21-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: che non riesce a considerare laicamente come parte della politica, anziché faccende private". Nel Pdl diranno lo stesso: è stata la "sinistra giustizialista " a troncare il dialogo... "Tutto si può strumentalizzare, ma c'è un limite. è come per la sicurezza: per quanto possano dire, sono partiti con propositi tutto sommato ragionevoli per arrivare,
TRA
TANGO E CLASSICA MOLTA MUSICA NEGLI ECLETTICI PALAZZI LATERANENSI
( da "Unita,
L'" del 21-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: La musica di Astor Piazzolla è invece protagonista il 4 luglio, ancora tango l'11 ma con Luis Bacalov e seguiranno nei concerti successivi un omaggio a Puccini,e poi musica di Haydn,?ostakovic, Richard Straus. Il tutto all'insegna di un eclettismo molto laico e lontano da certi rigori musicali ratzingeriani. ingresso gratuito - 06 69886529.
Quarantenni
al potere in tutti i campi Questo l'Italia deve invidiare alla Spagna
( da "Unita,
L'" del 21-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: invidia verso la Spagna è una voglia di rinsaldare le istituzioni democratiche e di renderle laiche. Una voglia di libertà che in Italia abbiamo perso. Da noi prevale il conformismo, culturale, politico, invece in Spagna prevale ancora la voglia di libertà e di democrazia. Sul versante del "credito", penso che l'Italia abbia una maggiore solidità culturale di tradizione.
La
sinistra italiana rifletta, a Madrid c'è un premier laico e socialista
( da "Unita,
L'" del 21-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: Soprattutto colpisce la capacità del leader di un Paese di antica tradizione cattolica a pensare e comportarsi da vero laico". 2) "Quello che non invidierei agli spagnoli è l'avere a che fare con "le Spagne", cioè con i nazionalismi interni, a cominciare da quello basco, quindi con tutto quello che ciò comporta in termini di insicurezza, terrorismo.
Un
teatro nato in una pattumiera ( da "Unita, L'"
del 21-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: i cattolici, i laici, dovevano convivere pacificamente. Meno male che a fare quelle leggi non furono chiamati né Bossi, né Fini, altrimenti si risprofondava nel Medioevo. I giuristi leggevano e applaudivano in quell'odore di cucina che veniva da tutte le parti, ma un'altra legge fece ancora più applausi.
Cooperanti
rapiti in Somalia, un mese di silenzio Giuliano Paganini e Iolanda Occhipinti
ancora nelle mani dei sequestratori. Il vescovo di Pistoia: tacere diventa
disinteresse ( da "Unita, L'"
del 21-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: a conclusione del suo intervento di saluto ai giornalisti presenti al V Forum dell'informazione cattolica organizzato da Greenaccord, nella città natale di uno dei rapiti, Giuliano Paganini. "Il silenzio inizialmente chiesto per favorire i contatti e la liberazione - ha detto il vescovo - sembra oggi evaporare nel disinteresse e nell'accantonamento.
Tutti
in piazza contro le morti bianche
( da "Unita,
L'" del 21-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: oratorio laico", realizzato attraverso un sapiente intreccio di voci operaie, di testimonianze dirette, di immagini dei funerali, di appassionate letture affidate a Paola Cortellesi, a Valerio Mastandrea, a Claudio Gioè. Al termine della proiezione non c'è stato il dibattito, perché quei 40 minuti ci avevano spiegato meglio di qualsiasi comizio la realtà delle morti bianche,
LA
RELAZIONE DI WALTER VELTRONI ALL'ASSEMBLEA COSTITUENTE DEL PD
( da "Unita,
L'" del 21-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: E' stata quella che abbiamo chiamato la scelta di "andare liberi": liberi di parlare al Paese il linguaggio della verità, liberi di guardare in faccia, in modo laico, cioè non filtrato dall'ideologia o dal moralismo, i problemi reali degli italiani e di sforzarci di produrre risposte credibili e convincenti.
Il
mito religioso ha sconfitto la politica
( da "Unita,
L'" del 21-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: e tentavano di annullare o di incorporare la religione nelle loro mitologie laiche. Al più i fondamentalismi hanno rubato qualcosa ai totalitarismi, utilizzandone certe tecniche, ma pur sempre in un registro religioso. Le democrazie dal loro canto sono vaccinate, e difficilmente potrebbero ripiombare in dinamiche totalitarie.
Io,
ebreo - venezia ( da "Repubblica, La"
del 21-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: profondo conoscitore della Bibbia e della letteratura rabbinica, Luzzatto è stato interprete di un ebraismo insieme classico e moderno, religioso e laico, israeliano e diasporico, umanistico e scientifico, una sorta di "Maimonide" lo definisce l'amico-gemello Paolo De Benedetti, "guida dei perplessi" tra ebrei e non ebrei.
Villa
Palmizi rimane scuola ( da "Stampa, La"
del 21-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: laico, per compensare il basso numero di suore. Ed ora cerca nuovi iscritti, per la scuola estiva e per l'anno scolastico. In questa situazione di emergenza si è formato un gruppo di lavoro composto da tre genitori: Gisella Merello, Aristide Blancardi e Massimiliano Bassi che sono andati a Roma, nella sede della congregazione per esporre un programma di interventi da effettuarsi
Sulfurei
autori cechi nel catalogo della Bella Poldi
( da "Manifesto,
Il" del 21-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: L'altro ospite di questo smilzo libro è un prete cattolico, un anarchico mistico che ha messo in agitazione la chiesa cattolica e quella comunista: Jakub Deml (1878-1961). Come scrive Corduas nella preziosa postfazione "è una scrittura carnale, questa del prete narcisista, ricca e prorompente" .
Un
moderato naufragio per il Secolo dei Lumi
( da "Manifesto,
Il" del 21-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: Rino Genovese ha dato alle stampe col titolo Gli attrezzi del filosofo è un libro sul destino dell'illuminismo. Dell'illuminismo come progetto filosofico-politico, come motore della storia non solo moderna ma contemporanea, come matrice antropologica di quell'essere umano che siamo noi occidentali. Matrice in crisi, perché l'orizzonte dei diritti non ci ha liberati, bensì asserviti;
Vulture
fra Oriente e Occidente, esperimento ante-litteram
( da "Liberazione"
del 21-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: cattolici, ortodossi e laici. Lo spettacolo debutta a Venosa soprattutto perché in mezzo alle rovine di epoca romana sorge l'Incompiuta, una grande cattedrale i cui lavori iniziano nel XII secolo ma che vengono sospesi misteriosamente dopo aver eretto le mura esterne e cinque colonne interne: il pubblico e gli artisti tra le alte mura e le colonne,
Vaticano:
"Bandiere arcobaleno via dalle chiese"
( da "Giornale.it,
Il" del 21-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: Perché preti e laici cattolici usano la bandiera arcobaleno come simbolo di pace invece della croce? Non sanno che quella bandiera è collegata alla teosofia e al New Age? è netto e documentato il giudizio contenuto in un articolo pubblicato da "Fides", l'agenzia della Congregazione vaticana per l'evangelizzazione dei popoli diretta da Luca De Mata,
Italia-Spagna?
Serata particolare ( da "Unita, L'"
del 22-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: con il primo Presidente del Consiglio laico (leggi non democristiano) della storia della Repubblica,Spadolini (all'ombra di Craxi), e ier l'altro, nel 2006, quando il Caimano sembrava inoperoso nel bioparco. In realtà, poteva temere solo che venisse bonificata davvero la palude dove è e rimane il migliore, come infatti non è accaduto.
Veltroni:
sistema tedesco, no grazie ( da "Unita, L'"
del 22-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: spingendo la parte cattolica e moderata verso i centristi. Il Pd diventerebbe di fatto una sorta di Ds allargato, a far da ponte tra quel che riemergerà della sinistra radicale e questo corpo centrale. È tutto molto virtuale ma a parte che da tempo il sistema tedesco non garantisce governabilità, lo schema non convince per primi i cattolici del Pd.
Cosa
ci insegna l'abiura di galileo - corrado augias
( da "Repubblica,
La" del 22-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: Brevi cenni sul danno che la gerarchia della Chiesa Cattolica ha procurato allo sviluppo delle conoscenze scientifiche in Italia. Il dramma è che continua tuttora a farlo in molti modi. Uno è il contrasto, attuato con vari mezzi, nei confronti di qualunque sviluppo scientifico entri nel campo d'azione ritenuto "specifico" della religione si vedano ad es.
Azione
pastorale, gli obiettivi di sepe ( da "Repubblica, La"
del 22-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: il rettore del seminario arcivescovile, i direttori degli uffici di curia, i rappresentanti dei diaconi permanenti e del laicato cattolico. Sarà una vera full immersion nella realtà ecclesiale napoletana, si approfondiranno le tematiche del mondo giovanile, il ruolo della famiglia e delle comunità parrocchiali.
Divisioni
tra i giudici Ma il premier ripensa alla denuncia pubblica
( da "Corriere
della Sera" del 22-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: Gianfranco Anedda, pdl, consigliere laico del consiglio superiore della magistratura, è drastico. Difende Berlusconi: "è un uomo esasperato. La procura di Milano gli ha persino cambiato la data del reato per far allontanare la prescrizione ". Il clima è di fuoco. E Berlusconi ne è consapevole.
Casini
cita il Vangelo: di' solo una parola
( da "Corriere
della Sera" del 22-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: cattolico. Cattolico osservante Pier Ferdinando Casini, che però - come Berlusconi -, per il suo status non può ricevere la comunione. Ma di questo tema, il leader dell'Udc, preferisce non parlare. Non così almeno, dice uscendo dalla basilica di San Giovanni, dove ha partecipato alla messa per i 25 anni di episcopato del cardinal Ruini.
L'Italia
dei separati: lo facciamo di nascosto
( da "Corriere
della Sera" del 22-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: Ero una cattolica a metà. Poi mi sono detta che ciò che conta è quello che si sente, ho parlato anche con il mio confessore, e ho deciso di fare ugualmente la comunione". Non è stato facile: "Soffrivo, non tanto per me, perché ero in pace con la mia coscienza, ma per gli altri che mi additavano dicendo "quella è divorziata eh.
<Intellettuali
europei troppo buoni con l'Islam>
( da "Corriere
della Sera" del 22-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: laicità, illuminismo e tolleranza sono incompatibili con la teocrazia, ma in pratica l'intellighenzia imputa l'odio musulmano nei confronti dell'Occidente ai presunti abusi dell'America in casa e fuori. Un'aspra critica che lo storico rivolge in particolare all'Europa, "ancora più incline" ha asserito in un'intervista,
Folla
di famiglie e di politici per salutare il cardinale Ruini
( da "Corriere
della Sera" del 22-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: sia religiosi che laici: solidarietà, collaborazione, preghiere. Sono grato a tutti, grazie, davvero". La messa Sopra, il cardinale Ruini. Da sinistra alcuni dei politici presenti: Gustavo Selva, Lorenzo Cesa, Pier Ferdinando Casini, Rocco Buttiglione dietro al sindaco Gianni Alemanno, Francesco Giro e Gianni Letta (foto Jpeg) Ester Palma.
Dall'Europa
la cristianità che non t'aspetti ( da "Tempo, Il"
del 22-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: In occidente osserviamo pattuglie agguerrite di laici pronte a combattere la Chiesa. Tali pattuglie credono certamente di seguire lo "zeitgeist" (lo spirito dei tempi) verso un futuro prossimo che vedrà il trionfo finale delle "magnifiche sorti e progressive". Eppure non mancano segnali recenti in contrasto con questa visione, il che fa pensare che i popoli dell'Europa laicizzata,
La
dieta di pesce fa bene alle arterie e al carattere
( da "Corriere
della Sera" del 22-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza ed esperto dell'Efsa, l'autorità europea per la sicurezza alimentare - è stata suggerita in una rassegna pubblicata recentemente su Jama, nella quale i ricercatori della Harvard Medical School di Boston concludono che i benefici apportati dal pesce superano largamente i potenziali effetti negativi"
Il
San Guido assegnato al decano dei parroci
( da "Stampa,
La" del 22-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: Il premio, consistente nella riproduzione di alcune antiche monete fatte coniare dal monsignor Oddone Bellingeri, patrizio acquese e vescovo della Diocesi di Acqui dal 1305 al 1334 e riprodotte dall'orafo acquese Adriano Negrini, viene assegnato ad anni alterni ad un sacerdote e ad un laico.
Grande
magia della memoria - giulio baffi
( da "Repubblica,
La" del 22-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: Napoli Grande magia della memoria La regia di Roberto Andò incanta alla Darsena Acton "Proprio come se nulla fosse avvenuto": laica via crucis di sognatori GIULIO BAFFI Darsena Acton, spazio bellissimo, sede della Marina Militare, negato ai napoletani per impegno di servitù militare, e ora concesso ai corpi degli attori e allo sguardo del pubblico stupito da tanta bellezza.
Una
carta ricaricabile per dire addio al welfare - edmondo berselli
( da "Repubblica,
La" del 22-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: Come se non ci fossero stati Roosevelt, Keynes, il Labour, le socialdemocrazie, insomma la modernizzazione secolare, laica, europea, industriale, scientifica e tecnologica della politica. L'assistenza personale si risolve infine con le badanti venute dall'Europa centro-orientale;
Anche
kohl chiese il via libera ma il vaticano ha sempre detto no
( da "Repubblica,
La" del 22-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: gran cattolico e democristiano, a far togliere qualcuna delle regolette che il Cavaliere vorrebbe abolite. Ma è più facile far crollare il Muro di Berlino che scalfire il Vaticano. Nel 1996, alla vigilia del viaggio in Germania di Giovanni Paolo II, il Kohl si rivolse direttamente al Papa chiedendo libertà di coscienza per la contraccezione.
L'addio
di ruini: "resistere a sudditanze e pressioni" - marco politi
( da "Repubblica,
La" del 22-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: ultimo grande politico cattolico italiano di fine Novecento. Il suo carniere - da presidente della Cei e cardinal Vicario - è ben fornito. Più soldi alle scuole cattoliche, insegnanti di religione trasformati in professori di ruolo, bloccato il divorzio breve, modellata a volontà ecclesiastica la legge sulla fecondazione artificiale,
Nomadi,
Tettamanzi: <La paura non passa per decreto legge>
( da "Liberazione"
del 22-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: anche non cattolico, sono oasi di relazione", in piena sintonia con l'appello di qualche giorno fa "alle comunità parrochiali, agli istituti religiosi, alle realtà del mondo cattolico e alle famiglie che possiedono diverse unità abitative disponibili, perché si offrano a condividere almeno parte delle rispettive proprietà,
Il
vangelo del cardinale: <Basta appartamenti sfitti> Ossia: più case meno
Ior ( da "Liberazione"
del 22-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: università Cattolica di Milano. Il presidente ha compito di riferire direttamente ad un collegio di cinque cardinali nominati dal papa con lo scopo di vigilare sulla fedeltà dell'istituto verso gli obblighi statuari e verso il papa. Il bilancio e tutti i movimenti che vengono fatti dall'Istituto sono noti solo ed esclusivamente al Santo Padre,
Giovanni
Paolo II è finito all'inferno Benedetto invece andrà in paradiso
( da "Liberazione"
del 22-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: laici o chierici che siano, hanno per tutti questi anni ostentato la bandiera arcobaleno e non la croce, come simbolo di pace?'' Non c'è che dire: bella domanda! Me li immagino accigliati e pensanti, riuniti all'ombra della storia della croce e delle crociate a chiedersi perché don Tonino Bello, Aldo Capitini,
Marija
di Belgorod ( da "Giornale.it, Il"
del 22-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: severe contro le sette paganeggianti e il gruppo di Marija destava allarme in quanto costituito non da monaci, come a Kiev, ma da laici. Nel 1806 intervenne la polizia e Marija fu arrestata. Portata nella città di Ostrogozhsk, venne interrogata dal giudice ma questi non trovò estremi di reato nella sua condotta. Nel 1817 gli scavi erano giunti a tal punto da suscitare nuovo allarme.
Il
commiato di Ruini, le spiegazioni di Fisichella
( da "Giornale.it,
Il" del 22-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: il Papa ha approvato gli statuti - 6 Emails Neocatecumenali, faranno la comunione in piedi - 6 Emails La battaglia finale - 5 Emails Dopo la messa tridentina, in Cattolica cambiano l'altare - 5 Emails Un'enciclica con l'aiuto di Marx - 5 Emails Martini contro il Motu proprio di Benedetto XVI - 4 Emails Il Motu proprio?
Agenda
Religioni ( da "Stampa, La"
del 22-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Abstract: operatori pastorali e culturali delle sale delle comunità organizzato dall'Acec (Associazione Cattolica Esercenti Cinema) dal titolo "Sala della Comunità: identità e gestione", in programma ad Acqui Terme dal 11 luglio al 13 luglio. La quota di partecipazione è di 30 euro a persona e va versata entro il 7 luglio. Per le iscrizioni e le informazioni sul programma, scrivere a acec.
( da "Giornale.it, Il" del 14-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Si avvicina il giorno
dell'annuncio dell'avvicendamento del Vicario di Roma: la scelta del Papa, per
la successione del cardinale Camillo Ruini, è caduta sull'attuale Prefetto
della Segnatura apostolica, il cardinale Agostino Vallini, già vescovo
ausiliare di Napoli e poi vescovo di Albano. La nomina dovrebbe essere resa
nota entro fine mese, probabilmente il 24 giugno. Non ci sono cambi in vista
nella struttura del Vicariato: il successore di Ruini dovrebbe infatti
mantenere al suo posto l'attuale vicegente, monsignor Moretti. Nei giorni
successivi alla nomina di Vallini al Vicariato dovrebbe essere resa nota la
promozione del Segretario dell'ex Sant'Uffizio, l'arcivescovo Angelo Amato, a
Prefetto della Congregazione delle cause dei santi, in sostituzione del
cardinale José Saraiva Martins. Il delicato ruolo di numero due della
Congregazione per la dottrina della fede si vociferava fosse destinato al
vescovo Rino Fisichella, ausiliare di Roma, attuale rettore della Lateranense.
Ma nelle ultime ore sta prendendo quota un'altra candidatura: quella del più
anziano arcivescovo di Oristano, il teologo Ignazio Sanna, che era stato promosso alla diocesi sarda da appena due anni.
Fisichella viene riservato per altri futuri incarichi. Scritto in Varie
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di Andrea Tornielli © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo
articolo a un amico 10Jun 08 Gli statuti del Cammino neocatecumenale, verso il
13 giugno Alcuni di voi mi hanno chiesto di aprire un nuovo thread dedicato
alla discussione sugli statuti del Cammino neocatecumenale, che sono stati
approvati da Benedetto XVI e saranno consegnati nella tarda mattina di venerdì
prossimo ai responsabili del Cammino. Il motivo della richiesta è l'alto numero
di commenti che rende difficile l'accesso alle pagine con le discussioni
precedenti. Una richiesta simile mi era stata rivolta nei giorni scorsi da
Klaus, il quale ha poi lasciato il blog a causa della mia scelta di aprire il
nuovo spazio di discussione in calce al post dedicato al romanzo thriller di
Thornborn. La mia scelta era stata dettata dall'impegno che avevo preso di non
intervenire più sulla vicenda fino al 13 giugno. Pur non essendo d'accordo con
il tono e con i contenuti di molti commenti (in queste due settimane mi sono
beccato rimproveri da destra e da manca, sono stato
fatto passare come un portavoce del Cammino solo perché non non lo ritengo
"eretico", è stato ipotizzato che la mia
posizione sia dovuta alla paura di reazione dei neocatecumenali stessi, sono stato pure offeso pesantemente), mi rendo conto ora che
Klaus aveva ragione a chiedere uno spazio apposito, perché se è vero che gli
argomenti sul mio blog li decido io, è altrettanto vero che la discussione si
alimenta grazie al contributo di tutti e dunque - visto l'interesse suscitato
dall'argomento - è giusto che possa continuare. Scritto in Varie Commenti (
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amico 07Jun 08 Antonelli a Roma, Betori a Firenze, Brambilla (forse) alla Cei
E' stata annunciata a mezzogiorno di oggi la nomina del cardinale Ennio
Antonelli alla guida del Pontificio consiglio per la famiglia. L'arcivescovo
lascia Firenze per succedere allo scomparso cardinale Alfonso Lopez Truijllo.
La diocesi del capoluogo toscano vive un momento di empasse, dopo le tristi ben
note vicende dello scandalo di abusi che ha coinvolto don Cantini e ha finito
per lambire pure l'attuale vescovo ausiliare Claudio Maniago (criticato per
aver minimizzato l'accaduto) che alla comunità di Cantini era legato. Non è stato reso noto il nome di chi prenderà il posto di
Antonelli. Il pole position c'è il Segretario della Cei Giuseppe Betori. Come
numero due della Conferenza episcopale, dopo la partenza di Betori, continua a
consolidarsi la candidatura del vescovo ausiliare di Milano, il teologo Franco
Giulio Brambilla. Più defilate altre due candidature, quella del vescovo di
Albano Marcello Semeraro, e quella del vescovo di Macerata Claudio Giuliodori,
già direttore dell'ufficio comunicazioni sociali della Cei. Scritto in Varie
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di Andrea Tornielli © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo
articolo a un amico 06Jun 08 La decisione di Gianni e i nostri giudizi Cari
amici, dopo aver letto il commento postato da Gianni
B. in uno dei precedenti thread, non ho potuto fare a meno di segnalarvelo,
perché mi ha commosso e mi ha fatto pensare. "Questi giorni sono stati per
me terrificanti a dir poco, purtroppo. In questo preciso momento, 6 giugno ore
13.00, avrei dovuto essere in Repubblica Ceca presso una clinica privata per
iniziare l'iter dell'inseminazione eterologa. Avevo già preso l'appuntamento,
prenotato l'albergo, fatto il pieno e stampato l'itinerario, tanto per dire. Io
e la mia dolce metà abbiamo ovviamente trascorso queste ultime notti
completamente insonni, chiedendoci se la nostra decisione sarebbe stata giusta
o no, mentre si avvicinava il momento della partenza. Mi sono domandato mille
volte: come è possibile mettere al mondo un bambino sapendo che il patrimonio
genetico non è della persona che ami ma di un'altra donna che neppure conosci?
Dentro di me ero assolutamente orripilato da questa ipotesi, però mia moglie
desiderava questo figlio sopra ogni altra cosa, poverina, e non me la sono
sentita di dire un no irrevocabile. Per fortuna, sono riuscito a farla
ragionare, passo dopo passo, con grande pazienza e amore, e alla fine mi ha
dato ragione per cui ieri non siamo partiti e abbiamo annullato tutto. Oggi lei
è molto più sollevata, anzi quasi rinata devo dire, e pure io. Mentre parlavo
con lei ogni tanto mi venivano in mente le nostre discussioni qui dentro al blog,
che mi hanno fatto riflettere. Che pensate - mi rivolgo a tutti voi, se avete
voglia di rispondermi - di questa nostra decisione? Io sono strafelicissimo in
questo momento, sto già pensando all'affido, ci sono tanti bambini che hanno
bisogno di una famiglia". Condivido anch'io la felicità di Gianni e di sua
moglie. Mi colpisce il fatto che i commenti dei lettori del blog abbiano
potuto, nel loro piccolo, contribuire a far prendere una decisione così
importante. Mi sono permesso di presentare questo messaggio (all'insaputa di
Gianni), perché credo possa insegnare qualcosa a tutti. A me ha insegnato che
dietro le questioni di principio, i temi che ci fanno accapigliare, che ci
fanno discutere aspramente, ci sono sempre le storie concrete delle persone.
C'è la vita. Se lo tenessimo sempre presente - quando parliamo di bioetica ma
anche delle vicende interne alla Chiesa - forse i nostri giudizi, senza venir
meno nella chiarezza, sarebbero accompagnati da più carità e misericordia.
Scritto in Varie Commenti ( 89 ) " (23 votes, average: 4.96 out of 5)
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Commenti Invia questo articolo a un amico 05Jun 08 Thornborn, un Dan Brown
cattolico? Ho appena finito di leggere il romanzo "L'ultima rivelazione"
di Joseph Thornborn (edizioni Piemme): un thriller ambientato in Vaticano, che
ha come tema di fondo la storicità dei Vangeli. L'ho trovato molto ben
documentato. Avevo già letto dello stesso autore un precedente romanzo,
"Il quarto segreto", dedicato alla profezia di Fatima. Mi permetto di
segnalarveli perché mi sembrano un esempio di come si possano scrivere gialli
di fantapolitica vaticana, conditi con misteri e profezie, conservando la
prospettiva cattolica. PS. In realtà ho scritto questo post soprattutto per
venire incontro alle richieste di chi mi chiedeva un nuovo spazio per
continuare l'accesissima discussione dedicata ai neocatecumenali. Avevo scritto
che non sarei più intervenuto fino alla notizia dell'approvazione e vorrei
mantenere l'impegno, limitandomi a ribadire che gli statuti sono stati
approvati definitivamente da Benedetto XVI, dopo un lungo e attento esame, e
che la consegna ufficiale ai responsabili del Cammino avverrà venerdì 13
giugno. A quanti - nuovi arrivati - mi hanno accusato di essere troppo
accondiscendente con coloro che rivolgono critiche feroci contro i
neocatecumenali, non posso che dire di rileggersi con attenzione ciò che ho
scritto nei post precedenti e in qualche risposta ai tantissimi commenti. Spero
di non offendere nessuno se mi limito ad osservare: Roma locuta, causa finita.
Resta valido l'impegno a domandare scusa in ginocchio se sarò smentito e cioè
se Roma si esprimerà. ad experimentum! Scritto in Varie Commenti ( 814 ) "
(17 votes, average: 3.35 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli ©
2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 03Jun
08 E Pacelli intervenne contro la legge antisemita Sul Giornale di oggi
pubblico una pagina dedicata ad alcuni documenti che ho scoperto durante il mio
recente soggiorno in Francia, consultando le carte dell'Archivio del cardinale
Tisserant, custodite in un paesino dei Pirenei dall'Associazione Amici del
cardinale Tisserant. Si tratta dell'intervento che l'allora cardinale Eugenio
Pacelli, nella primavera del 1938, fece (su input di Tisserant) per impedire
che in Polonia venisse approvata una legge che proibiva la macellazione per
giugulamento tipica del rituale ebraico. Il cardinale Segretario di Stato, che
definì quella norma "una vera persecuzione", scrisse immediatamente
al nunzio apostolico a Varsavia per essere informato. Il nunzio inviò a Roma un
dettagliato rapporto, spiegando che non erano necessari interventi di alcun
genere perché la legge si era arenata in Senato e sarebbe stata lasciata
cadere. Ancora una volta dai documenti emerge inequivocabilmente l'infondatezza
della "leggenda nera" che vorrebbe dipingere Pio XII come antisemita.
A proposito di questo Papa, sono lieto di segnalarvi che nel sito online del
Giornale si è inaugurata una nuova sessione, curata dalla grafologa Evi Crotti
(con la quale ho collaborato per realizzare un volumetto sulla grafia dei
Papi), che oltre a interloquire con i lettori-navigatori, interpretando i
disegni dei bambini, offre alcune analisi grafologiche su personaggi famosi: si
inizia con Padre Pio e con Pio XII, due giganti della Chiesa del secolo scorso.
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Invia questo articolo a un amico 01Jun 08 Il Papa non incontrerà Ahmadinejad Il
presidente iraniano Mahmud Ahmadinejad, a Roma dal 3 giugno per partecipare al
summit della Fao, non vedrà a tu per tu Benedetto XVI, come aveva chiesto nei
giorni scorsi, come scrivo sul Giornale di oggi. E non ci sarà neppure
l'udienza collettiva ai capi di Stato presenti al vertice, come ipotizzato fin
dall'inizio dalla Santa Sede di fronte alle molte richieste di udienza (a
quanto pare otto) presentate dai vari leader. Vista l'impossibilità
"tecnica" per il Pontefice di ricevere singolarmente tutte queste
persone nel giro di 24-48 ore, e vista l'impossibilità di realizzare anche
l'udienza collettiva, in quanto i capi di Stato e di governo giungeranno a Roma
in tempi diversi, il Vaticano nelle ultime ore ha informato ciascuno dei
richiedenti che non sarà possibile soddisfare le loro richieste. La presenza di
Ahmadinejad Oltretevere, a tu per tu con Ratzinger, secondo alcuni avrebbe
potuto creare qualche imbarazzo viste le sue reiterate dichiarazioni nelle
quali ha chiesto la cancellazione di Israele dalla carta geografica. Al tempo
stesso, però, l'udienza sarebbe stata concessa se Ahmadinejad si fosse trovato
di passaggio a Roma non in coincidenza con la presenza di così tanti
"colleghi" che desideravano un'udienza. La Santa Sede, infatti,
dialoga con tutti e incontra tutti. Nel dicembre di due anni fa, infatti,
Benedetto XVI ricevette il ministro degli Esteri di Teheran che gli portava un
messaggio dello stesso Ahmadinejad. Scritto in Varie Commenti ( 178 ) "
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08 La gioia del Papa per il nuovo clima politico Ieri mattina ero nell'aula del
Sinodo quando Benedetto XVI, intervenendo alla 58 assemblea della Cei, di
fronte a 266 vescovi italiani, ha parlato della situazione del nostro Paese,
richiamando l'emergenza educativa e chiedendo un sostegno effettivo per la
scuola non statale. Papa Ratzinger ha pure "benedetto" il nuovo clima
politico che si respira nel nostro Paese dopo le elezioni. Questo è l'articolo
sul suo discorso che ho pubblicato oggi sul Giornale, mentre questa è
un'analisi - sempre mia - che l'accompagna. Il testo integrale del Papa si
trova come al solito sul sito della Santa Sede. E' interessante notare
l'apertura di credito offerta al nuovo governo e al tempo stesso l'attesa di
risultati concreti nell'affronto delle emergenze del Paese. Quella della Chiesa,
insomma, non è una cambiale in bianco. Scritto in Varie Commenti ( 258 ) "
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( da "Unita, L'" del 14-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Stai consultando
l'edizione del La voce del Pd Antonio Padellaro Come si sentono i dodici
milioni di cittadini (per l'esattezza 12.092.998) che hanno votato per il Pd
alle ultime elezioni? A giudicare da ciò che si sente in giro ma anche, per
esempio, dal tono delle numerose lettere spedite a questo giornale, non stanno
benissimo. Dei medici specialisti (possibilmente non della clinica Santa Rita)
potrebbero facilmente diagnosticare una persistente sindrome depressiva da
batosta elettorale. Del resto, non bastano certo due mesi a metabolizzare la
vittoria di Berlusconi, e non migliora certo lo spirito collettivo la
prospettiva di altri cinque anni con un governo impegnato a sfornare leggi
ingiuste e liberticide. Ma se la depressione è un vuoto che va subito riempito
di nuova energia e di più forti stimoli non si può, onestamente, sostenere che
le dispute sulla collocazione europea o sullo spazio da dare alla componente
cattolica stiano mobilitando il popolo del Pd restituendo scintille di passione
ai malinconici e agli sfiduciati. Sappiamo bene che la politica agisce su piani
diversi e dunque se l'adesione al Partito socialista europeo, contestata
dall'ex Margherita, o se la polemica scatenata da Famiglia cristiana sull'eccesso di laicismo tra i Democratici non riscaldano i cuori ciò ovviamente non nega
l'importanza delle questioni sollevate sotto il profilo etico e istituzionale.
Il problema riguarda semmai l'eccesso di politicismo, il discutere del sesso
degli angeli, per non dire delle ipotesi di scissione con un ritorno al passato
da suicidio: diessini da una parte, margheritini dall'altra.
All'Economist che definisce il Pd troppo buono e l'opposizione più fantasma che
britannica il senatore Tonini ha replicato su l'Unità, con qualche ragione, che
per avere il consenso non serve la faccia feroce. Ed è anche vero che in piena
luna di miele del governo e con l'inevitabile apertura di credito di cui
all'inizio godono i vincitori le controproposte dell'opposizione suscitino meno
interesse. Più opinabile l'argomento del Pd costretto a non smentire la propria
novità di partito che lavora non contro qualcuno ma per diventare a sua volta
maggioranza.segue a pagina
( da "Repubblica, La" del 14-06-2008)
Argomenti: Laicita'
C aro Augias, sono
insegnante da una vita. Non posso più sentire lamentele sulla scuola. Insegno in
una grande scuola superiore senese, organizzatissima e ben diretta. Ho quasi
l'età della pensione, ma ci andrò quando proprio non mi vorranno più. Una
vostra lettrice lamentava che la scuola italiana è tra le peggiori al mondo e
che i prof hanno troppe vacanze, elencandone peraltro alcune inesistenti. La
verità è che il lavoro di insegnante non ti lascia mai, anche quando sei uscita
da scuola dopo le tue ore giornaliere. Pensi a quel rimprovero, a quel brutto
voto, a quello sguardo disperato, a quegli occhi assenti. Ti chiedi il perché,
vivi la tua vita e in parte quella dei tuoi alunni, ogni giorno. E ti metti al
lavoro nel pomeriggio: nuovi esercizi, correzioni, pensieri del tipo "Come
posso riuscire a spiegare meglio quell'argomento?". Beh, le ore che risultano
sulla carta sono solo quelle che hai fatto la mattina. Quattro o cinque, non di
più. In termini economici poca roba. Ma la scuola, il lavoro più bello al
mondo, non è riducibile a quelle ore passate in aula la mattina. Wanda
Marmoross vandella.marmoross@alice. it H a colpito anche me, come credo molti
altri, la notizia pubblicata pochi giorni fa quando una classe di bambini ha
chiesto che non gli venisse tolta la maestra anche se era arrivata all'età
della pensione. Se ho interpretato bene il seguito, il ministro della Pubblica
Istruzione Gelmini ha assicurato che quella piccola proroga sarà accordata. Si
può sperare che l'episodio abbia riportato alla memoria l'importanza non solo
didattica che ha il rapporto tra insegnanti e allievi. Smarriti nella congerie
di rivendicazioni sindacali, nel disordine delle tante riforme che si sono
succedute negli ultimi anni, si era perso di vista che il fulcro di ogni
insegnamento sta anche in quel rapporto oltre che nelle nozioni passate da una
cattedra a una fila di banchi, da generazione alla successiva. La prof
Marmoross insegna nelle superiori e non alle elementari ma la questione cambia
di poco anzi direi che quel rapporto (quando l'insegnante è capace di crearlo e
gli allievi di intenderlo) diventa tanto più importante quanto le nozioni sono
maggiormente articolate e complesse. Dopo l'episodio dei bambini che volevano
tenere la loro maestra, Adriano Sofri ha scritto su questo giornale una
articolata rivalutazione del 'Cuore', romanzo sul quale era già intervenuto
Lucio Villari in occasione del centenario della morte di De Amicis (1846-1908).
Solo nell'atmosfera piena di disordine e di speranza del 1968 si è potuto
pensare che 'Cuore' fosse un'opera da prendere a ridere. In realtà c'è in
quelle pagine una pedagogia sana e laica, un socialismo pieno di umanità, il
tentativo di fare delle avventure di 'Enrico' lo strumento di un'educazione
morale così come lo era accaduto negli Stati Uniti con 'La capanna dello zio
Tom'. Lo so, avrei potuto rispondere con argomenti di tipo sindacale ma l'anno
scolastico ormai è finito, questo è solo un pensiero per le vacanze.
( da "Repubblica, La" del 14-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Pagina XVIII -
Palermo Cattolici popolari isolani un secolo in prima linea Obiettivo: aiutare
contadini e artigiani per evitare che seguissero le idee socialiste Tra i relatori,
padre Gemelli Antonino Salinas e don Sturzo VINCENZO NOTO I cattolici
popolari vengono allo scoperto in Sicilia giusto un secolo fa. Tutto ha inizio
con la terza Settimana sociale dell'Unione popolare dei cattolici
italiani che si è svolge a Palermo dal 27 settembre al 4 ottobre del 1908. Tema
degli incontri: "Questioni del lavoro e dell'economia, problemi agricoli e
programma sociale". Un centenario che andrebbe ricordato con particolari
manifestazioni se si pensa alla vivacità dei cattolici
in Sicilia e a Palermo in particolare agli inizi del secolo scorso. Vivacità
riconosciuta dalla presidenza dell'Unione che soltanto quindici giorni prima
aveva tenuto a Brescia la seconda Settimana sociale (la prima si era tenuta a
Pisa l'anno precedente), e la scelta di Palermo era legata
alla presenza di personalità laiche e religiose impegnate nel sociale in
Sicilia con la fondazione di diversi quotidiani cattolici e
l'apertura di numerose Casse rurali con l'intento di offrire ai contadini i
soldi per l'acquisto delle sementi e per le attrezzature necessarie a lavorare
la terra. Il cardinale Alessandro Lualdi, arcivescovo di Palermo,
aprendo i lavori nell'oratorio di santa Cita, così interpretava la natura di
queste giornate: "Non basta studiare, agguerrirci di cultura sociale
profonda, ma bisogna che noi, rivolgendo le nostre speciali attenzioni al
popolo, scendiamo in mezzo a lui, non per abbassarci ma per prendere per mano
l'infermo e innalzarlo ad uno stato di benessere
morale e materiale. Prenderlo per mano con l'insegnamento della dottrina
cristiana, colla propaganda di stampe e letture oneste, colle casse rurali, con
le cooperative, unioni professionali e altre istituzioni suggerite da bisogni
veri ed urgenti; ecco l'azione alla quale dobbiamo tenerci pronti e
sacrificarci dopo i nostri studi". Un appello a che la Settimana si
concludesse con scelte volte a favore della povera gente, ma nella concretezza
e non in accademiche discussioni sui grandi principi. Una iniziativa che
sanciva anche a livello nazionale tutta l'azione sociale che aveva impegnato
sino ad allora la cattolicità siciliana in un'azione a
favore di un popolo che contemporaneamente - a giudizio del Lualdi - cominciava
a sentire l'attrazione della massiccia propaganda socialista e laicista. Dopo
il saluto del cardinale Lualdi parlò il cavaliere Lucio Lanza di Scalea,
presidente del comitato locale dell'Unione popolare e in serata venne
inaugurata nel vicolo Marotta, 38 la Federazione della Democrazia Cristiana.
Per cogliere l'importanza che rivestiva questo appuntamento nella visione
politica della cattolicità isolana basta dare uno
sguardo ad alcuni nomi di relatori: Giuseppe Toniolo a cui viene attribuito
gran parte del lavoro preparatorio della "Rerum Novarum", la lettera
enciclica di Leone XIII che ha dato inizio alla dottrina sociale della chiesa;
padre Agostino Gemelli, fondatore dell'Università cattolica che ha trattato i
temi della patologia nel lavoro; il futuro fondatore del Partito popolare, don
Luigi Sturzo allora pro sindaco di Caltagirone, che si è occupato delle
autonomie comunali; don Michele Sclafani, presidente della federazione delle
opere economiche della diocesi di Agrigento; l'avvocato palermitano Vincenzo
Mangano che ha affrontato il tema della colonizzazione all'interno della
Sicilia; Antonino Salinas, allora direttore del museo nazionale di Palermo che
oggi porta il suo nome; don Angelo Gurrera, presidente della federazione
diocesana delle opere economiche di Caltanissetta che fece una relazione sugli
zolfatari. Ovviamente erano presenti anche relatori del mondo cattolico
nazionale che si trovava ad affrontare la questione romana rimasta insoluta
dopo la breccia di Porta Pia e che di fatto impediva la piena partecipazione
dei cattolici alla vita politica, l'avanzare del capitalismo
selvaggio che costringeva alla miseria enormi masse popolari che lasciavano le
campagne per essere sfruttati in un lavoro senza regole nell'incipiente
industrializzazione, l'urbanesimo galoppante che vedeva la nascita di grandi
quartieri nelle città industrializzate e lo svuotamento delle campagne con la
grave conseguenza dell'instabilità delle famiglie e l'impoverimento culturale e
religioso di chi lasciava i paesi per andare ad abitare lontano dal proprio
campanile. Il tutto accompagnato dalla predicazione dell'odio socialista contro
la chiesa e i padroni, chissà perché nella storia marxista sempre identificati.
Ma era anche un momento felice della presenza dei cattolici
nel sociale che cominciava a dare i suoi frutti sottraendo il mondo del lavoro
allo sfruttamento capitalistico e all'odio socialista, mentre i cattolici più sensibili cominciavano a preparare una
presenza politica autonoma, come avverrà alcuni anni dopo con il Partito
popolare di Sturzo e la riconciliazione tra Stato e Chiesa con i Patti
Lateranensi. Nel 1908 la Sicilia e Palermo contribuivano non poco alla ripresa
del mondo cattolico. Per intenderci si viveva un clima simile a quello vissuto
a metà degli anni novanta quando è stato celebrato a
Palermo il convegno delle chiese d'Italia sotto la guida illuminata del
cardinale Salvatore Pappalardo e che ha visto la presenza anche del papa
Giovanni Paolo secondo.
( da "Manifesto, Il" del 14-06-2008)
Argomenti: Laicita'
COMMENTO Soffocante
abbraccio vaticano Enzo Mazzi In Vaticano, in questi giorni, con l'inusuale
duplice bacio all'anello pontificio da parte di Berlusconi e, fatte le debite proporzioni,
con l'altrettanto inedita passeggiata di due amiconi, Ratzinger e Bush, nei
Giardini vaticani con preghiera finale, privilegio mai concesso finora ad un
capo di stato, si è consumata in maniera
sfacciatamente provocatoria, l'alleanza strategica mondiale fra il dominio
imperiale imperniato sugli Usa e il dominio del sacro
etico-spirituale-religioso incarnato dal vertice della Chiesa cattolica.
CONTINUA |PAGINA 5 Si è trattato dell'atto finale di un processo che viene da
lontano, dal dopoguerra, quando il vertice vaticano ha dovuto sostituire
l'alleanza con le dittature fascista e nazista, rovinosamente sconfitte,
aprendosi al sistema di dominio occidentale liberale o democratico
gloriosamente trionfante e carico di futuro. La parentesi conciliare sembrava
aver interrotto quel processo di compattamento del sistema di dominio per
aprire la Chiesa a un orizzonte profetico di liberazione da ogni alienazione.
La politica vaticana del dopo-concilio ha richiuso la fessura della speranza. E
ora siamo alla tela del ragno che con robustissimi fili avvolge ilmondo e ogni
esistenza umana senza apparenti vie d'uscita. Soffochiamo senza riuscire a
vedere spiragli. La laicità è al minimo storico. "Non
abbiamo bisogno di una nuova laicità" sentenzia Aldo Schiavone alzando lo
staccio bianco della resa. E non servono amolto le sofferenze e i piagnistei di
un certo mondo cattolico per così dire aperto, che qualche volta divengono
anche critiche aperte se non perfino gridate ma solo verso singoli fatti.
Non servono perché rincorrono perennemente gli epifenomeni senza intaccare la
radice. La simbiosi col dominio imperiale è radicata nell'intimo del
cattolicesimo. E' una connotazione genetica fin dalle sue origini nel quarto
secolo. Cattolico infatti significa letteralmente universale nel senso preciso
dell'universalismo imperiale. Non era cattolico il cristianesimo dei primi due
secoli. All'inizio non era neppure propriamente una religione. La scelta
dell'universalismo imperiale al tempo di Costantino e Teodosio non fu indolore.
Creò una profonda spaccatura interna al cristianesimo. E fu una spaccatura
verticale. Gli strati del cristianesimo più lontani dal centro imperiale ed
ecclesiale e socialmente più umili, in particolare i contadini poveri della
Chiesa africana, insieme ad alcuni loro episcopi, percepirono una tale alleanza
fra la Chiesa e l'Impero come un tradimento radicale del profetismo evangelico.
Il loro cristianesimo ribelle fu brutalmente represso. Esso però divenne quella
folata di vento dello Spirito o se si vuole quel fermento che ispirò molte
delle spinte di ribellione creativa e di liberazione dal dominio del sacro
nella storia del cristianesimo. A ben vedere soffia anche oggi. Più che
piangere bisogna saper rischiare affidandosi a quel soffio.
( da "Liberazione" del 14-06-2008)
Argomenti: Laicita'
"Come posso
credere che ci sia qualcuno che crea tutto e poi ci dice: scopritelo?"
Davide Turrini Bologna Margherita Hack ha appena compiuto 86 anni. Assieme a
lei è passato il '900. E Il secolo lungo , documentario di Roberto Salinas,
presentato alcuni giorni fa al Biografilm Festival, lo testimonia. Hack è un
raro esempio di coerenza morale e virtù emancipatrice che hanno contraddistinto
i momenti eticamente più significativi del secolo appena passato: prima donna a
dirigere un osservatorio astronomico in Italia, politicamente e socialmente
iperattiva, ateista e anticlericale convinta, prestante campionessa di atletica
leggera, vegetariana fin dalla nascita. La incontriamo a Bologna, poco prima
della proiezione del documentario a lei dedicato, dove si ripercorrono le tappe
essenziali della sua vita: dall'infanzia a Firenze durante il fascismo, alla
laurea in fisica sotto le bombe, fino alla cattedra ottenuta all'Università di
Trieste nel 1964 e alle numerose presenze e ricerche in decine di università
straniere. Una donna del '900, fiera, forte, intelligente, libera. Lei si è
laureata nel gennaio del 1945, quando ancora l'Italia doveva essere liberata?
La sessione dell'ottobre '44 era stata spostata perché gli alleati stavano
avanzando e i tedeschi avevano buttato giù tutti i ponti. Firenze era rimasta
senza luce, senza acqua, senza gas. Tutta la vita s'era fermata. Come è
riuscita a conciliare il caos della guerra e della sopravvivenza con la
concentrazione necessaria per studiare e laurearsi? Le bombe caddero anche
vicino a casa nostra, ma Firenze non fu bombardata come Milano, Torino e
Bologna. Diciamo che si sopravviveva con la tessera annonaria, con la borsa
nera e comprando il cibo dai contadini. Quando nel '44 arrivarono gli alleati,
tutti i partiti uscirono allo scoperto. Ci fu un improvviso fervore, per noi
del tutto nuovo. Mi ricordo che si correva qua e là a sentire tutti i comizi:
repubblicani, liberali, comunisti, socialisti, democristiani. C'era un grande
fermento che sfociò poi nelle votazioni per il referendum del 2 giugno '46 tra
monarchia o repubblica. Laurearsi in fisica durante la guerra richiedeva
materiali e strumenti difficili da reperire? Ho fatto una tesi osservativa e
l'ho scritta sotto la luce del lume a petrolio. Per fortuna la mamma si
ricordava dalla sua infanzia come si costruivano questi lumi. Il documentario
che la vede protagonista si intitola "Il secolo lungo", che
significa? Secondo me, questo secolo ha incluso un'infinità di eventi: c'è una
tale differenza tra l'inizio del '900 e la fine. In un secolo si è concentrato
più cambiamento che nei precedenti diciannove. Mutazioni sociali, politiche,
dei modi di vivere, soprattutto dopo la guerra. Il periodo della dittatura
fascista è stato il peggiore? Fino al 1938 noi
ragazzini non sentivamo l'oppressione fascista. Certamente ci sono state
atrocità anche nei primi anni: mi ricordo di quando avevo cinque anni e in casa
si parlava con sdegno del delitto Matteotti. Da ragazzini però si apprezzava il
divertimento di essere inquadrati nel fare sport. Io ho cominciato a capire
cos'era realmente il fascismo solo nel '38 quando entrarono in vigore le leggi
razziali. Era ottobre, facevo la seconda liceo e avevo una professoressa di
scienze ebrea, Enrica Calabresi. Da un giorno all'altro è sparita, cacciata,
sostituita da un'altra. Stessa sorte toccò a molti miei compagni di scuola.
Allora cominciai a capire l'assurdità, le barbarie del regime. Solo lì sono
diventata antifascista. I suoi genitori l'hanno aiutata molto in questa
emancipazione sociale e politica? Loro sono sempre stati assolutamente
antifascisti. Mio babbo era di religione protestante, la mamma cattolica ma
entrambi erano poco interessati alle loro rispettive "fedi". Così
aderirono alla teosofia, una dottrina di origine tibetana che, tra mille bubbole
come la reincarnazione, propugnava il rispetto per tutte le forme di vita:
anche per questo eravamo vegetariani. Essere vegetariano oggi è quasi normale
ma una volta si portavano le stigmate della diversità. Io poi facevo atletica e
con grandi risultati e non mangiando carne scandalizzavo gli istruttori. Dalla
teosofia ho appreso anche quei principi contenuti negli articoli più
significativi della nostra Costituzione: il rispetto di tutti indipendentemente
dalla razza, dal sesso, dalla religione, dallo stato
sociale. Dopo la cesura del dopoguerra, il secolo lungo ha previsto la cesura
del '68: come l'ha vissuto? Nella vita sociale il '
( da "Tempo, Il" del 14-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Stampa A Larino In
cattedrale concerto d'organo di Giovanni Petrone Giuseppe Castelli LARINO
Musica di qualità presso la città frentana, dove sono in fermento diverse
attività culturali in questo periodo dell'anno ed anche in vista dell'imminente
arrivo dell'estate. In occasione della celebrazione del 140
anno della storia dell'Associazione Cattolica Italiana, domani, alle ore 20.
00, presso il suggestico scenario della Basilica Cattedrale di Larino,
l'organista frentano Giovanni Petrone si esibirà in un concerto di organo. Il
programma, molto articolato, prevede brani barocchi ma anche di musica
contemporanea. Quindi si tratterà di concerto che spazia tra più generi
e che calamiterà diversi interessi musicali del pubblico. Il musicista
orginario di Larino ha seguito diversi corsi di perfezionamento, anche con il
maestro Wolfgang Zerer e si è esibito in diverse ed importanti città italiane
ma anche all'estero ha suscitato l'interesse del pubblico. Questo appuntamento
con la musica classica e non solo rappresenta una ottima occasione per gli
amanti della musica di qualità. Suggestivo anche lo scenario in cui il
concerto, organizzato per il 140 anno della storia della Associazione cattolica
Italiana, si tiene. La Basilica Cattedrale di Larino, prezioso monumento della
città frentana, ha una ottima acustica e questo renderà il tutto ancora più
piacevole e straordinario in una cornice storica dove la musica, questo genere
di musica, trova il massimo connubio con i tempi moderni.
( da "Corriere della Sera" del 14-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Corriere della Sera
- NAZIONALE - sezione: Terza Pagina - data: 2008-06-14 num: - pag: 39 autore: di MARCO VENTURA categoria: REDAZIONALE LA SFIDA DEI CATTOLICI
ALLA CORTE SUPREMA Dopo le nomine di George Bush, per la prima volta nella
storia la Corte Suprema degli Stati Uniti è in maggioranza cattolica. Il più
noto tra i conservatori della Corte, Antonin Scalia, ha spesso parlato del rapporto
tra la funzione di giudice e la fede cattolica. Se la sua Chiesa gli
chiedesse di opporsi alla pena di morte, ha affermato, egli dovrebbe dimettersi
dalla Corte. Per fortuna, ha aggiunto, il magistero cattolico e il diritto
canonico proteggono l'iniezione letale. Il giudice Scalia è ora di nuovo
protagonista. Alla vigilia dell'abbraccio tra il presidente Bush e Benedetto
XVI, la Corte Suprema ha colpito la linea dura dell'amministrazione Usa. I
detenuti di Guantanamo hanno diritto ad un giusto processo; la guerra al
terrorismo non può annullare le garanzie costituzionali. La decisione è stata
possibile per la rottura del blocco cattolico. Il giudice Kennedy ha votato con
i garantisti al suono di uno squillante "libertà e sicurezza possono esser
conciliati"; i cattolici, rimasti in quattro,
sono finiti in minoranza. Tra questi il giudice Scalia ha espresso un duro
dissenso. La maggioranza della Corte, sostiene, impone ai nostri militari di
sottomettersi ad un tribunale civile mentre combattono il nemico. Mai abbiamo
garantito i diritti costituzionali a non americani in terra straniera. Questa
"sentenza devastante " renderà più dura la guerra contro gli
islamisti radicali e causerà quasi certamente più morti americane: "La
nazione rimpiangerà ciò che la Corte ha fatto oggi". Su questo si è divisa
la maggioranza cattolica della Corte Suprema: americani e cattolici
sapevano come essere potenze universali nel mondo di prima e ciò li univa; ma
non sanno come esserlo nel mondo di ora. E questo li divide.
( da "Corriere della Sera" del 14-06-2008)
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Corriere della Sera
- NAZIONALE - sezione: Opinioni - data: 2008-06-14 num: - pag: 34 autore: di
CHRISTOPHER HITCHENS categoria: REDAZIONALE DIRITTI UMANI E DIPLOMAZIA Mandela,
il Vaticano e quei silenzi su Mugabe L a spirale di violenza e terrore ordita
dai dignitari di Stato in Zimbabwe ha ormai raggiunto proporzioni tali che,
oltre al sistematico disfacimento della democrazia e dei diritti umani, in quel
Paese si assiste a uno spettacolo non troppo dissimile da un eccidio di massa
in stile birmano. Il decreto con cui il regime di Mugabe ha messo il bavaglio a
tutte le organizzazioni umanitarie e non governative è in tal senso assai
significativo, e per due ragioni: smaschera infatti l'ambizione di un controllo
totale da parte dello Stato, e pone una diretta minaccia - "Vota per noi o
muori di fame" - a una popolazione già ridotta allo stremo.
L'organizzazione Care, per dire, la quale presta assistenza a circa mezzo
milione di poveri in Zimbabwe, si è vista recapitare l'ordine di sospendere
ogni attività. E sentite cosa racconta un corposo reportage del New York Times:
"L'Unicef ha dichiarato il 2 giugno che almeno 10 mila minori sono stati
sfollati a seguito dei disordini, un numero significativo ha subito violenze e
diverse scuole sono state occupate da forze filogovernative e trasformate in
centri di tortura". Così, mentre nel suo Paese la politicizzazione della
piaga della fame sfiorava il culmine, il presidente Robert Mugabe si è tolto un
duplice sfizio: l'indulgenza del governo del Sudafrica e la clemenza dei funzionari
romani, che gli hanno consentito di presenziare alla conferenza Onu sulla crisi
alimentare mondiale - ironia della sorte! - in barba al divieto, varato 5 anni
or sono, di viaggiare nel territorio dell'Unione europea. Ciò che, a mio
parere, chiama a sua volta in causa due delle presunte fonti di autorità morale
del pianeta: Nelson Mandela e il Vaticano. Con il suo silenzio sulle vicende
che hanno sconvolto lo Zimbabwe, difatti, Mandela si sta rendendo complice
della devastazione e dello sterminio di un'intera nazione, nonché dello
strangolamento di un'importante democrazia africana. Qualche tempo fa, ho avuto
occasione di scambiare quattro chiacchiere con George Bizos, l'eroico avvocato
sudafricano che prese le difese di Mandela nei tristi giorni che furono e che,
più di recente, ha anche assistito Morgan Tsvangirai, il leader
dell'opposizione in Zimbabwe fatto bersaglio di continue vessazioni. Perché
mai, gli ho domandato, il suo vecchio amico sta palesemente prestando il fianco
alla scandalosa condotta del presidente Thabo Mbeki e dell'African National
Congress? Se la prima risposta di Bizos mi ha visto trasalire ("Sa,
Mandela è ormai un uomo molto anziano..."), la seconda mi ha fatto
direttamente balzare dalla sedia ("Vede, i dottori gli hanno raccomandato
di evitare qualsiasi tipo di stress"). Nutriamo troppo rispetto per il
Vecchio Leone, per pensare che ignori davvero quel che accade a due passi da
casa sua, o per credere che non comprenda quanta differenza potrebbe fare una
sua semplice parola. Sarebbe più o meno una tragedia, se un così squallido
compromesso facesse da sottofondo al suo epilogo di carriera. Quanto al
rivoltante spettacolo di un Mugabe che, appena qualche giorno fa, decolla alla
volta del vertice romano della Fao, sapete che cos'hanno arzigogolato diversi
funzionari dell'organizzazione? Che il divieto di viaggiare nel territorio
dell'Unione europea esclude le sedi dei vertici degli organismi Onu. Ma
l'esclusione dovrebbe escludere lo sfarzoso hotel di Via Veneto dove Mugabe ha
soggiornato con la propria consorte, o no? D'altra parte, si direbbe che il
Nostro se la spassi proprio nella città eterna. Non troppo tempo fa,
presenziando su formale invito ai funerali di papa Giovanni Paolo II, ebbe a
dichiarare che non si trovava in territorio italiano, bensì sul suolo vaticano.
Episodio che, a sua volta, solleva un interessante
interrogativo: che cosa aspetta la Chiesa cattolica romana a spendere due
parole sulla condotta di questa pecorella del gregge? Mugabe è un cattolico
fervente sin da quando frequentava la scuola missionaria nell'allora Rhodesia
coloniale, e non si può fare a meno di chiedersi che cosa egli dica al
sacerdote nel confessionale... Sentite che cos'è accaduto, invece, al
povero arcivescovo Pius Ncube di Bulawayo. Il monsignore cattolico della
seconda città dello Zimbabwe era una colonna portante dell' opposizione al
regime, nonché grande paladino delle sue innumerevoli vittime. Dopo una lunga
campagna di resistenza, e in seguito a numerose minacce di morte, l'arcivescovo
fu colto in flagrante da una telecamera, un anno fa, mentre era avvinghiato in
un voluttuoso amplesso con una lei che, per inciso, non era sua moglie. Peggio:
era una donna sposata. Adulterio, dunque, più fornicazione. Già immagino quel
che state pensando: la Chiesa avrà gradito un pizzico di trasgressione
eterosessuale, tanto per cambiare... E invece no: ha reagito con estrema
durezza all'episodio, nonostante i numerosi indizi di una completa messinscena,
e a dispetto della clamorosa mobilitazione degli sbirri e scagnozzi di Mugabe
per darle risalto. Risultato, Ncube non è più l'arcivescovo cattolico romano di
Bulawayo. D'accordo, capisco benissimo: l'uomo ha infranto i voti, e le regole
son regole. Ma non ha affamato né torturato alcun minore, non ha mobilitato squadracce
della morte per mettere a tacere i suoi oppositori, non ha ridotto milioni di
compatrioti alla miseria e/o all'esilio, né ha tentato spudoratamente di
trafugare le elezioni. Oggi come in passato, Mugabe si è macchiato di tutto
ciò, ma il sottoscritto non ha mai udito uno squittio dalle stanze papali. è
improbabile che un uomo della sua età venga beccato con un preservativo in
mano, ma possiamo aggrapparci soltanto a quest'eventualità per sperare che
Mugabe sia messo una volta per tutte con le spalle al muro: nient'altro, a
quanto pare, riuscirà ad attirare gli strali della Chiesa sul suo capo di
peccatore. Ma è il silenzio di Mandela, più di ogni altra cosa, a lacerare
l'anima. Un silenzio che sembra farsi beffe di tutti i pomposi discorsi sugli "standard
internazionali dei diritti umani", l'esigenza di "solidarietà tra
tutte le nazioni", la "fratellanza tra gli uomini", e compagnia
bella. Un'unica persona al mondo, probabilmente, incarna quest'afflato. Ma ha
scelto, ahimè, di tradirlo. O forse, chissà, c'è ancora una speranza che, prima
della farsa grottesca del ballottaggio, il prossimo 27 giugno, il Vecchio Leone
emetta un ultimo, potente ruggito? © Christopher Hitchens, distribuito da The
New York Times Syndicate Traduzione di Enrico Del Sero.
( da "Stampa, La" del 14-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Domande a Retroscena
Da settembre la clamorosa rivoluzione Ribaltone a Rivoli Il cardinale cambia
tutti e quattro i parroci I nuovi sacerdoti arriverebbero da Brescia Massimo
Tesio "I cittadini sono scontenti Diranno no in ogni modo" PATRIZIO
ROMANO RIVOLI 4 Anime in pena. Così sono, in questi giorni, molti cattolici praticanti a Rivoli. La notizia, ancora solo
ufficiosa, di un azzeramento totale dei sacerdoti delle quattro parrocchie del
centro storico ha mandato in tilt umori e coscienze. Giovedì scorso, infatti,
il cardinale Severino Poletto ha incontro i parroci di Santa Maria della Stella
(don Gianni e don Alessandro), San Marino (don Fabrizio e don Giorgio), San
Bartolomeo (don Claudio e don Sergio) e San Bernardo (don Tonino), per
comunicare loro che dai primi di settembre avranno delle nuove parrocchie da
curare. Al loro posto, invece, arriveranno quattro sacerdoti dalla diocesi di
Brescia. Una comunicazione che ha lasciato molti stupiti, altri interdetti e
diversi arrabbiati. E i malumori delle quattro comunità avranno modo di venire
a galla questa sera nella riunione che si svolgerà alle 21 nel salone
parrocchiale di Santa Maria della Stella in presenza dei "don" e dei
rappresentanti dei Consigli pastorali parrocchiali e dei Consigli parrocchiali
per gli Affari economici. "Dobbiamo aspettare allora per capire - ammette
Alessandro Molinario fedele di San Martino -. Quello che sappiamo oggi sono
solo voci e gossip". Però, se quanto si vocifera fosse vero... "E' stato brutto saperlo così - confida -. Il metodo non mi è, non
ci è piaciuto. Non dico che debbano chiedere a noi fedeli, ma un momento di
ascolto prima della decisione sarebbe stato
importante". Insomma, di essere trattati come bambini dai loro padri
spirituali non gli è garbato affatto. Tuttavia, comprende il bisogno di
superare la solitudine dei preti. "Perché, da quello che sappiamo -
prosegue -, sembra che i quattro preti debbano vivere tutti insieme a Santa
Maria della Stella, e solo di giorno raggiungeranno le loro parrocchie di
competenza". Pendolari della "Parola". "Il rischio è che si
svuotino le parrocchie - ammette -. Io vivo questo con serenità, ma qualcuno
no. Molti l'hanno presa come una sottrazione, uno svilimento". La
"diminutio" di una delle città che ha dato lustro a uno dei vicari
del cardinale, monsignor Guido Fiandino. "Credo si debba aspettare e
vedere - consiglia Elena Ciattino di Santa Maria della Stella -. Siamo ligi e
attendiamo le motivazioni, e credo che ci siano e siano anche valide. Poi si
deve avere un atteggiamento fiducioso e costruttivo". Ma non tutti sono
così sereni e serafici. Un "don", che ovviamente non vuol far sapere
il nome, spiega: "La Chiesa non può calare dall'alto le scelte e trattare
come poppanti i fedeli - rimprovera -. Certo che mi dispiace andar via, anche
se questa scelta, viste le scarse vocazioni a Torino, dove nel seminario ci
sono 11 giovani nei cinque anni di corso, sarà il futuro per molte parrocchie.
Ma non è comportandoci così, decidendo d'imperio, che faremo crescere la
comunità e i nostri fedeli". Positivo il pensiero del sindaco Guido
Tallone. "Credo che l'intento sia quello di fare di Rivoli una
città-laboratorio per una pastorale unificata - sostiene -. Ed è stata scelta
Rivoli perché è ha un centro storico piccolo, unitario e percorribile anche a piedi".
Anzi, sostiene, in questo modo i parroci avranno modo di fare delle economie e
di confrontarsi e discutere quotidianamente su temi, problemi e scelte. Il
perché di questa scelta, secondo lui, sta nei numeri. "Il calo delle
vocazioni è fatto noto - sottolinea - e la curia cerca risposte. Come questa.
Noi, forse, siamo i primi, ma seguiranno altri". Ma non tutti sono
contenti di fare i fedeli-cavia. Sono tanti i fedeli preoccupati per il
trasferimento dei parroci e tra questi anche i politici, come Massimo Tesio
capogruppo della Pdl in consiglio. Come mai questa agitazione? "Perché in
questi giorni sono stati tanti i rivolesi che me ne hanno parlato. E tra questi
molti anziani che hanno nei parroci un punto di riferimento. Persone sole e
malate che hanno in loro un amico e una guida". Solo questo? "No,
anche se non è da sottovalutare. Poi, rischiano di restare "soli"
anche gli edifici religiosi. E alcuni di questi sono antichi e custodiscono
oggetti e documenti importanti e preziosi. Oltre al fatto che i parroci attuali
si sono battuti per il recupero architettonico delle loro chiese, investendo e
impegnandosi in prima persona. E da domani?". Ma come mai mandano via
tutti i parroci del centro? "Già, come mai proprio in una città che conta
oltre 50 mila abitanti, con problemi di assistenza sociale e di disoccupazione?
Non voglio pensare ad un progetto politico a un anno dalle elezioni, dopo che
molti parroci avevano mostrato dissenso alla gestione della giunta
Tallone". Secondo lei ci sarà una protesta? "Se
vengono confermate le voci, penso che molti raccoglieranno firme per poi
inviarle alla Pontificia congregazione per i laici, e lì chiedere ragione di
questa decisione passata sulle teste di migliaia di fedeli. Perché i don che
oggi operano in città sono oramai dei rivolesi doc".
( da "Manifesto, Il" del 14-06-2008)
Pubblicato anche in: (Manifesto, Il)
Argomenti: Laicita'
PD Anche Marini
rifiuta la poltronissima Niet di Prodi, scoppia la grana del presidente Daniela
Preziosi ROMA Mancava solo la grana della presidenza del partito. Nel Pd sono
esplosi i Balcani sulla collocazione europea, cosa che ha portato a galla gli
opposti malumori fra ex Ds proiettati sul Pse e ex margheriti propensi
all'isolamento. I veltrones buttano acqua sul fuoco? E invece ieri Piero
Fassino, con scelta di tempi un tantino discutibile, ha rimesso sale sulla
ferita, consegnando all'Unità la sua opinione: "E' illusorio prescindere
dal Pse in Europa". Proprio quello sul quale gli ex dl hanno messo il
veto. La corrente dei cristiano sociali, intanto, ha fatto sapere che alla
proposta di mediazione Veltroni-Pistelli ci sta: ci stanno a un'adesione al Pse
con una modalità tale da garantire loro "autonomia politica e
funzionale". Ma sono pochi e in quanto cattolici
non hanno una gran presa sui compagni di credo. Le loro scelte avranno un peso
nel caso, al momento fantapolitico, che il partito dovesse arrivare a contarsi.
All'assemblea costituente della prossima settimana. O piuttosto al congresso
anticipato? Nella confusione, c'è persino la Margherita che convoca la sua
assemblea generale il 23, il giorno dopo l'assemblea della costituente.
"C'è solo da approvare il bilancio 2007, un impegno da onorare entro il 30
giugno", giura Enzo Bianco. Ma il settimanale Famiglia cristiana ha
ventilato una possibile scissione. Arcismentita dagli interessati ex
margheriti, ma non si sa mai. Ora, dunque, mancava scoppiasse il problema della
presidenza. L'esplosione l'ha prodotta il combinato disposto della maldestra
regia di casa Veltroni con una furbetta gestione della polemica da parte dei
popolari. Franco Marini, candido 'naturale' alla poltrona che è stata di Prodi,
ieri ha pronunciato il suo "no" definitivo alla carica, in
un'intervista al Centro, quotidiano abruzzese, in cui sostiene di condividere
la linea di Veltroni ma di voler restare in seconda fila. La rinuncia ha il
sapore dell'indisponibilità a assumere un incarico che possa essere di sostegno
alla segreteria proprio mentre i cattolici del partito
sono in rivolta. Ora per il prestigioso ruolo si fa il nome di Rosi Bindi. Ma
il piano del segretario è un altro. Così filtra la notizia che Veltroni sta
personalmente conducendo un pressing sul professore perché ritiri le sue
dimissioni. Un caustico editoriale di Europa, quotidiano dell'ex Margherita, lo
auspica. Ma per ragioni che gelano il segretario. E' giusto che né Prodi né i
prodiani vogliano la permanenza alla carica "perché la linea del Pd è
un'altra". Eppure, se il Prof ci ripensasse "sarebbe di per sé un
segnale al popolo 'dem' da un lato di pacificazione interna e dall'altro di
ripresa di un certo tasso di antiberlusconismo (...), la
cui assenza è stata ed è da più parti rimproverata alla nuova stagione
veltroniana". Si dichiarano entusiasti due veltroniani, Renzo Lusetti e
Giorgio Tonini, uno ex margherita l'altro cattolico. Quest'ultimo giura che fra
Veltroni e Prodi c'è "un dialogo aperto". Paola Binetti mette
il carico: "Prodi ha la mia fiducia, ma capisco le sue perplessità, il
partito stenta a darsi un'identità". A questo parte il muro dei prodiani.
Giurano che Prodi non ha alcuna intenzione di ritirare le dimissioni. Ma, dice
Mario Barbi, "sarebbe bene non tirarlo per la giacca, né strumentalizzare
una scelta fatta in un modo e in un momento non sospetti". E: "Il
modo in cui si vuole superare questa difficoltà è una scorciatoia, mentre
sarebbe necessaria una discussione politica vera in sede congressuale".
Congresso, dunque. "Perché c'è tanto bisogno che Prodi faccia il
presidente del Pd?", chiede l'ex portavoce ed ora senatore Silvio Sircana.
Per Paolo De Castro l'insistenza con cui si chiede a Prodi di restare,
nonostante le dimissioni siano datate prima del voto, e rese pubbliche dopo
proprio per tatto verso Veltroni, è sospetta: "Perché rischiare di dare il
sapore di una rottura attraverso un'inopportuna forzatura quello che è solo un
gesto di coerenza?". Per tutti, insomma, ci vuole una sede di discussione.
Un congresso, insomma. Lo aveva chiesto Arturo Parisi, ma è un prodiano che
gioca libero. Questa volta lo chiedono gli uomini del presidente.
( da "Stampa, La" del 14-06-2008)
Argomenti: Laicita'
FINANZIAMENTI.PER IL
TERRITORIO Fondi per i restauri di chiese e cappelle e agli alpini per la cucina
della protezione civile Dalla Curia all'Ateneo Pioggia di contributi della
Fondazione Crt Contributi dalla Fondazione Crt per il Vercellese e la Valsesia.
L'annuncio dei nuovi stanziamenti è del componente del consiglio di
amministrazione, Fiorenzo Tasso: 30 mila euro sono stati
assegnati all'Arcidiocesi di Vercelli a sostegno delle attività di formazione
nel settore religioso per laici e sacerdoti. L'Arcidiocesi da anni ha iniziato
questo tipo di formazione che ha visto crescente interesse nelle famiglie e
nella comunità del vercellese: si tratta di un insieme di incontri,
corsi, seminari, che permettono di formare per la catechesi e di guidare i
giovani e gli adolescenti nelle scelte di vita. Il progetto sarà realizzato da
maggio
( da "Stampa, La" del 15-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Personaggio Domani
un convegno per ricordarlo ENRICO FERRARI A monsignor Boeri intitolata una
piazza IMPERIA Arriva la "settimana di monsignor Boeri", che ricorda
un sacerdote molto amato a Imperia. A monsignor Orazio Giuseppe Boeri, che fu
parroco nella collegiata di San Giovanni Battista, nel cuore di Oneglia, dal 25
maggio 1938 fino al 10 aprile 1973, sarà dedicato domani un convegno al cinema
Imperia di via Unione, al quale interverrà anche il professor Franco Gallea,
presidente della Consulta ligure. L'appuntamento è alle 16,30. Domenica 22
giugno, e quindi, nel pieno dei festeggiamenti per la festa di San Giovanni, il
patrono di Oneglia, è poi prevista l'intitolazione al sacerdote della piazza
dell'ex cinema Dante, chiuso da un paio d'anni, diventata in seguito piazza
Unione e adesso in procinto di cambiare definitivamente nome: un onore che era
giusto la città rendesse a questo importante personaggio, mai dimenticato da
parrocchiani e fedeli. L'incontro all'"Imperia" permetterà di
tracciare il profilo di questo personaggio storico. Saranno proiettate fotografie
d'epoca, opportunamente commentate, che illustreranno alcuni momenti della sua
vita di parroco. Monsignor Boeri, che seguì vari restauri della chiesa, fondò le Opere parrocchiali e contribuì anche all'organizzazione
dell'Azione Cattolica, non lasciò mai la sua parrocchia, neanche durante i
bombardamenti della Seconda Guerra mondiale. Soltanto i problemi di salute,
alla fine, lo costrinsero ad abbandonare il servizio. Il prelato è scomparso
nel 1975, all'età di 67 anni. La commissione Toponomastica del Comune imperiese
ha deliberato l'intitolazione della piazza al religioso lo scorso novembre: la
proposta era stata avanzata nel 2006 dalla comunità parrocchiale di San
Giovanni, che aveva inoltre promosso una raccolta di firme per celebrare in
centenario dalla nascita del canonico, avvenuta il 18 novembre. I parrocchiani
avevano chiesto al primo cittadino "di onorare la memoria del sacerdote
che svolse con grande dedizione e amore la propria missione in città". E
alla cerimonia di domenica prossima, che avrà inizio alle 10, con tanti
concittadini, presenzierà pure Luigi Sappa, sindaco di Imperia, che illustrerà
la figura di monsignor Boeri e ne ricorderà l'opera.
( da "Repubblica, La" del 15-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Cultura La svolta di
Cuba tra Che Guevara e Rocco Barocco Transizioni il reportage Nell'isola dove
Fidel non è più il "lÍder maximo" non si respira aria di
insurrezione. La gioventù non mette in discussione il primato del partito
comunista, non chiede libere elezioni: vuole soltanto i consumi elementari che
le sono preclusi. E chi può va ad applaudire il primo défilé dell'alta moda Manca
un'opposizione organizzata, ma il regime è inquieto, non sapendo fin dove
spingere il rinnovamento GUIDO RAMPOLDI L'AVANA Organizzare una sfilata d'alta
moda a Cuba, ultima ridotta del socialismo reale, in teoria non è diverso dal
vendere bikini a La Mecca, pascolare maiali davanti al Muro del Pianto o
cantare Il Vaticano brucerà sotto le finestre del Papa: una provocazione
insultante e plateale. Invece il défilé del sarto Rocco Barocco in un luogo
grondante di storia rivoluzionaria, il monumentale Hotel Nacional di L'Avana,
si è integrato misteriosamente con i tempi nuovi che sta conoscendo Cuba.
Modelle defemminilizzate dall'andatura esclamativa e contratta dei cavalli
lipizzani hanno caracollato davanti a un pubblico scelto di impiegati pubblici,
nessuno dei quali con stipendio superiore all'equivalente di trenta euro.
C'erano cantanti, artisti, le hostess e il personale di terra di Cubana, quadri
del partito e l'alto funzionariato del ministero della Cultura, sponsor
dell'evento in quanto a L'Avana Barocco risulta un artista di primaria
grandezza, come garantiva il presentatore. Però gli applausi scroscianti che
l'hanno salutato erano un tributo non al sarto, ma all'amico che permetteva a
Cuba di affacciarsi, dopo mezzo secolo di frugalità, sull'universo pacificato
dei consumi. D'un tratto l'alta sartoria pareva non più in conflitto con il
Lenin che in quei giorni, ricorrendo l'anniversario della nascita, apriva la
prima pagina di Granma, organo del Partito comunista cubano. La scia sanguinosa
della storia, il Novecento, le sue tragedie, tutto adesso sembrava
relativizzabile nella stessa dimensione conviviale che il Nacional promuove
alle pareti del pianoterra, lì dove allinea le foto degli ospiti famosi. Da
Churchill a Fred Astaire, da Lucky Luciano al premier cinese Hu Jintao,
serenamente ricongiunti da un unico criterio, la notorietà. Sfugge alla
sequenza orizzontale soltanto il Che. Ma non per molto, forse. Mi ero imbattuto
in Guevara già nell'atrio: le lettere ricamate su una grande bandiera rossa lo
ricordano "morto in combattimento" quarantuno anni fa in un angolo
remoto della Bolivia. Poi l'aveva evocato la ragazza seduta alla mia destra:
confidava di non sentirsi a suo agio nel decoroso vestitino nero. Avrebbe
preferito indossare la maglietta con il volto del Che, non per ragioni
politiche (la politica non le interessava) ma perché l'icona di Guevara è
prescritta, insieme a un folto numero di spille, dalla corrente punk cui lei si
ispira. Però il Che le era parso troppo casual per l'occasione. Come tanti
coetanei che nel mondo vestono Che, la ragazza ignorava il pensiero di Guevara
o la complessità della sua storia. E poteva ignorarli perché anche a Cuba
Ernesto Guevara si è sdoppiato dalla sua immagine. Il suo volto ha vita
propria. è la principale icona del Partito comunista. Ma è anche una moda, una
merce, un segno di riconoscimento di questa o quella tribù giovanile. A L'Avana
come in Europa, esibirlo non comporta una dichiarazione di fede nel comunismo.
Un antropologo spiegherebbe che questa scissione era già scritta nell'ultima
foto di Guevara, quella che lo consegnò alla leggenda. Il cadavere a torso
nudo, i capelli lunghi, la barba, i lineamenti nobili del viso, la ferita nel
costato, non possono non ricordare un'immagine
radicata nel profondo delle società cristiane, la Deposizione dalla Croce
(com'è evidente, per esempio, dalle somiglianze con una tela del Mantegna, le
Lamentazioni sul Cristo morto). E anche il volto barbuto e
aggrottato delle magliette è il viso di un Gesù laico; ateo, forse. Si
sovrappone a un archetipo. E un archetipo non si lascia monopolizzare da
un'ideologia. Però a Cuba l'uso improprio delle immagini care al potere ha una
tradizione. A L'Avana c'è una chiesa bianca e sfarzosa, Nuestra SeÑora de la
Merced, oggi stretta tra le case povere che con il tempo le si sono addossate.
Nella navata destra c'è una statua lignea, interamente vestita di bianco. Per
la Chiesa rappresenta la Madonna. Per i fedeli che le portano fiori e le
accendono ceri in quantità sorprendente, ogni giorno, è Obatalà, una divinità
africana giunta a Cuba con gli schiavi dell'etnia yoruba e oggi nel pantheon di
quel sincretismo magico-cristiano chiamato santeria. Da due secoli la statua ha
quella doppia identità, l'una africana, l'altra spagnola e creola. La curia è a
disagio, però rassegnata. Dopotutto Obatalà non cerca di espellere la Madonna
da Nuestra SeÑora de la Merced. Ma vuole vivere la sua vita parallela e
autonoma dentro l'involucro scelto a suo tempo dal potere bianco. Allo stesso
modo la Cuba giovane e consumista che veste Che non è per principio ostile alla
gerontocrazia castrista che onora in Guevara il rivoluzionario. Non la
contesta: la ignora. Non mette in discussione il primato del Partito comunista.
Non chiede libere elezioni. Anzi, non vuole saperne della politica. Dopo
decenni di abbuffate ideologiche e di privazioni materiali, non crede più
nell'ideologia e vuole soltanto abbuffarsi dei consumi elementari che le sono
preclusi. Probabilmente è questo il responso che la polizia segreta ricava dai
rapporti delle centinaia di informatori sguinzagliati ogni giorno negli autobus
e nelle file per ascoltare e auscultare la società. Non tira aria di
insurrezione. Non c'è un'opposizione organizzata. Ora blandita ora atterrita,
la Chiesa cattolica non pare minimamente in grado di allevare una Solidarnosc.
Il collettivismo cubano è fallimentare (solo un dato: rispetto al 1989 il
valore delle esportazioni nel 2007 è caduto del trentuno per cento) ma la vita
frugale che impone svolge un efficace ruolo repressivo. Ciascuno è costretto a
impegnare le proprie energie nell'impresa di reperire generi di prima
necessità. E poiché può riuscirvi solo a patto di violare la legge, è
automaticamente vulnerabile, ricattabile. Eppure il regime è inquieto. Sa che
per mantenersi al potere deve garantire alla popolazione un incremento nel
potere d'acquisto dei salari, dunque dinamizzare l'economia: ma non riesce a
decidere la velocità e la profondità della trasformazione. Inoltre una parte
del partito adesso si sente autorizzata a contestare la nomenklatura, sia pure
con le dovute cautele. Juventud Rebelde, il giornale della gioventù comunista,
ha voluto ricavare da un'indagine d'opinione le seguenti indicazioni:
"Occorrono dirigenti capaci [?] e praticare lo spirito critico, altrimenti
finiamo male [?]. La doppia morale deve sparire completamente, ci sono
dirigenti che chiedono agli altri onestà e sacrificio quando loro mai ne danno
prova". Secondo il presidente della commissione Affari costituzionali
dell'Assemblea nazionale, bisogna porre fine all'impunità dei funzionari
pubblici, cioè dell'apparato comunista: "Trasformano in caricatura lo
spirito e la lettera della Costituzione". è dubbio che il castrismo sia in
grado di accogliere queste e altre critiche. Però le tollera con pragmatismo.
Spregiudicato, duttile, ha sempre saputo adattarsi alle circostanze, anche a
prezzo della coerenza ideologica. Negli anni in cui aveva un bisogno disperato
dell'aiuto sovietico, per esempio, Fidel elesse l'ateismo scientifico a fede di
Stato. Ma vent'anni dopo, quando gli fu necessaria la legittimazione
internazionale che una visita di Giovanni Paolo II poteva offrire, scoprì con
entusiasmo una sintonia con il Papa, in quanto entrambi criticavano il modello
liberista. Tuttora mostra grande considerazione per il pontefice, e in una
delle sue ultime Riflessioni, sorta di editoriali che consegna ai media cubani,
ha citato per quattro paragrafi un discorso di Benedetto XVI. Finché non
minaccia il suo potere, la religione gli pare perfino utile. In parlamento
siedono tre religiosi protestanti e un babalao, cioè un sacerdote della
santeria; altri preti, aspiranti a una carriera politica, indossano una sottana
verde-oliva, il colore della RevoluciÓn. Però il regime non si fida. Vigila,
infiltra, controlla. In genere permette che la società civile si esprima
all'interno di spazi minuscoli dove è permessa una considerevole libertà, a
patto che non siano mai messi in discussione il primato del partito e
l'infallibilità del capo. Ma appena intuisce che una questione posta da quegli
innocui circoli intellettuali potrebbe avere un effetto dirompente, subito se
ne impossessa, la cavalca, e di solito la svuota. Per esempio la questione
razziale. Durante la Guerra fredda, innanzitutto in Angola, l'esercito cubano
combatté il Sud Africa razzista al fianco di governi e di movimenti di
liberazione, come l'Anc di Mandela, che tuttora le sono riconoscenti. Però a
Cuba le relazioni tra le razze ricalcano schemi tradizionali. I neri e i
meticci sono un terzo della popolazione ma diventano la maggioranza in quel
quarantasei per cento degli abitanti dell'Avana che nel 2001 si dichiarò
"povero" o "quasi povero" (il concetto di povertà includeva
anche la difficoltà a sfamarsi). Peraltro la capitale è la parte più ricca
dell'isola, e per questo è meta di una emigrazione dalle province orientali. I
migranti sono in gran parte neri. La polizia li rastrella a L'Avana e li
rimanda indietro in base a una legge che vieta ai cubani di trasferirsi senza
autorizzazione, qualcosa che esisteva nella Gran Bretagna della prima
industrializzazione e colpiva, anche lì, i diseredati. Gli inglesi la
chiamavano la Legge dei poveri. Secondo un intellettuale negrista il regime non
dedica grande attenzione alle vicende che ebbero per protagoniste le
popolazioni yoruba e bantu condotte in schiavitù a Cuba. La storiografia
ufficiale mette perfino in dubbio il massacro del 1912, quando un governo
conservatore sparse per le strade della capitale le teste di ribelli
afro-cubani puniti con la decapitazione (l'evento non compare nei testi). Sono
sempre bianchi i protagonisti delle telenovelas mandate in onda dalla tv
cubana. Un serial ha trattato il pregiudizio razziale raccontando di una
famiglia nera ostile al matrimonio della figlia con un bianco. Quel
ribaltamento suscitò proteste. Per riparare la tv promise un dibattito sul
razzismo; mantenne la promessa: ma il razzismo bianco di cui si discusse fu il
sudafricano. Come scriveva anche il Che, a Cuba avrebbe dovuto nascere
"l'Uomo nuovo". Il comunista prodotto da mezzo secolo di castrismo
porta dentro di sé molto del vecchio. In passato Fidel imponeva ai dirigenti di
sposare le loro fidanzate; gli omosessuali finivano in campo di concentramento;
l'esercito cacciava un ufficiale se sua moglie aveva un amante e
l'organizzazione giovanile puniva il quadro sorpreso a baciare una persona
diversa dal suo partner. Oggi la morale sessuale non è più perbenista, anche
per merito della figlia di RaÚl Castro, l'intelligente Mariela. Ma fuori da
quel campo l'ipocrisia, il conformismo e il falso moralismo sono ancora un
tratto distintivo di larga parte del regime. Quel che tiene insieme il partito,
oltre all'interesse personale, è un patriottismo giustificato dall'aggressività
statunitense. Dall'invasione del 1899 gli Stati Uniti non hanno rinunciato a
considerare Cuba parte del loro cortile caraibico. L'amministrazione Bush ha
interpretato, come al solito al peggio, una tradizione poco onorevole. Tuttora
garantisce l'impunità all'anticastrista Posada Carriles, capo della banda che
abbatté un aereo civile di Cubana (settanta passeggeri, tutti morti) e in un
altro attentato ammazzò a L'Avana un ragazzo italiano (secondo quanto mi ha
detto a Cuba il regista Angelo Rizzo, che ha ricostruito la vicenda nel film La
sottile linea della verità, se solo lo volesse l'Italia sarebbe nelle
condizioni di chiedere l'estradizione di Carriles, tuttora negli Usa). A sua
volta Castro ha capitalizzato ogni indurimento della politica statunitense per
rovesciare su Washington la colpa dei suoi fallimenti. Ora però rischia di
perdere il nemico. Se infatti Barack Obama vincesse le elezioni, gli Usa
cercherebbero, così ha promesso, un qualche dialogo con Cuba. L'eventualità
deve apparire a Castro spaventosa: nelle sue Riflessioni finora ha citato
cinque volte McCain e mai Obama.
( da "Repubblica, La" del 15-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Pagina XI - Torino
L'associazione L'uscita del consigliere La presidente e i traslochi nel Partito
democratico: "Neanch'io so bene che cosa siamo, troppe cose sono in
sospeso" "Gli equilibri della giunta non cambiano" Bresso:
rimpasto inutile, ma se qualcuno lo vuole parliamone Il nostro obiettivo non è
creare una corrente, ma cercare un chiarimento tra persone affini: per questo è
aperta ai contributi di tutti è una vicenda di contrasti più personali che
politici legati all'appalto di Venaria nei quali non voglio entrare. Comunque
resta nell'alleanza MARCO TRABUCCO Presidente Bresso, Laus se ne è andato dal
Pd, Cristina Spinosa passa dai Verdi all'Italia dei Valori, forse anche
un'altra consigliera del centrosinistra si appresta a cambiare partito (ndr
Graziella Valloggia di Sinistra per l'Unione che starebbe per finire con i
Moderati). Non è che stanno cambiando gli equilibri nella sua maggioranza?
"Mi sembra che nessuno di coloro che hanno cambiato partito abbia cambiato
schieramento. In più sia Spinosa che Valloggia, erano state elette nel listino
e quindi con i voti di tutta la coalizione. Dunque non cambia niente negli
equilibri tra le diverse componenti della maggioranza. Non vedo necessità di
rimpasti. Se poi qualcuno la pensa diversamente lo dica e ne parleremo".
Laus però è un consigliere del Pd che lascia il partito. Le sembra un buon
segnale? "è una vicenda di contrasti personali ancor prima che politici in
cui non voglio entrare, legata prima di tutto alla questione dell'appalto per
Venaria. Anche Laus comunque era stato eletto con i voti del Pd (o della
Margherita che dir si voglia) e mi risulta che rimanga nella maggioranza,
quindi non vedo problemi". Forse però i problemi li ha il Pd. In Piemonte,
a un anno dalla nascita, si parla solo di divisioni, di rivalità personali, di
correnti e poco di politica. Non la preoccupa? "è così, anch'io non ho
ancora capito bene che cosa sia il Pd, non si è ancora stabilito come ci si
tessererà e soprattutto cosa pensi il partito su alcuni temi politici
fondamentali. Ad esempio sull'adesione o meno al gruppo socialista europeo
sento cose inquietanti". Intanto lei con Chiamparino, Fassino, Susta,
Damiano sta per dar vita a un'altra corrente, Piemonte Democratico che
presenterete domani sera. Dopo aver criticato chi costituiva aree, adesso siete
voi a dare il cattivo esempio? "Il nostro obiettivo non è creare una
corrente, non è ancora possibile, ma cercare un chiarimento politico tra
persone tra loro affini che in gran parte hanno appoggiato Susta nella campagna
per la segreteria piemontese. L'associazione, perché questo sarà Piemonte
Democratico, è però aperta ai contributi di tutti". Può fare qualche
esempio per spiegare cosa volete? "Bisogna costruire posizioni politiche
comuni almeno su alcuni temi importanti: domani sera parleremo di federalismo, ma si dovrà parlare di Europa, di laicismo e così
via. Finora nel Pd la discussione è stata congelata dal continuo timore di non
dover litigare. E così alla fine tutti ci siamo ritrovati a parlarci (e a
litigare) solo sui giornali". Una dichiarazione di guerra? "Al
contrario: però tutti dicono che il Pd è una cosa nuova. Tanto nuova
però da essere ignota a molti di coloro che potrebbero votarlo. Forse è
arrivato il momento di dire in cosa siamo politicamente nuovi e come, con
pensieri sostanziosi e non solo con una sequela di slogan. Ad esempio vorrei
sapere cosa pensa davvero il mio partito sul federalismo fiscale". Però le
correnti che stanno nascendo sembrano ricalcare i "vecchi" partiti Ds
e Margherita. Come mai? "Se fosse davvero così, tanto valeva fare una
federazione. Però ad esempio nella nostra associazione ci saranno anche Susta e
Luigi Bobba, un cattolico che viene dalla Margherita e certo su molti temi la
pensa in modo diverso da me". E lei, la radicale mangiapreti, se lo
sbranerà? "Smettiamola con questa mia immagine: io non sono credente ma
vado molto d'accordo con i Focolarini, ad esempio, che hanno un impegno
religioso profondo, ma non pretendono di imporre il loro credo ad altri. E mi
interessa più confrontarmi con Bobba che con gli ex compagni dei Ds di cui
molto spesso so già cosa pensano. La novità del Pd sta proprio nel tentativo di
trovare sintesi tra queste culture diverse. Sintesi che, per me, sono
possibili. Poi vedremo se sarà possibile stare anche nella stessa
corrente".
( da "Repubblica, La" del 15-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Pagina III - Milano
L'economista promuove le vie chiuse "Il business è salvo e si vivrà
meglio" Boitani: così cambieranno i quartieri "I negozianti
protestano ma i precedenti dimostrano che ztl e altre limitazioni non danno
problemi al commercio" MASSIMO PISA Professor Andrea Boitani, lei che è docente di Economia politica alla Cattolica, come valuta
l'impatto di isole pedonali e ztl sull'economia cittadina? "Finora, tutte
le limitazioni al traffico delle auto non hanno dato problemi al commercio,
soprattutto se le zone interessate sono servite dai mezzi. L'unico problema
vero mi sembra che ce l'abbiano i commercianti, che non possono arrivare coi
propri mezzi al negozio, visto che quasi sempre non sono residenti in
zona". E si lamentano. "Lamentele legittime, per carità. Ma chi
protesta, in sostanza, non lo fa per gli affari che vanno male ma per la
comodità che viene a mancare". Dunque, secondo lei, la ztl in arrivo in
via Paolo Sarpi, per parlare dell'ultima nata, non cambierà nulla? "Già
oggi, con le strisce gialle e blu, arrivare in auto e parcheggiare a Chinatown
è un'impresa disperata, le difficoltà di parcheggio sulla via principale e
nelle zone limitrofe sono note a tutti. Ma non vuol dire che l'impatto non ci
sarà, anzi". Spieghi. "Cambia la natura della via e del quartiere.
Diventa più fruibile, più piacevole da attraversare a piedi, paradossalmente
più piacevole per fare shopping. E di conseguenza avremo più bar, più
ristoranti, magari coi tavolini sul marciapiede. Paolo Sarpi, poi, è una via
che ha negozi particolari, frequentati da tutti, il cliente che arriva da fuori
continuerà a tornarci. Mi rendo conto che il salumiere di quartiere possa avere
qualche difficoltà". E questo è un danno o no? "Per il salumiere
senz'altro. Ma è molto discutibile la tesi che attribuisce effetti positivi al
commercio minuto. L'economia italiana, e Milano non fa eccezione, ha una
distribuzione troppo frammentata. Credo che per i consumatori, se viene meno
qualche esercizio commerciale, non sia poi così male". Così non si fa
grandi amicizie tra i piccoli commercianti. "Me ne rendo conto. Ma tutte
le grandi città europee crescono così: in centro gli esercizi pregiati, e nelle
periferie i mall, i centri commerciali, dove al loro interno trovano spazio piccoli
negozi e attività in franchising. E pure più facili da raggiungere e più comodi
per parcheggiare. Milano al contrario è piena di zone semiperiferiche, come
Paolo Sarpi, a densità commerciale altissima. Per i consumatori, soprattutto
per quelli che devono acquistare merce voluminosa, credo sia preferibile il
contrario". A Milano, negli ultimi dieci anni, i provvedimenti per
limitare la circolazione dei veicoli sono andati a senso unico. Nessun impatto
sui consumi? "Non ci sono studi che lo dimostrino, dalle varie isole
all'Ecopass. Anzi. Penso a corso Garibaldi, o a corso Como. All'evoluzione,
positiva in senso economico, che hanno avuto. Quelle piccole economie hanno
subito un processo di redistribuzione, di cambiamento. Piccoli esercizi che
chiudono e altri che hanno aperto. Le città si trasformano così". Però
toccherà pagare, di riflesso, le spese in più per gli spostamenti dei
commercianti. "Questo è vero in un mercato non concorrenziale. Si chiama
traslazione dell'imposta. Dove, cioè, c'è forte localizzazione: chi abita in
quel quartiere ha la comodità ad andare sempre nello stesso negozio. E
continuerà, nonostante le isole, le ztl, i probabili aumenti di prezzo".
( da "Repubblica, La" del 15-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Pagina II - Milano
Nuove isole da Sarpi ai Navigli ecco la città che sfratta le auto Piano
antitraffico del Comune con dieci zone pedonali In Citylife su circa 329mila mq
di area, 194mila saranno verdi e con percorsi a piedi Dopo l'estate sarà
permanente la chiusura al traffico delle Alzaie, con fioriere e tavolini
ALESSIA GALLIONE (segue dalla prima di Milano) Ecco la mappa delle dieci isole
pedonali che ridisegneranno la città. Zone vietate alle auto che oggi si
estendono per circa 300mila metri quadrati. Una lista di 54 vie, che,
attualmente, riguarda soprattutto il centro storico, dove si concentra l'80 per
cento delle aree a motori spenti. Una cifra sottostimata secondo Palazzo
Marino, che ha affidato al Politecnico il compito di ricalcolare la superficie,
ma comunque insufficiente. Secondo Legambiente, che con "Ecosistema
urbano" stila una classifica delle città più vivibili, ogni milanese ha
( da "Repubblica, La" del 15-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Pagina
I - Bologna Acli: "Manifestazione esibizionista" Il Pd aderisce al
Gay Pride ma è scontro con i cattolici LUNDARI A
PAGINA IV SEGUE A PAGINA IV.
( da "Repubblica, La" del 15-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Pagina I - Bologna
Il libro Grillini, la rivoluzione iniziò col bacio a Zangheri VALERIO VARESI
Franco Grillini non ha bisogno di fare le primarie. Basta un passaggio in via
San Vitale, dove abita da quarant'anni, per avere l'idea di una sorta di
candidatura popolare. Lì lo chiamano già "sindaco", anche quelli che
non la pensano come lui, anche gli anziani più tradizionalisti sempre pronti
alla battuta feroce sui gay. Comincia con questo piccolo narcisismo di natura
politica Ecce omo. 25 anni di rivoluzione gentile libro-confessione dell'uomo
che ha cambiato la condizione omosessuale nel nostro Paese a partire proprio da
Bologna dove il 28 giugno di ventisei anni fa nacque il circolo gay del cassero
a porta Saragozza poi assurto a luogo di scontro tra la Bologna laica e la Curia. Grillini ricostruisce un quarto di secolo a
partire dal centro di cultura omosessuale e poi dal circolo "frocialista
bolognese", ricostruendo un pezzo della storia cittadina. E sfogliando le
pagine del libro, sembrano lontanissimi gli anni in cui suscitò scandalo il
bacio castissimo che Ciro Cascina stampò sulla guancia di Renato Zangheri o
quelli delle lunghe discussioni in città, soprattutto a destra, ma anche
a sinistra, sull'opportunità che Bologna diventasse capitale del mondo gay
italiano. SEGUE A PAGINA V.
( da "Repubblica, La" del 15-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Pagina V - Bologna Il
futuro candidato sindaco ha scritto la storia del Cassero Grillini: "Quei
25 anni della rivoluzione omo" "La polemica assurda dei cardinali sul
Cassero che fu sede del Fascio e del Pci, ma non volevano i gay" VALERIO
VARESI (segue dalla prima di cronaca) Emblematica di questo periodo rimase la
celebre riunione alla casa del popolo di via Andreini quando un rappresentante
omosessuale perorò la causa dei "diversi" in una città che sarebbe
divenuta anche capitale delle libertà sessuali e alla fine si alzò un vecchio
operaio comunista dichiarando: "Sono completamente d'accordo col compagno
busone!" "Anche da quello si capì - commenta divertito Grillini - che
perlomeno saremmo stati accettati". Chi, invece, non accettò mai "la
profanazione", fu la Chiesa petroniana, la quale tuonò contro il Cassero
coi suoi cardinali: all'inizio Poma e poi Biffi. Lì dove Zangheri accolse il
giovane papa Wojtyla, dove la Madonna di San Luca sosta prima di ricevere
l'abbraccio della città, lì non potevano stare i gay. "Idea assurda -
riprende Grillini - perché quello non fu mai un luogo sacro: fu sede del
Fascio, poi del Pci e infine dell'Arci: un posto più laico
non si poteva trovare". L'ex deputato racconta con humor e leggerezza il
quarto di secolo del movimento omosessuale senza mai cadere in cupezze o
rancori restando fedele al suo carattere solare e compiaciuto della vita. Un
racconto per tappe ed episodi talvolta esilaranti. Come quando inseguì
per mesi l'ex presidente della Regione Luciano Guerzoni per convincerlo a
finanziare un progetto di assistenza che si occupava dei primi casi di Aids.
"Lo presi per sfinimento - racconta Grillini - andando a tutte le sue
iniziative con lui che mi ringhiava in modenese: Anch' chè! , anche qua".
Ma alla fine pure Guerzoni capitolò e da quel primo nucleo assistenziale nacque
poi la "Lila", l'associazione che tuttora si prende cura dei
sieropositivi. Malgrado tutto, i pregiudizi contro gli omosessuali erano e sono
tuttora duri a morire. In una trasmissione televisiva Grillini e i suoi furono
oggetto di un coretto da stadio ("froci! froci!") capeggiato da un
politico destinato a luminoso avvenire: Gianfranco Fini allora ancora da
sdoganare nell'ex Msi. Il motivo era l'assegnazione delle case popolari alle
coppie conviventi attuata dall'ex assessore Claudio Sassi. Sull'argomento
intervenne anche il cardinal Oddi della curia romana spiegando che era una
bestialità dare case anche alle coppie gay. "Ma cardinale, gli dissi,
anche loro hanno bisogno di un tetto, almeno per carità cristiana - ricorda
Grillini - e lui mi rispose: 'sì, sono d'accordo, ma non case per due, una casa
per uno'". In un'altra trasmissione televisiva, la prima interamente
dedicata al mondo gay condotta da Gad Lerner, il leader del movimento
omosessuale litigò con un'altra vecchia conoscenza del tradizionalismo
cattolico emiliano: Carlo Giovanardi, pure lui in procinto di spiccare il volo
nei governi di centro destra. Ma anche i sindaci rossi ci misero del loro, come
quando quello di Riccione, l'indimenticato Terzo Pierani, stoppò un convegno su
sesso e turismo affermando, riguardo l'argomento, che "i maschi romagnoli
erano perfettamente in grado di soddisfare le turiste vichinghe. Noi replicammo
- narra Grillini divertito - che anche noi eravamo perfettamente in grado di
soddisfare i maschi tedeschi".
( da "Unita, L'" del 15-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Stai consultando l'edizione
del DeLillo: "L'uomo che cade siamo proprio noi" di Silvio Bernelli U
no degli scrittori americani più importanti dell'ultimo mezzo secolo ha l'aria
dimessa di un professore di botanica in pensione. Camicia di velluto colore
verde petrolio da cui spunta una maglietta bianca. Pantaloni sportivi grigi.
Scarpe nere in pelle con la suola spessa. Altezza media, neanche settanta
chili. Nonostante i settantadue anni, i capelli sono ancora folti e portati con
la riga da un parte. Dietro gli occhiali guizza uno sguardo liquido,
leggermente sospettoso, che ha qualcosa a che fare con la camminata compassata
e fragile con cui l'uomo prende lentamente posto nella sala conferenze
dell'Hotel Sitea, nel centro di Torino. Ha l'aria di chi è qui per un compito
professionale: prestarsi alle domande dei giornalisti in occasione della
premiazione del Grinzane Cavour. Don DeLillo, l'autore di romanzi come Libra,
Rumore bianco e Underworld (in Italia editi da Einaudi), uno dei padri della
letteratura post-moderna, è la star indiscussa della manifestazione. La voce
che risuona nell'impianto di amplificazione ha la stessa gracilità della
camminata. Colpisce che tutto nel comportamento di DeLillo abbia qualcosa di
ieratico e distante. Unico tocco di umanità, un piccolo tic nel respiro nasale
che interrompe spesso il fluire delle parole. L'apertura della conferenza
stampa è dedicata al suo ultimo romanzo, L'uomo che cade. Tema: l'attentato
dell'11 settembre 2001 alle Torri Gemelle di New York, città in cui lo
scrittore è nato. "Il mio libro non è una metafora dell'esistenza degli
esseri umani nella società contemporanea. È una storia intima legata alle
vicende di alcuni personaggi nel periodo turbolento e drammatico che ha seguito
l'11 settembre - racconta -. Le conseguenze dell'attacco hanno cambiato molte
persone in molte parti del mondo, non solo negli Stati Uniti, però ho voluto
concentrami sulle vite di due o tre persone. Alcune di queste sono europei,
hanno un punto di vista europeo sulle cose, ma ho sempre pensato ai miei
personaggi come individui. Volevo che si confrontassero con la complessità, la
vastità degli Stati Uniti, domandandomi se questa vastità oggi esiste come
esisteva cinquant'anni fa. Chissà se i giovani scrittori americani sentono
questa sfida come la percepivo io alla loro età, trattando delle enormi
promesse, ma anche degli enormi problemi e delle complesse interazioni sociali
degli Stati Uniti di oggi". Gli domandiamo: "In L'uomo che cade lei
affronta il problema della sopravvivenza a un evento traumatico, com'è appunto
l'attentato alle Torri Gemelle. Ha vissuto di persona un'esperienza del
genere?" A DeLillo gli scappa un'ombra di sorriso: "Ho avuto una vita
fortunata. Le difficoltà che ho affrontato sono state legate solo al mio essere
scrittore. Io ho un passo lento nello scrivere e quindi qualche volta non è stato facile sostenere la pressione che c'è intorno a chi
scrive. Ma le circostanze intorno a me mi hanno concesso di crescere come un
romanziere. Ai tempi di cui stiamo parlando, quarant'anni fa, a New York si
poteva vivere con pochi soldi, non era affatto come oggi. Ho potuto
sopravvivere con poco. Ed eccomi qui, oggi". DeLillo aveva già scritto
delle Torri Gemelle in alcuni romanzi precedenti all'11 settembre 2001, ma il
romanziere nega ogni capacità profetica. "Avevo inserito le Torri Gemelle
in almeno quattro dei miei libri, ma solo perché, soprattutto subito dopo la
loro costruzione, dominavano l'intera città di New York come cattedrali
innalzate al denaro e al potere. Poi, proprio quando avevano finito di
intimidirci, i terroristi le hanno buttate giù. La cosa più interessante è che
sono crollate sotto gli occhi del mondo, davanti alle telecamere. E se ancora
oggi continuiamo a vedere il filmato dell'operatore Zapruder che ha immortalato
l'omicidio del Presidente Kennedy a Dallas nel 1963, tra cinquant'anni e ancora
oltre noi continueremo a vedere le torri cadere. Saremo condannati ad assistere
a questo disastro per sempre. Un elemento di shock creato da questa tragedia
continuerà a passare da una persona all'altra, da una cultura all'altra".
Tra un intervento e l'altro della traduttrice, DeLillo fissa il vuoto e
giochicchia con la penna appoggiata sul tavolo. Si scalda un po' quando viene
sollevato il tema della sua identità italo-americana, di cui notoriamente non
ama parlare. "In modo curioso ho forse seguito i passi di mio padre e mia
madre, che erano nati in una società ristretta e sono poi cresciuti in una
società più aperta, ma come scrittore non è stata un'esperienza fondamentale. È
vero, sono un figlio di immigrati italiani del Bronx, ma già da giovane avevo
cominciato a pensare in termini più grandi di quelli della comunità
italo-americana. Ciò che m'interessava era la vastità degli Stati Uniti di cui
parlavo prima, la cultura americana. Mi affascinava la tradizione di Faulkner o
Hemingway o i nomi nuovi come Norman Mailer. Sono queste le suggestioni che
hanno fatto di me uno scrittore americano e non uno scrittore italo-americano.
Non è una coincidenza che il mio primo romanzo si intitoli Americana. Ciò che è
rimasto del mio essere italo-americano è forse un certo senso di rispetto, di
fascinazione, nei confronti delle liturgie e dei riti cattolici con cui sono stato allevato da bambino. Proprio
recentemente mi è toccato partecipare a una cerimonia funebre cattolica, e di
nuovo ho sentito il ritorno del background cattolico con cui ero
cresciuto". Inevitabilmente, come sempre succede quando c'è di mezzo un
autore americano, a un certo punto dell'incontro il discorso vira sulle vicende
politiche degli Usa. DeLillo dimostra di essere molto a suo agio ad
affrontare le questioni legate alle prossime elezioni presidenziali americane.
"C'è qualche similitudine tra l'ascesa di John Kennedy e quella di Barack
Obama. Hanno entrambi riportato una promessa nella politica americana, ma per
quanto riguarda il futuro, non ho idea di cosa succederà. Per quanto riguarda
il passato, l'attacco militare all'Iraq è dovuto al fatto che il governo
americano aveva bisogno di trovare un nemico che fosse uno Stato con dei
confini e un esercito in divisa, che fosse un'entità riconoscibile, non un
network fluido e inafferrabile come l'organizzazione terroristica Al Qaeda, la
vera responsabile dell'attacco dell'11 settembre. Saddam Hussein non c'entrava
niente. Credo che questo fatto sia accaduto anche per una sorta di riflesso
condizionato dovuto alla Guerra Fredda: la necessità di dividere il mondo in
due blocchi definiti e contrapposti". DeLillo si lancia in un affondo sul
rapporto tra guerra e letteratura. "Dopo il Vietnam sono usciti molti
libri interessanti, soprattutto reportage, libri non-fiction. Molti di questi
sono stati scritti da persone che avevano combattuto in Vietnam o da
giornalisti che avevano seguito il conflitto come inviati. Ora, per l'Iraq, non
c'è stato ancora il tempo di riflettere sul conflitto
da parte delle persone che vi hanno personalmente partecipato. È troppo presto.
Spero che comunque qualcuno scriva un buon libro sulla guerra in Iraq perché
penso sia un evento irrinunciabile per comprendere la società americana di
questi anni. Colpisce ad esempio il fatto che la maggioranza dell'opinione
pubblica non abbia protestato contro le scelte del
governo, com'era invece successo durante la guerra del Vietnam. L'opinione
pubblica americana ha infatti colto l'intervento in Iraq come una sorta di
risposta all'attacco dell'11 settembre, una reazione che non poteva non
esserci. Ora, non sappiamo se Barack Obama diventerà veramente Presidente, né
se ritirerà le truppe americane dall'Iraq. Quello che trovo particolarmente
interessante di Obama è che la sua ascesa politica è un fatto molto positivo
non solo per la comunità nera, ma anche per la società americana nel suo
complesso". In chiusura d'incontro DeLillo sorprende la platea con una
battuta fulminante sul tempo che passa. Una frase che assomiglia più al DeLillo
scrittore che all'uomo pacato che ci siamo trovati davanti. "Più invecchi
più scrivi meglio, in un certo senso, ma in un altro senso più invecchi e più
scrivi peggio. Il trucco è morire tra le due cose". INCONTRO CON DON
DELILLO Lo scrittore, a Torino per ricevere il Grinzane Cavour, confessa:
"Dopo Ground Zero mi domando se esistano ancora la complessità e la
vastità degli Stati Uniti con le quali mi sono confrontato da scrittore".
( da "Giornale.it, Il" del 15-06-2008)
Argomenti: Laicita'
N. 142 del
2008-06-15 pagina 8 Barenboim: stavolta suono anch'io di Redazione "Amo
far musica assai più che farla fare agli altri". Così Daniel Barenboim, il
"Maestro della Scala". Ovvero il direttore, il pianista, il saggista.
L'intellettuale impegnato nel sociale come molti di quelli, al pari della sua
famiglia, che decisero di stabilirsi in Isreale all'indomani della fondazione.
Mentre lui resta direttore musicale della Staatsoper Unter den Linden di
Berlino, tutti lo vogliono. Stéphane Lissner che è riuscito ad assicurarne in
modo organico la bacchetta al Piermarini. Con esiti come il premiatissimo
Tristano che ha aperto la stagione in corso. Il nuovo responsabile musicale di
Salisburgo (con Jürgen Flimm) Markus Hinterhäuser che, come primo, esaudito
desiderio, l'ha avuto in residence durante il Festival estivo assieme alla sua West-Eastern
Divan Orchestra, l'orchestra dei ragazzi "nemici" che imparano la
pace facendo musica gomito a gomito davanti lo stesso leggio. Argomento, quello
del potere catartico dell'arte e della pace da perseguire attraverso un
passione che accomuna, trattato anche nell'incontro con gli
studenti della Cattolica, nel pomeriggio di ieri. Titolo "L'impossibile è
più facile del difficile". Ma Barenboim, nato a Buenos Aires,
naturalizzato israeliano e enfant prodige del pianoforte, è appunto in prima
battuta un pianista. Uno che la musica la vuole vivere in prima persona.
Eccolo. Il recital pianistico che domenica riprende alla Scala l'Integrale
delle Sonate per pianoforte di Beethoven sospesa a metà febbraio, per lui è un
nuovo motivo di felicità. Ascoltandolo in recenti occasioni ci siamo infatti
trovati a pensare che l'ultimo Daniel Barenboim visto, il pianista, fosse
quello che supera sé stesso, anche oscurando il direttore. Considerazione
davvero singolare se riferita appunto a uno dei maggiori intepreti wagneriani
dell'orbe. Barenboim pianista scava il significato di ogni battuta, cerca il
suono, il colore e l'umore di ogni mutazione affettiva. Le sonorità sono
limpide, sussurate, increspate. La dimensione psicologica trasformata in colori
sempre diversi, la forma tornita dall'attenzione dell'intelletuale. Domenica
sera Daniel Barenboim consegna al pubblico scaligero l'p.10 n.1, l'op.22, l'op.
49 nn. 1 e 2 e l'op.
( da "Giornale.it, Il" del 15-06-2008)
Argomenti: Laicita'
N. 142 del 2008-06-15
pagina 5 Miliardi e politica dietro la morte di don Emilio di Alberto Vignali
da La Spezia Chi ha ucciso don Emilio Gandolfo una decina di anni fa? È
possibile che nessuno, in un paesino di case arroccate, quella notte non abbia
udito nulla, visto che è ormai certo che il prete venne torturato per 45 minuti
(gli frantumarono tutte le costole e persino le dita delle mani)? Chi erano
quelle persone che hanno girato per giorni facendo domande? E poi cosa c'entra
un "traffico" di pellicce dalla Georgia-Russia, collegamento
ipotizzato da un altro religioso, padre Magni? Uno dei più misteriosi omicidi
avvenuti sulla costa ligure, un giallo di quelli che non hanno la soluzione
scritta nelle pagine finali di un romanzo, torna alla ribalta delle cronache. Un
caso di cui si parla poco, come se l'omicidio di un prete
"importante", torturato all'interno della sua casa, senza che sia stato rubato nulla di evidente, sia qualcosa di normale. Ma
negli scorsi giorni qualcosa si è mosso, due fatti: una notizia pressoché
ufficiale ed una voce che tra i "bene informati" è quasi una
certezza. La prima è la scelta dei carabinieri di riprendere in mano il caso,
anche con nuovi sistemi investigativi, l'altra è che qualcun altro ha
investigato "segretamente" su questo caso. La storia è quella
dell'omicidio di don Emilio Gandolfo, ucciso una notte di dicembre di nove anni
fa a Vernazza. Nella notte del 3 dicembre 1999 il borgo di Vernazza venne
sconvolto dal macabro delitto: il parroco massacrato di botte nella sua
abitazione, adiacente la chiesa. Il corpo venne trovato nella camera da letto,
in mezzo a un disordine generale, i fili del telefono strappati. Gli assassini
picchiarono a lungo don Gandolfo, procurandogli numerose fratture. L'autopsia
ha collocato l'ora della morte tra le 20,30 e le 21,30. La ricostruzione poi
indica che alle 19,30 qualcuno è entrato in casa, al quarto piano del palazzo
della canonica, probabilmente dopo essersi fatto aprire dallo stesso sacerdote
l'ingesso principale. Infatti non sono stati rilevati segni di effrazione,
mentre accanto alla porta che dà accesso alle scale sono state trovate macchie
di sangue. Da quella casa sparirono floppy disc, un diario-agenda e anche il
cellulare del prete, ma non venne preso oltre un milione di lire in contanti (suddiviso
in sei buste nello scrittoio della camera) né un prezioso crocefisso, gettato
sul letto vicino al cadavere. Nella chiesa attigua c'era un prezioso calice che
non è stato toccato. Però i locali della canonica
vennero stati messi a soqquadro, come se gli assassini cercassero qualcosa.
