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DOSSIER “LAICI & CHIERICI”

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ARCHIVIO GENERALE  DEL DOSSIER  

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TARTICOLI DEL  14-22 giugno 2008      #TOP



Report "Laici e chierici"

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·                     Articoli

Indice delle sezioni

Laici e chierici (157)


Indice degli articoli

Sezione principale: Laici e chierici

Neocatecumenali, faranno la comunione in piedi ( da "Giornale.it, Il" del 14-06-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: capisco la sua obiezione ma forse le parole che ho usato non sono state tali da... toscanaccio: e ancora non ho capito come fa un forum cattolico a srivere quelle cose in prima PAGINA! WWW.PLASMON. IT... Rovere: @ silvano Con il nuovo concordato del 1983 (siamo uno stato ATEO), e con i frutti del C.V.II che iniziano a.

La voce del Pd ( da "Unita, L'" del 14-06-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: eccesso di laicismo tra i Democratici non riscaldano i cuori ciò ovviamente non nega l'importanza delle questioni sollevate sotto il profilo etico e istituzionale. Il problema riguarda semmai l'eccesso di politicismo, il discutere del sesso degli angeli, per non dire delle ipotesi di scissione con un ritorno al passato da suicidio:

Insegnare è una passione infinita - corrado augias ( da "Repubblica, La" del 14-06-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: è in quelle pagine una pedagogia sana e laica, un socialismo pieno di umanità, il tentativo di fare delle avventure di 'Enrico lo strumento di un'educazione morale così come lo era accaduto negli Stati Uniti con 'La capanna dello zio Tom. Lo so, avrei potuto rispondere con argomenti di tipo sindacale ma l'anno scolastico ormai è finito, questo è solo un pensiero per le vacanze.

Cattolici popolari isolani un secolo in prima linea - vincenzo noto ( da "Repubblica, La" del 14-06-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: e la scelta di Palermo era legata alla presenza di personalità laiche e religiose impegnate nel sociale in Sicilia con la fondazione di diversi quotidiani cattolici e l'apertura di numerose Casse rurali con l'intento di offrire ai contadini i soldi per l'acquisto delle sementi e per le attrezzature necessarie a lavorare la terra.

Soffocante abbraccio vaticano ( da "Manifesto, Il" del 14-06-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: La laicità è al minimo storico. "Non abbiamo bisogno di una nuova laicità" sentenzia Aldo Schiavone alzando lo staccio bianco della resa. E non servono amolto le sofferenze e i piagnistei di un certo mondo cattolico per così dire aperto, che qualche volta divengono anche critiche aperte se non perfino gridate ma solo verso singoli fatti.

<Come posso credere che ci sia qualcuno che crea tutto e poi ci dice: scopritelo?> ( da "Liberazione" del 14-06-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: L'Italia è sempre stato un paese abbastanza amorale che ha sempre avuto poco senso dello stato, ma con l'esempio deleterio del berlusconismo questo difetto si è accentuato. Torniamo a ciò che è rimasto di laico nella nostra società. Ci dia intanto una definizione di scienza.

In cattedrale concerto d'organo di Giovanni Petrone ( da "Tempo, Il" del 14-06-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: In occasione della celebrazione del 140 anno della storia dell'Associazione Cattolica Italiana, domani, alle ore 20. 00, presso il suggestico scenario della Basilica Cattedrale di Larino, l'organista frentano Giovanni Petrone si esibirà in un concerto di organo. Il programma, molto articolato, prevede brani barocchi ma anche di musica contemporanea.

SFIDA DEI CATTOLICI ALLA CORTE SUPREMA ( da "Corriere della Sera" del 14-06-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: di MARCO VENTURA categoria: REDAZIONALE LA SFIDA DEI CATTOLICI ALLA CORTE SUPREMA Dopo le nomine di George Bush, per la prima volta nella storia la Corte Suprema degli Stati Uniti è in maggioranza cattolica. Il più noto tra i conservatori della Corte, Antonin Scalia, ha spesso parlato del rapporto tra la funzione di giudice e la fede cattolica.

Mandela, il Vaticano e quei silenzi su Mugabe ( da "Corriere della Sera" del 14-06-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: solleva un interessante interrogativo: che cosa aspetta la Chiesa cattolica romana a spendere due parole sulla condotta di questa pecorella del gregge? Mugabe è un cattolico fervente sin da quando frequentava la scuola missionaria nell'allora Rhodesia coloniale, e non si può fare a meno di chiedersi che cosa egli dica al sacerdote nel confessionale.

Ribaltone a Rivoli Il cardinale cambia tutti e quattro i parroci ( da "Stampa, La" del 14-06-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: "Se vengono confermate le voci, penso che molti raccoglieranno firme per poi inviarle alla Pontificia congregazione per i laici, e lì chiedere ragione di questa decisione passata sulle teste di migliaia di fedeli. Perché i don che oggi operano in città sono oramai dei rivolesi doc".

Niet di Prodi, scoppia la grana del presidente ( da "Manifesto, Il" del 14-06-2008) + 1 altra fonte
Argomenti: Laicita'

Abstract: ), la cui assenza è stata ed è da più parti rimproverata alla nuova stagione veltroniana". Si dichiarano entusiasti due veltroniani, Renzo Lusetti e Giorgio Tonini, uno ex margherita l'altro cattolico. Quest'ultimo giura che fra Veltroni e Prodi c'è "un dialogo aperto".

Dalla Curia all'Ateneo Pioggia di contributi della Fondazione Crt ( da "Stampa, La" del 14-06-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: 30 mila euro sono stati assegnati all'Arcidiocesi di Vercelli a sostegno delle attività di formazione nel settore religioso per laici e sacerdoti. L'Arcidiocesi da anni ha iniziato questo tipo di formazione che ha visto crescente interesse nelle famiglie e nella comunità del vercellese: si tratta di un insieme di incontri,

A monsignor Boeri intitolata una piazza ( da "Stampa, La" del 15-06-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: fondò le Opere parrocchiali e contribuì anche all'organizzazione dell'Azione Cattolica, non lasciò mai la sua parrocchia, neanche durante i bombardamenti della Seconda Guerra mondiale. Soltanto i problemi di salute, alla fine, lo costrinsero ad abbandonare il servizio. Il prelato è scomparso nel 1975, all'età di 67 anni.

La svolta di cuba tra che guevara e rocco barocco - guido rampoldi ( da "Repubblica, La" del 15-06-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: barbuto e aggrottato delle magliette è il viso di un Gesù laico; ateo, forse. Si sovrappone a un archetipo. E un archetipo non si lascia monopolizzare da un'ideologia. Però a Cuba l'uso improprio delle immagini care al potere ha una tradizione. A L'Avana c'è una chiesa bianca e sfarzosa, Nuestra SeÑora de la Merced, oggi stretta tra le case povere che con il tempo le si sono addossate.

"gli equilibri della giunta non cambiano" - marco trabucco ( da "Repubblica, La" del 15-06-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: ma si dovrà parlare di Europa, di laicismo e così via. Finora nel Pd la discussione è stata congelata dal continuo timore di non dover litigare. E così alla fine tutti ci siamo ritrovati a parlarci (e a litigare) solo sui giornali". Una dichiarazione di guerra? "Al contrario: però tutti dicono che il Pd è una cosa nuova.

"il business è salvo e si vivrà meglio" - massimo pisa ( da "Repubblica, La" del 15-06-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: docente di Economia politica alla Cattolica, come valuta l'impatto di isole pedonali e ztl sull'economia cittadina? "Finora, tutte le limitazioni al traffico delle auto non hanno dato problemi al commercio, soprattutto se le zone interessate sono servite dai mezzi. L'unico problema vero mi sembra che ce l'abbiano i commercianti, che non possono arrivare coi propri mezzi al negozio,

Nuove isole da sarpi ai navigli ecco la città che sfratta le auto - alessia gallione ( da "Repubblica, La" del 15-06-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: bandite in tutta la zona attorno alla basilica fino alla Cattolica con una doppia fila di alberi lungo la strada. Ma in futuro il Comune vuole estendere l'isola fino al museo della Scienza. [Citylife, Porta Nuova e Santa Giulia] Citylife, che terminerà nel 2014, promette la più grande isola pedonale di Milano, con le auto che scompariranno sottoterra: dei 330mila metri quadrati totali,

Il pd aderisce al gay pride ma è scontro con i cattolici - lundari a pagina iv ( da "Repubblica, La" del 15-06-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: Pagina I - Bologna Acli: "Manifestazione esibizionista" Il Pd aderisce al Gay Pride ma è scontro con i cattolici LUNDARI A PAGINA IV SEGUE A PAGINA IV.

Grillini, la rivoluzione iniziò col bacio a zangheri - valerio varesi ( da "Repubblica, La" del 15-06-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: laica e la Curia. Grillini ricostruisce un quarto di secolo a partire dal centro di cultura omosessuale e poi dal circolo "frocialista bolognese", ricostruendo un pezzo della storia cittadina. E sfogliando le pagine del libro, sembrano lontanissimi gli anni in cui suscitò scandalo il bacio castissimo che Ciro Cascina stampò sulla guancia di Renato Zangheri o quelli delle lunghe discussioni

Grillini: "quei 25 anni della rivoluzione omo" - valerio varesi ( da "Repubblica, La" del 15-06-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: poi del Pci e infine dell'Arci: un posto più laico non si poteva trovare". L'ex deputato racconta con humor e leggerezza il quarto di secolo del movimento omosessuale senza mai cadere in cupezze o rancori restando fedele al suo carattere solare e compiaciuto della vita. Un racconto per tappe ed episodi talvolta esilaranti.

DeLillo: L'uomo che cade siamo proprio noi ( da "Unita, L'" del 15-06-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: dei riti cattolici con cui sono stato allevato da bambino. Proprio recentemente mi è toccato partecipare a una cerimonia funebre cattolica, e di nuovo ho sentito il ritorno del background cattolico con cui ero cresciuto". Inevitabilmente, come sempre succede quando c'è di mezzo un autore americano, a un certo punto dell'incontro il discorso vira sulle vicende politiche degli Usa.

Barenboim: stavolta suono anch'io ( da "Giornale.it, Il" del 15-06-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: trattato anche nell'incontro con gli studenti della Cattolica, nel pomeriggio di ieri. Titolo "L'impossibile è più facile del difficile". Ma Barenboim, nato a Buenos Aires, naturalizzato israeliano e enfant prodige del pianoforte, è appunto in prima battuta un pianista. Uno che la musica la vuole vivere in prima persona.

Miliardi e politica dietro la morte di don Emilio ( da "Giornale.it, Il" del 15-06-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: che univa personalità laiche e cattoliche. Negli anni '80 era stato consulente ecclesiastico dell'Ambasciata d'Italia presso la Santa Sede, poi era stato spostato in Liguria, presso la parrocchia di Santa Margherita di Antiochia a Vernazza, nelle Cinque Terre. Don Emilio era un biblista di fama mondiale, studioso ed esponente dell'intellighenzia ecclesiastica,

TIPI ITALIANI ( da "Giornale.it, Il" del 15-06-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: "Io sono per un pensiero laico. Credo nella forza della parola. Se noi due ci parliamo, piano piano modifichiamo il nostro assetto biologico, perché la parola è un farmaco, la relazione è un farmaco. Di sicuro credere fa bene. Un gioielliere milanese mi portò la madre, colpita da metastasi epatiche.

Giustizia, Novara bussa al Csm ( da "Stampa, La" del 15-06-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: Il quadro prospettato al membro laico del Csm è preoccupante, ed è peraltro noto perchè più volte, nei mesi scorsi, il foro locale vi ha posto l'attenzione: secondo i parametri del Ministero, a Novara il volume di lavoro richiederebbe 15 magistrati, e invece "attualmente si occupano del civile solo 5 giudici, ci sui uno si divide con la sezione staccata di Borgomanero"

Romina Velchi Tutte in piena attività le forze centrifughe dentro il Pd ( da "Liberazione" del 15-06-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: ci si accapiglia tra laici e cattolici; si creano nuove associazioni, nessuna "per dar vita a una corrente", ma tutte potenzialmente destabilizzanti. Ce n'è quanto basta per mettere una seria ipoteca sulla leadership veltroniana. Cruciali saranno i prossimi sette giorni.

Sbanca Barenboim Scala ( da "Corriere della Sera" del 15-06-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: ha ricordato sorridendo giovedì scorso in Cattolica, raccontandosi al critico del Corriere Enrico Girardi davanti a Lissner e a un'aula magna gremita di studenti. "Un afoso giugno di trent'anni fa, prove dalle otto alle undici di sera, Settima Sinfonia di Bruckner. Dopo un'ora avevamo messo assieme cinque minuti di musica.

Dopo l'esercito aspettiamo il coprifuoco Un'ora di sciopero? Proprio non ci siamo! Erasmo Antetomaso, difensore dei deboli ( da "Liberazione" del 15-06-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: battaglie che hai condotto ispirato dalla tua sensibilità laica, che ci hai insegnato essere prima di tutto rispetto per le altrui credenze, poi fermo rifiuto per ogni tipo di ingerenza. Poi i processi, i tanti processi importanti e meno in cui hai sempre svolto con coerenza il tuo ruolo di difensore, insegnando, a noi e a tutti i tuoi allievi, quanto sia cruciale la figura dell'

Corriere della Sera - ROMA - sezione: Cronaca di Roma - data: 2008-06-15 num: - pag: 9 Il caso Artur... ( da "Corriere della Sera" del 15-06-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: Cerulli si dichiara laico e illuminista ed ha annunciato l'avvio del primo programma ribattezzato "piazza pulita". "Che ha un doppio significato - dice Cerulli - abbellire l'arredo urbano di Porto S. Stefano, Porto Ercole e le altre frazioni del Comune da anni trascurate e renderle realmente capitali del turismo di élite di Maremma e Toscana.

C'è anche un ottavo vizio: il conformismo ( da "Tempo, Il" del 15-06-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: Non teme di riferirsi a quello stato di "assoluta libertà" di cui parla il laico scrittore Kundera a proposito dell'anziano Goethe in "L'immortalità". Ma rispetto a Goethe e a Kundera, Martini ha qualcosa in più: il dono della fede, e la sua idea di immortalità, pur contenendo la medesima idea di libertà, non ha il sapore della prigione.

"Vi racconto come il pensiero può farvi ammalare o guarire" ( da "Giornale.it, Il" del 15-06-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: "Io sono per un pensiero laico. Credo nella forza della parola. Se noi due ci parliamo, piano piano modifichiamo il nostro assetto biologico, perché la parola è un farmaco, la relazione è un farmaco. Di sicuro credere fa bene. Un gioielliere milanese mi portò la madre, colpita da metastasi epatiche.

Venti presbiteri in aiuto al vescovo ( da "Stampa, La" del 15-06-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: la formazione dei laici e tanti piccoli interventi a favore della pastorale vocazionale locale". Il nuovo Consiglio presbiterale si riunirà per la prima volta il 27 giugno. "Essenzialmente - conclude il vicario generale - si occuperà degli orientamenti pastorali per l'anno 2008-2009 e del programma di formazione del clero".

Ribaltone in parrocchia per la crisi delle vocazioni ( da "Stampa, La" del 15-06-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: occasione per i laici di essere più attivi e presenti. Ad esempio, tenendo loro aperti gli oratori di sera con attività. Senza far fare a noi da bidelli". Ma perché Rivoli? "Suppongo unicamente per la vicinanza delle chiese e per l'omogeneità del centro storico - aggiunge il sindaco - Solo nella fantapolitica si può credere,

Passepartout dà il testimone ad Asti Teatro ( da "Stampa, La" del 15-06-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: Mario Capanna è stato tra i principali leader del Sessantotto. Studente alla Cattolica di Milano, nel 1967, inizia la contestazione studentesca ed è espulso poco prima di laurearsi. Passa quindi alla Statale - dove si laureerà in filosofia - diventando leader del movimento studentesco in tutta Italia.

Appello di Papa Ratzinger per la pace in Medio Oriente: "No all'indifferenza" ( da "Giornale.it, Il" del 15-06-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: ovvero l'ha consegnata ai fedeli laici in ginocchio; solo i diaconi hanno ricevuto l'eucaristia in piedi. Al termine della messa, il Papa, ispirato dallo scenario circostante, ha osservato che ogni porto "parla di accoglienza, di riparo, di sicurezza; parla di un approdo sospirato dopo la navigazione, magari lunga e difficile.

Laici e cattolici contro il razzismo ( da "Unita, L'" del 16-06-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: edizione del Laici e cattolici contro il razzismo Oggi a Roma, nell'aula magna dell'Università La Sapienza, si terrà un'assemblea contro il razzismo. È una buona notizia che il mondo dell'associazionismo e del volontariato, decine di organizzazioni laiche o religiose, decidano di prendere parola per reagire all'ondata di rancore che sta avvelenando le nostre città.

Intercettazioni, gli italiani non sono stupidi... Cara Unità, solo chi ha qualcosa da ( da "Unita, L'" del 16-06-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: categoria malata di protegonismo becero che si accanisce a perseguitare indagati "innocenti", (la parte degli scemi, l'ha dobbiamo fare noi), laici miscredenti,comunisti! L'esasperazione di chi si scandalizza viene stupidamente definita "antiberlusconismo", fosse anche pinco pallino, ci sarebbe la stessa riprovazione, le leggi sono state fatte su misura per i tangentari i corrotti, ecc.

Alexandre - antonio gnoli ( da "Repubblica, La" del 16-06-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: Non parlava da laico, ma da teologo senza Dio. E tuttavia ossessionato dal suo fantasma. Ma se fosse stata solo l'ossessione a guidarne il pensiero ci troveremmo davanti a un caso di rilevanza psichiatrica. La verità è che nella testa di questo filosofo, che finì col preferire le geishe alle signore parigine, c'era l'ambizione di ricollocare l'

Un tavolo per discutere il "federalismo solidale" ( da "Repubblica, La" del 16-06-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: La tavola rotonda è anche la prima uscita ufficiale dell'associazione Piemonte Democratico, la corrente o componente che riunisce molti dei pezzi da novanta del partito della nostra regione e che comprende gran parte dei "veltroniani" unendo sia ex Ds che ex Margherita e sia laici che cattolici (Susta, ma anche il senatore ex presidente nazionale delle Acli Luigi Bobba).

"angeli e demoni" il vaticano vieta le riprese in chiesa - orazio la rocca ( da "Repubblica, La" del 16-06-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: quali vige la giurisdizione sia dello Stato italiano che della Chiesa cattolica, attraverso il Ministero dell'Interno e il Vicariato di Roma che, però, col cardinal vicario Camillo Ruini ha dato parere negativo. "Forniamo spesso le nostre chiese - ha dichiarato a Sorrisi e Canzoni monsignor Marco Fibbi, direttore dell'ufficio stampa e comunicazioni sociali della Diocesi di Roma -

La feroce bellezza della medea nera - franco quadri ( da "Repubblica, La" del 16-06-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: Ma poi si può salire alla Certosa dove importanti attori si alternano ciascuno per due sere a esprimere delle prediche laiche preparate da esperti e dirette da Roberto Paci Dalò, ed ecco ad esempio Massimo Popolizio pronunciare con espressività coinvolgente l'arringa di Alessandro Dal Lago contro i colpevoli mai perseguiti delle migliaia di clandestini annegati nel Mediterraneo.

Vassalli: <È la cultura della Controriforma> ( da "Corriere della Sera" del 16-06-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: incentrato sull"apartheid" degli italiani in Alto Adige), laico, boccia il comma C. E avverte: "Questo è solo il piccolo indizio locale di una tendenza che riguarda l'Italia, e forse l'Europa". Allude al cattolicesimo invasivo? "La Chiesa sta riprendendosi l'Italia. Ha in mente Graecia capta e i romani che furono riconquistati?

Una legge di Bolzano: <Le scuole diffondano le radici cristiane> ( da "Corriere della Sera" del 16-06-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: Determinante è stato l'intervento del vescovo, Wilhelm Egger. Sembrava che a Bolzano, la religione cattolica fosse minacciata". Durissimo il j'accuse all'articolo della discordia, da parte del presidente del Consiglio provinciale (leader dell'opposizione interetnica), Riccardo Dello Sbarba.

Niente chiese per <Angeli e demoni> ( da "Corriere della Sera" del 16-06-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: attrice Audrey Tautou in una scena del film Il Codice da Vinci uscito nel 2006 La protesta cattolica Alcuni militanti del gruppo cattolico "Militia Christi" manifestano a Roma all'anteprima del film Il Codice da Vinci Lo scrittore Dan Brown è nato negli Stati Uniti. è l'autore dei successi: "Angeli e demoni" e "Codice da Vinci".

Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Libri - data: 2008-06-16 num: - pag: 34 PAMPHLET UN ATEO ... ( da "Corriere della Sera" del 16-06-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: questi anni di laicità. Ma con il termine si è inteso tutto e anche il suo contrario; senza tacere che in Italia ci sono i laici devoti, quelli aperti e non mancano nemmeno gli intolleranti. Ammesso che tali distinzioni abbiano senso, vale la pena riflettere sulle pagine di uno storico che da oltre quarant'anni, con numerose opere - tra le quali la Storia criminale del cristianesimo,

Interventi e Repliche ( da "Corriere della Sera" del 16-06-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: Furono soltanto i democratici laici, liberali e socialisti (Salvemini, Pannunzio, Bobbio, Bettiza, De Caprariis, Jemolo, Pampaloni, Romeo, Rossi, Scalfari...), che lanciarono sul Mondo e L'Espresso nel novembre '56 il manifesto "Per la libertà dell'Ungheria", e fu il Congresso internazionale per la libertà della cultura, guidato in Italia da Ignazio Silone e Nicola Chiaromonte,

BUSH E BENEDETTO XVI UDIENZE PAPALI E DILEMMI ( da "Corriere della Sera" del 16-06-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: vive una forte comunità cattolica e dove il Papa è stato entusiasticamente ricevuto negli scorsi mesi. Se avesse rifiutato di riceverlo, Benedetto XVI non avrebbe offeso soltanto Bush, ma anche e soprattutto i suoi connazionali. E avrebbe perduto l'occasione di affrontare con il presidente degli Stati Uniti i problemi che maggiormente preoccupano la Chiesa in questo momento fra cui,

"Il giocatore" roulette russa alla Scala ( da "Stampa, La" del 16-06-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: ha incontrato gli studenti alla Cattolica, i giornalisti in Sala Gialla, le sonate di Beethoven ieri sera in teatro. Oggi dirige la prima del Giocatore, un Prokof'ev giovanile tratto dal Dostoevskij omonimo, piuttosto raro e con una storia editoriale complicata, già dato in quest'edizione con gran successo a Berlino.

Ruba tavolo in S. Cristoforo Filmato dalle telecamere ( da "Stampa, La" del 17-06-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: Cavallone utilizza per esporre la stampa cattolica. In entrambi i casi il protagonista, G. M. di 50 anni, di Vercelli, è stato identificato dalla polizia nel giro di ventiquattro ore grazie alle immagini registrate dagli impianti tv a circuito chiuso. Per quanto riguarda in particolare la chiesa di San Cristoforo, la polizia ha potuto fruire di ben tre sistemi di videosorveglianza:

Altro che Casta, Fitto in aereo se ne sta seduto in ultima fila ( da "Giornale.it, Il" del 17-06-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: di professione matematico e di secondo lavoro "vate del laicismo". Intervistato dalla Stampa, il nostro ci regala anche la ricetta per governare l'Occidente: "I soviet". Ci hanno già provato ma è andata male, direte voi. Eh già, ma "avrebbero avuto bisogno di mezzi informatici altamente avanzati", ribatte lui.

Nel suo commento di ieri, Andrea Margelletti vede più vicino ( da "Tempo, Il" del 17-06-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: E stato proprio il Grande Ayatollah a volere la candidatura di Ahmadinejad, in contrapposizione all'intellighenzia laica ed intellettualmente più vivace che acquisiva potere. Salvo poi scaricare l'attuale Presidente, considerato troppo vicino ai militari e ai Pasdaran, i guardiani della fede.

La rimonta di Abu Mazen ( da "Corriere della Sera" del 17-06-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: che ha creato un sanguinoso conflitto interpalestinese, il laico presidente Abu Mazen e i leader del movimento integralista Hamas hanno cominciato a inviarsi qualche incoraggiante segnale di fumo. Non certo perché le posizioni si siano avvicinate, ma perché gli uni e gli altri si stanno convincendo che continuare la guerra fratricida è una follia.

Terim, c.t. metà imam e metà sergente sintesi perfetta dell'ambivalenza turca ( da "Corriere della Sera" del 17-06-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: o meglio laico), unificate dalla cerniera azzurra del Bosforo. La foga e l'impeto della squadra di Terim ci rimandano così al primo volto: a una combattività irriducibile da spada coranica. Anche se, a livello di forza identitaria - e non solo nel calcio - il tutto è più composito e sfumato, perché il nazionalismo (negato dall'Islam,

Festa della Lombardia Pirellone illuminato ( da "Corriere della Sera" del 17-06-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: BREVI Festa della Lombardia Pirellone illuminato Lunedì prossimo si celebrerà la promulgazione del nuovo statuto approvato a maggio. Alla sera il grattacielo Pirelli sarà illuminato a festa, davanti alla sede della Regione spunteranno totem e margherite con i punti salienti della carta costituzionale che sarà distribuita gratuitamente ai passanti.

Il libro Una voce fuori dai cori rappresenta un contributo alla storia culturale di Tori ( da "Stampa, La" del 17-06-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: Un dato importante nella storia del Centro riguarda la distinzione tra laicismo e laicità. Il Pannunzio è laico nel senso della laicità e non della miscredenza ed è sempre stato attento ad un dialogo con la cultura cattolica. Non sarebbe pensabile il Pannunzio senza collegarlo a Giovanni Conso e a Valdo Fusi, tanto per citare alcuni nomi.

A Villa Ormond artisti di Liguria ( da "Stampa, La" del 17-06-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: insieme con alcuni esponenti dell'Unione Cattolica Artisti Italiani della Lombardia, partecipa da oggi alla collettiva "Espressioni artistiche. Liberi confronti", promossa dal Centro Culturale "Stella polare" di Imperia a Villa Ormond di Sanremo. Il vernissage alle 18,30. La mostra resterà poi aperta al pubblico sino al 28 giugno, con orario 9,

Volontari del soccorso, addio confini ( da "Stampa, La" del 17-06-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: siamo gli unici a non essere rappresentati nel grande movimento laico di volontariato e solidarietà". Idea condivisa anche da Paolo Ferrero, presidente della Federazione regionale volontari del soccorso: "Da molto se ne parla e, dopo alcune esperienze di scambio e collaborazione, è il momento di associarsi all'Anpas.

Da Superga e dal Monte dei Cappuccini il panorama più bello ( da "Stampa, La" del 17-06-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: laici. Il Santuario e suo complesso, sono anche meta di pellegrinaggio ed è attivo il servizio di foresteria gestito dai frati dell'Ordine dei Servi di Maria. Uno dei panorami più belli è quello che si ammira dal Monte dei Cappuccini. Il Monte dei Cappuccini è una collina che sorge a ridosso della città di Torino sulla riva destra del Po in prossimità del ponte di piazza Vittorio

Autonomia e spirito progressista - amelia crisantino ( da "Repubblica, La" del 18-06-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: intelaiatura laica dei paesi siciliani. Poi è arrivata la "Rete" di Orlando, e Folena che sbarca a Palermo per convincere l'uomo dei plebisciti a candidarsi col Pci. è finita nella dissoluzione delle vecchie strutture, senza che altre ne prendessero il posto: l'identità debole è diventata la più riconoscibile delle anime di centrosinistra,

L'infanzia dorata di un'antifascista - miriam mafai ( da "Repubblica, La" del 18-06-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: amore e formazione politica tra i Cattolici Comunisti MIRIAM MAFAI La villa, a Porta Latina, era circondata da un gran giardino, chiusa da un alto muro di verde, protetta da un clima di reverente mistero. Si diceva che in quella villa Palmiro Togliatti, segretario del più forte Partito Comunista del mondo (dopo quello dell'Urss, naturalmente) incontrasse in gran segreto,

Il Santo Cav killer della Dc ( da "Unita, L'" del 18-06-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: Da un lato il primo si genuflette, e da statista porta "laicamente" tutto il consenso di cui gode sotto le ali della Chiesa. Dall'altro il Papa fa a meno di ogni mediazione laica, tipica del cattolicesimo democratico di una volta. Sicché niente più impacci degasperiani, e niente più autonomia cattolica.

Rutelli riapre: non solo Pse, ma anche Alde ( da "Unita, L'" del 18-06-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: associazionismo cattolico, del volontariato, del terzo settore si sono riuniti ieri con Francesco Rutelli, per approfondire la riflessione sul voto cattolico e il Pd. Non una riunione di corrente, dicono tutti ma un incontro preparatorio alla riunione di domani in Largo del Nazareno, quando si riunirà l'Alleanza dei democratici,

Fisichella presidente Accademia Scienza e Vita ( da "Unita, L'" del 18-06-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: istituto scientifico della Santa Sede che dal 1997 e sino a ieri è stata guidata da monsignor Elio Sgreccia, vescovo dimissionario per ragioni di età. Monsignor Sgreccia le ha dato grande prestigio e spessore scientifico, polemizzando e discutendo spesso con la cultura laica su vita, aborto, procreazione assistita e temi eticamente sensibili come le ricerche sulle staminali,

Incominciamo a portarcele a casa. Dal primo luglio chi lo desidera potrà conservare sul com ( da "Stampa, La" del 18-06-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: Dealessandri che in questi anni ha dovuto superare non poche difficoltà per non turbare, da un lato, la sensibilità dei cattolici e, dall'altra, quella dei laici. Un esempio è la possibilità, anche per chi fa una scelta diciamo estrema come quella di disperdere le ceneri, di mantenere una traccia del caro estinto con una sorta di lapide al modico prezzo di 49,20 euro, Iva compresa.

La Sapienza e il rito dell'intolleranza ( da "Giornale.it, Il" del 18-06-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: anatema dei cattolici contro la "contaminazione" dei pannelliani, le dure critiche di "Famiglia Cristiana" e della solita Binetti a cui si aggiunge l'ex ministro Fioroni (infuriato) che dice "il loft? sembra di stare a Teheran.", la frenata sull'adesione al Partito socialista europeo, la strada per Veltroni è ancora più in salita.

Così le tecnologie ci cambiano la vita Dì la tua ( da "Giornale.it, Il" del 18-06-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: anatema dei cattolici contro la "contaminazione" dei pannelliani, le dure critiche di "Famiglia Cristiana" e della solita Binetti a cui si aggiunge l'ex ministro Fioroni (infuriato) che dice "il loft? sembra di stare a Teheran.", la frenata sull'adesione al Partito socialista europeo, la strada per Veltroni è ancora più in salita.

Berlusconi, Veltroni e i nemici del dialogo ( da "Giornale.it, Il" del 18-06-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: anatema dei cattolici contro la "contaminazione" dei pannelliani, le dure critiche di "Famiglia Cristiana" e della solita Binetti a cui si aggiunge l'ex ministro Fioroni (infuriato) che dice "il loft? sembra di stare a Teheran.", la frenata sull'adesione al Partito socialista europeo, la strada per Veltroni è ancora più in salita.

Berlusconi e il governo del "fare". Veltroni e le liti sul governo ( da "Giornale.it, Il" del 18-06-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: anatema dei cattolici contro la "contaminazione" dei pannelliani, le dure critiche di "Famiglia Cristiana" e della solita Binetti a cui si aggiunge l'ex ministro Fioroni (infuriato) che dice "il loft? sembra di stare a Teheran.", la frenata sull'adesione al Partito socialista europeo, la strada per Veltroni è ancora più in salita.

Walter e il loft degli amici nemici. Cattolici contro radicali ( da "Giornale.it, Il" del 18-06-2008)
Argomenti: Laicita'

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D'Alema batte un colpo. Contro Walter. E "L'Unità" se la prende con la ( da "Giornale.it, Il" del 18-06-2008)
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Quel venticello di Roma che diventa uragano. Per Veltroni ( da "Giornale.it, Il" del 18-06-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: anatema dei cattolici contro la "contaminazione" dei pannelliani, le dure critiche di "Famiglia Cristiana" e della solita Binetti a cui si aggiunge l'ex ministro Fioroni (infuriato) che dice "il loft? sembra di stare a Teheran.", la frenata sull'adesione al Partito socialista europeo, la strada per Veltroni è ancora più in salita.

Racconta anche tu la partita della tua vita ( da "Giornale.it, Il" del 18-06-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: anatema dei cattolici contro la "contaminazione" dei pannelliani, le dure critiche di "Famiglia Cristiana" e della solita Binetti a cui si aggiunge l'ex ministro Fioroni (infuriato) che dice "il loft? sembra di stare a Teheran.", la frenata sull'adesione al Partito socialista europeo, la strada per Veltroni è ancora più in salita.

Roma, quali sono le priorità da affrontare? Dite la vostra ( da "Giornale.it, Il" del 18-06-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: anatema dei cattolici contro la "contaminazione" dei pannelliani, le dure critiche di "Famiglia Cristiana" e della solita Binetti a cui si aggiunge l'ex ministro Fioroni (infuriato) che dice "il loft? sembra di stare a Teheran.", la frenata sull'adesione al Partito socialista europeo, la strada per Veltroni è ancora più in salita.

L'assassinio di Wael Zuaiter, <terrorista del terzo tipo> ( da "Manifesto, Il" del 18-06-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: di un palestinese laico, colto, amante dell'opera lirico (e per questo sciaguratamente per lui arrivato da noi dopo Baghdad e Berlino), Wael Zuaiter, amico di Moravia, Rafael Alberti e Jean Genet, traduttore - era il sogno di una vita - di Le mille e una notte (un progetto erotico che, se abitasse oggi a Gaza o a Kabul dovrebbe rimangiarsi)

Dopo trent'anni don Pizzo lascia l'Azione Cattolica ( da "Stampa, La" del 18-06-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: da 30 anni è rimasto fedele ad Azione Cattolica, per la quale ha rivestito l'incarico di ''assistente diocesano. E stata la guida e anche un po l'anima della nostra associazione, che risulta presente da molti anni in tutta la diocesi, da Imperia a Borgio Verezzi. Negli anni ha incontrato centinaia di persone, soprattutto giovani: a tutti son ben note la sua presenza costante,

L'uomo nero dell'europa - mario pirani ( da "Repubblica, La" del 19-06-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: Europa laica, priva di afflato spirituale, debole per cieco egoismo commerciale si presta ad essere vissuta non come il vascello per navigare nell'oceano della globalizzazione ma come il cavallo di Troia di quest'ultima. Mentre tra Parigi e Berlino si comincia timidamente a immaginare, se non sia giunto il momento di ripensare tutto da capo e,

Quando santa rosalia era solo una donna - antonella scandone ( da "Repubblica, La" del 19-06-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: militanza che non gli ha impedito di avere una posizione di credente "laico". Una profonda crisi personale, che lui stesso racconta con coraggio e commozione, l'ha portato alle soglie di una decisione estrema e definitiva, dalla quale, l'incontro con una strana e misteriosa donna, l'ha fatto desistere. Un miracolo della santa?

I libri, l'architetto, il giornalista le dolci scelte del cavalier repetto - marco preve ( da "Repubblica, La" del 19-06-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: Nove interviste a "cattolici ferventi e titolari di aziende leader". Tra Giancarlo Abete e Laura Biagiotti c'è pure Repetto. Autore: Rodolfo Bosio, inviato del Sole 24 Ore e dal 2004 in Compagnia San Paolo. Repetto un mese fa lo nomina segretario generale della Fondazione Carige a decorrere da luglio.

La salma di Piergiorgio Frassati, il beato laico di Torino, l' Uomo delle Beatitudini» ( da "Stampa, La" del 19-06-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: il beato laico di Torino, l'"Uomo delle Beatitudini", come lo definì Giovanni Paolo II, oggi partirà per l'Australia. Andrà a Sydney. Sarà accolto dalla sua cattedrale. Vi rimarrà fino a luglio, per essere presente alle "Giornate mondiali della gioventù", di cui sarà uno dei patroni, per espressa volontà del Papa Benedetto XVI.

Sul portale cattolico ( da "Riformista, Il" del 19-06-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: è stato chiamato a scrivere Francesco Rutelli. Segno che la Cei, i cattolici di sinistra, li vuole attivi e propositivi là dove già stanno: dentro il partito di Veltroni. E Rutelli non ha deluso le aspettative della Chiesa snocciolando "da genitore e da politico", il suo pensiero sulla "priorità più trascurata" dalla politica.

Con l'incognita del Quirinale ( da "Manifesto, Il" del 19-06-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: E il consigliere laico del Csm Michele Saponara, anche lui del Pdl, sottolinea: "Mancino parla a titolo personale". Chiamato in causa, ma probabilmente anche per sciogliere l'imbarazzo provocato sul Colle, il vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura precisa: "Non ho mai detto di essere certo che la Consulta dichiarerà incostituzionale la sospensione dei processi.

CAMPOBASSO I cattolici cristiani dell'Udc e del Movimento ( da "Tempo, Il" del 19-06-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: Stampa CAMPOBASSO I cattolici cristiani dell'Udc e del Movimento ... CAMPOBASSO I cattolici cristiani dell'Udc e del Movimento per l'autonomia lanciano proposte nuove in Italia e soprattutto in Molise facendo l'occhiolino anche al Pdl per rivedere piani, programmi e riconfigurazioni politico-strutturali nel governo locale.

Lanzillotta-Gagliardi, donne contro i <signor no> ( da "Corriere della Sera" del 19-06-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: nel Pd, sono la rappresentante dell'ala laico-liberal del rutellismo". è molto legata, politicamente, a Francesco Rutelli. E, dunque, ciò che dice, e scrive, va sempre un po' letto in controluce. E così arriviamo alla strana, sorprendente sintonia che sembra di cogliere nei due editoriali in questione.

Rutelli: no a droga e dio denaro I teodem: il nostro ruolo esiste ( da "Corriere della Sera" del 19-06-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: ala cattolica Rutelli: no a droga e dio denaro I teodem: il nostro ruolo esiste ROMA - "No alla droga e al dio denaro" e attenzione dell'"emergenza educativa". Sono i due temi, prioritari anche nella riflessione delle gerarchie ecclesiastiche sulla famiglia, che Francesco Rutelli rilancia in un intervento pubblicato dal sito PiùVoce.

BIBBIA IN VOLGARE LACUNA ITALIANA ( da "Corriere della Sera" del 19-06-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: e che dal 1974 mise in circolazione nelle assemblee liturgiche cattoliche - ha avviato un processo di diffusione del linguaggio biblico che non va sottovalutato, incrementato peraltro dal fatto che questa stessa traduzione è diventata di fatto il punto di riferimento di altre esperienze di circolazione della Bibbia, come la "lectio divina " o la scuola della Parola.

VELO E SIMBOLI RELIGIOSI DOVE PERMETTERLI E VIETARLI ( da "Corriere della Sera" del 19-06-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: che è Paese notoriamente islamico ma con gestione politica laica, dovremmo innanzitutto togliere dalle scuole pubbliche di tutta Italia, Paese prevalentemente cattolico, la presenza generalizzata del crocifisso nelle aule. Vi prego di cogliere gli insegnamenti di laicità per quello che sono e non segnali contro le altre religioni, praticamente ininfluenti in Italia.

Trapianti, meno donatori 9.500 in lista d'attesa ( da "Corriere della Sera" del 19-06-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: Università Cattolica di Roma, ha presentato un quadro allarmante. Le strutture sono 114, comprese le 8 di pediatria. Oltre 40 per il rene, 23 per il fegato, 19 per il cuore, 13 per il pancreas, altrettante per il polmone, 3 per l'intestino. L'aspetto più grave è che la metà funzionano a scartamento ridotto, al di sotto della media "

Il dibattito su "Jean Paul" ( da "Stampa, La" del 19-06-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: Ultimo atto giovedì 19 al Massimo per la "Rassegna del Cinema Laico". Alle 20,30 viene proiettato in sala Tre "Jean Paul" di Francesco Uboldi, controverso film-documentario presentato al Festival di Berlino. Si tratta di una videoripresa "amatoriale" dal vero di un presunto indemoniato, che di li a poco morirà, nell'Africa nera contemporanea.

Teodem <Senza noi, il pd non sarebbe nuovo> ( da "Riformista, Il" del 20-06-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: avrebbe colpito i cattolici ex dl, si chiedeva che fine avessero fatto Bobba e la Binetti. "Il rapporto tra laici e cattolici nel Pd è tutt'altro che facile e scontato - hanno scritto i due -; ma non per una presunta invadenza della Chiesa nelle vicende politiche, ma perché rappresenta un passaggio ineludibile nella costruzione di un'identità chiara e riconoscibile del nuovo partito"

Ma il partito rischia di restare senza presidente Il no del professore, quello di Marini, l'ipotesi Scalfaro. E la variabile Bindi ( da "Unita, L'" del 20-06-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: Cattolico doc, ma profondamente laico in politica, presidente dei comitati per il No durante il referendum sulla devolution del 2006, da sempre antropologicamente alternativo al berlusconismo, Scalfaro, contattato dal leader Pd nei giorni scorsi per sondarne la disponibilità, appare a Veltroni come la figura più adatta per la presidenza.

Salvapremier, il Csm studia la bocciatura: rischio paralisi nei tribunali Decreto sicurezza, il parere dovrebbe esser presentato lunedì per poi finire al plenum. Pronto lo stop agl ( da "Unita, L'" del 20-06-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: laici del centrodestra Gianfranco Anedda e Michele Saponara. E il testo che Roia e Pepino consegneranno alla sesta commissione lunedì non conterrà soltanto osservazioni sul testo originario del decreto legge, visto che le nuove norme inserite attraverso gli emendamenti Vizzini-Berselli (il cosiddetto "blocca processi") hanno sparigliato le priorità della discussione e creato ulteriori

Tom hanks alla reggia per l'eretico dan brown - antonio tricomi ( da "Repubblica, La" del 20-06-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: un film apertamente osteggiato dalle gerarchie cattoliche, che hanno negato l'utilizzo delle chiese romane di Santa Maria del Popolo e Santa Maria della Vittoria. Le riprese sono iniziate a Roma, in piazza del Popolo, il 5 giugno. Ron Howard aveva già visitato Caserta nel marzo scorso in compagnia di Maurizio Gemma, direttore della Film Commission Regione Campania,

Matvejevic: con il Nobel premiamo il coraggio di Ingrid ( da "Unita, L'" del 20-06-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: cambiamento sarebbe ancora più penetrante se riuscisse a investire la Chiesa cattolica. Aspetto da tempo che la Chiesa cattolica permetta alla donna di celebrare la messa. Se una donna ha potuto concepire il Cristo perché non potrebbe pronunciare le sue parole dall'altare? C'è ancora tanto da fare per la liberazione della donna, ma è indubbio che una presa di coscienza è già presente,

Una mostra per conoscere gli zingari "venite nei campi, ci capirete" - donatella alfonso ( da "Repubblica, La" del 20-06-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: protagonisti del dibattito promosso da Rete Laica alla biblioteca De Amicis, al Porto Antico: per raccontare cosa sia la vita dei Sinti, zingari italiani che vivono sulla pelle la crescente diffidenza quando non l'odio aperto che si respira in Italia da oltre un anno. Da quando cioè il numero dei Rom rumeni entrati nel nostro paese è cresciuto in maniera esponenziale e negli zingari,

Quindici ragazzini vittime della rete dell'ex catechista ( da "Repubblica, La" del 20-06-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: catechista e dove aveva ancora cariche laiche. Molti avrebbero un'età inferiore ai 16 anni e sarebbero stati agganciati tramite chat. Alcuni erano minorenni all'epoca dei contatti con S. M. che in alcuni casi risalgono a sei o sette anni fa. Le indagini del Nucleo di Pg della Polizia di Stato presso la Procura, coordinate dal pm Luigi Persico e a cui collabora anche la Polizia postale,

Parabole ( da "Manifesto, Il" del 20-06-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: Ma i miei gusti sono evidentemente assai diversi da quelli della gerarchia vaticana che si è sentita offesa da quella frase "sono un cattolico adulto". Non l'avesse mai detta! I suoi rapporti con l'oltre Tevere si sono assai deteriorati. Evidentemente la maturità disturba. Meglio assai - secondo il Vaticano - uno stato infantile che non giudica e non assume iniziative autonome.

Un'esistenza per i giovani ( da "Stampa, La" del 20-06-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: Il suo impegno si concentra nel mondo dei giovani e della cultura e diventa assistente dei Laureati Cattolici e dell'Associazione Italiana Maestri Cattolici. Prete giornalista e scrittore, pubblica numerosi libri di preghiera e di meditazione, nei quali il tema centrale è quello dell'amore. Nel 1949 percorre la Diocesi per la predicazione in occasione della Madonna Pellegrina.

Tettamanzi: parrocchie, date case a giovani e poveri ( da "Corriere della Sera" del 20-06-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: date case a giovani e poveri Il cardinale: istituti religiosi e famiglie cattoliche, ora tocca a noi. Affitti calmierati anche per anziani e immigrati L'emergenza-casa pone in condizioni drammatiche molte famiglie "specialmente quelle povere e immigrate ". La denuncia sul dramma della casa arriva dal cardinale Dionigi Tettamanzi.

Cl, niente invito a Silvio <Torni tra un paio d'anni> ( da "Corriere della Sera" del 20-06-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: Troppo pochi i cattolici al governo, come sottolineato anche da Avvenire e Famiglia Cristiana? Secondo la presidente del Meeting, "quando abbiamo chiuso il programma, non si era ancora votato". Ma l'invito al premier non è tradizione? "Non credo che ci sia una norma in base alla quale ogni anno il Meeting debba invitare il presidente del Consiglio.

Laura Eduati <Le cose stanno nettamente peggiorando> ( da "Liberazione" del 20-06-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: Preoccupato come tutte le associazioni laiche e cattoliche che si occupano dei richiedenti asilo. L'approvazione della direttiva europea e l'imminente via libera al pacchetto sicurezza metteranno in discussione alcuni dei diritti fondamentali finora garantiti agli stranieri costretti a trovare asilo nelle nostre terre.

Primo talk show sulla spiritualità ( da "Corriere della Sera" del 20-06-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: La chiave scelta è quella del talk show: il filosofo Maurizio Ferraris a rappresentare il pensiero laico, il rabbino Benedetto Carucci Viterbi, il monaco buddista Giuseppe Jiso Forzani, il pastore valdese Daniele Garrone, il sacerdote cattolico Ermenegildo Manicardi. Il cielo e la terra Raitre, ore 23.45.

La Costituzione èuna sorta di coperta di Linus per larga ( da "Tempo, Il" del 20-06-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: laico? Non si direbbe - ad una sorta di "Bibbia laica". La citazione ha origini autorevoli, tuttavia qualcosa non quadra. Perché la carta costituzionale, nata dal patto progressista tra due pezzi di popolo, quello cattolico quello comunista, nella fattispecie cattocomunista, avrebbe dovuto aprire il palcoscenico delle riforme e dell'

Raitre ora lancia il talk show spirituale ( da "Corriere della Sera" del 20-06-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: Cinque esperti che appartengono a diverse tradizioni spirituali e un filosofo, che rappresenta il pensiero laico. Poi contributi filmati, che descrivono il comune sentire delle persone, raccolti in un reparto maternità per la felicità, al cimitero del Verano di Roma per parlare della morte, nel carcere di Ribibbia per la puntata sul male e alla Galleria Borghese per l'anima.

Alla ricerca del gol benedetto ( da "Corriere della Sera" del 20-06-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: Di sicuro più laica la vigilia nella squadra musulmana, anche se molti giocatori hanno confessato di avere pregato più del solito in questi giorni. Il minimo, dopo che il loro stesso allenatore, Fatih Terim ha definito "due veri miracoli" le rimonte prima contro la Svizzera poi contro la Repubblica ceca, già entrata nell'antologia storica degli Europei.

VELA ( da "Corriere della Sera" del 20-06-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: nelle acque di Cattolica, il neozelandese Russell Coutts (tre volte vincitore dell'America's Cup) sfiderà con il suo equipaggio in una gara di match race a bordo di catamarani l'ex timoniere di Luna Rossa, l'australiano James Spithill. L'evento, "Just the best", organizzato da Max Sirena, è un antipasto della Coppa America tra multiscafi Alinghi-

La Costituzione, "Bibbia laica" della Sinistra ( da "Tempo, Il" del 20-06-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: in cui giganteggia soltanto l'ipocrisia dei devoti della "Bibbia laica". Questo è lo stato dell'arte. Niente di nuovo sotto il sole. Fra il Papa e Draghi nessuna differenza sostanziale. Il laico realismo dei due spariglia le carte degli adoratori libertari del sessantottismo di ritorno, dell'ultima Thule del nulla.

<No alla società che appiattisce> La sfida di Cl per il meeting 2008 ( da "Giornale.it, Il" del 20-06-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: Dal Meeting nessuna polemica poi per un presunto scarso peso dei cattolici nella maggioranza. "Non abbiamo contato i cattolici al governo né intendiamo farlo - dice la Guarnieri -. A noi interessa soltanto che chi gestisce la cosa pubblica abbia a cuore il bene degli uomini". Nessuno scandalo se il premier Silvio Berlusconi non è stato chiamato.

Morì di overdose Un amico accusato di averlo aiutato ( da "Stampa, La" del 20-06-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: Massimiliano Cattoli, 42 anni, difeso da Carmen Vallega, è accusato di aver aiutato l'amico Fabio Anversa, 37 anni, a iniettarsi - il 9 gennaio 2005 in casa sua a Borgio - una dose di eroina che poi si rivelerà mortale. Ad accusarlo è la sua ex fidanzata, Monica C.

Le spoglie di don Barra in San Maurizio ( da "Stampa, La" del 20-06-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: Azione Cattolica, promuovendo esercizi spirituali e pellegrinaggi mariani. Le porte della sua casa erano sempre aperte per tutti coloro che volevano parlare o attingere alla sua fornitissima biblioteca. La sua incessante attività è uscita anche dai confini del Pinerolese, ha fondato con Carlo Chiavazza il settimanale "Il nostro tempo"

Il ruolo delle madri in tutto il mondo raccontato nelle sale del "Borgogna" ( da "Stampa, La" del 20-06-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: offrendo una lettura laica della madre. Due anni di lavoro per gli allievi del Lagrangia seguito da Gioia Kidane Mariam. Si parte dalle opere per comprendere come le madri di tutto il mondo accudiscano i figli: ecco i giochi di contatto, la vita sotto una tenda teatralizzati dagli alunni sotto la guida delle prof Claudia Arposio,

L'autunno caldo di Walter. Dì la tua ( da "Giornale.it, Il" del 20-06-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: Cattolici contro radicali Il Pd sfoglia la margherita, dunque, nel senso che in casa Veltroni tira aria di lite che potrebbe sfociare prima o poi in separazione. Già, fra le anime diessina e teodem i rapporti non sono proprio idilliaci. Dopo l'anatema dei cattolici contro la "contaminazione" dei pannelliani,

Nel giorno della festa della Consolata, patrona della città, che come sempre si è conclusa ( da "Stampa, La" del 21-06-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: ma anche della nostra fede cattolica. Torino, pur diversificandosi oggi per la presenza di immigrati di altre religioni o per un numero consistente di persone che si professano non credenti, rimane comunque a stragrande maggioranza una città non solo cattolica, ma ricca di grandi testimonianze di santità e di carità diffuse a tutti i livelli".

Le Acli in festa al Forte parlano di diritti umani ( da "Stampa, La" del 21-06-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: Da laici cristiani che operano nel sociale - spiega il presidente provinciale Sergio Taricco -, gli aclisti sono chiamati a portare avanti, nel loro agire quotidiano, un impegno costante per la difesa dei diritti imprescindibili di ogni uomo e a riscoprire il vero senso del bene comune, che è ricerca del vantaggio dell'intera comunità,

Ancora sugli statuti del Cammino, approvati dalla Chiesa ( da "Giornale.it, Il" del 21-06-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: il Papa ha approvato gli statuti - 6 Emails Neocatecumenali, faranno la comunione in piedi - 6 Emails La battaglia finale - 5 Emails Dopo la messa tridentina, in Cattolica cambiano l'altare - 5 Emails Un'enciclica con l'aiuto di Marx - 5 Emails Martini contro il Motu proprio di Benedetto XVI - 4 Emails Il Motu proprio?

Famiglia sotto attacco, i rischi che arrivano dall'Europa ( da "Giornale.it, Il" del 21-06-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: il Papa ha approvato gli statuti - 6 Emails Neocatecumenali, faranno la comunione in piedi - 6 Emails La battaglia finale - 5 Emails Dopo la messa tridentina, in Cattolica cambiano l'altare - 5 Emails Un'enciclica con l'aiuto di Marx - 5 Emails Martini contro il Motu proprio di Benedetto XVI - 4 Emails Il Motu proprio?

Antonelli a Roma, Betori a Firenze, Brambilla (forse) alla Cei ( da "Giornale.it, Il" del 21-06-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: il Papa ha approvato gli statuti - 6 Emails Neocatecumenali, faranno la comunione in piedi - 6 Emails La battaglia finale - 5 Emails Dopo la messa tridentina, in Cattolica cambiano l'altare - 5 Emails Un'enciclica con l'aiuto di Marx - 5 Emails Martini contro il Motu proprio di Benedetto XVI - 4 Emails Il Motu proprio?

Il Papa non incontrerà Ahmadinejad ( da "Giornale.it, Il" del 21-06-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: il Papa ha approvato gli statuti - 6 Emails Neocatecumenali, faranno la comunione in piedi - 6 Emails La battaglia finale - 5 Emails Dopo la messa tridentina, in Cattolica cambiano l'altare - 5 Emails Un'enciclica con l'aiuto di Marx - 5 Emails Martini contro il Motu proprio di Benedetto XVI - 4 Emails Il Motu proprio?

"da laico vorrei più rispetto per un luogo che tutti ci invidiano" ( da "Repubblica, La" del 21-06-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: presidente del Santo Stefano, contrario "Da laico vorrei più rispetto per un luogo che tutti ci invidiano" il degrado Ci si lamenta della folla notturna, servirebbe il buon esempio dell'amministrazione Residenti e commercianti di piazza Verdi e dintorni già insorgono a pensare "ai concerti rock che dovremo subire".

Una sagra popolare lunga 15 chilometri di spiaggia - anna tonelli ( da "Repubblica, La" del 21-06-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: da Cesenatico a Cattolica, la sfida a riempire la giornata in riva all'Adriatico è aperta, fra bagni e disco-bar, chiostri e piazze, case della poesia e centri storici, tutti che fanno a gara per rinverdire lo stereotipo di una Romagna sempre in festa. A far capire che è iniziata l'estate c'è "Gradisca", la sagra popolare sulla spiaggia che si richiama all'

Segue dalla prima lo sciopero dei bisonti ( da "Riformista, Il" del 21-06-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: che insegna alla Cattolica di Milano e interviene su LaVoce spesso su tematiche legate ai trasporti. D'altra parte, osserva l'economista, "come fanno altrimenti a manifestare un disagio? Io trovo che sia illegittimo soltanto quando la loro protesta sfocia nei blocchi ai caselli o cose simili, allora diventa insostenibile".

Cofferati: l'opposizione? Ora bisogna evitare di <andare ai materassi> ( da "Corriere della Sera" del 21-06-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: che non riesce a considerare laicamente come parte della politica, anziché faccende private". Nel Pdl diranno lo stesso: è stata la "sinistra giustizialista " a troncare il dialogo... "Tutto si può strumentalizzare, ma c'è un limite. è come per la sicurezza: per quanto possano dire, sono partiti con propositi tutto sommato ragionevoli per arrivare,

TRA TANGO E CLASSICA MOLTA MUSICA NEGLI ECLETTICI PALAZZI LATERANENSI ( da "Unita, L'" del 21-06-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: La musica di Astor Piazzolla è invece protagonista il 4 luglio, ancora tango l'11 ma con Luis Bacalov e seguiranno nei concerti successivi un omaggio a Puccini,e poi musica di Haydn,?ostakovic, Richard Straus. Il tutto all'insegna di un eclettismo molto laico e lontano da certi rigori musicali ratzingeriani. ingresso gratuito - 06 69886529.

Quarantenni al potere in tutti i campi Questo l'Italia deve invidiare alla Spagna ( da "Unita, L'" del 21-06-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: invidia verso la Spagna è una voglia di rinsaldare le istituzioni democratiche e di renderle laiche. Una voglia di libertà che in Italia abbiamo perso. Da noi prevale il conformismo, culturale, politico, invece in Spagna prevale ancora la voglia di libertà e di democrazia. Sul versante del "credito", penso che l'Italia abbia una maggiore solidità culturale di tradizione.

La sinistra italiana rifletta, a Madrid c'è un premier laico e socialista ( da "Unita, L'" del 21-06-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: Soprattutto colpisce la capacità del leader di un Paese di antica tradizione cattolica a pensare e comportarsi da vero laico". 2) "Quello che non invidierei agli spagnoli è l'avere a che fare con "le Spagne", cioè con i nazionalismi interni, a cominciare da quello basco, quindi con tutto quello che ciò comporta in termini di insicurezza, terrorismo.

Un teatro nato in una pattumiera ( da "Unita, L'" del 21-06-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: i cattolici, i laici, dovevano convivere pacificamente. Meno male che a fare quelle leggi non furono chiamati né Bossi, né Fini, altrimenti si risprofondava nel Medioevo. I giuristi leggevano e applaudivano in quell'odore di cucina che veniva da tutte le parti, ma un'altra legge fece ancora più applausi.

Cooperanti rapiti in Somalia, un mese di silenzio Giuliano Paganini e Iolanda Occhipinti ancora nelle mani dei sequestratori. Il vescovo di Pistoia: tacere diventa disinteresse ( da "Unita, L'" del 21-06-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: a conclusione del suo intervento di saluto ai giornalisti presenti al V Forum dell'informazione cattolica organizzato da Greenaccord, nella città natale di uno dei rapiti, Giuliano Paganini. "Il silenzio inizialmente chiesto per favorire i contatti e la liberazione - ha detto il vescovo - sembra oggi evaporare nel disinteresse e nell'accantonamento.

Tutti in piazza contro le morti bianche ( da "Unita, L'" del 21-06-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: oratorio laico", realizzato attraverso un sapiente intreccio di voci operaie, di testimonianze dirette, di immagini dei funerali, di appassionate letture affidate a Paola Cortellesi, a Valerio Mastandrea, a Claudio Gioè. Al termine della proiezione non c'è stato il dibattito, perché quei 40 minuti ci avevano spiegato meglio di qualsiasi comizio la realtà delle morti bianche,

LA RELAZIONE DI WALTER VELTRONI ALL'ASSEMBLEA COSTITUENTE DEL PD ( da "Unita, L'" del 21-06-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: E' stata quella che abbiamo chiamato la scelta di "andare liberi": liberi di parlare al Paese il linguaggio della verità, liberi di guardare in faccia, in modo laico, cioè non filtrato dall'ideologia o dal moralismo, i problemi reali degli italiani e di sforzarci di produrre risposte credibili e convincenti.

Il mito religioso ha sconfitto la politica ( da "Unita, L'" del 21-06-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: e tentavano di annullare o di incorporare la religione nelle loro mitologie laiche. Al più i fondamentalismi hanno rubato qualcosa ai totalitarismi, utilizzandone certe tecniche, ma pur sempre in un registro religioso. Le democrazie dal loro canto sono vaccinate, e difficilmente potrebbero ripiombare in dinamiche totalitarie.

Io, ebreo - venezia ( da "Repubblica, La" del 21-06-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: profondo conoscitore della Bibbia e della letteratura rabbinica, Luzzatto è stato interprete di un ebraismo insieme classico e moderno, religioso e laico, israeliano e diasporico, umanistico e scientifico, una sorta di "Maimonide" lo definisce l'amico-gemello Paolo De Benedetti, "guida dei perplessi" tra ebrei e non ebrei.

Villa Palmizi rimane scuola ( da "Stampa, La" del 21-06-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: laico, per compensare il basso numero di suore. Ed ora cerca nuovi iscritti, per la scuola estiva e per l'anno scolastico. In questa situazione di emergenza si è formato un gruppo di lavoro composto da tre genitori: Gisella Merello, Aristide Blancardi e Massimiliano Bassi che sono andati a Roma, nella sede della congregazione per esporre un programma di interventi da effettuarsi

Sulfurei autori cechi nel catalogo della Bella Poldi ( da "Manifesto, Il" del 21-06-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: L'altro ospite di questo smilzo libro è un prete cattolico, un anarchico mistico che ha messo in agitazione la chiesa cattolica e quella comunista: Jakub Deml (1878-1961). Come scrive Corduas nella preziosa postfazione "è una scrittura carnale, questa del prete narcisista, ricca e prorompente" .

Un moderato naufragio per il Secolo dei Lumi ( da "Manifesto, Il" del 21-06-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: Rino Genovese ha dato alle stampe col titolo Gli attrezzi del filosofo è un libro sul destino dell'illuminismo. Dell'illuminismo come progetto filosofico-politico, come motore della storia non solo moderna ma contemporanea, come matrice antropologica di quell'essere umano che siamo noi occidentali. Matrice in crisi, perché l'orizzonte dei diritti non ci ha liberati, bensì asserviti;

Vulture fra Oriente e Occidente, esperimento ante-litteram ( da "Liberazione" del 21-06-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: cattolici, ortodossi e laici. Lo spettacolo debutta a Venosa soprattutto perché in mezzo alle rovine di epoca romana sorge l'Incompiuta, una grande cattedrale i cui lavori iniziano nel XII secolo ma che vengono sospesi misteriosamente dopo aver eretto le mura esterne e cinque colonne interne: il pubblico e gli artisti tra le alte mura e le colonne,

Vaticano: "Bandiere arcobaleno via dalle chiese" ( da "Giornale.it, Il" del 21-06-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: Perché preti e laici cattolici usano la bandiera arcobaleno come simbolo di pace invece della croce? Non sanno che quella bandiera è collegata alla teosofia e al New Age? è netto e documentato il giudizio contenuto in un articolo pubblicato da "Fides", l'agenzia della Congregazione vaticana per l'evangelizzazione dei popoli diretta da Luca De Mata,

Italia-Spagna? Serata particolare ( da "Unita, L'" del 22-06-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: con il primo Presidente del Consiglio laico (leggi non democristiano) della storia della Repubblica,Spadolini (all'ombra di Craxi), e ier l'altro, nel 2006, quando il Caimano sembrava inoperoso nel bioparco. In realtà, poteva temere solo che venisse bonificata davvero la palude dove è e rimane il migliore, come infatti non è accaduto.

Veltroni: sistema tedesco, no grazie ( da "Unita, L'" del 22-06-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: spingendo la parte cattolica e moderata verso i centristi. Il Pd diventerebbe di fatto una sorta di Ds allargato, a far da ponte tra quel che riemergerà della sinistra radicale e questo corpo centrale. È tutto molto virtuale ma a parte che da tempo il sistema tedesco non garantisce governabilità, lo schema non convince per primi i cattolici del Pd.

Cosa ci insegna l'abiura di galileo - corrado augias ( da "Repubblica, La" del 22-06-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: Brevi cenni sul danno che la gerarchia della Chiesa Cattolica ha procurato allo sviluppo delle conoscenze scientifiche in Italia. Il dramma è che continua tuttora a farlo in molti modi. Uno è il contrasto, attuato con vari mezzi, nei confronti di qualunque sviluppo scientifico entri nel campo d'azione ritenuto "specifico" della religione si vedano ad es.

Azione pastorale, gli obiettivi di sepe ( da "Repubblica, La" del 22-06-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: il rettore del seminario arcivescovile, i direttori degli uffici di curia, i rappresentanti dei diaconi permanenti e del laicato cattolico. Sarà una vera full immersion nella realtà ecclesiale napoletana, si approfondiranno le tematiche del mondo giovanile, il ruolo della famiglia e delle comunità parrocchiali.

Divisioni tra i giudici Ma il premier ripensa alla denuncia pubblica ( da "Corriere della Sera" del 22-06-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: Gianfranco Anedda, pdl, consigliere laico del consiglio superiore della magistratura, è drastico. Difende Berlusconi: "è un uomo esasperato. La procura di Milano gli ha persino cambiato la data del reato per far allontanare la prescrizione ". Il clima è di fuoco. E Berlusconi ne è consapevole.

Casini cita il Vangelo: di' solo una parola ( da "Corriere della Sera" del 22-06-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: cattolico. Cattolico osservante Pier Ferdinando Casini, che però - come Berlusconi -, per il suo status non può ricevere la comunione. Ma di questo tema, il leader dell'Udc, preferisce non parlare. Non così almeno, dice uscendo dalla basilica di San Giovanni, dove ha partecipato alla messa per i 25 anni di episcopato del cardinal Ruini.

L'Italia dei separati: lo facciamo di nascosto ( da "Corriere della Sera" del 22-06-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: Ero una cattolica a metà. Poi mi sono detta che ciò che conta è quello che si sente, ho parlato anche con il mio confessore, e ho deciso di fare ugualmente la comunione". Non è stato facile: "Soffrivo, non tanto per me, perché ero in pace con la mia coscienza, ma per gli altri che mi additavano dicendo "quella è divorziata eh.

<Intellettuali europei troppo buoni con l'Islam> ( da "Corriere della Sera" del 22-06-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: laicità, illuminismo e tolleranza sono incompatibili con la teocrazia, ma in pratica l'intellighenzia imputa l'odio musulmano nei confronti dell'Occidente ai presunti abusi dell'America in casa e fuori. Un'aspra critica che lo storico rivolge in particolare all'Europa, "ancora più incline" ha asserito in un'intervista,

Folla di famiglie e di politici per salutare il cardinale Ruini ( da "Corriere della Sera" del 22-06-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: sia religiosi che laici: solidarietà, collaborazione, preghiere. Sono grato a tutti, grazie, davvero". La messa Sopra, il cardinale Ruini. Da sinistra alcuni dei politici presenti: Gustavo Selva, Lorenzo Cesa, Pier Ferdinando Casini, Rocco Buttiglione dietro al sindaco Gianni Alemanno, Francesco Giro e Gianni Letta (foto Jpeg) Ester Palma.

Dall'Europa la cristianità che non t'aspetti ( da "Tempo, Il" del 22-06-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: In occidente osserviamo pattuglie agguerrite di laici pronte a combattere la Chiesa. Tali pattuglie credono certamente di seguire lo "zeitgeist" (lo spirito dei tempi) verso un futuro prossimo che vedrà il trionfo finale delle "magnifiche sorti e progressive". Eppure non mancano segnali recenti in contrasto con questa visione, il che fa pensare che i popoli dell'Europa laicizzata,

La dieta di pesce fa bene alle arterie e al carattere ( da "Corriere della Sera" del 22-06-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza ed esperto dell'Efsa, l'autorità europea per la sicurezza alimentare - è stata suggerita in una rassegna pubblicata recentemente su Jama, nella quale i ricercatori della Harvard Medical School di Boston concludono che i benefici apportati dal pesce superano largamente i potenziali effetti negativi"

Il San Guido assegnato al decano dei parroci ( da "Stampa, La" del 22-06-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: Il premio, consistente nella riproduzione di alcune antiche monete fatte coniare dal monsignor Oddone Bellingeri, patrizio acquese e vescovo della Diocesi di Acqui dal 1305 al 1334 e riprodotte dall'orafo acquese Adriano Negrini, viene assegnato ad anni alterni ad un sacerdote e ad un laico.

Grande magia della memoria - giulio baffi ( da "Repubblica, La" del 22-06-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: Napoli Grande magia della memoria La regia di Roberto Andò incanta alla Darsena Acton "Proprio come se nulla fosse avvenuto": laica via crucis di sognatori GIULIO BAFFI Darsena Acton, spazio bellissimo, sede della Marina Militare, negato ai napoletani per impegno di servitù militare, e ora concesso ai corpi degli attori e allo sguardo del pubblico stupito da tanta bellezza.

Una carta ricaricabile per dire addio al welfare - edmondo berselli ( da "Repubblica, La" del 22-06-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: Come se non ci fossero stati Roosevelt, Keynes, il Labour, le socialdemocrazie, insomma la modernizzazione secolare, laica, europea, industriale, scientifica e tecnologica della politica. L'assistenza personale si risolve infine con le badanti venute dall'Europa centro-orientale;

Anche kohl chiese il via libera ma il vaticano ha sempre detto no ( da "Repubblica, La" del 22-06-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: gran cattolico e democristiano, a far togliere qualcuna delle regolette che il Cavaliere vorrebbe abolite. Ma è più facile far crollare il Muro di Berlino che scalfire il Vaticano. Nel 1996, alla vigilia del viaggio in Germania di Giovanni Paolo II, il Kohl si rivolse direttamente al Papa chiedendo libertà di coscienza per la contraccezione.

L'addio di ruini: "resistere a sudditanze e pressioni" - marco politi ( da "Repubblica, La" del 22-06-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: ultimo grande politico cattolico italiano di fine Novecento. Il suo carniere - da presidente della Cei e cardinal Vicario - è ben fornito. Più soldi alle scuole cattoliche, insegnanti di religione trasformati in professori di ruolo, bloccato il divorzio breve, modellata a volontà ecclesiastica la legge sulla fecondazione artificiale,

Nomadi, Tettamanzi: <La paura non passa per decreto legge> ( da "Liberazione" del 22-06-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: anche non cattolico, sono oasi di relazione", in piena sintonia con l'appello di qualche giorno fa "alle comunità parrochiali, agli istituti religiosi, alle realtà del mondo cattolico e alle famiglie che possiedono diverse unità abitative disponibili, perché si offrano a condividere almeno parte delle rispettive proprietà,

Il vangelo del cardinale: <Basta appartamenti sfitti> Ossia: più case meno Ior ( da "Liberazione" del 22-06-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: università Cattolica di Milano. Il presidente ha compito di riferire direttamente ad un collegio di cinque cardinali nominati dal papa con lo scopo di vigilare sulla fedeltà dell'istituto verso gli obblighi statuari e verso il papa. Il bilancio e tutti i movimenti che vengono fatti dall'Istituto sono noti solo ed esclusivamente al Santo Padre,

Giovanni Paolo II è finito all'inferno Benedetto invece andrà in paradiso ( da "Liberazione" del 22-06-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: laici o chierici che siano, hanno per tutti questi anni ostentato la bandiera arcobaleno e non la croce, come simbolo di pace?'' Non c'è che dire: bella domanda! Me li immagino accigliati e pensanti, riuniti all'ombra della storia della croce e delle crociate a chiedersi perché don Tonino Bello, Aldo Capitini,

Marija di Belgorod ( da "Giornale.it, Il" del 22-06-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: severe contro le sette paganeggianti e il gruppo di Marija destava allarme in quanto costituito non da monaci, come a Kiev, ma da laici. Nel 1806 intervenne la polizia e Marija fu arrestata. Portata nella città di Ostrogozhsk, venne interrogata dal giudice ma questi non trovò estremi di reato nella sua condotta. Nel 1817 gli scavi erano giunti a tal punto da suscitare nuovo allarme.

Il commiato di Ruini, le spiegazioni di Fisichella ( da "Giornale.it, Il" del 22-06-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: il Papa ha approvato gli statuti - 6 Emails Neocatecumenali, faranno la comunione in piedi - 6 Emails La battaglia finale - 5 Emails Dopo la messa tridentina, in Cattolica cambiano l'altare - 5 Emails Un'enciclica con l'aiuto di Marx - 5 Emails Martini contro il Motu proprio di Benedetto XVI - 4 Emails Il Motu proprio?

Agenda Religioni ( da "Stampa, La" del 22-06-2008)
Argomenti: Laicita'

Abstract: operatori pastorali e culturali delle sale delle comunità organizzato dall'Acec (Associazione Cattolica Esercenti Cinema) dal titolo "Sala della Comunità: identità e gestione", in programma ad Acqui Terme dal 11 luglio al 13 luglio. La quota di partecipazione è di 30 euro a persona e va versata entro il 7 luglio. Per le iscrizioni e le informazioni sul programma, scrivere a acec.


Articoli

Neocatecumenali, faranno la comunione in piedi (sezione: Laici e chierici)

( da "Giornale.it, Il" del 14-06-2008)

Argomenti: Laicita'

Si avvicina il giorno dell'annuncio dell'avvicendamento del Vicario di Roma: la scelta del Papa, per la successione del cardinale Camillo Ruini, è caduta sull'attuale Prefetto della Segnatura apostolica, il cardinale Agostino Vallini, già vescovo ausiliare di Napoli e poi vescovo di Albano. La nomina dovrebbe essere resa nota entro fine mese, probabilmente il 24 giugno. Non ci sono cambi in vista nella struttura del Vicariato: il successore di Ruini dovrebbe infatti mantenere al suo posto l'attuale vicegente, monsignor Moretti. Nei giorni successivi alla nomina di Vallini al Vicariato dovrebbe essere resa nota la promozione del Segretario dell'ex Sant'Uffizio, l'arcivescovo Angelo Amato, a Prefetto della Congregazione delle cause dei santi, in sostituzione del cardinale José Saraiva Martins. Il delicato ruolo di numero due della Congregazione per la dottrina della fede si vociferava fosse destinato al vescovo Rino Fisichella, ausiliare di Roma, attuale rettore della Lateranense. Ma nelle ultime ore sta prendendo quota un'altra candidatura: quella del più anziano arcivescovo di Oristano, il teologo Ignazio Sanna, che era stato promosso alla diocesi sarda da appena due anni. Fisichella viene riservato per altri futuri incarichi. Scritto in Varie Commenti ( 77 ) " (14 votes, average: 3.14 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 10Jun 08 Gli statuti del Cammino neocatecumenale, verso il 13 giugno Alcuni di voi mi hanno chiesto di aprire un nuovo thread dedicato alla discussione sugli statuti del Cammino neocatecumenale, che sono stati approvati da Benedetto XVI e saranno consegnati nella tarda mattina di venerdì prossimo ai responsabili del Cammino. Il motivo della richiesta è l'alto numero di commenti che rende difficile l'accesso alle pagine con le discussioni precedenti. Una richiesta simile mi era stata rivolta nei giorni scorsi da Klaus, il quale ha poi lasciato il blog a causa della mia scelta di aprire il nuovo spazio di discussione in calce al post dedicato al romanzo thriller di Thornborn. La mia scelta era stata dettata dall'impegno che avevo preso di non intervenire più sulla vicenda fino al 13 giugno. Pur non essendo d'accordo con il tono e con i contenuti di molti commenti (in queste due settimane mi sono beccato rimproveri da destra e da manca, sono stato fatto passare come un portavoce del Cammino solo perché non non lo ritengo "eretico", è stato ipotizzato che la mia posizione sia dovuta alla paura di reazione dei neocatecumenali stessi, sono stato pure offeso pesantemente), mi rendo conto ora che Klaus aveva ragione a chiedere uno spazio apposito, perché se è vero che gli argomenti sul mio blog li decido io, è altrettanto vero che la discussione si alimenta grazie al contributo di tutti e dunque - visto l'interesse suscitato dall'argomento - è giusto che possa continuare. Scritto in Varie Commenti ( 1086 ) " (13 votes, average: 4.23 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 07Jun 08 Antonelli a Roma, Betori a Firenze, Brambilla (forse) alla Cei E' stata annunciata a mezzogiorno di oggi la nomina del cardinale Ennio Antonelli alla guida del Pontificio consiglio per la famiglia. L'arcivescovo lascia Firenze per succedere allo scomparso cardinale Alfonso Lopez Truijllo. La diocesi del capoluogo toscano vive un momento di empasse, dopo le tristi ben note vicende dello scandalo di abusi che ha coinvolto don Cantini e ha finito per lambire pure l'attuale vescovo ausiliare Claudio Maniago (criticato per aver minimizzato l'accaduto) che alla comunità di Cantini era legato. Non è stato reso noto il nome di chi prenderà il posto di Antonelli. Il pole position c'è il Segretario della Cei Giuseppe Betori. Come numero due della Conferenza episcopale, dopo la partenza di Betori, continua a consolidarsi la candidatura del vescovo ausiliare di Milano, il teologo Franco Giulio Brambilla. Più defilate altre due candidature, quella del vescovo di Albano Marcello Semeraro, e quella del vescovo di Macerata Claudio Giuliodori, già direttore dell'ufficio comunicazioni sociali della Cei. Scritto in Varie Commenti ( 199 ) " (17 votes, average: 3.59 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 06Jun 08 La decisione di Gianni e i nostri giudizi Cari amici, dopo aver letto il commento postato da Gianni B. in uno dei precedenti thread, non ho potuto fare a meno di segnalarvelo, perché mi ha commosso e mi ha fatto pensare. "Questi giorni sono stati per me terrificanti a dir poco, purtroppo. In questo preciso momento, 6 giugno ore 13.00, avrei dovuto essere in Repubblica Ceca presso una clinica privata per iniziare l'iter dell'inseminazione eterologa. Avevo già preso l'appuntamento, prenotato l'albergo, fatto il pieno e stampato l'itinerario, tanto per dire. Io e la mia dolce metà abbiamo ovviamente trascorso queste ultime notti completamente insonni, chiedendoci se la nostra decisione sarebbe stata giusta o no, mentre si avvicinava il momento della partenza. Mi sono domandato mille volte: come è possibile mettere al mondo un bambino sapendo che il patrimonio genetico non è della persona che ami ma di un'altra donna che neppure conosci? Dentro di me ero assolutamente orripilato da questa ipotesi, però mia moglie desiderava questo figlio sopra ogni altra cosa, poverina, e non me la sono sentita di dire un no irrevocabile. Per fortuna, sono riuscito a farla ragionare, passo dopo passo, con grande pazienza e amore, e alla fine mi ha dato ragione per cui ieri non siamo partiti e abbiamo annullato tutto. Oggi lei è molto più sollevata, anzi quasi rinata devo dire, e pure io. Mentre parlavo con lei ogni tanto mi venivano in mente le nostre discussioni qui dentro al blog, che mi hanno fatto riflettere. Che pensate - mi rivolgo a tutti voi, se avete voglia di rispondermi - di questa nostra decisione? Io sono strafelicissimo in questo momento, sto già pensando all'affido, ci sono tanti bambini che hanno bisogno di una famiglia". Condivido anch'io la felicità di Gianni e di sua moglie. Mi colpisce il fatto che i commenti dei lettori del blog abbiano potuto, nel loro piccolo, contribuire a far prendere una decisione così importante. Mi sono permesso di presentare questo messaggio (all'insaputa di Gianni), perché credo possa insegnare qualcosa a tutti. A me ha insegnato che dietro le questioni di principio, i temi che ci fanno accapigliare, che ci fanno discutere aspramente, ci sono sempre le storie concrete delle persone. C'è la vita. Se lo tenessimo sempre presente - quando parliamo di bioetica ma anche delle vicende interne alla Chiesa - forse i nostri giudizi, senza venir meno nella chiarezza, sarebbero accompagnati da più carità e misericordia. Scritto in Varie Commenti ( 89 ) " (23 votes, average: 4.96 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 05Jun 08 Thornborn, un Dan Brown cattolico? Ho appena finito di leggere il romanzo "L'ultima rivelazione" di Joseph Thornborn (edizioni Piemme): un thriller ambientato in Vaticano, che ha come tema di fondo la storicità dei Vangeli. L'ho trovato molto ben documentato. Avevo già letto dello stesso autore un precedente romanzo, "Il quarto segreto", dedicato alla profezia di Fatima. Mi permetto di segnalarveli perché mi sembrano un esempio di come si possano scrivere gialli di fantapolitica vaticana, conditi con misteri e profezie, conservando la prospettiva cattolica. PS. In realtà ho scritto questo post soprattutto per venire incontro alle richieste di chi mi chiedeva un nuovo spazio per continuare l'accesissima discussione dedicata ai neocatecumenali. Avevo scritto che non sarei più intervenuto fino alla notizia dell'approvazione e vorrei mantenere l'impegno, limitandomi a ribadire che gli statuti sono stati approvati definitivamente da Benedetto XVI, dopo un lungo e attento esame, e che la consegna ufficiale ai responsabili del Cammino avverrà venerdì 13 giugno. A quanti - nuovi arrivati - mi hanno accusato di essere troppo accondiscendente con coloro che rivolgono critiche feroci contro i neocatecumenali, non posso che dire di rileggersi con attenzione ciò che ho scritto nei post precedenti e in qualche risposta ai tantissimi commenti. Spero di non offendere nessuno se mi limito ad osservare: Roma locuta, causa finita. Resta valido l'impegno a domandare scusa in ginocchio se sarò smentito e cioè se Roma si esprimerà. ad experimentum! Scritto in Varie Commenti ( 814 ) " (17 votes, average: 3.35 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 03Jun 08 E Pacelli intervenne contro la legge antisemita Sul Giornale di oggi pubblico una pagina dedicata ad alcuni documenti che ho scoperto durante il mio recente soggiorno in Francia, consultando le carte dell'Archivio del cardinale Tisserant, custodite in un paesino dei Pirenei dall'Associazione Amici del cardinale Tisserant. Si tratta dell'intervento che l'allora cardinale Eugenio Pacelli, nella primavera del 1938, fece (su input di Tisserant) per impedire che in Polonia venisse approvata una legge che proibiva la macellazione per giugulamento tipica del rituale ebraico. Il cardinale Segretario di Stato, che definì quella norma "una vera persecuzione", scrisse immediatamente al nunzio apostolico a Varsavia per essere informato. Il nunzio inviò a Roma un dettagliato rapporto, spiegando che non erano necessari interventi di alcun genere perché la legge si era arenata in Senato e sarebbe stata lasciata cadere. Ancora una volta dai documenti emerge inequivocabilmente l'infondatezza della "leggenda nera" che vorrebbe dipingere Pio XII come antisemita. A proposito di questo Papa, sono lieto di segnalarvi che nel sito online del Giornale si è inaugurata una nuova sessione, curata dalla grafologa Evi Crotti (con la quale ho collaborato per realizzare un volumetto sulla grafia dei Papi), che oltre a interloquire con i lettori-navigatori, interpretando i disegni dei bambini, offre alcune analisi grafologiche su personaggi famosi: si inizia con Padre Pio e con Pio XII, due giganti della Chiesa del secolo scorso. Scritto in Varie Commenti ( 344 ) " (17 votes, average: 3.59 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 01Jun 08 Il Papa non incontrerà Ahmadinejad Il presidente iraniano Mahmud Ahmadinejad, a Roma dal 3 giugno per partecipare al summit della Fao, non vedrà a tu per tu Benedetto XVI, come aveva chiesto nei giorni scorsi, come scrivo sul Giornale di oggi. E non ci sarà neppure l'udienza collettiva ai capi di Stato presenti al vertice, come ipotizzato fin dall'inizio dalla Santa Sede di fronte alle molte richieste di udienza (a quanto pare otto) presentate dai vari leader. Vista l'impossibilità "tecnica" per il Pontefice di ricevere singolarmente tutte queste persone nel giro di 24-48 ore, e vista l'impossibilità di realizzare anche l'udienza collettiva, in quanto i capi di Stato e di governo giungeranno a Roma in tempi diversi, il Vaticano nelle ultime ore ha informato ciascuno dei richiedenti che non sarà possibile soddisfare le loro richieste. La presenza di Ahmadinejad Oltretevere, a tu per tu con Ratzinger, secondo alcuni avrebbe potuto creare qualche imbarazzo viste le sue reiterate dichiarazioni nelle quali ha chiesto la cancellazione di Israele dalla carta geografica. Al tempo stesso, però, l'udienza sarebbe stata concessa se Ahmadinejad si fosse trovato di passaggio a Roma non in coincidenza con la presenza di così tanti "colleghi" che desideravano un'udienza. La Santa Sede, infatti, dialoga con tutti e incontra tutti. Nel dicembre di due anni fa, infatti, Benedetto XVI ricevette il ministro degli Esteri di Teheran che gli portava un messaggio dello stesso Ahmadinejad. Scritto in Varie Commenti ( 178 ) " (13 votes, average: 3.46 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 30May 08 La gioia del Papa per il nuovo clima politico Ieri mattina ero nell'aula del Sinodo quando Benedetto XVI, intervenendo alla 58 assemblea della Cei, di fronte a 266 vescovi italiani, ha parlato della situazione del nostro Paese, richiamando l'emergenza educativa e chiedendo un sostegno effettivo per la scuola non statale. Papa Ratzinger ha pure "benedetto" il nuovo clima politico che si respira nel nostro Paese dopo le elezioni. Questo è l'articolo sul suo discorso che ho pubblicato oggi sul Giornale, mentre questa è un'analisi - sempre mia - che l'accompagna. Il testo integrale del Papa si trova come al solito sul sito della Santa Sede. E' interessante notare l'apertura di credito offerta al nuovo governo e al tempo stesso l'attesa di risultati concreti nell'affronto delle emergenze del Paese. Quella della Chiesa, insomma, non è una cambiale in bianco. Scritto in Varie Commenti ( 258 ) " (15 votes, average: 3.53 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 27May 08 L'annuncio di Gesù ai giovani Sul Giornale di oggi presento una sintesi della prolusione che ieri pomeriggio il cardinale Bagnasco ha tenuto aprendo i lavori della 58 assemblea generale della Cei. Qui vi segnalo un passaggio, dedicato all'annuncio cristiano e alla sua ricezione da parte dei giovani: "L'annuncio kerigmatico oggi cattura più solitamente dall'inizio, perché è realmente il fascino esercitato dalla persona di Gesù a colpire, per contrasto, magari come ragione di un evento che turba o come senso profondo di una testimonianza di vita che colpisce e sgomenta. Ma anche come reazione abissalmente altra rispetto al vuoto desolante, rispetto ai progetti di de-costruzione che passano per l'assunzione delle droghe o dell'alcol, per i riti dell'assordimento e dello stordimento. Cristo allora diventa come il risveglio inaudito ad una vita diversa, radicalmente altra, ideale subito concreto e pertinente, principio riordinatore di un'esistenza via via capace di altri sapori e di altri riti. È da qui, dall'evento dell'incontro già nitido ma non ancora completo, che può iniziare il cammino della conoscenza che, oggi forse ancor più di ieri, converge fino ad essere un tutt'uno con quello della conversione, ossia di una vera metà-noia che porterà i giovani, con i ritmi di ogni crescita, con gli inevitabili alti-e-bassi di ogni ascesi, ad assumere su di sé "il grande sì della fede", lasciandosi personalmente sagomare da esso nella propria e specifica esistenza, con i suoi talenti e la sua vocazione". Potete trovare il testo completo della prolusione sul sito della Cei. Scritto in Varie Commenti ( 231 ) " (24 votes, average: 3.58 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 26May 08 Neocatecumenali, faranno la comunione in piedi Nel riconfermare la notizia dell'approvazione definitiva degli statuti del Cammino Neocatecumenale sono in grado di dirvi che nei testi approvati, da quanto mi risulta, sarebbe passata una modifica relativa alle liturgie del movimento, frutto del confronto e del cammino compiuto insieme con i vari dicasteri della Curia romana: la comunione sarà ricevuta in piedi dai fedeli, attorno all'altare. Chi si comunicherà, dunque (se l'indiscrezione sarà confermata), non rimarrà più seduto, come avveniva solitamente, ma si alzerà in piedi, di fronte al celebrante che passerà con il pane e con il calice del vino. La Chiesa, che è madre, accoglie, corregge, aiuta e. riconosce. Il giornale online Petrus ha divulgato una nuova versione dell'articolo (ripreso anche all'estero), affermando che ci sono parti degli statuti - riguardanti la catechesi e la liturgia - che saranno approvate non in via definitiva ma ad experimentum (sembra) per sette anni. Non posso fare altro che riconfermare che tutti gli statuti sono stati approvati in via definitiva (con alcune lievi modifiche, una delle quali ho già citato) e che non ci sono parti relative a liturgia e catechesi approvate solo ad experimentum. Aggiungo che la cerimonia per la consegna degli statuti interamente approvati avverrà il 12 o il 13 giugno prossimi. L'idea che si approvino definitivamente soltanto in parte, rimandandone una parte ad experimentum è di per sé un po' ardita, anche canonicamente: o si approva tutto definitivamente, o si approva ad experimentum, o non si approva. Non aggiungerò più nulla, e i navigatori del blog mi scuseranno se non risponderò sull'argomento: c'è tempo fino al 12-13 giugno per scatenare ipotesi, complotti, voci, approvazioni parziali, experimenta, accuse di eresia (e ora anche accuse al sottoscritto di essere un prezzolato venditore che lucra sulla fede). Se sarò smentito chiederò scusa in ginocchio (visto che siamo in tema). In caso contrario, riporterò qui la notizia ufficiale, senza alcun commento. Scritto in Varie Commenti ( 736 ) " (32 votes, average: 3.84 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico Post precedenti Chi sono Sono Andrea Tornielli, il vaticanista del Giornale, classe 1964, laurea in storia della lingua greca. Sono sposato e ho tre figli. Vivo tra Roma e Milano Tutti gli articoli di Andrea Tornielli su ilGiornale.it contatti Categorie Varie (200) Ultime discussioni Cherubino: @ ilfratellominore, capisco la sua obiezione ma forse le parole che ho usato non sono state tali da... toscanaccio: e ancora non ho capito come fa un forum cattolico a srivere quelle cose in prima PAGINA! WWW.PLASMON. IT... Rovere: @ silvano Con il nuovo concordato del 1983 (siamo uno stato ATEO), e con i frutti del C.V.II che iniziano a... Silvano: L'aborto e lo scandaloso "L'Osservatore Romano" Marco Arosio 12 giugno 2008 Premesso che oggi, se... Rovere: @ antonio Risparmi le sue finte preghiere (tanto ne conoscerà 3 al massimo) a me stesso ci penso io. Grazie Gli articoli più inviati Il voto "veltroniano" di Maria: lettera blasfema di don Farinella - 13 Emails Messe show, facciamo un catalogo? - 10 Emails Nasce a Roma la prima parrocchia personale in rito antico - 8 Emails Neocatecumenali, il Papa ha approvato gli statuti - 6 Emails Neocatecumenali, faranno la comunione in piedi - 6 Emails La battaglia finale - 5 Emails Dopo la messa tridentina, in Cattolica cambiano l'altare - 5 Emails Un'enciclica con l'aiuto di Marx - 5 Emails Martini contro il Motu proprio di Benedetto XVI - 4 Emails Il Motu proprio? 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La voce del Pd (sezione: Laici e chierici)

( da "Unita, L'" del 14-06-2008)

Argomenti: Laicita'

Stai consultando l'edizione del La voce del Pd Antonio Padellaro Come si sentono i dodici milioni di cittadini (per l'esattezza 12.092.998) che hanno votato per il Pd alle ultime elezioni? A giudicare da ciò che si sente in giro ma anche, per esempio, dal tono delle numerose lettere spedite a questo giornale, non stanno benissimo. Dei medici specialisti (possibilmente non della clinica Santa Rita) potrebbero facilmente diagnosticare una persistente sindrome depressiva da batosta elettorale. Del resto, non bastano certo due mesi a metabolizzare la vittoria di Berlusconi, e non migliora certo lo spirito collettivo la prospettiva di altri cinque anni con un governo impegnato a sfornare leggi ingiuste e liberticide. Ma se la depressione è un vuoto che va subito riempito di nuova energia e di più forti stimoli non si può, onestamente, sostenere che le dispute sulla collocazione europea o sullo spazio da dare alla componente cattolica stiano mobilitando il popolo del Pd restituendo scintille di passione ai malinconici e agli sfiduciati. Sappiamo bene che la politica agisce su piani diversi e dunque se l'adesione al Partito socialista europeo, contestata dall'ex Margherita, o se la polemica scatenata da Famiglia cristiana sull'eccesso di laicismo tra i Democratici non riscaldano i cuori ciò ovviamente non nega l'importanza delle questioni sollevate sotto il profilo etico e istituzionale. Il problema riguarda semmai l'eccesso di politicismo, il discutere del sesso degli angeli, per non dire delle ipotesi di scissione con un ritorno al passato da suicidio: diessini da una parte, margheritini dall'altra. All'Economist che definisce il Pd troppo buono e l'opposizione più fantasma che britannica il senatore Tonini ha replicato su l'Unità, con qualche ragione, che per avere il consenso non serve la faccia feroce. Ed è anche vero che in piena luna di miele del governo e con l'inevitabile apertura di credito di cui all'inizio godono i vincitori le controproposte dell'opposizione suscitino meno interesse. Più opinabile l'argomento del Pd costretto a non smentire la propria novità di partito che lavora non contro qualcuno ma per diventare a sua volta maggioranza.segue a pagina 27 L'editoriale.

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Insegnare è una passione infinita - corrado augias (sezione: Laici e chierici)

( da "Repubblica, La" del 14-06-2008)

Argomenti: Laicita'

C aro Augias, sono insegnante da una vita. Non posso più sentire lamentele sulla scuola. Insegno in una grande scuola superiore senese, organizzatissima e ben diretta. Ho quasi l'età della pensione, ma ci andrò quando proprio non mi vorranno più. Una vostra lettrice lamentava che la scuola italiana è tra le peggiori al mondo e che i prof hanno troppe vacanze, elencandone peraltro alcune inesistenti. La verità è che il lavoro di insegnante non ti lascia mai, anche quando sei uscita da scuola dopo le tue ore giornaliere. Pensi a quel rimprovero, a quel brutto voto, a quello sguardo disperato, a quegli occhi assenti. Ti chiedi il perché, vivi la tua vita e in parte quella dei tuoi alunni, ogni giorno. E ti metti al lavoro nel pomeriggio: nuovi esercizi, correzioni, pensieri del tipo "Come posso riuscire a spiegare meglio quell'argomento?". Beh, le ore che risultano sulla carta sono solo quelle che hai fatto la mattina. Quattro o cinque, non di più. In termini economici poca roba. Ma la scuola, il lavoro più bello al mondo, non è riducibile a quelle ore passate in aula la mattina. Wanda Marmoross vandella.marmoross@alice. it H a colpito anche me, come credo molti altri, la notizia pubblicata pochi giorni fa quando una classe di bambini ha chiesto che non gli venisse tolta la maestra anche se era arrivata all'età della pensione. Se ho interpretato bene il seguito, il ministro della Pubblica Istruzione Gelmini ha assicurato che quella piccola proroga sarà accordata. Si può sperare che l'episodio abbia riportato alla memoria l'importanza non solo didattica che ha il rapporto tra insegnanti e allievi. Smarriti nella congerie di rivendicazioni sindacali, nel disordine delle tante riforme che si sono succedute negli ultimi anni, si era perso di vista che il fulcro di ogni insegnamento sta anche in quel rapporto oltre che nelle nozioni passate da una cattedra a una fila di banchi, da generazione alla successiva. La prof Marmoross insegna nelle superiori e non alle elementari ma la questione cambia di poco anzi direi che quel rapporto (quando l'insegnante è capace di crearlo e gli allievi di intenderlo) diventa tanto più importante quanto le nozioni sono maggiormente articolate e complesse. Dopo l'episodio dei bambini che volevano tenere la loro maestra, Adriano Sofri ha scritto su questo giornale una articolata rivalutazione del 'Cuore', romanzo sul quale era già intervenuto Lucio Villari in occasione del centenario della morte di De Amicis (1846-1908). Solo nell'atmosfera piena di disordine e di speranza del 1968 si è potuto pensare che 'Cuore' fosse un'opera da prendere a ridere. In realtà c'è in quelle pagine una pedagogia sana e laica, un socialismo pieno di umanità, il tentativo di fare delle avventure di 'Enrico' lo strumento di un'educazione morale così come lo era accaduto negli Stati Uniti con 'La capanna dello zio Tom'. Lo so, avrei potuto rispondere con argomenti di tipo sindacale ma l'anno scolastico ormai è finito, questo è solo un pensiero per le vacanze.

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Cattolici popolari isolani un secolo in prima linea - vincenzo noto (sezione: Laici e chierici)

( da "Repubblica, La" del 14-06-2008)

Argomenti: Laicita'

Pagina XVIII - Palermo Cattolici popolari isolani un secolo in prima linea Obiettivo: aiutare contadini e artigiani per evitare che seguissero le idee socialiste Tra i relatori, padre Gemelli Antonino Salinas e don Sturzo VINCENZO NOTO I cattolici popolari vengono allo scoperto in Sicilia giusto un secolo fa. Tutto ha inizio con la terza Settimana sociale dell'Unione popolare dei cattolici italiani che si è svolge a Palermo dal 27 settembre al 4 ottobre del 1908. Tema degli incontri: "Questioni del lavoro e dell'economia, problemi agricoli e programma sociale". Un centenario che andrebbe ricordato con particolari manifestazioni se si pensa alla vivacità dei cattolici in Sicilia e a Palermo in particolare agli inizi del secolo scorso. Vivacità riconosciuta dalla presidenza dell'Unione che soltanto quindici giorni prima aveva tenuto a Brescia la seconda Settimana sociale (la prima si era tenuta a Pisa l'anno precedente), e la scelta di Palermo era legata alla presenza di personalità laiche e religiose impegnate nel sociale in Sicilia con la fondazione di diversi quotidiani cattolici e l'apertura di numerose Casse rurali con l'intento di offrire ai contadini i soldi per l'acquisto delle sementi e per le attrezzature necessarie a lavorare la terra. Il cardinale Alessandro Lualdi, arcivescovo di Palermo, aprendo i lavori nell'oratorio di santa Cita, così interpretava la natura di queste giornate: "Non basta studiare, agguerrirci di cultura sociale profonda, ma bisogna che noi, rivolgendo le nostre speciali attenzioni al popolo, scendiamo in mezzo a lui, non per abbassarci ma per prendere per mano l'infermo e innalzarlo ad uno stato di benessere morale e materiale. Prenderlo per mano con l'insegnamento della dottrina cristiana, colla propaganda di stampe e letture oneste, colle casse rurali, con le cooperative, unioni professionali e altre istituzioni suggerite da bisogni veri ed urgenti; ecco l'azione alla quale dobbiamo tenerci pronti e sacrificarci dopo i nostri studi". Un appello a che la Settimana si concludesse con scelte volte a favore della povera gente, ma nella concretezza e non in accademiche discussioni sui grandi principi. Una iniziativa che sanciva anche a livello nazionale tutta l'azione sociale che aveva impegnato sino ad allora la cattolicità siciliana in un'azione a favore di un popolo che contemporaneamente - a giudizio del Lualdi - cominciava a sentire l'attrazione della massiccia propaganda socialista e laicista. Dopo il saluto del cardinale Lualdi parlò il cavaliere Lucio Lanza di Scalea, presidente del comitato locale dell'Unione popolare e in serata venne inaugurata nel vicolo Marotta, 38 la Federazione della Democrazia Cristiana. Per cogliere l'importanza che rivestiva questo appuntamento nella visione politica della cattolicità isolana basta dare uno sguardo ad alcuni nomi di relatori: Giuseppe Toniolo a cui viene attribuito gran parte del lavoro preparatorio della "Rerum Novarum", la lettera enciclica di Leone XIII che ha dato inizio alla dottrina sociale della chiesa; padre Agostino Gemelli, fondatore dell'Università cattolica che ha trattato i temi della patologia nel lavoro; il futuro fondatore del Partito popolare, don Luigi Sturzo allora pro sindaco di Caltagirone, che si è occupato delle autonomie comunali; don Michele Sclafani, presidente della federazione delle opere economiche della diocesi di Agrigento; l'avvocato palermitano Vincenzo Mangano che ha affrontato il tema della colonizzazione all'interno della Sicilia; Antonino Salinas, allora direttore del museo nazionale di Palermo che oggi porta il suo nome; don Angelo Gurrera, presidente della federazione diocesana delle opere economiche di Caltanissetta che fece una relazione sugli zolfatari. Ovviamente erano presenti anche relatori del mondo cattolico nazionale che si trovava ad affrontare la questione romana rimasta insoluta dopo la breccia di Porta Pia e che di fatto impediva la piena partecipazione dei cattolici alla vita politica, l'avanzare del capitalismo selvaggio che costringeva alla miseria enormi masse popolari che lasciavano le campagne per essere sfruttati in un lavoro senza regole nell'incipiente industrializzazione, l'urbanesimo galoppante che vedeva la nascita di grandi quartieri nelle città industrializzate e lo svuotamento delle campagne con la grave conseguenza dell'instabilità delle famiglie e l'impoverimento culturale e religioso di chi lasciava i paesi per andare ad abitare lontano dal proprio campanile. Il tutto accompagnato dalla predicazione dell'odio socialista contro la chiesa e i padroni, chissà perché nella storia marxista sempre identificati. Ma era anche un momento felice della presenza dei cattolici nel sociale che cominciava a dare i suoi frutti sottraendo il mondo del lavoro allo sfruttamento capitalistico e all'odio socialista, mentre i cattolici più sensibili cominciavano a preparare una presenza politica autonoma, come avverrà alcuni anni dopo con il Partito popolare di Sturzo e la riconciliazione tra Stato e Chiesa con i Patti Lateranensi. Nel 1908 la Sicilia e Palermo contribuivano non poco alla ripresa del mondo cattolico. Per intenderci si viveva un clima simile a quello vissuto a metà degli anni novanta quando è stato celebrato a Palermo il convegno delle chiese d'Italia sotto la guida illuminata del cardinale Salvatore Pappalardo e che ha visto la presenza anche del papa Giovanni Paolo secondo.

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Soffocante abbraccio vaticano (sezione: Laici e chierici)

( da "Manifesto, Il" del 14-06-2008)

Argomenti: Laicita'

COMMENTO Soffocante abbraccio vaticano Enzo Mazzi In Vaticano, in questi giorni, con l'inusuale duplice bacio all'anello pontificio da parte di Berlusconi e, fatte le debite proporzioni, con l'altrettanto inedita passeggiata di due amiconi, Ratzinger e Bush, nei Giardini vaticani con preghiera finale, privilegio mai concesso finora ad un capo di stato, si è consumata in maniera sfacciatamente provocatoria, l'alleanza strategica mondiale fra il dominio imperiale imperniato sugli Usa e il dominio del sacro etico-spirituale-religioso incarnato dal vertice della Chiesa cattolica. CONTINUA |PAGINA 5 Si è trattato dell'atto finale di un processo che viene da lontano, dal dopoguerra, quando il vertice vaticano ha dovuto sostituire l'alleanza con le dittature fascista e nazista, rovinosamente sconfitte, aprendosi al sistema di dominio occidentale liberale o democratico gloriosamente trionfante e carico di futuro. La parentesi conciliare sembrava aver interrotto quel processo di compattamento del sistema di dominio per aprire la Chiesa a un orizzonte profetico di liberazione da ogni alienazione. La politica vaticana del dopo-concilio ha richiuso la fessura della speranza. E ora siamo alla tela del ragno che con robustissimi fili avvolge ilmondo e ogni esistenza umana senza apparenti vie d'uscita. Soffochiamo senza riuscire a vedere spiragli. La laicità è al minimo storico. "Non abbiamo bisogno di una nuova laicità" sentenzia Aldo Schiavone alzando lo staccio bianco della resa. E non servono amolto le sofferenze e i piagnistei di un certo mondo cattolico per così dire aperto, che qualche volta divengono anche critiche aperte se non perfino gridate ma solo verso singoli fatti. Non servono perché rincorrono perennemente gli epifenomeni senza intaccare la radice. La simbiosi col dominio imperiale è radicata nell'intimo del cattolicesimo. E' una connotazione genetica fin dalle sue origini nel quarto secolo. Cattolico infatti significa letteralmente universale nel senso preciso dell'universalismo imperiale. Non era cattolico il cristianesimo dei primi due secoli. All'inizio non era neppure propriamente una religione. La scelta dell'universalismo imperiale al tempo di Costantino e Teodosio non fu indolore. Creò una profonda spaccatura interna al cristianesimo. E fu una spaccatura verticale. Gli strati del cristianesimo più lontani dal centro imperiale ed ecclesiale e socialmente più umili, in particolare i contadini poveri della Chiesa africana, insieme ad alcuni loro episcopi, percepirono una tale alleanza fra la Chiesa e l'Impero come un tradimento radicale del profetismo evangelico. Il loro cristianesimo ribelle fu brutalmente represso. Esso però divenne quella folata di vento dello Spirito o se si vuole quel fermento che ispirò molte delle spinte di ribellione creativa e di liberazione dal dominio del sacro nella storia del cristianesimo. A ben vedere soffia anche oggi. Più che piangere bisogna saper rischiare affidandosi a quel soffio.

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<Come posso credere che ci sia qualcuno che crea tutto e poi ci dice: scopritelo?> (sezione: Laici e chierici)

( da "Liberazione" del 14-06-2008)

Argomenti: Laicita'

"Come posso credere che ci sia qualcuno che crea tutto e poi ci dice: scopritelo?" Davide Turrini Bologna Margherita Hack ha appena compiuto 86 anni. Assieme a lei è passato il '900. E Il secolo lungo , documentario di Roberto Salinas, presentato alcuni giorni fa al Biografilm Festival, lo testimonia. Hack è un raro esempio di coerenza morale e virtù emancipatrice che hanno contraddistinto i momenti eticamente più significativi del secolo appena passato: prima donna a dirigere un osservatorio astronomico in Italia, politicamente e socialmente iperattiva, ateista e anticlericale convinta, prestante campionessa di atletica leggera, vegetariana fin dalla nascita. La incontriamo a Bologna, poco prima della proiezione del documentario a lei dedicato, dove si ripercorrono le tappe essenziali della sua vita: dall'infanzia a Firenze durante il fascismo, alla laurea in fisica sotto le bombe, fino alla cattedra ottenuta all'Università di Trieste nel 1964 e alle numerose presenze e ricerche in decine di università straniere. Una donna del '900, fiera, forte, intelligente, libera. Lei si è laureata nel gennaio del 1945, quando ancora l'Italia doveva essere liberata? La sessione dell'ottobre '44 era stata spostata perché gli alleati stavano avanzando e i tedeschi avevano buttato giù tutti i ponti. Firenze era rimasta senza luce, senza acqua, senza gas. Tutta la vita s'era fermata. Come è riuscita a conciliare il caos della guerra e della sopravvivenza con la concentrazione necessaria per studiare e laurearsi? Le bombe caddero anche vicino a casa nostra, ma Firenze non fu bombardata come Milano, Torino e Bologna. Diciamo che si sopravviveva con la tessera annonaria, con la borsa nera e comprando il cibo dai contadini. Quando nel '44 arrivarono gli alleati, tutti i partiti uscirono allo scoperto. Ci fu un improvviso fervore, per noi del tutto nuovo. Mi ricordo che si correva qua e là a sentire tutti i comizi: repubblicani, liberali, comunisti, socialisti, democristiani. C'era un grande fermento che sfociò poi nelle votazioni per il referendum del 2 giugno '46 tra monarchia o repubblica. Laurearsi in fisica durante la guerra richiedeva materiali e strumenti difficili da reperire? Ho fatto una tesi osservativa e l'ho scritta sotto la luce del lume a petrolio. Per fortuna la mamma si ricordava dalla sua infanzia come si costruivano questi lumi. Il documentario che la vede protagonista si intitola "Il secolo lungo", che significa? Secondo me, questo secolo ha incluso un'infinità di eventi: c'è una tale differenza tra l'inizio del '900 e la fine. In un secolo si è concentrato più cambiamento che nei precedenti diciannove. Mutazioni sociali, politiche, dei modi di vivere, soprattutto dopo la guerra. Il periodo della dittatura fascista è stato il peggiore? Fino al 1938 noi ragazzini non sentivamo l'oppressione fascista. Certamente ci sono state atrocità anche nei primi anni: mi ricordo di quando avevo cinque anni e in casa si parlava con sdegno del delitto Matteotti. Da ragazzini però si apprezzava il divertimento di essere inquadrati nel fare sport. Io ho cominciato a capire cos'era realmente il fascismo solo nel '38 quando entrarono in vigore le leggi razziali. Era ottobre, facevo la seconda liceo e avevo una professoressa di scienze ebrea, Enrica Calabresi. Da un giorno all'altro è sparita, cacciata, sostituita da un'altra. Stessa sorte toccò a molti miei compagni di scuola. Allora cominciai a capire l'assurdità, le barbarie del regime. Solo lì sono diventata antifascista. I suoi genitori l'hanno aiutata molto in questa emancipazione sociale e politica? Loro sono sempre stati assolutamente antifascisti. Mio babbo era di religione protestante, la mamma cattolica ma entrambi erano poco interessati alle loro rispettive "fedi". Così aderirono alla teosofia, una dottrina di origine tibetana che, tra mille bubbole come la reincarnazione, propugnava il rispetto per tutte le forme di vita: anche per questo eravamo vegetariani. Essere vegetariano oggi è quasi normale ma una volta si portavano le stigmate della diversità. Io poi facevo atletica e con grandi risultati e non mangiando carne scandalizzavo gli istruttori. Dalla teosofia ho appreso anche quei principi contenuti negli articoli più significativi della nostra Costituzione: il rispetto di tutti indipendentemente dalla razza, dal sesso, dalla religione, dallo stato sociale. Dopo la cesura del dopoguerra, il secolo lungo ha previsto la cesura del '68: come l'ha vissuto? Nella vita sociale il '68 ha prodotto una gran senso di liberazione, che io però non ho sentito perché ho avuto la fortuna di nascere in una famiglia estremamente liberale. A casa mia babbo e mamma si dividevano i compiti, non c'erano ruoli predefiniti. Mio padre fu licenziato durante il fascismo e rimase disoccupato per molto tempo: allora fu mia madre a provvedere alla famiglia vendendo ai turisti davanti agli Uffizi le miniature che dipingeva. Mi hanno dato un'educazione molto libera senza impormi ruoli e quando è arrivato il '68 già mi sentivo più libera di tanti amici e compagni. Lei nel '68 era già professoressa ordinaria. Cos'è cambiato nell'università? Il '68 per noi scienziati è stato molto importante: c'è stata la liberalizzazione della scienza e dell'università. Nel '64, quando ho ottenuto la cattedra, gli osservatori astronomici erano istituti monocattedra in cui il direttore aveva pieni poteri, cioè non era tenuto ad informare i collaboratori dei finanziamenti, né discutere dei programmi di ricerca: semplicemente li imponeva. Nel '68 invece siamo riusciti a creare un collegio allargato di professori d'astronomia che si riuniva per discutere delle ricerche, dei finanziamenti, delle necessità dei vari osservatori. Sempre sull'onda dei movimenti di contestazione si mossero anche i ricercatori di astronomia e crearono una loro associazione. Insieme fondammo il Gna, Gruppo Nazionale Astronomia che comprendeva tutti: ricercatori e direttori. E' stato un modo per democratizzare la ricerca dell'astrofisica italiana. E oggi siamo tra i migliori al mondo. Oggi si insiste nel parlare di crisi della ricerca, che ne pensa? Purtroppo, almeno nel mio campo si sta tornando indietro. Noi del Gna ci siamo battuti molto per otteenere l'Istituto Nazionale Astrofisica, importante per la crescita della fisica delle particelle, ma che purtroppo è diventato una macchina burocratica i cui fondi sono spesi in gran parte per assumere una enorme quantità di personale amministrativo che sta a Roma. Con il nuovo governo alla Ricerca scientifica è stata nominata la ministra Gelmini? Non so chi sia. M'hanno detto che è un avvocato. In un ministero della Ricerca forse era più utile un tecnico, uno del ramo scientifico. Però è una conferma del fatto che anche le donne, grazie alle battaglie combattute nel '900, stanno cominciando ad avere voce in capitolo nelle decisioni e responsabilità politiche del paese. Certo, c'è stato un enorme cambiamento. Basti pensare che una volta una donna doveva solo seguire il marito e se aveva una sua carriera la doveva troncare. Le ragazze d'oggi non si rendono conto dell'enorme salto di qualità che è stato fatto. Lei si è sempre battuta per rendere la società civile più laica come la nostra Costituzione vorrebbe. Quali sono ancora oggi i principali impedimenti per raggiungere questo scopo? Beh, ci vorrebbe una bomba atomica sul Vaticano (ride, ndr ). No, forse è meglio riportare il Vaticano ad Avignone. A parte gli scherzi, con questo papa Ratzinger si sta regredendo assai: non che Wojtyla fosse un esempio di laicismo ma comunque adesso è in atto un grosso passo indietro. E poi i nostri politici sono succubi della chiesa cattolica: penso alla legge 40. E' mai possibile che non si riesca a fare una legge per le unioni di fatto sia etero che omosessuali? Perché deve esistere questa discriminazione di cittadini e questa mancanza di carità cristiana verso famiglie che sono basate sull'affetto e non sul timbro del sindaco o del parroco? Per non parlare di tutti i privilegi che si danno alla chiesa senza rispettare il dettato costituzionale. Perché dobbiamo foraggiare le scuole private? La costituzione dice: piena libertà purché senza oneri per lo stato. Invece assistiamo a questi favoritismi creati dai politici dello stato italiano per rendere materialmente ben poco cristiana la vita terrena della chiesa. Sembra che dal dopoguerra ad oggi abbiamo pian piano perso coscienza civile. Di chi è la colpa? Ma di Berlusconi, senz'altro. L'Italia è sempre stato un paese abbastanza amorale che ha sempre avuto poco senso dello stato, ma con l'esempio deleterio del berlusconismo questo difetto si è accentuato. Torniamo a ciò che è rimasto di laico nella nostra società. Ci dia intanto una definizione di scienza. Per me è la curiosità nello scoprire le leggi della natura utilizzando l'osservazione, l'esperimento e la ragione, per poi inquadrare quest'osservazione in una legge generale. E' qualcosa che deve essere libero il più possibile da pregiudizi. Allora come possono convivere scienza e religione oggi? Tanti scienziati sono credenti, ma ognuno deve operare nel suo campo scientifico basandosi sull'osservazione e gli esperimenti. Poi è padrone di credere che le cose vanno così perché l'ha voluto dio. La fede deve essere disgiunta dalla scienza. Il lavoro e la ricerca in campo scientifico possono anche essere combinati con dio, se uno ci crede. Però se uno pensa che dio è onnipotente, cioè che potrebbe aver creato tutto lui, allora io dico che è come se dio si mettesse a fare le parole crociate: ci dà le leggi della natura e poi ci dice, scopritele. Ritengo comunque che la fede è un'invenzione che l'umanità si è data sia per spiegare tutto quello che la scienza non è in grado di spiegare, sia perchè vuole semplicemente credere nell'aldilà o nella befana. Insomma, un segno di infantilismo (ride, ndr ). A parte gli scherzi: uno è libero di credere in quello che vuole, basta che non imponga la propria fede agli altri. 14/06/2008.

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In cattedrale concerto d'organo di Giovanni Petrone (sezione: Laici e chierici)

( da "Tempo, Il" del 14-06-2008)

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Stampa A Larino In cattedrale concerto d'organo di Giovanni Petrone Giuseppe Castelli LARINO Musica di qualità presso la città frentana, dove sono in fermento diverse attività culturali in questo periodo dell'anno ed anche in vista dell'imminente arrivo dell'estate. In occasione della celebrazione del 140 anno della storia dell'Associazione Cattolica Italiana, domani, alle ore 20. 00, presso il suggestico scenario della Basilica Cattedrale di Larino, l'organista frentano Giovanni Petrone si esibirà in un concerto di organo. Il programma, molto articolato, prevede brani barocchi ma anche di musica contemporanea. Quindi si tratterà di concerto che spazia tra più generi e che calamiterà diversi interessi musicali del pubblico. Il musicista orginario di Larino ha seguito diversi corsi di perfezionamento, anche con il maestro Wolfgang Zerer e si è esibito in diverse ed importanti città italiane ma anche all'estero ha suscitato l'interesse del pubblico. Questo appuntamento con la musica classica e non solo rappresenta una ottima occasione per gli amanti della musica di qualità. Suggestivo anche lo scenario in cui il concerto, organizzato per il 140 anno della storia della Associazione cattolica Italiana, si tiene. La Basilica Cattedrale di Larino, prezioso monumento della città frentana, ha una ottima acustica e questo renderà il tutto ancora più piacevole e straordinario in una cornice storica dove la musica, questo genere di musica, trova il massimo connubio con i tempi moderni.

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SFIDA DEI CATTOLICI ALLA CORTE SUPREMA (sezione: Laici e chierici)

( da "Corriere della Sera" del 14-06-2008)

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Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Terza Pagina - data: 2008-06-14 num: - pag: 39 autore: di MARCO VENTURA categoria: REDAZIONALE LA SFIDA DEI CATTOLICI ALLA CORTE SUPREMA Dopo le nomine di George Bush, per la prima volta nella storia la Corte Suprema degli Stati Uniti è in maggioranza cattolica. Il più noto tra i conservatori della Corte, Antonin Scalia, ha spesso parlato del rapporto tra la funzione di giudice e la fede cattolica. Se la sua Chiesa gli chiedesse di opporsi alla pena di morte, ha affermato, egli dovrebbe dimettersi dalla Corte. Per fortuna, ha aggiunto, il magistero cattolico e il diritto canonico proteggono l'iniezione letale. Il giudice Scalia è ora di nuovo protagonista. Alla vigilia dell'abbraccio tra il presidente Bush e Benedetto XVI, la Corte Suprema ha colpito la linea dura dell'amministrazione Usa. I detenuti di Guantanamo hanno diritto ad un giusto processo; la guerra al terrorismo non può annullare le garanzie costituzionali. La decisione è stata possibile per la rottura del blocco cattolico. Il giudice Kennedy ha votato con i garantisti al suono di uno squillante "libertà e sicurezza possono esser conciliati"; i cattolici, rimasti in quattro, sono finiti in minoranza. Tra questi il giudice Scalia ha espresso un duro dissenso. La maggioranza della Corte, sostiene, impone ai nostri militari di sottomettersi ad un tribunale civile mentre combattono il nemico. Mai abbiamo garantito i diritti costituzionali a non americani in terra straniera. Questa "sentenza devastante " renderà più dura la guerra contro gli islamisti radicali e causerà quasi certamente più morti americane: "La nazione rimpiangerà ciò che la Corte ha fatto oggi". Su questo si è divisa la maggioranza cattolica della Corte Suprema: americani e cattolici sapevano come essere potenze universali nel mondo di prima e ciò li univa; ma non sanno come esserlo nel mondo di ora. E questo li divide.

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Mandela, il Vaticano e quei silenzi su Mugabe (sezione: Laici e chierici)

( da "Corriere della Sera" del 14-06-2008)

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Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Opinioni - data: 2008-06-14 num: - pag: 34 autore: di CHRISTOPHER HITCHENS categoria: REDAZIONALE DIRITTI UMANI E DIPLOMAZIA Mandela, il Vaticano e quei silenzi su Mugabe L a spirale di violenza e terrore ordita dai dignitari di Stato in Zimbabwe ha ormai raggiunto proporzioni tali che, oltre al sistematico disfacimento della democrazia e dei diritti umani, in quel Paese si assiste a uno spettacolo non troppo dissimile da un eccidio di massa in stile birmano. Il decreto con cui il regime di Mugabe ha messo il bavaglio a tutte le organizzazioni umanitarie e non governative è in tal senso assai significativo, e per due ragioni: smaschera infatti l'ambizione di un controllo totale da parte dello Stato, e pone una diretta minaccia - "Vota per noi o muori di fame" - a una popolazione già ridotta allo stremo. L'organizzazione Care, per dire, la quale presta assistenza a circa mezzo milione di poveri in Zimbabwe, si è vista recapitare l'ordine di sospendere ogni attività. E sentite cosa racconta un corposo reportage del New York Times: "L'Unicef ha dichiarato il 2 giugno che almeno 10 mila minori sono stati sfollati a seguito dei disordini, un numero significativo ha subito violenze e diverse scuole sono state occupate da forze filogovernative e trasformate in centri di tortura". Così, mentre nel suo Paese la politicizzazione della piaga della fame sfiorava il culmine, il presidente Robert Mugabe si è tolto un duplice sfizio: l'indulgenza del governo del Sudafrica e la clemenza dei funzionari romani, che gli hanno consentito di presenziare alla conferenza Onu sulla crisi alimentare mondiale - ironia della sorte! - in barba al divieto, varato 5 anni or sono, di viaggiare nel territorio dell'Unione europea. Ciò che, a mio parere, chiama a sua volta in causa due delle presunte fonti di autorità morale del pianeta: Nelson Mandela e il Vaticano. Con il suo silenzio sulle vicende che hanno sconvolto lo Zimbabwe, difatti, Mandela si sta rendendo complice della devastazione e dello sterminio di un'intera nazione, nonché dello strangolamento di un'importante democrazia africana. Qualche tempo fa, ho avuto occasione di scambiare quattro chiacchiere con George Bizos, l'eroico avvocato sudafricano che prese le difese di Mandela nei tristi giorni che furono e che, più di recente, ha anche assistito Morgan Tsvangirai, il leader dell'opposizione in Zimbabwe fatto bersaglio di continue vessazioni. Perché mai, gli ho domandato, il suo vecchio amico sta palesemente prestando il fianco alla scandalosa condotta del presidente Thabo Mbeki e dell'African National Congress? Se la prima risposta di Bizos mi ha visto trasalire ("Sa, Mandela è ormai un uomo molto anziano..."), la seconda mi ha fatto direttamente balzare dalla sedia ("Vede, i dottori gli hanno raccomandato di evitare qualsiasi tipo di stress"). Nutriamo troppo rispetto per il Vecchio Leone, per pensare che ignori davvero quel che accade a due passi da casa sua, o per credere che non comprenda quanta differenza potrebbe fare una sua semplice parola. Sarebbe più o meno una tragedia, se un così squallido compromesso facesse da sottofondo al suo epilogo di carriera. Quanto al rivoltante spettacolo di un Mugabe che, appena qualche giorno fa, decolla alla volta del vertice romano della Fao, sapete che cos'hanno arzigogolato diversi funzionari dell'organizzazione? Che il divieto di viaggiare nel territorio dell'Unione europea esclude le sedi dei vertici degli organismi Onu. Ma l'esclusione dovrebbe escludere lo sfarzoso hotel di Via Veneto dove Mugabe ha soggiornato con la propria consorte, o no? D'altra parte, si direbbe che il Nostro se la spassi proprio nella città eterna. Non troppo tempo fa, presenziando su formale invito ai funerali di papa Giovanni Paolo II, ebbe a dichiarare che non si trovava in territorio italiano, bensì sul suolo vaticano. Episodio che, a sua volta, solleva un interessante interrogativo: che cosa aspetta la Chiesa cattolica romana a spendere due parole sulla condotta di questa pecorella del gregge? Mugabe è un cattolico fervente sin da quando frequentava la scuola missionaria nell'allora Rhodesia coloniale, e non si può fare a meno di chiedersi che cosa egli dica al sacerdote nel confessionale... Sentite che cos'è accaduto, invece, al povero arcivescovo Pius Ncube di Bulawayo. Il monsignore cattolico della seconda città dello Zimbabwe era una colonna portante dell' opposizione al regime, nonché grande paladino delle sue innumerevoli vittime. Dopo una lunga campagna di resistenza, e in seguito a numerose minacce di morte, l'arcivescovo fu colto in flagrante da una telecamera, un anno fa, mentre era avvinghiato in un voluttuoso amplesso con una lei che, per inciso, non era sua moglie. Peggio: era una donna sposata. Adulterio, dunque, più fornicazione. Già immagino quel che state pensando: la Chiesa avrà gradito un pizzico di trasgressione eterosessuale, tanto per cambiare... E invece no: ha reagito con estrema durezza all'episodio, nonostante i numerosi indizi di una completa messinscena, e a dispetto della clamorosa mobilitazione degli sbirri e scagnozzi di Mugabe per darle risalto. Risultato, Ncube non è più l'arcivescovo cattolico romano di Bulawayo. D'accordo, capisco benissimo: l'uomo ha infranto i voti, e le regole son regole. Ma non ha affamato né torturato alcun minore, non ha mobilitato squadracce della morte per mettere a tacere i suoi oppositori, non ha ridotto milioni di compatrioti alla miseria e/o all'esilio, né ha tentato spudoratamente di trafugare le elezioni. Oggi come in passato, Mugabe si è macchiato di tutto ciò, ma il sottoscritto non ha mai udito uno squittio dalle stanze papali. è improbabile che un uomo della sua età venga beccato con un preservativo in mano, ma possiamo aggrapparci soltanto a quest'eventualità per sperare che Mugabe sia messo una volta per tutte con le spalle al muro: nient'altro, a quanto pare, riuscirà ad attirare gli strali della Chiesa sul suo capo di peccatore. Ma è il silenzio di Mandela, più di ogni altra cosa, a lacerare l'anima. Un silenzio che sembra farsi beffe di tutti i pomposi discorsi sugli "standard internazionali dei diritti umani", l'esigenza di "solidarietà tra tutte le nazioni", la "fratellanza tra gli uomini", e compagnia bella. Un'unica persona al mondo, probabilmente, incarna quest'afflato. Ma ha scelto, ahimè, di tradirlo. O forse, chissà, c'è ancora una speranza che, prima della farsa grottesca del ballottaggio, il prossimo 27 giugno, il Vecchio Leone emetta un ultimo, potente ruggito? © Christopher Hitchens, distribuito da The New York Times Syndicate Traduzione di Enrico Del Sero.

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Ribaltone a Rivoli Il cardinale cambia tutti e quattro i parroci (sezione: Laici e chierici)

( da "Stampa, La" del 14-06-2008)

Argomenti: Laicita'

Domande a Retroscena Da settembre la clamorosa rivoluzione Ribaltone a Rivoli Il cardinale cambia tutti e quattro i parroci I nuovi sacerdoti arriverebbero da Brescia Massimo Tesio "I cittadini sono scontenti Diranno no in ogni modo" PATRIZIO ROMANO RIVOLI 4 Anime in pena. Così sono, in questi giorni, molti cattolici praticanti a Rivoli. La notizia, ancora solo ufficiosa, di un azzeramento totale dei sacerdoti delle quattro parrocchie del centro storico ha mandato in tilt umori e coscienze. Giovedì scorso, infatti, il cardinale Severino Poletto ha incontro i parroci di Santa Maria della Stella (don Gianni e don Alessandro), San Marino (don Fabrizio e don Giorgio), San Bartolomeo (don Claudio e don Sergio) e San Bernardo (don Tonino), per comunicare loro che dai primi di settembre avranno delle nuove parrocchie da curare. Al loro posto, invece, arriveranno quattro sacerdoti dalla diocesi di Brescia. Una comunicazione che ha lasciato molti stupiti, altri interdetti e diversi arrabbiati. E i malumori delle quattro comunità avranno modo di venire a galla questa sera nella riunione che si svolgerà alle 21 nel salone parrocchiale di Santa Maria della Stella in presenza dei "don" e dei rappresentanti dei Consigli pastorali parrocchiali e dei Consigli parrocchiali per gli Affari economici. "Dobbiamo aspettare allora per capire - ammette Alessandro Molinario fedele di San Martino -. Quello che sappiamo oggi sono solo voci e gossip". Però, se quanto si vocifera fosse vero... "E' stato brutto saperlo così - confida -. Il metodo non mi è, non ci è piaciuto. Non dico che debbano chiedere a noi fedeli, ma un momento di ascolto prima della decisione sarebbe stato importante". Insomma, di essere trattati come bambini dai loro padri spirituali non gli è garbato affatto. Tuttavia, comprende il bisogno di superare la solitudine dei preti. "Perché, da quello che sappiamo - prosegue -, sembra che i quattro preti debbano vivere tutti insieme a Santa Maria della Stella, e solo di giorno raggiungeranno le loro parrocchie di competenza". Pendolari della "Parola". "Il rischio è che si svuotino le parrocchie - ammette -. Io vivo questo con serenità, ma qualcuno no. Molti l'hanno presa come una sottrazione, uno svilimento". La "diminutio" di una delle città che ha dato lustro a uno dei vicari del cardinale, monsignor Guido Fiandino. "Credo si debba aspettare e vedere - consiglia Elena Ciattino di Santa Maria della Stella -. Siamo ligi e attendiamo le motivazioni, e credo che ci siano e siano anche valide. Poi si deve avere un atteggiamento fiducioso e costruttivo". Ma non tutti sono così sereni e serafici. Un "don", che ovviamente non vuol far sapere il nome, spiega: "La Chiesa non può calare dall'alto le scelte e trattare come poppanti i fedeli - rimprovera -. Certo che mi dispiace andar via, anche se questa scelta, viste le scarse vocazioni a Torino, dove nel seminario ci sono 11 giovani nei cinque anni di corso, sarà il futuro per molte parrocchie. Ma non è comportandoci così, decidendo d'imperio, che faremo crescere la comunità e i nostri fedeli". Positivo il pensiero del sindaco Guido Tallone. "Credo che l'intento sia quello di fare di Rivoli una città-laboratorio per una pastorale unificata - sostiene -. Ed è stata scelta Rivoli perché è ha un centro storico piccolo, unitario e percorribile anche a piedi". Anzi, sostiene, in questo modo i parroci avranno modo di fare delle economie e di confrontarsi e discutere quotidianamente su temi, problemi e scelte. Il perché di questa scelta, secondo lui, sta nei numeri. "Il calo delle vocazioni è fatto noto - sottolinea - e la curia cerca risposte. Come questa. Noi, forse, siamo i primi, ma seguiranno altri". Ma non tutti sono contenti di fare i fedeli-cavia. Sono tanti i fedeli preoccupati per il trasferimento dei parroci e tra questi anche i politici, come Massimo Tesio capogruppo della Pdl in consiglio. Come mai questa agitazione? "Perché in questi giorni sono stati tanti i rivolesi che me ne hanno parlato. E tra questi molti anziani che hanno nei parroci un punto di riferimento. Persone sole e malate che hanno in loro un amico e una guida". Solo questo? "No, anche se non è da sottovalutare. Poi, rischiano di restare "soli" anche gli edifici religiosi. E alcuni di questi sono antichi e custodiscono oggetti e documenti importanti e preziosi. Oltre al fatto che i parroci attuali si sono battuti per il recupero architettonico delle loro chiese, investendo e impegnandosi in prima persona. E da domani?". Ma come mai mandano via tutti i parroci del centro? "Già, come mai proprio in una città che conta oltre 50 mila abitanti, con problemi di assistenza sociale e di disoccupazione? Non voglio pensare ad un progetto politico a un anno dalle elezioni, dopo che molti parroci avevano mostrato dissenso alla gestione della giunta Tallone". Secondo lei ci sarà una protesta? "Se vengono confermate le voci, penso che molti raccoglieranno firme per poi inviarle alla Pontificia congregazione per i laici, e lì chiedere ragione di questa decisione passata sulle teste di migliaia di fedeli. Perché i don che oggi operano in città sono oramai dei rivolesi doc".