Oggi, a distanza di quasi un decennio, il mistero è ancora tale, ma negli
"ambienti" si parla anche di oscure presenze, di persone sconosciute
che girarono a Vernazza in quei giorni a chiedere in giro informazioni, come se
fossero cronisti, ma che giornalisti non erano. Così adesso che il caso, mai
chiuso, è stato ripreso da un team speciale dei
carabinieri certe presenze tornano alla memoria di alcuni abitanti. Chi erano
quelle persone? Chi le aveva mandate? Forse quelle strane figure, che non erano
investigatori né tantomeno rappresentanti della stampa, sono collegate alla
storia personale di don Gandolfo che tutto era tranne che un comune prete di
paese. Don Emilio Gandolfo era un intellettuale di valore. Faceva parte del
cenacolo del cardinale Ferrari, che univa personalità
laiche e cattoliche. Negli anni '80 era stato consulente
ecclesiastico dell'Ambasciata d'Italia presso la Santa Sede, poi era stato spostato in Liguria, presso la parrocchia di Santa Margherita di
Antiochia a Vernazza, nelle Cinque Terre. Don Emilio era un biblista di fama
mondiale, studioso ed esponente dell'intellighenzia ecclesiastica, ma
anche un profondo conoscitore della curia romana e del potere politico che si
esercita nella capitale. Era amico, forse confessore, di molti potenti,
soprattutto della ex Dc. Ed era stato consigliere
spirituale di Amintore Fanfani, più volte presidente del consiglio. L'indagine
oggi è in mano al colonnello Paolo Zito, comandante provinciale dei carabinieri
da un anno, che ha ripreso in mano l'inchiesta. C'è un fascicolo, un voluminoso
dossier informativo, di migliaia di pagine, ma anche reperti, tracce di dna ed
altro. Gli strumenti tecnologici in possesso oggi alla scientifica, rispetto al
1999, sono avanzatissimi e potrebbero essere risolutivi. I carabinieri stanno
investigando a 360 gradi senza trascurare alcuna pista. Ma secondo
indiscrezioni hanno imboccato quella dei misteri romani, con un business
miliardario legato ad una fondazione filantropica, che era già stata intrapresa
a ridosso del delitto. Nelle scorse settimane i carabinieri hanno chiesto e
ottenuto un incontro con la figlia di Fanfani, si è trattato comunque di un
colloquio informale, per sapere se don Emilio si fosse confidato con l'alto
esponente democristiano, se gli avesse esternato angosce e paure di quel
periodo. Sono state accantonate le ipotesi che riguardano un'aggressione di
balordi, difficile pensare anche all'ipotesi di un furto finito male. Resta poi
il silenzio assoluto che arriva dal piccolo borgo di Vernazza. Nessuno ha visto
nulla, nessuno ha sentito nulla, nessuno ha nulla da dire. Così è stato in questi anni, forse dopo che strane figure non
identificate si aggirarono per la località facendo troppe domande. Mai una
lettera anonima, né un sospetto o una voce sussurrata. Ed appare strano se si
pensa al luogo dove si è svolto l'omicidio: Vernazza. In questo piccolo borgo
delle Cinque Terre ogni anomalia viene notata, qui in inverno anche chi viene
dalla città è visto come uno straniero. Ma in quel giorno di dicembre nessuno
vide nulla. Forse c'è un segreto, vincolato dalla presenza di
"curiosi" non identificati, che qualcuno a Vernazza sta ancora
gelosamente custodendo, anche dopo tanti anni. © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA
- Via G. Negri 4 - 20123 Milano.
( da "Giornale.it, Il" del 15-06-2008)
Argomenti: Laicita'
N. 142 del 2008-06-15
pagina 16 TIPI ITALIANI di Stefano Lorenzetto Tisiologo, anatomopatologo,
oncologo, già primario di pneumologia al Niguarda di Milano. Nel libro "Il
cervello anarchico" racconta casi di persone uccise dallo stress o salvate
dallo choc carismatico della fede Dopo una vita passata a dissezionare
cadaveri, a curare tumori polmonari, a combattere tubercolosi, bronchiti
croniche, asme, danni da fumo, il professor Enzo Soresi, 70 anni, tisiologo,
anatomopatologo e oncologo, primario emerito di pneumologia al Niguarda di
Milano, ha finalmente individuato con certezza l'epicentro di tutte le
malattie: il cervello. Negli ultimi dieci anni, cioè da quando ha lasciato
l'ospedale per dedicarsi alla libera professione e tuffarsi con l'entusiasmo
del neofita negli studi di neurobiologia, ha maturato la convinzione che sia
proprio qui, nell'encefalo, l'interruttore in grado di accendere e spegnere le
patologie non solo psichiche ma anche fisiche. C'era già arrivato per
intuizione il filosofo ateniese Antifonte, avversario di Socrate, nel V secolo
avanti Cristo: "In tutti gli uomini è la mente che dirige il corpo verso
la salute o verso la malattia, come verso tutto il resto". Soresi c'è
arrivato dopo aver visto gente ammalarsi o guarire con la sola forza del pensiero.
Primo caso: "Ho in cura una signora di Milano il cui marito, integerrimo
commercialista, la sera andava a bucare le gomme delle auto. Per il dispiacere
s'è ammalata di tubercolosi. Io lo chiamo danno biologico primario".
Secondo caso: "Un agricoltore sessantenne con melanoma metastatico
incontrò Madre Teresa di Calcutta, ricevette in dono un'immaginetta sacra e
guarì. Io lo chiamo shock carismatico". Il professore ha dato una
spiegazione scientifica al miracolo: "Il melanoma è un tumore che viene
identificato dagli anticorpi dell'organismo, tant'è vero che si sta studiando
da 30 anni un vaccino specifico. Non riusciamo a controllarlo solo perché
l'antigene tumorale è talmente aggressivo da paralizzare il sistema
immunitario. Nel caso del contadino ha funzionato una combinazione di fattori:
aspettativa fideistica, strutture cerebrali arcaiche, Madre Teresa, consegna
del santino. Risultato: il suo organismo ha sprigionato fiumi di interferoni e
interleuchine che hanno attivato gli anticorpi e fatto fuori il cancro".
Come Soresi illustra nel libro Il cervello anarchico (Utet), già ristampato
quattro volte, la nostra salute dipende da un network formato da sistema
endocrino, sistema immunitario e sistema nervoso centrale. "Il secondo ci
difende e ci organizza la vita. Di più: ci tollera. L'organo-mito è il
linfocita, un particolare tipo di globulo bianco che risponde agli attacchi dei
virus creando anticorpi. Abbiamo 40 miliardi di linfociti. Quando si attivano,
producono ormoni cerebrali. Questa si chiama Pnei,
psiconeuroendocrinoimmunologia, una nuova grande scienza, trascurata dalla
medicina perché nessuno è in grado di quantificare quanti neurotrasmettitori
vengano liberati da un'emozione. Io e lei siamo due esperimenti biologici che
datano 4 miliardi di anni. Io sono più riuscito di lei. Perciò nego la
vecchiaia. Non c'è limite alla plasticità cerebrale, non c'è limite alla
neurogenesi. Esiste un flusso continuo di cellule staminali prodotte dal
cervello: chi non le utilizza, le perde. Le premesse della longevità sono due:
camminare 40 minuti tre volte la settimana - altrimenti si blocca il ricambio
delle cellule e non si libera un fattore di accrescimento, il Bdnf, che nutre
il cervello - e studiare". Secondo il medico-scrittore, è questa la strada
per allungare la vita di 10 anni. "Quando ci impegniamo a leggere o a
compilare le parole crociate, le staminali vengono catturate dalla zona
dell'encefalo interessata a queste attività. Se io oggi sottopongo la sua testa
a una scintigrafia e poi lei si mette a studiare il cinese, fra tre anni in
un'altra scintigrafia vedrò le nuove mappe cerebrali che si sono create per
immagazzinare questa lingua. Prenda i tassisti di Londra: hanno un ippocampo
più grande perché mettono in memoria la carta topografica di una città che si
estende per
( da "Stampa, La" del 15-06-2008)
Argomenti: Laicita'
LA CRISI. MANCA
PERSONALE, PROCESSI RINVIATI L'emergenza Giustizia, Novara bussa al Csm Tanti
giudici in partenza [FIRMA]MARCO BENVENUTI NOVARA Un occhio di riguardo per la
difficile situazione di Novara, con un tribunale messo in ginocchio da una
carenza cronica di personale. E' quanto è stato
chiesto nei giorni scorsi a Roma dal presidente dell'Ordine degli avvocati
Andrea Zanetta, in un incontro promosso dall'onorevole Roberto Cota, capogruppo
del Carroccio alla Camera, con Michele Saponara, consigliere del Consiglio
superiore della magistratura. Il quadro prospettato al
membro laico del Csm è preoccupante, ed è peraltro noto perchè più volte, nei
mesi scorsi, il foro locale vi ha posto l'attenzione: secondo i parametri del
Ministero, a Novara il volume di lavoro richiederebbe 15 magistrati, e invece
"attualmente si occupano del civile solo 5 giudici, ci sui uno si divide
con la sezione staccata di Borgomanero", sottolinea Zanetta. Che
aggiunge: "Molti giudici hanno di recente ottenuto il trasferimento, ed
altri tre andranno via entro la fine dell'anno. E' chiaro che la situazione è
preoccupante". Purtroppo, però, da Roma si è avuta soltanto una formale
solidarietà, dal momento che il Csm "non può interferire nei trasferimenti
né assegnare questo o quel magistrato a Novara. E' infatti il giudice o il pm a
scegliere dove andare e, dopo un certo numero di anni, chiedere il
trasferimento". Roberto Cota: "Abbiamo aperto un canale e l'onorevole
Saponara si è preso a cuore la situazione della nostra città: ha promesso di
mantenere contatti con il foro e di interessarsi per velocizzare le procedure di
presa di possesso degli uffici, ossia di ridurre i tempi in cui, dopo la
nomina, un magistrato inizia la sua attività nella sede richiesta". E la
situazione in tribunale? Il nuovo procuratore, Francesco Saluzzo, dovrebbe
arrivare a breve, ed è in procinto di giungere nel capoluogo anche un nuovo
sostituto, Olimpia Bossi, da Busto Arsizio. La Procura, dunque, è al completo.
Il quadro più drammatico al giudicante, con diversi posti vacanti. E nei
prossimi mesi se ne andranno dal civile i magistrati Bruno Conca e Alessandra
Danieli e dall'ufficio gip Elena Sechi. Senza contare che a breve lascerà il
suo incarico anche la presidente Anna Maria Di Oreste; il candidato più
papabile ha rinunciato all'incarico e il posto risulta ancora vacante. Nel
penale, invece, i giudici ci sono, ma è probabile che un aiuto sia ben gradito:
i rinvii dei processi, la scorsa settimana, sono finiti al novembre del 2009.
Roberto Cota Il capogruppo del Carroccio alla Camera ha promosso l'incontro con
il consigliere del Consiglio superiore della Magistratura.Andrea Zanetta Il
presidente dell'Ordine degli avvocati: "Molti giudici hanno già chiesto il
trasferimento, altri tre andranno via prima della fine dell'anno".
( da "Liberazione" del 15-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Romina Velchi Tutte
in piena attività le forze centrifughe dentro il Pd. E forse davvero ci sarebbe
bisogno di un congresso. Invece, si litiga sul presidente che dovrà essere
nominato all'assemblea nazionale della prossima settimana; ci
si accapiglia tra laici e cattolici; si creano nuove
associazioni, nessuna "per dar vita a una corrente", ma tutte
potenzialmente destabilizzanti. Ce n'è quanto basta per mettere una seria
ipoteca sulla leadership veltroniana. Cruciali saranno i prossimi sette giorni.
Domani si riunirà il cosiddetto "caminetto", cioè l'organismo
ufficioso nel quale hanno diritto di rappresentanza tutte le aree del partito,
i rispettivi leader e i big in quanto big. Venerdì e sabato, a Milano, sarà la
volta dell'assemblea nazionale, dove, tra le altre cose, dovrebbe essere
nominato il presidente dopo le dimissioni "irrevocabili" (annunciate
48 ore dopo la sconfitta elettorale) di Romano Prodi. Sette giorni durante i
quali il Pd deciderà se proseguire con Veltroni o avviare una fase preparatoria
verso il congresso. Ma soprattutto si confronterranno le due linee politiche
che si sono andate delineando in questi ultimi mesi. Da una parte quella di
Veltroni che pensa ad una nuova forma di partito (diciamo liberal) inserito in
un contesto istituzionale fortemente bipolare (o meglio bipartitico), di tipo
americano. Dall'altra quella di D'Alema e di chi vorrebbe invece un partito in
grado di "recuperare" un patrimonio della sinistra che altrimenti
andrebbe disperso; un partito di centro-sinistra in grado di ridare fiato alla
sinistra uscita con le ossa rotte dalle elezioni politiche. In questo caso, la
riforma istituzionale congeniale sarebbe una di tipo tedesco, con un sistema
propoprzionale e soglia di sbarramento.Come si vede due partiti molto diversi,
anche rispetto ai rapporti con la maggioranza e il governo Berlusconi. Due
formule che non possono convivere ancora a lungo. In attesa della sfida finale,
le grandi manovre dentro il Pd sono già cominciate. Per ora è guerra di
posizione. E ognuno si posiziona come può. Per esempio, Romano Prodi pare che
all'assemblea del 20 nemmeno sarà presente, a rimarcare la scelta di essere un
semplice tesserato. Il Professore non dimentica che in campagna elettorale gli
è stato chiesto più o meno esplicitamente di farsi da
parte. E comunque avrebbe parecchio da dire anche sulla linea politica seguita
da Veltroni nel dopo elezioni. Naturalmente i prodiani doc sono con lui. Per
tutti Franco Monaco: "Non ci sono uomini per tutte le stagioni e per tutte
le linee politiche. E la nuova stagione del Pd è contrassegnata dal
programmatico abbandono del progetto dell'Ulivo, da quindici anni
buttani", che "sono appunto gli anni di Prodi e dell'Ulivo". Il
primo paradosso è che proprio Veltroni ha tutto l'interesse a che Prodi resti
presidente del partito: non lo considera pericoloso, come potrebbe essere,
invece, un Franco Marini; lo considera un presidente di garanzia. Il secondo
paradosso è che, però, anche dentro i prodiani le strategie divergono. Infatti
c'è chi si dà da fare perché all'assemblea le dimissioni siano respinte: in
prima fila è Rosy Bindi, la quale però si è attirata addosso il sospetto di
avere mire personali. Vuoi vedere che i due paradossi alla fine convergeranno e
le dimissioni di Prodi saranno respinte, anche a costo la lasciare vuota la
poltrona (il Professore non intende cambiare idea) in attesa di tempi migliori?
I movimenti più pericolosi (dal punto di vista di Veltroni) ovviamente sono
quelli di Massimo D'Alema, al punto che già si parla di un partito dentro il
partito. Sarà pure un progetto di lungo respiro (se è vero che l'idea è di
creare una struttura di ventimila quadri, oltre che dare il via ad una tv sul
satellite in grado di parlare ad un milione di persone), ma già ora sta
provocando un terremoto interno, la sua forza essendo la trasversalità del
progetto: all'associazione "Amici di Italianieuropei" ha già aderito
un terzo dei parlamentari del Pd; il presidente designato è un prodiano (Paolo
De Castro), il vice un ex popolare (Lino Duilio). E per non farsi mancare
proprio niente, ieri c'è stata la prima tappa del percorso che porterà alla
nascita di una nuova "area" dall'unificazione di "Sinistra per
il paese", il gruppo degli scissionisti di Sinistra democratica che fa
capo a Famiano Crucianelli, e "A sinistra", la corrente del Pd
guidata da Vincenzo Vita e Livia Turco. Al Centro congressi Frentani c'erano,
tra gli altri, Paolo Nerozzi, Carlo Podda, Olga D'Antona, Massimo Cialente.
"Saremo - spiega Vita - un'area aperta, un'unica associazione che avrà i
piedi nel Pd ma lo sguardo rivolto all'esterno". Una corrente antiveltroniana?
Crucianelli e Vita smentiscono. Ma affermando che "dobbiamo capire come
ricostruire la soggettività a sinistra" e auspicando che il partito
"mantenga un ancoraggio alla sinistra" non dicono proprio una cosa
veltroniana. 15/06/2008.
( da "Corriere della Sera" del 15-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Corriere della Sera
- MILANO - sezione: Tempo Libero - data: 2008-06-15 num: - pag: 15 categoria:
REDAZIONALE Da vicino Il grande direttore parla di sé e del Teatro che
scommette su di lui anche per la prossima stagione Protagonista assoluto, da
Beethoven al "Giocatore" sbanca Barenboim Scala A lla Scala si gioca
d'azzardo solo sul palco, nella finzione di questo "Giocatore",
domani al debutto. Nella realtà è fin troppo facile capire su chi puntare; un
nome secco, che Lissner, senza tatticismi da croupier ma con grande abilità da
sovrintendente, ha indicato fin dall'inizio del suo mandato scaligero: Daniel
Barenboim. Il grande pianista e direttore argentino oggi è protagonista
assoluto alla Scala: stasera, primo di 4 appuntamenti, riprende e conclude
l'integrale delle 32 Sonate di Beethoven iniziata a gennaio; domani sarà sul
podio della prima del "Giocatore " di Prokof'ev, opera rappresentata
a Milano una sola volta, nel
( da "Liberazione" del 15-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Dopo l'esercito
aspettiamo il coprifuoco? Un'ora di sciopero? Proprio non ci siamo! Erasmo
Antetomaso, difensore dei deboli Berlusconi, lo Stato di polizia e il Pd
Ricordate i tempi in cui l'on. Berlusconi (allora all'opposizione) gridava allo
Stato di polizia perché il Corpo delle Guardie di Finanza (facendo il proprio
dovere) sviluppava indagini che portavano alla luce vistose evasioni fiscali e
contributive da parte di "lorsignori"? Ora che è al governo, l'on.
Berlusconi, insieme al ministro degli Interni e a quello della Difesa, vorrebbe
usare i militari (istituzionalmente preposti alla difesa da eventuali
aggressioni esterne) per pattugliare, come agenti di pubblica sicurezza, le
nostre città! A quando il coprifuoco e la sospensione della Costituzione
repubblicana? Anche su questo tema il Pd avrà un atteggiamento, come si dice
ora, bipartisan? Enzo Jorfida responsabile settore "ordine democratico e
garanzie costituzionali" del Prc Omicidi bianchi, delusi dalla risposta
del sindacato Caro direttore, leggiamo in una nota sindacale delle segreterie
confederali Fiom-Cgil, Fim-Cisl, e Uilm-Uil, che martedì 17 giugno 2008, è
stata proclamata un'ora di sciopero per la sicurezza sul lavoro? Non è la nota
sindacale che contestiamo, anzi siamo d'accordissimo. Solo una cosa non ci
torna: è questa la risposta che i sindacati metalmeccanici danno alla mancanza
di sicurezza nei luoghi di lavoro? Un'ora di sciopero?! Ci dispiace, ma non ci
siamo assolutamente. Inoltre, non andava proclamato solo uno sciopero di
categoria, ma uno sciopero generale, perché le morti sul lavoro ci sono in
tutti i settori. Evidentemente i 10 operai morti nella giornata di mercoledì 11
giugno, e i 4 operai morti nella giornata di oggi (venerdì 13, ndr) - l'ultimo
a Cagliari, travolto da un palo - non sono bastati a Cgil, Cisl e Uil, per
convincersi a proclamare uno sciopero generale di 8 ore con manifestazione
nazionale a Roma. Marco Bazzoni, Andrea Coppini, Mauro Marchi rappresentanti
dei lavoratori per la sicurezza Sciopero generale, allora perché non lo
facciamo? Compagni, da più di un anno scrivo, non sono la sola, ai giornali
testimoniando la necessità di uno sciopero generale per la sicurezza sul
lavoro, così come invio appelli alle segreterie generali dell'organizzazione
sindacale a cui sono iscritta; nel frattempo ed ancora oggi noto che non è solo
una mia peregrina proposta, siamo in tanti a chiederlo, allora perché non lo
facciamo? Fiorenza Addivinola rsu di Centrale Adriatica, sito Anzola Emilia Ci
manca tanto un Dante? Caro direttore, il presidente americano George W. Bush ha
promosso due guerre ancora in corso, in Afghanistan e in Iraq, che hanno
provocato centinaia di migliaia di morti, feriti, mutilati, orfani, vedove,
devastazioni immani, milioni di sfollati, sofferenze senza fine: viene accolto
in Vaticano dal papa con grande onore, cortesia e calore. Manca ai nostri tempi
un Dante che poteva dire, con libertà e coraggio, a un papa "Di voi pastor
s'accorse il Vangelista,/ quando colei che siede sopra l'acque/ puttaneggiar
coi regi a lui fu vista" (Inferno, canto XIX, v.106-108). In compenso
abbiamo una moltitudine di incensieri e baciapile. Gigi Fioravanti via e-mail E
se cambiasse l'idea di Europa? Cara "Liberazione", come ogni volta
che l'ha potuto fare, anche stavolta l'elettorato si è espresso negativamente
verso un'idea d'Europa che viene percepita avulsa dalle persone che ci vivono e
lavorano. Anche stavolta è una corsa da parte di politici un po' burocrati a
non ripensare l'idea d'Europa ma anzi si propone di andare rapidamente avanti
in un progetto sempre più sconfitto, con un'Europa a due velocità: forse nella
prima entrano gli Stati dove i cittadini hanno potuto esporre il loro pensiero,
nella seconda quelli che ancora non l'hanno potuto fare. O il contrario. Flavio
Gori via e-mail Noi, rifugiati, chiediamo i nostri diritti Cara
"Liberazione", ti inviamo la lettera che abbiamo indirizzato al
Prefetto di Parma. "Siamo persone col permesso di rifugiati o beneficiari
di protezione umanitaria, veniamo da Eritrea, Etiopia, Sudan e Costa d'Avorio.
Siamo venuti in Italia perché nei nostri paesi c'è la guerra ed eravamo
perseguitati, per questo l'Italia ci ha dato protezione e un permesso di
soggiorno, dopo averci rinchiusi nei campi. Ci hanno dato un permesso e un
biglietto per il treno senza un posto dove andare e senza nessuna informazione
o aiuto. Cosa significa questo permesso di soggiorno? Chiediamo i nostri
diritti da tanto tempo ma non abbiamo ottenuto né soluzioni né risposte.
L'Italia ci ha dato protezione e un permesso di soggiorno; ora chiediamo anche
i nostri diritti. Da quando siamo a Parma a oggi non abbiamo trovato un posto
migliore del dormitorio solo come sistemazione di emergenza per pochi giorni, e
come noi tanti altri. Stiamo studiando italiano e stiamo facendo corsi di
formazione ma ancora non abbiamo una casa. Se l'Italia non ci può dare i nostri
diritti che almeno ci lasci andare in un altro paese d'Europa dove i diritti ci
sono riconosciuti. Siamo qui come prigionieri senza lavoro, senza casa e senza
voce. Vogliamo i nostri diritti!". Rifugiati a Parma via e-mail Un'Italia
tutta da rifare Cara "Liberazione" buongiorno, considero che l'Italia
del calcio sia scomparsa, (come la sinistra Arcobaleno). Per farmi capire: è
tutto da reinventare, quella che ho visto per televisione è una squadra povera
di fantasia e altruismo, un po' come la società italiana - con tutto il rispetto
per il nostro Paese e per la squadra italiana di calcio. Andrea Dainese via
e-mail Babbo, hai volato alto su ambiguità e meschinità? Caro direttore, ti
inviamo un ricordo di nostro padre, Erasmo Antetomaso. Hai tracciato un
percorso, una strada dritta, che ora potremo vedere, nel cielo. Un volo alto il
tuo, un volo pulito sulle meschinità, sulle ambiguità che non hai mai
sopportato. Con il tuo carattere sempre aperto a tutti, ma anche difficile. Una
presenza ingombrante la tua, Babbo. E per questo la tua assenza sarà
difficilmente tollerabile. Hai cominciato presto a metterti di traverso alle
ingiustizie sociali che vedevi intorno a te. Da ragazzo, con l'impegno
repubblicano. Da studente universitario, goliardo, e da giovane praticante, con
la militanza nel Psi e nel Psiup. Con coerenza, al fianco di un altro grande
avvocato e padre costituente, Lelio Basso, e di Lucio Libertini, esponendoti in
prima persona nelle lotte della FederMezzadri, per la riforma agraria, girando
in lungo e in largo le Marche. Poi, dopo tanti travagli personali e familiari
per te, che non avevi rendite di posizione da sfruttare né un padre che potesse
aiutarti nella libera professione, ti sei gettato a capofitto, con infinita
passione e generosità nel mestiere di avvocato, senza dimenticare l'impegno per
un mondo migliore, più libero e giusto. Allora, il tuo impegno al fianco degli
autonoleggiatori, figli di quel proletariato urbano romano che avevi imparato
ad amare: a loro, strozzati da imposizioni paleocorporative, conferisti dignità
di lavoratori organizzandoli in Federazione. Ancora, le lotte per i diritti
civili dei detenuti, contro quegli autentici istituti di tortura che erano le
carceri di allora e i manicomi criminali, lager di Stato, con la svolta che tu,
in piena rivolta, insieme alla cara amica Giuliana Cordero Cabrini tentasti di
imprimere con un certo successo con la creazione della Lega Nonviolenta dei
Detenuti, in un'epoca in cui le contrapposizioni - sebbene non per scelta delle
vittime di quel sistema, come ripetevi - assumevano una forma sempre più
drammatica. Quelle lotte sarebbero culminate nell'approvazione delle leggi che
portano il nome di Mario Zagari (altro tuo caro amico) e di Mario Gozzini.
Tutte battaglie che hai condotto ispirato dalla tua
sensibilità laica, che ci hai insegnato essere prima di tutto rispetto per le
altrui credenze, poi fermo rifiuto per ogni tipo di ingerenza. Poi i processi,
i tanti processi importanti e meno in cui hai sempre svolto con coerenza il tuo
ruolo di difensore, insegnando, a noi e a tutti i tuoi allievi, quanto sia
cruciale la figura dell'avvocato, ultima barriera tra la violenza dello
Stato e l'individuo, incoraggiandoci e incoraggiandoli a proseguire su questa
strada. Una strada contrassegnata dalla dignità, dall'importanza di restare
sempre immuni dal minimo sospetto in un mondo nel quale, specie oggi, in troppi
sono sempre pronti ad autoassolversi. E il Babbo, l'Erasmo che tutti abbiamo
conosciuto. Un padre non conforme, che quasi ci invogliava a saltare le lezioni
quando temevamo l'interrogazione del giorno dopo, schiacciandoci di fatto tra
lui, libertario sempre e comunque, e nostra madre, professoressa, ovviamente
meno propensa ad accettare per esempio che dedicassimo più attenzione ad alcune
materie anziché ad altre. Vogliamo ricordarti con il tuo sorriso sincero, con
la tua risata dissacratoria e il tuo gusto per gli scherzi anche in anni
difficili, che ha fatto talvolta addirittura stare alzati di notte gli zii o i
cugini, per non dire degli amici e colleghi. E ora te ne vai. Ci hai lasciato
tanto, molto più di quello che puoi pensare. Vai Babbo, e ti sia lieve la
terra. Cesare e Fortuna Antetomaso via e-mail 15/06/2008.
( da "Corriere della Sera" del 15-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Corriere della Sera
- ROMA - sezione: Cronaca di Roma - data: 2008-06-15 num: - pag: 9 Il caso
Arturo Cerulli, convertito per amore della moglie: al via il progetto
"piazza pulita" Aria nuova a Porto Santo Stefano: il neosindaco
inizia la sua "rivoluzione" cancellando la rassegna di Pamela
Villoresi Il sindaco islamico "taglia" la Villoresi e all'Argentario
è subito polemica Cancellata dalla nuova giunta di centrodestra la rassegna
"Arie di mare" Sulla poltrona più alta del consiglio comunale Mohamed
il sindaco, al secolo Arturo Cerulli, 53 anni, primo cittadino di Monte Argentario,
siede da appena 2 mesi. Quanto basta, dice lui, per iniziare la rivoluzione
annunciata in campagna elettorale. Non islamica, ma politico - amministrativa.
Cerulli, ingegnere nucleare, è il primo sindaco italiano musulmano. Una
conversione avvenuta 20 anni fa per amore della moglie Sri Semiarti, detta
Nunù, bella signora indonesiana. Eletto in una lista di centrodestra che ha
sbaragliato il vecchio listone un po' in rotta di centrosinistra, Cerulli si dichiara laico e illuminista ed ha annunciato l'avvio
del primo programma ribattezzato "piazza pulita". "Che ha un
doppio significato - dice Cerulli - abbellire l'arredo urbano di Porto S.
Stefano, Porto Ercole e le altre frazioni del Comune da anni trascurate e
renderle realmente capitali del turismo di élite di Maremma e Toscana. E
togliere le incrostazioni delle passate legislature". E così via ai tagli.
Il primo, clamoroso: Cerulli, con la maggioranza del consiglio (l'opposizione
ha votato contro) ha tagliato "Arie di mare" la rassegna di teatro,
musica e poesia di Pamela Villoresi, artista con simpatie di sinistra. "La
politica non c'entra, costava troppo ed era riservata a una nicchia di pochi
eletti", spiega Cerulli. In previsioni di altri tagli (che però saranno
sostituti da altre iniziative culturali), Cerulli si è poi dedicato al
corteggiamento delle autonomie. Si sa che tra Porto Santo Stefano e la più
piccola Porto Ercole, le due principali cittadine di Monte Argentario, il
campanile è forte. Tanto è vero che il vicesindaco rappresenta la seconda
cittadina del comune. Cerulli ha confermato la "divisione di poteri",
ma è andato molto più in là. E alla cerimonia del santo patrono ha deciso di
far indossare la fascia tricolore anche al vice. Segnali di una scissione?
"Ma no - spiega - solo una simbolica applicazione di quanto detto in
campagna elettorale. Porto Ercole ha bisogno di governarsi da solo per quanto è
possibile". Infine l'ultimo affondo. Stavolta sul versante energetico.
Monte Argentario non è lontano da Montalto di Castro e storicamente il nucleare
è visto con diffidenza sul Promontorio. Tutti i sindaci più amati si sono
pronunciati per il no. Cerulli fa eccezione e alla vigilia di una
manifestazione ambientalista davanti alla centrale a turbogas di Montalto, si
dice "né contrario né favorevole". Ma subito dopo mette in guardia i
cittadini: "Le soluzioni sono due: o si contengono i consumi, o si accetta
il nucleare. Con tutto quello che comporta ". E aggiunge: "Le
statistiche dicono che è più sicuro di altre fonti. Diversa invece è la questione
delle scorie che vanno conservate e controllate. Ed anche questo ha un costo
non indifferente ". Marco Gasperetti Neoeletto Arturo Cerulli con la
moglie indonesiana Nunù, in alto un'immagine del promontorio.
( da "Tempo, Il" del 15-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Stampa Il punto di
GIROLAMO GRILLO * C'è anche un ottavo vizio: il conformismo Non sarà tempo
sprecato quello dedicato a una riflessione sugli ultimi esercizi spirituali
tenuti, tra i suoi gesuiti, dal cardinale Carlo Maria Martini, sofferente per
il morbo di Parkinson. Le omelie di Martini sono state dedicate ai sette vizi
capitali e sono suonate come monito, i cui primi destinatari erano gli stessi
uomini di Chiesa. I peccati "esterni", come omicidi, furti e
fornicazioni, toccano meno i sacerdoti, ma "comunque ci riguardano
anch'essi". Ben sappiamo come alcuni sacerdoti si siano resi colpevoli di
reati sessuali, realtà spinosa e difficile da affrontare. Non mancano poi
coloro che cedono alla tentazione della veste talare per accumulare tesori in
terra, anche se non con espliciti furti: il peccato di simonia non è scomparso.
Ma ancor più diffuse sono "le cupidigie, le malvagità", le
"bramosie segrete". Molto grave il rischio dell'ipocrisia: quanti
nascondono una fede fievole dietro una a volte fin troppo appariscente
osservanza per quieto vivere o per interesse? Come quel curato francese
dell'Età dei Lumi che celò tutta la vita di essere un miscredente. "Vizio
clericale per eccellenza" è poi definita l'invidia, e si può pensare che
Martini sappia quel che dice. Ad essa è collegato "il vanto terribile del
carrierismo", e qui non manca un accenno alla Curia, ove la voglia di
emergere e il timore di risultare sgraditi porterebbe a compiere "un
grande disservizio al papa stesso". Per alcuni, dunque, l'ambizione si
coniugherebbe alla "dissimulazione onesta", in un circuito quasi
inconsapevole. Particolarmente apprezzabile il richiamo a S. Paolo riguardo al
"vanto di far gruppo", di portare più fedeli alla Chiesa: ad esso è
legata la tentazione di dire alla gente solo ciò che essa vuol sentirsi dire.
L'esigenza di apertura al mondo può dunque nascondere anche desiderio di potere
e vanità. Quando cita papa Ratzinger, Martini è affettuoso come un uomo a lui
legato da antica stima. Questo nonostante tra i due cardinali non sia mancata
qualche differenza di posizioni. Ma a proposito del papa, Martini commenta
"dobbiamo ringraziare Dio di averlo". Quando attacca il carrierismo
della Chiesa, Martini riprende le parole del papa. I moniti di Martini sono
affini al famosissimo discorso che Ratzinger scrisse per quell'indimenticabile
Via Crucis che precedette la sua ascesa al soglio di Pietro. Sono, per
esplicita scelta, gli ultimi esercizi tenuti dal cardinale. Martini ha voluto
parlare con "disarmante" libertà. Non teme di
riferirsi a quello stato di "assoluta libertà" di cui parla il laico scrittore
Kundera a proposito dell'anziano Goethe in "L'immortalità". Ma
rispetto a Goethe e a Kundera, Martini ha qualcosa in più: il dono della fede,
e la sua idea di immortalità, pur contenendo la medesima idea di libertà, non
ha il sapore della prigione. * Vescovo emerito di Civitavecchia-Tarquinia.
( da "Giornale.it, Il" del 15-06-2008)
Argomenti: Laicita'
N. 142 del
2008-06-15 pagina 16 "Vi racconto come il pensiero può farvi ammalare o
guarire" di Stefano Lorenzetto Enzo Soresi, tisiologo, anatomopatologo,
oncologo, già primario di pneumologia al Niguarda di Milano. Nel libro "Il
cervello anarchico" racconta casi di persone uccise dallo stress o salvate
dallo choc carismatico della fede Dopo una vita passata a dissezionare
cadaveri, a curare tumori polmonari, a combattere tubercolosi, bronchiti
croniche, asme, danni da fumo, il professor Enzo Soresi, 70 anni, tisiologo,
anatomopatologo e oncologo, primario emerito di pneumologia al Niguarda di
Milano, ha finalmente individuato con certezza l'epicentro di tutte le
malattie: il cervello. Negli ultimi dieci anni, cioè da quando ha lasciato
l'ospedale per dedicarsi alla libera professione e tuffarsi con l'entusiasmo
del neofita negli studi di neurobiologia, ha maturato la convinzione che sia
proprio qui, nell'encefalo, l'interruttore in grado di accendere e spegnere le
patologie non solo psichiche ma anche fisiche. C'era già arrivato per intuizione
il filosofo ateniese Antifonte, avversario di Socrate, nel V secolo avanti
Cristo: "In tutti gli uomini è la mente che dirige il corpo verso la
salute o verso la malattia, come verso tutto il resto". Soresi c'è
arrivato dopo aver visto gente ammalarsi o guarire con la sola forza del
pensiero. Primo caso: "Ho in cura una signora di Milano il cui marito,
integerrimo commercialista, la sera andava a bucare le gomme delle auto. Per il
dispiacere s'è ammalata di tubercolosi. Io lo chiamo danno biologico primario".
Secondo caso: "Un agricoltore sessantenne con melanoma metastatico
incontrò Madre Teresa di Calcutta, ricevette in dono un'immaginetta sacra e
guarì. Io lo chiamo shock carismatico". Il professore ha dato una
spiegazione scientifica al miracolo: "Il melanoma è un tumore che viene
identificato dagli anticorpi dell'organismo, tant'è vero che si sta studiando
da 30 anni un vaccino specifico. Non riusciamo a controllarlo solo perché
l'antigene tumorale è talmente aggressivo da paralizzare il sistema immunitario.
Nel caso del contadino ha funzionato una combinazione di fattori: aspettativa
fideistica, strutture cerebrali arcaiche, Madre Teresa, consegna del santino.
Risultato: il suo organismo ha sprigionato fiumi di interferoni e interleuchine
che hanno attivato gli anticorpi e fatto fuori il cancro". Come Soresi
illustra nel libro Il cervello anarchico (Utet), già ristampato quattro volte,
la nostra salute dipende da un network formato da sistema endocrino, sistema
immunitario e sistema nervoso centrale. "Il secondo ci difende e ci
organizza la vita. Di più: ci tollera. L'organo-mito è il linfocita, un
particolare tipo di globulo bianco che risponde agli attacchi dei virus creando
anticorpi. Abbiamo 40 miliardi di linfociti. Quando si attivano, producono
ormoni cerebrali. Questa si chiama Pnei, psiconeuroendocrinoimmunologia, una
nuova grande scienza, trascurata dalla medicina perché nessuno è in grado di
quantificare quanti neurotrasmettitori vengano liberati da un'emozione. Io e
lei siamo due esperimenti biologici che datano 4 miliardi di anni. Io sono più
riuscito di lei. Perciò nego la vecchiaia. Non c'è limite alla plasticità
cerebrale, non c'è limite alla neurogenesi. Esiste un flusso continuo di
cellule staminali prodotte dal cervello: chi non le utilizza, le perde. Le
premesse della longevità sono due: camminare 40 minuti tre volte la settimana -
altrimenti si blocca il ricambio delle cellule e non si libera un fattore di
accrescimento, il Bdnf, che nutre il cervello - e studiare". Secondo il
medico-scrittore, è questa la strada per allungare la vita di 10 anni.
"Quando ci impegniamo a leggere o a compilare le parole crociate, le
staminali vengono catturate dalla zona dell'encefalo interessata a queste
attività. Se io oggi sottopongo la sua testa a una scintigrafia e poi lei si
mette a studiare il cinese, fra tre anni in un'altra scintigrafia vedrò le
nuove mappe cerebrali che si sono create per immagazzinare questa lingua.
Prenda i tassisti di Londra: hanno un ippocampo più grande perché mettono in
memoria la carta topografica di una città che si estende per
( da "Stampa, La" del 15-06-2008)
Argomenti: Laicita'
DIOCESI. GESTIONE DELLA
VITA PASTORALE Venti presbiteri in aiuto al vescovo [FIRMA]ENZO BLESSENT AOSTA
Costituito nei giorni scorsi, su nomina del vescovo di Aosta Giuseppe Anfossi,
il nuovo Consiglio presbiterale resterà in carica fino al 30 aprile 2013.
Previsto dal Codice di Diritto canonico, costituisce una sorta di senato
diocesano formato da presbiteri che hanno il compito di aiutare il vescovo
nella vita pastorale della diocesi. Il canonico Franco Lovignana, vicario
generale della diocesi di Aosta, spiega: "Il nuovo Consiglio è composto da
venti sacerdoti: dieci eletti, otto componenti di diritto (tra cui i cinque
vicari zonali) e due designati dal vescovo. La presenza di questo organismo è
obbligatoria in tutte le diocesi". Fanno parte del nuovo consiglio presbiterale
come componenti eletti: don Ferruccio Brunod (parroco di Aymavilles e Introd),
don Ugo Busso (parroco di Gignod, Signayes ed Excenex-Arpuilles), don Silvio
Carlin (direttore dell'Istituto Don Bosco di Châtillon), don Dario Fanelli
(amministratore parrocchiale di La Thuile), don Giuseppe Gerbaz (parroco di
Courmayeur), don Michele Giachino (parroco di Brusson), don Giuseppe Lévêque
(canonico della Cattedrale e padre spirituale del Seminario maggiore), don
Giuliano Reboulaz (parroco di Champorcher e amministratore parrocchiale di
Pontboset), don Elio Vittaz (parroco di Champdepraz ed economo diocesano). I
componenti di diritto sono don Maurizio Anselmet (parroco di Torgnon e vicario
della zona pastorale 4), il canonico Aldo Armellin (parroco di Sant'Orso e vicario
della zona 3), il canonico Franco Lovignana (vicario generale e rettore del
seminario), don Luigino Ottobon (parroco di Pollein e vicario della zona
pastorale 2), don Claudio Perruchon (parroco di Pont-St-Martin e Perloz e
vicario della zona 5), don Aldo Rastello (parroco di St-Nicolas e vicario zona
1), il canonico Klaus Sarbach (responsabile del segretariato per la Vita
consacrata) e don Vittorio Vuyet (parroco di St-Marcel e assistente diocesano
dell'Azione cattolica). Completano l'organismo i consiglieri designati dal
vescovo: don Renato Roux (parroco di Morgex e responsabile della formazione
permanente del clero) e don Mario Tringali (parroco di Nus). Il Consiglio
presbiterale viene convocato ed è presieduto dal vescovo che, di norma, decide
anche gli argomenti da trattare. Quali sono i temi su cui ha lavorato il
precedente Consiglio? "In primo luogo direi che il Consiglio ha fornito un
importante contributo per quanto riguarda l'elaborazione annuale degli
orientamenti pastorali generali e la predisposizione del programma di
formazione permanente del clero - dice il canonico Lovignana - poi ha lavorato
per la preparazione della seconda visita pastorale. Altri temi affrontati sono
stati la vita domestica del clero, la preparazione e quindi il contributo
operativo della diocesi di Aosta al Convegno ecclesiale di Verona dell'ottobre
( da "Stampa, La" del 15-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Retroscena Choc a
Rivoli per le novità tra i sacerdoti Così La Stampa IL SINDACO In breve I
FEDELI Ribaltone in parrocchia per la crisi delle vocazioni Mancano preti e
Poletto li prende in prestito da Brescia PATRIZIO ROMANO "È fantapolitica
attribuire il cambio alla mia giunta" "Non è un metodo nuovo, ma è stata
una doccia fredda" RIVOLI In quattro chiese di Rivoli, quella di oggi sarà
un'omelia con il retrogusto amaro di un addio. Durante la messa i parroci di
Santa Maria della Stella, San Bernardo, San Martino e San Bartolomeo
spiegheranno perché a settembre saranno trasferiti. E al posto di don Gianni,
don Tonino, don Fabrizio e don Claudio e dei loro vice (don Sergio, don
Alessandro e don Giorgio) arriveranno quattro parroci di Brescia. A dare la
notizia del progetto è stato ieri sera il cardinale
Severino Poletto in persona, ai consigli pastorali delle quattro parrocchie. Un
progetto complesso, che prevede la creazione di una parrocchia centrale, ossia
Santa Maria della Stella, in cui vivranno tutti e quattro i parroci. Tre di
questi, tutte le mattine, andranno nelle loro parrocchie di competenza. Una
scelta, quella del cardinale, dettata dalla carenza di vocazioni. "Sono
solo 11 i seminaristi qui - spiega un parroco - per questo ha chiesto aiuto a
Brescia che ne ha di più". "Non conosco i dettagli - spiega il
sindaco Guido Tallone - ma ritengo il progetto pastorale alto, forte e
significativo, e reso fattibile dalla disponibilità dei quattro parroci che
avranno posto come unica condizione di stare insieme per creare un laboratorio
pastorale e testimoniare la coabitazione". Intanto l'esser stati tenuti
all'oscuro lascia ancora amareggiati i fedeli. "È stata una doccia fredda
- ammette Emanuele Bugnone degli Scout Agesci -. Però non c'è niente di nuovo
in questo metodo. Anche se prediligo sempre la condivisione e la crescita insieme".
Questa scelta ha creato sconcerto anche fuori Rivoli. "Altro che cammino
insieme - commenta don Marco, di San Francesco a Grugliasco -, solo obbedienza
assoluta. No, non è il modo questo". Deluso. "Sono perplesso -
ammette - Catapultare quattro parroci con una mentalità e una tradizione
diversa a Rivoli... Capisco la reazione della gente e l'amarezza di alcuni
parroci. Pensare che i miei "colleghi" pochi giorni fa mi spiegavano
i progetti per il futuro. Non sapevano niente neanche loro". Invece don
Angelo, di Santa Maria a Collegno, qualcosa sapeva. "Solo perché ero stato di recente a Brescia - dichiara - e lì ho saputo che
Giovedì Santo, ossia il 20 marzo scorso, il vescovo ha chiesto ai suoi se
qualcuno dava la disponibilità". Ma perché scalzare i parroci di Rivoli?
"Non è colpa del cardinale Poletto - sostiene - ma del calo delle
vocazioni. Lui cerca solo di ottimizzare le realtà. E questa, io credo, può
essere l'occasione per i laici di essere più attivi e
presenti. Ad esempio, tenendo loro aperti gli oratori di sera con attività.
Senza far fare a noi da bidelli". Ma perché Rivoli? "Suppongo
unicamente per la vicinanza delle chiese e per l'omogeneità del centro storico
- aggiunge il sindaco - Solo nella fantapolitica si può credere, come fa
Massimo Tesio, che la Curia possa aver pensato questo progetto per danneggiare
la mia immagine in campagna elettorale: più che su di me butta discredito sul
cardinale Poletto". L'articolo del giornale di ieri in cui si rivelava la
clamorosa notizia: dal prossimo settembre i quattro parroci di Rivoli verranno
rimossi e sostituiti da altri sacerdoti in arrivo dalla Diocesi di
Brescia.Brusasco Festa degli alpini e banda musicale Festeggiamenti oggi per il
115° anniversario di fondazione della banda musicale e per l'85° anniversario
del gruppo alpini. Alle 9,45, sfilata di penne nere per le vie cittadine
accompagnate dalle bande di Brusasco e Traves; ore 11, messa e benedizione
della nuova bandiera della banda brusaschese "La Fenice". Alle 16,30,
sfilata delle bande di Brusasco, Traves e Paesana per le vie cittadine e gran
concerto in piazza San Pietro. Verrua Savoia Visite alla fortezza e mostra
storica Oggi dalle 15 visite guidate all'antico castello di località La Rocca,
risalente a fine '600. All'interno della fortezza è allestita una mostra sullo
storico maniero verruese. Alle 15,30 presentazione dell'antico pozzo della
fortezza, profondo quasi
( da "Stampa, La" del 15-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Festival. Si chiude
la manifestazione della Biblioteca con uno spettacolo tratto dal testo di Mario
Capanna Interprete sarà l'attore e cantante Giulio Casale [FIRMA]CARLO
FRANCESCO CONTI ASTI Oggi si potrà sperimentare il clima di "Asti città
festival" grazie al passaggio di testimone fra Passepartout e Asti Teatro.
La manifestazione organizzata dalla Biblioteca Astense, dopo una settimana di
appuntamenti dedicati al Sessantotto, lascia spazio al festival teatrale del Comune,
che compie 30 anni. E la musica fa da filo conduttore. Ieri Passepartout ha
ospitato un protagonista di quegli anni, il cantante e produttore inglese Shel
Shapiro, già voce dei "Rockes", tra i primi a intuire l'importanza
del veicolo televisivo per la musica. A mezzogiorno ha incontrato gli
appassionati in un aperitivo con i giornalisti musicali Massimo Cotto
(direttore artistico di Asti Musica) e Franco Zanetti di Rockol.it. In serata
ha tenuto un recital-concerto al Teatro Alfieri. La musica torna anche stasera,
alle 21,30 al Teatro Alfieri come coprotagonista del racconto di
"Formidabili quegli anni", rielaborazione drammaturgica del testo di
Mario Capanna ad opera di Giulio Casale, con musiche dal vivo eseguite da Carlo
Cialdo Capelli. Mario Capanna è stato tra i
principali leader del Sessantotto. Studente alla Cattolica di Milano, nel 1967,
inizia la contestazione studentesca ed è espulso poco prima di laurearsi. Passa
quindi alla Statale - dove si laureerà in filosofia - diventando leader del movimento
studentesco in tutta Italia. Inizia così una carriera politica che lo
porta dapprima nel Pdup, poi in Democrazia Proletaria, di cui diviene il punto
di riferimento centrale e segretario nazionale fino alle dimissioni nel 1987.
Con DP Capanna è stato parlamentare e deputato
europeo; è poi tra gli ispiratori dei Verdi Arcobaleno. "Formidabili
quegli anni" è stato pubblicato vent'anni fa; ora
Capanna ha appena pubblicato "Il Sessantotto al futuro" (Garzanti).
Giulio Casale, 37 anni, ha una carriera di musicista, dapprima con gli
"Estra", poi come solista. Ha pubblicato una raccolta di poesie
"Sullo Zero" e un album che testimonia i suoi concerti-reading. Nel
( da "Giornale.it, Il" del 15-06-2008)
Argomenti: Laicita'
N. 142 del
2008-06-15 pagina 0 Appello di Papa Ratzinger per la pace in Medio Oriente:
"No all'indifferenza" di Redazione Beedetto XVI a Brindisi esorta
nuove iniziative internazionali. Poi invoca la Madonna perché protegga
l'Italia, l'Europa e il mondo intero "dalle tempeste che minacciano la
fede e i veri valori" Brindisi - Papa Benedetto XVI , al termine della
messa stamane nel porto di Brindisi, ha lanciato un nuovo appello alla
cooperazione e alla pace tra i popoli del Mediterraneo e del Medio Oriente,
esortando ad evitare "l'indifferenza" e la mancanza di iniziative
internazionali. Allo stesso tempo ha però invocato la Madonna perché protegga
l'Italia, l'Europa e il mondo intero "dalle tempeste che minacciano la
fede e i veri valori". Da un palco circondato dal mare, sulla banchina di
Sant'Apollinare, Ratzinger ha celebrato il rito sacro davanti ad una folla di
60-70 mila pellegrini e fedeli provenienti da tutta la Puglia. Al momento della
comunione, Benedetto XVI, così come aveva fatto durante la festa del Corpus
Domini a Roma, ha ripristinato un modo desueto di dare l'ostia consacrata, ovvero l'ha consegnata ai fedeli laici in ginocchio; solo i
diaconi hanno ricevuto l'eucaristia in piedi. Al termine della messa, il Papa, ispirato
dallo scenario circostante, ha osservato che ogni porto "parla di
accoglienza, di riparo, di sicurezza; parla di un approdo sospirato dopo la
navigazione, magari lunga e difficile. Ma parla anche di partenze, di
progetti e aspirazioni, di futuro". Ricordando come Brindisi sia una base
per le missioni umanitarie delle Nazioni Unite, Benedetto XVI ha rinnovato un
appello "di cooperazione e di pace fra tutti i popoli, specialmente tra
quelli che fanno corona a questo mare, antica culla di civiltà, e quelli del
Vicino e Medio Oriente". "L'azione della comunità internazionale - ha
spiegato riprendendo il suo discorso al Palazzo di Vetro dello scorso aprile -
...non deve mai essere interpretata come un'imposizione indesiderata e una
limitazione di sovranità". Al contrario - ha ammonito - "é
l'indifferenza o la mancanza di intervento che recano danno reale".
Durante l'omelia, ha parlato della vocazione missionaria della Chiesa, che non
può mai cadere però nel "pietismo" o nell'"assistenzialismo".
"La compassione cristiana - ha avvertito il Pontefice - non ha niente a
che vedere con il pietismo e l'assistenzialismo. Piuttosto è sinonimo di
solidarietà e condivisione ed è animata dalla speranza". Il Papa ha anche
ricordato ai fedeli pugliesi che nessuno nasce santo e che nemmeno lui lo è:
"é utile riflettere che i dodici apostoli non erano uomini perfetti,
scelti per la loro irreprensibilità morale e religiosa . Erano sicuramente
credenti, pieni di entusiasmo e di zelo, ma segnati - ha detto - dai loro limiti
umani, talora anche gravi. Dunque, Gesù non li chiamò perché erano già santi,
ma affinché lo diventassero. Come noi, come tutti i cristiani". © SOCIETà
EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano.
( da "Unita, L'" del 16-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Stai consultando l'edizione del Laici e cattolici contro
il razzismo Oggi a Roma, nell'aula magna dell'Università La Sapienza, si terrà
un'assemblea contro il razzismo. È una buona notizia che il mondo
dell'associazionismo e del volontariato, decine di organizzazioni laiche o
religiose, decidano di prendere parola per reagire all'ondata di rancore che
sta avvelenando le nostre città. Il Paese attraversa un momento
difficile. L'emergenza sociale tocca livelli di guardia, col 13% della
popolazione sotto la soglia di povertà, famiglie sempre più indebitate, prezzi
fuori controllo e retribuzioni inferiori alla media europea. Vacilla il sistema
di welfare, cresce la frammentazione sociale, si deteriorano le relazioni
civili, gli individui sembrano smarrire il senso della comunità e della
solidarietà. Un sentimento diffuso di insicurezza alimenta paure e tensioni che
si scaricano sui soggetti più deboli della società e diventano il terreno
fertile di una nuova intolleranza. Una società impaurita tende ad esorcizzare
le proprie paure costruendosi nemici simbolici, capri espiatori che oggi ci
vengono indicati anzitutto nei rom e negli immigrati. Così, milioni di persone
che vivono e lavorano nel nostro Paese, per il solo fatto di avere una
nazionalità diversa dalla nostra o di appartenere ad una minoranza, portano
sulle spalle un pregiudizio di colpevolezza generalizzato che prescinde dai
loro comportamenti individuali. È un dato di fatto che la percezione
dell'insicurezza cresca indipendentemente dai dati reali sull'andamento della
criminalità, e che sia alimentata da una vera e propria strategia della paura
messa in atto da una parte del mondo politico e dei media, che amplificando
singoli episodi contribuiscono a scatenare reazioni incontrollabili. Non a caso
la domanda di sicurezza è di gran lunga più accentuata nelle comunità del
centro nord, dove in realtà il numero di reati è più basso, di quanto non lo
sia al sud dove impera la criminalità organizzata e si registra una media di
omicidi 5 volte superiore a quella nazionale. Spesso, soprattutto nelle aree
più agiate del Paese, ad alimentare le paure dei cittadini è l'incapacità di
accettare le diversità, il fastidio di fronte alle manifestazioni del disagio
sociale, alla presenza di lavavetri, mendicanti, senza fissa dimora. È
l'effetto della crisi di identità di una società in cui gli individui sono
sempre più soli e in competizione esasperata fra loro, in cui si indeboliscono
le reti sociali e si allentano i legami di prossimità e di reciprocità. Serve
una nuova consapevolezza di quanto, nel mondo globalizzato, la condizione della
sicurezza di ciascuno stia anzitutto nella capacità di rimuovere le cause
dell'insicurezza degli altri. Abbiamo bisogno di porre le basi di un nuovo
patto di convivenza fra i cittadini di una comunità plurale, un patto che
risponda al bisogno di sicurezza di ciascuno riconoscendo a tutti pari dignità
e uguali diritti. Sono gli stessi principi che animarono la nostra Carta
Costituzionale e che hanno garantito in questi sessant'anni la tenuta di una
solida democrazia. Di fronte alla crescente domanda di sicurezza non servono
risposte semplificatorie o propagandistiche. Per questo, se vogliamo impedire
che la situazione precipiti in questa china, deve prendere parola l'Italia dei
diritti e della solidarietà. È un impegno di civiltà a cui sono chiamate le
realtà diverse che in questi anni non hanno mai smesso di costruire occasioni
di incontro. L'associazionismo laico e cattolico, da sempre in prima fila in
questa battaglia, oggi vuole assumersi la responsabilità di indicare una strada
alla politica, ai media e prima ancora alla società: la sicurezza di tutti si
costruisce a partire dalla dignità di ciascuno, coniugando giustizia e
solidarietà, ricostruendo prossimità e reciprocità, contrastando ogni forma di
discriminazione. Paolo Beni, presidente Arci Andrea Olivero, presidente Acli.
( da "Unita, L'" del 16-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Stai consultando l'edizione
del Intercettazioni, gli italiani non sono stupidi... Cara Unità, solo chi ha
qualcosa da nascondere ha paura della luce del sole ed approfitta del suo
"temporaneo potere" per imporre i suoi voleri a discapito della
giustizia e a favore dei propri interessi privati. I nostri attuali governanti
abbiano almeno la compiacenza di non dichiarare che la loro legge contro le
intercettazioni favorirà la giustizia in nome di tutti gli italiani; solo gli
stupidi e gli idioti non capiscono le loro mire (es. chiudere la bocca ai
magistrati e ai giornalisti) e moltissimi italiani non sono né stupidi né
idioti. Sono solo onesti. Marta Proni, Bologna Soldati nelle strade Il
Parlamento dica no Cara,Unità, per capire perché alcuni si muovono in un certo
modo bisogna conoscere la loro storia passata. Ci allarma l'impiego
dell'esercito in servizio di ordine pubblico, ma chi ha qualche anno sulle
spalle ricorderà quando all'indomani del colpo di stato
in Cile,11/9/1973, Ignazio La Russa espresse in tv, a nome del Msi l'appoggio a
Pinochet e ai militari golpisti. Quindi niente di nuovo da questo personaggio
che solo in un Paese senza memoria come L'Italia ha potuto arrivare a fare il
ministro senza nessun moto di indignazione. Questa è una destra pericolosa, non
la destra europea conservatrice, questa destra fascista, mi auguro che
l'opposizione si batta in Parlamento contro questo pericolo di imbavagliare
(intercettazioni) e militarizzare il Paese. Maurizio Carelli Arrestate anche
noi lettori Caro Direttore, nel ringraziare Marco Travaglio e tutti voi
dell'Unità per la coraggiosa battaglia contro l'infame legge "sulle
intercettazioni", propongo al governo di estendere le ipotesi di arresto
ad una categoria attualmente non contemplata, ma pericolosissima: i lettori. In
applicazione dello spirito della legge, andrebbero infatti arrestati anche
quelli che si ostinano a cercare notizie su giornali e internet, che affollano
le presentazioni dei libri del suddetto Travaglio e di altri giornalisti,
finendo col farsi veicolo loro stessi, nelle conversazioni in famiglia o con
gli amici, delle copiose informazioni di cui vengono a conoscenza. Tutte, non
c'è nemmeno bisogno di dirlo, coperte da segreto. E poi, diciamola tutta, non
vorremmo proprio separarci dalle nostre fonti di informazione, che per un
cittadino degno di tal nome valgono quanto il pane quotidiano. Avremmo
sicuramente più notizie da un Travaglio in carcere che da tanti barboncini e
maggiordomi spensieratamente accomodati alla direzione dei Tg. Alberto
Antonetti, Roma Niente leggi per i cittadini ma solo per i suoi interessi Cara
Unità, dopo tangentopoli, ci si aspettava dalla classe politica che aveva vinto
le elezioni, con grande fragore propagandistico, leggi che tutelassero il
cittadino, dai reati della corruzione, falso in bilancio, bancarotta, ecc., (al
di là del mio scetticismo). Ci si è trovati smarriti ad assistere acrobazie
vergognose per far credere allo sprovveduto cittadino che i magistrati e i
giornalisti onesti e coraggiosi erano-siano una categoria
malata di protegonismo becero che si accanisce a perseguitare indagati
"innocenti", (la parte degli scemi, l'ha dobbiamo fare noi), laici
miscredenti,comunisti! L'esasperazione di chi si scandalizza viene stupidamente
definita "antiberlusconismo", fosse anche pinco pallino, ci sarebbe
la stessa riprovazione, le leggi sono state fatte su misura per i tangentari i
corrotti, ecc. Non ancora soddisfatti, si persevera diabolicamente
mancava alle leggi vergogna la legge sulle intercettazioni! Il solerte Ghedini
sta preparandoi la pozione i giornalisti, e i magistrati in galera al posto
degli indagati! E quale scusa migliore se non la tutela della privacy!
Dall'attuale legge elettorale che non permette al cittadino di scegliere
preferenze, e dal metro di misura del cavaliere che definisce DIo lo perdoni,
Mangano "un eroe" , non vorrei che troppi eroi entrassero in
parlamento! Rosalba Cosenza Morti sul lavoro, servono anche formazione e
incentivi Cara Unità, per i morti sul lavoro un minuto di silenzio è a parer
mio il minimo che possiamo fare oltre a una "autorobinhoodtax"
stavolta vera, cioè tutti noi che abbiamo la fortuna di percepire uno stipendio
autotassarci di pochi spiccioli a testa e cosi facendo aiutare le famiglie a
cui il lavoro ha tolto i loro cari. Però rimane il problema principale che non
si risolve solo con le multe, chi manda al macello i suoi dipendenti ha gia
messo in conto anche quelle e non si risolve neanche tartassando tutti gli imprenditori
a tappeto, ciò serve solo ad aumentare il costo del prodotto. Non mi stancherò
mai di ripeterlo: ci vuole formazione, informazione e incentivi. Per gli uni e
gli altri. Rudi Toselli Fascismo magari no Ma poco ci manca Cara Unità, al
tempo del fascismo metà dei miei parenti era col fascismo, l'altra metà era in
parte scappata oppure resisteva con immensi sacrifici e umiliazioni. Il nonno,
subiva lavande e percosse ma resisteva con la forza e l'esempio di onestà e
correttezza , tanto che il suo datore di lavoro (persona molto influente) si
interpose perché egli potesse continuare a lavorare da lui anche senza la
tessera del partito fascista. Le piazze colme elogiavano il duce, la parola
"VIncere" la trovavi stampata sui muri ad ogni angolo di strada. Come
fu possibile che tutte le persone "visibili" fossero col fascismo?
Quando il duce fu appeso a testa in giù a piazzale Loreto a Milano, la folla
che gioiva sputando sul corpo inerme era la stessa che acclamava il duce stesso
qualche anno prima. Come fu possibile? Oggi assistiamo ad un fenomeno simile a
quello in uso al tempo del fascismo, i miei parenti, della nuova generazione,
una volta erano decisi sostenitori dei problemi sociali della sinistra, ora,
più della metà, se ne fregano ed elogiano le iniziative di Lega e Cdl. L'altra
metà resiste, ma spesso accade che anche in questa metà si avverta una deriva
populista. In particolare capita spesso quando la televisione batte e ribatte
alcuni temi sociali. i rom. i clandestini. le prostitute. Essi sono d'accordo
su tutto quanto la tv va drammatizzando. Come è possibile? Mi sembra di vedere
la scritta "Vincere" sui muri agli angoli delle strade durante l'era
fascista. Allora, quella parola sui muri, declinò il consenso verso la guerra.
Ora, il batti e ribatti della televisione declina il consenso verso un nuovo
corso populista, che non si vuole far credere fascista, ma che di fascista ha
tutto. Mario Ferrari, Venezia.
( da "Repubblica, La" del 16-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Cultura ALEXANDRE a
quarant'anni dalla morte escono una biografia e un suo libro un ateo alla corte
di dio kojève Morì nel giugno del
( da "Repubblica, La" del 16-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Pagina II - Torino
L'incontro Un tavolo per discutere il "federalismo solidale"
"Piemonte-Italia-Europa: per un federalismo solidale". è il tema
della tavola rotonda che si terrà questa sera alle 20,30 presso il salone
dell'Atc in corso Dante 14. All'incontro partecipano la presidente della
Regione Mercedes Bresso, il sindaco Sergio Chiamparino e il parlamentare europeo
Gianluca Susta. Introdurrà la discussione l'ex segretario nazionale Ds Piero
Fassino, e sono previsti interventi dell'ex ministro del Lavoro Cesare Damiano
e dell'onorevole Gianni Vernetti. La tavola rotonda è anche
la prima uscita ufficiale dell'associazione Piemonte Democratico, la corrente o
componente che riunisce molti dei pezzi da novanta del partito della nostra
regione e che comprende gran parte dei "veltroniani" unendo sia ex Ds
che ex Margherita e sia laici che cattolici (Susta, ma
anche il senatore ex presidente nazionale delle Acli Luigi Bobba).
( da "Repubblica, La" del 16-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Cronaca Roma, il
protagonista è Tom Hanks "Angeli e demoni" Il Vaticano vieta le
riprese in chiesa ORAZIO LA ROCCA CITTA DEL VATICANO - Spira di nuovo aria di
"guerra" tra le gerarchie cattoliche e Dan Brown, l'autore de
"Il Codice da Vinci", il best seller del 2003 campione di incassi che
- con una discutibile ricostruzione storica - mise in dubbio le fondamenta
delle fede cristiana. Dal libro due anni dopo fu tratto anche un omonimo film
interpretato da Tom Hanks e diretto da Ron Howard, che proprio in questi giorni
sono impegnati a Roma a girare il seguito del "Codice", tratto da un
altro romanzo di Dan Brown, "Angeli e demoni", anch'esso inviso alle
autorità ecclesiastiche perché ritenuto eccessivamente antivaticano. E proprio
per questo motivo - stando a quanto rivela il settimanale Sorrisi e Canzoni
oggi in edicola - il Vicariato di Roma non ha concesso l'utilizzo di due chiese
per girare alcune scene del nuovo film. La produzione americana della pellicola
aveva chiesto da circa un anno i permessi - si legge sul settimanale - per
trasformare in set gli interni delle chiese di Santa Maria del Popolo (la
famosa chiesa degli artisti di Piazza del Popolo) e di Santa Maria della
Vittoria (gioiello barocco con la Cappella Cornaro di Gian Luigi Bernini),
storici edifici di culto sui quali vige la giurisdizione
sia dello Stato italiano che della Chiesa cattolica, attraverso il Ministero
dell'Interno e il Vicariato di Roma che, però, col cardinal vicario Camillo
Ruini ha dato parere negativo. "Forniamo spesso le nostre chiese - ha
dichiarato a Sorrisi e Canzoni monsignor Marco Fibbi, direttore dell'ufficio
stampa e comunicazioni sociali della Diocesi di Roma - , a produzioni
che hanno finalità o compatibilità con il sentimento religioso, ma non quando
il film agisce in una linea di fantasia che va a ledere il comune sentimento
religioso, come è successo con "Il codice da Vinci". Nel caso di
"Angeli e demoni" non c'erano neanche i presupposti per chiederci
permessi. E quando gli americani lo hanno fatto con il Ministero dell'Interno,
abbiamo dato il nostro parere preventivo". Dopo le riprese in esterni a
piazza del Popolo e a piazza della Rotonda, per ovviare al veto del Vicariato,
il regista Ron Howard ricreerà alcuni ambienti nella Reggia di Caserta,
interamente requisita per tre giorni (si girerà tra l'altro nella Biblioteca
Palatina), e negli studi di Los Angeles.
( da "Repubblica, La" del 16-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Spettacoli Le opere
al Festival del teatro nel capoluogo campano anche "Chie-Chan e io" e
"Cosa deve fare Napoli per rimanere in equilibrio sopra un uovo" La
feroce bellezza della Medea nera FRANCO QUADRI Si deve certo anche alla grande
varietà dei temi toccati e alla diversità dei modi in cui sono svolti, come
all'ambientazione in luoghi storici sparsi nella città, il grande successo che
Napoli ha decretato al suo nuovo festival. Al plurilinguismo delle Troiane,
replicate a teatri esauriti, ha fatto eco, in uno spazio prospiciente spazio
dell'Albergo dei Poveri, la bellissima Medea in occitano creata da Jean-Louis
Martinelli su testo di Max Roquette per il teatro di Nanterre, con una
compagnia tutta nera del Burkina Faso, in cui la bellezza feroce della
protagonista Odile Sankara dà alla sua sanguinosa rivolta il valore e la forza
del rifiuto di un potere teso a fare dei bambini sacrificati degli schiavi,
mentre in questo spazio ondulato e libero tra terra e cielo il coro nero dà i
tempi modulando nella musicalità splendida della loro lingua i salmi della vita
e della morte. Ed ecco al Teatro San Ferdinando Chie-Chan e io, un romanzo
giapponese di Banana Yoshimoto sulla solitudine a due di una donna che vive con
una nipote e per un piccolo incidente occorso a questa ragazza rimugina il
senso che ha per lei quel rapporto ancora in realtà da scoprire, trasformandolo
via via attraverso una riflessione a più voci elaborata dall'adattamento del
traduttore Giorgio Amitrano e che una stupita Pia Lanciotti conduce tra
l'ironia e l'angoscia in continuo scambio con gli echi e le contraddizioni
delle multiple sue copie espresse dall'ottimo cast diretto da Carmelo Rifici
nel prezioso viaggio interiore tra luci, ombre, visioni nello spazio compresso
e fantasioso da aerea carlinga di Guido Buganza. Non lontano intanto
all'interno dell'ex Lazzaretto, il genio venezuelano di Enrique Vargas riunisce
poche decine di persone nel suo Cosa deve fare Napoli per rimanere in
equilibrio sopra un uovo, uno dei suoi percorsi nel mistero in cui da piccoli
mistici riti familiari si passa a una autorappresentazione degli spettatori al
buio, dapprima bendati e immobili, poi sollecitati dai racconti degli allievi
locali preparati dal maestro, che li spingono infine alle danze e anche a
esprimere il loro vissuto per iscritto. Ma poi si può
salire alla Certosa dove importanti attori si alternano ciascuno per due sere a
esprimere delle prediche laiche preparate da esperti e dirette da Roberto Paci
Dalò, ed ecco ad esempio Massimo Popolizio pronunciare con espressività
coinvolgente l'arringa di Alessandro Dal Lago contro i colpevoli mai perseguiti
delle migliaia di clandestini annegati nel Mediterraneo. Poco lontano si
recitano testi di cinque importanti scrittrici che hanno creato ciascuna una
storia dalla parte femminile delle avventure di una donna eternata da Casanova:
e le vediamo una alla volta interpretate dalle brave attrici dirette da Luca De
Fusco. E al Teatro Sannazzaro il New Burlesque americano fa sfilare strip tease
sotto gli occhi di Marisa Laurito con qualche pretesa di avanguardia.
( da "Corriere della Sera" del 16-06-2008)
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- NAZIONALE - sezione: Cronache - data: 2008-06-16 num: - pag: 23 categoria:
REDAZIONALE Lo scrittore Vassalli: "è la cultura della Controriforma"
BOLZANO - "La matrice cattolica del Sud Tirolo è quella Controriformista.
Non mi meraviglio di un articolo di legge, che rispecchia tale humus
culturale". Lo scrittore Sebastiano Vassalli (autore di "Sangue e
suolo", incentrato sull'"apartheid" degli italiani in Alto
Adige), laico, boccia il comma C. E avverte: "Questo è solo il piccolo
indizio locale di una tendenza che riguarda l'Italia, e forse l'Europa".
Allude al cattolicesimo invasivo? "La Chiesa sta riprendendosi l'Italia.
Ha in mente Graecia capta e i romani che furono riconquistati? Ebbene, 150 anni
dopo la breccia di Porta Pia, la Chiesa torna vincitrice". Stiamo parlando
della Provincia di Bolzano. "Papa Ratzinger ha dato una sterzata di 180
gradi, rispetto alla politica ecclesiastica di Giovanni Paolo II". Spieghi
meglio. "Il predecessore si occupava di missioni planetarie, ponendosi
come il paladino di una nuova Controriforma; il Pontefice di oggi ha orizzonti
più limitati, ma occupa spazio e terreno, come non succedeva da decenni".
La politica italiana? "Prendiamo il progetto di svincolare il clero dalla
giustizia dei Tribunali. Inaudito. E non contemplato né dal Concordato di
Mussolini, né da quello di Craxi". Sotto accusa il governo di
centrodestra? "Il centrosinistra era pure peggio". M. Fu. Sebastiano
Vassalli scrittore autore di "Sangue e suolo".
( da "Corriere della Sera" del 16-06-2008)
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- NAZIONALE - sezione: Cronache - data: 2008-06-16 num: - pag: 23 categoria:
REDAZIONALE Scontro in Provincia I laici: è anticostituzionale Una legge di
Bolzano: "Le scuole diffondano le radici cristiane" Divisi il
presidente e la vice, il testo passa La legge si applica ad asili, elementari e
medie inferiori. Gli oppositori: "è in atto un processo di
evangelizzazione" DAL NOSTRO INVIATO BOLZANO - L'Alto Adige, la scuola, il
cristianesimo. E la rana di Kippenberger: cioè la "scandalosa"
scultura (un anfibio verde inchiodato alla croce, con la lingua fuori e il
boccale di birra nella mano destra), esposta al Museinon di Bolzano, che nelle
scorse settimane ha suscitato clamore in città, facendo insorgere i cattolici più intransigenti, con il sostegno delle gerarchie
ecclesiastiche e del presidente Luis Durnwaldner, impegnato a chiederne la
rimozione. Sembra incredibile, eppure le polemiche attorno a questa opera
dell'artista tedesco hanno creato il clima favorevole affinché il Consiglio
provinciale approvasse una legge scolastica (asili, elementari e medie
inferiori) che, nell'articolo 1 (comma C) introduce quel concetto rimasto fuori
dalla Costituzione europea, nonostante le discussioni e le pressioni. Tra le
politiche d'indirizzo educativo, la Provincia di Bolzano ha inserito "la
diffusione e il rafforzamento del pensiero e della cultura europea, fondata su
radici cristiane". "è vero, la rana di Kippenberger ci ha messo del suo
- conferma Arnold Tribus, direttore del quotidiano, laico e corsaro,
Tageszeitung -. Poiché si stava varando la riforma dell'istruzione, ecco che si
è avuto gioco facile ad influenzare il dibattito". "Ma vuole tutta la
verità? - continua -. A ottobre si vota e questa, a mio parere, è una manovra
preelettorale. La SVP di Durnwaldner sta perdendo qualche colpo. Si si cerca di
recuperare a destra". Anche se i supporter del codicillo contestato minimizzano e puntualizzano ("è scritto cultura
cristiana, che io intendo nel senso più ampio", fa notare la pasionaria
sudtirolese Eva Kloz), i contrari parlano di obiettivi di
"evangelizzazione ". "è una legge anticostituzionale ",
insiste Tribus. "Non mi pare che questo sia il momento. In Alto Adige e in
Italia ", ribatte Laura Gnecchi, neodeputata del Pd e vicepresidente della
Giunta Provinciale di Bolzano. L'onorevole Gnecchi aveva tentato una
mediazione, proponendo di emendare il comma C con un testo più articolato
("conoscenza" invece di "diffusione e rafforzamento ",
"cultura classica, ebraismo e cristianesimo", invece di
"cristianesimo"), senza tuttavia riuscire nell'intento. Il fronte
trasversale ha fatto muro. Dalla sua, aveva 5 consiglieri su 35 tra i quali, il
"dissidente" liberal/forzista Alberto Pasquali. Che si è preso una
bacchettata dalla collega Michaela Biancofiore, onorevole di punta del Pdl.
"Resto convinta che il mio emendamento sarebbe potuto passare se non fosse
scoppiata la bufera attorno alla rana di Kippenberger. Determinante
è stato l'intervento del vescovo, Wilhelm Egger. Sembrava che a Bolzano,
la religione cattolica fosse minacciata". Durissimo il j'accuse
all'articolo della discordia, da parte del presidente del Consiglio provinciale
(leader dell'opposizione interetnica), Riccardo Dello Sbarba.
"Questa legge toglie ogni cenno all'interculturalità e al plurilinguismo,
l'essenza di questa terra", ha dichiarato al Corriere dell'Alto Adige. E
dire che la Klotz avrebbe voluto inserire nel testo anche il concetto di
"patrimonio culturale tirolese ". "Sì, intendevo richiamarmi
allo Statuto Catalano", conferma. Sul comma C, il suo pensiero è netto:
"La cultura cristiana non c'entra con il fondamentalismo cattolico".
Marisa Fumagalli.
( da "Corriere della Sera" del 16-06-2008)
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- NAZIONALE - sezione: Cronache - data: 2008-06-16 num: - pag: 29 categoria:
REDAZIONALE Stop al set La Diocesi di Roma nega l'autorizzazione a girare in
due luoghi di culto il film sul nuovo libro di Dan Brown La polemica Nelle
motivazioni il richiamo al "Codice da Vinci": "Sono opere che
ledono il sentimento religioso" Niente chiese per "Angeli e
demoni" La produzione ricostruirà negli studi di Los Angeles gli interni
di Santa Maria del Popolo e di Santa Maria della Vittoria ROMA - Roma
riprenderà forma a Los Angeles negli studi della Columbia pictures, certi
luoghi di culto di Roma verranno riprodotti all'interno della Reggia di
Caserta, per girare le scene del film Angeli e demoni. Il film, tratto dal
romanzo che Dan Brown scrisse prima del Codice da Vinci, è quasi interamente
ambientato nella capitale d'Italia, San Pietro, Castel Sant'Angelo, la Fontana
dei Quattro Fiumi a piazza Navona, Santa Maria del Popolo in piazza del Popolo
e Santa Maria della Vittoria, in via XX Settembre... Ecco, proprio per
l'utilizzo come set di Santa Maria del Popolo e di Santa Maria della Vittoria,
Sony e Columbia, mega produttori del film, hanno chiesto l'autorizzazione al
ministero degli Interni. Il ministero, proprietario delle due chiese, come da
prassi, ha sollecitato un parere al Vicariato di Roma, "custode"
delle chiese per motivi di culto e il Vicariato ha dato parere negativo.
"Di solito leggiamo i copioni - spiega don Marco Fibbi, responsabile
stampa della diocesi di Roma - ma stavolta non è stato
necessario. Bastava il nome: Dan Brown". Il parere negativo del Vicariato
per il ministero è vincolante. Il regista Ron Howard e l'attore Tom Hanks, gli
stessi del Codice da Vinci, non metteranno piede, con macchine da presa e luci,
nelle due chiese. Si sono limitati a girare, pochi giorni fa, sulla scalinata
di Santa Maria del Popolo. Dice don Fibbi che arrivano ogni anno "diverse
decine di richieste " per film e documentari da realizzare dentro chiese o
luoghi di culto, sia di proprietà vaticana che di proprietà dello Stato
italiano: "Quando si tratta di storie di santi o di storie che riguardano
i valori artistici contenuti nelle chiese, diamo senz'altro il permesso. Se
invece si tratta di contenuti non attinenti a criteri religiosi tradizionali,
teniamo le porte chiuse". L'anticipazione del veto vaticano è su Tv
sorrisi e canzoni in edicola oggi. Al settimanale don Fibbi ha specificato che
Angeli e demoni "agisce in una linea di fantasia che va a ledere il comune
sentimento religioso, come è successo con il Codice da Vinci. Con Dan Brown il
conto del Vaticano resta aperto. Nel Codice, che ha venduto oltre 40 milioni di
copie, si raccontava di Gesù, sposo di Maria Maddalena e padre, e di un
presidente generale dell'Opus Dei che ordina omicidi... Il cardinale Ruini
disse che quel libro "falsifica" la storia cristiana,
"contesta" la fede. Il cardinale Bertone, non ancora segretario di
Stato, solo arcivescovo di Genova, dichiarò: "Boicottare il film tratto
dal romanzo è il minimo che si possa fare. Libro e film sono un pout-pourri di
fandonie, un fantasmagorico cocktail di invenzioni ". Lunga fu la querelle
fra Opus Dei e Sony, che si sostanziò in una inedita apertura dell'Opera al
pubblico. Come a dire: venite a vedere le nostre sedi, a leggere i nostri
documenti e confrontate tutto questo con le menzogne di Dan Brown. L'Opera
chiese alla Sony di segnalare all'inizio del film che si trattava di un lavoro
di fantasia, ma non ebbe indietro risposte. Angeli e demoni può irritare la
Chiesa ancor di più. Parla della setta degli Illuminati, di cardinali rapiti e
sacrificati nelle chiese romane. Uno viene ritrovato nella Cappella Chigi di
Santa Maria del Popolo, dove attraverso un "buco del diavolo" si
accede a una cripta... Il corpo di un altro cardinale è scoperto, nudo e
marchiato a fuoco, al centro di Santa Maria della Vittoria. "Dan Brown è
un mascalzone - dice Franco Zeffirelli, regista che ha ottenuto molte volte la
possibilità di ambientare i suoi film in luoghi religiosi -. Bene ha fatto il
Vicariato a negargli l'accesso. Da parte mia, conservo il magnifico ricordo
della magia del duomo di Monreale, quando girammo Fratello sole sorella luna...
". Andrea Garibaldi Il primo film L'attore Tom Hanks assieme all'attrice Audrey Tautou in una scena del film Il Codice da Vinci
uscito nel 2006 La protesta cattolica Alcuni militanti del gruppo cattolico
"Militia Christi" manifestano a Roma all'anteprima del film Il Codice
da Vinci Lo scrittore Dan Brown è nato negli Stati Uniti. è l'autore dei
successi: "Angeli e demoni" e "Codice da Vinci".
( da "Corriere della Sera" del 16-06-2008)
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NAZIONALE - sezione: Libri - data: 2008-06-16 num: - pag: 34 PAMPHLET UN ATEO
MILITANTE Deschner, quarant'anni di battaglie anticlericali S i è parlato molto
in questi anni di laicità. Ma con il termine si è inteso
tutto e anche il suo contrario; senza tacere che in Italia ci sono i laici
devoti, quelli aperti e non mancano nemmeno gli intolleranti. Ammesso che tali
distinzioni abbiano senso, vale la pena riflettere sulle pagine di uno storico
che da oltre quarant'anni, con numerose opere - tra le quali la Storia
criminale del cristianesimo, tradotta da Ariele e giunta all'ottavo
volume - testimonia un laicismo integrale, lontano da
ogni clericalismo. Chi scrive non è d'accordo con le tesi di Deschner, ma gli
riconosce una ricerca storica che rarissime anime riescono ancora a
intraprendere, tanto che le argomentazioni di molti laici di oggi sono in
genere ripetizioni di felici pagine dell'Illuminismo o del tardo Ottocento
anticlericale. Per questo segnaliamo la raccolta Sopra di noi... niente. Per un
cielo senza dèi e un mondo senza preti, con 18 saggi e 3 interviste, che
l'editore milanese Ariele (tel. 02.55182411) ha appena tradotto. In essa si
trovano scritti quali "Perché sono un agnostico", "Io non ho
bisogno di immagini di Dio", repliche al segretario della Conferenza
episcopale tedesca, considerazioni sulle reliquie, un articolo sull'imperatore
Giulano eccetera. Si direbbe che Deschner combatta soprattutto il clericalismo,
"minaccia letale per la democrazia", e anche qualche fantasma. Leggerlo
è utile anche a chi crede: migliora e fortifica la fede. Armando Torno
KARLHEINZ DESCHNER "Sopra di noi... niente" ARIELE PP. 256, e 16.
( da "Corriere della Sera" del 16-06-2008)
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- NAZIONALE - sezione: Lettere al Corriere - data: 2008-06-16 num: - pag: 31
categoria: BREVI Interventi e Repliche Sinistra e rivoluzione ungherese del '56
Opportuno il servizio di Carioti ( Corriere, 15 giugno) che, sulla scorta del
lavoro di Federigo Argentieri, ricorda come "Budapest '56" sia ancora
una "ferita aperta della sinistra". Vale forse la pena di ricordare
che, oltre alle responsabilità dirette di Togliatti nell'assassinio di Imre
Nagy, tra i comunisti vi furono molte altre pesanti corresponsabilità, oltre ai
silenzi di Reichlin. Longo lanciò un appello "a tutte le forze che
vogliono il socialismo contro il terrore bianco in Ungheria"; Ingrao fece
ignobili titoli sull'Unità; Amendola si augurò che "i carri armati
sovietici intervenissero"; Marchesi dichiarò che "alla cagnara
reazionaria clericale e fascista sull'Ungheria non intendo associare la mia
voce"; Salinari scrisse che "la rivolta dell'operaio ungherese non è una
rivoluzione". Ma ancor più significative furono altre posizioni: Rossanda
racconta che in privato "digrignò i denti", ma non disse una parola;
Enrico Berlinguer richiamò il partito alla "vigilanza e all'unità perché
il pericolo di scivolamenti riformistici è vivo e presente"; ed i
firmatari del "Manifesto dei 101" si limitarono a chiedere
all'iperstalinista Togliatti di procedere sulla fasulla "via italiana al
socialismo". Furono soltanto i democratici laici,
liberali e socialisti (Salvemini, Pannunzio, Bobbio, Bettiza, De Caprariis,
Jemolo, Pampaloni, Romeo, Rossi, Scalfari...), che lanciarono sul Mondo e
L'Espresso nel novembre '56 il manifesto "Per la libertà
dell'Ungheria", e fu il Congresso internazionale per la libertà della
cultura, guidato in Italia da Ignazio Silone e Nicola Chiaromonte, che
organizzò in Europa una rete di solidarietà e assistenza ai profughi e si
adoperò per liberare le migliaia di incarcerati di Budapest che potevano finire
sul patibolo come Nagy. Massimo Teodori Medici e principio deontologico Il caso
dell'Istituto clinico Santa Rita pone un essenziale quesito e cioè se realmente
i medici applichino il principio deontologico e ippocratico in base a cui la
loro attività professionale deve svolgersi "secondo scienza e coscienza".
Pare che tale dualismo etico e professionale sia per alcuni adattabile a
fisarmonica nelle varie situazioni cliniche. Non è il caso che nella formazione
continua in Medicina (Ecm) si facciano talune lezioni per chiarire che cosa
voglia dire "secondo scienza e coscienza" e come vada applicato? E
non è il caso che se ne occupi la Federazione nazionale degli ordini dei medici
attraverso gli ordini provinciali? Non guasterebbe fare assoluta chiarezza sia
sulla scienza che sulla coscienza nello svolgimento dell'attività professionale
medica. E ritengo che anche le Società medico-scientifiche debbano dire
qualcosa in proposito perché il problema esiste e appare quando vengono alla
luce casi di cosiddetta malasanità. Altrimenti il vero significato dei due
termini si perde nella nebbia, diventa capzioso ed artefatto a seconda delle
interpretazioni che ne vengono date, anche dai responsabili di casi di
malasanità. E va da sé che talvolta sia la scienza che la coscienza vengano
adeguate a personali interessi professionali. Raffaele Bernardini,
direttore@telemeditalia.it Delitti e ricorso alle intercettazioni A
specificazione di una inesattezza contenuta nel mio commento pubblicato sul
Corriere di ieri al progetto governativo sulle intercettazioni telefoniche,
desidero precisare che i delitti di insider trading e di manipolazione del
mercato (per quanto riguarda le ipotesi previste nel testo unico in materia di
intermediazione finanziaria) devono ritenersi rientranti nell'ambito di quelli
per i quali anche il suddetto progetto consente il ricorso allo strumento delle
intercettazioni, in conseguenza di un intervento legislativo che ha raddoppiato
la misura delle pene per essi originariamente previste, portando per entrambi
tali delitti il limite massimo da sei a dodici anni di reclusione. Vittorio
Grevi.
( da "Corriere della Sera" del 16-06-2008)
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- NAZIONALE - sezione: Lettere al Corriere - data: 2008-06-16 num: - pag: 31
categoria: REDAZIONALE Risponde Sergio Romano BUSH E BENEDETTO XVI UDIENZE
PAPALI E DILEMMI Due mesi fa abbiamo visto Benedetto XVI alla Casa Bianca
davanti alla torta di compleanno offertagli dal presidente Bush. Oggi lo stesso
presidente è accolto in Vaticano con onori e trattamento tutti speciali e
passeggia col Papa nei giardini vaticani. Ma proprio nessuno in Vaticano è
consapevole di quanto sangue coli dalle mani di quell'uomo che con l'inganno e
la menzogna ha dato il via a una guerra che ancora continua in Iraq? Guerra che
Giovanni Paolo II tentò di scongiurare in ogni modo, inascoltato proprio da
colui che oggi viene come lupo travestito da agnello a intrattenersi bucolicamente
nel verde con Benedetto XVI e lo definisce "messaggero di pace". Che
il Santo Padre voglia recuperare la pecorella smarrita o che ci sia dietro
qualche altro scopo? Alberto Rossi nonsapreiproprio2002@ yahoo.it Caro Rossi, N
on credo che l'espressione "mani sporche di sangue" si adatti a
George W. Bush. Ha commesso un clamoroso errore politico, ha dato retta a
pessimi consiglieri, ha preso decisioni avventate di cui ha male calcolato le
conseguente e, forse, non è particolarmente intelligente. Ma non è un assassino
ed è persino possibile che credesse di agire, invadendo l'Iraq, per il bene del
suo Paese se non addirittura dell'umanità. Il vero problema che lei pone
implicitamente nella sua lettera è il significato di una udienza papale.
L'incontro del Papa con un uomo pubblico, soprattutto quando è capo dello Stato
o esponente del Governo, non comporta il riconoscimento delle sue virtù morali
e non è un attestato di benemerenza. Quando ricevette
Aleksej Adzhubej, direttore della Tass e latore di un messaggio della dirigenza
sovietica, Giovanni XXIII non intendeva dare benedizioni o assoluzioni. Si
limitava ad aprire una fase della diplomazia papale che avrebbe consentito alla
Chiesa di esercitare una limitata opera apostolare nei Paesi satelliti dell'Urss.
Quando visitò Cuba e strinse la mano di Fidel Castro, Giovanni Paolo II non
intendeva giustificare la politica poliziesca del regime, voleva permettere ai cattolici cubani di uscire dall'ombra in cui avevano vissuto
per molti decenni. Le ragioni dell'udienza, nel caso di Bush, sono ancora più
evidenti. L'inquilino della Casa Bianca, chiunque sia, è il primo cittadino di
una grande potenza mondiale in cui vive una forte comunità
cattolica e dove il Papa è stato entusiasticamente ricevuto
negli scorsi mesi. Se avesse rifiutato di riceverlo, Benedetto XVI non avrebbe
offeso soltanto Bush, ma anche e soprattutto i suoi connazionali. E avrebbe
perduto l'occasione di affrontare con il presidente degli Stati Uniti i
problemi che maggiormente preoccupano la Chiesa in questo momento fra cui,
in particolare, quello dei cristiani in Iraq. A chi avrebbe dovuto rivolgersi
se non a Bush per lamentare le condizioni di una comunità che ha vissuto
indisturbata per molti secoli in un Paese islamico e che oggi, minacciata nella
vita e nei beni, è costretta a scegliere fra la clandestinità e l'esilio?
Approfitto della sua lettera, caro Rossi, per aggiungere che il Papa, a mio
avviso, avrebbe dovuto ricevere anche il presidente della Repubblica dell'Iran
con cui la Chiesa Romana, del resto, ha rapporti diplomatici. La
giustificazione adottata per rifiutare l'udienza ("troppe personalità
politiche presenti a Roma per il vertice della Fao") lasciava intravedere
un chiaro imbarazzo. Se avesse ricevuto Ahmadinejad, Benedetto XVI avrebbe
potuto comunicare le sue impressioni a George W. Bush. E l'incontro con il
presidente americano sarebbe stato ancora più utile.
( da "Stampa, La" del 16-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Il giovane regista
debutta oggi nella rara opera di Prokof'ev Quando passa da Milano nel suo ruolo
di "maestro scaligero", quello stakanovista di Daniel Barenboim non
sta mai fermo, alla Scala e fuori. Nel giro di tre giorni, ha
incontrato gli studenti alla Cattolica, i giornalisti in Sala Gialla, le sonate
di Beethoven ieri sera in teatro. Oggi dirige la prima del Giocatore, un
Prokof'ev giovanile tratto dal Dostoevskij omonimo, piuttosto raro e con una
storia editoriale complicata, già dato in quest'edizione con gran successo a
Berlino. Come al solito, Barenboim dispensa pillole di saggezza in forma
di battute ("L'anima russa? Mah... Vivo con una moglie russa da 26 anni,
ma come sapete le donne sono un mistero") e aneddoti brillanti ("Ho
suonato molto Prokof'ev. Anzi, con musiche sue feci anche il mio debutto
americano. Ero già anzianotto: 14 anni"), ma insomma finisce che della
vigilia di Giocatore incuriosisce soprattutto il suo misterioso regista, Dmitri
Tscherniakov. Di lui si sa lo stretto indispensabile: che è nato a Mosca nel
1970, che ha lavorato soprattutto in Russia e su titoli russi. Ovviamente non
basta, anche perché questa autarchia artistica è finita. Tscherniakov è un
protagonista annunciato dei prossimi anni e anche fuori dalla Madre Russia.
Giocatore a parte, firmerà il nuovo Eugenio Onegin del Bolshoj, che nella
prossima stagione verrà esportato sia all'Opéra che alla Scala. A Torino, al
Regio, farà La dama di picche con Noseda. E, sempre all'Opéra di Parigi,
metterà in scena il nuovo Macbeth, classico titolo "da regista", e da
regista importante. De visu, è piccolino, dimostra meno dei suoi non molti
anni, si muove freneticamente e freneticamente parla (in russo). Fosse blu,
sembrerebbe il Grande Puffo. Ma dice cose intelligenti, il che è abbastanza
scontato, e pure divertenti, il che è alquanto insolito: "Dostoevskij e
Prokof'ev avevano due personalità completamente diverse, anzi opposte.
Dostoevskij era un isterico, nevrotico e depresso. Prokof'ev un uomo solare,
energico e allegro. In realtà bisogna smettere di cercare nelle opere i romanzi
che le hanno ispirate. Del Giocatore di Dostoevskij in quello di Prokof'ev
rimane solo la trama. Prokof'ev ci mette dentro un'agitazione perenne, un
incessante ribollire, una nevrosi molto moderna". Anche sul solito rebus
relativo a scene e costumi (tutti suoi), se d'epoca o moderni, sul quale in
Italia si crede consista il problema della regia d'opera, le idee sono chiarissime
(e comunque sì, è una produzione contemporanea, l'hotel è minimalista e nel
casinò ci sono le slot machine): "Noi non rappresentiamo nessuna realtà
storica o sociale, né del XIX né del XX secolo. Tutto, in teatro, avviene
adesso e con noi. Prokof'ev ci parla di noi, di problemi, sentimenti, idee che
esistono oggi come un secolo fa. Perché sono eterni". Compreso il fascino
dell'azzardo, che scatena il dramma di Aleksej il giocatore nell'immaginaria
città di Roulettenburg (che poi in realtà era Wiesbaden, dove infatti c'è un
hotel che aspetta tuttora che Dostoevskij saldi il conto): "Nell'animo
russo esiste, allora come oggi, l'idea della vincita inaspettata, del colpo di
fortuna che ti cambia l'esistenza. Esco in giardino e trovo un milione di euro
sotto l'albero. E invece tutto finisce in una catastrofe, perché nessuno può
davvero dominare il suo destino. La mia scena è un labirinto claustrofobico con
quattro stanze, quelle dei quattro protagonisti, che rappresentano il loro
"sottosuolo" spirituale. Quello che succede fuori di lì non si vede
mai". D'accordo. Ma continuerà a fare solo titoli russi anche adesso che è
la rising star fra i registi d'opera? "Intanto, quando mi dicono che un
mio spettacolo è bello io non ci credo tanto. Ci sono molte mie regie che vorrei
dimenticare e poche che si avvicinano alla mia idea di un buon teatro, come
questo Giocatore. E poi quattro o cinque anni fa, a Pietroburgo, ho fatto il
Tristano e Isotta: beh, ci tornerei sopra tutta la vita". Di certo,
gospodin Tscherniakov sa già trattare con i giornalisti. A domanda su quale
opera non russa gli piacerebbe dirigere alla Scala (dato che già si sussurrano
titoli), risponde che "vorrebbe far conoscere in Occidente capolavori
russi poco noti, come La leggenda della città invisibile di Kitez di
Rimskij-Korsakov" (peccato, l'hanno appena data a Cagliari). E, richiesto
di anticipare qualcosa sulla Dama di picche prossima ventura, fa il suo miglior
sorriso puffesco: "Ma no, parliamone a Torino".
( da "Stampa, La" del 17-06-2008)
Argomenti: Laicita'
FURTO.DENUNCIATI
LADRO E RICETTATORE Ruba tavolo in S. Cristoforo Filmato dalle telecamere Ripreso
dai tre diversi impianti di chiesa, Provincia e prefettura [FIRMA]WALTER
CAMURATI VERCELLI Dieci giorni fa aveva rubato dal bancone di un bar in via
Trino la cassettina per le offerte a favore della Lega per la difesa del cane,
e ha tentato di giustificarsi dichiarando di aver avuto un disperato bisogno di
denaro; sabato invece ha rubato dalla chiesa parrocchiale di San Cristoforo un
tavolino sette-ottocentesco che il parroco monsignor Giuseppe Cavallone utilizza per esporre la stampa cattolica. In entrambi i
casi il protagonista, G. M. di 50 anni, di Vercelli, è stato identificato dalla polizia nel giro di ventiquattro ore grazie
alle immagini registrate dagli impianti tv a circuito chiuso. Per quanto
riguarda in particolare la chiesa di San Cristoforo, la polizia ha potuto
fruire di ben tre sistemi di videosorveglianza: quello della prefettura,
quello della Provincia e quello della stessa chiesa. In una delle immagini più
curiose che la Mobile ha allegato al rapporto inviato all'autorità giudiziaria,
si vede il ladro, curvo sotto il peso del tavolo, che si allontana
tranquillamente dalla chiesa e si avvia verso la "Hyunday sw"
parcheggiata poco distante. La vicenda inizia sabato quando, alla riapertura
pomeridiana di San Cristoforo, che tra le altre cose è appunto la chiesa
parrocchiale della Questura, monsignor Cavallone nota che è scomparso il
tavolino della stampa cattolica, che si trova ai piedi della prima colonna a
destra entrando. Denuncia il fatto al 113, e la Mobile insieme con i tecnici del
Laboratorio di polizia scientifica inizia immediatamente gli accertamenti.
Vengono recuperate le immagini del furto, e il display ne ha registrato anche
l'ora precisa, le 16,31; il ladro è lo stesso della cassettina con le monetine
destinate alla Lega per la difesa del cane. Domenica la polizia rintraccia il
ladro che confessa il furto: ma il tavolino, di non eccelso valore pur essendo
in legno di noce con un cassetto centrale e alcune intagliature ornamentali
nella tornitura delle gambe, lo ha già venduto per una trentina di euro a un
rigattiere cittadino, M. L. di 53 anni, di cui indica nome e indirizzo. A
questo punto la polizia può recuperare il tavolo e denunciare G. M. per furto,
ed M. L. per ricettazione. Il pm Serena Iozzo ha già autorizzato la restituzione
del tavolo.
( da "Giornale.it, Il" del 17-06-2008)
Argomenti: Laicita'
N. 143 del 2008-06-17
pagina 14 Altro che Casta, Fitto in aereo se ne sta seduto in ultima fila di
Redazione La Binetti? "Un'integralista", "una che non ha mai
avuto un uomo". Cossiga? "Un massone". Giovanni Paolo II?
"Un furbone mediatico". Papa Luciani? "Viscido". Padre Pio?
"Fascista". E la Bibbia? "Quando l'ho letta mi sono sbellicato
dal ridere", però "a tratti sembra il Mein Kampf". Non sono
chiacchiere da bar, parole in libertà tra lambrusco e pop corn. Ma le raffinate
tesi di Piergiorgio Odifreddi, di professione matematico e
di secondo lavoro "vate del laicismo".
Intervistato dalla Stampa, il nostro ci regala anche la ricetta per governare
l'Occidente: "I soviet". Ci hanno già provato ma è andata male,
direte voi. Eh già, ma "avrebbero avuto bisogno di mezzi informatici
altamente avanzati", ribatte lui. Come dire: chissà cosa avrebbe
fatto Stalin con Internet. Maître à penser. © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA -
Via G. Negri 4 - 20123 Milano.
( da "Tempo, Il" del 17-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Stampa Nel suo
commento di ieri, Andrea Margelletti vede più vicino ... Nel suo commento di ieri,
Andrea Margelletti vede più vicino l'intervento armato contro l'Iran, dopo
l'ennesimo no alla proposta depositata dall'Alto Rappresentante UE Javier
Solana, per conto del Gruppo 5+1. La guerra rimane una possibilità, come ha
ribadito il Presidente americano George W. Bush. Ma non tutte le opzioni sono
da ritenersi esaurite. L'Iran ha una maschera ed un volto. La maschera è la
spaventosa caricatura di un leader, Mahmoud Ahmadinejad, che minaccia la
cancellazione di Israele, che nega la Shoah, che intende arricchire l'uranio e
non necessariamente per scopi pacifici. E poi ha un volto, quello di un Paese
fiaccato da anni di isolamento, con una popolazione che per il 70% ha meno di
30 anni ed un futuro incerto. La difficoltà della diplomazia sta nel tracciare
la linea di discrimine tra bluff e minaccia, tra maschera e volto. L'Iran che
si avvicina alle elezioni presidenziali del 2009 guarda in casa più che al
mondo. Buona parte delle posizioni assunte da Ahmadinejad in questi anni
rimanda a "manovre di palazzo" e ad una battaglia tutta interna al
blocco di potere che governa a Teheran. La distinzione tra riformisti ed
integralisti, tra falchi e colombe, non è più veritiera. La frattura principale
nell'élite iraniana è tra ultra-conservatori e pragmatici. I primi sono coloro
che non riconoscono altra guida se non quella suprema dell'Ayatollah Khamenei.
E' stato proprio il Grande Ayatollah a volere la
candidatura di Ahmadinejad, in contrapposizione all'intellighenzia laica ed
intellettualmente più vivace che acquisiva potere. Salvo poi scaricare
l'attuale Presidente, considerato troppo vicino ai militari e ai Pasdaran, i
guardiani della fede. Ahmadinejad era giovanissimo quando nel 1979, urlando
slogan contro il Satana americano, partecipò al sequestro del personale
dell'Ambasciata USA a Teheran, nei mesi della rivoluzione khomeinista. Di lì a
poco avrebbe combattuto in prima linea contro l'Iraq di Saddam Hussein. Molti
dei suoi commilitoni di allora sono oggi Ministri, in posizioni chiave. Nella
prospettiva elettorale, Ahmadinejad sta giocando la sua partita, che con ogni
probabilità è destinato a perdere, attorno ai temi cari ai militari e ai
burocrati. Sta smarcandosi dal clero e dalle forze più pragmatiche,
dimissionando prima il capo negoziatore sul nucleare, Ali Larijani, oggi
Presidente del Parlamento, e poi il Ministro degli interni, Pur-Mohammadi, uomo
di fiducia di Khamenei. Ad ogni minaccia di attacco all'Iran il consenso per
Ahmadinejad cresce. Ma, contestualmente, i capitali internazionali fuggono da Teheran,
diretti in Arabia Saudita. La partita secolare tra sunniti e sciiti per la
primazia nel mondo islamico si gioca oggi con le carte della finanza e del
petrolio. A sfidare l'attuale Presidente ci saranno probabilmente il sindaco
della capitale, Ghalibaf, investito ancora una volta da Khamenei e il
Presidente del Parlamento, il pragmatico Larijani. Quest'ultimo rappresenta la
parte maggioritaria del Paese che vuole fare dell'Iran una "seconda
Cina", la più dinamica realtà commerciale, energetica e finanziaria del
Medio Oriente. E che sa, quindi, di dover dialogare con tutti, Stati Uniti
compresi. Il dossier nucleare è ad alto rischio, ma ha comunque i connotati del
bluff per il giocatore di poker, per alzare la posta e compattare il fronte
interno. La diplomazia deve rimanere inflessibile nella proposta, già
depositata dal Gruppo 5+1, e sulle sanzioni decise dall'ONU. Ma anche
consapevole che un passaggio, benché stretto, esiste e va cercato ad ogni
costo. Tra qualche mese l'Iran potrebbe non essere più lo stesso.
( da "Corriere della Sera" del 17-06-2008)
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Corriere della Sera
- NAZIONALE - sezione: Opinioni - data: 2008-06-17 num: - pag: 36 autore: di
ANTONIO FERRARI categoria: REDAZIONALE I PALESTINESI DIVISI La rimonta di Abu
Mazen A un anno esatto dal golpe di Gaza, che ha creato un
sanguinoso conflitto interpalestinese, il laico presidente Abu Mazen e i leader
del movimento integralista Hamas hanno cominciato a inviarsi qualche
incoraggiante segnale di fumo. Non certo perché le posizioni si siano
avvicinate, ma perché gli uni e gli altri si stanno convincendo che continuare
la guerra fratricida è una follia. C'è il rischio che tutto ciò che è stato realizzato, dagli accordi di Oslo in avanti, vada
definitivamente in frantumi. Nel crollo verrebbe sepolto quell'embrione di
Stato che si chiama Autorità nazionale palestinese (Anp). Hamas, con sempre
minor convinzione, si sforza di spiegare che, da quando ha preso il potere
nella Striscia, la situazione è migliorata: non vi sono più sequestri di
stranieri e l'ordine pubblico è sotto controllo. Ma non può ignorare i
disperati lamenti della sua gente, stremata, affamata e umiliata. Gaza è ormai
un inferno di miseria e il ghetto palestinese rischia di esplodere in ogni
momento. A Ramallah Abu Mazen, almeno fino a qualche giorno fa, era altrettanto
disperato. I dividendi della sua politica moderata, incoraggiata dagli Usa e
dall'Ue, sono rimasti nel limbo delle promesse. Il leader, ricevuto con tutti
gli onori alla Casa Bianca, impegnato in colloqui quasi settimanali con il
premier israeliano Ehud Olmert, non ha ottenuto praticamente nulla. Gli
insediamenti continuano ad allargarsi, il sogno di uno Stato palestinese entro
la fine dell'anno è rimasto appunto un sogno, Bush sta per andare in pensione,
e in Israele è in corso una crisi politica che paralizza tutto. Abu Mazen era stato convinto che, grazie al sostegno internazionale,
avrebbe avuto i mezzi per isolare definitivamente Hamas, riconquistando il
cuore e la mente di tutti i palestinesi con importanti successi nel processo di
pace: il ritorno di gran parte dei territori occupati e il netto miglioramento
delle condizioni di vita del suo popolo. In realtà, è successo ben poco. Anzi,
quasi nulla. Non solo. Mentre il presidente, con il suo governo dimezzato, si
allontanava sempre più dagli integralisti, rinunciando a trattare la
riconciliazione, altri non lo seguivano. Israele, con l'aiuto dell'Egitto, ha
trattato segretamente con Hamas, pur sostenendo che "con i terroristi non
si tratta"; e anche l'Ue, pur considerando fra le organizzazioni
terroristiche il movimento islamico, ha lanciato segnali contraddittori, lasciando
intendere che con gli integralisti bisognerà discutere. Per questa ragione Abu
Mazen, indebolito e screditato, prima ha incoraggiato i colloqui nello Yemen,
dove è stato raggiunto un accordo di massima tra le
varie componenti palestinesi; poi ha solennemente annunciato la decisione di
avviare un dialogo sostanziale con Hamas, puntando alla riunificazione politica
tra Cisgiordania e Gaza. Per realizzare insomma quanto era stato
concordato negli incontri di Sana'a. Gli ostacoli, però, non sono cambiati. Abu
Mazen vuole che si rispettino le decisioni della presidenza dell'Anp, mentre
Hamas non ha alcuna intenzione di innestare la retromarcia. Ma i segnali di
fumo qualcosa hanno prodotto: secondo l'ultimo sondaggio, la popolarità del
presidente è in crescita, e con essa le speranze di chi, moderato o meno, vuole
tornare a vivere dignitosamente, abbandonando contrapposizioni e guerre tra
fratelli. Almeno su quest'ultimo punto laici e islamisti, ben oltre l'evidente
incompatibilità ideologica, dicono di essere completamente d'accordo. Partire
sapendo ciò che si deve comunque evitare è già un passo avanti.
( da "Corriere della Sera" del 17-06-2008)
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Corriere della Sera
- NAZIONALE - sezione: Sport - data: 2008-06-17 num: - pag: 50 categoria:
REDAZIONALE L'analisi La sorpresa del torneo: mix di impeto e razionalità, di Asia
ed Europa Terim, c.t. metà imam e metà sergente sintesi perfetta
dell'ambivalenza turca L'abbiamo visto in Turchia- Svizzera, ma soprattutto in
Turchia-Repubblica Ceca. Dopo un primo tempo di innaturale, autocastrante
attendismo, la squadra di Terim alza baricentro e ritmo e avvolge l'avversario
in un twister di "foga organizzata ", in un mix di impeto agonistico
spinto al parossismo e razionalità geometrica. Non è un mix accidentale. Figlia
di una cultura - quella bizantina - già confluenza e sintesi di Oriente e di
Occidente, la Turchia moderna è un Giano bifronte con un volto asiatico (o
meglio islamico) e uno europeo (o meglio laico), unificate
dalla cerniera azzurra del Bosforo. La foga e l'impeto della squadra di Terim
ci rimandano così al primo volto: a una combattività irriducibile da spada
coranica. Anche se, a livello di forza identitaria - e non solo nel calcio - il
tutto è più composito e sfumato, perché il nazionalismo (negato dall'Islam,
il cui potenziale Califfato è globale ed ecumenico) viene invece dall'idea di
Stato e di Nazione impiantata in Turchia tra gli anni 20 e 30 del secolo scorso
da Mustafa Kemal "Ataturk " (il "Padre", appunto), con la
capitale spostata da Istanbul ad Ankara e le istituzioni europeizzate. Non a
caso, proprio da Ataturk in poi, l'identità turca si è sempre giocata tra
l'ideologia di uno Stato Maggiore autoritario e un islamismo ora perseguitato
ora strumentalizzato per il consenso, fino a fondersi nella figura emblematica
dei militari dell'Esercito che svolgono esercizi mistici. Ambivalenza che
filtra tutta nell'"Imperatore " Terim, metà imam e metà sergente,
metà capopopolo messianico (quando esorta i tifosi a esultare "per le
strade delle città di tutto il mondo") e metà fratello maggiore della
truppa. Più nitida la componente di razionalità e di metodo. Dopo una non
trascurabile carriera da calciatore (51 presenze in nazionale), Terim svolge
infatti il suo apprendistato da allenatore sotto due
tecnici tedeschi: Joseph "Jupp" Derwall, il c.t. della Germania (campione
d'Europa nell'80 e finalista nel Mondiale '82) che ha portato in Turchia
(Galatasaray) nuove tecniche di training e una quantità di variabili tattiche;
e soprattutto Josef "Sepp" Piontek (in realtà originario di
Breslavia), l'artefice della prima grande Danimarca della storia (quella di
Laudrup, Elkjaer, Lerby, Jesper-Olsen) e poi approdato alla nazionale turca.
Ovviamente, Terim non dispone di simili giocatori: eppure, l'altra sera, certi
movimenti dell'assedio finale svolti da Arda e Nihat, da Sabri e Tuncay,
sembravano un remoto negativo fotografico di quelli appresi dal Maestro: un
certo modo di prendere campo per triangoli e sponde interne, un certo modo di
usare le fasce e allargare la difesa avversaria, insomma una certa tessitura
"paziente" in apparente contrasto con l'orgasmo estatico-agonistico
di cui s'è detto. Una tessitura - beninteso - che senza il drammatico errore di
Cech si sarebbe tradotta nell'arabesco di un tappeto inservibile, pronto per
essere riavvolto e riposto. Il personaggio L'allenatore della Turchia attinge
ai maestri tedeschi ma ha atteggiamenti da capopopolo messianico Imperatore
Fatih Terim, 54 anni, al secondo mandato da c.t. Aveva guidato la Turchia dal
'93 al '96 poi, dopo esperienze al Galatasaray, alla Fiorentina e al Milan, è
tornato sulla panchina della nazionale nel 2005 (Sezer/Ap) Sandro Modeo.
( da "Corriere della Sera" del 17-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Corriere della Sera
- MILANO - sezione: Cronaca di Milano - data: 2008-06-17 num: - pag: 8
categoria: BREVI Festa della Lombardia Pirellone illuminato
Lunedì prossimo si celebrerà la promulgazione del nuovo statuto approvato a
maggio. Alla sera il grattacielo Pirelli sarà illuminato a festa, davanti alla
sede della Regione spunteranno totem e margherite con i punti salienti della
carta costituzionale che sarà distribuita gratuitamente ai passanti. E
dentro l'auditorium Gaber saranno consegnati i riconoscimenti alle personalità
che si sono distinte in modo particolare in Lombardia.
( da "Stampa, La" del 17-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Il libro "Una
voce fuori dai cori" rappresenta un contributo alla storia culturale di Torino
in questi ultimi quarant'anni. Dal '68 ai giorni nostri. Non è stata scritta
ancora una storia della cultura torinese di questo quarantennio. Angelo D'Orsi
ha scritto la storia tra le due guerre, Bobbio ha scritto la storia della
cultura torinese del Novecento, fermandosi al 1950, anno della morte di Pavese.
Chi scriverà la storia dell'ultimo quarantennio, così ricco ed insieme
difficile, che posto darà al Centro Pannunzio? E' l'interrogativo con cui si
chiude il libro che sintetizza le mille iniziative. Promosse, ma indica anche
una serie di riflessioni, talvolta autocritiche, sul Centro. Nella
testimonianza di Mercedes Bresso che fa da introduzione, si può leggere tra
l'altro che il Centro "ha fatto del rispetto del pluralismo delle idee uno
dei suoi punti di forza ed ha avvicinato le nuove generazioni all'impegno
culturale". In effetti è stato proprio così,
perché negli anni caldi del dopo '68, quando prevalevano le ubriacature
ideologiche, il Centro ha cercato di praticare la tolleranza verso le idee di
tutti. Inoltre si può dire che esso sia nato su una scommessa: far parlare tra
di loro generazioni diverse, gettando un ponte tra le culture. L' incontro tra
l'ottuagenario Arrigo Olivetti e il ventenne Pier Franco Quaglieni ha dato vita
ad un'associazione in cui riescono a vivere insieme donne e uomini di età,
culture, filosofie, idee politiche diverse, purché tutte improntate al
riconoscimento della libertà responsabile come valore prioritario. Per altri
versi, Sergio Pininfarina, vecchio amico del Centro, ha osservato: "Quando
nel '68 il Pannunzio nacque, il progetto poteva sembrare troppo ambizioso, oggi
sappiamo che è riuscito nell'intento (.)". E' il Pannunzio che continua la
tradizione del pensiero liberale, come osserva Enzo Ghigo. Nel corso degli anni
c'è stato però anche un duro sforzo per rinnovarsi e
rimanere ancorati alla realtà nel rispetto delle radici, ma con una particolare
attenzione alla contemporaneità. Un capo cronista storico de La Stampa,
Ferruccio Borio, ha scritto che "non c'è stato
tema di attualità che il Centro non abbia affrontato e denunciato per
primo". Il Pannunzio ha saputo subito radicarsi nella vita torinese. Un
esempio emblematico è dato dai corsivi di Stefano Reggiani che, tracciando
ironici quadretti di vita torinese, inseriva spesso il Pannunzio tra i luoghi
più frequentati di Torino: "Il Conte di Cavour si è iscritto al Centro
Pannunzio e l'altra sera ha telefonato al re invitandolo ad un
dibattito.". Un dato importante nella storia del
Centro riguarda la distinzione tra laicismo e
laicità. Il Pannunzio è laico nel senso della laicità e non della miscredenza
ed è sempre stato attento ad un dialogo con la cultura cattolica. Non sarebbe
pensabile il Pannunzio senza collegarlo a Giovanni Conso e a Valdo Fusi, tanto
per citare alcuni nomi. L'elemento distintivo del Centro è stato quello di non avere "pregiudizi favorevoli"
o chiusure aprioristiche verso nessuno. E' stato
difficile mantenere a Torino una posizione di frontiera per quarant'anni ed il
libro rende giusta testimonianza a chi ha saputo fare scelte coraggiose e
controcorrente.
( da "Stampa, La" del 17-06-2008)
Argomenti: Laicita'
SANREMO Pittori,
scultori, ceramisti: è il piccolo esercito di ben 32 artisti liguri che, insieme con alcuni esponenti dell'Unione Cattolica Artisti
Italiani della Lombardia, partecipa da oggi alla collettiva "Espressioni
artistiche. Liberi confronti", promossa dal Centro Culturale "Stella
polare" di Imperia a Villa Ormond di Sanremo. Il vernissage alle 18,30. La
mostra resterà poi aperta al pubblico sino al 28 giugno, con orario 9,30-12,30
e 16-20, anche nei giorni festivi. I partecipanti all'esposizione. Pittura:
Damiana Andreotti, Nicoletta Averta, Ennio Bencini, Giovanni Beraldi, Wally
Bonafè, Pierluigì Boschetti, Silvana Cannas, Paolo Francesco Ciaccheri, Giorgio
Conta, Livio Conta, Clotilde De Lisio, Fausta Doss, Enzo Faltracco, Sergio
Favotto, Giuseppe Ferrando, Marco Ferrari, Itala Gasparini, Fiorella Iovi,
Helga Kirchner Guerra, Pinuccia Mazzocco, Enrico Monticelli, Vito Mele, Roberta
Musi, Armando Ostuni, Alberto Schiavi, Piergiovanni Scremin, Marisa
Settembrini, Franco Tarantino, Angelino Vaghi, Franco Vasconi e Massimiliano
Zangrando. Scultura: Piergiorgio Ballerani, Franco Tarantino. Ceramica: Barbara
Seschleiefer. Spiega Marino Stragapede, presidente di "Stella
Polare", centro culturale in attività su tutto il territorio regionale da venticinque
anni: "La rassegna si propone di documentare la conti- nuità e la varietà
creativa di un cenacolo di artisti che non opera non solo nel ponente ligure. E
per i visitatori, sarà certamente stimolante e coinvolgente ammirare e
confrontare le diverse espressioni artistiche, le quali comprendono le più
svariate tiche che vanno dai nostri paesaggi, alle marine e ai caratteristici
carruggi, nonché allo studio della figura umana". Da domani al 25 giugno,
ad ogni visitatore, saranno distribuiti biglietti omaggio per partecipare
all'estrazione di cinque opere d'arte, offerte dagli artisti espositori: il
sorteggio avverrà il 27 alle 17.30.\.
( da "Stampa, La" del 17-06-2008)
Argomenti: Laicita'
ASSISTENZA.L'ANNUNCIO
ALLA FESTA DI CHATILLON PER I 30 ANNI DEL GRUPPO LOCALE Volontari del soccorso,
addio confini [FIRMA]DANIELA GIACHINO CHATILLON "La realtà del
volontariato valdostano è nata a Châtillon nel 1978 con un centro di pronto
soccorso. E da qui è partita un'onda lunga che si è diffusa in tutta la
Valle". Così ha esordito il senatore Antonio Fosson in apertura del
convegno per ricordare i trent'anni dell'Associazione dei volontari del
soccorso di Châtillon/Saint-Vincent. E sempre dalla cittadina della Media Valle
potrebbe partire un'altra onda per portare la regione a entrare a fare parte
dell'Anpas, l'Associazione nazionale pubbliche assistenze. "I tempi sono
maturi - ha detto Mauro Cometto, presidente della sezione locale -. Oggi
abbiamo gettato le basi per estendere il nostro operato fuori della Regione.
Con il Trentino Alto Adige, siamo gli unici a non essere
rappresentati nel grande movimento laico di volontariato e solidarietà".
Idea condivisa anche da Paolo Ferrero, presidente della Federazione regionale
volontari del soccorso: "Da molto se ne parla e, dopo alcune esperienze di
scambio e collaborazione, è il momento di associarsi all'Anpas. Il
direttivo è d'accordo; ora occorre contattare le 18 associazioni che fanno
parte della Federazione". Il problema dell'unanimità non si pone perché,
da statuto Anpas, sono sufficienti le adesioni di cinque associazioni per
istituire un Comitato regionale, che in Valle potrebbe essere rappresentato
dalla Federazione. "Ritengo che le associazioni interessate siano molte -
ha continuato Ferrero -. Ho provato a valutare i pro e i contro e ho
individuato solo vantaggi. Sfatato il timore di perdere la propria autonomia,
il simbolo e la specificità, resta solo il valore aggiunto di entrare a far
parte di una vasta rete che ci consentirà di mandare i nostri giovani in tutta
l'Italia a formarsi. Potremo inoltre essere di supporto nei grandi eventi,
partecipare a meeting, uscendo dalla dimensione regionale". Ottimista
Fausto Casini, presidente nazionale Anpas. "I presupposti ci sono: credo
che entro la fine dell'anno la Valle d'Aosta possa entrare a pieno titolo a far
parte del nostro organismo perché le sue associazioni sono di alto livello e
offrono serie garanzie". E ha posto l'accento sui vantaggi e sugli
svantaggi. "Mettersi insieme a livello nazionale per lavorare significa
sentirsi responsabili non solo della Valle d'Aosta, ma di tutta l'Italia. Certo
costa fatica, ma offre in cambio grandi soddisfazioni. Come Protezione civile
siamo chiamati a fare assistenza durante eventi di portata mondiale: dopo la
morte del Papa c'erano 900 volontari in servizio". E l'adesione offre
nuove opportunità. "Potrebbe diventare operativo anche in Valle il
servizio di adozioni internazionali: in questo modo le coppie interessate
sarebbero seguite nelle procedure adottive, attivate in tredici Paesi" ha
concluso Casini.
( da "Stampa, La" del 17-06-2008)
Argomenti: Laicita'
TUTTE LE MERAVIGLIE
PAESAGGISTICHE DELLA CITTÀ Da Superga e dal Monte dei Cappuccini il panorama
più bello Nella città con la più bella posizione naturale - come diceva Le
Corbusier - nuovi progetti restituiranno ai cittadini un ambiente ancor più
incontaminato. Anche grandi filosofi come Rousseau e Nietzsche si trovavano
d'accordo - con il grande architetto Le Corbusier - nel definire Torino come
una delle città più affascinanti. Si riferivano alla straordinaria scenografia
delle Alpi, alle morbide colline a due passi dal centro, al Po e agli altri
fiumi - la Dora Riparia, la Stura e il Sangone - che bagnano il capoluogo. E ai
18 milioni di metri quadrati di verde e ai
( da "Repubblica, La" del 18-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Pagina XVII - Palermo
AUTONOMIA E SPIRITO PROGRESSISTA AMELIA CRISANTINO N e ha lasciato evaporare
anche il ricordo buttando a mare una storia dall'identità forte: prima c'era la
rete delle sezioni del Pci e delle Camere del lavoro, che formavano l'intelaiatura laica dei paesi siciliani. Poi è arrivata la
"Rete" di Orlando, e Folena che sbarca a Palermo per convincere
l'uomo dei plebisciti a candidarsi col Pci. è finita nella dissoluzione delle
vecchie strutture, senza che altre ne prendessero il posto: l'identità debole è
diventata la più riconoscibile delle anime di centrosinistra, pronta a
lasciarsi suggestionare da ogni effimera sirena. Oggi possiamo chiederci se
esiste uno "spirito progressista" della Sicilia, intendendo con
questa definizione forse troppo idealista la comprensione delle condizioni date
e la consapevole aspirazione a cambiarle. Che non vuol dire una speranza
generica a che le cose migliorino, ma studio per imparare a leggere le
prospettive che il futuro riserva: in modo da elaborare un progetto che coincida
col cambiamento, una prospettiva che permetta di uscire dall'angolo dove le
ripetute sconfitte hanno da tempo relegato la sempre più sparuta percentuale di
siciliani che nell'andazzo corrente proprio non si riconosce. Ed è fin troppo
facile risponderci che di questo "spirito progressista" a volte si
sono indovinati i possibili volti, ma che non esiste un progetto forte in grado
di trainare la Sicilia salvandola dalle sabbie mobili del sottosviluppo
assistito. E la storia siciliana sembra tutt'uno con lo spirito reazionario, ha
poco in comune con quello progressista. Sono innumerevoli le occasioni che
vedono la Sicilia negare ogni ipotesi di cambiamento, nemmeno il referendum
istituzionale che chiedeva di scegliere fra monarchia e repubblica riuscì a convincere
i siciliani a votare contro il passato, anche se non amato. Ed è chiaro che
solo una prospettiva ampia, di lungo periodo, è in grado di spiegarci le
complesse cause strutturali che sono alla base di questo carattere. Il passato
grava sempre sul presente, specie se rimane oscuro. In fondo incompreso. Nel
1971 uno storico francese, Paul Bois, scrisse un libro diventato un piccolo
classico: s'intitolava "Contadini dell'Ovest. Le radici sociali della
mentalità controrivoluzionaria", e utilmente si può leggere pensando alla
Sicilia. Bois analizzava le sconfitte della sinistra nel "profondo
sud" della Vandea, scriveva di lunga durata e riprendeva le lotte di fine
'700 per spiegare la persistente diffidenza e il diffuso ribellismo come frutto
di un'esistenza ai margini delle leggi, della società. è questo che è accaduto
in Sicilia? nell'Ovest di Bois, i contadini che alle soglie del 2000 daranno
vita a una società impaurita dal cambiamento subiscono numerosi abusi, ma
restano comunque contadini. Non cadono mai a livello dei siciliani
"bracciali" che sono sottoproletariato, sfruttati per secoli senza
alcuna remora. Quando la società siciliana inizia la sua difficile
modernizzazione, nell'età del risorgimento, sembra che i giochi siano già
conclusi. Si innalza la bandiera dell'autonomia, prima contro Napoli e poi a
seguire, sempre a combattere quel "vento del nord" che coincideva con
le riforme. La prima volta che un nobile assoldò una squadra di
"picciotti" compì un gesto capace di condizionare la storia futura.
Perché quei picciotti che andavano a combattere li si voleva mantenere al loro
posto, la "libertà" siciliana non coincise mai col progresso per le
classi più povere. Tutt'altro. Ogni eventuale progresso rischiava di
trasformarsi in un montarsi la testa che a tutti sembrava pericoloso. Meglio
mantenere i siciliani poveri, ignoranti e timorati di Dio. è stato
così per secoli, noi siamo figli di questa storia.
( da "Repubblica, La" del 18-06-2008)
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Cultura Esce il
primo volume dell'autobiografia di Marisa Rodano L'infanzia dorata di
un'antifascista Nata in una famiglia agiata che frequentava i maggiori
esponenti del regime, intraprende al liceo una storia d'amore
e formazione politica tra i Cattolici Comunisti MIRIAM MAFAI La villa, a Porta
Latina, era circondata da un gran giardino, chiusa da un alto muro di verde,
protetta da un clima di reverente mistero. Si diceva che in quella villa
Palmiro Togliatti, segretario del più forte Partito Comunista del mondo (dopo
quello dell'Urss, naturalmente) incontrasse in gran segreto, esponenti
di primo piano del mondo dell'economia e della finanza, e persino alcuni
cardinali che arrivavano fin lì nelle loro berline scure direttamente dal
Vaticano. La villa, proibita a qualsivoglia occhio indiscreto, apparteneva a
una giovane donna, figlia di madre ebrea e di un ricchissimo imprenditore
romano, che, poco più che adolescente, al Liceo Visconti era entrata in
contatto con un gruppo di giovanissimi antifascisti, tra cui un ragazzo di
modesta famiglia ma di straordinaria intelligenza e passione politica, che
sposerà mentre Roma era occupata dai tedeschi. Insomma, la villa di cui
parliamo, protetta da un alto muro e da un reverente mistero, era la villa
nella quale vivevano Marisa e Franco Rodano con i loro figli. Marisa Rodano,
per oltre quarant'anni esponente autorevole del movimento di emancipazione della
donna e del Pci (fu presidente dell'UDI, parlamentare, vicepresidente della
Camera dei Deputati, deputato europea dal 1979 al 1989), ci affida oggi una sua
autobiografia, con una prefazione del presidente Giorgio Napoletano, nella
quale intreccia, ricorrendo persino all'artificio di caratteri tipografici
diversi, vita privata e vita pubblica (Del mutare dei tempi - vol. I, Memori,
pagg. 379, euro 18). Ecco allora i racconti di un'infanzia e un'adolescenza
dorata, tra un padre impegnato a Civitavecchia come costruttore e podestà, e
una madre di sublime eleganza, governanti tedesche, lezioni di piano e di
pittura impartite nel suo studio da quel grande maestro che fu Balla. E ancora
ecco le gite a cavallo, le vacanze in Austria, (un lago vicino a Salisburgo e un
salto a Vienna per una visita ai musei e una fetta di Sachertorte), o a
Monterado, nelle campagne di proprietà della famiglia, dove sulla piazza del
paese disoccupati e contadini poveri aspettavano che qualcuno li chiamasse a
giornata. Era, naturalmente, una famiglia fascista, frequentata dai principali
dirigenti del regime, da Roatta a Bottai, da Rossoni ad Alberto De Stefani che,
da un viaggio in Cina riporterà alla mamma di Marisa, alcune bellissime giade.
Tutto tranquillo, insomma, fin quando la ragazza non scoprirà (grazie alla
attività di assistenza organizzata dalla S. Vincenzo) il degrado del Borghetto
Prenestino, la miseria di quelle povere donne afflitte dalle ripetute
gravidanze e dalla violenza dei mariti. Insomma, per Marisa come per tante ragazze
"bene" in quegli anni fu l'incontro con le ingiustizie sociali ad
accendere la miccia dell'indignazione che avrebbe portato poi all'incontro con
l'antifascismo militante e con i comunisti che, per dirla con le sue parole,
"erano gli unici antifascisti non parolai". Per Marisa, a quel punto,
le amicizie della famiglia diventano insopportabili, intollerabili le feste e i
balli fino allora frequentati. Attorno alla stessa epoca, al Liceo Visconti, la
giovane Marisa (che porta ancora, come allora usava, le trecce) conosce Franco,
il più bravo della classe (che porta ancora, come usava allora, i pantaloni
alla zuava). Comincia così una storia d'amore, che è anche la storia di una
formazione politica singolare, quella dei Cattolici Comunisti. E del loro rapporto
con i giovani antifascisti, loro coetanei o quasi ma di matrice e cultura
comunista: Paolo Bufalini, Mario Alicata, Antonio Giolitti, Pietro Ingrao,
Bruno Zevi. "Nella vita di una donna pubblico e privato" scrive la
Rodano "costituiscono un continuum, una matassa aggrovigliata che è
impossibile sciogliere, un tessuto delicato che è arduo disfare, quasi gli
avvenimenti della vita quotidiana, i dettagli minori avessero la stessa
rilevanza dei grandi eventi". Ed è, in effetti, uno degli elementi fascinosi
di questa singolare autobiografia l'intrecciarsi di eventi privati e pubblici,
la stampa di un periodico clandestino, e gli appuntamenti dei due fidanzati
all'alba in qualche chiesa appartata, l'arresto di Marisa nel maggio del '43,
la sua traduzione alle Mantellate, tra una folla di "borsare nere" e
prostitute, la sua convocazione in Questura, il 23 luglio e la sua rimessa in
libertà. "Ero senza un soldo e quasi frastornata a trovarmi in strada e
libera di muovermi. Andai a piedi per Via dell'Impero e la Passeggiata
Archeologica verso casa nel caldo crepuscolo che si attardava: provavo uno
strano senso di spaesamento nella città quasi deserta. Giunta all'inizio di via
Porta Latina, il cane riconobbe la mia presenza e cominciò ad abbaiare
festosamente prima ancora che suonassi il campanello e mia madre mi venisse ad
aprire. L'indomani, sabato, ebbi un colloquio con Franco in Questura alla
presenza dei poliziotti. Franco mi disse che era stato
deferito, assieme ad altri, al Tribunale Speciale. Ci salutammo con la
convinzione di andare incontro ad una lunga separazione: correva voce che i
detenuti sarebbero stati trasferiti al Nord". Il giorno dopo fu il 25
luglio. La caduta del fascismo. E il manifestarsi delle varie formazioni
politiche, fino allora nell'illegalità. "Al momento della partenza di mia
madre per la vacanze, fui ferma e decisa: da Roma, quell'anno non mi sarei
mossa. Ci fu un gran litigio, ma mia madre si rassegnò. Rimasi dunque sola a
Roma e padrona assoluta in casa". Fu così che la villa di Porta Latina,
isolata, circondata da un gran giardino, divenne, su richiesta di Giorgio
Amendola, luogo privilegiato per le riunioni clandestine. E lì si svolse, nei
primi giorni di agosto, la prima riunione della direzione provvisoria del Pci,
con lo stesso Amendola, Pietro Secchia, Roasio Massola, Negarville. E da lì
nasce il lungo rapporto di Franco Rodano con Palmiro Togliatti. E sarà lì che,
appresi i risultati del 18 Aprile, la dura sconfitta del Fronte Democratico
Popolare e la vittoria della Dc, Palmiro Togliatti confiderà al giovane Franco
Rodano amareggiato e deluso: "Sono i risultati migliori che potevamo
ottenere. Va bene così". Una dichiarazione che allora poté sembrare
inverosimile, incomprensibile. Ma, probabilmente, Togliatti aveva ragione.
( da "Unita, L'" del 18-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Stai consultando l'edizione
del Il Santo Cav killer della Dc Bruno Gravagnuolo La vera morte della Dc Ha
ragione il "luciferino" Baget Bozzo, sulla Stampa di sabato: la Dc è
morta definitivamente con il "fervente incontro" tra il Cav e
Ratzinger. Da un lato il primo si genuflette, e da statista
porta "laicamente" tutto il consenso di cui gode sotto le ali della
Chiesa. Dall'altro il Papa fa a meno di ogni mediazione laica, tipica del
cattolicesimo democratico di una volta. Sicché niente più impacci degasperiani,
e niente più autonomia cattolica. Ma una Chiesa che può contare su una
destra politica cattolica senza autonoma specificità politica. E i cui leader
rispondono direttamente, come cattolici,
all'Auctoritas religiosa, salvo la formale autonomia istituzionale. E i cattolici del Pd? Benché "adulti", diventano più
deboli. Più ricattabili dalla Chiesa. O più "ricattanti" in suo nome.
Protesi a cattolicizzare finché è possibile il Pd
(Binetti). Oppure inermi a rivendicare un autonomo cattolicesimo democratico,
dinanzi alle pressioni ecclesiali. Ecco perché "è finita la Dc": fine
del Popolarismo e in ogni sua forma. Per la gioia di Baget Bozzo. Che plaude
all'idea dell'ormai debole Casini. Al catto-Berlusconi trionfante. E alla
realtà degli ex Dc di sinistra, prigionieri delle inconcludenti
"contaminazioni" dentro il Pd. Amen. La stagione maledetta Ormai è un
florilegio trasversale, dalla destra ai "neovolenterosi" del Pd:
"Mai più una opposizione come nel 2001-2006!". Fallace esorcismo.
Perché un dato è certo: tra 2001 e 2006 il centrosinistra vinse tutte le
elezioni. Si ricaricò e riuscì a battere la destra, battendo anche le sue
controriforme istituzionali e "premierali". Quelle oggi reinvocate da
Panebianco, Della Loggia e Sergio Romano. Certo si vinse per poco col listone, senza
base parlamentare stabile. Ma anche per colpa del rigorismo di bilancio da
gendarmi, fatto trapelare in vigilia elettorale, e poi confermato
rovinosamente, assieme ai costi della Casta. Perciò sarà d'uopo replicare in
pieno il 2001-2006. Senza gli errori annessi. Sarà questa destra a riportaci
lì. Garantito. Tremonti & pedanti Tutti addosso al Ministro, perché ha
evocato ceti medi e fascismo. Porta acqua al suo mulino? Sì, ma coglie un
punto: quei ceti impoveriti dal "globale" vanno a destra. E Tremonti
risponde. E noi? Muti o pedanti. Tocco&Ritocco.
( da "Unita, L'" del 18-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Stai consultando
l'edizione del PD Rutelli riapre: non solo Pse, ma anche Alde Parlamentari
rutelliani e rappresentanti dell'associazionismo cattolico,
del volontariato, del terzo settore si sono riuniti ieri con Francesco Rutelli,
per approfondire la riflessione sul voto cattolico e il Pd. Non una riunione di
corrente, dicono tutti ma un incontro preparatorio alla riunione di domani in
Largo del Nazareno, quando si riunirà l'Alleanza dei democratici,
iniziativa promossa dal Pde. È un network informale con esponenti cileni,
giapponesi e americani. Tema di discussione, la collocazione del Pd a
Strasburgo. Rutelli non ha partecipato al "caminetto" del Pd, ma su
quell'accordo Rutelli avrà a che ridire. I suoi puntualizzano che quella di
ieri non era una soluzione definitiva, e l'ex sindaco di Roma ritiene che il Pd
in Europa può guardare solo al Pse ma anche ai Liberali e ai riformisti.
( da "Unita, L'" del 18-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Stai consultando
l'edizione del VATICANO Fisichella presidente Accademia Scienza e Vita Plaude
convinto il centrodestra alla decisione di papa Benedetto XVI di nominare
monsignore Rino Fisichella, già vescovo ausiliare della diocesi di Roma,
rettore della pontificia università lateranense e cappellano di Montecitorio,
alla presidenza della Pontificia Accademia per la Vita. L'istituto
scientifico della Santa Sede che dal 1997 e sino a ieri è stata guidata da
monsignor Elio Sgreccia, vescovo dimissionario per ragioni di età. Monsignor
Sgreccia le ha dato grande prestigio e spessore scientifico, polemizzando e
discutendo spesso con la cultura laica su vita, aborto, procreazione assistita e
temi eticamente sensibili come le ricerche sulle staminali, le
sperimentazioni genetiche. Ora questo sarà terreno di confronto e di battaglia
per monsignor Fisichella che papa Ratzinger ha "promosso"
arcivescovo. Ruolo di polemista già assolto con decisione dal teologo
"politico", conosciuto per la sua rete trasversale di rapporti
politici e per essere stato tra gli ispiratori del
Family day contro i progetti sulla famiglia del governo Prodi. Sui temi etici
sarà battaglia.
( da "Stampa, La" del 18-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Incominciamo a
portarcele a casa. Dal primo luglio chi lo desidera potrà conservare sul comò
le ceneri del nonno. L'ha deciso la giunta comunale che ieri, su proposta del
vicesindaco Tom Dealessandri, ha approvato il regolamento di attuazione della
legge regionale sul tema "dispersione ceneri". Ciò significa che se
fino a ieri i resti non potevano che essere conservate in apposite cellette
affittate alla Socrem o disperse nel roseto del Cimitero generale, con il nuovo
mese le si potranno portare a casa o in qualsiasi luogo autorizzato ad accoglierle.
Esempio: se esiste un Comune in Italia che ha già individuato e destinato una
zona del proprio territorio o di costa se sul mare, a questo scopo il torinese
potrà, comunicandolo agli uffici comunali, trasferire colà, previa
autorizzazione del Comune ospitante, l'urna e il suo contenuto. Questo in
attesa che Torino individui pure lei, nel rispetto dei limiti imposti dalla
legge regionale e entro fine anno come promesso da Dealessandri, i luoghi di
Torino dove poter abbandonare le ceneri del caro estinto. Limiti, quelli
regionali, che per capirci autorizzano, ad esempio, i corsi dei fiumi ma in un
punto in cui le acque non sono ferme, oppure a un tot di metri di distanza
dalle case. Cose così. Indicativamente, Torino si starebbe orientando, com'è
ovvio, su tratti particolari del Po e, forse, angoli discreti e suggestivi
della collina. Si vedrà a fine anno, "entro il 31 dicembre" promette
la delibera. Intanto esultano quelli che si sono dati tanto da fare affinché
ciò avvenisse come il consigliere del pd Gioacchino Cuntro e la capogruppo di
Sinistra democratica Monica Cerutti. Il regolamento approvato ieri rappresenta
anche la fine della lunga attesa di un migliaio di famiglie le quali, in questi
anni, rispettando il desiderio del defunto, l'hanno fatto cremare e poi, in
attesa che la legge sciogliesse dubbi e concedesse autorizzazioni, hanno
"parcheggiato" l'urna nelle cellette messe a disposizione dalla
Socrem, la società che cura la cremazione. "Chiediamo loro di non
precipitarsi negli uffici comunali per chiedere l'urna; saremo noi a inviare
una lettera e un questionario ad ognuno di loro per spiegare cosa fare e sapere
cosa desiderano le famiglie. Insomma, che attendano fiduciosi" dice Tom Dealessandri che in questi anni ha dovuto superare non poche
difficoltà per non turbare, da un lato, la sensibilità dei cattolici e, dall'altra, quella dei laici. Un esempio è la possibilità,
anche per chi fa una scelta diciamo estrema come quella di disperdere le
ceneri, di mantenere una traccia del caro estinto con una sorta di lapide al
modico prezzo di 49,20 euro, Iva compresa. Per le urne lasciate in
deposito presso il cimitero Monumentale nei locali della Società per la
Cremazione, "è prevista - dice Dealessandri - la gratuità delle
prestazioni in tutti i casi in cui gli aventi titolo procedano a rendere
conforme la manifestazione delle volontà dei defunti. Hanno già sofferto e
hanno atteso a lungo, ingiusto far pagare loro qualcosa". In città c'è
circa mezzo milione di tombe distribuite tra 5 cimiteri. I resti di altri 180
mila defunti sono conservati negli ossari. Ogni anno si svolgono mediamente 6
mila funerali. Farsi cremare costa circa 600 euro ai quali occorre aggiungere i
costi della destinazione scelta: fino ad oggi una celletta (l'affitto si aggira
sul migliaio di euro ma dipende dalla durata) o il conferimento al Roseto. Un
funerale classico che si conclude in un loculo può invece comportare una spesa
che varia dai 2 mila ai 4 mila euro.
( da "Giornale.it, Il" del 18-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Il Pd sfoglia la
margherita, dunque, nel senso che in casa Veltroni tira aria di lite che
potrebbe sfociare prima o poi in separazione. Già, fra le anime diessina e
teodem i rapporti non sono proprio idilliaci. Dopo l'anatema
dei cattolici contro la "contaminazione" dei pannelliani, le dure
critiche di "Famiglia Cristiana" e della solita Binetti a cui si
aggiunge l'ex ministro Fioroni (infuriato) che dice "il loft? sembra di
stare a Teheran.", la frenata sull'adesione al Partito socialista europeo,
la strada per Veltroni è ancora più in salita. Da un lato c'è il governo
Berlusconi che piace sempre di più agli italiani, dall'altro il livello dello
scontro che assomiglia a un tutti contro tutti a pochi mesi dalle elezioni
europee. Di Pietro, ma anche i Teodem, D'Alema ma anche Rutelli che pare
meditare "vendetta" politica dopop la clamorosa trombatura rimediata
nella corsa al Campidoglio. E ci si mette pure Bertinotti, il "parolaio
rosso" di Pansa che rientra nel gioco della poltica con un seminario sul
futuro della sinistra e invita Massimo D'Alema, capace di guardare a sinistra
più di quanto non sappia o non voglia fare Veltroni (che vuole lo sbarramento
anche per le europee, tanto per tener fuori i "cespugli" rossi anche
dal parlamento di Strasburgo). Grande è l'agitazione nel campo della sinistra,
dove si agitano spettri di scissioni e "ricomposizioni". Già, perché
fra i teodem e gli uomini della margherita c'è chi guarda a Casini e quel che
resta dell'Udc, isolata e senza per ora spartito politico da suonare che la
lancia la sua Costituente popolare (a cui guarda con interesse anche Clemente
Mastella), e in più c'è chi teme le mosse di Rutelli. Intanto il governo
Berlusconi va. Scritto in Varie Commenti ( 30 ) " (17 votes, average: 3.06
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RSS Commenti Invia questo post a un amico 28May 08 La Sapienza e il rito
dell'intolleranza Prima il no dei Collettivi di sinistra a Papa Benedetto XVI,
poi il no al dibattito sulle foibe: alla Sapienza di Roma l'intolleranza è di
casa in nome di una "tradizione democratica" che tenta di riproporre schemi
antichi, quelli del "rituale antifascista" degli anni Settanta. Già,
brutto periodo quello, nelle università e nel Paese. con il corollario nel
secondo caso dei manifesti di Forza Nuova strappati dai militanti dei
Collettivi di sinistra, della rissa, degli arresti, delle polemiche e delle
accuse. Salvo poi chiarire (rapporto della Digos) che l'aggressione è partita
da sinistra. Ma stabilire colpe e responsabilità spetta ai giudici. E' il tema
dell'intolleranza travestita da antifascismo, come scrive il nostro Mario
Cervi, a preoccupare. E' il tentativo a questo punto nemmeno tanto mascherato
di ricreare un clima di tensione, di scontro e di odio, a preoccupare. E' il
tentativo di tornare allo schema degli opposti estremismi, ad allarmare.
L'intolleranza si traveste, sbandiera ideali nobili, ma resta intolleranza: di
parte e da parte di pochi. Bene ha fatto il sindaco di Roma Gianni Alemanno a
dire: "Noi dobbiamo lanciare messaggi chiari, ovvero che questi episodi
sono solati, estranei al contesto culturale e storico della nostra città e
della nostra nazione. Questo è il messaggio che deve venire da tutti. Quando si
costruiscono teoremi politici su una rissa tra giovani si comincia ad aprire un
varco e armare le contrapposizioni ideologiche. Bisogna evitare questi schemi e
queste persone vanno trattate come imbecilli fuori dalla storia e dal
tempo". Veltroni invita la destra a "non minimizzare" e dice
(giustamente) che le istituzioni devono stroncare subito l'insorgere della
violenza. Ma quale? quella di una parte o di quella di tutte le parti? penso
voglia dire quella di tutte. forse il "ma anche" stavolta ci sarebbe stato bene, per evitare fraintendimenti. Cosa che non fa
Marco Ferrando, leader del Partito comunista dei lavoratori:
"L'aggressione fascista a La Sapienza - sullo sfondo del nuovo quadro
politico - ripropone il tema dell'autodifesa come diritto democratico
elementare.E. E aggiunge il Ferrando: "E' necessario che ogni realtà
minacciata appronti strutture di autodifesa, democraticamente designate e
controllate". Parole gravi, le sue che ricordano proprio quegli anni di
piombo che la maggioranza degli italiani vorrebbe consegnare agli archivi della
storia. A chi giova strumentalizzare questi episodi per interessi di parte
politica? A chi giova tornare a pescare nel torbido? Credo a nessuno, una
democrazia è tanto più forte quanto è capace di rifiutare l'intolleranza delle
estreme politiche ("frange" si diceva una volta). Il
"giustificazionismo ideologico" stavolta non pagherebbe, gli italiani
hanno scelto un' altra strada. Il dibattito è aperto. Scritto in Varie Commenti
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16May 08 Così le tecnologie ci cambiano la vita. Dì la tua Vi è mai successo di
dimenticare il cellulare a casa? E' facile immaginare la sensazione che avete
provato, perché la maggioranza di noi l'ha vissuta in prima persona. Ci si
sente persi. Vulnerabili. Uno studio condotto da un gruppo di ricercatori
britannici ha rilevato che è una sensazione paragonabile alla "tremarella
del giorno delle nozze" o alla paura di quando si va dal dentista.
Addirittura è stato coniato appositamente un termine
medico. "Nomofobia", così si chiama la paura di rimanere senza
portatile ("nomo" è l'abbreviazione di no mobile). Quale futuro? Non
c'è niente da fare. Dobbiamo ammetterlo. La tecnologia fa parte di noi. Della
nostra quotidianità. Ma dove stiamo andando? Quali saranno i nuovi mezzi di
comunicazione e quale ruolo ricopriranno in un futuro più o meno vicino?
Possible. ou probable Il Gruppo Editis, una prestigiosa casa editrice francese,
ha proposto il suo punto di vista attraverso la realizzazione di un
cortometraggio intitolato "Possible ou probable". Il film, che ha
ricevuto il Laurier di bronzo al festival di Creusot, si propone di fare un
salto in avanti nel tempo. Nella vita di una giovane coppia nell'era
dell'editoria digitale. Di' la tua Editis apre il dibattito. Il Giornale.it, in
occasione del 17 maggio, giornata mondiale delle Telecomunicazioni e della
Società dell'Informazione, segue lasciando a voi lo spazio per esprimere le
vostre idee e le vostre riflessioni su quello che è e che potrà essere. Guarda
il cortometraggio (9 minuti) Scritto in Varie Commenti ( 12 ) " (112
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Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo post a un amico 14May 08
Berlusconi, Veltroni e i nemici del dialogo Il discorso di Silvio Berlusconi
alla Camera (leggi il discorso del premier), l'apertura unilaterale al dialogo
con l'opposizione (che è seguita alla telefonata del premier a leder del Pd),
sono i segnali più evidenti che qualcosa sta davvero cambiando, nel Parlamento
e nel Paese. Aggiungiamoci anche il discorso del presidente della Repubblica
Giorgio Napolitano di alto profilo istituzionale e politico, come ha
riconosciuto il presidente della Camera Gianfranco Fini. Insomma, molti saranno
scettici, ma parlare di avvio di Terza Repubblica forse non è azzardato. Basta
rileggere le parole del premier, il "sì" di Fassino a nome del Pd:
l'asse Berlusconi-Veltroni si rinsalda, su questo punto cruciale, pur nella
distinzione dei ruoli. Ma non sono tutte rose e fiori, anche Berlusconi e Veltroni
devono fare come Fanfani qualche decennio fa: contare amici e nemici. E parare
i colpi. Soprattutto Veltroni. Sconfitta alle urne la sinistra massimalista,
resta da sconfiggere il partito "giacobino", quei giustizialisti che
sono ripartiti alla carica (vedi il caso Travaglio-Schifani) e faranno di tutto
per mettere i bastoni fra le ruote proprio a Veltroni. E' lui l'anello
"debole" che la sinistra giacobina vuole colpire fino a indebolirlo e
condizionarlo. Una prova? La sceneggiata di Antonio Di Pietro alla Camera:
"Noi non abboccheremo, non intendiamo cadere nella tela del ragno. Abbiamo
memoria e non intendiamo perderla. Conosciamo bene la sua storia personale e
politica". Così ha parlato Tonino, l'ex pm. Ma il bersaglio non è il
Cavaliere. No, lui ha una maggioranza solida, consegnatagli dal voto popolare.
Il bersaglio è Walter, e di Pietro non è certo il suo solo nemico. C'è un filo
che lega il Santoro, Travaglio, Grillo. Tonino punta dritto su quel mondo e
pensa alle Europee del 2009. Come ci pensa su un altro versante Massimo
D'Alema, tornato gran manovratore dentro e fuori il Pd. Del resto, come
racconta Augusto Minzolini sulla "Stampa", alla cerimonia della
consegna della Campanella usata per le riunioni del Consiglio dei ministri, Prodi
ha detto a Berlusconi: "Tu sei un avversario, io i veri nemici li ho avuti
qua dentro.". La battuta ora vale anche per Veltroni. A cosa serve
un'opposizione parlamentare debole in una Paese normale? Peserà di più
l'opposizione nelle piazze? L'apertura di Berlusconi (ma già in campagna
elettorale era stato chiaro) aiuta Veltroni, ma anche
l'Italia. L'ha capito anche Walter: "Occorre il riconoscimento della
vittoria e della responsabilità da parte degli sconfitti ma anche l'equilibrio
dei vincitori, perciò vi prendo in parola: siamo pronti da subito. Ma non
pensate di avere il paese in mano". Scritto in Varie Commenti ( 100 )
" (52 votes, average: 2.9 out of 5) Loading ... Il Blog di Alberto Taliani
© 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo post a un amico 09May
08 E Walter diventa il "premier ombra" Dopo Occhetto (Pci poi Pds)
nel 1989, Veltroni (Pci, Pds, Ds, Pd): la storia sembra ripetersi (ovviamente
Veltroni spera in esiti migliori.) e torna il "governo ombra" (leggi
l'articolo). Edizione rinnovata e aggiornata ai tempi di quella lontana
esperienza partorita a Botteghe Oscure che - come ha ricordato Visco all'Unità
- fu un fallimento e l'ex ministro ritiene che ci sarà il bis). Veltroni
diventa "premier ombra" del "governo dell'opposizione":
alla fine dopo trattative e incontri, divisioni e riavvicinamenti, no
eccellenti (D'Alema e Parisi), tentennamenti divenuti alla fine un "sì
accetto" (Bersani) ed entusiasti (Fassino, Franceschini) il leader del
Partito democratico ha varato lo "shadow cabinet" di stampo
anglosassone. Per ora le analogie finiscono qui, inutile fare il processo alle
intenzioni che sulla carta sono buone. Tanto che la lista dei ministri ombra è
stata presentata al presidente Napolitano (che fece parte - Esteri - della
prima compagine occhettiana). Certo è sospetta la fretta con cui Walter si è
affrettato a dichiarare "con D'Alema nessun conflitto, perché bisognerebbe
essere in due.". Come dire: non sono io quello che polemizza e fa i
distinguo. Insomma ponti d'oro al D'Alema portatore d'idee nel suo"ruolo
importante che deve svolgere" alla fondazione ItalianiEuropei. Dopotutto
il centralismo democratico non c'è più in casa degli ex-post e a-comunisti.
Andare avanti, pensare subito alla direzione del Pd che sarà partorita dall'assemblea
costituente. Mentre sprisce il "caminetto" e nasce il coordinamento
dei "nove" che affiancherà il segretario piddino. Insomma, Veltroni
riparte per tentare di rafforzare la sua non fortissima leadership. Vedremo se
anche a sinistra nascerà davvero il "partito di Veltroni". Scritto in
Varie Commenti ( 89 ) " (30 votes, average: 2.83 out of 5) Loading ... Il
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post a un amico 08May 08 Berlusconi e il governo del "fare". Veltroni
e le liti sul governo "ombra". Dite la vostra Il governo Berlusconi
quater va e stavolta per i detrattori più accaniti del Cavaliere sarà difficile
sostenere che non c'è niente di nuovo a Palazzo Chigi. Già, perché i ministri
(quelli che contano, con portafoglio) sono solo 12 (9 senza portafoglio ma con
la casella chiave delle Riforme affidata a Umberto Bossi) e perché sono entrati
uomini nuovi che affiancano ministri già collaudati: 13 new entry (quattro
hanno fra 31 e 40 anni). Continuità-discontinuità, insomma. Il premier è deciso
è riprendere il filo del suo progetto Paese interrotto dai due anni di Prodi,
ma molto è cambiato. Questo sarà davvero il governo del premier, innanzitutto,
che potrà contare su un nocciolo duro di governo che ruota attorno al sottegretario
alla Presidenza del Consiglio Gianni Letta, a Tremonti, Bossi, Maroni. e poi ci
sono Matteoli e La Russa. Poco spazio ai tradizionali giochi di partito e 23
giorni per mettere a posto tutto, come ha riconosciuto soddisfatto il
presidente Giorgio Napolitano ("Lungaggini? Siamo stati più veloci della
Spagna."). Velocità, azione (ai tempi di Craxi fu coniato l'efficace
"decisionismo"), la scelta bipartitica degli elettori che hanno
semplificato il quadro politico di maggioranza e opposizione rende tutto più
"decisionista" e apre la strada a una nuova stagione del
"fare". Berlusconi su questo è deciso: anche perché da
"fare" c'è davvero molto: pensiamo solo al caso Alitalia o alla
vergogna dei rifiuti in Campania. E poi ci sono "problemini" non da
poco che si chiamano stipendi, carico fiscale, sicurezza, immigrazione
clandestina, rilancio del sistema paese, costi della politica e della
burocrazia, federalismo. Mali antichi e problemi nuovi. Ecco perché Berlusconi
ancora una volta ha sparigliato le carte. Per "fare", come chiedono
gli italiani, serve un governo del premier (il Cavaliere) più che dei partiti.
Ora ci aspettano i primi cento giorni di "luna di miele" con il Paese
e le responsabilità di governo e maggioranza sono davvero grandi. Intanto la sinistra
litiga sul governo che non ha sul "governo ombra" voluto da Veltroni
(leggi l'articolo). Già perché anche il premier ombra ha i suoi problemi.
Intanto D'Alema e Parisi hanno detto no, Bersani non è convinto, mentre Fassino
ha detto sì per recuperare ruolo e visibilità. Ma serve il governo ombra?
Esperienza di stampo anglosassone già sperimentata nel 1989 dal Pci poi
diventato Pds. Allora non funzionò. lo volle Achille Occhetto quandò andò in
crisi il governo De Mita e subentrò Andreotti (sesto governo) e la maggioranza
era pentapartito. Sapete chi c'era? Giorgio Napolitano (esteri), Visco
(finanze), Giovanni Berlinguer (sanità), Scola (spettacolo), Rodotà
(giustizia). E oggi sull'Unità lo stesso Visco lo stronca: "Il governo
ombra non ha un suo ruolo istituzionale e dunque non riesce ad operare. Si
aggiunga il fatto che in un sistema dove ci sono più partiti, e non solo due
come in Gran Bretagna, ciascun partito ha gruppi e rappresentanti in
commissione. A questo punto si capisce perché non è stato
esportato dalla Gran Bretagna in nessun altro paese. Lì è un luogo riconosciuto
dell'opposizione. Da noi no". Senza contare, fa notare Visco, che tale
proposta "anche interessante nella nostra esperienza passata non
funzionò" e che "ci sono delle persone autorevoli dei partiti che
stanno fuori dal governo ombra e che certo non smetteranno di dire quello che
pensano", a cominciare da Massimo D'Alema. Comunque Walter ci riprova ma
quello che dovrebbe essere un punto di forza del Pd rischia di rivelare che il
re è nudo, perché sta mettendo in mostra divisioni correntizie, lacerazioni
personali di un partito che pare allo sbando ed in cerca della rotta con una
bussola rotta. Scritto in Varie Commenti ( 67 ) " (49 votes, average: 2.1
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RSS Commenti Invia questo post a un amico 05May 08 D'Alema batte un colpo.
Contro Walter. E "L'Unità" se la prende con la sinistra veltroniana
tutta feste e terrazze E alla fine Massimo D'Alema parlò. Dopo una campagna
elettorale che è apparsa ai più "silente" (salvo evitare le
dimissioni di Bassolino in Campania per scongiurare il voto anticipato alla
Regione ed rinviare l'ennesima sconfitta del Pd), il ministro degli Esteri ha
rivestito i panni dell'uomo di partito e ha iniziato a sparigliare le carte nel
loft veltroniano. già, perché la resa dei conti post elettorali sarà lunga e
sicuramente non indolore nel centrosinistra. "La sconfitta è stata grave,
ed è di lungo periodo. Serve quindi una riflessione approfondita.". Primo
colpo. "La sintonia tra Berlusconi e il Paese, cominciata nel '94, non è
mai finita". Secondo colpo. Il Pd "deve cercare di coalizzare
coalizzare tutte le forze che si oppongono alla destra" perché anche se
non è in Parlamento la sinistra radicale "non è scomparsa dal Paese e il
Pd non è chiamato a continuare a correre sempre da solo, anche perché in Italia
ci sono leggi elettorali diverse. Con il 33% l'autosufficienza sarebbe un
errore". Quarto colpo. Partito del Nord? "Abbiamo bisogno di un
grande partito nazionale, fortemente radicato nel territorio, con una struttura
federale che abbia dei leader". Quinto colpo. "Non sono candidato nè
aspiro a nessuna carica, quindi non sono antagonista di nessuno". Sesto
colpo, il più pericoloso perché, tradotto significa "caro Vetroni, mi
tengo le mani libere.". Così emerge "l'altra linea del Pd"
a-veltroniano, che sembra saldare attorno a D'Alema anche il prodiano Parisi e
il delusissimo (e furibondo) Rutelli, in cerca di rivincite, lui che è stato mandato allo sbaraglio. Per ora Veltroni regge, per
ora. Vedremo se avrà davvero intenzione di andare al congresso anticipato e
alla inevitabile conta. Anche perché non è da escludere un ritorno di Prodi,
quando cadono le prime foglie dell'autunno. In fondo anche lui per ora si tiene
le mani libere, ma i messaggi che ha mandato in giro non sono certo
rassicuranti per Veltroni. Intanto "L'Unità" fa satira contro la
sinistra veltroniana, come spiega il nostro Gianni Penncchi: è tutta feste e
terrazze, con una serie di amare vignette-denuncia di Stefano Disegni,
"matita cult" della sinistra. E' COSI'? COSA NE PENSI? DI' LA TUA
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Commenti Invia questo post a un amico 29Apr 08 Quel venticello di Roma che
diventa uragano. Per Veltroni Ebbene sì, la straordinaria vittoria di Gianni
Alemanno che ha abbattuto il "muro" di Roma, non ha travolto solo
Rutelli ma ha anche ridotto in macerie (politiche) il loft veltroniano. E ha
aperto la strada alla resa dei conti all'interno del Pd. Dopo la sconfitta
senza se e senza ma alle elezioni politiche è arrivata la mazzata della perdita
del Campidoglio. Altro che venticello di Roma, il centrosinistra è stato spazzato via dall'uragano Gianni. E ora, povero
Walter? Quando inizieranno a volare gli stracci in casa del bi-sconfitto,
accusato da Rutelli di averlo lasciato solo e atteso al varco da Massimo
D'Alema? Dopo la sconfitta elettorale i leader dei partiti di sinistra
defenestrati a furor di voto popolare dal parlamento, si sono dimessi. E
Veltroni? Resterà a combattere come una sorta di San Sebastiano infilzato dal
centrodestra e dai suoi, oppure farebbe meglio a lasciare la guida del Pd? In fondo
lui sogna l'Africa e qualcuno dei suoi, perfidamente, potrebbe anche
soprannominarlo "sciupone l'africano", politicamente parlando. Già,
perché dall'I care all'inno all'obamismo pare proprio non averne azzeccata una.
Veltroni è in grado di costruire un grande partito di centrosinistra di stampo
europeo o ci sono altri in grado, meglio di lui, di farlo? Cosa ne pensate?
Veltroni deve restare o dimettersi? Dì la tua Secondo voi, chi dovrebbe guidare
il Pd? Vota il tuo leader Scritto in Varie Commenti ( 58 ) " (130 votes,
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Articoli Feed RSS Commenti Invia questo post a un amico 24Apr 08 Roma, quali
sono le priorità da affrontare? Dite la vostra A Roma lo scontro per la conquista
del Campidoglio si fa sempre più acceso, a fianco del candidato sindaco del
Pdl, Gianni Alemanno e di quello del Pd Francesco Rutelli, sono scesi in campo
anche i leader dei partiti. Sicurezza, campi rom, traffico, periferie
abbandonate, futuro di Fiumicino e Alitalia sono i temi caldissimi della
campagna elettorale: domenica e lunedì ci sono i ballottaggi per Comune e
Provincia. Ed è una sfida decisiva. Come hanno detto Berlusconi, che ha
attaccato frontalmente Rutelli (è un voltagabbana) e come ha sottolineato Fini:
"Condizione irripetibile per vincere nella Capitale". Con Veltroni e
i suoi impegnati a difendere la poltrona di sindaco dopo la sconfitta alle
politiche. Roma deve voltare pagina, si dice, ma come? Quali sono le priorità
che il nuovo sindaco dovrà affrontare? Dite la vostra Scritto in Varie Commenti
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23Apr 08 Racconta anche tu la partita della tua vita Nelle pagine dello sport
del "Giornale", otto firme del nostro quotidiano (direttore Mario
Giordano incluso) raccontano la loro partita della vita, l'incontro di calcio,
quell'attimo fuggente fatto di emozione e di stupore, che ha segnato i loro
ricordi legati allo sport più bello e più popolare del mondo (leggi gli
articoli). E voi? Qual è la partita della vostra vita? Provate a raccontarla
diventando per un momento giornalisti sportivi. Non scrivete troppe righe e
buon divertimento. In fondo il mio blog ha, come sottotitolo, "Cronache di
ordinaria quotidianità (ma non troppo)". Così possiamo per una volta
divagare. A proposito, sapete qua è la mia partita della vita? Inter-Pisa,
campionato 1983. Lavoravo a "il Tirreno" di Livorno e fui inviato a
Milano, con il collega Marco Barabotti a seguire la partita. Rientro in
redazione col primo aereo, scrittura di articoli per lo sport e per l'edizione
di Pisa fino a mezzanotte. Poi, all 5 del mattino presi un treno per Milano e
alle 11 firmai il contratto per lavorare al "Giornale". Grande
partita. A proposito, sono interista, ma quel giorno vinse il Pisa. Scritto in
Varie Commenti ( 19 ) " (131 votes, average: 1.2 out of 5) Loading ... Il
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post a un amico Post precedenti Chi sono Sono il caporedattore del Giornale.it,
un toscano "adottato" da Indro Montanelli e da Milano nel 1983. Tutti
gli articoli di Alberto Taliani su ilGiornale.it contatti Categorie Varie (38)
Ultime discussioni roberto: 2008 milano dopo anni che non la frequentavo a
prima vista mi sembrava vecchia, fuori moda,obsoleta. per le... Marco De Vivo:
Da elettore di destra.destra provo anche un po' di pena per Veltroni.
Vorreidargli qualche... marcella trevi: Lorenza Bonaccorsi, della serie:
"mio nipote di 2 anni è piu' preparato!" Se le... tarantini loretta:
ho 66 anni percepisco una pensione di 400euro al mese quando ho pagato le
bollette ditemi voi cosa... ENIO TERRACCIANO: Non è Walterino a sbagliare sono
gli italiani che cominciano a capire almeno dopo 60 anni che... I più inviati
Sayed, primo risultato della mobilitazione internazionale: il senato afgano ha
ritirato la conferma della condanna a morte - 12 Emails Pensioni, a chi gli
aumenti... - 3 Emails E Walter diventa il "premier ombra" - 2 Emails
Berlusconi e il governo del "fare". Veltroni e le liti sul governo
"ombra". Dite la vostra - 1 Emails Berlusconi, Veltroni e i nemici
del dialogo - 1 Emails La Sapienza e il rito dell'intolleranza - 1 Emails
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( da "Giornale.it, Il" del 18-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Il Pd sfoglia la margherita,
dunque, nel senso che in casa Veltroni tira aria di lite che potrebbe sfociare
prima o poi in separazione. Già, fra le anime diessina e teodem i rapporti non
sono proprio idilliaci. Dopo l'anatema dei cattolici contro la "contaminazione" dei pannelliani, le dure
critiche di "Famiglia Cristiana" e della solita Binetti a cui si
aggiunge l'ex ministro Fioroni (infuriato) che dice "il loft? sembra di
stare a Teheran.", la frenata sull'adesione al Partito socialista europeo,
la strada per Veltroni è ancora più in salita. Da un lato c'è il governo
Berlusconi che piace sempre di più agli italiani, dall'altro il livello dello
scontro che assomiglia a un tutti contro tutti a pochi mesi dalle elezioni
europee. Di Pietro, ma anche i Teodem, D'Alema ma anche Rutelli che pare
meditare "vendetta" politica dopop la clamorosa trombatura rimediata
nella corsa al Campidoglio. E ci si mette pure Bertinotti, il "parolaio
rosso" di Pansa che rientra nel gioco della poltica con un seminario sul
futuro della sinistra e invita Massimo D'Alema, capace di guardare a sinistra
più di quanto non sappia o non voglia fare Veltroni (che vuole lo sbarramento
anche per le europee, tanto per tener fuori i "cespugli" rossi anche
dal parlamento di Strasburgo). Grande è l'agitazione nel campo della sinistra,
dove si agitano spettri di scissioni e "ricomposizioni". Già, perché
fra i teodem e gli uomini della margherita c'è chi guarda a Casini e quel che
resta dell'Udc, isolata e senza per ora spartito politico da suonare che la
lancia la sua Costituente popolare (a cui guarda con interesse anche Clemente
Mastella), e in più c'è chi teme le mosse di Rutelli. Intanto il governo
Berlusconi va. Scritto in Varie Commenti ( 30 ) " (17 votes, average: 3.06
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RSS Commenti Invia questo post a un amico 28May 08 La Sapienza e il rito
dell'intolleranza Prima il no dei Collettivi di sinistra a Papa Benedetto XVI,
poi il no al dibattito sulle foibe: alla Sapienza di Roma l'intolleranza è di
casa in nome di una "tradizione democratica" che tenta di riproporre
schemi antichi, quelli del "rituale antifascista" degli anni
Settanta. Già, brutto periodo quello, nelle università e nel Paese. con il
corollario nel secondo caso dei manifesti di Forza Nuova strappati dai
militanti dei Collettivi di sinistra, della rissa, degli arresti, delle
polemiche e delle accuse. Salvo poi chiarire (rapporto della Digos) che
l'aggressione è partita da sinistra. Ma stabilire colpe e responsabilità spetta
ai giudici. E' il tema dell'intolleranza travestita da antifascismo, come
scrive il nostro Mario Cervi, a preoccupare. E' il tentativo a questo punto
nemmeno tanto mascherato di ricreare un clima di tensione, di scontro e di
odio, a preoccupare. E' il tentativo di tornare allo schema degli opposti
estremismi, ad allarmare. L'intolleranza si traveste, sbandiera ideali nobili,
ma resta intolleranza: di parte e da parte di pochi. Bene ha fatto il sindaco
di Roma Gianni Alemanno a dire: "Noi dobbiamo lanciare messaggi chiari,
ovvero che questi episodi sono solati, estranei al contesto culturale e storico
della nostra città e della nostra nazione. Questo è il messaggio che deve
venire da tutti. Quando si costruiscono teoremi politici su una rissa tra
giovani si comincia ad aprire un varco e armare le contrapposizioni
ideologiche. Bisogna evitare questi schemi e queste persone vanno trattate come
imbecilli fuori dalla storia e dal tempo". Veltroni invita la destra a
"non minimizzare" e dice (giustamente) che le istituzioni devono
stroncare subito l'insorgere della violenza. Ma quale? quella di una parte o di
quella di tutte le parti? penso voglia dire quella di tutte. forse il "ma
anche" stavolta ci sarebbe stato bene, per
evitare fraintendimenti. Cosa che non fa Marco Ferrando, leader del Partito
comunista dei lavoratori: "L'aggressione fascista a La Sapienza - sullo
sfondo del nuovo quadro politico - ripropone il tema dell'autodifesa come
diritto democratico elementare.E. E aggiunge il Ferrando: "E' necessario
che ogni realtà minacciata appronti strutture di autodifesa, democraticamente
designate e controllate". Parole gravi, le sue che ricordano proprio
quegli anni di piombo che la maggioranza degli italiani vorrebbe consegnare
agli archivi della storia. A chi giova strumentalizzare questi episodi per
interessi di parte politica? A chi giova tornare a pescare nel torbido? Credo a
nessuno, una democrazia è tanto più forte quanto è capace di rifiutare
l'intolleranza delle estreme politiche ("frange" si diceva una volta).
Il "giustificazionismo ideologico" stavolta non pagherebbe, gli
italiani hanno scelto un' altra strada. Il dibattito è aperto. Scritto in Varie
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a un amico 16May 08 Così le tecnologie ci cambiano la vita. Dì la tua Vi è mai
successo di dimenticare il cellulare a casa? E' facile immaginare la sensazione
che avete provato, perché la maggioranza di noi l'ha vissuta in prima persona.
Ci si sente persi. Vulnerabili. Uno studio condotto da un gruppo di ricercatori
britannici ha rilevato che è una sensazione paragonabile alla "tremarella
del giorno delle nozze" o alla paura di quando si va dal dentista. Addirittura
è stato coniato appositamente un termine medico.
"Nomofobia", così si chiama la paura di rimanere senza portatile
("nomo" è l'abbreviazione di no mobile). Quale futuro? Non c'è niente
da fare. Dobbiamo ammetterlo. La tecnologia fa parte di noi. Della nostra
quotidianità. Ma dove stiamo andando? Quali saranno i nuovi mezzi di
comunicazione e quale ruolo ricopriranno in un futuro più o meno vicino?
Possible. ou probable Il Gruppo Editis, una prestigiosa casa editrice francese,
ha proposto il suo punto di vista attraverso la realizzazione di un
cortometraggio intitolato "Possible ou probable". Il film, che ha
ricevuto il Laurier di bronzo al festival di Creusot, si propone di fare un
salto in avanti nel tempo. Nella vita di una giovane coppia nell'era dell'editoria
digitale. Di' la tua Editis apre il dibattito. Il Giornale.it, in occasione del
17 maggio, giornata mondiale delle Telecomunicazioni e della Società
dell'Informazione, segue lasciando a voi lo spazio per esprimere le vostre idee
e le vostre riflessioni su quello che è e che potrà essere. Guarda il
cortometraggio (9 minuti) Scritto in Varie Commenti ( 12 ) " (112 votes,
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Articoli Feed RSS Commenti Invia questo post a un amico 14May 08 Berlusconi,
Veltroni e i nemici del dialogo Il discorso di Silvio Berlusconi alla Camera
(leggi il discorso del premier), l'apertura unilaterale al dialogo con
l'opposizione (che è seguita alla telefonata del premier a leder del Pd), sono i
segnali più evidenti che qualcosa sta davvero cambiando, nel Parlamento e nel
Paese. Aggiungiamoci anche il discorso del presidente della Repubblica Giorgio
Napolitano di alto profilo istituzionale e politico, come ha riconosciuto il
presidente della Camera Gianfranco Fini. Insomma, molti saranno scettici, ma
parlare di avvio di Terza Repubblica forse non è azzardato. Basta rileggere le
parole del premier, il "sì" di Fassino a nome del Pd: l'asse
Berlusconi-Veltroni si rinsalda, su questo punto cruciale, pur nella
distinzione dei ruoli. Ma non sono tutte rose e fiori, anche Berlusconi e
Veltroni devono fare come Fanfani qualche decennio fa: contare amici e nemici.
E parare i colpi. Soprattutto Veltroni. Sconfitta alle urne la sinistra
massimalista, resta da sconfiggere il partito "giacobino", quei
giustizialisti che sono ripartiti alla carica (vedi il caso Travaglio-Schifani)
e faranno di tutto per mettere i bastoni fra le ruote proprio a Veltroni. E'
lui l'anello "debole" che la sinistra giacobina vuole colpire fino a
indebolirlo e condizionarlo. Una prova? La sceneggiata di Antonio Di Pietro
alla Camera: "Noi non abboccheremo, non intendiamo cadere nella tela del
ragno. Abbiamo memoria e non intendiamo perderla. Conosciamo bene la sua storia
personale e politica". Così ha parlato Tonino, l'ex pm. Ma il bersaglio
non è il Cavaliere. No, lui ha una maggioranza solida, consegnatagli dal voto
popolare. Il bersaglio è Walter, e di Pietro non è certo il suo solo nemico.
C'è un filo che lega il Santoro, Travaglio, Grillo. Tonino punta dritto su quel
mondo e pensa alle Europee del 2009. Come ci pensa su un altro versante Massimo
D'Alema, tornato gran manovratore dentro e fuori il Pd. Del resto, come
racconta Augusto Minzolini sulla "Stampa", alla cerimonia della consegna
della Campanella usata per le riunioni del Consiglio dei ministri, Prodi ha
detto a Berlusconi: "Tu sei un avversario, io i veri nemici li ho avuti
qua dentro.". La battuta ora vale anche per Veltroni. A cosa serve
un'opposizione parlamentare debole in una Paese normale? Peserà di più
l'opposizione nelle piazze? L'apertura di Berlusconi (ma già in campagna
elettorale era stato chiaro) aiuta Veltroni, ma anche
l'Italia. L'ha capito anche Walter: "Occorre il riconoscimento della
vittoria e della responsabilità da parte degli sconfitti ma anche l'equilibrio
dei vincitori, perciò vi prendo in parola: siamo pronti da subito. Ma non
pensate di avere il paese in mano". Scritto in Varie Commenti ( 100 )
" (52 votes, average: 2.9 out of 5) Loading ... Il Blog di Alberto Taliani
© 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo post a un amico 09May
08 E Walter diventa il "premier ombra" Dopo Occhetto (Pci poi Pds)
nel 1989, Veltroni (Pci, Pds, Ds, Pd): la storia sembra ripetersi (ovviamente
Veltroni spera in esiti migliori.) e torna il "governo ombra" (leggi
l'articolo). Edizione rinnovata e aggiornata ai tempi di quella lontana
esperienza partorita a Botteghe Oscure che - come ha ricordato Visco all'Unità
- fu un fallimento e l'ex ministro ritiene che ci sarà il bis). Veltroni
diventa "premier ombra" del "governo dell'opposizione":
alla fine dopo trattative e incontri, divisioni e riavvicinamenti, no
eccellenti (D'Alema e Parisi), tentennamenti divenuti alla fine un "sì
accetto" (Bersani) ed entusiasti (Fassino, Franceschini) il leader del
Partito democratico ha varato lo "shadow cabinet" di stampo
anglosassone. Per ora le analogie finiscono qui, inutile fare il processo alle
intenzioni che sulla carta sono buone. Tanto che la lista dei ministri ombra è
stata presentata al presidente Napolitano (che fece parte - Esteri - della
prima compagine occhettiana). Certo è sospetta la fretta con cui Walter si è
affrettato a dichiarare "con D'Alema nessun conflitto, perché bisognerebbe
essere in due.". Come dire: non sono io quello che polemizza e fa i
distinguo. Insomma ponti d'oro al D'Alema portatore d'idee nel suo"ruolo
importante che deve svolgere" alla fondazione ItalianiEuropei. Dopotutto
il centralismo democratico non c'è più in casa degli ex-post e a-comunisti. Andare
avanti, pensare subito alla direzione del Pd che sarà partorita dall'assemblea
costituente. Mentre sprisce il "caminetto" e nasce il coordinamento
dei "nove" che affiancherà il segretario piddino. Insomma, Veltroni
riparte per tentare di rafforzare la sua non fortissima leadership. Vedremo se
anche a sinistra nascerà davvero il "partito di Veltroni". Scritto in
Varie Commenti ( 89 ) " (30 votes, average: 2.83 out of 5) Loading ... Il
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post a un amico 08May 08 Berlusconi e il governo del "fare". Veltroni
e le liti sul governo "ombra". Dite la vostra Il governo Berlusconi
quater va e stavolta per i detrattori più accaniti del Cavaliere sarà difficile
sostenere che non c'è niente di nuovo a Palazzo Chigi. Già, perché i ministri
(quelli che contano, con portafoglio) sono solo 12 (9 senza portafoglio ma con
la casella chiave delle Riforme affidata a Umberto Bossi) e perché sono entrati
uomini nuovi che affiancano ministri già collaudati: 13 new entry (quattro
hanno fra 31 e 40 anni). Continuità-discontinuità, insomma. Il premier è deciso
è riprendere il filo del suo progetto Paese interrotto dai due anni di Prodi,
ma molto è cambiato. Questo sarà davvero il governo del premier, innanzitutto,
che potrà contare su un nocciolo duro di governo che ruota attorno al
sottegretario alla Presidenza del Consiglio Gianni Letta, a Tremonti, Bossi,
Maroni. e poi ci sono Matteoli e La Russa. Poco spazio ai tradizionali giochi
di partito e 23 giorni per mettere a posto tutto, come ha riconosciuto
soddisfatto il presidente Giorgio Napolitano ("Lungaggini? Siamo stati più
veloci della Spagna."). Velocità, azione (ai tempi di Craxi fu coniato
l'efficace "decisionismo"), la scelta bipartitica degli elettori che
hanno semplificato il quadro politico di maggioranza e opposizione rende tutto
più "decisionista" e apre la strada a una nuova stagione del
"fare". Berlusconi su questo è deciso: anche perché da
"fare" c'è davvero molto: pensiamo solo al caso Alitalia o alla
vergogna dei rifiuti in Campania. E poi ci sono "problemini" non da
poco che si chiamano stipendi, carico fiscale, sicurezza, immigrazione
clandestina, rilancio del sistema paese, costi della politica e della
burocrazia, federalismo. Mali antichi e problemi nuovi. Ecco perché Berlusconi
ancora una volta ha sparigliato le carte. Per "fare", come chiedono
gli italiani, serve un governo del premier (il Cavaliere) più che dei partiti.
Ora ci aspettano i primi cento giorni di "luna di miele" con il Paese
e le responsabilità di governo e maggioranza sono davvero grandi. Intanto la
sinistra litiga sul governo che non ha sul "governo ombra" voluto da
Veltroni (leggi l'articolo). Già perché anche il premier ombra ha i suoi
problemi. Intanto D'Alema e Parisi hanno detto no, Bersani non è convinto,
mentre Fassino ha detto sì per recuperare ruolo e visibilità. Ma serve il
governo ombra? Esperienza di stampo anglosassone già sperimentata nel 1989 dal
Pci poi diventato Pds. Allora non funzionò. lo volle Achille Occhetto quandò
andò in crisi il governo De Mita e subentrò Andreotti (sesto governo) e la
maggioranza era pentapartito. Sapete chi c'era? Giorgio Napolitano (esteri),
Visco (finanze), Giovanni Berlinguer (sanità), Scola (spettacolo), Rodotà
(giustizia). E oggi sull'Unità lo stesso Visco lo stronca: "Il governo
ombra non ha un suo ruolo istituzionale e dunque non riesce ad operare. Si
aggiunga il fatto che in un sistema dove ci sono più partiti, e non solo due
come in Gran Bretagna, ciascun partito ha gruppi e rappresentanti in
commissione. A questo punto si capisce perché non è stato
esportato dalla Gran Bretagna in nessun altro paese. Lì è un luogo riconosciuto
dell'opposizione. Da noi no". Senza contare, fa notare Visco, che tale
proposta "anche interessante nella nostra esperienza passata non
funzionò" e che "ci sono delle persone autorevoli dei partiti che
stanno fuori dal governo ombra e che certo non smetteranno di dire quello che
pensano", a cominciare da Massimo D'Alema. Comunque Walter ci riprova ma
quello che dovrebbe essere un punto di forza del Pd rischia di rivelare che il
re è nudo, perché sta mettendo in mostra divisioni correntizie, lacerazioni
personali di un partito che pare allo sbando ed in cerca della rotta con una
bussola rotta. Scritto in Varie Commenti ( 67 ) " (49 votes, average: 2.1
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RSS Commenti Invia questo post a un amico 05May 08 D'Alema batte un colpo.
Contro Walter. E "L'Unità" se la prende con la sinistra veltroniana
tutta feste e terrazze E alla fine Massimo D'Alema parlò. Dopo una campagna
elettorale che è apparsa ai più "silente" (salvo evitare le
dimissioni di Bassolino in Campania per scongiurare il voto anticipato alla
Regione ed rinviare l'ennesima sconfitta del Pd), il ministro degli Esteri ha
rivestito i panni dell'uomo di partito e ha iniziato a sparigliare le carte nel
loft veltroniano. già, perché la resa dei conti post elettorali sarà lunga e
sicuramente non indolore nel centrosinistra. "La sconfitta è stata grave,
ed è di lungo periodo. Serve quindi una riflessione approfondita.". Primo
colpo. "La sintonia tra Berlusconi e il Paese, cominciata nel '94, non è
mai finita". Secondo colpo. Il Pd "deve cercare di coalizzare
coalizzare tutte le forze che si oppongono alla destra" perché anche se
non è in Parlamento la sinistra radicale "non è scomparsa dal Paese e il
Pd non è chiamato a continuare a correre sempre da solo, anche perché in Italia
ci sono leggi elettorali diverse. Con il 33% l'autosufficienza sarebbe un
errore". Quarto colpo. Partito del Nord? "Abbiamo bisogno di un
grande partito nazionale, fortemente radicato nel territorio, con una struttura
federale che abbia dei leader". Quinto colpo. "Non sono candidato nè
aspiro a nessuna carica, quindi non sono antagonista di nessuno". Sesto
colpo, il più pericoloso perché, tradotto significa "caro Vetroni, mi
tengo le mani libere.". Così emerge "l'altra linea del Pd"
a-veltroniano, che sembra saldare attorno a D'Alema anche il prodiano Parisi e
il delusissimo (e furibondo) Rutelli, in cerca di rivincite, lui che è stato mandato allo sbaraglio. Per ora Veltroni regge, per
ora. Vedremo se avrà davvero intenzione di andare al congresso anticipato e
alla inevitabile conta. Anche perché non è da escludere un ritorno di Prodi,
quando cadono le prime foglie dell'autunno. In fondo anche lui per ora si tiene
le mani libere, ma i messaggi che ha mandato in giro non sono certo
rassicuranti per Veltroni. Intanto "L'Unità" fa satira contro la sinistra
veltroniana, come spiega il nostro Gianni Penncchi: è tutta feste e terrazze,
con una serie di amare vignette-denuncia di Stefano Disegni, "matita
cult" della sinistra. E' COSI'? COSA NE PENSI? DI' LA TUA Scritto in Varie
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a un amico 29Apr 08 Quel venticello di Roma che diventa uragano. Per Veltroni
Ebbene sì, la straordinaria vittoria di Gianni Alemanno che ha abbattuto il
"muro" di Roma, non ha travolto solo Rutelli ma ha anche ridotto in
macerie (politiche) il loft veltroniano. E ha aperto la strada alla resa dei
conti all'interno del Pd. Dopo la sconfitta senza se e senza ma alle elezioni
politiche è arrivata la mazzata della perdita del Campidoglio. Altro che
venticello di Roma, il centrosinistra è stato spazzato
via dall'uragano Gianni. E ora, povero Walter? Quando inizieranno a volare gli
stracci in casa del bi-sconfitto, accusato da Rutelli di averlo lasciato solo e
atteso al varco da Massimo D'Alema? Dopo la sconfitta elettorale i leader dei
partiti di sinistra defenestrati a furor di voto popolare dal parlamento, si
sono dimessi. E Veltroni? Resterà a combattere come una sorta di San Sebastiano
infilzato dal centrodestra e dai suoi, oppure farebbe meglio a lasciare la
guida del Pd? In fondo lui sogna l'Africa e qualcuno dei suoi, perfidamente,
potrebbe anche soprannominarlo "sciupone l'africano", politicamente
parlando. Già, perché dall'I care all'inno all'obamismo pare proprio non averne
azzeccata una. Veltroni è in grado di costruire un grande partito di
centrosinistra di stampo europeo o ci sono altri in grado, meglio di lui, di
farlo? Cosa ne pensate? Veltroni deve restare o dimettersi? Dì la tua Secondo
voi, chi dovrebbe guidare il Pd? Vota il tuo leader Scritto in Varie Commenti (
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scontro per la conquista del Campidoglio si fa sempre più acceso, a fianco del
candidato sindaco del Pdl, Gianni Alemanno e di quello del Pd Francesco
Rutelli, sono scesi in campo anche i leader dei partiti. Sicurezza, campi rom,
traffico, periferie abbandonate, futuro di Fiumicino e Alitalia sono i temi
caldissimi della campagna elettorale: domenica e lunedì ci sono i ballottaggi
per Comune e Provincia. Ed è una sfida decisiva. Come hanno detto Berlusconi,
che ha attaccato frontalmente Rutelli (è un voltagabbana) e come ha
sottolineato Fini: "Condizione irripetibile per vincere nella
Capitale". Con Veltroni e i suoi impegnati a difendere la poltrona di
sindaco dopo la sconfitta alle politiche. Roma deve voltare pagina, si dice, ma
come? Quali sono le priorità che il nuovo sindaco dovrà affrontare? Dite la
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della tua vita Nelle pagine dello sport del "Giornale", otto firme
del nostro quotidiano (direttore Mario Giordano incluso) raccontano la loro
partita della vita, l'incontro di calcio, quell'attimo fuggente fatto di
emozione e di stupore, che ha segnato i loro ricordi legati allo sport più
bello e più popolare del mondo (leggi gli articoli). E voi? Qual è la partita
della vostra vita? Provate a raccontarla diventando per un momento giornalisti
sportivi. Non scrivete troppe righe e buon divertimento. In fondo il mio blog
ha, come sottotitolo, "Cronache di ordinaria quotidianità (ma non
troppo)". Così possiamo per una volta divagare. A proposito, sapete qua è
la mia partita della vita? Inter-Pisa, campionato 1983. Lavoravo a "il
Tirreno" di Livorno e fui inviato a Milano, con il collega Marco Barabotti
a seguire la partita. Rientro in redazione col primo aereo, scrittura di
articoli per lo sport e per l'edizione di Pisa fino a mezzanotte. Poi, all 5
del mattino presi un treno per Milano e alle 11 firmai il contratto per
lavorare al "Giornale". Grande partita. A proposito, sono interista,
ma quel giorno vinse il Pisa. Scritto in Varie Commenti ( 19 ) " (131
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"adottato" da Indro Montanelli e da Milano nel 1983. Tutti gli articoli
di Alberto Taliani su ilGiornale.it contatti Categorie Varie (38) Ultime
discussioni roberto: 2008 milano dopo anni che non la frequentavo a prima vista
mi sembrava vecchia, fuori moda,obsoleta. per le... Marco De Vivo: Da elettore
di destra.destra provo anche un po' di pena per Veltroni. Vorreidargli
qualche... marcella trevi: Lorenza Bonaccorsi, della serie: "mio nipote di
2 anni è piu' preparato!" Se le... tarantini loretta: ho 66 anni
percepisco una pensione di 400euro al mese quando ho pagato le bollette ditemi
voi cosa... ENIO TERRACCIANO: Non è Walterino a sbagliare sono gli italiani che
cominciano a capire almeno dopo 60 anni che... I più inviati Sayed, primo
risultato della mobilitazione internazionale: il senato afgano ha ritirato la
conferma della condanna a morte - 12 Emails Pensioni, a chi gli aumenti... - 3
Emails E Walter diventa il "premier ombra" - 2 Emails Berlusconi e il
governo del "fare". Veltroni e le liti sul governo "ombra".
Dite la vostra - 1 Emails Berlusconi, Veltroni e i nemici del dialogo - 1
Emails La Sapienza e il rito dell'intolleranza - 1 Emails Ultime News C'ERA UNA
VOLTA IL DIALOGOIran, Frattini frena: "Un attacco aereo? Sarebbe
catastrofe"La Ue: l'Italia chiarisca sgravi fiscali alle coopPalermo, un
accordo tra mafiosi e massoni per ritardare i processiE l'Italia fa
"l'impresa" a Zurigo Batte la francia
( da "Giornale.it, Il" del 18-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Il Pd sfoglia la
margherita, dunque, nel senso che in casa Veltroni tira aria di lite che
potrebbe sfociare prima o poi in separazione. Già, fra le anime diessina e
teodem i rapporti non sono proprio idilliaci. Dopo l'anatema
dei cattolici contro la "contaminazione" dei pannelliani, le dure
critiche di "Famiglia Cristiana" e della solita Binetti a cui si
aggiunge l'ex ministro Fioroni (infuriato) che dice "il loft? sembra di
stare a Teheran.", la frenata sull'adesione al Partito socialista europeo,
la strada per Veltroni è ancora più in salita. Da un lato c'è il governo
Berlusconi che piace sempre di più agli italiani, dall'altro il livello dello
scontro che assomiglia a un tutti contro tutti a pochi mesi dalle elezioni
europee. Di Pietro, ma anche i Teodem, D'Alema ma anche Rutelli che pare
meditare "vendetta" politica dopop la clamorosa trombatura rimediata
nella corsa al Campidoglio. E ci si mette pure Bertinotti, il "parolaio
rosso" di Pansa che rientra nel gioco della poltica con un seminario sul
futuro della sinistra e invita Massimo D'Alema, capace di guardare a sinistra
più di quanto non sappia o non voglia fare Veltroni (che vuole lo sbarramento
anche per le europee, tanto per tener fuori i "cespugli" rossi anche
dal parlamento di Strasburgo). Grande è l'agitazione nel campo della sinistra,
dove si agitano spettri di scissioni e "ricomposizioni". Già, perché
fra i teodem e gli uomini della margherita c'è chi guarda a Casini e quel che
resta dell'Udc, isolata e senza per ora spartito politico da suonare che la
lancia la sua Costituente popolare (a cui guarda con interesse anche Clemente
Mastella), e in più c'è chi teme le mosse di Rutelli. Intanto il governo
Berlusconi va. Scritto in Varie Commenti ( 30 ) " (17 votes, average: 3.06
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RSS Commenti Invia questo post a un amico 28May 08 La Sapienza e il rito
dell'intolleranza Prima il no dei Collettivi di sinistra a Papa Benedetto XVI,
poi il no al dibattito sulle foibe: alla Sapienza di Roma l'intolleranza è di
casa in nome di una "tradizione democratica" che tenta di riproporre
schemi antichi, quelli del "rituale antifascista" degli anni
Settanta. Già, brutto periodo quello, nelle università e nel Paese. con il
corollario nel secondo caso dei manifesti di Forza Nuova strappati dai
militanti dei Collettivi di sinistra, della rissa, degli arresti, delle
polemiche e delle accuse. Salvo poi chiarire (rapporto della Digos) che l'aggressione
è partita da sinistra. Ma stabilire colpe e responsabilità spetta ai giudici.
E' il tema dell'intolleranza travestita da antifascismo, come scrive il nostro
Mario Cervi, a preoccupare. E' il tentativo a questo punto nemmeno tanto
mascherato di ricreare un clima di tensione, di scontro e di odio, a
preoccupare. E' il tentativo di tornare allo schema degli opposti estremismi,
ad allarmare. L'intolleranza si traveste, sbandiera ideali nobili, ma resta
intolleranza: di parte e da parte di pochi. Bene ha fatto il sindaco di Roma
Gianni Alemanno a dire: "Noi dobbiamo lanciare messaggi chiari, ovvero che
questi episodi sono solati, estranei al contesto culturale e storico della
nostra città e della nostra nazione. Questo è il messaggio che deve venire da
tutti. Quando si costruiscono teoremi politici su una rissa tra giovani si
comincia ad aprire un varco e armare le contrapposizioni ideologiche. Bisogna
evitare questi schemi e queste persone vanno trattate come imbecilli fuori
dalla storia e dal tempo". Veltroni invita la destra a "non
minimizzare" e dice (giustamente) che le istituzioni devono stroncare
subito l'insorgere della violenza. Ma quale? quella di una parte o di quella di
tutte le parti? penso voglia dire quella di tutte. forse il "ma
anche" stavolta ci sarebbe stato bene, per
evitare fraintendimenti. Cosa che non fa Marco Ferrando, leader del Partito
comunista dei lavoratori: "L'aggressione fascista a La Sapienza - sullo
sfondo del nuovo quadro politico - ripropone il tema dell'autodifesa come
diritto democratico elementare.E. E aggiunge il Ferrando: "E' necessario
che ogni realtà minacciata appronti strutture di autodifesa, democraticamente
designate e controllate". Parole gravi, le sue che ricordano proprio
quegli anni di piombo che la maggioranza degli italiani vorrebbe consegnare
agli archivi della storia. A chi giova strumentalizzare questi episodi per
interessi di parte politica? A chi giova tornare a pescare nel torbido? Credo a
nessuno, una democrazia è tanto più forte quanto è capace di rifiutare
l'intolleranza delle estreme politiche ("frange" si diceva una
volta). Il "giustificazionismo ideologico" stavolta non pagherebbe,
gli italiani hanno scelto un' altra strada. Il dibattito è aperto. Scritto in
Varie Commenti ( 75 ) " (39 votes, average: 3.46 out of 5) Loading ... Il
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post a un amico 16May 08 Così le tecnologie ci cambiano la vita. Dì la tua Vi è
mai successo di dimenticare il cellulare a casa? E' facile immaginare la
sensazione che avete provato, perché la maggioranza di noi l'ha vissuta in
prima persona. Ci si sente persi. Vulnerabili. Uno studio condotto da un gruppo
di ricercatori britannici ha rilevato che è una sensazione paragonabile alla
"tremarella del giorno delle nozze" o alla paura di quando si va dal
dentista. Addirittura è stato coniato appositamente un
termine medico. "Nomofobia", così si chiama la paura di rimanere
senza portatile ("nomo" è l'abbreviazione di no mobile). Quale
futuro? Non c'è niente da fare. Dobbiamo ammetterlo. La tecnologia fa parte di
noi. Della nostra quotidianità. Ma dove stiamo andando? Quali saranno i nuovi
mezzi di comunicazione e quale ruolo ricopriranno in un futuro più o meno
vicino? Possible. ou probable Il Gruppo Editis, una prestigiosa casa editrice
francese, ha proposto il suo punto di vista attraverso la realizzazione di un
cortometraggio intitolato "Possible ou probable". Il film, che ha
ricevuto il Laurier di bronzo al festival di Creusot, si propone di fare un
salto in avanti nel tempo. Nella vita di una giovane coppia nell'era
dell'editoria digitale. Di' la tua Editis apre il dibattito. Il Giornale.it, in
occasione del 17 maggio, giornata mondiale delle Telecomunicazioni e della
Società dell'Informazione, segue lasciando a voi lo spazio per esprimere le
vostre idee e le vostre riflessioni su quello che è e che potrà essere. Guarda
il cortometraggio (9 minuti) Scritto in Varie Commenti ( 12 ) " (112
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Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo post a un amico 14May 08
Berlusconi, Veltroni e i nemici del dialogo Il discorso di Silvio Berlusconi
alla Camera (leggi il discorso del premier), l'apertura unilaterale al dialogo
con l'opposizione (che è seguita alla telefonata del premier a leder del Pd),
sono i segnali più evidenti che qualcosa sta davvero cambiando, nel Parlamento
e nel Paese. Aggiungiamoci anche il discorso del presidente della Repubblica
Giorgio Napolitano di alto profilo istituzionale e politico, come ha
riconosciuto il presidente della Camera Gianfranco Fini. Insomma, molti saranno
scettici, ma parlare di avvio di Terza Repubblica forse non è azzardato. Basta
rileggere le parole del premier, il "sì" di Fassino a nome del Pd:
l'asse Berlusconi-Veltroni si rinsalda, su questo punto cruciale, pur nella
distinzione dei ruoli. Ma non sono tutte rose e fiori, anche Berlusconi e
Veltroni devono fare come Fanfani qualche decennio fa: contare amici e nemici.
E parare i colpi. Soprattutto Veltroni. Sconfitta alle urne la sinistra
massimalista, resta da sconfiggere il partito "giacobino", quei
giustizialisti che sono ripartiti alla carica (vedi il caso Travaglio-Schifani)
e faranno di tutto per mettere i bastoni fra le ruote proprio a Veltroni. E'
lui l'anello "debole" che la sinistra giacobina vuole colpire fino a
indebolirlo e condizionarlo. Una prova? La sceneggiata di Antonio Di Pietro
alla Camera: "Noi non abboccheremo, non intendiamo cadere nella tela del
ragno. Abbiamo memoria e non intendiamo perderla. Conosciamo bene la sua storia
personale e politica". Così ha parlato Tonino, l'ex pm. Ma il bersaglio
non è il Cavaliere. No, lui ha una maggioranza solida, consegnatagli dal voto
popolare. Il bersaglio è Walter, e di Pietro non è certo il suo solo nemico.
C'è un filo che lega il Santoro, Travaglio, Grillo. Tonino punta dritto su quel
mondo e pensa alle Europee del 2009. Come ci pensa su un altro versante Massimo
D'Alema, tornato gran manovratore dentro e fuori il Pd. Del resto, come
racconta Augusto Minzolini sulla "Stampa", alla cerimonia della
consegna della Campanella usata per le riunioni del Consiglio dei ministri,
Prodi ha detto a Berlusconi: "Tu sei un avversario, io i veri nemici li ho
avuti qua dentro.". La battuta ora vale anche per Veltroni. A cosa serve
un'opposizione parlamentare debole in una Paese normale? Peserà di più
l'opposizione nelle piazze? L'apertura di Berlusconi (ma già in campagna
elettorale era stato chiaro) aiuta Veltroni, ma anche
l'Italia. L'ha capito anche Walter: "Occorre il riconoscimento della
vittoria e della responsabilità da parte degli sconfitti ma anche l'equilibrio
dei vincitori, perciò vi prendo in parola: siamo pronti da subito. Ma non
pensate di avere il paese in mano". Scritto in Varie Commenti ( 100 )
" (52 votes, average: 2.9 out of 5) Loading ... Il Blog di Alberto Taliani
© 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo post a un amico 09May
08 E Walter diventa il "premier ombra" Dopo Occhetto (Pci poi Pds) nel
1989, Veltroni (Pci, Pds, Ds, Pd): la storia sembra ripetersi (ovviamente
Veltroni spera in esiti migliori.) e torna il "governo ombra" (leggi
l'articolo). Edizione rinnovata e aggiornata ai tempi di quella lontana
esperienza partorita a Botteghe Oscure che - come ha ricordato Visco all'Unità
- fu un fallimento e l'ex ministro ritiene che ci sarà il bis). Veltroni
diventa "premier ombra" del "governo dell'opposizione":
alla fine dopo trattative e incontri, divisioni e riavvicinamenti, no
eccellenti (D'Alema e Parisi), tentennamenti divenuti alla fine un "sì
accetto" (Bersani) ed entusiasti (Fassino, Franceschini) il leader del
Partito democratico ha varato lo "shadow cabinet" di stampo
anglosassone. Per ora le analogie finiscono qui, inutile fare il processo alle
intenzioni che sulla carta sono buone. Tanto che la lista dei ministri ombra è
stata presentata al presidente Napolitano (che fece parte - Esteri - della
prima compagine occhettiana). Certo è sospetta la fretta con cui Walter si è
affrettato a dichiarare "con D'Alema nessun conflitto, perché bisognerebbe
essere in due.". Come dire: non sono io quello che polemizza e fa i
distinguo. Insomma ponti d'oro al D'Alema portatore d'idee nel suo"ruolo
importante che deve svolgere" alla fondazione ItalianiEuropei. Dopotutto il
centralismo democratico non c'è più in casa degli ex-post e a-comunisti. Andare
avanti, pensare subito alla direzione del Pd che sarà partorita dall'assemblea
costituente. Mentre sprisce il "caminetto" e nasce il coordinamento
dei "nove" che affiancherà il segretario piddino. Insomma, Veltroni
riparte per tentare di rafforzare la sua non fortissima leadership. Vedremo se
anche a sinistra nascerà davvero il "partito di Veltroni". Scritto in
Varie Commenti ( 89 ) " (30 votes, average: 2.83 out of 5) Loading ... Il
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post a un amico 08May 08 Berlusconi e il governo del "fare". Veltroni
e le liti sul governo "ombra". Dite la vostra Il governo Berlusconi
quater va e stavolta per i detrattori più accaniti del Cavaliere sarà difficile
sostenere che non c'è niente di nuovo a Palazzo Chigi. Già, perché i ministri
(quelli che contano, con portafoglio) sono solo 12 (9 senza portafoglio ma con
la casella chiave delle Riforme affidata a Umberto Bossi) e perché sono entrati
uomini nuovi che affiancano ministri già collaudati: 13 new entry (quattro
hanno fra 31 e 40 anni). Continuità-discontinuità, insomma. Il premier è deciso
è riprendere il filo del suo progetto Paese interrotto dai due anni di Prodi,
ma molto è cambiato. Questo sarà davvero il governo del premier, innanzitutto,
che potrà contare su un nocciolo duro di governo che ruota attorno al
sottegretario alla Presidenza del Consiglio Gianni Letta, a Tremonti, Bossi,
Maroni. e poi ci sono Matteoli e La Russa. Poco spazio ai tradizionali giochi
di partito e 23 giorni per mettere a posto tutto, come ha riconosciuto
soddisfatto il presidente Giorgio Napolitano ("Lungaggini? Siamo stati più
veloci della Spagna."). Velocità, azione (ai tempi di Craxi fu coniato
l'efficace "decisionismo"), la scelta bipartitica degli elettori che
hanno semplificato il quadro politico di maggioranza e opposizione rende tutto
più "decisionista" e apre la strada a una nuova stagione del "fare".
Berlusconi su questo è deciso: anche perché da "fare" c'è davvero
molto: pensiamo solo al caso Alitalia o alla vergogna dei rifiuti in Campania.
E poi ci sono "problemini" non da poco che si chiamano stipendi,
carico fiscale, sicurezza, immigrazione clandestina, rilancio del sistema
paese, costi della politica e della burocrazia, federalismo. Mali antichi e
problemi nuovi. Ecco perché Berlusconi ancora una volta ha sparigliato le
carte. Per "fare", come chiedono gli italiani, serve un governo del
premier (il Cavaliere) più che dei partiti. Ora ci aspettano i primi cento
giorni di "luna di miele" con il Paese e le responsabilità di governo
e maggioranza sono davvero grandi. Intanto la sinistra litiga sul governo che
non ha sul "governo ombra" voluto da Veltroni (leggi l'articolo). Già
perché anche il premier ombra ha i suoi problemi. Intanto D'Alema e Parisi
hanno detto no, Bersani non è convinto, mentre Fassino ha detto sì per
recuperare ruolo e visibilità. Ma serve il governo ombra? Esperienza di stampo
anglosassone già sperimentata nel 1989 dal Pci poi diventato Pds. Allora non
funzionò. lo volle Achille Occhetto quandò andò in crisi il governo De Mita e
subentrò Andreotti (sesto governo) e la maggioranza era pentapartito. Sapete
chi c'era? Giorgio Napolitano (esteri), Visco (finanze), Giovanni Berlinguer
(sanità), Scola (spettacolo), Rodotà (giustizia). E oggi sull'Unità lo stesso
Visco lo stronca: "Il governo ombra non ha un suo ruolo istituzionale e
dunque non riesce ad operare. Si aggiunga il fatto che in un sistema dove ci sono
più partiti, e non solo due come in Gran Bretagna, ciascun partito ha gruppi e
rappresentanti in commissione. A questo punto si capisce perché non è stato esportato dalla Gran Bretagna in nessun altro paese.
Lì è un luogo riconosciuto dell'opposizione. Da noi no". Senza contare, fa
notare Visco, che tale proposta "anche interessante nella nostra
esperienza passata non funzionò" e che "ci sono delle persone
autorevoli dei partiti che stanno fuori dal governo ombra e che certo non smetteranno
di dire quello che pensano", a cominciare da Massimo D'Alema. Comunque
Walter ci riprova ma quello che dovrebbe essere un punto di forza del Pd
rischia di rivelare che il re è nudo, perché sta mettendo in mostra divisioni
correntizie, lacerazioni personali di un partito che pare allo sbando ed in
cerca della rotta con una bussola rotta. Scritto in Varie Commenti ( 67 )
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© 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo post a un amico 05May
08 D'Alema batte un colpo. Contro Walter. E "L'Unità" se la prende
con la sinistra veltroniana tutta feste e terrazze E alla fine Massimo D'Alema
parlò. Dopo una campagna elettorale che è apparsa ai più "silente"
(salvo evitare le dimissioni di Bassolino in Campania per scongiurare il voto
anticipato alla Regione ed rinviare l'ennesima sconfitta del Pd), il ministro
degli Esteri ha rivestito i panni dell'uomo di partito e ha iniziato a
sparigliare le carte nel loft veltroniano. già, perché la resa dei conti post
elettorali sarà lunga e sicuramente non indolore nel centrosinistra. "La
sconfitta è stata grave, ed è di lungo periodo. Serve quindi una riflessione
approfondita.". Primo colpo. "La sintonia tra Berlusconi e il Paese,
cominciata nel '94, non è mai finita". Secondo colpo. Il Pd "deve
cercare di coalizzare coalizzare tutte le forze che si oppongono alla
destra" perché anche se non è in Parlamento la sinistra radicale "non
è scomparsa dal Paese e il Pd non è chiamato a continuare a correre sempre da
solo, anche perché in Italia ci sono leggi elettorali diverse. Con il 33%
l'autosufficienza sarebbe un errore". Quarto colpo. Partito del Nord?
"Abbiamo bisogno di un grande partito nazionale, fortemente radicato nel
territorio, con una struttura federale che abbia dei leader". Quinto
colpo. "Non sono candidato nè aspiro a nessuna carica, quindi non sono
antagonista di nessuno". Sesto colpo, il più pericoloso perché, tradotto
significa "caro Vetroni, mi tengo le mani libere.". Così emerge
"l'altra linea del Pd" a-veltroniano, che sembra saldare attorno a
D'Alema anche il prodiano Parisi e il delusissimo (e furibondo) Rutelli, in
cerca di rivincite, lui che è stato mandato allo
sbaraglio. Per ora Veltroni regge, per ora. Vedremo se avrà davvero intenzione
di andare al congresso anticipato e alla inevitabile conta. Anche perché non è
da escludere un ritorno di Prodi, quando cadono le prime foglie dell'autunno.
In fondo anche lui per ora si tiene le mani libere, ma i messaggi che ha
mandato in giro non sono certo rassicuranti per Veltroni. Intanto
"L'Unità" fa satira contro la sinistra veltroniana, come spiega il
nostro Gianni Penncchi: è tutta feste e terrazze, con una serie di amare
vignette-denuncia di Stefano Disegni, "matita cult" della sinistra.
E' COSI'? COSA NE PENSI? DI' LA TUA Scritto in Varie Commenti ( 18 ) "
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Quel venticello di Roma che diventa uragano. Per Veltroni Ebbene sì, la
straordinaria vittoria di Gianni Alemanno che ha abbattuto il "muro"
di Roma, non ha travolto solo Rutelli ma ha anche ridotto in macerie
(politiche) il loft veltroniano. E ha aperto la strada alla resa dei conti all'interno
del Pd. Dopo la sconfitta senza se e senza ma alle elezioni politiche è
arrivata la mazzata della perdita del Campidoglio. Altro che venticello di
Roma, il centrosinistra è stato spazzato via
dall'uragano Gianni. E ora, povero Walter? Quando inizieranno a volare gli
stracci in casa del bi-sconfitto, accusato da Rutelli di averlo lasciato solo e
atteso al varco da Massimo D'Alema? Dopo la sconfitta elettorale i leader dei
partiti di sinistra defenestrati a furor di voto popolare dal parlamento, si
sono dimessi. E Veltroni? Resterà a combattere come una sorta di San Sebastiano
infilzato dal centrodestra e dai suoi, oppure farebbe meglio a lasciare la
guida del Pd? In fondo lui sogna l'Africa e qualcuno dei suoi, perfidamente,
potrebbe anche soprannominarlo "sciupone l'africano", politicamente
parlando. Già, perché dall'I care all'inno all'obamismo pare proprio non averne
azzeccata una. Veltroni è in grado di costruire un grande partito di
centrosinistra di stampo europeo o ci sono altri in grado, meglio di lui, di
farlo? Cosa ne pensate? Veltroni deve restare o dimettersi? Dì la tua Secondo
voi, chi dovrebbe guidare il Pd? Vota il tuo leader Scritto in Varie Commenti (
58 ) " (130 votes, average: 1.49 out of 5) Loading ... Il Blog di Alberto
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24Apr 08 Roma, quali sono le priorità da affrontare? Dite la vostra A Roma lo
scontro per la conquista del Campidoglio si fa sempre più acceso, a fianco del
candidato sindaco del Pdl, Gianni Alemanno e di quello del Pd Francesco
Rutelli, sono scesi in campo anche i leader dei partiti. Sicurezza, campi rom,
traffico, periferie abbandonate, futuro di Fiumicino e Alitalia sono i temi
caldissimi della campagna elettorale: domenica e lunedì ci sono i ballottaggi
per Comune e Provincia. Ed è una sfida decisiva. Come hanno detto Berlusconi,
che ha attaccato frontalmente Rutelli (è un voltagabbana) e come ha
sottolineato Fini: "Condizione irripetibile per vincere nella
Capitale". Con Veltroni e i suoi impegnati a difendere la poltrona di
sindaco dopo la sconfitta alle politiche. Roma deve voltare pagina, si dice, ma
come? Quali sono le priorità che il nuovo sindaco dovrà affrontare? Dite la
vostra Scritto in Varie Commenti ( 93 ) " (92 votes, average: 1.58 out of
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Commenti Invia questo post a un amico 23Apr 08 Racconta anche tu la partita
della tua vita Nelle pagine dello sport del "Giornale", otto firme
del nostro quotidiano (direttore Mario Giordano incluso) raccontano la loro
partita della vita, l'incontro di calcio, quell'attimo fuggente fatto di
emozione e di stupore, che ha segnato i loro ricordi legati allo sport più
bello e più popolare del mondo (leggi gli articoli). E voi? Qual è la partita
della vostra vita? Provate a raccontarla diventando per un momento giornalisti
sportivi. Non scrivete troppe righe e buon divertimento. In fondo il mio blog
ha, come sottotitolo, "Cronache di ordinaria quotidianità (ma non
troppo)". Così possiamo per una volta divagare. A proposito, sapete qua è
la mia partita della vita? Inter-Pisa, campionato 1983. Lavoravo a "il
Tirreno" di Livorno e fui inviato a Milano, con il collega Marco Barabotti
a seguire la partita. Rientro in redazione col primo aereo, scrittura di
articoli per lo sport e per l'edizione di Pisa fino a mezzanotte. Poi, all 5
del mattino presi un treno per Milano e alle 11 firmai il contratto per
lavorare al "Giornale". Grande partita. A proposito, sono interista,
ma quel giorno vinse il Pisa. Scritto in Varie Commenti ( 19 ) " (131
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margherita, dunque, nel senso che in casa Veltroni tira aria di lite che potrebbe
sfociare prima o poi in separazione. Già, fra le anime diessina e teodem i
rapporti non sono proprio idilliaci. Dopo l'anatema dei cattolici contro la "contaminazione" dei pannelliani, le dure
critiche di "Famiglia Cristiana" e della solita Binetti a cui si
aggiunge l'ex ministro Fioroni (infuriato) che dice "il loft? sembra di
stare a Teheran.", la frenata sull'adesione al Partito socialista europeo,
la strada per Veltroni è ancora più in salita. Da un lato c'è il governo
Berlusconi che piace sempre di più agli italiani, dall'altro il livello dello
scontro che assomiglia a un tutti contro tutti a pochi mesi dalle elezioni
europee. Di Pietro, ma anche i Teodem, D'Alema ma anche Rutelli che pare
meditare "vendetta" politica dopop la clamorosa trombatura rimediata
nella corsa al Campidoglio. E ci si mette pure Bertinotti, il "parolaio
rosso" di Pansa che rientra nel gioco della poltica con un seminario sul
futuro della sinistra e invita Massimo D'Alema, capace di guardare a sinistra
più di quanto non sappia o non voglia fare Veltroni (che vuole lo sbarramento
anche per le europee, tanto per tener fuori i "cespugli" rossi anche
dal parlamento di Strasburgo). Grande è l'agitazione nel campo della sinistra,
dove si agitano spettri di scissioni e "ricomposizioni". Già, perché
fra i teodem e gli uomini della margherita c'è chi guarda a Casini e quel che
resta dell'Udc, isolata e senza per ora spartito politico da suonare che la
lancia la sua Costituente popolare (a cui guarda con interesse anche Clemente
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dell'intolleranza Prima il no dei Collettivi di sinistra a Papa Benedetto XVI,
poi il no al dibattito sulle foibe: alla Sapienza di Roma l'intolleranza è di
casa in nome di una "tradizione democratica" che tenta di riproporre
schemi antichi, quelli del "rituale antifascista" degli anni
Settanta. Già, brutto periodo quello, nelle università e nel Paese. con il
corollario nel secondo caso dei manifesti di Forza Nuova strappati dai
militanti dei Collettivi di sinistra, della rissa, degli arresti, delle
polemiche e delle accuse. Salvo poi chiarire (rapporto della Digos) che
l'aggressione è partita da sinistra. Ma stabilire colpe e responsabilità spetta
ai giudici. E' il tema dell'intolleranza travestita da antifascismo, come
scrive il nostro Mario Cervi, a preoccupare. E' il tentativo a questo punto
nemmeno tanto mascherato di ricreare un clima di tensione, di scontro e di
odio, a preoccupare. E' il tentativo di tornare allo schema degli opposti
estremismi, ad allarmare. L'intolleranza si traveste, sbandiera ideali nobili,
ma resta intolleranza: di parte e da parte di pochi. Bene ha fatto il sindaco
di Roma Gianni Alemanno a dire: "Noi dobbiamo lanciare messaggi chiari,
ovvero che questi episodi sono solati, estranei al contesto culturale e storico
della nostra città e della nostra nazione. Questo è il messaggio che deve
venire da tutti. Quando si costruiscono teoremi politici su una rissa tra
giovani si comincia ad aprire un varco e armare le contrapposizioni
ideologiche. Bisogna evitare questi schemi e queste persone vanno trattate come
imbecilli fuori dalla storia e dal tempo". Veltroni invita la destra a
"non minimizzare" e dice (giustamente) che le istituzioni devono
stroncare subito l'insorgere della violenza. Ma quale? quella di una parte o di
quella di tutte le parti? penso voglia dire quella di tutte. forse il "ma
anche" stavolta ci sarebbe stato bene, per
evitare fraintendimenti. Cosa che non fa Marco Ferrando, leader del Partito
comunista dei lavoratori: "L'aggressione fascista a La Sapienza - sullo
sfondo del nuovo quadro politico - ripropone il tema dell'autodifesa come
diritto democratico elementare.E. E aggiunge il Ferrando: "E' necessario
che ogni realtà minacciata appronti strutture di autodifesa, democraticamente
designate e controllate". Parole gravi, le sue che ricordano proprio
quegli anni di piombo che la maggioranza degli italiani vorrebbe consegnare
agli archivi della storia. A chi giova strumentalizzare questi episodi per
interessi di parte politica? A chi giova tornare a pescare nel torbido? Credo a
nessuno, una democrazia è tanto più forte quanto è capace di rifiutare
l'intolleranza delle estreme politiche ("frange" si diceva una
volta). Il "giustificazionismo ideologico" stavolta non pagherebbe,
gli italiani hanno scelto un' altra strada. Il dibattito è aperto. Scritto in
Varie Commenti ( 75 ) " (39 votes, average: 3.46 out of 5) Loading ... Il
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post a un amico 16May 08 Così le tecnologie ci cambiano la vita. Dì la tua Vi è
mai successo di dimenticare il cellulare a casa? E' facile immaginare la
sensazione che avete provato, perché la maggioranza di noi l'ha vissuta in
prima persona. Ci si sente persi. Vulnerabili. Uno studio condotto da un gruppo
di ricercatori britannici ha rilevato che è una sensazione paragonabile alla
"tremarella del giorno delle nozze" o alla paura di quando si va dal
dentista. Addirittura è stato coniato appositamente un
termine medico. "Nomofobia", così si chiama la paura di rimanere
senza portatile ("nomo" è l'abbreviazione di no mobile). Quale
futuro? Non c'è niente da fare. Dobbiamo ammetterlo. La tecnologia fa parte di
noi. Della nostra quotidianità. Ma dove stiamo andando? Quali saranno i nuovi
mezzi di comunicazione e quale ruolo ricopriranno in un futuro più o meno
vicino? Possible. ou probable Il Gruppo Editis, una prestigiosa casa editrice
francese, ha proposto il suo punto di vista attraverso la realizzazione di un
cortometraggio intitolato "Possible ou probable". Il film, che ha
ricevuto il Laurier di bronzo al festival di Creusot, si propone di fare un
salto in avanti nel tempo. Nella vita di una giovane coppia nell'era
dell'editoria digitale. Di' la tua Editis apre il dibattito. Il Giornale.it, in
occasione del 17 maggio, giornata mondiale delle Telecomunicazioni e della
Società dell'Informazione, segue lasciando a voi lo spazio per esprimere le
vostre idee e le vostre riflessioni su quello che è e che potrà essere. Guarda
il cortometraggio (9 minuti) Scritto in Varie Commenti ( 12 ) " (112
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Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo post a un amico 14May 08
Berlusconi, Veltroni e i nemici del dialogo Il discorso di Silvio Berlusconi
alla Camera (leggi il discorso del premier), l'apertura unilaterale al dialogo
con l'opposizione (che è seguita alla telefonata del premier a leder del Pd),
sono i segnali più evidenti che qualcosa sta davvero cambiando, nel Parlamento
e nel Paese. Aggiungiamoci anche il discorso del presidente della Repubblica
Giorgio Napolitano di alto profilo istituzionale e politico, come ha
riconosciuto il presidente della Camera Gianfranco Fini. Insomma, molti saranno
scettici, ma parlare di avvio di Terza Repubblica forse non è azzardato. Basta
rileggere le parole del premier, il "sì" di Fassino a nome del Pd:
l'asse Berlusconi-Veltroni si rinsalda, su questo punto cruciale, pur nella
distinzione dei ruoli. Ma non sono tutte rose e fiori, anche Berlusconi e
Veltroni devono fare come Fanfani qualche decennio fa: contare amici e nemici.
E parare i colpi. Soprattutto Veltroni. Sconfitta alle urne la sinistra
massimalista, resta da sconfiggere il partito "giacobino", quei
giustizialisti che sono ripartiti alla carica (vedi il caso Travaglio-Schifani)
e faranno di tutto per mettere i bastoni fra le ruote proprio a Veltroni. E'
lui l'anello "debole" che la sinistra giacobina vuole colpire fino a
indebolirlo e condizionarlo. Una prova? La sceneggiata di Antonio Di Pietro
alla Camera: "Noi non abboccheremo, non intendiamo cadere nella tela del
ragno. Abbiamo memoria e non intendiamo perderla. Conosciamo bene la sua storia
personale e politica". Così ha parlato Tonino, l'ex pm. Ma il bersaglio
non è il Cavaliere. No, lui ha una maggioranza solida, consegnatagli dal voto
popolare. Il bersaglio è Walter, e di Pietro non è certo il suo solo nemico.
C'è un filo che lega il Santoro, Travaglio, Grillo. Tonino punta dritto su quel
mondo e pensa alle Europee del 2009. Come ci pensa su un altro versante Massimo
D'Alema, tornato gran manovratore dentro e fuori il Pd. Del resto, come
racconta Augusto Minzolini sulla "Stampa", alla cerimonia della
consegna della Campanella usata per le riunioni del Consiglio dei ministri, Prodi
ha detto a Berlusconi: "Tu sei un avversario, io i veri nemici li ho avuti
qua dentro.". La battuta ora vale anche per Veltroni. A cosa serve
un'opposizione parlamentare debole in una Paese normale? Peserà di più
l'opposizione nelle piazze? L'apertura di Berlusconi (ma già in campagna
elettorale era stato chiaro) aiuta Veltroni, ma anche
l'Italia. L'ha capito anche Walter: "Occorre il riconoscimento della
vittoria e della responsabilità da parte degli sconfitti ma anche l'equilibrio
dei vincitori, perciò vi prendo in parola: siamo pronti da subito. Ma non
pensate di avere il paese in mano". Scritto in Varie Commenti ( 100 )
" (52 votes, average: 2.9 out of 5) Loading ... Il Blog di Alberto Taliani
© 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo post a un amico 09May
08 E Walter diventa il "premier ombra" Dopo Occhetto (Pci poi Pds)
nel 1989, Veltroni (Pci, Pds, Ds, Pd): la storia sembra ripetersi (ovviamente
Veltroni spera in esiti migliori.) e torna il "governo ombra" (leggi
l'articolo). Edizione rinnovata e aggiornata ai tempi di quella lontana
esperienza partorita a Botteghe Oscure che - come ha ricordato Visco all'Unità
- fu un fallimento e l'ex ministro ritiene che ci sarà il bis). Veltroni
diventa "premier ombra" del "governo dell'opposizione":
alla fine dopo trattative e incontri, divisioni e riavvicinamenti, no
eccellenti (D'Alema e Parisi), tentennamenti divenuti alla fine un "sì
accetto" (Bersani) ed entusiasti (Fassino, Franceschini) il leader del
Partito democratico ha varato lo "shadow cabinet" di stampo
anglosassone. Per ora le analogie finiscono qui, inutile fare il processo alle
intenzioni che sulla carta sono buone. Tanto che la lista dei ministri ombra è
stata presentata al presidente Napolitano (che fece parte - Esteri - della prima
compagine occhettiana). Certo è sospetta la fretta con cui Walter si è
affrettato a dichiarare "con D'Alema nessun conflitto, perché bisognerebbe
essere in due.". Come dire: non sono io quello che polemizza e fa i
distinguo. Insomma ponti d'oro al D'Alema portatore d'idee nel suo"ruolo
importante che deve svolgere" alla fondazione ItalianiEuropei. Dopotutto
il centralismo democratico non c'è più in casa degli ex-post e a-comunisti.
Andare avanti, pensare subito alla direzione del Pd che sarà partorita dall'assemblea
costituente. Mentre sprisce il "caminetto" e nasce il coordinamento
dei "nove" che affiancherà il segretario piddino. Insomma, Veltroni
riparte per tentare di rafforzare la sua non fortissima leadership. Vedremo se
anche a sinistra nascerà davvero il "partito di Veltroni". Scritto in
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post a un amico 08May 08 Berlusconi e il governo del "fare". Veltroni
e le liti sul governo "ombra". Dite la vostra Il governo Berlusconi
quater va e stavolta per i detrattori più accaniti del Cavaliere sarà difficile
sostenere che non c'è niente di nuovo a Palazzo Chigi. Già, perché i ministri
(quelli che contano, con portafoglio) sono solo 12 (9 senza portafoglio ma con
la casella chiave delle Riforme affidata a Umberto Bossi) e perché sono entrati
uomini nuovi che affiancano ministri già collaudati: 13 new entry (quattro
hanno fra 31 e 40 anni). Continuità-discontinuità, insomma. Il premier è deciso
è riprendere il filo del suo progetto Paese interrotto dai due anni di Prodi,
ma molto è cambiato. Questo sarà davvero il governo del premier, innanzitutto,
che potrà contare su un nocciolo duro di governo che ruota attorno al
sottegretario alla Presidenza del Consiglio Gianni Letta, a Tremonti, Bossi,
Maroni. e poi ci sono Matteoli e La Russa. Poco spazio ai tradizionali giochi
di partito e 23 giorni per mettere a posto tutto, come ha riconosciuto
soddisfatto il presidente Giorgio Napolitano ("Lungaggini? Siamo stati più
veloci della Spagna."). Velocità, azione (ai tempi di Craxi fu coniato
l'efficace "decisionismo"), la scelta bipartitica degli elettori che
hanno semplificato il quadro politico di maggioranza e opposizione rende tutto
più "decisionista" e apre la strada a una nuova stagione del
"fare". Berlusconi su questo è deciso: anche perché da
"fare" c'è davvero molto: pensiamo solo al caso Alitalia o alla
vergogna dei rifiuti in Campania. E poi ci sono "problemini" non da
poco che si chiamano stipendi, carico fiscale, sicurezza, immigrazione
clandestina, rilancio del sistema paese, costi della politica e della
burocrazia, federalismo. Mali antichi e problemi nuovi. Ecco perché Berlusconi
ancora una volta ha sparigliato le carte. Per "fare", come chiedono
gli italiani, serve un governo del premier (il Cavaliere) più che dei partiti.