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Niet di Prodi, scoppia la grana del presidente (sezione: Laici e chierici)

( da "Manifesto, Il" del 14-06-2008)
Pubblicato anche in: (Manifesto, Il)

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PD Anche Marini rifiuta la poltronissima Niet di Prodi, scoppia la grana del presidente Daniela Preziosi ROMA Mancava solo la grana della presidenza del partito. Nel Pd sono esplosi i Balcani sulla collocazione europea, cosa che ha portato a galla gli opposti malumori fra ex Ds proiettati sul Pse e ex margheriti propensi all'isolamento. I veltrones buttano acqua sul fuoco? E invece ieri Piero Fassino, con scelta di tempi un tantino discutibile, ha rimesso sale sulla ferita, consegnando all'Unità la sua opinione: "E' illusorio prescindere dal Pse in Europa". Proprio quello sul quale gli ex dl hanno messo il veto. La corrente dei cristiano sociali, intanto, ha fatto sapere che alla proposta di mediazione Veltroni-Pistelli ci sta: ci stanno a un'adesione al Pse con una modalità tale da garantire loro "autonomia politica e funzionale". Ma sono pochi e in quanto cattolici non hanno una gran presa sui compagni di credo. Le loro scelte avranno un peso nel caso, al momento fantapolitico, che il partito dovesse arrivare a contarsi. All'assemblea costituente della prossima settimana. O piuttosto al congresso anticipato? Nella confusione, c'è persino la Margherita che convoca la sua assemblea generale il 23, il giorno dopo l'assemblea della costituente. "C'è solo da approvare il bilancio 2007, un impegno da onorare entro il 30 giugno", giura Enzo Bianco. Ma il settimanale Famiglia cristiana ha ventilato una possibile scissione. Arcismentita dagli interessati ex margheriti, ma non si sa mai. Ora, dunque, mancava scoppiasse il problema della presidenza. L'esplosione l'ha prodotta il combinato disposto della maldestra regia di casa Veltroni con una furbetta gestione della polemica da parte dei popolari. Franco Marini, candido 'naturale' alla poltrona che è stata di Prodi, ieri ha pronunciato il suo "no" definitivo alla carica, in un'intervista al Centro, quotidiano abruzzese, in cui sostiene di condividere la linea di Veltroni ma di voler restare in seconda fila. La rinuncia ha il sapore dell'indisponibilità a assumere un incarico che possa essere di sostegno alla segreteria proprio mentre i cattolici del partito sono in rivolta. Ora per il prestigioso ruolo si fa il nome di Rosi Bindi. Ma il piano del segretario è un altro. Così filtra la notizia che Veltroni sta personalmente conducendo un pressing sul professore perché ritiri le sue dimissioni. Un caustico editoriale di Europa, quotidiano dell'ex Margherita, lo auspica. Ma per ragioni che gelano il segretario. E' giusto che né Prodi né i prodiani vogliano la permanenza alla carica "perché la linea del Pd è un'altra". Eppure, se il Prof ci ripensasse "sarebbe di per sé un segnale al popolo 'dem' da un lato di pacificazione interna e dall'altro di ripresa di un certo tasso di antiberlusconismo (...), la cui assenza è stata ed è da più parti rimproverata alla nuova stagione veltroniana". Si dichiarano entusiasti due veltroniani, Renzo Lusetti e Giorgio Tonini, uno ex margherita l'altro cattolico. Quest'ultimo giura che fra Veltroni e Prodi c'è "un dialogo aperto". Paola Binetti mette il carico: "Prodi ha la mia fiducia, ma capisco le sue perplessità, il partito stenta a darsi un'identità". A questo parte il muro dei prodiani. Giurano che Prodi non ha alcuna intenzione di ritirare le dimissioni. Ma, dice Mario Barbi, "sarebbe bene non tirarlo per la giacca, né strumentalizzare una scelta fatta in un modo e in un momento non sospetti". E: "Il modo in cui si vuole superare questa difficoltà è una scorciatoia, mentre sarebbe necessaria una discussione politica vera in sede congressuale". Congresso, dunque. "Perché c'è tanto bisogno che Prodi faccia il presidente del Pd?", chiede l'ex portavoce ed ora senatore Silvio Sircana. Per Paolo De Castro l'insistenza con cui si chiede a Prodi di restare, nonostante le dimissioni siano datate prima del voto, e rese pubbliche dopo proprio per tatto verso Veltroni, è sospetta: "Perché rischiare di dare il sapore di una rottura attraverso un'inopportuna forzatura quello che è solo un gesto di coerenza?". Per tutti, insomma, ci vuole una sede di discussione. Un congresso, insomma. Lo aveva chiesto Arturo Parisi, ma è un prodiano che gioca libero. Questa volta lo chiedono gli uomini del presidente.

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Dalla Curia all'Ateneo Pioggia di contributi della Fondazione Crt (sezione: Laici e chierici)

( da "Stampa, La" del 14-06-2008)

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FINANZIAMENTI.PER IL TERRITORIO Fondi per i restauri di chiese e cappelle e agli alpini per la cucina della protezione civile Dalla Curia all'Ateneo Pioggia di contributi della Fondazione Crt Contributi dalla Fondazione Crt per il Vercellese e la Valsesia. L'annuncio dei nuovi stanziamenti è del componente del consiglio di amministrazione, Fiorenzo Tasso: 30 mila euro sono stati assegnati all'Arcidiocesi di Vercelli a sostegno delle attività di formazione nel settore religioso per laici e sacerdoti. L'Arcidiocesi da anni ha iniziato questo tipo di formazione che ha visto crescente interesse nelle famiglie e nella comunità del vercellese: si tratta di un insieme di incontri, corsi, seminari, che permettono di formare per la catechesi e di guidare i giovani e gli adolescenti nelle scelte di vita. Il progetto sarà realizzato da maggio 2008 a gennaio 2009. La somma di 45 mila euro va invece alla parrocchia di Sant'Agata di Guardabosone per i lavori di manutenzione straordinaria alla copertura della navata centrale e delle cappelle laterali della chiesa, mentre 23 mila euro sono destinati alla parrocchia di San Giacomo Maggiore di Rimasco per il restauro di una statua lignea conservata nella chiesa di San Giovanni Battista di Rima e per il restauro di un altare barocco della chiesa della Beata Vergine delle Grazie di Rima. Sostegno anche alla quarta edizione del festival di poesia civile "Città di Vercelli": all'associazione culturale "Il Ponte" sono stati assegnati 10 mila euro. Erogato anche un contributo di 5 mila euro alla Provincia per realizzare un progetto fotografico sul territorio agricolo del Vercellese. Altri 5 mila euro sono invece destinati alla sezione di Vercelli dell'Associazione alpini per l'allestimento di un gruppo cucina nella sede della protezione civile del "Gruppo Alpini Porta Torino". Contributi anche per la scuola: 3 mila euro andranno all'Università Avogadro per l'organizzazione del convegno "Lotta al terrorismo e tutela dei diritti costituzionali" e due mila e 500 euro all'istituto comprensivo Rosa Stampa, scuola media, sempre di Vercelli, per il progetto "Laboratorio teatrale". \.

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A monsignor Boeri intitolata una piazza (sezione: Laici e chierici)

( da "Stampa, La" del 15-06-2008)

Argomenti: Laicita'

Personaggio Domani un convegno per ricordarlo ENRICO FERRARI A monsignor Boeri intitolata una piazza IMPERIA Arriva la "settimana di monsignor Boeri", che ricorda un sacerdote molto amato a Imperia. A monsignor Orazio Giuseppe Boeri, che fu parroco nella collegiata di San Giovanni Battista, nel cuore di Oneglia, dal 25 maggio 1938 fino al 10 aprile 1973, sarà dedicato domani un convegno al cinema Imperia di via Unione, al quale interverrà anche il professor Franco Gallea, presidente della Consulta ligure. L'appuntamento è alle 16,30. Domenica 22 giugno, e quindi, nel pieno dei festeggiamenti per la festa di San Giovanni, il patrono di Oneglia, è poi prevista l'intitolazione al sacerdote della piazza dell'ex cinema Dante, chiuso da un paio d'anni, diventata in seguito piazza Unione e adesso in procinto di cambiare definitivamente nome: un onore che era giusto la città rendesse a questo importante personaggio, mai dimenticato da parrocchiani e fedeli. L'incontro all'"Imperia" permetterà di tracciare il profilo di questo personaggio storico. Saranno proiettate fotografie d'epoca, opportunamente commentate, che illustreranno alcuni momenti della sua vita di parroco. Monsignor Boeri, che seguì vari restauri della chiesa, fondò le Opere parrocchiali e contribuì anche all'organizzazione dell'Azione Cattolica, non lasciò mai la sua parrocchia, neanche durante i bombardamenti della Seconda Guerra mondiale. Soltanto i problemi di salute, alla fine, lo costrinsero ad abbandonare il servizio. Il prelato è scomparso nel 1975, all'età di 67 anni. La commissione Toponomastica del Comune imperiese ha deliberato l'intitolazione della piazza al religioso lo scorso novembre: la proposta era stata avanzata nel 2006 dalla comunità parrocchiale di San Giovanni, che aveva inoltre promosso una raccolta di firme per celebrare in centenario dalla nascita del canonico, avvenuta il 18 novembre. I parrocchiani avevano chiesto al primo cittadino "di onorare la memoria del sacerdote che svolse con grande dedizione e amore la propria missione in città". E alla cerimonia di domenica prossima, che avrà inizio alle 10, con tanti concittadini, presenzierà pure Luigi Sappa, sindaco di Imperia, che illustrerà la figura di monsignor Boeri e ne ricorderà l'opera.

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La svolta di cuba tra che guevara e rocco barocco - guido rampoldi (sezione: Laici e chierici)

( da "Repubblica, La" del 15-06-2008)

Argomenti: Laicita'

Cultura La svolta di Cuba tra Che Guevara e Rocco Barocco Transizioni il reportage Nell'isola dove Fidel non è più il "lÍder maximo" non si respira aria di insurrezione. La gioventù non mette in discussione il primato del partito comunista, non chiede libere elezioni: vuole soltanto i consumi elementari che le sono preclusi. E chi può va ad applaudire il primo défilé dell'alta moda Manca un'opposizione organizzata, ma il regime è inquieto, non sapendo fin dove spingere il rinnovamento GUIDO RAMPOLDI L'AVANA Organizzare una sfilata d'alta moda a Cuba, ultima ridotta del socialismo reale, in teoria non è diverso dal vendere bikini a La Mecca, pascolare maiali davanti al Muro del Pianto o cantare Il Vaticano brucerà sotto le finestre del Papa: una provocazione insultante e plateale. Invece il défilé del sarto Rocco Barocco in un luogo grondante di storia rivoluzionaria, il monumentale Hotel Nacional di L'Avana, si è integrato misteriosamente con i tempi nuovi che sta conoscendo Cuba. Modelle defemminilizzate dall'andatura esclamativa e contratta dei cavalli lipizzani hanno caracollato davanti a un pubblico scelto di impiegati pubblici, nessuno dei quali con stipendio superiore all'equivalente di trenta euro. C'erano cantanti, artisti, le hostess e il personale di terra di Cubana, quadri del partito e l'alto funzionariato del ministero della Cultura, sponsor dell'evento in quanto a L'Avana Barocco risulta un artista di primaria grandezza, come garantiva il presentatore. Però gli applausi scroscianti che l'hanno salutato erano un tributo non al sarto, ma all'amico che permetteva a Cuba di affacciarsi, dopo mezzo secolo di frugalità, sull'universo pacificato dei consumi. D'un tratto l'alta sartoria pareva non più in conflitto con il Lenin che in quei giorni, ricorrendo l'anniversario della nascita, apriva la prima pagina di Granma, organo del Partito comunista cubano. La scia sanguinosa della storia, il Novecento, le sue tragedie, tutto adesso sembrava relativizzabile nella stessa dimensione conviviale che il Nacional promuove alle pareti del pianoterra, lì dove allinea le foto degli ospiti famosi. Da Churchill a Fred Astaire, da Lucky Luciano al premier cinese Hu Jintao, serenamente ricongiunti da un unico criterio, la notorietà. Sfugge alla sequenza orizzontale soltanto il Che. Ma non per molto, forse. Mi ero imbattuto in Guevara già nell'atrio: le lettere ricamate su una grande bandiera rossa lo ricordano "morto in combattimento" quarantuno anni fa in un angolo remoto della Bolivia. Poi l'aveva evocato la ragazza seduta alla mia destra: confidava di non sentirsi a suo agio nel decoroso vestitino nero. Avrebbe preferito indossare la maglietta con il volto del Che, non per ragioni politiche (la politica non le interessava) ma perché l'icona di Guevara è prescritta, insieme a un folto numero di spille, dalla corrente punk cui lei si ispira. Però il Che le era parso troppo casual per l'occasione. Come tanti coetanei che nel mondo vestono Che, la ragazza ignorava il pensiero di Guevara o la complessità della sua storia. E poteva ignorarli perché anche a Cuba Ernesto Guevara si è sdoppiato dalla sua immagine. Il suo volto ha vita propria. è la principale icona del Partito comunista. Ma è anche una moda, una merce, un segno di riconoscimento di questa o quella tribù giovanile. A L'Avana come in Europa, esibirlo non comporta una dichiarazione di fede nel comunismo. Un antropologo spiegherebbe che questa scissione era già scritta nell'ultima foto di Guevara, quella che lo consegnò alla leggenda. Il cadavere a torso nudo, i capelli lunghi, la barba, i lineamenti nobili del viso, la ferita nel costato, non possono non ricordare un'immagine radicata nel profondo delle società cristiane, la Deposizione dalla Croce (com'è evidente, per esempio, dalle somiglianze con una tela del Mantegna, le Lamentazioni sul Cristo morto). E anche il volto barbuto e aggrottato delle magliette è il viso di un Gesù laico; ateo, forse. Si sovrappone a un archetipo. E un archetipo non si lascia monopolizzare da un'ideologia. Però a Cuba l'uso improprio delle immagini care al potere ha una tradizione. A L'Avana c'è una chiesa bianca e sfarzosa, Nuestra SeÑora de la Merced, oggi stretta tra le case povere che con il tempo le si sono addossate. Nella navata destra c'è una statua lignea, interamente vestita di bianco. Per la Chiesa rappresenta la Madonna. Per i fedeli che le portano fiori e le accendono ceri in quantità sorprendente, ogni giorno, è Obatalà, una divinità africana giunta a Cuba con gli schiavi dell'etnia yoruba e oggi nel pantheon di quel sincretismo magico-cristiano chiamato santeria. Da due secoli la statua ha quella doppia identità, l'una africana, l'altra spagnola e creola. La curia è a disagio, però rassegnata. Dopotutto Obatalà non cerca di espellere la Madonna da Nuestra SeÑora de la Merced. Ma vuole vivere la sua vita parallela e autonoma dentro l'involucro scelto a suo tempo dal potere bianco. Allo stesso modo la Cuba giovane e consumista che veste Che non è per principio ostile alla gerontocrazia castrista che onora in Guevara il rivoluzionario. Non la contesta: la ignora. Non mette in discussione il primato del Partito comunista. Non chiede libere elezioni. Anzi, non vuole saperne della politica. Dopo decenni di abbuffate ideologiche e di privazioni materiali, non crede più nell'ideologia e vuole soltanto abbuffarsi dei consumi elementari che le sono preclusi. Probabilmente è questo il responso che la polizia segreta ricava dai rapporti delle centinaia di informatori sguinzagliati ogni giorno negli autobus e nelle file per ascoltare e auscultare la società. Non tira aria di insurrezione. Non c'è un'opposizione organizzata. Ora blandita ora atterrita, la Chiesa cattolica non pare minimamente in grado di allevare una Solidarnosc. Il collettivismo cubano è fallimentare (solo un dato: rispetto al 1989 il valore delle esportazioni nel 2007 è caduto del trentuno per cento) ma la vita frugale che impone svolge un efficace ruolo repressivo. Ciascuno è costretto a impegnare le proprie energie nell'impresa di reperire generi di prima necessità. E poiché può riuscirvi solo a patto di violare la legge, è automaticamente vulnerabile, ricattabile. Eppure il regime è inquieto. Sa che per mantenersi al potere deve garantire alla popolazione un incremento nel potere d'acquisto dei salari, dunque dinamizzare l'economia: ma non riesce a decidere la velocità e la profondità della trasformazione. Inoltre una parte del partito adesso si sente autorizzata a contestare la nomenklatura, sia pure con le dovute cautele. Juventud Rebelde, il giornale della gioventù comunista, ha voluto ricavare da un'indagine d'opinione le seguenti indicazioni: "Occorrono dirigenti capaci [?] e praticare lo spirito critico, altrimenti finiamo male [?]. La doppia morale deve sparire completamente, ci sono dirigenti che chiedono agli altri onestà e sacrificio quando loro mai ne danno prova". Secondo il presidente della commissione Affari costituzionali dell'Assemblea nazionale, bisogna porre fine all'impunità dei funzionari pubblici, cioè dell'apparato comunista: "Trasformano in caricatura lo spirito e la lettera della Costituzione". è dubbio che il castrismo sia in grado di accogliere queste e altre critiche. Però le tollera con pragmatismo. Spregiudicato, duttile, ha sempre saputo adattarsi alle circostanze, anche a prezzo della coerenza ideologica. Negli anni in cui aveva un bisogno disperato dell'aiuto sovietico, per esempio, Fidel elesse l'ateismo scientifico a fede di Stato. Ma vent'anni dopo, quando gli fu necessaria la legittimazione internazionale che una visita di Giovanni Paolo II poteva offrire, scoprì con entusiasmo una sintonia con il Papa, in quanto entrambi criticavano il modello liberista. Tuttora mostra grande considerazione per il pontefice, e in una delle sue ultime Riflessioni, sorta di editoriali che consegna ai media cubani, ha citato per quattro paragrafi un discorso di Benedetto XVI. Finché non minaccia il suo potere, la religione gli pare perfino utile. In parlamento siedono tre religiosi protestanti e un babalao, cioè un sacerdote della santeria; altri preti, aspiranti a una carriera politica, indossano una sottana verde-oliva, il colore della RevoluciÓn. Però il regime non si fida. Vigila, infiltra, controlla. In genere permette che la società civile si esprima all'interno di spazi minuscoli dove è permessa una considerevole libertà, a patto che non siano mai messi in discussione il primato del partito e l'infallibilità del capo. Ma appena intuisce che una questione posta da quegli innocui circoli intellettuali potrebbe avere un effetto dirompente, subito se ne impossessa, la cavalca, e di solito la svuota. Per esempio la questione razziale. Durante la Guerra fredda, innanzitutto in Angola, l'esercito cubano combatté il Sud Africa razzista al fianco di governi e di movimenti di liberazione, come l'Anc di Mandela, che tuttora le sono riconoscenti. Però a Cuba le relazioni tra le razze ricalcano schemi tradizionali. I neri e i meticci sono un terzo della popolazione ma diventano la maggioranza in quel quarantasei per cento degli abitanti dell'Avana che nel 2001 si dichiarò "povero" o "quasi povero" (il concetto di povertà includeva anche la difficoltà a sfamarsi). Peraltro la capitale è la parte più ricca dell'isola, e per questo è meta di una emigrazione dalle province orientali. I migranti sono in gran parte neri. La polizia li rastrella a L'Avana e li rimanda indietro in base a una legge che vieta ai cubani di trasferirsi senza autorizzazione, qualcosa che esisteva nella Gran Bretagna della prima industrializzazione e colpiva, anche lì, i diseredati. Gli inglesi la chiamavano la Legge dei poveri. Secondo un intellettuale negrista il regime non dedica grande attenzione alle vicende che ebbero per protagoniste le popolazioni yoruba e bantu condotte in schiavitù a Cuba. La storiografia ufficiale mette perfino in dubbio il massacro del 1912, quando un governo conservatore sparse per le strade della capitale le teste di ribelli afro-cubani puniti con la decapitazione (l'evento non compare nei testi). Sono sempre bianchi i protagonisti delle telenovelas mandate in onda dalla tv cubana. Un serial ha trattato il pregiudizio razziale raccontando di una famiglia nera ostile al matrimonio della figlia con un bianco. Quel ribaltamento suscitò proteste. Per riparare la tv promise un dibattito sul razzismo; mantenne la promessa: ma il razzismo bianco di cui si discusse fu il sudafricano. Come scriveva anche il Che, a Cuba avrebbe dovuto nascere "l'Uomo nuovo". Il comunista prodotto da mezzo secolo di castrismo porta dentro di sé molto del vecchio. In passato Fidel imponeva ai dirigenti di sposare le loro fidanzate; gli omosessuali finivano in campo di concentramento; l'esercito cacciava un ufficiale se sua moglie aveva un amante e l'organizzazione giovanile puniva il quadro sorpreso a baciare una persona diversa dal suo partner. Oggi la morale sessuale non è più perbenista, anche per merito della figlia di RaÚl Castro, l'intelligente Mariela. Ma fuori da quel campo l'ipocrisia, il conformismo e il falso moralismo sono ancora un tratto distintivo di larga parte del regime. Quel che tiene insieme il partito, oltre all'interesse personale, è un patriottismo giustificato dall'aggressività statunitense. Dall'invasione del 1899 gli Stati Uniti non hanno rinunciato a considerare Cuba parte del loro cortile caraibico. L'amministrazione Bush ha interpretato, come al solito al peggio, una tradizione poco onorevole. Tuttora garantisce l'impunità all'anticastrista Posada Carriles, capo della banda che abbatté un aereo civile di Cubana (settanta passeggeri, tutti morti) e in un altro attentato ammazzò a L'Avana un ragazzo italiano (secondo quanto mi ha detto a Cuba il regista Angelo Rizzo, che ha ricostruito la vicenda nel film La sottile linea della verità, se solo lo volesse l'Italia sarebbe nelle condizioni di chiedere l'estradizione di Carriles, tuttora negli Usa). A sua volta Castro ha capitalizzato ogni indurimento della politica statunitense per rovesciare su Washington la colpa dei suoi fallimenti. Ora però rischia di perdere il nemico. Se infatti Barack Obama vincesse le elezioni, gli Usa cercherebbero, così ha promesso, un qualche dialogo con Cuba. L'eventualità deve apparire a Castro spaventosa: nelle sue Riflessioni finora ha citato cinque volte McCain e mai Obama.

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"gli equilibri della giunta non cambiano" - marco trabucco (sezione: Laici e chierici)

( da "Repubblica, La" del 15-06-2008)

Argomenti: Laicita'

Pagina XI - Torino L'associazione L'uscita del consigliere La presidente e i traslochi nel Partito democratico: "Neanch'io so bene che cosa siamo, troppe cose sono in sospeso" "Gli equilibri della giunta non cambiano" Bresso: rimpasto inutile, ma se qualcuno lo vuole parliamone Il nostro obiettivo non è creare una corrente, ma cercare un chiarimento tra persone affini: per questo è aperta ai contributi di tutti è una vicenda di contrasti più personali che politici legati all'appalto di Venaria nei quali non voglio entrare. Comunque resta nell'alleanza MARCO TRABUCCO Presidente Bresso, Laus se ne è andato dal Pd, Cristina Spinosa passa dai Verdi all'Italia dei Valori, forse anche un'altra consigliera del centrosinistra si appresta a cambiare partito (ndr Graziella Valloggia di Sinistra per l'Unione che starebbe per finire con i Moderati). Non è che stanno cambiando gli equilibri nella sua maggioranza? "Mi sembra che nessuno di coloro che hanno cambiato partito abbia cambiato schieramento. In più sia Spinosa che Valloggia, erano state elette nel listino e quindi con i voti di tutta la coalizione. Dunque non cambia niente negli equilibri tra le diverse componenti della maggioranza. Non vedo necessità di rimpasti. Se poi qualcuno la pensa diversamente lo dica e ne parleremo". Laus però è un consigliere del Pd che lascia il partito. Le sembra un buon segnale? "è una vicenda di contrasti personali ancor prima che politici in cui non voglio entrare, legata prima di tutto alla questione dell'appalto per Venaria. Anche Laus comunque era stato eletto con i voti del Pd (o della Margherita che dir si voglia) e mi risulta che rimanga nella maggioranza, quindi non vedo problemi". Forse però i problemi li ha il Pd. In Piemonte, a un anno dalla nascita, si parla solo di divisioni, di rivalità personali, di correnti e poco di politica. Non la preoccupa? "è così, anch'io non ho ancora capito bene che cosa sia il Pd, non si è ancora stabilito come ci si tessererà e soprattutto cosa pensi il partito su alcuni temi politici fondamentali. Ad esempio sull'adesione o meno al gruppo socialista europeo sento cose inquietanti". Intanto lei con Chiamparino, Fassino, Susta, Damiano sta per dar vita a un'altra corrente, Piemonte Democratico che presenterete domani sera. Dopo aver criticato chi costituiva aree, adesso siete voi a dare il cattivo esempio? "Il nostro obiettivo non è creare una corrente, non è ancora possibile, ma cercare un chiarimento politico tra persone tra loro affini che in gran parte hanno appoggiato Susta nella campagna per la segreteria piemontese. L'associazione, perché questo sarà Piemonte Democratico, è però aperta ai contributi di tutti". Può fare qualche esempio per spiegare cosa volete? "Bisogna costruire posizioni politiche comuni almeno su alcuni temi importanti: domani sera parleremo di federalismo, ma si dovrà parlare di Europa, di laicismo e così via. Finora nel Pd la discussione è stata congelata dal continuo timore di non dover litigare. E così alla fine tutti ci siamo ritrovati a parlarci (e a litigare) solo sui giornali". Una dichiarazione di guerra? "Al contrario: però tutti dicono che il Pd è una cosa nuova. Tanto nuova però da essere ignota a molti di coloro che potrebbero votarlo. Forse è arrivato il momento di dire in cosa siamo politicamente nuovi e come, con pensieri sostanziosi e non solo con una sequela di slogan. Ad esempio vorrei sapere cosa pensa davvero il mio partito sul federalismo fiscale". Però le correnti che stanno nascendo sembrano ricalcare i "vecchi" partiti Ds e Margherita. Come mai? "Se fosse davvero così, tanto valeva fare una federazione. Però ad esempio nella nostra associazione ci saranno anche Susta e Luigi Bobba, un cattolico che viene dalla Margherita e certo su molti temi la pensa in modo diverso da me". E lei, la radicale mangiapreti, se lo sbranerà? "Smettiamola con questa mia immagine: io non sono credente ma vado molto d'accordo con i Focolarini, ad esempio, che hanno un impegno religioso profondo, ma non pretendono di imporre il loro credo ad altri. E mi interessa più confrontarmi con Bobba che con gli ex compagni dei Ds di cui molto spesso so già cosa pensano. La novità del Pd sta proprio nel tentativo di trovare sintesi tra queste culture diverse. Sintesi che, per me, sono possibili. Poi vedremo se sarà possibile stare anche nella stessa corrente".

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"il business è salvo e si vivrà meglio" - massimo pisa (sezione: Laici e chierici)

( da "Repubblica, La" del 15-06-2008)

Argomenti: Laicita'

Pagina III - Milano L'economista promuove le vie chiuse "Il business è salvo e si vivrà meglio" Boitani: così cambieranno i quartieri "I negozianti protestano ma i precedenti dimostrano che ztl e altre limitazioni non danno problemi al commercio" MASSIMO PISA Professor Andrea Boitani, lei che è docente di Economia politica alla Cattolica, come valuta l'impatto di isole pedonali e ztl sull'economia cittadina? "Finora, tutte le limitazioni al traffico delle auto non hanno dato problemi al commercio, soprattutto se le zone interessate sono servite dai mezzi. L'unico problema vero mi sembra che ce l'abbiano i commercianti, che non possono arrivare coi propri mezzi al negozio, visto che quasi sempre non sono residenti in zona". E si lamentano. "Lamentele legittime, per carità. Ma chi protesta, in sostanza, non lo fa per gli affari che vanno male ma per la comodità che viene a mancare". Dunque, secondo lei, la ztl in arrivo in via Paolo Sarpi, per parlare dell'ultima nata, non cambierà nulla? "Già oggi, con le strisce gialle e blu, arrivare in auto e parcheggiare a Chinatown è un'impresa disperata, le difficoltà di parcheggio sulla via principale e nelle zone limitrofe sono note a tutti. Ma non vuol dire che l'impatto non ci sarà, anzi". Spieghi. "Cambia la natura della via e del quartiere. Diventa più fruibile, più piacevole da attraversare a piedi, paradossalmente più piacevole per fare shopping. E di conseguenza avremo più bar, più ristoranti, magari coi tavolini sul marciapiede. Paolo Sarpi, poi, è una via che ha negozi particolari, frequentati da tutti, il cliente che arriva da fuori continuerà a tornarci. Mi rendo conto che il salumiere di quartiere possa avere qualche difficoltà". E questo è un danno o no? "Per il salumiere senz'altro. Ma è molto discutibile la tesi che attribuisce effetti positivi al commercio minuto. L'economia italiana, e Milano non fa eccezione, ha una distribuzione troppo frammentata. Credo che per i consumatori, se viene meno qualche esercizio commerciale, non sia poi così male". Così non si fa grandi amicizie tra i piccoli commercianti. "Me ne rendo conto. Ma tutte le grandi città europee crescono così: in centro gli esercizi pregiati, e nelle periferie i mall, i centri commerciali, dove al loro interno trovano spazio piccoli negozi e attività in franchising. E pure più facili da raggiungere e più comodi per parcheggiare. Milano al contrario è piena di zone semiperiferiche, come Paolo Sarpi, a densità commerciale altissima. Per i consumatori, soprattutto per quelli che devono acquistare merce voluminosa, credo sia preferibile il contrario". A Milano, negli ultimi dieci anni, i provvedimenti per limitare la circolazione dei veicoli sono andati a senso unico. Nessun impatto sui consumi? "Non ci sono studi che lo dimostrino, dalle varie isole all'Ecopass. Anzi. Penso a corso Garibaldi, o a corso Como. All'evoluzione, positiva in senso economico, che hanno avuto. Quelle piccole economie hanno subito un processo di redistribuzione, di cambiamento. Piccoli esercizi che chiudono e altri che hanno aperto. Le città si trasformano così". Però toccherà pagare, di riflesso, le spese in più per gli spostamenti dei commercianti. "Questo è vero in un mercato non concorrenziale. Si chiama traslazione dell'imposta. Dove, cioè, c'è forte localizzazione: chi abita in quel quartiere ha la comodità ad andare sempre nello stesso negozio. E continuerà, nonostante le isole, le ztl, i probabili aumenti di prezzo".

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Nuove isole da sarpi ai navigli ecco la città che sfratta le auto - alessia gallione (sezione: Laici e chierici)

( da "Repubblica, La" del 15-06-2008)

Argomenti: Laicita'

Pagina II - Milano Nuove isole da Sarpi ai Navigli ecco la città che sfratta le auto Piano antitraffico del Comune con dieci zone pedonali In Citylife su circa 329mila mq di area, 194mila saranno verdi e con percorsi a piedi Dopo l'estate sarà permanente la chiusura al traffico delle Alzaie, con fioriere e tavolini ALESSIA GALLIONE (segue dalla prima di Milano) Ecco la mappa delle dieci isole pedonali che ridisegneranno la città. Zone vietate alle auto che oggi si estendono per circa 300mila metri quadrati. Una lista di 54 vie, che, attualmente, riguarda soprattutto il centro storico, dove si concentra l'80 per cento delle aree a motori spenti. Una cifra sottostimata secondo Palazzo Marino, che ha affidato al Politecnico il compito di ricalcolare la superficie, ma comunque insufficiente. Secondo Legambiente, che con "Ecosistema urbano" stila una classifica delle città più vivibili, ogni milanese ha 0,23 metri quadrati di spazio a testa da percorrere a piedi. Se si esclude Venezia, che ha come centro un'isola pedonale di un milione di metri quadrati, Milano è alla pari di Napoli o Firenze, ma è inferiore a Roma (375mila metri quadrati) e Torino (333mila). Numeri che, promette il Comune, sono destinati a salire. "Quest'anno ho inserito nel bilancio una voce dedicata alle isole di 2 milioni e mezzo di euro: era la prima volta - spiega l'assessore Croci da Palazzo Marino - . è solo una prima tranche per un progetto complessivo di ripensamento della città con più aree pedonali, piste ciclabili, verde, che vogliamo portare avanti con il consenso della città". Molti piani sono pronti. E per ogni strada ci sarà anche una contemporanea riqualificazione dell'arredo urbano. "A cominciare dalla pavimentazione con materiali tradizionali come il granito Milano - dice l'assessore all'Arredo urbano Maurizio Cadeo - . E poi panchine, nuovi cestini che sostituiranno in molte zone quelli di oggi, l'illuminazione e il verde". [Paolo Sarpi] Se ne parla da anni. E, dal 2003, esiste anche uno studio dei commercianti per riqualificare la zona chiudendola al traffico. Ma l'area pedonale ha subito un'accelerazione negli ultimi mesi, come ultimo strumento per scoraggiare i grossisti cinesi. Dall'autunno, quando si accenderanno le telecamere che vigileranno sugli ingressi, in via Sarpi e in alcuni tronconi di strada che terminano sulla via, non potranno più passare auto, autobus e taxi. Già pronto anche il piano per il nuovo arredo urbano, con panchine, verde e una fontana. [Navigli ] Sarà più ridotta rispetto all'isola estiva, ma durerà tutto l'anno. Palazzo Marino sta concludendo un corposo studio per rendere definitiva la chiusura delle Alzaie. E riqualificare la zona: via i vecchi binari dei tram e i marciapiedi, un nuovo manto stradale, fioriere e tavoli all'aperto. "I soldi ci sono - annuncia Cadeo - 6 milioni di euro: la metà servirà per consolidare le sponde". Il progetto verrà presentato alla città il prima possibile per permettere entro l'anno o nel 2009 l'inizio dei lavori. [Montenapoleone] Sarà tutto all'insegna della raffinatezza con una pavimentazione di pietra rosata, lampioni leggeri, fioriere e sfere per delimitare le corsie per le auto dei residenti, i taxi e, per poche ore al giorno, al carico e allo scarico della merce. Per uno shopping a piedi nell'intero Quadrilatero. La parola è passata a residenti e commercianti che compileranno un questionario con impressioni e suggerimenti. Poi si parte. Magari con una piccola aggiunta: i residenti di via Bigli hanno raccolto mille firme per essere inseriti nell'elenco delle vie. [Bocconi, Politecnico e Statale] Per la Bocconi un campus aperto alla città in stile americano. Con la chiusura al traffico di piazza Sraffa e di via Gobbi, nuovi alberi, posti per sedersi e anche qui una nuova pavimentazione. Il progetto, che sarà finanziato dall'ateneo, è pronto. Manca solo il via libera degli uffici comunali che stanno studiando la formula per permettere a un privato di pagare un'opera di fatto pubblica. "Abbiamo iniziato a lavorare con il Politecnico per studiare la pedonalizzazione dell'area attorno a piazza Leonardo Da Vinci - dice Croci - E anche la zona della Statale potrebbe essere risistemata in chiave pedonale". [Piazza Sant'Ambrogio] La prima parte della pedonalizzazione partirà al termine del cantiere del parcheggio sotterraneo, alla fine del 2009. Le auto verranno bandite in tutta la zona attorno alla basilica fino alla Cattolica con una doppia fila di alberi lungo la strada. Ma in futuro il Comune vuole estendere l'isola fino al museo della Scienza. [Citylife, Porta Nuova e Santa Giulia] Citylife, che terminerà nel 2014, promette la più grande isola pedonale di Milano, con le auto che scompariranno sottoterra: dei 330mila metri quadrati totali, 194mila saranno di parco e percorsi a piedi. Percorsi ciclabili collegheranno Citylife al Monte Stella e al Parco Sempione. Anche a Porta Nuova le infrastrutture cruciali saranno interrate. Nel 2012 comprenderà un parco di 85mila metri quadrati all'interno di un'area pedonale di 160mila, attraversata da piste ciclabili. Anche a Santa Giulia la strada principale su cui si affacceranno negozi, bar e ristoranti, sarà una passeggiata di 600 metri. Vietata al traffico.

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Il pd aderisce al gay pride ma è scontro con i cattolici - lundari a pagina iv (sezione: Laici e chierici)

( da "Repubblica, La" del 15-06-2008)

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Pagina I - Bologna Acli: "Manifestazione esibizionista" Il Pd aderisce al Gay Pride ma è scontro con i cattolici LUNDARI A PAGINA IV SEGUE A PAGINA IV.

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Grillini, la rivoluzione iniziò col bacio a zangheri - valerio varesi (sezione: Laici e chierici)

( da "Repubblica, La" del 15-06-2008)

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Pagina I - Bologna Il libro Grillini, la rivoluzione iniziò col bacio a Zangheri VALERIO VARESI Franco Grillini non ha bisogno di fare le primarie. Basta un passaggio in via San Vitale, dove abita da quarant'anni, per avere l'idea di una sorta di candidatura popolare. Lì lo chiamano già "sindaco", anche quelli che non la pensano come lui, anche gli anziani più tradizionalisti sempre pronti alla battuta feroce sui gay. Comincia con questo piccolo narcisismo di natura politica Ecce omo. 25 anni di rivoluzione gentile libro-confessione dell'uomo che ha cambiato la condizione omosessuale nel nostro Paese a partire proprio da Bologna dove il 28 giugno di ventisei anni fa nacque il circolo gay del cassero a porta Saragozza poi assurto a luogo di scontro tra la Bologna laica e la Curia. Grillini ricostruisce un quarto di secolo a partire dal centro di cultura omosessuale e poi dal circolo "frocialista bolognese", ricostruendo un pezzo della storia cittadina. E sfogliando le pagine del libro, sembrano lontanissimi gli anni in cui suscitò scandalo il bacio castissimo che Ciro Cascina stampò sulla guancia di Renato Zangheri o quelli delle lunghe discussioni in città, soprattutto a destra, ma anche a sinistra, sull'opportunità che Bologna diventasse capitale del mondo gay italiano. SEGUE A PAGINA V.

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Grillini: "quei 25 anni della rivoluzione omo" - valerio varesi (sezione: Laici e chierici)

( da "Repubblica, La" del 15-06-2008)

Argomenti: Laicita'

Pagina V - Bologna Il futuro candidato sindaco ha scritto la storia del Cassero Grillini: "Quei 25 anni della rivoluzione omo" "La polemica assurda dei cardinali sul Cassero che fu sede del Fascio e del Pci, ma non volevano i gay" VALERIO VARESI (segue dalla prima di cronaca) Emblematica di questo periodo rimase la celebre riunione alla casa del popolo di via Andreini quando un rappresentante omosessuale perorò la causa dei "diversi" in una città che sarebbe divenuta anche capitale delle libertà sessuali e alla fine si alzò un vecchio operaio comunista dichiarando: "Sono completamente d'accordo col compagno busone!" "Anche da quello si capì - commenta divertito Grillini - che perlomeno saremmo stati accettati". Chi, invece, non accettò mai "la profanazione", fu la Chiesa petroniana, la quale tuonò contro il Cassero coi suoi cardinali: all'inizio Poma e poi Biffi. Lì dove Zangheri accolse il giovane papa Wojtyla, dove la Madonna di San Luca sosta prima di ricevere l'abbraccio della città, lì non potevano stare i gay. "Idea assurda - riprende Grillini - perché quello non fu mai un luogo sacro: fu sede del Fascio, poi del Pci e infine dell'Arci: un posto più laico non si poteva trovare". L'ex deputato racconta con humor e leggerezza il quarto di secolo del movimento omosessuale senza mai cadere in cupezze o rancori restando fedele al suo carattere solare e compiaciuto della vita. Un racconto per tappe ed episodi talvolta esilaranti. Come quando inseguì per mesi l'ex presidente della Regione Luciano Guerzoni per convincerlo a finanziare un progetto di assistenza che si occupava dei primi casi di Aids. "Lo presi per sfinimento - racconta Grillini - andando a tutte le sue iniziative con lui che mi ringhiava in modenese: Anch' chè! , anche qua". Ma alla fine pure Guerzoni capitolò e da quel primo nucleo assistenziale nacque poi la "Lila", l'associazione che tuttora si prende cura dei sieropositivi. Malgrado tutto, i pregiudizi contro gli omosessuali erano e sono tuttora duri a morire. In una trasmissione televisiva Grillini e i suoi furono oggetto di un coretto da stadio ("froci! froci!") capeggiato da un politico destinato a luminoso avvenire: Gianfranco Fini allora ancora da sdoganare nell'ex Msi. Il motivo era l'assegnazione delle case popolari alle coppie conviventi attuata dall'ex assessore Claudio Sassi. Sull'argomento intervenne anche il cardinal Oddi della curia romana spiegando che era una bestialità dare case anche alle coppie gay. "Ma cardinale, gli dissi, anche loro hanno bisogno di un tetto, almeno per carità cristiana - ricorda Grillini - e lui mi rispose: 'sì, sono d'accordo, ma non case per due, una casa per uno'". In un'altra trasmissione televisiva, la prima interamente dedicata al mondo gay condotta da Gad Lerner, il leader del movimento omosessuale litigò con un'altra vecchia conoscenza del tradizionalismo cattolico emiliano: Carlo Giovanardi, pure lui in procinto di spiccare il volo nei governi di centro destra. Ma anche i sindaci rossi ci misero del loro, come quando quello di Riccione, l'indimenticato Terzo Pierani, stoppò un convegno su sesso e turismo affermando, riguardo l'argomento, che "i maschi romagnoli erano perfettamente in grado di soddisfare le turiste vichinghe. Noi replicammo - narra Grillini divertito - che anche noi eravamo perfettamente in grado di soddisfare i maschi tedeschi".

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DeLillo: L'uomo che cade siamo proprio noi (sezione: Laici e chierici)

( da "Unita, L'" del 15-06-2008)

Argomenti: Laicita'

Stai consultando l'edizione del DeLillo: "L'uomo che cade siamo proprio noi" di Silvio Bernelli U no degli scrittori americani più importanti dell'ultimo mezzo secolo ha l'aria dimessa di un professore di botanica in pensione. Camicia di velluto colore verde petrolio da cui spunta una maglietta bianca. Pantaloni sportivi grigi. Scarpe nere in pelle con la suola spessa. Altezza media, neanche settanta chili. Nonostante i settantadue anni, i capelli sono ancora folti e portati con la riga da un parte. Dietro gli occhiali guizza uno sguardo liquido, leggermente sospettoso, che ha qualcosa a che fare con la camminata compassata e fragile con cui l'uomo prende lentamente posto nella sala conferenze dell'Hotel Sitea, nel centro di Torino. Ha l'aria di chi è qui per un compito professionale: prestarsi alle domande dei giornalisti in occasione della premiazione del Grinzane Cavour. Don DeLillo, l'autore di romanzi come Libra, Rumore bianco e Underworld (in Italia editi da Einaudi), uno dei padri della letteratura post-moderna, è la star indiscussa della manifestazione. La voce che risuona nell'impianto di amplificazione ha la stessa gracilità della camminata. Colpisce che tutto nel comportamento di DeLillo abbia qualcosa di ieratico e distante. Unico tocco di umanità, un piccolo tic nel respiro nasale che interrompe spesso il fluire delle parole. L'apertura della conferenza stampa è dedicata al suo ultimo romanzo, L'uomo che cade. Tema: l'attentato dell'11 settembre 2001 alle Torri Gemelle di New York, città in cui lo scrittore è nato. "Il mio libro non è una metafora dell'esistenza degli esseri umani nella società contemporanea. È una storia intima legata alle vicende di alcuni personaggi nel periodo turbolento e drammatico che ha seguito l'11 settembre - racconta -. Le conseguenze dell'attacco hanno cambiato molte persone in molte parti del mondo, non solo negli Stati Uniti, però ho voluto concentrami sulle vite di due o tre persone. Alcune di queste sono europei, hanno un punto di vista europeo sulle cose, ma ho sempre pensato ai miei personaggi come individui. Volevo che si confrontassero con la complessità, la vastità degli Stati Uniti, domandandomi se questa vastità oggi esiste come esisteva cinquant'anni fa. Chissà se i giovani scrittori americani sentono questa sfida come la percepivo io alla loro età, trattando delle enormi promesse, ma anche degli enormi problemi e delle complesse interazioni sociali degli Stati Uniti di oggi". Gli domandiamo: "In L'uomo che cade lei affronta il problema della sopravvivenza a un evento traumatico, com'è appunto l'attentato alle Torri Gemelle. Ha vissuto di persona un'esperienza del genere?" A DeLillo gli scappa un'ombra di sorriso: "Ho avuto una vita fortunata. Le difficoltà che ho affrontato sono state legate solo al mio essere scrittore. Io ho un passo lento nello scrivere e quindi qualche volta non è stato facile sostenere la pressione che c'è intorno a chi scrive. Ma le circostanze intorno a me mi hanno concesso di crescere come un romanziere. Ai tempi di cui stiamo parlando, quarant'anni fa, a New York si poteva vivere con pochi soldi, non era affatto come oggi. Ho potuto sopravvivere con poco. Ed eccomi qui, oggi". DeLillo aveva già scritto delle Torri Gemelle in alcuni romanzi precedenti all'11 settembre 2001, ma il romanziere nega ogni capacità profetica. "Avevo inserito le Torri Gemelle in almeno quattro dei miei libri, ma solo perché, soprattutto subito dopo la loro costruzione, dominavano l'intera città di New York come cattedrali innalzate al denaro e al potere. Poi, proprio quando avevano finito di intimidirci, i terroristi le hanno buttate giù. La cosa più interessante è che sono crollate sotto gli occhi del mondo, davanti alle telecamere. E se ancora oggi continuiamo a vedere il filmato dell'operatore Zapruder che ha immortalato l'omicidio del Presidente Kennedy a Dallas nel 1963, tra cinquant'anni e ancora oltre noi continueremo a vedere le torri cadere. Saremo condannati ad assistere a questo disastro per sempre. Un elemento di shock creato da questa tragedia continuerà a passare da una persona all'altra, da una cultura all'altra". Tra un intervento e l'altro della traduttrice, DeLillo fissa il vuoto e giochicchia con la penna appoggiata sul tavolo. Si scalda un po' quando viene sollevato il tema della sua identità italo-americana, di cui notoriamente non ama parlare. "In modo curioso ho forse seguito i passi di mio padre e mia madre, che erano nati in una società ristretta e sono poi cresciuti in una società più aperta, ma come scrittore non è stata un'esperienza fondamentale. È vero, sono un figlio di immigrati italiani del Bronx, ma già da giovane avevo cominciato a pensare in termini più grandi di quelli della comunità italo-americana. Ciò che m'interessava era la vastità degli Stati Uniti di cui parlavo prima, la cultura americana. Mi affascinava la tradizione di Faulkner o Hemingway o i nomi nuovi come Norman Mailer. Sono queste le suggestioni che hanno fatto di me uno scrittore americano e non uno scrittore italo-americano. Non è una coincidenza che il mio primo romanzo si intitoli Americana. Ciò che è rimasto del mio essere italo-americano è forse un certo senso di rispetto, di fascinazione, nei confronti delle liturgie e dei riti cattolici con cui sono stato allevato da bambino. Proprio recentemente mi è toccato partecipare a una cerimonia funebre cattolica, e di nuovo ho sentito il ritorno del background cattolico con cui ero cresciuto". Inevitabilmente, come sempre succede quando c'è di mezzo un autore americano, a un certo punto dell'incontro il discorso vira sulle vicende politiche degli Usa. DeLillo dimostra di essere molto a suo agio ad affrontare le questioni legate alle prossime elezioni presidenziali americane. "C'è qualche similitudine tra l'ascesa di John Kennedy e quella di Barack Obama. Hanno entrambi riportato una promessa nella politica americana, ma per quanto riguarda il futuro, non ho idea di cosa succederà. Per quanto riguarda il passato, l'attacco militare all'Iraq è dovuto al fatto che il governo americano aveva bisogno di trovare un nemico che fosse uno Stato con dei confini e un esercito in divisa, che fosse un'entità riconoscibile, non un network fluido e inafferrabile come l'organizzazione terroristica Al Qaeda, la vera responsabile dell'attacco dell'11 settembre. Saddam Hussein non c'entrava niente. Credo che questo fatto sia accaduto anche per una sorta di riflesso condizionato dovuto alla Guerra Fredda: la necessità di dividere il mondo in due blocchi definiti e contrapposti". DeLillo si lancia in un affondo sul rapporto tra guerra e letteratura. "Dopo il Vietnam sono usciti molti libri interessanti, soprattutto reportage, libri non-fiction. Molti di questi sono stati scritti da persone che avevano combattuto in Vietnam o da giornalisti che avevano seguito il conflitto come inviati. Ora, per l'Iraq, non c'è stato ancora il tempo di riflettere sul conflitto da parte delle persone che vi hanno personalmente partecipato. È troppo presto. Spero che comunque qualcuno scriva un buon libro sulla guerra in Iraq perché penso sia un evento irrinunciabile per comprendere la società americana di questi anni. Colpisce ad esempio il fatto che la maggioranza dell'opinione pubblica non abbia protestato contro le scelte del governo, com'era invece successo durante la guerra del Vietnam. L'opinione pubblica americana ha infatti colto l'intervento in Iraq come una sorta di risposta all'attacco dell'11 settembre, una reazione che non poteva non esserci. Ora, non sappiamo se Barack Obama diventerà veramente Presidente, né se ritirerà le truppe americane dall'Iraq. Quello che trovo particolarmente interessante di Obama è che la sua ascesa politica è un fatto molto positivo non solo per la comunità nera, ma anche per la società americana nel suo complesso". In chiusura d'incontro DeLillo sorprende la platea con una battuta fulminante sul tempo che passa. Una frase che assomiglia più al DeLillo scrittore che all'uomo pacato che ci siamo trovati davanti. "Più invecchi più scrivi meglio, in un certo senso, ma in un altro senso più invecchi e più scrivi peggio. Il trucco è morire tra le due cose". INCONTRO CON DON DELILLO Lo scrittore, a Torino per ricevere il Grinzane Cavour, confessa: "Dopo Ground Zero mi domando se esistano ancora la complessità e la vastità degli Stati Uniti con le quali mi sono confrontato da scrittore".

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Barenboim: stavolta suono anch'io (sezione: Laici e chierici)

( da "Giornale.it, Il" del 15-06-2008)

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N. 142 del 2008-06-15 pagina 8 Barenboim: stavolta suono anch'io di Redazione "Amo far musica assai più che farla fare agli altri". Così Daniel Barenboim, il "Maestro della Scala". Ovvero il direttore, il pianista, il saggista. L'intellettuale impegnato nel sociale come molti di quelli, al pari della sua famiglia, che decisero di stabilirsi in Isreale all'indomani della fondazione. Mentre lui resta direttore musicale della Staatsoper Unter den Linden di Berlino, tutti lo vogliono. Stéphane Lissner che è riuscito ad assicurarne in modo organico la bacchetta al Piermarini. Con esiti come il premiatissimo Tristano che ha aperto la stagione in corso. Il nuovo responsabile musicale di Salisburgo (con Jürgen Flimm) Markus Hinterhäuser che, come primo, esaudito desiderio, l'ha avuto in residence durante il Festival estivo assieme alla sua West-Eastern Divan Orchestra, l'orchestra dei ragazzi "nemici" che imparano la pace facendo musica gomito a gomito davanti lo stesso leggio. Argomento, quello del potere catartico dell'arte e della pace da perseguire attraverso un passione che accomuna, trattato anche nell'incontro con gli studenti della Cattolica, nel pomeriggio di ieri. Titolo "L'impossibile è più facile del difficile". Ma Barenboim, nato a Buenos Aires, naturalizzato israeliano e enfant prodige del pianoforte, è appunto in prima battuta un pianista. Uno che la musica la vuole vivere in prima persona. Eccolo. Il recital pianistico che domenica riprende alla Scala l'Integrale delle Sonate per pianoforte di Beethoven sospesa a metà febbraio, per lui è un nuovo motivo di felicità. Ascoltandolo in recenti occasioni ci siamo infatti trovati a pensare che l'ultimo Daniel Barenboim visto, il pianista, fosse quello che supera sé stesso, anche oscurando il direttore. Considerazione davvero singolare se riferita appunto a uno dei maggiori intepreti wagneriani dell'orbe. Barenboim pianista scava il significato di ogni battuta, cerca il suono, il colore e l'umore di ogni mutazione affettiva. Le sonorità sono limpide, sussurate, increspate. La dimensione psicologica trasformata in colori sempre diversi, la forma tornita dall'attenzione dell'intelletuale. Domenica sera Daniel Barenboim consegna al pubblico scaligero l'p.10 n.1, l'op.22, l'op. 49 nn. 1 e 2 e l'op. 57, l'Appassionata. Il ciclo pianistico chiude il 29 giugno inframmezzando le sue scadenze con il podio de Il Giocatore di Prokofiev. All'indomani del quale, il 2 luglio, l'instancabile maestro riappare alla testa della sua Staatskapelle Berlin. Sui leggii l'Ottava di Bruckner. © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano.

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Miliardi e politica dietro la morte di don Emilio (sezione: Laici e chierici)

( da "Giornale.it, Il" del 15-06-2008)

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N. 142 del 2008-06-15 pagina 5 Miliardi e politica dietro la morte di don Emilio di Alberto Vignali da La Spezia Chi ha ucciso don Emilio Gandolfo una decina di anni fa? È possibile che nessuno, in un paesino di case arroccate, quella notte non abbia udito nulla, visto che è ormai certo che il prete venne torturato per 45 minuti (gli frantumarono tutte le costole e persino le dita delle mani)? Chi erano quelle persone che hanno girato per giorni facendo domande? E poi cosa c'entra un "traffico" di pellicce dalla Georgia-Russia, collegamento ipotizzato da un altro religioso, padre Magni? Uno dei più misteriosi omicidi avvenuti sulla costa ligure, un giallo di quelli che non hanno la soluzione scritta nelle pagine finali di un romanzo, torna alla ribalta delle cronache. Un caso di cui si parla poco, come se l'omicidio di un prete "importante", torturato all'interno della sua casa, senza che sia stato rubato nulla di evidente, sia qualcosa di normale. Ma negli scorsi giorni qualcosa si è mosso, due fatti: una notizia pressoché ufficiale ed una voce che tra i "bene informati" è quasi una certezza. La prima è la scelta dei carabinieri di riprendere in mano il caso, anche con nuovi sistemi investigativi, l'altra è che qualcun altro ha investigato "segretamente" su questo caso. La storia è quella dell'omicidio di don Emilio Gandolfo, ucciso una notte di dicembre di nove anni fa a Vernazza. Nella notte del 3 dicembre 1999 il borgo di Vernazza venne sconvolto dal macabro delitto: il parroco massacrato di botte nella sua abitazione, adiacente la chiesa. Il corpo venne trovato nella camera da letto, in mezzo a un disordine generale, i fili del telefono strappati. Gli assassini picchiarono a lungo don Gandolfo, procurandogli numerose fratture. L'autopsia ha collocato l'ora della morte tra le 20,30 e le 21,30. La ricostruzione poi indica che alle 19,30 qualcuno è entrato in casa, al quarto piano del palazzo della canonica, probabilmente dopo essersi fatto aprire dallo stesso sacerdote l'ingesso principale. Infatti non sono stati rilevati segni di effrazione, mentre accanto alla porta che dà accesso alle scale sono state trovate macchie di sangue. Da quella casa sparirono floppy disc, un diario-agenda e anche il cellulare del prete, ma non venne preso oltre un milione di lire in contanti (suddiviso in sei buste nello scrittoio della camera) né un prezioso crocefisso, gettato sul letto vicino al cadavere. Nella chiesa attigua c'era un prezioso calice che non è stato toccato. Però i locali della canonica vennero stati messi a soqquadro, come se gli assassini cercassero qualcosa. Oggi, a distanza di quasi un decennio, il mistero è ancora tale, ma negli "ambienti" si parla anche di oscure presenze, di persone sconosciute che girarono a Vernazza in quei giorni a chiedere in giro informazioni, come se fossero cronisti, ma che giornalisti non erano. Così adesso che il caso, mai chiuso, è stato ripreso da un team speciale dei carabinieri certe presenze tornano alla memoria di alcuni abitanti. Chi erano quelle persone? Chi le aveva mandate? Forse quelle strane figure, che non erano investigatori né tantomeno rappresentanti della stampa, sono collegate alla storia personale di don Gandolfo che tutto era tranne che un comune prete di paese. Don Emilio Gandolfo era un intellettuale di valore. Faceva parte del cenacolo del cardinale Ferrari, che univa personalità laiche e cattoliche. Negli anni '80 era stato consulente ecclesiastico dell'Ambasciata d'Italia presso la Santa Sede, poi era stato spostato in Liguria, presso la parrocchia di Santa Margherita di Antiochia a Vernazza, nelle Cinque Terre. Don Emilio era un biblista di fama mondiale, studioso ed esponente dell'intellighenzia ecclesiastica, ma anche un profondo conoscitore della curia romana e del potere politico che si esercita nella capitale. Era amico, forse confessore, di molti potenti, soprattutto della ex Dc. Ed era stato consigliere spirituale di Amintore Fanfani, più volte presidente del consiglio. L'indagine oggi è in mano al colonnello Paolo Zito, comandante provinciale dei carabinieri da un anno, che ha ripreso in mano l'inchiesta. C'è un fascicolo, un voluminoso dossier informativo, di migliaia di pagine, ma anche reperti, tracce di dna ed altro. Gli strumenti tecnologici in possesso oggi alla scientifica, rispetto al 1999, sono avanzatissimi e potrebbero essere risolutivi. I carabinieri stanno investigando a 360 gradi senza trascurare alcuna pista. Ma secondo indiscrezioni hanno imboccato quella dei misteri romani, con un business miliardario legato ad una fondazione filantropica, che era già stata intrapresa a ridosso del delitto. Nelle scorse settimane i carabinieri hanno chiesto e ottenuto un incontro con la figlia di Fanfani, si è trattato comunque di un colloquio informale, per sapere se don Emilio si fosse confidato con l'alto esponente democristiano, se gli avesse esternato angosce e paure di quel periodo. Sono state accantonate le ipotesi che riguardano un'aggressione di balordi, difficile pensare anche all'ipotesi di un furto finito male. Resta poi il silenzio assoluto che arriva dal piccolo borgo di Vernazza. Nessuno ha visto nulla, nessuno ha sentito nulla, nessuno ha nulla da dire. Così è stato in questi anni, forse dopo che strane figure non identificate si aggirarono per la località facendo troppe domande. Mai una lettera anonima, né un sospetto o una voce sussurrata. Ed appare strano se si pensa al luogo dove si è svolto l'omicidio: Vernazza. In questo piccolo borgo delle Cinque Terre ogni anomalia viene notata, qui in inverno anche chi viene dalla città è visto come uno straniero. Ma in quel giorno di dicembre nessuno vide nulla. Forse c'è un segreto, vincolato dalla presenza di "curiosi" non identificati, che qualcuno a Vernazza sta ancora gelosamente custodendo, anche dopo tanti anni. © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano.

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TIPI ITALIANI (sezione: Laici e chierici)

( da "Giornale.it, Il" del 15-06-2008)

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N. 142 del 2008-06-15 pagina 16 TIPI ITALIANI di Stefano Lorenzetto Tisiologo, anatomopatologo, oncologo, già primario di pneumologia al Niguarda di Milano. Nel libro "Il cervello anarchico" racconta casi di persone uccise dallo stress o salvate dallo choc carismatico della fede Dopo una vita passata a dissezionare cadaveri, a curare tumori polmonari, a combattere tubercolosi, bronchiti croniche, asme, danni da fumo, il professor Enzo Soresi, 70 anni, tisiologo, anatomopatologo e oncologo, primario emerito di pneumologia al Niguarda di Milano, ha finalmente individuato con certezza l'epicentro di tutte le malattie: il cervello. Negli ultimi dieci anni, cioè da quando ha lasciato l'ospedale per dedicarsi alla libera professione e tuffarsi con l'entusiasmo del neofita negli studi di neurobiologia, ha maturato la convinzione che sia proprio qui, nell'encefalo, l'interruttore in grado di accendere e spegnere le patologie non solo psichiche ma anche fisiche. C'era già arrivato per intuizione il filosofo ateniese Antifonte, avversario di Socrate, nel V secolo avanti Cristo: "In tutti gli uomini è la mente che dirige il corpo verso la salute o verso la malattia, come verso tutto il resto". Soresi c'è arrivato dopo aver visto gente ammalarsi o guarire con la sola forza del pensiero. Primo caso: "Ho in cura una signora di Milano il cui marito, integerrimo commercialista, la sera andava a bucare le gomme delle auto. Per il dispiacere s'è ammalata di tubercolosi. Io lo chiamo danno biologico primario". Secondo caso: "Un agricoltore sessantenne con melanoma metastatico incontrò Madre Teresa di Calcutta, ricevette in dono un'immaginetta sacra e guarì. Io lo chiamo shock carismatico". Il professore ha dato una spiegazione scientifica al miracolo: "Il melanoma è un tumore che viene identificato dagli anticorpi dell'organismo, tant'è vero che si sta studiando da 30 anni un vaccino specifico. Non riusciamo a controllarlo solo perché l'antigene tumorale è talmente aggressivo da paralizzare il sistema immunitario. Nel caso del contadino ha funzionato una combinazione di fattori: aspettativa fideistica, strutture cerebrali arcaiche, Madre Teresa, consegna del santino. Risultato: il suo organismo ha sprigionato fiumi di interferoni e interleuchine che hanno attivato gli anticorpi e fatto fuori il cancro". Come Soresi illustra nel libro Il cervello anarchico (Utet), già ristampato quattro volte, la nostra salute dipende da un network formato da sistema endocrino, sistema immunitario e sistema nervoso centrale. "Il secondo ci difende e ci organizza la vita. Di più: ci tollera. L'organo-mito è il linfocita, un particolare tipo di globulo bianco che risponde agli attacchi dei virus creando anticorpi. Abbiamo 40 miliardi di linfociti. Quando si attivano, producono ormoni cerebrali. Questa si chiama Pnei, psiconeuroendocrinoimmunologia, una nuova grande scienza, trascurata dalla medicina perché nessuno è in grado di quantificare quanti neurotrasmettitori vengano liberati da un'emozione. Io e lei siamo due esperimenti biologici che datano 4 miliardi di anni. Io sono più riuscito di lei. Perciò nego la vecchiaia. Non c'è limite alla plasticità cerebrale, non c'è limite alla neurogenesi. Esiste un flusso continuo di cellule staminali prodotte dal cervello: chi non le utilizza, le perde. Le premesse della longevità sono due: camminare 40 minuti tre volte la settimana - altrimenti si blocca il ricambio delle cellule e non si libera un fattore di accrescimento, il Bdnf, che nutre il cervello - e studiare". Secondo il medico-scrittore, è questa la strada per allungare la vita di 10 anni. "Quando ci impegniamo a leggere o a compilare le parole crociate, le staminali vengono catturate dalla zona dell'encefalo interessata a queste attività. Se io oggi sottopongo la sua testa a una scintigrafia e poi lei si mette a studiare il cinese, fra tre anni in un'altra scintigrafia vedrò le nuove mappe cerebrali che si sono create per immagazzinare questa lingua. Prenda i tassisti di Londra: hanno un ippocampo più grande perché mettono in memoria la carta topografica di una città che si estende per 6 miglia". Il professor Soresi è cresciuto in mezzo alle lastre: suo padre Gino, tisiologo, combatteva la Tbc nel sanatorio Vialba di Milano, oggi ospedale Sacco. Si considera un tuttologo, al massimo un buon internista, che ha scoperto l'importanza della neurobiologia studiando il microcitoma. "È un tumore polmonare che ha la caratteristica di esordire con sindromi paraneoplastiche, cioè con malattie che non c'entrano nulla col cancro: artrite reumatoide, tiroidite autoimmune, sclerodermia, reumatismo articolare. È una neoplasia che nel 100% dei casi scompare con quattro cicli di chemioterapia. Eppure uccide lo stesso nel giro di sei mesi. Era diventato la mia ossessione: non riuscire a guarire una cosa che sparisce". Com'è possibile? "Ci ho scritto 100 lavori scientifici e ci ho messo 30 anni a capirlo: perché il microcitoma ha una struttura neuroendocrina. La massa nel polmone scompare, ma si espande con metastasi ovunque. Ne ho concluso che la medicina non è una vera scienza. Tuttalpiù una scienza in progress". Diciamo una scienza inesatta. "L'ho provato sulla mia pelle nel 1950. Ero basso di statura, come adesso, e mio padre si preoccupava. Eppure le premesse genetiche c'erano tutte: lui piccolo, mia madre piccola. Mi portò dal mitico professor Nicola Pende, endocrinologo che aveva pubblicato sei volumi sul timo come organo chiave dell'accrescimento. Pende mi visitò, mi palpò i testicoli e concluse: "Questo bambino ha il timo iperplastico, troppo grosso. Bisogna irradiarlo". Se mio padre avesse seguito quel consiglio, sarei morto. Questa è la medicina, ragazzi, non illudiamoci". Torniamo al cervello. "Sto aspettando di diventare nonno. Il tubo neurale della mia nipotina ha cominciato a svilupparsi dal secondo mese di gravidanza. Alla nascita il cervello non sarà ancora programmato, bensì in fase evolutiva. L'interazione con l'ambiente lo strutturerà. Ora facciamo l'ipotesi che un neonato abbia la cataratta: se non viene operato entro tre mesi, i neuroni specifici della vista non si attivano e quel bimbo non vedrà bene per il resto della vita. Oppure poniamo che la madre sia ansiosa e stressata, il padre ubriacone e manesco: lei capisce bene che i segnali ricevuti dal neonato sono ben diversi da quelli che sarebbero auspicabili. E questo vale fino al terzo anno di vita, quando nasce il linguaggio, che attiva la coscienza del sé, e la persona assume una sua identità. Di questi primi tre anni d'inconsapevolezza non sappiamo nulla, è una memoria implicita, un mondo sommerso al quale nessuno ha accesso, neanche l'interessato, neppure con la psicoanalisi. Ma sono i tre anni che ci fanno muovere". Allora non è vero che si può "entrare" nel cervello. "Ai tempi in cui facevo le autopsie, aprivo il cranio e manco sapevo a che cosa servissero i lobi frontali. Li chiamavamo lobi silenti, proprio perché ne ignoravamo la funzione. Molti anni dopo s'è scoperto che sono la sede dell'etica, i direttori d'orchestra di ogni nostra azione". E graziaddio avete smesso con le lobotomie. "A quel punto sono addirittura arrivato a fare le diagnosi a distanza. Se mi telefonavano dalla clinica dicendo che un paziente con un tumore polmonare s'era messo d'improvviso a urlare frasi sconce o aveva tentato di violentare la caposala, capivo, dalla perdita del senso etico, che era subentrata una metastasi al lobo frontale destro". Ippocrate aveva definito il cervello come una ghiandola mammaria. "Aveva còlto la funzione secretiva di un organo endocrino che non produce solo i neurotrasmettitori cerebrali - la serotonina, la dopamina, le endorfine - ma anche le citochine, cioè la chiave di volta dei tre sistemi che formano il network della vita. Lei sa che cosa sono le citochine?". Sì e no. "Sono 4 interferoni, che aiutano le cellule a resistere agli attacchi di virus, batteri, tumori e parassiti, e 39 interleuchine, ognuna con una funzione specifica. Se sono allegro e creativo libero citochine che mi fanno bene, se sono arrabbiato e abulico mi bombardo di citochine flogogene, che producono processi infiammatori. Ecco perché il futuro della medicina è tutto nel cervello. Le faccio un esempio di come il cervello da solo può curare una patologia?". La ascolto. "Avevo un paziente affetto da asma, ossessivo nel riferire i sintomi. Più gli davo terapie, più peggiorava. Torna dopo tre mesi: "Sono guarito". Gli dico: senta, non abbassi la guardia, perché dall'asma non si guarisce. "No, no", risponde lui, "avevo il malocchio e una fattucchiera del mio paese me l'ha tolto infilandomi gli spilloni nel materasso". La manderei da un esperto in malocchi, replico io. E riesco a spedirlo dallo psichiatra Tullio Gasperoni. Il quale accerta che il paziente era in delirio psicotico. Conclusione: da delirante stava bene, da presunto normale gli tornava l'asma". Effetto placebo degli spilloni. "Paragonabile a quello dei finti farmaci. L'effetto placebo arriva a rispondere fino al 60% nel far scomparire un sintomo. Noi medici non possiamo sfruttarlo, altrimenti diventerebbe un inganno. Ma esiste anche l'effetto nocebo". Esemplifichi. "Donna di altissimo livello culturale, fumatrice accanita. Il marito, un imprenditore fratello di un noto politico, la tradiva sfrontatamente con una giovane amante. Quando la informai che aveva un tumore polmonare, mi raggelò: "Non m'interessa. L'importante è che lo dica a mio marito". Cosa che feci, anche in maniera piuttosto teatrale. Lui scoppiò a piangere, lei sfoderò un sorriso trionfale. È evidente che due anni di stress violento avevano provocato nella donna un abbassamento delle difese immunitarie. Almeno morì contenta, sei mesi dopo. Vuole un altro esempio? Una cara amica con bronchiettasie bilaterali. Antibiotici su antibiotici. Qual era il movente? Non andava più d'accordo col marito. Per due anni non la vedo. La cerco al telefono: "Enzo, mi sono separata, vado in chiesa tutte le mattine, sto bene". L'assetto psichico stabilizzato le ha consentito di ritrovare la salute. Continuo?". Prego. "Colf di 55 anni, origine salernitana, tradizionalista. Mai un giorno di malattia. La figlia le dice: "Vado in Inghilterra a fare la cameriera". Stress di 10 giorni, ginocchio gonfio così. La lastra evidenzia un'artrosi della tibia: non s'era mai attivata, ma al momento del disagio mentale è esplosa. C'è voluto un intervento chirurgico". Nel libro Il cervello anarchico lei riferisce di sogni premonitori. "Sì. Viene da me uno psichiatra milanese, forte fumatore, con dolori scheletrici bestiali. Mi racconta d'aver sognato la sua tomba con la data della morte sulla lapide. Lastra e Tac negative. Era un tumore polmonare occulto, con metastasi ossee diffuse. Morì esattamente nel giorno che aveva sognato. Del resto lo psicoanalista Carl Gustav Jung mentre dormiva avvertì un forte colpo alla nuca, dopodiché gli apparve in sogno un amico che gli disse: "Mi sono sparato. Ho lasciato il testamento nel secondo scaffale della libreria". L'indomani andò a casa dell'amico: s'era suicidato e la busta era nel posto indicato". I miracoli secondo lei che cosa sono? Eventi soprannaturali o costruzioni del cervello? "Io sono per un pensiero laico. Credo nella forza della parola. Se noi due ci parliamo, piano piano modifichiamo il nostro assetto biologico, perché la parola è un farmaco, la relazione è un farmaco. Di sicuro credere fa bene. Un gioielliere milanese mi portò la madre, colpita da metastasi epatiche. Potei prescriverle soltanto la morfina per attenuare il dolore. La compagna brasiliana di quest'uomo si chiama Maria di Lourdes e ha una sorella monaca in una congregazione religiosa che nella foresta amazzonica prega a distanza per le guarigioni. Maria di Lourdes telefonò al suo uomo dal Brasile: "Di' alla mamma che le suore pregheranno per lei all'ora X del giorno X". Da quel preciso istante la paziente oncologica, che prima urlava per il dolore, non soffrì più". Come si mantiene in buona salute il cervello? "Ho un cugino architetto, mio coetaneo, che sembrava un rottame. S'è iscritto all'università della terza età, ha preso passione per la lingua egiziana, tutti i giorni sta cinque ore davanti al computer, ha già tradotto quattro libri in italiano dall'egiziano. È ringiovanito, ha cambiato faccia". Sappiamo tutto del cervello? "Nooo! Sul piano anatomico e biologico sappiamo intorno al 70%. Ma sulla coscienza? Qui si apre il mondo. Lei calcoli che ogni anno vengono pubblicati 25.000 lavori scientifici di neurobiologia". Allora come fa una legge dello Stato a dichiarare morto un organo che per il 30% ci è ignoto e della cui coscienza sappiamo poco, forse nulla? "Siccome si muove per stimoli elettrici, nel momento in cui l'elettroencefalogramma risulta muto significa che il cervello non è più attivo". Ma lei che cosa pensa della morte cerebrale? "Mi fermo... Però ha ragione, ha ragione lei a essere così attento alla dichiarazione di morte. Nello stesso tempo c'è un momento in cui comunque bisogna dichiarare la morte di un individuo dal punto di vista biologico". Prima del 1975 dichiaravate la morte quando il cuore si fermava, l'alito non appannava più lo specchio, il corpo s'irrigidiva. "Eh, lo so... La morte cerebrale consente di recuperare gli organi per i trapianti". Ha mai sperimentato su di sé disagi psichici che hanno influenzato il suo stato di salute? "Nel 1971 ho sofferto moltissimo per la morte di mia moglie Marisa, uccisa da un linfogranuloma a 33 anni. Devo tutto a lei. Era una pittrice figurativa che andò a studiare negli Stati Uniti appena sedicenne e indossava i jeans quando a Milano non si sapeva manco che esistessero. La malattia cambiò la sua arte. Cominciò a dipingere corpi sfilacciati, cuori gettati sopra le montagne. Fu irradiata in maniera scorretta da un grande radioterapista dell'epoca, per cui nell'ultimo anno di vita rimase paralizzata. Nostro figlio Nicolò, nato nel 1968, l'ho cresciuto io. Marisa mi ha lasciato un modello perfetto: un bambino che riesce a sopportare persino la perdita più straziante solo perché la mamma ha saputo far sviluppare armonicamente il suo cervello nei primi tre anni di vita". (414. Continua) stefano.lorenzetto@ilgiornale.it © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano.

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Giustizia, Novara bussa al Csm (sezione: Laici e chierici)

( da "Stampa, La" del 15-06-2008)

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LA CRISI. MANCA PERSONALE, PROCESSI RINVIATI L'emergenza Giustizia, Novara bussa al Csm Tanti giudici in partenza [FIRMA]MARCO BENVENUTI NOVARA Un occhio di riguardo per la difficile situazione di Novara, con un tribunale messo in ginocchio da una carenza cronica di personale. E' quanto è stato chiesto nei giorni scorsi a Roma dal presidente dell'Ordine degli avvocati Andrea Zanetta, in un incontro promosso dall'onorevole Roberto Cota, capogruppo del Carroccio alla Camera, con Michele Saponara, consigliere del Consiglio superiore della magistratura. Il quadro prospettato al membro laico del Csm è preoccupante, ed è peraltro noto perchè più volte, nei mesi scorsi, il foro locale vi ha posto l'attenzione: secondo i parametri del Ministero, a Novara il volume di lavoro richiederebbe 15 magistrati, e invece "attualmente si occupano del civile solo 5 giudici, ci sui uno si divide con la sezione staccata di Borgomanero", sottolinea Zanetta. Che aggiunge: "Molti giudici hanno di recente ottenuto il trasferimento, ed altri tre andranno via entro la fine dell'anno. E' chiaro che la situazione è preoccupante". Purtroppo, però, da Roma si è avuta soltanto una formale solidarietà, dal momento che il Csm "non può interferire nei trasferimenti né assegnare questo o quel magistrato a Novara. E' infatti il giudice o il pm a scegliere dove andare e, dopo un certo numero di anni, chiedere il trasferimento". Roberto Cota: "Abbiamo aperto un canale e l'onorevole Saponara si è preso a cuore la situazione della nostra città: ha promesso di mantenere contatti con il foro e di interessarsi per velocizzare le procedure di presa di possesso degli uffici, ossia di ridurre i tempi in cui, dopo la nomina, un magistrato inizia la sua attività nella sede richiesta". E la situazione in tribunale? Il nuovo procuratore, Francesco Saluzzo, dovrebbe arrivare a breve, ed è in procinto di giungere nel capoluogo anche un nuovo sostituto, Olimpia Bossi, da Busto Arsizio. La Procura, dunque, è al completo. Il quadro più drammatico al giudicante, con diversi posti vacanti. E nei prossimi mesi se ne andranno dal civile i magistrati Bruno Conca e Alessandra Danieli e dall'ufficio gip Elena Sechi. Senza contare che a breve lascerà il suo incarico anche la presidente Anna Maria Di Oreste; il candidato più papabile ha rinunciato all'incarico e il posto risulta ancora vacante. Nel penale, invece, i giudici ci sono, ma è probabile che un aiuto sia ben gradito: i rinvii dei processi, la scorsa settimana, sono finiti al novembre del 2009. Roberto Cota Il capogruppo del Carroccio alla Camera ha promosso l'incontro con il consigliere del Consiglio superiore della Magistratura.Andrea Zanetta Il presidente dell'Ordine degli avvocati: "Molti giudici hanno già chiesto il trasferimento, altri tre andranno via prima della fine dell'anno".

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Romina Velchi Tutte in piena attività le forze centrifughe dentro il Pd (sezione: Laici e chierici)

( da "Liberazione" del 15-06-2008)

Argomenti: Laicita'

Romina Velchi Tutte in piena attività le forze centrifughe dentro il Pd. E forse davvero ci sarebbe bisogno di un congresso. Invece, si litiga sul presidente che dovrà essere nominato all'assemblea nazionale della prossima settimana; ci si accapiglia tra laici e cattolici; si creano nuove associazioni, nessuna "per dar vita a una corrente", ma tutte potenzialmente destabilizzanti. Ce n'è quanto basta per mettere una seria ipoteca sulla leadership veltroniana. Cruciali saranno i prossimi sette giorni. Domani si riunirà il cosiddetto "caminetto", cioè l'organismo ufficioso nel quale hanno diritto di rappresentanza tutte le aree del partito, i rispettivi leader e i big in quanto big. Venerdì e sabato, a Milano, sarà la volta dell'assemblea nazionale, dove, tra le altre cose, dovrebbe essere nominato il presidente dopo le dimissioni "irrevocabili" (annunciate 48 ore dopo la sconfitta elettorale) di Romano Prodi. Sette giorni durante i quali il Pd deciderà se proseguire con Veltroni o avviare una fase preparatoria verso il congresso. Ma soprattutto si confronterranno le due linee politiche che si sono andate delineando in questi ultimi mesi. Da una parte quella di Veltroni che pensa ad una nuova forma di partito (diciamo liberal) inserito in un contesto istituzionale fortemente bipolare (o meglio bipartitico), di tipo americano. Dall'altra quella di D'Alema e di chi vorrebbe invece un partito in grado di "recuperare" un patrimonio della sinistra che altrimenti andrebbe disperso; un partito di centro-sinistra in grado di ridare fiato alla sinistra uscita con le ossa rotte dalle elezioni politiche. In questo caso, la riforma istituzionale congeniale sarebbe una di tipo tedesco, con un sistema propoprzionale e soglia di sbarramento.Come si vede due partiti molto diversi, anche rispetto ai rapporti con la maggioranza e il governo Berlusconi. Due formule che non possono convivere ancora a lungo. In attesa della sfida finale, le grandi manovre dentro il Pd sono già cominciate. Per ora è guerra di posizione. E ognuno si posiziona come può. Per esempio, Romano Prodi pare che all'assemblea del 20 nemmeno sarà presente, a rimarcare la scelta di essere un semplice tesserato. Il Professore non dimentica che in campagna elettorale gli è stato chiesto più o meno esplicitamente di farsi da parte. E comunque avrebbe parecchio da dire anche sulla linea politica seguita da Veltroni nel dopo elezioni. Naturalmente i prodiani doc sono con lui. Per tutti Franco Monaco: "Non ci sono uomini per tutte le stagioni e per tutte le linee politiche. E la nuova stagione del Pd è contrassegnata dal programmatico abbandono del progetto dell'Ulivo, da quindici anni buttani", che "sono appunto gli anni di Prodi e dell'Ulivo". Il primo paradosso è che proprio Veltroni ha tutto l'interesse a che Prodi resti presidente del partito: non lo considera pericoloso, come potrebbe essere, invece, un Franco Marini; lo considera un presidente di garanzia. Il secondo paradosso è che, però, anche dentro i prodiani le strategie divergono. Infatti c'è chi si dà da fare perché all'assemblea le dimissioni siano respinte: in prima fila è Rosy Bindi, la quale però si è attirata addosso il sospetto di avere mire personali. Vuoi vedere che i due paradossi alla fine convergeranno e le dimissioni di Prodi saranno respinte, anche a costo la lasciare vuota la poltrona (il Professore non intende cambiare idea) in attesa di tempi migliori? I movimenti più pericolosi (dal punto di vista di Veltroni) ovviamente sono quelli di Massimo D'Alema, al punto che già si parla di un partito dentro il partito. Sarà pure un progetto di lungo respiro (se è vero che l'idea è di creare una struttura di ventimila quadri, oltre che dare il via ad una tv sul satellite in grado di parlare ad un milione di persone), ma già ora sta provocando un terremoto interno, la sua forza essendo la trasversalità del progetto: all'associazione "Amici di Italianieuropei" ha già aderito un terzo dei parlamentari del Pd; il presidente designato è un prodiano (Paolo De Castro), il vice un ex popolare (Lino Duilio). E per non farsi mancare proprio niente, ieri c'è stata la prima tappa del percorso che porterà alla nascita di una nuova "area" dall'unificazione di "Sinistra per il paese", il gruppo degli scissionisti di Sinistra democratica che fa capo a Famiano Crucianelli, e "A sinistra", la corrente del Pd guidata da Vincenzo Vita e Livia Turco. Al Centro congressi Frentani c'erano, tra gli altri, Paolo Nerozzi, Carlo Podda, Olga D'Antona, Massimo Cialente. "Saremo - spiega Vita - un'area aperta, un'unica associazione che avrà i piedi nel Pd ma lo sguardo rivolto all'esterno". Una corrente antiveltroniana? Crucianelli e Vita smentiscono. Ma affermando che "dobbiamo capire come ricostruire la soggettività a sinistra" e auspicando che il partito "mantenga un ancoraggio alla sinistra" non dicono proprio una cosa veltroniana. 15/06/2008.

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Sbanca Barenboim Scala (sezione: Laici e chierici)

( da "Corriere della Sera" del 15-06-2008)

Argomenti: Laicita'

Corriere della Sera - MILANO - sezione: Tempo Libero - data: 2008-06-15 num: - pag: 15 categoria: REDAZIONALE Da vicino Il grande direttore parla di sé e del Teatro che scommette su di lui anche per la prossima stagione Protagonista assoluto, da Beethoven al "Giocatore" sbanca Barenboim Scala A lla Scala si gioca d'azzardo solo sul palco, nella finzione di questo "Giocatore", domani al debutto. Nella realtà è fin troppo facile capire su chi puntare; un nome secco, che Lissner, senza tatticismi da croupier ma con grande abilità da sovrintendente, ha indicato fin dall'inizio del suo mandato scaligero: Daniel Barenboim. Il grande pianista e direttore argentino oggi è protagonista assoluto alla Scala: stasera, primo di 4 appuntamenti, riprende e conclude l'integrale delle 32 Sonate di Beethoven iniziata a gennaio; domani sarà sul podio della prima del "Giocatore " di Prokof'ev, opera rappresentata a Milano una sola volta, nel 1996, in un allestimento prestato dal Mariinskij Teatr. Non basta: nella prossima stagione, ancora il "Tristano e Isotta", diretto lo scorso 7 dicembre, poi l'"Aida" e il ciclo dei 5 Concerti di Beethoven nella doppia veste di solista e direttore. "Eppure la mia prima volta alla Scala fu un po'... speciale", ha ricordato sorridendo giovedì scorso in Cattolica, raccontandosi al critico del Corriere Enrico Girardi davanti a Lissner e a un'aula magna gremita di studenti. "Un afoso giugno di trent'anni fa, prove dalle otto alle undici di sera, Settima Sinfonia di Bruckner. Dopo un'ora avevamo messo assieme cinque minuti di musica. Mi sembrava che l'orchestra non solo non avesse mai suonato, ma anche semplicemente ascoltato quel brano. Decisi di iniziare dall'Adagio, più semplice, per introdurla in quel mondo". Dopo trent'anni è cambiato tutto. "Quando sono tornato per dirigere la Nona di Beethoven ho trovato un'altra orchestra, grazie al lavoro di Abbado e Muti. Aperta, duttile, virtuosa: un virtuosismo che va inteso come virtù, capacità di andare oltre le aspettative, di creare colori che sorprendono. Un'orchestra però italiana nel saper cantare, come dimostra nei momenti lirici del Giocatore ". Provando la Nona, "è scattato qualcosa, un'intesa immediata; lì mi sono convinto a portare il Tristano". Gli fanno ascoltare alcune sue esecuzioni di sonate beethoveniane. "Ci credete? ", confessa, "non ho mai ascoltato una mia incisione. Per me esiste solo la partitura che sto per suonare, che devo ri-capire come se fosse nuova; ed è sempre nuova, perché l'esecutore non è mai uguale a se stesso. Oggi mi dà ancora una sensazione unica l'ineluttabilità del salire sul palco: non posso scappare, e devo essere all'altezza della musica che ho davanti". Anche il teatro di Prokof'ev evoca ricordi pianistici. "Mio padre, il mio unico maestro, mi spingeva fin da piccolo a suonare musica contemporanea, e cinquant'anni fa voleva dire suonare Prokof'ev. Debuttai in America con un suo concerto, fui il primo a portare la Nona Sonata fuori dalla Russia; la Seconda era il mio cavallo di battaglia: la feci conoscere a FurtwÄngler, tutte le volte che andavo a trovare Rubinstein mi chiedeva di suonare lo Scherzo. Diventando direttore alla ne ho scoperto prima le sinfonie, che francamente non mi hanno entusiasmato, e poi il teatro. "Il Giocatore" mi ha folgorato: la musica è geniale, mai monolitica, anzi mescola sempre gioia e tristezza, depressione e allegria". Enrico Parola Daniel Barenboim, 66 anni (foto Grazia Neri) e alcune scene de "Il Giocatore" di Prokof'ev, diretto da Dmitri Tscherniakov \\ Mi emoziona ancora l'ineluttabilità del palco: non posso scappare e devo essere all'altezza della musica che ho davanti.

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Dopo l'esercito aspettiamo il coprifuoco Un'ora di sciopero? Proprio non ci siamo! Erasmo Antetomaso, difensore dei deboli (sezione: Laici e chierici)

( da "Liberazione" del 15-06-2008)

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Dopo l'esercito aspettiamo il coprifuoco? Un'ora di sciopero? Proprio non ci siamo! Erasmo Antetomaso, difensore dei deboli Berlusconi, lo Stato di polizia e il Pd Ricordate i tempi in cui l'on. Berlusconi (allora all'opposizione) gridava allo Stato di polizia perché il Corpo delle Guardie di Finanza (facendo il proprio dovere) sviluppava indagini che portavano alla luce vistose evasioni fiscali e contributive da parte di "lorsignori"? Ora che è al governo, l'on. Berlusconi, insieme al ministro degli Interni e a quello della Difesa, vorrebbe usare i militari (istituzionalmente preposti alla difesa da eventuali aggressioni esterne) per pattugliare, come agenti di pubblica sicurezza, le nostre città! A quando il coprifuoco e la sospensione della Costituzione repubblicana? Anche su questo tema il Pd avrà un atteggiamento, come si dice ora, bipartisan? Enzo Jorfida responsabile settore "ordine democratico e garanzie costituzionali" del Prc Omicidi bianchi, delusi dalla risposta del sindacato Caro direttore, leggiamo in una nota sindacale delle segreterie confederali Fiom-Cgil, Fim-Cisl, e Uilm-Uil, che martedì 17 giugno 2008, è stata proclamata un'ora di sciopero per la sicurezza sul lavoro? Non è la nota sindacale che contestiamo, anzi siamo d'accordissimo. Solo una cosa non ci torna: è questa la risposta che i sindacati metalmeccanici danno alla mancanza di sicurezza nei luoghi di lavoro? Un'ora di sciopero?! Ci dispiace, ma non ci siamo assolutamente. Inoltre, non andava proclamato solo uno sciopero di categoria, ma uno sciopero generale, perché le morti sul lavoro ci sono in tutti i settori. Evidentemente i 10 operai morti nella giornata di mercoledì 11 giugno, e i 4 operai morti nella giornata di oggi (venerdì 13, ndr) - l'ultimo a Cagliari, travolto da un palo - non sono bastati a Cgil, Cisl e Uil, per convincersi a proclamare uno sciopero generale di 8 ore con manifestazione nazionale a Roma. Marco Bazzoni, Andrea Coppini, Mauro Marchi rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza Sciopero generale, allora perché non lo facciamo? Compagni, da più di un anno scrivo, non sono la sola, ai giornali testimoniando la necessità di uno sciopero generale per la sicurezza sul lavoro, così come invio appelli alle segreterie generali dell'organizzazione sindacale a cui sono iscritta; nel frattempo ed ancora oggi noto che non è solo una mia peregrina proposta, siamo in tanti a chiederlo, allora perché non lo facciamo? Fiorenza Addivinola rsu di Centrale Adriatica, sito Anzola Emilia Ci manca tanto un Dante? Caro direttore, il presidente americano George W. Bush ha promosso due guerre ancora in corso, in Afghanistan e in Iraq, che hanno provocato centinaia di migliaia di morti, feriti, mutilati, orfani, vedove, devastazioni immani, milioni di sfollati, sofferenze senza fine: viene accolto in Vaticano dal papa con grande onore, cortesia e calore. Manca ai nostri tempi un Dante che poteva dire, con libertà e coraggio, a un papa "Di voi pastor s'accorse il Vangelista,/ quando colei che siede sopra l'acque/ puttaneggiar coi regi a lui fu vista" (Inferno, canto XIX, v.106-108). In compenso abbiamo una moltitudine di incensieri e baciapile. Gigi Fioravanti via e-mail E se cambiasse l'idea di Europa? Cara "Liberazione", come ogni volta che l'ha potuto fare, anche stavolta l'elettorato si è espresso negativamente verso un'idea d'Europa che viene percepita avulsa dalle persone che ci vivono e lavorano. Anche stavolta è una corsa da parte di politici un po' burocrati a non ripensare l'idea d'Europa ma anzi si propone di andare rapidamente avanti in un progetto sempre più sconfitto, con un'Europa a due velocità: forse nella prima entrano gli Stati dove i cittadini hanno potuto esporre il loro pensiero, nella seconda quelli che ancora non l'hanno potuto fare. O il contrario. Flavio Gori via e-mail Noi, rifugiati, chiediamo i nostri diritti Cara "Liberazione", ti inviamo la lettera che abbiamo indirizzato al Prefetto di Parma. "Siamo persone col permesso di rifugiati o beneficiari di protezione umanitaria, veniamo da Eritrea, Etiopia, Sudan e Costa d'Avorio. Siamo venuti in Italia perché nei nostri paesi c'è la guerra ed eravamo perseguitati, per questo l'Italia ci ha dato protezione e un permesso di soggiorno, dopo averci rinchiusi nei campi. Ci hanno dato un permesso e un biglietto per il treno senza un posto dove andare e senza nessuna informazione o aiuto. Cosa significa questo permesso di soggiorno? Chiediamo i nostri diritti da tanto tempo ma non abbiamo ottenuto né soluzioni né risposte. L'Italia ci ha dato protezione e un permesso di soggiorno; ora chiediamo anche i nostri diritti. Da quando siamo a Parma a oggi non abbiamo trovato un posto migliore del dormitorio solo come sistemazione di emergenza per pochi giorni, e come noi tanti altri. Stiamo studiando italiano e stiamo facendo corsi di formazione ma ancora non abbiamo una casa. Se l'Italia non ci può dare i nostri diritti che almeno ci lasci andare in un altro paese d'Europa dove i diritti ci sono riconosciuti. Siamo qui come prigionieri senza lavoro, senza casa e senza voce. Vogliamo i nostri diritti!". Rifugiati a Parma via e-mail Un'Italia tutta da rifare Cara "Liberazione" buongiorno, considero che l'Italia del calcio sia scomparsa, (come la sinistra Arcobaleno). Per farmi capire: è tutto da reinventare, quella che ho visto per televisione è una squadra povera di fantasia e altruismo, un po' come la società italiana - con tutto il rispetto per il nostro Paese e per la squadra italiana di calcio. Andrea Dainese via e-mail Babbo, hai volato alto su ambiguità e meschinità? Caro direttore, ti inviamo un ricordo di nostro padre, Erasmo Antetomaso. Hai tracciato un percorso, una strada dritta, che ora potremo vedere, nel cielo. Un volo alto il tuo, un volo pulito sulle meschinità, sulle ambiguità che non hai mai sopportato. Con il tuo carattere sempre aperto a tutti, ma anche difficile. Una presenza ingombrante la tua, Babbo. E per questo la tua assenza sarà difficilmente tollerabile. Hai cominciato presto a metterti di traverso alle ingiustizie sociali che vedevi intorno a te. Da ragazzo, con l'impegno repubblicano. Da studente universitario, goliardo, e da giovane praticante, con la militanza nel Psi e nel Psiup. Con coerenza, al fianco di un altro grande avvocato e padre costituente, Lelio Basso, e di Lucio Libertini, esponendoti in prima persona nelle lotte della FederMezzadri, per la riforma agraria, girando in lungo e in largo le Marche. Poi, dopo tanti travagli personali e familiari per te, che non avevi rendite di posizione da sfruttare né un padre che potesse aiutarti nella libera professione, ti sei gettato a capofitto, con infinita passione e generosità nel mestiere di avvocato, senza dimenticare l'impegno per un mondo migliore, più libero e giusto. Allora, il tuo impegno al fianco degli autonoleggiatori, figli di quel proletariato urbano romano che avevi imparato ad amare: a loro, strozzati da imposizioni paleocorporative, conferisti dignità di lavoratori organizzandoli in Federazione. Ancora, le lotte per i diritti civili dei detenuti, contro quegli autentici istituti di tortura che erano le carceri di allora e i manicomi criminali, lager di Stato, con la svolta che tu, in piena rivolta, insieme alla cara amica Giuliana Cordero Cabrini tentasti di imprimere con un certo successo con la creazione della Lega Nonviolenta dei Detenuti, in un'epoca in cui le contrapposizioni - sebbene non per scelta delle vittime di quel sistema, come ripetevi - assumevano una forma sempre più drammatica. Quelle lotte sarebbero culminate nell'approvazione delle leggi che portano il nome di Mario Zagari (altro tuo caro amico) e di Mario Gozzini. Tutte battaglie che hai condotto ispirato dalla tua sensibilità laica, che ci hai insegnato essere prima di tutto rispetto per le altrui credenze, poi fermo rifiuto per ogni tipo di ingerenza. Poi i processi, i tanti processi importanti e meno in cui hai sempre svolto con coerenza il tuo ruolo di difensore, insegnando, a noi e a tutti i tuoi allievi, quanto sia cruciale la figura dell'avvocato, ultima barriera tra la violenza dello Stato e l'individuo, incoraggiandoci e incoraggiandoli a proseguire su questa strada. Una strada contrassegnata dalla dignità, dall'importanza di restare sempre immuni dal minimo sospetto in un mondo nel quale, specie oggi, in troppi sono sempre pronti ad autoassolversi. E il Babbo, l'Erasmo che tutti abbiamo conosciuto. Un padre non conforme, che quasi ci invogliava a saltare le lezioni quando temevamo l'interrogazione del giorno dopo, schiacciandoci di fatto tra lui, libertario sempre e comunque, e nostra madre, professoressa, ovviamente meno propensa ad accettare per esempio che dedicassimo più attenzione ad alcune materie anziché ad altre. Vogliamo ricordarti con il tuo sorriso sincero, con la tua risata dissacratoria e il tuo gusto per gli scherzi anche in anni difficili, che ha fatto talvolta addirittura stare alzati di notte gli zii o i cugini, per non dire degli amici e colleghi. E ora te ne vai. Ci hai lasciato tanto, molto più di quello che puoi pensare. Vai Babbo, e ti sia lieve la terra. Cesare e Fortuna Antetomaso via e-mail 15/06/2008.

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Corriere della Sera - ROMA - sezione: Cronaca di Roma - data: 2008-06-15 num: - pag: 9 Il caso Artur... (sezione: Laici e chierici)

( da "Corriere della Sera" del 15-06-2008)

Argomenti: Laicita'

Corriere della Sera - ROMA - sezione: Cronaca di Roma - data: 2008-06-15 num: - pag: 9 Il caso Arturo Cerulli, convertito per amore della moglie: al via il progetto "piazza pulita" Aria nuova a Porto Santo Stefano: il neosindaco inizia la sua "rivoluzione" cancellando la rassegna di Pamela Villoresi Il sindaco islamico "taglia" la Villoresi e all'Argentario è subito polemica Cancellata dalla nuova giunta di centrodestra la rassegna "Arie di mare" Sulla poltrona più alta del consiglio comunale Mohamed il sindaco, al secolo Arturo Cerulli, 53 anni, primo cittadino di Monte Argentario, siede da appena 2 mesi. Quanto basta, dice lui, per iniziare la rivoluzione annunciata in campagna elettorale. Non islamica, ma politico - amministrativa. Cerulli, ingegnere nucleare, è il primo sindaco italiano musulmano. Una conversione avvenuta 20 anni fa per amore della moglie Sri Semiarti, detta Nunù, bella signora indonesiana. Eletto in una lista di centrodestra che ha sbaragliato il vecchio listone un po' in rotta di centrosinistra, Cerulli si dichiara laico e illuminista ed ha annunciato l'avvio del primo programma ribattezzato "piazza pulita". "Che ha un doppio significato - dice Cerulli - abbellire l'arredo urbano di Porto S. Stefano, Porto Ercole e le altre frazioni del Comune da anni trascurate e renderle realmente capitali del turismo di élite di Maremma e Toscana. E togliere le incrostazioni delle passate legislature". E così via ai tagli. Il primo, clamoroso: Cerulli, con la maggioranza del consiglio (l'opposizione ha votato contro) ha tagliato "Arie di mare" la rassegna di teatro, musica e poesia di Pamela Villoresi, artista con simpatie di sinistra. "La politica non c'entra, costava troppo ed era riservata a una nicchia di pochi eletti", spiega Cerulli. In previsioni di altri tagli (che però saranno sostituti da altre iniziative culturali), Cerulli si è poi dedicato al corteggiamento delle autonomie. Si sa che tra Porto Santo Stefano e la più piccola Porto Ercole, le due principali cittadine di Monte Argentario, il campanile è forte. Tanto è vero che il vicesindaco rappresenta la seconda cittadina del comune. Cerulli ha confermato la "divisione di poteri", ma è andato molto più in là. E alla cerimonia del santo patrono ha deciso di far indossare la fascia tricolore anche al vice. Segnali di una scissione? "Ma no - spiega - solo una simbolica applicazione di quanto detto in campagna elettorale. Porto Ercole ha bisogno di governarsi da solo per quanto è possibile". Infine l'ultimo affondo. Stavolta sul versante energetico. Monte Argentario non è lontano da Montalto di Castro e storicamente il nucleare è visto con diffidenza sul Promontorio. Tutti i sindaci più amati si sono pronunciati per il no. Cerulli fa eccezione e alla vigilia di una manifestazione ambientalista davanti alla centrale a turbogas di Montalto, si dice "né contrario né favorevole". Ma subito dopo mette in guardia i cittadini: "Le soluzioni sono due: o si contengono i consumi, o si accetta il nucleare. Con tutto quello che comporta ". E aggiunge: "Le statistiche dicono che è più sicuro di altre fonti. Diversa invece è la questione delle scorie che vanno conservate e controllate. Ed anche questo ha un costo non indifferente ". Marco Gasperetti Neoeletto Arturo Cerulli con la moglie indonesiana Nunù, in alto un'immagine del promontorio.

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C'è anche un ottavo vizio: il conformismo (sezione: Laici e chierici)

( da "Tempo, Il" del 15-06-2008)

Argomenti: Laicita'

Stampa Il punto di GIROLAMO GRILLO * C'è anche un ottavo vizio: il conformismo Non sarà tempo sprecato quello dedicato a una riflessione sugli ultimi esercizi spirituali tenuti, tra i suoi gesuiti, dal cardinale Carlo Maria Martini, sofferente per il morbo di Parkinson. Le omelie di Martini sono state dedicate ai sette vizi capitali e sono suonate come monito, i cui primi destinatari erano gli stessi uomini di Chiesa. I peccati "esterni", come omicidi, furti e fornicazioni, toccano meno i sacerdoti, ma "comunque ci riguardano anch'essi". Ben sappiamo come alcuni sacerdoti si siano resi colpevoli di reati sessuali, realtà spinosa e difficile da affrontare. Non mancano poi coloro che cedono alla tentazione della veste talare per accumulare tesori in terra, anche se non con espliciti furti: il peccato di simonia non è scomparso. Ma ancor più diffuse sono "le cupidigie, le malvagità", le "bramosie segrete". Molto grave il rischio dell'ipocrisia: quanti nascondono una fede fievole dietro una a volte fin troppo appariscente osservanza per quieto vivere o per interesse? Come quel curato francese dell'Età dei Lumi che celò tutta la vita di essere un miscredente. "Vizio clericale per eccellenza" è poi definita l'invidia, e si può pensare che Martini sappia quel che dice. Ad essa è collegato "il vanto terribile del carrierismo", e qui non manca un accenno alla Curia, ove la voglia di emergere e il timore di risultare sgraditi porterebbe a compiere "un grande disservizio al papa stesso". Per alcuni, dunque, l'ambizione si coniugherebbe alla "dissimulazione onesta", in un circuito quasi inconsapevole. Particolarmente apprezzabile il richiamo a S. Paolo riguardo al "vanto di far gruppo", di portare più fedeli alla Chiesa: ad esso è legata la tentazione di dire alla gente solo ciò che essa vuol sentirsi dire. L'esigenza di apertura al mondo può dunque nascondere anche desiderio di potere e vanità. Quando cita papa Ratzinger, Martini è affettuoso come un uomo a lui legato da antica stima. Questo nonostante tra i due cardinali non sia mancata qualche differenza di posizioni. Ma a proposito del papa, Martini commenta "dobbiamo ringraziare Dio di averlo". Quando attacca il carrierismo della Chiesa, Martini riprende le parole del papa. I moniti di Martini sono affini al famosissimo discorso che Ratzinger scrisse per quell'indimenticabile Via Crucis che precedette la sua ascesa al soglio di Pietro. Sono, per esplicita scelta, gli ultimi esercizi tenuti dal cardinale. Martini ha voluto parlare con "disarmante" libertà. Non teme di riferirsi a quello stato di "assoluta libertà" di cui parla il laico scrittore Kundera a proposito dell'anziano Goethe in "L'immortalità". Ma rispetto a Goethe e a Kundera, Martini ha qualcosa in più: il dono della fede, e la sua idea di immortalità, pur contenendo la medesima idea di libertà, non ha il sapore della prigione. * Vescovo emerito di Civitavecchia-Tarquinia.

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"Vi racconto come il pensiero può farvi ammalare o guarire" (sezione: Laici e chierici)

( da "Giornale.it, Il" del 15-06-2008)

Argomenti: Laicita'

N. 142 del 2008-06-15 pagina 16 "Vi racconto come il pensiero può farvi ammalare o guarire" di Stefano Lorenzetto Enzo Soresi, tisiologo, anatomopatologo, oncologo, già primario di pneumologia al Niguarda di Milano. Nel libro "Il cervello anarchico" racconta casi di persone uccise dallo stress o salvate dallo choc carismatico della fede Dopo una vita passata a dissezionare cadaveri, a curare tumori polmonari, a combattere tubercolosi, bronchiti croniche, asme, danni da fumo, il professor Enzo Soresi, 70 anni, tisiologo, anatomopatologo e oncologo, primario emerito di pneumologia al Niguarda di Milano, ha finalmente individuato con certezza l'epicentro di tutte le malattie: il cervello. Negli ultimi dieci anni, cioè da quando ha lasciato l'ospedale per dedicarsi alla libera professione e tuffarsi con l'entusiasmo del neofita negli studi di neurobiologia, ha maturato la convinzione che sia proprio qui, nell'encefalo, l'interruttore in grado di accendere e spegnere le patologie non solo psichiche ma anche fisiche. C'era già arrivato per intuizione il filosofo ateniese Antifonte, avversario di Socrate, nel V secolo avanti Cristo: "In tutti gli uomini è la mente che dirige il corpo verso la salute o verso la malattia, come verso tutto il resto". Soresi c'è arrivato dopo aver visto gente ammalarsi o guarire con la sola forza del pensiero. Primo caso: "Ho in cura una signora di Milano il cui marito, integerrimo commercialista, la sera andava a bucare le gomme delle auto. Per il dispiacere s'è ammalata di tubercolosi. Io lo chiamo danno biologico primario". Secondo caso: "Un agricoltore sessantenne con melanoma metastatico incontrò Madre Teresa di Calcutta, ricevette in dono un'immaginetta sacra e guarì. Io lo chiamo shock carismatico". Il professore ha dato una spiegazione scientifica al miracolo: "Il melanoma è un tumore che viene identificato dagli anticorpi dell'organismo, tant'è vero che si sta studiando da 30 anni un vaccino specifico. Non riusciamo a controllarlo solo perché l'antigene tumorale è talmente aggressivo da paralizzare il sistema immunitario. Nel caso del contadino ha funzionato una combinazione di fattori: aspettativa fideistica, strutture cerebrali arcaiche, Madre Teresa, consegna del santino. Risultato: il suo organismo ha sprigionato fiumi di interferoni e interleuchine che hanno attivato gli anticorpi e fatto fuori il cancro". Come Soresi illustra nel libro Il cervello anarchico (Utet), già ristampato quattro volte, la nostra salute dipende da un network formato da sistema endocrino, sistema immunitario e sistema nervoso centrale. "Il secondo ci difende e ci organizza la vita. Di più: ci tollera. L'organo-mito è il linfocita, un particolare tipo di globulo bianco che risponde agli attacchi dei virus creando anticorpi. Abbiamo 40 miliardi di linfociti. Quando si attivano, producono ormoni cerebrali. Questa si chiama Pnei, psiconeuroendocrinoimmunologia, una nuova grande scienza, trascurata dalla medicina perché nessuno è in grado di quantificare quanti neurotrasmettitori vengano liberati da un'emozione. Io e lei siamo due esperimenti biologici che datano 4 miliardi di anni. Io sono più riuscito di lei. Perciò nego la vecchiaia. Non c'è limite alla plasticità cerebrale, non c'è limite alla neurogenesi. Esiste un flusso continuo di cellule staminali prodotte dal cervello: chi non le utilizza, le perde. Le premesse della longevità sono due: camminare 40 minuti tre volte la settimana - altrimenti si blocca il ricambio delle cellule e non si libera un fattore di accrescimento, il Bdnf, che nutre il cervello - e studiare". Secondo il medico-scrittore, è questa la strada per allungare la vita di 10 anni. "Quando ci impegniamo a leggere o a compilare le parole crociate, le staminali vengono catturate dalla zona dell'encefalo interessata a queste attività. Se io oggi sottopongo la sua testa a una scintigrafia e poi lei si mette a studiare il cinese, fra tre anni in un'altra scintigrafia vedrò le nuove mappe cerebrali che si sono create per immagazzinare questa lingua. Prenda i tassisti di Londra: hanno un ippocampo più grande perché mettono in memoria la carta topografica di una città che si estende per 6 miglia". Il professor Soresi è cresciuto in mezzo alle lastre: suo padre Gino, tisiologo, combatteva la Tbc nel sanatorio Vialba di Milano, oggi ospedale Sacco. Si considera un tuttologo, al massimo un buon internista, che ha scoperto l'importanza della neurobiologia studiando il microcitoma. "è un tumore polmonare che ha la caratteristica di esordire con sindromi paraneoplastiche, cioè con malattie che non c'entrano nulla col cancro: artrite reumatoide, tiroidite autoimmune, sclerodermia, reumatismo articolare. è una neoplasia che nel 100% dei casi scompare con quattro cicli di chemioterapia. Eppure uccide lo stesso nel giro di sei mesi. Era diventato la mia ossessione: non riuscire a guarire una cosa che sparisce". Com'è possibile? "Ci ho scritto 100 lavori scientifici e ci ho messo 30 anni a capirlo: perché il microcitoma ha una struttura neuroendocrina. La massa nel polmone scompare, ma si espande con metastasi ovunque. Ne ho concluso che la medicina non è una vera scienza. Tuttalpiù una scienza in progress". Diciamo una scienza inesatta. "L'ho provato sulla mia pelle nel 1950. Ero basso di statura, come adesso, e mio padre si preoccupava. Eppure le premesse genetiche c'erano tutte: lui piccolo, mia madre piccola. Mi portò dal mitico professor Nicola Pende, endocrinologo che aveva pubblicato sei volumi sul timo come organo chiave dell'accrescimento. Pende mi visitò, mi palpò i testicoli e concluse: “Questo bambino ha il timo iperplastico, troppo grosso. Bisogna irradiarlo”. Se mio padre avesse seguito quel consiglio, sarei morto. Questa è la medicina, ragazzi, non illudiamoci". Torniamo al cervello. "Sto aspettando di diventare nonno. Il tubo neurale della mia nipotina ha cominciato a svilupparsi dal secondo mese di gravidanza. Alla nascita il cervello non sarà ancora programmato, bensì in fase evolutiva. L'interazione con l'ambiente lo strutturerà. Ora facciamo l'ipotesi che un neonato abbia la cataratta: se non viene operato entro tre mesi, i neuroni specifici della vista non si attivano e quel bimbo non vedrà bene per il resto della vita. Oppure poniamo che la madre sia ansiosa e stressata, il padre ubriacone e manesco: lei capisce bene che i segnali ricevuti dal neonato sono ben diversi da quelli che sarebbero auspicabili. E questo vale fino al terzo anno di vita, quando nasce il linguaggio, che attiva la coscienza del sé, e la persona assume una sua identità. Di questi primi tre anni d'inconsapevolezza non sappiamo nulla, è una memoria implicita, un mondo sommerso al quale nessuno ha accesso, neanche l'interessato, neppure con la psicoanalisi. Ma sono i tre anni che ci fanno muovere". Allora non è vero che si può "entrare" nel cervello. "Ai tempi in cui facevo le autopsie, aprivo il cranio e manco sapevo a che cosa servissero i lobi frontali. Li chiamavamo lobi silenti, proprio perché ne ignoravamo la funzione. Molti anni dopo s'è scoperto che sono la sede dell'etica, i direttori d'orchestra di ogni nostra azione". E graziaddio avete smesso con le lobotomie. "A quel punto sono addirittura arrivato a fare le diagnosi a distanza. Se mi telefonavano dalla clinica dicendo che un paziente con un tumore polmonare s'era messo d'improvviso a urlare frasi sconce o aveva tentato di violentare la caposala, capivo, dalla perdita del senso etico, che era subentrata una metastasi al lobo frontale destro". Ippocrate aveva definito il cervello come una ghiandola mammaria. "Aveva còlto la funzione secretiva di un organo endocrino che non produce solo i neurotrasmettitori cerebrali - la serotonina, la dopamina, le endorfine - ma anche le citochine, cioè la chiave di volta dei tre sistemi che formano il network della vita. Lei sa che cosa sono le citochine?". Sì e no. "Sono 4 interferoni, che aiutano le cellule a resistere agli attacchi di virus, batteri, tumori e parassiti, e 39 interleuchine, ognuna con una funzione specifica. Se sono allegro e creativo libero citochine che mi fanno bene, se sono arrabbiato e abulico mi bombardo di citochine flogogene, che producono processi infiammatori. Ecco perché il futuro della medicina è tutto nel cervello. Le faccio un esempio di come il cervello da solo può curare una patologia?". La ascolto. "Avevo un paziente affetto da asma, ossessivo nel riferire i sintomi. Più gli davo terapie, più peggiorava. Torna dopo tre mesi: “Sono guarito”. Gli dico: senta, non abbassi la guardia, perché dall'asma non si guarisce. “No, no”, risponde lui, “avevo il malocchio e una fattucchiera del mio paese me l'ha tolto infilandomi gli spilloni nel materasso”. La manderei da un esperto in malocchi, replico io. E riesco a spedirlo dallo psichiatra Tullio Gasperoni. Il quale accerta che il paziente era in delirio psicotico. Conclusione: da delirante stava bene, da presunto normale gli tornava l'asma". Effetto placebo degli spilloni. "Paragonabile a quello dei finti farmaci. L'effetto placebo arriva a rispondere fino al 60% nel far scomparire un sintomo. Noi medici non possiamo sfruttarlo, altrimenti diventerebbe un inganno. Ma esiste anche l'effetto nocebo". Esemplifichi. "Donna di altissimo livello culturale, fumatrice accanita. Il marito, un imprenditore fratello di un noto politico, la tradiva sfrontatamente con una giovane amante. Quando la informai che aveva un tumore polmonare, mi raggelò: “Non m'interessa. L'importante è che lo dica a mio marito”. Cosa che feci, anche in maniera piuttosto teatrale. Lui scoppiò a piangere, lei sfoderò un sorriso trionfale. è evidente che due anni di stress violento avevano provocato nella donna un abbassamento delle difese immunitarie. Almeno morì contenta, sei mesi dopo. Vuole un altro esempio? Una cara amica con bronchiettasie bilaterali. Antibiotici su antibiotici. Qual era il movente? Non andava più d'accordo col marito. Per due anni non la vedo. La cerco al telefono: “Enzo, mi sono separata, vado in chiesa tutte le mattine, sto bene”. L'assetto psichico stabilizzato le ha consentito di ritrovare la salute. Continuo?". Prego. "Colf di 55 anni, origine salernitana, tradizionalista. Mai un giorno di malattia. La figlia le dice: “Vado in Inghilterra a fare la cameriera”. Stress di 10 giorni, ginocchio gonfio così. La lastra evidenzia un'artrosi della tibia: non s'era mai attivata, ma al momento del disagio mentale è esplosa. C'è voluto un intervento chirurgico". Nel libro Il cervello anarchico lei riferisce di sogni premonitori. "Sì. Viene da me uno psichiatra milanese, forte fumatore, con dolori scheletrici bestiali. Mi racconta d'aver sognato la sua tomba con la data della morte sulla lapide. Lastra e Tac negative. Era un tumore polmonare occulto, con metastasi ossee diffuse. Morì esattamente nel giorno che aveva sognato. Del resto lo psicoanalista Carl Gustav Jung mentre dormiva avvertì un forte colpo alla nuca, dopodiché gli apparve in sogno un amico che gli disse: “Mi sono sparato. Ho lasciato il testamento nel secondo scaffale della libreria”. L'indomani andò a casa dell'amico: s'era suicidato e la busta era nel posto indicato". I miracoli secondo lei che cosa sono? Eventi soprannaturali o costruzioni del cervello? "Io sono per un pensiero laico. Credo nella forza della parola. Se noi due ci parliamo, piano piano modifichiamo il nostro assetto biologico, perché la parola è un farmaco, la relazione è un farmaco. Di sicuro credere fa bene. Un gioielliere milanese mi portò la madre, colpita da metastasi epatiche. Potei prescriverle soltanto la morfina per attenuare il dolore. La compagna brasiliana di quest'uomo si chiama Maria di Lourdes e ha una sorella monaca in una congregazione religiosa che nella foresta amazzonica prega a distanza per le guarigioni. Maria di Lourdes telefonò al suo uomo dal Brasile: “Di' alla mamma che le suore pregheranno per lei all'ora X del giorno X”. Da quel preciso istante la paziente oncologica, che prima urlava per il dolore, non soffrì più". Come si mantiene in buona salute il cervello? "Ho un cugino architetto, mio coetaneo, che sembrava un rottame. S'è iscritto all'università della terza età, ha preso passione per la lingua egiziana, tutti i giorni sta cinque ore davanti al computer, ha già tradotto quattro libri in italiano dall'egiziano. è ringiovanito, ha cambiato faccia". Sappiamo tutto del cervello? "Nooo! Sul piano anatomico e biologico sappiamo intorno al 70%. Ma sulla coscienza? Qui si apre il mondo. Lei calcoli che ogni anno vengono pubblicati 25.000 lavori scientifici di neurobiologia". Allora come fa una legge dello Stato a dichiarare morto un organo che per il 30% ci è ignoto e della cui coscienza sappiamo poco, forse nulla? "Siccome si muove per stimoli elettrici, nel momento in cui l'elettroencefalogramma risulta muto significa che il cervello non è più attivo". Ma lei che cosa pensa della morte cerebrale? "Mi fermo... Però ha ragione, ha ragione lei a essere così attento alla dichiarazione di morte. Nello stesso tempo c'è un momento in cui comunque bisogna dichiarare la morte di un individuo dal punto di vista biologico". Prima del 1975 dichiaravate la morte quando il cuore si fermava, l'alito non appannava più lo specchio, il corpo s'irrigidiva. "Eh, lo so... La morte cerebrale consente di recuperare gli organi per i trapianti". Ha mai sperimentato su di sé disagi psichici che hanno influenzato il suo stato di salute? "Nel 1971 ho sofferto moltissimo per la morte di mia moglie Marisa, uccisa da un linfogranuloma a 33 anni. Devo tutto a lei. Era una pittrice figurativa che andò a studiare negli Stati Uniti appena sedicenne e indossava i jeans quando a Milano non si sapeva manco che esistessero. La malattia cambiò la sua arte. Cominciò a dipingere corpi sfilacciati, cuori gettati sopra le montagne. Fu irradiata in maniera scorretta da un grande radioterapista dell'epoca, per cui nell'ultimo anno di vita rimase paralizzata. Nostro figlio Nicolò, nato nel 1968, l'ho cresciuto io. Marisa mi ha lasciato un modello perfetto: un bambino che riesce a sopportare persino la perdita più straziante solo perché la mamma ha saputo far sviluppare armonicamente il suo cervello nei primi tre anni di vita". (414. Continua) stefano.lorenzetto@ilgiornale.it © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano.

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Venti presbiteri in aiuto al vescovo (sezione: Laici e chierici)

( da "Stampa, La" del 15-06-2008)

Argomenti: Laicita'

DIOCESI. GESTIONE DELLA VITA PASTORALE Venti presbiteri in aiuto al vescovo [FIRMA]ENZO BLESSENT AOSTA Costituito nei giorni scorsi, su nomina del vescovo di Aosta Giuseppe Anfossi, il nuovo Consiglio presbiterale resterà in carica fino al 30 aprile 2013. Previsto dal Codice di Diritto canonico, costituisce una sorta di senato diocesano formato da presbiteri che hanno il compito di aiutare il vescovo nella vita pastorale della diocesi. Il canonico Franco Lovignana, vicario generale della diocesi di Aosta, spiega: "Il nuovo Consiglio è composto da venti sacerdoti: dieci eletti, otto componenti di diritto (tra cui i cinque vicari zonali) e due designati dal vescovo. La presenza di questo organismo è obbligatoria in tutte le diocesi". Fanno parte del nuovo consiglio presbiterale come componenti eletti: don Ferruccio Brunod (parroco di Aymavilles e Introd), don Ugo Busso (parroco di Gignod, Signayes ed Excenex-Arpuilles), don Silvio Carlin (direttore dell'Istituto Don Bosco di Châtillon), don Dario Fanelli (amministratore parrocchiale di La Thuile), don Giuseppe Gerbaz (parroco di Courmayeur), don Michele Giachino (parroco di Brusson), don Giuseppe Lévêque (canonico della Cattedrale e padre spirituale del Seminario maggiore), don Giuliano Reboulaz (parroco di Champorcher e amministratore parrocchiale di Pontboset), don Elio Vittaz (parroco di Champdepraz ed economo diocesano). I componenti di diritto sono don Maurizio Anselmet (parroco di Torgnon e vicario della zona pastorale 4), il canonico Aldo Armellin (parroco di Sant'Orso e vicario della zona 3), il canonico Franco Lovignana (vicario generale e rettore del seminario), don Luigino Ottobon (parroco di Pollein e vicario della zona pastorale 2), don Claudio Perruchon (parroco di Pont-St-Martin e Perloz e vicario della zona 5), don Aldo Rastello (parroco di St-Nicolas e vicario zona 1), il canonico Klaus Sarbach (responsabile del segretariato per la Vita consacrata) e don Vittorio Vuyet (parroco di St-Marcel e assistente diocesano dell'Azione cattolica). Completano l'organismo i consiglieri designati dal vescovo: don Renato Roux (parroco di Morgex e responsabile della formazione permanente del clero) e don Mario Tringali (parroco di Nus). Il Consiglio presbiterale viene convocato ed è presieduto dal vescovo che, di norma, decide anche gli argomenti da trattare. Quali sono i temi su cui ha lavorato il precedente Consiglio? "In primo luogo direi che il Consiglio ha fornito un importante contributo per quanto riguarda l'elaborazione annuale degli orientamenti pastorali generali e la predisposizione del programma di formazione permanente del clero - dice il canonico Lovignana - poi ha lavorato per la preparazione della seconda visita pastorale. Altri temi affrontati sono stati la vita domestica del clero, la preparazione e quindi il contributo operativo della diocesi di Aosta al Convegno ecclesiale di Verona dell'ottobre 2006, l'analisi e il sostegno alle aggregazioni ecclesiali presenti in diocesi, la formazione dei laici e tanti piccoli interventi a favore della pastorale vocazionale locale". Il nuovo Consiglio presbiterale si riunirà per la prima volta il 27 giugno. "Essenzialmente - conclude il vicario generale - si occuperà degli orientamenti pastorali per l'anno 2008-2009 e del programma di formazione del clero".

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Ribaltone in parrocchia per la crisi delle vocazioni (sezione: Laici e chierici)

( da "Stampa, La" del 15-06-2008)

Argomenti: Laicita'

Retroscena Choc a Rivoli per le novità tra i sacerdoti Così La Stampa IL SINDACO In breve I FEDELI Ribaltone in parrocchia per la crisi delle vocazioni Mancano preti e Poletto li prende in prestito da Brescia PATRIZIO ROMANO "È fantapolitica attribuire il cambio alla mia giunta" "Non è un metodo nuovo, ma è stata una doccia fredda" RIVOLI In quattro chiese di Rivoli, quella di oggi sarà un'omelia con il retrogusto amaro di un addio. Durante la messa i parroci di Santa Maria della Stella, San Bernardo, San Martino e San Bartolomeo spiegheranno perché a settembre saranno trasferiti. E al posto di don Gianni, don Tonino, don Fabrizio e don Claudio e dei loro vice (don Sergio, don Alessandro e don Giorgio) arriveranno quattro parroci di Brescia. A dare la notizia del progetto è stato ieri sera il cardinale Severino Poletto in persona, ai consigli pastorali delle quattro parrocchie. Un progetto complesso, che prevede la creazione di una parrocchia centrale, ossia Santa Maria della Stella, in cui vivranno tutti e quattro i parroci. Tre di questi, tutte le mattine, andranno nelle loro parrocchie di competenza. Una scelta, quella del cardinale, dettata dalla carenza di vocazioni. "Sono solo 11 i seminaristi qui - spiega un parroco - per questo ha chiesto aiuto a Brescia che ne ha di più". "Non conosco i dettagli - spiega il sindaco Guido Tallone - ma ritengo il progetto pastorale alto, forte e significativo, e reso fattibile dalla disponibilità dei quattro parroci che avranno posto come unica condizione di stare insieme per creare un laboratorio pastorale e testimoniare la coabitazione". Intanto l'esser stati tenuti all'oscuro lascia ancora amareggiati i fedeli. "È stata una doccia fredda - ammette Emanuele Bugnone degli Scout Agesci -. Però non c'è niente di nuovo in questo metodo. Anche se prediligo sempre la condivisione e la crescita insieme". Questa scelta ha creato sconcerto anche fuori Rivoli. "Altro che cammino insieme - commenta don Marco, di San Francesco a Grugliasco -, solo obbedienza assoluta. No, non è il modo questo". Deluso. "Sono perplesso - ammette - Catapultare quattro parroci con una mentalità e una tradizione diversa a Rivoli... Capisco la reazione della gente e l'amarezza di alcuni parroci. Pensare che i miei "colleghi" pochi giorni fa mi spiegavano i progetti per il futuro. Non sapevano niente neanche loro". Invece don Angelo, di Santa Maria a Collegno, qualcosa sapeva. "Solo perché ero stato di recente a Brescia - dichiara - e lì ho saputo che Giovedì Santo, ossia il 20 marzo scorso, il vescovo ha chiesto ai suoi se qualcuno dava la disponibilità". Ma perché scalzare i parroci di Rivoli? "Non è colpa del cardinale Poletto - sostiene - ma del calo delle vocazioni. Lui cerca solo di ottimizzare le realtà. E questa, io credo, può essere l'occasione per i laici di essere più attivi e presenti. Ad esempio, tenendo loro aperti gli oratori di sera con attività. Senza far fare a noi da bidelli". Ma perché Rivoli? "Suppongo unicamente per la vicinanza delle chiese e per l'omogeneità del centro storico - aggiunge il sindaco - Solo nella fantapolitica si può credere, come fa Massimo Tesio, che la Curia possa aver pensato questo progetto per danneggiare la mia immagine in campagna elettorale: più che su di me butta discredito sul cardinale Poletto". L'articolo del giornale di ieri in cui si rivelava la clamorosa notizia: dal prossimo settembre i quattro parroci di Rivoli verranno rimossi e sostituiti da altri sacerdoti in arrivo dalla Diocesi di Brescia.Brusasco Festa degli alpini e banda musicale Festeggiamenti oggi per il 115° anniversario di fondazione della banda musicale e per l'85° anniversario del gruppo alpini. Alle 9,45, sfilata di penne nere per le vie cittadine accompagnate dalle bande di Brusasco e Traves; ore 11, messa e benedizione della nuova bandiera della banda brusaschese "La Fenice". Alle 16,30, sfilata delle bande di Brusasco, Traves e Paesana per le vie cittadine e gran concerto in piazza San Pietro. Verrua Savoia Visite alla fortezza e mostra storica Oggi dalle 15 visite guidate all'antico castello di località La Rocca, risalente a fine '600. All'interno della fortezza è allestita una mostra sullo storico maniero verruese. Alle 15,30 presentazione dell'antico pozzo della fortezza, profondo quasi 100 metri e un diametro di 3,60 metri che veniva utilizzato per garantire il rifornimento idrico, recuperato dopo un lungo lavoro. Verrà anche proiettato il video "Voci nel tempo" di Elisa Ravarino. Moncalieri Messa in ricordo di Mario Tortello Questa mattina alle 12, nella chiesa di Santa Maria della Scala, a Moncalieri, in occasione del settimo anniversario della sua prematura scomparsa, è in programma una messa in ricordo del giornalista de La Stampa Mario Tortello.