Ora ci aspettano i primi cento giorni di "luna di miele" con il Paese
e le responsabilità di governo e maggioranza sono davvero grandi. Intanto la
sinistra litiga sul governo che non ha sul "governo ombra" voluto da
Veltroni (leggi l'articolo). Già perché anche il premier ombra ha i suoi
problemi. Intanto D'Alema e Parisi hanno detto no, Bersani non è convinto,
mentre Fassino ha detto sì per recuperare ruolo e visibilità. Ma serve il
governo ombra? Esperienza di stampo anglosassone già sperimentata nel 1989 dal
Pci poi diventato Pds. Allora non funzionò. lo volle Achille Occhetto quandò
andò in crisi il governo De Mita e subentrò Andreotti (sesto governo) e la
maggioranza era pentapartito. Sapete chi c'era? Giorgio Napolitano (esteri),
Visco (finanze), Giovanni Berlinguer (sanità), Scola (spettacolo), Rodotà
(giustizia). E oggi sull'Unità lo stesso Visco lo stronca: "Il governo
ombra non ha un suo ruolo istituzionale e dunque non riesce ad operare. Si
aggiunga il fatto che in un sistema dove ci sono più partiti, e non solo due
come in Gran Bretagna, ciascun partito ha gruppi e rappresentanti in
commissione. A questo punto si capisce perché non è stato
esportato dalla Gran Bretagna in nessun altro paese. Lì è un luogo riconosciuto
dell'opposizione. Da noi no". Senza contare, fa notare Visco, che tale
proposta "anche interessante nella nostra esperienza passata non
funzionò" e che "ci sono delle persone autorevoli dei partiti che
stanno fuori dal governo ombra e che certo non smetteranno di dire quello che
pensano", a cominciare da Massimo D'Alema. Comunque Walter ci riprova ma
quello che dovrebbe essere un punto di forza del Pd rischia di rivelare che il
re è nudo, perché sta mettendo in mostra divisioni correntizie, lacerazioni
personali di un partito che pare allo sbando ed in cerca della rotta con una
bussola rotta. Scritto in Varie Commenti ( 67 ) " (49 votes, average: 2.1
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RSS Commenti Invia questo post a un amico 05May 08 D'Alema batte un colpo.
Contro Walter. E "L'Unità" se la prende con la sinistra veltroniana
tutta feste e terrazze E alla fine Massimo D'Alema parlò. Dopo una campagna
elettorale che è apparsa ai più "silente" (salvo evitare le
dimissioni di Bassolino in Campania per scongiurare il voto anticipato alla
Regione ed rinviare l'ennesima sconfitta del Pd), il ministro degli Esteri ha
rivestito i panni dell'uomo di partito e ha iniziato a sparigliare le carte nel
loft veltroniano. già, perché la resa dei conti post elettorali sarà lunga e
sicuramente non indolore nel centrosinistra. "La sconfitta è stata grave,
ed è di lungo periodo. Serve quindi una riflessione approfondita.". Primo
colpo. "La sintonia tra Berlusconi e il Paese, cominciata nel '94, non è
mai finita". Secondo colpo. Il Pd "deve cercare di coalizzare
coalizzare tutte le forze che si oppongono alla destra" perché anche se
non è in Parlamento la sinistra radicale "non è scomparsa dal Paese e il
Pd non è chiamato a continuare a correre sempre da solo, anche perché in Italia
ci sono leggi elettorali diverse. Con il 33% l'autosufficienza sarebbe un
errore". Quarto colpo. Partito del Nord? "Abbiamo bisogno di un
grande partito nazionale, fortemente radicato nel territorio, con una struttura
federale che abbia dei leader". Quinto colpo. "Non sono candidato nè
aspiro a nessuna carica, quindi non sono antagonista di nessuno". Sesto
colpo, il più pericoloso perché, tradotto significa "caro Vetroni, mi
tengo le mani libere.". Così emerge "l'altra linea del Pd"
a-veltroniano, che sembra saldare attorno a D'Alema anche il prodiano Parisi e
il delusissimo (e furibondo) Rutelli, in cerca di rivincite, lui che è stato mandato allo sbaraglio. Per ora Veltroni regge, per
ora. Vedremo se avrà davvero intenzione di andare al congresso anticipato e
alla inevitabile conta. Anche perché non è da escludere un ritorno di Prodi,
quando cadono le prime foglie dell'autunno. In fondo anche lui per ora si tiene
le mani libere, ma i messaggi che ha mandato in giro non sono certo
rassicuranti per Veltroni. Intanto "L'Unità" fa satira contro la
sinistra veltroniana, come spiega il nostro Gianni Penncchi: è tutta feste e
terrazze, con una serie di amare vignette-denuncia di Stefano Disegni,
"matita cult" della sinistra. E' COSI'? COSA NE PENSI? DI' LA TUA
Scritto in Varie Commenti ( 18 ) " (121 votes, average: 1.4 out of 5)
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Commenti Invia questo post a un amico 29Apr 08 Quel venticello di Roma che
diventa uragano. Per Veltroni Ebbene sì, la straordinaria vittoria di Gianni
Alemanno che ha abbattuto il "muro" di Roma, non ha travolto solo
Rutelli ma ha anche ridotto in macerie (politiche) il loft veltroniano. E ha
aperto la strada alla resa dei conti all'interno del Pd. Dopo la sconfitta
senza se e senza ma alle elezioni politiche è arrivata la mazzata della perdita
del Campidoglio. Altro che venticello di Roma, il centrosinistra è stato spazzato via dall'uragano Gianni. E ora, povero
Walter? Quando inizieranno a volare gli stracci in casa del bi-sconfitto,
accusato da Rutelli di averlo lasciato solo e atteso al varco da Massimo
D'Alema? Dopo la sconfitta elettorale i leader dei partiti di sinistra
defenestrati a furor di voto popolare dal parlamento, si sono dimessi. E
Veltroni? Resterà a combattere come una sorta di San Sebastiano infilzato dal
centrodestra e dai suoi, oppure farebbe meglio a lasciare la guida del Pd? In
fondo lui sogna l'Africa e qualcuno dei suoi, perfidamente, potrebbe anche
soprannominarlo "sciupone l'africano", politicamente parlando. Già,
perché dall'I care all'inno all'obamismo pare proprio non averne azzeccata una.
Veltroni è in grado di costruire un grande partito di centrosinistra di stampo
europeo o ci sono altri in grado, meglio di lui, di farlo? Cosa ne pensate?
Veltroni deve restare o dimettersi? Dì la tua Secondo voi, chi dovrebbe guidare
il Pd? Vota il tuo leader Scritto in Varie Commenti ( 58 ) " (130 votes,
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Articoli Feed RSS Commenti Invia questo post a un amico 24Apr 08 Roma, quali
sono le priorità da affrontare? Dite la vostra A Roma lo scontro per la
conquista del Campidoglio si fa sempre più acceso, a fianco del candidato
sindaco del Pdl, Gianni Alemanno e di quello del Pd Francesco Rutelli, sono
scesi in campo anche i leader dei partiti. Sicurezza, campi rom, traffico,
periferie abbandonate, futuro di Fiumicino e Alitalia sono i temi caldissimi
della campagna elettorale: domenica e lunedì ci sono i ballottaggi per Comune e
Provincia. Ed è una sfida decisiva. Come hanno detto Berlusconi, che ha
attaccato frontalmente Rutelli (è un voltagabbana) e come ha sottolineato Fini:
"Condizione irripetibile per vincere nella Capitale". Con Veltroni e
i suoi impegnati a difendere la poltrona di sindaco dopo la sconfitta alle
politiche. Roma deve voltare pagina, si dice, ma come? Quali sono le priorità
che il nuovo sindaco dovrà affrontare? Dite la vostra Scritto in Varie Commenti
( 93 ) " (92 votes, average: 1.58 out of 5) Loading ... Il Blog di Alberto
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23Apr 08 Racconta anche tu la partita della tua vita Nelle pagine dello sport
del "Giornale", otto firme del nostro quotidiano (direttore Mario
Giordano incluso) raccontano la loro partita della vita, l'incontro di calcio,
quell'attimo fuggente fatto di emozione e di stupore, che ha segnato i loro
ricordi legati allo sport più bello e più popolare del mondo (leggi gli
articoli). E voi? Qual è la partita della vostra vita? Provate a raccontarla
diventando per un momento giornalisti sportivi. Non scrivete troppe righe e
buon divertimento. In fondo il mio blog ha, come sottotitolo, "Cronache di
ordinaria quotidianità (ma non troppo)". Così possiamo per una volta
divagare. A proposito, sapete qua è la mia partita della vita? Inter-Pisa,
campionato 1983. Lavoravo a "il Tirreno" di Livorno e fui inviato a
Milano, con il collega Marco Barabotti a seguire la partita. Rientro in
redazione col primo aereo, scrittura di articoli per lo sport e per l'edizione
di Pisa fino a mezzanotte. Poi, all 5 del mattino presi un treno per Milano e
alle 11 firmai il contratto per lavorare al "Giornale". Grande
partita. A proposito, sono interista, ma quel giorno vinse il Pisa. Scritto in
Varie Commenti ( 19 ) " (131 votes, average: 1.2 out of 5) Loading ... Il
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post a un amico Post precedenti Chi sono Sono il caporedattore del Giornale.it,
un toscano "adottato" da Indro Montanelli e da Milano nel 1983. Tutti
gli articoli di Alberto Taliani su ilGiornale.it contatti Categorie Varie (38)
Ultime discussioni roberto: 2008 milano dopo anni che non la frequentavo a
prima vista mi sembrava vecchia, fuori moda,obsoleta. per le... Marco De Vivo:
Da elettore di destra.destra provo anche un po' di pena per Veltroni.
Vorreidargli qualche... marcella trevi: Lorenza Bonaccorsi, della serie:
"mio nipote di 2 anni è piu' preparato!" Se le... tarantini loretta:
ho 66 anni percepisco una pensione di 400euro al mese quando ho pagato le
bollette ditemi voi cosa... ENIO TERRACCIANO: Non è Walterino a sbagliare sono
gli italiani che cominciano a capire almeno dopo 60 anni che... I più inviati
Sayed, primo risultato della mobilitazione internazionale: il senato afgano ha
ritirato la conferma della condanna a morte - 12 Emails Pensioni, a chi gli
aumenti... - 3 Emails E Walter diventa il "premier ombra" - 2 Emails
Berlusconi e il governo del "fare". Veltroni e le liti sul governo
"ombra". Dite la vostra - 1 Emails Berlusconi, Veltroni e i nemici
del dialogo - 1 Emails La Sapienza e il rito dell'intolleranza - 1 Emails
Ultime News C'ERA UNA VOLTA IL DIALOGOIran, Frattini frena: "Un attacco
aereo? Sarebbe catastrofe"La Ue: l'Italia chiarisca sgravi fiscali alle
coopPalermo, un accordo tra mafiosi e massoni per ritardare i processiE
l'Italia fa "l'impresa" a Zurigo Batte la francia
( da "Giornale.it, Il" del 18-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Il Pd sfoglia la
margherita, dunque, nel senso che in casa Veltroni tira aria di lite che
potrebbe sfociare prima o poi in separazione. Già, fra le anime diessina e
teodem i rapporti non sono proprio idilliaci. Dopo l'anatema
dei cattolici contro la "contaminazione" dei pannelliani, le dure
critiche di "Famiglia Cristiana" e della solita Binetti a cui si
aggiunge l'ex ministro Fioroni (infuriato) che dice "il loft? sembra di
stare a Teheran.", la frenata sull'adesione al Partito socialista europeo,
la strada per Veltroni è ancora più in salita. Da un lato c'è il governo
Berlusconi che piace sempre di più agli italiani, dall'altro il livello dello
scontro che assomiglia a un tutti contro tutti a pochi mesi dalle elezioni
europee. Di Pietro, ma anche i Teodem, D'Alema ma anche Rutelli che pare
meditare "vendetta" politica dopop la clamorosa trombatura rimediata
nella corsa al Campidoglio. E ci si mette pure Bertinotti, il "parolaio
rosso" di Pansa che rientra nel gioco della poltica con un seminario sul
futuro della sinistra e invita Massimo D'Alema, capace di guardare a sinistra
più di quanto non sappia o non voglia fare Veltroni (che vuole lo sbarramento
anche per le europee, tanto per tener fuori i "cespugli" rossi anche
dal parlamento di Strasburgo). Grande è l'agitazione nel campo della sinistra,
dove si agitano spettri di scissioni e "ricomposizioni". Già, perché
fra i teodem e gli uomini della margherita c'è chi guarda a Casini e quel che
resta dell'Udc, isolata e senza per ora spartito politico da suonare che la
lancia la sua Costituente popolare (a cui guarda con interesse anche Clemente
Mastella), e in più c'è chi teme le mosse di Rutelli. Intanto il governo
Berlusconi va. Scritto in Varie Commenti ( 30 ) " (17 votes, average: 3.06
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RSS Commenti Invia questo post a un amico 28May 08 La Sapienza e il rito
dell'intolleranza Prima il no dei Collettivi di sinistra a Papa Benedetto XVI,
poi il no al dibattito sulle foibe: alla Sapienza di Roma l'intolleranza è di
casa in nome di una "tradizione democratica" che tenta di riproporre
schemi antichi, quelli del "rituale antifascista" degli anni
Settanta. Già, brutto periodo quello, nelle università e nel Paese. con il
corollario nel secondo caso dei manifesti di Forza Nuova strappati dai
militanti dei Collettivi di sinistra, della rissa, degli arresti, delle
polemiche e delle accuse. Salvo poi chiarire (rapporto della Digos) che
l'aggressione è partita da sinistra. Ma stabilire colpe e responsabilità spetta
ai giudici. E' il tema dell'intolleranza travestita da antifascismo, come
scrive il nostro Mario Cervi, a preoccupare. E' il tentativo a questo punto
nemmeno tanto mascherato di ricreare un clima di tensione, di scontro e di
odio, a preoccupare. E' il tentativo di tornare allo schema degli opposti
estremismi, ad allarmare. L'intolleranza si traveste, sbandiera ideali nobili,
ma resta intolleranza: di parte e da parte di pochi. Bene ha fatto il sindaco
di Roma Gianni Alemanno a dire: "Noi dobbiamo lanciare messaggi chiari,
ovvero che questi episodi sono solati, estranei al contesto culturale e storico
della nostra città e della nostra nazione. Questo è il messaggio che deve
venire da tutti. Quando si costruiscono teoremi politici su una rissa tra
giovani si comincia ad aprire un varco e armare le contrapposizioni
ideologiche. Bisogna evitare questi schemi e queste persone vanno trattate come
imbecilli fuori dalla storia e dal tempo". Veltroni invita la destra a
"non minimizzare" e dice (giustamente) che le istituzioni devono
stroncare subito l'insorgere della violenza. Ma quale? quella di una parte o di
quella di tutte le parti? penso voglia dire quella di tutte. forse il "ma
anche" stavolta ci sarebbe stato bene, per
evitare fraintendimenti. Cosa che non fa Marco Ferrando, leader del Partito
comunista dei lavoratori: "L'aggressione fascista a La Sapienza - sullo
sfondo del nuovo quadro politico - ripropone il tema dell'autodifesa come
diritto democratico elementare.E. E aggiunge il Ferrando: "E' necessario
che ogni realtà minacciata appronti strutture di autodifesa, democraticamente
designate e controllate". Parole gravi, le sue che ricordano proprio
quegli anni di piombo che la maggioranza degli italiani vorrebbe consegnare agli
archivi della storia. A chi giova strumentalizzare questi episodi per interessi
di parte politica? A chi giova tornare a pescare nel torbido? Credo a nessuno,
una democrazia è tanto più forte quanto è capace di rifiutare l'intolleranza
delle estreme politiche ("frange" si diceva una volta). Il
"giustificazionismo ideologico" stavolta non pagherebbe, gli italiani
hanno scelto un' altra strada. Il dibattito è aperto. Scritto in Varie Commenti
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16May 08 Così le tecnologie ci cambiano la vita. Dì la tua Vi è mai successo di
dimenticare il cellulare a casa? E' facile immaginare la sensazione che avete
provato, perché la maggioranza di noi l'ha vissuta in prima persona. Ci si
sente persi. Vulnerabili. Uno studio condotto da un gruppo di ricercatori
britannici ha rilevato che è una sensazione paragonabile alla "tremarella
del giorno delle nozze" o alla paura di quando si va dal dentista.
Addirittura è stato coniato appositamente un termine
medico. "Nomofobia", così si chiama la paura di rimanere senza
portatile ("nomo" è l'abbreviazione di no mobile). Quale futuro? Non
c'è niente da fare. Dobbiamo ammetterlo. La tecnologia fa parte di noi. Della
nostra quotidianità. Ma dove stiamo andando? Quali saranno i nuovi mezzi di
comunicazione e quale ruolo ricopriranno in un futuro più o meno vicino?
Possible. ou probable Il Gruppo Editis, una prestigiosa casa editrice francese,
ha proposto il suo punto di vista attraverso la realizzazione di un
cortometraggio intitolato "Possible ou probable". Il film, che ha
ricevuto il Laurier di bronzo al festival di Creusot, si propone di fare un
salto in avanti nel tempo. Nella vita di una giovane coppia nell'era
dell'editoria digitale. Di' la tua Editis apre il dibattito. Il Giornale.it, in
occasione del 17 maggio, giornata mondiale delle Telecomunicazioni e della
Società dell'Informazione, segue lasciando a voi lo spazio per esprimere le
vostre idee e le vostre riflessioni su quello che è e che potrà essere. Guarda
il cortometraggio (9 minuti) Scritto in Varie Commenti ( 12 ) " (112
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Berlusconi, Veltroni e i nemici del dialogo Il discorso di Silvio Berlusconi
alla Camera (leggi il discorso del premier), l'apertura unilaterale al dialogo
con l'opposizione (che è seguita alla telefonata del premier a leder del Pd),
sono i segnali più evidenti che qualcosa sta davvero cambiando, nel Parlamento
e nel Paese. Aggiungiamoci anche il discorso del presidente della Repubblica
Giorgio Napolitano di alto profilo istituzionale e politico, come ha
riconosciuto il presidente della Camera Gianfranco Fini. Insomma, molti saranno
scettici, ma parlare di avvio di Terza Repubblica forse non è azzardato. Basta
rileggere le parole del premier, il "sì" di Fassino a nome del Pd:
l'asse Berlusconi-Veltroni si rinsalda, su questo punto cruciale, pur nella
distinzione dei ruoli. Ma non sono tutte rose e fiori, anche Berlusconi e
Veltroni devono fare come Fanfani qualche decennio fa: contare amici e nemici.
E parare i colpi. Soprattutto Veltroni. Sconfitta alle urne la sinistra massimalista,
resta da sconfiggere il partito "giacobino", quei giustizialisti che
sono ripartiti alla carica (vedi il caso Travaglio-Schifani) e faranno di tutto
per mettere i bastoni fra le ruote proprio a Veltroni. E' lui l'anello
"debole" che la sinistra giacobina vuole colpire fino a indebolirlo e
condizionarlo. Una prova? La sceneggiata di Antonio Di Pietro alla Camera:
"Noi non abboccheremo, non intendiamo cadere nella tela del ragno. Abbiamo
memoria e non intendiamo perderla. Conosciamo bene la sua storia personale e
politica". Così ha parlato Tonino, l'ex pm. Ma il bersaglio non è il
Cavaliere. No, lui ha una maggioranza solida, consegnatagli dal voto popolare.
Il bersaglio è Walter, e di Pietro non è certo il suo solo nemico. C'è un filo
che lega il Santoro, Travaglio, Grillo. Tonino punta dritto su quel mondo e
pensa alle Europee del 2009. Come ci pensa su un altro versante Massimo
D'Alema, tornato gran manovratore dentro e fuori il Pd. Del resto, come
racconta Augusto Minzolini sulla "Stampa", alla cerimonia della
consegna della Campanella usata per le riunioni del Consiglio dei ministri,
Prodi ha detto a Berlusconi: "Tu sei un avversario, io i veri nemici li ho
avuti qua dentro.". La battuta ora vale anche per Veltroni. A cosa serve
un'opposizione parlamentare debole in una Paese normale? Peserà di più
l'opposizione nelle piazze? L'apertura di Berlusconi (ma già in campagna
elettorale era stato chiaro) aiuta Veltroni, ma anche
l'Italia. L'ha capito anche Walter: "Occorre il riconoscimento della vittoria
e della responsabilità da parte degli sconfitti ma anche l'equilibrio dei
vincitori, perciò vi prendo in parola: siamo pronti da subito. Ma non pensate
di avere il paese in mano". Scritto in Varie Commenti ( 100 ) " (52
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Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo post a un amico 09May 08 E
Walter diventa il "premier ombra" Dopo Occhetto (Pci poi Pds) nel
1989, Veltroni (Pci, Pds, Ds, Pd): la storia sembra ripetersi (ovviamente
Veltroni spera in esiti migliori.) e torna il "governo ombra" (leggi
l'articolo). Edizione rinnovata e aggiornata ai tempi di quella lontana
esperienza partorita a Botteghe Oscure che - come ha ricordato Visco all'Unità
- fu un fallimento e l'ex ministro ritiene che ci sarà il bis). Veltroni
diventa "premier ombra" del "governo dell'opposizione":
alla fine dopo trattative e incontri, divisioni e riavvicinamenti, no
eccellenti (D'Alema e Parisi), tentennamenti divenuti alla fine un "sì
accetto" (Bersani) ed entusiasti (Fassino, Franceschini) il leader del
Partito democratico ha varato lo "shadow cabinet" di stampo
anglosassone. Per ora le analogie finiscono qui, inutile fare il processo alle
intenzioni che sulla carta sono buone. Tanto che la lista dei ministri ombra è
stata presentata al presidente Napolitano (che fece parte - Esteri - della
prima compagine occhettiana). Certo è sospetta la fretta con cui Walter si è
affrettato a dichiarare "con D'Alema nessun conflitto, perché bisognerebbe
essere in due.". Come dire: non sono io quello che polemizza e fa i
distinguo. Insomma ponti d'oro al D'Alema portatore d'idee nel suo"ruolo
importante che deve svolgere" alla fondazione ItalianiEuropei. Dopotutto
il centralismo democratico non c'è più in casa degli ex-post e a-comunisti.
Andare avanti, pensare subito alla direzione del Pd che sarà partorita
dall'assemblea costituente. Mentre sprisce il "caminetto" e nasce il
coordinamento dei "nove" che affiancherà il segretario piddino.
Insomma, Veltroni riparte per tentare di rafforzare la sua non fortissima
leadership. Vedremo se anche a sinistra nascerà davvero il "partito di
Veltroni". Scritto in Varie Commenti ( 89 ) " (30 votes, average:
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Feed RSS Commenti Invia questo post a un amico 08May 08 Berlusconi e il governo
del "fare". Veltroni e le liti sul governo "ombra". Dite la
vostra Il governo Berlusconi quater va e stavolta per i detrattori più accaniti
del Cavaliere sarà difficile sostenere che non c'è niente di nuovo a Palazzo
Chigi. Già, perché i ministri (quelli che contano, con portafoglio) sono solo
12 (9 senza portafoglio ma con la casella chiave delle Riforme affidata a
Umberto Bossi) e perché sono entrati uomini nuovi che affiancano ministri già
collaudati: 13 new entry (quattro hanno fra 31 e 40 anni).
Continuità-discontinuità, insomma. Il premier è deciso è riprendere il filo del
suo progetto Paese interrotto dai due anni di Prodi, ma molto è cambiato.
Questo sarà davvero il governo del premier, innanzitutto, che potrà contare su
un nocciolo duro di governo che ruota attorno al sottegretario alla Presidenza
del Consiglio Gianni Letta, a Tremonti, Bossi, Maroni. e poi ci sono Matteoli e
La Russa. Poco spazio ai tradizionali giochi di partito e 23 giorni per mettere
a posto tutto, come ha riconosciuto soddisfatto il presidente Giorgio
Napolitano ("Lungaggini? Siamo stati più veloci della Spagna.").
Velocità, azione (ai tempi di Craxi fu coniato l'efficace "decisionismo"),
la scelta bipartitica degli elettori che hanno semplificato il quadro politico
di maggioranza e opposizione rende tutto più "decisionista" e apre la
strada a una nuova stagione del "fare". Berlusconi su questo è
deciso: anche perché da "fare" c'è davvero molto: pensiamo solo al
caso Alitalia o alla vergogna dei rifiuti in Campania. E poi ci sono
"problemini" non da poco che si chiamano stipendi, carico fiscale,
sicurezza, immigrazione clandestina, rilancio del sistema paese, costi della
politica e della burocrazia, federalismo. Mali antichi e problemi nuovi. Ecco
perché Berlusconi ancora una volta ha sparigliato le carte. Per
"fare", come chiedono gli italiani, serve un governo del premier (il
Cavaliere) più che dei partiti. Ora ci aspettano i primi cento giorni di "luna
di miele" con il Paese e le responsabilità di governo e maggioranza sono
davvero grandi. Intanto la sinistra litiga sul governo che non ha sul
"governo ombra" voluto da Veltroni (leggi l'articolo). Già perché
anche il premier ombra ha i suoi problemi. Intanto D'Alema e Parisi hanno detto
no, Bersani non è convinto, mentre Fassino ha detto sì per recuperare ruolo e
visibilità. Ma serve il governo ombra? Esperienza di stampo anglosassone già
sperimentata nel 1989 dal Pci poi diventato Pds. Allora non funzionò. lo volle
Achille Occhetto quandò andò in crisi il governo De Mita e subentrò Andreotti
(sesto governo) e la maggioranza era pentapartito. Sapete chi c'era? Giorgio
Napolitano (esteri), Visco (finanze), Giovanni Berlinguer (sanità), Scola
(spettacolo), Rodotà (giustizia). E oggi sull'Unità lo stesso Visco lo stronca:
"Il governo ombra non ha un suo ruolo istituzionale e dunque non riesce ad
operare. Si aggiunga il fatto che in un sistema dove ci sono più partiti, e non
solo due come in Gran Bretagna, ciascun partito ha gruppi e rappresentanti in
commissione. A questo punto si capisce perché non è stato
esportato dalla Gran Bretagna in nessun altro paese. Lì è un luogo riconosciuto
dell'opposizione. Da noi no". Senza contare, fa notare Visco, che tale proposta
"anche interessante nella nostra esperienza passata non funzionò" e
che "ci sono delle persone autorevoli dei partiti che stanno fuori dal
governo ombra e che certo non smetteranno di dire quello che pensano", a
cominciare da Massimo D'Alema. Comunque Walter ci riprova ma quello che
dovrebbe essere un punto di forza del Pd rischia di rivelare che il re è nudo,
perché sta mettendo in mostra divisioni correntizie, lacerazioni personali di
un partito che pare allo sbando ed in cerca della rotta con una bussola rotta.
Scritto in Varie Commenti ( 67 ) " (49 votes, average: 2.1 out of 5)
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Commenti Invia questo post a un amico 05May 08 D'Alema batte un colpo. Contro
Walter. E "L'Unità" se la prende con la sinistra veltroniana tutta
feste e terrazze E alla fine Massimo D'Alema parlò. Dopo una campagna
elettorale che è apparsa ai più "silente" (salvo evitare le
dimissioni di Bassolino in Campania per scongiurare il voto anticipato alla Regione
ed rinviare l'ennesima sconfitta del Pd), il ministro degli Esteri ha rivestito
i panni dell'uomo di partito e ha iniziato a sparigliare le carte nel loft
veltroniano. già, perché la resa dei conti post elettorali sarà lunga e
sicuramente non indolore nel centrosinistra. "La sconfitta è stata grave,
ed è di lungo periodo. Serve quindi una riflessione approfondita.". Primo
colpo. "La sintonia tra Berlusconi e il Paese, cominciata nel '94, non è
mai finita". Secondo colpo. Il Pd "deve cercare di coalizzare
coalizzare tutte le forze che si oppongono alla destra" perché anche se
non è in Parlamento la sinistra radicale "non è scomparsa dal Paese e il
Pd non è chiamato a continuare a correre sempre da solo, anche perché in Italia
ci sono leggi elettorali diverse. Con il 33% l'autosufficienza sarebbe un
errore". Quarto colpo. Partito del Nord? "Abbiamo bisogno di un
grande partito nazionale, fortemente radicato nel territorio, con una struttura
federale che abbia dei leader". Quinto colpo. "Non sono candidato nè
aspiro a nessuna carica, quindi non sono antagonista di nessuno". Sesto
colpo, il più pericoloso perché, tradotto significa "caro Vetroni, mi
tengo le mani libere.". Così emerge "l'altra linea del Pd"
a-veltroniano, che sembra saldare attorno a D'Alema anche il prodiano Parisi e
il delusissimo (e furibondo) Rutelli, in cerca di rivincite, lui che è stato mandato allo sbaraglio. Per ora Veltroni regge, per
ora. Vedremo se avrà davvero intenzione di andare al congresso anticipato e
alla inevitabile conta. Anche perché non è da escludere un ritorno di Prodi,
quando cadono le prime foglie dell'autunno. In fondo anche lui per ora si tiene
le mani libere, ma i messaggi che ha mandato in giro non sono certo
rassicuranti per Veltroni. Intanto "L'Unità" fa satira contro la
sinistra veltroniana, come spiega il nostro Gianni Penncchi: è tutta feste e
terrazze, con una serie di amare vignette-denuncia di Stefano Disegni,
"matita cult" della sinistra. E' COSI'? COSA NE PENSI? DI' LA TUA
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Commenti Invia questo post a un amico 29Apr 08 Quel venticello di Roma che
diventa uragano. Per Veltroni Ebbene sì, la straordinaria vittoria di Gianni
Alemanno che ha abbattuto il "muro" di Roma, non ha travolto solo
Rutelli ma ha anche ridotto in macerie (politiche) il loft veltroniano. E ha
aperto la strada alla resa dei conti all'interno del Pd. Dopo la sconfitta
senza se e senza ma alle elezioni politiche è arrivata la mazzata della perdita
del Campidoglio. Altro che venticello di Roma, il centrosinistra è stato spazzato via dall'uragano Gianni. E ora, povero
Walter? Quando inizieranno a volare gli stracci in casa del bi-sconfitto,
accusato da Rutelli di averlo lasciato solo e atteso al varco da Massimo
D'Alema? Dopo la sconfitta elettorale i leader dei partiti di sinistra
defenestrati a furor di voto popolare dal parlamento, si sono dimessi. E
Veltroni? Resterà a combattere come una sorta di San Sebastiano infilzato dal
centrodestra e dai suoi, oppure farebbe meglio a lasciare la guida del Pd? In
fondo lui sogna l'Africa e qualcuno dei suoi, perfidamente, potrebbe anche
soprannominarlo "sciupone l'africano", politicamente parlando. Già,
perché dall'I care all'inno all'obamismo pare proprio non averne azzeccata una.
Veltroni è in grado di costruire un grande partito di centrosinistra di stampo
europeo o ci sono altri in grado, meglio di lui, di farlo? Cosa ne pensate?
Veltroni deve restare o dimettersi? Dì la tua Secondo voi, chi dovrebbe guidare
il Pd? Vota il tuo leader Scritto in Varie Commenti ( 58 ) " (130 votes,
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Articoli Feed RSS Commenti Invia questo post a un amico 24Apr 08 Roma, quali
sono le priorità da affrontare? Dite la vostra A Roma lo scontro per la
conquista del Campidoglio si fa sempre più acceso, a fianco del candidato
sindaco del Pdl, Gianni Alemanno e di quello del Pd Francesco Rutelli, sono
scesi in campo anche i leader dei partiti. Sicurezza, campi rom, traffico,
periferie abbandonate, futuro di Fiumicino e Alitalia sono i temi caldissimi
della campagna elettorale: domenica e lunedì ci sono i ballottaggi per Comune e
Provincia. Ed è una sfida decisiva. Come hanno detto Berlusconi, che ha
attaccato frontalmente Rutelli (è un voltagabbana) e come ha sottolineato Fini:
"Condizione irripetibile per vincere nella Capitale". Con Veltroni e
i suoi impegnati a difendere la poltrona di sindaco dopo la sconfitta alle
politiche. Roma deve voltare pagina, si dice, ma come? Quali sono le priorità
che il nuovo sindaco dovrà affrontare? Dite la vostra Scritto in Varie Commenti
( 93 ) " (92 votes, average: 1.58 out of 5) Loading ... Il Blog di Alberto
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23Apr 08 Racconta anche tu la partita della tua vita Nelle pagine dello sport
del "Giornale", otto firme del nostro quotidiano (direttore Mario
Giordano incluso) raccontano la loro partita della vita, l'incontro di calcio,
quell'attimo fuggente fatto di emozione e di stupore, che ha segnato i loro
ricordi legati allo sport più bello e più popolare del mondo (leggi gli
articoli). E voi? Qual è la partita della vostra vita? Provate a raccontarla diventando
per un momento giornalisti sportivi. Non scrivete troppe righe e buon
divertimento. In fondo il mio blog ha, come sottotitolo, "Cronache di
ordinaria quotidianità (ma non troppo)". Così possiamo per una volta
divagare. A proposito, sapete qua è la mia partita della vita? Inter-Pisa,
campionato 1983. Lavoravo a "il Tirreno" di Livorno e fui inviato a
Milano, con il collega Marco Barabotti a seguire la partita. Rientro in
redazione col primo aereo, scrittura di articoli per lo sport e per l'edizione
di Pisa fino a mezzanotte. Poi, all 5 del mattino presi un treno per Milano e
alle 11 firmai il contratto per lavorare al "Giornale". Grande
partita. A proposito, sono interista, ma quel giorno vinse il Pisa. Scritto in
Varie Commenti ( 19 ) " (131 votes, average: 1.2 out of 5) Loading ... Il
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post a un amico Post precedenti Chi sono Sono il caporedattore del Giornale.it,
un toscano "adottato" da Indro Montanelli e da Milano nel 1983. Tutti
gli articoli di Alberto Taliani su ilGiornale.it contatti Categorie Varie (38)
Ultime discussioni roberto: 2008 milano dopo anni che non la frequentavo a
prima vista mi sembrava vecchia, fuori moda,obsoleta. per le... Marco De Vivo:
Da elettore di destra.destra provo anche un po' di pena per Veltroni.
Vorreidargli qualche... marcella trevi: Lorenza Bonaccorsi, della serie:
"mio nipote di 2 anni è piu' preparato!" Se le... tarantini loretta:
ho 66 anni percepisco una pensione di 400euro al mese quando ho pagato le
bollette ditemi voi cosa... ENIO TERRACCIANO: Non è Walterino a sbagliare sono
gli italiani che cominciano a capire almeno dopo 60 anni che... I più inviati
Sayed, primo risultato della mobilitazione internazionale: il senato afgano ha ritirato
la conferma della condanna a morte - 12 Emails Pensioni, a chi gli aumenti... -
3 Emails E Walter diventa il "premier ombra" - 2 Emails Berlusconi e
il governo del "fare". Veltroni e le liti sul governo
"ombra". Dite la vostra - 1 Emails Berlusconi, Veltroni e i nemici
del dialogo - 1 Emails La Sapienza e il rito dell'intolleranza - 1 Emails
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( da "Giornale.it, Il" del 18-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Il Pd sfoglia la
margherita, dunque, nel senso che in casa Veltroni tira aria di lite che
potrebbe sfociare prima o poi in separazione. Già, fra le anime diessina e
teodem i rapporti non sono proprio idilliaci. Dopo l'anatema
dei cattolici contro la "contaminazione" dei pannelliani, le dure
critiche di "Famiglia Cristiana" e della solita Binetti a cui si
aggiunge l'ex ministro Fioroni (infuriato) che dice "il loft? sembra di
stare a Teheran.", la frenata sull'adesione al Partito socialista europeo,
la strada per Veltroni è ancora più in salita. Da un lato c'è il governo
Berlusconi che piace sempre di più agli italiani, dall'altro il livello dello
scontro che assomiglia a un tutti contro tutti a pochi mesi dalle elezioni
europee. Di Pietro, ma anche i Teodem, D'Alema ma anche Rutelli che pare
meditare "vendetta" politica dopop la clamorosa trombatura rimediata
nella corsa al Campidoglio. E ci si mette pure Bertinotti, il "parolaio
rosso" di Pansa che rientra nel gioco della poltica con un seminario sul
futuro della sinistra e invita Massimo D'Alema, capace di guardare a sinistra
più di quanto non sappia o non voglia fare Veltroni (che vuole lo sbarramento
anche per le europee, tanto per tener fuori i "cespugli" rossi anche
dal parlamento di Strasburgo). Grande è l'agitazione nel campo della sinistra,
dove si agitano spettri di scissioni e "ricomposizioni". Già, perché
fra i teodem e gli uomini della margherita c'è chi guarda a Casini e quel che
resta dell'Udc, isolata e senza per ora spartito politico da suonare che la
lancia la sua Costituente popolare (a cui guarda con interesse anche Clemente
Mastella), e in più c'è chi teme le mosse di Rutelli. Intanto il governo
Berlusconi va. Scritto in Varie Commenti ( 30 ) " (17 votes, average: 3.06
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RSS Commenti Invia questo post a un amico 28May 08 La Sapienza e il rito
dell'intolleranza Prima il no dei Collettivi di sinistra a Papa Benedetto XVI,
poi il no al dibattito sulle foibe: alla Sapienza di Roma l'intolleranza è di
casa in nome di una "tradizione democratica" che tenta di riproporre
schemi antichi, quelli del "rituale antifascista" degli anni
Settanta. Già, brutto periodo quello, nelle università e nel Paese. con il corollario
nel secondo caso dei manifesti di Forza Nuova strappati dai militanti dei
Collettivi di sinistra, della rissa, degli arresti, delle polemiche e delle
accuse. Salvo poi chiarire (rapporto della Digos) che l'aggressione è partita
da sinistra. Ma stabilire colpe e responsabilità spetta ai giudici. E' il tema
dell'intolleranza travestita da antifascismo, come scrive il nostro Mario
Cervi, a preoccupare. E' il tentativo a questo punto nemmeno tanto mascherato
di ricreare un clima di tensione, di scontro e di odio, a preoccupare. E' il
tentativo di tornare allo schema degli opposti estremismi, ad allarmare.
L'intolleranza si traveste, sbandiera ideali nobili, ma resta intolleranza: di
parte e da parte di pochi. Bene ha fatto il sindaco di Roma Gianni Alemanno a
dire: "Noi dobbiamo lanciare messaggi chiari, ovvero che questi episodi
sono solati, estranei al contesto culturale e storico della nostra città e
della nostra nazione. Questo è il messaggio che deve venire da tutti. Quando si
costruiscono teoremi politici su una rissa tra giovani si comincia ad aprire un
varco e armare le contrapposizioni ideologiche. Bisogna evitare questi schemi e
queste persone vanno trattate come imbecilli fuori dalla storia e dal
tempo". Veltroni invita la destra a "non minimizzare" e dice
(giustamente) che le istituzioni devono stroncare subito l'insorgere della
violenza. Ma quale? quella di una parte o di quella di tutte le parti? penso
voglia dire quella di tutte. forse il "ma anche" stavolta ci sarebbe stato bene, per evitare fraintendimenti. Cosa che non fa
Marco Ferrando, leader del Partito comunista dei lavoratori:
"L'aggressione fascista a La Sapienza - sullo sfondo del nuovo quadro
politico - ripropone il tema dell'autodifesa come diritto democratico
elementare.E. E aggiunge il Ferrando: "E' necessario che ogni realtà
minacciata appronti strutture di autodifesa, democraticamente designate e
controllate". Parole gravi, le sue che ricordano proprio quegli anni di
piombo che la maggioranza degli italiani vorrebbe consegnare agli archivi della
storia. A chi giova strumentalizzare questi episodi per interessi di parte
politica? A chi giova tornare a pescare nel torbido? Credo a nessuno, una
democrazia è tanto più forte quanto è capace di rifiutare l'intolleranza delle
estreme politiche ("frange" si diceva una volta). Il
"giustificazionismo ideologico" stavolta non pagherebbe, gli italiani
hanno scelto un' altra strada. Il dibattito è aperto. Scritto in Varie Commenti
( 75 ) " (39 votes, average: 3.46 out of 5) Loading ... Il Blog di Alberto
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16May 08 Così le tecnologie ci cambiano la vita. Dì la tua Vi è mai successo di
dimenticare il cellulare a casa? E' facile immaginare la sensazione che avete provato,
perché la maggioranza di noi l'ha vissuta in prima persona. Ci si sente persi.
Vulnerabili. Uno studio condotto da un gruppo di ricercatori britannici ha
rilevato che è una sensazione paragonabile alla "tremarella del giorno
delle nozze" o alla paura di quando si va dal dentista. Addirittura è stato coniato appositamente un termine medico.
"Nomofobia", così si chiama la paura di rimanere senza portatile
("nomo" è l'abbreviazione di no mobile). Quale futuro? Non c'è niente
da fare. Dobbiamo ammetterlo. La tecnologia fa parte di noi. Della nostra
quotidianità. Ma dove stiamo andando? Quali saranno i nuovi mezzi di
comunicazione e quale ruolo ricopriranno in un futuro più o meno vicino?
Possible. ou probable Il Gruppo Editis, una prestigiosa casa editrice francese,
ha proposto il suo punto di vista attraverso la realizzazione di un
cortometraggio intitolato "Possible ou probable". Il film, che ha
ricevuto il Laurier di bronzo al festival di Creusot, si propone di fare un
salto in avanti nel tempo. Nella vita di una giovane coppia nell'era
dell'editoria digitale. Di' la tua Editis apre il dibattito. Il Giornale.it, in
occasione del 17 maggio, giornata mondiale delle Telecomunicazioni e della
Società dell'Informazione, segue lasciando a voi lo spazio per esprimere le
vostre idee e le vostre riflessioni su quello che è e che potrà essere. Guarda
il cortometraggio (9 minuti) Scritto in Varie Commenti ( 12 ) " (112
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Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo post a un amico 14May 08
Berlusconi, Veltroni e i nemici del dialogo Il discorso di Silvio Berlusconi
alla Camera (leggi il discorso del premier), l'apertura unilaterale al dialogo
con l'opposizione (che è seguita alla telefonata del premier a leder del Pd),
sono i segnali più evidenti che qualcosa sta davvero cambiando, nel Parlamento
e nel Paese. Aggiungiamoci anche il discorso del presidente della Repubblica
Giorgio Napolitano di alto profilo istituzionale e politico, come ha
riconosciuto il presidente della Camera Gianfranco Fini. Insomma, molti saranno
scettici, ma parlare di avvio di Terza Repubblica forse non è azzardato. Basta
rileggere le parole del premier, il "sì" di Fassino a nome del Pd: l'asse
Berlusconi-Veltroni si rinsalda, su questo punto cruciale, pur nella
distinzione dei ruoli. Ma non sono tutte rose e fiori, anche Berlusconi e
Veltroni devono fare come Fanfani qualche decennio fa: contare amici e nemici.
E parare i colpi. Soprattutto Veltroni. Sconfitta alle urne la sinistra
massimalista, resta da sconfiggere il partito "giacobino", quei
giustizialisti che sono ripartiti alla carica (vedi il caso Travaglio-Schifani)
e faranno di tutto per mettere i bastoni fra le ruote proprio a Veltroni. E'
lui l'anello "debole" che la sinistra giacobina vuole colpire fino a
indebolirlo e condizionarlo. Una prova? La sceneggiata di Antonio Di Pietro
alla Camera: "Noi non abboccheremo, non intendiamo cadere nella tela del
ragno. Abbiamo memoria e non intendiamo perderla. Conosciamo bene la sua storia
personale e politica". Così ha parlato Tonino, l'ex pm. Ma il bersaglio
non è il Cavaliere. No, lui ha una maggioranza solida, consegnatagli dal voto
popolare. Il bersaglio è Walter, e di Pietro non è certo il suo solo nemico.
C'è un filo che lega il Santoro, Travaglio, Grillo. Tonino punta dritto su quel
mondo e pensa alle Europee del 2009. Come ci pensa su un altro versante Massimo
D'Alema, tornato gran manovratore dentro e fuori il Pd. Del resto, come racconta
Augusto Minzolini sulla "Stampa", alla cerimonia della consegna della
Campanella usata per le riunioni del Consiglio dei ministri, Prodi ha detto a
Berlusconi: "Tu sei un avversario, io i veri nemici li ho avuti qua
dentro.". La battuta ora vale anche per Veltroni. A cosa serve
un'opposizione parlamentare debole in una Paese normale? Peserà di più
l'opposizione nelle piazze? L'apertura di Berlusconi (ma già in campagna
elettorale era stato chiaro) aiuta Veltroni, ma anche
l'Italia. L'ha capito anche Walter: "Occorre il riconoscimento della
vittoria e della responsabilità da parte degli sconfitti ma anche l'equilibrio
dei vincitori, perciò vi prendo in parola: siamo pronti da subito. Ma non
pensate di avere il paese in mano". Scritto in Varie Commenti ( 100 )
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08 E Walter diventa il "premier ombra" Dopo Occhetto (Pci poi Pds)
nel 1989, Veltroni (Pci, Pds, Ds, Pd): la storia sembra ripetersi (ovviamente
Veltroni spera in esiti migliori.) e torna il "governo ombra" (leggi
l'articolo). Edizione rinnovata e aggiornata ai tempi di quella lontana
esperienza partorita a Botteghe Oscure che - come ha ricordato Visco all'Unità
- fu un fallimento e l'ex ministro ritiene che ci sarà il bis). Veltroni
diventa "premier ombra" del "governo dell'opposizione":
alla fine dopo trattative e incontri, divisioni e riavvicinamenti, no
eccellenti (D'Alema e Parisi), tentennamenti divenuti alla fine un "sì
accetto" (Bersani) ed entusiasti (Fassino, Franceschini) il leader del
Partito democratico ha varato lo "shadow cabinet" di stampo
anglosassone. Per ora le analogie finiscono qui, inutile fare il processo alle
intenzioni che sulla carta sono buone. Tanto che la lista dei ministri ombra è
stata presentata al presidente Napolitano (che fece parte - Esteri - della
prima compagine occhettiana). Certo è sospetta la fretta con cui Walter si è
affrettato a dichiarare "con D'Alema nessun conflitto, perché bisognerebbe
essere in due.". Come dire: non sono io quello che polemizza e fa i
distinguo. Insomma ponti d'oro al D'Alema portatore d'idee nel suo"ruolo
importante che deve svolgere" alla fondazione ItalianiEuropei. Dopotutto
il centralismo democratico non c'è più in casa degli ex-post e a-comunisti.
Andare avanti, pensare subito alla direzione del Pd che sarà partorita
dall'assemblea costituente. Mentre sprisce il "caminetto" e nasce il
coordinamento dei "nove" che affiancherà il segretario piddino.
Insomma, Veltroni riparte per tentare di rafforzare la sua non fortissima
leadership. Vedremo se anche a sinistra nascerà davvero il "partito di
Veltroni". Scritto in Varie Commenti ( 89 ) " (30 votes, average:
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Feed RSS Commenti Invia questo post a un amico 08May 08 Berlusconi e il governo
del "fare". Veltroni e le liti sul governo "ombra". Dite la
vostra Il governo Berlusconi quater va e stavolta per i detrattori più accaniti
del Cavaliere sarà difficile sostenere che non c'è niente di nuovo a Palazzo
Chigi. Già, perché i ministri (quelli che contano, con portafoglio) sono solo
12 (9 senza portafoglio ma con la casella chiave delle Riforme affidata a
Umberto Bossi) e perché sono entrati uomini nuovi che affiancano ministri già
collaudati: 13 new entry (quattro hanno fra 31 e 40 anni).
Continuità-discontinuità, insomma. Il premier è deciso è riprendere il filo del
suo progetto Paese interrotto dai due anni di Prodi, ma molto è cambiato.
Questo sarà davvero il governo del premier, innanzitutto, che potrà contare su
un nocciolo duro di governo che ruota attorno al sottegretario alla Presidenza
del Consiglio Gianni Letta, a Tremonti, Bossi, Maroni. e poi ci sono Matteoli e
La Russa. Poco spazio ai tradizionali giochi di partito e 23 giorni per mettere
a posto tutto, come ha riconosciuto soddisfatto il presidente Giorgio
Napolitano ("Lungaggini? Siamo stati più veloci della Spagna.").
Velocità, azione (ai tempi di Craxi fu coniato l'efficace
"decisionismo"), la scelta bipartitica degli elettori che hanno
semplificato il quadro politico di maggioranza e opposizione rende tutto più
"decisionista" e apre la strada a una nuova stagione del
"fare". Berlusconi su questo è deciso: anche perché da
"fare" c'è davvero molto: pensiamo solo al caso Alitalia o alla
vergogna dei rifiuti in Campania. E poi ci sono "problemini" non da
poco che si chiamano stipendi, carico fiscale, sicurezza, immigrazione
clandestina, rilancio del sistema paese, costi della politica e della
burocrazia, federalismo. Mali antichi e problemi nuovi. Ecco perché Berlusconi
ancora una volta ha sparigliato le carte. Per "fare", come chiedono
gli italiani, serve un governo del premier (il Cavaliere) più che dei partiti.
Ora ci aspettano i primi cento giorni di "luna di miele" con il Paese
e le responsabilità di governo e maggioranza sono davvero grandi. Intanto la
sinistra litiga sul governo che non ha sul "governo ombra" voluto da
Veltroni (leggi l'articolo). Già perché anche il premier ombra ha i suoi
problemi. Intanto D'Alema e Parisi hanno detto no, Bersani non è convinto,
mentre Fassino ha detto sì per recuperare ruolo e visibilità. Ma serve il
governo ombra? Esperienza di stampo anglosassone già sperimentata nel 1989 dal
Pci poi diventato Pds. Allora non funzionò. lo volle Achille Occhetto quandò
andò in crisi il governo De Mita e subentrò Andreotti (sesto governo) e la
maggioranza era pentapartito. Sapete chi c'era? Giorgio Napolitano (esteri),
Visco (finanze), Giovanni Berlinguer (sanità), Scola (spettacolo), Rodotà
(giustizia). E oggi sull'Unità lo stesso Visco lo stronca: "Il governo
ombra non ha un suo ruolo istituzionale e dunque non riesce ad operare. Si
aggiunga il fatto che in un sistema dove ci sono più partiti, e non solo due
come in Gran Bretagna, ciascun partito ha gruppi e rappresentanti in
commissione. A questo punto si capisce perché non è stato
esportato dalla Gran Bretagna in nessun altro paese. Lì è un luogo riconosciuto
dell'opposizione. Da noi no". Senza contare, fa notare Visco, che tale
proposta "anche interessante nella nostra esperienza passata non
funzionò" e che "ci sono delle persone autorevoli dei partiti che
stanno fuori dal governo ombra e che certo non smetteranno di dire quello che
pensano", a cominciare da Massimo D'Alema. Comunque Walter ci riprova ma
quello che dovrebbe essere un punto di forza del Pd rischia di rivelare che il
re è nudo, perché sta mettendo in mostra divisioni correntizie, lacerazioni
personali di un partito che pare allo sbando ed in cerca della rotta con una
bussola rotta. Scritto in Varie Commenti ( 67 ) " (49 votes, average: 2.1
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RSS Commenti Invia questo post a un amico 05May 08 D'Alema batte un colpo.
Contro Walter. E "L'Unità" se la prende con la sinistra veltroniana
tutta feste e terrazze E alla fine Massimo D'Alema parlò. Dopo una campagna
elettorale che è apparsa ai più "silente" (salvo evitare le
dimissioni di Bassolino in Campania per scongiurare il voto anticipato alla
Regione ed rinviare l'ennesima sconfitta del Pd), il ministro degli Esteri ha
rivestito i panni dell'uomo di partito e ha iniziato a sparigliare le carte nel
loft veltroniano. già, perché la resa dei conti post elettorali sarà lunga e
sicuramente non indolore nel centrosinistra. "La sconfitta è stata grave,
ed è di lungo periodo. Serve quindi una riflessione approfondita.". Primo
colpo. "La sintonia tra Berlusconi e il Paese, cominciata nel '94, non è
mai finita". Secondo colpo. Il Pd "deve cercare di coalizzare
coalizzare tutte le forze che si oppongono alla destra" perché anche se
non è in Parlamento la sinistra radicale "non è scomparsa dal Paese e il
Pd non è chiamato a continuare a correre sempre da solo, anche perché in Italia
ci sono leggi elettorali diverse. Con il 33% l'autosufficienza sarebbe un
errore". Quarto colpo. Partito del Nord? "Abbiamo bisogno di un
grande partito nazionale, fortemente radicato nel territorio, con una struttura
federale che abbia dei leader". Quinto colpo. "Non sono candidato nè
aspiro a nessuna carica, quindi non sono antagonista di nessuno". Sesto
colpo, il più pericoloso perché, tradotto significa "caro Vetroni, mi
tengo le mani libere.". Così emerge "l'altra linea del Pd"
a-veltroniano, che sembra saldare attorno a D'Alema anche il prodiano Parisi e
il delusissimo (e furibondo) Rutelli, in cerca di rivincite, lui che è stato mandato allo sbaraglio. Per ora Veltroni regge, per
ora. Vedremo se avrà davvero intenzione di andare al congresso anticipato e
alla inevitabile conta. Anche perché non è da escludere un ritorno di Prodi,
quando cadono le prime foglie dell'autunno. In fondo anche lui per ora si tiene
le mani libere, ma i messaggi che ha mandato in giro non sono certo rassicuranti
per Veltroni. Intanto "L'Unità" fa satira contro la sinistra
veltroniana, come spiega il nostro Gianni Penncchi: è tutta feste e terrazze,
con una serie di amare vignette-denuncia di Stefano Disegni, "matita
cult" della sinistra. E' COSI'? COSA NE PENSI? DI' LA TUA Scritto in Varie
Commenti ( 18 ) " (121 votes, average: 1.4 out of 5) Loading ... Il Blog
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a un amico 29Apr 08 Quel venticello di Roma che diventa uragano. Per Veltroni
Ebbene sì, la straordinaria vittoria di Gianni Alemanno che ha abbattuto il
"muro" di Roma, non ha travolto solo Rutelli ma ha anche ridotto in
macerie (politiche) il loft veltroniano. E ha aperto la strada alla resa dei
conti all'interno del Pd. Dopo la sconfitta senza se e senza ma alle elezioni
politiche è arrivata la mazzata della perdita del Campidoglio. Altro che
venticello di Roma, il centrosinistra è stato spazzato
via dall'uragano Gianni. E ora, povero Walter? Quando inizieranno a volare gli
stracci in casa del bi-sconfitto, accusato da Rutelli di averlo lasciato solo e
atteso al varco da Massimo D'Alema? Dopo la sconfitta elettorale i leader dei
partiti di sinistra defenestrati a furor di voto popolare dal parlamento, si
sono dimessi. E Veltroni? Resterà a combattere come una sorta di San Sebastiano
infilzato dal centrodestra e dai suoi, oppure farebbe meglio a lasciare la
guida del Pd? In fondo lui sogna l'Africa e qualcuno dei suoi, perfidamente,
potrebbe anche soprannominarlo "sciupone l'africano", politicamente
parlando. Già, perché dall'I care all'inno all'obamismo pare proprio non averne
azzeccata una. Veltroni è in grado di costruire un grande partito di
centrosinistra di stampo europeo o ci sono altri in grado, meglio di lui, di farlo?
Cosa ne pensate? Veltroni deve restare o dimettersi? Dì la tua Secondo voi, chi
dovrebbe guidare il Pd? Vota il tuo leader Scritto in Varie Commenti ( 58 )
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24Apr 08 Roma, quali sono le priorità da affrontare? Dite la vostra A Roma lo
scontro per la conquista del Campidoglio si fa sempre più acceso, a fianco del
candidato sindaco del Pdl, Gianni Alemanno e di quello del Pd Francesco
Rutelli, sono scesi in campo anche i leader dei partiti. Sicurezza, campi rom,
traffico, periferie abbandonate, futuro di Fiumicino e Alitalia sono i temi
caldissimi della campagna elettorale: domenica e lunedì ci sono i ballottaggi per
Comune e Provincia. Ed è una sfida decisiva. Come hanno detto Berlusconi, che
ha attaccato frontalmente Rutelli (è un voltagabbana) e come ha sottolineato
Fini: "Condizione irripetibile per vincere nella Capitale". Con
Veltroni e i suoi impegnati a difendere la poltrona di sindaco dopo la
sconfitta alle politiche. Roma deve voltare pagina, si dice, ma come? Quali
sono le priorità che il nuovo sindaco dovrà affrontare? Dite la vostra Scritto
in Varie Commenti ( 93 ) " (92 votes, average: 1.58 out of 5) Loading ...
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questo post a un amico 23Apr 08 Racconta anche tu la partita della tua vita
Nelle pagine dello sport del "Giornale", otto firme del nostro
quotidiano (direttore Mario Giordano incluso) raccontano la loro partita della
vita, l'incontro di calcio, quell'attimo fuggente fatto di emozione e di
stupore, che ha segnato i loro ricordi legati allo sport più bello e più
popolare del mondo (leggi gli articoli). E voi? Qual è la partita della vostra
vita? Provate a raccontarla diventando per un momento giornalisti sportivi. Non
scrivete troppe righe e buon divertimento. In fondo il mio blog ha, come
sottotitolo, "Cronache di ordinaria quotidianità (ma non troppo)".
Così possiamo per una volta divagare. A proposito, sapete qua è la mia partita
della vita? Inter-Pisa, campionato 1983. Lavoravo a "il Tirreno" di
Livorno e fui inviato a Milano, con il collega Marco Barabotti a seguire la
partita. Rientro in redazione col primo aereo, scrittura di articoli per lo
sport e per l'edizione di Pisa fino a mezzanotte. Poi, all 5 del mattino presi
un treno per Milano e alle 11 firmai il contratto per lavorare al
"Giornale". Grande partita. A proposito, sono interista, ma quel
giorno vinse il Pisa. Scritto in Varie Commenti ( 19 ) " (131 votes,
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sono Sono il caporedattore del Giornale.it, un toscano "adottato" da
Indro Montanelli e da Milano nel 1983. Tutti gli articoli di Alberto Taliani su
ilGiornale.it contatti Categorie Varie (38) Ultime discussioni roberto: 2008
milano dopo anni che non la frequentavo a prima vista mi sembrava vecchia,
fuori moda,obsoleta. per le... Marco De Vivo: Da elettore di destra.destra
provo anche un po' di pena per Veltroni. Vorreidargli qualche... marcella
trevi: Lorenza Bonaccorsi, della serie: "mio nipote di 2 anni è piu'
preparato!" Se le... tarantini loretta: ho 66 anni percepisco una pensione
di 400euro al mese quando ho pagato le bollette ditemi voi cosa... ENIO
TERRACCIANO: Non è Walterino a sbagliare sono gli italiani che cominciano a
capire almeno dopo 60 anni che... I più inviati Sayed, primo risultato della
mobilitazione internazionale: il senato afgano ha ritirato la conferma della
condanna a morte - 12 Emails Pensioni, a chi gli aumenti... - 3 Emails E Walter
diventa il "premier ombra" - 2 Emails Berlusconi e il governo del
"fare". Veltroni e le liti sul governo "ombra". Dite la
vostra - 1 Emails Berlusconi, Veltroni e i nemici del dialogo - 1 Emails La
Sapienza e il rito dell'intolleranza - 1 Emails Ultime News C'ERA UNA VOLTA IL
DIALOGOIran, Frattini frena: "Un attacco aereo? Sarebbe catastrofe"La
Ue: l'Italia chiarisca sgravi fiscali alle coopPalermo, un accordo tra mafiosi
e massoni per ritardare i processiE l'Italia fa "l'impresa" a Zurigo
Batte la francia
( da "Giornale.it, Il" del 18-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Il Pd sfoglia la
margherita, dunque, nel senso che in casa Veltroni tira aria di lite che
potrebbe sfociare prima o poi in separazione. Già, fra le anime diessina e
teodem i rapporti non sono proprio idilliaci. Dopo l'anatema
dei cattolici contro la "contaminazione" dei pannelliani, le dure
critiche di "Famiglia Cristiana" e della solita Binetti a cui si
aggiunge l'ex ministro Fioroni (infuriato) che dice "il loft? sembra di
stare a Teheran.", la frenata sull'adesione al Partito socialista europeo,
la strada per Veltroni è ancora più in salita. Da un lato c'è il governo
Berlusconi che piace sempre di più agli italiani, dall'altro il livello dello
scontro che assomiglia a un tutti contro tutti a pochi mesi dalle elezioni
europee. Di Pietro, ma anche i Teodem, D'Alema ma anche Rutelli che pare
meditare "vendetta" politica dopop la clamorosa trombatura rimediata
nella corsa al Campidoglio. E ci si mette pure Bertinotti, il "parolaio
rosso" di Pansa che rientra nel gioco della poltica con un seminario sul
futuro della sinistra e invita Massimo D'Alema, capace di guardare a sinistra
più di quanto non sappia o non voglia fare Veltroni (che vuole lo sbarramento
anche per le europee, tanto per tener fuori i "cespugli" rossi anche
dal parlamento di Strasburgo). Grande è l'agitazione nel campo della sinistra,
dove si agitano spettri di scissioni e "ricomposizioni". Già, perché
fra i teodem e gli uomini della margherita c'è chi guarda a Casini e quel che
resta dell'Udc, isolata e senza per ora spartito politico da suonare che la
lancia la sua Costituente popolare (a cui guarda con interesse anche Clemente
Mastella), e in più c'è chi teme le mosse di Rutelli. Intanto il governo
Berlusconi va. Scritto in Varie Commenti ( 30 ) " (17 votes, average: 3.06
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RSS Commenti Invia questo post a un amico 28May 08 La Sapienza e il rito
dell'intolleranza Prima il no dei Collettivi di sinistra a Papa Benedetto XVI,
poi il no al dibattito sulle foibe: alla Sapienza di Roma l'intolleranza è di
casa in nome di una "tradizione democratica" che tenta di riproporre
schemi antichi, quelli del "rituale antifascista" degli anni
Settanta. Già, brutto periodo quello, nelle università e nel Paese. con il
corollario nel secondo caso dei manifesti di Forza Nuova strappati dai
militanti dei Collettivi di sinistra, della rissa, degli arresti, delle
polemiche e delle accuse. Salvo poi chiarire (rapporto della Digos) che
l'aggressione è partita da sinistra. Ma stabilire colpe e responsabilità spetta
ai giudici. E' il tema dell'intolleranza travestita da antifascismo, come
scrive il nostro Mario Cervi, a preoccupare. E' il tentativo a questo punto
nemmeno tanto mascherato di ricreare un clima di tensione, di scontro e di
odio, a preoccupare. E' il tentativo di tornare allo schema degli opposti
estremismi, ad allarmare. L'intolleranza si traveste, sbandiera ideali nobili,
ma resta intolleranza: di parte e da parte di pochi. Bene ha fatto il sindaco
di Roma Gianni Alemanno a dire: "Noi dobbiamo lanciare messaggi chiari,
ovvero che questi episodi sono solati, estranei al contesto culturale e storico
della nostra città e della nostra nazione. Questo è il messaggio che deve
venire da tutti. Quando si costruiscono teoremi politici su una rissa tra
giovani si comincia ad aprire un varco e armare le contrapposizioni
ideologiche. Bisogna evitare questi schemi e queste persone vanno trattate come
imbecilli fuori dalla storia e dal tempo". Veltroni invita la destra a
"non minimizzare" e dice (giustamente) che le istituzioni devono
stroncare subito l'insorgere della violenza. Ma quale? quella di una parte o di
quella di tutte le parti? penso voglia dire quella di tutte. forse il "ma
anche" stavolta ci sarebbe stato bene, per
evitare fraintendimenti. Cosa che non fa Marco Ferrando, leader del Partito
comunista dei lavoratori: "L'aggressione fascista a La Sapienza - sullo
sfondo del nuovo quadro politico - ripropone il tema dell'autodifesa come
diritto democratico elementare.E. E aggiunge il Ferrando: "E' necessario
che ogni realtà minacciata appronti strutture di autodifesa, democraticamente
designate e controllate". Parole gravi, le sue che ricordano proprio
quegli anni di piombo che la maggioranza degli italiani vorrebbe consegnare
agli archivi della storia. A chi giova strumentalizzare questi episodi per
interessi di parte politica? A chi giova tornare a pescare nel torbido? Credo a
nessuno, una democrazia è tanto più forte quanto è capace di rifiutare
l'intolleranza delle estreme politiche ("frange" si diceva una
volta). Il "giustificazionismo ideologico" stavolta non pagherebbe,
gli italiani hanno scelto un' altra strada. Il dibattito è aperto. Scritto in
Varie Commenti ( 75 ) " (39 votes, average: 3.46 out of 5) Loading ... Il
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post a un amico 16May 08 Così le tecnologie ci cambiano la vita. Dì la tua Vi è
mai successo di dimenticare il cellulare a casa? E' facile immaginare la
sensazione che avete provato, perché la maggioranza di noi l'ha vissuta in
prima persona. Ci si sente persi. Vulnerabili. Uno studio condotto da un gruppo
di ricercatori britannici ha rilevato che è una sensazione paragonabile alla
"tremarella del giorno delle nozze" o alla paura di quando si va dal
dentista. Addirittura è stato coniato appositamente un
termine medico. "Nomofobia", così si chiama la paura di rimanere
senza portatile ("nomo" è l'abbreviazione di no mobile). Quale
futuro? Non c'è niente da fare. Dobbiamo ammetterlo. La tecnologia fa parte di
noi. Della nostra quotidianità. Ma dove stiamo andando? Quali saranno i nuovi
mezzi di comunicazione e quale ruolo ricopriranno in un futuro più o meno
vicino? Possible. ou probable Il Gruppo Editis, una prestigiosa casa editrice
francese, ha proposto il suo punto di vista attraverso la realizzazione di un
cortometraggio intitolato "Possible ou probable". Il film, che ha
ricevuto il Laurier di bronzo al festival di Creusot, si propone di fare un
salto in avanti nel tempo. Nella vita di una giovane coppia nell'era
dell'editoria digitale. Di' la tua Editis apre il dibattito. Il Giornale.it, in
occasione del 17 maggio, giornata mondiale delle Telecomunicazioni e della
Società dell'Informazione, segue lasciando a voi lo spazio per esprimere le
vostre idee e le vostre riflessioni su quello che è e che potrà essere. Guarda
il cortometraggio (9 minuti) Scritto in Varie Commenti ( 12 ) " (112
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Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo post a un amico 14May 08
Berlusconi, Veltroni e i nemici del dialogo Il discorso di Silvio Berlusconi alla
Camera (leggi il discorso del premier), l'apertura unilaterale al dialogo con
l'opposizione (che è seguita alla telefonata del premier a leder del Pd), sono
i segnali più evidenti che qualcosa sta davvero cambiando, nel Parlamento e nel
Paese. Aggiungiamoci anche il discorso del presidente della Repubblica Giorgio
Napolitano di alto profilo istituzionale e politico, come ha riconosciuto il
presidente della Camera Gianfranco Fini. Insomma, molti saranno scettici, ma
parlare di avvio di Terza Repubblica forse non è azzardato. Basta rileggere le
parole del premier, il "sì" di Fassino a nome del Pd: l'asse
Berlusconi-Veltroni si rinsalda, su questo punto cruciale, pur nella
distinzione dei ruoli. Ma non sono tutte rose e fiori, anche Berlusconi e
Veltroni devono fare come Fanfani qualche decennio fa: contare amici e nemici.
E parare i colpi. Soprattutto Veltroni. Sconfitta alle urne la sinistra
massimalista, resta da sconfiggere il partito "giacobino", quei
giustizialisti che sono ripartiti alla carica (vedi il caso Travaglio-Schifani)
e faranno di tutto per mettere i bastoni fra le ruote proprio a Veltroni. E'
lui l'anello "debole" che la sinistra giacobina vuole colpire fino a
indebolirlo e condizionarlo. Una prova? La sceneggiata di Antonio Di Pietro alla
Camera: "Noi non abboccheremo, non intendiamo cadere nella tela del ragno.
Abbiamo memoria e non intendiamo perderla. Conosciamo bene la sua storia
personale e politica". Così ha parlato Tonino, l'ex pm. Ma il bersaglio
non è il Cavaliere. No, lui ha una maggioranza solida, consegnatagli dal voto
popolare. Il bersaglio è Walter, e di Pietro non è certo il suo solo nemico.
C'è un filo che lega il Santoro, Travaglio, Grillo. Tonino punta dritto su quel
mondo e pensa alle Europee del 2009. Come ci pensa su un altro versante Massimo
D'Alema, tornato gran manovratore dentro e fuori il Pd. Del resto, come
racconta Augusto Minzolini sulla "Stampa", alla cerimonia della
consegna della Campanella usata per le riunioni del Consiglio dei ministri,
Prodi ha detto a Berlusconi: "Tu sei un avversario, io i veri nemici li ho
avuti qua dentro.". La battuta ora vale anche per Veltroni. A cosa serve
un'opposizione parlamentare debole in una Paese normale? Peserà di più
l'opposizione nelle piazze? L'apertura di Berlusconi (ma già in campagna
elettorale era stato chiaro) aiuta Veltroni, ma anche
l'Italia. L'ha capito anche Walter: "Occorre il riconoscimento della
vittoria e della responsabilità da parte degli sconfitti ma anche l'equilibrio
dei vincitori, perciò vi prendo in parola: siamo pronti da subito. Ma non
pensate di avere il paese in mano". Scritto in Varie Commenti ( 100 )
" (52 votes, average: 2.9 out of 5) Loading ... Il Blog di Alberto Taliani
© 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo post a un amico 09May
08 E Walter diventa il "premier ombra" Dopo Occhetto (Pci poi Pds)
nel 1989, Veltroni (Pci, Pds, Ds, Pd): la storia sembra ripetersi (ovviamente
Veltroni spera in esiti migliori.) e torna il "governo ombra" (leggi
l'articolo). Edizione rinnovata e aggiornata ai tempi di quella lontana
esperienza partorita a Botteghe Oscure che - come ha ricordato Visco all'Unità
- fu un fallimento e l'ex ministro ritiene che ci sarà il bis). Veltroni
diventa "premier ombra" del "governo dell'opposizione": alla
fine dopo trattative e incontri, divisioni e riavvicinamenti, no eccellenti
(D'Alema e Parisi), tentennamenti divenuti alla fine un "sì accetto"
(Bersani) ed entusiasti (Fassino, Franceschini) il leader del Partito
democratico ha varato lo "shadow cabinet" di stampo anglosassone. Per
ora le analogie finiscono qui, inutile fare il processo alle intenzioni che
sulla carta sono buone. Tanto che la lista dei ministri ombra è stata
presentata al presidente Napolitano (che fece parte - Esteri - della prima
compagine occhettiana). Certo è sospetta la fretta con cui Walter si è
affrettato a dichiarare "con D'Alema nessun conflitto, perché bisognerebbe
essere in due.". Come dire: non sono io quello che polemizza e fa i
distinguo. Insomma ponti d'oro al D'Alema portatore d'idee nel suo"ruolo
importante che deve svolgere" alla fondazione ItalianiEuropei. Dopotutto
il centralismo democratico non c'è più in casa degli ex-post e a-comunisti.
Andare avanti, pensare subito alla direzione del Pd che sarà partorita
dall'assemblea costituente. Mentre sprisce il "caminetto" e nasce il
coordinamento dei "nove" che affiancherà il segretario piddino.
Insomma, Veltroni riparte per tentare di rafforzare la sua non fortissima
leadership. Vedremo se anche a sinistra nascerà davvero il "partito di
Veltroni". Scritto in Varie Commenti ( 89 ) " (30 votes, average:
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del "fare". Veltroni e le liti sul governo "ombra". Dite la
vostra Il governo Berlusconi quater va e stavolta per i detrattori più accaniti
del Cavaliere sarà difficile sostenere che non c'è niente di nuovo a Palazzo
Chigi. Già, perché i ministri (quelli che contano, con portafoglio) sono solo 12
(9 senza portafoglio ma con la casella chiave delle Riforme affidata a Umberto
Bossi) e perché sono entrati uomini nuovi che affiancano ministri già
collaudati: 13 new entry (quattro hanno fra 31 e 40 anni).
Continuità-discontinuità, insomma. Il premier è deciso è riprendere il filo del
suo progetto Paese interrotto dai due anni di Prodi, ma molto è cambiato.
Questo sarà davvero il governo del premier, innanzitutto, che potrà contare su
un nocciolo duro di governo che ruota attorno al sottegretario alla Presidenza
del Consiglio Gianni Letta, a Tremonti, Bossi, Maroni. e poi ci sono Matteoli e
La Russa. Poco spazio ai tradizionali giochi di partito e 23 giorni per mettere
a posto tutto, come ha riconosciuto soddisfatto il presidente Giorgio
Napolitano ("Lungaggini? Siamo stati più veloci della Spagna.").
Velocità, azione (ai tempi di Craxi fu coniato l'efficace
"decisionismo"), la scelta bipartitica degli elettori che hanno
semplificato il quadro politico di maggioranza e opposizione rende tutto più
"decisionista" e apre la strada a una nuova stagione del
"fare". Berlusconi su questo è deciso: anche perché da
"fare" c'è davvero molto: pensiamo solo al caso Alitalia o alla
vergogna dei rifiuti in Campania. E poi ci sono "problemini" non da
poco che si chiamano stipendi, carico fiscale, sicurezza, immigrazione
clandestina, rilancio del sistema paese, costi della politica e della
burocrazia, federalismo. Mali antichi e problemi nuovi. Ecco perché Berlusconi
ancora una volta ha sparigliato le carte. Per "fare", come chiedono
gli italiani, serve un governo del premier (il Cavaliere) più che dei partiti.
Ora ci aspettano i primi cento giorni di "luna di miele" con il Paese
e le responsabilità di governo e maggioranza sono davvero grandi. Intanto la
sinistra litiga sul governo che non ha sul "governo ombra" voluto da
Veltroni (leggi l'articolo). Già perché anche il premier ombra ha i suoi
problemi. Intanto D'Alema e Parisi hanno detto no, Bersani non è convinto,
mentre Fassino ha detto sì per recuperare ruolo e visibilità. Ma serve il
governo ombra? Esperienza di stampo anglosassone già sperimentata nel 1989 dal
Pci poi diventato Pds. Allora non funzionò. lo volle Achille Occhetto quandò
andò in crisi il governo De Mita e subentrò Andreotti (sesto governo) e la
maggioranza era pentapartito. Sapete chi c'era? Giorgio Napolitano (esteri),
Visco (finanze), Giovanni Berlinguer (sanità), Scola (spettacolo), Rodotà
(giustizia). E oggi sull'Unità lo stesso Visco lo stronca: "Il governo
ombra non ha un suo ruolo istituzionale e dunque non riesce ad operare. Si
aggiunga il fatto che in un sistema dove ci sono più partiti, e non solo due
come in Gran Bretagna, ciascun partito ha gruppi e rappresentanti in
commissione. A questo punto si capisce perché non è stato
esportato dalla Gran Bretagna in nessun altro paese. Lì è un luogo riconosciuto
dell'opposizione. Da noi no". Senza contare, fa notare Visco, che tale
proposta "anche interessante nella nostra esperienza passata non
funzionò" e che "ci sono delle persone autorevoli dei partiti che
stanno fuori dal governo ombra e che certo non smetteranno di dire quello che
pensano", a cominciare da Massimo D'Alema. Comunque Walter ci riprova ma
quello che dovrebbe essere un punto di forza del Pd rischia di rivelare che il re
è nudo, perché sta mettendo in mostra divisioni correntizie, lacerazioni
personali di un partito che pare allo sbando ed in cerca della rotta con una
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Contro Walter. E "L'Unità" se la prende con la sinistra veltroniana
tutta feste e terrazze E alla fine Massimo D'Alema parlò. Dopo una campagna
elettorale che è apparsa ai più "silente" (salvo evitare le
dimissioni di Bassolino in Campania per scongiurare il voto anticipato alla
Regione ed rinviare l'ennesima sconfitta del Pd), il ministro degli Esteri ha
rivestito i panni dell'uomo di partito e ha iniziato a sparigliare le carte nel
loft veltroniano. già, perché la resa dei conti post elettorali sarà lunga e
sicuramente non indolore nel centrosinistra. "La sconfitta è stata grave,
ed è di lungo periodo. Serve quindi una riflessione approfondita.". Primo
colpo. "La sintonia tra Berlusconi e il Paese, cominciata nel '94, non è
mai finita". Secondo colpo. Il Pd "deve cercare di coalizzare
coalizzare tutte le forze che si oppongono alla destra" perché anche se non
è in Parlamento la sinistra radicale "non è scomparsa dal Paese e il Pd
non è chiamato a continuare a correre sempre da solo, anche perché in Italia ci
sono leggi elettorali diverse. Con il 33% l'autosufficienza sarebbe un
errore". Quarto colpo. Partito del Nord? "Abbiamo bisogno di un
grande partito nazionale, fortemente radicato nel territorio, con una struttura
federale che abbia dei leader". Quinto colpo. "Non sono candidato nè
aspiro a nessuna carica, quindi non sono antagonista di nessuno". Sesto
colpo, il più pericoloso perché, tradotto significa "caro Vetroni, mi
tengo le mani libere.". Così emerge "l'altra linea del Pd"
a-veltroniano, che sembra saldare attorno a D'Alema anche il prodiano Parisi e
il delusissimo (e furibondo) Rutelli, in cerca di rivincite, lui che è stato mandato allo sbaraglio. Per ora Veltroni regge, per
ora. Vedremo se avrà davvero intenzione di andare al congresso anticipato e
alla inevitabile conta. Anche perché non è da escludere un ritorno di Prodi,
quando cadono le prime foglie dell'autunno. In fondo anche lui per ora si tiene
le mani libere, ma i messaggi che ha mandato in giro non sono certo
rassicuranti per Veltroni. Intanto "L'Unità" fa satira contro la
sinistra veltroniana, come spiega il nostro Gianni Penncchi: è tutta feste e
terrazze, con una serie di amare vignette-denuncia di Stefano Disegni,
"matita cult" della sinistra. E' COSI'? COSA NE PENSI? DI' LA TUA
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Commenti Invia questo post a un amico 29Apr 08 Quel venticello di Roma che
diventa uragano. Per Veltroni Ebbene sì, la straordinaria vittoria di Gianni
Alemanno che ha abbattuto il "muro" di Roma, non ha travolto solo
Rutelli ma ha anche ridotto in macerie (politiche) il loft veltroniano. E ha
aperto la strada alla resa dei conti all'interno del Pd. Dopo la sconfitta
senza se e senza ma alle elezioni politiche è arrivata la mazzata della perdita
del Campidoglio. Altro che venticello di Roma, il centrosinistra è stato spazzato via dall'uragano Gianni. E ora, povero
Walter? Quando inizieranno a volare gli stracci in casa del bi-sconfitto,
accusato da Rutelli di averlo lasciato solo e atteso al varco da Massimo
D'Alema? Dopo la sconfitta elettorale i leader dei partiti di sinistra
defenestrati a furor di voto popolare dal parlamento, si sono dimessi. E
Veltroni? Resterà a combattere come una sorta di San Sebastiano infilzato dal
centrodestra e dai suoi, oppure farebbe meglio a lasciare la guida del Pd? In
fondo lui sogna l'Africa e qualcuno dei suoi, perfidamente, potrebbe anche
soprannominarlo "sciupone l'africano", politicamente parlando. Già,
perché dall'I care all'inno all'obamismo pare proprio non averne azzeccata una.
Veltroni è in grado di costruire un grande partito di centrosinistra di stampo
europeo o ci sono altri in grado, meglio di lui, di farlo? Cosa ne pensate?
Veltroni deve restare o dimettersi? Dì la tua Secondo voi, chi dovrebbe guidare
il Pd? Vota il tuo leader Scritto in Varie Commenti ( 58 ) " (130 votes,
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Articoli Feed RSS Commenti Invia questo post a un amico 24Apr 08 Roma, quali
sono le priorità da affrontare? Dite la vostra A Roma lo scontro per la conquista
del Campidoglio si fa sempre più acceso, a fianco del candidato sindaco del
Pdl, Gianni Alemanno e di quello del Pd Francesco Rutelli, sono scesi in campo
anche i leader dei partiti. Sicurezza, campi rom, traffico, periferie
abbandonate, futuro di Fiumicino e Alitalia sono i temi caldissimi della
campagna elettorale: domenica e lunedì ci sono i ballottaggi per Comune e
Provincia. Ed è una sfida decisiva. Come hanno detto Berlusconi, che ha
attaccato frontalmente Rutelli (è un voltagabbana) e come ha sottolineato Fini:
"Condizione irripetibile per vincere nella Capitale". Con Veltroni e
i suoi impegnati a difendere la poltrona di sindaco dopo la sconfitta alle
politiche. Roma deve voltare pagina, si dice, ma come? Quali sono le priorità
che il nuovo sindaco dovrà affrontare? Dite la vostra Scritto in Varie Commenti
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23Apr 08 Racconta anche tu la partita della tua vita Nelle pagine dello sport
del "Giornale", otto firme del nostro quotidiano (direttore Mario
Giordano incluso) raccontano la loro partita della vita, l'incontro di calcio,
quell'attimo fuggente fatto di emozione e di stupore, che ha segnato i loro
ricordi legati allo sport più bello e più popolare del mondo (leggi gli
articoli). E voi? Qual è la partita della vostra vita? Provate a raccontarla
diventando per un momento giornalisti sportivi. Non scrivete troppe righe e
buon divertimento. In fondo il mio blog ha, come sottotitolo, "Cronache di
ordinaria quotidianità (ma non troppo)". Così possiamo per una volta
divagare. A proposito, sapete qua è la mia partita della vita? Inter-Pisa,
campionato 1983. Lavoravo a "il Tirreno" di Livorno e fui inviato a
Milano, con il collega Marco Barabotti a seguire la partita. Rientro in
redazione col primo aereo, scrittura di articoli per lo sport e per l'edizione
di Pisa fino a mezzanotte. Poi, all 5 del mattino presi un treno per Milano e
alle 11 firmai il contratto per lavorare al "Giornale". Grande
partita. A proposito, sono interista, ma quel giorno vinse il Pisa. Scritto in
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post a un amico Post precedenti Chi sono Sono il caporedattore del Giornale.it,
un toscano "adottato" da Indro Montanelli e da Milano nel 1983. Tutti
gli articoli di Alberto Taliani su ilGiornale.it contatti Categorie Varie (38) Ultime
discussioni roberto: 2008 milano dopo anni che non la frequentavo a prima vista
mi sembrava vecchia, fuori moda,obsoleta. per le... Marco De Vivo: Da elettore
di destra.destra provo anche un po' di pena per Veltroni. Vorreidargli
qualche... marcella trevi: Lorenza Bonaccorsi, della serie: "mio nipote di
2 anni è piu' preparato!" Se le... tarantini loretta: ho 66 anni
percepisco una pensione di 400euro al mese quando ho pagato le bollette ditemi
voi cosa... ENIO TERRACCIANO: Non è Walterino a sbagliare sono gli italiani che
cominciano a capire almeno dopo 60 anni che... I più inviati Sayed, primo
risultato della mobilitazione internazionale: il senato afgano ha ritirato la
conferma della condanna a morte - 12 Emails Pensioni, a chi gli aumenti... - 3
Emails E Walter diventa il "premier ombra" - 2 Emails Berlusconi e il
governo del "fare". Veltroni e le liti sul governo "ombra".
Dite la vostra - 1 Emails Berlusconi, Veltroni e i nemici del dialogo - 1
Emails La Sapienza e il rito dell'intolleranza - 1 Emails Ultime News C'ERA UNA
VOLTA IL DIALOGOIran, Frattini frena: "Un attacco aereo? Sarebbe
catastrofe"La Ue: l'Italia chiarisca sgravi fiscali alle coopPalermo, un
accordo tra mafiosi e massoni per ritardare i processiE l'Italia fa
"l'impresa" a Zurigo Batte la francia
( da "Giornale.it, Il" del 18-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Il Pd sfoglia la
margherita, dunque, nel senso che in casa Veltroni tira aria di lite che
potrebbe sfociare prima o poi in separazione. Già, fra le anime diessina e
teodem i rapporti non sono proprio idilliaci. Dopo l'anatema
dei cattolici contro la "contaminazione" dei pannelliani, le dure
critiche di "Famiglia Cristiana" e della solita Binetti a cui si
aggiunge l'ex ministro Fioroni (infuriato) che dice "il loft? sembra di
stare a Teheran.", la frenata sull'adesione al Partito socialista europeo,
la strada per Veltroni è ancora più in salita. Da un lato c'è il governo
Berlusconi che piace sempre di più agli italiani, dall'altro il livello dello
scontro che assomiglia a un tutti contro tutti a pochi mesi dalle elezioni
europee. Di Pietro, ma anche i Teodem, D'Alema ma anche Rutelli che pare
meditare "vendetta" politica dopop la clamorosa trombatura rimediata
nella corsa al Campidoglio. E ci si mette pure Bertinotti, il "parolaio
rosso" di Pansa che rientra nel gioco della poltica con un seminario sul
futuro della sinistra e invita Massimo D'Alema, capace di guardare a sinistra
più di quanto non sappia o non voglia fare Veltroni (che vuole lo sbarramento
anche per le europee, tanto per tener fuori i "cespugli" rossi anche
dal parlamento di Strasburgo). Grande è l'agitazione nel campo della sinistra,
dove si agitano spettri di scissioni e "ricomposizioni". Già, perché
fra i teodem e gli uomini della margherita c'è chi guarda a Casini e quel che
resta dell'Udc, isolata e senza per ora spartito politico da suonare che la lancia
la sua Costituente popolare (a cui guarda con interesse anche Clemente
Mastella), e in più c'è chi teme le mosse di Rutelli. Intanto il governo
Berlusconi va. Scritto in Varie Commenti ( 30 ) " (17 votes, average: 3.06
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RSS Commenti Invia questo post a un amico 28May 08 La Sapienza e il rito
dell'intolleranza Prima il no dei Collettivi di sinistra a Papa Benedetto XVI,
poi il no al dibattito sulle foibe: alla Sapienza di Roma l'intolleranza è di
casa in nome di una "tradizione democratica" che tenta di riproporre
schemi antichi, quelli del "rituale antifascista" degli anni
Settanta. Già, brutto periodo quello, nelle università e nel Paese. con il
corollario nel secondo caso dei manifesti di Forza Nuova strappati dai
militanti dei Collettivi di sinistra, della rissa, degli arresti, delle
polemiche e delle accuse. Salvo poi chiarire (rapporto della Digos) che
l'aggressione è partita da sinistra. Ma stabilire colpe e responsabilità spetta
ai giudici. E' il tema dell'intolleranza travestita da antifascismo, come
scrive il nostro Mario Cervi, a preoccupare. E' il tentativo a questo punto
nemmeno tanto mascherato di ricreare un clima di tensione, di scontro e di
odio, a preoccupare. E' il tentativo di tornare allo schema degli opposti
estremismi, ad allarmare. L'intolleranza si traveste, sbandiera ideali nobili,
ma resta intolleranza: di parte e da parte di pochi. Bene ha fatto il sindaco
di Roma Gianni Alemanno a dire: "Noi dobbiamo lanciare messaggi chiari,
ovvero che questi episodi sono solati, estranei al contesto culturale e storico
della nostra città e della nostra nazione. Questo è il messaggio che deve
venire da tutti. Quando si costruiscono teoremi politici su una rissa tra
giovani si comincia ad aprire un varco e armare le contrapposizioni
ideologiche. Bisogna evitare questi schemi e queste persone vanno trattate come
imbecilli fuori dalla storia e dal tempo". Veltroni invita la destra a
"non minimizzare" e dice (giustamente) che le istituzioni devono
stroncare subito l'insorgere della violenza. Ma quale? quella di una parte o di
quella di tutte le parti? penso voglia dire quella di tutte. forse il "ma
anche" stavolta ci sarebbe stato bene, per
evitare fraintendimenti. Cosa che non fa Marco Ferrando, leader del Partito
comunista dei lavoratori: "L'aggressione fascista a La Sapienza - sullo
sfondo del nuovo quadro politico - ripropone il tema dell'autodifesa come
diritto democratico elementare.E. E aggiunge il Ferrando: "E' necessario
che ogni realtà minacciata appronti strutture di autodifesa, democraticamente
designate e controllate". Parole gravi, le sue che ricordano proprio
quegli anni di piombo che la maggioranza degli italiani vorrebbe consegnare
agli archivi della storia. A chi giova strumentalizzare questi episodi per
interessi di parte politica? A chi giova tornare a pescare nel torbido? Credo a
nessuno, una democrazia è tanto più forte quanto è capace di rifiutare
l'intolleranza delle estreme politiche ("frange" si diceva una
volta). Il "giustificazionismo ideologico" stavolta non pagherebbe,
gli italiani hanno scelto un' altra strada. Il dibattito è aperto. Scritto in
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post a un amico 16May 08 Così le tecnologie ci cambiano la vita. Dì la tua Vi è
mai successo di dimenticare il cellulare a casa? E' facile immaginare la
sensazione che avete provato, perché la maggioranza di noi l'ha vissuta in
prima persona. Ci si sente persi. Vulnerabili. Uno studio condotto da un gruppo
di ricercatori britannici ha rilevato che è una sensazione paragonabile alla
"tremarella del giorno delle nozze" o alla paura di quando si va dal
dentista. Addirittura è stato coniato appositamente un
termine medico. "Nomofobia", così si chiama la paura di rimanere
senza portatile ("nomo" è l'abbreviazione di no mobile). Quale
futuro? Non c'è niente da fare. Dobbiamo ammetterlo. La tecnologia fa parte di
noi. Della nostra quotidianità. Ma dove stiamo andando? Quali saranno i nuovi
mezzi di comunicazione e quale ruolo ricopriranno in un futuro più o meno
vicino? Possible. ou probable Il Gruppo Editis, una prestigiosa casa editrice
francese, ha proposto il suo punto di vista attraverso la realizzazione di un
cortometraggio intitolato "Possible ou probable". Il film, che ha
ricevuto il Laurier di bronzo al festival di Creusot, si propone di fare un
salto in avanti nel tempo. Nella vita di una giovane coppia nell'era dell'editoria
digitale. Di' la tua Editis apre il dibattito. Il Giornale.it, in occasione del
17 maggio, giornata mondiale delle Telecomunicazioni e della Società
dell'Informazione, segue lasciando a voi lo spazio per esprimere le vostre idee
e le vostre riflessioni su quello che è e che potrà essere. Guarda il
cortometraggio (9 minuti) Scritto in Varie Commenti ( 12 ) " (112 votes,
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Articoli Feed RSS Commenti Invia questo post a un amico 14May 08 Berlusconi,
Veltroni e i nemici del dialogo Il discorso di Silvio Berlusconi alla Camera
(leggi il discorso del premier), l'apertura unilaterale al dialogo con
l'opposizione (che è seguita alla telefonata del premier a leder del Pd), sono
i segnali più evidenti che qualcosa sta davvero cambiando, nel Parlamento e nel
Paese. Aggiungiamoci anche il discorso del presidente della Repubblica Giorgio
Napolitano di alto profilo istituzionale e politico, come ha riconosciuto il
presidente della Camera Gianfranco Fini. Insomma, molti saranno scettici, ma
parlare di avvio di Terza Repubblica forse non è azzardato. Basta rileggere le
parole del premier, il "sì" di Fassino a nome del Pd: l'asse
Berlusconi-Veltroni si rinsalda, su questo punto cruciale, pur nella
distinzione dei ruoli. Ma non sono tutte rose e fiori, anche Berlusconi e
Veltroni devono fare come Fanfani qualche decennio fa: contare amici e nemici.
E parare i colpi. Soprattutto Veltroni. Sconfitta alle urne la sinistra
massimalista, resta da sconfiggere il partito "giacobino", quei
giustizialisti che sono ripartiti alla carica (vedi il caso Travaglio-Schifani)
e faranno di tutto per mettere i bastoni fra le ruote proprio a Veltroni. E'
lui l'anello "debole" che la sinistra giacobina vuole colpire fino a
indebolirlo e condizionarlo. Una prova? La sceneggiata di Antonio Di Pietro
alla Camera: "Noi non abboccheremo, non intendiamo cadere nella tela del
ragno. Abbiamo memoria e non intendiamo perderla. Conosciamo bene la sua storia
personale e politica". Così ha parlato Tonino, l'ex pm. Ma il bersaglio
non è il Cavaliere. No, lui ha una maggioranza solida, consegnatagli dal voto
popolare. Il bersaglio è Walter, e di Pietro non è certo il suo solo nemico.
C'è un filo che lega il Santoro, Travaglio, Grillo. Tonino punta dritto su quel
mondo e pensa alle Europee del 2009. Come ci pensa su un altro versante Massimo
D'Alema, tornato gran manovratore dentro e fuori il Pd. Del resto, come
racconta Augusto Minzolini sulla "Stampa", alla cerimonia della
consegna della Campanella usata per le riunioni del Consiglio dei ministri,
Prodi ha detto a Berlusconi: "Tu sei un avversario, io i veri nemici li ho
avuti qua dentro.". La battuta ora vale anche per Veltroni. A cosa serve
un'opposizione parlamentare debole in una Paese normale? Peserà di più
l'opposizione nelle piazze? L'apertura di Berlusconi (ma già in campagna
elettorale era stato chiaro) aiuta Veltroni, ma anche
l'Italia. L'ha capito anche Walter: "Occorre il riconoscimento della
vittoria e della responsabilità da parte degli sconfitti ma anche l'equilibrio
dei vincitori, perciò vi prendo in parola: siamo pronti da subito. Ma non
pensate di avere il paese in mano". Scritto in Varie Commenti ( 100 )
" (52 votes, average: 2.9 out of 5) Loading ... Il Blog di Alberto Taliani
© 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo post a un amico 09May
08 E Walter diventa il "premier ombra" Dopo Occhetto (Pci poi Pds)
nel 1989, Veltroni (Pci, Pds, Ds, Pd): la storia sembra ripetersi (ovviamente
Veltroni spera in esiti migliori.) e torna il "governo ombra" (leggi
l'articolo). Edizione rinnovata e aggiornata ai tempi di quella lontana
esperienza partorita a Botteghe Oscure che - come ha ricordato Visco all'Unità
- fu un fallimento e l'ex ministro ritiene che ci sarà il bis). Veltroni
diventa "premier ombra" del "governo dell'opposizione":
alla fine dopo trattative e incontri, divisioni e riavvicinamenti, no
eccellenti (D'Alema e Parisi), tentennamenti divenuti alla fine un "sì
accetto" (Bersani) ed entusiasti (Fassino, Franceschini) il leader del
Partito democratico ha varato lo "shadow cabinet" di stampo
anglosassone. Per ora le analogie finiscono qui, inutile fare il processo alle
intenzioni che sulla carta sono buone. Tanto che la lista dei ministri ombra è stata
presentata al presidente Napolitano (che fece parte - Esteri - della prima
compagine occhettiana). Certo è sospetta la fretta con cui Walter si è
affrettato a dichiarare "con D'Alema nessun conflitto, perché bisognerebbe
essere in due.". Come dire: non sono io quello che polemizza e fa i
distinguo. Insomma ponti d'oro al D'Alema portatore d'idee nel suo"ruolo
importante che deve svolgere" alla fondazione ItalianiEuropei. Dopotutto
il centralismo democratico non c'è più in casa degli ex-post e a-comunisti.
Andare avanti, pensare subito alla direzione del Pd che sarà partorita
dall'assemblea costituente. Mentre sprisce il "caminetto" e nasce il
coordinamento dei "nove" che affiancherà il segretario piddino.
Insomma, Veltroni riparte per tentare di rafforzare la sua non fortissima
leadership. Vedremo se anche a sinistra nascerà davvero il "partito di
Veltroni". Scritto in Varie Commenti ( 89 ) " (30 votes, average:
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Feed RSS Commenti Invia questo post a un amico 08May 08 Berlusconi e il governo
del "fare". Veltroni e le liti sul governo "ombra". Dite la
vostra Il governo Berlusconi quater va e stavolta per i detrattori più accaniti
del Cavaliere sarà difficile sostenere che non c'è niente di nuovo a Palazzo
Chigi. Già, perché i ministri (quelli che contano, con portafoglio) sono solo
12 (9 senza portafoglio ma con la casella chiave delle Riforme affidata a
Umberto Bossi) e perché sono entrati uomini nuovi che affiancano ministri già
collaudati: 13 new entry (quattro hanno fra 31 e 40 anni).
Continuità-discontinuità, insomma. Il premier è deciso è riprendere il filo del
suo progetto Paese interrotto dai due anni di Prodi, ma molto è cambiato.
Questo sarà davvero il governo del premier, innanzitutto, che potrà contare su
un nocciolo duro di governo che ruota attorno al sottegretario alla Presidenza
del Consiglio Gianni Letta, a Tremonti, Bossi, Maroni. e poi ci sono Matteoli e
La Russa. Poco spazio ai tradizionali giochi di partito e 23 giorni per mettere
a posto tutto, come ha riconosciuto soddisfatto il presidente Giorgio
Napolitano ("Lungaggini? Siamo stati più veloci della Spagna.").
Velocità, azione (ai tempi di Craxi fu coniato l'efficace
"decisionismo"), la scelta bipartitica degli elettori che hanno
semplificato il quadro politico di maggioranza e opposizione rende tutto più
"decisionista" e apre la strada a una nuova stagione del
"fare". Berlusconi su questo è deciso: anche perché da
"fare" c'è davvero molto: pensiamo solo al caso Alitalia o alla
vergogna dei rifiuti in Campania. E poi ci sono "problemini" non da
poco che si chiamano stipendi, carico fiscale, sicurezza, immigrazione
clandestina, rilancio del sistema paese, costi della politica e della
burocrazia, federalismo. Mali antichi e problemi nuovi. Ecco perché Berlusconi
ancora una volta ha sparigliato le carte. Per "fare", come chiedono
gli italiani, serve un governo del premier (il Cavaliere) più che dei partiti.
Ora ci aspettano i primi cento giorni di "luna di miele" con il Paese
e le responsabilità di governo e maggioranza sono davvero grandi. Intanto la
sinistra litiga sul governo che non ha sul "governo ombra" voluto da
Veltroni (leggi l'articolo). Già perché anche il premier ombra ha i suoi
problemi. Intanto D'Alema e Parisi hanno detto no, Bersani non è convinto,
mentre Fassino ha detto sì per recuperare ruolo e visibilità. Ma serve il
governo ombra? Esperienza di stampo anglosassone già sperimentata nel 1989 dal
Pci poi diventato Pds. Allora non funzionò. lo volle Achille Occhetto quandò
andò in crisi il governo De Mita e subentrò Andreotti (sesto governo) e la
maggioranza era pentapartito. Sapete chi c'era? Giorgio Napolitano (esteri),
Visco (finanze), Giovanni Berlinguer (sanità), Scola (spettacolo), Rodotà
(giustizia). E oggi sull'Unità lo stesso Visco lo stronca: "Il governo
ombra non ha un suo ruolo istituzionale e dunque non riesce ad operare. Si
aggiunga il fatto che in un sistema dove ci sono più partiti, e non solo due
come in Gran Bretagna, ciascun partito ha gruppi e rappresentanti in
commissione. A questo punto si capisce perché non è stato
esportato dalla Gran Bretagna in nessun altro paese. Lì è un luogo riconosciuto
dell'opposizione. Da noi no". Senza contare, fa notare Visco, che tale
proposta "anche interessante nella nostra esperienza passata non
funzionò" e che "ci sono delle persone autorevoli dei partiti che
stanno fuori dal governo ombra e che certo non smetteranno di dire quello che
pensano", a cominciare da Massimo D'Alema. Comunque Walter ci riprova ma
quello che dovrebbe essere un punto di forza del Pd rischia di rivelare che il
re è nudo, perché sta mettendo in mostra divisioni correntizie, lacerazioni
personali di un partito che pare allo sbando ed in cerca della rotta con una
bussola rotta. Scritto in Varie Commenti ( 67 ) " (49 votes, average: 2.1
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RSS Commenti Invia questo post a un amico 05May 08 D'Alema batte un colpo.
Contro Walter. E "L'Unità" se la prende con la sinistra veltroniana
tutta feste e terrazze E alla fine Massimo D'Alema parlò. Dopo una campagna
elettorale che è apparsa ai più "silente" (salvo evitare le
dimissioni di Bassolino in Campania per scongiurare il voto anticipato alla
Regione ed rinviare l'ennesima sconfitta del Pd), il ministro degli Esteri ha
rivestito i panni dell'uomo di partito e ha iniziato a sparigliare le carte nel
loft veltroniano. già, perché la resa dei conti post elettorali sarà lunga e
sicuramente non indolore nel centrosinistra. "La sconfitta è stata grave,
ed è di lungo periodo. Serve quindi una riflessione approfondita.". Primo
colpo. "La sintonia tra Berlusconi e il Paese, cominciata nel '94, non è
mai finita". Secondo colpo. Il Pd "deve cercare di coalizzare coalizzare
tutte le forze che si oppongono alla destra" perché anche se non è in
Parlamento la sinistra radicale "non è scomparsa dal Paese e il Pd non è
chiamato a continuare a correre sempre da solo, anche perché in Italia ci sono
leggi elettorali diverse. Con il 33% l'autosufficienza sarebbe un errore".
Quarto colpo. Partito del Nord? "Abbiamo bisogno di un grande partito
nazionale, fortemente radicato nel territorio, con una struttura federale che
abbia dei leader". Quinto colpo. "Non sono candidato nè aspiro a
nessuna carica, quindi non sono antagonista di nessuno". Sesto colpo, il
più pericoloso perché, tradotto significa "caro Vetroni, mi tengo le mani
libere.". Così emerge "l'altra linea del Pd" a-veltroniano, che
sembra saldare attorno a D'Alema anche il prodiano Parisi e il delusissimo (e
furibondo) Rutelli, in cerca di rivincite, lui che è stato
mandato allo sbaraglio. Per ora Veltroni regge, per ora. Vedremo se avrà
davvero intenzione di andare al congresso anticipato e alla inevitabile conta.
Anche perché non è da escludere un ritorno di Prodi, quando cadono le prime
foglie dell'autunno. In fondo anche lui per ora si tiene le mani libere, ma i
messaggi che ha mandato in giro non sono certo rassicuranti per Veltroni.
Intanto "L'Unità" fa satira contro la sinistra veltroniana, come
spiega il nostro Gianni Penncchi: è tutta feste e terrazze, con una serie di
amare vignette-denuncia di Stefano Disegni, "matita cult" della
sinistra. E' COSI'? COSA NE PENSI? DI' LA TUA Scritto in Varie Commenti ( 18 )
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29Apr 08 Quel venticello di Roma che diventa uragano. Per Veltroni Ebbene sì,
la straordinaria vittoria di Gianni Alemanno che ha abbattuto il
"muro" di Roma, non ha travolto solo Rutelli ma ha anche ridotto in
macerie (politiche) il loft veltroniano. E ha aperto la strada alla resa dei
conti all'interno del Pd. Dopo la sconfitta senza se e senza ma alle elezioni
politiche è arrivata la mazzata della perdita del Campidoglio. Altro che
venticello di Roma, il centrosinistra è stato spazzato
via dall'uragano Gianni. E ora, povero Walter? Quando inizieranno a volare gli
stracci in casa del bi-sconfitto, accusato da Rutelli di averlo lasciato solo e
atteso al varco da Massimo D'Alema? Dopo la sconfitta elettorale i leader dei
partiti di sinistra defenestrati a furor di voto popolare dal parlamento, si
sono dimessi. E Veltroni? Resterà a combattere come una sorta di San Sebastiano
infilzato dal centrodestra e dai suoi, oppure farebbe meglio a lasciare la
guida del Pd? In fondo lui sogna l'Africa e qualcuno dei suoi, perfidamente,
potrebbe anche soprannominarlo "sciupone l'africano", politicamente
parlando. Già, perché dall'I care all'inno all'obamismo pare proprio non averne
azzeccata una. Veltroni è in grado di costruire un grande partito di
centrosinistra di stampo europeo o ci sono altri in grado, meglio di lui, di
farlo? Cosa ne pensate? Veltroni deve restare o dimettersi? Dì la tua Secondo voi,
chi dovrebbe guidare il Pd? Vota il tuo leader Scritto in Varie Commenti ( 58 )
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24Apr 08 Roma, quali sono le priorità da affrontare? Dite la vostra A Roma lo
scontro per la conquista del Campidoglio si fa sempre più acceso, a fianco del
candidato sindaco del Pdl, Gianni Alemanno e di quello del Pd Francesco
Rutelli, sono scesi in campo anche i leader dei partiti. Sicurezza, campi rom,
traffico, periferie abbandonate, futuro di Fiumicino e Alitalia sono i temi
caldissimi della campagna elettorale: domenica e lunedì ci sono i ballottaggi
per Comune e Provincia. Ed è una sfida decisiva. Come hanno detto Berlusconi,
che ha attaccato frontalmente Rutelli (è un voltagabbana) e come ha
sottolineato Fini: "Condizione irripetibile per vincere nella
Capitale". Con Veltroni e i suoi impegnati a difendere la poltrona di
sindaco dopo la sconfitta alle politiche. Roma deve voltare pagina, si dice, ma
come? Quali sono le priorità che il nuovo sindaco dovrà affrontare? Dite la
vostra Scritto in Varie Commenti ( 93 ) " (92 votes, average: 1.58 out of
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Invia questo post a un amico 23Apr 08 Racconta anche tu la partita della tua
vita Nelle pagine dello sport del "Giornale", otto firme del nostro
quotidiano (direttore Mario Giordano incluso) raccontano la loro partita della
vita, l'incontro di calcio, quell'attimo fuggente fatto di emozione e di
stupore, che ha segnato i loro ricordi legati allo sport più bello e più
popolare del mondo (leggi gli articoli). E voi? Qual è la partita della vostra
vita? Provate a raccontarla diventando per un momento giornalisti sportivi. Non
scrivete troppe righe e buon divertimento. In fondo il mio blog ha, come
sottotitolo, "Cronache di ordinaria quotidianità (ma non troppo)".
Così possiamo per una volta divagare. A proposito, sapete qua è la mia partita
della vita? Inter-Pisa, campionato 1983. Lavoravo a "il Tirreno" di
Livorno e fui inviato a Milano, con il collega Marco Barabotti a seguire la
partita. Rientro in redazione col primo aereo, scrittura di articoli per lo
sport e per l'edizione di Pisa fino a mezzanotte. Poi, all 5 del mattino presi
un treno per Milano e alle 11 firmai il contratto per lavorare al
"Giornale". Grande partita. A proposito, sono interista, ma quel
giorno vinse il Pisa. Scritto in Varie Commenti ( 19 ) " (131 votes,
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sono Sono il caporedattore del Giornale.it, un toscano "adottato" da
Indro Montanelli e da Milano nel 1983. Tutti gli articoli di Alberto Taliani su
ilGiornale.it contatti Categorie Varie (38) Ultime discussioni roberto: 2008
milano dopo anni che non la frequentavo a prima vista mi sembrava vecchia,
fuori moda,obsoleta. per le... Marco De Vivo: Da elettore di destra.destra
provo anche un po' di pena per Veltroni. Vorreidargli qualche... marcella
trevi: Lorenza Bonaccorsi, della serie: "mio nipote di 2 anni è piu'
preparato!" Se le... tarantini loretta: ho 66 anni percepisco una pensione
di 400euro al mese quando ho pagato le bollette ditemi voi cosa... ENIO
TERRACCIANO: Non è Walterino a sbagliare sono gli italiani che cominciano a
capire almeno dopo 60 anni che... I più inviati Sayed, primo risultato della
mobilitazione internazionale: il senato afgano ha ritirato la conferma della condanna
a morte - 12 Emails Pensioni, a chi gli aumenti... - 3 Emails E Walter diventa
il "premier ombra" - 2 Emails Berlusconi e il governo del
"fare". Veltroni e le liti sul governo "ombra". Dite la
vostra - 1 Emails Berlusconi, Veltroni e i nemici del dialogo - 1 Emails La
Sapienza e il rito dell'intolleranza - 1 Emails Ultime News C'ERA UNA VOLTA IL
DIALOGOIran, Frattini frena: "Un attacco aereo? Sarebbe catastrofe"La
Ue: l'Italia chiarisca sgravi fiscali alle coopPalermo, un accordo tra mafiosi
e massoni per ritardare i processiE l'Italia fa "l'impresa" a Zurigo
Batte la francia
( da "Giornale.it, Il" del 18-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Il Pd sfoglia la
margherita, dunque, nel senso che in casa Veltroni tira aria di lite che
potrebbe sfociare prima o poi in separazione. Già, fra le anime diessina e
teodem i rapporti non sono proprio idilliaci. Dopo l'anatema
dei cattolici contro la "contaminazione" dei pannelliani, le dure
critiche di "Famiglia Cristiana" e della solita Binetti a cui si
aggiunge l'ex ministro Fioroni (infuriato) che dice "il loft? sembra di
stare a Teheran.", la frenata sull'adesione al Partito socialista europeo,
la strada per Veltroni è ancora più in salita. Da un lato c'è il governo
Berlusconi che piace sempre di più agli italiani, dall'altro il livello dello
scontro che assomiglia a un tutti contro tutti a pochi mesi dalle elezioni
europee. Di Pietro, ma anche i Teodem, D'Alema ma anche Rutelli che pare
meditare "vendetta" politica dopop la clamorosa trombatura rimediata
nella corsa al Campidoglio. E ci si mette pure Bertinotti, il "parolaio rosso"
di Pansa che rientra nel gioco della poltica con un seminario sul futuro della
sinistra e invita Massimo D'Alema, capace di guardare a sinistra più di quanto
non sappia o non voglia fare Veltroni (che vuole lo sbarramento anche per le
europee, tanto per tener fuori i "cespugli" rossi anche dal
parlamento di Strasburgo). Grande è l'agitazione nel campo della sinistra, dove
si agitano spettri di scissioni e "ricomposizioni". Già, perché fra i
teodem e gli uomini della margherita c'è chi guarda a Casini e quel che resta
dell'Udc, isolata e senza per ora spartito politico da suonare che la lancia la
sua Costituente popolare (a cui guarda con interesse anche Clemente Mastella),
e in più c'è chi teme le mosse di Rutelli. Intanto il governo Berlusconi va. Scritto
in Varie Commenti ( 30 ) " (17 votes, average: 3.06 out of 5) Loading ...
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questo post a un amico 28May 08 La Sapienza e il rito dell'intolleranza Prima
il no dei Collettivi di sinistra a Papa Benedetto XVI, poi il no al dibattito
sulle foibe: alla Sapienza di Roma l'intolleranza è di casa in nome di una
"tradizione democratica" che tenta di riproporre schemi antichi,
quelli del "rituale antifascista" degli anni Settanta. Già, brutto
periodo quello, nelle università e nel Paese. con il corollario nel secondo
caso dei manifesti di Forza Nuova strappati dai militanti dei Collettivi di
sinistra, della rissa, degli arresti, delle polemiche e delle accuse. Salvo poi
chiarire (rapporto della Digos) che l'aggressione è partita da sinistra. Ma
stabilire colpe e responsabilità spetta ai giudici. E' il tema
dell'intolleranza travestita da antifascismo, come scrive il nostro Mario
Cervi, a preoccupare. E' il tentativo a questo punto nemmeno tanto mascherato
di ricreare un clima di tensione, di scontro e di odio, a preoccupare. E' il
tentativo di tornare allo schema degli opposti estremismi, ad allarmare.
L'intolleranza si traveste, sbandiera ideali nobili, ma resta intolleranza: di
parte e da parte di pochi. Bene ha fatto il sindaco di Roma Gianni Alemanno a
dire: "Noi dobbiamo lanciare messaggi chiari, ovvero che questi episodi
sono solati, estranei al contesto culturale e storico della nostra città e
della nostra nazione. Questo è il messaggio che deve venire da tutti. Quando si
costruiscono teoremi politici su una rissa tra giovani si comincia ad aprire un
varco e armare le contrapposizioni ideologiche. Bisogna evitare questi schemi e
queste persone vanno trattate come imbecilli fuori dalla storia e dal
tempo". Veltroni invita la destra a "non minimizzare" e dice
(giustamente) che le istituzioni devono stroncare subito l'insorgere della
violenza. Ma quale? quella di una parte o di quella di tutte le parti? penso
voglia dire quella di tutte. forse il "ma anche" stavolta ci sarebbe stato bene, per evitare fraintendimenti. Cosa che non fa
Marco Ferrando, leader del Partito comunista dei lavoratori:
"L'aggressione fascista a La Sapienza - sullo sfondo del nuovo quadro
politico - ripropone il tema dell'autodifesa come diritto democratico
elementare.E. E aggiunge il Ferrando: "E' necessario che ogni realtà
minacciata appronti strutture di autodifesa, democraticamente designate e
controllate". Parole gravi, le sue che ricordano proprio quegli anni di piombo
che la maggioranza degli italiani vorrebbe consegnare agli archivi della
storia. A chi giova strumentalizzare questi episodi per interessi di parte
politica? A chi giova tornare a pescare nel torbido? Credo a nessuno, una
democrazia è tanto più forte quanto è capace di rifiutare l'intolleranza delle
estreme politiche ("frange" si diceva una volta). Il
"giustificazionismo ideologico" stavolta non pagherebbe, gli italiani
hanno scelto un' altra strada. Il dibattito è aperto. Scritto in Varie Commenti
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16May 08 Così le tecnologie ci cambiano la vita. Dì la tua Vi è mai successo di
dimenticare il cellulare a casa? E' facile immaginare la sensazione che avete
provato, perché la maggioranza di noi l'ha vissuta in prima persona. Ci si
sente persi. Vulnerabili. Uno studio condotto da un gruppo di ricercatori
britannici ha rilevato che è una sensazione paragonabile alla "tremarella
del giorno delle nozze" o alla paura di quando si va dal dentista.
Addirittura è stato coniato appositamente un termine
medico. "Nomofobia", così si chiama la paura di rimanere senza
portatile ("nomo" è l'abbreviazione di no mobile). Quale futuro? Non
c'è niente da fare. Dobbiamo ammetterlo. La tecnologia fa parte di noi. Della
nostra quotidianità. Ma dove stiamo andando? Quali saranno i nuovi mezzi di
comunicazione e quale ruolo ricopriranno in un futuro più o meno vicino?
Possible. ou probable Il Gruppo Editis, una prestigiosa casa editrice francese,
ha proposto il suo punto di vista attraverso la realizzazione di un
cortometraggio intitolato "Possible ou probable". Il film, che ha
ricevuto il Laurier di bronzo al festival di Creusot, si propone di fare un
salto in avanti nel tempo. Nella vita di una giovane coppia nell'era
dell'editoria digitale. Di' la tua Editis apre il dibattito. Il Giornale.it, in
occasione del 17 maggio, giornata mondiale delle Telecomunicazioni e della
Società dell'Informazione, segue lasciando a voi lo spazio per esprimere le
vostre idee e le vostre riflessioni su quello che è e che potrà essere. Guarda
il cortometraggio (9 minuti) Scritto in Varie Commenti ( 12 ) " (112
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Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo post a un amico 14May 08
Berlusconi, Veltroni e i nemici del dialogo Il discorso di Silvio Berlusconi
alla Camera (leggi il discorso del premier), l'apertura unilaterale al dialogo
con l'opposizione (che è seguita alla telefonata del premier a leder del Pd),
sono i segnali più evidenti che qualcosa sta davvero cambiando, nel Parlamento
e nel Paese. Aggiungiamoci anche il discorso del presidente della Repubblica
Giorgio Napolitano di alto profilo istituzionale e politico, come ha
riconosciuto il presidente della Camera Gianfranco Fini. Insomma, molti saranno
scettici, ma parlare di avvio di Terza Repubblica forse non è azzardato. Basta
rileggere le parole del premier, il "sì" di Fassino a nome del Pd:
l'asse Berlusconi-Veltroni si rinsalda, su questo punto cruciale, pur nella
distinzione dei ruoli. Ma non sono tutte rose e fiori, anche Berlusconi e
Veltroni devono fare come Fanfani qualche decennio fa: contare amici e nemici.
E parare i colpi. Soprattutto Veltroni. Sconfitta alle urne la sinistra
massimalista, resta da sconfiggere il partito "giacobino", quei
giustizialisti che sono ripartiti alla carica (vedi il caso Travaglio-Schifani)
e faranno di tutto per mettere i bastoni fra le ruote proprio a Veltroni. E'
lui l'anello "debole" che la sinistra giacobina vuole colpire fino a
indebolirlo e condizionarlo. Una prova? La sceneggiata di Antonio Di Pietro
alla Camera: "Noi non abboccheremo, non intendiamo cadere nella tela del ragno.
Abbiamo memoria e non intendiamo perderla. Conosciamo bene la sua storia
personale e politica". Così ha parlato Tonino, l'ex pm. Ma il bersaglio
non è il Cavaliere. No, lui ha una maggioranza solida, consegnatagli dal voto
popolare. Il bersaglio è Walter, e di Pietro non è certo il suo solo nemico.
C'è un filo che lega il Santoro, Travaglio, Grillo. Tonino punta dritto su quel
mondo e pensa alle Europee del 2009. Come ci pensa su un altro versante Massimo
D'Alema, tornato gran manovratore dentro e fuori il Pd. Del resto, come
racconta Augusto Minzolini sulla "Stampa", alla cerimonia della
consegna della Campanella usata per le riunioni del Consiglio dei ministri,
Prodi ha detto a Berlusconi: "Tu sei un avversario, io i veri nemici li ho
avuti qua dentro.". La battuta ora vale anche per Veltroni. A cosa serve
un'opposizione parlamentare debole in una Paese normale? Peserà di più
l'opposizione nelle piazze? L'apertura di Berlusconi (ma già in campagna
elettorale era stato chiaro) aiuta Veltroni, ma anche
l'Italia. L'ha capito anche Walter: "Occorre il riconoscimento della
vittoria e della responsabilità da parte degli sconfitti ma anche l'equilibrio
dei vincitori, perciò vi prendo in parola: siamo pronti da subito. Ma non
pensate di avere il paese in mano". Scritto in Varie Commenti ( 100 )
" (52 votes, average: 2.9 out of 5) Loading ... Il Blog di Alberto Taliani
© 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo post a un amico 09May
08 E Walter diventa il "premier ombra" Dopo Occhetto (Pci poi Pds)
nel 1989, Veltroni (Pci, Pds, Ds, Pd): la storia sembra ripetersi (ovviamente
Veltroni spera in esiti migliori.) e torna il "governo ombra" (leggi
l'articolo). Edizione rinnovata e aggiornata ai tempi di quella lontana
esperienza partorita a Botteghe Oscure che - come ha ricordato Visco all'Unità
- fu un fallimento e l'ex ministro ritiene che ci sarà il bis). Veltroni
diventa "premier ombra" del "governo dell'opposizione":
alla fine dopo trattative e incontri, divisioni e riavvicinamenti, no
eccellenti (D'Alema e Parisi), tentennamenti divenuti alla fine un "sì
accetto" (Bersani) ed entusiasti (Fassino, Franceschini) il leader del
Partito democratico ha varato lo "shadow cabinet" di stampo
anglosassone. Per ora le analogie finiscono qui, inutile fare il processo alle
intenzioni che sulla carta sono buone. Tanto che la lista dei ministri ombra è
stata presentata al presidente Napolitano (che fece parte - Esteri - della
prima compagine occhettiana). Certo è sospetta la fretta con cui Walter si è
affrettato a dichiarare "con D'Alema nessun conflitto, perché bisognerebbe
essere in due.". Come dire: non sono io quello che polemizza e fa i
distinguo. Insomma ponti d'oro al D'Alema portatore d'idee nel suo"ruolo
importante che deve svolgere" alla fondazione ItalianiEuropei. Dopotutto
il centralismo democratico non c'è più in casa degli ex-post e a-comunisti.
Andare avanti, pensare subito alla direzione del Pd che sarà partorita
dall'assemblea costituente. Mentre sprisce il "caminetto" e nasce il
coordinamento dei "nove" che affiancherà il segretario piddino.
Insomma, Veltroni riparte per tentare di rafforzare la sua non fortissima
leadership. Vedremo se anche a sinistra nascerà davvero il "partito di
Veltroni". Scritto in Varie Commenti ( 89 ) " (30 votes, average: 2.83
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RSS Commenti Invia questo post a un amico 08May 08 Berlusconi e il governo del
"fare". Veltroni e le liti sul governo "ombra". Dite la
vostra Il governo Berlusconi quater va e stavolta per i detrattori più accaniti
del Cavaliere sarà difficile sostenere che non c'è niente di nuovo a Palazzo
Chigi. Già, perché i ministri (quelli che contano, con portafoglio) sono solo
12 (9 senza portafoglio ma con la casella chiave delle Riforme affidata a
Umberto Bossi) e perché sono entrati uomini nuovi che affiancano ministri già
collaudati: 13 new entry (quattro hanno fra 31 e 40 anni).
Continuità-discontinuità, insomma. Il premier è deciso è riprendere il filo del
suo progetto Paese interrotto dai due anni di Prodi, ma molto è cambiato.
Questo sarà davvero il governo del premier, innanzitutto, che potrà contare su
un nocciolo duro di governo che ruota attorno al sottegretario alla Presidenza
del Consiglio Gianni Letta, a Tremonti, Bossi, Maroni. e poi ci sono Matteoli e
La Russa. Poco spazio ai tradizionali giochi di partito e 23 giorni per mettere
a posto tutto, come ha riconosciuto soddisfatto il presidente Giorgio
Napolitano ("Lungaggini? Siamo stati più veloci della Spagna.").
Velocità, azione (ai tempi di Craxi fu coniato l'efficace
"decisionismo"), la scelta bipartitica degli elettori che hanno
semplificato il quadro politico di maggioranza e opposizione rende tutto più
"decisionista" e apre la strada a una nuova stagione del
"fare". Berlusconi su questo è deciso: anche perché da
"fare" c'è davvero molto: pensiamo solo al caso Alitalia o alla
vergogna dei rifiuti in Campania. E poi ci sono "problemini" non da
poco che si chiamano stipendi, carico fiscale, sicurezza, immigrazione clandestina,
rilancio del sistema paese, costi della politica e della burocrazia,
federalismo. Mali antichi e problemi nuovi. Ecco perché Berlusconi ancora una
volta ha sparigliato le carte. Per "fare", come chiedono gli
italiani, serve un governo del premier (il Cavaliere) più che dei partiti. Ora
ci aspettano i primi cento giorni di "luna di miele" con il Paese e
le responsabilità di governo e maggioranza sono davvero grandi. Intanto la
sinistra litiga sul governo che non ha sul "governo ombra" voluto da
Veltroni (leggi l'articolo). Già perché anche il premier ombra ha i suoi
problemi. Intanto D'Alema e Parisi hanno detto no, Bersani non è convinto,
mentre Fassino ha detto sì per recuperare ruolo e visibilità. Ma serve il
governo ombra? Esperienza di stampo anglosassone già sperimentata nel 1989 dal
Pci poi diventato Pds. Allora non funzionò. lo volle Achille Occhetto quandò
andò in crisi il governo De Mita e subentrò Andreotti (sesto governo) e la
maggioranza era pentapartito. Sapete chi c'era? Giorgio Napolitano (esteri),
Visco (finanze), Giovanni Berlinguer (sanità), Scola (spettacolo), Rodotà
(giustizia). E oggi sull'Unità lo stesso Visco lo stronca: "Il governo
ombra non ha un suo ruolo istituzionale e dunque non riesce ad operare. Si
aggiunga il fatto che in un sistema dove ci sono più partiti, e non solo due
come in Gran Bretagna, ciascun partito ha gruppi e rappresentanti in
commissione. A questo punto si capisce perché non è stato
esportato dalla Gran Bretagna in nessun altro paese. Lì è un luogo riconosciuto
dell'opposizione. Da noi no". Senza contare, fa notare Visco, che tale
proposta "anche interessante nella nostra esperienza passata non
funzionò" e che "ci sono delle persone autorevoli dei partiti che
stanno fuori dal governo ombra e che certo non smetteranno di dire quello che
pensano", a cominciare da Massimo D'Alema. Comunque Walter ci riprova ma
quello che dovrebbe essere un punto di forza del Pd rischia di rivelare che il
re è nudo, perché sta mettendo in mostra divisioni correntizie, lacerazioni personali
di un partito che pare allo sbando ed in cerca della rotta con una bussola
rotta. Scritto in Varie Commenti ( 67 ) " (49 votes, average: 2.1 out of
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Commenti Invia questo post a un amico 05May 08 D'Alema batte un colpo. Contro
Walter. E "L'Unità" se la prende con la sinistra veltroniana tutta
feste e terrazze E alla fine Massimo D'Alema parlò. Dopo una campagna
elettorale che è apparsa ai più "silente" (salvo evitare le dimissioni
di Bassolino in Campania per scongiurare il voto anticipato alla Regione ed
rinviare l'ennesima sconfitta del Pd), il ministro degli Esteri ha rivestito i
panni dell'uomo di partito e ha iniziato a sparigliare le carte nel loft
veltroniano. già, perché la resa dei conti post elettorali sarà lunga e
sicuramente non indolore nel centrosinistra. "La sconfitta è stata grave,
ed è di lungo periodo. Serve quindi una riflessione approfondita.". Primo
colpo. "La sintonia tra Berlusconi e il Paese, cominciata nel '94, non è
mai finita". Secondo colpo. Il Pd "deve cercare di coalizzare
coalizzare tutte le forze che si oppongono alla destra" perché anche se
non è in Parlamento la sinistra radicale "non è scomparsa dal Paese e il
Pd non è chiamato a continuare a correre sempre da solo, anche perché in Italia
ci sono leggi elettorali diverse. Con il 33% l'autosufficienza sarebbe un
errore". Quarto colpo. Partito del Nord? "Abbiamo bisogno di un
grande partito nazionale, fortemente radicato nel territorio, con una struttura
federale che abbia dei leader". Quinto colpo. "Non sono candidato nè
aspiro a nessuna carica, quindi non sono antagonista di nessuno". Sesto
colpo, il più pericoloso perché, tradotto significa "caro Vetroni, mi
tengo le mani libere.". Così emerge "l'altra linea del Pd"
a-veltroniano, che sembra saldare attorno a D'Alema anche il prodiano Parisi e
il delusissimo (e furibondo) Rutelli, in cerca di rivincite, lui che è stato mandato allo sbaraglio. Per ora Veltroni regge, per
ora. Vedremo se avrà davvero intenzione di andare al congresso anticipato e
alla inevitabile conta. Anche perché non è da escludere un ritorno di Prodi,
quando cadono le prime foglie dell'autunno. In fondo anche lui per ora si tiene
le mani libere, ma i messaggi che ha mandato in giro non sono certo
rassicuranti per Veltroni. Intanto "L'Unità" fa satira contro la
sinistra veltroniana, come spiega il nostro Gianni Penncchi: è tutta feste e
terrazze, con una serie di amare vignette-denuncia di Stefano Disegni,
"matita cult" della sinistra. E' COSI'? COSA NE PENSI? DI' LA TUA
Scritto in Varie Commenti ( 18 ) " (121 votes, average: 1.4 out of 5)
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Commenti Invia questo post a un amico 29Apr 08 Quel venticello di Roma che
diventa uragano. Per Veltroni Ebbene sì, la straordinaria vittoria di Gianni
Alemanno che ha abbattuto il "muro" di Roma, non ha travolto solo
Rutelli ma ha anche ridotto in macerie (politiche) il loft veltroniano. E ha
aperto la strada alla resa dei conti all'interno del Pd. Dopo la sconfitta
senza se e senza ma alle elezioni politiche è arrivata la mazzata della perdita
del Campidoglio. Altro che venticello di Roma, il centrosinistra è stato spazzato via dall'uragano Gianni. E ora, povero
Walter? Quando inizieranno a volare gli stracci in casa del bi-sconfitto,
accusato da Rutelli di averlo lasciato solo e atteso al varco da Massimo
D'Alema? Dopo la sconfitta elettorale i leader dei partiti di sinistra
defenestrati a furor di voto popolare dal parlamento, si sono dimessi. E
Veltroni? Resterà a combattere come una sorta di San Sebastiano infilzato dal
centrodestra e dai suoi, oppure farebbe meglio a lasciare la guida del Pd? In
fondo lui sogna l'Africa e qualcuno dei suoi, perfidamente, potrebbe anche soprannominarlo
"sciupone l'africano", politicamente parlando. Già, perché dall'I
care all'inno all'obamismo pare proprio non averne azzeccata una. Veltroni è in
grado di costruire un grande partito di centrosinistra di stampo europeo o ci
sono altri in grado, meglio di lui, di farlo? Cosa ne pensate? Veltroni deve
restare o dimettersi? Dì la tua Secondo voi, chi dovrebbe guidare il Pd? Vota
il tuo leader Scritto in Varie Commenti ( 58 ) " (130 votes, average: 1.49
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RSS Commenti Invia questo post a un amico 24Apr 08 Roma, quali sono le priorità
da affrontare? Dite la vostra A Roma lo scontro per la conquista del
Campidoglio si fa sempre più acceso, a fianco del candidato sindaco del Pdl,
Gianni Alemanno e di quello del Pd Francesco Rutelli, sono scesi in campo anche
i leader dei partiti. Sicurezza, campi rom, traffico, periferie abbandonate,
futuro di Fiumicino e Alitalia sono i temi caldissimi della campagna
elettorale: domenica e lunedì ci sono i ballottaggi per Comune e Provincia. Ed
è una sfida decisiva. Come hanno detto Berlusconi, che ha attaccato
frontalmente Rutelli (è un voltagabbana) e come ha sottolineato Fini:
"Condizione irripetibile per vincere nella Capitale". Con Veltroni e
i suoi impegnati a difendere la poltrona di sindaco dopo la sconfitta alle
politiche. Roma deve voltare pagina, si dice, ma come? Quali sono le priorità
che il nuovo sindaco dovrà affrontare? Dite la vostra Scritto in Varie Commenti
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del "Giornale", otto firme del nostro quotidiano (direttore Mario
Giordano incluso) raccontano la loro partita della vita, l'incontro di calcio,
quell'attimo fuggente fatto di emozione e di stupore, che ha segnato i loro
ricordi legati allo sport più bello e più popolare del mondo (leggi gli articoli).
E voi? Qual è la partita della vostra vita? Provate a raccontarla diventando
per un momento giornalisti sportivi. Non scrivete troppe righe e buon
divertimento. In fondo il mio blog ha, come sottotitolo, "Cronache di
ordinaria quotidianità (ma non troppo)". Così possiamo per una volta
divagare. A proposito, sapete qua è la mia partita della vita? Inter-Pisa,
campionato 1983. Lavoravo a "il Tirreno" di Livorno e fui inviato a
Milano, con il collega Marco Barabotti a seguire la partita. Rientro in redazione
col primo aereo, scrittura di articoli per lo sport e per l'edizione di Pisa
fino a mezzanotte. Poi, all 5 del mattino presi un treno per Milano e alle 11
firmai il contratto per lavorare al "Giornale". Grande partita. A
proposito, sono interista, ma quel giorno vinse il Pisa. Scritto in Varie
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toscano "adottato" da Indro Montanelli e da Milano nel 1983. Tutti
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vista mi sembrava vecchia, fuori moda,obsoleta. per le... Marco De Vivo: Da
elettore di destra.destra provo anche un po' di pena per Veltroni. Vorreidargli
qualche... marcella trevi: Lorenza Bonaccorsi, della serie: "mio nipote di
2 anni è piu' preparato!" Se le... tarantini loretta: ho 66 anni
percepisco una pensione di 400euro al mese quando ho pagato le bollette ditemi
voi cosa... ENIO TERRACCIANO: Non è Walterino a sbagliare sono gli italiani che
cominciano a capire almeno dopo 60 anni che... I più inviati Sayed, primo
risultato della mobilitazione internazionale: il senato afgano ha ritirato la
conferma della condanna a morte - 12 Emails Pensioni, a chi gli aumenti... - 3
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Libera TocqueVille June
( da "Manifesto, Il" del 18-06-2008)
Argomenti: Laicita'
CINEMA L'assassinio
di Wael Zuaiter, "terrorista del terzo tipo" Questa sera a Arcipelago,
16° festival internazionale del cortometraggio, un documentario storico Roberto
Silvestri ROMA Questa sera al 16esimo festival internazionale del
cortometraggio, Arcipelago, in corso di svolgimento a Roma, nella sala
Intrastevere, un importante appuntamento, alle 21.15. Un documentario (ospitato
nella sezione eretica Extralarge) che aspettavamo da 35 anni. È un puzzle
investigativo, un tessuto cucito allo stato di
imbastitura con: interviste, cartoon, repertorio, voce fuori campo, tasselli
per ricostruire la personalità misteriosa primo, ufficioso, rappresentante
dell'Olp in italia. Si intitola Numero uno in lista e lo ha diretto Giacomo
Durzi, figlio italiano di un palestinese esule. Di quelli che non votano nei
territori "dell'autorità palestinese", che non possono farlo, con
grande gioia sia degli israeliani che dei loro migliori amici, quei moderati,
centristi, immobilisti (travestiti da estremisti reazionari) di Hamas. Il film
è sull'omicidio, avvenuto a Roma nel 1972, di un
palestinese laico, colto, amante dell'opera lirico (e per questo
sciaguratamente per lui arrivato da noi dopo Baghdad e Berlino), Wael Zuaiter,
amico di Moravia, Rafael Alberti e Jean Genet, traduttore - era il sogno di una
vita - di Le mille e una notte (un progetto erotico che, se abitasse oggi a
Gaza o a Kabul dovrebbe rimangiarsi). Il film è doloroso e educativo. In
quel periodo assassinarono altri terroristi e estremisti, come Zuaiter, cioé
miti, gentili, colti, aperte, generose come Martin Luther King, Malcolm X, Robert
Kennedy, e (quasi) Rudy Dutschke... Si conoscono, nel caso di Zuaiter, i nomi
degli agenti del Mossad che lo assassinarono, primo della lista dopo Monaco.
Nessun procedimento è mai stato aperto dalla
magistratura italiana (i "fannulloni"). Lo assassinarono per ordine,
esplicito e dichiarato (lo abbiamo visto perfino nel film Monaco di Spielberg,
di cui questa opera è scaturigine necessaria) di Golda Meir, "perché i
terroristi vanno snidati e massacrati". Abbiamo scoperto dunque di
simpatizzare solo con i terroristi, con gli estremisti (non ce ne voglia
Bernardo Valli, che usa estremisti per indendere quei moderati centristi di
Hamas, i fondamentalisti "islamici" e altri amici intimi dei servizi
segreti sauditi e americani). Zuaiter era pericoloso come terrorista del terzo
tipo. Dopo gli omicidi organizzati dal macellaio re di Giordania, lasciò Roma
per Amman. Non per combattere. Peggio. Per cuocere il pane. Come sappiamo è
l'attività più cruenta. Nutre feddayn. È tipica dei registi (Altman sul set
cuoceva pane fresco per la troupe). Indimenticabili i ricordi di Zuaiter
dell'ex moglie australiana Janet, Raniero La Valle, Luciana Castellina, Tommaso
Di Francesco, Sandro Viola e di molti di coloro che lo conobbero, e impararono
a amare il popolo palestinese e a capirne i suoi ovvi diritti. Mentre, seguaci
della logica di Golda ("2000 anni fa ci hanno cacciato, ma questa terra è
nostra") già qualche romano comincia a chiedersi perché non riprendersi i
territori dell'Impero da cui non più di 1000 anni fa furono cacciati.
( da "Stampa, La" del 18-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Loano Dopo
trent'anni don Pizzo lascia l'Azione Cattolica Dopo trent'anni di servizio, don
Luciano Pizzo lascia il ruolo di assistente diocesano di Azione Cattolica.
Nativo di Balestrino, sacerdote diocesano dal 1975, già vice parroco di
Laigueglia, parroco di San Vincenzo in Alassio, rettore del Seminario di
Albenga e parroco di San Fedele, don Luciano è attualmente parroco di San Pio X
a Loano. "Nella sua vita ha cambiato diversi ruoli e destinazioni, ma da
30 anni è rimasto fedele ad Azione Cattolica, per la quale ha rivestito
l'incarico di ''assistente diocesano''. E' stata la guida e anche un po'
l'anima della nostra associazione, che risulta presente da molti anni in tutta
la diocesi, da Imperia a Borgio Verezzi. Negli anni ha incontrato centinaia di
persone, soprattutto giovani: a tutti son ben note la sua presenza costante, la
disponibilità e l'attenzione", dicono all'Ac diocesana.\.
( da "Repubblica, La" del 19-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Commenti l'uomo nero
dell'Europa MARIO PIRANI è probabile, ma non affatto certo. D'altronde non è
neanche certo che tra i Paesi che non hanno ancora ratificato, almeno due, la
Repubblica Ceca e l'Olanda, non riservino nuove sgradite sorprese. Quanto
all'Italia, la partita si gioca all'interno del rapporto tra Bossi, nemico
dichiarato dell'Ue, e Berlusconi, da sempre tiepido e critico, ma non
scriteriato. Ciò detto, anche se il processo di ratifica a 27 riuscisse a riprendere
il periglioso cammino, solo una pervicace rimozione della consapevolezza
potrebbe acquietare le ambasce sul futuro dell'Europa unita, aggredita da un
male oscuro che si è propagato da Dublino a Praga, da Parigi a Copenaghen e che
ha contribuito non poco alla disfatta dei partiti socialdemocratici in tutti i
paesi del Continente, tranne la Spagna. Ma qual è la natura di questo morbo?
Molte diagnosi sono state formulate, in genere accompagnate da quella che i
tedeschi definiscono Schadenfreude ? la gioia maligna dei mali altrui ? ma
esse, a mio avviso, hanno colto solo gli effetti psicologici percepibili, non
la natura profonda della patologia. Eppure la radice della malattia non è poi
così difficile da individuare, sol che si allarghi l'orizzonte ben oltre i
confini del Vecchio Continente per abbracciare nel suo assieme l'irrompente
fenomeno della globalizzazione. Nel breve arco di una ventina d'anni gli spazi
si sono dilatati, caduta la divisione tra Est ed Ovest, divampata la
rivoluzione informatica, semicancellate le antiche frontiere dalla libera
circolazione dei capitali e dalla sregolata trasmigrazione di popolazioni dal
Sud al Nord, trasformata l'Asia in uno sterminato parco industriale con
centinaia di milioni di nuovi operai che entrano nell'era del consumo di massa
e della concorrenza senza quartiere ma anche dello sfruttamento più intenso,
ebbene di fronte a tutto ciò l'Europa è la più colpita, la più esposta e quella
che ha più da perdere. Proprio perché è il Continente più vecchio (anche demograficamente)
e il più benestante, il più equo per gli effetti del Welfare diffuso e dei
diritti acquisiti da tempo, il più democratico e, quindi, quello dove ogni
decisione è complessa, contrastata e lenta da prendere, il più diviso in Stati
e staterelli aggrappati alla residua sovranità. Tutto questo genera paura
dell'altro, angoscia per il futuro e malessere per il presente, perdita di
prospettiva, fuga nell'irresponsabilità. smarrimento di senso civico. Solo le
ricette populistiche trovano ascolto perché prospettano soluzioni semplici,
spedite, falsamente credibili in quanto corrispondono ad idee correnti quanto
impraticabili o impossibili (ad esempio: "cacciamo tutti gli
emigranti" o "torniamo alla pena di morte"). Gruppi dirigenti
europei, più illuminati di quelli che sono seguiti dopo, individuarono
nell'Unione, nel Mercato unico, nell'Euro gli strumenti più validi e innovativi
per permettere all'Europa di tenere il campo nella nuova competizione globale,
così come nella prima fase della costruzione i trattati di Roma avevano
cancellato la stessa idea di guerra inter-europea e gettato le basi
indispensabili per il miracolo economico. Doveva uscirne un'Europa forte,
unita, capace di competere attraverso il rinnovamento del proprio apparato
economico, un potente sviluppo scientifico e culturale, la liberalizzazione dai
tanti vincoli che bloccavano i mercati nazionali. La Carta di Lisbona
all'inizio degli anni 2000 definì il cammino ma, affidata l'esecuzione ai
governi nazionali, il processo è restato sulla carta.
Negli ultimi decenni poi, classi dirigenti di quarta generazione, in una gara
di pavida mediocrità, hanno usato Bruxelles come alibi per la loro
inconcludenza indicando nei presunti diktat europei la causa delle misure che
erano chiamati a prendere. In realtà tutte le opzioni più importanti decise nei
Vertici e nei Consigli dei ministri erano il frutto di faticosi compromessi e
di decisioni dei governi nazionali, detentori di gran parte del potere. Invece
di portare avanti l'integrazione politica ? non perché corrispondesse a un
inspiegabile ideale ? ma semplicemente perché indispensabile a reggere la sfida
mondiale, i ministri dell'Ue, dopo ogni riunione, vantavano quanto erano
riusciti a salvaguardare a vantaggio del loro paese e lamentavano quel che
avevano dovuto cedere per accontentare Bruxelles. Un'Europa trasformata
nell'Uomo nero destinato a spaventare i riottosi bamboccioni europei.
Dall'altra i gruppi dirigenti europeisti, pallidi eredi dei fondatori,
ripiegavano nella stesura di complessi testi istituzionali che annegavano i
progressi reali in un mare di cavilli per salvaguardare le competenze
nazionali. Una politica che spaventava chi già era spaventato e non animava
certo le correnti d'opinione più avvertite e coraggiose. è quindi emersa e ha
preso corpo una costellazione convergente di forze di estrema destra e estrema
sinistra con l'appoggio di quei gruppi politici che hanno capito quanto
l'appello populista possa trovare oggi consenso in una opinione pubblica
disorientata e impaurita. Così si è giunti a confondere artatamente in una
unica nebulosa minacciosa la globalizzazione e l'unica arma a disposizione
dell'Europa per competervi con speranza di sopravvivere alla sfida: la sua
unità politica ed economica. In Italia il quadro è ricco di implicazioni non
certo positive: una forza determinante, la Lega, è esplicitamente antieuropea;
il personaggio di maggiore spicco teorico della compagine governativa, Giulio
Tremonti, ha scritto un libro che ha già venduto 200mila copie per bollare la globalizzazione.
C'è da chiedersi, al di là di ogni polemica, se l'ipotesi di una "fortezza
europea", chiusa al mercato mondiale, attraverso dazi e protezioni varie,
almeno per un lungo periodo di adattamento, sia politicamente ed economicamente
proponibile. Personalmente non reputo che Tremonti pensi davvero a una politica
di protezionismo europeo, quanto al consenso politico che l'idea gli può
fruttare sul teatro italiano, anche perché nel suo testo fa ampio riferimento
alla necessità di recuperare l'identità cristiana dell'Europa. E qui il suo
discorso poterebbe trovare l'appiglio più importante nella combattiva visione
teologica di papa Ratzinger. L'Europa laica, priva di
afflato spirituale, debole per cieco egoismo commerciale si presta ad essere
vissuta non come il vascello per navigare nell'oceano della globalizzazione ma
come il cavallo di Troia di quest'ultima. Mentre tra Parigi e Berlino si
comincia timidamente a immaginare, se non sia giunto il momento di ripensare
tutto da capo e, quindi, di mettersi alla testa di una rifondazione
europea con chi ci sta davvero, con un nuovo trattato d'integrazione, un
parlamento eletto assieme, nello stesso giorno, con una sola legge e liste
europee e non nazionali che saldi democraticamente i popoli europei in grado di
raccogliere la sfida con nuove istituzioni integrate, mentre questo forse
maturerà, l'Italia potrebbe ancora una volta trovarsi sul fronte sbagliato e
farne come al solito le spese, tranne ripensamenti alla venticinquesima ora. è
ancor più probabile che tutto questo non accada. Che l'Europa non sia in grado
di risollevare un destino altrimenti segnato e la globalizzazione trionfi,
tutta a nostre spese. Uno dei più acuti osservatori delle vicende europee, tra
i giovani collaboratori di Altiero Spinelli ai tempi di Bruxelles, Riccardo
Perissich, conclude un suo bel saggio (L'Unione europea, una storia non
ufficiale, ed. Longanesi) con queste desolate parole: "Dietro il rifiuto
di progredire verso l'unità politica non c'è tanto il rischio che i nostri
paesi si rinchiudano in se stessi, c'è piuttosto la tentazione di rinunciare a
essere soggetto e non solo oggetto della storia. Rinunciare all'unione politica
significa sostanzialmente accettare l'organizzazione dell'Europa in seno a un
Occidente le cui scelte strategiche sarebbero fondamentalmente decise dai soli
Stati Uniti. Non ritengo che ciò sarebbe necessariamente una catastrofe, ma
sono convinto che non sarebbe un bene né per l'Europa né per gli stessi Stati
Uniti".
( da "Repubblica, La" del 19-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Pagina X - Palermo
Il romanzo di Roberto Tagliavia sulla storia della patrona QUANDO SANTA ROSALIA
ERA SOLO UNA DONNA L'autore immagina la crisi che portò la ragazza alla scelta
dell'eremitaggio: le molestie subite e la morte di un'amica dopo l'aborto
ANTONELLA SCANDONE "Q uella parte della storia che i dotti non hanno scritto,
ma che il popolo ha lasciato nei suoi costumi, nelle sue usanze, nelle sue
credenze, nei suoi riti". Così, Giuseppe Pitré, indiscusso padre della
scienza demologica in Italia, definiva quella sfera, per secoli considerata
minore, eppure sempre viva e perpetrata attraverso le tradizioni. Parlare di
riti e di credenze, a Palermo, significa parlare di Santa Rosalia. Sulla sua
vita, sulla morte, sul ritrovamento dei suoi presunti resti, sui suoi miracoli,
leggenda e realtà si rincorrono, aggiungendo al culto, ancora molto forte nei
palermitani, un'aura di mistero, perfetta nella terra dove la fantasia e la
cronaca hanno spesso labili confini. Il forte bisogno di credere, allora come
oggi, fu persino più tenace della realtà: la fine dell'epidemia di peste, tradizionalmente
legata al culto della santa, in realtà non finì al momento del ritrovamento
delle reliquie, bensì, così come testimoniato dagli archivi comunali, oltre due
anni dopo. Eppure, a dispetto della realtà, la città volle dotarsi del suo
miracolo, e tanto bastò allora e tanto basta oggi a quanti le si rivolgono con
il cuore colmo di dolore e speranza. Ed il culto della Santuzza, nei secoli, si
è arricchito di riti, tradizioni, formule, divenuti strumenti per dominare gli
eventi, sottolineando quell'intreccio di pagano e di cristiano che c'è in un ex
voto, forte momento contrattuale, dove si offre un oggetto o un sacrificio per
una grazia da chiedere o già ottenuta. Così come ripercorre gli antichi rituali
precristiani l'odierna "acchianata", la salita al santuario di Monte
Pellegrino, con tutta la simbologia che l'accompagna, dai ceri alla montagna
sacra, dalla grotta al dormire all'addiaccio. E quanto, sin da subito, questa
santa sia entrata nel cuore dei palermitani, è testimoniato da come sia
divenuta Patrona della città, sbaragliando in un colpo solo, le quattro sante
che si dividevano il ruolo e resistendo agli attacchi di San Benedetto il Moro.
E proprio le poche ed incerte notizie biografiche sulla romita hanno
contribuito alla nascita di storie, racconti o romanzi come questo di Roberto
Tagliavia, recentemente pubblicato. "Rosalia da Palermo" (Ispe
Editrice, pagine 365, 15 euro), caratterizzato da una scrittura elegante anche
se, a tratti, turbata da un ritmo eccessivamente lento soprattutto nelle descrizioni,
è un libro che si muove su due piani. Quello seicentesco, che vede una Palermo
messa in ginocchio da un'epidemia di peste particolarmente virulenta, che vide
cadere vittima del contagio, nel 1624, anche lo stesso vicerè Emanuele
Filiberto, e quello del Millecento, epoca di splendore economico e culturale
per il Regno di Sicilia, ma anche segnata da rivolte come quelle dei baroni in
aperto contrasto con il potere centrale. Tagliavia, appartenente ad una
famiglia le cui attività marittime sono una tradizione cittadina, ha legato il
suo nome ad una militanza politica che l'ha visto per anni impegnato
nell'allora partito comunista, militanza che non gli ha
impedito di avere una posizione di credente "laico". Una profonda
crisi personale, che lui stesso racconta con coraggio e commozione, l'ha
portato alle soglie di una decisione estrema e definitiva, dalla quale,
l'incontro con una strana e misteriosa donna, l'ha fatto desistere. Un miracolo
della santa? La risposta di Tagliavia è questo libro, come lui stesso
spiega. "Pensai che potesse essere una vicenda da raccontare in modo
nuovo, anche se, non essendo uno scrittore e sapendone poco, mi stupivo che una
tale urgenza potesse incalzarmi dentro in modo tanto esigente. Scoprii così che
la leggenda della Santa era cominciata da un cacciatore sull'orlo del suicidio,
fermato da una fanciulla. Rimasi di stucco. Un filo svolazzante, quasi un
ricciolo barocco, aveva liberamente percorso i secoli, i quartieri della città,
storie e vite differenti, legando tra loro cose inaccostabili ed arrivando fino
a me". La ricerca di Tagliavia prende le mosse da una sorta di fastidio
provocato in lui dal Festino, definito "la barbarie pagana" e da quei
fenomeni di passione collettiva generati da una "santa inesistente".
Cerca, soprattutto, una spiegazione sul perché una ragazzina di nobile stirpe
normanna, ospitata alla corte del re, se ne allontani per una scelta così
assoluta e insostenibile come quella dell'eremitaggio. E la risposta che
Tagliavia si immagina, è legata ad una storia che vede la madre di Rosalia
coinvolta in una relazione con il capo di una rivolta contro il re Guglielmo il
Malo con la conseguente reazione paterna e la sua scia di sangue. Ma è
determinata anche dal vedere la sua migliore amica morire dissanguata per un
aborto al quale viene costretta dalla madre; dalle molestie subite dalla stessa
Rosalia da parte del Siniscalco al quale era stata affidata dalla famiglia e
dal vedere lo zio vescovo impugnare la spada e uccidere come un qualsiasi
soldato senza Dio. E l'amarezza per un mondo pervaso di violenza ed ipocrisia
portano la giovane figlia di Sinibaldi a rifiutare anche l'ipotesi di chiudersi
in convento: "Dio l'ho incontrato nella vita; nei conventi non ho
incontrato nulla di diverso o particolare, ma la stessa fatica a capire Dio, a
trovare il filo del suo messaggio, ed anche tante brutture come nella vita di
tutti". Elementi molto forti, dunque, alla base di una scelta così
radicale, che, tuttavia, nella revisione storica, già nel 1625 per volontà del
cardinale Giannettino Doria, furono depurati da qualsiasi possibile riferimento
a vicende di contrasti familiari o prese di distanza dalle autorità religiose
dell'epoca.
( da "Repubblica, La" del 19-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Pagina IV - Genova I
libri, l'architetto, il giornalista le dolci scelte del cavalier Repetto
Fondazione Carige: col presidente tutte persone di fiducia I casi della
"Marietti Edizioni" e del nuovo segretario generale dell'ente MARCO
PREVE (segue dalla prima di cronaca) QUEI pochi che a Genova si permettono una
battuta, dicono che oggi la Fondazione Carige andrebbe chiamata Fondazione
Nocciolato. Non fa molto ridere, ma il riferimento ad uno dei prodotti di
maggior successo del gruppo "Elah Dufour Novi" introduce lo scomodo
argomento che riguarda il cavalier Flavio Repetto, presidente della principale
fondazione bancaria ligure, dell'azienda dolciaria da lui creata con sede a
Novi Ligure, nonché della casa editrice Marietti, sede a Milano, specializzata
in pubblicazioni religiose. Fondazione, cioccolato e libri, sono tre realtà
strettamente intrecciate nella storia recente dell'imprenditore, visto che
anche persone ed aziende a lui vicine vengono beneficiate - in maniera
assolutamente legittima sia chiaro - dalla Fondazione. Qui racconteremo di tre
casi: l'architetto, lo scrittore giornalista e la strana storia di un
prestigioso volume. Partiamo dalla Marietti, di cui Repetto è azionista dai
primi anni '90 e oggi presidente. Nel marzo del 2007, il presidente di
Fondazione Carige Vincenzo Lorenzelli se ne va in polemica per il nuovo cda.
Nei mesi precedenti, la società strumentale Arte e Cultura si era accordata con
un editore genovese per realizzare due volumi. Il primo, Strade di Liguria,
viene pubblicato, per il secondo è tutto pronto, c'è pure l'autrice, la docente
universitaria Gabriella Airaldi. Il bilancio di esercizio del 27 febbraio 2007
per l'anno 2006 fissa il costo, 125mila euro senza Iva; il numero di copie,
5000; il titolo della collana: Storia della Liguria. Ma Repetto annuncia un
taglio dei costi e decide di cancellare le società strumentali. Così il 27
aprile, scrive che "ogni nuova iniziativa o spesa (compreso l'ulteriore
volume di Storia di Liguria) anche se relativa a pregressi rapporti...dovrà
essere previamente" sottoposta al parere della Fondazione. E a luglio,
nell'ultimo Cda della srl Arte e Cultura si prende atto che "si sono
inviate al Sorriso francescano e alla professoressa Airaldi comunicazioni
relative alla sospensione del volume Storia della Liguria". L'editore che
aveva ottenuto l'incarico ci resta un po' male, fa scrivere una lettera
dall'avvocato ma non ci sono altre conseguenze. In realtà il libro viene solo
rimandato. Con lo stesso titolo e la stessa autrice sarà in libreria al prezzo
di 30 euro dal prossimo mese di settembre. E' cambiato solo l'editore: ora è il
cavalier Repetto in persona. Attraverso la Marietti. La stessa società che, nel
2003, pubblica il volume "Imprenditori con Gesù. Fede e mercato". Nove interviste a "cattolici ferventi
e titolari di aziende leader". Tra Giancarlo Abete e Laura Biagiotti c'è
pure Repetto. Autore: Rodolfo Bosio, inviato del Sole 24 Ore e dal
( da "Stampa, La" del 19-06-2008)
Argomenti: Laicita'
La salma di
Piergiorgio Frassati, il beato laico di Torino,
l'"Uomo delle Beatitudini", come lo definì Giovanni Paolo II, oggi
partirà per l'Australia. Andrà a Sydney. Sarà accolto dalla sua cattedrale. Vi
rimarrà fino a luglio, per essere presente alle "Giornate mondiali della
gioventù", di cui sarà uno dei patroni, per espressa volontà del Papa
Benedetto XVI. Ieri la nostra città gli ha dato un commosso arrivederci
in Duomo. Qui il cardinale Severino Poletto l'ha salutato con una Messa,
concelebrata con l'arcivescovo di Camberra Mark Coleridge e altri 25 sacerdoti,
avvolti dalla devozione di torinesi di ogni età, ma soprattutto giovani,
com'era Piergiorgio, morto nel
( da "Riformista, Il" del 19-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Sul portale cattolico
La Cei apre a Rutelli Dopo le parole del Papa all'assemblea generale della Cei
in favore del nuovo clima politico - e dunque della nuova compagine di governo
- erano iniziate giornate amare per i cattolici del
Pd: condannati in un'opposizione invisa alle gerarchie della Chiesa e nella
quale ad altro non sembravano costretti se non che all'insignificanza. Poi
vennero gli attacchi impietosi di Famiglia Cristiana e de Il Regno : fuoco
amico difficile da parare. Ma ieri, la svolta: sul portale piùvoce.net -
portale dei "cattolici in rete", che
raccoglie ufficialmente le voci più significative del mondo
dell'associazionismo cattolico benedetto dai vescovi italiani: tra queste
Scienza&Vita , Forum delle associazioni familiari , Retinopera - i cattolici del Pd riescono finalmente a trovare un terreno
sul quale lavorare in sintonia con la Cei e il suo presidente Angelo Bagnasco:
è il tema dell'emergenza educativa, tema che tanto sta a cuore ai vescovi
italiani. Per la prima volta, sul portale, è stato chiamato a scrivere Francesco Rutelli. Segno che la Cei, i cattolici di sinistra, li vuole attivi e propositivi là dove già stanno:
dentro il partito di Veltroni. E Rutelli non ha deluso le aspettative della
Chiesa snocciolando "da genitore e da politico", il suo pensiero
sulla "priorità più trascurata" dalla politica. L'emergenza
educativa, secondo Rutelli, ha diverse sfaccettature. Tra queste il problema
della droga, fenomeno "devastante", sintomo di una "fragilità
dei processi di conoscenza e qualità dell'apprendimento riguardanti quote
crescenti di ragazzi" e "la perdita di autorità e autorevolezza degli
insegnanti presso i nostri figli". Quindi "il degrado troppo a lungo
tollerato del dominante messaggio televisivo, che premia la devozione al
dominio del "dio denaro" e l'emulazione verso l'irresponsabilità,
anziché quel coraggio che non è bullismo, ma dedizione all'altro e gratuità del
donarsi; rispetto verso il più debole, qualità del concorso al servizio
pubblico, civismo". Le parole di Rutelli sono state affiancate per la
prima volta a quelle del neo presidente dell'Azione Cattolica Franco Miano:
insomma il cattolicesimo di sinistra ha ancora oggi un terreno sul quale può
lavorare con la benedizione dei vescovi. Senza paventare scissioni inopportune.
19/06/2008.
( da "Manifesto, Il" del 19-06-2008)
Argomenti: Laicita'
BLOCCA PROCESSI Con l'incognita
del Quirinale Il senato approva l'emendamento voluto da Berlusconi per fermare
i procedimenti, innanzitutto il suo. L'opposizione esce dall'aula. E guarda al
Colle: Veltroni sale da Napolitano, preoccupato anche della rottura del dialogo
tra maggioranza e opposizione. Il vicepresidente del Csm dà voce alle
perplessità del capo dello Stato e anticipa:la Corte costituzionale boccerà le
nuove norme Micaela Bongi "Forse Berlusconi riuscirà a evitare questa
sentenza grazie alle norme che state votando, ma ha perso un'occasione davvero
unica, quella di creare in Italia un nuovo bipolarismo. Non è questa la
politica che avremmo voluto vedere". La capogruppo del Pd, Anna
Finocchiaro termina tra gli applausi dell'opposizione il suo intervento, annunciando
che i senatori del suo partito, insieme a quelli dell'Italia dei valori,
lasceranno l'aula di palazzo Madama per il voto sull'emendamento
sospendi-processi. Il Pdl e la Lega non danno segni di preoccupazione, anzi.
Come dice il capogruppo del Carroccio Federico Bricolo, accompagnando
cortesemente all'uscita i colleghi della minoranza, "se voi state dentro o
fuori l'aula per noi cambia poco. Tanto cambieremo questo paese alla faccia
vostra". L'opposizione diventa opposizione, la maggioranza berlusconiana
può finalmente tornare se stessa, mentre il presidente del senato Renato
Schifani vigila, restando sul suo scranno per tutta la giornata, senza mai
mollare la presa. Il "salva-premier", l'emendamento al decreto
sicurezza che sospende i processi per reati "non gravi" commessi fino
al giugno 2002, passa in ogni caso tranquillamente, con 160 sì e 11 no, tre
dell'Udc e tre dei radicali. Che in primo momento annunciano anche loro
l'uscita dall'aula, ma poi restano perché, dice Emma Bonino, "è una pagina
brutta della storia repubblicana e voglio stare qui per votare contro e fare
una fotografia dell'aula". A palazzo Madama arriva anche Antonio Di
Pietro, che annuncia una raccolta di firme per un referendum abrogativo,
"anche se pensiamo e siamo sicuri che la Corte costituzionale cancellerà
questo tentativo come ha già fatto in passato". E l'Idv è pronta a anche a
scendere in piazza. La maggioranza tenta di buttare la croce sul Pd
"prigioniero di Di Pietro", il Pd cerca di scansarla, non è un
ritorno all'antiberlusconismo, "è una questione di merito, si fermano
anche processi importanti come quello di Bolzaneto", ribatte ancora Anna
Finocchiaro. E che il Pd non intende tornare all'"antiberlusconismo"
lo dice anche il segretario Walter Veltroni, salito ieri mattina al Quirinale,
al presidente Giorgio Napolitano. Un colloquio sul clima tra gli schieramenti
tornato tempestoso, con il capo dello stato che si
sarebbe detto preoccupato per motivi istituzionali e il leader del Pd, invece,
per ragioni politiche. Ed è proprio al Colle che nel Partito democratico si
guarda, nutrendo qualche speranza sulla risposta che Napolitano darà quando gli
arriverà dal parlamento il testo emendato di soppiatto, sottoraendo alle
valutazioni del Quirinale le norme inserite solo in un secondo momento al
decreto. "Un aggiramento delle prerogative del presidente della
repubblica", insistono nel Pd, che confida apertamente sulla bocciatura
del "salva-premier" da parte della Corte costituzionale. Ma anche il
capo dello stato, tantopiù essendo presidente del
Consiglio superiore della magistruatura, potrebbe avere serie difficoltà a dare
il suo via libera al testo, si ragiona. Il vicepresidente del Csm, Nicola
Mancino, intervistato da Repubblica ieri è stato netto: "Prevedo che la Consulta dichiarerà illegittima
la sospensione dei processi". Affermazioni che irritano il Pdl: "Io
non credo che il compito di un vicepresidente del Csm sia quello di prevedere
tassativamente attraverso gli organi di stampa quello che la Consulta dovrà
fare o non fare", protesta nell'aula del senato Carlo Vizzini, relatore
insieme a Filippo Bersellli del decreto sicurezza. E il
consigliere laico del Csm Michele Saponara, anche lui del Pdl, sottolinea:
"Mancino parla a titolo personale". Chiamato in causa, ma
probabilmente anche per sciogliere l'imbarazzo provocato sul Colle, il
vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura precisa: "Non ho
mai detto di essere certo che la Consulta dichiarerà incostituzionale la
sospensione dei processi. Ho solo fatto un'ipotesi e una previsione,
l'una e l'altra ragionata. Si può condividere o meno l'opinione da me espressa,
ma non è nelle mie consuetudini cimentarmi in profezie".
( da "Tempo, Il" del 19-06-2008)
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Stampa
CAMPOBASSO I cattolici cristiani
dell'Udc e del Movimento ... CAMPOBASSO I cattolici cristiani
dell'Udc e del Movimento per l'autonomia lanciano proposte nuove in Italia e
soprattutto in Molise facendo l'occhiolino anche al Pdl per rivedere piani,
programmi e riconfigurazioni politico-strutturali nel governo locale. In Molise i centristi, in fase di
riposizonamento e in un momento di grande riflessione dopo il commissariamento
del partito con Velardi, lanciano la proposta a cominciare dal Consiglio
regionale di un matrimonio. Conservando il simbolo. a pagina 2.
( da "Corriere della Sera" del 19-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Corriere della Sera
- NAZIONALE - sezione: Primo Piano - data: 2008-06-19 num: - pag: 8 categoria:
REDAZIONALE Sintonie Dall'ex ministro e dalla giornalista prc due articoli
sulla necessità di evitare derive estremiste Lanzillotta-Gagliardi, donne
contro i "signor no" ROMA - C'era da leggere, ieri, su Liberazione e
su Europa. C'erano due donne della politica italiana che firmavano editoriali
importanti, non scontati, lasciando intravedere un nuovo (o vecchio?) orizzonte
anti-Berlusconi. Linda Lanzillotta e Rina Gagliardi sono due donne molto
distanti. La Gagliardi è di sinistra, da sempre e profondamente di sinistra e
scrive (ed è un piacere leggerla, poiché possiede il dono - raro - della
scrittura) sul quotidiano di Rifondazione. è stata anche senatrice di
Rifondazione. è pisana, rapida, intellettualmente disponibile, lucida. La
Lanzillotta - nell'ultimo governo Prodi fu ministro per gli Affari regionali,
mentre suo marito, Franco Bassanini, che pure il ministro l'aveva fatto più
volte, rimase al palo - con ironia, si descrive invece da sola: "Può dire
che, nel Pd, sono la rappresentante dell'ala laico-liberal
del rutellismo". è molto legata, politicamente, a Francesco Rutelli. E,
dunque, ciò che dice, e scrive, va sempre un po' letto in controluce. E così
arriviamo alla strana, sorprendente sintonia che sembra di cogliere nei due
editoriali in questione. Quello della Lanzillotta ha questo titolo:
"Eppure dovremo dire anche dei sì". Succo del ragionamento: a
Berlusconi diremo tutti i no necessari, ma è chiaro "che vorremmo dire dei
sì almeno su alcune decisioni annunciate, le quali sembrano proprio riprendere
proposte avanzate dal governo Prodi e poi bloccate, o parzialmente vanificate,
da resistenze opposte". La Gagliardi scrive sotto un titolo pure
eloquente: "Non ci salverà un nuovo girotondismo ". Per capirci:
l'idea di ributtarla sulle "solite imprecazioni quotidiane contro il Berlusca
", è un'idea vecchia, destinata a fallire. La domanda appare scontata,
Rina Gagliardi. Entrambe vi dichiarate contrarie a combattere Berlusconi con la
tradizionale ondata di "no": questo cosa significa? "Credo che
alla Lanzillotta, dire tanti "no" non piaccia perché le sembra un
comportamento troppo radicale, gruppettaro, barricadero. A me, invece, star lì
a dire sempre e solo "no" non piace perché mi pare una radicalità
solo apparente. Ci risolvi il quotidiano, dai un po' di soddisfazione ai tuoi che
ti vedono con la faccia scura davanti a Berlusconi, ma Linda Lanzillotta Rina
Gagliardi.
( da "Corriere della Sera" del 19-06-2008)
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Corriere della Sera
- NAZIONALE - sezione: Primo Piano - data: 2008-06-19 num: - pag: 9 categoria:
REDAZIONALE Offensiva dell'ala cattolica Rutelli: no a
droga e dio denaro I teodem: il nostro ruolo esiste ROMA - "No alla droga
e al dio denaro" e attenzione dell'"emergenza educativa". Sono i
due temi, prioritari anche nella riflessione delle gerarchie ecclesiastiche
sulla famiglia, che Francesco Rutelli rilancia in un intervento pubblicato dal
sito PiùVoce.net (nella foto), il network dei cattolici.
Un vero e proprio allarme, secondo l'ex vicepremier, di cui la politica
"non è ancora consapevole". Citando tra l'altro e non a caso gli
interventi del presidente della Cei Angelo Bagnasco e del Papa, il senatore del
Pd scrive: "La priorità più trascurata mi pare il contrasto alla
diffusione di sostanze psicotrope: droghe mischiate ad alcolici e a sostanze
chimiche di nuova generazione. Un meccanismo che studiosi e psichiatri
avvertiti ci stanno indicando come già oggi devastante". Niente a che
vedere, argomenta Rutelli, con i banali spinelli degli anni Settanta: "Non
parlo per esperienza personale poiché ho avuto la sorte di non accettare e non
assumere mai neppure una sigaretta di tabacco e mai nessuna droga", ma
"è documentato che uno spinello odierno produce effetti fino a circa venti
volte superiori". Mancherebbero, secondo Rutelli, nella società "gli
strumenti inibitori sia personali che collettivi", per affrontare il
fenomeno, che "non è altro che parte di una crisi educativa di cui siamo
soliti leggere, tra le manifestazioni principali, la fragilità dei processi di
conoscenza e qualità dell'apprendimento riguardanti quote crescenti di ragazzi;
la perdita di autorità e autorevolezza degli insegnanti presso i nostri figli;
il degrado del dominante messaggio televisivo, che premia la devozione al
dominio del "dio denaro" e l'emulazione verso
l'irresponsabilità". Nelle stesse ore, e alla vigilia del convegno
organizzato da Rutelli con i leader dei partiti democratici di tutto il mondo
(messi in alternativa ai partiti socialisti) scendono in campo anche i due
leader teodem Luigi Bobba e Paola Binetti con una lettera a Famiglia cristiana
in cui annunciano battaglia sulla collocazione europea del Pd per la quale
sostengono che "non basta un'operazione di maquillage": "Abbiamo
scelto di stare nel Pd per provare a elaborare una prospettiva politica di
nuovo conio, simboli nuovi e modelli organizzativi nuovi: democratici nei fatti
e non solo nell'etichetta. Il Pd è ancora tutto da fare e intendiamo
partecipare alla sua costruzione fin dall'inizio, con ottimismo e con
realismo". R.R.
( da "Corriere della Sera" del 19-06-2008)
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- NAZIONALE - sezione: Terza Pagina - data: 2008-06-19 num: - pag: 47
categoria: REDAZIONALE Elzeviro La nuova edizione a cura della Cei BIBBIA IN
VOLGARE LACUNA ITALIANA di GIUSEPPE BETORI * N ella cultura italiana c'è una
carenza legata al fatto che nella storia della nostra nazione è mancata la
presenza di una traduzione della Bibbia che si imponesse per accreditamento
ecclesiale e culturale. Ne ha sofferto in particolar modo il linguaggio, cui è
mancato l'apporto di un vocabolario espressivo dell'esperienza religiosa e in
particolare della vicenda di fede di cui i testi biblici offrono testimonianza.
Tutto ciò ha avuto come principale - ma anche necessariamente limitata -
mediazione il testo latino della Vulgata di San Girolamo, nella forma di non
pochi calchi in volgare dal lessico della lingua antica. Forse anche a questa
assenza di una Bibbia in italiano, che si accreditasse come
"ufficiale" di fronte alla cultura, si deve quella distanza che la
cultura nel nostro Paese ha spesso avuto a fronte della riflessione teologica e
in senso più ampio del rapporto con la fede. Pensare di superare questo
svantaggio non è cosa facile, anzi potrebbe apparire come un'ambizione indebita
e azzardata. E tuttavia, con i suoi molteplici limiti, la traduzione a cui la
Cei diede la propria approvazione nel 1971 - e che dal 1974
mise in circolazione nelle assemblee liturgiche cattoliche - ha avviato un
processo di diffusione del linguaggio biblico che non va sottovalutato,
incrementato peraltro dal fatto che questa stessa traduzione è diventata di
fatto il punto di riferimento di altre esperienze di circolazione della Bibbia,
come la "lectio divina " o la scuola della Parola. Questa
traduzione, largamente ripensata e rivista, viene ora proposta in terza
edizione, con un atto al tempo stesso di rigorosa attenzione scientifica e di
fiduciosa intrapresa culturale. La rinnovata traduzione è infatti anzitutto un
tributo agli studi di critica testuale, che hanno fornito in questi anni testi
critici - nelle lingue dei testi originali della Bibbia - più attendibili e
attenti alle acquisizioni recenti delle scienze archeologiche e filologiche. A
ciò si è aggiunto lo sforzo di essere aderenti alla struttura linguistica dei
testi originali, anche al prezzo di qualche asperità sintattica per l'italiano,
ma con lo scopo di favorire il confronto interno ai testi biblici e una certa
uniformità di vocabolario, che agevoli la costituzione di parametri linguistici
di riferimento costanti per la comunicazione religiosa e tra questa e la
comunicazione culturale in genere. è difficile ipotizzare ora quanto di questi
propositi e aspirazioni potrà trovare in futuro riscontro. Progetti di tal
genere, d'altronde, non si fanno calcolando i ritorni, bensì osando gettare il
cuore e la mente oltre i confini visibili di mondi che altrimenti tendono per
se stessi alla ghettizzazione. Ciò permette di inserire la nuova traduzione nel
contesto più ampio di quel "progetto culturale " che la Chiesa in
Italia va perseguendo da qualche tempo e che vorrebbe creare legami più solidi
tra la capacità della rivelazione cristiana di farsi cultura e storia e la
natura stessa della cultura, che quando è autentica non può rifiutarsi a
nessuna contaminazione, anche religiosa. Per chi crede, dietro a tale proposito
sta la convinzione che nel Vangelo è racchiuso un di più di umanità che non può
non incontrare le attese del cuore e della mente della gente e farsi promotore
di crescita del bene comune per una società aperta. Ci si può augurare che gli
scontri tra le pretese egemoniche appartengano al passato. Oggi è da auspicare
che per tutti, inclusi i cattolici, sia l'ora di
mettere nell'agorà delle buone idee e delle esperienze positive il proprio
patrimonio, inteso come un bene condivisibile perché razionalmente
apprezzabile, come continuamente ci ricorda il papa Benedetto XVI, e magari
anche esteticamente attraente. A partire da questa convinzione molti tra i più
accreditati artisti italiani contemporanei sono stati coinvolti nella
realizzazione di tavole di commento alle letture bibliche contenute nel
Lezionario liturgico, i cui volumi vanno rinnovandosi a seguito della nuova
traduzione biblica. Una scommessa sulla possibilità di dialogo tra arte e fede
che non è meno urgente di quella, aperta e da irrobustire su altri fronti, tra
fede e scienza o tra fede ed ethos condiviso di un popolo. Sono queste le
strade per cui la Chiesa italiana può uscire dallo stretto luogo comune
dell'agenzia solidale di servizi sociali e al tempo stesso di ufficio di
erogazione di prodotti liturgico-sacrali, per essere testimone credibile della
fede in Cristo risorto e fermento di innovazione vitale del tessuto umano e
sociale. Solo così potrà dare continuità alla sua storia millenaria di forte
radicamento tra la gente del nostro Paese. * Segretario generale Cei \\ La
nostra cultura ha avuto difficili rapporti con la riflessione teologica.
( da "Corriere della Sera" del 19-06-2008)
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- NAZIONALE - sezione: Lettere al Corriere - data: 2008-06-19 num: - pag: 43
categoria: REDAZIONALE Risponde Sergio Romano VELO E SIMBOLI RELIGIOSI DOVE
PERMETTERLI E VIETARLI Leggo la lettera circa il divieto al velo islamico nelle
università turche, coraggiosamente confermato recentemente in quel Paese.
Secondo l'autrice, tale divieto rafforza l'intenzione italiana di disporre
analoghi divieti da noi. Secondo me, invece, se intendessimo seguire davvero la
(giusta) logica della Turchia, che è Paese notoriamente
islamico ma con gestione politica laica, dovremmo innanzitutto togliere dalle
scuole pubbliche di tutta Italia, Paese prevalentemente cattolico, la presenza
generalizzata del crocifisso nelle aule. Vi prego di cogliere gli insegnamenti
di laicità per quello che sono e non segnali contro le altre religioni,
praticamente ininfluenti in Italia. G. M. Boitano g.boitano@virgilio.it
Vorrei replicare brevemente alla lettera della lettrice che esultava per
l'abolizione del velo nelle scuole turche e auspicava un provvedimento simile
anche in Italia. Sono sostanzialmente d'accordo con la signora, anche se mi
sembrano un po' esagerati i riferimenti al velo come "mascherature" o
"non riconoscibilità". Va da sé che, in caso di analoga legge
italiana, qualsiasi suora cattolica, allieva o insegnante, dovrà presentarsi
nelle scuole di ogni ordine e grado senza cuffie e/o veli, cioè "senza
ostentazione di simboli religiosi tanto ingombranti", tanto per stare alla
terminologia usata dalla signora. Oppure no? Cesare Parigi
Cesare.Parigi@parigispa.com Cari lettori, C redo che Boitano abbia ragione. Se
ritenessimo utile vietare nelle scuole della Repubblica un simbolo identitario
e religioso come il velo, dovremmo contemporaneamente togliere il crocifisso
dalle aule. Non sarà facile, soprattutto in un momento in cui milioni di
agnostici e tiepidi credenti se ne servono spregiudicatamente per denunciare le
"invasioni islamiche che minacciano la nostra civiltà ". Ma non
riesco a comprendere l'utilità di un simbolo religioso nelle scuole di un Paese
che si dichiara laico e che accoglie ormai nelle sue aule un numero
considerevole di bambini e ragazzi musulmani, ebrei, buddisti, indù. Ancora
meno riesco a comprendere l'utilità del crocifisso nell'aula di un tribunale
dove l'imputato, se è fedele di una diversa confessione religiosa, potrebbe
sentirsi giudicato in nome di un Dio che non gli appartiene. Ho l'impressione
del resto che vi sia, a proposito del velo, molta confusione. Fra l'aula di una
scuola e l'università (o un qualsiasi ufficio pubblico) esiste una fondamentale
differenza. La scuola è una sorta di prolungamento della famiglia, il luogo in
cui gli insegnanti svolgono una funzione che completa e integra quella dei
genitori. Tutto ciò che tende a isolare uno scolaro dagli altri, sottolineando
la sua differenza, rompe l'unità della famiglia scolastica ed è dannoso, se non
addirittura pericoloso. Nelle università, invece, gli studenti non sono più
ragazzi e ragazze. Sono uomini e donne che seguono percorsi diversi e stanno
costruendo la loro individualità. Mi sembra giusto, in altre parole, che la
Francia, negli scorsi anni, abbia vietato tutti i simboli religiosi nelle aule
scolastiche, ma lo abbia permesso nelle università. E mi sembra altrettanto
giusto che una legge approvata dal Parlamento turco consenta l'uso del velo
nelle università. Esiste poi il problema degli uffici pubblici dove la
proibizione del velo o di un qualsiasi altro simbolo religioso sarebbe, se
adottato per gli utenti, una intollerabile discriminazione. Mi sembrerebbe
giusto invece vietarlo per i funzionari. In altre parole: chi fa la coda di
fronte allo sportello può esibire qualsiasi simbolo religioso; chi sta dietro
lo sportello per servire il pubblico dovrebbe apparire neutrale e laico. Quanto
alle suore, caro Parigi, credo che il problema vada trattato con pragmatico
buon senso. Suore e sacerdoti hanno fatto una scelta di vita totalizzante e
indossano l'abito che corrisponde a questa scelta. Privarli del diritto di
portarlo ovunque pubblicamente mi sembrerebbe profondamente illiberale.
( da "Corriere della Sera" del 19-06-2008)
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Corriere della Sera -
NAZIONALE - sezione: Focus Vuota - data: 2008-06-19 num: - pag: 10 categoria:
REDAZIONALE Trapianti, meno donatori
( da "Stampa, La" del 19-06-2008)
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RASSEGNA Il
dibattito su "Jean Paul" Ultimo atto giovedì 19
al Massimo per la "Rassegna del Cinema Laico". Alle 20,30 viene
proiettato in sala Tre "Jean Paul" di Francesco Uboldi, controverso
film-documentario presentato al Festival di Berlino. Si tratta di una
videoripresa "amatoriale" dal vero di un presunto indemoniato, che di
li a poco morirà, nell'Africa nera contemporanea. Intervengono il
regista, Gabriele Barrera, critico cinematografico e curatore della rassegna,
Tullio Monti, Coordinatore della Consulta Torinese per la Laicità delle
Istituzioni. Ingresso a 3 euro e 50 centesimi.
( da "Riformista, Il" del 20-06-2008)
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Teodem "Senza
noi, il pd non sarebbe nuovo" Binetti: "Fuori luogo le voci di
scissione" Paola Binetti, quando deve spiegare al Riformista cosa sia il Pd,
dice che è un partito in fase "fondazionale" e per questo motivo,
poiché l'unione di ciò che fino a pochi mesi fa erano Ds e Margherita ancora
non è qualcosa di definito, a lei e ai teodem piace starvi dentro
costruttivamente. "Noi teodem - spiega - intendiamo lavorare perché il Pd
sia innervato delle radici cristiane che ci contraddistinguono. Il Pd, infatti,
potrà essere davvero nuovo solo quando si lascerà formare anche da queste
radici. È un lavoro non facile, da giocare sul fronte italiano ma anche su
quello della collocazione europeista del partito stesso: in questo senso
abbiamo una sponda preziosa con diversi rutelliani. Finché vedremo che questo
lavoro sarà possibile, staremo nel Pd costruttivamente. Se poi, in futuro, ci
accorgessimo che la cosa non sarà più realizzabile, allora prenderemo le nostre
decisioni. Ma per il momento parlare di scissione è del tutto fuori
luogo". Arrivano così, i teodem, all'assemblea costituente odierna del Pd.
Arrivano dopo che per voce della Binetti e di Luigi Bobba, le cose intorno alla
legittimità della loro presenza nel partito di Veltroni sono state sistemate
anche rispetto a Famiglia Cristiana , la rivista dei paolini storicamente
vicina al cattolicesimo di sinistra, la quale, quando si permette di criticare l'operato
di questo cattolicesimo, più che fare male, infastidisce e irrita. L'altro ieri
Bobba e la Binetti hanno risposto all'editoriale della scorsa settimana di
Famiglia Cristiana nel quale la rivista, analizzando il "mal di
pancia" che avrebbe colpito i cattolici ex dl, si chiedeva che fine avessero fatto Bobba e la Binetti.
"Il rapporto tra laici e cattolici nel Pd è tutt'altro che
facile e scontato - hanno scritto i due -; ma non per una presunta invadenza
della Chiesa nelle vicende politiche, ma perché rappresenta un passaggio
ineludibile nella costruzione di un'identità chiara e riconoscibile del nuovo
partito". E ancora: "Se il Pd vuole essere qualcosa di diverso
da una Cosa 4, ovvero un'evoluzione del Pci-Pds-Ds, non potrà non affrontare a
viso aperto la questione, come in parte era accaduto nell'elaborazione del
Manifesto dei valori. Ciò vale anche per l'approdo europeo: l'ipotesi di
confluire nel Partito socialista europeo viene riproposta pensando che basti
una operazione di maquillage linguistico, l'aggiunta dell'aggettivo
democratico, per risolvere un problema lasciato insoluto anche dai rispettivi
congressi di scioglimento della Margherita e dei Ds. Così resterebbe fuori
proprio l'elemento più profondamente innovativo del Pd italiano: quella sintesi
culturale fortemente intrecciata con i valori del cattolicesimo popolare, così
radicato nel nostro paese e certamente non confinabile nella sfera
privata". Per i teodem, difendere i valori cosiddetti cristiani non è un
richiamo a princìpi etichettabili come confessionali, quanto la volontà di
adoperarsi per battaglie giuste, ad esempio in difesa della donna, della
natalità, della famiglia e altre ancora. "Abbiamo scelto di stare nel Pd -
scrivono i due - per provare a elaborare una prospettiva politica di nuovo
conio. Vogliamo un nuovo stile, simboli nuovi e modelli organizzativi nuovi:
democratici nei fatti e non solo nell'etichetta. Il Pd è ancora tutto da fare e
intendiamo partecipare alla sua costruzione fin dall'inizio, con ottimismo e
con realismo. In questo senso si rassicuri anche Famiglia Cristiana : ci siamo
e ci saremo ancora per tutta la XVI legislatura, così come siamo stati presenti
durante la pur breve XV e speriamo di contribuire costruttivamente a creare e a
sostenere, attraverso il Pd, il bene comune dell'intero paese".
20/06/2008.
( da "Unita, L'" del 20-06-2008)
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l'edizione del Ma il partito rischia di restare senza presidente Il no del
professore, quello di Marini, l'ipotesi Scalfaro. E la variabile Bindi di
Andrea Carugati / Roma ROMANO PRODI non vuole mozioni che respingano le due
dimissioni, all'assemblea costituente del Pd oggi a Roma. In una lettera a
Walter Veltroni, pubblicata ieri sul suo sito, l'ex premier boccia senza
appello la proposta, più volte avanzata da Rosy Bindi, e già respinta dallo
stesso Prodi e dai parlamentari a lui più vicini (a partire da Arturo Parisi)
di un documento che gli chieda di restare al suo posto di presidente del Pd
come segno della continuità tra l'esperienza dell'Ulivo e il nuovo partito.
"Sono riconoscente e grato per questa manifestazione di stima e amicizia,
ma ritengo che le ragioni che mi hanno spinto il giorno di Pasqua a inviarti la
lettera di dimissioni siano ancora valide", scrive il Professore. Dunque
ritengo che "convenga a tutti nominare al più presto un'altra persona a
ricoprire tale carica". Anche perché il Pd "porta la responsabilità e
il dovere di completare rapidamente le proprie strutture per preparare una
concreta alternativa all'attuale governo del Paese". Capitolo chiuso,
dunque. Ma il problema politico resta. Dopo il "no grazie" di Franco
Marini ("Il presidente non voglio farlo e non lo farò"), resta il
quesito su come riempire la casella della presidenza dell'assemblea, che pur
non avendo un ruolo e un rilievo politico di primo piano ha un alto valore
simbolico. Soprattutto per il peso politico di chi l'ha occupata per primo.
Molto probabile che l'assemblea resti senza presidente. In alternativa,
Veltroni pensa a una figura di alto profilo come Oscar Luigi Scalfaro, il
presidente emerito della Repubblica che ha già presieduto il comitato del Lazio
per le candidatura di Veltroni a leader del Pd. Cattolico
doc, ma profondamente laico in politica, presidente dei comitati per il No
durante il referendum sulla devolution del 2006, da sempre antropologicamente
alternativo al berlusconismo, Scalfaro, contattato dal leader Pd nei giorni
scorsi per sondarne la disponibilità, appare a Veltroni come la figura più
adatta per la presidenza. Sarà dunque lui il successore di Prodi? Altri
nomi in campo non ci sono. Ma molto dipenderà da che piega prenderanno i lavori
dell'assemblea. Una variabile decisiva è la mozione di Rosy Bindi e gli effetti
che potrebbe produrre sulla platea dei
( da "Unita, L'" del 20-06-2008)
Argomenti: Laicita'
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l'edizione del Salvapremier, il Csm studia la bocciatura: rischio paralisi nei
tribunali Decreto sicurezza, il parere dovrebbe esser presentato lunedì per poi
finire al plenum. Pronto lo stop agli emendamenti-vergogna di Massimo Solani /
Roma IL SALVAPREMIER irrompe anche nel dibattito del Csm, che lunedì in sesta
commissione discuterà il parere sul decreto legge sulla sicurezza che verrà
pre- sto portato al plenum. Un testo che non è ancora stato
scritto dai due relatori Livio Pepino (Md) e Fabio Roia (Unicost) ma che è già
al centro di indiscrezioni e trattative. Quello che sembra ormai certo è che il
parere, dopo la discussione e l'approvazione in commissione, sarà portato
immediatamente di fronte al plenum di Palazzo dei Marescialli che probabilmente
lo voterà già entro la prossima settimana. Tempi strettissimi, quindi, per
trovare la strada di una trattativa che non si preannuncia facilissima verso un
testo che raccolga in sede di plenum la maggior condivisione possibile. E la
strategia del Csm, ripetono alcuni consiglieri, sarà simile a quella che due
settimane fa ha portato all'approvazione a larghissima maggioranza del parere
sul decreto legge del governo per combattere l'emergenza rifiuti in Campania.
Un documento che conteneva osservazioni molto dure sulle scelte del governo (in
particolare sulle disfunzioni causate dalla super procura e sul nuovo gip
"collegiale") e che, dopo molte limature, alla fine venne approvato
da tutti i consiglieri, con l'esclusione dei laici del
centrodestra Gianfranco Anedda e Michele Saponara. E il testo che Roia e Pepino
consegneranno alla sesta commissione lunedì non conterrà soltanto osservazioni
sul testo originario del decreto legge, visto che le nuove norme inserite
attraverso gli emendamenti Vizzini-Berselli (il cosiddetto "blocca
processi") hanno sparigliato le priorità della discussione e creato
ulteriori tensioni fra magistratura e governo. Proprio per questo motivo
il testo del parere che verrà presentato alla sesta commissione ricalcherà per
impostazione gli allarmi sollevati due giorni fa dall'Anm sul rischio di
paralisi per il sistema giudiziario ("ricadute pesanti e
irrazionali", è il commento di uno dei consiglieri) che le nuove norme
comporterebbero. E se anche il parere non si azzarderà in stime sul numero dei
processi che saranno congelati, la previsione è che il blocco riguarderebbe
circa i due terzi dei procedimenti arrivati al dibattimento. E lo slittamento,
secondo l'opinione che dovrebbe trovare spazio nel parere, potrebbe causare
addirittura l'azzeramento di molti processi a causa di trasferimenti e cambi
nei collegi giudicante. Ma il parere affronterà anche le criticità contenute
nel testo originario del decreto legge. A partire dalla contestata norma che
prevede l'introduzione dell'aggravante sui reati commessi da clandestini. Una
previsione su cui molti giuristi hanno avanzato più di un dubbio di
costituzionalità. Dubbi che pervadono anche una parte de consiglieri del Csm
che non escludono l'intervento della Corte Costituzionale. Sia sull'aggravante per
i clandestini sia per la norma blocca processi. Dubbi che, del resto, lo stesso
vicepresidente del Csm Nicola Mancino ha già esternato nei giorni scorsi.
( da "Repubblica, La" del 20-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Pagina XVII - Napoli
GLI ALTRI FILM Si è chiuso il set casertano del film di Ron Howard tratto dal
best-seller dello scrittore Usa precedente al "Codice da Vinci".
L'edificio vanvitelliano diventa ancora una volta il Vaticano Tom Hanks alla
Reggia per l'eretico Dan Brown Il monumento è stato
utilizzato anche da Squitieri la Wertmuller, la De Lillo e i Taviani ANTONIO
TRICOMI L'altra faccia del Vaticano. è la terza volta che alla Reggia di
Caserta tocca fare da controfigura alla capitale della cristianità. Si è chiuso
stamattina alle 7 il set italiano del film di Ron Howard "Angeli e
demoni", tratto dal best seller di Dan Brown e interpretato da Tom Hanks e
Pierfrancesco Favino. Dopo un incontro informale avvenuto ieri sera tra Howard
(che ha ricevuto in dono un "corno" dello scultore Lello Esposito) e
il sindaco Nicodemo Petteruti, la troupe si è messa al lavoro per l'intera
notte, per poi lasciare Caserta dopo quattro giorni. Destinazione Los Angeles,
dove sono previste altre diciassette settimane di lavorazione: il film uscirà
nella primavera del 2009. Dan Brown ha scritto "Angeli e demoni"
prima del fortunatissimo "Il codice Da Vinci", che ha rivelato al
mondo il suo stile serrato e la sua vena eretica. Nella magnifica reggia,
voluta da Carlo di Borbone e progettata da Luigi Vanvitelli, sono stati
ricostruiti ambienti esterni e interni della Città del Vaticano. Già nel 2004 e
nel 2005 il settecentesco edificio, uno dei più grandi d'Europa, venne
utilizzato per simulare l'architettura rinascimentale del Vaticano:
rispettivamente per il tv-movie con Jon Voight su papa Wojtyla e per
"Mission Impossibile 3" con Tom Cruise. Questo avviene perché è
praticamente impossibile ottenere i permessi per girare in Vaticano. Meno che
mai nel caso di "Angeli e demoni": un film
apertamente osteggiato dalle gerarchie cattoliche, che hanno negato l'utilizzo
delle chiese romane di Santa Maria del Popolo e Santa Maria della Vittoria. Le
riprese sono iniziate a Roma, in piazza del Popolo, il 5 giugno. Ron Howard
aveva già visitato Caserta nel marzo scorso in compagnia di Maurizio Gemma,
direttore della Film Commission Regione Campania, per organizzare le
riprese. Questa volta Robert Langdon, lo studioso di simbologia religiosa a cui
Tom Hanks presta il volto per la seconda volta dopo "Il codice da
Vinci", è alle prese con gli Illuminati. Si tratta di una potente setta
che, da posizioni atee e materialistiche, combatte da secoli con ogni mezzo il
potere della chiesa cattolica. Convocato in piena notte a Ginevra, Langdon è
chiamato a risolvere il caso di uno scienziato orrendamente assassinato e
marchiato a fuoco. Rapidamente l'azione si sposta a Roma: dove il racconto si
snoda tra antichi codici, cripte segrete, percorsi cifrati e delitti rituali.
In mezzo c'è la morte di un papa, un conclave, il rapimento di quattro
cardinali, la minaccia di una catastrofe mondiale. Una produzione da 200
milioni di dollari: un quarto dei quali, a quanto si dice, impiegati per il
compenso di Tom Hanks. Le riprese alla Reggia sono state precedute da un mese
di preparazione. Gli ambienti interni sono stati illuminati con vistose
"mongolfiere" a elio, è stata richiesta la presenza di un esperto
anti-zanzare e di un tecnico per perfezionare la ricezione dei telefonini
nell'area: una risorsa che resta nel territorio. Negli ultimi anni, oltre che
per simulare il Vaticano, il monumento vanvitelliano è stato
utilizzato come set per "Guerre stellari" di George Lucas,
"Briganti" di Pasquale Squitieri, "Ferdinando e Carolina"
di Lina Wertmuller, "La Sanfelice" dei fratelli Taviani e "Il
resto di niente" di Antonietta De Lillo.
( da "Unita, L'" del 20-06-2008)
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l'edizione del Matvejevic: con il Nobel premiamo il coraggio di Ingrid di Umberto
De Giovannangeli La tragedia di una donna coraggiosa, Ingrid Betancourt,
filtrata attraverso la sensibilità e il rigore analitico di un intellettuale
che ha cercato nel cuore dell'"inferno balcanico" di costruire
"ponti" di dialogo tra identità, etniche e religiose, diverse e
spesso violentemente contrapposte: il Nobel per Ingrid ha in Predrag
Matvejevic, scrittore, saggista, professore di Slavistica all'Università La
Sapienza di Roma, un convinto, appassionato sostenitore. E nell'intervista a
l'Unità ne spiega le ragioni: "Umanità. Coraggio. Sofferenza. Ingrid
Betancourt - riflette Matvejevic - ne è la sintesi vivente. Mi auguro con tutto
il cuore che possa ricevere il Nobel in libertà". Perché il Nobel per la
Pace a Ingrid Betancourt? "Vorrei innanzitutto spiegare il mio
atteggiamento riguardo al Premio Nobel. È un atteggiamento abbastanza complesso
e talvolta contraddittorio. Quando penso, ad esempio, che un Kissinger, il
segretario di Stato americano propugnatore della guerra in Vietnam e sostenitore
delle peggiori dittature sudamericane, lo ha avuto, che il Nobel per la Pace è stato attribuito anche a politici e capi di Stato che
avevano deciso guerre e seminato odio e violenza, ammantando il tutto con falsi
propositi di pace, in queste attribuzioni vedo una politica del Premio Nobel
che non tiene nel dovuto conto i valori, i principi che dovrebbe sempre
ispirare il Premio; una politica che a volte viene orientata dall'apparenza,
dall'impatto mediatico, pubblicitario. Accanto a questi Nobel che non mi
piacciano, ve ne sono stati altri che hanno meritato e fatto onore alla nostra
civiltà, alla pace, all'amicizia tra i popoli. Questo è senz'altro un altro
capitolo, ben più nobile, della storia di Nobel per la Pace. Il terzo capitolo,
quello che più riguarda la figura di Ingrid Betancourt, riguarda i Nobel
assegnati a coloro che sono state vittime. E non vedo in questo momento una
vittima così dignitosa come Ingrid". Dalla foresta in cui da anni è tenuta
segregata, Ingrid Betancourt parla al mondo attraverso le sue lettere. Da uomo
di dialogo e di cultura, che sensazioni le trasmettono quelle lettere?
"Direi un grande messaggio di umanità, di coraggio e di sofferenza.
Umanità. Coraggio. Sofferenza. In questi tre caratteri si condensa oggi
l'esperienza di Ingrid Betancourt. Tre ragioni che mi spingono ad essere
partecipe della lodevole iniziativa assunta da l'Unità di proporre la
candidatura di Ingrid Betancourt al Nobel per la Pace. Per ciò che mi sarà
possibile, intendo farmi parte attiva di questa proposta. E mi auguro con tutto
il cuore che Ingrid possa ricevere il premio in libertà". Aung San Suu
Kyi, Rigoberta Menchu. Ingrid Betancourt: le donne diventano il simbolo di
grandi battaglie di libertà. "È la prova che qualcosa di importante sta
cambiando nella nostra civiltà e nella nostra contemporaneità. E questo cambiamento sarebbe ancora più penetrante se riuscisse a
investire la Chiesa cattolica. Aspetto da tempo che la Chiesa cattolica
permetta alla donna di celebrare la messa. Se una donna ha potuto concepire il
Cristo perché non potrebbe pronunciare le sue parole dall'altare? C'è ancora
tanto da fare per la liberazione della donna, ma è indubbio che una presa di
coscienza è già presente, e questa presa di coscienza va nel senso della
liberazione di Ingrid Betancourt". Dal punto di vista del dialogo, il
Nobel può essere ancora visto come uno strumento, un riflettore per focalizzare
vicende, storie individuali e collettive significative in questo senso?
"Un "riflettore" sì, uno strumento non credo. Mi ricordo quando
Sartre rifiutò il Nobel. Disse: non voglio che ogni mio atteggiamento sia
sostenuto da questo titolo, Jean Paul Sartre, Premio Nobel. Voglio che lo
faccia Jean Paul Sartre. Mi lasci esprimere un timore.". Quale, professor
Matvejevic? "Ciò che temo, in questo caso, è che quelli che hanno
sequestrato e da tanto tempo tengono prigioniera Ingrid Betancourt, vedano in
questo premio una sfida, che potrebbe nuocere alla nostra Ingrid. È un timore
che nulla toglie alle motivazioni che spingono all'assegnazione del Nobel a
Ingrid Betancourt, ma che andrebbe valutato, perché non dobbiamo dimenticare
neanche per un attimo che la priorità assoluta è liberare una donna e non di
premiare un simbolo".
( da "Repubblica, La" del 20-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Pagina XIII - Genova
Una mostra per conoscere gli zingari "Venite nei campi, ci capirete"
Parla il "capo" dei sinti: tutti ci evitano "L'idea di vivere
nelle case non ci piace, così rischiamo di perdere la nostra cultura"
DONATELLA ALFONSO "TRA quelli che vivono nelle case ci sono quelli che
spacciano o violentano le donne. Tra di noi, i Sinti, queste cose non accadono.
Qualcuno ruba? Se abbiamo rubato, lo abbiamo fatto solo per vivere, ma ognuno
si assuma la sua responsabilità: certi politicanti da quanto tempo rubano, e
sulla pelle di tutti?". Tito ha cinquant'anni e quattro figli, il più
piccolo ha quindici anni e il nipote più grande, il figlio della figlia
maggiore, ne ha tredici e mezzo. E' un sinti piemontese, ha vissuto nel campo
di Bolzaneto, sotto la Madonna della Guardia, per parecchi anni, ora invece sta
a Pontedecimo, dove lavora come muratore e dove si è sistemato la casa.
"Ma nel campo sono lo zio di tutti, anche perché siamo tutti parenti"
spiega. E domani pomeriggio sarà tra i protagonisti del
dibattito promosso da Rete Laica alla biblioteca De Amicis, al Porto Antico:
per raccontare cosa sia la vita dei Sinti, zingari italiani che vivono sulla
pelle la crescente diffidenza quando non l'odio aperto che si respira in Italia
da oltre un anno. Da quando cioè il numero dei Rom rumeni entrati nel nostro
paese è cresciuto in maniera esponenziale e negli zingari, anche grazie
ad una propaganda politica sempre più serrata, si è cercato di identificare la
radice di tutti i disagi delle città. "Ho visto anche degli zingari
infelici. Oggi come ieri leggi razziali e persecuzione etnica" è il tema
del dibattito, accompagnato da mostre fotografiche sul genocidio dei Rom
durante il nazismo e sulla vita dei Sinti nei campi del Nord Italia. Come
quello di Bolzaneto. "Lì basta una scintilla e prende fuoco tutto, io l'ho
detto anche all'arcivescovo Bagnasco quando l'ho incontrato - racconta Tito -
Vorrei che la sindaco venisse a vedere come stanno i Sinti, così non va. Ma non
va bene nemmeno l'idea di trasferirci nelle case: se ne andrebbe la nostra
cultura. Qualcuno ruba? Può essere. Un anno fa buttarono una bomba carta nel
campo, poteva essere un inferno. la polizia venne, ma nessun telegiornale ne ha
parlato. Invece..." Invece si parla, si parla tutti i giorni del pericolo
zingari. "E così anche a noi adesso guardano tutti di storto. Io sono nato
a Torino, mio fratello a Sampierdarena, tutti i nostri ragazzi sono nati qui.
Mio figlio va a scuola, fa la terza media, vorrei che andasse all'università.
Ma adesso anche quelli che ci conoscono, le persone che venivano a portare aiuto
al campo, ora ci tengono lontani". Il clima di diffidenza allontana anche
il lavoro. E a questo punto la ghettizzazione è totale. "Qualcuno ha un
mestiere, altri si arrangiano - ammette Tito - Ma ora c'è poco da fare: se
sentono che stai al campo, o se uno dei nostri ragazzi parla nel nostro
dialetto piemontese, dicono "via via", non si fidano più. Eppure io
vorrei che la gente venisse al campo, cercasse di capire chi sono i Sinti, come
viviamo. Ci sono anche due uomini e una donna che erano gagé come voi, quelli
che vivono nelle case, e hanno sposato dei Sinti. E ora stanno con noi". E
i Rom? "In fondo, siamo della stessa etnia, anche se veniamo da paesi
diversi". E la paura, i furti, i disagi? "Ripeto, non facciamo di
tutta l'erba un fascio. Come in tutti i popoli c'è anche chi fa cose sbagliate.
Se vogliamo capirci, incontriamoci".
( da "Repubblica, La" del 20-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Pagina V - Bologna
L'inchiesta Quindici ragazzini vittime della rete dell'ex catechista Sono
almeno una quindicina i ragazzini che sarebbero finiti nella rete del commesso della
Procura S. M., 52 anni, arrestato un mese fa con
l'accusa di aver abusato di un quindicenne, suo figlioccio di cresima,
conosciuto nella parrocchia dove per anni ha fatto il catechista
e dove aveva ancora cariche laiche. Molti avrebbero un'età inferiore ai 16 anni
e sarebbero stati agganciati tramite chat. Alcuni erano minorenni all'epoca dei
contatti con S. M. che in alcuni casi risalgono a sei o sette anni fa. Le
indagini del Nucleo di Pg della Polizia di Stato presso la Procura, coordinate
dal pm Luigi Persico e a cui collabora anche la Polizia postale, mirano
ora a chiarire se l'aggancio sia rimasto virtuale o se abbia avuto un seguito
concreto. Nella conversazioni in chat, il commesso offriva ospitalità ai
minorenni a casa sua e si parlerebbe anche esplicitamente di rapporti sessuali.
Gli investigatori diretti da Fiorenza Maffei, la prossima settimana
raggiungeranno due città (in una regione del nord e del centro Italia) dove
vivono due ragazzini, i cui nomi sono emersi in chat, per raccogliere le loro
testimonianze. Inoltre vengono passati al setaccio anche i numeri di telefono
trovati sui cinque telefonini del catechista. E' molto ampio il materiale che
deve essere esaminato. Oltre ai cellulari, ci sono le rubriche telefoniche e i
computer. Intanto mercoledì prossimo il giudice per le indagini preliminari
Bruno Perla sentirà con la formula dell'incidente probatorio - vale a dire
un'anticipazione della fase dibattimentale per acquisire una prova - il
ragazzino di 15 anni per cui S. M. è finito in carcere. Accanto al giudice, al
di là di uno specchio che consentirà al catechista di assistere
all'interrogatorio, pur restando separato dalla presunta vittima, ci sarà anche
un esperto di psicologia. L'incidente probatorio era stato
chiesto dal pm Persico che aveva sottolineato l'utilità di una perizia
psicologica da affidare ad un esperto dell'età evolutiva per ricostruire i
processi mentali del quindicenne e gli eventuali danni subiti dalla violenza
denunciata. Su questa seconda richiesta il gip deciderà dopo l'incidente
probatorio. Al ragazzino, nato all'estero e adottato da anni da una coppia
italiana, S. M. aveva fatto da padrino di cresima, accogliendo l'invito dei
genitori. (p. c.).
( da "Manifesto, Il" del 20-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Adriana Zarri Si sa
che, lungo le strade, dove ci si deve fermare, c'è un cartello con su scritto
"stop"; e questa parola breve, dura e secca, esprime bene l'improvviso
arresto. Da questo rapido ed espressivo stop deriva il meno elegante
"stoppare", che pure spesso capita di leggere (meno spesso di udire;
e sembra che lo scritto sia meno corretto del parlato). Leggo su di un
giornale: "Il primo cittadino gigliato" e se quel primo cittadino non
fosse il sindaco di Firenze (sul cui stemma appare appunto un giglio) non avrei
proprio compreso quello strano aggettivo (anzi una curiosa voce del verbo
gigliare). Le sorprese non finiscono mai. Succede in Italia Un gruppo di
ragazzotti, la sera, usa ubriacarsi e dopo - sbronzi - si dà alla caccia di
migranti ed ebrei. Indi i nostri eroi marciano al rullo di tamburi inneggiando
ad Hitler. Hanno pure una casa in mezzo ad un bosco e, sulla porta, spicca la
scritta Heine Tirole accanto a bandiere sventolanti in onore del reich tedesco
con l'immagine del Fhürer. Forse stiamo in Germania (posto che là fosse un
comportamento encomiabile) no, siamo in Italia, in Alto Adige, sebbene sulla
bandiera sia scritto: "L'Alto Adige non è Italia". E cosa poi
sarebbe? I nostri eroi certo vorrebbero che fosse una provincia tedesca
adeguatamente... hitlerizzata (chiedo scusa per la barbarie linguistica, ben in
accordo con la barbarie politica di questi mezzo italiani e mezzo tedeschi). Italiani
brava gente? Purtroppo siamo ancora in Italia (poiché, se sull'Alto Adige si
può discutere, sull'italianità di Viterbo non c'è dubbio). Orbene, anche in
questa italianissima città, scorrazzano dei nostalgici d'Oltralpe, inneggianti
al nazismo, con le solite foto di Hitler e con in più una novità tutta italiana
ma con la Germania strettamente imparentata: il fascismo di Mussolini. Solite
marce neofasciste e neonaziste, soliti simboli (svastiche e in più i fasci
littori), soliti riti tra il violento ed il ridicolo. Inoltre a Viterbo c'è una
novità. I neonazi hanno infierito su un ragazzo disabile, disegnandogli sul
volto una svastica, insieme ad una scritta: "Sono un handicappato".
Altro episodio sconfortante a Torino, dove alcuni ragazzi hanno percosso un tredicenne
colpevole di essere rumeno gridandogli: "Ritorna al tuo paese".
Particolare ancor più sconfortante: i genitori hanno difeso lo sciagurato
figlio. Alla faccia della retorica sulla famiglia, la voce del sangue e via
dicendo. Maturità Mi è assai piaciuta l'affermazione di Prodi: "Io sono un
cattolico adulto" che coniuga l'affermazione di fede ("sono un
cattolico") con la rivendicata e fiera autonomia che non si prostra a
tutte le sillabe de l'Osservatore romano. Ma i miei gusti
sono evidentemente assai diversi da quelli della gerarchia vaticana che si è
sentita offesa da quella frase "sono un cattolico adulto". Non
l'avesse mai detta! I suoi rapporti con l'oltre Tevere si sono assai
deteriorati. Evidentemente la maturità disturba. Meglio assai - secondo il
Vaticano - uno stato infantile che non giudica e non assume iniziative autonome.
"Credere, obbedire, combattere" si diceva in un tempo non lontano da
sedi non proprio religiose. E se l'invito suona un po' troppo militaresco e
bellicoso lo si può addomesticare: "Credere, obbedire e assentire",
con un assenso senza discussioni che certo non piace alla maturità di Prodi ma
piace all'autorità vaticana.
( da "Stampa, La" del 20-06-2008)
Argomenti: Laicita'
La vita Un'esistenza
per i giovani Nel 1946 apre a Pragelato Casa Alpina. Qui per trent'anni
trascorre l'estate, ospitando gruppi e famiglie provenienti da tutta Italia. Il suo impegno si concentra nel mondo dei giovani e della cultura
e diventa assistente dei Laureati Cattolici e dell'Associazione Italiana
Maestri Cattolici. Prete giornalista e scrittore, pubblica numerosi libri di
preghiera e di meditazione, nei quali il tema centrale è quello dell'amore. Nel
1949 percorre la Diocesi per la predicazione in occasione della Madonna
Pellegrina. Negli anni 50 viene invitato a tenere conferenze in tutta
Italia. Dal 1962 al '69 è parroco alla Madonna di Fatima, poi rettore del
Seminario Regionale delle Vocazioni adulte e si trasferisce a Torino. Qui muore
il 28 gennaio del 1975.
( da "Corriere della Sera" del 20-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Corriere della Sera
- MILANO - sezione: PRIMA PAGINA - data: 2008-06-20 num: - pag: 1 categoria:
REDAZIONALE Un gesto dell'arcivescovo che non ha precedenti. "Mi rivolgo a
credenti e non credenti. Troppe coppie non riescono a sostenere un mutuo"
Tettamanzi: parrocchie, date case a giovani e poveri Il
cardinale: istituti religiosi e famiglie cattoliche, ora tocca a noi. Affitti
calmierati anche per anziani e immigrati L'emergenza-casa pone in condizioni
drammatiche molte famiglie "specialmente quelle povere e immigrate ".
La denuncia sul dramma della casa arriva dal cardinale Dionigi Tettamanzi.
"E' tempo di agire" dice l'arcivescovo. Che vuol dare il buon
esempio, con un gesto senza precedenti: "Oso rivolgermi anzitutto alle
comunità parrocchiali, agli istituti religiosi, alle realtà del mondo cattolico
e alle famiglie che possiedono diverse unità abitative disponibili, perché si
offrano a condividere almeno parte delle rispettive proprietà, dandole in locazione
a prezzi accessibili". Chiaro il messaggio: la Chiesa deve attingere al
proprio patrimonio immobi-liare per andare incontro alle tante "situazioni
di impoverimento". A PAGINA 2 Vecchi.
( da "Corriere della Sera" del 20-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Corriere della Sera
- NAZIONALE - sezione: Primo Piano - data: 2008-06-20 num: - pag: 2 categoria: REDAZIONALE
Presentato il Meeting di Rimini Cl, niente invito a Silvio "Torni tra un
paio d'anni" MILANO – Niente Meeting per il Presidente. Silvio Berlusconi
non è stato invitato al tradizionale appuntamento
d'agosto organizzato da Comunione e Liberazione e dalla Compagnia delle opere.
Lo ha detto ieri la presidente del Meeting, Graziella Guarnieri: il capo del
governo "non è stato invitato all'edizione di
quest'anno, pur avendo partecipato più volte nelle edizioni precedenti".
Altro che partecipare: ogni volta era stato un
trionfo. Nel 2006, quando il Meeting era stata la prima uscita pubblica del
leader dopo le elezioni, i cori d'accoglienza eran stati tanto calienti che
l'allora capo dell'opposizione non aveva esitato a invitare i presenti a
fondare circoli della libertà: tanto la sigla, Cl, è la stessa. Nel 2008, però,
il clima sembra cambiato. Parlare di gelo tra il movimento fondato da don
Giussani e il capo del Pdl sarà – come ripetono tutti i ciellini - arbitrario.
Eppure, di strappi ce ne sono stati. Il più vistoso, la mancata chiamata al
governo di Roberto Formigoni: non soltanto il figlio politicamente più illustre
del movimento, ma anche il motore di quel "modello lombardo" a cui
tutti gli esponenti Pdl non mancano di rendere omaggio. "E non è soltanto
Formigoni - dice un ciellino doc – al governo proprio non è andato nessuno di
noi". Neppure quel Maurizio Lupi che rappresenta l'anima più azzurra e
meno arroccata del movimento. Ma Graziella Guarnieri scaccia le illazioni. Troppo pochi i cattolici al governo, come
sottolineato anche da Avvenire e Famiglia Cristiana? Secondo la presidente del
Meeting, "quando abbiamo chiuso il programma, non si era ancora
votato". Ma l'invito al premier non è tradizione? "Non credo che ci
sia una norma in base alla quale ogni anno il Meeting debba invitare il
presidente del Consiglio. Berlusconi ha partecipato al Meeting in
diverse occasioni, e potrà venire ancora nei prossimi anni". Robi Ronza è stato il portavoce del Meeting fino al 2005, quando è
diventato sottosegretario della giunta Formigoni. E spiega: "Noi abbiamo
sempre invitato di routine tutti i membri del parlamento e del governo. Ma
erano sostanzialmente annunci, non inviti formali". Eppure, l'assenza di
esponenti cattolici dal governo è un fatto. O no?
"E' un fatto l'assenza di personalità dalla provenienza forte, qualunque
essa sia. Si tratta di un governo del presidente, formato da personalità di sua
fiducia. Per me, è un errore. Ma è una valutazione assolutamente
personale". La realtà, secondo Ronza, è che "il Meeting sviluppa il
proprio progetto di dialogo culturale, e su quella base invita il filosofo,
l'artista o il politico che può essere interessante interrogare". E
dunque, conclude, "Berlusconi sarà più significativo tra un paio d'anni,
quando l'esperienza di questo governo sarà misurabile". Edizione 2008
Quest'anno il Meeting di Comunione e Liberazione avrà come slogan "O
protagonisti o nessuno" Marco Cremonesi.
( da "Liberazione" del 20-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Laura Eduati
"Le cose stanno nettamente peggiorando" Laura Eduati "Le cose
stanno nettamente peggiorando". Christopher Hein, direttore del Consiglio
italiano per i rifugiati (Cir), è preoccupato. Preoccupato
come tutte le associazioni laiche e cattoliche che si occupano dei richiedenti
asilo. L'approvazione della direttiva europea e l'imminente via libera al
pacchetto sicurezza metteranno in discussione alcuni dei diritti fondamentali
finora garantiti agli stranieri costretti a trovare asilo nelle nostre terre.
In Italia vivono 27mila rifugiati. Nel 2007 hanno chiesto asilo 14mila persone,
il 35% in più rispetto all'anno precedente, provenienti in larga misura dal
Corno d'Africa squassato dalle guerre: Somalia, Sudan, Darfur, Nigeria. Poiché
non esiste un canale legale per raggiungere l'Europa, viaggiano verso la Libia
e qui salpano sui gommoni. Disperati, e clandestini. Sempre nel 2007, il 30%
degli stranieri arrivati via mare ha presentato domanda di asilo e di questi il
65% ha ottenuto l'asilo oppure una forma di protezione umanitaria. In parole
povere, un quinto degli stranieri giunti via barcone è bisognoso di protezione
internazionale. Ecco perché il reato di entrata illegale nel territorio
italiano, chiamato spicciamente "reato di clandestinità" potrebbe
danneggiare proprio i richiedenti asilo visto che la maggior parte degli
stranieri arriva in Italia regolarmente con un visto turistico. Non è finita.
Il pacchetto sicurezza introduce l'espulsione del rifugiato che non ha ottenuto
l'asilo alla prima istanza; potrà fare ricorso dal Paese di origine oppure
rinchiuso nei Cie (ex Cpt), a suo rischio e pericolo. Peraltro, il 30% dei
bocciati alla prima istanza normalmente viene dichiarato bisognoso di asilo
nella seconda, e questo significa che un alto numero di richiedenti asilo verrà
espulso. A questo bisogna aggiungere gli effetti della direttiva europea
approvata mercoledì e che entrerà in vigore entro il 2010. Concepita per i
migranti illegali, colpirà certamente anche i rifugiati in quanto estenderà la
detenzione nei Cpt fino a 18 mesi, minorenni inclusi; vieterà agli espulsi il
reingresso per 5 anni (oggi l'Italia ne applica 10) e dunque se uno straniero
viene rimpatriato coattivamente e poi si trova nelle condizioni di dover
chiedere asilo, non potrà rivolgersi all'Europa fino allo scadere del divieto;
consentirà il rimpatrio obbligatorio anche nei Paesi di transito come Libia e
Marocco, che non hanno mai firmato la Convenzione di Ginevra sui rifugiati. E
poi: se un migrante illegale riceve un ordine di espulsione, quell'ordine varrà
in tutti gli Stati membri, mentre se riceve una forma di protezione umanitaria,
quella protezione sarà valida soltanto nel Paese nel quale è stata concessa.
L'armonizzazione delle leggi europee sull'immigrazione, insomma, affetterà i
rifugiati nella forma più negativa. "E dunque non possiamo sostenere
questa direttiva, non contiene le dovute garanzie" commenta Laura
Boldrini, portavoce della sezione italiana dell'Alto commissariato Onu per i
rifugiati. La preoccupazione è anche quella della Caritas e di Medici senza
Frontiere che esprimono "sconcerto" per la politica dell'immigrazione
inaugurata dal governo Berlusconi, specialmente a pochi mesi dal miglioramento
della normativa italiana sul diritto all'asilo grazie al recepimento di una
direttiva europea. Un clima nerissimo proprio nel momento in cui il numero dei
rifugiati e dei profughi aumenta a causa delle guerre e delle calamità
naturali, compreso il cambiamento climatico. Alla fine del 2007 si contavano
11,4 milioni di rifugiati al di fuori del proprio Paese di origine e 26 milioni
di profughi. Il primo Paese di destinazione sono gli Stati Uniti, il secondo la
Svezia, l'Italia si trova all'ottavo posto. L'anno scorso l'Europa ha ricevuto
oltre 254mila domande di asilo. A dispetto delle apparenze, la metà dei
richiedenti asilo nel mondo proviene dall'Asia, seguita dall'Africa. La
crescita del numero di rifugiati (+10%) è dovuta principalmente alla guerra
irachena, e difatti la maggioranza relativa dei richiedenti asilo, un sesto del
totale, proviene dall'ex Paese di Saddam Hussein (45.200). Seguono russi,
cinesi, serbi, pakistani, somali. Tuttavia l'Italia ha registrato poche domande
di asilo da parte di cittadini iracheni, che preferiscono dirigersi verso la
Svezia. L'unica notizia positiva viene dalla Commissione europea di Barroso:
nella presentazione di un pacchetto su immigrazione e asilo, ha promesso di introdurre
canali legali per chi fugge da guerre e persecuzioni. 20/06/2008.
( da "Corriere della Sera" del 20-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Corriere della Sera
- NAZIONALE - sezione: Spettacoli TV - data: 2008-06-20 num: - pag: 68
categoria: REDAZIONALE PER RIFLETTERE Primo talk show sulla spiritualità Arriva
il primo talk show sulla spiritualità. A condurlo è Giorgio Zanchini (nella
foto, a destra, insieme ai due autori, la coppia Fabrizio Rondolino-Simona
Ercolani). Quattro puntate dai titoli "impegnativi": la felicità,
l'aldilà, il male, l'anima. La sfida è dare uno spazio tv a questi temi su cui
la gente si interroga ma che non trovano posto nei palinsesti. La chiave scelta è quella del talk show: il filosofo Maurizio
Ferraris a rappresentare il pensiero laico, il rabbino Benedetto Carucci
Viterbi, il monaco buddista Giuseppe Jiso Forzani, il pastore valdese Daniele
Garrone, il sacerdote cattolico Ermenegildo Manicardi. Il cielo e la terra
Raitre, ore 23.45.
( da "Tempo, Il" del 20-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Stampa La
Costituzione è una sorta di coperta di Linus per larga ... La Costituzione è
una sorta di coperta di Linus per larga parte degli intellettuali di sinistra e
per chiunque, in ogni caso, intraveda nella sua lettera il richiamo - laico? Non si direbbe - ad una sorta di "Bibbia laica".
La citazione ha origini autorevoli, tuttavia qualcosa non quadra. Perché la
carta costituzionale, nata dal patto progressista tra due pezzi di popolo,
quello cattolico quello comunista, nella fattispecie cattocomunista, avrebbe
dovuto aprire il palcoscenico delle riforme e dell'eguaglianza reale fra
i cittadini. Dogmi della sinistra, si sa. La sinistra che discetta ancora
sull'antifascismo come Dna della cittadinanza e vertice dei valori civici; la
sinistra che, oggi rinnova il linguaggio e inserisce nel vocabolario ismi già
ieri discutibili, certamente discussi: il liberismo è ostaggio della sinistra;
quella sinistra che fa del gramscismo l'avanguardia culturale e pensa alla scuola
come strumento di emancipazione di non si sa più quali figli e non si sa più di
quale classe operaia, ma comunque, di questa sinistra confusa e sconfitta nella
testa, prima di tutto, si parla. I fatti, testardi come ben sapeva Lenin, non
danno ragione alla mitografia della sinistra partorita divinamente dalla
"Bibbia laica". Non assecondano i pensieri minuti e scarnificati dei
salotti buoni e dei liberisti meritocratici senza uno straccio di
responsabilità decisionale (in buona sostanza: accademici di professione, fate
vobis, naturalmente...). No. La realtà, che prescinde dall'ideologia e dai
presupposti ideologici, brillantemente studiati e smontati, pezzo per pezzo, da
un sociologo di sinistra, Ricolfi, non si cura dei dilemmi meritocratici della
sinistra confusa e smarrita. Gramsci scivola nella relazione del Ministro
dell'Istruzione Mariastella Gelmini e così si chiude un pezzo di storia patria.
Il dado è tratto, ma le questioni sono sempre le stesse. Il Ministro non
inventa nulla, nemmeno soluzioni particolari, ma quelle parole di Gramsci
parlano dello scacco culturale della sinistra. Puro cannibalismo a posteriori.
Ecco il testo: "Gramsci diceva che la fatica dello studio è l'unico
fattore di promozione sociale. Lo studio è molto faticoso: è un percorso di
adattamento, è un abito acquisito con lo sforzo, a volte con la noia e la
sofferenza". Caspita, categorie antiche, circolanti in quantità
industriale nei circoli culturali e nelle sezioni comuniste e socialiste, e
oggi rigettate dall'ultima ricetta libertaria e individualista. La cartina di
tornasole di una sconfitta epocale. Non meramente politica. Ma di quale
egemonia si parla? Di residui che non esistono più, se non nella spettrale
fantasia dei burocrati delle scuole che producono somari, universalmente
riconosciuti come tali, certificati come tali e voluti come tali. Questa
sarebbe l'egemonia culturale della sinistra? Della sinistra giacobina e
baluardo invalicabile della famigerata "scuola pubblica"? In realtà,
di egemonia di risulta si tratta. Egemonia di secondo livello. L'immaginario
prevale e la realtà decade. Questo è il punto. La "Bibbia laica"
recita, art. 3, secondo comma: "è compito della Repubblica rimuovere gli
ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e
l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana
e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica,
economica e sociale del Paese". La Repubblica "democratica fondata
sul lavoro" è l'inferno dell'educazione, il promontorio dal quale si può
scrutare, di anno in anno sempre più sconvolti, l'emergenza educativa
denunciata in tempi non sospetti da Benedetto XVI. La Chiesa, laicamente,
sapeva e denunciava. Mentre la laica sinistra sfasciava e discettava di merito
e meritocrazia. La Banca d'Italia si allinea con la Chiesa e dichiara la
sconfitta della sinistra più efficacemente contro la classe operaia e i suoi
figli, imbalsamanti da una scuola svenduta ai sindacati ed alla mediocrità
diffusa. Partecipare alla vita culturale, economica e politica, da buoni
cittadini, senza conoscere la lingua madre come si deve e senza aver letto
Dante e Manzoni è operazione ardua, ma così è. E la sinistra aggiunge: se vi
pare. Gli ostacoli di ordine economico e sociale sono ancora straordinari,
nell'anno di grazia 2008; chi è ricco manda i figli a studiare all'estero, con
buona pace dei nuovi "democrats" veltroniani; chi è povero, si deve
accontentare del massimo del minimo: l'eguaglianza, in un sistema distrutto, è
la forca per i meno abbienti. Una strategia della rassicurazione per i
progressisti nostrani e i mercatisti del regno di Lilliput, in cui giganteggia
soltanto l'ipocrisia dei devoti della "Bibbia laica". Questo è lo stato dell'arte. Niente di nuovo sotto il sole. Fra il Papa
e Draghi nessuna differenza sostanziale. Il laico realismo dei due spariglia le
carte degli adoratori libertari del sessantottismo di ritorno, dell'ultima
Thule del nulla. Pardon, le parole contano, si sa: gli apostoli della
"Bibbia laica".
( da "Corriere della Sera" del 20-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Corriere della Sera -
NAZIONALE - sezione: Spettacoli - data: 2008-06-20 num: - pag: 55 categoria:
REDAZIONALE Firmato da Rondolino Raitre ora lancia il talk show spirituale ROMA
- Nasce il primo talk show sulla spiritualità. "Il Cielo e la Terra"
è il titolo del nuovo programma di Fabrizio Rondolino, che andrà in onda su
Raitre da oggi in seconda serata per quattro puntate, condotte da Giorgio
Zanchini. La felicità, l'aldilà, il male e l'anima: questi i quattro grandi
temi esistenziali affrontati, in un dibattito aperto e serrato, da sei
"esperti" della materia, e cioè un sacerdote cattolico, un pastore
valdese, un imam, un rabbino, un monaco zen e un filosofo. Spiega Rondolino:
"è un esperimento, con cui si vuole coinvolgere la gente su temi che la
riguardano: se pensiamo allo scontro, tra politica e magistratura, che si sta
svolgendo in questi giorni e che francamente non ci riguarda molto, credo
invece che argomenti come la felicità o l'anima siano più interessanti per
chiunque". Cinque esperti che appartengono a diverse
tradizioni spirituali e un filosofo, che rappresenta il pensiero laico. Poi
contributi filmati, che descrivono il comune sentire delle persone, raccolti in
un reparto maternità per la felicità, al cimitero del Verano di Roma per
parlare della morte, nel carcere di Ribibbia per la puntata sul male e alla
Galleria Borghese per l'anima. Precisa il direttore di Raitre, Paolo
Ruffini: "Non è un programma di sapienti tra sapienti, ma un racconto tra
uomini, che sperimentano la quotidianità con le persone di tutti i giorni".
Insomma, un talk show che indaga in quella sfera del pensiero e dell'agire
umano, che non si ferma al mondo dei fenomeni, ma si pone domande che vanno
oltre il mondo fisico. Avverte Rondolino: "Ma non sarà un supermarket
delle religioni, come già avviene in un programma della tv americana: il
pubblico non sarà stimolato a scegliere tra il sacerdote, l'imam o il rabbino,
a seconda di chi dà le risposte migliori". Fabrizio Rondolino Emilia
Costantini.
( da "Corriere della Sera" del 20-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Corriere della Sera
- NAZIONALE - sezione: Sport - data: 2008-06-20 num: - pag: 62 categoria:
REDAZIONALE Alla ricerca del gol benedetto Croazia-Turchia, quarto di finale
tra calcio e religione Preoccupazione a Vienna per la sfida tra la nazione più
cattolica e quella più islamica d'Europa DA UNO DEI NOSTRI INVIATI VIENNA - Se
a Istanbul parlano di "Santa Unione" e a Zagabria si augurano uno
"Spirito Crociato" ci sarà pure un motivo. Perché a parte tattiche,
strategie e pronostici, la semifinale fra Turchia e Croazia colpisce
soprattutto per questo curioso accostamento religioso: a disputarsi il posto in
semifinale ci sono la squadra a più alta concentrazione musulmana e quella
ultracattolica in assoluto. Croazia, antemurale christianitatis, tosto baluardo
dell'Occidente contro l'espansione ottomana, si legge nei vecchi libri.
Fortunatamente i gol, che pure comportano un rituale mistico con quegli indici
puntati al cielo, sono un sano collante trasversale per culture diverse. E la
tensione della vigilia, nei due Paesi, riguarda esclusivamente quel benedetto
(questo sì) posto in semifinale. Ciò non toglie però che Vienna si stia
preparando alla partita con qualche timore. La polizia si aspetta un
affollamento straordinario (potrebbero esserci 200 mila tifosi), una parte dei
quali già in casa. Croati e turchi convivono infatti, e non sempre in modo
splendido, in molti quartieri della periferia viennese, particolarmente a
Ottakring e a Favoriten. "è meglio prepararsi a una notte molto, molto
lunga", ammette un portavoce della polizia, forse fidando nei santi. E non
è l'unico. Nel ritiro croato per esempio, dove notoriamente nei momenti
difficili l'allenatore Slaven Bilic pesca dal portafoglio l'immaginetta di papa
Wojtyla e una croce di Lourdes, è arrivato perfino una versione slava di Padre
Pio. Con tanto di stimmate certificate, dicono, dal Policlinico Gemelli di
Roma. Si chiama Zlatko Sudac, 37 anni, ex studente di Psicologia e pittore:
conta già su un larghissimo seguito sia di fedeli come di immancabili perplessi
non devoti. Padre Zlatko ha tenuto una predica sul campo. Giocatori in silenzio
assoluto ma anche lì alla fine non è che fossero tutti convinti. Di sicuro più laica la vigilia nella squadra musulmana, anche se
molti giocatori hanno confessato di avere pregato più del solito in questi
giorni. Il minimo, dopo che il loro stesso allenatore, Fatih Terim ha definito
"due veri miracoli" le rimonte prima contro la Svizzera poi contro la
Repubblica ceca, già entrata nell'antologia storica degli Europei. In
questi giorni tutti ricordano che i Turchi nel 1683 furono a un passo dalla
conquista di Vienna, scongiurata dai polacchi. Ora è di turno l'armata croata.