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Passepartout dà il testimone ad Asti Teatro (sezione: Laici e chierici)

( da "Stampa, La" del 15-06-2008)

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Festival. Si chiude la manifestazione della Biblioteca con uno spettacolo tratto dal testo di Mario Capanna Interprete sarà l'attore e cantante Giulio Casale [FIRMA]CARLO FRANCESCO CONTI ASTI Oggi si potrà sperimentare il clima di "Asti città festival" grazie al passaggio di testimone fra Passepartout e Asti Teatro. La manifestazione organizzata dalla Biblioteca Astense, dopo una settimana di appuntamenti dedicati al Sessantotto, lascia spazio al festival teatrale del Comune, che compie 30 anni. E la musica fa da filo conduttore. Ieri Passepartout ha ospitato un protagonista di quegli anni, il cantante e produttore inglese Shel Shapiro, già voce dei "Rockes", tra i primi a intuire l'importanza del veicolo televisivo per la musica. A mezzogiorno ha incontrato gli appassionati in un aperitivo con i giornalisti musicali Massimo Cotto (direttore artistico di Asti Musica) e Franco Zanetti di Rockol.it. In serata ha tenuto un recital-concerto al Teatro Alfieri. La musica torna anche stasera, alle 21,30 al Teatro Alfieri come coprotagonista del racconto di "Formidabili quegli anni", rielaborazione drammaturgica del testo di Mario Capanna ad opera di Giulio Casale, con musiche dal vivo eseguite da Carlo Cialdo Capelli. Mario Capanna è stato tra i principali leader del Sessantotto. Studente alla Cattolica di Milano, nel 1967, inizia la contestazione studentesca ed è espulso poco prima di laurearsi. Passa quindi alla Statale - dove si laureerà in filosofia - diventando leader del movimento studentesco in tutta Italia. Inizia così una carriera politica che lo porta dapprima nel Pdup, poi in Democrazia Proletaria, di cui diviene il punto di riferimento centrale e segretario nazionale fino alle dimissioni nel 1987. Con DP Capanna è stato parlamentare e deputato europeo; è poi tra gli ispiratori dei Verdi Arcobaleno. "Formidabili quegli anni" è stato pubblicato vent'anni fa; ora Capanna ha appena pubblicato "Il Sessantotto al futuro" (Garzanti). Giulio Casale, 37 anni, ha una carriera di musicista, dapprima con gli "Estra", poi come solista. Ha pubblicato una raccolta di poesie "Sullo Zero" e un album che testimonia i suoi concerti-reading. Nel 2005 ha pubblicato un disco come solista, "In fondo al blu", per lo spettacolo di teatro-canzone "Illusi d'esistenza", con la regia di Roberto Citran. Ad Asti Musica 2005 ha presentato il suo recital su Giorgio Gaber cui ha dedicato il libro "Se ci fosse un uomo - gli anni affollati del Signor Gaber". Lo scorso febbraio ha debuttato a Milano con lo spettacolo "Ora o mai più". Con lui sul palco c'è Carlo Cialdo Capelli, compositore bolognese di formazione classica, che si è dedicato alla musica elettronica. Ha composto musiche di scena per un'ottantina di spettacoli teatrali collaborando tra gli altri con Arturo Brachetti, Carmelo Bene, Marcello Chiarenza, Toni Comello, Eros Drusiani, Tino Schirinzi, Giorgio Gaber, Sandro Luporini, Dario Moretti e le compagnie Teatro del Buratto, Accademia Perduta, e la Biennale di Venezia. Ha anche curato alcune regie di teatro musicale come "La banda Bonnot" e il percorso musical-teatrale "Salita a san Luca". È l'anima musicale della compagnia Arcipelago Circo Teatro. Il biglietto dello spettacolo costa 25 euro. Al termine si terrà un incontro con Mario Capanna e gli interpreti.

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Appello di Papa Ratzinger per la pace in Medio Oriente: "No all'indifferenza" (sezione: Laici e chierici)

( da "Giornale.it, Il" del 15-06-2008)

Argomenti: Laicita'

N. 142 del 2008-06-15 pagina 0 Appello di Papa Ratzinger per la pace in Medio Oriente: "No all'indifferenza" di Redazione Beedetto XVI a Brindisi esorta nuove iniziative internazionali. Poi invoca la Madonna perché protegga l'Italia, l'Europa e il mondo intero "dalle tempeste che minacciano la fede e i veri valori" Brindisi - Papa Benedetto XVI , al termine della messa stamane nel porto di Brindisi, ha lanciato un nuovo appello alla cooperazione e alla pace tra i popoli del Mediterraneo e del Medio Oriente, esortando ad evitare "l'indifferenza" e la mancanza di iniziative internazionali. Allo stesso tempo ha però invocato la Madonna perché protegga l'Italia, l'Europa e il mondo intero "dalle tempeste che minacciano la fede e i veri valori". Da un palco circondato dal mare, sulla banchina di Sant'Apollinare, Ratzinger ha celebrato il rito sacro davanti ad una folla di 60-70 mila pellegrini e fedeli provenienti da tutta la Puglia. Al momento della comunione, Benedetto XVI, così come aveva fatto durante la festa del Corpus Domini a Roma, ha ripristinato un modo desueto di dare l'ostia consacrata, ovvero l'ha consegnata ai fedeli laici in ginocchio; solo i diaconi hanno ricevuto l'eucaristia in piedi. Al termine della messa, il Papa, ispirato dallo scenario circostante, ha osservato che ogni porto "parla di accoglienza, di riparo, di sicurezza; parla di un approdo sospirato dopo la navigazione, magari lunga e difficile. Ma parla anche di partenze, di progetti e aspirazioni, di futuro". Ricordando come Brindisi sia una base per le missioni umanitarie delle Nazioni Unite, Benedetto XVI ha rinnovato un appello "di cooperazione e di pace fra tutti i popoli, specialmente tra quelli che fanno corona a questo mare, antica culla di civiltà, e quelli del Vicino e Medio Oriente". "L'azione della comunità internazionale - ha spiegato riprendendo il suo discorso al Palazzo di Vetro dello scorso aprile - ...non deve mai essere interpretata come un'imposizione indesiderata e una limitazione di sovranità". Al contrario - ha ammonito - "é l'indifferenza o la mancanza di intervento che recano danno reale". Durante l'omelia, ha parlato della vocazione missionaria della Chiesa, che non può mai cadere però nel "pietismo" o nell'"assistenzialismo". "La compassione cristiana - ha avvertito il Pontefice - non ha niente a che vedere con il pietismo e l'assistenzialismo. Piuttosto è sinonimo di solidarietà e condivisione ed è animata dalla speranza". Il Papa ha anche ricordato ai fedeli pugliesi che nessuno nasce santo e che nemmeno lui lo è: "é utile riflettere che i dodici apostoli non erano uomini perfetti, scelti per la loro irreprensibilità morale e religiosa . Erano sicuramente credenti, pieni di entusiasmo e di zelo, ma segnati - ha detto - dai loro limiti umani, talora anche gravi. Dunque, Gesù non li chiamò perché erano già santi, ma affinché lo diventassero. Come noi, come tutti i cristiani". © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano.

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Laici e cattolici contro il razzismo (sezione: Laici e chierici)

( da "Unita, L'" del 16-06-2008)

Argomenti: Laicita'

Stai consultando l'edizione del Laici e cattolici contro il razzismo Oggi a Roma, nell'aula magna dell'Università La Sapienza, si terrà un'assemblea contro il razzismo. È una buona notizia che il mondo dell'associazionismo e del volontariato, decine di organizzazioni laiche o religiose, decidano di prendere parola per reagire all'ondata di rancore che sta avvelenando le nostre città. Il Paese attraversa un momento difficile. L'emergenza sociale tocca livelli di guardia, col 13% della popolazione sotto la soglia di povertà, famiglie sempre più indebitate, prezzi fuori controllo e retribuzioni inferiori alla media europea. Vacilla il sistema di welfare, cresce la frammentazione sociale, si deteriorano le relazioni civili, gli individui sembrano smarrire il senso della comunità e della solidarietà. Un sentimento diffuso di insicurezza alimenta paure e tensioni che si scaricano sui soggetti più deboli della società e diventano il terreno fertile di una nuova intolleranza. Una società impaurita tende ad esorcizzare le proprie paure costruendosi nemici simbolici, capri espiatori che oggi ci vengono indicati anzitutto nei rom e negli immigrati. Così, milioni di persone che vivono e lavorano nel nostro Paese, per il solo fatto di avere una nazionalità diversa dalla nostra o di appartenere ad una minoranza, portano sulle spalle un pregiudizio di colpevolezza generalizzato che prescinde dai loro comportamenti individuali. È un dato di fatto che la percezione dell'insicurezza cresca indipendentemente dai dati reali sull'andamento della criminalità, e che sia alimentata da una vera e propria strategia della paura messa in atto da una parte del mondo politico e dei media, che amplificando singoli episodi contribuiscono a scatenare reazioni incontrollabili. Non a caso la domanda di sicurezza è di gran lunga più accentuata nelle comunità del centro nord, dove in realtà il numero di reati è più basso, di quanto non lo sia al sud dove impera la criminalità organizzata e si registra una media di omicidi 5 volte superiore a quella nazionale. Spesso, soprattutto nelle aree più agiate del Paese, ad alimentare le paure dei cittadini è l'incapacità di accettare le diversità, il fastidio di fronte alle manifestazioni del disagio sociale, alla presenza di lavavetri, mendicanti, senza fissa dimora. È l'effetto della crisi di identità di una società in cui gli individui sono sempre più soli e in competizione esasperata fra loro, in cui si indeboliscono le reti sociali e si allentano i legami di prossimità e di reciprocità. Serve una nuova consapevolezza di quanto, nel mondo globalizzato, la condizione della sicurezza di ciascuno stia anzitutto nella capacità di rimuovere le cause dell'insicurezza degli altri. Abbiamo bisogno di porre le basi di un nuovo patto di convivenza fra i cittadini di una comunità plurale, un patto che risponda al bisogno di sicurezza di ciascuno riconoscendo a tutti pari dignità e uguali diritti. Sono gli stessi principi che animarono la nostra Carta Costituzionale e che hanno garantito in questi sessant'anni la tenuta di una solida democrazia. Di fronte alla crescente domanda di sicurezza non servono risposte semplificatorie o propagandistiche. Per questo, se vogliamo impedire che la situazione precipiti in questa china, deve prendere parola l'Italia dei diritti e della solidarietà. È un impegno di civiltà a cui sono chiamate le realtà diverse che in questi anni non hanno mai smesso di costruire occasioni di incontro. L'associazionismo laico e cattolico, da sempre in prima fila in questa battaglia, oggi vuole assumersi la responsabilità di indicare una strada alla politica, ai media e prima ancora alla società: la sicurezza di tutti si costruisce a partire dalla dignità di ciascuno, coniugando giustizia e solidarietà, ricostruendo prossimità e reciprocità, contrastando ogni forma di discriminazione. Paolo Beni, presidente Arci Andrea Olivero, presidente Acli.

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Intercettazioni, gli italiani non sono stupidi... Cara Unità, solo chi ha qualcosa da (sezione: Laici e chierici)

( da "Unita, L'" del 16-06-2008)

Argomenti: Laicita'

Stai consultando l'edizione del Intercettazioni, gli italiani non sono stupidi... Cara Unità, solo chi ha qualcosa da nascondere ha paura della luce del sole ed approfitta del suo "temporaneo potere" per imporre i suoi voleri a discapito della giustizia e a favore dei propri interessi privati. I nostri attuali governanti abbiano almeno la compiacenza di non dichiarare che la loro legge contro le intercettazioni favorirà la giustizia in nome di tutti gli italiani; solo gli stupidi e gli idioti non capiscono le loro mire (es. chiudere la bocca ai magistrati e ai giornalisti) e moltissimi italiani non sono né stupidi né idioti. Sono solo onesti. Marta Proni, Bologna Soldati nelle strade Il Parlamento dica no Cara,Unità, per capire perché alcuni si muovono in un certo modo bisogna conoscere la loro storia passata. Ci allarma l'impiego dell'esercito in servizio di ordine pubblico, ma chi ha qualche anno sulle spalle ricorderà quando all'indomani del colpo di stato in Cile,11/9/1973, Ignazio La Russa espresse in tv, a nome del Msi l'appoggio a Pinochet e ai militari golpisti. Quindi niente di nuovo da questo personaggio che solo in un Paese senza memoria come L'Italia ha potuto arrivare a fare il ministro senza nessun moto di indignazione. Questa è una destra pericolosa, non la destra europea conservatrice, questa destra fascista, mi auguro che l'opposizione si batta in Parlamento contro questo pericolo di imbavagliare (intercettazioni) e militarizzare il Paese. Maurizio Carelli Arrestate anche noi lettori Caro Direttore, nel ringraziare Marco Travaglio e tutti voi dell'Unità per la coraggiosa battaglia contro l'infame legge "sulle intercettazioni", propongo al governo di estendere le ipotesi di arresto ad una categoria attualmente non contemplata, ma pericolosissima: i lettori. In applicazione dello spirito della legge, andrebbero infatti arrestati anche quelli che si ostinano a cercare notizie su giornali e internet, che affollano le presentazioni dei libri del suddetto Travaglio e di altri giornalisti, finendo col farsi veicolo loro stessi, nelle conversazioni in famiglia o con gli amici, delle copiose informazioni di cui vengono a conoscenza. Tutte, non c'è nemmeno bisogno di dirlo, coperte da segreto. E poi, diciamola tutta, non vorremmo proprio separarci dalle nostre fonti di informazione, che per un cittadino degno di tal nome valgono quanto il pane quotidiano. Avremmo sicuramente più notizie da un Travaglio in carcere che da tanti barboncini e maggiordomi spensieratamente accomodati alla direzione dei Tg. Alberto Antonetti, Roma Niente leggi per i cittadini ma solo per i suoi interessi Cara Unità, dopo tangentopoli, ci si aspettava dalla classe politica che aveva vinto le elezioni, con grande fragore propagandistico, leggi che tutelassero il cittadino, dai reati della corruzione, falso in bilancio, bancarotta, ecc., (al di là del mio scetticismo). Ci si è trovati smarriti ad assistere acrobazie vergognose per far credere allo sprovveduto cittadino che i magistrati e i giornalisti onesti e coraggiosi erano-siano una categoria malata di protegonismo becero che si accanisce a perseguitare indagati "innocenti", (la parte degli scemi, l'ha dobbiamo fare noi), laici miscredenti,comunisti! L'esasperazione di chi si scandalizza viene stupidamente definita "antiberlusconismo", fosse anche pinco pallino, ci sarebbe la stessa riprovazione, le leggi sono state fatte su misura per i tangentari i corrotti, ecc. Non ancora soddisfatti, si persevera diabolicamente mancava alle leggi vergogna la legge sulle intercettazioni! Il solerte Ghedini sta preparandoi la pozione i giornalisti, e i magistrati in galera al posto degli indagati! E quale scusa migliore se non la tutela della privacy! Dall'attuale legge elettorale che non permette al cittadino di scegliere preferenze, e dal metro di misura del cavaliere che definisce DIo lo perdoni, Mangano "un eroe" , non vorrei che troppi eroi entrassero in parlamento! Rosalba Cosenza Morti sul lavoro, servono anche formazione e incentivi Cara Unità, per i morti sul lavoro un minuto di silenzio è a parer mio il minimo che possiamo fare oltre a una "autorobinhoodtax" stavolta vera, cioè tutti noi che abbiamo la fortuna di percepire uno stipendio autotassarci di pochi spiccioli a testa e cosi facendo aiutare le famiglie a cui il lavoro ha tolto i loro cari. Però rimane il problema principale che non si risolve solo con le multe, chi manda al macello i suoi dipendenti ha gia messo in conto anche quelle e non si risolve neanche tartassando tutti gli imprenditori a tappeto, ciò serve solo ad aumentare il costo del prodotto. Non mi stancherò mai di ripeterlo: ci vuole formazione, informazione e incentivi. Per gli uni e gli altri. Rudi Toselli Fascismo magari no Ma poco ci manca Cara Unità, al tempo del fascismo metà dei miei parenti era col fascismo, l'altra metà era in parte scappata oppure resisteva con immensi sacrifici e umiliazioni. Il nonno, subiva lavande e percosse ma resisteva con la forza e l'esempio di onestà e correttezza , tanto che il suo datore di lavoro (persona molto influente) si interpose perché egli potesse continuare a lavorare da lui anche senza la tessera del partito fascista. Le piazze colme elogiavano il duce, la parola "VIncere" la trovavi stampata sui muri ad ogni angolo di strada. Come fu possibile che tutte le persone "visibili" fossero col fascismo? Quando il duce fu appeso a testa in giù a piazzale Loreto a Milano, la folla che gioiva sputando sul corpo inerme era la stessa che acclamava il duce stesso qualche anno prima. Come fu possibile? Oggi assistiamo ad un fenomeno simile a quello in uso al tempo del fascismo, i miei parenti, della nuova generazione, una volta erano decisi sostenitori dei problemi sociali della sinistra, ora, più della metà, se ne fregano ed elogiano le iniziative di Lega e Cdl. L'altra metà resiste, ma spesso accade che anche in questa metà si avverta una deriva populista. In particolare capita spesso quando la televisione batte e ribatte alcuni temi sociali. i rom. i clandestini. le prostitute. Essi sono d'accordo su tutto quanto la tv va drammatizzando. Come è possibile? Mi sembra di vedere la scritta "Vincere" sui muri agli angoli delle strade durante l'era fascista. Allora, quella parola sui muri, declinò il consenso verso la guerra. Ora, il batti e ribatti della televisione declina il consenso verso un nuovo corso populista, che non si vuole far credere fascista, ma che di fascista ha tutto. Mario Ferrari, Venezia.

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Alexandre - antonio gnoli (sezione: Laici e chierici)

( da "Repubblica, La" del 16-06-2008)

Argomenti: Laicita'

Cultura ALEXANDRE a quarant'anni dalla morte escono una biografia e un suo libro un ateo alla corte di dio kojève Morì nel giugno del 1968 a Bruxelles. Aveva visto e vissuto la rivoluzione bolscevica, e la rivolta studentesca gli parve un gioco da ragazzi Decretò la fine della storia "Il filosofo della domenica" e "L'ateismo" saranno presentati questa sera a Roma è stato una delle grandi menti del '900. Per Bataille e Queneau fu una guida spirituale ANTONIO GNOLI Durante una delle rare conferenze, che con piglio snobistico amava ancora tenere, malgrado gli impegni da alto funzionario dello Stato francese, Alexandre Kojève fu colto da una crisi cardiaca. Era il 1968. Morì nel pieno della contestazione studentesca, alla quale aveva guardato con somma ironia. Morì a Bruxelles, ai primi di giugno. Morì, come muore un enigma. Alcuni infatti si chiesero chi fosse stato veramente quell'uomo ricco di sottigliezze e di humour, refrattario alle luci della ribalta e da qualcuno rimpianto come una delle grandi teste filosofiche del Novecento. Pochi allora seppero fornire una risposta decente o semplicemente adeguata. In vita non aveva pubblicato quasi nulla e su quel leggendario seminario tenuto all'école pratique des Haute études tra il 1933 e il 1939, da tempo era sceso il silenzio. Chi ricordava più quel russo dall'aria dolcemente tagliente mentre affilava il pensiero sul metallo della Fenomenologia di Hegel? Certo Georges Bataille e Raymond Queneau conservavano di lui l'idea che fosse la loro guida spirituale. Indiscutibilmente Aron lo considerava un genio della parola. Leo Strauss si divertiva a spedire i suoi allievi americani a far conoscenza a Parigi di questo strano intellettuale, che andando via da Mosca, dove era nato nel 1902, aveva scelto la Francia come patria di elezione. Ma per il resto, solo l'alta burocrazia francese, nella quale era entrato dal 1945, poteva delibare la versatilità e l'acribia spirituale di questo insolito dotto. Altrove, negli ambienti dell'esistenzialismo e dell'impegno, c'era stata la rimozione. Quasi che la statura del personaggio fosse troppo ingombrante e, in definitiva, provocatoria per essere assimilata a qualche docile parrocchia, magari dall'odore sartriano. Da quei quarant'anni dalla sua scomparsa il fantasma Kojève ha preso forma e colore sorprendenti. Si pubblicano i suoi libri (molti dei quali postumi), l'ultimo in ordine di apparizione è dedicato all'ateismo e su di lui escono saggi, e ricostruzioni a metà strada tra il profilo intellettuale e biografico. Bella e documentatissima quella che Marco Filoni gli ha dedicato (Il filosofo della domenica, edito da Bollati Boringhieri, pagg. 259, euro 19). Sia de L'ateismo (curato da Elettra Stimilli e Marco Filoni, tradotto dal russo da Claudia Zonghetti, edizioni Quodilibet, pagg 182, Euro 22) che de Il filosofo della domenica, ne parleranno stasera alle 18 nella libreria romana di Bibli Roberto Esposito, Giacomo Marramao, insieme ai curatori. Per tutta la vita quest'uomo raffinato e oziosamente determinato a convincere i suoi uditori che davanti avevano semplicemente la reincarnazione dell'ultimo grande hegeliano, cercò nella paradossalità la forma più efficace del suo pensiero. Qualunque gesto, ipotesi, scelta, ossessione, risultato marciava sotto le insegne del paradosso. Paradossale, infatti, che si paragonasse a Dio, che considerava, come ci ricorda Filoni, un collega. Paradossale che da quel grande incantatore filosofico di serpenti che si era dimostrato, avesse chiuso con le Università, le écoles, i Collèges, le Accademie e si fosse dato alla grigia arte del funzionariato statale. Paradossale che egli fosse uno stalinista al servizio della democrazia. Paradossale che avesse scritto di fisica quantistica per parlare di religione. Paradossale che avesse sentenziato che la storia (quell'impasto di violenza e politica, di nazione e impero) era finita. Paradossale che un uomo mondanamente raffinato - come poteva esserlo un russo della buona borghesia postzarista - avesse preferito vivere nel sobborgo di Vanves piuttosto che nella scintillante Parigi. Ma questo era Kojève: uno che se ne infischiava delle conclusioni comuni. Un sofista allenatissimo a smontare le ovvietà del pensiero. C'è una foto che risale alla metà degli anni Venti e che lo ritrae come parte di un singolare e affascinante terzetto. Kojève è seduto a una tavola imbandita insieme all'amante, Cecile Leonidovda Soutak e allo zio, il pittore Vasilij Kandinskij. Sopra alla tovaglia bianca si vedono tra l'altro bicchieri, piatti, una bottiglia di Champagne. Cecile è protesa verso l'aristocratica figura di Kandinskij che sembra intenzionato ad accogliere le confidenze della donna, la quale trattiene un braccio sulle spalle di Kojève che, leggermente chino, sta bevendo, forse della birra. La mano che gli sfiora la nuca è in quel momento il solo serio legame tra il filosofo e gli altri due. Per il resto, concentrato com'è sulla coppa, appare estraneo alla conversazione e agli sguardi incrociati della donna e dello zio. Non è solo una scena colma di artificio cinematografico. Nella quale ci si poteva imbattere nella Berlino del 1925. Non è solo un perfetto fotogramma di un possibile Harold Lloyd mentre prepara la gag dello Champagne versandoselo sulla camicia. è che quella foto ci mostra esattamente il modo di Kojève di stare contemporaneamente dentro e fuori dalla piena vita. Ne è ai margini per meglio conoscerne i segreti del centro. E anche questo in fondo era uno dei tanti paradossi che amava interpretare: essere invisibile, come del resto era Dio. Per questo russo cresciuto con il pane dell'apocalisse (assai efficace la ricostruzione che ne fa Filoni), Dio diventò un'ossessione talmente forte da rovesciarsi paradossalmente nel suo contrario, cioè in una forma di radicale ateismo. Al tema in questione Kojève dedicò un testo del 1931. La posizione del giovane filosofo, che da qualche anno si era trasferito a Parigi, è netta: "Per l'ateo non esiste nulla al di fuori del mondo". Per il teista, figura che si contrappone in un certo senso all'ateo, "Dio è solamente un qualcosa, ma è un qualcosa "d'altro" dall'"uomo nel mondo"". Il guaio, osserva Kojève, è che il teista non riesce a dimostrare che cosa sia questo "altro" senza in qualche modo riportarlo alla datità del nostro mondo. L'ateo, insomma, avrebbe la meglio se non fosse che anche nel suo ragionamento si nasconde il paradosso. Se non esiste nulla al di fuori del mondo è in quel "nulla" che si dovrebbe collocare Dio. "E il nulla non può essere dato, ma noi ne parliamo, foss'anche solo per dire che non se ne può parlare". Questo paradosso non è specifico del ragionamento dell'ateo. Tanto è vero, che in un testo del 1929 di Heidegger, Che cos'è la metafisica, che Kojève ha letto e apprezzato, viene posta la questione filosofica fondamentale (come rileva opportunamente Elettra Stimilli nella postfazione) del problema del negativo, ovvero della creazione del nulla. Non è il caso qui di addentrarci in sottigliezze concettuali. Il testo sull'ateismo precede di due anni il corso sulla Fenomenologia dello Spirito di Hegel, dove verrà riaffermata con forza l'idea che l'intero sistema filosofico messo in piedi da Hegel è ateo. Sono molti i punti di contatto fra lo scritto del 1931 e l'Introduction à la lecture de Hegel, che vedrà la luce grazie alla cura di Queneau nel 1947. Basti pensare alla ripresa dei temi dell'angoscia e della paura della morte per coglierne la continuità di pensiero. Ma è soprattutto nella declinazione del concetto di "desiderio" non già o non semplicemente come desiderio di qualcosa ma soprattutto come "desiderio del desiderio" che si individua lo stretto nesso tra il desiderio come assenza e il nulla da cui esso ha origine. Kojève immaginò che l'ateismo non fosse la pura e semplice banalizzazione della questione divina, ma la sua più complessa realizzazione filosofica. Non parlava da laico, ma da teologo senza Dio. E tuttavia ossessionato dal suo fantasma. Ma se fosse stata solo l'ossessione a guidarne il pensiero ci troveremmo davanti a un caso di rilevanza psichiatrica. La verità è che nella testa di questo filosofo, che finì col preferire le geishe alle signore parigine, c'era l'ambizione di ricollocare l'uomo nel mondo senza più quelle scissioni, tragedie, lacerazioni che l'idea stessa di Dio provoca. Ambiva a una "vita piena", che oggi, con qualche azzardo, chiameremmo "post-umana", dove il dolore e la pesantezza sono soppiantati dall'ironia e dalla saggezza.

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Un tavolo per discutere il "federalismo solidale" (sezione: Laici e chierici)

( da "Repubblica, La" del 16-06-2008)

Argomenti: Laicita'

Pagina II - Torino L'incontro Un tavolo per discutere il "federalismo solidale" "Piemonte-Italia-Europa: per un federalismo solidale". è il tema della tavola rotonda che si terrà questa sera alle 20,30 presso il salone dell'Atc in corso Dante 14. All'incontro partecipano la presidente della Regione Mercedes Bresso, il sindaco Sergio Chiamparino e il parlamentare europeo Gianluca Susta. Introdurrà la discussione l'ex segretario nazionale Ds Piero Fassino, e sono previsti interventi dell'ex ministro del Lavoro Cesare Damiano e dell'onorevole Gianni Vernetti. La tavola rotonda è anche la prima uscita ufficiale dell'associazione Piemonte Democratico, la corrente o componente che riunisce molti dei pezzi da novanta del partito della nostra regione e che comprende gran parte dei "veltroniani" unendo sia ex Ds che ex Margherita e sia laici che cattolici (Susta, ma anche il senatore ex presidente nazionale delle Acli Luigi Bobba).

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"angeli e demoni" il vaticano vieta le riprese in chiesa - orazio la rocca (sezione: Laici e chierici)

( da "Repubblica, La" del 16-06-2008)

Argomenti: Laicita'

Cronaca Roma, il protagonista è Tom Hanks "Angeli e demoni" Il Vaticano vieta le riprese in chiesa ORAZIO LA ROCCA CITTA DEL VATICANO - Spira di nuovo aria di "guerra" tra le gerarchie cattoliche e Dan Brown, l'autore de "Il Codice da Vinci", il best seller del 2003 campione di incassi che - con una discutibile ricostruzione storica - mise in dubbio le fondamenta delle fede cristiana. Dal libro due anni dopo fu tratto anche un omonimo film interpretato da Tom Hanks e diretto da Ron Howard, che proprio in questi giorni sono impegnati a Roma a girare il seguito del "Codice", tratto da un altro romanzo di Dan Brown, "Angeli e demoni", anch'esso inviso alle autorità ecclesiastiche perché ritenuto eccessivamente antivaticano. E proprio per questo motivo - stando a quanto rivela il settimanale Sorrisi e Canzoni oggi in edicola - il Vicariato di Roma non ha concesso l'utilizzo di due chiese per girare alcune scene del nuovo film. La produzione americana della pellicola aveva chiesto da circa un anno i permessi - si legge sul settimanale - per trasformare in set gli interni delle chiese di Santa Maria del Popolo (la famosa chiesa degli artisti di Piazza del Popolo) e di Santa Maria della Vittoria (gioiello barocco con la Cappella Cornaro di Gian Luigi Bernini), storici edifici di culto sui quali vige la giurisdizione sia dello Stato italiano che della Chiesa cattolica, attraverso il Ministero dell'Interno e il Vicariato di Roma che, però, col cardinal vicario Camillo Ruini ha dato parere negativo. "Forniamo spesso le nostre chiese - ha dichiarato a Sorrisi e Canzoni monsignor Marco Fibbi, direttore dell'ufficio stampa e comunicazioni sociali della Diocesi di Roma - , a produzioni che hanno finalità o compatibilità con il sentimento religioso, ma non quando il film agisce in una linea di fantasia che va a ledere il comune sentimento religioso, come è successo con "Il codice da Vinci". Nel caso di "Angeli e demoni" non c'erano neanche i presupposti per chiederci permessi. E quando gli americani lo hanno fatto con il Ministero dell'Interno, abbiamo dato il nostro parere preventivo". Dopo le riprese in esterni a piazza del Popolo e a piazza della Rotonda, per ovviare al veto del Vicariato, il regista Ron Howard ricreerà alcuni ambienti nella Reggia di Caserta, interamente requisita per tre giorni (si girerà tra l'altro nella Biblioteca Palatina), e negli studi di Los Angeles.

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La feroce bellezza della medea nera - franco quadri (sezione: Laici e chierici)

( da "Repubblica, La" del 16-06-2008)

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Spettacoli Le opere al Festival del teatro nel capoluogo campano anche "Chie-Chan e io" e "Cosa deve fare Napoli per rimanere in equilibrio sopra un uovo" La feroce bellezza della Medea nera FRANCO QUADRI Si deve certo anche alla grande varietà dei temi toccati e alla diversità dei modi in cui sono svolti, come all'ambientazione in luoghi storici sparsi nella città, il grande successo che Napoli ha decretato al suo nuovo festival. Al plurilinguismo delle Troiane, replicate a teatri esauriti, ha fatto eco, in uno spazio prospiciente spazio dell'Albergo dei Poveri, la bellissima Medea in occitano creata da Jean-Louis Martinelli su testo di Max Roquette per il teatro di Nanterre, con una compagnia tutta nera del Burkina Faso, in cui la bellezza feroce della protagonista Odile Sankara dà alla sua sanguinosa rivolta il valore e la forza del rifiuto di un potere teso a fare dei bambini sacrificati degli schiavi, mentre in questo spazio ondulato e libero tra terra e cielo il coro nero dà i tempi modulando nella musicalità splendida della loro lingua i salmi della vita e della morte. Ed ecco al Teatro San Ferdinando Chie-Chan e io, un romanzo giapponese di Banana Yoshimoto sulla solitudine a due di una donna che vive con una nipote e per un piccolo incidente occorso a questa ragazza rimugina il senso che ha per lei quel rapporto ancora in realtà da scoprire, trasformandolo via via attraverso una riflessione a più voci elaborata dall'adattamento del traduttore Giorgio Amitrano e che una stupita Pia Lanciotti conduce tra l'ironia e l'angoscia in continuo scambio con gli echi e le contraddizioni delle multiple sue copie espresse dall'ottimo cast diretto da Carmelo Rifici nel prezioso viaggio interiore tra luci, ombre, visioni nello spazio compresso e fantasioso da aerea carlinga di Guido Buganza. Non lontano intanto all'interno dell'ex Lazzaretto, il genio venezuelano di Enrique Vargas riunisce poche decine di persone nel suo Cosa deve fare Napoli per rimanere in equilibrio sopra un uovo, uno dei suoi percorsi nel mistero in cui da piccoli mistici riti familiari si passa a una autorappresentazione degli spettatori al buio, dapprima bendati e immobili, poi sollecitati dai racconti degli allievi locali preparati dal maestro, che li spingono infine alle danze e anche a esprimere il loro vissuto per iscritto. Ma poi si può salire alla Certosa dove importanti attori si alternano ciascuno per due sere a esprimere delle prediche laiche preparate da esperti e dirette da Roberto Paci Dalò, ed ecco ad esempio Massimo Popolizio pronunciare con espressività coinvolgente l'arringa di Alessandro Dal Lago contro i colpevoli mai perseguiti delle migliaia di clandestini annegati nel Mediterraneo. Poco lontano si recitano testi di cinque importanti scrittrici che hanno creato ciascuna una storia dalla parte femminile delle avventure di una donna eternata da Casanova: e le vediamo una alla volta interpretate dalle brave attrici dirette da Luca De Fusco. E al Teatro Sannazzaro il New Burlesque americano fa sfilare strip tease sotto gli occhi di Marisa Laurito con qualche pretesa di avanguardia.

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Vassalli: <È la cultura della Controriforma> (sezione: Laici e chierici)

( da "Corriere della Sera" del 16-06-2008)

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Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Cronache - data: 2008-06-16 num: - pag: 23 categoria: REDAZIONALE Lo scrittore Vassalli: "è la cultura della Controriforma" BOLZANO - "La matrice cattolica del Sud Tirolo è quella Controriformista. Non mi meraviglio di un articolo di legge, che rispecchia tale humus culturale". Lo scrittore Sebastiano Vassalli (autore di "Sangue e suolo", incentrato sull'"apartheid" degli italiani in Alto Adige), laico, boccia il comma C. E avverte: "Questo è solo il piccolo indizio locale di una tendenza che riguarda l'Italia, e forse l'Europa". Allude al cattolicesimo invasivo? "La Chiesa sta riprendendosi l'Italia. Ha in mente Graecia capta e i romani che furono riconquistati? Ebbene, 150 anni dopo la breccia di Porta Pia, la Chiesa torna vincitrice". Stiamo parlando della Provincia di Bolzano. "Papa Ratzinger ha dato una sterzata di 180 gradi, rispetto alla politica ecclesiastica di Giovanni Paolo II". Spieghi meglio. "Il predecessore si occupava di missioni planetarie, ponendosi come il paladino di una nuova Controriforma; il Pontefice di oggi ha orizzonti più limitati, ma occupa spazio e terreno, come non succedeva da decenni". La politica italiana? "Prendiamo il progetto di svincolare il clero dalla giustizia dei Tribunali. Inaudito. E non contemplato né dal Concordato di Mussolini, né da quello di Craxi". Sotto accusa il governo di centrodestra? "Il centrosinistra era pure peggio". M. Fu. Sebastiano Vassalli scrittore autore di "Sangue e suolo".

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Una legge di Bolzano: <Le scuole diffondano le radici cristiane> (sezione: Laici e chierici)

( da "Corriere della Sera" del 16-06-2008)

Argomenti: Laicita'

Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Cronache - data: 2008-06-16 num: - pag: 23 categoria: REDAZIONALE Scontro in Provincia I laici: è anticostituzionale Una legge di Bolzano: "Le scuole diffondano le radici cristiane" Divisi il presidente e la vice, il testo passa La legge si applica ad asili, elementari e medie inferiori. Gli oppositori: "è in atto un processo di evangelizzazione" DAL NOSTRO INVIATO BOLZANO - L'Alto Adige, la scuola, il cristianesimo. E la rana di Kippenberger: cioè la "scandalosa" scultura (un anfibio verde inchiodato alla croce, con la lingua fuori e il boccale di birra nella mano destra), esposta al Museinon di Bolzano, che nelle scorse settimane ha suscitato clamore in città, facendo insorgere i cattolici più intransigenti, con il sostegno delle gerarchie ecclesiastiche e del presidente Luis Durnwaldner, impegnato a chiederne la rimozione. Sembra incredibile, eppure le polemiche attorno a questa opera dell'artista tedesco hanno creato il clima favorevole affinché il Consiglio provinciale approvasse una legge scolastica (asili, elementari e medie inferiori) che, nell'articolo 1 (comma C) introduce quel concetto rimasto fuori dalla Costituzione europea, nonostante le discussioni e le pressioni. Tra le politiche d'indirizzo educativo, la Provincia di Bolzano ha inserito "la diffusione e il rafforzamento del pensiero e della cultura europea, fondata su radici cristiane". "è vero, la rana di Kippenberger ci ha messo del suo - conferma Arnold Tribus, direttore del quotidiano, laico e corsaro, Tageszeitung -. Poiché si stava varando la riforma dell'istruzione, ecco che si è avuto gioco facile ad influenzare il dibattito". "Ma vuole tutta la verità? - continua -. A ottobre si vota e questa, a mio parere, è una manovra preelettorale. La SVP di Durnwaldner sta perdendo qualche colpo. Si si cerca di recuperare a destra". Anche se i supporter del codicillo contestato minimizzano e puntualizzano ("è scritto cultura cristiana, che io intendo nel senso più ampio", fa notare la pasionaria sudtirolese Eva Kloz), i contrari parlano di obiettivi di "evangelizzazione ". "è una legge anticostituzionale ", insiste Tribus. "Non mi pare che questo sia il momento. In Alto Adige e in Italia ", ribatte Laura Gnecchi, neodeputata del Pd e vicepresidente della Giunta Provinciale di Bolzano. L'onorevole Gnecchi aveva tentato una mediazione, proponendo di emendare il comma C con un testo più articolato ("conoscenza" invece di "diffusione e rafforzamento ", "cultura classica, ebraismo e cristianesimo", invece di "cristianesimo"), senza tuttavia riuscire nell'intento. Il fronte trasversale ha fatto muro. Dalla sua, aveva 5 consiglieri su 35 tra i quali, il "dissidente" liberal/forzista Alberto Pasquali. Che si è preso una bacchettata dalla collega Michaela Biancofiore, onorevole di punta del Pdl. "Resto convinta che il mio emendamento sarebbe potuto passare se non fosse scoppiata la bufera attorno alla rana di Kippenberger. Determinante è stato l'intervento del vescovo, Wilhelm Egger. Sembrava che a Bolzano, la religione cattolica fosse minacciata". Durissimo il j'accuse all'articolo della discordia, da parte del presidente del Consiglio provinciale (leader dell'opposizione interetnica), Riccardo Dello Sbarba. "Questa legge toglie ogni cenno all'interculturalità e al plurilinguismo, l'essenza di questa terra", ha dichiarato al Corriere dell'Alto Adige. E dire che la Klotz avrebbe voluto inserire nel testo anche il concetto di "patrimonio culturale tirolese ". "Sì, intendevo richiamarmi allo Statuto Catalano", conferma. Sul comma C, il suo pensiero è netto: "La cultura cristiana non c'entra con il fondamentalismo cattolico". Marisa Fumagalli.

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Niente chiese per <Angeli e demoni> (sezione: Laici e chierici)

( da "Corriere della Sera" del 16-06-2008)

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Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Cronache - data: 2008-06-16 num: - pag: 29 categoria: REDAZIONALE Stop al set La Diocesi di Roma nega l'autorizzazione a girare in due luoghi di culto il film sul nuovo libro di Dan Brown La polemica Nelle motivazioni il richiamo al "Codice da Vinci": "Sono opere che ledono il sentimento religioso" Niente chiese per "Angeli e demoni" La produzione ricostruirà negli studi di Los Angeles gli interni di Santa Maria del Popolo e di Santa Maria della Vittoria ROMA - Roma riprenderà forma a Los Angeles negli studi della Columbia pictures, certi luoghi di culto di Roma verranno riprodotti all'interno della Reggia di Caserta, per girare le scene del film Angeli e demoni. Il film, tratto dal romanzo che Dan Brown scrisse prima del Codice da Vinci, è quasi interamente ambientato nella capitale d'Italia, San Pietro, Castel Sant'Angelo, la Fontana dei Quattro Fiumi a piazza Navona, Santa Maria del Popolo in piazza del Popolo e Santa Maria della Vittoria, in via XX Settembre... Ecco, proprio per l'utilizzo come set di Santa Maria del Popolo e di Santa Maria della Vittoria, Sony e Columbia, mega produttori del film, hanno chiesto l'autorizzazione al ministero degli Interni. Il ministero, proprietario delle due chiese, come da prassi, ha sollecitato un parere al Vicariato di Roma, "custode" delle chiese per motivi di culto e il Vicariato ha dato parere negativo. "Di solito leggiamo i copioni - spiega don Marco Fibbi, responsabile stampa della diocesi di Roma - ma stavolta non è stato necessario. Bastava il nome: Dan Brown". Il parere negativo del Vicariato per il ministero è vincolante. Il regista Ron Howard e l'attore Tom Hanks, gli stessi del Codice da Vinci, non metteranno piede, con macchine da presa e luci, nelle due chiese. Si sono limitati a girare, pochi giorni fa, sulla scalinata di Santa Maria del Popolo. Dice don Fibbi che arrivano ogni anno "diverse decine di richieste " per film e documentari da realizzare dentro chiese o luoghi di culto, sia di proprietà vaticana che di proprietà dello Stato italiano: "Quando si tratta di storie di santi o di storie che riguardano i valori artistici contenuti nelle chiese, diamo senz'altro il permesso. Se invece si tratta di contenuti non attinenti a criteri religiosi tradizionali, teniamo le porte chiuse". L'anticipazione del veto vaticano è su Tv sorrisi e canzoni in edicola oggi. Al settimanale don Fibbi ha specificato che Angeli e demoni "agisce in una linea di fantasia che va a ledere il comune sentimento religioso, come è successo con il Codice da Vinci. Con Dan Brown il conto del Vaticano resta aperto. Nel Codice, che ha venduto oltre 40 milioni di copie, si raccontava di Gesù, sposo di Maria Maddalena e padre, e di un presidente generale dell'Opus Dei che ordina omicidi... Il cardinale Ruini disse che quel libro "falsifica" la storia cristiana, "contesta" la fede. Il cardinale Bertone, non ancora segretario di Stato, solo arcivescovo di Genova, dichiarò: "Boicottare il film tratto dal romanzo è il minimo che si possa fare. Libro e film sono un pout-pourri di fandonie, un fantasmagorico cocktail di invenzioni ". Lunga fu la querelle fra Opus Dei e Sony, che si sostanziò in una inedita apertura dell'Opera al pubblico. Come a dire: venite a vedere le nostre sedi, a leggere i nostri documenti e confrontate tutto questo con le menzogne di Dan Brown. L'Opera chiese alla Sony di segnalare all'inizio del film che si trattava di un lavoro di fantasia, ma non ebbe indietro risposte. Angeli e demoni può irritare la Chiesa ancor di più. Parla della setta degli Illuminati, di cardinali rapiti e sacrificati nelle chiese romane. Uno viene ritrovato nella Cappella Chigi di Santa Maria del Popolo, dove attraverso un "buco del diavolo" si accede a una cripta... Il corpo di un altro cardinale è scoperto, nudo e marchiato a fuoco, al centro di Santa Maria della Vittoria. "Dan Brown è un mascalzone - dice Franco Zeffirelli, regista che ha ottenuto molte volte la possibilità di ambientare i suoi film in luoghi religiosi -. Bene ha fatto il Vicariato a negargli l'accesso. Da parte mia, conservo il magnifico ricordo della magia del duomo di Monreale, quando girammo Fratello sole sorella luna... ". Andrea Garibaldi Il primo film L'attore Tom Hanks assieme all'attrice Audrey Tautou in una scena del film Il Codice da Vinci uscito nel 2006 La protesta cattolica Alcuni militanti del gruppo cattolico "Militia Christi" manifestano a Roma all'anteprima del film Il Codice da Vinci Lo scrittore Dan Brown è nato negli Stati Uniti. è l'autore dei successi: "Angeli e demoni" e "Codice da Vinci".

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Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Libri - data: 2008-06-16 num: - pag: 34 PAMPHLET UN ATEO ... (sezione: Laici e chierici)

( da "Corriere della Sera" del 16-06-2008)

Argomenti: Laicita'

Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Libri - data: 2008-06-16 num: - pag: 34 PAMPHLET UN ATEO MILITANTE Deschner, quarant'anni di battaglie anticlericali S i è parlato molto in questi anni di laicità. Ma con il termine si è inteso tutto e anche il suo contrario; senza tacere che in Italia ci sono i laici devoti, quelli aperti e non mancano nemmeno gli intolleranti. Ammesso che tali distinzioni abbiano senso, vale la pena riflettere sulle pagine di uno storico che da oltre quarant'anni, con numerose opere - tra le quali la Storia criminale del cristianesimo, tradotta da Ariele e giunta all'ottavo volume - testimonia un laicismo integrale, lontano da ogni clericalismo. Chi scrive non è d'accordo con le tesi di Deschner, ma gli riconosce una ricerca storica che rarissime anime riescono ancora a intraprendere, tanto che le argomentazioni di molti laici di oggi sono in genere ripetizioni di felici pagine dell'Illuminismo o del tardo Ottocento anticlericale. Per questo segnaliamo la raccolta Sopra di noi... niente. Per un cielo senza dèi e un mondo senza preti, con 18 saggi e 3 interviste, che l'editore milanese Ariele (tel. 02.55182411) ha appena tradotto. In essa si trovano scritti quali "Perché sono un agnostico", "Io non ho bisogno di immagini di Dio", repliche al segretario della Conferenza episcopale tedesca, considerazioni sulle reliquie, un articolo sull'imperatore Giulano eccetera. Si direbbe che Deschner combatta soprattutto il clericalismo, "minaccia letale per la democrazia", e anche qualche fantasma. Leggerlo è utile anche a chi crede: migliora e fortifica la fede. Armando Torno KARLHEINZ DESCHNER "Sopra di noi... niente" ARIELE PP. 256, e 16.

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Interventi e Repliche (sezione: Laici e chierici)

( da "Corriere della Sera" del 16-06-2008)

Argomenti: Laicita'

Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Lettere al Corriere - data: 2008-06-16 num: - pag: 31 categoria: BREVI Interventi e Repliche Sinistra e rivoluzione ungherese del '56 Opportuno il servizio di Carioti ( Corriere, 15 giugno) che, sulla scorta del lavoro di Federigo Argentieri, ricorda come "Budapest '56" sia ancora una "ferita aperta della sinistra". Vale forse la pena di ricordare che, oltre alle responsabilità dirette di Togliatti nell'assassinio di Imre Nagy, tra i comunisti vi furono molte altre pesanti corresponsabilità, oltre ai silenzi di Reichlin. Longo lanciò un appello "a tutte le forze che vogliono il socialismo contro il terrore bianco in Ungheria"; Ingrao fece ignobili titoli sull'Unità; Amendola si augurò che "i carri armati sovietici intervenissero"; Marchesi dichiarò che "alla cagnara reazionaria clericale e fascista sull'Ungheria non intendo associare la mia voce"; Salinari scrisse che "la rivolta dell'operaio ungherese non è una rivoluzione". Ma ancor più significative furono altre posizioni: Rossanda racconta che in privato "digrignò i denti", ma non disse una parola; Enrico Berlinguer richiamò il partito alla "vigilanza e all'unità perché il pericolo di scivolamenti riformistici è vivo e presente"; ed i firmatari del "Manifesto dei 101" si limitarono a chiedere all'iperstalinista Togliatti di procedere sulla fasulla "via italiana al socialismo". Furono soltanto i democratici laici, liberali e socialisti (Salvemini, Pannunzio, Bobbio, Bettiza, De Caprariis, Jemolo, Pampaloni, Romeo, Rossi, Scalfari...), che lanciarono sul Mondo e L'Espresso nel novembre '56 il manifesto "Per la libertà dell'Ungheria", e fu il Congresso internazionale per la libertà della cultura, guidato in Italia da Ignazio Silone e Nicola Chiaromonte, che organizzò in Europa una rete di solidarietà e assistenza ai profughi e si adoperò per liberare le migliaia di incarcerati di Budapest che potevano finire sul patibolo come Nagy. Massimo Teodori Medici e principio deontologico Il caso dell'Istituto clinico Santa Rita pone un essenziale quesito e cioè se realmente i medici applichino il principio deontologico e ippocratico in base a cui la loro attività professionale deve svolgersi "secondo scienza e coscienza". Pare che tale dualismo etico e professionale sia per alcuni adattabile a fisarmonica nelle varie situazioni cliniche. Non è il caso che nella formazione continua in Medicina (Ecm) si facciano talune lezioni per chiarire che cosa voglia dire "secondo scienza e coscienza" e come vada applicato? E non è il caso che se ne occupi la Federazione nazionale degli ordini dei medici attraverso gli ordini provinciali? Non guasterebbe fare assoluta chiarezza sia sulla scienza che sulla coscienza nello svolgimento dell'attività professionale medica. E ritengo che anche le Società medico-scientifiche debbano dire qualcosa in proposito perché il problema esiste e appare quando vengono alla luce casi di cosiddetta malasanità. Altrimenti il vero significato dei due termini si perde nella nebbia, diventa capzioso ed artefatto a seconda delle interpretazioni che ne vengono date, anche dai responsabili di casi di malasanità. E va da sé che talvolta sia la scienza che la coscienza vengano adeguate a personali interessi professionali. Raffaele Bernardini, direttore@telemeditalia.it Delitti e ricorso alle intercettazioni A specificazione di una inesattezza contenuta nel mio commento pubblicato sul Corriere di ieri al progetto governativo sulle intercettazioni telefoniche, desidero precisare che i delitti di insider trading e di manipolazione del mercato (per quanto riguarda le ipotesi previste nel testo unico in materia di intermediazione finanziaria) devono ritenersi rientranti nell'ambito di quelli per i quali anche il suddetto progetto consente il ricorso allo strumento delle intercettazioni, in conseguenza di un intervento legislativo che ha raddoppiato la misura delle pene per essi originariamente previste, portando per entrambi tali delitti il limite massimo da sei a dodici anni di reclusione. Vittorio Grevi.

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BUSH E BENEDETTO XVI UDIENZE PAPALI E DILEMMI (sezione: Laici e chierici)

( da "Corriere della Sera" del 16-06-2008)

Argomenti: Laicita'

Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Lettere al Corriere - data: 2008-06-16 num: - pag: 31 categoria: REDAZIONALE Risponde Sergio Romano BUSH E BENEDETTO XVI UDIENZE PAPALI E DILEMMI Due mesi fa abbiamo visto Benedetto XVI alla Casa Bianca davanti alla torta di compleanno offertagli dal presidente Bush. Oggi lo stesso presidente è accolto in Vaticano con onori e trattamento tutti speciali e passeggia col Papa nei giardini vaticani. Ma proprio nessuno in Vaticano è consapevole di quanto sangue coli dalle mani di quell'uomo che con l'inganno e la menzogna ha dato il via a una guerra che ancora continua in Iraq? Guerra che Giovanni Paolo II tentò di scongiurare in ogni modo, inascoltato proprio da colui che oggi viene come lupo travestito da agnello a intrattenersi bucolicamente nel verde con Benedetto XVI e lo definisce "messaggero di pace". Che il Santo Padre voglia recuperare la pecorella smarrita o che ci sia dietro qualche altro scopo? Alberto Rossi nonsapreiproprio2002@ yahoo.it Caro Rossi, N on credo che l'espressione "mani sporche di sangue" si adatti a George W. Bush. Ha commesso un clamoroso errore politico, ha dato retta a pessimi consiglieri, ha preso decisioni avventate di cui ha male calcolato le conseguente e, forse, non è particolarmente intelligente. Ma non è un assassino ed è persino possibile che credesse di agire, invadendo l'Iraq, per il bene del suo Paese se non addirittura dell'umanità. Il vero problema che lei pone implicitamente nella sua lettera è il significato di una udienza papale. L'incontro del Papa con un uomo pubblico, soprattutto quando è capo dello Stato o esponente del Governo, non comporta il riconoscimento delle sue virtù morali e non è un attestato di benemerenza. Quando ricevette Aleksej Adzhubej, direttore della Tass e latore di un messaggio della dirigenza sovietica, Giovanni XXIII non intendeva dare benedizioni o assoluzioni. Si limitava ad aprire una fase della diplomazia papale che avrebbe consentito alla Chiesa di esercitare una limitata opera apostolare nei Paesi satelliti dell'Urss. Quando visitò Cuba e strinse la mano di Fidel Castro, Giovanni Paolo II non intendeva giustificare la politica poliziesca del regime, voleva permettere ai cattolici cubani di uscire dall'ombra in cui avevano vissuto per molti decenni. Le ragioni dell'udienza, nel caso di Bush, sono ancora più evidenti. L'inquilino della Casa Bianca, chiunque sia, è il primo cittadino di una grande potenza mondiale in cui vive una forte comunità cattolica e dove il Papa è stato entusiasticamente ricevuto negli scorsi mesi. Se avesse rifiutato di riceverlo, Benedetto XVI non avrebbe offeso soltanto Bush, ma anche e soprattutto i suoi connazionali. E avrebbe perduto l'occasione di affrontare con il presidente degli Stati Uniti i problemi che maggiormente preoccupano la Chiesa in questo momento fra cui, in particolare, quello dei cristiani in Iraq. A chi avrebbe dovuto rivolgersi se non a Bush per lamentare le condizioni di una comunità che ha vissuto indisturbata per molti secoli in un Paese islamico e che oggi, minacciata nella vita e nei beni, è costretta a scegliere fra la clandestinità e l'esilio? Approfitto della sua lettera, caro Rossi, per aggiungere che il Papa, a mio avviso, avrebbe dovuto ricevere anche il presidente della Repubblica dell'Iran con cui la Chiesa Romana, del resto, ha rapporti diplomatici. La giustificazione adottata per rifiutare l'udienza ("troppe personalità politiche presenti a Roma per il vertice della Fao") lasciava intravedere un chiaro imbarazzo. Se avesse ricevuto Ahmadinejad, Benedetto XVI avrebbe potuto comunicare le sue impressioni a George W. Bush. E l'incontro con il presidente americano sarebbe stato ancora più utile.

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"Il giocatore" roulette russa alla Scala (sezione: Laici e chierici)

( da "Stampa, La" del 16-06-2008)

Argomenti: Laicita'

Il giovane regista debutta oggi nella rara opera di Prokof'ev Quando passa da Milano nel suo ruolo di "maestro scaligero", quello stakanovista di Daniel Barenboim non sta mai fermo, alla Scala e fuori. Nel giro di tre giorni, ha incontrato gli studenti alla Cattolica, i giornalisti in Sala Gialla, le sonate di Beethoven ieri sera in teatro. Oggi dirige la prima del Giocatore, un Prokof'ev giovanile tratto dal Dostoevskij omonimo, piuttosto raro e con una storia editoriale complicata, già dato in quest'edizione con gran successo a Berlino. Come al solito, Barenboim dispensa pillole di saggezza in forma di battute ("L'anima russa? Mah... Vivo con una moglie russa da 26 anni, ma come sapete le donne sono un mistero") e aneddoti brillanti ("Ho suonato molto Prokof'ev. Anzi, con musiche sue feci anche il mio debutto americano. Ero già anzianotto: 14 anni"), ma insomma finisce che della vigilia di Giocatore incuriosisce soprattutto il suo misterioso regista, Dmitri Tscherniakov. Di lui si sa lo stretto indispensabile: che è nato a Mosca nel 1970, che ha lavorato soprattutto in Russia e su titoli russi. Ovviamente non basta, anche perché questa autarchia artistica è finita. Tscherniakov è un protagonista annunciato dei prossimi anni e anche fuori dalla Madre Russia. Giocatore a parte, firmerà il nuovo Eugenio Onegin del Bolshoj, che nella prossima stagione verrà esportato sia all'Opéra che alla Scala. A Torino, al Regio, farà La dama di picche con Noseda. E, sempre all'Opéra di Parigi, metterà in scena il nuovo Macbeth, classico titolo "da regista", e da regista importante. De visu, è piccolino, dimostra meno dei suoi non molti anni, si muove freneticamente e freneticamente parla (in russo). Fosse blu, sembrerebbe il Grande Puffo. Ma dice cose intelligenti, il che è abbastanza scontato, e pure divertenti, il che è alquanto insolito: "Dostoevskij e Prokof'ev avevano due personalità completamente diverse, anzi opposte. Dostoevskij era un isterico, nevrotico e depresso. Prokof'ev un uomo solare, energico e allegro. In realtà bisogna smettere di cercare nelle opere i romanzi che le hanno ispirate. Del Giocatore di Dostoevskij in quello di Prokof'ev rimane solo la trama. Prokof'ev ci mette dentro un'agitazione perenne, un incessante ribollire, una nevrosi molto moderna". Anche sul solito rebus relativo a scene e costumi (tutti suoi), se d'epoca o moderni, sul quale in Italia si crede consista il problema della regia d'opera, le idee sono chiarissime (e comunque sì, è una produzione contemporanea, l'hotel è minimalista e nel casinò ci sono le slot machine): "Noi non rappresentiamo nessuna realtà storica o sociale, né del XIX né del XX secolo. Tutto, in teatro, avviene adesso e con noi. Prokof'ev ci parla di noi, di problemi, sentimenti, idee che esistono oggi come un secolo fa. Perché sono eterni". Compreso il fascino dell'azzardo, che scatena il dramma di Aleksej il giocatore nell'immaginaria città di Roulettenburg (che poi in realtà era Wiesbaden, dove infatti c'è un hotel che aspetta tuttora che Dostoevskij saldi il conto): "Nell'animo russo esiste, allora come oggi, l'idea della vincita inaspettata, del colpo di fortuna che ti cambia l'esistenza. Esco in giardino e trovo un milione di euro sotto l'albero. E invece tutto finisce in una catastrofe, perché nessuno può davvero dominare il suo destino. La mia scena è un labirinto claustrofobico con quattro stanze, quelle dei quattro protagonisti, che rappresentano il loro "sottosuolo" spirituale. Quello che succede fuori di lì non si vede mai". D'accordo. Ma continuerà a fare solo titoli russi anche adesso che è la rising star fra i registi d'opera? "Intanto, quando mi dicono che un mio spettacolo è bello io non ci credo tanto. Ci sono molte mie regie che vorrei dimenticare e poche che si avvicinano alla mia idea di un buon teatro, come questo Giocatore. E poi quattro o cinque anni fa, a Pietroburgo, ho fatto il Tristano e Isotta: beh, ci tornerei sopra tutta la vita". Di certo, gospodin Tscherniakov sa già trattare con i giornalisti. A domanda su quale opera non russa gli piacerebbe dirigere alla Scala (dato che già si sussurrano titoli), risponde che "vorrebbe far conoscere in Occidente capolavori russi poco noti, come La leggenda della città invisibile di Kitez di Rimskij-Korsakov" (peccato, l'hanno appena data a Cagliari). E, richiesto di anticipare qualcosa sulla Dama di picche prossima ventura, fa il suo miglior sorriso puffesco: "Ma no, parliamone a Torino".

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Ruba tavolo in S. Cristoforo Filmato dalle telecamere (sezione: Laici e chierici)

( da "Stampa, La" del 17-06-2008)

Argomenti: Laicita'

FURTO.DENUNCIATI LADRO E RICETTATORE Ruba tavolo in S. Cristoforo Filmato dalle telecamere Ripreso dai tre diversi impianti di chiesa, Provincia e prefettura [FIRMA]WALTER CAMURATI VERCELLI Dieci giorni fa aveva rubato dal bancone di un bar in via Trino la cassettina per le offerte a favore della Lega per la difesa del cane, e ha tentato di giustificarsi dichiarando di aver avuto un disperato bisogno di denaro; sabato invece ha rubato dalla chiesa parrocchiale di San Cristoforo un tavolino sette-ottocentesco che il parroco monsignor Giuseppe Cavallone utilizza per esporre la stampa cattolica. In entrambi i casi il protagonista, G. M. di 50 anni, di Vercelli, è stato identificato dalla polizia nel giro di ventiquattro ore grazie alle immagini registrate dagli impianti tv a circuito chiuso. Per quanto riguarda in particolare la chiesa di San Cristoforo, la polizia ha potuto fruire di ben tre sistemi di videosorveglianza: quello della prefettura, quello della Provincia e quello della stessa chiesa. In una delle immagini più curiose che la Mobile ha allegato al rapporto inviato all'autorità giudiziaria, si vede il ladro, curvo sotto il peso del tavolo, che si allontana tranquillamente dalla chiesa e si avvia verso la "Hyunday sw" parcheggiata poco distante. La vicenda inizia sabato quando, alla riapertura pomeridiana di San Cristoforo, che tra le altre cose è appunto la chiesa parrocchiale della Questura, monsignor Cavallone nota che è scomparso il tavolino della stampa cattolica, che si trova ai piedi della prima colonna a destra entrando. Denuncia il fatto al 113, e la Mobile insieme con i tecnici del Laboratorio di polizia scientifica inizia immediatamente gli accertamenti. Vengono recuperate le immagini del furto, e il display ne ha registrato anche l'ora precisa, le 16,31; il ladro è lo stesso della cassettina con le monetine destinate alla Lega per la difesa del cane. Domenica la polizia rintraccia il ladro che confessa il furto: ma il tavolino, di non eccelso valore pur essendo in legno di noce con un cassetto centrale e alcune intagliature ornamentali nella tornitura delle gambe, lo ha già venduto per una trentina di euro a un rigattiere cittadino, M. L. di 53 anni, di cui indica nome e indirizzo. A questo punto la polizia può recuperare il tavolo e denunciare G. M. per furto, ed M. L. per ricettazione. Il pm Serena Iozzo ha già autorizzato la restituzione del tavolo.

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Altro che Casta, Fitto in aereo se ne sta seduto in ultima fila (sezione: Laici e chierici)

( da "Giornale.it, Il" del 17-06-2008)

Argomenti: Laicita'

N. 143 del 2008-06-17 pagina 14 Altro che Casta, Fitto in aereo se ne sta seduto in ultima fila di Redazione La Binetti? "Un'integralista", "una che non ha mai avuto un uomo". Cossiga? "Un massone". Giovanni Paolo II? "Un furbone mediatico". Papa Luciani? "Viscido". Padre Pio? "Fascista". E la Bibbia? "Quando l'ho letta mi sono sbellicato dal ridere", però "a tratti sembra il Mein Kampf". Non sono chiacchiere da bar, parole in libertà tra lambrusco e pop corn. Ma le raffinate tesi di Piergiorgio Odifreddi, di professione matematico e di secondo lavoro "vate del laicismo". Intervistato dalla Stampa, il nostro ci regala anche la ricetta per governare l'Occidente: "I soviet". Ci hanno già provato ma è andata male, direte voi. Eh già, ma "avrebbero avuto bisogno di mezzi informatici altamente avanzati", ribatte lui. Come dire: chissà cosa avrebbe fatto Stalin con Internet. Maître à penser. © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano.

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Nel suo commento di ieri, Andrea Margelletti vede più vicino (sezione: Laici e chierici)

( da "Tempo, Il" del 17-06-2008)

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Stampa Nel suo commento di ieri, Andrea Margelletti vede più vicino ... Nel suo commento di ieri, Andrea Margelletti vede più vicino l'intervento armato contro l'Iran, dopo l'ennesimo no alla proposta depositata dall'Alto Rappresentante UE Javier Solana, per conto del Gruppo 5+1. La guerra rimane una possibilità, come ha ribadito il Presidente americano George W. Bush. Ma non tutte le opzioni sono da ritenersi esaurite. L'Iran ha una maschera ed un volto. La maschera è la spaventosa caricatura di un leader, Mahmoud Ahmadinejad, che minaccia la cancellazione di Israele, che nega la Shoah, che intende arricchire l'uranio e non necessariamente per scopi pacifici. E poi ha un volto, quello di un Paese fiaccato da anni di isolamento, con una popolazione che per il 70% ha meno di 30 anni ed un futuro incerto. La difficoltà della diplomazia sta nel tracciare la linea di discrimine tra bluff e minaccia, tra maschera e volto. L'Iran che si avvicina alle elezioni presidenziali del 2009 guarda in casa più che al mondo. Buona parte delle posizioni assunte da Ahmadinejad in questi anni rimanda a "manovre di palazzo" e ad una battaglia tutta interna al blocco di potere che governa a Teheran. La distinzione tra riformisti ed integralisti, tra falchi e colombe, non è più veritiera. La frattura principale nell'élite iraniana è tra ultra-conservatori e pragmatici. I primi sono coloro che non riconoscono altra guida se non quella suprema dell'Ayatollah Khamenei. E' stato proprio il Grande Ayatollah a volere la candidatura di Ahmadinejad, in contrapposizione all'intellighenzia laica ed intellettualmente più vivace che acquisiva potere. Salvo poi scaricare l'attuale Presidente, considerato troppo vicino ai militari e ai Pasdaran, i guardiani della fede. Ahmadinejad era giovanissimo quando nel 1979, urlando slogan contro il Satana americano, partecipò al sequestro del personale dell'Ambasciata USA a Teheran, nei mesi della rivoluzione khomeinista. Di lì a poco avrebbe combattuto in prima linea contro l'Iraq di Saddam Hussein. Molti dei suoi commilitoni di allora sono oggi Ministri, in posizioni chiave. Nella prospettiva elettorale, Ahmadinejad sta giocando la sua partita, che con ogni probabilità è destinato a perdere, attorno ai temi cari ai militari e ai burocrati. Sta smarcandosi dal clero e dalle forze più pragmatiche, dimissionando prima il capo negoziatore sul nucleare, Ali Larijani, oggi Presidente del Parlamento, e poi il Ministro degli interni, Pur-Mohammadi, uomo di fiducia di Khamenei. Ad ogni minaccia di attacco all'Iran il consenso per Ahmadinejad cresce. Ma, contestualmente, i capitali internazionali fuggono da Teheran, diretti in Arabia Saudita. La partita secolare tra sunniti e sciiti per la primazia nel mondo islamico si gioca oggi con le carte della finanza e del petrolio. A sfidare l'attuale Presidente ci saranno probabilmente il sindaco della capitale, Ghalibaf, investito ancora una volta da Khamenei e il Presidente del Parlamento, il pragmatico Larijani. Quest'ultimo rappresenta la parte maggioritaria del Paese che vuole fare dell'Iran una "seconda Cina", la più dinamica realtà commerciale, energetica e finanziaria del Medio Oriente. E che sa, quindi, di dover dialogare con tutti, Stati Uniti compresi. Il dossier nucleare è ad alto rischio, ma ha comunque i connotati del bluff per il giocatore di poker, per alzare la posta e compattare il fronte interno. La diplomazia deve rimanere inflessibile nella proposta, già depositata dal Gruppo 5+1, e sulle sanzioni decise dall'ONU. Ma anche consapevole che un passaggio, benché stretto, esiste e va cercato ad ogni costo. Tra qualche mese l'Iran potrebbe non essere più lo stesso.

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La rimonta di Abu Mazen (sezione: Laici e chierici)

( da "Corriere della Sera" del 17-06-2008)

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Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Opinioni - data: 2008-06-17 num: - pag: 36 autore: di ANTONIO FERRARI categoria: REDAZIONALE I PALESTINESI DIVISI La rimonta di Abu Mazen A un anno esatto dal golpe di Gaza, che ha creato un sanguinoso conflitto interpalestinese, il laico presidente Abu Mazen e i leader del movimento integralista Hamas hanno cominciato a inviarsi qualche incoraggiante segnale di fumo. Non certo perché le posizioni si siano avvicinate, ma perché gli uni e gli altri si stanno convincendo che continuare la guerra fratricida è una follia. C'è il rischio che tutto ciò che è stato realizzato, dagli accordi di Oslo in avanti, vada definitivamente in frantumi. Nel crollo verrebbe sepolto quell'embrione di Stato che si chiama Autorità nazionale palestinese (Anp). Hamas, con sempre minor convinzione, si sforza di spiegare che, da quando ha preso il potere nella Striscia, la situazione è migliorata: non vi sono più sequestri di stranieri e l'ordine pubblico è sotto controllo. Ma non può ignorare i disperati lamenti della sua gente, stremata, affamata e umiliata. Gaza è ormai un inferno di miseria e il ghetto palestinese rischia di esplodere in ogni momento. A Ramallah Abu Mazen, almeno fino a qualche giorno fa, era altrettanto disperato. I dividendi della sua politica moderata, incoraggiata dagli Usa e dall'Ue, sono rimasti nel limbo delle promesse. Il leader, ricevuto con tutti gli onori alla Casa Bianca, impegnato in colloqui quasi settimanali con il premier israeliano Ehud Olmert, non ha ottenuto praticamente nulla. Gli insediamenti continuano ad allargarsi, il sogno di uno Stato palestinese entro la fine dell'anno è rimasto appunto un sogno, Bush sta per andare in pensione, e in Israele è in corso una crisi politica che paralizza tutto. Abu Mazen era stato convinto che, grazie al sostegno internazionale, avrebbe avuto i mezzi per isolare definitivamente Hamas, riconquistando il cuore e la mente di tutti i palestinesi con importanti successi nel processo di pace: il ritorno di gran parte dei territori occupati e il netto miglioramento delle condizioni di vita del suo popolo. In realtà, è successo ben poco. Anzi, quasi nulla. Non solo. Mentre il presidente, con il suo governo dimezzato, si allontanava sempre più dagli integralisti, rinunciando a trattare la riconciliazione, altri non lo seguivano. Israele, con l'aiuto dell'Egitto, ha trattato segretamente con Hamas, pur sostenendo che "con i terroristi non si tratta"; e anche l'Ue, pur considerando fra le organizzazioni terroristiche il movimento islamico, ha lanciato segnali contraddittori, lasciando intendere che con gli integralisti bisognerà discutere. Per questa ragione Abu Mazen, indebolito e screditato, prima ha incoraggiato i colloqui nello Yemen, dove è stato raggiunto un accordo di massima tra le varie componenti palestinesi; poi ha solennemente annunciato la decisione di avviare un dialogo sostanziale con Hamas, puntando alla riunificazione politica tra Cisgiordania e Gaza. Per realizzare insomma quanto era stato concordato negli incontri di Sana'a. Gli ostacoli, però, non sono cambiati. Abu Mazen vuole che si rispettino le decisioni della presidenza dell'Anp, mentre Hamas non ha alcuna intenzione di innestare la retromarcia. Ma i segnali di fumo qualcosa hanno prodotto: secondo l'ultimo sondaggio, la popolarità del presidente è in crescita, e con essa le speranze di chi, moderato o meno, vuole tornare a vivere dignitosamente, abbandonando contrapposizioni e guerre tra fratelli. Almeno su quest'ultimo punto laici e islamisti, ben oltre l'evidente incompatibilità ideologica, dicono di essere completamente d'accordo. Partire sapendo ciò che si deve comunque evitare è già un passo avanti.

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Terim, c.t. metà imam e metà sergente sintesi perfetta dell'ambivalenza turca (sezione: Laici e chierici)

( da "Corriere della Sera" del 17-06-2008)

Argomenti: Laicita'

Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Sport - data: 2008-06-17 num: - pag: 50 categoria: REDAZIONALE L'analisi La sorpresa del torneo: mix di impeto e razionalità, di Asia ed Europa Terim, c.t. metà imam e metà sergente sintesi perfetta dell'ambivalenza turca L'abbiamo visto in Turchia- Svizzera, ma soprattutto in Turchia-Repubblica Ceca. Dopo un primo tempo di innaturale, autocastrante attendismo, la squadra di Terim alza baricentro e ritmo e avvolge l'avversario in un twister di "foga organizzata ", in un mix di impeto agonistico spinto al parossismo e razionalità geometrica. Non è un mix accidentale. Figlia di una cultura - quella bizantina - già confluenza e sintesi di Oriente e di Occidente, la Turchia moderna è un Giano bifronte con un volto asiatico (o meglio islamico) e uno europeo (o meglio laico), unificate dalla cerniera azzurra del Bosforo. La foga e l'impeto della squadra di Terim ci rimandano così al primo volto: a una combattività irriducibile da spada coranica. Anche se, a livello di forza identitaria - e non solo nel calcio - il tutto è più composito e sfumato, perché il nazionalismo (negato dall'Islam, il cui potenziale Califfato è globale ed ecumenico) viene invece dall'idea di Stato e di Nazione impiantata in Turchia tra gli anni 20 e 30 del secolo scorso da Mustafa Kemal "Ataturk " (il "Padre", appunto), con la capitale spostata da Istanbul ad Ankara e le istituzioni europeizzate. Non a caso, proprio da Ataturk in poi, l'identità turca si è sempre giocata tra l'ideologia di uno Stato Maggiore autoritario e un islamismo ora perseguitato ora strumentalizzato per il consenso, fino a fondersi nella figura emblematica dei militari dell'Esercito che svolgono esercizi mistici. Ambivalenza che filtra tutta nell'"Imperatore " Terim, metà imam e metà sergente, metà capopopolo messianico (quando esorta i tifosi a esultare "per le strade delle città di tutto il mondo") e metà fratello maggiore della truppa. Più nitida la componente di razionalità e di metodo. Dopo una non trascurabile carriera da calciatore (51 presenze in nazionale), Terim svolge infatti il suo apprendistato da allenatore sotto due tecnici tedeschi: Joseph "Jupp" Derwall, il c.t. della Germania (campione d'Europa nell'80 e finalista nel Mondiale '82) che ha portato in Turchia (Galatasaray) nuove tecniche di training e una quantità di variabili tattiche; e soprattutto Josef "Sepp" Piontek (in realtà originario di Breslavia), l'artefice della prima grande Danimarca della storia (quella di Laudrup, Elkjaer, Lerby, Jesper-Olsen) e poi approdato alla nazionale turca. Ovviamente, Terim non dispone di simili giocatori: eppure, l'altra sera, certi movimenti dell'assedio finale svolti da Arda e Nihat, da Sabri e Tuncay, sembravano un remoto negativo fotografico di quelli appresi dal Maestro: un certo modo di prendere campo per triangoli e sponde interne, un certo modo di usare le fasce e allargare la difesa avversaria, insomma una certa tessitura "paziente" in apparente contrasto con l'orgasmo estatico-agonistico di cui s'è detto. Una tessitura - beninteso - che senza il drammatico errore di Cech si sarebbe tradotta nell'arabesco di un tappeto inservibile, pronto per essere riavvolto e riposto. Il personaggio L'allenatore della Turchia attinge ai maestri tedeschi ma ha atteggiamenti da capopopolo messianico Imperatore Fatih Terim, 54 anni, al secondo mandato da c.t. Aveva guidato la Turchia dal '93 al '96 poi, dopo esperienze al Galatasaray, alla Fiorentina e al Milan, è tornato sulla panchina della nazionale nel 2005 (Sezer/Ap) Sandro Modeo.

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Festa della Lombardia Pirellone illuminato (sezione: Laici e chierici)

( da "Corriere della Sera" del 17-06-2008)

Argomenti: Laicita'

Corriere della Sera - MILANO - sezione: Cronaca di Milano - data: 2008-06-17 num: - pag: 8 categoria: BREVI Festa della Lombardia Pirellone illuminato Lunedì prossimo si celebrerà la promulgazione del nuovo statuto approvato a maggio. Alla sera il grattacielo Pirelli sarà illuminato a festa, davanti alla sede della Regione spunteranno totem e margherite con i punti salienti della carta costituzionale che sarà distribuita gratuitamente ai passanti. E dentro l'auditorium Gaber saranno consegnati i riconoscimenti alle personalità che si sono distinte in modo particolare in Lombardia.

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Il libro Una voce fuori dai cori rappresenta un contributo alla storia culturale di Tori (sezione: Laici e chierici)

( da "Stampa, La" del 17-06-2008)

Argomenti: Laicita'

Il libro "Una voce fuori dai cori" rappresenta un contributo alla storia culturale di Torino in questi ultimi quarant'anni. Dal '68 ai giorni nostri. Non è stata scritta ancora una storia della cultura torinese di questo quarantennio. Angelo D'Orsi ha scritto la storia tra le due guerre, Bobbio ha scritto la storia della cultura torinese del Novecento, fermandosi al 1950, anno della morte di Pavese. Chi scriverà la storia dell'ultimo quarantennio, così ricco ed insieme difficile, che posto darà al Centro Pannunzio? E' l'interrogativo con cui si chiude il libro che sintetizza le mille iniziative. Promosse, ma indica anche una serie di riflessioni, talvolta autocritiche, sul Centro. Nella testimonianza di Mercedes Bresso che fa da introduzione, si può leggere tra l'altro che il Centro "ha fatto del rispetto del pluralismo delle idee uno dei suoi punti di forza ed ha avvicinato le nuove generazioni all'impegno culturale". In effetti è stato proprio così, perché negli anni caldi del dopo '68, quando prevalevano le ubriacature ideologiche, il Centro ha cercato di praticare la tolleranza verso le idee di tutti. Inoltre si può dire che esso sia nato su una scommessa: far parlare tra di loro generazioni diverse, gettando un ponte tra le culture. L' incontro tra l'ottuagenario Arrigo Olivetti e il ventenne Pier Franco Quaglieni ha dato vita ad un'associazione in cui riescono a vivere insieme donne e uomini di età, culture, filosofie, idee politiche diverse, purché tutte improntate al riconoscimento della libertà responsabile come valore prioritario. Per altri versi, Sergio Pininfarina, vecchio amico del Centro, ha osservato: "Quando nel '68 il Pannunzio nacque, il progetto poteva sembrare troppo ambizioso, oggi sappiamo che è riuscito nell'intento (.)". E' il Pannunzio che continua la tradizione del pensiero liberale, come osserva Enzo Ghigo. Nel corso degli anni c'è stato però anche un duro sforzo per rinnovarsi e rimanere ancorati alla realtà nel rispetto delle radici, ma con una particolare attenzione alla contemporaneità. Un capo cronista storico de La Stampa, Ferruccio Borio, ha scritto che "non c'è stato tema di attualità che il Centro non abbia affrontato e denunciato per primo". Il Pannunzio ha saputo subito radicarsi nella vita torinese. Un esempio emblematico è dato dai corsivi di Stefano Reggiani che, tracciando ironici quadretti di vita torinese, inseriva spesso il Pannunzio tra i luoghi più frequentati di Torino: "Il Conte di Cavour si è iscritto al Centro Pannunzio e l'altra sera ha telefonato al re invitandolo ad un dibattito.". Un dato importante nella storia del Centro riguarda la distinzione tra laicismo e laicità. Il Pannunzio è laico nel senso della laicità e non della miscredenza ed è sempre stato attento ad un dialogo con la cultura cattolica. Non sarebbe pensabile il Pannunzio senza collegarlo a Giovanni Conso e a Valdo Fusi, tanto per citare alcuni nomi. L'elemento distintivo del Centro è stato quello di non avere "pregiudizi favorevoli" o chiusure aprioristiche verso nessuno. E' stato difficile mantenere a Torino una posizione di frontiera per quarant'anni ed il libro rende giusta testimonianza a chi ha saputo fare scelte coraggiose e controcorrente.

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A Villa Ormond artisti di Liguria (sezione: Laici e chierici)

( da "Stampa, La" del 17-06-2008)

Argomenti: Laicita'

SANREMO Pittori, scultori, ceramisti: è il piccolo esercito di ben 32 artisti liguri che, insieme con alcuni esponenti dell'Unione Cattolica Artisti Italiani della Lombardia, partecipa da oggi alla collettiva "Espressioni artistiche. Liberi confronti", promossa dal Centro Culturale "Stella polare" di Imperia a Villa Ormond di Sanremo. Il vernissage alle 18,30. La mostra resterà poi aperta al pubblico sino al 28 giugno, con orario 9,30-12,30 e 16-20, anche nei giorni festivi. I partecipanti all'esposizione. Pittura: Damiana Andreotti, Nicoletta Averta, Ennio Bencini, Giovanni Beraldi, Wally Bonafè, Pierluigì Boschetti, Silvana Cannas, Paolo Francesco Ciaccheri, Giorgio Conta, Livio Conta, Clotilde De Lisio, Fausta Doss, Enzo Faltracco, Sergio Favotto, Giuseppe Ferrando, Marco Ferrari, Itala Gasparini, Fiorella Iovi, Helga Kirchner Guerra, Pinuccia Mazzocco, Enrico Monticelli, Vito Mele, Roberta Musi, Armando Ostuni, Alberto Schiavi, Piergiovanni Scremin, Marisa Settembrini, Franco Tarantino, Angelino Vaghi, Franco Vasconi e Massimiliano Zangrando. Scultura: Piergiorgio Ballerani, Franco Tarantino. Ceramica: Barbara Seschleiefer. Spiega Marino Stragapede, presidente di "Stella Polare", centro culturale in attività su tutto il territorio regionale da venticinque anni: "La rassegna si propone di documentare la conti- nuità e la varietà creativa di un cenacolo di artisti che non opera non solo nel ponente ligure. E per i visitatori, sarà certamente stimolante e coinvolgente ammirare e confrontare le diverse espressioni artistiche, le quali comprendono le più svariate tiche che vanno dai nostri paesaggi, alle marine e ai caratteristici carruggi, nonché allo studio della figura umana". Da domani al 25 giugno, ad ogni visitatore, saranno distribuiti biglietti omaggio per partecipare all'estrazione di cinque opere d'arte, offerte dagli artisti espositori: il sorteggio avverrà il 27 alle 17.30.\.

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Volontari del soccorso, addio confini (sezione: Laici e chierici)

( da "Stampa, La" del 17-06-2008)

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ASSISTENZA.L'ANNUNCIO ALLA FESTA DI CHATILLON PER I 30 ANNI DEL GRUPPO LOCALE Volontari del soccorso, addio confini [FIRMA]DANIELA GIACHINO CHATILLON "La realtà del volontariato valdostano è nata a Châtillon nel 1978 con un centro di pronto soccorso. E da qui è partita un'onda lunga che si è diffusa in tutta la Valle". Così ha esordito il senatore Antonio Fosson in apertura del convegno per ricordare i trent'anni dell'Associazione dei volontari del soccorso di Châtillon/Saint-Vincent. E sempre dalla cittadina della Media Valle potrebbe partire un'altra onda per portare la regione a entrare a fare parte dell'Anpas, l'Associazione nazionale pubbliche assistenze. "I tempi sono maturi - ha detto Mauro Cometto, presidente della sezione locale -. Oggi abbiamo gettato le basi per estendere il nostro operato fuori della Regione. Con il Trentino Alto Adige, siamo gli unici a non essere rappresentati nel grande movimento laico di volontariato e solidarietà". Idea condivisa anche da Paolo Ferrero, presidente della Federazione regionale volontari del soccorso: "Da molto se ne parla e, dopo alcune esperienze di scambio e collaborazione, è il momento di associarsi all'Anpas. Il direttivo è d'accordo; ora occorre contattare le 18 associazioni che fanno parte della Federazione". Il problema dell'unanimità non si pone perché, da statuto Anpas, sono sufficienti le adesioni di cinque associazioni per istituire un Comitato regionale, che in Valle potrebbe essere rappresentato dalla Federazione. "Ritengo che le associazioni interessate siano molte - ha continuato Ferrero -. Ho provato a valutare i pro e i contro e ho individuato solo vantaggi. Sfatato il timore di perdere la propria autonomia, il simbolo e la specificità, resta solo il valore aggiunto di entrare a far parte di una vasta rete che ci consentirà di mandare i nostri giovani in tutta l'Italia a formarsi. Potremo inoltre essere di supporto nei grandi eventi, partecipare a meeting, uscendo dalla dimensione regionale". Ottimista Fausto Casini, presidente nazionale Anpas. "I presupposti ci sono: credo che entro la fine dell'anno la Valle d'Aosta possa entrare a pieno titolo a far parte del nostro organismo perché le sue associazioni sono di alto livello e offrono serie garanzie". E ha posto l'accento sui vantaggi e sugli svantaggi. "Mettersi insieme a livello nazionale per lavorare significa sentirsi responsabili non solo della Valle d'Aosta, ma di tutta l'Italia. Certo costa fatica, ma offre in cambio grandi soddisfazioni. Come Protezione civile siamo chiamati a fare assistenza durante eventi di portata mondiale: dopo la morte del Papa c'erano 900 volontari in servizio". E l'adesione offre nuove opportunità. "Potrebbe diventare operativo anche in Valle il servizio di adozioni internazionali: in questo modo le coppie interessate sarebbero seguite nelle procedure adottive, attivate in tredici Paesi" ha concluso Casini.

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Da Superga e dal Monte dei Cappuccini il panorama più bello (sezione: Laici e chierici)

( da "Stampa, La" del 17-06-2008)

Argomenti: Laicita'

TUTTE LE MERAVIGLIE PAESAGGISTICHE DELLA CITTÀ Da Superga e dal Monte dei Cappuccini il panorama più bello Nella città con la più bella posizione naturale - come diceva Le Corbusier - nuovi progetti restituiranno ai cittadini un ambiente ancor più incontaminato. Anche grandi filosofi come Rousseau e Nietzsche si trovavano d'accordo - con il grande architetto Le Corbusier - nel definire Torino come una delle città più affascinanti. Si riferivano alla straordinaria scenografia delle Alpi, alle morbide colline a due passi dal centro, al Po e agli altri fiumi - la Dora Riparia, la Stura e il Sangone - che bagnano il capoluogo. E ai 18 milioni di metri quadrati di verde e ai 300 chilometri di strade alberate che rendono la città una delle più ricche al mondo dal punto di vista ambientale. Un patrimonio goduto appieno dai cittadini - che amano trascorrere il tempo libero all'aperto - e valorizzato da grandi progetti pubblici come il nuovo parco fluviale della Dora, che sta riconsegnando ai cittadini un'immensa area verde costellata di spazi attrezzati, percorsi ciclabili e pedonali e aree gioco. Passeggiate ed escursioni di trekking nel Parco della Collina Torinese - composto dal Bosco del Vaj, dalla Collina di Superga fino a quella della Maddalena e a Cavoretto - costituiscono per il capoluogo piemontese una occasione e un patrimonio d'inestimabile valore naturalistico. Il Parco del Meisino è l'oasi naturalistica in cui vive una delle più importanti colonie europee di aironi cinerini in ambiente urbano. Una visita negli storici Giardini Reali, una gita in canoa solcando le acque del Po, una corsa dal Parco del Valentino fino a quello d'Italia '61, una passeggiata in bicicletta lungo le numerose piste ciclabili immerse nel verde, sono occasioni che, chi vive o scopre Torino, non può perdere. All'arrivo a Superga si può ammirare uno splendido panorama su Torino e le Alpi, visitare la Basilica di Superga edificata dallo Juvarra e le tombe reali dei Savoia. La Basilica attrae turisti e pellegrini da ogni dove. Dalla cupola della chiesa si può godere di un bellissimo panorama. É inoltre possibile ammirare capolavori dell'architettura e delle arti figurative messe a servizio di casa Savoia per arricchire la basilica ed alcuni suoi ambienti laici. Il Santuario e suo complesso, sono anche meta di pellegrinaggio ed è attivo il servizio di foresteria gestito dai frati dell'Ordine dei Servi di Maria. Uno dei panorami più belli è quello che si ammira dal Monte dei Cappuccini. Il Monte dei Cappuccini è una collina che sorge a ridosso della città di Torino sulla riva destra del Po in prossimità del ponte di piazza Vittorio Veneto. Questa collina fu utilizzata fin dall'antichità per scopi difensivi in quanto sovrastante uno dei punti di attraversamento del Po. Le prime notizie della presenza di una chiesa risalgono al XIII secolo. Il nome "Monte dei Cappuccini" deriva dalla concessione ai frati Cappuccini dell'uso di questa zona da parte dei Savoia nella seconda metà del Cinquecento. Sempre i Savoia commissionarono in quel periodo la costruzione di una chiesa con annesso convento. Attualmente, oltre ad essere nuovamente sede di un convento, ospita il Museo Nazionale della Montagna e la sede del Club Alpino Italiano di Torino. Godersi Torino, sia di giorno sia by night, è un piacere irrinunciabile. E non solo per i turisti: il panorama è così bello anche per chi abita da una vita all'ombra della Mole.

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Autonomia e spirito progressista - amelia crisantino (sezione: Laici e chierici)

( da "Repubblica, La" del 18-06-2008)

Argomenti: Laicita'

Pagina XVII - Palermo AUTONOMIA E SPIRITO PROGRESSISTA AMELIA CRISANTINO N e ha lasciato evaporare anche il ricordo buttando a mare una storia dall'identità forte: prima c'era la rete delle sezioni del Pci e delle Camere del lavoro, che formavano l'intelaiatura laica dei paesi siciliani. Poi è arrivata la "Rete" di Orlando, e Folena che sbarca a Palermo per convincere l'uomo dei plebisciti a candidarsi col Pci. è finita nella dissoluzione delle vecchie strutture, senza che altre ne prendessero il posto: l'identità debole è diventata la più riconoscibile delle anime di centrosinistra, pronta a lasciarsi suggestionare da ogni effimera sirena. Oggi possiamo chiederci se esiste uno "spirito progressista" della Sicilia, intendendo con questa definizione forse troppo idealista la comprensione delle condizioni date e la consapevole aspirazione a cambiarle. Che non vuol dire una speranza generica a che le cose migliorino, ma studio per imparare a leggere le prospettive che il futuro riserva: in modo da elaborare un progetto che coincida col cambiamento, una prospettiva che permetta di uscire dall'angolo dove le ripetute sconfitte hanno da tempo relegato la sempre più sparuta percentuale di siciliani che nell'andazzo corrente proprio non si riconosce. Ed è fin troppo facile risponderci che di questo "spirito progressista" a volte si sono indovinati i possibili volti, ma che non esiste un progetto forte in grado di trainare la Sicilia salvandola dalle sabbie mobili del sottosviluppo assistito. E la storia siciliana sembra tutt'uno con lo spirito reazionario, ha poco in comune con quello progressista. Sono innumerevoli le occasioni che vedono la Sicilia negare ogni ipotesi di cambiamento, nemmeno il referendum istituzionale che chiedeva di scegliere fra monarchia e repubblica riuscì a convincere i siciliani a votare contro il passato, anche se non amato. Ed è chiaro che solo una prospettiva ampia, di lungo periodo, è in grado di spiegarci le complesse cause strutturali che sono alla base di questo carattere. Il passato grava sempre sul presente, specie se rimane oscuro. In fondo incompreso. Nel 1971 uno storico francese, Paul Bois, scrisse un libro diventato un piccolo classico: s'intitolava "Contadini dell'Ovest. Le radici sociali della mentalità controrivoluzionaria", e utilmente si può leggere pensando alla Sicilia. Bois analizzava le sconfitte della sinistra nel "profondo sud" della Vandea, scriveva di lunga durata e riprendeva le lotte di fine '700 per spiegare la persistente diffidenza e il diffuso ribellismo come frutto di un'esistenza ai margini delle leggi, della società. è questo che è accaduto in Sicilia? nell'Ovest di Bois, i contadini che alle soglie del 2000 daranno vita a una società impaurita dal cambiamento subiscono numerosi abusi, ma restano comunque contadini. Non cadono mai a livello dei siciliani "bracciali" che sono sottoproletariato, sfruttati per secoli senza alcuna remora. Quando la società siciliana inizia la sua difficile modernizzazione, nell'età del risorgimento, sembra che i giochi siano già conclusi. Si innalza la bandiera dell'autonomia, prima contro Napoli e poi a seguire, sempre a combattere quel "vento del nord" che coincideva con le riforme. La prima volta che un nobile assoldò una squadra di "picciotti" compì un gesto capace di condizionare la storia futura. Perché quei picciotti che andavano a combattere li si voleva mantenere al loro posto, la "libertà" siciliana non coincise mai col progresso per le classi più povere. Tutt'altro. Ogni eventuale progresso rischiava di trasformarsi in un montarsi la testa che a tutti sembrava pericoloso. Meglio mantenere i siciliani poveri, ignoranti e timorati di Dio. è stato così per secoli, noi siamo figli di questa storia.

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L'infanzia dorata di un'antifascista - miriam mafai (sezione: Laici e chierici)

( da "Repubblica, La" del 18-06-2008)

Argomenti: Laicita'

Cultura Esce il primo volume dell'autobiografia di Marisa Rodano L'infanzia dorata di un'antifascista Nata in una famiglia agiata che frequentava i maggiori esponenti del regime, intraprende al liceo una storia d'amore e formazione politica tra i Cattolici Comunisti MIRIAM MAFAI La villa, a Porta Latina, era circondata da un gran giardino, chiusa da un alto muro di verde, protetta da un clima di reverente mistero. Si diceva che in quella villa Palmiro Togliatti, segretario del più forte Partito Comunista del mondo (dopo quello dell'Urss, naturalmente) incontrasse in gran segreto, esponenti di primo piano del mondo dell'economia e della finanza, e persino alcuni cardinali che arrivavano fin lì nelle loro berline scure direttamente dal Vaticano. La villa, proibita a qualsivoglia occhio indiscreto, apparteneva a una giovane donna, figlia di madre ebrea e di un ricchissimo imprenditore romano, che, poco più che adolescente, al Liceo Visconti era entrata in contatto con un gruppo di giovanissimi antifascisti, tra cui un ragazzo di modesta famiglia ma di straordinaria intelligenza e passione politica, che sposerà mentre Roma era occupata dai tedeschi. Insomma, la villa di cui parliamo, protetta da un alto muro e da un reverente mistero, era la villa nella quale vivevano Marisa e Franco Rodano con i loro figli. Marisa Rodano, per oltre quarant'anni esponente autorevole del movimento di emancipazione della donna e del Pci (fu presidente dell'UDI, parlamentare, vicepresidente della Camera dei Deputati, deputato europea dal 1979 al 1989), ci affida oggi una sua autobiografia, con una prefazione del presidente Giorgio Napoletano, nella quale intreccia, ricorrendo persino all'artificio di caratteri tipografici diversi, vita privata e vita pubblica (Del mutare dei tempi - vol. I, Memori, pagg. 379, euro 18). Ecco allora i racconti di un'infanzia e un'adolescenza dorata, tra un padre impegnato a Civitavecchia come costruttore e podestà, e una madre di sublime eleganza, governanti tedesche, lezioni di piano e di pittura impartite nel suo studio da quel grande maestro che fu Balla. E ancora ecco le gite a cavallo, le vacanze in Austria, (un lago vicino a Salisburgo e un salto a Vienna per una visita ai musei e una fetta di Sachertorte), o a Monterado, nelle campagne di proprietà della famiglia, dove sulla piazza del paese disoccupati e contadini poveri aspettavano che qualcuno li chiamasse a giornata. Era, naturalmente, una famiglia fascista, frequentata dai principali dirigenti del regime, da Roatta a Bottai, da Rossoni ad Alberto De Stefani che, da un viaggio in Cina riporterà alla mamma di Marisa, alcune bellissime giade. Tutto tranquillo, insomma, fin quando la ragazza non scoprirà (grazie alla attività di assistenza organizzata dalla S. Vincenzo) il degrado del Borghetto Prenestino, la miseria di quelle povere donne afflitte dalle ripetute gravidanze e dalla violenza dei mariti. Insomma, per Marisa come per tante ragazze "bene" in quegli anni fu l'incontro con le ingiustizie sociali ad accendere la miccia dell'indignazione che avrebbe portato poi all'incontro con l'antifascismo militante e con i comunisti che, per dirla con le sue parole, "erano gli unici antifascisti non parolai". Per Marisa, a quel punto, le amicizie della famiglia diventano insopportabili, intollerabili le feste e i balli fino allora frequentati. Attorno alla stessa epoca, al Liceo Visconti, la giovane Marisa (che porta ancora, come allora usava, le trecce) conosce Franco, il più bravo della classe (che porta ancora, come usava allora, i pantaloni alla zuava). Comincia così una storia d'amore, che è anche la storia di una formazione politica singolare, quella dei Cattolici Comunisti. E del loro rapporto con i giovani antifascisti, loro coetanei o quasi ma di matrice e cultura comunista: Paolo Bufalini, Mario Alicata, Antonio Giolitti, Pietro Ingrao, Bruno Zevi. "Nella vita di una donna pubblico e privato" scrive la Rodano "costituiscono un continuum, una matassa aggrovigliata che è impossibile sciogliere, un tessuto delicato che è arduo disfare, quasi gli avvenimenti della vita quotidiana, i dettagli minori avessero la stessa rilevanza dei grandi eventi". Ed è, in effetti, uno degli elementi fascinosi di questa singolare autobiografia l'intrecciarsi di eventi privati e pubblici, la stampa di un periodico clandestino, e gli appuntamenti dei due fidanzati all'alba in qualche chiesa appartata, l'arresto di Marisa nel maggio del '43, la sua traduzione alle Mantellate, tra una folla di "borsare nere" e prostitute, la sua convocazione in Questura, il 23 luglio e la sua rimessa in libertà. "Ero senza un soldo e quasi frastornata a trovarmi in strada e libera di muovermi. Andai a piedi per Via dell'Impero e la Passeggiata Archeologica verso casa nel caldo crepuscolo che si attardava: provavo uno strano senso di spaesamento nella città quasi deserta. Giunta all'inizio di via Porta Latina, il cane riconobbe la mia presenza e cominciò ad abbaiare festosamente prima ancora che suonassi il campanello e mia madre mi venisse ad aprire. L'indomani, sabato, ebbi un colloquio con Franco in Questura alla presenza dei poliziotti. Franco mi disse che era stato deferito, assieme ad altri, al Tribunale Speciale. Ci salutammo con la convinzione di andare incontro ad una lunga separazione: correva voce che i detenuti sarebbero stati trasferiti al Nord". Il giorno dopo fu il 25 luglio. La caduta del fascismo. E il manifestarsi delle varie formazioni politiche, fino allora nell'illegalità. "Al momento della partenza di mia madre per la vacanze, fui ferma e decisa: da Roma, quell'anno non mi sarei mossa. Ci fu un gran litigio, ma mia madre si rassegnò. Rimasi dunque sola a Roma e padrona assoluta in casa". Fu così che la villa di Porta Latina, isolata, circondata da un gran giardino, divenne, su richiesta di Giorgio Amendola, luogo privilegiato per le riunioni clandestine. E lì si svolse, nei primi giorni di agosto, la prima riunione della direzione provvisoria del Pci, con lo stesso Amendola, Pietro Secchia, Roasio Massola, Negarville. E da lì nasce il lungo rapporto di Franco Rodano con Palmiro Togliatti. E sarà lì che, appresi i risultati del 18 Aprile, la dura sconfitta del Fronte Democratico Popolare e la vittoria della Dc, Palmiro Togliatti confiderà al giovane Franco Rodano amareggiato e deluso: "Sono i risultati migliori che potevamo ottenere. Va bene così". Una dichiarazione che allora poté sembrare inverosimile, incomprensibile. Ma, probabilmente, Togliatti aveva ragione.

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Il Santo Cav killer della Dc (sezione: Laici e chierici)

( da "Unita, L'" del 18-06-2008)

Argomenti: Laicita'

Stai consultando l'edizione del Il Santo Cav killer della Dc Bruno Gravagnuolo La vera morte della Dc Ha ragione il "luciferino" Baget Bozzo, sulla Stampa di sabato: la Dc è morta definitivamente con il "fervente incontro" tra il Cav e Ratzinger. Da un lato il primo si genuflette, e da statista porta "laicamente" tutto il consenso di cui gode sotto le ali della Chiesa. Dall'altro il Papa fa a meno di ogni mediazione laica, tipica del cattolicesimo democratico di una volta. Sicché niente più impacci degasperiani, e niente più autonomia cattolica. Ma una Chiesa che può contare su una destra politica cattolica senza autonoma specificità politica. E i cui leader rispondono direttamente, come cattolici, all'Auctoritas religiosa, salvo la formale autonomia istituzionale. E i cattolici del Pd? Benché "adulti", diventano più deboli. Più ricattabili dalla Chiesa. O più "ricattanti" in suo nome. Protesi a cattolicizzare finché è possibile il Pd (Binetti). Oppure inermi a rivendicare un autonomo cattolicesimo democratico, dinanzi alle pressioni ecclesiali. Ecco perché "è finita la Dc": fine del Popolarismo e in ogni sua forma. Per la gioia di Baget Bozzo. Che plaude all'idea dell'ormai debole Casini. Al catto-Berlusconi trionfante. E alla realtà degli ex Dc di sinistra, prigionieri delle inconcludenti "contaminazioni" dentro il Pd. Amen. La stagione maledetta Ormai è un florilegio trasversale, dalla destra ai "neovolenterosi" del Pd: "Mai più una opposizione come nel 2001-2006!". Fallace esorcismo. Perché un dato è certo: tra 2001 e 2006 il centrosinistra vinse tutte le elezioni. Si ricaricò e riuscì a battere la destra, battendo anche le sue controriforme istituzionali e "premierali". Quelle oggi reinvocate da Panebianco, Della Loggia e Sergio Romano. Certo si vinse per poco col listone, senza base parlamentare stabile. Ma anche per colpa del rigorismo di bilancio da gendarmi, fatto trapelare in vigilia elettorale, e poi confermato rovinosamente, assieme ai costi della Casta. Perciò sarà d'uopo replicare in pieno il 2001-2006. Senza gli errori annessi. Sarà questa destra a riportaci lì. Garantito. Tremonti & pedanti Tutti addosso al Ministro, perché ha evocato ceti medi e fascismo. Porta acqua al suo mulino? Sì, ma coglie un punto: quei ceti impoveriti dal "globale" vanno a destra. E Tremonti risponde. E noi? Muti o pedanti. Tocco&Ritocco.

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Rutelli riapre: non solo Pse, ma anche Alde (sezione: Laici e chierici)

( da "Unita, L'" del 18-06-2008)

Argomenti: Laicita'

Stai consultando l'edizione del PD Rutelli riapre: non solo Pse, ma anche Alde Parlamentari rutelliani e rappresentanti dell'associazionismo cattolico, del volontariato, del terzo settore si sono riuniti ieri con Francesco Rutelli, per approfondire la riflessione sul voto cattolico e il Pd. Non una riunione di corrente, dicono tutti ma un incontro preparatorio alla riunione di domani in Largo del Nazareno, quando si riunirà l'Alleanza dei democratici, iniziativa promossa dal Pde. È un network informale con esponenti cileni, giapponesi e americani. Tema di discussione, la collocazione del Pd a Strasburgo. Rutelli non ha partecipato al "caminetto" del Pd, ma su quell'accordo Rutelli avrà a che ridire. I suoi puntualizzano che quella di ieri non era una soluzione definitiva, e l'ex sindaco di Roma ritiene che il Pd in Europa può guardare solo al Pse ma anche ai Liberali e ai riformisti.

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Fisichella presidente Accademia Scienza e Vita (sezione: Laici e chierici)

( da "Unita, L'" del 18-06-2008)

Argomenti: Laicita'

Stai consultando l'edizione del VATICANO Fisichella presidente Accademia Scienza e Vita Plaude convinto il centrodestra alla decisione di papa Benedetto XVI di nominare monsignore Rino Fisichella, già vescovo ausiliare della diocesi di Roma, rettore della pontificia università lateranense e cappellano di Montecitorio, alla presidenza della Pontificia Accademia per la Vita. L'istituto scientifico della Santa Sede che dal 1997 e sino a ieri è stata guidata da monsignor Elio Sgreccia, vescovo dimissionario per ragioni di età. Monsignor Sgreccia le ha dato grande prestigio e spessore scientifico, polemizzando e discutendo spesso con la cultura laica su vita, aborto, procreazione assistita e temi eticamente sensibili come le ricerche sulle staminali, le sperimentazioni genetiche. Ora questo sarà terreno di confronto e di battaglia per monsignor Fisichella che papa Ratzinger ha "promosso" arcivescovo. Ruolo di polemista già assolto con decisione dal teologo "politico", conosciuto per la sua rete trasversale di rapporti politici e per essere stato tra gli ispiratori del Family day contro i progetti sulla famiglia del governo Prodi. Sui temi etici sarà battaglia.

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Incominciamo a portarcele a casa. Dal primo luglio chi lo desidera potrà conservare sul com (sezione: Laici e chierici)

( da "Stampa, La" del 18-06-2008)

Argomenti: Laicita'

Incominciamo a portarcele a casa. Dal primo luglio chi lo desidera potrà conservare sul comò le ceneri del nonno. L'ha deciso la giunta comunale che ieri, su proposta del vicesindaco Tom Dealessandri, ha approvato il regolamento di attuazione della legge regionale sul tema "dispersione ceneri". Ciò significa che se fino a ieri i resti non potevano che essere conservate in apposite cellette affittate alla Socrem o disperse nel roseto del Cimitero generale, con il nuovo mese le si potranno portare a casa o in qualsiasi luogo autorizzato ad accoglierle. Esempio: se esiste un Comune in Italia che ha già individuato e destinato una zona del proprio territorio o di costa se sul mare, a questo scopo il torinese potrà, comunicandolo agli uffici comunali, trasferire colà, previa autorizzazione del Comune ospitante, l'urna e il suo contenuto. Questo in attesa che Torino individui pure lei, nel rispetto dei limiti imposti dalla legge regionale e entro fine anno come promesso da Dealessandri, i luoghi di Torino dove poter abbandonare le ceneri del caro estinto. Limiti, quelli regionali, che per capirci autorizzano, ad esempio, i corsi dei fiumi ma in un punto in cui le acque non sono ferme, oppure a un tot di metri di distanza dalle case. Cose così. Indicativamente, Torino si starebbe orientando, com'è ovvio, su tratti particolari del Po e, forse, angoli discreti e suggestivi della collina. Si vedrà a fine anno, "entro il 31 dicembre" promette la delibera. Intanto esultano quelli che si sono dati tanto da fare affinché ciò avvenisse come il consigliere del pd Gioacchino Cuntro e la capogruppo di Sinistra democratica Monica Cerutti. Il regolamento approvato ieri rappresenta anche la fine della lunga attesa di un migliaio di famiglie le quali, in questi anni, rispettando il desiderio del defunto, l'hanno fatto cremare e poi, in attesa che la legge sciogliesse dubbi e concedesse autorizzazioni, hanno "parcheggiato" l'urna nelle cellette messe a disposizione dalla Socrem, la società che cura la cremazione. "Chiediamo loro di non precipitarsi negli uffici comunali per chiedere l'urna; saremo noi a inviare una lettera e un questionario ad ognuno di loro per spiegare cosa fare e sapere cosa desiderano le famiglie. Insomma, che attendano fiduciosi" dice Tom Dealessandri che in questi anni ha dovuto superare non poche difficoltà per non turbare, da un lato, la sensibilità dei cattolici e, dall'altra, quella dei laici. Un esempio è la possibilità, anche per chi fa una scelta diciamo estrema come quella di disperdere le ceneri, di mantenere una traccia del caro estinto con una sorta di lapide al modico prezzo di 49,20 euro, Iva compresa. Per le urne lasciate in deposito presso il cimitero Monumentale nei locali della Società per la Cremazione, "è prevista - dice Dealessandri - la gratuità delle prestazioni in tutti i casi in cui gli aventi titolo procedano a rendere conforme la manifestazione delle volontà dei defunti. Hanno già sofferto e hanno atteso a lungo, ingiusto far pagare loro qualcosa". In città c'è circa mezzo milione di tombe distribuite tra 5 cimiteri. I resti di altri 180 mila defunti sono conservati negli ossari. Ogni anno si svolgono mediamente 6 mila funerali. Farsi cremare costa circa 600 euro ai quali occorre aggiungere i costi della destinazione scelta: fino ad oggi una celletta (l'affitto si aggira sul migliaio di euro ma dipende dalla durata) o il conferimento al Roseto. Un funerale classico che si conclude in un loculo può invece comportare una spesa che varia dai 2 mila ai 4 mila euro.

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La Sapienza e il rito dell'intolleranza (sezione: Laici e chierici)

( da "Giornale.it, Il" del 18-06-2008)

Argomenti: Laicita'

Il Pd sfoglia la margherita, dunque, nel senso che in casa Veltroni tira aria di lite che potrebbe sfociare prima o poi in separazione. Già, fra le anime diessina e teodem i rapporti non sono proprio idilliaci. Dopo l'anatema dei cattolici contro la "contaminazione" dei pannelliani, le dure critiche di "Famiglia Cristiana" e della solita Binetti a cui si aggiunge l'ex ministro Fioroni (infuriato) che dice "il loft? sembra di stare a Teheran.", la frenata sull'adesione al Partito socialista europeo, la strada per Veltroni è ancora più in salita. Da un lato c'è il governo Berlusconi che piace sempre di più agli italiani, dall'altro il livello dello scontro che assomiglia a un tutti contro tutti a pochi mesi dalle elezioni europee. Di Pietro, ma anche i Teodem, D'Alema ma anche Rutelli che pare meditare "vendetta" politica dopop la clamorosa trombatura rimediata nella corsa al Campidoglio. E ci si mette pure Bertinotti, il "parolaio rosso" di Pansa che rientra nel gioco della poltica con un seminario sul futuro della sinistra e invita Massimo D'Alema, capace di guardare a sinistra più di quanto non sappia o non voglia fare Veltroni (che vuole lo sbarramento anche per le europee, tanto per tener fuori i "cespugli" rossi anche dal parlamento di Strasburgo). Grande è l'agitazione nel campo della sinistra, dove si agitano spettri di scissioni e "ricomposizioni". Già, perché fra i teodem e gli uomini della margherita c'è chi guarda a Casini e quel che resta dell'Udc, isolata e senza per ora spartito politico da suonare che la lancia la sua Costituente popolare (a cui guarda con interesse anche Clemente Mastella), e in più c'è chi teme le mosse di Rutelli. Intanto il governo Berlusconi va. Scritto in Varie Commenti ( 30 ) " (17 votes, average: 3.06 out of 5) Loading ... Il Blog di Alberto Taliani © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo post a un amico 28May 08 La Sapienza e il rito dell'intolleranza Prima il no dei Collettivi di sinistra a Papa Benedetto XVI, poi il no al dibattito sulle foibe: alla Sapienza di Roma l'intolleranza è di casa in nome di una "tradizione democratica" che tenta di riproporre schemi antichi, quelli del "rituale antifascista" degli anni Settanta. Già, brutto periodo quello, nelle università e nel Paese. con il corollario nel secondo caso dei manifesti di Forza Nuova strappati dai militanti dei Collettivi di sinistra, della rissa, degli arresti, delle polemiche e delle accuse. Salvo poi chiarire (rapporto della Digos) che l'aggressione è partita da sinistra. Ma stabilire colpe e responsabilità spetta ai giudici. E' il tema dell'intolleranza travestita da antifascismo, come scrive il nostro Mario Cervi, a preoccupare. E' il tentativo a questo punto nemmeno tanto mascherato di ricreare un clima di tensione, di scontro e di odio, a preoccupare. E' il tentativo di tornare allo schema degli opposti estremismi, ad allarmare. L'intolleranza si traveste, sbandiera ideali nobili, ma resta intolleranza: di parte e da parte di pochi. Bene ha fatto il sindaco di Roma Gianni Alemanno a dire: "Noi dobbiamo lanciare messaggi chiari, ovvero che questi episodi sono solati, estranei al contesto culturale e storico della nostra città e della nostra nazione. Questo è il messaggio che deve venire da tutti. Quando si costruiscono teoremi politici su una rissa tra giovani si comincia ad aprire un varco e armare le contrapposizioni ideologiche. Bisogna evitare questi schemi e queste persone vanno trattate come imbecilli fuori dalla storia e dal tempo". Veltroni invita la destra a "non minimizzare" e dice (giustamente) che le istituzioni devono stroncare subito l'insorgere della violenza. Ma quale? quella di una parte o di quella di tutte le parti? penso voglia dire quella di tutte. forse il "ma anche" stavolta ci sarebbe stato bene, per evitare fraintendimenti. Cosa che non fa Marco Ferrando, leader del Partito comunista dei lavoratori: "L'aggressione fascista a La Sapienza - sullo sfondo del nuovo quadro politico - ripropone il tema dell'autodifesa come diritto democratico elementare.E. E aggiunge il Ferrando: "E' necessario che ogni realtà minacciata appronti strutture di autodifesa, democraticamente designate e controllate". Parole gravi, le sue che ricordano proprio quegli anni di piombo che la maggioranza degli italiani vorrebbe consegnare agli archivi della storia. A chi giova strumentalizzare questi episodi per interessi di parte politica? A chi giova tornare a pescare nel torbido? Credo a nessuno, una democrazia è tanto più forte quanto è capace di rifiutare l'intolleranza delle estreme politiche ("frange" si diceva una volta). Il "giustificazionismo ideologico" stavolta non pagherebbe, gli italiani hanno scelto un' altra strada. Il dibattito è aperto. Scritto in Varie Commenti ( 75 ) " (39 votes, average: 3.46 out of 5) Loading ... Il Blog di Alberto Taliani © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo post a un amico 16May 08 Così le tecnologie ci cambiano la vita. Dì la tua Vi è mai successo di dimenticare il cellulare a casa? E' facile immaginare la sensazione che avete provato, perché la maggioranza di noi l'ha vissuta in prima persona. Ci si sente persi. Vulnerabili. Uno studio condotto da un gruppo di ricercatori britannici ha rilevato che è una sensazione paragonabile alla "tremarella del giorno delle nozze" o alla paura di quando si va dal dentista. Addirittura è stato coniato appositamente un termine medico. "Nomofobia", così si chiama la paura di rimanere senza portatile ("nomo" è l'abbreviazione di no mobile). Quale futuro? Non c'è niente da fare. Dobbiamo ammetterlo. La tecnologia fa parte di noi. Della nostra quotidianità. Ma dove stiamo andando? Quali saranno i nuovi mezzi di comunicazione e quale ruolo ricopriranno in un futuro più o meno vicino? Possible. ou probable Il Gruppo Editis, una prestigiosa casa editrice francese, ha proposto il suo punto di vista attraverso la realizzazione di un cortometraggio intitolato "Possible ou probable". Il film, che ha ricevuto il Laurier di bronzo al festival di Creusot, si propone di fare un salto in avanti nel tempo. Nella vita di una giovane coppia nell'era dell'editoria digitale. Di' la tua Editis apre il dibattito. Il Giornale.it, in occasione del 17 maggio, giornata mondiale delle Telecomunicazioni e della Società dell'Informazione, segue lasciando a voi lo spazio per esprimere le vostre idee e le vostre riflessioni su quello che è e che potrà essere. Guarda il cortometraggio (9 minuti) Scritto in Varie Commenti ( 12 ) " (112 votes, average: 1.14 out of 5) Loading ... Il Blog di Alberto Taliani © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo post a un amico 14May 08 Berlusconi, Veltroni e i nemici del dialogo Il discorso di Silvio Berlusconi alla Camera (leggi il discorso del premier), l'apertura unilaterale al dialogo con l'opposizione (che è seguita alla telefonata del premier a leder del Pd), sono i segnali più evidenti che qualcosa sta davvero cambiando, nel Parlamento e nel Paese. Aggiungiamoci anche il discorso del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano di alto profilo istituzionale e politico, come ha riconosciuto il presidente della Camera Gianfranco Fini. Insomma, molti saranno scettici, ma parlare di avvio di Terza Repubblica forse non è azzardato. Basta rileggere le parole del premier, il "sì" di Fassino a nome del Pd: l'asse Berlusconi-Veltroni si rinsalda, su questo punto cruciale, pur nella distinzione dei ruoli. Ma non sono tutte rose e fiori, anche Berlusconi e Veltroni devono fare come Fanfani qualche decennio fa: contare amici e nemici. E parare i colpi. Soprattutto Veltroni. Sconfitta alle urne la sinistra massimalista, resta da sconfiggere il partito "giacobino", quei giustizialisti che sono ripartiti alla carica (vedi il caso Travaglio-Schifani) e faranno di tutto per mettere i bastoni fra le ruote proprio a Veltroni. E' lui l'anello "debole" che la sinistra giacobina vuole colpire fino a indebolirlo e condizionarlo. Una prova? La sceneggiata di Antonio Di Pietro alla Camera: "Noi non abboccheremo, non intendiamo cadere nella tela del ragno. Abbiamo memoria e non intendiamo perderla. Conosciamo bene la sua storia personale e politica". Così ha parlato Tonino, l'ex pm. Ma il bersaglio non è il Cavaliere. No, lui ha una maggioranza solida, consegnatagli dal voto popolare. Il bersaglio è Walter, e di Pietro non è certo il suo solo nemico. C'è un filo che lega il Santoro, Travaglio, Grillo. Tonino punta dritto su quel mondo e pensa alle Europee del 2009. Come ci pensa su un altro versante Massimo D'Alema, tornato gran manovratore dentro e fuori il Pd. Del resto, come racconta Augusto Minzolini sulla "Stampa", alla cerimonia della consegna della Campanella usata per le riunioni del Consiglio dei ministri, Prodi ha detto a Berlusconi: "Tu sei un avversario, io i veri nemici li ho avuti qua dentro.". La battuta ora vale anche per Veltroni. A cosa serve un'opposizione parlamentare debole in una Paese normale? Peserà di più l'opposizione nelle piazze? L'apertura di Berlusconi (ma già in campagna elettorale era stato chiaro) aiuta Veltroni, ma anche l'Italia. L'ha capito anche Walter: "Occorre il riconoscimento della vittoria e della responsabilità da parte degli sconfitti ma anche l'equilibrio dei vincitori, perciò vi prendo in parola: siamo pronti da subito. Ma non pensate di avere il paese in mano". Scritto in Varie Commenti ( 100 ) " (52 votes, average: 2.9 out of 5) Loading ... Il Blog di Alberto Taliani © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo post a un amico 09May 08 E Walter diventa il "premier ombra" Dopo Occhetto (Pci poi Pds) nel 1989, Veltroni (Pci, Pds, Ds, Pd): la storia sembra ripetersi (ovviamente Veltroni spera in esiti migliori.) e torna il "governo ombra" (leggi l'articolo). Edizione rinnovata e aggiornata ai tempi di quella lontana esperienza partorita a Botteghe Oscure che - come ha ricordato Visco all'Unità - fu un fallimento e l'ex ministro ritiene che ci sarà il bis). Veltroni diventa "premier ombra" del "governo dell'opposizione": alla fine dopo trattative e incontri, divisioni e riavvicinamenti, no eccellenti (D'Alema e Parisi), tentennamenti divenuti alla fine un "sì accetto" (Bersani) ed entusiasti (Fassino, Franceschini) il leader del Partito democratico ha varato lo "shadow cabinet" di stampo anglosassone. Per ora le analogie finiscono qui, inutile fare il processo alle intenzioni che sulla carta sono buone. Tanto che la lista dei ministri ombra è stata presentata al presidente Napolitano (che fece parte - Esteri - della prima compagine occhettiana). Certo è sospetta la fretta con cui Walter si è affrettato a dichiarare "con D'Alema nessun conflitto, perché bisognerebbe essere in due.". Come dire: non sono io quello che polemizza e fa i distinguo. Insomma ponti d'oro al D'Alema portatore d'idee nel suo"ruolo importante che deve svolgere" alla fondazione ItalianiEuropei. Dopotutto il centralismo democratico non c'è più in casa degli ex-post e a-comunisti. Andare avanti, pensare subito alla direzione del Pd che sarà partorita dall'assemblea costituente. Mentre sprisce il "caminetto" e nasce il coordinamento dei "nove" che affiancherà il segretario piddino. Insomma, Veltroni riparte per tentare di rafforzare la sua non fortissima leadership. Vedremo se anche a sinistra nascerà davvero il "partito di Veltroni". Scritto in Varie Commenti ( 89 ) " (30 votes, average: 2.83 out of 5) Loading ... Il Blog di Alberto Taliani © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo post a un amico 08May 08 Berlusconi e il governo del "fare". Veltroni e le liti sul governo "ombra". Dite la vostra Il governo Berlusconi quater va e stavolta per i detrattori più accaniti del Cavaliere sarà difficile sostenere che non c'è niente di nuovo a Palazzo Chigi. Già, perché i ministri (quelli che contano, con portafoglio) sono solo 12 (9 senza portafoglio ma con la casella chiave delle Riforme affidata a Umberto Bossi) e perché sono entrati uomini nuovi che affiancano ministri già collaudati: 13 new entry (quattro hanno fra 31 e 40 anni). Continuità-discontinuità, insomma. Il premier è deciso è riprendere il filo del suo progetto Paese interrotto dai due anni di Prodi, ma molto è cambiato. Questo sarà davvero il governo del premier, innanzitutto, che potrà contare su un nocciolo duro di governo che ruota attorno al sottegretario alla Presidenza del Consiglio Gianni Letta, a Tremonti, Bossi, Maroni. e poi ci sono Matteoli e La Russa. Poco spazio ai tradizionali giochi di partito e 23 giorni per mettere a posto tutto, come ha riconosciuto soddisfatto il presidente Giorgio Napolitano ("Lungaggini? Siamo stati più veloci della Spagna."). Velocità, azione (ai tempi di Craxi fu coniato l'efficace "decisionismo"), la scelta bipartitica degli elettori che hanno semplificato il quadro politico di maggioranza e opposizione rende tutto più "decisionista" e apre la strada a una nuova stagione del "fare". Berlusconi su questo è deciso: anche perché da "fare" c'è davvero molto: pensiamo solo al caso Alitalia o alla vergogna dei rifiuti in Campania. E poi ci sono "problemini" non da poco che si chiamano stipendi, carico fiscale, sicurezza, immigrazione clandestina, rilancio del sistema paese, costi della politica e della burocrazia, federalismo. Mali antichi e problemi nuovi. Ecco perché Berlusconi ancora una volta ha sparigliato le carte. Per "fare", come chiedono gli italiani, serve un governo del premier (il Cavaliere) più che dei partiti. Ora ci aspettano i primi cento giorni di "luna di miele" con il Paese e le responsabilità di governo e maggioranza sono davvero grandi. Intanto la sinistra litiga sul governo che non ha sul "governo ombra" voluto da Veltroni (leggi l'articolo). Già perché anche il premier ombra ha i suoi problemi. Intanto D'Alema e Parisi hanno detto no, Bersani non è convinto, mentre Fassino ha detto sì per recuperare ruolo e visibilità. Ma serve il governo ombra? Esperienza di stampo anglosassone già sperimentata nel 1989 dal Pci poi diventato Pds. Allora non funzionò. lo volle Achille Occhetto quandò andò in crisi il governo De Mita e subentrò Andreotti (sesto governo) e la maggioranza era pentapartito. Sapete chi c'era? Giorgio Napolitano (esteri), Visco (finanze), Giovanni Berlinguer (sanità), Scola (spettacolo), Rodotà (giustizia). E oggi sull'Unità lo stesso Visco lo stronca: "Il governo ombra non ha un suo ruolo istituzionale e dunque non riesce ad operare. Si aggiunga il fatto che in un sistema dove ci sono più partiti, e non solo due come in Gran Bretagna, ciascun partito ha gruppi e rappresentanti in commissione. A questo punto si capisce perché non è stato esportato dalla Gran Bretagna in nessun altro paese. Lì è un luogo riconosciuto dell'opposizione. Da noi no". Senza contare, fa notare Visco, che tale proposta "anche interessante nella nostra esperienza passata non funzionò" e che "ci sono delle persone autorevoli dei partiti che stanno fuori dal governo ombra e che certo non smetteranno di dire quello che pensano", a cominciare da Massimo D'Alema. Comunque Walter ci riprova ma quello che dovrebbe essere un punto di forza del Pd rischia di rivelare che il re è nudo, perché sta mettendo in mostra divisioni correntizie, lacerazioni personali di un partito che pare allo sbando ed in cerca della rotta con una bussola rotta. Scritto in Varie Commenti ( 67 ) " (49 votes, average: 2.1 out of 5) Loading ... Il Blog di Alberto Taliani © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo post a un amico 05May 08 D'Alema batte un colpo. Contro Walter. E "L'Unità" se la prende con la sinistra veltroniana tutta feste e terrazze E alla fine Massimo D'Alema parlò. Dopo una campagna elettorale che è apparsa ai più "silente" (salvo evitare le dimissioni di Bassolino in Campania per scongiurare il voto anticipato alla Regione ed rinviare l'ennesima sconfitta del Pd), il ministro degli Esteri ha rivestito i panni dell'uomo di partito e ha iniziato a sparigliare le carte nel loft veltroniano. già, perché la resa dei conti post elettorali sarà lunga e sicuramente non indolore nel centrosinistra. "La sconfitta è stata grave, ed è di lungo periodo. Serve quindi una riflessione approfondita.". Primo colpo. "La sintonia tra Berlusconi e il Paese, cominciata nel '94, non è mai finita". Secondo colpo. Il Pd "deve cercare di coalizzare coalizzare tutte le forze che si oppongono alla destra" perché anche se non è in Parlamento la sinistra radicale "non è scomparsa dal Paese e il Pd non è chiamato a continuare a correre sempre da solo, anche perché in Italia ci sono leggi elettorali diverse. Con il 33% l'autosufficienza sarebbe un errore". Quarto colpo. Partito del Nord? "Abbiamo bisogno di un grande partito nazionale, fortemente radicato nel territorio, con una struttura federale che abbia dei leader". Quinto colpo. "Non sono candidato nè aspiro a nessuna carica, quindi non sono antagonista di nessuno". Sesto colpo, il più pericoloso perché, tradotto significa "caro Vetroni, mi tengo le mani libere.". Così emerge "l'altra linea del Pd" a-veltroniano, che sembra saldare attorno a D'Alema anche il prodiano Parisi e il delusissimo (e furibondo) Rutelli, in cerca di rivincite, lui che è stato mandato allo sbaraglio. Per ora Veltroni regge, per ora. Vedremo se avrà davvero intenzione di andare al congresso anticipato e alla inevitabile conta. Anche perché non è da escludere un ritorno di Prodi, quando cadono le prime foglie dell'autunno. In fondo anche lui per ora si tiene le mani libere, ma i messaggi che ha mandato in giro non sono certo rassicuranti per Veltroni. Intanto "L'Unità" fa satira contro la sinistra veltroniana, come spiega il nostro Gianni Penncchi: è tutta feste e terrazze, con una serie di amare vignette-denuncia di Stefano Disegni, "matita cult" della sinistra. E' COSI'? COSA NE PENSI? DI' LA TUA Scritto in Varie Commenti ( 18 ) " (121 votes, average: 1.4 out of 5) Loading ... Il Blog di Alberto Taliani © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo post a un amico 29Apr 08 Quel venticello di Roma che diventa uragano. Per Veltroni Ebbene sì, la straordinaria vittoria di Gianni Alemanno che ha abbattuto il "muro" di Roma, non ha travolto solo Rutelli ma ha anche ridotto in macerie (politiche) il loft veltroniano. E ha aperto la strada alla resa dei conti all'interno del Pd. Dopo la sconfitta senza se e senza ma alle elezioni politiche è arrivata la mazzata della perdita del Campidoglio. Altro che venticello di Roma, il centrosinistra è stato spazzato via dall'uragano Gianni. E ora, povero Walter? Quando inizieranno a volare gli stracci in casa del bi-sconfitto, accusato da Rutelli di averlo lasciato solo e atteso al varco da Massimo D'Alema? Dopo la sconfitta elettorale i leader dei partiti di sinistra defenestrati a furor di voto popolare dal parlamento, si sono dimessi. E Veltroni? Resterà a combattere come una sorta di San Sebastiano infilzato dal centrodestra e dai suoi, oppure farebbe meglio a lasciare la guida del Pd? In fondo lui sogna l'Africa e qualcuno dei suoi, perfidamente, potrebbe anche soprannominarlo "sciupone l'africano", politicamente parlando. Già, perché dall'I care all'inno all'obamismo pare proprio non averne azzeccata una. Veltroni è in grado di costruire un grande partito di centrosinistra di stampo europeo o ci sono altri in grado, meglio di lui, di farlo? Cosa ne pensate? Veltroni deve restare o dimettersi? Dì la tua Secondo voi, chi dovrebbe guidare il Pd? Vota il tuo leader Scritto in Varie Commenti ( 58 ) " (130 votes, average: 1.49 out of 5) Loading ... Il Blog di Alberto Taliani © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo post a un amico 24Apr 08 Roma, quali sono le priorità da affrontare? Dite la vostra A Roma lo scontro per la conquista del Campidoglio si fa sempre più acceso, a fianco del candidato sindaco del Pdl, Gianni Alemanno e di quello del Pd Francesco Rutelli, sono scesi in campo anche i leader dei partiti. Sicurezza, campi rom, traffico, periferie abbandonate, futuro di Fiumicino e Alitalia sono i temi caldissimi della campagna elettorale: domenica e lunedì ci sono i ballottaggi per Comune e Provincia. Ed è una sfida decisiva. Come hanno detto Berlusconi, che ha attaccato frontalmente Rutelli (è un voltagabbana) e come ha sottolineato Fini: "Condizione irripetibile per vincere nella Capitale". Con Veltroni e i suoi impegnati a difendere la poltrona di sindaco dopo la sconfitta alle politiche. Roma deve voltare pagina, si dice, ma come? Quali sono le priorità che il nuovo sindaco dovrà affrontare? Dite la vostra Scritto in Varie Commenti ( 93 ) " (92 votes, average: 1.58 out of 5) Loading ... Il Blog di Alberto Taliani © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo post a un amico 23Apr 08 Racconta anche tu la partita della tua vita Nelle pagine dello sport del "Giornale", otto firme del nostro quotidiano (direttore Mario Giordano incluso) raccontano la loro partita della vita, l'incontro di calcio, quell'attimo fuggente fatto di emozione e di stupore, che ha segnato i loro ricordi legati allo sport più bello e più popolare del mondo (leggi gli articoli). E voi? Qual è la partita della vostra vita? Provate a raccontarla diventando per un momento giornalisti sportivi. Non scrivete troppe righe e buon divertimento. In fondo il mio blog ha, come sottotitolo, "Cronache di ordinaria quotidianità (ma non troppo)". Così possiamo per una volta divagare. A proposito, sapete qua è la mia partita della vita? Inter-Pisa, campionato 1983. Lavoravo a "il Tirreno" di Livorno e fui inviato a Milano, con il collega Marco Barabotti a seguire la partita. Rientro in redazione col primo aereo, scrittura di articoli per lo sport e per l'edizione di Pisa fino a mezzanotte. Poi, all 5 del mattino presi un treno per Milano e alle 11 firmai il contratto per lavorare al "Giornale". Grande partita. A proposito, sono interista, ma quel giorno vinse il Pisa. Scritto in Varie Commenti ( 19 ) " (131 votes, average: 1.2 out of 5) Loading ... Il Blog di Alberto Taliani © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo post a un amico Post precedenti Chi sono Sono il caporedattore del Giornale.it, un toscano "adottato" da Indro Montanelli e da Milano nel 1983. Tutti gli articoli di Alberto Taliani su ilGiornale.it contatti Categorie Varie (38) Ultime discussioni roberto: 2008 milano dopo anni che non la frequentavo a prima vista mi sembrava vecchia, fuori moda,obsoleta. per le... Marco De Vivo: Da elettore di destra.destra provo anche un po' di pena per Veltroni. Vorreidargli qualche... marcella trevi: Lorenza Bonaccorsi, della serie: "mio nipote di 2 anni è piu' preparato!" Se le... tarantini loretta: ho 66 anni percepisco una pensione di 400euro al mese quando ho pagato le bollette ditemi voi cosa... ENIO TERRACCIANO: Non è Walterino a sbagliare sono gli italiani che cominciano a capire almeno dopo 60 anni che... I più inviati Sayed, primo risultato della mobilitazione internazionale: il senato afgano ha ritirato la conferma della condanna a morte - 12 Emails Pensioni, a chi gli aumenti... - 3 Emails E Walter diventa il "premier ombra" - 2 Emails Berlusconi e il governo del "fare". Veltroni e le liti sul governo "ombra". Dite la vostra - 1 Emails Berlusconi, Veltroni e i nemici del dialogo - 1 Emails La Sapienza e il rito dell'intolleranza - 1 Emails Ultime News An error has occured; the feed is probably down. Try again later. Blog amici Il blog di Andrea Tornielli Il blog di Christian Rocca Il blog di Marcello Foa Il blog di Nicola Porro Il blog di Paolo Guzzanti Siti Utili Centro Pannunzio Comitati per le Libertà Fondazione Einaudi Fondazione Liberal Free Foundation il Foglio Informazione corretta Istituto Bruno Leoni Magna Charta Società Libera Storia Libera TocqueVille June 2008 M T W T F S S " May 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 Archivio dei post June 2008 (1) May 2008 (6) April 2008 (7) March 2008 (5) February 2008 (19) Trackback recenti Recent Posts Walter e il loft degli amici nemici. Cattolici contro radicali La Sapienza e il rito dell'intolleranza Così le tecnologie ci cambiano la vita. Dì la tua Berlusconi, Veltroni e i nemici del dialogo E Walter diventa il "premier ombra" Berlusconi e il governo del "fare". Veltroni e le liti sul governo "ombra". Dite la vostra D'Alema batte un colpo. Contro Walter. E "L'Unità" se la prende con la sinistra veltroniana tutta feste e terrazze Quel venticello di Roma che diventa uragano. Per Veltroni Roma, quali sono le priorità da affrontare? Dite la vostra Racconta anche tu la partita della tua vita Pagine About Disclaimer Filo diretto con il lettori del Giornale.it Pannello di controllo Login Entries RSS Comments RSS WordPress.com Photos Feed RSS di questo blog Feed RSS dei commenti al blog Il Blog di Alberto Taliani © 2008 disclaimer Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti.

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Così le tecnologie ci cambiano la vita Dì la tua (sezione: Laici e chierici)

( da "Giornale.it, Il" del 18-06-2008)

Argomenti: Laicita'

Il Pd sfoglia la margherita, dunque, nel senso che in casa Veltroni tira aria di lite che potrebbe sfociare prima o poi in separazione. Già, fra le anime diessina e teodem i rapporti non sono proprio idilliaci. Dopo l'anatema dei cattolici contro la "contaminazione" dei pannelliani, le dure critiche di "Famiglia Cristiana" e della solita Binetti a cui si aggiunge l'ex ministro Fioroni (infuriato) che dice "il loft? sembra di stare a Teheran.", la frenata sull'adesione al Partito socialista europeo, la strada per Veltroni è ancora più in salita. Da un lato c'è il governo Berlusconi che piace sempre di più agli italiani, dall'altro il livello dello scontro che assomiglia a un tutti contro tutti a pochi mesi dalle elezioni europee. Di Pietro, ma anche i Teodem, D'Alema ma anche Rutelli che pare meditare "vendetta" politica dopop la clamorosa trombatura rimediata nella corsa al Campidoglio. E ci si mette pure Bertinotti, il "parolaio rosso" di Pansa che rientra nel gioco della poltica con un seminario sul futuro della sinistra e invita Massimo D'Alema, capace di guardare a sinistra più di quanto non sappia o non voglia fare Veltroni (che vuole lo sbarramento anche per le europee, tanto per tener fuori i "cespugli" rossi anche dal parlamento di Strasburgo). Grande è l'agitazione nel campo della sinistra, dove si agitano spettri di scissioni e "ricomposizioni". Già, perché fra i teodem e gli uomini della margherita c'è chi guarda a Casini e quel che resta dell'Udc, isolata e senza per ora spartito politico da suonare che la lancia la sua Costituente popolare (a cui guarda con interesse anche Clemente Mastella), e in più c'è chi teme le mosse di Rutelli. Intanto il governo Berlusconi va. Scritto in Varie Commenti ( 30 ) " (17 votes, average: 3.06 out of 5) Loading ... Il Blog di Alberto Taliani © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo post a un amico 28May 08 La Sapienza e il rito dell'intolleranza Prima il no dei Collettivi di sinistra a Papa Benedetto XVI, poi il no al dibattito sulle foibe: alla Sapienza di Roma l'intolleranza è di casa in nome di una "tradizione democratica" che tenta di riproporre schemi antichi, quelli del "rituale antifascista" degli anni Settanta. Già, brutto periodo quello, nelle università e nel Paese. con il corollario nel secondo caso dei manifesti di Forza Nuova strappati dai militanti dei Collettivi di sinistra, della rissa, degli arresti, delle polemiche e delle accuse. Salvo poi chiarire (rapporto della Digos) che l'aggressione è partita da sinistra. Ma stabilire colpe e responsabilità spetta ai giudici. E' il tema dell'intolleranza travestita da antifascismo, come scrive il nostro Mario Cervi, a preoccupare. E' il tentativo a questo punto nemmeno tanto mascherato di ricreare un clima di tensione, di scontro e di odio, a preoccupare. E' il tentativo di tornare allo schema degli opposti estremismi, ad allarmare. L'intolleranza si traveste, sbandiera ideali nobili, ma resta intolleranza: di parte e da parte di pochi. Bene ha fatto il sindaco di Roma Gianni Alemanno a dire: "Noi dobbiamo lanciare messaggi chiari, ovvero che questi episodi sono solati, estranei al contesto culturale e storico della nostra città e della nostra nazione. Questo è il messaggio che deve venire da tutti. Quando si costruiscono teoremi politici su una rissa tra giovani si comincia ad aprire un varco e armare le contrapposizioni ideologiche. Bisogna evitare questi schemi e queste persone vanno trattate come imbecilli fuori dalla storia e dal tempo". Veltroni invita la destra a "non minimizzare" e dice (giustamente) che le istituzioni devono stroncare subito l'insorgere della violenza. Ma quale? quella di una parte o di quella di tutte le parti? penso voglia dire quella di tutte. forse il "ma anche" stavolta ci sarebbe stato bene, per evitare fraintendimenti. Cosa che non fa Marco Ferrando, leader del Partito comunista dei lavoratori: "L'aggressione fascista a La Sapienza - sullo sfondo del nuovo quadro politico - ripropone il tema dell'autodifesa come diritto democratico elementare.E. E aggiunge il Ferrando: "E' necessario che ogni realtà minacciata appronti strutture di autodifesa, democraticamente designate e controllate". Parole gravi, le sue che ricordano proprio quegli anni di piombo che la maggioranza degli italiani vorrebbe consegnare agli archivi della storia. A chi giova strumentalizzare questi episodi per interessi di parte politica? A chi giova tornare a pescare nel torbido? Credo a nessuno, una democrazia è tanto più forte quanto è capace di rifiutare l'intolleranza delle estreme politiche ("frange" si diceva una volta). Il "giustificazionismo ideologico" stavolta non pagherebbe, gli italiani hanno scelto un' altra strada. Il dibattito è aperto. Scritto in Varie Commenti ( 75 ) " (39 votes, average: 3.46 out of 5) Loading ... Il Blog di Alberto Taliani © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo post a un amico 16May 08 Così le tecnologie ci cambiano la vita. Dì la tua Vi è mai successo di dimenticare il cellulare a casa? E' facile immaginare la sensazione che avete provato, perché la maggioranza di noi l'ha vissuta in prima persona. Ci si sente persi. Vulnerabili. Uno studio condotto da un gruppo di ricercatori britannici ha rilevato che è una sensazione paragonabile alla "tremarella del giorno delle nozze" o alla paura di quando si va dal dentista. Addirittura è stato coniato appositamente un termine medico. "Nomofobia", così si chiama la paura di rimanere senza portatile ("nomo" è l'abbreviazione di no mobile). Quale futuro? Non c'è niente da fare. Dobbiamo ammetterlo. La tecnologia fa parte di noi. Della nostra quotidianità. Ma dove stiamo andando? Quali saranno i nuovi mezzi di comunicazione e quale ruolo ricopriranno in un futuro più o meno vicino? Possible. ou probable Il Gruppo Editis, una prestigiosa casa editrice francese, ha proposto il suo punto di vista attraverso la realizzazione di un cortometraggio intitolato "Possible ou probable". Il film, che ha ricevuto il Laurier di bronzo al festival di Creusot, si propone di fare un salto in avanti nel tempo. Nella vita di una giovane coppia nell'era dell'editoria digitale. Di' la tua Editis apre il dibattito. Il Giornale.it, in occasione del 17 maggio, giornata mondiale delle Telecomunicazioni e della Società dell'Informazione, segue lasciando a voi lo spazio per esprimere le vostre idee e le vostre riflessioni su quello che è e che potrà essere. Guarda il cortometraggio (9 minuti) Scritto in Varie Commenti ( 12 ) " (112 votes, average: 1.14 out of 5) Loading ... Il Blog di Alberto Taliani © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo post a un amico 14May 08 Berlusconi, Veltroni e i nemici del dialogo Il discorso di Silvio Berlusconi alla Camera (leggi il discorso del premier), l'apertura unilaterale al dialogo con l'opposizione (che è seguita alla telefonata del premier a leder del Pd), sono i segnali più evidenti che qualcosa sta davvero cambiando, nel Parlamento e nel Paese. Aggiungiamoci anche il discorso del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano di alto profilo istituzionale e politico, come ha riconosciuto il presidente della Camera Gianfranco Fini. Insomma, molti saranno scettici, ma parlare di avvio di Terza Repubblica forse non è azzardato. Basta rileggere le parole del premier, il "sì" di Fassino a nome del Pd: l'asse Berlusconi-Veltroni si rinsalda, su questo punto cruciale, pur nella distinzione dei ruoli. Ma non sono tutte rose e fiori, anche Berlusconi e Veltroni devono fare come Fanfani qualche decennio fa: contare amici e nemici. E parare i colpi. Soprattutto Veltroni. Sconfitta alle urne la sinistra massimalista, resta da sconfiggere il partito "giacobino", quei giustizialisti che sono ripartiti alla carica (vedi il caso Travaglio-Schifani) e faranno di tutto per mettere i bastoni fra le ruote proprio a Veltroni. E' lui l'anello "debole" che la sinistra giacobina vuole colpire fino a indebolirlo e condizionarlo. Una prova? La sceneggiata di Antonio Di Pietro alla Camera: "Noi non abboccheremo, non intendiamo cadere nella tela del ragno. Abbiamo memoria e non intendiamo perderla. Conosciamo bene la sua storia personale e politica". Così ha parlato Tonino, l'ex pm. Ma il bersaglio non è il Cavaliere. No, lui ha una maggioranza solida, consegnatagli dal voto popolare. Il bersaglio è Walter, e di Pietro non è certo il suo solo nemico. C'è un filo che lega il Santoro, Travaglio, Grillo. Tonino punta dritto su quel mondo e pensa alle Europee del 2009. Come ci pensa su un altro versante Massimo D'Alema, tornato gran manovratore dentro e fuori il Pd. Del resto, come racconta Augusto Minzolini sulla "Stampa", alla cerimonia della consegna della Campanella usata per le riunioni del Consiglio dei ministri, Prodi ha detto a Berlusconi: "Tu sei un avversario, io i veri nemici li ho avuti qua dentro.". La battuta ora vale anche per Veltroni. A cosa serve un'opposizione parlamentare debole in una Paese normale? Peserà di più l'opposizione nelle piazze? L'apertura di Berlusconi (ma già in campagna elettorale era stato chiaro) aiuta Veltroni, ma anche l'Italia. L'ha capito anche Walter: "Occorre il riconoscimento della vittoria e della responsabilità da parte degli sconfitti ma anche l'equilibrio dei vincitori, perciò vi prendo in parola: siamo pronti da subito. Ma non pensate di avere il paese in mano". Scritto in Varie Commenti ( 100 ) " (52 votes, average: 2.9 out of 5) Loading ... Il Blog di Alberto Taliani © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo post a un amico 09May 08 E Walter diventa il "premier ombra" Dopo Occhetto (Pci poi Pds) nel 1989, Veltroni (Pci, Pds, Ds, Pd): la storia sembra ripetersi (ovviamente Veltroni spera in esiti migliori.) e torna il "governo ombra" (leggi l'articolo). Edizione rinnovata e aggiornata ai tempi di quella lontana esperienza partorita a Botteghe Oscure che - come ha ricordato Visco all'Unità - fu un fallimento e l'ex ministro ritiene che ci sarà il bis). Veltroni diventa "premier ombra" del "governo dell'opposizione": alla fine dopo trattative e incontri, divisioni e riavvicinamenti, no eccellenti (D'Alema e Parisi), tentennamenti divenuti alla fine un "sì accetto" (Bersani) ed entusiasti (Fassino, Franceschini) il leader del Partito democratico ha varato lo "shadow cabinet" di stampo anglosassone. Per ora le analogie finiscono qui, inutile fare il processo alle intenzioni che sulla carta sono buone. Tanto che la lista dei ministri ombra è stata presentata al presidente Napolitano (che fece parte - Esteri - della prima compagine occhettiana). Certo è sospetta la fretta con cui Walter si è affrettato a dichiarare "con D'Alema nessun conflitto, perché bisognerebbe essere in due.". Come dire: non sono io quello che polemizza e fa i distinguo. Insomma ponti d'oro al D'Alema portatore d'idee nel suo"ruolo importante che deve svolgere" alla fondazione ItalianiEuropei. Dopotutto il centralismo democratico non c'è più in casa degli ex-post e a-comunisti. Andare avanti, pensare subito alla direzione del Pd che sarà partorita dall'assemblea costituente. Mentre sprisce il "caminetto" e nasce il coordinamento dei "nove" che affiancherà il segretario piddino. Insomma, Veltroni riparte per tentare di rafforzare la sua non fortissima leadership. Vedremo se anche a sinistra nascerà davvero il "partito di Veltroni". Scritto in Varie Commenti ( 89 ) " (30 votes, average: 2.83 out of 5) Loading ... Il Blog di Alberto Taliani © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo post a un amico 08May 08 Berlusconi e il governo del "fare". Veltroni e le liti sul governo "ombra". Dite la vostra Il governo Berlusconi quater va e stavolta per i detrattori più accaniti del Cavaliere sarà difficile sostenere che non c'è niente di nuovo a Palazzo Chigi. Già, perché i ministri (quelli che contano, con portafoglio) sono solo 12 (9 senza portafoglio ma con la casella chiave delle Riforme affidata a Umberto Bossi) e perché sono entrati uomini nuovi che affiancano ministri già collaudati: 13 new entry (quattro hanno fra 31 e 40 anni). Continuità-discontinuità, insomma. Il premier è deciso è riprendere il filo del suo progetto Paese interrotto dai due anni di Prodi, ma molto è cambiato. Questo sarà davvero il governo del premier, innanzitutto, che potrà contare su un nocciolo duro di governo che ruota attorno al sottegretario alla Presidenza del Consiglio Gianni Letta, a Tremonti, Bossi, Maroni. e poi ci sono Matteoli e La Russa. Poco spazio ai tradizionali giochi di partito e 23 giorni per mettere a posto tutto, come ha riconosciuto soddisfatto il presidente Giorgio Napolitano ("Lungaggini? Siamo stati più veloci della Spagna."). Velocità, azione (ai tempi di Craxi fu coniato l'efficace "decisionismo"), la scelta bipartitica degli elettori che hanno semplificato il quadro politico di maggioranza e opposizione rende tutto più "decisionista" e apre la strada a una nuova stagione del "fare". Berlusconi su questo è deciso: anche perché da "fare" c'è davvero molto: pensiamo solo al caso Alitalia o alla vergogna dei rifiuti in Campania. E poi ci sono "problemini" non da poco che si chiamano stipendi, carico fiscale, sicurezza, immigrazione clandestina, rilancio del sistema paese, costi della politica e della burocrazia, federalismo. Mali antichi e problemi nuovi. Ecco perché Berlusconi ancora una volta ha sparigliato le carte. Per "fare", come chiedono gli italiani, serve un governo del premier (il Cavaliere) più che dei partiti. Ora ci aspettano i primi cento giorni di "luna di miele" con il Paese e le responsabilità di governo e maggioranza sono davvero grandi. Intanto la sinistra litiga sul governo che non ha sul "governo ombra" voluto da Veltroni (leggi l'articolo). Già perché anche il premier ombra ha i suoi problemi. Intanto D'Alema e Parisi hanno detto no, Bersani non è convinto, mentre Fassino ha detto sì per recuperare ruolo e visibilità. Ma serve il governo ombra? Esperienza di stampo anglosassone già sperimentata nel 1989 dal Pci poi diventato Pds. Allora non funzionò. lo volle Achille Occhetto quandò andò in crisi il governo De Mita e subentrò Andreotti (sesto governo) e la maggioranza era pentapartito. Sapete chi c'era? Giorgio Napolitano (esteri), Visco (finanze), Giovanni Berlinguer (sanità), Scola (spettacolo), Rodotà (giustizia). E oggi sull'Unità lo stesso Visco lo stronca: "Il governo ombra non ha un suo ruolo istituzionale e dunque non riesce ad operare. Si aggiunga il fatto che in un sistema dove ci sono più partiti, e non solo due come in Gran Bretagna, ciascun partito ha gruppi e rappresentanti in commissione. A questo punto si capisce perché non è stato esportato dalla Gran Bretagna in nessun altro paese. Lì è un luogo riconosciuto dell'opposizione. Da noi no". Senza contare, fa notare Visco, che tale proposta "anche interessante nella nostra esperienza passata non funzionò" e che "ci sono delle persone autorevoli dei partiti che stanno fuori dal governo ombra e che certo non smetteranno di dire quello che pensano", a cominciare da Massimo D'Alema. Comunque Walter ci riprova ma quello che dovrebbe essere un punto di forza del Pd rischia di rivelare che il re è nudo, perché sta mettendo in mostra divisioni correntizie, lacerazioni personali di un partito che pare allo sbando ed in cerca della rotta con una bussola rotta. Scritto in Varie Commenti ( 67 ) " (49 votes, average: 2.1 out of 5) Loading ... Il Blog di Alberto Taliani © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo post a un amico 05May 08 D'Alema batte un colpo. Contro Walter. E "L'Unità" se la prende con la sinistra veltroniana tutta feste e terrazze E alla fine Massimo D'Alema parlò. Dopo una campagna elettorale che è apparsa ai più "silente" (salvo evitare le dimissioni di Bassolino in Campania per scongiurare il voto anticipato alla Regione ed rinviare l'ennesima sconfitta del Pd), il ministro degli Esteri ha rivestito i panni dell'uomo di partito e ha iniziato a sparigliare le carte nel loft veltroniano. già, perché la resa dei conti post elettorali sarà lunga e sicuramente non indolore nel centrosinistra. "La sconfitta è stata grave, ed è di lungo periodo. Serve quindi una riflessione approfondita.". Primo colpo. "La sintonia tra Berlusconi e il Paese, cominciata nel '94, non è mai finita". Secondo colpo. Il Pd "deve cercare di coalizzare coalizzare tutte le forze che si oppongono alla destra" perché anche se non è in Parlamento la sinistra radicale "non è scomparsa dal Paese e il Pd non è chiamato a continuare a correre sempre da solo, anche perché in Italia ci sono leggi elettorali diverse. Con il 33% l'autosufficienza sarebbe un errore". Quarto colpo. Partito del Nord? "Abbiamo bisogno di un grande partito nazionale, fortemente radicato nel territorio, con una struttura federale che abbia dei leader". Quinto colpo. "Non sono candidato nè aspiro a nessuna carica, quindi non sono antagonista di nessuno". Sesto colpo, il più pericoloso perché, tradotto significa "caro Vetroni, mi tengo le mani libere.". Così emerge "l'altra linea del Pd" a-veltroniano, che sembra saldare attorno a D'Alema anche il prodiano Parisi e il delusissimo (e furibondo) Rutelli, in cerca di rivincite, lui che è stato mandato allo sbaraglio. Per ora Veltroni regge, per ora. Vedremo se avrà davvero intenzione di andare al congresso anticipato e alla inevitabile conta. Anche perché non è da escludere un ritorno di Prodi, quando cadono le prime foglie dell'autunno. In fondo anche lui per ora si tiene le mani libere, ma i messaggi che ha mandato in giro non sono certo rassicuranti per Veltroni. Intanto "L'Unità" fa satira contro la sinistra veltroniana, come spiega il nostro Gianni Penncchi: è tutta feste e terrazze, con una serie di amare vignette-denuncia di Stefano Disegni, "matita cult" della sinistra. E' COSI'? COSA NE PENSI? DI' LA TUA Scritto in Varie Commenti ( 18 ) " (121 votes, average: 1.4 out of 5) Loading ... Il Blog di Alberto Taliani © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo post a un amico 29Apr 08 Quel venticello di Roma che diventa uragano. Per Veltroni Ebbene sì, la straordinaria vittoria di Gianni Alemanno che ha abbattuto il "muro" di Roma, non ha travolto solo Rutelli ma ha anche ridotto in macerie (politiche) il loft veltroniano. E ha aperto la strada alla resa dei conti all'interno del Pd. Dopo la sconfitta senza se e senza ma alle elezioni politiche è arrivata la mazzata della perdita del Campidoglio. Altro che venticello di Roma, il centrosinistra è stato spazzato via dall'uragano Gianni. E ora, povero Walter? Quando inizieranno a volare gli stracci in casa del bi-sconfitto, accusato da Rutelli di averlo lasciato solo e atteso al varco da Massimo D'Alema? Dopo la sconfitta elettorale i leader dei partiti di sinistra defenestrati a furor di voto popolare dal parlamento, si sono dimessi. E Veltroni? Resterà a combattere come una sorta di San Sebastiano infilzato dal centrodestra e dai suoi, oppure farebbe meglio a lasciare la guida del Pd? In fondo lui sogna l'Africa e qualcuno dei suoi, perfidamente, potrebbe anche soprannominarlo "sciupone l'africano", politicamente parlando. Già, perché dall'I care all'inno all'obamismo pare proprio non averne azzeccata una. Veltroni è in grado di costruire un grande partito di centrosinistra di stampo europeo o ci sono altri in grado, meglio di lui, di farlo? Cosa ne pensate? Veltroni deve restare o dimettersi? Dì la tua Secondo voi, chi dovrebbe guidare il Pd? Vota il tuo leader Scritto in Varie Commenti ( 58 ) " (130 votes, average: 1.49 out of 5) Loading ... Il Blog di Alberto Taliani © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo post a un amico 24Apr 08 Roma, quali sono le priorità da affrontare? Dite la vostra A Roma lo scontro per la conquista del Campidoglio si fa sempre più acceso, a fianco del candidato sindaco del Pdl, Gianni Alemanno e di quello del Pd Francesco Rutelli, sono scesi in campo anche i leader dei partiti. Sicurezza, campi rom, traffico, periferie abbandonate, futuro di Fiumicino e Alitalia sono i temi caldissimi della campagna elettorale: domenica e lunedì ci sono i ballottaggi per Comune e Provincia. Ed è una sfida decisiva. Come hanno detto Berlusconi, che ha attaccato frontalmente Rutelli (è un voltagabbana) e come ha sottolineato Fini: "Condizione irripetibile per vincere nella Capitale". Con Veltroni e i suoi impegnati a difendere la poltrona di sindaco dopo la sconfitta alle politiche. Roma deve voltare pagina, si dice, ma come? Quali sono le priorità che il nuovo sindaco dovrà affrontare? Dite la vostra Scritto in Varie Commenti ( 93 ) " (92 votes, average: 1.58 out of 5) Loading ... Il Blog di Alberto Taliani © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo post a un amico 23Apr 08 Racconta anche tu la partita della tua vita Nelle pagine dello sport del "Giornale", otto firme del nostro quotidiano (direttore Mario Giordano incluso) raccontano la loro partita della vita, l'incontro di calcio, quell'attimo fuggente fatto di emozione e di stupore, che ha segnato i loro ricordi legati allo sport più bello e più popolare del mondo (leggi gli articoli). E voi? Qual è la partita della vostra vita? Provate a raccontarla diventando per un momento giornalisti sportivi. Non scrivete troppe righe e buon divertimento. In fondo il mio blog ha, come sottotitolo, "Cronache di ordinaria quotidianità (ma non troppo)". Così possiamo per una volta divagare. A proposito, sapete qua è la mia partita della vita? Inter-Pisa, campionato 1983. Lavoravo a "il Tirreno" di Livorno e fui inviato a Milano, con il collega Marco Barabotti a seguire la partita. Rientro in redazione col primo aereo, scrittura di articoli per lo sport e per l'edizione di Pisa fino a mezzanotte. Poi, all 5 del mattino presi un treno per Milano e alle 11 firmai il contratto per lavorare al "Giornale". Grande partita. A proposito, sono interista, ma quel giorno vinse il Pisa. Scritto in Varie Commenti ( 19 ) " (131 votes, average: 1.2 out of 5) Loading ... Il Blog di Alberto Taliani © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo post a un amico Post precedenti Chi sono Sono il caporedattore del Giornale.it, un toscano "adottato" da Indro Montanelli e da Milano nel 1983. Tutti gli articoli di Alberto Taliani su ilGiornale.it contatti Categorie Varie (38) Ultime discussioni roberto: 2008 milano dopo anni che non la frequentavo a prima vista mi sembrava vecchia, fuori moda,obsoleta. per le... Marco De Vivo: Da elettore di destra.destra provo anche un po' di pena per Veltroni. Vorreidargli qualche... marcella trevi: Lorenza Bonaccorsi, della serie: "mio nipote di 2 anni è piu' preparato!" Se le... tarantini loretta: ho 66 anni percepisco una pensione di 400euro al mese quando ho pagato le bollette ditemi voi cosa... ENIO TERRACCIANO: Non è Walterino a sbagliare sono gli italiani che cominciano a capire almeno dopo 60 anni che... I più inviati Sayed, primo risultato della mobilitazione internazionale: il senato afgano ha ritirato la conferma della condanna a morte - 12 Emails Pensioni, a chi gli aumenti... - 3 Emails E Walter diventa il "premier ombra" - 2 Emails Berlusconi e il governo del "fare". Veltroni e le liti sul governo "ombra". Dite la vostra - 1 Emails Berlusconi, Veltroni e i nemici del dialogo - 1 Emails La Sapienza e il rito dell'intolleranza - 1 Emails Ultime News C'ERA UNA VOLTA IL DIALOGOIran, Frattini frena: "Un attacco aereo? 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Cattolici contro radicali La Sapienza e il rito dell'intolleranza Così le tecnologie ci cambiano la vita. Dì la tua Berlusconi, Veltroni e i nemici del dialogo E Walter diventa il "premier ombra" Berlusconi e il governo del "fare". Veltroni e le liti sul governo "ombra". Dite la vostra D'Alema batte un colpo. Contro Walter. E "L'Unità" se la prende con la sinistra veltroniana tutta feste e terrazze Quel venticello di Roma che diventa uragano. Per Veltroni Roma, quali sono le priorità da affrontare? Dite la vostra Racconta anche tu la partita della tua vita Pagine About Disclaimer Filo diretto con il lettori del Giornale.it Pannello di controllo Login Entries RSS Comments RSS WordPress.com Photos Feed RSS di questo blog Feed RSS dei commenti al blog Il Blog di Alberto Taliani © 2008 disclaimer Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti.

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Berlusconi, Veltroni e i nemici del dialogo (sezione: Laici e chierici)

( da "Giornale.it, Il" del 18-06-2008)

Argomenti: Laicita'

Il Pd sfoglia la margherita, dunque, nel senso che in casa Veltroni tira aria di lite che potrebbe sfociare prima o poi in separazione. Già, fra le anime diessina e teodem i rapporti non sono proprio idilliaci. Dopo l'anatema dei cattolici contro la "contaminazione" dei pannelliani, le dure critiche di "Famiglia Cristiana" e della solita Binetti a cui si aggiunge l'ex ministro Fioroni (infuriato) che dice "il loft? sembra di stare a Teheran.", la frenata sull'adesione al Partito socialista europeo, la strada per Veltroni è ancora più in salita. Da un lato c'è il governo Berlusconi che piace sempre di più agli italiani, dall'altro il livello dello scontro che assomiglia a un tutti contro tutti a pochi mesi dalle elezioni europee. Di Pietro, ma anche i Teodem, D'Alema ma anche Rutelli che pare meditare "vendetta" politica dopop la clamorosa trombatura rimediata nella corsa al Campidoglio. E ci si mette pure Bertinotti, il "parolaio rosso" di Pansa che rientra nel gioco della poltica con un seminario sul futuro della sinistra e invita Massimo D'Alema, capace di guardare a sinistra più di quanto non sappia o non voglia fare Veltroni (che vuole lo sbarramento anche per le europee, tanto per tener fuori i "cespugli" rossi anche dal parlamento di Strasburgo). Grande è l'agitazione nel campo della sinistra, dove si agitano spettri di scissioni e "ricomposizioni". Già, perché fra i teodem e gli uomini della margherita c'è chi guarda a Casini e quel che resta dell'Udc, isolata e senza per ora spartito politico da suonare che la lancia la sua Costituente popolare (a cui guarda con interesse anche Clemente Mastella), e in più c'è chi teme le mosse di Rutelli. Intanto il governo Berlusconi va. Scritto in Varie Commenti ( 30 ) " (17 votes, average: 3.06 out of 5) Loading ... Il Blog di Alberto Taliani © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo post a un amico 28May 08 La Sapienza e il rito dell'intolleranza Prima il no dei Collettivi di sinistra a Papa Benedetto XVI, poi il no al dibattito sulle foibe: alla Sapienza di Roma l'intolleranza è di casa in nome di una "tradizione democratica" che tenta di riproporre schemi antichi, quelli del "rituale antifascista" degli anni Settanta. Già, brutto periodo quello, nelle università e nel Paese. con il corollario nel secondo caso dei manifesti di Forza Nuova strappati dai militanti dei Collettivi di sinistra, della rissa, degli arresti, delle polemiche e delle accuse. Salvo poi chiarire (rapporto della Digos) che l'aggressione è partita da sinistra. Ma stabilire colpe e responsabilità spetta ai giudici. E' il tema dell'intolleranza travestita da antifascismo, come scrive il nostro Mario Cervi, a preoccupare. E' il tentativo a questo punto nemmeno tanto mascherato di ricreare un clima di tensione, di scontro e di odio, a preoccupare. E' il tentativo di tornare allo schema degli opposti estremismi, ad allarmare. L'intolleranza si traveste, sbandiera ideali nobili, ma resta intolleranza: di parte e da parte di pochi. Bene ha fatto il sindaco di Roma Gianni Alemanno a dire: "Noi dobbiamo lanciare messaggi chiari, ovvero che questi episodi sono solati, estranei al contesto culturale e storico della nostra città e della nostra nazione. Questo è il messaggio che deve venire da tutti. Quando si costruiscono teoremi politici su una rissa tra giovani si comincia ad aprire un varco e armare le contrapposizioni ideologiche. Bisogna evitare questi schemi e queste persone vanno trattate come imbecilli fuori dalla storia e dal tempo". Veltroni invita la destra a "non minimizzare" e dice (giustamente) che le istituzioni devono stroncare subito l'insorgere della violenza. Ma quale? quella di una parte o di quella di tutte le parti? penso voglia dire quella di tutte. forse il "ma anche" stavolta ci sarebbe stato bene, per evitare fraintendimenti. Cosa che non fa Marco Ferrando, leader del Partito comunista dei lavoratori: "L'aggressione fascista a La Sapienza - sullo sfondo del nuovo quadro politico - ripropone il tema dell'autodifesa come diritto democratico elementare.E. E aggiunge il Ferrando: "E' necessario che ogni realtà minacciata appronti strutture di autodifesa, democraticamente designate e controllate". Parole gravi, le sue che ricordano proprio quegli anni di piombo che la maggioranza degli italiani vorrebbe consegnare agli archivi della storia. A chi giova strumentalizzare questi episodi per interessi di parte politica? A chi giova tornare a pescare nel torbido? Credo a nessuno, una democrazia è tanto più forte quanto è capace di rifiutare l'intolleranza delle estreme politiche ("frange" si diceva una volta). Il "giustificazionismo ideologico" stavolta non pagherebbe, gli italiani hanno scelto un' altra strada. Il dibattito è aperto. Scritto in Varie Commenti ( 75 ) " (39 votes, average: 3.46 out of 5) Loading ... Il Blog di Alberto Taliani © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo post a un amico 16May 08 Così le tecnologie ci cambiano la vita. Dì la tua Vi è mai successo di dimenticare il cellulare a casa? E' facile immaginare la sensazione che avete provato, perché la maggioranza di noi l'ha vissuta in prima persona. Ci si sente persi. Vulnerabili. Uno studio condotto da un gruppo di ricercatori britannici ha rilevato che è una sensazione paragonabile alla "tremarella del giorno delle nozze" o alla paura di quando si va dal dentista. Addirittura è stato coniato appositamente un termine medico. "Nomofobia", così si chiama la paura di rimanere senza portatile ("nomo" è l'abbreviazione di no mobile). Quale futuro? Non c'è niente da fare. Dobbiamo ammetterlo. La tecnologia fa parte di noi. Della nostra quotidianità. Ma dove stiamo andando? Quali saranno i nuovi mezzi di comunicazione e quale ruolo ricopriranno in un futuro più o meno vicino? Possible. ou probable Il Gruppo Editis, una prestigiosa casa editrice francese, ha proposto il suo punto di vista attraverso la realizzazione di un cortometraggio intitolato "Possible ou probable". Il film, che ha ricevuto il Laurier di bronzo al festival di Creusot, si propone di fare un salto in avanti nel tempo. Nella vita di una giovane coppia nell'era dell'editoria digitale. Di' la tua Editis apre il dibattito. Il Giornale.it, in occasione del 17 maggio, giornata mondiale delle Telecomunicazioni e della Società dell'Informazione, segue lasciando a voi lo spazio per esprimere le vostre idee e le vostre riflessioni su quello che è e che potrà essere. Guarda il cortometraggio (9 minuti) Scritto in Varie Commenti ( 12 ) " (112 votes, average: 1.14 out of 5) Loading ... Il Blog di Alberto Taliani © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo post a un amico 14May 08 Berlusconi, Veltroni e i nemici del dialogo Il discorso di Silvio Berlusconi alla Camera (leggi il discorso del premier), l'apertura unilaterale al dialogo con l'opposizione (che è seguita alla telefonata del premier a leder del Pd), sono i segnali più evidenti che qualcosa sta davvero cambiando, nel Parlamento e nel Paese. Aggiungiamoci anche il discorso del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano di alto profilo istituzionale e politico, come ha riconosciuto il presidente della Camera Gianfranco Fini. Insomma, molti saranno scettici, ma parlare di avvio di Terza Repubblica forse non è azzardato. Basta rileggere le parole del premier, il "sì" di Fassino a nome del Pd: l'asse Berlusconi-Veltroni si rinsalda, su questo punto cruciale, pur nella distinzione dei ruoli. Ma non sono tutte rose e fiori, anche Berlusconi e Veltroni devono fare come Fanfani qualche decennio fa: contare amici e nemici. E parare i colpi. Soprattutto Veltroni. Sconfitta alle urne la sinistra massimalista, resta da sconfiggere il partito "giacobino", quei giustizialisti che sono ripartiti alla carica (vedi il caso Travaglio-Schifani) e faranno di tutto per mettere i bastoni fra le ruote proprio a Veltroni. E' lui l'anello "debole" che la sinistra giacobina vuole colpire fino a indebolirlo e condizionarlo. Una prova? La sceneggiata di Antonio Di Pietro alla Camera: "Noi non abboccheremo, non intendiamo cadere nella tela del ragno. Abbiamo memoria e non intendiamo perderla. Conosciamo bene la sua storia personale e politica". Così ha parlato Tonino, l'ex pm. Ma il bersaglio non è il Cavaliere. No, lui ha una maggioranza solida, consegnatagli dal voto popolare. Il bersaglio è Walter, e di Pietro non è certo il suo solo nemico. C'è un filo che lega il Santoro, Travaglio, Grillo. Tonino punta dritto su quel mondo e pensa alle Europee del 2009. Come ci pensa su un altro versante Massimo D'Alema, tornato gran manovratore dentro e fuori il Pd. Del resto, come racconta Augusto Minzolini sulla "Stampa", alla cerimonia della consegna della Campanella usata per le riunioni del Consiglio dei ministri, Prodi ha detto a Berlusconi: "Tu sei un avversario, io i veri nemici li ho avuti qua dentro.". La battuta ora vale anche per Veltroni. A cosa serve un'opposizione parlamentare debole in una Paese normale? Peserà di più l'opposizione nelle piazze? L'apertura di Berlusconi (ma già in campagna elettorale era stato chiaro) aiuta Veltroni, ma anche l'Italia. L'ha capito anche Walter: "Occorre il riconoscimento della vittoria e della responsabilità da parte degli sconfitti ma anche l'equilibrio dei vincitori, perciò vi prendo in parola: siamo pronti da subito. Ma non pensate di avere il paese in mano". Scritto in Varie Commenti ( 100 ) " (52 votes, average: 2.9 out of 5) Loading ... Il Blog di Alberto Taliani © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo post a un amico 09May 08 E Walter diventa il "premier ombra" Dopo Occhetto (Pci poi Pds) nel 1989, Veltroni (Pci, Pds, Ds, Pd): la storia sembra ripetersi (ovviamente Veltroni spera in esiti migliori.) e torna il "governo ombra" (leggi l'articolo). Edizione rinnovata e aggiornata ai tempi di quella lontana esperienza partorita a Botteghe Oscure che - come ha ricordato Visco all'Unità - fu un fallimento e l'ex ministro ritiene che ci sarà il bis). Veltroni diventa "premier ombra" del "governo dell'opposizione": alla fine dopo trattative e incontri, divisioni e riavvicinamenti, no eccellenti (D'Alema e Parisi), tentennamenti divenuti alla fine un "sì accetto" (Bersani) ed entusiasti (Fassino, Franceschini) il leader del Partito democratico ha varato lo "shadow cabinet" di stampo anglosassone. Per ora le analogie finiscono qui, inutile fare il processo alle intenzioni che sulla carta sono buone. Tanto che la lista dei ministri ombra è stata presentata al presidente Napolitano (che fece parte - Esteri - della prima compagine occhettiana). Certo è sospetta la fretta con cui Walter si è affrettato a dichiarare "con D'Alema nessun conflitto, perché bisognerebbe essere in due.". Come dire: non sono io quello che polemizza e fa i distinguo. Insomma ponti d'oro al D'Alema portatore d'idee nel suo"ruolo importante che deve svolgere" alla fondazione ItalianiEuropei. Dopotutto il centralismo democratico non c'è più in casa degli ex-post e a-comunisti. Andare avanti, pensare subito alla direzione del Pd che sarà partorita dall'assemblea costituente. Mentre sprisce il "caminetto" e nasce il coordinamento dei "nove" che affiancherà il segretario piddino. Insomma, Veltroni riparte per tentare di rafforzare la sua non fortissima leadership. Vedremo se anche a sinistra nascerà davvero il "partito di Veltroni". Scritto in Varie Commenti ( 89 ) " (30 votes, average: 2.83 out of 5) Loading ... Il Blog di Alberto Taliani © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo post a un amico 08May 08 Berlusconi e il governo del "fare". Veltroni e le liti sul governo "ombra". Dite la vostra Il governo Berlusconi quater va e stavolta per i detrattori più accaniti del Cavaliere sarà difficile sostenere che non c'è niente di nuovo a Palazzo Chigi. Già, perché i ministri (quelli che contano, con portafoglio) sono solo 12 (9 senza portafoglio ma con la casella chiave delle Riforme affidata a Umberto Bossi) e perché sono entrati uomini nuovi che affiancano ministri già collaudati: 13 new entry (quattro hanno fra 31 e 40 anni). Continuità-discontinuità, insomma. Il premier è deciso è riprendere il filo del suo progetto Paese interrotto dai due anni di Prodi, ma molto è cambiato. Questo sarà davvero il governo del premier, innanzitutto, che potrà contare su un nocciolo duro di governo che ruota attorno al sottegretario alla Presidenza del Consiglio Gianni Letta, a Tremonti, Bossi, Maroni. e poi ci sono Matteoli e La Russa. Poco spazio ai tradizionali giochi di partito e 23 giorni per mettere a posto tutto, come ha riconosciuto soddisfatto il presidente Giorgio Napolitano ("Lungaggini? Siamo stati più veloci della Spagna."). Velocità, azione (ai tempi di Craxi fu coniato l'efficace "decisionismo"), la scelta bipartitica degli elettori che hanno semplificato il quadro politico di maggioranza e opposizione rende tutto più "decisionista" e apre la strada a una nuova stagione del "fare". Berlusconi su questo è deciso: anche perché da "fare" c'è davvero molto: pensiamo solo al caso Alitalia o alla vergogna dei rifiuti in Campania. E poi ci sono "problemini" non da poco che si chiamano stipendi, carico fiscale, sicurezza, immigrazione clandestina, rilancio del sistema paese, costi della politica e della burocrazia, federalismo. Mali antichi e problemi nuovi. Ecco perché Berlusconi ancora una volta ha sparigliato le carte. Per "fare", come chiedono gli italiani, serve un governo del premier (il Cavaliere) più che dei partiti. Ora ci aspettano i primi cento giorni di "luna di miele" con il Paese e le responsabilità di governo e maggioranza sono davvero grandi. Intanto la sinistra litiga sul governo che non ha sul "governo ombra" voluto da Veltroni (leggi l'articolo). Già perché anche il premier ombra ha i suoi problemi. Intanto D'Alema e Parisi hanno detto no, Bersani non è convinto, mentre Fassino ha detto sì per recuperare ruolo e visibilità. Ma serve il governo ombra? Esperienza di stampo anglosassone già sperimentata nel 1989 dal Pci poi diventato Pds. Allora non funzionò. lo volle Achille Occhetto quandò andò in crisi il governo De Mita e subentrò Andreotti (sesto governo) e la maggioranza era pentapartito. Sapete chi c'era? Giorgio Napolitano (esteri), Visco (finanze), Giovanni Berlinguer (sanità), Scola (spettacolo), Rodotà (giustizia). E oggi sull'Unità lo stesso Visco lo stronca: "Il governo ombra non ha un suo ruolo istituzionale e dunque non riesce ad operare. Si aggiunga il fatto che in un sistema dove ci sono più partiti, e non solo due come in Gran Bretagna, ciascun partito ha gruppi e rappresentanti in commissione. A questo punto si capisce perché non è stato esportato dalla Gran Bretagna in nessun altro paese. Lì è un luogo riconosciuto dell'opposizione. Da noi no". Senza contare, fa notare Visco, che tale proposta "anche interessante nella nostra esperienza passata non funzionò" e che "ci sono delle persone autorevoli dei partiti che stanno fuori dal governo ombra e che certo non smetteranno di dire quello che pensano", a cominciare da Massimo D'Alema. Comunque Walter ci riprova ma quello che dovrebbe essere un punto di forza del Pd rischia di rivelare che il re è nudo, perché sta mettendo in mostra divisioni correntizie, lacerazioni personali di un partito che pare allo sbando ed in cerca della rotta con una bussola rotta. Scritto in Varie Commenti ( 67 ) " (49 votes, average: 2.1 out of 5) Loading ... Il Blog di Alberto Taliani © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo post a un amico 05May 08 D'Alema batte un colpo. Contro Walter. E "L'Unità" se la prende con la sinistra veltroniana tutta feste e terrazze E alla fine Massimo D'Alema parlò. Dopo una campagna elettorale che è apparsa ai più "silente" (salvo evitare le dimissioni di Bassolino in Campania per scongiurare il voto anticipato alla Regione ed rinviare l'ennesima sconfitta del Pd), il ministro degli Esteri ha rivestito i panni dell'uomo di partito e ha iniziato a sparigliare le carte nel loft veltroniano. già, perché la resa dei conti post elettorali sarà lunga e sicuramente non indolore nel centrosinistra. "La sconfitta è stata grave, ed è di lungo periodo. Serve quindi una riflessione approfondita.". Primo colpo. "La sintonia tra Berlusconi e il Paese, cominciata nel '94, non è mai finita". Secondo colpo. Il Pd "deve cercare di coalizzare coalizzare tutte le forze che si oppongono alla destra" perché anche se non è in Parlamento la sinistra radicale "non è scomparsa dal Paese e il Pd non è chiamato a continuare a correre sempre da solo, anche perché in Italia ci sono leggi elettorali diverse. Con il 33% l'autosufficienza sarebbe un errore". Quarto colpo. Partito del Nord? "Abbiamo bisogno di un grande partito nazionale, fortemente radicato nel territorio, con una struttura federale che abbia dei leader". Quinto colpo. "Non sono candidato nè aspiro a nessuna carica, quindi non sono antagonista di nessuno". Sesto colpo, il più pericoloso perché, tradotto significa "caro Vetroni, mi tengo le mani libere.". Così emerge "l'altra linea del Pd" a-veltroniano, che sembra saldare attorno a D'Alema anche il prodiano Parisi e il delusissimo (e furibondo) Rutelli, in cerca di rivincite, lui che è stato mandato allo sbaraglio. Per ora Veltroni regge, per ora. Vedremo se avrà davvero intenzione di andare al congresso anticipato e alla inevitabile conta. Anche perché non è da escludere un ritorno di Prodi, quando cadono le prime foglie dell'autunno. In fondo anche lui per ora si tiene le mani libere, ma i messaggi che ha mandato in giro non sono certo rassicuranti per Veltroni. Intanto "L'Unità" fa satira contro la sinistra veltroniana, come spiega il nostro Gianni Penncchi: è tutta feste e terrazze, con una serie di amare vignette-denuncia di Stefano Disegni, "matita cult" della sinistra. E' COSI'? COSA NE PENSI? DI' LA TUA Scritto in Varie Commenti ( 18 ) " (121 votes, average: 1.4 out of 5) Loading ... Il Blog di Alberto Taliani © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo post a un amico 29Apr 08 Quel venticello di Roma che diventa uragano. Per Veltroni Ebbene sì, la straordinaria vittoria di Gianni Alemanno che ha abbattuto il "muro" di Roma, non ha travolto solo Rutelli ma ha anche ridotto in macerie (politiche) il loft veltroniano. E ha aperto la strada alla resa dei conti all'interno del Pd. Dopo la sconfitta senza se e senza ma alle elezioni politiche è arrivata la mazzata della perdita del Campidoglio. Altro che venticello di Roma, il centrosinistra è stato spazzato via dall'uragano Gianni. E ora, povero Walter? Quando inizieranno a volare gli stracci in casa del bi-sconfitto, accusato da Rutelli di averlo lasciato solo e atteso al varco da Massimo D'Alema? Dopo la sconfitta elettorale i leader dei partiti di sinistra defenestrati a furor di voto popolare dal parlamento, si sono dimessi. E Veltroni? Resterà a combattere come una sorta di San Sebastiano infilzato dal centrodestra e dai suoi, oppure farebbe meglio a lasciare la guida del Pd? In fondo lui sogna l'Africa e qualcuno dei suoi, perfidamente, potrebbe anche soprannominarlo "sciupone l'africano", politicamente parlando. Già, perché dall'I care all'inno all'obamismo pare proprio non averne azzeccata una. Veltroni è in grado di costruire un grande partito di centrosinistra di stampo europeo o ci sono altri in grado, meglio di lui, di farlo? Cosa ne pensate? Veltroni deve restare o dimettersi? Dì la tua Secondo voi, chi dovrebbe guidare il Pd? Vota il tuo leader Scritto in Varie Commenti ( 58 ) " (130 votes, average: 1.49 out of 5) Loading ... Il Blog di Alberto Taliani © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo post a un amico 24Apr 08 Roma, quali sono le priorità da affrontare? Dite la vostra A Roma lo scontro per la conquista del Campidoglio si fa sempre più acceso, a fianco del candidato sindaco del Pdl, Gianni Alemanno e di quello del Pd Francesco Rutelli, sono scesi in campo anche i leader dei partiti. Sicurezza, campi rom, traffico, periferie abbandonate, futuro di Fiumicino e Alitalia sono i temi caldissimi della campagna elettorale: domenica e lunedì ci sono i ballottaggi per Comune e Provincia. Ed è una sfida decisiva. Come hanno detto Berlusconi, che ha attaccato frontalmente Rutelli (è un voltagabbana) e come ha sottolineato Fini: "Condizione irripetibile per vincere nella Capitale". Con Veltroni e i suoi impegnati a difendere la poltrona di sindaco dopo la sconfitta alle politiche. Roma deve voltare pagina, si dice, ma come? Quali sono le priorità che il nuovo sindaco dovrà affrontare? Dite la vostra Scritto in Varie Commenti ( 93 ) " (92 votes, average: 1.58 out of 5) Loading ... Il Blog di Alberto Taliani © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo post a un amico 23Apr 08 Racconta anche tu la partita della tua vita Nelle pagine dello sport del "Giornale", otto firme del nostro quotidiano (direttore Mario Giordano incluso) raccontano la loro partita della vita, l'incontro di calcio, quell'attimo fuggente fatto di emozione e di stupore, che ha segnato i loro ricordi legati allo sport più bello e più popolare del mondo (leggi gli articoli). E voi? Qual è la partita della vostra vita? Provate a raccontarla diventando per un momento giornalisti sportivi. Non scrivete troppe righe e buon divertimento. In fondo il mio blog ha, come sottotitolo, "Cronache di ordinaria quotidianità (ma non troppo)". Così possiamo per una volta divagare. A proposito, sapete qua è la mia partita della vita? Inter-Pisa, campionato 1983. Lavoravo a "il Tirreno" di Livorno e fui inviato a Milano, con il collega Marco Barabotti a seguire la partita. Rientro in redazione col primo aereo, scrittura di articoli per lo sport e per l'edizione di Pisa fino a mezzanotte. Poi, all 5 del mattino presi un treno per Milano e alle 11 firmai il contratto per lavorare al "Giornale". Grande partita. A proposito, sono interista, ma quel giorno vinse il Pisa. Scritto in Varie Commenti ( 19 ) " (131 votes, average: 1.2 out of 5) Loading ... Il Blog di Alberto Taliani © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo post a un amico Post precedenti Chi sono Sono il caporedattore del Giornale.it, un toscano "adottato" da Indro Montanelli e da Milano nel 1983. Tutti gli articoli di Alberto Taliani su ilGiornale.it contatti Categorie Varie (38) Ultime discussioni roberto: 2008 milano dopo anni che non la frequentavo a prima vista mi sembrava vecchia, fuori moda,obsoleta. per le... Marco De Vivo: Da elettore di destra.destra provo anche un po' di pena per Veltroni. Vorreidargli qualche... marcella trevi: Lorenza Bonaccorsi, della serie: "mio nipote di 2 anni è piu' preparato!" Se le... tarantini loretta: ho 66 anni percepisco una pensione di 400euro al mese quando ho pagato le bollette ditemi voi cosa... ENIO TERRACCIANO: Non è Walterino a sbagliare sono gli italiani che cominciano a capire almeno dopo 60 anni che... I più inviati Sayed, primo risultato della mobilitazione internazionale: il senato afgano ha ritirato la conferma della condanna a morte - 12 Emails Pensioni, a chi gli aumenti... - 3 Emails E Walter diventa il "premier ombra" - 2 Emails Berlusconi e il governo del "fare". Veltroni e le liti sul governo "ombra". Dite la vostra - 1 Emails Berlusconi, Veltroni e i nemici del dialogo - 1 Emails La Sapienza e il rito dell'intolleranza - 1 Emails Ultime News C'ERA UNA VOLTA IL DIALOGOIran, Frattini frena: "Un attacco aereo? 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Cattolici contro radicali La Sapienza e il rito dell'intolleranza Così le tecnologie ci cambiano la vita. Dì la tua Berlusconi, Veltroni e i nemici del dialogo E Walter diventa il "premier ombra" Berlusconi e il governo del "fare". Veltroni e le liti sul governo "ombra". Dite la vostra D'Alema batte un colpo. Contro Walter. E "L'Unità" se la prende con la sinistra veltroniana tutta feste e terrazze Quel venticello di Roma che diventa uragano. Per Veltroni Roma, quali sono le priorità da affrontare? Dite la vostra Racconta anche tu la partita della tua vita Pagine About Disclaimer Filo diretto con il lettori del Giornale.it Pannello di controllo Login Entries RSS Comments RSS WordPress.com Photos Feed RSS di questo blog Feed RSS dei commenti al blog Il Blog di Alberto Taliani © 2008 disclaimer Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti.

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Berlusconi e il governo del "fare". Veltroni e le liti sul governo (sezione: Laici e chierici)

( da "Giornale.it, Il" del 18-06-2008)

Argomenti: Laicita'

Il Pd sfoglia la margherita, dunque, nel senso che in casa Veltroni tira aria di lite che potrebbe sfociare prima o poi in separazione. Già, fra le anime diessina e teodem i rapporti non sono proprio idilliaci. Dopo l'anatema dei cattolici contro la "contaminazione" dei pannelliani, le dure critiche di "Famiglia Cristiana" e della solita Binetti a cui si aggiunge l'ex ministro Fioroni (infuriato) che dice "il loft? sembra di stare a Teheran.", la frenata sull'adesione al Partito socialista europeo, la strada per Veltroni è ancora più in salita. Da un lato c'è il governo Berlusconi che piace sempre di più agli italiani, dall'altro il livello dello scontro che assomiglia a un tutti contro tutti a pochi mesi dalle elezioni europee. Di Pietro, ma anche i Teodem, D'Alema ma anche Rutelli che pare meditare "vendetta" politica dopop la clamorosa trombatura rimediata nella corsa al Campidoglio. E ci si mette pure Bertinotti, il "parolaio rosso" di Pansa che rientra nel gioco della poltica con un seminario sul futuro della sinistra e invita Massimo D'Alema, capace di guardare a sinistra più di quanto non sappia o non voglia fare Veltroni (che vuole lo sbarramento anche per le europee, tanto per tener fuori i "cespugli" rossi anche dal parlamento di Strasburgo). Grande è l'agitazione nel campo della sinistra, dove si agitano spettri di scissioni e "ricomposizioni". Già, perché fra i teodem e gli uomini della margherita c'è chi guarda a Casini e quel che resta dell'Udc, isolata e senza per ora spartito politico da suonare che la lancia la sua Costituente popolare (a cui guarda con interesse anche Clemente Mastella), e in più c'è chi teme le mosse di Rutelli. Intanto il governo Berlusconi va. Scritto in Varie Commenti ( 30 ) " (17 votes, average: 3.06 out of 5) Loading ... Il Blog di Alberto Taliani © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo post a un amico 28May 08 La Sapienza e il rito dell'intolleranza Prima il no dei Collettivi di sinistra a Papa Benedetto XVI, poi il no al dibattito sulle foibe: alla Sapienza di Roma l'intolleranza è di casa in nome di una "tradizione democratica" che tenta di riproporre schemi antichi, quelli del "rituale antifascista" degli anni Settanta. Già, brutto periodo quello, nelle università e nel Paese. con il corollario nel secondo caso dei manifesti di Forza Nuova strappati dai militanti dei Collettivi di sinistra, della rissa, degli arresti, delle polemiche e delle accuse. Salvo poi chiarire (rapporto della Digos) che l'aggressione è partita da sinistra. Ma stabilire colpe e responsabilità spetta ai giudici. E' il tema dell'intolleranza travestita da antifascismo, come scrive il nostro Mario Cervi, a preoccupare. E' il tentativo a questo punto nemmeno tanto mascherato di ricreare un clima di tensione, di scontro e di odio, a preoccupare. E' il tentativo di tornare allo schema degli opposti estremismi, ad allarmare. L'intolleranza si traveste, sbandiera ideali nobili, ma resta intolleranza: di parte e da parte di pochi. Bene ha fatto il sindaco di Roma Gianni Alemanno a dire: "Noi dobbiamo lanciare messaggi chiari, ovvero che questi episodi sono solati, estranei al contesto culturale e storico della nostra città e della nostra nazione. Questo è il messaggio che deve venire da tutti. Quando si costruiscono teoremi politici su una rissa tra giovani si comincia ad aprire un varco e armare le contrapposizioni ideologiche. Bisogna evitare questi schemi e queste persone vanno trattate come imbecilli fuori dalla storia e dal tempo". Veltroni invita la destra a "non minimizzare" e dice (giustamente) che le istituzioni devono stroncare subito l'insorgere della violenza. Ma quale? quella di una parte o di quella di tutte le parti? penso voglia dire quella di tutte. forse il "ma anche" stavolta ci sarebbe stato bene, per evitare fraintendimenti. Cosa che non fa Marco Ferrando, leader del Partito comunista dei lavoratori: "L'aggressione fascista a La Sapienza - sullo sfondo del nuovo quadro politico - ripropone il tema dell'autodifesa come diritto democratico elementare.E. E aggiunge il Ferrando: "E' necessario che ogni realtà minacciata appronti strutture di autodifesa, democraticamente designate e controllate". Parole gravi, le sue che ricordano proprio quegli anni di piombo che la maggioranza degli italiani vorrebbe consegnare agli archivi della storia. A chi giova strumentalizzare questi episodi per interessi di parte politica? A chi giova tornare a pescare nel torbido? Credo a nessuno, una democrazia è tanto più forte quanto è capace di rifiutare l'intolleranza delle estreme politiche ("frange" si diceva una volta). Il "giustificazionismo ideologico" stavolta non pagherebbe, gli italiani hanno scelto un' altra strada. Il dibattito è aperto. Scritto in Varie Commenti ( 75 ) " (39 votes, average: 3.46 out of 5) Loading ... Il Blog di Alberto Taliani © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo post a un amico 16May 08 Così le tecnologie ci cambiano la vita. Dì la tua Vi è mai successo di dimenticare il cellulare a casa? E' facile immaginare la sensazione che avete provato, perché la maggioranza di noi l'ha vissuta in prima persona. Ci si sente persi. Vulnerabili. Uno studio condotto da un gruppo di ricercatori britannici ha rilevato che è una sensazione paragonabile alla "tremarella del giorno delle nozze" o alla paura di quando si va dal dentista. Addirittura è stato coniato appositamente un termine medico. "Nomofobia", così si chiama la paura di rimanere senza portatile ("nomo" è l'abbreviazione di no mobile). Quale futuro? Non c'è niente da fare. Dobbiamo ammetterlo. La tecnologia fa parte di noi. Della nostra quotidianità. Ma dove stiamo andando? Quali saranno i nuovi mezzi di comunicazione e quale ruolo ricopriranno in un futuro più o meno vicino? Possible. ou probable Il Gruppo Editis, una prestigiosa casa editrice francese, ha proposto il suo punto di vista attraverso la realizzazione di un cortometraggio intitolato "Possible ou probable". Il film, che ha ricevuto il Laurier di bronzo al festival di Creusot, si propone di fare un salto in avanti nel tempo. Nella vita di una giovane coppia nell'era dell'editoria digitale. Di' la tua Editis apre il dibattito. Il Giornale.it, in occasione del 17 maggio, giornata mondiale delle Telecomunicazioni e della Società dell'Informazione, segue lasciando a voi lo spazio per esprimere le vostre idee e le vostre riflessioni su quello che è e che potrà essere. Guarda il cortometraggio (9 minuti) Scritto in Varie Commenti ( 12 ) " (112 votes, average: 1.14 out of 5) Loading ... Il Blog di Alberto Taliani © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo post a un amico 14May 08 Berlusconi, Veltroni e i nemici del dialogo Il discorso di Silvio Berlusconi alla Camera (leggi il discorso del premier), l'apertura unilaterale al dialogo con l'opposizione (che è seguita alla telefonata del premier a leder del Pd), sono i segnali più evidenti che qualcosa sta davvero cambiando, nel Parlamento e nel Paese. Aggiungiamoci anche il discorso del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano di alto profilo istituzionale e politico, come ha riconosciuto il presidente della Camera Gianfranco Fini. Insomma, molti saranno scettici, ma parlare di avvio di Terza Repubblica forse non è azzardato. Basta rileggere le parole del premier, il "sì" di Fassino a nome del Pd: l'asse Berlusconi-Veltroni si rinsalda, su questo punto cruciale, pur nella distinzione dei ruoli. Ma non sono tutte rose e fiori, anche Berlusconi e Veltroni devono fare come Fanfani qualche decennio fa: contare amici e nemici. E parare i colpi. Soprattutto Veltroni. Sconfitta alle urne la sinistra massimalista, resta da sconfiggere il partito "giacobino", quei giustizialisti che sono ripartiti alla carica (vedi il caso Travaglio-Schifani) e faranno di tutto per mettere i bastoni fra le ruote proprio a Veltroni. E' lui l'anello "debole" che la sinistra giacobina vuole colpire fino a indebolirlo e condizionarlo. Una prova? La sceneggiata di Antonio Di Pietro alla Camera: "Noi non abboccheremo, non intendiamo cadere nella tela del ragno. Abbiamo memoria e non intendiamo perderla. Conosciamo bene la sua storia personale e politica". Così ha parlato Tonino, l'ex pm. Ma il bersaglio non è il Cavaliere. No, lui ha una maggioranza solida, consegnatagli dal voto popolare. Il bersaglio è Walter, e di Pietro non è certo il suo solo nemico. C'è un filo che lega il Santoro, Travaglio, Grillo. Tonino punta dritto su quel mondo e pensa alle Europee del 2009. Come ci pensa su un altro versante Massimo D'Alema, tornato gran manovratore dentro e fuori il Pd. Del resto, come racconta Augusto Minzolini sulla "Stampa", alla cerimonia della consegna della Campanella usata per le riunioni del Consiglio dei ministri, Prodi ha detto a Berlusconi: "Tu sei un avversario, io i veri nemici li ho avuti qua dentro.". La battuta ora vale anche per Veltroni. A cosa serve un'opposizione parlamentare debole in una Paese normale? Peserà di più l'opposizione nelle piazze? L'apertura di Berlusconi (ma già in campagna elettorale era stato chiaro) aiuta Veltroni, ma anche l'Italia. L'ha capito anche Walter: "Occorre il riconoscimento della vittoria e della responsabilità da parte degli sconfitti ma anche l'equilibrio dei vincitori, perciò vi prendo in parola: siamo pronti da subito. Ma non pensate di avere il paese in mano". Scritto in Varie Commenti ( 100 ) " (52 votes, average: 2.9 out of 5) Loading ... Il Blog di Alberto Taliani © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo post a un amico 09May 08 E Walter diventa il "premier ombra" Dopo Occhetto (Pci poi Pds) nel 1989, Veltroni (Pci, Pds, Ds, Pd): la storia sembra ripetersi (ovviamente Veltroni spera in esiti migliori.) e torna il "governo ombra" (leggi l'articolo). Edizione rinnovata e aggiornata ai tempi di quella lontana esperienza partorita a Botteghe Oscure che - come ha ricordato Visco all'Unità - fu un fallimento e l'ex ministro ritiene che ci sarà il bis). Veltroni diventa "premier ombra" del "governo dell'opposizione": alla fine dopo trattative e incontri, divisioni e riavvicinamenti, no eccellenti (D'Alema e Parisi), tentennamenti divenuti alla fine un "sì accetto" (Bersani) ed entusiasti (Fassino, Franceschini) il leader del Partito democratico ha varato lo "shadow cabinet" di stampo anglosassone. Per ora le analogie finiscono qui, inutile fare il processo alle intenzioni che sulla carta sono buone. Tanto che la lista dei ministri ombra è stata presentata al presidente Napolitano (che fece parte - Esteri - della prima compagine occhettiana). Certo è sospetta la fretta con cui Walter si è affrettato a dichiarare "con D'Alema nessun conflitto, perché bisognerebbe essere in due.". Come dire: non sono io quello che polemizza e fa i distinguo. Insomma ponti d'oro al D'Alema portatore d'idee nel suo"ruolo importante che deve svolgere" alla fondazione ItalianiEuropei. Dopotutto il centralismo democratico non c'è più in casa degli ex-post e a-comunisti. Andare avanti, pensare subito alla direzione del Pd che sarà partorita dall'assemblea costituente. Mentre sprisce il "caminetto" e nasce il coordinamento dei "nove" che affiancherà il segretario piddino. Insomma, Veltroni riparte per tentare di rafforzare la sua non fortissima leadership. Vedremo se anche a sinistra nascerà davvero il "partito di Veltroni". Scritto in Varie Commenti ( 89 ) " (30 votes, average: 2.83 out of 5) Loading ... Il Blog di Alberto Taliani © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo post a un amico 08May 08 Berlusconi e il governo del "fare". Veltroni e le liti sul governo "ombra". Dite la vostra Il governo Berlusconi quater va e stavolta per i detrattori più accaniti del Cavaliere sarà difficile sostenere che non c'è niente di nuovo a Palazzo Chigi. Già, perché i ministri (quelli che contano, con portafoglio) sono solo 12 (9 senza portafoglio ma con la casella chiave delle Riforme affidata a Umberto Bossi) e perché sono entrati uomini nuovi che affiancano ministri già collaudati: 13 new entry (quattro hanno fra 31 e 40 anni). Continuità-discontinuità, insomma. Il premier è deciso è riprendere il filo del suo progetto Paese interrotto dai due anni di Prodi, ma molto è cambiato. Questo sarà davvero il governo del premier, innanzitutto, che potrà contare su un nocciolo duro di governo che ruota attorno al sottegretario alla Presidenza del Consiglio Gianni Letta, a Tremonti, Bossi, Maroni. e poi ci sono Matteoli e La Russa. Poco spazio ai tradizionali giochi di partito e 23 giorni per mettere a posto tutto, come ha riconosciuto soddisfatto il presidente Giorgio Napolitano ("Lungaggini? Siamo stati più veloci della Spagna."). Velocità, azione (ai tempi di Craxi fu coniato l'efficace "decisionismo"), la scelta bipartitica degli elettori che hanno semplificato il quadro politico di maggioranza e opposizione rende tutto più "decisionista" e apre la strada a una nuova stagione del "fare". Berlusconi su questo è deciso: anche perché da "fare" c'è davvero molto: pensiamo solo al caso Alitalia o alla vergogna dei rifiuti in Campania. E poi ci sono "problemini" non da poco che si chiamano stipendi, carico fiscale, sicurezza, immigrazione clandestina, rilancio del sistema paese, costi della politica e della burocrazia, federalismo. Mali antichi e problemi nuovi. Ecco perché Berlusconi ancora una volta ha sparigliato le carte. Per "fare", come chiedono gli italiani, serve un governo del premier (il Cavaliere) più che dei partiti. Ora ci aspettano i primi cento giorni di "luna di miele" con il Paese e le responsabilità di governo e maggioranza sono davvero grandi. Intanto la sinistra litiga sul governo che non ha sul "governo ombra" voluto da Veltroni (leggi l'articolo). Già perché anche il premier ombra ha i suoi problemi. Intanto D'Alema e Parisi hanno detto no, Bersani non è convinto, mentre Fassino ha detto sì per recuperare ruolo e visibilità. Ma serve il governo ombra? Esperienza di stampo anglosassone già sperimentata nel 1989 dal Pci poi diventato Pds. Allora non funzionò. lo volle Achille Occhetto quandò andò in crisi il governo De Mita e subentrò Andreotti (sesto governo) e la maggioranza era pentapartito. Sapete chi c'era? Giorgio Napolitano (esteri), Visco (finanze), Giovanni Berlinguer (sanità), Scola (spettacolo), Rodotà (giustizia). E oggi sull'Unità lo stesso Visco lo stronca: "Il governo ombra non ha un suo ruolo istituzionale e dunque non riesce ad operare. Si aggiunga il fatto che in un sistema dove ci sono più partiti, e non solo due come in Gran Bretagna, ciascun partito ha gruppi e rappresentanti in commissione. A questo punto si capisce perché non è stato esportato dalla Gran Bretagna in nessun altro paese. Lì è un luogo riconosciuto dell'opposizione. Da noi no". Senza contare, fa notare Visco, che tale proposta "anche interessante nella nostra esperienza passata non funzionò" e che "ci sono delle persone autorevoli dei partiti che stanno fuori dal governo ombra e che certo non smetteranno di dire quello che pensano", a cominciare da Massimo D'Alema. Comunque Walter ci riprova ma quello che dovrebbe essere un punto di forza del Pd rischia di rivelare che il re è nudo, perché sta mettendo in mostra divisioni correntizie, lacerazioni personali di un partito che pare allo sbando ed in cerca della rotta con una bussola rotta. Scritto in Varie Commenti ( 67 ) " (49 votes, average: 2.1 out of 5) Loading ... Il Blog di Alberto Taliani © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo post a un amico 05May 08 D'Alema batte un colpo. Contro Walter. E "L'Unità" se la prende con la sinistra veltroniana tutta feste e terrazze E alla fine Massimo D'Alema parlò. Dopo una campagna elettorale che è apparsa ai più "silente" (salvo evitare le dimissioni di Bassolino in Campania per scongiurare il voto anticipato alla Regione ed rinviare l'ennesima sconfitta del Pd), il ministro degli Esteri ha rivestito i panni dell'uomo di partito e ha iniziato a sparigliare le carte nel loft veltroniano. già, perché la resa dei conti post elettorali sarà lunga e sicuramente non indolore nel centrosinistra. "La sconfitta è stata grave, ed è di lungo periodo. Serve quindi una riflessione approfondita.". Primo colpo. "La sintonia tra Berlusconi e il Paese, cominciata nel '94, non è mai finita". Secondo colpo. Il Pd "deve cercare di coalizzare coalizzare tutte le forze che si oppongono alla destra" perché anche se non è in Parlamento la sinistra radicale "non è scomparsa dal Paese e il Pd non è chiamato a continuare a correre sempre da solo, anche perché in Italia ci sono leggi elettorali diverse. Con il 33% l'autosufficienza sarebbe un errore". Quarto colpo. Partito del Nord? "Abbiamo bisogno di un grande partito nazionale, fortemente radicato nel territorio, con una struttura federale che abbia dei leader". Quinto colpo. "Non sono candidato nè aspiro a nessuna carica, quindi non sono antagonista di nessuno". Sesto colpo, il più pericoloso perché, tradotto significa "caro Vetroni, mi tengo le mani libere.". Così emerge "l'altra linea del Pd" a-veltroniano, che sembra saldare attorno a D'Alema anche il prodiano Parisi e il delusissimo (e furibondo) Rutelli, in cerca di rivincite, lui che è stato mandato allo sbaraglio. Per ora Veltroni regge, per ora. Vedremo se avrà davvero intenzione di andare al congresso anticipato e alla inevitabile conta. Anche perché non è da escludere un ritorno di Prodi, quando cadono le prime foglie dell'autunno. In fondo anche lui per ora si tiene le mani libere, ma i messaggi che ha mandato in giro non sono certo rassicuranti per Veltroni. Intanto "L'Unità" fa satira contro la sinistra veltroniana, come spiega il nostro Gianni Penncchi: è tutta feste e terrazze, con una serie di amare vignette-denuncia di Stefano Disegni, "matita cult" della sinistra. E' COSI'? COSA NE PENSI? DI' LA TUA Scritto in Varie Commenti ( 18 ) " (121 votes, average: 1.4 out of 5) Loading ... Il Blog di Alberto Taliani © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo post a un amico 29Apr 08 Quel venticello di Roma che diventa uragano. Per Veltroni Ebbene sì, la straordinaria vittoria di Gianni Alemanno che ha abbattuto il "muro" di Roma, non ha travolto solo Rutelli ma ha anche ridotto in macerie (politiche) il loft veltroniano. E ha aperto la strada alla resa dei conti all'interno del Pd. Dopo la sconfitta senza se e senza ma alle elezioni politiche è arrivata la mazzata della perdita del Campidoglio. Altro che venticello di Roma, il centrosinistra è stato spazzato via dall'uragano Gianni. E ora, povero Walter? Quando inizieranno a volare gli stracci in casa del bi-sconfitto, accusato da Rutelli di averlo lasciato solo e atteso al varco da Massimo D'Alema? Dopo la sconfitta elettorale i leader dei partiti di sinistra defenestrati a furor di voto popolare dal parlamento, si sono dimessi. E Veltroni? Resterà a combattere come una sorta di San Sebastiano infilzato dal centrodestra e dai suoi, oppure farebbe meglio a lasciare la guida del Pd? In fondo lui sogna l'Africa e qualcuno dei suoi, perfidamente, potrebbe anche soprannominarlo "sciupone l'africano", politicamente parlando. Già, perché dall'I care all'inno all'obamismo pare proprio non averne azzeccata una. Veltroni è in grado di costruire un grande partito di centrosinistra di stampo europeo o ci sono altri in grado, meglio di lui, di farlo? Cosa ne pensate? Veltroni deve restare o dimettersi? Dì la tua Secondo voi, chi dovrebbe guidare il Pd? Vota il tuo leader Scritto in Varie Commenti ( 58 ) " (130 votes, average: 1.49 out of 5) Loading ... Il Blog di Alberto Taliani © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo post a un amico 24Apr 08 Roma, quali sono le priorità da affrontare? Dite la vostra A Roma lo scontro per la conquista del Campidoglio si fa sempre più acceso, a fianco del candidato sindaco del Pdl, Gianni Alemanno e di quello del Pd Francesco Rutelli, sono scesi in campo anche i leader dei partiti. Sicurezza, campi rom, traffico, periferie abbandonate, futuro di Fiumicino e Alitalia sono i temi caldissimi della campagna elettorale: domenica e lunedì ci sono i ballottaggi per Comune e Provincia. Ed è una sfida decisiva. Come hanno detto Berlusconi, che ha attaccato frontalmente Rutelli (è un voltagabbana) e come ha sottolineato Fini: "Condizione irripetibile per vincere nella Capitale". Con Veltroni e i suoi impegnati a difendere la poltrona di sindaco dopo la sconfitta alle politiche. Roma deve voltare pagina, si dice, ma come? Quali sono le priorità che il nuovo sindaco dovrà affrontare? Dite la vostra Scritto in Varie Commenti ( 93 ) " (92 votes, average: 1.58 out of 5) Loading ... Il Blog di Alberto Taliani © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo post a un amico 23Apr 08 Racconta anche tu la partita della tua vita Nelle pagine dello sport del "Giornale", otto firme del nostro quotidiano (direttore Mario Giordano incluso) raccontano la loro partita della vita, l'incontro di calcio, quell'attimo fuggente fatto di emozione e di stupore, che ha segnato i loro ricordi legati allo sport più bello e più popolare del mondo (leggi gli articoli). E voi? Qual è la partita della vostra vita? Provate a raccontarla diventando per un momento giornalisti sportivi. Non scrivete troppe righe e buon divertimento. In fondo il mio blog ha, come sottotitolo, "Cronache di ordinaria quotidianità (ma non troppo)". Così possiamo per una volta divagare. A proposito, sapete qua è la mia partita della vita? Inter-Pisa, campionato 1983. Lavoravo a "il Tirreno" di Livorno e fui inviato a Milano, con il collega Marco Barabotti a seguire la partita. Rientro in redazione col primo aereo, scrittura di articoli per lo sport e per l'edizione di Pisa fino a mezzanotte. Poi, all 5 del mattino presi un treno per Milano e alle 11 firmai il contratto per lavorare al "Giornale". Grande partita. A proposito, sono interista, ma quel giorno vinse il Pisa. Scritto in Varie Commenti ( 19 ) " (131 votes, average: 1.2 out of 5) Loading ... Il Blog di Alberto Taliani © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo post a un amico Post precedenti Chi sono Sono il caporedattore del Giornale.it, un toscano "adottato" da Indro Montanelli e da Milano nel 1983. Tutti gli articoli di Alberto Taliani su ilGiornale.it contatti Categorie Varie (38) Ultime discussioni roberto: 2008 milano dopo anni che non la frequentavo a prima vista mi sembrava vecchia, fuori moda,obsoleta. per le... Marco De Vivo: Da elettore di destra.destra provo anche un po' di pena per Veltroni. Vorreidargli qualche... marcella trevi: Lorenza Bonaccorsi, della serie: "mio nipote di 2 anni è piu' preparato!" Se le... tarantini loretta: ho 66 anni percepisco una pensione di 400euro al mese quando ho pagato le bollette ditemi voi cosa... ENIO TERRACCIANO: Non è Walterino a sbagliare sono gli italiani che cominciano a capire almeno dopo 60 anni che... I più inviati Sayed, primo risultato della mobilitazione internazionale: il senato afgano ha ritirato la conferma della condanna a morte - 12 Emails Pensioni, a chi gli aumenti... - 3 Emails E Walter diventa il "premier ombra" - 2 Emails Berlusconi e il governo del "fare". Veltroni e le liti sul governo "ombra". Dite la vostra - 1 Emails Berlusconi, Veltroni e i nemici del dialogo - 1 Emails La Sapienza e il rito dell'intolleranza - 1 Emails Ultime News C'ERA UNA VOLTA IL DIALOGOIran, Frattini frena: "Un attacco aereo? 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Walter e il loft degli amici nemici. Cattolici contro radicali (sezione: Laici e chierici)

( da "Giornale.it, Il" del 18-06-2008)

Argomenti: Laicita'

Il Pd sfoglia la margherita, dunque, nel senso che in casa Veltroni tira aria di lite che potrebbe sfociare prima o poi in separazione. Già, fra le anime diessina e teodem i rapporti non sono proprio idilliaci. Dopo l'anatema dei cattolici contro la "contaminazione" dei pannelliani, le dure critiche di "Famiglia Cristiana" e della solita Binetti a cui si aggiunge l'ex ministro Fioroni (infuriato) che dice "il loft? sembra di stare a Teheran.", la frenata sull'adesione al Partito socialista europeo, la strada per Veltroni è ancora più in salita. Da un lato c'è il governo Berlusconi che piace sempre di più agli italiani, dall'altro il livello dello scontro che assomiglia a un tutti contro tutti a pochi mesi dalle elezioni europee. Di Pietro, ma anche i Teodem, D'Alema ma anche Rutelli che pare meditare "vendetta" politica dopop la clamorosa trombatura rimediata nella corsa al Campidoglio. E ci si mette pure Bertinotti, il "parolaio rosso" di Pansa che rientra nel gioco della poltica con un seminario sul futuro della sinistra e invita Massimo D'Alema, capace di guardare a sinistra più di quanto non sappia o non voglia fare Veltroni (che vuole lo sbarramento anche per le europee, tanto per tener fuori i "cespugli" rossi anche dal parlamento di Strasburgo). Grande è l'agitazione nel campo della sinistra, dove si agitano spettri di scissioni e "ricomposizioni". Già, perché fra i teodem e gli uomini della margherita c'è chi guarda a Casini e quel che resta dell'Udc, isolata e senza per ora spartito politico da suonare che la lancia la sua Costituente popolare (a cui guarda con interesse anche Clemente Mastella), e in più c'è chi teme le mosse di Rutelli. Intanto il governo Berlusconi va. Scritto in Varie Commenti ( 30 ) " (17 votes, average: 3.06 out of 5) Loading ... Il Blog di Alberto Taliani © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo post a un amico 28May 08 La Sapienza e il rito dell'intolleranza Prima il no dei Collettivi di sinistra a Papa Benedetto XVI, poi il no al dibattito sulle foibe: alla Sapienza di Roma l'intolleranza è di casa in nome di una "tradizione democratica" che tenta di riproporre schemi antichi, quelli del "rituale antifascista" degli anni Settanta. Già, brutto periodo quello, nelle università e nel Paese. con il corollario nel secondo caso dei manifesti di Forza Nuova strappati dai militanti dei Collettivi di sinistra, della rissa, degli arresti, delle polemiche e delle accuse. Salvo poi chiarire (rapporto della Digos) che l'aggressione è partita da sinistra. Ma stabilire colpe e responsabilità spetta ai giudici. E' il tema dell'intolleranza travestita da antifascismo, come scrive il nostro Mario Cervi, a preoccupare. E' il tentativo a questo punto nemmeno tanto mascherato di ricreare un clima di tensione, di scontro e di odio, a preoccupare. E' il tentativo di tornare allo schema degli opposti estremismi, ad allarmare. L'intolleranza si traveste, sbandiera ideali nobili, ma resta intolleranza: di parte e da parte di pochi. Bene ha fatto il sindaco di Roma Gianni Alemanno a dire: "Noi dobbiamo lanciare messaggi chiari, ovvero che questi episodi sono solati, estranei al contesto culturale e storico della nostra città e della nostra nazione. Questo è il messaggio che deve venire da tutti. Quando si costruiscono teoremi politici su una rissa tra giovani si comincia ad aprire un varco e armare le contrapposizioni ideologiche. Bisogna evitare questi schemi e queste persone vanno trattate come imbecilli fuori dalla storia e dal tempo". Veltroni invita la destra a "non minimizzare" e dice (giustamente) che le istituzioni devono stroncare subito l'insorgere della violenza. Ma quale? quella di una parte o di quella di tutte le parti? penso voglia dire quella di tutte. forse il "ma anche" stavolta ci sarebbe stato bene, per evitare fraintendimenti. Cosa che non fa Marco Ferrando, leader del Partito comunista dei lavoratori: "L'aggressione fascista a La Sapienza - sullo sfondo del nuovo quadro politico - ripropone il tema dell'autodifesa come diritto democratico elementare.E. E aggiunge il Ferrando: "E' necessario che ogni realtà minacciata appronti strutture di autodifesa, democraticamente designate e controllate". Parole gravi, le sue che ricordano proprio quegli anni di piombo che la maggioranza degli italiani vorrebbe consegnare agli archivi della storia. A chi giova strumentalizzare questi episodi per interessi di parte politica? A chi giova tornare a pescare nel torbido? Credo a nessuno, una democrazia è tanto più forte quanto è capace di rifiutare l'intolleranza delle estreme politiche ("frange" si diceva una volta). Il "giustificazionismo ideologico" stavolta non pagherebbe, gli italiani hanno scelto un' altra strada. Il dibattito è aperto. Scritto in Varie Commenti ( 75 ) " (39 votes, average: 3.46 out of 5) Loading ... Il Blog di Alberto Taliani © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo post a un amico 16May 08 Così le tecnologie ci cambiano la vita. Dì la tua Vi è mai successo di dimenticare il cellulare a casa? E' facile immaginare la sensazione che avete provato, perché la maggioranza di noi l'ha vissuta in prima persona. Ci si sente persi. Vulnerabili. Uno studio condotto da un gruppo di ricercatori britannici ha rilevato che è una sensazione paragonabile alla "tremarella del giorno delle nozze" o alla paura di quando si va dal dentista. Addirittura è stato coniato appositamente un termine medico. "Nomofobia", così si chiama la paura di rimanere senza portatile ("nomo" è l'abbreviazione di no mobile). Quale futuro? Non c'è niente da fare. Dobbiamo ammetterlo. La tecnologia fa parte di noi. Della nostra quotidianità. Ma dove stiamo andando? Quali saranno i nuovi mezzi di comunicazione e quale ruolo ricopriranno in un futuro più o meno vicino? Possible. ou probable Il Gruppo Editis, una prestigiosa casa editrice francese, ha proposto il suo punto di vista attraverso la realizzazione di un cortometraggio intitolato "Possible ou probable". Il film, che ha ricevuto il Laurier di bronzo al festival di Creusot, si propone di fare un salto in avanti nel tempo. Nella vita di una giovane coppia nell'era dell'editoria digitale. Di' la tua Editis apre il dibattito. Il Giornale.it, in occasione del 17 maggio, giornata mondiale delle Telecomunicazioni e della Società dell'Informazione, segue lasciando a voi lo spazio per esprimere le vostre idee e le vostre riflessioni su quello che è e che potrà essere. Guarda il cortometraggio (9 minuti) Scritto in Varie Commenti ( 12 ) " (112 votes, average: 1.14 out of 5) Loading ... Il Blog di Alberto Taliani © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo post a un amico 14May 08 Berlusconi, Veltroni e i nemici del dialogo Il discorso di Silvio Berlusconi alla Camera (leggi il discorso del premier), l'apertura unilaterale al dialogo con l'opposizione (che è seguita alla telefonata del premier a leder del Pd), sono i segnali più evidenti che qualcosa sta davvero cambiando, nel Parlamento e nel Paese. Aggiungiamoci anche il discorso del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano di alto profilo istituzionale e politico, come ha riconosciuto il presidente della Camera Gianfranco Fini. Insomma, molti saranno scettici, ma parlare di avvio di Terza Repubblica forse non è azzardato. Basta rileggere le parole del premier, il "sì" di Fassino a nome del Pd: l'asse Berlusconi-Veltroni si rinsalda, su questo punto cruciale, pur nella distinzione dei ruoli. Ma non sono tutte rose e fiori, anche Berlusconi e Veltroni devono fare come Fanfani qualche decennio fa: contare amici e nemici. E parare i colpi. Soprattutto Veltroni. Sconfitta alle urne la sinistra massimalista, resta da sconfiggere il partito "giacobino", quei giustizialisti che sono ripartiti alla carica (vedi il caso Travaglio-Schifani) e faranno di tutto per mettere i bastoni fra le ruote proprio a Veltroni. E' lui l'anello "debole" che la sinistra giacobina vuole colpire fino a indebolirlo e condizionarlo. Una prova? La sceneggiata di Antonio Di Pietro alla Camera: "Noi non abboccheremo, non intendiamo cadere nella tela del ragno. Abbiamo memoria e non intendiamo perderla. Conosciamo bene la sua storia personale e politica". Così ha parlato Tonino, l'ex pm. Ma il bersaglio non è il Cavaliere. No, lui ha una maggioranza solida, consegnatagli dal voto popolare. Il bersaglio è Walter, e di Pietro non è certo il suo solo nemico. C'è un filo che lega il Santoro, Travaglio, Grillo. Tonino punta dritto su quel mondo e pensa alle Europee del 2009. Come ci pensa su un altro versante Massimo D'Alema, tornato gran manovratore dentro e fuori il Pd. Del resto, come racconta Augusto Minzolini sulla "Stampa", alla cerimonia della consegna della Campanella usata per le riunioni del Consiglio dei ministri, Prodi ha detto a Berlusconi: "Tu sei un avversario, io i veri nemici li ho avuti qua dentro.". La battuta ora vale anche per Veltroni. A cosa serve un'opposizione parlamentare debole in una Paese normale? Peserà di più l'opposizione nelle piazze? L'apertura di Berlusconi (ma già in campagna elettorale era stato chiaro) aiuta Veltroni, ma anche l'Italia. L'ha capito anche Walter: "Occorre il riconoscimento della vittoria e della responsabilità da parte degli sconfitti ma anche l'equilibrio dei vincitori, perciò vi prendo in parola: siamo pronti da subito. Ma non pensate di avere il paese in mano". Scritto in Varie Commenti ( 100 ) " (52 votes, average: 2.9 out of 5) Loading ... Il Blog di Alberto Taliani © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo post a un amico 09May 08 E Walter diventa il "premier ombra" Dopo Occhetto (Pci poi Pds) nel 1989, Veltroni (Pci, Pds, Ds, Pd): la storia sembra ripetersi (ovviamente Veltroni spera in esiti migliori.) e torna il "governo ombra" (leggi l'articolo). Edizione rinnovata e aggiornata ai tempi di quella lontana esperienza partorita a Botteghe Oscure che - come ha ricordato Visco all'Unità - fu un fallimento e l'ex ministro ritiene che ci sarà il bis). Veltroni diventa "premier ombra" del "governo dell'opposizione": alla fine dopo trattative e incontri, divisioni e riavvicinamenti, no eccellenti (D'Alema e Parisi), tentennamenti divenuti alla fine un "sì accetto" (Bersani) ed entusiasti (Fassino, Franceschini) il leader del Partito democratico ha varato lo "shadow cabinet" di stampo anglosassone. Per ora le analogie finiscono qui, inutile fare il processo alle intenzioni che sulla carta sono buone. Tanto che la lista dei ministri ombra è stata presentata al presidente Napolitano (che fece parte - Esteri - della prima compagine occhettiana). Certo è sospetta la fretta con cui Walter si è affrettato a dichiarare "con D'Alema nessun conflitto, perché bisognerebbe essere in due.". Come dire: non sono io quello che polemizza e fa i distinguo. Insomma ponti d'oro al D'Alema portatore d'idee nel suo"ruolo importante che deve svolgere" alla fondazione ItalianiEuropei. Dopotutto il centralismo democratico non c'è più in casa degli ex-post e a-comunisti. Andare avanti, pensare subito alla direzione del Pd che sarà partorita dall'assemblea costituente. Mentre sprisce il "caminetto" e nasce il coordinamento dei "nove" che affiancherà il segretario piddino. Insomma, Veltroni riparte per tentare di rafforzare la sua non fortissima leadership. Vedremo se anche a sinistra nascerà davvero il "partito di Veltroni". Scritto in Varie Commenti ( 89 ) " (30 votes, average: 2.83 out of 5) Loading ... Il Blog di Alberto Taliani © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo post a un amico 08May 08 Berlusconi e il governo del "fare". Veltroni e le liti sul governo "ombra". Dite la vostra Il governo Berlusconi quater va e stavolta per i detrattori più accaniti del Cavaliere sarà difficile sostenere che non c'è niente di nuovo a Palazzo Chigi. Già, perché i ministri (quelli che contano, con portafoglio) sono solo 12 (9 senza portafoglio ma con la casella chiave delle Riforme affidata a Umberto Bossi) e perché sono entrati uomini nuovi che affiancano ministri già collaudati: 13 new entry (quattro hanno fra 31 e 40 anni). Continuità-discontinuità, insomma. Il premier è deciso è riprendere il filo del suo progetto Paese interrotto dai due anni di Prodi, ma molto è cambiato. Questo sarà davvero il governo del premier, innanzitutto, che potrà contare su un nocciolo duro di governo che ruota attorno al sottegretario alla Presidenza del Consiglio Gianni Letta, a Tremonti, Bossi, Maroni. e poi ci sono Matteoli e La Russa. Poco spazio ai tradizionali giochi di partito e 23 giorni per mettere a posto tutto, come ha riconosciuto soddisfatto il presidente Giorgio Napolitano ("Lungaggini? Siamo stati più veloci della Spagna."). Velocità, azione (ai tempi di Craxi fu coniato l'efficace "decisionismo"), la scelta bipartitica degli elettori che hanno semplificato il quadro politico di maggioranza e opposizione rende tutto più "decisionista" e apre la strada a una nuova stagione del "fare". Berlusconi su questo è deciso: anche perché da "fare" c'è davvero molto: pensiamo solo al caso Alitalia o alla vergogna dei rifiuti in Campania. E poi ci sono "problemini" non da poco che si chiamano stipendi, carico fiscale, sicurezza, immigrazione clandestina, rilancio del sistema paese, costi della politica e della burocrazia, federalismo. Mali antichi e problemi nuovi. Ecco perché Berlusconi ancora una volta ha sparigliato le carte. Per "fare", come chiedono gli italiani, serve un governo del premier (il Cavaliere) più che dei partiti. Ora ci aspettano i primi cento giorni di "luna di miele" con il Paese e le responsabilità di governo e maggioranza sono davvero grandi. Intanto la sinistra litiga sul governo che non ha sul "governo ombra" voluto da Veltroni (leggi l'articolo). Già perché anche il premier ombra ha i suoi problemi. Intanto D'Alema e Parisi hanno detto no, Bersani non è convinto, mentre Fassino ha detto sì per recuperare ruolo e visibilità. Ma serve il governo ombra? Esperienza di stampo anglosassone già sperimentata nel 1989 dal Pci poi diventato Pds. Allora non funzionò. lo volle Achille Occhetto quandò andò in crisi il governo De Mita e subentrò Andreotti (sesto governo) e la maggioranza era pentapartito. Sapete chi c'era? Giorgio Napolitano (esteri), Visco (finanze), Giovanni Berlinguer (sanità), Scola (spettacolo), Rodotà (giustizia). E oggi sull'Unità lo stesso Visco lo stronca: "Il governo ombra non ha un suo ruolo istituzionale e dunque non riesce ad operare. Si aggiunga il fatto che in un sistema dove ci sono più partiti, e non solo due come in Gran Bretagna, ciascun partito ha gruppi e rappresentanti in commissione. A questo punto si capisce perché non è stato esportato dalla Gran Bretagna in nessun altro paese. Lì è un luogo riconosciuto dell'opposizione. Da noi no". Senza contare, fa notare Visco, che tale proposta "anche interessante nella nostra esperienza passata non funzionò" e che "ci sono delle persone autorevoli dei partiti che stanno fuori dal governo ombra e che certo non smetteranno di dire quello che pensano", a cominciare da Massimo D'Alema. Comunque Walter ci riprova ma quello che dovrebbe essere un punto di forza del Pd rischia di rivelare che il re è nudo, perché sta mettendo in mostra divisioni correntizie, lacerazioni personali di un partito che pare allo sbando ed in cerca della rotta con una bussola rotta. Scritto in Varie Commenti ( 67 ) " (49 votes, average: 2.1 out of 5) Loading ... Il Blog di Alberto Taliani © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo post a un amico 05May 08 D'Alema batte un colpo. Contro Walter. E "L'Unità" se la prende con la sinistra veltroniana tutta feste e terrazze E alla fine Massimo D'Alema parlò. Dopo una campagna elettorale che è apparsa ai più "silente" (salvo evitare le dimissioni di Bassolino in Campania per scongiurare il voto anticipato alla Regione ed rinviare l'ennesima sconfitta del Pd), il ministro degli Esteri ha rivestito i panni dell'uomo di partito e ha iniziato a sparigliare le carte nel loft veltroniano. già, perché la resa dei conti post elettorali sarà lunga e sicuramente non indolore nel centrosinistra. "La sconfitta è stata grave, ed è di lungo periodo. Serve quindi una riflessione approfondita.". Primo colpo. "La sintonia tra Berlusconi e il Paese, cominciata nel '94, non è mai finita". Secondo colpo. Il Pd "deve cercare di coalizzare coalizzare tutte le forze che si oppongono alla destra" perché anche se non è in Parlamento la sinistra radicale "non è scomparsa dal Paese e il Pd non è chiamato a continuare a correre sempre da solo, anche perché in Italia ci sono leggi elettorali diverse. Con il 33% l'autosufficienza sarebbe un errore". Quarto colpo. Partito del Nord? "Abbiamo bisogno di un grande partito nazionale, fortemente radicato nel territorio, con una struttura federale che abbia dei leader". Quinto colpo. "Non sono candidato nè aspiro a nessuna carica, quindi non sono antagonista di nessuno". Sesto colpo, il più pericoloso perché, tradotto significa "caro Vetroni, mi tengo le mani libere.". Così emerge "l'altra linea del Pd" a-veltroniano, che sembra saldare attorno a D'Alema anche il prodiano Parisi e il delusissimo (e furibondo) Rutelli, in cerca di rivincite, lui che è stato mandato allo sbaraglio. Per ora Veltroni regge, per ora. Vedremo se avrà davvero intenzione di andare al congresso anticipato e alla inevitabile conta. Anche perché non è da escludere un ritorno di Prodi, quando cadono le prime foglie dell'autunno. In fondo anche lui per ora si tiene le mani libere, ma i messaggi che ha mandato in giro non sono certo rassicuranti per Veltroni. Intanto "L'Unità" fa satira contro la sinistra veltroniana, come spiega il nostro Gianni Penncchi: è tutta feste e terrazze, con una serie di amare vignette-denuncia di Stefano Disegni, "matita cult" della sinistra. E' COSI'? COSA NE PENSI? DI' LA TUA Scritto in Varie Commenti ( 18 ) " (121 votes, average: 1.4 out of 5) Loading ... Il Blog di Alberto Taliani © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo post a un amico 29Apr 08 Quel venticello di Roma che diventa uragano. Per Veltroni Ebbene sì, la straordinaria vittoria di Gianni Alemanno che ha abbattuto il "muro" di Roma, non ha travolto solo Rutelli ma ha anche ridotto in macerie (politiche) il loft veltroniano. E ha aperto la strada alla resa dei conti all'interno del Pd. Dopo la sconfitta senza se e senza ma alle elezioni politiche è arrivata la mazzata della perdita del Campidoglio. Altro che venticello di Roma, il centrosinistra è stato spazzato via dall'uragano Gianni. E ora, povero Walter? Quando inizieranno a volare gli stracci in casa del bi-sconfitto, accusato da Rutelli di averlo lasciato solo e atteso al varco da Massimo D'Alema? Dopo la sconfitta elettorale i leader dei partiti di sinistra defenestrati a furor di voto popolare dal parlamento, si sono dimessi. E Veltroni? Resterà a combattere come una sorta di San Sebastiano infilzato dal centrodestra e dai suoi, oppure farebbe meglio a lasciare la guida del Pd? In fondo lui sogna l'Africa e qualcuno dei suoi, perfidamente, potrebbe anche soprannominarlo "sciupone l'africano", politicamente parlando. Già, perché dall'I care all'inno all'obamismo pare proprio non averne azzeccata una. Veltroni è in grado di costruire un grande partito di centrosinistra di stampo europeo o ci sono altri in grado, meglio di lui, di farlo? Cosa ne pensate? Veltroni deve restare o dimettersi? Dì la tua Secondo voi, chi dovrebbe guidare il Pd? Vota il tuo leader Scritto in Varie Commenti ( 58 ) " (130 votes, average: 1.49 out of 5) Loading ... Il Blog di Alberto Taliani © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo post a un amico 24Apr 08 Roma, quali sono le priorità da affrontare? Dite la vostra A Roma lo scontro per la conquista del Campidoglio si fa sempre più acceso, a fianco del candidato sindaco del Pdl, Gianni Alemanno e di quello del Pd Francesco Rutelli, sono scesi in campo anche i leader dei partiti. Sicurezza, campi rom, traffico, periferie abbandonate, futuro di Fiumicino e Alitalia sono i temi caldissimi della campagna elettorale: domenica e lunedì ci sono i ballottaggi per Comune e Provincia. Ed è una sfida decisiva. Come hanno detto Berlusconi, che ha attaccato frontalmente Rutelli (è un voltagabbana) e come ha sottolineato Fini: "Condizione irripetibile per vincere nella Capitale". Con Veltroni e i suoi impegnati a difendere la poltrona di sindaco dopo la sconfitta alle politiche. Roma deve voltare pagina, si dice, ma come? Quali sono le priorità che il nuovo sindaco dovrà affrontare? Dite la vostra Scritto in Varie Commenti ( 93 ) " (92 votes, average: 1.58 out of 5) Loading ... Il Blog di Alberto Taliani © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo post a un amico 23Apr 08 Racconta anche tu la partita della tua vita Nelle pagine dello sport del "Giornale", otto firme del nostro quotidiano (direttore Mario Giordano incluso) raccontano la loro partita della vita, l'incontro di calcio, quell'attimo fuggente fatto di emozione e di stupore, che ha segnato i loro ricordi legati allo sport più bello e più popolare del mondo (leggi gli articoli). E voi? Qual è la partita della vostra vita? Provate a raccontarla diventando per un momento giornalisti sportivi. Non scrivete troppe righe e buon divertimento. In fondo il mio blog ha, come sottotitolo, "Cronache di ordinaria quotidianità (ma non troppo)". Così possiamo per una volta divagare. A proposito, sapete qua è la mia partita della vita? Inter-Pisa, campionato 1983. Lavoravo a "il Tirreno" di Livorno e fui inviato a Milano, con il collega Marco Barabotti a seguire la partita. Rientro in redazione col primo aereo, scrittura di articoli per lo sport e per l'edizione di Pisa fino a mezzanotte. Poi, all 5 del mattino presi un treno per Milano e alle 11 firmai il contratto per lavorare al "Giornale". Grande partita. A proposito, sono interista, ma quel giorno vinse il Pisa. Scritto in Varie Commenti ( 19 ) " (131 votes, average: 1.2 out of 5) Loading ... Il Blog di Alberto Taliani © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo post a un amico Post precedenti Chi sono Sono il caporedattore del Giornale.it, un toscano "adottato" da Indro Montanelli e da Milano nel 1983. Tutti gli articoli di Alberto Taliani su ilGiornale.it contatti Categorie Varie (38) Ultime discussioni roberto: 2008 milano dopo anni che non la frequentavo a prima vista mi sembrava vecchia, fuori moda,obsoleta. per le... Marco De Vivo: Da elettore di destra.destra provo anche un po' di pena per Veltroni. Vorreidargli qualche... marcella trevi: Lorenza Bonaccorsi, della serie: "mio nipote di 2 anni è piu' preparato!" Se le... tarantini loretta: ho 66 anni percepisco una pensione di 400euro al mese quando ho pagato le bollette ditemi voi cosa... ENIO TERRACCIANO: Non è Walterino a sbagliare sono gli italiani che cominciano a capire almeno dopo 60 anni che... I più inviati Sayed, primo risultato della mobilitazione internazionale: il senato afgano ha ritirato la conferma della condanna a morte - 12 Emails Pensioni, a chi gli aumenti... - 3 Emails E Walter diventa il "premier ombra" - 2 Emails Berlusconi e il governo del "fare". Veltroni e le liti sul governo "ombra". Dite la vostra - 1 Emails Berlusconi, Veltroni e i nemici del dialogo - 1 Emails La Sapienza e il rito dell'intolleranza - 1 Emails Ultime News Blog amici Il blog di Andrea Tornielli Il blog di Christian Rocca Il blog di Marcello Foa Il blog di Nicola Porro Il blog di Paolo Guzzanti Siti Utili Centro Pannunzio Comitati per le Libertà Fondazione Einaudi Fondazione Liberal Free Foundation il Foglio Informazione corretta Istituto Bruno Leoni Magna Charta Società Libera Storia Libera TocqueVille June 2008 M T W T F S S " May 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 Archivio dei post June 2008 (1) May 2008 (6) April 2008 (7) March 2008 (5) February 2008 (19) Trackback recenti Recent Posts Walter e il loft degli amici nemici. Cattolici contro radicali La Sapienza e il rito dell'intolleranza Così le tecnologie ci cambiano la vita. 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D'Alema batte un colpo. Contro Walter. E "L'Unità" se la prende con la (sezione: Laici e chierici)

( da "Giornale.it, Il" del 18-06-2008)

Argomenti: Laicita'

Il Pd sfoglia la margherita, dunque, nel senso che in casa Veltroni tira aria di lite che potrebbe sfociare prima o poi in separazione. Già, fra le anime diessina e teodem i rapporti non sono proprio idilliaci. Dopo l'anatema dei cattolici contro la "contaminazione" dei pannelliani, le dure critiche di "Famiglia Cristiana" e della solita Binetti a cui si aggiunge l'ex ministro Fioroni (infuriato) che dice "il loft? sembra di stare a Teheran.", la frenata sull'adesione al Partito socialista europeo, la strada per Veltroni è ancora più in salita. Da un lato c'è il governo Berlusconi che piace sempre di più agli italiani, dall'altro il livello dello scontro che assomiglia a un tutti contro tutti a pochi mesi dalle elezioni europee. Di Pietro, ma anche i Teodem, D'Alema ma anche Rutelli che pare meditare "vendetta" politica dopop la clamorosa trombatura rimediata nella corsa al Campidoglio. E ci si mette pure Bertinotti, il "parolaio rosso" di Pansa che rientra nel gioco della poltica con un seminario sul futuro della sinistra e invita Massimo D'Alema, capace di guardare a sinistra più di quanto non sappia o non voglia fare Veltroni (che vuole lo sbarramento anche per le europee, tanto per tener fuori i "cespugli" rossi anche dal parlamento di Strasburgo). Grande è l'agitazione nel campo della sinistra, dove si agitano spettri di scissioni e "ricomposizioni". Già, perché fra i teodem e gli uomini della margherita c'è chi guarda a Casini e quel che resta dell'Udc, isolata e senza per ora spartito politico da suonare che la lancia la sua Costituente popolare (a cui guarda con interesse anche Clemente Mastella), e in più c'è chi teme le mosse di Rutelli. Intanto il governo Berlusconi va. Scritto in Varie Commenti ( 30 ) " (17 votes, average: 3.06 out of 5) Loading ... Il Blog di Alberto Taliani © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo post a un amico 28May 08 La Sapienza e il rito dell'intolleranza Prima il no dei Collettivi di sinistra a Papa Benedetto XVI, poi il no al dibattito sulle foibe: alla Sapienza di Roma l'intolleranza è di casa in nome di una "tradizione democratica" che tenta di riproporre schemi antichi, quelli del "rituale antifascista" degli anni Settanta. Già, brutto periodo quello, nelle università e nel Paese. con il corollario nel secondo caso dei manifesti di Forza Nuova strappati dai militanti dei Collettivi di sinistra, della rissa, degli arresti, delle polemiche e delle accuse. Salvo poi chiarire (rapporto della Digos) che l'aggressione è partita da sinistra. Ma stabilire colpe e responsabilità spetta ai giudici. E' il tema dell'intolleranza travestita da antifascismo, come scrive il nostro Mario Cervi, a preoccupare. E' il tentativo a questo punto nemmeno tanto mascherato di ricreare un clima di tensione, di scontro e di odio, a preoccupare. E' il tentativo di tornare allo schema degli opposti estremismi, ad allarmare. L'intolleranza si traveste, sbandiera ideali nobili, ma resta intolleranza: di parte e da parte di pochi. Bene ha fatto il sindaco di Roma Gianni Alemanno a dire: "Noi dobbiamo lanciare messaggi chiari, ovvero che questi episodi sono solati, estranei al contesto culturale e storico della nostra città e della nostra nazione. Questo è il messaggio che deve venire da tutti. Quando si costruiscono teoremi politici su una rissa tra giovani si comincia ad aprire un varco e armare le contrapposizioni ideologiche. Bisogna evitare questi schemi e queste persone vanno trattate come imbecilli fuori dalla storia e dal tempo". Veltroni invita la destra a "non minimizzare" e dice (giustamente) che le istituzioni devono stroncare subito l'insorgere della violenza. Ma quale? quella di una parte o di quella di tutte le parti? penso voglia dire quella di tutte. forse il "ma anche" stavolta ci sarebbe stato bene, per evitare fraintendimenti. Cosa che non fa Marco Ferrando, leader del Partito comunista dei lavoratori: "L'aggressione fascista a La Sapienza - sullo sfondo del nuovo quadro politico - ripropone il tema dell'autodifesa come diritto democratico elementare.E. E aggiunge il Ferrando: "E' necessario che ogni realtà minacciata appronti strutture di autodifesa, democraticamente designate e controllate". Parole gravi, le sue che ricordano proprio quegli anni di piombo che la maggioranza degli italiani vorrebbe consegnare agli archivi della storia. A chi giova strumentalizzare questi episodi per interessi di parte politica? A chi giova tornare a pescare nel torbido? Credo a nessuno, una democrazia è tanto più forte quanto è capace di rifiutare l'intolleranza delle estreme politiche ("frange" si diceva una volta). Il "giustificazionismo ideologico" stavolta non pagherebbe, gli italiani hanno scelto un' altra strada. Il dibattito è aperto. Scritto in Varie Commenti ( 75 ) " (39 votes, average: 3.46 out of 5) Loading ... Il Blog di Alberto Taliani © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo post a un amico 16May 08 Così le tecnologie ci cambiano la vita. Dì la tua Vi è mai successo di dimenticare il cellulare a casa? E' facile immaginare la sensazione che avete provato, perché la maggioranza di noi l'ha vissuta in prima persona. Ci si sente persi. Vulnerabili. Uno studio condotto da un gruppo di ricercatori britannici ha rilevato che è una sensazione paragonabile alla "tremarella del giorno delle nozze" o alla paura di quando si va dal dentista. Addirittura è stato coniato appositamente un termine medico. "Nomofobia", così si chiama la paura di rimanere senza portatile ("nomo" è l'abbreviazione di no mobile). Quale futuro? Non c'è niente da fare. Dobbiamo ammetterlo. La tecnologia fa parte di noi. Della nostra quotidianità. Ma dove stiamo andando? Quali saranno i nuovi mezzi di comunicazione e quale ruolo ricopriranno in un futuro più o meno vicino? Possible. ou probable Il Gruppo Editis, una prestigiosa casa editrice francese, ha proposto il suo punto di vista attraverso la realizzazione di un cortometraggio intitolato "Possible ou probable". Il film, che ha ricevuto il Laurier di bronzo al festival di Creusot, si propone di fare un salto in avanti nel tempo. Nella vita di una giovane coppia nell'era dell'editoria digitale. Di' la tua Editis apre il dibattito. Il Giornale.it, in occasione del 17 maggio, giornata mondiale delle Telecomunicazioni e della Società dell'Informazione, segue lasciando a voi lo spazio per esprimere le vostre idee e le vostre riflessioni su quello che è e che potrà essere. Guarda il cortometraggio (9 minuti) Scritto in Varie Commenti ( 12 ) " (112 votes, average: 1.14 out of 5) Loading ... Il Blog di Alberto Taliani © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo post a un amico 14May 08 Berlusconi, Veltroni e i nemici del dialogo Il discorso di Silvio Berlusconi alla Camera (leggi il discorso del premier), l'apertura unilaterale al dialogo con l'opposizione (che è seguita alla telefonata del premier a leder del Pd), sono i segnali più evidenti che qualcosa sta davvero cambiando, nel Parlamento e nel Paese. Aggiungiamoci anche il discorso del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano di alto profilo istituzionale e politico, come ha riconosciuto il presidente della Camera Gianfranco Fini. Insomma, molti saranno scettici, ma parlare di avvio di Terza Repubblica forse non è azzardato. Basta rileggere le parole del premier, il "sì" di Fassino a nome del Pd: l'asse Berlusconi-Veltroni si rinsalda, su questo punto cruciale, pur nella distinzione dei ruoli. Ma non sono tutte rose e fiori, anche Berlusconi e Veltroni devono fare come Fanfani qualche decennio fa: contare amici e nemici. E parare i colpi. Soprattutto Veltroni. Sconfitta alle urne la sinistra massimalista, resta da sconfiggere il partito "giacobino", quei giustizialisti che sono ripartiti alla carica (vedi il caso Travaglio-Schifani) e faranno di tutto per mettere i bastoni fra le ruote proprio a Veltroni. E' lui l'anello "debole" che la sinistra giacobina vuole colpire fino a indebolirlo e condizionarlo. Una prova? La sceneggiata di Antonio Di Pietro alla Camera: "Noi non abboccheremo, non intendiamo cadere nella tela del ragno. Abbiamo memoria e non intendiamo perderla. Conosciamo bene la sua storia personale e politica". Così ha parlato Tonino, l'ex pm. Ma il bersaglio non è il Cavaliere. No, lui ha una maggioranza solida, consegnatagli dal voto popolare. Il bersaglio è Walter, e di Pietro non è certo il suo solo nemico. C'è un filo che lega il Santoro, Travaglio, Grillo. Tonino punta dritto su quel mondo e pensa alle Europee del 2009. Come ci pensa su un altro versante Massimo D'Alema, tornato gran manovratore dentro e fuori il Pd. Del resto, come racconta Augusto Minzolini sulla "Stampa", alla cerimonia della consegna della Campanella usata per le riunioni del Consiglio dei ministri, Prodi ha detto a Berlusconi: "Tu sei un avversario, io i veri nemici li ho avuti qua dentro.". La battuta ora vale anche per Veltroni. A cosa serve un'opposizione parlamentare debole in una Paese normale? Peserà di più l'opposizione nelle piazze? L'apertura di Berlusconi (ma già in campagna elettorale era stato chiaro) aiuta Veltroni, ma anche l'Italia. L'ha capito anche Walter: "Occorre il riconoscimento della vittoria e della responsabilità da parte degli sconfitti ma anche l'equilibrio dei vincitori, perciò vi prendo in parola: siamo pronti da subito. Ma non pensate di avere il paese in mano". Scritto in Varie Commenti ( 100 ) " (52 votes, average: 2.9 out of 5) Loading ... Il Blog di Alberto Taliani © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo post a un amico 09May 08 E Walter diventa il "premier ombra" Dopo Occhetto (Pci poi Pds) nel 1989, Veltroni (Pci, Pds, Ds, Pd): la storia sembra ripetersi (ovviamente Veltroni spera in esiti migliori.) e torna il "governo ombra" (leggi l'articolo). Edizione rinnovata e aggiornata ai tempi di quella lontana esperienza partorita a Botteghe Oscure che - come ha ricordato Visco all'Unità - fu un fallimento e l'ex ministro ritiene che ci sarà il bis). Veltroni diventa "premier ombra" del "governo dell'opposizione": alla fine dopo trattative e incontri, divisioni e riavvicinamenti, no eccellenti (D'Alema e Parisi), tentennamenti divenuti alla fine un "sì accetto" (Bersani) ed entusiasti (Fassino, Franceschini) il leader del Partito democratico ha varato lo "shadow cabinet" di stampo anglosassone. Per ora le analogie finiscono qui, inutile fare il processo alle intenzioni che sulla carta sono buone. Tanto che la lista dei ministri ombra è stata presentata al presidente Napolitano (che fece parte - Esteri - della prima compagine occhettiana). Certo è sospetta la fretta con cui Walter si è affrettato a dichiarare "con D'Alema nessun conflitto, perché bisognerebbe essere in due.". Come dire: non sono io quello che polemizza e fa i distinguo. Insomma ponti d'oro al D'Alema portatore d'idee nel suo"ruolo importante che deve svolgere" alla fondazione ItalianiEuropei. Dopotutto il centralismo democratico non c'è più in casa degli ex-post e a-comunisti. Andare avanti, pensare subito alla direzione del Pd che sarà partorita dall'assemblea costituente. Mentre sprisce il "caminetto" e nasce il coordinamento dei "nove" che affiancherà il segretario piddino. Insomma, Veltroni riparte per tentare di rafforzare la sua non fortissima leadership. Vedremo se anche a sinistra nascerà davvero il "partito di Veltroni". Scritto in Varie Commenti ( 89 ) " (30 votes, average: 2.83 out of 5) Loading ... Il Blog di Alberto Taliani © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo post a un amico 08May 08 Berlusconi e il governo del "fare". Veltroni e le liti sul governo "ombra". Dite la vostra Il governo Berlusconi quater va e stavolta per i detrattori più accaniti del Cavaliere sarà difficile sostenere che non c'è niente di nuovo a Palazzo Chigi. Già, perché i ministri (quelli che contano, con portafoglio) sono solo 12 (9 senza portafoglio ma con la casella chiave delle Riforme affidata a Umberto Bossi) e perché sono entrati uomini nuovi che affiancano ministri già collaudati: 13 new entry (quattro hanno fra 31 e 40 anni). Continuità-discontinuità, insomma. Il premier è deciso è riprendere il filo del suo progetto Paese interrotto dai due anni di Prodi, ma molto è cambiato. Questo sarà davvero il governo del premier, innanzitutto, che potrà contare su un nocciolo duro di governo che ruota attorno al sottegretario alla Presidenza del Consiglio Gianni Letta, a Tremonti, Bossi, Maroni. e poi ci sono Matteoli e La Russa. Poco spazio ai tradizionali giochi di partito e 23 giorni per mettere a posto tutto, come ha riconosciuto soddisfatto il presidente Giorgio Napolitano ("Lungaggini? Siamo stati più veloci della Spagna."). Velocità, azione (ai tempi di Craxi fu coniato l'efficace "decisionismo"), la scelta bipartitica degli elettori che hanno semplificato il quadro politico di maggioranza e opposizione rende tutto più "decisionista" e apre la strada a una nuova stagione del "fare". Berlusconi su questo è deciso: anche perché da "fare" c'è davvero molto: pensiamo solo al caso Alitalia o alla vergogna dei rifiuti in Campania. E poi ci sono "problemini" non da poco che si chiamano stipendi, carico fiscale, sicurezza, immigrazione clandestina, rilancio del sistema paese, costi della politica e della burocrazia, federalismo. Mali antichi e problemi nuovi. Ecco perché Berlusconi ancora una volta ha sparigliato le carte. Per "fare", come chiedono gli italiani, serve un governo del premier (il Cavaliere) più che dei partiti. Ora ci aspettano i primi cento giorni di "luna di miele" con il Paese e le responsabilità di governo e maggioranza sono davvero grandi. Intanto la sinistra litiga sul governo che non ha sul "governo ombra" voluto da Veltroni (leggi l'articolo). Già perché anche il premier ombra ha i suoi problemi. Intanto D'Alema e Parisi hanno detto no, Bersani non è convinto, mentre Fassino ha detto sì per recuperare ruolo e visibilità. Ma serve il governo ombra? Esperienza di stampo anglosassone già sperimentata nel 1989 dal Pci poi diventato Pds. Allora non funzionò. lo volle Achille Occhetto quandò andò in crisi il governo De Mita e subentrò Andreotti (sesto governo) e la maggioranza era pentapartito. Sapete chi c'era? Giorgio Napolitano (esteri), Visco (finanze), Giovanni Berlinguer (sanità), Scola (spettacolo), Rodotà (giustizia). E oggi sull'Unità lo stesso Visco lo stronca: "Il governo ombra non ha un suo ruolo istituzionale e dunque non riesce ad operare. Si aggiunga il fatto che in un sistema dove ci sono più partiti, e non solo due come in Gran Bretagna, ciascun partito ha gruppi e rappresentanti in commissione. A questo punto si capisce perché non è stato esportato dalla Gran Bretagna in nessun altro paese. Lì è un luogo riconosciuto dell'opposizione. Da noi no". Senza contare, fa notare Visco, che tale proposta "anche interessante nella nostra esperienza passata non funzionò" e che "ci sono delle persone autorevoli dei partiti che stanno fuori dal governo ombra e che certo non smetteranno di dire quello che pensano", a cominciare da Massimo D'Alema. Comunque Walter ci riprova ma quello che dovrebbe essere un punto di forza del Pd rischia di rivelare che il re è nudo, perché sta mettendo in mostra divisioni correntizie, lacerazioni personali di un partito che pare allo sbando ed in cerca della rotta con una bussola rotta. Scritto in Varie Commenti ( 67 ) " (49 votes, average: 2.1 out of 5) Loading ... Il Blog di Alberto Taliani © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo post a un amico 05May 08 D'Alema batte un colpo. Contro Walter. E "L'Unità" se la prende con la sinistra veltroniana tutta feste e terrazze E alla fine Massimo D'Alema parlò. Dopo una campagna elettorale che è apparsa ai più "silente" (salvo evitare le dimissioni di Bassolino in Campania per scongiurare il voto anticipato alla Regione ed rinviare l'ennesima sconfitta del Pd), il ministro degli Esteri ha rivestito i panni dell'uomo di partito e ha iniziato a sparigliare le carte nel loft veltroniano. già, perché la resa dei conti post elettorali sarà lunga e sicuramente non indolore nel centrosinistra. "La sconfitta è stata grave, ed è di lungo periodo. Serve quindi una riflessione approfondita.". Primo colpo. "La sintonia tra Berlusconi e il Paese, cominciata nel '94, non è mai finita". Secondo colpo. Il Pd "deve cercare di coalizzare coalizzare tutte le forze che si oppongono alla destra" perché anche se non è in Parlamento la sinistra radicale "non è scomparsa dal Paese e il Pd non è chiamato a continuare a correre sempre da solo, anche perché in Italia ci sono leggi elettorali diverse. Con il 33% l'autosufficienza sarebbe un errore". Quarto colpo. Partito del Nord? "Abbiamo bisogno di un grande partito nazionale, fortemente radicato nel territorio, con una struttura federale che abbia dei leader". Quinto colpo. "Non sono candidato nè aspiro a nessuna carica, quindi non sono antagonista di nessuno". Sesto colpo, il più pericoloso perché, tradotto significa "caro Vetroni, mi tengo le mani libere.". Così emerge "l'altra linea del Pd" a-veltroniano, che sembra saldare attorno a D'Alema anche il prodiano Parisi e il delusissimo (e furibondo) Rutelli, in cerca di rivincite, lui che è stato mandato allo sbaraglio. Per ora Veltroni regge, per ora. Vedremo se avrà davvero intenzione di andare al congresso anticipato e alla inevitabile conta. Anche perché non è da escludere un ritorno di Prodi, quando cadono le prime foglie dell'autunno. In fondo anche lui per ora si tiene le mani libere, ma i messaggi che ha mandato in giro non sono certo rassicuranti per Veltroni. Intanto "L'Unità" fa satira contro la sinistra veltroniana, come spiega il nostro Gianni Penncchi: è tutta feste e terrazze, con una serie di amare vignette-denuncia di Stefano Disegni, "matita cult" della sinistra. E' COSI'? COSA NE PENSI? DI' LA TUA Scritto in Varie Commenti ( 18 ) " (121 votes, average: 1.4 out of 5) Loading ... Il Blog di Alberto Taliani © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo post a un amico 29Apr 08 Quel venticello di Roma che diventa uragano. Per Veltroni Ebbene sì, la straordinaria vittoria di Gianni Alemanno che ha abbattuto il "muro" di Roma, non ha travolto solo Rutelli ma ha anche ridotto in macerie (politiche) il loft veltroniano. E ha aperto la strada alla resa dei conti all'interno del Pd. Dopo la sconfitta senza se e senza ma alle elezioni politiche è arrivata la mazzata della perdita del Campidoglio. Altro che venticello di Roma, il centrosinistra è stato spazzato via dall'uragano Gianni. E ora, povero Walter? Quando inizieranno a volare gli stracci in casa del bi-sconfitto, accusato da Rutelli di averlo lasciato solo e atteso al varco da Massimo D'Alema? Dopo la sconfitta elettorale i leader dei partiti di sinistra defenestrati a furor di voto popolare dal parlamento, si sono dimessi. E Veltroni? Resterà a combattere come una sorta di San Sebastiano infilzato dal centrodestra e dai suoi, oppure farebbe meglio a lasciare la guida del Pd? In fondo lui sogna l'Africa e qualcuno dei suoi, perfidamente, potrebbe anche soprannominarlo "sciupone l'africano", politicamente parlando. Già, perché dall'I care all'inno all'obamismo pare proprio non averne azzeccata una. Veltroni è in grado di costruire un grande partito di centrosinistra di stampo europeo o ci sono altri in grado, meglio di lui, di farlo? Cosa ne pensate? Veltroni deve restare o dimettersi? Dì la tua Secondo voi, chi dovrebbe guidare il Pd? Vota il tuo leader Scritto in Varie Commenti ( 58 ) " (130 votes, average: 1.49 out of 5) Loading ... Il Blog di Alberto Taliani © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo post a un amico 24Apr 08 Roma, quali sono le priorità da affrontare? Dite la vostra A Roma lo scontro per la conquista del Campidoglio si fa sempre più acceso, a fianco del candidato sindaco del Pdl, Gianni Alemanno e di quello del Pd Francesco Rutelli, sono scesi in campo anche i leader dei partiti. Sicurezza, campi rom, traffico, periferie abbandonate, futuro di Fiumicino e Alitalia sono i temi caldissimi della campagna elettorale: domenica e lunedì ci sono i ballottaggi per Comune e Provincia. Ed è una sfida decisiva. Come hanno detto Berlusconi, che ha attaccato frontalmente Rutelli (è un voltagabbana) e come ha sottolineato Fini: "Condizione irripetibile per vincere nella Capitale". Con Veltroni e i suoi impegnati a difendere la poltrona di sindaco dopo la sconfitta alle politiche. Roma deve voltare pagina, si dice, ma come? Quali sono le priorità che il nuovo sindaco dovrà affrontare? Dite la vostra Scritto in Varie Commenti ( 93 ) " (92 votes, average: 1.58 out of 5) Loading ... Il Blog di Alberto Taliani © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo post a un amico 23Apr 08 Racconta anche tu la partita della tua vita Nelle pagine dello sport del "Giornale", otto firme del nostro quotidiano (direttore Mario Giordano incluso) raccontano la loro partita della vita, l'incontro di calcio, quell'attimo fuggente fatto di emozione e di stupore, che ha segnato i loro ricordi legati allo sport più bello e più popolare del mondo (leggi gli articoli). E voi? Qual è la partita della vostra vita? Provate a raccontarla diventando per un momento giornalisti sportivi. Non scrivete troppe righe e buon divertimento. In fondo il mio blog ha, come sottotitolo, "Cronache di ordinaria quotidianità (ma non troppo)". Così possiamo per una volta divagare. A proposito, sapete qua è la mia partita della vita? Inter-Pisa, campionato 1983. Lavoravo a "il Tirreno" di Livorno e fui inviato a Milano, con il collega Marco Barabotti a seguire la partita. Rientro in redazione col primo aereo, scrittura di articoli per lo sport e per l'edizione di Pisa fino a mezzanotte. Poi, all 5 del mattino presi un treno per Milano e alle 11 firmai il contratto per lavorare al "Giornale". Grande partita. A proposito, sono interista, ma quel giorno vinse il Pisa. Scritto in Varie Commenti ( 19 ) " (131 votes, average: 1.2 out of 5) Loading ... Il Blog di Alberto Taliani © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo post a un amico Post precedenti Chi sono Sono il caporedattore del Giornale.it, un toscano "adottato" da Indro Montanelli e da Milano nel 1983. Tutti gli articoli di Alberto Taliani su ilGiornale.it contatti Categorie Varie (38) Ultime discussioni roberto: 2008 milano dopo anni che non la frequentavo a prima vista mi sembrava vecchia, fuori moda,obsoleta. per le... Marco De Vivo: Da elettore di destra.destra provo anche un po' di pena per Veltroni. Vorreidargli qualche... marcella trevi: Lorenza Bonaccorsi, della serie: "mio nipote di 2 anni è piu' preparato!" Se le... tarantini loretta: ho 66 anni percepisco una pensione di 400euro al mese quando ho pagato le bollette ditemi voi cosa... ENIO TERRACCIANO: Non è Walterino a sbagliare sono gli italiani che cominciano a capire almeno dopo 60 anni che... I più inviati Sayed, primo risultato della mobilitazione internazionale: il senato afgano ha ritirato la conferma della condanna a morte - 12 Emails Pensioni, a chi gli aumenti... - 3 Emails E Walter diventa il "premier ombra" - 2 Emails Berlusconi e il governo del "fare". Veltroni e le liti sul governo "ombra". Dite la vostra - 1 Emails Berlusconi, Veltroni e i nemici del dialogo - 1 Emails La Sapienza e il rito dell'intolleranza - 1 Emails Ultime News C'ERA UNA VOLTA IL DIALOGOIran, Frattini frena: "Un attacco aereo? Sarebbe catastrofe"La Ue: l'Italia chiarisca sgravi fiscali alle coopPalermo, un accordo tra mafiosi e massoni per ritardare i processiE l'Italia fa "l'impresa" a Zurigo Batte la francia 2 a 0: qualificataCaso Mills, Berlusconi ricusa il giudice L'Anm: "Non può denigrare le toghe" Blog amici Il blog di Andrea Tornielli Il blog di Christian Rocca Il blog di Marcello Foa Il blog di Nicola Porro Il blog di Paolo Guzzanti Siti Utili Centro Pannunzio Comitati per le Libertà Fondazione Einaudi Fondazione Liberal Free Foundation il Foglio Informazione corretta Istituto Bruno Leoni Magna Charta Società Libera Storia Libera TocqueVille June 2008 M T W T F S S " May 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 Archivio dei post June 2008 (1) May 2008 (6) April 2008 (7) March 2008 (5) February 2008 (19) Trackback recenti Recent Posts Walter e il loft degli amici nemici. 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Quel venticello di Roma che diventa uragano. Per Veltroni (sezione: Laici e chierici)

( da "Giornale.it, Il" del 18-06-2008)

Argomenti: Laicita'