Mistici A sinistra, Fatih Terim, commissario tecnico turco. Nel tondo Zlatko
Sudac, religioso croato (Reuters) Gian Luigi Paracchini.
( da "Corriere della Sera" del 20-06-2008)
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Corriere della Sera
- NAZIONALE - sezione: Sport - data: 2008-06-20 num: - pag: 65 categoria: BREVI
VELA Spithill sfida Coutts Chi vince è il migliore Da oggi, nelle acque di Cattolica, il neozelandese Russell Coutts (tre
volte vincitore dell'America's Cup) sfiderà con il suo equipaggio in una gara
di match race a bordo di catamarani l'ex timoniere di Luna Rossa, l'australiano
James Spithill. L'evento, "Just the best", organizzato da Max Sirena,
è un antipasto della Coppa America tra multiscafi Alinghi-Oracle, nel
2009.
( da "Tempo, Il" del 20-06-2008)
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Stampa idee La
Costituzione, "Bibbia laica" della Sinistra La Costituzione è una
sorta di coperta di Linus per larga parte degli intellettuali di sinistra e per
chiunque, in ogni caso, intraveda nella sua lettera il richiamo - laico? Non si
direbbe - ad una sorta di "Bibbia laica". La citazione ha origini
autorevoli, tuttavia qualcosa non quadra. Perché la carta costituzionale, nata
dal patto progressista tra due pezzi di popolo, quello cattolico quello
comunista, nella fattispecie cattocomunista, avrebbe dovuto aprire il
palcoscenico delle riforme e dell'eguaglianza reale fra i cittadini. Dogmi
della sinistra, si sa. La sinistra che discetta ancora sull'antifascismo come
Dna della cittadinanza e vertice dei valori civici; la sinistra che, oggi
rinnova il linguaggio e inserisce nel vocabolario ismi già ieri discutibili,
certamente discussi: il liberismo è ostaggio della sinistra; quella sinistra
che fa del gramscismo l'avanguardia culturale e pensa alla scuola come
strumento di emancipazione di non si sa più quali figli e non si sa più di
quale classe operaia, ma comunque, di questa sinistra confusa e sconfitta nella
testa, prima di tutto, si parla. I fatti, testardi come ben sapeva Lenin, non
danno ragione alla mitografia della sinistra partorita divinamente dalla
"Bibbia laica". Non assecondano i pensieri minuti e scarnificati dei
salotti buoni e dei liberisti meritocratici senza uno straccio di
responsabilità decisionale (in buona sostanza: accademici di professione, fate
vobis, naturalmente...). No. La realtà, che prescinde dall'ideologia e dai
presupposti ideologici, brillantemente studiati e smontati, pezzo per pezzo, da
un sociologo di sinistra, Ricolfi, non si cura dei dilemmi meritocratici della
sinistra confusa e smarrita. Gramsci scivola nella relazione del Ministro
dell'Istruzione Mariastella Gelmini e così si chiude un pezzo di storia patria.
Il dado è tratto, ma le questioni sono sempre le stesse. Il Ministro non
inventa nulla, nemmeno soluzioni particolari, ma quelle parole di Gramsci
parlano dello scacco culturale della sinistra. Puro cannibalismo a posteriori.
Ecco il testo: "Gramsci diceva che la fatica dello studio è l'unico
fattore di promozione sociale. Lo studio è molto faticoso: è un percorso di
adattamento, è un abito acquisito con lo sforzo, a volte con la noia e la
sofferenza". Caspita, categorie antiche, circolanti in quantità
industriale nei circoli culturali e nelle sezioni comuniste e socialiste, e
oggi rigettate dall'ultima ricetta libertaria e individualista. La cartina di
tornasole di una sconfitta epocale. Non meramente politica. Ma di quale
egemonia si parla? Di residui che non esistono più, se non nella spettrale
fantasia dei burocrati delle scuole che producono somari, universalmente
riconosciuti come tali, certificati come tali e voluti come tali. Questa
sarebbe l'egemonia culturale della sinistra? Della sinistra giacobina e
baluardo invalicabile della famigerata "scuola pubblica"? In realtà,
di egemonia di risulta si tratta. Egemonia di secondo livello. L'immaginario
prevale e la realtà decade. Questo è il punto. La "Bibbia laica"
recita, art. 3, secondo comma: "è compito della Repubblica rimuovere gli
ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e
l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana
e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica,
economica e sociale del Paese". La Repubblica "democratica fondata
sul lavoro" è l'inferno dell'educazione, il promontorio dal quale si può
scrutare, di anno in anno sempre più sconvolti, l'emergenza educativa
denunciata in tempi non sospetti da Benedetto XVI. La Chiesa, laicamente,
sapeva e denunciava. Mentre la laica sinistra sfasciava e discettava di merito
e meritocrazia. La Banca d'Italia si allinea con la Chiesa e dichiara la
sconfitta della sinistra più efficacemente contro la classe operaia e i suoi
figli, imbalsamanti da una scuola svenduta ai sindacati ed alla mediocrità
diffusa. Partecipare alla vita culturale, economica e politica, da buoni
cittadini, senza conoscere la lingua madre come si deve e senza aver letto
Dante e Manzoni è operazione ardua, ma così è. E la sinistra aggiunge: se vi
pare. Gli ostacoli di ordine economico e sociale sono ancora straordinari,
nell'anno di grazia 2008; chi è ricco manda i figli a studiare all'estero, con
buona pace dei nuovi "democrats" veltroniani; chi è povero, si deve
accontentare del massimo del minimo: l'eguaglianza, in un sistema distrutto, è
la forca per i meno abbienti. Una strategia della rassicurazione per i
progressisti nostrani e i mercatisti del regno di Lilliput, in cui giganteggia soltanto l'ipocrisia dei devoti della
"Bibbia laica". Questo è lo stato dell'arte.
Niente di nuovo sotto il sole. Fra il Papa e Draghi nessuna differenza
sostanziale. Il laico realismo dei due spariglia le carte degli adoratori
libertari del sessantottismo di ritorno, dell'ultima Thule del nulla.
Pardon, le parole contano, si sa: gli apostoli della "Bibbia laica".
( da "Giornale.it, Il" del 20-06-2008)
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N. 146 del
2008-06-20 pagina 12 "No alla società che appiattisce" La sfida di Cl
per il meeting 2008 di Francesca Angeli "O protagonisti o nessuno" è
il tema scelto per la kermesse di Comunione e Liberazione a Rimini. A confronto
le storie di chi si è ribellato agli stereotipi da Roma Una società
multiculturale dove il rischio più alto è quello dell'omologazione. Il ricordo
tragico del '68 di Praga e quello affettuoso per Peppone e Don Camillo di
Giovannino Guareschi. Sussidiarietà nella gestione della cosa pubblica e
ricerca dell'infinito. Come ogni anno nel grande laboratorio del Meeting di
Comunione e liberazione entrano le idee e le proposte più disparate, legate
però da un filo rosso, che tiene insieme questa lunga cavalcata di sette
giorni. O protagonisti o nessuno è la provocazione lanciata per la XXXIX
edizione della kermesse per l'amicizia fra i popoli che si terrà come di
consueto dal 24 al 30 agosto a Rimini. A presentare il programma anche il
ministro per i Beni culturali, Sandro Bondi ed Enrico Letta del Partito democratico.
"Oggi per la mentalità comune il protagonista è soltanto chi ha successo
sugli altri ma sempre seguendo le direttive della moda dominante in un processo
di omologazione e passività - denuncia la presidente del Meeting, Emilia
Guarnieri - ma se le persone non si assumono le responsabilità che la propria
condizione pone allora sono nessuno". Essere protagonista, diceva don
Luigi Giussani, significa "avere il proprio volto che è, in tutta la
storia e l'eternità, unico e irripetibile". Questi protagonisti, persone
che hanno rifiutato l'omologazione e che hanno la loro storia unica ed
irripetibile, verranno a raccontarla al Meeting per confrontarsi tutti insieme
con il mondo dell'economia, del lavoro e dell'informazione. Ecco dal Brasile
Cleuza Ramos, che ha fondato un movimento di senza terra che oggi raccoglie più
di cinquantamila persone, come racconterà Giorgio Vittadini, presidente della
Fondazione per la sussidiarietà. Dal Burundi Marguerite Barankitse che ha messo
in piedi in questi anni più di 400 case famiglia per orfani hutu e tutsi. Ecco
Vicky e Rose dall'Uganda entrambe in prima fila per combattere la piaga
dell'Aids. Poi la storia di Magdi Cristiano Allam, l'incontro con il
cristianesimo e il dialogo possibile col mondo islamico. Si racconterà il popolo
della Chiesa con il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza
episcopale. Si ricorderà il '68 di Praga in una mostra curata da Sandro
Chierici che ne parlerà con il vicedirettore del Giornale, Michele Brambilla e
il senatore della Repubblica ceca, Petr Pithart. Si parlerà di lavoro col
ministro del Welfare Maurizio Sacconi e Raffaele Bonanni segretario generale
della Cisl. E ancora si affronterà il tema del protagonismo nell'informazione
con i direttori Mario Giordano, Il Giornale, Gianni Riotta, Tg1, Antonio
Polito, Il Riformista. Grande attenzione sarà dedicata all'educazione, come
sottolinea il presidente della Compagnia delle opere Bernhard Schloz, che
annuncia la presenza del ministro dell'Istruzione, Mariastella Gelmini e della
sua omologa nel governo ombra del Pd, Maria Pia Garavaglia. "L'educazione
- dice Schloz - resta la questione centrale". Dal
Meeting nessuna polemica poi per un presunto scarso peso dei cattolici nella maggioranza. "Non abbiamo contato i cattolici al governo né intendiamo farlo - dice la Guarnieri -. A noi
interessa soltanto che chi gestisce la cosa pubblica abbia a cuore il bene
degli uomini". Nessuno scandalo se il premier Silvio Berlusconi non è stato chiamato. "Non è regola del Meeting ospitare ogni
anno il premier - conclude la Guarnieri -. Oltretutto quando abbiamo fatto gli
inviti il paese non aveva ancora un governo". © SOCIETà EUROPEA DI
EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano.
( da "Stampa, La" del 20-06-2008)
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BORGIO VEREZZI Morì
di overdose Un amico accusato di averlo "aiutato" Si è svolto ieri,
davanti al gup Donatella Aschero, un confronto imputato-testimone in un
processo per "morte in conseguenza di altro reato". Massimiliano Cattoli, 42 anni, difeso da Carmen Vallega, è
accusato di aver aiutato l'amico Fabio Anversa, 37 anni, a iniettarsi - il 9 gennaio
2005 in casa sua a Borgio - una dose di eroina che poi si rivelerà mortale. Ad
accusarlo è la sua ex fidanzata, Monica C., che ieri ha ribadito di
avergli sentito dire "l'ho aiutato a farsi una dose". In casa però
non vennero trovate siringhe. Il processo è stato
aggiornato all'8 gennaio.
( da "Stampa, La" del 20-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Personaggio Pinerolo
Cerimonia in basilica Le spoglie di don Barra in San Maurizio Su intervento del
vescovo Debernardi ANTONIO GIAIMO PINEROLO Don Giovanni Barra, una vita ad alta
quota", così titolava nel novembre del 2006 la rivista diocesana del
Pinerolese. E non poteva essere altrimenti per il sacerdote che in montagna ha
saputo formare la coscienza di tanti giovani. Don Barra, che ha fatto nascere
nel 1946 Casa Alpina a Pragelato, figura nota a tutti i pinerolesi per il quale
è in corso il processo di beatificazione, adesso non riposa più nel cimitero di
Riva. La salma è stata traslata nella basilica di San Maurizio. Una cerimonia
riservata che si è svolta mercoledì alle 9 del mattino, alla presenza di pochi
parenti del sacerdote, morto nel '75, e del vescovo di Pinerolo Pier Giorgio
Debernardi. La bara, riposta in un contenitore di metallo, è stata adesso
collocata nel lato destro della chiesa. Spiega il vescovo: "Abbiamo scelto
per la sepoltura di questo servo di Dio una chiesa carica di storia e certamente
la più amata dai pinerolesi. In questo modo sarà più semplice per i fedeli
venire a pregare davanti a questa tomba". Un segnale positivo verso la
beatificazione di don Barra? "Non dobbiamo precedere la decisione della
Sede Apostolica - continua il vescovo - Tuttavia la preghiera accanto alla sua
tomba, come venerazione privata, è un segno che don Barra continua ad
incoraggiare il popolo di Dio nella fedeltà al Vangelo". Per poter vedere
la tomba di don Barra i pinerolesi dovranno attendere ancora un po', infatti è
celata da un telo di plastica che nasconde tutta una parte della basilica di
San Maurizio in cui si stanno effettuando lavori di ristrutturazione. Don
Giovanni Barra nacque nel 1914 a Riva di Pinerolo. Per tutta la sua vita si
occupò sempre dei giovani nell'oratorio di san Domenico e nella Gioventù d'Azione Cattolica, promuovendo esercizi spirituali e pellegrinaggi
mariani. Le porte della sua casa erano sempre aperte per tutti coloro che
volevano parlare o attingere alla sua fornitissima biblioteca. La sua
incessante attività è uscita anche dai confini del Pinerolese, ha fondato con
Carlo Chiavazza il settimanale "Il nostro tempo" di Torino ed
è stato fra i primi collaboratori di
"Adesso", la rivista di don Primo Mazzolari. Il suo impegno più importante
è stato però quello profuso a Casa Alpina, un centro
nato per ospitare le famiglie durante le vacanze, ma soprattutto polo culturale
e di formazione per tanti giovani.
( da "Stampa, La" del 20-06-2008)
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PROGETTO MATER.
ISTITUTO LAGRANGIA Il ruolo delle madri in tutto il mondo raccontato nelle sale
del "Borgogna" Quattordici bambini affascinati da un racconto: Marta
e Sara, ovvero Mamma Occidente e Mamma Oriente, insieme a tutti e 35 altri
studenti delle IVA e IVB del Liceo sociopsicopedagogico del Rosa Stampa di
Vercelli, hanno coinvolto la III A della primaria Rosa Stampa. Accompagnati
dalle maestre, Laura Aldone e Laura Ricci, e dal dirigente, Franco Besate, sono
stati guidati in un'esperienza quasi magica tra viaggio e gioco. Prende così
vita "MaTer", che nasce dalla volontà delle sue creatrici, le prof
Donatella Capra ed Elisabetta Dellavalle che, con il totale appoggio della
dirigente Graziella Canna Gallo, di Francesco Ferraris, presidente del
Borgogna, di Cinzia Lacchia, conservatrice e di Roberta Musso, responsabile
della didattica, si sono proposte di "aprire" ad ogni tipo di cultura
le sale del Borgogna, offrendo una lettura laica della
madre. Due anni di lavoro per gli allievi del Lagrangia seguito da Gioia Kidane
Mariam. Si parte dalle opere per comprendere come le madri di tutto il mondo
accudiscano i figli: ecco i giochi di contatto, la vita sotto una tenda
teatralizzati dagli alunni sotto la guida delle prof Claudia Arposio,
Rossana Rondano, Marcella Ferraris e Cristina Tassi. IV A e IV B Liceo
Psicopedagogico "Rosa Stampa".
( da "Giornale.it, Il" del 20-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Tanto tuonò che piovve,
sul Partito democratico e sul suo leader dimezzato Walter Veltroni. Già, perché
le rese dei conti, nella sinistra. ma anche nel centrosinistra, si consumano
con calma, secondo un rito vecchio che ha alle spalle decenni di scuola
comunista e democristiana. Stretto fra l'offensiva di Massimo D'Alema e della
sua fondazione (corrente?), tra l'idea di ritorni ulivisti (per alleanza
allergate, acnora alla sinistra), tra il nodo delle elezioni Europee e niet
preventivo della Bindi al tentativo di "abbraccio" con Casini e
l'Udc, tra il secco e ribadito addio di Prodi alla presidenza del Pd e il nodo
gordiano dell'adesione al Pse (D'Alema dice sì, gli ex Margherita dicono no,
lui dice. andiamo oltre), Veltroni ora scopre il doppio binario: dialogo sulle
riforme con Berlusconi ma anche opposizione più "dura" per non
perdere consensi a vantaggio del vasto e diviso mondo della sinistra a cui
guarda invece D'Alema. Così alla Costituente del Pd lancia la doppia sfida
interna e esterna: no alle correnti personali (facile a dirsi ma.) e
"autunno in piazza" (più facile da fere e comodo): Walter
"buonista". ma anche "oppositore duro" di Berlusconi,
quello che ha strappato la tela del dialogo. Due volti dello stesso leader che
vuol impedire che la sua moneta di fresco conio politico venga svalutata e
rotoli via assieme al Pd. Perchè il rischio c'è, e Veltroni lo sa bene: non c'è
solo l'ombra lunga di D'Alema, ma pure quelle di Prodi (che il segretario
invita a restare ne l Pd). Tanto che, per fare un 'esempio, Rutelli dice del
Ppe: "Siamo più innovatori noi dei socialdemocratici". E spinge
Veltroni a dire, in Europa: "Costruiamo un nuovo campo riformista".
Come dire, andiamo oltre il Ppe altrimenti per noi sono guai. Già, perché sul
Ppe D'Alema e suoi, ma pare anch Fassino, la pensano in modo opposto. Insomma,
la "guerra" è solo agli inizi, con il voto alla Costituente si
cominceranno a contare le truppe e la traversata nel deserto è appena iniziata.
Vedremo chi sopravviverà alla guida dell'esercito perduto di Senofonte. Parisi:
"Se è l'Ulivo fatto partito, si è fatto male." E gli attacchi
arrivano dal centrosinistra, impietoso il giusidizio dell'inventore dell'Ulivo.
Arturo Parisi a margine dell'assemblea del Pd, non risparmia una critica alla
relazione di Walter eltroni che, tra l'altro, ha fatto un esplicito riferimento
all'Ulivo. "Noi abbiamo sempre lavorato con l'idea che "Ulivo avesse
come obiettivo un bipolarismo a vocazione bipartitica ma con l'unificazione di
tutto il campo del entrosinistra", ha spiegato Parisi. Più in generale,
l'ex ministro della Difesa ha detto del discorso di Veltroni: "una
comprensibile difesa del suo perato, purtroppo l'unico giudizio sul nostro
operato risulta essere quello degli elettori in casi come la Capitale o a
Sicilia". Scritto in Varie Commenti ( 63 ) " (14 votes, average: 3.93
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RSS Commenti Invia questo post a un amico 10Jun 08 Walter e il loft degli amici
nemici. Cattolici contro radicali Il Pd sfoglia la margherita,
dunque, nel senso che in casa Veltroni tira aria di lite che potrebbe sfociare
prima o poi in separazione. Già, fra le anime diessina e teodem i rapporti non
sono proprio idilliaci. Dopo l'anatema dei cattolici contro
la "contaminazione" dei pannelliani, le dure critiche di
"Famiglia Cristiana" e della solita Binetti a cui si aggiunge l'ex
ministro Fioroni (infuriato) che dice "il loft? sembra di stare a
Teheran.", la frenata sull'adesione al Partito socialista europeo, la
strada per Veltroni è ancora più in salita. Da un lato c'è il governo
Berlusconi che piace sempre di più agli italiani, dall'altro il livello dello
scontro che assomiglia a un tutti contro tutti a pochi mesi dalle elezioni
europee. Di Pietro, ma anche i Teodem, D'Alema ma anche Rutelli che pare
meditare "vendetta" politica dopop la clamorosa trombatura rimediata
nella corsa al Campidoglio. E ci si mette pure Bertinotti, il "parolaio
rosso" di Pansa che rientra nel gioco della poltica con un seminario sul
futuro della sinistra e invita Massimo D'Alema, capace di guardare a sinistra
più di quanto non sappia o non voglia fare Veltroni (che vuole lo sbarramento
anche per le europee, tanto per tener fuori i "cespugli" rossi anche
dal parlamento di Strasburgo). Grande è l'agitazione nel campo della sinistra,
dove si agitano spettri di scissioni e "ricomposizioni". Già, perché
fra i teodem e gli uomini della margherita c'è chi guarda a Casini e quel che
resta dell'Udc, isolata e senza per ora spartito politico da suonare che la
lancia la sua Costituente popolare (a cui guarda con interesse anche Clemente
Mastella), e in più c'è chi teme le mosse di Rutelli. Intanto il governo
Berlusconi va. Scritto in Varie Commenti ( 33 ) " (22 votes, average: 2.86
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RSS Commenti Invia questo post a un amico 28May 08 La Sapienza e il rito
dell'intolleranza Prima il no dei Collettivi di sinistra a Papa Benedetto XVI,
poi il no al dibattito sulle foibe: alla Sapienza di Roma l'intolleranza è di
casa in nome di una "tradizione democratica" che tenta di riproporre
schemi antichi, quelli del "rituale antifascista" degli anni
Settanta. Già, brutto periodo quello, nelle università e nel Paese. con il
corollario nel secondo caso dei manifesti di Forza Nuova strappati dai
militanti dei Collettivi di sinistra, della rissa, degli arresti, delle
polemiche e delle accuse. Salvo poi chiarire (rapporto della Digos) che
l'aggressione è partita da sinistra. Ma stabilire colpe e responsabilità spetta
ai giudici. E' il tema dell'intolleranza travestita da antifascismo, come
scrive il nostro Mario Cervi, a preoccupare. E' il tentativo a questo punto
nemmeno tanto mascherato di ricreare un clima di tensione, di scontro e di
odio, a preoccupare. E' il tentativo di tornare allo schema degli opposti
estremismi, ad allarmare. L'intolleranza si traveste, sbandiera ideali nobili,
ma resta intolleranza: di parte e da parte di pochi. Bene ha fatto il sindaco
di Roma Gianni Alemanno a dire: "Noi dobbiamo lanciare messaggi chiari,
ovvero che questi episodi sono solati, estranei al contesto culturale e storico
della nostra città e della nostra nazione. Questo è il messaggio che deve
venire da tutti. Quando si costruiscono teoremi politici su una rissa tra
giovani si comincia ad aprire un varco e armare le contrapposizioni
ideologiche. Bisogna evitare questi schemi e queste persone vanno trattate come
imbecilli fuori dalla storia e dal tempo". Veltroni invita la destra a
"non minimizzare" e dice (giustamente) che le istituzioni devono
stroncare subito l'insorgere della violenza. Ma quale? quella di una parte o di
quella di tutte le parti? penso voglia dire quella di tutte. forse il "ma
anche" stavolta ci sarebbe stato bene, per
evitare fraintendimenti. Cosa che non fa Marco Ferrando, leader del Partito
comunista dei lavoratori: "L'aggressione fascista a La Sapienza - sullo
sfondo del nuovo quadro politico - ripropone il tema dell'autodifesa come
diritto democratico elementare.E. E aggiunge il Ferrando: "E' necessario
che ogni realtà minacciata appronti strutture di autodifesa, democraticamente
designate e controllate". Parole gravi, le sue che ricordano proprio
quegli anni di piombo che la maggioranza degli italiani vorrebbe consegnare
agli archivi della storia. A chi giova strumentalizzare questi episodi per
interessi di parte politica? A chi giova tornare a pescare nel torbido? Credo a
nessuno, una democrazia è tanto più forte quanto è capace di rifiutare
l'intolleranza delle estreme politiche ("frange" si diceva una volta).
Il "giustificazionismo ideologico" stavolta non pagherebbe, gli
italiani hanno scelto un' altra strada. Il dibattito è aperto. Scritto in Varie
Commenti ( 76 ) " (43 votes, average: 3.44 out of 5) Loading ... Il Blog
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a un amico 16May 08 Così le tecnologie ci cambiano la vita. Dì la tua Vi è mai
successo di dimenticare il cellulare a casa? E' facile immaginare la sensazione
che avete provato, perché la maggioranza di noi l'ha vissuta in prima persona.
Ci si sente persi. Vulnerabili. Uno studio condotto da un gruppo di ricercatori
britannici ha rilevato che è una sensazione paragonabile alla "tremarella
del giorno delle nozze" o alla paura di quando si va dal dentista.
Addirittura è stato coniato appositamente un termine
medico. "Nomofobia", così si chiama la paura di rimanere senza
portatile ("nomo" è l'abbreviazione di no mobile). Quale futuro? Non
c'è niente da fare. Dobbiamo ammetterlo. La tecnologia fa parte di noi. Della nostra
quotidianità. Ma dove stiamo andando? Quali saranno i nuovi mezzi di
comunicazione e quale ruolo ricopriranno in un futuro più o meno vicino?
Possible. ou probable Il Gruppo Editis, una prestigiosa casa editrice francese,
ha proposto il suo punto di vista attraverso la realizzazione di un
cortometraggio intitolato "Possible ou probable". Il film, che ha
ricevuto il Laurier di bronzo al festival di Creusot, si propone di fare un
salto in avanti nel tempo. Nella vita di una giovane coppia nell'era dell'editoria
digitale. Di' la tua Editis apre il dibattito. Il Giornale.it, in occasione del
17 maggio, giornata mondiale delle Telecomunicazioni e della Società
dell'Informazione, segue lasciando a voi lo spazio per esprimere le vostre idee
e le vostre riflessioni su quello che è e che potrà essere. Guarda il
cortometraggio (9 minuti) Scritto in Varie Commenti ( 12 ) " (112 votes,
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Articoli Feed RSS Commenti Invia questo post a un amico 14May 08 Berlusconi,
Veltroni e i nemici del dialogo Il discorso di Silvio Berlusconi alla Camera
(leggi il discorso del premier), l'apertura unilaterale al dialogo con
l'opposizione (che è seguita alla telefonata del premier a leder del Pd), sono
i segnali più evidenti che qualcosa sta davvero cambiando, nel Parlamento e nel
Paese. Aggiungiamoci anche il discorso del presidente della Repubblica Giorgio
Napolitano di alto profilo istituzionale e politico, come ha riconosciuto il
presidente della Camera Gianfranco Fini. Insomma, molti saranno scettici, ma
parlare di avvio di Terza Repubblica forse non è azzardato. Basta rileggere le
parole del premier, il "sì" di Fassino a nome del Pd: l'asse
Berlusconi-Veltroni si rinsalda, su questo punto cruciale, pur nella
distinzione dei ruoli. Ma non sono tutte rose e fiori, anche Berlusconi e
Veltroni devono fare come Fanfani qualche decennio fa: contare amici e nemici.
E parare i colpi. Soprattutto Veltroni. Sconfitta alle urne la sinistra
massimalista, resta da sconfiggere il partito "giacobino", quei
giustizialisti che sono ripartiti alla carica (vedi il caso Travaglio-Schifani)
e faranno di tutto per mettere i bastoni fra le ruote proprio a Veltroni. E'
lui l'anello "debole" che la sinistra giacobina vuole colpire fino a
indebolirlo e condizionarlo. Una prova? La sceneggiata di Antonio Di Pietro
alla Camera: "Noi non abboccheremo, non intendiamo cadere nella tela del
ragno. Abbiamo memoria e non intendiamo perderla. Conosciamo bene la sua storia
personale e politica". Così ha parlato Tonino, l'ex pm. Ma il bersaglio
non è il Cavaliere. No, lui ha una maggioranza solida, consegnatagli dal voto
popolare. Il bersaglio è Walter, e di Pietro non è certo il suo solo nemico.
C'è un filo che lega il Santoro, Travaglio, Grillo. Tonino punta dritto su quel
mondo e pensa alle Europee del 2009. Come ci pensa su un altro versante Massimo
D'Alema, tornato gran manovratore dentro e fuori il Pd. Del resto, come
racconta Augusto Minzolini sulla "Stampa", alla cerimonia della
consegna della Campanella usata per le riunioni del Consiglio dei ministri,
Prodi ha detto a Berlusconi: "Tu sei un avversario, io i veri nemici li ho
avuti qua dentro.". La battuta ora vale anche per Veltroni. A cosa serve
un'opposizione parlamentare debole in una Paese normale? Peserà di più
l'opposizione nelle piazze? L'apertura di Berlusconi (ma già in campagna
elettorale era stato chiaro) aiuta Veltroni, ma anche
l'Italia. L'ha capito anche Walter: "Occorre il riconoscimento della
vittoria e della responsabilità da parte degli sconfitti ma anche l'equilibrio
dei vincitori, perciò vi prendo in parola: siamo pronti da subito. Ma non
pensate di avere il paese in mano". Scritto in Varie Commenti ( 101 )
" (52 votes, average: 2.9 out of 5) Loading ... Il Blog di Alberto Taliani
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08 E Walter diventa il "premier ombra" Dopo Occhetto (Pci poi Pds)
nel 1989, Veltroni (Pci, Pds, Ds, Pd): la storia sembra ripetersi (ovviamente
Veltroni spera in esiti migliori.) e torna il "governo ombra" (leggi
l'articolo). Edizione rinnovata e aggiornata ai tempi di quella lontana
esperienza partorita a Botteghe Oscure che - come ha ricordato Visco all'Unità
- fu un fallimento e l'ex ministro ritiene che ci sarà il bis). Veltroni
diventa "premier ombra" del "governo dell'opposizione":
alla fine dopo trattative e incontri, divisioni e riavvicinamenti, no
eccellenti (D'Alema e Parisi), tentennamenti divenuti alla fine un "sì
accetto" (Bersani) ed entusiasti (Fassino, Franceschini) il leader del
Partito democratico ha varato lo "shadow cabinet" di stampo
anglosassone. Per ora le analogie finiscono qui, inutile fare il processo alle
intenzioni che sulla carta sono buone. Tanto che la lista dei ministri ombra è
stata presentata al presidente Napolitano (che fece parte - Esteri - della
prima compagine occhettiana). Certo è sospetta la fretta con cui Walter si è
affrettato a dichiarare "con D'Alema nessun conflitto, perché bisognerebbe
essere in due.". Come dire: non sono io quello che polemizza e fa i
distinguo. Insomma ponti d'oro al D'Alema portatore d'idee nel suo"ruolo
importante che deve svolgere" alla fondazione ItalianiEuropei. Dopotutto
il centralismo democratico non c'è più in casa degli ex-post e a-comunisti. Andare
avanti, pensare subito alla direzione del Pd che sarà partorita dall'assemblea
costituente. Mentre sprisce il "caminetto" e nasce il coordinamento
dei "nove" che affiancherà il segretario piddino. Insomma, Veltroni
riparte per tentare di rafforzare la sua non fortissima leadership. Vedremo se
anche a sinistra nascerà davvero il "partito di Veltroni". Scritto in
Varie Commenti ( 89 ) " (30 votes, average: 2.83 out of 5) Loading ... Il
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post a un amico 08May 08 Berlusconi e il governo del "fare". Veltroni
e le liti sul governo "ombra". Dite la vostra Il governo Berlusconi
quater va e stavolta per i detrattori più accaniti del Cavaliere sarà difficile
sostenere che non c'è niente di nuovo a Palazzo Chigi. Già, perché i ministri
(quelli che contano, con portafoglio) sono solo 12 (9 senza portafoglio ma con
la casella chiave delle Riforme affidata a Umberto Bossi) e perché sono entrati
uomini nuovi che affiancano ministri già collaudati: 13 new entry (quattro
hanno fra 31 e 40 anni). Continuità-discontinuità, insomma. Il premier è deciso
è riprendere il filo del suo progetto Paese interrotto dai due anni di Prodi,
ma molto è cambiato. Questo sarà davvero il governo del premier, innanzitutto,
che potrà contare su un nocciolo duro di governo che ruota attorno al
sottegretario alla Presidenza del Consiglio Gianni Letta, a Tremonti, Bossi,
Maroni. e poi ci sono Matteoli e La Russa. Poco spazio ai tradizionali giochi
di partito e 23 giorni per mettere a posto tutto, come ha riconosciuto
soddisfatto il presidente Giorgio Napolitano ("Lungaggini? Siamo stati più
veloci della Spagna."). Velocità, azione (ai tempi di Craxi fu coniato
l'efficace "decisionismo"), la scelta bipartitica degli elettori che
hanno semplificato il quadro politico di maggioranza e opposizione rende tutto
più "decisionista" e apre la strada a una nuova stagione del
"fare". Berlusconi su questo è deciso: anche perché da
"fare" c'è davvero molto: pensiamo solo al caso Alitalia o alla
vergogna dei rifiuti in Campania. E poi ci sono "problemini" non da
poco che si chiamano stipendi, carico fiscale, sicurezza, immigrazione
clandestina, rilancio del sistema paese, costi della politica e della
burocrazia, federalismo. Mali antichi e problemi nuovi. Ecco perché Berlusconi
ancora una volta ha sparigliato le carte. Per "fare", come chiedono
gli italiani, serve un governo del premier (il Cavaliere) più che dei partiti.
Ora ci aspettano i primi cento giorni di "luna di miele" con il Paese
e le responsabilità di governo e maggioranza sono davvero grandi. Intanto la
sinistra litiga sul governo che non ha sul "governo ombra" voluto da
Veltroni (leggi l'articolo). Già perché anche il premier ombra ha i suoi
problemi. Intanto D'Alema e Parisi hanno detto no, Bersani non è convinto,
mentre Fassino ha detto sì per recuperare ruolo e visibilità. Ma serve il
governo ombra? Esperienza di stampo anglosassone già sperimentata nel 1989 dal
Pci poi diventato Pds. Allora non funzionò. lo volle Achille Occhetto quandò
andò in crisi il governo De Mita e subentrò Andreotti (sesto governo) e la
maggioranza era pentapartito. Sapete chi c'era? Giorgio Napolitano (esteri),
Visco (finanze), Giovanni Berlinguer (sanità), Scola (spettacolo), Rodotà
(giustizia). E oggi sull'Unità lo stesso Visco lo stronca: "Il governo
ombra non ha un suo ruolo istituzionale e dunque non riesce ad operare. Si
aggiunga il fatto che in un sistema dove ci sono più partiti, e non solo due
come in Gran Bretagna, ciascun partito ha gruppi e rappresentanti in
commissione. A questo punto si capisce perché non è stato
esportato dalla Gran Bretagna in nessun altro paese. Lì è un luogo riconosciuto
dell'opposizione. Da noi no". Senza contare, fa notare Visco, che tale
proposta "anche interessante nella nostra esperienza passata non
funzionò" e che "ci sono delle persone autorevoli dei partiti che
stanno fuori dal governo ombra e che certo non smetteranno di dire quello che
pensano", a cominciare da Massimo D'Alema. Comunque Walter ci riprova ma
quello che dovrebbe essere un punto di forza del Pd rischia di rivelare che il
re è nudo, perché sta mettendo in mostra divisioni correntizie, lacerazioni
personali di un partito che pare allo sbando ed in cerca della rotta con una
bussola rotta. Scritto in Varie Commenti ( 67 ) " (49 votes, average: 2.1
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RSS Commenti Invia questo post a un amico 05May 08 D'Alema batte un colpo.
Contro Walter. E "L'Unità" se la prende con la sinistra veltroniana
tutta feste e terrazze E alla fine Massimo D'Alema parlò. Dopo una campagna
elettorale che è apparsa ai più "silente" (salvo evitare le
dimissioni di Bassolino in Campania per scongiurare il voto anticipato alla
Regione ed rinviare l'ennesima sconfitta del Pd), il ministro degli Esteri ha
rivestito i panni dell'uomo di partito e ha iniziato a sparigliare le carte nel
loft veltroniano. già, perché la resa dei conti post elettorali sarà lunga e
sicuramente non indolore nel centrosinistra. "La sconfitta è stata grave,
ed è di lungo periodo. Serve quindi una riflessione approfondita.". Primo
colpo. "La sintonia tra Berlusconi e il Paese, cominciata nel '94, non è
mai finita". Secondo colpo. Il Pd "deve cercare di coalizzare
coalizzare tutte le forze che si oppongono alla destra" perché anche se
non è in Parlamento la sinistra radicale "non è scomparsa dal Paese e il
Pd non è chiamato a continuare a correre sempre da solo, anche perché in Italia
ci sono leggi elettorali diverse. Con il 33% l'autosufficienza sarebbe un
errore". Quarto colpo. Partito del Nord? "Abbiamo bisogno di un
grande partito nazionale, fortemente radicato nel territorio, con una struttura
federale che abbia dei leader". Quinto colpo. "Non sono candidato nè
aspiro a nessuna carica, quindi non sono antagonista di nessuno". Sesto
colpo, il più pericoloso perché, tradotto significa "caro Vetroni, mi
tengo le mani libere.". Così emerge "l'altra linea del Pd"
a-veltroniano, che sembra saldare attorno a D'Alema anche il prodiano Parisi e
il delusissimo (e furibondo) Rutelli, in cerca di rivincite, lui che è stato mandato allo sbaraglio. Per ora Veltroni regge, per
ora. Vedremo se avrà davvero intenzione di andare al congresso anticipato e
alla inevitabile conta. Anche perché non è da escludere un ritorno di Prodi,
quando cadono le prime foglie dell'autunno. In fondo anche lui per ora si tiene
le mani libere, ma i messaggi che ha mandato in giro non sono certo
rassicuranti per Veltroni. Intanto "L'Unità" fa satira contro la sinistra
veltroniana, come spiega il nostro Gianni Penncchi: è tutta feste e terrazze,
con una serie di amare vignette-denuncia di Stefano Disegni, "matita
cult" della sinistra. E' COSI'? COSA NE PENSI? DI' LA TUA Scritto in Varie
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a un amico 29Apr 08 Quel venticello di Roma che diventa uragano. Per Veltroni
Ebbene sì, la straordinaria vittoria di Gianni Alemanno che ha abbattuto il
"muro" di Roma, non ha travolto solo Rutelli ma ha anche ridotto in
macerie (politiche) il loft veltroniano. E ha aperto la strada alla resa dei
conti all'interno del Pd. Dopo la sconfitta senza se e senza ma alle elezioni
politiche è arrivata la mazzata della perdita del Campidoglio. Altro che
venticello di Roma, il centrosinistra è stato spazzato
via dall'uragano Gianni. E ora, povero Walter? Quando inizieranno a volare gli
stracci in casa del bi-sconfitto, accusato da Rutelli di averlo lasciato solo e
atteso al varco da Massimo D'Alema? Dopo la sconfitta elettorale i leader dei
partiti di sinistra defenestrati a furor di voto popolare dal parlamento, si
sono dimessi. E Veltroni? Resterà a combattere come una sorta di San Sebastiano
infilzato dal centrodestra e dai suoi, oppure farebbe meglio a lasciare la
guida del Pd? In fondo lui sogna l'Africa e qualcuno dei suoi, perfidamente,
potrebbe anche soprannominarlo "sciupone l'africano", politicamente
parlando. Già, perché dall'I care all'inno all'obamismo pare proprio non averne
azzeccata una. Veltroni è in grado di costruire un grande partito di
centrosinistra di stampo europeo o ci sono altri in grado, meglio di lui, di
farlo? Cosa ne pensate? Veltroni deve restare o dimettersi? Dì la tua Secondo
voi, chi dovrebbe guidare il Pd? Vota il tuo leader Scritto in Varie Commenti (
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24Apr 08 Roma, quali sono le priorità da affrontare? Dite la vostra A Roma lo
scontro per la conquista del Campidoglio si fa sempre più acceso, a fianco del
candidato sindaco del Pdl, Gianni Alemanno e di quello del Pd Francesco
Rutelli, sono scesi in campo anche i leader dei partiti. Sicurezza, campi rom,
traffico, periferie abbandonate, futuro di Fiumicino e Alitalia sono i temi
caldissimi della campagna elettorale: domenica e lunedì ci sono i ballottaggi
per Comune e Provincia. Ed è una sfida decisiva. Come hanno detto Berlusconi,
che ha attaccato frontalmente Rutelli (è un voltagabbana) e come ha
sottolineato Fini: "Condizione irripetibile per vincere nella
Capitale". Con Veltroni e i suoi impegnati a difendere la poltrona di
sindaco dopo la sconfitta alle politiche. Roma deve voltare pagina, si dice, ma
come? Quali sono le priorità che il nuovo sindaco dovrà affrontare? Dite la
vostra Scritto in Varie Commenti ( 96 ) " (92 votes, average: 1.58 out of
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caporedattore del Giornale.it, un toscano "adottato" da Indro
Montanelli e da Milano nel 1983. Tutti gli articoli di Alberto Taliani su
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dire.questa bomba a orologeria dei magistrati che puntualmente esplode prima,
durante o subito... Giacomino G.: Devo dire che ci avevo quasi creduto, avevo
apprezzato l'On. Veltroni per la coraggiosa decisione... nando: Che strano
questo Veltroni. Vuole scendere in piazza contro Berlusconi, ma non vuole fare
antiberlusconismo.... Domenico Caponi: In autuno in piazza, credo a Roma, il
bancarottiere Veltroni troverà qualche milione di romani che... andrea:
Alberto, solo un ultima considerazione per tutti i lettori del blog: questo
paese ha bisogno che almeno per... I più inviati Sayed, primo risultato della
mobilitazione internazionale: il senato afgano ha ritirato la conferma della
condanna a morte - 12 Emails Pensioni, a chi gli aumenti... - 3 Emails E Walter
diventa il "premier ombra" - 2 Emails Berlusconi e il governo del
"fare". Veltroni e le liti sul governo "ombra". Dite la
vostra - 1 Emails Berlusconi, Veltroni e i nemici del dialogo - 1 Emails La
Sapienza e il rito dell'intolleranza - 1 Emails Ultime News Dal Molin, il Tar
boccia l'ampliamento della base americanaFs in rosso dicono addio al vagone
ristoranteL'ad: mercato disastroso Il titolo Fiat perde l'8,5%Naomi condannata:
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( da "Stampa, La" del 21-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Con la
partecipatissima processione nelle vie del centro storico, il cardinale
Severino Poletto ha esortato più volte al rispetto dei torinesi cattolici e della loro fede. Dopo che nei giorni scorsi i
due settimanali diocesani, La Voce del Popolo e Il nostro tempo, a firma dei
due direttori Bonatti e Del Colle, avevano attaccato il matematico Piergiorgio
Odifreddi per le affermazioni "laiciste", offensive della sensibilità
cattolica, rilasciate in una recente intervista al nostro giornale, ieri, già
nella messa del mattino nel santuario della Consolata l'arcivescovo ha
pronunciato una riflessione a difesa di chi crede in Gesù figlio di Dio.
L'interesse di Dio - ha detto l'arcivescovo - non sembra all'attenzione
primaria delle intelligenze di questa nostra città. Dio è emarginato, di Dio
non si parla quasi o quando si parla è per offenderlo". E poco dopo:
"Noi cristiani, con serenità, dobbiamo prendere coscienza di questo,
altrimenti anche noi finiamo di essere influenzati da questo tipo di
situazione". A tarda sera, conclusa la processione di migliaia di fedeli e
dopo il tradizionale incontro con il sindaco, assessori e consiglieri comunali
davanti a Palazzo Civico, sulla piazza del santuario si è rivolto ai torinesi,
com'è tradizione. "La processione è una manifestazione non solo del nostro
grande amore alla Madonna, ma anche della nostra fede
cattolica. Torino, pur diversificandosi oggi per la presenza di immigrati di
altre religioni o per un numero consistente di persone che si professano non
credenti, rimane comunque a stragrande maggioranza una città non solo
cattolica, ma ricca di grandi testimonianze di santità e di carità diffuse a
tutti i livelli". In un passaggio successivo si è colto il disagio
provato per le parole di Odifreddi, che nel gioco della torre insieme con
Wojtyla e Luciani aveva buttato anche Gesù: "Vorrei far notare che
l'essere cattolici non ha mai indotto uomini di Chiesa
di questa città a disprezzare o condannare le convinzioni religiose di altre
persone e neppure di quanti si dichiarano apertamente atei". Come guida
spirituale della Chiesa torinese, ha aggiunto, "credo sia doveroso
chiedere a tutti più rispetto per le convinzioni religiose dei cattolici e che si abbia il pudore, pur nella legittima
libertà di tutte le opinioni, di non toccare od offendere il nucleo della
nostra fede cristiana, quale è ad esempio la Persona di Gesù Cristo, che per
noi credenti è il Figlio di Dio che si è fatto uomo, che ha dato la vita per
tutti sulla croce ed è risorto per darci la prova che la salvezza che Egli ci
offre è una salvezza eterna. Sento di dover io chiedere perdono al Signore per
alcune offese a Gesù Cristo apparse anche su giornali e che toccano non solo il
Signore, ma anche la nostra sensibilità religiosa che merita rispetto anche da
parte di chi non la condivide". Il cardinale Poletto si è poi soffermato
su alcune categorie di torinesi che gli stanno particolarmente a cuore, i giovani,
i sofferenti e i poveri. "Vorrei suggerire - ha detto - una maggior
attenzione educativa nei confronti dei ragazzi per non avere un domani una
società sazia di cose effimere e materiali, ma vuota di valori spirituali e
quindi senza speranza per il futuro".
( da "Stampa, La" del 21-06-2008)
Argomenti: Laicita'
DOMENICA 29 A
VINADIO IL RADUNO DELLE ASSOCIAZIONI CUNEESI Le Acli in festa al Forte parlano
di diritti umani "Diritti umani e bene comune: l'impegno di tutti i
giorni". Sarà questo il tema di fondo di "Aclinfesta 2008", in
programma domenica 29 giugno nel Forte Albertino a Vinadio. Si tratta della più
grande festa annuale a livello provinciale delle "Associazioni Cristiane
Lavoratori Italiani", che a livello provinciale conta 39.549 soci e 277
circoli. Una giornata di amicizia, di allegria, ma anche di riflessione su
tematiche e problemi da sempre al centro dell'attenzione del movimento. "Da laici cristiani che operano nel sociale - spiega il presidente
provinciale Sergio Taricco -, gli aclisti sono chiamati a portare avanti, nel
loro agire quotidiano, un impegno costante per la difesa dei diritti imprescindibili
di ogni uomo e a riscoprire il vero senso del bene comune, che è ricerca del
vantaggio dell'intera comunità, a cominciare dai più deboli per età,
povertà, salute, discriminazioni. Gli aclisti vogliono essere protagonisti
della vita sociale, vogliono partecipare e sentono la responsabilità di seguire
percorsi a volte scomodi e difficili, ma nei quali credono profondamente".
"Aclinfesta" prenderà il via alle 10, con l'accoglienza delle
delegazioni al Forte Albertino (impianto di pattinaggio); alle 10,30, saluto
del presidente nazionale Acli, Andrea Olivero e del presidente provinciale,
Sergio Taricco. Seguirà la consegna del simbolo d'oro delle Acli a soci che si
sono distinti nell'impegno. Alle 11, celebrazione di una messa accompagnata dai
canti della corale "San Martino", della parrocchia di Vezza d'Alba e,
alle 13, pranzo, a cura del circolo Acli "Madonna delle Grazie" di
Cuneo. Alle 14, animazione e divertimento con Radio 103; esibizione delle
majorettes e giovani musicisti del gruppo folkloristico del Roero di Vezza
d'Alba; dimostrazione della squadra di tiro alla fune dell'associazione
sportiva culturale di Spinetta di Cuneo; musica e balli occitani per le vie di
Vinadio con "La Chardouso", circolo Unasp Acli di Tarantasca e ballo
liscio con "Victor" di Fossano. Alle 18,30, cerimonia di chiusura
della festa. Nell'area esterna saranno allestite bancarelle per la vendita dei
prodotti equo solidali, per la sottoscrizione di quote per Banca Etica, per le
adozioni a distanza, oltre ad alcune mostre tematiche. Anche quest'anno,
inoltre, Aclinfesta si presenterà con una vetrina di nuovi progetti di
solidarietà e di iniziative concrete realizzate dai circoli. Per informazioni e
prenotazioni rivolgersi contattare la sede provinciale, in piazza Virginio, 13
a Cuneo; telefono 0171-452611.
( da "Giornale.it, Il" del 21-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Sul Giornale di oggi
pubblico un lungo articolo di recensione alla nuova biografia di suor Pascalina
Lehnert, la religiosa che accudiva Pio XII: il volume, edito dalla San Paolo,
s'intitola "La signora del sacro palazzo". Il volume è serio e documentato,
il titolo (cambiato rispetto all'edizione tedesca) a mio avviso indulge un po'
troppo allo scandalismo. Ma si sa che contro Papa Pacelli e la sua corte si può
sparare (e c'è "l'aggravante" che Pascalina era una donna, e dunque
"sospetta"), mentre sui pure potenti e influenti segretari di altri
Papi è d'obbligo il rispetto e la riverenza. Sulla stessa pagina pubblico anche
un pezzo che annuncia le iniziative della Santa Sede per ricordare i 50 anni
dalla morte di Pio XII: una mostra fotografica e di oggetti (alla quale ho
collaborato anch'io), realizzata dal Pontificio comitato di Scienze storiche,
un convegno sulla modernità del magistero di Papa Pacelli e su come questo
abbia influito decisamente sul Concilio Vaticano II. Inoltre, sono annunciati
un convegno sui presunti "silenzi" a Gerusalemme e una riunione di
esponenti dell'ebraismo americano che intendono esprimere la loro gratitudine
per ciò che Pio XII fece in favore dei perseguitati. Presentando le iniziative
(martedì scorso, ma il pezzo esce solo oggi perché è saltato dalla pagina,
"scalzato" dalla morte di Mario Rigoni Stern), monsignor Brandmuller,
presidente del Pontificio comitato di Scienze storiche, ha detto: "Ci sono
15 archivi israeliani che hanno documenti ancora non visibili e che nessuno indaga".
Scritto in Varie Commenti ( 48 ) " (11 votes, average: 3.55 out of 5)
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Commenti Invia questo articolo a un amico 15Jun 08 Famiglia sotto attacco, i
rischi che arrivano dall'Europa La famiglia è sottoposta all'attacco di forze
che "cercano di indebolirla". Questo ha detto ieri sera Benedetto XVI
ai giovani brindisini, che lo accolgono con grande calore in una delle poche
regioni italiane che, su iniziativa della giunta guidata da Niki Vendola, ha
legiferato per concedere diritti alle coppie di fatto. A loro il Papa ha
ricordato che "fra i valori radicati" di questa terra c'è "il
rispetto della vita" e "l'attaccamento alla famiglia" che oggi
"è esposta al convergente attacco di numerose forze che cercano di
indebolirla". Nei giorni scorsi ho pubblicato sul Giornale un articolo
sulle minacce che sommessamente (e subdolamente) arrivano su questa materia
dall'Europa, attraverso quello che la professoressa Marta Cartabia ha definito
"colonialismo giurisdizionale": vale a dire la modifica delle
legislazioni familiari a colpi di sentenze delle corti europee. Un dibattito
attualissimo, dopo la clamorosa bocciatura dell'Irlanda del Trattato di
Lisbona. Scritto in Varie Commenti ( 274 ) " (18 votes, average: 4.44 out
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Commenti Invia questo articolo a un amico 14Jun 08 Ancora sugli statuti del
Cammino, approvati dalla Chiesa Sono in partenza per Brindisi e Santa Maria di
Leuca dove questo pomeriggio e domani seguirò la visita di Papa Ratzinger. Apro
questo nuovo spazio perché il precedente thread dedicato ai neocatecumenali ha
un record di commenti che rende difficile aprire la pagina. Non posso fare a
meno di prendere le distanze da coloro che hanno tacciato e continuano a
tacciare il Cammino di eresia, da coloro che hanno fatto paragoni davvero
offensivi avvicinando il fondatore del Cammino a dittatori feroci. Leggo con
attenzione tutti i distinguo, le prese di distanza, gli appunti sulla libertà
di critica rispetto alle decisioni papali e vaticane. Mi permetto sommessamente
di far notare che allora questi criteri vanno adottati sempre (quando non si
tratti di pronunciamenti ex cathedra), e allora ci si dovrebbe inalberare di
meno di fronte a critiche o "disobbedienze" che riguardano altri
provvedimenti o decisioni. In ogni caso, l'approvazione di ieri - che è stata
voluta da Benedetto XVI, il quale non mi risulta in quel momento fosse
sottoposto a tortura o costrizioni - sancisce che il Cammino appartiene alla
Chiesa. Nessuno è obbligato ad aderirci, nessuno è obbligato a credere a questa
proposta. Devo dire in tutta onestà che il quadro che del Cammino è stato dipinto in molti dei commenti che ho letto mi è
sembrato a dir poco unilaterale. Sono state usate espressioni inaccettabili,
sono stati formulati giudizi e sentenze inappellabili, abbiamo mostrato ancora
una volta il volto di una Chiesa che letteralmente si scanna al suo interno. La
storia della Chiesa, diceva Chesterton, è fatta da un'avanguardia di santi, un
popolo di mediocri, una retroguardia di delinquenti: sono le proporzioni della
nostra umanità. Anche nel Cammino, dunque, accanto a qualche santo ci saranno
tante persone "normali" o mediocri, e, come nel resto del
cattolicesimo e dell'intero genere umano anche qualche mascalzone. Capisco
bene, data la sensibilità tradizionale di molti frequentatori del blog, che le
liturgie neocatecumenali possano non piacere. Ma paragonare il Cammino a una
setta protestante chiudendo gli occhi su ciò che fa per l'evangelizzazione
signfica a mio avviso mancare di senso della misura. Gli abusi liturgici
accadono - eccome accadono! - nelle parrocchie, nelle chiese cattedrali,
durante le "ortodossissime" messe aperte a tutti e magari frequentate
da pochi. Immagino che queste poche righe non piaceranno a molti di voi. Ma
siete stati voi, continuando la discussione, a chiedermi di aprire nuovi spazi
per renderla possibile e visto che ci troviamo nel mio blog mi permetto di
ricapitolare la mia posizione. E' troppo facile, a mio avviso, bollare il
cardinale Rylko, strettissimo collaboratore di Giovanni Paolo II per molti
anni, creato cardinale da Benedetto XVI all'ultimo concistoro, come un fan dei
neocatecumenali. Rileggete, per favore, le parole che il Papa ha detto ai
movimenti il mese scorso. Scritto in Varie Commenti ( 1111 ) " (33 votes,
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Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 12Jun 08 Da Ruini a
Vallini, da Saraiva ad Amato. Al Sant'Uffizio? Sanna Si avvicina il giorno
dell'annuncio dell'avvicendamento del Vicario di Roma: la scelta del Papa, per
la successione del cardinale Camillo Ruini, è caduta sull'attuale Prefetto
della Segnatura apostolica, il cardinale Agostino Vallini, già vescovo
ausiliare di Napoli e poi vescovo di Albano. La nomina dovrebbe essere resa
nota entro fine mese, probabilmente il 24 giugno. Non ci sono cambi in vista
nella struttura del Vicariato: il successore di Ruini dovrebbe infatti
mantenere al suo posto l'attuale vicegente, monsignor Moretti. Nei giorni
successivi alla nomina di Vallini al Vicariato dovrebbe essere resa nota la
promozione del Segretario dell'ex Sant'Uffizio, l'arcivescovo Angelo Amato, a Prefetto
della Congregazione delle cause dei santi, in sostituzione del cardinale José
Saraiva Martins. Il delicato ruolo di numero due della Congregazione per la
dottrina della fede si vociferava fosse destinato al vescovo Rino Fisichella,
ausiliare di Roma, attuale rettore della Lateranense. Ma nelle ultime ore sta
prendendo quota un'altra candidatura: quella del più anziano arcivescovo di
Oristano, il teologo Ignazio Sanna, che era stato
promosso alla diocesi sarda da appena due anni. Fisichella viene riservato per
altri futuri incarichi. Scritto in Varie Commenti ( 114 ) " (20 votes,
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Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 10Jun 08 Gli
statuti del Cammino neocatecumenale, verso il 13 giugno Alcuni di voi mi hanno
chiesto di aprire un nuovo thread dedicato alla discussione sugli statuti del
Cammino neocatecumenale, che sono stati approvati da Benedetto XVI e saranno
consegnati nella tarda mattina di venerdì prossimo ai responsabili del Cammino.
Il motivo della richiesta è l'alto numero di commenti che rende difficile
l'accesso alle pagine con le discussioni precedenti. Una richiesta simile mi
era stata rivolta nei giorni scorsi da Klaus, il quale ha poi lasciato il blog
a causa della mia scelta di aprire il nuovo spazio di discussione in calce al
post dedicato al romanzo thriller di Thornborn. La mia scelta era stata dettata
dall'impegno che avevo preso di non intervenire più sulla vicenda fino al 13
giugno. Pur non essendo d'accordo con il tono e con i contenuti di molti
commenti (in queste due settimane mi sono beccato rimproveri da destra e da
manca, sono stato fatto passare come un portavoce del
Cammino solo perché non non lo ritengo "eretico", è stato ipotizzato che la mia posizione sia dovuta alla paura
di reazione dei neocatecumenali stessi, sono stato
pure offeso pesantemente), mi rendo conto ora che Klaus aveva ragione a
chiedere uno spazio apposito, perché se è vero che gli argomenti sul mio blog
li decido io, è altrettanto vero che la discussione si alimenta grazie al
contributo di tutti e dunque - visto l'interesse suscitato dall'argomento - è
giusto che possa continuare. Scritto in Varie Commenti ( 1125 ) " (17
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Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 07Jun 08
Antonelli a Roma, Betori a Firenze, Brambilla (forse) alla Cei E' stata
annunciata a mezzogiorno di oggi la nomina del cardinale Ennio Antonelli alla
guida del Pontificio consiglio per la famiglia. L'arcivescovo lascia Firenze
per succedere allo scomparso cardinale Alfonso Lopez Truijllo. La diocesi del
capoluogo toscano vive un momento di empasse, dopo le tristi ben note vicende
dello scandalo di abusi che ha coinvolto don Cantini e ha finito per lambire
pure l'attuale vescovo ausiliare Claudio Maniago (criticato per aver
minimizzato l'accaduto) che alla comunità di Cantini era legato. Non è stato reso noto il nome di chi prenderà il posto di Antonelli.
Il pole position c'è il Segretario della Cei Giuseppe Betori. Come numero due
della Conferenza episcopale, dopo la partenza di Betori, continua a
consolidarsi la candidatura del vescovo ausiliare di Milano, il teologo Franco
Giulio Brambilla. Più defilate altre due candidature, quella del vescovo di
Albano Marcello Semeraro, e quella del vescovo di Macerata Claudio Giuliodori,
già direttore dell'ufficio comunicazioni sociali della Cei. Scritto in Varie
Commenti ( 199 ) " (20 votes, average: 3.75 out of 5) Loading ... Il Blog
di Andrea Tornielli © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo
articolo a un amico 06Jun 08 La decisione di Gianni e i nostri giudizi Cari
amici, dopo aver letto il commento postato da Gianni
B. in uno dei precedenti thread, non ho potuto fare a meno di segnalarvelo,
perché mi ha commosso e mi ha fatto pensare. "Questi giorni sono stati per
me terrificanti a dir poco, purtroppo. In questo preciso momento, 6 giugno ore
13.00, avrei dovuto essere in Repubblica Ceca presso una clinica privata per
iniziare l'iter dell'inseminazione eterologa. Avevo già preso l'appuntamento,
prenotato l'albergo, fatto il pieno e stampato l'itinerario, tanto per dire. Io
e la mia dolce metà abbiamo ovviamente trascorso queste ultime notti
completamente insonni, chiedendoci se la nostra decisione sarebbe stata giusta
o no, mentre si avvicinava il momento della partenza. Mi sono domandato mille
volte: come è possibile mettere al mondo un bambino sapendo che il patrimonio
genetico non è della persona che ami ma di un'altra donna che neppure conosci?
Dentro di me ero assolutamente orripilato da questa ipotesi, però mia moglie
desiderava questo figlio sopra ogni altra cosa, poverina, e non me la sono
sentita di dire un no irrevocabile. Per fortuna, sono riuscito a farla
ragionare, passo dopo passo, con grande pazienza e amore, e alla fine mi ha
dato ragione per cui ieri non siamo partiti e abbiamo annullato tutto. Oggi lei
è molto più sollevata, anzi quasi rinata devo dire, e pure io. Mentre parlavo
con lei ogni tanto mi venivano in mente le nostre discussioni qui dentro al
blog, che mi hanno fatto riflettere. Che pensate - mi rivolgo a tutti voi, se
avete voglia di rispondermi - di questa nostra decisione? Io sono
strafelicissimo in questo momento, sto già pensando all'affido, ci sono tanti
bambini che hanno bisogno di una famiglia". Condivido anch'io la felicità
di Gianni e di sua moglie. Mi colpisce il fatto che i commenti dei lettori del
blog abbiano potuto, nel loro piccolo, contribuire a far prendere una decisione
così importante. Mi sono permesso di presentare questo messaggio (all'insaputa
di Gianni), perché credo possa insegnare qualcosa a tutti. A me ha insegnato
che dietro le questioni di principio, i temi che ci fanno accapigliare, che ci
fanno discutere aspramente, ci sono sempre le storie concrete delle persone.
C'è la vita. Se lo tenessimo sempre presente - quando parliamo di bioetica ma
anche delle vicende interne alla Chiesa - forse i nostri giudizi, senza venir
meno nella chiarezza, sarebbero accompagnati da più carità e misericordia.
Scritto in Varie Commenti ( 93 ) " (25 votes, average: 4.96 out of 5)
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Commenti Invia questo articolo a un amico 05Jun 08 Thornborn, un Dan Brown
cattolico? Ho appena finito di leggere il romanzo "L'ultima
rivelazione" di Joseph Thornborn (edizioni Piemme): un thriller ambientato
in Vaticano, che ha come tema di fondo la storicità dei Vangeli. L'ho trovato
molto ben documentato. Avevo già letto dello stesso autore un precedente
romanzo, "Il quarto segreto", dedicato alla profezia di Fatima. Mi
permetto di segnalarveli perché mi sembrano un esempio di come si possano
scrivere gialli di fantapolitica vaticana, conditi con misteri e profezie,
conservando la prospettiva cattolica. PS. In realtà ho scritto questo post
soprattutto per venire incontro alle richieste di chi mi chiedeva un nuovo
spazio per continuare l'accesissima discussione dedicata ai neocatecumenali.
Avevo scritto che non sarei più intervenuto fino alla notizia dell'approvazione
e vorrei mantenere l'impegno, limitandomi a ribadire che gli statuti sono stati
approvati definitivamente da Benedetto XVI, dopo un lungo e attento esame, e
che la consegna ufficiale ai responsabili del Cammino avverrà venerdì 13
giugno. A quanti - nuovi arrivati - mi hanno accusato di essere troppo
accondiscendente con coloro che rivolgono critiche feroci contro i
neocatecumenali, non posso che dire di rileggersi con attenzione ciò che ho
scritto nei post precedenti e in qualche risposta ai tantissimi commenti. Spero
di non offendere nessuno se mi limito ad osservare: Roma locuta, causa finita.
Resta valido l'impegno a domandare scusa in ginocchio se sarò smentito e cioè
se Roma si esprimerà. ad experimentum! Scritto in Varie Commenti ( 814 ) "
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2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 03Jun
08 E Pacelli intervenne contro la legge antisemita Sul Giornale di oggi
pubblico una pagina dedicata ad alcuni documenti che ho scoperto durante il mio
recente soggiorno in Francia, consultando le carte dell'Archivio del cardinale
Tisserant, custodite in un paesino dei Pirenei dall'Associazione Amici del cardinale
Tisserant. Si tratta dell'intervento che l'allora cardinale Eugenio Pacelli,
nella primavera del 1938, fece (su input di Tisserant) per impedire che in
Polonia venisse approvata una legge che proibiva la macellazione per
giugulamento tipica del rituale ebraico. Il cardinale Segretario di Stato, che
definì quella norma "una vera persecuzione", scrisse immediatamente
al nunzio apostolico a Varsavia per essere informato. Il nunzio inviò a Roma un
dettagliato rapporto, spiegando che non erano necessari interventi di alcun
genere perché la legge si era arenata in Senato e sarebbe stata lasciata
cadere. Ancora una volta dai documenti emerge inequivocabilmente l'infondatezza
della "leggenda nera" che vorrebbe dipingere Pio XII come antisemita.
A proposito di questo Papa, sono lieto di segnalarvi che nel sito online del
Giornale si è inaugurata una nuova sessione, curata dalla grafologa Evi Crotti
(con la quale ho collaborato per realizzare un volumetto sulla grafia dei
Papi), che oltre a interloquire con i lettori-navigatori, interpretando i
disegni dei bambini, offre alcune analisi grafologiche su personaggi famosi: si
inizia con Padre Pio e con Pio XII, due giganti della Chiesa del secolo scorso.
Scritto in Varie Commenti ( 344 ) " (18 votes, average: 3.67 out of 5)
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Commenti Invia questo articolo a un amico 01Jun 08 Il Papa non incontrerà
Ahmadinejad Il presidente iraniano Mahmud Ahmadinejad, a Roma dal 3 giugno per
partecipare al summit della Fao, non vedrà a tu per tu Benedetto XVI, come
aveva chiesto nei giorni scorsi, come scrivo sul Giornale di oggi. E non ci
sarà neppure l'udienza collettiva ai capi di Stato presenti al vertice, come
ipotizzato fin dall'inizio dalla Santa Sede di fronte alle molte richieste di
udienza (a quanto pare otto) presentate dai vari leader. Vista l'impossibilità
"tecnica" per il Pontefice di ricevere singolarmente tutte queste
persone nel giro di 24-48 ore, e vista l'impossibilità di realizzare anche
l'udienza collettiva, in quanto i capi di Stato e di governo giungeranno a Roma
in tempi diversi, il Vaticano nelle ultime ore ha informato ciascuno dei
richiedenti che non sarà possibile soddisfare le loro richieste. La presenza di
Ahmadinejad Oltretevere, a tu per tu con Ratzinger, secondo alcuni avrebbe
potuto creare qualche imbarazzo viste le sue reiterate dichiarazioni nelle
quali ha chiesto la cancellazione di Israele dalla carta geografica. Al tempo
stesso, però, l'udienza sarebbe stata concessa se Ahmadinejad si fosse trovato
di passaggio a Roma non in coincidenza con la presenza di così tanti
"colleghi" che desideravano un'udienza. La Santa Sede, infatti,
dialoga con tutti e incontra tutti. Nel dicembre di due anni fa, infatti,
Benedetto XVI ricevette il ministro degli Esteri di Teheran che gli portava un
messaggio dello stesso Ahmadinejad. Scritto in Varie Commenti ( 178 ) "
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precedenti Chi sono Sono Andrea Tornielli, il vaticanista del Giornale, classe
1964, laurea in storia della lingua greca. Sono sposato e ho tre figli. Vivo
tra Roma e Milano Tutti gli articoli di Andrea Tornielli su ilGiornale.it contatti
Categorie Varie (203) Ultime discussioni Davide: @Luisa Scrive: June 20th, 2008
at 7:42 pm Davide se lei avesse seguito tutta la discussione da settimane,...
Paul: Scusatemi se mi intrometto. Ma esistono parrocchie in cui ci sono SOLO
messe col rito NC??? A me sembra... Michele M: @bo,mario scrive: "GPII non
era filocomunista perchè, quello, era finito da un pezzo." Le... Marco
Scanavacca: Signori, prego! Calma e gesso. Dopo quarant'anni (almeno) che
sentiamo a ogni piè sospinto... Luisa: Dunque se la capisco bene chi non ha
accettato la realtà neocatecumenale arrivata in parrocchia con le sue... Gli
articoli più inviati Il voto "veltroniano" di Maria: lettera blasfema
di don Farinella - 13 Emails Messe show, facciamo un catalogo? - 10 Emails
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proprio di Benedetto XVI - 4 Emails Il Motu proprio? A Milano
l'arcivescovo dice no - 4 Emails Ultime news An error has occured; the feed is
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Abiura: Comment on Thornborn, un Dan Brown cattolico? by Rovere Thornborn, un
Dan Brown cattolico?: Dan Brown cultura: lupi agnelli e Tornielli cultura: viva
Ismaele! I più votati Violenze e minacce, dobbiamo vigilare - 106 Votes La
comunione nella mano, la fine dell'inginocchiatoio - 57 Votes Milano e il motu
proprio, la colpa è della stampa - 54 Votes La preoccupazione dei vescovi per
il regime di Chavez - 51 Votes In difesa del cardinale Tettamanzi - 48 Votes Se
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moschea - 39 Votes Ebrei salvati da Pio XII: Bruno Ascoli, guardia palatina -
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Ma... - 38 Votes Recent Posts Pio XII, suor Pascalina e gli archivi ebraici
Famiglia sotto attacco, i rischi che arrivano dall'Europa Ancora sugli statuti
del Cammino, approvati dalla Chiesa Da Ruini a Vallini, da Saraiva ad Amato. Al
Sant'Uffizio? Sanna Gli statuti del Cammino neocatecumenale, verso il 13 giugno
Antonelli a Roma, Betori a Firenze, Brambilla (forse) alla Cei La decisione di
Gianni e i nostri giudizi Thornborn, un Dan Brown cattolico? E Pacelli
intervenne contro la legge antisemita Il Papa non incontrerà Ahmadinejad Pagine
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( da "Giornale.it, Il" del 21-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Sul Giornale di oggi
pubblico un lungo articolo di recensione alla nuova biografia di suor Pascalina
Lehnert, la religiosa che accudiva Pio XII: il volume, edito dalla San Paolo,
s'intitola "La signora del sacro palazzo". Il volume è serio e
documentato, il titolo (cambiato rispetto all'edizione tedesca) a mio avviso
indulge un po' troppo allo scandalismo. Ma si sa che contro Papa Pacelli e la
sua corte si può sparare (e c'è "l'aggravante" che Pascalina era una
donna, e dunque "sospetta"), mentre sui pure potenti e influenti
segretari di altri Papi è d'obbligo il rispetto e la riverenza. Sulla stessa
pagina pubblico anche un pezzo che annuncia le iniziative della Santa Sede per
ricordare i 50 anni dalla morte di Pio XII: una mostra fotografica e di oggetti
(alla quale ho collaborato anch'io), realizzata dal Pontificio comitato di
Scienze storiche, un convegno sulla modernità del magistero di Papa Pacelli e
su come questo abbia influito decisamente sul Concilio Vaticano II. Inoltre,
sono annunciati un convegno sui presunti "silenzi" a Gerusalemme e
una riunione di esponenti dell'ebraismo americano che intendono esprimere la
loro gratitudine per ciò che Pio XII fece in favore dei perseguitati.
Presentando le iniziative (martedì scorso, ma il pezzo esce solo oggi perché è
saltato dalla pagina, "scalzato" dalla morte di Mario Rigoni Stern),
monsignor Brandmuller, presidente del Pontificio comitato di Scienze storiche,
ha detto: "Ci sono 15 archivi israeliani che hanno documenti ancora non
visibili e che nessuno indaga". Scritto in Varie Commenti ( 48 ) "
(11 votes, average: 3.55 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli ©
2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 15Jun
08 Famiglia sotto attacco, i rischi che arrivano dall'Europa La famiglia è
sottoposta all'attacco di forze che "cercano di indebolirla". Questo
ha detto ieri sera Benedetto XVI ai giovani brindisini, che lo accolgono con
grande calore in una delle poche regioni italiane che, su iniziativa della
giunta guidata da Niki Vendola, ha legiferato per concedere diritti alle coppie
di fatto. A loro il Papa ha ricordato che "fra i valori radicati" di
questa terra c'è "il rispetto della vita" e "l'attaccamento alla
famiglia" che oggi "è esposta al convergente attacco di numerose
forze che cercano di indebolirla". Nei giorni scorsi ho pubblicato sul
Giornale un articolo sulle minacce che sommessamente (e subdolamente) arrivano
su questa materia dall'Europa, attraverso quello che la professoressa Marta
Cartabia ha definito "colonialismo giurisdizionale": vale a dire la
modifica delle legislazioni familiari a colpi di sentenze delle corti europee.
Un dibattito attualissimo, dopo la clamorosa bocciatura dell'Irlanda del
Trattato di Lisbona. Scritto in Varie Commenti ( 274 ) " (18 votes,
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Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 14Jun 08 Ancora
sugli statuti del Cammino, approvati dalla Chiesa Sono in partenza per Brindisi
e Santa Maria di Leuca dove questo pomeriggio e domani seguirò la visita di
Papa Ratzinger. Apro questo nuovo spazio perché il precedente thread dedicato
ai neocatecumenali ha un record di commenti che rende difficile aprire la
pagina. Non posso fare a meno di prendere le distanze da coloro che hanno
tacciato e continuano a tacciare il Cammino di eresia, da coloro che hanno
fatto paragoni davvero offensivi avvicinando il fondatore del Cammino a
dittatori feroci. Leggo con attenzione tutti i distinguo, le prese di distanza,
gli appunti sulla libertà di critica rispetto alle decisioni papali e vaticane.
Mi permetto sommessamente di far notare che allora questi criteri vanno
adottati sempre (quando non si tratti di pronunciamenti ex cathedra), e allora
ci si dovrebbe inalberare di meno di fronte a critiche o
"disobbedienze" che riguardano altri provvedimenti o decisioni. In
ogni caso, l'approvazione di ieri - che è stata voluta da Benedetto XVI, il
quale non mi risulta in quel momento fosse sottoposto a tortura o costrizioni -
sancisce che il Cammino appartiene alla Chiesa. Nessuno è obbligato ad
aderirci, nessuno è obbligato a credere a questa proposta. Devo dire in tutta
onestà che il quadro che del Cammino è stato dipinto
in molti dei commenti che ho letto mi è sembrato a dir poco unilaterale. Sono
state usate espressioni inaccettabili, sono stati formulati giudizi e sentenze
inappellabili, abbiamo mostrato ancora una volta il volto di una Chiesa che
letteralmente si scanna al suo interno. La storia della Chiesa, diceva
Chesterton, è fatta da un'avanguardia di santi, un popolo di mediocri, una
retroguardia di delinquenti: sono le proporzioni della nostra umanità. Anche
nel Cammino, dunque, accanto a qualche santo ci saranno tante persone
"normali" o mediocri, e, come nel resto del cattolicesimo e dell'intero
genere umano anche qualche mascalzone. Capisco bene, data la sensibilità
tradizionale di molti frequentatori del blog, che le liturgie neocatecumenali
possano non piacere. Ma paragonare il Cammino a una setta protestante chiudendo
gli occhi su ciò che fa per l'evangelizzazione signfica a mio avviso mancare di
senso della misura. Gli abusi liturgici accadono - eccome accadono! - nelle
parrocchie, nelle chiese cattedrali, durante le "ortodossissime"
messe aperte a tutti e magari frequentate da pochi. Immagino che queste poche
righe non piaceranno a molti di voi. Ma siete stati voi, continuando la
discussione, a chiedermi di aprire nuovi spazi per renderla possibile e visto
che ci troviamo nel mio blog mi permetto di ricapitolare la mia posizione. E'
troppo facile, a mio avviso, bollare il cardinale Rylko, strettissimo
collaboratore di Giovanni Paolo II per molti anni, creato cardinale da
Benedetto XVI all'ultimo concistoro, come un fan dei neocatecumenali.
Rileggete, per favore, le parole che il Papa ha detto ai movimenti il mese
scorso. Scritto in Varie Commenti ( 1111 ) " (33 votes, average: 3.45 out
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Commenti Invia questo articolo a un amico 12Jun 08 Da Ruini a Vallini, da Saraiva
ad Amato. Al Sant'Uffizio? Sanna Si avvicina il giorno dell'annuncio
dell'avvicendamento del Vicario di Roma: la scelta del Papa, per la successione
del cardinale Camillo Ruini, è caduta sull'attuale Prefetto della Segnatura
apostolica, il cardinale Agostino Vallini, già vescovo ausiliare di Napoli e
poi vescovo di Albano. La nomina dovrebbe essere resa nota entro fine mese,
probabilmente il 24 giugno. Non ci sono cambi in vista nella struttura del
Vicariato: il successore di Ruini dovrebbe infatti mantenere al suo posto
l'attuale vicegente, monsignor Moretti. Nei giorni successivi alla nomina di
Vallini al Vicariato dovrebbe essere resa nota la promozione del Segretario
dell'ex Sant'Uffizio, l'arcivescovo Angelo Amato, a Prefetto della
Congregazione delle cause dei santi, in sostituzione del cardinale José Saraiva
Martins. Il delicato ruolo di numero due della Congregazione per la dottrina
della fede si vociferava fosse destinato al vescovo Rino Fisichella, ausiliare
di Roma, attuale rettore della Lateranense. Ma nelle ultime ore sta prendendo
quota un'altra candidatura: quella del più anziano arcivescovo di Oristano, il
teologo Ignazio Sanna, che era stato promosso alla
diocesi sarda da appena due anni. Fisichella viene riservato per altri futuri
incarichi. Scritto in Varie Commenti ( 114 ) " (20 votes, average: 3.65
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neocatecumenale, verso il 13 giugno Alcuni di voi mi hanno chiesto di aprire un
nuovo thread dedicato alla discussione sugli statuti del Cammino
neocatecumenale, che sono stati approvati da Benedetto XVI e saranno consegnati
nella tarda mattina di venerdì prossimo ai responsabili del Cammino. Il motivo
della richiesta è l'alto numero di commenti che rende difficile l'accesso alle
pagine con le discussioni precedenti. Una richiesta simile mi era stata rivolta
nei giorni scorsi da Klaus, il quale ha poi lasciato il blog a causa della mia scelta
di aprire il nuovo spazio di discussione in calce al post dedicato al romanzo
thriller di Thornborn. La mia scelta era stata dettata dall'impegno che avevo
preso di non intervenire più sulla vicenda fino al 13 giugno. Pur non essendo
d'accordo con il tono e con i contenuti di molti commenti (in queste due
settimane mi sono beccato rimproveri da destra e da manca, sono stato fatto passare come un portavoce del Cammino solo
perché non non lo ritengo "eretico", è stato
ipotizzato che la mia posizione sia dovuta alla paura di reazione dei
neocatecumenali stessi, sono stato pure offeso
pesantemente), mi rendo conto ora che Klaus aveva ragione a chiedere uno spazio
apposito, perché se è vero che gli argomenti sul mio blog li decido io, è
altrettanto vero che la discussione si alimenta grazie al contributo di tutti e
dunque - visto l'interesse suscitato dall'argomento - è giusto che possa
continuare. Scritto in Varie Commenti ( 1125 ) " (17 votes, average: 4.41
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a Firenze, Brambilla (forse) alla Cei E' stata annunciata a mezzogiorno di oggi
la nomina del cardinale Ennio Antonelli alla guida del Pontificio consiglio per
la famiglia. L'arcivescovo lascia Firenze per succedere allo scomparso
cardinale Alfonso Lopez Truijllo. La diocesi del capoluogo toscano vive un
momento di empasse, dopo le tristi ben note vicende dello scandalo di abusi che
ha coinvolto don Cantini e ha finito per lambire pure l'attuale vescovo
ausiliare Claudio Maniago (criticato per aver minimizzato l'accaduto) che alla
comunità di Cantini era legato. Non è stato reso noto
il nome di chi prenderà il posto di Antonelli. Il pole position c'è il
Segretario della Cei Giuseppe Betori. Come numero due della Conferenza
episcopale, dopo la partenza di Betori, continua a consolidarsi la candidatura
del vescovo ausiliare di Milano, il teologo Franco Giulio Brambilla. Più
defilate altre due candidature, quella del vescovo di Albano Marcello Semeraro,
e quella del vescovo di Macerata Claudio Giuliodori, già direttore dell'ufficio
comunicazioni sociali della Cei. Scritto in Varie Commenti ( 199 ) " (20
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La decisione di Gianni e i nostri giudizi Cari amici, dopo aver letto il
commento postato da Gianni B. in uno dei precedenti
thread, non ho potuto fare a meno di segnalarvelo, perché mi ha commosso e mi
ha fatto pensare. "Questi giorni sono stati per me terrificanti a dir
poco, purtroppo. In questo preciso momento, 6 giugno ore 13.00, avrei dovuto
essere in Repubblica Ceca presso una clinica privata per iniziare l'iter
dell'inseminazione eterologa. Avevo già preso l'appuntamento, prenotato
l'albergo, fatto il pieno e stampato l'itinerario, tanto per dire. Io e la mia
dolce metà abbiamo ovviamente trascorso queste ultime notti completamente
insonni, chiedendoci se la nostra decisione sarebbe stata giusta o no, mentre
si avvicinava il momento della partenza. Mi sono domandato mille volte: come è
possibile mettere al mondo un bambino sapendo che il patrimonio genetico non è della
persona che ami ma di un'altra donna che neppure conosci? Dentro di me ero
assolutamente orripilato da questa ipotesi, però mia moglie desiderava questo
figlio sopra ogni altra cosa, poverina, e non me la sono sentita di dire un no
irrevocabile. Per fortuna, sono riuscito a farla ragionare, passo dopo passo,
con grande pazienza e amore, e alla fine mi ha dato ragione per cui ieri non
siamo partiti e abbiamo annullato tutto. Oggi lei è molto più sollevata, anzi
quasi rinata devo dire, e pure io. Mentre parlavo con lei ogni tanto mi
venivano in mente le nostre discussioni qui dentro al blog, che mi hanno fatto
riflettere. Che pensate - mi rivolgo a tutti voi, se avete voglia di
rispondermi - di questa nostra decisione? Io sono strafelicissimo in questo momento,
sto già pensando all'affido, ci sono tanti bambini che hanno bisogno di una
famiglia". Condivido anch'io la felicità di Gianni e di sua moglie. Mi
colpisce il fatto che i commenti dei lettori del blog abbiano potuto, nel loro
piccolo, contribuire a far prendere una decisione così importante. Mi sono
permesso di presentare questo messaggio (all'insaputa di Gianni), perché credo
possa insegnare qualcosa a tutti. A me ha insegnato che dietro le questioni di
principio, i temi che ci fanno accapigliare, che ci fanno discutere aspramente,
ci sono sempre le storie concrete delle persone. C'è la vita. Se lo tenessimo
sempre presente - quando parliamo di bioetica ma anche delle vicende interne
alla Chiesa - forse i nostri giudizi, senza venir meno nella chiarezza,
sarebbero accompagnati da più carità e misericordia. Scritto in Varie Commenti
( 93 ) " (25 votes, average: 4.96 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea
Tornielli © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un
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il romanzo "L'ultima rivelazione" di Joseph Thornborn (edizioni
Piemme): un thriller ambientato in Vaticano, che ha come tema di fondo la
storicità dei Vangeli. L'ho trovato molto ben documentato. Avevo già letto
dello stesso autore un precedente romanzo, "Il quarto segreto",
dedicato alla profezia di Fatima. Mi permetto di segnalarveli perché mi
sembrano un esempio di come si possano scrivere gialli di fantapolitica
vaticana, conditi con misteri e profezie, conservando la prospettiva cattolica.
PS. In realtà ho scritto questo post soprattutto per venire incontro alle
richieste di chi mi chiedeva un nuovo spazio per continuare l'accesissima
discussione dedicata ai neocatecumenali. Avevo scritto che non sarei più
intervenuto fino alla notizia dell'approvazione e vorrei mantenere l'impegno,
limitandomi a ribadire che gli statuti sono stati approvati definitivamente da
Benedetto XVI, dopo un lungo e attento esame, e che la consegna ufficiale ai
responsabili del Cammino avverrà venerdì 13 giugno. A quanti - nuovi arrivati -
mi hanno accusato di essere troppo accondiscendente con coloro che rivolgono
critiche feroci contro i neocatecumenali, non posso che dire di rileggersi con
attenzione ciò che ho scritto nei post precedenti e in qualche risposta ai
tantissimi commenti. Spero di non offendere nessuno se mi limito ad osservare:
Roma locuta, causa finita. Resta valido l'impegno a domandare scusa in
ginocchio se sarò smentito e cioè se Roma si esprimerà. ad experimentum!
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Commenti Invia questo articolo a un amico 03Jun 08 E Pacelli intervenne contro
la legge antisemita Sul Giornale di oggi pubblico una pagina dedicata ad alcuni
documenti che ho scoperto durante il mio recente soggiorno in Francia,
consultando le carte dell'Archivio del cardinale Tisserant, custodite in un
paesino dei Pirenei dall'Associazione Amici del cardinale Tisserant. Si tratta
dell'intervento che l'allora cardinale Eugenio Pacelli, nella primavera del
1938, fece (su input di Tisserant) per impedire che in Polonia venisse
approvata una legge che proibiva la macellazione per giugulamento tipica del
rituale ebraico. Il cardinale Segretario di Stato, che definì quella norma
"una vera persecuzione", scrisse immediatamente al nunzio apostolico
a Varsavia per essere informato. Il nunzio inviò a Roma un dettagliato
rapporto, spiegando che non erano necessari interventi di alcun genere perché
la legge si era arenata in Senato e sarebbe stata lasciata cadere. Ancora una
volta dai documenti emerge inequivocabilmente l'infondatezza della
"leggenda nera" che vorrebbe dipingere Pio XII come antisemita. A
proposito di questo Papa, sono lieto di segnalarvi che nel sito online del
Giornale si è inaugurata una nuova sessione, curata dalla grafologa Evi Crotti
(con la quale ho collaborato per realizzare un volumetto sulla grafia dei
Papi), che oltre a interloquire con i lettori-navigatori, interpretando i
disegni dei bambini, offre alcune analisi grafologiche su personaggi famosi: si
inizia con Padre Pio e con Pio XII, due giganti della Chiesa del secolo scorso.
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Commenti Invia questo articolo a un amico 01Jun 08 Il Papa non incontrerà
Ahmadinejad Il presidente iraniano Mahmud Ahmadinejad, a Roma dal 3 giugno per
partecipare al summit della Fao, non vedrà a tu per tu Benedetto XVI, come
aveva chiesto nei giorni scorsi, come scrivo sul Giornale di oggi. E non ci
sarà neppure l'udienza collettiva ai capi di Stato presenti al vertice, come
ipotizzato fin dall'inizio dalla Santa Sede di fronte alle molte richieste di
udienza (a quanto pare otto) presentate dai vari leader. Vista l'impossibilità
"tecnica" per il Pontefice di ricevere singolarmente tutte queste
persone nel giro di 24-48 ore, e vista l'impossibilità di realizzare anche l'udienza
collettiva, in quanto i capi di Stato e di governo giungeranno a Roma in tempi
diversi, il Vaticano nelle ultime ore ha informato ciascuno dei richiedenti che
non sarà possibile soddisfare le loro richieste. La presenza di Ahmadinejad
Oltretevere, a tu per tu con Ratzinger, secondo alcuni avrebbe potuto creare
qualche imbarazzo viste le sue reiterate dichiarazioni nelle quali ha chiesto
la cancellazione di Israele dalla carta geografica. Al tempo stesso, però,
l'udienza sarebbe stata concessa se Ahmadinejad si fosse trovato di passaggio a
Roma non in coincidenza con la presenza di così tanti "colleghi" che
desideravano un'udienza. La Santa Sede, infatti, dialoga con tutti e incontra
tutti. Nel dicembre di due anni fa, infatti, Benedetto XVI ricevette il
ministro degli Esteri di Teheran che gli portava un messaggio dello stesso
Ahmadinejad. Scritto in Varie Commenti ( 178 ) " (15 votes, average: 3.67
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Andrea Tornielli, il vaticanista del Giornale, classe 1964, laurea in storia
della lingua greca. Sono sposato e ho tre figli. Vivo tra Roma e Milano Tutti
gli articoli di Andrea Tornielli su ilGiornale.it contatti Categorie Varie
(203) Ultime discussioni Davide: @Luisa Scrive: June 20th, 2008 at 7:42 pm
Davide se lei avesse seguito tutta la discussione da settimane,... Paul:
Scusatemi se mi intrometto. Ma esistono parrocchie in cui ci sono SOLO messe col
rito NC??? A me sembra... Michele M: @bo,mario scrive: "GPII non era
filocomunista perchè, quello, era finito da un pezzo." Le... Marco
Scanavacca: Signori, prego! Calma e gesso. Dopo quarant'anni (almeno) che
sentiamo a ogni piè sospinto... Luisa: Dunque se la capisco bene chi non ha
accettato la realtà neocatecumenale arrivata in parrocchia con le sue... Gli
articoli più inviati Il voto "veltroniano" di Maria: lettera blasfema
di don Farinella - 13 Emails Messe show, facciamo un catalogo? - 10 Emails Nasce
a Roma la prima parrocchia personale in rito antico - 8 Emails Neocatecumenali,
il Papa ha approvato gli statuti - 6 Emails
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Un'enciclica con l'aiuto di Marx - 5 Emails Martini contro il Motu proprio di
Benedetto XVI - 4 Emails Il Motu proprio? A Milano l'arcivescovo dice no
- 4 Emails Ultime news Dal Molin, il Tar boccia l'ampliamento della base americanaFs
in rosso dicono addio al vagone ristoranteL'ad: mercato disastroso Il titolo
Fiat perde l'8,5%Naomi condannata: 200 ore di servizi socialiBerlusconi: le
toghe non sovvertano il voto Anm: "Basta insulti, Napolitano ci
riceva"Veltroni: in autunno in piazza contro il governo Il Cavaliere:
"A Roma una voragine, se ne vada" Blog Amici Dio: pace o dominio Il
blog di Accattoli il blog di Fratel Ettore Il blog di Magister il blog di
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2007 (30) Trackback recenti Abiura: Comment on Thornborn, un Dan Brown
cattolico? by Rovere Thornborn, un Dan Brown cattolico?: Dan Brown cultura:
lupi agnelli e Tornielli cultura: viva Ismaele! I più votati Violenze e
minacce, dobbiamo vigilare - 106 Votes La comunione nella mano, la fine
dell'inginocchiatoio - 57 Votes Milano e il motu proprio, la colpa è della
stampa - 54 Votes La preoccupazione dei vescovi per il regime di Chavez - 51
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"Lei non sa chi sono io!" - 47 Votes Il Papa non andrà alla Sapienza
- 41 Votes Il parroco trevigiano trasforma l'oratorio in moschea - 39 Votes
Ebrei salvati da Pio XII: Bruno Ascoli, guardia palatina - 39 Votes Bregantini,
il trasferimento contestato. Ma... - 38 Votes Recent
Posts Pio XII, suor Pascalina e gli archivi ebraici Famiglia sotto attacco, i
rischi che arrivano dall'Europa Ancora sugli statuti del Cammino, approvati
dalla Chiesa Da Ruini a Vallini, da Saraiva ad Amato. Al Sant'Uffizio? Sanna
Gli statuti del Cammino neocatecumenale, verso il 13 giugno Antonelli a Roma,
Betori a Firenze, Brambilla (forse) alla Cei La decisione di Gianni e i nostri
giudizi Thornborn, un Dan Brown cattolico? E Pacelli intervenne contro la legge
antisemita Il Papa non incontrerà Ahmadinejad Pagine About Disclaimer I miei
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commenti al blog Il Blog di Andrea Tornielli © 2008 disclaimer Feed RSS
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( da "Giornale.it, Il" del 21-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Sul Giornale di oggi
pubblico un lungo articolo di recensione alla nuova biografia di suor Pascalina
Lehnert, la religiosa che accudiva Pio XII: il volume, edito dalla San Paolo,
s'intitola "La signora del sacro palazzo". Il volume è serio e
documentato, il titolo (cambiato rispetto all'edizione tedesca) a mio avviso
indulge un po' troppo allo scandalismo. Ma si sa che contro Papa Pacelli e la
sua corte si può sparare (e c'è "l'aggravante" che Pascalina era una
donna, e dunque "sospetta"), mentre sui pure potenti e influenti
segretari di altri Papi è d'obbligo il rispetto e la riverenza. Sulla stessa
pagina pubblico anche un pezzo che annuncia le iniziative della Santa Sede per
ricordare i 50 anni dalla morte di Pio XII: una mostra fotografica e di oggetti
(alla quale ho collaborato anch'io), realizzata dal Pontificio comitato di
Scienze storiche, un convegno sulla modernità del magistero di Papa Pacelli e
su come questo abbia influito decisamente sul Concilio Vaticano II. Inoltre,
sono annunciati un convegno sui presunti "silenzi" a Gerusalemme e
una riunione di esponenti dell'ebraismo americano che intendono esprimere la
loro gratitudine per ciò che Pio XII fece in favore dei perseguitati. Presentando
le iniziative (martedì scorso, ma il pezzo esce solo oggi perché è saltato
dalla pagina, "scalzato" dalla morte di Mario Rigoni Stern),
monsignor Brandmuller, presidente del Pontificio comitato di Scienze storiche,
ha detto: "Ci sono 15 archivi israeliani che hanno documenti ancora non
visibili e che nessuno indaga". Scritto in Varie Commenti ( 48 ) "
(11 votes, average: 3.55 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli ©
2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 15Jun
08 Famiglia sotto attacco, i rischi che arrivano dall'Europa La famiglia è
sottoposta all'attacco di forze che "cercano di indebolirla". Questo
ha detto ieri sera Benedetto XVI ai giovani brindisini, che lo accolgono con
grande calore in una delle poche regioni italiane che, su iniziativa della
giunta guidata da Niki Vendola, ha legiferato per concedere diritti alle coppie
di fatto. A loro il Papa ha ricordato che "fra i valori radicati" di
questa terra c'è "il rispetto della vita" e "l'attaccamento alla
famiglia" che oggi "è esposta al convergente attacco di numerose
forze che cercano di indebolirla". Nei giorni scorsi ho pubblicato sul
Giornale un articolo sulle minacce che sommessamente (e subdolamente) arrivano
su questa materia dall'Europa, attraverso quello che la professoressa Marta
Cartabia ha definito "colonialismo giurisdizionale": vale a dire la
modifica delle legislazioni familiari a colpi di sentenze delle corti europee.
Un dibattito attualissimo, dopo la clamorosa bocciatura dell'Irlanda del
Trattato di Lisbona. Scritto in Varie Commenti ( 274 ) " (18 votes,
average: 4.44 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2008 Feed RSS
Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 14Jun 08 Ancora
sugli statuti del Cammino, approvati dalla Chiesa Sono in partenza per Brindisi
e Santa Maria di Leuca dove questo pomeriggio e domani seguirò la visita di
Papa Ratzinger. Apro questo nuovo spazio perché il precedente thread dedicato
ai neocatecumenali ha un record di commenti che rende difficile aprire la
pagina. Non posso fare a meno di prendere le distanze da coloro che hanno
tacciato e continuano a tacciare il Cammino di eresia, da coloro che hanno
fatto paragoni davvero offensivi avvicinando il fondatore del Cammino a
dittatori feroci. Leggo con attenzione tutti i distinguo, le prese di distanza,
gli appunti sulla libertà di critica rispetto alle decisioni papali e vaticane.
Mi permetto sommessamente di far notare che allora questi criteri vanno
adottati sempre (quando non si tratti di pronunciamenti ex cathedra), e allora
ci si dovrebbe inalberare di meno di fronte a critiche o
"disobbedienze" che riguardano altri provvedimenti o decisioni. In
ogni caso, l'approvazione di ieri - che è stata voluta da Benedetto XVI, il
quale non mi risulta in quel momento fosse sottoposto a tortura o costrizioni -
sancisce che il Cammino appartiene alla Chiesa. Nessuno è obbligato ad
aderirci, nessuno è obbligato a credere a questa proposta. Devo dire in tutta
onestà che il quadro che del Cammino è stato dipinto
in molti dei commenti che ho letto mi è sembrato a dir poco unilaterale. Sono
state usate espressioni inaccettabili, sono stati formulati giudizi e sentenze
inappellabili, abbiamo mostrato ancora una volta il volto di una Chiesa che
letteralmente si scanna al suo interno. La storia della Chiesa, diceva
Chesterton, è fatta da un'avanguardia di santi, un popolo di mediocri, una
retroguardia di delinquenti: sono le proporzioni della nostra umanità. Anche
nel Cammino, dunque, accanto a qualche santo ci saranno tante persone
"normali" o mediocri, e, come nel resto del cattolicesimo e
dell'intero genere umano anche qualche mascalzone. Capisco bene, data la
sensibilità tradizionale di molti frequentatori del blog, che le liturgie
neocatecumenali possano non piacere. Ma paragonare il Cammino a una setta
protestante chiudendo gli occhi su ciò che fa per l'evangelizzazione signfica a
mio avviso mancare di senso della misura. Gli abusi liturgici accadono - eccome
accadono! - nelle parrocchie, nelle chiese cattedrali, durante le
"ortodossissime" messe aperte a tutti e magari frequentate da pochi.
Immagino che queste poche righe non piaceranno a molti di voi. Ma siete stati
voi, continuando la discussione, a chiedermi di aprire nuovi spazi per renderla
possibile e visto che ci troviamo nel mio blog mi permetto di ricapitolare la
mia posizione. E' troppo facile, a mio avviso, bollare il cardinale Rylko,
strettissimo collaboratore di Giovanni Paolo II per molti anni, creato
cardinale da Benedetto XVI all'ultimo concistoro, come un fan dei
neocatecumenali. Rileggete, per favore, le parole che il Papa ha detto ai
movimenti il mese scorso. Scritto in Varie Commenti ( 1111 ) " (33 votes,
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Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 12Jun 08 Da Ruini a
Vallini, da Saraiva ad Amato. Al Sant'Uffizio? Sanna Si avvicina il giorno
dell'annuncio dell'avvicendamento del Vicario di Roma: la scelta del Papa, per
la successione del cardinale Camillo Ruini, è caduta sull'attuale Prefetto
della Segnatura apostolica, il cardinale Agostino Vallini, già vescovo
ausiliare di Napoli e poi vescovo di Albano. La nomina dovrebbe essere resa
nota entro fine mese, probabilmente il 24 giugno. Non ci sono cambi in vista
nella struttura del Vicariato: il successore di Ruini dovrebbe infatti
mantenere al suo posto l'attuale vicegente, monsignor Moretti. Nei giorni
successivi alla nomina di Vallini al Vicariato dovrebbe essere resa nota la
promozione del Segretario dell'ex Sant'Uffizio, l'arcivescovo Angelo Amato, a
Prefetto della Congregazione delle cause dei santi, in sostituzione del
cardinale José Saraiva Martins. Il delicato ruolo di numero due della
Congregazione per la dottrina della fede si vociferava fosse destinato al
vescovo Rino Fisichella, ausiliare di Roma, attuale rettore della Lateranense.
Ma nelle ultime ore sta prendendo quota un'altra candidatura: quella del più
anziano arcivescovo di Oristano, il teologo Ignazio Sanna, che era stato promosso alla diocesi sarda da appena due anni.
Fisichella viene riservato per altri futuri incarichi. Scritto in Varie
Commenti ( 114 ) " (20 votes, average: 3.65 out of 5) Loading ... Il Blog
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a un amico 10Jun 08 Gli statuti del Cammino neocatecumenale, verso il 13 giugno
Alcuni di voi mi hanno chiesto di aprire un nuovo thread dedicato alla
discussione sugli statuti del Cammino neocatecumenale, che sono stati approvati
da Benedetto XVI e saranno consegnati nella tarda mattina di venerdì prossimo
ai responsabili del Cammino. Il motivo della richiesta è l'alto numero di
commenti che rende difficile l'accesso alle pagine con le discussioni
precedenti. Una richiesta simile mi era stata rivolta nei giorni scorsi da
Klaus, il quale ha poi lasciato il blog a causa della mia scelta di aprire il
nuovo spazio di discussione in calce al post dedicato al romanzo thriller di
Thornborn. La mia scelta era stata dettata dall'impegno che avevo preso di non
intervenire più sulla vicenda fino al 13 giugno. Pur non essendo d'accordo con
il tono e con i contenuti di molti commenti (in queste due settimane mi sono
beccato rimproveri da destra e da manca, sono stato
fatto passare come un portavoce del Cammino solo perché non non lo ritengo
"eretico", è stato ipotizzato che la mia
posizione sia dovuta alla paura di reazione dei neocatecumenali stessi, sono stato pure offeso pesantemente), mi rendo conto ora che
Klaus aveva ragione a chiedere uno spazio apposito, perché se è vero che gli
argomenti sul mio blog li decido io, è altrettanto vero che la discussione si
alimenta grazie al contributo di tutti e dunque - visto l'interesse suscitato
dall'argomento - è giusto che possa continuare. Scritto in Varie Commenti (
1125 ) " (17 votes, average: 4.41 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea
Tornielli © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un
amico 07Jun 08 Antonelli a Roma, Betori a Firenze, Brambilla (forse) alla Cei
E' stata annunciata a mezzogiorno di oggi la nomina del cardinale Ennio
Antonelli alla guida del Pontificio consiglio per la famiglia. L'arcivescovo
lascia Firenze per succedere allo scomparso cardinale Alfonso Lopez Truijllo.
La diocesi del capoluogo toscano vive un momento di empasse, dopo le tristi ben
note vicende dello scandalo di abusi che ha coinvolto don Cantini e ha finito
per lambire pure l'attuale vescovo ausiliare Claudio Maniago (criticato per
aver minimizzato l'accaduto) che alla comunità di Cantini era legato. Non è stato reso noto il nome di chi prenderà il posto di
Antonelli. Il pole position c'è il Segretario della Cei Giuseppe Betori. Come
numero due della Conferenza episcopale, dopo la partenza di Betori, continua a
consolidarsi la candidatura del vescovo ausiliare di Milano, il teologo Franco
Giulio Brambilla. Più defilate altre due candidature, quella del vescovo di
Albano Marcello Semeraro, e quella del vescovo di Macerata Claudio Giuliodori,
già direttore dell'ufficio comunicazioni sociali della Cei. Scritto in Varie
Commenti ( 199 ) " (20 votes, average: 3.75 out of 5) Loading ... Il Blog
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articolo a un amico 06Jun 08 La decisione di Gianni e i nostri giudizi Cari
amici, dopo aver letto il commento postato da Gianni
B. in uno dei precedenti thread, non ho potuto fare a meno di segnalarvelo,
perché mi ha commosso e mi ha fatto pensare. "Questi giorni sono stati per
me terrificanti a dir poco, purtroppo. In questo preciso momento, 6 giugno ore
13.00, avrei dovuto essere in Repubblica Ceca presso una clinica privata per
iniziare l'iter dell'inseminazione eterologa. Avevo già preso l'appuntamento,
prenotato l'albergo, fatto il pieno e stampato l'itinerario, tanto per dire. Io
e la mia dolce metà abbiamo ovviamente trascorso queste ultime notti
completamente insonni, chiedendoci se la nostra decisione sarebbe stata giusta
o no, mentre si avvicinava il momento della partenza. Mi sono domandato mille
volte: come è possibile mettere al mondo un bambino sapendo che il patrimonio
genetico non è della persona che ami ma di un'altra donna che neppure conosci?
Dentro di me ero assolutamente orripilato da questa ipotesi, però mia moglie
desiderava questo figlio sopra ogni altra cosa, poverina, e non me la sono
sentita di dire un no irrevocabile. Per fortuna, sono riuscito a farla
ragionare, passo dopo passo, con grande pazienza e amore, e alla fine mi ha
dato ragione per cui ieri non siamo partiti e abbiamo annullato tutto. Oggi lei
è molto più sollevata, anzi quasi rinata devo dire, e pure io. Mentre parlavo
con lei ogni tanto mi venivano in mente le nostre discussioni qui dentro al
blog, che mi hanno fatto riflettere. Che pensate - mi rivolgo a tutti voi, se
avete voglia di rispondermi - di questa nostra decisione? Io sono
strafelicissimo in questo momento, sto già pensando all'affido, ci sono tanti
bambini che hanno bisogno di una famiglia". Condivido anch'io la felicità
di Gianni e di sua moglie. Mi colpisce il fatto che i commenti dei lettori del
blog abbiano potuto, nel loro piccolo, contribuire a far prendere una decisione
così importante. Mi sono permesso di presentare questo messaggio (all'insaputa
di Gianni), perché credo possa insegnare qualcosa a tutti. A me ha insegnato
che dietro le questioni di principio, i temi che ci fanno accapigliare, che ci
fanno discutere aspramente, ci sono sempre le storie concrete delle persone.
C'è la vita. Se lo tenessimo sempre presente - quando parliamo di bioetica ma
anche delle vicende interne alla Chiesa - forse i nostri giudizi, senza venir
meno nella chiarezza, sarebbero accompagnati da più carità e misericordia.
Scritto in Varie Commenti ( 93 ) " (25 votes, average: 4.96 out of 5)
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Invia questo articolo a un amico 05Jun 08 Thornborn, un Dan Brown cattolico? Ho
appena finito di leggere il romanzo "L'ultima rivelazione" di Joseph
Thornborn (edizioni Piemme): un thriller ambientato in Vaticano, che ha come
tema di fondo la storicità dei Vangeli. L'ho trovato molto ben documentato.
Avevo già letto dello stesso autore un precedente romanzo, "Il quarto
segreto", dedicato alla profezia di Fatima. Mi permetto di segnalarveli
perché mi sembrano un esempio di come si possano scrivere gialli di
fantapolitica vaticana, conditi con misteri e profezie, conservando la
prospettiva cattolica. PS. In realtà ho scritto questo post soprattutto per
venire incontro alle richieste di chi mi chiedeva un nuovo spazio per
continuare l'accesissima discussione dedicata ai neocatecumenali. Avevo scritto
che non sarei più intervenuto fino alla notizia dell'approvazione e vorrei
mantenere l'impegno, limitandomi a ribadire che gli statuti sono stati
approvati definitivamente da Benedetto XVI, dopo un lungo e attento esame, e
che la consegna ufficiale ai responsabili del Cammino avverrà venerdì 13
giugno. A quanti - nuovi arrivati - mi hanno accusato di essere troppo
accondiscendente con coloro che rivolgono critiche feroci contro i
neocatecumenali, non posso che dire di rileggersi con attenzione ciò che ho
scritto nei post precedenti e in qualche risposta ai tantissimi commenti. Spero
di non offendere nessuno se mi limito ad osservare: Roma locuta, causa finita.
Resta valido l'impegno a domandare scusa in ginocchio se sarò smentito e cioè
se Roma si esprimerà. ad experimentum! Scritto in Varie Commenti ( 814 ) "
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08 E Pacelli intervenne contro la legge antisemita Sul Giornale di oggi
pubblico una pagina dedicata ad alcuni documenti che ho scoperto durante il mio
recente soggiorno in Francia, consultando le carte dell'Archivio del cardinale
Tisserant, custodite in un paesino dei Pirenei dall'Associazione Amici del
cardinale Tisserant. Si tratta dell'intervento che l'allora cardinale Eugenio
Pacelli, nella primavera del 1938, fece (su input di Tisserant) per impedire
che in Polonia venisse approvata una legge che proibiva la macellazione per
giugulamento tipica del rituale ebraico. Il cardinale Segretario di Stato, che
definì quella norma "una vera persecuzione", scrisse immediatamente
al nunzio apostolico a Varsavia per essere informato. Il nunzio inviò a Roma un
dettagliato rapporto, spiegando che non erano necessari interventi di alcun
genere perché la legge si era arenata in Senato e sarebbe stata lasciata
cadere. Ancora una volta dai documenti emerge inequivocabilmente l'infondatezza
della "leggenda nera" che vorrebbe dipingere Pio XII come antisemita.
A proposito di questo Papa, sono lieto di segnalarvi che nel sito online del
Giornale si è inaugurata una nuova sessione, curata dalla grafologa Evi Crotti
(con la quale ho collaborato per realizzare un volumetto sulla grafia dei
Papi), che oltre a interloquire con i lettori-navigatori, interpretando i
disegni dei bambini, offre alcune analisi grafologiche su personaggi famosi: si
inizia con Padre Pio e con Pio XII, due giganti della Chiesa del secolo scorso.
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Ahmadinejad Il presidente iraniano Mahmud Ahmadinejad, a Roma dal 3 giugno per
partecipare al summit della Fao, non vedrà a tu per tu Benedetto XVI, come
aveva chiesto nei giorni scorsi, come scrivo sul Giornale di oggi. E non ci
sarà neppure l'udienza collettiva ai capi di Stato presenti al vertice, come
ipotizzato fin dall'inizio dalla Santa Sede di fronte alle molte richieste di
udienza (a quanto pare otto) presentate dai vari leader. Vista l'impossibilità
"tecnica" per il Pontefice di ricevere singolarmente tutte queste
persone nel giro di 24-48 ore, e vista l'impossibilità di realizzare anche
l'udienza collettiva, in quanto i capi di Stato e di governo giungeranno a Roma
in tempi diversi, il Vaticano nelle ultime ore ha informato ciascuno dei
richiedenti che non sarà possibile soddisfare le loro richieste. La presenza di
Ahmadinejad Oltretevere, a tu per tu con Ratzinger, secondo alcuni avrebbe
potuto creare qualche imbarazzo viste le sue reiterate dichiarazioni nelle
quali ha chiesto la cancellazione di Israele dalla carta geografica. Al tempo stesso,
però, l'udienza sarebbe stata concessa se Ahmadinejad si fosse trovato di
passaggio a Roma non in coincidenza con la presenza di così tanti
"colleghi" che desideravano un'udienza. La Santa Sede, infatti,
dialoga con tutti e incontra tutti. Nel dicembre di due anni fa, infatti,
Benedetto XVI ricevette il ministro degli Esteri di Teheran che gli portava un
messaggio dello stesso Ahmadinejad. Scritto in Varie Commenti ( 178 ) "
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precedenti Chi sono Sono Andrea Tornielli, il vaticanista del Giornale, classe
1964, laurea in storia della lingua greca. Sono sposato e ho tre figli. Vivo
tra Roma e Milano Tutti gli articoli di Andrea Tornielli su ilGiornale.it
contatti Categorie Varie (203) Ultime discussioni Davide: @Luisa Scrive: June
20th, 2008 at 7:42 pm Davide se lei avesse seguito tutta la discussione da
settimane,... Paul: Scusatemi se mi intrometto. Ma esistono parrocchie in cui
ci sono SOLO messe col rito NC??? A me sembra... Michele M: @bo,mario scrive:
"GPII non era filocomunista perchè, quello, era finito da un pezzo."
Le... Marco Scanavacca: Signori, prego! Calma e gesso. Dopo quarant'anni
(almeno) che sentiamo a ogni piè sospinto... Luisa: Dunque se la capisco bene
chi non ha accettato la realtà neocatecumenale arrivata in parrocchia con le
sue... Gli articoli più inviati Il voto "veltroniano" di Maria:
lettera blasfema di don Farinella - 13 Emails Messe show, facciamo un catalogo?
- 10 Emails Nasce a Roma la prima parrocchia personale in rito antico - 8
Emails Neocatecumenali, il Papa ha approvato gli statuti -
6 Emails Neocatecumenali, faranno la comunione in piedi - 6 Emails La battaglia
finale - 5 Emails Dopo la messa tridentina, in Cattolica cambiano l'altare - 5
Emails Un'enciclica con l'aiuto di Marx - 5 Emails Martini contro il Motu
proprio di Benedetto XVI - 4 Emails Il Motu proprio? A Milano
l'arcivescovo dice no - 4 Emails Ultime news Dal Molin, il Tar boccia
l'ampliamento della base americanaFs in rosso dicono addio al vagone
ristoranteL'ad: mercato disastroso Il titolo Fiat perde l'8,5%Naomi condannata:
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"Basta insulti, Napolitano ci riceva"Veltroni: in autunno in piazza
contro il governo Il Cavaliere: "A Roma una voragine, se ne vada"
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Brown cattolico? by Rovere Thornborn, un Dan Brown cattolico?: Dan Brown
cultura: lupi agnelli e Tornielli cultura: viva Ismaele! I più votati Violenze
e minacce, dobbiamo vigilare - 106 Votes La comunione nella mano, la fine
dell'inginocchiatoio - 57 Votes Milano e il motu proprio, la colpa è della
stampa - 54 Votes La preoccupazione dei vescovi per il regime di Chavez - 51 Votes
In difesa del cardinale Tettamanzi - 48 Votes Se lo storico replica: "Lei
non sa chi sono io!" - 47 Votes Il Papa non andrà alla Sapienza - 41 Votes
Il parroco trevigiano trasforma l'oratorio in moschea - 39 Votes Ebrei salvati
da Pio XII: Bruno Ascoli, guardia palatina - 39 Votes Bregantini, il
trasferimento contestato. Ma... - 38 Votes Recent
Posts Pio XII, suor Pascalina e gli archivi ebraici Famiglia sotto attacco, i
rischi che arrivano dall'Europa Ancora sugli statuti del Cammino, approvati dalla
Chiesa Da Ruini a Vallini, da Saraiva ad Amato. Al Sant'Uffizio? Sanna Gli
statuti del Cammino neocatecumenale, verso il 13 giugno Antonelli a Roma,
Betori a Firenze, Brambilla (forse) alla Cei La decisione di Gianni e i nostri
giudizi Thornborn, un Dan Brown cattolico? E Pacelli intervenne contro la legge
antisemita Il Papa non incontrerà Ahmadinejad Pagine About Disclaimer I miei
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( da "Giornale.it, Il" del 21-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Sul Giornale di oggi
pubblico un lungo articolo di recensione alla nuova biografia di suor Pascalina
Lehnert, la religiosa che accudiva Pio XII: il volume, edito dalla San Paolo,
s'intitola "La signora del sacro palazzo". Il volume è serio e
documentato, il titolo (cambiato rispetto all'edizione tedesca) a mio avviso
indulge un po' troppo allo scandalismo. Ma si sa che contro Papa Pacelli e la
sua corte si può sparare (e c'è "l'aggravante" che Pascalina era una
donna, e dunque "sospetta"), mentre sui pure potenti e influenti
segretari di altri Papi è d'obbligo il rispetto e la riverenza. Sulla stessa
pagina pubblico anche un pezzo che annuncia le iniziative della Santa Sede per
ricordare i 50 anni dalla morte di Pio XII: una mostra fotografica e di oggetti
(alla quale ho collaborato anch'io), realizzata dal Pontificio comitato di
Scienze storiche, un convegno sulla modernità del magistero di Papa Pacelli e
su come questo abbia influito decisamente sul Concilio Vaticano II. Inoltre,
sono annunciati un convegno sui presunti "silenzi" a Gerusalemme e
una riunione di esponenti dell'ebraismo americano che intendono esprimere la
loro gratitudine per ciò che Pio XII fece in favore dei perseguitati.