Il Pd sfoglia la margherita, dunque, nel senso che in casa Veltroni tira aria di lite che potrebbe sfociare prima o poi in separazione. Già, fra le anime diessina e teodem i rapporti non sono proprio idilliaci. Dopo l'anatema dei cattolici contro la "contaminazione" dei pannelliani, le dure critiche di "Famiglia Cristiana" e della solita Binetti a cui si aggiunge l'ex ministro Fioroni (infuriato) che dice "il loft? sembra di stare a Teheran.", la frenata sull'adesione al Partito socialista europeo, la strada per Veltroni è ancora più in salita. Da un lato c'è il governo Berlusconi che piace sempre di più agli italiani, dall'altro il livello dello scontro che assomiglia a un tutti contro tutti a pochi mesi dalle elezioni europee. Di Pietro, ma anche i Teodem, D'Alema ma anche Rutelli che pare meditare "vendetta" politica dopop la clamorosa trombatura rimediata nella corsa al Campidoglio. E ci si mette pure Bertinotti, il "parolaio rosso" di Pansa che rientra nel gioco della poltica con un seminario sul futuro della sinistra e invita Massimo D'Alema, capace di guardare a sinistra più di quanto non sappia o non voglia fare Veltroni (che vuole lo sbarramento anche per le europee, tanto per tener fuori i "cespugli" rossi anche dal parlamento di Strasburgo). Grande è l'agitazione nel campo della sinistra, dove si agitano spettri di scissioni e "ricomposizioni". Già, perché fra i teodem e gli uomini della margherita c'è chi guarda a Casini e quel che resta dell'Udc, isolata e senza per ora spartito politico da suonare che la lancia la sua Costituente popolare (a cui guarda con interesse anche Clemente Mastella), e in più c'è chi teme le mosse di Rutelli. Intanto il governo Berlusconi va. Scritto in Varie Commenti ( 30 ) " (17 votes, average: 3.06 out of 5) Loading ... Il Blog di Alberto Taliani © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo post a un amico 28May 08 La Sapienza e il rito dell'intolleranza Prima il no dei Collettivi di sinistra a Papa Benedetto XVI, poi il no al dibattito sulle foibe: alla Sapienza di Roma l'intolleranza è di casa in nome di una "tradizione democratica" che tenta di riproporre schemi antichi, quelli del "rituale antifascista" degli anni Settanta. Già, brutto periodo quello, nelle università e nel Paese. con il corollario nel secondo caso dei manifesti di Forza Nuova strappati dai militanti dei Collettivi di sinistra, della rissa, degli arresti, delle polemiche e delle accuse. Salvo poi chiarire (rapporto della Digos) che l'aggressione è partita da sinistra. Ma stabilire colpe e responsabilità spetta ai giudici. E' il tema dell'intolleranza travestita da antifascismo, come scrive il nostro Mario Cervi, a preoccupare. E' il tentativo a questo punto nemmeno tanto mascherato di ricreare un clima di tensione, di scontro e di odio, a preoccupare. E' il tentativo di tornare allo schema degli opposti estremismi, ad allarmare. L'intolleranza si traveste, sbandiera ideali nobili, ma resta intolleranza: di parte e da parte di pochi. Bene ha fatto il sindaco di Roma Gianni Alemanno a dire: "Noi dobbiamo lanciare messaggi chiari, ovvero che questi episodi sono solati, estranei al contesto culturale e storico della nostra città e della nostra nazione. Questo è il messaggio che deve venire da tutti. Quando si costruiscono teoremi politici su una rissa tra giovani si comincia ad aprire un varco e armare le contrapposizioni ideologiche. Bisogna evitare questi schemi e queste persone vanno trattate come imbecilli fuori dalla storia e dal tempo". Veltroni invita la destra a "non minimizzare" e dice (giustamente) che le istituzioni devono stroncare subito l'insorgere della violenza. Ma quale? quella di una parte o di quella di tutte le parti? penso voglia dire quella di tutte. forse il "ma anche" stavolta ci sarebbe stato bene, per evitare fraintendimenti. Cosa che non fa Marco Ferrando, leader del Partito comunista dei lavoratori: "L'aggressione fascista a La Sapienza - sullo sfondo del nuovo quadro politico - ripropone il tema dell'autodifesa come diritto democratico elementare.E. E aggiunge il Ferrando: "E' necessario che ogni realtà minacciata appronti strutture di autodifesa, democraticamente designate e controllate". Parole gravi, le sue che ricordano proprio quegli anni di piombo che la maggioranza degli italiani vorrebbe consegnare agli archivi della storia. A chi giova strumentalizzare questi episodi per interessi di parte politica? A chi giova tornare a pescare nel torbido? Credo a nessuno, una democrazia è tanto più forte quanto è capace di rifiutare l'intolleranza delle estreme politiche ("frange" si diceva una volta). Il "giustificazionismo ideologico" stavolta non pagherebbe, gli italiani hanno scelto un' altra strada. Il dibattito è aperto. Scritto in Varie Commenti ( 75 ) " (39 votes, average: 3.46 out of 5) Loading ... Il Blog di Alberto Taliani © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo post a un amico 16May 08 Così le tecnologie ci cambiano la vita. Dì la tua Vi è mai successo di dimenticare il cellulare a casa? E' facile immaginare la sensazione che avete provato, perché la maggioranza di noi l'ha vissuta in prima persona. Ci si sente persi. Vulnerabili. Uno studio condotto da un gruppo di ricercatori britannici ha rilevato che è una sensazione paragonabile alla "tremarella del giorno delle nozze" o alla paura di quando si va dal dentista. Addirittura è stato coniato appositamente un termine medico. "Nomofobia", così si chiama la paura di rimanere senza portatile ("nomo" è l'abbreviazione di no mobile). Quale futuro? Non c'è niente da fare. Dobbiamo ammetterlo. La tecnologia fa parte di noi. Della nostra quotidianità. Ma dove stiamo andando? Quali saranno i nuovi mezzi di comunicazione e quale ruolo ricopriranno in un futuro più o meno vicino? Possible. ou probable Il Gruppo Editis, una prestigiosa casa editrice francese, ha proposto il suo punto di vista attraverso la realizzazione di un cortometraggio intitolato "Possible ou probable". Il film, che ha ricevuto il Laurier di bronzo al festival di Creusot, si propone di fare un salto in avanti nel tempo. Nella vita di una giovane coppia nell'era dell'editoria digitale. Di' la tua Editis apre il dibattito. Il Giornale.it, in occasione del 17 maggio, giornata mondiale delle Telecomunicazioni e della Società dell'Informazione, segue lasciando a voi lo spazio per esprimere le vostre idee e le vostre riflessioni su quello che è e che potrà essere. Guarda il cortometraggio (9 minuti) Scritto in Varie Commenti ( 12 ) " (112 votes, average: 1.14 out of 5) Loading ... Il Blog di Alberto Taliani © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo post a un amico 14May 08 Berlusconi, Veltroni e i nemici del dialogo Il discorso di Silvio Berlusconi alla Camera (leggi il discorso del premier), l'apertura unilaterale al dialogo con l'opposizione (che è seguita alla telefonata del premier a leder del Pd), sono i segnali più evidenti che qualcosa sta davvero cambiando, nel Parlamento e nel Paese. Aggiungiamoci anche il discorso del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano di alto profilo istituzionale e politico, come ha riconosciuto il presidente della Camera Gianfranco Fini. Insomma, molti saranno scettici, ma parlare di avvio di Terza Repubblica forse non è azzardato. Basta rileggere le parole del premier, il "sì" di Fassino a nome del Pd: l'asse Berlusconi-Veltroni si rinsalda, su questo punto cruciale, pur nella distinzione dei ruoli. Ma non sono tutte rose e fiori, anche Berlusconi e Veltroni devono fare come Fanfani qualche decennio fa: contare amici e nemici. E parare i colpi. Soprattutto Veltroni. Sconfitta alle urne la sinistra massimalista, resta da sconfiggere il partito "giacobino", quei giustizialisti che sono ripartiti alla carica (vedi il caso Travaglio-Schifani) e faranno di tutto per mettere i bastoni fra le ruote proprio a Veltroni. E' lui l'anello "debole" che la sinistra giacobina vuole colpire fino a indebolirlo e condizionarlo. Una prova? La sceneggiata di Antonio Di Pietro alla Camera: "Noi non abboccheremo, non intendiamo cadere nella tela del ragno. Abbiamo memoria e non intendiamo perderla. Conosciamo bene la sua storia personale e politica". Così ha parlato Tonino, l'ex pm. Ma il bersaglio non è il Cavaliere. No, lui ha una maggioranza solida, consegnatagli dal voto popolare. Il bersaglio è Walter, e di Pietro non è certo il suo solo nemico. C'è un filo che lega il Santoro, Travaglio, Grillo. Tonino punta dritto su quel mondo e pensa alle Europee del 2009. Come ci pensa su un altro versante Massimo D'Alema, tornato gran manovratore dentro e fuori il Pd. Del resto, come racconta Augusto Minzolini sulla "Stampa", alla cerimonia della consegna della Campanella usata per le riunioni del Consiglio dei ministri, Prodi ha detto a Berlusconi: "Tu sei un avversario, io i veri nemici li ho avuti qua dentro.". La battuta ora vale anche per Veltroni. A cosa serve un'opposizione parlamentare debole in una Paese normale? Peserà di più l'opposizione nelle piazze? L'apertura di Berlusconi (ma già in campagna elettorale era stato chiaro) aiuta Veltroni, ma anche l'Italia. L'ha capito anche Walter: "Occorre il riconoscimento della vittoria e della responsabilità da parte degli sconfitti ma anche l'equilibrio dei vincitori, perciò vi prendo in parola: siamo pronti da subito. Ma non pensate di avere il paese in mano". Scritto in Varie Commenti ( 100 ) " (52 votes, average: 2.9 out of 5) Loading ... Il Blog di Alberto Taliani © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo post a un amico 09May 08 E Walter diventa il "premier ombra" Dopo Occhetto (Pci poi Pds) nel 1989, Veltroni (Pci, Pds, Ds, Pd): la storia sembra ripetersi (ovviamente Veltroni spera in esiti migliori.) e torna il "governo ombra" (leggi l'articolo). Edizione rinnovata e aggiornata ai tempi di quella lontana esperienza partorita a Botteghe Oscure che - come ha ricordato Visco all'Unità - fu un fallimento e l'ex ministro ritiene che ci sarà il bis). Veltroni diventa "premier ombra" del "governo dell'opposizione": alla fine dopo trattative e incontri, divisioni e riavvicinamenti, no eccellenti (D'Alema e Parisi), tentennamenti divenuti alla fine un "sì accetto" (Bersani) ed entusiasti (Fassino, Franceschini) il leader del Partito democratico ha varato lo "shadow cabinet" di stampo anglosassone. Per ora le analogie finiscono qui, inutile fare il processo alle intenzioni che sulla carta sono buone. Tanto che la lista dei ministri ombra è stata presentata al presidente Napolitano (che fece parte - Esteri - della prima compagine occhettiana). Certo è sospetta la fretta con cui Walter si è affrettato a dichiarare "con D'Alema nessun conflitto, perché bisognerebbe essere in due.". Come dire: non sono io quello che polemizza e fa i distinguo. Insomma ponti d'oro al D'Alema portatore d'idee nel suo"ruolo importante che deve svolgere" alla fondazione ItalianiEuropei. Dopotutto il centralismo democratico non c'è più in casa degli ex-post e a-comunisti. Andare avanti, pensare subito alla direzione del Pd che sarà partorita dall'assemblea costituente. Mentre sprisce il "caminetto" e nasce il coordinamento dei "nove" che affiancherà il segretario piddino. Insomma, Veltroni riparte per tentare di rafforzare la sua non fortissima leadership. Vedremo se anche a sinistra nascerà davvero il "partito di Veltroni". Scritto in Varie Commenti ( 89 ) " (30 votes, average: 2.83 out of 5) Loading ... Il Blog di Alberto Taliani © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo post a un amico 08May 08 Berlusconi e il governo del "fare". Veltroni e le liti sul governo "ombra". Dite la vostra Il governo Berlusconi quater va e stavolta per i detrattori più accaniti del Cavaliere sarà difficile sostenere che non c'è niente di nuovo a Palazzo Chigi. Già, perché i ministri (quelli che contano, con portafoglio) sono solo 12 (9 senza portafoglio ma con la casella chiave delle Riforme affidata a Umberto Bossi) e perché sono entrati uomini nuovi che affiancano ministri già collaudati: 13 new entry (quattro hanno fra 31 e 40 anni). Continuità-discontinuità, insomma. Il premier è deciso è riprendere il filo del suo progetto Paese interrotto dai due anni di Prodi, ma molto è cambiato. Questo sarà davvero il governo del premier, innanzitutto, che potrà contare su un nocciolo duro di governo che ruota attorno al sottegretario alla Presidenza del Consiglio Gianni Letta, a Tremonti, Bossi, Maroni. e poi ci sono Matteoli e La Russa. Poco spazio ai tradizionali giochi di partito e 23 giorni per mettere a posto tutto, come ha riconosciuto soddisfatto il presidente Giorgio Napolitano ("Lungaggini? Siamo stati più veloci della Spagna."). Velocità, azione (ai tempi di Craxi fu coniato l'efficace "decisionismo"), la scelta bipartitica degli elettori che hanno semplificato il quadro politico di maggioranza e opposizione rende tutto più "decisionista" e apre la strada a una nuova stagione del "fare". Berlusconi su questo è deciso: anche perché da "fare" c'è davvero molto: pensiamo solo al caso Alitalia o alla vergogna dei rifiuti in Campania. E poi ci sono "problemini" non da poco che si chiamano stipendi, carico fiscale, sicurezza, immigrazione clandestina, rilancio del sistema paese, costi della politica e della burocrazia, federalismo. Mali antichi e problemi nuovi. Ecco perché Berlusconi ancora una volta ha sparigliato le carte. Per "fare", come chiedono gli italiani, serve un governo del premier (il Cavaliere) più che dei partiti. Ora ci aspettano i primi cento giorni di "luna di miele" con il Paese e le responsabilità di governo e maggioranza sono davvero grandi. Intanto la sinistra litiga sul governo che non ha sul "governo ombra" voluto da Veltroni (leggi l'articolo). Già perché anche il premier ombra ha i suoi problemi. Intanto D'Alema e Parisi hanno detto no, Bersani non è convinto, mentre Fassino ha detto sì per recuperare ruolo e visibilità. Ma serve il governo ombra? Esperienza di stampo anglosassone già sperimentata nel 1989 dal Pci poi diventato Pds. Allora non funzionò. lo volle Achille Occhetto quandò andò in crisi il governo De Mita e subentrò Andreotti (sesto governo) e la maggioranza era pentapartito. Sapete chi c'era? Giorgio Napolitano (esteri), Visco (finanze), Giovanni Berlinguer (sanità), Scola (spettacolo), Rodotà (giustizia). E oggi sull'Unità lo stesso Visco lo stronca: "Il governo ombra non ha un suo ruolo istituzionale e dunque non riesce ad operare. Si aggiunga il fatto che in un sistema dove ci sono più partiti, e non solo due come in Gran Bretagna, ciascun partito ha gruppi e rappresentanti in commissione. A questo punto si capisce perché non è stato esportato dalla Gran Bretagna in nessun altro paese. Lì è un luogo riconosciuto dell'opposizione. Da noi no". Senza contare, fa notare Visco, che tale proposta "anche interessante nella nostra esperienza passata non funzionò" e che "ci sono delle persone autorevoli dei partiti che stanno fuori dal governo ombra e che certo non smetteranno di dire quello che pensano", a cominciare da Massimo D'Alema. Comunque Walter ci riprova ma quello che dovrebbe essere un punto di forza del Pd rischia di rivelare che il re è nudo, perché sta mettendo in mostra divisioni correntizie, lacerazioni personali di un partito che pare allo sbando ed in cerca della rotta con una bussola rotta. Scritto in Varie Commenti ( 67 ) " (49 votes, average: 2.1 out of 5) Loading ... Il Blog di Alberto Taliani © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo post a un amico 05May 08 D'Alema batte un colpo. Contro Walter. E "L'Unità" se la prende con la sinistra veltroniana tutta feste e terrazze E alla fine Massimo D'Alema parlò. Dopo una campagna elettorale che è apparsa ai più "silente" (salvo evitare le dimissioni di Bassolino in Campania per scongiurare il voto anticipato alla Regione ed rinviare l'ennesima sconfitta del Pd), il ministro degli Esteri ha rivestito i panni dell'uomo di partito e ha iniziato a sparigliare le carte nel loft veltroniano. già, perché la resa dei conti post elettorali sarà lunga e sicuramente non indolore nel centrosinistra. "La sconfitta è stata grave, ed è di lungo periodo. Serve quindi una riflessione approfondita.". Primo colpo. "La sintonia tra Berlusconi e il Paese, cominciata nel '94, non è mai finita". Secondo colpo. Il Pd "deve cercare di coalizzare coalizzare tutte le forze che si oppongono alla destra" perché anche se non è in Parlamento la sinistra radicale "non è scomparsa dal Paese e il Pd non è chiamato a continuare a correre sempre da solo, anche perché in Italia ci sono leggi elettorali diverse. Con il 33% l'autosufficienza sarebbe un errore". Quarto colpo. Partito del Nord? "Abbiamo bisogno di un grande partito nazionale, fortemente radicato nel territorio, con una struttura federale che abbia dei leader". Quinto colpo. "Non sono candidato nè aspiro a nessuna carica, quindi non sono antagonista di nessuno". Sesto colpo, il più pericoloso perché, tradotto significa "caro Vetroni, mi tengo le mani libere.". Così emerge "l'altra linea del Pd" a-veltroniano, che sembra saldare attorno a D'Alema anche il prodiano Parisi e il delusissimo (e furibondo) Rutelli, in cerca di rivincite, lui che è stato mandato allo sbaraglio. Per ora Veltroni regge, per ora. Vedremo se avrà davvero intenzione di andare al congresso anticipato e alla inevitabile conta. Anche perché non è da escludere un ritorno di Prodi, quando cadono le prime foglie dell'autunno. In fondo anche lui per ora si tiene le mani libere, ma i messaggi che ha mandato in giro non sono certo rassicuranti per Veltroni. Intanto "L'Unità" fa satira contro la sinistra veltroniana, come spiega il nostro Gianni Penncchi: è tutta feste e terrazze, con una serie di amare vignette-denuncia di Stefano Disegni, "matita cult" della sinistra. E' COSI'? COSA NE PENSI? DI' LA TUA Scritto in Varie Commenti ( 18 ) " (121 votes, average: 1.4 out of 5) Loading ... Il Blog di Alberto Taliani © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo post a un amico 29Apr 08 Quel venticello di Roma che diventa uragano. Per Veltroni Ebbene sì, la straordinaria vittoria di Gianni Alemanno che ha abbattuto il "muro" di Roma, non ha travolto solo Rutelli ma ha anche ridotto in macerie (politiche) il loft veltroniano. E ha aperto la strada alla resa dei conti all'interno del Pd. Dopo la sconfitta senza se e senza ma alle elezioni politiche è arrivata la mazzata della perdita del Campidoglio. Altro che venticello di Roma, il centrosinistra è stato spazzato via dall'uragano Gianni. E ora, povero Walter? Quando inizieranno a volare gli stracci in casa del bi-sconfitto, accusato da Rutelli di averlo lasciato solo e atteso al varco da Massimo D'Alema? Dopo la sconfitta elettorale i leader dei partiti di sinistra defenestrati a furor di voto popolare dal parlamento, si sono dimessi. E Veltroni? Resterà a combattere come una sorta di San Sebastiano infilzato dal centrodestra e dai suoi, oppure farebbe meglio a lasciare la guida del Pd? In fondo lui sogna l'Africa e qualcuno dei suoi, perfidamente, potrebbe anche soprannominarlo "sciupone l'africano", politicamente parlando. Già, perché dall'I care all'inno all'obamismo pare proprio non averne azzeccata una. Veltroni è in grado di costruire un grande partito di centrosinistra di stampo europeo o ci sono altri in grado, meglio di lui, di farlo? Cosa ne pensate? Veltroni deve restare o dimettersi? Dì la tua Secondo voi, chi dovrebbe guidare il Pd? Vota il tuo leader Scritto in Varie Commenti ( 58 ) " (130 votes, average: 1.49 out of 5) Loading ... Il Blog di Alberto Taliani © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo post a un amico 24Apr 08 Roma, quali sono le priorità da affrontare? Dite la vostra A Roma lo scontro per la conquista del Campidoglio si fa sempre più acceso, a fianco del candidato sindaco del Pdl, Gianni Alemanno e di quello del Pd Francesco Rutelli, sono scesi in campo anche i leader dei partiti. Sicurezza, campi rom, traffico, periferie abbandonate, futuro di Fiumicino e Alitalia sono i temi caldissimi della campagna elettorale: domenica e lunedì ci sono i ballottaggi per Comune e Provincia. Ed è una sfida decisiva. Come hanno detto Berlusconi, che ha attaccato frontalmente Rutelli (è un voltagabbana) e come ha sottolineato Fini: "Condizione irripetibile per vincere nella Capitale". Con Veltroni e i suoi impegnati a difendere la poltrona di sindaco dopo la sconfitta alle politiche. Roma deve voltare pagina, si dice, ma come? Quali sono le priorità che il nuovo sindaco dovrà affrontare? Dite la vostra Scritto in Varie Commenti ( 93 ) " (92 votes, average: 1.58 out of 5) Loading ... Il Blog di Alberto Taliani © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo post a un amico 23Apr 08 Racconta anche tu la partita della tua vita Nelle pagine dello sport del "Giornale", otto firme del nostro quotidiano (direttore Mario Giordano incluso) raccontano la loro partita della vita, l'incontro di calcio, quell'attimo fuggente fatto di emozione e di stupore, che ha segnato i loro ricordi legati allo sport più bello e più popolare del mondo (leggi gli articoli). E voi? Qual è la partita della vostra vita? Provate a raccontarla diventando per un momento giornalisti sportivi. Non scrivete troppe righe e buon divertimento. In fondo il mio blog ha, come sottotitolo, "Cronache di ordinaria quotidianità (ma non troppo)". Così possiamo per una volta divagare. A proposito, sapete qua è la mia partita della vita? Inter-Pisa, campionato 1983. Lavoravo a "il Tirreno" di Livorno e fui inviato a Milano, con il collega Marco Barabotti a seguire la partita. Rientro in redazione col primo aereo, scrittura di articoli per lo sport e per l'edizione di Pisa fino a mezzanotte. Poi, all 5 del mattino presi un treno per Milano e alle 11 firmai il contratto per lavorare al "Giornale". Grande partita. A proposito, sono interista, ma quel giorno vinse il Pisa. Scritto in Varie Commenti ( 19 ) " (131 votes, average: 1.2 out of 5) Loading ... Il Blog di Alberto Taliani © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo post a un amico Post precedenti Chi sono Sono il caporedattore del Giornale.it, un toscano "adottato" da Indro Montanelli e da Milano nel 1983. Tutti gli articoli di Alberto Taliani su ilGiornale.it contatti Categorie Varie (38) Ultime discussioni roberto: 2008 milano dopo anni che non la frequentavo a prima vista mi sembrava vecchia, fuori moda,obsoleta. per le... Marco De Vivo: Da elettore di destra.destra provo anche un po' di pena per Veltroni. Vorreidargli qualche... marcella trevi: Lorenza Bonaccorsi, della serie: "mio nipote di 2 anni è piu' preparato!" Se le... tarantini loretta: ho 66 anni percepisco una pensione di 400euro al mese quando ho pagato le bollette ditemi voi cosa... ENIO TERRACCIANO: Non è Walterino a sbagliare sono gli italiani che cominciano a capire almeno dopo 60 anni che... I più inviati Sayed, primo risultato della mobilitazione internazionale: il senato afgano ha ritirato la conferma della condanna a morte - 12 Emails Pensioni, a chi gli aumenti... - 3 Emails E Walter diventa il "premier ombra" - 2 Emails Berlusconi e il governo del "fare". Veltroni e le liti sul governo "ombra". Dite la vostra - 1 Emails Berlusconi, Veltroni e i nemici del dialogo - 1 Emails La Sapienza e il rito dell'intolleranza - 1 Emails Ultime News C'ERA UNA VOLTA IL DIALOGOIran, Frattini frena: "Un attacco aereo? Sarebbe catastrofe"La Ue: l'Italia chiarisca sgravi fiscali alle coopPalermo, un accordo tra mafiosi e massoni per ritardare i processiE l'Italia fa "l'impresa" a Zurigo Batte la francia 2 a 0: qualificataCaso Mills, Berlusconi ricusa il giudice L'Anm: "Non può denigrare le toghe" Blog amici Il blog di Andrea Tornielli Il blog di Christian Rocca Il blog di Marcello Foa Il blog di Nicola Porro Il blog di Paolo Guzzanti Siti Utili Centro Pannunzio Comitati per le Libertà Fondazione Einaudi Fondazione Liberal Free Foundation il Foglio Informazione corretta Istituto Bruno Leoni Magna Charta Società Libera Storia Libera TocqueVille June 2008 M T W T F S S " May 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 Archivio dei post June 2008 (1) May 2008 (6) April 2008 (7) March 2008 (5) February 2008 (19) Trackback recenti Recent Posts Walter e il loft degli amici nemici. Cattolici contro radicali La Sapienza e il rito dell'intolleranza Così le tecnologie ci cambiano la vita. Dì la tua Berlusconi, Veltroni e i nemici del dialogo E Walter diventa il "premier ombra" Berlusconi e il governo del "fare". Veltroni e le liti sul governo "ombra". Dite la vostra D'Alema batte un colpo. Contro Walter. E "L'Unità" se la prende con la sinistra veltroniana tutta feste e terrazze Quel venticello di Roma che diventa uragano. Per Veltroni Roma, quali sono le priorità da affrontare? Dite la vostra Racconta anche tu la partita della tua vita Pagine About Disclaimer Filo diretto con il lettori del Giornale.it Pannello di controllo Login Entries RSS Comments RSS WordPress.com Photos Feed RSS di questo blog Feed RSS dei commenti al blog Il Blog di Alberto Taliani © 2008 disclaimer Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti.

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Racconta anche tu la partita della tua vita (sezione: Laici e chierici)

( da "Giornale.it, Il" del 18-06-2008)

Argomenti: Laicita'

Il Pd sfoglia la margherita, dunque, nel senso che in casa Veltroni tira aria di lite che potrebbe sfociare prima o poi in separazione. Già, fra le anime diessina e teodem i rapporti non sono proprio idilliaci. Dopo l'anatema dei cattolici contro la "contaminazione" dei pannelliani, le dure critiche di "Famiglia Cristiana" e della solita Binetti a cui si aggiunge l'ex ministro Fioroni (infuriato) che dice "il loft? sembra di stare a Teheran.", la frenata sull'adesione al Partito socialista europeo, la strada per Veltroni è ancora più in salita. Da un lato c'è il governo Berlusconi che piace sempre di più agli italiani, dall'altro il livello dello scontro che assomiglia a un tutti contro tutti a pochi mesi dalle elezioni europee. Di Pietro, ma anche i Teodem, D'Alema ma anche Rutelli che pare meditare "vendetta" politica dopop la clamorosa trombatura rimediata nella corsa al Campidoglio. E ci si mette pure Bertinotti, il "parolaio rosso" di Pansa che rientra nel gioco della poltica con un seminario sul futuro della sinistra e invita Massimo D'Alema, capace di guardare a sinistra più di quanto non sappia o non voglia fare Veltroni (che vuole lo sbarramento anche per le europee, tanto per tener fuori i "cespugli" rossi anche dal parlamento di Strasburgo). Grande è l'agitazione nel campo della sinistra, dove si agitano spettri di scissioni e "ricomposizioni". Già, perché fra i teodem e gli uomini della margherita c'è chi guarda a Casini e quel che resta dell'Udc, isolata e senza per ora spartito politico da suonare che la lancia la sua Costituente popolare (a cui guarda con interesse anche Clemente Mastella), e in più c'è chi teme le mosse di Rutelli. Intanto il governo Berlusconi va. Scritto in Varie Commenti ( 30 ) " (17 votes, average: 3.06 out of 5) Loading ... Il Blog di Alberto Taliani © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo post a un amico 28May 08 La Sapienza e il rito dell'intolleranza Prima il no dei Collettivi di sinistra a Papa Benedetto XVI, poi il no al dibattito sulle foibe: alla Sapienza di Roma l'intolleranza è di casa in nome di una "tradizione democratica" che tenta di riproporre schemi antichi, quelli del "rituale antifascista" degli anni Settanta. Già, brutto periodo quello, nelle università e nel Paese. con il corollario nel secondo caso dei manifesti di Forza Nuova strappati dai militanti dei Collettivi di sinistra, della rissa, degli arresti, delle polemiche e delle accuse. Salvo poi chiarire (rapporto della Digos) che l'aggressione è partita da sinistra. Ma stabilire colpe e responsabilità spetta ai giudici. E' il tema dell'intolleranza travestita da antifascismo, come scrive il nostro Mario Cervi, a preoccupare. E' il tentativo a questo punto nemmeno tanto mascherato di ricreare un clima di tensione, di scontro e di odio, a preoccupare. E' il tentativo di tornare allo schema degli opposti estremismi, ad allarmare. L'intolleranza si traveste, sbandiera ideali nobili, ma resta intolleranza: di parte e da parte di pochi. Bene ha fatto il sindaco di Roma Gianni Alemanno a dire: "Noi dobbiamo lanciare messaggi chiari, ovvero che questi episodi sono solati, estranei al contesto culturale e storico della nostra città e della nostra nazione. Questo è il messaggio che deve venire da tutti. Quando si costruiscono teoremi politici su una rissa tra giovani si comincia ad aprire un varco e armare le contrapposizioni ideologiche. Bisogna evitare questi schemi e queste persone vanno trattate come imbecilli fuori dalla storia e dal tempo". Veltroni invita la destra a "non minimizzare" e dice (giustamente) che le istituzioni devono stroncare subito l'insorgere della violenza. Ma quale? quella di una parte o di quella di tutte le parti? penso voglia dire quella di tutte. forse il "ma anche" stavolta ci sarebbe stato bene, per evitare fraintendimenti. Cosa che non fa Marco Ferrando, leader del Partito comunista dei lavoratori: "L'aggressione fascista a La Sapienza - sullo sfondo del nuovo quadro politico - ripropone il tema dell'autodifesa come diritto democratico elementare.E. E aggiunge il Ferrando: "E' necessario che ogni realtà minacciata appronti strutture di autodifesa, democraticamente designate e controllate". Parole gravi, le sue che ricordano proprio quegli anni di piombo che la maggioranza degli italiani vorrebbe consegnare agli archivi della storia. A chi giova strumentalizzare questi episodi per interessi di parte politica? A chi giova tornare a pescare nel torbido? Credo a nessuno, una democrazia è tanto più forte quanto è capace di rifiutare l'intolleranza delle estreme politiche ("frange" si diceva una volta). Il "giustificazionismo ideologico" stavolta non pagherebbe, gli italiani hanno scelto un' altra strada. Il dibattito è aperto. Scritto in Varie Commenti ( 75 ) " (39 votes, average: 3.46 out of 5) Loading ... Il Blog di Alberto Taliani © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo post a un amico 16May 08 Così le tecnologie ci cambiano la vita. Dì la tua Vi è mai successo di dimenticare il cellulare a casa? E' facile immaginare la sensazione che avete provato, perché la maggioranza di noi l'ha vissuta in prima persona. Ci si sente persi. Vulnerabili. Uno studio condotto da un gruppo di ricercatori britannici ha rilevato che è una sensazione paragonabile alla "tremarella del giorno delle nozze" o alla paura di quando si va dal dentista. Addirittura è stato coniato appositamente un termine medico. "Nomofobia", così si chiama la paura di rimanere senza portatile ("nomo" è l'abbreviazione di no mobile). Quale futuro? Non c'è niente da fare. Dobbiamo ammetterlo. La tecnologia fa parte di noi. Della nostra quotidianità. Ma dove stiamo andando? Quali saranno i nuovi mezzi di comunicazione e quale ruolo ricopriranno in un futuro più o meno vicino? Possible. ou probable Il Gruppo Editis, una prestigiosa casa editrice francese, ha proposto il suo punto di vista attraverso la realizzazione di un cortometraggio intitolato "Possible ou probable". Il film, che ha ricevuto il Laurier di bronzo al festival di Creusot, si propone di fare un salto in avanti nel tempo. Nella vita di una giovane coppia nell'era dell'editoria digitale. Di' la tua Editis apre il dibattito. Il Giornale.it, in occasione del 17 maggio, giornata mondiale delle Telecomunicazioni e della Società dell'Informazione, segue lasciando a voi lo spazio per esprimere le vostre idee e le vostre riflessioni su quello che è e che potrà essere. Guarda il cortometraggio (9 minuti) Scritto in Varie Commenti ( 12 ) " (112 votes, average: 1.14 out of 5) Loading ... Il Blog di Alberto Taliani © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo post a un amico 14May 08 Berlusconi, Veltroni e i nemici del dialogo Il discorso di Silvio Berlusconi alla Camera (leggi il discorso del premier), l'apertura unilaterale al dialogo con l'opposizione (che è seguita alla telefonata del premier a leder del Pd), sono i segnali più evidenti che qualcosa sta davvero cambiando, nel Parlamento e nel Paese. Aggiungiamoci anche il discorso del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano di alto profilo istituzionale e politico, come ha riconosciuto il presidente della Camera Gianfranco Fini. Insomma, molti saranno scettici, ma parlare di avvio di Terza Repubblica forse non è azzardato. Basta rileggere le parole del premier, il "sì" di Fassino a nome del Pd: l'asse Berlusconi-Veltroni si rinsalda, su questo punto cruciale, pur nella distinzione dei ruoli. Ma non sono tutte rose e fiori, anche Berlusconi e Veltroni devono fare come Fanfani qualche decennio fa: contare amici e nemici. E parare i colpi. Soprattutto Veltroni. Sconfitta alle urne la sinistra massimalista, resta da sconfiggere il partito "giacobino", quei giustizialisti che sono ripartiti alla carica (vedi il caso Travaglio-Schifani) e faranno di tutto per mettere i bastoni fra le ruote proprio a Veltroni. E' lui l'anello "debole" che la sinistra giacobina vuole colpire fino a indebolirlo e condizionarlo. Una prova? La sceneggiata di Antonio Di Pietro alla Camera: "Noi non abboccheremo, non intendiamo cadere nella tela del ragno. Abbiamo memoria e non intendiamo perderla. Conosciamo bene la sua storia personale e politica". Così ha parlato Tonino, l'ex pm. Ma il bersaglio non è il Cavaliere. No, lui ha una maggioranza solida, consegnatagli dal voto popolare. Il bersaglio è Walter, e di Pietro non è certo il suo solo nemico. C'è un filo che lega il Santoro, Travaglio, Grillo. Tonino punta dritto su quel mondo e pensa alle Europee del 2009. Come ci pensa su un altro versante Massimo D'Alema, tornato gran manovratore dentro e fuori il Pd. Del resto, come racconta Augusto Minzolini sulla "Stampa", alla cerimonia della consegna della Campanella usata per le riunioni del Consiglio dei ministri, Prodi ha detto a Berlusconi: "Tu sei un avversario, io i veri nemici li ho avuti qua dentro.". La battuta ora vale anche per Veltroni. A cosa serve un'opposizione parlamentare debole in una Paese normale? Peserà di più l'opposizione nelle piazze? L'apertura di Berlusconi (ma già in campagna elettorale era stato chiaro) aiuta Veltroni, ma anche l'Italia. L'ha capito anche Walter: "Occorre il riconoscimento della vittoria e della responsabilità da parte degli sconfitti ma anche l'equilibrio dei vincitori, perciò vi prendo in parola: siamo pronti da subito. Ma non pensate di avere il paese in mano". Scritto in Varie Commenti ( 100 ) " (52 votes, average: 2.9 out of 5) Loading ... Il Blog di Alberto Taliani © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo post a un amico 09May 08 E Walter diventa il "premier ombra" Dopo Occhetto (Pci poi Pds) nel 1989, Veltroni (Pci, Pds, Ds, Pd): la storia sembra ripetersi (ovviamente Veltroni spera in esiti migliori.) e torna il "governo ombra" (leggi l'articolo). Edizione rinnovata e aggiornata ai tempi di quella lontana esperienza partorita a Botteghe Oscure che - come ha ricordato Visco all'Unità - fu un fallimento e l'ex ministro ritiene che ci sarà il bis). Veltroni diventa "premier ombra" del "governo dell'opposizione": alla fine dopo trattative e incontri, divisioni e riavvicinamenti, no eccellenti (D'Alema e Parisi), tentennamenti divenuti alla fine un "sì accetto" (Bersani) ed entusiasti (Fassino, Franceschini) il leader del Partito democratico ha varato lo "shadow cabinet" di stampo anglosassone. Per ora le analogie finiscono qui, inutile fare il processo alle intenzioni che sulla carta sono buone. Tanto che la lista dei ministri ombra è stata presentata al presidente Napolitano (che fece parte - Esteri - della prima compagine occhettiana). Certo è sospetta la fretta con cui Walter si è affrettato a dichiarare "con D'Alema nessun conflitto, perché bisognerebbe essere in due.". Come dire: non sono io quello che polemizza e fa i distinguo. Insomma ponti d'oro al D'Alema portatore d'idee nel suo"ruolo importante che deve svolgere" alla fondazione ItalianiEuropei. Dopotutto il centralismo democratico non c'è più in casa degli ex-post e a-comunisti. Andare avanti, pensare subito alla direzione del Pd che sarà partorita dall'assemblea costituente. Mentre sprisce il "caminetto" e nasce il coordinamento dei "nove" che affiancherà il segretario piddino. Insomma, Veltroni riparte per tentare di rafforzare la sua non fortissima leadership. Vedremo se anche a sinistra nascerà davvero il "partito di Veltroni". Scritto in Varie Commenti ( 89 ) " (30 votes, average: 2.83 out of 5) Loading ... Il Blog di Alberto Taliani © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo post a un amico 08May 08 Berlusconi e il governo del "fare". Veltroni e le liti sul governo "ombra". Dite la vostra Il governo Berlusconi quater va e stavolta per i detrattori più accaniti del Cavaliere sarà difficile sostenere che non c'è niente di nuovo a Palazzo Chigi. Già, perché i ministri (quelli che contano, con portafoglio) sono solo 12 (9 senza portafoglio ma con la casella chiave delle Riforme affidata a Umberto Bossi) e perché sono entrati uomini nuovi che affiancano ministri già collaudati: 13 new entry (quattro hanno fra 31 e 40 anni). Continuità-discontinuità, insomma. Il premier è deciso è riprendere il filo del suo progetto Paese interrotto dai due anni di Prodi, ma molto è cambiato. Questo sarà davvero il governo del premier, innanzitutto, che potrà contare su un nocciolo duro di governo che ruota attorno al sottegretario alla Presidenza del Consiglio Gianni Letta, a Tremonti, Bossi, Maroni. e poi ci sono Matteoli e La Russa. Poco spazio ai tradizionali giochi di partito e 23 giorni per mettere a posto tutto, come ha riconosciuto soddisfatto il presidente Giorgio Napolitano ("Lungaggini? Siamo stati più veloci della Spagna."). Velocità, azione (ai tempi di Craxi fu coniato l'efficace "decisionismo"), la scelta bipartitica degli elettori che hanno semplificato il quadro politico di maggioranza e opposizione rende tutto più "decisionista" e apre la strada a una nuova stagione del "fare". Berlusconi su questo è deciso: anche perché da "fare" c'è davvero molto: pensiamo solo al caso Alitalia o alla vergogna dei rifiuti in Campania. E poi ci sono "problemini" non da poco che si chiamano stipendi, carico fiscale, sicurezza, immigrazione clandestina, rilancio del sistema paese, costi della politica e della burocrazia, federalismo. Mali antichi e problemi nuovi. Ecco perché Berlusconi ancora una volta ha sparigliato le carte. Per "fare", come chiedono gli italiani, serve un governo del premier (il Cavaliere) più che dei partiti. Ora ci aspettano i primi cento giorni di "luna di miele" con il Paese e le responsabilità di governo e maggioranza sono davvero grandi. Intanto la sinistra litiga sul governo che non ha sul "governo ombra" voluto da Veltroni (leggi l'articolo). Già perché anche il premier ombra ha i suoi problemi. Intanto D'Alema e Parisi hanno detto no, Bersani non è convinto, mentre Fassino ha detto sì per recuperare ruolo e visibilità. Ma serve il governo ombra? Esperienza di stampo anglosassone già sperimentata nel 1989 dal Pci poi diventato Pds. Allora non funzionò. lo volle Achille Occhetto quandò andò in crisi il governo De Mita e subentrò Andreotti (sesto governo) e la maggioranza era pentapartito. Sapete chi c'era? Giorgio Napolitano (esteri), Visco (finanze), Giovanni Berlinguer (sanità), Scola (spettacolo), Rodotà (giustizia). E oggi sull'Unità lo stesso Visco lo stronca: "Il governo ombra non ha un suo ruolo istituzionale e dunque non riesce ad operare. Si aggiunga il fatto che in un sistema dove ci sono più partiti, e non solo due come in Gran Bretagna, ciascun partito ha gruppi e rappresentanti in commissione. A questo punto si capisce perché non è stato esportato dalla Gran Bretagna in nessun altro paese. Lì è un luogo riconosciuto dell'opposizione. Da noi no". Senza contare, fa notare Visco, che tale proposta "anche interessante nella nostra esperienza passata non funzionò" e che "ci sono delle persone autorevoli dei partiti che stanno fuori dal governo ombra e che certo non smetteranno di dire quello che pensano", a cominciare da Massimo D'Alema. Comunque Walter ci riprova ma quello che dovrebbe essere un punto di forza del Pd rischia di rivelare che il re è nudo, perché sta mettendo in mostra divisioni correntizie, lacerazioni personali di un partito che pare allo sbando ed in cerca della rotta con una bussola rotta. Scritto in Varie Commenti ( 67 ) " (49 votes, average: 2.1 out of 5) Loading ... Il Blog di Alberto Taliani © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo post a un amico 05May 08 D'Alema batte un colpo. Contro Walter. E "L'Unità" se la prende con la sinistra veltroniana tutta feste e terrazze E alla fine Massimo D'Alema parlò. Dopo una campagna elettorale che è apparsa ai più "silente" (salvo evitare le dimissioni di Bassolino in Campania per scongiurare il voto anticipato alla Regione ed rinviare l'ennesima sconfitta del Pd), il ministro degli Esteri ha rivestito i panni dell'uomo di partito e ha iniziato a sparigliare le carte nel loft veltroniano. già, perché la resa dei conti post elettorali sarà lunga e sicuramente non indolore nel centrosinistra. "La sconfitta è stata grave, ed è di lungo periodo. Serve quindi una riflessione approfondita.". Primo colpo. "La sintonia tra Berlusconi e il Paese, cominciata nel '94, non è mai finita". Secondo colpo. Il Pd "deve cercare di coalizzare coalizzare tutte le forze che si oppongono alla destra" perché anche se non è in Parlamento la sinistra radicale "non è scomparsa dal Paese e il Pd non è chiamato a continuare a correre sempre da solo, anche perché in Italia ci sono leggi elettorali diverse. Con il 33% l'autosufficienza sarebbe un errore". Quarto colpo. Partito del Nord? "Abbiamo bisogno di un grande partito nazionale, fortemente radicato nel territorio, con una struttura federale che abbia dei leader". Quinto colpo. "Non sono candidato nè aspiro a nessuna carica, quindi non sono antagonista di nessuno". Sesto colpo, il più pericoloso perché, tradotto significa "caro Vetroni, mi tengo le mani libere.". Così emerge "l'altra linea del Pd" a-veltroniano, che sembra saldare attorno a D'Alema anche il prodiano Parisi e il delusissimo (e furibondo) Rutelli, in cerca di rivincite, lui che è stato mandato allo sbaraglio. Per ora Veltroni regge, per ora. Vedremo se avrà davvero intenzione di andare al congresso anticipato e alla inevitabile conta. Anche perché non è da escludere un ritorno di Prodi, quando cadono le prime foglie dell'autunno. In fondo anche lui per ora si tiene le mani libere, ma i messaggi che ha mandato in giro non sono certo rassicuranti per Veltroni. Intanto "L'Unità" fa satira contro la sinistra veltroniana, come spiega il nostro Gianni Penncchi: è tutta feste e terrazze, con una serie di amare vignette-denuncia di Stefano Disegni, "matita cult" della sinistra. E' COSI'? COSA NE PENSI? DI' LA TUA Scritto in Varie Commenti ( 18 ) " (121 votes, average: 1.4 out of 5) Loading ... Il Blog di Alberto Taliani © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo post a un amico 29Apr 08 Quel venticello di Roma che diventa uragano. Per Veltroni Ebbene sì, la straordinaria vittoria di Gianni Alemanno che ha abbattuto il "muro" di Roma, non ha travolto solo Rutelli ma ha anche ridotto in macerie (politiche) il loft veltroniano. E ha aperto la strada alla resa dei conti all'interno del Pd. Dopo la sconfitta senza se e senza ma alle elezioni politiche è arrivata la mazzata della perdita del Campidoglio. Altro che venticello di Roma, il centrosinistra è stato spazzato via dall'uragano Gianni. E ora, povero Walter? Quando inizieranno a volare gli stracci in casa del bi-sconfitto, accusato da Rutelli di averlo lasciato solo e atteso al varco da Massimo D'Alema? Dopo la sconfitta elettorale i leader dei partiti di sinistra defenestrati a furor di voto popolare dal parlamento, si sono dimessi. E Veltroni? Resterà a combattere come una sorta di San Sebastiano infilzato dal centrodestra e dai suoi, oppure farebbe meglio a lasciare la guida del Pd? In fondo lui sogna l'Africa e qualcuno dei suoi, perfidamente, potrebbe anche soprannominarlo "sciupone l'africano", politicamente parlando. Già, perché dall'I care all'inno all'obamismo pare proprio non averne azzeccata una. Veltroni è in grado di costruire un grande partito di centrosinistra di stampo europeo o ci sono altri in grado, meglio di lui, di farlo? Cosa ne pensate? Veltroni deve restare o dimettersi? Dì la tua Secondo voi, chi dovrebbe guidare il Pd? Vota il tuo leader Scritto in Varie Commenti ( 58 ) " (130 votes, average: 1.49 out of 5) Loading ... Il Blog di Alberto Taliani © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo post a un amico 24Apr 08 Roma, quali sono le priorità da affrontare? Dite la vostra A Roma lo scontro per la conquista del Campidoglio si fa sempre più acceso, a fianco del candidato sindaco del Pdl, Gianni Alemanno e di quello del Pd Francesco Rutelli, sono scesi in campo anche i leader dei partiti. Sicurezza, campi rom, traffico, periferie abbandonate, futuro di Fiumicino e Alitalia sono i temi caldissimi della campagna elettorale: domenica e lunedì ci sono i ballottaggi per Comune e Provincia. Ed è una sfida decisiva. Come hanno detto Berlusconi, che ha attaccato frontalmente Rutelli (è un voltagabbana) e come ha sottolineato Fini: "Condizione irripetibile per vincere nella Capitale". Con Veltroni e i suoi impegnati a difendere la poltrona di sindaco dopo la sconfitta alle politiche. Roma deve voltare pagina, si dice, ma come? Quali sono le priorità che il nuovo sindaco dovrà affrontare? Dite la vostra Scritto in Varie Commenti ( 93 ) " (92 votes, average: 1.58 out of 5) Loading ... Il Blog di Alberto Taliani © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo post a un amico 23Apr 08 Racconta anche tu la partita della tua vita Nelle pagine dello sport del "Giornale", otto firme del nostro quotidiano (direttore Mario Giordano incluso) raccontano la loro partita della vita, l'incontro di calcio, quell'attimo fuggente fatto di emozione e di stupore, che ha segnato i loro ricordi legati allo sport più bello e più popolare del mondo (leggi gli articoli). E voi? Qual è la partita della vostra vita? Provate a raccontarla diventando per un momento giornalisti sportivi. Non scrivete troppe righe e buon divertimento. In fondo il mio blog ha, come sottotitolo, "Cronache di ordinaria quotidianità (ma non troppo)". Così possiamo per una volta divagare. A proposito, sapete qua è la mia partita della vita? Inter-Pisa, campionato 1983. Lavoravo a "il Tirreno" di Livorno e fui inviato a Milano, con il collega Marco Barabotti a seguire la partita. Rientro in redazione col primo aereo, scrittura di articoli per lo sport e per l'edizione di Pisa fino a mezzanotte. Poi, all 5 del mattino presi un treno per Milano e alle 11 firmai il contratto per lavorare al "Giornale". Grande partita. A proposito, sono interista, ma quel giorno vinse il Pisa. Scritto in Varie Commenti ( 19 ) " (131 votes, average: 1.2 out of 5) Loading ... Il Blog di Alberto Taliani © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo post a un amico Post precedenti Chi sono Sono il caporedattore del Giornale.it, un toscano "adottato" da Indro Montanelli e da Milano nel 1983. Tutti gli articoli di Alberto Taliani su ilGiornale.it contatti Categorie Varie (38) Ultime discussioni roberto: 2008 milano dopo anni che non la frequentavo a prima vista mi sembrava vecchia, fuori moda,obsoleta. per le... Marco De Vivo: Da elettore di destra.destra provo anche un po' di pena per Veltroni. Vorreidargli qualche... marcella trevi: Lorenza Bonaccorsi, della serie: "mio nipote di 2 anni è piu' preparato!" Se le... tarantini loretta: ho 66 anni percepisco una pensione di 400euro al mese quando ho pagato le bollette ditemi voi cosa... ENIO TERRACCIANO: Non è Walterino a sbagliare sono gli italiani che cominciano a capire almeno dopo 60 anni che... I più inviati Sayed, primo risultato della mobilitazione internazionale: il senato afgano ha ritirato la conferma della condanna a morte - 12 Emails Pensioni, a chi gli aumenti... - 3 Emails E Walter diventa il "premier ombra" - 2 Emails Berlusconi e il governo del "fare". Veltroni e le liti sul governo "ombra". Dite la vostra - 1 Emails Berlusconi, Veltroni e i nemici del dialogo - 1 Emails La Sapienza e il rito dell'intolleranza - 1 Emails Ultime News C'ERA UNA VOLTA IL DIALOGOIran, Frattini frena: "Un attacco aereo? 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Cattolici contro radicali La Sapienza e il rito dell'intolleranza Così le tecnologie ci cambiano la vita. Dì la tua Berlusconi, Veltroni e i nemici del dialogo E Walter diventa il "premier ombra" Berlusconi e il governo del "fare". Veltroni e le liti sul governo "ombra". Dite la vostra D'Alema batte un colpo. Contro Walter. E "L'Unità" se la prende con la sinistra veltroniana tutta feste e terrazze Quel venticello di Roma che diventa uragano. Per Veltroni Roma, quali sono le priorità da affrontare? Dite la vostra Racconta anche tu la partita della tua vita Pagine About Disclaimer Filo diretto con il lettori del Giornale.it Pannello di controllo Login Entries RSS Comments RSS WordPress.com Photos Feed RSS di questo blog Feed RSS dei commenti al blog Il Blog di Alberto Taliani © 2008 disclaimer Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti.

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Roma, quali sono le priorità da affrontare? Dite la vostra (sezione: Laici e chierici)

( da "Giornale.it, Il" del 18-06-2008)

Argomenti: Laicita'

Il Pd sfoglia la margherita, dunque, nel senso che in casa Veltroni tira aria di lite che potrebbe sfociare prima o poi in separazione. Già, fra le anime diessina e teodem i rapporti non sono proprio idilliaci. Dopo l'anatema dei cattolici contro la "contaminazione" dei pannelliani, le dure critiche di "Famiglia Cristiana" e della solita Binetti a cui si aggiunge l'ex ministro Fioroni (infuriato) che dice "il loft? sembra di stare a Teheran.", la frenata sull'adesione al Partito socialista europeo, la strada per Veltroni è ancora più in salita. Da un lato c'è il governo Berlusconi che piace sempre di più agli italiani, dall'altro il livello dello scontro che assomiglia a un tutti contro tutti a pochi mesi dalle elezioni europee. Di Pietro, ma anche i Teodem, D'Alema ma anche Rutelli che pare meditare "vendetta" politica dopop la clamorosa trombatura rimediata nella corsa al Campidoglio. E ci si mette pure Bertinotti, il "parolaio rosso" di Pansa che rientra nel gioco della poltica con un seminario sul futuro della sinistra e invita Massimo D'Alema, capace di guardare a sinistra più di quanto non sappia o non voglia fare Veltroni (che vuole lo sbarramento anche per le europee, tanto per tener fuori i "cespugli" rossi anche dal parlamento di Strasburgo). Grande è l'agitazione nel campo della sinistra, dove si agitano spettri di scissioni e "ricomposizioni". Già, perché fra i teodem e gli uomini della margherita c'è chi guarda a Casini e quel che resta dell'Udc, isolata e senza per ora spartito politico da suonare che la lancia la sua Costituente popolare (a cui guarda con interesse anche Clemente Mastella), e in più c'è chi teme le mosse di Rutelli. Intanto il governo Berlusconi va. Scritto in Varie Commenti ( 30 ) " (17 votes, average: 3.06 out of 5) Loading ... Il Blog di Alberto Taliani © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo post a un amico 28May 08 La Sapienza e il rito dell'intolleranza Prima il no dei Collettivi di sinistra a Papa Benedetto XVI, poi il no al dibattito sulle foibe: alla Sapienza di Roma l'intolleranza è di casa in nome di una "tradizione democratica" che tenta di riproporre schemi antichi, quelli del "rituale antifascista" degli anni Settanta. Già, brutto periodo quello, nelle università e nel Paese. con il corollario nel secondo caso dei manifesti di Forza Nuova strappati dai militanti dei Collettivi di sinistra, della rissa, degli arresti, delle polemiche e delle accuse. Salvo poi chiarire (rapporto della Digos) che l'aggressione è partita da sinistra. Ma stabilire colpe e responsabilità spetta ai giudici. E' il tema dell'intolleranza travestita da antifascismo, come scrive il nostro Mario Cervi, a preoccupare. E' il tentativo a questo punto nemmeno tanto mascherato di ricreare un clima di tensione, di scontro e di odio, a preoccupare. E' il tentativo di tornare allo schema degli opposti estremismi, ad allarmare. L'intolleranza si traveste, sbandiera ideali nobili, ma resta intolleranza: di parte e da parte di pochi. Bene ha fatto il sindaco di Roma Gianni Alemanno a dire: "Noi dobbiamo lanciare messaggi chiari, ovvero che questi episodi sono solati, estranei al contesto culturale e storico della nostra città e della nostra nazione. Questo è il messaggio che deve venire da tutti. Quando si costruiscono teoremi politici su una rissa tra giovani si comincia ad aprire un varco e armare le contrapposizioni ideologiche. Bisogna evitare questi schemi e queste persone vanno trattate come imbecilli fuori dalla storia e dal tempo". Veltroni invita la destra a "non minimizzare" e dice (giustamente) che le istituzioni devono stroncare subito l'insorgere della violenza. Ma quale? quella di una parte o di quella di tutte le parti? penso voglia dire quella di tutte. forse il "ma anche" stavolta ci sarebbe stato bene, per evitare fraintendimenti. Cosa che non fa Marco Ferrando, leader del Partito comunista dei lavoratori: "L'aggressione fascista a La Sapienza - sullo sfondo del nuovo quadro politico - ripropone il tema dell'autodifesa come diritto democratico elementare.E. E aggiunge il Ferrando: "E' necessario che ogni realtà minacciata appronti strutture di autodifesa, democraticamente designate e controllate". Parole gravi, le sue che ricordano proprio quegli anni di piombo che la maggioranza degli italiani vorrebbe consegnare agli archivi della storia. A chi giova strumentalizzare questi episodi per interessi di parte politica? A chi giova tornare a pescare nel torbido? Credo a nessuno, una democrazia è tanto più forte quanto è capace di rifiutare l'intolleranza delle estreme politiche ("frange" si diceva una volta). Il "giustificazionismo ideologico" stavolta non pagherebbe, gli italiani hanno scelto un' altra strada. Il dibattito è aperto. Scritto in Varie Commenti ( 75 ) " (39 votes, average: 3.46 out of 5) Loading ... Il Blog di Alberto Taliani © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo post a un amico 16May 08 Così le tecnologie ci cambiano la vita. Dì la tua Vi è mai successo di dimenticare il cellulare a casa? E' facile immaginare la sensazione che avete provato, perché la maggioranza di noi l'ha vissuta in prima persona. Ci si sente persi. Vulnerabili. Uno studio condotto da un gruppo di ricercatori britannici ha rilevato che è una sensazione paragonabile alla "tremarella del giorno delle nozze" o alla paura di quando si va dal dentista. Addirittura è stato coniato appositamente un termine medico. "Nomofobia", così si chiama la paura di rimanere senza portatile ("nomo" è l'abbreviazione di no mobile). Quale futuro? Non c'è niente da fare. Dobbiamo ammetterlo. La tecnologia fa parte di noi. Della nostra quotidianità. Ma dove stiamo andando? Quali saranno i nuovi mezzi di comunicazione e quale ruolo ricopriranno in un futuro più o meno vicino? Possible. ou probable Il Gruppo Editis, una prestigiosa casa editrice francese, ha proposto il suo punto di vista attraverso la realizzazione di un cortometraggio intitolato "Possible ou probable". Il film, che ha ricevuto il Laurier di bronzo al festival di Creusot, si propone di fare un salto in avanti nel tempo. Nella vita di una giovane coppia nell'era dell'editoria digitale. Di' la tua Editis apre il dibattito. Il Giornale.it, in occasione del 17 maggio, giornata mondiale delle Telecomunicazioni e della Società dell'Informazione, segue lasciando a voi lo spazio per esprimere le vostre idee e le vostre riflessioni su quello che è e che potrà essere. Guarda il cortometraggio (9 minuti) Scritto in Varie Commenti ( 12 ) " (112 votes, average: 1.14 out of 5) Loading ... Il Blog di Alberto Taliani © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo post a un amico 14May 08 Berlusconi, Veltroni e i nemici del dialogo Il discorso di Silvio Berlusconi alla Camera (leggi il discorso del premier), l'apertura unilaterale al dialogo con l'opposizione (che è seguita alla telefonata del premier a leder del Pd), sono i segnali più evidenti che qualcosa sta davvero cambiando, nel Parlamento e nel Paese. Aggiungiamoci anche il discorso del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano di alto profilo istituzionale e politico, come ha riconosciuto il presidente della Camera Gianfranco Fini. Insomma, molti saranno scettici, ma parlare di avvio di Terza Repubblica forse non è azzardato. Basta rileggere le parole del premier, il "sì" di Fassino a nome del Pd: l'asse Berlusconi-Veltroni si rinsalda, su questo punto cruciale, pur nella distinzione dei ruoli. Ma non sono tutte rose e fiori, anche Berlusconi e Veltroni devono fare come Fanfani qualche decennio fa: contare amici e nemici. E parare i colpi. Soprattutto Veltroni. Sconfitta alle urne la sinistra massimalista, resta da sconfiggere il partito "giacobino", quei giustizialisti che sono ripartiti alla carica (vedi il caso Travaglio-Schifani) e faranno di tutto per mettere i bastoni fra le ruote proprio a Veltroni. E' lui l'anello "debole" che la sinistra giacobina vuole colpire fino a indebolirlo e condizionarlo. Una prova? La sceneggiata di Antonio Di Pietro alla Camera: "Noi non abboccheremo, non intendiamo cadere nella tela del ragno. Abbiamo memoria e non intendiamo perderla. Conosciamo bene la sua storia personale e politica". Così ha parlato Tonino, l'ex pm. Ma il bersaglio non è il Cavaliere. No, lui ha una maggioranza solida, consegnatagli dal voto popolare. Il bersaglio è Walter, e di Pietro non è certo il suo solo nemico. C'è un filo che lega il Santoro, Travaglio, Grillo. Tonino punta dritto su quel mondo e pensa alle Europee del 2009. Come ci pensa su un altro versante Massimo D'Alema, tornato gran manovratore dentro e fuori il Pd. Del resto, come racconta Augusto Minzolini sulla "Stampa", alla cerimonia della consegna della Campanella usata per le riunioni del Consiglio dei ministri, Prodi ha detto a Berlusconi: "Tu sei un avversario, io i veri nemici li ho avuti qua dentro.". La battuta ora vale anche per Veltroni. A cosa serve un'opposizione parlamentare debole in una Paese normale? Peserà di più l'opposizione nelle piazze? L'apertura di Berlusconi (ma già in campagna elettorale era stato chiaro) aiuta Veltroni, ma anche l'Italia. L'ha capito anche Walter: "Occorre il riconoscimento della vittoria e della responsabilità da parte degli sconfitti ma anche l'equilibrio dei vincitori, perciò vi prendo in parola: siamo pronti da subito. Ma non pensate di avere il paese in mano". Scritto in Varie Commenti ( 100 ) " (52 votes, average: 2.9 out of 5) Loading ... Il Blog di Alberto Taliani © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo post a un amico 09May 08 E Walter diventa il "premier ombra" Dopo Occhetto (Pci poi Pds) nel 1989, Veltroni (Pci, Pds, Ds, Pd): la storia sembra ripetersi (ovviamente Veltroni spera in esiti migliori.) e torna il "governo ombra" (leggi l'articolo). Edizione rinnovata e aggiornata ai tempi di quella lontana esperienza partorita a Botteghe Oscure che - come ha ricordato Visco all'Unità - fu un fallimento e l'ex ministro ritiene che ci sarà il bis). Veltroni diventa "premier ombra" del "governo dell'opposizione": alla fine dopo trattative e incontri, divisioni e riavvicinamenti, no eccellenti (D'Alema e Parisi), tentennamenti divenuti alla fine un "sì accetto" (Bersani) ed entusiasti (Fassino, Franceschini) il leader del Partito democratico ha varato lo "shadow cabinet" di stampo anglosassone. Per ora le analogie finiscono qui, inutile fare il processo alle intenzioni che sulla carta sono buone. Tanto che la lista dei ministri ombra è stata presentata al presidente Napolitano (che fece parte - Esteri - della prima compagine occhettiana). Certo è sospetta la fretta con cui Walter si è affrettato a dichiarare "con D'Alema nessun conflitto, perché bisognerebbe essere in due.". Come dire: non sono io quello che polemizza e fa i distinguo. Insomma ponti d'oro al D'Alema portatore d'idee nel suo"ruolo importante che deve svolgere" alla fondazione ItalianiEuropei. Dopotutto il centralismo democratico non c'è più in casa degli ex-post e a-comunisti. Andare avanti, pensare subito alla direzione del Pd che sarà partorita dall'assemblea costituente. Mentre sprisce il "caminetto" e nasce il coordinamento dei "nove" che affiancherà il segretario piddino. Insomma, Veltroni riparte per tentare di rafforzare la sua non fortissima leadership. Vedremo se anche a sinistra nascerà davvero il "partito di Veltroni". Scritto in Varie Commenti ( 89 ) " (30 votes, average: 2.83 out of 5) Loading ... Il Blog di Alberto Taliani © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo post a un amico 08May 08 Berlusconi e il governo del "fare". Veltroni e le liti sul governo "ombra". Dite la vostra Il governo Berlusconi quater va e stavolta per i detrattori più accaniti del Cavaliere sarà difficile sostenere che non c'è niente di nuovo a Palazzo Chigi. Già, perché i ministri (quelli che contano, con portafoglio) sono solo 12 (9 senza portafoglio ma con la casella chiave delle Riforme affidata a Umberto Bossi) e perché sono entrati uomini nuovi che affiancano ministri già collaudati: 13 new entry (quattro hanno fra 31 e 40 anni). Continuità-discontinuità, insomma. Il premier è deciso è riprendere il filo del suo progetto Paese interrotto dai due anni di Prodi, ma molto è cambiato. Questo sarà davvero il governo del premier, innanzitutto, che potrà contare su un nocciolo duro di governo che ruota attorno al sottegretario alla Presidenza del Consiglio Gianni Letta, a Tremonti, Bossi, Maroni. e poi ci sono Matteoli e La Russa. Poco spazio ai tradizionali giochi di partito e 23 giorni per mettere a posto tutto, come ha riconosciuto soddisfatto il presidente Giorgio Napolitano ("Lungaggini? Siamo stati più veloci della Spagna."). Velocità, azione (ai tempi di Craxi fu coniato l'efficace "decisionismo"), la scelta bipartitica degli elettori che hanno semplificato il quadro politico di maggioranza e opposizione rende tutto più "decisionista" e apre la strada a una nuova stagione del "fare". Berlusconi su questo è deciso: anche perché da "fare" c'è davvero molto: pensiamo solo al caso Alitalia o alla vergogna dei rifiuti in Campania. E poi ci sono "problemini" non da poco che si chiamano stipendi, carico fiscale, sicurezza, immigrazione clandestina, rilancio del sistema paese, costi della politica e della burocrazia, federalismo. Mali antichi e problemi nuovi. Ecco perché Berlusconi ancora una volta ha sparigliato le carte. Per "fare", come chiedono gli italiani, serve un governo del premier (il Cavaliere) più che dei partiti. Ora ci aspettano i primi cento giorni di "luna di miele" con il Paese e le responsabilità di governo e maggioranza sono davvero grandi. Intanto la sinistra litiga sul governo che non ha sul "governo ombra" voluto da Veltroni (leggi l'articolo). Già perché anche il premier ombra ha i suoi problemi. Intanto D'Alema e Parisi hanno detto no, Bersani non è convinto, mentre Fassino ha detto sì per recuperare ruolo e visibilità. Ma serve il governo ombra? Esperienza di stampo anglosassone già sperimentata nel 1989 dal Pci poi diventato Pds. Allora non funzionò. lo volle Achille Occhetto quandò andò in crisi il governo De Mita e subentrò Andreotti (sesto governo) e la maggioranza era pentapartito. Sapete chi c'era? Giorgio Napolitano (esteri), Visco (finanze), Giovanni Berlinguer (sanità), Scola (spettacolo), Rodotà (giustizia). E oggi sull'Unità lo stesso Visco lo stronca: "Il governo ombra non ha un suo ruolo istituzionale e dunque non riesce ad operare. Si aggiunga il fatto che in un sistema dove ci sono più partiti, e non solo due come in Gran Bretagna, ciascun partito ha gruppi e rappresentanti in commissione. A questo punto si capisce perché non è stato esportato dalla Gran Bretagna in nessun altro paese. Lì è un luogo riconosciuto dell'opposizione. Da noi no". Senza contare, fa notare Visco, che tale proposta "anche interessante nella nostra esperienza passata non funzionò" e che "ci sono delle persone autorevoli dei partiti che stanno fuori dal governo ombra e che certo non smetteranno di dire quello che pensano", a cominciare da Massimo D'Alema. Comunque Walter ci riprova ma quello che dovrebbe essere un punto di forza del Pd rischia di rivelare che il re è nudo, perché sta mettendo in mostra divisioni correntizie, lacerazioni personali di un partito che pare allo sbando ed in cerca della rotta con una bussola rotta. Scritto in Varie Commenti ( 67 ) " (49 votes, average: 2.1 out of 5) Loading ... Il Blog di Alberto Taliani © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo post a un amico 05May 08 D'Alema batte un colpo. Contro Walter. E "L'Unità" se la prende con la sinistra veltroniana tutta feste e terrazze E alla fine Massimo D'Alema parlò. Dopo una campagna elettorale che è apparsa ai più "silente" (salvo evitare le dimissioni di Bassolino in Campania per scongiurare il voto anticipato alla Regione ed rinviare l'ennesima sconfitta del Pd), il ministro degli Esteri ha rivestito i panni dell'uomo di partito e ha iniziato a sparigliare le carte nel loft veltroniano. già, perché la resa dei conti post elettorali sarà lunga e sicuramente non indolore nel centrosinistra. "La sconfitta è stata grave, ed è di lungo periodo. Serve quindi una riflessione approfondita.". Primo colpo. "La sintonia tra Berlusconi e il Paese, cominciata nel '94, non è mai finita". Secondo colpo. Il Pd "deve cercare di coalizzare coalizzare tutte le forze che si oppongono alla destra" perché anche se non è in Parlamento la sinistra radicale "non è scomparsa dal Paese e il Pd non è chiamato a continuare a correre sempre da solo, anche perché in Italia ci sono leggi elettorali diverse. Con il 33% l'autosufficienza sarebbe un errore". Quarto colpo. Partito del Nord? "Abbiamo bisogno di un grande partito nazionale, fortemente radicato nel territorio, con una struttura federale che abbia dei leader". Quinto colpo. "Non sono candidato nè aspiro a nessuna carica, quindi non sono antagonista di nessuno". Sesto colpo, il più pericoloso perché, tradotto significa "caro Vetroni, mi tengo le mani libere.". Così emerge "l'altra linea del Pd" a-veltroniano, che sembra saldare attorno a D'Alema anche il prodiano Parisi e il delusissimo (e furibondo) Rutelli, in cerca di rivincite, lui che è stato mandato allo sbaraglio. Per ora Veltroni regge, per ora. Vedremo se avrà davvero intenzione di andare al congresso anticipato e alla inevitabile conta. Anche perché non è da escludere un ritorno di Prodi, quando cadono le prime foglie dell'autunno. In fondo anche lui per ora si tiene le mani libere, ma i messaggi che ha mandato in giro non sono certo rassicuranti per Veltroni. Intanto "L'Unità" fa satira contro la sinistra veltroniana, come spiega il nostro Gianni Penncchi: è tutta feste e terrazze, con una serie di amare vignette-denuncia di Stefano Disegni, "matita cult" della sinistra. E' COSI'? COSA NE PENSI? DI' LA TUA Scritto in Varie Commenti ( 18 ) " (121 votes, average: 1.4 out of 5) Loading ... Il Blog di Alberto Taliani © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo post a un amico 29Apr 08 Quel venticello di Roma che diventa uragano. Per Veltroni Ebbene sì, la straordinaria vittoria di Gianni Alemanno che ha abbattuto il "muro" di Roma, non ha travolto solo Rutelli ma ha anche ridotto in macerie (politiche) il loft veltroniano. E ha aperto la strada alla resa dei conti all'interno del Pd. Dopo la sconfitta senza se e senza ma alle elezioni politiche è arrivata la mazzata della perdita del Campidoglio. Altro che venticello di Roma, il centrosinistra è stato spazzato via dall'uragano Gianni. E ora, povero Walter? Quando inizieranno a volare gli stracci in casa del bi-sconfitto, accusato da Rutelli di averlo lasciato solo e atteso al varco da Massimo D'Alema? Dopo la sconfitta elettorale i leader dei partiti di sinistra defenestrati a furor di voto popolare dal parlamento, si sono dimessi. E Veltroni? Resterà a combattere come una sorta di San Sebastiano infilzato dal centrodestra e dai suoi, oppure farebbe meglio a lasciare la guida del Pd? In fondo lui sogna l'Africa e qualcuno dei suoi, perfidamente, potrebbe anche soprannominarlo "sciupone l'africano", politicamente parlando. Già, perché dall'I care all'inno all'obamismo pare proprio non averne azzeccata una. Veltroni è in grado di costruire un grande partito di centrosinistra di stampo europeo o ci sono altri in grado, meglio di lui, di farlo? Cosa ne pensate? Veltroni deve restare o dimettersi? Dì la tua Secondo voi, chi dovrebbe guidare il Pd? Vota il tuo leader Scritto in Varie Commenti ( 58 ) " (130 votes, average: 1.49 out of 5) Loading ... Il Blog di Alberto Taliani © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo post a un amico 24Apr 08 Roma, quali sono le priorità da affrontare? Dite la vostra A Roma lo scontro per la conquista del Campidoglio si fa sempre più acceso, a fianco del candidato sindaco del Pdl, Gianni Alemanno e di quello del Pd Francesco Rutelli, sono scesi in campo anche i leader dei partiti. Sicurezza, campi rom, traffico, periferie abbandonate, futuro di Fiumicino e Alitalia sono i temi caldissimi della campagna elettorale: domenica e lunedì ci sono i ballottaggi per Comune e Provincia. Ed è una sfida decisiva. Come hanno detto Berlusconi, che ha attaccato frontalmente Rutelli (è un voltagabbana) e come ha sottolineato Fini: "Condizione irripetibile per vincere nella Capitale". Con Veltroni e i suoi impegnati a difendere la poltrona di sindaco dopo la sconfitta alle politiche. Roma deve voltare pagina, si dice, ma come? Quali sono le priorità che il nuovo sindaco dovrà affrontare? Dite la vostra Scritto in Varie Commenti ( 93 ) " (92 votes, average: 1.58 out of 5) Loading ... Il Blog di Alberto Taliani © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo post a un amico 23Apr 08 Racconta anche tu la partita della tua vita Nelle pagine dello sport del "Giornale", otto firme del nostro quotidiano (direttore Mario Giordano incluso) raccontano la loro partita della vita, l'incontro di calcio, quell'attimo fuggente fatto di emozione e di stupore, che ha segnato i loro ricordi legati allo sport più bello e più popolare del mondo (leggi gli articoli). E voi? Qual è la partita della vostra vita? Provate a raccontarla diventando per un momento giornalisti sportivi. Non scrivete troppe righe e buon divertimento. In fondo il mio blog ha, come sottotitolo, "Cronache di ordinaria quotidianità (ma non troppo)". Così possiamo per una volta divagare. A proposito, sapete qua è la mia partita della vita? Inter-Pisa, campionato 1983. Lavoravo a "il Tirreno" di Livorno e fui inviato a Milano, con il collega Marco Barabotti a seguire la partita. Rientro in redazione col primo aereo, scrittura di articoli per lo sport e per l'edizione di Pisa fino a mezzanotte. Poi, all 5 del mattino presi un treno per Milano e alle 11 firmai il contratto per lavorare al "Giornale". Grande partita. A proposito, sono interista, ma quel giorno vinse il Pisa. Scritto in Varie Commenti ( 19 ) " (131 votes, average: 1.2 out of 5) Loading ... Il Blog di Alberto Taliani © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo post a un amico Post precedenti Chi sono Sono il caporedattore del Giornale.it, un toscano "adottato" da Indro Montanelli e da Milano nel 1983. Tutti gli articoli di Alberto Taliani su ilGiornale.it contatti Categorie Varie (38) Ultime discussioni roberto: 2008 milano dopo anni che non la frequentavo a prima vista mi sembrava vecchia, fuori moda,obsoleta. per le... Marco De Vivo: Da elettore di destra.destra provo anche un po' di pena per Veltroni. Vorreidargli qualche... marcella trevi: Lorenza Bonaccorsi, della serie: "mio nipote di 2 anni è piu' preparato!" Se le... tarantini loretta: ho 66 anni percepisco una pensione di 400euro al mese quando ho pagato le bollette ditemi voi cosa... ENIO TERRACCIANO: Non è Walterino a sbagliare sono gli italiani che cominciano a capire almeno dopo 60 anni che... I più inviati Sayed, primo risultato della mobilitazione internazionale: il senato afgano ha ritirato la conferma della condanna a morte - 12 Emails Pensioni, a chi gli aumenti... - 3 Emails E Walter diventa il "premier ombra" - 2 Emails Berlusconi e il governo del "fare". Veltroni e le liti sul governo "ombra". 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L'assassinio di Wael Zuaiter, <terrorista del terzo tipo> (sezione: Laici e chierici)

( da "Manifesto, Il" del 18-06-2008)

Argomenti: Laicita'

CINEMA L'assassinio di Wael Zuaiter, "terrorista del terzo tipo" Questa sera a Arcipelago, 16° festival internazionale del cortometraggio, un documentario storico Roberto Silvestri ROMA Questa sera al 16esimo festival internazionale del cortometraggio, Arcipelago, in corso di svolgimento a Roma, nella sala Intrastevere, un importante appuntamento, alle 21.15. Un documentario (ospitato nella sezione eretica Extralarge) che aspettavamo da 35 anni. È un puzzle investigativo, un tessuto cucito allo stato di imbastitura con: interviste, cartoon, repertorio, voce fuori campo, tasselli per ricostruire la personalità misteriosa primo, ufficioso, rappresentante dell'Olp in italia. Si intitola Numero uno in lista e lo ha diretto Giacomo Durzi, figlio italiano di un palestinese esule. Di quelli che non votano nei territori "dell'autorità palestinese", che non possono farlo, con grande gioia sia degli israeliani che dei loro migliori amici, quei moderati, centristi, immobilisti (travestiti da estremisti reazionari) di Hamas. Il film è sull'omicidio, avvenuto a Roma nel 1972, di un palestinese laico, colto, amante dell'opera lirico (e per questo sciaguratamente per lui arrivato da noi dopo Baghdad e Berlino), Wael Zuaiter, amico di Moravia, Rafael Alberti e Jean Genet, traduttore - era il sogno di una vita - di Le mille e una notte (un progetto erotico che, se abitasse oggi a Gaza o a Kabul dovrebbe rimangiarsi). Il film è doloroso e educativo. In quel periodo assassinarono altri terroristi e estremisti, come Zuaiter, cioé miti, gentili, colti, aperte, generose come Martin Luther King, Malcolm X, Robert Kennedy, e (quasi) Rudy Dutschke... Si conoscono, nel caso di Zuaiter, i nomi degli agenti del Mossad che lo assassinarono, primo della lista dopo Monaco. Nessun procedimento è mai stato aperto dalla magistratura italiana (i "fannulloni"). Lo assassinarono per ordine, esplicito e dichiarato (lo abbiamo visto perfino nel film Monaco di Spielberg, di cui questa opera è scaturigine necessaria) di Golda Meir, "perché i terroristi vanno snidati e massacrati". Abbiamo scoperto dunque di simpatizzare solo con i terroristi, con gli estremisti (non ce ne voglia Bernardo Valli, che usa estremisti per indendere quei moderati centristi di Hamas, i fondamentalisti "islamici" e altri amici intimi dei servizi segreti sauditi e americani). Zuaiter era pericoloso come terrorista del terzo tipo. Dopo gli omicidi organizzati dal macellaio re di Giordania, lasciò Roma per Amman. Non per combattere. Peggio. Per cuocere il pane. Come sappiamo è l'attività più cruenta. Nutre feddayn. È tipica dei registi (Altman sul set cuoceva pane fresco per la troupe). Indimenticabili i ricordi di Zuaiter dell'ex moglie australiana Janet, Raniero La Valle, Luciana Castellina, Tommaso Di Francesco, Sandro Viola e di molti di coloro che lo conobbero, e impararono a amare il popolo palestinese e a capirne i suoi ovvi diritti. Mentre, seguaci della logica di Golda ("2000 anni fa ci hanno cacciato, ma questa terra è nostra") già qualche romano comincia a chiedersi perché non riprendersi i territori dell'Impero da cui non più di 1000 anni fa furono cacciati.

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Dopo trent'anni don Pizzo lascia l'Azione Cattolica (sezione: Laici e chierici)

( da "Stampa, La" del 18-06-2008)

Argomenti: Laicita'

Loano Dopo trent'anni don Pizzo lascia l'Azione Cattolica Dopo trent'anni di servizio, don Luciano Pizzo lascia il ruolo di assistente diocesano di Azione Cattolica. Nativo di Balestrino, sacerdote diocesano dal 1975, già vice parroco di Laigueglia, parroco di San Vincenzo in Alassio, rettore del Seminario di Albenga e parroco di San Fedele, don Luciano è attualmente parroco di San Pio X a Loano. "Nella sua vita ha cambiato diversi ruoli e destinazioni, ma da 30 anni è rimasto fedele ad Azione Cattolica, per la quale ha rivestito l'incarico di ''assistente diocesano''. E' stata la guida e anche un po' l'anima della nostra associazione, che risulta presente da molti anni in tutta la diocesi, da Imperia a Borgio Verezzi. Negli anni ha incontrato centinaia di persone, soprattutto giovani: a tutti son ben note la sua presenza costante, la disponibilità e l'attenzione", dicono all'Ac diocesana.\.

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L'uomo nero dell'europa - mario pirani (sezione: Laici e chierici)

( da "Repubblica, La" del 19-06-2008)

Argomenti: Laicita'

Commenti l'uomo nero dell'Europa MARIO PIRANI è probabile, ma non affatto certo. D'altronde non è neanche certo che tra i Paesi che non hanno ancora ratificato, almeno due, la Repubblica Ceca e l'Olanda, non riservino nuove sgradite sorprese. Quanto all'Italia, la partita si gioca all'interno del rapporto tra Bossi, nemico dichiarato dell'Ue, e Berlusconi, da sempre tiepido e critico, ma non scriteriato. Ciò detto, anche se il processo di ratifica a 27 riuscisse a riprendere il periglioso cammino, solo una pervicace rimozione della consapevolezza potrebbe acquietare le ambasce sul futuro dell'Europa unita, aggredita da un male oscuro che si è propagato da Dublino a Praga, da Parigi a Copenaghen e che ha contribuito non poco alla disfatta dei partiti socialdemocratici in tutti i paesi del Continente, tranne la Spagna. Ma qual è la natura di questo morbo? Molte diagnosi sono state formulate, in genere accompagnate da quella che i tedeschi definiscono Schadenfreude ? la gioia maligna dei mali altrui ? ma esse, a mio avviso, hanno colto solo gli effetti psicologici percepibili, non la natura profonda della patologia. Eppure la radice della malattia non è poi così difficile da individuare, sol che si allarghi l'orizzonte ben oltre i confini del Vecchio Continente per abbracciare nel suo assieme l'irrompente fenomeno della globalizzazione. Nel breve arco di una ventina d'anni gli spazi si sono dilatati, caduta la divisione tra Est ed Ovest, divampata la rivoluzione informatica, semicancellate le antiche frontiere dalla libera circolazione dei capitali e dalla sregolata trasmigrazione di popolazioni dal Sud al Nord, trasformata l'Asia in uno sterminato parco industriale con centinaia di milioni di nuovi operai che entrano nell'era del consumo di massa e della concorrenza senza quartiere ma anche dello sfruttamento più intenso, ebbene di fronte a tutto ciò l'Europa è la più colpita, la più esposta e quella che ha più da perdere. Proprio perché è il Continente più vecchio (anche demograficamente) e il più benestante, il più equo per gli effetti del Welfare diffuso e dei diritti acquisiti da tempo, il più democratico e, quindi, quello dove ogni decisione è complessa, contrastata e lenta da prendere, il più diviso in Stati e staterelli aggrappati alla residua sovranità. Tutto questo genera paura dell'altro, angoscia per il futuro e malessere per il presente, perdita di prospettiva, fuga nell'irresponsabilità. smarrimento di senso civico. Solo le ricette populistiche trovano ascolto perché prospettano soluzioni semplici, spedite, falsamente credibili in quanto corrispondono ad idee correnti quanto impraticabili o impossibili (ad esempio: "cacciamo tutti gli emigranti" o "torniamo alla pena di morte"). Gruppi dirigenti europei, più illuminati di quelli che sono seguiti dopo, individuarono nell'Unione, nel Mercato unico, nell'Euro gli strumenti più validi e innovativi per permettere all'Europa di tenere il campo nella nuova competizione globale, così come nella prima fase della costruzione i trattati di Roma avevano cancellato la stessa idea di guerra inter-europea e gettato le basi indispensabili per il miracolo economico. Doveva uscirne un'Europa forte, unita, capace di competere attraverso il rinnovamento del proprio apparato economico, un potente sviluppo scientifico e culturale, la liberalizzazione dai tanti vincoli che bloccavano i mercati nazionali. La Carta di Lisbona all'inizio degli anni 2000 definì il cammino ma, affidata l'esecuzione ai governi nazionali, il processo è restato sulla carta. Negli ultimi decenni poi, classi dirigenti di quarta generazione, in una gara di pavida mediocrità, hanno usato Bruxelles come alibi per la loro inconcludenza indicando nei presunti diktat europei la causa delle misure che erano chiamati a prendere. In realtà tutte le opzioni più importanti decise nei Vertici e nei Consigli dei ministri erano il frutto di faticosi compromessi e di decisioni dei governi nazionali, detentori di gran parte del potere. Invece di portare avanti l'integrazione politica ? non perché corrispondesse a un inspiegabile ideale ? ma semplicemente perché indispensabile a reggere la sfida mondiale, i ministri dell'Ue, dopo ogni riunione, vantavano quanto erano riusciti a salvaguardare a vantaggio del loro paese e lamentavano quel che avevano dovuto cedere per accontentare Bruxelles. Un'Europa trasformata nell'Uomo nero destinato a spaventare i riottosi bamboccioni europei. Dall'altra i gruppi dirigenti europeisti, pallidi eredi dei fondatori, ripiegavano nella stesura di complessi testi istituzionali che annegavano i progressi reali in un mare di cavilli per salvaguardare le competenze nazionali. Una politica che spaventava chi già era spaventato e non animava certo le correnti d'opinione più avvertite e coraggiose. è quindi emersa e ha preso corpo una costellazione convergente di forze di estrema destra e estrema sinistra con l'appoggio di quei gruppi politici che hanno capito quanto l'appello populista possa trovare oggi consenso in una opinione pubblica disorientata e impaurita. Così si è giunti a confondere artatamente in una unica nebulosa minacciosa la globalizzazione e l'unica arma a disposizione dell'Europa per competervi con speranza di sopravvivere alla sfida: la sua unità politica ed economica. In Italia il quadro è ricco di implicazioni non certo positive: una forza determinante, la Lega, è esplicitamente antieuropea; il personaggio di maggiore spicco teorico della compagine governativa, Giulio Tremonti, ha scritto un libro che ha già venduto 200mila copie per bollare la globalizzazione. C'è da chiedersi, al di là di ogni polemica, se l'ipotesi di una "fortezza europea", chiusa al mercato mondiale, attraverso dazi e protezioni varie, almeno per un lungo periodo di adattamento, sia politicamente ed economicamente proponibile. Personalmente non reputo che Tremonti pensi davvero a una politica di protezionismo europeo, quanto al consenso politico che l'idea gli può fruttare sul teatro italiano, anche perché nel suo testo fa ampio riferimento alla necessità di recuperare l'identità cristiana dell'Europa. E qui il suo discorso poterebbe trovare l'appiglio più importante nella combattiva visione teologica di papa Ratzinger. L'Europa laica, priva di afflato spirituale, debole per cieco egoismo commerciale si presta ad essere vissuta non come il vascello per navigare nell'oceano della globalizzazione ma come il cavallo di Troia di quest'ultima. Mentre tra Parigi e Berlino si comincia timidamente a immaginare, se non sia giunto il momento di ripensare tutto da capo e, quindi, di mettersi alla testa di una rifondazione europea con chi ci sta davvero, con un nuovo trattato d'integrazione, un parlamento eletto assieme, nello stesso giorno, con una sola legge e liste europee e non nazionali che saldi democraticamente i popoli europei in grado di raccogliere la sfida con nuove istituzioni integrate, mentre questo forse maturerà, l'Italia potrebbe ancora una volta trovarsi sul fronte sbagliato e farne come al solito le spese, tranne ripensamenti alla venticinquesima ora. è ancor più probabile che tutto questo non accada. Che l'Europa non sia in grado di risollevare un destino altrimenti segnato e la globalizzazione trionfi, tutta a nostre spese. Uno dei più acuti osservatori delle vicende europee, tra i giovani collaboratori di Altiero Spinelli ai tempi di Bruxelles, Riccardo Perissich, conclude un suo bel saggio (L'Unione europea, una storia non ufficiale, ed. Longanesi) con queste desolate parole: "Dietro il rifiuto di progredire verso l'unità politica non c'è tanto il rischio che i nostri paesi si rinchiudano in se stessi, c'è piuttosto la tentazione di rinunciare a essere soggetto e non solo oggetto della storia. Rinunciare all'unione politica significa sostanzialmente accettare l'organizzazione dell'Europa in seno a un Occidente le cui scelte strategiche sarebbero fondamentalmente decise dai soli Stati Uniti. Non ritengo che ciò sarebbe necessariamente una catastrofe, ma sono convinto che non sarebbe un bene né per l'Europa né per gli stessi Stati Uniti".

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Quando santa rosalia era solo una donna - antonella scandone (sezione: Laici e chierici)

( da "Repubblica, La" del 19-06-2008)

Argomenti: Laicita'

Pagina X - Palermo Il romanzo di Roberto Tagliavia sulla storia della patrona QUANDO SANTA ROSALIA ERA SOLO UNA DONNA L'autore immagina la crisi che portò la ragazza alla scelta dell'eremitaggio: le molestie subite e la morte di un'amica dopo l'aborto ANTONELLA SCANDONE "Q uella parte della storia che i dotti non hanno scritto, ma che il popolo ha lasciato nei suoi costumi, nelle sue usanze, nelle sue credenze, nei suoi riti". Così, Giuseppe Pitré, indiscusso padre della scienza demologica in Italia, definiva quella sfera, per secoli considerata minore, eppure sempre viva e perpetrata attraverso le tradizioni. Parlare di riti e di credenze, a Palermo, significa parlare di Santa Rosalia. Sulla sua vita, sulla morte, sul ritrovamento dei suoi presunti resti, sui suoi miracoli, leggenda e realtà si rincorrono, aggiungendo al culto, ancora molto forte nei palermitani, un'aura di mistero, perfetta nella terra dove la fantasia e la cronaca hanno spesso labili confini. Il forte bisogno di credere, allora come oggi, fu persino più tenace della realtà: la fine dell'epidemia di peste, tradizionalmente legata al culto della santa, in realtà non finì al momento del ritrovamento delle reliquie, bensì, così come testimoniato dagli archivi comunali, oltre due anni dopo. Eppure, a dispetto della realtà, la città volle dotarsi del suo miracolo, e tanto bastò allora e tanto basta oggi a quanti le si rivolgono con il cuore colmo di dolore e speranza. Ed il culto della Santuzza, nei secoli, si è arricchito di riti, tradizioni, formule, divenuti strumenti per dominare gli eventi, sottolineando quell'intreccio di pagano e di cristiano che c'è in un ex voto, forte momento contrattuale, dove si offre un oggetto o un sacrificio per una grazia da chiedere o già ottenuta. Così come ripercorre gli antichi rituali precristiani l'odierna "acchianata", la salita al santuario di Monte Pellegrino, con tutta la simbologia che l'accompagna, dai ceri alla montagna sacra, dalla grotta al dormire all'addiaccio. E quanto, sin da subito, questa santa sia entrata nel cuore dei palermitani, è testimoniato da come sia divenuta Patrona della città, sbaragliando in un colpo solo, le quattro sante che si dividevano il ruolo e resistendo agli attacchi di San Benedetto il Moro. E proprio le poche ed incerte notizie biografiche sulla romita hanno contribuito alla nascita di storie, racconti o romanzi come questo di Roberto Tagliavia, recentemente pubblicato. "Rosalia da Palermo" (Ispe Editrice, pagine 365, 15 euro), caratterizzato da una scrittura elegante anche se, a tratti, turbata da un ritmo eccessivamente lento soprattutto nelle descrizioni, è un libro che si muove su due piani. Quello seicentesco, che vede una Palermo messa in ginocchio da un'epidemia di peste particolarmente virulenta, che vide cadere vittima del contagio, nel 1624, anche lo stesso vicerè Emanuele Filiberto, e quello del Millecento, epoca di splendore economico e culturale per il Regno di Sicilia, ma anche segnata da rivolte come quelle dei baroni in aperto contrasto con il potere centrale. Tagliavia, appartenente ad una famiglia le cui attività marittime sono una tradizione cittadina, ha legato il suo nome ad una militanza politica che l'ha visto per anni impegnato nell'allora partito comunista, militanza che non gli ha impedito di avere una posizione di credente "laico". Una profonda crisi personale, che lui stesso racconta con coraggio e commozione, l'ha portato alle soglie di una decisione estrema e definitiva, dalla quale, l'incontro con una strana e misteriosa donna, l'ha fatto desistere. Un miracolo della santa? La risposta di Tagliavia è questo libro, come lui stesso spiega. "Pensai che potesse essere una vicenda da raccontare in modo nuovo, anche se, non essendo uno scrittore e sapendone poco, mi stupivo che una tale urgenza potesse incalzarmi dentro in modo tanto esigente. Scoprii così che la leggenda della Santa era cominciata da un cacciatore sull'orlo del suicidio, fermato da una fanciulla. Rimasi di stucco. Un filo svolazzante, quasi un ricciolo barocco, aveva liberamente percorso i secoli, i quartieri della città, storie e vite differenti, legando tra loro cose inaccostabili ed arrivando fino a me". La ricerca di Tagliavia prende le mosse da una sorta di fastidio provocato in lui dal Festino, definito "la barbarie pagana" e da quei fenomeni di passione collettiva generati da una "santa inesistente". Cerca, soprattutto, una spiegazione sul perché una ragazzina di nobile stirpe normanna, ospitata alla corte del re, se ne allontani per una scelta così assoluta e insostenibile come quella dell'eremitaggio. E la risposta che Tagliavia si immagina, è legata ad una storia che vede la madre di Rosalia coinvolta in una relazione con il capo di una rivolta contro il re Guglielmo il Malo con la conseguente reazione paterna e la sua scia di sangue. Ma è determinata anche dal vedere la sua migliore amica morire dissanguata per un aborto al quale viene costretta dalla madre; dalle molestie subite dalla stessa Rosalia da parte del Siniscalco al quale era stata affidata dalla famiglia e dal vedere lo zio vescovo impugnare la spada e uccidere come un qualsiasi soldato senza Dio. E l'amarezza per un mondo pervaso di violenza ed ipocrisia portano la giovane figlia di Sinibaldi a rifiutare anche l'ipotesi di chiudersi in convento: "Dio l'ho incontrato nella vita; nei conventi non ho incontrato nulla di diverso o particolare, ma la stessa fatica a capire Dio, a trovare il filo del suo messaggio, ed anche tante brutture come nella vita di tutti". Elementi molto forti, dunque, alla base di una scelta così radicale, che, tuttavia, nella revisione storica, già nel 1625 per volontà del cardinale Giannettino Doria, furono depurati da qualsiasi possibile riferimento a vicende di contrasti familiari o prese di distanza dalle autorità religiose dell'epoca.

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I libri, l'architetto, il giornalista le dolci scelte del cavalier repetto - marco preve (sezione: Laici e chierici)

( da "Repubblica, La" del 19-06-2008)

Argomenti: Laicita'

Pagina IV - Genova I libri, l'architetto, il giornalista le dolci scelte del cavalier Repetto Fondazione Carige: col presidente tutte persone di fiducia I casi della "Marietti Edizioni" e del nuovo segretario generale dell'ente MARCO PREVE (segue dalla prima di cronaca) QUEI pochi che a Genova si permettono una battuta, dicono che oggi la Fondazione Carige andrebbe chiamata Fondazione Nocciolato. Non fa molto ridere, ma il riferimento ad uno dei prodotti di maggior successo del gruppo "Elah Dufour Novi" introduce lo scomodo argomento che riguarda il cavalier Flavio Repetto, presidente della principale fondazione bancaria ligure, dell'azienda dolciaria da lui creata con sede a Novi Ligure, nonché della casa editrice Marietti, sede a Milano, specializzata in pubblicazioni religiose. Fondazione, cioccolato e libri, sono tre realtà strettamente intrecciate nella storia recente dell'imprenditore, visto che anche persone ed aziende a lui vicine vengono beneficiate - in maniera assolutamente legittima sia chiaro - dalla Fondazione. Qui racconteremo di tre casi: l'architetto, lo scrittore giornalista e la strana storia di un prestigioso volume. Partiamo dalla Marietti, di cui Repetto è azionista dai primi anni '90 e oggi presidente. Nel marzo del 2007, il presidente di Fondazione Carige Vincenzo Lorenzelli se ne va in polemica per il nuovo cda. Nei mesi precedenti, la società strumentale Arte e Cultura si era accordata con un editore genovese per realizzare due volumi. Il primo, Strade di Liguria, viene pubblicato, per il secondo è tutto pronto, c'è pure l'autrice, la docente universitaria Gabriella Airaldi. Il bilancio di esercizio del 27 febbraio 2007 per l'anno 2006 fissa il costo, 125mila euro senza Iva; il numero di copie, 5000; il titolo della collana: Storia della Liguria. Ma Repetto annuncia un taglio dei costi e decide di cancellare le società strumentali. Così il 27 aprile, scrive che "ogni nuova iniziativa o spesa (compreso l'ulteriore volume di Storia di Liguria) anche se relativa a pregressi rapporti...dovrà essere previamente" sottoposta al parere della Fondazione. E a luglio, nell'ultimo Cda della srl Arte e Cultura si prende atto che "si sono inviate al Sorriso francescano e alla professoressa Airaldi comunicazioni relative alla sospensione del volume Storia della Liguria". L'editore che aveva ottenuto l'incarico ci resta un po' male, fa scrivere una lettera dall'avvocato ma non ci sono altre conseguenze. In realtà il libro viene solo rimandato. Con lo stesso titolo e la stessa autrice sarà in libreria al prezzo di 30 euro dal prossimo mese di settembre. E' cambiato solo l'editore: ora è il cavalier Repetto in persona. Attraverso la Marietti. La stessa società che, nel 2003, pubblica il volume "Imprenditori con Gesù. Fede e mercato". Nove interviste a "cattolici ferventi e titolari di aziende leader". Tra Giancarlo Abete e Laura Biagiotti c'è pure Repetto. Autore: Rodolfo Bosio, inviato del Sole 24 Ore e dal 2004 in Compagnia San Paolo. Repetto un mese fa lo nomina segretario generale della Fondazione Carige a decorrere da luglio. Bosio, sanremese, ha ancora stretti legami con il ponente. E' presidente della Fondazione Riviera dei Fiori, una onlus di cui è vice Maria Teresa Verda, moglie del ministro Scajola e cognata di Alessandro, vice presidente di Banca Carige. Con loro anche Antonietta Semeria, fondatrice della cooperativa cattolica Il Cammino, di cui parliamo in questa stessa pagina. Un anno fa, Repetto aveva chiamato in Fondazione un altro professionista di sua fiducia, l'architetto Riccardo Bergaglio, che a Novi Ligure sta curando il progetto di ampliamento dei capannoni della Elah Dufour. "Io sono un libero professionista - spiega l'architetto - non sono un dipendente della Fondazione Carige, ma solo un consulente".

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La salma di Piergiorgio Frassati, il beato laico di Torino, l' Uomo delle Beatitudini» (sezione: Laici e chierici)

( da "Stampa, La" del 19-06-2008)

Argomenti: Laicita'

La salma di Piergiorgio Frassati, il beato laico di Torino, l'"Uomo delle Beatitudini", come lo definì Giovanni Paolo II, oggi partirà per l'Australia. Andrà a Sydney. Sarà accolto dalla sua cattedrale. Vi rimarrà fino a luglio, per essere presente alle "Giornate mondiali della gioventù", di cui sarà uno dei patroni, per espressa volontà del Papa Benedetto XVI. Ieri la nostra città gli ha dato un commosso arrivederci in Duomo. Qui il cardinale Severino Poletto l'ha salutato con una Messa, concelebrata con l'arcivescovo di Camberra Mark Coleridge e altri 25 sacerdoti, avvolti dalla devozione di torinesi di ogni età, ma soprattutto giovani, com'era Piergiorgio, morto nel 1925, a soli 24 anni. Le sue spoglie, raccolte in un'umile cassa di legno chiaro, sono state quindi portate in processione per le vie di Torino, fino alla Cappella del Cottolengo, dove i fedeli si sono raccolti in una veglia durata l'intera notte. E' stato un momento di profonda commozione, come quelli che Piergiorgio era solito organizzare alla vigilia delle gite in montagna. Si riuniva in preghiera con i "Tipi loschi". Così chiamava per scherzo il gruppo di amici che condivideva con lui la fede, il suo caritatevole slancio verso il prossimo e il suo amore per le vette alpine, viste come un affaccio verso il cielo e verso Dio. Questa mattina, dopo un'altra Messa, celebrata alle 6,20, il feretro lascerà il Cottolengo e verrà portato all'aeroporto della Malpensa. Da qui, via Dubai, raggiungerà la terra australiana. "Sono felice che Piergiorgio vada per il mondo quale ambasciatore di Torino e della fede della gioventù", dice Jas Gawronsky, nipote del Beato, presente ieri alla funzione con le sorelle Nella, Giovanna, Maria Grazia e Wanda. L'arcivescovo Coleridge, giunto a Torino per accompagnare nel viaggio Frassati, assicura che "in Australia è forse più conosciuto che in Italia. In lui vediamo un testimone. Ha dato un segno: la possibilità della vittoria della speranza. Ha dimostrato in soli 24 anni di vita che un giovane può migliorare il mondo, che i giovani possono essere leader della chiesa, non solo di domani, ma di oggi". Piergiorgio ieri ha atteso i suoi concittadini nel Duomo, a destra dell'altare, su un catafalco circondato di edera e gerani bianchi, sormontato dal suo ritratto pensoso. La bara, essenziale, era adorna solo di una croce e della scritta "Verso l'alto", vergata in corsivo nero, sul legno candido, con la calligrafia del Beato. Tanti l'hanno toccata, baciata, accarezzata. Qualcuno vi ha appoggiato anche le foto di qualche parente caro. Alle 19 in punto il Cardinale Severino Poletto ha dato inizio alla funzione, aperta dal corteo dei sacerdoti. Ha raggiunto il feretro è lo ha salutato: "Nostro caro Beato, modello di santità giovane e attuale. Ci richiami a vivere la gioventù nell'entusiasmo, ma anche nel candore e nella virtù". Il Vangelo di San Marco, letto nei passi del "Discorso delle Beatitudini", ha offerto a Poletto l'occasione di ricordare Frassati come "colui che è riuscito a realizzare lo spirito delle beatitudini. Arricchì le sue giornate con la preghiera e dallo Spirito Santo trasse la forza per aiutare i poveri. Forgiato dallo Spirito, fu testimone di una santità giovane e moderna, non bigotta. Visse un'esistenza entusiasta, capace però di prendere le distanze dalla vita comoda, dall'esagerato consumismo". E una lezione che Poletto indica ai giovani odierni: "Alimentate la preghiera e il raccoglimento. C'è bisogno di silenzio, per far emergere quanto c'è di meglio: gli ideali di una vita fatta di purezza". "Vai pure a Sydney - ha poi detto a Frassati - parla alle coscienze dei giovani. E tornando fa che qualcuno di loro ci regali qualche sacerdote in più".

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Sul portale cattolico (sezione: Laici e chierici)

( da "Riformista, Il" del 19-06-2008)

Argomenti: Laicita'

Sul portale cattolico La Cei apre a Rutelli Dopo le parole del Papa all'assemblea generale della Cei in favore del nuovo clima politico - e dunque della nuova compagine di governo - erano iniziate giornate amare per i cattolici del Pd: condannati in un'opposizione invisa alle gerarchie della Chiesa e nella quale ad altro non sembravano costretti se non che all'insignificanza. Poi vennero gli attacchi impietosi di Famiglia Cristiana e de Il Regno : fuoco amico difficile da parare. Ma ieri, la svolta: sul portale piùvoce.net - portale dei "cattolici in rete", che raccoglie ufficialmente le voci più significative del mondo dell'associazionismo cattolico benedetto dai vescovi italiani: tra queste Scienza&Vita , Forum delle associazioni familiari , Retinopera - i cattolici del Pd riescono finalmente a trovare un terreno sul quale lavorare in sintonia con la Cei e il suo presidente Angelo Bagnasco: è il tema dell'emergenza educativa, tema che tanto sta a cuore ai vescovi italiani. Per la prima volta, sul portale, è stato chiamato a scrivere Francesco Rutelli. Segno che la Cei, i cattolici di sinistra, li vuole attivi e propositivi là dove già stanno: dentro il partito di Veltroni. E Rutelli non ha deluso le aspettative della Chiesa snocciolando "da genitore e da politico", il suo pensiero sulla "priorità più trascurata" dalla politica. L'emergenza educativa, secondo Rutelli, ha diverse sfaccettature. Tra queste il problema della droga, fenomeno "devastante", sintomo di una "fragilità dei processi di conoscenza e qualità dell'apprendimento riguardanti quote crescenti di ragazzi" e "la perdita di autorità e autorevolezza degli insegnanti presso i nostri figli". Quindi "il degrado troppo a lungo tollerato del dominante messaggio televisivo, che premia la devozione al dominio del "dio denaro" e l'emulazione verso l'irresponsabilità, anziché quel coraggio che non è bullismo, ma dedizione all'altro e gratuità del donarsi; rispetto verso il più debole, qualità del concorso al servizio pubblico, civismo". Le parole di Rutelli sono state affiancate per la prima volta a quelle del neo presidente dell'Azione Cattolica Franco Miano: insomma il cattolicesimo di sinistra ha ancora oggi un terreno sul quale può lavorare con la benedizione dei vescovi. Senza paventare scissioni inopportune. 19/06/2008.

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Con l'incognita del Quirinale (sezione: Laici e chierici)

( da "Manifesto, Il" del 19-06-2008)

Argomenti: Laicita'

BLOCCA PROCESSI Con l'incognita del Quirinale Il senato approva l'emendamento voluto da Berlusconi per fermare i procedimenti, innanzitutto il suo. L'opposizione esce dall'aula. E guarda al Colle: Veltroni sale da Napolitano, preoccupato anche della rottura del dialogo tra maggioranza e opposizione. Il vicepresidente del Csm dà voce alle perplessità del capo dello Stato e anticipa:la Corte costituzionale boccerà le nuove norme Micaela Bongi "Forse Berlusconi riuscirà a evitare questa sentenza grazie alle norme che state votando, ma ha perso un'occasione davvero unica, quella di creare in Italia un nuovo bipolarismo. Non è questa la politica che avremmo voluto vedere". La capogruppo del Pd, Anna Finocchiaro termina tra gli applausi dell'opposizione il suo intervento, annunciando che i senatori del suo partito, insieme a quelli dell'Italia dei valori, lasceranno l'aula di palazzo Madama per il voto sull'emendamento sospendi-processi. Il Pdl e la Lega non danno segni di preoccupazione, anzi. Come dice il capogruppo del Carroccio Federico Bricolo, accompagnando cortesemente all'uscita i colleghi della minoranza, "se voi state dentro o fuori l'aula per noi cambia poco. Tanto cambieremo questo paese alla faccia vostra". L'opposizione diventa opposizione, la maggioranza berlusconiana può finalmente tornare se stessa, mentre il presidente del senato Renato Schifani vigila, restando sul suo scranno per tutta la giornata, senza mai mollare la presa. Il "salva-premier", l'emendamento al decreto sicurezza che sospende i processi per reati "non gravi" commessi fino al giugno 2002, passa in ogni caso tranquillamente, con 160 sì e 11 no, tre dell'Udc e tre dei radicali. Che in primo momento annunciano anche loro l'uscita dall'aula, ma poi restano perché, dice Emma Bonino, "è una pagina brutta della storia repubblicana e voglio stare qui per votare contro e fare una fotografia dell'aula". A palazzo Madama arriva anche Antonio Di Pietro, che annuncia una raccolta di firme per un referendum abrogativo, "anche se pensiamo e siamo sicuri che la Corte costituzionale cancellerà questo tentativo come ha già fatto in passato". E l'Idv è pronta a anche a scendere in piazza. La maggioranza tenta di buttare la croce sul Pd "prigioniero di Di Pietro", il Pd cerca di scansarla, non è un ritorno all'antiberlusconismo, "è una questione di merito, si fermano anche processi importanti come quello di Bolzaneto", ribatte ancora Anna Finocchiaro. E che il Pd non intende tornare all'"antiberlusconismo" lo dice anche il segretario Walter Veltroni, salito ieri mattina al Quirinale, al presidente Giorgio Napolitano. Un colloquio sul clima tra gli schieramenti tornato tempestoso, con il capo dello stato che si sarebbe detto preoccupato per motivi istituzionali e il leader del Pd, invece, per ragioni politiche. Ed è proprio al Colle che nel Partito democratico si guarda, nutrendo qualche speranza sulla risposta che Napolitano darà quando gli arriverà dal parlamento il testo emendato di soppiatto, sottoraendo alle valutazioni del Quirinale le norme inserite solo in un secondo momento al decreto. "Un aggiramento delle prerogative del presidente della repubblica", insistono nel Pd, che confida apertamente sulla bocciatura del "salva-premier" da parte della Corte costituzionale. Ma anche il capo dello stato, tantopiù essendo presidente del Consiglio superiore della magistruatura, potrebbe avere serie difficoltà a dare il suo via libera al testo, si ragiona. Il vicepresidente del Csm, Nicola Mancino, intervistato da Repubblica ieri è stato netto: "Prevedo che la Consulta dichiarerà illegittima la sospensione dei processi". Affermazioni che irritano il Pdl: "Io non credo che il compito di un vicepresidente del Csm sia quello di prevedere tassativamente attraverso gli organi di stampa quello che la Consulta dovrà fare o non fare", protesta nell'aula del senato Carlo Vizzini, relatore insieme a Filippo Bersellli del decreto sicurezza. E il consigliere laico del Csm Michele Saponara, anche lui del Pdl, sottolinea: "Mancino parla a titolo personale". Chiamato in causa, ma probabilmente anche per sciogliere l'imbarazzo provocato sul Colle, il vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura precisa: "Non ho mai detto di essere certo che la Consulta dichiarerà incostituzionale la sospensione dei processi. Ho solo fatto un'ipotesi e una previsione, l'una e l'altra ragionata. Si può condividere o meno l'opinione da me espressa, ma non è nelle mie consuetudini cimentarmi in profezie".

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CAMPOBASSO I cattolici cristiani dell'Udc e del Movimento (sezione: Laici e chierici)

( da "Tempo, Il" del 19-06-2008)

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Stampa CAMPOBASSO I cattolici cristiani dell'Udc e del Movimento ... CAMPOBASSO I cattolici cristiani dell'Udc e del Movimento per l'autonomia lanciano proposte nuove in Italia e soprattutto in Molise facendo l'occhiolino anche al Pdl per rivedere piani, programmi e riconfigurazioni politico-strutturali nel governo locale. In Molise i centristi, in fase di riposizonamento e in un momento di grande riflessione dopo il commissariamento del partito con Velardi, lanciano la proposta a cominciare dal Consiglio regionale di un matrimonio. Conservando il simbolo. a pagina 2.

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Lanzillotta-Gagliardi, donne contro i <signor no> (sezione: Laici e chierici)

( da "Corriere della Sera" del 19-06-2008)

Argomenti: Laicita'

Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Primo Piano - data: 2008-06-19 num: - pag: 8 categoria: REDAZIONALE Sintonie Dall'ex ministro e dalla giornalista prc due articoli sulla necessità di evitare derive estremiste Lanzillotta-Gagliardi, donne contro i "signor no" ROMA - C'era da leggere, ieri, su Liberazione e su Europa. C'erano due donne della politica italiana che firmavano editoriali importanti, non scontati, lasciando intravedere un nuovo (o vecchio?) orizzonte anti-Berlusconi. Linda Lanzillotta e Rina Gagliardi sono due donne molto distanti. La Gagliardi è di sinistra, da sempre e profondamente di sinistra e scrive (ed è un piacere leggerla, poiché possiede il dono - raro - della scrittura) sul quotidiano di Rifondazione. è stata anche senatrice di Rifondazione. è pisana, rapida, intellettualmente disponibile, lucida. La Lanzillotta - nell'ultimo governo Prodi fu ministro per gli Affari regionali, mentre suo marito, Franco Bassanini, che pure il ministro l'aveva fatto più volte, rimase al palo - con ironia, si descrive invece da sola: "Può dire che, nel Pd, sono la rappresentante dell'ala laico-liberal del rutellismo". è molto legata, politicamente, a Francesco Rutelli. E, dunque, ciò che dice, e scrive, va sempre un po' letto in controluce. E così arriviamo alla strana, sorprendente sintonia che sembra di cogliere nei due editoriali in questione. Quello della Lanzillotta ha questo titolo: "Eppure dovremo dire anche dei sì". Succo del ragionamento: a Berlusconi diremo tutti i no necessari, ma è chiaro "che vorremmo dire dei sì almeno su alcune decisioni annunciate, le quali sembrano proprio riprendere proposte avanzate dal governo Prodi e poi bloccate, o parzialmente vanificate, da resistenze opposte". La Gagliardi scrive sotto un titolo pure eloquente: "Non ci salverà un nuovo girotondismo ". Per capirci: l'idea di ributtarla sulle "solite imprecazioni quotidiane contro il Berlusca ", è un'idea vecchia, destinata a fallire. La domanda appare scontata, Rina Gagliardi. Entrambe vi dichiarate contrarie a combattere Berlusconi con la tradizionale ondata di "no": questo cosa significa? "Credo che alla Lanzillotta, dire tanti "no" non piaccia perché le sembra un comportamento troppo radicale, gruppettaro, barricadero. A me, invece, star lì a dire sempre e solo "no" non piace perché mi pare una radicalità solo apparente. Ci risolvi il quotidiano, dai un po' di soddisfazione ai tuoi che ti vedono con la faccia scura davanti a Berlusconi, ma Linda Lanzillotta Rina Gagliardi.

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Rutelli: no a droga e dio denaro I teodem: il nostro ruolo esiste (sezione: Laici e chierici)

( da "Corriere della Sera" del 19-06-2008)

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Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Primo Piano - data: 2008-06-19 num: - pag: 9 categoria: REDAZIONALE Offensiva dell'ala cattolica Rutelli: no a droga e dio denaro I teodem: il nostro ruolo esiste ROMA - "No alla droga e al dio denaro" e attenzione dell'"emergenza educativa". Sono i due temi, prioritari anche nella riflessione delle gerarchie ecclesiastiche sulla famiglia, che Francesco Rutelli rilancia in un intervento pubblicato dal sito PiùVoce.net (nella foto), il network dei cattolici. Un vero e proprio allarme, secondo l'ex vicepremier, di cui la politica "non è ancora consapevole". Citando tra l'altro e non a caso gli interventi del presidente della Cei Angelo Bagnasco e del Papa, il senatore del Pd scrive: "La priorità più trascurata mi pare il contrasto alla diffusione di sostanze psicotrope: droghe mischiate ad alcolici e a sostanze chimiche di nuova generazione. Un meccanismo che studiosi e psichiatri avvertiti ci stanno indicando come già oggi devastante". Niente a che vedere, argomenta Rutelli, con i banali spinelli degli anni Settanta: "Non parlo per esperienza personale poiché ho avuto la sorte di non accettare e non assumere mai neppure una sigaretta di tabacco e mai nessuna droga", ma "è documentato che uno spinello odierno produce effetti fino a circa venti volte superiori". Mancherebbero, secondo Rutelli, nella società "gli strumenti inibitori sia personali che collettivi", per affrontare il fenomeno, che "non è altro che parte di una crisi educativa di cui siamo soliti leggere, tra le manifestazioni principali, la fragilità dei processi di conoscenza e qualità dell'apprendimento riguardanti quote crescenti di ragazzi; la perdita di autorità e autorevolezza degli insegnanti presso i nostri figli; il degrado del dominante messaggio televisivo, che premia la devozione al dominio del "dio denaro" e l'emulazione verso l'irresponsabilità". Nelle stesse ore, e alla vigilia del convegno organizzato da Rutelli con i leader dei partiti democratici di tutto il mondo (messi in alternativa ai partiti socialisti) scendono in campo anche i due leader teodem Luigi Bobba e Paola Binetti con una lettera a Famiglia cristiana in cui annunciano battaglia sulla collocazione europea del Pd per la quale sostengono che "non basta un'operazione di maquillage": "Abbiamo scelto di stare nel Pd per provare a elaborare una prospettiva politica di nuovo conio, simboli nuovi e modelli organizzativi nuovi: democratici nei fatti e non solo nell'etichetta. Il Pd è ancora tutto da fare e intendiamo partecipare alla sua costruzione fin dall'inizio, con ottimismo e con realismo". R.R.

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BIBBIA IN VOLGARE LACUNA ITALIANA (sezione: Laici e chierici)

( da "Corriere della Sera" del 19-06-2008)

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Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Terza Pagina - data: 2008-06-19 num: - pag: 47 categoria: REDAZIONALE Elzeviro La nuova edizione a cura della Cei BIBBIA IN VOLGARE LACUNA ITALIANA di GIUSEPPE BETORI * N ella cultura italiana c'è una carenza legata al fatto che nella storia della nostra nazione è mancata la presenza di una traduzione della Bibbia che si imponesse per accreditamento ecclesiale e culturale. Ne ha sofferto in particolar modo il linguaggio, cui è mancato l'apporto di un vocabolario espressivo dell'esperienza religiosa e in particolare della vicenda di fede di cui i testi biblici offrono testimonianza. Tutto ciò ha avuto come principale - ma anche necessariamente limitata - mediazione il testo latino della Vulgata di San Girolamo, nella forma di non pochi calchi in volgare dal lessico della lingua antica. Forse anche a questa assenza di una Bibbia in italiano, che si accreditasse come "ufficiale" di fronte alla cultura, si deve quella distanza che la cultura nel nostro Paese ha spesso avuto a fronte della riflessione teologica e in senso più ampio del rapporto con la fede. Pensare di superare questo svantaggio non è cosa facile, anzi potrebbe apparire come un'ambizione indebita e azzardata. E tuttavia, con i suoi molteplici limiti, la traduzione a cui la Cei diede la propria approvazione nel 1971 - e che dal 1974 mise in circolazione nelle assemblee liturgiche cattoliche - ha avviato un processo di diffusione del linguaggio biblico che non va sottovalutato, incrementato peraltro dal fatto che questa stessa traduzione è diventata di fatto il punto di riferimento di altre esperienze di circolazione della Bibbia, come la "lectio divina " o la scuola della Parola. Questa traduzione, largamente ripensata e rivista, viene ora proposta in terza edizione, con un atto al tempo stesso di rigorosa attenzione scientifica e di fiduciosa intrapresa culturale. La rinnovata traduzione è infatti anzitutto un tributo agli studi di critica testuale, che hanno fornito in questi anni testi critici - nelle lingue dei testi originali della Bibbia - più attendibili e attenti alle acquisizioni recenti delle scienze archeologiche e filologiche. A ciò si è aggiunto lo sforzo di essere aderenti alla struttura linguistica dei testi originali, anche al prezzo di qualche asperità sintattica per l'italiano, ma con lo scopo di favorire il confronto interno ai testi biblici e una certa uniformità di vocabolario, che agevoli la costituzione di parametri linguistici di riferimento costanti per la comunicazione religiosa e tra questa e la comunicazione culturale in genere. è difficile ipotizzare ora quanto di questi propositi e aspirazioni potrà trovare in futuro riscontro. Progetti di tal genere, d'altronde, non si fanno calcolando i ritorni, bensì osando gettare il cuore e la mente oltre i confini visibili di mondi che altrimenti tendono per se stessi alla ghettizzazione. Ciò permette di inserire la nuova traduzione nel contesto più ampio di quel "progetto culturale " che la Chiesa in Italia va perseguendo da qualche tempo e che vorrebbe creare legami più solidi tra la capacità della rivelazione cristiana di farsi cultura e storia e la natura stessa della cultura, che quando è autentica non può rifiutarsi a nessuna contaminazione, anche religiosa. Per chi crede, dietro a tale proposito sta la convinzione che nel Vangelo è racchiuso un di più di umanità che non può non incontrare le attese del cuore e della mente della gente e farsi promotore di crescita del bene comune per una società aperta. Ci si può augurare che gli scontri tra le pretese egemoniche appartengano al passato. Oggi è da auspicare che per tutti, inclusi i cattolici, sia l'ora di mettere nell'agorà delle buone idee e delle esperienze positive il proprio patrimonio, inteso come un bene condivisibile perché razionalmente apprezzabile, come continuamente ci ricorda il papa Benedetto XVI, e magari anche esteticamente attraente. A partire da questa convinzione molti tra i più accreditati artisti italiani contemporanei sono stati coinvolti nella realizzazione di tavole di commento alle letture bibliche contenute nel Lezionario liturgico, i cui volumi vanno rinnovandosi a seguito della nuova traduzione biblica. Una scommessa sulla possibilità di dialogo tra arte e fede che non è meno urgente di quella, aperta e da irrobustire su altri fronti, tra fede e scienza o tra fede ed ethos condiviso di un popolo. Sono queste le strade per cui la Chiesa italiana può uscire dallo stretto luogo comune dell'agenzia solidale di servizi sociali e al tempo stesso di ufficio di erogazione di prodotti liturgico-sacrali, per essere testimone credibile della fede in Cristo risorto e fermento di innovazione vitale del tessuto umano e sociale. Solo così potrà dare continuità alla sua storia millenaria di forte radicamento tra la gente del nostro Paese. * Segretario generale Cei \\ La nostra cultura ha avuto difficili rapporti con la riflessione teologica.

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VELO E SIMBOLI RELIGIOSI DOVE PERMETTERLI E VIETARLI (sezione: Laici e chierici)

( da "Corriere della Sera" del 19-06-2008)

Argomenti: Laicita'

Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Lettere al Corriere - data: 2008-06-19 num: - pag: 43 categoria: REDAZIONALE Risponde Sergio Romano VELO E SIMBOLI RELIGIOSI DOVE PERMETTERLI E VIETARLI Leggo la lettera circa il divieto al velo islamico nelle università turche, coraggiosamente confermato recentemente in quel Paese. Secondo l'autrice, tale divieto rafforza l'intenzione italiana di disporre analoghi divieti da noi. Secondo me, invece, se intendessimo seguire davvero la (giusta) logica della Turchia, che è Paese notoriamente islamico ma con gestione politica laica, dovremmo innanzitutto togliere dalle scuole pubbliche di tutta Italia, Paese prevalentemente cattolico, la presenza generalizzata del crocifisso nelle aule. Vi prego di cogliere gli insegnamenti di laicità per quello che sono e non segnali contro le altre religioni, praticamente ininfluenti in Italia. G. M. Boitano g.boitano@virgilio.it Vorrei replicare brevemente alla lettera della lettrice che esultava per l'abolizione del velo nelle scuole turche e auspicava un provvedimento simile anche in Italia. Sono sostanzialmente d'accordo con la signora, anche se mi sembrano un po' esagerati i riferimenti al velo come "mascherature" o "non riconoscibilità". Va da sé che, in caso di analoga legge italiana, qualsiasi suora cattolica, allieva o insegnante, dovrà presentarsi nelle scuole di ogni ordine e grado senza cuffie e/o veli, cioè "senza ostentazione di simboli religiosi tanto ingombranti", tanto per stare alla terminologia usata dalla signora. Oppure no? Cesare Parigi Cesare.Parigi@parigispa.com Cari lettori, C redo che Boitano abbia ragione. Se ritenessimo utile vietare nelle scuole della Repubblica un simbolo identitario e religioso come il velo, dovremmo contemporaneamente togliere il crocifisso dalle aule. Non sarà facile, soprattutto in un momento in cui milioni di agnostici e tiepidi credenti se ne servono spregiudicatamente per denunciare le "invasioni islamiche che minacciano la nostra civiltà ". Ma non riesco a comprendere l'utilità di un simbolo religioso nelle scuole di un Paese che si dichiara laico e che accoglie ormai nelle sue aule un numero considerevole di bambini e ragazzi musulmani, ebrei, buddisti, indù. Ancora meno riesco a comprendere l'utilità del crocifisso nell'aula di un tribunale dove l'imputato, se è fedele di una diversa confessione religiosa, potrebbe sentirsi giudicato in nome di un Dio che non gli appartiene. Ho l'impressione del resto che vi sia, a proposito del velo, molta confusione. Fra l'aula di una scuola e l'università (o un qualsiasi ufficio pubblico) esiste una fondamentale differenza. La scuola è una sorta di prolungamento della famiglia, il luogo in cui gli insegnanti svolgono una funzione che completa e integra quella dei genitori. Tutto ciò che tende a isolare uno scolaro dagli altri, sottolineando la sua differenza, rompe l'unità della famiglia scolastica ed è dannoso, se non addirittura pericoloso. Nelle università, invece, gli studenti non sono più ragazzi e ragazze. Sono uomini e donne che seguono percorsi diversi e stanno costruendo la loro individualità. Mi sembra giusto, in altre parole, che la Francia, negli scorsi anni, abbia vietato tutti i simboli religiosi nelle aule scolastiche, ma lo abbia permesso nelle università. E mi sembra altrettanto giusto che una legge approvata dal Parlamento turco consenta l'uso del velo nelle università. Esiste poi il problema degli uffici pubblici dove la proibizione del velo o di un qualsiasi altro simbolo religioso sarebbe, se adottato per gli utenti, una intollerabile discriminazione. Mi sembrerebbe giusto invece vietarlo per i funzionari. In altre parole: chi fa la coda di fronte allo sportello può esibire qualsiasi simbolo religioso; chi sta dietro lo sportello per servire il pubblico dovrebbe apparire neutrale e laico. Quanto alle suore, caro Parigi, credo che il problema vada trattato con pragmatico buon senso. Suore e sacerdoti hanno fatto una scelta di vita totalizzante e indossano l'abito che corrisponde a questa scelta. Privarli del diritto di portarlo ovunque pubblicamente mi sembrerebbe profondamente illiberale.

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Trapianti, meno donatori 9.500 in lista d'attesa (sezione: Laici e chierici)

( da "Corriere della Sera" del 19-06-2008)

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Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Focus Vuota - data: 2008-06-19 num: - pag: 10 categoria: REDAZIONALE Trapianti, meno donatori 9.500 in lista d'attesa In aumento i rifiuti dei parenti R allenta la corsa l'Italia dei trapianti. Dopo anni di incredibili progressi che ci avevano riavvicinati alla capolista Spagna come quantità di donazioni, si registra per la prima volta un'inversione di tendenza. Una flessione misurabile in piccole percentuali, ma "allarmante" per l'Aido, l'associazione italiana dei donatori di organi. Vincenzo Passarelli, il presidente, non minimizza: "L'attività non è aumentata ed è un dato negativo, che preoccupa. I dati della prima parte dell'anno in corso non smentiscono il calo. Il trapianto continua a non essere un diritto per tutti. La lista di attesa è superiore a 9.500 pazienti e le previsioni per l'anno in corso sono di 3 mila interventi. Significa che solo una persona su tre fra quelle che attendono riusciranno a vincere la battaglia per la vita". Tre anni di attesa per il rene, quasi due per il fegato, due anni e mezzo per il cuore. Da noi la disponibilità di organi è stata in crescita fino all'ultima parte del 2007. Da 5,8 donatori per milione di abitanti del '92 siamo passati ai 19,3 del 2007. Ma rispetto al 2006 (20,0) la corsa è più lenta, in particolare in alcune aree. Il fenomeno riguarda non solo le realtà del Sud come Calabria, Campania e Basilicata, ma anche regioni considerate virtuose come Emilia Romagna, Toscana, Friuli Venezia Giulia, dove il sistema trapianti è stato condizionato da problemi soprattutto organizzativi (ad esempio la sostituzione dei coordinatori locali), e si spera temporanei. Le opposizioni dei parenti Negli ultimi mesi qualche segnale positivo è arrivato, ma Passarelli non ne trae sufficienti elementi di serenità: "La rete aveva funzionato bene. Ora dal territorio arrivano segnali preoccupanti. Soprattutto sono aumentate le opposizioni dei parenti". Cresciuta quasi ovunque - da 27,9 a 31,3 - la percentuale dei rifiuti alla richiesta di donare gli organi dei propri cari. E' avvenuto in particolare nelle regioni in cui l'immagine della sanità pubblica è stata compromessa dalla pubblicità negativa di alcuni fatti di cronaca. Alessandro Nanni Costa, direttore del Centro nazionale trapianti, conferma: "Siamo all'avanguardia in Europa per qualità di servizi, ma l'Italia ha bisogno di più donatori che sono ancora troppo pochi, 2 al giorno, rispetto alla domanda. Il nodo cruciale sono le opposizioni ". La legge sul silenzio-assenso informato che avrebbe dovuto facilitare il percorso della donazione non è mai stata applicata. Si è scoperto che è troppo farraginosa e che la procedura dell'informazione ai cittadini chiamati a comunicare in forma ufficiale alla Asl le proprie volontà costava troppo. Circa 10 euro a persona. Niente fondi. Inoltre mancano gli elenchi informatizzati dei residenti. E oggi non tutti sono convinti che il sistema anche se attuabile funzionerebbe. Il no dei familiari è legato essenzialmente a due preconcetti. C'è l'ingiustificato timore che l'organo venga prelevato quando ancora c'è vita, evenienza impossibile visto che la legge sulla morte cerebrale è rigorosa. In secondo luogo il diniego delle famiglie è dovuto alla mancanza di dialogo con gli operatori sanitari e quindi ad un'organizzazione imperfetta oltre che all'inospitalità delle rianimazioni. In molte realtà la sala d'attesa è un locale squallido, dove il contatto con i medici si riduce a frettolosi colloqui su panche di metallo, senza privacy. "Il rifiuto è la conseguenza pratica della mancanza di fiducia nella Sanità - commenta Ignazio Marino, trapiantologo, vicepresidente della Commissione sanità del Senato -. I locali di molte rianimazioni sono sprovvisti di ogni comfort e già questo è un fattore che mal predisposte ad un atto di generosità da parte di chi sta vivendo un'esperienza drammatica". Troppi centri La lunghezza delle liste di attesa e, rispetto ad essa, l'esiguo numero degli interventi, non sono l'unico problema. Il sistema sul piano della qualità e del risparmio trarrebbe vantaggio dalla riduzione del numero di centri. Troppi e una buona parte lavorano con una media annua di interventi non ottimale anche se rientra negli ampi parametri stabiliti dal Consiglio superiore di Sanità. Perché una struttura si veda revocare l'autorizzazione del ministero occorre che in due anni abbia effettuato la metà del numero minimo di interventi previsti: 30 di rene e 25 di fegato. Due giorni fa a Perugia in un incontro tra addetti ai lavori Franco Citterio, chirurgo dell'Università Cattolica di Roma, ha presentato un quadro allarmante. Le strutture sono 114, comprese le 8 di pediatria. Oltre 40 per il rene, 23 per il fegato, 19 per il cuore, 13 per il pancreas, altrettante per il polmone, 3 per l'intestino. L'aspetto più grave è che la metà funzionano a scartamento ridotto, al di sotto della media "di sicurezza" indicata dalla letteratura internazionale. Un recente articolo pubblicato sul New England Journal of Medicine ha stabilito che sotto i 20 trapianti di fegato all'anno aumenta sensibilmente la percentuale di mortalità e di complicanze gravi. "Le autorizzazioni sono compito delle Regioni - salta l'ostacolo Nanni Costa -. Noi come ministero ci limitiamo a valutare i requisiti di conformità alle leggi. Non mi risulta che negli ultimi anni ci sia stato un eccesso di aperture. L'Italia è in linea con Spagna e Francia". Un rapido sguardo alla cartina geografica permette di vedere le realtà poco produttive. Prendiamo il rene. Nel 2007 Salerno ha chiuso il bilancio con un solo intervento, 2 ne hanno eseguiti al Policlinico di Palermo, 15 a Reggio Calabria, 16 a Sassari, contro i 110 di Torino. Replica Pellegrino Mancini, motivato coordinatore dei trapianti a Cosenza: "Siamo partiti nel 2006. Fino alla metà dell'anno scorso non c'era il primario perché il precedente è andato in pensione. Da pochi mesi è arrivato il chirurgo da Bologna. Presto avvieremo anche il programma del fegato. Tutte le donazioni però vengono dalla Calabria, siamo autosufficienti". Mancini è un ottimo operatore. Ma una domanda viene spontanea. C'era proprio bisogno di raddoppiare, non bastava Reggio Calabria? Il Lazio detiene un altro record. Cinque centri per il rene. A Parigi ne basta uno. Marino è molto critico: "E' dimostrato che al di sotto degli standard internazionali aumentano mortalità e costi. La Commissione di inchiesta del Senato sul sistema sanitario dedicherà a questo tema un approfondimento. Non deve accadere che vengano rilasciate nuove autorizzazioni a Regioni non autonome dal punto di vista della disponibilità di organi". Franco Filipponi, presidente della giovane Società italiana per la qualità dei trapianti non lesina dubbi: "Difficilmente una struttura che produce meno di 25 trapianti di fegato all'anno svolge buona formazione e buona ricerca. Ma si sa, aprire nuovi reparti piace molto ai nostri politici, è veicolo di propaganda. I centri sono troppi e troppo frammentati". Margherita De Bac.