Presentando le iniziative (martedì scorso, ma il pezzo esce solo oggi perché è
saltato dalla pagina, "scalzato" dalla morte di Mario Rigoni Stern),
monsignor Brandmuller, presidente del Pontificio comitato di Scienze storiche,
ha detto: "Ci sono 15 archivi israeliani che hanno documenti ancora non
visibili e che nessuno indaga". Scritto in Varie Commenti ( 48 ) "
(11 votes, average: 3.55 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli ©
2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 15Jun
08 Famiglia sotto attacco, i rischi che arrivano dall'Europa La famiglia è
sottoposta all'attacco di forze che "cercano di indebolirla". Questo
ha detto ieri sera Benedetto XVI ai giovani brindisini, che lo accolgono con
grande calore in una delle poche regioni italiane che, su iniziativa della
giunta guidata da Niki Vendola, ha legiferato per concedere diritti alle coppie
di fatto. A loro il Papa ha ricordato che "fra i valori radicati" di
questa terra c'è "il rispetto della vita" e "l'attaccamento alla
famiglia" che oggi "è esposta al convergente attacco di numerose
forze che cercano di indebolirla". Nei giorni scorsi ho pubblicato sul
Giornale un articolo sulle minacce che sommessamente (e subdolamente) arrivano
su questa materia dall'Europa, attraverso quello che la professoressa Marta
Cartabia ha definito "colonialismo giurisdizionale": vale a dire la
modifica delle legislazioni familiari a colpi di sentenze delle corti europee.
Un dibattito attualissimo, dopo la clamorosa bocciatura dell'Irlanda del
Trattato di Lisbona. Scritto in Varie Commenti ( 274 ) " (18 votes,
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Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 14Jun 08 Ancora
sugli statuti del Cammino, approvati dalla Chiesa Sono in partenza per Brindisi
e Santa Maria di Leuca dove questo pomeriggio e domani seguirò la visita di
Papa Ratzinger. Apro questo nuovo spazio perché il precedente thread dedicato
ai neocatecumenali ha un record di commenti che rende difficile aprire la
pagina. Non posso fare a meno di prendere le distanze da coloro che hanno
tacciato e continuano a tacciare il Cammino di eresia, da coloro che hanno
fatto paragoni davvero offensivi avvicinando il fondatore del Cammino a dittatori
feroci. Leggo con attenzione tutti i distinguo, le prese di distanza, gli
appunti sulla libertà di critica rispetto alle decisioni papali e vaticane. Mi
permetto sommessamente di far notare che allora questi criteri vanno adottati
sempre (quando non si tratti di pronunciamenti ex cathedra), e allora ci si
dovrebbe inalberare di meno di fronte a critiche o "disobbedienze"
che riguardano altri provvedimenti o decisioni. In ogni caso, l'approvazione di
ieri - che è stata voluta da Benedetto XVI, il quale non mi risulta in quel
momento fosse sottoposto a tortura o costrizioni - sancisce che il Cammino
appartiene alla Chiesa. Nessuno è obbligato ad aderirci, nessuno è obbligato a
credere a questa proposta. Devo dire in tutta onestà che il quadro che del Cammino
è stato dipinto in molti dei commenti che ho letto mi
è sembrato a dir poco unilaterale. Sono state usate espressioni inaccettabili,
sono stati formulati giudizi e sentenze inappellabili, abbiamo mostrato ancora
una volta il volto di una Chiesa che letteralmente si scanna al suo interno. La
storia della Chiesa, diceva Chesterton, è fatta da un'avanguardia di santi, un
popolo di mediocri, una retroguardia di delinquenti: sono le proporzioni della
nostra umanità. Anche nel Cammino, dunque, accanto a qualche santo ci saranno
tante persone "normali" o mediocri, e, come nel resto del
cattolicesimo e dell'intero genere umano anche qualche mascalzone. Capisco
bene, data la sensibilità tradizionale di molti frequentatori del blog, che le
liturgie neocatecumenali possano non piacere. Ma paragonare il Cammino a una
setta protestante chiudendo gli occhi su ciò che fa per l'evangelizzazione
signfica a mio avviso mancare di senso della misura. Gli abusi liturgici
accadono - eccome accadono! - nelle parrocchie, nelle chiese cattedrali,
durante le "ortodossissime" messe aperte a tutti e magari frequentate
da pochi. Immagino che queste poche righe non piaceranno a molti di voi. Ma
siete stati voi, continuando la discussione, a chiedermi di aprire nuovi spazi per
renderla possibile e visto che ci troviamo nel mio blog mi permetto di
ricapitolare la mia posizione. E' troppo facile, a mio avviso, bollare il
cardinale Rylko, strettissimo collaboratore di Giovanni Paolo II per molti
anni, creato cardinale da Benedetto XVI all'ultimo concistoro, come un fan dei
neocatecumenali. Rileggete, per favore, le parole che il Papa ha detto ai
movimenti il mese scorso. Scritto in Varie Commenti ( 1111 ) " (33 votes,
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Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 12Jun 08 Da Ruini a
Vallini, da Saraiva ad Amato. Al Sant'Uffizio? Sanna Si avvicina il giorno
dell'annuncio dell'avvicendamento del Vicario di Roma: la scelta del Papa, per
la successione del cardinale Camillo Ruini, è caduta sull'attuale Prefetto
della Segnatura apostolica, il cardinale Agostino Vallini, già vescovo
ausiliare di Napoli e poi vescovo di Albano. La nomina dovrebbe essere resa
nota entro fine mese, probabilmente il 24 giugno. Non ci sono cambi in vista
nella struttura del Vicariato: il successore di Ruini dovrebbe infatti
mantenere al suo posto l'attuale vicegente, monsignor Moretti. Nei giorni
successivi alla nomina di Vallini al Vicariato dovrebbe essere resa nota la
promozione del Segretario dell'ex Sant'Uffizio, l'arcivescovo Angelo Amato, a
Prefetto della Congregazione delle cause dei santi, in sostituzione del
cardinale José Saraiva Martins. Il delicato ruolo di numero due della
Congregazione per la dottrina della fede si vociferava fosse destinato al
vescovo Rino Fisichella, ausiliare di Roma, attuale rettore della Lateranense.
Ma nelle ultime ore sta prendendo quota un'altra candidatura: quella del più
anziano arcivescovo di Oristano, il teologo Ignazio Sanna, che era stato promosso alla diocesi sarda da appena due anni.
Fisichella viene riservato per altri futuri incarichi. Scritto in Varie
Commenti ( 114 ) " (20 votes, average: 3.65 out of 5) Loading ... Il Blog
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articolo a un amico 10Jun 08 Gli statuti del Cammino neocatecumenale, verso il
13 giugno Alcuni di voi mi hanno chiesto di aprire un nuovo thread dedicato
alla discussione sugli statuti del Cammino neocatecumenale, che sono stati
approvati da Benedetto XVI e saranno consegnati nella tarda mattina di venerdì
prossimo ai responsabili del Cammino. Il motivo della richiesta è l'alto numero
di commenti che rende difficile l'accesso alle pagine con le discussioni
precedenti. Una richiesta simile mi era stata rivolta nei giorni scorsi da
Klaus, il quale ha poi lasciato il blog a causa della mia scelta di aprire il
nuovo spazio di discussione in calce al post dedicato al romanzo thriller di
Thornborn. La mia scelta era stata dettata dall'impegno che avevo preso di non
intervenire più sulla vicenda fino al 13 giugno. Pur non essendo d'accordo con
il tono e con i contenuti di molti commenti (in queste due settimane mi sono
beccato rimproveri da destra e da manca, sono stato
fatto passare come un portavoce del Cammino solo perché non non lo ritengo
"eretico", è stato ipotizzato che la mia
posizione sia dovuta alla paura di reazione dei neocatecumenali stessi, sono stato pure offeso pesantemente), mi rendo conto ora che
Klaus aveva ragione a chiedere uno spazio apposito, perché se è vero che gli
argomenti sul mio blog li decido io, è altrettanto vero che la discussione si
alimenta grazie al contributo di tutti e dunque - visto l'interesse suscitato
dall'argomento - è giusto che possa continuare. Scritto in Varie Commenti (
1125 ) " (17 votes, average: 4.41 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea
Tornielli © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un
amico 07Jun 08 Antonelli a Roma, Betori a Firenze, Brambilla (forse) alla Cei
E' stata annunciata a mezzogiorno di oggi la nomina del cardinale Ennio
Antonelli alla guida del Pontificio consiglio per la famiglia. L'arcivescovo
lascia Firenze per succedere allo scomparso cardinale Alfonso Lopez Truijllo.
La diocesi del capoluogo toscano vive un momento di empasse, dopo le tristi ben
note vicende dello scandalo di abusi che ha coinvolto don Cantini e ha finito
per lambire pure l'attuale vescovo ausiliare Claudio Maniago (criticato per
aver minimizzato l'accaduto) che alla comunità di Cantini era legato. Non è stato reso noto il nome di chi prenderà il posto di
Antonelli. Il pole position c'è il Segretario della Cei Giuseppe Betori. Come
numero due della Conferenza episcopale, dopo la partenza di Betori, continua a
consolidarsi la candidatura del vescovo ausiliare di Milano, il teologo Franco
Giulio Brambilla. Più defilate altre due candidature, quella del vescovo di
Albano Marcello Semeraro, e quella del vescovo di Macerata Claudio Giuliodori,
già direttore dell'ufficio comunicazioni sociali della Cei. Scritto in Varie
Commenti ( 199 ) " (20 votes, average: 3.75 out of 5) Loading ... Il Blog
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articolo a un amico 06Jun 08 La decisione di Gianni e i nostri giudizi Cari amici,
dopo aver letto il commento postato da Gianni B. in
uno dei precedenti thread, non ho potuto fare a meno di segnalarvelo, perché mi
ha commosso e mi ha fatto pensare. "Questi giorni sono stati per me
terrificanti a dir poco, purtroppo. In questo preciso momento, 6 giugno ore
13.00, avrei dovuto essere in Repubblica Ceca presso una clinica privata per
iniziare l'iter dell'inseminazione eterologa. Avevo già preso l'appuntamento,
prenotato l'albergo, fatto il pieno e stampato l'itinerario, tanto per dire. Io
e la mia dolce metà abbiamo ovviamente trascorso queste ultime notti
completamente insonni, chiedendoci se la nostra decisione sarebbe stata giusta
o no, mentre si avvicinava il momento della partenza. Mi sono domandato mille
volte: come è possibile mettere al mondo un bambino sapendo che il patrimonio
genetico non è della persona che ami ma di un'altra donna che neppure conosci?
Dentro di me ero assolutamente orripilato da questa ipotesi, però mia moglie
desiderava questo figlio sopra ogni altra cosa, poverina, e non me la sono
sentita di dire un no irrevocabile. Per fortuna, sono riuscito a farla
ragionare, passo dopo passo, con grande pazienza e amore, e alla fine mi ha
dato ragione per cui ieri non siamo partiti e abbiamo annullato tutto. Oggi lei
è molto più sollevata, anzi quasi rinata devo dire, e pure io. Mentre parlavo
con lei ogni tanto mi venivano in mente le nostre discussioni qui dentro al
blog, che mi hanno fatto riflettere. Che pensate - mi rivolgo a tutti voi, se
avete voglia di rispondermi - di questa nostra decisione? Io sono
strafelicissimo in questo momento, sto già pensando all'affido, ci sono tanti
bambini che hanno bisogno di una famiglia". Condivido anch'io la felicità
di Gianni e di sua moglie. Mi colpisce il fatto che i commenti dei lettori del
blog abbiano potuto, nel loro piccolo, contribuire a far prendere una decisione
così importante. Mi sono permesso di presentare questo messaggio (all'insaputa
di Gianni), perché credo possa insegnare qualcosa a tutti. A me ha insegnato
che dietro le questioni di principio, i temi che ci fanno accapigliare, che ci
fanno discutere aspramente, ci sono sempre le storie concrete delle persone.
C'è la vita. Se lo tenessimo sempre presente - quando parliamo di bioetica ma
anche delle vicende interne alla Chiesa - forse i nostri giudizi, senza venir
meno nella chiarezza, sarebbero accompagnati da più carità e misericordia.
Scritto in Varie Commenti ( 93 ) " (25 votes, average: 4.96 out of 5)
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Commenti Invia questo articolo a un amico 05Jun 08 Thornborn, un Dan Brown
cattolico? Ho appena finito di leggere il romanzo "L'ultima
rivelazione" di Joseph Thornborn (edizioni Piemme): un thriller ambientato
in Vaticano, che ha come tema di fondo la storicità dei Vangeli. L'ho trovato
molto ben documentato. Avevo già letto dello stesso autore un precedente
romanzo, "Il quarto segreto", dedicato alla profezia di Fatima. Mi
permetto di segnalarveli perché mi sembrano un esempio di come si possano
scrivere gialli di fantapolitica vaticana, conditi con misteri e profezie,
conservando la prospettiva cattolica. PS. In realtà ho scritto questo post
soprattutto per venire incontro alle richieste di chi mi chiedeva un nuovo
spazio per continuare l'accesissima discussione dedicata ai neocatecumenali.
Avevo scritto che non sarei più intervenuto fino alla notizia dell'approvazione
e vorrei mantenere l'impegno, limitandomi a ribadire che gli statuti sono stati
approvati definitivamente da Benedetto XVI, dopo un lungo e attento esame, e
che la consegna ufficiale ai responsabili del Cammino avverrà venerdì 13
giugno. A quanti - nuovi arrivati - mi hanno accusato di essere troppo
accondiscendente con coloro che rivolgono critiche feroci contro i neocatecumenali,
non posso che dire di rileggersi con attenzione ciò che ho scritto nei post
precedenti e in qualche risposta ai tantissimi commenti. Spero di non offendere
nessuno se mi limito ad osservare: Roma locuta, causa finita. Resta valido
l'impegno a domandare scusa in ginocchio se sarò smentito e cioè se Roma si
esprimerà. ad experimentum! Scritto in Varie Commenti ( 814 ) " (19 votes,
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Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 03Jun 08 E Pacelli
intervenne contro la legge antisemita Sul Giornale di oggi pubblico una pagina
dedicata ad alcuni documenti che ho scoperto durante il mio recente soggiorno
in Francia, consultando le carte dell'Archivio del cardinale Tisserant,
custodite in un paesino dei Pirenei dall'Associazione Amici del cardinale
Tisserant. Si tratta dell'intervento che l'allora cardinale Eugenio Pacelli,
nella primavera del 1938, fece (su input di Tisserant) per impedire che in
Polonia venisse approvata una legge che proibiva la macellazione per
giugulamento tipica del rituale ebraico. Il cardinale Segretario di Stato, che
definì quella norma "una vera persecuzione", scrisse immediatamente
al nunzio apostolico a Varsavia per essere informato. Il nunzio inviò a Roma un
dettagliato rapporto, spiegando che non erano necessari interventi di alcun
genere perché la legge si era arenata in Senato e sarebbe stata lasciata
cadere. Ancora una volta dai documenti emerge inequivocabilmente l'infondatezza
della "leggenda nera" che vorrebbe dipingere Pio XII come antisemita.
A proposito di questo Papa, sono lieto di segnalarvi che nel sito online del
Giornale si è inaugurata una nuova sessione, curata dalla grafologa Evi Crotti
(con la quale ho collaborato per realizzare un volumetto sulla grafia dei
Papi), che oltre a interloquire con i lettori-navigatori, interpretando i
disegni dei bambini, offre alcune analisi grafologiche su personaggi famosi: si
inizia con Padre Pio e con Pio XII, due giganti della Chiesa del secolo scorso.
Scritto in Varie Commenti ( 344 ) " (18 votes, average: 3.67 out of 5)
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Commenti Invia questo articolo a un amico 01Jun 08 Il Papa non incontrerà
Ahmadinejad Il presidente iraniano Mahmud Ahmadinejad, a Roma dal 3 giugno per
partecipare al summit della Fao, non vedrà a tu per tu Benedetto XVI, come
aveva chiesto nei giorni scorsi, come scrivo sul Giornale di oggi. E non ci
sarà neppure l'udienza collettiva ai capi di Stato presenti al vertice, come
ipotizzato fin dall'inizio dalla Santa Sede di fronte alle molte richieste di
udienza (a quanto pare otto) presentate dai vari leader. Vista l'impossibilità
"tecnica" per il Pontefice di ricevere singolarmente tutte queste
persone nel giro di 24-48 ore, e vista l'impossibilità di realizzare anche
l'udienza collettiva, in quanto i capi di Stato e di governo giungeranno a Roma
in tempi diversi, il Vaticano nelle ultime ore ha informato ciascuno dei
richiedenti che non sarà possibile soddisfare le loro richieste. La presenza di
Ahmadinejad Oltretevere, a tu per tu con Ratzinger, secondo alcuni avrebbe
potuto creare qualche imbarazzo viste le sue reiterate dichiarazioni nelle
quali ha chiesto la cancellazione di Israele dalla carta geografica. Al tempo
stesso, però, l'udienza sarebbe stata concessa se Ahmadinejad si fosse trovato
di passaggio a Roma non in coincidenza con la presenza di così tanti
"colleghi" che desideravano un'udienza. La Santa Sede, infatti,
dialoga con tutti e incontra tutti. Nel dicembre di due anni fa, infatti,
Benedetto XVI ricevette il ministro degli Esteri di Teheran che gli portava un
messaggio dello stesso Ahmadinejad. Scritto in Varie Commenti ( 178 ) "
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1964, laurea in storia della lingua greca. Sono sposato e ho tre figli. Vivo tra
Roma e Milano Tutti gli articoli di Andrea Tornielli su ilGiornale.it contatti
Categorie Varie (203) Ultime discussioni Davide: @Luisa Scrive: June 20th, 2008
at 7:42 pm Davide se lei avesse seguito tutta la discussione da settimane,...
Paul: Scusatemi se mi intrometto. Ma esistono parrocchie in cui ci sono SOLO
messe col rito NC??? A me sembra... Michele M: @bo,mario scrive: "GPII non
era filocomunista perchè, quello, era finito da un pezzo." Le... Marco
Scanavacca: Signori, prego! Calma e gesso. Dopo quarant'anni (almeno) che
sentiamo a ogni piè sospinto... Luisa: Dunque se la capisco bene chi non ha
accettato la realtà neocatecumenale arrivata in parrocchia con le sue... Gli
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( da "Repubblica, La" del 21-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Pagina VII - Bologna
Forlani, presidente del Santo Stefano, contrario "Da
laico vorrei più rispetto per un luogo che tutti ci invidiano" il degrado
Ci si lamenta della folla notturna, servirebbe il buon esempio
dell'amministrazione Residenti e commercianti di piazza Verdi e dintorni già
insorgono a pensare "ai concerti rock che dovremo subire". A
piazza Santo Stefano la programmazione messa a punto dal Comune prevede
Toquinho, i Jacarè, Massimo Quarta, eppure c'è chi si lamenta lo stesso. Tanta
gente fino a notte fonda, per giunta in spazi limitati, è lo spauracchio
comune. Cambia il tipo di evento, in sostanza, ma non la polemica. Presidente
Forlani, cos'è che non le va giù della proposte del Comune per l'estate
bolognese? "Ribadisco: sono tutti spettacoli molto interessanti, davvero.
Ma non adeguati a questo luogo, che è un punto di riferimento culturale. Ci si
lamenta dei ragazzotti che bighellonano di notte e che fanno degrado, ma sono
un problema per il quale non si possono certo usare gli idranti: servirebbe il
buon esempio. E il buon esempio è portare una Patty Pravo in questa piazza? Con
questo spazio a disposizione?". Veramente, presidente, si parte il 5
luglio con "Canta Libera Terra", per la giornata internazionale della
cooperazione. Piazza Santo Stefano si trasformerà in un grande campo di terra e
grano. "Ecco, appunto. A questo mi riferivo. Io sono un laico, si badi
bene, ma bisogna avere rispetto di un luogo come la Basilica di Santo Stefano,
e si deve tenere in considerazione la natura della piazza". Allora che si
fa, si depenna Santo Stefano dagli scenari disponibili per eventi estivi?
"Tutt'altro. Io non sono affatto contento del trattamento riservato a
questo luogo. Vedo che il Comune concentra la sua attenzione su via Zamboni e
piazza Verdi, ma ci rendiamo conto di che patrimonio è Santo Stefano? Io vorrei
più serate in programma, e non solo nove, ma tagliate su misura, meno impattanti.
Insomma, meno persone, ecco". Il calendario di Bè non la convince per
nulla. "Quello che voglio dire è che tutta la programmazione che ci
riguarda non c'entra per nulla con il luogo che la ospita. Mi dispiace che ci
tocchi questo, Santo Stefano è una cornice che ci viene invidiata in tutto il
mondo, e un affollamento così immane di gente, come è prevedibile che ci sarà,
non è proprio possibile". (m.l.l.).
( da "Repubblica, La" del 21-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Pagina XXI - Bologna
Il pane e le rose Una sagra popolare lunga 15 chilometri di spiaggia Nel primo
vero weekend di sole, la costa celebra lo spirito felliniano e diventa vetrina
di eventi e spettacoli offerti come regali Settanta orchestre, circa due
tonnellate fra saraghi, sarde e sardoni da cucinare alla griglia, 12mila litri
di trebbiano e sangiovese C'è anche un angolo colto nel cuore della città: è
"Un mare di libri", il festival dedicato alla letteratura per
adolescenti ANNA TONELLI Libri e piadine, streghe e pupazzi, musica colta e
dance, mostre e caccia al tesoro. La Riviera colta e godereccia saluta il solstizio
d'estate mostrando le sue molteplici anime al popolo dei vacanzieri, decisi a
recuperare il tempo perduto sotto le nuvole. Nel primo vero week-end di sole,
la costa diventa vetrina, esponendo eventi e spettacoli come regali agli
ospiti. Da Ravenna a Rimini, da Cesenatico a Cattolica, la
sfida a riempire la giornata in riva all'Adriatico è aperta, fra bagni e
disco-bar, chiostri e piazze, case della poesia e centri storici, tutti che
fanno a gara per rinverdire lo stereotipo di una Romagna sempre in festa. A far
capire che è iniziata l'estate c'è "Gradisca", la sagra popolare
sulla spiaggia che si richiama all'icona felliniana, simbolo di
ospitalità. Dopo un anno di assenza, è stato richiesto
a gran voce il ritorno di una festa che coinvolge 15 chilometri di spiaggia, da
Torre Pedrera a Miramare: si inizia questa mattina con i giochi e la caccia al
tesoro sull'arenile e si finisce con i fuochi di artificio in contemporanea a
mezzanotte. In mezzo i grandi numeri: 70 orchestre che suonano non stop, circa
due tonnellate fra saraghi, sarde e sardoni da cucinare alla griglia, quattro
quintali fra cozze e vongole, 12.000 litri di vino trebbiano e sangiovese,
cinque quintali di ciambella. Ogni comitato turistico si è inventato qualcosa
di bizzarro per contendersi i visitatori: a Marina centro si è puntato
sull'aperitivo più originale, Torre Pedrera abbina occhio e gusto con gli
spiedini di pesce più lunghi del mondo, Viserba si trasforma in un'arena di
dixieland, Rivabella si specializza nei laboratori e nei giochi per bambini. Su
tutto il lungomare saranno presenti un gruppo di ragazze in look 'felliniano' a
distribuire rose alle signore e caramelle e palloncini ai più piccoli. Per
passare dal popolare al colto, bisogna dirigersi verso il centro di Rimini,
dove si svolge "Mare di libri", il primo festival di letteratura in
Italia per gli adolescenti quattro quintali fra cozze e vongole,, in compagnia
degli autori italiani e stranieri più amati dai ragazzi, tra i quali Aidan
Chambers, considerato il più grande scrittore al mondo per "giovani
adulti". Nella maratona letteraria di oggi da segnalare l'incontro ai
musei su "La Palestina ha due facce" con Marta Barone e Randa Ghazy,
il salotto fuorilegge con storie che sanno di mare, l'aperitivo con dedica con
Licia Troisi: si finisce in serata al teatro degli Atti con "Ciao,
tu" insieme a Delia Rimoldi e Andrea Gosetti. Zigzagando fra impegno e
disimpegno, si può scegliere fra il Dizionario Fantastico di Marina Azizian,
artista amata da Tonino Guerra a Casa Moretti di Cesenatico e la festa delle
streghe a San Giovanni in Marignano in mezzo a tarocchi e allestimenti horror.
In attesa della musica colta del RavennaFestival che domani ospita Riccardo
Muti a dirigere l'Orchestra Giovanile Luigi Cherubini.
( da "Riformista, Il" del 21-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Segue dalla prima lo
sciopero dei bisonti Lo sciopero dei "bisonti della strada" è insomma
un'anomalia grande, nelle relazioni industriali. Perché essendo i
"padroncini" dei tir autonomi, invece di farsi concorrenza tra di
loro si sono confederati, come spesso accade in Italia, per categorie molto
frammentate e dunque deboli (basi pensare ai tassisti). E, uniti nelle loro
confederazioni, si rivolgono direttamente al governo, minacciando danni alla
collettività. "Qui non ci sono gli operai della fabbrica che incrociano le
braccia per un mese, paralizzando solo l'impianto e facendo danni solo al
padrone", osserva Boitani, che insegna alla Cattolica
di Milano e interviene su LaVoce spesso su tematiche legate ai trasporti.
D'altra parte, osserva l'economista, "come fanno altrimenti a manifestare
un disagio? Io trovo che sia illegittimo soltanto quando la loro protesta
sfocia nei blocchi ai caselli o cose simili, allora diventa
insostenibile". Ma anche senza eccessi, il blocco dei tir è come se
fermasse il sangue nelle vene del paese. Anche Giuseppe Berta, uno dei massimi
esperti della storia dell'industria italiana, sottolinea che quello degli
autotrasportatori è un settore "anomalo, ma in qualche modo tipico per
l'Italia, corporativistico". Ma è davvero complicato pensare a dei rimedi,
a interventi efficaci per evitare che ogni volta che spengono i motori il paese
vada in ginocchio. Primo, perché l'Italia ha un tessuto produttivo
"talmente atomizzato che è utopistico pensare che il trasporto su rotaia
possa mai rappresentare una alternativa credibile a quello su gomma". Il
potere contrattuale degli autotrasportatori dipende insomma anche dalla
composizione del nostro sistema industriale. Fatto prevalentemente di piccole e
medie aziende. Ma soprattutto, manifatturiere. Se Marchionne ha lanciato un
allarme rosso sullo sciopero dei tir, pur essendo la prima azienda in Italia, è
proprio per questo. È chiaro che essendo un'azienda manifatturiera ma
toyotizzata, tarata sul "just in time" tipico della fabbrica moderna
che ha spostato l'attenzione sulla domanda, non si
fanno stoccaggi e si assemblano i pezzi che arrivano dalle diverse fabbriche
"sul momento". Se si inceppa il trasporto dei pezzi, è ovvio che
crolla tutto. Tonia Mastrobuoni 21/06/2008.
( da "Corriere della Sera" del 21-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Corriere della Sera
- NAZIONALE - sezione: Primo Piano - data: 2008-06-21 num: - pag: 5 categoria:
REDAZIONALE L'intervista Il sindaco di Bologna: sono con Walter Cofferati:
l'opposizione? Ora bisogna evitare di "andare ai materassi" MILANO -
Dalla luna di miele agli stracci che volano. Vista la situazione, è meglio
ricucire o tanto vale andare ai materassi? "Bisognerà fare un'opposizione
rigorosa, certo, ma questo non significa affatto andare ai materassi". Il
clima non è dei migliori, ma il sindaco di Bologna Sergio Cofferati, che da ex
leader sindacale una certa esperienza di battaglie ce l'ha, invita a mantenere
i nervi saldi. Voce piana, frasi meditate. "Le opposizioni, e non solo il
Pd, faranno bene a tenere la discussione sempre nel contenuto, evitare
atteggiamenti aggressivi, usare toni pacati, soprattutto indicare per ogni
provvedimento alternative efficaci anche se non c'e intesa né ci sono i numeri,
come testimonianza: solo così si aprono contraddizioni nella maggioranza, si
isolano i più aggressivi e si recupera consenso". Fa bene Veltroni ad
attaccare? O ha sbagliato prima? "Io penso che Veltroni abbia fatto bene a
cercare il dialogo. Dopodiché per dialogare bisogna essere in due e ormai mi
pare chiaro che non ci siano le condizioni". C'è chi lo diceva fin
dall'inizio, però. Ora il leader del Pd non ne esce indebolito? "Ma no,
era ed è giusto non avere atteggiamenti pregiudiziali, sottrarre la politica ai
processi alle intenzioni. Veltroni non ha detto a Berlusconi: so cos'hai fatto
in passato, quindi non dialogo. Ha detto: so come ti sei comportato, ma ti
sfido a provare. La ricerca del confronto è stata una scelta giusta ed
efficace". Efficace? "Certo, perché in realtà ne esce rafforzato.
Adesso è chiaro: da un lato c'era uno schieramento e un leader che si sono resi
disponibili al dialogo; e dall'altro un premier che proprio non ce la fa, è più
forte di lui: ci sono alcune cose, a cominciare dalla giustizia, che non riesce a considerare laicamente come parte della
politica, anziché faccende private". Nel Pdl diranno lo stesso: è stata la
"sinistra giustizialista " a troncare il dialogo... "Tutto si
può strumentalizzare, ma c'è un limite. è come per la sicurezza: per quanto
possano dire, sono partiti con propositi tutto sommato ragionevoli per
arrivare, cammin facendo, all'assurdo dell'esercito". Perché
assurdo? "è inefficace, un piccolo colpo di teatro. A parte che sono pochi,
ma è questione di professionalità specifica: un conto è fare il militare, un
altro il poliziotto. Piuttosto bisognerebbe aumentare le risorse e gli organici
di polizia e carabinieri, sollecitarli a lavorare assieme. è solo un esempio di
come si sia passati da un tema che poteva essere oggetto di confronto alla fuga
demagogica". Che ne dice della "card" per i poveri? "Come
altri provvedimenti del governo, è un'efficace ipotesi comunicativa che non
sottovaluterei, ma insieme una soluzione inefficace, ideologica. Mentre si tace
sul problema enorme dell'equità nella redistribuzione del reddito".
Parlava di opposizione rigorosa. Ma allora che senso ha andare in piazza in
autunno? "Il Pd deve lavorare in Parlamento, ma anche trovare il modo di essere
un partito di massa. Il nuovo nasce da una combinazione della modernità con
l'antico: darsi una struttura più leggera, sì, ma recuperare un radicamento nel
territorio, una configurazione ottocentesca!". Il clima sembra fermo a 14
anni fa. "La sfida sta lì: dimostrare che non siamo fermi a 14 anni fa, ad
esempio usare in modo nuovo strumenti "vecchi" come la piazza. Anche
per questo la manifestazione, in autunno, può servire: a condizione che abbia
il senso di una proposta politica e sociale diversa dalla manovra di bilancio
annunciata. Che offra pochi ed efficaci messaggi di sintesi delle culture
riformiste". Gian Guido Vecchi \\ Faremo bene a tenere la discussione nel
contenuto, a evitare atteggiamenti aggressivi e indicare sempre alternative
efficaci.
( da "Unita, L'" del 21-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Stai consultando l'edizione
del TRA TANGO E CLASSICA MOLTA MUSICA NEGLI ECLETTICI PALAZZI LATERANENSI La
rassegna Musica d'estate in Laterano ha preso il via in questi giorni e
proporrà concerti per lo più classici nel Cortile del Palazzo Lateranense fino
al 20 luglio: il prossimo domani alle 21 vedrà come protagonisti i cantanti
Paola Cigna, soprano, Leonardo De Lisi, tenore, e Luca Tittolo, basso, con
l'Orchestra da Camera di Bratislava Cappella Istropolitana. Tutti diretti da
Marco Ferruglio in un programma che si apre con la Sinfonia n. 5 di Schubert
per concludersi con una delle partiture più celebri del neoclassicismo del
Novecento, Pulcinella di Igor Stravinskij. Gli appuntamenti proseguono il 27
con la David Short Brass Factory, ensemble di fiati capitolino tra jazz e
musica da film, mentre il 29 è in programma un omaggio a Farinelli, con le
musiche scritte da Händel e Vivaldi per questo e altri celebri castrati che
calcarono le scene operistiche nel Settecento, eseguite dal soprano Paola
Cigna, dal contralto Romina Basso con l'ensemble barocco Collegium Apollineum. La musica di Astor Piazzolla è invece protagonista il 4 luglio,
ancora tango l'11 ma con Luis Bacalov e seguiranno nei concerti successivi un
omaggio a Puccini,e poi musica di Haydn,?ostakovic, Richard Straus. Il tutto
all'insegna di un eclettismo molto laico e lontano da certi rigori musicali
ratzingeriani. ingresso gratuito - 06 69886529.
( da "Unita, L'" del 21-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Stai consultando
l'edizione del "Quarantenni al potere in tutti i campi Questo l'Italia
deve invidiare alla Spagna" 1) "Ciò che l'Italia deve invidiare alla
Spagna è la gioventù al potere. Classi giovanili che dirigono un Paese: a
iniziare da Zapatero, nato nel '60, alla ministra della Difesa Chacon, non
ancora quarantenne, divenuta famosa per la sua maternità ancora in corsa quando
è stata nominata nel Gabinetto del governo. Questo non avviene soltanto nella
politica ma in tutti in settori della vita spagnola, dall'economia
all'editoria.Si può dire che sono i quarantenni al comando nell'insieme della
società spagnola. Questo è un dato che indica una società mobile socialmente,
giovane, con voglia di fare: quando si va in Spagna si rimane colpiti da questa
dinamicità che invece da noi non c'è. Noi siamo ancora una società familiare,
in cui contano i gruppi di appartenenza, o di città o di affinità culturale,
partitica; la raccomandazione conta più del merito. La prima cosa da invidiare
sono questi giovani al comando, che danno l'idea di un Paese proiettato nel
futuro". 2) "L'altro elemento d'invidia verso la
Spagna è una voglia di rinsaldare le istituzioni democratiche e di renderle
laiche. Una voglia di libertà che in Italia abbiamo perso. Da noi prevale il
conformismo, culturale, politico, invece in Spagna prevale ancora la voglia di
libertà e di democrazia. Sul versante del "credito", penso che
l'Italia abbia una maggiore solidità culturale di tradizione. Quando si
va in Spagna e si assiste al dibattito culturale, letterario, cinematografico,
al di là di alcuni punti di assoluta eccezione, come può essere Almodovar nel
cinema, però la produzione libraria, cinematografica hanno ancora un livello
medio più basso del nostro. E lo stesso dibattito culturale ho l'impressione
che da noi sia più solido come tradizione". Aldo Garzia.
( da "Unita, L'" del 21-06-2008)
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l'edizione del "La sinistra italiana rifletta, a Madrid c'è un premier laico
e socialista" 1) "Alla Spagna possiamo invidiare uno Stato molto più
efficiente di quello italiano, un Governo sicuramente non solo più efficiente
ma complessivamente molto migliore del nostro, e anche più in generale, una
consapevolezza dei propri obiettivi che noi non abbiamo. La Spagna, in genere,
può sbagliare, può fare delle cose giuste, ma grosso modo ha una idea di quello
che vuole. L'Italia, no. In più la Spagna può fruire della personalità e del
carisma di un primo ministro, Zapatero, che è l'unico leader vincente della
sinistra europea. E che non si vergogna di esserlo. Zapatero non ha fatto sua
una politica molto leggera, in cui termini come "socialismo" o
persino "sinistra" sono banditi perché compromettenti. Una lezione
forse da meditare per quella sinistra nostrana che addirittura teme di
definirsi tale. Soprattutto colpisce la capacità del leader
di un Paese di antica tradizione cattolica a pensare e comportarsi da vero
laico". 2) "Quello che non invidierei agli spagnoli è l'avere a che fare
con "le Spagne", cioè con i nazionalismi interni, a cominciare da
quello basco, quindi con tutto quello che ciò comporta in termini di
insicurezza, terrorismo.E anche le enclavi di Ceuta e Merilla che se non
ce l'avessero sarebbe meglio per loro, eviterebbero di sparare sulla gente. Per
tornare agli aspetti caratterizzanti il sistema spagnolo, c'è da dire che hanno
una monarchia che in qualche modo funziona come simbolo identitario, e che ha
una funzione geopolitica importante in un Paese di molte nazioni, perché in
qualche modo rende visibile la "super nazione" spagnola, e fa pensare
anche a quello che sarebbe stato il destino della
monarchia italiana se fosse stata borbonica invece che savoiarda". Lucio
Caracciolo.
( da "Unita, L'" del 21-06-2008)
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l'edizione del Un teatro nato in una pattumiera di Ulderico Pesce Q uella notte
del 1231, era la prima volta che servivo per Federico II, ero uno dei tanti,
l'ultimo, e dovevano mangiare i giuristi e i vescovi, quanti erano, i più
importanti del regno, avevano organizzato le regole di tutto il regno. Mi
dicevo: "Federico fa le prime Leggi di uno Stato, stanotte nasce lo Stato.
Fino ad oggi ogni signore se l'è fatte a suo comodo, tante leggi diverse, ogni
borgo, ogni castello una legge diversa che cambia dalla mattina alla sera.
Invece da ora cambia tutto, una legge uguale per tutti e valida per
tutti". Il rischio era forte, poteva fare la legge per le sue comodità, da
imporre a tutto il regno, ma nonostante fosse Imperatore, non lo fece, era più
serio di certi capelloni arricchiti che ci comandano oggi in Italia. Avevamo
portato tutto l'occorrente, tovaglie ricamate a Trani, bianche profumate, coppe
di bronzo, altre di vetro, era la prima volta che toccavo il vetro trasparente
che Federico l'aveva portato da Gerusalemme, le salsiere arabe, c'era tutto. Il
cuoco Bertrando ci riunì, ci mettemmo tutti in fila, ci passava accanto,
guardava se le pettorine e i colletti erano puliti, si piegava per verificare
con il naso se ci eravamo lavati i piedi e poi si fermò e disse:
"Apportatevi bene m'raccomann!" Da quel momento non dovevamo più
parlare con nessuno, muti. Io parlai dopo una settimana, per le meraviglie che
vidi. Cominciarono ad arrivare gli ospiti, arrivarono i vescovi e i cardinali,
oro e oro che luccicava e anelli, tutte le facce bianche come latte, e un
profumo di rosa, un giardino, pareva di stare in un giardino, erano tutti
vescovi che stavano con Federico, come l'arcivescovo di Capua. non mi ricordo
il nome. comunque dicevano che il Papa Gregorio l'aveva richiamato, il Papa
s'era incazzato perché non era d'accordo con le nuove leggi di Federico, mica
era fesso, il Papa riconosceva solo quelle della chiesa, ma questo arcivescovo
rimase con noi insieme a tanti altri a fare quelle nuove leggi e del papa se ne
fottette altamente. Insomma sentite. Quando furono tutti pronti. arrivarono due
donne che portavano un libro con le leggi nuove, lo misero sopra al tavolo e si
allontanarono. Di colpo Federico entrò. Tutti ammutolirono. Cominciarono piano
piano a leggerle a una a una e gli applausi che facevano. Sì quella che
prevedeva la condanna a morte per chi violentava una donna ne prese molti di
applausi, addirittura quella che prevedeva la morte per chi faceva violenza a
una prostituta ne prese molti di applausi. Ma ce ne furono altre che non solo
presero applausi ma alcuni giuristi si alzarono. Due le lesse Pier delle Vigne.
La prima diceva che era reato tagliare qualsiasi tipo di albero. Pensate che
oggi scompaiono ettari ed ettari di foresta senza che succede niente. E la
seconda diceva che tutte le religioni e tutte le razze erano uguali davanti
alla legge, e che gli uomini potevano viaggiare, andare e venire, liberi, e che
i musulmani, gli ebrei, i cattolici, i
laici, dovevano convivere pacificamente. Meno male che a fare quelle leggi non
furono chiamati né Bossi, né Fini, altrimenti si risprofondava nel Medioevo. I
giuristi leggevano e applaudivano in quell'odore di cucina che veniva da tutte
le parti, ma un'altra legge fece ancora più applausi. La lesse proprio
l'Imperatore, riguardava i rifiuti, diceva che i resti degli alimenti dovevano
essere portati sulla terra fertile, che erano preziosi, e che i veleni, -
all'epoca non c'era la plastica, e nemmeno le industrie chimiche e nemmeno il
petrolio, ma i veleni c'erano lo stesso, - e sentite che scrisse e lesse
l'Imperatore del regno di Sicilia dopo aver mangiato un cannolo alla Cuffaro:
"Chi vende o possiede veleni, chi getta i veleni stessi nelle acque per
cui i pesci muoiono, o nell'erba, in modo da avvelenare gli animali, che venga
impiccato subito". Si alzarono tutti. Applausi e applausi che non si
capiva niente. La condanna a morte per chi inquina. era grossa la cosa. E
pensare che oggi, in Italia, chi inquina, viene processato solo dal Codice
Civile e spesso paga un'ammenda pecuniaria e esce dal carcere. Ancora in Italia
non siamo riusciti a inserire il "reato contro l'ambiente" nel Codice
Penale, che razza di regno il nostro. Anche se, con l'aria che tira, forse pure
che se arriviamo a inserirlo, non servirà a niente. TEATRO Nel XIII secolo in
Basilicata c'erano discariche che raccoglievano rifiuti e addirittura
funzionavano. Pensando a quanto accade oggi, Ulderico Pesce ne ha tratto uno
spettacolo che va su oggi a Melfi e di cui pubblichiamo uno stralcio.
( da "Unita, L'" del 21-06-2008)
Argomenti: Laicita'
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l'edizione del Cooperanti rapiti in Somalia, un mese di silenzio Giuliano
Paganini e Iolanda Occhipinti ancora nelle mani dei sequestratori. Il vescovo
di Pistoia: tacere diventa disinteresse / Roma Un mese oggi e ancora silenzio.
Dal giorno del rapimento dei due cooperanti italiani del Cins in Somalia,
continua il massimo riserbo sulle ricerche e sui contatti avviati per la loro
liberazione. Giuliano Paganini, 64 anni, e Iolanda Occhipinti, di 51, sono
stati sequestrati il 21 maggio scorso nella loro casa-ufficio di Awdigle, 65 km
a sud di Mogadiscio, da un gruppo di uomini armati: assieme a loro, è stato portato via anche il collega somalo Abderahman Yusuf.
Dopo aver fatto sapere che gli ostaggi erano in buone condizioni di salute, la Farnesina
- che sta seguendo il caso tramite l'Unità di Crisi ed in collaborazione con le
autorità locali - ha invocato sin dal primo giorno "massima cautela e
riservatezza", appellandosi ai media per un comportamento
"responsabile". "Il fatto che non ci siano comunicazioni
dettagliate sull'andamento del sequestro, non implica in nessun modo che non ci
sia non solo un interessamento, ma anche un impegno attivo di tutte le
istituzioni per trovare una soluzione che garantisca l'esito felice e
l'incolumità dei nostri connazionali", ha assicurato nei giorni scorsi il
portavoce del ministero, Pasquale Ferrara. Un appello a rompere il silenzio è
arrivato invece dal vescovo di Pistoia Mansueto Bianchi, a
conclusione del suo intervento di saluto ai giornalisti presenti al V Forum
dell'informazione cattolica organizzato da Greenaccord, nella città natale di
uno dei rapiti, Giuliano Paganini. "Il silenzio inizialmente chiesto per
favorire i contatti e la liberazione - ha detto il vescovo - sembra oggi
evaporare nel disinteresse e nell'accantonamento. L'assenza di sponde
politiche e mediatiche nulla toglie alla tragedia personale e familiare, nulla
toglie alla dignità di essere uomini e italiani". La situazione è molto
delicata. In un Paese come la Somalia, tuttora nel caos della guerra civile tra
insorti integralisti islamici e truppe governative - sostenute dall'Etiopia - a
dispetto degli "accordi di Gibuti", un passo falso potrebbe essere
molto rischioso per gli ostaggi. Il rapimento dei cooperanti sembra comunque
non essere legato alla travagliata fase politica somala. Il sottosegretario
agli Esteri Alfredo Mantica nei giorni scorsi ha parlato di un sequestro a
scopo ricattatorio: "I due italiani sono stati rapiti da una banda
criminale", ha detto Mantica, aggiungendo che l'Unità di Crisi ha attivato
"qualche contatto importante". I tre lavoravano per una ong italiana
storica, la Cins (cooperazione italiana Nord sud, fondata 20 anni fa), e
curavano un progetto per la razionalizzazione ed il rilancio agricolo del Basso
Shabele, l'area dove sono stati rapiti. Un progetto co-finanziato dalla
Cooperazione italiana e dalla Ue, ma gestito dalla Fao, che aveva scelto la
Cins per l'intervento sul terreno. Subito dopo il sequestro si era parlato di
un malinteso sul lavoro dei cooperanti, sospettati - si diceva - di voler
costruire chiese cattoliche, invece che pozzi.
( da "Unita, L'" del 21-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Stai consultando
l'edizione del Tutti in piazza contro le morti bianche Beppe Giulietti Vincenzo
Vita Caro direttore, grazie ancora per l'impegno tuo e di tutto il giornale
nella quotidiana azione che conducete contro quella strage continua che ha
preso il quasi beffardo nome di "morti bianche" una strage che è
registrata minuto per minuto dal canale lavoro di Articolo21, diretto da
Raffaele Siniscalchi e pubblicato dal tuo giornale. Nei giorni scorsi hai
proposto una manifestazione nazionale anche su questi temi. "Mettiamo al
centro della nostra azione la grande questione del lavoro, delle vite precarie,
dei lavori usuranti, chiediamo l'applicazione immediata e rigorosa delle norme
volute dal governo Prodi...", così ti ha risposto con grande efficacia,
Cesare Damiano, che di quelle norme è stato uno dei
più appassionati sostenitori. Quella idea sta ora prendendo corpo. Artisti,
autori, giornalisti, sindacalisti, cittadini avvertono che le leggi vergogna
non sono solo quelle contro la giustizia e la libera informazione, ma anche
quelle contro i cittadini più deboli, spesso i più poveri i più esposti al
rischio. Non a caso il governo di destra ha già fatto capire che qualche passo
indietro sarà fatto, che qualche concessione bisognerà pure farla alla parte
peggiore delle imprese, quelle che reclamano sempre e comunque mani libere. La
destra invoca sicurezza e tolleranza zero contro i rom, ma lo stesso grido non
lo alza mai contro le morti sul lavoro, contro quanti si macchiano del reato di
"lesione della dignità umana". Sì dunque alla grande manifestazione,
nei modi e nelle forme che saranno decise, sì anche alla diffusione di film, di
documentari, di esperienze teatrali e musicali che raccontano in modo originale
questa condizione di vita. Pensiamo alle opere di Daniele Segre, di Mimmo
Calopresti, di Simone Ercolani, di Paolo Virzì, di Francesca Comincini, di
Wilma Labate, di Stefano Mencherini e di Ulderico Pesce, di Nevio Casadio e di
tanti altri... Pensiamo al film "Invisibili" che abbiamo presentato a
Roma. Un documento lucido, rigoroso tratto dalle appassionate inchieste di Ezio
Mauro sulla Thyssen e sulla condizione operaia a Torino, realizzato con grande
sensibilità da Luca Mannini e fortemente voluto da Marco Giudici direttore di
Rai Sat Extra. Il film è una sorta di "oratorio
laico", realizzato attraverso un sapiente intreccio di voci operaie, di
testimonianze dirette, di immagini dei funerali, di appassionate letture
affidate a Paola Cortellesi, a Valerio Mastandrea, a Claudio Gioè. Al termine
della proiezione non c'è stato il dibattito, perché quei 40 minuti ci avevano spiegato meglio
di qualsiasi comizio la realtà delle morti bianche, delle vite precarie,
della solitudine e della disperazione di chi attorno a sé non sente neanche più
gli antichi valori della solidarietà politica ed umana. Al termine della
proiezione abbiamo preso carta e penna e abbiamo chiesto alla Rai di essere
orgogliosa di questa sua produzione, e dunque di non nasconderla, di
trasmetterla anche sulle reti nazionali affinché milioni di italiani possano
tornare a scoprire realtà, storie, emozioni che sono diventate quasi
"invisibili", nei media e talvolta anche nella politica. Siamo
sicuri, caro direttore che vorrai fare tuo anche questo appello e invitare tutti
a inviare una firma o a questo giornale (lettere@unita.it) o al sito di
Articolo21: www.articolo21.info Beppe Giulietti è portavoce Associazione
Articolo21 Vincenzo Vita è coordinatore parlamentari amici Articolo21.
( da "Unita, L'" del 21-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Stai consultando l'edizione
del LA RELAZIONE DI WALTER VELTRONI ALL'ASSEMBLEA COSTITUENTE DEL PD segue da
pagina 15 Sia chiaro: gli individui che commettono un crimine vanno puniti,
qualunque sia la loro nazionalità, la loro provenienza. Gli individui: mai i
gruppi, le comunità etniche, sociali o religiose alle quali appartengono. Non
lo dice solo il nostro codice, e già basterebbe e avanzerebbe. E' la nostra
stessa civiltà a dire che chi pensa diversamente, chi nega questo fondamento,
scivola inesorabilmente nella barbarie. E se come dicevamo la percezione di
insicurezza e la paura vanno comprese, non altrettanto si può e si deve fare
quando il confine viene oltrepassato. E' accaduto, quindi può accadere. Una
folla scatenata che si scaglia contro un campo nomadi incurante di anziani e
bambini terrorizzati e in fuga è parte del problema, e anche grande. Non è
certo una risposta. Le ronde, la caccia al rom o all'immigrato, il mito
aberrante del farsi giustizia da sé sono un problema, non sono certo la
soluzione, nemmeno in minima parte. Proposte politiche che minimizzano l'una
cosa e che propongono apertamente l'altra, sono anch'esse parte del problema,
non la possibilità di uscirne. Non il modo di contrastare un virus pericoloso,
nocivo, socialmente e moralmente. Quello fatto di semplificazioni xenofobe, di
voglia di veder dilagare un "pensiero unico" segnato da separazione,
chiusura, ostilità. Quello che poi si manifesta in tante forme, a cominciare
dal linguaggio, dagli epiteti razzisti, dalle espressioni vergognose di chi arriva
a parlare di lager o di operazioni di "derattizzazione". E' un
problema chi soffia sul fuoco, chi alimenta le paure, chi innesca meccanismi
che poi rischiano di scappare di mano, di sfuggire ad ogni controllo. Tutto per
conquistare un consenso di tipo populista e antipolitico. Con un'enfasi che
colpisce in modo particolare gli immigrati e che diventa facilmente
sproporzione e poi ingiustizia, discriminazione, intolleranza. Con una
attenzione, anche mediatica, che prende la realtà e invece di rappresentarla la
distorce, la esaspera. Alcune cose, specie in alcuni momenti, sembrano essere
osservate con il binocolo e ingrandite anche a distanza ravvicinata, altre
vengono con troppa facilità allontanate dagli occhi e dalla coscienza. Ha
davvero ragione Claudio Magris quando dice: "Credo che i commercianti e
gli industriali taglieggiati dalla camorra o dalla mafia scambierebbero
volentieri il danno, l'intimidazione - non di rado la morte - che sono
costretti a subire con i fastidi di chi abita non lontano da un campo nomadi.
Non si sono viste squadre di cittadini indignati scagliarsi contro quartieri
della camorra e non ho sentito parlare di ronde pronte a proteggere gli
esercenti dai malavitosi che vengono a riscuotere il pizzo". E' così.
Troppo spesso, in questo nostro Paese, succede così. E fatemi dire che io non
ho visto uomini politici della destra, né in campagna elettorale, né nei giorni
scorsi quando sono tornato di nuovo a Casal di Principe e in Sicilia, spendere
una parola - non dico a combattere in prima fila, ma spendere una sola parola -
contro la camorra, contro la mafia, per respingere il loro appoggio, per
sostenere concretamente i magistrati, le forze dell'ordine, gli industriali
anti-racket, i ragazzi di "Libera" o quelli di Locri che giorno per
giorno difendono, tutti assieme, il valore della legalità, della moralità che
la vita pubblica deve avere. Perché è su questo che si regge una democrazia, è
questo che contribuisce a tenere insieme la trama, il tessuto della società.
Non si governa un Paese, una comunità, coltivando l'egoismo sociale,
calpestando e lasciando calpestare la legalità, riducendo le radici,
l'identità, il territorio da quella ricchezza che sono ad una gabbia che
restringe lo sguardo e mortifica le relazioni. Non è giusto, non serve al
destino comune delle nostre società. E non serve nemmeno ai singoli individui,
a coloro dei quali si dice di voler difendere prerogative e condizioni di vita.
Invece è questo che fa la destra, in tutto l'Occidente. Non si presenta più col
volto dell'innovazione, della rottura con vecchi schemi mentali e consolidati
assetti di potere, della scommessa sugli "outsider" contro gli
"insider", come seppero fare, pur con tutte le contraddizioni e
producendo iniquità, la signora Thatcher e Ronald Reagan negli anni Ottanta del
secolo scorso. Oggi la destra ha smesso di innovare. Sembra scommettere
piuttosto sulla paura che i grandi cambiamenti in atto stanno suscitando in
tutti i settori sociali. E sembra voler promettere più protezione che
innovazione. Potremmo dire, in una parola, che la destra, venticinque anni
dopo, è tornata conservatrice. Non a torto, la destra ritiene che questo sia
precisamente ciò che le nostre società oggi le chiedono. Angosciate come sono
da un cambiamento che avanza in modo tumultuoso, ma del quale non si riesce a
comprendere il senso, ad afferrare la direzione di marcia, a prevedere gli
sviluppi, nemmeno ad intravedere la guida. Pensiamo a questi ultimi vent'anni.
Sono cambiati, e profondamente, gli equilibri politici. Nel 1989, con il crollo
del Muro, finiva il tempo delle ideologie, tramontava l'assetto bipolare che
per più di mezzo secolo aveva determinato i destini di popoli e paesi di ogni
angolo del pianeta. Qualcuno, salutando i segni di una democrazia in
complessiva espansione, perché era verso di essa che il mercato sembrava
ineluttabilmente spingere, arrivava a preconizzare la "fine della
Storia". Sarebbe bastato poco tempo a dimostrare
che così non era. La cartina dell'Europa è stata ridisegnata, e con essa il suo
ruolo. Con fasi alterne, e con non poche contraddizioni. Nel segno della pace
si è riunificata la Germania, in quello della guerra e dell'odio etnico sono
nati nuovi stati nei Balcani. L'allargamento a Est ha creato nuovi confini e
assegnato nuovi possibili compiti all'Unione Europea. Nel frattempo, girato
drammaticamente l'angolo del nuovo secolo, ci si accorge di quanto si siano
incrinate le certezze sulla "naturale" crescita delle democrazie.
Larry Diamond, politologo della Stanford University, lo ha detto con chiarezza:
a fianco della tanto dibattuta recessione economica americana ce n'è oggi
un'altra, meno discussa ma assai più temibile, perché se si consolidasse
sarebbe molto difficile invertire il senso di marcia e le conseguenze per
l'intero pianeta sarebbero di non breve durata. L'ha definita "recessione
democratica", pensando soprattutto a quelle forme di "capitalismo
autoritario" che con profili diversi ha i suoi esempi più grandi nella
Cina e nella Russia. Realtà che si stanno incaricando di dimostrare che il
mercato può esistere anche senza democrazia o in presenza di democrazie deboli.
Insomma, andiamo verso un mondo multipolare dove grandi potenze potranno non
essere democratiche. E non solo: dove ogni grande democrazia deve trovare le
energie per difendere, rafforzare e perfezionare se stessa. Non sono mai da
sottovalutare i rischi che si addensano su una comunità, su una democrazia,
quando lo Stato di diritto viene ferito e quando anche solo una piccola parte
della libertà degli individui viene meno. Una "recessione
democratica", dunque. E insieme, le grandi questioni legate al
"Prometeo scatenato" di Giorgio Ruffolo, ad un sistema capitalistico
che a fianco delle "condizioni prodigiose di prosperità" che ha
saputo creare, e anzi spingendo proprio queste oltre ogni misura, si è
avventurato in un percorso denso di "condizioni minacciose" per il
futuro stesso dell'umanità. La devastazione dell'ambiente, i cambiamenti
climatici, l'emergenza acqua, le carestie, la dissipazione delle fonti energetiche
primarie e la dipendenza del petrolio che potrebbe mandarci in tilt: tutto
concorre a dirci che il mondo così non può reggere ancora per molto, che siamo
già oltre il limite e che rischiamo di arrivare ad un punto di non ritorno. E
poi la dissipazione delle ricchezze reali con il peso smisurato assunto dalla
finanza, il deterioramento delle relazioni sociali, un impoverimento generale
delle risorse morali. A creare un mondo sempre più diseguale. Sempre più
abitato da pochi vincitori e moltissimi perdenti. Con i frutti della crescita
che non sono, evidentemente, distribuiti in modo equo. Guardiamo sempre gli
ultimi due decenni: se da una parte si è verificata una modesta riduzione
dell'enorme divario che continua a separare i redditi medi dei paesi ricchi da
quelli dei paesi poveri, dall'altra abbiamo assistito ad un accentuarsi delle
diseguaglianze all'interno sia degli uni che degli altri. E' da vent'anni e più
che in tutti i paesi industrializzati i salari e gli stipendi sono rimasti
fermi o sono andati indietro, mentre i profitti e le retribuzioni degli alti
dirigenti sono aumentati. E a questo spostamento di ricchezza, che ha già
prodotto l'impoverimento di larghe fasce di popolazione all'interno dei singoli
paesi, si sta aggiungendo ora una massiccia redistribuzione del reddito, con il
trasferimento di grandi risorse dai consumatori di petrolio, metalli e grano a
chi queste cose le produce. La globalizzazione c'è, è un dato di fatto. Il
punto è il suo governo. Perché è evidente che economia e mercati finanziari si
sono più che globalizzati, e la politica, i suoi strumenti e le sue regole, no.
Un risultato è che i singoli individui sono sempre più consapevoli che a
decidere il loro futuro saranno fenomeni che sfuggono totalmente al loro
controllo e che però incidono assai concretamente sulla loro vita. Gli
squilibri tra Nord e Sud del mondo, gli scompensi demografici tra le diverse
aree del pianeta, la fame dell'Africa e i conflitti dimenticati, i grandi
movimenti migratori, non sono argomenti da leggere o da ascoltare in
televisione, ma concreta realtà. E così i mutamenti climatici, l'uso distorto
delle risorse primarie e quello eccessivo delle fonti energetiche, una
gravissima crisi alimentare che non bastano poche cifre a raccontare, con il
prezzo del riso aumentato negli ultimi mesi del 75% e quello del grano del 120%
nell'ultimo anno: non sono più temi lontani, ma hanno a che fare con l'aria che
si respira, con la salute dei propri figli, con l'enorme rincaro della spesa
per gli alimenti o per gli spostamenti di ogni giorno. E ancora la crescita
impetuosa dei mercati e degli scambi commerciali, e l'ingresso sulla scena
mondiale di nuovi grandi protagonisti economici prima in forte ritardo:
potranno essere fenomeni che interessano gli studiosi, ma certo riguardano ancora
di più chi per questo perderà il posto di lavoro o dovrà vivere con il terrore
che le voci di chiusura circolanti in fabbrica, ogni giorno più insistenti, si
rivelino vere. Non c'è da stupirsi che il nostro sia diventato il tempo
dell'insicurezza e della paura. Una paura che oggi ha immediatamente a che
fare, pressoché in tutto il mondo, con la politica. Quella di chi fatica a
sintonizzarsi con essa e a darle risposta. Quella di chi non si pone il
problema, o meglio lo risolve in un altro modo: usandola. Ora: la paura è da
sempre compagna di viaggio degli uomini e va considerata per quel che è, un
sentimento umanissimo. Che le persone arrivino a farsene condizionare è quanto
di più comprensibile. Altra cosa però è la politica, è l'uomo di governo, che
non si pone il problema di superare la paura, di contrastare il suo dilagare
contagioso, i guasti che così si producono all'interno di una comunità. Altra
cosa ancora è chi pensa addirittura di trarre, da tutto ciò, un vantaggio.
Sulla base della paura non si governa una società. Men che meno si governano e
si tengono insieme società aperte e complesse come le nostre. Credo abbia
ragione chi dice, come fa Paul Krugman, che non è stata e non è l'economia a
determinare o almeno a condizionare la politica, quanto piuttosto il contrario.
E' la politica che con le sue decisioni può ampliare o ridurre il grado di
disuguaglianza, rafforzare o indebolire la rete di protezione che è a
disposizione di ognuno, aumentare o diminuire le effettive opportunità,
avvicinare o meno le concrete condizioni di partenza. E' allora dalla politica
che bisogna ripartire. Anche nel nostro tempo post-ideologico, che anzi
permette una più aperta contrapposizione di idee e programmi, non è affatto
indifferente quale segno ha la politica, se è della neo-destra o di un moderno
centrosinistra. La destra sceglie la chiave del populismo, cavalca le paure e
solletica l'arbitrio personale, alza muri, invoca dazi e barriere. Preferisce
fare facili promesse, rassicuranti forse nell'immediato, in grado di
esorcizzare lì per lì la paura, ma non di sciogliere davvero i nodi che ne sono
all'origine. Viene in mente la famosa nave di Kierkegaard: "è in mano al
cuoco di bordo e ciò che trasmette il megafono del comandante non è più la
rotta, ma ciò che mangeremo domani". Sembra la condizione in cui ci
troviamo oggi. Non si può in effetti dire che la destra, nel mondo, sia in
questo momento afasica. Parla, dà delle sue risposte alle insicurezze. Punta a
rappresentare il disagio, anzi ad alimentarlo e ad amplificarlo. E che la cosa
in quasi tutta Europa le stia riuscendo, emerge dal raffronto tra due
fotografie, una scattata dieci anni fa, l'altra oggi. Dieci anni fa, dopo le
vittorie di Prodi nel '96, di Blair e Jospin nel '97, di Schroeder nel '98, il
centrosinistra governava 13 dei 15 paesi dell'Unione Europea e 11 dei premier
appartenevano alla famiglia socialista. Oggi, non contando le grandi coalizioni
di Austria e Germania, al governo dei rispettivi paesi troviamo solo i
socialisti spagnoli e quelli portoghesi. E i laburisti in Gran Bretagna,
ovviamente, ma qui gli ultimi risultati del voto locale e tutti i sondaggi non
inducono purtroppo all'ottimismo. Questa è la situazione attuale. Una
situazione che oggettivamente racconta delle difficoltà enormi in cui si
trovano la sinistra e il centrosinistra in Europa e della grandezza della
riflessione, oltre che dei compiti, che ci attendono immediatamente. Però noi
non dobbiamo mai dimenticarlo, e mai smettere di comportarci conseguentemente:
la destra non fa altro se non dire quel che le persone si vogliono sentir dire,
si limita ad annunciare il menu del giorno dopo. Questo può fare indubbiamente
piacere, può dare sollievo. Ma alla lunga non conduce lontano, non dà senso
all'agire, non dà prospettiva. La globalizzazione attuale richiede di essere
governata dai pubblici poteri, con un più efficace coordinamento
internazionale, con un modello al tempo stesso multilaterale e multilivello.
Una nuova idea di "governo mondiale". E' questa l'urgenza che il
centrosinistra, le forze riformiste di tutto il mondo, si devono porre,
assumendosi nuove e grandi responsabilità. Ci sono enormi diseguaglianze, c'è
una "insostenibilità sociale" figlia di uno sviluppo privo di limiti?
E' vero che il pendolo del potere economico si è spostato
in questi anni dal lavoro al capitale, con l'uno a livelli record positivi e
l'altro negativi? Bene: è tempo che il pendolo della politica torni su una
posizione più favorevole al lavoro. Si cominci riconoscendo giuste
retribuzioni, salari più alti a chi ha visto sminuire il valore della propria
attività e concretamente precipitare il proprio potere d'acquisto. E se c'è
qualcuno che le coltiva, ci si tolga dalla testa due idee: quella di poter
competere con chi si affaccia ora al mercato giocando al ribasso sul livello
delle retribuzioni o dei diritti; quella di rinunciare o semplicemente di
sminuire il ruolo delle organizzazioni dei lavoratori e degli altri corpi
intermedi, che hanno migliorato la vita di milioni di persone e contribuito a
rafforzare la democrazia estendendo e garantendo la sfera dei diritti politici,
civili e sociali. Sono soggetti fondamentali, chiamati a ripensare e a innovare
profondamente la loro azione proprio per tornare a svolgere con pienezza il
ruolo che è loro. Ecco quindi un punto fermo: il valore del lavoro e la
garanzia di tutela e protezione sociale. Da affermare non tornando al
protezionismo. Piuttosto con nuove e concrete politiche di welfare (e con
regole severe sul fronte finanziario, con vincoli saggi e scelte coraggiose su
quello ambientale), che riconoscano la nuova realtà globale, che creino un
efficace sistema di ammortizzatori sociali, che garantiscano la formazione a
chi perde il posto e sostengano la transizione da un lavoro all'altro. E poi
usando anche la leva fiscale per incoraggiare lo sviluppo di quelle attività
che sostengono la crescita, e quindi la ricerca, la formazione, gli
investimenti in tecnologia, piuttosto che per continuare a premiare chi
fabbrica denaro con altro denaro. E' ora di dirlo, e di ripeterlo fino a quando
sarà necessario: non è possibile che a chi trae i propri guadagni da
speculazioni, da quelle che sono vere e proprie scommesse sui mercati
finanziari, sia applicata una tassazione molto più bassa rispetto a chiunque si
guadagna da vivere in qualunque altro modo. Non è solo un'ingiustizia
clamorosa. E' difficile semplicemente capire perché questo possa essere
accettato, perché anzi troppo spesso succeda che i "maghi" della
finanza siano considerati più degni di ammirazione di un imprenditore, di un
artigiano o di un commerciante che rischia in proprio o di chi, giorno dopo
giorno, fa onestamente il proprio lavoro e contribuisce al buon funzionamento
dei servizi e alla crescita dell'economia di un Paese. Su tutto, come
condizione, c'è proprio questo, c'è il sostegno alla crescita. Il
centrosinistra ha impiegato troppo tempo a far serenamente e convintamente suo
il principio che nulla è possibile senza la crescita, che senza di essa non può
esserci giustizia sociale. Ma ora che questo è finalmente avvenuto, proprio il
centrosinistra deve avere l'orgoglio e la determinazione di affermare che le
strategie di crescita non funzionano senza equità e uguaglianza di opportunità,
senza attenzione alla distribuzione del reddito e all'accesso a servizi
pubblici di alta qualità. La funzione, l'identità stessa di una forza di
centrosinistra, si colloca, come Anthony Giddens ha ben sottolineato, su più
dimensioni, lungo una scala che ha come gradini i grandi principi
dell'eguaglianza e della solidarietà, da declinare ovviamente in modo nuovo e
nelle nostre società, che sono degli individui e non delle classi; la scelta
dell'innovazione e della sfida ai paralizzanti conservatorismi di ogni tipo; la
tensione verso una società fatta sì di individui singoli e liberi, ma al tempo
stesso tenuta insieme da un tessuto unitario, da una condivisione di
responsabilità, contro il cinico abbandono alla "spontaneità" degli
egoismi sociali; l'aperta relazione con le differenze culturali. Un riformismo
globale: concrete proposte sui decisivi piani della progettualità politica e
istituzionale, della protezione sociale e della socialità, della modernità e
della multiculturalità; e poi capacità di decidere in base a una visione, a
principi, che considerino le conseguenze non solo per chi è contemporaneo o
vicino, ma anche per le generazioni future e per chi abita insieme a noi questo
mondo. Solo così si governa il cammino, che non può proseguire se non su una
strada: quella dell'apertura agli altri e al mondo. Senza disperdere nulla del
valore positivo che hanno l'identità, il territorio, le comunità locali e la
loro cultura, soprattutto in Italia, nel Paese delle cento città. Ma comunque,
apertura agli altri e al mondo. Le radici possono servire, di certo servono le
ali. Qualcuno, tra gli altri Peter Mandelson, certo non un politico
sospettabile di scarso pragmatismo e di poca concretezza, ha detto pensando
all'integrazione mondiale ed europea che l'apertura in atto va
"umanizzata". Ecco, in fondo è di questo che alla fine si tratta. Non
è certo impresa da poco. Anzi, è un compito assai difficile. C'è una moderna
"questione sociale", come ha sottolineato Alfredo Reichlin, che se
non affrontata diventerà esplosiva. A noi il grande compito di accendere,
contro la paralisi della paura, una razionale speranza di cambiamento. E'
possibile. Guardiamo oltreoceano, dove tra pochi mesi si porterà lo sguardo del
mondo. George W. Bush è stato la prova vivente di
questa regola aurea della politica democratica. Nessuno più di lui ha fatto
leva sulla paura, dopo il tremendo choc dell'11 settembre. Grazie alla paura,
Bush ha rivinto trionfalmente le elezioni del 2004, ma non è riuscito a
governare, cioè a produrre soluzioni concrete e solide. Né per il mondo, né per
gli Stati Uniti. La guerra all'Iraq si è dimostrata solo un cruento diversivo,
che ha distolto forze militari ed energie politiche dall'Afghanistan ed ha
prodotto come unico risultato geopolitico il rafforzamento dell'Iran. Più in
generale, l'amministrazione Bush ha dissipato la straordinaria eredità di
Clinton, che gli aveva consegnato un'America forte, economicamente solida,
rispettata nel mondo: anziché lavorare alla costruzione di un nuovo ordine
mondiale, fondato sul diritto internazionale, ha pensato di poter gestire lo straordinario
potere di cui dispone l'unica iperpotenza in chiave unilaterale. Sapremo in
novembre se l'America vorrà girare pagina, affrontando le sue paure, provando a
governarne le cause, tornando a credere nella capacità della politica di
umanizzare il mondo, riprendendo il controllo di processi storici che oggi
paiono senza guida. "Change", cambiamento, è la parola d'ordine del
candidato democratico alla presidenza degli Stati Uniti: Barack Obama, al quale
rivolgiamo il più caloroso abbraccio di augurio. Il mondo è stato
rimesso sui piedi: se la destra alimenta le paure e torna a proporsi come forza
conservatrice, i democratici scommettono sulla speranza umanistica nel
cambiamento. "Change - ha detto Obama nel suo discorso di vittoria alle
primarie - è capire che far fronte alle minacce del nostro tempo richiede non
solo la nostra potenza di fuoco, ma la forza della nostra diplomazia. Change è
costruire un'economia che remuneri non solo la ricchezza, ma il lavoro e i
lavoratori che l'hanno creata". Il cambiamento possibile contro la paura
del futuro. Questa è la scommessa dei democratici americani. Ma
"cambiamento" vorremmo divenisse la parola chiave anche di una
rinascita delle forze democratiche, riformiste, progressiste in Europa. Il No
irlandese al trattato di Lisbona è un segnale inquietante. I popoli voltano le
spalle all'Europa. E' come se la percepissero come parte del problema, il
problema di una globalizzazione senza guida, anziché come parte essenziale
della soluzione. Solo un'Europa più forte e più unita, capace di parlare con
una voce sola, può invece consentire ai popoli europei di evitare il rischio
della irrilevanza nel mondo "post-occidentale". Per questo chiediamo
al governo di sciogliere le ambiguità della sua maggioranza e di chiarire qual
è la sua posizione. E' quella contenuta nelle parole vagamente tranquillizzanti
pronunciate ieri dal Presidente del Consiglio o quella del ministro Calderoli
che brinda ringraziando il popolo irlandese per il voto sull'Europa e festeggia
quella che considera la morte del Trattato di Lisbona? E a questo proposito: è
in grado il governo di procedere con sollecitudine alla ratifica in Parlamento
del Trattato? O piuttosto si farà bloccare da "avvertimenti politici"
come quello inviato dalla Lega ieri alla Camera nel voto sul decreto rifiuti?
Temo sia solo una delle prime dimostrazioni di quanto abbiamo detto sempre in
questi mesi: quello schieramento elettorale e questa maggioranza erano e sono
più il residuo della vecchia stagione delle coalizioni "contro" che una
risposta adeguata alla sfida dell'innovazione politica lanciata dal Partito
Democratico. E ancora: noi chiediamo al governo di assumere un'iniziativa in
sede europea per individuare un gruppo di Paesi disponibili e interessati a
procedere verso una più stretta e forte integrazione politica. A cominciare
dalla costruzione di una politica economica comune, che valorizzi l'Euro non
solo sul piano della stabilità, dove ha svolto un ruolo di straordinaria
efficacia, ma anche su quello della crescita, dove invece è ancora ben lontana
dall'esprimere appieno le proprie potenzialità. Cosa vuole fare il governo:
schierare l'Italia tra i paesi europei che intendono scommettere sullo
straordinario potenziale di crescita che il mercato unico rappresenta? O invece
intende porre anche il nostro Paese tra quelli che si attardano a difesa di
indifendibili e controproducenti barriere protezionistiche? L'Europa deve
cambiare. C'è bisogno di più e non di meno Europa. E c'è bisogno, al Parlamento
di Strasburgo, di un grande gruppo riformista e democratico, che lavori per far
compiere un salto di qualità al processo di integrazione europea. Questo è ciò
che stiamo dicendo, proprio in questi giorni, ai nostri amici socialisti e ai
nostri amici liberali europei. E' esattamente l'opposto che pensare che
l'Europa sia una grande Italia. Piuttosto, da italiani, vorremmo contribuire,
uniti, a rendere più grande e forte l'Europa. E pensiamo che le famiglie
politiche europee potranno veder crescere il loro ruolo e il loro significato,
agli occhi sempre più scettici dei cittadini europei, solo se sapranno
scommettere sulla loro capacità di rilanciare il processo di integrazione. La
nostra è un'identità nuova in Europa e come tale è un'identità che è e resterà
autonoma. Ma autonomia non significa solitudine. Tanto meno può significare
dividersi tra di noi in gruppi diversi che ricalchino le vecchie provenienze.
Noi stiamo costruendo relazioni strette del PD con il Pse, con i
liberaldemocratici europei, con i Democratici americani, per favorire il
formarsi di un grande campo dei riformisti, dei democratici, dei progressisti,
sia in Europa che nel mondo. Per quanto riguarda il Parlamento di Strasburgo,
sarà un fatto nuovo se i socialisti, come è da auspicare, favoriranno la
nascita di un nuovo gruppo aperto a forze che non facciano parte del Pse. Ciò
che stiamo costruendo è una soluzione che consenta al nostro partito di
armonizzare la sua autonomia e la sua identità senza che questo significhi
isolamento in Europa. Questo vuol dire che quale che sia la collocazione che
avrà il gruppo del PD a Starsburgo noi dovremo lavorare per la costruzione di
questo vasto campo che comprenda democratici, socialisti e liberali europei.
Oggi, ad otto mesi dalla nascita del Partito democratico, e a due mesi dalla
sconfitta elettorale, la parola torna dunque all'Assemblea nazionale. Davanti a
noi, come sempre avviene nei momenti critici, c'è una domanda semplice. La
strada che abbiamo imboccato otto mesi fa, per quante curve e salite possiamo
avere davanti a noi, è quella giusta, quella che ci può portare non solo al
governo, ma ad aprire un ciclo politico nuovo nella storia d'Italia, o invece
la sconfitta ci dice che dobbiamo tornare indietro e cambiare strada?
Rispondere a questa domanda, in modo sereno e limpido, è necessario e urgente,
se vogliamo evitare il logoramento di un lungo, estenuante dibattito interno,
opaco e inconcludente. E se vogliamo invece dare, prontamente, incisività e
respiro strategico alla nostra opposizione in Parlamento e nel Paese. Per parte
mia, in questi due mesi di riflessione, di studio, di confronto negli organismi
del partito, di dibattito in tutta Italia, mi sono rafforzato nel mio
convincimento che la linea che abbiamo scelto tutti insieme è quella giusta. Ma
che essa ha bisogno, e per questo siamo qui, di ulteriori innovazioni e
soprattutto di un partito che la esprima in modo efficace. Non solo non è stata
la linea seguita in questi mesi a portarci alla sconfitta, ma è anzi grazie a
quella bussola se siamo riusciti ad attraversare una tempesta di dimensioni ben
più grandi dei nostri confini nazionali. E se disponiamo oggi delle coordinate
fondamentali di una strategia di risposta e di rivincita. Ce lo dice innanzi
tutto l'analisi del voto: un voto complesso e dalle molte facce. La prima
faccia del voto del 13 e 14 aprile, quella più evidente e chiara, è la
sconfitta: abbiamo perso le elezioni, perché grazie al voto popolare Berlusconi
è tornato a Palazzo Chigi e c'è il centrodestra al governo del Paese. Proprio
perché siamo un partito "a vocazione maggioritaria", se non riusciamo
a conquistare la maggioranza dei consensi necessaria a governare, ci sentiamo e
siamo sconfitti, qualunque sia la cifra proporzionale che come partito
riusciamo ad ottenere. Per di più, la sconfitta c'è stata anche sul piano
quantitativo: lo scarto tra noi e il Pdl è di un milione e mezzo di voti, che
diventano più di 3 e mezzo con l'apporto dei rispettivi alleati: Lega Nord e
autonomisti meridionali da una parte, Italia dei valori dalla nostra. Uno
scarto ampio, che non sarebbe stato colmabile neppure
ipotizzando di poterci avvalere dell'apporto della Sinistra Arcobaleno e dei
Socialisti, che insieme non raggiungono il milione e mezzo di voti. Anche
lasciando fuori dai blocchi i 2 milioni di voti dell'Udc, con l'apporto della
Destra di Storace e Santanchè il centrodestra avrebbe comunque mantenuto un
vantaggio di quasi 3 milioni di voti. L'ipotesi della sommatoria è peraltro
solo un'ipotesi di scuola. Si tende infatti troppo facilmente a dimenticare che
le elezioni del 13 e 14 aprile non sono state elezioni a scadenza naturale, ma
elezioni anticipate, dopo l'interruzione traumatica della legislatura più breve
della storia della Repubblica. E che quella crisi non è stato
il frutto di un incidente di percorso, ma del riproporsi, per la seconda volta
in un decennio, e in forme se possibile ancora più gravi del 1998, di una
rottura strategica con Rifondazione comunista e le altre forze che hanno dato
vita alla Sinistra Arcobaleno. Questa volta in un contesto di disperante
frammentazione che ha segnato tutta la legislatura. Più precisamente ancora:
l'esperienza politica dell'Unione è andata in crisi non solo per la crescente
difficoltà a fare sintesi nella maggioranza attorno all'azione di governo -
sulla politica estera e di difesa come su quella economica e sociale, dalle
politiche ambientali e infrastrutturali fino alle questioni eticamente
sensibili - ma perché la sintesi, anche quando faticosamente veniva raggiunta,
anziché allargare il nostro consenso nel Paese, finiva per logorarlo,
consumarlo e ridurlo. Dopo mesi di allarme di tutti i sondaggisti, la riprova
di questa pericolosa tendenza venne dalle elezioni amministrative del maggio
2007. Un test parziale, dal quale emersero però indicazioni chiare e univoche:
non solo l'Unione perdeva - e perdeva in tutta Italia - ma perdeva a spese
innanzitutto dei Ds e della Margherita, le due forze che avevano appena deciso,
nei rispettivi congressi, di dar vita al PD. Scrive Marco Alfieri, nel suo
graffiante pamphlet sul "Nord terra ostile": "Con le
amministrative del giugno 2007, in Lombardia, Veneto e Piemonte - 18 milioni di
abitanti e 2 milioni di imprese che producono il 38 per cento del pil e il 53
per cento dell'export italiano - il divario Unione/Cdl tocca livelli mai
raggiunti in passato. Cadono come birilli Monza e Verona, Asti, Alessandria,
Gorizia e Belluno, mentre la 'rossissima' provincia di Genova viene rivinta
solo dopo un ballottaggio tiratissimo. Nel milanese crollano uno a uno,
spostandosi a destra, storici bastioni come Rho, Melegnano, San Donato,
Garbagnate... Il forzaleghismo ha invaso ormai quasi tutta la provincia... Non
aver saputo seriamente scalfire il monopolio della Casa della libertà sui
territori che corrono sotto l'arco alpino ha riportato, una dopo l'altra,
all'ovile berlusconian-bossiano, tutta una serie di medie città di una
'padania' che sembra ormai aver divorziato dall'Unione". Ma i problemi non
si fermano a Nord del Po: anche nelle regioni "rosse", scrive ancora
Alfieri, nel 2007 "qualcosa ha cominciato ad incepparsi. In primo luogo
sul fronte dell'astensionismo: il calo dei votanti è stato
addirittura superiore al dato nazionale. Mai successo... In secondo luogo sul
fronte dei comportamenti di voto. In otto dei tredici comuni superiori a 15
mila abitanti il centrosinistra ha perso consensi rispetto alle elezioni
precedenti (in media -12,4%). In sette delle otto città amministrate dal
centrosinistra si è dovuto ricorrere al ballottaggio per eleggere il nuovo
sindaco. Più in generale, in tutti i comuni si è registrato un calo
generalizzato dell'Ulivo. In 10 casi su 12 una contrazione media del 9 per
cento, ma con punte anche del 15, rispetto al risultato 2002 di Ds e
Margherita". Su un terzo fronte ancora, quello del voto dei cattolici praticanti, una accurata ricerca dell'Ipsos,
pubblicata nei giorni scorsi, ha documentato che nella primavera 2007 le
intenzioni di voto a favore dei partiti dell'Ulivo, che erano attorno al 35 per
cento un anno prima, erano precipitate al 20 per cento: 15 punti in meno in un
anno. La stessa ricerca documenta tuttavia che alle elezioni politiche il
Partito Democratico ha riconquistato in pochi mesi
tutti e 15 i punti persi nel 2007, tornando a quella quota 35 che fa del nostro
un partito votato da una percentuale di cattolici
praticanti simile se non superiore a quella che ottiene nell'elettorato nel suo
insieme. La curva del consenso al PD tra i cattolici
praticanti traccia una sorta di "V": un segmento in forte discesa tra
il 2006 e il 2007 e uno in ripida salita dall'estate del 2007 alle elezioni del
2008. Lo stesso andamento ha avuto in buona sostanza la curva dei consensi
complessivi al PD. In un contesto segnato dal fallimento politico dell'Unione e
dalla conseguente, traumatica interruzione della legislatura, abbiamo raccolto
12 milioni di voti, un elettore su tre, un risultato sia in percentuale che in
cifra assoluta migliore di quello dell'Ulivo nel 2006 e di gran lunga superiore
alla somma di Ds e Margherita. E' questa la seconda faccia del voto del 13 e 14
aprile: una faccia che non nasconde né attenua la prima, quella della
sconfitta, ma ci consente di affrontare il nuovo scenario politico "a
partire dal PD" e non, come pure poteva accadere se si fosse confermato il
trend del 2007, "senza il PD". Se non avessimo introdotto e perfino
enfatizzato una forte discontinuità tra il PD e l'Unione, se non avessimo
invece ripreso lo spirito dell'Ulivo, che nasceva come aggregazione delle forze
riformiste, nella migliore delle ipotesi avremmo subito la stessa sconfitta,
sul terreno della competizione per il governo, ma non avremmo salvato il
progetto e la forza del Partito Democratico. Voglio essere chiaro su questo
punto: per me l'Unione nascondeva una contraddizione con l'idea originaria
dell'Ulivo. Per me il Partito Democratico è l'Ulivo del '96 che si è fatto
finalmente partito. Se non avessimo scelto la discontinuità oggi, di fronte al
governo Berlusconi, non ci sarebbe il più grande partito riformista della
storia italiana ma un disordinato campo di forze, senza un progetto, una
strategia, una leadership. Non ci sarebbe, cosa della quale dovremmo tutti
avere più consapevolezza e anche più orgoglio, una forza elettorale all'altezza
degli altri grandi partiti riformisti europei. I Laburisti inglesi, con la
guida di Tony Blair, hanno vinto le elezioni per tre volte consecutive,
l'ultima nel 2005, con il 35,3% dei voti. Nello stesso anno i socialdemocratici
tedeschi hanno registrato il 34,2% dei consensi, ed è su quella base che ora
governano insieme alla Cdu nella Grosse Koalition. I socialisti spagnoli hanno
vinto le elezioni nel 2004 col 42,6% e nel 2008 col 43,6%. Quando qualche anno
prima, nel 2000, le persero con il 34,4% evidentemente non si scoraggiarono, da
lì ripartirono per la rivincita, insieme a Luis Zapatero. E' vero: una parte
del risultato positivo del Partito Democratico è il frutto della dimostrata
capacità di attrazione di elettori che nel 2006 avevano votato per Rifondazione
o le altre forze che hanno poi dato vita alla Sinistra Arcobaleno. Ma non si tratta,
a ben guardare, di un gioco a somma zero, di una mera partita di giro: si
tratta della dimostrazione, politicamente assai rilevante, che per molti
elettori di sinistra, al contrario di una parte dei gruppi dirigenti di quei
partiti, la politica non può mettere tra parentesi la questione del governo e
ridursi ad un esercizio di rappresentazione identitaria. E invece si legge nel
documento proposto da Claudio Fava alla riflessione di Sinistra Democratica:
"Siamo stati puniti per gli esiti deludenti dell'azione del governo
Prodi". Parole simili riecheggiano nel dibattito interno a Rifondazione
comunista e alle altre forze che avevano dato vita alla Sinistra Arcobaleno.
Noi pensiamo, al contrario, che il governo Prodi abbia realizzato risultati
straordinari per il Paese: dal risanamento finanziario, riassunto nella revoca,
da parte della Commissione europea, della procedura di infrazione del patto di
stabilità, avviata contro l'Italia dopo il fallimento della politica economica
di Tremonti; alla politica estera e di difesa, con l'accresciuto prestigio
dell'Italia nel mondo. Il problema del governo Prodi, il fattore che ne ha
minato alle fondamenta la credibilità, è stato il
carattere frammentario e rissoso della coalizione dell'Unione: è stata l'Unione
a indebolire il governo e non il governo a deludere gli elettori dell'Unione.
Un chiarimento su questo punto è indispensabile, non per puntiglio storico, ma
per ragionare sul futuro. Le forze che avevano dato vita alla Sinistra
Arcobaleno sono ora alle prese con una riflessione e un dibattito interno che
rispettiamo e al quale guardiamo con attenzione e interesse. Ci auguriamo, lo
dico con la franchezza che credo possiamo permetterci, in ragione di una lunga
amicizia con molti tra i loro dirigenti e militanti, che queste forze lascino
alle loro spalle l'idea di altri tempi del "partito di lotta e di
governo". Quando si sta al governo si governa. E l'unica lotta che è
ammissibile - e anzi augurabile - è quella contro i problemi del Paese. In ogni
caso, non si lotta contro il governo del quale si fa parte. I risultati
elettorali dei quartieri o dei distretti industriali sono lì a dimostrare che è
proprio tra gli operai che il divorzio della Sinistra Arcobaleno col governo ha
incontrato il rifiuto più netto. Divorziando, per la seconda volta, dal
governo, i gruppi dirigenti dei partiti della Sinistra Arcobaleno hanno finito
per divorziare dalla parte prevalente del loro stesso elettorato, che ha
disertato le urne o ha votato il PD, pur tra dubbi e riserve, proprio per la
credibilità della proposta di governo che noi abbiamo saputo mettere in campo.
Questa è stata la nostra principale risorsa, il messaggio che ha salvato il
Partito Democratico, riconsegnandogli intatta ed anzi accresciuta la sua forza
e suscitando attenzione e interesse in aree della società italiana che pur non
avendoci votato, per la prima volta non hanno escluso di poterlo fare in
futuro. E' stata quella che abbiamo chiamato la scelta di
"andare liberi": liberi di parlare al Paese il linguaggio della verità,
liberi di guardare in faccia, in modo laico, cioè non filtrato dall'ideologia o
dal moralismo, i problemi reali degli italiani e di sforzarci di produrre
risposte credibili e convincenti. La libertà non è, non è mai stata,
nella nostra visione, né narcisistica ricerca della solitudine, né arrogante
presunzione di autosufficienza. E' stata, questo sì, un capovolgimento
strategico del rapporto che lega la costruzione delle alleanze con la
definizione del programma di governo. Per quindici anni, il bipolarismo
italiano si è strutturato attorno al primato delle alleanze, le più ampie,
sterminate, eterogenee possibile, fondate e tenute assieme non da una comune
visione del futuro del Paese, ma dal solo obiettivo di battere l'avversario.
Col risultato che le contraddizioni nascoste nella fase di costruzione
dell'alleanza, finivano per esplodere nel pieno dell'azione di governo,
seminando sconcerto e delusione tra gli elettori e ponendo le condizioni per la
inevitabile sconfitta successiva. C'è stata una sola eccezione, in questa lunga
e ininterrotta teoria di coalizioni fragili e di governi precari: il governo
dell'Ulivo, quello che con Prodi portò l'Italia nell'Euro, il governo che
raggiunse vette storiche di popolarità nel pieno di una delle più pesanti manovre
di risanamento finanziario della storia repubblicana. Non a caso, la caduta di
quel governo suscitò nel Paese sconcerto, rabbia e perfino dolore autentico. E
non a caso, da quel sentiero interrotto, prese origine il "mito"
dell'Ulivo: il sogno di fare di quella che è sempre stata qualcosa di più di
una semplice coalizione, un soggetto politico nuovo, una casa comune per tutti
i riformisti, in definitiva un grande Partito Democratico. E proprio perché è
dalla straordinaria esperienza dell'Ulivo che il PD deriva la sua radice più
profonda e più importante, torno a chiedere a Romano Prodi, davanti e insieme a
tutti voi, di restare presidente di questa grande assemblea del popolo dei
democratici. La nascita del PD ha introdotto una discontinuità sostanziale.
Abbiamo utilizzato una legge elettorale pessima, inventata per esasperare la
frammentazione nell'ambito di coalizioni eterogenee, per semplificare
drasticamente il sistema politico italiano e porre così almeno le premesse per
una riforma compiuta: della legge elettorale, dei regolamenti parlamentari, di
alcune circoscritte norme costituzionali. Una riforma - su questo voglio essere
molto chiaro - che deve aiutarci ad andare avanti, nella costruzione di un
bipolarismo incardinato su grandi partiti a vocazione maggioritaria, che
assicurino competizione trasparente tra alleanze e proposte di governo
alternative, stabilità degli esecutivi e coesione delle maggioranze politiche.
Abbiamo introdotto questo elemento di dinamismo all'interno di un sistema
politico in avanzata crisi di efficienza e di credibilità perché abbiamo scelto
unilateralmente di presentarci alle elezioni, capovolgendo la gerarchia tra
coalizione e programma. Abbiamo detto mai più coalizioni che si compongono solo
per battere l'avversario e a questo obiettivo sacrificano la chiarezza e la
credibilità del programma di governo. Una scelta che ha avuto ed ha per noi il
valore di una scelta strategica. Dirò di più: di un principio costitutivo del
partito nuovo che abbiamo messo in campo. Ho avuto modo di definirla, una
volta, una scelta "anti-machiavellica": per noi la politica non
esaurisce il suo significato nella lotta per la conquista e la conservazione
del potere. Questa è semmai la sua dimensione tecnica, che Machiavelli ha
insegnato a non trascurare. Ma il significato della politica, il suo valore
umano, il suo spessore etico, sta nel mettere insieme le idee e le forze, in un
unico, inscindibile sistema, volto ad intervenire nella storia umana, per
ridurre la peraltro mai compiutamente eliminabile presenza in essa del male,
del dolore, della violenza, dell'ingiustizia, della sopraffazione. E a piegarne
umanisticamente il corso verso mete, certo parziali e mai irreversibili, di
pace, di libertà, di giustizia, di sviluppo, di moltiplicazione delle
opportunità per il maggior numero di esseri umani, di diritti civili
riconosciuti ad ognuno, dentro società che considerino le differenze una
ricchezza, rispettino le scelte di ognuno e si oppongano a qualunque forma di
discriminazione e di intolleranza. Questo per noi è governare: non è solo ben
amministrare l'esistente, tanto meno solo occupare il potere in una gara
insensata tra competitori tra loro pressoché identici. Governare per noi
democratici è riformare, dare nuova forma, per quanto possibile, alle cose, ai
processi storici, ai rapporti di forza e di potere tra gli uomini. Vorremmo,
vogliamo, non essere da soli in questa impresa. L'impresa di dare nuova forma
all'Italia, di farla uscire, in avanti e non all'indietro, dalle contraddizioni
storiche che da troppo tempo ne ostacolano la crescita e lo sviluppo. Per
questo noi abbiamo ed avremo una politica delle alleanze. Che tuttavia non
potrà più essere coniugata nei modi tradizionali. Non solo perché le alleanze
possono risultare solide solo se si costruiscono sulla base del programma di
governo e non viceversa. Ma anche perché la garanzia della realizzazione del
programma può venire solo dalla presenza di una grande forza riformatrice che
sia il baricentro dell'alleanza. Quella grande forza riformatrice che oggi
finalmente, per la prima volta, l'Italia ha. E' in questa prospettiva che
guardiamo con attenzione e rispetto a ciò che avviene alla nostra sinistra,
così come siamo interessati al dialogo con l'Udc e con i Socialisti. Voglio qui
rassicurare Pierferdinando Casini: noi riconosciamo il ruolo dell'Udc e abbiamo
apprezzato il coraggio col quale ha saputo difendere la sua autonomia, anche se
questa si sarebbe certo dispiegata con più successo se non si fosse aspettato
l'ultimo momento e la decisione di Berlusconi di porre fine alla Casa della
Libertà. Noi auspichiamo di poter lavorare insieme non solo per coordinare le
opposizioni in Parlamento, ma anche per affermare non un bipartitismo, ma un
nuovo bipolarismo fondato su chiare alleanze per il governo e non più, come la
stessa Udc ha tante volte denunciato, su coalizioni tenute insieme solo dalla
logica del nemico comune. A Riccardo Nencini, ai socialisti italiani, voglio
dire che noi rispettiamo l'autonomia che essi rivendicano e pensiamo che sia
non solo interesse, ma valore comune, creare le condizioni per ritrovarci. Ma
questo potrà avvenire solo apprezzando reciprocamente l'identità di ognuno e
con l'intelligente umiltà di sapere che il riformismo ha nell'unità e nella
forza le ragioni della sua grandezza. E comunque: sia che si tratti di intese
locali che di un confronto sulla politica nazionale, quel che conta sono per
noi i contenuti programmatici, che devono risultare, agli occhi di un Paese
sempre più critico ed esigente, come una credibile e convincente proposta di
governo. Questa linea politica si basa su un presupposto teorico che può
apparire ambizioso e tutt'altro che autoevidente. E' il presupposto che si
possano, con l'azione politica e la proposta programmatica, modificare i rapporti
di forza, non solo e non tanto tra le forze politiche, ma nel Paese. Che si
possa, in altri termini, contendere al centrodestra la maggioranza
dell'elettorato, spostando con la nostra iniziativa orientamenti profondi della
società italiana. Le prime ricerche, i primi approfondimenti sulla struttura
del voto del 13 e 14 aprile scorsi, ci dicono quanto il PD rischi di trovarsi
rinchiuso negli stessi, per noi oggi troppo angusti e comunque minoritari,
confini storici della sinistra italiana. E' sempre un errore, un grave errore,
sottovalutare la forza delle tendenze storiche di lungo periodo. E tuttavia,
non possiamo non dirci che il Partito Democratico nasce proprio sulla base
dell'ambizione di correggere, di deviare almeno in parte, la tendenza
all'eterno ritorno dell'identico della politica italiana. Se noi ci
rassegnassimo all'idea che la società italiana è strutturalmente orientata a
destra e che questa propensione quasi "naturale" può essere solo
episodicamente aggirata, attraverso il gioco tattico della scomposizione e
ricomposizione di alleanze sempre precarie perché eterogenee, verrebbe da
domandarsi perché abbiamo voluto e siamo riusciti a dar vita ad un partito che
reca nel suo dna la cifra dell'innovazione storico-politica. Se abbiamo dato
vita al PD è perché abbiamo avvertito tutta l'insufficienza delle tradizioni
riformiste e riformatrici del Novecento. E abbiamo compreso che il nostro
obiettivo non poteva essere solo quello di mettere insieme pensieri ormai
palesemente inadeguati a comprendere e a parlare con un mondo nuovo, con una
nuova società. Ma doveva essere quello di metterci insieme alla ricerca di
nuovi alfabeti e di nuovi paradigmi, a confronto con gli inediti problemi del
nuovo secolo. segue a pagina 18.
( da "Unita, L'" del 21-06-2008)
Argomenti: Laicita'
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l'edizione del "Il mito religioso ha sconfitto la politica" di Bruno Gravagnuolo
D iscutere con Emilio Gentile è sempre arduo e appassionante. Storico di fama
internazionale, molisano, 62 anni è studioso "tosto" e dai saldi
convincimenti. Maturati alla scuola metodologica di Renzo De Felice (del quale
però non si considera allievo). E tra i suoi chiodi fissi, in questi decenni,
ve ne è uno in particolare: la natura "totalitaria" del fascismo.
Sostenuta contro le "sdrammatizzazioni" all'italiana del regime. E
anche contro il giudizio di Hannah Arendt, che del fascismo faceva un regime
"autoritario", forse e solo dopo il 1938 con tratti totalitari. In
questi giorni esce un nuovo libro di Gentile, in sintonia con questa
discussione: La via italiana al totalitarismo (Carocci, pp. 414, Euro 26,50).
Con saggi editi e inediti, che corrispondono all'intero percorso
"post-defeliciano" dello storico. E nel quale ricordiamo per Laterza
libri come La Grande Italia, il mito della nazione; Fascismo, storia e
interpretazione; La democrazia di Dio, sugli Usa neocon; e il più recente
Fascismo di pietra. La raccolta per Carocci è l'occasione giusta per
riaffrontare la questione "totalitaria. Per verificare quanto il
totalitarismo (metodo o sistema?) sia lontano. O se invece sopravviva in
qualche forma, dove e fino a che punto. Professore da anni lei insiste sul
carattere "totalitario" del fascismo. Se quel regime sia stato totalitario o meno, potrebbe apparire questione
accademica. Perché è ancora importante venire in chiaro su questo punto?
"Quello del totalitarismo è problema decisivo per capire il 900 e la
società di massa. Assieme ai rischi totalitari che in tale società allignano, e
che minacciano le democrazie parlamentari. Per di più il tema è stato individuato in Italia dalla cultura antifascista.
Prima ancora del regime a partito unico. E con la denuncia e l'individuazione
di un certo metodo politico, al di là dei proclami e dell'ideologia fasciste.
Metodo specifico di conquista e di gestione del potere politico, nei pochi anni
che vanno dalla nascita del Pnf alla soppressione totale delle libertà".
Ma il totalitarismo è una specifica possibilità insita nella democrazia
parlamentare, oppure riguarda in generale gli sconvolgimenti mondiali del 900?
"Non faccio una teoria, una tipizzazione. Traccio un bilancio della
situazione nei primi decenni del secolo trascorso. Ebbene, a differenza che in
Russia, in Europa all'indomani della prima guerra mondiale, veniva proclamato
il trionfo della democrazia parlamentare. Come mai dunque, nell'Italia
democratica, era sorta la novità fascista? Da Amendola, Sturzo, Salvatorelli e
Basso proviene in quegli anni l'indicazione a studiare un inedito fattore di
organizzazione delle masse. Basato non più sulla razionalità, ma sul
"mito", peculiarità che il fascismo detiene in modo assoluto. Poiché,
a differenza degli altri movimenti politici - non privi di elementi mitologici
- il fascismo si richiamava espressamente al mito, e al suo ruolo rigeneratore.
Contro la ragione e in nome della forza, oltre che del mito". Concezione
nichilistica del mito quasi come gioco? "Non nichilistica, visto che il
fascismo si concepiva in positivo come movimento di rigenerazione, in un'Europa
giudicata decadente e corrotta a causa della democrazia, del liberalismo e del
socialismo. Nel fascismo c'è un'affermazione contro qualcosa di negativo".
Il nichilismo può essere affermativo e culminare nell'adesione al mito
arbitrariamente proclamato... "Certo, chi afferma il mito finisce col
crederci. Col credere nella potenza, nell'Impero e nella rigenerazione totale.
I fascisti sono gli eredi di tutta la cultura irrazionalitica di fine 800. E
pertanto accusano la democrazia di essere immorale, fintamente razionale, a
fronte dell'intima verità vitalistica e irrazionale dell'essere umano. E qui il
ruolo decisivo di un certo Nietzsche, che finisce con l'ispirare una sorta di
brutale realismo della forza istintiva e creatrice. Insomma, un realismo che
"smaschera" l'umanesimo razionalista e le sue giustificazioni
morali". Realismo, smascheramento, volontarismo. Qual è allora la differenza
col bolscevismo leninista? "Differenza di fondo. Perché il bolscevismo,
benché fortemente caricato di mito, continua a concepirsi sulla base di una
concezione "scientifica". Che attribuisce all'uomo, in quanto essere
sociale, il carattere della razionalità. Da un parte c'è chi fa leva sul mito,
come ingrediente irrinunciabile dell'umanità. Dall'altra, chi invece critica la
"falsa coscienza" delle mitologie. In base alla scientificità
marxista, in grado di oltrepassarle. E su questo c'è una continuità tra illuminismo,
liberalismo e comunismo". Abbiamo evocato il discrimine. Ma quali sono le
analogie totalitarie tra fascismo e comunismo? "E qui torniamo al
totalitarismo. A parte le differenze di contenuto sociale e culturale, quel che
è importante sottolineare sono le analogie di metodo. Ed è di "metodo
totalitario" che occorre parlare, non già di regimi totalitari. Il
totalitarismo non è un modello del quale verificare di volta in volta la
corrispondenza a certi contenuti. Per cui si possa dire una volta che quel
regime soddisfa il modello, e un'altra volta no. Il punto non è se il fascismo,
il nazismo e il comunismo si siano avvicinati alla "definizione", o
fino a che soglia, se nei fatti o solo nelle intenzioni. Questo modo di
ragionare ci porta fuori strada. La strada giusta è un'altra: è il
totalitarismo inteso come metodo. Metodo di conquista e gestione monopolistica
del potere da parte di un partito unico. Al fine di trasformare radicalmente la
natura umana attraverso lo stato e la politica. E
tramite l'imposizione di una concezione integralistica del mondo. Con questo
identico metodo, c'è chi è proteso all'Impero e al dominio globale, ancorati ad
una comunità latina mitica. Chi è volto al dominio mondiale della razza ariana
e germanica. E chi infine lotta per il comunismo internazionale, e per
l'estinzione dello stato". Scorge reviviscenze o
eredità di questo "metodo" nel contesto del mondo contemporaneo?
"Sono molto cauto nella comparazioni col presente. E nelle
riattualizzazioni di un concetto - il totalitarismo - nato in un ben preciso
contesto, ormai alle nostre spalle. Non si possono più immaginare partiti unici
animati dalla scopo di rigenerare per intero l'uomo. Anche i residui regimi
comunisti si sono infatti laicizzati. E nemmeno si può parlare di totalitarismo
o di fascismo, a proposito dei regimi islamici o del fondamentalismo. Sarebbe
un anacronismo. Anche perché i fondamentalismi sono religiosi. Laddove i
fascismi erano secolari, e tentavano di annullare o di
incorporare la religione nelle loro mitologie laiche. Al più i fondamentalismi
hanno rubato qualcosa ai totalitarismi, utilizzandone certe tecniche, ma pur
sempre in un registro religioso. Le democrazie dal loro canto sono vaccinate, e
difficilmente potrebbero ripiombare in dinamiche totalitarie. Il nuovo
rischio semmai è costituito da due fattori. Il rifiuto del conflitto, tipico di
una società moderna e immersa nella globalizzazione: con il contraccolpo
identitario ed etnico. E poi la ricerca di mitologemi salvifici, per combattere
l'insicurezza identitaria e conflittuale". A che tipo di fuga nel mito si
riferisce? Mito politico, mito religioso o entrambi? "Al ritorno massiccio
alla militanza religiosa. Che non è solo riscoperta dell'esperienza vissuta del
divino. Bensì desiderio di riportare la società ad una unità religiosa
totalizzante. Per trovare nella religiosità i fondamenti della vita civile. E
ciò riguarda sia l'Europa che l'America. Secondo moduli che ripercorrono a
contrario le movenze del fondamentalismo islamico". È il sogno degli atei
devoti e dei "teocon" tra Europa e Usa? "Nono proprio e non
solo. Specie i primi sono piuttosto dei machiavellici. Che dicono: "la
religione ci serve per garantire l'ordine". Quanto ai teocon, Usa,
anch'essi proclamano l'utilità politica di Dio. E solo alcuni sono credenti.
Mentre invece Bush jr è un vero credente, un cristiano rinato. Ecco, proprio
questa ambiguità rende molto difficile comparare i miti del passato a quelli
del presente. Fascismo, comunismo e nazismo si autodefinivano in modo molto
chiaro. Oggi dobbiamo parlare di "movimenti emozionali", tesi a una
risacralizzazione della vita collettiva, e non di totalitarismo. La novità
politica sta nel voler restituire potere sulla vita civile alle religioni
tradizionali. Non già nel professare mitologie di massa secolari. E si tratta
di una tendenza mondiale, non soltanto italiana o euro-americana. Basti pensare
in America latina ai movimenti "nepentecos- tali", che non sono la
vecchia Teologia della Liberazione di una volta, ma si propongono come
alternative totali di vita. Comunitarie, e in definitiva anche politiche".
PARLA EMILIO GENTILE Che cosa fu il totalitarismo e chi sono i suoi eredi?
Risponde lo storico del fascismo dell'Università di Roma che pubblica una nuova
raccolta di saggi dedicati all'Italia.
( da "Repubblica, La" del 21-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Cultura IO, EBREO
Intervista/ Esce l'autobiografia di Amos Luzzatto con la bibbia dentro il pci
di sinistra Guardato con sospetto perché comunista, ha combattuto contro i
pregiudizi del suo partito A 80 anni racconta le sue battaglie, e la notte
insonne prima del viaggio con Fini in Israele "Mio padre fu manganellato
dai fascisti negli anni Venti, ben prima delle leggi razziali"
"Quando vado in Israele, dopo tre giorni sogno in ebraico. Ma lì non mi
ritrovo più" VENEZIA "Ebreo di sinistra, così mi sono sempre
definito. In pochi capivano cosa volesse dire, a 80 anni spero d'averglielo
spiegato". Nella bella casa veneziana di Campo di Lana, Amos Luzzatto ti
accoglie con quella sua caratteristica parlata che ne restituisce un miscuglio
di origini e tradizioni, mai romanesca - nonostante l'infanzia nella capitale -
a tratti veneta, per lo più triestina a causa della nonna Emma Curiel. I figli
fanno amorevolmente notare la cadenza "yeke" se parla ebraico, e una
sintassi ricercata che pochi israeliani oggi saprebbero utilizzare. "Un
comunista che parla ebraico? Per alcuni, un'assurdità. In Israele c'è ancora
chi se ne stupisce". "Memorie di un ebreo di sinistra" è anche
il sottotitolo dell'autobiografia scritta per l'ottantesimo compleanno, Conta e
racconta, avventurosa cavalcata attraverso illusioni e tragedie del secolo
breve e di quello successivo (Mursia, pagg. 272, euro 17: sarà presentata
lunedì a Milano allo spazio Oberdan, insieme a un numero speciale della rivista
Keshet, da Ferruccio de Bortoli, Piero Fassino, Giulio Giorello e Salvatore
Natoli). Chirurgo per passione, profondo conoscitore della
Bibbia e della letteratura rabbinica, Luzzatto è stato interprete
di un ebraismo insieme classico e moderno, religioso e laico, israeliano e
diasporico, umanistico e scientifico, una sorta di "Maimonide" lo
definisce l'amico-gemello Paolo De Benedetti, "guida dei perplessi"
tra ebrei e non ebrei. Ha condotto le comunità ebraiche tra il 1998 e il
2005, in anni di transizione assai impervi - la nuova destra postfscista a
Palazzo Chigi, le guerre tra Islam e Occidente, le gravi minacce su Israele -
"trovare una linea comune m'è costato sforzi
bestiali, anche un infartino", aggiunge con una luce di bonomia nello
sguardo. La presidenza arrivò a sorpresa, "nessuno se l'aspettava, tanto
meno io". Confessa d'aver sofferto di solitudine, "a parte l'affetto
di alcuni collaboratori, non ho avvertito un grande seguito". Ma forse le
decisioni più difficili, aggiunge, si prendono sempre da soli. Ad Amos, figlio
d'un socialista manganellato negli anni Venti dalle camicie nere, un
antifascista finito in ospedale psichiatrico, è toccato in sorte di
rappresentare gli ebrei italiani quando l'allora premier Berlusconi definì il
confino di Mussolini una vacanza di lusso. "Tra noi ci fu un incontro
imbarazzante. Io gli parlavo della durezza del regime, di mio padre sorvegliato
dalla polizia, del suo epilogo tragico, e lui mi guardava soave e ignaro, di
tanto in tanto una carezza sulla mia mano. Come se non capisse, non volesse
capire". Sempre ad Amos, cacciato a dieci anni dalle scuole italiane,
apostrofato come "giudeo" per strada, cresciuto col complesso del
"mignolo ricurvo" ("secondo un'amica di famiglia era una
caratteristica della razza, avrei passato molto tempo ad esplorare i mignoli
ariani"), a lui costretto nel 1939 a emigrare con la madre e i nonni
Lattes in Palestina, è spettato l'arduo compito di accompagnare il postfascista
Gianfranco Fini nella sua storica visita allo Yad Vashem di Gerusalemme.
"è stata una delle scelte più laceranti, un dramma personale. La notte
prima del nostro incontro non ho chiuso occhio. All'alba conclusi che, se Fini
avesse riconosciuto i crimini della sua famiglia politica, il mio viaggio non
sarebbe stato inutile. Così fu. Ma quante malignità e
fantasie su quel viaggio". Rivela per la prima volta che, prima del colloquio
pubblico in Israele, volle incontrare privatamente il segretario di Alleanza
Nazionale. "Ricavai l'impressione di avere davanti a me un uomo
dall'indiscutibile passato turbolento, ma convinto della necessità di imboccare
una strada nuova. Io però non ero convinto della maturità di tutto il suo
partito". Timori nel tempo rafforzati. "Fini aspira a guidare una
destra democratica, ma alcune sue recenti gaffes da presidente della Camera mi
lasciano perplesso. E anche il processo di revisione storica sul fascismo mi
sembra incompiuto. La dittatura non è cominciata con le leggi antisemite. Il
fascismo è stato razzista fin dai suoi primi passi, in
quanto sciovinista e per la sua idealizzazione delle conquiste imperiali
romane. Vogliamo dimenticare quel che i fascisti fecero agli sloveni? Per
sottrarsi alla volontà del duce, mio padre che era professore rifiutò una
cattedra a Gorizia. Le leggi contro gli ebrei sono conseguenza coerente di
questa ideologia, però oggi si tende a rimuoverlo". Se è difficile essere
ebreo, è ancor più difficile essere "ebreo di sinistra". Guardato con
sospetto da parte della comunità, e non compreso fino in fondo dal proprio
stesso partito. Quando fu eletto in Consiglio dell'Unione delle Comunità, nel
1986, arrivò una lettera di dissenso: in quanto militante del Pci, egli avrebbe
potuto far la spia a un supposto comitato di ebrei comunisti. "Una follia!
Quel comitato non esisteva affatto, c'era invece nella direzione del Pci una
"Commissione di lavoro per le relazioni con Israele". I miei
referenti erano Giorgio Napolitano e Piero Fassino. Era interesse di tutti
sviluppare questa linea nel segno del confronto". Anche a sinistra i
pregiudizi hanno pesato, e non poco. "A lungo è prevalso un terzomondismo
globale che ha fatto parteggiare per i popoli ex coloniali, arabi compresi. In
questa lettura distorta, il sionismo e Israele sono stati liquidati come
nemici. Anche inconsapevolmente, talvolta l'avversione politica è scivolata
nell'antisemitismo". Contro queste zavorre, Luzzatto ha lavorato con
tenacia, dentro il Pci e all'interno del sindacato. Se la sinistra ora è
approdata a "una interpretazione più corretta ed equilibrata" - gli
riconosce pubblicamente Fassino - il merito è anche suo. Al Pci s'iscrisse nel
1946, appena diciottenne. "Un'isola felice" nella Roma sfigurata e
offesa del dopoguerra. La conoscenza dell'ebraico gli permise fin da principio
di collaborare all'Ufficio Esteri. "Eugenio Reale pareva molto
disciplinato. Umberto Terracini mostrava più autonomia, solido come una
quercia. Alle liturgie di Reale preferiva un più spiccio: "Domani ne parlo
con Palmiro". Una volta venne a Roma Kalman Gelbart, anziano dirigente del
partito comunista ebraico. Voleva convincere i sovietici delle buone ragioni
per la costituzione di un nuovo Stato unitario. Al cospetto di Luigi Longo, lo
aiutai a tradurre il suo rapporto dall'ebraico ma, quando fu ammesso nella
stanza di Togliatti, da vecchi internazionalisti presero a parlare entrambi il
russo. Di me non c'era più bisogno, rimasi fuori dalla porta". Un altro
incontro storico con il comunismo internazionale fu a Rostov, nel 1968, dopo
l'addio di Kruscev. "Dai funzionari del Pcus volevamo sapere qualcosa di
più sulle "dimissioni" del segretario generale, ma le nostre domande
caddero nel gelo. "Compagni, noi abbiamo fiducia negli organismi
dirigenziali del nostro partito?"". Dall'ortodossia comunista
Luzzatto è come immunizzato, cresciuto in quella palestra cosmopolita che fu la
Palestina ebraica tra gli anni Trenta e Quaranta. "Dissero che eravamo
quattro gatti, illusi e velleitari. Per me fu una stagione magica". Tra i
suoi maestri Leibowitz e Martin Buber, naturalmente Dante Lattes, il celebre
biblista che fu per lui nonno-papà, avendolo cresciuto in assenza del padre
rinchiuso in ospedale. "Erano tutti studiosi di prim'ordine, profughi
dalla Germania, dall'Austria, dall'Italia, dalla Germania, dall'Europa
dell'Est. M'insegnarono soprattutto a rompere con la barriera dell'italianità.