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Il dibattito su "Jean Paul" (sezione: Laici e chierici)

( da "Stampa, La" del 19-06-2008)

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RASSEGNA Il dibattito su "Jean Paul" Ultimo atto giovedì 19 al Massimo per la "Rassegna del Cinema Laico". Alle 20,30 viene proiettato in sala Tre "Jean Paul" di Francesco Uboldi, controverso film-documentario presentato al Festival di Berlino. Si tratta di una videoripresa "amatoriale" dal vero di un presunto indemoniato, che di li a poco morirà, nell'Africa nera contemporanea. Intervengono il regista, Gabriele Barrera, critico cinematografico e curatore della rassegna, Tullio Monti, Coordinatore della Consulta Torinese per la Laicità delle Istituzioni. Ingresso a 3 euro e 50 centesimi.

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Teodem <Senza noi, il pd non sarebbe nuovo> (sezione: Laici e chierici)

( da "Riformista, Il" del 20-06-2008)

Argomenti: Laicita'

Teodem "Senza noi, il pd non sarebbe nuovo" Binetti: "Fuori luogo le voci di scissione" Paola Binetti, quando deve spiegare al Riformista cosa sia il Pd, dice che è un partito in fase "fondazionale" e per questo motivo, poiché l'unione di ciò che fino a pochi mesi fa erano Ds e Margherita ancora non è qualcosa di definito, a lei e ai teodem piace starvi dentro costruttivamente. "Noi teodem - spiega - intendiamo lavorare perché il Pd sia innervato delle radici cristiane che ci contraddistinguono. Il Pd, infatti, potrà essere davvero nuovo solo quando si lascerà formare anche da queste radici. È un lavoro non facile, da giocare sul fronte italiano ma anche su quello della collocazione europeista del partito stesso: in questo senso abbiamo una sponda preziosa con diversi rutelliani. Finché vedremo che questo lavoro sarà possibile, staremo nel Pd costruttivamente. Se poi, in futuro, ci accorgessimo che la cosa non sarà più realizzabile, allora prenderemo le nostre decisioni. Ma per il momento parlare di scissione è del tutto fuori luogo". Arrivano così, i teodem, all'assemblea costituente odierna del Pd. Arrivano dopo che per voce della Binetti e di Luigi Bobba, le cose intorno alla legittimità della loro presenza nel partito di Veltroni sono state sistemate anche rispetto a Famiglia Cristiana , la rivista dei paolini storicamente vicina al cattolicesimo di sinistra, la quale, quando si permette di criticare l'operato di questo cattolicesimo, più che fare male, infastidisce e irrita. L'altro ieri Bobba e la Binetti hanno risposto all'editoriale della scorsa settimana di Famiglia Cristiana nel quale la rivista, analizzando il "mal di pancia" che avrebbe colpito i cattolici ex dl, si chiedeva che fine avessero fatto Bobba e la Binetti. "Il rapporto tra laici e cattolici nel Pd è tutt'altro che facile e scontato - hanno scritto i due -; ma non per una presunta invadenza della Chiesa nelle vicende politiche, ma perché rappresenta un passaggio ineludibile nella costruzione di un'identità chiara e riconoscibile del nuovo partito". E ancora: "Se il Pd vuole essere qualcosa di diverso da una Cosa 4, ovvero un'evoluzione del Pci-Pds-Ds, non potrà non affrontare a viso aperto la questione, come in parte era accaduto nell'elaborazione del Manifesto dei valori. Ciò vale anche per l'approdo europeo: l'ipotesi di confluire nel Partito socialista europeo viene riproposta pensando che basti una operazione di maquillage linguistico, l'aggiunta dell'aggettivo democratico, per risolvere un problema lasciato insoluto anche dai rispettivi congressi di scioglimento della Margherita e dei Ds. Così resterebbe fuori proprio l'elemento più profondamente innovativo del Pd italiano: quella sintesi culturale fortemente intrecciata con i valori del cattolicesimo popolare, così radicato nel nostro paese e certamente non confinabile nella sfera privata". Per i teodem, difendere i valori cosiddetti cristiani non è un richiamo a princìpi etichettabili come confessionali, quanto la volontà di adoperarsi per battaglie giuste, ad esempio in difesa della donna, della natalità, della famiglia e altre ancora. "Abbiamo scelto di stare nel Pd - scrivono i due - per provare a elaborare una prospettiva politica di nuovo conio. Vogliamo un nuovo stile, simboli nuovi e modelli organizzativi nuovi: democratici nei fatti e non solo nell'etichetta. Il Pd è ancora tutto da fare e intendiamo partecipare alla sua costruzione fin dall'inizio, con ottimismo e con realismo. In questo senso si rassicuri anche Famiglia Cristiana : ci siamo e ci saremo ancora per tutta la XVI legislatura, così come siamo stati presenti durante la pur breve XV e speriamo di contribuire costruttivamente a creare e a sostenere, attraverso il Pd, il bene comune dell'intero paese". 20/06/2008.

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Ma il partito rischia di restare senza presidente Il no del professore, quello di Marini, l'ipotesi Scalfaro. E la variabile Bindi (sezione: Laici e chierici)

( da "Unita, L'" del 20-06-2008)

Argomenti: Laicita'

Stai consultando l'edizione del Ma il partito rischia di restare senza presidente Il no del professore, quello di Marini, l'ipotesi Scalfaro. E la variabile Bindi di Andrea Carugati / Roma ROMANO PRODI non vuole mozioni che respingano le due dimissioni, all'assemblea costituente del Pd oggi a Roma. In una lettera a Walter Veltroni, pubblicata ieri sul suo sito, l'ex premier boccia senza appello la proposta, più volte avanzata da Rosy Bindi, e già respinta dallo stesso Prodi e dai parlamentari a lui più vicini (a partire da Arturo Parisi) di un documento che gli chieda di restare al suo posto di presidente del Pd come segno della continuità tra l'esperienza dell'Ulivo e il nuovo partito. "Sono riconoscente e grato per questa manifestazione di stima e amicizia, ma ritengo che le ragioni che mi hanno spinto il giorno di Pasqua a inviarti la lettera di dimissioni siano ancora valide", scrive il Professore. Dunque ritengo che "convenga a tutti nominare al più presto un'altra persona a ricoprire tale carica". Anche perché il Pd "porta la responsabilità e il dovere di completare rapidamente le proprie strutture per preparare una concreta alternativa all'attuale governo del Paese". Capitolo chiuso, dunque. Ma il problema politico resta. Dopo il "no grazie" di Franco Marini ("Il presidente non voglio farlo e non lo farò"), resta il quesito su come riempire la casella della presidenza dell'assemblea, che pur non avendo un ruolo e un rilievo politico di primo piano ha un alto valore simbolico. Soprattutto per il peso politico di chi l'ha occupata per primo. Molto probabile che l'assemblea resti senza presidente. In alternativa, Veltroni pensa a una figura di alto profilo come Oscar Luigi Scalfaro, il presidente emerito della Repubblica che ha già presieduto il comitato del Lazio per le candidatura di Veltroni a leader del Pd. Cattolico doc, ma profondamente laico in politica, presidente dei comitati per il No durante il referendum sulla devolution del 2006, da sempre antropologicamente alternativo al berlusconismo, Scalfaro, contattato dal leader Pd nei giorni scorsi per sondarne la disponibilità, appare a Veltroni come la figura più adatta per la presidenza. Sarà dunque lui il successore di Prodi? Altri nomi in campo non ci sono. Ma molto dipenderà da che piega prenderanno i lavori dell'assemblea. Una variabile decisiva è la mozione di Rosy Bindi e gli effetti che potrebbe produrre sulla platea dei 2800. L'interessata, dopo il nuovo "no" di Prodi, ha congelato la proposta, in attesa di ascoltare la relazione di Veltroni. L'ex ministro della Famiglia, infatti, ha ribadito anche ieri di non avere intenzione di chiedere a Prodi "di tornare sui suoi passi". Bindi vuole che l'assemblea dei 2800 respinga le dimissioni del Fondatore e così "riprenda il percorso dell'Ulivo", riconoscendo che "il Pd non c'è ancora" e costruendolo in coerenza con l'Ulivo del 1995. Insomma, Bindi vuole che Veltroni dica chiaramente che la "nuova stagione" è il "compimento" dell'Ulivo, non la sua "sconfessione". Che il Pd abbandoni l'autosufficienza e lavori "ad un nuovo centrosinistra", con lo sguardo a sinistra, non ad alleati di "nuovo conio" come l'Udc. E ancora, Bindi auspica un Pd capace di andare oltre "la sommatoria di Ds e Margherita e delle loro tante correnti". Richieste tutte politiche, dunque, che prendono lo spunto dalle dimissioni di Prodi, ma guardano al futuro.

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Salvapremier, il Csm studia la bocciatura: rischio paralisi nei tribunali Decreto sicurezza, il parere dovrebbe esser presentato lunedì per poi finire al plenum. Pronto lo stop agl (sezione: Laici e chierici)

( da "Unita, L'" del 20-06-2008)

Argomenti: Laicita'

Stai consultando l'edizione del Salvapremier, il Csm studia la bocciatura: rischio paralisi nei tribunali Decreto sicurezza, il parere dovrebbe esser presentato lunedì per poi finire al plenum. Pronto lo stop agli emendamenti-vergogna di Massimo Solani / Roma IL SALVAPREMIER irrompe anche nel dibattito del Csm, che lunedì in sesta commissione discuterà il parere sul decreto legge sulla sicurezza che verrà pre- sto portato al plenum. Un testo che non è ancora stato scritto dai due relatori Livio Pepino (Md) e Fabio Roia (Unicost) ma che è già al centro di indiscrezioni e trattative. Quello che sembra ormai certo è che il parere, dopo la discussione e l'approvazione in commissione, sarà portato immediatamente di fronte al plenum di Palazzo dei Marescialli che probabilmente lo voterà già entro la prossima settimana. Tempi strettissimi, quindi, per trovare la strada di una trattativa che non si preannuncia facilissima verso un testo che raccolga in sede di plenum la maggior condivisione possibile. E la strategia del Csm, ripetono alcuni consiglieri, sarà simile a quella che due settimane fa ha portato all'approvazione a larghissima maggioranza del parere sul decreto legge del governo per combattere l'emergenza rifiuti in Campania. Un documento che conteneva osservazioni molto dure sulle scelte del governo (in particolare sulle disfunzioni causate dalla super procura e sul nuovo gip "collegiale") e che, dopo molte limature, alla fine venne approvato da tutti i consiglieri, con l'esclusione dei laici del centrodestra Gianfranco Anedda e Michele Saponara. E il testo che Roia e Pepino consegneranno alla sesta commissione lunedì non conterrà soltanto osservazioni sul testo originario del decreto legge, visto che le nuove norme inserite attraverso gli emendamenti Vizzini-Berselli (il cosiddetto "blocca processi") hanno sparigliato le priorità della discussione e creato ulteriori tensioni fra magistratura e governo. Proprio per questo motivo il testo del parere che verrà presentato alla sesta commissione ricalcherà per impostazione gli allarmi sollevati due giorni fa dall'Anm sul rischio di paralisi per il sistema giudiziario ("ricadute pesanti e irrazionali", è il commento di uno dei consiglieri) che le nuove norme comporterebbero. E se anche il parere non si azzarderà in stime sul numero dei processi che saranno congelati, la previsione è che il blocco riguarderebbe circa i due terzi dei procedimenti arrivati al dibattimento. E lo slittamento, secondo l'opinione che dovrebbe trovare spazio nel parere, potrebbe causare addirittura l'azzeramento di molti processi a causa di trasferimenti e cambi nei collegi giudicante. Ma il parere affronterà anche le criticità contenute nel testo originario del decreto legge. A partire dalla contestata norma che prevede l'introduzione dell'aggravante sui reati commessi da clandestini. Una previsione su cui molti giuristi hanno avanzato più di un dubbio di costituzionalità. Dubbi che pervadono anche una parte de consiglieri del Csm che non escludono l'intervento della Corte Costituzionale. Sia sull'aggravante per i clandestini sia per la norma blocca processi. Dubbi che, del resto, lo stesso vicepresidente del Csm Nicola Mancino ha già esternato nei giorni scorsi.

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Tom hanks alla reggia per l'eretico dan brown - antonio tricomi (sezione: Laici e chierici)

( da "Repubblica, La" del 20-06-2008)

Argomenti: Laicita'

Pagina XVII - Napoli GLI ALTRI FILM Si è chiuso il set casertano del film di Ron Howard tratto dal best-seller dello scrittore Usa precedente al "Codice da Vinci". L'edificio vanvitelliano diventa ancora una volta il Vaticano Tom Hanks alla Reggia per l'eretico Dan Brown Il monumento è stato utilizzato anche da Squitieri la Wertmuller, la De Lillo e i Taviani ANTONIO TRICOMI L'altra faccia del Vaticano. è la terza volta che alla Reggia di Caserta tocca fare da controfigura alla capitale della cristianità. Si è chiuso stamattina alle 7 il set italiano del film di Ron Howard "Angeli e demoni", tratto dal best seller di Dan Brown e interpretato da Tom Hanks e Pierfrancesco Favino. Dopo un incontro informale avvenuto ieri sera tra Howard (che ha ricevuto in dono un "corno" dello scultore Lello Esposito) e il sindaco Nicodemo Petteruti, la troupe si è messa al lavoro per l'intera notte, per poi lasciare Caserta dopo quattro giorni. Destinazione Los Angeles, dove sono previste altre diciassette settimane di lavorazione: il film uscirà nella primavera del 2009. Dan Brown ha scritto "Angeli e demoni" prima del fortunatissimo "Il codice Da Vinci", che ha rivelato al mondo il suo stile serrato e la sua vena eretica. Nella magnifica reggia, voluta da Carlo di Borbone e progettata da Luigi Vanvitelli, sono stati ricostruiti ambienti esterni e interni della Città del Vaticano. Già nel 2004 e nel 2005 il settecentesco edificio, uno dei più grandi d'Europa, venne utilizzato per simulare l'architettura rinascimentale del Vaticano: rispettivamente per il tv-movie con Jon Voight su papa Wojtyla e per "Mission Impossibile 3" con Tom Cruise. Questo avviene perché è praticamente impossibile ottenere i permessi per girare in Vaticano. Meno che mai nel caso di "Angeli e demoni": un film apertamente osteggiato dalle gerarchie cattoliche, che hanno negato l'utilizzo delle chiese romane di Santa Maria del Popolo e Santa Maria della Vittoria. Le riprese sono iniziate a Roma, in piazza del Popolo, il 5 giugno. Ron Howard aveva già visitato Caserta nel marzo scorso in compagnia di Maurizio Gemma, direttore della Film Commission Regione Campania, per organizzare le riprese. Questa volta Robert Langdon, lo studioso di simbologia religiosa a cui Tom Hanks presta il volto per la seconda volta dopo "Il codice da Vinci", è alle prese con gli Illuminati. Si tratta di una potente setta che, da posizioni atee e materialistiche, combatte da secoli con ogni mezzo il potere della chiesa cattolica. Convocato in piena notte a Ginevra, Langdon è chiamato a risolvere il caso di uno scienziato orrendamente assassinato e marchiato a fuoco. Rapidamente l'azione si sposta a Roma: dove il racconto si snoda tra antichi codici, cripte segrete, percorsi cifrati e delitti rituali. In mezzo c'è la morte di un papa, un conclave, il rapimento di quattro cardinali, la minaccia di una catastrofe mondiale. Una produzione da 200 milioni di dollari: un quarto dei quali, a quanto si dice, impiegati per il compenso di Tom Hanks. Le riprese alla Reggia sono state precedute da un mese di preparazione. Gli ambienti interni sono stati illuminati con vistose "mongolfiere" a elio, è stata richiesta la presenza di un esperto anti-zanzare e di un tecnico per perfezionare la ricezione dei telefonini nell'area: una risorsa che resta nel territorio. Negli ultimi anni, oltre che per simulare il Vaticano, il monumento vanvitelliano è stato utilizzato come set per "Guerre stellari" di George Lucas, "Briganti" di Pasquale Squitieri, "Ferdinando e Carolina" di Lina Wertmuller, "La Sanfelice" dei fratelli Taviani e "Il resto di niente" di Antonietta De Lillo.

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Matvejevic: con il Nobel premiamo il coraggio di Ingrid (sezione: Laici e chierici)

( da "Unita, L'" del 20-06-2008)

Argomenti: Laicita'

Stai consultando l'edizione del Matvejevic: con il Nobel premiamo il coraggio di Ingrid di Umberto De Giovannangeli La tragedia di una donna coraggiosa, Ingrid Betancourt, filtrata attraverso la sensibilità e il rigore analitico di un intellettuale che ha cercato nel cuore dell'"inferno balcanico" di costruire "ponti" di dialogo tra identità, etniche e religiose, diverse e spesso violentemente contrapposte: il Nobel per Ingrid ha in Predrag Matvejevic, scrittore, saggista, professore di Slavistica all'Università La Sapienza di Roma, un convinto, appassionato sostenitore. E nell'intervista a l'Unità ne spiega le ragioni: "Umanità. Coraggio. Sofferenza. Ingrid Betancourt - riflette Matvejevic - ne è la sintesi vivente. Mi auguro con tutto il cuore che possa ricevere il Nobel in libertà". Perché il Nobel per la Pace a Ingrid Betancourt? "Vorrei innanzitutto spiegare il mio atteggiamento riguardo al Premio Nobel. È un atteggiamento abbastanza complesso e talvolta contraddittorio. Quando penso, ad esempio, che un Kissinger, il segretario di Stato americano propugnatore della guerra in Vietnam e sostenitore delle peggiori dittature sudamericane, lo ha avuto, che il Nobel per la Pace è stato attribuito anche a politici e capi di Stato che avevano deciso guerre e seminato odio e violenza, ammantando il tutto con falsi propositi di pace, in queste attribuzioni vedo una politica del Premio Nobel che non tiene nel dovuto conto i valori, i principi che dovrebbe sempre ispirare il Premio; una politica che a volte viene orientata dall'apparenza, dall'impatto mediatico, pubblicitario. Accanto a questi Nobel che non mi piacciano, ve ne sono stati altri che hanno meritato e fatto onore alla nostra civiltà, alla pace, all'amicizia tra i popoli. Questo è senz'altro un altro capitolo, ben più nobile, della storia di Nobel per la Pace. Il terzo capitolo, quello che più riguarda la figura di Ingrid Betancourt, riguarda i Nobel assegnati a coloro che sono state vittime. E non vedo in questo momento una vittima così dignitosa come Ingrid". Dalla foresta in cui da anni è tenuta segregata, Ingrid Betancourt parla al mondo attraverso le sue lettere. Da uomo di dialogo e di cultura, che sensazioni le trasmettono quelle lettere? "Direi un grande messaggio di umanità, di coraggio e di sofferenza. Umanità. Coraggio. Sofferenza. In questi tre caratteri si condensa oggi l'esperienza di Ingrid Betancourt. Tre ragioni che mi spingono ad essere partecipe della lodevole iniziativa assunta da l'Unità di proporre la candidatura di Ingrid Betancourt al Nobel per la Pace. Per ciò che mi sarà possibile, intendo farmi parte attiva di questa proposta. E mi auguro con tutto il cuore che Ingrid possa ricevere il premio in libertà". Aung San Suu Kyi, Rigoberta Menchu. Ingrid Betancourt: le donne diventano il simbolo di grandi battaglie di libertà. "È la prova che qualcosa di importante sta cambiando nella nostra civiltà e nella nostra contemporaneità. E questo cambiamento sarebbe ancora più penetrante se riuscisse a investire la Chiesa cattolica. Aspetto da tempo che la Chiesa cattolica permetta alla donna di celebrare la messa. Se una donna ha potuto concepire il Cristo perché non potrebbe pronunciare le sue parole dall'altare? C'è ancora tanto da fare per la liberazione della donna, ma è indubbio che una presa di coscienza è già presente, e questa presa di coscienza va nel senso della liberazione di Ingrid Betancourt". Dal punto di vista del dialogo, il Nobel può essere ancora visto come uno strumento, un riflettore per focalizzare vicende, storie individuali e collettive significative in questo senso? "Un "riflettore" sì, uno strumento non credo. Mi ricordo quando Sartre rifiutò il Nobel. Disse: non voglio che ogni mio atteggiamento sia sostenuto da questo titolo, Jean Paul Sartre, Premio Nobel. Voglio che lo faccia Jean Paul Sartre. Mi lasci esprimere un timore.". Quale, professor Matvejevic? "Ciò che temo, in questo caso, è che quelli che hanno sequestrato e da tanto tempo tengono prigioniera Ingrid Betancourt, vedano in questo premio una sfida, che potrebbe nuocere alla nostra Ingrid. È un timore che nulla toglie alle motivazioni che spingono all'assegnazione del Nobel a Ingrid Betancourt, ma che andrebbe valutato, perché non dobbiamo dimenticare neanche per un attimo che la priorità assoluta è liberare una donna e non di premiare un simbolo".

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Una mostra per conoscere gli zingari "venite nei campi, ci capirete" - donatella alfonso (sezione: Laici e chierici)

( da "Repubblica, La" del 20-06-2008)

Argomenti: Laicita'

Pagina XIII - Genova Una mostra per conoscere gli zingari "Venite nei campi, ci capirete" Parla il "capo" dei sinti: tutti ci evitano "L'idea di vivere nelle case non ci piace, così rischiamo di perdere la nostra cultura" DONATELLA ALFONSO "TRA quelli che vivono nelle case ci sono quelli che spacciano o violentano le donne. Tra di noi, i Sinti, queste cose non accadono. Qualcuno ruba? Se abbiamo rubato, lo abbiamo fatto solo per vivere, ma ognuno si assuma la sua responsabilità: certi politicanti da quanto tempo rubano, e sulla pelle di tutti?". Tito ha cinquant'anni e quattro figli, il più piccolo ha quindici anni e il nipote più grande, il figlio della figlia maggiore, ne ha tredici e mezzo. E' un sinti piemontese, ha vissuto nel campo di Bolzaneto, sotto la Madonna della Guardia, per parecchi anni, ora invece sta a Pontedecimo, dove lavora come muratore e dove si è sistemato la casa. "Ma nel campo sono lo zio di tutti, anche perché siamo tutti parenti" spiega. E domani pomeriggio sarà tra i protagonisti del dibattito promosso da Rete Laica alla biblioteca De Amicis, al Porto Antico: per raccontare cosa sia la vita dei Sinti, zingari italiani che vivono sulla pelle la crescente diffidenza quando non l'odio aperto che si respira in Italia da oltre un anno. Da quando cioè il numero dei Rom rumeni entrati nel nostro paese è cresciuto in maniera esponenziale e negli zingari, anche grazie ad una propaganda politica sempre più serrata, si è cercato di identificare la radice di tutti i disagi delle città. "Ho visto anche degli zingari infelici. Oggi come ieri leggi razziali e persecuzione etnica" è il tema del dibattito, accompagnato da mostre fotografiche sul genocidio dei Rom durante il nazismo e sulla vita dei Sinti nei campi del Nord Italia. Come quello di Bolzaneto. "Lì basta una scintilla e prende fuoco tutto, io l'ho detto anche all'arcivescovo Bagnasco quando l'ho incontrato - racconta Tito - Vorrei che la sindaco venisse a vedere come stanno i Sinti, così non va. Ma non va bene nemmeno l'idea di trasferirci nelle case: se ne andrebbe la nostra cultura. Qualcuno ruba? Può essere. Un anno fa buttarono una bomba carta nel campo, poteva essere un inferno. la polizia venne, ma nessun telegiornale ne ha parlato. Invece..." Invece si parla, si parla tutti i giorni del pericolo zingari. "E così anche a noi adesso guardano tutti di storto. Io sono nato a Torino, mio fratello a Sampierdarena, tutti i nostri ragazzi sono nati qui. Mio figlio va a scuola, fa la terza media, vorrei che andasse all'università. Ma adesso anche quelli che ci conoscono, le persone che venivano a portare aiuto al campo, ora ci tengono lontani". Il clima di diffidenza allontana anche il lavoro. E a questo punto la ghettizzazione è totale. "Qualcuno ha un mestiere, altri si arrangiano - ammette Tito - Ma ora c'è poco da fare: se sentono che stai al campo, o se uno dei nostri ragazzi parla nel nostro dialetto piemontese, dicono "via via", non si fidano più. Eppure io vorrei che la gente venisse al campo, cercasse di capire chi sono i Sinti, come viviamo. Ci sono anche due uomini e una donna che erano gagé come voi, quelli che vivono nelle case, e hanno sposato dei Sinti. E ora stanno con noi". E i Rom? "In fondo, siamo della stessa etnia, anche se veniamo da paesi diversi". E la paura, i furti, i disagi? "Ripeto, non facciamo di tutta l'erba un fascio. Come in tutti i popoli c'è anche chi fa cose sbagliate. Se vogliamo capirci, incontriamoci".

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Quindici ragazzini vittime della rete dell'ex catechista (sezione: Laici e chierici)

( da "Repubblica, La" del 20-06-2008)

Argomenti: Laicita'

Pagina V - Bologna L'inchiesta Quindici ragazzini vittime della rete dell'ex catechista Sono almeno una quindicina i ragazzini che sarebbero finiti nella rete del commesso della Procura S. M., 52 anni, arrestato un mese fa con l'accusa di aver abusato di un quindicenne, suo figlioccio di cresima, conosciuto nella parrocchia dove per anni ha fatto il catechista e dove aveva ancora cariche laiche. Molti avrebbero un'età inferiore ai 16 anni e sarebbero stati agganciati tramite chat. Alcuni erano minorenni all'epoca dei contatti con S. M. che in alcuni casi risalgono a sei o sette anni fa. Le indagini del Nucleo di Pg della Polizia di Stato presso la Procura, coordinate dal pm Luigi Persico e a cui collabora anche la Polizia postale, mirano ora a chiarire se l'aggancio sia rimasto virtuale o se abbia avuto un seguito concreto. Nella conversazioni in chat, il commesso offriva ospitalità ai minorenni a casa sua e si parlerebbe anche esplicitamente di rapporti sessuali. Gli investigatori diretti da Fiorenza Maffei, la prossima settimana raggiungeranno due città (in una regione del nord e del centro Italia) dove vivono due ragazzini, i cui nomi sono emersi in chat, per raccogliere le loro testimonianze. Inoltre vengono passati al setaccio anche i numeri di telefono trovati sui cinque telefonini del catechista. E' molto ampio il materiale che deve essere esaminato. Oltre ai cellulari, ci sono le rubriche telefoniche e i computer. Intanto mercoledì prossimo il giudice per le indagini preliminari Bruno Perla sentirà con la formula dell'incidente probatorio - vale a dire un'anticipazione della fase dibattimentale per acquisire una prova - il ragazzino di 15 anni per cui S. M. è finito in carcere. Accanto al giudice, al di là di uno specchio che consentirà al catechista di assistere all'interrogatorio, pur restando separato dalla presunta vittima, ci sarà anche un esperto di psicologia. L'incidente probatorio era stato chiesto dal pm Persico che aveva sottolineato l'utilità di una perizia psicologica da affidare ad un esperto dell'età evolutiva per ricostruire i processi mentali del quindicenne e gli eventuali danni subiti dalla violenza denunciata. Su questa seconda richiesta il gip deciderà dopo l'incidente probatorio. Al ragazzino, nato all'estero e adottato da anni da una coppia italiana, S. M. aveva fatto da padrino di cresima, accogliendo l'invito dei genitori. (p. c.).

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Parabole (sezione: Laici e chierici)

( da "Manifesto, Il" del 20-06-2008)

Argomenti: Laicita'

Adriana Zarri Si sa che, lungo le strade, dove ci si deve fermare, c'è un cartello con su scritto "stop"; e questa parola breve, dura e secca, esprime bene l'improvviso arresto. Da questo rapido ed espressivo stop deriva il meno elegante "stoppare", che pure spesso capita di leggere (meno spesso di udire; e sembra che lo scritto sia meno corretto del parlato). Leggo su di un giornale: "Il primo cittadino gigliato" e se quel primo cittadino non fosse il sindaco di Firenze (sul cui stemma appare appunto un giglio) non avrei proprio compreso quello strano aggettivo (anzi una curiosa voce del verbo gigliare). Le sorprese non finiscono mai. Succede in Italia Un gruppo di ragazzotti, la sera, usa ubriacarsi e dopo - sbronzi - si dà alla caccia di migranti ed ebrei. Indi i nostri eroi marciano al rullo di tamburi inneggiando ad Hitler. Hanno pure una casa in mezzo ad un bosco e, sulla porta, spicca la scritta Heine Tirole accanto a bandiere sventolanti in onore del reich tedesco con l'immagine del Fhürer. Forse stiamo in Germania (posto che là fosse un comportamento encomiabile) no, siamo in Italia, in Alto Adige, sebbene sulla bandiera sia scritto: "L'Alto Adige non è Italia". E cosa poi sarebbe? I nostri eroi certo vorrebbero che fosse una provincia tedesca adeguatamente... hitlerizzata (chiedo scusa per la barbarie linguistica, ben in accordo con la barbarie politica di questi mezzo italiani e mezzo tedeschi). Italiani brava gente? Purtroppo siamo ancora in Italia (poiché, se sull'Alto Adige si può discutere, sull'italianità di Viterbo non c'è dubbio). Orbene, anche in questa italianissima città, scorrazzano dei nostalgici d'Oltralpe, inneggianti al nazismo, con le solite foto di Hitler e con in più una novità tutta italiana ma con la Germania strettamente imparentata: il fascismo di Mussolini. Solite marce neofasciste e neonaziste, soliti simboli (svastiche e in più i fasci littori), soliti riti tra il violento ed il ridicolo. Inoltre a Viterbo c'è una novità. I neonazi hanno infierito su un ragazzo disabile, disegnandogli sul volto una svastica, insieme ad una scritta: "Sono un handicappato". Altro episodio sconfortante a Torino, dove alcuni ragazzi hanno percosso un tredicenne colpevole di essere rumeno gridandogli: "Ritorna al tuo paese". Particolare ancor più sconfortante: i genitori hanno difeso lo sciagurato figlio. Alla faccia della retorica sulla famiglia, la voce del sangue e via dicendo. Maturità Mi è assai piaciuta l'affermazione di Prodi: "Io sono un cattolico adulto" che coniuga l'affermazione di fede ("sono un cattolico") con la rivendicata e fiera autonomia che non si prostra a tutte le sillabe de l'Osservatore romano. Ma i miei gusti sono evidentemente assai diversi da quelli della gerarchia vaticana che si è sentita offesa da quella frase "sono un cattolico adulto". Non l'avesse mai detta! I suoi rapporti con l'oltre Tevere si sono assai deteriorati. Evidentemente la maturità disturba. Meglio assai - secondo il Vaticano - uno stato infantile che non giudica e non assume iniziative autonome. "Credere, obbedire, combattere" si diceva in un tempo non lontano da sedi non proprio religiose. E se l'invito suona un po' troppo militaresco e bellicoso lo si può addomesticare: "Credere, obbedire e assentire", con un assenso senza discussioni che certo non piace alla maturità di Prodi ma piace all'autorità vaticana.

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Un'esistenza per i giovani (sezione: Laici e chierici)

( da "Stampa, La" del 20-06-2008)

Argomenti: Laicita'

La vita Un'esistenza per i giovani Nel 1946 apre a Pragelato Casa Alpina. Qui per trent'anni trascorre l'estate, ospitando gruppi e famiglie provenienti da tutta Italia. Il suo impegno si concentra nel mondo dei giovani e della cultura e diventa assistente dei Laureati Cattolici e dell'Associazione Italiana Maestri Cattolici. Prete giornalista e scrittore, pubblica numerosi libri di preghiera e di meditazione, nei quali il tema centrale è quello dell'amore. Nel 1949 percorre la Diocesi per la predicazione in occasione della Madonna Pellegrina. Negli anni 50 viene invitato a tenere conferenze in tutta Italia. Dal 1962 al '69 è parroco alla Madonna di Fatima, poi rettore del Seminario Regionale delle Vocazioni adulte e si trasferisce a Torino. Qui muore il 28 gennaio del 1975.

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Tettamanzi: parrocchie, date case a giovani e poveri (sezione: Laici e chierici)

( da "Corriere della Sera" del 20-06-2008)

Argomenti: Laicita'

Corriere della Sera - MILANO - sezione: PRIMA PAGINA - data: 2008-06-20 num: - pag: 1 categoria: REDAZIONALE Un gesto dell'arcivescovo che non ha precedenti. "Mi rivolgo a credenti e non credenti. Troppe coppie non riescono a sostenere un mutuo" Tettamanzi: parrocchie, date case a giovani e poveri Il cardinale: istituti religiosi e famiglie cattoliche, ora tocca a noi. Affitti calmierati anche per anziani e immigrati L'emergenza-casa pone in condizioni drammatiche molte famiglie "specialmente quelle povere e immigrate ". La denuncia sul dramma della casa arriva dal cardinale Dionigi Tettamanzi. "E' tempo di agire" dice l'arcivescovo. Che vuol dare il buon esempio, con un gesto senza precedenti: "Oso rivolgermi anzitutto alle comunità parrocchiali, agli istituti religiosi, alle realtà del mondo cattolico e alle famiglie che possiedono diverse unità abitative disponibili, perché si offrano a condividere almeno parte delle rispettive proprietà, dandole in locazione a prezzi accessibili". Chiaro il messaggio: la Chiesa deve attingere al proprio patrimonio immobi-liare per andare incontro alle tante "situazioni di impoverimento". A PAGINA 2 Vecchi.

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Cl, niente invito a Silvio <Torni tra un paio d'anni> (sezione: Laici e chierici)

( da "Corriere della Sera" del 20-06-2008)

Argomenti: Laicita'

Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Primo Piano - data: 2008-06-20 num: - pag: 2 categoria: REDAZIONALE Presentato il Meeting di Rimini Cl, niente invito a Silvio "Torni tra un paio d'anni" MILANO – Niente Meeting per il Presidente. Silvio Berlusconi non è stato invitato al tradizionale appuntamento d'agosto organizzato da Comunione e Liberazione e dalla Compagnia delle opere. Lo ha detto ieri la presidente del Meeting, Graziella Guarnieri: il capo del governo "non è stato invitato all'edizione di quest'anno, pur avendo partecipato più volte nelle edizioni precedenti". Altro che partecipare: ogni volta era stato un trionfo. Nel 2006, quando il Meeting era stata la prima uscita pubblica del leader dopo le elezioni, i cori d'accoglienza eran stati tanto calienti che l'allora capo dell'opposizione non aveva esitato a invitare i presenti a fondare circoli della libertà: tanto la sigla, Cl, è la stessa. Nel 2008, però, il clima sembra cambiato. Parlare di gelo tra il movimento fondato da don Giussani e il capo del Pdl sarà – come ripetono tutti i ciellini - arbitrario. Eppure, di strappi ce ne sono stati. Il più vistoso, la mancata chiamata al governo di Roberto Formigoni: non soltanto il figlio politicamente più illustre del movimento, ma anche il motore di quel "modello lombardo" a cui tutti gli esponenti Pdl non mancano di rendere omaggio. "E non è soltanto Formigoni - dice un ciellino doc – al governo proprio non è andato nessuno di noi". Neppure quel Maurizio Lupi che rappresenta l'anima più azzurra e meno arroccata del movimento. Ma Graziella Guarnieri scaccia le illazioni. Troppo pochi i cattolici al governo, come sottolineato anche da Avvenire e Famiglia Cristiana? Secondo la presidente del Meeting, "quando abbiamo chiuso il programma, non si era ancora votato". Ma l'invito al premier non è tradizione? "Non credo che ci sia una norma in base alla quale ogni anno il Meeting debba invitare il presidente del Consiglio. Berlusconi ha partecipato al Meeting in diverse occasioni, e potrà venire ancora nei prossimi anni". Robi Ronza è stato il portavoce del Meeting fino al 2005, quando è diventato sottosegretario della giunta Formigoni. E spiega: "Noi abbiamo sempre invitato di routine tutti i membri del parlamento e del governo. Ma erano sostanzialmente annunci, non inviti formali". Eppure, l'assenza di esponenti cattolici dal governo è un fatto. O no? "E' un fatto l'assenza di personalità dalla provenienza forte, qualunque essa sia. Si tratta di un governo del presidente, formato da personalità di sua fiducia. Per me, è un errore. Ma è una valutazione assolutamente personale". La realtà, secondo Ronza, è che "il Meeting sviluppa il proprio progetto di dialogo culturale, e su quella base invita il filosofo, l'artista o il politico che può essere interessante interrogare". E dunque, conclude, "Berlusconi sarà più significativo tra un paio d'anni, quando l'esperienza di questo governo sarà misurabile". Edizione 2008 Quest'anno il Meeting di Comunione e Liberazione avrà come slogan "O protagonisti o nessuno" Marco Cremonesi.

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Laura Eduati <Le cose stanno nettamente peggiorando> (sezione: Laici e chierici)

( da "Liberazione" del 20-06-2008)

Argomenti: Laicita'

Laura Eduati "Le cose stanno nettamente peggiorando" Laura Eduati "Le cose stanno nettamente peggiorando". Christopher Hein, direttore del Consiglio italiano per i rifugiati (Cir), è preoccupato. Preoccupato come tutte le associazioni laiche e cattoliche che si occupano dei richiedenti asilo. L'approvazione della direttiva europea e l'imminente via libera al pacchetto sicurezza metteranno in discussione alcuni dei diritti fondamentali finora garantiti agli stranieri costretti a trovare asilo nelle nostre terre. In Italia vivono 27mila rifugiati. Nel 2007 hanno chiesto asilo 14mila persone, il 35% in più rispetto all'anno precedente, provenienti in larga misura dal Corno d'Africa squassato dalle guerre: Somalia, Sudan, Darfur, Nigeria. Poiché non esiste un canale legale per raggiungere l'Europa, viaggiano verso la Libia e qui salpano sui gommoni. Disperati, e clandestini. Sempre nel 2007, il 30% degli stranieri arrivati via mare ha presentato domanda di asilo e di questi il 65% ha ottenuto l'asilo oppure una forma di protezione umanitaria. In parole povere, un quinto degli stranieri giunti via barcone è bisognoso di protezione internazionale. Ecco perché il reato di entrata illegale nel territorio italiano, chiamato spicciamente "reato di clandestinità" potrebbe danneggiare proprio i richiedenti asilo visto che la maggior parte degli stranieri arriva in Italia regolarmente con un visto turistico. Non è finita. Il pacchetto sicurezza introduce l'espulsione del rifugiato che non ha ottenuto l'asilo alla prima istanza; potrà fare ricorso dal Paese di origine oppure rinchiuso nei Cie (ex Cpt), a suo rischio e pericolo. Peraltro, il 30% dei bocciati alla prima istanza normalmente viene dichiarato bisognoso di asilo nella seconda, e questo significa che un alto numero di richiedenti asilo verrà espulso. A questo bisogna aggiungere gli effetti della direttiva europea approvata mercoledì e che entrerà in vigore entro il 2010. Concepita per i migranti illegali, colpirà certamente anche i rifugiati in quanto estenderà la detenzione nei Cpt fino a 18 mesi, minorenni inclusi; vieterà agli espulsi il reingresso per 5 anni (oggi l'Italia ne applica 10) e dunque se uno straniero viene rimpatriato coattivamente e poi si trova nelle condizioni di dover chiedere asilo, non potrà rivolgersi all'Europa fino allo scadere del divieto; consentirà il rimpatrio obbligatorio anche nei Paesi di transito come Libia e Marocco, che non hanno mai firmato la Convenzione di Ginevra sui rifugiati. E poi: se un migrante illegale riceve un ordine di espulsione, quell'ordine varrà in tutti gli Stati membri, mentre se riceve una forma di protezione umanitaria, quella protezione sarà valida soltanto nel Paese nel quale è stata concessa. L'armonizzazione delle leggi europee sull'immigrazione, insomma, affetterà i rifugiati nella forma più negativa. "E dunque non possiamo sostenere questa direttiva, non contiene le dovute garanzie" commenta Laura Boldrini, portavoce della sezione italiana dell'Alto commissariato Onu per i rifugiati. La preoccupazione è anche quella della Caritas e di Medici senza Frontiere che esprimono "sconcerto" per la politica dell'immigrazione inaugurata dal governo Berlusconi, specialmente a pochi mesi dal miglioramento della normativa italiana sul diritto all'asilo grazie al recepimento di una direttiva europea. Un clima nerissimo proprio nel momento in cui il numero dei rifugiati e dei profughi aumenta a causa delle guerre e delle calamità naturali, compreso il cambiamento climatico. Alla fine del 2007 si contavano 11,4 milioni di rifugiati al di fuori del proprio Paese di origine e 26 milioni di profughi. Il primo Paese di destinazione sono gli Stati Uniti, il secondo la Svezia, l'Italia si trova all'ottavo posto. L'anno scorso l'Europa ha ricevuto oltre 254mila domande di asilo. A dispetto delle apparenze, la metà dei richiedenti asilo nel mondo proviene dall'Asia, seguita dall'Africa. La crescita del numero di rifugiati (+10%) è dovuta principalmente alla guerra irachena, e difatti la maggioranza relativa dei richiedenti asilo, un sesto del totale, proviene dall'ex Paese di Saddam Hussein (45.200). Seguono russi, cinesi, serbi, pakistani, somali. Tuttavia l'Italia ha registrato poche domande di asilo da parte di cittadini iracheni, che preferiscono dirigersi verso la Svezia. L'unica notizia positiva viene dalla Commissione europea di Barroso: nella presentazione di un pacchetto su immigrazione e asilo, ha promesso di introdurre canali legali per chi fugge da guerre e persecuzioni. 20/06/2008.

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Primo talk show sulla spiritualità (sezione: Laici e chierici)

( da "Corriere della Sera" del 20-06-2008)

Argomenti: Laicita'

Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Spettacoli TV - data: 2008-06-20 num: - pag: 68 categoria: REDAZIONALE PER RIFLETTERE Primo talk show sulla spiritualità Arriva il primo talk show sulla spiritualità. A condurlo è Giorgio Zanchini (nella foto, a destra, insieme ai due autori, la coppia Fabrizio Rondolino-Simona Ercolani). Quattro puntate dai titoli "impegnativi": la felicità, l'aldilà, il male, l'anima. La sfida è dare uno spazio tv a questi temi su cui la gente si interroga ma che non trovano posto nei palinsesti. La chiave scelta è quella del talk show: il filosofo Maurizio Ferraris a rappresentare il pensiero laico, il rabbino Benedetto Carucci Viterbi, il monaco buddista Giuseppe Jiso Forzani, il pastore valdese Daniele Garrone, il sacerdote cattolico Ermenegildo Manicardi. Il cielo e la terra Raitre, ore 23.45.

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La Costituzione èuna sorta di coperta di Linus per larga (sezione: Laici e chierici)

( da "Tempo, Il" del 20-06-2008)

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Stampa La Costituzione è una sorta di coperta di Linus per larga ... La Costituzione è una sorta di coperta di Linus per larga parte degli intellettuali di sinistra e per chiunque, in ogni caso, intraveda nella sua lettera il richiamo - laico? Non si direbbe - ad una sorta di "Bibbia laica". La citazione ha origini autorevoli, tuttavia qualcosa non quadra. Perché la carta costituzionale, nata dal patto progressista tra due pezzi di popolo, quello cattolico quello comunista, nella fattispecie cattocomunista, avrebbe dovuto aprire il palcoscenico delle riforme e dell'eguaglianza reale fra i cittadini. Dogmi della sinistra, si sa. La sinistra che discetta ancora sull'antifascismo come Dna della cittadinanza e vertice dei valori civici; la sinistra che, oggi rinnova il linguaggio e inserisce nel vocabolario ismi già ieri discutibili, certamente discussi: il liberismo è ostaggio della sinistra; quella sinistra che fa del gramscismo l'avanguardia culturale e pensa alla scuola come strumento di emancipazione di non si sa più quali figli e non si sa più di quale classe operaia, ma comunque, di questa sinistra confusa e sconfitta nella testa, prima di tutto, si parla. I fatti, testardi come ben sapeva Lenin, non danno ragione alla mitografia della sinistra partorita divinamente dalla "Bibbia laica". Non assecondano i pensieri minuti e scarnificati dei salotti buoni e dei liberisti meritocratici senza uno straccio di responsabilità decisionale (in buona sostanza: accademici di professione, fate vobis, naturalmente...). No. La realtà, che prescinde dall'ideologia e dai presupposti ideologici, brillantemente studiati e smontati, pezzo per pezzo, da un sociologo di sinistra, Ricolfi, non si cura dei dilemmi meritocratici della sinistra confusa e smarrita. Gramsci scivola nella relazione del Ministro dell'Istruzione Mariastella Gelmini e così si chiude un pezzo di storia patria. Il dado è tratto, ma le questioni sono sempre le stesse. Il Ministro non inventa nulla, nemmeno soluzioni particolari, ma quelle parole di Gramsci parlano dello scacco culturale della sinistra. Puro cannibalismo a posteriori. Ecco il testo: "Gramsci diceva che la fatica dello studio è l'unico fattore di promozione sociale. Lo studio è molto faticoso: è un percorso di adattamento, è un abito acquisito con lo sforzo, a volte con la noia e la sofferenza". Caspita, categorie antiche, circolanti in quantità industriale nei circoli culturali e nelle sezioni comuniste e socialiste, e oggi rigettate dall'ultima ricetta libertaria e individualista. La cartina di tornasole di una sconfitta epocale. Non meramente politica. Ma di quale egemonia si parla? Di residui che non esistono più, se non nella spettrale fantasia dei burocrati delle scuole che producono somari, universalmente riconosciuti come tali, certificati come tali e voluti come tali. Questa sarebbe l'egemonia culturale della sinistra? Della sinistra giacobina e baluardo invalicabile della famigerata "scuola pubblica"? In realtà, di egemonia di risulta si tratta. Egemonia di secondo livello. L'immaginario prevale e la realtà decade. Questo è il punto. La "Bibbia laica" recita, art. 3, secondo comma: "è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese". La Repubblica "democratica fondata sul lavoro" è l'inferno dell'educazione, il promontorio dal quale si può scrutare, di anno in anno sempre più sconvolti, l'emergenza educativa denunciata in tempi non sospetti da Benedetto XVI. La Chiesa, laicamente, sapeva e denunciava. Mentre la laica sinistra sfasciava e discettava di merito e meritocrazia. La Banca d'Italia si allinea con la Chiesa e dichiara la sconfitta della sinistra più efficacemente contro la classe operaia e i suoi figli, imbalsamanti da una scuola svenduta ai sindacati ed alla mediocrità diffusa. Partecipare alla vita culturale, economica e politica, da buoni cittadini, senza conoscere la lingua madre come si deve e senza aver letto Dante e Manzoni è operazione ardua, ma così è. E la sinistra aggiunge: se vi pare. Gli ostacoli di ordine economico e sociale sono ancora straordinari, nell'anno di grazia 2008; chi è ricco manda i figli a studiare all'estero, con buona pace dei nuovi "democrats" veltroniani; chi è povero, si deve accontentare del massimo del minimo: l'eguaglianza, in un sistema distrutto, è la forca per i meno abbienti. Una strategia della rassicurazione per i progressisti nostrani e i mercatisti del regno di Lilliput, in cui giganteggia soltanto l'ipocrisia dei devoti della "Bibbia laica". Questo è lo stato dell'arte. Niente di nuovo sotto il sole. Fra il Papa e Draghi nessuna differenza sostanziale. Il laico realismo dei due spariglia le carte degli adoratori libertari del sessantottismo di ritorno, dell'ultima Thule del nulla. Pardon, le parole contano, si sa: gli apostoli della "Bibbia laica".

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Raitre ora lancia il talk show spirituale (sezione: Laici e chierici)

( da "Corriere della Sera" del 20-06-2008)

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Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Spettacoli - data: 2008-06-20 num: - pag: 55 categoria: REDAZIONALE Firmato da Rondolino Raitre ora lancia il talk show spirituale ROMA - Nasce il primo talk show sulla spiritualità. "Il Cielo e la Terra" è il titolo del nuovo programma di Fabrizio Rondolino, che andrà in onda su Raitre da oggi in seconda serata per quattro puntate, condotte da Giorgio Zanchini. La felicità, l'aldilà, il male e l'anima: questi i quattro grandi temi esistenziali affrontati, in un dibattito aperto e serrato, da sei "esperti" della materia, e cioè un sacerdote cattolico, un pastore valdese, un imam, un rabbino, un monaco zen e un filosofo. Spiega Rondolino: "è un esperimento, con cui si vuole coinvolgere la gente su temi che la riguardano: se pensiamo allo scontro, tra politica e magistratura, che si sta svolgendo in questi giorni e che francamente non ci riguarda molto, credo invece che argomenti come la felicità o l'anima siano più interessanti per chiunque". Cinque esperti che appartengono a diverse tradizioni spirituali e un filosofo, che rappresenta il pensiero laico. Poi contributi filmati, che descrivono il comune sentire delle persone, raccolti in un reparto maternità per la felicità, al cimitero del Verano di Roma per parlare della morte, nel carcere di Ribibbia per la puntata sul male e alla Galleria Borghese per l'anima. Precisa il direttore di Raitre, Paolo Ruffini: "Non è un programma di sapienti tra sapienti, ma un racconto tra uomini, che sperimentano la quotidianità con le persone di tutti i giorni". Insomma, un talk show che indaga in quella sfera del pensiero e dell'agire umano, che non si ferma al mondo dei fenomeni, ma si pone domande che vanno oltre il mondo fisico. Avverte Rondolino: "Ma non sarà un supermarket delle religioni, come già avviene in un programma della tv americana: il pubblico non sarà stimolato a scegliere tra il sacerdote, l'imam o il rabbino, a seconda di chi dà le risposte migliori". Fabrizio Rondolino Emilia Costantini.

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Alla ricerca del gol benedetto (sezione: Laici e chierici)

( da "Corriere della Sera" del 20-06-2008)

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Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Sport - data: 2008-06-20 num: - pag: 62 categoria: REDAZIONALE Alla ricerca del gol benedetto Croazia-Turchia, quarto di finale tra calcio e religione Preoccupazione a Vienna per la sfida tra la nazione più cattolica e quella più islamica d'Europa DA UNO DEI NOSTRI INVIATI VIENNA - Se a Istanbul parlano di "Santa Unione" e a Zagabria si augurano uno "Spirito Crociato" ci sarà pure un motivo. Perché a parte tattiche, strategie e pronostici, la semifinale fra Turchia e Croazia colpisce soprattutto per questo curioso accostamento religioso: a disputarsi il posto in semifinale ci sono la squadra a più alta concentrazione musulmana e quella ultracattolica in assoluto. Croazia, antemurale christianitatis, tosto baluardo dell'Occidente contro l'espansione ottomana, si legge nei vecchi libri. Fortunatamente i gol, che pure comportano un rituale mistico con quegli indici puntati al cielo, sono un sano collante trasversale per culture diverse. E la tensione della vigilia, nei due Paesi, riguarda esclusivamente quel benedetto (questo sì) posto in semifinale. Ciò non toglie però che Vienna si stia preparando alla partita con qualche timore. La polizia si aspetta un affollamento straordinario (potrebbero esserci 200 mila tifosi), una parte dei quali già in casa. Croati e turchi convivono infatti, e non sempre in modo splendido, in molti quartieri della periferia viennese, particolarmente a Ottakring e a Favoriten. "è meglio prepararsi a una notte molto, molto lunga", ammette un portavoce della polizia, forse fidando nei santi. E non è l'unico. Nel ritiro croato per esempio, dove notoriamente nei momenti difficili l'allenatore Slaven Bilic pesca dal portafoglio l'immaginetta di papa Wojtyla e una croce di Lourdes, è arrivato perfino una versione slava di Padre Pio. Con tanto di stimmate certificate, dicono, dal Policlinico Gemelli di Roma. Si chiama Zlatko Sudac, 37 anni, ex studente di Psicologia e pittore: conta già su un larghissimo seguito sia di fedeli come di immancabili perplessi non devoti. Padre Zlatko ha tenuto una predica sul campo. Giocatori in silenzio assoluto ma anche lì alla fine non è che fossero tutti convinti. Di sicuro più laica la vigilia nella squadra musulmana, anche se molti giocatori hanno confessato di avere pregato più del solito in questi giorni. Il minimo, dopo che il loro stesso allenatore, Fatih Terim ha definito "due veri miracoli" le rimonte prima contro la Svizzera poi contro la Repubblica ceca, già entrata nell'antologia storica degli Europei. In questi giorni tutti ricordano che i Turchi nel 1683 furono a un passo dalla conquista di Vienna, scongiurata dai polacchi. Ora è di turno l'armata croata. Mistici A sinistra, Fatih Terim, commissario tecnico turco. Nel tondo Zlatko Sudac, religioso croato (Reuters) Gian Luigi Paracchini.

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VELA (sezione: Laici e chierici)

( da "Corriere della Sera" del 20-06-2008)

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Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Sport - data: 2008-06-20 num: - pag: 65 categoria: BREVI VELA Spithill sfida Coutts Chi vince è il migliore Da oggi, nelle acque di Cattolica, il neozelandese Russell Coutts (tre volte vincitore dell'America's Cup) sfiderà con il suo equipaggio in una gara di match race a bordo di catamarani l'ex timoniere di Luna Rossa, l'australiano James Spithill. L'evento, "Just the best", organizzato da Max Sirena, è un antipasto della Coppa America tra multiscafi Alinghi-Oracle, nel 2009.

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La Costituzione, "Bibbia laica" della Sinistra (sezione: Laici e chierici)

( da "Tempo, Il" del 20-06-2008)

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Stampa idee La Costituzione, "Bibbia laica" della Sinistra La Costituzione è una sorta di coperta di Linus per larga parte degli intellettuali di sinistra e per chiunque, in ogni caso, intraveda nella sua lettera il richiamo - laico? Non si direbbe - ad una sorta di "Bibbia laica". La citazione ha origini autorevoli, tuttavia qualcosa non quadra. Perché la carta costituzionale, nata dal patto progressista tra due pezzi di popolo, quello cattolico quello comunista, nella fattispecie cattocomunista, avrebbe dovuto aprire il palcoscenico delle riforme e dell'eguaglianza reale fra i cittadini. Dogmi della sinistra, si sa. La sinistra che discetta ancora sull'antifascismo come Dna della cittadinanza e vertice dei valori civici; la sinistra che, oggi rinnova il linguaggio e inserisce nel vocabolario ismi già ieri discutibili, certamente discussi: il liberismo è ostaggio della sinistra; quella sinistra che fa del gramscismo l'avanguardia culturale e pensa alla scuola come strumento di emancipazione di non si sa più quali figli e non si sa più di quale classe operaia, ma comunque, di questa sinistra confusa e sconfitta nella testa, prima di tutto, si parla. I fatti, testardi come ben sapeva Lenin, non danno ragione alla mitografia della sinistra partorita divinamente dalla "Bibbia laica". Non assecondano i pensieri minuti e scarnificati dei salotti buoni e dei liberisti meritocratici senza uno straccio di responsabilità decisionale (in buona sostanza: accademici di professione, fate vobis, naturalmente...). No. La realtà, che prescinde dall'ideologia e dai presupposti ideologici, brillantemente studiati e smontati, pezzo per pezzo, da un sociologo di sinistra, Ricolfi, non si cura dei dilemmi meritocratici della sinistra confusa e smarrita. Gramsci scivola nella relazione del Ministro dell'Istruzione Mariastella Gelmini e così si chiude un pezzo di storia patria. Il dado è tratto, ma le questioni sono sempre le stesse. Il Ministro non inventa nulla, nemmeno soluzioni particolari, ma quelle parole di Gramsci parlano dello scacco culturale della sinistra. Puro cannibalismo a posteriori. Ecco il testo: "Gramsci diceva che la fatica dello studio è l'unico fattore di promozione sociale. Lo studio è molto faticoso: è un percorso di adattamento, è un abito acquisito con lo sforzo, a volte con la noia e la sofferenza". Caspita, categorie antiche, circolanti in quantità industriale nei circoli culturali e nelle sezioni comuniste e socialiste, e oggi rigettate dall'ultima ricetta libertaria e individualista. La cartina di tornasole di una sconfitta epocale. Non meramente politica. Ma di quale egemonia si parla? Di residui che non esistono più, se non nella spettrale fantasia dei burocrati delle scuole che producono somari, universalmente riconosciuti come tali, certificati come tali e voluti come tali. Questa sarebbe l'egemonia culturale della sinistra? Della sinistra giacobina e baluardo invalicabile della famigerata "scuola pubblica"? In realtà, di egemonia di risulta si tratta. Egemonia di secondo livello. L'immaginario prevale e la realtà decade. Questo è il punto. La "Bibbia laica" recita, art. 3, secondo comma: "è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese". La Repubblica "democratica fondata sul lavoro" è l'inferno dell'educazione, il promontorio dal quale si può scrutare, di anno in anno sempre più sconvolti, l'emergenza educativa denunciata in tempi non sospetti da Benedetto XVI. La Chiesa, laicamente, sapeva e denunciava. Mentre la laica sinistra sfasciava e discettava di merito e meritocrazia. La Banca d'Italia si allinea con la Chiesa e dichiara la sconfitta della sinistra più efficacemente contro la classe operaia e i suoi figli, imbalsamanti da una scuola svenduta ai sindacati ed alla mediocrità diffusa. Partecipare alla vita culturale, economica e politica, da buoni cittadini, senza conoscere la lingua madre come si deve e senza aver letto Dante e Manzoni è operazione ardua, ma così è. E la sinistra aggiunge: se vi pare. Gli ostacoli di ordine economico e sociale sono ancora straordinari, nell'anno di grazia 2008; chi è ricco manda i figli a studiare all'estero, con buona pace dei nuovi "democrats" veltroniani; chi è povero, si deve accontentare del massimo del minimo: l'eguaglianza, in un sistema distrutto, è la forca per i meno abbienti. Una strategia della rassicurazione per i progressisti nostrani e i mercatisti del regno di Lilliput, in cui giganteggia soltanto l'ipocrisia dei devoti della "Bibbia laica". Questo è lo stato dell'arte. Niente di nuovo sotto il sole. Fra il Papa e Draghi nessuna differenza sostanziale. Il laico realismo dei due spariglia le carte degli adoratori libertari del sessantottismo di ritorno, dell'ultima Thule del nulla. Pardon, le parole contano, si sa: gli apostoli della "Bibbia laica".

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<No alla società che appiattisce> La sfida di Cl per il meeting 2008 (sezione: Laici e chierici)

( da "Giornale.it, Il" del 20-06-2008)

Argomenti: Laicita'

N. 146 del 2008-06-20 pagina 12 "No alla società che appiattisce" La sfida di Cl per il meeting 2008 di Francesca Angeli "O protagonisti o nessuno" è il tema scelto per la kermesse di Comunione e Liberazione a Rimini. A confronto le storie di chi si è ribellato agli stereotipi da Roma Una società multiculturale dove il rischio più alto è quello dell'omologazione. Il ricordo tragico del '68 di Praga e quello affettuoso per Peppone e Don Camillo di Giovannino Guareschi. Sussidiarietà nella gestione della cosa pubblica e ricerca dell'infinito. Come ogni anno nel grande laboratorio del Meeting di Comunione e liberazione entrano le idee e le proposte più disparate, legate però da un filo rosso, che tiene insieme questa lunga cavalcata di sette giorni. O protagonisti o nessuno è la provocazione lanciata per la XXXIX edizione della kermesse per l'amicizia fra i popoli che si terrà come di consueto dal 24 al 30 agosto a Rimini. A presentare il programma anche il ministro per i Beni culturali, Sandro Bondi ed Enrico Letta del Partito democratico. "Oggi per la mentalità comune il protagonista è soltanto chi ha successo sugli altri ma sempre seguendo le direttive della moda dominante in un processo di omologazione e passività - denuncia la presidente del Meeting, Emilia Guarnieri - ma se le persone non si assumono le responsabilità che la propria condizione pone allora sono nessuno". Essere protagonista, diceva don Luigi Giussani, significa "avere il proprio volto che è, in tutta la storia e l'eternità, unico e irripetibile". Questi protagonisti, persone che hanno rifiutato l'omologazione e che hanno la loro storia unica ed irripetibile, verranno a raccontarla al Meeting per confrontarsi tutti insieme con il mondo dell'economia, del lavoro e dell'informazione. Ecco dal Brasile Cleuza Ramos, che ha fondato un movimento di senza terra che oggi raccoglie più di cinquantamila persone, come racconterà Giorgio Vittadini, presidente della Fondazione per la sussidiarietà. Dal Burundi Marguerite Barankitse che ha messo in piedi in questi anni più di 400 case famiglia per orfani hutu e tutsi. Ecco Vicky e Rose dall'Uganda entrambe in prima fila per combattere la piaga dell'Aids. Poi la storia di Magdi Cristiano Allam, l'incontro con il cristianesimo e il dialogo possibile col mondo islamico. Si racconterà il popolo della Chiesa con il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza episcopale. Si ricorderà il '68 di Praga in una mostra curata da Sandro Chierici che ne parlerà con il vicedirettore del Giornale, Michele Brambilla e il senatore della Repubblica ceca, Petr Pithart. Si parlerà di lavoro col ministro del Welfare Maurizio Sacconi e Raffaele Bonanni segretario generale della Cisl. E ancora si affronterà il tema del protagonismo nell'informazione con i direttori Mario Giordano, Il Giornale, Gianni Riotta, Tg1, Antonio Polito, Il Riformista. Grande attenzione sarà dedicata all'educazione, come sottolinea il presidente della Compagnia delle opere Bernhard Schloz, che annuncia la presenza del ministro dell'Istruzione, Mariastella Gelmini e della sua omologa nel governo ombra del Pd, Maria Pia Garavaglia. "L'educazione - dice Schloz - resta la questione centrale". Dal Meeting nessuna polemica poi per un presunto scarso peso dei cattolici nella maggioranza. "Non abbiamo contato i cattolici al governo né intendiamo farlo - dice la Guarnieri -. A noi interessa soltanto che chi gestisce la cosa pubblica abbia a cuore il bene degli uomini". Nessuno scandalo se il premier Silvio Berlusconi non è stato chiamato. "Non è regola del Meeting ospitare ogni anno il premier - conclude la Guarnieri -. Oltretutto quando abbiamo fatto gli inviti il paese non aveva ancora un governo". © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano.

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Morì di overdose Un amico accusato di averlo aiutato (sezione: Laici e chierici)

( da "Stampa, La" del 20-06-2008)

Argomenti: Laicita'

BORGIO VEREZZI Morì di overdose Un amico accusato di averlo "aiutato" Si è svolto ieri, davanti al gup Donatella Aschero, un confronto imputato-testimone in un processo per "morte in conseguenza di altro reato". Massimiliano Cattoli, 42 anni, difeso da Carmen Vallega, è accusato di aver aiutato l'amico Fabio Anversa, 37 anni, a iniettarsi - il 9 gennaio 2005 in casa sua a Borgio - una dose di eroina che poi si rivelerà mortale. Ad accusarlo è la sua ex fidanzata, Monica C., che ieri ha ribadito di avergli sentito dire "l'ho aiutato a farsi una dose". In casa però non vennero trovate siringhe. Il processo è stato aggiornato all'8 gennaio.

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Le spoglie di don Barra in San Maurizio (sezione: Laici e chierici)

( da "Stampa, La" del 20-06-2008)

Argomenti: Laicita'

Personaggio Pinerolo Cerimonia in basilica Le spoglie di don Barra in San Maurizio Su intervento del vescovo Debernardi ANTONIO GIAIMO PINEROLO Don Giovanni Barra, una vita ad alta quota", così titolava nel novembre del 2006 la rivista diocesana del Pinerolese. E non poteva essere altrimenti per il sacerdote che in montagna ha saputo formare la coscienza di tanti giovani. Don Barra, che ha fatto nascere nel 1946 Casa Alpina a Pragelato, figura nota a tutti i pinerolesi per il quale è in corso il processo di beatificazione, adesso non riposa più nel cimitero di Riva. La salma è stata traslata nella basilica di San Maurizio. Una cerimonia riservata che si è svolta mercoledì alle 9 del mattino, alla presenza di pochi parenti del sacerdote, morto nel '75, e del vescovo di Pinerolo Pier Giorgio Debernardi. La bara, riposta in un contenitore di metallo, è stata adesso collocata nel lato destro della chiesa. Spiega il vescovo: "Abbiamo scelto per la sepoltura di questo servo di Dio una chiesa carica di storia e certamente la più amata dai pinerolesi. In questo modo sarà più semplice per i fedeli venire a pregare davanti a questa tomba". Un segnale positivo verso la beatificazione di don Barra? "Non dobbiamo precedere la decisione della Sede Apostolica - continua il vescovo - Tuttavia la preghiera accanto alla sua tomba, come venerazione privata, è un segno che don Barra continua ad incoraggiare il popolo di Dio nella fedeltà al Vangelo". Per poter vedere la tomba di don Barra i pinerolesi dovranno attendere ancora un po', infatti è celata da un telo di plastica che nasconde tutta una parte della basilica di San Maurizio in cui si stanno effettuando lavori di ristrutturazione. Don Giovanni Barra nacque nel 1914 a Riva di Pinerolo. Per tutta la sua vita si occupò sempre dei giovani nell'oratorio di san Domenico e nella Gioventù d'Azione Cattolica, promuovendo esercizi spirituali e pellegrinaggi mariani. Le porte della sua casa erano sempre aperte per tutti coloro che volevano parlare o attingere alla sua fornitissima biblioteca. La sua incessante attività è uscita anche dai confini del Pinerolese, ha fondato con Carlo Chiavazza il settimanale "Il nostro tempo" di Torino ed è stato fra i primi collaboratori di "Adesso", la rivista di don Primo Mazzolari. Il suo impegno più importante è stato però quello profuso a Casa Alpina, un centro nato per ospitare le famiglie durante le vacanze, ma soprattutto polo culturale e di formazione per tanti giovani.

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Il ruolo delle madri in tutto il mondo raccontato nelle sale del "Borgogna" (sezione: Laici e chierici)

( da "Stampa, La" del 20-06-2008)

Argomenti: Laicita'

PROGETTO MATER. ISTITUTO LAGRANGIA Il ruolo delle madri in tutto il mondo raccontato nelle sale del "Borgogna" Quattordici bambini affascinati da un racconto: Marta e Sara, ovvero Mamma Occidente e Mamma Oriente, insieme a tutti e 35 altri studenti delle IVA e IVB del Liceo sociopsicopedagogico del Rosa Stampa di Vercelli, hanno coinvolto la III A della primaria Rosa Stampa. Accompagnati dalle maestre, Laura Aldone e Laura Ricci, e dal dirigente, Franco Besate, sono stati guidati in un'esperienza quasi magica tra viaggio e gioco. Prende così vita "MaTer", che nasce dalla volontà delle sue creatrici, le prof Donatella Capra ed Elisabetta Dellavalle che, con il totale appoggio della dirigente Graziella Canna Gallo, di Francesco Ferraris, presidente del Borgogna, di Cinzia Lacchia, conservatrice e di Roberta Musso, responsabile della didattica, si sono proposte di "aprire" ad ogni tipo di cultura le sale del Borgogna, offrendo una lettura laica della madre. Due anni di lavoro per gli allievi del Lagrangia seguito da Gioia Kidane Mariam. Si parte dalle opere per comprendere come le madri di tutto il mondo accudiscano i figli: ecco i giochi di contatto, la vita sotto una tenda teatralizzati dagli alunni sotto la guida delle prof Claudia Arposio, Rossana Rondano, Marcella Ferraris e Cristina Tassi. IV A e IV B Liceo Psicopedagogico "Rosa Stampa".

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L'autunno caldo di Walter. Dì la tua (sezione: Laici e chierici)

( da "Giornale.it, Il" del 20-06-2008)

Argomenti: Laicita'

Tanto tuonò che piovve, sul Partito democratico e sul suo leader dimezzato Walter Veltroni. Già, perché le rese dei conti, nella sinistra. ma anche nel centrosinistra, si consumano con calma, secondo un rito vecchio che ha alle spalle decenni di scuola comunista e democristiana. Stretto fra l'offensiva di Massimo D'Alema e della sua fondazione (corrente?), tra l'idea di ritorni ulivisti (per alleanza allergate, acnora alla sinistra), tra il nodo delle elezioni Europee e niet preventivo della Bindi al tentativo di "abbraccio" con Casini e l'Udc, tra il secco e ribadito addio di Prodi alla presidenza del Pd e il nodo gordiano dell'adesione al Pse (D'Alema dice sì, gli ex Margherita dicono no, lui dice. andiamo oltre), Veltroni ora scopre il doppio binario: dialogo sulle riforme con Berlusconi ma anche opposizione più "dura" per non perdere consensi a vantaggio del vasto e diviso mondo della sinistra a cui guarda invece D'Alema. Così alla Costituente del Pd lancia la doppia sfida interna e esterna: no alle correnti personali (facile a dirsi ma.) e "autunno in piazza" (più facile da fere e comodo): Walter "buonista". ma anche "oppositore duro" di Berlusconi, quello che ha strappato la tela del dialogo. Due volti dello stesso leader che vuol impedire che la sua moneta di fresco conio politico venga svalutata e rotoli via assieme al Pd. Perchè il rischio c'è, e Veltroni lo sa bene: non c'è solo l'ombra lunga di D'Alema, ma pure quelle di Prodi (che il segretario invita a restare ne l Pd). Tanto che, per fare un 'esempio, Rutelli dice del Ppe: "Siamo più innovatori noi dei socialdemocratici". E spinge Veltroni a dire, in Europa: "Costruiamo un nuovo campo riformista". Come dire, andiamo oltre il Ppe altrimenti per noi sono guai. Già, perché sul Ppe D'Alema e suoi, ma pare anch Fassino, la pensano in modo opposto. Insomma, la "guerra" è solo agli inizi, con il voto alla Costituente si cominceranno a contare le truppe e la traversata nel deserto è appena iniziata. Vedremo chi sopravviverà alla guida dell'esercito perduto di Senofonte. Parisi: "Se è l'Ulivo fatto partito, si è fatto male." E gli attacchi arrivano dal centrosinistra, impietoso il giusidizio dell'inventore dell'Ulivo. Arturo Parisi a margine dell'assemblea del Pd, non risparmia una critica alla relazione di Walter eltroni che, tra l'altro, ha fatto un esplicito riferimento all'Ulivo. "Noi abbiamo sempre lavorato con l'idea che "Ulivo avesse come obiettivo un bipolarismo a vocazione bipartitica ma con l'unificazione di tutto il campo del entrosinistra", ha spiegato Parisi. Più in generale, l'ex ministro della Difesa ha detto del discorso di Veltroni: "una comprensibile difesa del suo perato, purtroppo l'unico giudizio sul nostro operato risulta essere quello degli elettori in casi come la Capitale o a Sicilia". Scritto in Varie Commenti ( 63 ) " (14 votes, average: 3.93 out of 5) Loading ... Il Blog di Alberto Taliani © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo post a un amico 10Jun 08 Walter e il loft degli amici nemici. Cattolici contro radicali Il Pd sfoglia la margherita, dunque, nel senso che in casa Veltroni tira aria di lite che potrebbe sfociare prima o poi in separazione. Già, fra le anime diessina e teodem i rapporti non sono proprio idilliaci. Dopo l'anatema dei cattolici contro la "contaminazione" dei pannelliani, le dure critiche di "Famiglia Cristiana" e della solita Binetti a cui si aggiunge l'ex ministro Fioroni (infuriato) che dice "il loft? sembra di stare a Teheran.", la frenata sull'adesione al Partito socialista europeo, la strada per Veltroni è ancora più in salita. Da un lato c'è il governo Berlusconi che piace sempre di più agli italiani, dall'altro il livello dello scontro che assomiglia a un tutti contro tutti a pochi mesi dalle elezioni europee. Di Pietro, ma anche i Teodem, D'Alema ma anche Rutelli che pare meditare "vendetta" politica dopop la clamorosa trombatura rimediata nella corsa al Campidoglio. E ci si mette pure Bertinotti, il "parolaio rosso" di Pansa che rientra nel gioco della poltica con un seminario sul futuro della sinistra e invita Massimo D'Alema, capace di guardare a sinistra più di quanto non sappia o non voglia fare Veltroni (che vuole lo sbarramento anche per le europee, tanto per tener fuori i "cespugli" rossi anche dal parlamento di Strasburgo). Grande è l'agitazione nel campo della sinistra, dove si agitano spettri di scissioni e "ricomposizioni". Già, perché fra i teodem e gli uomini della margherita c'è chi guarda a Casini e quel che resta dell'Udc, isolata e senza per ora spartito politico da suonare che la lancia la sua Costituente popolare (a cui guarda con interesse anche Clemente Mastella), e in più c'è chi teme le mosse di Rutelli. Intanto il governo Berlusconi va. Scritto in Varie Commenti ( 33 ) " (22 votes, average: 2.86 out of 5) Loading ... Il Blog di Alberto Taliani © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo post a un amico 28May 08 La Sapienza e il rito dell'intolleranza Prima il no dei Collettivi di sinistra a Papa Benedetto XVI, poi il no al dibattito sulle foibe: alla Sapienza di Roma l'intolleranza è di casa in nome di una "tradizione democratica" che tenta di riproporre schemi antichi, quelli del "rituale antifascista" degli anni Settanta. Già, brutto periodo quello, nelle università e nel Paese. con il corollario nel secondo caso dei manifesti di Forza Nuova strappati dai militanti dei Collettivi di sinistra, della rissa, degli arresti, delle polemiche e delle accuse. Salvo poi chiarire (rapporto della Digos) che l'aggressione è partita da sinistra. Ma stabilire colpe e responsabilità spetta ai giudici. E' il tema dell'intolleranza travestita da antifascismo, come scrive il nostro Mario Cervi, a preoccupare. E' il tentativo a questo punto nemmeno tanto mascherato di ricreare un clima di tensione, di scontro e di odio, a preoccupare. E' il tentativo di tornare allo schema degli opposti estremismi, ad allarmare. L'intolleranza si traveste, sbandiera ideali nobili, ma resta intolleranza: di parte e da parte di pochi. Bene ha fatto il sindaco di Roma Gianni Alemanno a dire: "Noi dobbiamo lanciare messaggi chiari, ovvero che questi episodi sono solati, estranei al contesto culturale e storico della nostra città e della nostra nazione. Questo è il messaggio che deve venire da tutti. Quando si costruiscono teoremi politici su una rissa tra giovani si comincia ad aprire un varco e armare le contrapposizioni ideologiche. Bisogna evitare questi schemi e queste persone vanno trattate come imbecilli fuori dalla storia e dal tempo". Veltroni invita la destra a "non minimizzare" e dice (giustamente) che le istituzioni devono stroncare subito l'insorgere della violenza. Ma quale? quella di una parte o di quella di tutte le parti? penso voglia dire quella di tutte. forse il "ma anche" stavolta ci sarebbe stato bene, per evitare fraintendimenti. Cosa che non fa Marco Ferrando, leader del Partito comunista dei lavoratori: "L'aggressione fascista a La Sapienza - sullo sfondo del nuovo quadro politico - ripropone il tema dell'autodifesa come diritto democratico elementare.E. E aggiunge il Ferrando: "E' necessario che ogni realtà minacciata appronti strutture di autodifesa, democraticamente designate e controllate". Parole gravi, le sue che ricordano proprio quegli anni di piombo che la maggioranza degli italiani vorrebbe consegnare agli archivi della storia. A chi giova strumentalizzare questi episodi per interessi di parte politica? A chi giova tornare a pescare nel torbido? Credo a nessuno, una democrazia è tanto più forte quanto è capace di rifiutare l'intolleranza delle estreme politiche ("frange" si diceva una volta). Il "giustificazionismo ideologico" stavolta non pagherebbe, gli italiani hanno scelto un' altra strada. Il dibattito è aperto. Scritto in Varie Commenti ( 76 ) " (43 votes, average: 3.44 out of 5) Loading ... Il Blog di Alberto Taliani © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo post a un amico 16May 08 Così le tecnologie ci cambiano la vita. Dì la tua Vi è mai successo di dimenticare il cellulare a casa? E' facile immaginare la sensazione che avete provato, perché la maggioranza di noi l'ha vissuta in prima persona. Ci si sente persi. Vulnerabili. Uno studio condotto da un gruppo di ricercatori britannici ha rilevato che è una sensazione paragonabile alla "tremarella del giorno delle nozze" o alla paura di quando si va dal dentista. Addirittura è stato coniato appositamente un termine medico. "Nomofobia", così si chiama la paura di rimanere senza portatile ("nomo" è l'abbreviazione di no mobile). Quale futuro? Non c'è niente da fare. Dobbiamo ammetterlo. La tecnologia fa parte di noi. Della nostra quotidianità. Ma dove stiamo andando? Quali saranno i nuovi mezzi di comunicazione e quale ruolo ricopriranno in un futuro più o meno vicino? Possible. ou probable Il Gruppo Editis, una prestigiosa casa editrice francese, ha proposto il suo punto di vista attraverso la realizzazione di un cortometraggio intitolato "Possible ou probable". Il film, che ha ricevuto il Laurier di bronzo al festival di Creusot, si propone di fare un salto in avanti nel tempo. Nella vita di una giovane coppia nell'era dell'editoria digitale. Di' la tua Editis apre il dibattito. Il Giornale.it, in occasione del 17 maggio, giornata mondiale delle Telecomunicazioni e della Società dell'Informazione, segue lasciando a voi lo spazio per esprimere le vostre idee e le vostre riflessioni su quello che è e che potrà essere. Guarda il cortometraggio (9 minuti) Scritto in Varie Commenti ( 12 ) " (112 votes, average: 1.14 out of 5) Loading ... Il Blog di Alberto Taliani © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo post a un amico 14May 08 Berlusconi, Veltroni e i nemici del dialogo Il discorso di Silvio Berlusconi alla Camera (leggi il discorso del premier), l'apertura unilaterale al dialogo con l'opposizione (che è seguita alla telefonata del premier a leder del Pd), sono i segnali più evidenti che qualcosa sta davvero cambiando, nel Parlamento e nel Paese. Aggiungiamoci anche il discorso del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano di alto profilo istituzionale e politico, come ha riconosciuto il presidente della Camera Gianfranco Fini. Insomma, molti saranno scettici, ma parlare di avvio di Terza Repubblica forse non è azzardato. Basta rileggere le parole del premier, il "sì" di Fassino a nome del Pd: l'asse Berlusconi-Veltroni si rinsalda, su questo punto cruciale, pur nella distinzione dei ruoli. Ma non sono tutte rose e fiori, anche Berlusconi e Veltroni devono fare come Fanfani qualche decennio fa: contare amici e nemici. E parare i colpi. Soprattutto Veltroni. Sconfitta alle urne la sinistra massimalista, resta da sconfiggere il partito "giacobino", quei giustizialisti che sono ripartiti alla carica (vedi il caso Travaglio-Schifani) e faranno di tutto per mettere i bastoni fra le ruote proprio a Veltroni. E' lui l'anello "debole" che la sinistra giacobina vuole colpire fino a indebolirlo e condizionarlo. Una prova? La sceneggiata di Antonio Di Pietro alla Camera: "Noi non abboccheremo, non intendiamo cadere nella tela del ragno. Abbiamo memoria e non intendiamo perderla. Conosciamo bene la sua storia personale e politica". Così ha parlato Tonino, l'ex pm. Ma il bersaglio non è il Cavaliere. No, lui ha una maggioranza solida, consegnatagli dal voto popolare. Il bersaglio è Walter, e di Pietro non è certo il suo solo nemico. C'è un filo che lega il Santoro, Travaglio, Grillo. Tonino punta dritto su quel mondo e pensa alle Europee del 2009. Come ci pensa su un altro versante Massimo D'Alema, tornato gran manovratore dentro e fuori il Pd. Del resto, come racconta Augusto Minzolini sulla "Stampa", alla cerimonia della consegna della Campanella usata per le riunioni del Consiglio dei ministri, Prodi ha detto a Berlusconi: "Tu sei un avversario, io i veri nemici li ho avuti qua dentro.". La battuta ora vale anche per Veltroni. A cosa serve un'opposizione parlamentare debole in una Paese normale? Peserà di più l'opposizione nelle piazze? L'apertura di Berlusconi (ma già in campagna elettorale era stato chiaro) aiuta Veltroni, ma anche l'Italia. L'ha capito anche Walter: "Occorre il riconoscimento della vittoria e della responsabilità da parte degli sconfitti ma anche l'equilibrio dei vincitori, perciò vi prendo in parola: siamo pronti da subito. Ma non pensate di avere il paese in mano". Scritto in Varie Commenti ( 101 ) " (52 votes, average: 2.9 out of 5) Loading ... Il Blog di Alberto Taliani © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo post a un amico 09May 08 E Walter diventa il "premier ombra" Dopo Occhetto (Pci poi Pds) nel 1989, Veltroni (Pci, Pds, Ds, Pd): la storia sembra ripetersi (ovviamente Veltroni spera in esiti migliori.) e torna il "governo ombra" (leggi l'articolo). Edizione rinnovata e aggiornata ai tempi di quella lontana esperienza partorita a Botteghe Oscure che - come ha ricordato Visco all'Unità - fu un fallimento e l'ex ministro ritiene che ci sarà il bis). Veltroni diventa "premier ombra" del "governo dell'opposizione": alla fine dopo trattative e incontri, divisioni e riavvicinamenti, no eccellenti (D'Alema e Parisi), tentennamenti divenuti alla fine un "sì accetto" (Bersani) ed entusiasti (Fassino, Franceschini) il leader del Partito democratico ha varato lo "shadow cabinet" di stampo anglosassone. Per ora le analogie finiscono qui, inutile fare il processo alle intenzioni che sulla carta sono buone. Tanto che la lista dei ministri ombra è stata presentata al presidente Napolitano (che fece parte - Esteri - della prima compagine occhettiana). Certo è sospetta la fretta con cui Walter si è affrettato a dichiarare "con D'Alema nessun conflitto, perché bisognerebbe essere in due.". Come dire: non sono io quello che polemizza e fa i distinguo. Insomma ponti d'oro al D'Alema portatore d'idee nel suo"ruolo importante che deve svolgere" alla fondazione ItalianiEuropei. Dopotutto il centralismo democratico non c'è più in casa degli ex-post e a-comunisti. Andare avanti, pensare subito alla direzione del Pd che sarà partorita dall'assemblea costituente. Mentre sprisce il "caminetto" e nasce il coordinamento dei "nove" che affiancherà il segretario piddino. Insomma, Veltroni riparte per tentare di rafforzare la sua non fortissima leadership. Vedremo se anche a sinistra nascerà davvero il "partito di Veltroni". Scritto in Varie Commenti ( 89 ) " (30 votes, average: 2.83 out of 5) Loading ... Il Blog di Alberto Taliani © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo post a un amico 08May 08 Berlusconi e il governo del "fare". Veltroni e le liti sul governo "ombra". Dite la vostra Il governo Berlusconi quater va e stavolta per i detrattori più accaniti del Cavaliere sarà difficile sostenere che non c'è niente di nuovo a Palazzo Chigi. Già, perché i ministri (quelli che contano, con portafoglio) sono solo 12 (9 senza portafoglio ma con la casella chiave delle Riforme affidata a Umberto Bossi) e perché sono entrati uomini nuovi che affiancano ministri già collaudati: 13 new entry (quattro hanno fra 31 e 40 anni). Continuità-discontinuità, insomma. Il premier è deciso è riprendere il filo del suo progetto Paese interrotto dai due anni di Prodi, ma molto è cambiato. Questo sarà davvero il governo del premier, innanzitutto, che potrà contare su un nocciolo duro di governo che ruota attorno al sottegretario alla Presidenza del Consiglio Gianni Letta, a Tremonti, Bossi, Maroni. e poi ci sono Matteoli e La Russa. Poco spazio ai tradizionali giochi di partito e 23 giorni per mettere a posto tutto, come ha riconosciuto soddisfatto il presidente Giorgio Napolitano ("Lungaggini? Siamo stati più veloci della Spagna."). Velocità, azione (ai tempi di Craxi fu coniato l'efficace "decisionismo"), la scelta bipartitica degli elettori che hanno semplificato il quadro politico di maggioranza e opposizione rende tutto più "decisionista" e apre la strada a una nuova stagione del "fare". Berlusconi su questo è deciso: anche perché da "fare" c'è davvero molto: pensiamo solo al caso Alitalia o alla vergogna dei rifiuti in Campania. E poi ci sono "problemini" non da poco che si chiamano stipendi, carico fiscale, sicurezza, immigrazione clandestina, rilancio del sistema paese, costi della politica e della burocrazia, federalismo. Mali antichi e problemi nuovi. Ecco perché Berlusconi ancora una volta ha sparigliato le carte. Per "fare", come chiedono gli italiani, serve un governo del premier (il Cavaliere) più che dei partiti. Ora ci aspettano i primi cento giorni di "luna di miele" con il Paese e le responsabilità di governo e maggioranza sono davvero grandi. Intanto la sinistra litiga sul governo che non ha sul "governo ombra" voluto da Veltroni (leggi l'articolo). Già perché anche il premier ombra ha i suoi problemi. Intanto D'Alema e Parisi hanno detto no, Bersani non è convinto, mentre Fassino ha detto sì per recuperare ruolo e visibilità. Ma serve il governo ombra? Esperienza di stampo anglosassone già sperimentata nel 1989 dal Pci poi diventato Pds. Allora non funzionò. lo volle Achille Occhetto quandò andò in crisi il governo De Mita e subentrò Andreotti (sesto governo) e la maggioranza era pentapartito. Sapete chi c'era? Giorgio Napolitano (esteri), Visco (finanze), Giovanni Berlinguer (sanità), Scola (spettacolo), Rodotà (giustizia). E oggi sull'Unità lo stesso Visco lo stronca: "Il governo ombra non ha un suo ruolo istituzionale e dunque non riesce ad operare. Si aggiunga il fatto che in un sistema dove ci sono più partiti, e non solo due come in Gran Bretagna, ciascun partito ha gruppi e rappresentanti in commissione. A questo punto si capisce perché non è stato esportato dalla Gran Bretagna in nessun altro paese. Lì è un luogo riconosciuto dell'opposizione. Da noi no". Senza contare, fa notare Visco, che tale proposta "anche interessante nella nostra esperienza passata non funzionò" e che "ci sono delle persone autorevoli dei partiti che stanno fuori dal governo ombra e che certo non smetteranno di dire quello che pensano", a cominciare da Massimo D'Alema. Comunque Walter ci riprova ma quello che dovrebbe essere un punto di forza del Pd rischia di rivelare che il re è nudo, perché sta mettendo in mostra divisioni correntizie, lacerazioni personali di un partito che pare allo sbando ed in cerca della rotta con una bussola rotta. Scritto in Varie Commenti ( 67 ) " (49 votes, average: 2.1 out of 5) Loading ... Il Blog di Alberto Taliani © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo post a un amico 05May 08 D'Alema batte un colpo. Contro Walter. E "L'Unità" se la prende con la sinistra veltroniana tutta feste e terrazze E alla fine Massimo D'Alema parlò. Dopo una campagna elettorale che è apparsa ai più "silente" (salvo evitare le dimissioni di Bassolino in Campania per scongiurare il voto anticipato alla Regione ed rinviare l'ennesima sconfitta del Pd), il ministro degli Esteri ha rivestito i panni dell'uomo di partito e ha iniziato a sparigliare le carte nel loft veltroniano. già, perché la resa dei conti post elettorali sarà lunga e sicuramente non indolore nel centrosinistra. "La sconfitta è stata grave, ed è di lungo periodo. Serve quindi una riflessione approfondita.". Primo colpo. "La sintonia tra Berlusconi e il Paese, cominciata nel '94, non è mai finita". Secondo colpo. Il Pd "deve cercare di coalizzare coalizzare tutte le forze che si oppongono alla destra" perché anche se non è in Parlamento la sinistra radicale "non è scomparsa dal Paese e il Pd non è chiamato a continuare a correre sempre da solo, anche perché in Italia ci sono leggi elettorali diverse. Con il 33% l'autosufficienza sarebbe un errore". Quarto colpo. Partito del Nord? "Abbiamo bisogno di un grande partito nazionale, fortemente radicato nel territorio, con una struttura federale che abbia dei leader". Quinto colpo. "Non sono candidato nè aspiro a nessuna carica, quindi non sono antagonista di nessuno". Sesto colpo, il più pericoloso perché, tradotto significa "caro Vetroni, mi tengo le mani libere.". Così emerge "l'altra linea del Pd" a-veltroniano, che sembra saldare attorno a D'Alema anche il prodiano Parisi e il delusissimo (e furibondo) Rutelli, in cerca di rivincite, lui che è stato mandato allo sbaraglio. Per ora Veltroni regge, per ora. Vedremo se avrà davvero intenzione di andare al congresso anticipato e alla inevitabile conta. Anche perché non è da escludere un ritorno di Prodi, quando cadono le prime foglie dell'autunno. In fondo anche lui per ora si tiene le mani libere, ma i messaggi che ha mandato in giro non sono certo rassicuranti per Veltroni. Intanto "L'Unità" fa satira contro la sinistra veltroniana, come spiega il nostro Gianni Penncchi: è tutta feste e terrazze, con una serie di amare vignette-denuncia di Stefano Disegni, "matita cult" della sinistra. E' COSI'? COSA NE PENSI? DI' LA TUA Scritto in Varie Commenti ( 18 ) " (121 votes, average: 1.4 out of 5) Loading ... Il Blog di Alberto Taliani © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo post a un amico 29Apr 08 Quel venticello di Roma che diventa uragano. Per Veltroni Ebbene sì, la straordinaria vittoria di Gianni Alemanno che ha abbattuto il "muro" di Roma, non ha travolto solo Rutelli ma ha anche ridotto in macerie (politiche) il loft veltroniano. E ha aperto la strada alla resa dei conti all'interno del Pd. Dopo la sconfitta senza se e senza ma alle elezioni politiche è arrivata la mazzata della perdita del Campidoglio. Altro che venticello di Roma, il centrosinistra è stato spazzato via dall'uragano Gianni. E ora, povero Walter? Quando inizieranno a volare gli stracci in casa del bi-sconfitto, accusato da Rutelli di averlo lasciato solo e atteso al varco da Massimo D'Alema? Dopo la sconfitta elettorale i leader dei partiti di sinistra defenestrati a furor di voto popolare dal parlamento, si sono dimessi. E Veltroni? Resterà a combattere come una sorta di San Sebastiano infilzato dal centrodestra e dai suoi, oppure farebbe meglio a lasciare la guida del Pd? In fondo lui sogna l'Africa e qualcuno dei suoi, perfidamente, potrebbe anche soprannominarlo "sciupone l'africano", politicamente parlando. Già, perché dall'I care all'inno all'obamismo pare proprio non averne azzeccata una. Veltroni è in grado di costruire un grande partito di centrosinistra di stampo europeo o ci sono altri in grado, meglio di lui, di farlo? Cosa ne pensate? Veltroni deve restare o dimettersi? Dì la tua Secondo voi, chi dovrebbe guidare il Pd? Vota il tuo leader Scritto in Varie Commenti ( 58 ) " (130 votes, average: 1.49 out of 5) Loading ... Il Blog di Alberto Taliani © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo post a un amico 24Apr 08 Roma, quali sono le priorità da affrontare? Dite la vostra A Roma lo scontro per la conquista del Campidoglio si fa sempre più acceso, a fianco del candidato sindaco del Pdl, Gianni Alemanno e di quello del Pd Francesco Rutelli, sono scesi in campo anche i leader dei partiti. Sicurezza, campi rom, traffico, periferie abbandonate, futuro di Fiumicino e Alitalia sono i temi caldissimi della campagna elettorale: domenica e lunedì ci sono i ballottaggi per Comune e Provincia. Ed è una sfida decisiva. Come hanno detto Berlusconi, che ha attaccato frontalmente Rutelli (è un voltagabbana) e come ha sottolineato Fini: "Condizione irripetibile per vincere nella Capitale". Con Veltroni e i suoi impegnati a difendere la poltrona di sindaco dopo la sconfitta alle politiche. Roma deve voltare pagina, si dice, ma come? Quali sono le priorità che il nuovo sindaco dovrà affrontare? Dite la vostra Scritto in Varie Commenti ( 96 ) " (92 votes, average: 1.58 out of 5) Loading ... Il Blog di Alberto Taliani © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo post a un amico Post precedenti Chi sono Sono il caporedattore del Giornale.it, un toscano "adottato" da Indro Montanelli e da Milano nel 1983. Tutti gli articoli di Alberto Taliani su ilGiornale.it contatti Categorie Varie (39) Ultime discussioni Fabio: Beh che dire.questa bomba a orologeria dei magistrati che puntualmente esplode prima, durante o subito... Giacomino G.: Devo dire che ci avevo quasi creduto, avevo apprezzato l'On. Veltroni per la coraggiosa decisione... nando: Che strano questo Veltroni. Vuole scendere in piazza contro Berlusconi, ma non vuole fare antiberlusconismo.... Domenico Caponi: In autuno in piazza, credo a Roma, il bancarottiere Veltroni troverà qualche milione di romani che... andrea: Alberto, solo un ultima considerazione per tutti i lettori del blog: questo paese ha bisogno che almeno per... I più inviati Sayed, primo risultato della mobilitazione internazionale: il senato afgano ha ritirato la conferma della condanna a morte - 12 Emails Pensioni, a chi gli aumenti... - 3 Emails E Walter diventa il "premier ombra" - 2 Emails Berlusconi e il governo del "fare". Veltroni e le liti sul governo "ombra". 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Nel giorno della festa della Consolata, patrona della città, che come sempre si è conclusa (sezione: Laici e chierici)

( da "Stampa, La" del 21-06-2008)

Argomenti: Laicita'

Con la partecipatissima processione nelle vie del centro storico, il cardinale Severino Poletto ha esortato più volte al rispetto dei torinesi cattolici e della loro fede. Dopo che nei giorni scorsi i due settimanali diocesani, La Voce del Popolo e Il nostro tempo, a firma dei due direttori Bonatti e Del Colle, avevano attaccato il matematico Piergiorgio Odifreddi per le affermazioni "laiciste", offensive della sensibilità cattolica, rilasciate in una recente intervista al nostro giornale, ieri, già nella messa del mattino nel santuario della Consolata l'arcivescovo ha pronunciato una riflessione a difesa di chi crede in Gesù figlio di Dio. L'interesse di Dio - ha detto l'arcivescovo - non sembra all'attenzione primaria delle intelligenze di questa nostra città. Dio è emarginato, di Dio non si parla quasi o quando si parla è per offenderlo". E poco dopo: "Noi cristiani, con serenità, dobbiamo prendere coscienza di questo, altrimenti anche noi finiamo di essere influenzati da questo tipo di situazione". A tarda sera, conclusa la processione di migliaia di fedeli e dopo il tradizionale incontro con il sindaco, assessori e consiglieri comunali davanti a Palazzo Civico, sulla piazza del santuario si è rivolto ai torinesi, com'è tradizione. "La processione è una manifestazione non solo del nostro grande amore alla Madonna, ma anche della nostra fede cattolica. Torino, pur diversificandosi oggi per la presenza di immigrati di altre religioni o per un numero consistente di persone che si professano non credenti, rimane comunque a stragrande maggioranza una città non solo cattolica, ma ricca di grandi testimonianze di santità e di carità diffuse a tutti i livelli". In un passaggio successivo si è colto il disagio provato per le parole di Odifreddi, che nel gioco della torre insieme con Wojtyla e Luciani aveva buttato anche Gesù: "Vorrei far notare che l'essere cattolici non ha mai indotto uomini di Chiesa di questa città a disprezzare o condannare le convinzioni religiose di altre persone e neppure di quanti si dichiarano apertamente atei". Come guida spirituale della Chiesa torinese, ha aggiunto, "credo sia doveroso chiedere a tutti più rispetto per le convinzioni religiose dei cattolici e che si abbia il pudore, pur nella legittima libertà di tutte le opinioni, di non toccare od offendere il nucleo della nostra fede cristiana, quale è ad esempio la Persona di Gesù Cristo, che per noi credenti è il Figlio di Dio che si è fatto uomo, che ha dato la vita per tutti sulla croce ed è risorto per darci la prova che la salvezza che Egli ci offre è una salvezza eterna. Sento di dover io chiedere perdono al Signore per alcune offese a Gesù Cristo apparse anche su giornali e che toccano non solo il Signore, ma anche la nostra sensibilità religiosa che merita rispetto anche da parte di chi non la condivide". Il cardinale Poletto si è poi soffermato su alcune categorie di torinesi che gli stanno particolarmente a cuore, i giovani, i sofferenti e i poveri. "Vorrei suggerire - ha detto - una maggior attenzione educativa nei confronti dei ragazzi per non avere un domani una società sazia di cose effimere e materiali, ma vuota di valori spirituali e quindi senza speranza per il futuro".

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Le Acli in festa al Forte parlano di diritti umani (sezione: Laici e chierici)

( da "Stampa, La" del 21-06-2008)

Argomenti: Laicita'

DOMENICA 29 A VINADIO IL RADUNO DELLE ASSOCIAZIONI CUNEESI Le Acli in festa al Forte parlano di diritti umani "Diritti umani e bene comune: l'impegno di tutti i giorni". Sarà questo il tema di fondo di "Aclinfesta 2008", in programma domenica 29 giugno nel Forte Albertino a Vinadio. Si tratta della più grande festa annuale a livello provinciale delle "Associazioni Cristiane Lavoratori Italiani", che a livello provinciale conta 39.549 soci e 277 circoli. Una giornata di amicizia, di allegria, ma anche di riflessione su tematiche e problemi da sempre al centro dell'attenzione del movimento. "Da laici cristiani che operano nel sociale - spiega il presidente provinciale Sergio Taricco -, gli aclisti sono chiamati a portare avanti, nel loro agire quotidiano, un impegno costante per la difesa dei diritti imprescindibili di ogni uomo e a riscoprire il vero senso del bene comune, che è ricerca del vantaggio dell'intera comunità, a cominciare dai più deboli per età, povertà, salute, discriminazioni. Gli aclisti vogliono essere protagonisti della vita sociale, vogliono partecipare e sentono la responsabilità di seguire percorsi a volte scomodi e difficili, ma nei quali credono profondamente". "Aclinfesta" prenderà il via alle 10, con l'accoglienza delle delegazioni al Forte Albertino (impianto di pattinaggio); alle 10,30, saluto del presidente nazionale Acli, Andrea Olivero e del presidente provinciale, Sergio Taricco. Seguirà la consegna del simbolo d'oro delle Acli a soci che si sono distinti nell'impegno. Alle 11, celebrazione di una messa accompagnata dai canti della corale "San Martino", della parrocchia di Vezza d'Alba e, alle 13, pranzo, a cura del circolo Acli "Madonna delle Grazie" di Cuneo. Alle 14, animazione e divertimento con Radio 103; esibizione delle majorettes e giovani musicisti del gruppo folkloristico del Roero di Vezza d'Alba; dimostrazione della squadra di tiro alla fune dell'associazione sportiva culturale di Spinetta di Cuneo; musica e balli occitani per le vie di Vinadio con "La Chardouso", circolo Unasp Acli di Tarantasca e ballo liscio con "Victor" di Fossano. Alle 18,30, cerimonia di chiusura della festa. Nell'area esterna saranno allestite bancarelle per la vendita dei prodotti equo solidali, per la sottoscrizione di quote per Banca Etica, per le adozioni a distanza, oltre ad alcune mostre tematiche. Anche quest'anno, inoltre, Aclinfesta si presenterà con una vetrina di nuovi progetti di solidarietà e di iniziative concrete realizzate dai circoli. Per informazioni e prenotazioni rivolgersi contattare la sede provinciale, in piazza Virginio, 13 a Cuneo; telefono 0171-452611.

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Ancora sugli statuti del Cammino, approvati dalla Chiesa (sezione: Laici e chierici)

( da "Giornale.it, Il" del 21-06-2008)

Argomenti: Laicita'

Sul Giornale di oggi pubblico un lungo articolo di recensione alla nuova biografia di suor Pascalina Lehnert, la religiosa che accudiva Pio XII: il volume, edito dalla San Paolo, s'intitola "La signora del sacro palazzo". Il volume è serio e documentato, il titolo (cambiato rispetto all'edizione tedesca) a mio avviso indulge un po' troppo allo scandalismo. Ma si sa che contro Papa Pacelli e la sua corte si può sparare (e c'è "l'aggravante" che Pascalina era una donna, e dunque "sospetta"), mentre sui pure potenti e influenti segretari di altri Papi è d'obbligo il rispetto e la riverenza. Sulla stessa pagina pubblico anche un pezzo che annuncia le iniziative della Santa Sede per ricordare i 50 anni dalla morte di Pio XII: una mostra fotografica e di oggetti (alla quale ho collaborato anch'io), realizzata dal Pontificio comitato di Scienze storiche, un convegno sulla modernità del magistero di Papa Pacelli e su come questo abbia influito decisamente sul Concilio Vaticano II. Inoltre, sono annunciati un convegno sui presunti "silenzi" a Gerusalemme e una riunione di esponenti dell'ebraismo americano che intendono esprimere la loro gratitudine per ciò che Pio XII fece in favore dei perseguitati. Presentando le iniziative (martedì scorso, ma il pezzo esce solo oggi perché è saltato dalla pagina, "scalzato" dalla morte di Mario Rigoni Stern), monsignor Brandmuller, presidente del Pontificio comitato di Scienze storiche, ha detto: "Ci sono 15 archivi israeliani che hanno documenti ancora non visibili e che nessuno indaga". Scritto in Varie Commenti ( 48 ) " (11 votes, average: 3.55 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 15Jun 08 Famiglia sotto attacco, i rischi che arrivano dall'Europa La famiglia è sottoposta all'attacco di forze che "cercano di indebolirla". Questo ha detto ieri sera Benedetto XVI ai giovani brindisini, che lo accolgono con grande calore in una delle poche regioni italiane che, su iniziativa della giunta guidata da Niki Vendola, ha legiferato per concedere diritti alle coppie di fatto. A loro il Papa ha ricordato che "fra i valori radicati" di questa terra c'è "il rispetto della vita" e "l'attaccamento alla famiglia" che oggi "è esposta al convergente attacco di numerose forze che cercano di indebolirla". Nei giorni scorsi ho pubblicato sul Giornale un articolo sulle minacce che sommessamente (e subdolamente) arrivano su questa materia dall'Europa, attraverso quello che la professoressa Marta Cartabia ha definito "colonialismo giurisdizionale": vale a dire la modifica delle legislazioni familiari a colpi di sentenze delle corti europee. Un dibattito attualissimo, dopo la clamorosa bocciatura dell'Irlanda del Trattato di Lisbona. Scritto in Varie Commenti ( 274 ) " (18 votes, average: 4.44 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 14Jun 08 Ancora sugli statuti del Cammino, approvati dalla Chiesa Sono in partenza per Brindisi e Santa Maria di Leuca dove questo pomeriggio e domani seguirò la visita di Papa Ratzinger. Apro questo nuovo spazio perché il precedente thread dedicato ai neocatecumenali ha un record di commenti che rende difficile aprire la pagina. Non posso fare a meno di prendere le distanze da coloro che hanno tacciato e continuano a tacciare il Cammino di eresia, da coloro che hanno fatto paragoni davvero offensivi avvicinando il fondatore del Cammino a dittatori feroci. Leggo con attenzione tutti i distinguo, le prese di distanza, gli appunti sulla libertà di critica rispetto alle decisioni papali e vaticane. Mi permetto sommessamente di far notare che allora questi criteri vanno adottati sempre (quando non si tratti di pronunciamenti ex cathedra), e allora ci si dovrebbe inalberare di meno di fronte a critiche o "disobbedienze" che riguardano altri provvedimenti o decisioni. In ogni caso, l'approvazione di ieri - che è stata voluta da Benedetto XVI, il quale non mi risulta in quel momento fosse sottoposto a tortura o costrizioni - sancisce che il Cammino appartiene alla Chiesa. Nessuno è obbligato ad aderirci, nessuno è obbligato a credere a questa proposta. Devo dire in tutta onestà che il quadro che del Cammino è stato dipinto in molti dei commenti che ho letto mi è sembrato a dir poco unilaterale. Sono state usate espressioni inaccettabili, sono stati formulati giudizi e sentenze inappellabili, abbiamo mostrato ancora una volta il volto di una Chiesa che letteralmente si scanna al suo interno. La storia della Chiesa, diceva Chesterton, è fatta da un'avanguardia di santi, un popolo di mediocri, una retroguardia di delinquenti: sono le proporzioni della nostra umanità. Anche nel Cammino, dunque, accanto a qualche santo ci saranno tante persone "normali" o mediocri, e, come nel resto del cattolicesimo e dell'intero genere umano anche qualche mascalzone. Capisco bene, data la sensibilità tradizionale di molti frequentatori del blog, che le liturgie neocatecumenali possano non piacere. Ma paragonare il Cammino a una setta protestante chiudendo gli occhi su ciò che fa per l'evangelizzazione signfica a mio avviso mancare di senso della misura. Gli abusi liturgici accadono - eccome accadono! - nelle parrocchie, nelle chiese cattedrali, durante le "ortodossissime" messe aperte a tutti e magari frequentate da pochi. Immagino che queste poche righe non piaceranno a molti di voi. Ma siete stati voi, continuando la discussione, a chiedermi di aprire nuovi spazi per renderla possibile e visto che ci troviamo nel mio blog mi permetto di ricapitolare la mia posizione. E' troppo facile, a mio avviso, bollare il cardinale Rylko, strettissimo collaboratore di Giovanni Paolo II per molti anni, creato cardinale da Benedetto XVI all'ultimo concistoro, come un fan dei neocatecumenali. Rileggete, per favore, le parole che il Papa ha detto ai movimenti il mese scorso. Scritto in Varie Commenti ( 1111 ) " (33 votes, average: 3.45 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 12Jun 08 Da Ruini a Vallini, da Saraiva ad Amato. Al Sant'Uffizio? Sanna Si avvicina il giorno dell'annuncio dell'avvicendamento del Vicario di Roma: la scelta del Papa, per la successione del cardinale Camillo Ruini, è caduta sull'attuale Prefetto della Segnatura apostolica, il cardinale Agostino Vallini, già vescovo ausiliare di Napoli e poi vescovo di Albano. La nomina dovrebbe essere resa nota entro fine mese, probabilmente il 24 giugno. Non ci sono cambi in vista nella struttura del Vicariato: il successore di Ruini dovrebbe infatti mantenere al suo posto l'attuale vicegente, monsignor Moretti. Nei giorni successivi alla nomina di Vallini al Vicariato dovrebbe essere resa nota la promozione del Segretario dell'ex Sant'Uffizio, l'arcivescovo Angelo Amato, a Prefetto della Congregazione delle cause dei santi, in sostituzione del cardinale José Saraiva Martins. Il delicato ruolo di numero due della Congregazione per la dottrina della fede si vociferava fosse destinato al vescovo Rino Fisichella, ausiliare di Roma, attuale rettore della Lateranense. Ma nelle ultime ore sta prendendo quota un'altra candidatura: quella del più anziano arcivescovo di Oristano, il teologo Ignazio Sanna, che era stato promosso alla diocesi sarda da appena due anni. Fisichella viene riservato per altri futuri incarichi. Scritto in Varie Commenti ( 114 ) " (20 votes, average: 3.65 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 10Jun 08 Gli statuti del Cammino neocatecumenale, verso il 13 giugno Alcuni di voi mi hanno chiesto di aprire un nuovo thread dedicato alla discussione sugli statuti del Cammino neocatecumenale, che sono stati approvati da Benedetto XVI e saranno consegnati nella tarda mattina di venerdì prossimo ai responsabili del Cammino. Il motivo della richiesta è l'alto numero di commenti che rende difficile l'accesso alle pagine con le discussioni precedenti. Una richiesta simile mi era stata rivolta nei giorni scorsi da Klaus, il quale ha poi lasciato il blog a causa della mia scelta di aprire il nuovo spazio di discussione in calce al post dedicato al romanzo thriller di Thornborn. La mia scelta era stata dettata dall'impegno che avevo preso di non intervenire più sulla vicenda fino al 13 giugno. Pur non essendo d'accordo con il tono e con i contenuti di molti commenti (in queste due settimane mi sono beccato rimproveri da destra e da manca, sono stato fatto passare come un portavoce del Cammino solo perché non non lo ritengo "eretico", è stato ipotizzato che la mia posizione sia dovuta alla paura di reazione dei neocatecumenali stessi, sono stato pure offeso pesantemente), mi rendo conto ora che Klaus aveva ragione a chiedere uno spazio apposito, perché se è vero che gli argomenti sul mio blog li decido io, è altrettanto vero che la discussione si alimenta grazie al contributo di tutti e dunque - visto l'interesse suscitato dall'argomento - è giusto che possa continuare. Scritto in Varie Commenti ( 1125 ) " (17 votes, average: 4.41 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 07Jun 08 Antonelli a Roma, Betori a Firenze, Brambilla (forse) alla Cei E' stata annunciata a mezzogiorno di oggi la nomina del cardinale Ennio Antonelli alla guida del Pontificio consiglio per la famiglia. L'arcivescovo lascia Firenze per succedere allo scomparso cardinale Alfonso Lopez Truijllo. La diocesi del capoluogo toscano vive un momento di empasse, dopo le tristi ben note vicende dello scandalo di abusi che ha coinvolto don Cantini e ha finito per lambire pure l'attuale vescovo ausiliare Claudio Maniago (criticato per aver minimizzato l'accaduto) che alla comunità di Cantini era legato. Non è stato reso noto il nome di chi prenderà il posto di Antonelli. Il pole position c'è il Segretario della Cei Giuseppe Betori. Come numero due della Conferenza episcopale, dopo la partenza di Betori, continua a consolidarsi la candidatura del vescovo ausiliare di Milano, il teologo Franco Giulio Brambilla. Più defilate altre due candidature, quella del vescovo di Albano Marcello Semeraro, e quella del vescovo di Macerata Claudio Giuliodori, già direttore dell'ufficio comunicazioni sociali della Cei. Scritto in Varie Commenti ( 199 ) " (20 votes, average: 3.75 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 06Jun 08 La decisione di Gianni e i nostri giudizi Cari amici, dopo aver letto il commento postato da Gianni B. in uno dei precedenti thread, non ho potuto fare a meno di segnalarvelo, perché mi ha commosso e mi ha fatto pensare. "Questi giorni sono stati per me terrificanti a dir poco, purtroppo. In questo preciso momento, 6 giugno ore 13.00, avrei dovuto essere in Repubblica Ceca presso una clinica privata per iniziare l'iter dell'inseminazione eterologa. Avevo già preso l'appuntamento, prenotato l'albergo, fatto il pieno e stampato l'itinerario, tanto per dire. Io e la mia dolce metà abbiamo ovviamente trascorso queste ultime notti completamente insonni, chiedendoci se la nostra decisione sarebbe stata giusta o no, mentre si avvicinava il momento della partenza. Mi sono domandato mille volte: come è possibile mettere al mondo un bambino sapendo che il patrimonio genetico non è della persona che ami ma di un'altra donna che neppure conosci? Dentro di me ero assolutamente orripilato da questa ipotesi, però mia moglie desiderava questo figlio sopra ogni altra cosa, poverina, e non me la sono sentita di dire un no irrevocabile. Per fortuna, sono riuscito a farla ragionare, passo dopo passo, con grande pazienza e amore, e alla fine mi ha dato ragione per cui ieri non siamo partiti e abbiamo annullato tutto. Oggi lei è molto più sollevata, anzi quasi rinata devo dire, e pure io. Mentre parlavo con lei ogni tanto mi venivano in mente le nostre discussioni qui dentro al blog, che mi hanno fatto riflettere. Che pensate - mi rivolgo a tutti voi, se avete voglia di rispondermi - di questa nostra decisione? Io sono strafelicissimo in questo momento, sto già pensando all'affido, ci sono tanti bambini che hanno bisogno di una famiglia". Condivido anch'io la felicità di Gianni e di sua moglie. Mi colpisce il fatto che i commenti dei lettori del blog abbiano potuto, nel loro piccolo, contribuire a far prendere una decisione così importante. Mi sono permesso di presentare questo messaggio (all'insaputa di Gianni), perché credo possa insegnare qualcosa a tutti. A me ha insegnato che dietro le questioni di principio, i temi che ci fanno accapigliare, che ci fanno discutere aspramente, ci sono sempre le storie concrete delle persone. C'è la vita. Se lo tenessimo sempre presente - quando parliamo di bioetica ma anche delle vicende interne alla Chiesa - forse i nostri giudizi, senza venir meno nella chiarezza, sarebbero accompagnati da più carità e misericordia. Scritto in Varie Commenti ( 93 ) " (25 votes, average: 4.96 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 05Jun 08 Thornborn, un Dan Brown cattolico? Ho appena finito di leggere il romanzo "L'ultima rivelazione" di Joseph Thornborn (edizioni Piemme): un thriller ambientato in Vaticano, che ha come tema di fondo la storicità dei Vangeli. L'ho trovato molto ben documentato. Avevo già letto dello stesso autore un precedente romanzo, "Il quarto segreto", dedicato alla profezia di Fatima. Mi permetto di segnalarveli perché mi sembrano un esempio di come si possano scrivere gialli di fantapolitica vaticana, conditi con misteri e profezie, conservando la prospettiva cattolica. PS. In realtà ho scritto questo post soprattutto per venire incontro alle richieste di chi mi chiedeva un nuovo spazio per continuare l'accesissima discussione dedicata ai neocatecumenali. Avevo scritto che non sarei più intervenuto fino alla notizia dell'approvazione e vorrei mantenere l'impegno, limitandomi a ribadire che gli statuti sono stati approvati definitivamente da Benedetto XVI, dopo un lungo e attento esame, e che la consegna ufficiale ai responsabili del Cammino avverrà venerdì 13 giugno. A quanti - nuovi arrivati - mi hanno accusato di essere troppo accondiscendente con coloro che rivolgono critiche feroci contro i neocatecumenali, non posso che dire di rileggersi con attenzione ciò che ho scritto nei post precedenti e in qualche risposta ai tantissimi commenti. Spero di non offendere nessuno se mi limito ad osservare: Roma locuta, causa finita. Resta valido l'impegno a domandare scusa in ginocchio se sarò smentito e cioè se Roma si esprimerà. ad experimentum! Scritto in Varie Commenti ( 814 ) " (19 votes, average: 3.53 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 03Jun 08 E Pacelli intervenne contro la legge antisemita Sul Giornale di oggi pubblico una pagina dedicata ad alcuni documenti che ho scoperto durante il mio recente soggiorno in Francia, consultando le carte dell'Archivio del cardinale Tisserant, custodite in un paesino dei Pirenei dall'Associazione Amici del cardinale Tisserant. Si tratta dell'intervento che l'allora cardinale Eugenio Pacelli, nella primavera del 1938, fece (su input di Tisserant) per impedire che in Polonia venisse approvata una legge che proibiva la macellazione per giugulamento tipica del rituale ebraico. Il cardinale Segretario di Stato, che definì quella norma "una vera persecuzione", scrisse immediatamente al nunzio apostolico a Varsavia per essere informato. Il nunzio inviò a Roma un dettagliato rapporto, spiegando che non erano necessari interventi di alcun genere perché la legge si era arenata in Senato e sarebbe stata lasciata cadere. Ancora una volta dai documenti emerge inequivocabilmente l'infondatezza della "leggenda nera" che vorrebbe dipingere Pio XII come antisemita. A proposito di questo Papa, sono lieto di segnalarvi che nel sito online del Giornale si è inaugurata una nuova sessione, curata dalla grafologa Evi Crotti (con la quale ho collaborato per realizzare un volumetto sulla grafia dei Papi), che oltre a interloquire con i lettori-navigatori, interpretando i disegni dei bambini, offre alcune analisi grafologiche su personaggi famosi: si inizia con Padre Pio e con Pio XII, due giganti della Chiesa del secolo scorso. Scritto in Varie Commenti ( 344 ) " (18 votes, average: 3.67 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 01Jun 08 Il Papa non incontrerà Ahmadinejad Il presidente iraniano Mahmud Ahmadinejad, a Roma dal 3 giugno per partecipare al summit della Fao, non vedrà a tu per tu Benedetto XVI, come aveva chiesto nei giorni scorsi, come scrivo sul Giornale di oggi. E non ci sarà neppure l'udienza collettiva ai capi di Stato presenti al vertice, come ipotizzato fin dall'inizio dalla Santa Sede di fronte alle molte richieste di udienza (a quanto pare otto) presentate dai vari leader. Vista l'impossibilità "tecnica" per il Pontefice di ricevere singolarmente tutte queste persone nel giro di 24-48 ore, e vista l'impossibilità di realizzare anche l'udienza collettiva, in quanto i capi di Stato e di governo giungeranno a Roma in tempi diversi, il Vaticano nelle ultime ore ha informato ciascuno dei richiedenti che non sarà possibile soddisfare le loro richieste. La presenza di Ahmadinejad Oltretevere, a tu per tu con Ratzinger, secondo alcuni avrebbe potuto creare qualche imbarazzo viste le sue reiterate dichiarazioni nelle quali ha chiesto la cancellazione di Israele dalla carta geografica. Al tempo stesso, però, l'udienza sarebbe stata concessa se Ahmadinejad si fosse trovato di passaggio a Roma non in coincidenza con la presenza di così tanti "colleghi" che desideravano un'udienza. La Santa Sede, infatti, dialoga con tutti e incontra tutti. Nel dicembre di due anni fa, infatti, Benedetto XVI ricevette il ministro degli Esteri di Teheran che gli portava un messaggio dello stesso Ahmadinejad. Scritto in Varie Commenti ( 178 ) " (15 votes, average: 3.67 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico Post precedenti Chi sono Sono Andrea Tornielli, il vaticanista del Giornale, classe 1964, laurea in storia della lingua greca. Sono sposato e ho tre figli. Vivo tra Roma e Milano Tutti gli articoli di Andrea Tornielli su ilGiornale.it contatti Categorie Varie (203) Ultime discussioni Davide: @Luisa Scrive: June 20th, 2008 at 7:42 pm Davide se lei avesse seguito tutta la discussione da settimane,... Paul: Scusatemi se mi intrometto. Ma esistono parrocchie in cui ci sono SOLO messe col rito NC??? A me sembra... Michele M: @bo,mario scrive: "GPII non era filocomunista perchè, quello, era finito da un pezzo." Le... Marco Scanavacca: Signori, prego! Calma e gesso. Dopo quarant'anni (almeno) che sentiamo a ogni piè sospinto... Luisa: Dunque se la capisco bene chi non ha accettato la realtà neocatecumenale arrivata in parrocchia con le sue... Gli articoli più inviati Il voto "veltroniano" di Maria: lettera blasfema di don Farinella - 13 Emails Messe show, facciamo un catalogo? - 10 Emails Nasce a Roma la prima parrocchia personale in rito antico - 8 Emails Neocatecumenali, il Papa ha approvato gli statuti - 6 Emails Neocatecumenali, faranno la comunione in piedi - 6 Emails La battaglia finale - 5 Emails Dopo la messa tridentina, in Cattolica cambiano l'altare - 5 Emails Un'enciclica con l'aiuto di Marx - 5 Emails Martini contro il Motu proprio di Benedetto XVI - 4 Emails Il Motu proprio? A Milano l'arcivescovo dice no - 4 Emails Ultime news An error has occured; the feed is probably down. Try again later. 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Famiglia sotto attacco, i rischi che arrivano dall'Europa (sezione: Laici e chierici)

( da "Giornale.it, Il" del 21-06-2008)

Argomenti: Laicita'

Sul Giornale di oggi pubblico un lungo articolo di recensione alla nuova biografia di suor Pascalina Lehnert, la religiosa che accudiva Pio XII: il volume, edito dalla San Paolo, s'intitola "La signora del sacro palazzo". Il volume è serio e documentato, il titolo (cambiato rispetto all'edizione tedesca) a mio avviso indulge un po' troppo allo scandalismo. Ma si sa che contro Papa Pacelli e la sua corte si può sparare (e c'è "l'aggravante" che Pascalina era una donna, e dunque "sospetta"), mentre sui pure potenti e influenti segretari di altri Papi è d'obbligo il rispetto e la riverenza. Sulla stessa pagina pubblico anche un pezzo che annuncia le iniziative della Santa Sede per ricordare i 50 anni dalla morte di Pio XII: una mostra fotografica e di oggetti (alla quale ho collaborato anch'io), realizzata dal Pontificio comitato di Scienze storiche, un convegno sulla modernità del magistero di Papa Pacelli e su come questo abbia influito decisamente sul Concilio Vaticano II. Inoltre, sono annunciati un convegno sui presunti "silenzi" a Gerusalemme e una riunione di esponenti dell'ebraismo americano che intendono esprimere la loro gratitudine per ciò che Pio XII fece in favore dei perseguitati. Presentando le iniziative (martedì scorso, ma il pezzo esce solo oggi perché è saltato dalla pagina, "scalzato" dalla morte di Mario Rigoni Stern), monsignor Brandmuller, presidente del Pontificio comitato di Scienze storiche, ha detto: "Ci sono 15 archivi israeliani che hanno documenti ancora non visibili e che nessuno indaga". Scritto in Varie Commenti ( 48 ) " (11 votes, average: 3.55 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 15Jun 08 Famiglia sotto attacco, i rischi che arrivano dall'Europa La famiglia è sottoposta all'attacco di forze che "cercano di indebolirla". Questo ha detto ieri sera Benedetto XVI ai giovani brindisini, che lo accolgono con grande calore in una delle poche regioni italiane che, su iniziativa della giunta guidata da Niki Vendola, ha legiferato per concedere diritti alle coppie di fatto. A loro il Papa ha ricordato che "fra i valori radicati" di questa terra c'è "il rispetto della vita" e "l'attaccamento alla famiglia" che oggi "è esposta al convergente attacco di numerose forze che cercano di indebolirla". Nei giorni scorsi ho pubblicato sul Giornale un articolo sulle minacce che sommessamente (e subdolamente) arrivano su questa materia dall'Europa, attraverso quello che la professoressa Marta Cartabia ha definito "colonialismo giurisdizionale": vale a dire la modifica delle legislazioni familiari a colpi di sentenze delle corti europee. Un dibattito attualissimo, dopo la clamorosa bocciatura dell'Irlanda del Trattato di Lisbona. Scritto in Varie Commenti ( 274 ) " (18 votes, average: 4.44 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 14Jun 08 Ancora sugli statuti del Cammino, approvati dalla Chiesa Sono in partenza per Brindisi e Santa Maria di Leuca dove questo pomeriggio e domani seguirò la visita di Papa Ratzinger. Apro questo nuovo spazio perché il precedente thread dedicato ai neocatecumenali ha un record di commenti che rende difficile aprire la pagina. Non posso fare a meno di prendere le distanze da coloro che hanno tacciato e continuano a tacciare il Cammino di eresia, da coloro che hanno fatto paragoni davvero offensivi avvicinando il fondatore del Cammino a dittatori feroci. Leggo con attenzione tutti i distinguo, le prese di distanza, gli appunti sulla libertà di critica rispetto alle decisioni papali e vaticane. Mi permetto sommessamente di far notare che allora questi criteri vanno adottati sempre (quando non si tratti di pronunciamenti ex cathedra), e allora ci si dovrebbe inalberare di meno di fronte a critiche o "disobbedienze" che riguardano altri provvedimenti o decisioni. In ogni caso, l'approvazione di ieri - che è stata voluta da Benedetto XVI, il quale non mi risulta in quel momento fosse sottoposto a tortura o costrizioni - sancisce che il Cammino appartiene alla Chiesa. Nessuno è obbligato ad aderirci, nessuno è obbligato a credere a questa proposta. Devo dire in tutta onestà che il quadro che del Cammino è stato dipinto in molti dei commenti che ho letto mi è sembrato a dir poco unilaterale. Sono state usate espressioni inaccettabili, sono stati formulati giudizi e sentenze inappellabili, abbiamo mostrato ancora una volta il volto di una Chiesa che letteralmente si scanna al suo interno. La storia della Chiesa, diceva Chesterton, è fatta da un'avanguardia di santi, un popolo di mediocri, una retroguardia di delinquenti: sono le proporzioni della nostra umanità. Anche nel Cammino, dunque, accanto a qualche santo ci saranno tante persone "normali" o mediocri, e, come nel resto del cattolicesimo e dell'intero genere umano anche qualche mascalzone. Capisco bene, data la sensibilità tradizionale di molti frequentatori del blog, che le liturgie neocatecumenali possano non piacere. Ma paragonare il Cammino a una setta protestante chiudendo gli occhi su ciò che fa per l'evangelizzazione signfica a mio avviso mancare di senso della misura. Gli abusi liturgici accadono - eccome accadono! - nelle parrocchie, nelle chiese cattedrali, durante le "ortodossissime" messe aperte a tutti e magari frequentate da pochi. Immagino che queste poche righe non piaceranno a molti di voi. Ma siete stati voi, continuando la discussione, a chiedermi di aprire nuovi spazi per renderla possibile e visto che ci troviamo nel mio blog mi permetto di ricapitolare la mia posizione. E' troppo facile, a mio avviso, bollare il cardinale Rylko, strettissimo collaboratore di Giovanni Paolo II per molti anni, creato cardinale da Benedetto XVI all'ultimo concistoro, come un fan dei neocatecumenali. Rileggete, per favore, le parole che il Papa ha detto ai movimenti il mese scorso. Scritto in Varie Commenti ( 1111 ) " (33 votes, average: 3.45 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 12Jun 08 Da Ruini a Vallini, da Saraiva ad Amato. Al Sant'Uffizio? Sanna Si avvicina il giorno dell'annuncio dell'avvicendamento del Vicario di Roma: la scelta del Papa, per la successione del cardinale Camillo Ruini, è caduta sull'attuale Prefetto della Segnatura apostolica, il cardinale Agostino Vallini, già vescovo ausiliare di Napoli e poi vescovo di Albano. La nomina dovrebbe essere resa nota entro fine mese, probabilmente il 24 giugno. Non ci sono cambi in vista nella struttura del Vicariato: il successore di Ruini dovrebbe infatti mantenere al suo posto l'attuale vicegente, monsignor Moretti. Nei giorni successivi alla nomina di Vallini al Vicariato dovrebbe essere resa nota la promozione del Segretario dell'ex Sant'Uffizio, l'arcivescovo Angelo Amato, a Prefetto della Congregazione delle cause dei santi, in sostituzione del cardinale José Saraiva Martins. Il delicato ruolo di numero due della Congregazione per la dottrina della fede si vociferava fosse destinato al vescovo Rino Fisichella, ausiliare di Roma, attuale rettore della Lateranense. Ma nelle ultime ore sta prendendo quota un'altra candidatura: quella del più anziano arcivescovo di Oristano, il teologo Ignazio Sanna, che era stato promosso alla diocesi sarda da appena due anni. Fisichella viene riservato per altri futuri incarichi. Scritto in Varie Commenti ( 114 ) " (20 votes, average: 3.65 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 10Jun 08 Gli statuti del Cammino neocatecumenale, verso il 13 giugno Alcuni di voi mi hanno chiesto di aprire un nuovo thread dedicato alla discussione sugli statuti del Cammino neocatecumenale, che sono stati approvati da Benedetto XVI e saranno consegnati nella tarda mattina di venerdì prossimo ai responsabili del Cammino. Il motivo della richiesta è l'alto numero di commenti che rende difficile l'accesso alle pagine con le discussioni precedenti. Una richiesta simile mi era stata rivolta nei giorni scorsi da Klaus, il quale ha poi lasciato il blog a causa della mia scelta di aprire il nuovo spazio di discussione in calce al post dedicato al romanzo thriller di Thornborn. La mia scelta era stata dettata dall'impegno che avevo preso di non intervenire più sulla vicenda fino al 13 giugno. Pur non essendo d'accordo con il tono e con i contenuti di molti commenti (in queste due settimane mi sono beccato rimproveri da destra e da manca, sono stato fatto passare come un portavoce del Cammino solo perché non non lo ritengo "eretico", è stato ipotizzato che la mia posizione sia dovuta alla paura di reazione dei neocatecumenali stessi, sono stato pure offeso pesantemente), mi rendo conto ora che Klaus aveva ragione a chiedere uno spazio apposito, perché se è vero che gli argomenti sul mio blog li decido io, è altrettanto vero che la discussione si alimenta grazie al contributo di tutti e dunque - visto l'interesse suscitato dall'argomento - è giusto che possa continuare. Scritto in Varie Commenti ( 1125 ) " (17 votes, average: 4.41 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 07Jun 08 Antonelli a Roma, Betori a Firenze, Brambilla (forse) alla Cei E' stata annunciata a mezzogiorno di oggi la nomina del cardinale Ennio Antonelli alla guida del Pontificio consiglio per la famiglia. L'arcivescovo lascia Firenze per succedere allo scomparso cardinale Alfonso Lopez Truijllo. La diocesi del capoluogo toscano vive un momento di empasse, dopo le tristi ben note vicende dello scandalo di abusi che ha coinvolto don Cantini e ha finito per lambire pure l'attuale vescovo ausiliare Claudio Maniago (criticato per aver minimizzato l'accaduto) che alla comunità di Cantini era legato. Non è stato reso noto il nome di chi prenderà il posto di Antonelli. Il pole position c'è il Segretario della Cei Giuseppe Betori. Come numero due della Conferenza episcopale, dopo la partenza di Betori, continua a consolidarsi la candidatura del vescovo ausiliare di Milano, il teologo Franco Giulio Brambilla. Più defilate altre due candidature, quella del vescovo di Albano Marcello Semeraro, e quella del vescovo di Macerata Claudio Giuliodori, già direttore dell'ufficio comunicazioni sociali della Cei. Scritto in Varie Commenti ( 199 ) " (20 votes, average: 3.75 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 06Jun 08 La decisione di Gianni e i nostri giudizi Cari amici, dopo aver letto il commento postato da Gianni B. in uno dei precedenti thread, non ho potuto fare a meno di segnalarvelo, perché mi ha commosso e mi ha fatto pensare. "Questi giorni sono stati per me terrificanti a dir poco, purtroppo. In questo preciso momento, 6 giugno ore 13.00, avrei dovuto essere in Repubblica Ceca presso una clinica privata per iniziare l'iter dell'inseminazione eterologa. Avevo già preso l'appuntamento, prenotato l'albergo, fatto il pieno e stampato l'itinerario, tanto per dire. Io e la mia dolce metà abbiamo ovviamente trascorso queste ultime notti completamente insonni, chiedendoci se la nostra decisione sarebbe stata giusta o no, mentre si avvicinava il momento della partenza. Mi sono domandato mille volte: come è possibile mettere al mondo un bambino sapendo che il patrimonio genetico non è della persona che ami ma di un'altra donna che neppure conosci? Dentro di me ero assolutamente orripilato da questa ipotesi, però mia moglie desiderava questo figlio sopra ogni altra cosa, poverina, e non me la sono sentita di dire un no irrevocabile. Per fortuna, sono riuscito a farla ragionare, passo dopo passo, con grande pazienza e amore, e alla fine mi ha dato ragione per cui ieri non siamo partiti e abbiamo annullato tutto. Oggi lei è molto più sollevata, anzi quasi rinata devo dire, e pure io. Mentre parlavo con lei ogni tanto mi venivano in mente le nostre discussioni qui dentro al blog, che mi hanno fatto riflettere. Che pensate - mi rivolgo a tutti voi, se avete voglia di rispondermi - di questa nostra decisione? Io sono strafelicissimo in questo momento, sto già pensando all'affido, ci sono tanti bambini che hanno bisogno di una famiglia". Condivido anch'io la felicità di Gianni e di sua moglie. Mi colpisce il fatto che i commenti dei lettori del blog abbiano potuto, nel loro piccolo, contribuire a far prendere una decisione così importante. Mi sono permesso di presentare questo messaggio (all'insaputa di Gianni), perché credo possa insegnare qualcosa a tutti. A me ha insegnato che dietro le questioni di principio, i temi che ci fanno accapigliare, che ci fanno discutere aspramente, ci sono sempre le storie concrete delle persone. C'è la vita. Se lo tenessimo sempre presente - quando parliamo di bioetica ma anche delle vicende interne alla Chiesa - forse i nostri giudizi, senza venir meno nella chiarezza, sarebbero accompagnati da più carità e misericordia. Scritto in Varie Commenti ( 93 ) " (25 votes, average: 4.96 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 05Jun 08 Thornborn, un Dan Brown cattolico? Ho appena finito di leggere il romanzo "L'ultima rivelazione" di Joseph Thornborn (edizioni Piemme): un thriller ambientato in Vaticano, che ha come tema di fondo la storicità dei Vangeli. L'ho trovato molto ben documentato. Avevo già letto dello stesso autore un precedente romanzo, "Il quarto segreto", dedicato alla profezia di Fatima. Mi permetto di segnalarveli perché mi sembrano un esempio di come si possano scrivere gialli di fantapolitica vaticana, conditi con misteri e profezie, conservando la prospettiva cattolica. PS. In realtà ho scritto questo post soprattutto per venire incontro alle richieste di chi mi chiedeva un nuovo spazio per continuare l'accesissima discussione dedicata ai neocatecumenali. Avevo scritto che non sarei più intervenuto fino alla notizia dell'approvazione e vorrei mantenere l'impegno, limitandomi a ribadire che gli statuti sono stati approvati definitivamente da Benedetto XVI, dopo un lungo e attento esame, e che la consegna ufficiale ai responsabili del Cammino avverrà venerdì 13 giugno. A quanti - nuovi arrivati - mi hanno accusato di essere troppo accondiscendente con coloro che rivolgono critiche feroci contro i neocatecumenali, non posso che dire di rileggersi con attenzione ciò che ho scritto nei post precedenti e in qualche risposta ai tantissimi commenti. Spero di non offendere nessuno se mi limito ad osservare: Roma locuta, causa finita. Resta valido l'impegno a domandare scusa in ginocchio se sarò smentito e cioè se Roma si esprimerà. ad experimentum! Scritto in Varie Commenti ( 814 ) " (19 votes, average: 3.53 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 03Jun 08 E Pacelli intervenne contro la legge antisemita Sul Giornale di oggi pubblico una pagina dedicata ad alcuni documenti che ho scoperto durante il mio recente soggiorno in Francia, consultando le carte dell'Archivio del cardinale Tisserant, custodite in un paesino dei Pirenei dall'Associazione Amici del cardinale Tisserant. Si tratta dell'intervento che l'allora cardinale Eugenio Pacelli, nella primavera del 1938, fece (su input di Tisserant) per impedire che in Polonia venisse approvata una legge che proibiva la macellazione per giugulamento tipica del rituale ebraico. Il cardinale Segretario di Stato, che definì quella norma "una vera persecuzione", scrisse immediatamente al nunzio apostolico a Varsavia per essere informato. Il nunzio inviò a Roma un dettagliato rapporto, spiegando che non erano necessari interventi di alcun genere perché la legge si era arenata in Senato e sarebbe stata lasciata cadere. Ancora una volta dai documenti emerge inequivocabilmente l'infondatezza della "leggenda nera" che vorrebbe dipingere Pio XII come antisemita. A proposito di questo Papa, sono lieto di segnalarvi che nel sito online del Giornale si è inaugurata una nuova sessione, curata dalla grafologa Evi Crotti (con la quale ho collaborato per realizzare un volumetto sulla grafia dei Papi), che oltre a interloquire con i lettori-navigatori, interpretando i disegni dei bambini, offre alcune analisi grafologiche su personaggi famosi: si inizia con Padre Pio e con Pio XII, due giganti della Chiesa del secolo scorso. Scritto in Varie Commenti ( 344 ) " (18 votes, average: 3.67 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 01Jun 08 Il Papa non incontrerà Ahmadinejad Il presidente iraniano Mahmud Ahmadinejad, a Roma dal 3 giugno per partecipare al summit della Fao, non vedrà a tu per tu Benedetto XVI, come aveva chiesto nei giorni scorsi, come scrivo sul Giornale di oggi. E non ci sarà neppure l'udienza collettiva ai capi di Stato presenti al vertice, come ipotizzato fin dall'inizio dalla Santa Sede di fronte alle molte richieste di udienza (a quanto pare otto) presentate dai vari leader. Vista l'impossibilità "tecnica" per il Pontefice di ricevere singolarmente tutte queste persone nel giro di 24-48 ore, e vista l'impossibilità di realizzare anche l'udienza collettiva, in quanto i capi di Stato e di governo giungeranno a Roma in tempi diversi, il Vaticano nelle ultime ore ha informato ciascuno dei richiedenti che non sarà possibile soddisfare le loro richieste. La presenza di Ahmadinejad Oltretevere, a tu per tu con Ratzinger, secondo alcuni avrebbe potuto creare qualche imbarazzo viste le sue reiterate dichiarazioni nelle quali ha chiesto la cancellazione di Israele dalla carta geografica. Al tempo stesso, però, l'udienza sarebbe stata concessa se Ahmadinejad si fosse trovato di passaggio a Roma non in coincidenza con la presenza di così tanti "colleghi" che desideravano un'udienza. La Santa Sede, infatti, dialoga con tutti e incontra tutti. Nel dicembre di due anni fa, infatti, Benedetto XVI ricevette il ministro degli Esteri di Teheran che gli portava un messaggio dello stesso Ahmadinejad. Scritto in Varie Commenti ( 178 ) " (15 votes, average: 3.67 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico Post precedenti Chi sono Sono Andrea Tornielli, il vaticanista del Giornale, classe 1964, laurea in storia della lingua greca. Sono sposato e ho tre figli. Vivo tra Roma e Milano Tutti gli articoli di Andrea Tornielli su ilGiornale.it contatti Categorie Varie (203) Ultime discussioni Davide: @Luisa Scrive: June 20th, 2008 at 7:42 pm Davide se lei avesse seguito tutta la discussione da settimane,... Paul: Scusatemi se mi intrometto. Ma esistono parrocchie in cui ci sono SOLO messe col rito NC??? A me sembra... Michele M: @bo,mario scrive: "GPII non era filocomunista perchè, quello, era finito da un pezzo." Le... Marco Scanavacca: Signori, prego! Calma e gesso. Dopo quarant'anni (almeno) che sentiamo a ogni piè sospinto... Luisa: Dunque se la capisco bene chi non ha accettato la realtà neocatecumenale arrivata in parrocchia con le sue... Gli articoli più inviati Il voto "veltroniano" di Maria: lettera blasfema di don Farinella - 13 Emails Messe show, facciamo un catalogo? - 10 Emails Nasce a Roma la prima parrocchia personale in rito antico - 8 Emails Neocatecumenali, il Papa ha approvato gli statuti - 6 Emails Neocatecumenali, faranno la comunione in piedi - 6 Emails La battaglia finale - 5 Emails Dopo la messa tridentina, in Cattolica cambiano l'altare - 5 Emails Un'enciclica con l'aiuto di Marx - 5 Emails Martini contro il Motu proprio di Benedetto XVI - 4 Emails Il Motu proprio? 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Sanna Gli statuti del Cammino neocatecumenale, verso il 13 giugno Antonelli a Roma, Betori a Firenze, Brambilla (forse) alla Cei La decisione di Gianni e i nostri giudizi Thornborn, un Dan Brown cattolico? E Pacelli intervenne contro la legge antisemita Il Papa non incontrerà Ahmadinejad Pagine About Disclaimer I miei libri Pio XII. Un uomo sul trono di Pietro Pannello di controllo Login Entries RSS Comments RSS WordPress.com Photos Feed RSS di questo blog Feed RSS dei commenti al blog Il Blog di Andrea Tornielli © 2008 disclaimer Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti.

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Antonelli a Roma, Betori a Firenze, Brambilla (forse) alla Cei (sezione: Laici e chierici)

( da "Giornale.it, Il" del 21-06-2008)

Argomenti: Laicita'

Sul Giornale di oggi pubblico un lungo articolo di recensione alla nuova biografia di suor Pascalina Lehnert, la religiosa che accudiva Pio XII: il volume, edito dalla San Paolo, s'intitola "La signora del sacro palazzo". Il volume è serio e documentato, il titolo (cambiato rispetto all'edizione tedesca) a mio avviso indulge un po' troppo allo scandalismo. Ma si sa che contro Papa Pacelli e la sua corte si può sparare (e c'è "l'aggravante" che Pascalina era una donna, e dunque "sospetta"), mentre sui pure potenti e influenti segretari di altri Papi è d'obbligo il rispetto e la riverenza. Sulla stessa pagina pubblico anche un pezzo che annuncia le iniziative della Santa Sede per ricordare i 50 anni dalla morte di Pio XII: una mostra fotografica e di oggetti (alla quale ho collaborato anch'io), realizzata dal Pontificio comitato di Scienze storiche, un convegno sulla modernità del magistero di Papa Pacelli e su come questo abbia influito decisamente sul Concilio Vaticano II. Inoltre, sono annunciati un convegno sui presunti "silenzi" a Gerusalemme e una riunione di esponenti dell'ebraismo americano che intendono esprimere la loro gratitudine per ciò che Pio XII fece in favore dei perseguitati. Presentando le iniziative (martedì scorso, ma il pezzo esce solo oggi perché è saltato dalla pagina, "scalzato" dalla morte di Mario Rigoni Stern), monsignor Brandmuller, presidente del Pontificio comitato di Scienze storiche, ha detto: "Ci sono 15 archivi israeliani che hanno documenti ancora non visibili e che nessuno indaga". Scritto in Varie Commenti ( 48 ) " (11 votes, average: 3.55 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 15Jun 08 Famiglia sotto attacco, i rischi che arrivano dall'Europa La famiglia è sottoposta all'attacco di forze che "cercano di indebolirla". Questo ha detto ieri sera Benedetto XVI ai giovani brindisini, che lo accolgono con grande calore in una delle poche regioni italiane che, su iniziativa della giunta guidata da Niki Vendola, ha legiferato per concedere diritti alle coppie di fatto. A loro il Papa ha ricordato che "fra i valori radicati" di questa terra c'è "il rispetto della vita" e "l'attaccamento alla famiglia" che oggi "è esposta al convergente attacco di numerose forze che cercano di indebolirla". Nei giorni scorsi ho pubblicato sul Giornale un articolo sulle minacce che sommessamente (e subdolamente) arrivano su questa materia dall'Europa, attraverso quello che la professoressa Marta Cartabia ha definito "colonialismo giurisdizionale": vale a dire la modifica delle legislazioni familiari a colpi di sentenze delle corti europee. Un dibattito attualissimo, dopo la clamorosa bocciatura dell'Irlanda del Trattato di Lisbona. Scritto in Varie Commenti ( 274 ) " (18 votes, average: 4.44 out of 5) Loading ... 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Mi permetto sommessamente di far notare che allora questi criteri vanno adottati sempre (quando non si tratti di pronunciamenti ex cathedra), e allora ci si dovrebbe inalberare di meno di fronte a critiche o "disobbedienze" che riguardano altri provvedimenti o decisioni. In ogni caso, l'approvazione di ieri - che è stata voluta da Benedetto XVI, il quale non mi risulta in quel momento fosse sottoposto a tortura o costrizioni - sancisce che il Cammino appartiene alla Chiesa. Nessuno è obbligato ad aderirci, nessuno è obbligato a credere a questa proposta. Devo dire in tutta onestà che il quadro che del Cammino è stato dipinto in molti dei commenti che ho letto mi è sembrato a dir poco unilaterale. Sono state usate espressioni inaccettabili, sono stati formulati giudizi e sentenze inappellabili, abbiamo mostrato ancora una volta il volto di una Chiesa che letteralmente si scanna al suo interno. La storia della Chiesa, diceva Chesterton, è fatta da un'avanguardia di santi, un popolo di mediocri, una retroguardia di delinquenti: sono le proporzioni della nostra umanità. Anche nel Cammino, dunque, accanto a qualche santo ci saranno tante persone "normali" o mediocri, e, come nel resto del cattolicesimo e dell'intero genere umano anche qualche mascalzone. Capisco bene, data la sensibilità tradizionale di molti frequentatori del blog, che le liturgie neocatecumenali possano non piacere. Ma paragonare il Cammino a una setta protestante chiudendo gli occhi su ciò che fa per l'evangelizzazione signfica a mio avviso mancare di senso della misura. Gli abusi liturgici accadono - eccome accadono! - nelle parrocchie, nelle chiese cattedrali, durante le "ortodossissime" messe aperte a tutti e magari frequentate da pochi. Immagino che queste poche righe non piaceranno a molti di voi. Ma siete stati voi, continuando la discussione, a chiedermi di aprire nuovi spazi per renderla possibile e visto che ci troviamo nel mio blog mi permetto di ricapitolare la mia posizione. E' troppo facile, a mio avviso, bollare il cardinale Rylko, strettissimo collaboratore di Giovanni Paolo II per molti anni, creato cardinale da Benedetto XVI all'ultimo concistoro, come un fan dei neocatecumenali. Rileggete, per favore, le parole che il Papa ha detto ai movimenti il mese scorso. Scritto in Varie Commenti ( 1111 ) " (33 votes, average: 3.45 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 12Jun 08 Da Ruini a Vallini, da Saraiva ad Amato. Al Sant'Uffizio? Sanna Si avvicina il giorno dell'annuncio dell'avvicendamento del Vicario di Roma: la scelta del Papa, per la successione del cardinale Camillo Ruini, è caduta sull'attuale Prefetto della Segnatura apostolica, il cardinale Agostino Vallini, già vescovo ausiliare di Napoli e poi vescovo di Albano. La nomina dovrebbe essere resa nota entro fine mese, probabilmente il 24 giugno. Non ci sono cambi in vista nella struttura del Vicariato: il successore di Ruini dovrebbe infatti mantenere al suo posto l'attuale vicegente, monsignor Moretti. Nei giorni successivi alla nomina di Vallini al Vicariato dovrebbe essere resa nota la promozione del Segretario dell'ex Sant'Uffizio, l'arcivescovo Angelo Amato, a Prefetto della Congregazione delle cause dei santi, in sostituzione del cardinale José Saraiva Martins. Il delicato ruolo di numero due della Congregazione per la dottrina della fede si vociferava fosse destinato al vescovo Rino Fisichella, ausiliare di Roma, attuale rettore della Lateranense. Ma nelle ultime ore sta prendendo quota un'altra candidatura: quella del più anziano arcivescovo di Oristano, il teologo Ignazio Sanna, che era stato promosso alla diocesi sarda da appena due anni. Fisichella viene riservato per altri futuri incarichi. Scritto in Varie Commenti ( 114 ) " (20 votes, average: 3.65 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 10Jun 08 Gli statuti del Cammino neocatecumenale, verso il 13 giugno Alcuni di voi mi hanno chiesto di aprire un nuovo thread dedicato alla discussione sugli statuti del Cammino neocatecumenale, che sono stati approvati da Benedetto XVI e saranno consegnati nella tarda mattina di venerdì prossimo ai responsabili del Cammino. Il motivo della richiesta è l'alto numero di commenti che rende difficile l'accesso alle pagine con le discussioni precedenti. Una richiesta simile mi era stata rivolta nei giorni scorsi da Klaus, il quale ha poi lasciato il blog a causa della mia scelta di aprire il nuovo spazio di discussione in calce al post dedicato al romanzo thriller di Thornborn. La mia scelta era stata dettata dall'impegno che avevo preso di non intervenire più sulla vicenda fino al 13 giugno. Pur non essendo d'accordo con il tono e con i contenuti di molti commenti (in queste due settimane mi sono beccato rimproveri da destra e da manca, sono stato fatto passare come un portavoce del Cammino solo perché non non lo ritengo "eretico", è stato ipotizzato che la mia posizione sia dovuta alla paura di reazione dei neocatecumenali stessi, sono stato pure offeso pesantemente), mi rendo conto ora che Klaus aveva ragione a chiedere uno spazio apposito, perché se è vero che gli argomenti sul mio blog li decido io, è altrettanto vero che la discussione si alimenta grazie al contributo di tutti e dunque - visto l'interesse suscitato dall'argomento - è giusto che possa continuare. Scritto in Varie Commenti ( 1125 ) " (17 votes, average: 4.41 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 07Jun 08 Antonelli a Roma, Betori a Firenze, Brambilla (forse) alla Cei E' stata annunciata a mezzogiorno di oggi la nomina del cardinale Ennio Antonelli alla guida del Pontificio consiglio per la famiglia. L'arcivescovo lascia Firenze per succedere allo scomparso cardinale Alfonso Lopez Truijllo. La diocesi del capoluogo toscano vive un momento di empasse, dopo le tristi ben note vicende dello scandalo di abusi che ha coinvolto don Cantini e ha finito per lambire pure l'attuale vescovo ausiliare Claudio Maniago (criticato per aver minimizzato l'accaduto) che alla comunità di Cantini era legato. Non è stato reso noto il nome di chi prenderà il posto di Antonelli. Il pole position c'è il Segretario della Cei Giuseppe Betori. Come numero due della Conferenza episcopale, dopo la partenza di Betori, continua a consolidarsi la candidatura del vescovo ausiliare di Milano, il teologo Franco Giulio Brambilla. Più defilate altre due candidature, quella del vescovo di Albano Marcello Semeraro, e quella del vescovo di Macerata Claudio Giuliodori, già direttore dell'ufficio comunicazioni sociali della Cei. Scritto in Varie Commenti ( 199 ) " (20 votes, average: 3.75 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 06Jun 08 La decisione di Gianni e i nostri giudizi Cari amici, dopo aver letto il commento postato da Gianni B. in uno dei precedenti thread, non ho potuto fare a meno di segnalarvelo, perché mi ha commosso e mi ha fatto pensare. "Questi giorni sono stati per me terrificanti a dir poco, purtroppo. In questo preciso momento, 6 giugno ore 13.00, avrei dovuto essere in Repubblica Ceca presso una clinica privata per iniziare l'iter dell'inseminazione eterologa. Avevo già preso l'appuntamento, prenotato l'albergo, fatto il pieno e stampato l'itinerario, tanto per dire. Io e la mia dolce metà abbiamo ovviamente trascorso queste ultime notti completamente insonni, chiedendoci se la nostra decisione sarebbe stata giusta o no, mentre si avvicinava il momento della partenza. Mi sono domandato mille volte: come è possibile mettere al mondo un bambino sapendo che il patrimonio genetico non è della persona che ami ma di un'altra donna che neppure conosci? Dentro di me ero assolutamente orripilato da questa ipotesi, però mia moglie desiderava questo figlio sopra ogni altra cosa, poverina, e non me la sono sentita di dire un no irrevocabile. Per fortuna, sono riuscito a farla ragionare, passo dopo passo, con grande pazienza e amore, e alla fine mi ha dato ragione per cui ieri non siamo partiti e abbiamo annullato tutto. Oggi lei è molto più sollevata, anzi quasi rinata devo dire, e pure io. Mentre parlavo con lei ogni tanto mi venivano in mente le nostre discussioni qui dentro al blog, che mi hanno fatto riflettere. Che pensate - mi rivolgo a tutti voi, se avete voglia di rispondermi - di questa nostra decisione? Io sono strafelicissimo in questo momento, sto già pensando all'affido, ci sono tanti bambini che hanno bisogno di una famiglia". Condivido anch'io la felicità di Gianni e di sua moglie. Mi colpisce il fatto che i commenti dei lettori del blog abbiano potuto, nel loro piccolo, contribuire a far prendere una decisione così importante. Mi sono permesso di presentare questo messaggio (all'insaputa di Gianni), perché credo possa insegnare qualcosa a tutti. A me ha insegnato che dietro le questioni di principio, i temi che ci fanno accapigliare, che ci fanno discutere aspramente, ci sono sempre le storie concrete delle persone. C'è la vita. Se lo tenessimo sempre presente - quando parliamo di bioetica ma anche delle vicende interne alla Chiesa - forse i nostri giudizi, senza venir meno nella chiarezza, sarebbero accompagnati da più carità e misericordia. Scritto in Varie Commenti ( 93 ) " (25 votes, average: 4.96 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 05Jun 08 Thornborn, un Dan Brown cattolico? Ho appena finito di leggere il romanzo "L'ultima rivelazione" di Joseph Thornborn (edizioni Piemme): un thriller ambientato in Vaticano, che ha come tema di fondo la storicità dei Vangeli. L'ho trovato molto ben documentato. Avevo già letto dello stesso autore un precedente romanzo, "Il quarto segreto", dedicato alla profezia di Fatima. Mi permetto di segnalarveli perché mi sembrano un esempio di come si possano scrivere gialli di fantapolitica vaticana, conditi con misteri e profezie, conservando la prospettiva cattolica. PS. In realtà ho scritto questo post soprattutto per venire incontro alle richieste di chi mi chiedeva un nuovo spazio per continuare l'accesissima discussione dedicata ai neocatecumenali. Avevo scritto che non sarei più intervenuto fino alla notizia dell'approvazione e vorrei mantenere l'impegno, limitandomi a ribadire che gli statuti sono stati approvati definitivamente da Benedetto XVI, dopo un lungo e attento esame, e che la consegna ufficiale ai responsabili del Cammino avverrà venerdì 13 giugno. A quanti - nuovi arrivati - mi hanno accusato di essere troppo accondiscendente con coloro che rivolgono critiche feroci contro i neocatecumenali, non posso che dire di rileggersi con attenzione ciò che ho scritto nei post precedenti e in qualche risposta ai tantissimi commenti. Spero di non offendere nessuno se mi limito ad osservare: Roma locuta, causa finita. Resta valido l'impegno a domandare scusa in ginocchio se sarò smentito e cioè se Roma si esprimerà. ad experimentum! Scritto in Varie Commenti ( 814 ) " (19 votes, average: 3.53 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 03Jun 08 E Pacelli intervenne contro la legge antisemita Sul Giornale di oggi pubblico una pagina dedicata ad alcuni documenti che ho scoperto durante il mio recente soggiorno in Francia, consultando le carte dell'Archivio del cardinale Tisserant, custodite in un paesino dei Pirenei dall'Associazione Amici del cardinale Tisserant. Si tratta dell'intervento che l'allora cardinale Eugenio Pacelli, nella primavera del 1938, fece (su input di Tisserant) per impedire che in Polonia venisse approvata una legge che proibiva la macellazione per giugulamento tipica del rituale ebraico. Il cardinale Segretario di Stato, che definì quella norma "una vera persecuzione", scrisse immediatamente al nunzio apostolico a Varsavia per essere informato. Il nunzio inviò a Roma un dettagliato rapporto, spiegando che non erano necessari interventi di alcun genere perché la legge si era arenata in Senato e sarebbe stata lasciata cadere. Ancora una volta dai documenti emerge inequivocabilmente l'infondatezza della "leggenda nera" che vorrebbe dipingere Pio XII come antisemita. A proposito di questo Papa, sono lieto di segnalarvi che nel sito online del Giornale si è inaugurata una nuova sessione, curata dalla grafologa Evi Crotti (con la quale ho collaborato per realizzare un volumetto sulla grafia dei Papi), che oltre a interloquire con i lettori-navigatori, interpretando i disegni dei bambini, offre alcune analisi grafologiche su personaggi famosi: si inizia con Padre Pio e con Pio XII, due giganti della Chiesa del secolo scorso. Scritto in Varie Commenti ( 344 ) " (18 votes, average: 3.67 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 01Jun 08 Il Papa non incontrerà Ahmadinejad Il presidente iraniano Mahmud Ahmadinejad, a Roma dal 3 giugno per partecipare al summit della Fao, non vedrà a tu per tu Benedetto XVI, come aveva chiesto nei giorni scorsi, come scrivo sul Giornale di oggi. E non ci sarà neppure l'udienza collettiva ai capi di Stato presenti al vertice, come ipotizzato fin dall'inizio dalla Santa Sede di fronte alle molte richieste di udienza (a quanto pare otto) presentate dai vari leader. Vista l'impossibilità "tecnica" per il Pontefice di ricevere singolarmente tutte queste persone nel giro di 24-48 ore, e vista l'impossibilità di realizzare anche l'udienza collettiva, in quanto i capi di Stato e di governo giungeranno a Roma in tempi diversi, il Vaticano nelle ultime ore ha informato ciascuno dei richiedenti che non sarà possibile soddisfare le loro richieste. La presenza di Ahmadinejad Oltretevere, a tu per tu con Ratzinger, secondo alcuni avrebbe potuto creare qualche imbarazzo viste le sue reiterate dichiarazioni nelle quali ha chiesto la cancellazione di Israele dalla carta geografica. Al tempo stesso, però, l'udienza sarebbe stata concessa se Ahmadinejad si fosse trovato di passaggio a Roma non in coincidenza con la presenza di così tanti "colleghi" che desideravano un'udienza. La Santa Sede, infatti, dialoga con tutti e incontra tutti. Nel dicembre di due anni fa, infatti, Benedetto XVI ricevette il ministro degli Esteri di Teheran che gli portava un messaggio dello stesso Ahmadinejad. Scritto in Varie Commenti ( 178 ) " (15 votes, average: 3.67 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico Post precedenti Chi sono Sono Andrea Tornielli, il vaticanista del Giornale, classe 1964, laurea in storia della lingua greca. Sono sposato e ho tre figli. Vivo tra Roma e Milano Tutti gli articoli di Andrea Tornielli su ilGiornale.it contatti Categorie Varie (203) Ultime discussioni Davide: @Luisa Scrive: June 20th, 2008 at 7:42 pm Davide se lei avesse seguito tutta la discussione da settimane,... Paul: Scusatemi se mi intrometto. Ma esistono parrocchie in cui ci sono SOLO messe col rito NC??? A me sembra... Michele M: @bo,mario scrive: "GPII non era filocomunista perchè, quello, era finito da un pezzo." Le... Marco Scanavacca: Signori, prego! Calma e gesso. Dopo quarant'anni (almeno) che sentiamo a ogni piè sospinto... Luisa: Dunque se la capisco bene chi non ha accettato la realtà neocatecumenale arrivata in parrocchia con le sue... Gli articoli più inviati Il voto "veltroniano" di Maria: lettera blasfema di don Farinella - 13 Emails Messe show, facciamo un catalogo? - 10 Emails Nasce a Roma la prima parrocchia personale in rito antico - 8 Emails Neocatecumenali, il Papa ha approvato gli statuti - 6 Emails Neocatecumenali, faranno la comunione in piedi - 6 Emails La battaglia finale - 5 Emails Dopo la messa tridentina, in Cattolica cambiano l'altare - 5 Emails Un'enciclica con l'aiuto di Marx - 5 Emails Martini contro il Motu proprio di Benedetto XVI - 4 Emails Il Motu proprio? 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Sanna Gli statuti del Cammino neocatecumenale, verso il 13 giugno Antonelli a Roma, Betori a Firenze, Brambilla (forse) alla Cei La decisione di Gianni e i nostri giudizi Thornborn, un Dan Brown cattolico? E Pacelli intervenne contro la legge antisemita Il Papa non incontrerà Ahmadinejad Pagine About Disclaimer I miei libri Pio XII. Un uomo sul trono di Pietro Pannello di controllo Login Entries RSS Comments RSS WordPress.com Photos Feed RSS di questo blog Feed RSS dei commenti al blog Il Blog di Andrea Tornielli © 2008 disclaimer Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti.

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Il Papa non incontrerà Ahmadinejad (sezione: Laici e chierici)

( da "Giornale.it, Il" del 21-06-2008)

Argomenti: Laicita'

Sul Giornale di oggi pubblico un lungo articolo di recensione alla nuova biografia di suor Pascalina Lehnert, la religiosa che accudiva Pio XII: il volume, edito dalla San Paolo, s'intitola "La signora del sacro palazzo". Il volume è serio e documentato, il titolo (cambiato rispetto all'edizione tedesca) a mio avviso indulge un po' troppo allo scandalismo. Ma si sa che contro Papa Pacelli e la sua corte si può sparare (e c'è "l'aggravante" che Pascalina era una donna, e dunque "sospetta"), mentre sui pure potenti e influenti segretari di altri Papi è d'obbligo il rispetto e la riverenza. Sulla stessa pagina pubblico anche un pezzo che annuncia le iniziative della Santa Sede per ricordare i 50 anni dalla morte di Pio XII: una mostra fotografica e di oggetti (alla quale ho collaborato anch'io), realizzata dal Pontificio comitato di Scienze storiche, un convegno sulla modernità del magistero di Papa Pacelli e su come questo abbia influito decisamente sul Concilio Vaticano II. Inoltre, sono annunciati un convegno sui presunti "silenzi" a Gerusalemme e una riunione di esponenti dell'ebraismo americano che intendono esprimere la loro gratitudine per ciò che Pio XII fece in favore dei perseguitati. Presentando le iniziative (martedì scorso, ma il pezzo esce solo oggi perché è saltato dalla pagina, "scalzato" dalla morte di Mario Rigoni Stern), monsignor Brandmuller, presidente del Pontificio comitato di Scienze storiche, ha detto: "Ci sono 15 archivi israeliani che hanno documenti ancora non visibili e che nessuno indaga". Scritto in Varie Commenti ( 48 ) " (11 votes, average: 3.55 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 15Jun 08 Famiglia sotto attacco, i rischi che arrivano dall'Europa La famiglia è sottoposta all'attacco di forze che "cercano di indebolirla". Questo ha detto ieri sera Benedetto XVI ai giovani brindisini, che lo accolgono con grande calore in una delle poche regioni italiane che, su iniziativa della giunta guidata da Niki Vendola, ha legiferato per concedere diritti alle coppie di fatto. A loro il Papa ha ricordato che "fra i valori radicati" di questa terra c'è "il rispetto della vita" e "l'attaccamento alla famiglia" che oggi "è esposta al convergente attacco di numerose forze che cercano di indebolirla". Nei giorni scorsi ho pubblicato sul Giornale un articolo sulle minacce che sommessamente (e subdolamente) arrivano su questa materia dall'Europa, attraverso quello che la professoressa Marta Cartabia ha definito "colonialismo giurisdizionale": vale a dire la modifica delle legislazioni familiari a colpi di sentenze delle corti europee. Un dibattito attualissimo, dopo la clamorosa bocciatura dell'Irlanda del Trattato di Lisbona. Scritto in Varie Commenti ( 274 ) " (18 votes, average: 4.44 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 14Jun 08 Ancora sugli statuti del Cammino, approvati dalla Chiesa Sono in partenza per Brindisi e Santa Maria di Leuca dove questo pomeriggio e domani seguirò la visita di Papa Ratzinger. Apro questo nuovo spazio perché il precedente thread dedicato ai neocatecumenali ha un record di commenti che rende difficile aprire la pagina. Non posso fare a meno di prendere le distanze da coloro che hanno tacciato e continuano a tacciare il Cammino di eresia, da coloro che hanno fatto paragoni davvero offensivi avvicinando il fondatore del Cammino a dittatori feroci. Leggo con attenzione tutti i distinguo, le prese di distanza, gli appunti sulla libertà di critica rispetto alle decisioni papali e vaticane. Mi permetto sommessamente di far notare che allora questi criteri vanno adottati sempre (quando non si tratti di pronunciamenti ex cathedra), e allora ci si dovrebbe inalberare di meno di fronte a critiche o "disobbedienze" che riguardano altri provvedimenti o decisioni. In ogni caso, l'approvazione di ieri - che è stata voluta da Benedetto XVI, il quale non mi risulta in quel momento fosse sottoposto a tortura o costrizioni - sancisce che il Cammino appartiene alla Chiesa. Nessuno è obbligato ad aderirci, nessuno è obbligato a credere a questa proposta. Devo dire in tutta onestà che il quadro che del Cammino è stato dipinto in molti dei commenti che ho letto mi è sembrato a dir poco unilaterale. Sono state usate espressioni inaccettabili, sono stati formulati giudizi e sentenze inappellabili, abbiamo mostrato ancora una volta il volto di una Chiesa che letteralmente si scanna al suo interno. La storia della Chiesa, diceva Chesterton, è fatta da un'avanguardia di santi, un popolo di mediocri, una retroguardia di delinquenti: sono le proporzioni della nostra umanità. Anche nel Cammino, dunque, accanto a qualche santo ci saranno tante persone "normali" o mediocri, e, come nel resto del cattolicesimo e dell'intero genere umano anche qualche mascalzone. Capisco bene, data la sensibilità tradizionale di molti frequentatori del blog, che le liturgie neocatecumenali possano non piacere. Ma paragonare il Cammino a una setta protestante chiudendo gli occhi su ciò che fa per l'evangelizzazione signfica a mio avviso mancare di senso della misura. Gli abusi liturgici accadono - eccome accadono! - nelle parrocchie, nelle chiese cattedrali, durante le "ortodossissime" messe aperte a tutti e magari frequentate da pochi. Immagino che queste poche righe non piaceranno a molti di voi. Ma siete stati voi, continuando la discussione, a chiedermi di aprire nuovi spazi per renderla possibile e visto che ci troviamo nel mio blog mi permetto di ricapitolare la mia posizione. E' troppo facile, a mio avviso, bollare il cardinale Rylko, strettissimo collaboratore di Giovanni Paolo II per molti anni, creato cardinale da Benedetto XVI all'ultimo concistoro, come un fan dei neocatecumenali. Rileggete, per favore, le parole che il Papa ha detto ai movimenti il mese scorso. Scritto in Varie Commenti ( 1111 ) " (33 votes, average: 3.45 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 12Jun 08 Da Ruini a Vallini, da Saraiva ad Amato. Al Sant'Uffizio? Sanna Si avvicina il giorno dell'annuncio dell'avvicendamento del Vicario di Roma: la scelta del Papa, per la successione del cardinale Camillo Ruini, è caduta sull'attuale Prefetto della Segnatura apostolica, il cardinale Agostino Vallini, già vescovo ausiliare di Napoli e poi vescovo di Albano. La nomina dovrebbe essere resa nota entro fine mese, probabilmente il 24 giugno. Non ci sono cambi in vista nella struttura del Vicariato: il successore di Ruini dovrebbe infatti mantenere al suo posto l'attuale vicegente, monsignor Moretti. Nei giorni successivi alla nomina di Vallini al Vicariato dovrebbe essere resa nota la promozione del Segretario dell'ex Sant'Uffizio, l'arcivescovo Angelo Amato, a Prefetto della Congregazione delle cause dei santi, in sostituzione del cardinale José Saraiva Martins. Il delicato ruolo di numero due della Congregazione per la dottrina della fede si vociferava fosse destinato al vescovo Rino Fisichella, ausiliare di Roma, attuale rettore della Lateranense. Ma nelle ultime ore sta prendendo quota un'altra candidatura: quella del più anziano arcivescovo di Oristano, il teologo Ignazio Sanna, che era stato promosso alla diocesi sarda da appena due anni. Fisichella viene riservato per altri futuri incarichi. Scritto in Varie Commenti ( 114 ) " (20 votes, average: 3.65 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 10Jun 08 Gli statuti del Cammino neocatecumenale, verso il 13 giugno Alcuni di voi mi hanno chiesto di aprire un nuovo thread dedicato alla discussione sugli statuti del Cammino neocatecumenale, che sono stati approvati da Benedetto XVI e saranno consegnati nella tarda mattina di venerdì prossimo ai responsabili del Cammino. Il motivo della richiesta è l'alto numero di commenti che rende difficile l'accesso alle pagine con le discussioni precedenti. Una richiesta simile mi era stata rivolta nei giorni scorsi da Klaus, il quale ha poi lasciato il blog a causa della mia scelta di aprire il nuovo spazio di discussione in calce al post dedicato al romanzo thriller di Thornborn. La mia scelta era stata dettata dall'impegno che avevo preso di non intervenire più sulla vicenda fino al 13 giugno. Pur non essendo d'accordo con il tono e con i contenuti di molti commenti (in queste due settimane mi sono beccato rimproveri da destra e da manca, sono stato fatto passare come un portavoce del Cammino solo perché non non lo ritengo "eretico", è stato ipotizzato che la mia posizione sia dovuta alla paura di reazione dei neocatecumenali stessi, sono stato pure offeso pesantemente), mi rendo conto ora che Klaus aveva ragione a chiedere uno spazio apposito, perché se è vero che gli argomenti sul mio blog li decido io, è altrettanto vero che la discussione si alimenta grazie al contributo di tutti e dunque - visto l'interesse suscitato dall'argomento - è giusto che possa continuare. Scritto in Varie Commenti ( 1125 ) " (17 votes, average: 4.41 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 07Jun 08 Antonelli a Roma, Betori a Firenze, Brambilla (forse) alla Cei E' stata annunciata a mezzogiorno di oggi la nomina del cardinale Ennio Antonelli alla guida del Pontificio consiglio per la famiglia. L'arcivescovo lascia Firenze per succedere allo scomparso cardinale Alfonso Lopez Truijllo. La diocesi del capoluogo toscano vive un momento di empasse, dopo le tristi ben note vicende dello scandalo di abusi che ha coinvolto don Cantini e ha finito per lambire pure l'attuale vescovo ausiliare Claudio Maniago (criticato per aver minimizzato l'accaduto) che alla comunità di Cantini era legato. Non è stato reso noto il nome di chi prenderà il posto di Antonelli. Il pole position c'è il Segretario della Cei Giuseppe Betori. Come numero due della Conferenza episcopale, dopo la partenza di Betori, continua a consolidarsi la candidatura del vescovo ausiliare di Milano, il teologo Franco Giulio Brambilla. Più defilate altre due candidature, quella del vescovo di Albano Marcello Semeraro, e quella del vescovo di Macerata Claudio Giuliodori, già direttore dell'ufficio comunicazioni sociali della Cei. Scritto in Varie Commenti ( 199 ) " (20 votes, average: 3.75 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 06Jun 08 La decisione di Gianni e i nostri giudizi Cari amici, dopo aver letto il commento postato da Gianni B. in uno dei precedenti thread, non ho potuto fare a meno di segnalarvelo, perché mi ha commosso e mi ha fatto pensare. "Questi giorni sono stati per me terrificanti a dir poco, purtroppo. In questo preciso momento, 6 giugno ore 13.00, avrei dovuto essere in Repubblica Ceca presso una clinica privata per iniziare l'iter dell'inseminazione eterologa. Avevo già preso l'appuntamento, prenotato l'albergo, fatto il pieno e stampato l'itinerario, tanto per dire. Io e la mia dolce metà abbiamo ovviamente trascorso queste ultime notti completamente insonni, chiedendoci se la nostra decisione sarebbe stata giusta o no, mentre si avvicinava il momento della partenza. Mi sono domandato mille volte: come è possibile mettere al mondo un bambino sapendo che il patrimonio genetico non è della persona che ami ma di un'altra donna che neppure conosci? Dentro di me ero assolutamente orripilato da questa ipotesi, però mia moglie desiderava questo figlio sopra ogni altra cosa, poverina, e non me la sono sentita di dire un no irrevocabile. Per fortuna, sono riuscito a farla ragionare, passo dopo passo, con grande pazienza e amore, e alla fine mi ha dato ragione per cui ieri non siamo partiti e abbiamo annullato tutto. Oggi lei è molto più sollevata, anzi quasi rinata devo dire, e pure io. Mentre parlavo con lei ogni tanto mi venivano in mente le nostre discussioni qui dentro al blog, che mi hanno fatto riflettere. Che pensate - mi rivolgo a tutti voi, se avete voglia di rispondermi - di questa nostra decisione? Io sono strafelicissimo in questo momento, sto già pensando all'affido, ci sono tanti bambini che hanno bisogno di una famiglia". Condivido anch'io la felicità di Gianni e di sua moglie. Mi colpisce il fatto che i commenti dei lettori del blog abbiano potuto, nel loro piccolo, contribuire a far prendere una decisione così importante. Mi sono permesso di presentare questo messaggio (all'insaputa di Gianni), perché credo possa insegnare qualcosa a tutti. A me ha insegnato che dietro le questioni di principio, i temi che ci fanno accapigliare, che ci fanno discutere aspramente, ci sono sempre le storie concrete delle persone. C'è la vita. Se lo tenessimo sempre presente - quando parliamo di bioetica ma anche delle vicende interne alla Chiesa - forse i nostri giudizi, senza venir meno nella chiarezza, sarebbero accompagnati da più carità e misericordia. Scritto in Varie Commenti ( 93 ) " (25 votes, average: 4.96 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 05Jun 08 Thornborn, un Dan Brown cattolico? Ho appena finito di leggere il romanzo "L'ultima rivelazione" di Joseph Thornborn (edizioni Piemme): un thriller ambientato in Vaticano, che ha come tema di fondo la storicità dei Vangeli. L'ho trovato molto ben documentato. Avevo già letto dello stesso autore un precedente romanzo, "Il quarto segreto", dedicato alla profezia di Fatima. Mi permetto di segnalarveli perché mi sembrano un esempio di come si possano scrivere gialli di fantapolitica vaticana, conditi con misteri e profezie, conservando la prospettiva cattolica. PS. In realtà ho scritto questo post soprattutto per venire incontro alle richieste di chi mi chiedeva un nuovo spazio per continuare l'accesissima discussione dedicata ai neocatecumenali. Avevo scritto che non sarei più intervenuto fino alla notizia dell'approvazione e vorrei mantenere l'impegno, limitandomi a ribadire che gli statuti sono stati approvati definitivamente da Benedetto XVI, dopo un lungo e attento esame, e che la consegna ufficiale ai responsabili del Cammino avverrà venerdì 13 giugno. A quanti - nuovi arrivati - mi hanno accusato di essere troppo accondiscendente con coloro che rivolgono critiche feroci contro i neocatecumenali, non posso che dire di rileggersi con attenzione ciò che ho scritto nei post precedenti e in qualche risposta ai tantissimi commenti. Spero di non offendere nessuno se mi limito ad osservare: Roma locuta, causa finita. Resta valido l'impegno a domandare scusa in ginocchio se sarò smentito e cioè se Roma si esprimerà. ad experimentum! Scritto in Varie Commenti ( 814 ) " (19 votes, average: 3.53 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 03Jun 08 E Pacelli intervenne contro la legge antisemita Sul Giornale di oggi pubblico una pagina dedicata ad alcuni documenti che ho scoperto durante il mio recente soggiorno in Francia, consultando le carte dell'Archivio del cardinale Tisserant, custodite in un paesino dei Pirenei dall'Associazione Amici del cardinale Tisserant. Si tratta dell'intervento che l'allora cardinale Eugenio Pacelli, nella primavera del 1938, fece (su input di Tisserant) per impedire che in Polonia venisse approvata una legge che proibiva la macellazione per giugulamento tipica del rituale ebraico. Il cardinale Segretario di Stato, che definì quella norma "una vera persecuzione", scrisse immediatamente al nunzio apostolico a Varsavia per essere informato. Il nunzio inviò a Roma un dettagliato rapporto, spiegando che non erano necessari interventi di alcun genere perché la legge si era arenata in Senato e sarebbe stata lasciata cadere. Ancora una volta dai documenti emerge inequivocabilmente l'infondatezza della "leggenda nera" che vorrebbe dipingere Pio XII come antisemita. A proposito di questo Papa, sono lieto di segnalarvi che nel sito online del Giornale si è inaugurata una nuova sessione, curata dalla grafologa Evi Crotti (con la quale ho collaborato per realizzare un volumetto sulla grafia dei Papi), che oltre a interloquire con i lettori-navigatori, interpretando i disegni dei bambini, offre alcune analisi grafologiche su personaggi famosi: si inizia con Padre Pio e con Pio XII, due giganti della Chiesa del secolo scorso. Scritto in Varie Commenti ( 344 ) " (18 votes, average: 3.67 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 01Jun 08 Il Papa non incontrerà Ahmadinejad Il presidente iraniano Mahmud Ahmadinejad, a Roma dal 3 giugno per partecipare al summit della Fao, non vedrà a tu per tu Benedetto XVI, come aveva chiesto nei giorni scorsi, come scrivo sul Giornale di oggi. E non ci sarà neppure l'udienza collettiva ai capi di Stato presenti al vertice, come ipotizzato fin dall'inizio dalla Santa Sede di fronte alle molte richieste di udienza (a quanto pare otto) presentate dai vari leader. Vista l'impossibilità "tecnica" per il Pontefice di ricevere singolarmente tutte queste persone nel giro di 24-48 ore, e vista l'impossibilità di realizzare anche l'udienza collettiva, in quanto i capi di Stato e di governo giungeranno a Roma in tempi diversi, il Vaticano nelle ultime ore ha informato ciascuno dei richiedenti che non sarà possibile soddisfare le loro richieste. La presenza di Ahmadinejad Oltretevere, a tu per tu con Ratzinger, secondo alcuni avrebbe potuto creare qualche imbarazzo viste le sue reiterate dichiarazioni nelle quali ha chiesto la cancellazione di Israele dalla carta geografica. Al tempo stesso, però, l'udienza sarebbe stata concessa se Ahmadinejad si fosse trovato di passaggio a Roma non in coincidenza con la presenza di così tanti "colleghi" che desideravano un'udienza. La Santa Sede, infatti, dialoga con tutti e incontra tutti. Nel dicembre di due anni fa, infatti, Benedetto XVI ricevette il ministro degli Esteri di Teheran che gli portava un messaggio dello stesso Ahmadinejad. Scritto in Varie Commenti ( 178 ) " (15 votes, average: 3.67 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico Post precedenti Chi sono Sono Andrea Tornielli, il vaticanista del Giornale, classe 1964, laurea in storia della lingua greca. Sono sposato e ho tre figli. Vivo tra Roma e Milano Tutti gli articoli di Andrea Tornielli su ilGiornale.it contatti Categorie Varie (203) Ultime discussioni Davide: @Luisa Scrive: June 20th, 2008 at 7:42 pm Davide se lei avesse seguito tutta la discussione da settimane,... Paul: Scusatemi se mi intrometto. Ma esistono parrocchie in cui ci sono SOLO messe col rito NC??? A me sembra... Michele M: @bo,mario scrive: "GPII non era filocomunista perchè, quello, era finito da un pezzo." Le... Marco Scanavacca: Signori, prego! Calma e gesso. Dopo quarant'anni (almeno) che sentiamo a ogni piè sospinto... Luisa: Dunque se la capisco bene chi non ha accettato la realtà neocatecumenale arrivata in parrocchia con le sue... Gli articoli più inviati Il voto "veltroniano" di Maria: lettera blasfema di don Farinella - 13 Emails Messe show, facciamo un catalogo? - 10 Emails Nasce a Roma la prima parrocchia personale in rito antico - 8 Emails Neocatecumenali, il Papa ha approvato gli statuti - 6 Emails Neocatecumenali, faranno la comunione in piedi - 6 Emails La battaglia finale - 5 Emails Dopo la messa tridentina, in Cattolica cambiano l'altare - 5 Emails Un'enciclica con l'aiuto di Marx - 5 Emails Martini contro il Motu proprio di Benedetto XVI - 4 Emails Il Motu proprio? 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Sanna Gli statuti del Cammino neocatecumenale, verso il 13 giugno Antonelli a Roma, Betori a Firenze, Brambilla (forse) alla Cei La decisione di Gianni e i nostri giudizi Thornborn, un Dan Brown cattolico? E Pacelli intervenne contro la legge antisemita Il Papa non incontrerà Ahmadinejad Pagine About Disclaimer I miei libri Pio XII. Un uomo sul trono di Pietro Pannello di controllo Login Entries RSS Comments RSS WordPress.com Photos Feed RSS di questo blog Feed RSS dei commenti al blog Il Blog di Andrea Tornielli © 2008 disclaimer Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti.

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"da laico vorrei più rispetto per un luogo che tutti ci invidiano" (sezione: Laici e chierici)

( da "Repubblica, La" del 21-06-2008)

Argomenti: Laicita'

Pagina VII - Bologna Forlani, presidente del Santo Stefano, contrario "Da laico vorrei più rispetto per un luogo che tutti ci invidiano" il degrado Ci si lamenta della folla notturna, servirebbe il buon esempio dell'amministrazione Residenti e commercianti di piazza Verdi e dintorni già insorgono a pensare "ai concerti rock che dovremo subire". A piazza Santo Stefano la programmazione messa a punto dal Comune prevede Toquinho, i Jacarè, Massimo Quarta, eppure c'è chi si lamenta lo stesso. Tanta gente fino a notte fonda, per giunta in spazi limitati, è lo spauracchio comune. Cambia il tipo di evento, in sostanza, ma non la polemica. Presidente Forlani, cos'è che non le va giù della proposte del Comune per l'estate bolognese? "Ribadisco: sono tutti spettacoli molto interessanti, davvero. Ma non adeguati a questo luogo, che è un punto di riferimento culturale. Ci si lamenta dei ragazzotti che bighellonano di notte e che fanno degrado, ma sono un problema per il quale non si possono certo usare gli idranti: servirebbe il buon esempio. E il buon esempio è portare una Patty Pravo in questa piazza? Con questo spazio a disposizione?". Veramente, presidente, si parte il 5 luglio con "Canta Libera Terra", per la giornata internazionale della cooperazione. Piazza Santo Stefano si trasformerà in un grande campo di terra e grano. "Ecco, appunto. A questo mi riferivo. Io sono un laico, si badi bene, ma bisogna avere rispetto di un luogo come la Basilica di Santo Stefano, e si deve tenere in considerazione la natura della piazza". Allora che si fa, si depenna Santo Stefano dagli scenari disponibili per eventi estivi? "Tutt'altro. Io non sono affatto contento del trattamento riservato a questo luogo. Vedo che il Comune concentra la sua attenzione su via Zamboni e piazza Verdi, ma ci rendiamo conto di che patrimonio è Santo Stefano? Io vorrei più serate in programma, e non solo nove, ma tagliate su misura, meno impattanti. Insomma, meno persone, ecco". Il calendario di Bè non la convince per nulla. "Quello che voglio dire è che tutta la programmazione che ci riguarda non c'entra per nulla con il luogo che la ospita. Mi dispiace che ci tocchi questo, Santo Stefano è una cornice che ci viene invidiata in tutto il mondo, e un affollamento così immane di gente, come è prevedibile che ci sarà, non è proprio possibile". (m.l.l.).

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Una sagra popolare lunga 15 chilometri di spiaggia - anna tonelli (sezione: Laici e chierici)

( da "Repubblica, La" del 21-06-2008)

Argomenti: Laicita'

Pagina XXI - Bologna Il pane e le rose Una sagra popolare lunga 15 chilometri di spiaggia Nel primo vero weekend di sole, la costa celebra lo spirito felliniano e diventa vetrina di eventi e spettacoli offerti come regali Settanta orchestre, circa due tonnellate fra saraghi, sarde e sardoni da cucinare alla griglia, 12mila litri di trebbiano e sangiovese C'è anche un angolo colto nel cuore della città: è "Un mare di libri", il festival dedicato alla letteratura per adolescenti ANNA TONELLI Libri e piadine, streghe e pupazzi, musica colta e dance, mostre e caccia al tesoro. La Riviera colta e godereccia saluta il solstizio d'estate mostrando le sue molteplici anime al popolo dei vacanzieri, decisi a recuperare il tempo perduto sotto le nuvole. Nel primo vero week-end di sole, la costa diventa vetrina, esponendo eventi e spettacoli come regali agli ospiti. Da Ravenna a Rimini, da Cesenatico a Cattolica, la sfida a riempire la giornata in riva all'Adriatico è aperta, fra bagni e disco-bar, chiostri e piazze, case della poesia e centri storici, tutti che fanno a gara per rinverdire lo stereotipo di una Romagna sempre in festa. A far capire che è iniziata l'estate c'è "Gradisca", la sagra popolare sulla spiaggia che si richiama all'icona felliniana, simbolo di ospitalità. Dopo un anno di assenza, è stato richiesto a gran voce il ritorno di una festa che coinvolge 15 chilometri di spiaggia, da Torre Pedrera a Miramare: si inizia questa mattina con i giochi e la caccia al tesoro sull'arenile e si finisce con i fuochi di artificio in contemporanea a mezzanotte. In mezzo i grandi numeri: 70 orchestre che suonano non stop, circa due tonnellate fra saraghi, sarde e sardoni da cucinare alla griglia, quattro quintali fra cozze e vongole, 12.000 litri di vino trebbiano e sangiovese, cinque quintali di ciambella. Ogni comitato turistico si è inventato qualcosa di bizzarro per contendersi i visitatori: a Marina centro si è puntato sull'aperitivo più originale, Torre Pedrera abbina occhio e gusto con gli spiedini di pesce più lunghi del mondo, Viserba si trasforma in un'arena di dixieland, Rivabella si specializza nei laboratori e nei giochi per bambini. Su tutto il lungomare saranno presenti un gruppo di ragazze in look 'felliniano' a distribuire rose alle signore e caramelle e palloncini ai più piccoli. Per passare dal popolare al colto, bisogna dirigersi verso il centro di Rimini, dove si svolge "Mare di libri", il primo festival di letteratura in Italia per gli adolescenti quattro quintali fra cozze e vongole,, in compagnia degli autori italiani e stranieri più amati dai ragazzi, tra i quali Aidan Chambers, considerato il più grande scrittore al mondo per "giovani adulti". Nella maratona letteraria di oggi da segnalare l'incontro ai musei su "La Palestina ha due facce" con Marta Barone e Randa Ghazy, il salotto fuorilegge con storie che sanno di mare, l'aperitivo con dedica con Licia Troisi: si finisce in serata al teatro degli Atti con "Ciao, tu" insieme a Delia Rimoldi e Andrea Gosetti. Zigzagando fra impegno e disimpegno, si può scegliere fra il Dizionario Fantastico di Marina Azizian, artista amata da Tonino Guerra a Casa Moretti di Cesenatico e la festa delle streghe a San Giovanni in Marignano in mezzo a tarocchi e allestimenti horror. In attesa della musica colta del RavennaFestival che domani ospita Riccardo Muti a dirigere l'Orchestra Giovanile Luigi Cherubini.

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Segue dalla prima lo sciopero dei bisonti (sezione: Laici e chierici)

( da "Riformista, Il" del 21-06-2008)

Argomenti: Laicita'

Segue dalla prima lo sciopero dei bisonti Lo sciopero dei "bisonti della strada" è insomma un'anomalia grande, nelle relazioni industriali. Perché essendo i "padroncini" dei tir autonomi, invece di farsi concorrenza tra di loro si sono confederati, come spesso accade in Italia, per categorie molto frammentate e dunque deboli (basi pensare ai tassisti). E, uniti nelle loro confederazioni, si rivolgono direttamente al governo, minacciando danni alla collettività. "Qui non ci sono gli operai della fabbrica che incrociano le braccia per un mese, paralizzando solo l'impianto e facendo danni solo al padrone", osserva Boitani, che insegna alla Cattolica di Milano e interviene su LaVoce spesso su tematiche legate ai trasporti. D'altra parte, osserva l'economista, "come fanno altrimenti a manifestare un disagio? Io trovo che sia illegittimo soltanto quando la loro protesta sfocia nei blocchi ai caselli o cose simili, allora diventa insostenibile". Ma anche senza eccessi, il blocco dei tir è come se fermasse il sangue nelle vene del paese. Anche Giuseppe Berta, uno dei massimi esperti della storia dell'industria italiana, sottolinea che quello degli autotrasportatori è un settore "anomalo, ma in qualche modo tipico per l'Italia, corporativistico". Ma è davvero complicato pensare a dei rimedi, a interventi efficaci per evitare che ogni volta che spengono i motori il paese vada in ginocchio. Primo, perché l'Italia ha un tessuto produttivo "talmente atomizzato che è utopistico pensare che il trasporto su rotaia possa mai rappresentare una alternativa credibile a quello su gomma". Il potere contrattuale degli autotrasportatori dipende insomma anche dalla composizione del nostro sistema industriale. Fatto prevalentemente di piccole e medie aziende. Ma soprattutto, manifatturiere. Se Marchionne ha lanciato un allarme rosso sullo sciopero dei tir, pur essendo la prima azienda in Italia, è proprio per questo. È chiaro che essendo un'azienda manifatturiera ma toyotizzata, tarata sul "just in time" tipico della fabbrica moderna che ha spostato l'attenzione sulla domanda, non si fanno stoccaggi e si assemblano i pezzi che arrivano dalle diverse fabbriche "sul momento". Se si inceppa il trasporto dei pezzi, è ovvio che crolla tutto. Tonia Mastrobuoni 21/06/2008.

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Cofferati: l'opposizione? Ora bisogna evitare di <andare ai materassi> (sezione: Laici e chierici)

( da "Corriere della Sera" del 21-06-2008)

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Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Primo Piano - data: 2008-06-21 num: - pag: 5 categoria: REDAZIONALE L'intervista Il sindaco di Bologna: sono con Walter Cofferati: l'opposizione? Ora bisogna evitare di "andare ai materassi" MILANO - Dalla luna di miele agli stracci che volano. Vista la situazione, è meglio ricucire o tanto vale andare ai materassi? "Bisognerà fare un'opposizione rigorosa, certo, ma questo non significa affatto andare ai materassi". Il clima non è dei migliori, ma il sindaco di Bologna Sergio Cofferati, che da ex leader sindacale una certa esperienza di battaglie ce l'ha, invita a mantenere i nervi saldi. Voce piana, frasi meditate. "Le opposizioni, e non solo il Pd, faranno bene a tenere la discussione sempre nel contenuto, evitare atteggiamenti aggressivi, usare toni pacati, soprattutto indicare per ogni provvedimento alternative efficaci anche se non c'e intesa né ci sono i numeri, come testimonianza: solo così si aprono contraddizioni nella maggioranza, si isolano i più aggressivi e si recupera consenso". Fa bene Veltroni ad attaccare? O ha sbagliato prima? "Io penso che Veltroni abbia fatto bene a cercare il dialogo. Dopodiché per dialogare bisogna essere in due e ormai mi pare chiaro che non ci siano le condizioni". C'è chi lo diceva fin dall'inizio, però. Ora il leader del Pd non ne esce indebolito? "Ma no, era ed è giusto non avere atteggiamenti pregiudiziali, sottrarre la politica ai processi alle intenzioni. Veltroni non ha detto a Berlusconi: so cos'hai fatto in passato, quindi non dialogo. Ha detto: so come ti sei comportato, ma ti sfido a provare. La ricerca del confronto è stata una scelta giusta ed efficace". Efficace? "Certo, perché in realtà ne esce rafforzato. Adesso è chiaro: da un lato c'era uno schieramento e un leader che si sono resi disponibili al dialogo; e dall'altro un premier che proprio non ce la fa, è più forte di lui: ci sono alcune cose, a cominciare dalla giustizia, che non riesce a considerare laicamente come parte della politica, anziché faccende private". Nel Pdl diranno lo stesso: è stata la "sinistra giustizialista " a troncare il dialogo... "Tutto si può strumentalizzare, ma c'è un limite. è come per la sicurezza: per quanto possano dire, sono partiti con propositi tutto sommato ragionevoli per arrivare, cammin facendo, all'assurdo dell'esercito". Perché assurdo? "è inefficace, un piccolo colpo di teatro. A parte che sono pochi, ma è questione di professionalità specifica: un conto è fare il militare, un altro il poliziotto. Piuttosto bisognerebbe aumentare le risorse e gli organici di polizia e carabinieri, sollecitarli a lavorare assieme. è solo un esempio di come si sia passati da un tema che poteva essere oggetto di confronto alla fuga demagogica". Che ne dice della "card" per i poveri? "Come altri provvedimenti del governo, è un'efficace ipotesi comunicativa che non sottovaluterei, ma insieme una soluzione inefficace, ideologica. Mentre si tace sul problema enorme dell'equità nella redistribuzione del reddito". Parlava di opposizione rigorosa. Ma allora che senso ha andare in piazza in autunno? "Il Pd deve lavorare in Parlamento, ma anche trovare il modo di essere un partito di massa. Il nuovo nasce da una combinazione della modernità con l'antico: darsi una struttura più leggera, sì, ma recuperare un radicamento nel territorio, una configurazione ottocentesca!". Il clima sembra fermo a 14 anni fa. "La sfida sta lì: dimostrare che non siamo fermi a 14 anni fa, ad esempio usare in modo nuovo strumenti "vecchi" come la piazza. Anche per questo la manifestazione, in autunno, può servire: a condizione che abbia il senso di una proposta politica e sociale diversa dalla manovra di bilancio annunciata. Che offra pochi ed efficaci messaggi di sintesi delle culture riformiste". Gian Guido Vecchi \\ Faremo bene a tenere la discussione nel contenuto, a evitare atteggiamenti aggressivi e indicare sempre alternative efficaci.

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TRA TANGO E CLASSICA MOLTA MUSICA NEGLI ECLETTICI PALAZZI LATERANENSI (sezione: Laici e chierici)

( da "Unita, L'" del 21-06-2008)

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Stai consultando l'edizione del TRA TANGO E CLASSICA MOLTA MUSICA NEGLI ECLETTICI PALAZZI LATERANENSI La rassegna Musica d'estate in Laterano ha preso il via in questi giorni e proporrà concerti per lo più classici nel Cortile del Palazzo Lateranense fino al 20 luglio: il prossimo domani alle 21 vedrà come protagonisti i cantanti Paola Cigna, soprano, Leonardo De Lisi, tenore, e Luca Tittolo, basso, con l'Orchestra da Camera di Bratislava Cappella Istropolitana. Tutti diretti da Marco Ferruglio in un programma che si apre con la Sinfonia n. 5 di Schubert per concludersi con una delle partiture più celebri del neoclassicismo del Novecento, Pulcinella di Igor Stravinskij. Gli appuntamenti proseguono il 27 con la David Short Brass Factory, ensemble di fiati capitolino tra jazz e musica da film, mentre il 29 è in programma un omaggio a Farinelli, con le musiche scritte da Händel e Vivaldi per questo e altri celebri castrati che calcarono le scene operistiche nel Settecento, eseguite dal soprano Paola Cigna, dal contralto Romina Basso con l'ensemble barocco Collegium Apollineum. La musica di Astor Piazzolla è invece protagonista il 4 luglio, ancora tango l'11 ma con Luis Bacalov e seguiranno nei concerti successivi un omaggio a Puccini,e poi musica di Haydn,?ostakovic, Richard Straus. Il tutto all'insegna di un eclettismo molto laico e lontano da certi rigori musicali ratzingeriani. ingresso gratuito - 06 69886529.

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Quarantenni al potere in tutti i campi Questo l'Italia deve invidiare alla Spagna (sezione: Laici e chierici)

( da "Unita, L'" del 21-06-2008)

Argomenti: Laicita'

Stai consultando l'edizione del "Quarantenni al potere in tutti i campi Questo l'Italia deve invidiare alla Spagna" 1) "Ciò che l'Italia deve invidiare alla Spagna è la gioventù al potere. Classi giovanili che dirigono un Paese: a iniziare da Zapatero, nato nel '60, alla ministra della Difesa Chacon, non ancora quarantenne, divenuta famosa per la sua maternità ancora in corsa quando è stata nominata nel Gabinetto del governo. Questo non avviene soltanto nella politica ma in tutti in settori della vita spagnola, dall'economia all'editoria.Si può dire che sono i quarantenni al comando nell'insieme della società spagnola. Questo è un dato che indica una società mobile socialmente, giovane, con voglia di fare: quando si va in Spagna si rimane colpiti da questa dinamicità che invece da noi non c'è. Noi siamo ancora una società familiare, in cui contano i gruppi di appartenenza, o di città o di affinità culturale, partitica; la raccomandazione conta più del merito. La prima cosa da invidiare sono questi giovani al comando, che danno l'idea di un Paese proiettato nel futuro". 2) "L'altro elemento d'invidia verso la Spagna è una voglia di rinsaldare le istituzioni democratiche e di renderle laiche. Una voglia di libertà che in Italia abbiamo perso. Da noi prevale il conformismo, culturale, politico, invece in Spagna prevale ancora la voglia di libertà e di democrazia. Sul versante del "credito", penso che l'Italia abbia una maggiore solidità culturale di tradizione. Quando si va in Spagna e si assiste al dibattito culturale, letterario, cinematografico, al di là di alcuni punti di assoluta eccezione, come può essere Almodovar nel cinema, però la produzione libraria, cinematografica hanno ancora un livello medio più basso del nostro. E lo stesso dibattito culturale ho l'impressione che da noi sia più solido come tradizione". Aldo Garzia.

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La sinistra italiana rifletta, a Madrid c'è un premier laico e socialista (sezione: Laici e chierici)

( da "Unita, L'" del 21-06-2008)

Argomenti: Laicita'

Stai consultando l'edizione del "La sinistra italiana rifletta, a Madrid c'è un premier laico e socialista" 1) "Alla Spagna possiamo invidiare uno Stato molto più efficiente di quello italiano, un Governo sicuramente non solo più efficiente ma complessivamente molto migliore del nostro, e anche più in generale, una consapevolezza dei propri obiettivi che noi non abbiamo. La Spagna, in genere, può sbagliare, può fare delle cose giuste, ma grosso modo ha una idea di quello che vuole. L'Italia, no. In più la Spagna può fruire della personalità e del carisma di un primo ministro, Zapatero, che è l'unico leader vincente della sinistra europea. E che non si vergogna di esserlo. Zapatero non ha fatto sua una politica molto leggera, in cui termini come "socialismo" o persino "sinistra" sono banditi perché compromettenti. Una lezione forse da meditare per quella sinistra nostrana che addirittura teme di definirsi tale. Soprattutto colpisce la capacità del leader di un Paese di antica tradizione cattolica a pensare e comportarsi da vero laico". 2) "Quello che non invidierei agli spagnoli è l'avere a che fare con "le Spagne", cioè con i nazionalismi interni, a cominciare da quello basco, quindi con tutto quello che ciò comporta in termini di insicurezza, terrorismo.E anche le enclavi di Ceuta e Merilla che se non ce l'avessero sarebbe meglio per loro, eviterebbero di sparare sulla gente. Per tornare agli aspetti caratterizzanti il sistema spagnolo, c'è da dire che hanno una monarchia che in qualche modo funziona come simbolo identitario, e che ha una funzione geopolitica importante in un Paese di molte nazioni, perché in qualche modo rende visibile la "super nazione" spagnola, e fa pensare anche a quello che sarebbe stato il destino della monarchia italiana se fosse stata borbonica invece che savoiarda". Lucio Caracciolo.

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Un teatro nato in una pattumiera (sezione: Laici e chierici)

( da "Unita, L'" del 21-06-2008)

Argomenti: Laicita'

Stai consultando l'edizione del Un teatro nato in una pattumiera di Ulderico Pesce Q uella notte del 1231, era la prima volta che servivo per Federico II, ero uno dei tanti, l'ultimo, e dovevano mangiare i giuristi e i vescovi, quanti erano, i più importanti del regno, avevano organizzato le regole di tutto il regno. Mi dicevo: "Federico fa le prime Leggi di uno Stato, stanotte nasce lo Stato. Fino ad oggi ogni signore se l'è fatte a suo comodo, tante leggi diverse, ogni borgo, ogni castello una legge diversa che cambia dalla mattina alla sera. Invece da ora cambia tutto, una legge uguale per tutti e valida per tutti". Il rischio era forte, poteva fare la legge per le sue comodità, da imporre a tutto il regno, ma nonostante fosse Imperatore, non lo fece, era più serio di certi capelloni arricchiti che ci comandano oggi in Italia. Avevamo portato tutto l'occorrente, tovaglie ricamate a Trani, bianche profumate, coppe di bronzo, altre di vetro, era la prima volta che toccavo il vetro trasparente che Federico l'aveva portato da Gerusalemme, le salsiere arabe, c'era tutto. Il cuoco Bertrando ci riunì, ci mettemmo tutti in fila, ci passava accanto, guardava se le pettorine e i colletti erano puliti, si piegava per verificare con il naso se ci eravamo lavati i piedi e poi si fermò e disse: "Apportatevi bene m'raccomann!" Da quel momento non dovevamo più parlare con nessuno, muti. Io parlai dopo una settimana, per le meraviglie che vidi. Cominciarono ad arrivare gli ospiti, arrivarono i vescovi e i cardinali, oro e oro che luccicava e anelli, tutte le facce bianche come latte, e un profumo di rosa, un giardino, pareva di stare in un giardino, erano tutti vescovi che stavano con Federico, come l'arcivescovo di Capua. non mi ricordo il nome. comunque dicevano che il Papa Gregorio l'aveva richiamato, il Papa s'era incazzato perché non era d'accordo con le nuove leggi di Federico, mica era fesso, il Papa riconosceva solo quelle della chiesa, ma questo arcivescovo rimase con noi insieme a tanti altri a fare quelle nuove leggi e del papa se ne fottette altamente. Insomma sentite. Quando furono tutti pronti. arrivarono due donne che portavano un libro con le leggi nuove, lo misero sopra al tavolo e si allontanarono. Di colpo Federico entrò. Tutti ammutolirono. Cominciarono piano piano a leggerle a una a una e gli applausi che facevano. Sì quella che prevedeva la condanna a morte per chi violentava una donna ne prese molti di applausi, addirittura quella che prevedeva la morte per chi faceva violenza a una prostituta ne prese molti di applausi. Ma ce ne furono altre che non solo presero applausi ma alcuni giuristi si alzarono. Due le lesse Pier delle Vigne. La prima diceva che era reato tagliare qualsiasi tipo di albero. Pensate che oggi scompaiono ettari ed ettari di foresta senza che succede niente. E la seconda diceva che tutte le religioni e tutte le razze erano uguali davanti alla legge, e che gli uomini potevano viaggiare, andare e venire, liberi, e che i musulmani, gli ebrei, i cattolici, i laici, dovevano convivere pacificamente. Meno male che a fare quelle leggi non furono chiamati né Bossi, né Fini, altrimenti si risprofondava nel Medioevo. I giuristi leggevano e applaudivano in quell'odore di cucina che veniva da tutte le parti, ma un'altra legge fece ancora più applausi. La lesse proprio l'Imperatore, riguardava i rifiuti, diceva che i resti degli alimenti dovevano essere portati sulla terra fertile, che erano preziosi, e che i veleni, - all'epoca non c'era la plastica, e nemmeno le industrie chimiche e nemmeno il petrolio, ma i veleni c'erano lo stesso, - e sentite che scrisse e lesse l'Imperatore del regno di Sicilia dopo aver mangiato un cannolo alla Cuffaro: "Chi vende o possiede veleni, chi getta i veleni stessi nelle acque per cui i pesci muoiono, o nell'erba, in modo da avvelenare gli animali, che venga impiccato subito". Si alzarono tutti. Applausi e applausi che non si capiva niente. La condanna a morte per chi inquina. era grossa la cosa. E pensare che oggi, in Italia, chi inquina, viene processato solo dal Codice Civile e spesso paga un'ammenda pecuniaria e esce dal carcere. Ancora in Italia non siamo riusciti a inserire il "reato contro l'ambiente" nel Codice Penale, che razza di regno il nostro. Anche se, con l'aria che tira, forse pure che se arriviamo a inserirlo, non servirà a niente. TEATRO Nel XIII secolo in Basilicata c'erano discariche che raccoglievano rifiuti e addirittura funzionavano. Pensando a quanto accade oggi, Ulderico Pesce ne ha tratto uno spettacolo che va su oggi a Melfi e di cui pubblichiamo uno stralcio.

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Cooperanti rapiti in Somalia, un mese di silenzio Giuliano Paganini e Iolanda Occhipinti ancora nelle mani dei sequestratori. Il vescovo di Pistoia: tacere diventa disinteresse (sezione: Laici e chierici)

( da "Unita, L'" del 21-06-2008)

Argomenti: Laicita'

Stai consultando l'edizione del Cooperanti rapiti in Somalia, un mese di silenzio Giuliano Paganini e Iolanda Occhipinti ancora nelle mani dei sequestratori. Il vescovo di Pistoia: tacere diventa disinteresse / Roma Un mese oggi e ancora silenzio. Dal giorno del rapimento dei due cooperanti italiani del Cins in Somalia, continua il massimo riserbo sulle ricerche e sui contatti avviati per la loro liberazione. Giuliano Paganini, 64 anni, e Iolanda Occhipinti, di 51, sono stati sequestrati il 21 maggio scorso nella loro casa-ufficio di Awdigle, 65 km a sud di Mogadiscio, da un gruppo di uomini armati: assieme a loro, è stato portato via anche il collega somalo Abderahman Yusuf. Dopo aver fatto sapere che gli ostaggi erano in buone condizioni di salute, la Farnesina - che sta seguendo il caso tramite l'Unità di Crisi ed in collaborazione con le autorità locali - ha invocato sin dal primo giorno "massima cautela e riservatezza", appellandosi ai media per un comportamento "responsabile". "Il fatto che non ci siano comunicazioni dettagliate sull'andamento del sequestro, non implica in nessun modo che non ci sia non solo un interessamento, ma anche un impegno attivo di tutte le istituzioni per trovare una soluzione che garantisca l'esito felice e l'incolumità dei nostri connazionali", ha assicurato nei giorni scorsi il portavoce del ministero, Pasquale Ferrara. Un appello a rompere il silenzio è arrivato invece dal vescovo di Pistoia Mansueto Bianchi, a conclusione del suo intervento di saluto ai giornalisti presenti al V Forum dell'informazione cattolica organizzato da Greenaccord, nella città natale di uno dei rapiti, Giuliano Paganini. "Il silenzio inizialmente chiesto per favorire i contatti e la liberazione - ha detto il vescovo - sembra oggi evaporare nel disinteresse e nell'accantonamento. L'assenza di sponde politiche e mediatiche nulla toglie alla tragedia personale e familiare, nulla toglie alla dignità di essere uomini e italiani". La situazione è molto delicata. In un Paese come la Somalia, tuttora nel caos della guerra civile tra insorti integralisti islamici e truppe governative - sostenute dall'Etiopia - a dispetto degli "accordi di Gibuti", un passo falso potrebbe essere molto rischioso per gli ostaggi. Il rapimento dei cooperanti sembra comunque non essere legato alla travagliata fase politica somala. Il sottosegretario agli Esteri Alfredo Mantica nei giorni scorsi ha parlato di un sequestro a scopo ricattatorio: "I due italiani sono stati rapiti da una banda criminale", ha detto Mantica, aggiungendo che l'Unità di Crisi ha attivato "qualche contatto importante". I tre lavoravano per una ong italiana storica, la Cins (cooperazione italiana Nord sud, fondata 20 anni fa), e curavano un progetto per la razionalizzazione ed il rilancio agricolo del Basso Shabele, l'area dove sono stati rapiti. Un progetto co-finanziato dalla Cooperazione italiana e dalla Ue, ma gestito dalla Fao, che aveva scelto la Cins per l'intervento sul terreno. Subito dopo il sequestro si era parlato di un malinteso sul lavoro dei cooperanti, sospettati - si diceva - di voler costruire chiese cattoliche, invece che pozzi.

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Tutti in piazza contro le morti bianche (sezione: Laici e chierici)

( da "Unita, L'" del 21-06-2008)

Argomenti: Laicita'

Stai consultando l'edizione del Tutti in piazza contro le morti bianche Beppe Giulietti Vincenzo Vita Caro direttore, grazie ancora per l'impegno tuo e di tutto il giornale nella quotidiana azione che conducete contro quella strage continua che ha preso il quasi beffardo nome di "morti bianche" una strage che è registrata minuto per minuto dal canale lavoro di Articolo21, diretto da Raffaele Siniscalchi e pubblicato dal tuo giornale. Nei giorni scorsi hai proposto una manifestazione nazionale anche su questi temi. "Mettiamo al centro della nostra azione la grande questione del lavoro, delle vite precarie, dei lavori usuranti, chiediamo l'applicazione immediata e rigorosa delle norme volute dal governo Prodi...", così ti ha risposto con grande efficacia, Cesare Damiano, che di quelle norme è stato uno dei più appassionati sostenitori. Quella idea sta ora prendendo corpo. Artisti, autori, giornalisti, sindacalisti, cittadini avvertono che le leggi vergogna non sono solo quelle contro la giustizia e la libera informazione, ma anche quelle contro i cittadini più deboli, spesso i più poveri i più esposti al rischio. Non a caso il governo di destra ha già fatto capire che qualche passo indietro sarà fatto, che qualche concessione bisognerà pure farla alla parte peggiore delle imprese, quelle che reclamano sempre e comunque mani libere. La destra invoca sicurezza e tolleranza zero contro i rom, ma lo stesso grido non lo alza mai contro le morti sul lavoro, contro quanti si macchiano del reato di "lesione della dignità umana". Sì dunque alla grande manifestazione, nei modi e nelle forme che saranno decise, sì anche alla diffusione di film, di documentari, di esperienze teatrali e musicali che raccontano in modo originale questa condizione di vita. Pensiamo alle opere di Daniele Segre, di Mimmo Calopresti, di Simone Ercolani, di Paolo Virzì, di Francesca Comincini, di Wilma Labate, di Stefano Mencherini e di Ulderico Pesce, di Nevio Casadio e di tanti altri... Pensiamo al film "Invisibili" che abbiamo presentato a Roma. Un documento lucido, rigoroso tratto dalle appassionate inchieste di Ezio Mauro sulla Thyssen e sulla condizione operaia a Torino, realizzato con grande sensibilità da Luca Mannini e fortemente voluto da Marco Giudici direttore di Rai Sat Extra. Il film è una sorta di "oratorio laico", realizzato attraverso un sapiente intreccio di voci operaie, di testimonianze dirette, di immagini dei funerali, di appassionate letture affidate a Paola Cortellesi, a Valerio Mastandrea, a Claudio Gioè. Al termine della proiezione non c'è stato il dibattito, perché quei 40 minuti ci avevano spiegato meglio di qualsiasi comizio la realtà delle morti bianche, delle vite precarie, della solitudine e della disperazione di chi attorno a sé non sente neanche più gli antichi valori della solidarietà politica ed umana. Al termine della proiezione abbiamo preso carta e penna e abbiamo chiesto alla Rai di essere orgogliosa di questa sua produzione, e dunque di non nasconderla, di trasmetterla anche sulle reti nazionali affinché milioni di italiani possano tornare a scoprire realtà, storie, emozioni che sono diventate quasi "invisibili", nei media e talvolta anche nella politica. Siamo sicuri, caro direttore che vorrai fare tuo anche questo appello e invitare tutti a inviare una firma o a questo giornale (lettere@unita.it) o al sito di Articolo21: www.articolo21.info Beppe Giulietti è portavoce Associazione Articolo21 Vincenzo Vita è coordinatore parlamentari amici Articolo21.

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LA RELAZIONE DI WALTER VELTRONI ALL'ASSEMBLEA COSTITUENTE DEL PD (sezione: Laici e chierici)

( da "Unita, L'" del 21-06-2008)

Argomenti: Laicita'

Stai consultando l'edizione del LA RELAZIONE DI WALTER VELTRONI ALL'ASSEMBLEA COSTITUENTE DEL PD segue da pagina 15 Sia chiaro: gli individui che commettono un crimine vanno puniti, qualunque sia la loro nazionalità, la loro provenienza. Gli individui: mai i gruppi, le comunità etniche, sociali o religiose alle quali appartengono. Non lo dice solo il nostro codice, e già basterebbe e avanzerebbe. E' la nostra stessa civiltà a dire che chi pensa diversamente, chi nega questo fondamento, scivola inesorabilmente nella barbarie. E se come dicevamo la percezione di insicurezza e la paura vanno comprese, non altrettanto si può e si deve fare quando il confine viene oltrepassato. E' accaduto, quindi può accadere. Una folla scatenata che si scaglia contro un campo nomadi incurante di anziani e bambini terrorizzati e in fuga è parte del problema, e anche grande. Non è certo una risposta. Le ronde, la caccia al rom o all'immigrato, il mito aberrante del farsi giustizia da sé sono un problema, non sono certo la soluzione, nemmeno in minima parte. Proposte politiche che minimizzano l'una cosa e che propongono apertamente l'altra, sono anch'esse parte del problema, non la possibilità di uscirne. Non il modo di contrastare un virus pericoloso, nocivo, socialmente e moralmente. Quello fatto di semplificazioni xenofobe, di voglia di veder dilagare un "pensiero unico" segnato da separazione, chiusura, ostilità. Quello che poi si manifesta in tante forme, a cominciare dal linguaggio, dagli epiteti razzisti, dalle espressioni vergognose di chi arriva a parlare di lager o di operazioni di "derattizzazione". E' un problema chi soffia sul fuoco, chi alimenta le paure, chi innesca meccanismi che poi rischiano di scappare di mano, di sfuggire ad ogni controllo. Tutto per conquistare un consenso di tipo populista e antipolitico. Con un'enfasi che colpisce in modo particolare gli immigrati e che diventa facilmente sproporzione e poi ingiustizia, discriminazione, intolleranza. Con una attenzione, anche mediatica, che prende la realtà e invece di rappresentarla la distorce, la esaspera. Alcune cose, specie in alcuni momenti, sembrano essere osservate con il binocolo e ingrandite anche a distanza ravvicinata, altre vengono con troppa facilità allontanate dagli occhi e dalla coscienza. Ha davvero ragione Claudio Magris quando dice: "Credo che i commercianti e gli industriali taglieggiati dalla camorra o dalla mafia scambierebbero volentieri il danno, l'intimidazione - non di rado la morte - che sono costretti a subire con i fastidi di chi abita non lontano da un campo nomadi. Non si sono viste squadre di cittadini indignati scagliarsi contro quartieri della camorra e non ho sentito parlare di ronde pronte a proteggere gli esercenti dai malavitosi che vengono a riscuotere il pizzo". E' così. Troppo spesso, in questo nostro Paese, succede così. E fatemi dire che io non ho visto uomini politici della destra, né in campagna elettorale, né nei giorni scorsi quando sono tornato di nuovo a Casal di Principe e in Sicilia, spendere una parola - non dico a combattere in prima fila, ma spendere una sola parola - contro la camorra, contro la mafia, per respingere il loro appoggio, per sostenere concretamente i magistrati, le forze dell'ordine, gli industriali anti-racket, i ragazzi di "Libera" o quelli di Locri che giorno per giorno difendono, tutti assieme, il valore della legalità, della moralità che la vita pubblica deve avere. Perché è su questo che si regge una democrazia, è questo che contribuisce a tenere insieme la trama, il tessuto della società. Non si governa un Paese, una comunità, coltivando l'egoismo sociale, calpestando e lasciando calpestare la legalità, riducendo le radici, l'identità, il territorio da quella ricchezza che sono ad una gabbia che restringe lo sguardo e mortifica le relazioni. Non è giusto, non serve al destino comune delle nostre società. E non serve nemmeno ai singoli individui, a coloro dei quali si dice di voler difendere prerogative e condizioni di vita. Invece è questo che fa la destra, in tutto l'Occidente. Non si presenta più col volto dell'innovazione, della rottura con vecchi schemi mentali e consolidati assetti di potere, della scommessa sugli "outsider" contro gli "insider", come seppero fare, pur con tutte le contraddizioni e producendo iniquità, la signora Thatcher e Ronald Reagan negli anni Ottanta del secolo scorso. Oggi la destra ha smesso di innovare. Sembra scommettere piuttosto sulla paura che i grandi cambiamenti in atto stanno suscitando in tutti i settori sociali. E sembra voler promettere più protezione che innovazione. Potremmo dire, in una parola, che la destra, venticinque anni dopo, è tornata conservatrice. Non a torto, la destra ritiene che questo sia precisamente ciò che le nostre società oggi le chiedono. Angosciate come sono da un cambiamento che avanza in modo tumultuoso, ma del quale non si riesce a comprendere il senso, ad afferrare la direzione di marcia, a prevedere gli sviluppi, nemmeno ad intravedere la guida. Pensiamo a questi ultimi vent'anni. Sono cambiati, e profondamente, gli equilibri politici. Nel 1989, con il crollo del Muro, finiva il tempo delle ideologie, tramontava l'assetto bipolare che per più di mezzo secolo aveva determinato i destini di popoli e paesi di ogni angolo del pianeta. Qualcuno, salutando i segni di una democrazia in complessiva espansione, perché era verso di essa che il mercato sembrava ineluttabilmente spingere, arrivava a preconizzare la "fine della Storia". Sarebbe bastato poco tempo a dimostrare che così non era. La cartina dell'Europa è stata ridisegnata, e con essa il suo ruolo. Con fasi alterne, e con non poche contraddizioni. Nel segno della pace si è riunificata la Germania, in quello della guerra e dell'odio etnico sono nati nuovi stati nei Balcani. L'allargamento a Est ha creato nuovi confini e assegnato nuovi possibili compiti all'Unione Europea. Nel frattempo, girato drammaticamente l'angolo del nuovo secolo, ci si accorge di quanto si siano incrinate le certezze sulla "naturale" crescita delle democrazie. Larry Diamond, politologo della Stanford University, lo ha detto con chiarezza: a fianco della tanto dibattuta recessione economica americana ce n'è oggi un'altra, meno discussa ma assai più temibile, perché se si consolidasse sarebbe molto difficile invertire il senso di marcia e le conseguenze per l'intero pianeta sarebbero di non breve durata. L'ha definita "recessione democratica", pensando soprattutto a quelle forme di "capitalismo autoritario" che con profili diversi ha i suoi esempi più grandi nella Cina e nella Russia. Realtà che si stanno incaricando di dimostrare che il mercato può esistere anche senza democrazia o in presenza di democrazie deboli. Insomma, andiamo verso un mondo multipolare dove grandi potenze potranno non essere democratiche. E non solo: dove ogni grande democrazia deve trovare le energie per difendere, rafforzare e perfezionare se stessa. Non sono mai da sottovalutare i rischi che si addensano su una comunità, su una democrazia, quando lo Stato di diritto viene ferito e quando anche solo una piccola parte della libertà degli individui viene meno. Una "recessione democratica", dunque. E insieme, le grandi questioni legate al "Prometeo scatenato" di Giorgio Ruffolo, ad un sistema capitalistico che a fianco delle "condizioni prodigiose di prosperità" che ha saputo creare, e anzi spingendo proprio queste oltre ogni misura, si è avventurato in un percorso denso di "condizioni minacciose" per il futuro stesso dell'umanità. La devastazione dell'ambiente, i cambiamenti climatici, l'emergenza acqua, le carestie, la dissipazione delle fonti energetiche primarie e la dipendenza del petrolio che potrebbe mandarci in tilt: tutto concorre a dirci che il mondo così non può reggere ancora per molto, che siamo già oltre il limite e che rischiamo di arrivare ad un punto di non ritorno. E poi la dissipazione delle ricchezze reali con il peso smisurato assunto dalla finanza, il deterioramento delle relazioni sociali, un impoverimento generale delle risorse morali. A creare un mondo sempre più diseguale. Sempre più abitato da pochi vincitori e moltissimi perdenti. Con i frutti della crescita che non sono, evidentemente, distribuiti in modo equo. Guardiamo sempre gli ultimi due decenni: se da una parte si è verificata una modesta riduzione dell'enorme divario che continua a separare i redditi medi dei paesi ricchi da quelli dei paesi poveri, dall'altra abbiamo assistito ad un accentuarsi delle diseguaglianze all'interno sia degli uni che degli altri. E' da vent'anni e più che in tutti i paesi industrializzati i salari e gli stipendi sono rimasti fermi o sono andati indietro, mentre i profitti e le retribuzioni degli alti dirigenti sono aumentati. E a questo spostamento di ricchezza, che ha già prodotto l'impoverimento di larghe fasce di popolazione all'interno dei singoli paesi, si sta aggiungendo ora una massiccia redistribuzione del reddito, con il trasferimento di grandi risorse dai consumatori di petrolio, metalli e grano a chi queste cose le produce. La globalizzazione c'è, è un dato di fatto. Il punto è il suo governo. Perché è evidente che economia e mercati finanziari si sono più che globalizzati, e la politica, i suoi strumenti e le sue regole, no. Un risultato è che i singoli individui sono sempre più consapevoli che a decidere il loro futuro saranno fenomeni che sfuggono totalmente al loro controllo e che però incidono assai concretamente sulla loro vita. Gli squilibri tra Nord e Sud del mondo, gli scompensi demografici tra le diverse aree del pianeta, la fame dell'Africa e i conflitti dimenticati, i grandi movimenti migratori, non sono argomenti da leggere o da ascoltare in televisione, ma concreta realtà. E così i mutamenti climatici, l'uso distorto delle risorse primarie e quello eccessivo delle fonti energetiche, una gravissima crisi alimentare che non bastano poche cifre a raccontare, con il prezzo del riso aumentato negli ultimi mesi del 75% e quello del grano del 120% nell'ultimo anno: non sono più temi lontani, ma hanno a che fare con l'aria che si respira, con la salute dei propri figli, con l'enorme rincaro della spesa per gli alimenti o per gli spostamenti di ogni giorno. E ancora la crescita impetuosa dei mercati e degli scambi commerciali, e l'ingresso sulla scena mondiale di nuovi grandi protagonisti economici prima in forte ritardo: potranno essere fenomeni che interessano gli studiosi, ma certo riguardano ancora di più chi per questo perderà il posto di lavoro o dovrà vivere con il terrore che le voci di chiusura circolanti in fabbrica, ogni giorno più insistenti, si rivelino vere. Non c'è da stupirsi che il nostro sia diventato il tempo dell'insicurezza e della paura. Una paura che oggi ha immediatamente a che fare, pressoché in tutto il mondo, con la politica. Quella di chi fatica a sintonizzarsi con essa e a darle risposta. Quella di chi non si pone il problema, o meglio lo risolve in un altro modo: usandola. Ora: la paura è da sempre compagna di viaggio degli uomini e va considerata per quel che è, un sentimento umanissimo. Che le persone arrivino a farsene condizionare è quanto di più comprensibile. Altra cosa però è la politica, è l'uomo di governo, che non si pone il problema di superare la paura, di contrastare il suo dilagare contagioso, i guasti che così si producono all'interno di una comunità. Altra cosa ancora è chi pensa addirittura di trarre, da tutto ciò, un vantaggio. Sulla base della paura non si governa una società. Men che meno si governano e si tengono insieme società aperte e complesse come le nostre. Credo abbia ragione chi dice, come fa Paul Krugman, che non è stata e non è l'economia a determinare o almeno a condizionare la politica, quanto piuttosto il contrario. E' la politica che con le sue decisioni può ampliare o ridurre il grado di disuguaglianza, rafforzare o indebolire la rete di protezione che è a disposizione di ognuno, aumentare o diminuire le effettive opportunità, avvicinare o meno le concrete condizioni di partenza. E' allora dalla politica che bisogna ripartire. Anche nel nostro tempo post-ideologico, che anzi permette una più aperta contrapposizione di idee e programmi, non è affatto indifferente quale segno ha la politica, se è della neo-destra o di un moderno centrosinistra. La destra sceglie la chiave del populismo, cavalca le paure e solletica l'arbitrio personale, alza muri, invoca dazi e barriere. Preferisce fare facili promesse, rassicuranti forse nell'immediato, in grado di esorcizzare lì per lì la paura, ma non di sciogliere davvero i nodi che ne sono all'origine. Viene in mente la famosa nave di Kierkegaard: "è in mano al cuoco di bordo e ciò che trasmette il megafono del comandante non è più la rotta, ma ciò che mangeremo domani". Sembra la condizione in cui ci troviamo oggi. Non si può in effetti dire che la destra, nel mondo, sia in questo momento afasica. Parla, dà delle sue risposte alle insicurezze. Punta a rappresentare il disagio, anzi ad alimentarlo e ad amplificarlo. E che la cosa in quasi tutta Europa le stia riuscendo, emerge dal raffronto tra due fotografie, una scattata dieci anni fa, l'altra oggi. Dieci anni fa, dopo le vittorie di Prodi nel '96, di Blair e Jospin nel '97, di Schroeder nel '98, il centrosinistra governava 13 dei 15 paesi dell'Unione Europea e 11 dei premier appartenevano alla famiglia socialista. Oggi, non contando le grandi coalizioni di Austria e Germania, al governo dei rispettivi paesi troviamo solo i socialisti spagnoli e quelli portoghesi. E i laburisti in Gran Bretagna, ovviamente, ma qui gli ultimi risultati del voto locale e tutti i sondaggi non inducono purtroppo all'ottimismo. Questa è la situazione attuale. Una situazione che oggettivamente racconta delle difficoltà enormi in cui si trovano la sinistra e il centrosinistra in Europa e della grandezza della riflessione, oltre che dei compiti, che ci attendono immediatamente. Però noi non dobbiamo mai dimenticarlo, e mai smettere di comportarci conseguentemente: la destra non fa altro se non dire quel che le persone si vogliono sentir dire, si limita ad annunciare il menu del giorno dopo. Questo può fare indubbiamente piacere, può dare sollievo. Ma alla lunga non conduce lontano, non dà senso all'agire, non dà prospettiva. La globalizzazione attuale richiede di essere governata dai pubblici poteri, con un più efficace coordinamento internazionale, con un modello al tempo stesso multilaterale e multilivello. Una nuova idea di "governo mondiale". E' questa l'urgenza che il centrosinistra, le forze riformiste di tutto il mondo, si devono porre, assumendosi nuove e grandi responsabilità. Ci sono enormi diseguaglianze, c'è una "insostenibilità sociale" figlia di uno sviluppo privo di limiti? E' vero che il pendolo del potere economico si è spostato in questi anni dal lavoro al capitale, con l'uno a livelli record positivi e l'altro negativi? Bene: è tempo che il pendolo della politica torni su una posizione più favorevole al lavoro. Si cominci riconoscendo giuste retribuzioni, salari più alti a chi ha visto sminuire il valore della propria attività e concretamente precipitare il proprio potere d'acquisto. E se c'è qualcuno che le coltiva, ci si tolga dalla testa due idee: quella di poter competere con chi si affaccia ora al mercato giocando al ribasso sul livello delle retribuzioni o dei diritti; quella di rinunciare o semplicemente di sminuire il ruolo delle organizzazioni dei lavoratori e degli altri corpi intermedi, che hanno migliorato la vita di milioni di persone e contribuito a rafforzare la democrazia estendendo e garantendo la sfera dei diritti politici, civili e sociali. Sono soggetti fondamentali, chiamati a ripensare e a innovare profondamente la loro azione proprio per tornare a svolgere con pienezza il ruolo che è loro. Ecco quindi un punto fermo: il valore del lavoro e la garanzia di tutela e protezione sociale. Da affermare non tornando al protezionismo. Piuttosto con nuove e concrete politiche di welfare (e con regole severe sul fronte finanziario, con vincoli saggi e scelte coraggiose su quello ambientale), che riconoscano la nuova realtà globale, che creino un efficace sistema di ammortizzatori sociali, che garantiscano la formazione a chi perde il posto e sostengano la transizione da un lavoro all'altro. E poi usando anche la leva fiscale per incoraggiare lo sviluppo di quelle attività che sostengono la crescita, e quindi la ricerca, la formazione, gli investimenti in tecnologia, piuttosto che per continuare a premiare chi fabbrica denaro con altro denaro. E' ora di dirlo, e di ripeterlo fino a quando sarà necessario: non è possibile che a chi trae i propri guadagni da speculazioni, da quelle che sono vere e proprie scommesse sui mercati finanziari, sia applicata una tassazione molto più bassa rispetto a chiunque si guadagna da vivere in qualunque altro modo. Non è solo un'ingiustizia clamorosa. E' difficile semplicemente capire perché questo possa essere accettato, perché anzi troppo spesso succeda che i "maghi" della finanza siano considerati più degni di ammirazione di un imprenditore, di un artigiano o di un commerciante che rischia in proprio o di chi, giorno dopo giorno, fa onestamente il proprio lavoro e contribuisce al buon funzionamento dei servizi e alla crescita dell'economia di un Paese. Su tutto, come condizione, c'è proprio questo, c'è il sostegno alla crescita. Il centrosinistra ha impiegato troppo tempo a far serenamente e convintamente suo il principio che nulla è possibile senza la crescita, che senza di essa non può esserci giustizia sociale. Ma ora che questo è finalmente avvenuto, proprio il centrosinistra deve avere l'orgoglio e la determinazione di affermare che le strategie di crescita non funzionano senza equità e uguaglianza di opportunità, senza attenzione alla distribuzione del reddito e all'accesso a servizi pubblici di alta qualità. La funzione, l'identità stessa di una forza di centrosinistra, si colloca, come Anthony Giddens ha ben sottolineato, su più dimensioni, lungo una scala che ha come gradini i grandi principi dell'eguaglianza e della solidarietà, da declinare ovviamente in modo nuovo e nelle nostre società, che sono degli individui e non delle classi; la scelta dell'innovazione e della sfida ai paralizzanti conservatorismi di ogni tipo; la tensione verso una società fatta sì di individui singoli e liberi, ma al tempo stesso tenuta insieme da un tessuto unitario, da una condivisione di responsabilità, contro il cinico abbandono alla "spontaneità" degli egoismi sociali; l'aperta relazione con le differenze culturali. Un riformismo globale: concrete proposte sui decisivi piani della progettualità politica e istituzionale, della protezione sociale e della socialità, della modernità e della multiculturalità; e poi capacità di decidere in base a una visione, a principi, che considerino le conseguenze non solo per chi è contemporaneo o vicino, ma anche per le generazioni future e per chi abita insieme a noi questo mondo. Solo così si governa il cammino, che non può proseguire se non su una strada: quella dell'apertura agli altri e al mondo. Senza disperdere nulla del valore positivo che hanno l'identità, il territorio, le comunità locali e la loro cultura, soprattutto in Italia, nel Paese delle cento città. Ma comunque, apertura agli altri e al mondo. Le radici possono servire, di certo servono le ali. Qualcuno, tra gli altri Peter Mandelson, certo non un politico sospettabile di scarso pragmatismo e di poca concretezza, ha detto pensando all'integrazione mondiale ed europea che l'apertura in atto va "umanizzata". Ecco, in fondo è di questo che alla fine si tratta. Non è certo impresa da poco. Anzi, è un compito assai difficile. C'è una moderna "questione sociale", come ha sottolineato Alfredo Reichlin, che se non affrontata diventerà esplosiva. A noi il grande compito di accendere, contro la paralisi della paura, una razionale speranza di cambiamento. E' possibile. Guardiamo oltreoceano, dove tra pochi mesi si porterà lo sguardo del mondo. George W. Bush è stato la prova vivente di questa regola aurea della politica democratica. Nessuno più di lui ha fatto leva sulla paura, dopo il tremendo choc dell'11 settembre. Grazie alla paura, Bush ha rivinto trionfalmente le elezioni del 2004, ma non è riuscito a governare, cioè a produrre soluzioni concrete e solide. Né per il mondo, né per gli Stati Uniti. La guerra all'Iraq si è dimostrata solo un cruento diversivo, che ha distolto forze militari ed energie politiche dall'Afghanistan ed ha prodotto come unico risultato geopolitico il rafforzamento dell'Iran. Più in generale, l'amministrazione Bush ha dissipato la straordinaria eredità di Clinton, che gli aveva consegnato un'America forte, economicamente solida, rispettata nel mondo: anziché lavorare alla costruzione di un nuovo ordine mondiale, fondato sul diritto internazionale, ha pensato di poter gestire lo straordinario potere di cui dispone l'unica iperpotenza in chiave unilaterale. Sapremo in novembre se l'America vorrà girare pagina, affrontando le sue paure, provando a governarne le cause, tornando a credere nella capacità della politica di umanizzare il mondo, riprendendo il controllo di processi storici che oggi paiono senza guida. "Change", cambiamento, è la parola d'ordine del candidato democratico alla presidenza degli Stati Uniti: Barack Obama, al quale rivolgiamo il più caloroso abbraccio di augurio. Il mondo è stato rimesso sui piedi: se la destra alimenta le paure e torna a proporsi come forza conservatrice, i democratici scommettono sulla speranza umanistica nel cambiamento. "Change - ha detto Obama nel suo discorso di vittoria alle primarie - è capire che far fronte alle minacce del nostro tempo richiede non solo la nostra potenza di fuoco, ma la forza della nostra diplomazia. Change è costruire un'economia che remuneri non solo la ricchezza, ma il lavoro e i lavoratori che l'hanno creata". Il cambiamento possibile contro la paura del futuro. Questa è la scommessa dei democratici americani. Ma "cambiamento" vorremmo divenisse la parola chiave anche di una rinascita delle forze democratiche, riformiste, progressiste in Europa. Il No irlandese al trattato di Lisbona è un segnale inquietante. I popoli voltano le spalle all'Europa. E' come se la percepissero come parte del problema, il problema di una globalizzazione senza guida, anziché come parte essenziale della soluzione. Solo un'Europa più forte e più unita, capace di parlare con una voce sola, può invece consentire ai popoli europei di evitare il rischio della irrilevanza nel mondo "post-occidentale". Per questo chiediamo al governo di sciogliere le ambiguità della sua maggioranza e di chiarire qual è la sua posizione. E' quella contenuta nelle parole vagamente tranquillizzanti pronunciate ieri dal Presidente del Consiglio o quella del ministro Calderoli che brinda ringraziando il popolo irlandese per il voto sull'Europa e festeggia quella che considera la morte del Trattato di Lisbona? E a questo proposito: è in grado il governo di procedere con sollecitudine alla ratifica in Parlamento del Trattato? O piuttosto si farà bloccare da "avvertimenti politici" come quello inviato dalla Lega ieri alla Camera nel voto sul decreto rifiuti? Temo sia solo una delle prime dimostrazioni di quanto abbiamo detto sempre in questi mesi: quello schieramento elettorale e questa maggioranza erano e sono più il residuo della vecchia stagione delle coalizioni "contro" che una risposta adeguata alla sfida dell'innovazione politica lanciata dal Partito Democratico. E ancora: noi chiediamo al governo di assumere un'iniziativa in sede europea per individuare un gruppo di Paesi disponibili e interessati a procedere verso una più stretta e forte integrazione politica. A cominciare dalla costruzione di una politica economica comune, che valorizzi l'Euro non solo sul piano della stabilità, dove ha svolto un ruolo di straordinaria efficacia, ma anche su quello della crescita, dove invece è ancora ben lontana dall'esprimere appieno le proprie potenzialità. Cosa vuole fare il governo: schierare l'Italia tra i paesi europei che intendono scommettere sullo straordinario potenziale di crescita che il mercato unico rappresenta? O invece intende porre anche il nostro Paese tra quelli che si attardano a difesa di indifendibili e controproducenti barriere protezionistiche? L'Europa deve cambiare. C'è bisogno di più e non di meno Europa. E c'è bisogno, al Parlamento di Strasburgo, di un grande gruppo riformista e democratico, che lavori per far compiere un salto di qualità al processo di integrazione europea. Questo è ciò che stiamo dicendo, proprio in questi giorni, ai nostri amici socialisti e ai nostri amici liberali europei. E' esattamente l'opposto che pensare che l'Europa sia una grande Italia. Piuttosto, da italiani, vorremmo contribuire, uniti, a rendere più grande e forte l'Europa. E pensiamo che le famiglie politiche europee potranno veder crescere il loro ruolo e il loro significato, agli occhi sempre più scettici dei cittadini europei, solo se sapranno scommettere sulla loro capacità di rilanciare il processo di integrazione. La nostra è un'identità nuova in Europa e come tale è un'identità che è e resterà autonoma. Ma autonomia non significa solitudine. Tanto meno può significare dividersi tra di noi in gruppi diversi che ricalchino le vecchie provenienze. Noi stiamo costruendo relazioni strette del PD con il Pse, con i liberaldemocratici europei, con i Democratici americani, per favorire il formarsi di un grande campo dei riformisti, dei democratici, dei progressisti, sia in Europa che nel mondo. Per quanto riguarda il Parlamento di Strasburgo, sarà un fatto nuovo se i socialisti, come è da auspicare, favoriranno la nascita di un nuovo gruppo aperto a forze che non facciano parte del Pse. Ciò che stiamo costruendo è una soluzione che consenta al nostro partito di armonizzare la sua autonomia e la sua identità senza che questo significhi isolamento in Europa. Questo vuol dire che quale che sia la collocazione che avrà il gruppo del PD a Starsburgo noi dovremo lavorare per la costruzione di questo vasto campo che comprenda democratici, socialisti e liberali europei. Oggi, ad otto mesi dalla nascita del Partito democratico, e a due mesi dalla sconfitta elettorale, la parola torna dunque all'Assemblea nazionale. Davanti a noi, come sempre avviene nei momenti critici, c'è una domanda semplice. La strada che abbiamo imboccato otto mesi fa, per quante curve e salite possiamo avere davanti a noi, è quella giusta, quella che ci può portare non solo al governo, ma ad aprire un ciclo politico nuovo nella storia d'Italia, o invece la sconfitta ci dice che dobbiamo tornare indietro e cambiare strada? Rispondere a questa domanda, in modo sereno e limpido, è necessario e urgente, se vogliamo evitare il logoramento di un lungo, estenuante dibattito interno, opaco e inconcludente. E se vogliamo invece dare, prontamente, incisività e respiro strategico alla nostra opposizione in Parlamento e nel Paese. Per parte mia, in questi due mesi di riflessione, di studio, di confronto negli organismi del partito, di dibattito in tutta Italia, mi sono rafforzato nel mio convincimento che la linea che abbiamo scelto tutti insieme è quella giusta. Ma che essa ha bisogno, e per questo siamo qui, di ulteriori innovazioni e soprattutto di un partito che la esprima in modo efficace. Non solo non è stata la linea seguita in questi mesi a portarci alla sconfitta, ma è anzi grazie a quella bussola se siamo riusciti ad attraversare una tempesta di dimensioni ben più grandi dei nostri confini nazionali. E se disponiamo oggi delle coordinate fondamentali di una strategia di risposta e di rivincita. Ce lo dice innanzi tutto l'analisi del voto: un voto complesso e dalle molte facce. La prima faccia del voto del 13 e 14 aprile, quella più evidente e chiara, è la sconfitta: abbiamo perso le elezioni, perché grazie al voto popolare Berlusconi è tornato a Palazzo Chigi e c'è il centrodestra al governo del Paese. Proprio perché siamo un partito "a vocazione maggioritaria", se non riusciamo a conquistare la maggioranza dei consensi necessaria a governare, ci sentiamo e siamo sconfitti, qualunque sia la cifra proporzionale che come partito riusciamo ad ottenere. Per di più, la sconfitta c'è stata anche sul piano quantitativo: lo scarto tra noi e il Pdl è di un milione e mezzo di voti, che diventano più di 3 e mezzo con l'apporto dei rispettivi alleati: Lega Nord e autonomisti meridionali da una parte, Italia dei valori dalla nostra. Uno scarto ampio, che non sarebbe stato colmabile neppure ipotizzando di poterci avvalere dell'apporto della Sinistra Arcobaleno e dei Socialisti, che insieme non raggiungono il milione e mezzo di voti. Anche lasciando fuori dai blocchi i 2 milioni di voti dell'Udc, con l'apporto della Destra di Storace e Santanchè il centrodestra avrebbe comunque mantenuto un vantaggio di quasi 3 milioni di voti. L'ipotesi della sommatoria è peraltro solo un'ipotesi di scuola. Si tende infatti troppo facilmente a dimenticare che le elezioni del 13 e 14 aprile non sono state elezioni a scadenza naturale, ma elezioni anticipate, dopo l'interruzione traumatica della legislatura più breve della storia della Repubblica. E che quella crisi non è stato il frutto di un incidente di percorso, ma del riproporsi, per la seconda volta in un decennio, e in forme se possibile ancora più gravi del 1998, di una rottura strategica con Rifondazione comunista e le altre forze che hanno dato vita alla Sinistra Arcobaleno. Questa volta in un contesto di disperante frammentazione che ha segnato tutta la legislatura. Più precisamente ancora: l'esperienza politica dell'Unione è andata in crisi non solo per la crescente difficoltà a fare sintesi nella maggioranza attorno all'azione di governo - sulla politica estera e di difesa come su quella economica e sociale, dalle politiche ambientali e infrastrutturali fino alle questioni eticamente sensibili - ma perché la sintesi, anche quando faticosamente veniva raggiunta, anziché allargare il nostro consenso nel Paese, finiva per logorarlo, consumarlo e ridurlo. Dopo mesi di allarme di tutti i sondaggisti, la riprova di questa pericolosa tendenza venne dalle elezioni amministrative del maggio 2007. Un test parziale, dal quale emersero però indicazioni chiare e univoche: non solo l'Unione perdeva - e perdeva in tutta Italia - ma perdeva a spese innanzitutto dei Ds e della Margherita, le due forze che avevano appena deciso, nei rispettivi congressi, di dar vita al PD. Scrive Marco Alfieri, nel suo graffiante pamphlet sul "Nord terra ostile": "Con le amministrative del giugno 2007, in Lombardia, Veneto e Piemonte - 18 milioni di abitanti e 2 milioni di imprese che producono il 38 per cento del pil e il 53 per cento dell'export italiano - il divario Unione/Cdl tocca livelli mai raggiunti in passato. Cadono come birilli Monza e Verona, Asti, Alessandria, Gorizia e Belluno, mentre la 'rossissima' provincia di Genova viene rivinta solo dopo un ballottaggio tiratissimo. Nel milanese crollano uno a uno, spostandosi a destra, storici bastioni come Rho, Melegnano, San Donato, Garbagnate... Il forzaleghismo ha invaso ormai quasi tutta la provincia... Non aver saputo seriamente scalfire il monopolio della Casa della libertà sui territori che corrono sotto l'arco alpino ha riportato, una dopo l'altra, all'ovile berlusconian-bossiano, tutta una serie di medie città di una 'padania' che sembra ormai aver divorziato dall'Unione". Ma i problemi non si fermano a Nord del Po: anche nelle regioni "rosse", scrive ancora Alfieri, nel 2007 "qualcosa ha cominciato ad incepparsi. In primo luogo sul fronte dell'astensionismo: il calo dei votanti è stato addirittura superiore al dato nazionale. Mai successo... In secondo luogo sul fronte dei comportamenti di voto. In otto dei tredici comuni superiori a 15 mila abitanti il centrosinistra ha perso consensi rispetto alle elezioni precedenti (in media -12,4%). In sette delle otto città amministrate dal centrosinistra si è dovuto ricorrere al ballottaggio per eleggere il nuovo sindaco. Più in generale, in tutti i comuni si è registrato un calo generalizzato dell'Ulivo. In 10 casi su 12 una contrazione media del 9 per cento, ma con punte anche del 15, rispetto al risultato 2002 di Ds e Margherita". Su un terzo fronte ancora, quello del voto dei cattolici praticanti, una accurata ricerca dell'Ipsos, pubblicata nei giorni scorsi, ha documentato che nella primavera 2007 le intenzioni di voto a favore dei partiti dell'Ulivo, che erano attorno al 35 per cento un anno prima, erano precipitate al 20 per cento: 15 punti in meno in un anno. La stessa ricerca documenta tuttavia che alle elezioni politiche il Partito Democratico ha riconquistato in pochi mesi tutti e 15 i punti persi nel 2007, tornando a quella quota 35 che fa del nostro un partito votato da una percentuale di cattolici praticanti simile se non superiore a quella che ottiene nell'elettorato nel suo insieme. La curva del consenso al PD tra i cattolici praticanti traccia una sorta di "V": un segmento in forte discesa tra il 2006 e il 2007 e uno in ripida salita dall'estate del 2007 alle elezioni del 2008. Lo stesso andamento ha avuto in buona sostanza la curva dei consensi complessivi al PD. In un contesto segnato dal fallimento politico dell'Unione e dalla conseguente, traumatica interruzione della legislatura, abbiamo raccolto 12 milioni di voti, un elettore su tre, un risultato sia in percentuale che in cifra assoluta migliore di quello dell'Ulivo nel 2006 e di gran lunga superiore alla somma di Ds e Margherita. E' questa la seconda faccia del voto del 13 e 14 aprile: una faccia che non nasconde né attenua la prima, quella della sconfitta, ma ci consente di affrontare il nuovo scenario politico "a partire dal PD" e non, come pure poteva accadere se si fosse confermato il trend del 2007, "senza il PD". Se non avessimo introdotto e perfino enfatizzato una forte discontinuità tra il PD e l'Unione, se non avessimo invece ripreso lo spirito dell'Ulivo, che nasceva come aggregazione delle forze riformiste, nella migliore delle ipotesi avremmo subito la stessa sconfitta, sul terreno della competizione per il governo, ma non avremmo salvato il progetto e la forza del Partito Democratico. Voglio essere chiaro su questo punto: per me l'Unione nascondeva una contraddizione con l'idea originaria dell'Ulivo. Per me il Partito Democratico è l'Ulivo del '96 che si è fatto finalmente partito. Se non avessimo scelto la discontinuità oggi, di fronte al governo Berlusconi, non ci sarebbe il più grande partito riformista della storia italiana ma un disordinato campo di forze, senza un progetto, una strategia, una leadership. Non ci sarebbe, cosa della quale dovremmo tutti avere più consapevolezza e anche più orgoglio, una forza elettorale all'altezza degli altri grandi partiti riformisti europei. I Laburisti inglesi, con la guida di Tony Blair, hanno vinto le elezioni per tre volte consecutive, l'ultima nel 2005, con il 35,3% dei voti. Nello stesso anno i socialdemocratici tedeschi hanno registrato il 34,2% dei consensi, ed è su quella base che ora governano insieme alla Cdu nella Grosse Koalition. I socialisti spagnoli hanno vinto le elezioni nel 2004 col 42,6% e nel 2008 col 43,6%. Quando qualche anno prima, nel 2000, le persero con il 34,4% evidentemente non si scoraggiarono, da lì ripartirono per la rivincita, insieme a Luis Zapatero. E' vero: una parte del risultato positivo del Partito Democratico è il frutto della dimostrata capacità di attrazione di elettori che nel 2006 avevano votato per Rifondazione o le altre forze che hanno poi dato vita alla Sinistra Arcobaleno. Ma non si tratta, a ben guardare, di un gioco a somma zero, di una mera partita di giro: si tratta della dimostrazione, politicamente assai rilevante, che per molti elettori di sinistra, al contrario di una parte dei gruppi dirigenti di quei partiti, la politica non può mettere tra parentesi la questione del governo e ridursi ad un esercizio di rappresentazione identitaria. E invece si legge nel documento proposto da Claudio Fava alla riflessione di Sinistra Democratica: "Siamo stati puniti per gli esiti deludenti dell'azione del governo Prodi". Parole simili riecheggiano nel dibattito interno a Rifondazione comunista e alle altre forze che avevano dato vita alla Sinistra Arcobaleno. Noi pensiamo, al contrario, che il governo Prodi abbia realizzato risultati straordinari per il Paese: dal risanamento finanziario, riassunto nella revoca, da parte della Commissione europea, della procedura di infrazione del patto di stabilità, avviata contro l'Italia dopo il fallimento della politica economica di Tremonti; alla politica estera e di difesa, con l'accresciuto prestigio dell'Italia nel mondo. Il problema del governo Prodi, il fattore che ne ha minato alle fondamenta la credibilità, è stato il carattere frammentario e rissoso della coalizione dell'Unione: è stata l'Unione a indebolire il governo e non il governo a deludere gli elettori dell'Unione. Un chiarimento su questo punto è indispensabile, non per puntiglio storico, ma per ragionare sul futuro. Le forze che avevano dato vita alla Sinistra Arcobaleno sono ora alle prese con una riflessione e un dibattito interno che rispettiamo e al quale guardiamo con attenzione e interesse. Ci auguriamo, lo dico con la franchezza che credo possiamo permetterci, in ragione di una lunga amicizia con molti tra i loro dirigenti e militanti, che queste forze lascino alle loro spalle l'idea di altri tempi del "partito di lotta e di governo". Quando si sta al governo si governa. E l'unica lotta che è ammissibile - e anzi augurabile - è quella contro i problemi del Paese. In ogni caso, non si lotta contro il governo del quale si fa parte. I risultati elettorali dei quartieri o dei distretti industriali sono lì a dimostrare che è proprio tra gli operai che il divorzio della Sinistra Arcobaleno col governo ha incontrato il rifiuto più netto. Divorziando, per la seconda volta, dal governo, i gruppi dirigenti dei partiti della Sinistra Arcobaleno hanno finito per divorziare dalla parte prevalente del loro stesso elettorato, che ha disertato le urne o ha votato il PD, pur tra dubbi e riserve, proprio per la credibilità della proposta di governo che noi abbiamo saputo mettere in campo. Questa è stata la nostra principale risorsa, il messaggio che ha salvato il Partito Democratico, riconsegnandogli intatta ed anzi accresciuta la sua forza e suscitando attenzione e interesse in aree della società italiana che pur non avendoci votato, per la prima volta non hanno escluso di poterlo fare in futuro. E' stata quella che abbiamo chiamato la scelta di "andare liberi": liberi di parlare al Paese il linguaggio della verità, liberi di guardare in faccia, in modo laico, cioè non filtrato dall'ideologia o dal moralismo, i problemi reali degli italiani e di sforzarci di produrre risposte credibili e convincenti. La libertà non è, non è mai stata, nella nostra visione, né narcisistica ricerca della solitudine, né arrogante presunzione di autosufficienza. E' stata, questo sì, un capovolgimento strategico del rapporto che lega la costruzione delle alleanze con la definizione del programma di governo. Per quindici anni, il bipolarismo italiano si è strutturato attorno al primato delle alleanze, le più ampie, sterminate, eterogenee possibile, fondate e tenute assieme non da una comune visione del futuro del Paese, ma dal solo obiettivo di battere l'avversario. Col risultato che le contraddizioni nascoste nella fase di costruzione dell'alleanza, finivano per esplodere nel pieno dell'azione di governo, seminando sconcerto e delusione tra gli elettori e ponendo le condizioni per la inevitabile sconfitta successiva. C'è stata una sola eccezione, in questa lunga e ininterrotta teoria di coalizioni fragili e di governi precari: il governo dell'Ulivo, quello che con Prodi portò l'Italia nell'Euro, il governo che raggiunse vette storiche di popolarità nel pieno di una delle più pesanti manovre di risanamento finanziario della storia repubblicana. Non a caso, la caduta di quel governo suscitò nel Paese sconcerto, rabbia e perfino dolore autentico. E non a caso, da quel sentiero interrotto, prese origine il "mito" dell'Ulivo: il sogno di fare di quella che è sempre stata qualcosa di più di una semplice coalizione, un soggetto politico nuovo, una casa comune per tutti i riformisti, in definitiva un grande Partito Democratico. E proprio perché è dalla straordinaria esperienza dell'Ulivo che il PD deriva la sua radice più profonda e più importante, torno a chiedere a Romano Prodi, davanti e insieme a tutti voi, di restare presidente di questa grande assemblea del popolo dei democratici. La nascita del PD ha introdotto una discontinuità sostanziale. Abbiamo utilizzato una legge elettorale pessima, inventata per esasperare la frammentazione nell'ambito di coalizioni eterogenee, per semplificare drasticamente il sistema politico italiano e porre così almeno le premesse per una riforma compiuta: della legge elettorale, dei regolamenti parlamentari, di alcune circoscritte norme costituzionali. Una riforma - su questo voglio essere molto chiaro - che deve aiutarci ad andare avanti, nella costruzione di un bipolarismo incardinato su grandi partiti a vocazione maggioritaria, che assicurino competizione trasparente tra alleanze e proposte di governo alternative, stabilità degli esecutivi e coesione delle maggioranze politiche. Abbiamo introdotto questo elemento di dinamismo all'interno di un sistema politico in avanzata crisi di efficienza e di credibilità perché abbiamo scelto unilateralmente di presentarci alle elezioni, capovolgendo la gerarchia tra coalizione e programma. Abbiamo detto mai più coalizioni che si compongono solo per battere l'avversario e a questo obiettivo sacrificano la chiarezza e la credibilità del programma di governo. Una scelta che ha avuto ed ha per noi il valore di una scelta strategica. Dirò di più: di un principio costitutivo del partito nuovo che abbiamo messo in campo. Ho avuto modo di definirla, una volta, una scelta "anti-machiavellica": per noi la politica non esaurisce il suo significato nella lotta per la conquista e la conservazione del potere. Questa è semmai la sua dimensione tecnica, che Machiavelli ha insegnato a non trascurare. Ma il significato della politica, il suo valore umano, il suo spessore etico, sta nel mettere insieme le idee e le forze, in un unico, inscindibile sistema, volto ad intervenire nella storia umana, per ridurre la peraltro mai compiutamente eliminabile presenza in essa del male, del dolore, della violenza, dell'ingiustizia, della sopraffazione. E a piegarne umanisticamente il corso verso mete, certo parziali e mai irreversibili, di pace, di libertà, di giustizia, di sviluppo, di moltiplicazione delle opportunità per il maggior numero di esseri umani, di diritti civili riconosciuti ad ognuno, dentro società che considerino le differenze una ricchezza, rispettino le scelte di ognuno e si oppongano a qualunque forma di discriminazione e di intolleranza. Questo per noi è governare: non è solo ben amministrare l'esistente, tanto meno solo occupare il potere in una gara insensata tra competitori tra loro pressoché identici. Governare per noi democratici è riformare, dare nuova forma, per quanto possibile, alle cose, ai processi storici, ai rapporti di forza e di potere tra gli uomini. Vorremmo, vogliamo, non essere da soli in questa impresa. L'impresa di dare nuova forma all'Italia, di farla uscire, in avanti e non all'indietro, dalle contraddizioni storiche che da troppo tempo ne ostacolano la crescita e lo sviluppo. Per questo noi abbiamo ed avremo una politica delle alleanze. Che tuttavia non potrà più essere coniugata nei modi tradizionali. Non solo perché le alleanze possono risultare solide solo se si costruiscono sulla base del programma di governo e non viceversa. Ma anche perché la garanzia della realizzazione del programma può venire solo dalla presenza di una grande forza riformatrice che sia il baricentro dell'alleanza. Quella grande forza riformatrice che oggi finalmente, per la prima volta, l'Italia ha. E' in questa prospettiva che guardiamo con attenzione e rispetto a ciò che avviene alla nostra sinistra, così come siamo interessati al dialogo con l'Udc e con i Socialisti. Voglio qui rassicurare Pierferdinando Casini: noi riconosciamo il ruolo dell'Udc e abbiamo apprezzato il coraggio col quale ha saputo difendere la sua autonomia, anche se questa si sarebbe certo dispiegata con più successo se non si fosse aspettato l'ultimo momento e la decisione di Berlusconi di porre fine alla Casa della Libertà. Noi auspichiamo di poter lavorare insieme non solo per coordinare le opposizioni in Parlamento, ma anche per affermare non un bipartitismo, ma un nuovo bipolarismo fondato su chiare alleanze per il governo e non più, come la stessa Udc ha tante volte denunciato, su coalizioni tenute insieme solo dalla logica del nemico comune. A Riccardo Nencini, ai socialisti italiani, voglio dire che noi rispettiamo l'autonomia che essi rivendicano e pensiamo che sia non solo interesse, ma valore comune, creare le condizioni per ritrovarci. Ma questo potrà avvenire solo apprezzando reciprocamente l'identità di ognuno e con l'intelligente umiltà di sapere che il riformismo ha nell'unità e nella forza le ragioni della sua grandezza. E comunque: sia che si tratti di intese locali che di un confronto sulla politica nazionale, quel che conta sono per noi i contenuti programmatici, che devono risultare, agli occhi di un Paese sempre più critico ed esigente, come una credibile e convincente proposta di governo. Questa linea politica si basa su un presupposto teorico che può apparire ambizioso e tutt'altro che autoevidente. E' il presupposto che si possano, con l'azione politica e la proposta programmatica, modificare i rapporti di forza, non solo e non tanto tra le forze politiche, ma nel Paese. Che si possa, in altri termini, contendere al centrodestra la maggioranza dell'elettorato, spostando con la nostra iniziativa orientamenti profondi della società italiana. Le prime ricerche, i primi approfondimenti sulla struttura del voto del 13 e 14 aprile scorsi, ci dicono quanto il PD rischi di trovarsi rinchiuso negli stessi, per noi oggi troppo angusti e comunque minoritari, confini storici della sinistra italiana. E' sempre un errore, un grave errore, sottovalutare la forza delle tendenze storiche di lungo periodo. E tuttavia, non possiamo non dirci che il Partito Democratico nasce proprio sulla base dell'ambizione di correggere, di deviare almeno in parte, la tendenza all'eterno ritorno dell'identico della politica italiana. Se noi ci rassegnassimo all'idea che la società italiana è strutturalmente orientata a destra e che questa propensione quasi "naturale" può essere solo episodicamente aggirata, attraverso il gioco tattico della scomposizione e ricomposizione di alleanze sempre precarie perché eterogenee, verrebbe da domandarsi perché abbiamo voluto e siamo riusciti a dar vita ad un partito che reca nel suo dna la cifra dell'innovazione storico-politica. Se abbiamo dato vita al PD è perché abbiamo avvertito tutta l'insufficienza delle tradizioni riformiste e riformatrici del Novecento. E abbiamo compreso che il nostro obiettivo non poteva essere solo quello di mettere insieme pensieri ormai palesemente inadeguati a comprendere e a parlare con un mondo nuovo, con una nuova società. Ma doveva essere quello di metterci insieme alla ricerca di nuovi alfabeti e di nuovi paradigmi, a confronto con gli inediti problemi del nuovo secolo. segue a pagina 18.