Là ho imparato a guardare oltre frontiera" Oggi il rapporto con Israele è
più culturale che politico, affidato alla conoscenza di tradizioni e lingua.
"Non voglio sentir dire: "sono d'accordo con il governo israeliano
senza se e senza ma". Voglio sentir dire: "Israele esporta
un'identità in cui mi riconosco". Mi hanno accusato di eccesso di tepore,
ma sono stato l'unico presidente ad aver tenuto a
Gerusalemme un consiglio delle comunità ebraiche italiane". Quando va in
Israele, dopo tre giorni sogna in ebraico, "e tuttavia non vedo il clima
nel quale saprei ritrovarmi, tra Gerusalemme sempre più incline all'ortodossia
e Tel Aviv sempre più copia degli Stati Uniti". Ebreo di sinistra, è una
vita che cerca di spiegare il perché. "Ma non è poi tanto difficile
capire. Le istanze egualitarie e di giustizia le ho ricavate proprio dalla
cultura ebraica. La Bibbia ne è ricca, basta cercarle".
( da "Stampa, La" del 21-06-2008)
Argomenti: Laicita'
BORDIGHERA TRA I
SUOI ALUNNI ESTIVI DEL PASSATO ANCHE IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO SILVIO
BERLUSCONI Villa Palmizi rimane scuola [FIRMA]DANIELA BORGHI BORDIGHERA Tra i
suoi ex alunni estivi più prestigiosi si annovera anche il Presidente del
Consiglio Silvio Berlusconi, negli anni della sua infanzia. Ospite, a
Bordighera, di una zia suora. Villa palmizi, ex Villa Moreno, è stata riportata
all'antico splendore. In questi giorni la facciata a Sud della scuola sta
tornando all'antico splendore. Un minuzioso lavoro di recupero ha portato alla
luce parte dei vecchi decori e con l'attenta direzione dell'architetto Andrea
Folli, in collaborazione con la Sovrintendenza alle Belle arti. Dalla prossima
settimana alunni e genitori potranno godere di una particolare vista in un
ambiente protetto. L'istituto è riuscito ad evitare la prospettata chiusura,
dettata dal deficit economico sempre più pesante a causa dello scarso numero di
alunni e la crescita del personale laico, per compensare il
basso numero di suore. Ed ora cerca nuovi iscritti, per la scuola estiva e per
l'anno scolastico. In questa situazione di emergenza si è formato un gruppo di
lavoro composto da tre genitori: Gisella Merello, Aristide Blancardi e
Massimiliano Bassi che sono andati a Roma, nella sede della congregazione per
esporre un programma di interventi da effettuarsi a breve e medio
termine. Hanno ottenuto mandato dalla Madre generale per effettuare e
organizzare tutti quegli interventi che possono dare una immagine di scuola al
passo con i tempi. Il gruppo di lavoro, insieme alla superiora suor Floridia,
alla direttrice suor Luigia, alla preside Cinzia Re e a tutto il corpo
insegnante, si è dato subito da fare. Questi gli interventi in corso:
ripristino totale della facciata Sud, anche perchè in parte pericolante,
rifacimento del campo polifunzionale, per creare nuove superfici in resina, per
pallavolo, minibasket, calcetto. Torna anche la scuola estiva, alla seconda
edizione, diretta dal professore Andrea Casellato, che usufruirà della spiaggia
in concessione all'istituto. Tra le varie attività: giochi acquatici, kajak,
minibasket, calcetto, compiti delle vacanze, baby dance, laboratorio di
costruzione. Previsti anche corsi extrascolastici: informatica, coro,
minibasket e la scuola rock. Il gruppo Banda Bassotti, dopo il successo del
mini concerto in occasione delle festività di Sant'Ampelio, è stato invitato in alcune piazze della zona. Spiegano i
genitori: "Abbiamo intrapreso anche una collaborazione con il Bordighera
calcio nella persona di Francesco Lapa, ex calciatore di serie A, e tutti i
sabato mattina, nel campetto sintetico delle Due Strade, i bimbi impareranno a
dare i primi calci.
( da "Manifesto, Il" del 21-06-2008)
Argomenti: Laicita'
EDITORIA Sulfurei
autori cechi nel catalogo della Bella Poldi Claudio Canal Nell'attuale panorama
editoriale italiano, brutalmente appiattito da processi di crescente
concentrazione in tutti i segmenti del settore, si assiste a un proliferare di
case editrici piccole e piccolissime, sorte sulla base di scelte culturali
precise più che su rigide analisi di mercato. Alcune sono nanoeditrici che,
come le nanotecnologie, seguono le logiche della fisica quantistica
intrufolandosi arditamente nelle pieghe inaspettate dei saperi e
dell'immaginario del pubblico lettore. La Poldi Libri spiazza fin dal nome che,
a una prima vaga assonanza, potrebbe suggerire paesaggi olandesi. (Né migliora
la situazione la località dove ha sede la casa editrice, Porto Valtravaglia,
che cuce insieme in un apparente ossimoro un porto e una valle. Consultato
l'atlante si svela l'inganno: trattasi di paese sul Lago Maggiore con valle
annessa). Bisogna essere ferrati "pragomani" per riconoscere nel
marchio editoriale il poemetto La bella Poldi del grande scrittore ceco Bohumil
Hrabal, dove la bella non è una affascinante ragazza, bensì una meno seducente
acciaieria. Infatti Poldi Libri (www.poldilibri.it) si dedica al vasto e
profondo serbatoio della cultura ceca, assai poco esplorato in Italia. Ne è un
esempio uno dei primi volumi proposti, double face fin dal titolo: Richard
Weiner, Assemblea generale, Jakub Deml, La luce dimenticata. Due scrittori che
Sergio Corduas traduce per la prima volta in italiano. Due testi che, insieme o
separati, restituiscono una idea di letteratura come campo minato da
attraversare con i sensi ben svegli, sorta di zigzag mentale ad alta frequenza.
Richard Weiner (1884-1937) è uno dei principali scrittori cechi del secolo
scorso. Karel Capek nel necrologio lo aveva definito "uomo del
dolore" per le perduranti tensioni che segnarono la sua vita. In Assemblea
generale il carattere dodecafonico della sua scrittura è palese. Le vicende di
una Lega Antialcolica di una qualunque cittadina boema sono narrate con
inattesi ritorni periodici di frasi, secondo una frammentazione del discorso
che non rappresenta la crisi del linguaggio tanto in voga allora, quanto
piuttosto lo svaporamento di una realtà unica, accessibile e lineare. La piena
ironia dello stile ha la funzione di una teologia negativa che racconta come la
realtà, la banale realtà di tutti i giorni, sia irreperibile, nonostante le
apparenze. Una letteratura che non fa presa sulla realtà perché è quest'ultima
a non aderire a se stessa. L'altro ospite di questo smilzo
libro è un prete cattolico, un anarchico mistico che ha messo in agitazione la
chiesa cattolica e quella comunista: Jakub Deml (1878-1961). Come scrive Corduas
nella preziosa postfazione "è una scrittura carnale, questa del prete
narcisista, ricca e prorompente" . Una scrittura che fa pensare a
un Céline boemo: "...perché io credo nella vita eterna e so che tutte le
cosce risorgeranno dalla tomba e tra loro anche due cosce che desideravo
baciare, e Dio me le assegnerà, perché è giusto e la mia eterna beatitudine
consisterà nel fatto che mi sarà consentito per i secoli di baciare queste due
cosce, proprio in alto, proprio alle radici, perché sono poeta e prete
cattolico e uomo maledetto". Anche per Deml la realtà è una trappola e la
lingua per esprimerla non può immaginarsi discordante: "Il mondo - non a
caso dice un personaggio di La luce dimenticata - è nascosto dietro il
mondo".
( da "Manifesto, Il" del 21-06-2008)
Argomenti: Laicita'
FILOSOFIA Un saggio
sui destini dell'illuminismo nell'era della
globalizzazione Un moderato naufragio per il Secolo dei Lumi L'era dei diritti
globali coincide con il predominio della sfera economica e con l'esportazione
della democrazia con le armi. Il pensiero filosofico deve dunque intraprendere
un percorso di ricerca per comprendere una realtà ancora inedita dove le
promesse di libertà sono ridotte a strumento di legittimazione del dominio
dell'Occidente nel mondo Federico Leoni LIBRI GLI ATTREZZI DEL FILOSOFO DI RINO
GENOVESE , MANIFESTOLIBRI, PP. 232, EURO 20 Federico Leoni Il libro che Rino Genovese ha dato alle stampe col titolo Gli attrezzi del
filosofo è un libro sul destino dell'illuminismo. Dell'illuminismo come progetto filosofico-politico, come motore della storia non
solo moderna ma contemporanea, come matrice antropologica di quell'essere umano
che siamo noi occidentali. Matrice in crisi, perché l'orizzonte dei diritti non
ci ha liberati, bensì asserviti; perché la libertà di comunicazione non
ha dato voce ai conflitti in corso, bensì li ha uniformati nella chiacchiera in
cui ciascuno ha le sue ragioni e dunque i suoi torti, il forte come il debole,
il ricco come il povero. Perché, infine, la logica della rappresentazione
democratica del confronto sociale non ha affrontato tensioni e disuguaglianze,
bensì le ha neutralizzate in un gioco delle parti sempre più estrinseco e
ineffettuale. Tutti noi siamo promessi alla terra dei diritti, e certo è meglio
che un bambino abbia il diritto di studiare piuttosto che la certezza di finire
in mano a un mercante di schiavi. Eppure la logica dei diritti non dà, ai pochi
fortunati e ai tanti aspiranti di ogni parte del mondo, altro che la
possibilità di diventare uno spettatore televisivo e un compratore di
automobili, un docile produttore di nulla e un allegro consumatore di nulla. È un
fallimento, e in questo caso che fare? È una realizzazione, e in questo caso
sarà bene accontentarsi di quel che di buono ne può venire? Soprattutto, dove
si colloca questa domanda sul fallimento o sulla realizzazione dell'illuminismo? È questa terza domanda che caratterizza della
riflessione di Genovese, e del suo modo di intendere la filosofia, o come
preferisce dire la teoria. Per un verso infatti una domanda simile segna la
fine del progetto illuministico. L'uomo dei diritti è giunto in porto, ma il porto
è quello sbagliato. Il diritto all'uguaglianza è diventato un dovere di
uguaglianza: questo colonialismo dal volto umano, questa sistematica
esportazione del libero mercato a colpi di bombe non sono poi così estranei al
progetto riformistico e nobilmente umanistico della globalizzazione dei diritti
"dell'uomo e del cittadino". Per altro verso la domanda è tutt'altro
che estranea all'illuminismo, se l'illuminismo
è il progetto di un'incessante messa in questione di ogni figura dell'umano e
di ogni progetto politico, sociale, economico. Non sarebbe però azzardato porre
l'itinerario di Genovese sotto il segno di Nietzsche, che occhieggia in
ciascuno dei passaggi chiave della sua proposta teorica. È infatti una tesi
nietzscheana, ricorrente negli Attrezzi del filosofo, che il fenomeno centrale
di ogni esperienza umana sia l'evento di un punto di vista; che la teoria
stessa sia non tanto la fondazione di un sistema di verità, ma la messa in
opera di un punto di vista sulla verità; che l'uomo occidentale, autocosciente,
utilitarista, edonisticamente individualista, sia non tanto un universale
quanto un particolare, la cui particolarità sta esattamente in questo suo
pensarsi e realizzarsi "globalmente" come universale; che la realtà
umana sia conflitto di punti di vista non destinato a democratica
riconciliazione ma a incessante ristrutturazione e dislocazione del dissidio;
che l'illuminismo sia, appunto, mito di un'umanità
razionale e universale, ma anche e insieme messa in questione di ogni mito. Di
qui l'intero itinerario che Genovese percorre, sollevando con crescente
radicalità questo gioco di specchi. Come abitare dunque l'eredità
illuministica, ovvero come pensare l'Occidente senza agirne meccanicamente i
tic, gli automatismi politici, le cieche necessità economiche? Difficile dar
conto di un percorso tanto ricco. Se ne possono indicare però alcuni snodi
centrali: una acuta e puntuale critica della dottrina habermasiana del
riconoscimento e dell'agire comunicativo; un efficace smontaggio
dell'ermeneutica di Hans-Georg Gadamer e del suo ideale di fusione degli
orizzonti; una pungente messa in questione della sua "teoria della
giustizia" di John Rawls. Di qui, anche, la domanda che Genovese ha il
merito e la forza di sollevare lungo tutto il percorso di questi venti saggi,
che rendono conto di un quindicennio circa di interventi pubblici in bilico tra
l'attualità sociopolitica e la riflessione teorica. Come pensare, allora, una
politica dell'emancipazione quando tutti gli strumenti dell'emancipazione hanno
dato prova di una curiosa inclinazione a realizzare il contrario? Come
immaginare un progetto progressista che non precipiti istantaneamente e
necessariamente nell'amministrazione (appena temperata) dell'esistente? Come
immaginare un modello di riconoscimento che non segua né lo schema
dell'abbandono dei più deboli al loro destino di debolezza né quello
dell'annessione (ideologicamente rischioso e storicamente infondato, se è vero,
come propone Genovese, che non si dà oggi vera e propria globalizzazione, ma
più esattamente ibridazione, compromesso localmente definito e circoscritto,
"creolizzazione")? Nel complesso è un libro che tratteggia una
sistematica decostruzione della tela di fondo entro cui si è mosso tutto il
pensiero progressista - italiano, europeo, statunitense - degli ultimi
venticinque anni. E se da un certo punto di vista questi "attrezzi"
aiutano a riflettere su un passaggio in ogni senso epocale dell'eredità
culturale moderno-contemporanea, da un altro punto di vista parlano con tono eloquente
e inquieto a chiunque abbia a cuore la discussione che le sinistre italiane
stanno faticosamente avviando in questa difficile stagione post-elettorale,
interrogandosi non solo tatticamente, ma strategicamente, intorno alla propria
ragione politica, sociale, filosofica.
( da "Liberazione" del 21-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Un racconto ambientato
alla corte di Federico II che vede il mondo con prospettive
"multietniche". Una terra in cui da secoli convivono pacificamente
etnie e religioni diverse, quasi una specie di "esperimento"
ante-litteram di integrazione globale. E una vicenda teatrale - ambientata
nella prima metà del XIII secolo - che mette in scena proprio questa
caratteristica di apertura: alternando testi e musiche provenienti dalla
tradizione cristiana, ebraica, araba? E' "Vulture fra Oriente e Occidente:
l'unione dei Popoli alla corte di Federico II", lo spettacolo scritto,
diretto e interpretato da Ulderico Pesce che va in scena alle 21 all'Incompiuta
di VENOSA (Pz), nel cuore del Vulture. E proprio nella zona a nord della
Basilicata, attorno al Monte Vulture (1326 m.), sin dall'antichità hanno
convissuto in maniera pacifica vari popoli e varie religioni. Fino all'arrivo
di Federico II, nella prima metà del 1200: nell'area il sovrano realizzò il
Castello di Melfi e quello di Lagopesole e riuscì a far convivere nella sua
corte musulmani, cattolici, ortodossi e laici. Lo spettacolo debutta a Venosa soprattutto
perché in mezzo alle rovine di epoca romana sorge l'Incompiuta, una grande
cattedrale i cui lavori iniziano nel XII secolo ma che vengono sospesi
misteriosamente dopo aver eretto le mura esterne e cinque colonne interne: il
pubblico e gli artisti tra le alte mura e le colonne, guarderanno il
cielo, dal "finito" dell'azione scenica e delle musiche eseguite dal
vivo all'"infinito", dal "fisico" al
"metafisico". 21/06/2008.
( da "Giornale.it, Il" del 21-06-2008)
Argomenti: Laicita'
N. 147 del
2008-06-21 pagina 0 Vaticano: "Bandiere arcobaleno via dalle chiese"
di Andrea Tornielli L'agenzia vaticana Fides spiega le origini del vessillo del
movimento pacifista: "è legato alla teosofia e al relativismo. Tornate
alla croce" e consiglia di eliminarlo dai luoghi sacri: "Usate la
croce" Roma - Perché preti e laici cattolici usano la bandiera arcobaleno come simbolo di pace invece della
croce? Non sanno che quella bandiera è collegata alla teosofia e al New Age? è
netto e documentato il giudizio contenuto in un articolo pubblicato da
"Fides", l'agenzia della Congregazione vaticana per
l'evangelizzazione dei popoli diretta da Luca De Mata, nei confronti del
vessillo, simbolo del movimento pacifista, appeso anche nelle chiese e da
qualche prete pure sull'altare. "Come mai uomini di Chiesa, laici o
chierici che siano - si chiede “Fides” - hanno per tutti questi anni ostentato
la bandiera arcobaleno e non la croce, come simbolo di pace? Sarebbe
interessante interrogare uno per uno coloro che hanno affisso sugli altari,
ingressi e campanili delle chiese lo stendardo arcobaleno". L'agenzia
vaticana ipotizza qualche risposta in proposito, vale a dire "la lunga
litania degli eventi in cui la Chiesa avrebbe brandito la croce come simbolo di
sopraffazione", dalle Crociate alla caccia alle streghe ai roghi di
eretici. "Fides" a questo proposito ricorda però che non è il simbolo
della croce in quanto tale "ad aver bisogno di essere emendato",
quanto piuttosto "gli atteggiamenti degli uomini che, guardando a tale
segno, possono ritrovare motivo di conversione". Poi rilancia:
"Questi uomini e donne di chiesa sanno qual è l'origine della bandiera
della pace? Molti probabilmente no. Altri, pur sapendo, non se ne preoccupano
più di tanto". Le origini della bandiera della pace vanno ricercate, spiega
l'agenzia, "nelle teorie teosofiche nate alla fine dell'800. La teosofia
(letteralmente “Conoscenza di Dio”) è quel sistema di pensiero che tende alla
conoscenza intuitiva del divino". Da sempre presente nella cultura
indiana, ha preso la sua moderna versione dalla Società Teosofica, "un
movimento mistico, esoterico, spirituale e gnostico fondato nel 1875 da Helena
Petrovna Blavatsky, più nota come Madame Blavatsky". Il pensiero della
corrente rappresentata dalla bandiera arcobaleno si basa sullo "gnosticismo",
sulla "reincarnazione e trasmigrazione dell'anima", sull'esistenza di
"maestri segreti" e riconduce al New Age, mentalità che predica la
libertà più assoluta e il relativismo, l'idea dell'"uomo divino", il
rifiuto della nozione di peccato. "Fides" spiega che esistono diverse
versioni di questa bandiera, una delle quali è riconosciuta ad Aldo Capitini,
fondatore del Movimento nonviolento, "che nel 1961 la usò per aprire la
prima marcia per la pace Perugia-Assisi", mentre un'altra "segnala
che la sua origine risale al racconto biblico dell'Arca di Noè" e dunque
sarebbe un simbolo cristiano a tutti gli effetti. In realtà - scrive l'agenzia
dopo aver ricordato che è anche il simbolo dei movimenti di liberazione
omosessuali - la bandiera rappresenta un'idea secondo la quale "per
esempio è possibile mettere sullo stesso piano partiti politici o gruppi
culturali che rivendicano, legittimamente, la difesa della dignità della donna,
e gruppi, come è accaduto recentemente in Europa, che rivendicano la
depenalizzazione dei reati di pedofilia. Si tratta ovviamente di aberrazioni
possibili, solo all'interno di una mentalità relativistica come quella che
caratterizza le nostre società occidentali". La bandiera, conclude
"Fides", è un simbolo sincretistico, che propone l'unità New Age
nella sintesi delle religioni. Introdurla nelle chiese e nelle celebrazioni è
da considerarsi "un abuso". © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via
G. Negri 4 - 20123 Milano.
( da "Unita, L'" del 22-06-2008)
Argomenti: Laicita'
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l'edizione del Italia-Spagna? Serata particolare Oliviero Beha L'unica cosa che
sembra distrarre dalle nefandezze istituzionali del premier in patria e in
Europa gli italiani non ancora del tutto distratti (muscolarmente, intendo,
certo.), è la partita di stasera: Spagna-Italia, 20,45, a Vienna, quarti di
finale dei Campionati Europei. L'attesa è grande, la partecipazione pure, l'antidoto
emotivo contro una malattia grave che sminuzza la democrazia riducendola a poca
cosa, anche. Ma siamo a una sorta di "Comma 22" aggiornato: un Paese
che ha bisogno di una tale supposta passionale per tenersi su e
deberlusconizzarsi per una notte (come i comuni denuclearizzati con tanto di
targa che per il futuro potrebbe sparire), è un Paese che sembra meritarsi
quello che ha. C'entra questo con un discorso tecnico-tattico sulla partita che
vedremo stasera? Magari sì, perché paradossalmente se qualcuno obiettasse
(giustamente, in senso stretto, stolidamente, in senso lato) che "questo è
calcio,lasciatemi almeno quello", rientrerebbe appunto nel discorso sul
"Comma 22" appena citato (dal romanzo e dal film famosi: se uno si
dice matto può rinunciare alle missioni di guerra,ma se rinuncia alle stesse
non è matto). Di sicuro c'entra con il rapporto tra il calcio e la società, in
Spagna come in Italia, in un confronto schematicamente già presente ieri su
queste pagine a proposito dell'attuale momento dei due Paesi, meglio la Spagna
secondo Zapatero e Panucci,meglio l'Italia secondo Berlusconi,Cannavaro e forse
Gattuso che ormai sembra la versione simpaticamente calabrese della Pizia,
tanto apre bocca e le dà fiato. In Spagna al calcio tengono quanto ci teniamo
noi, questo è solare. Ma, invece che riprodurre spicciamente la statistica
recente dei confronti tra le due Nazionali, di gran lunga a favore dei Nostri,
forse andrebbe ricordato il Mondiale mussoliniano ospitato e vinto dall'Italia
nel '34,con il fantastico portiere spagnolo, Ricardo Zamora, detto El Divino,
un Buffon dell'epoca, fatto fuori (dal campo, dico, non confondiamolo con
Matteotti.) malamente e in modo sospetto proprio prima della ripetizione di un
quarto di finale con gli Azzurri di Pozzo. Allora si parlò della libertà
spagnola abbattuta dal regime italiano dimostratosi più forte anche sul terreno
di gioco. Leggende. Negli anni 50, in pieno e rigido franchismo, a parti
invertite il calcio spagnolo era il Real Madrid che come ricorda il più grande
scrittore spagnolo vivente, Javier Marias, veniva visto "di nascosto"
vincere in Coppa dei Campioni contro le squadre italiane
"democratiche" (Milan, Fiorentina, Juventus, Inter) dell'Italia della
Ricostruzione. Gli intellettuali di "izquierda" andavano allo stadio
Bernabeu un po' vergognosi come se andarci e farsi coinvolgere dal tifo
postfalangista fosse un po' meno di sinistra. Ma il rapporto con il calcio e
con lo sport non era poi tanto differente neppure in Italia, dov'era bollato
stupidamente come residuo fascista del ventennio e dei ginnasiarchi (cioè i
gerarchi e la ginnastica). Ma senza andare molto lontano in questi contesti
allargati, e cioè solo ai Mondiali vinti in quel modo commovente che sappiamo
dall'Italia di Bearzot proprio in Spagna, nel 1982, è significativo l'uso del
calcio e del suo straordinario indotto politico-economico-sociale, là come qua:
il Paese oggi di Zapatero era uscito da qualche anno dal regime ed era
governato dal democrata-cristiano Adolfo Suarez, in odore di transizione
elettorale verso il Partito Socialista di Felipe Gonzales. Il "business
Mondiali", con tantissimi aspetti eufemisticamente oscuri
nell'organizzazione, parve essere una sorta di prezzo da pagare per questa fase
di passaggio, indolore o quasi. Ma badate, all'epoca si guardava alla Spagna
dall'Italia con simpatia e compassione para-terzomondiste, come a una Nazione
bambina che doveva crescere dopo l'oscurantismo franchista, in confronto al
Paese democratico post-terroristico e pre-edonistico con il più forte partito
Comunista dell'Occidente. Si considerava il calcio semplicemente un viatico di
affermazione e di paragone tra i due Paesi, ma specifico, essendo essi invece
distantissimi nel resto, con l'Italia assai più avanti. Dodici anni dopo,quando
le due Nazionali si incontrarono nei Mondiali Usa (dopo un passaggio non molto
significativo se non per i numeri agli Europei del 1988 con l'Italia ancora
vincente), all'inizio dell'era politica Berlusconi, la Spagna stava già
rapidamente crescendo nella democrazia e aveva avviato un rapporto più maturo e
convinto con l'Europa su vari piani, a partire dalla richiesta, il
conseguimento e la fruizione dei fondi europei, invece che per qualche ruberia
in più, per il finanziamento della ricerca e della qualità universitaria.Tutti
gli indicatori ci dicono che prendendo in esame gli ultimi 14 anni,guarda caso
dalla "discesa in campo" di un signore molto competente di pallone,di
tv e di affari, come in una corsa in salita la Spagna (terra di scalatori) ha
ripreso in tutto o quasi e superato in parecchi campi l'Italia che la
precedeva. E questo indipendentemente dal calcio, che rimaneva e rimane uno
strato di costume ineliminabile nel vivere spagnolo, ai tempi del Caudillo come
in quelli di Zapatero e dei matrimoni gay. Ma non è mai stato
più di tanto e soprattutto non è oggi il pallone che deve offrire occasioni di
riscatto a un Paese e a un Governo che si è già riscattato da sé, pur
naturalmente sapendo benissimo quanto sia complesso e precario insieme il
momento internazionale. E persino il mondo del calcio spagnolo è assai
migliore,più pulito, più vivibile,meno avulso dalla realtà e quindi meno finto
e recitato e dovrei aggiungere più meritocratico del nostro: non lo dico io,ma
si evince nitidamente dalle testimonianze dei giocatori e tecnici italiani con
esperienze iberiche."Lavorare con gli spagnoli è meglio",sostengono
in tanti tra gli addetti, "perché non ti vogliono fregare per forza".
Spagna-Italia di stasera è quindi anche questo,una possibile pausa nel nostro
declino/deriva/recessione democratica ma solo per un momento,in quella sorta di
nazionalismo in calzoncini che ancora tiene a bada e organizza il pathos come
in termini clinici "si organizzano gli ematomi". Mentre per gli
spagnoli sarebbe solo -se vincessero- la conferma di una superiorità oggi
estesa anche a una tradizione sfavorevolissima e alla cattiva sorte abituale di
sbriciolarsi emotivamente sempre o quasi nel momento topico. Oppure-se
perdessero- la conferma soltanto rotondolatrica che gli Azzurri sono più bravi
dei Rossi,"furie" evidentemente solo della vigilia, almeno nelle
occasioni decisive. Del pallone, però. Nel resto, nel giorno per
giorno,continuiamo ad affidare al calcio una supplenza generalizzata che esso
non ce la fa a sostenere, per motivi che chiunque,dal sociologo affermato o
raffermo al panettiere tifoso, può mettere a fuoco senza troppe cefalee. Lo si
è visto con i Mondiali vinti, allora, nel 1982, con il
primo Presidente del Consiglio laico (leggi non democristiano) della storia
della Repubblica,Spadolini (all'ombra di Craxi), e ier l'altro, nel 2006,
quando il Caimano sembrava inoperoso nel bioparco. In realtà, poteva temere
solo che venisse bonificata davvero la palude dove è e rimane il migliore, come
infatti non è accaduto. E adesso pronti con il Tricolore, perché non è
una bestemmia che l'Italia ma solo quella pallonara passi oltre, con il solito
sistema emergenziale alla Enrico Toti (meglio asini sani a centrocampo che
dottori- squalificati- così e così) e un po' di Risorgimento sudato e in
mutande spiegato al popolo. Che tifa,tifa,tifa, per una sera ignaro o dimentico
di quello che si sta preparando alle sue spalle, come è sempre avvenuto ma oggi
molto di più. "Comma 22", un puro e semplice "Comma 22".
( da "Unita, L'" del 22-06-2008)
Argomenti: Laicita'
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l'edizione del IL CONFRONTOD'Alema: col bipartitismo vince Berlusconi. E riaffiorano
strategie diverse Veltroni: sistema tedesco, no grazie Bruno Miserendino Le
cose buone del fine settimana di Veltroni: la società di rating che smentisce
il can can di Berlusconi sul buco dei conti lasciato in Campidoglio. E, in
fondo, anche le conclusioni dell'assemblea costituente di venerdì, che
politicamente sanciscono una tregua utile all'interno del Pd. Le cose cattive:
la lettura dei giornali. Veltroni non gode di buona stampa in questo periodo e
si sa che in Italia lo sport più praticato è correre in soccorso del vincitore.
Raccontano al Pd che ieri mattina il segretario ha letto con tristezza i
resoconti dei giornali sull'assemblea costituente e qualche editoriale, che gli
consiglia le dimissioni. Tra i capi d'imputazione anche il fatto che questo Pd
e questa leadership non riuscirebbero ad arginare le "esternazioni
sconsiderate" del premier. "Insomma Berlusconi straparla, attacca i
magistrati, prepara leggi ad personam, dà del fallito al capo dell'opposizione,
e la colpa è di Veltroni: che dire?". Ma la lettura dei giornali ha
riservato anche materia di riflessione. D'Alema non parla negli organismi del
Pd, però la sua voce è presente con la Fondazione e le interviste, dove svolge
analisi sull'evoluzione del sistema politico e sul problema delle alleanze, che
sono considerate molto interessanti ma non proprio coincidenti con l'idea del
Pd che ha in mente Veltroni. Il tema è il bipartitismo e, sullo sfondo,
l'alleanza con l'Udc. L'ex ministro degli esteri, come aveva fatto al convegno
della sua Fondazione qualche giorno fa e come tornerà a fare con la sua
associazione trasversale di parlamentari (si chiamerà "Red"),
conferma la sua contrarietà al al "bipartitismo, ossia la riduzione della
democrazia a due partiti, perchè questo - dice - aprirebbe la strada al
presidenzialismo e cioè alla sicura vittoria dell'ideologia di Berlusconi e
quindi di Berlusconi stesso o di chi lo sostituirà: è lui che incarna quel
sistema". "Io invece - conclude D'Alema - punto a un sistema politico
multipartitico, il sistema tedesco insomma, che garantisce rappresentanza,
democrazia ma anche governabilità". Il problema, pare di capire, non è
tanto la contrarietà al bipartitismo, che lo stesso Veltroni l'altro giorno ha
negato essere l'obiettivo del Pd, quanto l'accenno al sistema tedesco e quel
che c'è dietro, in fatto di strategie sulle alleanze future. Il
costituzionalista Stefano Ceccanti considera l'insistenza un po' strana:
"Ove fosse realisticamente perseguibile, quel sistema non è certo ciò di
cui abbiamo bisogno, dato che si muoverebbe in controtendenza rispetto alla
spinta dell'elettorato verso grandi partiti a vocazione maggioritaria, anche
rispetto al Pd". "Il sistema tedesco - aggiunge - non è in agenda, e
poi non si capisce con i voti di chi potrebbe essere approvato". Infatti,
pensano i veltroniani, con la fine del dialogo non c'è proprio aria di riforme
elettorali, e Berlusconi punterà a mantenere il porcellum, facendo fallire il
referendum. Oppure riproporrà il Vassallum, ossia il semi-spagnolo che a Veltroni
va bene ma a Casini no. Il vero problema, tuttavia, è sempre il solito. A
D'Alema, sia vero o no, viene attribuito uno schema di alleanza con l'Udc, che
col sistema tedesco, in prospettiva, rischia di snaturare proprio il Pd, spingendo la parte cattolica e moderata verso i centristi. Il Pd
diventerebbe di fatto una sorta di Ds allargato, a far da ponte tra quel che
riemergerà della sinistra radicale e questo corpo centrale. È tutto molto
virtuale ma a parte che da tempo il sistema tedesco non garantisce
governabilità, lo schema non convince per primi i cattolici del Pd.
E chissà gli elettori. Veltroni all'assemblea ha affrontato il tema e a
qualcuno è sembrata una correzione di linea. Ma non è così, per Giorgio Tonini:
"Sul bipartismo il segretario ha chiarito a Casini che il Pd non ha alcuna
intenzione di puntare ad un bipartitismo forzoso ma da sempre punta ad un
bipolarismo fondato su partiti a vocazione maggioritaria, senza pretese di
autosufficienza". Postilla: "Quindi nessun cambiamento, ma un
chiarimento". "Il famoso Vassallum - aggiunge - non creava il
bipartismo e comunque aveva un impatto meno rigido, ad esempio sulla sinistra
radicale, di quello che ha provocato l'attuale legge elettorale con la nostra
scelta di andare da soli alle elezioni". Insomma, se l'obiettivo è non
"regalare" Casini al centrodestra, Veltroni è perfettamente
d'accordo. Se la prospettiva è tornare a un'alleaza vecchio tipo ancorchè
allargata, il rischio è che deperisca proprio il Pd, che tra l'altro al momento
non gode di buona salute. Saranno pure ragionamenti sul futuro, ma l'anno
prossimo ci sono le europee e le amministrative e il tema bisognerà
approfondirlo. Per ora Veltroni vede il bicchiere mezzo pieno e incassa la
convergenza sulla sua linea: "Opposizione intransigente, no al ritorno al
passato, no a schiacciarsi sulle posizioni giustizialiste di Di Pietro".
"È quel che vuole Berlusconi, perchè fargli questo regalo?".
( da "Repubblica, La" del 22-06-2008)
Argomenti: Laicita'
C aro Augias, pochi
ricordano che il 22 giugno è la data in cui la più grande intelligenza che ebbe
in sorte di nascere nel Bel Paese, cioè Galileo Galilei, fu costretta a
rinnegare se stessa. Ancora meno sanno che "I Massimi Sistemi",
proibito dall'Inquisizione romana, fu pubblicato in latino (1635) a Leiden
(Olanda) dalla allora piccolissima casa editrice Elzevir, destinata a diventare
una delle più grandi case editrici di testi scientifici al mondo, la Elsevier.
Da noi ci vollero 124 anni (1757) prima che fosse revocata la proibizione a
trattare del moto della Terra. Brevi cenni sul danno che la
gerarchia della Chiesa Cattolica ha procurato allo sviluppo delle conoscenze
scientifiche in Italia. Il dramma è che continua tuttora a farlo in molti modi.
Uno è il contrasto, attuato con vari mezzi, nei confronti di qualunque sviluppo
scientifico entri nel campo d'azione ritenuto "specifico" della
religione si vedano ad es. le bioscienze e la genetica, destinate a
breve a modificare significativamente il nostro modo di vivere e di produrre.
Un altro è la diffusione di un influsso pedagogico negativo per la formazione
dei ragazzi perché spesso l'insegnamento religioso viene orientato verso
l'affermazione di un anacronistico principio d'autorità metafisica ma con
vicario ben presente tra noi antitetico ad un sano spirito scientifico. Anche
questo contribuisce ad allontanare l'Italia da quegli sviluppi scientifici e
tecnologici che ci possono permettere di competere con le nazioni sviluppate.
Giovanni Mainetto Giovanni. Mainetto@iit. cnr. it R ingrazio il prof Mainetto
per avermi ricordato una ricorrenza così importante e trascurata. Vale la pena
di rileggere almeno una parte della formula di abiura che questo genio
settantenne fu obbligato a leggere, in ginocchio sulla nuda pietra, davanti ai
suoi giudici, consapevole di avere lui ragione e i giudici torto: "Da
questo santo Officio mi è stato intimato che dovessi
abbandonare la falsa opinione che il Sole sia centro del mondo e che non si
muova, e che la Terra non sia il centro del mondo e che si muova, e che non
potessi tenere, difendere né insegnare in qualsivoglia modo, né in voce, né in
iscritto la detta falsa dottrina; pertanto, volendo io levar dalla mente delle
Eminenze vostre e d'ogni fedel Cristiano questo veemente sospetto che
giustamente grava su di me, con cuor sincero e fede non finta abiuro, maledico
e detesto li suddetti errori et eresie, e giuro che per l'avvenire non dirò mai
più, né asserirò in voce o in iscritto cose tali per le quali si possa aver di
me un simile sospetto". Galileo abiurò per svariate ragioni comprese forse
quelle poco nobili che gli attribuisce Bertolt Brecht nel dramma omonimo. La
recente e pregevole biografia di Egidio Festa (Laterza '07) offre comunque un
quadro più completo. Tra le ragioni che lo indussero ad umiliarsi bisogna
sicuramente includere il feroce valore di ammonimento che aveva avuto il rogo
di Giordano Bruno a Roma, con il quale si era in pratica aperto l'anno santo
1600. Eroiche le parole con le quali il frate ribelle aveva accolto la sentenza
di morte: "Forse con più timore pronunciate voi la sentenza contro di me,
di quanto ne provi io nell'accoglierla".
( da "Repubblica, La" del 22-06-2008)
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Pagina X - Napoli Da
martedì il vertice a Serino Azione pastorale, gli obiettivi di Sepe Le linee, i
contenuti e gli obiettivi dell'azione pastorale da sviluppare nella diocesi
durante il prossimo anno di lavoro, a partire da settembre, saranno al centro
del vertice della Chiesa di Napoli che il cardinale Crescenzio Sepe (nella
foto) ha convocato a Serino da martedì 24 a giovedì 26 giugno. Saranno presenti
i due vescovi ausiliari, i nove vicari episcopali, i tredici decani, il
consiglio presbiterale, il rettore del seminario arcivescovile,
i direttori degli uffici di curia, i rappresentanti dei diaconi permanenti e
del laicato cattolico. Sarà una vera full immersion nella realtà ecclesiale
napoletana, si approfondiranno le tematiche del mondo giovanile, il ruolo della
famiglia e delle comunità parrocchiali.
( da "Corriere della Sera" del 22-06-2008)
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Corriere della Sera
- NAZIONALE - sezione: Primo Piano - data: 2008-06-22 num: - pag: 3 categoria:
REDAZIONALE Scenari Anedda (Csm): io contrario, ci spaccheremo Divisioni tra i
giudici Ma il premier ripensa alla denuncia pubblica Il Cavaliere giudica
quella del Consiglio superiore della magistratura "un'invasione di
campo" e andrà avanti sui provvedimenti ROMA - "E ora l'accordo nel
Csm è rotto. Si va alla spaccatura ". Gianfranco
Anedda, pdl, consigliere laico del consiglio superiore della magistratura, è
drastico. Difende Berlusconi: "è un uomo esasperato. La procura di Milano
gli ha persino cambiato la data del reato per far allontanare la prescrizione
". Il clima è di fuoco. E Berlusconi ne è consapevole. Ritiene
quella del Csm " un'invasione di campo ", "un modo per forzare
la mano al Quirinale, alla Consulta e al Parlamento". Ma è consapevole del
fatto che l'annunciata conferenza stampa per dettagliare gli abusi della
magistratura potrebbe portare a un strappo definitivo. E allora, sebbene sia convinto
che oltre il 60% dei cittadini condivida la sua sensazione di essere vittima di
una congiura politico- giudiziaria, sta riflettendo se procedere o no con la
denuncia pubblica. Una decisione definitiva ancora non è stata presa ma
l'intenzione resta ferma: andare avanti con i provvedimenti. Nessuna marcia
indietro. E così i tecnici del ministro della giustizia, Angelino Alfano,
procedono nella stesura delle norma che dovrebbe assicurare l'immunità per le
più alte cariche dello Stato. In pratica una riscrittura del lodo Schifani che
tenga conto della bocciatura che allora arrivò dalla Corte costituzionale. E
non c'è alcun ripensamento sul "blocca-processi": l'emendamento al
pacchetto sicurezza che, dando priorità ai delitti gravi, sospende per un anno
i processi a reati per pene minori ai dieci anni di carcere. Ed è questa norma
che il Consiglio superiore della magistratura si avvia a considerare
anticostituzionale. La battaglia sarà aspra. A stabilire l'ordine del giorno
del Csm è il presidente Giorgio Napolitano. Anedda è la punta estrema del
dissenso interno. Ma anche Michele Saponara, pdl pure lui, attacca: "Sento
già parlare di incostituzionalità. Ma anche quando si fa un indulto o
un'amnistia si viola l'articolo 3 della Costituzione, quello che sancisce
l'eguaglianza davanti alle legge". I consiglieri di centrodestra sperano
di poter contrastare la bocciatura del blocca-processi con l'appoggio del
consigliere Udc Ugo Bergamo. E magari anche grazie ad Antonio Patrono, che fa
parte della corrente Magistratura Indipendente. La prima ad aver lanciato, per
bocca del pg Marcello Maddalena, l'allarme sui processi inutili, quelli già
coperti da indulto, che dovrebbero dare la precedenza ad altri. Ma sbagliano.
Sia Bergamo che Patrono sono "preoccupati " della norma. "Non so
se i processi da bloccare sarebbero davvero 100mila, ma le conseguenze
sarebbero certamente pericolose ", sostiene Bergamo. E Patrono, che lunedì
in prima commissione sarà relatore della pratica a tutela dei giudici del
processo Mills attaccati da Berlusconi, aggiunge: "Va bene fissare le
priorità, se il Parlamento vuole. Ma perché bloccare gli altri processi? Chi ha
smaltito il lavoro perché non può farli?" Giudici Sopra, una seduta del
Csm; sotto, l'editoriale del Financial Times di ieri: "L'Italia fa bene a
porre un freno ai suoi giudici" Virginia Piccolillo.
( da "Corriere della Sera" del 22-06-2008)
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- NAZIONALE - sezione: Primo Piano - data: 2008-06-22 num: - pag: 9 categoria:
REDAZIONALE Il leader dell'Udc Casini cita il Vangelo: di' solo una parola...
ROMA - (p.d.c.) Divorziato anche lui, risposato anche lui, anche lui con figli
dal primo e dal secondo matrimonio, anche lui - soprattutto - cattolico. Cattolico osservante Pier Ferdinando Casini, che però
- come Berlusconi -, per il suo status non può ricevere la comunione. Ma di
questo tema, il leader dell'Udc, preferisce non parlare. Non così almeno, dice
uscendo dalla basilica di San Giovanni, dove ha partecipato alla messa per i 25
anni di episcopato del cardinal Ruini. "No, davvero, questi sono
argomenti troppo importanti per essere trattati con qualche battuta",
dice. Poi però si volta, raccoglie dal banco il messale, lo apre alla pagina
della celebrazione eucaristica e indica un passaggio, uno solo, che "è la
mia risposta" alla questione: "O Signore, non sono degno di partecipare
alla tua mensa, ma di' soltanto una parola, e io sarò salvato".
( da "Corriere della Sera" del 22-06-2008)
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- NAZIONALE - sezione: Primo Piano - data: 2008-06-22 num: - pag: 9 categoria:
REDAZIONALE Nuove coppie Albano e la Di Centa. Calderoli: un paradosso. Ma
Gardini e Santanché: rispettare il divieto L'Italia dei separati: lo facciamo
di nascosto... MILANO - Il partito è ampio. Ampissimo. Trasversale. Uomini e
donne. Politici e cantanti. Volti tv e campioni olimpici. Tutti accomunati da:
a) l'essere cattolici praticanti; b) l'avere (almeno)
un matrimonio fallito alle spalle; c) il vivere male l'esclusione dal
sacramento della comunione. è il partito dei divorziati per il quale ieri il
premier Berlusconi ha chiesto al Vaticano un cambio delle regole per poter
accedere all'Eucaristia. Un partito che sottoscrive - chi in toto, chi con qualche
"se" e "ma" - l'appello del Cavaliere. Perché sono pochi
quelli che accettano con rassegnazione i dogmi della Chiesa come più volte ha
dichiarato l'ex attrice, ex portavoce di FI ed eurodeputata Elisabetta Gardini:
"Soffro ma capisco e condivido la posizione del Vaticano". Il
ministro leghista Roberto Calderoli, "separato in attesa di divorzio e
quindi non ancora escluso dall'eucaristia", sottolinea il "gesto
onesto e nobile" del premier: "Mica tutti ormai si tirano indietro e
rispettano le regole". Quindi afferma: "Il buon Dio del porgi l'altra
guancia ci ha insegnato a perdonare. Non si può precludere a chi ha sbagliato,
e ha riconosciuto il suo errore, la possibilità di vivere da cattolico nella
nuova famiglia e nei sacramenti ". Anche perché, talvolta, "i divorzi
si subiscono ": "Sì, insomma, la responsabilità è dell'altro e
l'esclusione dalla comunione diventa davvero un paradosso". L'ex
campionessa di sci di fondo e deputata del Pdl Manuela Di Centa ricorda
"con sofferenza " gli anni in cui ha atteso l'annullamento del suo
primo matrimonio da parte della Sacra Rota: "Ero una
cattolica a metà. Poi mi sono detta che ciò che conta è quello che si sente, ho
parlato anche con il mio confessore, e ho deciso di fare ugualmente la
comunione". Non è stato facile: "Soffrivo, non tanto per me, perché ero in pace con
la mia coscienza, ma per gli altri che mi additavano dicendo "quella è
divorziata eh...". La carità e la bontà di Dio insegnano a
perdonare ". Anche Mike Bongiorno ha ottenuto l'annullamento del matrimonio
dalla prima moglie. Poi è arrivata la seconda. La terza, Daniela Zuccoli,
ricorda le loro nozze forzate in municipio. E afferma: "Ahimè, questa
volta devo dare ragione a Silvio. C'è la sofferenza personale. E poi per noi
tutto è più complicato, come quella volta che Mike ha fatto da padrino a mio
figlio. Cambia ogni cosa, vanno cambiate anche queste regole. Attenzione: non
annullate, ma rinnovate. Serve solo un po' più d'apertura". "Non ho
potuto fare la comunione per 7 anni, ero divorziata ed è stato
un dolore", ricorda Daniela Santanchè che poi nel 2001 ha ottenuto
l'annullamento dalla Sacra Rota. "Mi è costato,
mi confessavo e basta. La prima volta, dopo, è stata un'emozione". Perciò
su questo torna con Berlusconi: "Sarebbe giusto concedere questa
possibilità. E visto che c'è grande sintonia tra lui e il Santo Padre, chissà
mai che non riesca ad ottenerlo ". è un divieto che pesa sul cuore di Gigi
D'Alessio, separato, innamorato della compagna Anna Tatangelo. "Berlusconi
dice bene, ci sto male pure io, queste sono cose che allontanano la gente dalla
Chiesa. Succede a me, ma anche a tanti amici miei, bravissime persone. Farla di
nascosto? Mai, se non si può non si può, accetto le regole ". Si è
ribellato invece Albano: "La comunione l'ho fatta lo stesso, quando ne ho
sentito il bisogno. A Santiago de Compostela, a Fatima. Non credo di aver
commesso alcun crimine, mi assolvo da solo, Dio sa che ho la coscienza
pulita". Cattolico devoto, il cantante di Cellino San Marco qui si
impunta: "Se una donna decide di rompere un matrimonio, perché a pagare
devo essere io, non è stata mia la decisione". "Spero che prima o poi
la Chiesa ci venga incontro perché a volte uno il divorzio lo subisce"
dice Iva Zanicchi. "Sono cattolica, lo sapevo che il matrimonio è indissolubile,
però così è pesante, tante volte ho desiderato riaccostarmi al sacramento
". Niente compromessi: "Non si può barare con Dio". Un vecchio
Dc come Paolo Cirino Pomicino trova che "non sia tema da presidente del
Consiglio", però nel merito intravede una via di mezzo: "Non a chi
svolazza a destra e manca, ma a quelli per cui separarsi è scelta dolorosa,
andrebbe consentito. Bisogna coniugare ortodossia e umanità. Io la comunione
l'ho fatta, quand'ero in ospedale". Cattolica "ma non praticantissima
", Alba Parietti, un divorzio alle spalle, vive bene anche senza
comunione: "Non sapevo nemmeno che mi fosse proibita, comunque non l'ho
mai fatta. Certo, quando rompi un vincolo conosci le conseguenze. Per me non è
un problema, il mio Dio è molto più tollerante". Giovanna Cavalli
Alessandra Mangiarotti.
( da "Corriere della Sera" del 22-06-2008)
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- NAZIONALE - sezione: Terza Pagina - data: 2008-06-22 num: - pag: 33
categoria: REDAZIONALE Discussioni L'autore della "Fine dell'impegno"
attacca i vecchi "liberal". In arrivo due saggi antitetici di Paul
Berman e Tony Judt "Intellettuali europei troppo buoni con l'Islam"
Paul Hollander: "Rimpiango il pensiero critico alla Silone". Ian
Buruma: "Non siamo complici" di ENNIO CARETTO N el 1981, con un libro
pubblicato otto anni dopo in Italia dal Mulino, Pellegrini politici, lo storico
di origine ungherese Paul Hollander mise sotto processo l'intellighenzia di
sinistra, da Jean-Paul Sartre a Pablo Neruda a Susan Sontag, che si era
schierata per Stalin, Mao Zedong e Castro: difensori della libertà per
definizione, scrisse tra l'altro, questi intellettuali alienati dalla
democrazia si erano lasciati ingannare, erano divenuti compagni di strada delle
dittature. Hollander ha rinnovato l'attacco nel 2006 con un secondo libro, The
End of Commitment, "La fine dell'impegno", a proposito non più del
comunismo, ma dell'Islam. La intellighenzia di sinistra - ha scritto questa
volta, citando oltre alla Sontag anche Noam Chomsky, Norman Mailer, Gore Vidal
- rifiuta di prendere atto che il radicalismo islamico, con il suo mito del
martirio, è ancora più irrazionale e più fanatico, e quindi più pericoloso,
dello stalinismo: i liberal non hanno a cuore la loro società e non sono
preparati a difenderla. La nuova denuncia dello storico ha innescato una
polemica che ricorda quella degli anni Settanta, in Italia, sullo slogan
"né con lo Stato né con le Br". Hollander afferma che
nell'intellighenzia di sinistra si cela un latente antiamericanismo che
converge con il fondamentalismo. L'Islam, aggiunge, è nemico della cultura
democratica, nessun liberal ne accetterebbe il regime, laicità,
illuminismo e tolleranza sono incompatibili con la teocrazia, ma in pratica
l'intellighenzia imputa l'odio musulmano nei confronti dell'Occidente ai
presunti abusi dell'America in casa e fuori. Un'aspra critica che lo storico
rivolge in particolare all'Europa, "ancora più incline" ha asserito
in un'intervista, "all'appeasement con l'Islam di quanto non lo
fosse con il comunismo". Hollander lamenta la mancanza tra questi
intellettuali di uomini di coraggio come Ignazio Silone, André Gide, Arthur
Koestler e George Orwell, che ruppero i ranghi e si opposero alle dittature
comuniste. Dalla parte dello storico, che lasciò Budapest quando fu soffocata
la rivoluzione ungherese del '56, vi è l'intera intellighenzia americana di destra.
Lo studioso del comunismo Richard Pipes considera assurdo "cercare di
cooptare il radicalismo islamico " come a suo parere vuole fare la
sinistra. Spiega che "non a caso esso si formò a fine anni Venti, quando
in Europa nascevano il nazismo e lo stalinismo" a cui si sarebbe ispirato,
ed evidenzia che si fa strada in America tra i neri e altre minoranze "più
di quanto si fece strada il comunismo". Il figlio Daniel, un orientalista,
va oltre, ammonendo l'Europa che rischia di essere "islamizzata ". Ma
il richiamo di Hollander è condiviso anche da liberal muscolari come Andrew
Sullivan e Paul Berman. Sullivan, che oggi rinfaccia al presidente Bush di
"avere dato fuori di senno", fu tra i primi a tuonare che
l'intellighenzia di sinistra "minaccia di configurarsi come una quinta
colonna musulmana". E Paul Berman, che adopra il termine
"islamofascismo", sta per pubblicare un libro dal titolo
significativo, The Flight of the Intellectuals, "La fuga degli
intellettuali". è sulle stesse posizioni lo scrittore inglese Ian McEwan,
che ieri in un'intervista a Guido Santevecchi sul Corriere ha asserito di
disprezzare l'islamismo, che "vuole una società che detesto". Appena
qualcuno si esprime così, ha rilevato McEwan, "da sinistra si sostiene che
è razzista, una cosa inaccettabile, io non lo sono come non lo è il mio amico
Martin Amis". In maggioranza, tuttavia, i pensatori liberal ribaltano le
accuse di Hollander e compagni. I più recisi sono lo storico inglese Tony Judt,
di cui sta per uscire Reflections on the Forgotten XX Century,
"Riflessioni sul dimenticato secolo XX", e lo storico Ian Buruma, di
origine olandese, autore di Assassinio a Amsterdam (Einaudi). Entrambi
ribattono che non si può fare di ogni erba un fascio, che non tutto l'Islam è
composto da "teologi barbari", come li chiamò Christopher Hitchens, e
che proporre il dialogo non equivale a esserne il "cavallo di Troia".
Ed entrambi distinguono tra "il mainstream islamico e il terrorismo della
minoranza", insistendo che il problema è impedire che il primo venga
infettato dal secondo. Chi propone il dialogo "non è come il
collaborazionista dei nazisti", proclama Buruma, sottolineando che i primi
obiettivi del radicalismo musulmano sono i liberal laici e riformisti, non i
conservatori, come i primi obiettivi dello stalinismo furono i
socialdemocratici. Lo spalleggia un altro storico, Avishai Margalit:
"Siamo chiamati a dimostrare che la modernità da noi rappresentata non è
decadente e corrotta come l'Islam ritiene". Nel libro Riflessioni Judt
contesta la dottrina dello Scontro di civiltà di Samuel Huntington e quella
dell'"islamofascismo". L'Islam è un insieme di movimenti eterogenei,
rileva, e la minaccia costituita da un pugno di religiosi assassini non è
paragonabile a quella degli Stati totalitari dello scorso secolo. Se Bin Laden
fosse davvero un altro Hitler, si chiede Judt, avremmo reagito invadendo
l'Iraq? Perché non etichettammo "Euroestremismo" o
"Cristofascismo" l'Eta basca, l'Ira irlandese, le Brigate rosse, la
Baader Meinhof tedesca tutte assieme? La lezione dimenticata del XX secolo,
prosegue, è che la paura e il dogma ci inducono a demonizzare gli altri in
blocco, in questo caso l'Islam. Judt attribuisce il grido della intellighenzia
di destra al trauma della strage delle Torri gemelle del 2001 e al fatto che
l'America "è l'unica democrazia che glorifichi la forza militare" e
difende il pacifismo europeo "frutto della consapevolezza di che cosa una
guerra comporti". E rinfaccia agli avversari aberrazioni come
l'accettazione delle torture, facendo i nomi del giudice della Corte suprema
Antonin Scalia e del celebre giurista Alan Dershowitz. Bricklane, Londra:
l'area a grande densità musulmana in una immagine del settembre 2001 (foto
Julien/Corbis). Sotto: Ian McEwan.
( da "Corriere della Sera" del 22-06-2008)
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- ROMA - sezione: Cronaca di Roma - data: 2008-06-22 num: - pag: 5 categoria:
REDAZIONALE San Giovanni Messa per i 25 anni di episcopato a Roma Folla di
famiglie e di politici per salutare il cardinale Ruini Le famiglie con i
bambini, gli anziani, i ma-lati, gli universitari, le suore e tanti uomini di
Chiesa: la diocesi di Roma non è mancata all'appuntamento di ieri in San
Giovanni con il cardinal Camillo Ruini. Che festeggiava i 25 anni di episcopato
e insieme, inevitabilmente, lasciava il suo incarico di vicario di Roma. Nelle
prime file di una basilica pienissima ieri pomeriggio c'erano anche tanti
politici: il sindaco Alemanno, il sottosegretario alla presidenza del
Consiglio, Gianni Letta, il leader Udc Pierferdinando Casini, Rocco
Buttiglione, Paola Binetti. E ancora Andrea Riccardi, fondatore della Comunità
di S.Egidio, Baldassare Favara, comandante della Regione carabinieri Lazio.
Diciassette anni da Vicario, 25 da vescovo, quasi 54 da sacerdote: è davvero
tempo di bilanci per Ruini. Che pure in questa occasione è quello di sempre,
deciso, combattivo, ironico. Anche ora che il suo quasi certo successore, il
cardinal Agostino Vallini, siede in San Giovanni e partecipa alla messa.
"La diocesi di Roma è stato un dono grandissimo,
che ho compreso un poco per volta e sempre di più", spiega Ruini. E poi
ribadisce la necessità per un vescovo di essere coraggioso: "Essere al
fianco del Papa nell'annuncio e nella testimonianza pubblica, specialmente
quando sono scomodi, è il suo primo compito". Ma poi c'è spazio per i
ringraziamenti personali, fra cui quello per la fida Pierina, che "ha reso
confortevole la mia vita" e che continuerà a vivere con lui anche dopo il
prossimo trasloco dal Palazzo di San Giovanni al Seminario Maggiore. In prima
fila c'è anche la sorella di Ruini, Donata, professoressa in pensione,
praticamente il suo doppio femminile: "è il mio unico fratello, siamo
sempre stati legatissimi noi due - ricorda con un sorriso - Lui? Era un ragazzo
esuberante, pieno di amici, molto socievole. Ed è rimasto così". E il
sorriso del cardinale, sereno e mai commosso fino alla fine, si trasmette a
tutti. Alle persone che si mettono in fila per ricevere la comunione dalle sue
mani, ai turisti che si affacciano nella basilica e si fermano colpiti dalla
musica e dall'incenso. E anche alla fine, quando la grande processione solenne
attraversa di nuovo la basilica, in tanti gli sorridono, vorrebbero
avvicinarsi. "Ho ricevuto molto amore in questi anni, anche da tanti che
non conoscevo, sia religiosi che laici: solidarietà,
collaborazione, preghiere. Sono grato a tutti, grazie, davvero". La messa
Sopra, il cardinale Ruini. Da sinistra alcuni dei politici presenti: Gustavo
Selva, Lorenzo Cesa, Pier Ferdinando Casini, Rocco Buttiglione dietro al
sindaco Gianni Alemanno, Francesco Giro e Gianni Letta (foto Jpeg) Ester Palma.
( da "Tempo, Il" del 22-06-2008)
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Stampa Il punto di GIROLAMO
GRILLO * Dall'Europa la cristianità che non t'aspetti Viviamo in quella che
Augusto Del Noce definiva "eclisse dei valori tradizionali". In occidente osserviamo pattuglie agguerrite di laici pronte a
combattere la Chiesa. Tali pattuglie credono certamente di seguire lo
"zeitgeist" (lo spirito dei tempi) verso un futuro prossimo che vedrà
il trionfo finale delle "magnifiche sorti e progressive". Eppure non
mancano segnali recenti in contrasto con questa visione, il che fa pensare che
i popoli dell'Europa laicizzata, spesso contrapposta ad una America
rimasta a suo modo cristiana, possano avere qualcosa di "nuovo" da
dire. Questi segnali, certo non sempre di facile lettura, vengono dalla
politica e dalle società europee. Si pensi ad esempio alla vittoria di Nicholas
Sarkozy in Francia. Per la prima volta da molti anni, la "Repubblica una e
indivisibile" ha un presidente che esorta la Chiesa di Francia a far
sentire la sua voce, a non scomparire. La Germania che ha visto la vittoria di
una cristiano-democratica contro un cancelliere molto popolare, vede ora una
profondissima crisi della Spd. Dalla Spagna arriva il segnale più
significativo. La luna di miele tra il premier Zapatero e il suo paese sembra
essersi interrotta, di fronte a uno sciopero che il governo ha affrontato con
toni ondivaghi (prima senza agire, poi con grande durezza) e soprattutto di
fronte alle avvisaglie di crisi economica. Questo pare indicare che la
popolarità di Zapatero non fosse legata alle sue battaglie laiciste, le uniche per
cui (in modo assai riduttivo) è noto in Italia; battaglie spesso discutibili, a
volte risibili. Zapatero, una volta al governo, ha fatto bene laddove ha in
sostanza continuato la politica economica di successo dei Popolari. Per questo
il paese lo ha votato, non per le sue sortite anticlericali. Dunque, se la
crisi economica arriva in Spagna non saranno le velleità giacobine a salvare i
Socialisti. Il segnale invece se si vuole più suggestivo, in quanto legato a
questioni di coscienza privata, viene dall'Inghilterra. Si tratta della
conversione di Tony Blair al cattolicesimo. Uno dei migliori Primi Ministri
della recente storia d'oltremanica diventa dunque quello che un tempo (per
fortuna lontano) era definito nel suo paese un "papista". La scelta
di Blair è dovuta in primo luogo, si suppone, al fatto che la moglie dell'ex
premier è cattolica. Sarebbe dunque una conversione nata dall'amore familiare.
Fonti bene informate sostengono che la decisione di Blair sia anche dovuta alla
frequentazione di cattolici particolarmente devoti al
culto mariano. Se fosse vero, certamente non ci stupirebbe. Così come non
stupisce il fatto che, anche per l'Italia, Benedetto XVI invochi continuamente
l'intervento della Vergine Maria. * Vescovo emerito di Civitavecchia-Tarquinia.
( da "Corriere della Sera" del 22-06-2008)
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- NAZIONALE - sezione: Salute - data: 2008-06-22 num: - pag: 55 categoria:
REDAZIONALE Cibo e psiche Il merito sarebbe degli acidi grassi Omega 3 La dieta
di pesce fa bene alle arterie e al carattere Secondo nuove ricerche riduce
l'aggressività Si è sempre detto che troppa carne aumenta l'aggressività. Ora
si scopre che il pesce la diminuisce. E non solo Sembra una notizia inventata,
invece ha solide basi scientifiche. Di recente Adrian Raine, neuropsicologo
dell'Università della Pennsylvania, che studia le possibili basi biologiche del
comportamento asociale, per ridurre l'aggressività dei reclusi ha proposto di
aumentare, nei loro menù, la quantità di pesce o dei suoi grassi: i famosi
omega 3 a lunga catena EPA (acido eicosapentenoico) e DHA (acido
docosaesaenoico), gli stessi che si acquistano come integratori. L'idea non è
nuova: alcuni annifa,inunostudiopubblicato dal British Journal of Psychiatry,
si analizzarono 200 giovani reclusi divisi in due gruppi: uno ricevette, per 5
mesi, una supplementazione di vitamine, minerali e acidi grassi, compresi gli
omega 3; l'altro un placebo (una sostanza inerte). Terminato il periodo di
osservazione, si vide che la probabilità di comportamenti asociali era minore
nel primo gruppo. Anche secondo quanto riportato in una rassegna bibliografica
pubblicata dai ricercatori del National Institute on alcohol abuse and
alcoholism di Bethesda (USA), assicurare un apporto ottimale di omega 3 durante
le prime fasi dello sviluppo e nell'età adulta potrebbe aiutare a prevenire
atteggiamenti asociali. Il presupposto, alla base di queste considerazioni, è
che l'aumentato rischio di comportamenti aggressivi possa, almeno in parte,
essere spiegato da patologie del cervello, potenzialmente aggravate da carenze
nutrizionali e in particolare di omega 3, che sono selettivamente concentrati
in questo organo. Se queste ricerche sono agli esordi, già da tempo è stato sottolineato il ruolo degli omega 3, e in particolare
del DHA, per lo sviluppo e il funzionamento del cervello. E si sa che questo
acido grasso viene incorporato nelle strutture cerebrali e della retina
soprattutto durante l'ultimo trimestre di gravidanza e nei primissimi mesi dopo
la nascita. è stato anche suggerito che i grassi omega
3 o il pesce (che rispetto agli integratori apporta molte altre sostanze
importanti comprese proteine, selenio e vitamina D) possano avere un ruolo
protettivo anche nei confronti di malattie infiammatorie, demenza, vari
disturbi neuropsichiatrici e, prima ancora, malattie cardiovascolari. è stato calcolato che il consumo di 1-2 porzioni di pesce a
settimana, specie se ad alto contenuto di EPA e DHA , riduca il rischio di
mortalità coronarica del 36% e di mortalità totale del 17%. Il pesce, però, può
essere fonte, anche di un certo numero di contaminanti ambientali ( vedi box).
Come comportarsi dunque? "Una delle risposte più autorevoli - dice Ettore
Capri, professore in Contaminanti chimici degli alimenti, all'Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza ed esperto
dell'Efsa, l'autorità europea per la sicurezza alimentare - è stata suggerita
in una rassegna pubblicata recentemente su Jama, nella quale i ricercatori
della Harvard Medical School di Boston concludono che i benefici apportati dal
pesce superano largamente i potenziali effetti negativi". Carla
Favaro nutrizionista.
( da "Stampa, La" del 22-06-2008)
Argomenti: Laicita'
PREMIO Il San Guido assegnato
al decano dei parroci Il premio San Guido al decano dei parroci della Diocesi.
Quest'anno il Serra Club di Acqui ha assegnato, su indicazione del Vescovo,
monsignor Pier Giorgio Micchiardi, il premio San Guido 2008 a don Giovanni
Vignolo, 89 anni, parroco di Cartosio. Originario di Cremolino venne ordinato
sacerdote nel 1942 dall'allora vescovo monsignor Lorenzo Del Ponte. Con ben 60
di attività parrocchiale è oggi il decano dei parroci della Diocesi di Acqui,
avendo iniziato la propria attività pastorale il 18 febbraio del 1949 nella
parrocchia di Sant' Andrea Apostolo di Cartosio. "Don Giovanni Vignolo è
ancora validamente impegnato nella sua missione parrocchiale - spiega il
presidente del Serra Club, Adriano Negrini ed il premio San Guido gli è stato conferito per ringraziare con lui il ministero dei
parroci della nostra Diocesi attraverso che compiono un lavoro solerte,
faticoso e silenzioso per portare la parola ed il messaggio di Cristo". Il premio, consistente nella riproduzione di alcune antiche
monete fatte coniare dal monsignor Oddone Bellingeri, patrizio acquese e
vescovo della Diocesi di Acqui dal 1305 al 1334 e riprodotte dall'orafo acquese
Adriano Negrini, viene assegnato ad anni alterni ad un sacerdote e ad un laico.
( da "Repubblica, La" del 22-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Pagina XXVII - Napoli Grande magia della memoria La regia di Roberto Andò
incanta alla Darsena Acton "Proprio come se nulla fosse avvenuto":
laica via crucis di sognatori GIULIO BAFFI Darsena Acton, spazio bellissimo,
sede della Marina Militare, negato ai napoletani per impegno di servitù
militare, e ora concesso ai corpi degli attori e allo sguardo del pubblico
stupito da tanta bellezza. E' "Proprio come se nulla fosse
avvenuto" di Roberto Andò, prodotto da Napoli Teatro Festival Italia con
la compagnia Gli ipocriti, spettacolo modellato su questa nostra città che
chiude un cerchio e s'incastra nell'altro bel viaggio che Enrique Vargas ha
costruito osservandola. Innamorati entrambi di una terra, di una gente, di una
storia intravista e compresa. Il pubblico è chiamato a un viaggio in due tappe,
attraverso architetture che sposano la drammaturgia di uno spettacolo
singolare, tra i più belli di questo bel festival capace di farci scoprire
luoghi mai visti e parole che lasciano il segno. Drammaturgia della memoria e
dell'emozione, sguardo critico e appassionato al tempo stesso firmato da
Roberto Andò. "Still life" su testi di Annamaria Ortese, Diego De
Silva e Vincenzo Pirrotta. Strepitoso gioco d'immagini per una laica via
crucis, viaggio verso ignoti orizzonti di speranza per diseredati sognatori in
cerca di una vita migliore. Emigrare da Napoli. Guardare Napoli. La piccola
folla di attori, novantatré per sorprendere ed essere precisi, le molte
installazioni di Gianni Carluccio a creare isole solitarie popolate da fantasmi
e presenze kantoriane, le musiche e i "paesaggi sonori" di Marco
Betta che l'ingegnere del suono Giuseppe Rapisarda centellina e organizza nel
tempo della rappresentazione, fanno di questo spettacolo una sinfonia teatrale
misteriosa e perfetta che si segue col fiato sospeso per l'emozione. Maria
Nazionale esalta memorie e speranze con la forza straordinaria del suo canto
struggente, Virginia Da Brescia condensa con forza la dolorosa certezza di una
folla disperata. Anna Bonaiuto guida il piccolo esercito, con le parole di
Annamaria Ortese che sa rendere ancora più affilate, ancora più precise, ed è
magnifica guida al percorso, mentre sul vecchio autobus malandato osserva la
città e la sua gente, restituendoci i frammenti de "Il mare non bagna
Napoli" con potente precisione d'attrice che ne interpreta quella sintassi
e la fa sua. Struggimento d'immagini, memorie, visioni, fughe, voci e corpi,
canti e sussulti come se si volessero carpire segreti mai rivelati. Roberto
Andò ha diviso questo suo bel percorso come duplice viaggio in successione che
il pubblico è chiamato a percorrere insieme agli attori. Il primo nel largo
spazio accogliente distribuito d'apparizioni e fantasmi, il secondo come
estrema processione e saluto a chi parte, attonito accompagnamento al seguito
di Vincenzo Pirrotta, ancora una volta straordinario "cuntista" e
ipnotico motore, con la sua cupa giaculatoria, invocazione per una processione
disperata lungo il molo dell'addio. Su cui si spengono lentamente i saluti, i
suoni e le voci. Lasciando spazio all'ultimo pensiero e agli applausi del
pubblico. Si replica ancora questa sera alle 21,30 e da martedì 25 a domenica
29.
( da "Repubblica, La" del 22-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Cronaca Una carta
ricaricabile per dire addio al welfare EDMONDO BERSELLI P overi con la
"social card": fra gli applausi generali per le trovate del ministro dell'Economia
Giulio Tremonti, non si sentono grandi critiche per misure di governo che
consegnano la povertà a una fascia sociale codificata elettronicamente. Come se
nessuno si accorgesse che in questo modo, con la patente da poveri, la povertà
cessa di essere un problema collettivo, di una comunità stratificata dalle
opportunità ineguali del mercato, e diventa una questione definita da un
rapporto personalistico, diretto, materiale, senza le mediazioni astratte del
welfare state. E così i poveri si preparano a diventare un indistinto sociale:
non sono una classe marxiana, assomigliano piuttosto a un Lumpenproletariat
amorfo, privo di rappresentanza politica e costretto ad affidarsi alla
benevolenza "compassionevole" del sovrano. Ma questa non è la società
moderna, quella che viene dai conflitti del Novecento, e più giù dalla
rivoluzione industriale e dalle Poor Laws inglesi, dal cancelliere Bismarck che
voleva trasformare i turbolenti socialisti tedeschi in placidi pensionati del
Reich. Non siamo dentro la grande invenzione novecentesca dello stato sociale, non c'entrano Beveridge e l'assistenza
"dalla culla alla tomba". Con i poveri "patentati", resi
riconoscibili alla cassa del supermercato dalla nuova tessera del pane,
rientriamo trionfalmente, fra gridolini entusiasti, nell'ancien régime, cioè
nella società d'ordini. Se hai la sfortuna di nascere nella fascia più bassa
della società, ci sarà qualcuno che si premurerà di spedirti una carta
annonaria, rigorosamente anonima fino alla cassa del supermarket, dove la tua
povertà verrà riconosciuta e di fatto segnalata a tutto il quartiere. I poveri
otterranno sconti e mance, sugli alimentari, sull'elettricità e il gas, senza
che risulti chiaro che questa non è la solidarietà cattolica, e nemmeno la
ridistribuzione socialista: è l'elemosina del terzo millennio, l'effetto della
questua petrolifera, altrimenti detta "Robin Tax" da una comunità
intellettuale che ha abdicato alle proprie funzioni, e si è dimenticata che
fino a ieri predicava le virtù equilibratrici della concorrenza e il prezzo
come unico indicatore di un equilibrio sul mercato. Tutte storie. Ciò che sta
avvenendo nella nostra società è l'abrogazione dei poveri come categoria
sociale, quindi come problema politico, in quanto la soluzione della questione
della povertà avviene identificando categorie facili, pensionati anziani,
stereotipi della sconfitta collettiva, per offrire qualcosa che assomiglia più
a una ricarica telefonica che al soddisfacimento di un'esigenza reale. Non è
questione di fare l'elogio del tempo andato; ma anche il welfare
"particolaristico e clientelare" realizzato nell'Italia democristiana
conteneva un elemento di crescita sociale. Le case popolari del programma di
Amintore Fanfani erano un complemento urbanistico dell'industrializzazione; lo
Statuto dei lavoratori redatto dal giurista Gino Giugni e portato a dignità
legislativa dal ministro socialista Brodolini era la risposta alla
modernizzazione economica e produttiva degli anni Sessanta e Settanta. La
macchina della sanità pubblica costituiva la risposta, burocratica ma alla
lunga efficace, se si guarda anche solo al banale indicatore della durata della
vita media, ai bisogni di una società che chiedeva diritti di fronte ai rischi
di una trasformazione socioeconomica profondissima. Ora invece il povero sembra
consegnato alla sua sorte presumibilmente immutabile. è povero e resterà
povero. Sembra di risentire, in modo un po' grottesco, gli echi di concezioni
malthusiane, o paretiane, leggi ferree, un positivismo che spiega come tutto il
reale sia razionale, e quindi non sarà il caso di impegnare energie e risorse
nel tentativo di cambiare ciò che in fondo è immutabile. Si sentono risuonare
per le contrade dell'Italia di oggi gli echi della "triste scienza",
la dismal science di Carlyle, 1851. Come se non ci fossero
stati Roosevelt, Keynes, il Labour, le socialdemocrazie, insomma la
modernizzazione secolare, laica, europea, industriale, scientifica e
tecnologica della politica. L'assistenza personale si risolve infine con le badanti
venute dall'Europa centro-orientale; il livello di consumi più
elementare viene tutelato dalla estemporanea disponibilità del governo (che,
essendo discrezionale, naturalmente domani può essere ritirata). Ci vuole poco
a osservare che questo significa cristallizzare la società in segmenti
immutabili. I poveri d'altro genere, non anziani e non con pensioni al minimo,
restano fuori dalle categorie e dai redditi da sostenere. Non ci sono
"social card" per loro. Alla fine, viene fuori che per intervenire
sugli equilibri sociali ci vuole sempre una filosofia. E la filosofia dei
poveri per decreto, per statistica, per sempre, non è proprio quella che sembra
più adatta a un paese che vuole crescere.
( da "Repubblica, La" del 22-06-2008)
Argomenti: Laicita'
L'associazione
teologi: i risposati non sono esclusi dalla comunità ma non possono fare la
comunione Anche Kohl chiese il via libera ma il Vaticano ha sempre detto no
ROMA - Ci ha provato anche Helmuth Kohl, il cancelliere della Riunificazione
tedesca, gran cattolico e democristiano, a far togliere
qualcuna delle regolette che il Cavaliere vorrebbe abolite. Ma è più facile far
crollare il Muro di Berlino che scalfire il Vaticano. Nel 1996, alla vigilia
del viaggio in Germania di Giovanni Paolo II, il Kohl si rivolse direttamente
al Papa chiedendo libertà di coscienza per la contraccezione. Divorzio e
pillola sono, infatti, pietre d'inciampo in tutto l'Occidente. Al Cancelliere
il Vaticano non rispose nemmeno. Un bel no tondo lo ricevettero, invece, i
vescovi tedeschi arrivati in Curia per aprire uno spiraglio sulla questione dei
divorziati risposati. Almeno il coniuge abbandonato, dissero, dovrebbe poter
prendere la comunione. Niente da fare. Il cardinale Ratzinger, prefetto della
Congregazione per la Dottrina delle fede, disse nein al presidente
dell'episcopato tedesco Lehmann. Cambierà qualcosa? Marco Vergottini,
vice-presidente dell'Associazione teologi italiani, ricorda che la dottrina
sull'indissolubilità è chiara. "L'ordinamento canonico non prevede la
possibilità di celebrare altre nozze. I divorziati risposati non sono esclusi
dalla comunità ecclesiale, anzi sono stati invitati da Giovanni Paolo II e
Benedetto XVI a partecipare alla vita parrocchiale, ma non possono accedere
all'eucaristia". Eppure, spiega, "quando un fenomeno (come i divorzi)
è così rilevante in modo quantitativo, assume anche un'importanza
qualitativa". Perciò i teologi e gli stessi vescovi continuano a
riflettere. "Forse - conclude - si potrebbe individuare qualche forma
penitenziale come nella Chiesa ortodossa". Gli Ortodossi, infatti,
prevedono nuove nozze sebbene celebrate - per penitenza - con un rito in tono
minore. Papa Ratzinger, durante la sua prima vacanza da pontefice, conversando
con i preti dfella Val d'Aosta, lasciò trapelare di stare pensando al problema.
Benedetto XVI è convinto della possibilità di esaminare meglio quanto i coniugi
cattolici siano veramente "consapevoli del
sacramento" del matrimonio cristiano. E dunque di aprire la strada alla
nullità del vincolo. Ma poi non se n'è fatto nulla. I vescovi del mondo
chiesero invece nel Sinodo del 1980 di studiare il sistema ortodosso. Papa
Wojtyla ascoltò, poi decise in senso contrario. Matrimonio per sempre. Niente
comunione ai divorziati risposati. (m.pol.).
( da "Repubblica, La" del 22-06-2008)
Argomenti: Laicita'
A San Giovanni dopo
17 anni il congedo da cardinale Vicario dalla diocesi di Roma: "I vescovi
devono saper prendere decisioni scomode" L'addio di Ruini: "Resistere
a sudditanze e pressioni" MARCO POLITI ROMA - Il lungo addio del cardinal
Ruini si svolge nella basilica di San Giovanni tra nuvole d'incenso. Vescovo da
un quarto di secolo, ieri ha concluso simbolicamente diciassette anni di
governo come Cardinale Vicario della diocesi del Papa. Combattere il
"regno del peccato" della società contemporanea, è la sua ultima
esortazione. Ai venti cardinali presenti in cattedrale, alla schiera di
sacerdoti vestiti di bianco, ai fedeli e ai politici venuti a salutarlo - c'è
Letta, Casini, Buttiglione, Alemanno, la Binetti - il porporato lascia il suo
"piccolo testamento". Affrontare senza sfiducia le grandi sfide della
fede, non nascondersi, non rassegnarsi, capire il proprio tempo e combattere
annunciando il Vangelo. I vescovi, scandisce, devono saper prendere decisioni
scomode e resistere alla "sudditanza" dell'opinione pubblica e dei
mass media. "Le pallottole di carta non fanno molta paura", ha
ripetuto, citando una sua battuta a una riunione della Cei. Sotto il ciborio
gotico della basilica, in testa una mitria bianca ricamata a croci d'oro,
Camillo Ruini siede sorridente sul suo scranno. Nella navata laterale del
tempio le sedie sono vuote (si aspettava più gente del previsto) ma papa Ratzinger
gli manda la speciale benedizione apostolica, elogiandone fedeltà e
"intelligente creatività pastorale". Lascia il suo posto di comando
in Vicariato un principe della Chiesa, fra i più lucidi e sofisticati, e l'ultimo grande politico cattolico italiano di fine Novecento. Il
suo carniere - da presidente della Cei e cardinal Vicario - è ben fornito. Più
soldi alle scuole cattoliche, insegnanti di religione trasformati in professori
di ruolo, bloccato il divorzio breve, modellata a volontà ecclesiastica la
legge sulla fecondazione artificiale, respinto il referendum,
impantanato il compromesso sulle coppie di fatto, fermato il testamento
biologico. Contemporaneamente è stato instancabile in
diocesi. Cinquantasette nuove chiese, quasi mezzo migliaio di nuovi preti e la
"Missione cittadina". Un vescovo deve essere forte e senza paura,
spiega nell'omelia. Ma "don Camillo" conosce anche le sua falle. Sa
che la sua freddezza ha creato barriere. Perciò, dinanzi all'altare, fa
autocritica. Riconosce di aver dato "poco amore", chiede perdono per
la sua "debolezza e mediocrità" nel non essere stato
abbastanza uomo di preghiera. Dietro ogni grande personalità c'è una donna. In
prima fila, tra la sorella Donata e l'ex direttore dell'Osservatore Romano Agnes,
sta Pierina. Non è una suora, è la fida e premurosa segretaria del cardinale.
Coperta da fitto velo nero, come una dama di Spagna, tiene il capo chino per
l'emozione. Ma Ruini la loda "coram populo" e lei, a omelia finita,
batte forte forte le mani. Schierarsi con i pontefici - ci sarebbero state meno
difficoltà con un episcopato mondiale compatto - è l'ultimo appello di Ruini.
Tra i porporati in basilica siede già il suo successore, cardinale Vallini.
Benedetto XVI lo ha ricevuto ieri. E' imminente il suo arrivo in Laterano.
( da "Liberazione" del 22-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Nomadi, Tettamanzi:
"La paura non passa per decreto legge" "Militarizzare le città
serve solo ad aumentare il senso di smarrimento, la paura non passa per decreto
legge". Così ha dichiarato ieri in un'intervista a Repubblica il cardinale
Dionigi Tettamanzi. Nel mirino dell'arcivescovo di Milano sono finite a chiare
lettere le norme previste dal futuro pacchetto sicurezza approvato la settimana
scorsa dal Governo. Non è la prima volta che il cardinale di Milano esterna in
maniera così netta la contrarietà all'operato della politica in materia di
immigrazione e assistenza ai più deboli. Nell'aprile scorso era entrato in un
quasi conflitto aperto con il sindaco Letizia Moratti per lo sgombero del campo
rom della Bovisa, uno dei più grandi di Milano, un'emergenza umanitaria pari a
circa 800 rom di cui 120 bambini. Ed è proprio quanto vede accadere nella sua
città a suscitargli così tanta pena ed allarme. "Non vedo più la mia
Milano" afferma con rassegnazione, tentando anche di spiegare il suo senso
di smarrimento. "Piazza Duomo è il teatro delle troppe solitudini che si
sfiorano. E' la privatizzazione dei tempi e degli spazi e il calo della qualità
della socializzazione ad aver generato le paure della gente. Sono solo tanti
anziani. Soli troppi giovani. Soli molti adulti, anche con posizioni sociali
prestigiose". La solidarietà rimane dunque il miglior antidoto al virus
della "contaminazione dal diverso" che pervade la società di oggi.
"Milano saprà trasformare tutti i suoi abitanti - ha aggiunto l'arcivescovo
Tettamanzi - anche gli immigrati in cittadini. E' per il bene, la sicurezza,
l'arricchimento di tutti che dobbiamo compiere questo sforzo. Barricarsi in
casa, criminalizzare alcune categorie di persone, presidiare militarmente le
città, sono gesti che aumentano il senso di solitudine. Le istituzioni non
devono speculare sulla paura". Un monito che è anche un'esortazione alla
sua comunità: "Le parrocchie e il volontariato, anche
non cattolico, sono oasi di relazione", in piena sintonia con l'appello di
qualche giorno fa "alle comunità parrochiali, agli istituti religiosi,
alle realtà del mondo cattolico e alle famiglie che possiedono diverse unità
abitative disponibili, perché si offrano a condividere almeno parte delle
rispettive proprietà, dandole in locazione a prezzi accessibili".
Una sfida aperta alla Milano città dell'incontro, con tanto di appuntamento per
la fine della missione: l'Expo del 2015. "E' un'opportunità e occorre che
la città diventi "bella" nella sua dimensione più interiore. Bisogna
porre da subito l'uomo al centro della sua Milano che sarà, con i suoi
bisogni". mo. cap. 22/06/2008.
( da "Liberazione" del 22-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Il vangelo del
cardinale: "Basta appartamenti sfitti" Ossia: più case meno Ior
Cinque miliardi di patrimonio nel 2008, 44mila conti correnti, grossi investimenti
esteri, interessi medi annui che oscillano dal 4 al 12% netti cioè senza tasse
da pagare. Di cosa stiamo parlando? Dello Ior, Istituto per le opere di
religione, o meglio la banca Centale del Vaticano, dove c'è l'unica sede. Pio
XII nel 1942 gli ha tolto il vecchio nome di "commissione delle opere
pie" e lo ha fatto diventare una banca a scopo di lucro il cui fine, come
dice lo statuto, è "di provvedere alla custodia e all'amministrazione dei
beni mobili e immobili trasferiti o affidati allo Ior medesimo"Centotrenta
dipendenti, la banca è gestita da professionisti e guidata da un presidente,
Angelo Caloia, professore di Economia all'università
Cattolica di Milano. Il presidente ha compito di riferire direttamente ad un
collegio di cinque cardinali nominati dal papa con lo scopo di vigilare sulla
fedeltà dell'istituto verso gli obblighi statuari e verso il papa. Il bilancio
e tutti i movimenti che vengono fatti dall'Istituto sono noti solo ed
esclusivamente al Santo Padre, al collegio dei Cardinali che lo
gestiscono ed al presidente. Nell'ultima lettera pastorale il cardinale di
Milano Dionigi Tettamanzi ha voluto denunciare "la rilevante emergenza
abitativa che pone in condizioni drammatiche specialmente le famiglie povere,
immigrate o per qualsiasi ragione disagiate". Per tentare di rimediare a
questa situazione il cardinale non si è sottratto dal chiedere una maggiore
redistribuzione a chi di beni immobili inutilizzati ne ha tanti: lo Ior.
"Oso rivolgermi anzitutto alle comunità parrocchiali, agli istituti
religiosi, alle realtà del mondo cattolico e alle famiglie che possiedono
diverse unità abitative disponibili - ha scritto - perché si offrano a
condividere almeno parte delle rispettive proprietà, dandole in locazione a
prezzi accessibili". E ancora: "Come cristiani e come parrocchie
dobbiamo interrogarci:una casa tenuta vuota non è sottratta ad una famiglia che
ne ha bisogno?. Non è forse una tentazione quella di tenere un alloggio sfitto
in attesa che si rivaluti, che un giorno lontano il figlio si sposi, che chissà
quale necessità si presenti in parrocchia?". Lezioni di vangelo radicale.
Ale. Tet. 22/06/2008.
( da "Liberazione" del 22-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Il Vaticano
"mette all'indice" la bandiera arcobaleno, che fu il simbolo della
Chiesa pacifista degli ultimi anni di Wojtyla Giovanni Paolo II è finito all'inferno
Benedetto invece andrà in paradiso... Michele De Palma Nel nome del Padre del
Figlio e dello Spirito Santo da oggi è bandita la bandiera della pace. Lo ha
deciso il Vaticano che lo ha reso noto tramite l'angelica agenzia di stampa
Fidens, da domani "la croce di Cristo e non la bandiera arcobaleno è il
vero simbolo della pace". A parroci, vescovi e credenti non rimane che
correre ai balconi, alle finestre, saltare sui campanili e strappare un simbolo
che ha, come annuncia la beata Fidens: "all'origine il suo intrecciarsi
con così numerosi fattori culturali, sociali e politici, che ne fanno una
valida sintesi per rappresentare il sincretismo che mischia filosofie
orientali, new age, neopentecostalismo; tutto insomma, meno il messaggio
cristiano nella sua essenzialità." Chiaro? Se non avete capito, bisogna
che ci crediate per fede perché a parlare sono le gerarchie con tanto di mitra,
anelli d'oro e scarpine Prada. Gli stessi chiedono ''come mai uomini di chiesa,
laici o chierici che siano, hanno per tutti questi anni
ostentato la bandiera arcobaleno e non la croce, come simbolo di pace?'' Non
c'è che dire: bella domanda! Me li immagino accigliati e pensanti, riuniti
all'ombra della storia della croce e delle crociate a chiedersi perché don
Tonino Bello, Aldo Capitini, che la usò nella prima marcia Perugia
Assisi insieme a milioni di credenti e non, in tutto il mondo hanno indossato i
colori della pace al posto della croce. Forse perché la bandiera della pace
parla un linguaggio universale oltre le religioni e dentro le religioni? Oppure
perché i colori sono troppo gioiosi mentre la nuova Chiesa del vecchio
testamento deve incutere il timore di Dio? Da domani verranno ammainate le
bandiere della pace e issate quelle templari. Da domani potremo andare in città
del vaticano a scambiare le bandiere e celebrare in latino il funerale della
chiesa conciliare. Scriveva don Tonino Bello "? è un bluff limitarsi a
chiedere la pace in chiesa, e poi non muovere un dito per denunciare la corsa
alle armi, il loro commercio clandestino, la follia degli scudi spaziali (?)
per esporsi, magari anche con i segni paradossali ma eloquenti dell'obiezione
di coscienza, in tutte le sue forme, sui crinali della contraddizione".
Esporsi sui crinali della contraddizione è il cammino della chiesa di Giovanni
Paolo II, che tra mille contraddizioni, ha provato a stare nella storia non
chiudendo il soglio di Pietro nelle stanze sicure e buie di una identità da
santa inquisizione. Strappare le bandiere della pace dai campanili delle chiese
è come bruciare le bandiere di un popolo. Ma in questo caso il popolo non
coincide con uno stato, ma con l'umanità. La bandiera
della pace è la bandiera dell'umanità che lotta perché nessuna vita può essere
spezzata in nome di un regime politico o economico, di una ideologia o di una
religione. Le bandiere della pace, non segnavano un confine ma la fine dei
confini, non identità ma divenire, non quello che c'è ma quello che ci sarà.
Joseph Ratzinger sa che la croce non è la bandiera della pace, come lo sapeva
Giovanni Paolo II. La rottura tra i due papati mi fa venire in mente il titolo
un libro pubblicato da Cesbron negli anni '50 in cui venivano narrate le prime
esperienze dei preti operai: "i santi vanno all'inferno". Se così è
non ho dubbi su dove sia oggi Giovanni Paolo II, mentre sono convinto che in
paradiso c'è un gran lavoro di anime schiave a costruire la piramide per
Benedetto XVI. 22/06/2008.
( da "Giornale.it, Il" del 22-06-2008)
Argomenti: Laicita'
N. 148 del
2008-06-22 pagina 38 Marija di Belgorod di Redazione Oggi ricordiamo una delle
"sante stolte" della chiesa russa. Marija Konstantinovna ?estjukova,
nata nel 1740, era figlia di un povero cosacco dedito al vino. Anche Marija,
rimasta vedova, si diede al bere. I suoi due figli finirono in affidamento; lei
si mise a fare la guaritrice rurale. Un giorno, mentre cercava sui monti erbe
per le sue pozioni, fu presa da profonda resipiscenza. Si recò a Kiev, dove
vide la famosa Lavra Pecerskaja, il monastero scavato nella roccia da
generazioni di monaci. Il suo confessore le consigliò di fare la stessa cosa a
Belgorod. Fu così che Marija nel 1796 intraprese questa singolare forma penitenziale.
Altri penitenti le si unirono ma nel 1800 il clero locale li denunciò come
sospetti di superstizione. Lo zar, infatti, aveva emanato leggi severe contro le sette paganeggianti e il gruppo di Marija
destava allarme in quanto costituito non da monaci, come a Kiev, ma da laici.
Nel 1806 intervenne la polizia e Marija fu arrestata. Portata nella città di
Ostrogozhsk, venne interrogata dal giudice ma questi non trovò estremi di reato
nella sua condotta. Nel 1817 gli scavi erano giunti a tal punto da suscitare
nuovo allarme. Lo zar Alessandro I chiese al governatore locale una
relazione e, dal momento che quest'ultima risultò favorevole, diede il permesso
di continuare; anzi, si offrì di finanziare la costruzione di una chiesa (cfr.
Le sante stolte della Chiesa russa, a cura di Lucio Coco e Alex Sivak). Una
basilica venne edificata all'interno degli scavi nel 1819. Marija morì
ottantaduenne nel 1822 e fu sepolta dentro una delle sue grotte.
www.rinocammilleri.it © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 -
20123 Milano.
( da "Giornale.it, Il" del 22-06-2008)
Argomenti: Laicita'
Ieri sera in San Giovanni
in Laterano il cardinale Vicario di Roma Camillo Ruini ha celebrato il 25
anniversario del suo episcopato (la data esatta della consacrazione in realtà è
29 giugno) accomiatandosi dalla diocesi. Ha ringraziato i collaboratori e ha
tenuto un'omelia per certi versi inedita, chiedendo scusa per la
"mediocrità" della sua preghiera. Questo è l'ampio articolo che
pubblico oggi sul Giornale. L'avvicendamento di Ruini con Vallini sarà
annunciato venerdì prossimo, 27 giugno. Sempre sulle pagine odierne, pubblico
anche un'intervista al rettore della Lateranense e nuovo presidente della
Pontificia Accademia per la vita, monsignor Rino Fisichella, che interviene sul
tema della comunione ai divorziati risposati, sollevato ieri mattina da Silvio
Berlusconi davanti al vescovo di Tempio Pausania. Scritto in Varie 1 Commento
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2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 21Jun
08 "La bandiera arcobaleno è New Age, torniamo alla croce" Sul
Giornale di oggi pubblico un articolo che riprende una lunga e articolata
riflessione messa online ieri dall'agenzia Fides della Congregazione per
l'evangelizzazione dei popoli, diretta da Luca De Mata. Vi si sottolinea come sia
del tutto improprio l'uso della bandiera della pace arcobaleno, dimostrando che
l'origine di quel simbolo è la Teosofia (corrente filosofico-religiosa di tipo
gnostico, legata alle religioni orientali) e oggi il New Age: dunque quanto di
meno cattolico possa esistere, dato che il sincretismo gnostico e più
pericoloso per il cristianesimo - che è invece un avvenimento storico basato
sull'incarnazione - dello stesso materialismo ateo. Vi invito a leggerlo e a
farlo leggere a quei parroci che hanno disteso la "rainbow flag"
nelle chiese e persino sugli altari. Scritto in Varie Commenti ( 88 ) "
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2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 19Jun
08 Pio XII, suor Pascalina e gli archivi ebraici Sul Giornale di oggi pubblico
un lungo articolo di recensione alla nuova biografia di suor Pascalina Lehnert,
la religiosa che accudiva Pio XII: il volume, edito dalla San Paolo, s'intitola
"La signora del sacro palazzo". Il volume è serio e documentato, il
titolo (cambiato rispetto all'edizione tedesca) a mio avviso indulge un po'
troppo allo scandalismo. Ma si sa che contro Papa Pacelli e la sua corte si può
sparare (e c'è "l'aggravante" che Pascalina era una donna, e dunque
"sospetta"), mentre sui pure potenti e influenti segretari di altri
Papi è d'obbligo il rispetto e la riverenza. Sulla stessa pagina pubblico anche
un pezzo che annuncia le iniziative della Santa Sede per ricordare i 50 anni
dalla morte di Pio XII: una mostra fotografica e di oggetti (alla quale ho
collaborato anch'io), realizzata dal Pontificio comitato di Scienze storiche,
un convegno sulla modernità del magistero di Papa Pacelli e su come questo
abbia influito decisamente sul Concilio Vaticano II. Inoltre, sono annunciati
un convegno sui presunti "silenzi" a Gerusalemme e una riunione di
esponenti dell'ebraismo americano che intendono esprimere la loro gratitudine
per ciò che Pio XII fece in favore dei perseguitati. Presentando le iniziative
(martedì scorso, ma il pezzo esce solo oggi perché è saltato dalla pagina,
"scalzato" dalla morte di Mario Rigoni Stern), monsignor Brandmuller,
presidente del Pontificio comitato di Scienze storiche, ha detto: "Ci sono
15 archivi israeliani che hanno documenti ancora non visibili e che nessuno
indaga". Scritto in Varie Commenti ( 84 ) " (12 votes, average: 3.67
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RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 15Jun 08 Famiglia sotto attacco,
i rischi che arrivano dall'Europa La famiglia è sottoposta all'attacco di forze
che "cercano di indebolirla". Questo ha detto ieri sera Benedetto XVI
ai giovani brindisini, che lo accolgono con grande calore in una delle poche
regioni italiane che, su iniziativa della giunta guidata da Niki Vendola, ha
legiferato per concedere diritti alle coppie di fatto. A loro il Papa ha
ricordato che "fra i valori radicati" di questa terra c'è "il
rispetto della vita" e "l'attaccamento alla famiglia" che oggi
"è esposta al convergente attacco di numerose forze che cercano di
indebolirla". Nei giorni scorsi ho pubblicato sul Giornale un articolo
sulle minacce che sommessamente (e subdolamente) arrivano su questa materia
dall'Europa, attraverso quello che la professoressa Marta Cartabia ha definito
"colonialismo giurisdizionale": vale a dire la modifica delle
legislazioni familiari a colpi di sentenze delle corti europee. Un dibattito
attualissimo, dopo la clamorosa bocciatura dell'Irlanda del Trattato di Lisbona.
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Commenti Invia questo articolo a un amico 14Jun 08 Ancora sugli statuti del
Cammino, approvati dalla Chiesa Sono in partenza per Brindisi e Santa Maria di
Leuca dove questo pomeriggio e domani seguirò la visita di Papa Ratzinger. Apro
questo nuovo spazio perché il precedente thread dedicato ai neocatecumenali ha
un record di commenti che rende difficile aprire la pagina. Non posso fare a
meno di prendere le distanze da coloro che hanno tacciato e continuano a
tacciare il Cammino di eresia, da coloro che hanno fatto paragoni davvero
offensivi avvicinando il fondatore del Cammino a dittatori feroci. Leggo con
attenzione tutti i distinguo, le prese di distanza, gli appunti sulla libertà
di critica rispetto alle decisioni papali e vaticane. Mi permetto sommessamente
di far notare che allora questi criteri vanno adottati sempre (quando non si
tratti di pronunciamenti ex cathedra), e allora ci si dovrebbe inalberare di
meno di fronte a critiche o "disobbedienze" che riguardano altri
provvedimenti o decisioni. In ogni caso, l'approvazione di ieri - che è stata
voluta da Benedetto XVI, il quale non mi risulta in quel momento fosse sottoposto
a tortura o costrizioni - sancisce che il Cammino appartiene alla Chiesa.
Nessuno è obbligato ad aderirci, nessuno è obbligato a credere a questa
proposta. Devo dire in tutta onestà che il quadro che del Cammino è stato dipinto in molti dei commenti che ho letto mi è
sembrato a dir poco unilaterale. Sono state usate espressioni inaccettabili,
sono stati formulati giudizi e sentenze inappellabili, abbiamo mostrato ancora
una volta il volto di una Chiesa che letteralmente si scanna al suo interno. La
storia della Chiesa, diceva Chesterton, è fatta da un'avanguardia di santi, un
popolo di mediocri, una retroguardia di delinquenti: sono le proporzioni della
nostra umanità. Anche nel Cammino, dunque, accanto a qualche santo ci saranno
tante persone "normali" o mediocri, e, come nel resto del
cattolicesimo e dell'intero genere umano anche qualche mascalzone. Capisco
bene, data la sensibilità tradizionale di molti frequentatori del blog, che le
liturgie neocatecumenali possano non piacere. Ma paragonare il Cammino a una
setta protestante chiudendo gli occhi su ciò che fa per l'evangelizzazione
signfica a mio avviso mancare di senso della misura. Gli abusi liturgici
accadono - eccome accadono! - nelle parrocchie, nelle chiese cattedrali,
durante le "ortodossissime" messe aperte a tutti e magari frequentate
da pochi. Immagino che queste poche righe non piaceranno a molti di voi. Ma
siete stati voi, continuando la discussione, a chiedermi di aprire nuovi spazi
per renderla possibile e visto che ci troviamo nel mio blog mi permetto di
ricapitolare la mia posizione. E' troppo facile, a mio avviso, bollare il
cardinale Rylko, strettissimo collaboratore di Giovanni Paolo II per molti
anni, creato cardinale da Benedetto XVI all'ultimo concistoro, come un fan dei
neocatecumenali. Rileggete, per favore, le parole che il Papa ha detto ai
movimenti il mese scorso. Scritto in Varie Commenti ( 1155 ) " (35 votes,
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Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 12Jun 08 Da Ruini a
Vallini, da Saraiva ad Amato. Al Sant'Uffizio? Sanna Si avvicina il giorno
dell'annuncio dell'avvicendamento del Vicario di Roma: la scelta del Papa, per
la successione del cardinale Camillo Ruini, è caduta sull'attuale Prefetto
della Segnatura apostolica, il cardinale Agostino Vallini, già vescovo
ausiliare di Napoli e poi vescovo di Albano. La nomina dovrebbe essere resa
nota entro fine mese, probabilmente il 24 giugno. Non ci sono cambi in vista
nella struttura del Vicariato: il successore di Ruini dovrebbe infatti
mantenere al suo posto l'attuale vicegente, monsignor Moretti. Nei giorni
successivi alla nomina di Vallini al Vicariato dovrebbe essere resa nota la
promozione del Segretario dell'ex Sant'Uffizio, l'arcivescovo Angelo Amato, a
Prefetto della Congregazione delle cause dei santi, in sostituzione del
cardinale José Saraiva Martins. Il delicato ruolo di numero due della
Congregazione per la dottrina della fede si vociferava fosse destinato al
vescovo Rino Fisichella, ausiliare di Roma, attuale rettore della Lateranense.
Ma nelle ultime ore sta prendendo quota un'altra candidatura: quella del più
anziano arcivescovo di Oristano, il teologo Ignazio Sanna, che era stato promosso alla diocesi sarda da appena due anni.
Fisichella viene riservato per altri futuri incarichi. Scritto in Varie
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articolo a un amico 10Jun 08 Gli statuti del Cammino neocatecumenale, verso il
13 giugno Alcuni di voi mi hanno chiesto di aprire un nuovo thread dedicato
alla discussione sugli statuti del Cammino neocatecumenale, che sono stati
approvati da Benedetto XVI e saranno consegnati nella tarda mattina di venerdì
prossimo ai responsabili del Cammino. Il motivo della richiesta è l'alto numero
di commenti che rende difficile l'accesso alle pagine con le discussioni
precedenti. Una richiesta simile mi era stata rivolta nei giorni scorsi da
Klaus, il quale ha poi lasciato il blog a causa della mia scelta di aprire il
nuovo spazio di discussione in calce al post dedicato al romanzo thriller di
Thornborn. La mia scelta era stata dettata dall'impegno che avevo preso di non
intervenire più sulla vicenda fino al 13 giugno. Pur non essendo d'accordo con
il tono e con i contenuti di molti commenti (in queste due settimane mi sono
beccato rimproveri da destra e da manca, sono stato
fatto passare come un portavoce del Cammino solo perché non non lo ritengo
"eretico", è stato ipotizzato che la mia
posizione sia dovuta alla paura di reazione dei neocatecumenali stessi, sono stato pure offeso pesantemente), mi rendo conto ora che
Klaus aveva ragione a chiedere uno spazio apposito, perché se è vero che gli
argomenti sul mio blog li decido io, è altrettanto vero che la discussione si
alimenta grazie al contributo di tutti e dunque - visto l'interesse suscitato
dall'argomento - è giusto che possa continuare. Scritto in Varie Commenti (
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amico 07Jun 08 Antonelli a Roma, Betori a Firenze, Brambilla (forse) alla Cei
E' stata annunciata a mezzogiorno di oggi la nomina del cardinale Ennio
Antonelli alla guida del Pontificio consiglio per la famiglia. L'arcivescovo
lascia Firenze per succedere allo scomparso cardinale Alfonso Lopez Truijllo.
La diocesi del capoluogo toscano vive un momento di empasse, dopo le tristi ben
note vicende dello scandalo di abusi che ha coinvolto don Cantini e ha finito
per lambire pure l'attuale vescovo ausiliare Claudio Maniago (criticato per
aver minimizzato l'accaduto) che alla comunità di Cantini era legato. Non è stato reso noto il nome di chi prenderà il posto di
Antonelli. Il pole position c'è il Segretario della Cei Giuseppe Betori. Come
numero due della Conferenza episcopale, dopo la partenza di Betori, continua a
consolidarsi la candidatura del vescovo ausiliare di Milano, il teologo Franco
Giulio Brambilla. Più defilate altre due candidature, quella del vescovo di
Albano Marcello Semeraro, e quella del vescovo di Macerata Claudio Giuliodori,
già direttore dell'ufficio comunicazioni sociali della Cei. Scritto in Varie
Commenti ( 199 ) " (21 votes, average: 3.81 out of 5) Loading ... Il Blog
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articolo a un amico 06Jun 08 La decisione di Gianni e i nostri giudizi Cari
amici, dopo aver letto il commento postato da Gianni
B. in uno dei precedenti thread, non ho potuto fare a meno di segnalarvelo,
perché mi ha commosso e mi ha fatto pensare. "Questi giorni sono stati per
me terrificanti a dir poco, purtroppo. In questo preciso momento, 6 giugno ore
13.00, avrei dovuto essere in Repubblica Ceca presso una clinica privata per
iniziare l'iter dell'inseminazione eterologa. Avevo già preso l'appuntamento,
prenotato l'albergo, fatto il pieno e stampato l'itinerario, tanto per dire. Io
e la mia dolce metà abbiamo ovviamente trascorso queste ultime notti
completamente insonni, chiedendoci se la nostra decisione sarebbe stata giusta
o no, mentre si avvicinava il momento della partenza. Mi sono domandato mille
volte: come è possibile mettere al mondo un bambino sapendo che il patrimonio
genetico non è della persona che ami ma di un'altra donna che neppure conosci?
Dentro di me ero assolutamente orripilato da questa ipotesi, però mia moglie
desiderava questo figlio sopra ogni altra cosa, poverina, e non me la sono
sentita di dire un no irrevocabile. Per fortuna, sono riuscito a farla
ragionare, passo dopo passo, con grande pazienza e amore, e alla fine mi ha
dato ragione per cui ieri non siamo partiti e abbiamo annullato tutto. Oggi lei
è molto più sollevata, anzi quasi rinata devo dire, e pure io. Mentre parlavo
con lei ogni tanto mi venivano in mente le nostre discussioni qui dentro al
blog, che mi hanno fatto riflettere. Che pensate - mi rivolgo a tutti voi, se
avete voglia di rispondermi - di questa nostra decisione? Io sono strafelicissimo
in questo momento, sto già pensando all'affido, ci sono tanti bambini che hanno
bisogno di una famiglia". Condivido anch'io la felicità di Gianni e di sua
moglie. Mi colpisce il fatto che i commenti dei lettori del blog abbiano potuto,
nel loro piccolo, contribuire a far prendere una decisione così importante. Mi
sono permesso di presentare questo messaggio (all'insaputa di Gianni), perché
credo possa insegnare qualcosa a tutti. A me ha insegnato che dietro le
questioni di principio, i temi che ci fanno accapigliare, che ci fanno
discutere aspramente, ci sono sempre le storie concrete delle persone. C'è la
vita. Se lo tenessimo sempre presente - quando parliamo di bioetica ma anche
delle vicende interne alla Chiesa - forse i nostri giudizi, senza venir meno
nella chiarezza, sarebbero accompagnati da più carità e misericordia. Scritto
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questo articolo a un amico 05Jun 08 Thornborn, un Dan Brown cattolico? Ho
appena finito di leggere il romanzo "L'ultima rivelazione" di Joseph
Thornborn (edizioni Piemme): un thriller ambientato in Vaticano, che ha come
tema di fondo la storicità dei Vangeli. L'ho trovato molto ben documentato.
Avevo già letto dello stesso autore un precedente romanzo, "Il quarto
segreto", dedicato alla profezia di Fatima. Mi permetto di segnalarveli
perché mi sembrano un esempio di come si possano scrivere gialli di fantapolitica
vaticana, conditi con misteri e profezie, conservando la prospettiva cattolica.
PS. In realtà ho scritto questo post soprattutto per venire incontro alle
richieste di chi mi chiedeva un nuovo spazio per continuare l'accesissima
discussione dedicata ai neocatecumenali. Avevo scritto che non sarei più
intervenuto fino alla notizia dell'approvazione e vorrei mantenere l'impegno,
limitandomi a ribadire che gli statuti sono stati approvati definitivamente da
Benedetto XVI, dopo un lungo e attento esame, e che la consegna ufficiale ai
responsabili del Cammino avverrà venerdì 13 giugno. A quanti - nuovi arrivati -
mi hanno accusato di essere troppo accondiscendente con coloro che rivolgono
critiche feroci contro i neocatecumenali, non posso che dire di rileggersi con
attenzione ciò che ho scritto nei post precedenti e in qualche risposta ai
tantissimi commenti. Spero di non offendere nessuno se mi limito ad osservare:
Roma locuta, causa finita. Resta valido l'impegno a domandare scusa in
ginocchio se sarò smentito e cioè se Roma si esprimerà. ad experimentum!
Scritto in Varie Commenti ( 814 ) " (20 votes, average: 3.6 out of 5)
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Tornielli, il vaticanista del Giornale, classe 1964, laurea in storia della
lingua greca. Sono sposato e ho tre figli. Vivo tra Roma e Milano Tutti gli
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Ultime discussioni Aloysius: se mi sono sbagliato chiedo scusa e perdono, ma mi
è capitato di leggere al contrario Ecazzat e dopo tutti... Luisa: Vedo che
Alessandra oggi è iperattiva.per una volta non sono la sola ad esserlo..ma
sostenere due... Aloysius: ho decifrato adesso l'abominevole inganno che già è
prefigurato dal cognome Falsini Aloysius: Per Roberto Falsini dove è
disponibile lo studio di Mons Sommariva che lei cita? Grazie Antonio1834: Per
capire un po' meglio l'episodio, abbastanza imbarazzante, della battuta rivolta
ieri dal... Gli articoli più inviati Il voto "veltroniano" di Maria:
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( da "Stampa, La" del 22-06-2008)
Argomenti: Laicita'
APPUNTAMENTI,
INCONTRI, CELEBRAZIONI Agenda Religioni A CURA DI DANIELE SILVA CORSO
INTERPARROCCHIALE AD ACQUI Bisogna iscriversi entro il 27 giugno per
partecipare al corso interregionale per operatori pastorali
e culturali delle sale delle comunità organizzato dall'Acec (Associazione
Cattolica Esercenti Cinema) dal titolo "Sala della Comunità: identità e
gestione", in programma ad Acqui Terme dal 11 luglio al 13 luglio. La
quota di partecipazione è di 30 euro a persona e va versata entro il 7 luglio.
Per le iscrizioni e le informazioni sul programma, scrivere a acec.torino@fastwebnet.it
o chiamare lo 011/8125128. POLETTO Questo il calendario delle attività del
cardinale arcivescovo Severino Poletto: venerdì 20 alle 11 presiede la
concelebrazione eucaristica al Santuario della Consolata per la festa della
patrona, alle 20,30 guida la processione. Sabato 21, sempre alla Consolata,
celebra la messa per la memoria di san Giuseppe Cafasso. Domenica 22 alle 11,30
è al Colle Don Bosco nel quarantesimo anno della morte di san Pio da
Pietrelcina per celebrare la concelebrazione insieme ai gruppo di preghiera di
Padre Pio. MAITRI BUDDHA "La sadhana del nodo dell'infinito amore" è
la lezione che il maestro Ghelong Lobsang Sanghye tiene venerdì 20 giugno alle
20 al centro studi Maitri Buddha di via Guglielminetti 9. INCONTRO SUL SERVIZIO
CIVILE In occasione della Festa della Cittadinanza Attiva a Torre Pellice,
sabato 21 giugno dalle 15 alle 18, la Csd Valdese (Commissione sinodale per la
Diaconia) incontra tutti i giovani interessati al Servizio Civile Nazionale. Lo
stand della Diaconia Valdese presenta i progetti attivi nella zona della Val
Pellice, Val Chisone e Val Germanasca e risponde alle domande e alle curiosità
dei giovani attraverso l'incontro con i volontari già in servizio. Per ogni
altra informazione sui progetti servizio civile della Diaconia rivolgersi allo,
0121/953122 o serviziocivile@diaconiavaldese.org. PELLEGRINAGGIO A STRESA Ci
sono ancora due giorni, fino al 21 giugno, per prenotare il pellegrinaggio a
Stresa di martedì 1 luglio, festa del Beato Antonio Rosmini. Il programma
comincia alle ore 7 con la partenza da Avigliana e prosegue in mattinata con la
processione e la santa messa, il pranzo e il pomeriggio libero per la visita
alla città, con rientro previsto alle 17. Viaggio e pranzo costano 25 euro: la
prenotazione va effettuata chiamando i numeri 011/939130 o 338/ 3978641. TUTTI
SU PER TERRA "No hay vida sin tierra, no hay tierra sin justicia",
ovvero non c'è vita senza terra, non c'è terra senza giustizia: con questo
slogan i Missionari della Consolata organizzano una serata speciale - il 26
giugno alle 20,45 - sul tema della terra in America Latina. In via Cialdini 4
intervengono padre Ugo Pozzoli, missionario in Colombia e direttore della
rivista "Missioni Consolata", e padre Josè Auletta, missionario in
Argentina. Al termine dell'incontro la presentazione di un progetto a sostegno
di una comunità indigena a Oran, in Argentina. Info 011/4400400,
camtoscuola@consolata.net.