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Il mito religioso ha sconfitto la politica (sezione: Laici e chierici)

( da "Unita, L'" del 21-06-2008)

Argomenti: Laicita'

Stai consultando l'edizione del "Il mito religioso ha sconfitto la politica" di Bruno Gravagnuolo D iscutere con Emilio Gentile è sempre arduo e appassionante. Storico di fama internazionale, molisano, 62 anni è studioso "tosto" e dai saldi convincimenti. Maturati alla scuola metodologica di Renzo De Felice (del quale però non si considera allievo). E tra i suoi chiodi fissi, in questi decenni, ve ne è uno in particolare: la natura "totalitaria" del fascismo. Sostenuta contro le "sdrammatizzazioni" all'italiana del regime. E anche contro il giudizio di Hannah Arendt, che del fascismo faceva un regime "autoritario", forse e solo dopo il 1938 con tratti totalitari. In questi giorni esce un nuovo libro di Gentile, in sintonia con questa discussione: La via italiana al totalitarismo (Carocci, pp. 414, Euro 26,50). Con saggi editi e inediti, che corrispondono all'intero percorso "post-defeliciano" dello storico. E nel quale ricordiamo per Laterza libri come La Grande Italia, il mito della nazione; Fascismo, storia e interpretazione; La democrazia di Dio, sugli Usa neocon; e il più recente Fascismo di pietra. La raccolta per Carocci è l'occasione giusta per riaffrontare la questione "totalitaria. Per verificare quanto il totalitarismo (metodo o sistema?) sia lontano. O se invece sopravviva in qualche forma, dove e fino a che punto. Professore da anni lei insiste sul carattere "totalitario" del fascismo. Se quel regime sia stato totalitario o meno, potrebbe apparire questione accademica. Perché è ancora importante venire in chiaro su questo punto? "Quello del totalitarismo è problema decisivo per capire il 900 e la società di massa. Assieme ai rischi totalitari che in tale società allignano, e che minacciano le democrazie parlamentari. Per di più il tema è stato individuato in Italia dalla cultura antifascista. Prima ancora del regime a partito unico. E con la denuncia e l'individuazione di un certo metodo politico, al di là dei proclami e dell'ideologia fasciste. Metodo specifico di conquista e di gestione del potere politico, nei pochi anni che vanno dalla nascita del Pnf alla soppressione totale delle libertà". Ma il totalitarismo è una specifica possibilità insita nella democrazia parlamentare, oppure riguarda in generale gli sconvolgimenti mondiali del 900? "Non faccio una teoria, una tipizzazione. Traccio un bilancio della situazione nei primi decenni del secolo trascorso. Ebbene, a differenza che in Russia, in Europa all'indomani della prima guerra mondiale, veniva proclamato il trionfo della democrazia parlamentare. Come mai dunque, nell'Italia democratica, era sorta la novità fascista? Da Amendola, Sturzo, Salvatorelli e Basso proviene in quegli anni l'indicazione a studiare un inedito fattore di organizzazione delle masse. Basato non più sulla razionalità, ma sul "mito", peculiarità che il fascismo detiene in modo assoluto. Poiché, a differenza degli altri movimenti politici - non privi di elementi mitologici - il fascismo si richiamava espressamente al mito, e al suo ruolo rigeneratore. Contro la ragione e in nome della forza, oltre che del mito". Concezione nichilistica del mito quasi come gioco? "Non nichilistica, visto che il fascismo si concepiva in positivo come movimento di rigenerazione, in un'Europa giudicata decadente e corrotta a causa della democrazia, del liberalismo e del socialismo. Nel fascismo c'è un'affermazione contro qualcosa di negativo". Il nichilismo può essere affermativo e culminare nell'adesione al mito arbitrariamente proclamato... "Certo, chi afferma il mito finisce col crederci. Col credere nella potenza, nell'Impero e nella rigenerazione totale. I fascisti sono gli eredi di tutta la cultura irrazionalitica di fine 800. E pertanto accusano la democrazia di essere immorale, fintamente razionale, a fronte dell'intima verità vitalistica e irrazionale dell'essere umano. E qui il ruolo decisivo di un certo Nietzsche, che finisce con l'ispirare una sorta di brutale realismo della forza istintiva e creatrice. Insomma, un realismo che "smaschera" l'umanesimo razionalista e le sue giustificazioni morali". Realismo, smascheramento, volontarismo. Qual è allora la differenza col bolscevismo leninista? "Differenza di fondo. Perché il bolscevismo, benché fortemente caricato di mito, continua a concepirsi sulla base di una concezione "scientifica". Che attribuisce all'uomo, in quanto essere sociale, il carattere della razionalità. Da un parte c'è chi fa leva sul mito, come ingrediente irrinunciabile dell'umanità. Dall'altra, chi invece critica la "falsa coscienza" delle mitologie. In base alla scientificità marxista, in grado di oltrepassarle. E su questo c'è una continuità tra illuminismo, liberalismo e comunismo". Abbiamo evocato il discrimine. Ma quali sono le analogie totalitarie tra fascismo e comunismo? "E qui torniamo al totalitarismo. A parte le differenze di contenuto sociale e culturale, quel che è importante sottolineare sono le analogie di metodo. Ed è di "metodo totalitario" che occorre parlare, non già di regimi totalitari. Il totalitarismo non è un modello del quale verificare di volta in volta la corrispondenza a certi contenuti. Per cui si possa dire una volta che quel regime soddisfa il modello, e un'altra volta no. Il punto non è se il fascismo, il nazismo e il comunismo si siano avvicinati alla "definizione", o fino a che soglia, se nei fatti o solo nelle intenzioni. Questo modo di ragionare ci porta fuori strada. La strada giusta è un'altra: è il totalitarismo inteso come metodo. Metodo di conquista e gestione monopolistica del potere da parte di un partito unico. Al fine di trasformare radicalmente la natura umana attraverso lo stato e la politica. E tramite l'imposizione di una concezione integralistica del mondo. Con questo identico metodo, c'è chi è proteso all'Impero e al dominio globale, ancorati ad una comunità latina mitica. Chi è volto al dominio mondiale della razza ariana e germanica. E chi infine lotta per il comunismo internazionale, e per l'estinzione dello stato". Scorge reviviscenze o eredità di questo "metodo" nel contesto del mondo contemporaneo? "Sono molto cauto nella comparazioni col presente. E nelle riattualizzazioni di un concetto - il totalitarismo - nato in un ben preciso contesto, ormai alle nostre spalle. Non si possono più immaginare partiti unici animati dalla scopo di rigenerare per intero l'uomo. Anche i residui regimi comunisti si sono infatti laicizzati. E nemmeno si può parlare di totalitarismo o di fascismo, a proposito dei regimi islamici o del fondamentalismo. Sarebbe un anacronismo. Anche perché i fondamentalismi sono religiosi. Laddove i fascismi erano secolari, e tentavano di annullare o di incorporare la religione nelle loro mitologie laiche. Al più i fondamentalismi hanno rubato qualcosa ai totalitarismi, utilizzandone certe tecniche, ma pur sempre in un registro religioso. Le democrazie dal loro canto sono vaccinate, e difficilmente potrebbero ripiombare in dinamiche totalitarie. Il nuovo rischio semmai è costituito da due fattori. Il rifiuto del conflitto, tipico di una società moderna e immersa nella globalizzazione: con il contraccolpo identitario ed etnico. E poi la ricerca di mitologemi salvifici, per combattere l'insicurezza identitaria e conflittuale". A che tipo di fuga nel mito si riferisce? Mito politico, mito religioso o entrambi? "Al ritorno massiccio alla militanza religiosa. Che non è solo riscoperta dell'esperienza vissuta del divino. Bensì desiderio di riportare la società ad una unità religiosa totalizzante. Per trovare nella religiosità i fondamenti della vita civile. E ciò riguarda sia l'Europa che l'America. Secondo moduli che ripercorrono a contrario le movenze del fondamentalismo islamico". È il sogno degli atei devoti e dei "teocon" tra Europa e Usa? "Nono proprio e non solo. Specie i primi sono piuttosto dei machiavellici. Che dicono: "la religione ci serve per garantire l'ordine". Quanto ai teocon, Usa, anch'essi proclamano l'utilità politica di Dio. E solo alcuni sono credenti. Mentre invece Bush jr è un vero credente, un cristiano rinato. Ecco, proprio questa ambiguità rende molto difficile comparare i miti del passato a quelli del presente. Fascismo, comunismo e nazismo si autodefinivano in modo molto chiaro. Oggi dobbiamo parlare di "movimenti emozionali", tesi a una risacralizzazione della vita collettiva, e non di totalitarismo. La novità politica sta nel voler restituire potere sulla vita civile alle religioni tradizionali. Non già nel professare mitologie di massa secolari. E si tratta di una tendenza mondiale, non soltanto italiana o euro-americana. Basti pensare in America latina ai movimenti "nepentecos- tali", che non sono la vecchia Teologia della Liberazione di una volta, ma si propongono come alternative totali di vita. Comunitarie, e in definitiva anche politiche". PARLA EMILIO GENTILE Che cosa fu il totalitarismo e chi sono i suoi eredi? Risponde lo storico del fascismo dell'Università di Roma che pubblica una nuova raccolta di saggi dedicati all'Italia.

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Io, ebreo - venezia (sezione: Laici e chierici)

( da "Repubblica, La" del 21-06-2008)

Argomenti: Laicita'

Cultura IO, EBREO Intervista/ Esce l'autobiografia di Amos Luzzatto con la bibbia dentro il pci di sinistra Guardato con sospetto perché comunista, ha combattuto contro i pregiudizi del suo partito A 80 anni racconta le sue battaglie, e la notte insonne prima del viaggio con Fini in Israele "Mio padre fu manganellato dai fascisti negli anni Venti, ben prima delle leggi razziali" "Quando vado in Israele, dopo tre giorni sogno in ebraico. Ma lì non mi ritrovo più" VENEZIA "Ebreo di sinistra, così mi sono sempre definito. In pochi capivano cosa volesse dire, a 80 anni spero d'averglielo spiegato". Nella bella casa veneziana di Campo di Lana, Amos Luzzatto ti accoglie con quella sua caratteristica parlata che ne restituisce un miscuglio di origini e tradizioni, mai romanesca - nonostante l'infanzia nella capitale - a tratti veneta, per lo più triestina a causa della nonna Emma Curiel. I figli fanno amorevolmente notare la cadenza "yeke" se parla ebraico, e una sintassi ricercata che pochi israeliani oggi saprebbero utilizzare. "Un comunista che parla ebraico? Per alcuni, un'assurdità. In Israele c'è ancora chi se ne stupisce". "Memorie di un ebreo di sinistra" è anche il sottotitolo dell'autobiografia scritta per l'ottantesimo compleanno, Conta e racconta, avventurosa cavalcata attraverso illusioni e tragedie del secolo breve e di quello successivo (Mursia, pagg. 272, euro 17: sarà presentata lunedì a Milano allo spazio Oberdan, insieme a un numero speciale della rivista Keshet, da Ferruccio de Bortoli, Piero Fassino, Giulio Giorello e Salvatore Natoli). Chirurgo per passione, profondo conoscitore della Bibbia e della letteratura rabbinica, Luzzatto è stato interprete di un ebraismo insieme classico e moderno, religioso e laico, israeliano e diasporico, umanistico e scientifico, una sorta di "Maimonide" lo definisce l'amico-gemello Paolo De Benedetti, "guida dei perplessi" tra ebrei e non ebrei. Ha condotto le comunità ebraiche tra il 1998 e il 2005, in anni di transizione assai impervi - la nuova destra postfscista a Palazzo Chigi, le guerre tra Islam e Occidente, le gravi minacce su Israele - "trovare una linea comune m'è costato sforzi bestiali, anche un infartino", aggiunge con una luce di bonomia nello sguardo. La presidenza arrivò a sorpresa, "nessuno se l'aspettava, tanto meno io". Confessa d'aver sofferto di solitudine, "a parte l'affetto di alcuni collaboratori, non ho avvertito un grande seguito". Ma forse le decisioni più difficili, aggiunge, si prendono sempre da soli. Ad Amos, figlio d'un socialista manganellato negli anni Venti dalle camicie nere, un antifascista finito in ospedale psichiatrico, è toccato in sorte di rappresentare gli ebrei italiani quando l'allora premier Berlusconi definì il confino di Mussolini una vacanza di lusso. "Tra noi ci fu un incontro imbarazzante. Io gli parlavo della durezza del regime, di mio padre sorvegliato dalla polizia, del suo epilogo tragico, e lui mi guardava soave e ignaro, di tanto in tanto una carezza sulla mia mano. Come se non capisse, non volesse capire". Sempre ad Amos, cacciato a dieci anni dalle scuole italiane, apostrofato come "giudeo" per strada, cresciuto col complesso del "mignolo ricurvo" ("secondo un'amica di famiglia era una caratteristica della razza, avrei passato molto tempo ad esplorare i mignoli ariani"), a lui costretto nel 1939 a emigrare con la madre e i nonni Lattes in Palestina, è spettato l'arduo compito di accompagnare il postfascista Gianfranco Fini nella sua storica visita allo Yad Vashem di Gerusalemme. "è stata una delle scelte più laceranti, un dramma personale. La notte prima del nostro incontro non ho chiuso occhio. All'alba conclusi che, se Fini avesse riconosciuto i crimini della sua famiglia politica, il mio viaggio non sarebbe stato inutile. Così fu. Ma quante malignità e fantasie su quel viaggio". Rivela per la prima volta che, prima del colloquio pubblico in Israele, volle incontrare privatamente il segretario di Alleanza Nazionale. "Ricavai l'impressione di avere davanti a me un uomo dall'indiscutibile passato turbolento, ma convinto della necessità di imboccare una strada nuova. Io però non ero convinto della maturità di tutto il suo partito". Timori nel tempo rafforzati. "Fini aspira a guidare una destra democratica, ma alcune sue recenti gaffes da presidente della Camera mi lasciano perplesso. E anche il processo di revisione storica sul fascismo mi sembra incompiuto. La dittatura non è cominciata con le leggi antisemite. Il fascismo è stato razzista fin dai suoi primi passi, in quanto sciovinista e per la sua idealizzazione delle conquiste imperiali romane. Vogliamo dimenticare quel che i fascisti fecero agli sloveni? Per sottrarsi alla volontà del duce, mio padre che era professore rifiutò una cattedra a Gorizia. Le leggi contro gli ebrei sono conseguenza coerente di questa ideologia, però oggi si tende a rimuoverlo". Se è difficile essere ebreo, è ancor più difficile essere "ebreo di sinistra". Guardato con sospetto da parte della comunità, e non compreso fino in fondo dal proprio stesso partito. Quando fu eletto in Consiglio dell'Unione delle Comunità, nel 1986, arrivò una lettera di dissenso: in quanto militante del Pci, egli avrebbe potuto far la spia a un supposto comitato di ebrei comunisti. "Una follia! Quel comitato non esisteva affatto, c'era invece nella direzione del Pci una "Commissione di lavoro per le relazioni con Israele". I miei referenti erano Giorgio Napolitano e Piero Fassino. Era interesse di tutti sviluppare questa linea nel segno del confronto". Anche a sinistra i pregiudizi hanno pesato, e non poco. "A lungo è prevalso un terzomondismo globale che ha fatto parteggiare per i popoli ex coloniali, arabi compresi. In questa lettura distorta, il sionismo e Israele sono stati liquidati come nemici. Anche inconsapevolmente, talvolta l'avversione politica è scivolata nell'antisemitismo". Contro queste zavorre, Luzzatto ha lavorato con tenacia, dentro il Pci e all'interno del sindacato. Se la sinistra ora è approdata a "una interpretazione più corretta ed equilibrata" - gli riconosce pubblicamente Fassino - il merito è anche suo. Al Pci s'iscrisse nel 1946, appena diciottenne. "Un'isola felice" nella Roma sfigurata e offesa del dopoguerra. La conoscenza dell'ebraico gli permise fin da principio di collaborare all'Ufficio Esteri. "Eugenio Reale pareva molto disciplinato. Umberto Terracini mostrava più autonomia, solido come una quercia. Alle liturgie di Reale preferiva un più spiccio: "Domani ne parlo con Palmiro". Una volta venne a Roma Kalman Gelbart, anziano dirigente del partito comunista ebraico. Voleva convincere i sovietici delle buone ragioni per la costituzione di un nuovo Stato unitario. Al cospetto di Luigi Longo, lo aiutai a tradurre il suo rapporto dall'ebraico ma, quando fu ammesso nella stanza di Togliatti, da vecchi internazionalisti presero a parlare entrambi il russo. Di me non c'era più bisogno, rimasi fuori dalla porta". Un altro incontro storico con il comunismo internazionale fu a Rostov, nel 1968, dopo l'addio di Kruscev. "Dai funzionari del Pcus volevamo sapere qualcosa di più sulle "dimissioni" del segretario generale, ma le nostre domande caddero nel gelo. "Compagni, noi abbiamo fiducia negli organismi dirigenziali del nostro partito?"". Dall'ortodossia comunista Luzzatto è come immunizzato, cresciuto in quella palestra cosmopolita che fu la Palestina ebraica tra gli anni Trenta e Quaranta. "Dissero che eravamo quattro gatti, illusi e velleitari. Per me fu una stagione magica". Tra i suoi maestri Leibowitz e Martin Buber, naturalmente Dante Lattes, il celebre biblista che fu per lui nonno-papà, avendolo cresciuto in assenza del padre rinchiuso in ospedale. "Erano tutti studiosi di prim'ordine, profughi dalla Germania, dall'Austria, dall'Italia, dalla Germania, dall'Europa dell'Est. M'insegnarono soprattutto a rompere con la barriera dell'italianità. Là ho imparato a guardare oltre frontiera" Oggi il rapporto con Israele è più culturale che politico, affidato alla conoscenza di tradizioni e lingua. "Non voglio sentir dire: "sono d'accordo con il governo israeliano senza se e senza ma". Voglio sentir dire: "Israele esporta un'identità in cui mi riconosco". Mi hanno accusato di eccesso di tepore, ma sono stato l'unico presidente ad aver tenuto a Gerusalemme un consiglio delle comunità ebraiche italiane". Quando va in Israele, dopo tre giorni sogna in ebraico, "e tuttavia non vedo il clima nel quale saprei ritrovarmi, tra Gerusalemme sempre più incline all'ortodossia e Tel Aviv sempre più copia degli Stati Uniti". Ebreo di sinistra, è una vita che cerca di spiegare il perché. "Ma non è poi tanto difficile capire. Le istanze egualitarie e di giustizia le ho ricavate proprio dalla cultura ebraica. La Bibbia ne è ricca, basta cercarle".

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Villa Palmizi rimane scuola (sezione: Laici e chierici)

( da "Stampa, La" del 21-06-2008)

Argomenti: Laicita'

BORDIGHERA TRA I SUOI ALUNNI ESTIVI DEL PASSATO ANCHE IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO SILVIO BERLUSCONI Villa Palmizi rimane scuola [FIRMA]DANIELA BORGHI BORDIGHERA Tra i suoi ex alunni estivi più prestigiosi si annovera anche il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, negli anni della sua infanzia. Ospite, a Bordighera, di una zia suora. Villa palmizi, ex Villa Moreno, è stata riportata all'antico splendore. In questi giorni la facciata a Sud della scuola sta tornando all'antico splendore. Un minuzioso lavoro di recupero ha portato alla luce parte dei vecchi decori e con l'attenta direzione dell'architetto Andrea Folli, in collaborazione con la Sovrintendenza alle Belle arti. Dalla prossima settimana alunni e genitori potranno godere di una particolare vista in un ambiente protetto. L'istituto è riuscito ad evitare la prospettata chiusura, dettata dal deficit economico sempre più pesante a causa dello scarso numero di alunni e la crescita del personale laico, per compensare il basso numero di suore. Ed ora cerca nuovi iscritti, per la scuola estiva e per l'anno scolastico. In questa situazione di emergenza si è formato un gruppo di lavoro composto da tre genitori: Gisella Merello, Aristide Blancardi e Massimiliano Bassi che sono andati a Roma, nella sede della congregazione per esporre un programma di interventi da effettuarsi a breve e medio termine. Hanno ottenuto mandato dalla Madre generale per effettuare e organizzare tutti quegli interventi che possono dare una immagine di scuola al passo con i tempi. Il gruppo di lavoro, insieme alla superiora suor Floridia, alla direttrice suor Luigia, alla preside Cinzia Re e a tutto il corpo insegnante, si è dato subito da fare. Questi gli interventi in corso: ripristino totale della facciata Sud, anche perchè in parte pericolante, rifacimento del campo polifunzionale, per creare nuove superfici in resina, per pallavolo, minibasket, calcetto. Torna anche la scuola estiva, alla seconda edizione, diretta dal professore Andrea Casellato, che usufruirà della spiaggia in concessione all'istituto. Tra le varie attività: giochi acquatici, kajak, minibasket, calcetto, compiti delle vacanze, baby dance, laboratorio di costruzione. Previsti anche corsi extrascolastici: informatica, coro, minibasket e la scuola rock. Il gruppo Banda Bassotti, dopo il successo del mini concerto in occasione delle festività di Sant'Ampelio, è stato invitato in alcune piazze della zona. Spiegano i genitori: "Abbiamo intrapreso anche una collaborazione con il Bordighera calcio nella persona di Francesco Lapa, ex calciatore di serie A, e tutti i sabato mattina, nel campetto sintetico delle Due Strade, i bimbi impareranno a dare i primi calci.

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Sulfurei autori cechi nel catalogo della Bella Poldi (sezione: Laici e chierici)

( da "Manifesto, Il" del 21-06-2008)

Argomenti: Laicita'

EDITORIA Sulfurei autori cechi nel catalogo della Bella Poldi Claudio Canal Nell'attuale panorama editoriale italiano, brutalmente appiattito da processi di crescente concentrazione in tutti i segmenti del settore, si assiste a un proliferare di case editrici piccole e piccolissime, sorte sulla base di scelte culturali precise più che su rigide analisi di mercato. Alcune sono nanoeditrici che, come le nanotecnologie, seguono le logiche della fisica quantistica intrufolandosi arditamente nelle pieghe inaspettate dei saperi e dell'immaginario del pubblico lettore. La Poldi Libri spiazza fin dal nome che, a una prima vaga assonanza, potrebbe suggerire paesaggi olandesi. (Né migliora la situazione la località dove ha sede la casa editrice, Porto Valtravaglia, che cuce insieme in un apparente ossimoro un porto e una valle. Consultato l'atlante si svela l'inganno: trattasi di paese sul Lago Maggiore con valle annessa). Bisogna essere ferrati "pragomani" per riconoscere nel marchio editoriale il poemetto La bella Poldi del grande scrittore ceco Bohumil Hrabal, dove la bella non è una affascinante ragazza, bensì una meno seducente acciaieria. Infatti Poldi Libri (www.poldilibri.it) si dedica al vasto e profondo serbatoio della cultura ceca, assai poco esplorato in Italia. Ne è un esempio uno dei primi volumi proposti, double face fin dal titolo: Richard Weiner, Assemblea generale, Jakub Deml, La luce dimenticata. Due scrittori che Sergio Corduas traduce per la prima volta in italiano. Due testi che, insieme o separati, restituiscono una idea di letteratura come campo minato da attraversare con i sensi ben svegli, sorta di zigzag mentale ad alta frequenza. Richard Weiner (1884-1937) è uno dei principali scrittori cechi del secolo scorso. Karel Capek nel necrologio lo aveva definito "uomo del dolore" per le perduranti tensioni che segnarono la sua vita. In Assemblea generale il carattere dodecafonico della sua scrittura è palese. Le vicende di una Lega Antialcolica di una qualunque cittadina boema sono narrate con inattesi ritorni periodici di frasi, secondo una frammentazione del discorso che non rappresenta la crisi del linguaggio tanto in voga allora, quanto piuttosto lo svaporamento di una realtà unica, accessibile e lineare. La piena ironia dello stile ha la funzione di una teologia negativa che racconta come la realtà, la banale realtà di tutti i giorni, sia irreperibile, nonostante le apparenze. Una letteratura che non fa presa sulla realtà perché è quest'ultima a non aderire a se stessa. L'altro ospite di questo smilzo libro è un prete cattolico, un anarchico mistico che ha messo in agitazione la chiesa cattolica e quella comunista: Jakub Deml (1878-1961). Come scrive Corduas nella preziosa postfazione "è una scrittura carnale, questa del prete narcisista, ricca e prorompente" . Una scrittura che fa pensare a un Céline boemo: "...perché io credo nella vita eterna e so che tutte le cosce risorgeranno dalla tomba e tra loro anche due cosce che desideravo baciare, e Dio me le assegnerà, perché è giusto e la mia eterna beatitudine consisterà nel fatto che mi sarà consentito per i secoli di baciare queste due cosce, proprio in alto, proprio alle radici, perché sono poeta e prete cattolico e uomo maledetto". Anche per Deml la realtà è una trappola e la lingua per esprimerla non può immaginarsi discordante: "Il mondo - non a caso dice un personaggio di La luce dimenticata - è nascosto dietro il mondo".

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Un moderato naufragio per il Secolo dei Lumi (sezione: Laici e chierici)

( da "Manifesto, Il" del 21-06-2008)

Argomenti: Laicita'

FILOSOFIA Un saggio sui destini dell'illuminismo nell'era della globalizzazione Un moderato naufragio per il Secolo dei Lumi L'era dei diritti globali coincide con il predominio della sfera economica e con l'esportazione della democrazia con le armi. Il pensiero filosofico deve dunque intraprendere un percorso di ricerca per comprendere una realtà ancora inedita dove le promesse di libertà sono ridotte a strumento di legittimazione del dominio dell'Occidente nel mondo Federico Leoni LIBRI GLI ATTREZZI DEL FILOSOFO DI RINO GENOVESE , MANIFESTOLIBRI, PP. 232, EURO 20 Federico Leoni Il libro che Rino Genovese ha dato alle stampe col titolo Gli attrezzi del filosofo è un libro sul destino dell'illuminismo. Dell'illuminismo come progetto filosofico-politico, come motore della storia non solo moderna ma contemporanea, come matrice antropologica di quell'essere umano che siamo noi occidentali. Matrice in crisi, perché l'orizzonte dei diritti non ci ha liberati, bensì asserviti; perché la libertà di comunicazione non ha dato voce ai conflitti in corso, bensì li ha uniformati nella chiacchiera in cui ciascuno ha le sue ragioni e dunque i suoi torti, il forte come il debole, il ricco come il povero. Perché, infine, la logica della rappresentazione democratica del confronto sociale non ha affrontato tensioni e disuguaglianze, bensì le ha neutralizzate in un gioco delle parti sempre più estrinseco e ineffettuale. Tutti noi siamo promessi alla terra dei diritti, e certo è meglio che un bambino abbia il diritto di studiare piuttosto che la certezza di finire in mano a un mercante di schiavi. Eppure la logica dei diritti non dà, ai pochi fortunati e ai tanti aspiranti di ogni parte del mondo, altro che la possibilità di diventare uno spettatore televisivo e un compratore di automobili, un docile produttore di nulla e un allegro consumatore di nulla. È un fallimento, e in questo caso che fare? È una realizzazione, e in questo caso sarà bene accontentarsi di quel che di buono ne può venire? Soprattutto, dove si colloca questa domanda sul fallimento o sulla realizzazione dell'illuminismo? È questa terza domanda che caratterizza della riflessione di Genovese, e del suo modo di intendere la filosofia, o come preferisce dire la teoria. Per un verso infatti una domanda simile segna la fine del progetto illuministico. L'uomo dei diritti è giunto in porto, ma il porto è quello sbagliato. Il diritto all'uguaglianza è diventato un dovere di uguaglianza: questo colonialismo dal volto umano, questa sistematica esportazione del libero mercato a colpi di bombe non sono poi così estranei al progetto riformistico e nobilmente umanistico della globalizzazione dei diritti "dell'uomo e del cittadino". Per altro verso la domanda è tutt'altro che estranea all'illuminismo, se l'illuminismo è il progetto di un'incessante messa in questione di ogni figura dell'umano e di ogni progetto politico, sociale, economico. Non sarebbe però azzardato porre l'itinerario di Genovese sotto il segno di Nietzsche, che occhieggia in ciascuno dei passaggi chiave della sua proposta teorica. È infatti una tesi nietzscheana, ricorrente negli Attrezzi del filosofo, che il fenomeno centrale di ogni esperienza umana sia l'evento di un punto di vista; che la teoria stessa sia non tanto la fondazione di un sistema di verità, ma la messa in opera di un punto di vista sulla verità; che l'uomo occidentale, autocosciente, utilitarista, edonisticamente individualista, sia non tanto un universale quanto un particolare, la cui particolarità sta esattamente in questo suo pensarsi e realizzarsi "globalmente" come universale; che la realtà umana sia conflitto di punti di vista non destinato a democratica riconciliazione ma a incessante ristrutturazione e dislocazione del dissidio; che l'illuminismo sia, appunto, mito di un'umanità razionale e universale, ma anche e insieme messa in questione di ogni mito. Di qui l'intero itinerario che Genovese percorre, sollevando con crescente radicalità questo gioco di specchi. Come abitare dunque l'eredità illuministica, ovvero come pensare l'Occidente senza agirne meccanicamente i tic, gli automatismi politici, le cieche necessità economiche? Difficile dar conto di un percorso tanto ricco. Se ne possono indicare però alcuni snodi centrali: una acuta e puntuale critica della dottrina habermasiana del riconoscimento e dell'agire comunicativo; un efficace smontaggio dell'ermeneutica di Hans-Georg Gadamer e del suo ideale di fusione degli orizzonti; una pungente messa in questione della sua "teoria della giustizia" di John Rawls. Di qui, anche, la domanda che Genovese ha il merito e la forza di sollevare lungo tutto il percorso di questi venti saggi, che rendono conto di un quindicennio circa di interventi pubblici in bilico tra l'attualità sociopolitica e la riflessione teorica. Come pensare, allora, una politica dell'emancipazione quando tutti gli strumenti dell'emancipazione hanno dato prova di una curiosa inclinazione a realizzare il contrario? Come immaginare un progetto progressista che non precipiti istantaneamente e necessariamente nell'amministrazione (appena temperata) dell'esistente? Come immaginare un modello di riconoscimento che non segua né lo schema dell'abbandono dei più deboli al loro destino di debolezza né quello dell'annessione (ideologicamente rischioso e storicamente infondato, se è vero, come propone Genovese, che non si dà oggi vera e propria globalizzazione, ma più esattamente ibridazione, compromesso localmente definito e circoscritto, "creolizzazione")? Nel complesso è un libro che tratteggia una sistematica decostruzione della tela di fondo entro cui si è mosso tutto il pensiero progressista - italiano, europeo, statunitense - degli ultimi venticinque anni. E se da un certo punto di vista questi "attrezzi" aiutano a riflettere su un passaggio in ogni senso epocale dell'eredità culturale moderno-contemporanea, da un altro punto di vista parlano con tono eloquente e inquieto a chiunque abbia a cuore la discussione che le sinistre italiane stanno faticosamente avviando in questa difficile stagione post-elettorale, interrogandosi non solo tatticamente, ma strategicamente, intorno alla propria ragione politica, sociale, filosofica.

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Vulture fra Oriente e Occidente, esperimento ante-litteram (sezione: Laici e chierici)

( da "Liberazione" del 21-06-2008)

Argomenti: Laicita'

Un racconto ambientato alla corte di Federico II che vede il mondo con prospettive "multietniche". Una terra in cui da secoli convivono pacificamente etnie e religioni diverse, quasi una specie di "esperimento" ante-litteram di integrazione globale. E una vicenda teatrale - ambientata nella prima metà del XIII secolo - che mette in scena proprio questa caratteristica di apertura: alternando testi e musiche provenienti dalla tradizione cristiana, ebraica, araba? E' "Vulture fra Oriente e Occidente: l'unione dei Popoli alla corte di Federico II", lo spettacolo scritto, diretto e interpretato da Ulderico Pesce che va in scena alle 21 all'Incompiuta di VENOSA (Pz), nel cuore del Vulture. E proprio nella zona a nord della Basilicata, attorno al Monte Vulture (1326 m.), sin dall'antichità hanno convissuto in maniera pacifica vari popoli e varie religioni. Fino all'arrivo di Federico II, nella prima metà del 1200: nell'area il sovrano realizzò il Castello di Melfi e quello di Lagopesole e riuscì a far convivere nella sua corte musulmani, cattolici, ortodossi e laici. Lo spettacolo debutta a Venosa soprattutto perché in mezzo alle rovine di epoca romana sorge l'Incompiuta, una grande cattedrale i cui lavori iniziano nel XII secolo ma che vengono sospesi misteriosamente dopo aver eretto le mura esterne e cinque colonne interne: il pubblico e gli artisti tra le alte mura e le colonne, guarderanno il cielo, dal "finito" dell'azione scenica e delle musiche eseguite dal vivo all'"infinito", dal "fisico" al "metafisico". 21/06/2008.

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Vaticano: "Bandiere arcobaleno via dalle chiese" (sezione: Laici e chierici)

( da "Giornale.it, Il" del 21-06-2008)

Argomenti: Laicita'

N. 147 del 2008-06-21 pagina 0 Vaticano: "Bandiere arcobaleno via dalle chiese" di Andrea Tornielli L'agenzia vaticana Fides spiega le origini del vessillo del movimento pacifista: "è legato alla teosofia e al relativismo. Tornate alla croce" e consiglia di eliminarlo dai luoghi sacri: "Usate la croce" Roma - Perché preti e laici cattolici usano la bandiera arcobaleno come simbolo di pace invece della croce? Non sanno che quella bandiera è collegata alla teosofia e al New Age? è netto e documentato il giudizio contenuto in un articolo pubblicato da "Fides", l'agenzia della Congregazione vaticana per l'evangelizzazione dei popoli diretta da Luca De Mata, nei confronti del vessillo, simbolo del movimento pacifista, appeso anche nelle chiese e da qualche prete pure sull'altare. "Come mai uomini di Chiesa, laici o chierici che siano - si chiede “Fides” - hanno per tutti questi anni ostentato la bandiera arcobaleno e non la croce, come simbolo di pace? Sarebbe interessante interrogare uno per uno coloro che hanno affisso sugli altari, ingressi e campanili delle chiese lo stendardo arcobaleno". L'agenzia vaticana ipotizza qualche risposta in proposito, vale a dire "la lunga litania degli eventi in cui la Chiesa avrebbe brandito la croce come simbolo di sopraffazione", dalle Crociate alla caccia alle streghe ai roghi di eretici. "Fides" a questo proposito ricorda però che non è il simbolo della croce in quanto tale "ad aver bisogno di essere emendato", quanto piuttosto "gli atteggiamenti degli uomini che, guardando a tale segno, possono ritrovare motivo di conversione". Poi rilancia: "Questi uomini e donne di chiesa sanno qual è l'origine della bandiera della pace? Molti probabilmente no. Altri, pur sapendo, non se ne preoccupano più di tanto". Le origini della bandiera della pace vanno ricercate, spiega l'agenzia, "nelle teorie teosofiche nate alla fine dell'800. La teosofia (letteralmente “Conoscenza di Dio”) è quel sistema di pensiero che tende alla conoscenza intuitiva del divino". Da sempre presente nella cultura indiana, ha preso la sua moderna versione dalla Società Teosofica, "un movimento mistico, esoterico, spirituale e gnostico fondato nel 1875 da Helena Petrovna Blavatsky, più nota come Madame Blavatsky". Il pensiero della corrente rappresentata dalla bandiera arcobaleno si basa sullo "gnosticismo", sulla "reincarnazione e trasmigrazione dell'anima", sull'esistenza di "maestri segreti" e riconduce al New Age, mentalità che predica la libertà più assoluta e il relativismo, l'idea dell'"uomo divino", il rifiuto della nozione di peccato. "Fides" spiega che esistono diverse versioni di questa bandiera, una delle quali è riconosciuta ad Aldo Capitini, fondatore del Movimento nonviolento, "che nel 1961 la usò per aprire la prima marcia per la pace Perugia-Assisi", mentre un'altra "segnala che la sua origine risale al racconto biblico dell'Arca di Noè" e dunque sarebbe un simbolo cristiano a tutti gli effetti. In realtà - scrive l'agenzia dopo aver ricordato che è anche il simbolo dei movimenti di liberazione omosessuali - la bandiera rappresenta un'idea secondo la quale "per esempio è possibile mettere sullo stesso piano partiti politici o gruppi culturali che rivendicano, legittimamente, la difesa della dignità della donna, e gruppi, come è accaduto recentemente in Europa, che rivendicano la depenalizzazione dei reati di pedofilia. Si tratta ovviamente di aberrazioni possibili, solo all'interno di una mentalità relativistica come quella che caratterizza le nostre società occidentali". La bandiera, conclude "Fides", è un simbolo sincretistico, che propone l'unità New Age nella sintesi delle religioni. Introdurla nelle chiese e nelle celebrazioni è da considerarsi "un abuso". © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano.

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Italia-Spagna? Serata particolare (sezione: Laici e chierici)

( da "Unita, L'" del 22-06-2008)

Argomenti: Laicita'

Stai consultando l'edizione del Italia-Spagna? Serata particolare Oliviero Beha L'unica cosa che sembra distrarre dalle nefandezze istituzionali del premier in patria e in Europa gli italiani non ancora del tutto distratti (muscolarmente, intendo, certo.), è la partita di stasera: Spagna-Italia, 20,45, a Vienna, quarti di finale dei Campionati Europei. L'attesa è grande, la partecipazione pure, l'antidoto emotivo contro una malattia grave che sminuzza la democrazia riducendola a poca cosa, anche. Ma siamo a una sorta di "Comma 22" aggiornato: un Paese che ha bisogno di una tale supposta passionale per tenersi su e deberlusconizzarsi per una notte (come i comuni denuclearizzati con tanto di targa che per il futuro potrebbe sparire), è un Paese che sembra meritarsi quello che ha. C'entra questo con un discorso tecnico-tattico sulla partita che vedremo stasera? Magari sì, perché paradossalmente se qualcuno obiettasse (giustamente, in senso stretto, stolidamente, in senso lato) che "questo è calcio,lasciatemi almeno quello", rientrerebbe appunto nel discorso sul "Comma 22" appena citato (dal romanzo e dal film famosi: se uno si dice matto può rinunciare alle missioni di guerra,ma se rinuncia alle stesse non è matto). Di sicuro c'entra con il rapporto tra il calcio e la società, in Spagna come in Italia, in un confronto schematicamente già presente ieri su queste pagine a proposito dell'attuale momento dei due Paesi, meglio la Spagna secondo Zapatero e Panucci,meglio l'Italia secondo Berlusconi,Cannavaro e forse Gattuso che ormai sembra la versione simpaticamente calabrese della Pizia, tanto apre bocca e le dà fiato. In Spagna al calcio tengono quanto ci teniamo noi, questo è solare. Ma, invece che riprodurre spicciamente la statistica recente dei confronti tra le due Nazionali, di gran lunga a favore dei Nostri, forse andrebbe ricordato il Mondiale mussoliniano ospitato e vinto dall'Italia nel '34,con il fantastico portiere spagnolo, Ricardo Zamora, detto El Divino, un Buffon dell'epoca, fatto fuori (dal campo, dico, non confondiamolo con Matteotti.) malamente e in modo sospetto proprio prima della ripetizione di un quarto di finale con gli Azzurri di Pozzo. Allora si parlò della libertà spagnola abbattuta dal regime italiano dimostratosi più forte anche sul terreno di gioco. Leggende. Negli anni 50, in pieno e rigido franchismo, a parti invertite il calcio spagnolo era il Real Madrid che come ricorda il più grande scrittore spagnolo vivente, Javier Marias, veniva visto "di nascosto" vincere in Coppa dei Campioni contro le squadre italiane "democratiche" (Milan, Fiorentina, Juventus, Inter) dell'Italia della Ricostruzione. Gli intellettuali di "izquierda" andavano allo stadio Bernabeu un po' vergognosi come se andarci e farsi coinvolgere dal tifo postfalangista fosse un po' meno di sinistra. Ma il rapporto con il calcio e con lo sport non era poi tanto differente neppure in Italia, dov'era bollato stupidamente come residuo fascista del ventennio e dei ginnasiarchi (cioè i gerarchi e la ginnastica). Ma senza andare molto lontano in questi contesti allargati, e cioè solo ai Mondiali vinti in quel modo commovente che sappiamo dall'Italia di Bearzot proprio in Spagna, nel 1982, è significativo l'uso del calcio e del suo straordinario indotto politico-economico-sociale, là come qua: il Paese oggi di Zapatero era uscito da qualche anno dal regime ed era governato dal democrata-cristiano Adolfo Suarez, in odore di transizione elettorale verso il Partito Socialista di Felipe Gonzales. Il "business Mondiali", con tantissimi aspetti eufemisticamente oscuri nell'organizzazione, parve essere una sorta di prezzo da pagare per questa fase di passaggio, indolore o quasi. Ma badate, all'epoca si guardava alla Spagna dall'Italia con simpatia e compassione para-terzomondiste, come a una Nazione bambina che doveva crescere dopo l'oscurantismo franchista, in confronto al Paese democratico post-terroristico e pre-edonistico con il più forte partito Comunista dell'Occidente. Si considerava il calcio semplicemente un viatico di affermazione e di paragone tra i due Paesi, ma specifico, essendo essi invece distantissimi nel resto, con l'Italia assai più avanti. Dodici anni dopo,quando le due Nazionali si incontrarono nei Mondiali Usa (dopo un passaggio non molto significativo se non per i numeri agli Europei del 1988 con l'Italia ancora vincente), all'inizio dell'era politica Berlusconi, la Spagna stava già rapidamente crescendo nella democrazia e aveva avviato un rapporto più maturo e convinto con l'Europa su vari piani, a partire dalla richiesta, il conseguimento e la fruizione dei fondi europei, invece che per qualche ruberia in più, per il finanziamento della ricerca e della qualità universitaria.Tutti gli indicatori ci dicono che prendendo in esame gli ultimi 14 anni,guarda caso dalla "discesa in campo" di un signore molto competente di pallone,di tv e di affari, come in una corsa in salita la Spagna (terra di scalatori) ha ripreso in tutto o quasi e superato in parecchi campi l'Italia che la precedeva. E questo indipendentemente dal calcio, che rimaneva e rimane uno strato di costume ineliminabile nel vivere spagnolo, ai tempi del Caudillo come in quelli di Zapatero e dei matrimoni gay. Ma non è mai stato più di tanto e soprattutto non è oggi il pallone che deve offrire occasioni di riscatto a un Paese e a un Governo che si è già riscattato da sé, pur naturalmente sapendo benissimo quanto sia complesso e precario insieme il momento internazionale. E persino il mondo del calcio spagnolo è assai migliore,più pulito, più vivibile,meno avulso dalla realtà e quindi meno finto e recitato e dovrei aggiungere più meritocratico del nostro: non lo dico io,ma si evince nitidamente dalle testimonianze dei giocatori e tecnici italiani con esperienze iberiche."Lavorare con gli spagnoli è meglio",sostengono in tanti tra gli addetti, "perché non ti vogliono fregare per forza". Spagna-Italia di stasera è quindi anche questo,una possibile pausa nel nostro declino/deriva/recessione democratica ma solo per un momento,in quella sorta di nazionalismo in calzoncini che ancora tiene a bada e organizza il pathos come in termini clinici "si organizzano gli ematomi". Mentre per gli spagnoli sarebbe solo -se vincessero- la conferma di una superiorità oggi estesa anche a una tradizione sfavorevolissima e alla cattiva sorte abituale di sbriciolarsi emotivamente sempre o quasi nel momento topico. Oppure-se perdessero- la conferma soltanto rotondolatrica che gli Azzurri sono più bravi dei Rossi,"furie" evidentemente solo della vigilia, almeno nelle occasioni decisive. Del pallone, però. Nel resto, nel giorno per giorno,continuiamo ad affidare al calcio una supplenza generalizzata che esso non ce la fa a sostenere, per motivi che chiunque,dal sociologo affermato o raffermo al panettiere tifoso, può mettere a fuoco senza troppe cefalee. Lo si è visto con i Mondiali vinti, allora, nel 1982, con il primo Presidente del Consiglio laico (leggi non democristiano) della storia della Repubblica,Spadolini (all'ombra di Craxi), e ier l'altro, nel 2006, quando il Caimano sembrava inoperoso nel bioparco. In realtà, poteva temere solo che venisse bonificata davvero la palude dove è e rimane il migliore, come infatti non è accaduto. E adesso pronti con il Tricolore, perché non è una bestemmia che l'Italia ma solo quella pallonara passi oltre, con il solito sistema emergenziale alla Enrico Toti (meglio asini sani a centrocampo che dottori- squalificati- così e così) e un po' di Risorgimento sudato e in mutande spiegato al popolo. Che tifa,tifa,tifa, per una sera ignaro o dimentico di quello che si sta preparando alle sue spalle, come è sempre avvenuto ma oggi molto di più. "Comma 22", un puro e semplice "Comma 22".

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Veltroni: sistema tedesco, no grazie (sezione: Laici e chierici)

( da "Unita, L'" del 22-06-2008)

Argomenti: Laicita'

Stai consultando l'edizione del IL CONFRONTOD'Alema: col bipartitismo vince Berlusconi. E riaffiorano strategie diverse Veltroni: sistema tedesco, no grazie Bruno Miserendino Le cose buone del fine settimana di Veltroni: la società di rating che smentisce il can can di Berlusconi sul buco dei conti lasciato in Campidoglio. E, in fondo, anche le conclusioni dell'assemblea costituente di venerdì, che politicamente sanciscono una tregua utile all'interno del Pd. Le cose cattive: la lettura dei giornali. Veltroni non gode di buona stampa in questo periodo e si sa che in Italia lo sport più praticato è correre in soccorso del vincitore. Raccontano al Pd che ieri mattina il segretario ha letto con tristezza i resoconti dei giornali sull'assemblea costituente e qualche editoriale, che gli consiglia le dimissioni. Tra i capi d'imputazione anche il fatto che questo Pd e questa leadership non riuscirebbero ad arginare le "esternazioni sconsiderate" del premier. "Insomma Berlusconi straparla, attacca i magistrati, prepara leggi ad personam, dà del fallito al capo dell'opposizione, e la colpa è di Veltroni: che dire?". Ma la lettura dei giornali ha riservato anche materia di riflessione. D'Alema non parla negli organismi del Pd, però la sua voce è presente con la Fondazione e le interviste, dove svolge analisi sull'evoluzione del sistema politico e sul problema delle alleanze, che sono considerate molto interessanti ma non proprio coincidenti con l'idea del Pd che ha in mente Veltroni. Il tema è il bipartitismo e, sullo sfondo, l'alleanza con l'Udc. L'ex ministro degli esteri, come aveva fatto al convegno della sua Fondazione qualche giorno fa e come tornerà a fare con la sua associazione trasversale di parlamentari (si chiamerà "Red"), conferma la sua contrarietà al al "bipartitismo, ossia la riduzione della democrazia a due partiti, perchè questo - dice - aprirebbe la strada al presidenzialismo e cioè alla sicura vittoria dell'ideologia di Berlusconi e quindi di Berlusconi stesso o di chi lo sostituirà: è lui che incarna quel sistema". "Io invece - conclude D'Alema - punto a un sistema politico multipartitico, il sistema tedesco insomma, che garantisce rappresentanza, democrazia ma anche governabilità". Il problema, pare di capire, non è tanto la contrarietà al bipartitismo, che lo stesso Veltroni l'altro giorno ha negato essere l'obiettivo del Pd, quanto l'accenno al sistema tedesco e quel che c'è dietro, in fatto di strategie sulle alleanze future. Il costituzionalista Stefano Ceccanti considera l'insistenza un po' strana: "Ove fosse realisticamente perseguibile, quel sistema non è certo ciò di cui abbiamo bisogno, dato che si muoverebbe in controtendenza rispetto alla spinta dell'elettorato verso grandi partiti a vocazione maggioritaria, anche rispetto al Pd". "Il sistema tedesco - aggiunge - non è in agenda, e poi non si capisce con i voti di chi potrebbe essere approvato". Infatti, pensano i veltroniani, con la fine del dialogo non c'è proprio aria di riforme elettorali, e Berlusconi punterà a mantenere il porcellum, facendo fallire il referendum. Oppure riproporrà il Vassallum, ossia il semi-spagnolo che a Veltroni va bene ma a Casini no. Il vero problema, tuttavia, è sempre il solito. A D'Alema, sia vero o no, viene attribuito uno schema di alleanza con l'Udc, che col sistema tedesco, in prospettiva, rischia di snaturare proprio il Pd, spingendo la parte cattolica e moderata verso i centristi. Il Pd diventerebbe di fatto una sorta di Ds allargato, a far da ponte tra quel che riemergerà della sinistra radicale e questo corpo centrale. È tutto molto virtuale ma a parte che da tempo il sistema tedesco non garantisce governabilità, lo schema non convince per primi i cattolici del Pd. E chissà gli elettori. Veltroni all'assemblea ha affrontato il tema e a qualcuno è sembrata una correzione di linea. Ma non è così, per Giorgio Tonini: "Sul bipartismo il segretario ha chiarito a Casini che il Pd non ha alcuna intenzione di puntare ad un bipartitismo forzoso ma da sempre punta ad un bipolarismo fondato su partiti a vocazione maggioritaria, senza pretese di autosufficienza". Postilla: "Quindi nessun cambiamento, ma un chiarimento". "Il famoso Vassallum - aggiunge - non creava il bipartismo e comunque aveva un impatto meno rigido, ad esempio sulla sinistra radicale, di quello che ha provocato l'attuale legge elettorale con la nostra scelta di andare da soli alle elezioni". Insomma, se l'obiettivo è non "regalare" Casini al centrodestra, Veltroni è perfettamente d'accordo. Se la prospettiva è tornare a un'alleaza vecchio tipo ancorchè allargata, il rischio è che deperisca proprio il Pd, che tra l'altro al momento non gode di buona salute. Saranno pure ragionamenti sul futuro, ma l'anno prossimo ci sono le europee e le amministrative e il tema bisognerà approfondirlo. Per ora Veltroni vede il bicchiere mezzo pieno e incassa la convergenza sulla sua linea: "Opposizione intransigente, no al ritorno al passato, no a schiacciarsi sulle posizioni giustizialiste di Di Pietro". "È quel che vuole Berlusconi, perchè fargli questo regalo?".

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Cosa ci insegna l'abiura di galileo - corrado augias (sezione: Laici e chierici)

( da "Repubblica, La" del 22-06-2008)

Argomenti: Laicita'

C aro Augias, pochi ricordano che il 22 giugno è la data in cui la più grande intelligenza che ebbe in sorte di nascere nel Bel Paese, cioè Galileo Galilei, fu costretta a rinnegare se stessa. Ancora meno sanno che "I Massimi Sistemi", proibito dall'Inquisizione romana, fu pubblicato in latino (1635) a Leiden (Olanda) dalla allora piccolissima casa editrice Elzevir, destinata a diventare una delle più grandi case editrici di testi scientifici al mondo, la Elsevier. Da noi ci vollero 124 anni (1757) prima che fosse revocata la proibizione a trattare del moto della Terra. Brevi cenni sul danno che la gerarchia della Chiesa Cattolica ha procurato allo sviluppo delle conoscenze scientifiche in Italia. Il dramma è che continua tuttora a farlo in molti modi. Uno è il contrasto, attuato con vari mezzi, nei confronti di qualunque sviluppo scientifico entri nel campo d'azione ritenuto "specifico" della religione si vedano ad es. le bioscienze e la genetica, destinate a breve a modificare significativamente il nostro modo di vivere e di produrre. Un altro è la diffusione di un influsso pedagogico negativo per la formazione dei ragazzi perché spesso l'insegnamento religioso viene orientato verso l'affermazione di un anacronistico principio d'autorità metafisica ma con vicario ben presente tra noi antitetico ad un sano spirito scientifico. Anche questo contribuisce ad allontanare l'Italia da quegli sviluppi scientifici e tecnologici che ci possono permettere di competere con le nazioni sviluppate. Giovanni Mainetto Giovanni. Mainetto@iit. cnr. it R ingrazio il prof Mainetto per avermi ricordato una ricorrenza così importante e trascurata. Vale la pena di rileggere almeno una parte della formula di abiura che questo genio settantenne fu obbligato a leggere, in ginocchio sulla nuda pietra, davanti ai suoi giudici, consapevole di avere lui ragione e i giudici torto: "Da questo santo Officio mi è stato intimato che dovessi abbandonare la falsa opinione che il Sole sia centro del mondo e che non si muova, e che la Terra non sia il centro del mondo e che si muova, e che non potessi tenere, difendere né insegnare in qualsivoglia modo, né in voce, né in iscritto la detta falsa dottrina; pertanto, volendo io levar dalla mente delle Eminenze vostre e d'ogni fedel Cristiano questo veemente sospetto che giustamente grava su di me, con cuor sincero e fede non finta abiuro, maledico e detesto li suddetti errori et eresie, e giuro che per l'avvenire non dirò mai più, né asserirò in voce o in iscritto cose tali per le quali si possa aver di me un simile sospetto". Galileo abiurò per svariate ragioni comprese forse quelle poco nobili che gli attribuisce Bertolt Brecht nel dramma omonimo. La recente e pregevole biografia di Egidio Festa (Laterza '07) offre comunque un quadro più completo. Tra le ragioni che lo indussero ad umiliarsi bisogna sicuramente includere il feroce valore di ammonimento che aveva avuto il rogo di Giordano Bruno a Roma, con il quale si era in pratica aperto l'anno santo 1600. Eroiche le parole con le quali il frate ribelle aveva accolto la sentenza di morte: "Forse con più timore pronunciate voi la sentenza contro di me, di quanto ne provi io nell'accoglierla".

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Azione pastorale, gli obiettivi di sepe (sezione: Laici e chierici)

( da "Repubblica, La" del 22-06-2008)

Argomenti: Laicita'

Pagina X - Napoli Da martedì il vertice a Serino Azione pastorale, gli obiettivi di Sepe Le linee, i contenuti e gli obiettivi dell'azione pastorale da sviluppare nella diocesi durante il prossimo anno di lavoro, a partire da settembre, saranno al centro del vertice della Chiesa di Napoli che il cardinale Crescenzio Sepe (nella foto) ha convocato a Serino da martedì 24 a giovedì 26 giugno. Saranno presenti i due vescovi ausiliari, i nove vicari episcopali, i tredici decani, il consiglio presbiterale, il rettore del seminario arcivescovile, i direttori degli uffici di curia, i rappresentanti dei diaconi permanenti e del laicato cattolico. Sarà una vera full immersion nella realtà ecclesiale napoletana, si approfondiranno le tematiche del mondo giovanile, il ruolo della famiglia e delle comunità parrocchiali.

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Divisioni tra i giudici Ma il premier ripensa alla denuncia pubblica (sezione: Laici e chierici)

( da "Corriere della Sera" del 22-06-2008)

Argomenti: Laicita'

Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Primo Piano - data: 2008-06-22 num: - pag: 3 categoria: REDAZIONALE Scenari Anedda (Csm): io contrario, ci spaccheremo Divisioni tra i giudici Ma il premier ripensa alla denuncia pubblica Il Cavaliere giudica quella del Consiglio superiore della magistratura "un'invasione di campo" e andrà avanti sui provvedimenti ROMA - "E ora l'accordo nel Csm è rotto. Si va alla spaccatura ". Gianfranco Anedda, pdl, consigliere laico del consiglio superiore della magistratura, è drastico. Difende Berlusconi: "è un uomo esasperato. La procura di Milano gli ha persino cambiato la data del reato per far allontanare la prescrizione ". Il clima è di fuoco. E Berlusconi ne è consapevole. Ritiene quella del Csm " un'invasione di campo ", "un modo per forzare la mano al Quirinale, alla Consulta e al Parlamento". Ma è consapevole del fatto che l'annunciata conferenza stampa per dettagliare gli abusi della magistratura potrebbe portare a un strappo definitivo. E allora, sebbene sia convinto che oltre il 60% dei cittadini condivida la sua sensazione di essere vittima di una congiura politico- giudiziaria, sta riflettendo se procedere o no con la denuncia pubblica. Una decisione definitiva ancora non è stata presa ma l'intenzione resta ferma: andare avanti con i provvedimenti. Nessuna marcia indietro. E così i tecnici del ministro della giustizia, Angelino Alfano, procedono nella stesura delle norma che dovrebbe assicurare l'immunità per le più alte cariche dello Stato. In pratica una riscrittura del lodo Schifani che tenga conto della bocciatura che allora arrivò dalla Corte costituzionale. E non c'è alcun ripensamento sul "blocca-processi": l'emendamento al pacchetto sicurezza che, dando priorità ai delitti gravi, sospende per un anno i processi a reati per pene minori ai dieci anni di carcere. Ed è questa norma che il Consiglio superiore della magistratura si avvia a considerare anticostituzionale. La battaglia sarà aspra. A stabilire l'ordine del giorno del Csm è il presidente Giorgio Napolitano. Anedda è la punta estrema del dissenso interno. Ma anche Michele Saponara, pdl pure lui, attacca: "Sento già parlare di incostituzionalità. Ma anche quando si fa un indulto o un'amnistia si viola l'articolo 3 della Costituzione, quello che sancisce l'eguaglianza davanti alle legge". I consiglieri di centrodestra sperano di poter contrastare la bocciatura del blocca-processi con l'appoggio del consigliere Udc Ugo Bergamo. E magari anche grazie ad Antonio Patrono, che fa parte della corrente Magistratura Indipendente. La prima ad aver lanciato, per bocca del pg Marcello Maddalena, l'allarme sui processi inutili, quelli già coperti da indulto, che dovrebbero dare la precedenza ad altri. Ma sbagliano. Sia Bergamo che Patrono sono "preoccupati " della norma. "Non so se i processi da bloccare sarebbero davvero 100mila, ma le conseguenze sarebbero certamente pericolose ", sostiene Bergamo. E Patrono, che lunedì in prima commissione sarà relatore della pratica a tutela dei giudici del processo Mills attaccati da Berlusconi, aggiunge: "Va bene fissare le priorità, se il Parlamento vuole. Ma perché bloccare gli altri processi? Chi ha smaltito il lavoro perché non può farli?" Giudici Sopra, una seduta del Csm; sotto, l'editoriale del Financial Times di ieri: "L'Italia fa bene a porre un freno ai suoi giudici" Virginia Piccolillo.

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Casini cita il Vangelo: di' solo una parola (sezione: Laici e chierici)

( da "Corriere della Sera" del 22-06-2008)

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Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Primo Piano - data: 2008-06-22 num: - pag: 9 categoria: REDAZIONALE Il leader dell'Udc Casini cita il Vangelo: di' solo una parola... ROMA - (p.d.c.) Divorziato anche lui, risposato anche lui, anche lui con figli dal primo e dal secondo matrimonio, anche lui - soprattutto - cattolico. Cattolico osservante Pier Ferdinando Casini, che però - come Berlusconi -, per il suo status non può ricevere la comunione. Ma di questo tema, il leader dell'Udc, preferisce non parlare. Non così almeno, dice uscendo dalla basilica di San Giovanni, dove ha partecipato alla messa per i 25 anni di episcopato del cardinal Ruini. "No, davvero, questi sono argomenti troppo importanti per essere trattati con qualche battuta", dice. Poi però si volta, raccoglie dal banco il messale, lo apre alla pagina della celebrazione eucaristica e indica un passaggio, uno solo, che "è la mia risposta" alla questione: "O Signore, non sono degno di partecipare alla tua mensa, ma di' soltanto una parola, e io sarò salvato".

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L'Italia dei separati: lo facciamo di nascosto (sezione: Laici e chierici)

( da "Corriere della Sera" del 22-06-2008)

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Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Primo Piano - data: 2008-06-22 num: - pag: 9 categoria: REDAZIONALE Nuove coppie Albano e la Di Centa. Calderoli: un paradosso. Ma Gardini e Santanché: rispettare il divieto L'Italia dei separati: lo facciamo di nascosto... MILANO - Il partito è ampio. Ampissimo. Trasversale. Uomini e donne. Politici e cantanti. Volti tv e campioni olimpici. Tutti accomunati da: a) l'essere cattolici praticanti; b) l'avere (almeno) un matrimonio fallito alle spalle; c) il vivere male l'esclusione dal sacramento della comunione. è il partito dei divorziati per il quale ieri il premier Berlusconi ha chiesto al Vaticano un cambio delle regole per poter accedere all'Eucaristia. Un partito che sottoscrive - chi in toto, chi con qualche "se" e "ma" - l'appello del Cavaliere. Perché sono pochi quelli che accettano con rassegnazione i dogmi della Chiesa come più volte ha dichiarato l'ex attrice, ex portavoce di FI ed eurodeputata Elisabetta Gardini: "Soffro ma capisco e condivido la posizione del Vaticano". Il ministro leghista Roberto Calderoli, "separato in attesa di divorzio e quindi non ancora escluso dall'eucaristia", sottolinea il "gesto onesto e nobile" del premier: "Mica tutti ormai si tirano indietro e rispettano le regole". Quindi afferma: "Il buon Dio del porgi l'altra guancia ci ha insegnato a perdonare. Non si può precludere a chi ha sbagliato, e ha riconosciuto il suo errore, la possibilità di vivere da cattolico nella nuova famiglia e nei sacramenti ". Anche perché, talvolta, "i divorzi si subiscono ": "Sì, insomma, la responsabilità è dell'altro e l'esclusione dalla comunione diventa davvero un paradosso". L'ex campionessa di sci di fondo e deputata del Pdl Manuela Di Centa ricorda "con sofferenza " gli anni in cui ha atteso l'annullamento del suo primo matrimonio da parte della Sacra Rota: "Ero una cattolica a metà. Poi mi sono detta che ciò che conta è quello che si sente, ho parlato anche con il mio confessore, e ho deciso di fare ugualmente la comunione". Non è stato facile: "Soffrivo, non tanto per me, perché ero in pace con la mia coscienza, ma per gli altri che mi additavano dicendo "quella è divorziata eh...". La carità e la bontà di Dio insegnano a perdonare ". Anche Mike Bongiorno ha ottenuto l'annullamento del matrimonio dalla prima moglie. Poi è arrivata la seconda. La terza, Daniela Zuccoli, ricorda le loro nozze forzate in municipio. E afferma: "Ahimè, questa volta devo dare ragione a Silvio. C'è la sofferenza personale. E poi per noi tutto è più complicato, come quella volta che Mike ha fatto da padrino a mio figlio. Cambia ogni cosa, vanno cambiate anche queste regole. Attenzione: non annullate, ma rinnovate. Serve solo un po' più d'apertura". "Non ho potuto fare la comunione per 7 anni, ero divorziata ed è stato un dolore", ricorda Daniela Santanchè che poi nel 2001 ha ottenuto l'annullamento dalla Sacra Rota. "Mi è costato, mi confessavo e basta. La prima volta, dopo, è stata un'emozione". Perciò su questo torna con Berlusconi: "Sarebbe giusto concedere questa possibilità. E visto che c'è grande sintonia tra lui e il Santo Padre, chissà mai che non riesca ad ottenerlo ". è un divieto che pesa sul cuore di Gigi D'Alessio, separato, innamorato della compagna Anna Tatangelo. "Berlusconi dice bene, ci sto male pure io, queste sono cose che allontanano la gente dalla Chiesa. Succede a me, ma anche a tanti amici miei, bravissime persone. Farla di nascosto? Mai, se non si può non si può, accetto le regole ". Si è ribellato invece Albano: "La comunione l'ho fatta lo stesso, quando ne ho sentito il bisogno. A Santiago de Compostela, a Fatima. Non credo di aver commesso alcun crimine, mi assolvo da solo, Dio sa che ho la coscienza pulita". Cattolico devoto, il cantante di Cellino San Marco qui si impunta: "Se una donna decide di rompere un matrimonio, perché a pagare devo essere io, non è stata mia la decisione". "Spero che prima o poi la Chiesa ci venga incontro perché a volte uno il divorzio lo subisce" dice Iva Zanicchi. "Sono cattolica, lo sapevo che il matrimonio è indissolubile, però così è pesante, tante volte ho desiderato riaccostarmi al sacramento ". Niente compromessi: "Non si può barare con Dio". Un vecchio Dc come Paolo Cirino Pomicino trova che "non sia tema da presidente del Consiglio", però nel merito intravede una via di mezzo: "Non a chi svolazza a destra e manca, ma a quelli per cui separarsi è scelta dolorosa, andrebbe consentito. Bisogna coniugare ortodossia e umanità. Io la comunione l'ho fatta, quand'ero in ospedale". Cattolica "ma non praticantissima ", Alba Parietti, un divorzio alle spalle, vive bene anche senza comunione: "Non sapevo nemmeno che mi fosse proibita, comunque non l'ho mai fatta. Certo, quando rompi un vincolo conosci le conseguenze. Per me non è un problema, il mio Dio è molto più tollerante". Giovanna Cavalli Alessandra Mangiarotti.

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<Intellettuali europei troppo buoni con l'Islam> (sezione: Laici e chierici)

( da "Corriere della Sera" del 22-06-2008)

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Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Terza Pagina - data: 2008-06-22 num: - pag: 33 categoria: REDAZIONALE Discussioni L'autore della "Fine dell'impegno" attacca i vecchi "liberal". In arrivo due saggi antitetici di Paul Berman e Tony Judt "Intellettuali europei troppo buoni con l'Islam" Paul Hollander: "Rimpiango il pensiero critico alla Silone". Ian Buruma: "Non siamo complici" di ENNIO CARETTO N el 1981, con un libro pubblicato otto anni dopo in Italia dal Mulino, Pellegrini politici, lo storico di origine ungherese Paul Hollander mise sotto processo l'intellighenzia di sinistra, da Jean-Paul Sartre a Pablo Neruda a Susan Sontag, che si era schierata per Stalin, Mao Zedong e Castro: difensori della libertà per definizione, scrisse tra l'altro, questi intellettuali alienati dalla democrazia si erano lasciati ingannare, erano divenuti compagni di strada delle dittature. Hollander ha rinnovato l'attacco nel 2006 con un secondo libro, The End of Commitment, "La fine dell'impegno", a proposito non più del comunismo, ma dell'Islam. La intellighenzia di sinistra - ha scritto questa volta, citando oltre alla Sontag anche Noam Chomsky, Norman Mailer, Gore Vidal - rifiuta di prendere atto che il radicalismo islamico, con il suo mito del martirio, è ancora più irrazionale e più fanatico, e quindi più pericoloso, dello stalinismo: i liberal non hanno a cuore la loro società e non sono preparati a difenderla. La nuova denuncia dello storico ha innescato una polemica che ricorda quella degli anni Settanta, in Italia, sullo slogan "né con lo Stato né con le Br". Hollander afferma che nell'intellighenzia di sinistra si cela un latente antiamericanismo che converge con il fondamentalismo. L'Islam, aggiunge, è nemico della cultura democratica, nessun liberal ne accetterebbe il regime, laicità, illuminismo e tolleranza sono incompatibili con la teocrazia, ma in pratica l'intellighenzia imputa l'odio musulmano nei confronti dell'Occidente ai presunti abusi dell'America in casa e fuori. Un'aspra critica che lo storico rivolge in particolare all'Europa, "ancora più incline" ha asserito in un'intervista, "all'appeasement con l'Islam di quanto non lo fosse con il comunismo". Hollander lamenta la mancanza tra questi intellettuali di uomini di coraggio come Ignazio Silone, André Gide, Arthur Koestler e George Orwell, che ruppero i ranghi e si opposero alle dittature comuniste. Dalla parte dello storico, che lasciò Budapest quando fu soffocata la rivoluzione ungherese del '56, vi è l'intera intellighenzia americana di destra. Lo studioso del comunismo Richard Pipes considera assurdo "cercare di cooptare il radicalismo islamico " come a suo parere vuole fare la sinistra. Spiega che "non a caso esso si formò a fine anni Venti, quando in Europa nascevano il nazismo e lo stalinismo" a cui si sarebbe ispirato, ed evidenzia che si fa strada in America tra i neri e altre minoranze "più di quanto si fece strada il comunismo". Il figlio Daniel, un orientalista, va oltre, ammonendo l'Europa che rischia di essere "islamizzata ". Ma il richiamo di Hollander è condiviso anche da liberal muscolari come Andrew Sullivan e Paul Berman. Sullivan, che oggi rinfaccia al presidente Bush di "avere dato fuori di senno", fu tra i primi a tuonare che l'intellighenzia di sinistra "minaccia di configurarsi come una quinta colonna musulmana". E Paul Berman, che adopra il termine "islamofascismo", sta per pubblicare un libro dal titolo significativo, The Flight of the Intellectuals, "La fuga degli intellettuali". è sulle stesse posizioni lo scrittore inglese Ian McEwan, che ieri in un'intervista a Guido Santevecchi sul Corriere ha asserito di disprezzare l'islamismo, che "vuole una società che detesto". Appena qualcuno si esprime così, ha rilevato McEwan, "da sinistra si sostiene che è razzista, una cosa inaccettabile, io non lo sono come non lo è il mio amico Martin Amis". In maggioranza, tuttavia, i pensatori liberal ribaltano le accuse di Hollander e compagni. I più recisi sono lo storico inglese Tony Judt, di cui sta per uscire Reflections on the Forgotten XX Century, "Riflessioni sul dimenticato secolo XX", e lo storico Ian Buruma, di origine olandese, autore di Assassinio a Amsterdam (Einaudi). Entrambi ribattono che non si può fare di ogni erba un fascio, che non tutto l'Islam è composto da "teologi barbari", come li chiamò Christopher Hitchens, e che proporre il dialogo non equivale a esserne il "cavallo di Troia". Ed entrambi distinguono tra "il mainstream islamico e il terrorismo della minoranza", insistendo che il problema è impedire che il primo venga infettato dal secondo. Chi propone il dialogo "non è come il collaborazionista dei nazisti", proclama Buruma, sottolineando che i primi obiettivi del radicalismo musulmano sono i liberal laici e riformisti, non i conservatori, come i primi obiettivi dello stalinismo furono i socialdemocratici. Lo spalleggia un altro storico, Avishai Margalit: "Siamo chiamati a dimostrare che la modernità da noi rappresentata non è decadente e corrotta come l'Islam ritiene". Nel libro Riflessioni Judt contesta la dottrina dello Scontro di civiltà di Samuel Huntington e quella dell'"islamofascismo". L'Islam è un insieme di movimenti eterogenei, rileva, e la minaccia costituita da un pugno di religiosi assassini non è paragonabile a quella degli Stati totalitari dello scorso secolo. Se Bin Laden fosse davvero un altro Hitler, si chiede Judt, avremmo reagito invadendo l'Iraq? Perché non etichettammo "Euroestremismo" o "Cristofascismo" l'Eta basca, l'Ira irlandese, le Brigate rosse, la Baader Meinhof tedesca tutte assieme? La lezione dimenticata del XX secolo, prosegue, è che la paura e il dogma ci inducono a demonizzare gli altri in blocco, in questo caso l'Islam. Judt attribuisce il grido della intellighenzia di destra al trauma della strage delle Torri gemelle del 2001 e al fatto che l'America "è l'unica democrazia che glorifichi la forza militare" e difende il pacifismo europeo "frutto della consapevolezza di che cosa una guerra comporti". E rinfaccia agli avversari aberrazioni come l'accettazione delle torture, facendo i nomi del giudice della Corte suprema Antonin Scalia e del celebre giurista Alan Dershowitz. Bricklane, Londra: l'area a grande densità musulmana in una immagine del settembre 2001 (foto Julien/Corbis). Sotto: Ian McEwan.

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Folla di famiglie e di politici per salutare il cardinale Ruini (sezione: Laici e chierici)

( da "Corriere della Sera" del 22-06-2008)

Argomenti: Laicita'

Corriere della Sera - ROMA - sezione: Cronaca di Roma - data: 2008-06-22 num: - pag: 5 categoria: REDAZIONALE San Giovanni Messa per i 25 anni di episcopato a Roma Folla di famiglie e di politici per salutare il cardinale Ruini Le famiglie con i bambini, gli anziani, i ma-lati, gli universitari, le suore e tanti uomini di Chiesa: la diocesi di Roma non è mancata all'appuntamento di ieri in San Giovanni con il cardinal Camillo Ruini. Che festeggiava i 25 anni di episcopato e insieme, inevitabilmente, lasciava il suo incarico di vicario di Roma. Nelle prime file di una basilica pienissima ieri pomeriggio c'erano anche tanti politici: il sindaco Alemanno, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta, il leader Udc Pierferdinando Casini, Rocco Buttiglione, Paola Binetti. E ancora Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di S.Egidio, Baldassare Favara, comandante della Regione carabinieri Lazio. Diciassette anni da Vicario, 25 da vescovo, quasi 54 da sacerdote: è davvero tempo di bilanci per Ruini. Che pure in questa occasione è quello di sempre, deciso, combattivo, ironico. Anche ora che il suo quasi certo successore, il cardinal Agostino Vallini, siede in San Giovanni e partecipa alla messa. "La diocesi di Roma è stato un dono grandissimo, che ho compreso un poco per volta e sempre di più", spiega Ruini. E poi ribadisce la necessità per un vescovo di essere coraggioso: "Essere al fianco del Papa nell'annuncio e nella testimonianza pubblica, specialmente quando sono scomodi, è il suo primo compito". Ma poi c'è spazio per i ringraziamenti personali, fra cui quello per la fida Pierina, che "ha reso confortevole la mia vita" e che continuerà a vivere con lui anche dopo il prossimo trasloco dal Palazzo di San Giovanni al Seminario Maggiore. In prima fila c'è anche la sorella di Ruini, Donata, professoressa in pensione, praticamente il suo doppio femminile: "è il mio unico fratello, siamo sempre stati legatissimi noi due - ricorda con un sorriso - Lui? Era un ragazzo esuberante, pieno di amici, molto socievole. Ed è rimasto così". E il sorriso del cardinale, sereno e mai commosso fino alla fine, si trasmette a tutti. Alle persone che si mettono in fila per ricevere la comunione dalle sue mani, ai turisti che si affacciano nella basilica e si fermano colpiti dalla musica e dall'incenso. E anche alla fine, quando la grande processione solenne attraversa di nuovo la basilica, in tanti gli sorridono, vorrebbero avvicinarsi. "Ho ricevuto molto amore in questi anni, anche da tanti che non conoscevo, sia religiosi che laici: solidarietà, collaborazione, preghiere. Sono grato a tutti, grazie, davvero". La messa Sopra, il cardinale Ruini. Da sinistra alcuni dei politici presenti: Gustavo Selva, Lorenzo Cesa, Pier Ferdinando Casini, Rocco Buttiglione dietro al sindaco Gianni Alemanno, Francesco Giro e Gianni Letta (foto Jpeg) Ester Palma.

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Dall'Europa la cristianità che non t'aspetti (sezione: Laici e chierici)

( da "Tempo, Il" del 22-06-2008)

Argomenti: Laicita'

Stampa Il punto di GIROLAMO GRILLO * Dall'Europa la cristianità che non t'aspetti Viviamo in quella che Augusto Del Noce definiva "eclisse dei valori tradizionali". In occidente osserviamo pattuglie agguerrite di laici pronte a combattere la Chiesa. Tali pattuglie credono certamente di seguire lo "zeitgeist" (lo spirito dei tempi) verso un futuro prossimo che vedrà il trionfo finale delle "magnifiche sorti e progressive". Eppure non mancano segnali recenti in contrasto con questa visione, il che fa pensare che i popoli dell'Europa laicizzata, spesso contrapposta ad una America rimasta a suo modo cristiana, possano avere qualcosa di "nuovo" da dire. Questi segnali, certo non sempre di facile lettura, vengono dalla politica e dalle società europee. Si pensi ad esempio alla vittoria di Nicholas Sarkozy in Francia. Per la prima volta da molti anni, la "Repubblica una e indivisibile" ha un presidente che esorta la Chiesa di Francia a far sentire la sua voce, a non scomparire. La Germania che ha visto la vittoria di una cristiano-democratica contro un cancelliere molto popolare, vede ora una profondissima crisi della Spd. Dalla Spagna arriva il segnale più significativo. La luna di miele tra il premier Zapatero e il suo paese sembra essersi interrotta, di fronte a uno sciopero che il governo ha affrontato con toni ondivaghi (prima senza agire, poi con grande durezza) e soprattutto di fronte alle avvisaglie di crisi economica. Questo pare indicare che la popolarità di Zapatero non fosse legata alle sue battaglie laiciste, le uniche per cui (in modo assai riduttivo) è noto in Italia; battaglie spesso discutibili, a volte risibili. Zapatero, una volta al governo, ha fatto bene laddove ha in sostanza continuato la politica economica di successo dei Popolari. Per questo il paese lo ha votato, non per le sue sortite anticlericali. Dunque, se la crisi economica arriva in Spagna non saranno le velleità giacobine a salvare i Socialisti. Il segnale invece se si vuole più suggestivo, in quanto legato a questioni di coscienza privata, viene dall'Inghilterra. Si tratta della conversione di Tony Blair al cattolicesimo. Uno dei migliori Primi Ministri della recente storia d'oltremanica diventa dunque quello che un tempo (per fortuna lontano) era definito nel suo paese un "papista". La scelta di Blair è dovuta in primo luogo, si suppone, al fatto che la moglie dell'ex premier è cattolica. Sarebbe dunque una conversione nata dall'amore familiare. Fonti bene informate sostengono che la decisione di Blair sia anche dovuta alla frequentazione di cattolici particolarmente devoti al culto mariano. Se fosse vero, certamente non ci stupirebbe. Così come non stupisce il fatto che, anche per l'Italia, Benedetto XVI invochi continuamente l'intervento della Vergine Maria. * Vescovo emerito di Civitavecchia-Tarquinia.

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La dieta di pesce fa bene alle arterie e al carattere (sezione: Laici e chierici)

( da "Corriere della Sera" del 22-06-2008)

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Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Salute - data: 2008-06-22 num: - pag: 55 categoria: REDAZIONALE Cibo e psiche Il merito sarebbe degli acidi grassi Omega 3 La dieta di pesce fa bene alle arterie e al carattere Secondo nuove ricerche riduce l'aggressività Si è sempre detto che troppa carne aumenta l'aggressività. Ora si scopre che il pesce la diminuisce. E non solo Sembra una notizia inventata, invece ha solide basi scientifiche. Di recente Adrian Raine, neuropsicologo dell'Università della Pennsylvania, che studia le possibili basi biologiche del comportamento asociale, per ridurre l'aggressività dei reclusi ha proposto di aumentare, nei loro menù, la quantità di pesce o dei suoi grassi: i famosi omega 3 a lunga catena EPA (acido eicosapentenoico) e DHA (acido docosaesaenoico), gli stessi che si acquistano come integratori. L'idea non è nuova: alcuni annifa,inunostudiopubblicato dal British Journal of Psychiatry, si analizzarono 200 giovani reclusi divisi in due gruppi: uno ricevette, per 5 mesi, una supplementazione di vitamine, minerali e acidi grassi, compresi gli omega 3; l'altro un placebo (una sostanza inerte). Terminato il periodo di osservazione, si vide che la probabilità di comportamenti asociali era minore nel primo gruppo. Anche secondo quanto riportato in una rassegna bibliografica pubblicata dai ricercatori del National Institute on alcohol abuse and alcoholism di Bethesda (USA), assicurare un apporto ottimale di omega 3 durante le prime fasi dello sviluppo e nell'età adulta potrebbe aiutare a prevenire atteggiamenti asociali. Il presupposto, alla base di queste considerazioni, è che l'aumentato rischio di comportamenti aggressivi possa, almeno in parte, essere spiegato da patologie del cervello, potenzialmente aggravate da carenze nutrizionali e in particolare di omega 3, che sono selettivamente concentrati in questo organo. Se queste ricerche sono agli esordi, già da tempo è stato sottolineato il ruolo degli omega 3, e in particolare del DHA, per lo sviluppo e il funzionamento del cervello. E si sa che questo acido grasso viene incorporato nelle strutture cerebrali e della retina soprattutto durante l'ultimo trimestre di gravidanza e nei primissimi mesi dopo la nascita. è stato anche suggerito che i grassi omega 3 o il pesce (che rispetto agli integratori apporta molte altre sostanze importanti comprese proteine, selenio e vitamina D) possano avere un ruolo protettivo anche nei confronti di malattie infiammatorie, demenza, vari disturbi neuropsichiatrici e, prima ancora, malattie cardiovascolari. è stato calcolato che il consumo di 1-2 porzioni di pesce a settimana, specie se ad alto contenuto di EPA e DHA , riduca il rischio di mortalità coronarica del 36% e di mortalità totale del 17%. Il pesce, però, può essere fonte, anche di un certo numero di contaminanti ambientali ( vedi box). Come comportarsi dunque? "Una delle risposte più autorevoli - dice Ettore Capri, professore in Contaminanti chimici degli alimenti, all'Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza ed esperto dell'Efsa, l'autorità europea per la sicurezza alimentare - è stata suggerita in una rassegna pubblicata recentemente su Jama, nella quale i ricercatori della Harvard Medical School di Boston concludono che i benefici apportati dal pesce superano largamente i potenziali effetti negativi". Carla Favaro nutrizionista.

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Il San Guido assegnato al decano dei parroci (sezione: Laici e chierici)

( da "Stampa, La" del 22-06-2008)

Argomenti: Laicita'

PREMIO Il San Guido assegnato al decano dei parroci Il premio San Guido al decano dei parroci della Diocesi. Quest'anno il Serra Club di Acqui ha assegnato, su indicazione del Vescovo, monsignor Pier Giorgio Micchiardi, il premio San Guido 2008 a don Giovanni Vignolo, 89 anni, parroco di Cartosio. Originario di Cremolino venne ordinato sacerdote nel 1942 dall'allora vescovo monsignor Lorenzo Del Ponte. Con ben 60 di attività parrocchiale è oggi il decano dei parroci della Diocesi di Acqui, avendo iniziato la propria attività pastorale il 18 febbraio del 1949 nella parrocchia di Sant' Andrea Apostolo di Cartosio. "Don Giovanni Vignolo è ancora validamente impegnato nella sua missione parrocchiale - spiega il presidente del Serra Club, Adriano Negrini ed il premio San Guido gli è stato conferito per ringraziare con lui il ministero dei parroci della nostra Diocesi attraverso che compiono un lavoro solerte, faticoso e silenzioso per portare la parola ed il messaggio di Cristo". Il premio, consistente nella riproduzione di alcune antiche monete fatte coniare dal monsignor Oddone Bellingeri, patrizio acquese e vescovo della Diocesi di Acqui dal 1305 al 1334 e riprodotte dall'orafo acquese Adriano Negrini, viene assegnato ad anni alterni ad un sacerdote e ad un laico.

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Grande magia della memoria - giulio baffi (sezione: Laici e chierici)

( da "Repubblica, La" del 22-06-2008)

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Pagina XXVII - Napoli Grande magia della memoria La regia di Roberto Andò incanta alla Darsena Acton "Proprio come se nulla fosse avvenuto": laica via crucis di sognatori GIULIO BAFFI Darsena Acton, spazio bellissimo, sede della Marina Militare, negato ai napoletani per impegno di servitù militare, e ora concesso ai corpi degli attori e allo sguardo del pubblico stupito da tanta bellezza. E' "Proprio come se nulla fosse avvenuto" di Roberto Andò, prodotto da Napoli Teatro Festival Italia con la compagnia Gli ipocriti, spettacolo modellato su questa nostra città che chiude un cerchio e s'incastra nell'altro bel viaggio che Enrique Vargas ha costruito osservandola. Innamorati entrambi di una terra, di una gente, di una storia intravista e compresa. Il pubblico è chiamato a un viaggio in due tappe, attraverso architetture che sposano la drammaturgia di uno spettacolo singolare, tra i più belli di questo bel festival capace di farci scoprire luoghi mai visti e parole che lasciano il segno. Drammaturgia della memoria e dell'emozione, sguardo critico e appassionato al tempo stesso firmato da Roberto Andò. "Still life" su testi di Annamaria Ortese, Diego De Silva e Vincenzo Pirrotta. Strepitoso gioco d'immagini per una laica via crucis, viaggio verso ignoti orizzonti di speranza per diseredati sognatori in cerca di una vita migliore. Emigrare da Napoli. Guardare Napoli. La piccola folla di attori, novantatré per sorprendere ed essere precisi, le molte installazioni di Gianni Carluccio a creare isole solitarie popolate da fantasmi e presenze kantoriane, le musiche e i "paesaggi sonori" di Marco Betta che l'ingegnere del suono Giuseppe Rapisarda centellina e organizza nel tempo della rappresentazione, fanno di questo spettacolo una sinfonia teatrale misteriosa e perfetta che si segue col fiato sospeso per l'emozione. Maria Nazionale esalta memorie e speranze con la forza straordinaria del suo canto struggente, Virginia Da Brescia condensa con forza la dolorosa certezza di una folla disperata. Anna Bonaiuto guida il piccolo esercito, con le parole di Annamaria Ortese che sa rendere ancora più affilate, ancora più precise, ed è magnifica guida al percorso, mentre sul vecchio autobus malandato osserva la città e la sua gente, restituendoci i frammenti de "Il mare non bagna Napoli" con potente precisione d'attrice che ne interpreta quella sintassi e la fa sua. Struggimento d'immagini, memorie, visioni, fughe, voci e corpi, canti e sussulti come se si volessero carpire segreti mai rivelati. Roberto Andò ha diviso questo suo bel percorso come duplice viaggio in successione che il pubblico è chiamato a percorrere insieme agli attori. Il primo nel largo spazio accogliente distribuito d'apparizioni e fantasmi, il secondo come estrema processione e saluto a chi parte, attonito accompagnamento al seguito di Vincenzo Pirrotta, ancora una volta straordinario "cuntista" e ipnotico motore, con la sua cupa giaculatoria, invocazione per una processione disperata lungo il molo dell'addio. Su cui si spengono lentamente i saluti, i suoni e le voci. Lasciando spazio all'ultimo pensiero e agli applausi del pubblico. Si replica ancora questa sera alle 21,30 e da martedì 25 a domenica 29.

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Una carta ricaricabile per dire addio al welfare - edmondo berselli (sezione: Laici e chierici)

( da "Repubblica, La" del 22-06-2008)

Argomenti: Laicita'

Cronaca Una carta ricaricabile per dire addio al welfare EDMONDO BERSELLI P overi con la "social card": fra gli applausi generali per le trovate del ministro dell'Economia Giulio Tremonti, non si sentono grandi critiche per misure di governo che consegnano la povertà a una fascia sociale codificata elettronicamente. Come se nessuno si accorgesse che in questo modo, con la patente da poveri, la povertà cessa di essere un problema collettivo, di una comunità stratificata dalle opportunità ineguali del mercato, e diventa una questione definita da un rapporto personalistico, diretto, materiale, senza le mediazioni astratte del welfare state. E così i poveri si preparano a diventare un indistinto sociale: non sono una classe marxiana, assomigliano piuttosto a un Lumpenproletariat amorfo, privo di rappresentanza politica e costretto ad affidarsi alla benevolenza "compassionevole" del sovrano. Ma questa non è la società moderna, quella che viene dai conflitti del Novecento, e più giù dalla rivoluzione industriale e dalle Poor Laws inglesi, dal cancelliere Bismarck che voleva trasformare i turbolenti socialisti tedeschi in placidi pensionati del Reich. Non siamo dentro la grande invenzione novecentesca dello stato sociale, non c'entrano Beveridge e l'assistenza "dalla culla alla tomba". Con i poveri "patentati", resi riconoscibili alla cassa del supermercato dalla nuova tessera del pane, rientriamo trionfalmente, fra gridolini entusiasti, nell'ancien régime, cioè nella società d'ordini. Se hai la sfortuna di nascere nella fascia più bassa della società, ci sarà qualcuno che si premurerà di spedirti una carta annonaria, rigorosamente anonima fino alla cassa del supermarket, dove la tua povertà verrà riconosciuta e di fatto segnalata a tutto il quartiere. I poveri otterranno sconti e mance, sugli alimentari, sull'elettricità e il gas, senza che risulti chiaro che questa non è la solidarietà cattolica, e nemmeno la ridistribuzione socialista: è l'elemosina del terzo millennio, l'effetto della questua petrolifera, altrimenti detta "Robin Tax" da una comunità intellettuale che ha abdicato alle proprie funzioni, e si è dimenticata che fino a ieri predicava le virtù equilibratrici della concorrenza e il prezzo come unico indicatore di un equilibrio sul mercato. Tutte storie. Ciò che sta avvenendo nella nostra società è l'abrogazione dei poveri come categoria sociale, quindi come problema politico, in quanto la soluzione della questione della povertà avviene identificando categorie facili, pensionati anziani, stereotipi della sconfitta collettiva, per offrire qualcosa che assomiglia più a una ricarica telefonica che al soddisfacimento di un'esigenza reale. Non è questione di fare l'elogio del tempo andato; ma anche il welfare "particolaristico e clientelare" realizzato nell'Italia democristiana conteneva un elemento di crescita sociale. Le case popolari del programma di Amintore Fanfani erano un complemento urbanistico dell'industrializzazione; lo Statuto dei lavoratori redatto dal giurista Gino Giugni e portato a dignità legislativa dal ministro socialista Brodolini era la risposta alla modernizzazione economica e produttiva degli anni Sessanta e Settanta. La macchina della sanità pubblica costituiva la risposta, burocratica ma alla lunga efficace, se si guarda anche solo al banale indicatore della durata della vita media, ai bisogni di una società che chiedeva diritti di fronte ai rischi di una trasformazione socioeconomica profondissima. Ora invece il povero sembra consegnato alla sua sorte presumibilmente immutabile. è povero e resterà povero. Sembra di risentire, in modo un po' grottesco, gli echi di concezioni malthusiane, o paretiane, leggi ferree, un positivismo che spiega come tutto il reale sia razionale, e quindi non sarà il caso di impegnare energie e risorse nel tentativo di cambiare ciò che in fondo è immutabile. Si sentono risuonare per le contrade dell'Italia di oggi gli echi della "triste scienza", la dismal science di Carlyle, 1851. Come se non ci fossero stati Roosevelt, Keynes, il Labour, le socialdemocrazie, insomma la modernizzazione secolare, laica, europea, industriale, scientifica e tecnologica della politica. L'assistenza personale si risolve infine con le badanti venute dall'Europa centro-orientale; il livello di consumi più elementare viene tutelato dalla estemporanea disponibilità del governo (che, essendo discrezionale, naturalmente domani può essere ritirata). Ci vuole poco a osservare che questo significa cristallizzare la società in segmenti immutabili. I poveri d'altro genere, non anziani e non con pensioni al minimo, restano fuori dalle categorie e dai redditi da sostenere. Non ci sono "social card" per loro. Alla fine, viene fuori che per intervenire sugli equilibri sociali ci vuole sempre una filosofia. E la filosofia dei poveri per decreto, per statistica, per sempre, non è proprio quella che sembra più adatta a un paese che vuole crescere.

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Anche kohl chiese il via libera ma il vaticano ha sempre detto no (sezione: Laici e chierici)

( da "Repubblica, La" del 22-06-2008)

Argomenti: Laicita'

L'associazione teologi: i risposati non sono esclusi dalla comunità ma non possono fare la comunione Anche Kohl chiese il via libera ma il Vaticano ha sempre detto no ROMA - Ci ha provato anche Helmuth Kohl, il cancelliere della Riunificazione tedesca, gran cattolico e democristiano, a far togliere qualcuna delle regolette che il Cavaliere vorrebbe abolite. Ma è più facile far crollare il Muro di Berlino che scalfire il Vaticano. Nel 1996, alla vigilia del viaggio in Germania di Giovanni Paolo II, il Kohl si rivolse direttamente al Papa chiedendo libertà di coscienza per la contraccezione. Divorzio e pillola sono, infatti, pietre d'inciampo in tutto l'Occidente. Al Cancelliere il Vaticano non rispose nemmeno. Un bel no tondo lo ricevettero, invece, i vescovi tedeschi arrivati in Curia per aprire uno spiraglio sulla questione dei divorziati risposati. Almeno il coniuge abbandonato, dissero, dovrebbe poter prendere la comunione. Niente da fare. Il cardinale Ratzinger, prefetto della Congregazione per la Dottrina delle fede, disse nein al presidente dell'episcopato tedesco Lehmann. Cambierà qualcosa? Marco Vergottini, vice-presidente dell'Associazione teologi italiani, ricorda che la dottrina sull'indissolubilità è chiara. "L'ordinamento canonico non prevede la possibilità di celebrare altre nozze. I divorziati risposati non sono esclusi dalla comunità ecclesiale, anzi sono stati invitati da Giovanni Paolo II e Benedetto XVI a partecipare alla vita parrocchiale, ma non possono accedere all'eucaristia". Eppure, spiega, "quando un fenomeno (come i divorzi) è così rilevante in modo quantitativo, assume anche un'importanza qualitativa". Perciò i teologi e gli stessi vescovi continuano a riflettere. "Forse - conclude - si potrebbe individuare qualche forma penitenziale come nella Chiesa ortodossa". Gli Ortodossi, infatti, prevedono nuove nozze sebbene celebrate - per penitenza - con un rito in tono minore. Papa Ratzinger, durante la sua prima vacanza da pontefice, conversando con i preti dfella Val d'Aosta, lasciò trapelare di stare pensando al problema. Benedetto XVI è convinto della possibilità di esaminare meglio quanto i coniugi cattolici siano veramente "consapevoli del sacramento" del matrimonio cristiano. E dunque di aprire la strada alla nullità del vincolo. Ma poi non se n'è fatto nulla. I vescovi del mondo chiesero invece nel Sinodo del 1980 di studiare il sistema ortodosso. Papa Wojtyla ascoltò, poi decise in senso contrario. Matrimonio per sempre. Niente comunione ai divorziati risposati. (m.pol.).

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L'addio di ruini: "resistere a sudditanze e pressioni" - marco politi (sezione: Laici e chierici)

( da "Repubblica, La" del 22-06-2008)

Argomenti: Laicita'

A San Giovanni dopo 17 anni il congedo da cardinale Vicario dalla diocesi di Roma: "I vescovi devono saper prendere decisioni scomode" L'addio di Ruini: "Resistere a sudditanze e pressioni" MARCO POLITI ROMA - Il lungo addio del cardinal Ruini si svolge nella basilica di San Giovanni tra nuvole d'incenso. Vescovo da un quarto di secolo, ieri ha concluso simbolicamente diciassette anni di governo come Cardinale Vicario della diocesi del Papa. Combattere il "regno del peccato" della società contemporanea, è la sua ultima esortazione. Ai venti cardinali presenti in cattedrale, alla schiera di sacerdoti vestiti di bianco, ai fedeli e ai politici venuti a salutarlo - c'è Letta, Casini, Buttiglione, Alemanno, la Binetti - il porporato lascia il suo "piccolo testamento". Affrontare senza sfiducia le grandi sfide della fede, non nascondersi, non rassegnarsi, capire il proprio tempo e combattere annunciando il Vangelo. I vescovi, scandisce, devono saper prendere decisioni scomode e resistere alla "sudditanza" dell'opinione pubblica e dei mass media. "Le pallottole di carta non fanno molta paura", ha ripetuto, citando una sua battuta a una riunione della Cei. Sotto il ciborio gotico della basilica, in testa una mitria bianca ricamata a croci d'oro, Camillo Ruini siede sorridente sul suo scranno. Nella navata laterale del tempio le sedie sono vuote (si aspettava più gente del previsto) ma papa Ratzinger gli manda la speciale benedizione apostolica, elogiandone fedeltà e "intelligente creatività pastorale". Lascia il suo posto di comando in Vicariato un principe della Chiesa, fra i più lucidi e sofisticati, e l'ultimo grande politico cattolico italiano di fine Novecento. Il suo carniere - da presidente della Cei e cardinal Vicario - è ben fornito. Più soldi alle scuole cattoliche, insegnanti di religione trasformati in professori di ruolo, bloccato il divorzio breve, modellata a volontà ecclesiastica la legge sulla fecondazione artificiale, respinto il referendum, impantanato il compromesso sulle coppie di fatto, fermato il testamento biologico. Contemporaneamente è stato instancabile in diocesi. Cinquantasette nuove chiese, quasi mezzo migliaio di nuovi preti e la "Missione cittadina". Un vescovo deve essere forte e senza paura, spiega nell'omelia. Ma "don Camillo" conosce anche le sua falle. Sa che la sua freddezza ha creato barriere. Perciò, dinanzi all'altare, fa autocritica. Riconosce di aver dato "poco amore", chiede perdono per la sua "debolezza e mediocrità" nel non essere stato abbastanza uomo di preghiera. Dietro ogni grande personalità c'è una donna. In prima fila, tra la sorella Donata e l'ex direttore dell'Osservatore Romano Agnes, sta Pierina. Non è una suora, è la fida e premurosa segretaria del cardinale. Coperta da fitto velo nero, come una dama di Spagna, tiene il capo chino per l'emozione. Ma Ruini la loda "coram populo" e lei, a omelia finita, batte forte forte le mani. Schierarsi con i pontefici - ci sarebbero state meno difficoltà con un episcopato mondiale compatto - è l'ultimo appello di Ruini. Tra i porporati in basilica siede già il suo successore, cardinale Vallini. Benedetto XVI lo ha ricevuto ieri. E' imminente il suo arrivo in Laterano.

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Nomadi, Tettamanzi: <La paura non passa per decreto legge> (sezione: Laici e chierici)

( da "Liberazione" del 22-06-2008)

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Nomadi, Tettamanzi: "La paura non passa per decreto legge" "Militarizzare le città serve solo ad aumentare il senso di smarrimento, la paura non passa per decreto legge". Così ha dichiarato ieri in un'intervista a Repubblica il cardinale Dionigi Tettamanzi. Nel mirino dell'arcivescovo di Milano sono finite a chiare lettere le norme previste dal futuro pacchetto sicurezza approvato la settimana scorsa dal Governo. Non è la prima volta che il cardinale di Milano esterna in maniera così netta la contrarietà all'operato della politica in materia di immigrazione e assistenza ai più deboli. Nell'aprile scorso era entrato in un quasi conflitto aperto con il sindaco Letizia Moratti per lo sgombero del campo rom della Bovisa, uno dei più grandi di Milano, un'emergenza umanitaria pari a circa 800 rom di cui 120 bambini. Ed è proprio quanto vede accadere nella sua città a suscitargli così tanta pena ed allarme. "Non vedo più la mia Milano" afferma con rassegnazione, tentando anche di spiegare il suo senso di smarrimento. "Piazza Duomo è il teatro delle troppe solitudini che si sfiorano. E' la privatizzazione dei tempi e degli spazi e il calo della qualità della socializzazione ad aver generato le paure della gente. Sono solo tanti anziani. Soli troppi giovani. Soli molti adulti, anche con posizioni sociali prestigiose". La solidarietà rimane dunque il miglior antidoto al virus della "contaminazione dal diverso" che pervade la società di oggi. "Milano saprà trasformare tutti i suoi abitanti - ha aggiunto l'arcivescovo Tettamanzi - anche gli immigrati in cittadini. E' per il bene, la sicurezza, l'arricchimento di tutti che dobbiamo compiere questo sforzo. Barricarsi in casa, criminalizzare alcune categorie di persone, presidiare militarmente le città, sono gesti che aumentano il senso di solitudine. Le istituzioni non devono speculare sulla paura". Un monito che è anche un'esortazione alla sua comunità: "Le parrocchie e il volontariato, anche non cattolico, sono oasi di relazione", in piena sintonia con l'appello di qualche giorno fa "alle comunità parrochiali, agli istituti religiosi, alle realtà del mondo cattolico e alle famiglie che possiedono diverse unità abitative disponibili, perché si offrano a condividere almeno parte delle rispettive proprietà, dandole in locazione a prezzi accessibili". Una sfida aperta alla Milano città dell'incontro, con tanto di appuntamento per la fine della missione: l'Expo del 2015. "E' un'opportunità e occorre che la città diventi "bella" nella sua dimensione più interiore. Bisogna porre da subito l'uomo al centro della sua Milano che sarà, con i suoi bisogni". mo. cap. 22/06/2008.

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Il vangelo del cardinale: <Basta appartamenti sfitti> Ossia: più case meno Ior (sezione: Laici e chierici)

( da "Liberazione" del 22-06-2008)

Argomenti: Laicita'

Il vangelo del cardinale: "Basta appartamenti sfitti" Ossia: più case meno Ior Cinque miliardi di patrimonio nel 2008, 44mila conti correnti, grossi investimenti esteri, interessi medi annui che oscillano dal 4 al 12% netti cioè senza tasse da pagare. Di cosa stiamo parlando? Dello Ior, Istituto per le opere di religione, o meglio la banca Centale del Vaticano, dove c'è l'unica sede. Pio XII nel 1942 gli ha tolto il vecchio nome di "commissione delle opere pie" e lo ha fatto diventare una banca a scopo di lucro il cui fine, come dice lo statuto, è "di provvedere alla custodia e all'amministrazione dei beni mobili e immobili trasferiti o affidati allo Ior medesimo"Centotrenta dipendenti, la banca è gestita da professionisti e guidata da un presidente, Angelo Caloia, professore di Economia all'università Cattolica di Milano. Il presidente ha compito di riferire direttamente ad un collegio di cinque cardinali nominati dal papa con lo scopo di vigilare sulla fedeltà dell'istituto verso gli obblighi statuari e verso il papa. Il bilancio e tutti i movimenti che vengono fatti dall'Istituto sono noti solo ed esclusivamente al Santo Padre, al collegio dei Cardinali che lo gestiscono ed al presidente. Nell'ultima lettera pastorale il cardinale di Milano Dionigi Tettamanzi ha voluto denunciare "la rilevante emergenza abitativa che pone in condizioni drammatiche specialmente le famiglie povere, immigrate o per qualsiasi ragione disagiate". Per tentare di rimediare a questa situazione il cardinale non si è sottratto dal chiedere una maggiore redistribuzione a chi di beni immobili inutilizzati ne ha tanti: lo Ior. "Oso rivolgermi anzitutto alle comunità parrocchiali, agli istituti religiosi, alle realtà del mondo cattolico e alle famiglie che possiedono diverse unità abitative disponibili - ha scritto - perché si offrano a condividere almeno parte delle rispettive proprietà, dandole in locazione a prezzi accessibili". E ancora: "Come cristiani e come parrocchie dobbiamo interrogarci:una casa tenuta vuota non è sottratta ad una famiglia che ne ha bisogno?. Non è forse una tentazione quella di tenere un alloggio sfitto in attesa che si rivaluti, che un giorno lontano il figlio si sposi, che chissà quale necessità si presenti in parrocchia?". Lezioni di vangelo radicale. Ale. Tet. 22/06/2008.

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Giovanni Paolo II è finito all'inferno Benedetto invece andrà in paradiso (sezione: Laici e chierici)

( da "Liberazione" del 22-06-2008)

Argomenti: Laicita'

Il Vaticano "mette all'indice" la bandiera arcobaleno, che fu il simbolo della Chiesa pacifista degli ultimi anni di Wojtyla Giovanni Paolo II è finito all'inferno Benedetto invece andrà in paradiso... Michele De Palma Nel nome del Padre del Figlio e dello Spirito Santo da oggi è bandita la bandiera della pace. Lo ha deciso il Vaticano che lo ha reso noto tramite l'angelica agenzia di stampa Fidens, da domani "la croce di Cristo e non la bandiera arcobaleno è il vero simbolo della pace". A parroci, vescovi e credenti non rimane che correre ai balconi, alle finestre, saltare sui campanili e strappare un simbolo che ha, come annuncia la beata Fidens: "all'origine il suo intrecciarsi con così numerosi fattori culturali, sociali e politici, che ne fanno una valida sintesi per rappresentare il sincretismo che mischia filosofie orientali, new age, neopentecostalismo; tutto insomma, meno il messaggio cristiano nella sua essenzialità." Chiaro? Se non avete capito, bisogna che ci crediate per fede perché a parlare sono le gerarchie con tanto di mitra, anelli d'oro e scarpine Prada. Gli stessi chiedono ''come mai uomini di chiesa, laici o chierici che siano, hanno per tutti questi anni ostentato la bandiera arcobaleno e non la croce, come simbolo di pace?'' Non c'è che dire: bella domanda! Me li immagino accigliati e pensanti, riuniti all'ombra della storia della croce e delle crociate a chiedersi perché don Tonino Bello, Aldo Capitini, che la usò nella prima marcia Perugia Assisi insieme a milioni di credenti e non, in tutto il mondo hanno indossato i colori della pace al posto della croce. Forse perché la bandiera della pace parla un linguaggio universale oltre le religioni e dentro le religioni? Oppure perché i colori sono troppo gioiosi mentre la nuova Chiesa del vecchio testamento deve incutere il timore di Dio? Da domani verranno ammainate le bandiere della pace e issate quelle templari. Da domani potremo andare in città del vaticano a scambiare le bandiere e celebrare in latino il funerale della chiesa conciliare. Scriveva don Tonino Bello "? è un bluff limitarsi a chiedere la pace in chiesa, e poi non muovere un dito per denunciare la corsa alle armi, il loro commercio clandestino, la follia degli scudi spaziali (?) per esporsi, magari anche con i segni paradossali ma eloquenti dell'obiezione di coscienza, in tutte le sue forme, sui crinali della contraddizione". Esporsi sui crinali della contraddizione è il cammino della chiesa di Giovanni Paolo II, che tra mille contraddizioni, ha provato a stare nella storia non chiudendo il soglio di Pietro nelle stanze sicure e buie di una identità da santa inquisizione. Strappare le bandiere della pace dai campanili delle chiese è come bruciare le bandiere di un popolo. Ma in questo caso il popolo non coincide con uno stato, ma con l'umanità. La bandiera della pace è la bandiera dell'umanità che lotta perché nessuna vita può essere spezzata in nome di un regime politico o economico, di una ideologia o di una religione. Le bandiere della pace, non segnavano un confine ma la fine dei confini, non identità ma divenire, non quello che c'è ma quello che ci sarà. Joseph Ratzinger sa che la croce non è la bandiera della pace, come lo sapeva Giovanni Paolo II. La rottura tra i due papati mi fa venire in mente il titolo un libro pubblicato da Cesbron negli anni '50 in cui venivano narrate le prime esperienze dei preti operai: "i santi vanno all'inferno". Se così è non ho dubbi su dove sia oggi Giovanni Paolo II, mentre sono convinto che in paradiso c'è un gran lavoro di anime schiave a costruire la piramide per Benedetto XVI. 22/06/2008.

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Marija di Belgorod (sezione: Laici e chierici)

( da "Giornale.it, Il" del 22-06-2008)

Argomenti: Laicita'

N. 148 del 2008-06-22 pagina 38 Marija di Belgorod di Redazione Oggi ricordiamo una delle "sante stolte" della chiesa russa. Marija Konstantinovna ?estjukova, nata nel 1740, era figlia di un povero cosacco dedito al vino. Anche Marija, rimasta vedova, si diede al bere. I suoi due figli finirono in affidamento; lei si mise a fare la guaritrice rurale. Un giorno, mentre cercava sui monti erbe per le sue pozioni, fu presa da profonda resipiscenza. Si recò a Kiev, dove vide la famosa Lavra Pecerskaja, il monastero scavato nella roccia da generazioni di monaci. Il suo confessore le consigliò di fare la stessa cosa a Belgorod. Fu così che Marija nel 1796 intraprese questa singolare forma penitenziale. Altri penitenti le si unirono ma nel 1800 il clero locale li denunciò come sospetti di superstizione. Lo zar, infatti, aveva emanato leggi severe contro le sette paganeggianti e il gruppo di Marija destava allarme in quanto costituito non da monaci, come a Kiev, ma da laici. Nel 1806 intervenne la polizia e Marija fu arrestata. Portata nella città di Ostrogozhsk, venne interrogata dal giudice ma questi non trovò estremi di reato nella sua condotta. Nel 1817 gli scavi erano giunti a tal punto da suscitare nuovo allarme. Lo zar Alessandro I chiese al governatore locale una relazione e, dal momento che quest'ultima risultò favorevole, diede il permesso di continuare; anzi, si offrì di finanziare la costruzione di una chiesa (cfr. Le sante stolte della Chiesa russa, a cura di Lucio Coco e Alex Sivak). Una basilica venne edificata all'interno degli scavi nel 1819. Marija morì ottantaduenne nel 1822 e fu sepolta dentro una delle sue grotte. www.rinocammilleri.it © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano.

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Il commiato di Ruini, le spiegazioni di Fisichella (sezione: Laici e chierici)

( da "Giornale.it, Il" del 22-06-2008)

Argomenti: Laicita'

Ieri sera in San Giovanni in Laterano il cardinale Vicario di Roma Camillo Ruini ha celebrato il 25 anniversario del suo episcopato (la data esatta della consacrazione in realtà è 29 giugno) accomiatandosi dalla diocesi. Ha ringraziato i collaboratori e ha tenuto un'omelia per certi versi inedita, chiedendo scusa per la "mediocrità" della sua preghiera. Questo è l'ampio articolo che pubblico oggi sul Giornale. L'avvicendamento di Ruini con Vallini sarà annunciato venerdì prossimo, 27 giugno. Sempre sulle pagine odierne, pubblico anche un'intervista al rettore della Lateranense e nuovo presidente della Pontificia Accademia per la vita, monsignor Rino Fisichella, che interviene sul tema della comunione ai divorziati risposati, sollevato ieri mattina da Silvio Berlusconi davanti al vescovo di Tempio Pausania. Scritto in Varie 1 Commento " (3 votes, average: 5 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 21Jun 08 "La bandiera arcobaleno è New Age, torniamo alla croce" Sul Giornale di oggi pubblico un articolo che riprende una lunga e articolata riflessione messa online ieri dall'agenzia Fides della Congregazione per l'evangelizzazione dei popoli, diretta da Luca De Mata. Vi si sottolinea come sia del tutto improprio l'uso della bandiera della pace arcobaleno, dimostrando che l'origine di quel simbolo è la Teosofia (corrente filosofico-religiosa di tipo gnostico, legata alle religioni orientali) e oggi il New Age: dunque quanto di meno cattolico possa esistere, dato che il sincretismo gnostico e più pericoloso per il cristianesimo - che è invece un avvenimento storico basato sull'incarnazione - dello stesso materialismo ateo. Vi invito a leggerlo e a farlo leggere a quei parroci che hanno disteso la "rainbow flag" nelle chiese e persino sugli altari. Scritto in Varie Commenti ( 88 ) " (10 votes, average: 4.5 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 19Jun 08 Pio XII, suor Pascalina e gli archivi ebraici Sul Giornale di oggi pubblico un lungo articolo di recensione alla nuova biografia di suor Pascalina Lehnert, la religiosa che accudiva Pio XII: il volume, edito dalla San Paolo, s'intitola "La signora del sacro palazzo". Il volume è serio e documentato, il titolo (cambiato rispetto all'edizione tedesca) a mio avviso indulge un po' troppo allo scandalismo. Ma si sa che contro Papa Pacelli e la sua corte si può sparare (e c'è "l'aggravante" che Pascalina era una donna, e dunque "sospetta"), mentre sui pure potenti e influenti segretari di altri Papi è d'obbligo il rispetto e la riverenza. Sulla stessa pagina pubblico anche un pezzo che annuncia le iniziative della Santa Sede per ricordare i 50 anni dalla morte di Pio XII: una mostra fotografica e di oggetti (alla quale ho collaborato anch'io), realizzata dal Pontificio comitato di Scienze storiche, un convegno sulla modernità del magistero di Papa Pacelli e su come questo abbia influito decisamente sul Concilio Vaticano II. Inoltre, sono annunciati un convegno sui presunti "silenzi" a Gerusalemme e una riunione di esponenti dell'ebraismo americano che intendono esprimere la loro gratitudine per ciò che Pio XII fece in favore dei perseguitati. Presentando le iniziative (martedì scorso, ma il pezzo esce solo oggi perché è saltato dalla pagina, "scalzato" dalla morte di Mario Rigoni Stern), monsignor Brandmuller, presidente del Pontificio comitato di Scienze storiche, ha detto: "Ci sono 15 archivi israeliani che hanno documenti ancora non visibili e che nessuno indaga". Scritto in Varie Commenti ( 84 ) " (12 votes, average: 3.67 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 15Jun 08 Famiglia sotto attacco, i rischi che arrivano dall'Europa La famiglia è sottoposta all'attacco di forze che "cercano di indebolirla". Questo ha detto ieri sera Benedetto XVI ai giovani brindisini, che lo accolgono con grande calore in una delle poche regioni italiane che, su iniziativa della giunta guidata da Niki Vendola, ha legiferato per concedere diritti alle coppie di fatto. A loro il Papa ha ricordato che "fra i valori radicati" di questa terra c'è "il rispetto della vita" e "l'attaccamento alla famiglia" che oggi "è esposta al convergente attacco di numerose forze che cercano di indebolirla". Nei giorni scorsi ho pubblicato sul Giornale un articolo sulle minacce che sommessamente (e subdolamente) arrivano su questa materia dall'Europa, attraverso quello che la professoressa Marta Cartabia ha definito "colonialismo giurisdizionale": vale a dire la modifica delle legislazioni familiari a colpi di sentenze delle corti europee. Un dibattito attualissimo, dopo la clamorosa bocciatura dell'Irlanda del Trattato di Lisbona. Scritto in Varie Commenti ( 284 ) " (20 votes, average: 4.5 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 14Jun 08 Ancora sugli statuti del Cammino, approvati dalla Chiesa Sono in partenza per Brindisi e Santa Maria di Leuca dove questo pomeriggio e domani seguirò la visita di Papa Ratzinger. Apro questo nuovo spazio perché il precedente thread dedicato ai neocatecumenali ha un record di commenti che rende difficile aprire la pagina. Non posso fare a meno di prendere le distanze da coloro che hanno tacciato e continuano a tacciare il Cammino di eresia, da coloro che hanno fatto paragoni davvero offensivi avvicinando il fondatore del Cammino a dittatori feroci. Leggo con attenzione tutti i distinguo, le prese di distanza, gli appunti sulla libertà di critica rispetto alle decisioni papali e vaticane. Mi permetto sommessamente di far notare che allora questi criteri vanno adottati sempre (quando non si tratti di pronunciamenti ex cathedra), e allora ci si dovrebbe inalberare di meno di fronte a critiche o "disobbedienze" che riguardano altri provvedimenti o decisioni. In ogni caso, l'approvazione di ieri - che è stata voluta da Benedetto XVI, il quale non mi risulta in quel momento fosse sottoposto a tortura o costrizioni - sancisce che il Cammino appartiene alla Chiesa. Nessuno è obbligato ad aderirci, nessuno è obbligato a credere a questa proposta. Devo dire in tutta onestà che il quadro che del Cammino è stato dipinto in molti dei commenti che ho letto mi è sembrato a dir poco unilaterale. Sono state usate espressioni inaccettabili, sono stati formulati giudizi e sentenze inappellabili, abbiamo mostrato ancora una volta il volto di una Chiesa che letteralmente si scanna al suo interno. La storia della Chiesa, diceva Chesterton, è fatta da un'avanguardia di santi, un popolo di mediocri, una retroguardia di delinquenti: sono le proporzioni della nostra umanità. Anche nel Cammino, dunque, accanto a qualche santo ci saranno tante persone "normali" o mediocri, e, come nel resto del cattolicesimo e dell'intero genere umano anche qualche mascalzone. Capisco bene, data la sensibilità tradizionale di molti frequentatori del blog, che le liturgie neocatecumenali possano non piacere. Ma paragonare il Cammino a una setta protestante chiudendo gli occhi su ciò che fa per l'evangelizzazione signfica a mio avviso mancare di senso della misura. Gli abusi liturgici accadono - eccome accadono! - nelle parrocchie, nelle chiese cattedrali, durante le "ortodossissime" messe aperte a tutti e magari frequentate da pochi. Immagino che queste poche righe non piaceranno a molti di voi. Ma siete stati voi, continuando la discussione, a chiedermi di aprire nuovi spazi per renderla possibile e visto che ci troviamo nel mio blog mi permetto di ricapitolare la mia posizione. E' troppo facile, a mio avviso, bollare il cardinale Rylko, strettissimo collaboratore di Giovanni Paolo II per molti anni, creato cardinale da Benedetto XVI all'ultimo concistoro, come un fan dei neocatecumenali. Rileggete, per favore, le parole che il Papa ha detto ai movimenti il mese scorso. Scritto in Varie Commenti ( 1155 ) " (35 votes, average: 3.54 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 12Jun 08 Da Ruini a Vallini, da Saraiva ad Amato. Al Sant'Uffizio? Sanna Si avvicina il giorno dell'annuncio dell'avvicendamento del Vicario di Roma: la scelta del Papa, per la successione del cardinale Camillo Ruini, è caduta sull'attuale Prefetto della Segnatura apostolica, il cardinale Agostino Vallini, già vescovo ausiliare di Napoli e poi vescovo di Albano. La nomina dovrebbe essere resa nota entro fine mese, probabilmente il 24 giugno. Non ci sono cambi in vista nella struttura del Vicariato: il successore di Ruini dovrebbe infatti mantenere al suo posto l'attuale vicegente, monsignor Moretti. Nei giorni successivi alla nomina di Vallini al Vicariato dovrebbe essere resa nota la promozione del Segretario dell'ex Sant'Uffizio, l'arcivescovo Angelo Amato, a Prefetto della Congregazione delle cause dei santi, in sostituzione del cardinale José Saraiva Martins. Il delicato ruolo di numero due della Congregazione per la dottrina della fede si vociferava fosse destinato al vescovo Rino Fisichella, ausiliare di Roma, attuale rettore della Lateranense. Ma nelle ultime ore sta prendendo quota un'altra candidatura: quella del più anziano arcivescovo di Oristano, il teologo Ignazio Sanna, che era stato promosso alla diocesi sarda da appena due anni. Fisichella viene riservato per altri futuri incarichi. Scritto in Varie Commenti ( 122 ) " (21 votes, average: 3.71 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 10Jun 08 Gli statuti del Cammino neocatecumenale, verso il 13 giugno Alcuni di voi mi hanno chiesto di aprire un nuovo thread dedicato alla discussione sugli statuti del Cammino neocatecumenale, che sono stati approvati da Benedetto XVI e saranno consegnati nella tarda mattina di venerdì prossimo ai responsabili del Cammino. Il motivo della richiesta è l'alto numero di commenti che rende difficile l'accesso alle pagine con le discussioni precedenti. Una richiesta simile mi era stata rivolta nei giorni scorsi da Klaus, il quale ha poi lasciato il blog a causa della mia scelta di aprire il nuovo spazio di discussione in calce al post dedicato al romanzo thriller di Thornborn. La mia scelta era stata dettata dall'impegno che avevo preso di non intervenire più sulla vicenda fino al 13 giugno. Pur non essendo d'accordo con il tono e con i contenuti di molti commenti (in queste due settimane mi sono beccato rimproveri da destra e da manca, sono stato fatto passare come un portavoce del Cammino solo perché non non lo ritengo "eretico", è stato ipotizzato che la mia posizione sia dovuta alla paura di reazione dei neocatecumenali stessi, sono stato pure offeso pesantemente), mi rendo conto ora che Klaus aveva ragione a chiedere uno spazio apposito, perché se è vero che gli argomenti sul mio blog li decido io, è altrettanto vero che la discussione si alimenta grazie al contributo di tutti e dunque - visto l'interesse suscitato dall'argomento - è giusto che possa continuare. Scritto in Varie Commenti ( 1125 ) " (18 votes, average: 4.44 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 07Jun 08 Antonelli a Roma, Betori a Firenze, Brambilla (forse) alla Cei E' stata annunciata a mezzogiorno di oggi la nomina del cardinale Ennio Antonelli alla guida del Pontificio consiglio per la famiglia. L'arcivescovo lascia Firenze per succedere allo scomparso cardinale Alfonso Lopez Truijllo. La diocesi del capoluogo toscano vive un momento di empasse, dopo le tristi ben note vicende dello scandalo di abusi che ha coinvolto don Cantini e ha finito per lambire pure l'attuale vescovo ausiliare Claudio Maniago (criticato per aver minimizzato l'accaduto) che alla comunità di Cantini era legato. Non è stato reso noto il nome di chi prenderà il posto di Antonelli. Il pole position c'è il Segretario della Cei Giuseppe Betori. Come numero due della Conferenza episcopale, dopo la partenza di Betori, continua a consolidarsi la candidatura del vescovo ausiliare di Milano, il teologo Franco Giulio Brambilla. Più defilate altre due candidature, quella del vescovo di Albano Marcello Semeraro, e quella del vescovo di Macerata Claudio Giuliodori, già direttore dell'ufficio comunicazioni sociali della Cei. Scritto in Varie Commenti ( 199 ) " (21 votes, average: 3.81 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 06Jun 08 La decisione di Gianni e i nostri giudizi Cari amici, dopo aver letto il commento postato da Gianni B. in uno dei precedenti thread, non ho potuto fare a meno di segnalarvelo, perché mi ha commosso e mi ha fatto pensare. "Questi giorni sono stati per me terrificanti a dir poco, purtroppo. In questo preciso momento, 6 giugno ore 13.00, avrei dovuto essere in Repubblica Ceca presso una clinica privata per iniziare l'iter dell'inseminazione eterologa. Avevo già preso l'appuntamento, prenotato l'albergo, fatto il pieno e stampato l'itinerario, tanto per dire. Io e la mia dolce metà abbiamo ovviamente trascorso queste ultime notti completamente insonni, chiedendoci se la nostra decisione sarebbe stata giusta o no, mentre si avvicinava il momento della partenza. Mi sono domandato mille volte: come è possibile mettere al mondo un bambino sapendo che il patrimonio genetico non è della persona che ami ma di un'altra donna che neppure conosci? Dentro di me ero assolutamente orripilato da questa ipotesi, però mia moglie desiderava questo figlio sopra ogni altra cosa, poverina, e non me la sono sentita di dire un no irrevocabile. Per fortuna, sono riuscito a farla ragionare, passo dopo passo, con grande pazienza e amore, e alla fine mi ha dato ragione per cui ieri non siamo partiti e abbiamo annullato tutto. Oggi lei è molto più sollevata, anzi quasi rinata devo dire, e pure io. Mentre parlavo con lei ogni tanto mi venivano in mente le nostre discussioni qui dentro al blog, che mi hanno fatto riflettere. Che pensate - mi rivolgo a tutti voi, se avete voglia di rispondermi - di questa nostra decisione? Io sono strafelicissimo in questo momento, sto già pensando all'affido, ci sono tanti bambini che hanno bisogno di una famiglia". Condivido anch'io la felicità di Gianni e di sua moglie. Mi colpisce il fatto che i commenti dei lettori del blog abbiano potuto, nel loro piccolo, contribuire a far prendere una decisione così importante. Mi sono permesso di presentare questo messaggio (all'insaputa di Gianni), perché credo possa insegnare qualcosa a tutti. A me ha insegnato che dietro le questioni di principio, i temi che ci fanno accapigliare, che ci fanno discutere aspramente, ci sono sempre le storie concrete delle persone. C'è la vita. Se lo tenessimo sempre presente - quando parliamo di bioetica ma anche delle vicende interne alla Chiesa - forse i nostri giudizi, senza venir meno nella chiarezza, sarebbero accompagnati da più carità e misericordia. Scritto in Varie Commenti ( 93 ) " (26 votes, average: 4.96 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 05Jun 08 Thornborn, un Dan Brown cattolico? Ho appena finito di leggere il romanzo "L'ultima rivelazione" di Joseph Thornborn (edizioni Piemme): un thriller ambientato in Vaticano, che ha come tema di fondo la storicità dei Vangeli. L'ho trovato molto ben documentato. Avevo già letto dello stesso autore un precedente romanzo, "Il quarto segreto", dedicato alla profezia di Fatima. Mi permetto di segnalarveli perché mi sembrano un esempio di come si possano scrivere gialli di fantapolitica vaticana, conditi con misteri e profezie, conservando la prospettiva cattolica. PS. In realtà ho scritto questo post soprattutto per venire incontro alle richieste di chi mi chiedeva un nuovo spazio per continuare l'accesissima discussione dedicata ai neocatecumenali. Avevo scritto che non sarei più intervenuto fino alla notizia dell'approvazione e vorrei mantenere l'impegno, limitandomi a ribadire che gli statuti sono stati approvati definitivamente da Benedetto XVI, dopo un lungo e attento esame, e che la consegna ufficiale ai responsabili del Cammino avverrà venerdì 13 giugno. A quanti - nuovi arrivati - mi hanno accusato di essere troppo accondiscendente con coloro che rivolgono critiche feroci contro i neocatecumenali, non posso che dire di rileggersi con attenzione ciò che ho scritto nei post precedenti e in qualche risposta ai tantissimi commenti. Spero di non offendere nessuno se mi limito ad osservare: Roma locuta, causa finita. Resta valido l'impegno a domandare scusa in ginocchio se sarò smentito e cioè se Roma si esprimerà. ad experimentum! Scritto in Varie Commenti ( 814 ) " (20 votes, average: 3.6 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico Post precedenti Chi sono Sono Andrea Tornielli, il vaticanista del Giornale, classe 1964, laurea in storia della lingua greca. Sono sposato e ho tre figli. Vivo tra Roma e Milano Tutti gli articoli di Andrea Tornielli su ilGiornale.it contatti Categorie Varie (205) Ultime discussioni Aloysius: se mi sono sbagliato chiedo scusa e perdono, ma mi è capitato di leggere al contrario Ecazzat e dopo tutti... Luisa: Vedo che Alessandra oggi è iperattiva.per una volta non sono la sola ad esserlo..ma sostenere due... Aloysius: ho decifrato adesso l'abominevole inganno che già è prefigurato dal cognome Falsini Aloysius: Per Roberto Falsini dove è disponibile lo studio di Mons Sommariva che lei cita? Grazie Antonio1834: Per capire un po' meglio l'episodio, abbastanza imbarazzante, della battuta rivolta ieri dal... Gli articoli più inviati Il voto "veltroniano" di Maria: lettera blasfema di don Farinella - 13 Emails Messe show, facciamo un catalogo? - 10 Emails Nasce a Roma la prima parrocchia personale in rito antico - 8 Emails Neocatecumenali, il Papa ha approvato gli statuti - 6 Emails Neocatecumenali, faranno la comunione in piedi - 6 Emails La battaglia finale - 5 Emails Dopo la messa tridentina, in Cattolica cambiano l'altare - 5 Emails Un'enciclica con l'aiuto di Marx - 5 Emails Martini contro il Motu proprio di Benedetto XVI - 4 Emails Il Motu proprio? A Milano l'arcivescovo dice no - 4 Emails Ultime news Filippine, tifone semina morte. 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Agenda Religioni (sezione: Laici e chierici)

( da "Stampa, La" del 22-06-2008)

Argomenti: Laicita'

APPUNTAMENTI, INCONTRI, CELEBRAZIONI Agenda Religioni A CURA DI DANIELE SILVA CORSO INTERPARROCCHIALE AD ACQUI Bisogna iscriversi entro il 27 giugno per partecipare al corso interregionale per operatori pastorali e culturali delle sale delle comunità organizzato dall'Acec (Associazione Cattolica Esercenti Cinema) dal titolo "Sala della Comunità: identità e gestione", in programma ad Acqui Terme dal 11 luglio al 13 luglio. La quota di partecipazione è di 30 euro a persona e va versata entro il 7 luglio. Per le iscrizioni e le informazioni sul programma, scrivere a acec.torino@fastwebnet.it o chiamare lo 011/8125128. POLETTO Questo il calendario delle attività del cardinale arcivescovo Severino Poletto: venerdì 20 alle 11 presiede la concelebrazione eucaristica al Santuario della Consolata per la festa della patrona, alle 20,30 guida la processione. Sabato 21, sempre alla Consolata, celebra la messa per la memoria di san Giuseppe Cafasso. Domenica 22 alle 11,30 è al Colle Don Bosco nel quarantesimo anno della morte di san Pio da Pietrelcina per celebrare la concelebrazione insieme ai gruppo di preghiera di Padre Pio. MAITRI BUDDHA "La sadhana del nodo dell'infinito amore" è la lezione che il maestro Ghelong Lobsang Sanghye tiene venerdì 20 giugno alle 20 al centro studi Maitri Buddha di via Guglielminetti 9. INCONTRO SUL SERVIZIO CIVILE In occasione della Festa della Cittadinanza Attiva a Torre Pellice, sabato 21 giugno dalle 15 alle 18, la Csd Valdese (Commissione sinodale per la Diaconia) incontra tutti i giovani interessati al Servizio Civile Nazionale. Lo stand della Diaconia Valdese presenta i progetti attivi nella zona della Val Pellice, Val Chisone e Val Germanasca e risponde alle domande e alle curiosità dei giovani attraverso l'incontro con i volontari già in servizio. Per ogni altra informazione sui progetti servizio civile della Diaconia rivolgersi allo, 0121/953122 o serviziocivile@diaconiavaldese.org. PELLEGRINAGGIO A STRESA Ci sono ancora due giorni, fino al 21 giugno, per prenotare il pellegrinaggio a Stresa di martedì 1 luglio, festa del Beato Antonio Rosmini. Il programma comincia alle ore 7 con la partenza da Avigliana e prosegue in mattinata con la processione e la santa messa, il pranzo e il pomeriggio libero per la visita alla città, con rientro previsto alle 17. Viaggio e pranzo costano 25 euro: la prenotazione va effettuata chiamando i numeri 011/939130 o 338/ 3978641. TUTTI SU PER TERRA "No hay vida sin tierra, no hay tierra sin justicia", ovvero non c'è vita senza terra, non c'è terra senza giustizia: con questo slogan i Missionari della Consolata organizzano una serata speciale - il 26 giugno alle 20,45 - sul tema della terra in America Latina. In via Cialdini 4 intervengono padre Ugo Pozzoli, missionario in Colombia e direttore della rivista "Missioni Consolata", e padre Josè Auletta, missionario in Argentina. Al termine dell'incontro la presentazione di un progetto a sostegno di una comunità indigena a Oran, in Argentina. Info 011/4400400, camtoscuola@consolata.net.

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